(S. l f^H-
NUOVI AIVIVALI
Selle
SCIENZE NATURALI
Serie III. Tomo III.
( Geniiajo i85i )
(pubblicato il 6 Febbraio anno sudd.)
BOLOGNA
TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADERIE.
Ogni mese verrà regolarmente pubblicato un fascicolo
del giornale, e quando Io richiegga la materia sarà cor'
redato delle opportune tavole.
Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli di
stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà
fornito di un frontispizio , ed il sesto e dodicesimo dell'in-
dice delle materie contenute in ciascun volume.
il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque
romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'atto
della consegna del medesimo. Dagli Associati alTestero e
fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato»
che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8.
05: non comprese le spese di dazio e porto che stanno a
carico degli Associati.
Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente
della Società Editrice Professore Alessandrini inViaAlta-
bella N. 1637, e da tulli gli altri componenti la Società
stessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1 .° fascicolo di cia-
scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare
d'anno io anno quando entro Novembre non siasi dato av-
viso in contrario.
I^UOVI AIVrVÌALI
DELLE
mm m^wè^wm
ittrice, inserendo
La Società Redattrice, inserendo ne' suoi Annali ^ le Memo»
rie o Articoli originali , lascia agli Autori la responsa-
bilità delle opinioni che essi emettono.
NUOVI ANNALI
DELLE
SCIENZE NATURALI
E
REIVDICONTO
DEI LAVORI dell' ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA
CON APPENDICE AGRARIA
F1JBBI.1CATI
ALESSANDRINI Cav. Doti. Antonio Prof, di Anatomia
CoinparatJ , e Medicina Veterinaria.
BERTOLONI Cav. Dott. Antonio Prof, di Botanica.
BIANCONI Dott. C. Giuseppe Prof, di Zoologia , Minerà-
logia e Geologia.
PIANI Dolt. Domenico Segretario delI'Accad. delle Scienze.
SGARZI Cav. Dott. Gaetano Prof, di Chimica Farmaceutica.
Serie III. Tom. III.
^ytonrcr^a c/a ed e ficue f.yi.aaeKe
SOCIETÀ EDITRICE
Alessandrini Prof. Antonio.
Bertoloni Prof. Giuseppe.
Bianconi Prof. G. Giuseppe.
Boiler Prof. Luigi Francesco.
Contri Prof. Giovanni.
Da Via Marchese Dottor Luigi.
Fagnoli Doti. Giuseppe.
Giacomelli Doli. Enrico.
Grandi Dottor Giacomo.
Minghelli Sig. Marco.
Pizzardi Marchese Luigi. /f^^j-s «^
Predieri Doti. Paolo fi 'i^iP^
Rizzoli Prof. Fiancesco.L ■: " &t*'|
Salina Conte Camillo, l'i'^ |^:^<^^y
Sassoli Avvocato Enrico. '>^/""*--* ì"
Sgarzi Prof. Gaetano. ~ — '
I componenti la Società Editrice sostengono le spese
della stampa degli Annali, che divengono loro proprietà,
e si prestano ancora nella qualità di Redattori come segue:
REDATTORI
Presidente — Alessandrini Prof. Antonio.
Direttori — Bertoloni Prof. Antonio.
Bianconi Prof. G. Giuseppe.
Piani Doli. Domenico.
Sgarzi Prof. Gaetano.
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Sez. I. Per l' Anatomia Umana , e Comparala , Fisiologia
e Veterinaria.
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Collaboratori — Calori Prof. Luigi.
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ed /agricoltura.
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Collaboratori — Asiolfì Ingegnere Giuseppe
Contri Prof. Giovanni.
Contri Doli. Cesare.
Da Via Marchese Luigi.
Oilandi Dott. Giovanni.
Sez, III. Per la Zoologia , Mineralogia , Geologia , e Pa-
leontologia.
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Gasparini Dolt. Enrico.
Salina Conte Camillo.
Scarabelli Dolt. Giuseppe.
Sez. IV. Per la Fisica , Chimica , e Farmacologia.
Direttore — Sgarzi Prof. Gaetano.
Collaboratori — Fagnoli Dott. Giuseppe.
Grandi Dolt. Giacomo.
Malvasia Conte Antonio.
Santagata Prof. Domenico.
Sez. V. Astronomia fisica, Idraulica, Ouica e Meteorologìa.
Direttore — Piani Dolt. Domenico.
Collaboratori — Barat'a Dolt. Qiiirico.
Gualandi Dott. Francesco.
Palagi Dott. Alessandro.
Saporetti Dott. Antonio.
6
Gli antichi Annali di Storia Naturale clie comincia-
rono col 1829 furono seguili nel 1838 dai Nuovi Annali di
Scieii^e Naturali , la cui prima e seconda serie si compiè
in 20 Volumi, e cessò col dicembre 1848. A queste due
Serie fa seguito ora la terza, la quale verserà sopra le
materie che furono soggetto delle precedenti Annate, e
quali appariscono dall'esposto quadro; e oltre alle Memo-
rie originali , ed alle comunicazioni , essa farà suoi gli Ar-
ticoli che servono a indicare i principali avanzamenti delle
Scienze Naturali, e in modo speciale raccoglierà possibil-
mente quanto si vada pubblicando in Italia. Lo scopo che
la Società Editrice si propone col pubblicare questi Anna-
li, è di alimentare e favorire anche fra noi gli amenissimi
studj naturali , i quali un tempo ebbero qui la prima acco-
glienza, ed oggi tanto fioriscono altrove; e secondariamente
di presentare agli Stranieri il modo di stare al giorno dei
progressi di queste scienze fra noi, cosa in che, essi, o
per trascuranza, 0 per mancanza sinora di un giornale che
li tenesse informali j mancano assai. Diretti a questo fine
gli Annali offrono un agevole mezzo ai Cultori di questi
studj, per pubblicare in questi Volumi le Memorie od
Articoli relativi a Scienze Naturali; come per ailra parte
porgono facile opportunità agli Amatori per islare al gior-
no dei precipui avanzamenti di queste Scienze.
Qualche lavoro che si pubblicherà nella Terza Serie,
sarà necessariamente la continuazione di ciò, che è inse-
rito nelle Serie precedenti ; si avvertono perciò i nuovi as-
sociali che della I.'' e 11.^ Serie restano ancora alcune co-
pie vendibili con ribasso del 20 per cento.
CONDIZIONI D' ASSOCimONE AGLI ANNALI.
Sarà pubblicalo ogni mese un Fascicolo in 8.° di 5 fogli
di stampa, colle Tavole che occorressero.
Sei Fascicoli formano un Volume; il primo e sellimo fa-
scicolo d'ogni annata sarà fornito di un frontespizio,
ed il sesto, e duodecimo dell' indice delle Materie
conlenute in ciascun Volume. Gli Associati agli Anna-
li riceveranno pure ogni mese gratis un Appendice
Agraria , come si dirà inferiormente.
Il Prezzo di ogni fascicolo è di bajocchi 25 pari a fran-
chi 1. 34 cent.
Le memorie ed articoli da inserire negli Annali , dovranno
essere diretti franchi di posta al Presidente o Segreta-
rio. Ogni memoria o articolo dovrà essere munito della
firma dell' Autore, il quale avrà 25 copie a parte gra-
dii del suo lavoro stampato negli Annali; ovvero po-
trà acquistarne un maggior numero, dietro speciale
ordinazione, non però sopra le cento copie.
Le associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della
Società Editrice Prof. Alessandrini in Via AUabelia
N. 1637 , e da tutti gli altri componenti la Società
slessa. S'intende che l'associazione debba continuare
di anno in anno, quando entro Novembre non siasi
dato avviso in contrario.
Le spese di porlo e dazio stanno a carico degli Associali.
(SonMztom hi ^si^ocmmt
ALLA SOLA APPENDICE AGRARIA
La Società editrice degli Annali, a favorire gli studi
Agronomici in queste Provincie, è pure venuta nella de-
terminazione di pubblicare in separata Appendice, un gior-
nale che direttamente trattando le materie agronomiche,
riferisca mensualmente i lavori e rendiconti della Società
Agraria di Bologna e delle molle Deputazioni Sezionali
8
della medesima, non che le altre memorie ed articoli che
si riferiscono all'Agricoltura compilali dalla Sezione se-
conda, siccome già venne praticato per alcuni anni nelle
serie procedenti di questi Annali. Se non che per meglio
diffondere queste utili produzioni la Società editrice ha
credulo di pubblicare disgiuntamente delta Appendice Agra-
ria, aumentando la pubblicazione di ire fogli di slampa
ogni mese, senza accrescerne per questo la spesa.
Pertanto gli associali agli Annali delle Scienze Natu-
rali oltre il fascicolo consueto riceveranno pure gratis
l'Appendice Agraria che ora si verrà pubblicando. Coloro
poiché amassero di associarsi separatamente all'Appendice
che formerà un fascicolo di tre fogli di stampa ogni me-
se, pagheranno soli Scudi 1. 80 ogni anno. Le associa-
zioni per questo giornale si ricevono in Bologna dal Li-
braio Sig. Giacomo Monti nel Mercato di Mezzo , ove pu-
re occorrendo potranno ritrarsi li fascìcoli che mensilmente
verranno pubblicali.
DEI NUOVI AUTOGRAFI
GALILEO GALILEI
e aec
PADRE BOMfENTURA CAVALIERI
RECENTEMENTE SCOPERTI IN BOLOGNA
(U^e^a aau- dàccuoàt^ aeCÌ>e decenze naàcf^aU'
(moX (Dotbot.
PAOLO PREDIE]RI
UEMBRO DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL'ISTITUTO DI BOLOGNA ETC.
il eir adunanza delli 24 novembre, tenuta&i dalTAc-
cademia delle scienze, io vi leggeva un lavoro, che aveva
per titolo = Della v'ita di Cesare Mar sili, e della sua
corrisponden'^a scientifica e letteraria, con Galileo Galilei
e Padre Bonaventura Cavalieri. =: Quel mio discorso
venne ascollato colla massima attenzione, ed ebbi la com-
piacenza di saperlo moltissimo gradito. Ciò proveniva, per
la massima parte almeno, dall'improvviso e piacevolis-
simo annunzio, eh' io vi faceva nello esordire, quello cioè
che la nostra Bologna poteva in oggi gloriarsi di posse-
dere molti ed importantissimi autografi del Galileo e del
Cavalieri, scoperti di recente nell'antico archivio della no-
bilissima casa dei Signori Marchesi Marsilio dai quali io
ne toglieva quelle notizie storiche, quei lumi biografici,
e quelle scientifiche cognizioni, che servirono alla compi-
lazione di quel mio discorso, non che alla dimostrazione
10 RELAZIONE
della intima amicizia e scientifica corrispondenza , che quel
nostro illustre concittadino mantenne finché visse coi due
sommi filosofi sunnominati. Nuli' ostante però che la mia
lettura continuasse l'intera sessione, pure io era ben lungi
dallo esaurire in quella 1' argomento propostomi : che se
io poco avrei ora ad aggiungere alle cose dette in qnel-
r adunanza sulla vita di Cesare, ben molte altre ne resta-
no a dirsi, sugli autografi scoperti, intorno allo stato delle
scienze, alla storia, ed agli uomini di quell'epoca.
Egli è perciò, che dovendosi ora , per cagione d' ordine
protrarre alcun poco di tempo, la pubblicazione e la stam-
pa di quel mio lavoro ; né slimando io doversi defraudare
il pubblico della importantissima notizia, e di quanto in
genere alla predetta scopertasi riferisce, credo di far cosa
grata agli studiosi delle fisiche e matematiche, ed agli
storici che scrissero sulla vita del Galileo e del Cavalieri ,
fra' quali di recente si distinsero in Italia il Libri, l'Anti-
nori, il Piola , ed il Gherardi, esporre in questi nostri Annali
quanto può occorrere ad informarli delle varie circostanze
e della entità della scoperta, per la quale la nostra Bologna
può in oggi andare superba del pari con Firenze e con
Milano; città illustri che meritamente si gloriano di pos-
sedere scritti autografi pregievolissirai dei predetti sommi
uomini.
Innanzi però di proseguire il mio tema , conviene che
in breve ne informi il lettore, intorno a questo Cesare Mar-
sili , ed alle circostanze che promossero ed accompagna-
rono la importante scoperta bolognese.
Nacque Cesare Marsili nel 1592 dall'antichissima fa-
miglia, che in Bologna tiene pur oggi sua nobile stanza,
ed ivi cresceva educalo alle scienze matematiche e cavalle-
resche, per le quali ottenevane in patria i primi onori.
Nel 1624 apertasi una corrispondenza scientifica con Gali-
leo, recossi col medesimo in Roma, ove vieppiù stringe-
vane quei vincoli di reciproca slima e buona amicizia, li
DEL DOTT. P. PREDIERI 11
quali durarono poscia fìno al 1633, nel quale anno cessò
egli di vivere nella fresca eia di soli 41 anni. Però in quel-
l'inlervallo di tempo, per la grande stima che il Marsili
teneva pel sommo filosofo, si conosce che a Lui diriggeva
le proprie scritture, onde chiederlo del suo consiglio, e
talvolta ancora ebbe a sostenere, contro l' Ingoli ed il Chia-
raraonti, dispule animatissime per difendere le opinioni del
Galileo a quei tempi tanto contrastate e protette. Non di-
versamente praticava il Galileo verso l'amico; che di fre-
quente a lui diriggeva lettere scientifiche fra altre pura-
mente famigliari ed amichevoli: anzi per attestare a lui
la propria estimazione, proponevalo in Roma ad Accade-
mico Linceo; nomina che il Marsili ottenne nel 1626, uni-
tamente all'anello di smeraldo; il quale poi, colla nomi-
na ricevuta, il Galileo gl'inviava d'ordine del Principe
Cesi, preside ed istitutore di quel celebratissimo consesso.
Diresse il Marsili cinque lavori o scritti scientifici al
Galileo nel corso di pochi anni, fra' quali quello impor-
tantissimo, iniorao al mutamento della linea meridiana , àa
lui studiato con speciali osservazioni ed esperienze; sicco-
me bene si conosce dalla lettera del Galileo rinvenuta fra
gli autografi, della quale però è fatta menzione nel 2.**
Volume dell' opera del Venturi a pag. 346; essendosene
allora trovata copia fra le carte del filosofo fiorentino. In
proposito di questo lavoro, e per dimostrare l'interessa-
mento e la slima di Galileo verso l'amico suo, basterà
qui riportare ciò che il sommo filosofo pubblicava nei suoi
dialoghi (tom. 4.° a pag. 326. Vedi opere di Galileo, Edi-
zione di Padova) « Surge di presente una quinta novità
w dalla quale si possa arguire mobilità nel globo terrestre,
» mediante quello che sottilissimamente va scoprendo l'il-
« lustrissimo Sig. Cesare^della nobilissima famiglia Mar-
)ì sili di Bologna, pure accademico Linceo, il quale in
» una dottissima scrittura va esponendo, come ha osser-
>ì vaio una conlìnova mutazione benché tardissima nella
12 RELAZIONE
M linea meridiana , della quale scrittura da me uUimamenlc
)> con istupore veduta, spero che dovrà farne copia a
» tulli gli studiosi delle meraviglie della Natura, m Nel
discorso che io lessi all'accademia delle scienze, si cono-
scono ben molle altre particolarità riferìbili alla intima
relazione e corrispondenza del Galileo con Cesare Marsili,
le quali avrebbero perciò dati certi indizi , della esistenza de-
gli autografi rinvenuti, ma che non furono prese in con-
siderazione come dovevasi. Fra quelle ricorderò soltanto,
come al Marsili debbesi, per gran parte almeno, la nomi-
na del Padre Cavalieri milanese, in professore di Matema-
tiche , nello studio di Bologna ; perchè appunto quel sog-
getto (che poi tanto onoravano la città nostra colla Geo-
metria degl'indivisibili, e colle altre opere da esso pub-
blicale) veni vagli raccomandato dal Galileo; siccome bene
si conosce dalle lellere del Cavalieri a noi rimaste, e dai
materiali per la storia della facoltà di matematica bolo-
gnese, pubblicali dal Prof. Gherardi, non che dall' elo-
quenlissimo elogio del Cavalieri, recitalo in Milano e pub-
blicalo dal Prof. Gabrio Piola nell'anno 1844. Eppure dopo
tulli questi studi recenti , e dopo le diligenlissime ricerche
del Nelli e del Venturi, e prima di loro gli alti e le me-
morie pubblicate dall'accademia dei Celati, della quale
Cesare Marsili fu Preside, ninno ebbe in mente di ricer-
care questi autografi presso la nobile famiglia, affinchè
frugando essa nell'antico archivio, si trovassero quelle lel-
lere e quei documenti , che pure per le cose dette sapevasi
in genere dovere essere esistili. Debbesi pertanto questa
lode ai Signori Marchesi Marsili in oggi viventi , nobile
progenie discendente in linea retta da quel Cesare , e dal-
l'unico suo figlio Annibale, i quali vogliosi di riordinare
le carte, e di conoscere le antiche gesta della loro fami-
glia, e dei molti illustri uomini che essa ebbe ne' tra-
scorsi tempi, incaricarono il mio ottimo amico e parente
il Sig. Felice Rosini,uomo istruito ed espertissimo in tali
DEL DOTT. r. PREDIERI 13
faccende, il quale prima di ogni altro, essendosi imbattuto
in quelle carte, amò ch'io le esaminassi, onde conoscerne
il mio parere, per stenderne poscia un circostanziato rap-
porto ai proprietari dell'archivio, sulla verità, identità , ed
importanza degli autografi rinvenuti; similissimi nel carat-
tere e nell'ortografia agli altri che si conoscono di quei
grandi uomini, e per ogni altra ragione ancora, da cre-
dersi indubitabilmente essere quei medesimi, che Cesare
aveva ricevuti lui vivente, e perciò da esserne molto sod-
disfatti e conlenti. Più di cinquanta sono le lettere au-
tografe rinvenute in quello involto , cioè trentaquattro del
Galileo, sette del Cavalieri, due di Mons. Ciampoli, due
di G. B. Montalbani, due di Ciov. Pico della Mirandola,
una del Card. Colonna, due di Frate Pellegrini, due di
frate Lucio da Pisa, e sei del librajo Landini fiorentino,
le quali ultime, benché di molto minor conto, pure giovar
ponno alla storia , perchè si riferiscono alle cose esposte
in quelle di Galileo e di Cavalieri ; essendo poi tulle be-
nissimo conservale, meno una di Galileo, che è logorata
per un terzo , ma leggibilissima nella maggior parte a noi
rimasta. La pubblicazione dell'intera raccolta, le illustra-
zioni, i commenti, le annotazioni ed altre notizie storiche
che dovranno fregiarla, non potendosi ora avere in pronto,
mi limiterò a pubblicare in oggi tanto che basti , per chia-
mare l'attenzione degli studiosi sopra questa nuova sco-
perta bolognese. Sceglierò pertanto alcune lettere delle
quali non è fatta parola nel mio primo lavoro, ma che
tuttavia sono pregievolissime per la scienza che in esse è
trattata, e per le belle notizie storiche e biografiche che
manifestamente ne derivano. Eccone una del Galileo datala
dalla sua Villa di Bellosguardo 27 giugno 1626.
H RELAZIONE
M. Ill.e Sìg.e e Pad.e Collend.">o
a Dalla gratissiraa di V. S. M. I. delli 20 stante mi
par comprendere, che un altra sua scritta ultimamente si
sia smarrita, poiché non prima che da questa ho inteso
l'uso delle ampolle etc. per mostrare il flusso e riflusso
esser riescilo una vanità; Non dovrà pertanto meravigliarsi
se non ne ha vista mia risposta, n
« Il Signor Cav. Chiaramonti come pili interessato di
me ha sollecitata la risposta al Keplero, ma io impedito
da vari disturbi, sarò più tardo nella mia, la quale però
son per spedire in breve nella forma che altra volta scrissi
a V. S. , ancorché mi dispiaccia l' havermi a occupar sem-
pre su queste contraddizioni ».
« Io sono da tre mesi in qua sopra un maneggio am-
mirabile, che è di moltiplicar con artifizio estremamente la
virtù della calamita in sostenere il ferro , e già sono ar-
rivato a fare che un pezzetto di 6 oncie, che per sua for-
za naturale non sostiene più di un oncia di ferro, ne so-
stiene con arte oncie 150, e spero di avere a passare an-
cora a maggior quantità, e ne darò conto a V. S. come a
persona speculativa, e che gusta di simili accidenti, dei
quali io non posso abbastanza stupirmi, mentre veggo farsi
tanto arrabiatamente una congiunzione con una semplice
virtù immateriale; e tanto più mi pregio in questo aff'a-
re , quanto che io veggo il Gilberti , che tanto si profon-
dò in questa specolazione , e tanto sperimentò , e con tanta
diligenza scrisse, non passò a fare che un simil pezzo di
calamita, che per se stesso regge non più di un oncia,
con harlificio poi potesse reggere oncie tre ; come si legge
nel secondo libro suo De magnete al cap. 17. Questo ac-
quisto, che di giorno in giorno sono andato a poco a poco
facendo, mi ha talmente adescato col gusto e con lo stu-
pore, che son quasi dovenlato un magnano ; et occupandomi
DEL DOTT. P. PREDIERI 16
in questo, ho quasi del lutlo messo da banda ogn'allra
cosa, e dovenlando continuamenle più avaro et ingordo,
non posso saziarmi, e quando da principio mi pareva un
guadagno grandissimo il fargli sostenere quaranta volle
pili del suo innato vigore, ora l'usura di 150 non mi con-
tenta, e per ogni nuovo auguraento ancor che piccolo mi
vo travagliando; et intanto imparando qual sia l'affetto e
l'insaziabilità degli avari, bacio a V. S. le mani, e fini-
sco senza finir di riverirla, e supplicarla ad amarmi e
comandarmi. ))
Di questa lettera scientiflca rinvenuta autografa nel-
la raccolta , il Galileo ne avrà tenuta nota fra le pro-
prie carte j perchè il Venturi (abbenchè non abbia asse-
rito, ne come, ne dove lo abbia desunto) fa però di essa
menzione nel 2.° volume a pag. 347, ove dopo avere ri-
portata la minuta di quella bellissima lettera diretta nel
1631 al nostro Cesare, e rinvenuta in copia fra le carte di
Galileo, la quale in oggi credo esista nella biblioteca del
Gran Duca, risguardante il movimento della linea meridiana ,
dice in fine di essa, che nel 1626 il Galileo ebbe a scrivere al
Marsili, intorno alle virtù della calamita ed alle esperienze
ch'egli praticava sopra quella. L'importanza scientifica e
storica della lettera , la passione di Lui per tali osservazio-
ni , r assiduità nelle esperienze sono per se stesse ed il ge-
nio suo abbastanza manifeste, perchè io debba quivi spen-
dere parole per dimostrarle. Passerò invece a discorrere di
un'altra sua lettera pregievolissima, poiché risolve una
recente questione insorta fra il Libri ed il Piola , intorno
un forte disaccordo avvenuto fra il Galileo ed il Cavalieri ,
perchè quest'ultimo erasi appropriato in precedenza, nel
suo lavoro sullo specchio ustorio, la notizia della Irajetloria
dei projelti nel vuoto; disaccordo che fu, al dire del Libri,
cagione di gravi dispiacenze al Galileo, e che venne poi
tolto ed allontanato affatto in appresso da quei sommi no-
mini , mediante la conciliazione procuratagli dal nostro
16 RELAZIONE
Marsilì)CLe ne fu T amico mediatore ; siccome bene si co-
nosce da una minuta di lettera diretta da quest'ultimo al
filosofo fiorentino, ed esistente essa pure fra gli autografi
rinvenuti. La lettera del Galileo è questa; colla data di
Firenze degl'll settembre 1632.
» Tengo lettere del Padre Bonaventura Cavalieri , con
avviso come S. P. ha nuovamente stampato un trattato
dello specchio ustorio, nel quale con certa occasione
dice avervi inserito la proposizione e dimostrazione della
linea descritta dai projetli, provando com è una linea pa-
rabolica. Io non posso nascondere a V. S. Illma tale av-
viso essermi stato di poco gusto, nel vedere come di un
mio studio di più di 40 anni conferitone buona parte con
larga confidenza al detto Padre, mi deve ora essere levato
le primizie, e sfiorata quella gloria che tanto avidamente
desideravo, e mi promettevo da sì lunghe mie fatiche: per-
chè veramente il primo mio intendimento, che mi mosse
a specolar sopra il moto fu il ritrovare tal linea , la quale
se ben ritrovata è poi di non diffìcile dimostrazione, tut-
tavia io che l'ho provata, so quanta fatica vi ho havuto
in ritrovare tal conclusione: e se il P. Bonaventura m'a-
vesse inanzi la pubblicazione significato il suo pensiero
(come forse la civil creanza richiedeva) io l'avrei tanto
pregato , che mi avrebbe prima permesso , che io aves-
si prima stampato il mio libro, dopo il quale poteva
egli poi soggiungnere quanti trovati gli fosse piacciuto.
Starò attendendo di ivedere ciò ch'ei produce, ma gran
cosa certo ci vorrebbe a temperare il mio disgusto, e di
quanti miei amici hanno ciò inteso , dai quali per mia mag-
gior mortificazione mi vien buttato in occhio il mio trop-
po confidare. Porta la mia stella, che io abbia a combat-
tere, ed anco con perdila la roba mia. So che avrò appor-
tato disgusto a V. S. Illma , ma mi scusi e perdoni , aven-
domi a ciò dire sforzato la mia passione; in consolazione
della quale piaccia a V. S. Illma assicurarmi com' ella mi
DEL UOTT. P. PUEUIBRI 17
coiitiQui la sua buona felicità da me pregiata sopra ogni
tesoro; eoa che riverente gli baccio le mani, e prego
felicità. ))
Troppo mi dilungherei dal mio progetto, quello cioè
d'informarne semplicemente gli studiosi con questa mia
relazione, se volessi pur dire alcune parole di tutte le al-
tre lettere del Galileo; dirò ora invece di una bellissima
lettera del Cavalieri rinvenuta colle altre nella raccolta; della
quale la geometria come la storia biografica di quel se-
condo Archimede, ne ricevono un profìtto ed un docu-
mento importantissimo.
Già ci era noto come appoggiato dal Galileo , il Padre
Cavalieri nel 1629, chiedesse al Reggimento bolognese la
cattedra di matematica , rimasta vacante per la morte del
Magino. Il Sig. Piola nello annunziare questo fatto, rac-
conta pure, che il Riarsili era uomo diffidente e di diffi'
Cile contentatura i perchè il giovine milanese, non avendo
inviate certe tavole astronomiche a lui chieste e non otte-
nute, aveva dispiaciuto a! Marsili; essendosene qu(^sli mo-
strato malcontento verso il Galileo: per la qual cosa die-
degli allora una buona lezione, con certa lettera a lui di-
retta, ove facevagli conoscere, che meglio delle tavole va-
levano le soluzioni geometriche, e quella parte dell'opera
sulla geometria degl'indivisibili , speditagli in Bologna dal
Cavalieri in appoggio della dimanda inoltrata al Reggi-
mento. Ora se il Piola vivesse tuttavia, ne ci fosse slato
tolto così presto alle matematiche, ch'egli tanto accrebbe
ed illustrò, avrebbe in oggi colla lettera che quivi trascri-
vo, conosciuto quali furono i modesti principii del gio-
vinetto milanese fdìveiìino poi celebratissimo per cagione
degli studj e delle opere fatte in Bologna nei 18 anui,
nei quali quivi rimase, coni' è noto, morendovi nella fresca
età di anni 49, Avrebbe pure coli' altra lettera di G. B.
Montalbani, esistente fra le carte autografe rinvenute, co-
nosciuto esservi altro competitore alla cattedra ben più
n. Ann. Se. Natir. Serie III. Tomo 3. 2
18 RELAZIONE
provetto e celebralo , cioè il Professore Glorioso napolita-
no > il quale presentavasi al concorso come successore da
tre anni alla cattedra di matematica , che il Galileo ten-
ne in Padova, venendo appoggiato nella sua dimanda
dai Senatori Volta e Sampieii. Ma tale io credo sarebbe la
compiacenza del Piola per i rinvenuti autografi del Cava-
lieri, ch'egli non starebbe per certo dal riformare quelle
espressioni , che disonorano il Marsili , mentre invece avreb-
be dovuto grandemente onorarlo. Ma se a persuadere il Sig.
Piola non fossero state sufficienti le anzidette ragioni, che
pur sono validissime , io gli rammenterei quello che Ga-
lileo pubblicava nei suoi dialoghi sopra l'ullimo lavoro
di Cesare, intorno al mutamento della linea meridiana
del quale ho parlato superiormente; poscia lo inviterei a
leggere un brano di lettera , che è preziosa gemma della
nostra raccolta, nella quale il Galileo scrivendo al Cava-
lieri così si esprime (( Sto anco con avidità attendendo il
rimanente della dottissima scrittura dello llliìio Sig. Mar-
sili, avendo pili volte letta con grandissimo gusto quella
parte che S. Signoria mi favorì: però siami la Paternità
Vostra in questo incontro procuratore e sollecitatore ».
Troverebbe pure in altre lettere, e specialmente in quella
delli 10 marzo 1629, da me riportata nella prima memo-
ria, quanto amore e quanta slima portasse il Galileo al
nostro illustre concittadino; amore e stima che pure gli
addimostrò il Cavalieri ne' pochi anni , che vissero insieme
in buona concordia. La lederà del Cavalieri a Cesare Mar-
sili della quale faceva allusione è questa, e porta la data
di Parma 27 Aprile 1629.
Ulmo Sig.r e Pad. Colmo
M Dalli avisi havuti più volte dal P.re Priore di S.
Eustacchio dei successi intorno al mio negozio , scorgo ve-
ramente la sua diligenza essere tale e tanta , che quando
DEL DOTT. P. PREDIERI 19
anco non ne seguisse l'effetto che si desidera, dovrò non-
dimeno restarli anchora eternamente obbligato. Per soddi-
sfar poi alla dimanda fattami , dico che essendo il M. R.
P. D. Benedetto Castelli (bora lettor pubblico delle mate-
matiche in Roma e maestro degl'Ilimi nepoti di S. Santità;
pur lettor pubblico in Pisa, per le vacanze delT anno 1618
essendosi egli trasferito in Firenze, ebbe occasione di in-
segnare all'Ecciìio Sig. Don Lorenzo; e perchè restavano
in Pisa molti scolari che, se ben era tempo di vacanze,
andavano però a pigliar da lui letinne, e perchè non re-
stassero privi di tale comodità , mi fece ordinare dalla S.™*
Madama, che io con buona grazia dei miei superiori, mi
trasferissi da Firenze a Pisa per supplire in quel luogo
al suddetto P.re, siccome pure di ordine della Madama
Ser.a havevo insegnato in Firenze Matematica ad alcuni
giovani , fra' quali era quel giovine , che si dottorò in Teo-
logia di 13 anni, che fu poi Lettor pubblico di logica e
filosofia in Pisa, che hora è capuccino, cioè il P.« Fa-
broni. Seguitai dunque di leggere in Pisa, non solo per
le vacanze , ma nel tempo dei studj anchora , nel qual
tempo non mi parve conveniente di volermi arrogare il
leggere in pubblico essendo egli possessore di tal catedra,
ma lessi sempre nel nostro Monastero di S. Girolamo di
Pisa, venendo da me lutti quelli, che erano soliti di an-
dare a sentire il Padre D. Benedetto nelle scuole pubbli-
che, in quella maniera appunto che il detto Padre innan-
zi che fosse Lettor pubblico in Pisa lesse in Firenze in
Badia , a diversi gentil huomini ; Io che fu il motivo ap-
presso il Sermo Cosmo 2.° di far l'honorasse poi di tal
grado in quello studio , e così perseverai sino alla Pasqua
del 1620. Quanto poi al salario, che era di 250 ducati,
fra il detto Padre e me fu tale sodisfatione, che me ne
tenni (come credo di lui anchora) per la mia parte con-
tento; questo è quanto gli posso dire quanto al tempo, e
roccasione dell' haver io letto in Pisa; del che ce polriano
20 RELAZIONE
haver più piena inforraalione dall' istesso Padre, che po-
liìa (per quanto mi riferiscono i suoi Padri) passar per
Bologna con l'occasione del Capitolo generale , che da loro
si celebra qui in Parma, che comincierà di maggio. »
)) Quanto poi alla correlione di quel , che scrissi nel
mio discorso: vega il Gap. 3 , credo cioè, il cui titolo è:
Di quante sorte di setioni coniche per il sud. segamento
si possine nel Cono generare: imperocché troverà, che
sono cinque , havendo detto essere la prima quella , che si
fa quando il piano, sega il cono passando per la cima;
hora io dissi che per tal segamento si causava nella su-
perficie del cono l'ambito^ o circuito d'un triangolo piano
rettilineo: Il che ben è vero se pigliamo per superficie
del cono anco la base; ma poiché la circonferenza del cir-
colo, la Parabola, l'Iperbole e l'EIissi, sono linee gene-
rate nella superficie del cono , non consideralo il segamento
della base, perciò neanco s' ha da considerare il sega-
mento della base, ma solo il segamento fatto da tal piano
nella superficie conica, che altro non è che due rette li-
nee, e però dico starà meglio dire, che la prima settion
conica sia la retta linea: ma l'esempio glielo farà chiaris-
simo. Sia il cono ab ed la cui cima sia a e base
il circoloòccf; intendasi poi un piano che passi
per la cima a, che seghi il cono, ab ed; qui
veramente haveremo nel cono fallo un triangolo,
come abd,n\Bi nella superficie conica (dentro la J
quale non è rinchiusa la base bcd) non bave-
remo se non le rette linee ab,ad, che ]per ser-
var la debita analogia con le altre devon dirsi prima settion
conica. Dico adunque che invece di dire, che l'ambito del
triangolo, a &rf, sia la prima settion conica, dobbiamo dire
che le due ab,ad, sono la prima settion conica, et uni-
versalmente che la prima settion conica è la linea reità.
Ma forse troppo mi estendo in lai minutia ; laonde per
non pregiudicare alla sufficienza del suo purgato ingegno ,
DEL DOTT. P. PREDIERI 21
finisco rallegrandomi seco della ricuperata sanità, e con-
fermandomi devol. ser.
P. S. ì) Mi sono ricordato che nel primo mio libro posso
essermi scordato un discorsetlo , ovvero consideratione so-
pra il problema della Duplice de Cubo di Teofilo Bruni
Veronese; non lo trovando io, so che non potrà essere in-
tero, mancandovi le figure, (però se l'è capitato alle mani
così). Scusi di gratia l'innavertenza mia, poiché non hebbi
pensier di mandarglielo etc. w Di V. S. Illma.
In un secondo articolo avrò campo di estendermi sopra
le altre lettere delle quali ora non feci parola , e neppure nel-
l'altra memoria letta all'Accademia delle scienze. Si vedrà
con quello quanto vi sia ancora da spigolare negli altri
autografi rinvenuti, e quanto succo, anzi quale abbondante
messe si possa raccogliere dallo esame e dallo studio dei
medesimi, fatto con amore e diligenza, e col confronto de-
gli uomini e della storia di quei tempi. Basterà quivi sem-
plicemente ricordare, che la storia e la biografia di quei
due Sommi Geni, e quella pure di Cesare Marsili dovranno
subire delle riforme e degli utili schiarimenti, pei quali
vieppiù se ne onoreranno l'Italia, e le scienze fisiche e
matematiche, che in essa ebbero culla, e splendettero al-
lora di quella luce, che tuttavia dura a rischiarare le na-
zioni, nel cammino ch'esse percorrono. Che se pure in og-
gi vedesi da noi più lungi di quanto vedessero in queste
scienze gli avi nostri, si è appunto perchè noi siamo per
così dire montati su le loro spalle; e senza di essi e de'
loro indefessi studi non ci troveremmo al certo in quel
posto più elevalo che ora occupiamo.
-■e^S) *5j^ZìJjì
22
Memoria sopra li depositi di Rame contenuti
nelle Montagne Serpentinose della Toscana, e sopra
alcune miniere di Cinabro dello stesso paese. —
Del Sig. Alfredo Càillavx.
{Continuazione, vedi Tom. II. pag. 321)
Miniera di Cinabro.
Tra le ricchezze minerali della Toscana, si possono
annoverare le miniere di Cinabro che oggi somministrano
al commercio una quantità non indifferente di mercurio.
Questo metallo vi era conosciuto da lungo tempo, giacché
in alcuni punti si vedono le vestigia di antiche gallerie
destinate alla sua escavazione ; ma si può dire che dal 1840
soltanto data la scoperta delle diverse giaciture cinabrifere
che sono al dì d' oggi l' oggetto d' intraprese importanti.
Non intraprenderemo di fare la storia della loro sco-
perta, neppure delle diverse peripezie alle quali andarono
soggette alcune delle- società che si crearono per l' esca-
vazione del cinabro, giacché il mio scritto mira soltanto
a dare una breve descrizione del modo con cui il detto mi-
nerale sta racchiuso nelle viscere della lena, e giacché
queste peripezie sono indipendenti dalla sua esistenza co-
me dalla sua ricchezza.
La formazione cinabrifera occupa in Toscana un'im-
mensa estensione , come è slato già osservato dall'ingegnere
CAIllAUX 23
Kaupt e scrino ila lui nella sua = Mineraria Toscana =r.
Per convincersene basta dire che i due principali punti dì
estrazione si trovano alle due estremità opposte della To-
scana, cioè l'uno a mezzo giorno, l'altro a tramontana,
e che alcuni altri sono slati di recente scoperti nella parte
intermediaria.
Tutti si trovano situati :
1.** a Ripa, nel Vicariato di Pielrasanla, presso il
confine degli Stali Estensi.
2.** a Levigliani nel medesimo Vicariato.
3.° nelle vicinanze della montagna di S. Fiora , pres-
so il confine degli Slati della Chiesa.
4." Capalbio nelle vicinanze del monte Argentario
e di Orbetello.
6.° a Ajano presso S. Gemignano quasi nel centro
della Toscana.
Alcuni indizi sono siali scoperti nell'Apennino , nel
prolungamento delle alpi Apuane, ed è da credere che
coir andar del tempo vi si apriranno nuove miniere che
accresceranno la produzione attuale.
Miniera di Ripa.
lì vicarialo di Pielrasanla è da mollo tempo conosciuto
come uno dei centri mineralogici più importanti della To-
scana; oltre i marmi che arrichiscono questa contrada,
vi si trovano filoni di Piombo argentifero che formano og-
gi r oggetto di grandiosa escavazione, filoni diFalerz, di
ferro ossidulato, ed infine le giaciture cinabrifere di cui
sto per parlare.
Le miniere di Ripa sono situate a 3 miglia incirca dal
mare e a due e mezzo da Pielrasanla, aperte in mezzo a lus-
sureggianti coltivazioni, esse si estendono sotterraneamente
nell'interno delle colline che dominando il piano del lilto-
rale formano una delle pendici della catena Apuana. Le
24 MINIERE METALLICHE DI TOSCANA
dette colline si appoggiano sopra montagne scoscese le cui
cime innalzand(Tsi gradatamente giungono a formare le pit-
toresche sommità dell' Altissimo, ben conosciuto per le
ricche sue cave di marmo statuario.
Considerata geologicamente la giacitura di Cinabro di
Ripa esiste in seno ad un piano di 200"i incirca di potenza
composto di schisti eminentemente quarziferi, che riposano
a stratificazione concordante sopra un'estesa massa di slea-
schisti, cioè sopra il verrucano.
Il medesimo piano è ricoperto da schisti grigiastri,
talvolta bituminosi, sottoposti ad un piano calcareo, in modo
che il taglio dei monti di ripa potrà essere rappresentato
dalla figura 2/ e 3."
Piano Cinàbrìfero.
Il piano cinabrifero che può chiamarsi vera quarzite
è distinto dal color giallo pallido dei suoi strati che con-
trasta coi terreni di color cupo tra i quali è interposto.
Gli strati che lo costituiscono generalmente ripiegati e di-
slogati, sono composti di quarziti e di schisti che alter-
nano a vicenda. La potenza dei primi oltrepassa di rado
un metro, mentre i secondi sono per lo più sottilissimi.
Questi ultimi sono formati di una argilla schistosa or gial-
la, or di color bianco argenteo, talcosa e untuosissima al
tatto. In mezzo a loro trovansi disseminati gruppi di quar-
zo compatto e vitroso, e cristalli lamellari di ferro oligi-
sto. Questo piano che corre come i suoi strati quasi nella
direzione N. S. si riconosce alla superfìcie sopra un'esten-
sione considerevole , e dietro le osservazioni del Sig. Gi-
rolamo Guidoni pare che essa mostri ancora i suoi affio-
ramenti nelle vicinanze della Spezia, cioè a una distanza
di circa 30 miglia.
CAILLAUl 2&
Giacitura cinabrifera.
La giacitura cinabrifera di Ripa differisce essenzialmen-
te da tutte quelle che esistono nelle roccie serpentinose,
e che ho già descritte, e può essere annoverata fra le gia-
citure regolari ; nondimeno non costituisce essa veri filoni,
e può soltanto essere considerata come formata da un si-
stema di filoni-strati. Non si trovano infatti a Ripa né le
anomalie che s'osservano nelle giaciture ramifere, né il
loro bizzarro andamento; come pure non si rinvengono i
caratteri d'un filone propriamente detto, cioè d'una frat-
.tura regolata piena di sostanze la cui natura sia differente
da quella delle roccie inviluppanti. Il cinabro si trova dis-
seminato nell'interno medesimo di certi strati del terreno
che pili 0 meno ne sono impregnali: e quelli che lo con-
tengono in quantità notabile costituiscono i filoni-strati
che sono l'oggetto delle escavazioni.
Fino ad ora sono stali riconosciuti tre filoni-strati,
ma quello che occupa la parte inferiore essendo molto più
ricco dei due altri, noi riferiremo a lui tutte le nostre
osservazioni. Questo filone-strato , diretto N. 100. S. IO. E.,
inclinato di 45 a oO a l'ovest, non si presenta compatto
tra le roccie che ne formano il letto e il muro, ma bensì
generalmente composte di due strati dell'altezza d'un me-
tro, tra i quali sono interposte sottili linee schistose e ar-
gillose. Ognuno di essi è diviso da linee di clivaggio par-
ticolari, in modo da offrire l'aspetto della riunione di tanti
prismi romboedrici obliqui il di cui grand' asse trovasi
diretto quasi nel senso dell'inclinazione generale. Il mine-
rale impregna ora l'uno di questi strati ora tutti due, ed
alle volte quelli che trovansi vicini, ora infine penetra pro-
fondamente l'uno dei romboedri. Esso trovasi disseminato
nella roccia allo stalo di sottilissime molecole o vi costi-
tuisce tante venule dell'altezza maggiore d'un centimetro
36 LINIERE METALLICHE DI TOSCANA
che seguono l' andamento degli strati o vi si presenta allo
stato cristallino in mezzo a gruppi di quarzo o filoncini
della medesima sostanza che tagliano la roccia. in sensi
diversi. Le venule paralelle alla stratificazione che conten-
gono il cinabro lo presentano generalmente accompagnalo
da ossido di ferro cavernoso e d' idrato di manganese , ed
anche di piriti di ferro.
Tetto-
Il tetto del filone-strato , sempre formato dalle solito
roccie che compongono il monte intiero è composto di su-
perficie diritte e regolari, che nell'insieme costituiscono
l'andamento generale del filone. Esso è diviso dallo strato
cinabrifero mediante uno stratarello di argille schistose,
bianche e giallastre spesso ripiegate e contorte, che qual-
che volta acqnisiano la possanza di un metro e più. Nel
loro seno trovansi sparsi gruppi di quarzo che racchiudo-
no del cinabro confusamente cristallizzato, e nel medesimo
tempo vi si vedono delle disseminazioni cinabrifere che
danno qualche volta luogo all' escavazione d'una ricca lerra
cinabrina.
Muro.
Il muro sembra regolare e seguire generalmente l'an-
damento del tetto, ma esso pare cristallizzato dalla pre-
senza del distene, i di cui cristalli vi si trovano abbon-
dantemente disseminati, mentre di rado s' incontrano o nel
tetto 0 nelle altre parti del monte.
Dìspos^ìone della rìcche^y^a.
Il cinabro non è disseminato in modo uniforme nel
seno dello strato ora descritto , ma bensì presenta nel me-
desimo delle parti mollo ricche ed altre poverissime e quasi
CAIllABX 27
Sterili. Non vi è da rimaner sorpreso d' ima tale disposizio-
ne giacché quest'irregolarità nella disposizione della ric-
chezza esiste in inlle le miniere del mondo , e che in tntli
i filoni conosciuti si può stabilire che l'estensione delle
parti sterili supera di gran lunga quelle delle parli ricche,
ma il mio scopo mira soltanto a ricercare qual'è la forma
di queste parli ricche in mezzo alle sterili, e quali sono le
loro accidentalità.
Fino ad ora è stato riconosciuto che nella parte piiì
elevata della montagna, cioè a 120 metri incirca al di so-
pra della pianura esisteva una specie di zona metallifera
orizzontale dell'altezza di circa 40 metri. Questa zona che
si è mantenuta quasi costante sopra una lunghezza di cir-
ca HO metri, può essere considerata come formala da una
successione di gonfiamenti o nidi alungali mollo ricchi di
cinabro. La sua testata situala ad alcuni piedi soltanto al
di sotto della superficie viene in alcuni punti a lerminar-
visi a forma di ?nandorla, in modo da dare un'idea chia-
ra intorno alla forma dei ricchi ammassi. Essi sono cir-
condati di abbondanti schisti ripiegali e conlorli come lo
rappresenta la figura 3.*
In alcuni punti di della zona la potenza delle roccie
impregnate dal minerale di cinabro è considerevole e le
impregnazioni abbondano principalmente verso il letto.
Questa zona cinabrifera è troncala da falde paralelle
che ne interrompono il corso tutto ad un tratto e ne ope-
rano lo spostamento secondo le regole ordinarie, come
pure da una serie di piani verticali o piani di clivaggio
che senza spostarla danno alle volle luogo a variazioni di
ricchezza. Le falde che in alcuni casi presentano una spes-
sezza di due 0 tre metri sono ripiene d'una terra ocracea
finissima argilloso-lalcosa e racchiudono dei frammenti de-
gli strati che ne formano le pareli.
Sono stali trovati ancora frammenti cinabriferi che
colla loro presenza dimostrano che non v'è da tenere in-
28 nmiERE metalliche di toscana
torno alla continiiaziono delle ricchezze quando per a?-
venlura nello sviluppo dei lavori simili falde s'incontrano.
Nelle parli inferiori sono stali trovati gruppi e ammassi
molto ricchi di cui alcuni corrispondono a bruschi cangia-
menti d'inclinazione nelle roccie circondanti , come lo rap-
presenta la figura 4.^
Egli è probabile che in queste parti gli aramassi in-
contrati corrispondono a nuove zone metalliche. Tulli que-
sti gruppi 0 ammassi sono riuniti insieme da dissemina-
zioni di cinabro, che in alcune parti divenlan rare a tal
segno che non vi sarebbe il torna conto nella loro escava-
zione, e costituiscono le parti sterili.
Natura del Minerale.
Il cinabro è l'unico minerale di mercurio che sino ad
ora è stalo incontralo a Ripa, ed esso solo è l'oggetto
delle sue escavazioni. La sua rendila è variabilissima in
quanto che le roccie che la racchiudono ne sono disugual-
mente impregnale. Vi si potrebbe trovare gran numero di
frammenti che darebbero il 10 e 12 per 100 e anche più.
Isolando i cristalli racchiusi nei gruppi quarzosi, sce-
gliendo le roccie le più ricche si potrebbe facilmente ot-
tenere una rendita di 60, 70 e 75 per 100. Combinando
poi il risultalo di queste operazioni con altre falle sopra
roccie più povere, si potrebbe ottenere un prodotto me-
dio di 10, 20 e 30 per cento: ma tali risultali non sareb-
bero alti ad altro che a dare un'idea illusoria della ric-
chezza di Ripa. La rendita media è di 11 a 2 per 100.
La ricchezza d'una miniera consiste, egli è vero, nel-
l'abbondanza del minerale, e nella sua purezza metallica,
ma più ancora nell'applicazione dell'arte, la quale potreb-
be nel caso di Ripa cavare degli utili non indifferenti da
roccie che non darebbero in rendita media più dell'I a
1 h. per cento.
CAILLADX 29
Fìd qui 3 società si sono stabilite sul monte di Ripa
una accanto all'altra, e tutte hanno per lo più sviluppali
i lavori nelle parti più elevate della montagna, per ciò
poche esplorazioni sono stale fatte a livelli inferiori, però,
come l'ho già detto, degli ammassi sono stali scoperti in
queste parti basse, come pure la presenza del cinabro è
stata riconosciuta a pie del monte. Quindi secondo ogni
probabilità queste miniere potranno svilupparsi maggior-
mente nel profondo, e sperare d'incontrarvi sufficiente ali-
mento per una durevole e fruttevole escavazione. A questo
risuUato giungerebbero molto più facilmente le 3 società,
se collegassero i loro sforzi e volessero creare un'impresa
che a buon diritto potrebbe andare di pari con quelle che
in Toscana occupano il primo rango.
Levigliani.
Non lungi da Ripa a 4 miglia circa da Serravezza
esìste una 2.^ miniera di mercurio che fu scavala ai tem-
pi dei Medici. I lavori eseguili a quell'epoca sono di poca
importanza, e consistono soltanto in alcune gallerie. In
questi ultimi anni soltanto si pensò di riattivarle , e a
questa circostanza devesi la scoperta delle miniere di Ripa
che ho testé descnìte.
La giacitura di Levigliani trovasi in seno agli stea-
schisti stessi, sui quali posano forti strati calcari che fan
seguito ai marmi dell' Altissimo.
Come a Ripa essa costituisce un sistema di filoni-
strati diretti N E. 10 e inclinati di circa 30^ al N. 0. .
(Fig. 5.^)
Questi filoni strali sono schistosi d' un aspetto verda-
stro e talcoso come le roccie del verrucano che li circon-
da. La loro massa è dislerminata di numerosi cristalli
roenboedrici retti , di piriti di ferro e divisa da un gran
numero di vena quarzosa che sovente vi formaco dei grup-
pi e degli ammassi.
30 MINIERE METALLICHE DI TOSCANA
Il minerale principale che formava l'oggello dell'esca-
vazione era come a Ripa il cinabro, e come in quest'ul-
tima località vi si presenta senza forma d'impregnazioni,
nel seno stesso della roccia e di cristallizzazioni confuse
in mezzo a gruppi e a vene quarzose. Nel prolungamento
d'uno degli strali si trova ancora il mercurio nativo che
esiste in globetti dissiminali fra i teneri fogli dello schito
che costituisce l'insieme dei filoni. La potenza di questi
strali metalliferi varia da 1 a 2 metri. Come quelli di Ri-
pa essi sono tagliati da alcune falde (failles), che princi-
palmente li tagliano nel senso della direzione , li sconvol-
gono (vjellent), e sospendono ad un tratto il prolunga-
mento della ricchezza. Al cattivo modo di lavoro come
pure alla ristrettezza del campo d' escavazione , sembrami
che debbasi attribuire l'abbandono di queste miniere piut-
tosto che alla loro povertà. Osserviamo di passaggio che
la miniera di Ripa è stala considerata fin qui come esi-
stente in seno allo stesso verrucano la cui roccia sarebbe
stala soggetta a un potente fenomeno d'alterazione corri-
sponderne alla formazione della giacitura; che a questa
circostanza si attribuisce il colore, la forma, la composi-
zione degli strati, e che noi vediamo ad alcune miglia sol-
tanto di disianza nello stesso verrucano, una giacitura af-
fatto analoga che forse ne è il prolungamento e senza che
noi possiamo osservare una così grande alterazione del ter-
reno che la racchiude, e nel quale il cinabro si trova con-
giunto al mercurio nativo. Noi avremo luogo di ritornare
su queste considerazioni.
Miniere del Monte ^miata-
Sono stale scoperte recentissimamente nelle vicinanze
del monte Araiata diverse giaciture di cinabro, che senz'es-
sere scavate colla massima attività forniscono già al com-
mercio una quantità notabile di mercurio. II monte Amia-
CAILLAVX 31
ta, 0 la montagna di Santa Fiora situata a 30 miglia circa
al S. E. di Siena , quasi sui confini della Toscana e degli
Stati della Cliiesa , forma una delle più elevate e delle più
belle sommila del Gran-Ducato. All'intorno d'essa s'esten-
dono come lunghi raggi divergenti, una serie di catene
secondarie che a poco a poco abbassandosi vanno a con-
fondersi colle colline subappennìne della provincia Senese
e terminare sollo i tufi vulcanici che costituiscono l'im-
menso rialto d'Acquapendente, di Pitigliano ecc.
Questa montagna forma un centro eruttivo trachitico,
sul quale vengono ad appoggiarsi gli strati secondari e
terziari che ne formano le vicinanze e che generalmente
sono formati di calcari nummulitici, di gres e di calcari
de! macigno rapportati alla formazione eocenica, e infine
dai terreni miocenio e pliocenio. In mezzo ai terreni del
macigno di cui è formato il versante orientale dell'Amiala
sono slati riconosciuti i primi indizi di cinabro, e oggi
trovansi le miniere che vi si scavano. Questo minerale tro-
vavasi dall' abadia di S. Salvatore fino a Coslellazzara (t)
allo stato di frammenti il più di sovente ricchissimi , slac-
cati dalle roccie a cui erano siali associati e trascinati dalle
acque. Essi abbondavano sopratutto nei torrenti il Rio del-
l'Oro vicino all' Abadia , la Senna presso Pian-Caslagnaio,
il Siele presso Caslellazzara che tutti Ire corrono quasi
paralellamente dall'Ovest all'Est^ e infine nelle parti in-
termedie si trovavano in seno ai terreni schistosi dislogali
e infranti.
La scoperta dell'origine di tutti questi frammenti non
data per dir il vero che dal 1847, ed è dovuta all'infali-
gabile zelo del sig. Eelice Bonaventura direttore dei lavori
della miniera di Siele. Dopo quest'epoca non solo si è ri-
trovalo il minerale posto in mezzo alle roccie che lo rac-
chiudono, ma sono state trovate amiche gallerie che non
lasciano più alcun dubbio suU'esisienza d'amichi scavi.
(I) Cioè in una distanza di circa 13 miglia.
32 MINIERE niETALLIGHE DI TOSCANA
Le miniere che oggidì sono in attivila sono in nume-
ro di 2, e sono situate l'una vicino a Pian-Castagnaio al
confluente dei 2 torrenti la Senna viva, e ia Senna mor-
ta, nel luogo detto la Casa di Paolo, l'altro a 3 miglia
circa all'ovest di Castellazzara sulle sponde del torrente
Siele nel luogo detto il Diaccialetlo.
Io esaminerò successivamente le giaciture che si pre-
sentano in questi due punti, ma io devo in precedenza far
osservare che i lavori fin qui creali avendo avuto un te-
Duissimo sviluppo, non è se non colla massima circospe-
zione che devousi interpretare i fatti che saranno esposti.
Giacitura di Pian-Castagnaio.
Pian-Castagnaio, vicino al confluente dei 2 torrenti
che ho già citati , vedesi sorgere dal seno degli schisli e
grès calcari, del macigno, delle masse, la cui origine erut-
tiva non può in alcun modo essere rivocala iu dubbio.
Queste masse sono generalmente d'un verde scuro,
d'aspetto micaceo, sovente sparse di nocciuoli vitrei, che
danno loro l'aspetto d'una diorite, o penetrale d'una in-
finità di punii bianchi, rotondi, accompagnali da pirite di
ferro in grani. Esse sono divise da linee bianche qualche
volta zonate, facendo parzialmente effervescenza cogli acidi,
in modo a dar loro l'aspetto di masse reticolari come ve-
desi nella figura 6.^*
Queste linee o vene che formano qualche volta dei
fascetti hanno generalmente da I a 2 pollici di spessezza,
ma i pili numerosi hanno minori dimensioni. Conside-
rale nel loro insieme le masse verdi di cui io parlo of-
frono un andamento dei più irregolari , ora sono verticali,
ed ora inclinate e ripiegate.
Alla Casa di Paolo un'affioramento che presenta l'a-
spetto d'una diga di 10 metri circa di potenza, s'erge
verticalmente e sulle due pareli s'appoggiano degli strati
d'argille indurite, bianche e fragili (Fig. 7.").
CAILLAUX 33
Vicino allo slesso luogo si vede un affioramento che
rialza intorno a lui gli strati di macigno come lo mostra
la Fig. S.'^ Altrove veggonsi queste masse ripiegare o in-
sinuarsi fra gli strati calcari e portando sulla loro som-
mità dei frammenti ancora stratificati dei terreni traversa-
ti (Fig. 9.^ e 10.^).
La sola ispezione di questa disposizione mostra quan-
to è irregolare l'andamento di queste masse e nello stesso
tempo mette fuori di dubbio la loro origine eruttiva.
Là ove li ho osservali esse si sviluppano sopra una
assai grande estensione e sembrano dovere acquistare in
profondità una considerabile importanza. Tutlavolta si può
tenere che alcuni dei loro affioramenti non siano positiva-
mente nella posizione che immediatamente occuparono dopo
la loro formazione, e puossi temere che delle erosioni su-
perficiali, degli effetti di terremuoti, e altre cause che
forse dovranno la loro origine ad azioni vulcaniche più
recenti abbiano determinata la frattura di alcune delle lo-
ro testale e il loro trasporto nello stesso tempo di quello
delle roccie che le accompagnarono fino al punto più Uas-
so della vallata.
Una tale disposizione non potrebbe essere più impor-
tante da terminare sotto il rapporto industriale come sotto
quello scientifico, perchè si è potuto prevedere che se que-
ste masse si trovano qui descritte, egli è perchè sono con-
giunte alla giacitura cinabrifera.
Il prolungamento dei lavori che sono oggidì in via
d'esecuzione darà su questo soggetto molti schiarimenti.
Nondimeno fra esse se ne trovano per le quali non può
esservi alcun dubbio.
11 cinabro esiste principalmente sulle parli esterne di
queste roccie eruttive e nel tempo slesso in seno a degli
strali alterali che sono a loro contatto , e sembra dunque
subordinato a queste roccie, e quindi la giacitura che co-
stituisce a Pian-Castagnaio dovrà essere messa nel numero
N. Ann. Se. Natuk. Serie IU. Tom. 3. 3
34 MINIERE METALLICHE DI TOSCANA
delle giaciture irregolari così abbondami la Toscana. Ei
si presenta sotto forma di disseminazione qualche volta
abbondantissima che penetra profondamente e fino a più
d'un metro nelle roccie d'eruzione.
Questa non presenta più in allora il colore verde-scuro
che in lei vedesi allorché osservasi nel suo centro o in
qualche punto in cui manca il minerale, è divenuta tene-
ra, terrosa, e bianca. Oltre, e chiazzata di macchie verdi.
Infine lo si ritrova ancora in seno alla roccia stessa nelle
linee bianche che noi vi abbiamo constatate: el vi for-
ma ancora ricche vene metalliche che prendendo origine
all'esterno della parete vanno poco a poco a terminarsi
nell'interno della massa.
Gli strali raddrizzali che veggonsi al conlatto della
roccia eruttiva, e che offrono tutta l'apparenza d'argilla
indurila, o piuttosto di calcari profondamente alterati,
contengono il cinabro sotto forma di disseminazioni e di
venelte assai ricche accompagnate da piriti di ferro. Alcune
di queste vene presentano il cinabro ricoperto superficial-
mente d'un coslor grigio metallico che gli è proprio. In
alcuni punti forma dei piccoli agglomerali di cristalli infi-
nitamente piccoli che sembrano altreltante picciole goccie
disseminale nell'interno delle fessure della roccia, infine
ei costituisce qualche volta delle venelte compatte, stipate
e sprovisle di ganga che non offrono in alcun modo l'a-
spetto cristallino che rinviensi il più comunemente.
Gli strati calcari che testé ho designati come contenenti
il cinabro e come formami la parte della roccia eruttiva
non hanno sin qui presentala una potenza maggiore di
due metri , e sono direttamente a contatto con degli schi-
sti neri e argillosi che in alcuni punii racchiudono anco-
ra il cinabro.
L'arragonlte, la dolomite, la pirite di ferro sono i
minerali associati al cinabro ; sono stalo assicurato che
inoltre erasi scoperto alcune gocciole di mercurio nativo.
CAILLAUX 35
ma non avendo ciò veduto non posso dare questo fatto co-
me positivo, nondimeno v'ha tutto luogo di credere che
sia vero.
Infine ho ritrovato un minerale che si presenta sotto
forma d'aghi di piccole dimensioni di color madreperla
(nacrée) seloso, e tenero che m'hanno parso essere un
idrato di magnesia.
Per terminare quello che restarai a dire sulla giaci-
tura di Pian-Castagnaio, mi basta di constatare la presen-
za d'emanazioni gasose lungo le pareti delle masse erutti-
ve. Queste emanazioni si manifestano e all'esterno per Te-
bullizione che osservasi in mezzo a pozze d'acqua stagnante
e per un odore particolare d' idrogene sulfuralo, ma esse
sono più particolarmente composte di gas carbonati. Sono
state pure rinvenute in seno agli slessi lavori.
Miniera di Siele.
Quantunque la miniera di Siele sia a poca distanza
da quella di Pian-Castagnaio, a 3 miglia al più in linea
retta, essa ne differisce essenzialmente rispetto ai caratteri
esteriori e alla forma<
Il torrente Siele nel cui fondo è situata la miniera di
cinabro scorre dall'Ovest all'Est, e il suo letto è scavalo
in calcari marnosi a fucoidi che formangli due rive sco-
scese e ruinose.
Questi calcari osservati nel loro insieme formano alla
superficie una successione di prominenze il maggior nu-
mero delle quali è ricoperto da vegetazione, mentre che
alcune interamente nude offrono l'aspetto di roccie , mi-
nale dalle ingiurie del tempo. A prima vista vedendo que-
sta forma esterna, s'ha l'idea che la località ha dovuto
soffrire violenti dislocazioni in conseguenza delle quali gli
strati che costituiscono la struttura interna hanno dovuto
essere infranti, sollevali e spostali.
36 MINIERE niETALMGUE DI TOSCANA
Nondimeno se si esamina l'interno dei lavori recente-
mente eseguili, si vede che esiste ancora una specie di
regolarità nella direzione degli strati e che si possono con-
siderare come formati da nna successione di schisli e di
calcari la cui generale direzione sarebbe circa dall'Ovest
all'Est e l'inclinazione al Nord.
Nel punto in cui esiste il cinabro che viene scavalo
chiaramente vedonsi che gli strati calcari furono difTalti
rotti , ma in modo che ognuno d'essi offre l'aspetto d'una
successione di enormi massi angolosi che conservando i
primitivi posti di stratificazione e la loro inclinazione sa-
rebbero da .ogni parte inviluppati da schisti neri e bitumi-
nosi. (Fig. li.^).
Questi massi sono frammezzati da una infinità di vene
spatiche, che esistono ancora in seno agli schisti neri sen-
za nondimeno che vi sia continuità fra gli uni e gli altri.
Il cinabro esiste in mezzo agli stessi calcari in una
posizione, che quantunque particolare non permette non-
dimeno di porre nel numero delle giaciture regolari quelle
che ei costituisce. Ei forma sulle riva del Siele una linea
d'affioramento che s'estende per una distanza di 15oo me-
tri nella direzione E 0 e che in diversi punti si manifesta
per la presenza del minerale medesimo. Alcuni cristalli
d'arragonile e di pirite di ferro sono i soli elementi che
ad eccezione de! cinabro possono far riconoscere l'esisten-
za della giacitura, o di alcune delle sue ramificazioni.
Come ho detto più addietro, non è fino ad ora che
in mezzo a massi calcari che il minerale di mercurio è
stato rinvenuto, ei vi costituisce delle linee metalliche in-
clinale generalmente verso il Sud , e mentre che la strati-
ficazione generale inclina al nord.
Qeste vene che hanno tutta l'apparenza di quelle che
si sono formate al tempo del riliramento delle masse cal-
cari durante il loro disseccamento, sono ripiene di calce
carbonata bianca opaca e lamellare, o a grandi cristalli
CAILLADX 37
romboedrici, di cristalli e d'arragonite qualche volta ri-
coperti di dolomite ferrifera, di pirite di ferro e di cinabro.
La calce carbonata lattata (laclée) ricuopre le parti
delle vene; ella stessa è ricoperta da un leggiero intonaco
di pirite di ferro, e il centro infine è occupato dai grup-
pi d'arragonite. (Fig. 12.^) e le masse sono impregnate di
minerale.
Il cinabro costituisce nell'inferno di queste vene delle
croste, che qualche volta hanno fino a 0,20 e 0,30 di spes-
sezza, e composte d'una terra gialla e ocracea estrema-
mente ricca; altrove forma delle specie di mandorle quasi
compatte, e la ricchezza si fa considerabile quando diver-
se di queste vene formano dei fascetti e dei nodi.
Due vene sovente formano una successione di rigon-
fiamenti ciascuno dei quali presenta al centro una massa
calcare sterile, mentre che le loro estremità, che sono i
loro punti di ravvicinamento, presentano il cinabro in quan-
tità notabile.
Considerate nel loro insieme se si può dire che esse
formano in seno ai calcari, una specie di giacitura reticulare
che perviene alla potenza di più di 10 metri. (Fig. 13.*) —
Fin qui non è stato trovato il cinabro nell' interno degli schi-
sli neri che sono estremamente bituminosi ma sembrami
che questi schisti diverranno un giorno il principale centro
d' escavazione.
Fra questa miniera e quella d'Idria nella Carniolia vi
ha una grande analogia in quanto alla natura delle rocsie
metallifere, e si sa che in quest'ultima localiià le masse
calcari contengono ancora delle vene cinabrifere, e che lo
schisto nero e bituminoso che le circonda, è divenuto pro-
fondandosi la principal sede della giacitura.
D'altronde allorché nella miniera di Siele vedonsi le
vene di cinabro essere repentinamente interrotte al contat-
tato dello schisto^ allorché si osserva la disposizione dei
massi calcari, disposizione che attesta un particolare di-
38 MINIERE METALLICHE DI TOSCANA
slocamenlo operato dopo la formazione della giacitura, si
è in diritto di credere che le parti schistose impregnate
di minerale che un tempo facevan per così dire seguito
alle vene oggidì conosciute, che queste parti schistose la
cui ricchezza deve provenire da un fenomeno comune al
riempimento delle vene, si trovino esse pure spostate, e
esistono non lungi dai massi nella profondità.
In tutta l'estensione che forma le parti elevale della
vallata di Siele, si ritrova il cinabro in un gran numero
di punti, il che non deve sorprendere, poiché le emana-
zioni di questo minerale estremamente volatile, hanno do-
vuto svilupparlo mollo lungi, e all'intorno del principal
suo focolare.
Come vedesi, nulla in questa descrizione rammenta la
giacitura di Pian-Castagnaio che non ne è per così dire
distante che due passi. La roccia eruttiva che noi abbia-
mo indicata in questa ultima località non vedesi affatto,
in tutta la vallata di Siele. Ma la dislocazione delle roc-
C!e,ela vicinanza delle due miniere sembrano indicare la
sua esistenza nella profondità.
Quando tulle due sono visitate, si ha a primo colpo
d'occhio l'idea che la miniera di Siele non altro fosse
che quella di Piano per la quale supporrebbesi che la roc-
cia eruttiva troverebbesi ricoperta da un polente strato
(clage) schistoso calcare in mezzo al quale si sarebbero
fallo strada le emanazioni cinabrifere, al tempo stesso che
esse si fissavano lungo le pareli della roccia.
Sembra, in tulli i casi, fuori di dubbio che esista un
certo rapporto fra l'origine di questa roccia e quella delle
giaciture cinabrifere dell' Aniiaia, ma ha essa traversata
giaciture preesistenti in seno alle roccie piiì antiche e per
la sua azione plutonica ha essa determinala la volatilizza-
zione del cinabro e la sua condensazione in terreni supe-
riori; 0 infine alla sua eruzione devesi attribuire l'origi-
ne primitiva di queste giaciture?
CAILLAUX 39
Tali sono le questioni che sarebbe importante di stu-
diare profondamente, ma oltre che il quadro di questo
scritto non permette d'entrare in tali dettagli, io confesso
che le difficoltà per iscioglierle mi sembrano grandi ed io
mi limito soltanto a indicarle, aspettando che nuovi fatti
vengono a maggiormente dilucidarli.
Miniera di Capalhio.
Quasi all'estremità della Toscana, vicino al confine
degli Slati della Chiesa, a 6 miglia circa dal mare, non
lungi da Orbitello, a 5 miglia da Capalbio in mezzo ai
boschi che fiancheggiano la strada da Marciauo alla Pescia
Fiorentina, e nel luogo detto il Morticino della Capitasi
trovano i lavori che sono siali fatti recentemente per l'e-
scavazione del cinabro. Nulla quivi somiglia a quello che
noi abbiamo fin qui veduto, la scena è compiutamente
cangiata.
In mezzo a gallerie di macigno si mostrano le vesti-
gie d'una immensa diga quarzosa che manifestasi alla su-
perficie per la presenza d'una gran quantità di massi qua
e là sparsi su d'una vasta estensione. A prima vista tengon
sospeso l'osservatore sull' assegnare l'origine di queste
mine; ma gli scavi bentosto fanno conoscere che tutti
questi massi provengono dalle erosioni operale alla super^
ficie sulla testata della diga che più addietro ho indicata.
La sua direzione è circa N. S. la sua potenza irregolare
sembra in alcuni punti sorpassare 20 metri.
Gli schisti del macigno sono rialzali sulle sue pareti
e la loro alterazione al contatto della diga sembra non
essere il più comunemente consistito che in una particolare
colorazione, mentre che dei noccioli calcari, che si sono
trovati impastati in seno a degli schisti nell'atto del sol-
levamento, sembrano essere stati interamente calcinali.
Non può osservarsi la diga che su una piccola prò-
40 MINIERE METALLICHE DI TOSCANA
fondila e in conseguenza non si può vederla al di là del
limile, delle azioni esleine; come è nello sialo attuale
presenta l' aspetto d' un immenso conglomeralo quarzoso
i cui elementi sono riuniti per mezzo delle parti scliistose.
Il quarzo è generalmente grigio scuro, o bianco e
opaco , è compenetrato da lunghi e begli aghi di sulfuro
d'antimonio che in questo punto accompagna il cinabro.
Il quarzo è profondamente penetralo dal cinabro le cui
molecole sono talmente compalle e serrate che sembra in-
teramente rosso. I cristalli di solfuro d'antimonio sono
pure qualchevolta ricoperti d'un intonaco cinabrifero, ma
nondimeno sembra che queste due materie metalliche non
abbondino egualmente nello slesso punto , e che esista fra
esse una distinta separazione.
Sarebbe importantissimo il cercare il rapporto che
esiste fra esse due, ma disgraziatamente non ho potuto
consacrare che poche ore allo studio, e quindi non credo
di dover entrare in maggiori dellagli. Debbo nondimeno
far osservare che se si percorre la strada che da questa
miniera conduce a Mandano , si riconosce che dei traver-
tini in sommo grado sviluppati ricuoprono i terreni i piii
antichi delia Toscana , che al sud costituiscono il monte
Argentario. Così a 6 miglia circa prima d'arrivare a Man-
ciano al Nord della miniera vicino al luogo detto il Casale
della Campigliola , vedesi comparire lo steaschisto o talci-
schisto alla parte superiore del quale trovansi le miniere
di Ripa. La sua direzione è N. 36. 0. S. 36. E. Egli è
composto di schisti talcosi , lucidi , contenenti delle vene
argillo-lalcose bianche o giallastre, e racchiude abbondanti
gruppi di quarzo, in una parola rassomiglia in lutti i punti
allo steaschisto di Serravezza, nel quale esistono le vene
di galena e di mercurio.
La posizione del cinabro nei terreni più antichi della
Toscana, il prolungamento delle sue emanazioni fino nei
lerrem terziari , la sua associazione alle dighe quarzose
CAILLAUK 41
che fra le roccie eruttive occupano una posizione relativa-
mente recente, sembrano far credere ancora a un rivolgi-
mento di giaciture preesistenti e rendono possibile l'ipo-
tesi cbe queste dighe quarzose antimonifere traversarono
dei deposili di cinabro che, volatilizzandosi sotto l'influen-
za e l'azione ignea , si condussero sotto l'influenza d'una
forte pressione nei terreni superiori come alia testata stes-
sa della diga. Quest'azione secondaria sui depositi metal-
lici di questa natura si scorge ancora a' dì nostri, perchè
da lungo tempo il Professor Saceti ha indicato il mercurio
solfurato come uno dei prodotti delle attuali emanazioni
gassose ed io stesso ho avuto occasione di raccoglierne vi-
cino a uno dei getti di gas i più notabili della Toscana.
Terminerò questa breve descrizione delle miniere di
mercurio del Gran Ducalo di Toscana indicandone la gia-
citura di quella di Jano nel Volterrano, non avendo avuto
occasione di visitarla ne darò alcuni cenni dietro il rap-
porto del Sig. Prof. Savi.
Sulla strada che da Torri conduce a Pelagio, il ci-
nabro trovasi in seno al Verrucano che fino ad ora com-
prende, come già ho avuto occasione di dirlo, i terreni
talco-schistosi i più antichi della Toscana, e di cui le mas-
se si mostrano all'esterno al golfo della Spezia, nel Car-
rarese, a Serravezza, a Monte Argentario etc. Accidental-
mente trovasi disseminalo nelle anageniti quarzose pro-
prie al Verrucano e in maggior abbondanza in ischisti gri-
gi, bituminosi che sono loro inferiori e a cui si trova su-
bordinalo un piccolo strato d'Antracite.
Secondo il Sig. Savi questa giacitura consiste in un
ammasso di vene e venule che s'incrocicchiano in mezzo
agli strati e in penetrazioni in seno alla roccia stessa. Co-
stituisce questo ciò che il Professore ha chiamato una gia-
citura di compenetra-^ione , di cui l'origine sarebbe dovuta
a un fenomeno analogo a quello che in tempi più lontani,
come di' presente, ha dato e dà luogo alle emanazioni
gassose.
42 MINIERE METALLICHE DI TOSCANA
Qiiesl' origine della giacitura di Jano, è eslesa per
induzione, dal dotto Professore alle altre giaciture di ci-
nabro della Toscana , si verifica in gran parte dietro la
descrizione che ne ho data.
Da questa descrizione si presenta ancora un'altro fatto
di maggior importanza sotto il rapporto industriale, esso
è l'esistenza in Toscana di ricchi deposili cinabriferi, e
secondo ogni probabilità, noi siamo mollo lontani dal co-
noscere tutti quelli che racchiude.
Le questioni teoriche che ho indicate e che consisto-
no nel mostrare come possibile che alcune di queste gia-
citure provengano da una seconda azione su giaciture ab-
bondanti preesistenti, come tulle le altre questioni scien-
tifiche non possono secondo me esercitare alcuna specie
d'influenza sulla questione industriale nel caso stesso in
cui esse potrebbero essere confermale da ulteriori osser-
vazioni , e di nuovi falli.
L' importante per gli attuali scavi è che i capitali che
vi s'impiegano siano non solo ricuperati ma ancora che
producano fruiti reali e durabili, e puossi dire che la mag-
gior parte di loro sono sotto quest'aspetto nelle migliori
condizioni, non debbono essi dunque fare che l'applica-
zione dell'arte, che attenersi ai falli materiali, abbando-
nando le illusioni che troppo sovente accecano i primi in-
traprenditori, e perveranno a fare, non dubito, della To-
scana uno dei centri i più notabili per la produzione di
mercurio in Europa.
A. CAILLAUX;
CAILLAUX 43
Spiegazione della Tavola IL del Tomo II.
Figura
1.' pag. 98.
))
2." pag. 105.
»
3.'' pag. 108.
n
4/ pag. 114.
n
B."" pag. 116.
n
6.* pag. ivi.
»
7.* pag. 119.
M
8.* pag. ivi.
»
9.* pag. 120.
n
10." pag. 121.
Spiegazione della Tav. III. del Tomo II.
Figura 11.* pag. 322.
a. Filone serpenlinoso.
b. Alberese.
e. Gabbro-Spilite.
» 12." pag. 325.
» 13.* pag. 327.
a. a. Schisti.
b- b. Arragonite.
)> 14.* pag. 328.
a. Alberese dislogalo.
b. Diga schistosa.
e. Alberese, Arragonite.
» 15.* pag. 330.
» 16.* pag. 330.
44 MINIERE METALLICHE DI TOSCANA
Figura 17.* pag. 339.
a. Castellina.
6. Poggio Altavilla.
e Mare.
M 18.» pag. 340.
w 18.^* pag. 348.
Spiegazione, della Tav. I. del Tomo III.
Figura. 1.^ Taglio dei monti di Ripa.
» S.'^ Idem. a. il Mare. 6. Ripa. r. alluvione.
M 3.» Taglio della miniera di Cinabro di Ripa.
e. letto.
M 4.^ Idem.
yj 6.^ d. Levigliani.
)) 6.^ Min. di Cinabro a Piancastagnajo.
« 7.* a. Escavazione di Cinabro, h- Galleria.
» 8." 9.^ 10=^ Idem.
)) ll.'^ Miniera di Cinabro di Siale, e. Siele.
« 12.^ 13.* Idem.
4Ò
Lettera geologica del Prof. Antonio Catullo al
Celebre Cavaliere Impey Rodrigo Murchison
membro delta Società geologica di Londra.
Mi richiamo con questa lellera alla memoria di V. S.
chiarissima per assicurarvi direttamente dell'alta estima-
zione nella quale tengo i molti ed importanti servigi che
rendeste alla Geologia europea con le numerose e pregevoli
opere vostre. Fu il desiderio di possedere tutte le memo-
rie che inseriste nel Quaterly che m'indusse ad accettare
la proposizione del sig. Bunbury Secretarlo della Società
geologica di Londra, con la quale mi offeriva il detto Gior-
nale, purché gli avessi inviate per cambio le Memorie del-
l'Accademia di Padova, al qual fine indirizzai al Secreta-
rio medesimo un grosso pacco contenente sei volumi del-
l'Accademia, ed alquante delle mie ultime pubblicazioni
accompagnate da tavole litografiche.
Non vi sia discaro che faccia qui un cenno sulle mo-
dificazioni che ho introdotte nella classificazione dei ter-
reni già descritti nel mio Prodromo, opera che vi degna-
ste di ricordare negli eccellenti vostri scritti sulla strut-
tura delle Alpi (Quaterly decemb. 1848 - february 1849).
Ardisco in pari tempo di chiedervi qualche schiarimento
circa il posto da voi assegnato ad alcune delle roccie ram-
mentate nella citata vostra Memoria.
Ignorando voi li mutamenti per me introdotti ne' de-
corsi tre anni, siete ancora nella persuasione che sussista
tuttavia una divergenza di opinione circa il posto ch'io
assegnava alla Calcarea ammonitica rossa, mentre essen-
domi ricondotto all'antica classificazione del terreno creta-
ceo da me proposta nella Zoologia Fossile pubblicata
nel 1827, io mi trovo adesso in perfetto accordo con la
più gran parte dei Geologi. Né ciò facendo mi sono posto
in contraddizione con le deduzioni che avessi potuto rica-
46 LETTREA DI T. CATULLO
vare dalle osservazioni già pubblicate in altri miei scritti,
giacché, oltre dì avere sempre tenuto conto dei fatti che
mi offeriva la paleontologia anche quando stavano in di-
saccordo con la classificazione dei terreni da me adottata
(Zoologia fossile pag. 263. Padova 1827. 4.») ebbi preci-
pua cura di fermare la mia attenzione sopra le specie che
più costantemente ed in maggior copia d'individui si tro-
vano rinchiuse entro i limiti di una data formazione, onde
attribuire ad esse sole il debito valore. Ho detto in mag-
gior copia d'individui perchè avviene talvolta d'incontrar-
ne qualcuno fuori dell'ordinaria sua sede, cioè mescolato
con gli individui di specie piiì o meno antiche del suolo
cui desso appartiene. Questo fatto proclamato innanzi tutti
da Brongniart (Annales des mines 1821) fu avvertito da
più altri geologi (Sociélé géologique de France, Séance
18 juin 1843.) e sono note le discussioni cui diede moti-
vo la scoperta di Fitton in una seduta della Socielà geolo-
gica di Francia, per la quale V Aminonites Deshayesii
che pure abbonda nella creta inferiore del Caucaso, ed
altre specie fossili del Gault risultarono promiscue alla
calcaria oeocomiana dell'Inghilterra. (Séance du 21 mai
1844.) È questo il caso AqW ammonìtes fascicularis di
Orbigny e di poche altre specie cretacee che trovai rac-
chiuse in quella parte della calcarea aramonitica rossa,
che ora propongo distinguere con nuovo nome, come ver-
rò dicendo. Basta dare una occhiata alla storia delle osser-
vazioni paleontologiche fatte in questi ultimi tempi per
apprendere che la mescolanza di fossili antichi coi fossili
di più moderna formazione è un fatto il quale non am-
mette controversie non solamente per gli avanzi organici
animali, ma eziandio per le piante. Le roccie del periodo
Permiano , come ben sapete, contengono flore differenti o
riferibili a più formazioni e la flora di Keiiper è così altra
cosa dalla flora del grès bigarré da non presentare nessuna
analogia paleontologica con le zone del terreno del Trias a
AL CAV. I. R. MURCUlSOr» 47
cui è stalo associato. (Instilut. octobr. 1849. 4°) Quanto
alle poche specie di Ammonìtes ch'io persisto a conside-
rare promiscue a più formazioni debbo pregarvi, Signore,
ad aver presente che treni' otto anni di osservazioni fatte
in luoghi non ancora esaminati da verun geologo è un
fatto che dovrebbe inspirare pili fiducia di quella che pur
vuoisi concedere a chi , mancando di tale requisito, sostie-
ne il contrario.
Le calcaree rosse occupano una grande estensione di
suolo e formano parte del sistema jurese ovvero del ter-
reno cretaceo secondo che appartengono all'uno o all'al-
tro dei delti sistemi. Nel primo costituiscono un'impor-
tantissimo gruppo di roccie distinte coli' epiteto di sopra-
jurassiche perchè in fatto hanno per limite superiore una
calcarea rossa talvolta scissile talvolta sabbioniccia, che
soggiace alla calcarea neocomiana e più spesso si erige in
alto coprendo essa sola co' suoi strati più o meno incli-
nati gli strali della calcarea rossa compatta che le è sem-
pre inferiore. Nel secondo sistema le calcaree rosse esisto-
no d'ordinario disgiunte tra lorori banchi dell'una alter-
nano coi banchi della calcarea neocomiana bianca o gial-
liccia di cui contengono gli slessi fossili ; laddove gli strati
sempre sottili dell'altra sono ora rossi ora bigi e raffigu-
rano il Flysch degli Svizzeri, ovvero il Macigno de' To-
scani, ed anche secondo Voi, V Arenaria Carpatica, in
una parola essi rappresentano la Scaglia de' Veneti geo-
logisli , con la quale (seguendo il metodo discendente)
prende principio il lerreuo della Creta. Io non mi occu-
però adesso che delle prime due calcaree superiormente
accennate , le quali benché sieno stale fino adesso confuse
in una sola sotto la denominazione di Calcarea ammoni-
tica rossa pure, come vedrete, meritano di essere l'uua
dall' altra distinte.
Circa la distribuzione geografica della calcarea ammo-
nilica il Barone de Buch fece osservare ch'essa forma una
48 LETTERA DI T. CATULLO
zona estesissima, che tocca la Crimea per un verso e per
r altro il monte Taira nella Polonia, estendendosi all'ovest
fino al Jura francese. Appresso egli avverte che V Ammo-
nites tatricus, la Terehratula dìphya ed alcuni Aptichi
sono i fossili che più particolarmente caratterizzano questa
formazione. Nell'Italia la stessa roccia si prolunga sopra
una linea parimente estesa: essa comincia presso i confini
del Tirolo tedesco (Stua nelle pertinenze di Cortina d'Am-
pezzo) spingendo le sue diramazioni appiè delle Alpi do-
lomitiche Agordine (Celo^ Colazzo ecc.) per dirigersi da
yarie bande. Verso l'ovest si distende nel Feltrino (Cesio,
Fastro non lungi da Arsiè) per progredire ne' Selle Co-
muni (Rotzo, Castelletto, Cesuna) e nel Veronese (leSi-
ne) e verso l'est si dilata sopra Belluno (Igne, Pirago ,
Lavazzo ecc. ) dove viene escavata per impiegarla come
pietra da costruzione. Nel suolo Lombardo ricomparve sotto
le identiche condizioni (Arbe, Snello, Trescorre, Entrati-
co) ma di là non entra nel Piemonte, mentre nella To-
scana, nell'Umbria, nel Modenese e nella Liguria costi-
tuisce un terreno bene distinto. Di fatto la calcarea amrao-
nilica rossa compalla sottoposta alla calcarea rossa schi-
stosa di Parodi descritta da Pilla, e quella dell'Agro Pe-
rugino e di lulta la linea de' monti Spolelani sono en-
trambe coilrassegnale dagli slessi fossili , che abbiamo in
un lungo giro d'anni raccolti nelle montagne della Lom-
bardia e della Venezia, i quali da poche specie in fuori
non sono diversi dai fossili che racchiudono le calcaree
rosse della Liguria.
Calcaree rosse epiolitiche del gruppo soprafurassico.
Questo gruppo ne' luoghi ove ha acquistalo tutto il
suo sviluppo, si eleva in montagne mollo eslese, di forma
pressoché costante, presentano chine più o meno ripide
.per un verso, segnalaraente nel terzo superiore dell' altez-
za, e conformantesi nel verso opposto in spalli inclinali.
AL CAV. I. R. MURCUISON *9
ed anche io altipiani (plateaux) talvolta pressoché oriz-
zontali. (Chine meridionali di Munte Valdart nel Bellunese)
Questo terreno può com'è detto considerarsi composto di
due distinte calcaree una delle quali non conserva ovunque
gli stessi caratteri presenta colori e strutture diverse , men-
tre l'altra che la ricopre mantiensi quasi sempre d'una
tinta rosso-oscura vergente talvolta al gialliccio, benché
in qualche luogo perda essa stessa l'aspetto arenaceo per
assumere la compage schistosa, ed è allora che inumidita
coir alito esala un forte odore di fango. In varii luoghi
l'inclinazione degli strati di ambe queste calcaree è forte
di 40 a 45 gradi (tra Igne e Pirago nel Bellunese) men-
tre in altri luoghi sono alquanto meno eretti e talvolta
giacciono in positura che poco si discosta dall' orizzontale
(Fastro non lungi dal Cismone nel Feltrino, Lavazzo ecc.)
la chiamo la prima di dette roccie Calcarea epiolitica in-
feriore, e contradislinguo la seconda col nome di Calca-
rea epiolitica superiore con che vado a rettificare gli equi-
voci occasionati, come doveva succedere, dall' aver voluto
considerare tali roccie come il prodotto di una sola ed
unica formazione. Questa distinzione mineralngico-geogno-
slica conduce naturalmente a credere che dall'aspetto ter-
roso della roccia derivi la diversa adesione dei fossili pre-
si nelle dette calcaree, giacché quelli inclusi nella calca-
ria scissile, investiti come sono d'un astuccio marnoso,
si distaccano con molta facilità , laddove i fossili della cal-
carla inferiore sempre compatta e pulibile sono così tena-
cemente aderenti che si può dire essere con essa imme-
desimati.
Vi prego. Signore, di fermare un momento la rostra
attenzione sopra i fossili contenuti nella più antica di que-
ste calcaree prendendo a scorta principalmente le specie
di Ammoniti che le sono peculiari e trasandafldo per ora
le reliquie animali di generi diversi , che dai piani di essa
roccia trapassarono nei piani delle roccie superiori.
N. An«. Se. Natur. Serie IIF. Tom. 3. 4
60 LETTETA DI T. CATULLO
Ammoniti della calcarea epiolitica inferiore delle
Alpi Venete.
Se V Ammonite s Fontana, V Amm. Toblìnianus ed
altre specie del medesimo genere, ch'io considero inedile,
non si trovassero associate ad alcune poche già pubblicate
dall' Orbigny, io non potrei con la guida di esse sole pro-
nunziare verun giudizio sull'età della calcarea che le con-
tiene, ma fortunatamente vengono accompagnate da specie
conosciute le quali ci autorizzano a crederle di una for-
mazione anteriore a quella della calcarea scìssile con cui
è stala confusa.
V Amm. perarmatus, V Amm. annulatiis e biplex di
Sowerby, e VAmm. linguiferus di Orbigny sono specie
note che potrebbero spargere quelche luce sul proposito
nostro se in alcuni paesi non esistessero in zone di età
differenti. Difatti VAmm. perarmatus e biplex sono stati
trovali dal Barone de Buch nella calcarea poliparica del-
l'Elvezia aggiudicata coetanea al Coral-rag; VAmm. lin-
guiferus fu riferito dall' Orbigny alle Ooliti inferiori della
Vandea e di altri paesi della Francia, menlre V Amm. an-
nulatus (non confondibile con la specie dello slesso nome
descritta da Schloiheim) spetta 'secondo Sowerby al lias
inferiore (Min. conch. cura Agassiz. p. 274), e secondo
Orbigny al lias superiore, il quale ultimo sarebbe un'equi-
valente della nostra calcarea epiolitica superiore.
Voi, Sig. Cavaliere, collocaste le calcaree di cui si
parla nel secondo gruppo del terreno jurese occupato dalle
rocce Oxfordiane, e non piuttosto nel primo che abbrac-
cia le vocce calcarifere e Portlandiane , che pur sarebbero
le vere r&ppresen tanti del terreno soprajurassico di Bron-
gniart, a aii succede immediatamente il sistema cretaceo
(Quarterly 3ourn. Voi. V. pari. I. 1849). Senza impe-
gnarmi in discussioni per decidere a quale dei tre gruppi
AL CAV. I. R. MURCHISON 61
appartenga il terreno epiolilico delle Alpi Venete, mi li-
miterò ad osservare che alcuni de' suoi fossili hanno i loro
simili nel Coral-rag, eh' è uno dei membri compresi nel
gruppo superiore divisato dalla scuola inglese. Le ragioni
che vietano di considerare la parte inferiore di dello grup-
po come un'equivalente dal Coral-rag sono state da Voi
medesimo dichiarate nel vostro Schi'^'^o dei terreni oolitici
della Germania (Proceeding of ihe Geol. Society, Mai
1831.)-
Se dalla giacitura delle calcaree rosse inferiori del
Veneto si può visibilmente congetturare ch'esse abbiano la
più grande attenenza con la calcarea corallifera di allri
paesi, dall'altro canto si discostano per essere destituite
di polipaj. I pochi che possiedo si riferiscono all'ordine de'
Spongiarii e provengono dalla calcarea epiolitica superiore
del Bergamasco di cui darò le figure nell'opera sopra i
polipaj fossili già condotta a compimento.
I fossili poi che oltre gli Ammoniti occorrono nella
roccia di cui parliamo sono varie specie del genere Ino-
ceramus, alcune delle quali passarono anche negli strali
neocomiani superiori: li denti di Lamna longidens? , di
Ptycodus latissimus, di Ptyc. Mortomi e mammillaris di
Agassiz; e fra gli avanzi di Sauriani un teschio di Coc-
codrillo incluso nella calcarea ammonitica di Tresche nei
Sette Comuni già descritto dallo Slernberg (Voyage au Ti-
rol ecc. Ratisbonne 1806) e conguagliato da Cuvier al
Gavial longìrostris delle rocce juresi di Honfleur nella
Normandia;, il che mi porse argomento negli anni addie-
tro di toccare la consonanza che v' ha tra gli strali delle
marne Harviane della Francia e gli strali della calcarea
ammonitica dell'alto Vicentino (Zool. foss. delle prov. Ven.
pag. 190. 1827 in 4.» con tavole).
Ciò che importa di essere notato si è che la Tere-
bratula antinomia tanto frequente nella calcarea epiolitica
superiore e nel biancone che la ricopre non comparisce
62 LETTERA DI T. CATULLO
nella calcarea del piano inferiore, circostanza che merita
di essere ricordata perchè concorre essa stessa a dimostra-
re la differenza tra queste due calcarie. Se non che gli
individui di detta Terebralula distaccati dagli strati ora
bianchi ora rossi del terreno neocomiano non si possono
identitìcare con gli individui tolti dalla calcarea scissile
epiolitica che gli soggiace, come vedremo tra poco. Le
specie di fossili politaiami che sempre ho trovate nel piano
inferiore del terreno epiolitico, delle quali esibisco le figu-
re e le descrizioni, sono le seguenti:
Ammonites perarmatus Sow. Tav. I. fig. 4. a.&. — A.
biplex Sow. Tav. XI. fig. 3. ab. — A. annullatus
Sow. Tav. XI. fig. 2. ab. — A. linguiferus Orb. Tav.
I. fig. 2. ab. (1) — A. Fontana Cai. Tav. II. fig. 1.
ab. -~ A. Toblinianus Cat. Tav. II. fig. 4. ab. —
A. strìctus Cat. Tav. VI. fig. 2. ab. — A. Alberti-
nus Cat. Tav. II. fig. 3. ab- — A. quìnque costatus
Cat. Tav. III. fig. 8. — A. contigms Cat. Tav. IV. fig.
2.ab. — A. Benìams Cat. Tav. II. fig. 2. ab.— A.
exornatus Cat. Tav fig- . • • ab.
Calcarla epiolitica superiore.
La calcarea epiolitica superiore si mostra con tntti i
suoi caratteri in molti luoghi del Veneto e della Lombar-
dia. Nel Bellunese costituisce la parte superiore dell'Alpe
che resta alla sinistra del Piave rimpetto al paese di Lon-
garone (M. Salta) ed è quella medesima che a dritta dello
stesso fiume si eleva tra Pirago ed Igne , formando il lato
dritto della strada che conduce nel Zoldiano.
La vera calcarea epiolitica manca nelle vicinanze di
Belluno non dovendosi confondere con essa la scaglia rossa
(1) Le tavole 1, It, III , IV, sono ancora inedite, L%
altre iono inscritte nel Prodromo 1847.
AL CAV. I. R. nURCHISOIS SS
con fucoìdi adossata per apposizione sul versante sud del
Monte Serva, ma sembra che dalle pertinenze d'Igne pie-
ghi al Nord-Ovest (Perera, Soffranco) e verso il sud ven-
ga ricoperta dal terreno neocomiano (dritta del Piave) e
dalle arenarie eocene e miocene (Valle dell'Ardo), indi
risalga presso Vedana avvicinandosi al Mis, per prolun-
garsi nell'agro Feltrino (Cesi, Maggiore, Vedana). Quivi
più che dovunque altrove si ammira il terreno epiolitico
tutte le sue fasi geognostico-orittognostiche, imperciocché
vedesi di fatto che superiormente la calcarea rossa è scis-
sile, tenera e marnosa; mentre la calcarea degli strati in-
feriori appare compatta , solidissima di un fondo rosso-cupo
con macchie bianche gialliccie, la quale nelle parti più
basse dell'Alpe si risolve in una specie di conglomerato i
cui nodi sono concatenati fra loro e presentano presso a
poco la forma medesima delle macchie che sulla pietra
non alterata si osservano. L'opinione che ho emessa da
gran tempo che questi nodi sieno frammenti di Ammonites
sussiste tuttavia , per ciò che le macchie de' pezzi , che si
eslraggono a Cesio per essere lavorati in colonne ed in
tavole, conservano i contorni della spira, non che i segni
delle tramezze, accidenti che si palesano in maniera tanto
più evidente quanto più lucida ne riesce la politura che
si dà alla pietra.
Per meglio vedere i rapporti che hanno tra loro le
calcaree rosse del terreno epiolitico è d' uopo attraversare
il Mis e volgere lo sguardo alla sinistra del torrente tra
S. Giuliana e le Rosse alte, non lungi da Vedana. Appiè
del monte si può osservare gli strati del conglomerato sud-
detto che essendo paralleli a quelli della sovraposta cal-
carea ammonitica rossa mostrano di formare con essa uno
stesso deposito. Ricomparisce verso 1' allo della montagna
\ai calcarea epioli tica superiore, che non diversifica molto
nello aspetto dalla calcarea d'Igne cui è parallella, benché
si palesi più sabbioniccìa e meno ricca di fossili. È sopra
54 LETTERA DI T. CATULLO
questa calcarea che presso le Rosse alte si erigono i ban-
dii della creta (1) la quale sembrerebbe a prima giunta
essere un passaggio della calcarea neocoraiana Alpaghese
alla calcarea colitica se i grani sparsi molto irregolarmente
nella sua massa non si dessero a conoscere per avanzi orga-
nici simili a quelli che abbiamo notati nella calcarea neoco-
miana ippuritica del Pine e di Tambre nell'Alpago (Meni,
sopra le caverne delle Alpi Venete, pag. 14).
Io darò quando che sia più circostanziati dettagli degli
accidenti osservali nei luoghi in cui ho potuto studiare le
due calcaree epioliliche ed intanto mi limiterò a dire ch'el-
leno talvolta ricoprono e talvolta fiancheggiano la forma-
zione dolomitica, ma pili spesso costituiscono da se sole
la base su cui posa il terreno cretaceo. Noto qui di tran-
sito che ove la dolomia si erige a grandi altezze mai porta
sopra di se il gruppo epiolitico come taluno è inclinato a
supporre, ma appare invece coronata da rocce più moder-
ne. Le calcaree rosse che si osservano su le cime dolomi-
tiche di valle di Brenta spellano al terreno neocomiano
non già all' epiolitico od Oxfordiano come altri lo appel-
la. Spettano del pari alla slessa formazione i banchi rego-
lari di calcarea rossa intercalati a strati di biancone che
osservai verso l'alto del Piano della Fugazza in Vallarsa
(Prodromo pag. 103) e quelli ancora che vidi anni sono
in un vallone (Valgadena) che mette nella valle di Brenta
(Zoologia fossile p. 98 e seg.) (Vedi Tav. II. fig. 1.^ e 2.*).
Così nelle calcaree epioliliche superiori dell'Agro Fel-
trino (non lungi da Cesio come pure in quelle di Cesuna
presso Tresche (Selle Comuni) di Entratico nel Berga-
masco e di Perugia nella Romagna si trovano individui
della Terebratula antinomia i quali come dissi, hanno
(1) Questa calcarea bianca al tutto priva di focaja si
escava per conformarla in tubi di varia lunghezza e del dia-
metro di mezzo piede; onde sostituirli ai tubi di larice fino
adesso adoperati per condurre l'acqua da Fistere a Delluo.n
AL GAY. I. R. MURGHISON 55
fattezze diverse da quelli che ho fìnora osservate negli in-
dividui delle calcaree neocoiuiane tanto rosse quanto bian-
che del Tirolo (Fondo) del Vicentino e del Veronese. La
medesima differenza di forma so di avere notata negli esem-
plari della stessa specie raccolti dal Prof. Sig. Pilla nella
calcarea scbistosa della Spezia, dove esiste in compagnia
deìV Jmmonites tatricus (1) e di alcune Nerinee proprie
del sistema jurese superiore (Bull, de laSoc. géol. Seance
du 26 Juin 18.47.).
La calcarea scissile rosso-oscura della Spezia, di cui
è stata ultimamente raddrizzata la paleontologia, può ser-
vire di orizzonte geognoslico per conguagliare ad essa le
calcaree analoghe della Lombardia, della Toscana e delle
alpi Spolelaue, già considerate da de Buch come rocce del
periodo soprajurassico. Questa opinione emessa dal Nestore
dei geologi Europei sortì una favorevole accoglienza presso
i dotti di tutte le nazioni; quindi assai male si appose
l'autore d'un articolo inserito nel Bollettino della Società
geologica di Francia qualificando la calcarea della Spezia
per Lias iw/eriore, imperciocché, prendendo egli la parte
più alta della formazione jurese per la più bassa, dovette
(t) Questa specie eh' è assai frequente nella calcarla epio-
titica superiore, ebbi a trovarla una sol volta nella calcaria
epiolitica inferiore di Campo Rotondo , lo che sarebbe eccezione
alla regola che abbiamo ammessa come principio generale cir-
ca il divario che v' ha tra le specie fossili incluse in dette
calcarie. — Stando alle osservazioni di Fuchs , Campo Roton-
do si eleva settemila piedi sopra il livello del mare, e resta
al Nord di Cesio Maggiore da cui dista dodici miglia: Gli
soggiace una calcaria bianca semicristallina, che sembra es-
sere una progressione della dolomia di Monte Piz nel Tirolo
italiano ricca di Terebratule le quali , sia detto qui di tran-
sito hanno le loro analoghe nella dolomia di Monte Piz e di
M. Pizzocco posti tra Feltre e Belluno ( Sospiroi ) .
66 LETTERA DI T. CATULLO
(li necessità considerare i marmi salini di Carrara e di
Caiiipiglia come rocce del terreno devoniano , e ciò che
più rileva, profondare gli schisli che sottostanno ai delti
marmi nell'abisso del terreno Cambriano. È tra i fossili
della calcarla superiore epiolilica che trovai accomunate
più specie del terreno neocomiano come a dire V Amm.
bicurvatus di Michelin , V Amm. simplus e fascicularis di
Orbigny, il Crioceras Viliersianus d'i Ovhìgny ed alquante
Terebratule per la più parte riferibili alla famiglia delle
Cinctae di de Buch. Havvi tra queste la Terebratula an-
tinomia descritta e rappresentata nella Zoologia fossile che
diedi in luce Tanno 1827 (pag. 169. Tav. V. fig.p,</,r).
Varii anni dopo il barone de Buch prese in considerazione
quanto ho scritto intorno a questo singolare brachiopodo,
ma ignorando egli le figure di altri esemplari che aveva
esibite negli Annali delle Scienze Naturali di Bologna nel
1828 non parla se non di quelle che sotto diversi aspetti
ho pubblicate nella Tav. V. della Zoologia fossile stampata
un' anno prima. Persiste il barone de Buch a considerare
la Terebratula delloidea, la triquetra e V antinomìa come
semplici varietà della Tereb. diphya specie non mai tro-
vata finora da verun naturalista moderno, ma che vedesi
soltanto figurata nell' Ecphasìs stirpìum mìnus cognitarum
di Fabio Colonna pubblicato nel 1616, ai quale ravvicina-
mento mi sono vigorosamente opposto in una memoria ac-
compagnala da figure, già inserita nel V. volume degli
atti dell'Accademia di Padova per l'anno 1838.
Negli anni successivi io inviava ai paleontologi di
Francia i disegni e gli originali della Tereb. antinomia
perchè volessero aver la cortesia di dirmi ciò che pensano
circa la nuova specie che proponeva di aggiungere al ge-
nere Terebratula ed il sig. Buchard , quello stesso che di-
mostrò non ha guari la necessità di distaccare dalle Te-
rebratule la Tereb. pumila di Lamark per collocarla, con-
tro r avviso di de Buch , nel genere Blagas di Sowerby
AL CAV. I. R. nURCHISON 67
(Bull, de la Soc. géoI.Séance du 17 lanv. 1848) mi scri-
ve in proposilo ne' seguenti termini : « relativement aux
w Terebrat. delloidea , diphya ed antinomia je parlageen-
w liérement vòtre manière de voir et je suis comme vous
)) convaincu que dans leurs forraes percées vers le centre
w il y a plusieurs espèces avec lesquelles on peut foi-mer
M un groupe charmant ». Anche Davidson per rendere me-
no equivoca la classe dei Brachiopidi tolse dal genere del-
le Terebratule la Ter. rosea per fabbricarvi il genere Bu-
chardia, e la intitolò Buchardìa rosea.
De Buch invece presume che le terebratule col cor-
po interciso longitudinalmente com' è quello delle specie
sopra indicate e per conseguenza tutte le altre date ulti-
mamente in luce dal Professor Zeuscbner dì Cracovia si
debbano riguardare come individui della Tereb. diphya
qualunque sia la forma dell' allargamento del solco e la
figura del foro eh' esse hanno sul dorso e sul ventre. Pel
contrario io mi sono cimentalo a pensare che il solco più
0 meno profondo del dorso e la presenza del foro dorso-
ventrale siano caratteri da poter servire allo stabilimento
del genere che ìnW\.o\a\ Antinomìa , mentre le diverse fat-
tezze sia del solco, sia del foro, nonché la forma talvol-
ta angolare talvolta rotonda dei lati della base possono mi-
rabilmente prestarsi alle distinzioni specifiche. E tanto più
sono entrato nella persuasione di ammettere queste distin-
zioni in quanto vi sono delle forme che mai escono dalle
zone del terreno neocomiano, come ve ne sono delle al-
tre la cui sede è costantemente circoscritta entro i limiti
occupati dalla calcarea epiolilica superiore. Guidalo da
questi principii propongo pel terreno neocomiano la specie
antimonìa diphya, deltoìdea e trìquetra e riferisco alla
calcarea epiolilica le antin. angulata, angusta e dilatata
di cui darò in altra occasfone le figure. Per ora mi limi-
to ad esibire i contorni di ciascheduna (vedi T. H. fig. 3,
4,5,6, 7).
58 LETTERA DI T. CATULLO
Conchiglie Polilalamiche della Calcarea epiolitica
superiore (1).
Ammonìtes pulchellus,? * Orb. — A. sìmplus, * Orb.
— A. helius , * Orb. — A. emaciatus , Cat. — A.
bifrons , Brugiiière. — A. tatricus , Pusch. — A. sub-
Beudanti, Cai. — A. bìeingulatus , Cat. — A. bi-
curvatus , Michelin. — Capitanei, Cat. — A. Ve-
nantìì, Cat. — Doderleinianus , Cat. — Hamites
Lobati i Cat.
Ciò che ho detto circa le distinzioni da farsi nel ter-
reno epiolilico può essere ricapitolato nei fatti seguenti:
\P Le calcarie rosse epioliliche sottoposte al sistema
cretaceo dell' Italia settentrionale , distinte dai geologi sot-
to il nome collettivo di calcarea rossa ammonìtica spet-
tano a due diverse formazioni : la prima o piiì antica ri-
ceve una viva politura e contiene molle specie di AmmO'
nites che mai si veggono nelle calcarie che gli sono su-
periori , benché vi si trovi per entro buon numero di a-
vanzi ittiolilicì che hanno i loro analoghi nelle zone del-
l'Era cretacea: la seconda o più recente, è di slrullura
scissile, talvolta arenacea; e contiene avanzi fossili che in
parte gli sono peculiari (Ammoniles, Antinomia) ed in
parte ricomparicono nel terreno neocomiano, lo che di-
mostra essersi depositale in un periodo intermedio tra la
creta ed il terreno jurese.
II.° Le spezie del genere Antinomia che abbiamo di-
visale come proprie di ogni qualunque zona del terreno
neocomiano (Ani. diphya , delloidea , ec.) non mai com-
pariscono nella soggiacente calcaria epiolilica, in- cui visi
(1) Le sjìecie segnate con asterisco si ripetono nelle zo-
ne del terreno neocomiano , le altre sono esclusivamente pro'
prie del terreno nel quale si trovano incluse.
AL CAV. I. R. MURCHISON 69
troreno invece altre specie dello slesso genere che ad es-
sa sono proprie ( Ant. augulata, augusta, dilatata, ec)
II1.° 11 parallelismo delle calcane epiolitiche, e delle
calcaree cretacee che le ricoprono, è da per tutto eviden-
te, anche dove gli strati si presentano sotto tutte le sor-
ta di direzioni
Sono queste, sig. Cavaliere, le osservazioni che mi
hanno condotto a modificare la distribuzione dei terreni
già proposta nel mio Prodromo di Geognosia Paleozoica
delle Alpi Venete. Se degne le riputate di qualche ri-
guardo compiacetevi di anticiparne la pubblicazione nel
plauditissimo giornale della Società geologica di Londra e
col dovuto rispetto ho l'onore di segnarmi
Yedana presso Belluno 20 Ottobre 1850.
Vosero obbligatissimo Servitore
Tomaso Ant. Catullo.
Spiegazione della Tavola IL
Figure 1.* e 2.^ a. Sistema dolomitico. — b. Conglome-
rato ammonitico. — e. Calcaria epiolitica inferiore. —
d. Calcaria epiolitica superiore. — e. Calcaria neo-
comiana?
Specie della Calcarea neocomiana.
FiG. 3/ Antinomia diphya. — fig. 4.^ Ant. delloidea.
Specie della Calcaria epiolitica superiore.
Fig. Ò.'" Ant. angulala. — fig. 6.^ Ant. angusta. — fig. 7.*
Ant. dilatata.
60
BENDICOrVTO
DELLE SESSIONI
aecùz
SOCIETÀ AGRARIA DELIA PROVINCIA DI ROIOGNA
Sessione ordinaria 26 Maggio 1845.
Il Sig. March. Luigi Tanari legge la sua Disseriazio-
ne di turno nella quale con molta eleganza, e con una
ordinatissima esposizione di princìpi tratta della utilità di
una mutua assicurazione contro i danni della grandine, e
dopo avere completamente, e con una non comune chia-
rezza esaurito l'argomento per questa parte, passa in una
seconda parte a proporre con pari ordine , e con metodo
il piano di esecuzione col quale dovrebbesi introdurre, ed
esercitare una siffatta assicurazione. Nel trattare l'argomento
Egli si fa carico ancora delle obbiezioni che potrebbero
essere aifaccìale alla sua proposta, tanto in relazione alla
massima, quanto in relazione al modo di porla ad effetto,
e di stabilirla con piena utilità. E perciò avendo Egli ri-
scosso le giuste lodi degli Accademici, essi si sono tro-
vati tutti concordi nello stabilire che la Dissertazione' sia
rimessa alla Censura per que' passi d' ordine che dalla me-
desima si giudicheranno necessari a raccomandare presso
le Autorità Superiori l'effettuazione di un simil mezzo as-
sicurativo contro un danno, che è molto frequente e som-
mamente infesto per la nostra Provincia.
Dipoi il Segretario per ordine del Sig. Vice-Presidente
March. Dott. Luigi Da-Via legge il Manoscritto invialo alla
Società dal Sig. Alberto Guillon possidente nel Trevigiano,
e domicilialo in Venezia; del quale manoscritto erasi già
REND. DELLA SOG. AGR. DELLA PROV- DI BOLOGNA 61
fatta menzione negli Atti dell'ultima tornata ordinaria 11
Maggio corrente.
Il Sig. Guillon espone nella sua memoria il metodo
da lui seguito nel governo del Baco da seta , che è quello
dell'alimentarlo sul cavalletto imboschito, e narrando le
sue sperienze dà a conoscere l'utilità di quel metodo, e
conferma insieme i risultamenti delle sperienze da altri
istituite in proposilo. La Memoria è accompagnata da di-
segni dimostrativi eseguiti con molta precisione, ed in fine
di essa Memoria aggiugne l'Autore alcuni cenni relativi
alla malattia del calcino , ed al ricavare qualche buon par-
tito dai Ietti de' bachi. Perciò la lettura di questo mano-
scritto è ascoltata con piacere dagli Accademici , e si or-
dina al Segretario di serbare negli Atti la memoria con
menzione di lode, rendendo grazie all'Autore dell'averla
trasmessa alla nostra Società- Dopo di che viene avvertito
dal Sig. Vice-Presidente il chiudimento della Seduta, ul-
tima fra le ordinarie del corrente Anno Accademico.
Sessione straordinaria 22 Giugno 1846.
Il Sig. Presidente Cav. Prof. Antonio Alessandrini co-
munica i due dispacci di Legazione 30 Maggio, e 2 Giu-
gno corrente col primo de' quali viene partecipala alla no-
stra Società la determinazione del Governo Superiore, che
ha concesso la legale riattivazione di questo Corpo Acca-
demico colla condizione però che sieno riformati gli Sta-
tuti, e modellati sulle norme di altre Società Agrarie dello
Stato già riconosciute ed approvate dalla Sacra Congrega-
zione degli Sludi. L'altro Dispaccio si riferisce, all'og-
getto medesimo, ed è nel tempo stesso il riscontro alla
lettera del nostro Presidente delli 21 prossimo passato Mag-
gio. Accompagna il primo di essi Dispacci il Decreto di
detta Sacra Congregazione in data 8 Marzo 1831 in forza
del quale vennero sospese tulle le Accademie dello Sialo,
62 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
ed inoltre vi si osserva uaito altro documento, e cioè una
copia del Regolamento per l'Accademia Agraria di Pesaro.
Il quale ultimo documento viene inviato alla Società per
una specie di norma nella richiesta riforma, e perchè si
conosca non essere di molta importanza le differenze che
passano fra il nostro Regolamento del 1809, e quello di
altra Società che già ottenne la superiore approvazione. Il
che tutto risulta dal tenore del mentovato Dispaccio.
Vedute le quali cose viene proposto che tutta la posi-
zione, insieme al Dispaccio suddetto venga rimessa alla
Censura, la quale rimane incaricala di esaminare, riferire,
e proporre quanto occorra per dare sollecitamente alla Le-
gazione il dovuto riscontro: e messa a voti la proposta è
stata approvata.
Si passa quindi alla lettura del Consuntivo per l'Anno
Accademico 1843-44 per riferimento della Censura, intor-
no al quale non occorrendo osservazioni viene unanima-
raente approvato. Similmente ottiene l' unanime approvazio-
ne, previa la necessaria analisi , il Preventivo pel 1845-46
esibito dalla Censura medesima, e sottoposto all' esame
del Corpo Accademico; il quale ordina perciò che il Se-
gretario impronti la lettera di domanda delli Se 620 annuo
assegno da chiedersi all'Illustrissimo Consiglio Provinciale
nella sua prossima tornata a norma del Preventivo suddetto.
Il Sig. Prof. Giuseppe Bertolonì per parte della Com-
missione incaricala dell'esame del Regolamento Boschivo
rimesso per consulta dalla lllnia Aramin. Provinciale, ri-
ferisce i risultali di tal esame, e conchiude collo stabilire
le massime sulle quali intende che possa essere compilato
il Rapporto della Commis£iane predetta, da innoltrare per
riscontro alla prelodata Aniministrazione della Provincia.
Le massime sono le seguenii: 1.^ Collivamento generale
del Bosco di Faggio, che si verrà riproducendo natural-
mente , e quello pur anche delle Conifere ne' luoghi adat-
tati. 2.^ Taglio totale di un determinato numero di Tor-
DELLjV provincia di BOLOGNA 63
nature, e taglio di diradamento per altrettante tornature,
in via di esperimento. 3." Curare la costruzione e mante-
nimento di strade rotabili, medianti le quali sia resa utile
la esistenza ed il prodotto dei Boschi.
Tutto questo risulta da Rapporto delll 22 Giugno, il
quale ottiene l'approvazione del Corpo Accademico, in
conseguenza di che si determina che venga trasmesso in
Copia alla prelodata Commissione Amministrativa coli' ac-
compagno di analoga lettera.
Per ultimo il Segretario presenta alla Società il dono
fatto dal Sig. Andrea Casazza distinto Agronomo Ferrarese
di un suo lavoro, che ha per titolo = Stato Agrario Eco-
nomico del Ferrarese pubblicato a Ferrara nel corrente
anno pel Taddei, := e lo slesso Segretario è incaricato di
esternare all'Autore il gradimento del Corpo Accademico ;
dopo di che il Signor Presidente avvisa lo scioglimento
della seduta.
Sessione sur aordinaria 30 Novembre 1845.
Viene letto il Progetto di Riforma del Regolamento
della Società fatto dalla Commissione di Censura dietro
gli ordini ricevuti dalla Legazione per tale Riforma. In se-
guito della quale lettura e dopo breve discussione , messo
il necessario partito, riesce questo a pieni voti favorevole,
e si stabilisce di rimettere immediatamente Copia all'Emi-
nentissimo Legato di detto Progetto, insieme a lettera ac-
compagnatoria.
Posto fine a questa pendenza il Sig. Marchese Vice-
Presidente comunica una lettera della Illnia Commissione
Provinciale, che partecipa l'approvazione riportata dalla
Legazione per quello che riguarda la sistemazione delle
selve appartenenti ai Comuni, e secondo le massime già
esternate dalla nostra Società dopo essere stata interpellala
in proposito dalla prelodata Commissione. In particolare
64 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
poi esprime la lettera slessa il desiderio che sollecitamente
vengano posti ad effetto quegli esperimenti che la nostra
Società stessa propose per conoscere il miglior modo di
operare alla conservazione e coltivazione di dette selve, e
conchiude con alcune relative domande. Per dar riscontro
alle quali il Corpo Accademico rimette la surriferita let-
tera alla Commissione incaricata delle sperienze, perchè
unitamente all' altra Commissione specialmente destinala
ad occuparsi di tutto ciò che riguarda l'affare dei boschi,
esamini il contenuto di essa lettera, e ne faccia riferimento
alla Censura , prendendo ancora quelle risoluzioni che l' ur-
genza della cosa possa richiedere.
Dopo di che dovendosi poi nella odierna seduta pro-
cedere anche al rinnovamento delle cariche , ed alla nomi-
na di nuovi Soci, a senso dell'Articolo XVII del Regola-
mento fin qui in vigore , e riconosciutosi dai Signori Ac-
cademici, che pendente l'approvazione del nuovo Regola-
mento, potrebbe riescire difettosa qualunque risoluzione
si fosse per prendere intorno a ciò, viene falla la propo-
sta di confermare provvisoriamente in carica que' Soci che
furono rispettivamente nominali nello scorso anno, e di so-
spendere pel momento qualunque proposta per la nomina
di nuovi Soci. Ed una tale mozione posta al partito delle
voci viene unanìmaraente approvata.
Sessione straordinaria 14 Dicembre 1845.
Il Presidente presenta alla Società per parte del Socio
Onorario Conte Annibale Ranuzzi l'Annuario Geografico
da lui pubblicato per l'anno 1845.
Si legge lettera dell' Ateneo Veneto che accompagna
i Volumi delle sue Esercitazioni Scientifiche e Letterarie,
e si ordina al Segretario di rendere i dovuti ringraziamenti.
Parimente si legge una lettera dell'Ateneo di Brescia,
e vale a dire il Programma Accademico pel premio bien-
nale, il quale viene ordinato che si deponga fra gli Alti.
DELLA PROVIINCIA DI BOLOGNA 65
Il Sig. Cav. Prof. Presidente passa alla lelliira della
sua Dissertazione di turno nella quale tratta Del Colora-
mento dei Bozzoli del Baco da seta procurato mediante
polveri di sostanze coloranti mescolate al cibo, e del pro-
babile passaggio del cibo nel sistema delle trachee.
Nella quale Memoria con mirabile chiarezza, e dottri-
na espone l'Accademico le osservazioni da lui istituite,
ppvjvalendosi ingegnosamente del coloramento prodotto ne'
vasi dalla naturale iniezione operata dal cibo preso dal-
l'animale. E per esse osservazioni concliiude l'Autore es-
sere dimostralo = molto probabile V ipotesi del passaggio
M diretto del chilo nelle reti delle minime trachee del tubo
M digerente; le quali, ai lati dello stesso canale alimen-
n lare, raccolte in tronchi maggiori Io dirigono verso le
» stigmate. Queste aperture collocale simmetricamente ai
» lati del corpo dell'insetto, non trasmettono già l'aria
» direttamente entro il sistema tracheale, ma per quanto
n almeno è sembrato a me di vedere dopo lunghe e mi-
» nule indagini danno accesso soltanto ad una piccola ca-
w vita a cieco fondo, a pareti finissime, sulle quali si ac-
» cumulano in copia straordinaria le trachee: rappresen-
w terebbero siffatte cavità altrettante piccole borse respi-
» ratorie, o circoscritti polmoni, molto analoghe per la
ì) forma, e per l'ufficio alla cavità respiratoria di certi
M Moluschi gasteropodi che portano perciò il nome di pol-
)) monati. Ed anche in questa supposizione verrebbe egual-
M mente spiegalo il fenomeno avvertilo dal Malpighi, che
» impedito cioè , mediante spalmature d' olio , l' accesso del-
» l'aria a traverso alle aperture stigmatiche, l'animale
M debba perire. Dai contorni poi delle borse respiratorie
» dove vanno ad inserirsi le trachee provenienti dall' inle-
)) slino, e cariche di chilo nascono altri tronchi, i quali
» ricevuto 1' umore che ha di già subito l' influenza dell'aria,
» 0 che si è, come è pure mollo probabile, conimescolata
w con esso , lo trasportano a tutte le diverse parli del cor-
N, Ann, Se. Natur. Serie IH. Tomo 3. 5
66 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
w po onde abbiano i materiali necessari alla loro nutri-
w zione. =
Oltre le quali importantissime conseguenze scientifiche
dedotte da tali osservazioni passa eziandio l'Autore a trarre
dalle medesime alcune conseguenze tecnologiche. Infatti
per le dette osservazioni = è dimostrato. che materie co-
w loranli di vario genere introdurre si possono, e percor-
w rere, quasi inalterate, tutto il canale digerente, né era
)) a dubitarsene conoscendo le esperienze del celebralissimo
» Ehrenberg, il quale con un mezzo del tutto analogo
w era riuscito a poter distinguere la complicata cavità di-
w gerente di minimi trasparenti infusorj, conservandoli per
w dato tempo in tinture intensamente colorate di sostanze
i) vegetabili, e massime nell'acquosa soluzione di indaco.
» Se con tanta facilità in un sol cibo deglutisce la larva
ì) del baco da seta polveri che dir si possono grossolane,
» quanto più facilmente non si approprierà molte altre
n polveri, e sostanze nocive che possono inquinare la fo-
M glia colla quale si alimentano j e quindi quanta diligenza
» non dovrà usare chi avrà in cura siffatti animali, affin-
» che in un col cibo ristoratore non siane introdotti prin-
ì) cìpi estremamente nocivi alla animale economia? E que-
W sto mezzo che diviene spesso sorgente di gravissimi danni
)) al prezioso animale potrebbe convertirsi in benefizio sa-
» lutare introducendo in un col cibo entro il di lui corpo
» sostanze atte ad impedire, o por rimedio a parecchi dei
» tanti mali dei quali l' uomo coli' addomesticarli ha resi
» partecipi anche i bruti. Se in fine l' umor sericeo non può
w alterarsi per la presenza di sostanze colorate, non solo
)> nel tubo digerente, ma nello stesso sistema tracheale dai
)> mezzi fin qui impiegati per ottenere il naturale, e spon-
» taneo coloramento del filo della seta, e del bozzolo non
ìì se ne possono attendere sicuri , ed utili risultamenli. z^
" DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 67
Sessione ordinaria 28 Dicembre 1845.
II Segretario legge la sua Memoria di turno, nella
quale brevemente espone alcune notizie intorno ad un in-
dividuo mostruoso di quella varietà di Raphanus Salivus,
che volgarmente porta il nome di Radicino;ed in fine del
suo discorso, presa occasione dall' essersi quest'oggi ra-
dunata la Società per la prima volta nella Sala di sua sta-
bile residenza, rende grazie all'Eccelso Magistrato perchè
per la generosa sua munificenza , e per concessione di lui
la Società medesima non solamente trovasi ora fornita delle
necessarie comodità di cui mancava, ma inoltre è messa a
parte di quell'onore che le deriva dal risiedere in questo
illustre Archiginnasio Bolognese,
Sessione ordinaria 11 Gennaio 1846.
È comunicata una lettera del Sig. Cav. Emilio De-Ti-
paldo di Venezia che ringrazia per la nomina di nostro
Socio Corrispondente.
Indi il Socio Ordinario Sig. Carlo Berti-Pichat legge
un ragionato Rapporto intorno all'Opera del Sig. Doti.
Luigi Saccardo intitolata Scoperta delle cause del Calcino
nei Bachi da Seta, e del Metodo generale di coltivazio-
ne qual sicuro preservamento della malattia stessa. Nel
quale Rapporto l'Accademico con molta dottrina, e con
giusta critica espone la sostanza di quell'Opera.
Alla quale interessante lettura un'altra più interes-
sante ne fa succedere il lodato Accademico, prendendo a
discutere la necessità, e la utilità di un Codice Agrario,
e proponendo una tal quistione in conseguenza delle do-
mande fatte qualche anno addietro da alcuni (cui confessa
di avere dapprima aderito Egli medesimo), i quali per
provvedeie a molli bisogni della nostra Agricoltura iaiplO'
68 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
ravano la compilazione di un siffatto Codice. Ond'è che
il Sig. Berli-Pichat richiamando ora ad un imparziale esa-
me tutte quelle ragioni che indur possono tanto ad ammet-
tere, quanto a rigettare quelle domande, e corredando i
suoi ragionamenti con speciali prove, e con scella erudi-
zione, passa a conchiudere escludendo assolutamente la
necessità di un tal Codice. Prende poi di qui occasione
ancora per lodare il divisamente della nostra Società, la
quale appunto per provvedere a que' bisogni per cui il
Codice sarebbe richiesto secondo il sentimento di taluno,
reputò poter essere in quella vece più utile di = Pren-
M dere in esame l'antico Statuto Bolognese nella parte che
» riguarda l'Economia Campestre, e additare se, e quali
» modificazioni, ed aggiunte possono al medesimo essere
» necessarie per adattarlo ai bisogni della nostra Provincia
)) al giorno d'oggi r= e rese questa proposta oggetto di
Premio nella pubblicazione del Programma del p. p. anno.
Parimenti poi dalla conchiusione anzidetta altra occasione
desume il Sig. Berti-Pichat per raccomandare la Nuova
Scrittura Colonica, laborioso lavoro della benemerita Con-
ferenza Agraria. E poiché il Ch. Accademico mostra in
fine la sua persuasione che né il Codice, né lo Statuto,
né la Scritta possono essere valevoli, né a toglier di mezzo
ogni motivo di dubbio o di contesa nella pratica della Col-
tivazione e della Pastorizia, né a decidere le quistioni al-
lorché insorgono, così Egli si limita a proporre, ed insiste
itel domandare l'istituzione di una specie di Tribunale cui
riccorrere nel caso richiamando in vigore l'antica costu-
manza dei Probi Viri, che decidevano un tempo anche fra
noi intorno alle vertenze nelle Arti, e nelle Manifatture;
a somiglianza de' quali si potrebbe erigere un Collegio di
Periti nell'Arte Agraria, al cui giudizio, e sull'esempio
di ciò che di recente si è pur fatto in Francia, fosse ri-
messa la decisione di qualsiasi relativa controversia.
DELIA PROVINCIA DI BOLOGNA 69
Sessione ordinaria 25 Gennaio 1846.
Sono presentate alla società le Opere inviale in dono
alla medesima le quali sono le seguenti :
V. 2.° degli Atti dell' I. R. Accademia Aretina.
Pensieri economici agrari della Conferenza di S. Gior-
gio di Piano.
Memorie di Agricoltura per la campagna ferrarese del
sig. Ingegnere Bavosi.
Voto Medico-Legale del sig. Augusto Ferro.
Note del medesimo in supplemento al voto slesso.
Memoria agronomica del sig. Antonio Codelupi.
Il lanificio militare di Arezzo del sig. Oreste Brizi.
Sull'influenza del tempo dello accoppiamento sulla
più 0 meno perfetta fecondazione delle uova dei Bacili da
seta del sig. Antonio Fineo.
Osservazioni pratiche sulle Sparagiare, del medesi-
mo Fineo.
Traduzioni delle lettere Chimiche di Ziebig del sig.
Carlo Orraea.
Traduzione della Economia di Crud fase. 15 del sig,
Antonio Codelupi.
Suir influenza delle risaie lavoro del sig. Farini.
Memorie pubblicate per cura della Associazione A-
graria.
Indi il Presidente invita il Socio Ordinario sig. Av-
vocalo Antonio Silvani a leggere la sua memoria di tur-
no , nella quale dopo aver lodalo il divisamento della So-
cietà, perchè colla proposta di un premio nel p. p. anno
diede impulso a presentare una collezione di tutte le leg-
gi Municipali, che hanno un rapporto immediato coli' A-
gricoltura, dichiara quanto sia a deplorarsi che niuno nel
prefinito termine abbia risposto all' invito. Di che trova
70 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
Egli il motivo , nel laborioso ed indaginoso lavoro neces-
sario a raccogliere i materiali sparsi in una Legislazione
di quattro secoli; nella difficoltà di ordinarli a formare
una collezione regolare , e nella necessità di ricorrere an-
che al diritto comune per esporli colla conveniente chia-
rezza. A superare le quali difficoltà propone che il lavo-
ro venga diviso per materie, sì che l'opera si possa rì-
partitamente eseguire da' Soci senza aver ricorso ad altri.
Né si limita l'Accademico ad una semplice proposta, ma
passa a dare un saggio di tal lavoro eseguito in quella
parte che riguarda le Leggi Municipali relative alle con-
trattazioni dei bestiami. II qual saggio forma il particola-
re soggetto della Memoria, e consiste in un elaborato pro-
spetto di esse leggi, e nella storia ragionata della loro
origine , e delle loro variazioni secondo i tempi , e le cir-
costanze, accompagnata da utilissime, e filosofiche rifles-
sioni intorno ai singoli casi redibitorii, alle costumanze
dei mercati , ed alle pratiche dei giudizi relativi. Intor-
no a che r Accademico , oltre alle ricerche strettamente
relative allo Statuto di Bologna, estendesi con opportuni
confronti a quelle che riguardano le pratiche legislative ,
e le costumanze delle vicine Provincie, e di altre ancora
fuor dello Stato ; il che tutto concorre a rendere vieppiù
utile , e pili commendevole il suo lavoro , corredato in o-
gni parte di quella erudizione, e di quella dottrina che
eminentemente ne dislingue 1' Autore.
Sessione Ordinaria 8 Febbraio 1846
Il Socio Ordinario, e Direttore dell'Orto Agrario sig.
Professore Giuseppe Bertoloni legge la sua memoria di
turno , la quale riesce interessantissima tanto per la va-
rietà , e la novità delle cose in essa esposte , quanto per
la precisione con cui 1' Accademico traila i diversi argo-
menti.
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 71
Nella prima parte di detta Memoria è richiamata l'at-
tenzione de' Soci ad uno studio non abbastanza fin qui
coltivato dagli Agronomi come pur si dovrebbe , lo stu-
dio cioè della Entomologia applicata all' Agricoltura. E
l'Accademico, comunicando alla società il frutto delle
sue osservazioni sopra quattro diverse specie d' Insetti ,
nuove relativamente alle ricerche agrarie , ed importanti
relativamente ai danni che esse arrecano alla coltivazione,
dimostra col fatto quanto sia necessario che il pratico A-
gricoltore si dia una maggior cura per indagare la manie-
ra di vita , e gli andamenti di questi animali cotanto qo->
civi ai vegetabili.
Il primo di essi Insetti è lo Scolitus flavìcornìs di
Cherville , e Guen, che è detto per Sinonimo ancora ScO'
litus haemorrhous da Megel , e Villa ; specie che fu già
annunziata , e descritta dall' Accademico nel p. p. Anno
come un xilofago produttore di malattia , e di morte alle
giovani piante del Melo: ed ora per nuove osservazioni
fatte ne vien dato il completamento della storia , mentre
vengono anche presentati molti individui della specie.
Il secondo insetto descritto dall' Accademico è un Col-
eottero appartenente allo slesso genere del precedente, e
cioè lo Scolitus destructor di Olivier , animaletto i cui
danni gravissimi nella corteccia dei giovani Olmi special-
mente se coltivati in terreno pingue , e perciò molto no-
tabili negli Orti all' intorno di Bologna , furono scoperti
per l'attenta osservazione dell'Accademico nel corso di
quattro consecutivi anni. Sopra le quali osservazioni Egli
ha potuto stabilire deduzioni che saranno indubitatamente
molto utili nella scelta del terreno, e della località, on-
de preservare i vivai da un danno che è gravissimo , e
mollo comune in certi luoghi.
Passa dipoi a tener discorso di due altri insetti a lui
inviati dal nostro Vice-Presidente , che avendoli ricevuti
dal Fattore dell' Opera de' Vergognosi sig. Marcellino
72 RENDICONTO DELLA 80C. AGRARIA
Serra Zanelli colla indicazione di animaletti nocivi V uno '
air Elba Medica , e 1' altro al Giano aveva riputato an-
cora che fossero meritevoli di studio.
Ma del primo di essi riconosciuto immediatamente
dal Professore Bertoloni per V A pioti gravidum di Oli-
vier , Coleottero due volte appena più grande di una pul-
ce, della famiglia flei Corcuglioneidi , dichiara l'Acca-
demico di non avere fin qui potuto procacciarsi notizia
alcuna né intorno al suo modo di vivere , né intorno al-
la maniera con cui rechi l'annunziato danno: e però li-
iiìilandosi per ora ad indicare per analogia la congettu-
ra che esso possa essere realmente nocivo alla Medica ,
poiché in un articolo della Società Entomologica di Fran-
cia trova indicato un' altra specie di Apion come nociva
al Trifoglio , si restringe semplicemente ad invitare fra
tanto gli Agronomi a più diligenti indagini , ed osserva-
zioni sopra siffatto animaluccio.
Quanto all'altro insetto trovato sul Grano, al contra-
rio del precedente la specie é fin qui sconosciuta o incer-
ta almeno , ma patente il danno. Questo animaletto non
fu presentato all' Accademico in istato di perfetto anima-
le, ma bensì in quello di crisalide, della quale dopo a-
ver Egli dato una esatta descrizione continua la storia
colle seguenti parole : « Varie delle descrittevi crisalidi ,
M come vedete dagli esemplari , si trovano sempre racchiu-
» se fra la inserzione della prima , o delle prime foglie
M del Grano col culmo , e que' culmi che portano entro
M la base delle loro foglie siffatti animali non mostrano
« all' esterno nessuna lesione del continuo nei loro tessu-
« ti; soltanto si veggono tisici, e macilenti principal-
)) mente nella porzione di questo culmo , che parte dal
» colletto, e si estende sino alla prima inserzione della
M foglia, la quale nella base è turgida per le crisalidi
w contenute in numero di tre, o di quattro, o di cinque,
w 0 anche di sei ne' diversi culmi. In somma presente-
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 73
» mente si direbbe che soltanto la presenza di queste cri-
w salidi, le quali principalmente si trovano attorno al
» primo nodo del Grano ^ sia la causa di tanta rovina
» nelle pianticelle ».
