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Full text of "Nuovi annali delle scienze naturali"

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(S.  l  f^H- 


NUOVI  AIVIVALI 

Selle 

SCIENZE  NATURALI 


Serie  III.  Tomo  III. 


(  Geniiajo  i85i  ) 


(pubblicato  il  6  Febbraio  anno  sudd.) 


BOLOGNA 

TIPOGRAFIA  SASSI   NELLE   SPADERIE. 


Ogni  mese  verrà  regolarmente  pubblicato  un  fascicolo 
del  giornale,  e  quando  Io  richiegga  la  materia  sarà  cor' 
redato  delle  opportune  tavole. 

Ciascun  fascicolo  sarà  composto  di  cinque  fogli  di 
stampa  :  il  primo  ed  il  settimo  fascicolo  d' ogni  annata  verrà 
fornito  di  un  frontispizio ,  ed  il  sesto  e  dodicesimo  dell'in- 
dice delle  materie  contenute  in  ciascun  volume. 

il  prezzo  d'ogni  fascicolo  è  di  bajocchi  venticinque 
romani  pari  ad  Italiane  lire  1.  34:  e  sarà  pagato  all'atto 
della  consegna  del  medesimo.  Dagli  Associati  alTestero  e 
fuori  di  Bologna  si  dovrà  pagare  un  semestre  anticipato» 
che  importerà  paoli  quindici  romani  pari  ad  Ital.  lire  8. 
05:  non  comprese  le  spese  di  dazio  e  porto  che  stanno  a 
carico  degli  Associati. 

Le  Associazioni  si  ricevono  in  Bologna  dal  Presidente 
della  Società  Editrice  Professore  Alessandrini  inViaAlta- 
bella  N.  1637,  e  da  tulli  gli  altri  componenti  la  Società 
stessa,  l'Elenco  dei  quali  si  legge  nel  1 .°  fascicolo  di  cia- 
scun tomo.  S'intende  che  l'associazione  debba  continuare 
d'anno  io  anno  quando  entro  Novembre  non  siasi  dato  av- 
viso in  contrario. 


I^UOVI  AIVrVÌALI 


DELLE 


mm  m^wè^wm 


ittrice,  inserendo 


La  Società  Redattrice,  inserendo  ne'  suoi  Annali ^  le  Memo» 
rie  o  Articoli  originali ,  lascia  agli  Autori  la  responsa- 
bilità delle  opinioni  che  essi  emettono. 


NUOVI  ANNALI 


DELLE 


SCIENZE  NATURALI 

E 

REIVDICONTO 

DEI  LAVORI  dell'  ACCADEMIA  DELLE  SCIENZE  DELL'  ISTITUTO  DI  BOLOGNA 

CON  APPENDICE  AGRARIA 

F1JBBI.1CATI 

ALESSANDRINI  Cav.  Doti.  Antonio  Prof,  di  Anatomia 

CoinparatJ  ,  e  Medicina  Veterinaria. 
BERTOLONI  Cav.  Dott.  Antonio  Prof,  di  Botanica. 
BIANCONI  Dott.  C.  Giuseppe  Prof,  di  Zoologia ,  Minerà- 

logia  e  Geologia. 
PIANI  Dolt.  Domenico  Segretario  delI'Accad.  delle  Scienze. 
SGARZI  Cav.  Dott.  Gaetano  Prof,  di  Chimica  Farmaceutica. 

Serie  III.  Tom.  III. 


^ytonrcr^a    c/a  ed  e    ficue     f.yi.aaeKe 


SOCIETÀ  EDITRICE 


Alessandrini  Prof.  Antonio. 
Bertoloni  Prof.  Giuseppe. 
Bianconi  Prof.  G.  Giuseppe. 
Boiler  Prof.  Luigi  Francesco. 
Contri  Prof.  Giovanni. 
Da  Via  Marchese  Dottor  Luigi. 
Fagnoli  Doti.  Giuseppe. 
Giacomelli  Doli.  Enrico. 
Grandi  Dottor  Giacomo. 
Minghelli  Sig.  Marco. 
Pizzardi  Marchese  Luigi. /f^^j-s  «^ 
Predieri  Doti.  Paolo       fi  'i^iP^ 
Rizzoli  Prof.  Fiancesco.L  ■:     "  &t*'| 
Salina  Conte  Camillo,  l'i'^  |^:^<^^y 
Sassoli  Avvocato  Enrico. '>^/""*--*  ì" 
Sgarzi  Prof.  Gaetano.  ~ — ' 

I  componenti  la  Società  Editrice  sostengono  le  spese 
della  stampa  degli  Annali,  che  divengono  loro  proprietà, 
e  si  prestano  ancora  nella  qualità  di  Redattori  come  segue: 

REDATTORI 

Presidente        —  Alessandrini  Prof.  Antonio. 
Direttori         —  Bertoloni  Prof.  Antonio. 

Bianconi  Prof.  G.  Giuseppe. 

Piani  Doli.  Domenico. 

Sgarzi  Prof.  Gaetano. 
Segretario       —  Bianconi  Prof.  G.  Giuseppe. 
Economo  —  Predieri  Doti.  Paolo. 


Sez.  I.  Per  l' Anatomia  Umana ,  e  Comparala ,  Fisiologia 
e  Veterinaria. 

Direttore         —  Alessandrini  Prof.  Antonio. 
Collaboratori  —  Calori  Prof.  Luigi. 

Predieri  Doli.  Pjolo. 

Soverini  Dolt.  Carlo. 

Sez.  II.  Per  l'Anatomia  e   Fisiologia  vegetale,  Botanica, 
ed  /agricoltura. 

Direttore          —  Bertoloni  Prof.  Giuseppe. 
Collaboratori  —  Asiolfì  Ingegnere  Giuseppe 
Contri  Prof.  Giovanni. 
Contri  Doli.  Cesare. 
Da  Via  Marchese  Luigi. 
Oilandi  Dott.  Giovanni. 
Sez,  III.  Per  la  Zoologia ,  Mineralogia ,  Geologia ,  e  Pa- 
leontologia. 

Direttore         —  Bianconi  Prof.  G.  Giuseppe. 
Collaboratori  —  Corradi  Alfonso. 

Gasparini  Dolt.  Enrico. 

Salina  Conte  Camillo. 

Scarabelli  Dolt.  Giuseppe. 
Sez.  IV.  Per  la  Fisica ,  Chimica ,  e  Farmacologia. 
Direttore         —  Sgarzi  Prof.  Gaetano. 
Collaboratori  —  Fagnoli  Dott.  Giuseppe. 

Grandi  Dolt.  Giacomo. 

Malvasia  Conte  Antonio. 

Santagata  Prof.  Domenico. 
Sez.  V.  Astronomia  fisica,  Idraulica,  Ouica  e  Meteorologìa. 
Direttore         —  Piani  Dolt.  Domenico. 
Collaboratori  —  Barat'a  Dolt.  Qiiirico. 

Gualandi  Dott.  Francesco. 

Palagi  Dott.  Alessandro. 

Saporetti  Dott.  Antonio. 


6 

Gli  antichi  Annali  di  Storia  Naturale  clie  comincia- 
rono col  1829  furono  seguili  nel  1838  dai  Nuovi  Annali  di 
Scieii^e  Naturali ,  la  cui  prima  e  seconda  serie  si  compiè 
in  20  Volumi,  e  cessò  col  dicembre  1848.  A  queste  due 
Serie  fa  seguito  ora  la  terza,  la  quale  verserà  sopra  le 
materie  che  furono  soggetto  delle  precedenti  Annate,  e 
quali  appariscono  dall'esposto  quadro;  e  oltre  alle  Memo- 
rie originali ,  ed  alle  comunicazioni ,  essa  farà  suoi  gli  Ar- 
ticoli che  servono  a  indicare  i  principali  avanzamenti  delle 
Scienze  Naturali,  e  in  modo  speciale  raccoglierà  possibil- 
mente quanto  si  vada  pubblicando  in  Italia.  Lo  scopo  che 
la  Società  Editrice  si  propone  col  pubblicare  questi  Anna- 
li, è  di  alimentare  e  favorire  anche  fra  noi  gli  amenissimi 
studj  naturali ,  i  quali  un  tempo  ebbero  qui  la  prima  acco- 
glienza, ed  oggi  tanto  fioriscono  altrove;  e  secondariamente 
di  presentare  agli  Stranieri  il  modo  di  stare  al  giorno  dei 
progressi  di  queste  scienze  fra  noi,  cosa  in  che,  essi,  o 
per  trascuranza,  0  per  mancanza  sinora  di  un  giornale  che 
li  tenesse  informali j  mancano  assai.  Diretti  a  questo  fine 
gli  Annali  offrono  un  agevole  mezzo  ai  Cultori  di  questi 
studj,  per  pubblicare  in  questi  Volumi  le  Memorie  od 
Articoli  relativi  a  Scienze  Naturali;  come  per  ailra  parte 
porgono  facile  opportunità  agli  Amatori  per  islare  al  gior- 
no dei  precipui   avanzamenti  di  queste  Scienze. 

Qualche  lavoro  che  si  pubblicherà  nella  Terza  Serie, 
sarà  necessariamente  la  continuazione  di  ciò,  che  è  inse- 
rito nelle  Serie  precedenti  ;  si  avvertono  perciò  i  nuovi  as- 
sociali che  della  I.''  e  11.^  Serie  restano  ancora  alcune  co- 
pie vendibili  con  ribasso  del  20  per  cento. 


CONDIZIONI  D' ASSOCimONE  AGLI  ANNALI. 

Sarà  pubblicalo  ogni  mese  un  Fascicolo  in  8.°  di  5   fogli 
di  stampa,  colle  Tavole  che  occorressero. 


Sei  Fascicoli  formano  un  Volume;  il  primo  e  sellimo  fa- 
scicolo d'ogni  annata  sarà  fornito  di  un  frontespizio, 
ed  il  sesto,  e  duodecimo  dell'  indice  delle  Materie 
conlenute  in  ciascun  Volume.  Gli  Associati  agli  Anna- 
li riceveranno  pure  ogni  mese  gratis  un  Appendice 
Agraria ,  come  si  dirà  inferiormente. 

Il  Prezzo  di  ogni  fascicolo  è  di  bajocchi  25  pari  a  fran- 
chi 1.  34  cent. 

Le  memorie  ed  articoli  da  inserire  negli  Annali ,  dovranno 
essere  diretti  franchi  di  posta  al  Presidente  o  Segreta- 
rio. Ogni  memoria  o  articolo  dovrà  essere  munito  della 
firma  dell' Autore,  il  quale  avrà  25  copie  a  parte  gra- 
dii del  suo  lavoro  stampato  negli  Annali;  ovvero  po- 
trà acquistarne  un  maggior  numero,  dietro  speciale 
ordinazione,  non  però  sopra  le  cento  copie. 

Le  associazioni  si  ricevono  in  Bologna  dal  Presidente  della 
Società  Editrice  Prof.  Alessandrini  in  Via  AUabelia 
N.  1637  ,  e  da  tutti  gli  altri  componenti  la  Società 
slessa.  S'intende  che  l'associazione  debba  continuare 
di  anno  in  anno,  quando  entro  Novembre  non  siasi 
dato  avviso  in  contrario. 

Le  spese  di  porlo  e  dazio  stanno  a  carico  degli  Associali. 


(SonMztom  hi  ^si^ocmmt 
ALLA  SOLA  APPENDICE  AGRARIA 

La  Società  editrice  degli  Annali,  a  favorire  gli  studi 
Agronomici  in  queste  Provincie,  è  pure  venuta  nella  de- 
terminazione di  pubblicare  in  separata  Appendice,  un  gior- 
nale che  direttamente  trattando  le  materie  agronomiche, 
riferisca  mensualmente  i  lavori  e  rendiconti  della  Società 
Agraria  di  Bologna  e  delle  molle  Deputazioni  Sezionali 


8 

della  medesima,  non  che  le  altre  memorie  ed  articoli  che 
si  riferiscono  all'Agricoltura  compilali  dalla  Sezione  se- 
conda, siccome  già  venne  praticato  per  alcuni  anni  nelle 
serie  procedenti  di  questi  Annali.  Se  non  che  per  meglio 
diffondere  queste  utili  produzioni  la  Società  editrice  ha 
credulo  di  pubblicare  disgiuntamente  delta  Appendice  Agra- 
ria, aumentando  la  pubblicazione  di  ire  fogli  di  slampa 
ogni  mese,  senza  accrescerne  per  questo  la  spesa. 

Pertanto  gli  associali  agli  Annali  delle  Scienze  Natu- 
rali oltre  il  fascicolo  consueto  riceveranno  pure  gratis 
l'Appendice  Agraria  che  ora  si  verrà  pubblicando.  Coloro 
poiché  amassero  di  associarsi  separatamente  all'Appendice 
che  formerà  un  fascicolo  di  tre  fogli  di  stampa  ogni  me- 
se, pagheranno  soli  Scudi  1.  80  ogni  anno.  Le  associa- 
zioni per  questo  giornale  si  ricevono  in  Bologna  dal  Li- 
braio Sig.  Giacomo  Monti  nel  Mercato  di  Mezzo ,  ove  pu- 
re occorrendo  potranno  ritrarsi  li  fascìcoli  che  mensilmente 
verranno  pubblicali. 


DEI  NUOVI  AUTOGRAFI 
GALILEO   GALILEI 

e    aec 

PADRE  BOMfENTURA  CAVALIERI 

RECENTEMENTE  SCOPERTI  IN  BOLOGNA 

(U^e^a  aau-  dàccuoàt^  aeCÌ>e  decenze  naàcf^aU' 

(moX    (Dotbot. 

PAOLO   PREDIE]RI 

UEMBRO  DELL'ACCADEMIA  DELLE  SCIENZE  DELL'ISTITUTO  DI  BOLOGNA  ETC. 

il eir adunanza  delli  24  novembre,  tenuta&i  dalTAc- 
cademia  delle  scienze,  io  vi  leggeva  un  lavoro, che  aveva 
per  titolo  =  Della  v'ita  di  Cesare  Mar  sili,  e  della  sua 
corrisponden'^a  scientifica  e  letteraria,  con  Galileo  Galilei 
e  Padre  Bonaventura  Cavalieri.  =:  Quel  mio  discorso 
venne  ascollato  colla  massima  attenzione,  ed  ebbi  la  com- 
piacenza di  saperlo  moltissimo  gradito.  Ciò  proveniva,  per 
la  massima  parte  almeno,  dall'improvviso  e  piacevolis- 
simo annunzio,  eh' io  vi  faceva  nello  esordire,  quello  cioè 
che  la  nostra  Bologna  poteva  in  oggi  gloriarsi  di  posse- 
dere molti  ed  importantissimi  autografi  del  Galileo  e  del 
Cavalieri,  scoperti  di  recente  nell'antico  archivio  della  no- 
bilissima casa  dei  Signori  Marchesi  Marsilio  dai  quali  io 
ne  toglieva  quelle  notizie  storiche,  quei  lumi  biografici, 
e  quelle  scientifiche  cognizioni,  che  servirono  alla  compi- 
lazione di  quel  mio  discorso,  non  che  alla  dimostrazione 


10  RELAZIONE 

della  intima  amicizia  e  scientifica  corrispondenza ,  che  quel 
nostro  illustre  concittadino  mantenne  finché  visse  coi  due 
sommi  filosofi  sunnominati.  Nuli' ostante  però  che  la  mia 
lettura  continuasse  l'intera  sessione,  pure  io  era  ben  lungi 
dallo  esaurire  in  quella  1'  argomento  propostomi  :  che  se 
io  poco  avrei  ora  ad  aggiungere  alle  cose  dette  in  qnel- 
r  adunanza  sulla  vita  di  Cesare,  ben  molte  altre  ne  resta- 
no a  dirsi,  sugli  autografi  scoperti,  intorno  allo  stato  delle 
scienze,  alla  storia,  ed  agli  uomini  di  quell'epoca. 

Egli  è  perciò,  che  dovendosi  ora ,  per  cagione  d' ordine 
protrarre  alcun  poco  di  tempo,  la  pubblicazione  e  la  stam- 
pa di  quel  mio  lavoro  ;  né  slimando  io  doversi  defraudare 
il  pubblico  della  importantissima  notizia,  e  di  quanto  in 
genere  alla  predetta  scopertasi  riferisce,  credo  di  far  cosa 
grata  agli  studiosi  delle  fisiche  e  matematiche,  ed  agli 
storici  che  scrissero  sulla  vita  del  Galileo  e  del  Cavalieri , 
fra'  quali  di  recente  si  distinsero  in  Italia  il  Libri,  l'Anti- 
nori,  il  Piola ,  ed  il  Gherardi,  esporre  in  questi  nostri  Annali 
quanto  può  occorrere  ad  informarli  delle  varie  circostanze 
e  della  entità  della  scoperta,  per  la  quale  la  nostra  Bologna 
può  in  oggi  andare  superba  del  pari  con  Firenze  e  con 
Milano;  città  illustri  che  meritamente  si  gloriano  di  pos- 
sedere scritti  autografi  pregievolissirai  dei  predetti  sommi 
uomini. 

Innanzi  però  di  proseguire  il  mio  tema ,  conviene  che 
in  breve  ne  informi  il  lettore,  intorno  a  questo  Cesare  Mar- 
sili  ,  ed  alle  circostanze  che  promossero  ed  accompagna- 
rono la  importante  scoperta  bolognese. 

Nacque  Cesare  Marsili  nel  1592  dall'antichissima  fa- 
miglia, che  in  Bologna  tiene  pur  oggi  sua  nobile  stanza, 
ed  ivi  cresceva  educalo  alle  scienze  matematiche  e  cavalle- 
resche, per  le  quali  ottenevane  in  patria  i  primi  onori. 
Nel  1624  apertasi  una  corrispondenza  scientifica  con  Gali- 
leo, recossi  col  medesimo  in  Roma,  ove  vieppiù  stringe- 
vane  quei  vincoli  di  reciproca  slima  e  buona  amicizia,  li 


DEL  DOTT.   P.   PREDIERI  11 

quali  durarono  poscia  fìno  al  1633,  nel  quale  anno  cessò 
egli  di  vivere  nella  fresca  eia  di  soli  41  anni.  Però  in  quel- 
l'inlervallo  di  tempo,  per  la  grande  stima  che  il  Marsili 
teneva  pel  sommo  filosofo,  si  conosce  che  a  Lui  diriggeva 
le  proprie  scritture,  onde  chiederlo  del  suo  consiglio,  e 
talvolta  ancora  ebbe  a  sostenere,  contro  l' Ingoli  ed  il  Chia- 
raraonti,  dispule  animatissime  per  difendere  le  opinioni  del 
Galileo  a  quei  tempi  tanto  contrastate  e  protette.  Non  di- 
versamente praticava  il  Galileo  verso  l'amico;  che  di  fre- 
quente a  lui  diriggeva  lettere  scientifiche  fra  altre  pura- 
mente famigliari  ed  amichevoli:  anzi  per  attestare  a  lui 
la  propria  estimazione,  proponevalo  in  Roma  ad  Accade- 
mico Linceo;  nomina  che  il  Marsili  ottenne  nel  1626, uni- 
tamente all'anello  di  smeraldo;  il  quale  poi,  colla  nomi- 
na ricevuta,  il  Galileo  gl'inviava  d'ordine  del  Principe 
Cesi,  preside  ed  istitutore  di  quel  celebratissimo  consesso. 
Diresse  il  Marsili  cinque  lavori  o  scritti  scientifici  al 
Galileo  nel  corso  di  pochi  anni,  fra'  quali  quello  impor- 
tantissimo, iniorao  al  mutamento  della  linea  meridiana ,  àa 
lui  studiato  con  speciali  osservazioni  ed  esperienze;  sicco- 
me bene  si  conosce  dalla  lettera  del  Galileo  rinvenuta  fra 
gli  autografi,  della  quale  però  è  fatta  menzione  nel  2.** 
Volume  dell'  opera  del  Venturi  a  pag.  346;  essendosene 
allora  trovata  copia  fra  le  carte  del  filosofo  fiorentino.  In 
proposito  di  questo  lavoro,  e  per  dimostrare  l'interessa- 
mento e  la  slima  di  Galileo  verso  l'amico  suo,  basterà 
qui  riportare  ciò  che  il  sommo  filosofo  pubblicava  nei  suoi 
dialoghi  (tom.  4.°  a  pag.  326.  Vedi  opere  di  Galileo,  Edi- 
zione di  Padova)  «  Surge  di  presente  una  quinta  novità 
w  dalla  quale  si  possa  arguire  mobilità  nel  globo  terrestre, 
»  mediante  quello  che  sottilissimamente  va  scoprendo  l'il- 
«  lustrissimo  Sig.  Cesare^della  nobilissima  famiglia  Mar- 
)ì  sili  di  Bologna,  pure  accademico  Linceo,  il  quale  in 
»  una  dottissima  scrittura  va  esponendo,  come  ha  osser- 
>ì  vaio  una   conlìnova  mutazione   benché   tardissima  nella 


12  RELAZIONE 

M  linea  meridiana ,  della  quale  scrittura  da  me  uUimamenlc 
)>  con  istupore  veduta,  spero  che  dovrà  farne  copia  a 
»  tulli  gli  studiosi  delle  meraviglie  della  Natura,  m  Nel 
discorso  che  io  lessi  all'accademia  delle  scienze,  si  cono- 
scono ben  molle  altre  particolarità  riferìbili  alla  intima 
relazione  e  corrispondenza  del  Galileo  con  Cesare  Marsili, 
le  quali  avrebbero  perciò  dati  certi  indizi ,  della  esistenza  de- 
gli autografi  rinvenuti,  ma  che  non  furono  prese  in  con- 
siderazione come  dovevasi.  Fra  quelle  ricorderò  soltanto, 
come  al  Marsili  debbesi,  per  gran  parte  almeno,  la  nomi- 
na del  Padre  Cavalieri  milanese,  in  professore  di  Matema- 
tiche ,  nello  studio  di  Bologna  ;  perchè  appunto  quel  sog- 
getto (che  poi  tanto  onoravano  la  città  nostra  colla  Geo- 
metria degl'indivisibili,  e  colle  altre  opere  da  esso  pub- 
blicale) veni  vagli  raccomandato  dal  Galileo;  siccome  bene 
si  conosce  dalle  lellere  del  Cavalieri  a  noi  rimaste,  e  dai 
materiali  per  la  storia  della  facoltà  di  matematica  bolo- 
gnese, pubblicali  dal  Prof.  Gherardi,  non  che  dall'  elo- 
quenlissimo  elogio  del  Cavalieri,  recitalo  in  Milano  e  pub- 
blicalo dal  Prof.  Gabrio  Piola  nell'anno  1844.  Eppure  dopo 
tulli  questi  studi  recenti ,  e  dopo  le  diligenlissime  ricerche 
del  Nelli  e  del  Venturi, e  prima  di  loro  gli  alti  e  le  me- 
morie pubblicate  dall'accademia  dei  Celati,  della  quale 
Cesare  Marsili  fu  Preside,  ninno  ebbe  in  mente  di  ricer- 
care questi  autografi  presso  la  nobile  famiglia,  affinchè 
frugando  essa  nell'antico  archivio,  si  trovassero  quelle  lel- 
lere e  quei  documenti ,  che  pure  per  le  cose  dette  sapevasi 
in  genere  dovere  essere  esistili.  Debbesi  pertanto  questa 
lode  ai  Signori  Marchesi  Marsili  in  oggi  viventi ,  nobile 
progenie  discendente  in  linea  retta  da  quel  Cesare ,  e  dal- 
l'unico  suo  figlio  Annibale,  i  quali  vogliosi  di  riordinare 
le  carte,  e  di  conoscere  le  antiche  gesta  della  loro  fami- 
glia, e  dei  molti  illustri  uomini  che  essa  ebbe  ne'  tra- 
scorsi tempi,  incaricarono  il  mio  ottimo  amico  e  parente 
il  Sig.  Felice  Rosini,uomo  istruito  ed  espertissimo  in  tali 


DEL   DOTT.    r.    PREDIERI  13 

faccende,  il  quale  prima  di  ogni  altro,  essendosi  imbattuto 
in  quelle  carte,  amò  ch'io  le  esaminassi,  onde  conoscerne 
il  mio  parere,  per  stenderne  poscia  un  circostanziato  rap- 
porto ai  proprietari  dell'archivio,  sulla  verità,  identità  ,  ed 
importanza  degli  autografi  rinvenuti;  similissimi  nel  carat- 
tere e  nell'ortografia  agli  altri  che  si  conoscono  di  quei 
grandi  uomini,  e  per  ogni  altra  ragione  ancora,  da  cre- 
dersi indubitabilmente  essere  quei  medesimi,  che  Cesare 
aveva  ricevuti  lui  vivente,  e  perciò  da  esserne  molto  sod- 
disfatti e  conlenti.  Più  di  cinquanta  sono  le  lettere  au- 
tografe rinvenute  in  quello  involto ,  cioè  trentaquattro  del 
Galileo,  sette  del  Cavalieri,  due  di  Mons.  Ciampoli,  due 
di  G.  B.  Montalbani,  due  di  Ciov.  Pico  della  Mirandola, 
una  del  Card.  Colonna,  due  di  Frate  Pellegrini,  due  di 
frate  Lucio  da  Pisa,  e  sei  del  librajo  Landini  fiorentino, 
le  quali  ultime,  benché  di  molto  minor  conto,  pure  giovar 
ponno  alla  storia ,  perchè  si  riferiscono  alle  cose  esposte 
in  quelle  di  Galileo  e  di  Cavalieri  ;  essendo  poi  tulle  be- 
nissimo conservale,  meno  una  di  Galileo,  che  è  logorata 
per  un  terzo ,  ma  leggibilissima  nella  maggior  parte  a  noi 
rimasta.  La  pubblicazione  dell'intera  raccolta,  le  illustra- 
zioni, i  commenti,  le  annotazioni  ed  altre  notizie  storiche 
che  dovranno  fregiarla,  non  potendosi  ora  avere  in  pronto, 
mi  limiterò  a  pubblicare  in  oggi  tanto  che  basti ,  per  chia- 
mare l'attenzione  degli  studiosi  sopra  questa  nuova  sco- 
perta bolognese.  Sceglierò  pertanto  alcune  lettere  delle 
quali  non  è  fatta  parola  nel  mio  primo  lavoro,  ma  che 
tuttavia  sono  pregievolissime  per  la  scienza  che  in  esse  è 
trattata,  e  per  le  belle  notizie  storiche  e  biografiche  che 
manifestamente  ne  derivano.  Eccone  una  del  Galileo  datala 
dalla  sua  Villa  di  Bellosguardo  27  giugno  1626. 


H  RELAZIONE 

M.  Ill.e  Sìg.e  e  Pad.e  Collend.">o 

a  Dalla  gratissiraa  di  V.  S.  M.  I.  delli  20  stante  mi 
par  comprendere,  che  un  altra  sua  scritta  ultimamente  si 
sia  smarrita,  poiché  non  prima  che  da  questa  ho  inteso 
l'uso  delle  ampolle  etc.  per  mostrare  il  flusso  e  riflusso 
esser  riescilo  una  vanità;  Non  dovrà  pertanto  meravigliarsi 
se  non  ne  ha  vista  mia  risposta,  n 

«  Il  Signor  Cav.  Chiaramonti  come  pili  interessato  di 
me  ha  sollecitata  la  risposta  al  Keplero,  ma  io  impedito 
da  vari  disturbi,  sarò  più  tardo  nella  mia,  la  quale  però 
son  per  spedire  in  breve  nella  forma  che  altra  volta  scrissi 
a  V.  S. ,  ancorché  mi  dispiaccia  l' havermi  a  occupar  sem- 
pre su  queste  contraddizioni  ». 

«  Io  sono  da  tre  mesi  in  qua  sopra  un  maneggio  am- 
mirabile, che  è  di  moltiplicar  con  artifizio  estremamente  la 
virtù  della  calamita  in  sostenere  il  ferro ,  e  già  sono  ar- 
rivato a  fare  che  un  pezzetto  di  6  oncie,  che  per  sua  for- 
za naturale  non  sostiene  più  di  un  oncia  di  ferro,  ne  so- 
stiene con  arte  oncie  150,  e  spero  di  avere  a  passare  an- 
cora a  maggior  quantità,  e  ne  darò  conto  a  V.  S.  come  a 
persona  speculativa,  e  che  gusta  di  simili  accidenti,  dei 
quali  io  non  posso  abbastanza  stupirmi,  mentre  veggo  farsi 
tanto  arrabiatamente  una  congiunzione  con  una  semplice 
virtù  immateriale;  e  tanto  più  mi  pregio  in  questo  aff'a- 
re ,  quanto  che  io  veggo  il  Gilberti ,  che  tanto  si  profon- 
dò in  questa  specolazione ,  e  tanto  sperimentò ,  e  con  tanta 
diligenza  scrisse,  non  passò  a  fare  che  un  simil  pezzo  di 
calamita,  che  per  se  stesso  regge  non  più  di  un  oncia, 
con  harlificio  poi  potesse  reggere  oncie  tre  ;  come  si  legge 
nel  secondo  libro  suo  De  magnete  al  cap.  17.  Questo  ac- 
quisto, che  di  giorno  in  giorno  sono  andato  a  poco  a  poco 
facendo,  mi  ha  talmente  adescato  col  gusto  e  con  lo  stu- 
pore, che  son  quasi  dovenlato  un  magnano  ;  et  occupandomi 


DEL   DOTT.      P.   PREDIERI  16 

in  questo,  ho  quasi  del  lutlo  messo  da  banda  ogn'allra 
cosa,  e  dovenlando  continuamenle  più  avaro  et  ingordo, 
non  posso  saziarmi,  e  quando  da  principio  mi  pareva  un 
guadagno  grandissimo  il  fargli  sostenere  quaranta  volle 
pili  del  suo  innato  vigore,  ora  l'usura  di  150  non  mi  con- 
tenta, e  per  ogni  nuovo  auguraento  ancor  che  piccolo  mi 
vo  travagliando;  et  intanto  imparando  qual  sia  l'affetto  e 
l'insaziabilità  degli  avari,  bacio  a  V.  S.  le  mani,  e  fini- 
sco senza  finir  di  riverirla,  e  supplicarla  ad  amarmi  e 
comandarmi.  )) 

Di  questa  lettera  scientiflca  rinvenuta  autografa  nel- 
la raccolta ,  il  Galileo  ne  avrà  tenuta  nota  fra  le  pro- 
prie carte  j  perchè  il  Venturi  (abbenchè  non  abbia  asse- 
rito, ne  come,  ne  dove  lo  abbia  desunto)  fa  però  di  essa 
menzione  nel  2.°  volume  a  pag.  347,  ove  dopo  avere  ri- 
portata la  minuta  di  quella  bellissima  lettera  diretta  nel 
1631  al  nostro  Cesare,  e  rinvenuta  in  copia  fra  le  carte  di 
Galileo,  la  quale  in  oggi  credo  esista  nella  biblioteca  del 
Gran  Duca,  risguardante  il  movimento  della  linea  meridiana , 
dice  in  fine  di  essa,  che  nel  1626  il  Galileo  ebbe  a  scrivere  al 
Marsili,  intorno  alle  virtù  della  calamita  ed  alle  esperienze 
ch'egli  praticava  sopra  quella.  L'importanza  scientifica  e 
storica  della  lettera ,  la  passione  di  Lui  per  tali  osservazio- 
ni ,  r  assiduità  nelle  esperienze  sono  per  se  stesse  ed  il  ge- 
nio suo  abbastanza  manifeste,  perchè  io  debba  quivi  spen- 
dere parole  per  dimostrarle.  Passerò  invece  a  discorrere  di 
un'altra  sua  lettera  pregievolissima,  poiché  risolve  una 
recente  questione  insorta  fra  il  Libri  ed  il  Piola ,  intorno 
un  forte  disaccordo  avvenuto  fra  il  Galileo  ed  il  Cavalieri , 
perchè  quest'ultimo  erasi  appropriato  in  precedenza,  nel 
suo  lavoro  sullo  specchio  ustorio,  la  notizia  della  Irajetloria 
dei  projelti  nel  vuoto;  disaccordo  che  fu,  al  dire  del  Libri, 
cagione  di  gravi  dispiacenze  al  Galileo,  e  che  venne  poi 
tolto  ed  allontanato  affatto  in  appresso  da  quei  sommi  no- 
mini ,  mediante  la  conciliazione   procuratagli  dal   nostro 


16  RELAZIONE 

Marsilì)CLe  ne  fu  T  amico  mediatore  ;  siccome  bene  si  co- 
nosce  da  una  minuta  di  lettera  diretta  da  quest'ultimo  al 
filosofo  fiorentino,  ed  esistente  essa  pure  fra  gli  autografi 
rinvenuti.  La  lettera  del  Galileo  è  questa;  colla  data  di 
Firenze  degl'll  settembre  1632. 

»  Tengo  lettere  del  Padre  Bonaventura  Cavalieri ,  con 
avviso  come  S.  P.  ha  nuovamente  stampato  un  trattato 
dello  specchio  ustorio,  nel  quale  con  certa  occasione 
dice  avervi  inserito  la  proposizione  e  dimostrazione  della 
linea  descritta  dai  projetli,  provando  com  è  una  linea  pa- 
rabolica. Io  non  posso  nascondere  a  V.  S.  Illma  tale  av- 
viso essermi  stato  di  poco  gusto,  nel  vedere  come  di  un 
mio  studio  di  più  di  40  anni  conferitone  buona  parte  con 
larga  confidenza  al  detto  Padre,  mi  deve  ora  essere  levato 
le  primizie,  e  sfiorata  quella  gloria  che  tanto  avidamente 
desideravo,  e  mi  promettevo  da  sì  lunghe  mie  fatiche:  per- 
chè veramente  il  primo  mio  intendimento,  che  mi  mosse 
a  specolar  sopra  il  moto  fu  il  ritrovare  tal  linea  ,  la  quale 
se  ben  ritrovata  è  poi  di  non  diffìcile  dimostrazione,  tut- 
tavia io  che  l'ho  provata,  so  quanta  fatica  vi  ho  havuto 
in  ritrovare  tal  conclusione:  e  se  il  P.  Bonaventura  m'a- 
vesse inanzi  la  pubblicazione  significato  il  suo  pensiero 
(come  forse  la  civil  creanza  richiedeva)  io  l'avrei  tanto 
pregato ,  che  mi  avrebbe  prima  permesso ,  che  io  aves- 
si prima  stampato  il  mio  libro,  dopo  il  quale  poteva 
egli  poi  soggiungnere  quanti  trovati  gli  fosse  piacciuto. 
Starò  attendendo  di  ivedere  ciò  ch'ei  produce,  ma  gran 
cosa  certo  ci  vorrebbe  a  temperare  il  mio  disgusto,  e  di 
quanti  miei  amici  hanno  ciò  inteso ,  dai  quali  per  mia  mag- 
gior mortificazione  mi  vien  buttato  in  occhio  il  mio  trop- 
po confidare.  Porta  la  mia  stella,  che  io  abbia  a  combat- 
tere, ed  anco  con  perdila  la  roba  mia.  So  che  avrò  appor- 
tato disgusto  a  V.  S.  Illma  ,  ma  mi  scusi  e  perdoni ,  aven- 
domi a  ciò  dire  sforzato  la  mia  passione;  in  consolazione 
della  quale  piaccia  a  V.  S.  Illma  assicurarmi  com' ella  mi 


DEL   UOTT.    P.    PUEUIBRI  17 

coiitiQui  la  sua  buona  felicità  da  me  pregiata  sopra  ogni 
tesoro;  eoa  che  riverente  gli  baccio  le  mani,  e  prego 
felicità.  )) 

Troppo  mi  dilungherei  dal  mio  progetto,  quello  cioè 
d'informarne  semplicemente  gli  studiosi  con  questa  mia 
relazione,  se  volessi  pur  dire  alcune  parole  di  tutte  le  al- 
tre lettere  del  Galileo;  dirò  ora  invece  di  una  bellissima 
lettera  del  Cavalieri  rinvenuta  colle  altre  nella  raccolta;  della 
quale  la  geometria  come  la  storia  biografica  di  quel  se- 
condo Archimede,  ne  ricevono  un  profìtto  ed  un  docu- 
mento importantissimo. 

Già  ci  era  noto  come  appoggiato  dal  Galileo ,  il  Padre 
Cavalieri  nel  1629,  chiedesse  al  Reggimento  bolognese  la 
cattedra  di  matematica ,  rimasta  vacante  per  la  morte  del 
Magino.  Il  Sig.  Piola   nello  annunziare  questo  fatto,  rac- 
conta pure,  che  il  Riarsili  era  uomo  diffidente  e  di  diffi' 
Cile  contentatura i  perchè  il  giovine  milanese,  non  avendo 
inviate  certe  tavole  astronomiche  a  lui  chieste  e  non  otte- 
nute, aveva  dispiaciuto  a!  Marsili;  essendosene  qu(^sli  mo- 
strato malcontento  verso  il  Galileo:  per  la  qual  cosa  die- 
degli  allora  una  buona  lezione,  con  certa  lettera  a  lui  di- 
retta, ove  facevagli  conoscere,  che  meglio  delle  tavole  va- 
levano le  soluzioni  geometriche,  e  quella  parte  dell'opera 
sulla  geometria  degl'indivisibili ,  speditagli  in  Bologna  dal 
Cavalieri  in   appoggio  della  dimanda  inoltrata  al  Reggi- 
mento. Ora  se  il  Piola  vivesse  tuttavia,  ne  ci  fosse  slato 
tolto  così  presto  alle  matematiche,  ch'egli  tanto  accrebbe 
ed  illustrò,  avrebbe  in  oggi  colla  lettera  che  quivi  trascri- 
vo, conosciuto   quali   furono  i  modesti  principii  del  gio- 
vinetto milanese  fdìveiìino  poi  celebratissimo  per  cagione 
degli  studj  e  delle   opere  fatte  in  Bologna  nei  18  anui, 
nei  quali  quivi  rimase, coni' è  noto, morendovi  nella  fresca 
età  di   anni  49,  Avrebbe   pure  coli' altra  lettera  di  G.  B. 
Montalbani,  esistente  fra  le  carte  autografe  rinvenute,  co- 
nosciuto esservi  altro  competitore  alla  cattedra  ben  più 

n.  Ann.  Se.  Natir.  Serie  III.  Tomo  3.  2 


18  RELAZIONE 

provetto  e  celebralo ,  cioè  il  Professore  Glorioso  napolita- 
no >  il  quale  presentavasi  al  concorso  come  successore  da 
tre  anni  alla  cattedra  di  matematica ,  che  il  Galileo  ten- 
ne in  Padova,  venendo  appoggiato  nella  sua  dimanda 
dai  Senatori  Volta  e  Sampieii.  Ma  tale  io  credo  sarebbe  la 
compiacenza  del  Piola  per  i  rinvenuti  autografi  del  Cava- 
lieri, ch'egli  non  starebbe  per  certo  dal  riformare  quelle 
espressioni ,  che  disonorano  il  Marsili ,  mentre  invece  avreb- 
be dovuto  grandemente  onorarlo.  Ma  se  a  persuadere  il  Sig. 
Piola  non  fossero  state  sufficienti  le  anzidette  ragioni,  che 
pur  sono  validissime  ,  io  gli  rammenterei   quello   che  Ga- 
lileo pubblicava   nei   suoi  dialoghi  sopra  l'ullimo  lavoro 
di   Cesare,  intorno  al   mutamento   della    linea    meridiana 
del  quale  ho  parlato  superiormente;  poscia  lo  inviterei  a 
leggere  un  brano  di  lettera ,  che  è  preziosa  gemma  della 
nostra  raccolta,  nella  quale  il  Galileo  scrivendo  al  Cava- 
lieri così  si  esprime  ((  Sto  anco  con  avidità  attendendo  il 
rimanente  della  dottissima  scrittura  dello  llliìio  Sig.  Mar- 
sili,  avendo  pili  volte  letta  con  grandissimo  gusto  quella 
parte  che  S.  Signoria   mi   favorì:  però  siami  la  Paternità 
Vostra   in   questo   incontro   procuratore  e  sollecitatore  ». 
Troverebbe  pure  in  altre  lettere,  e  specialmente  in  quella 
delli  10  marzo  1629,  da  me  riportata  nella  prima  memo- 
ria, quanto  amore  e  quanta  slima  portasse  il  Galileo  al 
nostro  illustre   concittadino;  amore  e  stima  che  pure  gli 
addimostrò  il  Cavalieri  ne' pochi  anni ,  che  vissero  insieme 
in  buona  concordia.  La  lederà  del  Cavalieri  a  Cesare  Mar- 
sili  della  quale  faceva  allusione  è  questa,  e  porta  la  data 
di  Parma  27  Aprile  1629. 

Ulmo  Sig.r  e  Pad.  Colmo 

M  Dalli  avisi  havuti  più  volte  dal  P.re  Priore  di  S. 
Eustacchio  dei  successi  intorno  al  mio  negozio ,  scorgo  ve- 
ramente la  sua  diligenza  essere  tale  e  tanta ,  che  quando 


DEL    DOTT.    P.    PREDIERI  19 

anco  non  ne  seguisse  l'effetto  che  si  desidera,  dovrò  non- 
dimeno restarli  anchora  eternamente  obbligato.  Per  soddi- 
sfar poi  alla  dimanda  fattami ,  dico  che  essendo  il  M.  R. 
P.  D.  Benedetto  Castelli  (bora  lettor  pubblico  delle  mate- 
matiche in  Roma  e  maestro  degl'Ilimi  nepoti  di  S.  Santità; 
pur  lettor  pubblico  in  Pisa,  per  le  vacanze  delT anno  1618 
essendosi  egli  trasferito  in  Firenze,  ebbe  occasione  di  in- 
segnare all'Ecciìio  Sig.  Don  Lorenzo;  e  perchè  restavano 
in  Pisa  molti  scolari  che,  se  ben  era  tempo  di  vacanze, 
andavano  però  a  pigliar  da  lui  letinne,  e  perchè  non  re- 
stassero privi  di  tale  comodità ,  mi  fece  ordinare  dalla  S.™* 
Madama,  che  io  con  buona  grazia  dei  miei  superiori,  mi 
trasferissi  da  Firenze  a  Pisa  per  supplire  in  quel  luogo 
al  suddetto  P.re,  siccome  pure  di  ordine  della  Madama 
Ser.a  havevo  insegnato  in  Firenze  Matematica  ad  alcuni 
giovani ,  fra' quali  era  quel  giovine  ,  che  si  dottorò  in  Teo- 
logia di  13  anni,  che  fu  poi  Lettor  pubblico  di  logica  e 
filosofia  in  Pisa,  che  hora  è  capuccino,  cioè  il  P.«  Fa- 
broni.  Seguitai  dunque  di  leggere  in  Pisa,  non  solo  per 
le  vacanze ,  ma  nel  tempo  dei  studj  anchora ,  nel  qual 
tempo  non  mi  parve  conveniente  di  volermi  arrogare  il 
leggere  in  pubblico  essendo  egli  possessore  di  tal  catedra, 
ma  lessi  sempre  nel  nostro  Monastero  di  S.  Girolamo  di 
Pisa,  venendo  da  me  lutti  quelli,  che  erano  soliti  di  an- 
dare a  sentire  il  Padre  D.  Benedetto  nelle  scuole  pubbli- 
che, in  quella  maniera  appunto  che  il  detto  Padre  innan- 
zi che  fosse  Lettor  pubblico  in  Pisa  lesse  in  Firenze  in 
Badia ,  a  diversi  gentil  huomini  ;  Io  che  fu  il  motivo  ap- 
presso il  Sermo  Cosmo  2.°  di  far  l'honorasse  poi  di  tal 
grado  in  quello  studio ,  e  così  perseverai  sino  alla  Pasqua 
del  1620.  Quanto  poi  al  salario,  che  era  di  250  ducati, 
fra  il  detto  Padre  e  me  fu  tale  sodisfatione,  che  me  ne 
tenni  (come  credo  di  lui  anchora)  per  la  mia  parte  con- 
tento; questo  è  quanto  gli  posso  dire  quanto  al  tempo,  e 
roccasione  dell' haver  io  letto  in  Pisa;  del  che  ce  polriano 


20  RELAZIONE 

haver  più  piena  inforraalione  dall' istesso  Padre,  che  po- 
liìa  (per  quanto  mi  riferiscono  i  suoi  Padri)  passar  per 
Bologna  con  l'occasione  del  Capitolo  generale  ,  che  da  loro 
si  celebra  qui  in  Parma,  che  comincierà  di  maggio.  » 

))  Quanto  poi  alla  correlione  di  quel  ,  che  scrissi  nel 
mio  discorso:  vega  il  Gap.  3  ,  credo  cioè,  il  cui  titolo  è: 
Di  quante  sorte  di  setioni  coniche  per  il  sud.  segamento 
si  possine  nel  Cono  generare:  imperocché  troverà,  che 
sono  cinque ,  havendo  detto  essere  la  prima  quella ,  che  si 
fa  quando  il  piano,  sega  il  cono  passando  per  la  cima; 
hora  io  dissi  che  per  tal  segamento  si  causava  nella  su- 
perficie del  cono  l'ambito^  o  circuito  d'un  triangolo  piano 
rettilineo:  Il  che  ben  è  vero  se  pigliamo  per  superficie 
del  cono  anco  la  base;  ma  poiché  la  circonferenza  del  cir- 
colo, la  Parabola,  l'Iperbole  e  l'EIissi,  sono  linee  gene- 
rate nella  superficie  del  cono ,  non  consideralo  il  segamento 
della  base,  perciò  neanco  s'  ha  da  considerare  il  sega- 
mento della  base,  ma  solo  il  segamento  fatto  da  tal  piano 
nella  superficie  conica,  che  altro  non  è  che  due  rette  li- 
nee, e  però  dico  starà  meglio  dire,  che  la  prima  settion 
conica  sia  la  retta  linea:  ma  l'esempio  glielo  farà  chiaris- 
simo. Sia  il  cono  ab  ed  la  cui  cima  sia  a  e  base 
il  circoloòccf;  intendasi  poi  un  piano  che  passi 
per  la  cima  a,  che  seghi  il  cono,  ab  ed;  qui 
veramente  haveremo  nel  cono  fallo  un  triangolo, 
come  abd,n\Bi  nella  superficie  conica  (dentro  la  J 
quale  non  è  rinchiusa  la  base  bcd)  non  bave- 
remo  se  non  le  rette  linee  ab,ad,  che  ]per  ser- 
var la  debita  analogia  con  le  altre  devon  dirsi  prima  settion 
conica.  Dico  adunque  che  invece  di  dire,  che  l'ambito  del 
triangolo, a &rf,  sia  la  prima  settion  conica,  dobbiamo  dire 
che  le  due  ab,ad,  sono  la  prima  settion  conica,  et  uni- 
versalmente che  la  prima  settion  conica  è  la  linea  reità. 
Ma  forse  troppo  mi  estendo  in  lai  minutia  ;  laonde  per 
non  pregiudicare  alla  sufficienza  del  suo  purgato  ingegno  , 


DEL  DOTT.   P.   PREDIERI  21 

finisco  rallegrandomi  seco  della  ricuperata  sanità,  e  con- 
fermandomi devol.  ser. 

P.  S.  ì)  Mi  sono  ricordato  che  nel  primo  mio  libro  posso 
essermi  scordato  un  discorsetlo ,  ovvero  consideratione  so- 
pra il  problema  della  Duplice  de  Cubo  di  Teofilo  Bruni 
Veronese;  non  lo  trovando  io,  so  che  non  potrà  essere  in- 
tero, mancandovi  le  figure,  (però  se  l'è  capitato  alle  mani 
così).  Scusi  di  gratia  l'innavertenza  mia,  poiché  non  hebbi 
pensier  di  mandarglielo  etc.  w  Di  V.  S.  Illma. 

In  un  secondo  articolo  avrò  campo  di  estendermi  sopra 
le  altre  lettere  delle  quali  ora  non  feci  parola ,  e  neppure  nel- 
l'altra memoria  letta  all'Accademia  delle  scienze.  Si  vedrà 
con  quello  quanto  vi  sia  ancora  da  spigolare  negli  altri 
autografi  rinvenuti,  e  quanto  succo,  anzi  quale  abbondante 
messe  si  possa  raccogliere  dallo  esame  e  dallo  studio  dei 
medesimi,  fatto  con  amore  e  diligenza,  e  col  confronto  de- 
gli uomini  e  della  storia  di  quei  tempi.  Basterà  quivi  sem- 
plicemente ricordare,  che  la  storia  e  la  biografia  di  quei 
due  Sommi  Geni,  e  quella  pure  di  Cesare  Marsili  dovranno 
subire  delle  riforme  e  degli  utili  schiarimenti,  pei  quali 
vieppiù  se  ne  onoreranno  l'Italia,  e  le  scienze  fisiche  e 
matematiche,  che  in  essa  ebbero  culla,  e  splendettero  al- 
lora di  quella  luce,  che  tuttavia  dura  a  rischiarare  le  na- 
zioni, nel  cammino  ch'esse  percorrono.  Che  se  pure  in  og- 
gi vedesi  da  noi  più  lungi  di  quanto  vedessero  in  queste 
scienze  gli  avi  nostri,  si  è  appunto  perchè  noi  siamo  per 
così  dire  montati  su  le  loro  spalle;  e  senza  di  essi  e  de' 
loro  indefessi  studi  non  ci  troveremmo  al  certo  in  quel 
posto  più  elevalo  che  ora  occupiamo. 


-■e^S)  *5j^ZìJjì 


22 

Memoria  sopra  li  depositi  di  Rame  contenuti 
nelle  Montagne  Serpentinose  della  Toscana,  e  sopra 
alcune  miniere  di  Cinabro  dello  stesso  paese.  — 
Del  Sig.  Alfredo  Càillavx. 

{Continuazione,  vedi  Tom.  II.  pag.  321) 

Miniera  di  Cinabro. 

Tra  le  ricchezze  minerali  della  Toscana,  si  possono 
annoverare  le  miniere  di  Cinabro  che  oggi  somministrano 
al  commercio  una  quantità  non  indifferente  di  mercurio. 
Questo  metallo  vi  era  conosciuto  da  lungo  tempo,  giacché 
in  alcuni  punti  si  vedono  le  vestigia  di  antiche  gallerie 
destinate  alla  sua  escavazione  ;  ma  si  può  dire  che  dal  1840 
soltanto  data  la  scoperta  delle  diverse  giaciture  cinabrifere 
che  sono  al  dì  d' oggi  l' oggetto  d' intraprese  importanti. 

Non  intraprenderemo  di  fare  la  storia  della  loro  sco- 
perta, neppure  delle  diverse  peripezie  alle  quali  andarono 
soggette  alcune  delle- società  che  si  crearono  per  l' esca- 
vazione del  cinabro,  giacché  il  mio  scritto  mira  soltanto 
a  dare  una  breve  descrizione  del  modo  con  cui  il  detto  mi- 
nerale sta  racchiuso  nelle  viscere  della  lena,  e  giacché 
queste  peripezie  sono  indipendenti  dalla  sua  esistenza  co- 
me dalla  sua  ricchezza. 

La  formazione  cinabrifera  occupa  in  Toscana  un'im- 
mensa estensione ,  come  è  slato  già  osservato  dall'ingegnere 


CAIllAUX  23 

Kaupt  e  scrino  ila  lui  nella  sua  =  Mineraria  Toscana  =r. 
Per  convincersene  basta  dire  che  i  due  principali  punti  dì 
estrazione  si  trovano  alle  due  estremità  opposte  della  To- 
scana, cioè  l'uno  a  mezzo  giorno,  l'altro  a  tramontana, 
e  che  alcuni  altri  sono  slati  di  recente  scoperti  nella  parte 
intermediaria. 

Tutti  si  trovano  situati  : 

1.**  a  Ripa,  nel  Vicariato  di  Pielrasanla,  presso   il 

confine  degli  Stali  Estensi. 
2.**  a  Levigliani  nel  medesimo  Vicariato. 
3.°  nelle  vicinanze  della  montagna  di  S.  Fiora ,  pres- 
so il  confine  degli  Slati  della  Chiesa. 
4."  Capalbio  nelle  vicinanze  del  monte  Argentario 

e  di  Orbetello. 
6.°  a  Ajano  presso  S.  Gemignano  quasi  nel  centro 
della  Toscana. 
Alcuni  indizi  sono   siali  scoperti  nell'Apennino ,  nel 
prolungamento  delle   alpi  Apuane,  ed  è  da  credere  che 
coir  andar  del   tempo  vi  si  apriranno  nuove  miniere  che 
accresceranno  la  produzione  attuale. 

Miniera  di  Ripa. 

lì  vicarialo  di  Pielrasanla  è  da  mollo  tempo  conosciuto 
come  uno  dei  centri  mineralogici  più  importanti  della  To- 
scana; oltre  i  marmi  che  arrichiscono  questa  contrada, 
vi  si  trovano  filoni  di  Piombo  argentifero  che  formano  og- 
gi r oggetto  di  grandiosa  escavazione,  filoni  diFalerz,  di 
ferro  ossidulato,  ed  infine  le  giaciture  cinabrifere  di  cui 
sto  per  parlare. 

Le  miniere  di  Ripa  sono  situate  a  3  miglia  incirca  dal 
mare  e  a  due  e  mezzo  da  Pielrasanla,  aperte  in  mezzo  a  lus- 
sureggianti coltivazioni,  esse  si  estendono  sotterraneamente 
nell'interno  delle  colline  che  dominando  il  piano  del  lilto- 
rale  formano  una  delle  pendici  della  catena  Apuana.  Le 


24  MINIERE   METALLICHE    DI    TOSCANA 

dette  colline  si  appoggiano  sopra  montagne  scoscese  le  cui 
cime  innalzand(Tsi  gradatamente  giungono  a  formare  le  pit- 
toresche sommità  dell'  Altissimo,  ben  conosciuto  per  le 
ricche  sue  cave  di  marmo  statuario. 

Considerata  geologicamente  la  giacitura  di  Cinabro  di 
Ripa  esiste  in  seno  ad  un  piano  di  200"i  incirca  di  potenza 
composto  di  schisti  eminentemente  quarziferi,  che  riposano 
a  stratificazione  concordante  sopra  un'estesa  massa  di  slea- 
schisti,  cioè  sopra  il  verrucano. 

Il  medesimo  piano  è  ricoperto  da  schisti  grigiastri, 
talvolta  bituminosi,  sottoposti  ad  un  piano  calcareo,  in  modo 
che  il  taglio  dei  monti  di  ripa  potrà  essere  rappresentato 
dalla  figura  2/  e  3." 

Piano  Cinàbrìfero. 

Il  piano  cinabrifero  che  può  chiamarsi  vera  quarzite 
è  distinto  dal  color  giallo  pallido  dei  suoi  strati  che  con- 
trasta coi  terreni  di  color  cupo  tra  i  quali  è  interposto. 
Gli  strati  che  lo  costituiscono  generalmente  ripiegati  e  di- 
slogati, sono  composti  di  quarziti  e  di  schisti  che  alter- 
nano a  vicenda.  La  potenza  dei  primi  oltrepassa  di  rado 
un  metro,  mentre  i  secondi  sono  per  lo  più  sottilissimi. 
Questi  ultimi  sono  formati  di  una  argilla  schistosa  or  gial- 
la, or  di  color  bianco  argenteo,  talcosa  e  untuosissima  al 
tatto.  In  mezzo  a  loro  trovansi  disseminati  gruppi  di  quar- 
zo compatto  e  vitroso,  e  cristalli  lamellari  di  ferro  oligi- 
sto.  Questo  piano  che  corre  come  i  suoi  strati  quasi  nella 
direzione  N.  S.  si  riconosce  alla  superfìcie  sopra  un'esten- 
sione considerevole  ,  e  dietro  le  osservazioni  del  Sig.  Gi- 
rolamo Guidoni  pare  che  essa  mostri  ancora  i  suoi  affio- 
ramenti nelle  vicinanze  della  Spezia,  cioè  a  una  distanza 
di  circa  30  miglia. 


CAILLAUl  2& 

Giacitura  cinabrifera. 

La  giacitura  cinabrifera  di  Ripa  differisce  essenzialmen- 
te da  tutte  quelle  che  esistono  nelle  roccie  serpentinose, 
e  che  ho  già  descritte,  e  può  essere  annoverata  fra  le  gia- 
citure regolari  ;  nondimeno  non  costituisce  essa  veri  filoni, 
e  può  soltanto  essere  considerata  come  formata  da  un  si- 
stema di  filoni-strati.  Non  si  trovano  infatti  a  Ripa  né  le 
anomalie  che  s'osservano  nelle  giaciture  ramifere,  né  il 
loro  bizzarro  andamento;  come  pure  non  si  rinvengono  i 
caratteri  d'un  filone  propriamente  detto,  cioè  d'una  frat- 
.tura  regolata  piena  di  sostanze  la  cui  natura  sia  differente 
da  quella  delle  roccie  inviluppanti.  Il  cinabro  si  trova  dis- 
seminato nell'interno  medesimo  di  certi  strati  del  terreno 
che  pili  0  meno  ne  sono  impregnali:  e  quelli  che  lo  con- 
tengono in  quantità  notabile  costituiscono  i  filoni-strati 
che  sono  l'oggetto  delle  escavazioni. 

Fino  ad  ora  sono  stali  riconosciuti  tre  filoni-strati, 
ma  quello  che  occupa  la  parte  inferiore  essendo  molto  più 
ricco  dei  due  altri,  noi  riferiremo  a  lui  tutte  le  nostre 
osservazioni.  Questo  filone-strato  ,  diretto  N.  100.  S.  IO.  E., 
inclinato  di  45  a  oO  a  l'ovest,  non  si  presenta  compatto 
tra  le  roccie  che  ne  formano  il  letto  e  il  muro,  ma  bensì 
generalmente  composte  di  due  strati  dell'altezza  d'un  me- 
tro, tra  i  quali  sono  interposte  sottili  linee  schistose  e  ar- 
gillose. Ognuno  di  essi  è  diviso  da  linee  di  clivaggio  par- 
ticolari, in  modo  da  offrire  l'aspetto  della  riunione  di  tanti 
prismi  romboedrici  obliqui  il  di  cui  grand'  asse  trovasi 
diretto  quasi  nel  senso  dell'inclinazione  generale.  Il  mine- 
rale impregna  ora  l'uno  di  questi  strati  ora  tutti  due,  ed 
alle  volte  quelli  che  trovansi  vicini,  ora  infine  penetra  pro- 
fondamente l'uno  dei  romboedri.  Esso  trovasi  disseminato 
nella  roccia  allo  stalo  di  sottilissime  molecole  o  vi  costi- 
tuisce tante  venule  dell'altezza  maggiore  d'un  centimetro 


36  LINIERE  METALLICHE   DI   TOSCANA 

che  seguono  l' andamento  degli  strati  o  vi  si  presenta  allo 
stato  cristallino  in  mezzo  a  gruppi  di  quarzo  o  filoncini 
della  medesima  sostanza  che  tagliano  la  roccia. in  sensi 
diversi.  Le  venule  paralelle  alla  stratificazione  che  conten- 
gono il  cinabro  lo  presentano  generalmente  accompagnalo 
da  ossido  di  ferro  cavernoso  e  d' idrato  di  manganese ,  ed 
anche  di  piriti  di  ferro. 

Tetto- 

Il  tetto  del  filone-strato ,  sempre  formato  dalle  solito 
roccie  che  compongono  il  monte  intiero  è  composto  di  su- 
perficie diritte  e  regolari,  che  nell'insieme  costituiscono 
l'andamento  generale  del  filone.  Esso  è  diviso  dallo  strato 
cinabrifero  mediante  uno  stratarello  di  argille  schistose, 
bianche  e  giallastre  spesso  ripiegate  e  contorte,  che  qual- 
che volta  acqnisiano  la  possanza  di  un  metro  e  più.  Nel 
loro  seno  trovansi  sparsi  gruppi  di  quarzo  che  racchiudo- 
no del  cinabro  confusamente  cristallizzato, e  nel  medesimo 
tempo  vi  si  vedono  delle  disseminazioni  cinabrifere  che 
danno  qualche  volta  luogo  all' escavazione  d'una  ricca  lerra 
cinabrina. 

Muro. 

Il  muro  sembra  regolare  e  seguire  generalmente  l'an- 
damento del  tetto,  ma  esso  pare  cristallizzato  dalla  pre- 
senza del  distene,  i  di  cui  cristalli  vi  si  trovano  abbon- 
dantemente disseminati,  mentre  di  rado  s' incontrano  o  nel 
tetto  0  nelle  altre  parti  del  monte. 

Dìspos^ìone  della  rìcche^y^a. 

Il  cinabro  non  è  disseminato  in  modo  uniforme  nel 
seno  dello  strato  ora  descritto ,  ma  bensì  presenta  nel  me- 
desimo delle  parti  mollo  ricche  ed  altre  poverissime  e  quasi 


CAIllABX  27 

Sterili.  Non  vi  è  da  rimaner  sorpreso  d' ima  tale  disposizio- 
ne giacché  quest'irregolarità  nella  disposizione  della  ric- 
chezza esiste  in  inlle  le  miniere  del  mondo ,  e  che  in  tntli 
i  filoni  conosciuti  si  può  stabilire  che  l'estensione  delle 
parti  sterili  supera  di  gran  lunga  quelle  delle  parli  ricche, 
ma  il  mio  scopo  mira  soltanto  a  ricercare  qual'è  la  forma 
di  queste  parli  ricche  in  mezzo  alle  sterili, e  quali  sono  le 
loro  accidentalità. 

Fino  ad  ora  è  stato  riconosciuto  che  nella  parte  piiì 
elevata  della  montagna,  cioè  a  120  metri  incirca  al  di  so- 
pra della  pianura  esisteva  una  specie  di  zona  metallifera 
orizzontale  dell'altezza  di  circa  40  metri.  Questa  zona  che 
si  è  mantenuta  quasi  costante  sopra  una  lunghezza  di  cir- 
ca HO  metri,  può  essere  considerata  come  formala  da  una 
successione  di  gonfiamenti  o  nidi  alungali  mollo  ricchi  di 
cinabro.  La  sua  testata  situala  ad  alcuni  piedi  soltanto  al 
di  sotto  della  superficie  viene  in  alcuni  punti  a  lerminar- 
visi  a  forma  di  ?nandorla,  in  modo  da  dare  un'idea  chia- 
ra intorno  alla  forma  dei  ricchi  ammassi.  Essi  sono  cir- 
condati di  abbondanti  schisti  ripiegali  e  conlorli  come  lo 
rappresenta  la  figura  3.* 

In  alcuni  punti  di  della  zona  la  potenza  delle  roccie 
impregnate  dal  minerale  di  cinabro  è  considerevole  e  le 
impregnazioni  abbondano  principalmente  verso  il  letto. 

Questa  zona  cinabrifera  è  troncala  da  falde  paralelle 
che  ne  interrompono  il  corso  tutto  ad  un  tratto  e  ne  ope- 
rano lo  spostamento  secondo  le  regole  ordinarie,  come 
pure  da  una  serie  di  piani  verticali  o  piani  di  clivaggio 
che  senza  spostarla  danno  alle  volle  luogo  a  variazioni  di 
ricchezza.  Le  falde  che  in  alcuni  casi  presentano  una  spes- 
sezza di  due  0  tre  metri  sono  ripiene  d'una  terra  ocracea 
finissima  argilloso-lalcosa  e  racchiudono  dei  frammenti  de- 
gli strati  che  ne  formano  le  pareli. 

Sono  stali  trovati  ancora  frammenti  cinabriferi  che 
colla  loro  presenza  dimostrano  che  non  v'è  da  tenere  in- 


28  nmiERE  metalliche  di  toscana 

torno  alla  continiiaziono  delle  ricchezze  quando  per  a?- 
venlura  nello  sviluppo  dei  lavori  simili  falde  s'incontrano. 
Nelle  parli  inferiori  sono  stali  trovati  gruppi  e  ammassi 
molto  ricchi  di  cui  alcuni  corrispondono  a  bruschi  cangia- 
menti d'inclinazione  nelle  roccie  circondanti , come  lo  rap- 
presenta la  figura  4.^ 

Egli  è  probabile  che  in  queste  parti  gli  aramassi  in- 
contrati corrispondono  a  nuove  zone  metalliche.  Tulli  que- 
sti gruppi  0  ammassi  sono  riuniti  insieme  da  dissemina- 
zioni di  cinabro,  che  in  alcune  parti  divenlan  rare  a  tal 
segno  che  non  vi  sarebbe  il  torna  conto  nella  loro  escava- 
zione, e  costituiscono  le  parti  sterili. 

Natura  del  Minerale. 

Il  cinabro  è  l'unico  minerale  di  mercurio  che  sino  ad 
ora  è  stalo  incontralo  a  Ripa,  ed  esso  solo  è  l'oggetto 
delle  sue  escavazioni.  La  sua  rendila  è  variabilissima  in 
quanto  che  le  roccie  che  la  racchiudono  ne  sono  disugual- 
mente impregnale.  Vi  si  potrebbe  trovare  gran  numero  di 
frammenti  che  darebbero  il  10  e  12  per  100  e  anche  più. 
Isolando  i  cristalli  racchiusi  nei  gruppi  quarzosi,  sce- 
gliendo le  roccie  le  più  ricche  si  potrebbe  facilmente  ot- 
tenere una  rendita  di  60,  70  e  75  per  100.  Combinando 
poi  il  risultalo  di  queste  operazioni  con  altre  falle  sopra 
roccie  più  povere,  si  potrebbe  ottenere  un  prodotto  me- 
dio di  10,  20  e  30  per  cento:  ma  tali  risultali  non  sareb- 
bero alti  ad  altro  che  a  dare  un'idea  illusoria  della  ric- 
chezza di  Ripa.  La  rendita  media  è  di  11  a  2  per  100. 

La  ricchezza  d'una  miniera  consiste,  egli  è  vero,  nel- 
l'abbondanza del  minerale,  e  nella  sua  purezza  metallica, 
ma  più  ancora  nell'applicazione  dell'arte,  la  quale  potreb- 
be nel  caso  di  Ripa  cavare  degli  utili  non  indifferenti  da 
roccie  che  non  darebbero  in  rendita  media  più  dell'I  a 
1  h.  per  cento. 


CAILLADX  29 

Fìd  qui  3  società  si  sono  stabilite  sul  monte  di  Ripa 
una  accanto  all'altra,  e  tutte  hanno  per  lo  più  sviluppali 
i  lavori  nelle  parti  più  elevate  della  montagna,  per  ciò 
poche  esplorazioni  sono  stale  fatte  a  livelli  inferiori,  però, 
come  l'ho  già  detto,  degli  ammassi  sono  stali  scoperti  in 
queste  parti  basse,  come  pure  la  presenza  del  cinabro  è 
stata  riconosciuta  a  pie  del  monte.  Quindi  secondo  ogni 
probabilità  queste  miniere  potranno  svilupparsi  maggior- 
mente nel  profondo,  e  sperare  d'incontrarvi  sufficiente  ali- 
mento per  una  durevole  e  fruttevole  escavazione.  A  questo 
risuUato  giungerebbero  molto  più  facilmente  le  3  società, 
se  collegassero  i  loro  sforzi  e  volessero  creare  un'impresa 
che  a  buon  diritto  potrebbe  andare  di  pari  con  quelle  che 
in  Toscana  occupano  il  primo  rango. 

Levigliani. 

Non  lungi  da  Ripa  a  4  miglia  circa  da  Serravezza 
esìste  una  2.^  miniera  di  mercurio  che  fu  scavala  ai  tem- 
pi dei  Medici.  I  lavori  eseguili  a  quell'epoca  sono  di  poca 
importanza,  e  consistono  soltanto  in  alcune  gallerie.  In 
questi  ultimi  anni  soltanto  si  pensò  di  riattivarle ,  e  a 
questa  circostanza  devesi  la  scoperta  delle  miniere  di  Ripa 
che  ho  testé  descnìte. 

La  giacitura  di  Levigliani  trovasi  in  seno  agli  stea- 
schisti  stessi,  sui  quali  posano  forti  strati  calcari  che  fan 
seguito  ai  marmi  dell' Altissimo. 

Come  a  Ripa  essa   costituisce  un  sistema  di   filoni- 
strati  diretti  N  E.  10  e  inclinati   di  circa  30^  al  N.  0. . 
(Fig.  5.^) 

Questi  filoni  strali  sono  schistosi  d' un  aspetto  verda- 
stro e  talcoso  come  le  roccie  del  verrucano  che  li  circon- 
da. La  loro  massa  è  dislerminata  di  numerosi  cristalli 
roenboedrici  retti ,  di  piriti  di  ferro  e  divisa  da  un  gran 
numero  di  vena  quarzosa  che  sovente  vi  formaco  dei  grup- 
pi e  degli  ammassi. 


30  MINIERE   METALLICHE   DI   TOSCANA 

Il  minerale  principale  che  formava  l'oggello  dell'esca- 
vazione  era  come  a  Ripa  il  cinabro,  e  come  in  quest'ul- 
tima località  vi  si  presenta  senza  forma  d'impregnazioni, 
nel  seno  stesso  della  roccia  e  di  cristallizzazioni  confuse 
in  mezzo  a  gruppi  e  a  vene  quarzose.  Nel  prolungamento 
d'uno  degli  strali  si  trova  ancora  il  mercurio  nativo  che 
esiste  in  globetti  dissiminali  fra  i  teneri  fogli  dello  schito 
che  costituisce  l'insieme  dei  filoni.  La  potenza  di  questi 
strali  metalliferi  varia  da  1  a  2  metri.  Come  quelli  di  Ri- 
pa essi  sono  tagliati  da  alcune  falde  (failles),  che  princi- 
palmente li  tagliano  nel  senso  della  direzione  ,  li  sconvol- 
gono (vjellent),  e  sospendono  ad  un  tratto  il  prolunga- 
mento della  ricchezza.  Al  cattivo  modo  di  lavoro  come 
pure  alla  ristrettezza  del  campo  d' escavazione ,  sembrami 
che  debbasi  attribuire  l'abbandono  di  queste  miniere  piut- 
tosto che  alla  loro  povertà.  Osserviamo  di  passaggio  che 
la  miniera  di  Ripa  è  stala  considerata  fin  qui  come  esi- 
stente in  seno  allo  stesso  verrucano  la  cui  roccia  sarebbe 
stala  soggetta  a  un  potente  fenomeno  d'alterazione  corri- 
sponderne alla  formazione  della  giacitura;  che  a  questa 
circostanza  si  attribuisce  il  colore,  la  forma,  la  composi- 
zione degli  strati,  e  che  noi  vediamo  ad  alcune  miglia  sol- 
tanto di  disianza  nello  stesso  verrucano,  una  giacitura  af- 
fatto analoga  che  forse  ne  è  il  prolungamento  e  senza  che 
noi  possiamo  osservare  una  così  grande  alterazione  del  ter- 
reno che  la  racchiude,  e  nel  quale  il  cinabro  si  trova  con- 
giunto al  mercurio  nativo.  Noi  avremo  luogo  di  ritornare 
su  queste  considerazioni. 

Miniere  del  Monte  ^miata- 

Sono  stale  scoperte  recentissimamente  nelle  vicinanze 
del  monte  Araiata diverse  giaciture  di  cinabro, che  senz'es- 
sere scavate  colla  massima  attività  forniscono  già  al  com- 
mercio una  quantità  notabile  di  mercurio.  II  monte  Amia- 


CAILLAVX  31 

ta,  0  la  montagna  di  Santa  Fiora  situata  a  30  miglia  circa 
al  S.  E.  di  Siena ,  quasi  sui  confini  della  Toscana  e  degli 
Stati  della  Cliiesa ,  forma  una  delle  più  elevate  e  delle  più 
belle  sommila  del  Gran-Ducato.  All'intorno  d'essa  s'esten- 
dono come  lunghi  raggi  divergenti,  una  serie  di  catene 
secondarie  che  a  poco  a  poco  abbassandosi  vanno  a  con- 
fondersi colle  colline  subappennìne  della  provincia  Senese 
e  terminare  sollo  i  tufi  vulcanici  che  costituiscono  l'im- 
menso rialto  d'Acquapendente,  di  Pitigliano  ecc. 

Questa  montagna  forma  un  centro  eruttivo  trachitico, 
sul  quale  vengono  ad  appoggiarsi  gli  strati  secondari  e 
terziari  che  ne  formano  le  vicinanze  e  che  generalmente 
sono  formati  di  calcari  nummulitici,  di  gres  e  di  calcari 
de!  macigno  rapportati  alla  formazione  eocenica,  e  infine 
dai  terreni  miocenio  e  pliocenio.  In  mezzo  ai  terreni  del 
macigno  di  cui  è  formato  il  versante  orientale  dell'Amiala 
sono  slati  riconosciuti  i  primi  indizi  di  cinabro,  e  oggi 
trovansi  le  miniere  che  vi  si  scavano.  Questo  minerale  tro- 
vavasi  dall' abadia  di  S.  Salvatore  fino  a  Coslellazzara  (t) 
allo  stato  di  frammenti  il  più  di  sovente  ricchissimi ,  slac- 
cati dalle  roccie  a  cui  erano  siali  associati  e  trascinati  dalle 
acque.  Essi  abbondavano  sopratutto  nei  torrenti  il  Rio  del- 
l'Oro vicino  all' Abadia  ,  la  Senna  presso  Pian-Caslagnaio, 
il  Siele  presso  Caslellazzara  che  tutti  Ire  corrono  quasi 
paralellamente  dall'Ovest  all'Est^  e  infine  nelle  parti  in- 
termedie si  trovavano  in  seno  ai  terreni  schistosi  dislogali 
e  infranti. 

La  scoperta  dell'origine  di  tutti  questi  frammenti  non 
data  per  dir  il  vero  che  dal  1847,  ed  è  dovuta  all'infali- 
gabile  zelo  del  sig.  Eelice  Bonaventura  direttore  dei  lavori 
della  miniera  di  Siele.  Dopo  quest'epoca  non  solo  si  è  ri- 
trovalo il  minerale  posto  in  mezzo  alle  roccie  che  lo  rac- 
chiudono, ma  sono  state  trovate  amiche  gallerie  che  non 
lasciano  più  alcun  dubbio  suU'esisienza  d'amichi  scavi. 


(I)  Cioè  in  una  distanza  di  circa  13  miglia. 


32  MINIERE   niETALLIGHE   DI   TOSCANA 

Le  miniere  che  oggidì  sono  in  attivila  sono  in  nume- 
ro di  2,  e  sono  situate  l'una  vicino  a  Pian-Castagnaio  al 
confluente  dei  2  torrenti  la  Senna  viva,  e  ia  Senna  mor- 
ta, nel  luogo  detto  la  Casa  di  Paolo,  l'altro  a  3  miglia 
circa  all'ovest  di  Castellazzara  sulle  sponde  del  torrente 
Siele  nel  luogo  detto  il  Diaccialetlo. 

Io  esaminerò  successivamente  le  giaciture  che  si  pre- 
sentano in  questi  due  punti,  ma  io  devo  in  precedenza  far 
osservare  che  i  lavori  fin  qui  creali  avendo  avuto  un  te- 
Duissimo  sviluppo,  non  è  se  non  colla  massima  circospe- 
zione che  devousi  interpretare  i  fatti  che  saranno  esposti. 

Giacitura  di  Pian-Castagnaio. 

Pian-Castagnaio,  vicino  al  confluente  dei  2  torrenti 
che  ho  già  citati ,  vedesi  sorgere  dal  seno  degli  schisli  e 
grès  calcari,  del  macigno,  delle  masse,  la  cui  origine  erut- 
tiva non  può  in  alcun  modo  essere  rivocala  iu  dubbio. 

Queste  masse  sono  generalmente  d'un  verde  scuro, 
d'aspetto  micaceo,  sovente  sparse  di  nocciuoli  vitrei,  che 
danno  loro  l'aspetto  d'una  diorite,  o  penetrale  d'una  in- 
finità di  punii  bianchi,  rotondi,  accompagnali  da  pirite  di 
ferro  in  grani.  Esse  sono  divise  da  linee  bianche  qualche 
volta  zonate,  facendo  parzialmente  effervescenza  cogli  acidi, 
in  modo  a  dar  loro  l'aspetto  di  masse  reticolari  come  ve- 
desi nella  figura  6.^* 

Queste  linee  o  vene  che  formano  qualche  volta  dei 
fascetti  hanno  generalmente  da  I  a  2  pollici  di  spessezza, 
ma  i  pili  numerosi  hanno  minori  dimensioni.  Conside- 
rale nel  loro  insieme  le  masse  verdi  di  cui  io  parlo  of- 
frono un  andamento  dei  più  irregolari ,  ora  sono  verticali, 
ed  ora  inclinate  e  ripiegate. 

Alla  Casa  di  Paolo  un'affioramento  che  presenta  l'a- 
spetto d'una  diga  di  10  metri  circa  di  potenza,  s'erge 
verticalmente  e  sulle  due  pareli  s'appoggiano  degli  strati 
d'argille  indurite,  bianche  e  fragili  (Fig.  7."). 


CAILLAUX  33 

Vicino  allo  slesso  luogo  si  vede  un  affioramento  che 
rialza  intorno  a  lui  gli  strati  di  macigno  come  lo  mostra 
la  Fig.  S.'^  Altrove  veggonsi  queste  masse  ripiegare  o  in- 
sinuarsi fra  gli  strati  calcari  e  portando  sulla  loro  som- 
mità dei  frammenti  ancora  stratificati  dei  terreni  traversa- 
ti (Fig.  9.^  e  10.^). 

La  sola  ispezione  di  questa  disposizione  mostra  quan- 
to è  irregolare  l'andamento  di  queste  masse  e  nello  stesso 
tempo  mette  fuori  di  dubbio  la  loro  origine  eruttiva. 

Là  ove  li  ho  osservali  esse  si  sviluppano  sopra  una 
assai  grande  estensione  e  sembrano  dovere  acquistare  in 
profondità  una  considerabile  importanza.  Tutlavolta  si  può 
tenere  che  alcuni  dei  loro  affioramenti  non  siano  positiva- 
mente nella  posizione  che  immediatamente  occuparono  dopo 
la  loro  formazione,  e  puossi  temere  che  delle  erosioni  su- 
perficiali, degli  effetti  di  terremuoti,  e  altre  cause  che 
forse  dovranno  la  loro  origine  ad  azioni  vulcaniche  più 
recenti  abbiano  determinata  la  frattura  di  alcune  delle  lo- 
ro testale  e  il  loro  trasporto  nello  stesso  tempo  di  quello 
delle  roccie  che  le  accompagnarono  fino  al  punto  più  Uas- 
so  della  vallata. 

Una  tale  disposizione  non  potrebbe  essere  più  impor- 
tante da  terminare  sotto  il  rapporto  industriale  come  sotto 
quello  scientifico,  perchè  si  è  potuto  prevedere  che  se  que- 
ste masse  si  trovano  qui  descritte,  egli  è  perchè  sono  con- 
giunte alla  giacitura  cinabrifera. 

Il  prolungamento  dei  lavori  che  sono  oggidì  in  via 
d'esecuzione  darà  su  questo  soggetto  molti  schiarimenti. 
Nondimeno  fra  esse  se  ne  trovano  per  le  quali  non  può 
esservi  alcun  dubbio. 

11  cinabro  esiste  principalmente  sulle  parli  esterne  di 
queste  roccie  eruttive  e  nel  tempo  slesso  in  seno  a  degli 
strali  alterali  che  sono  a  loro  contatto ,  e  sembra  dunque 
subordinato  a  queste  roccie,  e  quindi  la  giacitura  che  co- 
stituisce a  Pian-Castagnaio  dovrà  essere  messa  nel  numero 

N.  Ann.  Se.  Natuk.  Serie  IU.  Tom.  3.  3 


34  MINIERE   METALLICHE   DI   TOSCANA 

delle  giaciture  irregolari  così  abbondami  la  Toscana.  Ei 
si  presenta  sotto  forma  di  disseminazione  qualche  volta 
abbondantissima  che  penetra  profondamente  e  fino  a  più 
d'un  metro  nelle  roccie  d'eruzione. 

Questa  non  presenta  più  in  allora  il  colore  verde-scuro 
che  in  lei  vedesi  allorché  osservasi  nel  suo  centro  o  in 
qualche  punto  in  cui  manca  il  minerale,  è  divenuta  tene- 
ra, terrosa,  e  bianca.  Oltre,  e  chiazzata  di  macchie  verdi. 
Infine  lo  si  ritrova  ancora  in  seno  alla  roccia  stessa  nelle 
linee  bianche  che  noi  vi  abbiamo  constatate:  el  vi  for- 
ma ancora  ricche  vene  metalliche  che  prendendo  origine 
all'esterno  della  parete  vanno  poco  a  poco  a  terminarsi 
nell'interno  della  massa. 

Gli  strali  raddrizzali  che  veggonsi  al  conlatto  della 
roccia  eruttiva,  e  che  offrono  tutta  l'apparenza  d'argilla 
indurila,  o  piuttosto  di  calcari  profondamente  alterati, 
contengono  il  cinabro  sotto  forma  di  disseminazioni  e  di 
venelte  assai  ricche  accompagnate  da  piriti  di  ferro.  Alcune 
di  queste  vene  presentano  il  cinabro  ricoperto  superficial- 
mente d'un  coslor  grigio  metallico  che  gli  è  proprio.  In 
alcuni  punti  forma  dei  piccoli  agglomerali  di  cristalli  infi- 
nitamente piccoli  che  sembrano  altreltante  picciole  goccie 
disseminale  nell'interno  delle  fessure  della  roccia,  infine 
ei  costituisce  qualche  volta  delle  venelte  compatte,  stipate 
e  sprovisle  di  ganga  che  non  offrono  in  alcun  modo  l'a- 
spetto cristallino  che  rinviensi  il  più  comunemente. 

Gli  strati  calcari  che  testé  ho  designati  come  contenenti 
il  cinabro  e  come  formami  la  parte  della  roccia  eruttiva 
non  hanno  sin  qui  presentala  una  potenza  maggiore  di 
due  metri ,  e  sono  direttamente  a  contatto  con  degli  schi- 
sti  neri  e  argillosi  che  in  alcuni  punii  racchiudono  anco- 
ra il  cinabro. 

L'arragonlte,  la  dolomite,  la  pirite  di  ferro  sono  i 
minerali  associati  al  cinabro  ;  sono  stalo  assicurato  che 
inoltre  erasi  scoperto  alcune  gocciole  di  mercurio  nativo. 


CAILLAUX  35 

ma  non  avendo  ciò  veduto  non  posso  dare  questo  fatto  co- 
me positivo,  nondimeno  v'ha  tutto  luogo  di  credere  che 
sia  vero. 

Infine  ho  ritrovato  un  minerale  che  si  presenta  sotto 
forma  d'aghi  di  piccole  dimensioni  di  color  madreperla 
(nacrée)  seloso,  e  tenero  che  m'hanno  parso  essere  un 
idrato  di  magnesia. 

Per  terminare  quello  che  restarai  a  dire  sulla  giaci- 
tura di  Pian-Castagnaio,  mi  basta  di  constatare  la  presen- 
za d'emanazioni  gasose  lungo  le  pareti  delle  masse  erutti- 
ve. Queste  emanazioni  si  manifestano  e  all'esterno  per  Te- 
bullizione  che  osservasi  in  mezzo  a  pozze  d'acqua  stagnante 
e  per  un  odore  particolare  d' idrogene  sulfuralo,  ma  esse 
sono  più  particolarmente  composte  di  gas  carbonati.  Sono 
state  pure  rinvenute  in  seno  agli  slessi  lavori. 

Miniera  di  Siele. 

Quantunque  la  miniera  di  Siele  sia  a  poca  distanza 
da  quella  di  Pian-Castagnaio,  a  3  miglia  al  più  in  linea 
retta,  essa  ne  differisce  essenzialmente  rispetto  ai  caratteri 
esteriori  e  alla  forma< 

Il  torrente  Siele  nel  cui  fondo  è  situata  la  miniera  di 
cinabro  scorre  dall'Ovest  all'Est,  e  il  suo  letto  è  scavalo 
in  calcari  marnosi  a  fucoidi  che  formangli  due  rive  sco- 
scese e  ruinose. 

Questi  calcari  osservati  nel  loro  insieme  formano  alla 
superficie  una  successione  di  prominenze  il  maggior  nu- 
mero delle  quali  è  ricoperto  da  vegetazione,  mentre  che 
alcune  interamente  nude  offrono  l'aspetto  di  roccie  ,  mi- 
nale dalle  ingiurie  del  tempo.  A  prima  vista  vedendo  que- 
sta forma  esterna,  s'ha  l'idea  che  la  località  ha  dovuto 
soffrire  violenti  dislocazioni  in  conseguenza  delle  quali  gli 
strati  che  costituiscono  la  struttura  interna  hanno  dovuto 
essere  infranti,  sollevali  e  spostali. 


36  MINIERE   niETALMGUE   DI   TOSCANA 

Nondimeno  se  si  esamina  l'interno  dei  lavori  recente- 
mente eseguili,  si  vede  che  esiste  ancora  una  specie  di 
regolarità  nella  direzione  degli  strati  e  che  si  possono  con- 
siderare come  formati  da  nna  successione  di  schisli  e  di 
calcari  la  cui  generale  direzione  sarebbe  circa  dall'Ovest 
all'Est  e  l'inclinazione  al  Nord. 

Nel  punto  in  cui  esiste  il  cinabro  che  viene  scavalo 
chiaramente  vedonsi  che  gli  strati  calcari  furono  difTalti 
rotti ,  ma  in  modo  che  ognuno  d'essi  offre  l'aspetto  d'una 
successione  di  enormi  massi  angolosi  che  conservando  i 
primitivi  posti  di  stratificazione  e  la  loro  inclinazione  sa- 
rebbero da  .ogni  parte  inviluppati  da  schisti  neri  e  bitumi- 
nosi. (Fig.  li.^). 

Questi  massi  sono  frammezzati  da  una  infinità  di  vene 
spatiche,  che  esistono  ancora  in  seno  agli  schisti  neri  sen- 
za nondimeno  che  vi  sia  continuità  fra  gli  uni  e  gli  altri. 
Il  cinabro  esiste  in  mezzo  agli  stessi  calcari  in  una 
posizione,  che  quantunque  particolare  non  permette  non- 
dimeno di  porre  nel  numero  delle  giaciture  regolari  quelle 
che  ei  costituisce.  Ei  forma  sulle  riva  del  Siele  una  linea 
d'affioramento  che  s'estende  per  una  distanza  di  15oo  me- 
tri nella  direzione  E  0  e  che  in  diversi  punti  si  manifesta 
per  la  presenza  del  minerale  medesimo.  Alcuni  cristalli 
d'arragonile  e  di  pirite  di  ferro  sono  i  soli  elementi  che 
ad  eccezione  de!  cinabro  possono  far  riconoscere  l'esisten- 
za della  giacitura,  o  di  alcune  delle  sue  ramificazioni. 

Come  ho  detto  più  addietro,  non  è  fino  ad  ora  che 
in  mezzo  a  massi  calcari  che  il  minerale  di  mercurio  è 
stato  rinvenuto,  ei  vi  costituisce  delle  linee  metalliche  in- 
clinale generalmente  verso  il  Sud ,  e  mentre  che  la  strati- 
ficazione generale  inclina  al  nord. 

Qeste  vene  che  hanno  tutta  l'apparenza  di  quelle  che 
si  sono  formate  al  tempo  del  riliramento  delle  masse  cal- 
cari durante  il  loro  disseccamento,  sono  ripiene  di  calce 
carbonata  bianca  opaca  e  lamellare,  o  a  grandi  cristalli 


CAILLADX  37 

romboedrici,  di  cristalli  e  d'arragonite  qualche  volta  ri- 
coperti di  dolomite  ferrifera,  di  pirite  di  ferro  e  di  cinabro. 

La  calce  carbonata  lattata  (laclée)  ricuopre  le  parti 
delle  vene;  ella  stessa  è  ricoperta  da  un  leggiero  intonaco 
di  pirite  di  ferro,  e  il  centro  infine  è  occupato  dai  grup- 
pi d'arragonite.  (Fig.  12.^)  e  le  masse  sono  impregnate  di 
minerale. 

Il  cinabro  costituisce  nell'inferno  di  queste  vene  delle 
croste,  che  qualche  volta  hanno  fino  a  0,20  e  0,30  di  spes- 
sezza, e  composte  d'una  terra  gialla  e  ocracea  estrema- 
mente ricca;  altrove  forma  delle  specie  di  mandorle  quasi 
compatte,  e  la  ricchezza  si  fa  considerabile  quando  diver- 
se di  queste  vene  formano  dei  fascetti  e  dei  nodi. 

Due  vene  sovente  formano  una  successione  di  rigon- 
fiamenti ciascuno  dei  quali  presenta  al  centro  una  massa 
calcare  sterile,  mentre  che  le  loro  estremità,  che  sono  i 
loro  punti  di  ravvicinamento,  presentano  il  cinabro  in  quan- 
tità notabile. 

Considerate  nel  loro  insieme  se  si  può  dire  che  esse 
formano  in  seno  ai  calcari,  una  specie  di  giacitura  reticulare 
che  perviene  alla  potenza  di  più  di  10  metri.  (Fig.  13.*)  — 
Fin  qui  non  è  stato  trovato  il  cinabro  nell'  interno  degli  schi- 
sli  neri  che  sono  estremamente  bituminosi  ma  sembrami 
che  questi  schisti  diverranno  un  giorno  il  principale  centro 
d' escavazione. 

Fra  questa  miniera  e  quella  d'Idria  nella  Carniolia  vi 
ha  una  grande  analogia  in  quanto  alla  natura  delle  rocsie 
metallifere,  e  si  sa  che  in  quest'ultima  localiià  le  masse 
calcari  contengono  ancora  delle  vene  cinabrifere,  e  che  lo 
schisto  nero  e  bituminoso  che  le  circonda,  è  divenuto  pro- 
fondandosi la  principal  sede  della  giacitura. 

D'altronde  allorché  nella  miniera  di  Siele  vedonsi  le 
vene  di  cinabro  essere  repentinamente  interrotte  al  contat- 
tato dello  schisto^  allorché  si  osserva  la  disposizione  dei 
massi  calcari,  disposizione  che  attesta  un  particolare  di- 


38  MINIERE  METALLICHE    DI   TOSCANA 

slocamenlo  operato  dopo  la  formazione  della  giacitura,  si 
è  in  diritto  di  credere  che  le  parti  schistose  impregnate 
di  minerale  che  un  tempo  facevan  per  così  dire  seguito 
alle  vene  oggidì  conosciute,  che  queste  parti  schistose  la 
cui  ricchezza  deve  provenire  da  un  fenomeno  comune  al 
riempimento  delle  vene,  si  trovino  esse  pure  spostate,  e 
esistono  non  lungi  dai  massi  nella  profondità. 

In  tutta  l'estensione  che  forma  le  parti  elevale  della 
vallata  di  Siele,  si  ritrova  il  cinabro  in  un  gran  numero 
di  punti,  il  che  non  deve  sorprendere,  poiché  le  emana- 
zioni di  questo  minerale  estremamente  volatile,  hanno  do- 
vuto svilupparlo  mollo  lungi,  e  all'intorno  del  principal 
suo  focolare. 

Come  vedesi,  nulla  in  questa  descrizione  rammenta  la 
giacitura  di  Pian-Castagnaio  che  non  ne  è  per  così  dire 
distante  che  due  passi.  La  roccia  eruttiva  che  noi  abbia- 
mo indicata  in  questa  ultima  località  non  vedesi  affatto, 
in  tutta  la  vallata  di  Siele.  Ma  la  dislocazione  delle  roc- 
C!e,ela  vicinanza  delle  due  miniere  sembrano  indicare  la 
sua  esistenza  nella  profondità. 

Quando  tulle  due  sono  visitate,  si  ha  a  primo  colpo 
d'occhio  l'idea  che  la  miniera  di  Siele  non  altro  fosse 
che  quella  di  Piano  per  la  quale  supporrebbesi  che  la  roc- 
cia eruttiva  troverebbesi  ricoperta  da  un  polente  strato 
(clage)  schistoso  calcare  in  mezzo  al  quale  si  sarebbero 
fallo  strada  le  emanazioni  cinabrifere,  al  tempo  stesso  che 
esse  si  fissavano  lungo  le  pareli  della  roccia. 

Sembra,  in  tulli  i  casi,  fuori  di  dubbio  che  esista  un 
certo  rapporto  fra  l'origine  di  questa  roccia  e  quella  delle 
giaciture  cinabrifere  dell' Aniiaia,  ma  ha  essa  traversata 
giaciture  preesistenti  in  seno  alle  roccie  piiì  antiche  e  per 
la  sua  azione  plutonica  ha  essa  determinala  la  volatilizza- 
zione del  cinabro  e  la  sua  condensazione  in  terreni  supe- 
riori; 0  infine  alla  sua  eruzione  devesi  attribuire  l'origi- 
ne primitiva  di  queste  giaciture? 


CAILLAUX  39 

Tali  sono  le  questioni  che  sarebbe  importante  di  stu- 
diare profondamente,  ma  oltre  che  il  quadro  di  questo 
scritto  non  permette  d'entrare  in  tali  dettagli,  io  confesso 
che  le  difficoltà  per  iscioglierle  mi  sembrano  grandi  ed  io 
mi  limito  soltanto  a  indicarle,  aspettando  che  nuovi  fatti 
vengono  a  maggiormente  dilucidarli. 

Miniera  di  Capalhio. 

Quasi  all'estremità  della  Toscana,  vicino  al  confine 
degli  Slati  della  Chiesa,  a  6  miglia  circa  dal  mare,  non 
lungi  da  Orbitello,  a  5  miglia  da  Capalbio  in  mezzo  ai 
boschi  che  fiancheggiano  la  strada  da  Marciauo  alla  Pescia 
Fiorentina,  e  nel  luogo  detto  il  Morticino  della  Capitasi 
trovano  i  lavori  che  sono  siali  fatti  recentemente  per  l'e- 
scavazione  del  cinabro.  Nulla  quivi  somiglia  a  quello  che 
noi  abbiamo  fin  qui  veduto,  la  scena  è  compiutamente 
cangiata. 

In  mezzo  a  gallerie  di  macigno  si  mostrano  le  vesti- 
gie  d'una  immensa  diga  quarzosa  che  manifestasi  alla  su- 
perficie per  la  presenza  d'una  gran  quantità  di  massi  qua 
e  là  sparsi  su  d'una  vasta  estensione.  A  prima  vista  tengon 
sospeso  l'osservatore  sull'  assegnare  l'origine  di  queste 
mine;  ma  gli  scavi  bentosto  fanno  conoscere  che  tutti 
questi  massi  provengono  dalle  erosioni  operale  alla  super^ 
ficie  sulla  testata  della  diga  che  più  addietro  ho  indicata. 
La  sua  direzione  è  circa  N.  S.  la  sua  potenza  irregolare 
sembra  in  alcuni  punti  sorpassare  20  metri. 

Gli  schisti  del  macigno  sono  rialzali  sulle  sue  pareti 
e  la  loro  alterazione  al  contatto  della  diga  sembra  non 
essere  il  più  comunemente  consistito  che  in  una  particolare 
colorazione,  mentre  che  dei  noccioli  calcari,  che  si  sono 
trovati  impastati  in  seno  a  degli  schisti  nell'atto  del  sol- 
levamento, sembrano  essere  stati  interamente  calcinali. 

Non  può  osservarsi  la  diga  che  su  una  piccola  prò- 


40  MINIERE   METALLICHE   DI   TOSCANA 

fondila  e  in  conseguenza  non  si  può  vederla  al  di  là  del 
limile,  delle  azioni  esleine;  come  è  nello  sialo  attuale 
presenta  l' aspetto  d'  un  immenso  conglomeralo  quarzoso 
i  cui  elementi  sono  riuniti  per  mezzo  delle  parti  scliistose. 

Il  quarzo  è  generalmente  grigio  scuro,  o  bianco  e 
opaco ,  è  compenetrato  da  lunghi  e  begli  aghi  di  sulfuro 
d'antimonio  che  in  questo  punto  accompagna  il  cinabro. 
Il  quarzo  è  profondamente  penetralo  dal  cinabro  le  cui 
molecole  sono  talmente  compalle  e  serrate  che  sembra  in- 
teramente rosso.  I  cristalli  di  solfuro  d'antimonio  sono 
pure  qualchevolta  ricoperti  d'un  intonaco  cinabrifero,  ma 
nondimeno  sembra  che  queste  due  materie  metalliche  non 
abbondino  egualmente  nello  slesso  punto ,  e  che  esista  fra 
esse  una  distinta  separazione. 

Sarebbe  importantissimo  il  cercare  il  rapporto  che 
esiste  fra  esse  due,  ma  disgraziatamente  non  ho  potuto 
consacrare  che  poche  ore  allo  studio,  e  quindi  non  credo 
di  dover  entrare  in  maggiori  dellagli.  Debbo  nondimeno 
far  osservare  che  se  si  percorre  la  strada  che  da  questa 
miniera  conduce  a  Mandano ,  si  riconosce  che  dei  traver- 
tini in  sommo  grado  sviluppati  ricuoprono  i  terreni  i  piii 
antichi  delia  Toscana ,  che  al  sud  costituiscono  il  monte 
Argentario.  Così  a  6  miglia  circa  prima  d'arrivare  a  Man- 
ciano  al  Nord  della  miniera  vicino  al  luogo  detto  il  Casale 
della  Campigliola ,  vedesi  comparire  lo  steaschisto  o  talci- 
schisto  alla  parte  superiore  del  quale  trovansi  le  miniere 
di  Ripa.  La  sua  direzione  è  N.  36.  0.  S.  36.  E.  Egli  è 
composto  di  schisti  talcosi ,  lucidi ,  contenenti  delle  vene 
argillo-lalcose  bianche  o  giallastre,  e  racchiude  abbondanti 
gruppi  di  quarzo,  in  una  parola  rassomiglia  in  lutti  i  punti 
allo  steaschisto  di  Serravezza,  nel  quale  esistono  le  vene 
di  galena  e  di  mercurio. 

La  posizione  del  cinabro  nei  terreni  più  antichi  della 
Toscana,  il  prolungamento  delle  sue  emanazioni  fino  nei 
lerrem   terziari ,  la  sua  associazione   alle  dighe  quarzose 


CAILLAUK  41 

che  fra  le  roccie  eruttive  occupano  una  posizione  relativa- 
mente recente,  sembrano  far  credere  ancora  a  un  rivolgi- 
mento di  giaciture  preesistenti  e  rendono  possibile  l'ipo- 
tesi cbe  queste  dighe  quarzose  antimonifere  traversarono 
dei  deposili  di  cinabro  che,  volatilizzandosi  sotto  l'influen- 
za e  l'azione  ignea , si  condussero  sotto  l'influenza  d'una 
forte  pressione  nei  terreni  superiori  come  alia  testata  stes- 
sa della  diga.  Quest'azione  secondaria  sui  depositi  metal- 
lici di  questa  natura  si  scorge  ancora  a'  dì  nostri,  perchè 
da  lungo  tempo  il  Professor  Saceti  ha  indicato  il  mercurio 
solfurato  come  uno  dei  prodotti  delle  attuali  emanazioni 
gassose  ed  io  stesso  ho  avuto  occasione  di  raccoglierne  vi- 
cino a  uno  dei   getti  di  gas  i  più  notabili  della  Toscana. 

Terminerò  questa  breve  descrizione  delle  miniere  di 
mercurio  del  Gran  Ducalo  di  Toscana  indicandone  la  gia- 
citura di  quella  di  Jano  nel  Volterrano,  non  avendo  avuto 
occasione  di  visitarla  ne  darò  alcuni  cenni  dietro  il  rap- 
porto del  Sig.  Prof.  Savi. 

Sulla  strada  che  da  Torri  conduce  a  Pelagio,  il  ci- 
nabro trovasi  in  seno  al  Verrucano  che  fino  ad  ora  com- 
prende,  come  già  ho  avuto  occasione  di  dirlo,  i  terreni 
talco-schistosi  i  più  antichi  della  Toscana,  e  di  cui  le  mas- 
se si  mostrano  all'esterno  al  golfo  della  Spezia,  nel  Car- 
rarese, a  Serravezza,  a  Monte  Argentario  etc.  Accidental- 
mente trovasi  disseminalo  nelle  anageniti  quarzose  pro- 
prie al  Verrucano  e  in  maggior  abbondanza  in  ischisti  gri- 
gi,  bituminosi  che  sono  loro  inferiori  e  a  cui  si  trova  su- 
bordinalo un  piccolo  strato  d'Antracite. 

Secondo  il  Sig.  Savi  questa  giacitura  consiste  in  un 
ammasso  di  vene  e  venule  che  s'incrocicchiano  in  mezzo 
agli  strati  e  in  penetrazioni  in  seno  alla  roccia  stessa.  Co- 
stituisce questo  ciò  che  il  Professore  ha  chiamato  una  gia- 
citura di  compenetra-^ione ,  di  cui  l'origine  sarebbe  dovuta 
a  un  fenomeno  analogo  a  quello  che  in  tempi  più  lontani, 
come  di'  presente,  ha  dato  e  dà  luogo  alle  emanazioni 
gassose. 


42  MINIERE  METALLICHE    DI  TOSCANA 

Qiiesl'  origine  della  giacitura  di  Jano,  è  eslesa  per 
induzione,  dal  dotto  Professore  alle  altre  giaciture  di  ci- 
nabro della  Toscana ,  si  verifica  in  gran  parte  dietro  la 
descrizione  che  ne  ho  data. 

Da  questa  descrizione  si  presenta  ancora  un'altro  fatto 
di  maggior  importanza  sotto  il  rapporto  industriale,  esso 
è  l'esistenza  in  Toscana  di  ricchi  deposili  cinabriferi,  e 
secondo  ogni  probabilità,  noi  siamo  mollo  lontani  dal  co- 
noscere tutti  quelli  che  racchiude. 

Le  questioni  teoriche  che  ho  indicate  e  che  consisto- 
no nel  mostrare  come  possibile  che  alcune  di  queste  gia- 
citure provengano  da  una  seconda  azione  su  giaciture  ab- 
bondanti preesistenti,  come  tulle  le  altre  questioni  scien- 
tifiche non  possono  secondo  me  esercitare  alcuna  specie 
d'influenza  sulla  questione  industriale  nel  caso  stesso  in 
cui  esse  potrebbero  essere  confermale  da  ulteriori  osser- 
vazioni ,  e  di  nuovi  falli. 

L' importante  per  gli  attuali  scavi  è  che  i  capitali  che 
vi  s'impiegano  siano  non  solo  ricuperati  ma  ancora  che 
producano  fruiti  reali  e  durabili,  e  puossi  dire  che  la  mag- 
gior parte  di  loro  sono  sotto  quest'aspetto  nelle  migliori 
condizioni,  non  debbono  essi  dunque  fare  che  l'applica- 
zione dell'arte,  che  attenersi  ai  falli  materiali,  abbando- 
nando le  illusioni  che  troppo  sovente  accecano  i  primi  in- 
traprenditori,  e  perveranno  a  fare,  non  dubito,  della  To- 
scana uno  dei  centri  i  più  notabili  per  la  produzione  di 
mercurio  in  Europa. 

A.  CAILLAUX; 


CAILLAUX  43 


Spiegazione  della  Tavola  IL  del  Tomo  II. 


Figura 

1.'  pag.  98. 

)) 

2."  pag.  105. 

» 

3.''  pag.  108. 

n 

4/  pag.  114. 

n 

B.""  pag.  116. 

n 

6.*  pag.  ivi. 

» 

7.*  pag.  119. 

M 

8.*  pag.  ivi. 

» 

9.*  pag.  120. 

n 

10."  pag.  121. 

Spiegazione  della  Tav.  III.  del  Tomo  II. 

Figura  11.*  pag.  322. 

a.  Filone  serpenlinoso. 

b.  Alberese. 

e.  Gabbro-Spilite. 
»      12."  pag.  325. 
»      13.*  pag.  327. 

a.  a.  Schisti. 

b-  b.  Arragonite. 
)>      14.*  pag.  328. 

a.  Alberese  dislogalo. 

b.  Diga  schistosa. 

e.  Alberese,  Arragonite. 
»      15.*  pag.  330. 
»      16.*  pag.  330. 


44  MINIERE  METALLICHE   DI   TOSCANA 

Figura  17.*  pag.  339. 

a.  Castellina. 

6.  Poggio  Altavilla. 

e  Mare. 
M      18.»  pag.  340. 
w      18.^*  pag.  348. 


Spiegazione,  della  Tav.  I.  del  Tomo  III. 

Figura.  1.^  Taglio  dei  monti  di  Ripa. 

»      S.'^  Idem.  a.  il  Mare.  6.  Ripa.  r.  alluvione. 
M      3.»  Taglio  della  miniera  di  Cinabro  di  Ripa. 

e.  letto. 
M      4.^  Idem. 
yj      6.^  d.  Levigliani. 
))      6.^  Min.  di  Cinabro  a  Piancastagnajo. 
«      7.*  a.  Escavazione  di  Cinabro,  h-  Galleria. 
»      8."  9.^  10=^  Idem. 

))      ll.'^  Miniera  di  Cinabro  di  Siale,  e.  Siele. 
«      12.^  13.*  Idem. 


4Ò 

Lettera  geologica  del  Prof.  Antonio  Catullo  al 
Celebre  Cavaliere  Impey  Rodrigo  Murchison 
membro  delta  Società  geologica  di  Londra. 

Mi  richiamo  con  questa  lellera  alla  memoria  di  V.  S. 
chiarissima  per  assicurarvi  direttamente  dell'alta  estima- 
zione nella  quale  tengo  i  molti  ed  importanti  servigi  che 
rendeste  alla  Geologia  europea  con  le  numerose  e  pregevoli 
opere  vostre.  Fu  il  desiderio  di  possedere  tutte  le  memo- 
rie che  inseriste  nel  Quaterly  che  m'indusse  ad  accettare 
la  proposizione  del  sig.  Bunbury  Secretarlo  della  Società 
geologica  di  Londra,  con  la  quale  mi  offeriva  il  detto  Gior- 
nale, purché  gli  avessi  inviate  per  cambio  le  Memorie  del- 
l'Accademia di  Padova,  al  qual  fine  indirizzai  al  Secreta- 
rio  medesimo  un  grosso  pacco  contenente  sei  volumi  del- 
l'Accademia, ed  alquante  delle  mie  ultime  pubblicazioni 
accompagnate  da  tavole  litografiche. 

Non  vi  sia  discaro  che  faccia  qui  un  cenno  sulle  mo- 
dificazioni che  ho  introdotte  nella  classificazione  dei  ter- 
reni già  descritti  nel  mio  Prodromo,  opera  che  vi  degna- 
ste di  ricordare  negli  eccellenti  vostri  scritti  sulla  strut- 
tura delle  Alpi  (Quaterly  decemb.  1848  -  february  1849). 
Ardisco  in  pari  tempo  di  chiedervi  qualche  schiarimento 
circa  il  posto  da  voi  assegnato  ad  alcune  delle  roccie  ram- 
mentate nella  citata  vostra  Memoria. 

Ignorando  voi  li  mutamenti  per  me  introdotti  ne'  de- 
corsi tre  anni,  siete  ancora  nella  persuasione  che  sussista 
tuttavia  una  divergenza  di  opinione  circa  il  posto  ch'io 
assegnava  alla  Calcarea  ammonitica  rossa,  mentre  essen- 
domi ricondotto  all'antica  classificazione  del  terreno  creta- 
ceo da  me  proposta  nella  Zoologia  Fossile  pubblicata 
nel  1827,  io  mi  trovo  adesso  in  perfetto  accordo  con  la 
più  gran  parte  dei  Geologi.  Né  ciò  facendo  mi  sono  posto 
in  contraddizione  con  le  deduzioni  che  avessi  potuto  rica- 


46  LETTREA   DI  T.    CATULLO 

vare  dalle  osservazioni  già  pubblicate  in  altri  miei  scritti, 
giacché,  oltre  dì  avere  sempre  tenuto  conto  dei  fatti  che 
mi  offeriva  la  paleontologia  anche  quando  stavano  in  di- 
saccordo con  la  classificazione  dei  terreni  da  me  adottata 
(Zoologia  fossile  pag.  263.  Padova  1827.  4.»)  ebbi  preci- 
pua cura  di  fermare  la  mia  attenzione  sopra  le  specie  che 
più  costantemente  ed  in  maggior  copia  d'individui  si  tro- 
vano rinchiuse  entro  i  limiti  di  una  data  formazione,  onde 
attribuire  ad  esse  sole  il  debito  valore.  Ho  detto  in  mag- 
gior copia  d'individui  perchè  avviene  talvolta  d'incontrar- 
ne qualcuno  fuori  dell'ordinaria  sua  sede,  cioè  mescolato 
con  gli  individui  di  specie  piiì  o  meno  antiche  del  suolo 
cui  desso  appartiene.  Questo  fatto  proclamato  innanzi  tutti 
da  Brongniart  (Annales  des  mines  1821)  fu  avvertito  da 
più  altri  geologi  (Sociélé  géologique  de  France,  Séance 
18  juin  1843.)  e  sono  note  le  discussioni  cui  diede  moti- 
vo la  scoperta  di  Fitton  in  una  seduta  della  Socielà  geolo- 
gica di  Francia,  per  la  quale  V Aminonites  Deshayesii 
che  pure  abbonda  nella  creta  inferiore  del  Caucaso,  ed 
altre  specie  fossili  del  Gault  risultarono  promiscue  alla 
calcaria  oeocomiana  dell'Inghilterra.  (Séance  du  21  mai 
1844.)  È  questo  il  caso  AqW  ammonìtes  fascicularis  di 
Orbigny  e  di  poche  altre  specie  cretacee  che  trovai  rac- 
chiuse in  quella  parte  della  calcarea  aramonitica  rossa, 
che  ora  propongo  distinguere  con  nuovo  nome,  come  ver- 
rò dicendo.  Basta  dare  una  occhiata  alla  storia  delle  osser- 
vazioni paleontologiche  fatte  in  questi  ultimi  tempi  per 
apprendere  che  la  mescolanza  di  fossili  antichi  coi  fossili 
di  più  moderna  formazione  è  un  fatto  il  quale  non  am- 
mette controversie  non  solamente  per  gli  avanzi  organici 
animali,  ma  eziandio  per  le  piante.  Le  roccie  del  periodo 
Permiano  ,  come  ben  sapete,  contengono  flore  differenti  o 
riferibili  a  più  formazioni  e  la  flora  di  Keiiper  è  così  altra 
cosa  dalla  flora  del  grès  bigarré  da  non  presentare  nessuna 
analogia  paleontologica  con  le  zone  del  terreno  del  Trias  a 


AL  CAV.    I.    R.   MURCUlSOr»  47 

cui  è  stalo  associato.  (Instilut.  octobr.  1849.  4°)  Quanto 
alle  poche  specie  di  Ammonìtes  ch'io  persisto  a  conside- 
rare promiscue  a  più  formazioni  debbo  pregarvi,  Signore, 
ad  aver  presente  che  treni' otto  anni  di  osservazioni  fatte 
in  luoghi  non  ancora  esaminati  da  verun  geologo  è  un 
fatto  che  dovrebbe  inspirare  pili  fiducia  di  quella  che  pur 
vuoisi  concedere  a  chi ,  mancando  di  tale  requisito,  sostie- 
ne il  contrario. 

Le  calcaree  rosse  occupano  una  grande  estensione  di 
suolo  e  formano  parte  del  sistema  jurese  ovvero  del  ter- 
reno cretaceo  secondo  che  appartengono  all'uno  o  all'al- 
tro dei  delti  sistemi.  Nel  primo  costituiscono  un'impor- 
tantissimo gruppo  di  roccie  distinte  coli' epiteto  di  sopra- 
jurassiche  perchè  in  fatto  hanno  per  limite  superiore  una 
calcarea  rossa  talvolta  scissile  talvolta  sabbioniccia,  che 
soggiace  alla  calcarea  neocomiana  e  più  spesso  si  erige  in 
alto  coprendo  essa  sola  co'  suoi  strati  più  o  meno  incli- 
nati gli  strali  della  calcarea  rossa  compatta  che  le  è  sem- 
pre inferiore.  Nel  secondo  sistema  le  calcaree  rosse  esisto- 
no d'ordinario  disgiunte  tra  lorori  banchi  dell'una  alter- 
nano coi  banchi  della  calcarea  neocomiana  bianca  o  gial- 
liccia di  cui  contengono  gli  slessi  fossili  ;  laddove  gli  strati 
sempre  sottili  dell'altra  sono  ora  rossi  ora  bigi  e  raffigu- 
rano il  Flysch  degli  Svizzeri,  ovvero  il  Macigno  de'  To- 
scani, ed  anche  secondo  Voi,  V Arenaria  Carpatica,  in 
una  parola  essi  rappresentano  la  Scaglia  de'  Veneti  geo- 
logisli ,  con  la  quale  (seguendo  il  metodo  discendente) 
prende  principio  il  lerreuo  della  Creta.  Io  non  mi  occu- 
però adesso  che  delle  prime  due  calcaree  superiormente 
accennate ,  le  quali  benché  sieno  stale  fino  adesso  confuse 
in  una  sola  sotto  la  denominazione  di  Calcarea  ammoni- 
tica  rossa  pure,  come  vedrete,  meritano  di  essere  l'uua 
dall'  altra  distinte. 

Circa  la  distribuzione  geografica  della  calcarea  ammo- 
nilica  il  Barone  de  Buch  fece  osservare  ch'essa  forma  una 


48  LETTERA   DI   T.   CATULLO 

zona  estesissima,  che  tocca  la  Crimea  per  un  verso  e  per 
r altro  il  monte  Taira  nella  Polonia,  estendendosi  all'ovest 
fino  al  Jura  francese.  Appresso  egli  avverte  che  V  Ammo- 
nites  tatricus,  la  Terehratula  dìphya  ed  alcuni  Aptichi 
sono  i  fossili  che  più  particolarmente  caratterizzano  questa 
formazione.  Nell'Italia  la  stessa  roccia  si  prolunga  sopra 
una  linea  parimente  estesa:  essa  comincia  presso  i  confini 
del  Tirolo  tedesco  (Stua  nelle  pertinenze  di  Cortina  d'Am- 
pezzo) spingendo  le  sue  diramazioni  appiè  delle  Alpi  do- 
lomitiche Agordine  (Celo^  Colazzo  ecc.)  per  dirigersi  da 
yarie  bande.  Verso  l'ovest  si  distende  nel  Feltrino  (Cesio, 
Fastro  non  lungi  da  Arsiè)  per  progredire  ne'  Selle  Co- 
muni (Rotzo,  Castelletto,  Cesuna)  e  nel  Veronese  (leSi- 
ne)  e  verso  l'est  si  dilata  sopra  Belluno  (Igne,  Pirago , 
Lavazzo  ecc.  )  dove  viene  escavata  per  impiegarla  come 
pietra  da  costruzione.  Nel  suolo  Lombardo  ricomparve  sotto 
le  identiche  condizioni  (Arbe,  Snello,  Trescorre,  Entrati- 
co)  ma  di  là  non  entra  nel  Piemonte,  mentre  nella  To- 
scana, nell'Umbria,  nel  Modenese  e  nella  Liguria  costi- 
tuisce un  terreno  bene  distinto.  Di  fatto  la  calcarea  amrao- 
nilica  rossa  compalla  sottoposta  alla  calcarea  rossa  schi- 
stosa  di  Parodi  descritta  da  Pilla,  e  quella  dell'Agro  Pe- 
rugino e  di  lulta  la  linea  de'  monti  Spolelani  sono  en- 
trambe coilrassegnale  dagli  slessi  fossili ,  che  abbiamo  in 
un  lungo  giro  d'anni  raccolti  nelle  montagne  della  Lom- 
bardia e  della  Venezia,  i  quali  da  poche  specie  in  fuori 
non  sono  diversi  dai  fossili  che  racchiudono  le  calcaree 
rosse  della  Liguria. 

Calcaree  rosse  epiolitiche  del  gruppo  soprafurassico. 

Questo  gruppo  ne'  luoghi  ove  ha  acquistalo  tutto  il 
suo  sviluppo,  si  eleva  in  montagne  mollo  eslese,  di  forma 
pressoché  costante,  presentano  chine  più   o  meno  ripide 
.per  un  verso,  segnalaraente  nel  terzo  superiore  dell' altez- 
za, e  conformantesi  nel  verso  opposto  in  spalli  inclinali. 


AL  CAV.   I.   R.    MURCUISON  *9 

ed  anche  io  altipiani  (plateaux)  talvolta  pressoché  oriz- 
zontali. (Chine  meridionali  di  Munte  Valdart  nel  Bellunese) 
Questo  terreno  può  com'è  detto  considerarsi  composto  di 
due  distinte  calcaree  una  delle  quali  non  conserva  ovunque 
gli  stessi  caratteri  presenta  colori  e  strutture  diverse ,  men- 
tre l'altra  che  la  ricopre  mantiensi  quasi  sempre  d'una 
tinta  rosso-oscura  vergente  talvolta  al  gialliccio,  benché 
in  qualche  luogo  perda  essa  stessa  l'aspetto  arenaceo  per 
assumere  la  compage  schistosa,  ed  è  allora  che  inumidita 
coir  alito  esala  un  forte  odore  di  fango.  In  varii  luoghi 
l'inclinazione  degli  strati  di  ambe  queste  calcaree  è  forte 
di  40  a  45  gradi  (tra  Igne  e  Pirago  nel  Bellunese)  men- 
tre in  altri  luoghi  sono  alquanto  meno  eretti  e  talvolta 
giacciono  in  positura  che  poco  si  discosta  dall' orizzontale 
(Fastro  non  lungi  dal  Cismone  nel  Feltrino,  Lavazzo  ecc.) 
la  chiamo  la  prima  di  dette  roccie  Calcarea  epiolitica  in- 
feriore, e  contradislinguo  la  seconda  col  nome  di  Calca- 
rea epiolitica  superiore  con  che  vado  a  rettificare  gli  equi- 
voci occasionati,  come  doveva  succedere,  dall' aver  voluto 
considerare  tali  roccie  come  il  prodotto  di  una  sola  ed 
unica  formazione.  Questa  distinzione  mineralngico-geogno- 
slica  conduce  naturalmente  a  credere  che  dall'aspetto  ter- 
roso della  roccia  derivi  la  diversa  adesione  dei  fossili  pre- 
si nelle  dette  calcaree,  giacché  quelli  inclusi  nella  calca- 
ria  scissile,  investiti  come  sono  d'un  astuccio  marnoso, 
si  distaccano  con  molta  facilità  ,  laddove  i  fossili  della  cal- 
carla inferiore  sempre  compatta  e  pulibile  sono  così  tena- 
cemente aderenti  che  si  può  dire  essere  con  essa  imme- 
desimati. 

Vi  prego.  Signore,  di  fermare  un  momento  la  rostra 
attenzione  sopra  i  fossili  contenuti  nella  più  antica  di  que- 
ste calcaree  prendendo  a  scorta  principalmente  le  specie 
di  Ammoniti  che  le  sono  peculiari  e  trasandafldo  per  ora 
le  reliquie  animali  di  generi  diversi ,  che  dai  piani  di  essa 
roccia  trapassarono  nei  piani  delle  roccie  superiori. 

N.  An«.  Se.  Natur.  Serie  IIF.  Tom.  3.  4 


60  LETTETA   DI   T.    CATULLO 

Ammoniti  della  calcarea  epiolitica  inferiore  delle 
Alpi  Venete. 

Se  V Ammonite s  Fontana,  V Amm.  Toblìnianus  ed 
altre  specie  del  medesimo  genere,  ch'io  considero  inedile, 
non  si  trovassero  associate  ad  alcune  poche  già  pubblicate 
dall' Orbigny,  io  non  potrei  con  la  guida  di  esse  sole  pro- 
nunziare verun  giudizio  sull'età  della  calcarea  che  le  con- 
tiene, ma  fortunatamente  vengono  accompagnate  da  specie 
conosciute  le  quali  ci  autorizzano  a  crederle  di  una  for- 
mazione anteriore  a  quella  della  calcarea  scìssile  con  cui 
è  stala  confusa. 

V  Amm.  perarmatus,  V  Amm.  annulatiis  e  biplex  di 
Sowerby,  e  VAmm.  linguiferus  di  Orbigny  sono  specie 
note  che  potrebbero  spargere  quelche  luce  sul  proposito 
nostro  se  in  alcuni  paesi  non  esistessero  in  zone  di  età 
differenti.  Difatti  VAmm.  perarmatus  e  biplex  sono  stati 
trovali  dal  Barone  de  Buch  nella  calcarea  poliparica  del- 
l'Elvezia aggiudicata  coetanea  al  Coral-rag;  VAmm.  lin- 
guiferus fu  riferito  dall' Orbigny  alle  Ooliti  inferiori  della 
Vandea  e  di  altri  paesi  della  Francia,  menlre  V  Amm.  an- 
nulatus  (non  confondibile  con  la  specie  dello  slesso  nome 
descritta  da  Schloiheim)  spetta  'secondo  Sowerby  al  lias 
inferiore  (Min.  conch.  cura  Agassiz.  p.  274),  e  secondo 
Orbigny  al  lias  superiore,  il  quale  ultimo  sarebbe  un'equi- 
valente della  nostra  calcarea  epiolitica  superiore. 

Voi,  Sig.  Cavaliere,  collocaste  le  calcaree  di  cui  si 
parla  nel  secondo  gruppo  del  terreno  jurese  occupato  dalle 
rocce  Oxfordiane,  e  non  piuttosto  nel  primo  che  abbrac- 
cia le  vocce  calcarifere  e  Portlandiane ,  che  pur  sarebbero 
le  vere  r&ppresen tanti  del  terreno  soprajurassico  di  Bron- 
gniart,  a  aii  succede  immediatamente  il  sistema  cretaceo 
(Quarterly  3ourn.  Voi.  V.  pari.  I.  1849).  Senza  impe- 
gnarmi in  discussioni  per  decidere  a  quale  dei  tre  gruppi 


AL   CAV.    I.  R.    MURCHISON  61 

appartenga  il  terreno  epiolilico  delle  Alpi  Venete,  mi  li- 
miterò ad  osservare  che  alcuni  de'  suoi  fossili  hanno  i  loro 
simili  nel  Coral-rag,  eh' è  uno  dei  membri  compresi  nel 
gruppo  superiore  divisato  dalla  scuola  inglese.  Le  ragioni 
che  vietano  di  considerare  la  parte  inferiore  di  dello  grup- 
po come  un'equivalente  dal  Coral-rag  sono  state  da  Voi 
medesimo  dichiarate  nel  vostro  Schi'^'^o  dei  terreni  oolitici 
della  Germania  (Proceeding  of  ihe  Geol.  Society,  Mai 

1831.)- 

Se  dalla  giacitura  delle  calcaree  rosse  inferiori  del 
Veneto  si  può  visibilmente  congetturare  ch'esse  abbiano  la 
più  grande  attenenza  con  la  calcarea  corallifera  di  allri 
paesi,  dall'altro  canto  si  discostano  per  essere  destituite 
di  polipaj.  I  pochi  che  possiedo  si  riferiscono  all'ordine  de' 
Spongiarii  e  provengono  dalla  calcarea  epiolitica  superiore 
del  Bergamasco  di  cui  darò  le  figure  nell'opera  sopra  i 
polipaj  fossili  già  condotta  a  compimento. 

I  fossili  poi  che  oltre  gli  Ammoniti  occorrono  nella 
roccia  di  cui  parliamo  sono  varie  specie  del  genere  Ino- 
ceramus,  alcune  delle  quali  passarono  anche  negli  strali 
neocomiani  superiori:  li  denti  di  Lamna  longidens? ,  di 
Ptycodus  latissimus,  di  Ptyc.  Mortomi  e  mammillaris  di 
Agassiz;  e  fra  gli  avanzi  di  Sauriani  un  teschio  di  Coc- 
codrillo incluso  nella  calcarea  ammonitica  di  Tresche  nei 
Sette  Comuni  già  descritto  dallo  Slernberg  (Voyage  au  Ti- 
rol  ecc.  Ratisbonne  1806)  e  conguagliato  da  Cuvier  al 
Gavial  longìrostris  delle  rocce  juresi  di  Honfleur  nella 
Normandia;,  il  che  mi  porse  argomento  negli  anni  addie- 
tro di  toccare  la  consonanza  che  v'  ha  tra  gli  strali  delle 
marne  Harviane  della  Francia  e  gli  strali  della  calcarea 
ammonitica  dell'alto  Vicentino  (Zool.  foss.  delle  prov.  Ven. 
pag.  190.  1827  in  4.»  con  tavole). 

Ciò  che  importa  di  essere  notato  si  è  che  la  Tere- 
bratula  antinomia  tanto  frequente  nella  calcarea  epiolitica 
superiore  e  nel  biancone  che  la  ricopre  non  comparisce 


62  LETTERA   DI   T.    CATULLO 

nella  calcarea  del  piano  inferiore,  circostanza  che  merita 
di  essere  ricordata  perchè  concorre  essa  stessa  a  dimostra- 
re la  differenza  tra  queste  due  calcarie.  Se  non  che  gli 
individui  di  detta  Terebralula  distaccati  dagli  strati  ora 
bianchi  ora   rossi  del  terreno  neocomiano  non  si  possono 
identitìcare   con  gli  individui  tolti   dalla  calcarea  scissile 
epiolitica  che  gli   soggiace,  come  vedremo   tra   poco.  Le 
specie  di  fossili  politaiami  che  sempre  ho  trovate  nel  piano 
inferiore  del  terreno  epiolitico,  delle  quali  esibisco  le  figu- 
re e  le  descrizioni,  sono  le  seguenti: 
Ammonites  perarmatus  Sow.  Tav.  I.  fig.  4.  a.&.  —  A. 
biplex  Sow.  Tav.  XI.  fig.  3.  ab.  —   A.  annullatus 
Sow.  Tav.  XI.  fig.  2.  ab.  —  A.  linguiferus  Orb.  Tav. 
I.  fig.  2.  ab.  (1)  —  A.  Fontana  Cai.  Tav.  II.  fig.  1. 
ab.  -~  A.  Toblinianus  Cat.  Tav.  II.  fig.  4.  ab.  — 
A.  strìctus  Cat.  Tav.  VI.  fig.  2.  ab.  —  A.  Alberti- 
nus  Cat.  Tav.  II.  fig.  3.  ab-  —  A.  quìnque  costatus 
Cat.  Tav.  III.  fig.  8.  —  A.  contigms  Cat.  Tav.  IV.  fig. 
2.ab.  —  A.  Benìams  Cat.  Tav.  II.  fig.  2.  ab.—  A. 
exornatus  Cat.  Tav fig- .  •  •  ab. 

Calcarla  epiolitica  superiore. 

La  calcarea  epiolitica  superiore  si  mostra  con  tntti  i 
suoi  caratteri  in  molti  luoghi  del  Veneto  e  della  Lombar- 
dia. Nel  Bellunese  costituisce  la  parte  superiore  dell'Alpe 
che  resta  alla  sinistra  del  Piave  rimpetto  al  paese  di  Lon- 
garone  (M.  Salta)  ed  è  quella  medesima  che  a  dritta  dello 
stesso  fiume  si  eleva  tra  Pirago  ed  Igne ,  formando  il  lato 
dritto  della  strada  che  conduce  nel  Zoldiano. 

La  vera  calcarea  epiolitica  manca  nelle  vicinanze  di 
Belluno  non  dovendosi  confondere  con  essa  la  scaglia  rossa 


(1)  Le  tavole  1,  It,  III ,  IV,  sono  ancora  inedite,  L% 
altre  iono  inscritte  nel  Prodromo  1847. 


AL  CAV.  I.  R.   nURCHISOIS  SS 

con  fucoìdi  adossata  per  apposizione  sul  versante  sud  del 
Monte  Serva,  ma  sembra  che  dalle  pertinenze  d'Igne  pie- 
ghi al  Nord-Ovest  (Perera,  Soffranco)  e  verso  il  sud  ven- 
ga ricoperta  dal  terreno  neocomiano  (dritta  del  Piave)  e 
dalle  arenarie  eocene  e  miocene  (Valle  dell'Ardo),  indi 
risalga  presso  Vedana  avvicinandosi  al  Mis,  per  prolun- 
garsi nell'agro  Feltrino  (Cesi,  Maggiore,  Vedana).  Quivi 
più  che  dovunque   altrove  si  ammira  il  terreno  epiolitico 
tutte  le  sue  fasi  geognostico-orittognostiche,  imperciocché 
vedesi  di  fatto  che  superiormente  la  calcarea  rossa  è  scis- 
sile,  tenera  e  marnosa; mentre  la  calcarea  degli  strati  in- 
feriori appare  compatta ,  solidissima  di  un  fondo  rosso-cupo 
con  macchie   bianche  gialliccie,  la  quale   nelle  parti  più 
basse  dell'Alpe  si  risolve  in  una  specie  di  conglomerato  i 
cui  nodi  sono   concatenati  fra  loro  e  presentano  presso  a 
poco  la  forma  medesima  delle  macchie  che  sulla  pietra 
non  alterata  si  osservano.  L'opinione  che  ho   emessa  da 
gran  tempo  che  questi  nodi  sieno  frammenti  di  Ammonites 
sussiste  tuttavia ,  per  ciò  che  le  macchie  de'  pezzi ,  che  si 
eslraggono  a  Cesio  per  essere  lavorati   in  colonne  ed  in 
tavole,  conservano  i  contorni  della  spira,  non  che  i  segni 
delle  tramezze,  accidenti  che  si  palesano  in  maniera  tanto 
più  evidente  quanto  più  lucida  ne  riesce  la  politura  che 
si  dà  alla  pietra. 