Fin qui r Accademico , il quale conchiude questa
prima parte del suo Ragionamento col congetturare che,
essendo sopra terra 1' offesa , possa anche il Grano ripul-
lulare , come da tutto il complesso delle osservazioni con-
gettura altresì che questa specie sia la Cecidomia cerea-
lis di Rondani , che può vedersi descritta dall' illustre na-
turalista Parmigiano nei nuovi Annali delle scienze Na-
turali Voi. IX pag. 159.
Nella seconda parte del suo discorso il Professore
Bertoloni dà a conoscere i tentativi fatti da un' illustre
Agronomo suo conoscente il sig. Conte Lorenzo Adami
di Fermo , per coltivare nelle Marche la Nicotiana glau-
ca Graham , e per ricavarne un Tabacco da naso. Pre-
senta nel tempo stesso la pianta viva che si coltiva da
molti anni nel Giardino Botanico dalla Pontificia Univer-
sità , ove talvolta in esposizione meridionale ha passato
bene l' inverno all' aria aperta. Presenta inoltre un sag-
gio di detto tabacco preparato senza alcuna industria o
acconciatura di fabbrica, e propone ancora l'uso della
sua foglia per fumo , a somiglianza di altre foglie che
vengono pure usale da alcuni in sostituzione a quelle del-
la Nicotiana Tabacum.
Passa indi ad annunciare la scoperta di una nuova
specie di Gelso , della quale alcuni esemplari diseccati fu-
rono a lui spediti dal Mozambico dal nostro concittadino
sig. Cavaliere Carlo Fornasini colà dimorante da più an-
ni. L' Accademico dopo di avere accuratamente descritta
tale pianta che principalmente distinguesi dai Gelsi fin qui
conosciuti per avere le foglie molto acuminate , ed i ra-
mi pieghevoli molto e pendenti verso terra , rimarca an-
cora la particolarità di essere la prima specie di Gelso
74 RENO. DELLA SOC. AGRARIA DELLA PROV. DI BOL.
Affricano che si conosca. E quanto all' uso della pianta j
benché non creda di potere per semplice analogia assicu-
rare che la foglia sia utile pei Bachi , e si tenga certo
della buona riescita coltivandola attesa la diversità trop-
po grande del clima , pure Egli si propone d' istituire
qualche tentativo , ed incita altri ancora a fare lo slesso
esibendosi di metterli a parte di quella piccola quantità
di semenza , che ne fu a lui mandata dal detto Fornasi-
ni. La qual semenza Egli presenta al Corpo Accademico
insieme a quella di una Canapa salvatica , indigena pa-
rimenti del Mozambico , dalla quale gli abitanti di quei
paesi non ricavano tiglio , ma ne usano la foglia per fu-
mare , ed Egli desideroso pure di propagare eziandio que-
sta , propone di tentarne la semina , ed a tale effetto ne
offre ai Soci alquanto di seme. Colla quale proposta chiu-
de r Accademico il suo Ragionamento e l' adunanza si
scioglie.
(continua)
RisuUamenti di osservazioni fatte dal QuETELEt
sulle variazioni delV elettricità atmosferica
dal 1844 al 1849 con alcune parole in-
torno al saggio di Meteorologia del Palàgi.
Il Quctelet, Segretario Perpetuo dell'Accademia Reale Bel-
gica , in una delle adunanze del 1849 nel presentare i risulta-
menti delle sue giornaliere osservazioni sopra l' elettricità del-
l' aria dal 1844 fino alla fine del 1848 potè far vedere chiara-
mente che dal cominciare dell' anno 1849 V elettricità atmosfe-
rica si era mostrata costantemente minore di quella degli anni
antecedenti, paragonando, come ben devesi intendere, i vaio-
OSSERVAZIONI FATTE DAL QUETELET 76
ti Ottenuti nelle medesime epoche annuali. Nel volgere 1' atten-
to suo sguardo a questa anomalia il Quetelet seco medesimo si
determinò di andare ben cauto; perciocché allora il cholera in-
fieriva con quanta forza poteva ; né punto desiderava di aggiun-
gere qualsiasi timore a que' molti che fra il popolo andavano
sorgendo. Ma oggi ( adun. del 5 ottobre 1849) calmatosi il fu-
rore del cholera , giudica dì dovere comunicare le osservazioni
stesse, che rendevano manifesta cotale anomalia, la quale d'al-
tronde più non appare dal principio d' agosto. Del resto il
Quetelet non pretende punto di porre una relazione fra la co-
stituzione atmosferica , e la cholerica epidemia.
„ Io ho voluto, ei dice, tanto più volonteroso pubblicare
i miei risultamenti mensili , in quanto che io conosco pochis-
simi luoghi in Europa , ove si osservi 1' elettricità atmosferica
con metodo giornaliero od orario ; ne so dove si dieno al pub-
blico per le stampe i medii mensili di questo elemento in quel-
la guisa , che si tiene per gli altri elementi meteorologici.
„ V istrumento , di cui io mi sono servito , è T elettro-
metro del Peltier; ed ho esposto altrove tutte le precauzioni,
che e' fa d' uopo avere affine di ottenere risultamenti fra di lo-
ro paragonabili. Queste difficoltà tornano assai grandi per non
potersi giovare di tutti gli osservatori , che sarebbero inclinati
a volgere gli occhi , e la mente all'elettricità dell'aria (1).
„ Ecco, continua a dire il Quetelet, ecco i medii mensili,
che si sono per me otleuuti dal mese di agosto 1844 al set-
tembre 1849, avvertendo che prima d'agosto non aveva fatto
uso dell' elettrometro del Peltier, ma del solo elettroscopio del
medesimo.
„ Debbo rammentare , che i gradi osservali sopra all' i-
slrumenlo non sono immediatamente paragonabili fra di loro ;
ma fa d'uopo, per istabilire i debiti confronti, che si assu-
mano gli equivalenti valori dei diversi gradi dell'elettrometro,
misurati per mezzo della bilancia di Coulomb ; ed è per questa
(\) Daremo in appresso la descrizione dell' istrumento del
Peltier con altre considerazioni sulla elettricità tratte dagli An-
nali dell' Osservatorio Reale di Brusselles.
76
OSSERVAZIOI FATTE DAL QUETELET
ragione che io ho calcolato un' apposita tabella. Tutto ciò ren-
desi manifesto nel mio lavoro intorno alla elettricità atmo-
sferica.
MESI
MEDII DEI GRADI OSSERVATI
MEDII
MEDII
1844
1845
1846 1847 1848
1844-1848
1849
Gennaio . .
0
50*^
50°
63°
50"
53"
39"
Febbraio . . .
55
45
45
44
47
36
Marzo . . .
44
26
47
36
38
27
Aprile . . .
27
23
30
27
27
20
Maggio . .
26
19
21
18
21
16
Giugno . .
18
18
18
18
18
13
Luglio . . .
21
14
18
22
19
14
Agosto . . .
. 28
27
22
26
24
21
21
Settembre .
29
29
23
17
24
24
24
Ottobre . ,
31
42
26
30
32
38
»
Novembre .
33
44
41
35
36
38
3»
Dicembre. .
. 46
53
57
48
43
50
»
y. Così pel mese di gennaio dal 1845 al 1848 I' elettrome-
tro del Peltier ha indicato un valore medio di 53"; nel 1849
il medio non è stato che di 39". La medesima disuguaglianza
si è trovata fino al mese di agosto: in appresso tutto sembra
essere ritornato nell' ordine primitivo.
5, La diminuzione dell' elettricità nel 1849 non ha impedi-
to che il periodo annuale seguiti il proprio corso. 11 massimo
annuale , come negli anni comuni, si è ottenuto nel gennaio,
ed il minimo nel giugno.
„ I massimi , ed i minimi assoluti di ciascun mese sono
egualmente rappresentati da valori inferiori a quelli , che si
ebbero dai medii dei cinque anni , e cioè dal 1844 al 1848, co-
me ognuno può vedere nella sottoposta tavola ,,.
OSSERVAZIONI FATTE DAL QUETELET
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78 OSSERVAZIONI FATTE DAL QUETELET
Abbiamo desiderato riportare quanto contiene Vlnstitut,
Journal Universcl des Sciences ec. intorno alle osservazioni del
Quetelet sulla elettricità atmosferica affine di cogliere 1' occa-
sione di raccomandare agli osservatori, ed ai direttori dei pub-
blici stabilimenti di fìsica sperimentale le osservazioni sulla atmo-
sferica elettricità. Perciocché, come ben dice il Quetelet, nes-
suno, 0 pochissimi hanno preso cura di tali osservazioni, forse
dubitando che fossero desse poco giovevoli alla pubblica salute,
0 potessero porgere poco sollievo a' miseri infermi. Noi senza
dubbio non vogliamo spingere 1' ardimento fino ad assicurare ,
che debba esistere una stretta connessione fra i fenomeni spe-
cialmente elettrici e le malattie , siccome avvertiva il celebre
Quetelet , uno dei primi contemplatori dei fenomeni atmosferi-
ci ; ma crediamo di essere ben certi , che il moltiplicare ovun-
que le osservazioni meteorologiche, e specialmente le elettriche
ci condurrà un qualche giorno a determinare , in quale manie-
ra concorrano i fenomeni meteorologici ad alterare la costitu-
zione fìsica dell' uomo oltre alla loro influenza sulla vegeta-
zione.
E qui non possiamo che rammentare con piacere quanto
sia sollecito delie osservazioni meteorologiche il Dottore in ma-
tematica ed in medicina Alessandro Palagi, il quale diede alla
luce nel 1850 il primo suo decennio di meteorologiche osserva-
zioni , ben dimostrando come esso sia persuaso al pari del Que-
telet che utili debbano tornare le osservazioni sull' elettricità
atmosferica , forse seguitando 1' opinione del celebre Professore
Piani, Segretario Perpetuo dell' Accademia delle Scienze dell' I-
slituto di Bologna , il quale nel rendiconto accademico dell' a-
dunanza del 26 novembre 1849 scriveva che „ a proraovere la
scienza della natura valsero assai meglio le osservazioni di un
Malpighi, e le esperienze di un Galvani, che i vortici di Carte-
sio , e le monadi di Leibnizio ,,. E noi speriamo che il Palagi
riuscirà ad istituire con metodo orario nella Specola di Bolo-
gna osservazioni sull' elettricità dell' aria , siccome ci sta so-
venti volle pensando, se di ciò ben siamo fatti consapevoli.
E ben ci pare, che alle lodi date dal Dottor Predieri al
Palagi ( Nuovi Annali delle Scienze Naturali. Serie III. T. II.
pag. 308) e dal Dottor F. S. Pistocchi (Bullettino delle Scienze
OSSERVAZIONI FATTE DAL QUETELET 79
Mediche. Novembre 1859) si possa aggiungere quella di avere
il Palagi rivolto la mente alle cagioni degli effetti atmosferici ^
forte dubitando non potersi ammettere per le vere quelle che
la scienza a giorni nostri ci off're; ma sembra clic ei desideri
aspettare
„ Come uom che solo luogo e tempo aspetta „
che le osservazioni con migliori metodi instituite gli sieno di
guida alla spiegazione de' medesimi fenomeni. In tale maniera
si solleverà dal numero dei semplici osservatori, e dà tutta la
speranza di riuscire esatto contemplatore e sottile investigato-
re della natura. Per altro pare ad alcuni, che, troppo traspor-
tato , e quasi rapito dall' idea delle influenze tanto estese del-
l' elettricità atmosferica , abbia credulo il Palagi potersi fare
alla teorica del flusso e del riflusso dei mari, appoggiata,
come tutti sanno , sulla attrazione della Luna , tale una modi-
ficazione da temere grandemente che questa debba piuttosto di-
pendere principalmente dall' elettricità atmosferica. Senza ri-
portare il nostro pensiero, diremo soltanto di avere trovato
negli ultimi rendiconti delle adunanze , e dei lavori dell' Acca-
demia napolitana delle Sciente della Società Reale Borbonica
(Tomo Vili. pag. 353 e T. IX. pag. 49) una lunga serie di
osservazioni , ed una lunga dissertazione di V. StrelHeur intor-
no alla insufficienza della attrazione Lunare nella formazione
del flusso e del riflusso del mare.
Riporteremo ancora a favore dell' ipotesi del Palagi il se-
guente paragrafo delle lezioni di fisica del celebre Matteucci
(quarta ed ultima edizione. Pisa 1 Novembre 1850).
,, Una parola infine sulle variazioni della pressione atmo-
sferica , e sui venti. Descrivendovi il barometro, ed esponendo-
vi la teoria di quest' istrumento vi parlai delle variazioni pe-
riodiche, e diurne della colonna barometrica. Vi sono nel gior-
no due massimi, e due minimi nell'altezza del barometro; le
ore di questi periodi sono invariabili all'equatore. L'altezza
media nel giorno è sensibilmente quella delle 12 ore e mezzo
nei nostri climi; ai tropici quest'ora è alquanto più tardi.
Air equatore le variazioni del barometro sono le più piccole
possibili , ed ai poli le massime. Pare che le variazioni pe-
80 OSSERVAZIONI FATTE DAL QUETELET
riodiche della pressione atmosferica indichino una corrispondente
variazione nelV altezza del mare. Secondo Aimè all' abbassarsi
del barometro salirebbe il livello del mare „.
Che poi r elettricità atmosferica possa esserne la causa
principale , noi pure aspetteremo col Palagi ad ammettere quan-
do i fatti ce lo abbiano manifestato. Ed intanto si deve grande
lode al Palagi il quale avrà potuto raccogliere fatti , e ragioni
dei medesimi per opporsi ad una teoria fondata dalla celebrità
di tanti uomini immortali , somigliante al filosofo pisano, il
quale mai non vide V orrore della natura al vacuo , e forse
seco medesimo dicendo al pari dello Strefileur , che „ prima di
calcolare fa d' uopo essere sicuro degli elementi da sottoporre
ài calcolo „. Pensiamo frattanto che in altro lavoro il Palagi
ci vorrà più dilTusamente spiegare i propri pensamenti ;, allor-
ché avrà abbastanza raccolto e fatti ed acconce osservazioni ;
né vorrà certo essere restio a modificameli , quando i falli vi
si opponessero , seguendo da saggio il vero filosofo , il quale ,
per dirlo colle parole del Piani, sa ripudiare, e combattere
l'opinione, che abbia altra volta abbracciata , e difesa. (Reud.
Accad. 13 dicembre 1849 della Memoria del celebre Professo-
re Calori). A Dio piaccia che le cure del Palagi, e di quan-
ti pongono 1' animo al progresso degli studi meteorologici toc-
chino la meta che si propongono , e cioè il perfezionamento di
queste fisiche discipline , di maniera che per esse ne migliori
r agricoltura , ne profìtti il commercio , e la igiene specialmen-
te ne tragga norme razionali , giovevoli alla pubblica e priva-
ta salute.
A. S.
8f
Description of teeth and — Descrizione di denti
e di porzioni dì mascelle di due quadrupe-
di anlracolerioidi estinti ( Hyopotamus ve-
ctianus e H. bovinus) , scoperti dalla Mar-
chesa d'Haslings nei depositi eocenici della
costa nord-ovest delV isola di Wighl ; con un
saggio di sviluppo dell' idea di Cuvier di
classificare i Pachidermi dietro il numero
delle dita. — Del Prof. R. Owen ( Giorna-
le ebdomadario della Soc. Geol. di Londra^
processo verbale, 3 novembre 1847>
e Estratto del sìg. Ad. Focìllon. — Revue Zoologique
1850 pag. 185. ;
Come indica il titolo , questo lavoro si divìde iu due
parli. La 1.^ puramente descrittiva , è una lunga e dotta dis-
sertazione sui Pachidermi, i cui frammenti formano il soggetto
della Memoria, e sui loro rapporti cogli Antracoleri. Questi
Pachidermi si avvicinano a queir Aniracoterio di Puy-in-Velayj,
di cui Cuvier aveva veduto e descritto dei denti, e che, secon-
do Meyer, Blainville chiama Antracoterio del Velay. A. velati-
num di Blainville. Già Cuvier avea detto, dietro ciò che ne sa-
peva , che questa specie presentava dei molari superiori più lar-
ghi che lunghi , e si accostava a quelli degli Anoploteri. Ulte-
riori scoperte avevano fatto conoscere le proporzioni più pic-
cole dei canini, la loro differente posizione relativamente al
primo falso molare , e le modificazioni dei molari inferiori in
confronto di quei della mascella superiore. Fin d' allora questo
Antracoterio differiva assai dall' Antracoterio tipicOj A. magnum^
N, Ann. 5c. Natuk. Sebie 111. Tomo 3, 6
82 DESCRIZIONE DI DENTI
per formare se non un nuovo genere , almeno una sezione di-
stinta nel genere ÀnthracoUrinm. Gli avanzi scoperti da Lady
Hastings , dice R. Owen , appartengono a questa sezione pei ca-
ratteri dei denti molari ; ma nel tempo stesso la separazione in
un genere distinto degli Antracoteri propri è più chiaramente
stabilita dalla maggiore complicazione dei falsi molari. Ei pro-
pone , per questo nuovo genere, il nome d' Hyopotamus ; a cau-
sa della provenienza, una specie , della statura del Tapiro , sa-
rebbe V H. vectianus ; l'altra più grande, i cui denti annun-
ciano una statura paragonabile a quella del bue , sarebbe 1' H.
bovinus. Due belle tavole rappresentano ì caratteri generici
tratti necessariamente dai denti che 1' autore descrive d' altron-
de con tulli i dettagli che la scienza può desiderare , confron-
tandoli con quelli di tutti gli altri Mammiferi co' quali essi
hanno qualche analogia: i Cheropotami , Antracoteri, Dicodon-
ti, Hyracoteri, pei veri e falsi molari, e i Porci pegli incisivi.
Senz" entrare in quei dettagli che un' analisi non può che in-
dicare , non tralascieremo di dire che la formola data dal sig.
qo|| A A ^^
Owea è in — ;c. — ; f. m. — ; v. m. — = 44. I caratteri
3 3 11 4 4 3 3
della dentizione indicano pure al dotto professore che gli Ilio-
potami dovevano avere le dita in numero pari , come i Porci e
gli Ippopotami. Questa prima parte viene terminata con una
discussione delle idee del sig. Blainville sulla classificazione ge-
nerica di Pachidermi fossili , e fra gli altri del Chaeropotamus
di Cuvier. Dando poscia un' occhiata generale su alcuni punti
di questa lunga serie di Pachidermi , mostrante il legame che
si osserva fra i caratteri tratti dal numero delle dita e l' in-
sieme degli altri caratteri, il sig. Owen perviene a quest'idee
di Cuvier, di classificare quest'ordine della serie degli Ungu-
lati secondo il numero pari o dispari delle dita. Dopo un dotto
esame dei caratteri coli' aiuto dei quali si può suddividere me-
todicamente gli Ungulati , e delle diverse idee che i zoologi
hanno professato su questo rapporto , il zoologo inglese svilup-
pa una nuova classificazione degli Ungulati , già indicata nella
sua Odoniografia , pag. 523 , ma con altri nomi. Noi daremo
soltanto i caratteri de' suoi gruppi e la loro circoscrizione. La
sezione dei Mammiferi Ungulati dividrebbesi in 3 gruppi:
DEL PROF. R. OWEN 83
i.^ Artiodactili. — Quadrupedi ungulati colle dita in nu-
mero pari , due o quattro ; e che hanno uno stomaco suddivi-
so 0 complicato , e un cieco semplice moderatamente sviluppa-
to. Esempio Bue, Porco, Pecari, Ippopotamo.
2° Perissodactili. — Quadrupedi ungulati con dita in a-
zionp. nella marcia in numero dispari, uno o tre; e che hanno
uno stomaco semplice , e un cieco enorme o complicato. Esem-
pio: Cavallo, Tapiro, Rinoceronte, Daman.
3.0 Prohoscidei. — Rassomigliano ai precedenti per le loro
dita in numero dispari , cinque; per il loro stomaco comparati-
vamente semplice e il loro enorme cieco ; ma congiungono a
una lunga proboscide^ tante altre particolarità di struttura che
meritano dì formare un gruppo distinto negli Ungulati.
• La 1.* di queste divisioni si divide in due gruppi subordi-
nati, gli Artiodaciili ruminanti, e gli Artiodactili non rumi-
nanti.
I generi viventi o fossili sono cosi distribuiti in queste di-
verse suddivisioni:
Artiodactili Ruminanti. — Ànoplotherium , Chalicotherium ,
Dichobune , Cainotherium , Xiphodon, Moschus , Antilope , Ovis ,
Bos , Cervus, Camelopardalis, Camelus , Merycotherium , Mery-
copolamus.
Artiodactili non Ruminanti. — Hyppopotamus , Dichodon ,
Uyracotherium , Hyopotamus , Anthracotherium , Hippophius ,
Cliaeropotamus , Adapis (?) , Dicotyles , Phacochaerus , Sus.
La 2.** divisione quella dei Perissodactili , comprende i ge-
neri : Palaeotherium , Paloplotherium , Lophiodon, Corìjphodon ,
Tapirus , Macrauchenia , Nesodon , Hippotherium,, Equus , Eia-
smotherium , Ilyrax , Rhinoceros , Aurotìierium.
In fine la 3.* quella dei Proboscidei , i generi. Elephas ,
Mastodon.
Noi crediamo dì non dover por fine a quest' analisi senza
rammentare un' altra classificazione proposta in Francia dal
sig. Pomel , e della quale è stata pubblicata un' analisi nella
Rivista Zoologica del 1848 pag. 181. Questa classificazione of-
fre, con quella dell' Owen , numerosi punti di rassomiglianza,
e una comunanza di principio e di denominazioni che rendono
iudispensabile questo confronto.
84 DESCRIZIONE DI DENTI
La Memoria del Sig. Porael è stata letta all'Accademia delle
Scienze di Parigi il 19 Giugno 1848, cioè 7 mesi dopo la com-
parsa del lavoro di Owen , che fu comunicato alla Società Geo-
logica di Londra il 3 Novembre 1847. Noi nulla pretendiamo
concliiudere quanto all'origine della Memoria di Pommel , è una
semplice contestazione di date. Osservando quest'ultimo lavoro ;,
si resta meravigliati di trovarvi i tre nomi della classificazione
del zoologo inglese, e sarebbesi naturalmente tentali di riguar-
dare i gruppi che essi designano come sinonimi di quelli che
noi abbiamo or ora analizzati; ciò sarebbe un'errore. L'ordine
degli Ungulati del Sig. Pommel dividesi in quattro famiglie :
Proboscidei , Perissodaclili , Artiodactili, Collodadili. La prima
di queste famiglie corrisponde esattamente a quella che Owen
designa sotto il nome medesimo, salvo che l'autore inglese non
vi ha inscritto il genere Dinotherium. La seconda nel suo in-
sieme, offre la stessa identità , ma con alcune differenze nei
dettagli. I generi vi sono aggruppati circa lo stesso modo ; però
i generi Palaeotherium, Palaplotherium, posti da Owen alla fine
del gruppo dopo i Tapirus, Lophiodon, ecc. , sono avvicinati da
Pommel ai generi Equus e Hippotherium ; il genere IJyracotlie-
rium, posto in questo gruppo da quest'ultimo, è collocato da
Owen negli Artiodactili non ruminanti. Alcuni nomi, infine, di
generi sono in questo gruppo inscritti dall' uno soltanto dei due
autori; sono per Pommel, Plagiolophus ; Anchitherium , Tapiro-
therium; per Owen, Nesodon. Quanto alla terza famiglia, essa
dà luogo ad una enorme divergenza fra i due autori; divergenza
che sgraziatamente dissimula la comunanza del nome. Mentre
che gli Artiodactili di Owen abbracciano tulli gli Ungulati pa-
ridigitati, ruminanti o no, Pomel, conservando questo nome,
non vi comprende più che i Pachidermi paridigitati circa come
Cuvier l'aveva stabilito, e forma dei ruminanti, scilo il nome
di Collodactili una quarlA famiglia indipendente, che entra come
suddivisione negli Artiodactili di Owen. Questa confusione di
termini dà a questa comparazione una reale importanza. La di-
stribuzione dei generi offre d'altronde più d'un punto da di-
lucidare. Pomel, nei suoi Artiodactili (Pachidermi a dita pari),
che imperfettamente corrispondono agli Artiodactili non rumi-
nauti, avvicina ai Sus il genere Ilippopolamus , e il genere vi-
DEL PROF. R. OWEN 85
cino Hexaprotodon che Owen non cita. Egli separa dal genere
Sus il genere Babirussa; ei pone a lato di questi generi il Pa-
leochacrus che l'autore inglese pure non indica. I generi Anw-
dus , Brachygnatus ( Antrhrac. Gergovianum) , e Chaeromeryx
( Anthrac. Lilistrense), non si trovano che in Pomel, come
Owen solo cita gli Hippophyus e Hyopotamus. Ma le diflerenze
capitali stanno sui sei generi Merycopotamus , Xiphodon, Ani-
sodon , 0 Chalicotherium , Anoplotherium , Dichobune , Cainothe-
rium, che Ponici pone fra i suoi Artiodactili , mentre che Owen
li mette fra i suoi Artiodactili ruminanti, o i Collodactili del
paleontologo francese.
La circoscrizione dei gruppi dì queste due classificazioni,
non presenta sola delle differenze; la loro caratteristica è lun-
gi ancora dall'essere identica, e Pomel non servasi che dei ca-
ratteri tratti dallo scheletro e dai denti, senza dubbio sotto il
punto di vista dei fossili ; mentre che Owen vi aggiunge le con-
siderazioni che noi abbiamo indicate sul relativo sviluppo dell'ap-
parecchio stomacale e del cieco.
Nota sulle regioni dell' oro in California ;
estratta da una lettera di M. C. S. Lyman.
{L'Institut N. 837, 1850)
Pueblo di San José, 27 Marzo 1849.
„ Dalla base occidentale fino alla sommità della
catena della Sierra Nevada , vi è una distanza che generalmente
si valuta di più di 100 miglia (160 chilometri). Il versante oc-
cidentale è interrotto in mille luoghi e in forma di precipizio,
e nei profondi burroni che Io solcano veggonsi scorrere nume-
rosi ruscelli che sono altrettanti tributarli del Sacramento e della
riviera di San Gioacchino. La regione dell'oro forma una zona
longitudinale di 10 a 40 miglia di larghezza ( 16 a 64 chilome-
tri) a metà del fianco, o un po' più basso, fra la sommità e
86 NOTA SCILE REGIONI DELL' ORO
la base della catena, e prolungandosi in lunghezza fino a una
distanza di parecchie centinaja di miglia, su 4 o 500 delle quali
sono stati intrapresi considerevoli lavori. Le miniere d'oro, vi-
cino a San Fernando, in un confluente o ramo della stessa catena
che si conosce e si scava con qualche estensione da molli anni,
fanno , senza dubbio alcuno parte del medesimo gran deposito.
Accostandosi alla regione dell'oro per la valle del Sacra-
mento 0 di San Gioacchino , dopo aver lasciata la pianura , l'at-
tenzione si ferma su immensi ammassi di sassi di quarzo, lieve-
mente arrotondati e della grossezza d'una noce, sparsi sulle ele-
vazioni di dolce pendio, che formano la base occidentale delle
montagne nevose. Quivi non non v'è che pochissimo suolo, e
la terra vi è d' un colore rosso giallastro e quasi sprovvista di
vegetazione. Più vicino ai depositi d'oro i sassi di quarzo pren-
dono delle dimensioni più forti e assai di frequente si osserva-
no dei massi erratici d'una considerabile dimensione. Il quarzo
è così uniformemente associato all' oro , che l' esploratore il me-
no istrutto non penserà mai a ricercare questo metallo là ove
il quarzo non si mostra in abbondanza. Valicando ivi le monta-
gne, è facile il dire quando si lascia la regione dell'oro per
la subitanea disparizione del quarzo. Nel mese d'agosto 1848
accompagnato dal Sig. Douglass e altri naturalisti, siamo par-
titi dai dry-diggins o scavi a secco, vicino al Rio de los Ameri-
canos, per elevarci di alcune miglia al di sopra delle nevi;, go-
dendo in sommo grado della scena sublime e imponente che ci
presentavano quei massi superbi, e quelle montagne scoscese, se-
parate le une dalle altre da burroni d'una spaventevole profondità,
e coronata da foreste primitive composte di abeti e di pini, veri
colossi vegetali. La colonna vertebrale di questa catena di mon-
tagne è di granito, le cui diverse varietà hanno costituito, quasi
da sé sole, le roccie apparenti nelle ultime miglia del no-
stro viaggio d'escursione. Discendendo abbiamo successivamente
passato davanti a diverse forme di gneiss e altre rocce primi-
tive e di transizione, fino a che siamo arrivati alle formazioni
schistose che dominano in questa porzione del distretto aurifero
In quest'occasione siamo penetrati fino a 40-45 miglia al di là dei
dry-diggins^ ed è a gran fatica se 12 o 15 miglia dopo aver la
sciato il quarzo salendo non si scuopre la minima particella d'oro.
IN CALIFORNIA 87
Come r ho detto , lo schisto è la roccia dominante nella re-
gione dell'oro, vicino al Rio de los Americanos. Sonvi molte
varietà di questa roccia ; se ne trovano allo slato semi-compatto
e friabile, altre compatte, dure e massiccie, rassomiglianti al
gres verde. Le lamine dei letti dello schisto sono pressoché per-
pendicolari , e la loro direzione circa N. N. 0. e S. S. E. o quasi
nello stesso senso di quello della catena. Questi letti di schisti
sovente racchiudono delle dighe o banchi di quarzo di diversi
piedi di spessore. Dai dry-diggins più sopra mentovati, si passa
ad angolo retto sul taglio posto verticalmente dagli strati con-
tinui dello schisto su d'una lunghezza di 4-5 miglia; e, nella
direzione, veggonsi sovente prolungare degli strati di questa
roccia al di là di parecchie miglia ; ma non ho avuto occasione
d'assicurarmi se facevano parte dello stesso gran deposito.
In alcune delle più ricche esplorazioni che siano state an-
cora fatte , la formazione schistosa giace immediatamente sotto
gli strati del diluvium che contiene l'oro e trovasi ancora molto
oro nelle crepature dello schisto , il taglio aspro e ineguale de-
gli strati rialzati formanti innumerevoli ricettacoli o tasche co-
me cosi son chiamate, in cui il metallo si è depositato in origine
in seguito del suo proprio peso e dell'azione delle acque.
È quest'associazione fortuita dell'oro colie roccie schistose
che ha dato luogo all'asserzione, pronunziata ancora da persone
generalmente bene informate, ohe l'oro esiste in corpo alla roc-
cia slessa, che ne forma una parte integrante nel modo stesso
che le piriti di ferro entrano nella composizione delle roccie in
cui si trovano.
Ma in nessun luogo io ho veduto l'oro nello schisto ec-
cetto in circostanze in cui potevasi spiegare la sua presen-
za per la sua introduzione dal difuori, un esame più atten-
to permettendo di scuoprire una fessura o un'apertura per la
quale è potuto entrare. Le più ricche di queste tasche sono
sul fondo dei burroni profondi che sembrano essere slati scavati
nel corpo dello schisto e generalmente in situazioni in cui que-
sto fondo, dopo esser disceso sotto un'inclinazione considerabile
per qualche tempo, si fa più vicino all'orizzontale. Immediatamen-
te dopo una caduta a precipizio o una rapida discesa, e in fondo
a un burrone asciutto trovasi sovente dell'oro in grande abbon-
ss NOTA SULLE REGIONI DELL* ORO
danza nelle cavità. II Sig. Donglass ha estratto in una tìi que-
ste località una libbra d'oro in alcune ore, quantunque il luogo
sia stato rovistato in precedenza a quel che supponcsi e ab-
bandonato.
Ho osservato nelle notizie che sono state pubblicate un gran
numero d'asserzioni erronee relativamente alla posizione geolo-
gica dell'oro. Alcuni autori hanno detto che non v' è formazione
particolare in cui l'oro si ritrova, ma che nelle diverse località
rinviensi in differenti specie di terre o di roccie. Ora quest'as-
serzione non basa su d'alcun fondamento. Per quanto m' è stato
permesso fino ad ora d'esaminare la questione, e dietro tutto
ciò che ho potuto apprendere da testimoni oculari competenti,
non v'è che una solo formazione geologica alla quale l'oro si
trovi assoccialo nella Sierre-Nevada , e nella quale costantemente
si trovi. Questa formazione è il diluvium composto d' un miscu-
glio eterogeneo d' argilla, di sabbia , di ghiaia e di sassi roto-
lati, che varia in ispessezza da alcuni pollici fino a parecchi
piedi. Quivi come altrove, questo strato non è né orizzontale
né d'un' inclinazione uniforme, ma conformata secondo le incli-
nazioni variabili della superficie del terreno, coprendo i declivi
ed anche la sommità delle colirne come pure il fondo dei bur-
roni e delle valli. Fuori di questa formazione, non ho trovato
dell'oro in niun luogo , eccetto nei punti in cui un ruscello s'è
scavato un Ietto e l' ha rimescolato (remanié) per costituirne
una porzione di qualche formazione alluviale comparativamente
di data più recente. Le dune ( borrages) di sabbiadi alcuni tor-
renti di montagna e gì' insabbiamenti di ghiaia formati nelle gi-
ravolte dei corsi d'acqua sono sovente ricchissime in metallo.
Una duna nel rio de los Americanos ( che forma un isola a acqua
bassa), a circa 23 miglia al disopra della Nuova Elvezia (oggi
detta Sacramento), e in cui sono stati fatti i primi scavi, porta
questo carattere.
Ma ovunque ove il diluvium è restato in posto dal periodo
in cui s'è depositato, sono convinto che non si è scoperto oro
alluviale o corsi d'acqua auriferi e che non se ne scuopriranno
eccetto nei rapporti con questo terreno.
L'oro fa egualmente parte integrante di questa formazione
come i sassi di quarzo, di gres verde , di hornblenda e altri coi
IN CALIFORNIA 89
quali è associalo, e chiunque spiegherà l' origine dell' altro , per-
chè certo è una stessa azione che li ha sparsi gli uni e gli al-
tri alla superficie del distretto. D'altronde, in quanto alla teo-
ria più moderna dei geologi per ispiegare la dispersione dello
stendimento del diluvium, io sono per ora troppo privo di trat-
tati scientifici per conoscerla.
Il quarzo è la sola sostanza alla quale ho veduto l'oro in-
timamente unito e queste masse composte sembrano chiaramente
dimostrare che la matrice originaria o ganga del metallo è stata
una diga o Ietto di quarzo. Noi possiamo semplicemente sup-
porre che allorché il quarzo cogli strati di roccia che l'accom-
pagnavano è stato infranto dagli agenti naturali in alcuna delle
epoche geologiche, le vene d'oro che vi si trovano racchiuse o
disperse sono state nel tempo stesso ridotte in frammenti , e che
questi frammenti bruti e angolosi rotti posteriormente, poscia
attenuati e arrotondati da reciproci fregamentì, hanno infine
dato r aspetto e la forma sotto la quale attualmente trovasi
l'oro, rendendo pure ragione delia sua presenza come porzione
costituente dei materiali del terreno diluviano.
Ma la questione di sapere se questi materiali, coi loro te-
sori auriferi, occupano precisamente la posizione geografica del-
le loro madri roccie, o se sono stati trasportati nell'intervento
delle acque o dei ghiacci o da questi due agenti, da qualche
località vicina o forse mollo lontana, è una cosa che delle ri-
cerche future sulla geologia o la geografia fisica della regione,
schiariranno meglio di quello che io non potrei farlo coi dati
imperfetti che sono ora in mio potere.
Tuttavia non posso impedirmi di pensare che, conforme-
mente alla teoria ghiacciaie-acquosa, allorché il continente è
parzialmente sommerso, i materiali del diluvium, compresovi
l'oro, hanno dovuto essere trasportati dai banchi (banquises)
di ghiaccio dalla loro località primitiva, e che allorché son di-
venuti liberi hanno dovuto prendere la loro attuale posizione
sulla porzione rozza e scabra che formava allora il fondo del-
l'Oceano. Nulla si oppone perchè si ammetta che questi banchi
ondeggianti sono stati spinti dalle correnti oceaniche contro là
catena in parte sollevata della Sierra-Nevada , e che così spie-
gasi l'enorme estensione in lunghezza della regione dell'oro
90 NOTA SULLE REGIONI DELl' ORO
lungo il versante occidentale di queste montagne, mentre che
lateralmente sembra non estendersi né al disotto ne al disopra di
certi limili defìiiìti.
L'oro varia molto sotto il rapporto delle dimensioni, se-
condo le differenti località. L' oro dei banchi di sabbie e degli
argini (barre) delle riviere è generalmente sotto forma di pic-
cole pagliette piatte, e generalmente queste pagliette sono tanto
più piccole quanto più si discende la corrente.
L'oro raccolto in fondo ai burroni asciutti, che abbondano
in queste montagne e servono di canali di scarico ai torrenti
nella stagione delle pioggia , per condurli nei principali corsi
d' acqua , ha generalmente un maggiore volume e si presenta
lanto sotto forma di piccole particelle che sotto quella di pic-
cole pepiti e di masse irregolari scavate dalle acque, dal volu-
me d' un grano di frumento fino a quello di pezzi di parecchie
oncie , 0 anche di parecchie libbre. L'oro minuto di questi bur-
roni è generalmente meno tenue, meno piatto di quello delle
alluvioni delle riviere, e la forma piatta e in pagliette dell'oro
di questi ultimi depositi sembra essere dovuta alla grande mal-
leabilità di questo metallo, le pietre, le roccie, i sassi in mezzo
ai quali le piccole masse d' oro od i deboli frammenti del metallo
della ganga originaria si sono trovate triturate, e pei quali esse
sono state aspramente sormontate, avendo in qualche guisa fatto
le veci del battiloro e ridotto gradatamente queste particelle brute
e angolose, sotto le loro incudini di granito, allo stato di sot-
tili pagliette, come oggi noi lo vediamo. Alcune foglie hanno
alle volte un pollice ed anche più di diametro e appena la spes-
sezza d' un foglio di carta. Parecchie pure infra di loro portano
delle distinte vestigie d'impressioni della struttura cristallina
del granito e altre roccie, ed ho veduti diversi saggi impres-
si come da coni, da cristalli di quarzo, la forma di questi cri-
stalli essendo apparente quanto l'impronta delle monete battute
di recente da popoli civilizzati.
La sabbia nera ferruginosa che accompagna dappertutto
l'oro, e che per il suo gran peso specifico resta nella sebille o
nella macchina da lavare , dopo che sono state tolte tutte le al-
tre materie terrose, varia in finezza coli' oro a cui è associata;
quella che si raccoglie coli' oro in pagliette delle riviere ha la
IN CAIIFORNU 9t
finezza della sabbia che adoprasi per polverino , mentre che quel-
la che è associata coli' oro bruto dei burroni è sovente della di-
mensione delle grane di frumento, dei piselli, e qualche volta
di quella delle nocciuole o delle noci. Queste sabbie grossolane
sono frammenti di cristalli durissimi e pesantissimi. Non ho po-
tuto ancora trovarne colle faccie complete, e m'è stato per con-
seguenza impossibile di conoscere a quale specie essi apparten-
gano; ma io suppongo che sia ferro magnetico. Ne conchiudo
che le sabbie fine sono composte di frammenti dei medesimi cri-
stalli considerabilmente diminuiti secondo la regolare gradazione
degli uni agli altri.
Io non so che l' oro sia stato ancora scoperto in posto o
circondato dalla sua ganga naturale. Tuttavia gli schisti della
regione dell'oro, come io precedentemente 1' ho fatto osservare,
sono sovente traversati da dighe o letti di roccie di quarzo, e
ho esaminato un gran numero di queste in luogo, per cercare
indìzi della presenza del metallo, ma non ho potuto scoprirne la
minima traccia. Alcuni individui hannomi assicurato che essi ave-
vano trovato delle vene d'oro in queste roccie, ma hanno ricu-
sato di far conoscere il luogo, stante che si sono riservato il
privilegio di scavare queste vene toslo che la stagione lo permet-
terà. Quantunque queste informazioni non presentino nulla d'im-
possibile, nemmeno d'improbabile, io non considero ancora il
fatto come stabilito per testimonianza, perchè questi testimoni
sono uomini in cui non può porsi grande fiducia.
La quantità d'oro raccolta in queste miniere è incalcolabile,
anche approssimativamente, ma essa ha dovuto essere immensa,
e sarà probabilmente ancora più considerabile nella prossima
stagione. Tutti i giorni scuopronsi dei nuovi e ricchi depositi.
Notizie che giungono dai distretti auriferi ci danno l'oro come
abbondantissimo, più, se è possibile, dell'anno scorso, e in-
dicano individui che, fin dal principio della stagione, hanno
raccolto per volta da tre a dieci once d'oro, ed anche venti. Gli
scavi al confluente del Rio de los Americanos, del Stanislans,
Tuwalumnes, Merced, Mariposa , di King's River (lago Fork
nella nuove carta di Fremont),e molte altre località, sono co-
me particolarmente ricche.
Eravi un saggio d'oro misto al quarzo, trovato vicino a
92 NOTE SULLE REGIOiNi DELL* ORO IN CALIFORNIA
Stanislans lo scorso aniunno,che io aveva intenzione di comperare
s'era possibile, pel museo di Yale. Aveva una forma irregolare
circa 4 pollici di diamelro, e pesava 5 1?4 libbre di 14 once. Il
metallo era sparso in masse irregolari nella roccia ; e per quanto
me ne sono potuto assicurare, senza farne oggetto d'un esame
speciale, ammontava a due buone libbre (tray), e forse di più.
Dei saggi molto più grandi ancora sono, dicesi, stati trovati,
e se ne cita uno di 20 libbre lorde, trovato vicino a Stanislans;
ma non ho avuto occasione di vederli. — {Silliman's juornal,
noi}. 1849. — Philos. mag. dee. 1849, n. 238, p. 470).
— e^«^0O^;^»s-
Descrizione dei Pesci e Crostacei fossili del Pie-
monte del Doli. Eugenio Sismonda. (Estratto
del rapporto del Sig. Antonio Manganotti
di Verona J.
Premette l'Autore di questo pregevolissimo lavoro alcune con-
siderazioni intorno alla natura ed organizzazione dei Pesci e dei
Crostacei, siccome quelle due classi di animali di cui si accinge
a parlare. Si prende egli a guida gli studi del celebre Agassiz
sopra tali argomenti, e fa parola di quelle parti dei pesci che po-
terono resistere alle terrestri catastrofi, e passare allo stato di
fossilizazione. Consistono queste parti nello scheletro esterno, e
nell'interno. Quando noi ci abbattiamo in quei diversi depositi
che ci porgono fossili le forme dei Pesci, ci rappresentano queste
talora l'esterna pelle, dimostrandoci non pure le pinne e le al-
tre parti ossee esterne, ma la forma altresì del sistema cutaneo,
che, secondo le osservazioni dell' Agassiz, diversifica nelle varie
famiglie. Ma assai sovente ben anco ci si mostra in quella vece
lo scheletro interno, con tutte le parti ossee pienamente lapi-
defatte , ed è allora clie nel dividere quelle argille schistose che
li racchiudono si dividono pur essi in due parti che perfettamente
1' una all' altra rispondono.
Da ciò puossi rilevare assai facilmente quanto interessante
ed anzi necessario sia lo studio dello scheletro interno, il quale
può indubbiamente guidarci a conoscere la forma e la natura di
quell'essere a cui appartenne. Da questo studio applicato alla
DESCR. DEI PESCI E CROST. FOSS. DEL TIEM. 93
zoologia fossile dei pesci inclina ratilore a contendere la esisten-
za di una non interrotta catena negli esseri, ma accenna doversi
questi piuttosto dividere in gruppi rapportando ciascuno di questi
ad un tipo organico. Ogni gruppo simile dimostra chiaramente
uno sviluppo progressivo descrivendo quasi una curva parabolica
fra due limiti determinati, cominciando dopo il loro primo com-
parircj e sempre più sviluppandosi sino ad attingere il massimo,
e decrescendo persino ad estinguersi se trattisi di specie per noi
perdute, o giungendo al sommo nell'epoca attuale, se quei ge-
neri e specie arrivarono fino a noi. Di certi generi di pesci però
lunge dal potere rinvenirsi ne lo scheletro interno né l'esterno,
si ritrovano soltanto i denti, sparsi qua e là senz'ordine , o tutto
al più alcune vertebre, che dallo stato cartilaginoso, forse per
età più avanzata pervennero od ossificarsi. Or qui è bisogno di
una profonda conoscenza dei tipi organici viventi a fine di avere
una guida nella conoscenza e determinazione degli antichi.
Passa in seguito a far parola dei Crostacei. Gli sludi dei mo-
derni sparsero una viva luce sopra questa Classe d'animali, abi-
tatori per lo più del mare, e talora anche della terra. Questi
animali, coperti di un guscio fino dai loro primordj di vita, è
ben chiaro che crescendo debbono cacciar lungi 1' impedimento
che si oppone al loro sviluppo, e da ciò dipende il frequente mu-
tamento del guscio, il quale molle dapprima e quasi membranoso,
viene da ultimo indurando e modellandosi sopra i visceri che ri-
copre. L'esame quindi del guscio esterno dei Crostacei conduce
a conoscerne la interna anatomica conformazione. Di non minore
interesse per certo che sia lo studio dei pesci si è quello dei Cro-
stacei, perocché dai più antichi deposili fossiliferi pervengono
sino ai di nostri , popolando sotto varie forme i sedimenti di
tutte le epoche Geologiche.
Venendo intanto alla descrizione dei pesci, ci pone l'Autore
sotto degli occhi due scheletri di pesci appartenenti all'ordine
de' Cicloidei. Il primo appartiene alla famiglia de' Ciprinoidi ed
è da esso determinato pel Cobitis Centrochir Ag. ed il secondo
della famiglia de' Ciprinodonti è il Lebias Crassicaudus Ag. pro-
venienti ambedue dal terreno eocenico dell'Astigiana, l'assa in
seguito all'ordine dei Ctenoidei ed alla famiglia degli Sparoidi,
ed accenna ad alcuni denti soltanto di un Clirysophrys Cuv. che
egli dedica all'illustre Agassiz intitolandolo Crhysophrys Agassizi.
Questi denti derivano da depositi terziarii pliocenici, perocché
gli Sparoidi sono tutti di epoca recente , mentre i più antichi
che si conoscano sono quelli che costituiscono il genere Sparno-
dus Ag. composto tutto di specie derivanti dai banchi ittiolilici
di Bolca che per varie ragioni da me si riferiscono ai depositi
della Creta superiore.
A soli denti si riducono gli esemplari degli altri pesci fossili
dei quali ragiona il Sismouda. Dell' ordiue de' Ganiodui e delibi
94 DESCR. DEI PESCI E CROSTACEI FOSSILI
famiglia de' Picnodonli, che sogliono rinvenirsi anco nello Ze-
chstein e nei sedimenti Jurasicl, fa menzione d' imo Sphaerodus
eli' egli per la moitiplicità dei denti denomina polyodon, e deri-
va dalla arenaria miocenica Torinese; facendo poscia menzione
dello Sphaerodus cinctus Ag. del quale i denti si ritrovarono nelle
sabbie subapennine dell'Astigiana. Il nuovo genere e specie ap-
partenente alla famiglia de' Gimnodonti , e che trovasi nella are-
naria serpentinosa di Torino è dall'Autore dedicato al celebre
Owen, ed è il suo Trigonodon Oweni, che egli considera essere
assai vicino ai Tetraodonti^ pure per la organizzazione interna
di questo dente si decise alla creazione di questo nuovo genere
e specie.
Procede in appresso ai pesci dell'ordine dei Placoidei, dei
quali gli avanzi fossili si riducono a soli denti , perciocché il
loro scheletro sempre cartilagineo non potè mai giungere intero
alla fossilizzazione, ma tutto al più se ne trovano sparse qua e
là alcune vertebre, ed alcuni raggi ossei delle pinne che i cele-
bri Backland e De la Béche accennarono sotto il nome di Ittio-
doruliti. Uno solo di questi rinvenne nella Arenaria serpentinosa
del colle di Torino il nostro Autore , e credè di doverlo riferire
al sotto genere Àcanthias che il principe Bonaparte sottrasse al ge-
nere Spinax. Denomina quindi il Sismonda Àcanthias bicarinatus.
Assai maggior copia di fossili, però in denti soltanto, pre-
senta la famiglia degli Squali. Di questi molti vivono anche al
presente ed è col confronto delle viventi che possiara pervenire
in cognizione delle specie perdute. I poderosi denti di questi pe-
sci altri sono seghettati al margine, ed altri lisci e taglienti.
Fra i primi ci presenta l' Autore il suo Corax pedemontanus pro-
veniente da una sabbia calcarea terziaria del Monferrato. Descri-
ve poi due denti di Hemipristis serra Ag. specie pel Piemonte
rarissima e che deriva dalla Arenaria miocenica del Colle di To-
rino. Passa in seguito a descrivere alcuni denti che appartennero
a Squali del genere Carcharodon. E qui accenna a denti di Car-
charodon megalodon Ag. rinvenuti nella Mollasse Torinese. Distin-
gue in seguito, sebbene forse fondandosi sovra caratteri di non
grave importanza «na sua nuova specie che denomina Carcharo-
don crassidens , e che deriva dalla argilla miocenica torinese. Ne
riporta poscia quattro altre specie cioè Carcharodon polygrjrus
Ag. C, angustidens Ag. C productus Ag. C. heterodon Ag. dei
quali i denti provengono tutti da terreni terziari medii o mio-
cenici del Piemonte.
Venendo a parlare in seguito degli Squalidi a denti lisci e
taglienti descrive i denti di un Otodus provenienti dalle colline
mioceniche di Gassino , ed egli lo denomina Otodus sulcatus a
motivo di un solco onde è segnato il lato interno della radice.
Descrive poi denti di varie specie del genere Oanrftina dell' Agas-
siz, tutte provenienti da terreni terziarj miocenici di vari luoghi
DEL PIEMONTE 95
del Piemonte. Sono queste : Oxyrhìna hastalis Ag. 0. pUcatìlis Ag.
O. xyphodon Ag. 0. minuta Ag. 0. Desorii Ag. alla quale rife-
risce alcuni denti che offrono molla analogia colle 0. Leptodon
ed 0. subinflata Ag. Avendo riguardo alla diversa età ed al luogo
che i denti occuparono nella bocca dell'animale. A queste ag-
giunge tre nuove specie di Oxyrhina da essolui stabilite e sono
la 0. complanata, 0. isocelica , O. basisulcata.
Dei denti appartenenti al genere Lamna , e distinti per la
radice forcuta e per 1 a 3 denticelli che osservansi alla base del
dente, descrive cinque specie delle quali quattro stabilite dal-
l'Agassiz cioè Lamna elegans , L. cuspidata, L. contortidens , L.
dubia , assai vicina alla Lamna contortidens. La quinta specie è
stabilita dal nostro Autore ed è questa la L. undulata. Tutti que-
sti denti derivano da Arenarie, Marne ed argille mioceniche.
Per terminare la storia degli avanzi degli Squalidi descrive
alcune vertebre ch'egli pensa doversi riferire al genere Carcha-
radon ed Acanthias. 11 vedere fossili questi avanzi dello scheletro
interno di squalidi, comechè le vertebre manchino in generale
di apofisi , parrebbe nondimeno che dovessero trovarsi, allorché
gli animali perirono, non allo slato cartilagineo, ma osseo; di
che potrebbesi ragionevolmente dedurre , che la varia età possa
indurre notabili mutamenti nello scheletro di questi pesci , non
punto diversamente dalla ossificazione che vediamo talvolta ac-
cadere delle arterie degli animali piìi perfetti.
Ragionando in appresso della famiglia delle Raje descrive
una piastra dentaria superiore, altrimenti detta palato, di una
di queste che 1' autore denomina Myliobates angustidens per la
ristrettezza delle piastrette dentarie ^ e che trovossi fossile in
una marna terziaria superiore e pliocena dell' Astigiana. Pone
fine alla descrizione dei pesci accennando ad alcuni piccoli ossi-
cini rinvenuti fossili nelle marne mioceniche del Tortonese, e
che egli giudica dovere appartenere all'apparecchio uditivo.
Tutti i Crostacei fossili descritti dal Sismonda appartengono
alla sottoclasse dei Crostacei masticatori , e dei sei ordini nei
quali generalmente viene essa divisa^ si riferiscono i fossili ai
soli Decapodi, ed Isopodi. Parlando primieramente dei Decapodi,
due individui riferibili a quest'ordine, al sott' ordine, dei Bra-
chiuri , ed alla famiglia de' Ciclometopi , di generi diversi, ri-
porta il nostro Autore. Il primo deesi riferire al genere Platy-
carcinus Latreille, sottratto al genere Cancer L. Questo fossile
è dello dal Sismonda Platycarcinus antiquus e trovasi in certe
marne calcaree terziarie plioceniche dei contorni di Asti. La se-
conda specie esposta dall'Autore si rifericce al, genere Xantho
Leach, smembralo pur esso dal genere Cancer L. E questa nuova
specie, veramente assai mutilata, pure abbastanza distinta, che
il Sismonda intitola al celebre IMilne Edwards, che tanto con-
tribuì al conoscimento di questa eslesa classe d' animali. Questo
96 DESCR. DEI PESCI E CROST. FOSS. DEL PIEIir.
cro^aceo fossile è il Xanto Edwardsii. E. Sism. e ritrovossi nelle
Mollasse di Torino, e nelle marne mioceniche dell'Astigiana.
Il sott' ordine degli Anomuri dà al Chiarissimo aulore a de-
scrivere una Tianma esistente nell'arenaria miocenica di Torino.
Questo fossile è dal nostro Autore denominato Ranina palmea ,
ed è bene distinta dalle specie vicine.
Passa poi all'ordine degli Isopodi, e di questi alla famiglia
de' Sferomiani. Descrive qui l'autore un fossile rinvenuto per
la prima volta , e che ritrovossi nella Mollasse miocenica del
colle di Torino. Riconosce l'Autore questo fossile per uno 5pftae-
roma ed in onore dell'Avvocato Gastaldi che pel primo in lui si
abbattè lo denomina Sphaeroma Gastaldii. Riporta poi diverse
Chele fossili delle quali a sentimento suo alcune debbono ap-
partenere al genere Eriphia Latr. altre al genere Grapsiis Lam.
rinvenute nel colle di Torino. Descrive quindi la mano sinistra
di un Crostaceo che egli crede dover essere stato il Pagurus
striatus Latr. e poscia accenna ad una mano destra di Portunus,
fossili rinvenuti nella sabbia pliocena dell'Astigiana.
Tutti questi avanzi fossili di pesci e crostacei sono dall'Au-
tore rappresentati in tre tavole litografiche, corredate di un ac-
curato prospetto e di una esalta descrizione delle medesime. Chiu-
de poscia r Autore con alcune generali considerazioni sopra varie
tesi geologiche , che vog+ionsi per alcuni pienamente provale , ed
intorno alle quali espone egli i suoi dubbi.
Sono esse le seguenti:
1. Se ogni Formazione geologica abbia i suoi fossili proprj
ed esclusivi, onde la organizzazione siasi in senso assoluto rin-
novata.
2. Se quanto un Terreno è più antico tanto più i suoi fos-
sili differiscano dagli animali viventi.
3. Quanto sia fondata l'opinione di vari Geologiche ammi-
sero il progressivo raffreddamento della Terra.
4. S& la Flora, e la Fauna degli antichi periodi fossero più
uniformemente estese sopra la superfìcie terrestre: su cui quindi
regnasse una uniforme temperatura.
5. Quanto sia sostenibile l'opinione della imperfezione della
organizzazione primitiva , e del suo progressivo perfezionamento
per una specie di metamorfismo.
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Tavir
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C M.,...j. ;.c
Itt. G,:p,-,t-i e fi;
mMU
DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO
LAVORI OniGmALI.
pREDiERi — Nuovi autografi di Galileo Galilei, pag. 9
Caillaux — - Depositi di Rame, e Miniere di Cina-
bro in Toscana {continuazione e fine) . . » 22
Catullo — Lettera Geologica al Cav. I. R. 3Iut-
chison » 45
Rendiconto delle Sessioni della Società Agraria di
Bologna » 60
ESTRATTI ED ANNUNZI.
QuETELET — Farìa^ioni deW elettricità atmosferi'
ca M 74
Palagi — Saggio di Meteorologia «ivi
OwEi^ — Di due fiammiferi fossili, e della Classi- »
fica^ìone dei Pachidermi pel numero delle di-
-ta j) 81
Lyman — Regioni dell'Oro in California ...» 85
SisMONDA Doit. E. — Pesci e' Crostacei fossili' del
Piemonte . . ' » 92
IVUOVI AlVI^ALI
delie
SCIENZE MATURALI
Serie III. Tomo III.
Febbrajo i85i )
(pubblicato il 6 Marzo anno sudd.)
BOLOGNA
TIPOGRAFIA SASSI DELLE SPADERIE.
Ogni mese verrà regolarmente pubblicato un fascicolo
del giornale, e quando lo richiegga la materia sarà cor-
redalo (Ielle opportune tavole.
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>ia npa: il primo ed il settimo fascicolo d'ogni annata verrà
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dice delle materie contenute in ciascun volume.
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rnmani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'atto
<lella citnsegna del medesimo. Dagli Associati all'estero e
fuori di B )li>gna si dovrà pagare un semestre anticipato,
die importerà paoli quìndici romani pari ad Ital. lire 8.
05: non comprese le spese di dazio e porto che stanno a
carico degli Associali.
Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente
della Società Editrice Professore Alessandrini inViaAIta-
bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società
slessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1.** fascicolo di cia-
scun tomo. S'intende che l' associazione debba continuare
d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato aT-
viso in contrario.
97
Se il ]flare abbia in tempi antichi oc-
cupato le pianure e colli iV Italia 9 di
Orecia^ delFAsia minore ecc.
DISSERTAZIONE IV.
DEL PROF. G. GIUSEPPE BIANCONI
XKTOBNO
A114 MODERNITÀ DEI DELTA IN EGITTO
(Letta all'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna
il 26 Febbraio 1846. )
Fra le belle questioni che hanno esercitato la penna
degli Eruditi, e de' Naturalisti, bellissima si è quella che
risguarda ranlichìtà del Delta nel basso Egitto. Cominciando
da Omero sino a noi, si è in ogni tempo parlato del Del-
ta, ma contuttoché altissimi ingegni, e dotti di ogni eia
se ne siano occupati di proposito, regna tuttavia grandis-
sima disparità di opinioni. Imperocché mentre molti ten-
gono con Erodoto, e con altri antichi che il Delta sia di
origine recente, ed un dono del Nilo, altri per lo contra-
rio opinano che la sua antichità sia altissima, e che ne*
remotissimi tempi il Delta fosse popolato del pari che l'alto
Egitto. Gli uni adducono prove, e con fermezza difen-
dono il loro assunto, gli altri impugnano, ed attaccano
con grandissimo calore ; sicché ne nasca una animatissima
conlesa. E singolare si è il vedere come delle due parti
contendenti, ciascuna abbia prodotto tanto apparalo di ar-
gomenti che stirai di avere decisa la causa in proprio fa-
vore; ma ciò che reca ancor maggior meraviglia si è che
si contende sopra un punto non già puramente congettu-
rale, anzi per contrario appoggiato sopra due principi di
N. Ann. Se. Natub. SERij^jSp^om^^», 7
98 MODERNITÀ DEL DELTA
persuasione, cioè le ripetine tradizioni di probatissirai, e
vetusti scrittori, e i numerosi dati offerti dai Monumenti
e dalla natura geologica del suolo. Pur tuttavia adhuc sub
judice lis est.
In tanto forte controversia , ed in tanta difficoltà di su-
bietto, io mi sarei per certo assai di buon grado astenuto
dal prendere parte alla disputa ; che ben mi so quanto poco
sicuro sia per le scarse mie forze V avventurarmi in que-
sto argomento, sul quale hanno cercalo, studiato , e scritto
tanti valentissimi ingegni. Per altra parte mi era impossi-
bile il dispensarmene, ed eccone per qual cagione.
Già da tre anni vado trattando un argomento che si
lega del pari colla geologia, e colla storia antica, quello
cioè che tende a provare che ne' remoti tempi il mare Me-
diterraneo chiuso alle colonne di Ercole avesse le sue acque
notabilmente più alte dell' odierno livello, ed allagasse
per conseguenza tutte le adiacenti pianure, e bassi paesi
circostanti; e che due conseguenze del suo soggiorno su
di lai luoghi fossero 1.° quel sedimento marino con con-
chiglie fossili che si mostra su i primi colli del nostro
Apennino chiamato le Marne bleu',2" il dover essere stato
spopolato di Città ogni terreno inferiore a tale livello. 11
primo di tali punti fu da me trattato sin dapprima, e lo
sarà altresì per l'avvenire; del secondo fu da me diffusa-
mente discorso ne' precedenti due anni, per riguardo alla
Citià del basso Egitto Tanis. Ma supposto anche che io
sia riuscito a sbarazzare il Delta dell'ostacolo che mi op-
poneva questa Città, qual prò se tuttora presso taluno in-
valse l'opinione che il Della sia antico quanto l'alto Egitto
che è quanto dire remotissimamente; e se anzi da qualcuno
si dà per fermo che esso fosse popolato in que' tempi ne'
quali suppongo dovesse esser coperto dalle acque del Mare?
Conveniva quindi o trascurare affatto, ovvero tentare di
sciogliere le difficoltà. Il primo partito era poco retto, e
lasciava esposto a contraddizione una parte del mio assun*
BIANCONI 99
lo; il secondo era diificile , ma aveva il vantaggio che no-
mini grandissimi se n'erano occupati; e nasceva quindi
la speranza che adunando l'insieme delle prove, e delle
obbiezioni potesse apparire una via per isciogliere il nodo.
A questo pertanto mi sono appigliato: non già col-
l'audace idea di venire oggi a dimostrare la Modernità del
Delta di Egitto, ma solo colla intenzione di esporre quelle
prove e quella soluzione delle difficoltà che io ho pensato
potersi addurre, per le quali sia il lettore in islato di por-
tare giudizio sul difficile argomento.
Divido pertanto il mio lavoro in due parti: la pri-
ma comprenderà le prove, la seconda le opposizioni. Lo
slato della questione è questo = // hasso Egitto y ossìa
il Delta fu esso occupato dal 3Iare sino ai tempi della
guerra Trojana? e V abitazione dell'uomo su di esso, e
le Città ed i monumenti, sono essi posteriori a questa
data? Eccone le prove.
Innanzi tratto però io stimo necessario condurre il
nostro pensiere a que' tempi a' quali si riferisce la que-
stione; poiché col succeder dei secoli cangian le condizioni
dei luoghi; per cui oggi può sembrare inverosimile, quanto
potè esser vero in altra età.
Per calcoli fondati sulla Cronologia, e sulla Storia,
io già altra volta annunziai (1), sembrarmi che l'occu-
pazione del Mediterraneo sui limitrofi bassi paesi durasse
sino presso a mezzo secolo avanti la guerra Trojana , e
che accaduta allora l'apertura delle colonne di Ercole (con-
formemente tramandava una ben conservata tradizione )
andasser scemando grado grado le acque interne, scuopris-
sersi le circostanti regioni, e si vedessero popolare le
spiagge mediterranee di Città ne' primi cinque secoli ap-
(1) Se il mare abbia in tempi antichi occupato le pia-
nure ed i colli d' Italia , di Grecia etc. Disseriazioni. Bolo-
gna 1843. in 8.**
100 MODERNITÀ DEL DELTA
presso la guerra Trojana con una rapidità prodigiosa. Per
considerazioni idrauliche poi, che altrove fia opportuno Io
esporre il ritiraraento, e sceraamento delle acque non potè
essere che assai lento : cosicché le terre più basse dovet-
tero restare sommerse ancora per qualche tempo dopo la
guerra Trojana.
Ne consegue perciò che intorno ai tempi di questa
celebre guerra la parte bassa di Egitto, oggi detta il Della,
sarebbe stala ancora sommersa sotto le acque del Mediter-
raneo, e forse vi reslò anche per qualche tempo appresso.
Questo è secondo la mia ipolesi , veggiamo che ne di-
cano le storie , ed i fatti.
Le prime notizie intorno al basso Egitto, montano
tanto alto, quanto l'antichità delle scritture di Omero.
Egli, cui un dotto italiano appella una delle più gravi
autorità in fallo di antica storia (1), e Slrabone lo dice
Geographiae esse principem (2) fiorì secondo i marmi
Arundelliani 900 anni avanti l'era nostra, e 200 dopo la
guerra Trojana, che accadde ad un incirca 1180 anni pri-
ma dell'era volgare. Le cognizioni geografiche che Egli
aveva, erano dunque quelle di due secoli dopo la guerra
Trojana. Ma può essere poi che egli , il quale scriveva le
gesta di tale guerra si riferisse, dalla parte della geogra-
fia, allo stato delle cose di allora, e che volesse descrivere
nel suo Poema, qne' paesi com'erano ai tempi di Ulisse^
e di Menelao. E questo persuade l'ordine semplice e pia-
no delle idee, di porre cioè le persone colle cose del lo-
ro tempo; e sarebbe fors' anco una regola da cui non
possono per avventura esimersi i Poeti quando l'anacro-
nismo non sia reso necessario ed importante dall' in-
treccio del Poema come prescrive Orazio (3). Certo poi
(1) Rosellini M. C. T. 3. p. 118.
(2) Geogr. Lib. 1. e. 7.
(3) De Arte poetica
BIANCONI 101
che non è verosimile che Omero per un lieve motivo a-
vesse voluto far navigare Menelao sulla terra asciutta, o
farlo dolere di trovarsi in mezzo ad immenso mare, quan-
do egli fosse in terra ferma. Non reputo dunque che sia
per esser giudicato assurdo se si creda che in Omero ab-
biamo delineate le cose a un dipresso quali erano al tem-
po della guerra Trojana, e che quanto egli dice intorno
al Della, sia riferibile al Delta sub tempore vatis Pro-
teos (1).
Or ecco come egli ne canti nel 4.° dell'Odissea (2)
secondo la versione del Pindemonti:
» Giace contro l'Egitto, e all'onde in mezzo
» Un'isoletla che s'appella Faro,
» Tanto lontana quanto correr puote
)) Per un intero dì concavo legno
M Cui stridulo da poppa il vento spiri,
il che così suona con versione letterale.
Insula est deinde quaedam undoso in Ponto ante
Aegyptum (Pharum autem ipsam vocant) tantum semola,
quantum tota die cava navis con feci t , cui stridulus ven-
tus a tergo est.
Secondo la naturale intelligenza di questo luogo, l'i-
sola di cui si parla è l'isola di Farosche si vede segnata
nel sommo della Tavola (3), posta in prossimità di Ales-
sandria; e da Omero insino a noi di questo nome ha sem-
pre goduto cotesta punta di Egitto, senzachè v'abbia giam-
mai avuto questione che ad altra località invece dovesse
attribuirsi. Ma se ora noi la osserviamo congiunta colla
terra ferma, Omero invece ce la descrive all'onde in mez-
zo undoso in Ponto, anzi lontano dall'Egitto, cui sta-
va di contro pel tratto di un giorno intero di navigazione
(1) Lucano 10. v. 510.
(2) V. 354.
(3) V. la Tav. II. del Tom. X. Ser. 2.^ di questi Annali.
102 MODERNITÀ DEL DELTA
a vele gonfie. Né credasi che per una figura poetica ab-
bia egli dello che era in mezzo al mare, primo perchè
Slrabone insegna (1) che Omero om«mo ullam frustra lo-
cis adiicere appellationem: secondo, perchè lullo il resto
del racconto è consentaneo al principio. Veggasi infatti
quanto segue. Menelao reduce dalla guerra Trojana e di-
retto a patrii lidi fu spinto dice Omero (2) dalle traversie
del mare in quest'isola, su cui fu trattenuto per mancanza
di venti propizi per 20 giorni ; nel qual tempo esso co'
suoi compagni sofferse penuria di viveri =z et profecto
cuncta viatico, et cibaria simul cum viribus hominum
absumpta essent ; nisi Dea quaedam Idotaea me
miserata respexisset. =
Ed effeltivamente i compagni di Menelao stretti da fa-
me avevano avuto ricorso alla pesca. Tum UH errantes
circa insulam incurvis hamis expiscarentur , famis gratia
ventrem consumentis (3). Pertanto il patire penuria di
vitto, ed il dovere quindi famis gratia sopperire al biso-
(1) Lih. 1. e. 16.
(2) Lih. IL
(3) È opportuni ssimo il qui aggìugnere , ciò che l' erudi-
tissimo Sig. March. Massimiliano Àngelelli decoro del suo ceto,
e della nostra Città , ebbe la compiacenza di indicarmi , per
provare che presso Omero l'uso dei Pesci fosse l'indizio di
una estrema penuria ; per cui potersi credere che fosse da
Omero aggiunto il recato passo , quasi per maggiormente far
conoscere che Menelao stava in quel punto lontano dall' Egitto.
Plutarco (Sympos. lib. mi. e. 8.) dice: Homerus non tantum
Graecos facit piscium esum vitantes: sed neque delicatis
eliam Phaeacibus aut luxuriosis Procis, utrisque insulanis,
cibum e mari petitum proposuit. Ulyssis vero socii cum
tantum niaris navigassent, nunquani hamum deraiserunt,
nunquam fundam , aut rete quamdiu farina adfuit. »
« Sed cibus e mari consumptus ubi fuit omnis »
paulo ante, quam solis boves adorirentur, pisces non cibi
delicalioris, sed nutrimenti necessarii gratia venati sunt
» Incurvis hamis venlres urgente famis vi».
Eadem necessitate et ad piscandum, et ad edendum solis
BIÀINGOINI 103
gno col pescare, sono bene tristi circostanze, che purtroppo
occorrono a quelli che vengon gettali sopra isole in mez-
zo al mare, e lontano dall'abitato; ma in fede nostra,
avrebbero mai potuto essere introdotte queste cose in un
poema per darvi grazia, o interesse, se come nel caso no-
stro, r Isola Faros fosse stala presso terra, e presso qual-
che Città? Non sarebbe stato affatto assurdo, il far dolere
Menelao di mancanza di villovaglie se avesse esistito allora
sull'Isola, come qualche secolo appresso, Rhacotis, l'an-
tica preceditrice di Alessandria, e se sul basso Della fossero
terre abitale e città? La stranezza di questo luogo del-
l'Odissea non si toglie, s'io non erro, se non che coli' am-
mettere, che ivi Omero facesse assolutamente allusione ad
una grande estensione di mare tutto all'intorno dell'Isola
di Faros, che la separasse per gran tratto dalla terra;
allusione che egli conserva fedelmente nel resto del suo
poema come vedremo, allusione infine ad uno stalo di
cose che sarebbe slato a' tempi della guerra Trojana, non
già a quello de' suoi dì , conforme osserva ancora Slra-
bone = Cognovit Homerus Pharum prìscis temporibus
mari ambitam fuisse (I).
Un'altra prova del largo tratto di mare che secondo
Omero, separava l'Isola di Faros dall' Egitto si ha poco
appresso, là ove egli dice, che Menelao avvisalo, stando
nell'Isola di Ph. , che non rivedrebbe la Patria se non avesse
prima sacrificato agli Dei in Egitto, egli si duole del lungo
viaggio che ha a fare così, = 3Iihi fractum est meum cor,
co quod me rvrsus jubebat per obscurum Pontum in Jegy-
ptiim ire, longam viam dif/icilemque. =
E descrivendo poi la navigazione che si effettuava
verso questa parte, sono noiaie dal Poeta circostanze tali
che rendono palese non esser quello piccol tragitto: pe-
boves adigente. =z Al qual luogo ancora Eustazio (Odyss.
l. XII. ) nota, che sensa questa necessità, gli antichi né ciba-
vansi di Pesci, né facevano caccia d'Uccelli.
(1) Lib. i. pag. 30.
lOi MODERNITÀ DEL DELTA
rocche spiegale le vele « ordine autcm considentes spU"
mosum mare verberabantremis (l), sinché giunti in Egit-
to fecero i sacrifizi eie. — L'impiego delle vele e de' re-
mi, convengono appunto per una via lunga e difficile, o
più precisamente per un viaggio lungo:
)> quanto correr puote
)) Per un intero dì concavo legno
)) Cui stridulo da poppa il vento spiri.
Non si lasci qui inosservato che Omero dà tre epiteli
diversi al mare che s'interponeva fra l'Isola di Faros e
r Egitto, cioè undosum, obscurum, e spumosum, carat-
teristiche proprie di un largo mare; e si ricordi dell'av-
viso di Strabone che Omero giammai attribuisce ai luo-
ghi appellazione inutile.
Coli' ultima espressione sembra anzi che il Poeta ab-
bia voluto segnare con più di precisione la misura della
distanza fra l'Isola Faros e l'Egitto. Imperocché egli vi
assegna lo spazio che percorresi con un viaggio di un gior-
no di navigazione fatto a gonfie vele. Plinio ci dice anche
più chiaramente che era la navigazione di un giorno, e
di una notte. In Aegypto . . . a Pharo insula noctis et
diei cursum finsse Homero credimus (2). E la immensa
erudizione sua ci persuade che egli abbia tratto da buona
fonte questo schiarimento, e rimuove il dubbio che egli
avesse potuto darlo di sua mente. Ora pongasi lo sguardo
sulla Tavola indicata, e da Faro dirigasi in linea retta al
medio Egitto, troverassi che se ivi fosse lutto mare, con una
navigazione prospera di 24 ore si perverrebbe facilissima-
mente appiedi delle Piramidi.
Imperocché una nave a vele qualsiasi percorre con
vento favorevole almeno 8 miglia all'ora, lo che dà 212
miglia ÌQ un giorno, ed in una notte di corsa. Dirassi
(1) F. Od. l. 1. e. 580.
(2) PUn. Nat. Hist. Uh. e 85.
BIANCONI 105
forse che ai tempi di Omero la nautica poco perfetta , non
avrà dato la celerità di cui godono le navi oggidì. Con-
cedasi: ed in luogo di 8 miglia per ora diasi che ne fa-
cessero soltanto 6; anzi ancor 6 se vuoisi: ma con que-
sto solo si hanno già 120 miglia in 24 ore. La distanza
da Faro alle Piramidi è appunto di 120 miglia incirca; e
le Piramidi come è noto^, sono poste sopra e fuori del
Delta. Il Delta per conseguenza sarebbe stato tutto com-
preso sotto quello spazio di mare, che navigando percorse
Menelao sciogliendo da Faro, per andare alla terra di
Egitto.
Ben io mi so che altri calcolano diversamente la gior-
nata di navigazione (1) appoggiandosi ad un luogo di Ero-
dolo (2) Jb Heliopoli ad Thehas novem diehus sursum
navigatur , spatio quatuor milium octingentorum et sexa-
ginta stadiorum. Li 4860 stadi divisi per nove danno 540
stadi per giorno , ed essi equivalgono a 60 miglia Rom. in
circa. Sicché per essi una giornata di navigazione avrebbe
data 60 miglia di viaggio.
Ma s'io non erro il citalo passo di Erodoto è ben
lontano dal provar questo pel generale. Erodoto assegna
bensì 540 stadi ad una giornala di navigazione; ma la na-
vigazione di cui esso parla è quella del Nilo che si fa-
ceva ascendendo , sursum: vale a dire andando contro acqua
(3), Ed il viaggio di cui ragiona Omero è sul mare, e co-
me dicesi sul maris aequor , reso Befi celere dal vento
propizio, come egli dice, sibilante da poppa. Dunque men-
tre il primo modo di navigare non polea essere che assai
lento, perchè in opposizione al corso dell'acqua, il secon-
(1) St. Genis. Descr. d'Àegypte. T. 5. p. 394.— Dolo-
mieu. Journ. de physiq. T. 42. p. 196.
(2) Lib. IL pag. 91.
(3) Si vegga sulla velocità delle acque del Nilo, Descr.
d'Àegyp. T. 18. p. 568.
106 MODERNITÀ DEL DELTA
do invece doveva essere per condizione assegnata dal Poeta^,
facile, e veloce. Quindi ninna meraviglia che sole 60 mi-
glia si potessero percorrere in 24 ore sul Nilo , e che in-
vece 120 si potessero fare agevolmente sul mare. La con-
siderazione del mezzo sul quale si effettua la navigazione,
è di tanto rilievo da potere con sicurezza conchiudere, che
la misura prestata da Erodoto non è per nulla applicabile
alla navigazione di mare.
Ma osservisi di più. Sembra che noi non siamo inte-
ramente all' oscuro del luogo ove Menelao si fermasse giun-
gendo in Egitto. Perocché quando egli vi pervenne seco
avea de' prigionieri Trojani, i quali scesi a terra se gli
ribellarono, e ricuperata la lor libertà, fabbricarono quivi
un castello, che dal nome della lor patria dissero Troja.
Non pretendo io già che il punlo ove fu questa Troja di
Egitto debba essere assolutamente quello a cui approdasse
Menelao, bensì il dico congetturalmente, e come proba-
bile. Perocché primamente é verosimile che essi ponessero
stanza ove o presso eran sbarcali , ed amassero meglio rie-
dificare una novella Troja in sul mare al par dell'antica,
di quello che internarsi nel paese fra un popolo ad essi
sconosciuto, l'Egiziano; secondariamente perché se quel
luogo era un punto dell'antico liltorale, o spiaggia di
Egitto egli é facile comprendere come essi potessero sta-
bilirsi, essendo un.ipunto del di fuori dell'Egitto; mentre
poi comparisce afifalto inverosimile che fosse loro stato
concesso di introdursi nel cuor dell'Egitto, e fabbricare
un Castello o Città a parte in mezzo ad una popolazione
che sappiamo con quanto rigore vietasse in antico l'ingres-
so del lor paese agli stranieri. Tal tradizione io raccolgo
da Diodoro (1), e da Slrabone (2), i quali con questo
vengono già a spalleggiare, per così dire, il racconto di
(t) Bib. 1. pag. 36.
(2) Lib. 17. pag. 809.
BIANCONI 107
Omero della DavigazioDe di Menelao da Faros all' Egitto;
ed a rispondere a quelli che spacciano come al tutto im-
maginaria e poetica questa parte di sua narrazione. Ove
poi fosse Troia di Egitto, ed il Mons troicus a lei vici-
no, ce lo dice Stratone = Circa locus ubi lapides effo-
diuntur , ex quavis Pyramìdes factae sunt , mons quidam
est nomine Troicus, satìs petrosus , et speluncae sub eo,
et pagus his ac -flumini proximus nomine Troja , antiqua
Trojanorum habitalio , eorum qui captivi Menelaum se-
cuti sunt et ibi consederunt (1). Era dunque posta ap-
presso alle Piramidi, appena sopra il Delta e secondo l'o-
pinione del cel. D'Anville sulla catena Arabica, ove oggi
è Thora (2) e nel punto ove si vede segnata sul foglio sopra-
indicato. Ma rammentisi che precisamente a questo luogo ,
cioè a piedi delie Piramidi ci aveva già condotti il calcolo
testé recato di una giornata di navigazione da Pharos al-
l'Egitto.
Resta adunque anche questa indicazione di Omero
d'accordo coli' altre indire, che il Della era tutto coperto
dall'acque del mare.
Se Omero ci descrive a questa maniera le cose del
basso Egitto nel quarto dell'Odissea ; non v'ha poi nel ri-
manente dell'Odissea, 0 nell'Iliade indicazione veruna che
contraddica; anzi in accordo collo stato di cose narra-
to non v' ha parola di verun luogo del basso Egitto, e
neanche della stessa Memfl ; per cui Eraloslene osò di ac-
cusarlo di ignoranza della Geografia di Egitto (3). Ma bene
lo difesero da questa taccia Strabone, ed Aristotile. Il pri-
mo ponendo in vista che Omero conobbe bene l'alto Egit-
to, e l'antica sua capitale Tebe, di cui cantò le ricchezze
e la magnificenza; e che era informato persino di alcune
(() Lih. 17, pag. 809.
(2) Mem. sur l'Aegypt. p. 175.
(3) Appresso Strabone lib. i.
108 MODERNITÀ DEL DELTA
costumanze delle matrone Tebane. A questo si aggiunga
che per relazione di Diodoro, Omero viaggiò in Egitto.
Aristotile poi ne fa difesa, che pel proposito nostro
torna di altissimo momento. Indicai et Homerus sic re-
cens existens (il Della) illius enim loci facit mentionem
tamquam nondum Memphi exìstente aut omnìno , aut non
tanta. (1) Ecco per bocca di Aristotile la spiegazione del
silenzio di Omero intorno ai luoghi del basso Egitto. Ne tace
perchè non esistevano ancora; e di Memfi altresì, perchè
non era, o non ancor grande. Infatti se egli aveva detto
che qua tutto era mare, come poteva senza contraddizione
nominar le bocche del Nilo, o qualche città sul Delta?
Non vi avrà riflettuto Eratostene, il quale d'altronde, era
tanto persuaso come vedremo della chiusura delle Colonne
d'Ercole, e dell'allagamento delle basse spiaggie mediter-
ranee. Ma per Memfi qual bella osservazione non si pre-
senta in questo punto? Se essa non era, o soltanto poca
cosa a' tempi della guerra Trojana , e divenne grande sol
dopo Omero, non è patente che la sua grandezza fu con-
seguenza della comparsa del Delta, quando cioè divenne
il centro fra il vecchio ed il nuovo Egitto, e quando per
ben governarlo fu forza di portarvi il trono, che dapprima
stette in Tebe? La storia la cronologia ed i monumen-
ti non sono forse d'accordo in istabilir questa data? E
l'ingrandimento di Memfi non diviene dunque esso ancora
un argomento in favore della emersione del Delta in tem-
pi posteriori alla guerra Trojana? Ma meglio di ciò al-
trove: or torniamo in cammino.
Un'ultima osservazione sulle parole di Omero parmi
non doversi tacere. La fame che pressava i compagni di
Menelao, la pesca cui furon costretti di aver ricorso , mo-
strano bene che Omero voleva dipingerci non un isola
presso terra, ma uno scoglio senza abitato in mezzo al
(l) Meteorologìcor. cap. XIV.
ì
BIAISGONI 109
mare. Or dato per ipolesi che l'isola fosse pur presso la
terra di Egitto, o anche solo in vista dell'Egitto, crede-
rassi possibile che gli Egiziani tanto severi nel guardare
l'entrata del loro regno non avessero reso posto forte
quest'isola, che sì bene vi si sarebbe prestata? Per me io
dirò, che se debbo rendermi ragionevole il racconto di Ome-
ro, bisogna che conchiuda che Pharos dovesse essere allora
uno scoglio nudo in mezzo all'onde a grandissima distan-
za, e fuor di vista dell'Egitto, talché gli Egiziani non po-
tessero farne un posto avanzato che tenesse relazione col-
la lor terra. Ma notisi che ben poco appresso vi sorse so-
pra Rhacoiis, cioè subitochè la comparsa del Delta ebbe
messo Pharos in connessione, e indipendenza dell'Egitto.
Dal sin qui detto parmi che legitimamente ne discenda ,
che Omero in questo tratto dell'Odissea ci ha lasciato
una tradizione corroborata di tutte le circostanze necessa-
rie a procacciarle precisione e valore; tradizione portante
che emergeva, ne' tempi intorno alla guerra Trojana dal-
le acque l'isola di Faros a guisa di scoglio disabitato cin-
ta tutto attorno dal mare ondoso ; lontana da qualun-
que Città, 0 terra abitata, lontana dall'Egitto cui stava
di fronte, per un viaggio lungo e difficile, anzi precisa-
mente di un giorno di navigazione, lo che conduce sin
fuori del Delta nel medio Egitto. Che per conseguenza
tutto quello che oggi è Delta era allor sotto mare, e che
di ninna parte del Delta emergente si ha notizia, perchè
di tutte ne tace Omero.
Ora lasciamo Omero in disparte; altrove ci occorrerà
di tornare a consultarlo; veggiamo invece, che dica del
Delta un altro luminare dell'antichità, Erodoto.
Visse Erodoto come esso medesimo ci dice(l) un 400
anni dopo Omero ;, e meno di 800 dopo la guerra Trojana;
viaggiò in Egitto per istruirsi, e per raccogliere materiali
per la grande sua storia ; ivi dimorò conferendo co' Sacer-
(1) Lib. 2. jmg. 109 e pag. 145-
no MODERNITÀ DEL DELTA
doli di Memfì , di Eliopoli , e di Tebe. Egli fu in istato
di conoscere co' proprii occhi, molle delle cose, che udi-
va, e di infermare i posteri sulla storia antica Egiziana.
Molte cose ci ha narrato, non tante però quante ab-
biamo a desiderarne; ma delle narrale alcune sono state
guardate, come favole. E qualcuna effettivamente la dà
egli per tale; ma, come ho altrove mostrato, è bene stato
difeso per l'altre. E conviene anche aver presente, che
molte delle imputazioni affibbiate ad Erodoto, erano frul-
lo della ignoranza dei nostri, relativamente alle cose del-
l'antico Egitto. Io non mi erigo giudice in tanta questio-
ne, ma mi riferisco alla sentenza di un moderno, che
avendo accuratamente esaminate le cose in luogo, ci dice
=z L'autorità di Erodoto acquista un nuovo peso per sem-
pre nuove verificazioni di fatti, che esso espone =i (1). Ma
non credasi che io voglia con questo preambolo imporre
alla altrui credenza; perocché io non intendo di ricevere
né di dare per vero, se non se quello, che i criteri di
credibilità fanno conoscere tale. Ne giudichi adunque cia-
scuno. Ecco ciò, che dice Erodoto intorno al basso Egitto.
Quando egli visitò l'Egitto, e fu nella Olimpiade
...cioè 440, anni innanzi l'era volgare, il Della era sgom-
bro dalle acque del mare, alzavanvisi sopra molte Città,
che avevano MemB per capitale, la quale succedeva a quei
dì alla grandezza, e magnificenza di Tebe, che già sen
passava in decadimento. Ma le memorie, e le vestigia dello
stato antico rimanevano ancor in Egitto , ed Erodoto ce
ne informa così (2) =z Mia quoque apiid llemphim au-
divi ex Vulcani sacerdotibus , eum quìbus in colloquium
veni. Quin etìam (notisi bene con quanto studio egli cer-
casse di accertarsi di queste notizie) Quin ctìam, harum
ipsarum rerum gratta et Thebas et Heliopolin me con-
i\) Le Pere. Expedit. en Egypte T. XI. p. 126.
(2) Lib. 2. pag. 89.
BIANCONI 111
tuli animo cognoscendi , numquid consentanea dìcturì es-
seni iis , quae Memphi dicerentur. Nam Hetìopolitani fe-
runtur Aegyptìorum solertissimi. E delle cose ivi udite
tace Erodoto quelle attinenti agli Dei : Quae autem fiumana
negotia sunt haec ita referebant inter se convenientes. E
cioè: Primum in Aegypto mortalium regnasse Maena,ac
sub eo omnem Aegyptum , praeter Thebaicam prefecturam
paludem fuisse: ex eaque nihil eorum quae nunc sunt
infra stagnum 3Ioerios eminuisse . . . Atque de regione
bene mihi dicere videbantur ; manifestum enim est ei , qui
etsi antea non audierit, tamen inspexerit, modo sit so-
lertia praeditus, Aegyptum- . . acquisitam Aegyptiis es-
se terram , ac fluminis donum; e piiì sotto, etiam mihi
ipsi esse videbatur acquisita Aegyptiis. Siquidem quod
inter dictos montes (Arabico e Libico) supra Memphis
medium est, videbatur mihi sinus maris aliquando fuis-
se etc. = Più chiaramente ancora in altro luogo = Delta,
ut ipsi dicunt Aegyptii , et mihi videtur .... nuper ut
sic dicam apparuit = (1)
Sussisteva adunque in Egitto a' giorni di Erodo-
to memoria concorde fra' Sacerdoti, che nella età di Me-
nes tutto , dal Lago Moerios in giiì , era coperto dalle acque
del mare, e che il Delta fosse di recente comparso nu-
per eminuisse. Erodoto porge queste memorie, come vedesi
con ogni asseveranza: imperocché fa ben notare, che egli
ne cercò presso li sacerdoti delle tre principali città di
Egitto all'unico oggetto di conoscere, se eran concordi in
queste memorie fra di loro. E trovò, che Iiec ita refere-
bant inter se consentientes. Poi quasi per dare maggior
peso a queste stesse cose, aggiugne alla diligenza da lui
usata per accertarsene l'espressione ancora della propria
persuasione, e convincimento; anzi di più espone le ca-
(1) Lib. 2. pag. 94.
1 12 MODERNITÀ DEL DELTA
gioDi di fatto per le quali , ed egli , e chiunque avrebbe
trovato giusto il racconto Egiziano.
Ma sembra, che non mai sia pago d'insistere sulla
veracità delle cose narrate; imperocché le inculca di nuo-
vo sul chiudere dell' argomento così = Itaque quae circa
AEgyptum sunt , et dicentihus Illa credo , et ipsa ita
habere valide existimo. E qui ancora n' adduce prova
somministratagli dalla ispezione de' luoghi z= quippe cum
videam .... et conchylia apparere in montibus , ac sal-
suginem efflorescere .... et.... montem , qui in Aegypto
est super Mempìiin arenas solas habere (1).
Io lascio pertanto Erodoto con questa riflessione ; egli
visitando l'Egitto in tempi per noi riraotissimi, trovò nelle
tre principali sedi della dottrina Egiziana concorde memo-
ria dell' innondamenlo del Delta, e della recente sua com-
parsa. Quelli , che somministrarono ad Erodoto tale noti-
zia erano per certo i meglio informati, i più dotti ^ i più
idonei della loro età in Egitto: la storia , che ce l'ha con-
servata ha molti caratteri di veracità, e di scienza. Ma
questa slessa memoria si è quella > che abbiamo veduto
esserci fornita da Omero.
Dunque alla testimonianza di Omero, ne aggiugnere-
mo qui una seconda , quella di Erodoto.
Se non che prendeva errore credendo di lasciar qui
Erodoto; perocché ben m'è nolo usare egli altrove lin-
guaggio tale, che sembri in opposizione al sin qui detto.
Egli dice infatti che Menes , il quale primo regnò in Egit-
to aveva separalo Memfi mercè di ponti; oppure il terri-
torio di Memfi a quei giorni pare, che fosse ancora som-
merso dall'acque, per quanto egli aveva poco prima nar-
rato. Poi (2) che Paride fuggisse con Elena verso i* Egitto,
(1) Lib. IL pag. 92.
(2) Lib. 2. pag. 129.
BIANCONI 113
fermasse alla bocca del Nilo delta Canopica , ivi rinvenisse
un Tempio dedicalo ad Ercole eie. Dalle quali cose bastan-
temente emerge essere qui ErodoiD discorde con se mede-
simo, ed in opposizione alla tradizione di Omero.
Ma quella Pietra di paragone nelle cose scientifiche,
un po' di critica, applicata ai diversi racconti fatti da Ero-
doto, mostra assai bene, die non è tuli' oro quello, che
egli tramandava alla posterità. E sia detto a lode di quel
gran Padre della storia , egli stesso , non lutto dava per
oro. Ma mentre alcune tradizioni egli muniva con quella
abbondanza di sicurezza, e di prove, che sopra, non a
caso ho fatto conoscere, in questi ultimi racconti, invece
tiene tuli' altra maniera di esprimersi :=:fracfc«M5 egli dice
dopo narrate le cose in primo luogo esposte = Hactenus
quae vidi, quae novi, quae interrogando percepì dieta
sunf. lune pergam dìsserere sermones Jegyptios quos
audivi addens, et aliquid , quod ipse viderim (1). Ecco
gran distinzione: le prime sono le cose bene accertate
queste altre sono, direbbesi, quasi la ciance =i sermones
aegyptios. E se ciò non bastasse v'ha questo di più, che
dopo aver narrato molte altre bagalelle con queste, cosi
conchiude = Haec quidem ab Jegyptiis relata, sic cuique
placeant prout credibilia videntur: mihi autem in omnì
sermone constitutum est ea scribere , quae auditu ex sin-
gulis cognovi (2). Geloso per un lato di non trascurare
veruna cosa udita in Egitto, ma scusandosi direi quasi al
tempo stesso di avere scritto cose poco credibili, pone tutti
in avvertenza, e in libertà per crederle, o no, come cia-
scuno sia per trovarle credibili , o no.
11 valore storico adunque delle prime tradizioni è mol-
to diverso da quello delle seconde. Le une sono in oppo-
sizione colle altre; ma le prime, che si trovano in quella
(1) Uh. lì. pag. 123.
(2) Lib. IL pag. 135.
N. Ann. Se. Natur. Serie III. Tomo 3.
114 MODERNITÀ DEL DELTA
parte, che Erodoto ci dice la più soda, e la meglio ac-
certala potrebbero forse fare spregiare, od obbliare le se-
conde, ciie hanno per dello dei loro Autore tanto minore
importanza; invece poi, s'io non erro, resta ben chiaro,
che le «seconde, non valgono a paralizzare (meno poi a
distruggere) il merito, ed il valor delle prime.
Passiamo ad altre autorità. Già si è veduto, come Ari-
stotile si mostrasse propenso alle idee di Omero. Or ne
giova riferir più in esteso le sue memorie. Aristotile le
cui opere, come dice un dotto moderno (1) fissano lo sta-
to, in cui tutte le scienze naturali erano pervenute al suo
tempo, ci ha parlato de' cambiamenti avvenuti in Egitto
nel Gap. 14 della Meteorologia così = Hic locus semper,
siccior videtur iteri , et tota regio fliwii adgregatio
esse Nili . ... Et antìquitus Aegyptus Thehae vocatae.
Indicat autem , et Homerus , sic recens existens ( ut ita
dicam) ad tales permutattones , itlius enim loci facit meri'
tionem , tamquam nondum Memphi existente , aut omnino,
aut non tanta. Hoc autem par est, sic accidere. Infc
fiora enim loca superioribus posterius habitata fuere.
Egli è onninamente inverosimile, che se qualche contraria
memoria fosse esistita ai suoi tempi, egli l'avesse ignora-
ta, 0 l'avesse taciuta. Anzi per l'opposto, siccome egli
adduce la tradizione di Omero, come un esempio delle
mutazioni, che avvengono di lue, hi inondali in terre
asciutte, coDvien dire, che fosse una tradizione general-
mente diffusa, e generalmente accolta, perchè valesse di
appoggio al suo tema. Non credo, che un tanto Filosofo aves-
se voluto dar saggio di un ragionamento tanto poco consono
alle buone regole della Logica, quanto quello di addurre
per prova una tradizione di un fallo , che fosse controver-
so, 0 dimandasse di esser esso stesso provalo. Si osservi
(1) Girard Descript, de VBgypt. T. 20. pag. 82.
BIANCONI 115
che il luogo da me recatodi Aristotile è nel capo, in cui
tratta de permutatione , et vicissitudine aquarum , et con-
tinentis = nel quale dopo aver detto, che terre coperte
dal mare divennero asciutte ripigliar: C/"; accidit,et circa
Aegyptum con quel che segue sopra arrecato.
Il che sia qui avvertito sol di passaggio con pace del
celebre Freret, il quale pretende che Aristotile, così parli
mosso solo da animosità contro gli Egiziani, che si dice-
vano uomini antichissimi rinfacciando loro la sua moder-
nità col mostrare recente la lor terra.
Ma ella è quislione ben diversa il dire, che Aristoti-
le faccia tale rimprovero agli Egiziani cogliendo l'oppor-
tunità del fatto, altro è che il fatto sia da lui posto solo
per questo scopo ^ e sia d'altronde un fatto immaginario,
e destituito di fondamento. Vero è il primo, perchè Ari-
stotile dice poco appresso = Quos enim dicimus anti-
quissimos esse hominum Aegyptios , horum regio tota
facto videtur, et esse fluvii opus= etc. È poi falso in-
teramente il secondo , come ho mostrato , perchè lo
scopo è di addurre un esempio delle mutazioni della
terra, e come tale, non poteva essere, che notizia bene
fondata.
Aristotile inoltre in proposito, che il mare occupasse
il basso Egitto più espressamente si spiega subito appres-
so dicendo , che i luoghi vicino al mar Rosso prestano a
ciò un argomento in conferma. Rammentato , che antichi
Re di Egitto tentarono di aprire la navigazione col far co-
municare i due mari attraverso l'Istmo oggi detto di Souez
conchiude esser manifesto, che già un tempo in questi
luoghi fu tutto un mare, e tutto continuato = Jfam/"e5?Mm
est igitur quod mare unum haec omnia continuum erat- =
Del pari, che lutto mare era ancora nelle parti di Li-
bia intorno al tempio di Ammone stante la lor depres-
sione. Le quali parole di Aristotile io ho recate per
provare maggiormente, che l'opinione di questo dotto è
116 MODERNITÀ DEL DELTA
concorde a quella di Omero, e di Erodoto, non per pro-
muovere due altre belle questioni, che ne nascono, una
intorno alla comunicazione de' due mari, l'altra intorno al
tempio di Aramene, che serbo a trattare in luogo più op-
portuno.
Stratone, detto il Fisico, precettore di Tolomeo Filadel-
fo, fioriva un secolo circa appresso Erodoto; Eralostene,
e Strabene ci hanno conservato le sue opinioni intorno al-
l'Egitto, e quest'ultimo, così si esprime (1). Ait Strato
Aegyptum priscis temporibus mari fuisse inundatam usque
ad paludes, quae sunt apud Pelusium, et ad Casium
montem , ac Serbonidem lacum- Io penso , che si deb-
ba intendere per quelle parole usque ad paludes etc.
una indicazione del basso Egitto dal Ponente al Le-
vante, perchè li Ire luoghi mentovati Pelusio , Casio,
e lago Serbonide, essendo ancor oggi sul mare, e, può
quasi dirsi , da esso innondati , ninna differenza vi sareb-
be da prischi a' moderni tempi : mentre poi Pelusio Ca-
sio etc. sono gli estremi Orientali dell'Egitto, e li con-
fini opposti per chi come Stratone stava scrivendo in Ales-
sandria. Oggi ancora, continua egli, quando si estrae il
sale in Egitto, si trovano le fosse arenose, e piene di con-
chiglie segno questo , che il paese fu un tempo coperto
dal mare = nìmirum, così Stratone zz regione mari ohm
tecta etc. post mari recedente ea fuisse detecta loca. Sem-
bra poi, che verso mezzo dì, egli portasse, come Erodoto
l'insidenza del mare fino al lago dì Moeris, ma non puossi
averne certezza, perocché sgraziatamente il testo di Stra-
bene è oscuro, e forse guasto in questa parte, ed è solo
dietro una correzione proposta dal Casaubeno, che così si
legge = similiter etiam ripas lacus Moeridos litori Maris
(1) Geogr. lib, 1. pag. 50.
BIANCONI 11T
quam fluviì esse sìmilìores. Qualche altra lezione liene
invece lacus salis.
Ma se la correzione è giusta, voi vedete, che dal lago
Moeris in giù tutto il Delta sarebbe stato sotto mare, e
che Stratone sarebbe precisamente d'accordo con Omero,
e con Erodoto, il quale, come udiste diceva = nihil eorum
quae nunc sunt infra stagnum Moerios; eminuisse. =
E con essi sarebbe pure stalo d'accordo Eratoslene
celebre Bibliotecario di Alessandria ^ e che visse un seco'-
lo e mezzo incirca dopo Erodoto. Egli infatti, come aj^
parisce dai suoi frammenti conservatici da Strabene, loda-
va la sentenza di Stratone, e se egli la loda ragionevol-
mente si può conchiudere, che 1' ha per buona, che l'ad-
dotta, e che la fa sua. Conseguenza questa resa tanto più
giusta e fondata, quando si vengono collazionando coi ri-
feriti, altri frammenti di Eratostene, i quali spiegano, co-
me egli fosse persuaso che un tempo le acque del Mare
interno fossero elevate, ed allagassero le basse coste adja-
cenli, e conseguentemeJ5|te quelle del basso Egitto. Ma emer-
ge ciò precipuamente dal seguente brano, che ho stimato
di non poter preterire. Censet Eratostencs , dice Strabe-
ne (1), cum apud Gades mare internum erupìsset, suh-
sedìsse id, ac terram juxta Casium Pelashm usque ad
rubrum mare detexisse , eie. Ne consegue perciò, che ana-
logamente a quanto ha detto Aristotile il basso Egitto era
coperto dal mare sino all'Eritreo, e pare, che lo fosse
fino a' tempi della guerra Trojana, anche per opinione di
Eratostene stesso per ragioni, che altrove fia meglio esporre
Demetrio Scepzio, e Demodé riferiti essi pur da Stra-
bene tennero opinione consimile, imperocché al dir del
^Geografo narravano essi =: Pharum Aegyptiam olim mare
fuisse circumdatam, quae nunc est peninsula (2) =.
(1) Lih. 1. pag. 39.
(2) Strah. 1. 68. ,,^
118 MODERNITÀ DEL DEITÀ
A* quali Autori opporluno qui torna associare quello
slesso 5 che i loro fraramenli a noi conservò, cioè Slrabo-
ne , che come è noto percorse l' Egitto seguendo la spedi-
zione militare del console Cornelio Gallo sui primi del-
l'era nostra; il quale in più di un luogo spiega la sua
opinione sull'antico stato del Delta. Veggasi infra l'altra
questa, che mi pare segnalala, oltre all'essere somma-
mente filosofica. Aveva Strabene nel 1." libro già arrecato
tante tradizioni, e questioni degli Antichi intorno ai cam-
biamenti, che avvengono alla superficie della terra massi-
me per ritiramenlo, o avanzamento del mare sulla terra;
quando così conchiude (1) = ^mo mìnus autem admìratio
istarum mutationum . . . dubium reddat . . . alia quoque
conferenda ìiìs sunt, quae alììs in locìs sunt , aut fue-
runt horum similia; haec enim exempla confestìm ante
oculos positos , tollent fiaesitationem: cum alioquin ipsa
veritas (notisi quanto sublime!) stuporem ìncuiiat , sen-
sumque conturhet, ostendìtque quam simiis naturalium
effectorum, totiusque vìtae emperiti; verbi gratta, si
quìs referat , quae Therae,et Therasìae evenerunt.-.. tum,
quae Aegypto , et multis Graeciae partibus. E dopo que-
sto preambolo reca con altre le parole suddette di Deme-
trio Scepiio, cioè = Pharum Aegypti olìm mari fuisse
cìrcumdatam etc. = Lo che equivale, s'io non prendo
abbaglio a dire, che quantunque questi avvenimenti siano
sorprendenti son tuttavia veri. Se io poi, non temessi di
annojare potrei indire recar altri passi dello slesso Stra-
bene, coi quali si mostra convenire con Erodoto ad esem-
pio (2) = non injuria Herodotus totam Aegyptum fluvìi
donum dixerìt, nìsi totam eam saltem quae infra Delta
sita interior Aegyptus nomìnatur (3) = similmente con
(1) Geogr. Uh. I. pag. 57.
(2) Geogr. 1. 30.
(3) Veggasi anche pag. 536.
I
BIANCONI 119
Omero (I) = cognovit etiam Pharum priscìs temporibus
mari ambitam fuisse. =: Sembra invece sospettare Strabene,
che Omero abbia esagerato la distanza dell'Isola dal conti-
nente (2) e che non v'abbia prova, che a tempi della Guerra
Trojana il Delta fosse ancora coperto dall'acque. Ma rimando
queste difficoltà insieme coli' altre più innanzi, per rac-
cogliere invece qui altre testimonianze, che ancor ci restano,
e per prima quella di uno scrittore, che viaggiò esso an-
cora in Egitto Diodoro Siciliano.
ifiontinua)
(1) Geogr. 1. 30.
(2) li. pag. 37.
Catalogo degli oggetti e preparati più inte-
ressanti del Gabinetto d' Anatomia Comparata
di Bologna y del Prof. Antonio Alessandrini.
(Continuazione, vedi Voi. IL pag. 373)
3881. Dicolile col colaro, Ranz. — Dìcotyles Torquatus,
Fed. Ciiv. — sus Tajassa, Linn. = Lo sto-
maco unitamente al pancreas ed alla milza. Ani-
male dell' America Meridionale, acquistato con-
servato nello spirilo dal Corrispondente di Am-
sterdam. Individuo femmina assai giovine, tro-
vandosi nella muta dei denti. Questo stomaco,
di forma ben singolare, appartiene alla classe
dei complicati, essendo diviso in quattro ben
distinte concamerazioni. Gonfio e disseccato.
Alessandrini. Agosto 1845.
120 CATALOGO DEL GABINETTO
3882. Id. Gli intestini tenui , conservati nello spirito per-
chè di pareti molto delicate non resistevano al
gonfiamento. Id.
3883. Id. Gli intestini crassi. Il cieco è molto piccolo e
munito nel fondo di una breve, ma larga, ap-
pendice di forma conica. Il cieco, assai lungo,
forma un pacchetto di complicatissimi ravvolgi-
menti, analogamente a quello di alcuni rumi-
nanti. Gonfi d'aria e disseccati. Praticata una
apertura nel colon di fronte allo sbocco del-
l'ileo si dimostra la forma e posizione della
valvola ileo-cecale.
3884. Id. Il fegato, conservato nello spirilo. È molto fra-
stagliato nei lombi, ma non diviso profonda-
mente in lobi.
2381. Rinoceronte fossile maggiore — Rhinoceros Lepto-
rhinus , Cuv. = Quattro molari superiori il
primo dei quali segnalo, a, è il secondo del
lato sinistro, e gli altri tre(&,c,d) il terzo,
il quarto, ed il sesto del lato destro. Furono
trovali ad un miglio di disianza da Barberino
del Mugello in Toscana alla profondità di circa
dieci piedi parigini nello scavar terra per le
fornaci da matoni entro uno strato di ghiaja
internato fra due strati di terra colà chiamala
calestro da matoni, iu luogo denominato Ca-
stagneto del pover uomo; a me regalali dallo
studente Veterinaria di quel paese Sig. Onorio
Da Barberino. Dono del Direttore. 1840.
3768. Id. Frammento del ramo destro della mascella infe-
riore della slessa provenienza. Id. Ottobre 1844.
3902. Id. Regione palatina delle ossa mascellari colla dop-
pia serie, cioè destra e sinistra, dei molari
quasi intera. Trovata nella medesima località,
e depositala nel Museo in Marzo 1847. Di que-
d'anatomia comparata l'i!
sto pezzo interessantissimo si conserva anche il
modello in gesso cavato dall' originale con tutta
diligenza dall' Egregio Modellatore dei Musei
Sig. Giuseppe Astorri.
3758. Id. Altro frammento del ramo destro di una mascella
inferiore^ ma trovato in altra località, cioè in
quel terreno stesso che conteneva il frammento
che segue del Rinoceronte minore. Dono del
Sig. Onorio Da Barberino. Ottobre 1844.
3460. Rinoceronte fossile minore ■ — Rfiìnoceros minuins,
Cuv. = Porzione di mascella inferiore verso la
punta, trovata pure in prossimità di Barberino
del Mugello, alla profondità di pochi piedi en-
tro uno strato di compatta sabbia gialliccia,
volgarmente denominala tufo. Avanzi della no-
, minata specie fino ai tempi dell'illustre citalo
Cuvier, erano stali trovati soltanto in Francia.
Dono del lodato Sig. Onorio Da Barberino.
20. Cavallo comune, Ranz. — Equus Càballus , Linn.
= Mandibola posteriore di maschio d'anni quat-
tro per la dentatura. Gandolfi , 1807.
177. Id. Mandibola posteriore di maschio d'anni dieci.
Nolari, 1814.
1169. Id. Le mascelle di cavallo maschio di circa anni tre,
di pìccola statura, e nel quale la dentatura è
prossima al suo completo sviluppo, spuntando
di già gli ullirai quattro molari, e gli scaglio-
ni, o canini. Tolte dal cadavere di quello stes-
so individuo che servì, vivente, per l'esperi-
mento della allacciatura ad ambedue le carotidi
primitive, la quale, praticata alla distanza di
pochi giorni l'una dall'altra riuscì felicemente,
e l'animale avrebbe continuato a vivere ed a
prestare utile servizio, se non fosse per altri
difetti stato destinato alla morte, anche per os-
122 CATALOGO DEL GABINETTO
servare mediante T artificiale injezione le mo-
dificazioni avvenute nei rami dei tronchi allac-
ciati, e come meglio e più estesamente si dirà
trattando della Sezione dell'Anatomia Patolo-
gica. Nolari, 1829.
1870. Id. Teschio di puledro di mesi quattro e giorni ven-
tidue, morto in seguito di infiammazione e suc-
cessiva suppurazione del tarso destro , prodotta
da cauterizzazione male applicata. Alessandrini ,
1837.
2010. Id. Testa unitamente a piccola porzione di collo di
feto cavallino, a grado notabile di sviluppo^
nella quale si è praticata artificiale injezione
del sistema arterioso secondo il metodo proposto
da Retzius , spingendo però prima nei vasi data
quantità di colla colorata in rosso, e tenendo
immersa la testa nell'acqua calda laddove il
lodato autore propone di farla del tutto a freddo
servendosi della sola pasta molle formata con
cinabro, o minio e biacca. Da un lato si è stac-
cata la metà della mascella inferiore onde veder
si possa la lingua finamente injettata, e nella
porzione di mascella staccata, asportata dal
lato esterno la lamina ossea sonosi scoperte le
capsule dentarie nelle quali è pure penetrata la
injezione, operazione eseguita anche nel cor-
rispondente lato della mascella inferiore aspor-
tandone tre capsule distese sul piano della ta-
voletta che sostiene la preparazione. A secco.
Alessandrini , 1839.
3679. Id. Sinistra metà della mascella inferiore di feto per-
venuto alla metà circa del periodo di gravi-
danza. Sonosi scoperti i germi tanto degli in-
cisivi che dei molari le capsule dei quali mo-
strano il sistema arterioso finamente injellato
d'anatomia comparata 123
con soluzione di colla forte colorata col cinabro.
Ercolani. Dicembre 1843.
3661. Id. Teschio di maschio pervenuto al compimento del
quarto anno per dimostrarvi lo stato generale
della dentatura in questa età. Notarì. Giugno
1844.
3855. Id. Le mascelle di una testa di maschio , che stava
per compiere il terzo anno, morto nella Scuola
pratica di Veterinaria in dicembre p. p. per te-
tano venuto in seguito della castrazione, quan-
do già sembrava prossima la totale guarigione ,
forse per l'impressione dell'aria eccessivamente
fredda. Alessandrini, Maggio 1845.
3963. Id. Mezza mascella superiore di cavalla, che segna
il quinto anno. Anteriormente alla serie dei
molari esiste ancora in luogo il falso molare
deciduo, che ordinariamente cade prima di que-
st'epoca. Alessandrini, Ottobre 1845.
4324. Id. Teschio di maschio molto giovine. Nella mascel-
la superiore al davanti delle serie dei molari
vedonsi ancora in luogo i due pseudo-molari
caduchi. In ambe le mascelle poi non sono an-
cora caduti i cantoni di latte, e stanno per
spuntare gli scaglioni, appena inoltrati alquan-
to di più nella mascella inferiore. Alessandri-
ni, Dicembre 1848.
4325. Id. La punta delle mascelle di vecchia cavalla, la
quale mostra la singolarità dell' esistenza di ro-
busti scaglioni nella inferiore. Dott. Ercolani,
Dicembre 1848.
709. Id. Osso joide di maschio adulto ; i diversi pezzi
che lo compongono sono insieme uniti natural-
mente mediante i legamenti disseccati. Notari,
1822.
780. Id. Mezzo teschio di cavallo maschio preparato a
124 CATALOGO DEL GABINETTO
secco nel quale si dimostrano 'nella naturale
posizione mediante sezione verticale le vie della
deglutizione, cioè la lingua unita all'osso joi-
de,alla laringe, faringe e palato molle coi ri-
spettivi muscoli e nervi. Nella lingua manca
soltanto il muscolo milo-joideo portalo via on-
de meglio appariscano i muscoli e nervi sotto-
posti. Alessandrini, 1823.
489. Id. Glandola salivare submascellare , incettato a cera
il condotto, poscia, mediante lenta macerazio-
ne, separate in parte le glebe o piccole masse
formate dagli acini ritenemlole unite solo per
mezzo delie ramificazioni del canale medesimo
nello spirito. Alessandrini, 1820.
118. Id. Estremità cardiaca dell'esofago, tolta da uno sto-
maco gonfio d'aria e disseccato onde dimostrare
così la piega irregolare prodotta al cardias dalle
più interne tonache e che nelle contrazioni del
sacco, dirette ad espellere le materie contenu-
te, ottura il foro od impedisce così l'alto del
vomitare. Preparazione lolla da uno stomaco in
parte divorato dai tarli perchè esistente nel Mu-
seo fino dal 1812.
226. Id. Stomaco colle arterie incettale a cera, gonfio
d'aria e disseccalo. Preparazione che esisteva
nel Gabinetto d'Anatomia umana, fatta con
molte altre dal Prof. Mondini Francesco per le
osservazioni del Prof. Moreschi , che fornirono
argomento alla di lui Opera = Sul vero uso
della milza =, e nel 1815 dallo stesso Mon-
dini ceduta al Museo Zootomico. .':,l .tl3t
227. Id. Un secondo stomaco, cui sta unita ancora la mil-
za, del tutto somigliante al precedente, e della
slessa provenienza.
451. Id. Preparazione in cera rappresentante Io stomaco
d'anatomia comparata 125
e milza coi loro vasi arteriosi iniettati, ese-
guita dall'in allora Modellatore in cera dei Mu-
sei Sig. Barbieri e ceduta dal lodato Mondini
al Gabinetto. 1819.
1844. Id. Porzione di duodeno unitamente a piccola parte
dalla corrispondente regione dello stomaco, dis-
seccala gonfia d'aria, e che dimostra la forma
e posizione della valvola pilorica. Alessandri-
ni, 1837.
4058. Id. Stomaco di feto non molto inoltrato nello svi-
luppo, gonfiato d'aria e disseccato. Praticata
una sezione nella faccia anteriore del medesi-
mo si vede l'apertura cardiaca, e sul lembo
di essa delle piccole rughe longitudinali indizio
di quelle mollo maggiori che, a sviluppo com-
pito, si oppongono all'atto del vomitare. Il si-
stema arterioso fu incettalo colle soluzioni di
cromalo di potassa (kali cromico), e di acetato
di piombo (piombo acetico), liquidi spinti se-
paratamente nei vasi secondo il metodo sugge-
rito da Miescher {De inflammatìone ossiiim
p. 17.), giacché venendo a contatto si forma
un precipitato giallo che riempie e mantiene
disleso il vaso. Negli organi membranosi però
un tal metodo non porta un buon'effetto, e co-
me il citato Autore assicura di averlo ottenuto
nel sistema vascolare delle ossa. Alessandrini.
Agosto 1846.
450. Id. Cieco del sistema arterioso injettalo a cera, gonfio
d'aria e disseccato. Una apertura praticata di
fronte alla inserzione dell'ileo fa vedere il modo
di sbocco di questo intestino nel crasso. Id. 1819.
1544. Id. Intestino crasso di feto della precisa età di 128
giorni di vita inlra-uterina, con infezione nel
sistema arterioso. Gonfio e disseccalo. Id. 1839,
126 CATALOGO DEL GABINETTO
40Ó9. Id. Il cieco e parte del colon dello stesso feto del
quale si conserva lo stomaco al N.° 4058 e
preparato collo stesso .metodo, anzi injettalo
contemporaneamente.
2128. Id. Fegato di individuo maschio adulto, incettate
con gesso la vena porta, la cava nel punto
dove riceve le vene epatiche, ed il condotto bi-
liare, poscia disseccato. Vi si è conservala unita
ancora la maggior parte del diafragma attra-
verso del quale si dimostra il passaggio della
cava, le grosse vene freniche inserite nella me-
desima, ed i fori pel passaggio dell'esofago e
dell'aorta. Alessandrini , 1839.
1187. Id. Porzione di milza injettata a cera di vari colori
nel sistema dei vasi sanguiferi, poscia lunga-
mente macerata nell'acqua, di modo che mo-
stra evidentemente nell'interno la struttura del-
la cellulosa formante una singolare complica-
zione di reti, nei vani lasciati dalle quali si
contiene il più fino intreccio dei minimi vasi
sanguiferi. Siffatta conformazione fece sì che
r Artaud la descrivesse per lo appunto quale
plesso nervoso nella Memoria intitolala = Or-
gan^Xa'^ione e funzioni della mil'^a. Journal
des Progrès, Tom. FI. 1827. = Conservala
nello spirito. Alessandrini, 1830.
3617. Id. Pancreas spogliato, mediante lenta macerazione
nell'acqua della cellulosa e delle reti vascolari
che lo ricoprono ed inviluppano, separate le
pìccole glebe di acini glandolari che lo com-
pongono assieme riuniti soltanto per mezzo
delle ramificazioni del comune condotto pancrea-
tico, il quale ofi"re la particolarità, non infre-
quente nel cavallo, di aprirsi nel duodeno con
due distinti condotti, il maggiore dei quali si
d'anatomia comparata 127
innesta nel coledoco. Nello spirito, preparato
dal Dissettore Ercolani. Marzo 1844.
1198. Cavallo Asino — Equus Asinus, Lino. = Le ma-
scelle di individuo giovine nelle quali si vede
incominciata la muta dei denti essendo in parte
fornite di quelli di latte, in parte dei serotini
già spuntati. Ben poco diverso è il grado di
sviluppo dei denti stessi sia nella mascella su-
periore, sia nella inferiore. Notari , 1830.
3865. Id. Teschio di maschio ucciso appena arrivato al-
l' ottavo giorno di età per la imperfezione che
mostrava nella mascella inferiore e nella lingua:
questa infatti si conserva tra le mostruosità sotto
il numero 3857. Alessandrini, Giugno 1835.
71i. Id. Osso joide di individuo adulto, le varie sezioni
del quale si vedono unite insieme mediante i
legamenti e cartilagini naturali. Dott. Nota-
ri, 1822.
936. Id. Testa nella quale sono preparate in luogo nella
naturale posizione , le cosi dette tasche sutura-
li, 0 sacchi membranosi delle trombe d'Eustac-
chio. Dal lato sinistro si è aperta nello spazio
compreso tra il processo trasverso della prima
vertebra, ed il muscolo parotido-auricolare, la-
sciando in luogo i grossi vasi sanguiferi ed i
nervi che scorrono in prossimità di questo spa-
zio, per dimostrare così i pericoli che corre
l'operatore nel!' aprire le tasche stesse in caso
di raccolta di marcia, come pure viene pre-
scritto dai Zoojatri. Dalla stessa parte sono pre-
parate in luogo le glandole parotide e sotto-ma-
scellare coi loro condotti; come pure Io strato
esterno dei muscoli degli organi dei sensi. Dal
lato destro, portato via il ramo della mascella
inferiore si vede tutta l'estensione dell'altra ta-
128 CATALOGO DEL GABINETTO
sca, gonfia e disseccata; la lingua con parec-
chi de' suoi muscoli , e la glandola sotto-lin-
guale. Nolari, 1825.
1567. Id. Stomaco col fegato e la milza di feto di sesso
femminino pervenuto quasi al termine della gra-
vidanza, injetlato a cera il sistema arterioso,
e preparalo a secco. Alessandrini, 1836.
889. Id. Porzione di intestino digiuno di femmina adul-
ta, gonfio d' aria e disseccato. Incettate con
colla e cera sì le arterie che le vene mesente-
riche a diversi colori meglio si dimostrano le
minute elegantissime reti formate dalle mede-
sime sulla parete del canale. Rovesciata una
piccola porzione dello stesso canale e dissec-
cata nello stesso modo si vedono, anche ad
occhio nudo , incettati i numerosissimi villi che
protuberano suU' interna superficie. Id. 1825.
896. Id. Altra piccola porzione dello stesso intestino ro-
vesciata e conservata nello spirito. Id.
1884. Id. Parte di tenue di feto femminino, arrivalo quasi
al termine della gestazione, incettato a freddo
secondo il metodo di Relzius, servendosi di ma-
teria colorata in blu per le arterie, ed in rosso
per le vene. Rovesciata e conservala nello spi-
rito. Prof. Calori, 1838.
1931. Id. Due pezzi tolti dalla preparazione suddetta, ro-
vesciati e gonfi d'aria, sonosi conservali a sec-
co. Id.
3869. Porzione di tenue di femmina, perita all'ottavo gior-
no dalla nascita per epato-enterite, rovesciala
senz' altra preparazione , e conservata nello spi-
rito mostra la disposizione delle valvole conni-
venti molto patenti in questa età. Alessandrini.
Luglio 1845.
918. Id. L'intestino colon di femmina adulta colle arte-
d'anatomia comparata 129
rie e vene injetlale a cera, gonfio d'aria e dis-
seccato, si è tolto il cieco, onde meglio di-
stinguere si possano le circonvoluzioni conser-
vate fino al punto dove si converte nel retto.
Alessandrini, 1825.
1883. Id. Il fegato di un feto di sesso femminino giunto
quasi al termine della gravidanza, injeltato col
metodo di Retzius, appartenendo all'individuo
islesso del quale si conserva pojzione di tenue
sotto il precedente N. 1884, poscia disseccalo.
912. Id. Altro fegato di individuo maschio adulto coi vasi
sanguiferi arteriosi , e biliari injettali a cera ,
ed i tronchi della cava , e della porta mante-
nuti artificialmente distesi e colorili diversa-
mente. Preparazione a secco. Id. 1825.
RUMINANTI.
I
1062. Camello Dromedario — Camelus Dromedarìus ,
Linn. = Lingua, laringe e porzione d' aspera
arteria preparata a secco. Tali parti, coi rispet-
tivi loro muscoli sono disposte in modo che si
vede patentemente la straordinaria estensione
della mucosa palatina, formante in questo ani-
male un ampia piega al davanti del velo pen-
dulo muscolare, richissiraa di grosse glandolo
mucipare. Si è conservata ancora parte della
mucosa, che ascendendo dalla faringe alla base
del cranio passa nelle fosse nasali e va a for-
mare la schneideriana. Queste e le preparazioni
che seguono sono tratte tutte da quello stesso
individuo del quale si conserva lo scheletro in-
dicato trattando del sistema osseo. Id. 1827.
1035. Id. Lo stomaco composto, unitamente a porzione del-
l'esofago e del duodeno, injettato il sistema
N. Ann. Se. Natuk. Sekie III. Tom. 3. 9
130 CATALOGO DEL GABINETTO
arterioso a cera, gonfio d'aria e disseccalo.
Aperto il rumine si vede l' elegante disposizione
delle cellule costituenti una specie di serbatojo
dei liquidi quando sovrabbondano nel sacco, per
cui questo animale può per lungo tempo non
sentire il bisogno di assumere nuova bibita:
questa struttura cellulare si continua ancora in
tutta la parete del reticolo, formando però con-
camerazioni di molto minor diametro, e fu egre-
giamente descritta e rappresentata con figure
dal celebre Everardo Home nelle sue = Le-
ctures on Comparative Anatomy = Tom. II.
Tav. XXIII. XXIV e XXV. Id.
lOSr. Id. I lunghissimi giri dell'intestino tenue: quantun-
que gonfio d'aria e disseccato, facilmente possono
l'una dall'altra distinguersi le due regioni,
del digiuno e dell' illeo, giacché il primo, cioè
il digiuno, ha le tonache più sottili , trasparen-
ti , biancastre, coi vasi sanguiferi più manifesti ,
ed accompagnati da copiosa pinguedine. In una
porzione del canale sonosi injettate con colla e
cera di colore diverso le arterie e le vene.
1036. Id. Gli intestini crassi, tranne l'estremità del retto
lasciata unita alle parti genitali, preparati nello
stesso modo; il cieco è semplice, e non mollo vo-
luminoso, ma assai lungo il colon, formante com-
plicati giri spirali prima di spiegarsi nel retto. Id.
1038. Id. Il fegato preparato a secco dopo riempito il si-
stema vascolare sanguifero, chilifero mediante
artificiale infezione.
2141, Cervo Comune , Ranz. — Ceri;M5 jE/ap/m^ , Linn. =
Mascella inferiore di femmina, di circa due
anni , nel ramo sinistro della quale si è aperto
tutto il canale mascellare pel lungo , e si di-
mostra così il modo singolare col quale le ra-
d'anatomia comparata 131
dici dei molari nel fondo degli alveoli sono
fasciale da solili lamina ossea che le separa
complelamenle dalle corone dei demi perma-
nenti, che si vanno consolidando nel fondo de-
gli alveoli slessi.
2719. Id. La lingua coli' osso joide , e porzione della fa-
ringe di maschio adulto, morto nella Villa
Sampieri in Dicembre 1840, preparazione del
Dissettore Ercolani, conservala nello spirito.
665. Id. Stomaco di maschio di circa anni due, con fi-
nissima injezione a colla e cera nel sistema ar-
terioso: gonfialo d'aria e disseccato sonosi po-
scia aperti con addallala sezione le quattro ca-
vila onde meglio appaja la disposizione del-
l'interna tonaca. Alessandrini. 1821.
1462. Id. Un secondo stomaco di maschio adulto, portato
a disseccamento con moderato grado di disten-
l sione, affinchè, aperto, meglio dimostrare si
possa la disposizione della doccia esofagea, e
delle pieghe che restringono gli orifizj di co-
°^""'^^^'°"' ^''^ ' ^'^^'"^' ^^^^^'^- '^- 1835.
1989. Id. Stomaco di femmina arrivata appena al compi-
mento del secondo anno, morta nella scuderia
della Veterinaria pratica in Dicembre 1838 per
fratture complicale riportate agli arti nel tra-
sportarla a Bologna dal Parco della Mesola.
Conservato nello spirilo vedonsi aperti i quat-
tro sacchi , ed in ciascuno di essi la diversa
struttura della tonaca interna.
2360. Id. Altro stomaco di maschio di circa anni dodici,
morto nella Villa Sampieri li 16 Dicembre 1839
e Jl cadavere del quale fu regalalo al Museo
dal N. U. il Sig. Marchese Francesco. Injettalo
finamente il sistema arterioso a cera, si è gon-
fiato d'aria il sacco, poscia aperto il reticolo
132 CATALOGO DEL GABINETTO
in guisa da dimostrare chiaramente la forma e
r andamento della doccia esofagea. Preparazio-
ne eseguita dal Direttore.
2387. Id. Due porzioni d' intestino tenue dell' individuo sud-
detto con injeziime nelle arterie e nelle vene^
gonfie d'aria, e preparale a secco. Id.
2382. Cervo fossile. — Quattro molari trovati presso Bar-
berino del Mugello, Provincia Toscana , in uno
strato di gliiaja internato fra due strati di terra
colà chiamata Galestro da Matoni e dove si
rinvennero anche i molari dì Rinoceronte de-
scritti più sopra al N. 2381. Dono del Diretto-
re. Marzo 1840.
1436. Cervo Daino, Ranz. — Ccrvits Dama, Unti. =z
L'osso joide, uniti insieme naturalmente i di-
versi pezzi che lo compongono mediante i le-
gamenti e cartilagini proprio. Alessandrini, 1834.
1417. Id. Porzione di esofago di femmina nella quale si è
preparato il doppio strato di fibre muscolari ri-
piegate a spira ascendente e discendente: nello
spirito. Id.
2814. Id. La lingua colla faringe l'osso joide e la larin-
ge di maschio adulto, conservata nello spirito.
Alessandrini. Marzo 1841.
2816. Id. L'esofago rovescialo dello stesso individuo, nel
quale si vedono distintamente preparate le di-
verse tonache. Una gran parte del di lui epi-
telio del tutto staccala si è distesa sopra di un
vetro a parte: le altre tonache poi sono prepa-
rale dall'interno verso l'estremo, cioè si è sol-
levata prima la mucosa , spogliata di già del-
l'epitelio, poi la vascolare, al dissolto della
quale si vede scoperta la muscolare composta
dei due strati di fibre a spirale ascondente e
discendente. Una tale preparazione, che diflìcii-
d'anatomia comparata 133
menle si ottiene sn gli oggetti mollo freschi,
quivi è riuscita facile dopo legger grado di ma-
cerazione nell'acqua semplice; nello spirilo. Id.
2383. Id. La lingua unitamente ali'joide, alla faringe,
esofago, laringe e parte dell' aspera-arteria di
femmina adulta, morta nella Villa Sampieri li
3. febbrajo 1840. nello spirilo. Id.
2385. Id. Lo stomaco della suddetta femmina, gonfio d'aria
e disseccato , ed al quale è unita ancora la mil-
za. Id.
2363. Id. Tavoletta contenente, distesi su vetri e disseccati
dei brani di epitelio del rumine e del reticolo,
staccatisi facilmente dietro legger grado di ma-
cerazione. Id.
2786, Id. Lo stomaco di vecchio maschio, morto nella Villa
Sampieri li 18 Febbrajo 1841 , ed il cadavere
del quale fu colla consueta sua generosità di-
\ retto al Museo dal N. U. il Sig. Marchese Fran-
cesco. Alessandrini; Marzo 1841.
2362. Intestino cieco con parte di tenue e di colon appar-
tenente alla femmina adulta suddetta, gonfio
d'aria e disseccalo. Alessandrini, 1840.
2944. Id. Fegato con porzione di duodeno per la inserzio-
ne del condotto bilifero, del maschio suddetto.
Id. Luglio 1841.
3418. Antilopa Dorca — antilope Dorcas, Linn. z= Lo
stomaco, cui sta unita ancora la milza, aperti
i quattro sacchi e conservato nello spirito. In-
dividuo maschio giovine, conservato per qual-
che tempo vivo ed addomesticato nel Palazzo di
Città del sullodato Sig. Marchase Sampieri.
Alessandrini, Gennajo 1843.
3377. Id. Il cieco unitamente all'inserzione dell'ileo, pre-
parato a secco riempito prima di pasta di ges-
so. Ercolani, detto.
134 CATALOGO DEL GABINETTO
3415. Id. Il fegato con porzione del duodeno per la in-
serzione del condotto bilifero, dell' individuo
predetto, nello spirito, detto.
242. Antilopa Camozza, Ranz. — Antilope rupicapra,
Linn. Gmel. ^ Lo stomaco unitamente alla
maggior parte degli intestini^ gonfii d'aria e
disseccali. Notari, 1816.
87. Ariele comune — Ovis Aries , Linn. == Mandibole
di individui di età diversa con sezioni varia-
mente condotte per la dimostrazione dei denti.
Gandolfi, 1811.
1380. Id. Mascelle di femmina di 14 mesi, aperti gli al-
veoli per dimostrare lo stalo della doppia den-
tatura in questa età. Alessandrini. 1833.
1581. Id. Il teschio macerato di grosso agnello di mesi otto
e giorni due, morto in conseguenza della ca-
strazione li 17 Novembre 1835. Oggetto raccol-'
lo e regalato al Museo dal N. U. il Sig. Conte
Ingegnere Giuseppe Troni, onde serva alla sto-
ria dello sviluppo dei denti. 1836.
1583. Id. Teschio di Agnello di giorni 37 , destinato alle
osservazioni suddette. Alessandrini, detto.
1710. Id. Teschio di femmina adulta colla dentatura al
completo sviluppo e regolarissima. Id. 1837.
3283. Id. Teschio di femmina di mesi undici: è singolare
la conformazione irregolarissima di piano tritu-
rante dei molari tanto superiori, che inferiori.
Id. 1842.
898. Id. Porzione di rumine e reticolo di femmina adul-
ta, aperti in modo da dimostrare la conforma-
zione e l'andamento della doccia esofagea. Aspor-
tate le tonache più interne si vede il grosso
fascio di fibre muscolari, conformale in elissi
concentriche formanti il margine, od orlo della
doccia; il piano poi della medesima si compone
d'anatomia comparata 135
di grossi fasci di fibre in direzione trasversa
all'asse del canale. Alessandrini, 1825.
109. Id. Stomaco col sistema arterioso finamente injettato
a cera, gonfio d'aria e preparato a secco. 1812.
Ito. Id. Un secondo stomaco con preparazione del tutto
simile , ma aperto ciascuno dei quattro sacchi
onde si veda la disposizione e struttura delle
interne tonache, detto.
119. Id. I quattro sacchi conservati aperti nello spirito a
dimostrarne l'interna struttura papillare e la-
mellare, detto.
223. Id. Un terzo stomaco preparato a secco , con fina
infezione nel sistema delle arterie. Notari, 1815.
107. Id. Porzione di tenue, injettato il sistema arterioso,
gonfio e disseccato. 1812. Gandolfi.
108. Id. Intestino cieco che dimostra il modo d'inserzio-
ne in esso dell'ileo e la configurazione della
\ valvola ileo-cecale. detto.
134. Id. I quattro stomachi di agnello lattante molto gio-
vine, e che non aveva ancor preso alimento
solido, per dimostrare la mole notabile del-
l'abomaso in confronto della piccolezza del ru-
mine. Le arterie sono incettate a cera, e tutto
il sacco gonfio e disseccato. Detto.
244. Id. Tubo intestinale di agnello di pochi giorni^ con
infezione alle arterie, gonfio d'aria e disseccato.
Alessandrini, 1816.
4125. Capra egagro — Capra aegagrus , Gmel. = Te-
schio di femmina dell'età di anni due e tre
mesi, morta per metrite nella scuola di Vete-
rinaria pratica dell'Università in Luglio 1847.
4126. Id. Il teschio di maschio figlio della femmina di so-
pra descritta, morto d'inanizione il 6.° giorno
dalla nascita, non avendo potutola propria ma-
dre alimentarlo , infermatasi poco dopo il parto.
136 CATALOGO DEL GABINETTO
Teschii coEf^ervali per lo studio della denta-
tura, detto.
4127. Id. La sinistra metà della mascella inferiore di altro
capretto morto nell'età di 35 giorni, detto.
4089. Id. Colon col cieco e porzione dell'ileo della sud-
delta Capra gonfio d'aria e disseccalo, dello.