Per  meglio  vedere  i  rapporti  che  hanno  tra  loro  le 
calcaree  rosse  del  terreno  epiolitico  è  d' uopo  attraversare 
il  Mis  e  volgere  lo  sguardo  alla  sinistra  del  torrente  tra 
S.  Giuliana  e  le  Rosse  alte,  non  lungi  da  Vedana.  Appiè 
del  monte  si  può  osservare  gli  strati  del  conglomerato  sud- 
detto che  essendo  paralleli  a  quelli  della  sovraposta  cal- 
carea ammonitica  rossa  mostrano  di  formare  con  essa  uno 
stesso  deposito.  Ricomparisce  verso  1'  allo  della  montagna 
\ai  calcarea  epioli tica  superiore,  che  non  diversifica  molto 
nello  aspetto  dalla  calcarea  d'Igne  cui  è  parallella,  benché 
si  palesi  più  sabbioniccìa  e  meno  ricca  di  fossili.  È  sopra 


54  LETTERA   DI   T.    CATULLO 

questa  calcarea  che  presso  le  Rosse  alte  si  erigono  i  ban- 
dii della  creta  (1)  la  quale  sembrerebbe  a  prima  giunta 
essere  un  passaggio  della  calcarea  neocoraiana  Alpaghese 
alla  calcarea  colitica  se  i  grani  sparsi  molto  irregolarmente 
nella  sua  massa  non  si  dessero  a  conoscere  per  avanzi  orga- 
nici simili  a  quelli  che  abbiamo  notati  nella  calcarea  neoco- 
miana  ippuritica  del  Pine  e  di  Tambre  nell'Alpago  (Meni, 
sopra  le  caverne  delle  Alpi  Venete,  pag.  14). 

Io  darò  quando  che  sia  più  circostanziati  dettagli  degli 
accidenti  osservali  nei  luoghi  in  cui  ho  potuto  studiare  le 
due  calcaree  epioliliche  ed  intanto  mi  limiterò  a  dire  ch'el- 
leno talvolta  ricoprono  e  talvolta  fiancheggiano  la  forma- 
zione dolomitica,  ma  pili  spesso  costituiscono  da  se  sole 
la  base  su  cui  posa  il  terreno  cretaceo.  Noto  qui  di  tran- 
sito che  ove  la  dolomia  si  erige  a  grandi  altezze  mai  porta 
sopra  di  se  il  gruppo  epiolitico  come  taluno  è  inclinato  a 
supporre,  ma  appare  invece  coronata  da  rocce  più  moder- 
ne. Le  calcaree  rosse  che  si  osservano  su  le  cime  dolomi- 
tiche di  valle  di  Brenta  spellano  al  terreno  neocomiano 
non  già  all' epiolitico  od  Oxfordiano  come  altri  lo  appel- 
la. Spettano  del  pari  alla  slessa  formazione  i  banchi  rego- 
lari di  calcarea  rossa  intercalati  a  strati  di  biancone  che 
osservai  verso  l'alto  del  Piano  della  Fugazza  in  Vallarsa 
(Prodromo  pag.  103)  e  quelli  ancora  che  vidi  anni  sono 
in  un  vallone  (Valgadena)  che  mette  nella  valle  di  Brenta 
(Zoologia  fossile  p.  98  e  seg.)  (Vedi  Tav.  II.  fig.  1.^  e  2.*). 

Così  nelle  calcaree  epioliliche  superiori  dell'Agro  Fel- 
trino (non  lungi  da  Cesio  come  pure  in  quelle  di  Cesuna 
presso  Tresche  (Selle  Comuni)  di  Entratico  nel  Berga- 
masco e  di  Perugia  nella  Romagna  si  trovano  individui 
della  Terebratula  antinomia  i  quali  come  dissi,  hanno 


(1)  Questa  calcarea  bianca  al  tutto  priva  di  focaja  si 
escava  per  conformarla  in  tubi  di  varia  lunghezza  e  del  dia- 
metro di  mezzo  piede;  onde  sostituirli  ai  tubi  di  larice  fino 
adesso  adoperati  per  condurre  l'acqua  da  Fistere  a  Delluo.n 


AL  GAY.   I.    R.   MURGHISON  55 

fattezze  diverse  da  quelli  che  ho  fìnora  osservate  negli  in- 
dividui delle  calcaree  neocoiuiane  tanto  rosse  quanto  bian- 
che del  Tirolo  (Fondo)  del  Vicentino  e  del  Veronese.  La 
medesima  differenza  di  forma  so  di  avere  notata  negli  esem- 
plari della  stessa  specie  raccolti  dal  Prof.  Sig.  Pilla  nella 
calcarea  scbistosa  della  Spezia,  dove  esiste  in  compagnia 
deìV  Jmmonites  tatricus  (1)  e  di  alcune  Nerinee  proprie 
del  sistema  jurese  superiore  (Bull,  de  laSoc.  géol.  Seance 
du  26  Juin  18.47.). 

La  calcarea  scissile  rosso-oscura  della  Spezia,  di  cui 
è  stata  ultimamente  raddrizzata  la  paleontologia,  può  ser- 
vire di  orizzonte  geognoslico  per  conguagliare  ad  essa  le 
calcaree  analoghe  della  Lombardia,  della  Toscana  e  delle 
alpi  Spolelaue,  già  considerate  da  de  Buch  come  rocce  del 
periodo  soprajurassico.  Questa  opinione  emessa  dal  Nestore 
dei  geologi  Europei  sortì  una  favorevole  accoglienza  presso 
i  dotti  di  tutte  le  nazioni;  quindi  assai  male  si  appose 
l'autore  d'un  articolo  inserito  nel  Bollettino  della  Società 
geologica  di  Francia  qualificando  la  calcarea  della  Spezia 
per  Lias  iw/eriore,  imperciocché,  prendendo  egli  la  parte 
più  alta  della  formazione  jurese  per  la  più  bassa,  dovette 


(t)  Questa  specie  eh'  è  assai  frequente  nella  calcarla  epio- 
titica  superiore,  ebbi  a  trovarla  una  sol  volta  nella  calcaria 
epiolitica  inferiore  di  Campo  Rotondo ,  lo  che  sarebbe  eccezione 
alla  regola  che  abbiamo  ammessa  come  principio  generale  cir- 
ca il  divario  che  v'  ha  tra  le  specie  fossili  incluse  in  dette 
calcarie.  —  Stando  alle  osservazioni  di  Fuchs ,  Campo  Roton- 
do  si  eleva  settemila  piedi  sopra  il  livello  del  mare,  e  resta 
al  Nord  di  Cesio  Maggiore  da  cui  dista  dodici  miglia:  Gli 
soggiace  una  calcaria  bianca  semicristallina,  che  sembra  es- 
sere una  progressione  della  dolomia  di  Monte  Piz  nel  Tirolo 
italiano  ricca  di  Terebratule  le  quali ,  sia  detto  qui  di  tran- 
sito hanno  le  loro  analoghe  nella  dolomia  di  Monte  Piz  e  di 
M.  Pizzocco  posti  tra  Feltre  e  Belluno  (  Sospiroi  ) . 


66  LETTERA   DI   T.    CATULLO 

(li  necessità  considerare  i  marmi  salini  di  Carrara  e  di 
Caiiipiglia  come  rocce  del  terreno  devoniano ,  e  ciò  che 
più  rileva,  profondare  gli  schisli  che  sottostanno  ai  delti 
marmi  nell'abisso  del  terreno  Cambriano.  È  tra  i  fossili 
della  calcarla  superiore  epiolilica  che  trovai  accomunate 
più  specie  del  terreno  neocomiano  come  a  dire  V  Amm. 
bicurvatus  di  Michelin ,  V  Amm.  simplus  e  fascicularis  di 
Orbigny,  il  Crioceras  Viliersianus  d'i  Ovhìgny  ed  alquante 
Terebratule  per  la  più  parte  riferibili  alla  famiglia  delle 
Cinctae  di  de  Buch.  Havvi  tra  queste  la  Terebratula  an- 
tinomia descritta  e  rappresentata  nella  Zoologia  fossile  che 
diedi  in  luce  Tanno  1827  (pag.  169.  Tav.  V.  fig.p,</,r). 
Varii  anni  dopo  il  barone  de  Buch  prese  in  considerazione 
quanto  ho  scritto  intorno  a  questo  singolare  brachiopodo, 
ma  ignorando  egli  le  figure  di  altri  esemplari  che  aveva 
esibite  negli  Annali  delle  Scienze  Naturali  di  Bologna  nel 
1828  non  parla  se  non  di  quelle  che  sotto  diversi  aspetti 
ho  pubblicate  nella  Tav.  V.  della  Zoologia  fossile  stampata 
un'  anno  prima.  Persiste  il  barone  de  Buch  a  considerare 
la  Terebratula  delloidea,  la  triquetra  e  V  antinomìa  come 
semplici  varietà  della  Tereb.  diphya  specie  non  mai  tro- 
vata finora  da  verun  naturalista  moderno,  ma  che  vedesi 
soltanto  figurata  nell'  Ecphasìs  stirpìum  mìnus  cognitarum 
di  Fabio  Colonna  pubblicato  nel  1616,  ai  quale  ravvicina- 
mento mi  sono  vigorosamente  opposto  in  una  memoria  ac- 
compagnala da  figure,  già  inserita  nel  V.  volume  degli 
atti  dell'Accademia  di  Padova  per  l'anno  1838. 

Negli  anni  successivi  io  inviava  ai  paleontologi  di 
Francia  i  disegni  e  gli  originali  della  Tereb.  antinomia 
perchè  volessero  aver  la  cortesia  di  dirmi  ciò  che  pensano 
circa  la  nuova  specie  che  proponeva  di  aggiungere  al  ge- 
nere Terebratula  ed  il  sig.  Buchard  ,  quello  stesso  che  di- 
mostrò non  ha  guari  la  necessità  di  distaccare  dalle  Te- 
rebratule la  Tereb.  pumila  di  Lamark  per  collocarla,  con- 
tro r  avviso  di  de  Buch ,  nel  genere  Blagas   di  Sowerby 


AL  CAV.   I.   R.   nURCHISON  67 

(Bull,  de  la  Soc.  géoI.Séance  du  17  lanv.  1848)  mi  scri- 
ve in  proposilo  ne'  seguenti  termini  :  «  relativement  aux 
w  Terebrat.  delloidea  ,  diphya  ed  antinomia  je  parlageen- 
w  liérement  vòtre  manière  de  voir  et  je  suis  comme  vous 
))  convaincu  que  dans  leurs  forraes  percées  vers  le  centre 
w  il  y  a  plusieurs  espèces  avec  lesquelles  on  peut  foi-mer 
M  un  groupe  charmant  ».  Anche  Davidson  per  rendere  me- 
no equivoca  la  classe  dei  Brachiopidi  tolse  dal  genere  del- 
le Terebratule  la  Ter.  rosea  per  fabbricarvi  il  genere  Bu- 
chardia,  e  la  intitolò  Buchardìa  rosea. 

De  Buch  invece  presume  che  le  terebratule  col  cor- 
po interciso  longitudinalmente  com'  è  quello  delle  specie 
sopra  indicate  e  per  conseguenza  tutte  le  altre  date  ulti- 
mamente in  luce  dal  Professor  Zeuscbner  dì  Cracovia  si 
debbano  riguardare  come  individui  della  Tereb.  diphya 
qualunque  sia  la  forma  dell'  allargamento  del  solco  e  la 
figura  del  foro  eh'  esse  hanno  sul  dorso  e  sul  ventre.  Pel 
contrario  io  mi  sono  cimentalo  a  pensare  che  il  solco  più 
0  meno  profondo  del  dorso  e  la  presenza  del  foro  dorso- 
ventrale  siano  caratteri  da  poter  servire  allo  stabilimento 
del  genere  che  ìnW\.o\a\  Antinomìa ,  mentre  le  diverse  fat- 
tezze sia  del  solco,  sia  del  foro,  nonché  la  forma  talvol- 
ta angolare  talvolta  rotonda  dei  lati  della  base  possono  mi- 
rabilmente prestarsi  alle  distinzioni  specifiche.  E  tanto  più 
sono  entrato  nella  persuasione  di  ammettere  queste  distin- 
zioni in  quanto  vi  sono  delle  forme  che  mai  escono  dalle 
zone  del  terreno  neocomiano,  come  ve  ne  sono  delle  al- 
tre la  cui  sede  è  costantemente  circoscritta  entro  i  limiti 
occupati  dalla  calcarea  epiolilica  superiore.  Guidalo  da 
questi  principii  propongo  pel  terreno  neocomiano  la  specie 
antimonìa  diphya,  deltoìdea  e  trìquetra  e  riferisco  alla 
calcarea  epiolilica  le  antin.  angulata,  angusta  e  dilatata 
di  cui  darò  in  altra  occasfone  le  figure.  Per  ora  mi  limi- 
to ad  esibire  i  contorni  di  ciascheduna  (vedi  T.  H.  fig. 3, 
4,5,6,  7). 


58  LETTERA   DI  T.   CATULLO 

Conchiglie  Polilalamiche  della  Calcarea  epiolitica 
superiore  (1). 

Ammonìtes  pulchellus,?  *  Orb.  —  A.  sìmplus,  *  Orb. 
—  A.  helius ,  *  Orb.  —  A.  emaciatus ,  Cat.  —  A. 
bifrons ,  Brugiiière.  —  A.  tatricus  ,  Pusch.  —  A.  sub- 
Beudanti,  Cai.  —  A.  bìeingulatus ,  Cat.  —  A.  bi- 
curvatus ,  Michelin.  —  Capitanei,  Cat.  —  A.  Ve- 
nantìì,  Cat.  —  Doderleinianus ,  Cat.  —  Hamites 
Lobati  i  Cat. 

Ciò  che  ho  detto  circa  le  distinzioni  da  farsi  nel  ter- 
reno epiolilico  può  essere  ricapitolato  nei  fatti  seguenti: 

\P  Le  calcarie  rosse  epioliliche  sottoposte  al  sistema 
cretaceo  dell' Italia  settentrionale  ,  distinte  dai  geologi  sot- 
to il  nome  collettivo  di  calcarea  rossa  ammonìtica  spet- 
tano a  due  diverse  formazioni  :  la  prima  o  piiì  antica  ri- 
ceve una  viva  politura  e  contiene  molle  specie  di  AmmO' 
nites  che  mai  si  veggono  nelle  calcarie  che  gli  sono  su- 
periori ,  benché  vi  si  trovi  per  entro  buon  numero  di  a- 
vanzi  ittiolilicì  che  hanno  i  loro  analoghi  nelle  zone  del- 
l'Era  cretacea:  la  seconda  o  più  recente,  è  di  slrullura 
scissile,  talvolta  arenacea;  e  contiene  avanzi  fossili  che  in 
parte  gli  sono  peculiari  (Ammoniles,  Antinomia)  ed  in 
parte  ricomparicono  nel  terreno  neocomiano,  lo  che  di- 
mostra essersi  depositale  in  un  periodo  intermedio  tra  la 
creta  ed  il  terreno  jurese. 

II.°  Le  spezie  del  genere  Antinomia  che  abbiamo  di- 
visale come  proprie  di  ogni  qualunque  zona  del  terreno 
neocomiano  (Ani.  diphya  ,  delloidea  ,  ec.)  non  mai  com- 
pariscono nella  soggiacente  calcaria  epiolilica,  in- cui  visi 


(1)  Le  sjìecie  segnate  con  asterisco  si  ripetono  nelle  zo- 
ne del  terreno  neocomiano ,  le  altre  sono  esclusivamente  pro' 
prie  del  terreno  nel  quale  si  trovano  incluse. 


AL   CAV.    I.   R.   MURCHISON  69 

troreno  invece  altre  specie  dello  slesso  genere  che  ad  es- 
sa sono  proprie  (  Ant.  augulata,  augusta,  dilatata,  ec) 

II1.°  11  parallelismo  delle  calcane  epiolitiche,  e  delle 
calcaree  cretacee  che  le  ricoprono,  è  da  per  tutto  eviden- 
te, anche  dove  gli  strati  si  presentano  sotto  tutte  le  sor- 
ta di  direzioni 

Sono  queste,  sig.  Cavaliere,  le  osservazioni  che  mi 
hanno  condotto  a  modificare  la  distribuzione  dei  terreni 
già  proposta  nel  mio  Prodromo  di  Geognosia  Paleozoica 
delle  Alpi  Venete.  Se  degne  le  riputate  di  qualche  ri- 
guardo compiacetevi  di  anticiparne  la  pubblicazione  nel 
plauditissimo  giornale  della  Società  geologica  di  Londra  e 
col  dovuto  rispetto  ho  l'onore  di  segnarmi 

Yedana  presso  Belluno  20  Ottobre  1850. 

Vosero  obbligatissimo  Servitore 
Tomaso  Ant.  Catullo. 


Spiegazione  della  Tavola  IL 

Figure  1.*  e  2.^  a.  Sistema  dolomitico.  —  b.  Conglome- 
rato ammonitico.  — e.  Calcaria  epiolitica  inferiore. — 
d.  Calcaria  epiolitica  superiore.  —  e.  Calcaria  neo- 
comiana? 

Specie  della  Calcarea  neocomiana. 

FiG.  3/  Antinomia  diphya.  —  fig.  4.^  Ant.  delloidea. 

Specie  della  Calcaria  epiolitica  superiore. 

Fig.  Ò.'"  Ant.  angulala.  —  fig.  6.^  Ant.  angusta.  —  fig.  7.* 
Ant.  dilatata. 


60 

BENDICOrVTO 

DELLE  SESSIONI 
aecùz 

SOCIETÀ  AGRARIA  DELIA  PROVINCIA  DI  ROIOGNA 

Sessione  ordinaria  26  Maggio  1845. 

Il  Sig.  March.  Luigi  Tanari  legge  la  sua  Disseriazio- 
ne di  turno  nella  quale  con  molta  eleganza,  e  con  una 
ordinatissima  esposizione  di  princìpi  tratta  della  utilità  di 
una  mutua  assicurazione  contro  i  danni  della  grandine,  e 
dopo  avere  completamente,  e  con  una  non  comune  chia- 
rezza esaurito  l'argomento  per  questa  parte,  passa  in  una 
seconda  parte  a  proporre  con  pari  ordine  ,  e  con  metodo 
il  piano  di  esecuzione  col  quale  dovrebbesi  introdurre,  ed 
esercitare  una  siffatta  assicurazione.  Nel  trattare  l'argomento 
Egli  si  fa  carico  ancora  delle  obbiezioni  che  potrebbero 
essere  aifaccìale  alla  sua  proposta,  tanto  in  relazione  alla 
massima,  quanto  in  relazione  al  modo  di  porla  ad  effetto, 
e  di  stabilirla  con  piena  utilità.  E  perciò  avendo  Egli  ri- 
scosso le  giuste  lodi  degli  Accademici,  essi  si  sono  tro- 
vati tutti  concordi  nello  stabilire  che  la  Dissertazione'  sia 
rimessa  alla  Censura  per  que'  passi  d'  ordine  che  dalla  me- 
desima si  giudicheranno  necessari  a  raccomandare  presso 
le  Autorità  Superiori  l'effettuazione  di  un  simil  mezzo  as- 
sicurativo contro  un  danno,  che  è  molto  frequente  e  som- 
mamente infesto  per  la  nostra  Provincia. 

Dipoi  il  Segretario  per  ordine  del  Sig.  Vice-Presidente 
March.  Dott.  Luigi  Da-Via  legge  il  Manoscritto  invialo  alla 
Società  dal  Sig.  Alberto  Guillon  possidente  nel  Trevigiano, 
e  domicilialo  in  Venezia;  del  quale  manoscritto  erasi  già 


REND.  DELLA  SOG.  AGR.  DELLA  PROV-  DI  BOLOGNA      61 

fatta  menzione  negli  Atti  dell'ultima  tornata  ordinaria  11 
Maggio  corrente. 

Il  Sig.  Guillon  espone  nella  sua  memoria  il  metodo 
da  lui  seguito  nel  governo  del  Baco  da  seta ,  che  è  quello 
dell'alimentarlo  sul  cavalletto  imboschito,  e  narrando  le 
sue  sperienze  dà  a  conoscere  l'utilità  di  quel  metodo,  e 
conferma  insieme  i  risultamenti  delle  sperienze  da  altri 
istituite  in  proposilo.  La  Memoria  è  accompagnata  da  di- 
segni dimostrativi  eseguiti  con  molta  precisione,  ed  in  fine 
di  essa  Memoria  aggiugne  l'Autore  alcuni  cenni  relativi 
alla  malattia  del  calcino ,  ed  al  ricavare  qualche  buon  par- 
tito dai  Ietti  de'  bachi.  Perciò  la  lettura  di  questo  mano- 
scritto è  ascoltata  con  piacere  dagli  Accademici ,  e  si  or- 
dina al  Segretario  di  serbare  negli  Atti  la  memoria  con 
menzione  di  lode,  rendendo  grazie  all'Autore  dell'averla 
trasmessa  alla  nostra  Società-  Dopo  di  che  viene  avvertito 
dal  Sig.  Vice-Presidente  il  chiudimento  della  Seduta,  ul- 
tima fra  le  ordinarie  del  corrente  Anno  Accademico. 

Sessione  straordinaria  22  Giugno  1846. 

Il  Sig.  Presidente  Cav.  Prof.  Antonio  Alessandrini  co- 
munica i  due  dispacci  di  Legazione  30  Maggio,  e  2  Giu- 
gno corrente  col  primo  de'  quali  viene  partecipala  alla  no- 
stra Società  la  determinazione  del  Governo  Superiore,  che 
ha  concesso  la  legale  riattivazione  di  questo  Corpo  Acca- 
demico colla  condizione  però  che  sieno  riformati  gli  Sta- 
tuti, e  modellati  sulle  norme  di  altre  Società  Agrarie  dello 
Stato  già  riconosciute  ed  approvate  dalla  Sacra  Congrega- 
zione degli  Sludi.  L'altro  Dispaccio  si  riferisce,  all'og- 
getto medesimo,  ed  è  nel  tempo  stesso  il  riscontro  alla 
lettera  del  nostro  Presidente  delli  21  prossimo  passato  Mag- 
gio. Accompagna  il  primo  di  essi  Dispacci  il  Decreto  di 
detta  Sacra  Congregazione  in  data  8  Marzo  1831  in  forza 
del  quale  vennero  sospese  tulle  le  Accademie  dello  Sialo, 


62  RENDICONTO   DELLA  SOC.  AGRARIA 

ed  inoltre  vi  si  osserva  uaito  altro  documento,  e  cioè  una 
copia  del  Regolamento  per  l'Accademia  Agraria  di  Pesaro. 
Il  quale  ultimo  documento  viene  inviato  alla  Società  per 
una  specie  di  norma  nella  richiesta  riforma,  e  perchè  si 
conosca  non  essere  di  molta  importanza  le  differenze  che 
passano  fra  il  nostro  Regolamento  del  1809,  e  quello  di 
altra  Società  che  già  ottenne  la  superiore  approvazione.  Il 
che  tutto  risulta  dal  tenore  del  mentovato  Dispaccio. 

Vedute  le  quali  cose  viene  proposto  che  tutta  la  posi- 
zione, insieme  al  Dispaccio  suddetto  venga  rimessa  alla 
Censura,  la  quale  rimane  incaricala  di  esaminare,  riferire, 
e  proporre  quanto  occorra  per  dare  sollecitamente  alla  Le- 
gazione il  dovuto  riscontro:  e  messa  a  voti  la  proposta  è 
stata  approvata. 

Si  passa  quindi  alla  lettura  del  Consuntivo  per  l'Anno 
Accademico  1843-44  per  riferimento  della  Censura,  intor- 
no al  quale  non  occorrendo  osservazioni  viene  unanima- 
raente  approvato.  Similmente  ottiene  l' unanime  approvazio- 
ne, previa  la  necessaria  analisi ,  il  Preventivo  pel  1845-46 
esibito  dalla  Censura  medesima,  e  sottoposto  all'  esame 
del  Corpo  Accademico;  il  quale  ordina  perciò  che  il  Se- 
gretario impronti  la  lettera  di  domanda  delli  Se  620  annuo 
assegno  da  chiedersi  all'Illustrissimo  Consiglio  Provinciale 
nella  sua  prossima  tornata  a  norma  del  Preventivo  suddetto. 

Il  Sig.  Prof.  Giuseppe  Bertolonì  per  parte  della  Com- 
missione incaricala  dell'esame  del  Regolamento  Boschivo 
rimesso  per  consulta  dalla  lllnia  Aramin.  Provinciale,  ri- 
ferisce i  risultali  di  tal  esame,  e  conchiude  collo  stabilire 
le  massime  sulle  quali  intende  che  possa  essere  compilato 
il  Rapporto  della  Commis£iane  predetta,  da  innoltrare  per 
riscontro  alla  prelodata  Aniministrazione  della  Provincia. 
Le  massime  sono  le  seguenii:  1.^  Collivamento  generale 
del  Bosco  di  Faggio,  che  si  verrà  riproducendo  natural- 
mente ,  e  quello  pur  anche  delle  Conifere  ne'  luoghi  adat- 
tati. 2.^  Taglio  totale  di  un  determinato  numero  di  Tor- 


DELLjV  provincia  di  BOLOGNA  63 

nature,  e  taglio  di  diradamento  per  altrettante  tornature, 
in  via  di  esperimento.  3."  Curare  la  costruzione  e  mante- 
nimento di  strade  rotabili, medianti  le  quali  sia  resa  utile 
la  esistenza  ed  il  prodotto  dei  Boschi. 

Tutto  questo  risulta  da  Rapporto  delll  22  Giugno,  il 
quale  ottiene  l'approvazione  del  Corpo  Accademico,  in 
conseguenza  di  che  si  determina  che  venga  trasmesso  in 
Copia  alla  prelodata  Commissione  Amministrativa  coli' ac- 
compagno di  analoga  lettera. 

Per  ultimo  il  Segretario  presenta  alla  Società  il  dono 
fatto  dal  Sig.  Andrea  Casazza  distinto  Agronomo  Ferrarese 
di  un  suo  lavoro,  che  ha  per  titolo  =  Stato  Agrario  Eco- 
nomico del  Ferrarese  pubblicato  a  Ferrara  nel  corrente 
anno  pel  Taddei,  :=  e  lo  slesso  Segretario  è  incaricato  di 
esternare  all'Autore  il  gradimento  del  Corpo  Accademico  ; 
dopo  di  che  il  Signor  Presidente  avvisa  lo  scioglimento 
della  seduta. 

Sessione  sur  aordinaria  30  Novembre  1845. 

Viene  letto  il  Progetto  di  Riforma  del  Regolamento 
della  Società  fatto  dalla  Commissione  di  Censura  dietro 
gli  ordini  ricevuti  dalla  Legazione  per  tale  Riforma.  In  se- 
guito della  quale  lettura  e  dopo  breve  discussione ,  messo 
il  necessario  partito,  riesce  questo  a  pieni  voti  favorevole, 
e  si  stabilisce  di  rimettere  immediatamente  Copia  all'Emi- 
nentissimo  Legato  di  detto  Progetto,  insieme  a  lettera  ac- 
compagnatoria. 

Posto  fine  a  questa  pendenza  il  Sig.  Marchese  Vice- 
Presidente  comunica  una  lettera  della  Illnia  Commissione 
Provinciale,  che  partecipa  l'approvazione  riportata  dalla 
Legazione  per  quello  che  riguarda  la  sistemazione  delle 
selve  appartenenti  ai  Comuni,  e  secondo  le  massime  già 
esternate  dalla  nostra  Società  dopo  essere  stata  interpellala 
in  proposito  dalla  prelodata  Commissione.  In  particolare 


64  RENDICONTO  DELLA  SOC.  AGRARIA 

poi  esprime  la  lettera  slessa  il  desiderio  che  sollecitamente 
vengano  posti  ad  effetto  quegli  esperimenti  che  la  nostra 
Società  stessa  propose  per  conoscere  il  miglior  modo  di 
operare  alla  conservazione  e  coltivazione  di  dette  selve,  e 
conchiude  con  alcune  relative  domande.  Per  dar  riscontro 
alle  quali  il  Corpo  Accademico  rimette  la  surriferita  let- 
tera alla  Commissione  incaricata  delle  sperienze,  perchè 
unitamente  all'  altra  Commissione  specialmente  destinala 
ad  occuparsi  di  tutto  ciò  che  riguarda  l'affare  dei  boschi, 
esamini  il  contenuto  di  essa  lettera,  e  ne  faccia  riferimento 
alla  Censura ,  prendendo  ancora  quelle  risoluzioni  che  l' ur- 
genza della  cosa  possa  richiedere. 

Dopo  di  che  dovendosi  poi  nella  odierna  seduta  pro- 
cedere anche  al  rinnovamento  delle  cariche ,  ed  alla  nomi- 
na di  nuovi  Soci,  a  senso  dell'Articolo  XVII  del  Regola- 
mento fin  qui  in  vigore ,  e  riconosciutosi  dai  Signori  Ac- 
cademici, che  pendente  l'approvazione  del  nuovo  Regola- 
mento, potrebbe  riescire  difettosa  qualunque  risoluzione 
si  fosse  per  prendere  intorno  a  ciò,  viene  falla  la  propo- 
sta di  confermare  provvisoriamente  in  carica  que'  Soci  che 
furono  rispettivamente  nominali  nello  scorso  anno,  e  di  so- 
spendere pel  momento  qualunque  proposta  per  la  nomina 
di  nuovi  Soci.  Ed  una  tale  mozione  posta  al  partito  delle 
voci  viene  unanìmaraente  approvata. 

Sessione  straordinaria  14  Dicembre  1845. 

Il  Presidente  presenta  alla  Società  per  parte  del  Socio 
Onorario  Conte  Annibale  Ranuzzi  l'Annuario  Geografico 
da  lui  pubblicato  per  l'anno  1845. 

Si  legge  lettera  dell'  Ateneo  Veneto  che  accompagna 
i  Volumi  delle  sue  Esercitazioni  Scientifiche  e  Letterarie, 
e  si  ordina  al  Segretario  di  rendere  i  dovuti  ringraziamenti. 

Parimente  si  legge  una  lettera  dell'Ateneo  di  Brescia, 
e  vale  a  dire  il  Programma  Accademico  pel  premio  bien- 
nale, il  quale  viene  ordinato  che  si  deponga  fra  gli  Alti. 


DELLA    PROVIINCIA    DI    BOLOGNA  65 

Il  Sig.  Cav.  Prof.  Presidente  passa  alla  lelliira  della 
sua  Dissertazione  di  turno  nella  quale  tratta  Del  Colora- 
mento dei  Bozzoli  del  Baco  da  seta  procurato  mediante 
polveri  di  sostanze  coloranti  mescolate  al  cibo,  e  del  pro- 
babile passaggio  del  cibo  nel  sistema  delle  trachee. 

Nella  quale  Memoria  con  mirabile  chiarezza,  e  dottri- 
na espone  l'Accademico  le  osservazioni  da  lui  istituite, 
ppvjvalendosi  ingegnosamente  del  coloramento  prodotto  ne' 
vasi  dalla  naturale  iniezione  operata  dal  cibo  preso  dal- 
l'animale. E  per  esse  osservazioni  concliiude  l'Autore  es- 
sere dimostralo  =  molto  probabile  V  ipotesi  del  passaggio 
M  diretto  del  chilo  nelle  reti  delle  minime  trachee  del  tubo 
M  digerente;  le  quali,  ai  lati  dello  stesso  canale  alimen- 
n  lare,  raccolte  in  tronchi  maggiori  Io  dirigono  verso  le 
»  stigmate.  Queste  aperture  collocale  simmetricamente  ai 
»  lati  del  corpo  dell'insetto,  non  trasmettono  già  l'aria 
»  direttamente  entro  il  sistema  tracheale,  ma  per  quanto 
n  almeno  è  sembrato  a  me  di  vedere  dopo  lunghe  e  mi- 
»  nule  indagini  danno  accesso  soltanto  ad  una  piccola  ca- 
w  vita  a  cieco  fondo,  a  pareti  finissime,  sulle  quali  si  ac- 
»  cumulano  in  copia  straordinaria  le  trachee:  rappresen- 
w  terebbero  siffatte  cavità  altrettante  piccole  borse  respi- 
»  ratorie,  o  circoscritti  polmoni,  molto  analoghe  per  la 
ì)  forma,  e  per  l'ufficio  alla  cavità  respiratoria  di  certi 
M  Moluschi  gasteropodi  che  portano  perciò  il  nome  di  pol- 
))  monati.  Ed  anche  in  questa  supposizione  verrebbe  egual- 
M  mente  spiegalo  il  fenomeno  avvertilo  dal  Malpighi,  che 
»  impedito  cioè ,  mediante  spalmature  d' olio ,  l' accesso  del- 
»  l'aria  a  traverso  alle  aperture  stigmatiche,  l'animale 
M  debba  perire.  Dai  contorni  poi  delle  borse  respiratorie 
»  dove  vanno  ad  inserirsi  le  trachee  provenienti  dall' inle- 
))  slino,  e  cariche  di  chilo  nascono  altri  tronchi,  i  quali 
»  ricevuto  1'  umore  che  ha  di  già  subito  l' influenza  dell'aria, 
»  0  che  si  è,  come  è  pure  mollo  probabile,  conimescolata 
w  con  esso ,  lo  trasportano  a  tutte  le  diverse  parli  del  cor- 
N,  Ann,  Se.  Natur.  Serie  IH.  Tomo  3.  5 


66  RENDICONTO  DELLA  SOC.  AGRARIA 

w  po  onde  abbiano  i  materiali   necessari  alla  loro  nutri- 
w  zione.  = 

Oltre  le  quali  importantissime  conseguenze  scientifiche 
dedotte  da  tali  osservazioni  passa  eziandio  l'Autore  a  trarre 
dalle  medesime  alcune  conseguenze  tecnologiche.  Infatti 
per  le  dette  osservazioni  =  è  dimostrato. che  materie  co- 
w  loranli  di  vario  genere  introdurre  si  possono,  e  percor- 
w  rere,  quasi  inalterate,  tutto  il  canale  digerente,  né  era 
))  a  dubitarsene  conoscendo  le  esperienze  del  celebralissimo 
»  Ehrenberg,  il  quale  con  un  mezzo  del  tutto  analogo 
w  era  riuscito  a  poter  distinguere  la  complicata  cavità  di- 
w  gerente  di  minimi  trasparenti  infusorj,  conservandoli  per 
w  dato  tempo  in  tinture  intensamente  colorate  di  sostanze 
i)  vegetabili,  e  massime  nell'acquosa  soluzione  di  indaco. 
»  Se  con  tanta  facilità  in  un  sol  cibo  deglutisce  la  larva 
ì)  del  baco  da  seta  polveri  che  dir  si  possono  grossolane, 
»  quanto  più  facilmente  non  si  approprierà  molte  altre 
n  polveri,  e  sostanze  nocive  che  possono  inquinare  la  fo- 
M  glia  colla  quale  si  alimentano  j  e  quindi  quanta  diligenza 
»  non  dovrà  usare  chi  avrà  in  cura  siffatti  animali,  affin- 
»  che  in  un  col  cibo  ristoratore  non  siane  introdotti  prin- 
ì)  cìpi  estremamente  nocivi  alla  animale  economia?  E  que- 
W  sto  mezzo  che  diviene  spesso  sorgente  di  gravissimi  danni 
))  al  prezioso  animale  potrebbe  convertirsi  in  benefizio  sa- 
»  lutare  introducendo  in  un  col  cibo  entro  il  di  lui  corpo 
»  sostanze  atte  ad  impedire,  o  por  rimedio  a  parecchi  dei 
»  tanti  mali  dei  quali  l' uomo  coli'  addomesticarli  ha  resi 
»  partecipi  anche  i  bruti.  Se  in  fine  l' umor  sericeo  non  può 
w  alterarsi  per  la  presenza  di  sostanze  colorate,  non  solo 
)>  nel  tubo  digerente,  ma  nello  stesso  sistema  tracheale  dai 
)>  mezzi  fin  qui  impiegati  per  ottenere  il  naturale,  e  spon- 
»  taneo  coloramento  del  filo  della  seta,  e  del  bozzolo  non 
ìì  se  ne  possono  attendere  sicuri ,  ed  utili  risultamenli.  z^ 


"  DELLA   PROVINCIA   DI   BOLOGNA  67 

Sessione  ordinaria  28  Dicembre  1845. 

II  Segretario  legge  la  sua  Memoria  di  turno,  nella 
quale  brevemente  espone  alcune  notizie  intorno  ad  un  in- 
dividuo mostruoso  di  quella  varietà  di  Raphanus  Salivus, 
che  volgarmente  porta  il  nome  di  Radicino;ed  in  fine  del 
suo  discorso,  presa  occasione  dall' essersi  quest'oggi  ra- 
dunata la  Società  per  la  prima  volta  nella  Sala  di  sua  sta- 
bile residenza,  rende  grazie  all'Eccelso  Magistrato  perchè 
per  la  generosa  sua  munificenza ,  e  per  concessione  di  lui 
la  Società  medesima  non  solamente  trovasi  ora  fornita  delle 
necessarie  comodità  di  cui  mancava,  ma  inoltre  è  messa  a 
parte  di  quell'onore  che  le  deriva  dal  risiedere  in  questo 
illustre  Archiginnasio  Bolognese, 

Sessione  ordinaria  11  Gennaio  1846. 

È  comunicata  una  lettera  del  Sig.  Cav.  Emilio  De-Ti- 
paldo  di  Venezia  che  ringrazia  per  la  nomina  di  nostro 
Socio  Corrispondente. 

Indi  il  Socio  Ordinario  Sig.  Carlo  Berti-Pichat  legge 
un  ragionato  Rapporto  intorno  all'Opera  del  Sig.  Doti. 
Luigi  Saccardo  intitolata  Scoperta  delle  cause  del  Calcino 
nei  Bachi  da  Seta,  e  del  Metodo  generale  di  coltivazio- 
ne qual  sicuro  preservamento  della  malattia  stessa.  Nel 
quale  Rapporto  l'Accademico  con  molta  dottrina,  e  con 
giusta  critica  espone  la  sostanza  di  quell'Opera. 

Alla  quale  interessante  lettura  un'altra  più  interes- 
sante ne  fa  succedere  il  lodato  Accademico,  prendendo  a 
discutere  la  necessità,  e  la  utilità  di  un  Codice  Agrario, 
e  proponendo  una  tal  quistione  in  conseguenza  delle  do- 
mande fatte  qualche  anno  addietro  da  alcuni  (cui  confessa 
di  avere  dapprima  aderito  Egli  medesimo),  i  quali  per 
provvedeie  a  molli  bisogni  della  nostra  Agricoltura  iaiplO' 


68  RENDICONTO  DELLA   SOC.  AGRARIA 

ravano  la  compilazione  di  un  siffatto  Codice.  Ond'è  che 
il  Sig.  Berli-Pichat  richiamando  ora  ad  un  imparziale  esa- 
me tutte  quelle  ragioni  che  indur  possono  tanto  ad  ammet- 
tere, quanto  a  rigettare  quelle  domande,  e  corredando  i 
suoi  ragionamenti  con  speciali  prove,  e  con  scella  erudi- 
zione, passa  a  conchiudere  escludendo  assolutamente  la 
necessità  di  un  tal  Codice.  Prende  poi  di  qui  occasione 
ancora  per  lodare  il  divisamente  della  nostra  Società,  la 
quale  appunto  per  provvedere  a  que'  bisogni  per  cui  il 
Codice  sarebbe  richiesto  secondo  il  sentimento  di  taluno, 
reputò  poter  essere  in  quella  vece  più  utile  di  =  Pren- 
M  dere  in  esame  l'antico  Statuto  Bolognese  nella  parte  che 
»  riguarda  l'Economia  Campestre,  e  additare  se,  e  quali 
»  modificazioni,  ed  aggiunte  possono  al  medesimo  essere 
»  necessarie  per  adattarlo  ai  bisogni  della  nostra  Provincia 
))  al  giorno  d'oggi  r=  e  rese  questa  proposta  oggetto  di 
Premio  nella  pubblicazione  del  Programma  del  p.  p.  anno. 
Parimenti  poi  dalla  conchiusione  anzidetta  altra  occasione 
desume  il  Sig.  Berti-Pichat  per  raccomandare  la  Nuova 
Scrittura  Colonica,  laborioso  lavoro  della  benemerita  Con- 
ferenza Agraria.  E  poiché  il  Ch.  Accademico  mostra  in 
fine  la  sua  persuasione  che  né  il  Codice,  né  lo  Statuto, 
né  la  Scritta  possono  essere  valevoli,  né  a  toglier  di  mezzo 
ogni  motivo  di  dubbio  o  di  contesa  nella  pratica  della  Col- 
tivazione e  della  Pastorizia,  né  a  decidere  le  quistioni  al- 
lorché insorgono,  così  Egli  si  limita  a  proporre, ed  insiste 
itel  domandare  l'istituzione  di  una  specie  di  Tribunale  cui 
riccorrere  nel  caso  richiamando  in  vigore  l'antica  costu- 
manza dei  Probi  Viri,  che  decidevano  un  tempo  anche  fra 
noi  intorno  alle  vertenze  nelle  Arti,  e  nelle  Manifatture; 
a  somiglianza  de'  quali  si  potrebbe  erigere  un  Collegio  di 
Periti  nell'Arte  Agraria,  al  cui  giudizio,  e  sull'esempio 
di  ciò  che  di  recente  si  è  pur  fatto  in  Francia,  fosse  ri- 
messa la  decisione  di  qualsiasi  relativa  controversia. 


DELIA   PROVINCIA   DI   BOLOGNA  69 

Sessione  ordinaria  25  Gennaio  1846. 

Sono  presentate  alla  società  le  Opere  inviale  in  dono 
alla  medesima  le   quali  sono  le  seguenti  : 

V.  2.°  degli  Atti  dell'  I.  R.  Accademia  Aretina. 

Pensieri  economici  agrari  della  Conferenza  di  S.  Gior- 
gio di  Piano. 

Memorie  di  Agricoltura  per  la  campagna  ferrarese  del 
sig.  Ingegnere  Bavosi. 

Voto  Medico-Legale  del  sig.  Augusto  Ferro. 

Note  del  medesimo  in  supplemento  al  voto  slesso. 

Memoria  agronomica  del  sig.  Antonio  Codelupi. 

Il  lanificio  militare  di  Arezzo  del  sig.  Oreste  Brizi. 

Sull'influenza  del  tempo  dello  accoppiamento  sulla 
più  0  meno  perfetta  fecondazione  delle  uova  dei  Bacili  da 
seta  del  sig.  Antonio  Fineo. 

Osservazioni  pratiche  sulle  Sparagiare,  del  medesi- 
mo Fineo. 

Traduzioni  delle  lettere  Chimiche  di  Ziebig  del  sig. 
Carlo  Orraea. 

Traduzione  della  Economia  di  Crud  fase.  15  del  sig, 
Antonio  Codelupi. 

Suir  influenza  delle  risaie  lavoro  del  sig.  Farini. 

Memorie  pubblicate  per  cura  della  Associazione  A- 
graria. 

Indi  il  Presidente  invita  il  Socio  Ordinario  sig.  Av- 
vocalo Antonio  Silvani  a  leggere  la  sua  memoria  di  tur- 
no ,  nella  quale  dopo  aver  lodalo  il  divisamento  della  So- 
cietà, perchè  colla  proposta  di  un  premio  nel  p.  p.  anno 
diede  impulso  a  presentare  una  collezione  di  tutte  le  leg- 
gi Municipali,  che  hanno  un  rapporto  immediato  coli' A- 
gricoltura,  dichiara  quanto  sia  a  deplorarsi  che  niuno  nel 
prefinito  termine  abbia  risposto  all'  invito.  Di  che  trova 


70  RENDICONTO   DELLA  SOC.   AGRARIA 

Egli  il  motivo ,  nel  laborioso  ed  indaginoso  lavoro  neces- 
sario a  raccogliere  i  materiali  sparsi  in  una  Legislazione 
di  quattro  secoli;  nella  difficoltà  di  ordinarli  a  formare 
una  collezione  regolare ,  e  nella  necessità  di  ricorrere  an- 
che al  diritto  comune  per  esporli  colla  conveniente  chia- 
rezza. A  superare  le  quali  difficoltà  propone  che  il  lavo- 
ro venga  diviso  per  materie,  sì  che  l'opera  si  possa  rì- 
partitamente  eseguire  da'  Soci  senza  aver  ricorso  ad  altri. 
Né  si  limita  l'Accademico  ad  una  semplice  proposta,  ma 
passa  a  dare  un  saggio  di  tal  lavoro  eseguito  in  quella 
parte  che  riguarda  le  Leggi  Municipali  relative  alle  con- 
trattazioni dei  bestiami.  II  qual  saggio  forma  il  particola- 
re soggetto  della  Memoria,  e  consiste  in  un  elaborato  pro- 
spetto di  esse  leggi,  e  nella  storia  ragionata  della  loro 
origine ,  e  delle  loro  variazioni  secondo  i  tempi ,  e  le  cir- 
costanze, accompagnata  da  utilissime,  e  filosofiche  rifles- 
sioni intorno  ai  singoli  casi  redibitorii,  alle  costumanze 
dei  mercati ,  ed  alle  pratiche  dei  giudizi  relativi.  Intor- 
no a  che  r  Accademico  ,  oltre  alle  ricerche  strettamente 
relative  allo  Statuto  di  Bologna,  estendesi  con  opportuni 
confronti  a  quelle  che  riguardano  le  pratiche  legislative , 
e  le  costumanze  delle  vicine  Provincie,  e  di  altre  ancora 
fuor  dello  Stato  ;  il  che  tutto  concorre  a  rendere  vieppiù 
utile  ,  e  pili  commendevole  il  suo  lavoro ,  corredato  in  o- 
gni  parte  di  quella  erudizione,  e  di  quella  dottrina  che 
eminentemente  ne  dislingue  1'  Autore. 

Sessione  Ordinaria  8  Febbraio  1846 

Il  Socio  Ordinario,  e  Direttore  dell'Orto  Agrario  sig. 
Professore  Giuseppe  Bertoloni  legge  la  sua  memoria  di 
turno  ,  la  quale  riesce  interessantissima  tanto  per  la  va- 
rietà ,  e  la  novità  delle  cose  in  essa  esposte ,  quanto  per 
la  precisione  con  cui  1'  Accademico  traila  i  diversi  argo- 
menti. 


DELLA  PROVINCIA   DI  BOLOGNA  71 

Nella  prima  parte  di  detta  Memoria  è  richiamata  l'at- 
tenzione de'  Soci  ad  uno  studio  non  abbastanza  fin  qui 
coltivato  dagli  Agronomi  come  pur  si  dovrebbe ,  lo  stu- 
dio cioè  della  Entomologia  applicata  all'  Agricoltura.  E 
l'Accademico,  comunicando  alla  società  il  frutto  delle 
sue  osservazioni  sopra  quattro  diverse  specie  d' Insetti , 
nuove  relativamente  alle  ricerche  agrarie ,  ed  importanti 
relativamente  ai  danni  che  esse  arrecano  alla  coltivazione, 
dimostra  col  fatto  quanto  sia  necessario  che  il  pratico  A- 
gricoltore  si  dia  una  maggior  cura  per  indagare  la  manie- 
ra di  vita ,  e  gli  andamenti  di  questi  animali  cotanto  qo-> 
civi  ai  vegetabili. 

Il  primo  di  essi  Insetti  è  lo  Scolitus  flavìcornìs  di 
Cherville  ,  e  Guen,  che  è  detto  per  Sinonimo  ancora  ScO' 
litus  haemorrhous  da  Megel ,  e  Villa  ;  specie  che  fu  già 
annunziata ,  e  descritta  dall'  Accademico  nel  p.  p.  Anno 
come  un  xilofago  produttore  di  malattia ,  e  di  morte  alle 
giovani  piante  del  Melo:  ed  ora  per  nuove  osservazioni 
fatte  ne  vien  dato  il  completamento  della  storia  ,  mentre 
vengono  anche  presentati  molti  individui  della  specie. 

Il  secondo  insetto  descritto  dall' Accademico  è  un  Col- 
eottero appartenente  allo  slesso  genere  del  precedente,  e 
cioè  lo  Scolitus  destructor  di  Olivier ,  animaletto  i  cui 
danni  gravissimi  nella  corteccia  dei  giovani  Olmi  special- 
mente se  coltivati  in  terreno  pingue  ,  e  perciò  molto  no- 
tabili negli  Orti  all'  intorno  di  Bologna  ,  furono  scoperti 
per  l'attenta  osservazione  dell'Accademico  nel  corso  di 
quattro  consecutivi  anni.  Sopra  le  quali  osservazioni  Egli 
ha  potuto  stabilire  deduzioni  che  saranno  indubitatamente 
molto  utili  nella  scelta  del  terreno,  e  della  località,  on- 
de preservare  i  vivai  da  un  danno  che  è  gravissimo ,  e 
mollo  comune  in  certi  luoghi. 

Passa  dipoi  a  tener  discorso  di  due  altri  insetti  a  lui 
inviati  dal  nostro  Vice-Presidente ,  che  avendoli  ricevuti 
dal   Fattore  dell'  Opera  de'   Vergognosi  sig.  Marcellino 


72  RENDICONTO    DELLA   80C.    AGRARIA 

Serra  Zanelli  colla  indicazione  di  animaletti  nocivi  V  uno  ' 
air  Elba   Medica  ,  e  1'  altro  al    Giano  aveva  riputato  an- 
cora che  fossero  meritevoli  di  studio. 

Ma  del  primo  di  essi  riconosciuto  immediatamente 
dal  Professore  Bertoloni  per  V  A  pioti  gravidum  di  Oli- 
vier ,  Coleottero  due  volte  appena  più  grande  di  una  pul- 
ce, della  famiglia  flei  Corcuglioneidi  ,  dichiara  l'Acca- 
demico di  non  avere  fin  qui  potuto  procacciarsi  notizia 
alcuna  né  intorno  al  suo  modo  di  vivere ,  né  intorno  al- 
la maniera  con  cui  rechi  l'annunziato  danno:  e  però  li- 
iiìilandosi  per  ora  ad  indicare  per  analogia  la  congettu- 
ra che  esso  possa  essere  realmente  nocivo  alla  Medica  , 
poiché  in  un  articolo  della  Società  Entomologica  di  Fran- 
cia trova  indicato  un'  altra  specie  di  Apion  come  nociva 
al  Trifoglio  ,  si  restringe  semplicemente  ad  invitare  fra 
tanto  gli  Agronomi  a  più  diligenti  indagini ,  ed  osserva- 
zioni sopra  siffatto  animaluccio. 

Quanto  all'altro  insetto  trovato  sul  Grano,  al  contra- 
rio del  precedente  la  specie  é  fin  qui  sconosciuta  o  incer- 
ta almeno ,  ma  patente  il  danno.  Questo  animaletto  non 
fu  presentato  all'  Accademico  in  istato  di  perfetto  anima- 
le, ma  bensì  in  quello  di  crisalide,  della  quale  dopo  a- 
ver  Egli  dato  una  esatta  descrizione  continua  la  storia 
colle  seguenti  parole  :  «  Varie  delle  descrittevi  crisalidi , 
M  come  vedete  dagli  esemplari ,  si  trovano  sempre  racchiu- 
»  se  fra  la  inserzione  della  prima ,  o  delle  prime  foglie 
M  del  Grano  col  culmo  ,  e  que'  culmi  che  portano  entro 
M  la  base  delle  loro  foglie  siffatti  animali  non  mostrano 
«  all'  esterno  nessuna  lesione  del  continuo  nei  loro  tessu- 
«  ti;  soltanto  si  veggono  tisici,  e  macilenti  principal- 
))  mente  nella  porzione  di  questo  culmo  ,  che  parte  dal 
»  colletto,  e  si  estende  sino  alla  prima  inserzione  della 
M  foglia,  la  quale  nella  base  è  turgida  per  le  crisalidi 
w  contenute  in  numero  di  tre,  o  di  quattro,  o  di  cinque, 
w  0  anche  di  sei   ne'  diversi  culmi.  In  somma  presente- 


DELLA   PROVINCIA   DI   BOLOGNA  73 

»  mente  si  direbbe  che  soltanto  la  presenza  di  queste  cri- 
w  salidi,  le  quali  principalmente  si  trovano  attorno  al 
»  primo  nodo  del  Grano  ^  sia  la  causa  di  tanta  rovina 
»  nelle  pianticelle  ». 

Fin  qui  r  Accademico ,  il  quale  conchiude  questa 
prima  parte  del  suo  Ragionamento  col  congetturare  che, 
essendo  sopra  terra  1'  offesa ,  possa  anche  il  Grano  ripul- 
lulare ,  come  da  tutto  il  complesso  delle  osservazioni  con- 
gettura altresì  che  questa  specie  sia  la  Cecidomia  cerea- 
lis  di  Rondani ,  che  può  vedersi  descritta  dall'  illustre  na- 
turalista Parmigiano  nei  nuovi  Annali  delle  scienze  Na- 
turali Voi.  IX  pag.  159. 

Nella  seconda  parte  del  suo  discorso  il  Professore 
Bertoloni  dà  a  conoscere  i  tentativi  fatti  da  un'  illustre 
Agronomo  suo  conoscente  il  sig.  Conte  Lorenzo  Adami 
di  Fermo ,  per  coltivare  nelle  Marche  la  Nicotiana  glau- 
ca Graham  ,  e  per  ricavarne  un  Tabacco  da  naso.  Pre- 
senta nel  tempo  stesso  la  pianta  viva  che  si  coltiva  da 
molti  anni  nel  Giardino  Botanico  dalla  Pontificia  Univer- 
sità ,  ove  talvolta  in  esposizione  meridionale  ha  passato 
bene  l' inverno  all'  aria  aperta.  Presenta  inoltre  un  sag- 
gio di  detto  tabacco  preparato  senza  alcuna  industria  o 
acconciatura  di  fabbrica,  e  propone  ancora  l'uso  della 
sua  foglia  per  fumo  ,  a  somiglianza  di  altre  foglie  che 
vengono  pure  usale  da  alcuni  in  sostituzione  a  quelle  del- 
la Nicotiana  Tabacum. 

Passa  indi  ad  annunciare  la  scoperta  di  una  nuova 
specie  di  Gelso ,  della  quale  alcuni  esemplari  diseccati  fu- 
rono a  lui  spediti  dal  Mozambico  dal  nostro  concittadino 
sig.  Cavaliere  Carlo  Fornasini  colà  dimorante  da  più  an- 
ni. L'  Accademico  dopo  di  avere  accuratamente  descritta 
tale  pianta  che  principalmente  distinguesi  dai  Gelsi  fin  qui 
conosciuti  per  avere  le  foglie  molto  acuminate  ,  ed  i  ra- 
mi pieghevoli  molto  e  pendenti  verso  terra  ,  rimarca  an- 
cora la  particolarità  di    essere   la   prima  specie  di  Gelso 


74   RENO.  DELLA  SOC.  AGRARIA  DELLA  PROV.  DI  BOL. 

Affricano  che  si  conosca.  E  quanto  all'  uso  della  pianta  j 
benché  non  creda  di  potere  per  semplice  analogia  assicu- 
rare che  la  foglia  sia  utile  pei  Bachi  ,  e  si  tenga  certo 
della  buona  riescita  coltivandola  attesa  la  diversità  trop- 
po grande  del  clima ,  pure  Egli  si  propone  d' istituire 
qualche  tentativo  ,  ed  incita  altri  ancora  a  fare  lo  slesso 
esibendosi  di  metterli  a  parte  di  quella  piccola  quantità 
di  semenza  ,  che  ne  fu  a  lui  mandata  dal  detto  Fornasi- 
ni.  La  qual  semenza  Egli  presenta  al  Corpo  Accademico 
insieme  a  quella  di  una  Canapa  salvatica  ,  indigena  pa- 
rimenti del  Mozambico  ,  dalla  quale  gli  abitanti  di  quei 
paesi  non  ricavano  tiglio ,  ma  ne  usano  la  foglia  per  fu- 
mare ,  ed  Egli  desideroso  pure  di  propagare  eziandio  que- 
sta ,  propone  di  tentarne  la  semina  ,  ed  a  tale  effetto  ne 
offre  ai  Soci  alquanto  di  seme.  Colla  quale  proposta  chiu- 
de r  Accademico  il  suo  Ragionamento  e  l' adunanza  si 
scioglie. 

(continua) 


RisuUamenti  di  osservazioni  fatte  dal  QuETELEt 
sulle  variazioni  delV  elettricità  atmosferica 
dal  1844  al  1849  con  alcune  parole  in- 
torno al  saggio  di  Meteorologia  del  Palàgi. 

Il  Quctelet,  Segretario  Perpetuo  dell'Accademia  Reale  Bel- 
gica ,  in  una  delle  adunanze  del  1849  nel  presentare  i  risulta- 
menti  delle  sue  giornaliere  osservazioni  sopra  l'  elettricità  del- 
l' aria  dal  1844  fino  alla  fine  del  1848  potè  far  vedere  chiara- 
mente che  dal  cominciare  dell'  anno  1849  V  elettricità  atmosfe- 
rica si  era  mostrata  costantemente  minore  di  quella  degli  anni 
antecedenti,  paragonando,  come  ben   devesi  intendere,  i  vaio- 


OSSERVAZIONI   FATTE  DAL  QUETELET  76 

ti  Ottenuti  nelle  medesime  epoche  annuali.  Nel  volgere  1'  atten- 
to suo  sguardo  a  questa  anomalia  il  Quetelet  seco  medesimo  si 
determinò  di  andare  ben  cauto;  perciocché  allora  il  cholera  in- 
fieriva con  quanta  forza  poteva  ;  né  punto  desiderava  di  aggiun- 
gere qualsiasi  timore  a  que'  molti  che  fra  il  popolo  andavano 
sorgendo.  Ma  oggi  (  adun.  del  5  ottobre  1849)  calmatosi  il  fu- 
rore del  cholera ,  giudica  dì  dovere  comunicare  le  osservazioni 
stesse,  che  rendevano  manifesta  cotale  anomalia,  la  quale  d'al- 
tronde più  non  appare  dal  principio  d'  agosto.  Del  resto  il 
Quetelet  non  pretende  punto  di  porre  una  relazione  fra  la  co- 
stituzione atmosferica  ,  e  la  cholerica  epidemia. 

„  Io  ho  voluto,  ei  dice,  tanto  più  volonteroso  pubblicare 
i  miei  risultamenti  mensili ,  in  quanto  che  io  conosco  pochis- 
simi luoghi  in  Europa  ,  ove  si  osservi  1'  elettricità  atmosferica 
con  metodo  giornaliero  od  orario  ;  ne  so  dove  si  dieno  al  pub- 
blico per  le  stampe  i  medii  mensili  di  questo  elemento  in  quel- 
la guisa ,  che  si  tiene  per  gli  altri  elementi  meteorologici. 

„  V  istrumento  ,  di  cui  io  mi  sono  servito ,  è  T  elettro- 
metro del  Peltier;  ed  ho  esposto  altrove  tutte  le  precauzioni, 
che  e'  fa  d'  uopo  avere  affine  di  ottenere  risultamenti  fra  di  lo- 
ro paragonabili.  Queste  difficoltà  tornano  assai  grandi  per  non 
potersi  giovare  di  tutti  gli  osservatori ,  che  sarebbero  inclinati 
a  volgere  gli  occhi  ,  e  la  mente  all'elettricità  dell'aria  (1). 

„  Ecco,  continua  a  dire  il  Quetelet,  ecco  i  medii  mensili, 
che  si  sono  per  me  otleuuti  dal  mese  di  agosto  1844  al  set- 
tembre 1849,  avvertendo  che  prima  d'agosto  non  aveva  fatto 
uso  dell'  elettrometro  del  Peltier,  ma  del  solo  elettroscopio  del 
medesimo. 

„  Debbo  rammentare  ,  che  i  gradi  osservali  sopra  all'  i- 
slrumenlo  non  sono  immediatamente  paragonabili  fra  di  loro  ; 
ma  fa  d'uopo,  per  istabilire  i  debiti  confronti,  che  si  assu- 
mano gli  equivalenti  valori  dei  diversi  gradi  dell'elettrometro, 
misurati  per  mezzo  della  bilancia  di  Coulomb  ;  ed  è  per  questa 


(\)  Daremo  in  appresso  la  descrizione  dell'  istrumento  del 
Peltier  con  altre  considerazioni  sulla  elettricità  tratte  dagli  An- 
nali dell'  Osservatorio  Reale  di  Brusselles. 


76 


OSSERVAZIOI   FATTE   DAL  QUETELET 


ragione  che  io  ho  calcolato  un'  apposita  tabella.  Tutto  ciò  ren- 
desi  manifesto  nel  mio  lavoro  intorno  alla  elettricità  atmo- 
sferica. 


MESI 


MEDII  DEI  GRADI  OSSERVATI 


MEDII 


MEDII 


1844 

1845 

1846  1847  1848 

1844-1848 

1849 

Gennaio  .  . 

0 

50*^ 

50° 

63° 

50" 

53" 

39" 

Febbraio .  .  . 

55 

45 

45 

44 

47 

36 

Marzo  .  .  . 

44 

26 

47 

36 

38 

27 

Aprile  .  .  . 

27 

23 

30 

27 

27 

20 

Maggio   .  . 

26 

19 

21 

18 

21 

16 

Giugno    .  . 

18 

18 

18 

18 

18 

13 

Luglio  .  .  . 

21 

14 

18 

22 

19 

14 

Agosto  .  .  . 

.  28 

27 

22 

26 

24 

21 

21 

Settembre  . 

29 

29 

23 

17 

24 

24 

24 

Ottobre   .  , 

31 

42 

26 

30 

32 

38 

» 

Novembre  . 

33 

44 

41 

35 

36 

38 

3» 

Dicembre.  . 

.  46 

53 

57 

48 

43 

50 

» 

y.  Così  pel  mese  di  gennaio  dal  1845  al  1848  I'  elettrome- 
tro del  Peltier  ha  indicato  un  valore  medio  di  53";  nel  1849 
il  medio  non  è  stato  che  di  39".  La  medesima  disuguaglianza 
si  è  trovata  fino  al  mese  di  agosto:  in  appresso  tutto  sembra 
essere  ritornato  nell'  ordine  primitivo. 

5,  La  diminuzione  dell'  elettricità  nel  1849  non  ha  impedi- 
to che  il  periodo  annuale  seguiti  il  proprio  corso.  11  massimo 
annuale  ,  come  negli  anni  comuni,  si  è  ottenuto  nel  gennaio, 
ed  il  minimo  nel  giugno. 

„  I  massimi ,  ed  i  minimi  assoluti  di  ciascun  mese  sono 
egualmente  rappresentati  da  valori  inferiori  a  quelli ,  che  si 
ebbero  dai  medii  dei  cinque  anni ,  e  cioè  dal  1844  al  1848,  co- 
me ognuno  può  vedere  nella  sottoposta  tavola  ,,. 


OSSERVAZIONI  FATTE  DAL  QUETELET 


77 


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78  OSSERVAZIONI   FATTE   DAL   QUETELET 

Abbiamo  desiderato  riportare  quanto  contiene  Vlnstitut, 
Journal  Universcl  des  Sciences  ec.  intorno  alle  osservazioni  del 
Quetelet  sulla  elettricità  atmosferica  affine  di  cogliere  1'  occa- 
sione di  raccomandare  agli  osservatori,  ed  ai  direttori  dei  pub- 
blici stabilimenti  di  fìsica  sperimentale  le  osservazioni  sulla  atmo- 
sferica elettricità.  Perciocché,  come  ben  dice  il  Quetelet,  nes- 
suno, 0  pochissimi  hanno  preso  cura  di  tali  osservazioni,  forse 
dubitando  che  fossero  desse  poco  giovevoli  alla  pubblica  salute, 
0  potessero  porgere  poco  sollievo  a'  miseri  infermi.  Noi  senza 
dubbio  non  vogliamo  spingere  1'  ardimento  fino  ad  assicurare  , 
che  debba  esistere  una  stretta  connessione  fra  i  fenomeni  spe- 
cialmente elettrici  e  le  malattie ,  siccome  avvertiva  il  celebre 
Quetelet ,  uno  dei  primi  contemplatori  dei  fenomeni  atmosferi- 
ci ;  ma  crediamo  di  essere  ben  certi ,  che  il  moltiplicare  ovun- 
que le  osservazioni  meteorologiche,  e  specialmente  le  elettriche 
ci  condurrà  un  qualche  giorno  a  determinare  ,  in  quale  manie- 
ra concorrano  i  fenomeni  meteorologici  ad  alterare  la  costitu- 
zione fìsica  dell'  uomo  oltre  alla  loro  influenza  sulla  vegeta- 
zione. 

E  qui  non  possiamo  che  rammentare  con  piacere  quanto 
sia  sollecito  delie  osservazioni  meteorologiche  il  Dottore  in  ma- 
tematica ed  in  medicina  Alessandro  Palagi,  il  quale  diede  alla 
luce  nel  1850  il  primo  suo  decennio  di  meteorologiche  osserva- 
zioni ,  ben  dimostrando  come  esso  sia  persuaso  al  pari  del  Que- 
telet che  utili  debbano  tornare  le  osservazioni  sull'  elettricità 
atmosferica  ,  forse  seguitando  1'  opinione  del  celebre  Professore 
Piani,  Segretario  Perpetuo  dell'  Accademia  delle  Scienze  dell'  I- 
slituto  di  Bologna  ,  il  quale  nel  rendiconto  accademico  dell'  a- 
dunanza  del  26  novembre  1849  scriveva  che  „  a  proraovere  la 
scienza  della  natura  valsero  assai  meglio  le  osservazioni  di  un 
Malpighi,  e  le  esperienze  di  un  Galvani,  che  i  vortici  di  Carte- 
sio ,  e  le  monadi  di  Leibnizio  ,,.  E  noi  speriamo  che  il  Palagi 
riuscirà  ad  istituire  con  metodo  orario  nella  Specola  di  Bolo- 
gna osservazioni  sull'  elettricità  dell'  aria  ,  siccome  ci  sta  so- 
venti volle  pensando,  se  di  ciò  ben  siamo  fatti  consapevoli. 

E  ben  ci  pare,  che  alle  lodi  date  dal  Dottor  Predieri  al 
Palagi  (  Nuovi  Annali  delle  Scienze  Naturali.  Serie  III.  T.  II. 
pag.  308)  e  dal  Dottor  F.  S.  Pistocchi  (Bullettino  delle  Scienze 


OSSERVAZIONI   FATTE    DAL  QUETELET  79 

Mediche.  Novembre  1859)  si  possa  aggiungere  quella  di  avere 
il  Palagi  rivolto  la  mente  alle  cagioni  degli  effetti  atmosferici  ^ 
forte  dubitando  non  potersi  ammettere  per  le  vere  quelle  che 
la  scienza  a  giorni  nostri  ci  off're;  ma  sembra  clic  ei  desideri 
aspettare 

„  Come  uom  che  solo  luogo  e  tempo  aspetta  „ 

che  le  osservazioni  con  migliori  metodi  instituite  gli  sieno  di 
guida  alla  spiegazione  de'  medesimi  fenomeni.  In  tale  maniera 
si  solleverà  dal  numero  dei  semplici  osservatori,  e  dà  tutta  la 
speranza  di  riuscire  esatto  contemplatore  e  sottile  investigato- 
re della  natura.  Per  altro  pare  ad  alcuni,  che,  troppo  traspor- 
tato ,  e  quasi  rapito  dall'  idea  delle  influenze  tanto  estese  del- 
l' elettricità  atmosferica  ,  abbia  credulo  il  Palagi  potersi  fare 
alla  teorica  del  flusso  e  del  riflusso  dei  mari,  appoggiata, 
come  tutti  sanno  ,  sulla  attrazione  della  Luna  ,  tale  una  modi- 
ficazione da  temere  grandemente  che  questa  debba  piuttosto  di- 
pendere principalmente  dall'  elettricità  atmosferica.  Senza  ri- 
portare il  nostro  pensiero,  diremo  soltanto  di  avere  trovato 
negli  ultimi  rendiconti  delle  adunanze ,  e  dei  lavori  dell'  Acca- 
demia napolitana  delle  Sciente  della  Società  Reale  Borbonica 
(Tomo  Vili.  pag.  353  e  T.  IX.  pag.  49)  una  lunga  serie  di 
osservazioni ,  ed  una  lunga  dissertazione  di  V.  StrelHeur  intor- 
no alla  insufficienza  della  attrazione  Lunare  nella  formazione 
del  flusso  e  del  riflusso  del  mare. 

Riporteremo  ancora  a  favore  dell'  ipotesi  del  Palagi  il  se- 
guente paragrafo  delle  lezioni  di  fisica  del  celebre  Matteucci 
(quarta  ed  ultima  edizione.  Pisa  1  Novembre  1850). 

,,  Una  parola  infine  sulle  variazioni  della  pressione  atmo- 
sferica ,  e  sui  venti.  Descrivendovi  il  barometro,  ed  esponendo- 
vi la  teoria  di  quest'  istrumento  vi  parlai  delle  variazioni  pe- 
riodiche,  e  diurne  della  colonna  barometrica.  Vi  sono  nel  gior- 
no due  massimi,  e  due  minimi  nell'altezza  del  barometro;  le 
ore  di  questi  periodi  sono  invariabili  all'equatore.  L'altezza 
media  nel  giorno  è  sensibilmente  quella  delle  12  ore  e  mezzo 
nei  nostri  climi;  ai  tropici  quest'ora  è  alquanto  più  tardi. 
Air  equatore  le  variazioni  del  barometro  sono  le  più  piccole 
possibili ,  ed    ai    poli    le  massime.   Pare  che   le   variazioni  pe- 


80  OSSERVAZIONI  FATTE   DAL  QUETELET 

riodiche  della  pressione  atmosferica  indichino  una  corrispondente 
variazione  nelV  altezza  del  mare.  Secondo  Aimè  all'  abbassarsi 
del  barometro  salirebbe  il  livello  del  mare  „. 

Che  poi  r  elettricità  atmosferica  possa  esserne  la  causa 
principale  ,  noi  pure  aspetteremo  col  Palagi  ad  ammettere  quan- 
do i  fatti  ce  lo  abbiano  manifestato.  Ed  intanto  si  deve  grande 
lode  al  Palagi  il  quale  avrà  potuto  raccogliere  fatti ,  e  ragioni 
dei  medesimi  per  opporsi  ad  una  teoria  fondata  dalla  celebrità 
di  tanti  uomini  immortali ,  somigliante  al  filosofo  pisano,  il 
quale  mai  non  vide  V  orrore  della  natura  al  vacuo ,  e  forse 
seco  medesimo  dicendo  al  pari  dello  Strefileur  ,  che  „  prima  di 
calcolare  fa  d'  uopo  essere  sicuro  degli  elementi  da  sottoporre 
ài  calcolo  „.  Pensiamo  frattanto  che  in  altro  lavoro  il  Palagi 
ci  vorrà  più  dilTusamente  spiegare  i  propri  pensamenti  ;,  allor- 
ché avrà  abbastanza  raccolto  e  fatti  ed  acconce  osservazioni  ; 
né  vorrà  certo  essere  restio  a  modificameli ,  quando  i  falli  vi 
si  opponessero  ,  seguendo  da  saggio  il  vero  filosofo  ,  il  quale  , 
per  dirlo  colle  parole  del  Piani,  sa  ripudiare,  e  combattere 
l'opinione,  che  abbia  altra  volta  abbracciata ,  e  difesa.  (Reud. 
Accad.  13  dicembre  1849  della  Memoria  del  celebre  Professo- 
re Calori).  A  Dio  piaccia  che  le  cure  del  Palagi,  e  di  quan- 
ti pongono  1'  animo  al  progresso  degli  studi  meteorologici  toc- 
chino la  meta  che  si  propongono  ,  e  cioè  il  perfezionamento  di 
queste  fisiche  discipline  ,  di  maniera  che  per  esse  ne  migliori 
r  agricoltura ,  ne  profìtti  il  commercio ,  e  la  igiene  specialmen- 
te ne  tragga  norme  razionali ,  giovevoli  alla  pubblica  e  priva- 
ta salute. 

A.  S. 


8f 

Description  of  teeth  and  —  Descrizione  di  denti 
e  di  porzioni  dì  mascelle  di  due  quadrupe- 
di anlracolerioidi  estinti  (  Hyopotamus  ve- 
ctianus  e  H.  bovinus) ,  scoperti  dalla  Mar- 
chesa d'Haslings  nei  depositi  eocenici  della 
costa  nord-ovest  delV  isola  di  Wighl  ;  con  un 
saggio  di  sviluppo  dell'  idea  di  Cuvier  di 
classificare  i  Pachidermi  dietro  il  numero 
delle  dita.  —  Del  Prof.  R.  Owen  (  Giorna- 
le ebdomadario  della  Soc.  Geol.  di  Londra^ 
processo  verbale,  3  novembre  1847> 

e  Estratto  del  sìg.  Ad.  Focìllon.  —  Revue  Zoologique 
1850  pag.  185.  ; 

Come  indica  il  titolo ,  questo  lavoro  si  divìde  iu  due 
parli.  La  1.^  puramente  descrittiva  ,  è  una  lunga  e  dotta  dis- 
sertazione sui  Pachidermi,  i  cui  frammenti  formano  il  soggetto 
della  Memoria,  e  sui  loro  rapporti  cogli  Antracoleri.  Questi 
Pachidermi  si  avvicinano  a  queir  Aniracoterio  di  Puy-in-Velayj, 
di  cui  Cuvier  aveva  veduto  e  descritto  dei  denti,  e  che,  secon- 
do Meyer,  Blainville  chiama  Antracoterio  del  Velay.  A.  velati- 
num  di  Blainville.  Già  Cuvier  avea  detto,  dietro  ciò  che  ne  sa- 
peva ,  che  questa  specie  presentava  dei  molari  superiori  più  lar- 
ghi che  lunghi  ,  e  si  accostava  a  quelli  degli  Anoploteri.  Ulte- 
riori scoperte  avevano  fatto  conoscere  le  proporzioni  più  pic- 
cole dei  canini,  la  loro  differente  posizione  relativamente  al 
primo  falso  molare  ,  e  le  modificazioni  dei  molari  inferiori  in 
confronto  di  quei  della  mascella  superiore.  Fin  d'  allora  questo 
Antracoterio  differiva  assai  dall'  Antracoterio  tipicOj  A.  magnum^ 
N,  Ann.  5c.  Natuk.  Sebie  111.  Tomo  3,  6 


82  DESCRIZIONE   DI    DENTI 

per  formare  se  non  un  nuovo  genere ,  almeno  una  sezione  di- 
stinta nel  genere  ÀnthracoUrinm.  Gli  avanzi  scoperti  da  Lady 
Hastings ,  dice  R.  Owen ,  appartengono  a  questa  sezione  pei  ca- 
ratteri dei  denti  molari  ;  ma  nel  tempo  stesso  la  separazione  in 
un  genere  distinto  degli  Antracoteri  propri  è  più  chiaramente 
stabilita  dalla  maggiore  complicazione  dei  falsi  molari.  Ei  pro- 
pone ,  per  questo  nuovo  genere,  il  nome  d'  Hyopotamus ;  a  cau- 
sa della  provenienza,  una  specie  ,  della  statura  del  Tapiro  ,  sa- 
rebbe V  H.  vectianus  ;  l'altra  più  grande,  i  cui  denti  annun- 
ciano una  statura  paragonabile  a  quella  del  bue  ,  sarebbe  1'  H. 
bovinus.  Due  belle  tavole  rappresentano  ì  caratteri  generici 
tratti  necessariamente  dai  denti  che  1'  autore  descrive  d'  altron- 
de con  tulli  i  dettagli  che  la  scienza  può  desiderare  ,  confron- 
tandoli con  quelli  di  tutti  gli  altri  Mammiferi  co'  quali  essi 
hanno  qualche  analogia:  i  Cheropotami ,  Antracoteri,  Dicodon- 
ti,  Hyracoteri,  pei  veri  e  falsi  molari,  e  i  Porci  pegli  incisivi. 
Senz"  entrare  in  quei  dettagli  che  un'  analisi  non  può  che  in- 
dicare ,  non  tralascieremo  di  dire  che  la  formola    data  dal  sig. 

qo||  A      A  ^^ 

Owea   è  in  — ;c.  — ;  f.  m.  — ;  v.  m.  —  =  44.    I  caratteri 

3    3        11  4    4  3    3 

della  dentizione  indicano  pure  al  dotto  professore  che  gli  Ilio- 
potami  dovevano  avere  le  dita  in  numero  pari ,  come  i  Porci  e 
gli  Ippopotami.  Questa  prima  parte  viene  terminata  con  una 
discussione  delle  idee  del  sig.  Blainville  sulla  classificazione  ge- 
nerica di  Pachidermi  fossili ,  e  fra  gli  altri  del  Chaeropotamus 
di  Cuvier.  Dando  poscia  un'  occhiata  generale  su  alcuni  punti 
di  questa  lunga  serie  di  Pachidermi ,  mostrante  il  legame  che 
si  osserva  fra  i  caratteri  tratti  dal  numero  delle  dita  e  l' in- 
sieme degli  altri  caratteri,  il  sig.  Owen  perviene  a  quest'idee 
di  Cuvier,  di  classificare  quest'ordine  della  serie  degli  Ungu- 
lati secondo  il  numero  pari  o  dispari  delle  dita.  Dopo  un  dotto 
esame  dei  caratteri  coli'  aiuto  dei  quali  si  può  suddividere  me- 
todicamente gli  Ungulati ,  e  delle  diverse  idee  che  i  zoologi 
hanno  professato  su  questo  rapporto  ,  il  zoologo  inglese  svilup- 
pa una  nuova  classificazione  degli  Ungulati ,  già  indicata  nella 
sua  Odoniografia  ,  pag.  523 ,  ma  con  altri  nomi.  Noi  daremo 
soltanto  i  caratteri  de'  suoi  gruppi  e  la  loro  circoscrizione.  La 
sezione  dei  Mammiferi  Ungulati  dividrebbesi  in  3  gruppi: 


DEL   PROF.    R.    OWEN  83 

i.^  Artiodactili.  —  Quadrupedi  ungulati  colle  dita  in  nu- 
mero pari ,  due  o  quattro  ;  e  che  hanno  uno  stomaco  suddivi- 
so 0  complicato ,  e  un  cieco  semplice  moderatamente  sviluppa- 
to. Esempio  Bue,  Porco,  Pecari,  Ippopotamo. 

2°  Perissodactili.  —  Quadrupedi  ungulati  con  dita  in  a- 
zionp.  nella  marcia  in  numero  dispari,  uno  o  tre;  e  che  hanno 
uno  stomaco  semplice  ,  e  un  cieco  enorme  o  complicato.  Esem- 
pio: Cavallo,  Tapiro,  Rinoceronte,  Daman. 

3.0  Prohoscidei.  —  Rassomigliano  ai  precedenti  per  le  loro 
dita  in  numero  dispari ,  cinque;  per  il  loro  stomaco  comparati- 
vamente semplice  e  il  loro  enorme  cieco  ;  ma  congiungono  a 
una  lunga  proboscide^  tante  altre  particolarità  di  struttura  che 
meritano  dì  formare  un  gruppo  distinto  negli  Ungulati. 

•  La  1.*  di  queste  divisioni  si  divide  in  due  gruppi  subordi- 
nati,  gli  Artiodaciili  ruminanti,  e  gli  Artiodactili  non  rumi- 
nanti. 

I  generi  viventi  o  fossili  sono  cosi  distribuiti  in  queste  di- 
verse suddivisioni: 

Artiodactili  Ruminanti.  —  Ànoplotherium ,  Chalicotherium  , 
Dichobune  ,  Cainotherium ,  Xiphodon,  Moschus ,  Antilope ,  Ovis  , 
Bos  ,  Cervus,  Camelopardalis,  Camelus  ,  Merycotherium  ,  Mery- 
copolamus. 

Artiodactili  non  Ruminanti.  —  Hyppopotamus ,  Dichodon , 
Uyracotherium ,  Hyopotamus  ,  Anthracotherium  ,  Hippophius  , 
Cliaeropotamus ,  Adapis  (?) ,  Dicotyles ,  Phacochaerus  ,  Sus. 

La  2.**  divisione  quella  dei  Perissodactili ,  comprende  i  ge- 
neri :  Palaeotherium ,  Paloplotherium ,  Lophiodon,  Corìjphodon  , 
Tapirus  ,  Macrauchenia  ,  Nesodon  ,  Hippotherium,,  Equus ,  Eia- 
smotherium  ,  Ilyrax ,  Rhinoceros  ,  Aurotìierium. 

In  fine  la  3.*  quella  dei  Proboscidei ,  i  generi.  Elephas , 
Mastodon. 

Noi  crediamo  dì  non  dover  por  fine  a  quest'  analisi  senza 
rammentare  un'  altra  classificazione  proposta  in  Francia  dal 
sig.  Pomel  ,  e  della  quale  è  stata  pubblicata  un'  analisi  nella 
Rivista  Zoologica  del  1848  pag.  181.  Questa  classificazione  of- 
fre,  con  quella  dell'  Owen  ,  numerosi  punti  di  rassomiglianza, 
e  una  comunanza  di  principio  e  di  denominazioni  che  rendono 
iudispensabile  questo  confronto. 


84  DESCRIZIONE   DI  DENTI 

La  Memoria  del  Sig.  Porael  è  stata  letta  all'Accademia  delle 
Scienze  di  Parigi  il  19  Giugno  1848,  cioè  7  mesi  dopo  la  com- 
parsa del  lavoro  di  Owen ,  che  fu  comunicato  alla  Società  Geo- 
logica di  Londra  il  3  Novembre  1847.  Noi  nulla  pretendiamo 
concliiudere  quanto  all'origine  della  Memoria  di  Pommel ,  è  una 
semplice  contestazione  di  date.  Osservando  quest'ultimo  lavoro ;, 
si  resta  meravigliati  di  trovarvi  i  tre  nomi  della  classificazione 
del  zoologo  inglese,  e  sarebbesi  naturalmente  tentali  di  riguar- 
dare i  gruppi  che  essi  designano  come  sinonimi  di  quelli  che 
noi  abbiamo  or  ora  analizzati;  ciò  sarebbe  un'errore.  L'ordine 
degli  Ungulati  del  Sig.  Pommel  dividesi  in  quattro  famiglie  : 
Proboscidei ,  Perissodaclili ,  Artiodactili,  Collodadili.  La  prima 
di  queste  famiglie  corrisponde  esattamente  a  quella  che  Owen 
designa  sotto  il  nome  medesimo,  salvo  che  l'autore  inglese  non 
vi  ha  inscritto  il  genere  Dinotherium.  La  seconda  nel  suo  in- 
sieme, offre  la  stessa  identità  ,  ma  con  alcune  differenze  nei 
dettagli.  I  generi  vi  sono  aggruppati  circa  lo  stesso  modo  ;  però 
i  generi  Palaeotherium,  Palaplotherium,  posti  da  Owen  alla  fine 
del  gruppo  dopo  i  Tapirus,  Lophiodon,  ecc. ,  sono  avvicinati  da 
Pommel  ai  generi  Equus  e  Hippotherium  ;  il  genere  IJyracotlie- 
rium,  posto  in  questo  gruppo  da  quest'ultimo,  è  collocato  da 
Owen  negli  Artiodactili  non  ruminanti.  Alcuni  nomi,  infine,  di 
generi  sono  in  questo  gruppo  inscritti  dall'  uno  soltanto  dei  due 
autori;  sono  per  Pommel,  Plagiolophus ;  Anchitherium ,  Tapiro- 
therium;  per  Owen,  Nesodon.  Quanto  alla  terza  famiglia,  essa 
dà  luogo  ad  una  enorme  divergenza  fra  i  due  autori;  divergenza 
che  sgraziatamente  dissimula  la  comunanza  del  nome.  Mentre 
che  gli  Artiodactili  di  Owen  abbracciano  tulli  gli  Ungulati  pa- 
ridigitati,  ruminanti  o  no,  Pomel,  conservando  questo  nome, 
non  vi  comprende  più  che  i  Pachidermi  paridigitati  circa  come 
Cuvier  l'aveva  stabilito,  e  forma  dei  ruminanti,  scilo  il  nome 
di  Collodactili  una  quarlA  famiglia  indipendente,  che  entra  come 
suddivisione  negli  Artiodactili  di  Owen.  Questa  confusione  di 
termini  dà  a  questa  comparazione  una  reale  importanza.  La  di- 
stribuzione dei  generi  offre  d'altronde  più  d'un  punto  da  di- 
lucidare. Pomel,  nei  suoi  Artiodactili  (Pachidermi  a  dita  pari), 
che  imperfettamente  corrispondono  agli  Artiodactili  non  rumi- 
nauti,  avvicina  ai  Sus  il  genere  Ilippopolamus ,  e  il  genere  vi- 


DEL  PROF.  R.   OWEN  85 

cino  Hexaprotodon  che  Owen  non  cita.  Egli  separa  dal  genere 
Sus  il  genere  Babirussa;  ei  pone  a  lato  di  questi  generi  il  Pa- 
leochacrus  che  l'autore  inglese  pure  non  indica.  I  generi  Anw- 
dus ,  Brachygnatus  (  Antrhrac.  Gergovianum) ,  e  Chaeromeryx 
(  Anthrac.  Lilistrense),  non  si  trovano  che  in  Pomel,  come 
Owen  solo  cita  gli  Hippophyus  e  Hyopotamus.  Ma  le  diflerenze 
capitali  stanno  sui  sei  generi  Merycopotamus ,  Xiphodon,  Ani- 
sodon ,  0  Chalicotherium ,  Anoplotherium ,  Dichobune ,  Cainothe- 
rium,  che  Ponici  pone  fra  i  suoi  Artiodactili ,  mentre  che  Owen 
li  mette  fra  i  suoi  Artiodactili  ruminanti,  o  i  Collodactili  del 
paleontologo  francese. 

La  circoscrizione  dei  gruppi  dì  queste  due  classificazioni, 
non  presenta  sola  delle  differenze;  la  loro  caratteristica  è  lun- 
gi ancora  dall'essere  identica,  e  Pomel  non  servasi  che  dei  ca- 
ratteri tratti  dallo  scheletro  e  dai  denti,  senza  dubbio  sotto  il 
punto  di  vista  dei  fossili  ;  mentre  che  Owen  vi  aggiunge  le  con- 
siderazioni che  noi  abbiamo  indicate  sul  relativo  sviluppo  dell'ap- 
parecchio stomacale  e  del  cieco. 


Nota  sulle  regioni   dell'  oro  in  California  ; 
estratta  da  una  lettera  di  M.  C.  S.  Lyman. 

{L'Institut  N.  837,  1850) 

Pueblo  di  San  José,  27  Marzo  1849. 


„ Dalla  base  occidentale  fino  alla  sommità  della 

catena  della  Sierra  Nevada ,  vi  è  una  distanza  che  generalmente 
si  valuta  di  più  di  100  miglia  (160  chilometri).  Il  versante  oc- 
cidentale è  interrotto  in  mille  luoghi  e  in  forma  di  precipizio, 
e  nei  profondi  burroni  che  Io  solcano  veggonsi  scorrere  nume- 
rosi ruscelli  che  sono  altrettanti  tributarli  del  Sacramento  e  della 
riviera  di  San  Gioacchino.  La  regione  dell'oro  forma  una  zona 
longitudinale  di  10  a  40  miglia  di  larghezza  (  16  a  64  chilome- 
tri) a  metà  del  fianco,  o  un  po'  più  basso,  fra  la  sommità  e 


86         NOTA  SCILE  REGIONI  DELL' ORO 

la  base  della  catena,  e  prolungandosi  in  lunghezza  fino  a  una 
distanza  di  parecchie  centinaja  di  miglia,  su  4  o  500  delle  quali 
sono  stati  intrapresi  considerevoli  lavori.  Le  miniere  d'oro,  vi- 
cino a  San  Fernando,  in  un  confluente  o  ramo  della  stessa  catena 
che  si  conosce  e  si  scava  con  qualche  estensione  da  molli  anni, 
fanno  ,  senza  dubbio  alcuno  parte  del  medesimo  gran  deposito. 

Accostandosi  alla  regione  dell'oro  per  la  valle  del  Sacra- 
mento 0  di  San  Gioacchino  ,  dopo  aver  lasciata  la  pianura  ,  l'at- 
tenzione si  ferma  su  immensi  ammassi  di  sassi  di  quarzo,  lieve- 
mente  arrotondati  e  della  grossezza  d'una  noce,  sparsi  sulle  ele- 
vazioni di  dolce  pendio,  che  formano  la  base  occidentale  delle 
montagne  nevose.  Quivi  non  non  v'è  che  pochissimo  suolo,  e 
la  terra  vi  è  d'  un  colore  rosso  giallastro  e  quasi  sprovvista  di 
vegetazione.  Più  vicino  ai  depositi  d'oro  i  sassi  di  quarzo  pren- 
dono delle  dimensioni  più  forti  e  assai  di  frequente  si  osserva- 
no dei  massi  erratici  d'una  considerabile  dimensione.  Il  quarzo 
è  così  uniformemente  associato  all'  oro ,  che  l' esploratore  il  me- 
no istrutto  non  penserà  mai  a  ricercare  questo  metallo  là  ove 
il  quarzo  non  si  mostra  in  abbondanza.  Valicando  ivi  le  monta- 
gne, è  facile  il  dire  quando  si  lascia  la  regione  dell'oro  per 
la  subitanea  disparizione  del  quarzo.  Nel  mese  d'agosto  1848 
accompagnato  dal  Sig.  Douglass  e  altri  naturalisti,  siamo  par- 
titi dai  dry-diggins  o  scavi  a  secco,  vicino  al  Rio  de  los  Ameri- 
canos,  per  elevarci  di  alcune  miglia  al  di  sopra  delle  nevi;,  go- 
dendo in  sommo  grado  della  scena  sublime  e  imponente  che  ci 
presentavano  quei  massi  superbi,  e  quelle  montagne  scoscese,  se- 
parate le  une  dalle  altre  da  burroni  d'una  spaventevole  profondità, 
e  coronata  da  foreste  primitive  composte  di  abeti  e  di  pini,  veri 
colossi  vegetali.  La  colonna  vertebrale  di  questa  catena  di  mon- 
tagne è  di  granito,  le  cui  diverse  varietà  hanno  costituito,  quasi 
da  sé  sole,  le  roccie  apparenti  nelle  ultime  miglia  del  no- 
stro viaggio  d'escursione.  Discendendo  abbiamo  successivamente 
passato  davanti  a  diverse  forme  di  gneiss  e  altre  rocce  primi- 
tive e  di  transizione,  fino  a  che  siamo  arrivati  alle  formazioni 
schistose  che  dominano  in  questa  porzione  del  distretto  aurifero 
In  quest'occasione  siamo  penetrati  fino  a  40-45  miglia  al  di  là  dei 
dry-diggins^  ed  è  a  gran  fatica  se  12  o  15  miglia  dopo  aver  la 
sciato  il  quarzo  salendo  non  si  scuopre  la  minima  particella  d'oro. 


IN    CALIFORNIA  87 

Come  r  ho  detto ,  lo  schisto  è  la  roccia  dominante  nella  re- 
gione dell'oro,  vicino  al  Rio  de  los  Americanos.  Sonvi  molte 
varietà  di  questa  roccia  ;  se  ne  trovano  allo  slato  semi-compatto 
e  friabile,  altre  compatte,  dure  e  massiccie,  rassomiglianti  al 
gres  verde.  Le  lamine  dei  letti  dello  schisto  sono  pressoché  per- 
pendicolari ,  e  la  loro  direzione  circa  N.  N.  0.  e  S.  S.  E.  o  quasi 
nello  stesso  senso  di  quello  della  catena.  Questi  letti  di  schisti 
sovente  racchiudono  delle  dighe  o  banchi  di  quarzo  di  diversi 
piedi  di  spessore.  Dai  dry-diggins  più  sopra  mentovati,  si  passa 
ad  angolo  retto  sul  taglio  posto  verticalmente  dagli  strati  con- 
tinui dello  schisto  su  d'una  lunghezza  di  4-5  miglia;  e,  nella 
direzione,  veggonsi  sovente  prolungare  degli  strati  di  questa 
roccia  al  di  là  di  parecchie  miglia  ;  ma  non  ho  avuto  occasione 
d'assicurarmi  se  facevano  parte  dello  stesso  gran  deposito. 

In  alcune  delle  più  ricche  esplorazioni  che  siano  state  an- 
cora fatte ,  la  formazione  schistosa  giace  immediatamente  sotto 
gli  strati  del  diluvium  che  contiene  l'oro  e  trovasi  ancora  molto 
oro  nelle  crepature  dello  schisto ,  il  taglio  aspro  e  ineguale  de- 
gli strati  rialzati  formanti  innumerevoli  ricettacoli  o  tasche  co- 
me cosi  son  chiamate,  in  cui  il  metallo  si  è  depositato  in  origine 
in  seguito  del  suo  proprio  peso  e  dell'azione  delle  acque. 

È  quest'associazione  fortuita  dell'oro  colie  roccie  schistose 
che  ha  dato  luogo  all'asserzione,  pronunziata  ancora  da  persone 
generalmente  bene  informate,  ohe  l'oro  esiste  in  corpo  alla  roc- 
cia slessa,  che  ne  forma  una  parte  integrante  nel  modo  stesso 
che  le  piriti  di  ferro  entrano  nella  composizione  delle  roccie  in 
cui  si  trovano. 

Ma  in  nessun  luogo  io  ho  veduto  l'oro  nello  schisto  ec- 
cetto in  circostanze  in  cui  potevasi  spiegare  la  sua  presen- 
za per  la  sua  introduzione  dal  difuori,  un  esame  più  atten- 
to permettendo  di  scuoprire  una  fessura  o  un'apertura  per  la 
quale  è  potuto  entrare.  Le  più  ricche  di  queste  tasche  sono 
sul  fondo  dei  burroni  profondi  che  sembrano  essere  slati  scavati 
nel  corpo  dello  schisto  e  generalmente  in  situazioni  in  cui  que- 
sto fondo,  dopo  esser  disceso  sotto  un'inclinazione  considerabile 
per  qualche  tempo,  si  fa  più  vicino  all'orizzontale.  Immediatamen- 
te dopo  una  caduta  a  precipizio  o  una  rapida  discesa,  e  in  fondo 
a  un  burrone  asciutto  trovasi  sovente  dell'oro  in  grande  abbon- 


ss  NOTA  SULLE  REGIONI   DELL*  ORO 

danza  nelle  cavità.  II  Sig.  Donglass  ha  estratto  in  una  tìi  que- 
ste località  una  libbra  d'oro  in  alcune  ore,  quantunque  il  luogo 
sia  stato  rovistato  in  precedenza  a  quel  che  supponcsi  e  ab- 
bandonato. 

Ho  osservato  nelle  notizie  che  sono  state  pubblicate  un  gran 
numero  d'asserzioni  erronee  relativamente  alla  posizione  geolo- 
gica dell'oro.  Alcuni  autori  hanno  detto  che  non  v' è  formazione 
particolare  in  cui  l'oro  si  ritrova,  ma  che  nelle  diverse  località 
rinviensi  in  differenti  specie  di  terre  o  di  roccie.  Ora  quest'as- 
serzione non  basa  su  d'alcun  fondamento.  Per  quanto  m' è  stato 
permesso  fino  ad  ora  d'esaminare  la  questione,  e  dietro  tutto 
ciò  che  ho  potuto  apprendere  da  testimoni  oculari  competenti, 
non  v'è  che  una  solo  formazione  geologica  alla  quale  l'oro  si 
trovi  assoccialo  nella  Sierre-Nevada  ,  e  nella  quale  costantemente 
si  trovi.  Questa  formazione  è  il  diluvium  composto  d'  un  miscu- 
glio eterogeneo  d'  argilla,  di  sabbia  ,  di  ghiaia  e  di  sassi  roto- 
lati, che  varia  in  ispessezza  da  alcuni  pollici  fino  a  parecchi 
piedi.  Quivi  come  altrove,  questo  strato  non  è  né  orizzontale 
né  d'un' inclinazione  uniforme,  ma  conformata  secondo  le  incli- 
nazioni variabili  della  superficie  del  terreno,  coprendo  i  declivi 
ed  anche  la  sommità  delle  colirne  come  pure  il  fondo  dei  bur- 
roni e  delle  valli.  Fuori  di  questa  formazione,  non  ho  trovato 
dell'oro  in  niun  luogo ,  eccetto  nei  punti  in  cui  un  ruscello  s'è 
scavato  un  Ietto  e  l'  ha  rimescolato  (remanié)  per  costituirne 
una  porzione  di  qualche  formazione  alluviale  comparativamente 
di  data  più  recente.  Le  dune  (  borrages)  di  sabbiadi  alcuni  tor- 
renti di  montagna  e  gì'  insabbiamenti  di  ghiaia  formati  nelle  gi- 
ravolte dei  corsi  d'acqua  sono  sovente  ricchissime  in  metallo. 
Una  duna  nel  rio  de  los  Americanos  (  che  forma  un  isola  a  acqua 
bassa),  a  circa  23  miglia  al  disopra  della  Nuova  Elvezia  (oggi 
detta  Sacramento),  e  in  cui  sono  stati  fatti  i  primi  scavi,  porta 
questo  carattere. 

Ma  ovunque  ove  il  diluvium  è  restato  in  posto  dal  periodo 
in  cui  s'è  depositato,  sono  convinto  che  non  si  è  scoperto  oro 
alluviale  o  corsi  d'acqua  auriferi  e  che  non  se  ne  scuopriranno 
eccetto  nei  rapporti  con  questo  terreno. 

L'oro  fa  egualmente  parte  integrante  di  questa  formazione 
come  i  sassi  di  quarzo,  di  gres  verde ,  di  hornblenda  e  altri  coi 


IN    CALIFORNIA  89 

quali  è  associalo,  e  chiunque  spiegherà  l' origine  dell' altro ,  per- 
chè certo  è  una  stessa  azione  che  li  ha  sparsi  gli  uni  e  gli  al- 
tri alla  superficie  del  distretto.  D'altronde,  in  quanto  alla  teo- 
ria più  moderna  dei  geologi  per  ispiegare  la  dispersione  dello 
stendimento  del  diluvium,  io  sono  per  ora  troppo  privo  di  trat- 
tati scientifici  per  conoscerla. 

Il  quarzo  è  la  sola  sostanza  alla  quale  ho  veduto  l'oro  in- 
timamente unito  e  queste  masse  composte  sembrano  chiaramente 
dimostrare  che  la  matrice  originaria  o  ganga  del  metallo  è  stata 
una  diga  o  Ietto  di  quarzo.  Noi  possiamo  semplicemente  sup- 
porre che  allorché  il  quarzo  cogli  strati  di  roccia  che  l'accom- 
pagnavano è  stato  infranto  dagli  agenti  naturali  in  alcuna  delle 
epoche  geologiche,  le  vene  d'oro  che  vi  si  trovano  racchiuse  o 
disperse  sono  state  nel  tempo  stesso  ridotte  in  frammenti ,  e  che 
questi  frammenti  bruti  e  angolosi  rotti  posteriormente,  poscia 
attenuati  e  arrotondati  da  reciproci  fregamentì,  hanno  infine 
dato  r  aspetto  e  la  forma  sotto  la  quale  attualmente  trovasi 
l'oro,  rendendo  pure  ragione  delia  sua  presenza  come  porzione 
costituente  dei  materiali  del  terreno  diluviano. 

Ma  la  questione  di  sapere  se  questi  materiali,  coi  loro  te- 
sori auriferi,  occupano  precisamente  la  posizione  geografica  del- 
le loro  madri  roccie,  o  se  sono  stati  trasportati  nell'intervento 
delle  acque  o  dei  ghiacci  o  da  questi  due  agenti,  da  qualche 
località  vicina  o  forse  mollo  lontana,  è  una  cosa  che  delle  ri- 
cerche future  sulla  geologia  o  la  geografia  fisica  della  regione, 
schiariranno  meglio  di  quello  che  io  non  potrei  farlo  coi  dati 
imperfetti  che  sono  ora  in  mio  potere. 

Tuttavia  non  posso  impedirmi  di  pensare  che,  conforme- 
mente alla  teoria  ghiacciaie-acquosa,  allorché  il  continente  è 
parzialmente  sommerso,  i  materiali  del  diluvium,  compresovi 
l'oro,  hanno  dovuto  essere  trasportati  dai  banchi  (banquises) 
di  ghiaccio  dalla  loro  località  primitiva,  e  che  allorché  son  di- 
venuti liberi  hanno  dovuto  prendere  la  loro  attuale  posizione 
sulla  porzione  rozza  e  scabra  che  formava  allora  il  fondo  del- 
l'Oceano. Nulla  si  oppone  perchè  si  ammetta  che  questi  banchi 
ondeggianti  sono  stati  spinti  dalle  correnti  oceaniche  contro  là 
catena  in  parte  sollevata  della  Sierra-Nevada ,  e  che  così  spie- 
gasi l'enorme  estensione  in  lunghezza  della  regione  dell'oro 


90  NOTA   SULLE   REGIONI   DELl' ORO 

lungo  il  versante  occidentale  di  queste  montagne,  mentre  che 
lateralmente  sembra  non  estendersi  né  al  disotto  ne  al  disopra  di 
certi  limili  defìiiìti. 

L'oro  varia  molto  sotto  il  rapporto  delle  dimensioni,  se- 
condo le  differenti  località.  L'  oro  dei  banchi  di  sabbie  e  degli 
argini  (barre)  delle  riviere  è  generalmente  sotto  forma  di  pic- 
cole pagliette  piatte,  e  generalmente  queste  pagliette  sono  tanto 
più  piccole  quanto  più  si  discende  la  corrente. 

L'oro  raccolto  in  fondo  ai  burroni  asciutti,  che  abbondano 
in  queste  montagne  e  servono  di  canali  di  scarico  ai  torrenti 
nella  stagione  delle  pioggia ,  per  condurli  nei  principali  corsi 
d' acqua ,  ha  generalmente  un  maggiore  volume  e  si  presenta 
lanto  sotto  forma  di  piccole  particelle  che  sotto  quella  di  pic- 
cole pepiti  e  di  masse  irregolari  scavate  dalle  acque,  dal  volu- 
me d'  un  grano  di  frumento  fino  a  quello  di  pezzi  di  parecchie 
oncie ,  0  anche  di  parecchie  libbre.  L'oro  minuto  di  questi  bur- 
roni è  generalmente  meno  tenue,  meno  piatto  di  quello  delle 
alluvioni  delle  riviere,  e  la  forma  piatta  e  in  pagliette  dell'oro 
di  questi  ultimi  depositi  sembra  essere  dovuta  alla  grande  mal- 
leabilità di  questo  metallo,  le  pietre,  le  roccie,  i  sassi  in  mezzo 
ai  quali  le  piccole  masse  d' oro  od  i  deboli  frammenti  del  metallo 
della  ganga  originaria  si  sono  trovate  triturate,  e  pei  quali  esse 
sono  state  aspramente  sormontate,  avendo  in  qualche  guisa  fatto 
le  veci  del  battiloro  e  ridotto  gradatamente  queste  particelle  brute 
e  angolose,  sotto  le  loro  incudini  di  granito,  allo  stato  di  sot- 
tili pagliette,  come  oggi  noi  lo  vediamo.  Alcune  foglie  hanno 
alle  volte  un  pollice  ed  anche  più  di  diametro  e  appena  la  spes- 
sezza d'  un  foglio  di  carta.  Parecchie  pure  infra  di  loro  portano 
delle  distinte  vestigie  d'impressioni  della  struttura  cristallina 
del  granito  e  altre  roccie,  ed  ho  veduti  diversi  saggi  impres- 
si come  da  coni,  da  cristalli  di  quarzo,  la  forma  di  questi  cri- 
stalli essendo  apparente  quanto  l'impronta  delle  monete  battute 
di  recente  da  popoli  civilizzati. 

La  sabbia  nera  ferruginosa  che  accompagna  dappertutto 
l'oro,  e  che  per  il  suo  gran  peso  specifico  resta  nella  sebille  o 
nella  macchina  da  lavare ,  dopo  che  sono  state  tolte  tutte  le  al- 
tre materie  terrose,  varia  in  finezza  coli' oro  a  cui  è  associata; 
quella  che  si  raccoglie  coli' oro  in  pagliette  delle  riviere  ha  la 


IN  CAIIFORNU  9t 

finezza  della  sabbia  che  adoprasi  per  polverino ,  mentre  che  quel- 
la che  è  associata  coli'  oro  bruto  dei  burroni  è  sovente  della  di- 
mensione delle  grane  di  frumento,  dei  piselli,  e  qualche  volta 
di  quella  delle  nocciuole  o  delle  noci.  Queste  sabbie  grossolane 
sono  frammenti  di  cristalli  durissimi  e  pesantissimi.  Non  ho  po- 
tuto ancora  trovarne  colle  faccie  complete,  e  m'è  stato  per  con- 
seguenza impossibile  di  conoscere  a  quale  specie  essi  apparten- 
gano; ma  io  suppongo  che  sia  ferro  magnetico.  Ne  conchiudo 
che  le  sabbie  fine  sono  composte  di  frammenti  dei  medesimi  cri- 
stalli considerabilmente  diminuiti  secondo  la  regolare  gradazione 
degli  uni  agli  altri. 

Io  non  so  che  l' oro  sia  stato  ancora  scoperto  in  posto  o 
circondato  dalla  sua  ganga  naturale.  Tuttavia  gli  schisti  della 
regione  dell'oro,  come  io  precedentemente  1'  ho  fatto  osservare, 
sono  sovente  traversati  da  dighe  o  letti  di  roccie  di  quarzo,  e 
ho  esaminato  un  gran  numero  di  queste  in  luogo,  per  cercare 
indìzi  della  presenza  del  metallo,  ma  non  ho  potuto  scoprirne  la 
minima  traccia.  Alcuni  individui  hannomi  assicurato  che  essi  ave- 
vano trovato  delle  vene  d'oro  in  queste  roccie,  ma  hanno  ricu- 
sato di  far  conoscere  il  luogo,  stante  che  si  sono  riservato  il 
privilegio  di  scavare  queste  vene  toslo  che  la  stagione  lo  permet- 
terà. Quantunque  queste  informazioni  non  presentino  nulla  d'im- 
possibile, nemmeno  d'improbabile,  io  non  considero  ancora  il 
fatto  come  stabilito  per  testimonianza,  perchè  questi  testimoni 
sono  uomini  in  cui  non  può  porsi  grande  fiducia. 

La  quantità  d'oro  raccolta  in  queste  miniere  è  incalcolabile, 
anche  approssimativamente,  ma  essa  ha  dovuto  essere  immensa, 
e  sarà  probabilmente  ancora  più  considerabile  nella  prossima 
stagione.  Tutti  i  giorni  scuopronsi  dei  nuovi  e  ricchi  depositi. 
Notizie  che  giungono  dai  distretti  auriferi  ci  danno  l'oro  come 
abbondantissimo,  più,  se  è  possibile,  dell'anno  scorso,  e  in- 
dicano individui  che,  fin  dal  principio  della  stagione,  hanno 
raccolto  per  volta  da  tre  a  dieci  once  d'oro,  ed  anche  venti.  Gli 
scavi  al  confluente  del  Rio  de  los  Americanos,  del  Stanislans, 
Tuwalumnes,  Merced,  Mariposa ,  di  King's  River  (lago  Fork 
nella  nuove  carta  di  Fremont),e  molte  altre  località,  sono  co- 
me particolarmente  ricche. 

Eravi  un  saggio  d'oro  misto  al  quarzo,  trovato  vicino  a 


92         NOTE  SULLE  REGIOiNi  DELL*  ORO  IN  CALIFORNIA 

Stanislans  lo  scorso  aniunno,che  io  aveva  intenzione  di  comperare 
s'era  possibile,  pel  museo  di  Yale.  Aveva  una  forma  irregolare 
circa  4  pollici  di  diamelro,  e  pesava  5  1?4  libbre  di  14  once.  Il 
metallo  era  sparso  in  masse  irregolari  nella  roccia  ;  e  per  quanto 
me  ne  sono  potuto  assicurare,  senza  farne  oggetto  d'un  esame 
speciale,  ammontava  a  due  buone  libbre  (tray),  e  forse  di  più. 
Dei  saggi  molto  più  grandi  ancora  sono,  dicesi,  stati  trovati, 
e  se  ne  cita  uno  di  20  libbre  lorde,  trovato  vicino  a  Stanislans; 
ma  non  ho  avuto  occasione  di  vederli.  —  {Silliman's  juornal, 
noi}.  1849.  —  Philos.  mag.  dee.  1849,  n.  238,  p.  470). 


— e^«^0O^;^»s- 


Descrizione  dei  Pesci  e  Crostacei  fossili  del  Pie- 
monte del  Doli.  Eugenio  Sismonda.  (Estratto 
del  rapporto  del  Sig.  Antonio  Manganotti 
di  Verona  J. 


Premette  l'Autore  di  questo  pregevolissimo  lavoro  alcune  con- 
siderazioni intorno  alla  natura  ed  organizzazione  dei  Pesci  e  dei 
Crostacei,  siccome  quelle  due  classi  di  animali  di  cui  si  accinge 
a  parlare.  Si  prende  egli  a  guida  gli  studi  del  celebre  Agassiz 
sopra  tali  argomenti,  e  fa  parola  di  quelle  parti  dei  pesci  che  po- 
terono resistere  alle  terrestri  catastrofi,  e  passare  allo  stato  di 
fossilizazione.  Consistono  queste  parti  nello  scheletro  esterno,  e 
nell'interno.  Quando  noi  ci  abbattiamo  in  quei  diversi  depositi 
che  ci  porgono  fossili  le  forme  dei  Pesci,  ci  rappresentano  queste 
talora  l'esterna  pelle,  dimostrandoci  non  pure  le  pinne  e  le  al- 
tre parti  ossee  esterne,  ma  la  forma  altresì  del  sistema  cutaneo, 
che,  secondo  le  osservazioni  dell' Agassiz,  diversifica  nelle  varie 
famiglie.  Ma  assai  sovente  ben  anco  ci  si  mostra  in  quella  vece 
lo  scheletro  interno,  con  tutte  le  parti  ossee  pienamente  lapi- 
defatte ,  ed  è  allora  clie  nel  dividere  quelle  argille  schistose  che 
li  racchiudono  si  dividono  pur  essi  in  due  parti  che  perfettamente 
1'  una  all'  altra  rispondono. 

Da  ciò  puossi  rilevare  assai  facilmente  quanto  interessante 
ed  anzi  necessario  sia  lo  studio  dello  scheletro  interno,  il  quale 
può  indubbiamente  guidarci  a  conoscere  la  forma  e  la  natura  di 
quell'essere  a  cui  appartenne.  Da  questo  studio  applicato  alla 


DESCR.  DEI  PESCI  E  CROST.  FOSS.  DEL  TIEM.  93 

zoologia  fossile  dei  pesci  inclina  ratilore  a  contendere  la  esisten- 
za di  una  non  interrotta  catena  negli  esseri,  ma  accenna  doversi 
questi  piuttosto  dividere  in  gruppi  rapportando  ciascuno  di  questi 
ad  un  tipo  organico.  Ogni  gruppo  simile  dimostra  chiaramente 
uno  sviluppo  progressivo  descrivendo  quasi  una  curva  parabolica 
fra  due  limiti  determinati,  cominciando  dopo  il  loro  primo  com- 
parircj  e  sempre  più  sviluppandosi  sino  ad  attingere  il  massimo, 
e  decrescendo  persino  ad  estinguersi  se  trattisi  di  specie  per  noi 
perdute,  o  giungendo  al  sommo  nell'epoca  attuale,  se  quei  ge- 
neri e  specie  arrivarono  fino  a  noi.  Di  certi  generi  di  pesci  però 
lunge  dal  potere  rinvenirsi  ne  lo  scheletro  interno  né  l'esterno, 
si  ritrovano  soltanto  i  denti,  sparsi  qua  e  là  senz'ordine  ,  o  tutto 
al  più  alcune  vertebre,  che  dallo  stato  cartilaginoso,  forse  per 
età  più  avanzata  pervennero  od  ossificarsi.  Or  qui  è  bisogno  di 
una  profonda  conoscenza  dei  tipi  organici  viventi  a  fine  di  avere 
una  guida  nella  conoscenza  e  determinazione  degli  antichi. 

Passa  in  seguito  a  far  parola  dei  Crostacei.  Gli  sludi  dei  mo- 
derni sparsero  una  viva  luce  sopra  questa  Classe  d'animali,  abi- 
tatori per  lo  più  del  mare,  e  talora  anche  della  terra.  Questi 
animali,  coperti  di  un  guscio  fino  dai  loro  primordj  di  vita,  è 
ben  chiaro  che  crescendo  debbono  cacciar  lungi  1'  impedimento 
che  si  oppone  al  loro  sviluppo,  e  da  ciò  dipende  il  frequente  mu- 
tamento del  guscio,  il  quale  molle  dapprima  e  quasi  membranoso, 
viene  da  ultimo  indurando  e  modellandosi  sopra  i  visceri  che  ri- 
copre. L'esame  quindi  del  guscio  esterno  dei  Crostacei  conduce 
a  conoscerne  la  interna  anatomica  conformazione.  Di  non  minore 
interesse  per  certo  che  sia  lo  studio  dei  pesci  si  è  quello  dei  Cro- 
stacei,  perocché  dai  più  antichi  deposili  fossiliferi  pervengono 
sino  ai  di  nostri ,  popolando  sotto  varie  forme  i  sedimenti  di 
tutte  le  epoche  Geologiche. 

Venendo  intanto  alla  descrizione  dei  pesci,  ci  pone  l'Autore 
sotto  degli  occhi  due  scheletri  di  pesci  appartenenti  all'ordine 
de'  Cicloidei.  Il  primo  appartiene  alla  famiglia  de'  Ciprinoidi  ed 
è  da  esso  determinato  pel  Cobitis  Centrochir  Ag.  ed  il  secondo 
della  famiglia  de'  Ciprinodonti  è  il  Lebias  Crassicaudus  Ag.  pro- 
venienti ambedue  dal  terreno  eocenico  dell'Astigiana,  l'assa  in 
seguito  all'ordine  dei  Ctenoidei  ed  alla  famiglia  degli  Sparoidi, 
ed  accenna  ad  alcuni  denti  soltanto  di  un  Clirysophrys  Cuv.  che 
egli  dedica  all'illustre  Agassiz  intitolandolo  Crhysophrys  Agassizi. 
Questi  denti  derivano  da  depositi  terziarii  pliocenici,  perocché 
gli  Sparoidi  sono  tutti  di  epoca  recente  ,  mentre  i  più  antichi 
che  si  conoscano  sono  quelli  che  costituiscono  il  genere  Sparno- 
dus  Ag.  composto  tutto  di  specie  derivanti  dai  banchi  ittiolilici 
di  Bolca  che  per  varie  ragioni  da  me  si  riferiscono  ai  depositi 
della  Creta  superiore. 

A  soli  denti  si  riducono  gli  esemplari  degli  altri  pesci  fossili 
dei  quali  ragiona  il  Sismouda.  Dell' ordiue  de'  Ganiodui  e  delibi 


94  DESCR.  DEI  PESCI  E  CROSTACEI  FOSSILI 

famiglia  de'  Picnodonli,  che  sogliono  rinvenirsi  anco  nello  Ze- 
chstein  e  nei  sedimenti  Jurasicl,  fa  menzione  d' imo  Sphaerodus 
eli' egli  per  la  moitiplicità  dei  denti  denomina  polyodon,  e  deri- 
va dalla  arenaria  miocenica  Torinese;  facendo  poscia  menzione 
dello  Sphaerodus  cinctus  Ag.  del  quale  i  denti  si  ritrovarono  nelle 
sabbie  subapennine  dell'Astigiana.  Il  nuovo  genere  e  specie  ap- 
partenente alla  famiglia  de'  Gimnodonti ,  e  che  trovasi  nella  are- 
naria serpentinosa  di  Torino  è  dall'Autore  dedicato  al  celebre 
Owen,  ed  è  il  suo  Trigonodon  Oweni,  che  egli  considera  essere 
assai  vicino  ai  Tetraodonti^  pure  per  la  organizzazione  interna 
di  questo  dente  si  decise  alla  creazione  di  questo  nuovo  genere 
e  specie. 

Procede  in  appresso  ai  pesci  dell'ordine  dei  Placoidei,  dei 
quali  gli  avanzi  fossili  si  riducono  a  soli  denti ,  perciocché  il 
loro  scheletro  sempre  cartilagineo  non  potè  mai  giungere  intero 
alla  fossilizzazione,  ma  tutto  al  più  se  ne  trovano  sparse  qua  e 
là  alcune  vertebre,  ed  alcuni  raggi  ossei  delle  pinne  che  i  cele- 
bri Backland  e  De  la  Béche  accennarono  sotto  il  nome  di  Ittio- 
doruliti.  Uno  solo  di  questi  rinvenne  nella  Arenaria  serpentinosa 
del  colle  di  Torino  il  nostro  Autore ,  e  credè  di  doverlo  riferire 
al  sotto  genere  Àcanthias  che  il  principe  Bonaparte  sottrasse  al  ge- 
nere Spinax.  Denomina  quindi  il  Sismonda  Àcanthias  bicarinatus. 

Assai  maggior  copia  di  fossili,  però  in  denti  soltanto,  pre- 
senta la  famiglia  degli  Squali.  Di  questi  molti  vivono  anche  al 
presente  ed  è  col  confronto  delle  viventi  che  possiara  pervenire 
in  cognizione  delle  specie  perdute.  I  poderosi  denti  di  questi  pe- 
sci altri  sono  seghettati  al  margine,  ed  altri  lisci  e  taglienti. 
Fra  i  primi  ci  presenta  l' Autore  il  suo  Corax  pedemontanus  pro- 
veniente da  una  sabbia  calcarea  terziaria  del  Monferrato.  Descri- 
ve poi  due  denti  di  Hemipristis  serra  Ag.  specie  pel  Piemonte 
rarissima  e  che  deriva  dalla  Arenaria  miocenica  del  Colle  di  To- 
rino. Passa  in  seguito  a  descrivere  alcuni  denti  che  appartennero 
a  Squali  del  genere  Carcharodon.  E  qui  accenna  a  denti  di  Car- 
charodon  megalodon  Ag.  rinvenuti  nella  Mollasse  Torinese.  Distin- 
gue in  seguito,  sebbene  forse  fondandosi  sovra  caratteri  di  non 
grave  importanza  «na  sua  nuova  specie  che  denomina  Carcharo- 
don crassidens ,  e  che  deriva  dalla  argilla  miocenica  torinese.  Ne 
riporta  poscia  quattro  altre  specie  cioè  Carcharodon  polygrjrus 
Ag.  C,  angustidens  Ag.  C  productus  Ag.  C.  heterodon  Ag.  dei 
quali  i  denti  provengono  tutti  da  terreni  terziari  medii  o  mio- 
cenici del  Piemonte. 

Venendo  a  parlare  in  seguito  degli  Squalidi  a  denti  lisci  e 
taglienti  descrive  i  denti  di  un  Otodus  provenienti  dalle  colline 
mioceniche  di  Gassino ,  ed  egli  lo  denomina  Otodus  sulcatus  a 
motivo  di  un  solco  onde  è  segnato  il  lato  interno  della  radice. 
Descrive  poi  denti  di  varie  specie  del  genere  Oanrftina  dell' Agas- 
siz,  tutte  provenienti  da  terreni  terziarj  miocenici  di  vari  luoghi 


DEL   PIEMONTE  95 

del  Piemonte.  Sono  queste  :  Oxyrhìna  hastalis  Ag.  0.  pUcatìlis  Ag. 
O.  xyphodon  Ag.  0.  minuta  Ag.  0.  Desorii  Ag.  alla  quale  rife- 
risce alcuni  denti  che  offrono  molla  analogia  colle  0.  Leptodon 
ed  0.  subinflata  Ag.  Avendo  riguardo  alla  diversa  età  ed  al  luogo 
che  i  denti  occuparono  nella  bocca  dell'animale.  A  queste  ag- 
giunge tre  nuove  specie  di  Oxyrhina  da  essolui  stabilite  e  sono 
la  0.  complanata,  0.  isocelica ,  O.  basisulcata. 

Dei  denti  appartenenti  al  genere  Lamna ,  e  distinti  per  la 
radice  forcuta  e  per  1  a  3  denticelli  che  osservansi  alla  base  del 
dente,  descrive  cinque  specie  delle  quali  quattro  stabilite  dal- 
l'Agassiz  cioè  Lamna  elegans ,  L.  cuspidata,  L.  contortidens ,  L. 
dubia  ,  assai  vicina  alla  Lamna  contortidens.  La  quinta  specie  è 
stabilita  dal  nostro  Autore  ed  è  questa  la  L.  undulata.  Tutti  que- 
sti denti  derivano  da  Arenarie,  Marne  ed  argille  mioceniche. 

Per  terminare  la  storia  degli  avanzi  degli  Squalidi  descrive 
alcune  vertebre  ch'egli  pensa  doversi  riferire  al  genere  Carcha- 
radon  ed  Acanthias.  11  vedere  fossili  questi  avanzi  dello  scheletro 
interno  di  squalidi,  comechè  le  vertebre  manchino  in  generale 
di  apofisi ,  parrebbe  nondimeno  che  dovessero  trovarsi,  allorché 
gli  animali  perirono,  non  allo  slato  cartilagineo,  ma  osseo;  di 
che  potrebbesi  ragionevolmente  dedurre ,  che  la  varia  età  possa 
indurre  notabili  mutamenti  nello  scheletro  di  questi  pesci ,  non 
punto  diversamente  dalla  ossificazione  che  vediamo  talvolta  ac- 
cadere delle  arterie  degli  animali  piìi  perfetti. 

Ragionando  in  appresso  della  famiglia  delle  Raje  descrive 
una  piastra  dentaria  superiore,  altrimenti  detta  palato,  di  una 
di  queste  che  1'  autore  denomina  Myliobates  angustidens  per  la 
ristrettezza  delle  piastrette  dentarie  ^  e  che  trovossi  fossile  in 
una  marna  terziaria  superiore  e  pliocena  dell'  Astigiana.  Pone 
fine  alla  descrizione  dei  pesci  accennando  ad  alcuni  piccoli  ossi- 
cini rinvenuti  fossili  nelle  marne  mioceniche  del  Tortonese,  e 
che  egli  giudica  dovere  appartenere  all'apparecchio  uditivo. 

Tutti  i  Crostacei  fossili  descritti  dal  Sismonda  appartengono 
alla  sottoclasse  dei  Crostacei  masticatori ,  e  dei  sei  ordini  nei 
quali  generalmente  viene  essa  divisa^  si  riferiscono  i  fossili  ai 
soli  Decapodi,  ed  Isopodi.  Parlando  primieramente  dei  Decapodi, 
due  individui  riferibili  a  quest'ordine,  al  sott' ordine,  dei  Bra- 
chiuri ,  ed  alla  famiglia  de'  Ciclometopi ,  di  generi  diversi,  ri- 
porta il  nostro  Autore.  Il  primo  deesi  riferire  al  genere  Platy- 
carcinus  Latreille,  sottratto  al  genere  Cancer  L.  Questo  fossile 
è  dello  dal  Sismonda  Platycarcinus  antiquus  e  trovasi  in  certe 
marne  calcaree  terziarie  plioceniche  dei  contorni  di  Asti.  La  se- 
conda specie  esposta  dall'Autore  si  rifericce  al, genere  Xantho 
Leach,  smembralo  pur  esso  dal  genere  Cancer  L.  E  questa  nuova 
specie,  veramente  assai  mutilata,  pure  abbastanza  distinta,  che 
il  Sismonda  intitola  al  celebre  IMilne  Edwards,  che  tanto  con- 
tribuì al  conoscimento  di  questa  eslesa  classe  d' animali.  Questo 


96  DESCR.  DEI  PESCI  E  CROST.  FOSS.  DEL  PIEIir. 

cro^aceo  fossile  è  il  Xanto  Edwardsii.  E.  Sism.  e  ritrovossi  nelle 
Mollasse  di  Torino,  e  nelle  marne  mioceniche  dell'Astigiana. 

Il  sott' ordine  degli  Anomuri  dà  al  Chiarissimo  aulore  a  de- 
scrivere una  Tianma  esistente  nell'arenaria  miocenica  di  Torino. 
Questo  fossile  è  dal  nostro  Autore  denominato  Ranina  palmea , 
ed  è  bene  distinta  dalle  specie  vicine. 

Passa  poi  all'ordine  degli  Isopodi,  e  di  questi  alla  famiglia 
de'  Sferomiani.  Descrive  qui  l'autore  un  fossile  rinvenuto  per 
la  prima  volta ,  e  che  ritrovossi  nella  Mollasse  miocenica  del 
colle  di  Torino.  Riconosce  l'Autore  questo  fossile  per  uno  5pftae- 
roma  ed  in  onore  dell'Avvocato  Gastaldi  che  pel  primo  in  lui  si 
abbattè  lo  denomina  Sphaeroma  Gastaldii.  Riporta  poi  diverse 
Chele  fossili  delle  quali  a  sentimento  suo  alcune  debbono  ap- 
partenere al  genere  Eriphia  Latr.  altre  al  genere  Grapsiis  Lam. 
rinvenute  nel  colle  di  Torino.  Descrive  quindi  la  mano  sinistra 
di  un  Crostaceo  che  egli  crede  dover  essere  stato  il  Pagurus 
striatus  Latr.  e  poscia  accenna  ad  una  mano  destra  di  Portunus, 
fossili  rinvenuti  nella  sabbia  pliocena  dell'Astigiana. 

Tutti  questi  avanzi  fossili  di  pesci  e  crostacei  sono  dall'Au- 
tore rappresentati  in  tre  tavole  litografiche,  corredate  di  un  ac- 
curato prospetto  e  di  una  esalta  descrizione  delle  medesime.  Chiu- 
de poscia  r  Autore  con  alcune  generali  considerazioni  sopra  varie 
tesi  geologiche ,  che  vog+ionsi  per  alcuni  pienamente  provale ,  ed 
intorno  alle  quali  espone  egli  i  suoi  dubbi. 

Sono  esse  le  seguenti: 

1.  Se  ogni  Formazione  geologica  abbia  i  suoi  fossili  proprj 
ed  esclusivi,  onde  la  organizzazione  siasi  in  senso  assoluto  rin- 
novata. 

2.  Se  quanto  un  Terreno  è  più  antico  tanto  più  i  suoi  fos- 
sili differiscano  dagli  animali  viventi. 

3.  Quanto  sia  fondata  l'opinione  di  vari  Geologiche  ammi- 
sero il  progressivo  raffreddamento  della  Terra. 

4.  S&  la  Flora,  e  la  Fauna  degli  antichi  periodi  fossero  più 
uniformemente  estese  sopra  la  superfìcie  terrestre:  su  cui  quindi 
regnasse  una  uniforme  temperatura. 

5.  Quanto  sia  sostenibile  l'opinione  della  imperfezione  della 
organizzazione  primitiva  ,  e  del  suo  progressivo  perfezionamento 
per  una  specie  di  metamorfismo. 


TavI 


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L(t.  Crloi-craui    e    G-^ 


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]S:  Annali  SerieJi  T  HI 


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Itt.  G,:p,-,t-i   e    fi; 


mMU 


DELLE  MATERIE  CONTENUTE  IN  QUESTO  FASCICOLO 

LAVORI  OniGmALI. 

pREDiERi  —  Nuovi  autografi  di  Galileo  Galilei,  pag.      9 

Caillaux  — -  Depositi  di  Rame,  e  Miniere  di  Cina- 
bro in  Toscana  {continuazione  e  fine)     .    .    »    22 

Catullo  —  Lettera  Geologica  al  Cav.  I.  R.  3Iut- 
chison »    45 

Rendiconto  delle  Sessioni  della  Società  Agraria  di 
Bologna »    60 

ESTRATTI  ED  ANNUNZI. 

QuETELET  —   Farìa^ioni   deW  elettricità  atmosferi' 

ca M    74 

Palagi  —  Saggio  di  Meteorologia «ivi 

OwEi^  —  Di  due  fiammiferi  fossili,  e  della  Classi-        » 
fica^ìone  dei  Pachidermi  pel  numero  delle  di- 

-ta j)    81 

Lyman  —  Regioni  dell'Oro  in  California  ...»    85 
SisMONDA  Doit.   E.  —  Pesci  e' Crostacei  fossili' del 
Piemonte  .    .  ' »    92 


IVUOVI  AlVI^ALI 

delie 

SCIENZE  MATURALI 


Serie  III.  Tomo  III. 