832. Bue comune — Bos taiirus domesticus , Linn. = Te-
schio di femmina di un anno , mesi sei, giorni
sedici. Da un Iato tanto nella mascella supe-
riore, quanto nella inferiore sonosi aperti gli
alveoli, onde veder si possono in luogo i denti
di latte e permanenti e confrontarne il grado
di sviluppo. Alessandrini. 1823.
1250. Id. Mascelle di feto pervenuto circa alla metà della
gestazione, coi germi e le capsule dentarie del
tutto scoperte asportando le lamine ossee alveo-
lari laterali, finamente injetlato in rosso a colla
e cera il sistema arterioso: conservate nello
spirito. Id. 1832.
1378. Id. Testa di maschio morto appena nato , però a gra-
vidanza compiuta, e sulla quale sonosi prepa-
rati i molari; a destra aprendo gli alveoli in
modo da farli apparire del tutto scoperti; a si-
nistra invece coperti ancora della gengiva dis-
seccata onde resti così limitata la porzione di
corona che di già sporgeva dalla gengiva sles-
sa. Id. 1833.
1590. Id. Teschio macerato e diviso nelle singole ossa ,
delle quali manca soltanto l'occipite. Da un
vitello di giorni 17, morto li 15 settembre 1834
di febbre aftosa, e regalato dal Veterinario
Sig. Angelo Ghelfi. Alessandrini, 1836.
1591. Id. Altra testa pure divisa nei vari suoi pezzi, di
individuo maschio , morto appena fattane l'estra-
zione dal Dissettore Notari, in un caso di gra-
d'anatomia comparata 137
vidanza doppia. La testa dell'altro indivìduo è
quella descritta di sopra al N. 1378.
1865. Id. I denti incisivi in sette individui di età diversa
per mostrare i cambiamenti di forma e gran-
dezza che subiscono. In uno di questi pezzi,
segnato, a, si è praticata una sezione trasversa
all'asse delie radici, mediante la quale si di-
mostra la posizione del foro centrale delle me-
desime, ed il modo col quale si collocano ne-
gli alveoli, molto maggiori di quello sembre-
rebbe esigere la loro mole, per lasciar spazio
ai tessuti molli che le circondano, e le alimen-
tano. Alessandrini , 1837.
1984. Id. I due ultimi molari superiori, destro e sinistro,
tolti da una testa di Manzo di mesi 22 lascian-
do uniti ai medesimi i tessuti molli che li cir-
condano e li compenetrano. Da uno di essi si
\ è fatta uscire l' interna complicata caruncola che
alimenta l'ossea orditura interna. Id. 1839.
2403. Id. La sinistra mela delia mascella inferiore di un
vitello nato a termine, morto però appena nato
perchè affetto da mostruosità. Si è tolta este-
riormente la parete degli alveoli per meglio di-
mostrare il grado di sviluppo e la mole dei
denti slessi. Dello slesso. 1840.
3024. Id. Teschio di femmina di giorni quattro ed ore 19,
morta naturalmente per avere l'ano imperforato,
ed una singolare mostruosità nelle parti genitali,
e nell'estremità del retto intestino; conservato
per l'esame della dentatura. Id. 1841.
3487. Id. Testa di Manza d'anni cinque, perita per rab-
bia comunicata dal morso di un cane già dichia-
rato rabbioso li 6 Agosto 1842 alla Mezolara
nella stalla di cerio Giacomo Zaccherini socio
del Sig. Marchese Camillo Pizzardi nel podere
138 CATALOGO DEL GABINETTO
denominalo Mari'^olo. Il pezzo fu conservalo
dal diligente Veterinario del Paese Sig. Anto-
nio Giandolini. Id. 1843.
3489. Id. Testa di maschio che stava per compire il quarto
anno. Manca la destra metà della mascella in-
feriore , che si descriverà nella sezione dell' Ana-
tomia patologica, perchè affetta da vasto osteo-
sarcoma. Id. dello.
3ò03. Id. Due molari di vitello di pochi giorni, rammolliti
mediante l'immersione nell'acido muriatico de-
bole. Si vede staccata dalla sostanza interna
compatta del dente una membranella tomentosa,
di color lurido, che è la base cellulosa del
cemento in formazione. Sulla parte inferiore del
vetro sono fermati due pezzetti di solo cemen-
to staccatisi naturalmente, lasciando la testa del
Manzo predetto N. 3489. esposta al sole, dopo
compita la macerazione. Id. detto.
3761. Id. Altra lesta ossea di Manzo d'anni 4. morto per
vomica polmonare estesissima. Per la dentatu-
ra. Id. 1844.
3826. Id. Teschio di maschio di due anni e mezzo perito
nel marzo 1845 perchè affetto dall' Idalide al
cervello {Coenurus cerebralis, Rud.). Conser-
vato per la dentatura.
3541. Id. Porzione di lingua, nella quale si dimostra pre-
parato lo strato delle fibre rausculari che giace
subilo al disotto della mucosa che è slata tolta
per intero mediante bollitura, e la lenta ma-
cerazione nell'acqua con ossido bianco d'arse-
nico. Alessandrini, Luglio 1843.
710. Id. Osso joide di maschio adulto^ conservali i pezzi
che lo compongono naluralraenle uniti mediante
le cartilagini , e legamenti proprj. Notari , 1822.
782. Id. Stomaco di femmina prossima a compiere il se-
D* ANATOMIA COltfP AB ATA 139
condo anno, con finissima injezione a cera nelle
arterie e nelle vene a colori. Allo stomaco è
unita ancora la milza, e le appendici omentali.
Gonfio d' aria e disseccato. Alessandrini. 1823V
843. Id. Stomaco di feto maschio pervenuto circa al quar-
to mese dello sviluppo intrauterino, injettale le
arterie, gonfio e disseccato. Id. 1824.
1671. Id. Stomaco di femmina idrocefalica, pervenuta al
termine della gravidanza, con fina artificiale in-
jezione nei vasi sanguiferi. Si è aperto l'abo-
maso onde meglio appaja il modo di diramazione
dei vasi stessi, i quali coi loro tronchi mag-
giori seguono l'andamento delle principali pie-
ghe che si elevano dalla faccia interna del
sacco. Id. 1837.
2535. Id. Stomaco di feto di pochi mesi unitamente alla
milza, injettato il sistema arterioso, gonfio e
\ disseccato. Id. 1840.
3109. Id. Stomaco unitamente al fegato di maschio, nato
a termine di gravidanza li 6 Ottobre 1841. Af-
fetto da mostruosità, sopravisse soltanto quat-
tro giorni , e venne acquistato il cadavere per
uso della scuola. Id. 1842.
3634. Id. La doccia esofagea tolta dallo stomaco di vec-
chia femmina. Sollevate le tonache interne, e
scoperta la muscolare si dimostrano i diversi
strali di fibre, e quelle in singoiar modo che
si continuano nell'esofago, l'estremità cardia-
ca del quale si vede rovesciata presso la supe-
riore estremità della lunga ed angusta elissi
rappresentata dalla doccia stessa, nello spirito.
Id. 1844.
1190. Id. Piccola porzione di tenue di bue colle arterie
artificialmente injetiate in rosso, poscia rove-
sciala, e conservala nello spirito fa vedere fina-
menie injellala l' interna villosa. Id. 1830.
140 CATALOGO DEL GABINETTO
1248. Id. Altra simile preparazione di una diversa porzione
dello stesso intestino, dove la villosa è ancora
più patente. Id. 1832.
3621. Id. Porzione di tenue di Manzo d'anni 4, con flna
iojezione nel sistema arterioso, falla col solo
olio d' ulivo carico di vermiglione finamente pol-
verizzato. L'olio nel disseccarsi della prepara-
zione ne è uscito in gran parte per trasuda-
mento rimanendovi quasi solo l'ossido metalli-
co. Ercolani , 1844.
1634. Id. Pezzo d'intestino tenue rovesciato, e conservato
nello spirito, nel quale si vede finamente injel-
tato di color rosso e blu il sistema sanguifero
arterioso e venoso. 1837. Alessandrini.
1672. Id. Tavoletta contenente diversi pezzi di tenue so-
miglianti a quello della preparazione precedente,
alcuni anche rovesciali, ma gonfii d'aria e dis-
seccali; la slessa tavola contiene anche parte del
colon ed il cieco dello slesso individuo. Id.
3026. Id. L'intero tubo intestinale, tranne piccola porzione
di duodeno, e del retto, di femmina, morta
poco dopo compiuto il 4." giorno, perchè af-
fetta da imperforazione dell'ano, e da altri vi-
zj di conformazione, gonfìi d'aria e disseccati.
Id. Novembre 1841.
3205. Id. Il cieco ed il colon di femmina adulta, di pic-
cole dimensioni, gonfio e disseccalo. Id. Mag-
gio 1842.
3329. Id. 11 fegato della suddetta femmina, col sistema
bilifero, l'arteria epatica, e la vena porla in-
jetlale a cera di colore diverso, conservala an-
cora piccola porzione del duodeno per dimo-
strare r inserzione del coledoco , preparato a
secco. Id. Agosto 1842.
d'anatomia comparata 141
CETACEI.
68. e 69. Delfino volgare, Ranz. — Delphinus Delphis,
Linn. = Mascelle inferiori di individui giovani,
per la dentatura. Dal Museo Zoologico dell' Uni-
versità. 1810.
2092. Id. La mascella inferiore divisa in due alla Simfisi.
Sulla destra metà si è tolta tutta la tavola os-
sea interna per dimostrare tanto 1' andamento
del canale mascellare, quanto il modo di in-
serzione, e quasi saldatura dei denti nei rispet-
tivi alveoli. Alessandrini, 1839.
2114. Id. La lingua unitamente a porzione del sacco fa-
ringeo. Questa preparazione dimostra in singo-
iar modo lo strato glandolare sotto-mucoso di-
steso tanto sulla base della lingua, quanto sul-
la faringe. La faccia libera della mucosa, cor-
rispondentemente a questo strato, mostra una
quantità di esili , e poco rilevale prominenze
con un pertugio nel centro, disposizione per-
fettamente analoga a quella della faccia interna
dello stomaco glandolare degli uccelli, e deri-
vante da una medesima causa, vale a dire da
una particolare modificazione delle glandolo
dette mucipare. Nello spirito. Id.
1468. Id. Lo stomaco unitamente a piccola porzione del-
l'intestino tenue, al pancreas ed alla milza.
Appartiene lo stomaco alla sezione dei così detti
complicati dal Cuvier. Aperto il primo sacco,
e prolungata la sezione attraverso del cardias
anche per l'esofago si vede l'orlo del foro, e
la faccia interna del canale coperta da copiosis-
sime rughe, 0 pieghe longitudinali, formate
dalle più interne tonache, in qucjita stessa pre-
142 CATALOGO DEL GABINETTO
parazìone si vede unito al pancreas, ed indica-
to da uno stiletto^ il larghissimo condotto epa-
lieo aperto longitudinalmente. L'allargamento,
e le molte inflessioni che il medesimo forma
presso lo sbocco nell'intestino pare supplir pos-
sano alla mancanza della cistifelea. Nello spi-
rito. Id. 1835.
1464. Id. Gli intestini di piccolo individuo con infezione
a cera nei vasi sanguiferi rossa nelle arterie,
verdognola nelle vene , gonfi e disseccati. Nel
centro del mesenterio è ancora manifesta la
grossa glandola conglobata propria di questi
animali , presso la quale sono visibili alcuni
vasi chiliferi [naturalmente injettati dal denso
chilo che contenevano all'atto della morte del-
l'animale. Id.
70. Delfino Soffiatore, Ranz. — Delphinus Tursio, Bo-
naterre = Le mascelle di individuo giovine per
la dentatura. Dal Museo Zoologico. 1810.
1009. Id. Lingua, faringe, laringe con porzione dell' as-
pera-arteria. Aperta posteriormente la faringe
si vede la posizione elevala della laringe nel
fondo delle fauci, il velo palatino disteso, ed
il largo canale che ascendendo verticalmente va
a sboccare nei così delti spiragli , o fori nasali
situati nel vertice della testa : preparazione dis-
seccala. Id. 1826.
2173. Id. Lo stomaco unito alia milza, ed al pancreas. Il
sistema sanguifero è incettalo a cera, ed i di-
versi sacchi dello stomaco aperti , onde meglio
dimostrar si possa la loro interna struttura che
offre caratteri singolari e proprìi in ciascun
sacco. Si dimostra ancora in questa preparazio-
ne l'elegante struttura della faccia interna del
lungo tratto del dutlo epatico che si addossa
I
d'anatomia comparata 143
al duodeno prima di perforarlo, allargandosi
ancora notabilmente presso lo sbocco. Il con-
dotto pancreatico, esso pure molto largo, ma
di struttura diversa da quella dell'epatico si im-
bocca in quest'ultimo in quel punto in cui co-
mincia ad addossarsi all'intestino, e quindi alla
distanza di 58 millìm. dall'estremo sbocco di
quello. Id. 1839.
1008. Id. Stomaco unitamente a tutto il canale intestinale,
preparato a secco. L'individuo cui apparteneva
del peso di bolognesi libbre 89 lungo 1200 mill.
di sesso maschile, fu portato nella nostra pe-
scheria il giorno 21 Luglio 1826. Era giova-
nissimo, come rilevare si può anche dal teschio
conservato nel Museo al N- 671, ed i denti
non avevano ancora perforata la gengiva. Aperti
tre dei quattro sacchi formanti lo stomaco si
dimostra il modo di comunicazione fra loro , e
chiaramente si vedono gli apparati valvolosi che
ne chiudono, 0 ne restringono le aperture. Verso
la metà della faccia esterna del primo sacco è
collocata la milza, distesa da artificiale infe-
zione a cera nei vasi sanguiferi , per cui sem-
bra quasi interamente composta da vasi di que-
sta qualità- Nell'ansa formata a destra dal quar-
to sacco, e dalla prima porzione dell'intestino,
è situato il Pancreas in proporzione molto volu-
minoso, il condotto del quale, unito all'epati-
co, si apre vicinissimo al piloro. Id. 1826.
2164. Id. Due lunghe porzioni di tubo intestinale di altro
individuo di età alquanto più inoltrata. La por-
zione a pareti piiì grosse , e di maggior dia-
metro, segnata con filo avente all'estremità un
solo nodo, è slata tolta in prossimità del duo-
deno ; r altra segnata con tre nodi , a pareli
144 CATALOGO DEL GABINETTO
più delicate, di diametro minore, seguiva d'ap-
presso l'intestino retto, il quale ingrossavasi nel-
le pareti, ed allargava la propria cavità solo
alla distanza di poco più di un metro dall'ano.
Le altre porzioni del tubo intestinale sono di-
versamente preparate a secco, o nello spirito,
onde poter meglio dimostrare la struttura del-
l'interna tunica, piegata sempre longitudinal-
mente ^ ma in diverso modo nelle varie regioni,
come lo dimostrano in parte le preparazioni
che seguono. Avvertirò ancora che manca la
distinzione tra tenue e crasso ;, e che il lun-
ghissimo canale semplice, che andava flessuo-
sissimo dal piloro all' ano ;, aveva in questo in-
dividuo, non meno di trenta metri e duecento
novanta millimetri di lunghezza. Conservate
nello spirito. Id. 1839.
2174. Id. Altre porzioni dell'intestino predetto, aperte
longitudinalmente per dimostrare la disposizio-
ne della membrana interna ripiegata longitudi-
nalmente. Nel tratto di intestino che più si ac-
costa a! retto sono visibilissimi e frequentissimi
i pori che segnano lo sbocco dei condotti delle
glandolo mucipare. Onde meglio dimostrarle si
è sollevata la tunica interna vascolare-mucosa e
distesa su di un vetro. Nello spirilo. Id.
2165- Id. Altra porzione dello stesso intestino; unito alla
metà circa del mesenterio, il tutto con injezio-
ne a cera nelle vene e nelle arterie. Il gruppo
che si vede nel centro del mesenterio è formato
da parte delle glandole linfatiche esse pure col
rimanente disseccale ed indurite. Id.
2166. Id. La parte che segue del mesenterio, alla quale è
unita la regione media più sottile del tubo in-
testinale, colla medesima injezione, e dissec-
cata. Id.
d'anatomia comparata 145
1010. Id. Il fegato di quello slesso individuo del quale si
conserva lo stomaco col canale intestinale, no-
tato di sopra al N. 1008. Si è injetlato a cera
il condotto epatico, la vena cava, e la porta,
e preparalo a secco. È notabile la semplicità del
viscere in questi animali, essendo appena in-
dicala la divisione in lobi , e mancando la ve-
scichetta del fiele. Id. 1826.
315. Fisetere macrocefalo — Physeter macrocephalus ,
Shaw. = Metà di un dente di individuo di me-
dia dimensione^ ceduto dal Museo Zoologico.
1817.
3929. Id. L'altra mela dello stesso dente, ramraolila me-
diante r immersione nell'acido muriatico molto
diluito, e frequentemente rinnovato, il quale mo-
stra la disposizione tanto dell'avorio, quanto
dell' esterno smallo , conservata nello spirito. Id.
Settembre 1846.
305. Balena — Balaena = Porzione di una delle lami-
ne cornee buccali (fanone) di individuo colos-
sale. Dal Museo Zoologico. 1817. *
306. Id. Due altre lamine quasi intere, ma di individuo
mollo più piccolo. Dal Museo sudd. Id.
UCCELLI
RATITI
822. Struzzo caraelo — Struthio camelus Linn. = Gran
parte del tubo intestinale, gonfio d'aria e dis-
seccato, injeltato a cera il sistema vascolare
sanguifero. Questa e le altre preparazioni che
saranno in seguilo descritte, appartengono ad
individuo maschio, di poco più di un anno,
dell' altezza di 1920 millim. , morto in Bologna
N. Anm, Se Natur. Serie IH. Tomo 3. 10
146 CATALOGO DEL GABINETTO
nel Settembre 1823, dove era esposto alla pub-
blica curiosità; in seguito di acuta gravissima
enterite prodotta dalia copia dei corpi estranei,
massime metallici, che gli si facevano deglutire
dai custodi in prova dell'asserita attività dige-
rente del di lui stomaco, capace di sciogliere
e stritolare i corpi più duri. Alessandrini.
826. Id. Due porzioni di tenue rovesciato, e conservato
nello spirito per dimostrare la disposizione del-
l'interna tonaca formante invece delle villosità
visibili nei tenui dei mammiferi straordinaria
copia di esilissime complicate membranelle, in
molte delle quali sono visibili, per l'artificiale
infezione, i minimi vasellini sanguiferi. Que-
sta elegante struttura mano mano che si discende
verso i crassi si rende sempre meno apparente
fino a perdersi totalmente, assumendo nei cras'
si stessi la forma di semplice mucosa Jiscia ri-
levata in pieghe. Id. 1823.
827. Id. Porzione di crasso pure rovesciala, che dimostra
le sunominate pieghe conformalo a foggia delle
valvole conniventi dei tenui dei mammiferi: an-
che queste però si deprimono e rendonsi meno
frequenti nel diifgersi dell'intestino verso la
cloaca, per cui l'ultimo tratto di quasi due
metri del canale si fa del tutto semplice e li-
scio. Nello spirito. Id.
839. Id. Esofago, stomachi, prima porzione del tenue
circondante il pancreas, gonfii e disseccati. Id.
815. Id. Piccoli pezzi di intestino crasso, gonfi d'aria,
disseccati e poscia aperti onde dimostrare la
forma e disposizione delle interne valvole, con-
formate a foggia di mezza luna, collocandosi
la parte centrale più elevala contro una delle
estremità depresse di quella che segue, e così
alternalivamenle. Id.
d'anatomia comparata 147
GALLINE
794. Gallo comune — Phasianus gallus, Linn. = L'osso
joide spogliato di tutte le parli molli Dott. Gara-
berini. 1823.
3131. Id. Tutta la parte addominale del tubo digerente di
maschio castrato, vedesi injettato in parte a
cera il sistema arterioso^ e quello della vena
porta. Preparato a secco. Dott. Giacomelli. Mar-
zo 1842.
245. Id. Porzione del retto coi ciechi gonfi d'aria e dis-
seccali. 1816.
1170. Pavone crestulo — Favo crìstatus, Linn. = L'in-
tero canale digerente di maschio adulto, nello
spirito. Alessandrini, 1829.
4234. Id. Due piccole porzioni dell'intestino tenue di altro
individuo maschio adulto, perito per infiam-
mazione polmonare, e preparato pel Museo
Zoologico: è injetlalo il sistema venoso, e si
dimostra la singolare disposizione di questo si-
stema nelle minute pieghe che guerniscono l'in-
terna di lui superficie. Preparale a secco dal
Dissettore Dott. Ercolanì. Gennajo 1848.
4233. Id. Intestino retto dello slesso, coi ciechi straordi-
nariamente grandi, gonfio d'aria e disseccato. Id.
3436. Numida Meleagride — Numida MeleagrìSy Linn. =:
Le glandole salivali sotto linguali, conservate
fuori di luogo, ed aderenti alla lingua: nello
spirito. Id. 1843.
319. Meleagride Gallo-Pavone — Meleagrìs Gallo-Fa-
vo, Linn. =1 Le glandole sali vali preparale in
luogo nella testa conservata nello spirito. Doli.
Nolari, 1817.
791. Colomba domestica— L'osso joide, spogliato delle
parli molli. Dott. Gamberioì, 1823.
148 CATALOGO DEL GABINETTO
2038. Id. L'intero tubo digerente di femmina adulta, di
razza di mezzana statura; nello spirito. Ales-
sandrini , 1839.
800. Id. Porzione di intestino retto coi ciechi, gonfio d'aria
e disseccato. Dott. Gamberini, 1823.
3062. Colomba Palombella — Columba oenas, Linn. =
L'esofago coli' ingluvie ed il ventriglio. L'in-
gluvie è di forma singolarissima, quasi cor-
data, come meglio apparisce in un esemplare
conservato a secco, giacché un secondo esem-
plare si è collocato nello spirito. Ercolani , 1841.
KAMPICANTI
4236. Papagallo ararauna, Ranz. — Psìttacus ararauna,
Linn. , individuo femmina vìssuta in domestici-
tà oltre il 50 anno, abbenchè patisse frequen-
temente di accessi di convulsioni epilettiche, in
uno dei quali, caduta da notabile altezza ripor-
tò grave concussione ai visceri che fu cagione
della morte. Nel tronco aperto sono conservati
i visceri del torace e dell'addome nella natu-
rale posizione. Dono del Direttore. Febbrajo
1848.
3369. Papagallo a coda rossa, ^auz. — Psìttacus Eritha-
cus , Linn. = Individuo maschio vissuto lun-
gamente domestico in Bologna, morto li 28
Novembre 1842 per esantema crostaceo manife-
statosi da due mesi al torace: preparato a sec-
co. Ercolani.
1109. Papagallo piccolo — Psìttacus vìrescens, Latham. r=
Il canale alimentare, conservalo nello spirito.
Alessandrini. 1828.
2592. Papagallo estivo , Ranz. — Psìttacus aestìvus, Linn. ;
ama^onicus , Shaw. = L' esofago , il ventriglio,
e porzione del duodeno. Id. 1840.
d'anatomia comparata 149
2887. Torcicollo comune — Yunx torquilla, Linn. = L'os-
so joide coi suoi muscoli, unitamente alla la-
ringe ed all'aspera-arteria, preparazione nella
quale il Dissettore Ercolani ha voluto dimoslra-
re come il muscolo cerato-tracheale invece di
ravvolgersi attorno alla trachea come nel pic-
chio, giusta l'asserzione del Cuvier, forma
soltanto una espansione che abbraccia questo
canale. 1841. Nello spirito.
317. Picchio medio — Ficus medius, Linn. = La lesta,
conservata nello spirito , e sulla quale sono pre-
parate le glandolo salivali. Notari, 1817.
2723. Id. La lingua unitamente all'osso joide, ed alle glan-
dolo salivari soltomascellari , nello spirito. Dono
del Dissettore Ercolani. 1841.
1597. Picchio verde — Ficus viridis , Linn. =: La testa
decorticata, e conservala nello spirito sulla quale
sono preparati i muscoli dell'osso joide e della
lingua. Alessandrini. 1836.
2886. Id. Osso joide unitamente alla laringe, aspera-arte-
ria e polmoni ; vi è preparato singolarmente il
muscolo cerato-tracheale di Cuvier per dimo-
strare i ravvolgimenti che forma intorno alla
regione superiore dell' aspera-arteria. Nello spi-
rito, Dott. Ercolani. 184L
2885. Id. Due fegati conservati nello spirito. II superiore
si è lasciato unito ad un testicolo per dimostra-
re che aveva appartenuto ad un maschio; al-
l'inferiore, di femmina sta unita la milza. Id.
{continua)
150
Analisi della Memoria intitolata — Storia del
Genere Gordws e di un nuovo elminto —
pubblicata nel IL volume delle Memorie del-
l'* Istituto Lombardo. Milano , per Bernar-
doni 1845. (1) — Del Dottor Scortegagna.
$. 1. Doppia laude merita l'Autore di questa memo-
ria: la prima è quella di averci [data la Serie degli Au-
tori moderni che si occuparono intorno al Genere Gordius:
la seconda è di averci fornita la Notomia di un nuovo El-
minto corredata delle relative bene delineate figure.
2. Egli cominciò questa Storia dall'anno 1837 e prese
per norma le narrazioni di Siebold, che seguì le traccie
di Breraser. Poscia passò a farci conoscere le sistematiche
distribuzioni di questi animali , che secondo le differenti
▼edule di diversi Autori furono trasportati da una in un'
altra classe, e più sarebbe a lodarsi se avesse distinto a
quale delle sistemazioni ed a qual classe potessero più con-
venevolmente appartenere. Sicché rimane libera la facoltà
di attenersi a quel sistema che sarà credulo il migliore.
A me sembra essere quello di Lamarck; perciò a norma
di questo procederà la presente Analisi.
3. Fra gli Scrittori, che pubblicarono le proprie in-
dagini intorno a' Gordj , che per sinonimo diconsi Dra-
(1) Nella presente questione ricordasi più specialmente
la dichiarazione altrove emessa , che è lasciata a ciascun Au-
tore la responsabilità de' propri Articoli.
(I Reddatori.)
GEN. GORDIUS E ELMINTO , SCORTEGAGNA iSi
goncelli piacque all' Autore della citata Memoria far men-
zione di un opuscolo intitolato Considerazioni sopra ma
Specie di Dragoncello (Gordius Aquaticus Linn. Gmel.)
stampato in Milano nel 1840 coi Tipi Lambertini, che per
essere brevissimo venne anche inserito nella Gazzetta di
quella capitale del 10 Agosto di detto anno; che però que-
st opuscolo non si attendeva di essere vagamente sferzato
come si scorge con malintese censure espresse nella so-
pralodala Memoria. Da tale sconvenienza egli è forza espur-
garlo onde riacquisti il nativo candore.
4. Affine di liberarlo dalla prima censura eh' è quella
che l'opuscolo nulla contiene di nuovo, si fa conoscere
che desso Dragoncello non fu enunziato come nuovo, ma
solo ad oggetto di descriverlo tale qual'è, e per dar no-
tizia del modo dell'accaduto rinvenimento. Sapendosi che
CIÒ in maniera consimile venne fatto dal Prof. Charvet
d. che fu data contezza dal Prof. Arnauid nel Giornale
1 Institm in data 16 Agosto 1834. Intorno al quale an-
nunzio non già per genio di criticare, ma soltanto pei-
ricordare che il Genere Gordius non può ammettersi nel-
la Classe V. di Lamarck, ch'è destinala a' Vermi ma sì
piuttosto nella Classe IX che è quella degli Anellidi.
5. Vennero accusate come inutili alcune osservazioni
aggiunte nell'Opuscolo, ma queste non furono come inu-
tili considerate da qualche ragguardevole professore, sic-
come mutile non fu trovato il Quesito tendente ad inve-
stigare in qual modo siasi introdotto in luogo segregato
dalle esterne comunicazioni il rinvenuto individuo. In fatti
chi mai VI può essere tanto indietro nelle Scienze Naturali
che meco non convenga che sieno importanti le rilevazio-
ni e del luogo natale, e del sito di abitazione, ossia della
dimora , nonché l'esame intorno al mòdo di riproduzione
e di nascita degli animali?
6. Fu maniera ridicola quella di scrivere che la de-
scrizione della piccola biscia trovata in Lonigo fu ripor-
162 GBN. GORDiUS E ElMINTO
tata al Gordio acquatico di Gmelin , mentre pìccola biscia
fu così nominata dalle persone che la rinvennero, e non
dall' autore delle citate considerazioni, che la conobbe to-
sto per un Dragoncello ossia per un Gordio; e che in
conformità della denominazione dei Gordj rinvenuti dal
Prof. Charvet l'uno denominato G. di Claix, l'altro G.
di iJwef^; lo Scortegagna attribuì al suo il nome specifico
di G. di Lonigo o Leoniceno. Che però restano pienamente
confutate le indiscrete censure dell'Autore della milanese
Memoria. Che se tale denominazione non piace, ciò non
pertanto viene sostituito il nome specifico derivato dal gre-
co, ed è di TopSìoi /jisXai'ò'/tìp&jf ^paxv't — (Gordius
melanoxros brakis, cioè Gordio nerognolo breve.
Ammesso questo nuovo vocabolo a questa specie, ser-
virà per la distribuzione sistematica del Genere Gordio
siccome una nuova separata specie dalle altre specie rin-
venute, e di quelle che fossero in seguito per rinvenirsi,
giacché non venne peranco ben bene stabilita la sistema-
zione di questi individui. Lo che il Barone Cuvier venne
a dichiarare nel suo Regno Animale stampato a Brussel-
les (V. Le Regne Animai .... par M. le Baron Cuvier
T. li. pag. 133 Bruxelle 1836.) dove si esprime con que-
ste parole: (c Les espèces n'en sont pas encore très-bien
M distinguées. La plus commune (Gordius aquaticus L. )
M est longue de pleusieurs pouces, presque deliée corame
ì) un crin, brune, à exlreraitcs noiratres. w
Che però sembra che il descritto individuo formar
possa una specie diversa da quella presa per tipo dal Ba-
rone Cuvier.
7. Non essendosi rinvenuto verun altro individuo oltre
al presente si credette di doversi Irasandare la Nolomia
negl' interni organismi del medesimo essendosi reputato
utile il depositarlo nel Gabinetto di Storia Naturale di
Padova all'esame di chi bramasse di fare conoscenza del-
l'archetipo col confronto dei rispettivi caratteri che si rac-
colsero nella seguente frase sistematica:
SCORTEGAGNA 163
» Gordìus aquaticus Linn. Gmel.
» G. filiformìs 6 pollicum longitudine nigredìne praedi-
n tus> ore rotundato, intestino mediano, ano duabus
» papillis -finito, in quarum medium tuberculum verpae
» consimile. »
8. Quindi egli è mestieri inferire che i brevi cenni
intorno al Gordio acquatico (Dragoneau Cuv.) riescono
giovevoli all'avanzamento della Scienza alla quale appar-
tengono. A tal uopo basterà riferire il giudizio favorevole
uscito dalla penetrazione singolare del veggente Sig. Se-
gretario dell'Accademia di Padova il Chiariss. Nobile Sig.
Conte Andrea Cittadella Vìgodarzare, il quale nelle sue
Rela':{ioni dei lavori dell' Accademia stessa pubblicati nel
1848 coi Tipi Sicca (V. S- XI. pag. 33,35) così ne scris-
se « Nessuna osservazione in sì fatti studi deve chiamarsi
M vana, nessuna sperienza difficile, nessuna anche mini-
M ma scoperta sterile; perchè spettanti a fatti necessari,
» concatenati fra loro, e derivati dalle leggi sapienti, e
)> immutabili dell'armonia universale. Non è perciò da stu-
M pire, se il Socio ordinario Orazio Scortegagna fermasse
M un pazientissimo sguardo sopra un animaletto da lui
w scorto, (come narrò, e come io porto con fedeltà isto-
w rica) in una sentina; e la mercè di lenti e di microsco-
M pi facesse di aggrandirne il piccolo subbielto delle te-
)) nacissime sue osservazioni. Questo animaletto è il Gor-
» dio acquatico, noto agli osservatori della Natura, ma
» non ancora guardato da alcuno d'essi con quella scru-
» polosa diligenza che fu guida alle indagini dello Scor-
)) tegagna. Distìnse lo Scortegagna la bocca dal podice,
» tenne dietro all'itinerario del cibo lunghesso il tubo in-
n tesiinale etc. Ne è prova il sudicio abitatore di una fogna
w tratto al cospetto di questo Corpo Scienlifico-Letterario
n fatto Eroe di un' accademica esercitazione del Dottor
» Orazio Scortegagna ».
Perciò tenuto nella dovuta considerazione l'autorevole
154 r.EN. GORDIUS E EtMINTO
citato rapporto rimangono rintuzzate le indiscrete avver-
sarie accuse.
9. Ora è mestieri passare ad analizzare la seconda
parte della citala memoria, la quale versa intorno al nuo-
vo Elmìnto che dai milanesi viene chiamato Filo o Grin-
go; e che dall'Autore delia Memoria fu decorato collo
specioso nome di Autoplectus Protognostus.
10. In riguardo di questo scovriraento Ei si affaticò
nel dare a conoscere che un tale Elminlo non dee con-
fondersi col Genere 3Iermis del Dujardin , né col Genere
Gordio degli Autori, il che si accorda gratuitamente, ma
non si può così facilmente acconsentire che non debba ap-
partenere al Genere delle Filarie. È però a ricordare che
Lamarck motivò che il Genere Gordio potrebbe riunirsi
a quello delle Fi/arie, ma poscia aggiunse non essere tale
riunione acconsentita dai più accreditati Elmintologhi. Ciò
non pertanto è d'uopo discutere se il nuovo individuo ap-
partenga veramente alla classe dei Vermi , ovvero ad al-
tra classe.
11. Per provare che il suo Elmìnto sia differente dalle
Filarie, l'Autore si servì della descrizione che fu data
delle Filarie dal Sig. Eudes Delongechamps , ma in fatto
da tale descrizione non risulla che differenze sienvi essen-
ziali, che anzi buon numero di caratteri di quello a que-
sto corrispondono; ed in vero in entrambi la cute è liscia,
circolari evidentemente sono le fibre di esse , la lunghezza ,
il contorcimento ossia il ravvolgimento del sorpo in gruppi
ossia nodi si osserva essere in entrambi consimile. Onde
assicurarsene basta confrontare la Figura 3." della Tavo-
la 29. deir Enciclopedia Metodica siccome tipo della Fi-
laria Medinense colla Figura àeXV Autoplectus designato
al N. 15 della Tavola annessa alla memoria suddetta e
nulla più per darne giudizio.
Che se quest'ultima Figura sembra essere unvpo più
sottile di quelia dell' Enciclopedia avrà ciò a derivarsi dalla
SG0RTEGA6NA 155
maniera tenuta dal respettivo disegnatore, né in Tuna né
in l'altra non essendovisi precisata la dimensione precisa-
mente; pel resto all'esterno si rassomigliano.
12. In quanto poi agl'interni organismi del Nuovo
Elminto confrontabili con quelli della Filaria^ conveniva
che venissero rilevali con microscopiche osservazioni gl'in-
terni organi di questa, come si fece degli organi di quello,
e che fossero con diligenti disegni rappresentate le forme,
siccome esibili furono quelli dal benemerito Autore osser-
vati nel suo Elminto: ma né desso, né per quanto è noto
da verun altro scrittore delle Filarie venne ciò verificato;
quindi non rimane provata per questo lato la pretesa dif-
ferenza fra l'uno e fra l'altro. Che anzi come nel prece-
dente §. 11. fu esposto in riguardo ai caratteri esterni non
deesi ritenere il così detto ^/winfo nella classe dei Vermi,
ma sì piuttosto è forza di riportarlo alla classe degli Anel-
lidì nel genere delle Filarie.
13. Facciamoci quindi a spingere lo sguardo in epoche
rimote, nelle quali troveremo l'opera di Welscht che por-
ta il titolo: De Vena Medìnensì Exercitatio , stampata in
Ausburgo nel 1638, nella quale vennero citati molti Me-
dici distinti anteriori e posteriori ad Avicenna, dai quali
derivarono varie notizie in proposito della Fi/am di Me-
dina'
14. Che però alla pagina 137. Io stesso Welscht de-
scrisse le forme della Vena Medinense, e le corredò con
le rispettive figure bene delineate come si scorge sotto i
numeri I. II. IH. correndo l'anno 1638. quantunque desso
impropriamente denominò delti individui latinamente Dra-
cunculi, e troveremo la rassomiglianza di questi colla Fi"
laria Medinense designata alla Fig. 3.^ della Tav. 29.
dell'Enciclopedia Metodica di già citata, egualmente che
con quella del §. 15. posta nella Tavola della memoria in
discorso. Queste figure sono dunque tulle tre da compren-
dersi nello slesso genere.
156 GEN. GORDIUS E ELDIII^TO
15. Rimane a conciliare la questione sulla dimora delle
Filarie, giacché sotto certe circostanze e sotto varie con-
dizioni data l'opportunità per isvolgersi rinvengonsi le
Filarie nelle località consimili a quelle ^ in le quali si ag-
girano li Gringhi del Milanese.
16. Lamarck dichiarò che la sede della Filaria di Me-
dina si è nell' interno degli animali. Lo Welscht fu d'av-
viso che li da Esso denominati Dracunculi, (quantunque
impropriamente, come si disse, così da lui denominati,
pure intese di parlare delle Venae Medinenses ossia, che
è Io stesso delle Filarie) nascessero e si sviluppassero
nelle carni e negli umori degli animali, dipendentemente
dalla pravità degli umori stessi , onde si mostrò propenso
ad ammettere la generazione primitiva detta da alcuni gè'
nera^ione equivoca ma di tale opinione non essendo que-
sto il luogo di trattare si sorpassa la discussione.
17. E qui conviene avvertire che di fronte all'opera
dello Welscht evvi la tavola con varie altre bene delineate
figure per mezzo delle quali ci diede a conoscere il modo
colà usato per estrarre i Dragoncelli dagli arti degli abi-
tatori dell'Asia e di altre regioni per lo che rimane a
chiarirsi per qual via siensi negli arti insinuati.
18. Dirassi forse che vi s'introdussero in quelle oc-
casioni nelle quali quegli abitanti cogli arti inferiori snu-
dati si trattennero a cagione dei propri lavori entro a quei
fiumi, 0 vi passarono a nuoto? mentre che uati appena i
Dragoncelli possono quasi insensibilmente perforare la cute
per introdursi nelle lor carni delle quali dopo essersi bene
pasciuti ed ingranditi tendono ad uscire dalle medesime
cagionando acerbi dolori ai sofferenti? Ma se questo non
fosse, un'altra origine puossi assegnare per lo sviluppo
delle Filarie nelle carni degli uomini , dei quadrupedi e
e persino dei volatili.
19. Non v'ha dubbio che le acque di quelle regioni
e specialmente le acque del Nilo dieno occasione a parec-
SCORTEGAGNA 157
chic ioferrailà, mentre colà non essendovi fonti d'acque
nascenti, i popoli di quelle contrade sono costreilr a
servirsene per bevanda e fra le diverse infermità regna
pur quella prodotta dalla Fena Medinense (Filaria di
Medina di Lamarck). Il rincontro di tali morbi derivati
dalle Filarie , da un documento riferito da Welscht de-
dotto dalla storia della guerra Alessandrina pubblicata da
A. Stirzio viene comprovato da ciò che si legge alla pag.
139. della citata opera Exercitatìo de Vena Medinensi,
ed è il seguente Nam quae (aqua) flumine Nilo fertur,
adeo est limosa atque turbida ut multos varìosque morbos
efficiat: sed ea plebs ac multitudo contenta est necessa-
rio quod fons urbe tota nullus est.
20. Posto un tale documento è mestieri il dedurre che
in un colla bibita di quelle acque vengano ingoiati li ger-
mi delle Filarie ch'esister debbono nelle acque medesime
e nei margini di quel fiume , e che quindi vivificandosi
crescano entro gli animali e giungano ad acquistare stra-
ordinaria lunghezza, e rendansi robusti per farsi strada
a traverso le carni di que' che li hanno ingoiati e poscia
cagionando sommi dolori tendono ad uscire fuor della cute.
21. Dunque poiché li germi Aé[\Q Filarie , e le Fila-
rie medesime trovansi annidate nelle acque e conseguente-
mente nei loro margini certamente sabbiosi ed umidi deesi
conchiudere che queste possono vivere e dimorare nelle
medesime od in consimili località nelle quali furono rin-
venuti li Gringhi ossieno gli Autoplectus Protognoslus
del Milanese. Siccome pur furono rinvenute anco le Fila-
rie in altre contrade : :1 che consta per testimonianza di
Sauvage ch'ebbe l'incontro di scorgerle dimorare in alcu*
ni terreni sabbiosi e sterili di vari luoghi. Che però tanto
questi individui quanto quelli risiedono in situazioni con-
simili e perciò dee conchiudersi che convengono fra di
essi in quanto alla dimora, quindi risulla anche in riguar-
do alla dimora che il nuovo Elmìnto è spettante a una
Filaria di Medina.
158 GEN. GOBDIUS E ELMINTO
22. Riesce sorprendente , che il nostro Autore non sia-
si giovato dell' autorità del celebre Professore T. L. Brera
a sostegno del proprio assunto. Poiché quell'insigne Prof,
nella sistemazione dei Verrai situò la Filaria di Medina nel
IV. ordine dei Fermi Lìnomorfi come si legge nel III. fa-
scicolo delle sue 3Iemorie per servire di supplemento e
di continua:{ione alle Legioni Medico- Pratiche sopra i
Principali Vermi del corpo umano. 1810. Crema coi Tipi
Ronna.
23. Per altro tale appoggio non gli sarebbe stato va-
levole per concedere posto ai Gringhi fra i Verrai , avuto
in considerazione il Sistema di Laraarck degli ammali in-
vertebrati- Per lo contrario si dee ritenere che il Prof.
Brera ripose la Filaria di Medina fra Verrai per la com-
binazione che suolsi talvolta rinvenire ospitante nei corpi
umani. Del resto quale nel proposito fosse il di Lui in-
tendimento rilevasi alla pag. 244 del citato Fascicolo do-
ve così si espresse « Frammezzo ad un siffatto conflitto di
» opinioni non mi credo abbastanza autorizzato ad esclu-
» dere la Filaria Medinense dalla classe dei Verrai che af-
M fettano l'uomo, sebbene dire non si possa propria di
)) Lui dalla considerazione specialmente condotto , che Na-
» turalisti di sorarao grido fra' quali sono soprattutto
0 Sloane, Roberston^ Pallas, Gmelin , Leske, Miiller,
M Bluraenbach, Bosc e Cuvier,e Medici di riputazione
)) distinta fra i quali basterà nominare Lind, G. Hunter,
)) Loeffler e Joerdens, considerarono questo Verme per una
)) specie particolare di Gordio, affatto diversa dall' acqua-
)) lieo ». Che però se anche que' medici considerarono
lali individui come una specie particolare di Gordio, ma
però diversa dall'acquatico rimane che si debba ritenere
nel Genere delle Filarie , ed aqzì che appartenga alla spe-
cie della Filaria di Medina.
24. Dirà forse l'Autore della più flate citata memoria
che le nozioni delle quali ei s'intese valersi non riraon-
SGORTEGAGNA 159
lano al di là del 1837 da dove comincia la sua Storia? e
che quindi le antiche cognizioni non colpiscono ciò ch'Egli
scrisse? E per questo un Professore di Storia Naturale,
come Egli è, sarà forse scusalo se non si fece carico di
consultare le pubblicazioni dei precedenti Scrittori?... Se
occupalo se ne fosse , non sarebbesi dato a credere di aver
scoperto un nuovo Elminlo!
25. Che se ad onta delle addotte ragioni T Autore della
Memoria che è appunto il Sig. Professore Balsamo Cri-
velli di Milano, non rimanga persuaso che il suo Auto~
plectus Protognoslus appartenga al Genere delle Filarie
gli rimane libero il campo per trasferirsi a Medina, e là
scrutinando negl'interni organismi di quelle Filarie, col
microscopio sott' occhio potrebbe pervenire a conoscere se
vi sieno e quali sìeno le differenze fra quegli individui di
Medina e fra i suoi Gringhi, e trovatele evidenti con ca-
ratteri specifici essenziali , se pur vi saranno di fatto, verrà
pregato di manifestarcele, e gliene saremo grati. Di che
gliene fa garantia
ho scrivente Dottor Francesco Orazio Scorlegagna.
POSCRITTA.
Se per avventura il Sig. Prof. Balsamo Crivelli fosse
per appellarsi alla descrizione del Bremser intorno alla
Filaria non coglierebbe verun vantaggio (Vedi Bremser
Trattato dei vermi iniestìnali dell" uomo Gap. VHI. pag.
238 e seguenti ) mentre quantunque questo moderno Au-
tore si diffonda nel rammentare le svariate opinioni di pa-
recchi Scrittori non troverebbe difesa pel suo assunto.
In verità da quanto il Bremser espose si raccoglie,
che la Filaria non può confondersi col Gordio acquatico,
non già perchè sia tuttora mancante l'anatomica investi-
160 GBD- GORDIUS E ELKIINTO
gazione degl'interni Organismi della Filaria di Medina,
ma solo perchè vi ha diversità dei caratteri esterni di que-
sta a quello.
E poiché della Filaria di Medina non fu istituita la
Notomia degli organi interni, non si può tuttora farne il
confronto, se non che stando ai caratteri esterni dell'uno
all'altro (1).
Infatto sì nell'Elminto del Sig. Prof, come nella Fi-
laria vi è uniformità di caratteri esterni. Che ciò sia viene
ad essere ratificato dalla ispezione della figura 3.* della
Tavola 29 dell' Enciclopedia Metodica egualmente che
dalla figura IX. della Tav. IV. Fascicolo III delle Me-
morie relative del Prof. Brera sopra citate; nonché dalla
figura I. della Tav. IV. di Bremser ; le quali si rassomi-
gliano con quella dataci dal Sig. Professore Balsamo Cri-
velli al N. 15. della sua Tavola di sopra rammentata,
tranne qualche differenza dipendente forse dalla diversa età
0 da qualche altra accidentale indeterminabile circostanza.
In quanto poi alla dimora, non v'ha dubbio ^ che il
Gordio è abitatore delle acque, pur nulla ostante, che
anche le Filarie viver possano nelle acque nelle quali fu-
rono da alcuni rinvenute; siccome da qualcheduno nei ter-
reni umidi , ed anche da altri come dal Sauvage nei ter-
reni sabbiosi.
Si nota l'aver finalmente il Bresmer collocata la Filaria
fra verrai, a ciò Ei fece perchè, come il Prof. Brera la ri-
scontrò ospitante nell'interno degli uomini, e perchè altri
(1) Una memoria interessante del Charvet intitolata Ob-
servations sur le Dragoneau è inserita nei Nuovi Annali
del Museo di Storia Naturale di Parigi, e per estratto an-
che negli Annales des Se. Naturelles 2. Serie Tom. I. 1834,
Zoologie p. 123, la quale contiene ancora alcuni cenni ana-
tornici.
SCORTEGAGNA 161
Autori onorevoli la rinvennero nelI'interDO d'alcuni ani-
mali tanto mammìferi quanto volatili.
In ultima Analisi la Filaria non è confondibile col
Gordio acquatico, e conseguentemente col Gordio da me
pubblicato sotto il nome di Dragoncello. Ma ciò che più
importa si è, che si può ritenere sino a migliori perqui-
sizioni, che il nuovo così detto Elminto, sia una Filaria
dimorante nei terreni umidi del Milanese, simile alla Fi-
laria IVledinense di Lamarck, e così pure simile alla Vena
Medìnensìs dello Welscht, eh' è quantunque dire ad una
Filaria di Medina.
F. 0. Dolt. SCORTEGAGNA.
REIVDICONTO
delle Sessioni della Società Agraria della
Provincia di Bologna.
{Continuazione, vedi pag. 60)
Sessione straordinaria 20 Febbraio 1846.
La Sessione è aperta dal Presidente che ordina la let-
tura di quella parte di un Atto della Censura che riguar-
da un Dispaccio dell'Emo Cardinale Legato, con cui av-
visa occorrere alcune modificazioni al progetto di Regola-
mento della nostra Società, invialo a Roma per ottenere
la superiore approvazione. Inoltre la prelodata Eminenza
Sua insinua alla Società di incaricare persona la quale
presso la Sacra Congregazione degli Studi prenda gli op-
portuni concerti. La Censura perciò, vista la necessità di
aver tale persona in Roma , che bene conosca tutte le oc-
correnze del nostro Corpo Accademico, e tutte le relazio-
N. Ann. Se. Natur. Serie III. Tom. 3. 11
162 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
ni dell' attuale pendenza; ed avendo notizia che il nostro
Socio Sig. Ing. Dolt. Maranesi è |ier recarsi a Roma, ed
ivi dimorare alcun tempo, propone che Lui sì pregili pel
disbrigo di tale affare, ed a Lui se ne affidi interamente
l'incarico. La quale proposta viene approvala con partito
unanime.
Similmente si propone, e con unanime partito si ap-
prova di scriver lettera ufficiosa in proposito al nostro So-
cio Corrispondente S. E. Mons. Grassellini, percliè si
compiaccia di coadiuvare nella spedizione della pendenza
il detto Sig. Maranesi , e se occorra s'interponga presso la
lodala Sacra Congiegazione_, acciocché l'affare riesca solle-
citamente a buon fine.
Riassunto di poi l'Atto di Sessione 25 Gennajo nel
proposito della lellura fallasi in essa dal Socio Ordinario
Avv. Antonio Silvani relativamente alle disposizioni slaiua-
rie, ed alle costumanze che riguardano le contrallazioni
de' bestiami, si prende a discutere se sia o no opportuno
che venga nominala una Commissione, la quale prenda
ad esaminare l'antico Statolo di Bologna, e si occupi di
quel lavoro pel quale fu già proposto un premio col Pro-
gramma del p. p. anno, ma non si era presentato verun
concorrente.
Messo il partilo di massima, il quale per l'approva-
zione risulla di voli 12 favorevoli, e 2 contrari, si passa
alla nomina dei componenti la delta Commissione, dopo
avere stabilito, che sieno in numero di cinque, e che si
abbia riguardo al formarla possibilmente di due persone
esercitate nella Giurisprudenza, e le tre altre nelle prati-
che della campagna.
Formate perciò, ed aperte le solite schede risultano
per maggioranza di voli nominati i Signori Avv. Antonio
Silvani, Conte. Avv. Giovanni Massei, Marchese Pietro
Da-Via, Ing. Ispettore Pietro Pancaldl, e Professore Gio-
vanni Contri.
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 163
10 seguito la Commissione, incaricala di riferire in-
torno alle domande fatte dall' Illina Conferenza Agraria
di Bologna con sua lettera del 5 Aprile 1845 relalivamenle
alla proposta di alcune variazioni ed innovazioni nel con-
tralto di Società del bestiame, presenta il suo Rapporto,
cui vengon dietro alcune riflessioni in iscritto del Sig. Ing.
Giuseppe Berli, altro dei membri della Commissione, che
esprime il suo dissenso dal volo dei colleghi per mezzo
delle mentovate riflessioni.
11 Corpo Accademico conosciuta questa discrepanza di
sentimenti entra in massima di soprassedere ancora nella
quistione, e di astenersi per ora dal prendere veruna re-
lativa risoluzione. E viene inoltre proposto di accrescere
di due individui la Commissione predetta, e di ritornare
ad essa l'intera posizione per nuovo esame, e nuovo ri-
ferimento.
Approvata questa deliberazione per unanimità di voti
si formano le schede per le nomine di della giunta , le
quali aperte risultando proposti i Sig. Doli. Filippo Guer-
mani, Marco Minghetii, ed Ing. Domenico Martelli, cade
la nomina sul primo , e sul!' ultimo di questi per maggio-
ranza assoluta di voti.
Sessione ordinaria 1° Mar'^o 1846.
Questa Sessione tien luogo di quella del 22 p. p. Feb-
braio segnata nell'album delle Sessioni.
Lello l'atto di Sessione per l'ordinaria delli 8 p. p.
Febbraio, il Socio Ordinario Marco Minghetli legge uq
suo discorso Accademico in supplemento dell'altro Socio
Ordinario March. Prof. Massimiliano Angelelli.
La circostanza dell'agitarsi ora nel Parlamento Brit-
lanico la gran quistione della riforma delle Leggi frumen-
tarie dà motivo all'Accademico per esporre istoricaraenle,
e rischiarare ancora questa difficile materia , che ha tanta
164 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
attinenza coli' Agricoltura, e col Commercio. E però Egli
molto diffusamente la tratta nel suo interessantissimo scritto
cui intitola Della riforma delle Leggi Frumeniarie in
Inghilterra , e degli effetti che possono derivarne al Com-
mercio Italiano. Egli eruditamente e filosoficamente ne
tesse la storia incominciando dall' origine di quelle Leggi,
e passo passo succintamente continuandola fino al giorno
presente, si fa strada ad esporre altresì , e ad illustrare con
opportune considerazioni le varie vicende di della Legisla-
zione, e le riforme che intorno ad essa, e ad altre parli
spettanti al commercio Agrario si .operarono nei tempi an-
dati in quei paesi, ed ora pur di nuovo con maggiore in-
teressamento, e vigore si stanno preparando. Dalle quali
considerazioni che comprendono la parte principale del-
l'elaboratissimo lavoro dell'Accademico, e che quasi esclu-
sivamente riguardano la condizione agraria e commercia-
le dell'Inghilterra passa Egli in sul finire del suo discor-
so a ragionare di quelle relazioni che sì falle vicende eb-
bero, e possono avere più ancora in appresso collo slato
dell'Agricoltura, e delle altre arti nella nostra Ilalia per
la quale augura da sì fatti mulamenli un miglior avvenire
di campestre e commerciale prosperila.
Sessione ordinaria 8 Mav^o 1846.
Il Segretario presenta Io Statuto Organico della Società
Agraria di Ravenna, insieme alla memoria letta nella pri-
ma adunanza di quella nuova Società, il tulio accompa-
gnalo da lettera del Vice-Presidente della Società medesi-
ma, della quale lettera viene fallo lettura.
Per parie di S. E. il Sig. Marchese Commendatore
Senatore Francesco Guidoni nostro Socio Ordinario viene
presentato un discorso letto dall'Abate Coppi nell'Acca-
demia Tiberina il 29. Decembre 1845, e pubblicalo colle
Slampe a Roma nel corrente anno.
DELIA PROVINCIA DI BOLOGNA 166
Di poi il Segrelario presenta la prima Dispensa del
Volume quarto degli Annali della Reale Accademia di
Agricoltura di Torino inviali da quella Illustre Accademia
di Agricoltura in cambio delle nostre Memorie.
Indi il Vice-Presidente per parte di Giuseppe Cocchi
abile ed industrioso coltivatore ^ presenta uno scritto iri
cui si richiama l'attenzione degli Agricoltori a diversi punti
di pratica attualmente molto trascurati, e particolarmente
si danno vari schiarimenti di costruzione intorno al mo-
dello di leguo per una porta da Stalla di nuova struttura
già dal medesimo presentato alla Società nello scorso anno.
Si ordina che tale scritto si serbi negli atti per farne let-
tura in altra Sessione.
In seguito di che lo stesso Vice-Presidente come mem-
bro di quella Commissione che nel passalo autunno, dietro
grazioso invito del Socio Ordinario Sig. Emilio Loup si
era recata presso il medesimo a Cento di Budrio per ri-
conoscere gli effetti del suo torchio di nuova costruzione
per la spremitura del mosto, di cui Egli aveva fatto dono
in modello alla nostra Società nell'anno precedente, legge
la relazione della visita fatta da detta Commissione, e dei
manifesti vantaggi riconosciuti nella macchina vedendo--
la agire.
Passata agli atti la detta relazione, il Socio Ordina-
rio, e Censore Ingegnere Giuseppe Berti presenta, e legge
la sua Memoria di turno, nella quale considerato lo stato
più 0 meno fiorente della nostra coltivazione, dichiara
quanto importi perciò il togliere ancora da essa quei di-
fetti che ne ritardano l' incamminamento verso la perfezione.
Quindi prende a trattare due diversi argomenti il pri-
mo de' quali, che è fondamentale di tutti e già dall'Ac-
cademico altre volte discusso per la sua importanza, si è
quello della necessità di estendere la coltivazione dei prati
artificiali onde potere aumentare il bestiame grosso per ser-
vizio della coltivazione. L'Autore dimostra con dati au'^
166 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
tentici di statistica , come anche Iargliej:rgiando in essi dati,
e supponendovi i maf^giori errori possibili, tnllavia risulta
che mancano attualmente nelle nostre Stalle del piano
50000 capi di bestiami, per fornire le medesime di
quel numero di animali, che è indispensabile al lavoro,
ed alla economica concimazione de' fondi. Donde prende
motivo per vieppiù animare i coltivatori verso questa parte
d'industria agraria e di pastorìzia, che è primaria, e fon-
damentale, e ciò lo induce insieme a proporre l'istituzio-
ne nel seno della nostra Società di un comitato che invi-
gili sulla riforma occorrente nella riduzione delle semine,
e nel ragionato proporzionale accrescimento delle praterie
artificiali.
Il secondo fra gli argomenti trattati dall'Accademico
è quello della sistemazione de' campi, e di ciò che vol-
garmente dicesi colmatura delle fette, argomento esso
pure di molla importanza, e fra i primari , principalmente
in ciò che riguarda lo scolo e la buona lavorazione delle
terre che in molta parte dipendono dalla perfetta loro si-
stemazione. Intorno alla quale, date dall' Autore ottime re-
gole di pratica, passa Egli in terzo luogo a fare alquanti
cenni intorno ai difetti che si osservano nel modo ordina-
riamente seguito nella potagione degli Alberi da cavazzo,
e specialmente dell'Olmo considerato tanto come sostegno
della vite, quanto come mezzo sussidiario dì alimento del
bestiame in una notabile parte dell'anno. E qui dopo avere
Egli giustamente declamato contro la pessima costumanza
dei più che colla loro ordinaria potagione impoveriscono
l'albero in modo da tenere continuamente l'economia ve-
getale della pianta in un dannoso disequilibrio, ed in uno
stato che è affatto contro natura, passa ad esporre alcune
savissime regole di potagione e di allevamento, quali sug-
geriscono lo studio della Fisiologia vegetale, e la pratica
de' migliori.
Dopo di che l'Accademico, rammentati alcuni precelti
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 167
degli antichi Scrittori di cose rustiche, e sulle tracce di
questi osservala di nuovo la condizione presente delle no-
stre collivazinni , passa Egli a conchiudere che ad onta del-
la loro apparente floridezza, molle cose vi sono da cor-
reggere, e da riformare, e che lasciato a parte per ora
Io studio di novità, sarà più lodevole, e più utile il per-
fezionamento dell'antico sistema.
Sessione straordinaria 15 Mar^o 1846.
Viene letto ed approvato l'alto della Sessione straor-
dinaria ultima 20 Febbraio scorso.
La Commissione incaricata di esame e riferimento re-
lativamente alla consulla falla dall' Eminentissimo Legato
con suo Dispaccio del 16 aprile 1845 intorno al regola-
mento delle piantagioni lungo le strade, presenta il suo
rapporto.
Fatta di esso lettura nasce tal discussione per cui tulli
si accordano nello stabilire che senza ulteriori notizie, e
schiarimenti non si possa per ora prendere veruna risolu-
zione. Quindi si propone che il rapporto sia ritornato al-
la delta Commissione per un nuovo esame, e si propone
altresì che la Commissione medesima venga accresciuta di
due membri.
Approvata la massima con partito interamente favore-
vole si passa alla nomina degli aggiunti col solito me-
todo delle schede, e dello scrutinio secreto, onde riesco-
no eletti i Signori Avv. Antonio Silvani, e Prof. Sil-
vestro Gherardi.
Si riassume quanto fu discusso nella Sessione straor-
dinaria scorsa intorno alle variazioni proposte nella Scritta
del Bestiame dalla lllma Conferenza Agraria; e la Cora-
missione incaricala di esame e riferimento intorno a quelle
proposte presenta un suo nuovo Rapporto, nel quale con.
chiude per affermativa favorevole alle dette variazioai,
16S RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
opinando che la consegna del bestiame debba stabilirsi al-
rOgnissanli, e far coincidere il principio di questo con-
tratto con quello della colonia stessa. Al quale opinainenlo
della Commissione seguitano poi alcune repliche^ e rifles-
sioni in contrario per parte dell' Ing. Berti.
Messa quindi a voti la proposta, viene ammesso il
parere della Commissione per voti sedici favorevoli ed uno
contrario. Sopra il quale parere dovranno invocarsi quelle
Superiori disposizioni che vengono dimandate dall' Illràa
Conferenza Agraria nella sua lettera delli 3 Aprile 1845.
Sessione ordinaria 22 Mar^o 1846.
Il Socio Ordinario Conte Annibale Ranuzzi legge la
sua Memoria di turno in cui, prendendo a dimostrare la
necessità di estendere l'istruzione Agraria nella Provincia
propone quei mezzi che a parer suo sono i più oppor-
tuni per conseguire il desiderato fine. Nel che, persuaso
che la Società Agraria aver debba una parte d'insegna-
mento tutta sua propria, prescinde dal considerare qual-
siasi relazione, o riguardo ad altri mezzi tanto d'istruzio-
ne, quanto di pubblicazioni periodiche già esistenti nella
Provincia medesima, e dirette in parte allo stesso fine. In
seguito del quale opinamenlo passa l'Accademico ad an-
noverare i molli modi d'insegnamento che egli crede si
dovrebbono istituire dalla nostra Società. E perchè di que-
sta interessante, e copiosa Memoria non è agevol cosa il
dare un estratto abbastanza chiaro e conciso nel tempo
stesso, gioverà il riferire colle precise parole dell'Autore
il seguente sunto ch'Egli ne dà prima di conchiudere il
suo Ragionamento.
w Pensai, egli dice, non essere inopportuno il cercare
» quale fosse presso di noi l'attuale ordinamento dell' in-
» segnamento agronomico: nel che fare credetti ricono-
» scere la insufficienza dei mezzi che concorrono a qiie-
» sto fine.
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 169
.» Rendendo un solenne tributo di riconoscenza a chi
U fra noi rappresenta questo ramo importantissimo di sa-
w pere, parvemi che alla Socielà nostra potesse essere ri-
w serbalo un bell'avvenire in una riforma degli sludi agri-
» coli coir assumere essa stessa la iniziativa.
» Proposi a questo effetto la istituzione dei corsi di
» Scienze Agrarie, di Scienze Naturali ed Economiche
» applicate all'Agronomia.
w Proposi la istituzione degli esami e dei certificali
» di capacità per coloro che volessero munirsi di un titolo
u di idoneità alla condotta di un' intrapresa agricola, o di
» una scuola agraria.
w Proposi lo stabilimento di queste scuole rurali per
)) la diffusione delle cognizioni elementari più necessarie
n alla intelligenza delle cose campestri.
M Proposi la fondazione di case di Rifugio ove acco-
M gliere i poveri fanciulli abbandonati, o derelitti, ove
)) istruirli ed avviarli alla pratica di un'agricoltura per-
)) fezionata.
M Indi raccomandando la introduzione dei viaggi agro-
» nomici, ed accennando alla bella istituzione dei Comizi
» agrari per ciascuna Sezione della Provincia, proposi la
M Convocazione periodica di un Congresso Agrario, come
» sviluppo di quelle Associazioni Sezionali ; Io che mi
)) condusse a suggerire la pratica dei Voti Agrari.
M Di poi passando a dire della slampa proposi la isti-
w tuzione di una Gazzella Agraria, e di un Calendario
n Campestre, d'onde venni a dirvi delle Riblioteche cir-
M colanti, costituite secondo i bisogni della istruzione
» Agraria.
)) Per ultimo vi invitai ad usare una maggiore pub-
» blicità nelle ordinarie vostre Sessioni, siccome quella,
» che congiunta alle cose predelle avrebbe a comunicare
» fuori di Voi, colla maggiore rapidità, i frulli dei Vo-
>ì siri sludi, ed i risultati delle vostre sperieoze.
170 RENDICONTO DELLA SOC. AGAARU
Trasmesso agli Alti lo scritto, il Presidente dichiara
sciolta la Sessione.
Sessione ordinaria 19 Aprile 1846.
I! Segretario presenta le Opere pervenute in dono alla
Società, e cioè per parte del Sig. Domenico Rizzi di Por-
denone una Istruzione ai Possessori delle terre, ed ai reg-
gitori della coltivazione di esse nelle Provincie Venete,
Premiala dall'Imperiale, e Reale Istituto di Scienze, Let-
tere ed Arti nell'adunanza 30 Maggio 1843, e pubblicata
a Venezia nell'anno medesimo.
■=. Cenni Storici sull'Agricoltura antica, e moderna,
e proposizione per migliorare 1' Agricoltura delle Provin-
cie Venete dello stesso, Fano 1844. =
Una seconda edizione della Memoria di Giovanni Bot-
tari = Sulla coltivazione della vile nei terreni arenosi, illu-
strata da nota del medesimo Rizzi. Venezia 1845. =
Ed egualmente per parte dello stesso Sig. Rizzi una
Memoria del Sig. Vincenzo Gioii sulla Sifìlide Cavallina,
ed un Articolo riguardante l'Epizoozia del Pollame nelle
Provincie Venete dello stesso, da lui pubblicato a Milano
nel p. p. 1845.
Parimenti il Chiarissimo Sig. Ingegnere Elia Lombar-
dini ne ha inviato alla nostra Società in dono l'interes-
santissima memoria letta nello scorso anno all'Imperiale
e Reale Istituto Lombardo, e pubblicata a Milano nel cor-
rente col titolo =: Della natura dei Laghi, e delle opere
intese a regolarne l'efflusso, zz.
Si sono ricevuti dall' Ateneo di Brescia, in cambio delle
nostre Memorie i Volumi de' suoi Commentari, per gli An-
ni Accademici 1842, e 1843.
Il nostro Socio ordinario assente Sig. Ing. Francesco
Maranesi ha trasmesso da Perugia alla nostra Società una
Memoria manoscritta =: Sulla Strada Ferrata , dal confine
OBLIA PROVINCIA DI BOLOGNA 171
Toscano al Veneto , per Bologna e Ferrara =: della quale
Memoria viene stabilito di farne lettura nella prossima Ses-
sione ordinaria del 26 corrente.
Dopo di che il Socio Ordinario, e Censore Sig. Pro-
fessore Gaetano Sgarzi è invitato dal Presidente a leggere
la sua Dissertazione di turno. In essa l'Accademico rife-
rendosi alle cose esposte nella sua memoria prima intorno
al soverscio letta alla Società nella Sessione 3 Aprile 1842,
e già pubblicata nel Volume primo delle nostre Memorie,
e nell'altra intorno gl'Ingrassi letta il 9 Febbrajo del p. p.
anno, e pubblicata nel terzo Volume delle Memorie me-
desime, ora compie quanto promise in esse relativamente
all'argomento del soverscio non solo, ma passa inoltre
all'esposizione de' suoi pensamenti intorno l' assorbimento
e la nutrizione delle piante.
Onde diviso in due parti questo interessantissi-
mo scritto nella prima viene da lui esposto il modo con
cui ha sottoposto ad esperimento le principali piante da
soverscio, dando a conoscere tutte le disposizioni date,
perchè un tale esperimento, opportunamente tentato in più
di un luogo, dovesse riescire sicuro e concludente. Dimo-
stra quindi con un prospetto dei risultamenti delle analisi
da Lui istituite, come l'efficacia delle piante da soverscio
più comuni delle due famiglie delle Leguminose, e delle
Crocifere ben corrisponda , e concordi anche secondo que-
sto esperimento con quanto in fatto è stato fin qui rico-
nosciuto più utile nell'antica pratica, secondo la diversa
qualità osservata in esse piante.
Nella seconda parte della sua Memoria l'Accademico
valendosi con molta sagacilà e penetrazione dei risulta-
menti stessi, dopo avere giustamente distinto in qual mo-
do diversamente agiscano i diversi elementi degl'ingrassi,
parte col somministrare materia di nutrizione, parte col
concorrere a maniera di slimolo , perviene ingegnosamente
a render ragione di lutto il processo dell' assorbimento, e
della nutrizione de' vegetabili.
If9 RENDICONTO DELLA SOC AGRARIA
Consegnata la Memoria agli Atti il Segretario legge
il rapporto della Commissione incaricala delle Sperienze:
nel quale Rapporto si dà un snnlo delle relazioni rimesse
a della Commissione dai singoli Soci Sperimenlalori , os-
sia un rislretlo delle osservazioni falle, e degli esperimen-
ti tentali nel prossimo passalo Anno Accademico; col quale
riferimento si chiude la Sessione.
Sessione ordinaria 26 Jprile 1846.
Il Segretario presenta l'Operetta del Sig. Recebi So-
cio Corrispondente, e cioè le sue Riflessioni, ed Osser-
vazioni eslralle dagli Annali Universali delle Scienze, e
dell'Industria intorno ai Cenni Economico-statistici sullo
Stato Pontificio di Angelo Galli Computista Generale
della R. C. A. Roma 1840, e presenta altresì T articolo
del fu Avvocalo Luigi Parenti Intorno la sfrenala libertà
della recisione degli Alberi, mandato in dono alla Socie-
tà dal Sig. Prof. Gio. Giuseppe Bianconi.
Indi lo stesso Segretario presenta al Corpo Accademi-
co per parte del Socio Ordinario Davide Bourgeois il dono
da lui fatto di un modello dell'Aratro Bolognese modifi-
cato e corretto secondo le proprie idee, e particolarmente
nella forma dell'Orecchione, e nella disposizione dei Re-
gistri destinati a regolare la profondità, e larghezza del
solco. In seguito il Segretario medesimo legge un breve
scritto del dello Socio che contiene alcune avvertenze re-
lative alla struttura di questo modello. Gli Accademici e-
spriraono i sentimenti del loro grato animo verso il dona-
tore , ed incaricano il detto Segretario di riferire al Sig.
Bourgeois le espressioni di tali sentimenti.
Parimenti dal Segretario viene fatta lettura della Me-
moria del Socio Ordinario Ing. Doti. Francesco Maranesi
già presentata alla Società nella Sessione ordinaria scorsa.
In essa Memoria l'Autore, premessi pochi cenni intorno
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 173
l'utilità generale delle strade ferrale (della quale tocca
brevissimamente come di cosa che non più abbisogna di
veruna dimostrazione) passa ad esporre i speciali vantag-
gi di una strada ferrala che partendosi dal confine Toscano
si conduca ad incontrare il confine Lombardo-Veneto, ed
attraversi la nostra Provincia. I quali vantaggi Egli con-
sidera tanto in relazione ai particolari di essa Provincia,
quanto per l'opportunità di posizione relativamente a tut-
ta Italia. Ed in relazione poi alla Provincia medesima,
ed alio stalo Pontificio ancora considera, così la perdila del
manifesto vantaggio come il pericolo di un danno immi-
nente ed assoluto, se per operare il congiungimento dei
detti due confini una tal strada si venisse ad effettuare da
altri sopra una diversa linea, e senza attraversare in qual-
che tratto la Provincia slessa. Perciocché la nuova strada
in tal caso richiamando a se ogni transito farebbe perdere
alla nostra località tutti qne' vantaggi, di cui essa attual-
mente e naturalmente gode, tanto per geografica, quan-
to per commerciale ed economica posizione. Perciò dimo-
strala la ulilità, ed in certo modo la necessità di provve-
dere alla costruzione di una sì falla strada, e dopo avere
accennate alquante delle principali avvertenze da aversi
sia nel dare le disposizioni per condurla, sia nell' esegui-
re i lavori di costruzione, soggiugne « a me pare di ve-
)) dere che non tanto i capitalisti debbano essere interes-
w sali a promuovere la miglior linea, quanto ancora mi
ì> tengo sicuro che tulle le persone di alto affare conosca-
M no come sia giusto mantenere i valori commerciali dove
» si trovano, e quivi accrescerli , non permettendo un tra-
M slocamento d'interessi che sconcerti, e sommuova la
» fortuna delle famiglie con danno mollo maggiore della
ì) popolazione offesa, di quello che sia utile alla popola-
« zione favorita. Che poi le tendenze naturali del transito
» di merci, e viaggiatori fra l'alta Italia, e l'inferiore
» sia per Bologna, è noto ad ognuno come fatto positivo.
174 RENDICONTO DELLA SOG. AGRARIA
» ed in attuale effellivilà da secoli. Onde e l'interesse del
)) Capitalisti pel loro maggiore guadagno, ed il maggiore
M lustro dello Slato nostro, per conservare ed accrescere
M i valori che attualmente possediamo, danno sicura spe-
i) ranza, che il nostro progetto troverà favore, e sollecita
» esecuzione ancora; il che è ciò che ira|)orla principal-
n mente ». E poco appresso soggiunge ancora l'Accade-
mico « Ma i grandi lavori non si fanno colle parole: bi-
» sogna dar opera diligente ed assidua per ottenerli; ed ho
» fiducia che la parte intelligente e ricca delle popolazioni
)) di Bologna e di Ferrara non mancherà certamente di
ì) concorrervi con tutti i mezzi che sono in suo potere ».
Le quali riflessioni così esposte dall'Autore principalmente
si riferiscono alla nostra Società , perciocché fino dal prin-
cipio del suo Discorso Egli dichiara d'indirizzarlo a que-
sto ragguardevole Consesso cui ha l'onore di appartenere,
e si mostra ben sicuro che non troverà alieno dallo spirito
delle sue istituzioni uno scritto, che considera l'utilità di
un opera, la quale facilitando i trasporti, gioverà ancora
all'Agricoltura della nostra, e delle vicine Provincie. On-
d'è poi che infine della sua memoria così conchinde il
Sig. Maranesi << Vorrei che alla gravila dell'argomento
M fosse stata pari la voce, e valesse questa ad eccitare
M l'attività e la diligenza, che assicurano l'esito delle
» grandi imprese. Ma se io ho mancato per impotenza,
)> non mancherà il buon volere, né il senno a chi ha ono-
» rato di cortese udienza queste mie parole )). Al quale
voto non manca di corrispondere il Corpo Accademico fa-
cendo plauso alle idee dell' Autore, che con tanto zelo, e
colle più sagge dimostrazioni di affetto, spiegale egregia-
mente in questo suo scritto, anche di lontano si adopera
a benefizio della sua Patria, ed al maggior lustro della
nostra Società.
Dopo questa lettura il Vice-Presidente in seguito di
una visita fatta alle selve di Belvedere in unione al Socio
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 176
Prof. Giuseppe Bertoloni, Membri l'uno, e P altro della
Commissione Direitrice delle Sperienze, e deputali special-
mente da questa all'ispezione de' lavori colà intrapresi,
legge un minuto rapporto di detta visita , il quale si ritor-
na alla Commissione predella per averne ragione nel pro-
cesso di tali Sperienze, a norma dei rilievi fatti sopra luo-
go, e delle proposte di essi deputali.
In fine il Segretario legge una lettera circolare a lui
diretta da Napoli colla data 15 Febbrajo scorso dal Sig.
Giuseppe De Vincenzi Segretario della Sezione di Agro-
nomia, e Tecnologia nella settima riunione degli Scienziati
all'oggetto di raccorre tutte quelle notizie le quali ci pos-
sono far conoscere lo slato attuale dell'Agricoltura in cia-
scuna nostra regione: la qual lettera si consegna agli Alti
per trasmetterla alla Censura, che risolva intorno al ri-
scontro; con che si chiude la Sessione dal Sig. Presidente,
il quale nel tempo stesso comunica una lettera responsiva
e di ringraziamento a Lui diretta dal Vice-Presidente del-
la Socieià Agraria di Ravenna, Sig. Ippolito Gamba, per
l'invio fatto a detta Società di un Esemplare delle nostre
Memorie.
Sessione ordinaria 10 Maggio 1846.
II Presidente invila il Socio Ordinario Ing. Domenico
Martelli a leggere il suo turnale Ragionamento.
In esso espone 1' Accademico lo stato di trascuratezza
delle coltivazioni nelle terre argillose, che si trovano in
molta estensione in alcuni distretti della nostra Provincia:
dimostra quali danni derivino da tale trascuratezza , e di
quale importanza sia lo stabilire in esse un sistema che
ne migliori la condizione; dichiara insufficiente per l'uti-
lità privata, e pubblica la limitata introduzione della Lu-
pinella in esse praticala da alcuni, e dopo aver premesso
quanto riguarda la necessità di assicurare prima di tutto
176 RENDICONTO DELLA SOC AGRARIA
rasciugamento di esse terre per una più conveniente di-
sposizione nella loro superficie, ed una più ragionevole
divisione de' campi e dislribnzione degli scoli, passa a
proporre la sua sistemazione colle seguenti parole.
» Suppongasi che si abbia una possessione di terreno
w argilloso della superficie di Tornature bolognesi 100,
)> non calcolato il prato colonico, Toccutìazione delle ar-
)) borature, dei rivali, cavedagne, scoli ecc.; suppongasi
w in somma che le cento tornature formino la parte col-
li tivabile. Divisa questa superficie in cinque parli uguali,
M una di esse investirei a Lupinella, e delle altre quattro
)) parti, due coltiverei a frumento, una a frumentone, od
» a leguminose, r ultima per metà a trifoglio , e per metà
» lascierci in riposo.
n Si avrebbe pertanto divisa la possessione in que-
)) sto modo :
w k Lupinella . . . Tornature 20
» A Frumento » 40
)) A Frumentone e Leguminose, n 20
» A Trifoglio w 10
» A riposo . » 10
» Totale Tornature 100
» Questa divisione in cinque parli principali, di cui
ì) una a Lupinella, ha a parer mio il vantaggio che il ter-
)) reno a delta coltura cade in avvicendamento o rotazione,
» per cui qualunque volta la Lupinella s' invecchi , o vada
)> a perdersi, in allora vi si coltiva il frumento, e la lu-
» Pinella si sostituisce in una delle altre quattro parli in
w cui è la possessione divisa ».
E poi continua l'Accademico dimostrando quali sieno
i lavori richiesti in tale sistemazione, e come dalla giusta
vicenda dei cereali , e delle piante leguminose colle pratensi
risulti il più economico manlenimeoto del necessario be-
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 177
Strame, e la formazione dell'occorrente concime, sì che
il proprietario possa assiemarsi di una rendita sufficiente,
e le famiglie coloniche vengano preservate dai debili, e
dalla miseria cui d'ordinario sono condannate in quelle
terre.
Deposto in Atti questo scritto, che tutti trovano pieno
di utilissime viste di economia campestre , si scioglie la
Sessione ordinaria, ma i Soci Ordinari rimangono riuniti
in Sessione straordinaria per deliberare se debbasi dalla
Società coltivare il progello proposto dal Socio Ordinario
Ing. Maranesi per l' esecuzione di una strada ferrala che
condona per la nostra Provincia unisca il confine Toscano
col Regno Lombardo- Veneto , e come risulta dalla memoria
del dello Sig. Maranesi Iella nella Sessione ordinaria delli
26 Aprile anno corrente. Messo il partilo la proposta viene
approvala per voli quindici favorevoli ed uno contrario. Indi
si scioglie anche la Sessione straordinaria.
Sessìoìie straordinaria 24 Maggio 1846.
Doveva aver luogo in questo giorno la ordinaria Ses-
sione, ma per improvvisa indisposizione di chi doveva leg-
gere la memoria, non essendo altri in pronto per trallenere
la Società, furono estradali gl'inviti a soli Soci Ordinari
pel dello giorno in cui dal Presidente è aperta la Sessio-
ne ordinando la lettura dell' allo dell'ultima Sessione stra-
ordinaria 15 Marzo 1846.
ludi il Segretario legge un Rapporto, ossia Transunto
di atti della Censura 17 Maggio corrente relativo alla me-
moria inviata alla Società dal Sig. Ing. Do». Francesco
Maranesi , e Iella nella Sessione ordinaria 26 Aprile pros-
simo passalo in cui si traila della costruzione d'una Stra-
da ferrata nella nostra Provincia.
Viene accolla a pieni voli la proposta falla dalla Cen-
sura, perchè dal seno della nostra Società sieno scelti
N. Ann. Se Natur. Serie HI, Tomo 3. li
178 RENDICONTO DELLA SOC AGRARIA
cinque soggetti i quali formino una Commissione destinala
a proporre quanto crederà più utile per l'effettuazione di
tale impresa ed incaricandola altresì di prender perciò ad
esaminare il contenuto d'altra memoria intorno allo slesso
argomento presentala alla nostra Società il 1.** Maggio 1842
dal Sig. Ispettore Pietro Pancaldi.
Formate, ed aperte le schede, indi messi a voti i pro-
posti risultano a pluralità assoluta nominali i Signori Mar-
chese Luigi Da- Via, Ing. Giovanni Palloni, Conte Filippo
Agucchi , Ing. Ispellore Pietro Pancaldi , e Contri Prof.
Giovanni.
Palloni e Contri ringraziano, e pregano perchè venga
accettata la loro rinunzia; ciò per altro non ha luogo.
Il Presidente presenta gli Alti dell' Accademia Luc-
chese, ricevuti in dono dalla medesima come pure due opu-
scoli del Prof. Ferdinando De Luca similmente inviali in
donò da esso Socio Corrispondente, e finalmente una
lettera del Sig. Gaetano Recchi altro Socio Corrispondente
nella quale ringrazia per le espressioni usate dalla nostra
Società neir accusargli il ricevimento delle sue osservazioni
intorno ai Cenni Economico-statistici sullo Stato Pon-
tificio, di Angelo Galli come risulta dall'alto di Sessio-
ne 26 Aprile scorso.
Sessione straordinaria 16 Ottobre 1846.
Si legge l'Alio dell'ultima Sessione straordinaria 24
Maggio scorso.
In seguilo di che il Socio Ordinario Conte Filippo
Agucchi, altro dei componenti la Commissione, incaricala
di esame, e riferimento intorno alla proposta dell' Ing.
Maranesi per la costruzione di una Strada ferrata, che
per la Provincia di Bologna congiunga il confine Toscano
col Lombardo-Veneto, presenta, a nome di della Cora-
missione, e fa lettura di un Rapporto ragionalo intor-
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 179
no all'argomento. Per tale Rapporto risultano discusse, e
messe in piena evidenza le ragioni che persuadono di do-
ver promuovere e coltivare tale progetto; ed inoltre sono
esposti i particolari motivi per cui può meritare la prefe-
renza l'una, 0 l'altra fra le linee che si propongono.
In seguilo di quella lettura I' Avv. Silvani soggingne
alcune riflessioni in appoggio al contenuto di dello Rap-
porto e specialmente osserva che il coltivare il progetto di
questa unione dei due Mari per la nostra Provincia è in-
teresse generale dello Slato, sapendosi per relazioni degne
di fede che, ove manchi di effetto, una Società Austriaca
si propone di effettuare la congiunzione dell'Adriatico al
Mediterraneo, conducendo la strada pel Mantovano, e pel
Modonese a ponente del confine Pontificio.
Altri fa riflettere ancora che milita a favore del Pro-
getto Bolognese il voto recentemente esternalo da alcuni
Dotti nel congresso di Genova.
Terminata la discussione si mette ai voti il partito di
massima, se si debba presentare all'Illustrissimo Consiglio
Provinciale nella prossima tornata il riferito Rapporto, onde
ottenere che per cura di lui venga avanzata ed appoggiata
presso ai Superiore Governo la relativa domanda.
La votazione risulla pienamente favorevole e con ciò
si scioglie radunanza-
Sessione straordinaria 1." Novembre 1846.
Leggesi l'Alto dell'ultima straordinaria 16 Ottobre
p. p. e di poi si procede alla lettura dell'Atto della Cen-
sura 27 Ottobre con cui viene presentato il Consuntivo del
1845, ed in cui è motivato il preventivo pel 1847.
Messo a voti il dello Consuntivo viene approvato sen-
za alcuna osservazione.
Vengono in appresso messe a parlilo una per una le
singole proposte pel Preventivo, e sono approvale a pie-
ni voli.
180 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
Alle quali proposte un'altra se ne aggiunge dì Scu-
di 30 per le prime spese occorrenti nella formazione di
un Gabinetto Agrario. Perchè osservandosi da alcuni co-
me siasi di già incominciato a far raccolta d'Insetti, di
Modelli, ed altri oggetti diversi, e come a corredo e lu-
stro dello Stabilimento sia necessario ancora di accrescere
tale raccolta con saggi di terra, con vegetabili, e semi,
e con lutto quello insomma che servir possa all'istruzio-
ne, trovasi indispensabile un qualche assegno per le re-
lative spese. Perciò messa a partito la proposta viene a
pieni voti approvata.
Intorno al Preventivo dell'Orto in seguilo delle ri-
flessioni della Censura si propone di lasciare a libera di-
sposizione dei Direttori per i bisogni più urgenti tutta in-
tera la rendila dell'Anno, e questa proposta ancora è pie-
namente approvata.
Nella quale circostanza il Socio Berli-Pichat, sentito
il riferimento della Censura intorno alle rendile, ed alle
condizioni di detto Orto si offre di fare un qualche pro-
getto di miglioramento. Il Corpo Accademico accoglie con
molta soddisfazione la proposta del Socio, e la Censura
ha l'incarico di trattarne con esso Lui.
Frattanto si chiude la Sessione coli' approvare il pre«
ventivo per la domanda dell'assegno 1847 in Se 600^ e cioè:
Per la slampa Se. 270
Per spese di Cancelleria . . « 40
Per spese postali e stipendiati. » 100
Per le sperienze w i60
Pel Gabinetto w 30
Totale Scudi 600
Chiuso così il Preventivo, si commette al Presidente
di rimettere la relativa istanza all'lUmo Consiglio Pro-
vinciale.
DELLA PROrmCIA DI BOLOGNA 181
Dopo di che viene partecipata una ietterà del Socio
Ordinario Conte Avv. Giovanni Massei, nella qnale dopo
avere indicato che per motivi di salute non può intervenire
alle adunanze della Società, rinuncia perciò a far parte
dei Soci Ordinari.
Mentre la Società si mostra dolentissima di simile de-
terminazione, visto però che il motivo addotto sia tale da
non lasciare speranza che egli possa dietro uffici ritirare
remessa rinunzia, determina che sia passato fra i Soci
Corrispondenti, indi l'adunanza si scioglie.
Sessione ordinaria 13 Decembre 1846.
Aperta la Sessione dal Presidente vengono presentate
le Opere pervenute alla Società nel tempo delle trascorse
vacanze; la nota di esse si unisce in Atti alle relative let-
tere accompagnatorie alli numeri 4,6,6 e 7. Vengono pure
presentale altre lettere dell'Ateneo di Bergamo, dell'Ac-
cademia Reale delle Scienze di Napoli, e della Società
Economico-Agraria di Perugia (alli N. 8,9,10,11) colle
quali quelle AccaJemie ringraziano la nostra Società per
le memorie loro inviate; l'ultima delle anzidette Accade-
mie poi agi^innge a' suoi ringraziamenti il dono di una
magnifica medaglia d'argento fatta coniare per servirsene
in premi d'incoraggiamento onde favorire il progresso del-
la Agricoltura in quelle contrade. Commesso al Segretario
di rendere a nome del Corpo Accademico le dovute grazie
a quella Società per un tal dono, viene in seguito comu-
nicalo un dispaccio Legatizio 12 Settembre N. 7520, col
quale l'Eminentissimo Sig. Cardinale Vanicelli informa la
Società essergli stalo partecipalo dall' Eminentissimo Se-
gretario di Slato che la Santità di nostro Signore, nell' ac-
cettare il dono dei Volumi delle nostre memorie si è de-
gnata di lodare colle più benigne espressioni lo zelo dei
eomponenli la Società nell' eccitare lo studio dell' Agricol-
182 REND. DELLA SOC. AGR. DELLA TR. DI BOLOGNA
tura; per la quale partecipazione la Società slessa riroane
compresa da profondi sensi di gralilndine per un tale tratto
di Sovrana degnazione verso di Lei.
Il Socio ordinario e Censore Prof. Michele Medici
legge la Dissertazione di turno in cui espone le sue Os-
servazioni Anatomiche, e Fisiologiche intorno l'apparec-
chio sonoro della Cicala.
In essa Dissertazione l' Accademico dopo avere pre-
messo una dottissima, ed eruditissima narrazione di quanto
fu avvertito intorno a quell'apparecchio dai naturalisti che
Io precedettero nell' esaminarlo, e dopo aver confermale
in parte, ed in parte rettificate, e messe più in chiaro le
loro osservazioni, passa di poi ad esporre le ulteriori os-
servazioni proprie, specialmenle intorno alla maniera più
opportuna di esaminare l'organo sonoro ed il modo di
agire di esso; le quali osservazioni ingegnosamente isti-
tuite, e con sommo studio, e con pari cura e pazienza
ripetute, mettono in pienissima luce tutto l'artificio, e
r uso delle parti componenti il dello apparecchio.
Consegnala la memoria agli Alti si scioglie l'Adu-
nanza.
(sarà continuato)
oc^^(5^^g{2^§^x»-
VEGETAZIONE DEllA CAIIFORSIA
ingxS)^^—
Il suolo della California dalla catena delle Montagne Nevose
sin al mare è d'una fertilità senza pari. Esso consta d'una
terra d'alluvione, porosa e profonda, in cui le acque piovane
si infiltrano senza affondarsi. Qjiesto suolo , coperto tutto l'anno
d'erba, rinviensi nelle valli talora di due metri in profondità.
Nelle praterie l'erba si eleva assai spesso a 9-10 piedi; le gra-
migne a 8-10 piedi; gli alberi della California sono ad enume-
rarsi fra i più alti della terra.
Tra gli alberi che formano le foreste, si annoverano Van-
tano, la betula diverse specie di quercie e fra queste la quercia
verde, di sommo pregio per la costruzione delle navi, una va-
rietà di castagno, il lauro canfora, i\ platano occidentale, il piop-
po bianco, il salice, Vocerò, il frassino, il faggio, il noce,Vol-
mo , il sambuco, il sicomoro, il cui legno viene riputato come
incorruttibile.
La famiglia dei Coniferi che costituisce uno de' gruppi più
interessanti del regno vegetale, mostrasi sotto molteplici forme.
Il pino, i cedri di diversi colori, i cipressi, gli abeli coprono i
pendii delle montagne. Il legno rosso o Cipresso Californense for-
nisce un dei migliori legnami da fabbrica.
I pini in California provengono ad una prodigiosa dimen-
sione. De Mofras ha nel 1842 misurato al Nord della Baja di San
Francisco un pino che avea 20 piedi in circonferenza e 300 p.
in altezza. Questo è precisamente il doppio dell'altezza a cui
possono pervenire gli alberi delle nostre foreste; diversi altri
alberi di specie tutte proprie a quelle contrade presentano uno
sviluppo del tutto incognito nei nostri climi.
Sarebbe oggetto veramente di sommo interesse per la scienza
lo studiare l'età d'uno di questi alberi, la quale rilevasi, come
è noto a tutti, dagli strati concentrici che formansi in ciascun
184 TEGETAZIONE
tronco anno per anno. Adanson ha ritrovalo nel Senegal nn Bau-
bab , che avea 25 piedi in circonferenza e che dietro il calcolo
fatto d(»vca aver un'età di più di 6000 anni. Dietro tale studio
di rilevare l'età degli alheri si potrebbero dedurre molli risultali
assai importanti per la Geologia !
Il Pinus mnnophyllus di Torrcy , Pino a noce ; ama i sili de-
clivi de' monti, ci si trova su i due fianchi della Sierra Nevada.
Le noci contengono una polpa oleosa di gusto assai gradevole ;
gli abitanti se ne servono cou'.e commestibile condilo con del sale ,
che si trova in quei monti in abbondanza. La salute di quesli
abitanti comprova abbastantemente quanto tale cibo ne sia so-
slanzioso.
Il Pinus Lambertlanus cresce solamente nella sabbia ed a-
cquista una circonferenza di 6-8 piedi. Le pigne contengono de'
semi nutritizj , e dal tronco distilla una resina d'ambra. Questa
resina viene riputata dagli Indiani qiial eccellente catartico; a
motivo del suo sapore dolce ed aggradevole i cacciatori la ri-
cercano e se ne servono come zucchero. La California godendo
d'un clima identico a quello de' paesi meridionali della Fran-
cia, perciò potrebbe tale albero trasferirsi in questi paesi ed
esso sarebbe fonte di nuova ricchezza (di certo ne sarebbe ad-
daltato anco il clima dell' Italia).
La quercia verde , che riscontrasi nelle valli riparate dai
venti, presenta una forma veramente graziosa; i suoi rami pen-
dono sin a terra e danno all'albero una figura semisferica d'una
simmetria e regolarità più che perfetta.
La Magnolia; albero che attira lo sguardo di tutti i viag-
giatori, rinviensi in luoghi freschi ed ombrosi della Valle del
Sacramento. Questa è la più bella pianta che si possa conoscere.
Le sue foglie sono intiere, splendenti, ovaio-oblunghe, assai
grandi; i fiorì sono solitarj, larghi 20-25 cenlim. Il suo tronco
che acquista talor una circonferenza di più d' un metro è diritto,
con corteccia liscia, grigia; egli si innalza a 35-40 metri e
termina in una bella cima perfettamente regolare. Il legno della
Magnolia è d'odore aromatico, ed i suoi fiori esalano un odore
che ha quello della rosa, della ginnchiglia e dell'arancio tutto
unito ; delle diverse specie di Magnolia che rinvengonsi in quelle
regioni , la più rimarchevole ne è la M. umbrelta , le di cui fo-
DELLA CALIFORRIA 185
glie lunghe 50-60 cent. , larghe 20-25 cent, sono riunite all' e-
stremila de' rami in modo da formare una specie di ventaglio
od ombrella.
Tra i molti alberi, arbusti e piante indigeni a queste con-
trade meritano ad esser annoverate le seguenti:
li Corbezzolo con frutti commestibili di sapo reacidetto, della
grossezza e forma del lampione.
L' Ephedra occidentalis, arbusto assai ramoso, a foglie arro-
tondate , con bacche rossastre , leggermente acide e di aggrade-
vole sapore.
Una specie di Myrthus a legno assai duro, di cui gli In-
diani della Valle del Sacramento, formano le punte delle loro
freccie.
La Fedra, arbore velenoso eguale al nostro sambuco, la sola
sua ombra dicesi apportare un gonfiamento universale del corpo.
La Myrica cerifera, arbore di 20 p. in altezza e di 2 p. in
circonferenza. Dalla sua corteccia e da' suoi frutti trapela una
cera del lutto identica a quella delle api. Questo arbore potrà
apportare nulla California gli stessi vantaggi come nella Caroli-
na, ove esso è assai frequente. Le candele che si fabbricano di
questa cera hanno un colore verdastro. Questo arbore ha nes-
sun rapporto coli' arbore a cera della China, sul quale vive un
insello {Caschong), di cui non se ne conosce ancor il genere.
La Saponaria, pianta di sommo vantaggio nell'economia
domestica, rinviensi alla spiaggia del Calaveras; la sua radice
bulbosa può servire come surrogato del miglior sapone per la-
vare i lini (i) ; colle sue foglie si tessono delle bellissime sluoje.
Il Cactus Opunlia , i frutti sono commestibili , sono sani e
nutritivi. I Messicani ne traggono da questi frutti un liquore
assai saporito , che nominano Calinche. La pianta serve a fare
delle siepi dense, che si elevano talor a 15 piedi. Sul C.Opun-
tia 0 Nopal vive la Cochenìlla , ìa&eno di somma importanza per
l' induslria e le arti.
(I) Io nostra Saponaria Officinalis , assai comune , offre una
radice che possiede la stessa proprietà ; ciascun botanico lo sa , ma
non se ne fece mai un uso.
186 VEGETAZIONE
Il Canchalaguan è una pianta originaria delia California, a
cui si attribuiscono delle virtù medicinali ; essa cresce nei din-'
torni di Stanislas e Tawalumnes. Gli Indiani lodano le sue pro-
prietà febrifughe.
L' Erodium cicularium abbondante al sud della Valle di Tul-
lares e nei contorni della Furk-American ; è considerato qual
eccellente foraggio.
U Eupatorium pur pur eum , jpìantsi erbacea della famiglia dei
Corymbiferi; le foglie e le radici godono virtù mediche.
La Melothria o Yerba buana degli Spagnoli, della famiglia
delle Cucurbitacee; rinviensi in un isola, a cui questa pianta
diede il nome in faccia al porto di San Francisco; essa gode
molta stima a motivo della sua attività medica.
La Ptiloneris amfafa , pianta medicinale, non ancor de-
scritta.
Il Chenopodiutn ambrosioides o Thè del Messico; l'infusione
delle sue foglie serve di bevanda assai salutare.
Lo Scirpus lacustris , dagli Indiani nominato Tuia; questa
pianta sin a 4 metri, serve per formare i loro canneti.
Ìj' Àgave Americana, pianta che servi agli antichi Messicani
per la fabbricazione della carta ; la maggior parte de' mano-
scritti degli Àzleques è scritta su carta di Agave o su pelle di
Cervo. I Messicani d'oggidì ricavano AaW Agave un liquore, il
quale presso la maggior parte delia popolazione rimpiazza il
vino. Le foglie forniscono delie fibre assai resistenti , con cui si
fanno delle stoffe, delle corde ecc.; i fiori contengono un succo
acre, a cui gli Indiani attribuiscono la proprietà di detergere
le piaghe.
Il Rkus radicans. Questo arbore è talmente venenoso, che
basta toccarne le sue foglie per aver le mani coperte di vesci-
che. I suoi fiori contengono un succo biancastro sommamente aere.
La Valeriana edulis , dagli Indiani Kooyah. Questa pianta
ha radici assai voluminose, di odore forte, nauseoso; da questa
radice ottiensi una farina (la Cassava), di cui gli Indiani si
servono per preparare diversi cibi. La radice in islato fresco
contiene un succo lattiginoso venenoso, questa proprietà vene-
nosa però si disperde , dopo che la radice viene sottomessa a
diverse manipulazioni, tenute con somma cura in segreto da-
gli Indiani.
DEllA CALIFORNIA 187
La Yucca , che si innalza a 5'6 metri serve per formar del-
le siepi.
La Fremmontia vermicularia , ritrovasi al lago Yonta, fusto ,
foglie , fiori, tutti i componenti della pianta sono in sommo gra-
do saline.
Oltre le suddette piante sono d' annoverarsi ancor le seguenti
a motivo della sua bella forma, de' suoi graziosi e ben coloriti
fiori od altro.
L' Aegochloa interteta della famiglia delle Polemoniacee , a
Cori bleu.
V Asihenia glabrata di Lindley , genere non ancor descritto.
La Baeria chrysotoma di Fischer e Meyer , genere non an-
cor descritto.
La Chryseis , EschoUzia o Poppy californica pianta erbacea ,
della famiglia della Papaveracee (coltivata nei nostri giardini).
La Collinsia bicolor Nultal, in onore di Zaccaria Collins,
Vice Presidente dell'Accademia delle scienze naturali in Filadelfia,
della famiglia delle Scrofularie; è una pianta di somma bellezza.
La Collomia gilioides e la Col. glutinosa, della famiglia delle
Polemoniacee; i semi contengono una specie di vischio (Kolla
in greco ).
Il Diplacus puniceus Nuttall. , a fiori scarlatti , introdotto
nell'Europa già nel 1794. Il Dipi, arantiacus e il Dipi, gluti-
nosus lo furono nel 1837.
Il Dodecalheon dentatum della famiglia delle Primulacee; a
fiori color rosa, assai grandi.
V Eutoca Idrangeliana d'i Brown, della famiglia delle Hydro-
phyllacee , a fiori LIeu assai belli ; la E. divaricata a fiori viola
chiaro.
La Gilia tricolor , in onore del P. S. Gii, botanico spagno-
lo, pianta magnifica delle Polemoniacee.
L' Helenium undulatum L. , della famiglia delle Composite,
a fiori gialli.
L* Hugelia densiflora , delle Polemoniacee, pianta annnale a
fiori bleu.
Il Lepidostephanus madioides, genere non descritto.
II Leptosiphon grandiflorus a fiori bleu.
Il Meconopsìs hcterophylia , delle Papaveracee, con fiori as-
sai graziosi.
188 vegetazioub
Il Mimulus cardinalis il Douglas, della famiglia della Scro-
fularie.
La Mirabilis jnlopa, non a confondersi colla pianta che for-
nisce la radice medicale, conosciuta sotto il nome di Jaiapa , la
quale proviene dal Liscron jalap del Messico.
La Nemophila aurita , della famiglia delle Hydrophyllacee,
con fiori pedunculati color porpora.
La Paiafoxia della famiglia delle Composite ; genere non
ancora descritto.
Il Penlstemon stacifolium, famiglia delle Scrofularie, con
fiori di somma bellezza.
La Phacelia tamut i folla , Jussieu, delle Hydrophyllacee;
pianta di sommo ornamento.
Il Platystemon e la Platystigma , due generi della famiglia
delle Ranunculacee, non ancor descritti.
La Solidago canadiensis , genere vicino aW Aster.
V Aristida è una specie di grano selvaggio.
Lo Spirolobium odoratum di Torrcy forma col salice, colla
quercia nana , colla pianta a cotone delle foreste assai estese.
La Daleas è una pianta particolare alla California ; essa però
non dee confondersi colla Dnhlia, originaria del Messico e in-
trodotta nell'Europa nel (789. Questa Dnleas è un arbusto della
{amiglia delle Papilionacee, con fiori bleu-violacei.
L' Encelia farinosa, delle Euphorbiacee.
h' Erigonum inflatum di Torrcy e Fremont.
La Fouquiera spinosa, un arbusto bello e raro.
La Garrya ellyptica , somiglia al salice.
L'Obione confertifolia e V Ob. rigida.
La Purshia tridentata della famiglia delle Rosacee.
La Psoralea, magnifico arbusto della famiglia delle Legumi-
nose, alto 3-4 piedi con corteccia a verruche e a fiori color
porpora.
La Stanleya integrifolia a fiori gialli.
Il Zygophyllum californicum di Torrcy e Fremont , alto 10 p.
le di cui foglie lunghe e flessibili , fregandole danno un odore
assai grato, dovuto alla resina di cui esse sono coperte.
La Pavia californica ài Boerhave, della famiglia delle Àescu-
lacee , arbore di bel portamento.
DELLA CALIFORNIA 189
Rapporto aìV Agricoltura avvi ben poco a dìrDe, perchè gli
istromenti aratorj sono assai semplici e il suolo è taltnente fer-
tile che non abbisogna mollo studio onde ottenerne favorevoli
risultati.
1 coloni Messicani del litlorale della California si servono
d'un aratro, il quale non potrebbe esser più semplice. Esso
consta d'un pezzo di legno, a cui sta unito una delle branche
che serve di manico. Questo pezzo di legno, lungo circa un me-
tro è taglialo ad ugnatura ed è munito ad una delle sue estre-
mità d'una piccola piastra di ferro (unico ferro che rinvengasi
su tutto l' istromento). il timone consiste in una lunga barra,
che parte dal di dietro del vomere, nel quale è fissalo mediante
una chiaviglia e due uncini, onde poter a volontà levarlo od
abbassarlo, secondo la profondità che si vuol dare al solco. Que-
sta barra passa tra i due buoi e viene a passare sul giogo, ri-
tenuta ivi con una corda. L'agricoltore tiene con una mano il
manico dell'aratro, e coli' altra dirige i buoi. Il solco che si
ottiene da una simile aratura è semplice, la terra non viene
rivoltata su di se.
L'erpice, il compimento dell'aratro, non si conosce nella
California ; il coltivatore per coprire le sementi vi striscia sopra
con una stanga , o se ne serve di una come cilindro.
Con tutti questi mezzi, benché assai imperfetti, nondimeno
si perviene allo scopo, a noi Europei stupendo. Il suolo è si mi-
rabilmente fertile, la vegetazione sì attiva che in ogni dove vi
si sia occupato d'un po' di coltivazione, se ne sono ottenute
abbondanti messi di grano e legumi.
Presso la Missione di San José un terreno, su cui nel 1839
si avean seminali IO fanegas (I) di grano, nel 1840 ne avea
date 1100 faneg. (110. p. l.)(2) e l'anno susseguente ne diede
altre 600 faneg , benché non sia stato in riposo (3).
Perouse dice : noi Agricoltori Europei non possiamo aver uà
(1) La fanega spngnuola contiene o hecloliirs 563 litri.
(2) Duflot de Mofras. Exploration dans l'Oregon et les Ca-
ìiforniens.
(3) La raccolta media di grano risulla in Francia di 5* 3j4
p. I.; nell'Italia di
190 VEGETAZIONE
idea d'una simile fertilità, il prodotto medio di grano è di 70
a 80 p. 1.; gli estremi sono 90 e 100, si semina il grano in
Dicembre o Gennaio od anco più tardi, ed il taglio si intra-
prende nel mese di Giugno e Luglio.
I legumi sono delle nostre contrade, come fave, fagiuoli ,
piselli, ed altri erbaggi prosperano assai bene; il suolo mobile
e un po' umido delle costiere è assai idoneo alle patate, la rac-
colta delle quali supera sempre di molto il consumo.
Fra 1 legumi che coltivano i coloni Messicani avvi una spe-
cie di fava ftruna nominata da loro Trisole, e di cui essi ne
fan gran uso.
II pepe rosso (cliile Colorado) entra come condimento predi-
letto in tutte le vivande, particolarmente viene stimalo indispen-
sabile in quelle di carne di bue e di montone; non bavvi fami-
glia, che non abbia in un angolo del suo giardino coltivato di
questo pepe, gli altri legumi assai in uso nei giardini delle Mis-
sioni sono: le cipolle, le tornate, le zucche, i cocomeri, i navo-
ni e pochi altri.
La canapa, il lino, il tabacco, sono prodotti conosciuti nella
California già da lungo tempo, questi prodotti ponno divenire sor-
gente di importanti rendite, tosto che si avrà ad assumere una
coltivazione più esatta.
In tutte le valli il frumento, Verso, l'arena, la canepa, il
lino ed il tabacco non hanno bisogno d'irrigazione , questa è ne-
cessaria solo per le patate , pel Mays e per i legumi.
L'Orzo serve soltanto di nutrimento pel bestiame; il suo
uso per la fabbricazione della birra è in California ancor ignoto.
11 Mays dà in questi paesi de' risultati veramente stupendi.
Questa pianta, originaria del Messico, ove viene coltivata sin ad
un altezza di 2400 metri al di sopra del livello del mare, da in
generale il 150 p. 1.; nella California pare che gli convengano
i terreni bassi ed umidi. Nella Missione di Santa Cruz al Nord
della Baja di Montercy ottengonsi delle messi sorprendenti. Un
Almud (1?12 di fanegas) di Mays ha dato sin a 137 fanegas ,
cioè 644 p. 1.
E cosa nota a tutti di qual pregio sia il grano turco nel-
l'economia domestica. Le recenti osservazioni hanno accerta-
to che il parenchima della pianta contiene una quantità di ma-
DELLA CALIFORNIA 191
terie zuccherine assai considerabile , cosichè il Mays potrebbe
ben rimpiazzare la canna di zuccbero. Alla Nuova Olanda sono
già varj anni che esso serve nella fabbricazione dello zucchero.
Bonafons ha fallo un rapporlo speciale di una nuova specie di
Mays denominala da lui Zea hirta e descrilta nella sua Hisloire
naturelle agricole et economique du Mais. Paris 1836.
I Messicani formano colia farina del grano turco le loro
tortillas , una specie di focaccie cotte rapidamente su una la-
stra di ferro (I), esse costituiscono un cibo saporoso e sostan-
zioso, esse è il pane del paese.
I mulini sono in California non ancor molto divulgati , per-
ciò ciascuna famiglia ha un apposito mulino^ a mano, con cui
si macina la farina pel bisogno.
Votole è un altra vivanda che si fa dalla farina del Mays;
essa è analoga alla Polenta; è un cibo favorito degli Indiani
delle Missioni.
La Pinole è una bevanda sana ed assai stimata dagli India-
ni j il Mays viene abbrustolito, passato e ridotto in una polvere
assai Una, a questa si aggiugne della Canella nella proporzione
di un oncia a 6 libbre ; di questo miscuglio si mettono uno o
due cucchiai in un bicchier d'acqua zuccherala, e la si beve
dopo averla fatta bollire qualche poco.
I cibi di cui pel solilo si alimentano le popolazioni della
California sono le tortine, la carne di bue a lesso condita con
pepe rosso , le frigoles , i fruiti , il thè , la pinole e la Cioccolata.
I prati naturali, di cui il paese abbonda; nutriscono nume-
rose mandre. Il bestiame è di poco costo, esso resta tutto l'anno
al pascolo. La vita pastoreccia conviene al temperamento e al
carattere dei Coloni Messicani, i quali amano sopratullo il riposo.
Tra le molle piante di foraggio annoveransi i lupini , il tri-
foglio, V Erodium ciuntarium , assai ricercato dai buoi, e dai
cavalli; la Sinopis , questa aumenta e quantità e qualità del latte
delle vacche, nominatamente ha questa proprietà la Sinopis alba
(in Francia piante a beurre).
(1) Queste tortillas han molta analogia coi così detti Zaletti,
i quali vengono venduti nella Provincia Veneta, Verona, Padova,
Venezia ecc., dai Tirolesi italiani, i quali vengono dalla lor pa-
tria neW inverno nelle dette ciltà apposilamente per questo oggetto.
192 VEGETAZIOriB DELLA CALIFORNIA
Gli animali domestici sono gli stessi dell'Europa; il clima
confà loro assai bene.
La costiera della California è assai vantaggiosa per la pian-
tagione di alberi fruttiferi Europei. Negli antichi giardini de'
Padri Missionari trovansi tutte le frutta dell'Europa, e la più
parte d'essi dei Tropici. Vancouver dice d'aver trovalo già nel
1792 un gran numero di alberi da frutto dei nostri climi^ egli cita
il pomo, il pero, il pesco, la prugna, il fico piantali promiscua-
mente al pomo granato^ all'arancio, alla canna di zucchero, al
Bananas , al Cocco.
Il Bananas è una pianta che apporta sommi vantaggi ; essa
i una pianta erbacea ; il fusto perisce tosto dopo aver dati i
frutti; dalla sua radice bulbosa e vivace pullulano alternativa-
mente de' nuovi fusti ; nei climi caldi basta un anno o 18 mesi
pel suo sviluppo perfetto. Gli avvantaggi della coltivazione del
Bananas non si limitano solamente all'abbondanza ed eccellenza
dei frutti, ma dalle sue foglie e dal suo fusto ricavasi materia
alta alla fabbricazione della carta. Nell'esposizione de' prodotti
francesi del 1839 si vide della carta di Bananas e d'Aloe uscita
dalla fabbrica di Roque, la quale odVì tutte le qualità di bian-
chezza, forza ecc. della solita carta. Già da lungo tempo si cercò
una carta che potesse realizzare le qualità, che rendono si pre-
ziosa la carta di China, fabbricata dal Bambous chinese, e si
crede che la carta del Bananas sia quella che ne possa rivalizzare.
La Palma cresce assai prosperamente nei contorni di S. Diego.
L'Olivo gode pure di felice vegetazione. L'olio d'ulivo è og-
getto di gran consumo presso la popolazione spagnuola , in con-
seguenza una piantagione ben regolata potrà recar de' consi-
derabili vantaggi; questo olio viene, rapporto alla qualità, parago-
nato a quello dell'Andalusia, il quale è , come si sa , il miglior olio.
La coltivazione delle viti è pure assai vegeta. Le uve sono
squisite, delicate e di gran volume. Il miglior vino è quello di
Santa Barbara, che differisce non molto da quello del Capo. In-
numerevoli ceppi di vile rinvcngonsi nelle pianure e nelle Savane,
esse arrampicansi agli alberi, formano de' festoni; le uve sono
di diverso colore, grossezza e qualità, hanno però quell'acer-
bezza propria a tutti i frutti selvaggi.
SENNONER.
»?■
DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO
LAVORI ORIGmALI
Bianconi — Intorno alla modernità del Delta di
Egitto. pag. 97
Alessandrini — Catalogo degli oggetti e preparati
'più interessanti del Gabinetto di Anatomia coni'
parata M 119
ScoRTEGAGNA — Dì un Gordius, e di un nuovo El-
minlo ...» 150
Rendiconto delle Sessioni della Società Agraria della
Provincia di Bologna » 161
ESTRATTI ED ANNUNZI.
Sennoner — Vegetazione della California. . . » 183
-vi
IVUOVI AIVIVALf
delle
scura NATURALI
Serie III. Tomo III.
(Marzo e Aprile i85i )
(pubblicato il 30 Aprile anno sudd.)
BOLOGNA
TlPOCnAFIA SASSI NELLE SPAftEniE.
Ogni mese verrà regolarmeote pubblicato un faseicolo
del giornale, e quando Io richiegga la materia sarà cor-
redato delle opportune tavole.
Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli di
stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà
fornito di un frontispizio , ed il sesto e dodicesimo dell'in-
dice delle materie contenute in ciascun volume.
II prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque
romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'atto
della consegna del medesimo. Dagli Associati all'estero e
fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato»
che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8.
05: non comprese le spese di dazio e porto che stanno a
carico degli Associati.
Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente
della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alta-
bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società
slessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1 ." fascicolo di cia-
scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare
d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato av-
viso in contrario.
DEI NIOYI illJTOGRAFI
c/c
GALILEO GALILEI
e aef
PADRE BONAVENTURA CAVALIERI
;;■■■--■'•"
RECENTEMENTE SCOPERTI IN BOLOGNA fi^]»
(mmi (Dottot.
PAOLO PRODIERI
BGJIBRO DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL'ISTITUTO DI BOLOGNA ECC.
( Conimnaziom e fine , vedi pag. 9. )
Se alcuno intraprende di leggere ed esaminare i nuovi
autografi scoperti nelT archiviò dei Signori Marchesi Mar^
sili (I), si affaccia ben tosto alla mente la convenienza di
classitìcarli in tre distinte categorie. L' una comprender
deve quelle lettere puramente famigliari ed amichevoli, le
quali benché pregievoli per la nobile famiglia alla quale
appartengono e furono dirette, per gli autori sommi che
le vergarono, e per le notizie patrie e genealogiche che
(1) Al comminciare del secolo corrente questa famiglia,
onde distinguersi dall' altra che porta lo stesso cognome , ag-
giunse la lettera g e scrive in oggi Morsigli e non più Marsili.
Quest' ultimo cognome scrivesi invece dall' altra nobile fami~
glia che diede pure un illustre bolognese Ferdinando Marsili
il fondatore del celebre Istituto bolognese.
N. Ann. Se. Natur. Schib HI. Tom. 3. 13
194 nELAZIONE
vi si rinvengono, pure denno aversi in minor conio delle al-
tre categorie, nelle quali comprender si debbono le lettere
scienlifiche, clie io porrò nella seconda, e quelle per ulti-
ma puramente biografiche e storiche ; che risguardano cioè
alcuni importanti avvenimenti di quell'epoca , nei quali
presero parte il Galileo, il Cavalieri, ed il nostro concit-
tadino Cesare Marsili. Nel primo mio lavoro, che lessi al-
l'Accademia delle scienze intorno la vita di questo bolo-
gnese illustre, dovetti far conto delle notizie biografiche
e cronologiche sparse qua e là nelle venti lettere famigliari
0 della prima categoria; ed i Signori Marchesi Marsili po-
terono pure vantaggiarsene per avere conosciuto, che
quel loro antenato aveva già avuto altro figlio maschio
prima di quell'unico figlio superstite, che fu l'Annibale
dal quale essi direttamente provengono. Invece nella mia
relazione, che publicava nel fascicolo di Gennajo di que-
sti Annali , io riferiva tre lettere appartenenti al pic-
col numero delle scientifiche, le quali con altre cinque
da me non per anche publicate , formano la serie più
pregievole sotto il rapporto delle importanti cognizioni
che somministrano; e per essere scritte da quei sommi uo-
mini che furono il Galileo , ed il Cavalieri, esse ci rischia-
rano pure sopra alcuni argomenti scientifici e meritano
perciò ogni nostra cura, ed interessamento. Le altre let-
tere poi in numero di 25 appartengono alla terza catego-
ria, quelle cioè degli avvenimenti ai quali, come diceva
superiormente, presero parte unitamente tutti e tre gli
scienziati pei'chè amici fra loro. Quindi è che in oggi io
credo dover riferire al publico, e chiamare l'attenzione
degli studiosi sopra queste ultime lettere, le quali sono
senza dubbio interessantissime, perchè risguardano oggetti
di grande rilievo nella storia di quei tempi; e giovano pure
a scrivere e riformare la biografia di que' sommi, e di
qualchfc altro che vi è nominato e compreso.
L'avvenimento principale intorno al quale si aggirano
DEL DOTT. P. PREDIERI 195
le lettere storiche in maggior numero, si è la dimanda al
Reggimento o Senato bolognese, della cattedra di mate-
matica fatta nel 1629 dal Padre Bonaventura Cavalieri, la
quale era vacante da due anni per la morte del Magino. Il
Cavalieri , che aveva fatto le veci in Pisa del Padre Bene-
detto Castelli (come risulta ancora dalla sua lettera che
io pubblicava nel precedente articolo) era pure stato pre-
sentato da quest'ultimo al Galileo; al quale uomo di som-
mo genio, era bastato un solo lavoro e poche conferenze
per comprendere che il giovine Cavalieri era già grande,
e sarebbe riescito il primo geometra dei suoi tempi, ab-
benchè tardi avesse appresa la scienza , e fosse di soli tren-
l'anni di età; anzi (come poi esprimevasi il Torricelli)
che i secoli di Archimede e di Euclide sarebbero divenuti'
gli anni della infanzia per la scienza della geometria svolta,
ed accresciuta dal milanese geometra.
Il Galileo, voglioso di accondiscendere ai desideri del
giovine candidato, pensò di scrivere lettera al suo inlimo
amico bolognese, poiché gli si rifferiva essere il Marsili
incaricato dal Senato per l'esame delle istanze, per sten-
dere il rapporto, e proporne il nuovo professore. E tanto
più intraprendeva di raccomandarlo all'amico, in quanto
che allora conobbe con grande soddisfazione e meraviglia,
non essere vera la funesta notizia partecipatagli in Firenze
da un frate proveniente da Bologna, la morte cioè di Cesare
Marsili; mentre invece trovavasi questo in buona salute,
e perfettamente guarito (1).
Tuttavolta essendo già scorsi due anni senza che il
Galileo avesse scritto, siccome per solito aveva praticato
nei precedenti anni, sentiva il bisogno di dovere scusar-
(1) Conviene avvertire il lettore j, che nel 1628^ in una
giostra di ricontro , che si eseguiva in Bologna in onore del
Gran Duca di Toscana ^ essendone preside e giostratore il
Marsili, questi cadde da cavallone si ruppe l'omero destro.
196 RELAZIONE
sene presso l'amico, attestandogli in pari tempo il suo
rammarico per la involonlaria mancanza , e la compiacenza
che sentivane per la guarigione ottenuta. Credo pertanto
quivi trascrivere quella affelluosissima lettera affinchè si
conosca la importanza di essa, e la intima stima ed ami-
cizia che professava il Galileo verso il nostro illustre con-
cittadino.
Illustrissimo Signore Pad.^^ Col.^o
» II non aver saputo (ancorché lungamente vi abbia
pensalo) trovar parole e scuse atte a purgare appresso V.
S. Illusi, la contumacia in che mi veggo caduto per il si-
lenzio di tanto tempo, ha fatto divenire l'istessa contuma-
cia conlinuamente maggiore^ e tale che diffidando quasi
di poterne giammai impetrar perdono dalla sua cortesia an-
corché infinita, ho più volte presa la penna in mano, e
poi come disperato depostala. E benché appresso la mia
coscienza io mi sia per mesi ed anni sentito scarico , e
disobligato da colai debito, poiché un miserabile infor-
tunio, che con mio infinito dolore intesi essere stalo ulti-
mamente da me saputo^ et il tristo avviso essere stato falso,
non ha bastalo a rinfrancarmi gli spirili, ed a prestarmi
ardire di liberamente comparire avanti a Lei, che della
causa della mia lunga taciturnità non era consapevole. Hor
tanl'è, Sig. Cesare, io e non Lei sono ritornato da morte
a vita, nel sentire ch'Ella al suo solito vive per favorire
gli amici, e servitori suoi, e sono l'islesso Galileo suo
antico e devotissimo servo, humilmente gli chieggo per>»
dono, e lo supplico a restituirmi quel luogo, che già mi
concesse nella sua buona grazia, prontissimo ad emendare
il fallo commesso con quella penitenza, che alla sua in-
dulgente benignila piacerà d' impormi, m
n II M. Rev. Fra Bonaventura Gesuato, il quale per
ODorarmi dice haver ricevuto da me qualche aiuto nel prin-'
DEL DOTT. P. PREDIERI 197
cipio de' suoi Studi matematici, sento che ricerca la let"
tura di tal facoltà in cotesta università; e questo per po-
tere con maggior libertà proseguire tale studio, nel quale
egli sente aver talento e genio mirabile. Io, se*l giudizio
mio può comprendere il vero, e l'attenzione mia trovar
credito alcuno, ingenuamente stimo, pochi da Archimede
in qua, e forse niuno essersi internato tanto, e profondato
nell'intelligenza della geometria, siccome da alcune opere
sue comprendo, e per esser questa parte la più difficile,
e quella sopra la quale tutte le altre matematiche si ap-
poggiano, non ho dubbio alcuno che egli nelle altre, as-
sai più facili di questa, non sia per far passate mirabili.
Ne ho voluto dar conto a V. S. (supponendo che Ella sia
per favorirlo) per entrare a parte nell'onore ch'io som
sicuro ch'egli arrecherà a cotesta Catedra, qual volta
succeda che sia fatta elezione della persona sua. Né mi
occorrendo altro per bora torno al mio particolare interesse
supplicandola a consolarmi con due sue righe^ e a resti-'
tuirmi la sua desideratissima grazia ».
Di Firenze li 10 Marzo 1629.
Galileo Galilei.
Se dalla lettura della predetta lettera originale ed au-
tografa rinvenuta nella nostra raccolta, non risultassero
ben molle utili cognizioni biografiche e storiche^ se ne
troverebbe pure una di non lieve importanza in quel passo
della lettera, ove è detto chiaramente = per essere questa
parte la più difficile e quella sopra la quale tutte le al-
tre matematiche si apoggiano z=. , avegnachè il Prof. Ga-
brio Piola nelle note al magnifico elogio del Cavalieri (a
pag. 13) riportandovi un brano di quella lettera (rinvenuta
in copia dal Prof. Gherardi negli atti dell'antico Senato
bolognese) vi trovò erroneamente scritto questa parte a
lui, difficile y sopra la quale tutte le altre matematiche
Si appoggiano ; cosicché questa espressione anfibologica ed
198 RELAZIONE
oscura rimane tolta in oggi, e bene rischiarato il tenore
colla lettera autografa che il Galileo inviava in favore del
Cavalieri. D'altronde chi è che non conosca nella prece-
dente lettera, il bel cuore di Galileo il suo affetto pel
Marsili, ed il genio previdente del filosofo, che vedeva fin
d'allora le passate mirabili che avrebbe fatto il giovine
candidalo, se avesse potuto proseguire con maggior libertà
lo studio della geometria, per la quale sentivasi cotanto
inclinato!
Cinque altre sono le lettere del Galileo , che si aggi-
rano e risguardano la dimanda del Cavalieri. L'una di
esse che direttamente e totalmente risguarda l'argomento
in discorso, si è la seguente, che io credo di qui ripor-
tare, affinchè gli studiosi conoscano che il Galileo, oltre
la raccomandazione scritta, appoggiava pure con lealtà e
con vero interessamento la istanza del Gesuato milanese;
mentre nelle lettere dirette al Marsili inseriva massime e
precelli di saggia filosofia, le quali poi in oggi conoscia-
mo essere state giuste e veridiche predizioni del suo ge-
nio indagatore e scrutatore.
///.'»'' Signore Pad."^^ Coli'"''
In risposta di quello che V. S. Illraa mi domanda
circa ai progressi dello studio nelle Matematiche del Molto
Rev. Padre Fra Bonaventura Cavalieri , deve sapere come
essendo chiamalo circa lo anni fa alla lettura di tal facoltà
nello studio di Pisa il Molto Rev. Padre Don Benedetto Ca-
stelli Monaco Cassinense, già mio uditore e discepolo in
Padova, alloggiò questo per Io spazio di due anni nel Mo-
nasterio dei Padri Gesuati in Pisa , dove con tale occasione
alcuni studenti dei delti Padri vollero sentire dal Padre
Don Benedetto i principii delle Matematiche, tra i quali
fu il Padre Fra Bonaventura , e come quello che era di mi-
rabile ingegno e dispostissimo a tale studio, in capo a
DEL DOTT. P. PREDIERI 199
pochi giorni apprese in maniera le prime introduzioni,
che poco ebbe di poi bisogno dell' ajnto d'altri. E se in
alcuna facoltà accade ^ in questa massimamente avviene
che quelli che son bisognosi di maestro non passano mai
la mediocrità, e la naturai disposizione ^ fa più che mille
precettori. È vero che incontrando egli qualche diCRcollà,
conferendo meco gli ho più volte abbreviato il tempo del-
l'intelligenza. Egli poi lontano dal Padre Don Benedetto
e da me ha per se stesso veduto i più importanti e diffi-
cili autori, come, oltre ad Euclide, Apollonio, Archime-
de, Tolomeo et altri; e tirato dalla vivacità del suo inge-
gno, ha ritrovato un nuovo metodo di dimostrare, col quale
egli prova per via più spedita le cose di Archimede^ e le
principali di altri autori. E benché questi suoi studii per
la loro difficoltà non sieno materie da Catedra, tuttavia
quand'egli habbia occasione di legger pubblicamente, sarà
a lui facilissimo l'applicargli alle lezioni più popolari e
tritissime in comparazione delle altre sue notizie , e in-
dubitabilmente egli è per fare quanto qualsivoglia altro.
E tanto sia detto per significare a V. S. Illnia il concetto
ch'io tengo di questo soggetto m. Di V. S. Ulma
Bellosguardo li 21 Aprile 1629.
Galileo Galilei.
La dimanda del Cavalieri fatta al Senato bolognese,
la quale qui pure trascrivo per intero, veniva accompa-
gnata da questo con lettera diretta al Marsìli, nella quale
lo pregava e facoltizzava a variarla ogni qualvolta non
l'avesse creduta sufficiente e regolare, a norma del pub-
blicato concorso; inviandogli per tal fine un'altro foglio
di carta bianca da lui firmato, col quale potesse stendere
una nuova istanza quando fosse slato bisognevole; la quale
istanza poi venne presentata tal quale venne spedita, aven-
do il Marsili trovata sufficiente la seguente qui trascritta,
che in oggi si è rinvenuta e possediamo vergata di mano
del Padre Cavalieri.
200 KELAZIONE
Illustrissimi Signori.
M Fra BoDaventnra Cavalieri milanese dell' Ordine dei
Gesuati Priore di S. Benedetto di Parma, e Professore delle
scienze Matematiche, intendendo essere vacante in questo
sublime Studio la lettura di quelle, e confidando dì poter
con sodisfatione esercitar tal carica, supplica le Illme Si-
gnorie Loro che lo vogliano favorire di tal impiego, offe-
rendosi a legger non solo publicamente in qualsivoglia
delle suddette scienze, ma anco privatamente ,et a stampare
le oi>eve sue conforme Thabililà òhe li concederanno, due
delle quali al presente si trovano in mano del Sig. Cesare
Marsili, quali s'esibiscono ad ogni lor volontà: osserverà
ancora i moti celesti , se cosi gradiranno , et a V. SS. Illi&e
fa umilissima riverenza ». A dì 10 Aprile 1629.
Dopo la istanza e le raccomandazioni sue e quelle
del Galileo, trascorsero già parecchi mesi senza che il
Cavalieri ricevesse riscontro alcuno; di guisa che in una
lettera al Marsili mostrava dubitare dell'esito favorevole,
accagionandone certe persone a lui non sinceramente ami-
che. Ma avendone poi ricevuta da Bologna la lettera di no-
mina alla Catedra, riscootravalo il di seguente ringra-
ziandone il Senato bolognese colla seguente lettera a noi
rimasta, per la quale avendo il Padre Bonaventura voluto
adoperare un qualche studio, coli' usare espressioni ricercate
e di riguardo eminente, si conosce per essa come il sedi-
cesimo secolo fosse già trascorso, e come nella lettera-
tura più non vi esistesse quell'aurea semplicità, e quel-
r atica eleganza propria degli scrittori di quel secolo.
In vece la lettera del Padre Cavalieri, che qui trascri-
vo, può veramente dirsi figlia di quel secolo nel quale Io
stentato, il concettoso, il gonfio presero il dominio delle
scuole, rappresentate dal Marini, dall'Àchillini e da quei
DEL DOTT. F. PREDIERI 201
loro immitatori , che avevano saputo farla risplendere di
una falsa luce.
Illustrissimi Signori.
» Il favore che dalle Ilime SS. loro mi è slato fatto
di condurmi per lettor pubblico delle Matematiche nella
Catedra dell' Eccmo Magini , come eh* io conoschi che di
gran lunga avanzi i meriti miei, et il mio puoco sapere,
che nello splendore delle virtù eminenti di huomo con ra-
gione cotanto stimato^ resterà quasi pìccol fìamella anco
neir istessa luce sepolta; non è però che io non pensi di
pareggiarlo almeno con l'intentissimo desiderio, che ho
sempre trovato, et ho di servire cotesta lllràa Città, nella
quale veggonsi nobilissimi frutti di gloria da bea coltivate
piante continuamente prodursi; onde a chi non è di lume
privo forza è pur di vederli , e vedendo ammirarli , ammi-
randoli invaghirsene, ed invaghiti per goder insieme del-
l'aura celeste, che sì propiziamente feconda cotesta av-
venturata Città, procurare^ se non altro, di servir almeo
chi tanto merita, e chi .con occhiuta prudenza T altrui
servitù bilanciando , poscia con eroica magnanimità la cod-
tracambia; di ciò come né faccino mille esempj chiara te-
stimonianza non ho però il più propinquo, ed a proposito
mio, del favorevolissimo scrutìnio ^ e dell' assegnato sti-
pendio per la mia persona. Del che perciò devo noe solo
in universale ringraziare questa Illnia radunanza, come
faccio, ma ciascuno in particolare anchora , come che da
tutti mi sia venni 'il favore; ne polendo per bora in altro
mostrarmi corrispondente alla concessa grazia, riserbarò
di fare il resto con la presenza, posciachè quanto prima
verrò a servirlo; e se non fosse l'indisposizione, che ho
di un puoco di terzana , che per a punto a questa nuova
si è in parte aleggerita, non vi frapporei un giorno, per
eseguir quanto devo verso le llliue Signorie loro, alle quali
faccio per tanto devotissima riverenza ».
Lodi il dì 5 Settembre 1629 = D' lilme SS.« loro =
Devino et Obbligm. Ser.^e F. Bon." Cavalieri. =:
202 RELAZIONE
La serie delle lettere risguardanti la nomina del Ca-
valieri dovrebbe dirsi compiuta colla lettera di nomina , e
coir altra posteriore, che ho quivi riportata; ma non poche
altre pure ne esistono nella raccolta, dirette da Galileo ^ e
dal Cavalieri al Marsili intorno questo affare. Le più pre-
gievoli scritte dal primo, sono in data del 7 Settembre 1629,
del 12 Gennajo 1630, e del 16 Febbraio 1630, le quali
verranno a suo tempo pubblicate colla intera raccolta-
Dissi altra volta che fra gli autografi se ne erano ri-
scontrati parecchi di altri scrittori e soggetti contempora-
nei , li quali erano molto interessanti , perchè si riferisco-
no alle lettere anzidette servendo pure di storico documento.
Di queste ancora io credo ora darne un saggio, in una lettera
di quell'illustre Mons. Ciampoli buon matematico e pro-
tettore del Galileo presso Sua Santità Urbano Vili. Quel
Rev. Monsignore interrogato dall'ambasciatore del Senato
bolognese G. B. Sampieri residente in Roma , riscontrava
nel 6 Maggio 1629, c/ie il Galileo teneva il Cavalieri per
maggior huomo che non fa Archimede, e che il Padre
Benedetto Castelli lo esaltava e stimava molto più di se
medesimo. In relazione alla quale informazione la lettera
del Ciampoli al Marsili da me pure trovata originale si è
la seguente:
MJo III.^^ ed Ecc.^o Sig. mio 0^5.»»'»
(( Dalla relatione fatta del Sig. Ambasciatore potrà V.
S. haver veduto le mie testimonianze intorno all'eminenti
virtù del P.re Fra Bonaventura Cavalieri. Sono state fatte
da me non solo per la cognitione et esperienza havuta del
suo ingegno, ma ancora per le informatioui havulene dal
Sig. Galileo, il quale stima sommamente questo soggetto.
Io in somma per tutti questi rispetti non potevo celare le
sue lodi, e se il mio testimonio sarà di qualche valore
DEL DOTT. P. PREDIERI 303
appresso colesti Signori spero, che si compiaceranno di
consolare detto Padre. Rendo intanto gratie a V. S. del-
l'occasione che mi porge di rappresentarle la mia devo-
tissima osservanza , e pregandola a onorarmi con i suoi
comandomenti le bacio afTettuosamenle le mani )>
Di Roma il di 26 Maggio 1629.