Febbrajo  i85i  ) 


(pubblicato  il  6  Marzo  anno  sudd.) 


BOLOGNA 

TIPOGRAFIA  SASSI  DELLE  SPADERIE. 


Ogni  mese  verrà  regolarmente  pubblicato  un  fascicolo 
del  giornale,  e  quando  lo  richiegga  la  materia  sarà  cor- 
redalo (Ielle  opportune  tavole. 

Ciascun  fascicolo  sarà  composto  di  cinque  fogli  di 
>ia  npa:  il  primo  ed  il  settimo  fascicolo  d'ogni  annata  verrà 
firniio  di  un  frontispizio,  ed  il  sesto  e  dodicesimo  dell'in- 
dice delle  materie  contenute  in  ciascun  volume. 

Il  prezzo  d'ogni  fascicolo  è  di  bajocchi  venticinque 
rnmani  pari  ad  Italiane  lire  1.  34:  e  sarà  pagato  all'atto 
<lella  citnsegna  del  medesimo.  Dagli  Associati  all'estero  e 
fuori  di  B  )li>gna  si  dovrà  pagare  un  semestre  anticipato, 
die  importerà  paoli  quìndici  romani  pari  ad  Ital.  lire  8. 
05:  non  comprese  le  spese  di  dazio  e  porto  che  stanno  a 
carico  degli  Associali. 

Le  Associazioni  si  ricevono  in  Bologna  dal  Presidente 
della  Società  Editrice  Professore  Alessandrini  inViaAIta- 
bella  N.  1637,  e  da  tutti  gli  altri  componenti  la  Società 
slessa,  l'Elenco  dei  quali  si  legge  nel  1.**  fascicolo  di  cia- 
scun tomo.  S'intende  che  l' associazione  debba  continuare 
d'anno  in  anno  quando  entro  Novembre  non  siasi  dato  aT- 
viso  in  contrario. 


97 
Se  il  ]flare  abbia  in  tempi  antichi  oc- 
cupato le  pianure  e  colli  iV  Italia  9  di 
Orecia^  delFAsia  minore  ecc. 


DISSERTAZIONE   IV. 

DEL  PROF.  G.  GIUSEPPE  BIANCONI 

XKTOBNO 

A114  MODERNITÀ  DEI  DELTA  IN  EGITTO 

(Letta  all'Accademia  delle  Scienze  dell'Istituto  di  Bologna 
il  26  Febbraio  1846.  ) 

Fra  le  belle  questioni  che  hanno  esercitato  la  penna 
degli  Eruditi,  e  de' Naturalisti,  bellissima  si  è  quella  che 
risguarda  ranlichìtà  del  Delta  nel  basso  Egitto.  Cominciando 
da  Omero  sino  a  noi,  si  è  in  ogni  tempo  parlato  del  Del- 
ta, ma  contuttoché  altissimi  ingegni,  e  dotti  di  ogni  eia 
se  ne  siano  occupati  di  proposito,  regna  tuttavia  grandis- 
sima disparità  di  opinioni.  Imperocché  mentre  molti  ten- 
gono con  Erodoto,  e  con  altri  antichi  che  il  Delta  sia  di 
origine  recente,  ed  un  dono  del  Nilo,  altri  per  lo  contra- 
rio opinano  che  la  sua  antichità  sia  altissima,  e  che  ne* 
remotissimi  tempi  il  Delta  fosse  popolato  del  pari  che  l'alto 
Egitto.  Gli  uni  adducono  prove,  e  con  fermezza  difen- 
dono il  loro  assunto,  gli  altri  impugnano,  ed  attaccano 
con  grandissimo  calore  ;  sicché  ne  nasca  una  animatissima 
conlesa.  E  singolare  si  è  il  vedere  come  delle  due  parti 
contendenti,  ciascuna  abbia  prodotto  tanto  apparalo  di  ar- 
gomenti che  stirai  di  avere  decisa  la  causa  in  proprio  fa- 
vore; ma  ciò  che  reca  ancor  maggior  meraviglia  si  è  che 
si  contende  sopra  un  punto  non  già  puramente  congettu- 
rale, anzi  per  contrario  appoggiato  sopra  due  principi  di 

N.  Ann.  Se.  Natub.  SERij^jSp^om^^»,  7 


98  MODERNITÀ    DEL   DELTA 

persuasione,  cioè  le  ripetine  tradizioni  di  probatissirai,  e 
vetusti  scrittori,  e  i  numerosi  dati  offerti  dai  Monumenti 
e  dalla  natura  geologica  del  suolo.  Pur  tuttavia  adhuc  sub 
judice  lis  est. 

In  tanto  forte  controversia  ,  ed  in  tanta  difficoltà  di  su- 
bietto, io  mi  sarei  per  certo  assai  di  buon  grado  astenuto 
dal  prendere  parte  alla  disputa  ;  che  ben  mi  so  quanto  poco 
sicuro  sia  per  le  scarse  mie  forze  V  avventurarmi  in  que- 
sto argomento,  sul  quale  hanno  cercalo,  studiato  ,  e  scritto 
tanti  valentissimi  ingegni.  Per  altra  parte  mi  era  impossi- 
bile il  dispensarmene,  ed  eccone  per  qual  cagione. 

Già  da  tre  anni  vado  trattando  un  argomento  che  si 
lega  del  pari  colla  geologia,  e  colla  storia  antica,  quello 
cioè  che  tende  a  provare  che  ne'  remoti  tempi  il  mare  Me- 
diterraneo chiuso  alle  colonne  di  Ercole  avesse  le  sue  acque 
notabilmente  più  alte  dell'  odierno  livello,  ed  allagasse 
per  conseguenza  tutte  le  adiacenti  pianure,  e  bassi  paesi 
circostanti;  e  che  due  conseguenze  del  suo  soggiorno  su 
di  lai  luoghi  fossero  1.°  quel  sedimento  marino  con  con- 
chiglie fossili  che  si  mostra  su  i  primi  colli  del  nostro 
Apennino  chiamato  le  Marne  bleu',2"  il  dover  essere  stato 
spopolato  di  Città  ogni  terreno  inferiore  a  tale  livello.  11 
primo  di  tali  punti  fu  da  me  trattato  sin  dapprima,  e  lo 
sarà  altresì  per  l'avvenire;  del  secondo  fu  da  me  diffusa- 
mente discorso  ne'  precedenti  due  anni,  per  riguardo  alla 
Citià  del  basso  Egitto  Tanis.  Ma  supposto  anche  che  io 
sia  riuscito  a  sbarazzare  il  Delta  dell'ostacolo  che  mi  op- 
poneva questa  Città,  qual  prò  se  tuttora  presso  taluno  in- 
valse l'opinione  che  il  Della  sia  antico  quanto  l'alto  Egitto 
che  è  quanto  dire  remotissimamente;  e  se  anzi  da  qualcuno 
si  dà  per  fermo  che  esso  fosse  popolato  in  que'  tempi  ne' 
quali  suppongo  dovesse  esser  coperto  dalle  acque  del  Mare? 
Conveniva  quindi  o  trascurare  affatto,  ovvero  tentare  di 
sciogliere  le  difficoltà.  Il  primo  partito  era  poco  retto,  e 
lasciava  esposto  a  contraddizione  una  parte  del  mio  assun* 


BIANCONI  99 

lo;  il  secondo  era  diificile ,  ma  aveva  il  vantaggio  che  no- 
mini grandissimi  se  n'erano  occupati;  e  nasceva  quindi 
la  speranza  che  adunando  l'insieme  delle  prove,  e  delle 
obbiezioni  potesse  apparire  una  via  per  isciogliere  il  nodo. 

A  questo  pertanto  mi  sono  appigliato:  non  già  col- 
l'audace  idea  di  venire  oggi  a  dimostrare  la  Modernità  del 
Delta  di  Egitto,  ma  solo  colla  intenzione  di  esporre  quelle 
prove  e  quella  soluzione  delle  difficoltà  che  io  ho  pensato 
potersi  addurre,  per  le  quali  sia  il  lettore  in  islato  di  por- 
tare giudizio  sul  difficile  argomento. 

Divido  pertanto  il  mio  lavoro  in  due  parti:  la  pri- 
ma comprenderà  le  prove,  la  seconda  le  opposizioni.  Lo 
slato  della  questione  è  questo  =  //  hasso  Egitto  y  ossìa 
il  Delta  fu  esso  occupato  dal  3Iare  sino  ai  tempi  della 
guerra  Trojana?  e  V abitazione  dell'uomo  su  di  esso,  e 
le  Città  ed  i  monumenti,  sono  essi  posteriori  a  questa 
data?  Eccone  le  prove. 

Innanzi  tratto  però  io  stimo  necessario  condurre  il 
nostro  pensiere  a  que'  tempi  a'  quali  si  riferisce  la  que- 
stione; poiché  col  succeder  dei  secoli  cangian  le  condizioni 
dei  luoghi;  per  cui  oggi  può  sembrare  inverosimile,  quanto 
potè  esser  vero  in  altra  età. 

Per  calcoli  fondati  sulla  Cronologia,  e  sulla  Storia, 
io  già  altra  volta  annunziai  (1),  sembrarmi  che  l'occu- 
pazione del  Mediterraneo  sui  limitrofi  bassi  paesi  durasse 
sino  presso  a  mezzo  secolo  avanti  la  guerra  Trojana ,  e 
che  accaduta  allora  l'apertura  delle  colonne  di  Ercole  (con- 
formemente tramandava  una  ben  conservata  tradizione  ) 
andasser  scemando  grado  grado  le  acque  interne,  scuopris- 
sersi  le  circostanti  regioni,  e  si  vedessero  popolare  le 
spiagge  mediterranee  di  Città  ne'  primi  cinque  secoli  ap- 

(1)  Se  il  mare  abbia  in  tempi  antichi  occupato  le  pia- 
nure ed  i  colli  d' Italia ,  di  Grecia  etc.  Disseriazioni.  Bolo- 
gna 1843.  in  8.** 


100  MODERNITÀ    DEL   DELTA 

presso  la  guerra  Trojana  con  una  rapidità  prodigiosa.  Per 
considerazioni  idrauliche  poi,  che  altrove  fia  opportuno  Io 
esporre  il  ritiraraento,  e  sceraamento  delle  acque  non  potè 
essere  che  assai  lento  :  cosicché  le  terre  più  basse  dovet- 
tero restare  sommerse  ancora  per  qualche  tempo  dopo  la 
guerra  Trojana. 

Ne  consegue  perciò  che  intorno  ai  tempi  di  questa 
celebre  guerra  la  parte  bassa  di  Egitto,  oggi  detta  il  Della, 
sarebbe  stala  ancora  sommersa  sotto  le  acque  del  Mediter- 
raneo, e  forse  vi  reslò  anche  per  qualche  tempo  appresso. 

Questo  è  secondo  la  mia  ipolesi ,  veggiamo  che  ne  di- 
cano le  storie ,  ed  i  fatti. 

Le  prime  notizie  intorno  al  basso  Egitto,  montano 
tanto  alto,  quanto  l'antichità  delle  scritture  di  Omero. 
Egli,  cui  un  dotto  italiano  appella  una  delle  più  gravi 
autorità  in  fallo  di  antica  storia  (1),  e  Slrabone  lo  dice 
Geographiae  esse  principem  (2)  fiorì  secondo  i  marmi 
Arundelliani  900  anni  avanti  l'era  nostra,  e  200  dopo  la 
guerra  Trojana,  che  accadde  ad  un  incirca  1180  anni  pri- 
ma dell'era  volgare.  Le  cognizioni  geografiche  che  Egli 
aveva,  erano  dunque  quelle  di  due  secoli  dopo  la  guerra 
Trojana.  Ma  può  essere  poi  che  egli ,  il  quale  scriveva  le 
gesta  di  tale  guerra  si  riferisse,  dalla  parte  della  geogra- 
fia, allo  stato  delle  cose  di  allora,  e  che  volesse  descrivere 
nel  suo  Poema,  qne'  paesi  com'erano  ai  tempi  di  Ulisse^ 
e  di  Menelao.  E  questo  persuade  l'ordine  semplice  e  pia- 
no delle  idee,  di  porre  cioè  le  persone  colle  cose  del  lo- 
ro tempo;  e  sarebbe  fors' anco  una  regola  da  cui  non 
possono  per  avventura  esimersi  i  Poeti  quando  l'anacro- 
nismo non  sia  reso  necessario  ed  importante  dall'  in- 
treccio del  Poema  come  prescrive  Orazio  (3).  Certo  poi 


(1)  Rosellini  M.  C.  T.  3.  p.  118. 

(2)  Geogr.  Lib.  1.  e.  7. 

(3)  De  Arte  poetica 


BIANCONI  101 

che  non  è  verosimile  che  Omero  per  un  lieve  motivo  a- 
vesse  voluto  far  navigare  Menelao  sulla  terra  asciutta,  o 
farlo  dolere  di  trovarsi  in  mezzo  ad  immenso  mare,  quan- 
do egli  fosse  in  terra  ferma.  Non  reputo  dunque  che  sia 
per  esser  giudicato  assurdo  se  si  creda  che  in  Omero  ab- 
biamo delineate  le  cose  a  un  dipresso  quali  erano  al  tem- 
po della  guerra  Trojana,  e  che  quanto  egli  dice  intorno 
al  Della,  sia  riferibile  al  Delta  sub  tempore  vatis  Pro- 
teos  (1). 

Or  ecco  come  egli  ne  canti  nel  4.°  dell'Odissea  (2) 
secondo  la  versione  del  Pindemonti: 

»  Giace  contro  l'Egitto,  e  all'onde  in  mezzo 
»  Un'isoletla  che  s'appella  Faro, 
»  Tanto  lontana  quanto  correr  puote 
))  Per  un  intero  dì  concavo  legno 
M  Cui  stridulo  da  poppa  il  vento  spiri, 
il  che  così  suona  con  versione  letterale. 

Insula  est  deinde  quaedam  undoso  in  Ponto  ante 
Aegyptum  (Pharum  autem  ipsam  vocant)  tantum  semola, 
quantum  tota  die  cava  navis  con  feci  t ,  cui  stridulus  ven- 
tus  a  tergo  est. 

Secondo  la  naturale  intelligenza  di  questo  luogo,  l'i- 
sola di  cui  si  parla  è  l'isola  di  Farosche  si  vede  segnata 
nel  sommo  della  Tavola  (3),  posta  in  prossimità  di  Ales- 
sandria; e  da  Omero  insino  a  noi  di  questo  nome  ha  sem- 
pre goduto  cotesta  punta  di  Egitto,  senzachè  v'abbia  giam- 
mai avuto  questione  che  ad  altra  località  invece  dovesse 
attribuirsi.  Ma  se  ora  noi  la  osserviamo  congiunta  colla 
terra  ferma,  Omero  invece  ce  la  descrive  all'onde  in  mez- 
zo undoso  in  Ponto,  anzi  lontano  dall'Egitto,  cui  sta- 
va di  contro  pel  tratto  di  un  giorno  intero  di  navigazione 


(1)  Lucano  10.  v.  510. 

(2)  V.  354. 

(3)  V.  la  Tav.  II.  del  Tom.  X.  Ser.  2.^  di  questi  Annali. 


102  MODERNITÀ   DEL   DELTA 

a  vele  gonfie.  Né  credasi  che  per  una  figura  poetica  ab- 
bia egli  dello  che  era  in  mezzo  al  mare,  primo  perchè 
Slrabone  insegna  (1)  che  Omero  om«mo  ullam  frustra  lo- 
cis  adiicere  appellationem:  secondo,  perchè  lullo  il  resto 
del  racconto  è  consentaneo  al  principio.  Veggasi  infatti 
quanto  segue.  Menelao  reduce  dalla  guerra  Trojana  e  di- 
retto a  patrii  lidi  fu  spinto  dice  Omero  (2)  dalle  traversie 
del  mare  in  quest'isola,  su  cui  fu  trattenuto  per  mancanza 
di  venti  propizi  per  20  giorni  ;  nel  qual  tempo  esso  co' 
suoi  compagni  sofferse  penuria  di  viveri  =z  et  profecto 
cuncta  viatico,  et  cibaria  simul  cum  viribus  hominum 

absumpta  essent  ;  nisi  Dea  quaedam  Idotaea me 

miserata  respexisset.  = 

Ed  effeltivamente  i  compagni  di  Menelao  stretti  da  fa- 
me avevano  avuto  ricorso  alla  pesca.  Tum  UH  errantes 
circa  insulam  incurvis  hamis  expiscarentur ,  famis  gratia 
ventrem  consumentis  (3).  Pertanto  il  patire  penuria  di 
vitto,  ed  il  dovere  quindi  famis  gratia  sopperire  al  biso- 


(1)  Lih.  1.  e.  16. 

(2)  Lih.  IL 

(3)  È  opportuni ssimo  il  qui  aggìugnere ,  ciò  che  l' erudi- 
tissimo Sig.  March.  Massimiliano  Àngelelli  decoro  del  suo  ceto, 
e  della  nostra  Città ,  ebbe  la  compiacenza  di  indicarmi ,  per 
provare  che  presso  Omero  l'uso  dei  Pesci  fosse  l'indizio  di 
una  estrema  penuria  ;  per  cui  potersi  credere  che  fosse  da 
Omero  aggiunto  il  recato  passo ,  quasi  per  maggiormente  far 
conoscere  che  Menelao  stava  in  quel  punto  lontano  dall' Egitto. 
Plutarco  (Sympos.  lib.  mi.  e.  8.)  dice:  Homerus  non  tantum 
Graecos  facit  piscium  esum  vitantes:  sed  neque  delicatis 
eliam  Phaeacibus  aut  luxuriosis  Procis,  utrisque  insulanis, 
cibum  e  mari  petitum  proposuit.  Ulyssis  vero  socii  cum 
tantum  niaris  navigassent,  nunquani  hamum  deraiserunt, 
nunquam  fundam ,  aut  rete  quamdiu  farina  adfuit.  » 

«  Sed  cibus  e  mari  consumptus  ubi  fuit  omnis  » 
paulo  ante,  quam  solis  boves  adorirentur,  pisces  non  cibi 
delicalioris,  sed  nutrimenti  necessarii  gratia  venati  sunt 

»  Incurvis  hamis  venlres  urgente  famis  vi». 
Eadem  necessitate  et  ad  piscandum,  et  ad  edendum  solis 


BIÀINGOINI  103 

gno  col  pescare,  sono  bene  tristi  circostanze,  che  purtroppo 
occorrono  a  quelli  che  vengon  gettali  sopra  isole  in  mez- 
zo al  mare,  e  lontano  dall'abitato;  ma  in  fede  nostra, 
avrebbero  mai  potuto  essere  introdotte  queste  cose  in  un 
poema  per  darvi  grazia,  o  interesse,  se  come  nel  caso  no- 
stro, r  Isola  Faros  fosse  stala  presso  terra,  e  presso  qual- 
che Città?  Non  sarebbe  stato  affatto  assurdo,  il  far  dolere 
Menelao  di  mancanza  di  villovaglie  se  avesse  esistito  allora 
sull'Isola,  come  qualche  secolo  appresso,  Rhacotis,  l'an- 
tica preceditrice  di  Alessandria,  e  se  sul  basso  Della  fossero 
terre  abitale  e  città?  La  stranezza  di  questo  luogo  del- 
l'Odissea  non  si  toglie,  s'io  non  erro,  se  non  che  coli' am- 
mettere, che  ivi  Omero  facesse  assolutamente  allusione  ad 
una  grande  estensione  di  mare  tutto  all'intorno  dell'Isola 
di  Faros,  che  la  separasse  per  gran  tratto  dalla  terra; 
allusione  che  egli  conserva  fedelmente  nel  resto  del  suo 
poema  come  vedremo,  allusione  infine  ad  uno  stalo  di 
cose  che  sarebbe  slato  a'  tempi  della  guerra  Trojana,  non 
già  a  quello  de'  suoi  dì ,  conforme  osserva  ancora  Slra- 
bone  =  Cognovit  Homerus  Pharum  prìscis  temporibus 
mari  ambitam  fuisse  (I). 

Un'altra  prova  del  largo  tratto  di  mare  che  secondo 
Omero,  separava  l'Isola  di  Faros  dall' Egitto  si  ha  poco 
appresso,  là  ove  egli  dice,  che  Menelao  avvisalo,  stando 
nell'Isola  di  Ph. ,  che  non  rivedrebbe  la  Patria  se  non  avesse 
prima  sacrificato  agli  Dei  in  Egitto,  egli  si  duole  del  lungo 
viaggio  che  ha  a  fare  così,  =  3Iihi  fractum  est  meum  cor, 
co  quod  me  rvrsus  jubebat  per  obscurum  Pontum  in  Jegy- 
ptiim  ire,  longam  viam  dif/icilemque.  = 

E  descrivendo  poi  la  navigazione  che  si  effettuava 
verso  questa  parte,  sono  noiaie  dal  Poeta  circostanze  tali 
che  rendono   palese  non  esser  quello   piccol  tragitto:  pe- 


boves  adigente.  =z  Al  qual   luogo   ancora  Eustazio  (Odyss. 
l.  XII.  )  nota,  che  sensa  questa  necessità,  gli  antichi  né  ciba- 
vansi  di  Pesci,  né  facevano  caccia  d'Uccelli. 
(1)  Lib.  i.  pag.  30. 


lOi  MODERNITÀ   DEL   DELTA 

rocche  spiegale  le  vele  «  ordine  autcm  considentes  spU" 
mosum  mare  verberabantremis  (l),  sinché  giunti  in  Egit- 
to fecero  i  sacrifizi  eie.  —  L'impiego  delle  vele  e  de'  re- 
mi, convengono  appunto  per  una  via  lunga  e  difficile,  o 
più  precisamente  per  un  viaggio  lungo: 

)> quanto  correr  puote 

))  Per  un  intero  dì  concavo  legno 
))  Cui  stridulo  da  poppa  il  vento  spiri. 
Non  si  lasci  qui  inosservato  che  Omero  dà  tre  epiteli 
diversi  al  mare  che  s'interponeva  fra  l'Isola  di  Faros  e 
r Egitto,  cioè  undosum,  obscurum,  e  spumosum,  carat- 
teristiche proprie  di  un  largo  mare;  e  si  ricordi  dell'av- 
viso di  Strabone  che  Omero  giammai  attribuisce  ai  luo- 
ghi appellazione  inutile. 

Coli' ultima  espressione  sembra  anzi  che  il  Poeta  ab- 
bia voluto  segnare  con  più  di  precisione  la  misura  della 
distanza  fra  l'Isola  Faros  e  l'Egitto.  Imperocché  egli  vi 
assegna  lo  spazio  che  percorresi  con  un  viaggio  di  un  gior- 
no di  navigazione  fatto  a  gonfie  vele.  Plinio  ci  dice  anche 
più  chiaramente  che  era  la  navigazione  di  un  giorno,  e 
di  una  notte.  In  Aegypto  .  .  .  a  Pharo  insula  noctis  et 
diei  cursum  finsse  Homero  credimus  (2).  E  la  immensa 
erudizione  sua  ci  persuade  che  egli  abbia  tratto  da  buona 
fonte  questo  schiarimento,  e  rimuove  il  dubbio  che  egli 
avesse  potuto  darlo  di  sua  mente.  Ora  pongasi  lo  sguardo 
sulla  Tavola  indicata,  e  da  Faro  dirigasi  in  linea  retta  al 
medio  Egitto,  troverassi  che  se  ivi  fosse  lutto  mare, con  una 
navigazione  prospera  di  24  ore  si  perverrebbe  facilissima- 
mente appiedi  delle  Piramidi. 

Imperocché  una  nave  a  vele  qualsiasi  percorre  con 
vento  favorevole  almeno  8  miglia  all'ora,  lo  che  dà  212 
miglia  ÌQ  un  giorno,  ed  in   una  notte  di  corsa.  Dirassi 


(1)  F.  Od.  l.  1.  e.  580. 

(2)  PUn.  Nat.  Hist.  Uh.  e  85. 


BIANCONI  105 

forse  che  ai  tempi  di  Omero  la  nautica  poco  perfetta ,  non 
avrà  dato  la  celerità  di  cui  godono  le  navi  oggidì.  Con- 
cedasi: ed  in  luogo  di  8  miglia  per  ora  diasi  che  ne  fa- 
cessero soltanto  6;  anzi  ancor  6  se  vuoisi:  ma  con  que- 
sto solo  si  hanno  già  120  miglia  in  24  ore.  La  distanza 
da  Faro  alle  Piramidi  è  appunto  di  120  miglia  incirca;  e 
le  Piramidi  come  è  noto^,  sono  poste  sopra  e  fuori  del 
Delta.  Il  Delta  per  conseguenza  sarebbe  stato  tutto  com- 
preso sotto  quello  spazio  di  mare,  che  navigando  percorse 
Menelao  sciogliendo  da  Faro,  per  andare  alla  terra  di 
Egitto. 

Ben  io  mi  so  che  altri  calcolano  diversamente  la  gior- 
nata di  navigazione  (1)  appoggiandosi  ad  un  luogo  di  Ero- 
dolo  (2)  Jb  Heliopoli  ad  Thehas  novem  diehus  sursum 
navigatur ,  spatio  quatuor  milium  octingentorum  et  sexa- 
ginta  stadiorum.  Li  4860  stadi  divisi  per  nove  danno  540 
stadi  per  giorno ,  ed  essi  equivalgono  a  60  miglia  Rom.  in 
circa.  Sicché  per  essi  una  giornata  di  navigazione  avrebbe 
data  60  miglia  di  viaggio. 

Ma  s'io  non  erro  il  citalo  passo  di  Erodoto  è  ben 
lontano  dal  provar  questo  pel  generale.  Erodoto  assegna 
bensì  540  stadi  ad  una  giornala  di  navigazione;  ma  la  na- 
vigazione di  cui  esso  parla  è  quella  del  Nilo  che  si  fa- 
ceva ascendendo ,  sursum:  vale  a  dire  andando  contro  acqua 
(3),  Ed  il  viaggio  di  cui  ragiona  Omero  è  sul  mare,  e  co- 
me dicesi  sul  maris  aequor ,  reso  Befi  celere  dal  vento 
propizio,  come  egli  dice,  sibilante  da  poppa.  Dunque  men- 
tre il  primo  modo  di  navigare  non  polea  essere  che  assai 
lento,  perchè  in  opposizione  al  corso  dell'acqua,  il  secon- 


(1)  St.  Genis.  Descr.  d'Àegypte.  T.  5.  p.  394.—  Dolo- 
mieu.  Journ.  de  physiq.  T.  42.  p.  196. 

(2)  Lib.  IL  pag.  91. 

(3)  Si  vegga   sulla  velocità  delle  acque  del  Nilo,  Descr. 
d'Àegyp.  T.  18.  p.  568. 


106  MODERNITÀ   DEL    DELTA 

do  invece  doveva  essere  per  condizione  assegnata  dal  Poeta^, 
facile,  e  veloce.  Quindi  ninna  meraviglia  che  sole  60  mi- 
glia si  potessero  percorrere  in  24  ore  sul  Nilo ,  e  che  in- 
vece 120  si  potessero  fare  agevolmente  sul  mare.  La  con- 
siderazione del  mezzo  sul  quale  si  effettua  la  navigazione, 
è  di  tanto  rilievo  da  potere  con  sicurezza  conchiudere, che 
la  misura  prestata  da  Erodoto  non  è  per  nulla  applicabile 
alla  navigazione  di  mare. 

Ma  osservisi  di  più.  Sembra  che  noi  non  siamo  inte- 
ramente all'  oscuro  del  luogo  ove  Menelao  si  fermasse  giun- 
gendo  in  Egitto.  Perocché   quando  egli  vi  pervenne  seco 
avea   de'  prigionieri  Trojani,  i  quali  scesi  a  terra  se  gli 
ribellarono,  e  ricuperata  la  lor  libertà,  fabbricarono  quivi 
un  castello,  che  dal  nome  della  lor  patria  dissero  Troja. 
Non  pretendo  io  già  che  il  punlo  ove  fu  questa  Troja  di 
Egitto  debba  essere  assolutamente  quello  a  cui  approdasse 
Menelao,  bensì  il  dico  congetturalmente,  e  come   proba- 
bile. Perocché  primamente  é  verosimile  che  essi  ponessero 
stanza  ove  o  presso  eran  sbarcali ,  ed  amassero  meglio  rie- 
dificare una  novella  Troja  in  sul  mare  al  par  dell'antica, 
di  quello  che  internarsi  nel  paese  fra  un  popolo  ad  essi 
sconosciuto,  l'Egiziano;  secondariamente  perché  se  quel 
luogo  era  un  punto  dell'antico   liltorale,  o  spiaggia  di 
Egitto  egli  é  facile  comprendere  come  essi  potessero  sta- 
bilirsi, essendo  un.ipunto  del  di  fuori  dell'Egitto;  mentre 
poi  comparisce  afifalto  inverosimile  che   fosse  loro  stato 
concesso  di   introdursi  nel  cuor  dell'Egitto,  e  fabbricare 
un  Castello  o  Città  a  parte  in  mezzo  ad  una  popolazione 
che  sappiamo  con  quanto  rigore  vietasse  in  antico  l'ingres- 
so del  lor  paese  agli  stranieri.  Tal  tradizione  io  raccolgo 
da  Diodoro  (1),  e  da  Slrabone  (2),  i   quali  con  questo 
vengono  già  a  spalleggiare,  per  così  dire,  il  racconto  di 


(t)  Bib.  1.  pag.  36. 
(2)  Lib.   17.  pag.  809. 


BIANCONI  107 

Omero  della  DavigazioDe  di  Menelao  da  Faros  all' Egitto; 
ed  a  rispondere  a  quelli  che  spacciano  come  al  tutto  im- 
maginaria e  poetica  questa  parte  di  sua  narrazione.  Ove 
poi  fosse  Troia  di  Egitto,  ed  il  Mons  troicus  a  lei  vici- 
no, ce  lo  dice  Stratone  =  Circa  locus  ubi  lapides  effo- 
diuntur ,  ex  quavis  Pyramìdes  factae  sunt ,  mons  quidam 
est  nomine  Troicus,  satìs  petrosus ,  et  speluncae  sub  eo, 
et  pagus  his  ac  -flumini  proximus  nomine  Troja ,  antiqua 
Trojanorum  habitalio ,  eorum  qui  captivi  Menelaum  se- 
cuti  sunt  et  ibi  consederunt  (1).  Era  dunque  posta  ap- 
presso alle  Piramidi,  appena  sopra  il  Delta  e  secondo  l'o- 
pinione del  cel.  D'Anville  sulla  catena  Arabica,  ove  oggi 
è  Thora  (2)  e  nel  punto  ove  si  vede  segnata  sul  foglio  sopra- 
indicato. Ma  rammentisi  che  precisamente  a  questo  luogo  , 
cioè  a  piedi  delie  Piramidi  ci  aveva  già  condotti  il  calcolo 
testé  recato  di  una  giornata  di  navigazione  da  Pharos  al- 
l'Egitto. 

Resta  adunque  anche  questa  indicazione  di  Omero 
d'accordo  coli' altre  indire,  che  il  Della  era  tutto  coperto 
dall'acque  del  mare. 

Se  Omero  ci  descrive  a  questa  maniera  le  cose  del 
basso  Egitto  nel  quarto  dell'Odissea  ;  non  v'ha  poi  nel  ri- 
manente dell'Odissea,  0  nell'Iliade  indicazione  veruna  che 
contraddica;  anzi  in  accordo  collo  stato  di  cose  narra- 
to non  v'  ha  parola  di  verun  luogo  del  basso  Egitto,  e 
neanche  della  stessa  Memfl  ;  per  cui  Eraloslene  osò  di  ac- 
cusarlo di  ignoranza  della  Geografia  di  Egitto  (3).  Ma  bene 
lo  difesero  da  questa  taccia  Strabone,  ed  Aristotile.  Il  pri- 
mo ponendo  in  vista  che  Omero  conobbe  bene  l'alto  Egit- 
to, e  l'antica  sua  capitale  Tebe,  di  cui  cantò  le  ricchezze 
e  la  magnificenza;  e  che  era  informato  persino  di  alcune 


(()  Lih.  17,  pag.  809. 

(2)  Mem.  sur  l'Aegypt.  p.  175. 

(3)  Appresso  Strabone  lib.  i. 


108  MODERNITÀ   DEL   DELTA 

costumanze  delle  matrone   Tebane.  A  questo  si  aggiunga 
che  per  relazione  di  Diodoro,  Omero  viaggiò  in  Egitto. 

Aristotile  poi  ne  fa  difesa,  che  pel  proposito  nostro 
torna  di  altissimo  momento.  Indicai  et  Homerus  sic  re- 
cens  existens  (il  Della)  illius  enim  loci  facit  mentionem 
tamquam  nondum  Memphi  exìstente  aut  omnìno ,  aut  non 
tanta.  (1)  Ecco  per  bocca  di  Aristotile  la  spiegazione  del 
silenzio  di  Omero  intorno  ai  luoghi  del  basso  Egitto.  Ne  tace 
perchè  non  esistevano  ancora;  e  di  Memfi  altresì,  perchè 
non  era,  o  non  ancor   grande.  Infatti  se  egli  aveva  detto 
che  qua  tutto  era  mare,  come  poteva  senza  contraddizione 
nominar  le  bocche  del  Nilo,  o  qualche  città  sul  Delta? 
Non  vi  avrà  riflettuto  Eratostene,  il  quale  d'altronde,  era 
tanto  persuaso  come  vedremo  della  chiusura  delle  Colonne 
d'Ercole,  e  dell'allagamento  delle  basse  spiaggie  mediter- 
ranee. Ma  per  Memfi  qual  bella  osservazione  non  si  pre- 
senta in  questo  punto?  Se  essa  non  era,  o  soltanto  poca 
cosa  a'  tempi  della  guerra  Trojana ,  e  divenne  grande  sol 
dopo  Omero,  non  è  patente  che  la  sua  grandezza  fu  con- 
seguenza della  comparsa  del  Delta,  quando   cioè  divenne 
il  centro  fra  il  vecchio  ed  il  nuovo  Egitto,  e  quando  per 
ben  governarlo  fu  forza  di  portarvi  il  trono,  che  dapprima 
stette   in  Tebe?  La  storia  la  cronologia  ed  i  monumen- 
ti non  sono  forse  d'accordo  in   istabilir  questa  data?  E 
l'ingrandimento  di  Memfi  non  diviene  dunque  esso  ancora 
un  argomento  in  favore  della  emersione  del  Delta  in  tem- 
pi posteriori  alla  guerra  Trojana?  Ma  meglio  di  ciò  al- 
trove: or  torniamo  in  cammino. 

Un'ultima  osservazione  sulle  parole  di  Omero  parmi 
non  doversi  tacere.  La  fame  che  pressava  i  compagni  di 
Menelao,  la  pesca  cui  furon  costretti  di  aver  ricorso ,  mo- 
strano bene  che  Omero  voleva  dipingerci  non  un  isola 
presso  terra,  ma  uno  scoglio  senza  abitato  in   mezzo  al 


(l)  Meteorologìcor.  cap.  XIV. 


ì 


BIAISGONI  109 

mare.  Or  dato  per  ipolesi  che  l'isola  fosse  pur  presso  la 
terra  di  Egitto,  o  anche  solo  in  vista  dell'Egitto,  crede- 
rassi  possibile  che  gli  Egiziani  tanto  severi  nel  guardare 
l'entrata  del  loro  regno  non  avessero  reso  posto  forte 
quest'isola,  che  sì  bene  vi  si  sarebbe  prestata?  Per  me  io 
dirò,  che  se  debbo  rendermi  ragionevole  il  racconto  di  Ome- 
ro, bisogna  che  conchiuda  che  Pharos  dovesse  essere  allora 
uno  scoglio  nudo  in  mezzo  all'onde  a  grandissima  distan- 
za, e  fuor  di  vista  dell'Egitto,  talché  gli  Egiziani  non  po- 
tessero farne  un  posto  avanzato  che  tenesse  relazione  col- 
la lor  terra.  Ma  notisi  che  ben  poco  appresso  vi  sorse  so- 
pra Rhacoiis,  cioè  subitochè  la  comparsa  del  Delta  ebbe 
messo  Pharos  in  connessione,  e  indipendenza  dell'Egitto. 

Dal  sin  qui  detto  parmi  che  legitimamente  ne  discenda  , 
che  Omero  in  questo  tratto  dell'Odissea  ci  ha  lasciato 
una  tradizione  corroborata  di  tutte  le  circostanze  necessa- 
rie a  procacciarle  precisione  e  valore;  tradizione  portante 
che  emergeva,  ne'  tempi  intorno  alla  guerra  Trojana  dal- 
le acque  l'isola  di  Faros  a  guisa  di  scoglio  disabitato  cin- 
ta tutto  attorno  dal  mare  ondoso  ;  lontana  da  qualun- 
que Città,  0  terra  abitata,  lontana  dall'Egitto  cui  stava 
di  fronte,  per  un  viaggio  lungo  e  difficile,  anzi  precisa- 
mente di  un  giorno  di  navigazione,  lo  che  conduce  sin 
fuori  del  Delta  nel  medio  Egitto.  Che  per  conseguenza 
tutto  quello  che  oggi  è  Delta  era  allor  sotto  mare,  e  che 
di  ninna  parte  del  Delta  emergente  si  ha  notizia,  perchè 
di  tutte  ne  tace  Omero. 

Ora  lasciamo  Omero  in  disparte;  altrove  ci  occorrerà 
di  tornare  a  consultarlo;  veggiamo  invece,  che  dica  del 
Delta  un  altro  luminare  dell'antichità,  Erodoto. 

Visse  Erodoto  come  esso  medesimo  ci  dice(l)  un  400 
anni  dopo  Omero ;,  e  meno  di  800  dopo  la  guerra  Trojana; 
viaggiò  in  Egitto  per  istruirsi,  e  per  raccogliere  materiali 
per  la  grande  sua  storia  ;  ivi  dimorò  conferendo  co'  Sacer- 


(1)  Lib.  2.  jmg.  109  e  pag.   145- 


no  MODERNITÀ   DEL   DELTA 

doli  di  Memfì ,  di  Eliopoli ,  e  di  Tebe.  Egli  fu  in  istato 
di  conoscere  co'  proprii  occhi,  molle  delle  cose, che  udi- 
va,  e  di  infermare  i  posteri  sulla  storia  antica  Egiziana. 

Molte  cose  ci  ha  narrato,  non  tante  però  quante  ab- 
biamo a  desiderarne;  ma  delle  narrale  alcune  sono  state 
guardate,  come  favole.  E  qualcuna  effettivamente  la  dà 
egli  per  tale;  ma,  come  ho  altrove  mostrato,  è  bene  stato 
difeso  per  l'altre.  E  conviene  anche  aver  presente,  che 
molte  delle  imputazioni  affibbiate  ad  Erodoto,  erano  frul- 
lo della  ignoranza  dei  nostri,  relativamente  alle  cose  del- 
l'antico  Egitto.  Io  non  mi  erigo  giudice  in  tanta  questio- 
ne, ma  mi  riferisco  alla  sentenza  di  un  moderno,  che 
avendo  accuratamente  esaminate  le  cose  in  luogo,  ci  dice 
=z  L'autorità  di  Erodoto  acquista  un  nuovo  peso  per  sem- 
pre nuove  verificazioni  di  fatti,  che  esso  espone  =i  (1).  Ma 
non  credasi  che  io  voglia  con  questo  preambolo  imporre 
alla  altrui  credenza;  perocché  io  non  intendo  di  ricevere 
né  di  dare  per  vero,  se  non  se  quello,  che  i  criteri  di 
credibilità  fanno  conoscere  tale.  Ne  giudichi  adunque  cia- 
scuno. Ecco  ciò,  che  dice  Erodoto  intorno  al  basso  Egitto. 

Quando  egli  visitò  l'Egitto,  e  fu  nella  Olimpiade 
...cioè  440,  anni  innanzi  l'era  volgare,  il  Della  era  sgom- 
bro dalle  acque  del  mare,  alzavanvisi  sopra  molte  Città, 
che  avevano  MemB  per  capitale,  la  quale  succedeva  a  quei 
dì  alla  grandezza,  e  magnificenza  di  Tebe,  che  già  sen 
passava  in  decadimento.  Ma  le  memorie,  e  le  vestigia  dello 
stato  antico  rimanevano  ancor  in  Egitto  ,  ed  Erodoto  ce 
ne  informa  così  (2)  =z  Mia  quoque  apiid  llemphim  au- 
divi  ex  Vulcani  sacerdotibus ,  eum  quìbus  in  colloquium 
veni.  Quin  etìam  (notisi  bene  con  quanto  studio  egli  cer- 
casse di  accertarsi  di  queste  notizie)  Quin  ctìam,  harum 
ipsarum  rerum  gratta  et  Thebas  et  Heliopolin  me  con- 


i\)  Le  Pere.  Expedit.  en  Egypte  T.  XI.  p.  126. 
(2)  Lib.  2.  pag.  89. 


BIANCONI  111 

tuli  animo  cognoscendi ,  numquid  consentanea  dìcturì  es- 
seni  iis ,  quae  Memphi  dicerentur.  Nam  Hetìopolitani  fe- 
runtur  Aegyptìorum  solertissimi.  E  delle  cose  ivi  udite 
tace  Erodoto  quelle  attinenti  agli  Dei  :  Quae  autem  fiumana 
negotia  sunt  haec  ita  referebant  inter  se  convenientes.  E 
cioè:  Primum  in  Aegypto  mortalium  regnasse  Maena,ac 
sub  eo  omnem  Aegyptum ,  praeter  Thebaicam  prefecturam 
paludem  fuisse:  ex  eaque  nihil  eorum  quae  nunc  sunt 
infra  stagnum  3Ioerios  eminuisse  .  .  .  Atque  de  regione 
bene  mihi  dicere  videbantur  ;  manifestum  enim  est  ei ,  qui 
etsi  antea  non  audierit,  tamen  inspexerit,  modo  sit  so- 
lertia  praeditus,  Aegyptum-  .  .  acquisitam  Aegyptiis  es- 
se terram ,  ac  fluminis  donum;  e  piiì  sotto,  etiam  mihi 
ipsi  esse  videbatur  acquisita  Aegyptiis.  Siquidem  quod 
inter  dictos  montes  (Arabico  e  Libico)  supra  Memphis 
medium  est,  videbatur  mihi  sinus  maris  aliquando  fuis- 
se etc.  =  Più  chiaramente  ancora  in  altro  luogo  =  Delta, 
ut  ipsi  dicunt  Aegyptii ,  et  mihi  videtur ....  nuper  ut 
sic  dicam  apparuit  =  (1) 

Sussisteva  adunque  in  Egitto  a'  giorni  di  Erodo- 
to memoria  concorde  fra'  Sacerdoti,  che  nella  età  di  Me- 
nes  tutto ,  dal  Lago  Moerios  in  giiì ,  era  coperto  dalle  acque 
del  mare,  e  che  il  Delta  fosse  di  recente  comparso  nu- 
per  eminuisse.  Erodoto  porge  queste  memorie,  come  vedesi 
con  ogni  asseveranza:  imperocché  fa  ben  notare,  che  egli 
ne  cercò  presso  li  sacerdoti  delle  tre  principali  città  di 
Egitto  all'unico  oggetto  di  conoscere,  se  eran  concordi  in 
queste  memorie  fra  di  loro.  E  trovò,  che  Iiec  ita  refere- 
bant inter  se  consentientes.  Poi  quasi  per  dare  maggior 
peso  a  queste  stesse  cose,  aggiugne  alla  diligenza  da  lui 
usata  per  accertarsene  l'espressione  ancora  della  propria 
persuasione,  e  convincimento;  anzi  di  più  espone  le  ca- 


(1)  Lib.  2.  pag.  94. 


1  12  MODERNITÀ   DEL   DELTA 

gioDi  di  fatto  per  le  quali ,  ed  egli ,  e  chiunque  avrebbe 
trovato  giusto  il  racconto  Egiziano. 

Ma  sembra,  che  non  mai  sia  pago  d'insistere  sulla 
veracità  delle  cose  narrate;  imperocché  le  inculca  di  nuo- 
vo sul  chiudere  dell'  argomento  così  =  Itaque  quae  circa 
AEgyptum  sunt ,  et  dicentihus  Illa  credo ,  et  ipsa  ita 
habere  valide  existimo.  E  qui  ancora  n'  adduce  prova 
somministratagli  dalla  ispezione  de'  luoghi  z=  quippe  cum 
videam ....  et  conchylia  apparere  in  montibus ,  ac  sal- 
suginem  efflorescere ....  et....  montem ,  qui  in  Aegypto 
est  super  Mempìiin  arenas  solas  habere  (1). 

Io  lascio  pertanto  Erodoto  con  questa  riflessione  ;  egli 
visitando  l'Egitto  in  tempi  per  noi  riraotissimi,  trovò  nelle 
tre  principali  sedi  della  dottrina  Egiziana  concorde  memo- 
ria dell' innondamenlo  del  Delta,  e  della  recente  sua  com- 
parsa. Quelli ,  che  somministrarono  ad  Erodoto  tale  noti- 
zia erano  per  certo  i  meglio  informati,  i  più  dotti ^  i  più 
idonei  della  loro  età  in  Egitto:  la  storia  ,  che  ce  l'ha  con- 
servata ha  molti  caratteri  di  veracità,  e  di  scienza.  Ma 
questa  slessa  memoria  si  è  quella  >  che  abbiamo  veduto 
esserci  fornita  da  Omero. 

Dunque  alla  testimonianza  di  Omero,  ne  aggiugnere- 
mo  qui  una  seconda ,  quella  di  Erodoto. 

Se  non  che  prendeva  errore  credendo  di  lasciar  qui 
Erodoto;  perocché  ben  m'è  nolo  usare  egli  altrove  lin- 
guaggio tale,  che  sembri  in  opposizione  al  sin  qui  detto. 
Egli  dice  infatti  che  Menes ,  il  quale  primo  regnò  in  Egit- 
to aveva  separalo  Memfi  mercè  di  ponti;  oppure  il  terri- 
torio di  Memfi  a  quei  giorni  pare,  che  fosse  ancora  som- 
merso dall'acque,  per  quanto  egli  aveva  poco  prima  nar- 
rato. Poi  (2)  che  Paride  fuggisse  con  Elena  verso  i*  Egitto, 


(1)  Lib.  IL  pag.  92. 

(2)  Lib.  2.  pag.  129. 


BIANCONI  113 

fermasse  alla  bocca  del  Nilo  delta  Canopica ,  ivi  rinvenisse 
un  Tempio  dedicalo  ad  Ercole  eie.  Dalle  quali  cose  bastan- 
temente emerge  essere  qui  ErodoiD  discorde  con  se  mede- 
simo, ed  in  opposizione  alla  tradizione  di  Omero. 

Ma  quella  Pietra  di  paragone  nelle  cose  scientifiche, 
un  po' di  critica,  applicata  ai  diversi  racconti  fatti  da  Ero- 
doto, mostra  assai  bene,  die  non  è  tuli' oro  quello,  che 
egli  tramandava  alla  posterità.  E  sia  detto  a  lode  di  quel 
gran  Padre  della  storia ,  egli  stesso ,  non  lutto  dava  per 
oro.  Ma  mentre  alcune  tradizioni  egli  muniva  con  quella 
abbondanza  di  sicurezza,  e  di  prove,  che  sopra,  non  a 
caso  ho  fatto  conoscere,  in  questi  ultimi  racconti,  invece 
tiene  tuli' altra  maniera  di  esprimersi  :=:fracfc«M5  egli  dice 
dopo  narrate  le  cose  in  primo  luogo  esposte  =  Hactenus 
quae  vidi,  quae  novi,  quae  interrogando  percepì  dieta 
sunf.  lune  pergam  dìsserere  sermones  Jegyptios  quos 
audivi  addens,  et  aliquid ,  quod  ipse  viderim  (1).  Ecco 
gran  distinzione:  le  prime  sono  le  cose  bene  accertate 
queste  altre  sono,  direbbesi,  quasi  la  ciance  =i  sermones 
aegyptios.  E  se  ciò  non  bastasse  v'ha  questo  di  più,  che 
dopo  aver  narrato  molte  altre  bagalelle  con  queste,  cosi 
conchiude  =  Haec quidem ab  Jegyptiis  relata,  sic  cuique 
placeant  prout  credibilia  videntur:  mihi  autem  in  omnì 
sermone  constitutum  est  ea  scribere ,  quae  auditu  ex  sin- 
gulis  cognovi  (2).  Geloso  per  un  lato  di  non  trascurare 
veruna  cosa  udita  in  Egitto,  ma  scusandosi  direi  quasi  al 
tempo  stesso  di  avere  scritto  cose  poco  credibili,  pone  tutti 
in  avvertenza,  e  in  libertà  per  crederle,  o  no,  come  cia- 
scuno sia  per  trovarle  credibili ,  o  no. 

11  valore  storico  adunque  delle  prime  tradizioni  è  mol- 
to diverso  da  quello  delle  seconde.  Le  une  sono  in  oppo- 
sizione colle  altre;  ma  le  prime,  che  si  trovano  in  quella 


(1)  Uh.  lì.  pag.  123. 

(2)  Lib.  IL  pag.  135. 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie  III.  Tomo  3. 


114  MODERNITÀ   DEL   DELTA 

parte,  che  Erodoto  ci  dice  la  più  soda,  e  la  meglio  ac- 
certala potrebbero  forse  fare  spregiare, od  obbliare  le  se- 
conde, ciie  hanno  per  dello  dei  loro  Autore  tanto  minore 
importanza;  invece  poi,  s'io  non  erro,  resta  ben  chiaro, 
che  le  «seconde,  non  valgono  a  paralizzare  (meno  poi  a 
distruggere)  il  merito,  ed  il  valor  delle  prime. 

Passiamo  ad  altre  autorità.  Già  si  è  veduto,  come  Ari- 
stotile si  mostrasse  propenso  alle  idee  di  Omero.  Or  ne 
giova  riferir  più  in  esteso  le  sue  memorie.  Aristotile  le 
cui  opere,  come  dice  un  dotto  moderno  (1)  fissano  lo  sta- 
to, in  cui  tutte  le  scienze  naturali  erano  pervenute  al  suo 
tempo,  ci  ha  parlato  de' cambiamenti  avvenuti  in  Egitto 
nel  Gap.  14  della  Meteorologia  così  =  Hic  locus  semper, 
siccior  videtur  iteri ,  et  tota  regio  fliwii  adgregatio 
esse  Nili . ...  Et  antìquitus  Aegyptus  Thehae  vocatae. 
Indicat  autem ,  et  Homerus ,  sic  recens  existens  (  ut  ita 
dicam)  ad  tales  permutattones ,  itlius  enim  loci  facit  meri' 
tionem ,  tamquam  nondum  Memphi  existente ,  aut  omnino, 
aut  non  tanta.  Hoc  autem  par  est,  sic  accidere.  Infc 
fiora  enim  loca  superioribus  posterius  habitata  fuere. 
Egli  è  onninamente  inverosimile,  che  se  qualche  contraria 
memoria  fosse  esistita  ai  suoi  tempi,  egli  l'avesse  ignora- 
ta, 0  l'avesse  taciuta.  Anzi  per  l'opposto,  siccome  egli 
adduce  la  tradizione  di  Omero,  come  un  esempio  delle 
mutazioni,  che  avvengono  di  lue,  hi  inondali  in  terre 
asciutte,  coDvien  dire,  che  fosse  una  tradizione  general- 
mente diffusa,  e  generalmente  accolta,  perchè  valesse  di 
appoggio  al  suo  tema.  Non  credo,  che  un  tanto  Filosofo  aves- 
se voluto  dar  saggio  di  un  ragionamento  tanto  poco  consono 
alle  buone  regole  della  Logica,  quanto  quello  di  addurre 
per  prova  una  tradizione  di  un  fallo ,  che  fosse  controver- 
so, 0  dimandasse  di  esser  esso  stesso  provalo.  Si  osservi 


(1)  Girard  Descript,  de  VBgypt.  T.  20.  pag.  82. 


BIANCONI  115 

che  il  luogo  da  me  recatodi  Aristotile  è  nel  capo,  in  cui 
tratta  de  permutatione ,  et  vicissitudine  aquarum ,  et  con- 
tinentis  =  nel  quale  dopo  aver  detto,  che  terre  coperte 
dal  mare  divennero  asciutte  ripigliar:  C/";  accidit,et  circa 
Aegyptum  con  quel  che  segue  sopra  arrecato. 

Il  che  sia  qui  avvertito  sol  di  passaggio  con  pace  del 
celebre  Freret,  il  quale  pretende  che  Aristotile, così  parli 
mosso  solo  da  animosità  contro  gli  Egiziani,  che  si  dice- 
vano uomini  antichissimi  rinfacciando  loro  la  sua  moder- 
nità col  mostrare  recente  la  lor  terra. 

Ma  ella  è  quislione  ben  diversa  il  dire,  che  Aristoti- 
le faccia  tale  rimprovero  agli  Egiziani  cogliendo  l'oppor- 
tunità del  fatto,  altro  è  che  il  fatto  sia  da  lui  posto  solo 
per  questo  scopo ^  e  sia  d'altronde  un  fatto  immaginario, 
e  destituito  di  fondamento.  Vero  è  il  primo,  perchè  Ari- 
stotile dice  poco  appresso  =  Quos  enim  dicimus  anti- 
quissimos  esse  hominum  Aegyptios ,  horum  regio  tota 
facto  videtur,  et  esse  fluvii  opus=  etc.  È  poi  falso  in- 
teramente il  secondo ,  come  ho  mostrato ,  perchè  lo 
scopo  è  di  addurre  un  esempio  delle  mutazioni  della 
terra,  e  come  tale,  non  poteva  essere,  che  notizia  bene 
fondata. 

Aristotile  inoltre  in  proposito,  che  il  mare  occupasse 
il  basso  Egitto  più  espressamente  si  spiega  subito  appres- 
so dicendo ,  che  i  luoghi  vicino  al  mar  Rosso  prestano  a 
ciò  un  argomento  in  conferma.  Rammentato ,  che  antichi 
Re  di  Egitto  tentarono  di  aprire  la  navigazione  col  far  co- 
municare i  due  mari  attraverso  l'Istmo  oggi  detto  di  Souez 
conchiude  esser  manifesto,  che  già  un  tempo  in  questi 
luoghi  fu  tutto  un  mare,  e  tutto  continuato  =  Jfam/"e5?Mm 
est  igitur  quod  mare  unum  haec  omnia  continuum  erat-  = 
Del  pari,  che  lutto  mare  era  ancora  nelle  parti  di  Li- 
bia intorno  al  tempio  di  Ammone  stante  la  lor  depres- 
sione. Le  quali  parole  di  Aristotile  io  ho  recate  per 
provare   maggiormente,  che  l'opinione  di  questo  dotto  è 


116  MODERNITÀ   DEL   DELTA 

concorde  a  quella  di  Omero,  e  di  Erodoto,  non  per  pro- 
muovere due  altre  belle  questioni,  che  ne  nascono,  una 
intorno  alla  comunicazione  de'  due  mari,  l'altra  intorno  al 
tempio  di  Aramene,  che  serbo  a  trattare  in  luogo  più  op- 
portuno. 

Stratone,  detto  il  Fisico,  precettore  di  Tolomeo  Filadel- 
fo,  fioriva  un  secolo  circa  appresso  Erodoto;  Eralostene, 
e  Strabene  ci  hanno  conservato  le  sue  opinioni  intorno  al- 
l'Egitto,  e  quest'ultimo,  così  si  esprime  (1).  Ait  Strato 
Aegyptum  priscis  temporibus  mari  fuisse  inundatam  usque 
ad  paludes,  quae  sunt  apud  Pelusium,  et  ad  Casium 
montem ,  ac  Serbonidem  lacum-  Io  penso ,  che  si  deb- 
ba intendere  per  quelle  parole  usque  ad  paludes  etc. 
una  indicazione  del  basso  Egitto  dal  Ponente  al  Le- 
vante,  perchè  li  Ire  luoghi  mentovati  Pelusio ,  Casio, 
e  lago  Serbonide,  essendo  ancor  oggi  sul  mare,  e,  può 
quasi  dirsi  ,  da  esso  innondati ,  ninna  differenza  vi  sareb- 
be da  prischi  a'  moderni  tempi  :  mentre  poi  Pelusio  Ca- 
sio etc.  sono  gli  estremi  Orientali  dell'Egitto,  e  li  con- 
fini opposti  per  chi  come  Stratone  stava  scrivendo  in  Ales- 
sandria. Oggi  ancora,  continua  egli,  quando  si  estrae  il 
sale  in  Egitto,  si  trovano  le  fosse  arenose,  e  piene  di  con- 
chiglie segno  questo ,  che  il  paese  fu  un  tempo  coperto 
dal  mare  =  nìmirum,  così  Stratone  zz  regione  mari  ohm 
tecta  etc.  post  mari  recedente  ea  fuisse  detecta  loca.  Sem- 
bra poi,  che  verso  mezzo  dì,  egli  portasse, come  Erodoto 
l'insidenza  del  mare  fino  al  lago  dì  Moeris,  ma  non  puossi 
averne  certezza,  perocché  sgraziatamente  il  testo  di  Stra- 
bene è  oscuro,  e  forse  guasto  in  questa  parte,  ed  è  solo 
dietro  una  correzione  proposta  dal  Casaubeno,  che  così  si 
legge  =  similiter  etiam  ripas  lacus  Moeridos  litori  Maris 


(1)  Geogr.  lib,  1.  pag.  50. 


BIANCONI  11T 

quam  fluviì  esse  sìmilìores.  Qualche  altra  lezione  liene 
invece  lacus  salis. 

Ma  se  la  correzione  è  giusta,  voi  vedete,  che  dal  lago 
Moeris  in  giù  tutto  il  Delta  sarebbe  stato  sotto  mare,  e 
che  Stratone  sarebbe  precisamente  d'accordo  con  Omero, 
e  con  Erodoto,  il  quale,  come  udiste  diceva  =  nihil  eorum 
quae  nunc  sunt  infra  stagnum  Moerios;  eminuisse.  = 

E  con  essi  sarebbe  pure  stalo  d'accordo  Eratoslene 
celebre  Bibliotecario  di  Alessandria  ^  e  che  visse  un  seco'- 
lo  e  mezzo  incirca  dopo  Erodoto.  Egli  infatti,  come  aj^ 
parisce  dai  suoi  frammenti  conservatici  da  Strabene,  loda- 
va la  sentenza  di  Stratone,  e  se  egli  la  loda  ragionevol- 
mente si  può  conchiudere, che  1'  ha  per  buona,  che  l'ad- 
dotta, e  che  la  fa  sua.  Conseguenza  questa  resa  tanto  più 
giusta  e  fondata,  quando  si  vengono  collazionando  coi  ri- 
feriti,  altri  frammenti  di  Eratostene,  i  quali  spiegano,  co- 
me egli  fosse  persuaso  che  un  tempo  le  acque  del  Mare 
interno  fossero  elevate,  ed  allagassero  le  basse  coste  adja- 
cenli,  e  conseguentemeJ5|te  quelle  del  basso  Egitto.  Ma  emer- 
ge ciò  precipuamente  dal  seguente  brano,  che  ho  stimato 
di  non  poter  preterire.  Censet  Eratostencs ,  dice  Strabe- 
ne (1),  cum  apud  Gades  mare  internum  erupìsset,  suh- 
sedìsse  id,  ac  terram  juxta  Casium  Pelashm  usque  ad 
rubrum  mare  detexisse ,  eie.  Ne  consegue  perciò, che  ana- 
logamente a  quanto  ha  detto  Aristotile  il  basso  Egitto  era 
coperto  dal  mare  sino  all'Eritreo,  e  pare,  che  lo  fosse 
fino  a'  tempi  della  guerra  Trojana,  anche  per  opinione  di 
Eratostene  stesso  per  ragioni,  che  altrove  fia  meglio  esporre 

Demetrio  Scepzio,  e  Demodé  riferiti  essi  pur  da  Stra- 
bene tennero  opinione  consimile,  imperocché  al  dir  del 
^Geografo  narravano  essi  =:  Pharum  Aegyptiam  olim  mare 
fuisse  circumdatam,  quae  nunc  est  peninsula  (2)  =. 


(1)  Lih.  1.  pag.  39. 

(2)  Strah.  1.  68.  ,,^ 


118  MODERNITÀ   DEL  DEITÀ 

A*  quali  Autori  opporluno  qui  torna  associare  quello 
slesso  5  che  i  loro  fraramenli  a  noi  conservò, cioè  Slrabo- 
ne ,  che  come  è  noto  percorse  l' Egitto  seguendo  la  spedi- 
zione militare  del  console  Cornelio  Gallo  sui  primi  del- 
l'era nostra;  il  quale  in  più  di  un  luogo  spiega  la  sua 
opinione  sull'antico  stato  del  Delta.  Veggasi  infra  l'altra 
questa,  che  mi  pare  segnalala,  oltre  all'essere  somma- 
mente filosofica.  Aveva  Strabene  nel  1."  libro  già  arrecato 
tante  tradizioni,  e  questioni  degli  Antichi  intorno  ai  cam- 
biamenti, che  avvengono  alla  superficie  della  terra  massi- 
me per  ritiramenlo,  o  avanzamento  del  mare  sulla  terra; 
quando  così  conchiude  (1)  =  ^mo  mìnus  autem  admìratio 
istarum  mutationum  .  .  .  dubium  reddat . . .  alia  quoque 
conferenda  ìiìs  sunt,  quae  alììs  in  locìs  sunt ,  aut  fue- 
runt  horum  similia;  haec  enim  exempla  confestìm  ante 
oculos  positos ,  tollent  fiaesitationem:  cum  alioquin  ipsa 
veritas  (notisi  quanto  sublime!)  stuporem  ìncuiiat ,  sen- 
sumque  conturhet,  ostendìtque  quam  simiis  naturalium 
effectorum,  totiusque  vìtae  emperiti;  verbi  gratta,  si 
quìs  referat ,  quae  Therae,et  Therasìae  evenerunt.-..  tum, 
quae  Aegypto ,  et  multis  Graeciae  partibus.  E  dopo  que- 
sto preambolo  reca  con  altre  le  parole  suddette  di  Deme- 
trio Scepiio,  cioè  =  Pharum  Aegypti  olìm  mari  fuisse 
cìrcumdatam  etc.  =  Lo  che  equivale,  s'io  non  prendo 
abbaglio  a  dire,  che  quantunque  questi  avvenimenti  siano 
sorprendenti  son  tuttavia  veri.  Se  io  poi,  non  temessi  di 
annojare  potrei  indire  recar  altri  passi  dello  slesso  Stra- 
bene, coi  quali  si  mostra  convenire  con  Erodoto  ad  esem- 
pio (2)  =  non  injuria  Herodotus  totam  Aegyptum  fluvìi 
donum  dixerìt,  nìsi  totam  eam  saltem  quae  infra  Delta 
sita  interior  Aegyptus  nomìnatur  (3)  =  similmente  con 


(1)  Geogr.  Uh.  I.  pag.  57. 

(2)  Geogr.  1.  30. 

(3)  Veggasi  anche  pag.  536. 


I 


BIANCONI  119 

Omero  (I)  =  cognovit  etiam  Pharum  priscìs  temporibus 
mari ambitam  fuisse.  =:  Sembra  invece  sospettare  Strabene, 
che  Omero  abbia  esagerato  la  distanza  dell'Isola  dal  conti- 
nente (2)  e  che  non  v'abbia  prova,  che  a  tempi  della  Guerra 
Trojana  il  Delta  fosse  ancora  coperto  dall'acque.  Ma  rimando 
queste  difficoltà  insieme  coli' altre  più  innanzi,  per  rac- 
cogliere invece  qui  altre  testimonianze,  che  ancor  ci  restano, 
e  per  prima  quella  di  uno  scrittore,  che  viaggiò  esso  an- 
cora in  Egitto  Diodoro  Siciliano. 

ifiontinua) 

(1)  Geogr.  1.  30. 

(2)  li.  pag.  37. 


Catalogo  degli  oggetti  e  preparati  più  inte- 
ressanti del  Gabinetto  d'  Anatomia  Comparata 
di  Bologna  y  del  Prof.  Antonio  Alessandrini. 

(Continuazione,  vedi  Voi.  IL  pag.  373) 


3881.  Dicolile  col  colaro,  Ranz.  —  Dìcotyles  Torquatus, 
Fed.  Ciiv.  —  sus  Tajassa,  Linn.  =  Lo  sto- 
maco unitamente  al  pancreas  ed  alla  milza.  Ani- 
male dell'  America  Meridionale,  acquistato  con- 
servato nello  spirilo  dal  Corrispondente  di  Am- 
sterdam. Individuo  femmina  assai  giovine,  tro- 
vandosi nella  muta  dei  denti.  Questo  stomaco, 
di  forma  ben  singolare,  appartiene  alla  classe 
dei  complicati,  essendo  diviso  in  quattro  ben 
distinte  concamerazioni.  Gonfio  e  disseccato. 
Alessandrini.  Agosto  1845. 


120  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

3882.  Id.  Gli  intestini  tenui ,  conservati  nello  spirito  per- 

chè di  pareti  molto  delicate  non  resistevano  al 
gonfiamento.  Id. 

3883.  Id.  Gli  intestini   crassi.    Il  cieco  è  molto  piccolo  e 

munito  nel  fondo  di  una  breve,  ma  larga,  ap- 
pendice di  forma  conica.  Il  cieco, assai  lungo, 
forma  un  pacchetto  di  complicatissimi  ravvolgi- 
menti, analogamente  a  quello  di  alcuni  rumi- 
nanti. Gonfi  d'aria  e  disseccati.  Praticata  una 
apertura  nel  colon  di  fronte  allo  sbocco  del- 
l'ileo si  dimostra  la  forma  e  posizione  della 
valvola  ileo-cecale. 

3884.  Id.  Il  fegato,  conservato  nello  spirilo.  È  molto  fra- 

stagliato nei  lombi,  ma  non  diviso  profonda- 
mente in  lobi. 
2381.  Rinoceronte  fossile  maggiore  —  Rhinoceros  Lepto- 
rhinus ,  Cuv.  =  Quattro  molari  superiori  il 
primo  dei  quali  segnalo,  a,  è  il  secondo  del 
lato  sinistro,  e  gli  altri  tre(&,c,d)  il  terzo, 
il  quarto,  ed  il  sesto  del  lato  destro.  Furono 
trovali  ad  un  miglio  di  disianza  da  Barberino 
del  Mugello  in  Toscana  alla  profondità  di  circa 
dieci  piedi  parigini  nello  scavar  terra  per  le 
fornaci  da  matoni  entro  uno  strato  di  ghiaja 
internato  fra  due  strati  di  terra  colà  chiamala 
calestro  da  matoni,  iu  luogo  denominato  Ca- 
stagneto del  pover  uomo;  a  me  regalali  dallo 
studente  Veterinaria  di  quel  paese  Sig.  Onorio 
Da  Barberino.  Dono  del  Direttore.  1840. 
3768.  Id.  Frammento  del  ramo  destro  della  mascella  infe- 
riore della  slessa  provenienza.  Id.  Ottobre  1844. 
3902.  Id.  Regione  palatina  delle  ossa  mascellari  colla  dop- 
pia serie,  cioè  destra  e  sinistra,  dei  molari 
quasi  intera.  Trovata  nella  medesima  località, 
e  depositala  nel  Museo  in  Marzo  1847.  Di  que- 


d'anatomia  comparata  l'i! 

sto  pezzo  interessantissimo  si  conserva  anche  il 
modello  in  gesso  cavato  dall'  originale  con  tutta 
diligenza  dall'  Egregio  Modellatore  dei  Musei 
Sig.  Giuseppe  Astorri. 

3758.  Id.  Altro  frammento  del  ramo  destro  di  una  mascella 
inferiore^  ma  trovato  in  altra  località,  cioè  in 
quel  terreno  stesso  che  conteneva  il  frammento 
che  segue  del  Rinoceronte  minore.  Dono  del 
Sig.  Onorio  Da  Barberino.  Ottobre  1844. 

3460.  Rinoceronte  fossile  minore  ■ —  Rfiìnoceros  minuins, 
Cuv.  =  Porzione  di  mascella  inferiore  verso  la 
punta,  trovata  pure  in  prossimità  di  Barberino 
del  Mugello,  alla  profondità  di  pochi  piedi  en- 
tro uno  strato  di  compatta  sabbia  gialliccia, 
volgarmente  denominala  tufo.  Avanzi  della  no- 
,  minata  specie  fino  ai  tempi  dell'illustre  citalo 

Cuvier,  erano  stali  trovati  soltanto  in  Francia. 
Dono  del  lodato  Sig.  Onorio  Da  Barberino. 
20.  Cavallo  comune,  Ranz.  —  Equus  Càballus ,  Linn. 
=  Mandibola  posteriore  di  maschio  d'anni  quat- 
tro per  la  dentatura.  Gandolfi ,  1807. 
177.  Id.  Mandibola  posteriore  di  maschio  d'anni  dieci. 
Nolari,  1814. 

1169.  Id.  Le  mascelle  di  cavallo  maschio  di  circa  anni  tre, 
di  pìccola  statura,  e  nel  quale  la  dentatura  è 
prossima  al  suo  completo  sviluppo,  spuntando 
di  già  gli  ullirai  quattro  molari, e  gli  scaglio- 
ni, o  canini.  Tolte  dal  cadavere  di  quello  stes- 
so individuo  che  servì,  vivente,  per  l'esperi- 
mento della  allacciatura  ad  ambedue  le  carotidi 
primitive,  la  quale,  praticata  alla  distanza  di 
pochi  giorni  l'una  dall'altra  riuscì  felicemente, 
e  l'animale  avrebbe  continuato  a  vivere  ed  a 
prestare  utile  servizio,  se  non  fosse  per  altri 
difetti  stato  destinato  alla  morte, anche  per  os- 


122  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

servare  mediante  T artificiale  injezione  le  mo- 
dificazioni avvenute  nei  rami  dei  tronchi  allac- 
ciati, e  come  meglio  e  più  estesamente  si  dirà 
trattando  della  Sezione  dell'Anatomia  Patolo- 
gica. Nolari,  1829. 

1870.  Id.  Teschio  di  puledro  di  mesi  quattro  e  giorni  ven- 
tidue, morto  in  seguito  di  infiammazione  e  suc- 
cessiva suppurazione  del  tarso  destro ,  prodotta 
da  cauterizzazione  male  applicata.  Alessandrini , 
1837. 

2010.  Id.  Testa  unitamente  a  piccola  porzione  di  collo  di 
feto  cavallino,  a  grado  notabile  di  sviluppo^ 
nella  quale  si  è  praticata  artificiale  injezione 
del  sistema  arterioso  secondo  il  metodo  proposto 
da  Retzius ,  spingendo  però  prima  nei  vasi  data 
quantità  di  colla  colorata  in  rosso,  e  tenendo 
immersa  la  testa  nell'acqua  calda  laddove  il 
lodato  autore  propone  di  farla  del  tutto  a  freddo 
servendosi  della  sola  pasta  molle  formata  con 
cinabro,  o  minio  e  biacca.  Da  un  lato  si  è  stac- 
cata la  metà  della  mascella  inferiore  onde  veder 
si  possa  la  lingua  finamente  injettata,  e  nella 
porzione  di  mascella  staccata,  asportata  dal 
lato  esterno  la  lamina  ossea  sonosi  scoperte  le 
capsule  dentarie  nelle  quali  è  pure  penetrata  la 
injezione,  operazione  eseguita  anche  nel  cor- 
rispondente lato  della  mascella  inferiore  aspor- 
tandone tre  capsule  distese  sul  piano  della  ta- 
voletta che  sostiene  la  preparazione.  A  secco. 
Alessandrini ,  1839. 

3679.  Id.  Sinistra  metà  della  mascella  inferiore  di  feto  per- 
venuto alla  metà  circa  del  periodo  di  gravi- 
danza. Sonosi  scoperti  i  germi  tanto  degli  in- 
cisivi che  dei  molari  le  capsule  dei  quali  mo- 
strano il  sistema  arterioso  finamente  injellato 


d'anatomia  comparata  123 

con  soluzione  di  colla  forte  colorata  col  cinabro. 
Ercolani.  Dicembre  1843. 

3661.  Id.  Teschio  di  maschio  pervenuto  al  compimento  del 
quarto  anno  per  dimostrarvi  lo  stato  generale 
della  dentatura  in  questa  età.  Notarì.  Giugno 
1844. 

3855.  Id.  Le  mascelle  di  una  testa  di  maschio ,  che  stava 
per  compiere  il  terzo  anno,  morto  nella  Scuola 
pratica  di  Veterinaria  in  dicembre  p.  p.  per  te- 
tano venuto  in  seguito  della  castrazione,  quan- 
do già  sembrava  prossima  la  totale  guarigione , 
forse  per  l'impressione  dell'aria  eccessivamente 
fredda.  Alessandrini,  Maggio  1845. 

3963.  Id.  Mezza  mascella  superiore  di  cavalla,  che  segna 
il  quinto  anno.  Anteriormente  alla  serie  dei 
molari  esiste  ancora  in  luogo  il  falso  molare 
deciduo,  che  ordinariamente  cade  prima  di  que- 
st'epoca. Alessandrini,  Ottobre  1845. 

4324.  Id.  Teschio  di  maschio  molto  giovine.  Nella  mascel- 

la superiore  al  davanti  delle  serie  dei  molari 
vedonsi  ancora  in  luogo  i  due  pseudo-molari 
caduchi.  In  ambe  le  mascelle  poi  non  sono  an- 
cora caduti  i  cantoni  di  latte,  e  stanno  per 
spuntare  gli  scaglioni,  appena  inoltrati  alquan- 
to di  più  nella  mascella  inferiore.  Alessandri- 
ni, Dicembre  1848. 

4325.  Id.  La  punta  delle  mascelle  di   vecchia  cavalla,  la 

quale  mostra  la  singolarità  dell'  esistenza  di  ro- 
busti scaglioni  nella  inferiore.  Dott.  Ercolani, 
Dicembre  1848. 

709.  Id.  Osso  joide  di  maschio  adulto  ;  i  diversi  pezzi 
che  lo  compongono  sono  insieme  uniti  natural- 
mente mediante  i  legamenti  disseccati.  Notari, 
1822. 

780.  Id.  Mezzo  teschio  di  cavallo  maschio  preparato  a 


124  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

secco  nel  quale  si  dimostrano  'nella  naturale 
posizione  mediante  sezione  verticale  le  vie  della 
deglutizione,  cioè  la  lingua  unita  all'osso  joi- 
de,alla  laringe,  faringe  e  palato  molle  coi  ri- 
spettivi muscoli  e  nervi.  Nella  lingua  manca 
soltanto  il  muscolo  milo-joideo  portalo  via  on- 
de meglio  appariscano  i  muscoli  e  nervi  sotto- 
posti. Alessandrini,  1823. 

489.  Id.  Glandola  salivare  submascellare ,  incettato  a  cera 
il  condotto,  poscia,  mediante  lenta  macerazio- 
ne, separate  in  parte  le  glebe  o  piccole  masse 
formate  dagli  acini  ritenemlole  unite  solo  per 
mezzo  delie  ramificazioni  del  canale  medesimo 
nello  spirito.  Alessandrini,  1820. 

118.  Id.  Estremità  cardiaca  dell'esofago,  tolta  da  uno  sto- 
maco gonfio  d'aria  e  disseccato  onde  dimostrare 
così  la  piega  irregolare  prodotta  al  cardias  dalle 
più  interne  tonache  e  che  nelle  contrazioni  del 
sacco,  dirette  ad  espellere  le  materie  contenu- 
te, ottura  il  foro  od  impedisce  così  l'alto  del 
vomitare.  Preparazione  lolla  da  uno  stomaco  in 
parte  divorato  dai  tarli  perchè  esistente  nel  Mu- 
seo fino  dal  1812. 

226.  Id.  Stomaco  colle  arterie  incettale  a  cera,  gonfio 

d'aria  e  disseccalo.  Preparazione  che  esisteva 
nel  Gabinetto  d'Anatomia  umana,  fatta  con 
molte  altre  dal  Prof.  Mondini  Francesco  per  le 
osservazioni  del  Prof.  Moreschi ,  che  fornirono 
argomento  alla  di  lui  Opera  =  Sul  vero  uso 
della  milza  =,  e  nel  1815  dallo  stesso  Mon- 
dini ceduta  al  Museo  Zootomico.        .':,l  .tl3t 

227.  Id.  Un  secondo  stomaco,  cui  sta  unita  ancora  la  mil- 

za, del  tutto  somigliante  al  precedente,  e  della 
slessa  provenienza. 
451.  Id.  Preparazione  in  cera  rappresentante  Io  stomaco 


d'anatomia  comparata  125 

e  milza  coi  loro  vasi  arteriosi  iniettati,  ese- 
guita dall'in  allora  Modellatore  in  cera  dei  Mu- 
sei Sig.  Barbieri  e  ceduta  dal  lodato  Mondini 
al  Gabinetto.  1819. 

1844.  Id.  Porzione  di  duodeno  unitamente  a  piccola  parte 
dalla  corrispondente  regione  dello  stomaco,  dis- 
seccala gonfia  d'aria,  e  che  dimostra  la  forma 
e  posizione  della  valvola  pilorica.  Alessandri- 
ni, 1837. 

4058.  Id.  Stomaco  di  feto  non  molto  inoltrato  nello  svi- 
luppo, gonfiato  d'aria  e  disseccato.  Praticata 
una  sezione  nella  faccia  anteriore  del  medesi- 
mo si  vede  l'apertura  cardiaca,  e  sul  lembo 
di  essa  delle  piccole  rughe  longitudinali  indizio 
di  quelle  mollo  maggiori  che,  a  sviluppo  com- 
pito, si  oppongono  all'atto  del  vomitare.  Il  si- 
stema arterioso  fu  incettalo  colle  soluzioni  di 
cromalo  di  potassa  (kali  cromico),  e  di  acetato 
di  piombo  (piombo  acetico),  liquidi  spinti  se- 
paratamente nei  vasi  secondo  il  metodo  sugge- 
rito da  Miescher  {De  inflammatìone  ossiiim 
p.  17.),  giacché  venendo  a  contatto  si  forma 
un  precipitato  giallo  che  riempie  e  mantiene 
disleso  il  vaso.  Negli  organi  membranosi  però 
un  tal  metodo  non  porta  un  buon'effetto,  e  co- 
me il  citato  Autore  assicura  di  averlo  ottenuto 
nel  sistema  vascolare  delle  ossa.  Alessandrini. 
Agosto  1846. 
450.  Id.  Cieco  del  sistema  arterioso  injettalo  a  cera,  gonfio 
d'aria  e  disseccato.  Una  apertura  praticata  di 
fronte  alla  inserzione  dell'ileo  fa  vedere  il  modo 
di  sbocco  di  questo  intestino  nel  crasso.  Id.  1819. 
1544.  Id.  Intestino  crasso  di  feto  della  precisa  età  di  128 
giorni  di  vita  inlra-uterina,  con  infezione  nel 
sistema  arterioso.  Gonfio  e  disseccalo.  Id.  1839, 


126  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

40Ó9.  Id.  Il  cieco  e  parte  del  colon  dello  stesso  feto  del 
quale  si  conserva  lo  stomaco  al  N.°  4058  e 
preparato  collo  stesso  .metodo,  anzi  injettalo 
contemporaneamente. 

2128.  Id.  Fegato  di  individuo  maschio  adulto,  incettate 
con  gesso  la  vena  porta,  la  cava  nel  punto 
dove  riceve  le  vene  epatiche, ed  il  condotto  bi- 
liare, poscia  disseccato.  Vi  si  è  conservala  unita 
ancora  la  maggior  parte  del  diafragma  attra- 
verso del  quale  si  dimostra  il  passaggio  della 
cava,  le  grosse  vene  freniche  inserite  nella  me- 
desima, ed  i  fori  pel  passaggio  dell'esofago  e 
dell'aorta.  Alessandrini ,  1839. 

1187.  Id.  Porzione  di  milza  injettata  a  cera  di  vari  colori 
nel  sistema  dei  vasi  sanguiferi,  poscia  lunga- 
mente macerata  nell'acqua,  di  modo  che  mo- 
stra evidentemente  nell'interno  la  struttura  del- 
la cellulosa  formante  una  singolare  complica- 
zione di  reti,  nei  vani  lasciati  dalle  quali  si 
contiene  il  più  fino  intreccio  dei  minimi  vasi 
sanguiferi.  Siffatta  conformazione  fece  sì  che 
r  Artaud  la  descrivesse  per  lo  appunto  quale 
plesso  nervoso  nella  Memoria  intitolala  =  Or- 
gan^Xa'^ione  e  funzioni  della  mil'^a.  Journal 
des  Progrès,  Tom.  FI.  1827.  =  Conservala 
nello  spirito.  Alessandrini,  1830. 

3617.  Id.  Pancreas  spogliato,  mediante  lenta  macerazione 
nell'acqua  della  cellulosa  e  delle  reti  vascolari 
che  lo  ricoprono  ed  inviluppano,  separate  le 
pìccole  glebe  di  acini  glandolari  che  lo  com- 
pongono assieme  riuniti  soltanto  per  mezzo 
delle  ramificazioni  del  comune  condotto  pancrea- 
tico, il  quale  ofi"re  la  particolarità,  non  infre- 
quente nel  cavallo,  di  aprirsi  nel  duodeno  con 
due  distinti  condotti,  il  maggiore  dei  quali  si 


d'anatomia  comparata  127 

innesta  nel  coledoco.   Nello  spirito,  preparato 
dal  Dissettore  Ercolani.  Marzo  1844. 

1198.  Cavallo  Asino  —  Equus  Asinus,  Lino.  =  Le  ma- 
scelle di  individuo  giovine  nelle  quali  si  vede 
incominciata  la  muta  dei  denti  essendo  in  parte 
fornite  di  quelli  di  latte,  in  parte  dei  serotini 
già  spuntati.  Ben  poco  diverso  è  il  grado  di 
sviluppo  dei  denti  stessi  sia  nella  mascella  su- 
periore, sia  nella  inferiore.  Notari ,  1830. 

3865.  Id.  Teschio  di  maschio  ucciso  appena  arrivato  al- 
l' ottavo  giorno  di  età  per  la  imperfezione  che 
mostrava  nella  mascella  inferiore  e  nella  lingua: 
questa  infatti  si  conserva  tra  le  mostruosità  sotto 
il  numero  3857.  Alessandrini,  Giugno  1835. 
71i.  Id.  Osso  joide  di  individuo  adulto,  le  varie  sezioni 
del  quale  si  vedono  unite  insieme  mediante  i 
legamenti  e  cartilagini  naturali.  Dott.  Nota- 
ri, 1822. 
936.  Id.  Testa  nella  quale  sono  preparate  in  luogo  nella 
naturale  posizione ,  le  cosi  dette  tasche  sutura- 
li, 0  sacchi  membranosi  delle  trombe  d'Eustac- 
chio.  Dal  lato  sinistro  si  è  aperta  nello  spazio 
compreso  tra  il  processo  trasverso  della  prima 
vertebra,  ed  il  muscolo  parotido-auricolare,  la- 
sciando in  luogo  i  grossi  vasi  sanguiferi  ed  i 
nervi  che  scorrono  in  prossimità  di  questo  spa- 
zio, per  dimostrare  così  i  pericoli  che  corre 
l'operatore  nel!' aprire  le  tasche  stesse  in  caso 
di  raccolta  di  marcia,  come  pure  viene  pre- 
scritto dai  Zoojatri.  Dalla  stessa  parte  sono  pre- 
parate in  luogo  le  glandole  parotide  e  sotto-ma- 
scellare coi  loro  condotti;  come  pure  Io  strato 
esterno  dei  muscoli  degli  organi  dei  sensi.  Dal 
lato  destro,  portato  via  il  ramo  della  mascella 
inferiore  si  vede  tutta  l'estensione  dell'altra  ta- 


128  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

sca,  gonfia  e  disseccata;  la  lingua  con  parec- 
chi de'  suoi  muscoli ,  e  la  glandola  sotto-lin- 
guale. Nolari,  1825. 

1567.  Id.  Stomaco  col  fegato  e  la  milza  di  feto  di  sesso 
femminino  pervenuto  quasi  al  termine  della  gra- 
vidanza, injetlato  a  cera  il  sistema  arterioso, 
e  preparalo  a  secco.  Alessandrini,  1836. 
889.  Id.  Porzione  di  intestino  digiuno  di  femmina  adul- 
ta, gonfio  d'  aria  e  disseccato.  Incettate  con 
colla  e  cera  sì  le  arterie  che  le  vene  mesente- 
riche a  diversi  colori  meglio  si  dimostrano  le 
minute  elegantissime  reti  formate  dalle  mede- 
sime sulla  parete  del  canale.  Rovesciata  una 
piccola  porzione  dello  stesso  canale  e  dissec- 
cata nello  stesso  modo  si  vedono,  anche  ad 
occhio  nudo ,  incettati  i  numerosissimi  villi  che 
protuberano  suU' interna  superficie.  Id.  1825. 
896.  Id.  Altra  piccola  porzione  dello  stesso  intestino  ro- 
vesciata e  conservata  nello  spirito.  Id. 

1884.  Id.  Parte  di  tenue  di  feto  femminino,  arrivalo  quasi 
al  termine  della  gestazione,  incettato  a  freddo 
secondo  il  metodo  di  Relzius, servendosi  di  ma- 
teria colorata  in  blu  per  le  arterie, ed  in  rosso 
per  le  vene.  Rovesciata  e  conservala  nello  spi- 
rito. Prof.  Calori,  1838. 

1931.  Id.  Due  pezzi  tolti  dalla  preparazione  suddetta,  ro- 
vesciati e  gonfi  d'aria,  sonosi  conservali  a  sec- 
co. Id. 

3869.  Porzione  di  tenue  di  femmina,  perita  all'ottavo  gior- 
no dalla  nascita  per  epato-enterite,  rovesciala 
senz'  altra  preparazione ,  e  conservata  nello  spi- 
rito mostra  la  disposizione  delle  valvole  conni- 
venti molto  patenti  in  questa  età.  Alessandrini. 
Luglio  1845. 
918.  Id.  L'intestino  colon  di  femmina  adulta  colle  arte- 


d'anatomia  comparata  129 

rie  e  vene  injetlale  a  cera,  gonfio  d'aria  e  dis- 
seccato, si  è  tolto  il  cieco,  onde  meglio  di- 
stinguere si  possano  le  circonvoluzioni  conser- 
vate fino  al  punto  dove  si  converte  nel  retto. 
Alessandrini,  1825. 

1883.  Id.  Il  fegato  di  un  feto  di  sesso  femminino  giunto 
quasi  al  termine  della  gravidanza, injeltato  col 
metodo  di  Retzius,  appartenendo  all'individuo 
islesso  del  quale  si  conserva  pojzione  di  tenue 
sotto  il  precedente  N.  1884,  poscia  disseccalo. 

912.  Id.  Altro  fegato  di  individuo  maschio  adulto  coi  vasi 
sanguiferi  arteriosi ,  e  biliari  injettali  a  cera , 
ed  i  tronchi  della  cava ,  e  della  porta  mante- 
nuti artificialmente  distesi  e  colorili  diversa- 
mente. Preparazione  a  secco.  Id.  1825. 

RUMINANTI. 

I 

1062.  Camello  Dromedario  —  Camelus  Dromedarìus , 
Linn.  =  Lingua,  laringe  e  porzione  d' aspera 
arteria  preparata  a  secco.  Tali  parti,  coi  rispet- 
tivi loro  muscoli  sono  disposte  in  modo  che  si 
vede  patentemente  la  straordinaria  estensione 
della  mucosa  palatina,  formante  in  questo  ani- 
male un  ampia  piega  al  davanti  del  velo  pen- 
dulo  muscolare,  richissiraa  di  grosse  glandolo 
mucipare.  Si  è  conservata  ancora  parte  della 
mucosa,  che  ascendendo  dalla  faringe  alla  base 
del  cranio  passa  nelle  fosse  nasali  e  va  a  for- 
mare la  schneideriana.  Queste  e  le  preparazioni 
che  seguono  sono  tratte  tutte  da  quello  stesso 
individuo  del  quale  si  conserva  lo  scheletro  in- 
dicato trattando  del  sistema  osseo.  Id.  1827. 

1035.  Id.  Lo  stomaco  composto,  unitamente  a  porzione  del- 
l'esofago  e  del  duodeno,  injettato  il  sistema 

N.  Ann.  Se.  Natuk.  Sekie  III.  Tom.  3.  9 


130  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

arterioso  a  cera,  gonfio  d'aria  e  disseccalo. 
Aperto  il  rumine  si  vede  l' elegante  disposizione 
delle  cellule  costituenti  una  specie  di  serbatojo 
dei  liquidi  quando  sovrabbondano  nel  sacco,  per 
cui  questo  animale  può  per  lungo  tempo  non 
sentire  il  bisogno  di  assumere  nuova  bibita: 
questa  struttura  cellulare  si  continua  ancora  in 
tutta  la  parete  del  reticolo,  formando  però  con- 
camerazioni  di  molto  minor  diametro,  e  fu  egre- 
giamente descritta  e  rappresentata  con  figure 
dal  celebre  Everardo  Home  nelle  sue  =  Le- 
ctures  on  Comparative  Anatomy  =  Tom.  II. 
Tav.  XXIII.  XXIV  e  XXV.  Id. 

lOSr.  Id.  I  lunghissimi  giri  dell'intestino  tenue:  quantun- 
que gonfio  d'aria  e  disseccato,  facilmente  possono 
l'una  dall'altra  distinguersi  le  due  regioni, 
del  digiuno  e  dell' illeo,  giacché  il  primo,  cioè 
il  digiuno,  ha  le  tonache  più  sottili ,  trasparen- 
ti ,  biancastre,  coi  vasi  sanguiferi  più  manifesti , 
ed  accompagnati  da  copiosa  pinguedine.  In  una 
porzione  del  canale  sonosi  injettate  con  colla  e 
cera  di  colore  diverso  le  arterie  e  le  vene. 

1036.  Id.  Gli  intestini  crassi,  tranne  l'estremità  del  retto 
lasciata  unita  alle  parti  genitali,  preparati  nello 
stesso  modo;  il  cieco  è  semplice,  e  non  mollo  vo- 
luminoso, ma  assai  lungo  il  colon,  formante  com- 
plicati giri  spirali  prima  di  spiegarsi  nel  retto.  Id. 

1038.  Id.  Il  fegato  preparato  a  secco  dopo  riempito  il  si- 
stema vascolare  sanguifero,  chilifero  mediante 
artificiale  infezione. 

2141,  Cervo  Comune ,  Ranz.  —  Ceri;M5  jE/ap/m^ ,  Linn.  = 
Mascella  inferiore  di  femmina,  di  circa  due 
anni ,  nel  ramo  sinistro  della  quale  si  è  aperto 
tutto  il  canale  mascellare  pel  lungo ,  e  si  di- 
mostra così  il  modo  singolare  col  quale  le  ra- 


d'anatomia  comparata  131 

dici  dei  molari   nel   fondo  degli   alveoli  sono 
fasciale  da  solili   lamina  ossea   che  le  separa 
complelamenle   dalle  corone  dei  demi  perma- 
nenti, che  si  vanno  consolidando  nel  fondo  de- 
gli alveoli  slessi. 
2719.  Id.  La  lingua  coli' osso  joide ,  e  porzione  della  fa- 
ringe di   maschio  adulto,    morto    nella  Villa 
Sampieri  in  Dicembre   1840,  preparazione  del 
Dissettore  Ercolani,  conservala  nello  spirito. 
665.  Id.  Stomaco  di  maschio  di  circa  anni  due,  con  fi- 
nissima injezione  a  colla  e  cera  nel  sistema  ar- 
terioso: gonfialo  d'aria  e  disseccato  sonosi  po- 
scia aperti  con  addallala  sezione  le  quattro  ca- 
vila onde  meglio  appaja  la   disposizione  del- 
l'interna tonaca.  Alessandrini.  1821. 
1462.  Id.  Un  secondo  stomaco  di  maschio  adulto,  portato 
a  disseccamento  con  moderato  grado  di  disten- 
l  sione,  affinchè,  aperto,  meglio  dimostrare  si 

possa  la  disposizione  della  doccia  esofagea,  e 
delle  pieghe  che   restringono  gli  orifizj  di  co- 

°^""'^^^'°"'  ^''^  '  ^'^^'"^'  ^^^^^'^-  '^-  1835. 

1989.  Id.  Stomaco  di  femmina  arrivata  appena  al  compi- 
mento del  secondo  anno,  morta  nella  scuderia 
della  Veterinaria  pratica  in  Dicembre  1838  per 
fratture  complicale  riportate  agli  arti  nel  tra- 
sportarla a  Bologna  dal  Parco  della  Mesola. 
Conservato  nello  spirilo  vedonsi  aperti  i  quat- 
tro sacchi ,  ed  in  ciascuno  di  essi  la  diversa 
struttura  della  tonaca  interna. 

2360.  Id.  Altro  stomaco  di  maschio  di  circa  anni  dodici, 
morto  nella  Villa  Sampieri  li  16  Dicembre  1839 
e  Jl  cadavere  del  quale  fu  regalalo  al  Museo 
dal  N.  U.  il  Sig.  Marchese  Francesco.  Injettalo 
finamente  il  sistema  arterioso  a  cera,  si  è  gon- 
fiato d'aria  il  sacco,  poscia  aperto  il  reticolo 


132  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

in  guisa  da  dimostrare  chiaramente  la  forma  e 
r  andamento  della  doccia  esofagea.  Preparazio- 
ne eseguita  dal  Direttore. 

2387.  Id.  Due  porzioni  d' intestino  tenue  dell' individuo  sud- 
detto con  injeziime  nelle  arterie  e  nelle  vene^ 
gonfie  d'aria,  e  preparale  a  secco.  Id. 

2382.  Cervo  fossile.  —  Quattro  molari  trovati  presso  Bar- 
berino del  Mugello,  Provincia  Toscana ,  in  uno 
strato  di  gliiaja  internato  fra  due  strati  di  terra 
colà  chiamata  Galestro  da  Matoni  e  dove  si 
rinvennero  anche  i  molari  dì  Rinoceronte  de- 
scritti più  sopra  al  N.  2381.  Dono  del  Diretto- 
re. Marzo  1840. 

1436.  Cervo  Daino,  Ranz.  —  Ccrvits  Dama,  Unti.  =z 
L'osso  joide,  uniti  insieme  naturalmente  i  di- 
versi pezzi  che  lo  compongono  mediante  i  le- 
gamenti e  cartilagini  proprio.  Alessandrini,  1834. 

1417.  Id.  Porzione  di  esofago  di  femmina  nella  quale  si  è 
preparato  il  doppio  strato  di  fibre  muscolari  ri- 
piegate a  spira  ascendente  e  discendente:  nello 
spirito.  Id. 

2814.  Id.  La  lingua  colla  faringe  l'osso  joide  e  la  larin- 
ge di  maschio  adulto,  conservata  nello  spirito. 
Alessandrini.  Marzo  1841. 

2816.  Id.  L'esofago  rovescialo  dello  stesso  individuo,  nel 
quale  si  vedono  distintamente  preparate  le  di- 
verse tonache.  Una  gran  parte  del  di  lui  epi- 
telio del  tutto  staccala  si  è  distesa  sopra  di  un 
vetro  a  parte:  le  altre  tonache  poi  sono  prepa- 
rale dall'interno  verso  l'estremo,  cioè  si  è  sol- 
levata prima  la  mucosa  ,  spogliata  di  già  del- 
l'epitelio, poi  la  vascolare,  al  dissolto  della 
quale  si  vede  scoperta  la  muscolare  composta 
dei  due  strati  di  fibre  a  spirale  ascondente  e 
discendente.  Una  tale  preparazione,  che  diflìcii- 


d'anatomia  comparata  133 

menle  si  ottiene  sn  gli  oggetti  mollo  freschi, 
quivi  è  riuscita  facile  dopo  legger  grado  di  ma- 
cerazione nell'acqua  semplice;  nello  spirilo.  Id. 

2383.  Id.  La  lingua  unitamente  ali'joide,  alla  faringe, 
esofago,  laringe  e  parte  dell' aspera-arteria  di 
femmina  adulta,  morta  nella  Villa  Sampieri  li 
3.  febbrajo  1840.  nello  spirilo.  Id. 

2385.  Id.  Lo  stomaco  della  suddetta  femmina,  gonfio  d'aria 
e  disseccato ,  ed  al  quale  è  unita  ancora  la  mil- 
za. Id. 

2363.  Id.  Tavoletta  contenente,  distesi  su  vetri  e  disseccati 
dei  brani  di  epitelio  del  rumine  e  del  reticolo, 
staccatisi  facilmente  dietro  legger  grado  di  ma- 
cerazione. Id. 

2786,  Id.  Lo  stomaco  di  vecchio  maschio,  morto  nella  Villa 
Sampieri  li  18  Febbrajo  1841  ,  ed  il  cadavere 
del  quale  fu  colla  consueta  sua  generosità  di- 
\  retto  al  Museo  dal  N.  U.  il  Sig.  Marchese  Fran- 

cesco. Alessandrini;  Marzo  1841. 

2362.  Intestino  cieco  con  parte  di  tenue  e  di  colon  appar- 
tenente  alla  femmina  adulta  suddetta,  gonfio 
d'aria  e  disseccalo.  Alessandrini,  1840. 

2944.  Id.  Fegato  con  porzione  di  duodeno  per  la  inserzio- 
ne del  condotto  bilifero,  del  maschio  suddetto. 
Id.  Luglio  1841. 

3418.  Antilopa  Dorca  —  antilope  Dorcas,  Linn.  z=  Lo 
stomaco,  cui  sta  unita  ancora  la  milza,  aperti 
i  quattro  sacchi  e  conservato  nello  spirito.  In- 
dividuo maschio  giovine,  conservato  per  qual- 
che tempo  vivo  ed  addomesticato  nel  Palazzo  di 
Città  del  sullodato  Sig.  Marchase  Sampieri. 
Alessandrini,  Gennajo  1843. 

3377.  Id.  Il  cieco  unitamente  all'inserzione  dell'ileo,  pre- 
parato a  secco  riempito  prima  di  pasta  di  ges- 
so. Ercolani,  detto. 


134  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

3415.  Id.  Il  fegato  con  porzione  del  duodeno   per  la  in- 
serzione del  condotto  bilifero,  dell' individuo 
predetto,  nello  spirito,  detto. 
242.  Antilopa  Camozza,  Ranz.  —  Antilope  rupicapra, 
Linn.   Gmel.  ^  Lo   stomaco  unitamente  alla 
maggior  parte  degli  intestini^  gonfii  d'aria   e 
disseccali.  Notari,  1816. 
87.  Ariele  comune  —  Ovis  Aries ,  Linn.  ==  Mandibole 
di  individui   di  età  diversa  con  sezioni   varia- 
mente condotte  per  la  dimostrazione  dei  denti. 
Gandolfi,  1811. 
1380.  Id.  Mascelle  di  femmina  di  14  mesi,  aperti  gli  al- 
veoli per  dimostrare  lo  stalo  della  doppia  den- 
tatura in  questa  età.  Alessandrini.  1833. 
1581.  Id.  Il  teschio  macerato  di  grosso  agnello  di  mesi  otto 
e  giorni  due,  morto  in  conseguenza  della  ca- 
strazione li  17  Novembre  1835.  Oggetto  raccol-' 
lo  e  regalato  al  Museo  dal  N.  U.  il  Sig.  Conte 
Ingegnere  Giuseppe  Troni,  onde  serva  alla  sto- 
ria dello  sviluppo  dei  denti.  1836. 
1583.  Id.  Teschio  di  Agnello   di  giorni  37 ,  destinato  alle 

osservazioni  suddette.  Alessandrini,  detto. 
1710.  Id.   Teschio  di    femmina  adulta  colla  dentatura  al 

completo  sviluppo  e  regolarissima.  Id.  1837. 
3283.  Id.  Teschio  di  femmina  di  mesi  undici:  è  singolare 
la  conformazione  irregolarissima  di  piano  tritu- 
rante dei  molari  tanto  superiori,  che  inferiori. 
Id.  1842. 
898.  Id.  Porzione  di  rumine  e  reticolo  di  femmina  adul- 
ta, aperti  in  modo  da  dimostrare  la  conforma- 
zione e  l'andamento  della  doccia  esofagea.  Aspor- 
tate le  tonache  più  interne  si  vede  il  grosso 
fascio  di  fibre  muscolari,  conformale  in  elissi 
concentriche  formanti  il  margine,  od  orlo  della 
doccia;  il  piano  poi  della  medesima  si  compone 


d'anatomia  comparata  135 

di  grossi  fasci  di  fibre  in  direzione  trasversa 
all'asse  del  canale.  Alessandrini,  1825. 

109.  Id.  Stomaco  col  sistema  arterioso  finamente  injettato 
a  cera,  gonfio  d'aria  e  preparato  a  secco.  1812. 

Ito.  Id.  Un  secondo  stomaco  con  preparazione  del  tutto 
simile ,  ma  aperto  ciascuno  dei  quattro  sacchi 
onde  si  veda  la  disposizione  e  struttura  delle 
interne  tonache,  detto. 

119.  Id.  I  quattro  sacchi  conservati  aperti  nello  spirito  a 
dimostrarne  l'interna  struttura  papillare  e  la- 
mellare, detto. 

223.  Id.  Un  terzo  stomaco  preparato  a  secco ,  con  fina 
infezione  nel  sistema  delle  arterie.  Notari,  1815. 

107.  Id.  Porzione  di  tenue,  injettato  il  sistema  arterioso, 

gonfio  e  disseccato.  1812.  Gandolfi. 

108.  Id.  Intestino  cieco  che  dimostra  il  modo  d'inserzio- 

ne  in  esso  dell'ileo  e  la  configurazione  della 
\  valvola  ileo-cecale.  detto. 

134.  Id.  I  quattro  stomachi  di  agnello  lattante  molto  gio- 
vine, e  che  non  aveva  ancor  preso  alimento 
solido,  per  dimostrare  la  mole  notabile  del- 
l'abomaso in  confronto  della  piccolezza  del  ru- 
mine. Le  arterie  sono  incettate  a  cera,  e  tutto 
il  sacco  gonfio  e  disseccato.  Detto. 
244.  Id.  Tubo  intestinale  di  agnello  di  pochi  giorni^  con 
infezione  alle  arterie,  gonfio  d'aria  e  disseccato. 
Alessandrini,  1816. 

4125.  Capra  egagro  —  Capra   aegagrus ,  Gmel.  =  Te- 

schio di  femmina  dell'età  di  anni  due  e  tre 
mesi,  morta  per  metrite  nella  scuola  di  Vete- 
rinaria pratica  dell'Università  in  Luglio  1847. 

4126.  Id.  Il  teschio  di  maschio  figlio  della  femmina  di  so- 

pra descritta,  morto  d'inanizione  il  6.°  giorno 
dalla  nascita,  non  avendo  potutola  propria  ma- 
dre alimentarlo ,  infermatasi  poco  dopo  il  parto. 


136  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

Teschii  coEf^ervali  per  lo  studio  della  denta- 
tura, detto. 

4127.  Id.  La  sinistra  metà  della  mascella  inferiore  di  altro 
capretto  morto  nell'età  di  35  giorni,  detto. 

4089.  Id.  Colon  col  cieco  e  porzione  dell'ileo  della  sud- 
delta  Capra  gonfio  d'aria  e  disseccalo,  dello. 
832.  Bue  comune  —  Bos  taiirus  domesticus ,  Linn.  =  Te- 
schio di  femmina  di  un  anno ,  mesi  sei,  giorni 
sedici.  Da  un  Iato  tanto  nella  mascella  supe- 
riore, quanto  nella  inferiore  sonosi  aperti  gli 
alveoli,  onde  veder  si  possono  in  luogo  i  denti 
di  latte  e  permanenti  e  confrontarne  il  grado 
di  sviluppo.  Alessandrini.  1823. 

1250.  Id.  Mascelle  di  feto  pervenuto  circa  alla  metà  della 
gestazione,  coi  germi  e  le  capsule  dentarie  del 
tutto  scoperte  asportando  le  lamine  ossee  alveo- 
lari laterali,  finamente  injetlato  in  rosso  a  colla 
e  cera  il  sistema  arterioso:  conservate  nello 
spirito.  Id.  1832. 

1378.  Id.  Testa  di  maschio  morto  appena  nato ,  però  a  gra- 
vidanza compiuta,  e  sulla  quale  sonosi  prepa- 
rati i  molari;  a  destra  aprendo  gli  alveoli  in 
modo  da  farli  apparire  del  tutto  scoperti;  a  si- 
nistra invece  coperti  ancora  della  gengiva  dis- 
seccata onde  resti  così  limitata  la  porzione  di 
corona  che  di  già  sporgeva  dalla  gengiva  sles- 
sa. Id.  1833. 

1590.  Id.  Teschio  macerato  e  diviso  nelle  singole  ossa , 

delle  quali  manca  soltanto  l'occipite.  Da  un 
vitello  di  giorni  17,  morto  li  15  settembre  1834 
di  febbre  aftosa,  e  regalato  dal  Veterinario 
Sig.  Angelo  Ghelfi.  Alessandrini,  1836. 

1591.  Id.  Altra  testa  pure  divisa  nei  vari  suoi  pezzi,  di 

individuo  maschio ,  morto  appena  fattane  l'estra- 
zione dal  Dissettore  Notari,  in  un  caso  di  gra- 


d'anatomia  comparata  137 

vidanza  doppia.  La  testa  dell'altro  indivìduo  è 
quella  descritta  di  sopra  al  N.  1378. 

1865.  Id.  I  denti  incisivi  in  sette  individui  di  età  diversa 
per  mostrare  i  cambiamenti  di  forma  e  gran- 
dezza che  subiscono.  In  uno  di  questi  pezzi, 
segnato,  a,  si  è  praticata  una  sezione  trasversa 
all'asse  delie  radici,  mediante  la  quale  si  di- 
mostra la  posizione  del  foro  centrale  delle  me- 
desime, ed  il  modo  col  quale  si  collocano  ne- 
gli alveoli,  molto  maggiori  di  quello  sembre- 
rebbe esigere  la  loro  mole,  per  lasciar  spazio 
ai  tessuti  molli  che  le  circondano,  e  le  alimen- 
tano. Alessandrini ,  1837. 

1984.  Id.  I  due  ultimi  molari  superiori,  destro  e  sinistro, 
tolti  da  una  testa  di  Manzo  di  mesi  22  lascian- 
do uniti  ai  medesimi  i  tessuti  molli  che  li  cir- 
condano e  li  compenetrano.  Da  uno  di  essi  si 
\  è  fatta  uscire  l' interna  complicata  caruncola  che 

alimenta  l'ossea  orditura  interna.  Id.  1839. 

2403.  Id.  La  sinistra  mela  delia  mascella  inferiore  di  un 
vitello  nato  a  termine,  morto  però  appena  nato 
perchè  affetto  da  mostruosità.  Si  è  tolta  este- 
riormente la  parete  degli  alveoli  per  meglio  di- 
mostrare il  grado  di  sviluppo  e  la  mole  dei 
denti  slessi.  Dello  slesso.  1840. 

3024.  Id.  Teschio  di  femmina  di  giorni  quattro  ed  ore  19, 
morta  naturalmente  per  avere  l'ano  imperforato, 
ed  una  singolare  mostruosità  nelle  parti  genitali, 
e  nell'estremità  del  retto  intestino;  conservato 
per  l'esame  della  dentatura.  Id.  1841. 

3487.  Id.  Testa  di  Manza  d'anni  cinque,  perita  per  rab- 
bia comunicata  dal  morso  di  un  cane  già  dichia- 
rato rabbioso  li  6  Agosto  1842  alla  Mezolara 
nella  stalla  di  cerio  Giacomo  Zaccherini  socio 
del  Sig.  Marchese  Camillo  Pizzardi  nel  podere 


138  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

denominalo  Mari'^olo.  Il  pezzo  fu  conservalo 
dal  diligente  Veterinario  del  Paese  Sig.  Anto- 
nio Giandolini.  Id.  1843. 

3489.  Id.  Testa  di  maschio  che  stava  per  compire  il  quarto 
anno.  Manca  la  destra  metà  della  mascella  in- 
feriore ,  che  si  descriverà  nella  sezione  dell'  Ana- 
tomia patologica,  perchè  affetta  da  vasto  osteo- 
sarcoma.  Id.  dello. 

3ò03.  Id.  Due  molari  di  vitello  di  pochi  giorni,  rammolliti 
mediante  l'immersione  nell'acido  muriatico  de- 
bole. Si  vede  staccata  dalla  sostanza  interna 
compatta  del  dente  una  membranella  tomentosa, 
di  color  lurido,  che  è  la  base  cellulosa  del 
cemento  in  formazione.  Sulla  parte  inferiore  del 
vetro  sono  fermati  due  pezzetti  di  solo  cemen- 
to staccatisi  naturalmente,  lasciando  la  testa  del 
Manzo  predetto  N.  3489.  esposta  al  sole,  dopo 
compita  la  macerazione.  Id.  detto. 

3761.  Id.  Altra  lesta  ossea  di  Manzo  d'anni  4.  morto  per 
vomica  polmonare  estesissima.  Per  la  dentatu- 
ra. Id.  1844. 

3826.  Id.  Teschio  di  maschio  di  due  anni  e  mezzo  perito 
nel  marzo  1845  perchè  affetto  dall' Idalide  al 
cervello  {Coenurus  cerebralis,  Rud.).  Conser- 
vato per  la  dentatura. 

3541.  Id.  Porzione  di  lingua,  nella  quale  si  dimostra  pre- 
parato lo  strato  delle  fibre  rausculari  che  giace 
subilo  al  disotto  della  mucosa  che  è  slata  tolta 
per  intero  mediante  bollitura,  e  la  lenta  ma- 
cerazione nell'acqua  con  ossido  bianco  d'arse- 
nico. Alessandrini,  Luglio  1843. 
710.  Id.  Osso  joide  di  maschio  adulto^  conservali  i  pezzi 
che  lo  compongono  naluralraenle  uniti  mediante 
le  cartilagini ,  e  legamenti  proprj.  Notari ,  1822. 
782.  Id.  Stomaco  di  femmina  prossima  a  compiere  il  se- 


D*  ANATOMIA  COltfP  AB  ATA  139 

condo  anno,  con  finissima  injezione  a  cera  nelle 
arterie  e  nelle  vene  a  colori.  Allo  stomaco  è 
unita  ancora  la  milza,  e  le  appendici  omentali. 
Gonfio  d'  aria  e  disseccato.  Alessandrini.  1823V 
843.  Id.  Stomaco  di  feto  maschio  pervenuto  circa  al  quar- 
to mese  dello  sviluppo  intrauterino,  injettale  le 
arterie,  gonfio  e  disseccato.  Id.  1824. 

1671.  Id.  Stomaco  di  femmina  idrocefalica,  pervenuta  al 
termine  della  gravidanza,  con  fina  artificiale  in- 
jezione nei  vasi  sanguiferi.  Si  è  aperto  l'abo- 
maso onde  meglio  appaja  il  modo  di  diramazione 
dei  vasi  stessi,  i  quali  coi  loro  tronchi  mag- 
giori seguono  l'andamento  delle  principali  pie- 
ghe che  si  elevano  dalla  faccia  interna  del 
sacco.  Id.  1837. 

2535.  Id.  Stomaco  di  feto  di  pochi  mesi  unitamente  alla 
milza,  injettato  il  sistema  arterioso,  gonfio  e 
\  disseccato.  Id.  1840. 

3109.  Id.  Stomaco  unitamente  al  fegato  di  maschio,  nato 
a  termine  di  gravidanza  li  6  Ottobre  1841.  Af- 
fetto da  mostruosità,  sopravisse  soltanto  quat- 
tro giorni ,  e  venne  acquistato  il  cadavere  per 
uso  della  scuola.  Id.  1842. 

3634.  Id.  La  doccia  esofagea  tolta  dallo  stomaco  di  vec- 
chia femmina.  Sollevate  le  tonache  interne,  e 
scoperta  la  muscolare  si  dimostrano  i  diversi 
strali  di  fibre,  e  quelle  in  singoiar  modo  che 
si  continuano  nell'esofago,  l'estremità  cardia- 
ca del  quale  si  vede  rovesciata  presso  la  supe- 
riore estremità  della  lunga  ed  angusta  elissi 
rappresentata  dalla  doccia  stessa,  nello  spirito. 
Id.  1844. 

1190.  Id.  Piccola  porzione  di  tenue  di  bue  colle  arterie 
artificialmente  injetiate  in  rosso,  poscia  rove- 
sciala, e  conservala  nello  spirito  fa  vedere  fina- 
menie  injellala  l' interna  villosa.  Id.  1830. 


140  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

1248.  Id.  Altra  simile  preparazione  di  una  diversa  porzione 
dello  stesso  intestino,  dove  la  villosa  è  ancora 
più  patente.  Id.  1832. 

3621.  Id.  Porzione  di  tenue  di  Manzo  d'anni  4,  con  flna 
iojezione  nel  sistema  arterioso,  falla  col  solo 
olio  d' ulivo  carico  di  vermiglione  finamente  pol- 
verizzato. L'olio  nel  disseccarsi  della  prepara- 
zione ne  è  uscito  in  gran  parte  per  trasuda- 
mento rimanendovi  quasi  solo  l'ossido  metalli- 
co. Ercolani  ,  1844. 

1634.  Id.  Pezzo  d'intestino  tenue  rovesciato,  e  conservato 
nello  spirito,  nel  quale  si  vede  finamente  injel- 
tato  di  color  rosso  e  blu  il  sistema  sanguifero 
arterioso  e  venoso.  1837.  Alessandrini. 

1672.  Id.  Tavoletta  contenente  diversi  pezzi  di  tenue  so- 
miglianti a  quello  della  preparazione  precedente, 
alcuni  anche  rovesciali,  ma  gonfii  d'aria  e  dis- 
seccali; la  slessa  tavola  contiene  anche  parte  del 
colon  ed  il  cieco  dello  slesso  individuo.  Id. 

3026.  Id.  L'intero  tubo  intestinale,  tranne  piccola  porzione 
di  duodeno,  e  del  retto,  di  femmina,  morta 
poco  dopo  compiuto  il  4."  giorno,  perchè  af- 
fetta da  imperforazione  dell'ano,  e  da  altri  vi- 
zj  di  conformazione, gonfìi  d'aria  e  disseccati. 
Id.  Novembre  1841. 

3205.  Id.  Il  cieco  ed  il  colon  di  femmina  adulta,  di  pic- 
cole dimensioni,  gonfio  e  disseccalo.  Id.  Mag- 
gio 1842. 

3329.  Id.  11  fegato  della  suddetta  femmina,  col  sistema 
bilifero,  l'arteria  epatica,  e  la  vena  porla  in- 
jetlale  a  cera  di  colore  diverso,  conservala  an- 
cora piccola  porzione  del  duodeno  per  dimo- 
strare r  inserzione  del  coledoco ,  preparato  a 
secco.  Id.  Agosto  1842. 


d'anatomia  comparata  141 

CETACEI. 

68.  e  69.  Delfino  volgare,  Ranz.  —  Delphinus  Delphis, 
Linn.  =  Mascelle  inferiori  di  individui  giovani, 
per  la  dentatura.  Dal  Museo  Zoologico  dell'  Uni- 
versità. 1810. 

2092.  Id.  La  mascella  inferiore  divisa  in  due  alla  Simfisi. 
Sulla  destra  metà  si  è  tolta  tutta  la  tavola  os- 
sea interna  per  dimostrare  tanto  1'  andamento 
del  canale  mascellare,  quanto  il  modo  di  in- 
serzione, e  quasi  saldatura  dei  denti  nei  rispet- 
tivi alveoli.  Alessandrini,  1839. 

2114.  Id.  La  lingua  unitamente  a  porzione  del  sacco  fa- 
ringeo. Questa  preparazione  dimostra  in  singo- 
iar modo  lo  strato  glandolare  sotto-mucoso  di- 
steso tanto  sulla  base  della  lingua,  quanto  sul- 
la faringe.  La  faccia  libera  della  mucosa,  cor- 
rispondentemente a  questo  strato,  mostra  una 
quantità  di  esili ,  e  poco  rilevale  prominenze 
con  un  pertugio  nel  centro,  disposizione  per- 
fettamente analoga  a  quella  della  faccia  interna 
dello  stomaco  glandolare  degli  uccelli,  e  deri- 
vante da  una  medesima  causa,  vale  a  dire  da 
una  particolare  modificazione  delle  glandolo 
dette  mucipare.  Nello  spirito.  Id. 

1468.  Id.  Lo  stomaco  unitamente  a  piccola  porzione  del- 
l'intestino tenue,  al  pancreas  ed  alla  milza. 
Appartiene  lo  stomaco  alla  sezione  dei  così  detti 
complicati  dal  Cuvier.  Aperto  il  primo  sacco, 
e  prolungata  la  sezione  attraverso  del  cardias 
anche  per  l'esofago  si  vede  l'orlo  del  foro,  e 
la  faccia  interna  del  canale  coperta  da  copiosis- 
sime rughe,  0  pieghe  longitudinali,  formate 
dalle  più  interne  tonache,  in  qucjita  stessa  pre- 


142  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

parazìone  si  vede  unito  al  pancreas,  ed  indica- 
to da  uno  stiletto^  il  larghissimo  condotto  epa- 
lieo  aperto  longitudinalmente.  L'allargamento, 
e  le  molte  inflessioni  che  il  medesimo  forma 
presso  lo  sbocco  nell'intestino  pare  supplir  pos- 
sano alla  mancanza  della  cistifelea.  Nello  spi- 
rito. Id.  1835. 

1464.  Id.  Gli  intestini  di  piccolo  individuo  con  infezione 
a  cera  nei  vasi  sanguiferi  rossa  nelle  arterie, 
verdognola  nelle  vene ,  gonfi  e  disseccati.  Nel 
centro  del  mesenterio  è  ancora  manifesta  la 
grossa  glandola  conglobata  propria  di  questi 
animali ,  presso  la  quale  sono  visibili  alcuni 
vasi  chiliferi  [naturalmente  injettati  dal  denso 
chilo  che  contenevano  all'atto  della  morte  del- 
l'animale. Id. 
70.  Delfino  Soffiatore,  Ranz.  —  Delphinus  Tursio,  Bo- 
naterre  =  Le  mascelle  di  individuo  giovine  per 
la  dentatura.  Dal  Museo  Zoologico.  1810. 

1009.  Id.  Lingua,  faringe,  laringe  con  porzione  dell' as- 
pera-arteria.  Aperta  posteriormente  la  faringe 
si  vede  la  posizione  elevala  della  laringe  nel 
fondo  delle  fauci,  il  velo  palatino  disteso,  ed 
il  largo  canale  che  ascendendo  verticalmente  va 
a  sboccare  nei  così  delti  spiragli ,  o  fori  nasali 
situati  nel  vertice  della  testa  :  preparazione  dis- 
seccala. Id.  1826. 

2173.  Id.  Lo  stomaco  unito  alia  milza,  ed  al  pancreas.  Il 
sistema  sanguifero  è  incettalo  a  cera,  ed  i  di- 
versi sacchi  dello  stomaco  aperti ,  onde  meglio 
dimostrar  si  possa  la  loro  interna  struttura  che 
offre  caratteri  singolari  e  proprìi  in  ciascun 
sacco.  Si  dimostra  ancora  in  questa  preparazio- 
ne l'elegante  struttura  della  faccia  interna  del 
lungo  tratto  del  dutlo  epatico  che  si  addossa 


I 


d'anatomia  comparata  143 

al  duodeno  prima  di  perforarlo,  allargandosi 
ancora  notabilmente  presso  lo  sbocco.  Il  con- 
dotto pancreatico,  esso  pure  molto  largo,  ma 
di  struttura  diversa  da  quella  dell'epatico  si  im- 
bocca in  quest'ultimo  in  quel  punto  in  cui  co- 
mincia ad  addossarsi  all'intestino,  e  quindi  alla 
distanza  di  58  millìm.  dall'estremo  sbocco  di 
quello.  Id.  1839. 

1008.  Id.  Stomaco  unitamente  a  tutto  il  canale  intestinale, 
preparato  a  secco.  L'individuo  cui  apparteneva 
del  peso  di  bolognesi  libbre  89  lungo  1200  mill. 
di  sesso  maschile,  fu  portato  nella  nostra  pe- 
scheria il  giorno  21  Luglio  1826.  Era  giova- 
nissimo, come  rilevare  si  può  anche  dal  teschio 
conservato  nel  Museo  al  N-  671,  ed  i  denti 
non  avevano  ancora  perforata  la  gengiva.  Aperti 
tre  dei  quattro  sacchi  formanti  lo  stomaco  si 
dimostra  il  modo  di  comunicazione  fra  loro ,  e 
chiaramente  si  vedono  gli  apparati  valvolosi  che 
ne  chiudono,  0  ne  restringono  le  aperture.  Verso 
la  metà  della  faccia  esterna  del  primo  sacco  è 
collocata  la  milza,  distesa  da  artificiale  infe- 
zione a  cera  nei  vasi  sanguiferi ,  per  cui  sem- 
bra quasi  interamente  composta  da  vasi  di  que- 
sta qualità-  Nell'ansa  formata  a  destra  dal  quar- 
to sacco,  e  dalla  prima  porzione  dell'intestino, 
è  situato  il  Pancreas  in  proporzione  molto  volu- 
minoso, il  condotto  del  quale,  unito  all'epati- 
co, si  apre  vicinissimo  al  piloro.  Id.  1826. 

2164.  Id.  Due  lunghe  porzioni  di  tubo  intestinale  di  altro 
individuo  di  età  alquanto  più  inoltrata.  La  por- 
zione a  pareti  piiì  grosse ,  e  di  maggior  dia- 
metro, segnata  con  filo  avente  all'estremità  un 
solo  nodo,  è  slata  tolta  in  prossimità  del  duo- 
deno ;  r  altra  segnata  con  tre  nodi ,  a  pareli 


144  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

più  delicate,  di  diametro  minore,  seguiva  d'ap- 
presso l'intestino  retto,  il  quale  ingrossavasi  nel- 
le pareti,  ed  allargava  la  propria  cavità  solo 
alla  distanza  di  poco  più  di  un  metro  dall'ano. 
Le  altre  porzioni  del  tubo  intestinale  sono  di- 
versamente preparate  a  secco,  o  nello  spirito, 
onde  poter  meglio  dimostrare  la  struttura  del- 
l'interna tunica,  piegata  sempre  longitudinal- 
mente ^  ma  in  diverso  modo  nelle  varie  regioni, 
come  lo  dimostrano  in  parte  le  preparazioni 
che  seguono.  Avvertirò  ancora  che  manca  la 
distinzione  tra  tenue  e  crasso  ;,  e  che  il  lun- 
ghissimo canale  semplice,  che  andava  flessuo- 
sissimo dal  piloro  all' ano  ;,  aveva  in  questo  in- 
dividuo, non  meno  di  trenta  metri  e  duecento 
novanta  millimetri  di  lunghezza.  Conservate 
nello  spirito.  Id.  1839. 

2174.  Id.  Altre  porzioni  dell'intestino  predetto,  aperte 
longitudinalmente  per  dimostrare  la  disposizio- 
ne della  membrana  interna  ripiegata  longitudi- 
nalmente. Nel  tratto  di  intestino  che  più  si  ac- 
costa a!  retto  sono  visibilissimi  e  frequentissimi 
i  pori  che  segnano  lo  sbocco  dei  condotti  delle 
glandolo  mucipare.  Onde  meglio  dimostrarle  si 
è  sollevata  la  tunica  interna  vascolare-mucosa  e 
distesa  su  di  un  vetro.  Nello  spirilo.  Id. 

2165-  Id.  Altra  porzione  dello  stesso  intestino;  unito  alla 
metà  circa  del  mesenterio,  il  tutto  con  injezio- 
ne  a  cera  nelle  vene  e  nelle  arterie.  Il  gruppo 
che  si  vede  nel  centro  del  mesenterio  è  formato 
da  parte  delle  glandole  linfatiche  esse  pure  col 
rimanente  disseccale  ed  indurite.  Id. 

2166.  Id.  La  parte  che  segue  del  mesenterio,  alla  quale  è 
unita  la  regione  media  più  sottile  del  tubo  in- 
testinale, colla  medesima  injezione,  e  dissec- 
cata. Id. 


d'anatomia  comparata  145 

1010.  Id.  Il  fegato  di  quello  slesso  individuo  del  quale  si 
conserva  lo  stomaco  col  canale  intestinale,  no- 
tato di  sopra  al  N.  1008.  Si  è  injetlato  a  cera 
il  condotto  epatico,  la  vena  cava,  e  la  porta, 
e  preparalo  a  secco.  È  notabile  la  semplicità  del 
viscere  in  questi  animali,  essendo  appena  in- 
dicala la  divisione  in  lobi ,  e  mancando  la  ve- 
scichetta del  fiele.  Id.  1826. 
315.  Fisetere  macrocefalo  —  Physeter  macrocephalus , 
Shaw.  =  Metà  di  un  dente  di  individuo  di  me- 
dia dimensione^  ceduto  dal  Museo  Zoologico. 
1817. 
3929.  Id.  L'altra  mela  dello  stesso  dente,  ramraolila  me- 
diante r  immersione  nell'acido  muriatico  molto 
diluito,  e  frequentemente  rinnovato,  il  quale  mo- 
stra la  disposizione  tanto  dell'avorio,  quanto 
dell'  esterno  smallo ,  conservata  nello  spirito.  Id. 
Settembre  1846. 

305.  Balena  —  Balaena  =  Porzione  di  una  delle  lami- 

ne cornee  buccali  (fanone)  di  individuo  colos- 
sale. Dal  Museo  Zoologico.  1817.  * 

306.  Id.  Due  altre  lamine  quasi  intere,  ma  di  individuo 

mollo  più  piccolo.  Dal  Museo  sudd.  Id. 

UCCELLI 

RATITI 

822.  Struzzo  caraelo  —  Struthio  camelus  Linn.  =  Gran 
parte  del  tubo  intestinale,  gonfio  d'aria  e  dis- 
seccato, injeltato  a  cera  il  sistema  vascolare 
sanguifero.  Questa  e  le  altre  preparazioni  che 
saranno  in  seguilo  descritte,  appartengono  ad 
individuo  maschio,  di  poco  più  di  un  anno, 
dell'  altezza  di  1920  millim. ,  morto  in  Bologna 

N.  Anm,  Se  Natur.  Serie  IH.  Tomo  3.  10 


146  CATALOGO  DEL   GABINETTO 

nel  Settembre  1823,  dove  era  esposto  alla  pub- 
blica curiosità;  in  seguito  di  acuta  gravissima 
enterite  prodotta  dalia  copia  dei  corpi  estranei, 
massime  metallici,  che  gli  si  facevano  deglutire 
dai  custodi  in  prova  dell'asserita  attività  dige- 
rente del  di  lui  stomaco,  capace  di  sciogliere 
e  stritolare  i  corpi  più  duri.  Alessandrini. 

826.  Id.  Due  porzioni  di  tenue  rovesciato,  e  conservato 

nello  spirito  per  dimostrare  la  disposizione  del- 
l'interna tonaca  formante  invece  delle  villosità 
visibili  nei  tenui  dei  mammiferi  straordinaria 
copia  di  esilissime  complicate  membranelle,  in 
molte  delle  quali  sono  visibili,  per  l'artificiale 
infezione,  i  minimi  vasellini  sanguiferi.  Que- 
sta elegante  struttura  mano  mano  che  si  discende 
verso  i  crassi  si  rende  sempre  meno  apparente 
fino  a  perdersi  totalmente,  assumendo  nei  cras' 
si  stessi  la  forma  di  semplice  mucosa  Jiscia  ri- 
levata in  pieghe.  Id.  1823. 

827.  Id.  Porzione  di  crasso  pure  rovesciala,  che  dimostra 

le  sunominate  pieghe  conformalo  a  foggia  delle 
valvole  conniventi  dei  tenui  dei  mammiferi:  an- 
che queste  però  si  deprimono  e  rendonsi  meno 
frequenti  nel  diifgersi  dell'intestino  verso  la 
cloaca,  per  cui  l'ultimo  tratto  di  quasi  due 
metri  del  canale  si  fa  del  tutto  semplice  e  li- 
scio. Nello  spirito.  Id. 

839.  Id.  Esofago,  stomachi,  prima  porzione  del  tenue 
circondante  il  pancreas,  gonfii  e  disseccati.  Id. 

815.  Id.  Piccoli  pezzi  di  intestino  crasso,  gonfi  d'aria, 
disseccati  e  poscia  aperti  onde  dimostrare  la 
forma  e  disposizione  delle  interne  valvole,  con- 
formate a  foggia  di  mezza  luna,  collocandosi 
la  parte  centrale  più  elevala  contro  una  delle 
estremità  depresse  di  quella  che  segue,  e  così 
alternalivamenle.  Id. 


d'anatomia  comparata  147 

GALLINE 

794.  Gallo  comune  —  Phasianus  gallus,  Linn.  =  L'osso 
joide  spogliato  di  tutte  le  parli  molli  Dott.  Gara- 
berini.  1823. 