Di V. S. M.to Ill.re ed Ecc.™»
Dev.^ Serse
Gio. CiAMPOLi Seg.°
Ma di ben molte altre utili notizie sono provveduti
gli autografi rinvenuti , le quali io oggi colla presente re-
lazione credo di ommettere, onde non togliere il pregio
della novità, e la importanza che ne conseguita quando si
verrà pubblicando la intera raccolta, illustrata di note e
schiarimenti storici e biografici. Intanto però potrà valere
il fin qui detto e riferito , aggiungendovi solamente, che oltre
il movimento della linea meridiana, i fenomeni della ca-
lamita osservati dal Gilberli, e dal Galileo, e la tra-
jetloria dei projetti nel vuoto, si trovano nelle lettere
discorse con maggiore, o minore estensione, altri argo-
menti non meno importanti , quali sono le questioni del
Galileo, coll'Ignoli, col Chiaramonti, col Grassi, collo
Scheiner intorno la verità del sistema Copernicano, ed an-
che intorno il curioso fenomeno della pietra fosforica di
Bologna. La prima opinione che il Galileo fecesi dell'ope-
ra del Keplero speditagli dal nostro Cesare , le tavole astro-
nomiche compilate dal medesimo, il lavoro sugli specchi
ustori, e l'altro sul flusso e riflusso del mare , che Cesare
pure spediva al Galileo per averne un retto giudizio, sono
pure argomenti nelle lettere discorsi e trattati con qualche
estensione e con storica importanza. Il Galileo parla pure
in una lettera delli 22 Novembre 1625 di un quinto lavoro
204 RELAZIOnS
del Marsili in risposta all'lngoli contro alla impassibilità
dei cieli « E veramente (ivi si legge) quando fossero li
Cieli quali se li fìgnrano li peripatetici senza sapere il
perchè, non sarebbero buoni né per loro, né per noi, né
potrebbero oprar cosa veruna , ed insomma sarebbero co-
me il nostro Globo, quando in esso non si facesse nulla,
ma fosse un corpus iners, et inutile pondus, tanto più
ignobile di quello che é al presente, quanto un cadavere
di un animale morto é inferiore al medesimo vivente ».
In altra lettera il Galileo scrive ben' anche con maggiore
energia, delle ragioni e delle massime filosofiche assai ri-
marchevoli. Tali sono quelle inserite nella lettera del Mag-
gio 1631 nella quale verso il fine cosi intraprende a dire
al mio illustre concittadino (( IVk e di questo e di simili
oppositori V. S. non deve far stima alcuna, ma riderse-
ne, essendo essi non meno ridicoli di quelli che in gran
numero opponevano ai primi miei scoprimenti celesti, per-
suadendosi (come avezzi in altercazioni strepitose di pa-
role vane) di potere con testi, autorità, sillogismi e loro
stoltizie, tirare il corso delia natura a conformarsi con i
loro segni. La malvagità, l' invidia, l' ignoranza sono animali
indomiti, ed io lo provo per quotidiana esperienza; ve-
dendo che li miei contraditori, benché convinti da cento
incontri ed esperienze passate, ed accertati che le nuove
opinioni introdotte da me, e da loro prima negate sono
state vere, non cessano d' opporsi ad altre che di giorno in
giorno vengono da me proposte, con speranza pure di
avermi una volta a convincere, e con un solo mio minimo
errore cancellare tutte le altre mie vere dottrine introdotte.
Ora V. S. lasci strepitare il vulgo, e seguiti pure la con-
versazione delle muse nemiche della tumultuosa plebe. Io
intanto starò attendendo il rimanente della sua dottissima
scrittura, ed anco il disegno del glol)o , che ella mi acceo*
na che mi sarà gratissimo il vederlo ».
Le cose fin qui dette , e le lettere varie inserite in que-
DEL DOTT. P. PREDfERI 205
Sto, e nel precedente articolo, potrebbero bastare per di-
mostrare di quanta importanza scientifica e storica siano
gli autografi rinvenuti ; pure dovendosi come diceva ritar<
dare la pubblicazione della raccolta e delle illustrazioni,
credo far cosa grata agli studiosi chiudere la mia relazione
coir ultima lettera rinvenuta, la quale venne scritta dal
sommo Galileo poco tempo prima di recarsi in Roma per
ivi esserne giudicato. Né per certo essa è inferiore di me-
rito ad alcun' altra, in quanto che l' afflitto filosofo poneva
in seno dell' amico ^ che più non avrebbe veduto, gli af-
fanni che lo martoriavano per alleviarne le sofTerenze, e
generosamente perdonava al Padre Bonaventura la intem-
pestiva publicazione dello studio, ad esso lui indicato
con larga confidenza , intorno la trajettoria dei projetti nel
vuoto. La cagione degli affanni suoi era figlia dei tempi e
della ignoranza di questi in fatto di scienze fisiche. Fu
pure quella lettera il foriere delle sventure e del esilio
di Arcetri! mentre il perdono espressovi era un'effetto del
generoso cuore' di Galileo, che sentiva il bisogno dì cir-
condarsi di sapienti amici , onde sostenersi nelle difficili
prove che avrebbe incontrate!
La lettera è scritta da Firenze e porta la data delli
17 Ottobre 1632.
Illustrissimo Signore.
M Sono poco meno di due mesi che il Padre Inquisi-
tore di qui, commise d'ordine del Remo P^^ M.""» del Sacro
Palazzo di Roma al Librajo et a me ^ che non dovessimo
dar fuora pili copie del mio dialogo fino ad altro avviso:
e questa fu la prima conferma di una acerbissima perse-
cuzione, che poco avanti aveva inleso che si andava mac-
chinando contro di me, e del mio libro; la quale perse-
cuzione, è andata pigliando tanto vigore, che finalmente
quindici giorni sono mi venne una intimazione dalla Sa-
206 RELAZIONE
era Congregazione del Santo OfRzio che per tulio questo
mese io debba presentarmi a questo Eccelso Tribunale. Tale
avviso mi affligge gravemente, non percliè io non sperassi
di potermi appieno giustificare e fare palese la mia inno-
cenza, e santissimo zelo verso Santa Chiesa; ma la grave
età accompagnala con molle corporali indisposizioni, con
la giunta di questo travaglio di mente in un viaggio lun-
go, e travagliosissimo per i presenti sospetti , mi rendono
quasi sicuro che io non mi vi potrei condurre con la vita.
Ho fatto ogni opera per ottenere di sincerarmi con scrit-
ture, ovvero che la causa mia sia veduta qui dove sono
ministri di Santa Chiesa, e sto aspettando qualche risolu-
zione: intanto ne ho voluto dar conto a V. S. lllraa, co-
me a mio Padrone affezionalissimo [e che so che compa-
sionerà questo mio infortunio )).
» Ricevei una lunga lettera del M. Rev. Padre Bona-
ventura piena di scuse , le quali veramente non erano ne-
ccessarie, perche io non ho mai avuto dubbio della sua buo-
nissima intenzione, ma mi dolevo della mia disgrazia che
mi arrecava disgusto contro la volontà, et opinione di chi
me la cagionava. Io non posso scrivergli per adesso trovan-
domi occupatissimo, e solo prego V. S. a dirgli che io
non intendo che S. P.^^ muti nulla nel suo libro già stam-
palo; anzi che io gli rendo grazia delle onorate menzioni
che fa di me. E qui riverente inchinandola gli bacio le
mani e prego felicità » =: Firenze li 17 di Ottobre 1632.
= Di V. S. alma Servii. Obblig. Galileo Galilei.
Dopo ciò che ho detto, mi rimane di fare un voto^ af-
finchè gli autografi dei due sommi uomini, e gli altri pure
ad essi riuniti, sieno anche in avvenire conservali e custo-
diti gelosamente, siccome lo furono nei due trascorsi se-
coli dalla nobile famiglia che meritamente li possiede,
cosicché l'onore ch'essa ottenne e conserva per avere avuto
fra gli aotenali suoi un'illustre matematico, un'amico in-
DEL DOTT. P. PREDIERI 207
tirno di quei due sommi Geni mai venga meno, ed anzi
siano quelli resi publici con un'opera ed una illustrazione
veramente giudiziosa, e compiuta, per la quale vengano
manifeste tulle quante le bellezze, e le cognizioni, che io
quivi ho semplicemente creduto di accennare. Oh 1 fossero
pure gli antichi archivi tutti delle nostre illustri famiglie
riveduti ed ordinati; che in essi molti autografi pregievoli,
e molte cognizioni storiche e scientifiche si troverebbero
per certo, le quali ora giacciono sepolte ignorate, e nel-
l'oblìo; e potrebbero anche per le vicende dei tempi, e per
le divisioni delle famiglie anzidette perdersi totalmente e per
sempre. E che ciò sia dei publici nostri archivi, lo dimostra-
no i belli autografi del Tanara, del Guicciardini, del Bembo,
di Alfonso II d'Este, di Giovanni II Bentivoglio, e di quel
padre della patria che fu Taddeo Pepoli ■( A. 1337 ) , e di vari
altri uomini illustri e celebrati, li quali ultimi ,'autografi
rinvenuti fra' antichi processi criminali dalle pazienti in-
dagini di quel diligentissimo nostro letterato, che fu
Ottavio Mazzoni Toselli , e da me esaminati con vera sor-
presa e diletto, mi porgono, coi primi, materia per altri
articoli , che mi propongo , a Dio piacendo , di scrivere in
questi Annali.
208
Se 11 mare abbia In tempi antichi oc-
cupato le pianure e colli d^ Italia 9 di
Grecia 9 delFAsia minore ecc*
DISSERTAZIONE IV.
DEL PROF. G. GIUSEPPE BIANCONI
INTORNO
ALLA MODEBNITl DEL DELTA IN EGITTO
{Continuazione, vedi pag. 97.)
Il viaggio di Diodoro avvenne circa sugli nllimi anni
avanti TEra nostra; egli potè osservare le memorie Egiziane,
e raccogliere notizie intorno allo stato fisico, e sociale del
vetusto Egitto. Ivi pertanto egli apprese, che Jegyptum
quae nunc est , non continentis partem , sed mare a pri-
ma mundi constitutione fuisse (1). Al che egli di proprio
giudizio, ed osservazione aggiugne = Quod vero flumi-
nis aggestu extiterit ea tellus , evìdentissimìs circa ostia
signis deprekendi , cioè si conosce dagli annui accumula-
menti del limo. Restava adunque in Egitto anche quattro
secoli dopo Erodoto la memoria della insidenza del mare
sull'Egitto, benché alquanto indebolita, e meno precisa di
quello che nelle età precedenti , più prossime all'avveni-
mento. Ma nulla trovo in Diodoro, che segni i confini di
questa occupazione del mare, neper riguardo alla durata,
né per lo spazio di paese.
Plutarco infine fra suoi numerosi viaggi era stato an-
cora in Egitto, e vi avea raccolto memorie. Egli così ci
dice nel suo trattalo de Iside, et Osiride (2) Siquidem
Aegyptus mare fuit. Quapropter frequentes conchas in
(1) Diodori Siculi Biblioth, Bistor. lib. Uh pag. 101.
(2) Pag. 57.
MODERNITÀ DEL DELTA , BIANCONI 209
metcUlis, et moncibus hac quoque memoria habere inve-
nitur. Cuncti fontes , et putei, qui crebri illic sunt, sal-
sum haustum et amarum liabent , ut marcidas reliquias
maris, quae illuc confluxere, at supervenientibus imbribus
propellens Nilus pelagus campum edidit, alluvionibusque
compieva .... Pharumque quam diei cursu ab Egypto
Homerus diremptam vidìt, nunc ejus esse portionem,
non quod ea siibieriti aut scanderit ad Aegyptum , sed
quod interjectum mare figente amne alentique, continen-
tem cedat eie. Per la dottrina di Plutarco a lutti noia ,
non troverei molto corretto quel positivo, ed assoluto ^e-
gyptus mare fuit s'egli non avesse avuto buoni dati per
asserirlo, o inversamente convien dire che Plutarco avesse
di buone ragioni, se affermò la cosa tanto positivamente.
Mano a mano che noi andiamo discendendo nei tempi,
scema, oltre alla precisione delle tradizioni ancora il loro
valore, imperocché i posteri, non fecero, che riprodurre
e ripetere quello che intesero dai loro Antenati, ma non
bebbero essi alle fonti. Con lutto ciò le loro testimonianze,
non sono da trascurare ; anzi , se io non erro, meritano tutta
la considerazione per tre molivi.
1.** Perchè l'essere slate tali memorie ripetute dalli
sapienti di ogni età è piova, che sono sempre slate co-
nosciute meritevoli di essere tramandale. Per contrario chi
è che abbia tenuto conto de' Ciclopi, o delle Caverne
d'Eolo? e forse non erano queste ancora cose narrate da
Omero? Ma le favole, non deggiono uscire dal Poema,
e le verità debbono passare per le bocche de' Dotti nel
patrimonio della Storia (1).
(1) Altrove già (Dissertazione 1.^ Se il Mare eie.) ho
accenrtato coli' ajìpoggio degli eruditi , che alcune favole, sono
talvolta Allegorie, che racchiudono una verità ; e potersi dire
quasi artifcj , per mettere sotto li sensi cose di Filosofia.
N. Ann. Se. N.vtur. Serie UI. Tomo 3. 1*
210 MODERNITÀ DEL DELTA
2.** Perchè esposte per le penne di tanti avrebbero pur
dovuto essere conlradelte, e smentite, se fossero state fin-
zioni (1), 0 se si avesse avuto memoria di qualche valida
opposizione. E singolare si è che mentre gli antichi più
prossimi agli avvenimenti, e dotati di ingegni, cui pochi
forse oggi agguaglino, avevano pur fede a tali tradizioni,
si vegga poi oggi giorno spacciarle , come favole travolgendo
quei passi slessi , coi quali i nostri antichi ci additavano
la loro persuasione.
3.° Perchè le ripetizioni de' posteri stabiliscono l'au-
tenticità delle Tradizioni mostrando, che esse sono state
sempre presenti alla mente dell' uomo, che mai sono state
perdute di vista, ma quali nacquero si sono conservate
attraverso alle generazioni. Quandoché per l'opposto, se
obliate per molti e molti secoli fossero poi rinate presso
qualcuno de' tardi nepoti, potrebbesi congetturare nel si-
lenzio il dispregio di una favola, e nella riproduzione
l'errore di uno, che posto in una estrema lontanza cre-
desse vedere la realtà, ove non fosse, che una illusione,
od inganno.
Stante, le quali riflessioni, e per non essere sover-
chiamente prolisso recherò dunque le citazioni de' poste-
riori, che ebbero a cuore di conservarci, e confermarci
queste tradizioni; lasciando a parte i commenti, che non
convengono, se non che alle memorie originali.
E qui ancora abbiamo pure di bei nomi. Esposi già,
come Plinio, si spieghi rapporto alla distanza fra l'isola
(1) Se qualche falsità fosse stata intorno a queste tra-
dizioni, non l'avrebbe per certo taciuta Plutarco (o chiun-
que altro sia autore) il quale nell'opera De Malignitale He-
rodoli investigò con ogni acutezza quanto ad Erodoto si po-
teva rinfacciare, né certamente avrebbe trascurato quanto
egli dice intorno all' Egitto , se in qualche cosa vi $i fosse po-
tuto contrastare.
BIANGOINl 211
di Pharos, e l' Egitto; ma Egli ancora attribuisce al Nilo
l'emersione di gran parte di quel Paese (I) = Congesta
major pars Aegypti a Nilo ; in quam a Pìiaro insula no-
ctis, et dia cursum fuisse , Homero credimus , Luc&no (2)
cosi cantava:
Turic claustnim pelagì coepit Pharon insula quondam
In medio stetit illa mari sub tempore vatis
Proteos , at mine est Pellaeìs proxìma muris.
Ovidio seco (3) = Fluctibus ambitae fuere Antissa
Pharosque . . . quorum mine insula nulla est. = Fa eco
ad Omero Seneca (4) così = Tantum aberat continenti
Pharos , quantum navis diurno cursu metiri plenis lata
velis. = E ad Erodoto (5) = Debet Egyptus Nilo non
tantum foecunditatem terrarum . sed etiam ipsas. = Pro-
clo Diadoco il celebre Commentatore di Platone, e valen-
tissimo Matematico, s'accorda (6) coi precedenti scrittori
al riferire del Kirker (7).
In tempi poi a noi meno remoti il Nogarola fa rivivere
l'argomento di Aristotile, che cioè Omero in niun luogo
faccia menzione di Memfi perchè pars illa terrae, in qua
sita fuit Blemphìs aquis obsidebatur (8) . E l'eruditissimo
Padre Kirker citato, con una considerazione etimologica
concorre nella opinione sin qui esposta notando, che l'Egitto
inferiore dagli Antichi era detto Phium, la qual voce in
(1) Natur. Bist. lib. II. cap. 85.
(2) Pharsalìa Lib. X. v. 509.
(3) Metamorph. 15. 287.
(4) Natiir. quaest. lib. VI. e. 6. pag. 912.
(5) Ibid. lib. ir. e. 2.
(6) Commentar, in Timaeo Platonis.
(7) Oedipus 1. pag. 65.
(8) Dialog. de Nilo pag. 38. ed. Vcnetiis 1552.
2l2 modernitX del delta
lingua copta significa Mare; argomentando , che così lo
chiamassero sia per l'aspetto di Mare, che offre in tempo
della innoiidazione, sia perchè fosse stalo un tempo co-
perto dal mare (I).
Ma cessiamo al fine di andare più in traccia di altre
testimonianze; e conchiiiderò invece, non con osservazio-
ne mia, ma colle parole del celebre Champollion (nome
che equivale ad un elogio) (2) r= Secondo la testimonianza
» (ei dice) di tutta l'Amichila, e dietro le notizie, non
» meno certe, che fornisce la Costituzione geologica de'
w luoghi, il basso Egitto , non fu mai nei tempi primitivi ,
)) se non che un vasto golfo del Mediterraneo: puossi si-
» milmenle supporre, che le acque del Mare si stendessero
)) sino al di sopra del lu))go,che occupava Memfi, e che
» una parte dell'Egitto medio fosse da esse coperta. L'alto
M Egitto esisteva in parte, ed era popolato di floride Cillà,
» allorquando l'Egitto inferiore era ancora nascosto sotto
n le acque del Mare. = Così egli.
Io esposi le premesse, e lo Champollion ne ha tratto
la conseguenza. Essa è probabilmente legittima, e dareb-
be quasi per decisa la questione. Io però, non pretendo
tanto. Quello unicamente, che mi preme di bene stabilire
da quanto ho esposto si è questo: che la tradizione, che
ci viene tramandata dalla Antichità intorno al Delta, non
è una memoria leggiera, e vana, non una finzione poeti-
ca, una favola, un sogno, ma invece una tradizione cor-
roborala dall'assenso degli uomini più illustri dell' Aftti-
chilà, ripetuta da nove Dotti, che la udirono in Egitto,
talché meriti essa di venire considerala seriamente, e di
essere esplorata sotto due altri aspetti, 1.° Se la Geolo-
gia del basso Egitto la confermi, o la smentisca: 2.° se,
delle opposizioni, ed obbiezioni fatte, alcune ve n' abbia ;
(1) Oedip. 1. 8.
(2) Egypte sout les Pharaons T. 2. pag. 2.
BIANCONI 213
dì tanto valore, che la renda debole, ed incerta, ovvero
anche affatto l'atterri e distrugga.
Venghiamo alla prima.
Se non che debbo confessare, che un interessante
soggetto mi avrebbe qui tentato, e fors' anche sedotto;
talché occupandomi di esso avrei quasi protratto ad altro
luogo la trattazione del punto Geologico. E certo T argo-
mento sarebbe stato assai bene connesso con quanto ab-
biamo sinora discorso; ed in oltre ^ se io non erro, egli
è assai interessante , e bellissimo. Aristotile in conferma
di ciò, che aveva detto intorno al Delta aggingne, che il
Mar rosso congiunto col Mediterraneo formavano un mare
solo, che cuopriva il Delta, e l'Istmo arabico (oggidì
Souez) e che conseguentemente sommergeva le parti più
depresse della Libia verso il tempio di Ammone. Questa
sentenza confermala da molli Scrittori della Antichità offre
due soggetti di distinta considerazione: l.*' che l'Istmo
arabico sarebbe slato navigabile , come lo stretto de' Dar-
danelli, e vedrebbesi che si ha memoria almeno di due
navigazioni praticatevi sopra in tempi precedenti di poco
la guerr'. Trojana ; 2.° che belle tradizioni, e memorie
si hanno provanti , che il mare si estendeva sino presso
le mura di quel famoso tempio di Giove Ammone. Ma
come questi due punti sono bastanti per fornire materia ad
una, non breve Dissertazione, slimo prudente il non de-
viare dall' intrapreso sentiero, e resistendo all'invito, ne
rimetterò la trattazione ad altro tempo per fare ora ritor-
no alle Considerazioni geologiche sull' Egitto.
La geologia dell'Egitto è slato lo scopo delle ricer-
che di molti viaggiatori, de' quali uno recente è stalo il
Sig. Russegger, che ha pubblicato nel 1812 una caria
geologica dell'Egitto, e della quale ho fatto porre per
summa capita una imitazione nel foglio aggiunto già alla
terza Dissertazione (1). Nella Carla del Russegger pertanto
(I) F. Nuovi Annali Ser, 2.^ T. X. pag. 11.
214 modernitX del delta
con varj colori, e con lettere particolari vengono distinti
i diversi terreni (o come dicono i Geologi le diverse For-
mazioni) che costituiscono la superficie dell'infimo, del
medio, dell'alto Egitto; più le sponde dell'Eritreo per un
lato, e una parte della Libia per l'altro , sicché compren-
da in tutta la sua estensione questa celebre terra dell'an-
tico continente. Sei terreni principali, vi si veggono di-
stinti , e sono A color rosso le Rocce in massa , come
Graniti, Porfidi, Sieniti etc. B color cenerino il calcare
della Creta, ossia il terreno secondario. C color azzurro
l'arenaria terziaria. I? color gialletto Marne e calcare ter-
ziario. E color carneo la formazione, o sedimento marino.
F color verdiccio è la terra coltivabile, ossia il sedimento,
0 limo deposto dal Nilo.
Vediamo, come questi sei terreni siano distribuiti sul-
la superficie dell'Egitto.
Il terreno granitico A non si mostra, che sull'alto
Egitto in gruppi sparsi cominciando alla latitudine di
Myos-hormos e poi più alto si porta sul Nilo presso a
Syene formando ivi un masso di terreni, che io non so,
se più celebri per la bellezza, o per l'opre cui prestarono
materia, giacché in essi erano le cave di quei Granili, di
quei Porfidi etc di cui furon fatti quei prodigiosi Obeli-
schi, Colonne, Tempj , e Colossi, che ornarono Tebe, e
tutte le Città Egiziane.
Il calcare della creta B si presenta alla latitudine del
Cairo, ove forma una Catena detta il Moqattan, che da
questo luogo si getta nel Mar rosso, e lungo questa spiag-
si mostrano molti gruppi di Montagne di questo stesso
terreno, che poi si espande largamente nell'alto Egitto a
cuoprire pressocchè tutta la superficie sia dal lato dell'A-
rabia , che della Libia. Appiedi di questa catena del Mo-
qattan dal lato settentrionale vi ha una falda del terzo ter-
reno C, che la segue in tutto il suo corso, ma non si
mostra in verun altra parte dell'Egitto, secondo questa
Carta del Russegger.
BIANCONI 215
Il Calcare, e Marna terziaria poi distinti colla lettera
27 compone la catena Arabica dal Cairo sino a Lycopolis in-
circa , e la Catena Libica da questo slesso punto sino cir-
ca al largo Moeris ; ma si estende largamente nel deserto
della Libia, e costituisce infine un esteso gruppo di Monti ,
che fiancheggiano il Delta ad Occidente.
Il deposito Marino infine lambisce col suo colore ro-
seo l'ultimo margine del Delta sul Mediterraneo, si avan-
za, e copre l'Istmo di Souez sino al Mar rosso, del quale
lambisce similmente il liltorale. Ma dall'Istmo di Souez
ascende verso il Della Orientale e monta sino al Cairo.
Dal Iato opposto ci copre parte del littorale libico, monta
sino alla metà del Delta, mentre nel deserto della Libia
insinuandosi nelle depressioni che restano fra le alture del
terreno terziario sale tant' alto , che occupali molti terreni
all'intorno del lago Moeris si allontana allor dall'Egitto
e si dirige alla Oasis di Farafieh, alla Oasis minore, in-
fine verso r Oasis di Arnmon.
L'ultimo terreno il sedimento del Nilo non abbisogna
di descrizione. Esso accompagna il fiume, da cui nasce, per
tutto il suo corso fra le due Catena Arabica e Libica e
seco si espande largamente a coprire la pianura del Delta.
Da questa esposizione ben si vede, che li quattro primi ter-
reni non hanno interesse diretto colla questione che qui
trattiamo, cioè la Geologia del basso Egitto, per la quale
importa solo tenere in vista il quinto, ed il sesto, cioè il
deposito del Mare e quello del Nilo.
Ma siami permessa una piccola riflessione, che mi sug-
gerisce questo sguardo geologico che abbiamo gettato sul-
r Egitto. Se ad un Geografo 'venisse dato il problema di
tracciare sur una Carta dell'Egitto la insidenza del Mare
secondochè la descrivono Erodoto e gli altri Antichi come
crederebbesi ch'Egli lo sciogliesse? Supposto che il Geografo
fosse bene a giorno della Topografia di Egitto, e per con-
seguenza ancora della livellazione (giacché oggi è dimo-
216 MODERNITÀ DEL DELTA
Strato che il centro dell'Istmo di Sonez, il lago Moerìs,
e i contornì dell' Oasis d' Ammon son più bassi dell'at-
tuale Mediterraneo) (1) la risposta è facile; egli la trac-
cerebbe coi lineamenti coi quali Riissegger viene indicando
la formazione o deposito marino. Forse a qualcuno non
sembrerà prematura tal proposizione ove ricordisi che al
dir di Erodoto e di Strabene il mare arrivava sino sopra
Memfi, ed occupava i contorni del lago Moeris, e che Ari-
stotile e Slrabone dissero che copriva l' Istmo di Souez, e
che montava sino al tempio dell' Oasis di Ammone eie;
ma prematura potrebbe sembrare ad altri ; conviene adun-
que approfondare maggiormente la ricerca, e protrarre la
conseguenza a più opportuno momento.
Che il mare abbia abbandonato il basso Egitto, e che
il Della per conseguenza sia una terra guadagnata terra
acquisita Jegyptiis, ella è questione che può essere con-
siderala sotto due maniere ben differenti fra di loro.
Secondo l'una di queste può supporsi che anche in
Egitto sia avvenuto quello che tullogiorno succede alle no-
stre pianure adiacenti all'Adriatico, che cioè pel lungo
addurre de' Torrenti arena e limo, formasi un interrimento
che alza il suolo sopra il livello del Mare e costringe
quindi questo a cedere terreno ed a ritirarsi. Basti ram-
mentare per noi Ravenna. Molti così hanno creduto dovere
interpretare il detto di Erodoto = acquisitam terram Ae-
gyptiis , ac fluminis donum = supponendo che il Nilo
colle sue torbide abbia respinto il mare e formato il Della.
Secondo l'altra maniera poi puossi supporre che il
Mare una volta più alto cuoprisse tutto il basso Egitto,
poi per qualche vicenda abbassasse di livello e ponesse
allo scoperto il Delta, sul quale venisse poi a creare una
terra abitabile il limo vivificatore del Nilo.
(l) BuUet. di la Soc. Géologique de France 1845. jiag. 429.
BIANCONI 217
Qual di questi due modi di considerare la cosa sia
quello che meriti la preferenza chiaro lo mostrerà, se io
non erro, la riflessione seguente. .
Il Nilo discende pure da Memfi al Mediterraneo pel
corso almeno di 100 miglia. La sua cadenza sia pur mi-
nima ma il punto del Nilo alla latitudine di Meniti è in-
contrastabilmente più alto del livello del Mediterraneo. Or
s'egli è vero, come è verissimo, che le vestigia o il depo-
sito del Mare si mostra allo scoperto sin sopra Memfi, ne
segue ^ che il mare quando giunse sin colassù aveva un
livello più alto che oggi non ha: dunque esso è che ha
abbassato, e con ciò, ritirandosi, ha posto allo scopertola
pianura sul Delta. Affinchè il limo del Nilo avesse dovuto
respingere il Mare allo già sin sopra Memfi, bisognerebbe
che anche l'odierno Mediterraneo fosse allo quanto il pro-
montorio su cui posano le Piramidi, e che quanto è il
Delta fosse una pianura alta tutta sino a questo stesso li-
vello. O io m'inganno, 0 questi son fatti che non ammet-
tono eccezione (I).
Destituito adunque di ogni valore sarebbe l'assunto
di quelli che volessero provare che il Nilo colli suoi in-
terrimenti avesse respinto il Mare, e gli avesse rapilo il Delta.
Ma se si potesse per ciò stesso passare sotto silenzio, me-
rita però di essere preso in considerazione sotto un altro
punto di vista. Imperocché non ci proponiamo noi qui in
questa Dissertazione di esaminare se il Della sia vetustis-
simo e coetaneo all'alto Egitto, o non più veramente più
moderno e di men vecchia data? Ebbene, se il suolo del-
l'Egitto coslanlemenle si alza pei deposili del Nilo e se
oggi non è di mollo sopra il livello attuale del Mare ne
(1) Supponsi esclusa V ipotesi di un sollevamento del
territorio Egiziano , che è sempre stato abitato , e perchè que-
ste vestigia di alto livello del Mare sono tutto attorno al
Mediterraneo.
218 hodernitX del delta
deve seguire che retrocedendo molto nella serie de' tempi
si dee giungere ad avere in molta parte un terreno tanto
depresso che sia inferiore al pelo attuale del Mediterraneo.
Dunque se nulla è la questione considerata rispetto al Mare
antico, che lasciò le sue vestigia sin sopra Memfijpnò in-
vece recare qualche lume posto al confronto col livello del
mare attuale. Di questo diremo in appresso, ora dell'altro.
Che le vestigia del Mare si mostrino sino al di sopra
del Delta, e altrove a grandi lontananze dall'odierno Medi-
terraneo, eccone alcune prove.
La superfìcie della immensa Pianura die corre dal
ramo della Catena libica, sino all'Istmo di Souez non può
tutta prestarsi alia osservazione geologica di cui ci occu-
piamo. Imperocché una grandissima parte di essa è come
velata, e coperta dal deposito del Nilo, che occulta il ter-
reno che sotto preesisteva. Ma la natura di tutto il circo-
stante terreno può bene dar di che formare congetture sul-
l'antico suolo del centro, su cui si è venuto a deporre un
recente terreno trascinato dal Nilo. Oltredichè gli scavi
operati o al lembo del terreno coltivabile o in altri punti
dell'Egitto, lasciarono vedere che sotto il limo giace Io ste-
rile terreno de' lati.
Or questo terreno appunto si è quello che il Russeg-
ger qualifica col nome di formazione marina, e che prin-
cipiando da' lembi dell'Eritreo la fa girare sull'Istmo di
Souez, ascendere per la valle detta de V Egarement sino
al Cairo, poi lambire il littorale del Mediterraneo innal-
zarsi ad Occidente al lago Moeris, e quindi dirigersi verso
rOasis d'Ammon.
I caratteri ai quali la formazione marina o il sedimen-
to marino viene in genere dai Geologi distinto, sono quelli
di constare di arene, di ciottoli rotondali da fluiti, e di
contenere conchiglie identiche con quelle viventi nel pros-
simo Mare. Ignoro se a questa maniera, descriva il Sig.
Russegger, la sua formazione marina, poiché non ho pò-
BIANCONI 219
tuto ancora consultare la narrazione del suo viaggio: penso
però che non potrà farlo mollo diversamente, giudicando
delle indicazioni che ho potuto trovare in diverse opere
sulla Geologia di Egitto e che or qui io reco.
Un celebre nostro Italiano Gio. Battista Brocchi viag-
giò in Egitto negli anni 1823-24 e 26, enei suo Giornale,
che solo ha veduto la luce, così si legge per riguardo ad
alcuni punti delle sponde dell'Eritreo (1) = Ciò che sopra
ogni altra cosa mi destò gran meraviglia, fu lo scorgere
presso quelle sponde eminenze di arena silicea congluti-
nata , zeppa di madrepore di varie fatta fra le quali abbonda
assai h Madrepora fascìciilaris. Colali depositi costituiscono
Tumuli che si sollevano dalla superficie del Mare per l'al-
tezza di 20 0 30 piedi né si può mettere in dubbio, che
non sieno stati innalzati dal Mare attuale poiché trovansi
in essi tutte quelle specie di zoofili e di conchiglie che vi-
vono in quelle acque fra le quali giganteschi Strombi. Si
dedurrebbe da ciò che l'Eritreo dopo la comparsa de' con-
tinenti ed in epoche moderne avesse un livello molto piiì
alto dell'odierno, e ciò si conformerebbe con quanto fu da
me osservato in molti punti delle coste del Mediterraneo e
dell'Adriatico ove trovansi depositi recenti di conchiglie in
situazioni ben superiori al pelo dell'acqua. = Così Egli.
Né faccia caso che il livello dell'Eritreo sia stalo un tem-
po più alto di quello che oggi lo sia; questo se io mal
non m'appongo è forse una conseguenza diretta del già
alto livello del Mediterraneo come spero dimostrare in un
altro mio Discorso, che avrà per soggetto l'antica comu-
nicazione dei due Mari.
Ma il Brocchi stesso ritocca la medesima cosa più in-
nanzi ( pag. 230) indicando che tutti indistintamenie quei
gusci e quei zoofili appartengono a specie che attualmente
vivono nel vicino mar rosso =z Trochus Pharaonis , T.
(1) Viaggi in Egitto Toìn. 2. pag. 106.
220 modermitX del delta
perspectivus. Bulla ficus, Arca antiquata, Cardium hemi'
cardium, etc. i deposili delle quali però ascendono talvolta
sino a 60 e 70 piedi sul livello del Mare. c= Poi in altro
luogo ( pag. 245) più presso all'Istmo di Sonez trovò un
macigno contenerne frammenti delle roccie vicine, e con-
chiglie, che vivono ora nel Mare medesimo, come uno
Strombus e il Conus textilìs. Così similmente in altri punti
della costa dell'Eritreo.
Sull'Istmo di Sonez ci fia scorta il Sig. Rozier, uno
de' membri della spedizione militare in Egitto =: Verso il
centro dell'Istmo, eidice,(l) presso ai laghi di un'acqua
più salala di quella de' due Mari , in un terreno tutto arena
e croste di sale , sovente si trovano delle Conchiglie fos-
sili intatte tlisseminate o accumulale in mucchi (2). Ed il
La Pere noia (3) che il suolo arido di questo deserto è
coperto di ciottoli, di piccole conchiglie, e di una sabbia
unita; in qualche luogo del quale hannovi accoglienze di
un'acqua estremamente salata, ed amara, più diverse cri-
stallizzazioni di sale, che dimostrano, egli dice, incontra-
stabilmente un lungo soggiorno delle acque del Mare su
questi luoghi. Le spiagge specialmente dei laghi amari so-
no riconoscibili come i depositi ordinar.) del lido del Mare,
che si ravvisano mercè di aramassi, di Conchiglie, di Sab-
bie e di Ciottoli rotondali. == Così Egli: ma a togliere
ogni dubbiezza intorno alla qualità delle Conchiglie ivi
esistenti valga l'attestazione de' Capitani Ferrei e Galinier
i quali in questi ultimi anni visitarono l'Istmo, ed affer-
mano che su di esso vi sono deposili di Conchiglie iden-
tiche con quelle che vivono ancora oggigiorno nel Mar
(1) Descript, de l' Egypte T. 6. pag. 269. nota.
(2) Pag. 275.
(3) Descr. de V Egypte T. XJ. p. 322 323 e seg.
BIANCONI 221
Rosso; e che sugli strati prossimi veggonsi tracce evidenti
dei soggiorno recente del Mare (1).
Ecco adunque da quali caratteri è distinto il terreno
marino di Russegger lungo l'Eritreo e sull'Istmo di Souez.
Coi quali dati forse a buon diritto potrebbesi argo-
mentare che lo stesso Terreno geologico si avesse, ovun-
que è tracciato il color roseo sulla carta del Russegger , e
che quindi Arena, Ciottoli e Conchiglie analoghe alle vi-
venti nei vicini mari si avessero sino ai contorni del lago
Moeris e verso l'Oasìs d'Araraon. Pur tuttavia, come par-
ticolari attestazioni si hanno dal Jomard, dal Caillaud e
dal Hornemann , non lascierò di qui addurle.
Il primo narra come sui vertici delle basse Colline
attorno alle Piramidi si trovino Ostriche fossili in mezzo
ad arena e ciottoli (2). Il Caillaud poi percorrendo il Paese
ove è il lago Moeris, passò per una pianura di arena con-
tenente una immensa quantità di frammenti di Conchiglie
fossili, e fra le altre una di grande conservazione (3) e pro-
cedendo poco avanti per quel tratto chiamato dagli indi-
geni Bahr-Bali-ma cioè Mare senz'acqua (4), trovò pure
il terreno calcare pieno di Conchiglie fossili, fra cui di
Ostriche in abbondanza e disposte a strati orizzontali (5).
Lo stesso viaggiatore dirigendosi verso l'Oasis d'Ammon
e da questa innollrandosi verso il Sud trovò presso la
prima al N. E. una piccola catena calcare di 100 e più
metri d'altezza ne' cui strali si presentano Ostriche, Te-
rebre. Pettini, Carne, eie. ( p. 85). Altrove ci dice (p. 140)
= Noi girammo per una vasta Pianura, la nostra vista
(1) Voyage en Àbìjssinie; et Bullet. de la Soc. géol. de
Trance Ser. 2. T. 2. pag. 356. — Veggasi anche la nota ap-
posta al fine della presente Dissertazione.
(2) Descript, de l' Egypte. T. 5. pag. 594.
(3) Caillaud. T. 1. pag. 34.
(4) Bullet. Soc. Géol. 1845. Ser. 2. T. 2. pag. 431.
(5) Caillaud T. 1. pag. 38.
222 MODERNITÀ DEL DELTA
incontrava al sud lunghi banchi di Sabbia, ed al N. v'avea
una grande pianura deserta; la maggior parte di questa
pianura è coperta di Ostriche, fossili Ostr. flabellula. =
L'Hornemann infine parlando de' contorni dell' Oasis
d'Ammon verso il Nord, dice (1) =: La forma esterna
delle Montagne congiuntamente alla sabbia marina, che
copre il deserto indicano che questa vasta estensione è slata
sommersa dopo il Diluvio universale. Gli strali sono oriz-
zontali pieni di avanzi di animali marini e di Conchiglie.
All'Ovest ancora dell' Oasis v'hanno due banchi o emi-
nenze di Conchiglie calcinate a strali orizzontali. ==
Tutti questi viaggiatori poi hanno trovalo ne' Paesi di
cui si parla (cioè i contorni del lago Moeris, i deserti che
conducono alla Oasis d'Ammon, ed alla piccola Oasis)
hanno trovato il Sale marino o in banchi superficiali o
inzuppante le arene, o sciolto in acque di piccoli laghi. Il
Sig. Martin (2) infalli riferisce che il Sale che viene estratto
dai contorni del lago Moeris è mollo pregiato in commer-
cio; che commercio di sale fanno pure gli abitanti dell'Oa-
sis di Ammon, e de' luoghi vicini al dire di Hornemann
e di Caillaud.
Il Sig. Angelot poi (3) che molli fatti ha raccolto e
pubblicato ultimaraenie intorno ad alcune depressioni del-
l'Africa Sellenlrionale, ponendo mente a questa partico-
larità del Sale superficiale, ebbe a dire, che esso era in-
dizio costante della antica insidenza del Mare in questi
punti, poiché la concentrazione delle sue acque salale pro-
duce in ultimo risultato de' depositi di sale alla superfi-
cie del suolo.
Sebbene qualcuno de' moderni Naturalisti spregi quasi
come deboli troppo le osservazioni geologiche de' vetusti
(1) Tom. 1. jiag. 55.
(2) Bullet. de la Soc. Géol. de France.
(3) Bullet. Soc. Géol. 1845. p. 416.
BIANCONI 223
Scrittori, tuttavia non posso orametteredi qui soggiungere,
che essi non da altri capi argomentavano, se non che da
quelli della Geologia di oggidì. Siane prova in fra molli
il detto di Erodoto cui persuadevano la già insidenza del
mare = Conchylia apparerà in montihus, salsuginem ef-
florescere , et montem qui in Aegypto est supra Memphim
arenas solas habere (I) cioè i Fossili organici, il Sale, e
le Arene.
Dunque conchiudiamo quattro cose da tutto questo.
1.° Che su tutti i luoghi nei quali Erodoto, e gli al-
tri antichi segnavano l' insidenza del Mare, si veggono oggi
manifeste le sue vesligie.
2." Che le osservazioni geologiche fatte 20 e 24 se-
coli addietro del terreno marino entro terra , caratterizzato
dai fossili, dal sale, e dalle arene, sono osservazioni pie-
namente convalidate dai Geologi di oggidì.
3." Che le vesligie dell'antico mare, quale era de-
scritto da Erodoto da Strabene eie. non si potrebbero me-
glio delineare che conforme alla carta del Russegger.
4.^ Che torna vero anche una volta il dello di un
celebre scienziato, che più si osserva, e meglio si conosce,
più si trovano vere le tradizioni degli Antichi.
La Geologia pertanto non ismenlisce punto quanto de-
poneva la Storia antica: anzi si trova seco lei pienamente
d'accordo: ed amendue attestano che il Mare occupò un
tempo il basso Egitto sino a Merafi, e sino all'Oasis di
Àmmon.
Ma la Geologia dice nulla intorno all'epoca nella
quale il mare abbandonò queste terre? Sembra che essa
ne dica, ove sia consultala per l'altra via che io accen-
nava poc' anzi , quella degli interrimenti del Nilo, seguendo
la quale si perviene anzi ad alcuni risultali quanto inte-
ressanti, altrettanto inattesi.
(1) Herod. lib. II. pag^92.
224 modernitX del delta
Forse io recherei Nottole ad Atene , se venissi a de-
scrivere che il Nilo ogni anno a data stagione, uscendo
torbido e gonfio dal suo letto, porta ima salutare innon-
dazione per lutto il paese, ove insieme coll'inaffiaraenlo,
che vi arreca la fertilità, vi lascia ancora un sedimento o
UQ limo, che ne alza lentamente il suolo.
Or l'alzamento del suolo di Egitto per opera del Nilo,
è un fatto amplificato da alcuni, contrastalo da altri, al-
l'opposto oggetto, 0 di dimostrare che gl'interrimenti da
esso prodotti hanno respinto il mare, e fatto nascere il
Delta, 0 per contrario di conchiudere che il Della è sem-
pre stato quale, perchè per nulla si è alzato, nulla aven-
dogli dato il Nilo. Ma purtroppo non è nuovo l'esempio
che tanto chi troppo prova, quanto chi tutto niega non
tocca la verità. Dolomieu e De-Luc per un lato, Freret e
Desdouits, per l'altro sono gli autori che a mia notizia , han-
no principalmente sostenute queste opposte sentenze. 1 lor
nomi sono troppo venerandi nella scienza perchè voglia as-
sumere il carico di giudice per comporre la lite; ma non
disdirà per certo che io secondo il consueto, venga informan-
do dello stato della questione, oggi massimamente che ab-
biamo in questo particolare osservazioni del più alto ri-
marco, e s'io non erro meritevoli di pienissima fede.
Il ragionamento e l'esperienza lutto giorno ci per-
suadono, che allorquando un fiume straripando versa le
fangose sue acque sulle campagne, vi lascia un deposito
che eleva d'alquanto il suo livello; e l'industria poi ha
saputo trarre profitto da questo, alzando li campi bassi
coir introdurvi replicatamente le torbide de' vicini torrenti.
Argomentando per analogia, così si dovea creder dell'Egit-
to, soggetto ad ogni anno a ricever le innondazioni del Nilo :
ma opportuno per certo tornava l'avere osservazioni esalte
fatte in tal proposito su quel paese.
Il Sig. Girard appunto, uno de' membri della spedi-
zione militare francese in Egitto ha consegnato nella
BIANCONI 225
grand' opera intitolata Description de VEgypte, due Dis-
sertazioni, l'una intorno al Nilometro di Elefantina (1),
l'altra intorno alla elevazione secolare del suolo Egizia-
no (2), in ambedue le quali v' hanno numerosissime ri-
cerche in cui egli spiega grande sapere, ordine di idee,
e profondo discernimento, vale a dire i requisiti di un
buon osservatore (3).
Strabene aveva già parlato di un misuratore dell'escre-
scenza del Nilo, che era posto nell'Isola d'Elefantina nel-
l'alto Egitto, consistente in un fabbricato e pozzo situalo
nel lato di quella antica città, che era posto sul fiume.
Il Sig. Girard fu fortunato di poterlo rinvenire, e sgom-
bratane la terra, trovò le misure segnate sulla parete, e
numerale con lettere greche, lo che indicava che il Nilo-
meiro fosse stabilito a' tempi de' Tolomei; e superiormente
all' ultima graduazione designante originariamente la massi-
ma possìbile innondazione, trovò sovrapposto una indica-
zione di straordinaria escrescenza avvenuta sotto Settimio
Severo, come appare per una iscrizione greca appostavi;
indi altra ancora superiore avvenuta a' giorni di uno degli
Antonini. E questo dava già a divedere che il Nilometro
stabilito da' Tolomei restava inferiore alle escrescenze che
ebbersi a' tempi di Severo, e degli Antonini.
Il lasso di tempo scorso fra questi estremi non era
(1) Deseript. de V Egrjpt. 1822. T. VI pag. 1.
(2) Op. cit. T. XX. pag. 33.
(3) Più volte vorrei ripetuto in questa Dissertazione , ciò
che in fronte di altre congeneri posi , cioè, che io intendo di
esibire in questi lavori soltanto un abozzo , o rudimento;
nel quale perciò né tutto può essere maturatamente ponderato ,
né abbastanza diligentemente raccolto. Molto forse mi sarà sfug-
gito , per angustia di tempo, di mezzo alle eccellenti osservazio-
ni del Sig. Girard; le quali cose meglio ordinate e digerite mi
propongo di riprodurre , se a Dio piace, in altro tempo.
N. Ann. Se. Natur. Seuie MI. Tom. 3. 15
226 MODERNITÀ DEL DELTA
però tanto forte, quanto quello che conducea sino a noi,
sicché non potesse , il Sig. Girard sperare di ottenere dif-
ferenze assai più notevoli dal confronto con quello che
avviene oggidì. Posta quindi a riscontro con diligenti li-
vellazioni la massima escrescenza segnala dal Nilometro di
Elefantina, colla massima dei nostri tempi trovò che que-
sta superava l'altra di 241 cent, e circa 211 sopra la data
della iscrizione di Settimio Severo = donde ne segue, egli
conchiude, che il fondo del Nilo si è alzato di 211 cent,
dà Severo a noi (1). =
Come poi da questo Imperatore sino ad oggi, sono
scorsi circa 1600 anni, ne viene che l'alzamento è di 132
millimetri per ogni secolo.
Ben più vasto soggetto egli prese a trattare nella se-
conda Dissertazione, portando le sue ricerche suH' interri-
mento che ha sepolto la base o parte de' monumenti del-
l'Egitto.
La specie di terra, o limo che il Nilo depone alla oc-
casione del suo straripamento, è bene distinguibile dal ter-
reno che forma il fondo della vallata. Nel medio ed alto
Egitto si trovano al basso: 1.° il Calcare sodo proprio delle
due catene Arabica e Libica; 2.° un terreno di trasporlo
composto di grossa arena (graiyier), di marne eie: sopra
questi giace il limo nerastro del Nilo.
Parecchi scavi nella valle superiore di Egitto che die-
dero al Sig. Girard questa successione di terreno gli mo-
strarono ancora che il limo del Nilo avea ove 7 ove 8 me-
tri (2) di altezza, sopra l'indicato terreno primigenio, per
così dire, della vallata. Lo che indica bene, che dappoiché il
Nilo cominciò a scorrere si è formato in Egitto un innal-
zamento notabilissimo, ma nulla dice in quanto tempo sia
ciò avvenuto, cosa che mollo slava a cuore al Sig- Girard
(1) Descript, de l' Egtjpt. T. 20. p. 114.
(2) T. JJ. pag. 77.
BIANCONI 227
di discuoprire. Egli vi si accinse, e vi riusci; ed eccone
il come.
Sull'area dell'antica Tebe sorgono ancora molti mo-
numenti della grandezza Egiziana , come Obelischi , Sfingi,
I avanzi di Tempj, di Palazzi etc. Ma principalissirao og-
I getto di maraviglia è il colosso di Memnone, il quale è
I sepolto nel terreno con buona parte del suo piedistallo;
j sepolta coir intero piedistallo è una Sfinge della lunga se-
I rie che stava innanzi al Palazzo diKarnack, come sepolte
i sono le parti inferiori di questo palazzo, e degli altri mo-
numenti circostanti. Le innondazioni poi del JNilo oggi si
avanzano tanto più alto, e cuoprono affatto la Sfinge, e
fanno sembrare il colosso in mezzo ad un lago. Ora vor-
ranno dire i Sig. Freret e Desdouits che fossero posti da
prima sì basso? o non crederemo noi piuttosto che il
terreno siasi alzato all'intorno, e n'abbia sepolte le basif
Ma forse a loro non furono noti questi fatti. Per altro, per
poco che voglia concedersi di buon senso a quelli che fu-
ron capaci di erigere queste opere, egli è facile supporre
che essi li ponessero in luogo eminente. E già egli è noto
che ogni Città Egiziana era collocata sopra una elevazione
I manufatta, e Tebe stessa fu fondata sopra un altipiano ar-
tificiale di 6 metri circa di altezza sopra l'antichissimo
i' piano della valle. Ma tornando alla statua di Memnone, essa
'; col suo piedistallo posava sopra una piazza lastricata di gran-
' di pietre di Grès, la quale ora si trova sepolta sotto 1 met.
•i924 di limo. Or per conoscere in quanti secoli sia avve-
I nulo questo interrimento, bisognerebbe saper sino a qual
1 tempo fosse dessa slata scoperta. E da alcuni passi di Fi-
1' lostrato , e di Strabone si ha fondamento per credere che ai
ia loro giorni (furon essi pressoché contemporanei) la piazza
Ili del Mneraoniura fosse tuttavia scoperta, per cui l'interri-
mento di metri 1,924, sarebbe avvenuto ne' 18 secoli che
■ Iscorsero da Strabone sino a noi.
Oltre a ciò, cadde soli' occhio al Sig. Girard uDa iscri-
228 MODERNITÀ DEL DELTA
zione greca scolpita sul piedistallo del colosso, che ora per
metà è sepolta nel terreno attuale. In essa si leggeva, che
nell'anno decimo di Antonino era stata udita la voce che
il colosso tramandava all'aurora. Come non può supporsi
che l'iscrizione fosse scolpita a terra, ma ogni ragione
conduce a credere, che la persona che la incideva stesse
in piedi, e la segnasse almeno alla sua altezza, così il
Girard calcola che si trovasse alta da terra per la misura
di un uomo cioè un metro e mezzo; per cui ne conchiude
che nel minore dei calcoli si possa ammettere che da' tem-
pi di Antonino a noi cioè in 16 secoli, siasi avuto un in-
nalzamento di metri 1,50.
Noi noi seguiremo in tante ricerche di simil genere
che egli ha fallo nel resto di Egitto; perocché impossibil
sarebbe il dare qui i particolari del suo interessante lavo-
ro, al quale rimetto quelli che amassero avere più estesa
notizia; questo solo io dirò che tutti i calcoli, che egli ha
istituito gli recano assai prossimamente la cifra di 0,126
mil. per alzamento secolare del suolo di Egitto (1). Egli
è a rammentare che 0,134 avea egli ottenuto dai calcoli
sul Nilometro di Elefantina, e 0,120 da quello di Roudah;
per cui si vede che la congettura di una media propor-
zionale di 0,126 raill. per ogni secolo, è appoggiata da
fatti che rendon la cosa bastantemente probabile.
E appunto come fondala congettura ce la cifre il Sig.
Girard, anche per le applicazioni che egli fa del suo cal-
colo alle età dell'Egitto.
Le storie non segnano la data della fondazione di Te-
be, ma tutte si accordano ad attribuirle una remota anti-
chità. Coir ajuto del calcolo suesposto poteva tentarsi qual-
che congettura. Poiché mediante gli scavi potè il Sig. Gi-
rard conoscere che Tebe posava sopra una eminenza arti-
ficiale la cui base è oggi sepolta 6 metri, meno poche li-
(I) Descr. d' Egypt. T. XX. pag. t38.
BUNCowi 229
Dee sotto il suolo attuale. Dunque quando i primitivi Egi-
ziani accumulavano l'altipiano destinato a sorregger Tebe,
il suolo di Egitto era 6 metri circa più basso di quello
d'oggidì. Questa quantità divisa per la misura suddetta
dell'alzamento secolare, di 126 mill. porterebbe, dice il Sig.
Girard, l'epoca della fondazione di Tebe a un 418 anni
circa dopo il diluvio di Noè. = Ben è manifesto, prose-
gue egli (1), che noi non pretendiamo di attribuire una
precisione rigorosa alla determinazione dell'epoca che noi
abbiamo qui indicata; non sono queste che semplici con-
getture rinchiuse entro limiti di probabilità assai avvici-
nate, e che nuove ricerche potranno ravvicinare ancora, ir:
Così egli. Ma notisi un singolare accordo di questo risul-
tato, colle conseguenze che io esposi nelle Dissertazioni
poco fa pubblicate (2). Allora io mostrai aversi moltissime
ragioni per dire, che là ove la Storia di Mosè nomina Ta-
nis probabilmente debbasi intendere Tebe. Or notisi che la
Genesi parla della fondazione di Tanis: e per considera-
zioni che troppo lungo sarebbe qui lo specificare, essa ri-
monta sino verso li 400 anni dopo il Diluvio. Se pongasi
il nome Tebe in luogo di quello di Tanis, ognun vede che
le osservazioni geologiche del Sig. Girard, e la storia di
Mosè non ponno trovarsi fra loro meglio d'accordo.
Dalle ricerche del Sig. Girard pertanto, questo in ge-
nerale ne consegue incontrastabilmente, che il suolo di
Egitto si è innalzato sempre, e di una notabile quantità;
la quale non è certo minore di 4 in 5 metri. Or si abbas-
si col pensiero il suolo del basso Delta di 4 metri , che
resta egli? tutto è sotto mare.
(1) Op. e. T. XX. pag. 132. — In qual pregio siano
le osservazioni del Sig. Girard, si vegga Ritter Géogr. T.
III. pag. 5.
(2) 5e il Mare abbia in tempi antichi occupato le pia'
nure e colli d'Italia etc. Dissertaz. 2.^ e 3.*
230 moderisitX del deità
AI che inoltre conviene pur aggiugnere che altre os-
servazioni del Sig. Girard istituite ad Eliopoli nell'alto
Della , mostrarongli che in una proporzione bene maggiore
si fanno gl'innalzamenti del suolo per ogni secolo sul
Delta, in quella parte cioè ove le acque espandendosi per
la immensa pianura perdono di velocità , ristagnan pur an-
co, e quivi scaricansi di tutto il limo, che il corso rapido
gli avea fatto sostenere nel superiore tragitto. Dunque se
con questa o con qualsiasi altra minore ragionevole pro-
porzione vogliasi argomentare , ne consegue che gran parte
del Delta un 3 mila anni addietro, non sarebbe stato che
profondamente sommerso sotto le acque del Mediterraneo,
anche all'attuale livello.
Dunque la Geologia dello stato moderno di Egitto
esclude la possibilità che il Delta rimonti ad una età assai
remota: e la Geologia dello stato antico dimostra che un
tempo occupava il suo posto il mare: ma un mare assai
più elevato, perchè ha lasciato le sue vestigia sopra Memfi,
perchè si avanzava sino all'Oasis di Aramone, perchè si
congiungeva infine coli' Eritreo, lasciando ovunque segni
di sua presenza nelle conchiglie marine, nelle sabbie, e
nel sale.
La Geologia pertanto nulla oppone a quello che dice
la Storia, anzi la seconda, fors' anche la conferma, e
d'accordo conchiudono che il mare una volta più alto co-
priva tutti questi bassi paesi, e ti tenne sino ad un'epoca
non molto antica. Pur alcuni non convengon di questo^
hanno di che opporre, e le lor obbiezioni ci restano or
qui ad esaminare.
BIANCONI 231
ESAME
dette obbiezioni opposte atta modernità
del Delta di Egitto,
Molte prove adunque esistono della modernità del Delta
di Egitto. Prove istoriche, e prove geologiche. Accordo
degli antichissimi scrittori co' viaggiatori moderni. Le tra-
dizioni più esplicite, conservate da dotti di ogni età» lo
stato de' monumenti dell'antico Egitto, e lo stato del suolo,
tutto concorre a mostrare, che questa parte del basso Egit-
to il Delta, non emerse dalle acque del mare se non che
in tempi poco appresso alla guerra Trojana, come detta-
gliatamente è stato sin qui esposto. E ciascuno ben si sov-
verrà quanto ne dicono in proposito ed Omero, ed Ero-
doto, Aristotile, Ipparco, Eratostene, Stratone, Strabone,
Diodoro, Plutarco, e quindi Plinio, Seneca, Proclo, con
tanti altri meno antichi j lo che è quanto dire pressoché
tutti i primi dotti dell'antichità, e che le loro narrazioni
sono in perfetta armonia colle descrizioni locali de' mo-
derni a tal segno, che feci vedere che Erodoto descrive
l'estendersi del mare sul Delta, e ne' deserti della Libia,
precisamente a quel modo, che il Russegger disegna le
vestigia del mare antico sulla sua carta Geologica.
Con tutto ciò crederem noi finita la questione e sta-
bilita la modernità del Delta? al certo che no; e feci già
notare nel chiudere del precedente capo, che non lutti gli
eruditi convengono in questo: esservene anzi non pochi
che dissentono altamente, ed oppongono obbiezioni di vario
genere, che io mi propongo or qui di chiamare ad esame.
Taluno ha trovato la questione di sì lieve momento
che l'ha spacciata quasi favola, e cosa da riso. = Per
una mala intelligenza, uno dice, del vero senso del voca-
232 hodernitX del delta
bolo Aegyptos io que' passi di Omero, alcuni geografi
moderni pretesero provare che il Della de' suoi tempi era
ancora coperto dall'acque del mare. Sopra errori di simil
fatta ha le sue basi quasi tutta l'erudizione de' geologi
(1) =: Mordace è la chiusa, ma del pari falsa, perocché
opere di geologi riputalissimi, fra le quali citerò quelle di
De-Luc, Cuvier, Lyell etc. rispondono ad esuberanza alla
inconsiderata accusa data indistintamente ai geologi.
Poi è egli forse retto il dire che si è argomentato
della modernità del Delta fondandosi sul luogo di Omero?
Ognun sei vide s'io venissi a trattar l'argomento con solo
Omero alla mano, o se anzi non raccogliessi da lunga
serie di scrittori, i principali dell'antichità, la conferma
e gli schiarimenti per cento variate maniere della Omerica
tradizione. Per questa parte potrebbonsi ritorcere sull'au-
tore le sue parole « che per una mala cognizione della
questione egli ha sentenziato con tanta franchezza ; poiché
per poco che fosse egli entralo addentro nell'argomento,
sarebbesi accorto che tutto non posa già sul vocabolo Ae-
gyptos, ma che questo anche ommesso, resta lunga mano
di prove, che rendono la questione rispetiabile, e men fa-
cile ad essere cacciata con un sol tratto di penna.
Rimane adunque della riferita obbiezione, che è del
cai. Malte Brun, a conoscere in che consista l'errore com-
messo per la intelligenza del xozdholo Aegyptos. 'E, trarrò
la spiegazione da un altro pur valente scienziato il Sig.
Desdouils il quale così si esprime. = Lungo tempo si è
data l'interpretazione al vocabolo Aegyptos, come indi-
cante la terra di Egitto, ma da lungo tempo ancora egli
è provato e convenuto fra gli eruditi, che il vocabolo .4^-
gyptos usato da Omero non significa altra cosa che il Ni-
lo .. . Si tratta qui adunque non della distanza dall'Isola
(1) Malte Brun T. 1. C. 39.
BIANCONI 233
di Faros alla terraferma, ma della sua distanza dalla im-
boccatura Canopica del Nilo; questa distanza non è che
di sette a 8 leghe, e si prova facilmente che ciò può ac-
cordarsi col tempo di un giorno e di una notte di navi-
gazione all'epoca de' viaggi di Ulisse = (1).
In contrario però a questa convenuta interpretazione
del vocabolo Aegyptos, almeno sul punto risguardante la
distanza di Pharos, sta il luogo di Plinio da me altrove
ricordato (2) , e cioè congesta major pars Aegypti a Ni-
lo ; in quam a Pliaro insula noctis , et diei cursum fuisse
Homero credimus; il quale apertamente dimostra come Pli-
nio interpretasse per terra di Egitto, ciò che è indicato sotto
il nome di Aegyptus nel passo Omerico. Similmente si op-
pone un luogo di Strabone (3) = Tunc diurnae naviga-
tioriis spatio Pharum a continente fuisse dissitam =; e
forse potrebbe dirsi il concorde assenso di tutti quelli che
asserendo il Delta sott'acqua, pongono grande distanza
tra Pharos e la terra scoperta dell'Egitto, e spiegano ed
aprono in certo modo il senso piano dell'Omerica narra-
zione. Ma valga per tutti il cel. Letronne, il quale afferma
che da tutti i luoghi dell'Odissea confrontati assieme si
raccoglie che Omero in questo luogo parla del paese o
terra ferma, e non del fiume (4).
Ma passiam sopra a questa osservazione, la quale in
fin fine poco monta; perocché nella ipotesi da noi stabi-
lita in addietro che il mare giugnesse sino di mezzo a' monti
di Memfi, tanto è l'andare alla terra di Egitto partendo da
Pharos, quanto da questo stesso luogo andare al Nilo, che
colassù avesse l'unica sua foce. Il Malte Brun però ed il
Desdouits altramente considerano la cosa supponendo sin
(1) Soirées de Monthlery pag. 171.
(2) Lib. IL cap. 85.
(3) Lib. L pag. 37.
(4) Journal des Savants.
234 nODERNITl DSL DELTA
in antico asciutto il Della come oggidì. Si è visto come iì
secondo appliclii il racconto di Omero ad un viaggio da
Pharos alla prima foce del Nilo, che s'incontra costeggian-
do il Delta, cioè la Canopica, che dista 7 ad 8 leghe. Al
quale tratto di viaggio di 16 a 18 miglia, avrebbe biso-
gnato impiegare una navigazione di un giorno, e di una
notte fatta
In concavo legno
Cui stridulo da poppa il vento spiri.
Il Sig. Desdouits che afferma potersi facilmente accor-
dare colla navigazione a' tempi di Ulisse , non reca poi
veruna prova del suo asserto, ma ben sì conosce che egli
allude alla supposizione di una navigazione a quei tempi
imperfettissima, e quindi tanto più lenta d'oggidì. Forse
esisteranno ragioni e calcoli a me ignoti che provino che
anticamente una nave a gonfie vele e sul mare non poteva
percorrere, che solo 16 miglia in 24 ore: tuttavia io con-
fesso sembrarmi questo inverosimile per un lato , e con-
trario alle cognizioni ed alle memorie che si hanno per
l'altro.
Primamente per quanto rozze e mal formate vogliansi
supporre le navi antiche, esse infine eran galleggianti, i
quali potevano essere spinti dal soffio del vento, perchè
avevano vele , ed accelerate da remi, perchè il lor uso era
comune. Ma le descrizioni che Omero ci dà delle navi de'
suoi giorni, la distinzione delle loro parti, il loro maneg-
gio, e le figure pur anche, che in antichi monumenti ci
restano, fanno fede che la nautica non era tanto malintesa,
da dover offrire ostacoli e ritardi sì forti, da ridurre le
Navi a vele a percorrere soli tre quarti di miglio per ora
ancorché impulsala da vento propizio e da remi, mentre più
ne percorre una Zattera oggidì.
Parmi adunque onninamente inverosimile il supposto
BIANCONI 33£;
del Desdouits. Poi già superiormente io recai ragioni, per
dover supporre la navigazione di quei tempi ben più ce-
lere di quello che calcoli ora il Desdouits. Ma a quelle
altre prove mi piace or qui aggiugnere,cbe tornano opportu-
nissìme al presente soggetto.
Omero cosi ci descrive una navigazione fatta da'
Feaci (1):
Come talvolta in polveroso campo
Quattro maschi destrieri a un cocchio aggiunti
E tutti dal flagel percossi a un tempo,
Sembran levarsi nel vóto aere in alto
E la prescritta via compier volando:
Si la nave correa con alta poppa
Dietro da cui precipitava il grosso
Del risonante mar flutto cilestro:
Correa sicura, né l'avria sparviere.
Degli augei velocissimo, raggiunta,
Con si celere prora i salsi flutti
Solcava etc.
Anche volendo donar molto alle figure poetiche, parmi
che le similitudini dei quattro destrieri maschi, e tutti
flagellati , e quella dello Sparviere lascino tanto di spazio
al calcolo, che rendano affatto scorretto quello di | di mi-
glio per ora, e di 18 miglia in un giorno ed in una notte.
Inoltre il Desdouits, come non avrà posto mente al
recato luogo, così non avrà fallo attenzione alla misura
e di tempo, e di spazio che in questo tratto dell'Odissea
pur ci rimangono di una corsa di navigazione. La nave
di cui si è parlato parti sulla sera dall'Isola de' Feaci,
oggi Corfù , e
(I) Odyss. Uh. Xllt.
936 hodernitX del delta
Quando comparve quel sì fulgid' astro
Che della rosea aurora è messaggere,
La ratta nave ad Itaca approdava.
Or Itaca in linea retta dista più di 60 miglia da Cor-
fu, e furono percorse in una sola notte, anzi dalla sera
al comparire della stella precorritrice dell' alba, cioè Fo-
sforo 0 Venere mattutina, il quale spazio puossi calcolare
per tutta abbondanza 12 ore. Se dunque si conosceva a*
tempi di Omero che in 12 ore si potevano percorrere 60
miglia, ognun vede se potrà esser facile cosa al Sig. Des-
douits di provare che in 24 ore non percorrevansi che
sole 18 miglia con navigazione felicissima, qual è quella
di cui Omero parla, là ove segna la distanza da Pharos
all'Egitto.
Io penso anzi che con queste prove venga ornai sta-
bilita la misura approssimativa della celerità di cui godeva
la navigazione degli antichi.
Notisi ancora qui di sfuggita, che il computo di 120
miglia che io, nel precedente capo assegnava ad un gior-
no ed una notte di navigazione, e che mi portava da Pha-
ros sin presso alle Piramidi, viene confermato, e dimostrato
più giusto dalle prove oggi recale.
Qualcuno si era accorto della incongruenza di porre
un punto sì prossimo a Pharos qual è la foce Canopica
del Nilo per termine del viaggio marillirao di Menelao, ed
hanno cercato di rimediare col portare la cosa ad un al-
tra foce, la Bolbitina, che disia circa un 40 miglia. E per
appoggiare questa scelta adducono, che la ispezione delle
ramificazioni del Nilo sul Delta, addimostra che il primo
braccio, cioè il Canopico, è opera dell'arte, mentre il Boi-
bitino è manifestamente opera della natura; quindi questo
solo, dicesi , da questo lato esisteva a' tempi Omerici , ed
a questo dovette dirigersi Menelao. Se non che 40 miglia
BiAncOMi 237
sono ancora mollo al di sotto dalla distanza assegnata da
Omero, e non soddisfanno quindi alle condizioni da lui
stabilite.
Dunque raccogliamo le conseguenze che dall'esame
di queste opposizioni derivano, e cioè, che se pel vocabolo
Aegyptus si dovesse anche intendere il Nilo e la sua foce,
questa non poteva essere che l'unica foce posta fra' monti
di Memfì nel medio Egitto, quando il mare più allo cuo-
priva tutto il Delta, ed allora si verifica la condizione di
Omero di una corsa a vele gonfie per 24 ore, cioè per la
distanza di 120 miglia da Pharos.
Chi si ride della modernità del Delta e pretende at-
terrarne ad un sol trailo tutto il vigore, si è il rinoma-
to commentatore di Plinio l'Harduin: Commentum hoc,
egli dice (1), refellunt eruditi hoc argumento; e l'argo-
mento si è il seguente, recato già dal Becano, e ripro-
dotto con molta gagliardia da Malle-Brun e Desdouits. Se
Pharos era lontano dall'Egitto pel tratto di un giorno di
navigazione, e se tulio questo spazio di mare è slato em-
pito in mille anni, dall'eccidio di Troja cioè, sino alla na-
scita di Alessandria; avrebbe del pari dovuto ingrandire
moltissimo nei tremila anni che seguono venendo sino a
noi. Ma la misura del Delta (2) data da Erodoto concorre
a provare che il Delta da più di tremila anni non si è sen-
sìbilmente ingrandito ; dunque nemmeno il primo ingran-
dimento è verosimile né ragionevole.
Al che primamente risponderò coi cel. De-Luc,e Cor-
dier, potersi addurre alcune cause le quali rendono ragione
di fortissimi interrimenti di fiumi sui primi tempi , e di
minimi ne' posteriori; più potersi dare certe disposizioni
del suolo per cui l'emersione di una terra dal mare sia
pronta sino a certo limite, oltre al quale poco o nulla
(1) Ad Lib. IL cap. 85. pag. 113.
(2) Malie Brun. 1. 58.
238 MODERNITÀ DEL DELTA'
s'accresca; per cui si venga con questa a togliere e l'ir-
ragìonevoiezza, e l'inverosimiglianza della cosa.
Ma ponendo anche in disparte queste risposte , una
considerazione ne resta ^ che tronca profondamente la dif-
ficoltà. Imperocché a che mai tende l'opposizione se non che
a conchiudere che il Nilo non può avere formato il Delta
co' suoi interrimenti in un mille anni ^ se poi non ha po-
tuto in 3000 aggiugnere nulla o almeno pochissimo? Eb-
bene se questa è la difficoltà risponderemo che si è fuor
di questione; perocché noi non sostenghiamo già che il
Nilo abbia co' suoi interrimenti respinto il mare , né ve-
runo degli antichi ha mai preteso questo, ma bensì si so-
stiene che il mare un tempo più alto abbassò per l'aper-
tura dell'Istmo di Gibilterra, e pose allo scoperto il Della;
e gli antichi col linguaggio di Plinio ripetevano che na-
scuntur terrae , et recessu maris- Dunque per combattere
la modernità del Delta oggidì bisogna provare, che il mare
Don giunse mai sin presso le Piramidi, o che giammai
esso abbassò di livello; ma quando si venga ad attaccare
pel lato degl'interrimenti del Nilo, è un venire a stabilire
la disputa sopra un campo, che la storia, i monumenti,
e la geologia hanno già rifiutato e proscritto.
In conseguenza di che è del pari fuor di questione la
difficoltà che affaccia col Freret,econ altri lo stesso Sig.
Desdouits (autore a cui d'altronde io professo immensa
stima) per la quale egli contrasta e nega l'alzamento del
suolo d'Egitto, per gl'interrimenti annui prodotti dalle
innondazioni del Nilo. Io già ho trattato in addietro que-
sto soggetto , ove recai (1) le osservazioni del Sig. Girard
comprovanti un innalzamento secolare di 126 mill. dedotte
da tre capi, cioè dagli scavi e natura del terreno, dal Ni-
lometro di Elefantina che egli scuoprì(2),e dalla porzione
(1) Pag. 226.
(2) Aggiungasi dal Nilometro di Roudah. Description
d'Egypte T. 18. pag. 555.
BIANCONI 239
de' Colossi , Obelischi etc. , che è sepolta sotto i deposti
del Silo. iDconcepibile egli è per me come il lodato Des-
douils, che con ogni forza vuole combattere l'elevamento
del suolo Egiziano per opera del Nilo, non parli che del-
le osservazioni del primo capo, e passi sotto silenzio le
altre due fonti che danno argomenti più decisivi. Mentre
adunque si può rispondere a questo distinto scienziato che
egli non ha compita la sua opposizione, né provata la sua
tesi , ove poi egli riuscisse effettivamente a distruggere gli
argomenti che tuttora sussistono, del che molto può du-
bitarsi, allora ci disimpegneremo col dirgli, che egli è
fuor di questione; poiché il regime del JNilo, qualunque
esso siasi, non urta la modernità del Delta, la quale si ri-
pete unicamente dall'abbassamento del mare.
Due obbiezioni vengono fatte in questi nostri giorni
da un celebratissimo letterato francese superiormente ri-
cordato, il Sig. Letronne, che raccolgonsi da alcuni squarci
posti per incidenza in articoli del Journal des Savants,e
sono comprese in queste poche parole = che il Delta
esistesse ancora a' tempi di Omero è provato, prima dal
testo della scrittura che mostra che Tanis esisteva già ai
tempi di Àbramo, e secondo pei resti di edifìzi Egiziani
trovati a Sals ed a Tanis, portanti il nome di Ramesse,e
di Sesostri che ve li fece erigere (1). =
Per la prima delle quali obbiezioni io mi riporlo ai
miei lavori pubblicati in addietro (2), pe' quali si mostra
che la Scrittura non parla di Tanis, ma bensì di Tebe.
Per la seconda poi vediamo a che cosa essa conduca,
zr Sono Obelischi, si dice, a Sais che portano il nome
di Ramesse, altri ve n' hanno a Tanis col nome di Seso-
stris; dunque queste due Città almeno esistevano ai tem-
(1) Journal des Savants. 1844. p. 248. e 1836. p. 696.
(2) Del mare etc. Dissertazione 2.' e 3.* Nuovi Annali
Serie 2. Tom.
240 MODERNITÀ DEL DELTA
pi di Ramesse e di Sesostri , vale a dire avanti assai alla
guerra Trojana. Dunque il Delta sul quale stanno le dette
Città era a que' giorni scoperto.
L'argomento posa sopra una premessa che io voglio
ammettere, perchè generalmente si conviene che i delti
Obelischi portino i nomi degli indicati due Faraoni ; ma
la conseguenza mi presenta al pensiero la seguente curio-
sa rettificazione cronologica, che altri direbbe anche ira-
portante scoperta. Si è sempre detto che Alessandria di
Egitto è stata fabbricata da Alessandro il grande, e che
prima di lui non esisteva. Eppure sappiasi che la cosa sta
bene diversamente, e che Alessandria fioriva già sino ai
tempi de' Faraoni, e precisamente di Mesphees, e di Ne-
ctanebis. E l'argomento che lo prova è, quanto il riferito
giustissimo. Eccolo. Sono Obelischi ad Alessandria che
portano il nome di Mesphees (1) e Neclanebis: dunque Ales-
sandria esisteva ai tempi di questi Faraoni che ve li hanno
fatti alzare. = Io non veggo che a questo argomento,
piucchè a quello del Sig. Letronne, si possa fare veruna
opposizione. Pure mi gridano attorno tutti gli Storici, e
tutti gli eruditi: non sai tu che questi Obelischi sono stati
trasportati da lungi ad Alessandria ^ alcuni da Tolomeo
Filadelfo, altri forse da Cleopatra? Dunque che provano
essi mai sull'antichità di Alessandria?
A questa voce universale io cederò, e tornerò nella
comune credenza, che Alessandria sia moderna, e de' tem-
pi di Alessandro.
Ma se questo è, io così ripiglio. Dunque gli Obelischi
Faraonici di Alessandria, perchè si conosce che sono stati
trasportati d'altronde, nulla provano; e gli Obelischi Fa-
raonici di Tanis, e di Sais , perchè nulla si sa dell'ori-
gine, e derivazione loro, provano decisivamente sull'anti-
chità delle rispettive Città? Qual argomento! Dopo che a
(1) Plinio lib. 36. eap. IX.
BIANCONI 241
tutti è noto, che le città del Delta sorsero quasi parassite
a spese delle città dell'alto e medio Egitto, le quali declina-
vano ^ e demolendosi andavan cedendo i lor materiali, e i
loro ornamenti alle nascenti città del Delta, si verrà a por-
re innanzi qualche monumento di Sais , e di Tanis, e si
pretenderà che senza saperne cosa alcuna si debba ammet-
terlo come proprio delle città in cui si trova? Se così si
volesse ragionare, ed ove fosser perdute le memorie di Ro-
ma, quale conseguenza singolare non potrebbe trarsi sul-
l'Obelisco di piazza laleranense? Dopo dunque tanti so-
spetti si taccierà di indiscreta la pretesa di chi chiedesse
che prima si provi, che questi Obelischi appartengono alle
Città, e poi se ne tragga la conclusione? la causa infatti
della quasi scomparsa di Memfì, non è da tutti giudicala
la grande esportazione de' suoi materiali che discendeva-
no il Nilo per distribuirsi alle minori Città? Anzi Alessan-
dria slessa non è dichiarata quasi una riedificazione di
Memfì in altra località?
Oltre di che quando sì trattasse di Città che posassero
sopra una terra sulla quale non cadesse veruna controver-
sia in punto delia sua remota antichità, pur pure; ma
quando ai forti dubbi già addotti stia contro a questa pre-
sunzione una folla dì attestazioni, e di prove quante se
ne son già recate, e quante sarebbero fors' anche ad ag-
giugnere in favore della recente emersione del Delta, ognor
più ragionevole apparirà se si domanda, che venga provato
che gli Obelischi di Tanis, e dì Sais siano stati fatti per
detti luoghi, ed abbiano avuto una sorte diversa da quelli
dì Alessandria , ed in genere dai materiali che compongono
la città e i monumenti del Delta.
Nello stato attuale delle cose io credo che l'argomento
del Sig. Lelronne si riduca a questo ; se gli Obelischi di Ta-
nis e di Sais non sono stati traslocati d'altronde (come lo
sono stati quei di Alessandria etc.)jessi proveranno che le
Citià in cui rinvengonsi sono Città Faraoniche: ma come
N. Ann. Se. Natuk. Seuiiì HI. Tomo 3. 16
242 MODERNITÀ DEL DELTA
nulla affatto di questo si sa: dunque per ora a nuli' altro
potranno servire, se non che d'invito per istudiare bene
le iscrizioni che sopra vi siano, affine di vedere se in es-
se qualcosa si dica delle Città cui appartennero; invito e
desiderio però che non potrà svegliarsi se non in chi non
abbia presente la massa di prove che dichiarano il Delta
di dominio del mare a' tempi di Raraesse , e di Sesostri.
Fintantoché adunque il Sig. Letronne non avrà pro-
vala l'amichila di Sais e di Tanis con un insieme di fatti,
e di prove superiore al semplice rinvenimento de' detti Obe-
lischi , la sua asserzione che essi furono ivi eretti da' Fa-
raoni è gratuita, e gli argomenti per la modernità del
Delta non vengono per questo ancora distrutti.
Una bella maniera, ed assai comoda per fare che gli
autori non dicano quello che esprimono le loro parole, e
che dicano quello che forse non sognarono mai di dire, si
è di trasportare al senso mistico , ed allegorico i loro di-
scorsi. Omero parla pure in cento luoghi di paesi, e di
fatti positivi, ne' quali nulla v' ha di allegorico; prova in
fra le altre ne sia, che Strabone s'appoggia tanto spesso
alle parole di lui, dando a ciascuna qiieP valor rigoroso
di cui grammaticalmente essa gode. Anzi non sarà sfuggito
di memoria io credo quel di Strabone ove dice che nean-
che gli epiteti sono dati da Omero inutilmente =: omnino
ullam frustra locìs adjicere appellatìonem (t). = Per cui
io seco ne conchiusi, e con cento altri antichi e moderni
scrittori , che Omero il più delle volte dice quello che dicono
le sue parole, e che non si può sempre con sicurezza tra-
volgere i suoi detti ad allusioni morali. Che verosimiglian-
za pertanto v' ha mai che Omero ove parla di Pharos,
della navigazione di Menelao all'Egitto, voglia alludere
alle vicissitudini della vita umana? Qual diritto per fargli
dire che col nome di Pharos egli ha inteso la terra abi-
(I) Lib. I. pag. 16.
BIANCONI 243
labile; che Vundoso in ponto a cui si trovava in mezzo,
era la vita umana travagliata da mille passioni ; che T Egit-
to, 0 il Nilo cui stava dinanzi era il fine dell'uomo, ossia
la partenza da questa vita ; che la navigazione dì un gior-
no era il corso di nostra vita mortale, e simili? (i). Con
qual ragione il Goropio Recano può dire = longa enìtn
divinìora sensa descriptio haec Aegyptt occultàbat , quae
ab ilio demum erui possunt , qui Protei analysim sit con-
secutus (2). Com'è autorizzato il Bacano a dichiarare che
sotto il nome di Proteo si abbia ad intendere la materia
prima, ed il Caos; e che le forme nelle quali egli Iramu-
lavasi erano i simboli de' quattro elementi? Omero dice
che iramutossi in Leone ^ in Drago, in Cinghiale, in Leo-
pardo , in Acqua ed in Albero : il Goropio afferma che il
Leone animale focoso rappresenta il fuoco o l'etere, che
il Drago indica la terra, l'Albero come quell'essere che
tende ad elevarsi, raffigura l'aria, finalmente l'Acqua è
apertamente nominata (3). Ma se queste figure sono i sim-
boli di tanto sublimi significazioni , perchè le altre due
il Cinghiale, ed il Leopardo saranno vuole di senso? L'in-
terpretazione adunque è inesatta, perchè non comprende
tutte le parti, e non è che un prodotto dell' immaginazio-
ne, che si è servita di quel che gli giovava, e quel che
non tornava in suo prò, ha taciuto, e lo ha rifiutato. Con-
viene però confessare che lo sviluppo dell'interpretazione
delBecano, qual è da lui esposta, è ingegnosissima ed acu-
ta , ma in cui pili è a lodare l' acume, che la sobrietà, confor-
memente al giudizio datone dall' Uezio che dice , Goropius
Becanus , vir quem inter magnos posuisses , si ingenìo
et eruditioni par in eo judìcium fuisset (4). E converrò
(0 Veggasi Harduin in Plin. lib. e. pag. 113.
(2) Niloscopium pag. 301.
(3) Niloscopium pag. 253.
(4) De navigatione Salomonis. UgoUnus T. 7. pag. 288.
244 MODERNITÀ DEL DELTA
certamenle che figurato sia il discorso di Omero, ove parla
di Proteo, in questo senso, che il Poeta per l' intreccio del
suo poema abbia dovuto introdurre un nume marino per
manifestare a Menelao cose ignote, e fra l'altre gli errori
di Ulisse perno principale di questa parie dell'Odissea;
ma non so persuadermi che Omero interrompa , e sconnetta
l'ordinalissimo filo della sua narrazione, per venirci a dare
in questo luogo una lezione di Morale e di Fisica.
Altri infine oppose: tulli gli scrittori hanno copiato
Omero; dunque tulio posa sulla sua autorità. In addietro
feci ampia risposta a questa difficoltà, sicché torni ora fru-
straneo il tornarvi sopra ; supponendo che ognun si ram-
menti come io mostrassi che anzi per l'accordo degli scrit-
tori venisse escluso il timore che l'errore o l'inganno aves-
se generato una opinione, che tutti i dotti, può quasi dirsi,
avevano abbraccialo, e da niuno era stata contraddetta. Im-
perocché ella é certo singolare considerazione, e non sen-
za interesse il riflettere, che delle molle obbiezioni fatte,
ninna che io sappia é stata promossa dagli antichi. Ora
quando non si pretenda che tutti i vetusti scrittori beessero
senza discernimento, egli è invero bene strano che gli an-
tichi più prossimi all'avvenimento, lestimonj oculari delle
vestigia lasciate da' cambiamenti avvenuti , vestigia che i
secoli non hanno cancellato, ma solo illanguidito, più a
portala essi di ricevere dalle memorie de' paesani la noti-
zia di cose fra loro avvenute, abbiano essi a convenire; e
s'abbia poi fra' moderni da immaginare tante difficoltà,
tante dubbiezze; ma più strano ancora che qualcuno pre-
tenda di potere tutto distruggere, tutto contraddire con un
motto, 0 con un tratto di penna.
A quelli poi che affacciassero antichissime date per le
Città del basso Egitto, così lor diremo, che noi dal canto
nostro abbiamo recato prove Storiche e Geologiche in fa-
vore della modernità del Della, che noi quindi ci tenghia-
nio sulle difese, e sulla negativa: che sta ora ad essi che
BIANCONI 245
affermano l'argomentare: poiché secondo le regole di ogni
buona logica Ei probandi onus incumbit , qui affirmat et
non ei qui negat. Spella ad essi il moslrar false e con-
fulare le prove da noi addolte, e stabilire la loro propo-
sizione. Imperocché i molli dati che si hanno in favore
della modernità del Delta spargono grandi dubbi sopra le
asserzioni isolate ed incerte, toccanti l'antico essere di al-
cune Città del basso Egitto; e però ci crediamo in diritto
di esigere, che esse sieno provate a tutto rigore.
La modernità del Deità è dunque sostenuta da prove
traile dalla Storia , da' Monumenti , dalla Geologia ; e le ob-
biezioni fatte, che io conosca, non valgono, s'io pur non
erro, ad abbatterla. Potrebbesi forse quindi a buon dritto
conchiudere che l'assunto fosse bene provato, e la recente
emersione del Delta stabilita. Ma se pur tanto non vuoisi
accordare, e se per tutto risultato del mio discorso sul-
l'Egitto, vogliasi unicamente concedere che la discussione
intorno alla modernità del Delta, merita di essere seria-
mente ponderata, e posta in bilancia colla sentenza op-
posta, la antichità del Delta, (la quale perciò stesso non
è ancora ferma e decisa); anche questo solo mi basta. Pe-
rocché ciò mi varrà a conchiudere che la remotissima ve-
tustà dei Delta non é tanto salda da distruggere l'Ipotesi
per tani' altre vie stabilita, dell'alto livello del Mediterra-
neo sino a' giorni della guerra Trojana, e del deposilo
del terreno fossilifero subapennino in tempi Storici.
NOTA. Opere recenti quali Beaumont Legons de Geologie —
Lefevre Voy. en Abyssinie — Ferrei et Galinìer Sur les cotes de
la mer Rouge etc. darebbero di molte aggiunte ; mi limilo ora a
trarre dall'ultima pag. 44. sull'Istmo di Souez.... tout port à
croire qu'il a élé occupé anciennement par Ics eaiix de la mer.
, — .... Le fond est couvert d'una grande quantilé de co-
I quilics marlnes: tout autour on voit una ligne de laisses formées
de débris de la mer qui a un developpement de 14 a 15 lieues;
de plus, toutes les riiines des villes antiques situés dans le voi-
sinage, se trouvent toiijours au-dessus des plus haules eaux du
Golfo Arabiqiie eie.
246
RENDICONTO
DELLE SESSIONI DELL* ACCADEMIA DELLE SCIENZE
dell' istituto di BOLOGNA.
{Continuazione , vedi Tom. II. pag. 446)
7.* Sessione. 19 Dicembre 1850.
L'Accademia riceve in dono dall'autore E. Fabbri-Scar-
pellini l'opuscolo — Sopra i lavori chimico-farmaceulici
del Prof. Peretli. Roma 1850.
Non pochi felici risultati ottenuti dal Rizzoli operando
fistole all'ano molteplici, assai estese, e profonde, lo de-
terminarono a tentare la guarigione di un caso, nel quale
rilevavansi quelle gravissime condizioni, per le quali i
Chirurghi consigliano un trattamento soltanto palliativo.
Nel dare che fa l'autore di ciò comunicazione all'Ac-
cademia nella suindicata seduta, narra che nell'individuo
che forma il soggetto di simile osservazione, quattro mesi
dopo la di lui nascita mostraronsi degli ascessi all'ano,
che degenerarono in fistole, le quali quantunque più volte
operate col metodo della incisione non solo non poterono
esser tolte, ma lasciarono l' infermo in assai temibili con-
dizioni.
Era egli giunto così all'età di 18 anni, quando si
determinò di farsi curare dal Rizzoli. L'ano presentavasi
allora enormemente ampio, in causa delle estese incisioni ,
che erano state necessarie onde tentare la guarigione delle
fistole. Delle molte però che rimaneano superstiti, rinve-
nivansene alcune assai profonde che dirigevansi all'alto
delle natiche, e degl'ilei, altre invece si insinuavano lungo
la cellulare che cuopre la superficie interna del cocige, e
del sacro ove era distrutta la corrispondente porzione del
retto intestino. Un tessuto fungoso assai abbondante trova- i
vasi all'ingresso dell'ano, scaturiva da questo gran copia j
di marcia, l'infermo era denutrito, non poteva camminare
RENDICONTO ACCADEMICO 247
pel dolore che soffriva alla parie malata e per la debolez-
za del di lui corpo.
Non controindicando 1* operazione qualsivoglia altra
locale, 0 generale morbosità, l'autore si accinse alla me-
desima, avendo l'avvertenza di non passare all'apertura
di tutte le fistole nel medesimo tempo, nel qual caso l'e-
stensione, l'ampiezza, la profondila delle ferite che si sa-
rebbero formate, l'emorragia che ne polca derivare avreb-
bero resa l'operazione pericolosa, od anche mortale. Ma
a norma di quanto eragli felicemente riescilo in altri casi ,
sebbene di questo meno gravi , incise invece a mano a mano
che le circostanze, e la tolleranza del malato lo permel-
teano, quelle fistole, e quelle tane, che erano più accessi-
bili , passando poscia con maggiore facilità e sicurezza al-
l'apertura delle più profonde. Anzi sul finire della cura
essendosi scoperto un altissimo seno alla parte posteriore
del retto, pel timore che pericolosa emorragia derivasse
dall'incisione delle grosse diramazioni arteriose che sulla
parete intestinale del seno stesso rinvenivansi, ne procu-
rò l'apertura valendosi a tal' uopo dell' enlerotomo del Du-
puytren colle branche del quale abbracciò, e fortemente
strinse la delta parete del sacco, la quale essendosi mor-
tificata, cadde la formatasi escara in un collo strumento,
dopo di che si ottenne la guarigione completa.
Che se questo fatto provava la possibilità di ottenere
la guarigione radicale delle fìstole all'ano anche in circo-
stanze gravissime, non era poi a negarsi che le condizio-
ni in cui rimaneva l'infermo erano mollo infelici. L'am-
pia cavità infatti, che già esisteva alla regione dell'ano
prima che il Rizzoli incominciasse la cura , erasi per le
recenti incisioni fatte, notabilmente aumentata. L'apertura
esterna od anale raffigurava un grande Y i di cui rami si
univano alla punta del cocige. Il ramo destro era più lun-
go del sinistro, e si insinuava fra il corrispondente bordo
del cocige, e del sacro, comprendendo i legamenti sacro
248 HENDICONTO ACCADEMICO
ischiatici dì quel lato, e porzione coriispondente di gluteo.
Dal margine anteriore dell'ano all'estremità di quel ramo
aravi la distanza di cinque pollici , e tre linee. Dalla predetta
regione dell'ano, all'estremità del ramo sinistro vi era la
distanza di quattro pollici. Tale ramo era esso pure Gan-
cheggiato dall' adjacente margine del cocige. I bordi di
questo cavo trovavansi allontanati in modo da lasciare fa-
cilmente scorgere la poca porzione di parte del retto in-
testino superstite che era soltanto l'anteriore. Il cocige,
e gran parte del sacro trovavansi all'interno ricoperti sola-
mente del periostio, e da un tessuto cicatrizio abbastanza
compatto, un tessuto cicatrizio pure compatto formava il
lestante di questa vasta, e profonda cavità. All'esterno il
sacro, ed il cocige mostravansi rivestiti dagli integumenti
i qnali verso la punta del cocige stesso trovavansi alquanto
increspati.
Ognuno quindi facilmente comprende quanto incomo-
da, e ributtante dovesse riescire quell'ampia apertura, a
togliere la quale si erano già diretti i pensieri deli' Autore,
il quale poi mediante una nuova operazione autoplastica ,
potè riescire a ridurre l'indicala vasta cavità^ ad un foro
della naturale ampiezza dell'ano. L'infermo è ora completa-
mente ristabilito, può trattenere gli escrementi non solo, ma
ben anco i flati, ed evacuarli colla massima facilità. E ciò
che merita speciale osservazione si è, che l'interna superficie
del preesistente cavo presentasi per le fatte suture delle
dimensioni del retto intestino, ed i tessuti cicatrizj che
concorrevano a formarla, non più prosciugati dal contatto
dell'aria hanno acquistata la consistenza, e le apparenze
di una membrana mucosa. Questa operazione dal Rizzoli
è chiamata glutoproctoratìa, o glutoprotorafia, da Glutos
natica, Froctos ano, Raphia sutura, ossia sutura della
natica, e dell'ano.
RENDtCONTO ACCADEMICO 249
Sessione straordinaria 27 Dicembre 1860.
Dovendo nominarsi Ire Accademici Onorari, uno in
sostituzione del Dott. Fagnoli promosso all' Ordine de'
Pensionati, e due in sostituzione dei defunti Dott. Luca
Sgarzi e March. Pietro Davia, il Presidente propone i tre
alunni Dottori Ferdinando Verardini, Antonio Saporetti e
Francesco Pistocclii ; i quali vengono eletti con onorevolis-
mo partito.
Poscia il Presidente nomina una Commissione per re-
digere il programma per un premio Aldini sugl'incendi,
composta degli Accademici Cav. Prof. Ispettor Maurizio
Brighenli, quale Presidente, Dott. Giuseppe Fagnoli, Dott.
Domenico Magistrini e Dott. Giacomo Grandi.
8."^ Sessione. 2 Gennajo 1851.
Il Segretario legge lettere di ringraziamento dei Dottori
Ferdinando Verardini , Francesco Pistocchi ed Antonio Sa-
poretti per la loro promozione a Soci Onorari.
Non ha molto che nel Consesso Accademico facendo
taluno la enumerazione de' lavori scientifici dell' illustre
geometra cav. G. B. Magistrini, toccò pure della Ruota
Idrofora a forza centrifuga ( Novi Commentarii Academiae
Scìentiarum Instìtuti Bononìensis T. r.), « ch'egli ira-
» maginò e calcolò senza conoscere l'invenzione di Le-
» Demours {Machines approuvées par V Académie des
M Sciences T. VI), né la relativa teorica à' Eulero (Mém..
n Acad. Berlin. 1751), né quella di Navier (Belidor Ar-
n chic. hydr. l.fe Panie— r. /. 1819, pag. 619), e al cui
» perfezionamento intendeva ancora, quando ci venne rapilo.
» Da lui avremmo appreso, se la forma più acconcia del
250 RENDICONTO ACCADEMICO
1) lubo sia la parabolica d'Eulero, od altra, che non sa-
)> rebbe certo sfuggita al Calcolo delle Variazioni maneg-
» giato da un tanto analista )>.
Ben era conveniente, che il degno suo figlio, ond' egli
non ebbe ad invidiare la sorte di Jacopo Riccali e del
massimo Eulero, completasse un sì importante lavoro; ciò
che questi imprese a fare con dotta dissertazione che og-
gi leggeva all'Accademia.
Dichiarava dapprima, come l'illustre genitore inten-
desse ultimamente ad applicare la Ruota Idrofora a quel
grave bisogno della nostra e delle vicine Provincie, a cui
avea pure in altro tempo rivolto il pensiero, quando im-
maginava il molino a doppia macina mobile; e si propo-
nesse in circostanze di lunghe siccità di sollevare da una
vasca una quantità d'acqua sufficiente a dar moto ad un
molino, e la quale dopo prodotto l'effetto ricadesse nel
serbatoio, e tornasse ad alimentare i tubi della macchina.
E mostralo di tal guisa il bisogno di ottenere con data
forza di rotazione il massimo effetto, si faceva a cercare
la forma de' tubi necessaria a conseguire la massima ve-
locità dell'acqua, che per essi dee salire in virtù della
forza centrifuga generata dalla loro rotazione. Il Calcolo
delle Variazioni fornivagli le equazioni differenziali del-
l'asse de' tubi; equazioni che nello stato attuale dell' Ana-
lisi sono impossibili ad integrarsi; ma da cui ne deduceva
egli una terza, la quale dimostra almeno che la linea in
questione non è a doppia curvatura, ma descrivibile in
piano. E nel caso piiì rilevante in pratica di una grande
velocità di rotazione riusciva a riconoscere, che il circolo
soddisfaceva con grande approssimazione alle condizioni
del massimo; ciò che importa una notevole facilità nella
costruzione de' tubi stessi.
L'ipotesi idraulica, su cui è basato il calcolo^ si è
quella delle Irajeltorie della stessa famiglia, propugnata
con taiitj calore dal Piola, con egual calore combattuta
RENDICONTO ACCADEMICO 251
dal nostro Brìghenli. Ma in tanta incertezza delle teorie
deir Idrodinamica non faremo colpa al giovine accademico
d'essersi allontanato dalla nostra scuola. Poiché l'indi-
pendenza dei pensiero è troppo necessaria al progresso
delle scienze: e se dovessimo giurar sempre in verbo ma-
gistri, saremmo tosto ridotti alla sapienza tradizionale de'
bracmani e de' mandarini.
Sessione straordinaria del 5 Gennajo 1861.
Convocali i due primi Ordini dell'Accademia per trattare
d'un programma per premio Aldini, si legge il progetto
redatto dall'apposita Commissione, che viene approvalo al-
l'unanimità, e se ne ordina la sollécita slampa e diramazione.
Poscia i pensiooari passano ad occuparsi di completare
il numero degli alunni. Proposti dal Presidente i Dottori
Alessandro Palagi, Ermete Malaguti e Lorenzo Respighi,
vengono tutti e tre elelli con favorevolissimo partito.
9.* Sessione. 9 Gennajo 1851.
Leggonsi lettere di ringraziamento degli alunni Dollori
Ermete Malaguli, Alessandro Palagi e Lorenzo Respighi
per la loro aggregazione all' Accademia-
li Prof. Fulvio Gozzi , il quale nello scorso anno con
un suo dotto lavoro comprovò a questa Accademia, che
i principii fondamentali di farmacologia proposti singolar-
mente dal Giacomini erano già da lungo tempo proclamali
dalle Cattedre di Rologna, lo slesso Prof. Gozzi nella
presente sessione in onore della nostra scuola cercò pure
di mostrare quanto sia erronea, ed esagerala l'asserzione
del Turchi il quale pretende, che il saggio sui medica-
menti del Prof. Semmola è un originale concepimento atto
a scomporre e ricostruire la scienza farmacologica su di
262 RENDICONTO ACCADEMICO
nuove, ed inalterabili basi. Secondo infatti l'Accademico
le invenzioni nella suddetta opera proposte hanno ben al-
tro pregio di quello dal Turchi attribuitogli, e quanto di
più importante nell'opera istessa rinviensi, viene già da
molti anni dalla scuola nostra ammesso e dichiarato.
Oltre di che l'Accademico non sa concepire per quale
ragione non siano venuti a cognizione del Prof. Napoleta-
no i molti lavori che su tale argomento i pensieri della
scuola Bolognese disvelarono, o piuttosto per quale tra-
scuranza non siano stati da lui esaminati e debitamente
ponderati , che in allora quel Professore non sarebbe stato
costretto di cedere ad altri una palma che credea coi pro-
pri studi essersi procacciata. Ma fosse pure il solo Sem-
mola che dei lavori scientifici fatti dai più chiari ingegni
della penisola poco calcolo si facesse, che così non ve-
dremmo in varie opere de' nostri altronde insigni scrittori
oramessa l'esposizione di quei sublimi concetti, e di quelle
utili invenzioni, che furono fruito dell'ingegno Italiano,
per dar luogo non infrequentemente ad alcune superfluità,
0 meschinità dettate con molto- orgoglio da non pochi
stranieri.
IO.'' Sessione. 16 Gennaio 1861.
La Società Medico-Chirurgica di Bologna invia in dono
all'Accademia il Bnllettino di Novembre e Dicembre p.p.,
e il fase. 2.° del voi. 6." delle Memorie.
L'accademico pensionato Dott. Giuseppe Fagnoli legge
le sue Riflessioni intorno alla teorica delle Pressioni che
un Corpo , o Sistema di forma invariabile esercita con-
tro i singoli appoggi dai quali è sostenuto in equilibrio.
Quando ci si presenta un sistema di forze da comporre
in una sola, la risultante è necessariamente determinata:
ma quella risultante può provenire egualmente da infiniti
RENDICONTO ACCADEMICO 253
altri sistemi ; onde se , data la forza , cerchiamo le compo-
nenti , da cui può risultare , il problema ( generalmente par-
lando) sarà indeterminato.
Per esempio se noi applichiamo una forza ad un punto
materiale legato con rette invariabili ad una serie di punti
fissi (siano essi indipendenti oppur legati fra loro), la
forza unica applicata potrà (generalmente parlando) con-
cepirsi decomposta in infiniti modi secondo quelle rette
invariabili; e ai diversi modi di decomporla corrisponde-
ranno diverse spinte o pressioni, che dir vogliamo, sui
punti fissi. Ma poiché ciascuno de' punti fissi non può
andar soggetto che ad una sola spinta o pressione, ne
seguirà che di tutti i possibili modi di decomposizione un
solo sarà attuato, e gli altri rimarran virtuali.
Così il problema delle pressioni esercitate da un corpo
contro i punti, ne' quali si appoggia ad altro corpo im-
mobile, quantunque sia essenzialmente determinalo, pure
a non guardare che al principio della composizione e de-
composizion delle forze , ci si presenta come indeterminato.
A levare quest'assurdo intesero parecchi geometri: e
notabili sono le speculazioni di Mariano Fontana, del Lor-
gna, del Malfatti, del sommo Eulero. Ma in tutte fu però
scoperta qualche petizion di principio, e per gli spiriti
severi la questione rimase insoluta. Allora si ebbe ricor-
so, e fra gli altri dal nostro prof. Bertelli d'onorata ri-
cordanza , al carattere fisico di un più o men notabile
grado d'elasticità: con ciò dimostrossi che in natura il
problema era determinato; ma non si levò per questo la
contraddizione dalla Meccanica astratta.
11 naufragio di molti valentuomini e di più genera-
zioni non fu mai ragione per disperare. Venti secoli eran
passati sul quinto postulalo d'Euclide, e non v'era forse
stalo geometra, che non ne avesse inutilmente cercata la
dimostrazione, quando il nostro Camillo Minarelli colse
una palma ch'era sfuggita alla perspicacia de' greci, alla
254 RENDICONTO ACCADEMICO
filosofia di D' Alerabeit e alla solerzia di Legendre. E pure
nella Meccanica Razionale, dopo un lungo avvolgersi de' sa-
pienti per misteriosi labirinti, venne all'età nostra il Poinsot,
il quale alla fantasmagoria de' Momenti sostituì il luminoso
principio delle Coppie; e la ragione umana potè mirare
in faccia tante verità, che avea già dovuto sommessamente
ricevere come responsi del calcolo. Non darem dunque
taccia di temerario, ma farera plauso a chi fornito di pe-
netrante ingegno e di buoni sludi, a malgrado dell'infe-
lice riuscita de' tentativi di tanti uomini illustri, volga
pure il pensiero a torre l' indeterminazione dal problema
delle pressioni, divenuto al pari dell' Acrocerauno d'in-
famato nome.
= Sono le formule matematiche (dice il chiarissimo
disserente) una maniera d'oracoli , coi quali è d'uopo usare
singoiar diligenza non solo nell' interpretarne i responsi,
ma sì e più ancora nel far le domande; che se queste sono
dubbie o manchevoli , e quelli ancora risultano oscuri o
mozzi. Perocché i dati e le condizioni d'ogni problema
dovendo prima essere estrinsecati dal concetto e trasfusi
nelle formole,, e i risultamenti del calcolo derivando poi
da queste sole; manifesta cosa è, che le conclusioni allora
solamente saranno consentanee al primo concetto, quando
questo sia stato tradotto precisamente e completamente
nel linguaggio matematico. E però quando gli ultimi ri-
sultati mostrino di essere in qualche contraddizione coi dati
primitivi, si dovrà prima d'ogni altra cosa investigare,
se questi sieno stati debitamente espressi, quelli debita-
mente interpretati.
Dalle quali considerazioni discende che, nella teorica
delle pressioni, essendo gli ultimi risultati così semplici
e chiari da non lasciar luogo a dubbiezza sulla loro in-
terpretazione , fosse precipuamente da rivolgere ogni at-
tenzione alla corrispondenza delle forraole coi dati. E se
questa si ravvisasse completa e precisa , cosicché fossero
RENDICONTO ACeADEMICO 265
dalle formole rappresentate tutte le condizioni assegnate,
e Dlun' altra, il problema degli appoggi sarebbe chiarito
per natura sua indeterminato, e si dovrebbe quind' innanzi
rinunziare ad 'ulteriori tentativi per determinarlo; come
quelli che non potrebbero riuscire se non vani, o condu-
centi alla soluzione di problemi in sostanza diversi. Ma se
Iraspaja qualche discrepanza fra le condizioni e le for-
mole, si dovrà prima porre ogni studio per metterla net-
tamente in chiaro _, e allora solo sarà aperta la via alle
indagini per trovar modo di provedere al difetto; giacché
il primo passo per rimediare al male dee farsi col rin-
tracciarne le cagioni (Herschel. Phil. Trans. T. 93).
E per non slare più oltre sulle generali, verrò dun-
que, dietro le tracce indicate , a confrontare più da vicino
le formole colle condizioni, che individuano il nostro pro-
blema, le quali sono due; e cioè: 1.° Glie il Corpo ^ o
Sistema premente sia sostenuto in equilibrio mediante le
resistente opposte dagli appoggi: 2.<» Che sia di forma
invariàbile. E non mi occorreranno molte parole per di-
mostrare, che le formole, e le equazioni notissime di cui
si fa uso per risolvere il problema degli appoggi , discen-
dono bensì dalle superiori condizioni, ma non così esclu-
sivamente , che non possano ancora essere derivate da con-
dizioni diverse.
E riguardo alla prima condizione noterò, che le for-
ze che s'intendono sostituite in luogo degli appoggi, se-
condo il comune metodo, e mediante le quali si mantiene
l'equilibrio del Sistema, non esprimono necessariamente
le resistenze esercitate dagli appoggi, e possono anche
rappresentare forze diverse.
E veramente il metodo in uso consiste unicamente nel
supporre la forza premente decomposta , e distribuita in
ciascun punto d'appoggio, e in luogo di questi sostituite
altrettante forze, la risultante delle quali sia eguale e di-
rettamente opposta alla forza premente: e ottenuto per tal
256 RENDICONTO ACCADEMICO
modo l'equilibrio del sistema mediante due forze contra-
rie applicale a ciascun punto premente, si conclude poi
che una di esse esprima la pressione, l'altra la resistenza
esercitate in quel punto. Ma questa conclusione non è ge-
neralmente legittima fuorché nei casi di due soli punti di
appoggio , 0 di tre non collocati in linea retta ; perciocché
in quelli tanto la forza premente, quanto le forze sosti-
tuite in luogo degli appoggi , non possono intendersi di-
stribuite in questi fuorché in una sola maniera, la quale
sarà necessariamente la maniera in cui le pressioni si di'
stribuiscono. Ma negli altri casi potendo le forze resistente
e premente essere composte e decomposte in più modi,
potrà aver luogo l'equilibrio, e potranno le relative equa-
zioni essere soddisfatte, quandanche la forza premente
s'intenda distribuita in un modo, e la forza resistente in
un altro; cosicché a ciascun punto premente del sistema
risultino applicate due forze contrarie bensì > ma non ugua-
li , e mancanti perciò del principale carattere per poterle
ritenere a vicenda azione e reazione.
Secondo questo metodo adunque l'equilibrio si sup-
pone mantenuto da forze, che non rappresentano neces-
sariamente le resistenze esercitate dagli appoggi ; e quindi
le formole che ne derivano non esprimono la prima con-
dizione del problema , come superiormente si è detto. Il
quale difetto ha origine dal non tenersi conveniente conto
de' vincoli, che connettono le parti diverse del Sistema,
e nell'avere implicitamente supposto che le due forze che
s'intendono applicate a ciascun punto, e che producono
l'equilibrio, debbano quivi necessariamente fra loro elidersi,
indipendentemente dalle forze applicate agli altri punti. Lo
che è palese non aver luogo generalmente quando la for-
ma del sistema é invariabile, potendo allora ciascuna forza
essere elisa in parte nel punto in cui s'intende immedia-
tamente applicata, e in parte negli altri punti, nei quali
agisce mediante l'interposizione del Corpo, o Sistema rigido.
RENDICONTO ACCADEMICO 267
Analizzando inoltre il concello di pressione, o ten-
sione, si rileva che non può aver luogo pressione senza
che esistano parti materiali distinte, dotale d' impenetrabi-
lità ^ 0 di forze repulsive, e sospinte le une contro le al-
tre da forze applicale a ciascuna di esse ; e che del pari
non può esservi tensione senonchè fra parti materiali di-
stinte aderenti fra loro, o dotale di forze attrattive, e
animate da altre forze che tendono a discostarle. Quella
parte di forze, che rimane elisa per la scambievole azione
contraria di tali parti o punti materiali , costituisce allora
la pressione, o tensione fra essi esercitata. Che se due o
più forze contrarie sieno applicate ad uno stesso punto
indivisibile, potranno bensì elidersi fra loro a vicenda, e
distruggersi in tutto o in parte, ma non per questo eser-
citeranno quivi pressione, o tensione alcuna; che anzi non
si saprebbe concepire qual delle due vi fosse piuttosto
esercitata.
Ora queste diverse maniere d'elisione sono indifferen-
ti, quando si considerano le forze in relazione al solo
equilibrio. E infatti, quante volle le forze, da cui è ani-
mato un Corpo o Sistema , si elidano tulle scambievolmente ,
l'equilibrio sarà del pari mantenuto, sia che tale elisione
si operi mediante tensioni o pressioni , ovvero senza di es-
se, sia che le tensioni o pressioni abbiano luogo fra le
parti stesse del Sistema, ovvero fra queste e altri punti
resistenti. Ma non può dirsi lo stesso, quando^ oltre al-
l'equilibrio, si debbe ancora avere relazione alle pressioni
esercitate contro appoggi : allora si rende evidentemente
necessario di tener conto separatamente di quanta parte di
forze s'impieghi in questo particolare modo di elisione,
e di quanta negli altri.
E perciò il metodo comune di supporre le pressioni
e le resistenze come forze insieme applicate ai medesimi
punti, può sempre usarsi senza errore, quando si riguar-
da il solo equilibrio, ma noii così generalmente e senza
N. Anm, 6t. Natuu. Skkie IH. Tomo 3. 17
258 RENDICONTO ACCADEMICO
qualche ulteriore avvertenza nella ricerca delle pressioni;
poiché con esso tutte le elisioni qualunque di forze che
hanno luogo, vengono considerate promiscuamente nella
loro somma, e senza alcuna distinzione; laonde non si
può discernere se quelle forze, che s'intendono sostituite
agli appoggi, si elidano veramente per intero colle forze
attive che risultano applicate ai punti corrispondenti, o non
s'elidano piuttosto fra loro in pressioni esercitate fra le
parti stesse del Sistema , o in altro modo d' elisione . . .
Se poi le forze , che sostituite in luogo degli appoggi
fanno equilibrio alla forza P che anima il sistema, non
s'intendano applicate immediatamente al sistema stesso , ma
si considerino applicate ad altrettanti punti resistenti dis-
giunti gli uni dagli altri, allora veramente fra il Sistema,
e ciascuno di questi punti avrà luogo una pressione rap-
presentata dalla forza da cui il relativo punto s'intende
animato. Ma potremmo allora risguardare queste forze co-
me reazioni prodotte dalla forza P, e ritenere che tali
pressioni siano derivate dal modo nel quale la forza P si
distribuisce , direi quasi spontaneamente contro gli appog-
gi fissi, ed inerti? 0 non è piuttosto manifesto che ìq
questo caso la distribuzione della forza P è in tutto dipen-
dente e subordinala all'arbitraria combinazione delle forze
che si suppongono applicate ai punti resistenti? Le pres-
sioni considerate sotto questo aspetto non sono dunque
dovute alla forza P, ma sono determinate dalle forze ag-
giunte, le quali usurpano il luogo di forze attive^ mentre
la forza P modificata da quelle , fa soltanto ufiicio di forza
passiva, e resistente. La soluzione, che se ne trae, appar-
tiene quindi ad un problema diverso dal proposto.
Passando ora a considerare la seconda condizione del
nostro problema, aggiungerò che nemmeno questa è pre-
cisala dalle note forinole, le quali rappresentano bensì Io
sialo d'equilibrio esistente fra forze che reagiscono le une
sulle altre mediante l'interposizione di corpi rigidi, ma
RENDICONTO ACCADEMICO 259
non bastano ad esprimere la condizione d' un sistema uni-
co, e di forma invariabile in ogni sua parte.
Le equazioni che si assegnano a rappresentare le pres-
sioni esercitate sugli appoggi da un Sistema unico di for-
ma invariabile, saranno sempre ugualmente verificate,
quandanche si consideri il dato sistema diviso in più sistemi
rigidi disgiunti gli uni dagli altri, ciascuno de' quali sia
separatamente equilibrato; purché la risultante delle forze
prementi in questi parziali sistemi sia eguale alla forza
premente nel sistema unico ^ e riesca applicata nello stesso
punto, e nella stessa direzione.
Lo che avviene perchè le sei note equazioni generali
esprimenti l'equilibrio di rotazione e di traslazione, non
sono riferibili soltanto all'equilibrio de' sistemi di forma
invariabile, né sono le sole che in tale equilibrio riescano
soddisfatte: ma, come è notissimo dietro gl'insegnamenti
dell'italiano principe degli analisti, debbono ugualmente
riferirsi all'equilìbrio di qualunque sistema, e debbono
sempre essere verificate insieme alle ulteriori condizioni
d'equilibrio, che vengono dettale dallo speciale modo di
connessione e dipendenza che tiene vincolate le parti di-
verse, onde ciascun sistema è composto. Che se nei sistemi
di forma invariabile, le condizioni speciali dipendenti dal-
l'equilibrio relativo delle loro parti diverse, si trovano
sempre di per sé soddisfatte, e se perciò le sole sei note
equazioni generali sono per questi sufficienti a stabilire
l'equilibrio; non è però concesso di dedurne la proposi-
zione inversa, e cioè che dove le sei equazioni gene-
rali bastino a stabilire l'equilibrio, il sistema debba es-
sere di forma invariabile in ogni sua parte; avvegnaché
le ulteriori condizioni speciali possano, come abbiamo ve-
duto , risultare di per sé soddisfatte anche indipendente-
mente da tale assoluta invariabilità.
Le equazioni usate a determinare le pressioni non in-
cludono adunque la condizione di un Sistema unico di
260 RENDICONTO ACCADEMICO
forma invariabile, e non si riferiscono ad un solo pro-
blema; ma abbracciano una intera famiglia di problemi
affini; e quindi avviene che diano luogo a soluzioni mol-
teplici
Quandanche si voglia prescindere affalto da ogni idea
d' elasticità nel solido premente, sarà pur sempre neces-
sario di presupporre aitivi ed efficaci tutti i vincoli qua-
lunque, che rendono invariabile la forma del Sistema. La
quale supposizione non si dee poi considerare come una
nuova ipotesi o condizione introdotta, ma piuttosto dee
riguardarsi come la espressione o la conseguenza neces-
saria del concetto che ognuno si forma della solidità.
Da queste considerazioni parmi adunque potersi con-
cludere, che Ile soluzioni molteplici a cui si prestano le
note equazioni assegnate comunemente a determinare le
pressioni sostenute da appoggi^ non si riferiscano ad un
solo problema, ma risguardino veramente altrettanti pro-
blemi fra loro affini^ e tuttavia ben distinti pel diverso
modo, col quale in ciascuno di loro si suppongono con-
nessi i punti materiali , che esercitano la pressione. E che
perciò, quando si voglia avere particolare relazione ad
alcuno soltanto de' problemi suddetti, sia d'uopo inclu-
dere nelle formole la espressione della speciale maniera
di vincolo, che a quello si riferisce.
E quindi, acciocché le note equazioni esprimano in
particolare le pressioni esercitate da un Sistema unico di
forma invariabile, sarà necessario d'includervi la ulteriore
condizione che fu ommessa, quantunque inerente al pro-
blema, e cioè di presupporre in genere aitivi tutti i vincoli
che uniscono fra loro le parli diverse del Sistema ; aspet-
tando poi che i risultamenti del calcolo facciano conoscere
se alcuno fra essi rimanga inoperoso.
Se le cose discorse fin qui non sono del lutto prive
di fondamento, si riconosce adunque che la comune teo-
rica delle pressioni esercitale da corpi solidi e rigidi , sog-
RENDICONTO ACCADEMICO 261
giace a due essenziali difetti. Il primo de' quali nasce dal
sostituire in luogo degli appoggi altrettante forze, che non
sono ristrette a rappresentare le sole pressioni da essi so-
stenute, ma che possono implicitamente introdurre nel pro-
blema nuove forze arbitrarie , le quali senza turbare l'equi-
librio alterano e rendono inattendibili i risultamenti a cui
si perviene. Mentre l'altro difetto consiste nell'avere ora-
messo d'introdurre nel calcolo i caratteri speciali che in-
dividuano un sistema unico di forma invariabile.
Ritengo dunque, se pure non caddi in errore nell' ac-
cennare a queste ulteriori esigenze del Problema , di avere
con ciò aperto il campo a più feraci ricerche, e di avere
additala la meta verso cui debbono essere dirette. A rag-
giunger la quale interamente non valsero le poche mie
forze, che mi condussero soltanto a provedere, per quanto
ne sembra, al secondo quesito, lasciando il primo insolu-
to , fuorché nel caso particolare in cui il Sistema preme
contro un piano. Al che pervenni nel modo seguente.
Abbiasi un Sistema di forma invariabile, sollecitato
da una data forza P, e sostenuto in equilibrio mediante
alcuni suoi punti M,M', M".. .., che premano contro ap-
poggi irremovibili dati di forma e di posizione, e prescin-
dendo dalla massa del Sistema, s'intenda ridotto ai soli
punti prementi, invariabilmente insieme collegati; ciò che
non altera i valori delle pressioni. Qualunque sia il modo
nel quale si distribuisce la forza, che anima il Sistema,
per effetto del numero, della disposizione e della forma
degli appoggi, dai quali è tenuto in equilibrio, e qua-
Uinque siano le forze attive f,f',f"...., che per tal modo
risultano applicate ai diversi punti prementi; se ciascuno
di questi possa risentirsi dell'azione esercitata sugli altri,
si dovrà ritenere che le dette forze f,f',f" non agisca-
no in tutta la loro integrila sui punti premuti , ma che
le azioni loro siano a vicenda modificate dipendentemente
dai vincoli, che tengono invariabilmente connessi i diver-
262 RENDICONTO ACCADEMICO
SÌ punii del sistema. Cosicché ciascuna delle forze attive
f,f',f".... debba intendersi decomposta in due t,s,t',s',
t",s". ..., la prima delle quali rimanga elisa per la mutua
dipendenza delle parli del sistema, l'altra rimanga libera
nel rispettivo punto^ e vi eserciti l'intera sua azione, co-
me se quel punto fosse affatto sciolto e indipendente. È
chiaro che se ha luogo V equilibrio , le forze s , s', s". . . . che
non reagiscono le une sulle altre, dovranno elidersi per
intero contro gli appoggi corrispondenti. Ora se tutti gli
appoggi fossero insieme tolti ad un tratto, senza che la
distribuzione della forza P venisse cambiata, e per modo
che l'intero sistema de' punti prementi cominciasse a muo-
versi per eff'elto delle forze f,f^,f" — applicate rispetti-
vamente ai punti M,M', M' , ciascuno di questi punti
concepirebbe una velocità iniziale dovuta alla relativa for-
za libera s,s',s". ..., e quindi proporzionale alla forza
slessa. Ma essendo il sistema di forma invariabile, qua-
lunque siano f,f', f". ..., non potranno imprimergli altro
moto, fuorché un moto di traslazione ed uno di rotazione;
i quali due moti equivarranno nel primo istante ad un solo
moto rotatorio attorno ad un asse unico; e in virtù di que-
sto, ciascun punto del Sistema comincerebbe a muoversi
con velocità proporzionale alla sua distanza dall'asse di
rotazione, e in direzione normale al piano condotto da
quel punto per l'asse medesimo. Dunque ciascuna delle
forze s ,s',s".... che si elidono direttamente contro i punti
premuti, ed a cui sarebbero dovute quelle velocità inizia-
li, sarà pure proporzionale alla distanza del relativo punto
da un asse comune, e diretta normalmente al piano che
passa per lo slesso asse e punto.
È poi palese che elise le forze s,s',s". ..., l'intero
Sistema premente si troverà in equilibrio; e quindi se
ciascuna resistenza s'intenda decomposta in due forze
q,r,q',r',q",r" la seconda delle quali eguale e con-
traria alla rispettiva forza s, basteranno queste sole forze
RENDICONTO ACCADEMICO 263
r,r',r".... per fare equilibrio alla forza totale premente
P , e le altre componenti q,q'5q" — dovranno perciò fra
loro equilibrarsi.
Le resistenze esercitale dagli appoggi, quando il Si-
stema premente è di forma invariabile, saranno adunque
tali che ciascuna di esse possa essere decomposta in due
forze; le une proporzionali alla loro disianza da un asse
comune (che io dirò asse virtuale di rotazione) e direlle
normalmente al piano che passa per l'asse stesso, e pel
punto a cui ciascuna è rispellivamenle applicata, le quali
debbono equilibrarsi colla forza impressa al sistema ; le al-
tre che debbono risultare fra se equilibrale. Ma come rie-
sce facile ilprecisare le forze r,r',r '...., quand'anche
gli appoggi siano in numero maggiore di sei, non così
avviene rispetto alle altre q,q',q" , che possono am-
mettere molli valori diversi, e che per l'enuncialo primo
difetto del comune metodo, possono rappresentare in parte
nuove forze arbitrarie aggiunte al Sistema. Né a questo
difello, come dissi, mi è riuscito di provvedere, fuorché
nel caso specialissimo di piessioni esercitale contro un pia-
no; e ciò dipendentemente dalla posizione che in tal caso
assume l'asse, attorno cui tende ad aggirarsi il Sistema
de' punti prementi. =
Le conclusioni, alle quali perviene l'Accademico cal-
colando dietro questi principj , nel caso di appoggi situati
in un piano, ricadono in quelle stesse che si ottengono
seguendo il metodo primitivo proposto dal celeberrimo
Eulero = Senonchè (prosegue il disserente) Egli pone
per assioma fondamentale ciò che dalle mie considerazioni
m'è sembrato potersi dedurre come finale conseguenza, e
cioè che rappresentati con linee relle i differenziali delle
singole pressioni ad esse proporzionali , debbano gli estre-
mi di quelle rette mantenersi in un piano comune. =
Termina , difendendo il metodo Euleriano dalle ob-
biezioni del Paoli, il quale non si limitò a riguardare la
264 RENDICONTO ACCADEMICO
ipotesi assunta da Eulero come incerta e gratuita, ma la
ritenne, nel maggior numero de' casi, falsa ed erronea.
( continua)
Catalogo degli oggetti e preparati più inte-
ressanti del Gabinetto d' Anatomia Comparata
di Bologna, del Prof. Antonio Alessandrini.
{Continuazione, vedi pag. 119,)
PASSERI
4292. Corvo imperiale — Corvus Corax, Linn. rr Canale
alimentare coi visceri accessorii fegato, pan-
creas e milza di maschio adulto. Dallo stesso
individuo del quale si conserva Io scheletro al
N. 4285. Ercolani Ottobre 1848.
3299. Corvo Ghiandaja — Corvus glandarius, Linn. =
I visceri chilopojetict col sistema sanguifero
incettato , preparali a secco , e regalati dal lo-
dato Prof. Calori. 1842.
3300. Coracia garrula — Coracìas garrula , Linn. = Bul-
bo, ventriglio, e fegato, preparati come so-
pra. Id.
318. Rondine rustica — Hìrundo rustica, Linn. = La
testa conservala nello spirito, e preparale le
glandole salivali. Notari, 1817.
351. Id. L'intero tubo digerente conservalo nello spìrito, fd.
321. Succhia capre europeo — Caprimulgus europaeus ,
Linn. =: Il ventriglio aperto. Id.
793. Tordo Merlo — Turdus Merula, Linn. = L'osso
d'anatomia comparata 265
joide spogliato delle parti molli , e preparato
a secco. Doti. Gamberini. 1823.
353. Id. £ulbo e ventriglio aperti , conservati nello spiri-
to. Dott. Notari, 1818.
790. Tordo Malvizzo — Turdus iliacus, Linn. = L'osso
joide. Dott. Gamberini, 1823.
795. Tordo cianeo — Turdus cyaneus, Linn. rr. Id.
786. Lossia — Loxìa pyrrhula, Linn. = Id.
3667. Avoltojo fulvo — Fuìtur fulvus , Linn. =: Indivìduo
maschio, ucciso sul contine della nostra Pro-
vincia nelle valli presso MalalbergO;, fu trovato
del peso di 17 libbre mercantili bolognesi ; le
punte delle estreme penne dell'ali distavano tra
loro due metri e mezzo. Essendo ottimamente
conservato ho ceduto la pelle da montarsi al
Gabinetto Zoologico dell'Università che ne man-
cava. Il tubo digerente si è conservato tutto
dall' esofago al retto intestino congiuntamente
al fegato, pancreas e milza. La lingua e l'osso
joide siano uniti all' aspera arteria e polmoni;
il retto è troncalo al di sotto dei due piccoli
ciechi, e conservato unito all'apparecchio uro-
poietico. Nella preparazione si dimostra aperto
tanto il gozzo, piuttosto ampio, quanto il ven-
triglio: quest'ultimo è debolissimo nelle sue
tonache essendo appena abbozzalo per così
dire il muscolo compressore tanto robusto nei
granivori. Preparato dal Dissettore Ercolani, e
conservato nello spirito. Giugno 1844.
988. Falcone imperiale — Falco imper.alis. Bechst. =
Lingua, con porzione d' aspera arteria e di fa-
• ringe, sulla quale sono preparate le diverse
glandole salivali, uguali pel numero e la po-
sizione, se non pel volume, a quelle dei mam-
miferi. Nello spirilo. Alessandrini, 1826.
266 CATALOGO DEL GABINETTO
975. Id. Il fegato preparato a secco per dimostrare la
disposizione e l'andamento dei canali bìliferi
fino alla loro inserzione nell'intestino. Id.
320. Falcone Sparviere , Ranzani — Falco Nisus , Linn. =
La testa decorticata sulla quale sono preparate
le glandole salivari. Nello spirilo. Dolt. Nota-
ri, 1817.
322. Id. Esofago e stomachi rovesciati e conservali nello
spirito. Notari 1817.
3452. Falcone Gheppio , Ranz. — Falco tìnnunculus ,
Linn. := Esofago e stomachi , la cavità dei
quali riempita di gesso , sonosi conservati a sec-
co. Doli. Ercolani , Febbrajo 1843.
787. Falcone Nibbio — Falco Milvus , Linn. = L'osso
joide spogliato dalle parti molli, e conservalo
a secco. Doli. Gamberini , 1823.
644. Falcone Pojana — Falco Buteo , Linn. = L'eso-
fago col bulbo e ventriglio, quest'ultimo aper-
to nella regione inferiore : nello spirito. Ales-
sandrini, 1822.
3958. Aquila comune — Falco Fulvus , Gmel. = La lin-
gua unitamente all' osso joide ed alla laringe
superiore, per dimostrare in singoiar modo le
elegantissime glandole salivali sottolinguali mol-
to sviluppate e patenti in questa specie, ed in
genere nei predatori diurni. Nello spirito. Dott.
Ercolani. Ottobre 1845.
3959. Id. Gli stomachi ed il tubo intestinale, al quale so-
nosi lasciati uniti i visceri accessorii, fegato^
pancreas e milza. Questo individuo fu ucciso
li 21 Settembre anno predetto a poca distanza
dalla Città, e regalalo al Museo dallo Studente
di Matematica Sig. Enrico Rivani. Id.
246. Strige Barbagianni, Ranz. — Strix Aluco , Linn. 1=
L' intero tubo digerente conservato nello spirito.
Don. Notari, 1816.
d'anatomia comparata 267
459. Id. Lo stesso canale alimeDtare , ma preparato à secco
in due individui. Id. 1818.
325. Id. La cloaca e gli intestini ciechi , a secco. Id. 1817.
788. Strige Civetta, Ranz. — Strix passerina, Linn. =
L' osso joide del tutto isolato dalle parti molli.
Doti. Garaberini 1823.
495. Id. Gli intestini ciechi unitamente al retto ed alla
cloaca, preparati a secco. Notari, 1820.
2467. Strige Gufo , R. — Strix Otus , Linn. = Il bulbo
ed il ventriglio aperti e conservati nello spiri-
to. Do». Ercolani, 1840.
3593. Strige Gran-Gufo, Ranz. — Strix Buho, Linn. =
Gli stomachi unitamente agli intestini ed al fe-
gato, conservati nello spirito. Dott. Ercolani.
Febbrajo 1844.
324. Strige assiolo , Ranz. — Strix Scops , Ranzani =
L'esofago, gli stomachi, ed il tubo intestinale,
nello spirito. Dott. Notari, 1817.
GROLLE.
3047. Edinnerao gridatore — Charadrius Oedicnemus, Linn.
= Bulbo e ventriglio con piccola porzione d'in-
testino, due esemplari preparati , quello aperto
apparteneva certamente ad individuo maschio;
nello spirito, Dott. Ercolani, Novembre 1841.
3818. Ematopo comune, Ranz. — Haematopus ostrale-
gus , Linn. = Apparecchio digerente di fem-
mina, della quale si conserva anche Io sche-
letro al N. 3839. Fu presa nelle valli presso
Malalbergo nel marzo 1845, e regalata al Mu-
seo dal N. U. il Sig. Marchese Luigi Tanara.
634. Piviere dotato — Charadrius pluvialis, Linn. =
Esofago, bulbo e ventriglio aperti; nello spiri-
to, Alessandrini. 1822.
268 CATALOGO DEL GABINETTO
G33. Beccaccia comune, Ranz. — Scolopax Rusticola,
Linn. = Esofago, bulbo e ventriglio aperti, e
conservati nello spirito. Alessandrini. Id.
799. Beccaccia Pizzardella — Scolopax Gallinago ,Unn.
= L'osso joide spogliato delle parti molli ed
isolato. Doit. Gamberini^ 1823.
3653. Ibi Falcinello — Ibis Falcinellus , Temm. et Vieil-
lot. =: Esofago e stomachi di tre individui ,
adulti, due maschi ed una femmina, la pre-
parazione appartenente alla quale si dislingue
dalle altre due, perchè col bulbo chiuso. Indi-
vidui regalati dall' Illmo ed Eccelhno Sig. Avv.
Baratini Governatore di Budrio. Nello spirito;
Alessandrini, Maggio 1844.
1654. Id. I fegati degli stessi individui; quello segnato
con refe anodato apparteneva alla femmina.
Nello spirito, Id.
750. Numenio Chiurlo, Ranz. — Scolopax Arquata,
Linn. = Ventriglio e Bulbo aperti, e conser-
vali nello spirito. Alessandrini, 1833.
756. Id. L'intestino retto colle cieche appendici, gonfio
e disseccato. Id.
3186. Gru cinericcia — Grus cinerea, Bechsl. = Ardea
Grus , Linn. = L' osso joide isolato dalle parti
molli, e conservalo a secco: da un individuo
piuttosto piccolo, e quindi giovine. Alessan-
drini, Maggio 1842.
3334. Id. Osso joide congiuntamente alla lunga appendice
media anteriore, denominata osso linguale, di
vecchio individuo. Preparato e regalato dal Dis-
settore Ercolani. Agosto 1842.
865. Id. Esofago, bulbo e ventriglio; gli stomachi sono
aperti , e nel bulbo si vedono patentissimi i fo-
rellini dell'apparato glandolare. L'esofago si
è conservato intero per dimostrare l'assoluta
d'anatomia comparata ^69
mancanza del primo stomaco. L' ingluvie : uno
stiletto segna nel ventriglio la posizione del pi-
loro. Nello spirito. Alessandrini , 1824.
2338. Id. Altra simile preparazione, di maschio adulto; vi
è unita ancora la milza col sistema venoso ìn-
jettato a cera di color rosso. Le cavità sì del
bulbo che del ventriglio sono riempite di gesso
onde meglio conservare la preparazione dissec-
cata. Id. 1840.
2426. Id. Gli stomachi con parte di esofago, aperti, di
altro individuo, conservati nello spirito. Id.
1220. Id. L'intero canale alimen^ire unitamente alle vie
orinane di maschio raf.'O giovine. Id. 1831.
862. Id. L'intestino retto coiciecùi, gonfio d'aria e dis-
seccato. Id. 1824.
2832. Cicogna bianca, Bellon, Ranz. — Ardea Cìconia,
Linn. z= Il bulbo ed il ventriglio aperti e con-
servati nello spirito, di una femmina adulta.
Id. Maggio 1841.
2936. Id. Porzione di esofago unitamente al bulbo, ed al
ventriglio con fina injezione di color rosso nel
sistema arterioso , e preparato a secco. Id. Lu-
glio 1841.
2954. Id. Pezzi di intestini preparati nello stesso modo ,
uno dei quali aperto pel lungo mostra la vil-
losa finamente injettata, a secco. Id.
2865. Id. L'intestino retto coi ciechi, che sono piccolissi-
mi in questa specie, gonfi d'aria e preparali
a secco. Dott. Giacomelli. Maggio 1841.
2853. Id. La medesima preparazione tolta da un altro in-
dividuo, e conservata nello spirito aperta onde
dimostrarne la disposizione della interna mem-
brana, e la forma della cloacca. Id.
2952. Id. Il fegato di femmina adulta, separato da tulli
gli altri visceri e conservato nello spirito. Ales-
sandrini. Luglio 1841,
270 CATALOGO DEL GABrNETTO
4301. 1(1. La maggior parte del canale digerente, compreso
il fegato coi suoi condotti, di femmina adulta,
uccisa li 19 Maggio 1848 a poca distanza da
Bologna , e regalata al Direttore dal Sig. Dott.
Demetrio Rasi. Conservato nello spirito. Otto-
bre 1848.
3181. Cicogna nera, Bellon , Ranzani. — Ardea nigra,
Lion. = L'esofago e gli stomachi aperti, e
conservati nello spirito, di maschio adulto. Nel
sollevare l'epitelio coriaceo dove è più molle
presso il lembo inferiore del bulbo ho veduto
una disposizione villoso-papillare, somigliante
a quella che esiste sotto le unghie di certi qua-
drupedi solidungoli , come per esempio il caval-
lo, e che esser potrebbe l'organo preparatore
della stessa sostanza, pure di natura cornea.