3131.  Id.  Tutta  la  parte  addominale  del  tubo  digerente  di 
maschio  castrato,  vedesi  injettato  in  parte  a 
cera  il  sistema  arterioso^  e  quello  della  vena 
porta.  Preparato  a  secco.  Dott.  Giacomelli.  Mar- 
zo 1842. 
245.  Id.  Porzione  del  retto  coi  ciechi  gonfi  d'aria  e  dis- 
seccali. 1816. 

1170.  Pavone  crestulo  —  Favo  crìstatus,  Linn.  =  L'in- 
tero canale  digerente  di  maschio  adulto,  nello 
spirito.  Alessandrini,  1829. 

4234.  Id.  Due  piccole  porzioni  dell'intestino  tenue  di  altro 
individuo  maschio  adulto,  perito  per  infiam- 
mazione polmonare,  e  preparato  pel  Museo 
Zoologico:  è  injetlalo  il  sistema  venoso,  e  si 
dimostra  la  singolare  disposizione  di  questo  si- 
stema nelle  minute  pieghe  che  guerniscono  l'in- 
terna di  lui  superficie.  Preparale  a  secco  dal 
Dissettore  Dott.  Ercolanì.  Gennajo  1848. 

4233.  Id.  Intestino  retto  dello  slesso,  coi  ciechi  straordi- 
nariamente grandi,  gonfio  d'aria  e  disseccato.  Id. 

3436.  Numida  Meleagride  —  Numida  MeleagrìSy  Linn.  =: 
Le  glandole  salivali  sotto  linguali,  conservate 
fuori  di  luogo,  ed  aderenti  alla  lingua:  nello 
spirito.  Id.  1843. 
319.  Meleagride  Gallo-Pavone  —  Meleagrìs  Gallo-Fa- 
vo, Linn.  =1  Le  glandole  sali  vali  preparale  in 
luogo  nella  testa  conservata  nello  spirito.  Doli. 
Nolari,  1817. 
791.  Colomba  domestica—  L'osso  joide,  spogliato  delle 
parli  molli.  Dott.  Gamberioì,  1823. 


148  CATALOGO  DEL   GABINETTO 

2038.  Id.  L'intero  tubo  digerente  di  femmina  adulta,  di 
razza  di  mezzana  statura;  nello  spirito.  Ales- 
sandrini ,  1839. 
800.  Id.  Porzione  di  intestino  retto  coi  ciechi,  gonfio  d'aria 
e  disseccato.  Dott.  Gamberini,  1823. 

3062.  Colomba  Palombella  —  Columba  oenas,  Linn.  = 
L'esofago  coli' ingluvie  ed  il  ventriglio.  L'in- 
gluvie è  di  forma  singolarissima,  quasi  cor- 
data, come  meglio  apparisce  in  un  esemplare 
conservato  a  secco,  giacché  un  secondo  esem- 
plare si  è  collocato  nello  spirito.  Ercolani ,  1841. 

KAMPICANTI 

4236.  Papagallo  ararauna,  Ranz.  —  Psìttacus  ararauna, 
Linn. ,  individuo  femmina  vìssuta  in  domestici- 
tà oltre  il  50  anno,  abbenchè  patisse  frequen- 
temente di  accessi  di  convulsioni  epilettiche,  in 
uno  dei  quali,  caduta  da  notabile  altezza  ripor- 
tò grave  concussione  ai  visceri  che  fu  cagione 
della  morte.  Nel  tronco  aperto  sono  conservati 
i  visceri  del  torace  e  dell'addome  nella  natu- 
rale posizione.  Dono  del  Direttore.  Febbrajo 
1848. 

3369.  Papagallo  a  coda  rossa,  ^auz.  —  Psìttacus  Eritha- 
cus ,  Linn.  =  Individuo  maschio  vissuto  lun- 
gamente domestico  in  Bologna,  morto  li  28 
Novembre  1842  per  esantema  crostaceo  manife- 
statosi da  due  mesi  al  torace:  preparato  a  sec- 
co. Ercolani. 

1109.  Papagallo  piccolo  —  Psìttacus  vìrescens,  Latham.  r= 
Il  canale  alimentare,  conservalo  nello  spirito. 
Alessandrini.  1828. 

2592.  Papagallo  estivo ,  Ranz.  —  Psìttacus  aestìvus,  Linn.  ; 
ama^onicus ,  Shaw.  =  L' esofago ,  il  ventriglio, 
e  porzione  del  duodeno.  Id.  1840. 


d'anatomia  comparata  149 

2887.  Torcicollo  comune  —  Yunx  torquilla,  Linn.  =  L'os- 
so joide  coi  suoi  muscoli,  unitamente  alla  la- 
ringe ed  all'aspera-arteria,  preparazione  nella 
quale  il  Dissettore  Ercolani  ha  voluto  dimoslra- 
re  come  il  muscolo  cerato-tracheale  invece  di 
ravvolgersi  attorno  alla  trachea  come  nel  pic- 
chio, giusta  l'asserzione  del  Cuvier,  forma 
soltanto  una  espansione  che  abbraccia  questo 
canale.  1841.  Nello  spirito. 
317.  Picchio  medio  —  Ficus  medius,  Linn.  =  La  lesta, 
conservata  nello  spirito  ,  e  sulla  quale  sono  pre- 
parate le  glandolo  salivali.  Notari,  1817. 

2723.  Id.  La  lingua  unitamente  all'osso  joide,  ed  alle  glan- 
dolo salivari  soltomascellari ,  nello  spirito.  Dono 
del  Dissettore  Ercolani.  1841. 

1597.  Picchio  verde  —  Ficus  viridis ,  Linn.  =:  La  testa 
decorticata,  e  conservala  nello  spirito  sulla  quale 
sono  preparati  i  muscoli  dell'osso  joide  e  della 
lingua.  Alessandrini.  1836. 

2886.  Id.  Osso  joide  unitamente  alla  laringe,  aspera-arte- 
ria  e  polmoni  ;  vi  è  preparato  singolarmente  il 
muscolo  cerato-tracheale  di  Cuvier  per  dimo- 
strare i  ravvolgimenti  che  forma  intorno  alla 
regione  superiore  dell' aspera-arteria.  Nello  spi- 
rito, Dott.  Ercolani.  184L 

2885.  Id.  Due  fegati  conservati  nello  spirito.  II  superiore 
si  è  lasciato  unito  ad  un  testicolo  per  dimostra- 
re che  aveva  appartenuto  ad  un  maschio;  al- 
l'inferiore, di  femmina  sta  unita  la  milza.  Id. 

{continua) 


150 
Analisi  della  Memoria  intitolata  —  Storia  del 
Genere  Gordws  e  di  un  nuovo  elminto  — 
pubblicata  nel  IL  volume  delle  Memorie  del- 
l'* Istituto  Lombardo.  Milano ,  per  Bernar- 
doni  1845.  (1)  —  Del  Dottor  Scortegagna. 


$.  1.  Doppia  laude  merita  l'Autore  di  questa  memo- 
ria: la  prima  è  quella  di  averci  [data  la  Serie  degli  Au- 
tori moderni  che  si  occuparono  intorno  al  Genere  Gordius: 
la  seconda  è  di  averci  fornita  la  Notomia  di  un  nuovo  El- 
minto corredata  delle  relative  bene  delineate  figure. 

2.  Egli  cominciò  questa  Storia  dall'anno  1837  e  prese 
per  norma  le  narrazioni  di  Siebold,  che  seguì  le  traccie 
di  Breraser.  Poscia  passò  a  farci  conoscere  le  sistematiche 
distribuzioni  di  questi  animali ,  che  secondo  le  differenti 
▼edule  di  diversi  Autori  furono  trasportati  da  una  in  un' 
altra  classe,  e  più  sarebbe  a  lodarsi  se  avesse  distinto  a 
quale  delle  sistemazioni  ed  a  qual  classe  potessero  più  con- 
venevolmente appartenere.  Sicché  rimane  libera  la  facoltà 
di  attenersi  a  quel  sistema  che  sarà  credulo  il  migliore. 
A  me  sembra  essere  quello  di  Lamarck;  perciò  a  norma 
di  questo  procederà  la  presente  Analisi. 

3.  Fra  gli  Scrittori,  che  pubblicarono  le  proprie  in- 
dagini intorno  a'  Gordj ,  che  per  sinonimo  diconsi  Dra- 


(1)  Nella  presente  questione  ricordasi  più  specialmente 
la  dichiarazione  altrove  emessa ,  che  è  lasciata  a  ciascun  Au- 
tore la  responsabilità  de'  propri  Articoli. 

(I  Reddatori.) 


GEN.   GORDIUS   E   ELMINTO ,  SCORTEGAGNA  iSi 

goncelli  piacque  all' Autore  della  citata  Memoria  far  men- 
zione di  un  opuscolo  intitolato  Considerazioni  sopra  ma 
Specie  di  Dragoncello  (Gordius  Aquaticus  Linn.  Gmel.) 
stampato  in  Milano  nel  1840  coi  Tipi  Lambertini,  che  per 
essere  brevissimo  venne  anche  inserito  nella  Gazzetta  di 
quella  capitale  del  10  Agosto  di  detto  anno;  che  però  que- 
st  opuscolo  non  si  attendeva  di  essere  vagamente  sferzato 
come  si  scorge  con  malintese  censure  espresse  nella  so- 
pralodala Memoria.  Da  tale  sconvenienza  egli  è  forza  espur- 
garlo onde  riacquisti  il  nativo  candore. 

4.  Affine  di  liberarlo  dalla  prima  censura  eh' è  quella 
che  l'opuscolo  nulla  contiene  di  nuovo,  si  fa  conoscere 
che  desso  Dragoncello  non  fu  enunziato  come  nuovo,  ma 
solo  ad  oggetto  di  descriverlo  tale  qual'è,  e  per  dar  no- 
tizia del  modo  dell'accaduto  rinvenimento.  Sapendosi  che 
CIÒ  in  maniera  consimile  venne  fatto  dal  Prof.  Charvet 
d.  che  fu  data  contezza  dal  Prof.  Arnauid  nel  Giornale 
1  Institm  in  data  16  Agosto  1834.  Intorno  al  quale  an- 
nunzio non  già  per  genio  di  criticare,  ma  soltanto  pei- 
ricordare  che  il  Genere  Gordius  non  può  ammettersi  nel- 
la Classe  V.  di  Lamarck,  ch'è  destinala  a'  Vermi  ma  sì 
piuttosto  nella  Classe  IX  che  è  quella  degli  Anellidi. 

5.  Vennero  accusate  come  inutili  alcune  osservazioni 
aggiunte  nell'Opuscolo,  ma  queste  non  furono  come  inu- 
tili considerate  da  qualche  ragguardevole  professore,  sic- 
come mutile  non  fu  trovato  il  Quesito  tendente  ad  inve- 
stigare in  qual  modo  siasi  introdotto  in  luogo  segregato 
dalle  esterne  comunicazioni  il  rinvenuto  individuo.  In  fatti 
chi  mai  VI  può  essere  tanto  indietro  nelle  Scienze  Naturali 
che  meco  non  convenga  che  sieno  importanti  le  rilevazio- 
ni e  del  luogo  natale,  e  del  sito  di  abitazione,  ossia  della 
dimora  ,  nonché  l'esame  intorno  al  mòdo  di  riproduzione 
e  di  nascita  degli  animali? 

6.  Fu  maniera  ridicola  quella  di  scrivere  che  la  de- 
scrizione della  piccola  biscia  trovata  in  Lonigo  fu  ripor- 


162  GBN.   GORDiUS  E  ElMINTO 

tata  al  Gordio  acquatico  di  Gmelin ,  mentre  pìccola  biscia 
fu  così  nominata  dalle  persone  che  la  rinvennero,  e  non 
dall' autore  delle  citate  considerazioni,  che  la  conobbe  to- 
sto per  un  Dragoncello  ossia  per  un  Gordio;  e  che  in 
conformità  della  denominazione  dei  Gordj  rinvenuti  dal 
Prof.  Charvet  l'uno  denominato  G.  di  Claix,  l'altro  G. 
di  iJwef^;  lo  Scortegagna  attribuì  al  suo  il  nome  specifico 
di  G.  di  Lonigo  o  Leoniceno.  Che  però  restano  pienamente 
confutate  le  indiscrete  censure  dell'Autore  della  milanese 
Memoria.  Che  se  tale  denominazione  non  piace,  ciò  non 
pertanto  viene  sostituito  il  nome  specifico  derivato  dal  gre- 
co, ed  è  di  TopSìoi  /jisXai'ò'/tìp&jf  ^paxv't  —  (Gordius 
melanoxros  brakis,  cioè  Gordio  nerognolo  breve. 

Ammesso  questo  nuovo  vocabolo  a  questa  specie,  ser- 
virà per  la  distribuzione  sistematica  del  Genere  Gordio 
siccome  una  nuova  separata  specie  dalle  altre  specie  rin- 
venute, e  di  quelle  che  fossero  in  seguito  per  rinvenirsi, 
giacché  non  venne  peranco  ben  bene  stabilita  la  sistema- 
zione di  questi  individui.  Lo  che  il  Barone  Cuvier  venne 
a  dichiarare  nel  suo  Regno  Animale  stampato  a  Brussel- 
les  (V.  Le  Regne  Animai  ....  par  M.  le  Baron  Cuvier 
T.  li.  pag.  133  Bruxelle  1836.)  dove  si  esprime  con  que- 
ste parole:  (c  Les  espèces  n'en  sont  pas  encore  très-bien 
M  distinguées.  La  plus  commune  (Gordius  aquaticus  L. ) 
M  est  longue  de  pleusieurs  pouces,  presque  deliée  corame 
ì)  un  crin,  brune,  à  exlreraitcs  noiratres.  w 

Che  però  sembra  che  il  descritto  individuo  formar 
possa  una  specie  diversa  da  quella  presa  per  tipo  dal  Ba- 
rone Cuvier. 

7.  Non  essendosi  rinvenuto  verun  altro  individuo  oltre 
al  presente  si  credette  di  doversi  Irasandare  la  Nolomia 
negl'  interni  organismi  del  medesimo  essendosi  reputato 
utile  il  depositarlo  nel  Gabinetto  di  Storia  Naturale  di 
Padova  all'esame  di  chi  bramasse  di  fare  conoscenza  del- 
l'archetipo col  confronto  dei  rispettivi  caratteri  che  si  rac- 
colsero nella  seguente  frase  sistematica: 


SCORTEGAGNA  163 

»  Gordìus  aquaticus  Linn.  Gmel. 
»  G.  filiformìs  6  pollicum  longitudine  nigredìne  praedi- 
n  tus>  ore  rotundato,  intestino  mediano,  ano  duabus 
»  papillis  -finito,  in  quarum  medium  tuberculum  verpae 
»  consimile.  » 

8.  Quindi  egli  è  mestieri  inferire  che  i  brevi  cenni 
intorno  al  Gordio  acquatico  (Dragoneau  Cuv.)  riescono 
giovevoli  all'avanzamento  della  Scienza  alla  quale  appar- 
tengono. A  tal  uopo  basterà  riferire  il  giudizio  favorevole 
uscito  dalla  penetrazione  singolare  del  veggente  Sig.  Se- 
gretario dell'Accademia  di  Padova  il  Chiariss.  Nobile  Sig. 
Conte  Andrea  Cittadella  Vìgodarzare,  il  quale  nelle  sue 
Rela':{ioni  dei  lavori  dell' Accademia  stessa  pubblicati  nel 
1848  coi  Tipi  Sicca  (V.  S-  XI.  pag.  33,35)  così  ne  scris- 
se «  Nessuna  osservazione  in  sì  fatti  studi  deve  chiamarsi 
M  vana,  nessuna  sperienza  difficile,  nessuna  anche  mini- 
M  ma  scoperta  sterile;  perchè  spettanti  a  fatti  necessari, 
»  concatenati  fra  loro,  e  derivati  dalle  leggi  sapienti,  e 
)>  immutabili  dell'armonia  universale.  Non  è  perciò  da  stu- 
M  pire,  se  il  Socio  ordinario  Orazio  Scortegagna  fermasse 
M  un  pazientissimo  sguardo  sopra  un  animaletto  da  lui 
w  scorto,  (come  narrò,  e  come  io  porto  con  fedeltà  isto- 
w  rica)  in  una  sentina;  e  la  mercè  di  lenti  e  di  microsco- 
M  pi  facesse  di  aggrandirne  il  piccolo  subbielto  delle  te- 
))  nacissime  sue  osservazioni.  Questo  animaletto  è  il  Gor- 
»  dio  acquatico,  noto  agli  osservatori  della  Natura,  ma 
»  non  ancora  guardato  da  alcuno  d'essi  con  quella  scru- 
»  polosa  diligenza  che  fu  guida  alle  indagini  dello  Scor- 
))  tegagna.  Distìnse  lo  Scortegagna  la  bocca  dal  podice, 
»  tenne  dietro  all'itinerario  del  cibo  lunghesso  il  tubo  in- 
n  tesiinale  etc.  Ne  è  prova  il  sudicio  abitatore  di  una  fogna 
w  tratto  al  cospetto  di  questo  Corpo  Scienlifico-Letterario 
n  fatto  Eroe  di  un'  accademica  esercitazione  del  Dottor 
»  Orazio  Scortegagna  ». 

Perciò  tenuto  nella  dovuta  considerazione  l'autorevole 


154  r.EN.   GORDIUS   E   EtMINTO 

citato  rapporto  rimangono  rintuzzate  le  indiscrete  avver- 
sarie accuse. 

9.  Ora  è  mestieri  passare  ad  analizzare  la  seconda 
parte  della  citala  memoria,  la  quale  versa  intorno  al  nuo- 
vo Elmìnto  che  dai  milanesi  viene  chiamato  Filo  o  Grin- 
go;  e  che  dall'Autore  delia  Memoria  fu  decorato  collo 
specioso  nome  di  Autoplectus  Protognostus. 

10.  In  riguardo  di  questo  scovriraento  Ei  si  affaticò 
nel  dare  a  conoscere  che  un  tale  Elminlo  non  dee  con- 
fondersi col  Genere  3Iermis  del  Dujardin ,  né  col  Genere 
Gordio  degli  Autori,  il  che  si  accorda  gratuitamente,  ma 
non  si  può  così  facilmente  acconsentire  che  non  debba  ap- 
partenere al  Genere  delle  Filarie.  È  però  a  ricordare  che 
Lamarck  motivò  che  il  Genere  Gordio  potrebbe  riunirsi 
a  quello  delle  Fi/arie, ma  poscia  aggiunse  non  essere  tale 
riunione  acconsentita  dai  più  accreditati  Elmintologhi.  Ciò 
non  pertanto  è  d'uopo  discutere  se  il  nuovo  individuo  ap- 
partenga veramente  alla  classe  dei  Vermi ,  ovvero  ad  al- 
tra classe. 

11.  Per  provare  che  il  suo  Elmìnto  sia  differente  dalle 
Filarie,  l'Autore  si  servì  della  descrizione  che  fu  data 
delle  Filarie  dal  Sig.  Eudes  Delongechamps ,  ma  in  fatto 
da  tale  descrizione  non  risulla  che  differenze  sienvi  essen- 
ziali, che  anzi  buon  numero  di  caratteri  di  quello  a  que- 
sto corrispondono;  ed  in  vero  in  entrambi  la  cute  è  liscia, 
circolari  evidentemente  sono  le  fibre  di  esse  ,  la  lunghezza , 
il  contorcimento  ossia  il  ravvolgimento  del  sorpo  in  gruppi 
ossia  nodi  si  osserva  essere  in  entrambi  consimile.  Onde 
assicurarsene  basta  confrontare  la  Figura  3."  della  Tavo- 
la 29.  deir  Enciclopedia  Metodica  siccome  tipo  della  Fi- 
laria Medinense  colla  Figura  àeXV Autoplectus  designato 
al  N.  15  della  Tavola  annessa  alla  memoria  suddetta  e 
nulla  più  per  darne  giudizio. 

Che  se  quest'ultima  Figura  sembra  essere  unvpo  più 
sottile  di  quelia  dell'  Enciclopedia  avrà  ciò  a  derivarsi  dalla 


SG0RTEGA6NA  155 

maniera  tenuta  dal  respettivo  disegnatore,  né  in  Tuna  né 
in  l'altra  non  essendovisi  precisata  la  dimensione  precisa- 
mente; pel  resto  all'esterno  si  rassomigliano. 

12.  In  quanto  poi  agl'interni  organismi  del  Nuovo 
Elminto  confrontabili  con  quelli  della  Filaria^  conveniva 
che  venissero  rilevali  con  microscopiche  osservazioni  gl'in- 
terni organi  di  questa, come  si  fece  degli  organi  di  quello, 
e  che  fossero  con  diligenti  disegni  rappresentate  le  forme, 
siccome  esibili  furono  quelli  dal  benemerito  Autore  osser- 
vati nel  suo  Elminto:  ma  né  desso,  né  per  quanto  è  noto 
da  verun  altro  scrittore  delle  Filarie  venne  ciò  verificato; 
quindi  non  rimane  provata  per  questo  lato  la  pretesa  dif- 
ferenza fra  l'uno  e  fra  l'altro.  Che  anzi  come  nel  prece- 
dente §.  11.  fu  esposto  in  riguardo  ai  caratteri  esterni  non 
deesi  ritenere  il  così  detto  ^/winfo  nella  classe  dei  Vermi, 
ma  sì  piuttosto  è  forza  di  riportarlo  alla  classe  degli  Anel- 
lidì  nel  genere  delle  Filarie. 

13.  Facciamoci  quindi  a  spingere  lo  sguardo  in  epoche 
rimote,  nelle  quali  troveremo  l'opera  di  Welscht  che  por- 
ta il  titolo:  De  Vena Medìnensì Exercitatio ,  stampata  in 
Ausburgo  nel  1638,  nella  quale  vennero  citati  molti  Me- 
dici distinti  anteriori  e  posteriori  ad  Avicenna,  dai  quali 
derivarono  varie  notizie  in  proposito  della  Fi/am  di  Me- 
dina' 

14.  Che  però  alla  pagina  137.  Io  stesso  Welscht  de- 
scrisse le  forme  della  Vena  Medinense,  e  le  corredò  con 
le  rispettive  figure  bene  delineate  come  si  scorge  sotto  i 
numeri  I.  II.  IH.  correndo  l'anno  1638.  quantunque  desso 
impropriamente  denominò  delti  individui  latinamente  Dra- 
cunculi,  e  troveremo  la  rassomiglianza  di  questi  colla  Fi" 
laria  Medinense  designata  alla  Fig.  3.^  della  Tav.  29. 
dell'Enciclopedia  Metodica  di  già  citata,  egualmente  che 
con  quella  del  §.  15.  posta  nella  Tavola  della  memoria  in 
discorso.  Queste  figure  sono  dunque  tulle  tre  da  compren- 
dersi nello  slesso  genere. 


156  GEN.  GORDIUS  E  ELDIII^TO 

15.  Rimane  a  conciliare  la  questione  sulla  dimora  delle 
Filarie,  giacché  sotto  certe  circostanze  e  sotto  varie  con- 
dizioni data  l'opportunità  per  isvolgersi  rinvengonsi  le 
Filarie  nelle  località  consimili  a  quelle  ^  in  le  quali  si  ag- 
girano li  Gringhi  del  Milanese. 

16.  Lamarck  dichiarò  che  la  sede  della  Filaria  di  Me- 
dina si  è  nell'  interno  degli  animali.  Lo  Welscht  fu  d'av- 
viso che  li  da  Esso  denominati  Dracunculi,  (quantunque 
impropriamente,  come  si  disse,  così  da  lui  denominati, 
pure  intese  di  parlare  delle  Venae  Medinenses  ossia,  che 
è  Io  stesso  delle  Filarie)  nascessero  e  si  sviluppassero 
nelle  carni  e  negli  umori  degli  animali,  dipendentemente 
dalla  pravità  degli  umori  stessi ,  onde  si  mostrò  propenso 
ad  ammettere  la  generazione  primitiva  detta  da  alcuni  gè' 
nera^ione  equivoca  ma  di  tale  opinione  non  essendo  que- 
sto il  luogo  di  trattare  si  sorpassa  la  discussione. 

17.  E  qui  conviene  avvertire  che  di  fronte  all'opera 
dello  Welscht  evvi  la  tavola  con  varie  altre  bene  delineate 
figure  per  mezzo  delle  quali  ci  diede  a  conoscere  il  modo 
colà  usato  per  estrarre  i  Dragoncelli  dagli  arti  degli  abi- 
tatori dell'Asia  e  di  altre  regioni  per  lo  che  rimane  a 
chiarirsi  per  qual  via  siensi  negli  arti  insinuati. 

18.  Dirassi  forse  che  vi  s'introdussero  in  quelle  oc- 
casioni nelle  quali  quegli  abitanti  cogli  arti  inferiori  snu- 
dati si  trattennero  a  cagione  dei  propri  lavori  entro  a  quei 
fiumi,  0  vi  passarono  a  nuoto?  mentre  che  uati  appena  i 
Dragoncelli  possono  quasi  insensibilmente  perforare  la  cute 
per  introdursi  nelle  lor  carni  delle  quali  dopo  essersi  bene 
pasciuti  ed  ingranditi  tendono  ad  uscire  dalle  medesime 
cagionando  acerbi  dolori  ai  sofferenti?  Ma  se  questo  non 
fosse,  un'altra  origine  puossi  assegnare  per  lo  sviluppo 
delle  Filarie  nelle  carni  degli  uomini ,  dei  quadrupedi  e 
e  persino  dei  volatili. 

19.  Non  v'ha  dubbio  che  le  acque  di  quelle  regioni 
e  specialmente  le  acque  del  Nilo  dieno  occasione  a  parec- 


SCORTEGAGNA  157 

chic  ioferrailà,  mentre  colà  non  essendovi  fonti  d'acque 
nascenti,  i  popoli  di  quelle  contrade  sono  costreilr  a 
servirsene  per  bevanda  e  fra  le  diverse  infermità  regna 
pur  quella  prodotta  dalla  Fena  Medinense  (Filaria  di 
Medina  di  Lamarck).  Il  rincontro  di  tali  morbi  derivati 
dalle  Filarie ,  da  un  documento  riferito  da  Welscht  de- 
dotto dalla  storia  della  guerra  Alessandrina  pubblicata  da 
A.  Stirzio  viene  comprovato  da  ciò  che  si  legge  alla  pag. 
139.  della  citata  opera  Exercitatìo  de  Vena  Medinensi, 
ed  è  il  seguente  Nam  quae  (aqua)  flumine  Nilo  fertur, 
adeo  est  limosa  atque  turbida  ut  multos  varìosque  morbos 
efficiat:  sed  ea  plebs  ac  multitudo  contenta  est  necessa- 
rio quod  fons  urbe  tota  nullus  est. 

20.  Posto  un  tale  documento  è  mestieri  il  dedurre  che 
in  un  colla  bibita  di  quelle  acque  vengano  ingoiati  li  ger- 
mi delle  Filarie  ch'esister  debbono  nelle  acque  medesime 
e  nei  margini  di  quel  fiume ,  e  che  quindi  vivificandosi 
crescano  entro  gli  animali  e  giungano  ad  acquistare  stra- 
ordinaria lunghezza,  e  rendansi  robusti  per  farsi  strada 
a  traverso  le  carni  di  que'  che  li  hanno  ingoiati  e  poscia 
cagionando  sommi  dolori  tendono  ad  uscire  fuor  della  cute. 

21.  Dunque  poiché  li  germi  Aé[\Q  Filarie ,  e  le  Fila- 
rie  medesime  trovansi  annidate  nelle  acque  e  conseguente- 
mente nei  loro  margini  certamente  sabbiosi  ed  umidi  deesi 
conchiudere  che  queste  possono  vivere  e  dimorare  nelle 
medesime  od  in  consimili  località  nelle  quali  furono  rin- 
venuti li  Gringhi  ossieno  gli  Autoplectus  Protognoslus 
del  Milanese.  Siccome  pur  furono  rinvenute  anco  le  Fila- 
rie in  altre  contrade  :  :1  che  consta  per  testimonianza  di 
Sauvage  ch'ebbe  l'incontro  di  scorgerle  dimorare  in  alcu* 
ni  terreni  sabbiosi  e  sterili  di  vari  luoghi.  Che  però  tanto 
questi  individui  quanto  quelli  risiedono  in  situazioni  con- 
simili e  perciò  dee  conchiudersi  che  convengono  fra  di 
essi  in  quanto  alla  dimora,  quindi  risulla  anche  in  riguar- 
do alla  dimora  che  il  nuovo  Elmìnto  è  spettante  a  una 
Filaria  di  Medina. 


158  GEN.   GOBDIUS   E   ELMINTO 

22.  Riesce  sorprendente ,  che  il  nostro  Autore  non  sia- 
si giovato  dell' autorità  del  celebre  Professore  T.  L.  Brera 
a  sostegno  del  proprio  assunto.  Poiché  quell'insigne  Prof, 
nella  sistemazione  dei  Verrai  situò  la  Filaria  di  Medina  nel 
IV.  ordine  dei  Fermi  Lìnomorfi  come  si  legge  nel  III.  fa- 
scicolo delle  sue  3Iemorie  per  servire  di  supplemento  e 
di  continua:{ione  alle  Legioni  Medico- Pratiche  sopra  i 
Principali  Vermi  del  corpo  umano.  1810.  Crema  coi  Tipi 
Ronna. 

23.  Per  altro  tale  appoggio  non  gli  sarebbe  stato  va- 
levole per  concedere  posto  ai  Gringhi  fra  i  Verrai ,  avuto 
in  considerazione  il  Sistema  di  Laraarck  degli  ammali  in- 
vertebrati- Per  lo  contrario  si  dee  ritenere  che  il  Prof. 
Brera  ripose  la  Filaria  di  Medina  fra  Verrai  per  la  com- 
binazione che  suolsi  talvolta  rinvenire  ospitante  nei  corpi 
umani.  Del  resto  quale  nel  proposito  fosse  il  di  Lui  in- 
tendimento rilevasi  alla  pag.  244  del  citato  Fascicolo  do- 
ve così  si  espresse  «  Frammezzo  ad  un  siffatto  conflitto  di 
»  opinioni  non  mi  credo  abbastanza  autorizzato  ad  esclu- 
»  dere  la  Filaria  Medinense  dalla  classe  dei  Verrai  che  af- 
M  fettano  l'uomo,  sebbene  dire  non  si  possa  propria  di 
))  Lui  dalla  considerazione  specialmente  condotto  ,  che  Na- 
»  turalisti  di  sorarao  grido  fra'  quali  sono  soprattutto 
0  Sloane,  Roberston^  Pallas,  Gmelin  ,  Leske,  Miiller, 
M  Bluraenbach,  Bosc  e  Cuvier,e  Medici  di  riputazione 
))  distinta  fra  i  quali  basterà  nominare  Lind,  G.  Hunter, 
))  Loeffler  e  Joerdens,  considerarono  questo  Verme  per  una 
))  specie  particolare  di  Gordio,  affatto  diversa  dall' acqua- 
))  lieo  ».  Che  però  se  anche  que'  medici  considerarono 
lali  individui  come  una  specie  particolare  di  Gordio,  ma 
però  diversa  dall'acquatico  rimane  che  si  debba  ritenere 
nel  Genere  delle  Filarie ,  ed  aqzì  che  appartenga  alla  spe- 
cie della  Filaria  di  Medina. 

24.  Dirà  forse  l'Autore  della  più  flate  citata  memoria 
che  le  nozioni  delle  quali  ei  s'intese  valersi  non  riraon- 


SGORTEGAGNA  159 

lano  al  di  là  del  1837  da  dove  comincia  la  sua  Storia?  e 
che  quindi  le  antiche  cognizioni  non  colpiscono  ciò  ch'Egli 
scrisse?  E  per  questo  un  Professore  di  Storia  Naturale, 
come  Egli  è,  sarà  forse  scusalo  se  non  si  fece  carico  di 
consultare  le  pubblicazioni  dei  precedenti  Scrittori?...  Se 
occupalo  se  ne  fosse ,  non  sarebbesi  dato  a  credere  di  aver 
scoperto  un  nuovo  Elminlo! 

25.  Che  se  ad  onta  delle  addotte  ragioni  T  Autore  della 
Memoria  che  è  appunto  il  Sig.  Professore  Balsamo  Cri- 
velli di  Milano,  non  rimanga  persuaso  che  il  suo  Auto~ 
plectus  Protognoslus  appartenga  al  Genere  delle  Filarie 
gli  rimane  libero  il  campo  per  trasferirsi  a  Medina,  e  là 
scrutinando  negl'interni  organismi  di  quelle  Filarie,  col 
microscopio  sott' occhio  potrebbe  pervenire  a  conoscere  se 
vi  sieno  e  quali  sìeno  le  differenze  fra  quegli  individui  di 
Medina  e  fra  i  suoi  Gringhi,  e  trovatele  evidenti  con  ca- 
ratteri specifici  essenziali ,  se  pur  vi  saranno  di  fatto,  verrà 
pregato  di  manifestarcele,  e  gliene  saremo  grati.  Di  che 
gliene  fa  garantia 

ho  scrivente  Dottor  Francesco  Orazio  Scorlegagna. 


POSCRITTA. 


Se  per  avventura  il  Sig.  Prof.  Balsamo  Crivelli  fosse 
per  appellarsi  alla  descrizione  del  Bremser  intorno  alla 
Filaria  non  coglierebbe  verun  vantaggio  (Vedi  Bremser 
Trattato  dei  vermi  iniestìnali  dell"  uomo  Gap.  VHI.  pag. 
238  e  seguenti  )  mentre  quantunque  questo  moderno  Au- 
tore si  diffonda  nel  rammentare  le  svariate  opinioni  di  pa- 
recchi Scrittori  non  troverebbe  difesa  pel  suo  assunto. 

In  verità  da  quanto  il  Bremser  espose  si  raccoglie, 
che  la  Filaria  non  può  confondersi  col  Gordio  acquatico, 
non  già  perchè  sia  tuttora  mancante  l'anatomica  investi- 


160  GBD-   GORDIUS   E  ELKIINTO 

gazione  degl'interni  Organismi  della  Filaria  di  Medina, 
ma  solo  perchè  vi  ha  diversità  dei  caratteri  esterni  di  que- 
sta a  quello. 

E  poiché  della  Filaria  di  Medina  non  fu  istituita  la 
Notomia  degli  organi  interni,  non  si  può  tuttora  farne  il 
confronto,  se  non  che  stando  ai  caratteri  esterni  dell'uno 
all'altro  (1). 

Infatto  sì  nell'Elminto  del  Sig.  Prof,  come  nella  Fi- 
laria vi  è  uniformità  di  caratteri  esterni.  Che  ciò  sia  viene 
ad  essere  ratificato  dalla  ispezione  della  figura  3.*  della 
Tavola  29  dell'  Enciclopedia  Metodica  egualmente  che 
dalla  figura  IX.  della  Tav.  IV.  Fascicolo  III  delle  Me- 
morie relative  del  Prof.  Brera  sopra  citate;  nonché  dalla 
figura  I.  della  Tav.  IV.  di  Bremser  ;  le  quali  si  rassomi- 
gliano con  quella  dataci  dal  Sig.  Professore  Balsamo  Cri- 
velli al  N.  15.  della  sua  Tavola  di  sopra  rammentata, 
tranne  qualche  differenza  dipendente  forse  dalla  diversa  età 
0  da  qualche  altra  accidentale  indeterminabile  circostanza. 

In  quanto  poi  alla  dimora,  non  v'ha  dubbio  ^  che  il 
Gordio  è  abitatore  delle  acque,  pur  nulla  ostante,  che 
anche  le  Filarie  viver  possano  nelle  acque  nelle  quali  fu- 
rono da  alcuni  rinvenute;  siccome  da  qualcheduno  nei  ter- 
reni umidi ,  ed  anche  da  altri  come  dal  Sauvage  nei  ter- 
reni sabbiosi. 

Si  nota  l'aver  finalmente  il  Bresmer  collocata  la  Filaria 
fra  verrai,  a  ciò  Ei  fece  perchè,  come  il  Prof.  Brera  la  ri- 
scontrò ospitante  nell'interno  degli  uomini,  e  perchè  altri 


(1)  Una  memoria  interessante  del  Charvet  intitolata  Ob- 
servations  sur  le  Dragoneau  è  inserita  nei  Nuovi  Annali 
del  Museo  di  Storia  Naturale  di  Parigi,  e  per  estratto  an- 
che  negli  Annales  des  Se.  Naturelles  2.  Serie  Tom.  I.  1834, 
Zoologie  p.  123,  la  quale  contiene  ancora  alcuni  cenni  ana- 
tornici. 


SCORTEGAGNA  161 

Autori  onorevoli  la  rinvennero  nelI'interDO  d'alcuni  ani- 
mali tanto  mammìferi  quanto  volatili. 

In  ultima  Analisi  la  Filaria  non  è  confondibile  col 
Gordio  acquatico,  e  conseguentemente  col  Gordio  da  me 
pubblicato  sotto  il  nome  di  Dragoncello.  Ma  ciò  che  più 
importa  si  è,  che  si  può  ritenere  sino  a  migliori  perqui- 
sizioni, che  il  nuovo  così  detto  Elminto,  sia  una  Filaria 
dimorante  nei  terreni  umidi  del  Milanese,  simile  alla  Fi- 
laria IVledinense  di  Lamarck,  e  così  pure  simile  alla  Vena 
Medìnensìs  dello  Welscht,  eh' è  quantunque  dire  ad  una 
Filaria  di  Medina. 

F.   0.   Dolt.   SCORTEGAGNA. 


REIVDICONTO 

delle  Sessioni  della  Società  Agraria  della 
Provincia  di  Bologna. 

{Continuazione,  vedi  pag.  60) 

Sessione  straordinaria  20  Febbraio  1846. 

La  Sessione  è  aperta  dal  Presidente  che  ordina  la  let- 
tura di  quella  parte  di  un  Atto  della  Censura  che  riguar- 
da un  Dispaccio  dell'Emo  Cardinale  Legato,  con  cui  av- 
visa occorrere  alcune  modificazioni  al  progetto  di  Regola- 
mento della  nostra  Società,  invialo  a  Roma  per  ottenere 
la  superiore  approvazione.  Inoltre  la  prelodata  Eminenza 
Sua  insinua  alla  Società  di  incaricare  persona  la  quale 
presso  la  Sacra  Congregazione  degli  Studi  prenda  gli  op- 
portuni concerti.  La  Censura  perciò,  vista  la  necessità  di 
aver  tale  persona  in  Roma ,  che  bene  conosca  tutte  le  oc- 
correnze del  nostro  Corpo  Accademico,  e  tutte  le  relazio- 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie  III.  Tom.  3.  11 


162  RENDICONTO  DELLA   SOC.  AGRARIA 

ni  dell' attuale  pendenza;  ed  avendo  notizia  che  il  nostro 
Socio  Sig.  Ing.  Dolt.  Maranesi  è  |ier  recarsi  a  Roma,  ed 
ivi  dimorare  alcun  tempo,  propone  che  Lui  sì  pregili  pel 
disbrigo  di  tale  affare,  ed  a  Lui  se  ne  affidi  interamente 
l'incarico.  La  quale  proposta  viene  approvala  con  partito 
unanime. 

Similmente  si  propone,  e  con  unanime  partito  si  ap- 
prova di  scriver  lettera  ufficiosa  in  proposito  al  nostro  So- 
cio Corrispondente  S.  E.  Mons.  Grassellini,  percliè  si 
compiaccia  di  coadiuvare  nella  spedizione  della  pendenza 
il  detto  Sig.  Maranesi ,  e  se  occorra  s'interponga  presso  la 
lodala  Sacra  Congiegazione_,  acciocché  l'affare  riesca  solle- 
citamente a  buon  fine. 

Riassunto  di  poi  l'Atto  di  Sessione  25  Gennajo  nel 
proposito  della  lellura  fallasi  in  essa  dal  Socio  Ordinario 
Avv.  Antonio  Silvani  relativamente  alle  disposizioni  slaiua- 
rie,  ed  alle  costumanze  che  riguardano  le  contrallazioni 
de'  bestiami,  si  prende  a  discutere  se  sia  o  no  opportuno 
che  venga  nominala  una  Commissione,  la  quale  prenda 
ad  esaminare  l'antico  Statolo  di  Bologna,  e  si  occupi  di 
quel  lavoro  pel  quale  fu  già  proposto  un  premio  col  Pro- 
gramma del  p.  p.  anno,  ma  non  si  era  presentato  verun 
concorrente. 

Messo  il  partilo  di  massima,  il  quale  per  l'approva- 
zione risulla  di  voli  12  favorevoli,  e  2  contrari,  si  passa 
alla  nomina  dei  componenti  la  delta  Commissione,  dopo 
avere  stabilito,  che  sieno  in  numero  di  cinque,  e  che  si 
abbia  riguardo  al  formarla  possibilmente  di  due  persone 
esercitate  nella  Giurisprudenza,  e  le  tre  altre  nelle  prati- 
che della  campagna. 

Formate  perciò,  ed  aperte  le  solite  schede  risultano 
per  maggioranza  di  voli  nominati  i  Signori  Avv.  Antonio 
Silvani,  Conte.  Avv.  Giovanni  Massei,  Marchese  Pietro 
Da-Via,  Ing.  Ispettore  Pietro  Pancaldl,  e  Professore  Gio- 
vanni Contri. 


DELLA   PROVINCIA    DI   BOLOGNA  163 

10  seguito  la  Commissione,  incaricala  di  riferire  in- 
torno alle  domande  fatte  dall' Illina  Conferenza  Agraria 
di  Bologna  con  sua  lettera  del  5  Aprile  1845  relalivamenle 
alla  proposta  di  alcune  variazioni  ed  innovazioni  nel  con- 
tralto di  Società  del  bestiame,  presenta  il  suo  Rapporto, 
cui  vengon  dietro  alcune  riflessioni  in  iscritto  del  Sig.  Ing. 
Giuseppe  Berli,  altro  dei  membri  della  Commissione,  che 
esprime  il  suo  dissenso  dal  volo  dei  colleghi  per  mezzo 
delle  mentovate  riflessioni. 

11  Corpo  Accademico  conosciuta  questa  discrepanza  di 
sentimenti  entra  in  massima  di  soprassedere  ancora  nella 
quistione,  e  di  astenersi  per  ora  dal  prendere  veruna  re- 
lativa risoluzione.  E  viene  inoltre  proposto  di  accrescere 
di  due  individui  la  Commissione  predetta,  e  di  ritornare 
ad  essa  l'intera  posizione  per  nuovo  esame,  e  nuovo  ri- 
ferimento. 

Approvata  questa  deliberazione  per  unanimità  di  voti 
si  formano  le  schede  per  le  nomine  di  della  giunta ,  le 
quali  aperte  risultando  proposti  i  Sig.  Doli.  Filippo  Guer- 
mani,  Marco  Minghetii,  ed  Ing.  Domenico  Martelli,  cade 
la  nomina  sul  primo ,  e  sul!'  ultimo  di  questi  per  maggio- 
ranza assoluta  di  voti. 

Sessione  ordinaria  1°  Mar'^o  1846. 

Questa  Sessione  tien  luogo  di  quella  del  22  p.  p.  Feb- 
braio segnata  nell'album  delle  Sessioni. 

Lello  l'atto  di  Sessione  per  l'ordinaria  delli  8  p.  p. 
Febbraio,  il  Socio  Ordinario  Marco  Minghetli  legge  uq 
suo  discorso  Accademico  in  supplemento  dell'altro  Socio 
Ordinario  March.  Prof.  Massimiliano  Angelelli. 

La  circostanza  dell'agitarsi  ora  nel  Parlamento  Brit- 
lanico  la  gran  quistione  della  riforma  delle  Leggi  frumen- 
tarie  dà  motivo  all'Accademico  per  esporre  istoricaraenle, 
e  rischiarare  ancora  questa  difficile  materia ,  che  ha  tanta 


164  RENDICONTO   DELLA  SOC.  AGRARIA 

attinenza  coli' Agricoltura,  e  col  Commercio.  E  però  Egli 
molto  diffusamente  la  tratta  nel  suo  interessantissimo  scritto 
cui  intitola  Della  riforma  delle  Leggi  Frumeniarie  in 
Inghilterra ,  e  degli  effetti  che  possono  derivarne  al  Com- 
mercio Italiano.  Egli  eruditamente  e  filosoficamente  ne 
tesse  la  storia  incominciando  dall' origine  di  quelle  Leggi, 
e  passo  passo  succintamente  continuandola  fino  al  giorno 
presente,  si  fa  strada  ad  esporre  altresì ,  e  ad  illustrare  con 
opportune  considerazioni  le  varie  vicende  di  della  Legisla- 
zione, e  le  riforme  che  intorno  ad  essa,  e  ad  altre  parli 
spettanti  al  commercio  Agrario  si  .operarono  nei  tempi  an- 
dati in  quei  paesi,  ed  ora  pur  di  nuovo  con  maggiore  in- 
teressamento, e  vigore  si  stanno  preparando.  Dalle  quali 
considerazioni  che  comprendono  la  parte  principale  del- 
l'elaboratissimo  lavoro  dell'Accademico,  e  che  quasi  esclu- 
sivamente riguardano  la  condizione  agraria  e  commercia- 
le dell'Inghilterra  passa  Egli  in  sul  finire  del  suo  discor- 
so a  ragionare  di  quelle  relazioni  che  sì  falle  vicende  eb- 
bero, e  possono  avere  più  ancora  in  appresso  collo  slato 
dell'Agricoltura,  e  delle  altre  arti  nella  nostra  Ilalia  per 
la  quale  augura  da  sì  fatti  mulamenli  un  miglior  avvenire 
di  campestre  e  commerciale  prosperila. 

Sessione  ordinaria  8  Mav^o  1846. 

Il  Segretario  presenta  Io  Statuto  Organico  della  Società 
Agraria  di  Ravenna,  insieme  alla  memoria  letta  nella  pri- 
ma adunanza  di  quella  nuova  Società,  il  tulio  accompa- 
gnalo da  lettera  del  Vice-Presidente  della  Società  medesi- 
ma, della  quale  lettera  viene  fallo  lettura. 

Per  parie  di  S.  E.  il  Sig.  Marchese  Commendatore 
Senatore  Francesco  Guidoni  nostro  Socio  Ordinario  viene 
presentato  un  discorso  letto  dall'Abate  Coppi  nell'Acca- 
demia Tiberina  il  29.  Decembre  1845,  e  pubblicalo  colle 
Slampe  a  Roma  nel  corrente  anno. 


DELIA  PROVINCIA  DI   BOLOGNA  166 

Di  poi  il  Segrelario  presenta  la  prima  Dispensa  del 
Volume  quarto  degli  Annali  della  Reale  Accademia  di 
Agricoltura  di  Torino  inviali  da  quella  Illustre  Accademia 
di  Agricoltura  in  cambio  delle  nostre  Memorie. 

Indi  il  Vice-Presidente  per  parte  di  Giuseppe  Cocchi 
abile  ed  industrioso  coltivatore ^  presenta  uno  scritto  iri 
cui  si  richiama  l'attenzione  degli  Agricoltori  a  diversi  punti 
di  pratica  attualmente  molto  trascurati,  e  particolarmente 
si  danno  vari  schiarimenti  di  costruzione  intorno  al  mo- 
dello di  leguo  per  una  porta  da  Stalla  di  nuova  struttura 
già  dal  medesimo  presentato  alla  Società  nello  scorso  anno. 
Si  ordina  che  tale  scritto  si  serbi  negli  atti  per  farne  let- 
tura in  altra  Sessione. 

In  seguito  di  che  lo  stesso  Vice-Presidente  come  mem- 
bro di  quella  Commissione  che  nel  passalo  autunno,  dietro 
grazioso  invito  del  Socio  Ordinario  Sig.  Emilio  Loup  si 
era  recata  presso  il  medesimo  a  Cento  di  Budrio  per  ri- 
conoscere gli  effetti  del  suo  torchio  di  nuova  costruzione 
per  la  spremitura  del  mosto,  di  cui  Egli  aveva  fatto  dono 
in  modello  alla  nostra  Società  nell'anno  precedente,  legge 
la  relazione  della  visita  fatta  da  detta  Commissione,  e  dei 
manifesti  vantaggi  riconosciuti  nella  macchina  vedendo-- 
la  agire. 

Passata  agli  atti  la  detta  relazione,  il  Socio  Ordina- 
rio, e  Censore  Ingegnere  Giuseppe  Berti  presenta,  e  legge 
la  sua  Memoria  di  turno,  nella  quale  considerato  lo  stato 
più  0  meno  fiorente  della  nostra  coltivazione,  dichiara 
quanto  importi  perciò  il  togliere  ancora  da  essa  quei  di- 
fetti che  ne  ritardano  l' incamminamento  verso  la  perfezione. 

Quindi  prende  a  trattare  due  diversi  argomenti  il  pri- 
mo de'  quali,  che  è  fondamentale  di  tutti  e  già  dall'Ac- 
cademico altre  volte  discusso  per  la  sua  importanza,  si  è 
quello  della  necessità  di  estendere  la  coltivazione  dei  prati 
artificiali  onde  potere  aumentare  il  bestiame  grosso  per  ser- 
vizio della  coltivazione.  L'Autore  dimostra  con  dati  au'^ 


166  RENDICONTO   DELLA  SOC.    AGRARIA 

tentici  di  statistica ,  come  anche  Iargliej:rgiando  in  essi  dati, 
e  supponendovi  i  maf^giori  errori  possibili,  tnllavia  risulta 
che  mancano  attualmente  nelle  nostre  Stalle  del  piano 
50000  capi  di  bestiami,  per  fornire  le  medesime  di 
quel  numero  di  animali,  che  è  indispensabile  al  lavoro, 
ed  alla  economica  concimazione  de'  fondi.  Donde  prende 
motivo  per  vieppiù  animare  i  coltivatori  verso  questa  parte 
d'industria  agraria  e  di  pastorìzia,  che  è  primaria,  e  fon- 
damentale, e  ciò  lo  induce  insieme  a  proporre  l'istituzio- 
ne nel  seno  della  nostra  Società  di  un  comitato  che  invi- 
gili sulla  riforma  occorrente  nella  riduzione  delle  semine, 
e  nel  ragionato  proporzionale  accrescimento  delle  praterie 
artificiali. 

Il  secondo  fra  gli  argomenti  trattati  dall'Accademico 
è  quello  della  sistemazione  de'  campi,  e  di  ciò  che  vol- 
garmente dicesi  colmatura  delle  fette,  argomento  esso 
pure  di  molla  importanza,  e  fra  i  primari ,  principalmente 
in  ciò  che  riguarda  lo  scolo  e  la  buona  lavorazione  delle 
terre  che  in  molta  parte  dipendono  dalla  perfetta  loro  si- 
stemazione. Intorno  alla  quale,  date  dall' Autore  ottime  re- 
gole di  pratica,  passa  Egli  in  terzo  luogo  a  fare  alquanti 
cenni  intorno  ai  difetti  che  si  osservano  nel  modo  ordina- 
riamente seguito  nella  potagione  degli  Alberi  da  cavazzo, 
e  specialmente  dell'Olmo  considerato  tanto  come  sostegno 
della  vite,  quanto  come  mezzo  sussidiario  dì  alimento  del 
bestiame  in  una  notabile  parte  dell'anno.  E  qui  dopo  avere 
Egli  giustamente  declamato  contro  la  pessima  costumanza 
dei  più  che  colla  loro  ordinaria  potagione  impoveriscono 
l'albero  in  modo  da  tenere  continuamente  l'economia  ve- 
getale della  pianta  in  un  dannoso  disequilibrio,  ed  in  uno 
stato  che  è  affatto  contro  natura,  passa  ad  esporre  alcune 
savissime  regole  di  potagione  e  di  allevamento,  quali  sug- 
geriscono lo  studio  della  Fisiologia  vegetale,  e  la  pratica 
de'  migliori. 

Dopo  di  che  l'Accademico,  rammentati  alcuni  precelti 


DELLA  PROVINCIA   DI  BOLOGNA  167 

degli  antichi  Scrittori  di  cose  rustiche,  e  sulle  tracce  di 
questi  osservala  di  nuovo  la  condizione  presente  delle  no- 
stre collivazinni ,  passa  Egli  a  conchiudere  che  ad  onta  del- 
la loro  apparente  floridezza,  molle  cose  vi  sono  da  cor- 
reggere, e  da  riformare,  e  che  lasciato  a  parte  per  ora 
Io  studio  di  novità,  sarà  più  lodevole,  e  più  utile  il  per- 
fezionamento dell'antico  sistema. 

Sessione  straordinaria  15  Mar^o  1846. 

Viene  letto  ed  approvato  l'alto  della  Sessione  straor- 
dinaria ultima  20  Febbraio  scorso. 

La  Commissione  incaricata  di  esame  e  riferimento  re- 
lativamente alla  consulla  falla  dall' Eminentissimo  Legato 
con  suo  Dispaccio  del  16  aprile  1845  intorno  al  regola- 
mento delle  piantagioni  lungo  le  strade,  presenta  il  suo 
rapporto. 

Fatta  di  esso  lettura  nasce  tal  discussione  per  cui  tulli 
si  accordano  nello  stabilire  che  senza  ulteriori  notizie,  e 
schiarimenti  non  si  possa  per  ora  prendere  veruna  risolu- 
zione. Quindi  si  propone  che  il  rapporto  sia  ritornato  al- 
la delta  Commissione  per  un  nuovo  esame,  e  si  propone 
altresì  che  la  Commissione  medesima  venga  accresciuta  di 
due  membri. 

Approvata  la  massima  con  partito  interamente  favore- 
vole si  passa  alla  nomina  degli  aggiunti  col  solito  me- 
todo delle  schede,  e  dello  scrutinio  secreto,  onde  riesco- 
no eletti  i  Signori  Avv.  Antonio  Silvani,  e  Prof.  Sil- 
vestro Gherardi. 

Si  riassume  quanto  fu  discusso  nella  Sessione  straor- 
dinaria scorsa  intorno  alle  variazioni  proposte  nella  Scritta 
del  Bestiame  dalla  lllma  Conferenza  Agraria;  e  la  Cora- 
missione  incaricala  di  esame  e  riferimento  intorno  a  quelle 
proposte  presenta  un  suo  nuovo  Rapporto,  nel  quale  con. 
chiude  per  affermativa  favorevole  alle   dette    variazioai, 


16S  RENDICONTO  DELLA   SOC.   AGRARIA 

opinando  che  la  consegna  del  bestiame  debba  stabilirsi  al- 
rOgnissanli,  e  far  coincidere  il  principio  di  questo  con- 
tratto con  quello  della  colonia  stessa.  Al  quale  opinainenlo 
della  Commissione  seguitano  poi  alcune  repliche^  e  rifles- 
sioni in  contrario  per  parte  dell' Ing.  Berti. 

Messa  quindi  a  voti  la  proposta,  viene  ammesso  il 
parere  della  Commissione  per  voti  sedici  favorevoli  ed  uno 
contrario.  Sopra  il  quale  parere  dovranno  invocarsi  quelle 
Superiori  disposizioni  che  vengono  dimandate  dall'  Illràa 
Conferenza  Agraria  nella  sua  lettera  delli  3  Aprile  1845. 

Sessione  ordinaria  22  Mar^o  1846. 

Il  Socio  Ordinario  Conte  Annibale  Ranuzzi  legge  la 
sua  Memoria  di  turno  in  cui,  prendendo  a  dimostrare  la 
necessità  di  estendere  l'istruzione  Agraria  nella  Provincia 
propone  quei  mezzi  che  a  parer  suo  sono  i  più  oppor- 
tuni per  conseguire  il  desiderato  fine.  Nel  che,  persuaso 
che  la  Società  Agraria  aver  debba  una  parte  d'insegna- 
mento tutta  sua  propria,  prescinde  dal  considerare  qual- 
siasi relazione,  o  riguardo  ad  altri  mezzi  tanto  d'istruzio- 
ne, quanto  di  pubblicazioni  periodiche  già  esistenti  nella 
Provincia  medesima,  e  dirette  in  parte  allo  stesso  fine.  In 
seguito  del  quale  opinamenlo  passa  l'Accademico  ad  an- 
noverare i  molli  modi  d'insegnamento  che  egli  crede  si 
dovrebbono  istituire  dalla  nostra  Società.  E  perchè  di  que- 
sta interessante,  e  copiosa  Memoria  non  è  agevol  cosa  il 
dare  un  estratto  abbastanza  chiaro  e  conciso  nel  tempo 
stesso,  gioverà  il  riferire  colle  precise  parole  dell'Autore 
il  seguente  sunto  ch'Egli  ne  dà  prima  di  conchiudere  il 
suo  Ragionamento. 

w  Pensai,  egli  dice,  non  essere  inopportuno  il  cercare 
»  quale  fosse  presso  di  noi  l'attuale  ordinamento  dell' in- 
»  segnamento  agronomico:  nel  che  fare  credetti  ricono- 
»  scere  la  insufficienza  dei  mezzi  che  concorrono  a  qiie- 
»  sto  fine. 


DELLA  PROVINCIA  DI   BOLOGNA  169 

.»  Rendendo  un  solenne  tributo  di  riconoscenza  a  chi 
U  fra  noi  rappresenta  questo  ramo  importantissimo  di  sa- 
w  pere,  parvemi  che  alla  Socielà  nostra  potesse  essere  ri- 
w  serbalo  un  bell'avvenire  in  una  riforma  degli  sludi  agri- 
»  coli  coir  assumere  essa  stessa  la  iniziativa. 

»  Proposi  a  questo  effetto  la  istituzione  dei  corsi  di 
»  Scienze  Agrarie,  di  Scienze  Naturali  ed  Economiche 
»  applicate  all'Agronomia. 

w  Proposi  la  istituzione  degli  esami  e  dei  certificali 
»  di  capacità  per  coloro  che  volessero  munirsi  di  un  titolo 
u  di  idoneità  alla  condotta  di  un' intrapresa  agricola,  o  di 
»  una  scuola  agraria. 

w  Proposi  lo  stabilimento  di  queste  scuole  rurali  per 
))  la  diffusione  delle  cognizioni  elementari  più  necessarie 
n  alla  intelligenza  delle  cose  campestri. 

M  Proposi  la  fondazione  di  case  di  Rifugio  ove  acco- 
M  gliere  i  poveri  fanciulli  abbandonati,  o  derelitti,  ove 
))  istruirli  ed  avviarli  alla  pratica  di  un'agricoltura  per- 
))  fezionata. 

M  Indi  raccomandando  la  introduzione  dei  viaggi  agro- 
»  nomici,  ed  accennando  alla  bella  istituzione  dei  Comizi 
»  agrari  per  ciascuna  Sezione  della  Provincia,  proposi  la 
M  Convocazione  periodica  di  un  Congresso  Agrario,  come 
»  sviluppo  di  quelle  Associazioni  Sezionali  ;  Io  che  mi 
))  condusse  a  suggerire  la  pratica  dei  Voti  Agrari. 

M  Di  poi  passando  a  dire  della  slampa  proposi  la  isti- 
w  tuzione  di  una  Gazzella  Agraria,  e  di  un  Calendario 
n  Campestre,  d'onde  venni  a  dirvi  delle  Riblioteche  cir- 
M  colanti,  costituite  secondo  i  bisogni  della  istruzione 
»  Agraria. 

))  Per  ultimo  vi  invitai  ad  usare  una  maggiore  pub- 
»  blicità  nelle  ordinarie  vostre  Sessioni,  siccome  quella, 
»  che  congiunta  alle  cose  predelle  avrebbe  a  comunicare 
»  fuori  di  Voi,  colla  maggiore  rapidità,  i  frulli  dei  Vo- 
>ì  siri  sludi,  ed  i  risultati  delle  vostre  sperieoze. 


170        RENDICONTO  DELLA  SOC.  AGAARU 

Trasmesso  agli  Alti  lo  scritto,  il  Presidente  dichiara 
sciolta  la  Sessione. 

Sessione  ordinaria  19  Aprile  1846. 

I!  Segretario  presenta  le  Opere  pervenute  in  dono  alla 
Società,  e  cioè  per  parte  del  Sig.  Domenico  Rizzi  di  Por- 
denone una  Istruzione  ai  Possessori  delle  terre,  ed  ai  reg- 
gitori della  coltivazione  di  esse  nelle  Provincie  Venete, 
Premiala  dall'Imperiale,  e  Reale  Istituto  di  Scienze,  Let- 
tere ed  Arti  nell'adunanza  30  Maggio  1843,  e  pubblicata 
a  Venezia  nell'anno  medesimo. 

■=.  Cenni  Storici  sull'Agricoltura  antica,  e  moderna, 
e  proposizione  per  migliorare  1'  Agricoltura  delle  Provin- 
cie Venete  dello  stesso,  Fano  1844.  = 

Una  seconda  edizione  della  Memoria  di  Giovanni  Bot- 
tari  =  Sulla  coltivazione  della  vile  nei  terreni  arenosi,  illu- 
strata da  nota  del  medesimo  Rizzi.  Venezia  1845.  = 

Ed  egualmente  per  parte  dello  stesso  Sig.  Rizzi  una 
Memoria  del  Sig.  Vincenzo  Gioii  sulla  Sifìlide  Cavallina, 
ed  un  Articolo  riguardante  l'Epizoozia  del  Pollame  nelle 
Provincie  Venete  dello  stesso,  da  lui  pubblicato  a  Milano 
nel  p.  p.  1845. 

Parimenti  il  Chiarissimo  Sig.  Ingegnere  Elia  Lombar- 
dini  ne  ha  inviato  alla  nostra  Società  in  dono  l'interes- 
santissima memoria  letta  nello  scorso  anno  all'Imperiale 
e  Reale  Istituto  Lombardo,  e  pubblicata  a  Milano  nel  cor- 
rente col  titolo  =:  Della  natura  dei  Laghi,  e  delle  opere 
intese  a  regolarne  l'efflusso,  zz. 

Si  sono  ricevuti  dall'  Ateneo  di  Brescia,  in  cambio  delle 
nostre  Memorie  i  Volumi  de' suoi  Commentari,  per  gli  An- 
ni Accademici  1842,  e  1843. 

Il  nostro  Socio  ordinario  assente  Sig.  Ing.  Francesco 
Maranesi  ha  trasmesso  da  Perugia  alla  nostra  Società  una 
Memoria  manoscritta  =:  Sulla  Strada  Ferrata ,  dal  confine 


OBLIA    PROVINCIA   DI  BOLOGNA  171 

Toscano  al  Veneto ,  per  Bologna  e  Ferrara  =:  della  quale 
Memoria  viene  stabilito  di  farne  lettura  nella  prossima  Ses- 
sione ordinaria  del  26  corrente. 

Dopo  di  che  il  Socio  Ordinario,  e  Censore  Sig.  Pro- 
fessore Gaetano  Sgarzi  è  invitato  dal  Presidente  a  leggere 
la  sua  Dissertazione  di  turno.  In  essa  l'Accademico  rife- 
rendosi alle  cose  esposte  nella  sua  memoria  prima  intorno 
al  soverscio  letta  alla  Società  nella  Sessione  3  Aprile  1842, 
e  già  pubblicata  nel  Volume  primo  delle  nostre  Memorie, 
e  nell'altra  intorno  gl'Ingrassi  letta  il  9  Febbrajo  del  p.  p. 
anno,  e  pubblicata  nel  terzo  Volume  delle  Memorie  me- 
desime, ora  compie  quanto  promise  in  esse  relativamente 
all'argomento  del  soverscio  non  solo,  ma  passa  inoltre 
all'esposizione  de'  suoi  pensamenti  intorno  l' assorbimento 
e  la  nutrizione  delle  piante. 

Onde  diviso  in  due  parti  questo  interessantissi- 
mo scritto  nella  prima  viene  da  lui  esposto  il  modo  con 
cui  ha  sottoposto  ad  esperimento  le  principali  piante  da 
soverscio,  dando  a  conoscere  tutte  le  disposizioni  date, 
perchè  un  tale  esperimento,  opportunamente  tentato  in  più 
di  un  luogo,  dovesse  riescire  sicuro  e  concludente.  Dimo- 
stra quindi  con  un  prospetto  dei  risultamenti  delle  analisi 
da  Lui  istituite,  come  l'efficacia  delle  piante  da  soverscio 
più  comuni  delle  due  famiglie  delle  Leguminose,  e  delle 
Crocifere  ben  corrisponda ,  e  concordi  anche  secondo  que- 
sto esperimento  con  quanto  in  fatto  è  stato  fin  qui  rico- 
nosciuto più  utile  nell'antica  pratica,  secondo  la  diversa 
qualità  osservata  in  esse  piante. 