Alessandrini. Maggio 1842.
3663. Id. Gli stomachi aperti di maschio adulto conservati
nello spirito. È singolare la grossezza delle pa-
reti del Bulbo. Id. Giugno 1844.
3297. Id. I visceri chilopojetici addominali, incettati i vasi
sanguiferi con cera, di colore diverso nelle ar-
terie e nelle vene , preparali a secco , e regalati
dal Prof. Calori. Agosto, 1842.
797. Aghirone cinericcio — Ardea cinerea , Vieillot. =
L'osso joide spogliato dalle parti molli. Doli.
Gamberini, 182^.
755. Id. Esofago, bulbo e ventriglio preparato a secco:
nella prima porzione dell'esofago tolta la cel-
lulosa esterna, e sollevato lo strato delle fibre
trasverse od annulari della muscolare vedonsi
le fibre longitudinali e la membrana vascolosa.
Alessandrini, 1823.
897. Id. Esofago, stomaco, e porzione di intestino rove-
sciati e conservati nello spirito: chiaramente si
d'anatomia comparata 271
vede il grosso bulbo sferico esistente nell'in-
lesllno. Id. 1825.
2434. Id. Gli stomachi uniti a porzione d'intestino, al
pancreas e fegato coi rispettivi loro condotti:
nello spirito; id. Marzo 1840.
2435. Aghirone Nitticora — Ardea Nycticorax, Linn. =
Gli stomachi rovesciati del maschio adulto,
conservati nello spirito. Id.
2029. Aghirone piccolo — Ardea minuta, Linn. = L'in-
tero tubo digerente, unitamente al fegato ed al
pancreas , di femmina adulta. Anche in questa
specie avvi un solo intestino cieco rudimentario:
nello spirito. Id. 1839.
1222. Aghirone purpureo — Ardea purpurea, Linn. =
Femmina giovane. Il canale alimentare unita-
mente agli organi genitali ed alle vie orinarie,
conservato nello spirito. Alessandrini, 1831.
2027. Aghirone Egreila — Ardea Egretta, Linn. = L'in-
tero tubo digerente , compresi i visceri acces-
sori! fegato, pancreas e milza; avvi pure un
solo rudimento di intestino cieco, di femmina
adulta, nello spirito. Id. 1839.
458. Aghirone Sgarzelta — Ardea Sgar'^etta, Linn. z=.
Canale alimentare unitamente al fegato col si-
stema arterioso injetlato ; preparazione del Dis-
settore Dott. Nolari, 1819.
785. Aghirone stellare — Ardea stellar ìS,'L\r\rì.'=iV(ì?,s>o
joide isolato da tutte le parli molli. Dott. Gam-
berini, 1823.
643. Id. L'esofago cogli stomachi e porzione di intestino,
conservati interi nello spirilo. Alessandrini ,
1822.
648. Id. L'intestino retto unitamente al cieco rudimen-
tario conservato nello spirilo. Id.
801. Id. La stessa preparazione, ma conservata a secco.
Doti. Gamberini, 1823. "
272 CATALOGO DEL GABINETTO
646. Id. Il fegato , preparalo r apparecchio bilifero comu-
nicante col tubo intestinale unito alla prepara-
zione conservata nello spirito. Àlessand. 1822.
1062. Aghirone vergine — Ardea Tirgo = L' esofago co-
gli stomachi rovesciati e conservati nello spi-
rito. Id. 1827.
1064. Id. Gli intestini ciechi con porzione del retto, gon-
fìi e disseccati. Id.
1056. Id. Il fegato coir apparato della cistifelea e dei con-
dotti biliari injettati a cera e disseccati. Id.
3046. Rallo — Rallus crepidatus, Gmel. = Il bulbo ed
il ventriglio aperti e conservati nello spirito.
Preparato e regalato dal Dissettore Dott. Erco-
lani. Novembre 1841.
798. Rallo acquatico — Rallus aquaticus , Linn. = L' os-
so joide isolato, preparato dal Doti. Gamberi-
ni, 1823.
796. Gallinella Re di quaglie, Ranz. — Rallus Crex,
Linn. = L'osso joide. Id.
3479. Recurvirostra Avocetta — Recurvirostra Avocetta,
Linn. = Esofago e stomachi preparati a sec-
co mantenendoli distesi mediante 1' injezione
del gesso nella loro cavità. Femmina adulta re-
galata dal celebre Cav. Rossini. Dott. Ercolani,
Aprile 1843.
713. Folaga atra — Fulica afra, Linn. ■=. L'osso joide.
Doti. Gamb ini , 1822.
323. Id. Esofago e stomachi aperti, nello spirito. Dott.
Notari, 1817.
802. Id. Porzione di intestino retto coi ciechi , gonfio
d'aria, e disseccato. Doti. Gamberini, 1823.
d'anatomia comparata 273
NUOTATORI
632. Laro canuto — Larus canus, Linn. = L'esofago
e lo stomaco conservati nello spirito. Alessan-
drini, 1822.
3193. Id. La maggior parte dell'apparecchio digerente con-
servato nello spirito: da un maschio giovine
vissuto domestico parecchi mesi nel cortile in-
terno del Museo, e proveniente dal littorale del-
l'Adriatico presso le Valli di Coraacchio. Nella
parte superiore del vaso avvi il ventriglio ed
il bulbo aperti, e gran parte dell'esofago an-
cor chiuso, ma rovesciato: inferiormente poi
il fegato, la milza ed il pancreas. Alessandri-
ni, 1842.
3*298. Id. I visceri chiìopojetici addominali, col sistema
arterioso e venoso injettato a cera, preparati a
secco e regalati dal Prof. Calori. Agosto 1842.
3197. Id. L' intestino retto colla cloaca del maschio sud-
detto^ aperto e conservato nello spirito. Io que-
sta preparazione è notabile, più di qualunque
altra cosa, lo sviluppo dell'organo secretorio
in comunicazione colla cloaca stessa ^ denomi-
nato Bursa Fabricìi. Le pareti di quest'organo
sono grossissime, eminentemente glandolari, e
mostranti nella faccia interna dei profondi se-
ni , 0 lacune , che la fanno apparire come re-
ticolala. Alessandrini, Maggio, 1842.
3892. Laro canuto di Gmel. — Larus canus , Gm. = I
visceri del torace e dell'addome insieme uniti
e conservati nello spirito. Dono del Dissettore
Doli. Ercolani. Agosto 1845.
784. Anitra domestica — Anas domestica := V osso joide
i N. AiSN. Se. Natur. Seui» 111. Tom. 3. 18
274 CATALOGO DEL GABINETTO
spoglialo delle parti molli e disseccalo. Doti.
Gamberini, 1823.
349. Id. L'esofago, e gli stomachi aperti e conservali
nello spirito. Doti. Notari, 1818.
2753. Anitra Cesone, Ranz. — Anas Boschas, Linn. =
La lingua coli' osso joide e la laringe superio-
re; regalata dal Dottor Ercolani ; conservata
nello spirito. Marzo 1841.
2781. Anitra di coda lunga, Ranz. — Anas acuta, Linn.
:= L'osso joide preparalo a secco, e regalalo
dal suddetto. Id.
3434. Anitra Mestolone^ Ranz. — Anas clypeata, Linn. ::=
La testa col becco dedotto onde veder si possa
la singolare disposizione delle lamine cornee
dei lembi d'ambedue le mascelle. Nello spirito.
Id. Febbraio 1843.
3081. Id. La lingua coli' osso joide unitamente alla laringe
e trachea, nello spirito: id. Gennaio 1842.
2729. Anitra Crecca — Anas Crecca, Linn. =: L'osso joi-
de, la lingua, e la laringe superiore. Prepa-
rata e regalata dal Dissettore Doti. Ercolani.
Aprile, 1841.
1898. Anitra fosca — Anas fusca, Linn. = La maggior
parte del lubo digerente unitamente al fegato:
nello spirilo. Alessandrini, 1838.
712. Oca domestica — Anas Anser , L'mn. z=. L'osso joi-
de denudato delle parti molli e disseccato.
Id. 1822.
642. Id. Il ventriglio nel quale sono preparati i robustis-
simi muscoli irituratori coi loro tendini, nello
spirito. Id.
2250. Id. Testa di maschio, di cinque mesi compiti, nella
quale sono preparati i muscoli della mastica-
zione, della lingua e della faringe. Nello spi-
rito. Ercolani. 1839.
d' anatomia comparata 275
2248. Id. Porzione inferiore di esofago , bulbo e ventriglio
dello stesso individuo ; nel ventriglio sono pre-
parati i muscoli compressori e sollevata da un
lato la grossa membrana cornea interna. Nello
spirito. Alessandrini, detto.
2251- Id. Porzione di intestino nella quale si vede un tu-
bercolo, 0 piccola appendice cieca, avente nel
centro quasi un indizio di cicatrice. Sembra
che un tale tubercolo corrisponda all' inserzio-
ne del tuorlo, la sostanza del quale serve ad
alimentare il pulcino nei primordii di suo svi-
luppo: nello spirilo. Id.
2252. Id. Il retto intestino colla cloaca aperta, che mostra
l'inserzione degli ureteri, e dei condotti semi-
niferi; nello spirilo. Id.
2247. Id. I ciechi sempre dello slesso maschio, gonfi
d'aria e disseccati. Id.
1022. Id. La medesima preparazione in indi\^uo vecchio.
Id. 1826.
2249. Id. Il fegato col pancreas e porzione di duodeno per
dimostrare l'inserzione nel medesimo dei con-
dotti escretori , nello spirilo. Dal maschio pre-
detto. Id. 1839.
4383. Id. Porzione di intestino tenue di femmina adulta,
alla quale sta unito il pancreas coi suoi con-
dotti : nello spirito. Id. Settembre, 1849.
640. Oca delle nevi — Anas hyperborea, Gmel. = L'e-
sofago col bulbo ed il ventriglio aperti longi-
tudinalmente e conservati nello spirito. Id. 1822.
647. Id. L'intestino retto coi ciechi, ripieni di cera e
disseccati. Id.
464. Anitra Cigno domestico , Ranz. — Anas Olor, Linn.
= Cigtius Olor, Vieillot = Esofago col bulbo
e ventriglio aperti : preparati e conservati nello
spirilo dal Dissettore Doli. Notari. 1819.
270 CATALOGO DEL GABINETTO
350. Id. Fegato, cistifelea, pancreas cui i ispettivi condotti
tcrmitianli nell'intestino, preparati dal sud-
detto, 1818.
3335. Smergo segliettone , Ranz. — Mergus Serrator,
Linn. = L'osso joide é linguale isolati prepa-
rati a secco; Doli. Ercolani. Agosto 1842.
257. Pelicano Onocrolalo — Pelecartus Onocrotalus, Lino.
= Testa con porzione del collo conservato di-
steso l'esofago, e T ampia borsa sottomascel-
lare , e disseccata in questa posizione. Prepara-
zione del Dissettore Dott. Nolari, 1816.
316. Id. Il solo succo membranoso sotto-mascellare ro-
vesciato, che mostra l'osso joide, ed il piccolo
tubercolo che rappresenta la lingua affatto ru-
dimenlaria. Nello spirito. Id. 1817
456. Id. Esofago, bulbo e ventriglio, col sistema arterio-
so injetlalo , gonfi e preparali a secco. Id. 1819.
493. Id. BuU^o e ventriglio aperti longitudinalmente, onde
ifTimostrare nella sezione i robusti coni glando-
losi del bulbo , e gli orifici dei medesimi aperti
nell'interna faccia dello stomaco stesso. Nello
spirito. Alessandrini, 1820.
803. Id. L'ultima porzione dell'intestino di femmina col-
ala cloaca aperta, uniti gli organi genitali ed
uropojetici. Nello spirito. Id. 1823.
364. Id. Fegato e pancreas, preparati i rispettivi condotti,
e seguiti fino allo sbocco nell'intestino. Dott.
Notari, 1818.
455. Pellicano fosco — Pekcanus fusciis, Lath. = Eso-
fago, bulbo e ventriglio gonfi e disseccati. Dott.
Notari. Id. 1819.
356. Id. L'intestino retto, cui stanno uniti ancora i cie-
chi, gonfi d'aria, e disseccati. Id. 1818.
1221. Cormorano maggiore, Ranz. — Pekcanus Garbo,
Lino. =: Il canale alimentare di maschio adulto,
conservato nello spirilo. Alessandrini, 1831.
d'anatomia comparata 277
2413. Colimbo orecchiato — Colymbus auritus , Brisson.
= Esofago e stomachi conservati nello spirito.
Tanto il bulbo, quanto il ventriglio sono aperti
longitudinalmente: il bulbo ha le glandole vo-
luminosissime, con papille di sbocco ben ma-
nifeste che dà al sacco una forma quasi sferi-
ca. Preparalo e regalato dal Direttore. Marzo,
1840.
2411. Id. L'intestino retto coi ciechi. Id.
2001. Colimbo crestuto — Colymbus cristatus , Linn. ,
Gmel. = L' intero tubo digerente di individuo
adulto, preso li 20 Marzo 1859 presso la Villa
Pepoli alla Palata; e regalalo al Museo dalla
N. D. Sig. Principessa Letizia. Nello spirito,
preparalo dal Direttore.
RETTILI
3701. Testuggine greca — Testudo graeca, Linn. = II
fegato del tutto isolato, da una femmina vissu-
ta lungamente nel prato del Laboratorio ana-
tomico. Nello spirito: Doti. Ercolani. Agosto,
1844.
714. Testuggine d'Europa — Testudo europaea, Linn.
= L'osso joide spogliato dei muscoli e dissec-
cato. Doti. Nolari, 1822.
201. Id. Lo stomaco col sistema arterioso in jellato a cera,
gonfio e disseccato. Id. 1814.
2880. Id. Esofago e stomaco di individuo molto giovine
con finissima infezione nel sistema arterioso,
preparalo a secco. Doti. Ercolani. Maggio, 1841.
358. Id. Lo stomaco unitamente agli intestini, injettalo a
cera il sistema arterioso , e conservati nello spi-
rito. Doti. Nolari, 1818.
203. Id.La stessa preparazione, conservata a secco. Id. 1814.
278 CATALOGO DEL GABINETTO
2892. Id. Il tubo digerente dì individuo molto giovine,
aperto pel lungo, e conservato nello spirilo uni-
lannenle ai visceri accessorii, fegato, pancreas e
Milza. Don. Ercolani, Maggio 1841.
2881. Id- Il fegato isolato, con infezione nel sistema va-
scolare, conservato nello spirito. Id.
4363. Id. Porzione di intestino in un col fegato di indivi-
duo adulto, preparato a secco dal Sig. Dolt.
Francesco Pistocchi. Aprile 1849.
2634. Id. Stomaco ed intestini unitamente al fegato, pan-
creas e milza, con finissima infezione al siste-
ma arterioso, mantenuto disteso il canale col
riempirlo ugualmente di cera. Preparalo e re-
galato dal Prof. Calori, 1840.
350.. Testuggine Caouana — Testudo Caouana , Lacèp. =
L'astuccio corneo, che a foggia di quello del
rostro dei papagalli riveste le punte delle due
mascelle. Uno di questi astucci, tolto da altro
individuo si è partito in due con sezione ver-
ticale pel centro onde dimostrarne l' interna
struttura che sembra composta di grossi aculei
cornei strettamente uniti, colla base interna
perforata per contenere l'organo molle elabo-
ratore, 0 bulbo. Alessandrini, 1818.
1316. Id. Due tavole in foglio contenenti i disegni di na-
turale grandezza, dell'osso joide unitamente ai
suoi muscoli ed a quelli della lingua rappre-
sentati in quattro figure. Una quinta figura poi
rappresenta l'osso joide della testuggine co-
riacea della quale si dirà in seguilo. Disegni
eseguiti dal Dòti. Geminiano Nobili. La descri-
zione di queste parti servì d'argomento ad una
Memoria inserita nel Tomo I. dei Novi Com-
mentarii Acadcmiae Scient. ìnstituti Bono-
niensis pag. 63-64, e letta al Consesso nell'an-
no accademico 1828-1829.
d'anatomia comparata 279
1093. Id. Tavoletta contenente cinque preparazioni in cera
che mostrano l'osso joide, la laringe e por-
zione dell' aspera arteria, disposte come segue:
I. L'osso joide veduto per la superficie infe-
riore; i vari pezzi sono insieme uniti, come si
vede in natura, dai legamenti; uno degli ossi
stiloidei si dimostra spogliato del periostio. II.
Lo stesso osso veduto dalla faccia superiore,
e colla laringe al medesimo sovrapposta nella
naturale posizione. III. Lo stesso distinto nei
diversi pezzi che Io compongono, e cioè, pro-
cedendo dall' avanti all' indietro, l."la cartila-
gine linguale; 2.° il corpo dell'osso; 3.0e4.°
i due corni stiloidei; 5.° e 6.° i corni tiroidei;
7.0 e 8.° gli ossi stiloidei. IV. La laringe con
porzione della trachea vedute per la faccia in-
feriore, ed in parte aperte, onde mostrare la
disposizione dell'interna membrana. V. La stes-
sa laringe divisa nei vari pezzi che la compon-
gono , e cioè, l.*' la tiroidea alla quale si uni-
sce ancora la porzione anullata della cricoide;
2." la cricoide staccala solo nella parte che rap-
presenta il disco; 3.*' e 4." le aritnoidi. Prepa-
razioni copiate dal naturale dall'abilissimo mo-
dellatore in cera dei Musei anatomici dell'Uni-
versità Sig. Giuseppe Astorri.
1094. Id. Altra simile tavoletta contenente quattro prepa-
razioni in cera, che riguardar si possono come
continuazione e complemento delle precedenti.
L Tutte le parti solide predelle insieme unite,
vedute per la faccia superiore, coperte dai ri-
spettivi muscoli variamente preparati a destra
ed a sinistra, onde veder si possano colla stes-
sa chiarezza e precisione gli strati superficiali,
ed i profondi. II. Le parli stesse vedute per la
280 CATALOGO DEL GABINETTO
faccia superiore, a sinistra spogliate di latte le
parli molli ; a destra coperte dalla mucosa che
riveste la bocca e le fauci , onde dimostrare così
la forma della lingua, della glotide, e dell' in-
cominciamento della faringe. III. Osso joide
senza gli ossicini sliloidei , e colla laringe nella
naturale posizione, onde mostrare i di lei mu-
scoli, nella naturale posizione dal lato sinistro,
parte slaccati e rovesciati sulla tavola nel de-
stro. IV. La sola laringe con porzione dell' as-
pera arteria collocala di fianco onde mostrare
la naturale posizione dei muscoli. Del suddetto.
1095. Id. porzione di giovane individuo ne'la quale sono
preparati in luogo i muscoli della lingua, del-
l'osso joide, e faringe. Nella slessa prepara-
zione si sono conservali ancora nella naturale
posizione il cuore, i grossi vasi sanguiferi , di-
stesi da iniezione a cera , ed il polmone. Nello
spirilo. Alessandrini, 1827.
660. Id. Esofago, stomaco, ed incominciamento del duo-
deno, aperti longitudinalmente, e preparate le
fibre muscolari longitudinali che elevano la fa-
ringe , ed erigono i di lei aculei. Nello spirito.
Id. 1822.
587. Id. Stomaco e prima porzione dell'intestino, gonfi
d'aria e disseccali ; dimostransi i diversi rigon-
fiamenti e strozzature dei primi giri dell'inte-
stino. Id. 1821.
581. Id. Stomaco e porzione dell'intestino unito al me-
desimo, rovesciato, poi gonfiato d'aria e dis-
seccato. La parte superiore dell'esofago fa ve-
dere i lunghi ed acuti aculei che armano la di lui
interna superficie, le punte dei quali formale
da epitelio corneo, dirette verso il cardia e li-
bere, si oppongono al rigurgito delle sostanze
nelle valide contrazioni del sacco. Id. 1821.
l
d'anatomia comparata 281
865. Iti- Porzione di intestino tenue conservata nello spi-
rito, nella quale preparale e sollevate le diver-
se tonache che ne compongono le pareti , si
dimostra la singolare robustezza della musco-
lare. Id. 1824.
578. Id. Un breve tratto dello stesso intestino staccato
presso r inserzione del coledoco, ed aperto lon-
gitudinalmente per dimostrare l'interna mucosa
conformata ad alte e finissime pieghe longitu-
dinali, parallele nel margine libero, intreccia-
te quasi in forma di rete nella base aderente
all'intestino. La preparazione dimostra ancora
r andamento obbliquo del coledoco fra gli strati
membranosi: nello spirito. Id. 1821.
579. id. Altra porzione di tenue staccata in vicinanza del
precedente, ma più verso i crassi, aperta lon-
gitudinalmente. Qui le pliche egualmente ele-
vate scorrono sempre parallelamente; raostransi
di color rosso vivo avendo la infezione a cera
spinta per le arterie riempiti i vasi minimi
della villosa , sulla quale vedonsi serpeggiare an-
cora alcuni linfatici resi visibili mediante l' in-
fezione a mercurio. Nello spirito. Id.
580. Id. Intestino preparato come sopra e semplicemente
rovesciato, conservalo nello spirito. Id.
876. Id. Porzione di intestino crasso nella quale sonosi
preparate ed isolale le diverse membrane che
ne compongono le pareli. Chiaramente si di-
mostra in questa preparazione il modo col quale
l'intestino è abbracciato dal peritoneo, che co-
stituisce il mesenterio, e la tonaca esterna del
canale. Injeltalo a cera il sistema arterioso, si
dimostra ancora il passaggio dei rami mesen-
terici attraverso della muscolare, la quale ap-
parisce perciò quasi reticolata: preparazione
conservala a secco. Id. 1824.
282 CATALOGO DEL GABINETTO
582. Id. Parte del crasso tolta in prossimità del retto e
rovesciato. L'interna membrana è finamente in-
jeltata nel sistema arterioso, presenta delle esi-
lissime rughe ondulate ma non più le larghe
pieghe descritte nei tenui. Nello spirilo. Id. 1821.
689. Id. La milza preparata a secco: mediante l'injezione
a cera , spinta singolarmente nelle vene , questo
viscere apparisce quasi interamente composto
di intrecci di vasi sanguiferi. Id.
857. Id. Lo stesso viscere tolto da altro individuo, diviso
semplicemente in due con sezione verticale e
conservato nello spirito onde esaminare meglio
la disposizione dell'interna sostanza. Id. 1824.
1460. Id. Piccolo individuo maschio nel quale, tolto lo
sterno, si vede preparato nella naturale posi-
zione tutto il canale alimentare coi visceri ac-
cessori!, gonfio semplicemente d'aria e dissec-
cato. !d. 1835.
577. Id. Il fegato unito a porzione di intestino tenue nel-
la quale si vede Io sbocco dei condotti epatico,
cistico e pancreatico sopra di una comune pa-
pilla: il lungo pancreas si addatta e segue la
concavità dell'intestino: i principali tronchi dei
vasi sanguiferi vedonsi injettati a cera. Nello
spirito. Id. 1821.
1196. Testuggine molle — Testtido coriacea, Linn. r=
L'osso joide, mancante dalla sola cartilagine
linguale, tolto dall'individuo regalato al Mu-
seo di Storia Naturale dell'Università dall'Im-
mortale Benedetto XIV. Conservato nello spi-
rito. Id. 1830.
SAURH.
460. Cocodrillo Scleropo — Crocodilus 5c/ero;?5 , Schneid.
I
l)*ANATOMrA COMPARATA 283
= Lo Stomaco aperto cogli intestini, tolto da
individuo piccolissimo conservato nello spirito.
Doti. Notari, 1819.
4177. Cocodrillo Luccio — Crocodilus lucius , Cuv. =:
Maschio giovine, della lunghezza di 860 mil-
limetri , e del quale si è di già registrata la
preparazione dello scheletro. Lo stomaco aper-
to, al quale sta unita ancora la milza col duo-
deno e porzione del pancreas: è singolare la
inflessione ad ansa angusta formala dal duodeno
poco sotto il piloro, e contenente per lo ap-
punto parte del pancreas. Nello spirito. Ales-
sandrini, Ottobre 1847.
4175. Id. L'estremità dell'intestino retto colla cloaca a-
perta. Si è fatto passare un sottile specillo per
lo sbocco di uno dei condotti seminiferi presso
del quale sbocco avvi il piccolo pene, od or-
gano copulatore, foggialo a guisa di grossa pa-
pilla solcata nella faccia superiore. Una piega
molto rilevante mette limite tra l'estremità del
retto ed essa cloaca. Preparazione conservata
nello spirito. Id.
1365. Lucertola verde — Lacerto vìridis, Aldrov. zz II
tronco colla testa di grosso maschio nella quale,
detratti gli integumenti, si è preparato l'osso
^ joide nella posizione naturale: nello spirito.
Id. 1833.
4185. Iguana tubercolata —Iguana tuberciilata , Lauren-
ti =z Individuo maschio di notabile grandezza,
e del quale il Gabinetto conserva anche lo sche-
letro. La lingua coli' osso joide, la faringe a-
perti e conservati nello spirilo. A differenza di
molli altri Rettili, e massime dei Cocodrilli nei
quali la lingua è scagliosa, nell'Iguana è co-
perta di lunghe palentissirae papille filiformi
284 CATALOGO DEL 6ABI1SETTO
per cui apparisce grossolanamente vehilala. Id.
Ottobre 1847.
4186. Id. Il rimanente del canale alimentare, tranne la
claoaca , è singolarissima la forma dell' inte-
stino di qneslo animale nel quale, in prossimi-
tà del retto, si trova un largo e complicato
sacco, rassomigliante quasi ad un secondo sto-
maco assai robusto. Id.
147. Camaleonte comune — Chamaeleo vulgarìs , Lalr.
=z La lingua isolala, nello spirito. Gandolfì,
1813.
146. Id. Lo stomaco aperto e conservalo nello spirito. Id.
OFIDII.
1362. Angue fragile — Angiiìs fragilis, Linn. = Indivi-
duo intero, e la testa di un secondo sui quali
sono preparate le glandole salivali sopra-ma-
scellari; nello spirito: Alessandrini, 1833.
2848. Id. L'apparecchio digerente finamente incettato nel
sistema arterioso e lasciato nella naturale po-
sizione gonfiandole semplicemente d'aria; nello
spirito. Preparato e regalato dal Prof. Calori,
Maggio. 1841.
3095. Boa — Boa constrìctor , Linn. = L'esofago e por-
zione dello stomaco di quello stesso piccolo in-
dividuo del quale si conserva lo scheletro- Sot-
tilissimo ed allargalissimo l'esofago nel suo in-
incominciamenlo va via via acquistando mag-
gior robustezza nelle proprie pareti mano ma-
no che si avvicina allo stomaco: le interne to-
nache formano rilevate pieghe longitudinali, e
la loro faccia interna libera è manifestamente
veliitala come quella dello stomaco, dal quale
lo stomaco è separalo mediante una piega pa-
I
d'anatomia comparata 285
lentissima che rende il cardias piuttosto angu-
sto: nello spirito. Alessandrini, Agosto 1845.
3906. Id. Il lungo fegato distinto in due masse mediante
un solco longitudinale visibile in ambedue le
facce del viscere: nello spirito. Id.
4204. Boa ortulana ~ Boa Hortulana , Linn. = Porzio-
ne di intestino, quella parte cioè che forma le
circonvoluzioni e concamerazioni prima di ter-
minare nel retto: preparata a secco. Id. Otto-
bre 1847.
1356. Coluber natrix, Linn. = Le teste di varii individui
di sesso diverso dimostranti le glandole salivari
non che la forma e disposizione dei denti della
mascella superiore. È notabilissimo in questa
specie l'abbreviamento della linea dentaria ma-
scellare, e r ingrandimento dei denti posteriori
della medesima serie, circondati da una produ-
zione della gengiva conformata a foggia di va-
gina analoga a quella che circonda i denti un-
cinati delle vere specie velenose, il che si di-
mostra nella testa situata in alto a destra del-
l'osservatore. Nella seconda testa, collocata al
di sotto e che presenta la sua faccia inferiore,
vedonsi preparate tra i rami mascellari la glan-
dola del fodero della lingua marcata con filo
giallo , e le due sottolinguali sollevate median-
te nera setola che passa al di dietro di esse.
La terza testa con porzione del tronco è con-
servata nello stato naturale per formarsi un*
idea della sua forma e grandezza. La 4.% la
più inferiore, veduta dal lato sinistro, presenta
del tutto scoperte le due grosse glandole denomi-
nate generalmente sopra-mascellari, o labiali.
Sul vetro a destra, superiormente vedonsi
isolate le quattro masse glandolar! situate presso
286 CATALOGO DEL GABINETTO
l'orlo dell' apertura della bocca, non che parte
della trachea e della lingua colla glandola del-
l'astuccio, 0 fodero, totalmente isolata. Nello
spirito. Id. 1833.
1356. Id. Un individuo intero, e la testa di altri tre della
varietà della specie denominata da taluno bili-
neata a motivo delle due bianche strisele che
ne percorrono tutto il dorso , varietà comunis-
sima nella nostra Provincia, e singolarmente
nelle acque stagnanti delle colline e dei monti :
varietà non ammessa dall'illustratore della Fau-
na Italica il celebre Principe di Canino e Mu-
signano, giacché da uova emesse ad un mede-
simo parto vide uscirne indivìdui colle striscie
bianche, ed altri che ne mancavano. La specie
poi lo stesso Autore la denomina Natrìx Tor-
quata , Laurentl Sonosi preparate in vario mo-
do le glandole salivari ed i denti che presen-
tano struttura e disposizione affatto identica a
quella descritta nel numero precedente. Nello
spirito. Id.
2544. Id. La lingua unitamente all'osso joide, preparala
a secco, e regalala dal Prof. Calori. Maggio
1840.
1357. Coluber atro-vìrens, Lac. z= viridi-flavus , Bpte =
Un individuo intero, eia testa di altri tre sulle
quali sono preparate le glandole salivali. In
questa specie avvi ancora un rudimento della
glandola post' orbitale , o velenifera: abbenchè
piccolissima è del tutto isolata dalla vicina pa-
rotide, e munita di largo comune condotto al-
cun poco rassomigliante al sacco che nelle vi-
pere e specie analoghe raccoglie il veleno ; un
tal condotto sbocca al di dentro della piega in-
leguraenlale che limita superiormente l'angolo
d'anatomia comparata 287
della bocca, ed un solco situato al di dentro
di questa stessa piega dirige l' umore verso la
radice dei denti posteriori mollo più grossi de-
gli anteriori, e circondati 5 come nel natrìx, da
una piega a foggia di guaina: nello spirito.
Alessandrini, 1833.
2637. Id. Porzione del canale alimentare unitamente al fe-
gato ed al pancreas coi rispettivi condotti in-
jettati a mercurio: preparazione disseccata do-
no del Prof. Calori. Settembre 1840.
3009. Id. L'intero tubo digerente unilamenle al fegato nel
quale è finamente injeltato in rosso il sistema
arterioso. Tutto il canale è mantenuto disteso
mediante l'injezionedi gesso. Dello stesso: Set-
tembre 1841.
1364. Coluber aesculapii, Lacep. = Anguis Aesculapìi,
Aldrovandi = Un individuo intero, e la te-
sta di un secondo slaccata; sì nell'uno che
neir altra sono preparale le glandole sali-
vari, e si dimostra ancora l'assoluta mancan-
za di qualunque rudimento di glandola po-
st'orbitale. Queste preparazioni dell'apparec-
chio salivare dei serpenti servirono alle mie
osservazioni pubblicate nel Poligrafo di Vero-
na Tom. XII. pag. 47. nel dare l'estrado di
una Memoria di Schlegel sullo stesso argomen-
to- Alessandrini , 1833.
1359. Coluber Gabinus , Melaxh. =. Natrìx tessellata, Bo-
naparle. ^ Piccolo individuo, e due teste di
altri maggiori sulle quali si è preparato l'appa-
recchio glandolare salivare somigliantissimo a
quello del Coluber Natrìx. Id.
1360. Coluber Rìcìolì, Bpte z=. Individuo di piccole di-
mensioni, preparata pure 1' apparecchio sali-
vare. Id.
288 CATALOGO DEL GABINETTO
253. Vipera connine — Coluber berus , Lino. r= La te-
sta disseccata sulla quale sono preparali , rimos-
sa la borsa che li nasconde, i cosi detti dardi,
0 denti veleniferi. Doti. Notari , 1816.
1358. Id. L'apparecchio del veleno in due individui con-
servati nello spirito, uno dei quali appartiene
alla specie denominala dal Linneo Vipera as-
pis. Alessandrini, 1833.
4158. Crotalo muto — Crotalus mutus, Lina. z=.Cophias
Qrotalinus , Merrem. = La maggior parte del-
l'intestino tenue riempito di gesso e conservato
a secco. Appartiene a quello stesso individuo
del quale si conserva lo scheletro già registrato
nella osteologia. Id. Ottobre 1847.
4157. Id. L'estremila posteriore dello stesso intestino fio
presso alla cloacca, cui sta unita ancora la
maggior parte del mesenterio, conservata nello
spirilo. Id.
BATRACINI.
326. Rana comune — Rana aesculenta, Linn. zz. Tulio
il canale alimentare col sistema arterioso in-
jeltato a mercurio, e lasciato nella naturale
posizione: nello spirito. Doli. Notari, 1817.
79. Id. Individuo adulto col sistema delle arterie addo-
minali injetlale a mercurio. Preparato e rega-
lato dall'in allora Dissettore d'Anatomia uma-
na. Doti. Quadri, 1810.
1967. Id. Sette preparati conservali nello spirito apparte-
nenti a girini noiomizzati a diversi periodi del
loro sviluppo , e nei quali perciò si dimostrano
i cambiamenti e le modificazioni che subisce il
canale alimentare nei periodi medesimi. Eseguili
a regalati dal Prof. Calori nel 1839.
d'anatomia comparata 289
PESCI
CICLOSTOMI.
2575. Lampreda dei fiumi— Petromy^on fluvialis, Lino,
zz Individuo intero, di piccola dimensione che
dimostra la forma della bocca convertita in or-
gano succhiante, non che la disposizione della
solida interna armatura che lieo luogo dei denti.
Nello spirito: Maggio 1840.
fcv> SELACIANI.
1670. Squalus catulus, Linn. = Le mascelle di giovine
individuo dimostranti la dentatura, tanto su-
periore che inferiore, e conservate disseccate.
Alessandrini, 1837.
1173. Squalo verdesca — Squalus glaucus, Linn. = Le
mascelle di individuo di mole notabi'e, dimo-
stranti i denti, regalate dall'Illustrissimo Sig.
Doti. Luigi Malagodi nel 1829.
1216. Squalus carcharìas. Risso. := Le mascelle coi denti
di individuo gigantesco; essendo la periferia
della bocca, a mascelle discretamente dedotte,
di un metro ed 800 millimetri. Fu esposto alla
pubblica curiosità nella primavera del 1827 in
Bologna ed era della lunghezza di quattro me-
tri e settecento trenta millimetri. Preso nell'A-
driatico fu tradotto alla città ma dopo averne
tolti i visceri onde meglio conservarne il ca-
davere.
972. Id. Parecchi denti in formazione, a grado diverso
di sviluppo, tolti dalle suddette mascelle ancor
fresche, ed in vario modo preparati onde di-
N. Ann. Se Natuk. Serie III. Tomo 3. 19
290 CATALOGO DBL GABINETTO
mostrarne l'intima tessitura e modo di svilup-
po. Alessandrini.
811. Id. Un altro pajo di mascelle^ ma di alquanto mi-
nore dimensione, avendo la periferia della boc-
ca, a mascelle notabilmente dedotte, l'esten-
sione di un metro e centocinquanta millimetri.
499. Squalo grigio — Squalus griseus, Linn. =: Noti-
danus griseus, Cuv. Le mascelle coi denti la-
minari di individuo di mole notabile. 1820.
1545. Id. Un secondo pajo di mascelle della medesima
specie, ma di un individuo di mole gigantesca,
preso neir Adriatico , ed esposto in Bologna alla
pubblica curiosità nella primavera del 1836 era
lungo metri quattro e centotrenta millimetri,
del peso di 700 libbre mercantili bolognesi.
Alessandrini.
60. Squalo naso — Squalus cornubicus, Schn. = Oxy'
rhina Spallano^ani , Bpte, Faun. Ital. = Ma-
scelle di individuo piuttosto piccolo, ma stac-
cate l'una dall'altra. Dal Museo di Storia Na-
turale dell'Università.
1669. Squalus squatina, Linn. = Squatina laevìs, Cuv.
= Le mascelle disseccate per dimostrare la
forma e posizione dei denti: la sinistra metà
della mascella inferiore si è distaccata totalmente
dall'opposta metà e dalla mascella superiore.
Alessandrini. 1837.
1654. Id. Il tubo digerente unitamente ai visceri accessorii
del medesimo fegato, pancreas e milza ;, di pic-
colo individuo del peso di libbre otto bolognesi
proveniente dall'Adriatico, ed acquistato nella
pescheria della Città li 18 Marzo 1837. Id.
Nello spirilo.
2028. JLìchia Amia, Cuv. = L'intero tubo digerente, con- !
servalo nello spinto , di piccolo individuo. Id. !
1839.
d'anatomia comparata 291
61. Squalo armato — Squalus Spìnax, Linn. =: Le
maDdìbole di individuo molto giovine. Dal Mu-
seo di Storia Naturale dell' Uuiversilà. 1850.
704. Pesce sega — Squalus pristìs , Linn. = Porzione
del rostro dentato, ceduto dal Museo predetto.
1822.
2206. Pesce Colombo — Raja aquila, Linn. =z La lamina
dentaria inferiore di maschio molto giovine.
Vedesi la parte posteriore della lamina del lutto
molle, essendo ancora in formazione, e ciò
non ostante presentare le forme regolari dei
pezzi anteriori già del tutto consolidati , anzi
in parte logori: una sezione trasversa tanto
della lamina, quanto della mascella che la so-
stiene fa vedere la grossezza di quella, e la
stretta adesione dei vari pezzi che la compon-
gono. Preparazione conservata nello spirito. Ales-
sandrini, 1839.
500. Storione comune — Acipenser sturìo , Linn. = II
tubo digerente conservato nello spirito, ed in
parte aperto, onde dimostrare i grossi tuber-
coli della faccia interna dell'esofago, l'appen-
dice glandolosa dell'intestino, o la valvola spi-
rale di quest'ultimo. Id. 1820.
1416. Id. Lo stesso apparecchio digerente preparato a secco,
incettato prima con soluzione di gesso colorita
in blu il sistema della vena porta, e di color
rosso le arterie. È quella slessa preparazione
che servì per la mia Memoria sul pancreas di
questi pesci letta all'Accademia delle Scienze
dell' Instituto li 20 Marzo 1833, ed inserita nel
tomo IL de' suoi Commentarli pag. 335. Pre-
parazione della quale si conserva ancora la
pittura ad olio descritta nel numero che segue.
Alessandrini, 1834.
292 CATALOGO DEI GABINETTO
1330. Id. La pittura ad olio rappresentante , alla metà del-
la naturale grandezza, la preparazione anzidetta
fin che, recente ancora, offriva i naturali co-
lori. Eseguita dal disegnatore Cesare Bettini,
1833. In una tavola con figura lineare è ripe-
tuto lo stesso disegno con lettere per l'opportu-
na spiegazione delle diverse parti rappresentate.
PECTOGNATI
1200. Pesce Mola — Tetrodon mola, Linn. = Lo stoma-
co, e gli intestini gonfi d'aria e disseccati, tolti
da individuo maschio di statura gigantesca,
proveniente dall' Adriatico ed esposto alla pub-
blica curiosità 'in Bologna in maggio 1829.
Dalla estremità della coda alla punta del muso
era della lunghezza di un metro e duecento
millimetri. L'altezza massima, corrispondente
alla metà del corpo settecento millimetri : la lun-
ghezza poi del canale alimentare dalla bocca
all'ano, misurato seguendo la convessità delle
anse o giri intestinali fu di cinque metri e no-
vanta millimetri. La pelle preparata si conserva
in questo Museo di Storia Naturale. Alessan-
drini, 1830.
ADDOMINALI
461. Esoce Luccio — Esox Zwcmj, Linn. = Lo stomaco
di piccolo individuo aperto longitudinalmente e
conservalo nello spirito. Alessandrini, 1819.
4330- Id. Il fegato di individuo di grandezza notabile col
tronco della vena porta injettato di cera rossa,
e la cistifelea col lungo suo condotto ripiena i
di cera blu preparato a secco dal Dissettore
Aggiunto Dott. Giacomelli. Gennajo 1849,
d'anatomia GOnPARATA 293
1291. Id. I visceri chilopojelici conservali nello spirito. È
la slessa preparazione sulla quale li 20 Dicem-
bre 1832 mi venne fallo di scoprire il pan-
creas ; rilrovato che parlecipai in seguito a co-
desta Àccad. delle Scienze dell' Istituto in una
Memoria letta la sera delii 21 Marzo seguente,
e che venne pubblicata nel Tomo II. dei Novi
Commentarli pag. 335.
1300. Id. Il fegato di maschio del peso di cinque libbre
bolognesi, preparato a secco, injettalo prima
il sistema sanguifero a colla e cera, di color
rosso il sistema della porta, ed in verde la
vena epatica. Una piccola porzione di intestino
aperta mostra lo sbocco del coledoco, e del
condotto pancreatico. Alessandrini, 1833.
1328. Id. Pittura ad olio rappresentante alla metà éella
naturale grandezza un Luccio collocalo supino
e col ventre aperto, che mostra la maggior
parte dei visceri dell'addome, e singolarmente
il pancreas. Eseguita dal Bellini, 1833.
1329. Id. Altra pittura rappresentante parte dei visceri ad-
dominali, e singolarmente il pancreas ^ rimossi
dalla naturale posizione. Id.
2193. Carpio — Cyprinus carpio, Linn. = Quattro denti
palatini inferiori a diverso grado di sviluppo,
ed immersi naturalmente nella sostanza molle
presso i simili fissati fermamente sull'osso fa-
ringeo, per cui i primi sembrano denti di suc-
cessione di questi ultimi. Nello spirilo. Ales-
sandrini. 1839.
SUBBRACCHIALI
1663. Rombo — Pleuronectes maximus, Linn. =: Appa-
recchio digerente unitamente ai testicoli, tolto
294 CATALOGO DEL GABINETTO
da un individuo del peso di bolognesi libbre
quattro once nove acquistalo nella pubblica pe-
scheria delia Città in Aprile 1837. Dalla punta
del muso all'apice della coda conlavansì quat-
trocento dieci millimetri. Aperto il tubo alimen-
tare, piuttosto lungo e complicato, si vede mu-
nito nella faccia interna di lunghe e complicate
villosità membraniformi. Nello spirito. Id. 1837.
Al N. 1998 si conserva nello spirito il tubo
digerente di un altro individuo della stessa spe-
cie preparato nel 1839.
APODI.
2014, Conger brasiliensis, Ranz. — Il tubo digerente dal-
* l'esofago all'ano, unitamente ai corpi frangiati
od ovaje, tolto da quello stesso individuo del
quale si conserva lo scheletro al N. 2015.
> ACANTOPTERIGI.
1497" Epidesmo macchiato — Epìdesmus muculatus , Ranz.
= (Opusc. Scientifici Tom. II. pag. 133.). II
canale alimentare di due individui presi nel-
l'Adriatico. In una delle preparazioni al tubo
digerente è unito ancora il sistema branchiale
ed i testicoli. È singolare in questa specie l'e-
leganza e la disposizione delle appendici pilo-
riche. Nello spirito. Alessandrini. 1846.
992. Serranus gigas , Cuv. = Il canale alimentare uni-
tamente al fegato. Lo stomaco si prolunga al
di là dell'inserzione del duodeno in un lungo
sacco conico attorno al piloro si contano quin-
dici ben lunghe e voluminose appendici pilo-
riche, mantenute distese mediante injezione di
D'ANATODIIA COnPARATA 296
cera molle bianca mista a trementina. Il fegato
ha una cistifelea allungatissima , che sotto for-
ma di piccolo cieco intestino si prolunga fin
presso l'estremità del retto: presso il fegato
s'allarga in un succo ovoide nel quale sboc-
cano più condotti epato-cistici, riunendosi po-
scia col dutto epatico a formare il coledoco che
I si apre nell'intestino fra le appendici piloriche:
'' preparazione disseccala. Alessandrini, 1826.
1648. Sargo comune, 6uv. — Sparus sargus , Linn. =
Le mascelle coi denti, somiglianti agli incisivi
umani , di piccolo individuo. Alessandrini , 1836.
1819. Dorata comune, Cuv. — Sparus aurata, Linn. =:
Le mascelle appartenenti a due individui di età
e dimensioni diverse: sono preparate in modo
da dimostrare lo sviluppo e successione di que-
sta dentatura singolarissima. Alessandrini, 1837.
1999. Triglia — Trigla Lyra, Linn. = Il tubo digerente
intero, conservato nello spirito. Id. 1829.
1386. Tonno comune — Scomber thynnus, Linn. = Lo sto-
maco ed il tubo intestinale : lo stomaco è aper-
to longitudinalmente per mostrare le grosse ed
irregolari pieghe formate dalla membrana in-
terna. A destra si è isolata in parte grossissima
tunica muscolare: a sinistra uno specillo segna
l'apertura pilorica subito al disotto del restrin-
gimento esofageo. Il duodeno è tutto aperto, il
suo incominciamenlo ha pareti robuste e rugo-
se, quasi come quelle dello stomaco^ si assot-
tiglia però ed indebolisce nel discendere, ed il
punto della cambiata struttura è marcato da
piega circolare quasi a foggia di valvola, di
guisa che questa prima regione del tenue in-
testino rassomiglia piuttosto ad un secondo sto-
maco. In prossimità della nominala piega esiste
296 CATALOGO DEL GABINETTO
lo sbocco di due ciechi canali della lunghezza
di mezzo pollice del diametro di due linee, or-
gani secretori che paragonare si potrebbero ad
un rudimento di pancreas. Alquanto al di sotto
delle nominale aperture, e di fronte alle me-
desime sonovi le larghe aperture dei tronchi
appendici piloriche ramose, la massa enorme
delle quali disciolta rimovendo l'esterno invilup-
po celluioso si vede discendere fino al fondo
nel vaso nel quale si conserva nello spirito la
preparazione. Id. 1833.
2181. Cefalo — Mugli capito, Cuv. et Valenc. = Il tubo
digerente di grossa femmina del peso libbre tre
once due bolognesi, acquistata nella pescheria
della città la mattina delli 4 Ottobre 1849 e
proveniente da Coraacchio. I sullodati Autori
nell'Opera Hist. Naturelle des Poìssons Tom.
XI. pag. 36, ammettono in questa serie soltanto
sei appendici piloriche, io però ne ho contate
distintamente otto, che coprono quasi intera-
mente il bulbo carnoso dello stomaco. Id. 1839.
( continua )
297
RENDICONTO
delle Sessioni della Società Agraria della
Provincia di Bologna.
{Continuazione, vedi pag. 161)
Sessione ordinaria delti 27 Decemhre 1846.
VengoDO presentate le seguenti opere giunte in dono
alla Società
Meraoires de la Societé Royale d'Agriculture et des
Aris du Deparliment de la Scine et Oise publiés depuis
sa seance publique du 27 Jullet 1845 jousque a celle du
26 Jullet 1846. Versailles.
Atti della Società d'Agricoltura, ed Industria nella
Provincia di Macerata Anno 1.° 2.** 3.°.
Viene pure presentata una lettera della Direzione della
Società del Casino che ringrazia del dono a lei fatto delle
nostre Memorie.
Indi , dietro invilo del Presidente , il Socio Ordinario
Sig. Conte Filippo Agucchi legge una sua Memoria nella
quale muovendo dalla questione agitata fra gli agronomi
intorno ai vantaggi della grande e piccola coltura, viene
indicando con molta erudizione come quest'ultima abbia
presso noi avuta origine da circostanze locali, ossia dalla
forma del Governo Repubblicano^, dalla limitata estensione
delle diverse proprietà ^ dalla mancanza di servi, non che
in fine dal frastagliamento prodotto nelle nostre pianure
dal corso irregolare dei fiumi, e dal non prestarsi le col-
line a latifondi , circostanze tutte che non si verificano nella
Lombardia e nel Romano, ove invece venne generalizzata
la grande coltivazione.
Dalla piccola coltivazione poi, dice l'Autore, ove sia
ben diretta, non solo possono derivare ottimi risultati, ma
298 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
è eziandio evidente che le nostre coltivazioni più utili so-
no di tal natura da abbisognare di una serie si complicata
e continua di lavori , che non potrebbero essere con pro-
fìtto eseguiti, se nonché col sistema proprio della piccola
coltura che è quello di mezzadria ; sistema che nelle no-
stre circostanze è a riconoscersi vantaggioso non solo ai
proprietari ma alla classe ben anche dei lavoratori , i quali
ritraggono mezzi di fruire di que' comodi della vita, de'
quali sono privi in molti paesi dove è esercitata la grande
coltura.
D'altra parte la divisione delle possidenze non è in-
compatibile colla adozione di que' metodi agrari che sa-
rebbero più proprii della grande coltura, qualora presentino
in realtà wn maggiore vantaggio, del che può aversi un
esempio nelle nostre coltivazioni umide. Non è adunque
nella piccola coltura che devesi vedere la causa, che si
oppone ad un più rapido progresso dell'agricoltura appo
noi, ma più presto nella mancanza d'istruzione, e d'in-
telligenza delle cose Agrarie in molti direttori delle colti-
vazioni, nella mancanza di sviluppo del principio d'asso-
ciazione, e nella mancanza finalmente di capitali, o nella
loro non retta applicazione dei quali in alcuni casi si fa
soverchio risparmio in altri scialacquo.
Ed in quanto ai mezzi più proprii a togliere tali di-
fetti, sarebbero rapporto al primo di somma utilità giudi-
ziose affittanze, conferenze nelle serate d'inverno fra di-
versi reggitori delle famiglie, e l' instillare finalmente la
moralità a' contadini tanto per principio, quanto per l'e-
sempio dei proprietari , che da vessatorie gravezze dovreb-
bero astenersi mai sempre.
Collo spirito d'associazione verrebbe a togliersi il se-
condo difetto j mentre mercè questo si potrebbero intra-
prendere quelle grandi opere, che formano il maggior
vantaggio della grande coltura, come in alcuni casi ne
abbiamo esempio , sia rapporto a proprietari nelle corpo-
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 299
razioni degli scoli, sia rapporto ai coltivatori nel coadiu-
varsi che fanno 1' un l'altro nelle più pressanti faccende.
Rapporto Gnalmente air ultimo difetto è a notarsi, co-
me contemporaneamente si verifichi in alcuni rami d'eco<
nomia campestre l'impiego ora scarso ora profuso di Ca-
pitali : delia qual verità si può avere un esempio rispetto
ai proprietari nei piantamenti trasandati , nella mancanza
di scoli in molti campi, nella parca somministrazione
d'ingrassi, e nel lasciare ad estranei il capitale ed il re-
lativo utile del bestiame, mentre spendono largamente per
fornire di fabbriche di lusso quei loro stessi Poderi. Rap-
porto ai Coloni poi si verifica lo stesso inconveniente men-
tre gettano assai danaro per l'acquisto dì carri e castel-
late magnifiche intantocchè mancano del bestiame neces-
sario al lavoro, e del mezzo di far fronte al loro man-
tenimento fino al nuovo raccolto.
Ciò in generale rapporto alla pianura: ove si rivolga
poi lo sguardo allo stato di decadenza nella coltivazione
della collina non si può non dedurre esservi colà ne' trop-
po piccoli possidenti una totale mancanza di mezzi neces-
sari a farla fruttare.
Dietro le quali osservazioni di fatto passa l'Accade-
mico con molta giustezza a proporre i rimedi a tali mali,
e cioè associazioni per affittanze de' beni del colle, ed
una banca di credito agrario pel bisogno dei possidenti
in generale.
Sessione ordinaria 10 Gennajo 1847.
E presentato alla Società una Memoria sulla Cuscuta
Europea, del Sig. Almerico Benvenuti mandata in dono
dall' Autore.
Quindi il Socio Ordinario Sig. Avv. Francesco Lisi fa
lettura della sua Memoria di turno.
Dà principio .l'Accademico coli' indagine delle cause
300 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
che diedero origiDe ai contratti d'Enfiteusi, le quali si
furono il lusso e la mollezza delle popolazioni, che ca-
gionarono la non curanza per l'arte agraria dapprima
in onore, passa di poi ad indicare le diverse disposizioni
legislative che successivamente vider la luce da' più remo-
ti tempi sino a dì nostri dirette a regolare un tale con-
tratto , e pone fine a questa dotta e particolareggiata sto-
ria dell'Enfiteusi facendo voti perchè dall' Augusto nostro
Sovrano, che ora si sta occupando delle più opportune
leggi, vengano addottate quelle modificazioni che valgano a
detergerne ogni ruggine di barbarie, ed a tor di mezzo le
ambagi delle forensi sottigliezze. Vorrebbe che a questo
scopo fosse distinta l'Enfiteusi dalla Locazione perpetua,
indicate alcune note differenziali da Lui designate; e dopo
falle varie osservazioni e ricerche sul modo di francarle,
passa ad enumerare i casi nei quali questo contratto può
convenire, indica le norme di giustizia da osservarsi nel
farlo, e le cauzioni colle quali garantirlo, non senza no-
tare come in date condizioni possa dal medesimo derivare
una certa pubblica utilità. Può questa principalmente ve-
rificarsi qualora si tratti di terreni sterili , non che ne'
coltivati, in alcune particolari circostanze, allorquando cioè
i proprietari non sieno in istato di farle prosperare, e fra
questi annovera il fisco, le corporazioni e grandi bene-
fizii, e gì' Istituti caritativi.
Il Canone poi dovrebbe esser minimo, rapporto ai
terreni sterili, poco al di sopra cioè dell'importo del red-
dito della pesca, 0 dell'erbe palustri ne' terreni sommersi,
e del pascolo nei relitti del mare; con questo però che
ne fosse assicurata una maggior fertilità in avvenire. In
quanto ai terreni già ridotti a coltura, dovrebbe il Canone
corrispondere al reddito attuale da desumersi con eque e
positive norme, e prevenendo i danni derivabili dalla varia-
zione fra il rapporto dei generi e del danaro, collo stabilire
il Canone stesso in una data quantità di grano da pagarsi
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 301
ad un prezzo determinalo; il prezzo di lai grano dovreb-
be ogni trentennio variarsi a seconda del suo costo reale
verificatosi nel decennio o ventennio precedente.
In quanto alle cautele, addimostralo come sia assur-
do ed erroneo il cercarle con palli che apportino la rescis-
sione del contratto, crederebbe più conveniente che il pro-
prietario ricevesse all'alto della investitura una parte del
valore del fondo, e ridotto così il Canone ad un saggio
minore del reddito reale, la cauzione nascesse nel fondo
stesso. Poste le quali cose egli è d'avviso che ne sorge-
rebbe una classe d' uomini industriosi , i quali farebbero
fiorire ¥ agricoltura a bene generale non meno che par-
ziale di quegli Istituti che ora si servono di agenti prez-
zolati.
Sessione ordinaria 24 Gennajo 1847.
Per mezzo del Socio Ordinario Sig. Ing. Francesco
Maranesi è rimessa alla Società una Memoria del Sig. Prof.
Ugo Calindri di Perugia sopra alcuni miglioramenti da lui
portali all'aratro, e se ne rimette la lettura alla prossi-
ma adunanza.
Indi il Socio Ordinario Sig. Do». Giacomo Grandi in-
trattiene il Corpo Accademico con una sua Memoria in-
torno alla coltivazione dei boschi ed alla condotta delle
acque nella regione media dell' Appennino. Richiama da
prima l'attenzione sulla immensa quantità di boschi di
quercia, che vengono mutilali per formare i così detti bo-
schi da vinciglio, il qual genere di coltivazione boschiva
potrebbe venir ristretto con una non dubbia utilità, la-
sciando campo ad una maggior copia di ghiande, ad un
maggior prodotto di legnami da lavoro, non che final-
mente a più completo godimento di que' pubblici vantag-
gi che recano selve alle e frondose. Le quali cose non si
otterrebbero a discapito dell'utile che attualmente si ritrae
302 RENDICONTO DELLA SOG. AGRARIA
dalla più vasta estensione de' boschi di quercioni, mentre
il disserente osserva come il metodo di loro coltivazione
sia suscettibile di tali miglioramenti, da potersi ottenere
la quantità di frasca necessaria all' invernale mantenimento
del gregge non ostante che la estensione dei boschi a vin-
ciglio notabilmente si diminuisse.
Il miglioramento col quale può raggiugnersi l'indicato
scopo, quello sarebbe di differire la decapitazione dei Quer-
cioni da destinarsi al vinciglio ad un' età più tarda dell' or-
dinaria, con che si otterrebbe una maggior altezza di fu-
sti ed una maggior robustezza delle piante, e conseguen-
temente una più grande produzione di rami e di foglie.
Né fa poi mestieri , secondo quanto il disserente vie-
ne avvertendo, l'attendere che siano da educarsi nuove pian-
ticelle per introdurre io pratica quel!' utile sistema , men-
tre ciò può eseguirsi anche ne' vecchi quercioni coli' alle-
vare in ciascuno d'essi un sol ramo nella cima, da ta-
gliarsi in seguito alla estremità.
Volgendo di poi l'Autore le sue considerazioni ai boschi
di Castagni , dopo avere raccomandata da prima la solerzia, e
la frequenza nel ripulire le piante dal seccume, e la scelta di
circostanze atmosferiche opportune ad un tale lavoro viene
addimostrando l'utilità di riparare al piede tali alberi me-
diante piccoli muri a secco, essendoché pel dilavamento delle
acque le radici loro rimangono scoperte , come la convenien-
za che pur vi sarebbe, di tentare in certe rigide posizioni
l'innesto di quelle varietà più precoci nella maturazione
del frutto, che incoDlransi in alcune località più elevate
dell'Appennino.
In quanto alla piantagione di questi Alberi l'Autore
è d'avviso esser senza dubbio conveniente, ed utile semi-
nare il fruito nel luogo di sua stabile dimora preparan-
dovi un sufficiente spazio di terreno con adatti lavori.
Dopo i quali precetti venendo a trattare della condotta
delie acque, prende a norma delle sue osservazioni quanto
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 303
si vede accadere in aatura, e nota che gli effetti delle acque
che si precipitano dalle pendici, sono varii secondo il va-
rio rapporto fra la massa e la velocità dell' acqua stessa
da una parte, e la qualità del terreno e la condizione della
sua seperficie dall'altra, ossia tra la forza dell'acqua, e
la resistenza del terreno.
Egli è perciò che giudica insudicienti i pochi solchi
che si aprono qua e là coli' aratro a questo fine, e propone
che ogni due o tre campi, secondo il pendio del suolo, sia
aperto uno scolo trasversale, destinato a conduttare le acque
ridondanti dei solchi medesimi, il quale scolo dovrebbe
essere praticato fra due sponde di terreno lasciato a sodo
0 scorrer ne' campi destinati a praterie artificiali. Dopo
aver poi con molta erudizione indicato come dalla studiata
condotta dei solchi e dei maggiori scoli destinati a ricevere
le acque loro, si possa arrestare con opportune chiuse
nei medesimi il terreno asportatovi , ove se ne riconosca il
bisogno, passa a riflettere come il maggior tempo che im-
piegar dovrebbero perciò le acque a discendere dai monti,
il conseguente maggior assorbimento che ne farebbe il ter-
reno, e l'impedire che questo misto alle acque discenda
nei torrenti, siano comulalivamente cause che influiscono
a rimuovere 1 pericoli delle rotte ne' fiumi , tanto col la-
sciare ad una data quantità d'acqua uno spazio di tempo
più lungo per percorrere tutta la lunghezza di un dato
torrente, quanto col diminuirne il volume, che diminui-
rebbe altresì perchè mista coli' acqua discenderebbe minor
copia di terra.
Sessione ordinaria 14 Febbraio 1847.
Secondo lo stabilito nella precedente Sessione viene
fatta lettura della Memoria inviata alla nostra Società dal
Sig. Prof. Ugo Calindri di Perugia sopra un aratro rivol-
tatole semplice.
Si fa l'autore da prima a narrare come la Società
304 RENDICONTO DELLA SOC AGBABIA
Economica Agraria dì Perugia decretò nell' Adunanza
generale dei 13 Decerabre 1839 un premio di Scudi ven-
ti a chi avesse perfezionato l' aratro a modo che sod-
disfacesse a certe determinate vantaggiose condizioni ;
com'egli quindi nella circostanza dell'esperimento fatto
per l'assegnazione del premio, si determinò di fare agire
uno strumento aratorio da lui costruito, e da lui chiamato
aratro rivoltalore, come in fine la società non giudicò da
premiarsi nessuno dei concorrenti, lenendo per altro che
l'intento potesse conseguirsi col Coltro Rldolfi e coll'Aratro
rivoltatore, del quale si tratta nella presente Memoria. Data
di poi la spiegazione di quell'istrumento riferendosi al di-
segno che accompagna lo scritto, viene accennando, che
sull'autorità de' più stimabili scienziati, che hanno trattato
di questo argomento, ha egli creduto doversi dare la pre-
ferenza agli aratri semplici,© senza ruote, essendoché la
perdita della forza non può non ravvisarsi maggiore nel caso
di due decomposizioni , e minore in quello di una sola.
Intorno a che però non lascia di notare, come i risultati
non rispondessero a tale teorica negli sperimenti del con-
corso aperto dall'I, e R. Accademia dei Georgofili pel 1824,
essendosi allora giudicato che l'aratro sulle ruote aveva
maggiore uniformità e celerità degli altri semplici che fu-
rono presentali. Dal qual fallo però egli non crede poter-
si dedurre poca giustezza nelle teorie^ ma più presto il
caso speciale di qualche difetto nella costruzione di quegli
aratri semplici, essendo secondo lui indubitato che l'ag-
giunta delle ruote non può giovare ad accrescere e molli-
plicare la potenza, ma solo a facilitarne l'applicazione, e
che d'altronde pel massimo effetto della potenza stessa è
indispensabile il minorare gli attriti;, e le altre resistenze.
E quantunque il toscano ;, e molti altri aratri sempli-
ci siano ben costrutti , non per questo egli si astenne dal
modificare il perticalo del proprio paese, siccome quel-
l'unico che colà può bastare a una certa profondità di
lavoro che col Coltro toscano non si potrebbe ottenere.
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 305
Dopo ciò sviluppati i principi teorici su' quali l'aratro
l'ivoltalore si fonda , e venuto a parlare dei motori e dei
regolatori dell' istruraenlo, entra nella questione della spe-
cie degli animali da preferirsi per farlo agire , e senza esi-
tanza decide essere a prescegliersi il paziente e robusto
bue nelle condizioni dei terreni della Provincia Perugina
divisi in piccoli appezzamenti, ineguali di profondità, spes-
so clivi argillosi e tenaci ed ingombri d'alberi.
Due soli di questi animali, dice egli, poter bastare ad
un buon lavoro, qualora l' aratro sia come il suo semplice
formato di pezzi rigidi costituenti un sistema inflessìbile,
così congegnalo che la potenza si trasmetta alla resistenza
per la via piiì breve e la forza direttrice e motrice vin-
cano questa con perdita di quella possibilmente minore.
A questo fine aver lui procurato che le singole parli
del suo aratro, secondo l'uso di ciascheduna, siano in con-
sonanza colle dette teorie. — E intorno al modo di ma-
neggiarlo sul campo fa avvertire come per la facilità di re-
golare la sua intromissione nel suolo, possa adattarsi a
quei diversi gradi di profondità che si vogliono ottenere a
seconda dei terreni e delle varie qualità del lavoro.
E a meglio provarne l' utilità pone in confronto il suo
aratro con quello che s'usa nella Provincia Perugina, e
viene notando le imperfezioni di questo, ed i vantaggi del-
l'altro, fra' quali primeggia quello della profondità anzi-
detta. Anzi sebbene egli sìa persuaso che nessun istrumento
aratorio possa eguagliare il lavoro della vanga, pure cre-
de di poter asserire che quello ottenuto col suo istrumen-
to, sotto certi rapporti lo superi, e cioè per la sollecitu-
dine, potendosi lavorare 1,000 metri quadrati in 3 ore , per
ottenersi il simultaneo sp£zzaraento delle zolle ;, che la van-
ga, egli dice, non infrange abbastanza, per non lasciar
campo che il terreno torni ad assodarsi , come avviene da
una vangatura all'altra; e iìoalmenle per la notevolissima
diminuzione della spesa. Che se poi invece di confrontare
N. km. Se. ISatuk. Skkie IH. Tomo 3. 20
306 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
il lavoro del suo aratro con quello che si ha dagli altri
aratri finora conosciuti, egli asserisce che nelle molte espe-
rienze praticate sempre con un paio solo di buoi in vari
terreni si è ottenuto sotto tutti i rapporti un lavoro, so-
vra ogni altro migliore.
Conclude pertanto che se il ripetuto istruraento non
ha pienamente corrisposto a tutte quelle condizioni che
volevansi dal Programma della Società Agraria di Perugia ,
poteva però riguardarsi , siccome un aratro , o come egli
dice, Pertìcaio d'assai migliorato.
L'autore pone termine a questa memoria col manife-
stare il suo desiderio perchè in altre Provincie ancora di
terreno più forte siano eseguiti esperimenti ad avere un
giudizio de' più intelligenti conoscitori pratici d'agronomia.
La Società mentre loda il bel lavoro a Lei partecipato,
rimane però molto dubbiosa che stante le condizioni dei
nostri terreni, e le abitudini de' nostri coltivatori il pro-
posto aratro possa ricevere appo noi un'utile pratica ap-
plicazione.
Sessione ordinaria 14 Mar'^o 1847.
Viene presentata in dono alla Società a nome di S. E.
il Sig. March. Senatore Guidotti un'Opuscolo, che ha per
titolo =: Discorso agrario con idea di Tenuta Modello,
Ietto da A. Coppi nell'Accademia Tiberina il dì 28 De-
cembre 1846. = Sono parimenti presentati due altri Opu-
scoli inviati in dono dal loro autore, è l'uno il Rendi-
conto degli esperimenti fatti dalla metà di Novembre 1842
a tutto Ottobre 1845 nel Campo della Società Economica
Agraria del Gruppo di Malta sulla via di San Giuseppe,
letto nella seduta del 6 Decembre 1845 dal Dott. E. G.
Grech Delicate; l'altro è il terzo Rendiconto delle col-
tivazioni fatte nello slesso campo Sperimentale durante
m
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 307
l'inverno e la primavera del 1846, letto dal medesimo Dott.
Grech nella seduta del 12 Agosto dell'anno slesso.
Indi il Socio Ordinario Sig. Doti. Filippo Giiermani
legge una memoria nella quale facendosi dapprima ad in-
dagare le cause, per le quali le coltivazioni della Barba-
bietola non si estende tanto presso di noi , quanto la sua
manifesta utilità richiederebbe, ne assegna per principale
motivo la trascuratezza de' proprietari, i quali nell' ordi-
narne ai coloni la piantagione, non si prendono poi alcun
pensiero di sopravvegliare perchè questa venga eseguita
in quelle località e con quelle condizioni di lavori, e d'in-
grassi , che solo ne possono garantire la buona riescila ,
di che è necessaria conseguenza la stentata ed infruttuosa
vegetazione di quella pianta per cui se ne abbandona la
coltura con disistima d'ogni altra novità e riforma in ge-
nerale.
Dopo avere dunque notato che chi vuole introdurre
la coltivazione di questo prodotto deve assegnargli un adatto,
pingue , e ben lavorato terreno , passa ad indicare alcune
speciali avvertenze delle quali la pratica di tre anni gli ha
fatto conoscere il vantaggio.
Sono queste il ritardarne la semina finché sia assi-
curata una sufficiente temperatura dell'atmosfera, per-
chè le pianticelle poco dopo il loro sviluppo non abbiano
a soffrire per la rigidezza delle notti , vuole poi che la se-
mina stessa sia eseguita in quinconce alla distanza di 3
piedi Bolognesi , per lasciar campo alle radici di bene span-
dersi ed ingrossarsi calcolando che può ottenersene un peso
medio di libbre 20 per ognuna. Nel parlar poi della ne-
cessità di frequenti sarchiature, entra nella questione se
convenga o no l'ammonticchiarvi attorno la terra, ed inclina
all'affermativa trattandosi di una pianta, la cui radice per
sua legge particolare ama di sortire dal suolo.
Premesse le quali interessanti avvertenze pone fine il
disserente col raccomandare la coltivazione della barbabie-
308 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
loia , COSÌ manifeslamenle proficua col migliorare il mante-
nimento del bestiame, rendendo gradito il cattivo foraggio
dell'inverno, e servendo ai vitelli quasi di secondo latte.
Entrando quindi in altro argomento ci fa osservare
come da' più antichi scrittori di cose Agrarie, trovasi com-
mendato l'uso di alcune preparazioni ai semi prima di
affidarli al terreno; e fra queste quella del nitro e della
feccia d'olio, indicalo anche da Virgilio nella Georgica;
che se appo noi si è ora trovato un mezzo certo di pre-
venire, mediante la calce, i funestissimi danni del carbone
nel grano, sono però stati fin qui inutili gli altri preser-
vativi per liberare il grano dai vermi.
Egli è perciò che comunica alla Società di avere ot-
tenuto se non un pieno successo, un effetto per altro ab-
bastanza degno di considerazione, dalla immersione delle
sementi del frumento nell'Olio di Lino, o dal bagnarle
con acqua dove per più ore aveva fatto bollire dei Lupini.
L'autore dà termine al suo discorso col richiamare
l'attenzione dei possidenti alla tenuità del ricolto nell'an-
nata , ed al bisogno di soccorrere con qualche lavoro , co-
mechè non necessario al mantenimento dei poveri della
Campagna.
Sciolta dopo la lettura di questa Memoria 1' adunan-
za, vengono dal Sig. Presidente invitati i Signori Soci
Ordinari a trattenersi per una
Sessione straordinaria.
Il f. f. di Segretario, secondo l'incarico avuto nell'ul-
tima adunanza della Censura delli 28Febbraro, comunica
alla Società un Dispaccio dell' EiTio Legato, col quale, per
ordine dell'Emo Camerlengo dimanda, se il Bando Generale
delli 4 Giugno 1846 che vieta d'introdurre il bestiame
al pascolo nei terreni mietuti se non dopo un certo nu-
mero di giorni, per dar agio a' poveri di spigolare, debba
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 309
a giudizio della Società, interpretarsi applicabile solo a
quei campi che erano a frumento, o anche a quelli ove era
stata coltivata la segala.
Fatta indi lettura dell'anzidetto bando generale, le
cui prescrizioni non sono di fatto osservate nella nostra
Provincia, neppure in quanto allo spicilegio del frumento,
e veduto che qualora si volesse dal Superiore Governo ri-
chiamarlo appo noi in vigore sarebbe causa di gravi danni,
stante il bisogno che abbiamo di falciar tosto le stoppie
prima che le pioggie le rendano inservibili ad uso di fo-
raggio, e stantecbè al più presto possìbile i terreni sono da
preparare per la Cahepa, così il corpo Accademico deter-
mina di nominare una Commissione composta di tre Soci,
la quale in un categorico riscontro alla interpellazione di
cui la Società è stata onorata, sviluppi i motivi ond'essa
ritiene che le prescrizioni di quel bando siano per Tuna
parte incompatibili coi bisogni e colle condizioni de' no-
stri metodi di Agricoltura, e per l'altra superflue, essen-
doché di fatto lo spicilegio viene eseguito senza danno del
povero, quantunque non favorito da quelle prescrizioni.
Venutosi perciò mediante schede segrete alla nomina di detta
Commissione furono eletti i Signori
Lisi Avv. Francesco.
Berti Pichal Carlo.
Da-Via March. Dottor Luigi.
Sessione straordinaria 9 Aprile 1847.
Il Sig. Presidente fa manifesto che per cura del no-
stro Socio Sig. Avv. Antonio Silvani gli sono stale comu-
nicate alcune modifìcazioni, che sarebbe mente della Sacra
Congregazione degli studi d' introdurre nel nuovo regola-
mento a lei subordinato dalla Società.
B tali modifìcazioni essendo già state in precedenza
prese ad esame della Censura nella sua adunanza del
310 RENDICONTO DELIA SOC. AGRARIA
giorno 2 corrente, si fa lettura tanto dei singoli articoli
sui quali cadono le medesime, quanto delle relative osser-
vazioni delia Censura.
Il corpo Accademico trovando dietro questo, convenien-
te di rispettosamente insistere affinchè alcuno de' variali
articoli sia lasciato ne' termini proposti dalla Società^ si
passò a discutere sul debito modo di far tenere tali osser-
vazioni alla Superiorità, e ad unanimità di partilo si sta-
bilì di nominare una Commissione la quale si presentasse
all' Eminentissimo Legato, già proposto a Protettore nel
nuovo Regolamento, per pregarlo che voglia raccomandare
le fatte osservazioni alla Sacra Congregazione degli Studi.
A quest'ufficio con pieno partito favorevole risultaro-
no eletti i Signori.
Alessandrini Cav. Prof. Antonio.
Da-Via Marchese Pietro.
Lisi Avvocato Francesco.
Sessione ordinaria 11. Aprile 1847.
Dietro invito del Presidente il Socio Ordinario Sig.
Prof. Gaetano Sgarzi intrattiene la Società colla lettura di
una Memoria assai utile, tanto in rispetto all'Economia
Civile quanto alla Rurale, intorno cioè alla fabbricazione
dei mattoni o pietre da costruzione.
In essa dopo avere con molla erudizione toccala di
volo la Storia delle pietre da Fabbrica, l'Accademico passa
a notare come queste siano attualmente di cattiva qualità
presso di noi , difetto derivante o complessivamente o par-
zialmente dalla natura della terra, onde si compongono^
dalla maniera onde sì preparano, e finalmente dalla cottura.
E in quanto al primo difetto egli ci fa conoscere ne-
cessario il verificare, mediante chimica analisi, la propor-
zione fra le diverse sostanze componenti la creta che dee
servire ai mattoni per accrescere le quantità di quelle che
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 311
potessero scarseggiare , affinchè stiano fra loro nella voluta
proporzione: e viene con opportuni esempi dimostrando
che ciò non puossi eseguire colla semplice ispezione delle
qualità apparenti.
E passando alla ricerca della proporzione anzidetta^ e
specialmente delle due sostanze principali che sono la Si-
lice e l'Allumina, fa vedere come la prevalenza di que-
st'ultima, cagionando l'assorbimento della umidità^ renda
i nostri mattoni di cattivo impasto; la quale opinione cor-
reda coir analisi instituita fra le nostre pietre e quelle di
antiche Fabbriche Romane che, senza soffrire alterazioni,
hanno sfidale le intemperie delle stagioni fino a' dì nostri;
notando che in esse una maggior proporzione di Carbonato
di Calce , prevale sopra la Silice. Dietro poi i risultati delle
analisi stesse deduce che la proporzione pili conveniente
fra i principali ingredienti è da stabilirsi in via media del
15 per cento di Allumina e del 70 per cento di Silice.
Indi volgendo le sue considerazioni intorno al secondo
difetto, cioè alla maniera di preparare i mattoni, riflette
che la manipolazione, la forma ed il disseccamento deb-
bono influire sulla maggiore o minore loro bontà. In quan-
to alia manipolazione fa notare la necessità che sia dili-
gentemente eseguita per ottenere l'omogeneità della mas-
sa, nella quale sia ovunque perfettamente mescolala l'ar-
gilla colla sabbia, e come con adatti meccanismi altrove
usati , si potesse in questo caso supplire con frutto all' opera
dell'uomo. In quanto poi alla forma, vorrebbe che i mat-
toni fossero ben calcati e stipali , e suggerisce macchine
di compressione che favoriscono ancora il disseccamento
che non sarà né troppo sollecito né troppo lento ma ugua-
le sì al di fuori che dentro. E a questo proposito insegna
come, non volendosi usare o stufe o ventilatori od altri di-
spendiosi mezzi , dovrebbero almeno farsi disseccare in aje
all'aperto , sotto teltoje che le difendessero dalle intemperie.
Viene infine dall'Accademico richiamata l'attenzione
312 RENDICONTO DELLA SOC. AGRARIA
suir ultimo difetto della cottura, e spiega come venga questa
a compir T unione della Silice coll'Àllumina e colla Calce
per formare la specie di silicati o di vetri, che solo sono
impermeabili all'acqua; questa anzi, secondo egli avverte^
può in certa guisa correggere la qualità dei mattoni ove
difettassero o per composizione o per fattura ; giacché per
violento calore si può credere che si formi del silicato di
Allumina o di Calce, o si vetrifichi della massa quanto
basta, perchè tutto quello che non si combina o si vetrifica
rimanga come velato, difeso e ricoperto.
In quanto poi allo stabilire il grado che alla cottura
si deve dare, soggiugne che non può esservi difetto Del-
l'abbondare, e che qualora fossero stabilite certe date pro-
porzioni fra i diversi componenti , potrebbesi avere un
saggio del grado ottenuto, coli' estrarre un mattone dalla
fornace prima del raffreddamento, mediante apposita aper-
tura, pesandolo alcun tempo dopo, indi immergendolo nel-
l'acqua, finché se ne sia imbevuto,, e poscia ripesandolo
e cosi desumendo la cottura dalla quantità dell'acqua as-
sorbita.
Dopo la lettura di questa interessantissima memoria
che viene depositata in alti il Sig. Presidente dichiara sciol-
ta l'adunanza, e prega i Signori Soci Ordinari a rimane-
re per una
Sessione straordinaria.
Il Sig. Avv. Francesco Lisi , uno de' componenti la
Commissione nominata per la risposta da dare alle domande
dell'Emo Legato ;, già esposte nel rendiconto della tornata
precedente , legge il rapporto che la Commissione ha for-
molato.
Si fa questa a riflettere che le prescrizioni non pos-
sono non considerarsi, che come norme per l'osservanza
del precetto Divino che si ha al Cap. 24. §. 19 e seguenti
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 313
del Deuteronomio , e che parlandosi in essi Capitoli non
solo delle biade onde fassi il pane, fra le quali è la Segale,
ma eziandio dei rimasugli delle Uve e degli Ulivi, pare non
possa cadere dubbio che quelle prescrizioni che hanno per
iscopo di assicurare ai poveri lo spicilegio del frumento ,
non debbano egualmente estendersi allo spicilegio della
Segale.
Osserva però la Commissione che le disposizioni di
quel bando, non solo sono superflue appo noi, ma ben
anche incompatibili colle circostanze e coi bisogni della
nostra agricoltura ; cosa da non tacersi al governo se mai
pensasse di richiamare in vigore il bando suddetto: men-
tre se si guardi allo scopo di nominatamente estenderlo
allo spicilegio della Segale, questa non è presso noi col-
tivata che in piccoli appezzamenti sparsi qua e là fra bo-
schi e pascoli dell'alta montagna, la quale abitata com'è
da poveri e piccoli possidenti, non lascia temere che una
sola spica rimanga abbandonata nel campo; senza che
mancherebbe forse colà il tornaconto, non che la classe
delle persone che allo spicilegio si dedicassero.
Rapporto poi all'assicurare ai poveri lo spicilegio del
frumento, egli è inutile l'obbligare il Proprietario a non
falciare le stoppie se non dopo scorsi dieci giorni, mentre
frequentissima essendo appo noi la popolazione, pochi mo-
menti bastano perchè i campi siano esattamente percorsi
dagli spigolalori.
E passando a dire del come sarebbe per altra parte
ciò slesso dannoso, la Commissione fa notare quanto inte-
ressi alla campestre economia che le stoppie ad uso di
foraggio sieno falciate appena mietuto il grano, e prima
che siano guaste dalle pioggie, e come sia indispensabile
l'arare sollecitamente i terreni da canepa. Oltre i quali
danni diretti, cagionati dal ritardo, altri indiretti e non
meno indeclinabili ne seguiterebbero dalla cattivezza di chi
avrebbe un diritto di introdursi per tanto tempo nei ter-
314 RENDICONTO DELIA SOC. AGRARIA
reni altrui. Per cui nel por termine al suo rapporto
non può astenersi la Commissione dall' invocare piuttosto
un regolamento che freni la soverchia arditezza di certi
poveri , che prelestando Io spicilegio , ghermiscono parte
del frumento che trovasi tuttora nei campi, e che tanti al-
tri guasti e rubamenti commettono a danno dei coltivatori.
Mentre la Società concorda pienamente che le disci-
pline tendenti a garantire ai poveri lo spicilegio del grano
comprendono tanto il frumento che la segale, anche per-
chè quest'ultimo cereale sembra destinato dalla Provviden-
za a sostituire il primo in quelle località ove esso non pro-
spererebbe, concorda parimente nella necessità d'insistere
non solo perchè quella legge non sia messa in vigore nella
nostra Provincia , ma perchè il Governo addotti energiche
misure ; che garantiscano i coltivatori dalla rapacità dei
ladri onde continuamente sono vessati.
E determinatosi di scrivere analogamente alla Lega-
zione, la tornata è chiusa.
Sessione ordinaria 23 Aprile 1847.
Il Socio Ordinario Sig. Ingegnere Ciro Calassi legge
il suo discorso Accademico.
Si fa in questo a considerare come le spese e gli stu-
di prodigati dai proprietari , per condurre allo stato di flo-
ridetzza e di perfezione le coltivazioni delle nostre pianure,
corrano pericolo di essere ad un fratto perdute per le
condizioni de' nostri Torrenti , i quali col pelo infimo delle
loro acque scorrono in molti luoghi fra argini, al di so-
pra di floride campagne.
Egli distingue le rotte in tre diverse classi , la prima
delle quali è quella, in cui, o stante l'altezza delle cam-
pagne, 0 per non avere la piena asportato che il sommo
dell'arginatura, una parte sola dell'acqua si rovescia sul-
le attigue terre, poscia si sgonfia e continua il suo corso
per l'alveo del fiume.
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 316
Considera nella seconda classe quelle rotte , nelle quali
le acque sì della piena che del volume ordinario si volta-
no in parte per la rotta e in parte seguitano l' andamento
del fiume. E comprende finalmente nella terza ed ultima
le rotte che avvengono in località, dove, per la bassezza
del suolo circostante, le acque tutte si mettono per la rotta
e battono una nuova strada.
Fatta la quale distinzione passa ad esporre con preci-
sione e minutezza le avvertenze, e la serie dei lavori, che
a seconda delle circostanze possono riescire più utili, non
senza notare in massima che qualora trattisi delle rotte di
terza classe, i gravissimi danni che ne possono venire
debbono consigliare ad occuparsi tosto de' lavori necessari^
per chiuderle, non mettendo tempo in mezzo a combinare
contratti d'Appalto, con pericolo che ci sfugga il mo-
mento opportuno.
Sessione ordinaria 8 Maggio 1847.
È comunicato un Dispaccio dell' Eminentissimo Le-
gato col quale partecipa che la Santità di nostro Signo-
re si è degnata di accettare il terzo volume delle no-
stre Memorie.
È pure comunicala una lettera del Socio Corrispon-
dente Sig. Nicola Torchi di Monteveglio, colla quale nel
ringraziare la Società di due opuscoli a lui rimessi , e
cioè il Rapporto della Commissione incaricata delle Spe-
rienze, letto nella seduta del 19 Aprile 1846, e l'altro
sulla necessità di variare le epoche in che oggigiorno sono
stabiliti i Contratti di Società del Bestiame, viene svilup-
pando le ragioni per cui pienamente conviene nella ne-
cessità anzidetta, ed aggiunge che avendo egli e diversi
altri possidenti di già adottato in pratica l'accennata mu-
tazione se ne chiamano molto soddisfatti.
Indi il Socio Ordinario Sig. Professore Maurizio Bri-
316 BENDICONTO DELLA SOC. AfiRAKlA
ghenti, Ispetlor generale d'acque e strade legge un suo
particolareggiato rapporto della livellazione del Reno ese-
guita per ordine del Governo negli anni 1844 e 1846 es-
sendone egli capo e direttore.
Questa laboriosa operazione comincia dalla Chiusa
di Casalecchio e finisce allo sbocco del fiume in mare;
comprende tutti gli accidenti dell'alveo e delle campa-
gne adiacenti ed è raccomandata a tutti gli innumerevoli
stabili di quella lunga linea di fiume che misura metri
lineari 130871.
L' Ispettore riferisce minutamente le pratiche , e le di-
ligenze usate dai cinque Ingegneri che la eseguirono, le
quali furono tali da generarne la piena fiducia dell' esat-
tezza d'ogni parte, e dell'insieme.
Esso ne sottopone all'adunanza la rappresentazione
con N- 67 Sezioni e col profilo, contenuta in 12 grandi
tavole e per più facile intelligenza vi aggiunge la pianta
del fiume in 38 fogli. Quindi offre in 14 quadri o allegati
il sunto di tutta l'operazione, e le raodule per raccogliere
in seguito gli elementi che mancano tuttavia alla compita
cognizione del fiume. Sono
1.° La scala delle pendenze del Reno fra la Chiusa
di Casalecchio, e la foce in mare.
2." Confronto degli stabili comuni ai profili 1761 e
1844-1845.
3." Confronto degli stabili comuni ai profili 1830 e
1844-1845.
4.0 Confronto fra il massimo fondo di Reno disegnato
nel profilo 1761 e quello disegnato nel profilo 1844-1 84fir.
5.0 Confronto fra il massimo fondo del Reno dise-
gnato nel profilo 1801 con quello disegnalo nel 1844-1846.
6.0 Confronto fra il massimo fondo del Reno disegnato
nel profilo 1818 e quello disegnato nel 1844-1845.
7." Confronto del massimo fondo del Reno nel profilo
del 1830 con quello disegnato nel profilo 1844-1846.
DELLA PBOVINCIA DI BOLOGNA 317
8.° Confronto fra la quadratura delle Sezioni e la ca-
pacità dell'Alveo del Reno risultanti dalle Sezioni e dal
Profilo 1830 colla quadratura delle Sezioni, e colla capa-
cità risultanti dalle Sezioni, e dal profilo 1844.1845 nel
tronco dalla Chiusa di Casaleccbio alla Panfilia.
9° Confronto fra la quadratura delle Sezioni e capa-
cità dell'alveo di Reno, risultanti dalle Sezioni e dal pro-
filo 1830 colla quadratura delle Sezioni e colla capacità
risultante dal profilo 1844-1845 nel tronco dalla Panfilia
al mare.
10.° Protrazione della foce di Reno e della punta del
di lui scario in mare rispetto alla Chiavica Leonarda de-
dotta dai profili 1761 visita Conti, 1780 Frulli, 1830 In-
gegneri Pontifici, 1844-1845 Ingegneri Pontifici.
11.° Tabella pel registro delle piene del Reno.
12.0 Riassunto delle piene del Reno dal 1801 al 1805
estratte dai Registri della Chiusa di Casaleccbio dal Sig.
Ispettore Antonio Trebbi Ingegnere in Capo di Bologna.
13.° Calcolo del progressivo riempimento dell'Alveo
di Reno fatto da una piena della durata di ore 21 40/100
della media portata di metri cubi 986 per 1", supponendo
occupato r alveo stesso da una piena ordinaria di tutti gli
influenti, Samoggia, Sillaro, Santerno, Senio, e lo spa-
zio percorso uniformemente della stessa piena media di
metri lineari 6,100 all'ora.
14. Specchio degli Idrometri attuali, e di quelli da
collocarsi a destra lungo la linea del Reno dalla Chiusa
di Casaleccbio al mare.
Termina la sua relazione con alcune osservazioni ge-
nerali, e conclusioni delle quali le più rilevanti sono:
1.° Che il ventre generale della piena del Reno è de-
terminato dagli influenti inferiori, e si estende fra Torniano
e lo sbocco del Senio.
2.° Che il regolare andamento del pelo ordinario au-
tunnale rilevato con 123 osservazioni contemporanee il 4
3IS RENDICONTO DELLA SOG. AGRARIA
Decerabre 1845 fa credere prossimo lo stabilimento del
fondo anche nell'infimo tronco non soggetto al rigurgito
nel quale le depressioni del tratto quoroso di Longastrino
sono dovute al perenne deflusso delle acque chiare degli
scoli del Bolognese e delia Romagna.
3.° Che l'alzamento generale eseguito negli anni 1844 ,
1845, 1846, 1847 di tutta l'arginatura;, è prossimo ad
essere compito fino all'origine della guardia al Trebbo,
impedendo l'espansione delle piene massime nei tronchi
superiori, aggrava la condizione degli inferiori pel neces-
sario accrescimento che ivi accadere del pelo delle piene
stesse.
Queste ed altre conclusioni della relazione dell' Ispet-
tor Brighenli servono di chiarimento ai pensieri del Ber-
telli sul Reno pubblicali nel Decembre 1843 negli Atti di
questa Società , e tutti i fatti come sopra raccolti adem-
piono al desiderio e al bisogno generalmente da noi sen-
tito della pili ampia cognizione del fiume.
Sessione straordinaria 15 Maggio 1847.
Il Sig. Prof. Presidente annunzia come di conformità
alle deliberazioni prese nell'Adunanza precedente siasi pre-
sentato unitamente alli Signori March. Pietro Da-Via, ed
Avv. Francesco Lisi all' Emo Sig. Cardinal Legato al quale
esposte le rispettose osservazioni della Società relative alle
modificazioni da introdursi nel Regolamento, il lodato
Emo si era degnalo di assumere l'incarico di appoggiare
i desiderii della nostra Società presso la Sacra Congrega-
zione degli Suidi.
Dal Socio Ordinario Sig. Davide Bourgeois viene pre-
sentalo un Pro-Memoria, nel quale sviluppa i motivi pe'
quali sarebbe conveniente che la Società umiliasse preghiere
al Governo onde fosse accordalo una più sensibile dimi-
nuzione nel prezzo del Sale misto al Panello di Lino,
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA 319
che ora si vende per gli usi dell'Agricoltura a baioc-
chi due la libbra , ed unisce a tal Pro-Memoria la copia di
una istanza che a tal fine era stata subordinata per l' ad-
dietro al Governo; tanto il Pro-Memoria che l'istanza so-
no rimessi alla Censura, perchè riassunte le cose altre
volte discorse in proposito, voglia informare la Società.
Viene dopo ciò avvertito che la Società è da lungo
tempo debitrice di un riscontro alla Legazione intorno al-
l'onorevole incarico avuto di esternare parere per un pro-
getto di Regolamento per la piantagione degli alberi lun-
go le strade, e visto come il ritardo sia provenuto dal-
l'essere ora alcuni de' componenti l'apposita Commissione
lontani da Bologna, e dall'avere altri dichiaralo di non
potervi prendere parte, così viene proposto di aggiungere
altri Soci a quella Commissione. Fattosi però riflesso alla
sconvenienza, che in una Commissione composta di molti
individui solo pochi fra essi diano il loro opinamento,
viene stabilito di venire alla nomina di una nuova Com-
missione a formare la quale sono scelti i Signori:
1. Agucchi Conte Filippo.
2. Gherardi Prof. Silvestro.
3. Pallotti Ing. Giovanni.
4. Pancaldi Ispettore Pietro.
Il Sig. Prof. Presidente fa per ultimo notare che die-
tro la rinuncia emessa dal Signor Conte Avvocato Giovanni
Massei a far parte dei Soci Ordinari rimane pure a sosti-
tuirsi il medesimo come membro dell' altra Commissione
incaricata dell'esame dell'antico Statuto di Bologna, e
della proposta delle riforme che siano necessarie agli in-
teressi agrari, e venutosi perciò ad una nuova nomina ri-
mane eletto il Signor Conte Camillo Salina.
{sarà continuato)
-^^^ì^^ìlilMS»®^
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320
LA NUOVA CALIFORNIA (0
net Rapporto Geologico»
La Nuova California, dagli Inglesi ed Americani nominata
Upper California, alta California, giace tra il 32*' e 42" di la-
titudine settentrionale ed il 110" e 127*^ di longitudine occi-
dentale.
Questo paese occupa al Mar Pacifico un estensione di circa
300 leghe. Al nord essa confina al contado deìVQrogon; a le-
vante colla gran catena de' Monti Petrosi; al sud il limite si
estende del 32° 31' al di sopra del golfo di San Diego in una
linea obbliqua verso il golfo della California e da questo sin
verso i Monti Petrosi esso segue il corso della Gila, che divide
California dalla Provincia Messicana , la Sonora. Il paese si esten-
de dal Nord al sud in una linea di 250 leghe, quella dall' 0. al
W. si reputa di 300 leghe.
Questo paese venne scoperto li 27 Gennaio 1542 da Henri
Rodriguez Cabrillo, allorché questi, in servizio della Spagna,
andò a scoprire un passaggio attraverso l'America settentrionale
dal Mar Pacifico all'Oceano Atlantico.
L'anno atmosferico dividesi nella California in due parti
uguali: nella stagione della pioggia , che incomincia nell'Ottobre
0 Novembre, e finisce nel Marzo o Aprile, e nella stagione secca
che comprende gli altri sei mesi; nelle contrade però che tro-
vansi al di là del 39'^ di latitudine, le pioggie sono anco in
questa seconda stagione più frequenti.
Il freddo dell'inverno è di poca intensità e di poca dorata,
poiché i venti del Sud Est, i quali regnano in questa stagione,
addolciscono la temperatura, come al contrario quelli del Nord
Ovest diminuiscono l'ardore del sole.
La maggior quantità di pioggia accade più abbondantemente
(1) Description de la Nouvelle Californie geographiquc , poli-
tique et moral par Hyp. Ferry. Paris 1850.
LA NUOVA CALIFORNIA 321
nei mesi di Dicembre e Gennaio;, le pioggie crescono dal Novem-
bre sin al Febbraio^ e diminuiscono dal Febbraio all'Aprile.
La temperatura dell'estate è nelle pianure interne del Sa-
cramento e di San Jouquin assai elevata. Alle falde dei monti
il termometro segna all'ombra qualche volta 45'' centigradi ; ma
durante tutta la stagione le mattine sono amene, e le sere, come
pure le notti sono fresche e piacevoli.
Nei mesi seguenti del 1849 il termometro segnò nella Nuova
Svizzera al Sacramento all' ombra una temperatura media di :
23° centigr. nel Luglio 18** centigr. nel Settembre
21** „ „ Agosto 18" „ „ Ottobre
Tra le undici e le tre la temperatura si elevò a 40°.
Nell'anno 1847-48 la media temperatura era a San Francisco :
nell'Ottobre 13° li2 aldi sopra del 0 centigr.
Novembre 9 Ii2 „
Dicembre 10 „
Gennaio 9 1(2 „
Febbraio 10 „
Marzo 10 1|2 „
Nell'anno 1849 la temperatura media trovossi al Sud del
porto di San Diego :
nel Luglio 21° 1|2 centigradi.
Agosto 23 li2.
Settembre 21
11 clima delia California è assai sano e secondo Mofras (1)
le malattie dei colonisti non sono in niun caso dipendenti dal-
l'influenza climaterica. Questi e gli individui vaccinati vanno
esenti dalle febbri intermittenti e del va j nolo, mentre che que-
ste malattie decimano gli Indiani delie tribù selvaggie.
Neil' estate le nebbie frequenti contribuiscono moltissimo a
rinfrescare l'atmosfera , esse sono talora si dense che apportano
un'oscurità pressoché completa. Questo fenomeno espone le navi,
che si trovano alla spiaggia , a dei pericoli , come pure ne in-
contrano moltissimi i viaggiatori che si azzardano nell'interno
(1) Exploration de l' Oregon des Californies et de la mer Ver-
mine, par M. Dn/lot de Mcfras. 2 voi. Paris. 1844.
N. Ann. Se. Natuh. Sgiiie !II, Tom. 3. 21
322 IK NUOVA CALIFORNIA
del paese, ove vengono assaliti o dagli Indiani stessi, o dagli
orsi che abbondano in tali parti.
Abbencbè gli uragani siano sulla costa della California assai
violenti, pure è cosa assai rara veder accompagnale le procelle
da grandine e fulmini, e molli anni scorrono senza che si abbia
a sentire un tuono.
La costa è formata da una serie di piccole montagne , la
di cui altezza non supera li 6 a 800 metri ; esse presentano una
ridente cintura di magnifiche foreste e di pascoli.
Questa catena di colline forma dal N. verso S. le Sierre di
Ross, di Santa Cruz, di Santa Lucia, del Buchon, di Santa
Ines, di San Fernando e di San Gabriel.
Le roccie che formano questi monti, sembrano appartenere
alla formazione terziaria, essa è un'alternazione di grès, di
marna, di gesso, di silice e i' ocrata alcuni luoghi e nominata-
mente nei contorni di Montercy si scoprì un granilo assai simile
all'europeo. Il Dolt. Neboux, aggiunto alla spedizione di Dupetit-
Thouars, raccolse nella baja di Montercy una roccia stratificata,
la quale al primo colpo d' occhio somigliava all' opa/o del terreno
d'acqua dolce dell' Auvergna. Questa roccia, che si presenta in
tutti i gradi della durezza , dallo stato pastoso sin alla durezza
del silice, dando egli fuoco all'acciajo, viene perforata da co-
pia di conchiglie. Sembra che il passaggio da uno stalo all'al-
tro estremo abbia luogo in assai poco di tempo all' aria o al sole.
La prima catena che all'Est limita l'unico paese, che sia
sin ad ora abitalo da bianchi; sono i Monti Californensi (Coass
range degli Americani).
Questi monti seguono presso poco una direzione parallela
alla costa, di cui sono distanti ai piij 15 o venti leghe. L'ai- !
tezza di queste montagne varia da mille a 1200 metri. Essa è
una bella catena in parte imboschita, in parte coperta di ec-
cellenti pascoli.
A motivo delle nebbie che costantemente si elevano tempe-
rate in questa zona , riescono perfettamente tutte le piante e
fruttaj dell'Europa. La parte meridionale presenta alcuni inter-
valli privi di montagne, ed essa si trova per conseguenza espo-
sta all'influenza de' venti secchi, che regnano in questo spazio
di costiera ; essa perciò conviene particolarmente alle piante
equinoziali.
» L\ NUOVA CALIFORNIA 323
I monti Californiensi appartengono alla formazione cretacea
alla loro base rinvengonsi delle Arenarie diversamente colorite
alternanti con istrati d' argilla. Il calcare domina alla parte su
periore. Alcune alture, del tutto prive di piante ed allori, si
distinguono per la loro bianchezza splendente come la neve , dai
primi navigatori esse erano considerate per monti di neve. La
neve che cade in queste montagne, ordinariamente si scioglie in
pochi giorni.
Tra il mare ed i monti Californensi rinvengonsi gli stabili-
menti fondati dai Missionari come pure i luoghi abitati dai bian-
chi. Strade ben regolate uniscono i diversi luoghi fra loro.
La Sierra Nevada , Californian range degli Americani, le
montagne nevose si estendano N. N. 0. sin al S. S. 0. ; questa
catena di monti è molto più alta dell'antecedente e presenta nel
corso della sua grande estensione, ad intervalli pressocchè ugua-
li, de' piani vasti ed imboschiti, dal di cui mezzo si elevano de'
pichi vulcanici , i quali si elevano ad una altezza di 4 o 5000
I metri al di sopra del livello del mare. Queste cime isolate, to-
I talmente coperte di neve, formano il caratteristico di questa ca-
tena e si distinguono fortemente dalle montagne petrose e da
tutte le altre catene del continente.
II Comandante Wilkes, Capo della spedizione scientifica,
spedita dal Governo americano, ci dà una descrizione esatta del-
la Sierra Nevada nella sua : Narrative of the united slates explo-
ring expedition. Philadelphie^ 1844.
La Sierra Nevada si eleva leggermente in forma di terrazzi
della valle occidentale , da principio in forma di piccole colline,
poi di monti , il di cui declivio si fa sempre più rapido quanto
più si va avvicinandosi alla regione delle nevi eterne. La distanza
dalla base alla sommità de' monti è di 65 a 70 migliale la loro
altezza ordinaria è di 8000 piedi (1) (2400 metri). Il pendio
della Sierra presenta una gran dilTerenza di Clima. Ciascuna
terrazza ha la sua vegetazione particolare ; alle falde terminano
le guercie, poi seguono i cedri, il terrazzo superiore è coperto
(1) Il miglio terrestre inglese o americano è di 1,»>09 metri.
Il piede inglese od americano è un po' minore del piede di Fran-
cia ; egli ha 30 centim.
324 LA NUOVA CALIFORNIA
di pini e d'allri coniferi. Nella regione delle qiiercie si trovano
anco molti pini, principalmente il P. Lambertiani.
Tutta questa regione della Sierra contiene de' terreni favo-
revoli alla coltivazione; le innumerevoli acque offrono agli agri-
coltori, che verranno a stabilirsi in queste contrade^ de' sommi
vantaggi.
Il fianco orientale è privo d' una parte degli avvantaggi del-
l'altro versante. Non essendo esso esposto all'influenza favore-
vole de' venti dell'Oceano, ne segue che la terra si dissecca
subito dopo la stagione delle pioggie , ed esso ofTre una sterilità
pressoché perfetta.
La Sierra Nevada appartiene , sin quanto essa fu osservata,
alla formazione granitica. Le sue roccie sono un composto di
quarzo bianco, di feldspato, di mica nera e di basalto. Il Ca-
pii. Frémont parla di bellissimi graniti bianchi trovati su alcuni
punti di queste montagne ; egli osservò che la base e la parte
media d'esse constano di roccie vulcaniche. In generale, queste
roccie sono quasi tutte aurìfere e secondo la loro constituzione
soggette ad una rapida decomposizione. Verso S. la Sierra ter-
mina in colline alte al più 100 m., le quali sono in parte sab-
biose, ed in parte constano di gesso, granito grigio e quarzo.
Questa catena divide la California in due parti ; essa influi-
sce assaissimo sul clima, sul suolo e sui prodotti del paese. I
vapori innalzati dai venti marini si condensano in pioggie, che
poi cadono sul fianco occidentale. Venti freddi e secchi al con-
trario dominano al fianco orientale. Le stagioni, come pure il
Clima sono diverse su ciascun fianco di questa catena. Il Capii.
Frémont ha intrapreso una serie d' osservazioni, che chiariscono
questa singolare opposizione di stagioni in limiti sì vicini.
Nel mese di Dicembre 1845 il Capit. Frémont avea traver-
sato per la terza volta la Sierra Nevada sotto il 39° 7' di lati-
tudine, 80 miglie al N. E. della Nuova Svizzera, ed avea fatto
delle osservazioni alle falde di ambidue i fianchi onde determi-
nare r altezza e la temperatura rispettiva de' due baccini. Le os-
servazioni barometriche diedero i seguenti risultati:
Il suolo della regione all' Est della Sierra si eleva 4000 pie-
di inglesi al di sopra del livello del mare, mentre che esso al-
l' Ovest ne conta soli 500 piedi. L' altezza del Passo fu trovato
7200 piedi al di sopra del mare.
LA NUOVA CALIFORNIA 325
Le osservazioni termometriche diedero all' Est al levar del sole
9° fahr. ( 12° al di sotto dello 0 del termometro centigr. ) ; a mez-
zo giorno 44° (6° al di sopra di 0 centig. ) e al tramontar del
sole 30» (l°li4 al di sotto dello Oc.)-
L'aspetto generale del paese offriva alla medesima epoca (nella
seconda settimana del Dicembre) tutti i segni dell'inverno: i
filimi erano gelati, le erbe disseccate e gli arbori del tutto spro-
Tisti di foglie.
A Ponente la temperatura media, nella stessa settimana,
segnava 29° ( 1° 1(2 sotto li 0 e. ) e di sera 52° (11° al di so-
pra dello 0 e. ) ■ La temperatura era mite , l' erba fresca ed al-
ta , le piante di primavera erano in fiore e gli allori si copri-
rono di foglie.
Nella regione tra la Sierra Nevada e la catena antecedente
furono scoperti i ricchi depositi d'oro.
La Sierra Nevada ed i Monti Californesi formano, riunen-
dosi al Sud; la magnifica valle dei Tulares, in cui scorre il Sau
Joaquin , la quale ha una lunghezza di 350 miglia dal S. E.
al N. 0. , ed una larghezza di quasi 100 niiglia.
Le montagne petrose, Rocky mountains degli Americani, for-
mano una catena estesa, che separa gli Stati Uniti dalla nuova
California , e fa parte di quella lunga catena delle Andes o Cor-
dillere, che percorrono dal N. al S. tutta l'America.
Queste montagne si diriggono da N. N. E. verso S. S. E.
e offrono delle sommità che si elevano a 5000 piedi.
AI piede di questa catena scaturiscono i più gran fiumi del-
l'America settentrionale. 1 punti più elevati del suolo coincido-
no al 41°. In questa parte superiore ha sorgente il Rio Colo-
rado, che si getta nel golfo della California.
La base delle Montagne petrose è formata di graniti di di-
verso colore, la loro composizione si differisce assai poco da
quella delle Ande del Perù, descritte da Humboltd. Le roccie
porfìritiche si mostrano in grandi ammassi , differiscono dalle eu-
ropee contenendo esse àGÌVOmiblenda e mancandovi il Quarzo.
Sui plateaux offronsi Gesso, Basalto e il Trapp.
La gran zona compresa tra le Montagne petrose e la Sierra
Nevada costituisce quasi da se sola due terzi della California ;
essa co^vta di roccie calcinate , di sabbia e di depositi calcarei.
Il'
326 1,A NUOVA CALIFORNIA
Al N. E. trovasi una pianura lunga 150 miglia, e largha 30 a 40
miglia, coperta tutta d' una efilorescenza salina. Questa pianura
è situata all'Ovest del lago salato; gii emigranti i quali dagli
Stali Uniti entrano nella California, la traversano in tutta la
sua estensione: la sua superficie è d'un bianco splendente, la
crosta salina forma uno strato di quasi due cenlim.; questo pas-
saggio è qualcbevolta assai difUcoIloso ; non è possibile poter far
avanzare i cavalli.
La maggior parte di questa vasta regione è ancor incognita,
è però certo che essa contiene de' terreni estesi atti alla colti-
vazione; le valli sono proviste abbondantemente d'acqua e co-
perte d'una vegetazione, da cui si può dedurre, che ciascuna
specie di cultura può quivi aver luogo, senza che il suolo ab-
bia bisogno di qualche modificazione.
La Valle del Sacramento occupa all'Ovest della Sierra Ne-
vada, dal Monte Sliasti , che ne forma il confine settentrionale,
sin alla Baja di San Francisco, limite meridionale, uno spazio
di circa 200 miglia.
„ Questa Valle, dice de Mofras, è una delle più superbe
„ che si possa immaginare. Al Nord la difendono dai venti freddi
„ i monti, che dall'Est scorrono poi al mare; a levante avvi
„ la Sierra Nevada colle sue nevi eterne; all'Ovest i monti Ca-
„ lifornensi ed al Sud il fiume Sacramento ed il San Joaquin
„ coi loro alTluenti. Le acque dopo lo scioglimento della neve,
„ si elevano a 3 metri, e rilasciano di poi una malma che au-
„ menta non di poco l'attività della vegetazione. Le querele,
j, i salici, il lauro, i pini, il sicomoro, la bryonia, i lyani ,
„ poi copiose mandre di cavalli selvaggi, buoi, e cervi danno a
„ questo paese un aspetto veramente sorprendente. Gli Indiani
,, di questa valle abitano in Cabane sotterranee e coperte di
„ rami, e benché essi di natura siano pescatori , pure essi pos-
„ seggono anco de' cavalli e buoi; ed alcuni, stati alevati nelle
„ missioni, si dedicano anco alla coltivazione del terreno. L'uni-
„ co animale da temersi in queste vaste praterie è l'orso grigio
„ Ursus terribilis , che non di rado trovasi seduto su qualche
j, quercia intento a gettare ai snoi giovani i dolci frutti ,,.
La Valle del Sacramento dividesi, a motivo della sua posi-
zione declina da N. al S. , in supcriore ed inferiore od alta e
LA NUOVA CALIFORNIA 327
bassa, la prima si eleva, secondo Wilkes, circa 1000 piedi al
di sopra del livello del mare.
. La catena delle montagne che la limitano all'Est, è una
semplice terrazza della Sierra Nevada ; essa è una catena inter-
mediaria di formazione secondaria, da cui discendono gli aflluenti
auriferi del Sacramento.
Alia nuova Svizzera situata 500 miglia dall'imboccatura
del Sacramento, il termometro segna assai spesso all'ombra,
114° fahr. Verso la fine dell'estate (Settembre ed Ottobre) pe-
riscono le erbe a motivo d' una prolungata secchezza ; nel mese
di Dicembre però esse cominciano a rinverdire e in Febbraio e
Marzo la terra è coperta d' una brillante vegetazione.
Il suolo della Val del Sacramento si presta a tutte le spe-
cie di coltivazione; le fattorie stabilite appena pochi anni, mo-
strano di già una prosperità in alto grado. Vi si raccoglie del
bellissimo grano, riso, de' frutti delicati, delle canape, del
lino, del cotone. La vite forma una delle principali ricchezze;
l'olivo pure dà un prodotto di sommo rilievo.
I Trai buttes , monti d'origine plutonica, si innalzano nel
centro della Valle; essi si elevano in mezzo ad una vasta pia-
nura , come isole dal seno del mare. Questi monti aggruppati in
uno spazio ovale di circa 30 miglie in circonferenza, si elevano
a circa 1800 piedi al di sopra del fiume. Alle falde d'essf rin-
vengonsi i porfidi trachilici di color porporino, misti d'ormò/en-
da e di feldspato vetroso, disseminati nella roccia in cristalli
lunghi un pollice e mezzo, e di una quantità di mica.
II terreno della Valle inferiore è un ricco deposito alluviale.
Le colline ed il suolo delle alte praircis constano d'un argilla
sabbiosa mista con ciottoli.
Il monte Shasli rinviensl alla parte superiore della Valle,
egli elevasi al di sopra di immense foreste primitive sin ad un
altezza di 14000 p. ; la sua cima appare di già in una distanza
di 150 miglie fra le diverse roccie , che offre il M. Sbasti, il
Geologo Dana accenna i graniti di granatura sommamente fina,
composti di quarzo, albile e di mica, pel solito nera, qualche
volta argentina. V albite ed il feldspato forman i due principali
elementi di queste roccie; la prima riconoscesi facilmente al
suo colore carneo; si presenta il secondo ordinariamente in
328 LA NUOVA CALIFORNIA
cristalli allungati di un mezzo poi. ; un e mezzo poi. in spessez-
za. Alle falde di esso monte ofFronsi gli scisti argillosi. Le roccic
taicose , ivi assai comuni, mostrano assai di rado la struttura
scistosa, a loro particolare; esse sono compatte e di frattura
irregolare. In masse considerabili rinvengonsi il serpenlino, le
trachili, i sienili , gli amfiboli , il quarzo latteo , ì porfidi, ì pro-
togini 0 graniti talcosi , le pudinghe ; queste ultime ofTronsi in
una roccia compatta , assai dura , composta di ciottoli di quar-
zo, di silice, di diaspro e di altri minerali^' apparenza talcosa.
Questi ciottoli sono per io più arrotondati, lisci e di diversi co-
lori, come nero, grigio, verde, rosso, e rosa. Il serpentino
forma pure dei grandi ammassi nelle montagne situate all'Ovest
del M. Sbasti ; il suo colore è d'orninario d' un verde oscuro con
verde chiaro. In queste montagne trovasi pure dell' .4s6es(o e
dell'amianto, quello del M. Sbasti non è si fino.
Il Sacramento è uno de' più bei fiumi della California ed an-
co il più navigabile; esso scorre dal N. al S. in mezzo ad una
valle fertile e ricca. Esso ha la sua sorgente nei dintorni del
M. Sbasti fra il 41° e 42° parali, e dopo un corso di più di
200 miglie gettasi nel fondo della baja di San Francisco. Questo
fiume ha in alcuni siti una larghezza di mezzo miglio ed una
profondità di 3 a 4 metri, il che permette alle barche un carico
di 200 tonne.
Il promontorio vicino all'imboccatura del fiume nella baja
di San Francisco consta di Arejiaria e di Conglomerato, questo
sotto quello; nell'Arenaria rinviensi un deposito di Calcare, tra
questo e la superficie del suolo, forse 15' p. al di sopra del fiu-
me, ofFresi un banco di Ostreo, di cui Eschchatz non seppe in-
dicarne la specie. All'imboccatura del fiume i banchi dell'Are-
naria stanno elevati, ovvero inclinano verso S. 0. , al di sopra
verso S. W. Gii strati sono di spesso contorti e vengono tagliati
trasversalmente da un'altra Arenaria, più fina, più compatta
di quella delle masse principali.
Il San Joaquin ha la sua sorgente 150 miglia al S. E. della
Baja di S. Francisco, discende dalla Sierra Nevada, traversa
per un gran tratto la Val dei Tulares , si unisce col Sacramento
e finalmente va con questo a gitlarsi all'estremità orientale della
Uaja di S. Francisco.
LA NUOVA CALIFORNIA 329
I principali aflliicnti di questo fiume, sin al giorno d'oggi
conosciuti sono:
II Cosumnes, alle di cui riviere abita una tribù d'Indiani
dello stesso nome;
Il Mockelemnes , il paese intorno a questo fiume è assai mal-
sano;, dal mese di Giugno sin al Settembre regnano le febbri,
abbondanti Moskritos incomodano non poco i viandanti. Gli In-
diani che risiedono alle spiaggie di questo fiume portano lo stes-
so nome ;
Il Calaveres , su alcune carte il San Juan ;
Lo Stanislas, alla di cui imboccatura fu fondata nel 1846
la Colonia agricola di New Hope (Buona speranza) da 200 Mor-
monite, fatta religiosa venuta dal Missoure; questo fiume tra-
versa un paese estremamente ricco di depositi auriferi.
II Tawàlumnes , poi V Our Lady of Mercy , la Madonna della
misericordia, e finalmente il mariposa, nelle di cui vicinanze
trovansi le possessioni del Capitano, or Colonnello Frémont.
La Valle di San Joaquin contiene un gran numero di laghi
d'acqua dolce e di lagune, abbondanti di giunchi; il più con-
sideràbile è il lago di Tulares, il quale è assai ricco di pesce.
Gli Indiani navigano su questo lago in canoti assai leggieri,
fatti di giunco, lunghi 8 o 10 piedi , in cui, benché lavorati assai
rozzamente, pure si azzardano anco nell'alto mare. La Val dei
Tulares presenta ancor immensi spazj di terreno da mettersi in
coltivazione. La dolcezza e stabilità del suo clima io rendon atto
alla produzione di vegetabili di tutte le zone. La più gran parte
di questo vasto littorale non è ancor dei tutto esplorato : si sa
solamente che la vegetazione è sana e vigorosa. Le montagne
sono coperte di querele verdi; di cedri, di Sicomori. Immense
praterie nutriscono mille e mille cervi, buoi, e cavalli. Secondo
i rapporti americani credesi che questa vallata abbia a divenire
la regione vinifera della California.
Il Rio Colorado nasce dai monti petrosi sotto il 41" e 42''
di latitudine ; è un de' fiume più grandi ; ha un corso di circa
800 miglia ; egli si getta nel mare Vermeille con un'imboccatura
larga presso 2 leghe , d' ordinario è questo fiume poco profondo,
in alcuni luoghi lo si può passare a guado; ogni anno però ac-
cagiona delle grandi innondazioni che occupano vaste esten-
sioni di terreno.
330 LA NUOVA CALIFORNIA
Gii Indiani clie abitano le rive di questo fiume, sono belli-
cosi, intraprendenti; le tribù principali sono gli Àpaches ed i
Navajoas , i primi erano sempre inimici dichiarati degli Spagnuo-
li. Più verso il N. trovansi i Peluchis , gli Yumas , i quali as-
salgono assai sposso gli stabilimenti al littorale dell'Oceano. I
Soones sono meritevoli di menzione , perchè fra loro vi si tro-
vano molti ^^ftmos ; questi poi coltivano il terreno, e vivono in
pace coi loro vicini.
Il Gila ha la sua origine nelle Montagne petrose tra il 34°
e 35<^ di latitudine; ha la sua direzione dall'Est all'Ovest, ri-
ceve in se più fiumi , fra cui 1 più importanti sono il Rio Asun-
cion ed il Rio Azul , e si getta nel Rio Colorado dopo un corso
di più di 500 miglia. Questo fiume, secondo il rapporto dell'Of-
ficiale di marina Ed. F. Deale, non è navigabile per un gran
tratto del suo corso, egli è ristretto fra' monti, rapido come
una saetta , cambia ogni momento la sua direzione, il suo corso
non è altro che un seguito di cascata d'acqua.
Il Padre Garccs, il quale esplorò il terreno ne' dintorni del gila
nel secolo passato, fa menzione di aver scoperte al Sud del fiume
le mine d'una città grande, nel di cui mezzo vi si trovò una
spècie di castello, di poi scoprì le vestigia d'un canale artifi-
ciale, che condusse le acque dal Gila alla città. Queste traccia
d' una civilizzazione antica concordano colla tradizione de' Mes-
sicani, dietro cui gli avi di questo popolo si aveano fissati in
questi paesi dopo la sortita dal paese d' Azllan.
Il Lago Yonta o Timpanogos , lago salato è situato tra il
40° 41' e 41° 50' di latitudine settentrionale e il 114° 30' e
115° 20' di longitudine occidentale. Esso è un vasto baccino di
circa 80 miglie di lunghezza e di 40-50 in larghezza , alimen-
talo da un gran numero di fiumi, fra cui il principale è quello
degli orsi, e il Piata, o Webersfork.
Questo è la parte del gran deserto , che traversano le Ca-
ravane, le quali si portano da St. Louis (Missouri) nella Cali-
fornia, profittando il passo che trovasi nelle Montagne petrose
al Nord Ovest del Long Pit.
Sin all'epoca della spedizione del Capit. Frémont, non si
avea cognizione alcuna di questo paese; il lago era bensì fre-
quentato dai Cacciatori, i quali erravano per quelle valli in
LA NUOVA CALIFORNIA 331
cerca di Castori , ma si occupano questi ben poco di Geo-
grafìa.
Il Capit. Frémont avea traversato i monti petrosi sotto il
42° parali, pel passo denominato del Sud, entrò nella Val degli
Orsi e nel settembre 1843 arrivò nella Valle del Lago Yonta.
II fiume degli Orsi , il quale apporta al lago la maggior
quantità d'acqua, scorre in mezzo d'una vasta e deliziosa val-
lala , circondata da inaccessibili monti ; • quali sembra che siano
antichi vulcani, perchè tutti hanno alla loro sommità una va-
sta apertura. Le falde de' monti offrono per la maggior parte,
dal Carbonato di Calce in diversi colori. Un gran numero di
acque minerali trova in questi monti la loro origine , una delle
quali è assai rimarchevole, ella forma cioè un piccolo monti-
cello d' una sostanza mista di carbonato di calce e di zolfo, dalla
cui sommità sorte alternativamente or un getto d'acqua e poi
un vapore. Alcune sorgenti danno un'acqua fredda di sapore di
Soda, altre un'acqua tepida.
Il suolo è in generale assai buono; fra gli alberi si distin-
guono il ciliegio, varie specie di Ribes, una quercia piccola,
l'auro, il sorbo, il biancospino, poi la grindelia squarrosa ,
un'artemisia, ed il Kooyah degli Indiani che sembra esser la
Valeriana edulis.
Il lago giace 4200 p. al di sopra del livello del mare; nel
suo mezzo si eleva un'isola, le di cui rupi sono coperte d'uno
strato di sale, il quale è bianco, assai fino, del gusto quale il
sale comune, ma riempito d'un' infinità di larve d' insetti di
colore nero. In quest' isola non si trova animale alcuno, la ve-
getazione pure è assai povera ; abbondante è la Fremontia ver-
micularia, la quale si eleva a 7-8 piedi; essa è una pianta sa-
lina in sommo grado; anco V Obione rigida, una nuova pianta
ombellifera ( Ceptotosmia ) è abbondante alla riva del lago ; poi
un pomo grande spinoso di specie incognita.
Le roccie carallerisliche dell'isola sono il Talco e la Steatite.
Per conoscere la quantità delle materie saline contenute nel-
l'acqua del lago, si fecero evaporare sul fuoco 5 galloni (40 jiint.)
d'acqua, le quali diedero 14 pint. di sale assai bianco e assai
fino ( l'acqua del mare ne contiene 3 e mezzo per 100). L'analisi
chimica , a cui fu sottoposta l' acqua diede i seguenti risultati :
332 LA NUOVA CALIFORNIA
Cloruro di Sodio (Sai marino) . . . 97,80
„ Calcio 0,61
„ Magnesia 0,24
Solfato di Soda 0,23
Calce 1,12
100,00
Non si è ancor osservato pesce od altro animale nel lago.
Nei contorni del lago rinvengonsi estesi terreni atti a col-
tura, le rive sono ricche di erbe fresche, di giunchi, di arbu-
sti ed arbori, fra cui distinguesi il Rhus delle Terebinthacee,
un gran Chenopodium , pianta d^mportanza in rapporto farma-
ceutico ed economico ed una specie Salicornia. Anco l'Artemi-
sia tridentata abbonda , in generale però il sale rimpiazza la ve-
getazione intieramente- Sulle mojstagne circonvicine trovansi e
cedri e quercie di piccola specie; alle falde d'esse ofTresi il Car-
bonato di Calce ed il Quarzo granuloso.
Al Sud del Tonta alla distanza di 25 miglia giace il lago
Utah, lungo 20 miglie, largo 15 m. ; la sua acqua è dolce, ben-
ché le acque affluenti derivino da monti ricchi di sale.
Il suolo, benché sabbioso é un po' salino, è assai fertile in
tutta la pianura del lago Utah ; per la facilità di ridurre una
gran parte d'esso in pascoli, come pure per la qualità delle er-
be e per l'abbondanza del sale sparso per tutto il paese, que-
sta regione é una delle più addattate all'allevamento del bestia-
me, e principalmente della specie ovina.
I Marmoniti hanno fondate delle importanti colonie nello
spazio tra il lago Utah ed il lago salato, l'hanno messo in col-
tura più di 10,000 acres. I Mormoniti hanno nello spazio di due
anni eretti 4 forti per difendere i loro stabilimenti dagli India-
ni, hanno fabbricati dei ponti dì pietra, dei molini, delle se-
ghe, delle fonderie, possedono vasti stabilimenti di bagni ali-
mentati dalle sorgenti calde , hanno delle strade ben costruite ed
altre opere di somma importanza. AlP Ovest del lago Timpano-
gos i Mormoniti hanno scoperto una miniera d'oro che lor pro-
cacciò tanto d'averne abbastante per lungo e lungo tempo per
tutti i bisogni. Il lago salato dunque , sì celebre nell'istoria de-
gli antichi Messicani, viene a realizzare le meraviglie di cui se
ne fece rinomanza.
LA NUOVA CALIFOHNIA 333
La città del lago Yonta occupa uno spazio di 3-4 miglia qua-
drate; alla fine del luglio scorso essa contò 1000 case, le quali
alte un piano, fabbricate di mattoni, sono separate l'una dal-
l'altra per mezzo di giardini contornati da siepi vive. Le stra-
de sono larghe 6 met. ; diversi canali conducono l'acqua,, che
è eccellente , nei diversi quartieri. La chiesa trovasi nel mezzo
della città.
Un miglio distante dalla città avvi una sorgente d'acqua
calda solforosa con virtù terapeutiche assai possenti; ritrovansi
pure delie altre sorgenti calde, da cui la nuova Colonia trae
grandi vantaggj. Nelle vicinanze del lago si sono scoperte pure
una sorgente di Sodio ed una di Petrolio.
Al Sud Ovest del Lago Utah giacciono due altri piccoli la-
ghi , il Nicoles e 1' Àstely ; essi vengono nudriti dal fiume Sevier
che si crede un alHuente del Colorado.
Il lago più importante in vicinanza del Yonta è il lago
Chintache, o Tubare, -egli è situato nella parte meridionale della
Val dei Tulares e sembra comunicare col S. Joaquin. 11 lago
Chintache trovasi 1000 piedi al di sopra del mare; ha una lun-
ghezza di circa 65 miglia ed 8-10 di larghezza ; viene alimentato
da una copia di piccoli fiumi provenienti dall'Est e dall'Ovest.
Si è in questa regione che si trova in somma abbondanza lo
Scirpus lacustris , di cui gli Indiani si servono per la costruzione
de' loro canotti. Molti rapporti fanno menzione dell'esistenza
d'oro al Sud della Valle dei Tulares.
ÀI Nord della Baja di San Francisco nella distanza di 50
miglia trovasi in una vallata ridente e fertile, il lago Laguna,
ne' di cui contorni elevasi un monte formato presso che intie-
ramente di zolfo nativo. Il lago Laguna è lungo circa 40 miglia
e largo 4-5 m.
Nel mezzo della regione della Sierra Nevada trovasi il lago
Frcmont , al di sopra della sorgente dell' American-Furk.
Più verso il Nord, all'altra parte delia Sierra, giace il Ia-
go Piramide, scoperto come il precedente dal Capit. Frémont.
Il lago è situato sotto il 40" di latitudine ; si estende dal N. al S.
in una lunghezza di 35 miglia , esso è largo 15-20 miglia. Que-
sto lago offre lo spettacolo straordinario d' una piramide natu-
rale che si eleva dal suo seno ad una altezza di circa 600 piedi
334 LA IMIOVA CALIFORNIA
inglesi (180 m.) (1); essa è una massa granitica perfettamente
regolare terminata in una punta. Il paese al d'intorno è sel-
vaggio; le montagne offrono delle rupi nude, tagliate a pico,
la base formata di granilo, di roccie basaltiche nere sono com-
poste le loro cime. In questo tratto di paese rinviensi una spe-
cie assai rimarchevole di pino, con dei fruiti a cocco legnosi,
denominala dal Dott. Torrey: Pinus Monophyllus , il di cui nome
inglese si può tradurre in pino a noce. Questi frulli ritengono
una polpa oleosa di un sapore grato. Gli Indiani si nutriscono
di essi aggiungendovi per condimento del sale, che in quelle
montagne vi abbonda.
La Nuova Svizzera fu fondata dal Capii. Sulter, di origine
svizzero; esso fu ulFiciale della guardia sotto Carlo X nel 1830.
Dopo che egli perdette il suo grado in seguilo della rivoluzione
del Luglio, andò in America per cercar ^fortuna. Dopo un
soggiorno di varj anni nello Stato di Missouri , passò nel 1836
nell'Oregon. Sulter si uni ad una caravana, prese seco alcuni
compatriotti, traversò le montagne petrose verso il 42° parali,
ed arrivò al forte Vanconver, al fiume Columbia, ove dimorò
circa due anni. Di là andò alle Isole Sandwich^ e nel 1839 ar-
rivò nella California. Il governatore della provincia, occupato
allora nei progetti di colonizzazione, gli accordò gratuitamente
un trailo di paese di circa 30 miglia quadrale nella valle del
Sacramento, sulle due rive dell' American-Furk, avendo per con-
fine all'ovest il Sacramento ed estendendosi al Nord sin alle
praterie Buites. Sulier stabili la sua residenza su un raonlicello
situato 2 miglie al Est del Sacramento ed un miglio dall' Ame-
rican-Furk, nell'angolo meridionale che forma questo fiume, e
subitamente si occupò di por in difesa la sua posizione.
Il govermo Messicano gli conferì dei poteri illimitati in tulio
il suo distretto sì nell'amministrazione della giustizia , che nella
direzione degli affari civili e militari. Da principio ebbe Sulter
diversi litigj cogli indigeni di quel paese, ma per la fermezza
del suo carattere , per la sua giustizia, pel suo spirito conciliante
egli trionfò della loro resistenza e pervenne di ridurli in un po-
polo pacifico ed industrioso.
(l) La piramide di Ghizè, la più grande delle piramidi del-
l'Egillo misura 139 metr. il centim. d'altezza.
LA NUOVA CALIFORNIA 335
Mediante un trattato conchiuso con un Capo di tribù egli
ottenne da lui quanti lavoratori ne avea bisogno; essi scavarono
le fosse intorno al suo castello; gli fabbricarono i mattoni gli
innalzarono le muraglie , che hanno uno spessore di 2 metri ;
Sulter li nutrì assai bene e li pagò con stoffe , collane di vetro
ed altro simile. Il castello è un vasto quadrilatero , di cui cia-
scun lato misura 100 metri ; agli angoli vi sono eretti de' ba-
stioni a doppio piano ; il tutto circonda una larga galleria , mu-
nita di 24 pezzi d'artiglieria, acquistati in maggior parte dal-
l'antico stabilimento russo de la Bodega. La guarnigione consi-
ste in una cinquantina d'Indiani in uniforme^ presti nell'eser-
cizio ed organizzati militarmente.
Sulter ha piantato molli ettari di terreno con alberi frutti-
feri dell'Europa, i quali prosperano assai bene, nominatamente
dà la vite dei frutti in abbondanza; la coltivazione del grano e
l'allevamento del bestiame, formarono, prima della scoperta
dell'oro, le due principali sorgenti di rendita. Nel 1848 si rac-
colsero 40000 staja di grano.
La nuova città di Sidterville , la quale in primavera del 1848
contò solamente una dozzina di case, ne ha ora più di 300; essa
dista dal Forte due miglio verso S. W. Una strada , ombreggiata
da enormi querele, conduce dal Castello alla città, presso la
quale è situato l'antico sbarco del Sacramento. Questa città ha
nella Sacramento City una rivale , questa giace 3 miglia verso
il N. al confluente dell' American-Furk. i bastimenti prendendo
8-9 piedi d'acqua, rimontano il fiume per tutto l'anno sin a
quesA punto; essa gode gli stessi vantaggi dello sbarco come
la suddetta Sulterville; essa ha un qua\ guernilo di bellissime
case , delle strade ben regolate , ed il commercio ha preso quivi
di già piede fermo. Ma la sua posizione vicino a due fiumi, come
il Sacramento e 1' American-Furk, diedero già da lungo tempo
a temere il destino, a cui un giorno sarebbe ad incontrare.
Li 22 Dicembre (849 il Sacramento straripò, ed un gran
numero d'abitanti dovettero abbandonare le loro case. Questo
avvenimento fu il precursore d' un disastro maggiore che ebbe
luogo li 9 Gennajo 1850; due o tre giorni di neve continua nei
monti, seguiti da due giorni di calore assai intenso ne accagionò
l'innondazione. Al di sopra del Feather river uno strato di neve
336 LA NUOVA CALIFORNIA
di due piedi ia spessezza si sciolse completamente durante un
giorno; lo slesso accadde verso la sorgente dell' American-Fork ;
Questo fiume si elevò in una notte sola 20 p. e li 9 Gennaio di
sera le sue acque sormontarono le rive, e si gettarono violente-
mente sul contado circonvicino, dal Forte Sulter sin ai quartie-
ri meridionali della Sacramento City. Li 10 di mattina tutte le
strade della città erano navigabili da grosse navi.
Gli abitanti trovarono felicemente un rifugio su un monti-
cello situato in poca distanza della città: più di 2000 persone
ricoverarono nel castello Sulter, ove esse furouo ritenute per
10 giorni, tempo in cui durò l' innondazione. Ad onta di tale
disastro, pure non si trovano disposti ad abbandonare questa
situazione pericolosa, tanto è dessa vantaggiosa in punto di
commercio. Questa città è situata alla testa della navigazione
del Sacramento , essa è il centro in cui vengono i lavoratori
delle contrade aurifere a provigionarsi del bisognevole. Li hanno
intrapresi dei lavori, i quali in certo modo possono servir d' osta-
colo ad ulteriori simili straripamenti disastrosi.
La sabbia gettata sulle rive del Sacramento e dell' Ameri-
can-Fork hanno prodotto dei risultati, che indennizzarono in
sommo grado le disgrazie solFerte-
Situazione della regione aurifera.
La regione aurifera comprende da una parte quasi tutta la
Valle del Sacramento , e dall' altra tutta la parte della Val dei
Tulares, che giace all'Est del San Joaquin. La zona settettrio-
nale incomincia in una piccola distanza dall' estremità N. E.
della Baja S. Francisco, si dirige verso Est sin alle Montagne
nevose, passa il fiume Cotonniers e continua al di là, probabil-
mente sin al monte Sbasti. All'Ovest del fiume il paese non è
ancor del tutto esplorato; si riconobbe l'esistenza dell'oro sulla
riva destra del Sacramento, ma sin ad ora si portò tutta l'at-
tenzione alla parte orientale della Vallata.
Dai rapporti etc. 20 Agosto 1848 dell' Alcade di Montercy,
il Sig. Walter Colton rileviamo quanto segue:
„ La regione aurifera si estende di giorno in giorno. Vi si
trovò dell'oro in abbondanza nel Sacramento, ndl'American-Fork,
LA NUOVA CALIFORNIA 337
ramo settentrionale e meridionale , nel fiume Piume , Yuba river
e nel Cosumms, come pure in molti ruscelli e nel terreno sia
alla sommità delle colline. Il tratto di paese , in cui venne ac-
certata la presenza dell'oro, non è minore di 200 miglie da S.
al N.^ e di 60 miglie dall' 0. all'È., e questi confini vengono
giornalmente vieppiù estesi da nuove scoperte. Nel letto dei fiumi
l'oro si presenta in pagliette trasportate dalle acque. Nelle roc-
cie, si trova in pezzi in peso di un quarto o mezz'oncia, e
qualche volta anche di 2 o 3 oncie „•
Poco tempo dopo, li 18 settembre, il Capii. Folson diede
al governo americano le seguenti notizie, alTermaudo i dettagli
surriferiti ed estendendo considerabilmente i limiti precedenti :
„ Si rinvenne dell'oro su quasi tutti i punti dell' American
„ Fork, del fiume Piume, degli Orsi, sin a 150 miglia N. dal
„ Forte Sulter; lo si trovò nel Cosnmnes, nello Stanislas , e
„ sulle due rive del S. Joaquin. Verso S. lo si trovò sin alla
„ città di Los Angeles. È cosa nota che 1' oro rinviensi su una
„ superficie di più di 600 miglie e probabilmente essa si estende
„ sin all'Oregon.
„ Non vi può esistere al mondo deposito più ricco di oro,
„ che. quivi nella California ; io stesso mi sono assicurato che un
„ lavoratore zelante può raccogliere in una giornata dell'oro
„ d'un valore di 25 sin a 40 dollari (1), reputando l'oro a 16
,, dollari per oncia „.
Dopo questo tempo le notizie si fecero sempre più favore-
voli ; ciascun corriere della California annunziò la scoperta di
nuovi depositi.
Dal console francese a Monlercy, Sig. Moerenhoul, il quale
visitò le miniere d'oro in persona, furono spediti al Ministro
dell'Esterno diversi pezzi di questo metallo provenienti da diversi
depositi delia Val del Sacramento, e vi aggiunse alcune notizie
su questo proposito :
„ L'esploitazione conosciuta sotto il nome di Lower Mines
„ (miniere basse) o Mormon-diggings (esploitazione di iMormo-
„ niti) è situata all'Est 25 miglia distante dal Forte Sulter,
i, sull' American Forck. Quella forma no isola d' un acre in cir-
(1) // dollaro degli Stali Uaili equivale a ù fr. e 35 cent.
N. Ann, Se Natur. StBiE 111. Tomo 3, 22
338 LA NUOVA CALIFORNIA
„ conferenza, in cui le pagliette d'oro formano un deposilo sì
„ considerabile in tutti i punti lasciali a secco, che nel periodo
,, di meno di due mesi se ne raccolse per un valore di 100000
,, dollari. Ancor al di d'oggi il prodotto d'un giorno di lavoro
„ importa in questo contado una o una e mezza oncia d'oro,
„ poiché le acque del Sacramento hanno del tutto scompigliati i
„ banchi di sabbia ed apportali di nuovi depositi d'oro. La
„ scoperta di questo ricco deposito devesi ad alcuni Mormoniti
„ (Gennaio o Febbraio 1848), i quali pervennero a tenerlo ce-
„ lato per diversi mesi.
„ L' esistenza dell'oro è constatata in tutta l'estensione
„ dell' American Fork. Lo si ritrova in gran copia nella sabbia,
„ la quale si accumula nei punti lasciati a secco, ovvero nelle
„ fessure delle roccie. L' oro si mostra in pagliuccie , che dimi-
„ nuiscono in quantità e grossezza , quanto più si va discen-
',, dendo il fiume. Lo si raccoglie sino ad una profondità di 2-3
„ piedi ; dopo questa si affaccia il granito o lo scisto, che forma
„ la base del terreno o il letto del fiume.
Le pagliette che noi abbiamo esaminate provengono da un
luogo alcune miglia al di sopra del Mormon-diggings , 12 leghe
circa distante dall'imboccatura del fiume Americano. La lun-
ghezza di queste pagliette varia da 1-3 mill. , la larghezza da
1-2 mill. e la spessezza da un quarto a un mill. , la loro forma
è per l'ordinario arrotondata o oblonga,con una superficie leg-
germente convessa. L'analisi fatta ultimamente nell'Istituto reale
delle Miniere a Parigi , diede i seguenti risultati :
Oro 90,70.
Argento 8,80.
Ferro 0,38.
Rame ed altri corpi diversi . 0,12.
100,00
11 deposito conosciuto sotto il nome di dry-diggings (espiai-
tazione secca) giace tra l' American Fork ed il fiume Cosumnes.
,, Le mine secche sono punii in cui il quarzo esposto alla
„ superficie del suolo venne per l'azione dell'atmosfera ridotto
„ in decomposizione e lasciò a nudo l'oro nella sua forma pri-
„ mìtiva. In questi punti si all'uccia il metallo in pezzi di varia
LA NUOVA CALIFORNIA 339
„ grandezza, incrostati di quarzo, in modo che si può con ccr-
„ tazza dedurre la formazione simultanea. Questo ultimo fatto
„ viene inoltre comprovato maggiormente dalle vene ancor in-
„ latte di quarzo aurifero, che si sono scoperte nei monti (I) ,,.
Era il mese di Giugno 1848 che un Irlandese passando dal-
l' American Fork al fiume Mockeiemnes , scoprì questo famoso
piacer (2). I primi che vi arrivarono, avendo l'acqua in vicinan-
za , guadagnarono assai facilmente, secondo il rapporto del Con-
sole , 200-^00 dollari al giorno ; assai spesso essi ne raccolsero
solamente i grani grossi e a questo scopo si servirono d'una
stanga di ferro e d'un coltello. Pel solito il risultato dell'opera
giornaliera era 10-20 oncie d'oro; più tardi in misura che l'ac-
qua andò scemandosi , da 5 a 6 once , e alla fine dell'estate,
mancandovi l'acqua del tutto, ed essendo i lavoratori obbligati
a trasportare la terra in una distanza di 3-4 miglie; il prodotto
della giornata non oltrepassò 2, al più 4 once; in conseguenza
si introdusse il procedere in uso nel Messico per estrarre l'oro
a secco.
Il Sig. Moerenhonl, che ebbe occasione di veder estrarle
l'oro in questo modo ci dà le seguenti notizie:
„ Gli uomini, i quali si incaricano di tale lavoro, sono
„ abitanti della Sonoru, provincia del Messico, essi, seguendo
„ il metodo del loro paese per separare l'oro dalla terra, godono
„ quivi il vantaggio di poter travagliare sul luogo stesso, ove
„ si trova il metallo. L'operazione è semplice, non abbisogna
„ che pratica. Dopo aver spezzata la pietra argillosa e la terra
„ in frantumi, poi ridotti in polvere, viene il tutto esposto per
„ qualche tempo al sole ; allorché trovasi ben seccalo, la massa
„ viene di nuovo polverizzata, di poi agitata in una specie di
„ colo, per separare le piccole pietre ed allontanare la polve,
„ questo metodo però non corrisponde allo scopo, per questo
„ motivo rialzano il colo al di sopra della lesta, l'agitano cir-
„ colarmente in questa altezza e fanno cadere l'oro su un lino
(1) Rapporto di Butler King al Senato Americano.
(2) Per Piacer si intende un campo eretto a comodo dei rac-
coylilori d'oro nei luoghi in cui erano ricchi i depositi i questa
denominazione rimase in seguito come sinonimo d' esploitazione.
340 LA NUOVA CALIFORNIA
„ esteso per terra. La polvere si separa al minor soffio d' aria
„ e l'oro cade, come essi pretendono a' loro piedi sul lino. Fa
,j d'uopo die la terra sia assai ben secca, onde poter ottenere
„ de' buoni risultati. Questi lavoratori assicurano che durante
,, il tempo che ritrovansi in questo luogo, avean per ciascun
„ giorno ricavate 6-7 once d'oro; si lagnano però che la pol-
„ ve è nocevole agli occhi, perciò non sono in caso, di continua-
„ re per lungo tale lavoro „ .
Il paese in cui è situato la dry-diggings è assai ajida ; esso
non offre che rupi di quarzo e d'ardesia, rossastra e sabbio-
nosa, degli arbusti e delle querele intristite; dalla parte della
Sierra Nevada però, il paese si abbelisce, le colline e le pianure
sono coperte d'allori, e quanto più si va progredendo verso E.
la contrada abbonda di magnifica vegetazione.
La terra di questa Valle ^ come di tutto l'orlo dalla Sierra
Nevada , è argillosa e rossastra al disopra , biancastra o cene-
rina al di sotto, questa è risguardata per quella specie di mar-
na calcarea, vera terra aurifera; benché vi si trovi l'oro in
gran copia anco nello strato superiore della terra.
Esaminata la terra rossastra, (la quale pel solito copre la
terra aurifera per 1 a 1 e mezzo p. ) colla lente, la si trova pres-
so che del tutto composta di silice ; essa è fina, leggiera e assai
molle al tatto. La terra griggia presenta piuttosto i caratteri di
un prodotto vulcanico , che l' apparenza d' una terra propria-
mente delta.
Vi fu spedita all' Ecole des Mines della sabbia raccolta nel
letto del fiume Piwwie , tributario del Sacramento e in cui l'oro
si trova in forma di pagliette. La sabbia è di color nero; al pri-
mo colpo d'occhio si conosce che è il ferro ossidulato , il quale
le comunica il color nero. La proporzione del ferro ossidulato è
veramente considerabile, come risulta dalla sottoposta analisi:
Ferro ossidulato, color nero 59,82
— oligisto e ferro ossidulato titanìfero, color
acciajo splendente 16,32
Zircone o Giacinto ; nella sabbia della California per
lo più di color bianco 9,20
Somma da riportare . . . 85,34 •
LA NUOVA CALIFORNIA 341
Riporto 85,34
Cristallo di rocca 13,70
Zaffiro , nella sabbia di California generalmente bleu. 0,67
Oro 0,24
100,00
Il peso specifico di questa sabbia è 4,37.
Lo stato cristallino del ferro ossidulato e del zircone dimo-
strano che i terreni antichi, la di cui decomposizione produsse
il diluvium aurifero della Val del Sacramento, non sono distanti,
e che debbono appartenere alla catena della Sierra Nevada o
alle colline che separano i diversi affluenti del fiume.
Il console, il quale avea inviati questi pezzi d'oro, assicura
che i suoi depositi non sono limitati ai soli fiumi e burroni, ma
che rinvengonsi pure sulle colline.
I monti Trois bultes , situati al N. del fiume Piume, con-
tengono grandi ricchezze ; l'estrazione dell'oro però trova qui-
vi de' grandi ostacoli a motivo della mancanza d'acqua, du-
rante la maggior parte dell' anno.
Abbiamo fatto menzione dell' escavazione nomata Mormon
diggings , ora diremo alcune parole sullo stato del fiume a que-
sto punto. Esso dividesi in diversi rami separati da grandi ban-
chi di sabbia, offrendo così ai lavoratori un modo facile per
frugare in tutti i punti del suo letto; vi si distingue il ramo
North , Midle e Lower Fork. I due primi sono assai ricchi, l'oro
però non è del più fino; egli ha un colore giallo chiaro, e fa
conoscere la presenza d'una maggior quantità d'argento.
Ascendendo il fiume americano sin a 53 miglia della sua
imboccatura, vi si trova il piccolo fiume Weber (Webers'creek)
menzionato nel rapporto del Colonnello Mason. Quivi il prodotto
medio d'un lavoro giornaliero ascende a I o 2 oncie (I).
II paese, a ciascuna parte del fiume, è tagliato in tutti i
(l) L'oncia d'oro fino vale in Francia 107 fr. ZO cent. L'on-
cia di cui si parla quivi è l'oncia inglese o americana, di 12
alla livre troy. Un oncia troy — 31 gramtne — 16 dollari o 85
fr. 60 cent.
3^2 LA NUOVA CALIFORNIA
sensi da ruscelli e burroni, i quali tratti contengono più o men
dell'oro.
L'oro pifi fino trovasi nel letto del fiume Piume, gran af-
fluente del Sacramento; si distingue esso particolarmente pel
suo colore rossastro; al giorno raccogliesi lai mezzo once.
Il fiume dell' OurS;, tributario del Piume, contiene pure del-
le sabbie aurifere. Le colline circonvicine, arrotondate, imbo-
schite sono pure ricche d'oro.
Il fiume Tuba, si getta nel Piume, a 50 miglia della sua
imboccatura. Il suo letto abbonda d'oro; il suo corso è assai
rapido; egli scorre su un fondo disuguale, le sue onde si rom-
pono alle rupi , che formano le sue rive.
In generale si è osservato, che ove le rive si elevano a pi-
co, rapide, ivi i depositi auriferi sono più abbondanti in con-
fronto di dove le rive sono poco elevate.
Molti fiumi e ruscelli scorrono su un fondo d'ardesia, di-
sposto in strati verticali. È a motivo della superficie aspra, che
vi si trovano i più grossi frammenti d'oro.
II paese montuoso , in cui serpeggia il rwfta, prima d'entrare
nella Valle de la Piume, offre niun altra vegetazione, che dei
pini, faggi e dei mirti, i quali crescono in una terra rossa; que-
sta terra è aurifera in sommo grado. Il prodotto ottenuto per
mezzo del lavamento a scodella, risale al giorno d'oggi da 1
a 1 1|2 a 2 oncie.
Il San Joaquin ed il Sacramento si dividono la popolazione
degli epioralori d'oro.
I fiumi Calaveres e Stanislas contengono somme ricchezze;
la più gran pepite trovata sin adesso, pesa 33 libbre e provenne
dal Slanislas. L' escavazione del fiume Stanislas si estende a
più miglie da N. a Sud ; le più importanti sono quelle del Barro
ovvero Silvain' s diggings ; esso è un vallone profondo di 5-6
miglie in estensione ; occorre però scavare a gran profondità
onde pervenire all'oro.; tutto il vallone è coperto d'uno strato
assai spesso di terra e di ciottoli.
Gli ultimi dispacci consolari fanno menzione dei fiumi Taiva-
liimnes e Lamerced , in cui si raccolsero in un giorno da 1-4 on-
cie d'oro. Il fiume Mar ì posa , più verso S. è pure abbondante.
Al principio del corrente anno si annoverarono nella sola valle
i
LA NUOVA CALIFORNIA 343
di San Joapin circa 25000 lavoratori ; tutti i distretti auriferi
compresi, la somma ascende a quasi 80000 ed il prodotto di tutto
l'oro sin ora raccolto ad un valore di 96 miliioni di dollari.
Si annunzia la scoperta di nuove miniere sul fiume Truckee
(Salraon-Tront river.) tributario del lago Piramide, all'altro
fianco della Sierra Nevada. I lavori recenti eseguiti dai Signori
Butler King e Wrighl, rivelano 1' esistenza di filoni auriferi più
importanti , che tutti i depositi precedenti , nelle immense cave
di pietre alla base occidentale della stessa catena. Le roccie quar-
zose che si allungano in larghe vene al fianco delle montagne,
in un'estensione di più di óOO miglie, benché all'occhio nudo
non offrono traccia alcuna di metallo; danno un medio di un
dollaro e mezzo (circa un dodicesimo d'oncia) d'oro per lib-
bra di questo materiale. Un masso di 4 libbre diede quasi 11
doli, d'oro. In ogni dove osservansi delle traccie di sollevamento
0 fenditure prodotti in forza dell'attività vulcanica, vi si trova
dell'oro. Alla fine del Gennajo 1850 si rinvenne a San Franci-
sco nella sabbia d' un pozzo alla profondità di 8 piedi, dell'oro.
Se il metallo giace alla superficie del suolo, esso è disse-
minato nell'argilla misto a della sabbia nera; se nella roccia,
esso è per lo più unito al quarzo bianco.
Per estrarre l'oro vi sono diversi metodi d'esecuzione; il
seguente, è, secondo Moerenhonl , il più usitato dalla popola-
zione dei minatori, a motivo della sua semplicità, ed è quello
denominato a la balìa.
I bateas , di cui servonsi per lavare le terre sono delle sco-
delle di legno, di 1216 poi. in diametro, di forma conica, ma
più profonde e perfettamente assodate. Queste scodelle, che con-
tengono da 8 a 12 litri, si empiono a due terzi di terra, e
nel mentre che si tiene il recipiente sotto acqua , si lava il tutto,
onde separare la terra dall'oro e dalla roccia. Si continua il
lavamento, versando di continuo dell'acqua, e dando al reci-
piente un movimento oscillatorio proprio a separare le parti più
leggiere dell'oro. Dopo questa operazione, la quale abbisogna
molta pazienza ed accuratezza trovasi l'oro al fondo, ovvero ad
una parte del recipiente, il quale deesi tenere un po' inclinato;
il metallo però è ancor misto ad una specie di sabbia nera ed
a del residuo di terra. Questa sabbia si separa diffìcilmente
344 LA NUOVA CALIFORNIA
dall'oro col metodo solito, facendola cioè seccare al fuoco, e
poi sventolandola, perche le leggiere pagliette d'oro sono anco
facili a perdersi colla sabbia.
Alcuni lavoratori usano una macchina lavorata rozzamente
in forma d'una piroga, con cui 8 uomini possono lavare una
tonna di materiale. Si calcolò che una tonna di terra (circa 2
metri cubici) dà in alcuni siti 25-30 once di oro.
Il nuovo metodo di distornare le acque d'un fiume e di tra-
vagliare nel letto stesso messo a secco, non viene sempre ri-
compensato; in pochi casi esso è riuscito sì favorevole da dive-
nire popolare. ,
La California non è solailaente ricca d'oro, ma abbonda
anco di altri metalli, di acque minerali etc.
Miniere d' ^Irg-en^o erano note già da diversi anni, negli ul-
timi tempi ne furono scoperte ancor delle altre , che promisero
buon successo. Una miniera d'argento e d'oro trovasi 15 mi-
glie distante dal Porto di S. Diego ; una seconda 2 leghe al N.
AV. dal Pueblo àe Ics Angeles presso il Rancho de Cahuenga; una
a Santa Ines, 6 miglia N. 0. da questa missione, e finalmente
una miniera d'argento solforato nel distretto di Montercy, tra
i fiumi Pajaro e Salinas.
Mercurio, allo stato di Cinabro rinviensi a New-Àlmaden ,
12 miglie S. 0. dal Pueblo di Sani' José nella Sierra Azul tra
S. Francisco e Montercy, 1200 p. al di sopra del livello del mare.
Esso si presenta in una Roccia gialiobruna simile all'ocra di
ferro, e forma un banco di 42 piedi in larghezza ed offre un
inclinazione d'un angolo di circa 40° N. W. Miniere di Cinabro
erano note di già agli avi della popolazione presente, da tempi
immemorabili; sotto il nome di miniera di terra rossa , e si ser-
vivano d'essa per dipingere il loro corpo. Le miniere apparten-
gono ora al fu Console Inglese a Tepic , il Sig. Alessandro Forbes.
Nel 1848 si diede principio all'estrazione del mercurio. Il
Minerale si caricò su carri, e venne trasportato nella Valle in
cui abbonda e legna ed acqua. Quattro caldaje vennero poste in
un forno , presso cui vennero eretti de' condensatori. Il lavoro
giornaliero consistette a riempire il mattino queste caldaje con
IGOO libbre di materiale in pezzi ridotti a media grossezza , a
mettervi sopra il coperchio e lutarlo con uno strato di sabbia.
LA NUOTA CALIFORNIA 345
11 fuoco si mantenne sin a notte avvanzala , dopo di che si la-
sciò il forno raffreddare lentamente. 11 mattino susseguente si
aprirono i condensatori, si attinse il Mercurio fluido, per Io
più questo importò 2-300 libbre. Le prove istituite diedero però
a sperare di più, poiché in conseguenza delle disposizioni mal
regolate si perdettero de' vapori di mercurio in somma copia.
Nelle parti superiori de' vasi e de' condensatori vi si trovò pel
solito uno strato di solfuro di Mercurio. Forbes istituì delle pro-
ve onde avere il metallo, senza aggiunta di calce. Final-
mente si provò di cuocere della calce, come si trova nelle vici-
nanze della miniera, e il metallo unito a questa, diede una mag-
gior quantità di mercurio. In tre settimane si ottennero in que-
sto modo 10000 libbre, in due mesi tra i 15-20000 libbre di me-
tallo puro; sei uomini erano occupati nella miniera, il totale
delle persone ascese a soli 20 uomini. Finora si inoltrò nella mi-
niera per soli 100 piedi, la miniera si fa sempre più ricca.
Oltre la suddetta miniera furono scoperte delle altre in 15
0 20 altri luoghi in una circonferenza di poche Ciiglie , ed è
da presumersi, che nella California questo metallo renderà dei
sommi vantaggi.
Il metallo si vende a Mazallan per un prezzo di 9 fr. 60 cent,
per libbra.
Queste miniere danno un 50 per 100 di metallo puro , cosa
veramente sorprendente, poiché le miniere ricche , ne danno
solo 10 per 100 (I)-
Ranìe rinviensi nelle vicinanze di San Diego, poi poco lungi
dalla Baja di San Francisco; finalmente nella Val dei Tulares ,
12 miglie N. 0. dal Pueblo de los Angeles. Il Rame si offre in
stato nativo, poi si presenta nello stato carbonato e solforato.
Piombo solforato abbonda pur nella Val dei Tulares 50 mi-
(l) La Spagna produsse nei tempi scorsi 20000 cent, ogni anno,
al presente al più 8000 cent.; l'India pel passato GOOO cent. , ora
al più 1500 cent. ; il Perù produce ogni anno sin a 3000 cent. ;
nel Giappone e nella China la produzione ne è ben di mollo mag-
giore. L' Ungheria unitamente alla Transilvania dà di rado più
di 500 cent.; la Corintia e la Carniolia insieme producono 3005,
la Sliria solamente 1 cent.
346 LA NUOVA CALIFORNIA
glie 0. dalla Missione Santa Ines ; come pure 40 migiie 0. da
S. Fernando.
Carbon fossile in un deposito ricco fu scoperto in vicinanza
della città de Ics Angeles; Antracite rinviensi pure abbondante
nella Valle del Sacramento.
Platino, dicesi essere stato ritrovato all' American Fork.
Bitume alcune migiie distante dalla città S. Barbara , dal
Pueblo de los Angeles; serve per la costruzione de' tetti invece
de' mattoni o del legname.
Allume di eccellente qualità al Pueblo de los Angeles.
Sottocarbonato di Potassa qual efilorazione in vicinanza della
Missione di San Juan Capistrano.
Acqua nitrata , 10 migiie N. 0. dalla Missione di San Juan
Capistrano presso 1' Azua Caliente.
Acque salse, alla Missione di San Raffaele, S. Clara, S.
Luiz Obispo.
Acque solforose presso la Missione S. Barbara, S. Gabriele.
Petrefatti alla costa di San Pedro (I).
Rapporto del Colonello Mason
Il rapporto del Colonello Mason era il primo documento,
clic attirò l'attenzione del mondo sulle ricchezze mineralogiche
della California ; è perciò di qualche interesse ricavarne i punti
più importanti da questo rapporto olficiale :
„ Li 12 Giugno 1848 partii pel Nord della California per
„ visitare i depositi d'oro, i quali furono scoperti nella Valle
„ del Sacramento.
„ Li 20 Giugno arrivai a San Francisco. Questa città era
„ per lo passato piena di attività, di commercio splendente; ora
{i) Nel Fall River (Ai l22° lutit. , 121» longit.), ramo
del Columbia River superiore in vicinanza di 5 monti, coperti di
neve, il Cap. Frémont trovò nel 1842 le pareti della Valle che
constavano d'un deposito di Basalto compatto alto 100 piedi e
sotto questo un banco di 500 piedi di Caolino: in questo Bayley
trovò 13 specie di Infusori d' acqua dolce ; Ehrenberg ne scoprì 72
specie di Polygasteri silicei, e 16 Phytolitharii.
LA NUOVA CALIFORNIA 347
,, essa è del tutto deserta ; quasi tutta la popolazione è partita
,, per le mine.
„ Li 26 continuai il mio viaggio verso il castello Sulter ,
„ passando per Sonoma, vi arrivai il 2 Luglio di mattino. Lun-
„ go la strada del mio viaggio non trovai che case vuote, sta-
,, bilimenti abbandonati, molini fermi, i campi , le messi abban-
„ donate agli animali erranti.
„ Nel Forte Sulter si incontrò una vita attiva; vi regnò
„ gran movimento; dai bastimenti furono trasportati le merci
„ nel castello, in cui vi erano di già stabiliti dei magazzeni,
,, delle osterie e cosi via. I mercanti pagano per una stanza
„ sola al mese 100 dollari, e per un piccolo alloggio vidi pa-
„ gare 500 dollari d' affìtto mensili.
„ Li 5 Luglio abbandonai il Castello Sulter; dopo 25 miglie
„ di viaggio pervenni ad un punto dell' American Forck, deno-
„ minato Lower Mines o Mormon diggings. Le colline erano
„ piene di tende; eretti furono magazzeni, osterie etc.
„ Il calore era soffocante, eppure più di 200 uomini erano
„ esposti ai raggi del sole cocente ed occupati a lavare la sab-
„ bia , alcuni con casserole altri con panieri indiani, altri con
„ un arnese rozzo, nominato quivi Cradle. Gli indiani e quelli
,, che sono provvisti d' una Casserola intraprendono il lavamento
„ colla mano, scelgono dapprima i grani più grossi, di poi la-
„ sciano asciugare la sabbia unitamente alle pagliette dell'oro.
„ Ascendendo il ramo meridionale all' American Fork, il pae-
„ se si fa sempre più montuoso e alla sega fabbricata 50 miglie
„ dal Forte Sulter, le montagne si elevano ad un'altezza di
„ circa 1000 piedi al di sopra della Valle del Sacramento.
„ Quivi incominciano i pini, i quali in parte erano cagione in-
„ diretta della scoperta dell'oro. Il Capii. Sulter ebbe bisogno
„ di tavolacci , nel Settembre 1847 egli avea prefisso di erigere
„ quivi una sega , e la fabbrica fu stabilita in concerto col Mec-
„ canico Marshall. Allorché 1' edificio era compito e vi si voleva
„ lasciar operare l'acqua, si venne ad accorgersi che la ruota
„ non era posta adequatamente. Per risparmiare ulteriori spese
„ ed altri lavori manuali si lasciò alla forza dell'acqua il cer-
,, carsi il necessario passaggio ; la conseguenza ne era , che
„ dopo alcun tempo si rinvenne al piede della caduta d'acqua
„ un ammasso di frantumi.
348 LA NUOVA CAllFOBNFA
„ Un giorno Marsliall venne per adocchiare il risultato dcl-
„ l'operazione, egli vede la sabbia ammontichiata , si accorse
,, di alcune fogliucce splendenti, le raccoglie e dopo esatto esame
„ conosce il loro vero valore. Egli partecipa al Capit. Sutter
„ la sua scoperta ed essi determinano di tener segreto il tutto ,
„ poi dopo compiuto l'edificio d'un molino, la di cui fabbrica
„ avean intrapreso allora. Ma vana precauzione ! Come in un
,, fulmine si sparse la novella della scoperta.
„ I successi meravigliosi de' primi esploratori attirarono in
„ poche settimane più di 100 uomini. Al momento del mio viag-
„ gio erano trascorsi appena tre mesi dalla scoperta e già si
„ sono radunati più di 4000 uomini per andar in cerca dell' oro.
„ Poco lungi dalla sega scorgesi un banco di sabbia più
„ che pieno d'oro; esso viene risguardato come proprietà del
„ Capit. Sutter e resta inlatto.
j, Marshall mi disse che al di sotto della sega lavora molta
„ gente, e che raccogliesi 1-2 once d'oro per uomo.
„ Traversai le colline e pervenni alla riva settentrionale
„ dell' American Fork, ove nei letti asseccati di alcuni torrenti
,, vi si rinvenne abbondante oro. Io vidi diversi esploratori en-
„ tusiasti in sommo grado pei felici successi de' loro lavori. Mi
„ si mostrarono de' pezzi di 3-4 once in peso.
„ Li 7 Luglio passai sulle rive del piccolo fiume Weber' s
„ Creek, il quale si getta 3-4 miglia al di sopra della sega,
„ nell' American Fork, lo passai a quel punto, ove i Signori
„ Sunol et Compt. intrapresero i lavamenli d'oro. Il Cap. Weber
„ mi mostrò un burrone, in cui vi si raccolse dell'oro nel va-
,, lore di 12000 dollari; vi sono molti altri burroni, lasciati
,, sinora intatti, i quali di certo abbondano anco di oro.
,, Non avrei mai prestato fede alle notizie sì favolose, se
,, non me ne fossi assicurato io stesso della verità. Il Sig. Ne-
„ ligh mi mostrò i risultati de' suoi lavori, per 3 settimane
,, travagliò egli e ne raccolse tanto oro da uguagliare un valore
„ di 2000 dollari. Il Lyman mi raccontò che in compagnia di 4
„ altre pe/sone lavorò egli per 8 giorni; e la quota a lui toc-
,, cata ascese a 400 dollari in oro. Potrei annoverare molti cen-
„ tinaja d'esempj di siffatti successi.
„ Li 8 Luglio ritornai ai Lotoer Mines a prima della mia
LA INtOVA CALIFORISIA 349
„ partenza dalla valle ebbi la certezza, che dell'oro fu scoperto
„ nel Feuiher River, nel Bear River, nell'Yuba River, e nella
„ maggior parte de' ruscelli tra il Bear e Fork, cosi pure nel
„ Cosumnes al S. del Fork.
„ La scoperta di questi tesori, ha cambiato del tutto l'as-
„ petto della Nuova California. Gli abitanti dapprima agricoltori,
„ sono audati alle miniere ; gli artefici hanno abbandonali i loro
„ lavori, i negozianti le loro botteghe; i marinaj disertano dai ba-
„ stimenti , i soldati dai Reggimenti. Nella baja di San Fran-
„ cisco vi stanno ancorati diversi bastimenti ma senz'uomo a
„ bordo; tutti corrono alle regioni aurifere per cercar fortuna „.
Aniihali Americani raccolti dall' Osculati ed
illustrati dal Sig. Dottor Cornalia.
Sebbene dall'Italia non siano partile ancora delle spedizioni
apposite per raccogiere da lontane contrade produzioni naturali,
l'amore tuttavia per la scienza di privati individui ha potuto
supplire in parte. Il Bompani è benemerito della Scienza per gli
oggetti che ha inviato al Museo di Modena (I): Il Fornasini di
cui più volte si è parlato in questi Annali (2) ha dato alla sua
patria largo dono di oggetti zoologici, e botanici, l'Osculati ha
arricchito il Museo di Milano. Un saggio delle pregievoli cose
che dall'America egli ha inviato in Italia, lo abbiamo dall'il-
lustrazione che ne presenta il Chiariss. Sig. Dott. Cornalia col-
r Opuscolo intitolato — Vertebratorum Synopsis in Museo Medio-
lanense extantium quae per novam orbem Cajetanus Osculatus col-
legìt annis 1846-47-48, specieòMS novis vel minus cognilis adjectis
(1) Notizie degli aumenti generosamente procurati all'Orto
Botanico ed ai Musei di Storia Naturale , e di Anatomia nella
R. Università di Modena dal Dott. Luigi Bompani modenese. Mo-
dena 1815. in 8.
(2) iVot'i Commentari Academiae Scientiar. Institut. Voi. X. e
Memor. dell' Accad. delle Scienze di Boi. T. {. e seg. e Nuovi
Annali di Scienze Naturali 1848. T. IX. e seg.
3Ò0 ANIKALI AMERIGAni
nec non descriptionis alque iconibus illustratis. Cum tab. lithogr.
una — . Dal quale scritto togliamo soltanto le Frasi delle Specie
nuove, come quelle che interessano più in generale la Scienza.
1.° Mammmalia.
Ateles Marginatus. Geoff. et Cor. — Ater, margine faciei al-
bo vel navicante, pectore, cruribusque interne ex albo-flavicanti-
bus cinerescentibus. Clariss. Humboldt eum invenit ad ripas. FI.
Orenoco.
Vespertilio Osculati. Cor. — V. rostro-brevi, auriculis
nudis , trago parvo nec non acuminato, veliere pilis bicoloribus
apice rufo-fusco , basi nigro conflato. Palagio ampio caudam to-
tam , longiludinem corporis coequantantem , involvente.
Habitat prope pagos aequatorienses.
Lepus De-Filippi. Cor. — L. supra ex nigro-fusco flavidoque
varius , intensiore regione postica dorsali , subtus albidus , nucha
macula lacle flavicante notala; pedibus infra cinereisj auribus
brevibus, cauda brevissima quasi nulla.
Habitat rarus in sylvis Quixos.
Corporis mensurae: Longitudo maxima poli. 11.
j, capitis „ 3. Un. 3.
,, aurium ,, 2. „ 0.
„ caudae ,, 0. ,, 6:
Bradypus Trivittatus. Cornalia. — Br. trydaclili minor,
podiis omnibus falculis tribus longissimis praeditis , capite pilis
brunocinereis frontem versus directis , vestito : viltà longitudinali
interscapulare nigerrima , duabus aliis ita innixa ut Nepluni tri-
dentis formam simularet. Spatio viltis inlerposilo aureofulvo , pilis
sericeis , brevissimis ornato. Long, corporis poli. 16.
Habitat in Sylvis ad ripas Fi. Àmazonum et Napo, sat rarus.
2.'^ Reptiles.
PoDOCNEMis sextuberculata. Cof. — P. lesta ovata , staerno
fortiter adhaesa, hoc sex tuberculos praebente secus margines la-
terales , caruncula mentali unica.
Hab. in Fi. Àmazonum.
Pentoisix Americana. Cor. — Testa ohlonga , in medio coar-
clata , minime carinata scutis dislinclis olivaceo-brunneis flavo ma-
culatis , Iribus lincis caslaneis circumdalis.
Phryniscus igisescens. Cor. — Phr. laleribus granulusis ,
ANIMALI AMERICANI 351
obscure maculato , gula cinerea , abdomine , coxis , palmis pian-
tisve sanguineo rubescentibus.
Hab. in locis humidis circa Latacunqa prope Quito.
Vandellia ciRRHOSA? Cuv. et Val. — Ore cirrihis ornato;
carpare bruno-cinereo concolore.
Longiludo corporis poli. 5. Un. 6.
„ capitis „ 0. ,, 6.
Altiludo maxima „ 0. „ 5. Ij2.
Habit. in aquis dulcibus Fi. Amazonum et Napo.
Enumerazione degl'Insetti che consumano il
Tabacco del Sig. Guèrin-Mèneville.
(Estratto dalla Revue et Magasin de Zoologie.
Agosto 1850. N. 8.)
Se importantissime sono le osservazioni che vengono fatte
sugl'insetti che danneggiano i cereali;, i foraggi e altri prodotti
necessari alle popolazioni , non sono però da trascurare , quelle
che vengono fatte sugi' insetti che consumano i tabacchi , poi-
ché possono essere riguardati come i nemici di un ramo fortis-
Simo di commercio^ e della classe si numerosa composta spesso
dei migliori cittadini, che pagano in ciò una forte imposta , uti-
lissima al loro paese (1).
Il distinto Entomologo Sig. Guérin-Méneviile, direttore della
— Révue et Magasin de Zoologie — colla quale tanto bene serve
alla scienza nel raccogliere e divulgare i lavori e le scoperte,
più recenti di Zoologia, si è dedicato a questo genere di ricer-
che, e già è pervenuto a dare un'enumerazione degli insetti ro-
ditori del Tabacco, promettendo però ulteriori notizie, delle quali
le presenti sono come una prefazione.
{\) Il Sig. di Montalembert nel suo discorso del 13 Dicembre
. I8i9 , ha mostrato , alla Camera dei rappresentanti ^ che il ramo
dei tabacchi frutta alta Francia 117 milioni.
352 ENUMERAZIOWE DEGl' INSETTI
Egli ha trovato nei zigari d'Avana un nuovo iasetto coleot-
tero non ancora conosciuto, e che forma il tipo d' un nuovo pic-
colo genere; esso è ii Catorama del tabacco, assai prossimo al
Xyletinus serricornis e come questo della famiglia dei Teredili di
Latreiile. Egli ha la forma è il colore del Xyletinus, ma è più
grande quattro volle almeno, e le sue antenne, come le parti
della hocca ne sono diffcrentissime. Il Sig. Guérin-Méneville gli
ha iiiiposto il nome Catorama (naTo, sotto, opcxyLoCf vista) per
aver egli la testa talmente volta in basso, da non poter i suoi
occhi vedere che sotto e non davanti. Gli Insetti che divorano
il tahacco appartengono ai Coleotteri, Orlopteri, e Aracnoidi.
Fra i primi vi sono il Plinìis far. Lin. Fabr. , Xyletinus serri-
cornis, Fabr. , Catorama Tabaci , Guer. caratterizzato per — Ni-
gropiceum, tomento pallido tectum , convexo-ovale ; thorace gibbo,
dcflcxo ; antennis tcstaceis primo articulo nigro , L. 0,005; I.
0,002 3l4 —, e VElaphidion irroratmn , Lin. — Di Ortopteri si
annoverano Blatta Americana L. , Oricntalis L., Indica Fabr.,
Serv., Cinerea Oliv. , Serv., Agli Aracnoidi infine non si trovano
rappresentati che dallo Scorpio biaculeatns , Lucas.
Questi insetti rodono e forano il tabacco con numerosi bu-
chi e gallerie piane in parte d'una sostanza granulosa, formata
dai loro escrementi. Sovente trovansi i loro cadaveri nell'inter-
no dei zigari, che sono danneggiati anche più del tabacco in
foglie.
DOPPLERITE
É pervenuta in dono a questa Accademia delle Scienze , un
saggio di questo Minerale ( Dopplerite ) che si è deposto nel Mu-
seo di Storia Naturale , colla seguente descrizione.
Il Dopplerite è amorfo, di frattura concoidea ; le foglielle
assai sottili mostrano delle fibre di origine organica ; non offre
traccia alcuna di struttura cristallina.
Lo splendore è vitreo; il colore nero-brunastro; la segna-
tura bruno-oscura. Le fodiclte tagliate cuneiformi col coltello
DOPPLERITE 353
mosiransi ai canti, trasparenti con un bel colore bruno-rossa-
stro. Sottomesso il minerale ad una forte pressione, esso si
spezza e mostra nella sua frattura concoidea i più bei disegni
di fiori. La durezza = 0,5, minore del Talco. Peso specifico
= 1,089. Pressocchè inodoro; in qualche pezzo, spaccato che
Tenga dà un odore simile al Kautschuk, senza sapore. Morbi-
do, con un coltello tagliente si ponilo tagliare delie foglieite
assai sottili.
II Dopplerite all'aria aperta si spezza in piccoli pezzetti,
assai splendenti; ciò succede più prestamente esposto che venga
ad un calore, p. e. di stufa. L'acqua si può estrarre mediante
mezzi meccanici e di già se ne possono vedere de' risultati sot-
toponendo il minerale ad un semplice torchio con lieve pressione.
II Dopplerite consta esenzialmente d'acqua e di materia tor-
bosa , con un piccolo rapporto di materie terrose. L' analisi ele-
mentare, ottenuta abbrucciaudo la sostanza nel gas ossigeno ed
impiegandovi a ciò 0,853 gram. della sostanza seccata a 100° C.
diede :
Àcido carbonico 1,505.
Acqua ... 0,383.
Cenere ... 5, 86.
Questo minerale riesce insolubile nell'Alcool e nell'Etere;
all'opposto solubile nel Kalicaustico. La massa non brucia con
fiamma, ma si consuma lentamente.
Rapporto alla materia il Dopplerite concorda colla torba;
si trovarono alcuni pezzi che contenevano dei frammenti d'essa
torba, ed in parte con resti di foglie appartenenti al Phragmi-
tes comunis.
Il Dopplerite è a considerarsi come una massa torbosa omo-
genea , la quale riconosce la sua proprietà gelatinosa alla gran
quantità d'acqua assorbita. Questo corpo gelatinoso è la vera
sostanza da cui proviene, quella specie di Caibon fossile, che non
offre tessitura alcuna di legno, ed il di cui contenuto carbonico
va crescendo sempre più coli' età.
Il Dopplerite fu scoperto in una torbiera di Kainisch pres-
so Aussee nell'Austria superiore, in una profondità di 6-8 pie-
di. Ulteriori esperienze faranno conoscere se esso possa venir
impiegato a qualche uso tecnico. SENNONER.
N. An.-s. Se. Natur. Serie. III. Tomo 3 23
3ò4 UOPPLEhITE
Ricerche sul Curaro, dei Signori Bernard
e Pelouze.
(Revue et Magasin de Zoologie. N. 10. Ottob. 1850 p. 562)
II Curaro è un violento veleno , preparato dai selvaggi che
popolano le foreste vicino all' AUo-Orenoco, al Rio-Negro, e ai
fiume delle Amazzoni. Secondo Humboldt, è un estratto acquoso
d'una liana della famiglia delle Stricnee. Gaudot aggiunge che
prima della completa essiccazione dell'estratto gì' Indiani di Mes-
saya vi lasciano cadere alcune goccie di veleno dei serpenti più ve-
lenosi; così il Curaro agisce alla maniera del veleno dei serpenti.
La sua attività oltrepassa qualunque idea che se ne possa
formare: introdotto nei vasi sanguigni, uccide l'animale senza gridi,
senza dolore; la vita se ne fugge come il lampo. Sotto la pelle,
agisce lentamente, ma sempre nello stesso modo , subito e senza
alcun mal essere apparente. L'autopsia indica un completo an-
nientamento della vita. I nervi, i muscoli, immediatamente dopo
la morte hanno perduto ogni specie d'eccitabilità. Il sangue è
nero, si coagula diffìcilmente, e non diventa più rutilante al
contatto dell'aria.
Questo veleno sì terribile quando è assorbito dai vasi , è
della maggiore innocuità quand'è ingerito nello stomaco, o in
generale messo in contatto colle mucose, eccetto quelle delle
vie aeree. I Signori Bernard e Pelouze hanno voluto sapere se
questa innocuità completa dipendeva dall'essere il Curaro decom-
posto dal succo gastrico, oppure, dal non essere assorbito. Le
loro esperienze li hanno condotti alle seguenti conclusioni: l.*' il
Curaro agisce come i veleni; 2.° la sua innocu/ià, quand'è in-
gerito nel canale intestinale , non può essere spiegata da un'al-
terazione 0 da una digestione che il principio tossico subirebbe,
ma bensì da una proprietà speciale della membrana mucosa in-
testinale, che si ricusa al suo assorbimento.
••^^^'S^
3&5
Delle funzioni riproduttive negli Animali
per F. De Filippi. Milano 1852.
Pubblicata in Italia la versione dell' eccellente Corso Elemen-
tare di Zoologia del Sìg. Milne Edwards , tosto sentivasi la man-
canza del Trattato delle funzioni di riproduzione, che l'illustre suo
autore credette conveniente d'ommettere, riguardando la condi-
zione speciale degli studiosi a cui era destinato. Il Sig. Prof. De
Filippi si è fatto ora a supplire a tale lacuna dando alla luce
un'Opuscolo come complemento all'edizione italiana del detto
Corso elementare. Di non lieve diliìcoltà era questo lavoro^, tanto
pel soggetto stesso, quanto per conformarsi alle dottrine del
Sig. Milne Edwards ; ma egli 1' ba trattato con quella sagacità
e maestria che da lui a buon diritto potevansi aspettare.
Premesse alcune Nozioni Generali, parla degli Apparati e
Differenze Sessuali: ridotto nei giusti limiti V Ermafroditismo ,
discorre dell'Epoca degli amori, degli Ibridi, del distacco del-
l' Uovo, e della Fecondazione.
Nel paragrafo dello Sviluppo dell'Uovo, e della formazione
dell'Embrione, dà un succinto cenno dello svolgimento del pul-
cino, campo prediletto degli embriologi da Malpighi fino a noi.
In esso ben ravvisasi l'accurato Illustratore dell'Embriogenià
dei Pesci. Quindi dopo aver detto della Cura dei figli e fatto am-
mirare la sapienza inesauribile dell'Autore della natura, e l'i-
stinto preveggente delle madri;, ragiona sulle Generazioni alter-
nanti, mezzo succursale ben degno della nostra più alta mera-
viglia di cui la divina provvidenza probabilmente si serve, per
la propagazione di quegli esseri che per la loro debolezza, o
per la vita precaria a cui sono condannati non possono forse
assicurare ai loro figli uno sviluppo mumale. Di questo impor-
tantissimo argomento in cui tanto si sono distinti Sars , Siebold ,
Steenstrup, LOwen , Van Beneden, Dujardia , offre egli un rias-
sunto storico accennando ancora le principali scoperte di questi
osservatori , che hanno sparso una nuova luce sulla natura e
6ul genere di vita di molti ordini d'aniiuuli , e su vaii fenomeni
dapprima affatto sconosciuti o misteriosi. Tratta da ultimo della
Geiurazione spontanea, e lo fa con lauto sapere e coucésioue,
356 DELLE FUNZIONI RIPRODDTTIVE
che noi non possiamo dispensarci dai qui riportare per intero
Io squarcio ciie la riguarda credendo ancora di far cosa grata
ai nostri lettori , che vi vedranno compilati i fatti principali con
cui si vuol sostenere questa teoria , e nel tempo stesso le ragio-
ni colle quali essa viene abbattuta.
„ L'apparizione inaspettata dei piccoli animali, in casi ed
„ in circostanze che ne rendono, almeno al volgo, misteriosa
j, la vera provenienza, ha servito di fondamento ad un' ipotesi
„ antichissima, secondo la quale è ammesso che alcuni animali
„ possano formarsi dal semplice fortuito concorso degli elemen-
„ ti, senza l'opera di progenitori. Contribuì non poco al favore
„ di questa teoria il vedere per Io più generarsi questi animali
„ nella dissoluzione di altri organismi ^ colla fermentazione lenta
„ di sostanze organiche. Non sembrò sufficiente il vedere fra
„ questi due fenomeni una relazione qualunque; ma si volle
j, che uno dipendesse immediatamente dall'altro; che i principj
„ sprigionatisi colla fermentazione , trovandosi allo stato na-
„ scente tendessero con particolare energia a combinarsi di nuo-
„ vo, ed al generare cosi altri corpi organici. L'aberrazione
,, della mente fu spinta ad asserire che tutti gli animali della
„ terra, non escluso l'uomo, abbiano avuto questo primitivo
,, modo d'origine !
„ Non è a credersi quando sia grande il numero dei falli
„ ai quali si è voluto appoggiare questa teoria! Un volume ap-
„ pena basterebbe a farne l'enumerazione: ma la maggior par-
„ le si riducono a due generi di fenomeni che sono anche, fuo-
„ ri di dubbio, i più illudenti ed oscuri.
„ Un bicchiere d'acqua pura, anzi distillata, che il più forte
„ microscopio non dimostra contenere la più piccola traccia
„ d' un corpo eterogeneo, abbandonalo a se all'influenza della
„ luce solare, non larda molto a presentare una moltitudine di
„ corpi organici, visibili anche ad un microscopio di mediocre
„ forza. I germi di questi corpi non possono derivare che dal-
„ l'acqua o dall'aria. Or si è creduto bastar l'ebullizione o la
„ distillazione per distruggere ogni germe organico nell'acqua:
„ e sutficientemenle esclusa l'aria dal prender parte al fenomeno,
„ facendo che avesse luogo in un vaso chiuso, e sostituendo
„ all'aria stessa altro gas. È ben lungi dall' esser provata la
nEGLI ANIMALI 357
„ realtà di queste supposte condizioni ; e d* altronde dalle ricer-
„ che di vari micrograG, e sopratutio da quelle numerose del-
„ l'infaticabile Sig. Ehrenberg, si ricavano dati che rendono
,, per lo meno inutile l' affaticarsi dietro una teoria che dissuona
j, tanto dalle leggi ordinarie della natura. Tali sarebbero la pre-
,, senza nell'aria non solamente di germi, ma ancora di alghe
„ e d'infusori viventi, dimostrata dall'esatta analisi microsco-
,, pica che il prelodato naturalista ha istituito del pulviscolo at-
„ raosferico; e la straordinaria fecondità di questi esseri orga-
„ nici , appena siano caduti in circostanze opportune al loro
„ sviluppo.
„ Il Sig. Ehrenberg ha avuto la pazienza di studiare la pro-
„ dultività di un Rotifero durante il corso di 18 giorni, ed ha
„ veduto nello spazio di 24-30 ore questo unico indivìduo pro-
„ durre 4 figli; e ciascuno di questi nei casi normali, quadru-
„ plicarsi del pari in egual spazio di tempo e così di seguito.
,, Ritenendo stabile questa legge, ne viene che una sola madre
„ può al 10.° giorno aver data origine ad un milione di roliferi;
„ al 20.° ad un bilione; al 30." ad un trillione, ecc. ecc. Sup-
„ ponendo a questi animaletti un involucro siliceo, o calcareo,
„ quale è posseduto da vari infusori poligastrici, si può calcolare
„ che un solo di essi, nello spazio di un mese può moltiplicarsi
„ in modo, che gli inviluppi della sua prodigiosa generazione
„ formino uno strato di farina minerale di un miglio quadrato
„ di superficie, e air incirca un piede e tre quarti di profondità!
„ Vedasi adunque , ciò che è capace a produrre un germe
,, solo d'un infusorio caduto dall'aria in un bicchiere d'acqua,
„ ed innavvertito da qualunque più potente microscopio, e mal-
„ grado ogni cautela d'esclusione!
,, Un altro genere di fenomeni ancora in gran parte oscii-
„ rissimi, e tali da servire se non di fondamento almeno di
„ pretesto alle più avventate ipotesi, è quella della produzione
„ dei vermi intestinali. E già soggetto di maraviglia la loro
„ comparsa in cavità liberamente comunicanti coli' esterno;
„ tanto maggiormente lo deve essere la loro presenza in cavità
„ chiuse, 0 nel parenchima de' visceri.
„ A questo riguardo per altro noi abbiamo già esposto nel
„ precedente paragrafo (Generazioni alternanti) vari fatti che
358 DELLE FUNZIONI RlPRODtTTIVE
„ spargono molta luce, e che indicano almeno qual via si debba
„ seguire per giungere infine alia scoperta del vero, e poiché
„ non ci è lecito per ora abbandonare il campo delle conget-
„ ture, quali di queste siano più conformi a leggi universali già
,, conosciute. Possiamo aggiungere , come tra i vari corpuscoli
„ eterogenei circolanti col sangue sia facile vedere e germi ed
„ embrioni di vari entozoi (1). Qual maraviglia se questi si ar-
„ restano in qualche viscere, ed ivi si sviluppano in quel modo
,, e forma che è concesso dal nido così acquistato P
,, Concludiamo che se la teoria della generazione spontanea
„ fosse conforme alla verità, essa avrebbe trovato col progredire
„ delle cognizioni e dei mezzi di studio maggior appoggio dei
„ fatti: le è toccata invece una sorte affatto opposta, ciò che
„ è suflìciente a farla respingere , malgrado il fascino che essa
„ può esercitare sulla fantasia dei giovani studiosi, e malgrado
,, l'autorità di grandi uomini, che le hanno dato un passaggiero
j, splendore. Ex nihilo nihil. Omne vivum ex ovo „.
Ed infatti mentre tutta la natura vivente perpetuata nelle
sue specie le più apparenti, più non lascia dnbitare sulla sua
normale regola di propagazione, il sospetto delle generazioni
spontanee o eterogine corse successivamente a rifuggirsi, per
così dire a misura che si diradavano le tenebre, in mezzo iti
esseri sempre più esigui, che o per l'oscurità del loro organismo,
o pel segreto della loro riproduzione , sfuggirono alla curiosità
dei naturalisti. Ma ogni ricerca, ogni scoperta che fa la scienza
su questi esseri è una nuova sconfitta che tocca alla Teoria della
generazione spontanea , ed allorché i nostri mezzi d'osservazione
saranno maggiormente perfezionati, sarà pure finalmente scac-
ciata da questi ultimi trincieramenti , e dannata al silenzio e
all'obblio. Ed anzi su questo soggetto il Signor Duvernoy
(I) La rana si presta meglio d'ogni altro animale a questo
,, genere di osservazioni , che però furono istituite anche nel san-
„ gue dei pesci , di uccelli e di mammiferi. È interessante il fatto
„ esposto dal Prof. Ecker di Basilea che , presi 1 1 corvi in una
,, .stessa stagione lungo il Reno , trovò in tulli una moltitudine
„ di filarie circolanti nel sangue „.
NEGLI ANIMALI 3&9
nell'eccellente suo articolo Propagàtion del Dizionario di Storia
Naturale di Orbigny, che è come la confatazione dell'altro ar-
ticolo, dell'opera stessa, Generation Spontanee del Sig. Gerard
acerrimo sostenitore di questa teoria cos'i si esprime „ . . . .
„ .... in niun caso si può supporre che qualunque essere or-
„ ganizzato sia formato dalla sola influenza degli agenti fisici,
„ 0 da quella dell'essere organizzato nel quale è parassito. Que-
„ st' ultima ipotesi, questa generazione eterogina, come pure
,, la generazione spontanea , non sono ammissibili nello stato
„ attuale delie nostre cognizioni. Esse sono tanto contrarie alle
,, leggi della semplice logica, quanto ai fatti i più positivi i più
,; avverati della scienza „.
Che se nei Protopolipi nelle Idatidi o Vermi Vescicolari , ne-
gli Ànimalucci Omogenei o Poligastrici di Ehrenberg non si sono
ancora scoperti, almeno positivamente, gli organi sessuali^ ma
soltanto la propagazione fìssipara^ o gemmipara puossi fondata-
mente tenere che sia, perchè non sono stati bastantemente os-
servati. E già un celebre Naturalista e Letterato italiano, Fran-
cesco Redi, pronunciava sono ormai 200 anni — Io mi sento in-
„ clinato a credere che tutti quei vermi si generino dal seme
„ paterno, e che le carni, e l'erbe, e le altre cose tutte pu-
,, trefatte, o putrefattibili non facciano altra parte ne abbiano
„ altro ullìzio nella generazione degi' insetti , se non d' appre-
„ stare un luogo, o un nido proporzionato, in cui dagli animali
„ nel tempo della figliatura sieno portati, e partoriti i vermi,
„ 0 r uova 0 le altre semenze de' vermi , i quali tosto che nati
„ sono, trovano in esso nido un sutTìciente alimento abilissimo
„ per nutricarsi: e se in quello non son portate dalle madri
„ suddette semenze , niente mai, replicatamento niente, vi s'in-
„ generi , e nasca (I) „.
Cos'i pariavasi nel seicento , nei primordi della scienza, quan-
do cioè ancora ritenevasi per verità indubitata il nascer le mo-
sche dalla putredine, le api dalle fracide carni del toro, come
già cantò Virgilio nelle sue Georgiche.
Un Redattore.
(1) Esperienze intorno agi' Insetti. T. t. p. 13. Venezia 1712.
360
Journal de Conchyliologie etc. = Giornale di
Conchiliologia contenente lo studio degli ani-
mali Molluschi , delle conchiglie viventi, e
delle conchiglie fossili. Pubblicato sotto la
direzione del Sig. Petit de la Savssate. Pa-
rigi 1850. in 8. fig.
Non esistendo in Francia alcuna speciale pubblicazione per
la Conchiliologia , e trovandosi quindi costretti i coltivatori di
questo bel ramo di zoologia a ricorrere a riviste, ad annali od al-
tre raccolte, che, consacrale a diversi rami di Storia Nat., sono
voluminose, costano molto, e lasciano perciò molto a desidef'are
come mezzi di pubblicità, perciò il Sig. Petit de la Saussaye,
ha pensato di rimediare a questo difetto facendosi direttore d'un
giornale contenente Io studio degli animali molluschi, delie conchi-
glie viventi e delle conchiglie fossili- Questo giornale ha unica-
mente una vista scientifica poiché tenue ne è il prezzo, e perchè
la totalità dei fondi che si verseranno è impiegata alla sua com-
posizione. Quindi più sarà il numero degli associati maggiore
estensione avrà il foglio.
Il Giornale di Conchiliologia sarà pubblicato per trimestri.
Il prezzo spedito per la posta e ricevuto franco di porto, è fis-
sato per anno.
A 13 franchi in Parigi.
À 18 franchi pei dipartimenti.
A 18 franchi per l'estero.
L'indirizzo per l'associazione (pagabile anticipatamente)
è — Sig. Petit de la Saussaye, strada Neuve-des-Malhurins ,
N. 19 — a Parigi ; ed in Bologna presso li Direttori degli An-
nali di Storia Naturale.
Il primo fascicolo comprende — Sopra il Gen. Acteon Sou-
JLEYET. — Sopra il perforamento delle pietre fatto dai Molluschi.
GIORNALE DI CONCHIOLOGIA
^i
Deshayes. — Sopra l'organo dell'odorato nei Molluschi gaster.
terrestri. Deshayes. — Sopra il Gen. Ciclostoma e catalogo delle
specie. P. DE LA SoussYAE. — Descrizione di un Anodonta nuo-
vo. Recluz. — Desc. di Conchiglie nuove. Petit. — Sopra le
Neritine. Io. — Sopra il legamento del Gnatodon. De Saulcy.
— Di alcune Conchiglie dell'Africa orient. Petit. — Terminolo-
gia (Coluraella). Recluz. — Bibliograp.a.
Studi Entomologici pubblicati per cura di
Flaminio Baudi e di Eugenio Truqui.
PROGRAMMA.
11 desiderio di diffondere il più che ci sia possibile, e spe-
cialmente in Italia, lo studio delle scienze naturali ci ha indotti
a por mano a questa nostra pubblicazione, collo scopo principa-
lissimo di presentare agli autori un modo facile di mandar
alla luce gli scritti loro.
Imperocché nella nostra Italia ricchissima di ogni genere di
produzioni naturali non mancarono mai esimii cultori della scien-
za che le illustrassero e ne studiassero gli utili che se ne ponno
ricavare, od i danni che arrecano, affinchè conosciutili l'uomo
si adoperi con ogni possa a procacciarsi i primi nello stesso tem-
po che procurerà di opporsi agli altri. Ora poiché molti dotti
uomini non pur in Italia ma anche negli altri paesi fecero co-
noscere coi loro scritti le minime differenze degli esseri che ne
circondano , il numero delle specie di questi crebbe sì prodigio-
samente , che un solo uomo non può più occuparsi a fondo non
dirò già di tutte le naturali discipline , ma neppure della sola
Zoologia ; ed a chi voglia ora render servizio alla scienza con-
viene che si contenti di studiare a fondo un solo ramo di essa,
avvertendo pure quanto più sarà ristretto il circolo delle sue
investigazioni, tanto più diligentemente le potrà proseguire, e,
fattele conoscere in modo certo e chiaro, darà alla scienza quella
362 STUDI ENTOMOLOGICI
parie di lume che si acquista coli' assidua iucnbrazione , e non
con quel farfalleggiare che piace a molti ^ giova a nessuno.
Noi da vari anni ci occupiamo di quella parte della Zoolo-
gia che tratta degl'Insetti, ed agli entomologi principalmente
intendiamo di rivolgerci". La pubblicazione nostra è destinata a
produrre alla luce nel più breve spazio di tempo possibile (1) le
memorie entomologiche che ci verranno trasmesse dai loro autori,
e la scienza essendo una per tutti', pubblicheremo gli scritti da
qualunque paese ci vengano ed in qualunque lingua , attenendo-
ci però di preferenza alle lingue italiana, latina e francese. Pre-
ghiamo pertanto i cultori dell'entomologia a volerci mandare gli
scritti loro, e noi ci obblighiamo di darli alla luce tosto che
ci giungano : speriamo che questa nostra offerta abbia a riuscir
gradita, poiché evita agli autori le spese in cui incorrerebbero
se, volendo dar presto alla luce le loro memorie, isolatamente
le pubblicassero, e toglie di mezzo quell' aspettare a cui debbe
sottomettersi chi voglia inserire scritti nei volumi delle Accade-
mie e Società scientifiche, le quali, gratuitamente sì , stampano
dotte memorie, ma per l'abbondanza di queste e per la neces-
sità di variare la materia , ne ritardano sovente di uno ed an-
che più anni la pubblicazione; oltreché essendo per lo più i vo-
lumi delle Accademie di molta mole ed uno scritto entomologico
stando framezzo a molti di tuti' altra natura, riesce di somma
spesa a chi ne voglia far acquisto, e ne impedisce la facile cir-
colazione fra le mani di tutti gli entomologi.
Le memorie monografiche , e quelle che trattino della classifica-
zione, oppure dell'entomologia applicata all'agricoltura ed alle
arti saranno ricevute con maggior riconoscenza.
Le condizioni principali sono:
Di ogni memoria sarà data in dono una copia al suo autore,
il quale potrà farne stampare a parte quel numero di copie che
desidera fino a cinquanta , ed al prezzo della pubblicazione.
Il prezzo è fissato a cent. 60 per ciascun foglio di stampa
di 16 pagine in 8.°; e ad l franco per ciascheduna tavola in
nero o, all'uopo, colorita.
(I) Verrà alquanto ritardala la pubblicazione di quelle memo-
rie che fossero accompagnate da tavole , l' incisione delle quali ri-
chiede necessariamente maggiore spazio di tempo.
STUDI ENTOMOLOGICI 363
Le domande debbono essere indirizzate in Torino al sig. Eu-
genio Iniqui ( Via di Borgonuovo , n" 29 , p" (" ) , oppure al cav.
Flaminio Bandi di Selve ( Fta di Borgonuovo , n" 35 , p'' 1*'). —
I signori Commiltenti sono pregati d' indicare nella lettera di
domanda con qual mezzo si debbano mandar loro i fascicoli.
N. B. É pubblicalo il I.° fascicolo composto di 7 fogli di
stampa e 4 tavole, di cui 2 in colore. Contiene le seguenti Me-
morie : — ÀMPHICOMA ET EuLASiA insectoruftì coleopterorum ge-
nera ab Eugenio Truqui monographice disserta. — Observations
sur les genres Procrustes , Procerus , Carabus et Calosoma, par
INI. Solier. — Esame d' insetti ditteri brasiliani, di Camillo Ron-
dani. —
Il 2° fascicolo uscirà quanto prima , e conterrà la Descri-
zione di varie specie nuove di Stafilini di Flaminio Bandi, e la
ÌA'^ tribù dei Collapteridi del Solier che tratta dei Blapsiti.
FERRO COMRUSTIBILE
Leggeti nel \P fascicolo del Rendiconto della R, Accademia
dei Georgofili il seguente rapporto del Segretario, a pag. 17.
Conosrcevano da molto tempo i chimici sotto il nome di Ferro
piroforico quella polvere singolare che ottenuta dalla riduzione
dell'ossido di ferro operata mediante l'ajuto del fuoco da una
corrente di gas idrogeno, aveva la proprietà di infiammarsi
quando la si projettava nell'aria. Si era anche tentato da varj
metallurgisti di operare in grande questa riduzione dell'ossido
di ferro col gas idrogeno ; ma senza ottenere resultati soddisfa-
centi. Recentemente soltanto il Sig. Chenot è riuscito^ con pro-
cesso particolare e facendo uso del gas prodotto dalla distillazione
del legno, o del vapore d'acqua che abbia traversato i carboni
ardenti, a trasformare il minerale di ferro ossidato in una spugna
molto porosa di ferro metallico.
Questa spugna di ferro che brucia rapidamente nell'aria
al semplice accostarvi di un carbone acceso, oltre ì molti usi
364 FERRO COMBUSTIBILE
scientifici che può avere, viene proposta alla metaHnrgia per la
riduzione dei suifuri e dei silicati per via secca, ail'orticultura
per riscaldare i suoi letti caldi, mescolandola sia col concime,
sia colle materie vegetabili le più restìe alla fermentazione, ed
alla architettura per formarne insieme colla sabbia un cemento
durissimo e molto resistente alle intemperie, che può avere in-
finiti usi nelle costruzioni e servire specialmente di base alla for-
mazione dei pavimenti che si chiamano alla veneziana. Ma quello
che a' miei occhi le dà una importanza molto maggiore si è la
sua immensa potenza riscaldante per la quale, secondo le espe-
rienze del Sig. Chenot, 1000 chilogrammi di essa spugna equi-
valgono per l'effetto calorifero, che possono produrre, a 3400
chilogrammi di carbon fossile di prima scelta. Or siccome dietro
a calcoli del Sig. Chenot la trasformazione del minerale di ferro
in spugna metallica non costa che 15 franchi per ogni 1000 chi-
logrammi e nella combustione sì ripristina l'ossido di ferro pri-
mitivo, cosi colpisce a prima vista l'idea dell'economia che po-
trebbe procurare a tutte le industrie , in cui si ha bisogno di
fuoco, questa nuova sorta di combustibile, ove abbondi, come
tra noi, il minerale di ferro.
Il processo del Sig. Chenot essendo ormai noto, mi sembre-
rebbe molto raccomandabile ai nostri chimici di verificarne i ri-
sultali, giacché ove questi fossero, quali si annunziano, sarebbe
da aspettarsene per l'industria una rivoluzione non meno im-
portante di quella che già produsse la scoperta del carbon fos-
sile, 0 r applicazione del vapore come forza motrice.
Nuoro METODO ACCELERATORE DELLA FOTOGRAFIA
IN Carta.
Nel Fascicolo di Maggio, e Giugno del passato Anno si par-
lò sulla fotografia in carta in questi Annali per mezzo, d'un
esleso Articolo del nostro esimio collaboratore Sig. A. Saporetti,
il quale storicamente con molta dottrina ed esattezza trattava
questo argomento interressante così bene sotto il rapporto delle
DELLA FOTOGRAFIA IN CARTA 366
scienze fìsico-ciilfuichc, come delle arti del disegno e della pit-
tura al vero. Ora ci cade in acconcio di nuovamente parlarne ,
perchè una bella notizia ci venne annunziata, e poscia resa pa-
lese dal Signor Giacomo Finocchi Anconetano, il quale già si
propose per suo diletto di agire in Fotografìa, e si accinse a
tentare tutti li metodi sin qui conosciuti per poi scieglierne e
seguirne il migliore. Tutti li provò; ma niuno vi fu che intera-
mente l'appagasse, e ciò a cagione del non poco spazio di tempo
che gli conveniva impiegare esponendo la preparata carta, o il
vetro nella camera oscura. Ciò induceva di frequente un qual-
che inconveniente ed isconcio nei disegni di oggetti semoventi in
ispecie, nei quali per quanto si procurasse che rimanessero fer-
mi, pure un qualche movimento anche involontario ne distur-
bava di frequente la esattezza della operazione la precisione del
disegno delle ombre, e dei contorni. Onde togliere questa dif-
ficoltà il Finocchi pensò di trovar modo afiìnchè l'azione della
luce sulla carta fosse quasi istantanea, cioè del minor tempo pos-
sibile, allorché finalmente dopo replicate esperienze gli riesci di
scoprire quella tanto cercata sostanza (che da sì lungo tempo
era soggetto di studi di uomini per fama conosciuti), la quale è
atta a ricevere con sorprendente celerità le impressioni dei punti
lucidi ed oscuri, delineando e segnando quelli sulla carta con sol-
leciti preparativi. Il suo processo di apparecchiare la carta, e
con quali sostanze la disponga, ci è tuttora ignoto, ma sap-
piamo bensì che I' acceleramento annunciato dal medesimo è
fatto vero, e prove ne siano gli esperimenti da lui eseguiti, e
da me veduti unitamente al R. Padre Trotti fisico espertissimo
nell'almo collegio dei Bernabiti di questa Città. In quelle espe-
rienze la esposizione degli oggetti fu brevissima, talché ambi am-
mirammo tanta prestezza e desiderando di conoscerne il metodo
tuttora occulto, convenimmo sulla bontà e sollecitudine del me-
desimo.
Di questo bel trovato del Sig. Finocchi , i viaggiatori , gli
artisti , tutti quelli per dir breve che vorranno approflìttarsi
della Fotografia sulla carta per avere soggetti interessanti , rac-
colte di piacevoli, o dilettose memorie e di materiali utili per
ulteriori lavori troveranno, nel suo metodo d' agire (che abbiamo
lusinga vorrà farlo palese in breve) immensi vantaggi, e, grati
366 DELLA FOTOGRAFIA IN CARTA
le mille volte al Finocchi, si persuaderanno da loro stessi quanto
di utilità si tragga da questa applicazione sulla carta per più
molivi, fra i quali per la quasi certezza di ottenere risultati sod-
disfacenti con poca «pesa, e con moltissima celerità (in tre o quat-
tro secondi) non che per la grande sempliqità dell'operare la
quale rende questo metodo facile pur anche alli più inscienti
alla chimica.
A. S. Malvasia.
Osservazioni del Sig. Desbayes sul Perforamento
delle pietre operato dai Molluschi.
( Rev. et Mag. de Zoologie 1850. N. 6. )
L'autore dimostra vittoriosamente, a quel che ci sembra,
che un'esame accurato non può lasciar sussistere l'opinione che
il perforamento dei corpi duri sia operato dai Molluschi, per un
mezzo meccanico. Fa vedere che percorrendo tutti i generi che
presentano una abitazione entro pietre non si è trovato né la
forza necessaria, né il movimento indispensabile per forare, né
una durezza nella conchiglia capace d'intaccare le sostanze che
forano; perchè quasi tutti questi Molluschi, sono invece, rimar-
chevoli per la tenuità delle loro conchiglie. Un agente chimico
gli pare solo capace di poter dare questo risultato; ei riguarda
il piede dell'animale come secernente un'acido che esso appli-
ca alla superficie delle cavità^ che abitano questi animali.
Un'analoga opinione, in quanto alla natura dell'agente, era
già stata emessH e sostenuta fra gli altri, dal Sig. Duvernoy,
sul proposito delle spugne perforanti, e delle osservazioni che
egli aveva fatte sulle Patelle, e non aveva ancora esitalo ad
estendere questa spiegazione a tutti gli animali che godono della
facoltà perforante. (Compie Rendu de l'Acad. des Sciences, an.
1840, p. 683 e 1021.).
367
ALTRE DUE PAROLE
SUGLI AUTOGRAFI
DI GALILEO E DI CAVALIERI
Mentre nel Novembre decorso io slava inlraltenendo l' illu-
stre Accademia delle scienze sulla vita di Cesare Marsilio e su-
gli autografi di Galileo Galilei e del Padre Cavalieri, rinvenuti
nell'archivio della nobile famiglia dei Signori Marsili, un mio
concittadino, il Prof. Eugenio Alberi, investito già da S. A. I. e R.
del carico di dirigere una completa edizione delle opere edile ed
inedite di Galileo, condotta sui MSS. Palatini, veniva pubbli-
cando la maggior parte di quelle medesime lettere a Cesare Mar-
sili, delle quali io ho fatta parola in questi annali. Quelle copie
con altri autografi originali trovansi in quel ricchissimo tesoro
della Biblioteca de' Pitti, fin da quando ad una completa edi-
zione delle opere dell'immortale filosofo pose pensiero il celebre
suo discepolo Viviani, il quale allora si procacciò copia delle
lettere di Galileo da tutti i di lui corrispondenti , ed a quel che
sembra^ anche dagli eredi del bolognese Marsili. Così l'Alberi ha
potuto or ora pubblicare, nel sesto e settimo volume della sud-
delta edizione , intorno a cento lettere inedite del Grande toscano.
Né a ciò si limita l'importanza della pubblicazione di quel com-
mercio epistolare, avvegnaché stia ora l'Alberi stesso pubblicando
circa seicento lettere inedite dirette ad esso Galileo , fra le quali
sono appunto anche le correspettive del Marsili , che insieme a
quelle di tutti gli altri corrispondenti del Galileo si conservano
con altre autografe nella stupenda collezione summenlovata. La
quale collezione di quanta importanza sia per tornare alla storia
delle scienze, ognuno di leggieri lo immagina dai nomi di Torri-
celli, di Cavalieri, di Castelli, di Cesi , di Sagredo, di Magini,
di Balianì, di Diodati, di Gassendi , di Tico Brahe, di Keplero
e di tutti insomma gli uomini eminenti di quel tempo , che ten-
nero corrispondenza coli' italiano ristauratore della filosofia na-
turale.
Si è dalla gentilezza del mio concittadino che sono posto in
isperanza, di pure conseguire copia di scritti per me tuttora sco-
nosciuti del nostro Marsili, e fra gli altri di quella scrittura
sulla deviazione della linea meridiana celebrata nella lettera di
Galileo del dì 5 Aprile 1631. Le quali cose mi è parso debito di
notificare a comune soddisfazione ed a debita lode del mio illu-
stre concittadino.
Pertanto la bella scoperta bolognese dei 50 autografi rin-
venuti originali del Galileo e del Cavalieri, per me annunziala
368 AUTOGR. DI GALILEO B CAVALIERr
all'Accademia coli' elogio del Marsili, e poscia riferita nei due
articoli di questi Annali, in oggi per le belle notizie sommini-
stratemi dalla gentilezza dello esimio snilodato Professore, vi è
meglio risplenderà di più vivida luce, perchè si è resa più chiara
e più estesa, onorandone ancora vi è meglio la famiglia dei Si-
gnori Marsili, e la nostra Bologna. Difatti riassumendo in brevi
parole i vantaggi scientifici e le glorie patrie si può accertare
1." Che niuno della famiglia Marsili, e niun letterato o
storico conosceva la esistenza degli autografi originali scoperti
nel decorso Maggio nell'archivio di quel nobile casato.
2P Che il Prof. Gherardi ed il Prof. G. Piola nel 1844,
nuli' ostante le diligenti ricerche praticate da' medesimi per tro-
vare autografi del Cavalieri, e notizie in Bologna sulla vita di
questo celebre geometra, non conobbero la esistenza degli au-
tografi rinvenuti, ma solo di poche copie di lettere trovate nel-
l'archivio di Legazione riferibili alla nomina del Cavalieri a
professore di geometria in Bologna.
ZP Che le copie manoscritte esistenti nella Palatina di Fi-
renze, non comprendono tutta la rinvenuta raccolta bolognese,
mancandovi alcune dirette al Marsili , ed una dal Galileo diretta
al Cavalieri, mentre poi vi mancano afTatlo quelle del Cavalieri
allo stesso Marsili e le altre relative.
4.** Che nelle anzidette copie delle lettere palatine irovansi
varie differenze cogli originali rinvenuti, le quali fortunatamente
in oggi, con un esatto confronto, si ponno emendare.
5.^ Che nessun libro antico o moderno ha mai pubblicato
essere le copie manoscritte palatine state tolte dagli originali
esistenti in casa Marsili, perchè si ignorava perfino l'esistenza
di queste.
6.** Che per le cure e fatiche del Alberi, la vita di Cesare
Marsili e la sua corrispondenza con Galileo e Padre Cavalieri
trova un maggiore sviluppo, nelle varie lettere di questo e nei
suoi due lavori originali inediti ritrovati esistere nella Palatina,
il più importante dei quali è quello sulla deviazione della me-
ridiana.
7.° Che la storia e la biografia di Cavalieri, ed in parte
ancora quella che risguarda la corrispondenza di Galileo, tro-
vano per le copie palatine e per gli originali rinvenuti, uno svi-
luppo ed accrescimento pur sempre utile e lodevole, quando si
tratta di uomini sommi siccome questi furono.
E qui chiuderò il presente annunzio, col rendere le debite
grazie allo esimio Prof. Alberi , avegnachè per mezzo delle sue
molto laboriose, bellissime e recenti pubblicazioni, ho potuto
conoscere queste utili notizie , e rettificare i fatti e le idee da
me esposte negli articoli precedenti.
i'<i^'^^:' '-''''b Paolo Predi eri.
INDICE
DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO
LAVORI ORIGmALI.
Predieri — Nuovi autograii di Galilei f e Cavalie-
ri pag. 193
Bianconi — Intorno alla modernità del Delta di
Egitto (fine) w 208
Piani e Rizzoli — Rendiconto dell'Accademia delle
Scien-^e di Bologna . . w 246
Alessandrini — Catalogo degli oggetti e preparati
più interessanti del Gabinetto di Anatomia com-
parata » 264
Rendiconto delle Sessioni della Società Agraria della
Provincia di Bologna » 297
ESTRATTI ED ANNUNZI.
Ferry — La JVuova California nel rapporto geolo-
gico M 320
CoRNALiA — Animali Americani raccolti dall' Oscu- .
lati )) 349
GuÉRiN — Insetti che consufnano il Tabacco. . » 361
Sennoner '— Dopplerite nuovo minerale infiamma-
bile M 352
Bernard — Sul Curaro » 354
De Filippi — Fun':{ìoni riproduttive negli Animali. » 365
Saussaye — Giornale di Conchiotogia .... » 360
Truqui — Studi entomologici » 361
Ferro piroforico, o combustibile w 363
Malvasia — Metodo acceleratore della Fotografia
in Carta n 364
Desiuyes — Perforamento delle Pietre per opera
dei Molluschi m 366
Predieri — Altre due parole sugli autografi di Ga-
meo e di Cavalieri » 367
NUOVI ANNALI
delie
SCIENZE NATURALI
\- Serie III. Tomo III.
Maggio e Giugno i85i)
(pubblicato il 30 Gl'unno anno sudi.)
bologj^a'
TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADERIC.
Ogni mese verrà regolarmente pubblicato un fascicolo
del giornale, e quando Io rìchiegga la materia sarà cor- J
redato delle opportune tavole.
Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli dì
stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà
fornito di un frontispizio, ed il sesto e dodicesimo dell'in-
dice delle materie contenute in ciascun volume.
Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque
romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'atto
della consegna del medesimo. Dagli Associati all'estero e
fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato,
che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8.
05: non comprese le spese di dazio e porto che stanno a
carico degli Associati.
Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente
della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alfa-
bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società
stessa^ l'Elenco dei quali si legge nel 1 ." fascicolo di cia-
scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare
d'anno in anno, quando entro Novembre non siasi dato av-
viso in contrario.
369
i]ìfTOR]:iro
LA GALVANOPLASTICA
DEL DOTI. G10VAI\NI BATTISTA BIANCONI
PRECEDUTA
DA UN CENNO SOPRA I VARI LAVORI DELLO STESSO
(Letta nell'Acead, dell'Istituto delle Sciense il 28 Gennaio 1847)
CENNO SUI LAVORI DEL BIANCONI
Una delle più belle scoperte del nostro secolo, è in-
contrastabilmente quella della galvano-plastica ; e dopo la
pubblicazione del processo, col quale il celebre Professore
Jacobi di Pietroburgo, suo inventore, ottenne quei bassi
rilievi in rame , che riscossero l'ammirazione, e lo stupore
universale, molti si accinsero a porlo in opera, allo sco-
po principalmente di renderne facile, ed immancabile la
riuscita.
La difficoltà, che per la prima si presentò agli espe-
rimentatori , fu la resistenza, che opponeva il deposito me-
tallico ad essere staccato dall'oggetto sottoposto al processo
galvanico, onde averne una fedele riproduzione. A togliere
una tale resistenza prodotta unicamente da una forte ade-
renza del deposito alla forma, molti rivolsero ogni loro
pensiero alla ricerca di sostanze, la cui interposizione ren-
desse nulla tale adesione.
Molli trattati pertanto furono pubblicati di galvano-
plastica, ne' quali appunto riscontraosi accennate varie
N. Ann. Se Natur. Serie III. Tomo 3. 24
370 GALVANOPLASTICA
sostanze , commendandone l' uso in forza di felici risultati
ottenuti in via di esperimenti.
Fra quelli, che s'interessarono di rendere vantaggiosa
per tal modo siffatta invenzione, merita particolare men-
zione il Dottore Giovanni Battista Bianconi , rapito nel
fiore degli anni, e nel momento, che aveva dato campo di
nutrire tante belle speranze di giovamento, e di lustro alle
scienze fisiche, per le molte, e profonde sue cognizioni,
quali vengono riscontrate nelle varie sue memorie; quan-
tunque in queste, le invenzioni, ed osservazioni sue scien-
tifiche, siano da esso esposte semplicemente, concisamen-
te, e nudamente, e ciò in grazia della grande umiltà e
delicatezza dell'animo suo. Siami pertanto concesso di re-
care alla memoria dell'ottimo mio Collega un estremo tri-
buto di amicizia, e sia grato a' suoi concittadini, ed ai
cultori delle scienze fisiche di avere in brevi cenni i varj
suoi lavori; lo che varrà al doppio scopo, e di servir di
preambolo per l'intelligenza della Memoria postuma che
qui si pubblica, e di saggio dell'amore con cui egli si
era consacrato sin da' primi anni a questi studj.
Era ancora studente il Bianconi allor quando nel Mag-
gio del 1834, presentò all'Accademia delle Scienze in Bo-
logna, la prima sua memoria risguardante la descrizione
di un nuovo Microscopio da esso inventato^ e costruito.
Questo microscopio consiste in un prisma triangolare,
e rettangolare di cristallo, avente convesse le due super-
ficie ad angolo retto, e piana la terza; e così in un sol
pezzo di cristallo si ha un microscopio fatto di lente, e
di specchio. L'oggetto viene collocato su di un piano oriz-
zontale di vetro , che può essere rimpiazzato da un altro
piano di materia non diafana, onde rivolgere a talento l'os-
servazione su corpi trasparenti ed opachi collo strumento
stesso.
G. B. BIANCOM 371
Tale microscopio ha il considerevole vantaggio sopra
i semplici , già conosciuti , di poter unire ad una somma
chiarezza un forte ingrandimento, e l'Autore ne presentò
alcuni, da esso slesso costruiti , che possedevano con chia-
rezza un ingrandimento di 46 diametri, ossia 2116 volle
in superficie.
La forma prismatica del cristallo da inoltre airistru-
raento il pregio di servire da camera lucida per copiare
gli oggetti già ingranditi.
Tale memoria è inserita nel Bullettino delle scienze
mediche di Bologna fascicolo di dicembre 1834.
Nel 1839 il Bianconi già fregiato dell'onorevole titolo
di Alunno dell' Accad. delle Scienze di Bologna, lesse una
memoria nella sessione dell' Il Aprile, nella quale viene
fatta la descrizione di un nuovo istrumento per livellare,
di sua invenzione.
La poca esattezza colla quale vide l'Autore eseguirsi
tanti lavori murarj, e ritenendo esserne di ciò cagione
r impossibilità di potere i capi maestri muratori , lastrica-
tori, ed altri artisti^ provvedersi di islrumenti, il prezzo
de' quali sorpassa i loro mezzi, lo indussero a proporre
un'istromento, che alla sensibilità dalla delicatezza di si-
mili operazioni richiesta, unisse ancora la proprietà di es-
sere alla portata di tutti gli Artisti di tal genere, e per la
tenuità del costo, e per la sua semplicità tale da essere da
essi usato con sicurezza.
La costruzione del nuovo livello, fu all'Autore sug-
gerita dalla proprietà delle superficie d'acqua stagnante,
di disporsi perfettamente orizzontale, unitamente all'altra
proprietà comune a tutte le superficie levigate , di riflettere
i raggi di luce, seguendo la nota legge d'eguaglianza fra
l'angolo d'incidenza, e l'angolo di riflessione.
I Un vaso quadrangolare le cui pareli e coperchio sono
di vetro per osservare, e diffendere al tempo stesso dal-
l'impulso del vento, il liquido che ne cuopre il fondo,
372 GALVANOPLASTICA
collocato nel mezzo di un'alidada di legno, e due dioptre,
sono il tulio del nuovo livello, come si legge nella me-
moria registrala ne' nuovi Annali delle scienze naturali
(Bologna fascicolo di Marzo 1840)
Una terza memoria fu pubblicata sopra uno strumento
scenografico. Questo è consimile a quello del Padre Bel-
lini, ma fornito di tali caratteri di precisione, da essere
ben distinto da quello già caduto in dimenticanza. La me-
moria è corredala di una tavola rappresentante lo stru-
mento del Bianconi ; da essa può senza dubbio arguirsi
della somma precisione, che rende pregevole lo strumen-
to, che servì a disegnarlo. (V. Annali delle scienze na-
turali di Bologna anno 1840 pag. 462).
La quarta memoria pubblicata dall'Autore trovasi in-
titolata = Cenni intorno all'origine, ed ai processi del-
l'arte galvano-plastica del Doti. Gio. Ballista Bianconi =
(Nuovi Annali delle Scienze Naturali di Bologna Tomo Vi).
In questa memoria dopo una concisa enarrazione sto-
rica risguardante la scoperta del Jacobi , passa l'Autore
a descrivere gli Apparati coi quali si ottengono le impronte
galvano-plastiche, ed in particolare mette soli' occhio i
melodi dei Signori Jacobi, Marianini, Puliti, Spencer,
EIsner, e Kobell.
Descrive il processo elettro-plastico , per ottenere i
bassi rilievi, e qui trovansi riunite tutte le migliori avver-
tenze dei diversi Autori, che hanno scritto su tale sog-
getto, e fa osservare il vantaggio grande, che la galvano-
plastica può ricevere dalla esatta esecuzione della legge
elettromelrica, per l'aumento di effetto della copia Vol-
taica , ritrovata , ed inserita dal chiarissimo Sig. Prof. Ma-
rianini nel suo =: Saggio di esperienze elettrometriche. =
Parla dei bassi rilievi galvano-plastici ottenuti mediante
forme secondarie, enumerando queste con quell'ordine col
quale furono assoggellale ad esperimento dai rispettivi in-
ventori, e quindi descrive quelle di piombo, di cera pia-
fi. B. BIANCONI 373
stica ricoperta di foglia d' oro , o d'argento, o di ottonella
secondo il Marianini; quelle frammiste a polveri metalli-
che; quelle di gesso, aumentandone la facoltà conduttrice
per l'elettrico secondo il Solly, mediante l'immersione di
queste in una soluzione di nitrato d'Argento, e di cloruro
d'oro, lasciando seccare, ed annerire ogni strato succes-
sivo alla luce come leggesi nella =z Bibliotéque de Genève
Tom. 26 pag. 398 == Descrive le forme secondarie, che
vennero suggerite dalli Signori Spencer, Elsner, Puliti,
e Jacobi, e quella per ultimo di S. A. Massimiliano Duca
di Leucthenberg formata con stearina spalmala di grafite
ridotta in finissima polve, col qual metodo in quella gui-
sa, che si ottennero de' conj di rame, si potrebbero ot-
tenere ancora dei Busti, delle Statue ed altro. (Bulletin
de S. Pelersburg T. 8. N. 9. 1841.)
Di qui passa a trattare della moltiplicazione de' rami
incisi da stampa per via galvanica, descrivendone i meto-
di ritrovati, e indicando le cause presunte della adesione
invincibile che talvolta s'incontra fra il rame inciso, e il
deposito, nonché i mezzi proposti per evitarla; come pure
espone gli esperimenti instituiti da' Autori diversi, per ot-
tenere colla massima perfezione le lastre galvano-plastiche
per la moltiplicazione de' disegni.
Dopo tutto ciò si fa a parlare della doratura dell'ar-
gento, dell'ottone, e del rame, come pure della platina-
tura, e ramatura per via galvanica, citando i metodi dif-
ferenti ritrovali, ed usati fino al 1841,
Due aggiunte danno fine a questa memoria. La prima
verte sopra alcune modificazioni della pila elettrica, ed è
un articolo estratto dal = Philos. Magaz. Febru. 1840
nella Bibl. univ. de Genève T. 26. =
La seconda contiene nove esperienze dal Bianconi in-
stituìte, e che egli distingue in tre generi: 1.° quelle fatte
sulla precipitazione galvanica del rame operala sopra l'or-
dinarie forme metalliche; 2.» sull'impiego in galvanopla-
374 GAIVANOrLASTICA
stica delle forme di stearina cosperse di polveri metalli-
che; 3.° osservazioni sopra alcune modificazioni, e nuove
applicazioni del trattamento dei metalli col presidio del-
l'elettricità.
Un quinto lavoro del Bianconi è inserito nei nuovi
Annali delle scienze naturali di Bologna Tom. VII! fase,
di Novembre 1842 pag. 369, e sono alcune sue Osservazio-
ni sul processo galvanico, per incidere le tavole daguer-
reotipe; articolo comunicato all'Accademia delle Scienze
di Pietroburgo per mezzo di una Lettera dal Sig. Grove
al Sig. Jacob! , letta alla detta Accademia 1' 8 Ottobre 1841.
Un sesto lavoro del medesimo inserito nel fase, di
Gennaio 1843 pag. 35 de' suddetti Annali, consiste in Os-
servazioni ed aggiunte interessanti, ai processi dì doratura
elettrica de' signori De-la Rive , Bergeon , Perrot di Rouen ,
Elkington, De Ruolz,non ommeltendo di parlare del me-
todo de' Signori Professori Luigi Giorgi e Pietro Puccelti,
non che dell'applicazione di metalli sopra metalli di Be-
cquerel.
Nel 30 Maggio del 1844 il Bianconi lesse all'Acca-
demia di Bologna una memoria sopra una Macchina idrau-
lica da innalzar l'acqua ad effetto continuato; in questa
ne fa un'esatta descrizione, e ne fa vedere i vantaggi sul-
l'altre macchine congeneri conosciute, e nel 20 Febbrajo
1847 scrisse una lettera al Signor Professore Silvestro Ghe-
rardi colla quale lo rende consapevole de' risultali otte-
nuti dalla macchina suddetta, da esso fatta costruire in
grande (1).
(t) Nuovi Annali delle Scienze Natur. Àpr. 1847. Egli
meditava di applicarla ai Battelli a Vapore, come impulsore
che supponeva di molta efficacia; e di questa sua idea diri-
geva comunicazione alla Accademia delle Scienze di Francia ,
alla quale fu poscia presentata nel Settembre 1847. ( F. Compi,
rend. T. 25. jj. 428).
e. B. BIANCONI 375
Nella sessione del 15 Maggio 1845 presentò e comu-
nicò all'Accademia suddetta un'altra sua memoria sulla
galvano-plastica; che fu poi pubblicata nei Nuovi Ann. di
Scienze Natur. Nov. 1845. In questa si ponno rilevare di
leggieri le cure indefesse che il Bianconi si diede per isco-
prire le circostanze nelle quali hanno luogo le leggi na-
turali , presiedenti al processo galvano-plastico. Le osser-
vazioni coscienziosamente istituite, e semplicemente in essa
descritte, legansi intimamente, con quanto egli trattò nella
memoria postuma che viene appresso.
La Memoria era accompagnata coli' esposizione degli
oggetti seguenti :
1.° Il Galvanomelro descritto.
2.'' II nuovo apparato di riduzione a tramezza verti-
cale porosa trovato preferibile nelle esperienze
descritte, il quale è di raajolica inverniciata sme-
rigliato ai bordi. Di facile preparazione , e ripa-
razione, e di comodo uso per tutte le operazioni
elettrometallurgiche sopra lastre piane.
3.° Un saggio dei tre singoli casi di applicazione di-
scorsi cioè: 1.° la riproduzione di una lastra in-
cisa a bulino, coir estensione dell' originale, della
incisione in rilievo, e delle rispettive tirature: 2.°
la copia galvanoplastica di una medaglia nuova
d'argento, con parti lucide e deterse: 3.° la ri-
produzione in rame di un daguerreotipo coll'o-
stensione dell'originale non offeso, e delle sue
copie in rame sinistra e destra.
L'Autore fa omaggio all'Accademia di altre sue pro-
duzioni ottenute per via elettrica le quali rammenta qui ,
benché in parte siano ripetizioni dei processi già conosciuti,
anche coli' intendimento di stimolare gli artisti nazionali a
volere esperiraentare questi nuovi mezzi d'industria, e sono:
1.° Saggio di elettro-stagnatura.
2.<> altro di eleltro-zjncatHra.
376 GALVANOPLASTICA
3.*^ altro di elellro-piombalura.
4.*' altro di elellro-lega zinco e rame, ossia ottone
plasmalo sul rame.
5.*' altro della slessa elellro-lega plasmata sul ferro.
6° altro di altra velatura di ottone sul rame ottenuta
cominciando con una elettro-zincatura sul rame
stesso, indi col determinare la combinazione fra
il deposito di zinco, ed il rame sottoposto riscal-
dando il pezzo fino alla temperatura dell'accen-
sione della pece.
7.° Lastra galvanoplastica portante l'incisione di uno
scheletro di foglia di vegetabile (preparato e fa-
vorito dal Sig. Berta di Parma) con suo relativo
rilievo in rame, e sue tirature in carta.
8.° Placche per Daguerreotipo, già stanco ;, poi rin-
forzato con elettro-argentatura, e reso abile per
la produzione dell'immagine fotogenica di cui è
stato già fornito.
9.° Saggio di una lastra galvanoplastica di rame per
uso d'incisione. Altra con incisione a bulino, e
sua tiratura (1).
L'ultimo lavoro che il Bianconi diede alla stampa fu-
rono due Articoli. Il primo è un sunto che egli lesse alla
Accademia suddetta, di una Memoria del eh. Sig. Prof.
Marianini , sopra l' Azione magnetizzante delle correnti elet-
triche con alcune sue osservazioni. L'altro è un articolo
(1) Questi oggetti si conservano nel suo gabinetto di Fi'
sica non molto esteso; ma che ha il pregio di una scelta di
oggetti relativi principalmente a 4 rami, cioè Calorico, Elet-
tricità , Magnetismo , ed Ottica , per la massima parte costruiti
colle proprie mani, e quindi di una scrupolosa diligenza. Forse
in appresso si darà un excerpta del Catalogo della sua raccol-
ta , toccando specialmente alcune viste o modificazioni nuove
degli Istriimenti.
ì
G. B. BIANCONI 377
estrallo dal = Technologiste Novembre 1846 pag. 83 =z
sulla strada ferrata elettro-pneumatica, del Sig. Jobard,
direttore del museo d'industria a Brusselles.
I due articoli trovansi nel fase, di Gennaro 1847 dei
nuovi Annali sunnominati.
Nel giorno 28 gennajo 1847 lesse il Bianconi un' al-
tra sua Memoria sulla galvanoplastica all'Accademia delle
Scienze di Bologna. La Memoria è quella che ora viene
qui letteralmente riportata, e che l'Autore (se pochi mesi
dopo (1) non fosse stato rapito in seguito di brevissima
malattia) avrebbe pubblicato unitamente ad un trattato ele-
mentare di elettricità, eh' egli aveva incominciato apposita-
mente per gli Artisti , e ciò per seguire l' ardente suo de-
siderio, di istruire l'Artista e metterlo alla portata di porre
in opera il processo galvano-plastico, e vedere così colti-
vata e messa a profitto nella sua Patria una si bella in-
venzione. Dottor Achille Marchisio.
MEMORIA POSTUMA
SULLA GALVANO-PLASTICA
DEL dottor
GIOVANNI BATTISTA BIANCONI
Nell'altra mia memoria, che ebbi l'onore di presen-
tare a questa Accademia, nella sessione del 15 Maggio
1845, sopra un punto arduo dell'arte di servirsi dell'elet-
trico, per modellare oggetti in metallo, esposi le mie con-
getture, sulla causa dell'adesione invincibile, che qualche
volta contrae un deposito galvano-plastico colla propria
forma, quando è metallica, e non soltanto metallizzata,
e fra quelle più frequentemente quand'è levigata, e bru-
nita. Addussi le ragioni tendenti a dimostrare l'importan-
za del soggetto, ed il bisogno di studiare questo punto
(1) Mancò ni ^^05(0 1847 m età di anni 33.
378 GALVANOPLASTICA
teorico pratico, tanto più che il caso speciale della mol-
tiplicazione galvano-plastica degli oggetti levigali è quello,
che come per un lato è il più facile ad incontrare questo
accidente, dall'altro è il caso in cui è molto dannosa la
perdita di tali oggetti esposti al processo elettrico, come
di molto vantaggio riesce la felice moltiplicazione di essi.
In oggi torno su questo argomento con nuove osservazioni ,
e prove in appoggio di quello, che esposi, e terminerò
colla determinazione del limite della maggiore intensità
della corrente, che può impiegarsi in tal caso, ciò che
ommisi l'altra volta, essendomi arrestato alla determinazio-
ne della minore intensità. Ridussi tutta l'arte per la buona
condotta del processo , quando trattasi di oggetti levigali
di metallo, a regolare, e proporzionare la corrente elet-
trica in modo, che questa investa uniformemente tutta la
forma , o modello nel primo momento in cui è abbando-
nato al processo elettrico, non soltanto coli' osservare il
parallelismo fra l'anodo, ed il catodo, raa ben' anche, e
principalmente impiegando una corrente abbastanza inten-
sa, per vincere ad un trattola resistenza, che offre la le-
vigatezza della superficie da cuoprire, all'ingresso del tor-
rente elettrico. Stabilii per limite della minor intensità
della corrente elettrica, che si può adoperare con riuscita,
16,68 d'intensità assoluta per ogni decìmetro quadrato di
superficie da cuoprire di rame. E dissi, che se si fosse
impiegala una corrente in proporzione minore a questa,
olire al compromettere l' oggetto da riprodurre, sarebbero
seguili anche i seguenti fenomeni; cioè l'oggetto non sa-
rebbe stalo rivestilo ad un trailo del velo di rame, e si sa-
rebbe veduta la superficie cuoprirsi irregolarmente di rame
nella periferia, e nei punti che offrissero qualche scabro-
sità, restando il rimanente scoperto per lungo tempo sot-
to la soluzione di rame, e sotto l'influenza di una furiosa
riduzione galvanica del metallo. E finalmente feci pure os-
servare, che quelle parli dell'oggetto, che resistettero fin
G. B. BIANCONI 379
da principio senza vestirsi di rame, erano quelle le sole,
che avevano aderito al completo deposito. Rigettai l'opi-
nione comune, che quell'adesione provenisse da una sem-
plice azione del liquido, sulla parte scoperta della forma,
che vi ha soggiornato immersa per qualche tempo ^ e misi
innanzi che l'insieme dei fatti mi conducevano a credere,
che l'alterazione, che riscontravasi nella forma per la quale
aderiva al suo deposito, può riguardarsi piuttosto quale
effetto del trovarsi essa scoperta in presenza della elettro-
lizzazione della soluzione metallica.
Ma ecco , o chiarissimi Accademici , i nuovi argomenti,
che porto in appoggio di quest'asserzione, gli uni dei quali
ho tratti dall'esame analitico dello scambio, che si suppone
accadere delle molecole dei corpi, che hanno parte nel giuo-
co elettrico della riduzione del rame , gli altri poi dai risul-
tati di esperienze instituite con questi principj.
Primieramente osservo, che la parte scoperta di una
forma nell' apparato galvanoplastico soggiace all'azione
della decomposizione dell' acqua , qual effetto primario della
corrente elettrica, e quindi all'azione dell'Idrogeno, che
deve combinarsi coir ossigeno dell'ossido di rame, per pro-
muovere la decomposizione del sale stesso. 2." All'azione
dell'ossigeno che deve portarsi sull'anodo, o sullo zin-
co per ossidarli. 3.° Allo svolgimento dell'acido solforico
libero, che deve portarsi sull'altro elettrodo per scioglier-
ne l'ossido, e farne un solfato ; dunque tal parte scoperta
della forma è presente ad un giuoco di affinila assai com-
plicalo, che la mette in una condizione, che non è la più
felice per conservarsi inalterata. Di più se ha luogo una
furiosa riduzione del rame, in guisa, che si precipiti l'os-
sido del metallo , come appunto ho detto , che si osserva ac-
cadere al principio dell'operazione, la parte scoperta del-
l'oggetto è esposta anche maggiormente agli elementi del-
l'acqua, che viene decomposta più di quello, che porta
la rinnovazione della soluzione. Ed è appunto vicino ai pri-
380 GALVANOPLASTICA
mi depositi, che si osserva la massima alterazione della
forma , poiché se si riesce a staccare con forza un deposito
aderito per esempio ad una medaglia, e si esamina l'uno,
e l'altro, si rileva , che vi è un bordo, in cui il metallo è
rimasto inalterato (che è formato dai primi depositi) sus-
seguito da una zona, che ha i caratteri della massima al-
terazione la quale diminuisce gradatamente fino al centro.
Osservazione, che è in opposizione all'opinione, che l'al-
terazione della parte scoperta della forma , sia dovuta ad un*
azione del liquido semplicemente, perchè la tiene immersa
lungamente; poiché quella parte, che più a lungo rimase sco-
perta dopo i primi depositi, è quella che è meno alterata.
Veniamo ad una terza causa, che io riguardo anche
di maggior peso delle precedenti, e che è dipendente da
un'azione delle correnti elèttriche, dissimile da quelle con-
siderate fin' ora.
Ognuno sa, che in un apparato di riduzione com-
posto con anodo di rame, di tanto si scioglie questo, di
quanto si veste il catodo.
Ognuno sa parimenti che un pezzo di rame sospeso
nella soluzione fra l'anodo ed il catodo, di tanto si veste
di rame dalla parte, che guarda l'anodo, di quanto si
spoglia dalla parte, che guarda il catodo, ma nessuno ha
osservato che cosa succeda, se questo pezzo di rame fosse
oltreraodo forbito. Ecco il caso della porzione della forma
levigata, che rimane scoperta in presenza di una sua parte,
che riceve il deposito.
Questa e quelle sono semplicemente lambiti dalla cor-
rente e non attraversati. In tal caso questi corpi risentono
un'azione della corrente elettrica, riconoscibile all'altera-
zione, che produce alla loro superficie, ma che è però di
genere diverso da quella prodotta dall'azione ordinaria de-
componente , e ricomponente.
I fatti pertanto, che ho osservati di questa nuova
azione, che per brevità, e chiarezza in appresso chiamerò
azione laterale della corrente elettrica, sono i seguenti.
G. B. BIANCONI 381
Se si dispone un disco di rame orizzontalmente al
fondo di un tamburello in un'apparato semplice di ridu-
zione sotto la soluzione di solfato di rame, e si porti la
punta del filo di rame, che per altro estremo tocca lo
zinco, a qualche distanza sul centro del disco, ognuno
prevede j che il disco si corroderà incontro a questa punta,
e si vestirà di rame alla periferia; l'esperienza è pronta a
confermare, quando piaccia, tutto ciò appuntino, ma se
il disco era assai forbito, contro ogni aspettativa succede
diversamente. Il disco non mostra di cuoprirsi di rame in
alcun luogo, e rincontro alla punta appariscono degli
anelli colorati.
Se il disco fia d' argento forbito il fenomeno ha luogo
più facilmente, ma diverso; il disco non si cuopre di ra-
me, e qui sarebbe facile vederne le più piccole traccie , e
rincontro alla punta diviene lanuginoso, e sembra, per
una materia sovrapposta bianchiccia. Questa areola inco-
mincia a comparire dopo pochi minuti, dacché è ìnstituita
l'esperienza, e lasciatala aumentare per 12, o 15 ore, non
fa che dilatarsi senza cambiare d'aspetto. Se il disco era
d'argento dorato, il fenomeno appariva come quest'ulti-
mo, ma se non dopo molte ore.
Questi fatti hanno analogia forse coli' esperienza dei
coni elettrici dinamici di mercurio del Davy, in quanto
che la corrente mostra una tendenza di tenere la via della
superficie piuttoslochè attraversare i mezzi, benché buoni
conduttori, ed hanno analogia coi risultati dell' elettrografia
del Marianini , e coi deposili spontanei di rame nel tam-
burello degli apparati semplici galvanoplastici in quanto
che sono effetti della corrente, che produce dietro al suo
camino, e non nell'ingresso, o sorlila dai corpi come si
erano studiati fino ad ora. Falli in ullinio,che hanno pure
analogia con un'altro osservalo dallo stesso Davy, che io
riporterò qui quale appoggio importarne della mia propo-
sizione.
382 GALVANOPLASTICA
Ei dice, che elettrolizzando dell'acqua entro un vaso
di vetro, si alterano le sue pareti, e col progresso dell'espe-
rienza non tardasi a riconoscere sugli elettrodi di platino
r acido idroclorico nell' uno , e la soda nell' altro provenienti
del sale marino, che servì qual fondente nella fabbrica-
zione del vetro. Egli ammette, che si manifesti un'azione
chimica pel contatto dei solidi, e dei liquidi la quale è sì
tenue, che i suoi prodotti sfuggono ai reattivi i più sen-
sibili di cui la chimica può disporre, ma che se questi
reattivi sono insufficienti T elettricità può supplire in ra-
gione della sua velocità e della sua azione continua.
Questo modo di spiegare il fenomeno, forse potrebbe
essere ammesso, per dar ragione degli altri da me ripor-
tati, su di che io non voglio entrare, ma qualsiansi dessi,
se per la loro oscurità fin' ora non valgono a comprovare,
che l'elettricità agisca per questa guisa ad alterare la su-
perficie degli oggetti, che si consegnano all'apparato gal-
vano-plastico, almeno spero, che proveranno, che l'elet-
tricità in corrente può agire in un modo, quasi del tulio
nuovo, 0 almeno non preso a calcolo fin' ora in questo
fenomeno; e che la condizione delle forme, di essere le-
vigate, le fa soggette a questo diverso modo di agire del-
la corrente.
Passando quindi al secondo punto propostomi vengo
ad occuparmi delle indagini intorno al limite maggiore
della intensità della corrente elettrica, utilmente impiega-
bile, per la riproduzione galvano-plastica degli oggetti di
metallo levigato.
La sola esperienza mi ha guidato in questa ricerca
dopo la semplice nozione, che eccedendo nell'intensità del-
la corrente, può rimaner libero, e idrogeno, ed ossigeno,
l'ultimo de' quali può intaccare la superficie della forma,
e quindi mandare a male ogni lavoro di tal genere.
G. B. BIANCONI 383
In poche parole il risultato è, che dì poco si può sco-
stare dall'intensità Diinìma superiormente accennata; oltre
di che ho osservato, che questo limite è un po' variabile
anche a seconda della qualità della soluzione metallica im-
piegata; poiché l'intensità della corrente 16,68 assegnata
per cuoprire una superficie di un decimetro quadralo, è
adattata quando si impieghi una soluzione di solfato di
rame, nella proporzione di una di sale, e quattro di acqua.
Ma se si adopera questa soluzione un poco più satura , la
corrente dovrà essere più intensa , e meno quando si im-
piegasse una soluzione poco acida, ed allungata. Se si ec-
cede coir intensità della corrente, in tutti questi casi, il
deposilo incontra adesione colla forma con caratteri distinti
da quelli di cui abbiamo parlato fin' ora, che accompagnano
l'adesione fra deposito e forma, proveniente dal non avere
impiegato una corrente elettrica sufficienleraente intensa. In
tal proposito si disse ;, che il deposito non comparì rego-
larmente , e che aderirono solamente quelle parti della
forma;, che rimasero scoperte, durante un periodo del
processo, in quest'altro caso invece il deposito è unifor-
me sul suo modello, e contrae seco un'adesione generale.
Poco adunque di latitudine viene accordata nel limite del-
l'intensità della corrente relativamente alla concentrazione
• della soluzione metallica. Questo però mi ha permesso di
trovare per quanto mi sembra, la spiegazione di una ano-
malia, che incontrasi nell'esercizio pratico.
Nel trattare più volte la riproduzione galvauo-plastica
, delle immagini fotogeniche, mi sono accorto, che fra le
buone copie avevano luogo due successi differentissimi.
Imperocché alcune di esse si ossidavano dopo un'ora o
due, dacché erano state felicemente separale dalia sua for-
ma, ed era utile il sollecitare di porle subilamenie nel
portafoglio, come viene suggerito da chi ha trattalo di tali
materie, ed altre per l'opposto potevano conservarsi per
alcuni mesi senza difesa alcuna ; servivano esse pure di for-
ma, e conservavansi nel loro buono stalo.
384 GALVANOPLASTICA
Cercai di preservare le prime della spontanea ossida-
zione, vestendole di una leggiera argentatura, per via elet-
trica, la quale quantunque ben riuscita non valeva a di-
fenderla.
Ho variato questa pratica in varie guise da cui sono
emerse altre considerazioni speciose, che ora ommetto per
brevità, e terminerò coli' esporre ciò, che mi condusse ad
avere costantemente le prove in rame conservabili.
Superiormente ho detto, che la riproduzione di og-
getti levigati è felice, purché si adoperi una corrente elet-
trica di una intensità proporzionata all' ampiezza della
superfìcie da vestire di rame^ e proporzionata alla con-
centrazione della soluzione di solfato di rame, ma si ri-
scontra una sola differenza, che quando la soluzione di
rame è molto intensa, il deposito è generale, ma non
continuato, ha la struttura cristallina, e lascia così una
infìnità di spazietti scoperti della forma, rappresentando
una guisa di finissima rete di rame. Perciò le prove foto-
geniche provenienti da un primo deposito reticolato sono
appunto quelle, che hanno la massima tendenza all'ossi-
dazione. Forse la loro superficie conterrà de' pori benché
impercettibili alla vista armata anche di microscopio, nei
quali si nasconda il principio ossidante. Le altre prove otte-
nute, con una soluzione di rame facile alla decomposizione,
che producevano un deposito continuato, sono identiche a
quelle per l'apparenza, ma più durevoli colla loro dipinta
e limpida superficie.
Faccio voti acciocché la bontà vostra, o chiarissimi
Accademici, voglia al solito compatire questi miei deboli
studj, i quali se troveranno nel favor vostro un incorag-
giamento, avrò in questo un nuovo [impulso a continuare
questi lavori.
385
Catalogo degli oggetti e preparati più inte-
ressanti del Gabinetto d' Anatomia Comparata
di Bologna^ del Prof. Antonio Alessandrini.
( Continuazione , vedi pag. 264. )
MOLLUSCHI
CEFALOPODI
408. Seppia ottopode — Sepia octopodia. Lino. = Due
individui sui quali si dimostra il becco corneo so-
lido,e le labbra molli che lo ricoprono in parte,
organi destinati ad afferrare e triturare l'alimen-
to: preparazione conservata nello spirito. Ales-
sandrini, 1818.
781. Id. Lo stomaco gonfio e disseccato: preparalo e re-
galato dal Doti. Giuseppe Gamberini. 1823.
3003. Id. L'intero apparecchio digerente, dalla bocca al-
l'ano, lasciato, nella naturale posizione: vedon-
si del tutto isolate le glandole salivari coi loro
condotti. Nello spirilo: preparato e regalalo dal
Prof. Calori. Settembre 1841.
3008. Id. La stessa preparazione eseguita sopra di un in-
dividuo di mole notabile e conservalo a secco^
riempendo la cavità del canale mediante infezio-
ne di gesso. Id.
3002. Eledone muschiato — Elèdon muscatus, Cuv. =
L'apparecchio digerente intero fuori di luogo con-
servalo nello spirito. Id. 1841.
3007. Id. La preparazione predelta conservata a secco, pie-
no il canale alimentare di gesso. Id.
3628. Seppia officinale — Sepia officinalìs, Linn. = Le
mascelle di grosso individuo col labbro molle che
le circonda, ed i muscoli destinali a fissarle ed
N. Ann. Se. Natur. Serie IH. Tom. 3. 25
386 CATALOGO DEL GABINETTO
a moverle. Nello spirito ; del Dissettore aggiun-
to Doli. Giacomelli. Giugno, 1843.
989. Id. li canale alimentare di due individui, rimosso
dalla posizione naturale, conservate anche le glan-
dole salivari coi loro condotti. In una delle pre-
parazioni sonosi aperti i due sacchi formanti lo
stomaco composto di siffatti animali. Nello spiri-
to. Alessandrini, 1826.
3006. Id. La preparazione medesima conservata a secco in-
jeltando di gesso il canale: sulla stessa tavoletta
si vede ancora il sacco o vescica dell'inchiostro
ed il becco corneo. Calori, Settembre 1841.
2486. Lumaca nera — Lìmax ater. = Sono preparate
nella posizione naturale le glandole salivari. Nello
spirito. Doti. Ercolani, Maggio 1840.
2489. Id. Lo stomaco ed il canale intestinale, lasciati nella
naturale posizione e conservati nello spirito. Dott.
Giacomelli, Maggio 1840.
2487. Elice comune — Helix pomatìa, Linn. = Il tubo
digerente rimosso dalla naturale posizione e con-
servalo nello spirito : due piccoli specilli segnano
l'aperta d'ingresso, e di egresso del cibo. Id.
2490. Id. Altra simile preparazione, pure nello spirito,
nella quale si dimostrano anche le glandole sali-
vari coi loro condotti. Dott. Ercolani. Id.
CROSTACEI
DECAPODL
1887. Gambaro di mare — Cancer gammarus, Linn. =
Le chele e le mascelle di grosso individuo, del-
l'Adriatico; preparate a secco. Alessandrini, 1838.
1602. Id. Lo stomaco dello slesso individuo: aperto lon-
gitudinalmente si dimostra la complicata sua slrut-
d'anatomia comparata 387
tura, ed i tre denti elegantissimi, uno centrale
■ due laterali che ne armano la cavità. Uno stiletto
che Io percorre indica il canale pilorico angustis-
simo^ ed assai complicato, che non può essere
attraversato dal chimo se non ridoKo a notabilis-
sima tenuità. Nello spirilo. Id. 1836.
1888. Granchio di mare — Maja squinado = Due fem-
mine nelle quali si dimostra principalmente la
complicata armatura della bocca fermali su di
una tavoletta, preparali a secco. Id. 1838.
2979. Id. I robusti denti intonacati di smallo che formano
la profonda armatura della bocca; uno dei quali
diviso perpendicolarmente colla sega onde dimo-
strarne l'interna tessitura. Id. 1841.
2918. Id. La faringe e lo stomaco di grossa femmina: uno
specillo passa dall'esofago al duodeno, attraverso
dello stomaco aperto, ed indica la posizione dei
robusti denti interni, analoghi a quelli che nello
stesso luogo s'incontrano nei gambari. Nello spi-
rilo. Id.
2963. Id. Fascelto di vasi biliferi isolalo dilavando il fé*
gaio semiputrefallo nell'acqua semplice, disteso
su di un vetro e disseccato: la sostanza biliare
gialla che contiene lo fa apparire come se fosse
artihcialmente injetlato: tolto da uno dei suddetti
individui. Id. 1841.
2964. Id. Altra preparazione somigliante alla precedente:
i canaletti però vedonsi in parte uniti a lobetti
della sostanza del fegato , lobetti i quali osser-
vati colla lente, allorché gli oggetti erano ancor
freschi , rassomigliavano a dei piccoli oiricelli
elitlici insieme stretti. Id.
388 CATALOGO DEL GABINETTO
STOMAPODI.
3539. Squilla — Squilla mantls, Cuv. ■=.Cancer mantis,
Lino. = Il fegato tolto da indivìduo di piccola
mole e conservato nello spirito. Preparalo e rega-
lato dal Dissett. aggiunto Dott. Giacomelli, 1843.
IIXSETTI
COLEOTTERI
2331. Cervo volante — Lucanus cervus , Linn. =: Indi-
viduo intero sul quale si dimostra la singolare
costruzione delle mascelle. 1840.
2650. Id. Individuo aperto in tutta la regione inferiore onde
si veda l'andamento e la forma di tutto il canale
alimentare. Nello spirito; Dott. Ercolani, detto.
939. Grillo-talpa — Gryllus gryllo-talpa , Linn. = Il
canale alimentare preparato nella naturale posi-
zione, e conservato nello spirito. Alessandrini,
1826. Un' altra simile preparazione si conserva al
N.o 2854.
RAGGIATI
INTESTINALI
667. Ascaride Lombricoide — Ascaris lumbricoides ,Liun.
=: Il tubo digerente preparato in tre femmine e
conservato nello spirito. In una si è del tutto iso-
lato il canale dalle altre parti, e si dimostra la
forma della bocca: nella seconda il canale è aper-
to quasi per tutta la sua lunghezza onde dimo-
d'anatomia comparata 389
strarne l'interna tessitura; nella terza il canale
stesso è circondato dai copiosissimi e complicati
ravvolgimenti dall'ovidutto. Alessandrini, 1822.
ECHINODERMI
2841. Echino mangereccio — Echinm aesculentus, Linn.
= Due individui conservati nello spirito in uno
dei quali, aperto^ si dimostra l'andamento e fi-
gura dell'intero canale alimentare. Preparati e
regalati dal Dissettore Dott. Ercolani. Maggio 1841.
2842. Id. Parte dello scheletro che circonda la bocca , non
che i diversi pezzi solidi che ne costituiscono la
complicata armatura , distribuiti regolarmente so-
pra di una tavoletta. Id.
lY. SEZIONE
APPARECCHIO UROPOIETICO
MAMMIFERI
UOMO.
330. Rene con finissima infezione di cera e colla rossa
nel sistema arterioso, diviso orizzontalmente pel
centro onde mostrarne l'interna tessitura. Prepa-
razione del Prof. Mondini conservala nello spi-
rilo. 1817.
QUADRUMANI
849. Scìmia inno — Inuus ecaudatus , Geoffr. = Organi
uropoietici e genitali di maschio adulto preparati
390 CATALOGO DEL GABINETTO
a secco. I principali tronchi arteriosi e venosi so-
no injeitati a cera di color rosso e bleu. Alessan-
drini, 1824.
986. Id. I soli reni colle arterie injellate e conservali nello
spirilo: aperto con sezione orizzontale uno di essi
si dimostra così il piccolo numero di papille in
cui si divide l'interna sostanza verso il margine
concavo, non che il modo con cui si diramano
i principali tronchi sanguiferi. Id. 1826.
CARNIVORI.
3708. Riccio europeo — Erìnaceus europaeus, Linn. =
L'intero apparecchio uropoietico e genitale di
femmina adulta; conservato nello spirilo: uniti ai
reni sonosi conservali ancora i reni succenturiati.
Doli. Ercolani, Agosto 1844.
1616. Orso comune — Ursus arctos, Linn. = I reni di
femmina adulta, nello spirito: superiormente si è
sollevata in parte l'esterna membrana comune del-
l'organo onde dimostrar meglio la di lui struttura
lobulare; nell'altro poi^ tolta del tulio la della
membrana, i lobuli vedonsi completamente distin-
ti, ed uniti insieme soltanto mediante l'intreccio
dei vasi sanguiferi e le ramificazioni dell'uretere.
Alessandrini, 1836.
1564. Id. I reni del maschio preparali a secco, injettato
prima il sistema dei vasi sanguiferi a cera rossa
e bleu, e l'uretere di color giallo: nel sinistro,
tolta la cellulare esterna restano perfettamente di-
stinti i lobuli che lo compongono. Id.
329. Lontra comune — Luti a vulgaris, Esxieben. = I
reni di individuo mollo giovine del tutto isolati e
conservali nello spirilo. Id. 1817.
907. Cane Lupo — Canis Lupus, Linn. zz Gli organi
d' anatomia comparata 39 1
uropojetici e genitali di maschio, preparati a
secco sopra di una tavoletta, incettata prima con
cera i vasi sanguiferi diretti ai medesimi , non
che gli ureteri. La vescica orinarla distesa d'aria
mostra evidentissime le fibre muscolari. Id. 1825.
116. Cane Volpe — Canis Vulpes, Linn. zz I reni iso-
lati ed aperti, conservali nello spirilo, injetlato
il sistema vascolare sanguifero. Prof. Gandolfi,
1813.
1196. Id. Rene di altro individuo molto giovine, prepara-
to nello stesso modo e conservato nello spirito.
Alessandrini 1830.
74. Cane famigliare — Canis familìaris , Linn. = Rene
di individuo adulto, injetlato il sistema sanguife-
ro e conservato a secco. Prof. Gandolfi, 1810.
328. Gatto comune — Felìs catus, Linn. =: Un rene di
adulto , nello spirito con injezione ed aperto. Dott.
Notari, 1817.
3326. Id. Posteriore mela del corpo nella quale sono pre-
parate a secco le vie orinarie nella naturale po-
sizione , con injezione nel sistema sanguifero. Dott.
Giacomelli. Agosto 1842.
974. Gatto Pantera — Felìs Pardus, Linn. = Reni e
capsule atrabilarì, conservali nello spirito; il de-
stro è diviso in due uguali porzioni con taglio
orizzontale, onde veder si possa l'interna sua
struttura: le papille sono poco numerose, anzi
nella regione corrispondente al centro della pel-
vi sembrano mancare. 11 sinistro rene atrofizzato
è di poco maggiore della corrispondente capsula
atrabilare. Alessandrini, 1826.
617. Foca a ventre bianco — P/zoca fl/èfjyenfer, Boddaeot.
= Il timo appartenente al feto, lo scheletro del
quale è già stalo descritto nella osteologia. Ales-
sandrini, 1822.
392 CATALOGO DEL GABINETTO
G19. Id. Apparecchio iiropojetico fuori di luogo del feto
predetto preparato a secco lasciandovi unite an-
cora le parli genitali femminee i grossi vasi san-
guiferi injettatì, comprese ancora le arterie om-
belicali. Id.
RODITORI.
601. Istrice cresluto — Istrix crìstata, Linn. — Reni e
capsule atrabilari di adulto: uno ùi essi è aperto
con sezione orizzontale per mostrarne l'interna
tessitura. Nello spirito. Alessandrini, 1820.
4358. Lepre coniglio = 1 reni di individuo molto giovine,
injettato finamente il sistema arterioso con cera
rossa. Uno dei reni è diviso pel centro longitu-
dinalmente in due metà, onde meglio si renda
patente l'interna struttura finamente vascolare. Id.
Aprile 1849.
2499. Cevia Cobaja, Gmel. — Mus porcelhis, Linn. =:
Porzione del tronco di femmina coli' apparecchio
uropojelico nella naturale posizione: il sistema
arterioso è finamente injettato in rosso. Id. Mag-
gio 1840.
PACHIDERMI.
208. Cavallo comune — Equus Cahallus , Linn. = Un
rene di individuo adulto; injettato il sistema san-
guifero e l'uretere con pece e cera a diversi co-
lori , sonosi preparati per erosione del parenchi-
ma, mediante l'acido nitrico diluito, i sistemi
stessi riempili anche nelle minime loro diramazio-
ni. Alessandrini 1815.
1199. Id. Un secondo rene pure di individuo adulto pre-
parato per erosione. Injellate arterie e vene con
d'anatomia comparata 393
materia preparata secondo il metodo di Tumiati,
cioè una miscela di pece greca once 8, cera bian-
ca once 10, trementina once 12, invece dell'aci-
do nitrico ho adoprato, perchè meno costoso, il
solforico ridotto a gradi 25: continuata la lenta
macerazione per due mesi, poscia ripulita la pre-
parazione mediante addattato leggier stillicidio di
acqua semplice, è riuscita di tutta perfezione. Id.
1830.
1244. Id. Reni di feto arrivato alla metà circa della gra-
vidanza: spinta rinjezione di colla e cera colorata
in rosso per le arterie eraulgenti , e dopo leggier
grado di macerazione nell'acqua semplice rimos-
sa del tutto la membrana strettamente involveirte
il viscere, apparisce fluttuante nello spirito dove si
conserva la preparazione, la più fina lanugine va-
scolare incettata, costituente la così detta sostanza
corticale. Id. 1832.
1860. Id. Reni appartenenti ad un feto di quattro mesi pre-
cisi, conservati nello spirito senza preparazione.
Id. 1837.
783. Id. Sistemi uropojetico e genitale maschile preparali
nella naturale posizione in una porzione di tron-
co di individuo adulto, injettati con cera a diver-
si colori arterie , vene ed ureteri , e con mercu-
rio fluente i dutti deferenti. Si è conservata an-
che la porzione posteriore del sacco del peritoneo
onde così dimostrare come questa sierosa invilup-
pa, 0 ricopre parzialmente codeste parti. Prepa-
razione disseccata eseguita dal sudd. nel 1823.
100. Cavallo Asino — Equus Asinus , Linn. = Rene di
adulto injettata con cera rossa l'arteria emulgente,
poscia aperto dividendolo orizzontalmente pel cen-
tro in due metà onde se ne veda l'interna strut-
tura. Nello spirito. Prof. Gandolfi, 1811.
394 CATALOGO DEL GABINETTO
693. Id. Porzione di rene preparato per coesione il sistema
sanguifero, e 1' uretere, la materia spinta per
quest'ultimo insinuatasi ancora pei tubuli orini-
feri degli apici delle papille ne ha riempiti dei
fascetti che conservano esattamente la forma delle
papille stesse. Alessandrini, 1821.
914. Id. Rene di altro individuo, injettato con cera il
sistema sanguifero, e mantenuta distesa con crini
la pelvi e l'incominciaraento dell'uretere, si è
asportata la superiore metà del viscere onde di-
mostrar meglio la forma ed estensione della detta
parte membranosa che poscia si è aperta conser-
vando il tutto a secco. Id. 1825.
631, Cavallo Mulo — Equus mulus, Linn. =: Rene suc-
centuriato aperto orizzontalmente; nella sezione
appajono aistinle le due sostanze che lo compon-
gono, perchè l'esterna è di colore alquanto più
fosco. Non vi si vede cavità particolare ma sol-
tanto i solchi lasciati dalle vene, essendo le ar-
terie incettale con cera rossa. Nello spirito. Id.
1822.
692. Porco domestico — Sns scrofa, Linn. = 1 reni ia-
jettati e preparati per erosione; in uno si è in-
jettato il solo sistema arterioso, nell'altro arte-
rie, vene ed uretere: in quest'ultimo la injezione
delle vene è straordinariamente fina ed elegante.
Id. 1821.
1849. Id. Reni di feto non molto inoltrato nello sviluppo
con fina injezione nei vasi sanguiferi: sono spo-
gliati dell'esterna tonaca onde meglio apparir possa
nuotante nello spirito in cui sono conservati la
finissima lanugine vascolare della loro superfìcie.
Id. 1837.
d'anatomia comparata 39S
RUMINANTI
1039. Camello Dromedario — Camelus Dromedarius, Linn.
I reni coi vasi sanguigni e gli ureteri injetlati a
cera di diverso colore, e disseccali. Id. 1827.
1034. Id. I reni succenturiali dello slesso individuo, con-
servati nello spirilo, uno dei quali diviso in due
orizzontalmente pel centro onde mostrarne l'in-
terna tessiltura. Id.
2812, Cervo Daino — Cervus Dama, Linn. = I reni iso-
lati di maschio adulto, morto li 18 Febbrajo 1841 ,
e regalato al Museo dal N. U. il Sig. Francesco
Sampieri : con sezione orizzontale se ne è diviso
uno pel centro a dimostrarne l'intima tessitura.
Nello spirito. Id. Aprile 1841.
663. Cervo comune — Cervus Elaphus, Linn. = Reni
isolati di maschio di circa due anni, conservati
nello spirito , uno dei quali diviso con sezione
orizzontale, onde mostrare la configurazione della
pelvi ed il modo di protuberare nella medesima
delle papille gementi l'orina, ed abbracciale dai
così detti calici membranosi prolungamenti della
pelvi stessa. Id. 1821.
1692. Id. Reni di maschio isolali ed interi, conservati nello
spirito. Id. 1836.
1969. Id. Apparecchio uropojelico, unitamente all'utero e
parte della vagina, di individuo d'anni due circa,
conservato nello spirilo. Id. 1839.
113. Egionomo Ammone, Ranz. — Capra Ammon, Linn.
== I reni colle capsule atrabilari, injetlalo a cera
il sistema arterioso e conservali interi nello spi-
rilo. Prof. Gandolfi, 1812.
114. Id. Un terzo rene preparato , ma diviso in due metà
uguali per dimostrarne l'interna sostanza: nello
spirito. Id.
39G • CATALOGO DEL GABINETTO
73. Id. Rene pure injettato, ma conservato a secco. Id.
1810.
4119. Egionomo Egagro , Ranz. — Capra Oegagrus , Linn.
= Le vie orinarle unilamenle all'utero di giovine
femmina perita per raetrite pochi giorni dopo un
primo parto. Conservate nello spirito. Alessandri-
ni. Giugno 1847.
3G0. Bue comune, Ranz. — Bos Taurus domestìcus,
Linn. = Rene di vitello injeltato a cera il siste-
ma sanguifero, spoglialo dell'esteriore cellulosa
onde meglio separarne i molli lobuli che lo com-
pongono, e così conservato nello spirito. Ales-
sandrini, 1818.
Ò54. Id. Reni di un toro d'anni due injettati e preparati
col solito metodo per erosione. Vedonsi distinta-
mente gli archi formati dai vasi sanguigni corri-
spondentemente ai varj lobuli in cui è diviso il
viscere^ nel centro dei quali archi è poi conte-
nuta la forma in cera della cavità dei calici mem-
branosi che raccolgono l'urina, i quali, conver-
gendo coi loro apici verso la sinuosità, od ilo,
del rene, costituiscono la pelvi dalla quale si pro-
lunga l'uretere. Id. 1821.
846. Id. Rene di vitello di pochi giorni preparato a secco
eoi vasi sanguiferi e l'uretere injettati con cera
a diversi colori. In questa preparazione quantun-
que pel disseccamento la mole del rene sia mol-
tissimo diminuita, pure vedonsi patentemente an-
cora i profondi solchi che si interpongono ai lo-
buli. Id. 1824.
2531. Id. I reni di feto di pochi mesi, injeltato al solito
il sistema dei vasi sanguiferi. Tolta la membrana
fibrosa propria dell' organo si vede a nudo la mi-
nuta lanugine formata dai minimi vasi alla su-
perficie dei lobuli. Nello spirito. Id. Maggio 1840.
d'anatomia comparata 397
821. Id. Vescica orinaria di vitello feto coH'uraco pervio,
gonfia e disseccata , si vede la continuazione delle
pareli della vescica e quindi anche delle fibre mu-
scolari lungo la prima porzione dell' uraco stes-
so. Id. 1823.
1192. Id. Il timo tolto da un feto di sette mesi circa. Si
sono conservali i grossi vasi sanguigni toracici e
cervicali sui quali è distesa la glandola^ come
pure l'andamento dell'esofago e della trachea.
Numerosi sono i vasi nati dalle carotidi primiti-
ve, non che le vene terminate nelle jugulari.
Nello spirito. Id. 1830.
CETACEI.
1012. Delfino soffiatore , Ranz. —Delphinus Tursio, Bon-
nat. — giovine individuo preso nell'Adriatico e
portato nella nostra pescheria li 21 Luglio 1826,
lungo un metro e 20 centimetri , del peso di 89
libbre mercantili bolognesi. Un rene nel quale,
tolto mediante lenta macerazione il tessuto cellu-
ioso esteriore si vede la composizione sua di tanti
esili lobuli insieme uniti dai vasi sanguigni e dai
condotti escretori, per cui in questo stato somi-
glia perfettamente ad un piccolo grappolo d'uva.
Nello spirilo. Id. 1826.
1013. Id. L'altro rene preparato come sopra, ma conser-
vato a secco con injezione ceracea nei vasi san-
guigni e nell'uretere. Id.
Un'altra preparazione, ma di individuo al-
quanto più inoltrato in età , si conserva al N. 1665.
2180. Id. Il timo conservalo nello spirilo: quest'organo
colla parte più grossa situavasi al di dentro del
petto contro lo sterno, e coi due rami molto lun-
ghi ascendeva pel collo a destra e sinistra fino a
coprire l'inferiore regione della laringe. Id. 1839.
398 CATALOGO DEL GABINETTO
1472. Delfioo comune — Delphìnus Delphis , Llnn. r: Un
rene coi vasi sanguiferi e l'uretere injeUalo di
gesso tìnto di color roseo, spogliato dalla cellu-
losa e conservalo nella spirito. Id. 1835.
UCCELLI
RATITI
880. Struzzo camello — Strvthio camelus, Linn. = I
reni cogli ureteri, la cloaca e l'intestino retto
preparati a secco ^ di individuo maschio molto
giovine. Interposti ai reni si vedono i grossi tron-
chi dell'aorta e della cava injeltali a cera di co-
lore diverso: nella loro faccia inferiore poi si di-
mostra l'andamento dell' uretere per entro la loro
sostanza, ed i tronchi ramosi che sparge nella
medesima. Nel retto intestino in prossimità del-
l'ano è notabile un rigonfiamento distinto me-
diante ampia piega dall' ampella del retto slesso,
nel quale rigonfiamento inserendosi gli ureteri
puossi riguardare come una prima formazione di
vescica orinarla distinta. Alessandrini 1825.
GALLINE
2650. Gallo comune — Phasìanus gallus, Linn. = Le
vie orinarle preparate nella naturale posizione in
individuo giovine, injettato prima con cera il si-
stema sanguifero egli ureteri seguili fino alla lo-
ro inserzione nella cloaca. Preparazione dissec-
cata eseguita e regalata dal Direttore. Settem-
bre 1840.
d'anatomia comparata 399
RAPACI
3661. Avoltojo fulvo — Fultur fulvus , Gmel. = L'appa-
recchio nropojelico unitamente agli organi ma-
schili della generazione. È da notarsi che quan-
tunque r individuo fosse adulto, i testicoli vedonsi
esilissirai, forse perchè oltrepassata di già l'epo-
ca degli amori. Preparazione del Dissettore Doti.
Ercolani. Nello spirito. Giugno 1844.
3964. Falcone Imperiale — Falco imperialìs , Bechst. =:
Le vie orinarle tolte da un maschio adulto e con-
servate nello spirito: la cloaca è aperta per di-
mostrarci lo sbocco dei dutli deferenti e degli
ureteri. Alessandrini, Novembre 1845.
GRALLE
333. Aghirone Sgarzetla , Ranz. — Ardea Carretta ,
Linn. = Apparecchio uropoietico unitamente ai
testicoli. Dott. Nolari, 1817.
2943. Cicogna bianca, Ranz. — Ardea Cìconia , Linn. r:
L'apparecchio uropojetico, e le parti genitali fem-
minee entro la pelvi nella posizione naturale: il
sistema arterioso è finamente injettato in rosso a
cola e cera, del Dissettore Ercolani. Luglio 1841.
NUOTATORI
331. Pellicano Onocrotalo — Pelecanus Onocrotalus,
Linn. = Le vie orinarle coi tronchi dei vasi san-
guiferi incettati a cera , e la cloaca aperta per
dimostrare lo sbocco degli ureteri. Nello spirito.
Dott. Notari, 1817.
332. Anitra Cigno domestico, Ranz. —Arias Olor , Linn.
400 CATALOGO DEL GABINETTO
= Le vie orinane preparate come sopra e con-
servate nello spirito. Id.
RETTILI
CHELONI
204. Testuggine d'acqua dolce — Testudo Lutarìa, Lino.
= I reni rimossi dalla naturale posizione, sepa-
rati da tutte le altre parti, ed aderenti soltanto ai
grossi vasi sanguigni injeltati. Dott. Notari, 1814:
conservali nello spirito.
2860. Anguis /ragi^J5,Linn. = Piccolo individuo di sesso
maschile, conservato nello spirito, e nel quale è
preparato 1' apparecchio uropojelico genitale con
finissima injezione nel sistema arterioso. Dono del
Prof. Calori. Maggio 1841.
463. Coluber Aesculapìi. = Estremità posteriore del cor*
DO nella quale sono preparali i reni cogli ureteri,
e dimostralo il modo di loro sbocco nella cloaca
che si vede aperta. Nello spirito. Alessandrini,
1819.
3907. Boa constrictor, Linn. =: I reni colla cloaca aper-
ta, egli organi copulalori, conservati nello spiri-
to. Tolti da quello stesso individuo del quale si
conserva lo scheletro al N. 3903. Alessandrini,
Agosto 1845. La forma ed il colore dei reni è
molto diversa da quella propria in genere dei
serpenti.
4202. Boa ortolano — Boa ortulana, Linn. = Femmina
della quale si conserva lo scheletro al N. 4120,
l'apparecchio uropojelico genitale, nel quale però
mancano le ovaje. Conservato nello spirito. Otto-
bre 1842.
4160. Crotalo muto — Crotalus mutus, Linn. ^ Cophias
d'anatomia comparata 401
cortalinus, Merrem. =: Apparecchio uropojelico
genitale conservalo nello spirito. Queste parli so-
no piuttosto piccole in proporzione della grande
statura dell'individuo, del quale si è di già de-
scritto lo scheletro, ma in quanto alla loro forma
e colore sono del tutto somiglianti a quelle dei
serpenti più comuni. Alessandrini, Ottobre 1847.
462. Rana mangereccia — Rana aesculenta, Linn. = I
reni con injezione al sistema arterioso, conservati
nello spirilo. Doti. Notari. 1819.
3816. Id. Individuo con generale infezione nel sist. arte-
rioso, e nel quale si dimostra principalmente la
vescica orinaria gonfia ed injettata. Doti. Giaco-
melli. Aprile 1845.
V. SEZIONE
APPARECCHIO RESPIRATORIO
E VOCALE.
MAMMIFERI
UOMO
1598. Homo. z= Laringe con porzione dell' aspera arteria
di individuo maschio adulto della Razza etiopica,
conservata nello spirito. Alessandrini, 1836.
QUADRUMANI
1419. Cercopiteco Mona, GeoSr. — Simìa Mona,Unn.=:
Laringe cui sta unita ancora la lingua, nello spi-
rilo. Id. 1834.
9B4. Cercopiteco Sabeo, Desm. — Simia Sabaeea, Linn.
::= Individuo maschio adulto. Porzione d'aspera
arteria colla laringe e l'osso joide preparata a
N. Ann. Se. Natur. Serie III. Tomo 3. 26
402 CATALOGO DEL GABINETTO
secco. Si è mantenuto disleso il piccolo sacco mem-
branoso tra l'ossojoide e la cartilagine tiroidea,
come pnre i due laterali che complicano i così
detti ventricoli laringei , aperto longitudinalmente
l'organo nella faccia posteriore. Id. 1826.
979. Id. Il polmone colla porzione inferiore della trachea,
unitamente al cuore, dello stesso individuo; pre-
parato a secco essendo incettata con cera l'aor-
ta. Idem.
995. Cercopiteco rosso — Cercopiihecus ruber. ^ Il pol-
mone con tutto l'andamento della trachea^ la la-
ringe ed il cuore, preparato a secco. Sollevata la
lingua vi vede disteso il doppio sacco membranoso
comunicante colla laringe, strozzato nel centro
perchè attraversalo dai muscoli sterno-joidei. Il
cuore ed i principali tronchi sanguiferi sono in-
jellali a cera. Id.
996. Inno Bertuccia — Inuus ecaudatiis , Geoffr. = Por-
zione di trachea colla laringe, la lingua e la fa-
ringe preparala a secco. Si vede disteso ed aperto
il sacco membranoso laringeo attraversato dai mu-
scoli sterno , e crico-joidei : si è conservata in
luogo anche il corpo tiroideo, ed il tutto fina-
mente injettato nel sistema arterioso. Id.
1642. Id. La sola laringe di individuo adulto, preparati i
muscoli intrinseci, e conservala nello spirito. Id.
1837.
595. Cebo apella — Celus Apella, Geoffr. = La trachea
colta laringe, la glandola o corpo tiroideo, la
lingua e le glandolo salivali sotlomascellari il con-
dotto delle quali si vede isolato fin presso lo sboc-
co. Id. 1821.
398. Id. I polmoni unilameule al cuore dello stesso in-
dividuo: i principali tronchi sanguiferi ed i vasi
conducenti l'aria sono injeltati con cera. Prepa-
rali a secco. Id.
d'anatomia comparata 403
502. Riccio europeo — Erìnaceus eiiropaeus , Linn. =
Polmone colla trachea e col cuore di vecchio ma-
schio. Nello spirito, Id. 1820.
1641. Orso comune— Ursiis arctos, Linn. = Polmone di
femmina adulta, lo stesso individuo del quale si
conserva il teschio al N. 1713, dell'età d'anni
sei e mesi cinque; injettate con gesso le princi-
pali ramificazioni bronchiali , e preparato a secco.
La massa polmonare destra si vede manifestamente
divisa in quattro lobi, mentre la sinistra non ne
mostra che due. Nella faccia anteriore del viscere
sonosi scoperte ed isolate le ultime ramificazioni
dei tronchi , che in proporzione della mole del-
l'organo dire si possono sviluppalissime. Id. 1836.
1572. Id. Polmone aspera-arteria e laringe, del maschio
della slessa età, al quale è unito ancora il cuore
l'esofago, la faringe e la lingua. Tanto i canali
aeriferi del polmone, quanto il cuore coi princi-
pali tronchi vascolari col medesimo comunicanti,
sono stali incettati con gesso prima di passare al
disseccamento della preparazione. Id.
1956. Tasso d' Europa — Ursus Meles , Linn. = Femmi-
na adulta; l'organo respiratorio unitamente alla
lingua ed al cuore, conservati nello spirito. Id.
i839.
363. Lontra comune — Lutra vulgaris jErxlehen. = Pol-
moni e cuore di individuo giovinissimo conservati
nello spirito. Id. 1818.
976. Id. La stessa preparazione ma conservala a secco do-
po avere in antecedenza injettali con cera i vasi
sanguiferi ed i canali tracheali. Id. 1826.
261. Cane Lupo — Canis Lupus, Linn. = I polmoni
con parte della trachea unitamente al cuore, con
infezione a cera nei vasi sanguiferi, e preparali
a secco. Doli. Nolari, 1816.
404 CATALOGO DEL GABINETTO
1892. Cane Volpe — Cam Vulpes, Linn. = Laringe uni-
tamente alla trachea di maschio di mesi nove.
Nello spirilo. Alessandrini, 1838.
2660. Id. Polmoni unitamente al cuore, trachea e laringe
di maschio di circa mesi sei. Nella preparazione
vi resta unita ancora la lingua colla faringe. Del
Dissettore Doli. Ercolani. Settembre 1840.
466. Gatto comune — Felis carwi, Linn. = Laringe col-
la trachea e i tronchi conservata nello spirito.
Dott. Notari, 1819.
3873. Foca dell'Albino — Phoca Albini ^ Alessandrini =
La laringe di maschio , nello spirito. Agosto 1845.
RODITORI
2913. Topo decumano — if/Ms decumanuSi Pallas. = Pol-
moni colla laringe e l'osso joide di femmina adul-
ta. Preparati e regalati dal Dissettore aggiunto.
Doli. Giacomelli. Maggio 1841.
1117. Istrice cresluto — Hystrix cristata, Linn. = Lin-
gua e faringe unitamente al cuore ed all'intero
organo respiratorio, di femmina adulta: nello spi-
rito. Alessandrini, 1828.
364. Lepre coniglio — Lepus Cunìculus , Linn. =: Ca-
nale tracheale e laringe, nello spirilo. Doti. No-
tari, 1818.
653. Porco domestico — Sus scrofa, Linn. =: Laringe
unitamente a porzione di trachea: aperta quest'ul-
tima longitudinalmente, e sollevala la mucosa so-
nosi preparali i muscoli trasversi degli anelli car-
tilaginei giacenti sulla faccia posteriore del cana-
le; nello spirito: Alessandrini, 1822.
3887. Dicolile col collaro, Ranz. — Dìcotyles torquatus,
F. Cuvier. = I polmoni unitamente al cuore con
tutto l'andamento della trachea e della laringe,
d'anatomia comparata 405
vi è pure unita la lingua colla faringe e porzio-
ne di esofago. Nello spirito. Alessandrini. Ago-
sto , 1845.
361. Cavallo comune — Equus Caballus, Linn. =r La
laringe, preparati sulla medesima i muscoli in-
trinsici e conservata nello spirito. Dottor Nota-
ri, 1818.
464. Id. L' intero canale tracheale-laringeo colle principa-
li ramificazioni bronchiali isolate e preparate a
secco. Id. 1819.
911. Id. Laringe, spogliata anche dei muscoli intrinseci,
per meglio dimostrare la forma e relazioni dalle
cartilagini diverse, non che l'estensione delle ve-
sciche membranose che estendono i ventricoli la-
terali, una delle quali si è aperta esternamente.
Alessandrini; preparazione a secco, 1825.
1442. Id. Polmoni di feto non molto inoltrato nello svi-
luppo nei quali, injettata con cera bianca duttile
la trachea ed i bronchi , dopo legger grado di
macerazione nell'acqua semplice sono separate in
gran parte prima le diverse provincie o sezioni
di ciascuna massa polmonare, poscia in parte an-
cora i lobuli formanti ciascuna provincia. Prepa-
razione disseccala. Id. 1834.
3819. Id. Il sinistro ramo bronchiale i ramoscelli del quale
sono isolati e disseccati senza previa infezione,
e quindi mantenuti distesi nel disseccamento me-
diante numerosissimi fili pazientemente annodati
e fissati ad imitazione dell' elegantissima prepa-
razione del lodato Dolt. Notari, registrata di so-
pra al N. 464, dagli studenti Veterinaria nell'an-
no scolastico 1844-1845 SIg. Benvenuti e Corona.
3952. Id. II destro bronco dello stesso polmone ugualmente
preparato dal sullodalo Veterinario Sig. Telesforo
Corona. Ottobre 1845.
406 CATALOGO DEL GABINETTO
259. Cavallo Asino — Eqims Asìnus , Linn. = Laringe
sulla quale sono preparali i muscoli intrinseci,
conservata nello spirilo. Doti. Notari 1816.
260. Cavallo Mulo — Equus Mulus , = Laringe prepa-
rala come la precedente. Id.
RUMINANTI
1040. Camello Dromedario — Camelus Dromedarius, Linn.
= Polmoni colla maggior parie della trachea di
maschio adulto, preparali a secco. Alessandrini,
1827.
1435. Cervo Daino — Cervus Dama, Linn. = Laringe
colla trachea fino alla sua biforcazione nei bron-
chi, preparata a secco: di vecchia femmina. Id.
1834.
3018. Id. Il polmone di vecchio maschio, preparato a sec-
co, injettala prima con gesso la trachea ed i bron-
chi. Id. Settembre, 1841.
503. Cervo comune — Cervus Elaplius , Linn. =z Larin-
ge e trachea di giovine maschio, conservata nello
spirilo. Id. 1820.
1468. Id. Polmone unito al cuore, esofago, lingua e fa-
ringe di maschio adulto, preparalo a secco, aven-
do prima injettalo con gesso l'apparecchio aeri-
fero ed il cuore coi vasi maggiori. Id. 1835.
1988. Id. Le parli medesime lolle da giovine femmina di
circa due anni, morta in Dicembre 1838 nella
Stabilimento di Veterinaria pratica, dove fu col-
locala moribonda per complicate fratture agli arti
posteriori. Conservate nello spirito. Id. 1839.
2377. Id. Il polmone col cuore di maschio d'anni dodici,
insellati con gesso e preparati a secco. Id. Feb-
brajo 1840.
2720. Id. Laringe di maschio adulto nella quale si è pre-
d'anatomia comparata 4©7
parata la maggior parte dei muscoli intrinseci.
Nello spirilo. = Doti. Ercolani. Febbrajo 1841.
3429. Gazella -— Antilope Dorcas , Linn. = Organo re-
spiratorio, cuore, lingua e faringe di maschio
adulto, conservalo nello spirito. Id. Febbrajo 1843.
362. Anlilopa Camozza — Antilope rupicapra , Linn. =
Trachea colla laringe e l'osso joide di individuo
giovine del quale si conserva lo scheletro al N.
228. Preparala dal Doli. Nolari e conservala nello
spirilo, 1818.
258. Egionomo Ammone, Ranz. — Capra Ammon, Linn.
= Polmone e cuore, injettato a cera il sistema
sanguifero, e preparato a secco. Id. 1816.
4062. Egionomo Egagro , Ranz. — Capra Oegagrus, Linn.
z= Polmoni col cuore di maschio morto al sesto
giorno della nascita- Nello spirito ; Doti. Ercolani ,
Febbrajo 1847.
4095. Id. Cuori polmoni ed aspera-arteria colla laringe e
colla lingua di fammina d'anni due, mesi due,
morta per metrite dopo il parto. A secco, Ales-
sandrini. Aprile 1847.
365. Bue comune — Bos tauriis domesticus, Linn. =r
Cuore, polmone e trachea, preparato a secco di
giovine vitello. Dott. Nolari, 1818.
630. Id. Porzione di polmone di feto di circa tre mesi;
injettato con cera il sistema delle arterie polmo-
nari, dopo leggier grado di macerazione nell'acqua,
levata la sierosa inviluppante ;, sonosi separali i
lobuli e lobicini componenti la sostanza propria
del viscere conservandolo nello spirito. Alessan-
drini 1822.
3621. Id. Porzione di ramificazione bronchiale tolta dal
polmone di un sovranetto di dieci mesi perito di
infiammazione al viscere, e nella quale, sollevata
l'interna mucosa, mostrasi visibilissimo lo strato
408 CATALOGO DEL GABINETTO
di fibre muscolari che ricoprono nell' interno gli
anelli cartilaginosi , prolungandosi anche nelle pic-
cole ramificazioni. Nello spirito. Id. Giugno 1843.
1629. Id. Laringe e porzione d'aspera-arleria di individuo
adulto, nella quale sono preparali i muscoli in-
trinseci. Id. 1837.
3683. Id. Uno dei polmoni di manzo di circa anni quat-
tro, perito per estesa vomica esistente nel polmone
dell'altro lato. Sonosi injeltati con gesso i bron-
chi ed i vasi sanguiferi polmonari, poi conservata
la preparazione a secco. Dottor Ercolani, Luglio
1844.
4090. Id. Osso joide, laringe, e porzione di trachea coi
muscoli intrinseci preparali a secco. Da un Iato
si è asportata la metà della cartilagine tiroidea
onde scoprir meglio il muscolo tiro-arilnoideo.
Alessandrini, Marzo 1847.
CETACEI
1474. Delfino volgare — Delphinus DelphìSy Linn. =
Bronco di uno dei polmoni, conservate parecchie
delle principali sue diramazioni, ed aperte pel
lungo onde dimostrare la disposizione della mu-
cosa, la quale nell'alto della preparazione è stac-
cata del tulio dall'apparecchio cartillagineo. Nel-
lo spirito. Id 1835.
2163. Delfino soffiatore — Delphinus Tursio, Bonnaler. =
La laringe unitamente all'osso joide, lingua e
ii^, faringe. Sonosi conservali e preparali i muscoli
appartenenti a queste parti. Tagliala la faringe
posteriormente nel centro, e dedotti i lombi del-
l' apertura , meglio si dimostra la laringe slessa
nella naturale posizione, e si può così formare
una giusta idea del meccanismo singolare della de-
glutizione in codesti animali. Nello spirito. Id. 1839.
D* ANATOMIA COMPARATA 409
1376. Id. I polmoni injettati col gesso e preparati a secco.
Tanto a destra che a sinistra si vede la trachea
divisa in piiì rami molto prima di penetrare nella
massa polmonare, la quale si vede molto assotti-
gliata ed incavata colà dove si distende snir ester-
na faccia del pericardio. Id. 1840.
UCCELLI
RATITI
840. Struzzo oamelo — Stmthio camelus, Linn. = La-
ringe, trachea e bronchi, alla quale è unito an-
cora l'osso joide, la faringe e porzione di esofa-
go. Al destro bronco è unita porzione del corri-
spondente polmone, il tutto disseccato, mante-
nendo le parti distese mediante imbutitura di cri-
ni, che poi è stata tolta. La faccia inferiore del
polmone, che nella preparaziene è rivolta in alto
mostra le larghe aperture per le quali l'aria pas-
sa naturalmente dalla parte parenchimatosa del
viscere nel sistema delle grandi cellule aeree. Tol-
ta di individuo maschio molto giovine. Id. 1824.
GALLINE.
467. Gallo comune — Phasìanus gallus , Linn. = Or-
gano respiratorio unilaraenle alla lingua conser-
vato nello spirito. Dott. Notar», 1819.
1601. Pavone crestuto — Favo cristatus , Linn. = Laringi
superiore ed inferiore, unite alla trachea, di ma-
schio adulto. Nello spirito. Alessandrini, 1836.
410 CATALOGO DEL GABINETTO
RAMPICANTI
1420. Papagallo estivo — Psìttacus aestivus, Lalh. r=
Lingua, laringe con tulio l'andamento della tra-
chea. Sp.° dal Museo Zoologico, 1834.
2594. Pappagallo Araazonìco — Psìttacus Amma^onìcus ,
Lath. z=: La trachea colle laringi, nello spirito.
Settembre 1840. Dono del Direttore.
3066. Pappagallo piccolo — Psìttacus pullerìus, Linn. =
Cuore col polmone e tutto 1' andamento del ca-
nale aerifero , nello spirito. Dicembre 1841 Id.
3089. Picchio maggiore — Pìcus major , Linn. = Il pol-
mone col canale tracheale. In questa specie i mu-
scoli ipsilo-tracheale invece di avvolgersi spiral-
mente attorno alla trachea, come nel picchio
verde, pervenuti presso la regione in cui questo
canale entra nel petto Io abbandonano, e vanno
ad inserirsi su gli integumenti vicini. Nello spi-
rito. Preparalo e regalato dal Dissettore Doti. Er-
colani , che ha pur fatto la suesposta annotazio-
ne. Gennajo 1842.
3116. Picchio minore — Pìcus minor, Linn. = Organo
respiratorio col cuore e la lingua, nello spirito.
Preparato e regalato dal sudd. Febbrajo 1842.
3370. Pappagallo a coda rossa — Psìttacus Erìthacus,
Linn. =1 Maschio adulto morto li 28 Novembre
1842 per esantema crostaceo al petto; nello spi-
rito, Doti. Ercolani.
PASSERI
2773. Corvo Ghiandaja — Corvus glandarius, Linn. =
Polmone, trachea e cuore di individuo adulto.
Preparati e regalati dal suddetto. 1841.
r
d'anatomia comparata 411
3117. Alcedine ispida — Alcedo ispida, Linn. = I pol-
raoni col cuore, la trachea e la lingua, nello spi-
rito. Preparali e regalali dal sudd. Gennajo 1842.
2808. Bubola covami — Upupa epops , Linn. = Polmoni,
lingua e cuore, nello spirito. Id. 1841.
468. Tordo Merlo — Turdus Merula, Linn. = Organo
respiratorio unitamente alla liugua. Dolt. Notari,
1819.
RAPACI
3668. Avoliojo fulvo — Vultur fulvus, Linn. Grael. =
Lingua unitamente alla laringe superiore, parte
della trachea e polmone di maschio adulto, nello
spirito. Dott. Ercolani. Giugno 1844.
367. Falcone Sparviere, Ranz. — Fa/co Nisus , Linn. =
Polmone col canale aerifero e la lingua, nello
spirito. Dott. Notari, 1818.
2807. Falcone Albaneila, Ranz. - Falco cyaneus, Mon-
tagu. = Polmoni col cuore e la trachea, nello
spirilo. Doti. Giacomelli' 1841.
3595. Slrige Gran-Gufo, Ranz. — Strìx Buho, Linn. =
La trachea coll'esofago e la lingua, di maschio
^*^""° ' "^'''^ spirilo. Dott. Ercolani, Gennajo 1844.
2458. Strige Gufo - Strìx Otus , Linn. = Trachea, eso-
fago e lingua di femmina adulta, nelle spirito.
Dott. Ercolani, 1840.
GRALLE
3350. Ibi Falcinello, Temm. - Tantalus Falcinellus,
Linn. -_ Polmoni col cuore, la trachea, la larin-
ge e la lingua, nello spirito. Preparali e regalali
dal siidd. Novembre 1850.
412 CATALOGO DEL GABINETTO
3655. Id. Trachee colle laringe di tre individui adulti ,
due maschi ed una femmina , quest'ultima è con-
trodistinta con un refe annodato; nello spirito. In-
dividili regalali dall' Illmo Sig. Avv. Baratini Go-
vernatore di Budrio: presi nelle vicine valli il 1."
maggio 1844. Preparate dal Direttore.
3171. Pantana a coda nera, Ranz. — Limosa melanura,
Leisler. = Cuore, polmoni con tutto il canale
tracheale e la lingua; nello spirito. Preparato e
regalalo dal Dottor Ercolani. Maggio 1842.
669. Gru cinericcia, — Ardea Grus, Linn. r= Lo sterno;
divisa perpendicolarmente in due la di lui carena,
vedonsi i giri nella medesima formati dalla tra-
chea, gli anelli della quale disgiunti gli uni da-
gli altri mediante lunga macerazione mostransi
quasi intieramente ossificali. Alessandrini, 1821.
2526. Id. La trachea collo sterno di maschio adulto. Dal
lato sinistro asportala la tavola ossea esterna si
dimostrano pure i ravvolgimenti che il canale
tracheale forma entro il nominato osso. Dott. Er-
colani. Dono del Direttore. Maggio 1840.
2627. Id. Osso joide colla laringe slaccalo dalla prepara-
zione precedente, e quindi appartenente ad indi-
viduo maschio adulto. La laringe è aperta pel
lungo onde dimostrare la singolare sua costru-
zione. Nello spirito, Alessandrini detto.
2528. Id. Laringe colla trachea e lo sterno di femmina a-
dulta, preparala a secco. Id.
1599. Id. Trachea colle laringi , estratti i giri dello sterno,
e toiia da individuo maschio: conservata nello
spirilo. Id. 1836.
2327. Id. Sterno intero cui sta unita l'intera trachea, di
maschio. Sulla di lui faccia interna, o superiore,
sono visibili le grandi cellule che trasmettono
l'aria alla grossa carena dello stesso osso. LMn-
d'anatomia GOnPARATA 413
dividuo essendo vecchio tutti gli anelli del nomi-
nato canale hanno acquistato la durezza e l'ap-
parenza di vere ossa. Vedonsi preparati alla na-
turale posizione anche i grossi muscoli sterno tra-
cheali. Preparazione eseguita dal Direttore, e
conservata a secco. 1840.
1164. Cicogna bianca, hanz. — Ardea Ciconia, Linn. =
Osso joide colla laringe e trachea di maschio
adulto. Nello spirito. Id. 1829.
2832. Id. Lingua, trachea e polmoni di femmina adulta.
Id. 1841.
3180. Id. Lingua e polmoni col canale tracheale intero di
maschio adulto. Uno dei polmoni è molto pesante
e rossigno perchè, colpito da un pallino erasi ef-
fettuato nel di lui parenchima durante 1' agonia
notabile versamento di sangue. Nello spirito. Id.
Maggio 1842.
4302. Id. Uno dei polmoni coli' intero canale tracheale-la-
ringeo, la lingua e l'osso joide di femmina adul-
ta, uccisa li 19 Maggio 1848 a poca distanza dalla
Città, e regalata dall' Eccllmo Sig. Doti. Deme-
trio Rasi. Alessandrini.
3662. Cicogna nera, Bellon. = Ardea nìgra, Linn. =
Cuore col polmone e bronchi di maschio adulto ;
è singolare la inflessione in forma di arco che si
vede nei bronchi prima della loro inserzione nei
polmoni, particolarità che non si osserva nella
Cicogna bianca sia maschio o femmina. Dal Museo
Zoologico dell'Università, Maggio 1844.
366. Aghirone cinericcio — Jrdea cinerea , Vieillot. z=
Lingua, laringe, trachea e polmoni conservati
nello spirilo. Doti. Notari, 1818.
3182. Id. Individuo intero nel quale, gonfialo per la tra-
chea il sistema delle cellule aeree, si è aperto
soltanto l'addome, e sollevali dal lato sinistro i
414 CATALOGO DEL GABINETTO
muscoli peiiorali onde meglio dimostrare parte
delle cellule stesse. Conservala nello spirilo. Ales-
sandrini, Maggio 1842.
3625. Id. Lingua col canale tracheale di maschio adulto
preso a poca distanza dalla Città li 6 Marzo 1844,
e regalato al Museo dallo studente Sig. Rivani.
Nello spirito. Id. 1844.
1603. Aghirone purpureo — Ardea purpurea, Linn. =
Canale tracheale intero colla laringe, conservato
nello spirito. Alessandrini, 1836.
2026. Aghirone egretta — Ardea Egretta, Linn. = La-
ringe colla trachea e i bronchi di femmina adul-
ta, nello spirito. Id. 1839.
466. Aghirone Sgarzetta — Ardea Gar'^etta, Lino. =:
Polmone con tutto il canale aerifero e la lingua,
conservato nello spirito. Dott. Notari, 1819.
1889. Aghirone Nitticora— Ardea Nycticorax, Linn. =
Osso joide, laringe e trachea di maschio adulto.
È singolare in questa specie la disposizione della
laringe inferiore, la quale manca del pezzo solido
principale, che negli altri uccelli suole costituire
la parte principale di quest'organo: nello spirito.
Alessandrini, 1838. Tre esemplari tutti di indi-
vidui maschi.
2030. Aghirone piccolo — Ardea minuta, Linn. = Larin-
ge e trachea di femmina adulta. Nello spirito.
Id. 1839.
3480. Recurvirostra Avocetta — Rercurvirostra Avocet-
ta, Linn. = Polmoni e cuore conservati nello
spirito, preparali e regalati dal Dott. Ercolani.
Aprile 1843.
3088. Laro ridente — Larus ridihundus, Grael. = Cuore
e polmone col canale tracheale e le laringi: nello
spirilo. Preparalo e regalalo dal Doti. Ercolani.
Gennajo 1842.
d'anatomia comparata 415
3218. Laro canuto — Larus canus , Linn. z=. Polmoni
coir intero canale aerifero e la lingua,, di ma-
schio giovine; nello spirito. Alessandrini, Giu-
gno 1842.
4064. Lavo argentalo iTemm. — Larus glaucus, Benicken.
=: Lingua, osso joide e laringe superiore di fem-
mina dell'età di nove in dieci mesi; nello spirilo.
Dott. Ercolani, Marzo 1847.
3046. Larus crepidatus ,:= Trachea coUe laringi e l'osso
joide, preparata e regalata dal Dott. Ercolani,
Novembre 1841.
663. Anitra domestica — Anas boschas , Linn. = Polmoni
coir intero canale tracheale-laringeo : nello spirito
Alessandrini, 1822.
2778. Anitra cesene, Ranz. — Jnas boschas, Linn. =
Cuore , polmone e laringe inferiore di due indi-
vidui , in uno la laringe è aperta con taglio lon-
gitudinale, nello spirito. Preparate e regalate dal
Dott. Ercolani, 1841.
1899. Anitra fosca — Jnas fosca, Linn. =: Polmoni col
condotto laringeo-tracheale, a la lingua di ma-
schio adulto.
2728. Anitra Crecca — Jnas Crecca, Linn. = Il polmone
con parte della trachea, la quale mostra una sin-
golare complicazione di struttura nella laringe
inferiore; nello spirilo. Preparato e regalato dal
Dolf. Ercolani, 1841.
2780. Anitra di coda lunga, Ranz. — Jnas acuta, Linn.
=: La trachea colla laringe inferiore in vario mo'
do preparala in due individui, e conservata a
secco. Id.
2779. Anitra cogli occhi bianchi — Jnas Nyroca, Linn.
Grael. zz Polmoni e cuore per dimostrare la for-
ma e struttura singolarissima della laringe infe-
riore ; nello spirilo. Preparati e regalati dal sudd.
416 CATALOGO DEL GABINETTO
1604. Oca domestica — Anas anser, Linn.= Canale la-
ringo-tracbeale intero nel quale sono preparate le
laringi superiore ed inferiore; nello spirilo. Ales-
sandrini, 1836.
469. Anitra Cigno domestico , Ranz. — Jnas Olor , Linn.
Sterno colla trachea circolante nel medesimo, pre-
parato a secco. Dott. Notari, 1819.
4264. Id. La lingua con tutto l'andamento del canale tra-)
cheale, di maschio adulto. Dal Museo Zoologico
deir Università. Maggio, 1848.
3113. Smergo seghettone — Mergus senatori Linn. =
Il polmone colla trachea e col cuore: tutto il
canale aerifero presenta una costruzione molto
singolare Dott. Ercolani. Conservato nello spirito.
Dono del Museo Zoologico. Febbrajo 1842.
664. Pellicano Onocrotalo — Pelecanus Onocrotalus ,
Linn. = Polmoni coli' intero canale laringo-tra-
cheale, nello spirito. Alessandrini, 1822.
1602. Cormorano maggiore — Pelecanus Garbo, Linn.
:=. Canale tracheale intero con porzione di bron-
chi; nello spirito. Alessandrini, 1836.
2410. Colimbo orecchiuto — Colymbus auritus , Brisson.
=: Laringe e trachea di femmina adulta; nello
spirilo. Alessandrini. Aprile, 1840.
RETTILI
CHELONIANI
3699. Testuggine greca — Testudo graeca, Linn. = I
polmoni unitamente al cuore di femmina adulta;
nello spirito. Dono del Direttore. Agosto 1844.
3700. Id. La lingua colla laringe della stessa. Id.
1223. Testuggine d'acqua dolce — Testudo Europaea,
Schn. = L' osso joide colla laringe e porzione
di trachea, nello spirito. Id. 1831-
(continua)
417
RENDIGOINTO
DELLE SESSIONI DELL' ACCADEMIA DELLE SCIENZE
DELL* ISTITUTO DI BOLOGNA.
(Continuazione, vedi pag. 246)
11.° Sessione. 23 Gennajo 1851.
L'Accademia ha ricevuto in dono le opeie seguenti:
Da parte del Governo Britannico. — Memoires
Memorie della Ispezione Geologica della Gran Brettagna
Voi. 1. e li., e Memorie della Ispezione Geologica del Re-
gno Unito Decadi I.-III.
Da parte dell' Accademia Medico-Chirurgica di Ferrara
— Rendiconto delle Adunanze degli anni 1846-49.
Dal Dolt. Àbramo Massalongo — Schizzo geognostico
sulla valle del Pregno ec.
Dal Socio Straniero Prof. Riccardo Owen. — Descri'
ption.... Descrizione degli avanzi di una testuggine ec.
On the Developement Sullo sviluppo dello scudo
dorsale e dello sternale de' Rettili Chelonii.
Aveva esposto l' Accademico Prof. Bianconi nello scor-
so anno alcune osservazioni intorno al modo quasi geo-
metrico, con cui si disponevano le Placche cornee del si-
stema dermoidale delle Testuggini ; ed aveva accennalo:
1." che egual numero di Placche cornee si conta sui vec-
chi come sui neonati; 2.° che le Placche dei neonati sono
le areole poste nel mezzo delle Placche deglj adulti; 3.**
che tali areole primigenie sono il primo centro di consoli-
dazione cornea, e non cangian di forma; 4.** che l'accre-
scimento delle Placche si doveva quindi alla sopraggiun-
ta di linee cornee attorno alle areole primitive; 6.° che
tali linee eran sempre parallele ai margini delle areole;
6.° che in grazia di maggiore o minore sviluppo di tali
linee, l'areola primitiva reslava ora centrale ora eccentrica.
Riassumendo ora l' argomento, accenna che tanto sul
N. Ann. Se. Natur. Serie. UI. Tomo 3 27
418 RENDICONTO ACCADEMICO
Dorso, quanto sullo Sterno, spogliati degli integumenti,
si manifestano impressi i solchi che corrispondono ai mar-
gini delle placche cornee, e si veggono le suture con cui
gli elementi ossei congiungonsi fra sé; ma gli uni in op-
posizione alle altre si evitano, ed i solchi formano una
rete come per collegare insieme le ossa.
Sulle tracce di Bojanus, Cuvier, Dumeril e Alessan-
drini sono dall' Accademico enumerati e nominati i singoli
pezzi ossei della Capsa delle Testuggini, necessari a sta-
bilire, per lo studio della direzione e del collocamento
dei solchi: i quali, se trasversali, cadono circa sul mezzo
delle piastre; e gli angoli fra questi ed i longitudinali sono
sulla parte superiore delle piastre costali ossee, ec Negli
spazi compresi fra i giri di detti solchi son contenuti in
generale un pezzo osseo intero, e varj segmenti di altri,
meno nei pezzi marginali , de' quali due sole metà cadono
sempre sotto una placca ossea, ec.
L'accrescimento delle placche cornee che rende ora
centrale^ ora eccentrica (secondo le diverse specie) l'areo-
la primigenia, è per linee uniformemente, o inegualmente
rade e larghe sopra i diversi lati dell' areola: benché sem-
pre sia tutto all'intorno un egual numero. Un numero
maggiore di esse linee si ha negl'individui adulti, medio-
cre ne' giovani, minimo nei neonati, talché si possa so-
spettare che qualche rapporto esista fra l'età dell'animale,
ed il numero di linee d'accrescimento.
L'areola primigenia é centrale, qualora insiste sopra
una piastra ossea in modo, che un egual numero dì suture
sia tutto all' intorno, e per contrario è eccentrica, quando
l'areola posa sopra un segmento di piastra ossea, dimo-
doché tutte le suture siano da una parte. Per cui ne con-
segue che le linee di accrescimento si sviluppano in ra-
gione del numero delle suture ossee , che occorrono verso
uno, 0 verso altro de' lati dell' areola, per causa del cre-
scere delle lamine ossee lungo le suture, analogamente a
RENDICONTO ACCADEMICO 419
quanto succede nei pezzi componenti la Capsa ossea del
Cranio. Così l' ingrandimento delle placche cornee viene
ad essere effetto dell' allontanarsi reciproco de' centri ossei ,
sui quali i solchi sono inscritti. Conferma 1' Accademico
questa sua snppposizione col mostrare la Tavola aggiunta
alla Memoria del cel. Owen (On the developpement )
nella quale si veggono impressi i solchi e loro interse-
zioni sui centri ossei rudimentali , di una testuggine gio-
vanissima.
L'organo secernente la sostanza è, secondo l'Acca-
demico, non dissimile forse da quello che elabora le penne,
i peli ec. e crede che sia collocato entro a' solchi suddetti
incavati nella superfìcie delle ossa; e consti di una duplice
serie di bulbetti, di cui una serva alla placca destra, l'al-
tra alla sinistra. Eseu^pio di disposizione lineare di bul-
betti tegumentali si ha negli Uccelli, specialmente al dorso^
ove esistono in file che s'allontanano col crescere del-
l'animale.
Se queste ed altre congetture venissero ad essere bene
accertate, crede che si potrebbe facilmente determinare la
progressione degli accrescimenti delle placche cornee ora
simmetriche, ora eccentriche, considerando la direzione e
il numero delle suture ossee soggiacenti a ciascuna placca;
lo che equivale allo studio de' termini fìssi, e delle forze
equabilmente o inequabilmente impellenti. Donde sorge un
problema geometrico; come altro anatomico resta a scioglie-
re sugli animali viventi, della esistenza e natura dell'or-
gano secernente, che l'Accademico ha argomentato per
analogia, e osservando sugli animali disseccati.
Conchiude, risultare dall'esame della disposizione de'
pezzi ossei e dermoidali costituenti la Capsa delle Testug-
gini, che formano essi un intreccio e contrasto architetto-
nico diretto ad assicurare all' Animale una solida difesa in
ogni età; e specialmente quando disgiunti ancora i pezzi
ossei trovano vincolo e appoggio nelle placche cornee so-
420 RENDICONTO ACCADEMICO
vrapposte; il cui accrescimento è la conseguenza diretta
del dilatarsi de' pezzi ossei.
Esposte infine altre osservazioni, e dubbi sul trattalo
argomento, rende ostensibili ai Consesso alcune Con-
chiglie, e parecchi Crostacei mandati già in dono al Mu-
seo Zoologico dell' Università dal cav. Fornasini; e ne
illustra due specie nuove, distinte coi nomi l'una di Etisus
macTodactylus , e l'altra di Galene Fornasìniì.
12* Sessione ordinaria. 30 Gennajo 1861.
II cav. prof. Antonio Bertoloni comincia la lettura
delia sua Miscellanea Botanica XII, che poi compie nella
sessione susseguente.
A modo di prefazione il chiarissimo Accademico narra
i suoi viaggi alle Alpi Apuane: e di queste dà un'estesa
descrizione scientifica, sopratutto sotto l'aspetto botanic(».
Né vi manca la ^ìegAmdi à&We Amaenitates Italicae , né il
solito ornamento di storia civile e d'erudizione filologica:
e fra l'altre cose è notabile la spiegazione d'un vetustis-
simo anaglifo scolpito in una rupe, dove un guerriero ap-
poggiato sulla spada e un rozzo abitator di boschi ap-
poggialo ad una specie di mazza si porgono la destra in
segno di pace dinanzi ad una terza figura non più ricono-
scibile. L'Accademico lasciando ch'altri divinizzi a sua
posta quelle figure, e vi trovi un Marte ed un Ercole al
cospetto di Giove, non sa vedervi che emblemi di popoli,
il popolo re che nella spada riponeva sua legge e sua
ragione, e i miseri Apuani a cui la povertà, vile e ne-
gletta agli occhi del predatore, nulla valeva contro il glo-
rioso principio del debellare superbos. Così pure , dove
altri avviliva Montignoso facendone un Monte tignoso j
l'Accademico gli rende la sua dignità di Monte ignoso,
che reclamava a buon diritto, come sollevamento prodotto
da for-^a ignea.
RENDICONTO ACCADEMICO 421
Dopo. tale erudita e copiosa prefazione e di non lieve
importanza per la Geografìa delle piante, il chiarissimo
professore entra nel soggetto della duodecima sua Miscel-
lanea, prendendo a descrivere nuove specie di piante le
quali adornano l'orto botanico dell' Università nostra: e
sono le seguenti , tre della Classe Pentandria , una della
Cryptoganìa.
1. Tournefortia mollis: fructicosa: foliis ovatis, in-
tegerrimis, utrinque tomentosis: cymis axiliaribus, diva-
ricalis, brevissime pedunculatis: fauce corollae pilisclausa.
Frut. Ex Africa Austro-orientali.
2. Solarium glaucum: inerme, erectum;, glabrum; fo-
liis lanceolatis, acuminatis, integerrìmis, repandisve, in-
tense glaucis; cymis pedunculatis, paucifloris, extrafo-
liaceis.
Frut. Ex America meridionali.
3. Asclepias granrfi/b/ia: caule elato, siraplici, obtu-
se quadrangulo, piloso ; foliis breviter petiolatis, ampie
ovalo-oblongis, subtus tomentosulis; urabellis lateralibus,
nutanlibus ; folliculis muricatis.
Perenn. Ex America septentrionali.
4. Gymnogramma ovalis: stipite nudo; fronde trian-
gula, bipinnata, pinnulis parvis^ ovalibus, obtusis, sub-
crenatis, subtus niveo-granulatis; capsulisnumerosis, con-
fertis, intervallo medio pinnularum sterili.
Perenn. Forte ex Brasilia. Venit in hortum Bo-
noniensem sub nomine Pteridis Plumierii, a qua diver-
sissima.
13.* Sessione ordinaria. 6 Febbrajo 1861.
Il cav. prof. Antonio Berloloni compie la lettura della
sua Miscellanea Botanica XII, di cui si è parlato nella
sessione precedente.
422 RENDICONTO ACCADEMICO
L'Accademia riceve in dono le segtienli opere:
Dal Governo Britannico — Astronomical .... Osserva-
zioni aslronomiche, meteorologiche e magnetiche fatte
alla specola di Greenwich nel 1848.
• Observatìons .... Osservazioni ad Hobarton, Voi. I.
Transactions .... Transazioni della R. Società di
Edimburgo Voi. XIX. Parte II, e Voi. XX. Parte I.
Proceeding .... Processi verbali della stessa, N. 36-39.
■ Report .... Rapporto del direttore dell'osservato-
rio di Makersloun.
Dalla R. Accademia di Napoli — Rendiconto N. 61.
Dalla Società Editrice. — Nuovi Annali delle Scienze Na-
turali fase di Novembre e Dicembre 1850.
Dalla Società Medica — Bullettino di Gennajo 1861.
Dagli autori — Chierici Doti. Luigi. Del Colera Morbo.
— Guérin-Méneville. Notice sur les travaux de Zoolo-
gie eie. — Id. Revue et magasin de Zoologie. 2.e Ser.
T. 1. — Id. Insectes qui consorament les tabacs. — |Id.
Elude de la Zoologie dans l'énseignement agricole. —
Id. Culture de la Cochenille en Algerie. — Id. Inse-
ctes utiles et nuisibles. — Id. Moyens propres a dé-
truire les insécies.
14*. Sessione ordinaria. 13 Febbrajo 1861.
Il Sig. Adolfo Sennoner di Vienna manda in dono
air Accademia un saggio di Dopplerite , nuovo minerale
di Aussée , accompagnalo da descrizione ed analisi : il
quale vien passato al gabinetto mineralogico della P. Uni-
versità.
Il prof, marchese Massimiliano Angelelli parlò assai
dottamente del bisogno di studiare più addentro, che non
si è fatto finora, nelle opere degli antichi per rilevarne
le loro teoriche di naturale filosofia, le quali non pote-
vano essere indegne di que' sommi intelletti che ad inar-
RENDICONTO ACCADEMICO 423
rivabile altezza s'elevarono nelle morali e politiche specula-
zioni. E per darne di nuovo l'esempio, prese a dichiara-
re egli stesso alcun passo del Timeo di Platone; l'opera
dove quel divino ebbe raccolti gì' insegnamenti di Pitagora
e della sua scuola, eh' egli con tanto amore era venuto
a cercare nell' Italia meridionale. Dalla quale dissertazione
del chiarissimo Accademico, non meno che da altre in
altri tempi a questo consesso recitate, si parve chiaro,
che = discorrendo attentamente la dottrina degli antichi,
si trova come, per virtù del loro ingegno, posero le fon-
damenta e condussero a quell'altezza che poterono l'edi-
fizio di filosofia, il quale di poi per le cure e studi dei
più moderni filosofi, quanti furono onesti indagatori del
vero, crebbe maggiormente o fu restaurato in quelle parti
dove aveva minore solidità = .
E non si dica che le teorie degli antichi $ono dovute
alla sagacia de' lor commentatori , i quali han sapulo tirar
le parole di quelli ad esprimer le scoperte de' moderni:
perocché si trovan pure negli antichi libri dottrine sì chia-
re, che non abbisognano di commento, e che possono bene
acquistar fede a qualche dubbia asserzione degli spositori.
E fra le molte ci basti rammentarne due, le quali son
forse le più solenni, come son le più note.
Cicerone nel Lucullo ci riferisce, che =: Hicetas Sy-
racusius caelum , solem , stellas, supera denique omnia stare
censet: neque praeler terram rem ullam in mundomoveri:
quae cum circum axera se summa celerilate converta! et
torqueat, eadem efhci omnia, quasi stante terra caelum
moveretur=. V'è forse bisogno di qualche Edipo per rico-
noscere in tale sentenza il sistema copernicano? E il gran-
de astronomo polacco non confessa egli forse d' essere stato
ispirato da questo passo del filosofo romano?
Non meno singolare è la questione di Seneca sulle
comete. =: Si è creduto (die' egli) chele comete non erano
astri , perchè esse non hanno la rotondità degli altri corpi
424 RENDICONTO ACCADEMICO
celesti; ma gli è soltanto la luce ch'elle spandono, che
produce questa figura allungata; il corpo della cometa è
rotondo. Supponiam pure ch'esse abbiano una figura di-
versa dai pianeti : ne segue egli che sieno di natura diffe-
rente? La Natura non ha fatto tutte le cose sopra un solo
modello, ed è un ignorare la sua vastità e la sua potenza
a voler riferir tutto alla forma ordinaria; la diversità delle
sue opere annunzia la sua grandezza. Non si può ancora
conoscere il loro corso, e sapere se elle hanno ritorni re-
golali, perchè le loro apparizioni son troppo rare; ma il
loro cammino, non più di quello de' pianeti, non è già
vago e senz'ordine, come quello di meteore agitate dai
venti. Si osservan comete di forme svariatissime; ma si-
mile è la loro natura , e in generale son astri che non siamo
soliti a vedere, e che sono accompagnati da una luce ine-
guale. Le comete appariscono in tutte le stagioni , e in
tutte le parti del cielo: esse sono, come tutti i corpi cele-
sti, opere eterne della Natura. Il fulmine e le stelle ca-
denti e tutti i fuochi dell'atmosfera son passaggieri e non
appariscono che nella loro caduta; le comete percorrono
una strada determinata; esse si allontanano, ma non cessano
già di esistere. Voi pretendete che se fosser pianeti , esse
dovessero trovarsi nel zodiaco. E chi dunque ha ristretto
nel zodiaco il moto de' corpi celesti? chi può assegnar così
de' limili alle opere divine? il cielo non è egli libero da
tutte le parti? non è più conveniente alla grandezza del-
l' universo d' ammettervi più movimenti per sentieri diversi
di quello che ridur tutto ad una sola regione del cielo?
In quest'opera magnifica della Natura noi veggiamo bril-
lare una moltitudine di stelle che abbelliscon la notte resse
c'insegnano che lo spazio d'ogni parte è ripieno di corpi
celesti: e perchè dunque non ve n'ha da esser che cinque
a cui sia concesso di muoversi , e tutti gli altri astri deb-
bon essere immobili? Mi si chiederà forse perchè dunque
non ve ne sono che cinque di cui siasi osservato il corso :
RENDtCONTO ACCADEMICO 426
IO rispoaderò che vi son molle cose di cui conosciam l'e-
sistenza senza saper come sono; noi abbiamo uno spirilo
che agisce e ci dirigge, e noi non sappiamo né cosa sia
né come agisca. Non ci maravigliamo che s'ignori ancora
la legge del moto delle comete, il cui spellacelo è sì raro;
che non si conosca né il principio né la fine di questi
astri , i quali discendono da una distanza enorme: non sono
ancora lòOO anni che la Grecia ha contalo le stelle e v'ha
imposto de' nomi: sonvì ancora molte nazioni che non
hanno se non la semplice vista e lo spettacolo del cielo,
senza saper pure perchè veggano la luna ecclissarsi; e
non è grandissimo tempo che noi lo sapevamo confusa-
mente everrà giorno che per uno studio di molli secoli le
cose ora nascoste appariranno con evidenza. Non bastereb-
be un secolo a scoprir tante cose, quandanche vi s'impie-
gasse tutto il tempo disponìbile ; e noi dividiamo i pochi
momenti che ci son concessi , dandone ai piaceri la mag-
gior parie. Si studia quando si manca di spettacoli o quan-
do la pioggia impedisce le passeggiate; si conservano i no-
mi de' comedianti, ma si dimenlican quelli de' filosofi.
Verrà giorno che la posterità nostra stupirà che cose sì
chiare ci sieno sfuggile. Si dimostrerà in quali regioni vanno
ad errar le comete, perchè elle s'allontanano tanto dagli
altri astri, qual è il loro numero e la loro grandezza =:.
E questa si può chiamare la teoria di Newton soste-
nuta colla dialettica di Galileo.
Ora i sapienti , che sì addentro penetrarono nel sistema
dell' Universo, potevano benanche afferrare altre verità più
ovvie nella naturale filosofia. E ben possiamo presentire,
quanto debba riuscir copiosa la messe , che l' insigne tradut-
tor di Sofocle c'invita a raccorre.
15.' Sessione. 20 Febbrajo 1851.
L'esame analitico dell'opera del Sig. Billing intitolala
Principi fondamentali di Medicina forma 1' argomento
426 RENDICONTO ACCADEMICO
della memoria letta nella suindicata sessione dall' Accade-
mico Doti. Ferdinando Verardini.
In questo suo scritto il Collega dopo avere con bel-
r ordine esposte le dottrine sostenute dal distinto pratico
Inglese, con quel modo dignitoso che è proprio soltanto
di colui, il quale sebbene porti rispetto e venerazione al
sapiente, non si inchina però alle di lui opinioni qualora
non gli sembrino ai fatti conformi, cerca quindi il Collega
stesso di addimostrare che il Billing attribuendo le malattie
soltanto air alterazione dei solidi urtò in non minori sco-
gli , di quello che noi facessero coloro che tutte le infer-
mità ripeterono dall'alterazione degli umori. Per il che
appoggiandosi alla grave autorità dell' Illustre BufTalini
venne dichiarando , che se i fluidi ed i solidi formano un
tutto inseparabile, se i fluidi non si conservano senza i
solidi^ né questi senza quelli, se nella reciproca azione
degli uni sugli altri è riposto il secreto della vita, non
è dato quindi di conferire il primato nella formazione delle
malattie né ai fluidi, né ai sondi-
li che secondo l' Accademico vuoisi pure estendere, al
contrario di quanto ne pensa il Billing, alle stesse febbri,
in prova di che si fa scudo dell'autorevole dettato del
Ghinozzi, il quale a questo riguardo dice così: Se prima
del Tommasini per ispiegare l'essenza delle febbri si ri-
correva al sistema umorale, senza far ragione d'altro ele-
mento, il Tommasini invece inlese ad abbattere l'umori-
smo, ritenendo per causa unica delle febbri l'infiamma-
zione dell'interna tunica dei vasi, e volse quindi tutto il
suo ingegno a verificare pure l' unica causa che assegna-
va alle febbri. E sebbene egli s'accorgesse delle notevoli
differenze che pure appalesano le piressie, tuttavia per ispi-
rilo d'unità sistematica ne fece poco caso, e trovando in
tutte uno stalo di sopraeccitamenlo del solido vivo, ommise
per questo di indagare la molta parte che nel produrle vi
aveano pure gli umori.
RENDICONTO ACCADEMICO 427
Che se le idee dal TommasiDÌ esternate in sulle prime
capacitarono i più che non si addentrano nei fenomeni ^ur-
tarono altri di maggiore ingegno, forniti di più svariate os-
servazioni, per forma che colsero occasione a più gravi,
e profondi studi per ismentire tale ipotesi.
E già i risultati necroscopici del Morgagni davano
fondamento a tale ricerca, come quelli, che in luogo di
certificare le febbri essere soltanto dipendenti da inflam-
mazione, e da disordine dei solidi, indicavano originarsi
le medesime specialmente per l'alterata composizione dei
fluidi; il che confermavano le indagini del Licutaud, e
dello Stoll, secondo i quali verrebbe pure in gran parte
richiamato a vita l'umorismo del tutto abbandonato, e si
riterrebbe quindi molto probabile, le febbri essere origi-
nate dall'alterata costituzione dei fluidi, e dei solidi; ma
di gran lunga più dall' alterazione di quelli, che di questi.
A rafforzare la quale asserzione altri argomenti l'Egre-
gio Accademico aggiugne, con che senza offuscare meno-
mamente quanto di più pregevole nell'opera del patologo
inglese rinviensi, mette in più chiara luce le basi, sulle
quali con minor rischio di crollare deve erigersi il medi-
co edifìzio.
16.^ Sessione. 6 Marcio 1861.
Dalla R. Accademia Bavarese si riceverono in dono le
seguenti opere ;
Abhandlungen Dissertazioni della Classe Mate-
matico-Fisica. Voi. V., Parte 1. e li.
Bulletin Bullettino per gli anni 1847 e 1848.
Denkrede Notizie sopra G. G. Zuccarini del se-
gretario Martius.
Rede Prolusione dello slesso alla seduta pub-
blica del 28 Marzo 1848.
Die Chimie La chimica ne' suoi rapporti colla
428 RENDICONTO ACCADEMiCO
Fisiologia e colla Patologia, Memoria del Professore Pet-
tenkofer.
Die Ueberbleihsel Avanzi della razza umana
dell'antico Egitto, Memoria del dottor Pruner.
Il Presidente incaricò l'alunno Doli. Venturini a rife-
rire sul contenuto della suddetta Memoria del prof. Pel-
tenkofer.
Trattenne gratamente il consesso accademico il chiar.
Professor Giovanni Contri, passando in rassegna le molte
piante tigliose, onde può l'uomo fornirsi di vestimento.
Ponderandone con giusta lance i pregi e i difetti , dall'
Unica al così detto Albero della seta , ebbe facilmente di-
mostrata la preminenza delle tre notissime , Cotone, Lino
e Canapa ; fra le quali venne poi islilnendo il più severo
confronto. Il Cotone non ha per sé che la tenuità del
prezzo: gli sta contro la mancanza di tenacità e di dure-
volezza ; e se in questa età tutta commercio la voce dell'
umanità potesse far tacere un solo istante quella dell' in-
teresse, gli starebbe contro la sua grandissima facilità
alla combustione. Né l'Accademico ebbe bisogno di cercare
esempi lontani ; eh' egli stesso n' avea provati i terribili
effetti, quando mancò poco che il filantropico successor
di Crescenzio non facesse la fine di Pietro il Crudele.
Del Lino dicea Virgilio .... urit enìm Lini campum
seges: né la sperienza de' moderni ha potuto contraddire
all'opinion degli antichi. Se vince la Canapa in finezza,
le è troppo inferiore in tenacità, come lo dimostrano le
replicate sperienze de' manifattori. E rispetto alla finezza
medesima vuoisi però riflettere che la Canapa in lerren
buono e ben coltivalo dà i suoi fusti di così varia grossezza
e lunghezza , anzi così svariate in densità e finezza le parti
della corteccia d'un medesimo fusto, che in uno stesso
canapajo, anzi in uno stesso fusto si ottiene spessissime
HENDICONTO ACCADEMICO 429
volte tanto la canapa tenace e grossolana da^ cordami e da
mare ; quanto la fìnissìma e candidissima atta agli usi do-
mestici del maggior lusso. Ha inoltre la Capapa il vantag-
gio d'esigere per l'imbianchimento assai minor cura che
il Lino: ed ha il vantaggio assai più importante di non
ismagrire il terreno ^ anzi di prepararlo a migliori succes-
sivi raccolti, e specialmente del Grano. Ad essa dunque
si vuol dare la preferenza , ad essa rivolgere le cure del
coltivatore. Ma poco gioverebbe l'aver perfezionali i pro-
dotti del terreno, ove non si facesse notabilmente progre-
dire l'industria manifatturiera. Tempo già fu che la ele-
gante parigina s'adattava un velo di Bologna dinnanzi ad
uno specchio di Venezia ; ed italiano pure erane ogni al-
tro ornamento. Vano sarebbe al certo desiderarne il ritor-
no; che gli occhi apertisi alla voce di Colbert non si ri-
chiuderan così presto: ma ben possiamo aprir gli occhi
noi pure, e riconoscere una volta di non avere alcun bi-
sogno di coprirci co' prodotti d'estrania terra, o (ciò che
torna ancora a maggior vergogna) coi prodotti del nostro
suolo trasformali da mano straniera.
17.^ Sessione. 13 Mar^o 1861.
Il cavaliere prof. Sgarzi dà principio alla lettura d' una
dissertazione sulla Termale d'Acquasanta nell'Ascolano,
della cui analisi venne richiesto dal proprietario Conte
Piccolomini Gemini; lettura che compie nella adunanza
seguente.
Premesse opportune notizie geologiche intorno alla re-
gione Picena , ed una pittoresca descrizione de' Bagni ,
d'onde sorge la termale , l'Accademico si fa dapprima ad
enumerare le qualità fisiche della termale medesima. At-
tingendola al fondo della Grotta, trovasi scolorata, limpi-
da e trasparente; nel che però non è slabile, e non è così
osservala dopo alcun tempo ; mentre si fa leggcrnienle
430 RENDICONTO ACCADEIUICO
opalina, e guardata in massa nella gran vasca ha colore
fra l'azzurro ed il fosco perlino, e riesce inoltre untuosa
al tatto. Tramanda odore decisamente epatico, e quale svol-
gesi dalle uova imputridite con frammisto qualcosa di ma-
rino. Il suo sapore è salsetto , disgustoso ed alquanto nau-
seante. Esplorata colla bilancia idrostatica pel peso speci-
fico , alla pressione barometrica di centimetri 74,6 ed alla
temperatura atmosferica di -h 21 gradi centesimali, il rap-
porto di essa coU'acqua distillata sta :: 1000:1001 ; ed in
quanto alla sua propria temperatura lo stesso termometro
centigrado segna •+■ 28 presso la sorgente, ■+• 27 nella
gran vasca, e in quest'ultimo grado si mantien pure nel-
le vasche de' bagni.
Passando all'analisi chimica, da cento oncie d'acqua
l'Accademico ebbe di sostanze volatili centimetri cubici
965, cioè 39 è d'acido idrosolforico, 32 di carbonio e 25
d'azoto; ed ebbe 236 grani di materie fisse, cioè
Idroclorato di Soda Gr. 100,00
» di Magnesia 32,00
» di Calce \
Joduri 1 traccia
Bromuri . . . ./
Solfato di Soda 44,04
» di Calce 22,00
» di Magnesia 11,96
Carbonato di Calce 11,76
» di Magnesia 9,97
» di Ferro 2,27
Silice 2,00
Materie organiche . . . traccia
Gr. 236,00
RENDICONTO ACCADEMICO 43t
La composizione poi dei Fanghi in rapporti centesi-
mali risultò di
Solfo 8
Carbonato di Calce. . . 16
» di Ferro. . . 20
Ossido di Ferro .... 8
Sìlice 36
Allumina 5
Sali dell'Acqua .... 3
Materie Organiche ... 4
100
Entra in seguito l'Accademico a discorrere con grande
vastità e profondità di dottrina la formazione e la tempe-
ratura di quest'Acqua Minerale; la formazione dell'Acido
Solforico, che gocciola dalia volta e dalle pareti dell'an-
tro, e delle cristallizzazioni brillantissime che lo tapezza-
no; la qualità e la varietà de' Corpi Organici e degli Es-
seri Organizzati, che vi s'incontrano ed ammirano. Quanto
alla formazione dell'acque minerali, all'ipotesi degl'im-
mensi depositi preesistenti trova preferibile l'altra che le
fa provenire dall'acque dell' atmosfera, le quali scioglien-
do certi principj de' terreni attraversali, cariche d'essi
ricompariscono alla superfìcie del globo. Causa probabilis-
sima infra tutte della termalità trova egli il calor centrale
della Terra, ammesso dalla più parte de' geologi. L'aci-
do solforico , che gocciola nell'antro, risulta dal gas idro-
geno solforato, che svolgesi abbondante dalla termale, tra-
smutato dall'ossigeno dell'aria, per l'intermezzo dell'ac-
qua , e non senza concorso dell' azotata materia organica
circostante anch'essa alla sorgente, la quale coopera col-
r acqua a sviluppo di germi e a formazione d'organismi.
Quanto alla Glairina e a tutte le materie organiche
delle acque minerali , l' Accademico è condotto ad ammet-
tere che = sono realmente molecole organiche di gruppo
432 RENDICONTO AGGADEIUICO
primitivo, le quali provengono dalla dissoluzione d'Esseri
organizzati, e quindi si trovano atteggiate a riunirsi > a
costituire altri organismi , e quando intervenga la forza
organica, che è l'espressione della volontà di Chi tutto
puote, a formare nuovi Esseri viventi di tipo eguale od
analogo al primo, oppure di superiore o d'infimo grado
nella grande scala della Natura =.
Intorno poi a quello che offre d'organizzato la ter-
male d'Acquasanta, l'Accademico riporta una lettera del
eh. Prof. Orsini, il quale vi ha riconosciuto gli stessi am-
massi di animaletti poligastrici osservati dalTHeremberg nel-
le acque di Berlino, né vi mancano Alghe nuove, ed altri
generi come Oscillatorie e Pro/ococc/u; e tanti da sommi-
nistrare un campo inesauribile a dilettevolissimi studi ed
esami preziosissimi.
18». Sessione. 20 Marcio 1861.
L' Accademia riceve in dono dalla Società Editrice
degli Annali delle Scienze Naturali il fase di Febbrajo
1851 colla relativa Appendice, e dagli Aggiunti dell' Os-
servatorio Astronomico il fase di Gennajo 1851 delle Os-
servazioni Meteorologiche da essi fatte.
Si legge Dispaccio di S. E. R. Monsignor Commis-
sario Pontificio Straordinario Pro-legato G. Redini , che
invita r Accademia a proporgli alcuni soggetti per far
parte d' una Commissione richiestagli dal Ministero del
Commercio, Relle Arti, Industria ec , la quale debba
prendere ad esame una pretesa scoperta del Moto Per-
petuo, non che la macchina relativa.
L'Accademia propone i soci Fagnoli, Magistrini e
Piani.
Il cav. Sgarzi compie la lettura della Dissertazione,
di cui è parlato nella sessione precedente.
RENUICONTO ACCADEMICO 433
19.* Sessione. 27 Marcio 1861.
11 Prof. Giuseppe Berloloni coli* intendimento di con-
tinuare la illustrazione delle piante mozambicesi cui diede
principio l'anno scorso, lesse nella indicata sessione una
seconda memoria colla quale rese noti all'Accademia va-
rii vegetabili, e loro prodotti, i quali o per la loro no-
vità, 0 per gli usi a noi sconosciuti, o per la utilità di
cui sono sorgente pei popoli dell'Africa Orientale raerila-
Do speciale considerazione.
Ecco la enumerazione delle piante suddette.
1. Piper Bella , Linn.
2. Cyperus alternifolius, Linn.
3. Panicum barbigerum, Sp. nov.
4. Saccharum otiìcinarum, Linn.
5. Vinca Rosea, Linn.
6. Gomphocarpus crinitus, Sp. nov.
7. Juncus cuffer., Sp. nov.
8. Ànacardium occidentale, Linn.
9. Hyperanthera Moringa, Vahl.
10. Tribulus microcephalus, Sp. nov.
11. Syzygium Jambolanura, De Cand.
12. Jambosa vulgaris, Runph.
13. Argemone mexicana, Linn.
14. Sesamopteris alata, Àlph. Dee.
15. Tuoma cupensis. Lindi.
16. Cleome pentaphylla, Linn.
17. Hibiscus tiliaceus, Caran.
18. Tamarindus indica, Linn.
19. Crotalaria versicolor, Sp. nov.
20. Janipha Manioth, Kunth.
21. Encephalartus ferox, Sp. nov.
22. Casuorina equiselifolia, Linn.
23. Desmanthus palustris, Sp. nov.
N. Asr*. Se. Natuk. Serie HI. Tomo 3. 28
434 RENDICONTO ACCADEMICO
Nel dare l'esatta descrizione di queste piante il dottis-
simo Botanico non omraise di notificare in onore del Cav.
Fornasini,da cui gli furono generosamente inviate, quanto
d'interessante intorno alle piante stesse gli venne dal me-
desimo comunicato.
Parlando per altro della Janipha Manioth non potè
entrare nella opinione dal Fornasini stesso indicata , il
quale da ciò che nella descritta pianta appare, credè di
potere supporre, che cioè la moltiplicazione per gemme
possa originarne delle domestiche assai produttive, e di buo-
na qualità. A mostrare l'erroneità della quale supposizione
l'Accademico così si esprime.
Le nostre coltivazioni costantemente ci mostrano che
la moltiplicazione di una pianta fatta col mezzo di germi
non derivati direttamente dall'atto fecondativo dà sviluppo
ad individui intrinsecamente simili anche nelle cose raeno-
me alla pianta dalla quale le gemme o i germi furono tol-
ti, ed è per questa verità, che noi pratichiamo la moltipli-
cazione delle piante per innesto, per margotto, per talle,
e per tuberi, onde perpetuarne le buone qualità, mentre
che la riproduzione da seme, cioè da germe derivato di-
rettamente da fecondazione, ossia da opera de' generanti,
produce individui assolutamente salvatici , i quali di neces-
sità non presentano altro, che i caratteri della specie; p. e.,
da un pesco, da un pomo, da un pero di frutto squisito
col mezzo delle sementi nascono piante assolutamente sal-
vatiche , che distinguiamo pei soli caratteri specifici; ed il
frutto di queste piante salvatiche per lo più è piccolo,
aspro, e di qualità assai inferiori a quello della pianta
che coir atto generativo produsse i semi 5 da' quali nacquero
queste piante salvatiche, ed è per questa potentissima ra-
gione, che l'agricoltore Africano citato dal Cav. Fornasini
dice che le sue piante nate da seme non somministreranno
un utile prodotto, perchè secondo il mio credere essendo
salvatiche non presentano la particolarità di una radice
RENDICONTO ACCADEMICO 435
grossissiraa propria della varietà coltivata, dalla quale fu-
rono tolti i semi. Per altro fra cento individui salvatici, e
perciò derivali da seme, può darsi il caso, che qualche-
duQO riesca di pregevole qualità, ed interessante per l'uo-
mo ; ma questa varietà non ha mai tutti i caratteri intrin-
seci della pianta madre, che 1' ha prodotta coi propri semi;
p. e. se qualcheduno degli individui salvatici per caso, e
circostanze della fecondazione a noi sconosciute riesce di
frutto di qualità pregevole, al certo questo frullo è co-
stantemente dissimile da quello della pianta madre ^ e se
vorremo moltiplicare tale varietà , e conservarla genuina
converrà valersi delle sue gemme per innesto, margotto^
0 talle, giacché le piante da queste sviluppatesi riterranno
i caratteri anche delle cose menome, che distinguono la
pianta, dalla quale esse gemme si trassero, ed in questo
unico modo ebbero origine tutte le piante domestiche da
noi coltivale. Per lutto ciò la riproduzione per mezzo di
germi preesistenti e non derivali o subordinati all' allo
fecondativo si può considerare come una divisione in mol-
te parli, ed anche ripetutamente fatta ad epoche diverse,
e lontanissime di uno slesso individuo, che teniamo in
pregio per le sue qualità, che ritrasse in origine dal caso
e non dall'industria, perchè non è e non fu mai in po-
tere dell'uomo il creare la varietà delle pere virgolose o
spine, del pomo renelle o appiolo, ecc.; bensì è la na-
tura, che creò e crea i fruiti di buona qualità, ed i va-
ghi fiori mostruosi per mezzo della naturale, od anche
artificiale fecondazione, e l'uomo dopo che ne ha ricono-
sciuti i pregi derivati dal caso ne intraprende la coltiva-
zione, e la moltiplicazione per mezzo di gemme, o germi
preesistenti, onde perpetuare per così dire queste buone
qualità ,alle quali perciò si dà il nome di piante domestiche.
Con che adunque l'Accademico conchiude che la mol-
tiplicazione per gemma delle piante salvaliche non può
produrre piante domestiche, ossia mollo produttive e di
436 RENDrCONTO ACCADEMICO
buona qualità^ essendo da quanto egli oe pensa assoluta-
mente contro i fatti che l'uomo possa creare colla indu-
stria qualsiasi varietà di pianta, conservando sempre la
pianta salvatica moltiplicata per gemme i minimi caratteri
delle sue cattive, e non utili qualità, siccome le piante
utili ritengono sempre le qualità utili, e produttive a van>
taggio dell' uomo per quanto se ne ripeta la moltiplicazione.
20.* Sessione. 3 Aprile 1851.
L' Accademia ha ricevuto in dono
Dalla P. Accademia de' Lincei gli Alti delle Sessioni
17 Novembre e 22 Dicembre 1850;
Dal prof. Francesco Del Giudice 1' opera che porta
per titolo = Degli Ammaestramenti dell' Arte di spegnere
gì' incendi , ed usare partili di salvezza per nomini e cose,
libri tre. Napoli 1851 = volume in 4.° di 30 fogli con
19 tavole incise;
Dallo stesso una Nota sopra una Macchina da spe-
gnere il fuoco del sig. Phillip;
Dagli Aggiunti della nostra Specola il foglio delle
osservazioni meteorologiche fatte in Febbraio 1851.
L' Accademico dott. Baratta legge sulla diffusione
della vita per 1' Universo.
La saggia Antichità vagheggiò pur l' idea della plu-
ralità de' Mondi: e Metrodoro giunse ad affermare, es-
sere tanto assurdo il supporre che nell' immensità dello
spazio esister non potesse più di un Mondo, quanto il
supporre che in una vasta campagna germogliar non po-
tesse più d' una spica. Questo concetto degli antichi sa-
pienti fu con piacere accolto da' poeti moderni, che il
trovarono si bene accomodato alle loro finzioni: e già il
divin Ludovico cantava;
RENDICONTO ACCADEMICO 437
= Altri fiumi, altri laghi, altre campagne
Sono là su , che non son qui tra noi ;
Altri piani, altre valli, altre montagne,
Ch' han le cittadi , hanno i castelli suoir:;
e il satirico di Ferney traeva malignamente a discender
sulla Terra il cittadino di Sirio , terribile censore del
genere umano.
Né i nostri filosofi vollero cederla a' poeti; e que'
leggiadri spiriti di Fontenelle e di Francesco Zanolli spie-
garono alle lor dame la pluralità de' Mondi ; la quale
vestita di tutto il prestigio della eloquenza potè riuscir
grata a tante, che non erano Laure Bassi o Marchesane
del Castelletto. Che più? fra i teologi stessi v'ebbe pure
alcun partigiano di quella sentenza: e 1' ab. Serrano, edu-
cato in una società dottissima, invocò la Divina Rivela-
zione, e all' Apostolo delle Genti, il qual giustamente
sosteneva essersi la Redenzione estesa a tutti i popoli, fé'
dire invece eh' erasi estesa a tutti Mondi disseminati per
gli spazj celesti; e per tutti ebbe trovato un uxorius Ma-
rno, e una macchia d'origine da cancellare.
I Fisici non avean bisogno di tanto: bastava loro che
la Rivelazione non ostasse, perchè essi, quando le osser-
vate analogie 1' avesser richiesto , potessero immaginarsi
gli astri popolati da viventi, comunque di natura da noi
diversa.
Mettere in chiaro lume le analogìe di figura, di mo-
vimento, di formazione, ossservate o dedotte da Galileo,
da Keplero, da Cassini, da Herschel, fra la Terra e i
Pianeti, fra i Pianeti e i Satelliti, fra il nostro Sistema e
gli altri Sistemi Stellari, fra gli Anelli di Saturno e la
Luce Zodiacale e le Zone degli Aeroliti e le Nebulose;
mostrare quanto mai influisca sulla vita quell'Etere, che
variamente modificato produce gl'innumerevoli fenomeni
di luce, calore, elettricità e magnetismo, e che diffuso
per l'Universo esercita la sua potenza su tutti i corpi
438 RENDICONTO ACCADEMICO
cosmici; inferirne la somma probabilità, se non la cer-
tezza,, che siccome sulla Terra, così su gli altri corpi ce-
lesti la sua influenza sia forza vivificante; ecco il fine che
r Accademico si propone di conseguire con una serie di
ragionamenti, a cui l'odierno è destinato a servire d'in-
troduzione. Nella quale Introduzione trovi riunito quanto
a gran fatica potresti procacciarli da molti volumi, quanto
opinarono o scopersero le antiche e le nuove generazioni
sulla distanza, sul moto, sulla figura, sulla grandezza,
sulla formazione, sulla reciproca influenza de' corpi co-
smici, i terrori degli ecclissi e delle comete, le vanità de-
gli oroscopi, la sapienza degl'Ipparchi che trovan la pre-
cessione degli equinozi , e la follia de' Cardani che ti
vietan di prender medicine quando il Sole stia in casa
d'animai ruminante. E tanta erudizione è poi sostenuta da
uno stile nobile, animato, quale appunto s'addice a chi
intende a dar vita ed anima all'Universo.
( continua )
INTORNO
ALLE TRACCIE DELLE ANTICHE SPIAGGIE DEL MARE
ESTRATTO DALL' ARTICOLO
GEOLOGIA DELLA SUPERFICIE DELLA TERRA
DEI. SX6NOB BOUÉ
Intorno alle traccia delle antiche spiaggie del mare
possediamo più di 100 trattati, ed un opera particolare
per l'Inghilterra di Chambers (Ancienl Sea Margins 1848).
Fra questi segni di epoche passate bisogna far la distin-
zione fra i deposili di.Concliiglie marine ancor viventi, gli
scogli traforati da Litodomi, le terrasse senza resti di
ANTICHE SPIAGGIE DEL MARE, BOUÉ 439
animali marini e gli scogli incavali. Rapporto agli ani-
mali marini , bisogna considerare che per vivere essi ab-
bisognarono una certa profondila, la quale bisogna con-
giugnere coir altezza del banco conchiglifero per ottenere
l'altezza del mare passato.
Il valutare le primiere altezze di tutti questi segnali
di spiaggie è cosa assai difficile a motivo che le elevazio-
ni e le profondazioni della terra e del mare potevano es-
sere e probabilmente anco erano assai disuguali e persino
in uno stesso periodo. E poi manca a questi eslimi per
lo più la base matematico-ipsomelrica. Io mi sono preso
la fatica di riunire in una tabella lutti i falli simili rac-
colti sul globo terrestre. Il primo resultalo si è, che Cor-
dier erra, reputando l'altezza delle antiche spiaggie di
mare del periodo alluviale in Europa a 320 piedi, poiché
in Inghilterra p. e. sono note delle altezze di 1700 p. , e
molle delle più conosciute sono al di sotto di 350 piedi.
Se questi pochi fatti -ci possono dare un'idea imperfetta
degli sporgimenti de' monti dal mare nei diversi periodi,
questo numero di 1700 p. è rimarchevole, perchè esso
corrisponde presso poco coli' altezza de' bacini terziari più
alti dell' Europa. Questo fallo potrebbe provare , che l' inar-
camento più grande d'Europa pervenne perfetto soltanto
nel periodo vecchio alluviale, poiché altrimenti si dovreb-
be accordare al bacino terziario posto al presente al di
sopra del mare, un livello troppo alto di quei tempi. Al
di sopra del mare possono essi quali laghi interni, esser
stali elevati come gli attuali.
Pel secondo conchiudiamo, che noi non siamo ancor in
cognizione del limite di quelle spiaggie marine diluviali;
indi vi si trova bensì una certa similitudine nelle altezze
di diverse antiche spiaggie 'ad ambi i lati di certi mari,
come p. e. ai mari dell' Allemagna, nell'Inghilterra e Nor-
vegia, al mare atlantico, nell'Irlanda e Canada eie; ma
spiaggie del tulio corrispondenti vi mancano dapertutto.
440 ANTICHE SPIACGIE DEL MARE
COSÌ almeno dietro le osservazioni attuali limitate; in niun
paese si baa sin ad ora stabilite tutte le vecebie spiaggie,
perchè per lo più si hanno studiali in questo modo sola-
mente il littorale de' continenti e le isole. Quando saranno
eseguile delle carte intere di ciascun paese secondo le di-
verse altezze, allora forse si verrà a qualche risultato im-
previsto. Il numero della spiaggie marine abbandonate
poteva esser ancor maggiore nello stesso periodo alluviale,
di quello che si conosce adesso, poiché dietro quanto
succede ancor al presente lentamente nella Scandinavia,
esse erano le conseguenze d'una quantità di piccoli mo-
vimenti e non di molti grandi. Se noi seguiamo e studia-
mo questi movimenti, se è possibile, sin a! periodo pri-
mario, veniamo ad avere una quantità enorne di spiaggie.
■^ Un momento essenziale in questo esame è il fallo,
che gli innalzamenti ed abbassamenti comprendevano per
lo più paesi 0 liilorali estesi, e che non eran movimenti
del lutto locali. Se avesse avuto luogo quest'ultimo caso,
le spiagge avrebbero dovuto aver sofferto una quantità di
sconcerti, presso a poco simili a quelli, come lo mostrano
perii Calcarei alpini (Zechstein) della Turingia e certi grès
bigarrés; questo rapporto però non apparisce in niun luogo.
Dietro il movimento di grandi estensioni di paese, soffri-
rono essi solamente una specie di curvamenlo^ essendosi
curvati qua e là delle valli , spaccature, e le estremità
dell'arco abbassate, come possiamo veder ancor nella Scan-
dinavia e nella Groenlandia. Il primo ft^nomeno è un re-
sultato d'eruzioni plutoniche, l'ultimo probabilmente il
processo di rafreddamento della terra. Eppure queste trac-
cie di spiagge non possono esser qua e là del lutto oriz-
zontali ed avere soltanto quasi la stessa altezza, come lo
trovò Bravais nella Norvegia. Questa differenza può de-
rivare non solo dalla diversa altezza e forza della marea
nei diversi seni, ma anco dagli strati proprj del paese
bagnato, ovvero anco da innalzamento ed abbassamento
del tutto locali.
BODÉ 441
Osservando bene il fenomeno, vi resta ancor la spe-
ranza, di poter riprodurre il parallelismo delle spiaggia
abbandonate ad ambo i lati di quasi ciascun mare, poiché
se anco una spiaggia fosse stata sottoposta ad altri eleva-
menti ed abbassamenti, che gli universali, si potrebbe
pervenire al suo scopo, ritrovando ad ambo i lati del mare
o dell' Oceano solamente una parte della serie delle ferrasse
0 banchi conchigliferi, il che si otterrebbe naturalmente
mediante l'altezza assoluta corrispondente o solamente re-
lativa delle terrasse, mediante l'altezza de' suoi interslizj,
mediante la larghezza delle terrasse, il modo del loro al-
luvium, de' resti di animali marini etc.
In caso che un paese avesse sofferto un abbassamento
0 ìnalzamento, a cui il paese all'altra spiaggia del mare
non venne sottoposto, la differenza nel numero delle fer-
rasse non potè esser d'ostacolo, di poter riconoscere la
contemporaneità delle altre corrispondenti. Se al contrario
questo rapporto venne una volta prefisso, si potrà anco
assai spesso scoprire, qual paese avea ancora sofferto una
particolare elevazione o abbassamento; quanto più noi re-
trocediamo nel periodo geologico, tanto più numerosi de-
von trovarsi tali casi, cosicché molte spiaggie vennero pre-
cisate di già nell'interno de' continenti o esse sono ancor
a determinarsi ; finalmente si perviene in tal modo agli in-
tagli concavi assai caratteristici della maggior parte de'
pendj de' monti , e sino alle sommità de' monti e anco quivi
trova alcuni indizj , come fra questi diversi appena spor-
gevano al di fuori delle acque, e perchè esse ottennero le
attuali forme, caratteristiche per ciascuna catena, in forza
di maree, abbassamento o innalzamento. Riguardo ai sud-
detti intagli, questi fan conoscere l'altezza dell'anteriore
spiaggia marina , e al suo limite inferiore giacciono di spes-
so le deposizioni marine; si abbia però attenzione a non
scambiare segni terziarj alluviali antichi colle terrasse al-
luviali più recenti. Il margine superiore di questi incavi
442 ANTICHE SPIAGGIE DEL MARE
assai spesso segnato da scogli, essendo esso stalo il sito,
del maggior urlo delle acque.
Bisogna ascender dai piccolo al grande; in certi ba-
cini in cui si trovano ancor dei laghi , noi rinveniamo
facilmente diverse terrasse di spiagge lutt'alTintorno nel-
l'ugual altezza, come p. e. al lago di Hallstadt, di Gi-
nevra, in varie valli della Scozia settentrionale, nella Tes-
salia, nel bacino d' Adrianopoli, di Vienna etc. Nella Tes-
salia troviamo segnatamente tre gradazioni di acque, in
quelle d' Adrianopoli assai chiaramenle ne vediamo quattro.
Nel bacino del Mar nero, caspico ed arabico sono note
simili gradazioni. Al mare nero lo si trova in una altezza
di 5-10 p. , di 90, 120 e 200 p. Guardando dall' altipiano di
Schurala verso Rama, se ne osservano almeno 3 grada-
zioni, in questa parte della Bulgaria e gli altipiani cretacei
di questo paese sono anco dei piani di spiaggia assai poco
declivi , sopra cui si elevano sin al Balkan almeno tre spiag-
gie cretacee o terziarie più antiche.
Al M. Marmara osservai pure almeno tre terrasse. Al
M. mediterraneo si trovano una certa quantità di spiaggia
abbondante, le quali hanno dapertutto quasi la stessa al-
tezza. Così p.e. si trovano dapertutto intorno al M. Medi-
terraneo e Adriatico nella spiaggia scagliosa delle comiche
alle solamente alcuni piedi, talora di due piedi, di poi in
qualche lontananza si eleva un muro di scogli di 20-50 p.
d'altezza, in cui talora rinvengonsi de' fori lasciati dalle
conchiglie litofage, ovvero in cui le fessure sono riem-
pite di breccie d'ossami, in cui si ritrovano le conchiglie
de' molluschi marini e d'acqua dolce del periodo attuale,
come presso Nizza, nel Roussillon etc. Si osservano anche
qualche volta delle terrasse d'una altezza di 64,200,
300 e 1017 piedi.
Abbassamenti signifìcanli delle isole e dei continenti
sembran aver abbassalo il livello delle acque di questo mare,
e d'averle separate dal M. Atlantico e rosso: più tardi per
BoiJK 443
mezzo della spaccatura di Gibraltar (1) l'acqua sofferse un
abbassamento maggiore e solamente qua e là il suolo venne
alzalo. Questa descrizione mi sembra più opportuna ^ che il
pensiero della possibilità d'un innalzamento uniforme di
tutti i paesi di questo mare, l'altezza anteriore delle sue
acque avrebbe potuto esser prodotta dall'afflusso dei fiu-
mi. Ma questa teoria non si può applicare agli Oceani senza
supporre anco degli alzamenti in grandi estensioni ; perciò
troviamo anco maggiori differenze nell'altezza delle spiaggie
antiche in mari rinchiusi , ciò che non è il caso negli Oceani.
Le spiaggie degli Oceani offrono daperlutlo degli sco-
gli dilavati per l' avanti dalle acque ^ con o senza comiche,
ovvero delle ferrasse inferiori , ovvero piani di spiaggie
abbandonati e di molto estesi , elevandosi un sopra l'altro
più nell'interno delle terra&se più alte, ovvero una serie
di colline piane estese. Quanto più però gli orizzonti del
mare antico sono lontani dalla spiaggia, tanto più sarà
difficile il riconoscerli , finché non possediamo delle carte
dettagliate e colorate secondo le differenze dell'altitudini.
Nelle isole le terrasse e deposizioni sono facili a cono-
scere, quattro almeno veggonsi nell'isola Arran in Iscozia.
Non si deve però mai paragonare una terrassa sola
con un altra, ma bensì nello stesso tempo tutte le terras-
se ad arabo le spiagge marine. Così , p. e. , al lido del-
l'America settentrionale e dell'Europa setten. troviamo le
Iraccie d'una spiaggia antica, che sporge al di sopra del
mare attuale solo per 10-11 p. , ma nell' isola S. Maria ebbe
luogo nel 1835 una simile elevazione, per cui si può scor-
gere , in quali deduzioni false si possa cadere osservando
solamente singoli casi e principalmente paragonando spiag-
gie di diversi bacini marini. In quest' ultimo caso il pa-
ragone riescirà più difficile, che nello stesso bacino.
(1) Veggasi la consonanza di queste idee del eh. sig. Botié .
con quelle esjwste in questi Annali Ser. 2. T. IX. e seg.
{Un Redatore)
444 ANTICHE SPIAGGIE DEL UARE
10 questo modo possiamo di già determinare adesso
l'altezza di almeno 27 spiagge marine nel M. Atlantico
ovvero dell'antico e nuovo mondo. La spiaggia più bassa
sembra essere in un altezza di soli 5-6 p. sovra il mare,
benché nel Baltico se ne trovano di soli 5 p. ; 2.° segue
una di 10-12 p. in altezza; 3.° una più rara di 16 p. ;
4.° una piuttosto numerosa di 20-25 ovvero 30 o 33 p. ;
S.*» una più rara di 40-50; 6.° una di 60; 7.» una di 70;
8.** una di 100-126; 9.° una di 140-147; 10.° una di
186-192; ll.o una di 238-247; 12.° una più rara di cir-
ca 300; 13.° una di 342-347; l4,°unadi 392-394 ed an-
co di 400; 15.° una di 442-443; 16.° una di 513-516;
17.° una di 540-645; 18.° una di 576 ; 19.° una di 695-699;
20.° una di 640; 2l.° una di 664-659; 22.° una di 686-
687 ; 23° una di 709-715; 24.o una rara di 852, 26.° una
di 914; 26.° una di 996-1000; 27.° una di 1692-1700 p.
La serie delle spiaggie, la di cui altezza è uguale ad
ambo i lati del M. Atlantico, conferma abbastantemente
l'universalità delle cause della loro origine ed esclude gli
eleramenti locali.
Dell'Oceano pacifico ne sappiamo ancor poco di certo,
abbenchè possediamo delle traccie di terrasse di alcuni
piedi, di 15-20 p., di 60-60, di 100 e anco di 200 p.
Quando avremo determinato in questo modo il livello
degli Oceani attuali relativo ai continenti nei diversi tempi
del periodo alUiviale, allora possiamo anco sperare, di
poter imparare a conoscere qualche altc'^'^a del mare pas-
sata nei tempi antichi. Abbenchè gli elevamenti rendano
difficile questa decifrazione, questa però riesce facile là
ove il suolo del mare, e le sue rive esistono ancor al pre-
sente e che non furono sottomesse a de' movimenti o al
più solamente ad uno generale, come principalmente era
il caso di alcuni bacini terziarj de' paesi bassi.
11 caso più semplice è quello , in cui un piccolo lago
terziario si evacuò, come, per es.^ presso Steinheim, Hei-
BODÉ 445
denheim , nelle alpi jurassiche dal Vurlemberg. Quivi esi-
stette un lago le di cui acque probabilmente furono nu-
trite da una sorgente minerale acidula assai ricca, que-
sta sorgente era nel mezzo del bacino e formò quivi una
deposizione ricca di calcare marnoso con molli petrefatti.
Quivi rinviensi una riva solamente al di sopra del suolo
della valle, perchè l'acqua si perdette improvisamente per
una fessura ovvero la sorgente svanì. Se prendiamo i mar-
gini di altri bacini terziarj , come , per es. , di quelli
i quali erano alle faldi settentrionali o meridionali delle
Alpi ovvero in Boemia etc. noi troviamo bensì quelle trac-
cia di erosioni acquee e de' suoi animali, come alla spiag-
gia attuale, nominatamente serie di terrasse , caverne , bu-
chi, tubi 0 almeno erosioni concave di scogli, deposizioni
alluviali e di conchiglie, come pure scoglj perforati da
]itodonti ; eppure il livello di questi bacini è assai di-
verso e quello p. e. al N. delle Alpi, si abbassa sempre
più, quanto più si va da W. verso 0. e questo non solo
nei loro differenti bacini posti T un sopra l'altro, ma
anco nel medesimo.
In questi rapporti trovansi queste antiche traccie delle
maree del bacino Viennese, nominatamente i fori di li-
tofagi a Enzersfeld, Bruck, Haimburg e Theben in con-
fronto di quelli del Banato all' alteramento degli scogli
presso Moldova.
Sapendo presso poco in quale profondità vivono que-
sti Molluschi, per ciò si può stabilire l'altezza dell'acqua
di questi tempi dietro i fori rilasciati da quegli animali ,
come pure dietro i banchi di conchiglie. Solamente tali
traccie di litofagi si ponno seguire sin alle spiaggie de'
mari, sotto cui furono deposte le formazioni jurassiche
(Bull. Soc. geol. fr. Voi. II. pag. 370, e Voi. IX. p. 158).
Ai margini de' mari cretacei sono già più numerosi, come,
p. e. nel Jura (Corapt. R. 1842. Voi. 14. p. 515) nel cal-
care primitivo del Belgio (Bub V. II. pag. 370). Ma tulli
446 ANTICHE SPIAGGIE DEL MARE
i mari grandi terzìarj hanno lasciati di questi trafori,
come nel bacino di Parigi e in quello S. W. di Francia,
in quello della Sassonia (N. Jahrb. f. Min. 1848 p. 43),
in quello della Baviera presso Seldenau (Bull. III. p. 145),
in quello della Prussia presso Osterweddingen (Gerraar,
Zeitsch. f. Min 1826 pag. 276), in quello dell'Italia etc.
Se retrocediamo nel periodo più antico alluviale e anco
nello stesso terziario, sembra che nell'antico mondo il
mare Atlantico sia stalo al N. più ristretto in forza de'
contiuenti ed isole, e che ve ne esistessero delle grandi
anco al W. d' Europa.
Lo spandimento geografico di certi animali e di piante
nella parte settentrionale del vecchio e nuovo mondo po-
trebbesi spiegare dall'unione formale tra l'Europa setten-
trionale e l'America, come pure tra questa ultima e l'Asia;
principalmente mancando questi enti organici nell' Ameri-
ca meridionale.
Se però possiamo immaginarci l'Inghilterra unita con
il Canada , o almeno , che le grandi acque atlantiche non po-
tevano estendersi sin nel mare alemanno, la temperatura del-
la Scandinavia doveva esser di mollo più bassa a contenere
di più ghiacciaje, nel mentre che i dintorni di tutto il
mare settentrionale dovevan pure soffrire un abbassamento
di temperatura.
Forbes e Forschharamer hanno comprovato mediante
i petrefatti , e mediante gli stessi animali ancor viventi
profondamente nel mare, che questa presupposizione era
veramente nel periodo antico alluviale. Il mare ghiaciale
russo era allora non solamente in comunicazione col mar
alemanno per mezzo dell'Europa settentrionale, ma anco
per la parte più bassa della Russia e Polonia col Mare
nero, caspio ed arabico. Resta ancor in dubbio se il mar
nero comunicasse di già col mediterraneo, poiché gli spac-
cati del Bosforo e dei Dardanelli non esistevano ancora,
pure congetturando dietro gli abbassamenti e dietro l'estea-
BOUÉ 447
sione del paese terziario, il marnerò avrebbe comunicato
col mare di Marmara per la Valle di Sakaria, e da qui
esisteva un Canale piuttosto largo verso la pianura d' Adria-
nopoli , da dove poi si diresse verso S. al mare Egeo , co-
me al presente la Moritza. Le isole del mar Marmara si
formarono ben nello stesso tempo coli' apertura delli Dar-
danelli.
Dall'altra parte vi esisteva allora ancora un altra co-
municazione libera tra il M. mediterraneo ed Indico per
via della spaccatura più antica del mare rosso , forse co-
municò questa parte del M. mediterraneo col golfo persico
per Aleppo e l'Eufrate. In tutti i casi questo mare e quello
della Mesopotamia era diviso solo mediante una lingua di
terra assai stretta nella Sìria settentrionale.
Se la Francia era ancor unita coli' Inghilterra e il
golfo del Kaltegat e parte del Canale di S. Giorgio non
ancor vi esistevano; allora non era nel mediterraneo non
solo chiuso il golfo di Gibilterra, ma anco quello di Mes-
sina- Lo stesso mare tra la Sicilia e 1' Africa non vi esi-
steva, ovvero solamente un canale stretto, poiché un ramo
del M. atlantico si pose in comunicazione colla parte oc-
cidentale del M. mediterraneo per la Francia bassa a S. W.
Onde venir in cognizione della comunicazione dell'Eu'
ropa coli' Africa nel periodo terziario ed anco nell'alluviale
più antico , bisogna aver riguardo al M. mediterraneo nelje
sue diverse parti del bacino e primieramente alla dire-
zione delle montagne. Il M. mediterraneo si divide per
primo in due bacini, se si riproduce la primiera comu-
nicazione d'Africa colla Sicilia e della Spagna coli' Africa.
Se il golfo di Gibilterra è nuli' altro che una profonda
fessura, i di cui margini corrispondono si chiaramente,
allor troviamo tra la Sicilia e l'Africa ancor delle Isole
terziarie e vulcaniche e delle profondità, che lasciano pre-
supporre una comunicazione anteriore. In questo bacino
rotondo si elevarono le grandi isole della Sardegna e Cor-
448 ANTICHE SPIAGGIE DEL MARE
sica , sulla di cui probabile connessione coi continenti gran-
di settentrionali e meridionali , io ne feci di già parola.
Nel bacino mediterraneo orientale sembra che le molle
isole in margini ripidi , indichino che il M. Egeo sia slato
separato dalia parte restante ; essendo stato chiuso il M.
Adriatico tra l'Albania media ed il Napoletano. Se la co-
sta orientale di quest'ultimo mare dà a sospettare molli
profondamenti e spaccature, i rimasuglj di bacini terziarj
nel M. Egeo mostrano su alcune isole asiatiche e greche,
quale devastazione ne abbia avuto luogo.
La posizione e la direzione de' monti dell'Isola Creta
non danno a conoscere una connessione coli' Africa, ciò
che al contrario può esser stato il caso nella Sardegna e
Corsica.
Il Mediterraneo e M. nero aveano numerosi seni ed
isole- Nel primo T Italia meridionale e centrale formò una
gran isola, essendosi esteso un ramo di mare dal M. Li-
gure per la Lombardia sin al Adriatico, e coperto avendo
tutte le colline subapennine. Neil' Africa primieramente
nello Stato Tripoli e nell'Egitto, nella Sicilia meridionale,
nella Toscana , nel S. 0. della Francia, nella Spagna orien-
tale (Aragona, Granala) vi esistevano dei seni grandi.
Il Mare nero si eslese da questa parte per la Bessarabia,
Valachia, per una parte della Bulgaria, e si eslese quasi
sin al piede del Tauro (Erckii eie ) nell'Asia minore, così
che allora esistevano nel M- nero 3 grandi Isole , cioè al
S. dello sbocco del Danubio tra Matschin e Babadagh, nel
Krimm, e tra Sinope, Erckii, Andora , e Tosia nell'Asia
minore. La prima era un'isola schistosa cristallina, le al-
tre due formazioni stratificate (flolz) , che connessero runa
colla Transilvania e 1' altra col Balkan. È pure possi-
bile, che tutto il Caucaso sia slato un'isola sola, poiché
gli è unito al S. coli' Armenia alta, solamente per mezzo
d'una catena plutonica stretta più recente, nel mentre le
altre sue faldi sono coperte con strali terziarj.
BOuÉ 449
Nel leslanle dell'Europa erano le isole principali i
monti più antichi della Polonia, Scandinavia, forse l'Ir-
landa e la Bretagna, ma vi esistevano pur molti mari in-
terni 0 dei seni ramificali di molto. I mari più grandi erano
alle falde settentrionali sulle Alpi della Savoja sin nella
Transilvania coi seni profondi serbici-misici , i quali toc-
carono quasi il M. valacco, o veramente erano con questo
in comunicazione all'O. di Nischa; poi nella Francia set-
tentrionale e centrale, della Spagna selt. e centrale (Val-
ladolid eie), nell'Inghilterra S. W. , nella Boemia, nel-
la Assia Cassel etc. questi piccoli mari aveano anco delle
isole, come, p. e., nel bosco ungh. Baxonyi , nella Fru-
schkagora, nella Syrmia, nei monti Slavonici eie.
1 paesi della Sahara nell'Africa e i loro dintorni bassi
erano golfi atlantici ovvero il Mediterraneo slesso comu-
nicava con quel mare Sahara per Tripoli, essendo TAtlanle
in Marocco e d'una parte dell'Algeria un promontorio as-
sai grande, avanti di cui le alture d'Algeri formarono un'
isola , essendo slata sott'acqua la pianura di Melidja. Nella
Sahara slessa erano isole precipuamente nel Murzuk,Kor-
dofan, Darfur, Burnu etc.
Per quanto poco sappiamo dell'Africa, pare che un
braccio di mare terziario abbia unito l'acqua della Sahara
col golfo attuale di Benin , poiché il corso del Niger tro-
vasi nel Terziario. In questo modo noi avremmo in quel
tempo un'isola grande africana nel paese degli Achantis
eie. dell' Africa meridionale restante si sa, che un lillorale
piano basso giace in alcuni siti al d'avanti dei monti in-
terni e che nel paese dei Boschmans esistano de' bacini
terziarj , e più verso il N. de' bacini marini. Se Mada-
gascar sia stalo allora più grande e unito colle rupi schi-
stose cristalline sellenlr. del Sechelles, resta in dubbio,
abbenchè la vicinanza vulcanica offra abbastanti forze de-
vastatrici più recenti dall'Isola Comor nel canale di Mo-
zambico, e d' altra parte dalT Isola Bourbon e Maurizio.
N. Ann. Se. Natur. Serie. IH. Tomo 3 29
450 ANTICHE SPIAGGIE DEL MAKE
Nell'Asia settentrionale i paesi bassi erano mari, fra cui
il più grande coprì il bacino del deserto di Mongol (di Gobi
e Yerkenz); acque le quali più lardi si evacuarono per
mezzo di spaccature più recenti nella catena celeste, pei
paesi bassi tra i laghi Alagol , Alcktogol e Balkhasch e il
corso dell' Irlischs. Il Tschian-Schwanz formò In que-
sto mare un'isola. La Persia era per la maggior parte
un mare interno con isole , il quale potea comunicare col
siberico solo pel paese basso dei Turcomani. La Mesopo-
tamia, una parte dell'Arabia e il Penjab erano golfi del
mar indico, l'Indostan inglese ci diede il quadro dell'Ita-
lia, poiché il mare Penjab si estese al di là della Valle
del Gange e divise 1' Himalaya dalle Indie. L'Isola Ceylan
era ancora una parte di quesl' isola triangolare.
Nell'Asia orientale esistevano i grandi golfì di Ava,
Siam, Tonkin, China settentrionale e d'Amur. Se a Bor-
neo, Sumatra, Java, Nuova Guinea, Nuova Zelanda molti
seni coprono il paese attuale, nessuno era così grande co-
me quello nella Nuova Olanda centrale. Possibile anco che
quest'isola allora fosse divisa in due.
In generale la comunicazione tra l'Asia e tra tutte le iso-
le dell'Asia posteriore sin alla Nuova Irlanda, Nuova Cale-
donia e N. Zelanda non dee esser stala nel periodo ter-
ziario si estesa come al presente. È un caso simile come
colle isole del mare atlantico settentrionale e del mare
del Messico nel periodo antico alluvionale.
Nell'America il mar atlantico si trovò alle faldi delle
Andi dalla Patagonia fin al Oriniko e divise come isole
il Brasile ed il Ceylan, e come promontorio una parte
della Columbia^ essendosi esteso il mare messicano assai
lungi nell'America settentrionale, non però sin ai grandi
laghi, poiché le colline piuttosto basse, le quali erano
d'ostacolo al suo ulteriore procedere, sono coperte di al-
luvium antico d'acqua dolce, e di conchiglie. I monti AI-
leghanies e Ozark formaron promontorj e una parte degli
slati liberi atlantici erano sott'acqua.
BOUÉ 451
Nelle così delle Prairies d' Arkansas , intorno al gran
Iago salino della California forse anco nel nuovo Messico,
al dintorno di Messico, di Nicaragua^ Bogota, Titicaca,
nel Ctiili , presso Tarapaca poco distante da Iqniquì, presso
Coqniinbo efc. esistevano de' grandi laghi rinchiusi. La
strada del Rehring era chiusa e il paese del Fuoco non
diviso dall' America meridionale.
Trasportandoci nel periodo della formazione cretacea
e jurassica , vediamo i mari suddetti farsi in parte più
larghi e più estesi, come p. e. in tutta l'Europa centrale
N. W. , nella Russia, nell'Europa meridionale, nell'Africa
sellrenl. e merid., nell'Asia minore, Mesopotamia, al Cau-
caso, nella Persia, India, Nuova Olanda ed in ambe le
Americhe (Bull. geol. 1844. V. I. pag. 365).
In questo modo vennero divisi molti bacini ed isole
mediante argini, se le deposizioni calcaree e sabbiose eb-
bero luogo su sili poco profondi, ciò che corrisponde colle
condizioni della vita di certi animali, come de' coralli; in
questo modo vennero divisi i due bacini terziarj nell'In-
ghilterra e i tre grandi nella Francia, il simile bacino
della Svizzera e Baviera, altri si formarono nell'Ungheria,
Italia , Spagna , Turchia , Algeria , Nubia, Africa merid. eie
Nella Siria settentrionale venne resa difficile la comunica-
zione Ira il M. mediterraneo e il Mesopotamico, ovvero
forse anco del lutto racchiusa, venendo separato il Medi-
terraneo dall'Atlantico.
Retrocedendo ancor più , troviamo formarsi il Trias
sotto mari ancor più estesi, per formar più tardi i margini
de' bacini jurassici e cretacei;, come in Inghilterra, Fran-
cia, Europa centrale. Spagna, Africa seltent. etc. In con-
seguenza di ciò si formarono non solo argini e divisioni
di bacini, ma anco molte secche ed isole, le quali più
lardi diedero delle occasioni favorevoli alle successive for-
mazioni calcaree.
D'altra parte possono aver partecipato nella raodifi-
452 ANTICUE SPIAGGIB DEL MARE
cazione della distribuzione del mare anche le eruzioni por-
firitiche e trappiche, antecedenti al Trias. Il più bel esempio
ci porge l'argine incompleto, tra il Mediterraneo e il M.
rosso, poi quei dei Vogesi e dell* Ardenna , che prima
erano isole nel mare alto e dopo queste eruzioni e dei
Trias divisero i mari della Francia da£:li Alemanni.
Della supposta idenlilà specifica de'' Licheni
riuniti dallo Schaerer sotto al nome di Lecidea
microphylla. Nota letta all'I. R. Accademia di
Scienze Lettere ed Arti di Padova nella tornata
del 27 Marzo 1851, rfa Vittore B. A. Trevi san.
Nel suo elaboratissimo Spicilegio (Lichen, helvel. Spi-
cileg. pag. 110-112) l'illustre lichenografo della Svizzera,
il Pastore Lodovico Emanuele Schaerer, riunisce sotto la
denominazione di Lecidea microphylla: 1. ] a Lecidea tri-
ptophylla d'Acharius, considerata quale forma tipica della
specie Schaereriana ( Lecid. microph. «. Schraderi, Schaer.) ;
2. la Psora coronata di Giorgio Francesco Hoffraann (Lecid.
microph. ^. coronala , Sfiaer. ) ; 3. il Lichen pe^^oides di
Weber (Lecid. microph. y. pezizoides, Schaer.); 4. il Li-
chen mìcrophyllus di Swarlz. (Lecid. microph. S. Swarlzii,
Schaer.); 5. una nuova forma per la prima volta dallo
stesso descritta e nominata epigaea ( Lecid. microp. «. epi-
gaea , Schaer. ) ; 6. lo Stereocaulon corallìnoides del me-
desimo Hoffmann (Lecid. microph. r.corallinoides,5c/iacr.);
7. la Lecidea fuliginea di Acharius ( Lecid. microph. t\. fu-
liginea, Schaer.); 8. infine W Lichen uliginosus di Schra-
der (Lecid. microph. ^. uliginosa, Schaer.).
DI V. B. A. TREVISAN 463
Non è mio divlsamenlo , colleghi chiarissimi , per filo
e per segno narrarvi le vicende molle cui andarono sog-
gelle, nelle opere in ispezialtà dell' Acharius, le pianlicelle
testé enunciate. Tale rivista ci condurrebbe troppo da lunge,
menlr'è nella storia della lichenologia un miscuglio singo-
lare di osservazioni diligenlissime e coscienziose, e di er-
rori e d'idee torte e preconcette: e n'è lo studio «n gi-
nepreto denso d'ogni maniera di rovi e di spine, dal qua-
le ben fortunato quegli potrebbe dirsi che ne campa con
suo minore malanno. È una palestra in cui sventuratamente
non di rado accaddero dispule e pugne andahatarum more,
0 a dirla volgarmente a gatta cieca. Il perchè mi terrò
pago al ricordare come il sommo Elia Fries nella sua re-
centissima Summa vegetabilium Scandinavìae coW^chìntì-
la sezione Psoroma del suo genere Parmelia i Lichen mi-
crophyllus e pe:^i^oides (Parm. microphylla e brunnea,
pag. 105. num. 28-29), e neW aUro Biatora i rimanenti,
cioè il Lichen uliginosus e la Lecidea triptophylla qua-
li specie distinte (Biat. uliginosa^ pag. 113. num. 42, e
Biat. triptophylla, pag. 111. n. 6), la Lecidea fuliginea
siccome varietà della Biatora uliginosa, la Psora coro-
nata e lo Stereocaulon corallinoides quali semplici forme
della triptophylla. Ciocché é a un dipresso quanto aveva
proposto sino dal 1831 , fuori la triptophylla collocala tra
le Parraelie (Lichen, europ. reform. pag. 90-93 e 276). E
del resto quanti quasi vennero dopo alla Friesiana riforma
della lichenografìa europea andargli dietro a occhi chiusi.
Occupandomi nel rivedere la mia molta suppellettile
lichenologica, onde disgrossare le parti di quel maggiore
lavoro di cui vi ho testé tenuta parola (1), e nulla tra-
ci) Nella medesima tornata l'autore aveva letto sulla
geografica distribuzione delle piante filicine in Italia , e
dato ragguaglio d'una Flora crittogamica Italiana che sta
454 SUPPOSTA IDENTITÀ DEI lICHEM
scurando ad un tempo che valesse ad ammaestrarmi sul
valore de' caratteri differenziali de' generi di licheni, dopo
lunghe e pazienti e ripetute osservazioni , ho dovuto cadere
d'accordo col Cav. di Floton sull'importanza appunto ge-
nerica del hel carattere degli apoteci uniformi o biformi
negli stessi individui della medesima specie , carattere oh' e-
gregiamente s'incontra in buon numero di Friesiane Par-
melie crostacee e Biatore. Infatti vediamo le sue Parmelie
crassa, lentigera, saxìcola, pallescens, tartarea, sub-
fusca,atra, ed altre, presentare apoteci sempre conformi
e cinti da escipulo affatto tallode, tutto omogeneo, senza
la più piccola traccia d'un interno escipulo proprio, as-
solutamente siccome osservasi in una vera Parmeiia, per
esempio la perforata. Allo incontro nelle Parmelie plum-
bea, ostreata ,coarctata, aurea , fulgens , erythrocarpia,
cervina , ventosa , vitellina , aurantiaca , cerina , ferru-
ginea ^ ec, nelle Biatore decipiens e tabacina, nella Le-
cidea vesicularis &à a\\.ve specie, l' escipulo è sempre com-
posto, vale a dire consta più propriamente di due escipu-
lij de' quali l'uno dall'altro compreso, questo esteriore
assolutamente concolore al tallo, similare, immutato, quel-
lo interiore discolore, eterogeneo e d'indole affatto pro-
pria. In esse inoltre sono gli apoteci promiscuamente bi-
formi, ora cioè l'esterno escipulo tallode persistendo in
ogni stadio di loro sviluppo ricopre del tutto l' escipulo
interno, ora invece l'evoluzione dell' escipulo tallode arre- |
standosi lascia così allo scoverto l'interiore escipulo pro-
prio. DI questo carattere degli apoteci biformi, parmelia-
cei e biatorini, scutellati e patellati , il Fries già sino dagli
anni 182òe 1831 aveva fatta particolare menzione, e spe-
alacremente preparando , e la quale , perchè in sì tanta va-
stità di materie riesca quanf è possibile meno imperfetta ,
caldissimamente accomanda al concorso benevogliente de' bo-
tanici tutti della penisola.
DI T. B, A. TREVISAW 466
cialmente nella sua bella Lìchenographia europaea refor-
mata. E ne attribuiva il perchè ad una presupposta co-
stante diversità loro di sito e di provenienza (1), per cui
ogni apotecio parmeliaceo deriverebbe esclusivamente dal
tallo, mentre ogni apolecio biatorino non potrebbe trarre
origine se non che dall' ipotallo. Ciocché se in qualche ben
raro caso è verissimo, è certamente de! pari nel massimo
numero delle occasioni falsissimo.
Sino da quell* epoca appunto aveva lo stesso Fries
concepito il divisamento di riunire in un particolare sotto-
genere , che addimandò Zeora , ( System. Orb. Veget. ) , tali
specie con apoleci biformi, ed anche di formarne un ge-
nere a parte (cfr. Lichen, europ. reform. pag. 90). L'ef-
fettuazione però di codest' ultimo smembramento avendo
egli, come diceva (« cum in praesenti miserim » Lich.
europ. ref. loc. cit.), messa pel momento da banda, ne avven-
ne ch'egli medesimo si trovò, nella i^/ora5camca ed altre
più recenti sue pubblicazioni, condotto a sbalestrare dalle
Parmelie alle Biatore, ed anco viceversa, più d'una specie
ad apoteci biformi da lui stesso dianzi all'altro genere ri-
ferita. E che d'altronde non lo si avesse potuto credere
cosi di leggieri a ciò indulto non è a meravigliare, egli
che in un medesimo genere riunisce insieme tuttora vere
Parmelie foliacee e specie decisamente crostacee, Borrere,
Lecanore ed Urceolarie.
Fatto riflesso che oltre ad una metà incirca delle specie
sullo scorcio del secolo decorso riunite dall' Hoffmann sotto
la denominazione geoerica Psora presentano apoteci bi-
formi: che il genere di egual nome dal De Candolle (Fior.
Frane. II. pag. 367) ristretto ed ammesso nel 1806 ha a
tipo parecchie di tali specie medesime: che il Duby nel
(1) « nunc apothecia Parmeliae, nunc Biato-
rinis simillima proferunt. Cujus ratio est diversus eorum si-
tus et ortus. » Lichen, europ. reform. pag. 90.
466 SUPPOSTA IDENTITÀ DEI LICHENI
1830 (Botati. Gali. II. pag. 657) conserva con poche va-
riaiili e il nome ed il genere Candolleana: che d'altronde
la denominazione di soltogere Zeora data soltanto dal 1825:
crederei più conveniente riproporre il nome Hoffmanniano
a distinguere il genere comprendente tutte le specie di li-
cheni gimnocarpi , crostacei , discocarpi , cenotalami , ano-
talami con apoteci biformi, con escipulo composto, l'in-
terno ceraceo , con spore uniloculari.
Ora a codesto genere Psora sì riformalo a[)parten-
gono appunto le quattro varietà della sua Lecidea micro-
phylla dette da Schaerer coronata, pe^i'^oides, Swart^ii ed
epigaea. Di queste le tre prime, l'ultima non conoscen-
done, Frrès (Lichenogr. europ. reform. pag. 90-93) con-
sidera siccome altrettante specie distinte; alla quale opi-
nione rispetto alla coronata e 3iì\a Swarf^ii pienamente so-
scrivo. Ma per quanto risguarda la pe':{ì7^oìdes e V epigaea
non saprei riconoscervi più che semplici varietà della co-
ronata. E le chiamerei così P&ora mìcrophylla (* non
Hoff. (1), Psora coronata {^o^m.), Psora coronata var.
pe^i:{oides O, Psora coronata var. epigaea (*)).
Dissi più sopra avere il medesimo Fries ritenute quali for-
me d'una medesima specie la Psora coronata, la Leci-
dea triptophyìla e lo Stereocaulon corallinoides -, e su
di ciò sono venuti d' accaldo tutti quanti furono i recenti
lichenografì, se se ne eccettuino forse nn pajo d'autori
alemanni. L'Achariana Lecidea triptophyìla presenta in-
variabilmente apotaci provenienti dall' ipotallo, tutti con-
formi, con escipulo bensì composto, ma l'esteriore non
meno dell' interiore di una natura affatto propria e per
nulla tallode. Un solo carattere riscontrasi in essa e nella
Psora coronata comune, ed è quello delle spore, unilocu-
lari. Ma sonvi anche nell'intima organizzazione della la-
(1) La Psora mìcrophylla dell' Hoffmann è sinonimo
della Lecidea triptophyìla d' Acharius,
DI V. B. A. TREVISAN
467
mina proligera altre differenze a quanto sembra costanti ,
specialmente di dimensioni, e poiché assolutamente man-
cano osservazioni positive di passaggi diretti dall'una nel-
l'altra, e sono d'altronde sì numerose ed importanti le
divergenze, in guisa che non possono a mio credere ap-
partenere nemmeno alla medesima tribù, parmi non esservi
sforzo nel reintegrare la Lecidea trìptophylla nel Mega-
lospora, genere proposto da Meyer e Flotovv sino dal 1833
ed ammesso dal più grande criltogamista che mai abbia
in Francia vissuto, l'illustre Montagne, nel suo interessan-
tissimo Apercu morphologique de la famille des Lichens
nel 1846 pubblicato nel Dictionaire unìversel d' Histoire
naturelle diretto da Carlo D'Orbigny.
Nello Stereocaulon corallinoìdes poi osserviamo apo-
leci bensì come nella Lecidea trìptophylla provenienti dal-
l' ipotallo e conformi , ma l' escipulo n' è evidentissimamente
semplice e proprio, e le spore allungate quasi cilindriche
e costantemente quadriloculari. I quali caratteri quanto
allontanino questo lichene da una qualsiasi specie di Psora
nessuno si vorrà al certo porre a negare. Il perchè non
resto in forse a proporre per esso un nuovo genere, che
collocherei presso appunto al Megalospora e potrebbesi
intitolare ZecorAecmm (1), riservata alla specie 1' antichis-
sima e non meno certa denominazione Hoffmanniana co-
rallinoìdes. Veramente se il Lichen niger Linneano appar-
tiene a questa medesima pianta, ciocché benché sia assai
probabile non puossi decidere se non coli' ispezione del
classico erbario , sarebbe questo il più vecchio nome. Tante
però e sì disparate cose furono dallo stesso Àcharius riu-
nite sotto al suo Collema nigrum che non sarebbe impos-
sibile fare rivivere un qualche errore dietro alla semplice
riabilitazione d' un nome né necessario né proprissimo.
Quanto infine alle varietà fuliginea ed uliginosa della
(I) Da XtHOT, scodella, e dr|K>f, teca.
468 SUPPOSTA IDENTITÀ DEI LICHENI
Schaereriana Lecidea microphylla, con apoteci costante-
mente conformi j con escipulo affatto semplice e ceiaceo,
puossi dire concorde il giudizio de' più stimati contempo-
ranei nel 'riferirle col Fries al suo genere Biatora, e nel
ritenere la prima siccome semplice varietà della seconda.
Così la Lecidea del celeberrimo lichenografo dell'Elvezia
comprenderebbe cinque specie appartenenti a quattro gene-
ri dislinii, Psora, Megalospora, Lecothecium , e Bia-
tora (1).
(1) ^ schiarire il posto che questi generi avrebbero ad
occupare in una classificazione naturale tolgo da un lavoro
speciale intrapreso su' licheni italiani i prospetti e le chiavi
analitiche seguenti :
Parmeliaceae ( Ord. ) Gyranocarpae ( 5tt6ord.) crustaceae ,
discocàrpae ( disco orbiculari ) .
A. Coenothalamae. Thalamium excipulo thallode recC'
ptum. Patellarieae.
B. Idiolhalaraae. Thalamium excipido proprio rece-
ptum. Lecideinae.
Tribus VII. Patrllarieae , *
Sitbtribus I. Psoreae, * — 1. Patellaria, Ehrh. — 2.
Bérengeria ,* — 3. Psora , Hoffm. — 4. Icmadophila, Ehrh.
— 5. Dirina, Fries. — 6. Diplotomma, Flotow. — 7. Di-
rinopsis , De Notar. — 8. Vrceolarìa , Achar. — 9. Thelo-
trema , Achar.
Subtribus IL Gyalecteae, * — 10. Gyalecta, Achar.
ÌApothecia e thallo oriunda ( anothalama ). — Psoreae (2.
Apothecia ex hypothallo oriunda (catothalaraa). —
Gyalecteae.
Excipulum simplex , ( 3.
Excipulum compositum ( 6.
DI V. B. A. TREVISAN 4S9
Questi fatti ì quali chiunque fornito di buon micro-
scopio e di bella copia d'autentici e perfetti esemplari po-
trà agevolmente riscontrare, dovrebbero richiamare l'atten-
zione di molli su tanti e tanto accarezzati guazzabugli a
proposito di polimorfie di specie e di passaggi di forme.
Potrebbero contribuire a convincere del danno gravissimo
arrecato al progresso della scienza dal vizialo, benché in-
vero comodissimo , sistema di riunire a' tipi più conosciuti
le forme meno ben note, sull'unico fondamento di tran-
il
Lamina proligera strato gonimo aut cellulari homoge-
neo (nunquam carbonaceo) imposita, (4.
Lamina proligera strato carbonaceo imposita, (5.
Sporae i-loculares. — Patellaria.
Sp. 'ae 2-loculares. — Bérengeria.
Sporae 4-loculares. — Dirinopsis.
Sporae pluriloculares. — Urceolaria.
Apothecia uniformia. Lamina proligera excipulo interno
concolori, laxo , primitus omnino clauso , ore sìm-
plici pertuso, demum discreto membranaceo lacero-
dehiscente velata. — Tlielotrema.
Apothecia biformia. Lamina proligera excipulo interno
proprio nunquam velata , (7.
Excipulum internum ceraceum, (8.
Excipulum internum carbonaceum , (9.
e Sporae l-loculares. — Psora.
( Sporae 2-loculares. — Icmadophila.
Sporae i-loculares. — Dirina.
Sporae 2-loculares. Diplotomma.
Tribus fin. Lecideinae , Fries.
SuòmÒMs /. Rhizocarpeae , * — 1. Megalospora , Vieyee
et Flotow. — 2. Lecothecium, * — 3. Rhizocarpon , Ramond.
{
{
460 SUPPOSTA idbntitX dei licheni
siti indiretti e non abbastanza constatali^ e senza che l'a-
nalisi microscopica v'abbia avuta parte; a convincere che
in tali casi, e son molti, è senza confronto minore il ma-
lanno cui si va incontro col pericolo del distinguere che
non col confondere insieme il certo coli' incerto; a persua-
dere che per codesta branca pure dell'amabile scienza, in
mezzo a tanto fervore di migliorare l'avvenire, surse il
giorno di smettere le pastoie e battere nuovo cammino:
eh' è utile e bello sapersi discoslare talvolta da certe norme
Subtribus li. Eulecideinae, * — 4. Lecidea , Àchar. —
6. Buellia, De Notar. — 6. Biatora , Frìes. — 7. Sporobla-
stiay * — 8. Bacidia, De Notar. — 9. Coniangium, Fries.
Apothecia e thallo oriunda (anolhalama). — Euleci-
deinae ( 2.
Apothecia ex hypothallo oriunda ( catothalaraa ) — Rhi-
zocarpeae , (6.
Excipulum carbonaceum, (3.
Excipulum ceraceunif (6.
Lamina proligera nunquam velata, (4.
Lamina proligera primitus velo tenuissimo demum deci-
duo teeta. — Coniangium.
Sporae l-loculares- — Lecidea.
Sporae 2-loculares. — Buellia.
Sporae i-loculares. — Biatora.
Sporae 2-4-loculares. — Sporoblaslia.
Sporae Q-loculares. — Bacidia.
Excipulum compositum. ( Asci 8-sjìori. Sporae i-locu-
lares) — Megalospora.
Excipulum simplex, (7.
Asci G-spori. Sporae 4-loculares. — Lecothecium.
Asci i-spori. Sporae \7 -20-loculares- — Rhizocarpon.
DI V* B. À. TRETISAN 461
che troppo puzzano d'antiquato e stantio: che Taulorità
d'un gran nome, massinaa fosse pure, non basta, perchè
sta nell'umana natura l'errare ed ogni misura di tempo
trascorso segna un novello progresso. Nel che dire tolga
Iddio ch'io intenda menomare a' meriti certamente gran-
dissimi ed incontestabili degli odierni dittatori in Licheno-
grafia. Ma sono un de' pochissimi ne' quali l' osservazione
diretta ingenerò convincimento pienissimo che un po' più
presto 0 un po' più tardi la bandiera dell'illustre raicro-
grafìsta di Strasburgo deve senza meno condurre ad una
radicale rivoluzione, perchè Fée v'ha sopra scritto un
vero indeclinabile, proclamando altamente, dopo di avere
disvelate le piaghe dei sistemi di Acharius, d'Eschweiser,
di Fries e di Meyer, non avere alcuno di essi fatti de*
lavori durevoli perchè nessuno discese abbastanza pro-
fondarr nte neW intima organii{7fi7j.one de' licheni , e per-
chè ninno volle concedere agli apoteci ed agli organi
ch'essi racchiudono d' importanza che tutti gli autori
hanno accordata al frutto ed al seme delle piante fane-
rogame {Fée Ess. sur les cryptog. des écorc. exot. offi-
cin. II. partie, pag. 4. 1827). Ed io ben pago terrommi
se alzando coraggiosa la franca voce tra voi sarà riescito
ad invogliare taluno de' confratelli di me più valente a
scendere con alzata visiera nella lizza della Féeana teoria,
ed affrettalo così un siciliano vespro a più d'una mostruosa
consociazione di generi, di specie, di varietà.
ADDIZIONE POSTERIORE
Queste osservazioni erano già da pochi giorni fatte di
pubblico diritto quando mi giunse alle mani l'^wt/mera^io
critica Lichenum Europaeorum edita dal medesimo Schae-
rer sul chiudere dell'anno decorso. In essa trovo la Le-
cidea microphylla dello Spicilegio divisa nelle quattro spe-
cie seguenti: ì. Lecideamicrophyllacm una nuova varietà
462 SUPPOSTA IDENTITÀ DE* LICHENI
turgida; 2. Lecidea triptophylla colle varietà coronata,
pe^i^oides , epigaea , corallinoides e caesia ; 3. Lecidea
uliginosa colla forma confluens e la varietà coenosa;4. Le-
cidea fuliginea colla varietà caesio-pruinosa. Per quanto
mi sia grave il dissentire da' giudizi di sì gran maestro,
non crederei cionuilostanle essere la fuliginea semplice-
mente più che distinta varietà deW uliginosa. E per ciò
che risguarda la riunione in una medesima specie della
Fsora coronata coWa Megalospora triptophylla e col Le-
cothecium corallinoides, lo sperperamento delle Psore ne'
suoi generi Lecanora e Lecidea , la fusione in un solo
de' generi Friesiani Lecidea e Biatora, ecc., mi limiterò
a ricordare l' enorme diversità de' principii da cui partia-
mo, per cui mentre all'uno una semplice lente ordinaria
è più che sufficiente, bastano amala pena all'altro i mag-
giori ingrandimenti de' migliori microscopi composti ; e
chiederò anzi a lui stesso la permissione di citare in ispecie
quelle parole : « Iterum atque iterum dolens , me in utendo
microscopio non adeo exercitatum esse » ecc. (loc. cit. pag.
XVI). Aggiungo cosi le seguenti indicazioni sinonimiche.
1. PsoRA CORONATA, Hoffm. (Plaut. lichen. III. lab.
66. fig. 1.) — Verrucaria coronata, Hoffm. ( Deulschl.
Fior. II. pag. 75- ) — Lichen leucophaeus, Fior. don. (lab.
955. tìg. 2. ) — Lichen brunneus, £'/2g/. bot. ( tab. 1246.) —
Lecanora coronata, FlórKe (Deutschl. Lichen, n. 161.) —
Lecanora brunnea ^. coronata, -(4c/iar., Duby (Botan. Gali.
II. pag. 666. ) — Lecidea raicrophylla p. coronata , Schaer.
(Spicileg. pag. Ili et 191.) — Lecidea triptophylla ^.co-
ronata, Schaer. Enuraer. pag. 98.) — Parmelia brunnea
^. coronata, Jchar. (Method. pag. 186.) — Parmelia tri-
ptophylla var. coronata, Fries (Lichen, europ. reforra, p.
91.) — Biatora triptophylla var. coronata (Summ. veget.
Scandin. pag. \ìl.),Rabenh. (Deutschl. Lichen, pag. 91.).
^. PEzizoiDES,* — Lichen pezizoides, Weber (Spicil.
Fior, golting. pag. 200), Dicks. (Cryptog. brit. fase. I.
DI V. B. k. TREVISAU 463
pag. 10. lab. 2. fili. 4.) — Lichen brunneus, Swart^. —
Psora pezizoides et hvimaea , Hoffm. (Deulschl. Fior.) —
Psora nebulosa, Hoffm. (Piani, lichen, lab. 40. fig. 1.) —
Psora pezizoides, Sturm- (Deulschl. Fior. II. 3.) — Pa-
tellaria brunnea. De Cand. (Fior. Frane, il. pag. 360.) —
Lecanora brunnea, Achar. (Lichen, univers. pag. 419; Syn.
melh. pag. 193.), Duby (Bolan.Gall. II. pag. 666), Fior.
Dan. (lab. 1718. fig. 2.), Rahenh. (Deulschl. Lichen,
pag. 46.) — Lecidea microphylla 7 pezizoides, Schaer.
(Spicileg. pag. 111. et 191 ; Lichen. Helvet. exsicc. n. 160.)
Lecidea triptophylla -y pezizoides, Schaer. (Enuraer. pag.
99.) — Parmelia pezizoides, ilfar?. — Parraelia brunnea,
Achr. (Melhod. pag. 186), Fries (Lichen, europ. reform.
pag. 93., Fior, scanic. pag. 264.).
7. Epigaea, * — Lecidea microphylla e. epigaea,
Schaer. (Spicileg. pag. 111.) — Lecidea triplophylla S»
epigaea, Schaer. (Enumer. pag. 99.).
2. Psora microphylla^ * — Lichen microphyllus,
Swarf^. (in Ad. Holm. 1791. pag. 301.), Achar. (ibid.
1795. pag. 131. lab. 6. fig. 3.) — Lecanora microphylla,
Achar. (Lichen, univers.) — Lecidea microphylla, Achar.
(Syn. melh. pag. 53.), Schaer. (Enumer. pag. 98.) — Le-
cidea microphylla S. Swarlzii , Schaer. (Spicileg. pag. 111.
et 191; Lichen. Helvet. exsicc. n. 161.) — Pannarla mi-
crophylla. Delise. — Palellaria microphylla, Duby (Bo-
tan. Gali. II. pag. 655.) — Biatora microphylla, Fries
(in Ad. Acad. Stockh. 1822. pag. 276.), Rabenh. (Eeut-
schl. Lichen, pag. 91.) — Parmelia microphylla, Fries
(Lichen, europ. reforra, pag. 90.).
^. TURGIDA, * — Lecidea microphylla ^. turgida,
Schaer. (Enumer. pag. 98.).
3. Megalospora triptophylla, * — Lecidea Iriplo-
phylla , Achar. (Lichen, univers. pag. 215.), Schaer.
(Enumer. p.98)- Lecidea microphylla «.Schraderi, Schaer.
(Spicileg. pag. 110. et 191.^ Lichen. Helvet. exsicc. n. 159.)
464 SUPPOSTA IDENTITÀ DE* LICHENI
— Lichen raicrophyllus, Schrad. (Spicil. Fior. Germao.
lab. 4. fig. 4.), Engl. hotan. (lab. 2128). — Psora mi-
crophylla, Hoffm. — Collema micropliyllura, De Cand.
(Fior. Frane. II. pag. 381.) — Patellaria microphylla ^.
triptophylla, Duby ( Boian. Gali. II. pag. 655.) — Par-
melia triptophylla e. Schraderi , Fnes (Lichen, europ. re-
form. pag. 91) — Bialora triptophylla, Frìes (Fior. Sca-
nic. pag. 276), Rabenh. (Deulschl. Lichen, pag. 91.) —
Biatora triptophylla e Schraderi, Montagn. (Fior, canar.
cryptog. pag. 121.).
4. Lecothecium coRALLiNOfDEs , * — Slercocaulou co-
rallinoides, Hoffm. — Lecidea corallinoides, Flòrke (in
Berlin. Magaz. 1809, Deulschl. Lichen, n. 26.) — Leci-
dea microphylla ^. corallinoides, Schaer. (Spicileg. pag.
112. et i91., Lich. Helvet. exsicc. n. 226.) — Lecidea
triptophylla e. corallinoides, Schaer. (Enumer. pag. 99.)
— Lichen niger, 5mifA. (Engl. botan. tab. 1161.) — Col-
lema nigrum, Achar. (Syn. melh. pag. 308) — Palella-
ria nigra, Spreng. (System. Veget. IV. I. pag. 268.),
Duby (Botan. Gali. IL pag. 647.) — Parmelia triptophylla
e. *, Fries (Lichen, eiirop. reform. pag. 92.) — Biatora
triptophylla var. corallinoides, Fries (Siimm. veget. Scan-
din. pag. 111.), Rabenh. (Deulschl. Lichen, pag. 91.).
^. CiEsitM, * — Lecidea caesia, Dufour. — Lecidea
triptophylla Jf. caesia, Schaer. (Enumer. pag. 99.) (1).
6. Biatora uliginosa , Fries ( Sched. Crii. 8. pag. 10. ,
Lichen, europ. reform. pag. 275. , Fior. Scanic pag. 275),
Rabenh. (Deulschl. Lichen, pag. 90.) — Lichen uligino-
sus, Schrad. (Spicil. Fior. German. pag. 88., Cryptog.
exsicc. n. 163.), Engl. bot. (lab. 1466.) — Verrucaria
uliginosa et humosimilis, Hoffm. — Lecidea uliginosa,
(1) 2Vo» ho potuto ancora vedere esemplari autentici di
questo lichene che sembra essere semplice varietà del Lecolhe-
riam corallinoides.
DI V. B. A. TREVISAN 465
Achar. (Syn. melh. pag. 25.), Schaer. (Enumer. pag. 136.)
— Lecidea raicrophylla 3-. uliginosa, Schaer. (Spicileg.
pag. 112. et 191., Lichen. Helvet. exsicc. n. 162.) — Le-
cidea terricola, Achar. (Lichen, univers. pag. 679.) —
Patellaria uliginosa , De Cand. ( Fior. Fran^. li. pag. 350. ) ,
Duby (Bolan. Gali. IL pag. 647.)-
^. BOTRYosA, Frie5( Lichen, europ. reform. pag. 275.)
— Bialora bolryosa, Fries (in Vet. Ac Handl. 1822. pag.
268. 5 Lichen, suec. exsicc. n. 219.) — Lecidea hypopia,
Achar. (Method. pag. 61.) — Lecidea raicrophilla ò» uli-
ginosa B., Schaer. (Spicileg. p. 112., Lichen. Helvet. ex-
sicc. n. 163.) — Lecidea uliginosa b. confluens, Schaer.
(Enumer. pag. 136. ) — Patellaria botryosa,SjDrewg. (Sy-
stem. Veget. IV. I. pag. 265.).
•y. coENOSA, Frìes (Lichen, europ. reform. pag. 275. )
— Colleraa coenosum, Achar. (Lichen, univ. pag. 629;
Syn. melh. pag. 309.) — Lecidea uliginosa ^. coenosa,
Schaer. (Enumer. pag. 136.).
r. FULiGiNEA, Fries (Lichen, europ. reform. pag. 275.)
Rehenh. ( Deulschl. Lichen, pag. 91. ) — Lecidea fuliginea ,
Achar. (Syn. melh. pag. 35.) — Bialora fuliginea ^ Fries
(in Vet. Acad. Handl. 1822. pag. 264.) — Patellaria fu-
liginea, Spreng. (System. Veget. IV. I. p. 266.) — Leci-
dea microphylla i]> fuliginea, Schaer. (Spicileg. pag. 112.
et 191.).
s. CAEsio-PRUiNosA, * — Lecidea fuliginea ^. caesio-
pruinosa , Schaer. (Enumer. pag. 136.).
^^^^'^èi^S^^^
300
N. Ann. St. KatuR- Stuih III. Tom. 3, 30
466
SIILA PALEO HYDRO OROGRAFIA
DEI. SIGNOB BOUÉ
Le contrade in cui in una formazione trovansi dei pe-
trefatti identici , se attualmente non sono noti in paesi
troppo lontani, dimostrano Io stesso mare, ovvero sulle
slesse traccie di mare, abbenchè al presente vi siano frap-
posti dei monti.
Se ila luogo la pili gran identicità tra il terreno MiocC'
«zco dell' Italia , del M. Adriatico, come pure della Turchia
europea e dell'Austria e della Svizzera; questa similitu-
dine ci dà una certezza della libera comunicazione tra quei
mari ad ambo i lati delle Alpi, abbenchè abbiavi gran
diversità di clima; eppure adesso vi sono frapposti de'
monti assai alti.
Nel periodo eoceno gli strati numraulitici assegnano
una libera comunicazione dell'Eufrate e del bacino del
Tigri col M. Mediterraneo^ e col mare all'intorno delle alpi,
ciò che ora non è.
Al contrario la totale mancanza di conformità tra i
petrefatti terziarj del Chili e dei Pampas (Compt. Rend.
Accad. Paris 1843. voi. 17. p. 34*2.) ci approva, che que-
ste due contrade poste I' una presso l'altra sotto lo slesso
grado di latitudine, erano divise nel tempo terziario per
mezzo dell'argine (per lo più di Trachite) delle Andes,
il che verrebbe piij chiarito nello stesso tempo pure dalla
presenza di tante Agate e Argille rosse negli strati infe-
riori terziarj dei Pampas.
In uno stesso modo d'Archiac ha potuto dimostrare
che il bacino terziario della Francia settentrionale ben dif-
ficilmente era in connessione con quelli del Belgio e di
Londra, perchè al sito dell'attuale Canale de la Manche
si elevò un dorso di terra nella direzione da N. O.-S.W.,
cosicché Iq slesse conchiglie del Crag rosso di Suffolk,
PALEO-HYDRO OROGP. BOUÈ 467
del Belgio e Colentin non sono del tulio quelle dei faliins
della Francia media (Compi. Rend. Acad. Paris 1845. voi.
20. pag. 314.).
D'altra parte le differenze nelle formazioni cretacee
dell'Europa mediterranea, settentrionale e N. W. ci danno
motivo a supporre in quel tempo non solo diversi rapporti
climatici , ma pure significanti separazioni tra quei due
gruppi di mare.
Paragonate le formazioni alpine e nominatamente le
mediterranee jurassiclie colle europee settentrionali, han
dato motivo ai geologi di esternarsi , che noi abbiamo quivi
soli' occhio due formazioni originate in due differenti pro-
fondità e separazioni di mare.
Finalmente la particolarità della fauna, del calcare
conchiglifero (Muschelkalk) delle alpi tedesche, dall' Ita-
lia superiore, dalla Slesia sup. , danno la più sicura prova
della presenza antica d'un braccio di mare, il quale co-
prì d'acque nello stesso tempo i due ultimi paesi , (Zeitsch.
d. geol. gesellsch. Berlin 1849. Voi. I. p. 246.) eie.
Lo comprova pure la differente possanza delle forma-
zioni, il differente loro valore nella stessa come pure l'as-
soluta altezza, a cui quelle nei differenti paesi si elevano.
Pur troppo noi possediamo assai pochi fatti esatti intorno
questi oggetti interessanti.
Devo osservare 1." che formazioni d'acqua dolce,
come pure formazioni alluviali e calcaree ponno esser ori-
ginale a diverse altezze e in assai differente possanza.
2.** Che bacini di laghi salini elevati a terrazza a
differenti altezze mediocri ci danno diritto di credere tale
circostanza anco pei tempi antichi. Oltre di ciò abbiamo
ragione a credere, che i laghi esistevano allora in mag-
gior quantità d'adesso, che questi si trovavano in mag-
gior numero posti l'un sopra l'altro in forma di terrazze,
una parte d'acqua potè almeno in questo modo trovar
posto sul g4obo terrestre. I laghi salini o marini si ponno
468 PALEO-HYDRO OROGR.
aver cangiati successivamente in acque dolci, prima o
dopo il loro scarico.
Se noi per esempio avessimo determinato il valore
medio della profondila di mare pel periodo antico alluviale,
allora sarebbe facile a dire, quanto profondo era questo
mare nell'Europa sellentrionale al tempo in cui ebbe luo-
go il fenomeno erratico, perchè si conosce l'altezza dei
ceppi al sud di quel bacino, ove pervennero per mezzo
de' pezzi di ghiaccio e non per ghiacciaje come lo fu qua
e là nella Scandinavia.
D'altra parte si cadrebbe in grande errore se si vo-
lesse giudicare dietro risultati ottenuti in questo modo,
della profondità ed altezza del mare alle falde delle alpi
durante quel tempo o nel terziario, perchè probabilmente
quivi vi esistette un mare, di un livello mollo maggiore,
che quello del mare seltent. europeo.
o.° Le differenze nella possanza ed assoluta altezza
di ciascuna formazione ci danno i mezzi di conoscere la
profondità di ciascun mare alle sue spiagge, quantunque
lontane da queste; certi siti, e di spesso i più profondi,
non ponno aver ricevute delle deposizioni. Non si dee mai
scordare , dall' altezza assolutamente si dee sempre sottrarre
il valore possibile dell'elevamento, che poteva aver sof-
ferto lutto il paese ed il bacino. Perciò si perviene ad un
risultalo più sicuro rapporto alla profondità d'un mare
misurando l'altezza d'una formazione solamente al di sopra
di quella del bacino, in cui essa giace. Gli strati però
devono esser rimasti orizzontali e le roccie contenere de'
petrefatti, i di cui animali erano littorali, ovvero vissuti
in una certa profondila d'acqua. Se al contrario le roccie
sono alluviali senza petrefatti, allora l'altezza non dà ri-
sultati sicuri sulla profondila del mare, perchè il suolo
del bacino può esser slato anco elevato.
4.° Bisogna pur sempre cercar di riconoscere mediante
t petrefatti, se una formazione sia stata originata alla
BouÈ 469
spiaggia del mare, o in lagune d'acque, ovvero in un
mare profondo.
Il mare terziario pare abbia avuto alla sua spiaggia
per lo più una profondila di 2 a 600 o 800 p. , negli
stretti però e nei passi poterano esser anco 900-2000 p.
Le altezze maggiori di queste formazioni sono causate o
per via d'elevamento del suolo, o per rovesciamento de'
suoi strali , come l'altezza di 4000 piedi nella Svizzera , di
16000 nella Bolivia etc. Oltre di ciò i limiti d'altezza sud-
detta del mare terziario vengono constatate dagli strati ter-
ziarj i quali furono formati nel mare rinchiuso, più alto
dell'Oceano. La maggior altezza assoluta del suolo di que-
sti mari interni potè ascendere da pochi piedi sin a
100, e forse sin a 500 p. in Europa. Ma su di ciò non
possiamo ancor trar giudizio alcuno.
Essendo gli strali lerziarj, bacini e spiaggie, perciò
è facile a congetturare che nella maggior parte del mare
alto, principalmente ne' suoi siti più profondi non aveano
lu&go tali deposizioni, il che ci porta alla supposizione,
che, come attualmente, a lato delle profondità su indicale
del mare terziario vi esistessero delle maggiori di 3-4000 p.
Constando la formazione cretacea di formazione di
spiaggia e di mare più profonda, perciò il mare era a
quel tempo alla spiaggia non molto più profondo che il
terziario, nominatamente 6-800 p., ma la creta si formò
per lo più in una profondità di 1200 o 1300 sin a 2000
e 3000 piedi.
Il mare jurassico o almeno la parte del mare, in cui
ebbe luogo la formazione jurassica, era per lo più un
mare profondo più di 3000 piedi.
Le sue formazioni di riva però, come quella del Lias,
han avuto luogo sotto un mare di 13-1500 p. Bisogna
addottare pure un mare similmente più profondo per la
formazione dei Coralli del Jura superiore, così p. e. tro-
viamo nell'Europa occidentale delle maree di circa 800 p.
e anco meno.
470 PALEO-HYDRO OROGK.
L.1 formazione del trias ci dà , a molivo della sua pos-
sanza , a credere , che il mare sia stato fondo almeno 3000 p.
in cui venne originalo , e solamente qua e là in certi strati
poteva esser un po' men profondo.
La formazione del gres bigarré, e calcare alpino ( Ze-
chslein ) erano spiaggie sotto acque di un 1000 p. di pro-
fondità; formazione di coralli, come pure formazioni plu-
toniche accertano qua e là questa circostanza.
Rapporto alle formazioni primarie, i mari , allora non
sarebbero stati più profondi che 2, almeno 3000 p., cer-
tamente con poche maree, come ce lo attestano abbastan^
ten)enle la formazione de' coralli.
Le formazioni marine non ebbero mai luogo su lulto
il suolo del mare; a lato della formazione di spiaggie e
golfi restano e restarono alcune parti del suolo marino del
tutto prive di strali netlunici.
Nei tempi più antichi allnviali e più recenti terziarj
le profondità marine e la profondila loro media, se non
del tutto, almeno in parte quasi identiche alle attuali,» il
che possiamo argomentare mediante le altezze di monti e
catene vulcaniche. Nel periodo terziario, gli elevamenti della
creta e della formazione eocena ci danno delle profondità
di mare di 8,9,10 sin 24000 p. , il che era il caso su-
bito dopo il periodo cretaceo. La profondila media del-
l'Oceano poteva esser stala allora facilmente di 4-5000 p.
Nel periodo cretaceo le altezze degli strati elevali ju-
rassici ci danno dei mari di 6000 sin 11000 p. e proba-
bilmente ancor una profondità maggiore giudicando secon-
do l'Himalaja. La profondità media valuterei a 2-3000 p.
Nel [leriodo jurassico sembra, dietro le altezze del-
l'innalzato Trias, non aver ancor esistito delle località sì
profonde. La profondità media era probabilmente al più di
3500 p. e i siti più profondi di 6000-6000 p.
Nel periodo del Trias sembra che i siti più profondi
del liiare siano stati di 4-5000 p. , la profondila media di
BOUÈ 471
circa 2500 p. e ciò a motivo degli elevamenli conosciuti
delle formazioni più antiche, come pure a motivo delle
formazioni grandi plutoniche. La maggior altezza cono-
sciuta occupa il Trias nella Bolivia, ove ad ambi i lati
delle Cordilliere orientali vi esiste ancora a pezzi, e ove
secondo d'Orbigny si eleva qualvolta a 20000 p. (Compi.
R. Acad. Paris 1843. voi. 17. pag. 388), il che si può
spiegare per accaduto elevamento.
Finalmente in tempi più antichi i mari non avranno
avuto siti così profondi e solamente uha profondità media
di 2-3000 p. ; perchè tutte le sommila alle di monti più
antichi sono conseguenze di innalzamenti posteriori , men-
tre al contrario tutti i resti delle isole e paesi più antichi
al presente si offrono come colline basse o come pianura.
I risultali sono: 1.° se i siti più profondi del mare
primitivo erano di soli 2-3000 p. , il valore medio de' sili
più profondi era nel tempo del Trias e Jura di circa 4000
p., nel periodo cretaceo di 8000 p., nel periodo terziario
di 16000 p. , nel periodo attuale di 18000 p. , il che ci
dà di nuovo una scala certa de' valori, come pure gli ab-
bassamenti del mare nel periodo alluviale.
2.° A motivo della possibilità ed impossibilità della
vita animale i mari aveano, alle rive sempre la stessa
profondità, come al giorno d'oggi. Molluschi e Zooflti vi-
vono , i primi circa sin a 660 p. di profondità , i secondi sin
a 976 e possibilmente 1000 p. , ma il loro stazionamento
solito è una profondità minore, così p. e. le ostriche sotto
40-60 p. di profondità d'acqua. La profondila de' mari
alle loro rive era in ogni tempo di 100-200 sin 600 p.
3." Tra le spiagge e i siti più profondi del mare,
questo era fondo in ogni tempo 1000 p. e dal Trias di già
di 3000 p. , nel tempo cretaceo e altro più recente ebbero
luogo delle altre profondità, poiché valli più profonde al
suolo del mare dan a supporre un piano più esteso schi-
sloso. Così il mare trovasi in questi ultimi piani declivi
472
PALEO-HYDROOROGR. BOLE
nel Jiua con profondità di 4-6000 p., nel periodo crelacco
con profondità di 4-6000 e 8000 p. , nei periodi terziarj
con profondità di 4-2000 p. e nel periodo attuale con pro-
fondità di 4-20000 piedi.
4.0 Alla fine si perviene al risultato, che in ogni
tempo il numero di 1500 sin a 2000 piedi, esprime presso
a poco il valore medio della profondità del mare, e che
questa profondità dee esser slata naturalmente quella del
mare nel suo periodo primitivo.
CONSPECTUS
i§;Y8TE:iflATi!§; ]iìa§;tozooi^ogiae
CAROLI LUCIANI BOMPARTE
EDITIO ALTERA REFORMATA. 1850.
GLASSIS 1. MAMMALIA*
SuBCLASsis i. Plàcextàlia. — Series 1. Educabilia.
Sectio I. Ungdicclata,
Or do I. Primate s-
Ubique Terrarum 1
1. HOMmiDAE.
1. Hominina ....
2. SlMIIDAE.
Fossil.
2. Simiina 1. Asia. Africa. Oc. 12
3. Cynocephalina. . . 2. Eur. As. Afr. Oc. 62
3. Cebidae,
4. Cebina 3. America ni. 32
5. Hapalina 2. America ra. 15
8. 122
SYSTEM. MASTOZOOL. C. l. BONAPARTE
8.
473
122
4. Lemdridae.
6. Lemurina . . .
Madagascar.
16
7. Galaginina . . .
Afr. Mad. Oc.
8
8. Tarsiina ....
Oceania.
1
5. Galeopithecidae.
9. Galeopithecina. .
Oceania.
2
6. Chiromydae.
10. Chirorayna . •
Madagascar.
1
8
160
Ordo IL Ferae
7. Gercoleptidae.
11. Cercoleptina . .
America m.
2
8. Canidae.
12. Canina ....
23. Cosmopolit.
40
9. Viverridae.
13. Hyaenina . . .
4. Africa. Asia.
ra.
4
14. Herpeslina. . .
Eur. As. Afr.
Oc
.25
15. Viverrina . . .
8. Cosmopol;
40
10. Felidae.
16. Felina ....
15. Cosmopol.
60
11. MUSTELIDAE.
17. Mustelina . . .
8. Cosmopol.
40
18. Lnlrina ....
2. Cosmopol.
18
19. Mephilina . . .
1. America.
2a
12. Procyonidae.
20. Melina . . . .
6. Eur. As. Amer. S
. 6
21. Ailurina . . .
Asia. m.
2
22. Procyonina . .
6. Cosmopol.
6
13. UrsidAe.
23. Ursina ....
12. Eur. As. Am.
S.
12
85.
264
474
SYSTEMATIS MASTOZOOLOGIAE
SeCTIO. II. PlNNATA.
Ordo III. Pìnnìpedia.
14.
Phocidae.
24. Otariina ....
Amarci.
8
25. Phocina ....
2.
Cosmopol.
13
15.
Tricheehidae.
26. Tricheehina . . .
1.
Arctic
1
16.
Hydrarchydae. Fossiles.
27. Hydrarchina . . .
Ordo IV. Cete,
3.
6.
22
17. Delphinidae.
28. Delphinina. .
29. Monodontina .
30. Hyperoodonlina
18. Physeteridae.
31. Physelerina .
19. Balaenidae.
32. Balaenina . .
Ordo V. Sirenia.
8. Maria omnia. 39
I. Maria arclic. 1
Maria arci. Med. 3
Maria omnia. 1
4. Maria omnia. 6
13. 60
20. Manatidae.
33. Manatina ....
34. Halicorina ....
36. Rylia'ma. {Extincta)
21. DiNOTHERUDAE. Fossilcs.
36. Oìnollieriina . . .
3. M. calid. Ara. Afr. 3
M. rubr. Oc Pac 1
Arctic. As. Am. 1
3-
6. 6
e. l. BONAPARTE
475
Sectio 3. Ungulata.
Ordo FI. Belluae.
22. ElEPHANTIDAK.
37. Elephaniina. {Gen. 2).
23. Rhinocerotidae.
38. Palaeolheriina (G. 4.)
39. Tapirina ....
40. Rhinocerolina . .
41. Elasraolberiìna (6.4).
24. Hyracidae.
42. Hyracina ....
25. SOIDAE.
43. Suina
44. Chaeropolaraina . .
26. HippopoTAMiDAE. {Gcn.l.).
45. Hippopotamina . .
27. Anoplotheriina. Fossil.
46. Anaploteriina. . .
28. Equidae. {Gen. 5.).
47. Equina
48. Hippolheriina (G.3).
13. Asia. Afr. Oc.
As. Am. in. Oc.
3
14. Asia. Afr. Oc.
7
6.
Africa.
15. Cosmopol.
11.
6. Africa.
13.
6. Asia. Africa.
7.
14
120.
40
Ordo VII. Pecora.
29. Camelidae.
49. Merycotheriina(G. 2).
4.
60. Camelina ....
2.
Asia. Africa.
2
51. Àncheniina . . .
2.
America m.
3
8.
476
SYSTEMATIS MASTOZOOLOGIAE
30. Cervidae.
52. Moschina •
53. Cervina. .
31. Camelgpardalidae
54. Sivalheriina
55. Camelopardalina
32. BoVlDAE.
56. Aniilopioa. .
57. Caprina. . .
58. Bovina . . .
Series II. Ineducabilia
8.
3. As. m. Oc.
45. Cosraopol.
1.
4. Africa.
9. Cosmopol.
3. Cosmopol.
12. Cosraopol.
86.
5
7
40
62
20
10
145
Ordo Vili. Bruta.
33. Manidae.
59. Manina
34. Myrmecophagidae.
60. Myrmecophagina
35. Orvcteropadidae.
61. Orycleropadina • .
36. Dasypodidae.
62. Dasypodina . . ,
63. Cblaraydophorina .
37. Megatheriidae. Fossiles.
64. Megalheriina . . .
65. Bradypodina . . .
Ordo IX. Chìroptera.
38, Pteropodidae.
66. Pieropodina . .
1.
As. Africa.
Oc.
7
2.
America m.
3
1.
Africa m.
2
12.
America m.
10
America ra.
1
14.
30.
America ra.
4
27
Asia. Africa. Oc. 40
40
e. L. EONAPARTE
477
39. Vbspertilionidae.
67. Noctilionina . .
68. Vespertilionina .
69. Rhinolophina. .
70. Rhinopomina. .
40. Vampyridae.
71. Varapyrina . .
72. Glossophagina .
73. Desrnodina. . •
1. Hemisph. Ant.
3. Cosraopol.
1. Hemisph. Ant.
4. America
40
40
100
36
14
5. America mer. 20
America mer. 6
America mer. 4
14.
260
Ordo X. Bestiae.
41. Talpidae.
74. Talpina {Gen. 3) •
75. Clirysochlorina {G. 2)
42. SORICIDAE.
76. Myogalina (Gen. 1).
77. Sericina ....
78. Macroscelidina . .
79. Cladobatina(Ge/J.3).
43. Erinaceidae.
80. Centelina
81. Erinaceina. . . .
8.
%
6.
Cosmopol.
Africa.
Eiirop. Asia.
Cosmopol.
Africa.
Ocean.
As. Afr. Oc.
Eur As. Afr.
12
7
2
44
8
6
7
14
Ordo IL Glìres.
28.
100
44. SciNRIDAE.
82. Sciurina. .
83. Arclorayina
1. Cosmopol.
10. Cosmopol.
110
25
11.
135
478
SYSTEMATIS MASTOZOOLOGIAE
11.
136
45.
MORIDAE.
84. Myoxina • . .
3.
Heraisph. Ant.
9
85. Dìpodina . . .
3.
Africa.
20
86. Murina. . . .
30.
Cosmopol.
120
87. Cricetina . . .
3.
Cosmopol.
20
46.
Castoridae
88. Castorìna . . .
3.
Eur. As. Am. s.
3
89. Arvicolina. . .
10.
Cosmopol.
56
90. Geomyina . . .
2.
America m.
10
47.
Bathyergidae.
91. Aspalacina. . .
Eur. or. Asia.
18
92. Balhyergina . .
Africa.
2
48.
HVSTRIGIDAE.
93. Hystricina. . .
3.
Cosmopol.
5
94. Ereihigontina. .
2.
America.
7
49.
ECHYMYDAE.
95. Aulacodina . .
1.
Africa.
2
96. Capromyina . .
America.
3
97. Myiopotamina. .
1.
America m.
1
98. Echymyina . .
5.
America m.
12
50.
Dasyproctidae.
99. Dasyproclina . .
3.
America ra.
9
51.
OCTODONTIDAE.
100. Oclodonlina . .
4.
America ra.
10
52.
Lagostomyidae.
101. Lagoslomyina .
1.
America m.
5
53.
Caviidae.
102. Caviina . . .
3.
America s.
12
103. Hydrochaerina
2.
America m.
1
54.
Leporidae.
104- Leporina . .
6.
Cosmopol.
32
105. Lagomyina .
4.
As. s. Eur. or.
8
100.
500
e. L. BONAPARTE
179
SUBCLASSIS li. OVOVIPARA.
Or do XI L Marsupialia
66.
Thylacinidae.
106. ThylaciniDa . . .
1.
Australia.
1
56.
Dasyuridae.
107. Dasyurina . . .
1.
Australia.
15
57.
DlDEtPHIDAE.
108. Didelphina . . .
12.
America Oc.
24
68.
Peramelidae.
109. Pliascogalina . .
Oceania.
13
110. Myrmecobiina . .
Australia.
1
HI. Peramelina . . .
Oceania.
10
59.
Phalangistidae..
112. Tarsipedina . . .
Australia m.
1
113. Phalangislina . .
Oceania.
12
114, Petaurina. . . .
Oceania.
7
115. Pliascolarelina . .
Australia.
1
60.
Halmaturidae.
116. Halmalurina. . .
10.
Austr. Ocean.
46
117. Dendrolagina . .
N. Guinea.
2
61.
Phascolomyidae.
118. Phascolomyina . .
1.
Australia.
2
25.
Or do 13. Monotremata.
62. ECHIDNIDAE.
119. Echidnina . . . Australia.
63. Ornithorhyncbidae.
120. Ornilhorhynchina . Australia.
135
Specierum IVlammalium Viventium Numerus 1700.
Spec. Mamra. Fossiliura Num 620.
"-J'^'jl lìT —
480
CONSPECTUS
jSYìSTEIIJlTIìS ORIVITHOLOGIJlE
CAROLI LUCIANI BONAPARTE
EDITIO ALTERA REFORMATA ADDITIS SYNOMINIS GRAYANIS (1).
CLASSIS 2. AYES.
SUBCLASSIS 1. InSESSORES
Ordo I. PsUtacu
PSITTACIDAE.
1. Macrocercinae (^rmae, Gr.)- America. 57
2. Pezoporinae Australia. 1
3. Platycercinae {Pezoporinae,
p. Gr.) Oceania. 59
4. Trichoglossinae. (Pe;{. Lorì-
nae, p. Gr.) ..... Oceania. 35
5- Loriinae Oceania. 15
6. Psiltacinae Afr. Ani. m. Oc. 72
7. Plyclolophinae ( Cacatuinae ,
Gr.) Oceania. 32
(1) Quod hac parata editione prae caeteris specto, id est ,
ut indicem, quid distribuito a me proposito ab ea differat,
qua usus est G. R. Gray in libro =r Genera of Birds =:
quod exinde praecipuum erit, quo Ornithologiae studium in-
nitetur , fundamentum , cuique superstruenda erunt omnia ,
quibus hacc disciplina etiam poterti augeri atque ampli fìcari.
Quibus vero rationibus aductus viro isti nequeam assentiri,
eas data opera exponam operis Grayani in examine , cuitis
principale caput kaecce erit a me propesila Tabula.
e. L. BONAPARTR 481
2. Strigopidae (Psittacidae, p. Gr.).
8. Nestorinae ( Cacatuìnae , p.
Gr. ) Oceania. 3
9. Slrigopinae (Cflca/wnnac, p.
Gr.) Oceania. 1
Ordo II. Jccipitres.
276
3. VuLTURiDAE {VvJttuT' SaTCOT. Gy-
paetidae, Gr. ).
10. Calhartinae ( Sarcoramphi-
dae, Gr.) America. 7
11. Vulturlnae ( Vultur. Neo'
phroninae, p. Gr. ) . . . Eur. As. Afr. 13
12. Gypaeiinae(Gt/paefirfae, Gr.) Eur. As. Afr. 3
13. Gypohieracinae ( Neophro-
ninae, p. Gr.) . . . . Africa. 1
4. GypoEGERANiDAE {Falconìdae , p.
Gr. ).
14. Gypoegeraninae (Circinae,
p. Gr.) , Africa. 1
6. Fàiconidae.
1 5. Polymborinae (Poi. Cìrcinae,
p. Gr. ) Am. in. Madag. 10
16. Aquilinae Cosraopolit. 28
17. Buteonìnae Cosraopol. 32
18. Milvinae Cosmopol. 28
19. Falconinae Cosmopol. 45
20. Accipitrinae Cosraopol. 60
21. Circinae Cosmopol. 14
6. Strigidae.
22. Suriinae {Surn. Bubonìnae ,
p. Gr.) Cosmopol. 70
N. AnN. Se. NATun. Seru III. Tomo 3. 31
482 8YSTEMATIS ORNITHOLOGIAE
23. Buboninae (5«Jon.,p. Gr.)- Cosmopol. 24
24. Ululinae {Syrniiae, Gr. ) . Cosmopol. 20
25. Striginae Cosmopol. 14
370
(continua)
DI IN MICROSCOPIO DIOTTRICO UNIVERSALE
ad
CONTE ANTONIO ORSI
DI ANCONA
N-w-fr^^gn^^*^
IL CONTE
FILIPPO BEHITIVOGLIO
BOLOGNA
A Voi mio Zio che mecenate costante dell' opere
ingegnose da chiunque si provenissero j, incoraggiaste me
sempre nei meccanici lavori , ai quali intendeva per
V amore di progresso negli studi fisici , e foste proteg-
gitore de' miei figli, nelle variate carriere a che li
trasse carità di prossimo , culto della scienza o dell' arte,
piacciavi avere nell' offerta di questo mio travaglio , una
pubblica manifestazione di riconoscenza e di affetto , du-
revoli in me quanto l' incancellabile memoria dei vo-
stri benefici.
Ancona Ottobre 1850.
AMONIO ORSI.
483
MICROSCOPIO DIOTTRICO IM\ERSALE
— 0 >>>»■♦<<:<::•« —
Riunire in un istrumenlo ottico con ogni possiliile
semplicità le varie specie de' Microscopi i più utili, affine
un apparecchio complesso soddisfaccia ad ogni modo di
osservazione, fu intendimento che mi condusse alla esecu-
zione del lavoro, che io porgo effigiato e descritto, onde
assecondare il benevolo eccitamento dei fisici , i quali eb-
bero ad osservarlo.
Mi die impulso a compierlo , il conoscere oggidì
prescelta dai fisici e dai naturalisti , quella forma di istru-
mento designata col nome di Microscopio universale di
Chevallier, come quella in che l'ottico illustre, avendo
congiunto con addatlo meccanismo del microscopio compo-
sto verticale, quello diottrico di Amici; e ridotto questo
per nuovo congegno, a prestarsi con maggiore utilità che
i primi ai chimici esperimenti, porgeva con ciò in tre for-
me distinte, un apparato capace di utilissime applicazioni,
nello indagare la recondita struttura dei corpi , nello stu-
diarne le funzioni , ed i modi e le leggi che presiedono
alla formazione loro ricercare.
Malgrado ciò parve a me non giustamente si addicesse
a quello il nome di universale, quando altri erano modi
di microscopica osservazione, ed a ciò diretti speciali fisici
apparati in quello non compresi. È perciò che intendeva
nella serie degli islrumeuti diottrici , un più complesso
484 MICR. DIOTTRICO UNIVERSALE
apparecchio costiluiie , e questo presento ai micrografi , for-
nito pur anco di una nuova forma di microscopio solare;
con che generalizzati anche più i modi di osservazione,
non sarà forse irragionevole, che questo appelli Micro-
scopio diottrico universale, slimandolo capace di ogni
estesa applicazione nell'arte micrografica.
Apparirà di leggieri come nell' insieme del meccanismo
m'abbia serbata la disposizione con che il Chevallier sui
perfezionamenti introdotti dall'illustre Amici eseguiva il
suo lavoro. Lo modificava soltanto in quelle particolarità
che reclamano i nuovi uffici a che lo volea destinato; ben
contento serbare nella sua quasi completa integrità un appa-
rato, il quale pella precisione ottica non solo, ma pella
esattezza meccanica, va giustamente estimato fra i più
perfetti ed utili congegni, che l'arte abbia somministrato
alle scienze.
Nell'asta cilindrica a fig. 1.^ (l),che va fissa in sul
piano della custodia ov'è racchiuso l'istrumento, nella
parte superiore è una cerniera, cui si unisce un pezzo oriz-
zontale a doppia snodatura b. e, al quale per altra cer-
niera congiungesi un anello metallico che può elevarsi ver-
ticalmente, ed abbassarsi orizzontale, e che ristretto da
una vite in d' racchiude e fìssa il tubo e, alle cui estre-
mità sì stabiliscono in a' b' i vari sistemi di lenti oculari
ed obiettive acromatiche di che va fornito l'istrumento.
Un rochetto d'ingranaggio e può allungare od accorciare
un tubo rientrante io e, onde avere maggiori o minori in-
grandimenti a seconda che l'oggetto da osservarsi viene
posto a maggiori o minori distanze dall' obiettivo.
Al pezzo orizzontale b c,h fissa in f con vite, un asta
dentata verticale stretta nell'altra estremità dalla vite f ad
(1) Lo dimensione della figura è due settimi della gran-
de zza dell' istrumento , che è disposto e racchiuso in una cas'
tetta lunga 30 , larga 20 , alta IG centimetri.
A. oBsi 485
una appendice del sostegno a. Scorre sn dì essa il carretto
portaoggetti g, il quale mediante un rochetto d'ingranaggio
si allontana o si approssima alle lenti objeltive, servendo
la vite micrometrica i, ai piccoli movimenti , onde gli og-
getti si conducano a quella esalta posizione necessaria af-
fine s'abbia perfetta chiarezza e precisione nell'immagine.
L'oggetto viene fissato dalla molla h, mobile a vo-
lontà, sul piano orizzontale del portaoggetti, alla cui parte
centrale, circolarmente perforata , corrisponde più ristretto
foro di una lamina orizzontale sottoposta, scorrevole in
scannellature dall'innanzi all'indietro mercè il rochetto d'in-
granaggio k, il quale ha ufficio di condurre nell'asse di
visione del microscopio i raggi di luce, che riflettuti dallo
specchio piano n, sono raccolti dalla lente di concentrazio-
ne, posta all'estremità del tubo m saldato circolarmente al
foro di quella lamina. Situata essa lente in un tubo rien-
trante, può mantenersi o togliersi a volontà, appressarsi
od allontanarsi onde più o meno illuminare l'oggetto, se-
condochè l'osservazione reclami il sol grado di luce ri-
flessa dallo specchio, o più o meno concentrata nel fuoco
della lente d'illuminazione o al di là di quello.
Un disco mobile eccentrico / con fori di vari diametri
fa ufficio di diaframma graduato , onde moderare per altro
mezzo l'intensità della luce, ed aver modo di perstringere
il foro per cui si fa strada, onde non cadano su minuti
oggetti od in vicinanza di essi se non raggi poco inclinati
all'asse di visione.
Lo specchio n è mobile ed inclinabile in ogni senso
in sulla staffa e sul pernio, in che infilasi; e scorre an-
ch'esso mercè rochetto d'ingranaggio in sull'asta dentata;
infine la lente o egualmente mobile per ogni parte s'in-
tromette in sul portaoggetti, onde concentrare su di esso
sia la luce solare, o la luce difi'usa, allorquando corpi
opachi abbiano ad essere illuminati di sola luce riflessa
dall'alto in basso; nel qual caso è oecessario collocare
486 MICR. DIOTTRICO UNIVERSALE
l'oggetto SU vetro opaco a togliere gli effetti di diffrazione
i quali deriverebbero pella luce inferiore.
Tale è la disposizione del microscopio, il quale pella
verticalità del tubo e, avendo in uno slesso asse verticale
le lenti oculari ed objettive, mentre è orizzontale l'oggetto
sommesso ad osservazione, ha nome di Microscopio com-
posto verticale.
II tubo e, che stabilmente è fìsso nell'apparecchio di
Chevallier, risulta mobile pella presente disposizione, in-
quantochè stretto temporariamente nell' anello d può to-
gliersi a volontà, e sostituire ad esso, come usa il Raspail,
corto tubo 0 di una sol lente biconvessa, o con lente pe-
riscopiche, montate in guisa da costituire il Microscopio
semplice, di utile applicazione pegli anatomici ed entomo-
logi in ispecie, allorquando con modici ingrandimenti sia
vantaggioso ad essi osservare direllamenle l'oggetto in-
grandito, anziché vederne ampliala un'immagine virtuale
siccome accade nel microscopio composto. Così oUiensi
nello slesso apparecchio il Microscopio semplice verticale.
L'Amici, cui va debitrice la scienza dei più importanti
perfezionamenti arrecali in quest'ultimi tempi a micro-
scopi, ad ovviare le molestie che derivano dal diuturno
osservare a capo decline, ideava un microscopio in che i
raggi luminosi che rischiarano l'oggetto orizzontale innal-
zali dapprima verticalmente, sono quindi orizzontalmente
ripiegali verso l'oculare col mezzo di una riflessione totale
sopra l'ipotenusa di un prisma rettangolo^ sicché l'im-
magine risulta per tal guisa verticale, e paralella all'oc-
chio dell' osservatore il quale rimansi comodamente seduto.
Per tale disposizione sono evitali ancora gli effetti di gra-
vila, pel mantenersi orizzontale la posizione dell'oggetto,
ed è resa facile l'applicazione degli ottici congegni desti-
nali fin qui a riprodurre con disegno l'immagine degli
oggetli esaminali.
L'annejlo d, fig. 1.*, a che sta fisso il tubo e> eie-
A. OKSi 487
vandosi verticalmente sulla cerniera e conduce in posizione
orizzontale quel tubo. Togliesi da esso la parte inferiore
e, cui è sostituita l'altra parte p quale vedesi delineata
nella fig. 2.* Alla parte orizzontale di essa è unita un
appendice o tubo verticale in che si adattano le varie lenti
objeltive b', poste nell'asse d'illuminazione dell' islriimento.
È immediatamente al disopra di esso tubo verticale nel-
l'interno del tubo p il prisma r, inclinabile leggermente
in su cerniera, onde le due viti esterne q lo conducano a
tale precisa posizione^ che i raggi verticali perpendicolari
al piano inferiore del prisma siano riflessi al centro del-
l'asse orizzontale dell'apparecchio. Il largo disco 5, di la-
mierino annerito fermato sull'oculare, arresta ogni luce
estranea che riuscirebbe molesta all'occhio dell'osservatore,
e con ciò solo è condotto l'apparecchio alla forma e agli
usi del Microscopio diottrico di Amici.
Né il microscopio composto verticale, né quello di
Amici potendo commodamenle usarsi nelle chimiche os-
servazioni, perchè la vicinanza dell'oggetto alle lenti obiet-
tive toglie ogni libertà di operazione, e perchè i vapori
prodotti nelle reazioni chimiche offuscando le lenti inter-
romperebbero la continuità dell'indagine, fu perciò che
Chevallier rivolgendo il microscopio di Amici dal basso in
alto, ovviava a quegli inconvenienti, rendendo l'apparec-
chio assai commodo a questo genere di esperimenti.
Ripiegasi il tubo e a modo, che l'appendice inferiore
verticale risulti superiore, siccome osservasi nella fig. 3.*.
L'asta dentata che dianzi era fìssa in /"/" togliesi di posto
e mercè la vile fh stretta in v al sostegno tv^W quale
introdotto mercè l'anello t nel tubo verticale objettivo, e
stretto in d dalla vite consueta a fissare il tubo e, fa sì
che resti solidamente legato all'apparecchio l'asta dentata
e le parli che scorrono per essa.
Dalla faccia inferiore del piano portaoggetti vien tolta
la lamina scorrevole dentata a che era fìsso il tubo con
\
488 MICR. DIOTTRICO UNIVERSALE
lente di concentrazione, sicché risultando per tale dispo-
sizione nell'asse istesso verticale lo specchio di portaog-
getti^ e le lenti objettive, (icui raggi luminosi riflessi dal
prisma sono condotti orizzontalmente all'oculare) l'oggetto
posto in m su capsula di nitido cristallo illuminato dal-
l'alto, anche pella luce riflessa della lente destinata d'or-
dinario all'illuminazione dei corpi opachi, può liberamente
ed agiatamente assoggettarsi ad ogni prolungata ispezione.
È questo il Microscopio pelle osserva:{ioni chimiche di
Chevallier.
A tali forme altra pur anco può aggiungersi, pella
quale senza d'uopo del prisma di riflessione si osservino
comodamente gli oggetti, portando in uno stesso asse oriz-
zontale le lenti objettive e le oculari, solo che è disposto
in tale caso verticalmente 1' oggetto sottoposto ad esame.
E ciò si ottiene nell'apparato montalo siccome alla fìg. 1.*,
sciogliendo l'asta dentata dalla estremità /"' in che era fìssa
per vite, ed innalzandola di guisa pella mobilità intorno la
cerniera b del pezzo bc, da condurre essa orizzontale,
e questo verticale. Assume allora la forma espressa nella
fig. 4.*, in che la colonnetta hf, assicurata in sulla custo-
dia dell'apparecchio, è aggiunta onde sostenere in/' l'asta
dentata, e rendere con ciò saldo l'istrumentOjCui non resta
se non aggiungere il sostegno x, perchè abbia più fermo
appoggio il tubo orizzontale.
Di tal guisa disposto, può usarsi il microscopio senza
aver d'uopo dello specchio n, soltanto che si diriga contro
una parte brillante del cielo , o contro raggio di sole o
luce di lampada concentrala dalla lente d'illuminazione,
cui potrebbe sostituirsi pur anco il sistema di più lenti
acromatiche, come il Brecester ed il Dujardin proposero
ad aumentare l'intensità della luce nei forti ingrandimenti,
onde illuminare il campo senza aberrazione di sfericità ne
di rifrangibilità. Che se convenga usare dello specchio di
riflessione, basta allora volgere il dorso d'onde la luce
A. ORSI 489
deriva, e quella accogliere in sullo specchio, sicché per
esso riflettasi in sull'oggetto.
Una tal forma di 3Iicroscopio composto orizsontale,
oltre ad aver pregio di comodila pelio esperiraentalore,
ha pure il vantaggio di potersi prestare all'osservazione
orizzontale, in que' forti ingrandimenti nei quali la rifles-
sione pel prisma toglie alquanto di chiarezza all'immagi-
ne; e servire pur anco a quelle specialità nelle quali il
preciso esperimenlare reclama negli oggetti la posizione
verticale, siccome nello esame di alcune azioni della vita
animale e vegetabile si avviene.
Si ha il Microscopio semplice ori'Z':{ontale sostituendo
al tubo 6, l'anello con lenti semplici biconvesse o peri-
scopiche, siccome fu detto superiormente pel microscopio
verticale.
L'apparecchio di quella guisa montato, che è nella
fig. 4.*, conduce opportunamente a prendere forma di mi-
croscopio solare.
Rappresenta la figura 5.^ una parte di apparato in
che ricevendosi dallo specchio n i raggi solari, sono ri-
flessi sulla lente d'illuminazione posta in a all'estremità
del tubo ab. Il pometto e cui sta fìsso un rocchetto, che
ingranisce in una ruota verticale posta al di là della la-
mina hh\ imprime moto rotatorio allo specchio assicurato
ad un braccio g f perpendicolare e fisso alla ruota istessa.
La vite c{ paralella al braccio, (la quale innestandosi nella
ruota, nel molo di rotazione dello specchio scorre per
entro all'apertura semicircolare praticata nella lamina /lA)
traendo a sé, volta in un senso, la parte inferiore dello
specchio, mercè il movimento impresso al carretto o, scor-
revole sul braccio g f; oppure lasciando prevalere, volta
in contrario senso, sulla parte superiore di quello la
pressione della molla p determina in esso movimento di
maggiore o minore inclinazione, con che si ottiene che il
fascio di raggi luminosi riflessi dallo specchio e resi con-
490 MICR. DIOTTRICO UKIVERSAIE
vergenti dalla lente a, percorrano con asse esattamente
orizzontale.
Intromettesi questa parte dell' istrnmento nel tubo del
microscopio, fig. 4.*, in luogo dell'oculare a' che viene
estratto. Al punto in che erano le lenti objellive b' tolto
un diaframma interno, si sostituisce una seconda lente che
pur fa ufficio d'illuminante; ed essa è portala vicino al
fuoco della prima, pello allungarsi od accorciarsi del tubo
e. Essa lente converge vieppiiì i raggi solari in sull'og-
getto, tratto prossimamente al suo fuoco dal portaoggetti
verticale, in che fu tolto col tubo rientrante m la lente
ed il diaframma eccentrico, che dianzi usavansi negli uffici
d'illuminazione. In luogo dello specchio n condotto ad
essere parte della fig. 5.*, s'introduce lungo l'asse oriz-
zontale dell'apparecchio il tubo o', cui sono applicate le
lenti d'ingrandimento obiettive acromatiche; e questo li-
beramente scorrendo entro al tubo k approssima od allon-
tana quelle lenti all'oggetto che vuoisi sottoporre ad esa-
me. La vite micrometrica f' pure si presta onde l'oggetto
in rapporto all'objettivo tale abbia posizione, in che sia
resa chiara e ben precisa l' immagine.
Assunse così l'istrumeoto la montatura che risponde
all'ordinario Microscopio Solare ad immagini verticali
imperocché le due lenti convergenti raccolta la luce riflessa
dallo specchio rischiarano vivamente l'oggetto, la cui im-
magine diretta ampliata dalle lenti objellive, è dipinta in
grandi dimensioni sulla parete verticale dell' ambiente oscu-
ro in che si pratica l'esperimento.
Per quanto potente questo apparecchio, uno dei più
curiosi ed istruttivi dell'ottica, non pertanto si presta così
utilmente alle indagini dello esatto esperimenlare da riu-
scire il vantaggio di esso corrispondente alle apparenze.
Né di ciò è ultima cagione il grado di alterazione il quale
pel concentrato calore soffrono gli oggetti sottoposti ad
esame, e più altre cagioni che influivano a formare di
A. ORSI 491
esso un soggetto di curiosità e di diletto anziché di utile
applicazione alla scienza.
Ma perchè questo pregio di utilità ad esso non man-
chi, slimai condurlo a tale forma, in che lolla l'intensità
del calore, reso orizzontale l'oggetto da esaminarsi onde
impedire gli effetti di gravila che occorrono nella sua po-
sizione verticale, potesse aversi l'immagine diretta di pari
guisa orizzontale con tale nitidezza di parti da compierne
con tutta commodilà il più esalto e regolare disegno.
Lo strumento come superiormente disposto smontato
il sostegno h f si riconduce a situazione verticale. Togliesi
allora l'altro sostegno ac, ed il tubo e rìraettesi in posi-
zione orizzontale, sostituendo la parte p all' inferior parte
di esso. All'estremila dell'appendice verticale, levato l'in-
terno diaframma, e collocala al posto delle lenii objelti-
ve la seconda lente d'illuminazione, che servì alla prece-
dente montatura. Fra essa ed il prisma è interposta in m
una lamina di chiarissimo Allume.
Così disposto l'apparecchio risulta quale è effigiato
nella fig. 6.*. Il fascio di luce riflesso dallo specchio n
reso convergente dalla lente a, per mezzo di totale rifles-
sione sull'ipotenusa del prisma rettangolo è piegato ver-
ticalmente alla 2.^ lente d'illuminazione in b cui giunge
senzachè l'interposta lamina di allume porti ostacolo al
libero passaggio del fascio di luce. Concentrala questa
sull'oggetto orizzontale lo rischiara vivamente e le lenti
objellive ne riportano l'immagine sul piano sottoposto a
quella maggiore o minore grandezza cui piaccia all'os-
servalore condurla a seconda della distanza in che l'im-
magine è raccolta.
Tania è la chiarezza e precisione di essa, che non può
desiderarsi maggiore; e l'ulililà di questo nuovo Microscopio
solare atermico ad immagini ori^':^ontali si appresenta ben
manifesta, in quantochè i raggi calorifìci che già furono
in parte arrestati dalla dispersione riflessione ed assorbì-
492 MICR. DIOTTRICO UNIVERSALE
merito del prisma , essendo tolti pressoché del tutto dalla
atermica lamina di allume, l'oggetto cui giunge viva luce
senza calore , in ninna guisa si altera.
Che se i corpi soiloposli ad esame siano liquidi, od
abbiano ad osservarsi chimiche azioni, deriva dalla dispo-
sizione orizzontale la possibililà di ogni genere di indagi-
ni, ed è dato il distinguere precisamente nei loro movi-
menti quanto dall'azione chimica od alomistica si deriva,
mentre nella posizione loro verticale andrebbero quei mo-
vimenti confusi con quelli i quali dalla gravità si dipendono.
La disposizione poi dell'apparecchio permeile di tra-
durre in disegno le immagini dirette con assai maggiore
esattezza, di quello se fossero riflesse da specchio esterno
applicalo all'ordinario Microscopio solare, e più comoda-
mente di quanto potessero aversi, sopraponendo esso mi-
croscopio ordinario in posizione orizzontale alla camera
oscura, e dirò pur anco con facilità e sicurezza di esecu-
zione maggiore, di ciò che s'abbia dalla camera lucida, ap-
plicata ai microscopi composti orizzontali. Che se usando
dell'arte fotografica vorranno ottenersi esatte immagini pella
sola azione della luce, ne riuscirà facile l'esecuzione, ed
il risultalo superiore a quanto si potessero somministrare
in precedenza i più regolari disegni.
È questo il Microscopio diottrico universale , capace
di assumere le moltiplici forme di
Microscopio semplice verticale.
Microscopio semplice orizzontale
Microscopio composto verticale . . . fig. 1.*
Microscopio composto orizzontale . .
Microscopio diottrico di Amici . . .
Microscopio pelle osservazioni chimiche
di Chevallier
Microscop. solare ad immagini verticali.
Micr. solare aterm. ad immag. orizzont.
n
4.»
»
2.*
M
3.*
»
6.»e4.*
»
6.^
A. ORSI 493
Io l'offro ai micrografi, come capace di ogni modo di
osservazione sia colla luce diffusa, sia colla solare, o
colla artificiale, diretta o riflessa; circostanze le ultime
in che l'interposizione di vetri appannati fra l'oggetto e
la sorgente di luce, se questa sia solare, serve a togliere
ì fenomeni di interferenza e di irridescenza, derivanti da
troppa vivacità di luce in piccolo fascio concentrata; sic-
come il bagliore e la tinta della luce artificiale son tolte
dalla interposizione di vetri colorati complementari a co-
stituire la luce bianca, vari a seconda della natura della
luce e del corpo da che deriva.
È resa pur facile pella forma dell'apparecchio, l'ap-
plicazione delle tormaline o dei prismi di INicol, dai quali
avendosi la polarizzazione della luce, così utile nell' esa-
me dei corpi cristallizzati ed organici , sarebbe comple-
mentato con ciò ogni mezzo a qualsiasi genere di micro-
scopica osservazione.
Come e quali modificazioni assumer possa il Micro-
scopio, onde prestarsi in servigio dei fisici, anche negli stu-
di relativi alla luce polarizzata, formerà soggetto di altro
mio lavoro, allorquando favorevole incontro si presti alla
esecuzione di consimili apparecchi.
L'attuale congegno, fornito in quanto ad accessori
di tutto che è necessario ed utile nelle ispezioni microgra-
fiche, raggiunge il suo pieno scopo nella parte ottica, in
quantochè per il variato sostituirsi delle lenti oculari ed
obiettive, dall'ingrandimento dai 12 ai 30 diametri, col mi-
croscopio semplice, aggiungesi dai 60 ai 400 coi microscopi
composti; ossiano in superficie da 154 a 900 volte e da
2500 a 160000 volte, mantenendo l'immagine virtuale no-
tevole precisione e chiarezza ; siccome nitide e ben precise
risultano le immagini dirette del microscopio solare, quan-
tunque abbiasi alla distanza di alcuni metri un ingrandi-
mento in superficie di milioni di volte.
Mei por fine alla presente relazione piacemi ricbìa-
494 HIGR. DIOTTRICO UNIVERSALE, A. ORSI
mare l'uso per me adottato, nel mio Microscopio solare,
della lamina di allume, affine arrestare la maggior parte
dei raggi calorifici. È noto ai fisici, come l'aggiunta ad
essa di vetro colorato verde, potrebbe all'uopo intercettare
qualsiasi raggio di calore senza diminuire di sorla lo splen-
dore della luce. Parve a me sufficiente pelle esperienze
microscopiche la sola lamina di allume, ad impedire qual-
siasi danno agli oggetti pella azione del calore; e tale ap-
plicazione propongo pegli ordinari microscopi solari, che
di tal guisa sarà in essi riparato ai danni i quali la in-
tensità dei raggi calorifici concentrati nel fuoco della se-
conda lente d'illuminazione arreca immancabilmente agli
oggetti. Con che notevole miglioramento sarà apportato a
quell'interessante fisico strumento.
A. Orsi.
A,
J2-
T.v HI
-iS^\
-^ M;
^,.^:
m m)
m
495
ISTITUTO GEOLOGICO CENTRALE DI VIEIA
Neir Inghilterra, nella Francia, nella Russia ed in vari
altri Stati fu conosciuta la Geologia qual scienza assolu-
tamente necessaria ad elevare l'Agricoltura e le arti, ne-
cessaria a consolidare vieppiù il bene pubblico, senza
motivarne i progressi , i quali in forza di quella vengono
a fare la Mineralogia, la Paleontologia e tutte le altre
scienze affini. Riconosciuto essendo in conseguenza di ciò
il valore intrinseco di tale scienza , i rispettivi governi
non tardarono di fondare delle cattedre apposite per tale
scienza, di creare degli stabilimenti pubblici collo scopo
di far esaminare geologicamente i propri paesi, di far
raccogliere ed ammassare in un Museo le roccie, le terre ,
i minerali , metalli , farli analizzare chimicamente e ren-
derne noti al pubblico i risultati ottenuti, onde questi
possa trarne i vantaggi relativi alle diverse scienze ed ar-
ti; non furono lasciati in disparte i resti fossili, onde
accrescere le cognizioni della Paleontologia, da cui pure
vengono a trarsi de' coroUarj non poco importanti nella
Montanistica.
Nell'Austria la scienza geologica non potè rallegrarsi
negli anni scorsi d'un tale vanto; è vero che in tutti i
Licei venne trattata la storia naturale, anco alle Univer-
sità e nelle scuole montanistiche , ma se vogliamo eccet-
tuare alcuni di questi due ultimi istituti ; nei primi la len-
tezza con cui essa fu trattata da alcuni Professori non
era valevole d'apportare le necessarie cognizioni, e molto
meno d'eccitare l'amore verso studi sì ameni ed impor-
tanti. La geologia^ Mineralogia, Paleontologia e gli altri
rami di storia naturale avrebbero perfino perduto i loro
496 ISTITUTO GEOLOGICO
nomi se alcuni privati o unendosi in società, o da se
soli non avessero fatto de' sagrificj per toglier tal diffetto
alla loro patria ; fra le sucielà si distinsero quella del Ti-
rolo a Inspruck, e della Stiria a Gratz, fra i privati un
Bouè, Czjzek, Haidinger , Hauer , Partsch^ Reuss, Zippe,
Zenschner , e molti altri.
Nell'anno 1835 il Principe Xo6A;ot>tf2, Presidente della
Camera aulica in affari di zecca e montauistica incaricò il
consigliere moutanistico Mohs di raccogliere da tutte le
parti della Monarchia austriaca il materiale necessario onde
creare un Museo Montanistico. Mohs si applicò con lutto
zelo a tal opera, ma la morte lo tolse troppo presto nel
più bello del suo agire alla scienza (1). A suo successore
venne eletto il Consiglier montanistico Guglielmo Haidingerf
il quale conoscendo già da lungo tempo il bisogno d'un
tal Museo, si diede con tutto fervore all'opera e dopo un
indefesso lavoro di due anni 1840 e 1842 3 ebbe esso la
compiacenza di vedere in vita uno stabilimento capace a
portare le scienze mineralogiche ad un grado sublime,
sin allora non conosciuto nell'Austria. In tal occasione
non devesi omraettere di menzionare che fra i privati ne
nacque una vera emulazione di cooperare alla grandezza
del Museo, fra i molti si distinse però il Conte Breunerf
il quale allora lasciò al Museo, quasi [tutta la sua ricca
collezione di minerali, e ancor al presente continua ad in-
viare di tempo in tempo de' minerali, petrefatti di sommo
valore ed importanza.
L'indefesso Haidinger conoscendo quanto un Museo
ricco d'importante materiale, vada a perder del suo va-
lore, se non se ne sappia trar il relativo uso; ebbe cura
di poter aprir nel 1842-43 un corso di studi del tutto pro-
prj al bisogno de' giovani praticanti montanistici; in esso
Haidinger trattò la Mineralogia, il cav. Hauer trattò la
(1) Morì in Agordo nel mese di Settembre 1839.
DI VIENNA 497
Paleontologia, I' Assaggiatore dell' I. R. Àccad. Lowe parlò
di Chimica analitica, ad esso ne seguì poi il Dott. Koch,
il Dott. Horner parlò di Geologia etc. Quali frutti se ne
abbiano ricavati lo comprovano i progressi che fecero le
scienze nelle diverse parti della Monarchia, in cui si di-
spersero i praticanti dopo sentitone il corso ; qual vantag-
gio ne abbiano apportali i surriferiti studi alla Montani-
stica. Io attestano i miglioramenti introdotti in essa ; final-
mente se ne ricavò sommo utile avendosi propagato fra
la gioventù l' amore non solo per la mineralogia , ma per
le scienze tutte , cosa non mai accaduta in via delle con-
suete cattedre di Storia naturale.
Nel 1844 il Consiglier Baidinger diede principio ad
un lavoro di somma importanza per le scienze; assistito
dai primi geologi dell'Austria, come da Partsch, Bouè ,
Reuss , Zenschner, Fuchs^ Collegno, Pasini, Unger, Zippe
e varj altri , pervenne esso dopo 4 anni di assiduo lavoro
a terminare la sua Carla geognoslica della Monarchia au-
striaca.
Rendendosi facile l' accesso al gabinetto mineralogico,
potendo ciascuno servirsi degli apparati fisici, chimici,
stando a disposizione di ciascheduno la Biblioteca, Haidinger
curò di dar anco occasione alla gioventù amante delle scien-
ze naturali, di parlare, discutere su oggetti naturali, sui
propri lavori , sulle osservazioni fattene etc. ; dietro ciò
formò esso nel 1845 un circolo d'amici di storia natu-
rale, i quali ogni settimana si riunivano nel Museo mon-
lanistico e vi trattavano or di uno or d' altro ramo di scien-
ze naturali od a queste affini. I risultati di queste riunio-
ni furono resi noli nei fogli pubblici di Vienna; l'interes-
se che queste riunioni eccitarono nel mondo scientifico
era motivo che un maggior numero non solo di giovani
appena iniziati nelle scienze vi prendesse parte ^ ma per-
sone di lango , persone cospicue nelle scienze vi si aggre-
garono ed i trattati crebbero sempre più di numero,^ di
N. Ann. Se. Naiur. StniK. HI. Tomo 3 32
498 JSTITIITO GEOLOGICO
interesse, d' importanza. Il nostro promotore delle scienze
il Consiglier Haidinger; non contento di dar al pubblico
scientifico solamente un abozzo delle sessioni settimanali,
ebbe cura di pubblicare tulle le notizie, tutte le memorie
in apposita opera , da che ne vennero le memorie di storia
naturale (I) ed i rapporti degli amici delle scienze natu-
rali (2); le prime contengono articoli di mineralogia, geo-
logia, Botanica, Matematica, Fisica, Chimica etc. ed illu-
strati a bisogha di bellissime tavole litografiche; il bullel-
tino contiene in succinta notizia comunicale nelle sessioni,
e pure a suo bisogno illustrate da figure kilografiche. Hai-
dinger bramando di estendere quanto possibile le cognizio-
ni e gli studi, non schivò di inviare non solo alle società
scientifiche della Monarchia austriaca le suddette memorie,
ma pure alle Accademie e alle società dell'Estero, da cui
ne ricevette di poi in cambio le loro opere , tuttora d'assai
importanza e valore intrinseco.
Nel 1846 venne creata a Vienna l'/wij). Accademia delle
Scienze e si può ben dire che alla sua fondazione ne con-
tribuì non poco il Consigliere Haidinger. Quest' Accademia
non indugiò di incorporare le persone più cospicue nelle
scienze; noi troviamo un Bouè, Haidinger, Doppler, Et-
lingshausen, Hauer, Hutul , Rollar, Partsch, Reuss, Schrot-
ter, e molli altri i quali colle loro cognizioni non possono
che elevare le scienze al loro culmine. L' Accademia non
esitò di dar vita a dei lavori in tutti i rapporti di somma
importanza, fra i molti ne menzioneremo solo i seguenti:
(1) Natunoissenschaflliche Àbhandlungen gesammelt und
herausgegeben von W. Haidinger. 3. Voi. Vienna. 1848.
1849. 1850.
(2) Berìchte uber mitheilungen von freunden der Natur-
toissenscfiaften gesammelt und herausgegeben von W, Haidin-
ger. 6. VoL 1848. 1850.
DI VIENNA 499
il Professore Schrótter intraprese nel 1847 un viaggio scien-
tifico nell'Inghilterra; lo slesso Professore diede mano al-
l' analisi di tulli i carboni fossili dello stato austriaco, onde
dietro il metodo di De la Beche venir in cognizione del va-
lore tecnico d'essi , della forza intrinseca di combustibilità.
Il Cav. Hauer ed il Doti. Horner vennero incombenzati di
studiare in Inghilterra , Francia , Germania e Svizzera i di-
versi lavori e metodi intrapresi dai geologi di quei paesi
nella perlustrazione geologica. Ritornati in patria, dotati
di somme cognizioni furono poco dopo invitali a visitare
diversi paesi della monarchia austriaca stessa, onde accer-
tarsi delle opere prestale dai singoli geologi, come pure
visitare i diversi Musei , studiarne le ricchezze di ciascuno;
insomma essi dovettero venir in cognizione dello slato at-
tuale della geologia. — Varie parli dell' Austria infe-
riore furono esplorate geologicamente da Partsch , Bouè ,
Hauer, Czjzek ed altri; il circolo sotto e sopra il Mon-
te Mannhars fu però visitato solamente, si può dire su-
perficialmente da Helger; l'Accademia spedì perciò il Si-
gnor Czjzek nel suddetto circolo onde esaminarne , e stu-
diare a fondo Io stato geologico; i risultati di questo viag-
gio , non ancor resi di pubblica ragione , non potranno
esser che lodevoli ed importanti, avendo Czjzek mostrato
abbastanlemente colla sua « Carta geognostica del bacino
di Vienna », che egli è solito effetluare i suoi lavori con
sommo studio ed esattezza, come pure i suoi lavori paleon-
tologici, nominatamente dei Foraminiferi, lo fan conoscere
anco in questo ramo dotato di profonde cognizioni. — Le
splendide sovvenzioni arrecate a privati, e a società scien-
tifiche, onde ottenere de' lavori di interesse e di vantaggio
sono innumerevoli.
Verso il declinare del 1849 la scienza geologica per-
venne finalmente al punto, da cui potrà apportare dei
vantaggi, alle scienze, Montanistica , Àgrìcollura, Arti in
un modo assai segnalato di cerio degno dell' Austria ,
600 ISTITUTO GEOLOGICO
colla fondazione dell'I. R. Isliluto Geolog. Centrale. — U Mi-
nistro d' Agricollura e Montanistica ; il Sig. Ferdinando No-
bile di Tliinnfeld , scolaro del Mohs, e perciò mecenate
delle scienze mineralogiclie accertatosi del sommo bisogno
d' uno Stabilimento simile a quello dell' Inghilterra e d'al-
tri Stati, sottopose a S. M. l'Imperatore un progetto, ili
cui fece conoscere evidentemente i sommi vantaggi , che
risultar devono da un simile Istituto. S. M. non indugiò a
sanzionare quanto dal suo ministro gli venne sottoposto.
La suddetta relazione (inserita per Intero nel primo
fascicolo del giornale dell'I. R. Istituto geologico) fa co-
noscere primieramente i progressi fatti nella Francia, Rus-
sia, Inghilterra etc. nelle scienze geologiche, ne accenna
i sonimi vantaggi derivati da esse , menziona indi le opere
prestate dal Museo Montanistico, dalle società geognosti-
che della Stiria e del Tirolo , dall'Imperiale Accademia
delle scienze e finalmente quelle prestate da privati, come
da un Parlsch, Breuner, Czjzek etc; dopo di ciò espo-
tiesi il tema: 1. tutta la monarchia dee esser esaminala
in via geologica; 2. i minerali raccolti devono esser de-
terminali, di poi ordinali in una collezione sistematica;
3. tutte le terre, roccie, metalli etc. , devono venir sotto-
posti nel laboratorio chimico ad una disamina analitica ;
4. devonsi pure raccogliere ed analizzare tutti i prodotti
metallurgici ; 5. Le carie geognostiche di già esistenti de-
vonsi rivedere, perfezionare e provedere di profili in mag-
gior numero possibile, di poi si devono elaborare delle
carte sì in generale che in dettaglio; 6. i diversi risultati
scientifici sono a rendersi pubblici in apposito giornale;
7. si ha a formar un archivio ben regolato, in cui sono
a depositarsi tulle le opere scientifiche, carte, tabelle sta-
tistiche etc. — I mezzi onde poter effettuare i suddetti
quesiti sono: 1. a tutto l' Istituto si proporrà un direttore
al tìtolo di Consigliere di sezione, Sig. Guglielmo Haidin-
ger: 2. al suddetto direttore verranno posti ad latus due
DI VIEMNA 601
geologi col titolo di Consiglieri montanislici , Sig. Fran-
cesco Cav. Hauer, e Sig. Gio. Czjzeh: 3. secondo il biso?-
gno verranno impiegati temporariaraente degli altri geo-
logi, i Signori Marco Lipeld, Gio. Kudernassch, Carlo
Ehrlich, Fed. Simony; 4. ai geologi verranno addetti du-
rante le loro escursioni estive dei praticanti Monlani-
stici, onde dar a questi occasione di perfezionarsi in ogni
ramo di scienza relativa alla Montanistica. Durante l'estate
1850 furono aggiunti i Signori Rossiwall, Prinzinger, Friesej
5. il museo verrà afBdato ad un assistente , Sig. Francesco
Foetterle; 6. l'archivio abbisogna d'un individuo scien-
ziato , il quale abbia ad ordinare sistematicamente tutte
le carte geognostiche e montanistiche, abbia a registrare
e disporre i lavori atti alla pubblicazione, Sig. Conte Fed.
Marschull. — Per sovrana concessione furono destinali
tOOOO fior, pei primi bisogni, ed una somma annuale di
30000 fior, per le altre spese, come Museo, Laboratorio ,
Stamperia, escursioni geologiche etc. eie. — Ora che final-
mente si ebbe la sovrana risoluzione di poter con energia
darsi ad un'opera sì grandiosa, sì vantaggiosa, qual è
quella della disamina geologica della Monarchia; il diret-
tore Sig. Haidinger non esitò di progettare il piano per
la prima perlustrazione del 1850 (V. 1. fascicolo).
La Monarchia austriaca contiene una superficie di 12000
leghe quadrate. Fu deciso di dividere queste in modo che
ogni anno ne venissero esaminate in circa 400 leghe qua-
drate, così che abbisognerebbe un periodo di 30 anni
per venirne al fine. L' Austria offre due sistemi di Monti
del tutto separati fra loro; l'uno sviluppatosi al N. W. nella
Boemia, nella Moravia, si unisce agli strati e alla forma-
zione della Germania settentrionale e centrale e questi
stanno in rapporto colle regioni classiche della Francia e
dell'Inghilterra; la parte maggiore della superficie viene
però occupata dalle Alpi e dai Carpazj , i quali uniti co-
stituiscono un gran fenomeno geologico. Uno schiarimento
i»02 ISTITUTO GEOLOGICO
notevole solo allora è facile ad ottenersi , allorché si im-
prenda ad esaminare ad un colpo un gran tratto di paese.
Nominatamente nelle Alpi, sopra cui le opinioni de' geo-
logi anco più distinti, differenziano oltre modo, havvi ma-
teriale abbastanle per sludi indefessi, onde finalmente ve-
nirne al fondo della verità e dar fine alle lunghe liti scien-
tifiche. Venne per ciò stabilito di dar principio all'esplo-
razione geologica nelle vicinanze della Capitale, alla linea
in cui si offrono a contatto e Calcari ed arenarie, in cui die-
tro 1' opinione di molli geologi distinti si riconoscerebbero
molto più recenti tutte le Arenarie poste lungi d^ila Catena
centrale degli scisti alpini, se diPatlo alcune di esse non
avessero a trovarsi in alcuni sili al di sotto del calcare.
Il territorio da esaminarsi comprende: nell'Austria infe-
riore 344 leghe quadrale austriache , nell' Austria supe-
riore 208, e nel Salisburghese 124, non senza inoltrarsi
in qualche punto se vi è bisogno anco nella Stiria. Nel
corso di questa prima perlustrazione si potranno racco-
gliere abbastanli esperienze, poi proceder con maggior
celerilà ed energia. Le forze verrebbero divise poi in due
sezioni, di cui una entrerebbe nel Tirolo con 600 leghe
qandrale, per poi penetrare a passi quanto possibile vistosi
verso l'Oriente. Lombardia ( 375 leghe quad. ), Veneto 415,
Carintia 180, Stiria 3I9_, Caniiola 174, Gorizia e Gradi-
sca 51, Trieste 16, Istria 88, Dalmazia 222. La seconda
sezione si inoltrerebbe nella Bosnia 903 , Moravia 387 ,
Slesia 89, a Settentrione verrebbero ad esaminarsi la Ga-
lizia 1344, la Buccovina 181, al lato meridionale la Croa-
zia e Slavonia 294, il Confine militare 183, per poi ter-
minare coli' Ungheria settentrionale e meridionale 3314, la
Wojwodina 354 e colla Transilvania 955.
Nell'estate 1850 furono quindi disegnali dal direttore
dell'I. R. Istituto i seguenti profili: •
1. Da Wien-Neustadt e Neunkirchen per Lilienfeld e
St. Ippolito sin ai Danubio.
DI VIENNA 603
Questa sezione comprende le calcari orbitulitiche (Nu-
mulitiche), i carboni fossili Wien-Neustadt, i dolomiti di
WoUek, i gessi di Buchberg e Weidmannsfeld , i serpen-
tini di Willendorf; di poi seguono i monli calcari e al N.
l'amasso precipuo dell'Arenaria viennese. Verso Lilienfeld
olfronsi i carboni fossili nella direzione N. W. , i Calcari
ed i terreni terziarj ed alluviali, e verso il Danubio gli
scisti cristallini. A questa sezione fu proposto il Consigliere
montanistico Sig. Gio. Czjzek e ad esso furono addetti i
Volontarj Stur e Mannlicherj nel corso delle escursioni vi
si unì pure il Sig. Zekeli.
2. Dal Danubio per St. Ippolito, Lilienfeld, Annaberg,
Maria Zeli, Seewiensen sin verso Leoben. Questa sezione
offre primieramente le Arenarie^ e le Calcari, i Carboni
di Lilienfeld e de' suoi dintorni , i gessi di Lbenrott, Tur-
nitz, Aunaberg, i dolomiti ed i calcari dei dintorni di
Maria Zeli eie. Presso GoUratb riuviensi lo scisto argilloso
ed il ferro spatico; presso Seewinsen ed in altri punti dei
calcari alpini mostrasi qua e là il gesso. Verso Trofajach
e Leoben finalmente si fan vedere gli scisti argillosi e cri-
stallini. Capo geologo il Sig. Gio. Kudecnatsch coli' I. R.
Praticante montanistico Friese.
3. Da Stuzer a Eisenerz e
4. Da Windisgarsten a Lietzen. In queste due sezioni
sono posti Neustift, il Pechgraaen, Grossraming, Weyer,
Altenmarkt, il Landel co' loro fossili interessanti della
Gosau ; il Waggraben presso Kieflau colle sue Torualelle;
all'Ost i depositi carboniferi di Goselin e di Hoblensteiu.
La diramazione occidentale nella direzione di Cross Ruming
verso Admont offre i banchi delle Ippuriti, il ferro argi-
lifero e le formazioni saline. Alla terza sezione fu propo-
sto il Sig. Carlo Ebrlich, e aggiunto l'i. R. Praticante mon-
tanistico Sig. Rossiwall; alla quarta sezione il Cons. Mont.
Sig. Cav. Hauer, a cui vi si aggiunsero i suoi due fratelli
Giulio e Rodolfo , il Prof. Koi islka , Kupelwieser.
604 ISTITUTO GEOLOGICO
5. Da Engelhardszell al Danubio per Tichl sin al Da-
chslein. Questo profilo trovasi nei graniti e negli scisti
cristallini dei dintorni di Engelhardszell. Più verso S. presso
Wolfsegge. Capo geologo il Sig. Fed. Siinony col Monta-
nistico Gobanz.
6. Da Braunau suIl'Enno per Salisburgo, Hallein sin
agli scisti delle Alpi centrali salisburghesi. — Quivi rin-
vengonsi gli strati alluviali più recenti, diversi calcari al-
pini e gli scisti rossi; verso E. seguono i nummuliti clas-
sici di Teisendorf, gli Ippurili dell' Dntersberg, gli strati
Neocomiani di Rosefeld , il Lyas d'Adelh, le formazioni
«aline di Hallein, i Calcari Isocardiaci al Passo Luegg ; al-
l'Osi, appajono le masse calcaree del Tànengebirg, Capo geo-
logo il Sig. Marco Lipold coH'I. R. montanislico Prinzinger.
Ciascun Capo geologo venne provveduto delle ne-
cessarie carte geografiche e geognosliche relative al ter-
ritorio da esplorarsi; ciascuno ricevette gli occorrenti ap-
parati fisici, compasso, tubo, psichrometro , termometro
etc. ; fra gli altri utensili di disegno , una camera oscura;
finalmente un foraterra, martelli , scalpelli di diversa gran-
dezza etc. Nulla fu ommesso onde i geologi possan eseguire
con esaltezza in ogni ramo delle scienze naturali quelle osser-
vazioni, e quelle esperienze necessarie per dilucidare dei
punti ancor oscuri, o forse non ancor visitali. I geologi
vennero incombenzali dal direttore di non solo tendere tutte
le loro cure alla geologia, ma di rivolgerle pure alla Bo-
tanica, Zoologia; di non trascurare l'Archeologia, l'Etno-
grafia e così via. Nel mese d' Agosto intraprese il Direttore
un viaggio d'ispezione in tutte le sei sezioni, onde accertarsi
in persona de' progressi fatti nei lavori, come pure onde schia-
rire alcuni punti rimasti problematici o oscuri ai geologi.
Oltre le perlustrazioni intraprese nelle Alpi la dire-
zione dell'I. R. Istituto geologico credette necessario do-
ver nello stesso tempo esaminare pure degli altri punti
della monarchia : 1. il Dott. Hornes Fu incaricato di per-
DI VIENNA 506
correr diversi punti dei bacino di Vienna, onde studiarne i
rapporti geognostici , e raccorre una quantità quanto pos>
sibile grande di petrefatti, onde con quelli già proprj del
Museo dell' Islilulo geologico formar il materiale occorren-
te ad una Monografia de' petrefatti del bacino di Vienna.
Quest'opera la quale verrà illustrata da una quantità di
tavole litografiche fu di già incominciala dal suddetto
Hornes , ed essa non può che riuscir esalta ed importante
venendo il tutto intrapreso sotto la direzione del valente
ed esimio geologo Parlsch.
2. Lo sludio delle piante fossili, il quale sin ad ora fu
quasi del tulio negletto, se eccettuar vogliamo le opere del
eh. Prof. Unger, fu ripreso per cura dell' I. R, Istituto geolo-
gico del Dolt. Const. Ellingshausen; questi visitò Parschlug,
Sotzka, TufFers, Sufeld,Bilin, ne raccolse in queste loca-
lità più di 20000 esemplari di piante fossili, fra cui se
ne trovano non poche specie del tutto nuove; alla descri-
zione della flora fossile fu dato comincianiento dai sud-
detto Ettingshausen; nel corso del corrente inverno, e si
ha speranza di vederne pubblicata una Memoria ancor du-
rante r anno 1850.
3. Il Prof. Emmricb di Meiningen, noto nelle scienze
geologiche per gli sludj falli nella Baviera e nel Tirolo,
ebbe a percorrere il profilo da Lofer a Unken, i risultati
sono di sommo interesse ed importanza.
4. L' Accademico Heckel, noto pei suoi lavori sui Pesci
fossili della Monarchia austriaca, s,i /portò a Sufeld e a
Dolca per apprender sul luogo stes$ le cognizioni neces-
sarie ai suoi ulteriori lavori. Esso visitò a Verona i rino-
mali gabinetti del March. Canossa e del Conte Gazzola; in
essi trovò diversi pezzi fossili non ancor descritti in al-
cuna opera, o se lo furono non lo erano colla dovuta esat-
tezza allo scopo di completare maggiormente le cognizioni
illiologiche fossili. Heckel fece l'inchiesta di averli a Vienna
onde studiarli a dovere, e il March. Canossa tostamente
506 ISTITUTO GEOLOGICO
t1 aderì colla sua innata gentilezza, sempre pronto a fa-
vorire in quanto risguarda le scienze.
5. Il Professore Reuss, noto pei suoi studj sui Polipaj
e sui Foraminiferi, non che geologici della Boemia, per-
corse il circolo Eger ed i suoi rapporti geologici sono d'una
importanza non lieve.
6. Fra i lavori di alto interesse intrapresi dall' Istitu-
to geologico si devono annoverare quelli del Doti. Schmidt;
egli si diede ad esaminare le grotte e caverne del Karss;
egli seguì il corso sotterraneo del Paik nella grotta d' Adel-
sberg e della Maddalena, poi in quella di S- Canziano presso
Maulnilz, in una estensione di 4000 pertiche.
7. L' asisleote del Museo ; il Sig. Foetterle , venne in«
caricato di esaminare geologicamente i dintorni di Tlumacz
«ella Galizia ; questo viaggio benché intrapreso in una sta-
gione di già inoltrata , diede de' risultati assai importanti,
nominatamente in rapporto del carbon fossile.
8. Il Nobile Sig. de Zigno, Podestà di Padova, non
mancò di cooperare ai lavori, dando una memoria sui
monti stratificali delle Alpi Venete ed inviandone le roccie
in esse effertesi.
In questo mentre in diversi punti delta Monarchia si
lavorò energicamente in rapporto geologico e paleonto-
logico, ed a Vienna nel punto centrale dell' agire, non si
restò inoperoso.
Il Consigliere di Sezione, Sig. Guglielmo Haidinger,
non contento di estendere e perfezionare gli sludi geolo-
gici proprii dell'Istituto di miniere, volse l'occhio anco
sulle altre scienze affini , relative intimamente alla geo-
logia.
Le carte geografiche dello Stato maggiore di 2000°
su un pollice , non comprendono tutte le provincie della
Monarchia austriaca. A richiesta del direttore Sig. Haidin-
ger venne perciò costituita un apposita commissione sotto
la presidenza del Feld maresciallo Sig. Barone Hass, la
DI VIENNA 507
quale anco per iscopo di stabilire i mezzi onde compiere
con maggior celerità possibile tutti i lavori geografici; il
risultato d'essa ne fu assai favorevole: venne prefisso di
erigere a tal uopo un apposito corpo di Ingegneri geografi,
di chiedere una sovvenzione annua di 60000 fior, e di
aver cura che nel periodo di 20 o 25 anni sian pubblicate le
carte di tutte le Provincie dello Stato austriaco.
E chiaro che per trarre dalla Geognosia dei risultati
rilevanti ne fu forza di esaminar le parti costituenti i mi-
nerali, le terre, roccie , i metalli etc. — In via del-
la Sovrana concessione fu perciò annesso all'I. R. Istituto
geologico un laboratorio Agronomico chimico, allo scopo
di analizzare le molteplici terre, le ceneri delle piante etc.
A chimico di detto laboratorio ne fu proposto il Sott.
Moses, il quale però non potè agire in esso, poiché dovette
seguire una Commissione nell'Ungheria, onde ivi esami-
nare i diversi terreni ricchi di Nitro e studiarne la produ-
zione, e dopo di ciò venne eletto Professore all'Istituto
Agronomico di Ung. Allenburg. — Ora ne fu addetto al
suddetto Laboratorio il Dott. Rugoky , valente chimico. —
L' assaggiatore alla Zecca il Sig. lóioe, è incaricato di ana-
lizzare i metalli ; e sotto la sua direzione il Praticante Mon-
tanistico Luigi de Huber ne prestò dei servigi assai rile-
vanti per la Montanislica.
A Vienna, punto in cui dovrebbero concentrarsi le
scienze tutte, i sussidi tutti necessari a perfezionarsi; an-
davasi privo sin ad ora d'un Museo d'Anatomia comparata ;
scienza di somma importanza, non solo per la Zoologia
stessa , ma nominatamente per la, Paleontologia. Dietro
istanza sottoposta dal direttore Haidinger al Ministro delle
Istruzioni pubbliche, il Sig. Conte Thun , si venne a sta-
bilire la fondazione d'un Museo tale e 1' Anatomico Fyrt/,
con una sovvenzione di 3000 fior, annui fu incomben-
zato d' essa. L' assiduità con cui il Prof. Hyrtl vi si dedicò
a tal opera è motivo che, benché appena scorsi pochi
508 ISTITUTO GEOLOGICO
mesi, ne sono di già preparati 40 quadrupedi, 30 uccelli,
50 amfìbj, 60 pesci e fra questi molti grandi e molto rari.
Non avvi Università in Austria , in cui venga trattata la
Geologia e la Paleoutologia; Scienza che gode nella Ger-
mania, Francia, Inghilterra etc. apposite cattedre; il Di-
rettore Haidinger conoscendo a fondo quanto una Cattedra
simile ne avesse ad apportare dei vantaggi , non esitò dì
proporne la fondazione; avendosi delle prove che.il Mi-
nistro della istruzione pubblica non ommette occasione
di elevare e propagare quanto possibile le scienze nel-
l'Austria e ne fan fede le inslituzioni presenti dei Gin-
nasi e delle Università. Potrassi forse veder in breve
stabilita questa Cattedra di geologia e Paleontologia al-
l'Università di Vienna. — A Hallstadt nell'Austria supe-
riore furono scoperti già da lungo tempo dei tumuli degli
antichi Celli, abitanti di questi paesi, e al Ramsauer,
impiegato alle saline di Hallstadt , devesi la conservazione
degli scheletri e delle suppellettili d'oro, di bronzo etc. ,
nei suddetti tumuli rinvenute, egli ne formò vistosa colle-
zione e non tralasciò di accrescerla con nuove scoperte.
Il direttore Haidinger conoscendo con quanti sagrifici il
suddetto Ramsauer si abbia dati alli scoprimenti degli sche-
letri, con quanta energia abbia resistito alle splendide of-
ferte di archeologi esteri, nominatamente inglesi; non
indugiò di procacciargli i mezzi pecuniari onde conti-
nuare i lavori , come pure sottomise tostamente una Re-
lazione all'I. R. Ministero, onde tal ricca collezione
venga acquistata dal governo essa presta il fondamento ad
un Museo etnografico.
Nella Sliria si è formata già da varj anni una Società
geognostioa montanistica, a cui presiede il mecenate delle
Scienze l'Arciduca Giovanni. — Questa Società operò ener-
gicamente nel proprio paese ; il suo Commissario geogoo-
stico , il Sig. Morlot, percorse quasi tutta la Stiria ed anco
l'Istria e ne diede assai interessanti descrizioni, ne fece
DI VIENNA 509
importanti scoperte; anco il Sig. Ehrlich, custode al Mu-
seo Francesco-Carolino a Linz, venne dalla suddetta So-
cietà incombenzato di percorrere una parte dell' Austria
superiore , e ne diede de' risultati assai importanti.
Nel Tirolo una seconda Società geognostica monta»'
nislica operò in via geologica ; tutto il TirOlo ne fu per-
corso , e la sua Carta geognostica , di una parte ne venne
di già pubblicato; ne parla abbastanlemente , con quanti
sagrifici essa società \hbe cura di pervenire allo scopo
prefìssosi. É cosa indubitabile che tali Società geognosliche
non solo apportano sorami vantaggi al proprio paese, ma
servono pure pei progressi delle scienze. 11 Consigliere
Haidiiiger sempre pronto a propagare in ogni dove le scienze
geologiche, ebbe curai di eccitare in ogni dove gli animi
a fondare delle altre Società simili nelle Provincie in cui
esse non esistono ancora ; in conseguenza di ciò ne venne
spedito il Cav. Hauer a Venezia, Padova, Milano, onde
progettare colà cogli esimi geologi Jan,Curioni, Balsamo
Crivelli j De Zigno, Catullo, Pasini, Massalongo, e diversri
altri, i mezzi con cui dar vita ad una società geognostica
montanistica Lombarda e Veneta. Tutti i geològici tosta-
mente si offersero a tributare a quest' opera tulle le loro
collezioni , biblioteche e proprj lavori e dietro i passi falli
al Ministero, si può nutrir la speranza di veder ben in
breve l'esistenza di una tal società; la prima in Italia. 11
Lombardo Veneto era sempre la culla delle scienze mine-
ralogiche, i nomi di Brocchi, Breislak, De Crislofori, Mara-
schini, Marzari , Lazise e Malacarne , e mille altri ne spar-
sero lumi abbaslanli; ma pure molti traiti di paese abbi-
sognano ancor dei profondi studi ed energici. — Neil' Un-
gheria il Consigliere aulico Kubinyi diedesi premura di
costituire una società geognostica montanistica a Pesth ,
in forza delle splendide sovvenzioni del Principe Eslerhazj e
d'altri Magnati; più persone scienziate vi si unirono, ed essa
non tardò a dar segni di vita. — A Brtìnn fu il Consig. Baro»
SPQ ISTITUTO GEOLOGICO
Hingenau, che dispose il tutto onde formar una società
ed anco quivi tostamente gli scienziati si offersero di con-
tribuire ad un opera sì lodevole ed importante.
La Redazione del Giornale dell' I. R. Istituto geologico
è anco un lavoro intimamente annesso all'Istituto. Nel Lu-
glio 1850 uscì il primo fascicolo, e nel Febbrajo del cor-
rente il secondo fascicolo , il terzo trovasi di già sotto il
Torchio. — Di questo giornale ne vengono spediti degli
esemplari a tutte le Autorità civili e militari, a tutti gli
stabilimenti d' Istruzione , alle Accademie delle scienze e
alle Società scientifiche private non solo della monarchia
austriaca, ma ne fan parte pure di tale dono non pochi
stabilimenti montanistici , e scientifici dell'Estero. (Nel I.**
fase, vengono enumerali tutti gli stabilimenti dell'Austria
e dell'Estero, a cui viene spedito il Giornale. ) 11 Giornale
contiene degli articoli assai importanti e ne fa fede il grande
smercio d' esso ; persone scienziate e perfino persone an-
cor principianti nella geologia si affrettano di procacciar-
selo; il prezzo assai basso (5 fior, per 14 fase), contri-
buisce pure non poco alla propagazione d' esso.
Credo che possa esser d' interesse l' enumerazione de-
gli articoli contenuti nei primi due fascicoli.
Rapporti geognostici delle Alpi tra Vienna e Salisburgo
del Cav. Hauer.
Risultati dei viaggi nella Monarchia austriaca del diret-
tore della Specola Carlo Kreil, comunicati dal Professore
Korislka. (In essa memoria vengono esposti gli elementi
magnetici, le date tutte meteorologiche, la posizione geo-
grafica, l'altezza pura, il livello del mare etc. di diversi
punti dell'Austria, visitati dal suddetto Kreil.).
Rapporti geologi nella Stiria settentrionale di Morlot.
Della Geologia agronomica di Nereo Boubèe , traduzio-
ne del Conte Marschall.
Del Rame nativo di Recsk presso Erlan in Ungheria
di Haidinger.
DI VIENNA 511
Prospetto de' monti stratificali delle Alpi Venete di
De Zigtio.
Dei rapporti geologici di Raibl; poi di Rodoboj in
Croazia di Morlot.
De' depositi salini nei Carpazj e nelle Alpi Salisbur-
ghesi di Zeuschner.
Del Dopplerite di Kenngott.
Progressi della Geologia nella Russia di Helmersen.
Della formazione e produzione del Nitro in generale
di Richenbach , e della produzione in Ungheria di Szabò'.
Sotto l'articolo Museo vengono specificati tutti gli
invii fatti da privali o da altri di minerali, petrefatti eie.
all'istituto Geologico, e di oggetti interessanti ne viene
data una esatta descrizione.
Le sessioni tenute durante l' inverno trovano pure po-
sto in ogni fascicolo; tutti gli articoli vengono inseriti
che in esse sessioni furono letti.
Essendo il locale in cui trovasi al presente l' Istituto
Geologico di troppo ristretto per le collezioni geognostiche
e paleontologiche, per la biblioteca, e per l'Archivio come
pure i necessarj lavori dei geologi, perciò venne stabilito
di prender in afRlto il palazzo del Principe Lichtenstein ,
in cui durante r anno corrente verranno trasportate le col-
lezioni del Museo ed ivi ordinate in modo non solo ad
appagare lo scienziato , ma pure per allettare l' occhio
dell' idiota.
Li 25 Settembre furono aperte le sessioni geologiche
col festeggiare il nome del Werner ; tale festività venne
tenuta quasi in tutti i luoghi montanistici con somma ce-
lebrazione; e in ricordanza di tale giorno verrà data alla
luce un album in cui verranno inscritti tutti i discorsi te-
nuli nei diversi luoghi montanistici dell'Austria, e tutte
le memorie relative alla geologia e alla montanistica au-
striaca.
Verso la fìne dell'Ottobre ritornarono i geologi dalla
Ali ISTITUTO GEOLOGICO
loro peregrinazioni geologiche, ricchi di cognizioni j il ma-
teriale raccolto supera di molto l' aspettazione ^ più di 200
casse di minerali e petrefatti furono inviati all'Istituto;
fra essi sono oggetti di somma importanza, di sommo inte-
resse e di cui solo allora se ne riconoscerà il vero valore,
quando su di essi ne saran fatti gli sludi.
Dal sin qui esposto si potrà conseguire che in questi
ultimi anni fu fatto un passo veramente gigantesco, onde
richiamare le Scienze dal loro letargo; basta dire che
Haidinger, nominatamente nella scienza geologica devesi
riconoscere qual promotore d'essa, come pure di certo
devonsi tributare tutte le possibili grazie all' I. R. Mini-
stero, il quale riconoscendo la necessità di finalmente ele-
vare le scienze , non esita di concedere quanto il Consi-
gliere di Sezione Sig. Haidinger, viene chiedendo in inte-
resse di esse; anco l'Accademia merita ogni menzione di
certo grata agli scienziati , poiché anco questa non tra-
scurò occasione per più che è possibile estendere tutte le
cognizioni scientifiche, e nominatamente la Storia natu-
rale; in cui veramente ha già dato delle prove di som-
mo rilievo , in forza di che possiamo andar certi che in
breve si vedrà nell'Austria, come in altri paesi, splen-
dere il sole delle scienze.
SENNONER.
613
Ricerche sperimentali sulla temperatura dei
Rettili j del Sig. Dumèril.
{L'Institut. N. 836. pag. II.)
I*
BATRACI , ANURI ( RANE ) E OFIDI.
La temperatura degli organi ititerni della Rana è su-
periore a quella del mezzo ambiente; questa differenza,
che è costante, e nondimeno debole, quando l'osserva-
zione è fatta in condizioni convenienti per non portare,
in qualche guisa, nessuna modificazione al genere di vita
abituale degli animali ; essa infatti non è stata una sola
Tolta maggiore di ^ grado ed altre volle che di | ed anche
di 1|5 di grado. Se dall'acqua a •*- 14° o 15° in cui esse
vivono abitualmente, durante l'inverno, nella ménagerie
dei Rettili , si trasportino delle Rane nell' acqua a -t- 8° o 6°,
la loro temperatura si abbassa notabilmente, perchè da
15° a 16° al più che prima avevano , discendono a -+-8°2i3
ed anche fino a -»- 8°. Per un ora e òO minuti durata
dell'esperienza, il termometro posto nella cloaca ha, ad
onta di quest'abbassamento, sempre indicalo una cifra
superiore a quella del termometro che soggiornava nel-
l'acqua.
I limiti di queste differenze sono stati, da una parte,
lj4 di grado, e dall'altra 2°1|6; ma il più di sovente si
•ono mantenute fra quest'ultimo numero e 3i4 di grado-
Quando l'acqua è siala meno calda della Rana, resisten-
do essa a questo raffreddamento, non solo non vi ha
partecipato, ma ha anche prodotto un po' più di calore.
Infatti non si è trovato il maximum -4- 8 2|3 che nei mo-
menti in cui r acqua da -+- 8° era discesa a h- 4[5 u
-t- 6" li2.
N. Ann. Se. >atur. Serie IH. Tomi) 3. 33
514 TEMPERATUPA DEI RETTILI
Godono COSÌ le Rane del potere di mantenersi a un^
temperatura un poco più superiore a quella del mezzo
ambiente. Vi si mantengono anche allorquando non resi»
stono che incompletamente a un abbassamento pure assai
poco considerabile della temperatura del mezzo.
Pebbonsi infìne prendere grandi precauzioni sperimenr
tando per evitare il riscaldamento di questi animali j per?
che se quest'ultimo ha limiti ben detferminati , quando
quello del mezzo è considerabile , come V hanno mostrato
le esperienze di F. Delaroche, può nondimeno giungere
ad eguagliare la temperatura dell' acqua che abitano le
Rane: allorché quest'acqua, come egualmente ce l'ha
provato, non è riscaldata al di là di 26°, e che l'evapo-?
razione pulmonare e cutanea è resa impossibile per una
completa immersione.
Se la temperatura dei Serpenti è forse qualche volta
inferiore a quella del mezzo ambiente, quando questo
viene portato da ■+■ 20° a •+• 30°, essa può , in certe cir-
costanze , questa temperatura esterna restando la stessa ,
esserle eguale ; e sette volte sopra 16 gli è stata superiore
almeno di 1° o di 1° 1(4. Questa differenza è dunque molto
bene considerabile di quello che si sarebbe tentato di
crederlo, dopo l'unica osservazione di Hunter, che ha
trovato nello stomaco , poscia nella cloaca d'una Vipera in
buono stato di salute 5° 1(2 di più dell'aria ambiente.
La temperatura dei Serpenti è in una relazione rimar-
chevole con quella del mezzo che abitano. Così i Boa con-
strictor, rototoiandosi alle traverse poste nella loro gab-
bia , tengonsi , allorché sono in questa posizione , in una
regione egualmente distante dalla soffitta a gratella di que-
sta gabbia e dal solaio che ne è la parte più calda, in
causa della vicinanza dei tubi ove circola l'acqua dell'ap-
parecchio di riscaldamento. Partecipano essi allora , il fatto
è stato parecchie volte constato , all' abbassamento di
temperatura di questa regione media, il quale è di J" a 3°,
DVMÉRIL 515
perchè la loro propria non ha prevalso su quest' ultima
che di 1|5 o 3[4 di grado 3 le è stato una volta eguale
e una volta ancora inferiore d'un poco meno di 2(5 di
grado.
Se, invece, si sottopongono i Colubri a collare ad
un calore molto piìi considerabile di quello che li circon»
da abitualmente, veggonsi non presentare che un'incom-
pleta resistenza al riscaldamento di questo nuovo mezzo.
Possono giungere fino a ■+■ 39° ll49 nell'aria secca, sen-
z' inconveniente ; ma se la loro temperatura oltrepassa
questo termine, la morte è la conseguenza di quest'accre-
scimento di calore interno, perchè un Colubro è morto
a -+- 41°, ed un altro a -+- 40 1 [5, l'atmosfera ambiente
essendo, nel primo caso, a 45° e a -»- 47° nel secondo.
Il calore umido è nondimeno piti lungamente sopportato
da questi OfBdi del calore asciutto , poiché uno di questi
animali mantenuto , senz' alcun disturbo per la sua respi-
razione in un'acqua a -+- 44°, ha, poco a poco, preso
una temperatura pressoché simile, e non è soccombuto
che a •+■ 42°li2, cioè non portando che 1° li2 di meuo
dell'acqua. La forza di resistenza dei Serpenti al riscalda-
mento non è dunque tanto considerabile quanto quella di
cui sono dotate le Rane e che le esperienze di F. Delaroche
hanno dimostrato j il che può dipendere, come bisognerà
assicurarsene con nuovi sperimenti , dalla differenza presen-
tata dai tegumenti. Nei Serpenti infatti , tutta la superficie
dei quali è rivestita di scaglie, l'evaporazione dev'essere
molto meno facile che nei Batracci che hanno la pelle
completamente nuda.
La caduta dell' inviluppo epidermico , o muta , nei
Pitoni, porta una leggerissima modificazione alla loro tem-
peratura, consistente in un debole abbassamento, se si
paragoni il Serpente al mezzo in cui vive, il che non
può essere notato che in quel periodo che precede la
muta, ove il difetto di trasparenza del liquido espanso
6t6 TEMPERATURA DEI RETTILI
sotlo l'epidermide e, in particolare, davanti gli occhi, li
rende opachi e dà loro un'apparenza lattiginosa.
L'atto della digestione, nei Pitoni, eleva in un modo
notabile la loro temperatura paragonata a quella del mezzo
in cui vivono. L' elevazione varia il più abitualmente di
2" a 4". L'osservazione, seguita per un tempo sufficien-
temente prolungato, mette ancora meglio in chiaro com-
pletandolo, il fatto fisiologico che ora è stato annunzialo,
perchè essa mostra che la temperatura, giunta a un cer-
to grado che è il maximum, ridiscende in seguito poco a
poco dal suo punto di partenza.
L' andamento seguilo dalla temperatura nella sua pro-
gressione ascendente è assai irregolare; il maximum, in-
fatti, è stato toccato ora al termine di 24 ore , ora a quello
di 66 ore soltanto. La maggiore o minore rapidità che la
temperatura mette a giungere a questo maximum non sem-
bra provenire dalla quantità piìi o meno considerabile di
cui si compone il pasto. Infine 1' elevazione di temperatura
è assai brusca , e si manifesta il più di sovente senza
transizione.
II*
DELL'AZIONE DEL FREDDO SULLE RANE.
(L'Institut. N. 848. pag. 108.)
Allorché 1' acqua in cui le Rane sono poste viene a
perdere una gran parte del suo calorico, oppongono esse
al raffreddamento una certa resistenza talché, quando la
temperatura non è discesa oltre -+- 1**, hanno mostrato re-
lativamente al liquido, una differenza che è slata fra 1^,4
e 3*^; ma allorché questo fu portato a 0, esse non lo su-
perarono più che di 0,5.
DUMÉRIL 517
Alcune modificazioni sul raodo di sperimentare hanno
servito a mostrare che è facile il vincere questa forza dì
resistenza e che a una temperatura eguale a quella del
ghiaccio in fusione, l' equilibrio può stabilirsi. Basta , per
convincersene, o di porre la Rana nell'acqua a 0°, senza
transizione e senza farla passare per un raffreddamento
graduato; o di mantenerla completamente immersa nel-
l'acqua a questa stessa temperatura, in modo da impe-
dire che la respirazione polmonare si compie , impedimen-
to che è sempre stato evitato, colla maggior cura, nelle
altre esperienze.
Meglio vedesi ancora che i Batraci sono impotenti
contro un freddo estremo intenso , quando si pongono, a
secco, in un vaso di cui portasi la temperatura a ■ — 4^,
a — 5° ed anche a — Il°e ~ t2°, perii conlatto d'una
mescolanza frigorifera. Non sono messi in equilibrio con
questa temperatura di tanto abbassata, perchè il loro sog-
giorno non v' è stato senza dubbio prolungato; ma sono
discesi a delle frazioni di grado, ed anche a — 1°, limite
che era stato prefisso, ma che sarà sorpassato in ulteriori
sperimenti, destinati a far conoscere il tempo necessario
perchè siavi eguaglianza fra l'aria ambiente e l'animale,
e le conseguenze per questo d'un raffreddamento di più
in più considerabile.
Una vera congelazione , non solo delle parti esterne,
ma degli organi interni, è stato il risultato d'un abbas-
samento portato fino a — 0°,9 e — 1", come l'ha dimo-
strato 1' apertura del corpo della Rana che portava la pri-
ma di queste due cifre, e le cui viscere, divenute dure e
resistenti, erano circondati da piccoli ghiacciuoli prove-
nienti dalla solidificazione di tutti i liquidi. La circolazio-
ne non si faceva più ; eranvi, per conseguenza, tutti i se-
gni apparenti della morte.
La definitiva cessazione della vita , contro ciò che ha
detto Hunter, non è stata la conseguenza di questo mo-
518 TEMPER. DEI RETTILI, DWMÉRIt
inentaneo arresto nel giuoco degli organi , e della pró^*
fonda modificazione che avevano subita, come i liquidi,
congelandosi. Sotto 1' influenza graduata e progressiva
d'un acqua di meno in meno fredda, la Rana aperta e
quella in cui il termometro decussava — 1°, e che era
stata lasciata intatta, hanno bentostosto dato delle mani>
feste prove del ritorno degli organi al loro stato normale.
Il cuore ritornato, a gradi, ad una regolarità e a una
amplitudine di contrazioni che formavano un contrasto
ben sorprendente coli' immobilità assoluta che presentava
dapprima. Nel medesimo tempo che la circolazione si ri-
stabiliva, l'arrivo dell'aria nei polmoni aveva luogo. Tre
quarti d'ora circa dopo 1' uscita del vaso in cui l'atmo-
sfera era stata così raffreddata , i movimenti necessari alla
nutazione s'eseguivano. Infìne, cinqne giorni dopo l' espe-
rienza , se , nell' animale non disseccato , le estremità digi-
tali delle membra posteriori, non fossero, in alcuni punti,
in ìsfascelo, e non si vedesse una scioltezza, di poco mi-
nore forse , nei movimenti delle membra anteriori, sarebbe
impossibile di distinguere questa Rana risuscitata da quelle
che non sono state sottoposte ad alcuno esperimento.
èie
lllOf O DEL. PEIIDOLO
Applicato alla rotazione della tervA»
Nella sessione dell! 3 febbrajo p. p. il Sig. di Foucault
communicava all'Accademia delle scienze di Pctrigi, le belle
esperienze da lui praticate, tendenti a dimostrare che un
Pendolo semplice e libero j messo in oscillazione in un piano
determinato, non conserva la direzione di esso piano, ma
per la rotazione diurna del moto della terra, avanza gra-^
datamente da oriente verso occidente , vale a dire in verso
contrario alla rotazione del globo, e rendè così sensibile
tal rotazione. Questo risultato, che ottenne in particolare gli
elogi del celebre Arago, e dello illustre Poulliet, diede pure
occasione nelle seguenti sessioni del 10 , del 17 e del 25
Febbrajo, ad alcune dotte discussioni di Binet j di Liouville^
di Foinsot, e di Boudrimont. Gradiranno pertanto i nostri
lettori , di veder quivi notate alcune particolarità che ri-
sguardano tali esperienze istituite in Roma nel decorso mese,
ed alcune notizie storiche risguardanti simili esperienze pra-^
ticate in Firenze due secoli innanzi.
Gli esperimenti del Foucault tanto celebrali, era ben na*
turale che dovessero venire riprodotti dai fisici più diligenti
ed esperti ; ed in Italia già a quest' ora si contano altre
città ove furono ripetuti. Intanto che attendiamo volentieri
la relazione degli esperimenti praticati vicino la tribuna
del Grande Italiano, che inventò il Pendolo e dimostrò e
persuase ai dotti il moto della terra, con argomenti ma-
tematici ed astronomici, crediamo utile trascrivere quello^
che ci venne manifesto sulle esperienze eseguite in Roma nei
decorso mese j premettendovi alcuni schiarimenti relativ?»
490 MOTO DEL PENDOLO
= Tulli sanno che un pendolo, es. gr, una palla di piom-
bo sospesa a un filo melallico, lascialo a sé slesso segna
la linea verticale , che ì nostri vecchi dissero il cader della
pietra: se da lai direzione si scosli e poi si abbandoni,
esso va dondolando di qua e di là da essa linea, finché
la resistenza dell'aria, e quella del punto di sospensione
distruggano sensibilmente il suo moto. Il pendolo dondo-
lando descrive nello spazio una linea, che diremo dire-
zione dell'oscillazione, e che noi riferiamo ad alcuni corpi
circostanli. Ora M. Foucault ha trovato che la direzione
dell'oscillazione non rimane fissa rispetto agli oggetti ter-
restri, ma continuamente devia, talché se prima andava da
Nord a Sud, dopo alquante ore oscillerà tra Est ed O^est
e potrà anche percorrere tutta la rosa de' venti. La devia-
zione, della parte di mezzodì, si fa secondo il moto ap-
parente del sole cioè da E. ad 0.
Per comprendere come ciò conseguili dal moto diurno
della terra , egli è primamente da stabilire che la direzione
d' oscillazione d'un pendolo dee restare invariabile nello spazio.
Ciò conseguita dalla inerzia della materia, che conserva la
direzione una volta ricevuta, finché altra forza non soprav-
venga. L'invariabilità della direzione del pendolo sussiste
ancora se il punlo di sospensione sia tratto in giro con moto
comune al pendolo e al corpo che lo sostiene: mentre quello
muta il luogo assoluto, l'oscillazione resta sempre parallela
a sé slessa. Sopra una tavola rotonda, atta a girare in piano
sul suo piede, pongasi un piccolo cavalletto, cui sia sospeso
un pendolo: giri la tavola lentamente e senza scosse: si
urti il pendolo, e si noti verso qnal punto delta stanza esso
si dirige: vedrete questa direzione restare invariabile rispet-
to alla stanza , comechè si muova il sostegno del pendolo:
ciò accade anche allora che il punto di sospensione non è
concentrico alla tavola.
Se in una nave l'ago della bussola non si diriga piìi
rispetto ai varii punti d' essa nave come si dirigeva dianzi ,
BOTO DEL PENDOLO 521
fti attribuisce ciò non all'ago, la cui direzione si suppone
ìnTariabile, ma al vascello: così, se veggiamo la linea
d' oscillaiione del pendolo traslocarsi rispetto agli oggetti
terrestri, concluderemo che tali oggetti girano in un col-
la terra.
Questo è il nostro caso: il pendolo , che cominciando
a dondolare corrisponde a certi punti dell' orrizzonte , dopo
poco tempo non vi corrisponde piìi , e quindi seguita a de-
viare: da ciò si deduce che la terra si è mossa e gira at-
torno a sé stessa. Determinare il tempo in cui il piano
d' oscillazione compirà un intero giro , è problema alquanto
complicato , perchè la figura della terra non è piana, ma
sferoidale. Suppongasi un osservatore nel polo e un pen-
dolo che dondoli in una linea diretta verso una data stel-
la : dondolerà sempre verso quella; ma se la terra giri
sotto il pendolo , essa linea muterà posto rispetto agli og-
getti terrestri; e all'osservatore ignaro del proprio muo-
versi, parrà che il pendolo faccia un giro mentre la terra
fa una rivoluzione. Così se una ruota da carrozza giri oriz-
zontalmente sotto uu ago da bussola, questo risponderà
successivamente a lutti i raggi della ruota. Si vede che
sotto il polo, il pendolo compirebbe il suo giro in 24 ore.
Nonpcosì all'equatore. Poniamo un globo nella posi-
zione della sfera retta, cioè in modo che i poli coincidano
coir orizzonte , e segnanio due cerchi paralleli e assai vi-
cini di qua e di là dell' equatore; le porzioni de' meridiani
couìpresi fra i due cerchi formeranno una zona di linee
sensibilmente parallele fra loro, come sai ebbero delle li-
nee trasversali disegnate sul cerchio d'una ruota: se po-
nete un ago da bussola sulla ruota mentre questa gira in
piedi , quelle linee resteranno tutte ugualmente inclinate
all'ago, nonostante il muoversi della ruota : così all'equa-
tore se una volta il pendolo coincide con una linea oriz-
zontale, resterà sempre paraliello a questa benché la ter-
ra giri.
622 MOTO DEL PÈNDOLO
Noi siamo lungi dall'equatore ed anche dai poli: pefciò
qui avremo un effetto medio tra il moto de' poli e la
quiete dell'equatore. Per trovar l'angolo, che dee descri-
vere il pendolo in un giorno j basta prolungare la linea
meridiana disegnata nel piano dell' orizonte finché incontri
l'asse del mondo. Quésta linea così prolungelta descrive un
cono, mentre la terra gira: sviluppando in un piano la
superfìcie d'esso cono^ si avrà tin settore di circolo, e
l'angolo compreso fra i suoi raggi estremi esprime l'an-
golo descritto dalla meridiana del luogo nello spazio as-
soluto riferito al piano dell' orizzonte^ Così abbiamo l' an-
golo che detta meridiana fa colla direzione del pendolo
dopo 24 ore , posto che al principio del moto essa coin-
cidesse colla direzione dell'oscillazione. Si trova che a
Roma la deviazione del pendolo dalla direzion prima deb-
b' essere di circa dieci gradi per un' ora (1), ond'esso dee
compiere l' intiero giro in 36 ore incirca, o più esattamente
in 35^i 50', 26" di tempo medio.
L'esperienza meritava d' esser ripetulat nella nostra la-
titudine , so non per altro per confermare colla proporzione
del tempo impiegato a fare un giro la verità della teorica^
Il pendolo si è sospeso alla sommità della volta della na-
vata grande della chiesa dì S. Ignazio annessa arXiotlegìo
Romano. Il filo di ferro è lungo metri 31,95: la palla di
piombo pesa 28 chilogrammi ed ha circa 15 cenlim. di
diametro. Si sono adoperate tutte le cautele acciocché il
filo fosse sospeso nel modo il più solido. Allorché la palla
è tranquilla e senza moto rotatorio, si abbraccia con am-
pia ansa di filo di lino, il cui capo unico si attacca a u»
fermo appoggio abbastanza elevato dal suolo : tornata in
quiete la palla, si brucia il filo ed essa comincia a don-
dolare. L'allontanamento primitivo della palla dalla verti-
(1) Leggiamo in questo momento che a Londra la detli-
nazione è stata di 12*^ e più in un'ora.
MOTO DEL PENDOLO £93
Cale è poco più d'un metro , e il tempo d'una oscillazione'
semplice è di 5,66. Seguendo con un (ilo o con un in-
dice attaccato ad una riga la posizione da cui parte il pen-
dolo, in poco più d'un minuto è sensibile la sua deviazione
che è di 10' in circa. Si è ripetuto più volte lo esperimento
collo stesso successo : più d'una volta si è continuato per
ore 5 e 6', e in tal tempo la deviazione è stata di 50*^,43'.
Talora sotto la palla si è collocato un cerchio graduato ,
il cui centro corrispondeva al punto di sospensione. Que-
sto avea tutt' intorno un orlo di finissima cenere^ cui s'era
dato forma di argine liscio e acutissimo , alto circa 2 cen-
tim. La sommità di questo era tocca da un sottile ago,
che serviva d'indice al pendolo, il quale passando tagliava
e rompeva quel ciglio; né erano scorsi 5 che già vedevasi
una larga breccia, che arrivava a 116°"° in 2 ore ^ essendo
il raggio del circolo di mm. 334,5. Si sono osservali colla
maggior diligenza gli angoli di deviazione : si è adoperato
a tal uopo un telescopio posto a distanza di 16 metri , per
cui mezzo potevansi conoscere i moti del pendolo colla
massima esattezza. L' angolo di deviazione è stato sempre
un poco minore di quello che dà la teorica : la differenza
dopo 5 ore non è che di alcuni minuti, e dee tribuirsi
alle inevitabili cagioni perturbatrici, ed in ispezie alla re-
sistenza dell'aria; poiché 1' esperienza ha dato tal risulta-
to, benché eseguita di notte, ad aria tranquilla, con ogni
cautela e rimosso l'ostacolo della cenere. =
Yeggiamo ora quanto i chiarissimi Professori toscani
Puliti ed Antinori ci hanno detto, intorno alle esperienze
praticate dal Viviani e dagli altri accademici del Cimento
nel 1661 , relative al moto del pendolo; poiché riportarono
essi nel Monitore toscano N. 91, le stesse parole degli Ac-
cademici , tolte dalla pag. 47 del Voi. X. parte I. degli scritti
di quella illustre Accademia.
624
«OTO DBL PEWDOIO
Osservammo che tutti i Penduli da
„ un sol filo deviano dal primo ver-
y, ficaie e sempre per il medesimo
„ verso, cioè secondo le linee AB,
„ CDj EF y ec. da destra verso si-
„ nistra delle parti anteriori ec. „
A questa nota inedita che contiene il fatto principale,
aggiungiamo il paragrafo pubblicato nel Libro dei Saggi
di naturali esperienze a pag. 20., Edizione del 184t, da
cui rilevasi che gli Accademici si valsero di quella osser-
vazione per dare al loro pendolo una sospensione a fìlo
doppio.
„ Ma perchè l' ordinario Pendolo a un sol fìlo in quella
„ sua libertà di vagare (qualunque ne sia la cagio-
„ nej insensibilmente va traviando dalla prima sua
,y gita, e verso il fine, secondo eh' ei s' avvicina alla
5, quiete, il suo movimento non è più per un arco
,, verticale, ma par fatto per una spirale ovata in
„ cui più non posson distinguersi né noverarsi le vi~
,, orazioni, quindi è che, solamente a fine di fargli
„ tener fin all'ultimo l' i stesso cammino, si pensò di
,, appender la palla a un fil doppio. „
A schiarire l'ultima proprietà qui sopra avvertita nel-
l' estinguersi delle vibrazioni del Pendolo, riportiamo ciò
che leggesi nelle Notizie degli Aggrandimenti delle Scienze
fisiche, Targionij Tom. 2° Par. 2. pag. 669.
,, A dì 28 Novembre i66t. Ricevuta la punta d' un Don-
., dolo attaccato ad un filo solo , quando comincia a
MOTO DEL PENDOLO £25
,, illanguidirsi il suo moto , che lasciato di vibrare
5, va in spire , sopra polvere di marmo, vi disegna il
„ suo viaggio che è una spirale ovata , che sempre va
„ restringendosi verso il centro. „
Ci congratuliamo pertanto cogl' illustri Professori to-
scani, e col Sig. Comm. Antiriori in ispecie, il quale senza
diminuire il merito al Sig. di Foucault per le belle e re-
centi esperienze sue proprie, e per una chiara e veridica
dimostrazione e spiegazione dei fenomeni, ne ba tuttavia
sostenuto il nome italiano, e quel che più monta la ve-
rità, e la realtà dei fatti avvenuti fra noi due secoli in-
nanzi. In oggi per tanto rimane viemeglio dimostrato quel
detto e quel pensiero di Galileo E pur si muove , che nel
1633 in quella stessa Roma ove sonosi eseguite le esperien-
ze e nel mese slesso, fu cagione a Lui di tanti affanni e
di tante sventure. Moriva Galileo in Arcetri, ivi relegato
benché cieco ed infermo; ma quel Genio sublime risplende
pur sempre e viemeglio, benché trascorsi sieno più di 43
lustri dalla sua condanna. Oh Foucault! oh fisico illustre!
Se il Grande Italiano avesse avuta la sorte di averli per
discepolo, allora il tuo vivace e colto ingegno gli avrebbe
inspirato la bella dimostrazione del moto della Terra, che
ora ne avete divulgata; e quei Giudici per tanta chiarezza
ed evidenza di prove avrebbero forse a Lui risparmiato il
doloroso infortunio? Umani Giudizi quanto mai siete fallaci!
Paolo Predieri.
526
CàCciÀ DEI Lumaconi sotto i Tropici; Articolo
del Signor Arturo Morlet.
(Journal de Conchyliólogie N. 3. 1850 p. 315.)
Le seguenti notizie sono esclusivamente dirette ai viaggia*
tori, e naviganti che privi sono di direzione o d'esperienza nella
ricerca delle Conchiglie. Sono state descritte delle caccie più
briose e più drammatiche, ma nessuna sicuramente che me-
glio convenga allo spirito e scopo di questo Giornale.
Non è già che la caccia dei Lumaconi manchi del carattere
d' avventura , nelle circostanze in cui noi la riguardiamo ; potrei
condurre il lettore in seno alle foreste primitive ove la natura
selvaggia s'avvolge in un misterioso orrore; condurlo attraverso
le paludi da cui il cocente sole trae germi di morte; mostrargli
le recenti vestigìe degli animali feroci o gli anelli del Trigono-
cefalo attortigliato sui rami degli alberi; potrei in una parola,
dipingergli i pericoli che accompagnano, in tutti i paesi lontani,
tutti i passi del naturalista , quello principalmente che minuzio-
se ricerche tien curvo assiduamente al suolo; ma io perderei di
vista il vero oggetto di quest'articolo che a nuli' altro intende
che a riassumere un piccolo numero d'osservazioni pratiche nel-
l'interesse delle Scienze Naturali.
I Molluschi terrestri sono animali notturni in diversi gradi ;
la freschezza e V umidità convengono alla mollezza della loro
struttura e favoriscono l' esercizio dei loro organi. La notte, se
l'oscurità lo permettesse, sarebbe il momento propizio per dar
loro la caccia. Nel giorno , bisogna scoprirli negli svariati na-
scondigli che li ricettano: sotto le pietre, sotto le foglie mortCj
sotto i tronchi rovesciati , all'ombra dei grandi massi e nei loro
crepacci, a meno che l'umidità dell'atmosfera non li inviti a
star fuori. In generale, il ricovero diurno di questi animali è
quello che l'accidente lor presenta. Cosi le foglie imbricale de-
gli Aloè 0 delle Agavi sovente nascondono delle elici, che vi si
fermano durante l' ardore del giorno : cosi il legno di campeggio
• CACCIA DEI LUMACONI 627
ordinariamente tiene nelle innumerevoli cavità che trovansi sul
suo tronco dei Bulimi e delle Àcatine , ecc. Si può pure sperare
del successo creando temporanei asili nelle località che voglionsi
accuratamente esplorare; p. e. lasciandovi delle assi^ dei fasci;
spargendovi grandi pietre, rotolandovi dei fusti di alberi ecc.
sono queste vere insidie, sopratutto nelle praterie e nelle Saoan-
ne, in cui la molliplicità dell'erbe lascia diffìcilmente scorgere
ie piccole specie.
Certi Molluschi, ma in piccolo numero, mostrano nella scelta
della loro abitazione, un'istinto particolare che non è inutile
l'indicare. Così, le dune mobili della Casse, in Algeria, sono
frequentate da una piccola Elice molto prossima dell' JJ. Turbù
nata, che si seppellisce durante il giorno, a una profondità di
parecchi centimetri, finché abbia ritrovata l'umidità salina as^
sorbita dalla capilarità della sabbia. Vi è nondimeno una piccola
quantità di Molluschi, terrestri l'organizzazione dei quali sembra
meno delicata , e che sopportano senza danno gli ardenti raggi
del sole. Non mi vi fermo che per fare osservare il denso invi-
luppo, opaco e biancastro di cui la natura li ha provvisti.
Le grandi Pupe delle Antille , le Elici Candidissima, Irregula-
ris ecc. sono in questo caso. Invece, le specie che premuro-
samente sfuggono la luce diurna sono sottili, sovente diafane,
e partecipano a questa legge generale che riveste gli animali
notturni di colori tetri ed uniformi. Le più brillanti sfumature
sono proprie di quelle che vivono nelle splendide foreste ove il
chiarore della luce è temperato da magnifiche ombre, e ove la
costante umidità dell'atmosfera permette a questi animali d'eser-
citare le loro funzioni in pieno giorno. Nondimeno debbo con-
fessare queste osservazioni non sono assolute , e che la Natura
qui ancora sfugge, per più d'un' eccezione, alle regole che noi
crediamo avere stabilite.
La maggior parte dei Molluschi terrestri profondamente sta
sotterra per una parte dell'anno, e le ricerche allora riescono
estremamente difficili. Nei paesi in cui la temperatura è inegua-
le , come r Europa e gli Stati Uniti , il freddo sospende in essi
r attività vitale ; sotto i Tropici , il secco produce questo feno-
meno. Si seppelliscono allora o isolati o in famiglia , secondo il
loro genere e qualche volta secondo la loro specie, nelle prpr
^i^ CACCIA DEI LUUACOrd •
fondita del suolo, profittando delle circostanze e scegliendo le
terre leggiere la di cui resistenza presenta loro minori ostacoli.
Cercano essi un'asilo a' piedi degli alberi o delle siepi e delle
piante marine, alla base dei massi , ove s'accumula la terra
vegetale, sotto le macerie. Nulladìmeno l'azione del freddo ha
maggior forza di quella del caldo; perchè, ovunque il termo-
metro non s'abbassa sotto zero, vedesi un certo numero di spe-
cie persistere, in tutto l'anno, nelle sue abitudini: questo è quel
che avviene sotto i Tropici.
Dopo avere traile queste generalità dalla natura stessa del
soggetto, ne dedurrò alcune altre dalle circostanze che accompa-
gnano la sua esistenza.
L'osservazione mi ba provato che i Molluschi terrestri pre-
feriscono un suolo calcare a qualunque altro terreno. Io non cer-
cherò la causa: è una quesiionc che altrove io ho trattalo (1).
Mi limilo a constatare un fatto che ho verificato in Europa; in
Africa e in America. Il cacciatore troverà le specie più svariate
e il maggior numero d'individui in seno alle montagne calcari.
In generale, la regione montana, qualunque ne sia la costitu-
zione geologica e mineralogica del suolo, nutre conchiglie
della pianura; le specie, in oltre, modificansi sovente, come i
vegetabili , a diverse altezze. 11 naturalista deve dunque dilfilato
andare sulle montagne, se vuole essere ricompensato delle sue
fatiche; l'esplorazione comincierà colle prime ondulazioni del
suolo. DapperUillo ove si mostran roccie , lo sguardo vi deve scor-
rere attentamente; le pietre che stanno sulla terra senza ade-
rirvi debbono essere rivoltate; quivi sopratulto, sulla faccia in-
feriore, nascondonsi , durante il giorno, le piccole specie. I mu-
schi, allorché il terreno ne produce, debbono essere accurata-
mente visitati; le vecchie scorze debbono essere sollevate; le
foglie secche disperse, ecc. Nella stagione piovosa, la ricerca
ne è molto più facile; i Molluschi sono allora nel pieno eserci-
zio delle loro facoltà ; veggonsi , la mattina principalmente , fìssi
alle foglie degli alberi, sospesi ai loro fusti o strascinali sul-
l'umido terreno.
Uq' altra regione v'è pure che predilige particolarmente
(1) Deseriz. dei Moli, del Portogallo.
CACCIA DEI LUMACOM 5*29
un numero limitato di Molluschi terrestri : voglio dire della zona
marittima. E l'umidità salina che pitiene questi animali sopra
una spiaggia sovente priva di qualunque riparo? Io questo cre-
do tanto più volentieri chC;, nei paesi caldi, il periodo della
secchezza non apporta alcun cangiamento sul loro modo di vi-
vere. Cosi le grandi Pupe cuoprono, a migliaia, il littorale delle
Antille, all'epoca meno favorevole dell'anno. Quest'incontesta-
bile influenza esercita la sua azione dappertutto ove diminuzione
di temperatura non venga a contrabilanciarla. Noi possiamo os-
servarla in Europa, dove i conchigliologi hanno classificato, in
una tribù mediterranea le specie che vi erano sottoposte. La piii
lata qualificazione di tribù marittima meglio esprimerebbe, forse,
questo genere di relazione. Checché ne sia^ le rive del mare , e
sopratutto le scogliere, debbono attrarre l'attenzione del viag-
giatore che sbarca: questa prima esplorazione lo condurrà a ri-
sultati che sensibilmente differiranno da quelli ch'egli otterrà
nelle montagne. Le intermedie Savane non saprebbero essere as-
solutamente trascurate, principalmente nella stagione piovosa; i
generi vi sono poco variati, eccetto vicino alle montagne, tro-
vinsi, più comunemente dei Bulimi che distinguonsi da lontano,
sugli alti fusti delle graminacee.
Le foreste presentano maggiori risorse nei luoghi radi ac-
cessibili alla luce di quello che nelle macchie troppo folte , in
cui l'aria non circola e in cui regna un perpetuo crepuscolo. Al-
lorquando sono tramezzate da paludi i Molluschi se ne allon-
tanano e non vi moltiplicano; si riuniscono invece in gran nu-
mero, dovunque la vegetazione è frammista a roccie. La confi-
gurazione del suolo ha quivi pure una parte importante, e i bo-
schi cosi variali prevalgono di molto su quelli che uniforme-
mente cstendonsi nella pianura.
Tai sono i dati principali che ripetute osservazioni su di-
versi punti del globo ne hanno permesso di raccogliere e che
io offro alla meditazione del cacciatore: ei può star sicuro, ap-
plicando queste regole, d'economizzare un tempo prezioso e di
conseguire nuovi risultati su d'un gran numero di luoghi che
sono stati esplorali a caso.
i>&®ehi
N. Ann. Se. iS'Aitu- Str<it III. Tom. 3. 34
£30
BIBLIOGRAFIA
Delle Metamorfosi del Calcare compatto nel Bolognese. Me-
moria del Prof. Domenico Santagata. Bologna 1851. (estratta
dagli Atti dell'Accademia delle Scienze di Bologna).
Rendiconti delle Adunanze della R. Accademia dei George-
fili. Firenze 1851.
Micheloili Giovanni. — Introduzione alla Studio della Geo-
logia positiva. Torino 1846. 1. voi. 16.
Longo Agatino. — Opuscoli sul Cloro in ordine alla questio-
ne se sia corpo semplice o composto. 2. ediz. Catania 1845. 8.
Graberg de Hemso. — Ultimi progressi della Geografia. Mi-
lano 1846. 8.
Venzo Sebastiano. — Delle sorgenti del Calorico. Belluno
1846. 8.
Dellani. — Memoria sui boschi (estr. dal Giornale Agrario
Lombardo-Veneto), 1846. I. voi. 8.
Zanledeschi. — Osservazioni ed esperienze sulla Pirosselina
di Schoenbein ed In particolare della sua termo-elettricità. Me-
moria in 8.
Catullo. — Osservazioni sopra uno scritto de! nob. Achille
De Zigno intorno alla non promiscuità dei fossili tra il biancone
e la calcarla ammonitica delle alpi Venete. Sicca ^ 1847. in 8.
Donnfous. — Rendiconto di educazione di filugelli, con espo-
sizione dei mozzi praticati per impedire il calcino, giallume, ed
altri simili morbi a cui vanno soggetti questi preziosi insetti.
Lettera dell'Arciprete Sicca al cav. Bonofous (estr. dal voi. 4.
degli Annali della Reale Accademia d' agricoltura di Torino) in 8.
De Filippi. — Metamorfosi degli animali inferiori. Milano,
1847 , in 8.
Id. — Nouvelles recherches sur 1' embryogénie des poissons;
par M. le doct. Ph. De Filippi (lettre adresée a M. le professeur
Albert Roelliker). Milano 1847. in 8. fig.
Delle Chiaje. — Notizia su due Gimnoti elettrici dell'Ame-
rica recati vivi in Napoli, scritta il 10 Marzo 1847, mezzo
foglio in 8.
BIBLlOGRAFfA 531
Siimonda E. — Synopsis methodica animalium invertebrato-
rum Pedemontii fossiliiim (exceplis speciebtis inedilis ) Atig. Tau-
rinonim, Typis Rcsiis, 1847. 1. voi. in 8.
Chiliani. — Méaioire sur la station de qiielques Coleoplcres
dans Ics differeiitcs légions du Piémonl; ( cxir. dcs ^/i?ifl/es de
la Socielé enlomologique de France , 2. Serie, tom. 5, 1847. in 8.
Selmi. — Azione del latte sulle materie metalliche e reazioni
di queste su quello; discorso letto nell'adunanza pubblica del
21 Maggio 1847 della Società d'agricoltura di Reggio (Mode-
nese), in 8.
Maiocchi. — Nuove spcrienze e considerazioni sull'origine
della corrente elettrica nella pila; III. memoria Milano, Gugliel-
mini, 1846, in 8.
Bellardi. — Monografia delle pleurotome fossili del Piemonte
(estr. dalie Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino,
serie II., tom. IX). Torino, Stamperia Reale, 1857, in 4. fig.
Catullo. — Cenni sopra il terreno di sedimento superiore
delle Provincie venete, e descrizione di alcune specie di polipai
fossili ch'esso racchiude. Padova, tipi del Seminario, 1847, un
voi. in 4. fig.
Catullo. — Memoria geognostico-paleozoica sulle alpi venete.
Padova, 1847, un voi, in 4. fig.
Zantedeschi. — Nota sulle cause che producono lo sviluppo
dell'elettricità nella pila voltaica, ecc. (estr. dal fase. 12 tom.
2. della Raccolta fisico-chimica italiana. Venezia 1847). in 8.
Id. — Sesta lettera sopra le acque di Venezia (estr. dal
fase. 9. del tom. 2. della Raccolta fisico chimica italiana. Vene-
zia 1847, in 8.
Id. — Descrizione d'una macchina a disco per la doppia
elettricità e delle esperienze eseguite con essa comparativamente
a quella dell' eletromotore voltiano. (inserito nel voi. 2. delle
Memorie dell'I. R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.
in 8. fig.
Id. — Sulle righe trasversali e longitudinali dello spettro
luminoso e su taluni fenomeni aftini; memoria prima del Prof.
Domenico Ragona-Scinà , diretta al Ch. Sig. Prof. Zanledeschi.
Venezia, Antonelli, 1847, in 8. fig.
Id. — Memoria I. Della termoeromia (estr. dai fase. 6 e 7,
tom. 2. delle Raccolta fisico-rhimica italiana, 1847) in 8.
532 BIBLIOORAFIA
Id. — Dei movinieiili che presenta la fiamma sottoposta
all'influenza elettromagnetica (estr. dalla Gazzella pieni. 12 ot-
tobre 1847, n. 242) mezzo foglio in 8.
Zanledeschi. — Memorie delle principali esperienze de' fisici
sulle vibrazioni dei corpi sottoposti all'influenza del magnetismo
e dell'elettricità, e descrizione di nuovi metodi semplicissimi per
riconoscere il carattere pulsatorio della corrente voltiana, ecc.
(estratto dal fase. 11. del tom. 2. della Raccolta fisico-chimica
italiana. Venezia 1847) in 8.
Sobrero. — Sopra alcuni nuovi composti fulminanti ottenuti
col mezzo dell'azione dell'acido nitrico sulle sostanze organiche
vegetali; (cslr. dalle Memorie della R. Accademia delle Scienze
di Torino, Ser. 2. tom. 10.) Torino Stamp. Reale un foglio in 4.
Storia ed anatomia dell' anguilla e Monografia delle nostrali
specie di questo genere; pel Prof. 0. G. Costa, in 4., con 9 ta-
vole incise in rame. Napoli dai Torchi di AzzoUno 1850. Prezzo
con tavole tirate a colore e ritoccate a pennello due. 3. 60, a nero
due. 1.80. — In tal lavoro , che fa parte della Fauna del Regno
di Napoli (I), l'autore ha esposta la intera anatomia dell'An-
guilla, compiuta per lui, e ripetuta su tutte le pretese specie,
a fine di riconoscere e dimostrare per l'organizzazione loro me-
desima , quali tra esse siano specie reali , e quali semplici varietà
accidentali. Più, ha egli illustrato gli organi della generazione
tuttora messi in dubbio; ed il modo di riproduzione.
In fine ha esposto l'intima organizzazione della vescica nata-
toja, svelandone per tal via il vero suo uffizio ;, per le dedu-
zioni tratte dalle sue ricerche, ripetute con lo stesso metodo e
col medesimo scopo su tutte le specie di pesci viventi nel Me-
diterraneo, che bagna le coste del regno di Napoli. Questo la-
voro costituisce un grosso volume tuli' ora inedito; accompa-
gnato da un atlante di 120 tav. originali. — Napoli 1 aprile 1851.
(I) Fauna del Regno di Napoli: ossia enumerazione di tutti
gli animali che abitano le diverse regioni di questo Regno , e le
acque che lo bagnam , contenente la descrizione delle specie nuove
etc. di quest'opera sono pubblicali (ìG fascicoli composti di 254 fo-
gli di stampa, e 207 tavole, i quali importano con figure colorite
ducati 77.34, nere 35. 94.
BIBLIOGRAFIA £33
ITTIOLOGIA FOSSILE ITALIANA
iPROGR AMBIA
Dopo le ricerche falle nel regno di Napoli , dalle quali emerge
il cospicuo num. di specie spellanti a generi già noli , e di lalune
ancor nuove; e dopo aver dato uno sguardo sopra itlioliti ita)., ma
di terreni posti oltre il confine di questo regno ; mi sono ben con-
vinto, che molto ancora ne resta a discoprire in questa branca della
Fauna antica, e che le note cose meritano tuttora essere rovi-
state. Non è da rivocare in dubbio che il chiarissimo autore
delle Rechcrches sur les Poissons fossiles molto lume abbia sparso
su questo argomento, e che con la magnifica opera sua abbia
gittate le fondamenta , onde procedere con metodo nelle ulteriori
indagini e descrizioni. Ma neppure è da negarsi, che molti desi-
derj essa ne lascia, e qualche dubbiezza ed oscurità racchiude,
che meritano essere appianate, rischiarale, ed estese. Non po-
lendo ciò fare per tutta quella estensione da quel dotto abbrac-
ciata, per la grande disparità di mezzi; limitandomi ai soli con-
fini d'Italia, eh' è purtroppo, lorchè si vuol procedere con ana-
litico sguardo e con posata discussione, mi sono deliberato in-
traprendere tale rivista, ed andar descrivendo le specie che le
successive esplorazioni sia per altri, sia per me medesimo pra-
ticate, saranno per discoprire.
À tal uopo non altro si cerca, che la comunicazione de'
soggetti in natura , perchè non intendo pubblicar cosa veruna
se non da me esaminata, e posseduta, onde render conto mai
sempre delle cose che saranno dichiarate nell'opera. Prego dun-
que ogni cultore od amatore di scienze naturali, a cui sia caro
l'onore della terra natale, comunicarmi quanto avrà disponibile
à' Ittioliti italiani, senza trascurare i frammenti che ben valgono
a sparger lume sopra i soggetti incompleti.
Con altro avviso sarà dichiarato il modo e le condizioni, con
cui l'opera verrà pubblicala.
Ricapito in Napoli : Via S. Antonio alla Vicaria n. 5.
Napoli 1 aprile IS.'I.
Oronzio Gabriele Costa.
£3i
I1\DICE
DELLE MATERIE CONTENUTE NEL TOMO IIL
LAVORI ORIGINALI.
1.» STORIA NATURALE.
Caillaux — Deposito di Rame , e Miniere di Cina-
bro in Toscana pag. 22
Catullo — Lettera Geologica al Cav. I. R. Mur-
chison » 45
BiANCOiNi — Intorno alla modernità del Delta di
Egitto . . » p. 97 e 208
S.coRTEGAGNA — Dì UH Gordius , e di un nuovo El-
minlo M 150
SEN^ONER — Istituto gcologico Centrale di Vienna. « 495
2.» FISIOLOGIA, ZOOTOMIA, VETERINARIA etc.
Alessandrini — Catalogo degli oggetti e preparati
più interessanti del Gabinetto di Anatomia com-
parata p. 119, 264 e 385
3. FISICA, CHIMICA.
Bianconi G. B. — Sulla Galvanoplastica, Memoria
postuma » 369
Orsi — Microscopio Diottrico universale ... « 482
Predi ERI — Moto del Pendolo applicato alla rota-
T^ione della terra w 519
INDICE &36
4.° BOTANICA AGRICOLTURA
Rendiconto delle Sessioni della Società Agraria della
Provincia di Bologna p. 161 e 297
Trevisan — Identità dei Licheni uniti sotto il no'
me di Lecidea » 462
5.° MISCELLANEA.
Predieri — Nuovi autografi di Galileo Galilei e del
Padre Bonaventura Cavalieri. . p. 9, 193 e 367
Piani e Rizzoli — Rendiconto dell' Accademia delle
ScienTie di Bologna p. 60, 246 e 417
RIPRODUZIONI ED ESTRATTI
OwEN — Di due Mammìferi fossili, e della Classifica-
%ione dei Pachidermi pel numero delle dita p. 81. —
Lyman — Regioni dell' Oro in California p. 85. — Si-
SMONDA E. Pesci e Crostacei fossili del Piemonte p. 92. —
Ferry La Nuova California nel rapporto geologico p. 320.
CoRNALiA Animali Americani raccolti dall' Osculati p. 349.
— GiiÉRiN Insetti che consumano il Tabacco p. 351. —
Sennoner Dopplerite nuovo minerale infiammabile, p- 352.
— Rernard Sul Curaro p. 354. — De Filippi Funzioni
riproduttive negli Animali, p. 355. — Saussaye Giornale
di Conchiologia p. 360. — Truqui Studi entomologici p.
361. — Deshayes Perforamento delle Pietre per ope-
ra dei Molluschi p. 366. — Rouè Traccìe delle antiche
spiagge del mare p. 438. — Io. Sulla Paleo-hydro-oro-
grafia p. 466. — Ronaparte Conspecius systematis Ma-
sto^oologiae et Ornithologiae p. 472. — Duméril Tem-
peratura dei Rettili p. 513. -- Morlet Caccia dei Lu-
036 INDICE
maconi sotto i tropici p. 626. — Bibliografia italiana
di Scieiì'^e Naturali p. 530.
2." BOTANICA , AGRICOLTURA
Sennoner — Fegetac^ione della California ...» 183
3.° FISICA CHIMICA.
QuETELET Varia'^ioni delV elettricità atmosferica p. 74. —
Palagi Saggio di Meteorologia p. 74. — Ferro pirofo-
rico, 0 combustibile p. 363. — Malvasia Metodo acce-
leratore della Fotografia in Carta p. 364;
-«s^MiSS^©^
IL PROPAGATORE AGRICOLA
# ovvero
APPENDICE AGRARIA
Al NUOVI ANNALI DELLE SCIENZE NATURALI
•>>>>;>£ i<a<<<^
La Società editrice , a favorire gii sUidi agrooomici ,
fa pubblicare ogni mese un Giornale che direllaraente Irai-
tando materie agronomiche, riferisce i lavori della Inclita
Società Agraria bolognese^ e delle varie Deputazioni Se-
zionali delia Provincia.
Pertanto gli associali agii Annali oltre il fascicolo
consueto di fogli 6 o 6 di stampa, riceveranno gratis il
Propagatore Agricola, compilalo dalla seconda Sezione,
cioè dai Signori
Bertoloni Prof. Giuseppe, Direttore.
Astolfi Ing. Giuseppe.
Contri Prof. Giovanni.
Contri Doli. Cesare.
Da Via Marchese Luigi.
Orlandi Dottor Giovanni.
La parte economica dell'Appendice è affidata alla cura
del detto Orlandi, al quale dovranno pure diriggersi co-
loro che amassero associarsi alla medesima per Se. 1." 80
annui. Potranno pure diriggersi al Sig. Giacomo Monti
Negoziante di Libri nel Mercato di Mezzo. L'appendice è
divisa in 12 fascicoli, di fogli 3 di stampa per mese.
1^
IIVDIGE
DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FAS
LAVORI ^RICmALI*
%
Bianconi G. B. — Sulla Galvanoplastica, Memoria
postuma pag. 369
Alessandrini — Catalogo degli oggetti e preparati
più interessanti del Gabinetto di Anatomia com-
parata M 385
Piani e Rizzoli — Rendiconto deW Accademia delle
Sciente di Bologna . . » 417
Trevisan — Identità dei Licheni uniti sotto il no*
me di IMcìdea m 462
Orsi — Microscopio Diottricoruniversale . . . w 482
Sen>oner — Istituto geologico centrale di Vienna. » 495
Predieri — 3Ioto del Pendolo applicato alla rota-
zione della terra . » 519
ESTRATTI ED ANNUNZI.
BouÈ — Traccìe delle antiche spiagge del mare. » 438
Io. — Sulla Paleo-hydro-orografia ..... m 466
BoN APARTE — Conspectus si^stematis Masto^oologiae
_€t Ornithologiae » 472
DuMÉRiL — Temperatura dei Rettili » 513
MoRLET — Caccia dei Lumaconi sotto i tropici • » 626
Bibliografia italiana di Scieni^e Naturali ...» 630