Nella  seconda  parte  della  sua  Memoria  l'Accademico 
valendosi  con  molta  sagacilà  e  penetrazione  dei  risulta- 
menti  stessi,  dopo  avere  giustamente  distinto  in  qual  mo- 
do diversamente  agiscano  i  diversi  elementi  degl'ingrassi, 
parte  col  somministrare  materia  di  nutrizione,  parte  col 
concorrere  a  maniera  di  slimolo ,  perviene  ingegnosamente 
a  render  ragione  di  lutto  il  processo  dell' assorbimento,  e 
della  nutrizione  de'  vegetabili. 


If9  RENDICONTO  DELLA  SOC  AGRARIA 

Consegnata  la  Memoria  agli  Atti  il  Segretario  legge 
il  rapporto  della  Commissione  incaricala  delle  Sperienze: 
nel  quale  Rapporto  si  dà  un  snnlo  delle  relazioni  rimesse 
a  della  Commissione  dai  singoli  Soci  Sperimenlalori ,  os- 
sia un  rislretlo  delle  osservazioni  falle,  e  degli  esperimen- 
ti tentali  nel  prossimo  passalo  Anno  Accademico; col  quale 
riferimento  si  chiude  la  Sessione. 

Sessione  ordinaria  26  Jprile  1846. 

Il  Segretario  presenta  l'Operetta  del  Sig.  Recebi  So- 
cio Corrispondente,  e  cioè  le  sue  Riflessioni,  ed  Osser- 
vazioni eslralle  dagli  Annali  Universali  delle  Scienze,  e 
dell'Industria  intorno  ai  Cenni  Economico-statistici  sullo 
Stato  Pontificio  di  Angelo  Galli  Computista  Generale 
della  R.  C.  A.  Roma  1840,  e  presenta  altresì  T articolo 
del  fu  Avvocalo  Luigi  Parenti  Intorno  la  sfrenala  libertà 
della  recisione  degli  Alberi,  mandato  in  dono  alla  Socie- 
tà dal  Sig.  Prof.  Gio.  Giuseppe  Bianconi. 

Indi  lo  stesso  Segretario  presenta  al  Corpo  Accademi- 
co per  parte  del  Socio  Ordinario  Davide  Bourgeois  il  dono 
da  lui  fatto  di  un  modello  dell'Aratro  Bolognese  modifi- 
cato e  corretto  secondo  le  proprie  idee,  e  particolarmente 
nella  forma  dell'Orecchione,  e  nella  disposizione  dei  Re- 
gistri destinati  a  regolare  la  profondità,  e  larghezza  del 
solco.  In  seguito  il  Segretario  medesimo  legge  un  breve 
scritto  del  dello  Socio  che  contiene  alcune  avvertenze  re- 
lative alla  struttura  di  questo  modello.  Gli  Accademici  e- 
spriraono  i  sentimenti  del  loro  grato  animo  verso  il  dona- 
tore ,  ed  incaricano  il  detto  Segretario  di  riferire  al  Sig. 
Bourgeois  le  espressioni  di  tali  sentimenti. 

Parimenti  dal  Segretario  viene  fatta  lettura  della  Me- 
moria del  Socio  Ordinario  Ing.  Doti.  Francesco  Maranesi 
già  presentata  alla  Società  nella  Sessione  ordinaria  scorsa. 
In  essa  Memoria  l'Autore,  premessi  pochi  cenni  intorno 


DELLA   PROVINCIA   DI   BOLOGNA  173 

l'utilità  generale  delle  strade  ferrale  (della  quale  tocca 
brevissimamente  come  di  cosa  che  non  più   abbisogna  di 
veruna  dimostrazione)  passa  ad  esporre  i  speciali  vantag- 
gi di  una  strada  ferrala  che  partendosi  dal  confine  Toscano 
si  conduca  ad  incontrare  il  confine  Lombardo-Veneto,  ed 
attraversi  la  nostra   Provincia.   I  quali  vantaggi  Egli  con- 
sidera tanto  in  relazione  ai  particolari  di  essa  Provincia, 
quanto  per  l'opportunità  di  posizione  relativamente  a  tut- 
ta Italia.  Ed   in   relazione   poi   alla  Provincia   medesima, 
ed  alio  stalo  Pontificio  ancora  considera,  così  la  perdila  del 
manifesto  vantaggio  come  il  pericolo  di  un  danno  immi- 
nente ed  assoluto,  se    per  operare  il  congiungimento  dei 
detti  due  confini  una  tal  strada  si  venisse  ad  effettuare  da 
altri  sopra  una  diversa  linea,  e  senza  attraversare  in  qual- 
che tratto  la  Provincia  slessa.  Perciocché  la  nuova  strada 
in  tal  caso  richiamando  a  se  ogni  transito  farebbe  perdere 
alla  nostra  località  tutti  qne'  vantaggi,  di  cui  essa  attual- 
mente  e    naturalmente  gode,  tanto  per  geografica,  quan- 
to per  commerciale  ed  economica  posizione.  Perciò  dimo- 
strala la  ulilità,  ed  in  certo  modo  la  necessità  di  provve- 
dere alla  costruzione  di  una  sì  falla  strada,  e  dopo  avere 
accennate   alquante  delle  principali  avvertenze  da   aversi 
sia  nel  dare  le  disposizioni  per  condurla,  sia  nell' esegui- 
re i  lavori  di  costruzione,  soggiugne  «  a  me  pare  di  ve- 
))  dere  che  non  tanto  i  capitalisti   debbano  essere  interes- 
w  sali  a  promuovere  la  miglior  linea,  quanto  ancora  mi 
ì>  tengo  sicuro  che  tulle  le  persone  di  alto  affare  conosca- 
M  no  come  sia  giusto  mantenere  i  valori  commerciali  dove 
»  si  trovano,  e  quivi  accrescerli ,  non  permettendo  un  tra- 
M  slocamento  d'interessi  che  sconcerti,  e  sommuova  la 
»  fortuna  delle  famiglie  con  danno  mollo  maggiore  della 
ì)  popolazione  offesa,  di  quello  che  sia  utile  alla  popola- 
«  zione  favorita.  Che  poi  le  tendenze  naturali  del  transito 
»  di  merci,  e  viaggiatori  fra  l'alta  Italia,  e  l'inferiore 
»  sia  per  Bologna,  è  noto  ad  ognuno  come  fatto  positivo. 


174  RENDICONTO  DELLA  SOG.  AGRARIA 

»  ed  in  attuale  effellivilà  da  secoli.  Onde  e  l'interesse  del 
))  Capitalisti  pel  loro  maggiore  guadagno,  ed  il  maggiore 
M  lustro  dello  Slato  nostro,  per  conservare  ed  accrescere 
M  i  valori  che  attualmente  possediamo,  danno  sicura  spe- 
i)  ranza,  che  il  nostro  progetto  troverà  favore,  e  sollecita 
»  esecuzione  ancora;  il  che  è  ciò  che  ira|)orla  principal- 
n  mente  ».  E  poco  appresso   soggiunge  ancora  l'Accade- 
mico «  Ma  i  grandi  lavori  non  si  fanno  colle  parole:  bi- 
»  sogna  dar  opera  diligente  ed  assidua  per  ottenerli;  ed  ho 
»  fiducia  che  la  parte  intelligente  e  ricca  delle  popolazioni 
))  di  Bologna  e  di   Ferrara   non  mancherà  certamente  di 
ì)  concorrervi  con  tutti  i  mezzi  che  sono  in  suo  potere  ». 
Le  quali  riflessioni  così  esposte  dall'Autore  principalmente 
si  riferiscono  alla  nostra  Società  ,  perciocché  fino  dal  prin- 
cipio del  suo  Discorso  Egli  dichiara  d'indirizzarlo  a  que- 
sto ragguardevole  Consesso  cui  ha  l'onore  di  appartenere, 
e  si  mostra  ben  sicuro  che  non  troverà  alieno  dallo  spirito 
delle  sue  istituzioni  uno  scritto,  che  considera  l'utilità  di 
un  opera,  la  quale  facilitando  i  trasporti,  gioverà  ancora 
all'Agricoltura  della  nostra,  e  delle  vicine  Provincie.  On- 
d'è  poi  che   infine  della   sua   memoria  così   conchinde  il 
Sig.   Maranesi   <<  Vorrei  che   alla   gravila  dell'argomento 
M  fosse  stata   pari    la   voce,  e  valesse  questa   ad   eccitare 
M  l'attività  e  la  diligenza,  che   assicurano    l'esito  delle 
»  grandi   imprese.   Ma  se  io  ho  mancato   per   impotenza, 
)>  non  mancherà  il  buon  volere,  né  il  senno  a  chi  ha  ono- 
»  rato  di  cortese   udienza  queste   mie  parole  )).  Al  quale 
voto  non  manca  di  corrispondere  il  Corpo  Accademico  fa- 
cendo plauso  alle  idee  dell' Autore,  che  con  tanto  zelo,  e 
colle  più  sagge  dimostrazioni  di  affetto,  spiegale  egregia- 
mente in  questo  suo  scritto,  anche  di  lontano  si  adopera 
a  benefizio  della  sua  Patria,  ed  al  maggior  lustro  della 
nostra  Società. 

Dopo  questa  lettura  il  Vice-Presidente  in  seguito  di 
una  visita  fatta  alle  selve  di  Belvedere  in  unione  al  Socio 


DELLA   PROVINCIA   DI   BOLOGNA  176 

Prof.  Giuseppe  Bertoloni,  Membri  l'uno,  e  P altro  della 
Commissione  Direitrice  delle  Sperienze,  e  deputali  special- 
mente da  questa  all'ispezione  de'  lavori  colà  intrapresi, 
legge  un  minuto  rapporto  di  detta  visita ,  il  quale  si  ritor- 
na alla  Commissione  predella  per  averne  ragione  nel  pro- 
cesso di  tali  Sperienze,  a  norma  dei  rilievi  fatti  sopra  luo- 
go, e  delle  proposte  di  essi  deputali. 

In  fine  il  Segretario  legge  una  lettera  circolare  a  lui 
diretta  da  Napoli  colla  data  15  Febbrajo  scorso  dal  Sig. 
Giuseppe  De  Vincenzi  Segretario  della  Sezione  di  Agro- 
nomia,  e  Tecnologia  nella  settima  riunione  degli  Scienziati 
all'oggetto  di  raccorre  tutte  quelle  notizie  le  quali  ci  pos- 
sono far  conoscere  lo  slato  attuale  dell'Agricoltura  in  cia- 
scuna nostra  regione:  la  qual  lettera  si  consegna  agli  Alti 
per  trasmetterla  alla  Censura,  che  risolva  intorno  al  ri- 
scontro; con  che  si  chiude  la  Sessione  dal  Sig.  Presidente, 
il  quale  nel  tempo  stesso  comunica  una  lettera  responsiva 
e  di  ringraziamento  a  Lui  diretta  dal  Vice-Presidente  del- 
la Socieià  Agraria  di  Ravenna,  Sig.  Ippolito  Gamba,  per 
l'invio  fatto  a  detta  Società  di  un  Esemplare  delle  nostre 
Memorie. 

Sessione  ordinaria  10  Maggio  1846. 

II  Presidente  invila  il  Socio  Ordinario  Ing.  Domenico 
Martelli  a  leggere  il  suo  turnale  Ragionamento. 

In  esso  espone  1'  Accademico  lo  stato  di  trascuratezza 
delle  coltivazioni  nelle  terre  argillose,  che  si  trovano  in 
molta  estensione  in  alcuni  distretti  della  nostra  Provincia: 
dimostra  quali  danni  derivino  da  tale  trascuratezza  ,  e  di 
quale  importanza  sia  lo  stabilire  in  esse  un  sistema  che 
ne  migliori  la  condizione;  dichiara  insufficiente  per  l'uti- 
lità privata,  e  pubblica  la  limitata  introduzione  della  Lu- 
pinella in  esse  praticala  da  alcuni,  e  dopo  aver  premesso 
quanto  riguarda  la  necessità  di  assicurare  prima  di   tutto 


176  RENDICONTO   DELLA   SOC   AGRARIA 

rasciugamento  di  esse  terre  per  una  più  conveniente  di- 
sposizione nella  loro  superficie,  ed  una  più  ragionevole 
divisione  de'  campi  e  dislribnzione  degli  scoli,  passa  a 
proporre  la  sua  sistemazione  colle  seguenti  parole. 

»  Suppongasi  che  si  abbia  una  possessione  di  terreno 
w  argilloso  della  superficie  di  Tornature  bolognesi  100, 
)>  non  calcolato  il  prato  colonico,  Toccutìazione  delle  ar- 
))  borature,  dei  rivali,  cavedagne,  scoli  ecc.;  suppongasi 
w  in  somma  che  le  cento  tornature  formino  la  parte  col- 
li tivabile.  Divisa  questa  superficie  in  cinque  parli  uguali, 
M  una  di  esse  investirei  a  Lupinella,  e  delle  altre  quattro 
))  parti,  due  coltiverei  a  frumento,  una  a  frumentone,  od 
»  a  leguminose,  r ultima  per  metà  a  trifoglio , e  per  metà 
»  lascierci  in  riposo. 

n  Si  avrebbe  pertanto  divisa  la  possessione  in  que- 
))  sto  modo  : 

w  k  Lupinella    .    .    .    Tornature  20 

»  A  Frumento »  40 

))  A  Frumentone  e  Leguminose,    n  20 

»  A  Trifoglio w  10 

»  A  riposo     . »  10 

»  Totale  Tornature  100 

»  Questa  divisione  in  cinque  parli  principali,  di  cui 
ì)  una  a  Lupinella,  ha  a  parer  mio  il  vantaggio  che  il  ter- 
))  reno  a  delta  coltura  cade  in  avvicendamento  o  rotazione, 
»  per  cui  qualunque  volta  la  Lupinella  s' invecchi ,  o  vada 
)>  a  perdersi,  in  allora  vi  si  coltiva  il  frumento,  e  la  lu- 
»  Pinella  si  sostituisce  in  una  delle  altre  quattro  parli  in 
w  cui  è  la  possessione  divisa  ». 

E  poi  continua  l'Accademico  dimostrando  quali  sieno 
i  lavori  richiesti  in  tale  sistemazione,  e  come  dalla  giusta 
vicenda  dei  cereali ,  e  delle  piante  leguminose  colle  pratensi 
risulti  il  più  economico  manlenimeoto  del  necessario  be- 


DELLA    PROVINCIA    DI    BOLOGNA  177 

Strame,  e  la  formazione  dell'occorrente  concime,  sì  che 
il  proprietario  possa  assiemarsi  di  una  rendita  sufficiente, 
e  le  famiglie  coloniche  vengano  preservate  dai  debili,  e 
dalla  miseria  cui  d'ordinario  sono  condannate  in  quelle 
terre. 

Deposto  in  Atti  questo  scritto,  che  tutti  trovano  pieno 
di  utilissime  viste  di  economia  campestre  ,  si  scioglie  la 
Sessione  ordinaria,  ma  i  Soci  Ordinari  rimangono  riuniti 
in  Sessione  straordinaria  per  deliberare  se  debbasi  dalla 
Società  coltivare  il  progello  proposto  dal  Socio  Ordinario 
Ing.  Maranesi  per  l' esecuzione  di  una  strada  ferrala  che 
condona  per  la  nostra  Provincia  unisca  il  confine  Toscano 
col  Regno  Lombardo- Veneto  ,  e  come  risulta  dalla  memoria 
del  dello  Sig.  Maranesi  Iella  nella  Sessione  ordinaria  delli 
26  Aprile  anno  corrente.  Messo  il  partilo  la  proposta  viene 
approvala  per  voli  quindici  favorevoli  ed  uno  contrario.  Indi 
si  scioglie  anche  la  Sessione  straordinaria. 

Sessìoìie  straordinaria  24  Maggio  1846. 

Doveva  aver  luogo  in  questo  giorno  la  ordinaria  Ses- 
sione, ma  per  improvvisa  indisposizione  di  chi  doveva  leg- 
gere la  memoria,  non  essendo  altri  in  pronto  per  trallenere 
la  Società,  furono  estradali  gl'inviti  a  soli  Soci  Ordinari 
pel  dello  giorno  in  cui  dal  Presidente  è  aperta  la  Sessio- 
ne ordinando  la  lettura  dell' allo  dell'ultima  Sessione  stra- 
ordinaria 15  Marzo  1846. 

ludi  il  Segretario  legge  un  Rapporto,  ossia  Transunto 
di  atti  della  Censura  17  Maggio  corrente  relativo  alla  me- 
moria inviata  alla  Società  dal  Sig.  Ing.  Do».  Francesco 
Maranesi ,  e  Iella  nella  Sessione  ordinaria  26  Aprile  pros- 
simo passalo  in  cui  si  traila  della  costruzione  d'una  Stra- 
da ferrata  nella  nostra  Provincia. 

Viene  accolla  a  pieni  voli  la  proposta  falla  dalla  Cen- 
sura, perchè  dal  seno  della  nostra  Società  sieno  scelti 
N.  Ann.  Se  Natur.  Serie  HI,  Tomo  3.  li 


178  RENDICONTO   DELLA   SOC    AGRARIA 

cinque  soggetti  i  quali  formino  una  Commissione  destinala 
a  proporre  quanto  crederà  più  utile  per  l'effettuazione  di 
tale  impresa  ed  incaricandola  altresì  di  prender  perciò  ad 
esaminare  il  contenuto  d'altra  memoria  intorno  allo  slesso 
argomento  presentala  alla  nostra  Società  il  1.**  Maggio  1842 
dal  Sig.  Ispettore  Pietro  Pancaldi. 

Formate,  ed  aperte  le  schede,  indi  messi  a  voti  i  pro- 
posti risultano  a  pluralità  assoluta  nominali  i  Signori  Mar- 
chese Luigi  Da- Via,  Ing.  Giovanni  Palloni,  Conte  Filippo 
Agucchi ,  Ing.  Ispellore  Pietro  Pancaldi ,  e  Contri  Prof. 
Giovanni. 

Palloni  e  Contri  ringraziano,  e  pregano  perchè  venga 
accettata  la  loro  rinunzia;  ciò  per  altro  non  ha  luogo. 

Il  Presidente  presenta  gli  Alti  dell' Accademia  Luc- 
chese, ricevuti  in  dono  dalla  medesima  come  pure  due  opu- 
scoli del  Prof.  Ferdinando  De  Luca  similmente  inviali  in 
donò  da  esso  Socio  Corrispondente,  e  finalmente  una 
lettera  del  Sig.  Gaetano  Recchi  altro  Socio  Corrispondente 
nella  quale  ringrazia  per  le  espressioni  usate  dalla  nostra 
Società  neir  accusargli  il  ricevimento  delle  sue  osservazioni 
intorno  ai  Cenni  Economico-statistici  sullo  Stato  Pon- 
tificio, di  Angelo  Galli  come  risulta  dall'alto  di  Sessio- 
ne 26  Aprile  scorso. 

Sessione  straordinaria  16  Ottobre  1846. 

Si  legge  l'Alio  dell'ultima  Sessione  straordinaria  24 
Maggio  scorso. 

In  seguilo  di  che  il  Socio  Ordinario  Conte  Filippo 
Agucchi,  altro  dei  componenti  la  Commissione,  incaricala 
di  esame,  e  riferimento  intorno  alla  proposta  dell' Ing. 
Maranesi  per  la  costruzione  di  una  Strada  ferrata,  che 
per  la  Provincia  di  Bologna  congiunga  il  confine  Toscano 
col  Lombardo-Veneto,  presenta,  a  nome  di  della  Cora- 
missione,  e  fa  lettura  di  un  Rapporto  ragionalo  intor- 


DELLA    PROVINCIA    DI   BOLOGNA  179 

no  all'argomento.  Per  tale  Rapporto  risultano  discusse,  e 
messe  in  piena  evidenza  le  ragioni  che  persuadono  di  do- 
ver promuovere  e  coltivare  tale  progetto;  ed  inoltre  sono 
esposti  i  particolari  motivi  per  cui  può  meritare  la  prefe- 
renza l'una,  0  l'altra  fra  le  linee  che  si  propongono. 

In  seguilo  di  quella  lettura  I'  Avv.  Silvani  soggingne 
alcune  riflessioni  in  appoggio  al  contenuto  di  dello  Rap- 
porto e  specialmente  osserva  che  il  coltivare  il  progetto  di 
questa  unione  dei  due  Mari  per  la  nostra  Provincia  è  in- 
teresse generale  dello  Slato,  sapendosi  per  relazioni  degne 
di  fede  che,  ove  manchi  di  effetto,  una  Società  Austriaca 
si  propone  di  effettuare  la  congiunzione  dell'Adriatico  al 
Mediterraneo,  conducendo  la  strada  pel  Mantovano,  e  pel 
Modonese  a  ponente  del  confine  Pontificio. 

Altri  fa  riflettere  ancora  che  milita  a  favore  del  Pro- 
getto Bolognese  il  voto  recentemente  esternalo  da  alcuni 
Dotti  nel  congresso  di  Genova. 

Terminata  la  discussione  si  mette  ai  voti  il  partito  di 
massima,  se  si  debba  presentare  all'Illustrissimo  Consiglio 
Provinciale  nella  prossima  tornata  il  riferito  Rapporto,  onde 
ottenere  che  per  cura  di  lui  venga  avanzata  ed  appoggiata 
presso  ai  Superiore  Governo  la  relativa  domanda. 

La  votazione  risulla  pienamente  favorevole  e  con  ciò 
si  scioglie  radunanza- 
Sessione  straordinaria  1."  Novembre  1846. 

Leggesi  l'Alto  dell'ultima  straordinaria  16  Ottobre 
p.  p.  e  di  poi  si  procede  alla  lettura  dell'Atto  della  Cen- 
sura 27  Ottobre  con  cui  viene  presentato  il  Consuntivo  del 
1845,  ed  in  cui  è  motivato  il  preventivo  pel  1847. 

Messo  a  voti  il  dello  Consuntivo  viene  approvato  sen- 
za alcuna  osservazione. 

Vengono  in  appresso  messe  a  parlilo  una  per  una  le 
singole  proposte  pel  Preventivo,  e  sono  approvale  a  pie- 
ni voli. 


180  RENDICONTO   DELLA    SOC.  AGRARIA 

Alle  quali  proposte  un'altra  se  ne  aggiunge  dì  Scu- 
di 30  per  le  prime  spese  occorrenti  nella  formazione  di 
un  Gabinetto  Agrario.  Perchè  osservandosi  da  alcuni  co- 
me siasi  di  già  incominciato  a  far  raccolta  d'Insetti,  di 
Modelli,  ed  altri  oggetti  diversi,  e  come  a  corredo  e  lu- 
stro dello  Stabilimento  sia  necessario  ancora  di  accrescere 
tale  raccolta  con  saggi  di  terra,  con  vegetabili,  e  semi, 
e  con  lutto  quello  insomma  che  servir  possa  all'istruzio- 
ne, trovasi  indispensabile  un  qualche  assegno  per  le  re- 
lative spese.  Perciò  messa  a  partito  la  proposta  viene  a 
pieni  voti  approvata. 

Intorno  al  Preventivo  dell'Orto  in  seguilo  delle  ri- 
flessioni della  Censura  si  propone  di  lasciare  a  libera  di- 
sposizione dei  Direttori  per  i  bisogni  più  urgenti  tutta  in- 
tera la  rendila  dell'Anno,  e  questa  proposta  ancora  è  pie- 
namente approvata. 

Nella  quale  circostanza  il  Socio  Berli-Pichat,  sentito 
il  riferimento  della  Censura  intorno  alle  rendile,  ed  alle 
condizioni  di  detto  Orto  si  offre  di  fare  un  qualche  pro- 
getto di  miglioramento.  Il  Corpo  Accademico  accoglie  con 
molta  soddisfazione  la  proposta  del  Socio,  e  la  Censura 
ha  l'incarico  di  trattarne  con  esso  Lui. 

Frattanto  si  chiude  la  Sessione  coli' approvare  il  pre« 
ventivo  per  la  domanda  dell'assegno  1847  in  Se  600^  e  cioè: 

Per  la  slampa Se.  270 

Per  spese  di  Cancelleria    .    .  «     40 

Per  spese  postali  e  stipendiati.  »   100 

Per  le  sperienze w    i60 

Pel  Gabinetto w     30 

Totale  Scudi  600 

Chiuso  così  il  Preventivo,  si  commette  al  Presidente 
di  rimettere  la  relativa  istanza  all'lUmo  Consiglio  Pro- 
vinciale. 


DELLA   PROrmCIA   DI   BOLOGNA  181 

Dopo  di  che  viene  partecipata  una  ietterà  del  Socio 
Ordinario  Conte  Avv.  Giovanni  Massei,  nella  qnale  dopo 
avere  indicato  che  per  motivi  di  salute  non  può  intervenire 
alle  adunanze  della  Società,  rinuncia  perciò  a  far  parte 
dei  Soci  Ordinari. 

Mentre  la  Società  si  mostra  dolentissima  di  simile  de- 
terminazione, visto  però  che  il  motivo  addotto  sia  tale  da 
non  lasciare  speranza  che  egli  possa  dietro  uffici  ritirare 
remessa  rinunzia,  determina  che  sia  passato  fra  i  Soci 
Corrispondenti,  indi  l'adunanza  si  scioglie. 

Sessione  ordinaria  13  Decembre  1846. 

Aperta  la  Sessione  dal  Presidente  vengono  presentate 
le  Opere  pervenute  alla  Società  nel  tempo  delle  trascorse 
vacanze;  la  nota  di  esse  si  unisce  in  Atti  alle  relative  let- 
tere accompagnatorie  alli  numeri  4,6,6  e  7.  Vengono  pure 
presentale  altre  lettere  dell'Ateneo  di  Bergamo,  dell'Ac- 
cademia Reale  delle  Scienze  di  Napoli,  e  della  Società 
Economico-Agraria  di  Perugia  (alli  N.  8,9,10,11)  colle 
quali  quelle  AccaJemie  ringraziano  la  nostra  Società  per 
le  memorie  loro  inviate;  l'ultima  delle  anzidette  Accade- 
mie poi  agi^innge  a'  suoi  ringraziamenti  il  dono  di  una 
magnifica  medaglia  d'argento  fatta  coniare  per  servirsene 
in  premi  d'incoraggiamento  onde  favorire  il  progresso  del- 
la Agricoltura  in  quelle  contrade.  Commesso  al  Segretario 
di  rendere  a  nome  del  Corpo  Accademico  le  dovute  grazie 
a  quella  Società  per  un  tal  dono,  viene  in  seguito  comu- 
nicalo un  dispaccio  Legatizio  12  Settembre  N.  7520,  col 
quale  l'Eminentissimo  Sig.  Cardinale  Vanicelli  informa  la 
Società  essergli  stalo  partecipalo  dall' Eminentissimo  Se- 
gretario di  Slato  che  la  Santità  di  nostro  Signore,  nell' ac- 
cettare il  dono  dei  Volumi  delle  nostre  memorie  si  è  de- 
gnata di  lodare  colle  più  benigne  espressioni  lo  zelo  dei 
eomponenli  la  Società  nell' eccitare  lo  studio  dell' Agricol- 


182   REND.  DELLA  SOC.  AGR.  DELLA  TR.  DI  BOLOGNA 

tura;  per  la  quale  partecipazione  la  Società  slessa  riroane 
compresa  da  profondi  sensi  di  gralilndine  per  un  tale  tratto 
di  Sovrana  degnazione  verso  di  Lei. 

Il  Socio  ordinario  e  Censore  Prof.  Michele  Medici 
legge  la  Dissertazione  di  turno  in  cui  espone  le  sue  Os- 
servazioni Anatomiche,  e  Fisiologiche  intorno  l'apparec- 
chio sonoro  della  Cicala. 

In  essa  Dissertazione  l' Accademico  dopo  avere  pre- 
messo una  dottissima,  ed  eruditissima  narrazione  di  quanto 
fu  avvertito  intorno  a  quell'apparecchio  dai  naturalisti  che 
Io  precedettero  nell' esaminarlo,  e  dopo  aver  confermale 
in  parte,  ed  in  parte  rettificate,  e  messe  più  in  chiaro  le 
loro  osservazioni,  passa  di  poi  ad  esporre  le  ulteriori  os- 
servazioni proprie,  specialmenle  intorno  alla  maniera  più 
opportuna  di  esaminare  l'organo  sonoro  ed  il  modo  di 
agire  di  esso;  le  quali  osservazioni  ingegnosamente  isti- 
tuite, e  con  sommo  studio,  e  con  pari  cura  e  pazienza 
ripetute,  mettono  in  pienissima  luce  tutto  l'artificio,  e 
r  uso  delle  parti  componenti  il  dello  apparecchio. 

Consegnala  la  memoria  agli  Alti  si  scioglie  l'Adu- 
nanza. 

(sarà  continuato) 


oc^^(5^^g{2^§^x»- 


VEGETAZIONE  DEllA  CAIIFORSIA 


ingxS)^^— 


Il  suolo  della  California  dalla  catena  delle  Montagne  Nevose 
sin  al  mare  è  d'una  fertilità  senza  pari.  Esso  consta  d'una 
terra  d'alluvione,  porosa  e  profonda,  in  cui  le  acque  piovane 
si  infiltrano  senza  affondarsi.  Qjiesto  suolo  ,  coperto  tutto  l'anno 
d'erba,  rinviensi  nelle  valli  talora  di  due  metri  in  profondità. 
Nelle  praterie  l'erba  si  eleva  assai  spesso  a  9-10  piedi;  le  gra- 
migne a  8-10  piedi;  gli  alberi  della  California  sono  ad  enume- 
rarsi fra  i  più  alti  della  terra. 

Tra  gli  alberi  che  formano  le  foreste,  si  annoverano  Van- 
tano, la  betula  diverse  specie  di  quercie  e  fra  queste  la  quercia 
verde,  di  sommo  pregio  per  la  costruzione  delle  navi,  una  va- 
rietà di  castagno,  il  lauro  canfora,  i\  platano  occidentale,  il  piop- 
po bianco,  il  salice,  Vocerò,  il  frassino,  il  faggio,  il  noce,Vol- 
mo ,  il  sambuco,  il  sicomoro,  il  cui  legno  viene  riputato  come 
incorruttibile. 

La  famiglia  dei  Coniferi  che  costituisce  uno  de'  gruppi  più 
interessanti  del  regno  vegetale,  mostrasi  sotto  molteplici  forme. 
Il  pino,  i  cedri  di  diversi  colori,  i  cipressi,  gli  abeli  coprono  i 
pendii  delle  montagne.  Il  legno  rosso  o  Cipresso  Californense  for- 
nisce un  dei  migliori  legnami  da  fabbrica. 

I  pini  in  California  provengono  ad  una  prodigiosa  dimen- 
sione. De  Mofras  ha  nel  1842  misurato  al  Nord  della  Baja  di  San 
Francisco  un  pino  che  avea  20  piedi  in  circonferenza  e  300  p. 
in  altezza.  Questo  è  precisamente  il  doppio  dell'altezza  a  cui 
possono  pervenire  gli  alberi  delle  nostre  foreste;  diversi  altri 
alberi  di  specie  tutte  proprie  a  quelle  contrade  presentano  uno 
sviluppo  del  tutto  incognito  nei  nostri  climi. 

Sarebbe  oggetto  veramente  di  sommo  interesse  per  la  scienza 
lo  studiare  l'età  d'uno  di  questi  alberi,  la  quale  rilevasi,  come 
è  noto  a  tutti,  dagli  strati  concentrici  che  formansi  in  ciascun 


184  TEGETAZIONE 

tronco  anno  per  anno.  Adanson  ha  ritrovalo  nel  Senegal  nn  Bau- 
bab ,  che  avea  25  piedi  in  circonferenza  e  che  dietro  il  calcolo 
fatto  d(»vca  aver  un'età  di  più  di  6000  anni.  Dietro  tale  studio 
di  rilevare  l'età  degli  alheri  si  potrebbero  dedurre  molli  risultali 
assai  importanti  per  la  Geologia  ! 

Il  Pinus  mnnophyllus  di  Torrcy ,  Pino  a  noce  ;  ama  i  sili  de- 
clivi de'  monti,  ci  si  trova  su  i  due  fianchi  della  Sierra  Nevada. 
Le  noci  contengono  una  polpa  oleosa  di  gusto  assai  gradevole  ; 
gli  abitanti  se  ne  servono  cou'.e  commestibile  condilo  con  del  sale  , 
che  si  trova  in  quei  monti  in  abbondanza.  La  salute  di  quesli 
abitanti  comprova  abbastantemente  quanto  tale  cibo  ne  sia  so- 
slanzioso. 

Il  Pinus  Lambertlanus  cresce  solamente  nella  sabbia  ed  a- 
cquista  una  circonferenza  di  6-8  piedi.  Le  pigne  contengono  de' 
semi  nutritizj ,  e  dal  tronco  distilla  una  resina  d'ambra.  Questa 
resina  viene  riputata  dagli  Indiani  qiial  eccellente  catartico;  a 
motivo  del  suo  sapore  dolce  ed  aggradevole  i  cacciatori  la  ri- 
cercano e  se  ne  servono  come  zucchero.  La  California  godendo 
d'un  clima  identico  a  quello  de' paesi  meridionali  della  Fran- 
cia, perciò  potrebbe  tale  albero  trasferirsi  in  questi  paesi  ed 
esso  sarebbe  fonte  di  nuova  ricchezza  (di  certo  ne  sarebbe  ad- 
daltato  anco  il  clima  dell'  Italia). 

La  quercia  verde ,  che  riscontrasi  nelle  valli  riparate  dai 
venti,  presenta  una  forma  veramente  graziosa;  i  suoi  rami  pen- 
dono sin  a  terra  e  danno  all'albero  una  figura  semisferica  d'una 
simmetria  e  regolarità  più  che  perfetta. 

La  Magnolia;  albero  che  attira  lo  sguardo  di  tutti  i  viag- 
giatori, rinviensi  in  luoghi  freschi  ed  ombrosi  della  Valle  del 
Sacramento.  Questa  è  la  più  bella  pianta  che  si  possa  conoscere. 
Le  sue  foglie  sono  intiere,  splendenti,  ovaio-oblunghe,  assai 
grandi;  i  fiorì  sono  solitarj,  larghi  20-25  cenlim.  Il  suo  tronco 
che  acquista  talor  una  circonferenza  di  più  d'  un  metro  è  diritto, 
con  corteccia  liscia,  grigia;  egli  si  innalza  a  35-40  metri  e 
termina  in  una  bella  cima  perfettamente  regolare.  Il  legno  della 
Magnolia  è  d'odore  aromatico,  ed  i  suoi  fiori  esalano  un  odore 
che  ha  quello  della  rosa,  della  ginnchiglia  e  dell'arancio  tutto 
unito  ;  delle  diverse  specie  di  Magnolia  che  rinvengonsi  in  quelle 
regioni ,  la  più  rimarchevole  ne  è  la  M.  umbrelta ,  le  di  cui  fo- 


DELLA   CALIFORRIA  185 

glie  lunghe  50-60  cent. ,  larghe  20-25  cent,  sono  riunite  all'  e- 
stremila  de'  rami  in  modo  da  formare  una  specie  di  ventaglio 
od  ombrella. 

Tra  i  molti  alberi,  arbusti  e  piante  indigeni  a  queste  con- 
trade meritano  ad  esser  annoverate  le  seguenti: 

li  Corbezzolo  con  frutti  commestibili  di  sapo  reacidetto,  della 
grossezza  e  forma  del  lampione. 

L'  Ephedra  occidentalis,  arbusto  assai  ramoso,  a  foglie  arro- 
tondate ,  con  bacche  rossastre ,  leggermente  acide  e  di  aggrade- 
vole sapore. 

Una  specie  di  Myrthus  a  legno  assai  duro,  di  cui  gli  In- 
diani della  Valle  del  Sacramento,  formano  le  punte  delle  loro 
freccie. 

La  Fedra,  arbore  velenoso  eguale  al  nostro  sambuco,  la  sola 
sua  ombra  dicesi  apportare  un  gonfiamento  universale  del  corpo. 

La  Myrica  cerifera,  arbore  di  20  p.  in  altezza  e  di  2  p.  in 
circonferenza.  Dalla  sua  corteccia  e  da'  suoi  frutti  trapela  una 
cera  del  lutto  identica  a  quella  delle  api.  Questo  arbore  potrà 
apportare  nulla  California  gli  stessi  vantaggi  come  nella  Caroli- 
na, ove  esso  è  assai  frequente.  Le  candele  che  si  fabbricano  di 
questa  cera  hanno  un  colore  verdastro.  Questo  arbore  ha  nes- 
sun rapporto  coli' arbore  a  cera  della  China,  sul  quale  vive  un 
insello  {Caschong),  di  cui  non  se  ne  conosce  ancor  il  genere. 

La  Saponaria,  pianta  di  sommo  vantaggio  nell'economia 
domestica,  rinviensi  alla  spiaggia  del  Calaveras;  la  sua  radice 
bulbosa  può  servire  come  surrogato  del  miglior  sapone  per  la- 
vare i  lini  (i)  ;  colle  sue  foglie  si  tessono  delle  bellissime  sluoje. 

Il  Cactus  Opunlia ,  i  frutti  sono  commestibili ,  sono  sani  e 
nutritivi.  I  Messicani  ne  traggono  da  questi  frutti  un  liquore 
assai  saporito ,  che  nominano  Calinche.  La  pianta  serve  a  fare 
delle  siepi  dense,  che  si  elevano  talor  a  15  piedi.  Sul  C.Opun- 
tia  0  Nopal  vive  la  Cochenìlla ,  ìa&eno  di  somma  importanza  per 
l' induslria  e  le  arti. 


(I)  Io  nostra  Saponaria  Officinalis ,  assai  comune ,  offre  una 
radice  che  possiede  la  stessa  proprietà  ;  ciascun  botanico  lo  sa ,  ma 
non  se  ne  fece  mai  un  uso. 


186  VEGETAZIONE 

Il  Canchalaguan  è  una  pianta  originaria  delia  California,  a 
cui  si  attribuiscono  delle  virtù  medicinali  ;  essa  cresce  nei  din-' 
torni  di  Stanislas  e  Tawalumnes.  Gli  Indiani  lodano  le  sue  pro- 
prietà febrifughe. 

L' Erodium  cicularium  abbondante  al  sud  della  Valle  di  Tul- 
lares  e  nei  contorni  della  Furk-American  ;  è  considerato  qual 
eccellente  foraggio. 

U  Eupatorium  pur  pur  eum ,  jpìantsi  erbacea  della  famiglia  dei 
Corymbiferi;  le  foglie  e  le  radici  godono  virtù  mediche. 

La  Melothria  o  Yerba  buana  degli  Spagnoli,  della  famiglia 
delle  Cucurbitacee;  rinviensi  in  un  isola,  a  cui  questa  pianta 
diede  il  nome  in  faccia  al  porto  di  San  Francisco;  essa  gode 
molta  stima  a  motivo  della  sua  attività  medica. 

La  Ptiloneris  amfafa ,  pianta  medicinale,  non  ancor  de- 
scritta. 

Il  Chenopodiutn  ambrosioides  o  Thè  del  Messico;  l'infusione 
delle  sue  foglie  serve  di  bevanda  assai  salutare. 

Lo  Scirpus  lacustris ,  dagli  Indiani  nominato  Tuia;  questa 
pianta  sin  a  4  metri,  serve  per  formare  i  loro  canneti. 

Ìj' Àgave  Americana,  pianta  che  servi  agli  antichi  Messicani 
per  la  fabbricazione  della  carta  ;  la  maggior  parte  de'  mano- 
scritti degli  Àzleques  è  scritta  su  carta  di  Agave  o  su  pelle  di 
Cervo.  I  Messicani  d'oggidì  ricavano  AaW Agave  un  liquore,  il 
quale  presso  la  maggior  parte  delia  popolazione  rimpiazza  il 
vino.  Le  foglie  forniscono  delie  fibre  assai  resistenti ,  con  cui  si 
fanno  delle  stoffe,  delle  corde  ecc.;  i  fiori  contengono  un  succo 
acre,  a  cui  gli  Indiani  attribuiscono  la  proprietà  di  detergere 
le  piaghe. 

Il  Rkus  radicans.  Questo  arbore  è  talmente  venenoso,  che 
basta  toccarne  le  sue  foglie  per  aver  le  mani  coperte  di  vesci- 
che. I  suoi  fiori  contengono  un  succo  biancastro  sommamente  aere. 

La  Valeriana  edulis ,  dagli  Indiani  Kooyah.  Questa  pianta 
ha  radici  assai  voluminose,  di  odore  forte,  nauseoso;  da  questa 
radice  ottiensi  una  farina  (la  Cassava),  di  cui  gli  Indiani  si 
servono  per  preparare  diversi  cibi.  La  radice  in  islato  fresco 
contiene  un  succo  lattiginoso  venenoso,  questa  proprietà  vene- 
nosa  però  si  disperde  ,  dopo  che  la  radice  viene  sottomessa  a 
diverse  manipulazioni,  tenute  con  somma  cura  in  segreto  da- 
gli Indiani. 


DEllA    CALIFORNIA  187 

La  Yucca ,  che  si  innalza  a  5'6  metri  serve  per  formar  del- 
le siepi. 

La  Fremmontia  vermicularia ,  ritrovasi  al  lago  Yonta,  fusto , 
foglie ,  fiori,  tutti  i  componenti  della  pianta  sono  in  sommo  gra- 
do saline. 

Oltre  le  suddette  piante  sono  d' annoverarsi  ancor  le  seguenti 
a  motivo  della  sua  bella  forma,  de'  suoi  graziosi  e  ben  coloriti 
fiori  od  altro. 

L' Aegochloa  interteta  della  famiglia  delle  Polemoniacee ,  a 
Cori  bleu. 

V  Asihenia  glabrata  di  Lindley ,  genere  non  ancor  descritto. 
La  Baeria  chrysotoma  di  Fischer  e  Meyer ,  genere  non  an- 
cor descritto. 

La  Chryseis ,  EschoUzia  o  Poppy  californica  pianta  erbacea , 
della  famiglia  della  Papaveracee  (coltivata  nei  nostri  giardini). 

La  Collinsia  bicolor  Nultal,  in  onore  di  Zaccaria  Collins, 
Vice  Presidente  dell'Accademia  delle  scienze  naturali  in  Filadelfia, 
della  famiglia  delle  Scrofularie;  è  una  pianta  di  somma  bellezza. 

La  Collomia  gilioides  e  la  Col.  glutinosa,  della  famiglia  delle 
Polemoniacee;  i  semi  contengono  una  specie  di  vischio  (Kolla 
in  greco ). 

Il  Diplacus  puniceus  Nuttall. ,  a  fiori  scarlatti ,  introdotto 
nell'Europa  già  nel  1794.  Il  Dipi,  arantiacus  e  il  Dipi,  gluti- 
nosus  lo  furono  nel  1837. 

Il  Dodecalheon  dentatum  della  famiglia  delle  Primulacee;  a 
fiori  color  rosa,  assai  grandi. 

V  Eutoca  Idrangeliana  d'i  Brown,  della  famiglia  delle  Hydro- 
phyllacee ,  a  fiori  LIeu  assai  belli  ;  la  E.  divaricata  a  fiori  viola 
chiaro. 

La  Gilia  tricolor ,  in  onore  del  P.  S.  Gii,  botanico  spagno- 
lo, pianta  magnifica  delle  Polemoniacee. 

L'  Helenium  undulatum  L. ,  della  famiglia  delle  Composite, 
a  fiori  gialli. 

L*  Hugelia  densiflora ,  delle  Polemoniacee,  pianta  annnale  a 
fiori  bleu. 

Il  Lepidostephanus  madioides,  genere  non  descritto. 

II  Leptosiphon  grandiflorus  a  fiori  bleu. 

Il  Meconopsìs  hcterophylia ,  delle  Papaveracee,  con  fiori  as- 
sai graziosi. 


188  vegetazioub 

Il  Mimulus  cardinalis  il  Douglas,  della  famiglia  della  Scro- 
fularie. 

La  Mirabilis  jnlopa,  non  a  confondersi  colla  pianta  che  for- 
nisce la  radice  medicale,  conosciuta  sotto  il  nome  di  Jaiapa ,  la 
quale  proviene  dal  Liscron  jalap  del  Messico. 

La  Nemophila  aurita ,  della  famiglia  delle  Hydrophyllacee, 
con  fiori  pedunculati  color  porpora. 

La  Paiafoxia  della  famiglia  delle  Composite  ;  genere  non 
ancora  descritto. 

Il  Penlstemon  stacifolium,  famiglia  delle  Scrofularie,  con 
fiori  di  somma  bellezza. 

La  Phacelia  tamut i folla ,  Jussieu,  delle  Hydrophyllacee; 
pianta  di  sommo  ornamento. 

Il  Platystemon  e  la  Platystigma ,  due  generi  della  famiglia 
delle  Ranunculacee,  non  ancor  descritti. 

La  Solidago  canadiensis ,  genere  vicino  aW  Aster. 

V  Aristida  è  una  specie  di  grano  selvaggio. 

Lo  Spirolobium  odoratum  di  Torrcy  forma  col  salice,  colla 
quercia  nana ,  colla  pianta  a  cotone  delle  foreste  assai  estese. 

La  Daleas  è  una  pianta  particolare  alla  California  ;  essa  però 
non  dee  confondersi  colla  Dnhlia,  originaria  del  Messico  e  in- 
trodotta nell'Europa  nel  (789.  Questa  Dnleas  è  un  arbusto  della 
{amiglia  delle  Papilionacee,  con  fiori  bleu-violacei. 

L' Encelia  farinosa,  delle  Euphorbiacee. 

h' Erigonum  inflatum  di  Torrcy  e  Fremont. 

La  Fouquiera  spinosa,  un  arbusto  bello  e  raro. 

La  Garrya  ellyptica ,  somiglia  al  salice. 

L'Obione  confertifolia  e  V  Ob.  rigida. 

La  Purshia  tridentata  della  famiglia  delle  Rosacee. 

La  Psoralea,  magnifico  arbusto  della  famiglia  delle  Legumi- 
nose, alto  3-4  piedi  con  corteccia  a  verruche  e  a  fiori  color 
porpora. 

La  Stanleya  integrifolia  a  fiori  gialli. 

Il  Zygophyllum  californicum  di  Torrcy  e  Fremont ,  alto  10  p. 
le  di  cui  foglie  lunghe  e  flessibili  ,  fregandole  danno  un  odore 
assai  grato,  dovuto  alla  resina  di  cui  esse  sono  coperte. 

La  Pavia  californica  ài  Boerhave,  della  famiglia  delle  Àescu- 
lacee ,  arbore  di  bel  portamento. 


DELLA  CALIFORNIA  189 

Rapporto  aìV  Agricoltura  avvi  ben  poco  a  dìrDe,  perchè  gli 
istromenti  aratorj  sono  assai  semplici  e  il  suolo  è  taltnente  fer- 
tile che  non  abbisogna  mollo  studio  onde  ottenerne  favorevoli 
risultati. 

1  coloni  Messicani  del  litlorale  della  California  si  servono 
d'un  aratro,  il  quale  non  potrebbe  esser  più  semplice.  Esso 
consta  d'un  pezzo  di  legno,  a  cui  sta  unito  una  delle  branche 
che  serve  di  manico.  Questo  pezzo  di  legno,  lungo  circa  un  me- 
tro è  taglialo  ad  ugnatura  ed  è  munito  ad  una  delle  sue  estre- 
mità d'una  piccola  piastra  di  ferro  (unico  ferro  che  rinvengasi 
su  tutto  l' istromento).  il  timone  consiste  in  una  lunga  barra, 
che  parte  dal  di  dietro  del  vomere,  nel  quale  è  fissalo  mediante 
una  chiaviglia  e  due  uncini,  onde  poter  a  volontà  levarlo  od 
abbassarlo,  secondo  la  profondità  che  si  vuol  dare  al  solco.  Que- 
sta barra  passa  tra  i  due  buoi  e  viene  a  passare  sul  giogo,  ri- 
tenuta ivi  con  una  corda.  L'agricoltore  tiene  con  una  mano  il 
manico  dell'aratro,  e  coli' altra  dirige  i  buoi.  Il  solco  che  si 
ottiene  da  una  simile  aratura  è  semplice,  la  terra  non  viene 
rivoltata  su  di  se. 

L'erpice,  il  compimento  dell'aratro,  non  si  conosce  nella 
California  ;  il  coltivatore  per  coprire  le  sementi  vi  striscia  sopra 
con  una  stanga  ,  o  se  ne  serve  di  una  come  cilindro. 

Con  tutti  questi  mezzi,  benché  assai  imperfetti,  nondimeno 
si  perviene  allo  scopo,  a  noi  Europei  stupendo.  Il  suolo  è  si  mi- 
rabilmente fertile,  la  vegetazione  sì  attiva  che  in  ogni  dove  vi 
si  sia  occupato  d'un  po'  di  coltivazione,  se  ne  sono  ottenute 
abbondanti  messi  di  grano  e  legumi. 

Presso  la  Missione  di  San  José  un  terreno,  su  cui  nel  1839 
si  avean  seminali  IO  fanegas  (I)  di  grano,  nel  1840  ne  avea 
date  1100  faneg.  (110.  p.  l.)(2)  e  l'anno  susseguente  ne  diede 
altre  600  faneg  ,  benché  non  sia  stato  in  riposo  (3). 

Perouse  dice  :  noi  Agricoltori  Europei  non  possiamo  aver  uà 


(1)  La  fanega  spngnuola  contiene  o  hecloliirs  563  litri. 

(2)  Duflot  de  Mofras.  Exploration  dans  l'Oregon  et  les  Ca- 
ìiforniens. 

(3)  La  raccolta  media  di  grano  risulla  in  Francia  di  5*  3j4 
p.  I.;  nell'Italia  di 


190  VEGETAZIONE 

idea  d'una  simile  fertilità,  il  prodotto  medio  di  grano  è  di  70 
a  80  p.  1.;  gli  estremi  sono  90  e  100,  si  semina  il  grano  in 
Dicembre  o  Gennaio  od  anco  più  tardi,  ed  il  taglio  si  intra- 
prende nel  mese  di  Giugno  e  Luglio. 

I  legumi  sono  delle  nostre  contrade,  come  fave,  fagiuoli , 
piselli,  ed  altri  erbaggi  prosperano  assai  bene;  il  suolo  mobile 
e  un  po' umido  delle  costiere  è  assai  idoneo  alle  patate,  la  rac- 
colta delle  quali  supera  sempre  di  molto  il  consumo. 

Fra  1  legumi  che  coltivano  i  coloni  Messicani  avvi  una  spe- 
cie di  fava  ftruna  nominata  da  loro  Trisole,  e  di  cui  essi  ne 
fan  gran  uso. 

II  pepe  rosso  (cliile  Colorado)  entra  come  condimento  predi- 
letto in  tutte  le  vivande,  particolarmente  viene  stimalo  indispen- 
sabile in  quelle  di  carne  di  bue  e  di  montone;  non  bavvi  fami- 
glia, che  non  abbia  in  un  angolo  del  suo  giardino  coltivato  di 
questo  pepe,  gli  altri  legumi  assai  in  uso  nei  giardini  delle  Mis- 
sioni sono:  le  cipolle,  le  tornate,  le  zucche,  i  cocomeri,  i  navo- 
ni e  pochi  altri. 

La  canapa,  il  lino,  il  tabacco,  sono  prodotti  conosciuti  nella 
California  già  da  lungo  tempo,  questi  prodotti  ponno  divenire  sor- 
gente di  importanti  rendite,  tosto  che  si  avrà  ad  assumere  una 
coltivazione  più  esatta. 

In  tutte  le  valli  il  frumento,  Verso,  l'arena,  la  canepa,  il 
lino  ed  il  tabacco  non  hanno  bisogno  d'irrigazione  ,  questa  è  ne- 
cessaria solo  per  le  patate ,  pel  Mays  e  per  i  legumi. 

L'Orzo  serve  soltanto  di  nutrimento  pel  bestiame;  il  suo 
uso  per  la  fabbricazione  della  birra  è  in  California  ancor  ignoto. 

11  Mays  dà  in  questi  paesi  de'  risultati  veramente  stupendi. 
Questa  pianta,  originaria  del  Messico,  ove  viene  coltivata  sin  ad 
un  altezza  di  2400  metri  al  di  sopra  del  livello  del  mare,  da  in 
generale  il  150  p.  1.;  nella  California  pare  che  gli  convengano 
i  terreni  bassi  ed  umidi.  Nella  Missione  di  Santa  Cruz  al  Nord 
della  Baja  di  Montercy  ottengonsi  delle  messi  sorprendenti.  Un 
Almud  (1?12  di  fanegas)  di  Mays  ha  dato  sin  a  137  fanegas , 
cioè  644  p.  1. 

E  cosa  nota  a  tutti  di  qual  pregio  sia  il  grano  turco  nel- 
l'economia domestica.  Le  recenti  osservazioni  hanno  accerta- 
to che  il  parenchima  della  pianta  contiene  una  quantità  di  ma- 


DELLA   CALIFORNIA  191 

terie  zuccherine  assai  considerabile ,  cosichè  il  Mays  potrebbe 
ben  rimpiazzare  la  canna  di  zuccbero.  Alla  Nuova  Olanda  sono 
già  varj  anni  che  esso  serve  nella  fabbricazione  dello  zucchero. 
Bonafons  ha  fallo  un  rapporlo  speciale  di  una  nuova  specie  di 
Mays  denominala  da  lui  Zea  hirta  e  descrilta  nella  sua  Hisloire 
naturelle  agricole  et  economique  du  Mais.  Paris  1836. 

I  Messicani  formano  colia  farina  del  grano  turco  le  loro 
tortillas ,  una  specie  di  focaccie  cotte  rapidamente  su  una  la- 
stra di  ferro  (I),  esse  costituiscono  un  cibo  saporoso  e  sostan- 
zioso, esse  è  il  pane  del  paese. 

I  mulini  sono  in  California  non  ancor  molto  divulgati ,  per- 
ciò ciascuna  famiglia  ha  un  apposito  mulino^  a  mano,  con  cui 
si  macina  la  farina  pel  bisogno. 

Votole  è  un  altra  vivanda  che  si  fa  dalla  farina  del  Mays; 
essa  è  analoga  alla  Polenta;  è  un  cibo  favorito  degli  Indiani 
delle  Missioni. 

La  Pinole  è  una  bevanda  sana  ed  assai  stimata  dagli  India- 
ni j  il  Mays  viene  abbrustolito,  passato  e  ridotto  in  una  polvere 
assai  Una,  a  questa  si  aggiugne  della  Canella  nella  proporzione 
di  un  oncia  a  6  libbre  ;  di  questo  miscuglio  si  mettono  uno  o 
due  cucchiai  in  un  bicchier  d'acqua  zuccherala,  e  la  si  beve 
dopo  averla  fatta  bollire  qualche  poco. 

I  cibi  di  cui  pel  solilo  si  alimentano  le  popolazioni  della 
California  sono  le  tortine,  la  carne  di  bue  a  lesso  condita  con 
pepe  rosso ,  le  frigoles ,  i  fruiti ,  il  thè ,  la  pinole  e  la  Cioccolata. 
I  prati  naturali,  di  cui  il  paese  abbonda;  nutriscono  nume- 
rose mandre.  Il  bestiame  è  di  poco  costo,  esso  resta  tutto  l'anno 
al  pascolo.  La  vita  pastoreccia  conviene  al  temperamento  e  al 
carattere  dei  Coloni  Messicani,  i  quali  amano  sopratullo  il  riposo. 

Tra  le  molle  piante  di  foraggio  annoveransi  i  lupini ,  il  tri- 
foglio, V Erodium  ciuntarium ,  assai  ricercato  dai  buoi,  e  dai 
cavalli;  la  Sinopis ,  questa  aumenta  e  quantità  e  qualità  del  latte 
delle  vacche,  nominatamente  ha  questa  proprietà  la  Sinopis  alba 
(in  Francia  piante  a  beurre). 


(1)  Queste  tortillas  han  molta  analogia  coi  così  detti  Zaletti, 
i  quali  vengono  venduti  nella  Provincia  Veneta,  Verona,  Padova, 
Venezia  ecc.,  dai  Tirolesi  italiani,  i  quali  vengono  dalla  lor  pa- 
tria neW  inverno  nelle  dette  ciltà  apposilamente  per  questo  oggetto. 


192  VEGETAZIOriB  DELLA  CALIFORNIA 

Gli  animali  domestici  sono  gli  stessi  dell'Europa;  il  clima 
confà  loro  assai  bene. 

La  costiera  della  California  è  assai  vantaggiosa  per  la  pian- 
tagione di  alberi  fruttiferi  Europei.  Negli  antichi  giardini  de' 
Padri  Missionari  trovansi  tutte  le  frutta  dell'Europa,  e  la  più 
parte  d'essi  dei  Tropici.  Vancouver  dice  d'aver  trovalo  già  nel 
1792  un  gran  numero  di  alberi  da  frutto  dei  nostri  climi^  egli  cita 
il  pomo,  il  pero,  il  pesco,  la  prugna,  il  fico  piantali  promiscua- 
mente al  pomo  granato^  all'arancio,  alla  canna  di  zucchero,  al 
Bananas  ,  al  Cocco. 

Il  Bananas  è  una  pianta  che  apporta  sommi  vantaggi  ;  essa 
i  una  pianta  erbacea  ;  il  fusto  perisce  tosto  dopo  aver  dati  i 
frutti;  dalla  sua  radice  bulbosa  e  vivace  pullulano  alternativa- 
mente de'  nuovi  fusti  ;  nei  climi  caldi  basta  un  anno  o  18  mesi 
pel  suo  sviluppo  perfetto.  Gli  avvantaggi  della  coltivazione  del 
Bananas  non  si  limitano  solamente  all'abbondanza  ed  eccellenza 
dei  frutti,  ma  dalle  sue  foglie  e  dal  suo  fusto  ricavasi  materia 
alta  alla  fabbricazione  della  carta.  Nell'esposizione  de'  prodotti 
francesi  del  1839  si  vide  della  carta  di  Bananas  e  d'Aloe  uscita 
dalla  fabbrica  di  Roque,  la  quale  odVì  tutte  le  qualità  di  bian- 
chezza, forza  ecc.  della  solita  carta.  Già  da  lungo  tempo  si  cercò 
una  carta  che  potesse  realizzare  le  qualità,  che  rendono  si  pre- 
ziosa la  carta  di  China,  fabbricata  dal  Bambous  chinese,  e  si 
crede  che  la  carta  del  Bananas  sia  quella  che  ne  possa  rivalizzare. 

La  Palma  cresce  assai  prosperamente  nei  contorni  di  S.  Diego. 

L'Olivo  gode  pure  di  felice  vegetazione.  L'olio  d'ulivo  è  og- 
getto di  gran  consumo  presso  la  popolazione  spagnuola ,  in  con- 
seguenza una  piantagione  ben  regolata  potrà  recar  de'  consi- 
derabili vantaggi;  questo  olio  viene, rapporto  alla  qualità, parago- 
nato a  quello  dell'Andalusia,  il  quale  è ,  come  si  sa ,  il  miglior  olio. 

La  coltivazione  delle  viti  è  pure  assai  vegeta.  Le  uve  sono 
squisite,  delicate  e  di  gran  volume.  Il  miglior  vino  è  quello  di 
Santa  Barbara,  che  differisce  non  molto  da  quello  del  Capo.  In- 
numerevoli ceppi  di  vile  rinvcngonsi  nelle  pianure  e  nelle  Savane, 
esse  arrampicansi  agli  alberi,  formano  de'  festoni;  le  uve  sono 
di  diverso  colore,  grossezza  e  qualità,  hanno  però  quell'acer- 
bezza propria  a  tutti  i  frutti  selvaggi. 

SENNONER. 


»?■ 


DELLE  MATERIE  CONTENUTE  IN  QUESTO  FASCICOLO 


LAVORI  ORIGmALI 


Bianconi  —  Intorno  alla  modernità  del  Delta  di 

Egitto. pag.    97 

Alessandrini  —  Catalogo  degli  oggetti  e  preparati 
'più  interessanti  del  Gabinetto  di  Anatomia  coni' 

parata M  119 

ScoRTEGAGNA  —  Dì  un  Gordius,  e  di  un  nuovo  El- 

minlo ...»  150 

Rendiconto  delle  Sessioni  della  Società  Agraria  della 

Provincia  di  Bologna »  161 

ESTRATTI  ED  ANNUNZI. 

Sennoner  —  Vegetazione  della  California.    .    .    »  183 


-vi 


IVUOVI  AIVIVALf 

delle 

scura  NATURALI 


Serie  III.  Tomo  III. 


(Marzo  e  Aprile  i85i  ) 


(pubblicato  il  30  Aprile  anno  sudd.) 


BOLOGNA 

TlPOCnAFIA   SASSI   NELLE   SPAftEniE. 


Ogni  mese  verrà  regolarmeote  pubblicato  un  faseicolo 
del  giornale,  e  quando  Io  richiegga  la  materia  sarà  cor- 
redato delle  opportune  tavole. 

Ciascun  fascicolo  sarà  composto  di  cinque  fogli  di 
stampa  :  il  primo  ed  il  settimo  fascicolo  d' ogni  annata  verrà 
fornito  di  un  frontispizio ,  ed  il  sesto  e  dodicesimo  dell'in- 
dice delle  materie  contenute  in  ciascun  volume. 

II  prezzo  d'ogni  fascicolo  è  di  bajocchi  venticinque 
romani  pari  ad  Italiane  lire  1.  34:  e  sarà  pagato  all'atto 
della  consegna  del  medesimo.  Dagli  Associati  all'estero  e 
fuori  di  Bologna  si  dovrà  pagare  un  semestre  anticipato» 
che  importerà  paoli  quindici  romani  pari  ad  Ital.  lire  8. 
05:  non  comprese  le  spese  di  dazio  e  porto  che  stanno  a 
carico  degli  Associati. 

Le  Associazioni  si  ricevono  in  Bologna  dal  Presidente 
della  Società  Editrice  Professore  Alessandrini  in  Via  Alta- 
bella  N.  1637,  e  da  tutti  gli  altri  componenti  la  Società 
slessa,  l'Elenco  dei  quali  si  legge  nel  1 ."  fascicolo  di  cia- 
scun tomo.  S'intende  che  l'associazione  debba  continuare 
d'anno  in  anno  quando  entro  Novembre  non  siasi  dato  av- 
viso in  contrario. 


DEI  NIOYI  illJTOGRAFI 

c/c 

GALILEO   GALILEI 

e    aef 

PADRE  BONAVENTURA  CAVALIERI 

;;■■■--■'•" 

RECENTEMENTE  SCOPERTI  IN  BOLOGNA  fi^]» 


(mmi    (Dottot. 

PAOLO  PRODIERI 

BGJIBRO  DELL'ACCADEMIA  DELLE  SCIENZE  DELL'ISTITUTO  DI  BOLOGNA  ECC. 

(  Conimnaziom  e  fine ,  vedi  pag.  9.  ) 

Se  alcuno  intraprende  di  leggere  ed  esaminare  i  nuovi 
autografi  scoperti  nelT  archiviò  dei  Signori  Marchesi  Mar^ 
sili  (I),  si  affaccia  ben  tosto  alla  mente  la  convenienza  di 
classitìcarli  in  tre  distinte  categorie.  L'  una  comprender 
deve  quelle  lettere  puramente  famigliari  ed  amichevoli,  le 
quali  benché  pregievoli  per  la  nobile  famiglia  alla  quale 
appartengono  e  furono  dirette,  per  gli  autori  sommi  che 
le  vergarono,  e  per  le  notizie  patrie  e  genealogiche  che 


(1)  Al  comminciare  del  secolo  corrente  questa  famiglia, 
onde  distinguersi  dall'  altra  che  porta  lo  stesso  cognome  ,  ag- 
giunse la  lettera  g  e  scrive  in  oggi  Morsigli  e  non  più  Marsili. 
Quest'  ultimo  cognome  scrivesi  invece  dall'  altra  nobile  fami~ 
glia  che  diede  pure  un  illustre  bolognese  Ferdinando  Marsili 
il  fondatore  del  celebre  Istituto  bolognese. 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Schib  HI.  Tom.  3.  13 


194  nELAZIONE 

vi  si  rinvengono,  pure  denno  aversi  in  minor  conio  delle  al- 
tre categorie,  nelle  quali  comprender  si  debbono  le  lettere 
scienlifiche,  clie  io  porrò  nella  seconda,  e  quelle  per  ulti- 
ma puramente  biografiche  e  storiche  ;  che  risguardano  cioè 
alcuni  importanti  avvenimenti  di  quell'epoca ,  nei  quali 
presero  parte  il  Galileo,  il  Cavalieri,  ed  il  nostro  concit- 
tadino Cesare  Marsili.  Nel  primo  mio  lavoro,  che  lessi  al- 
l'Accademia delle  scienze  intorno  la  vita  di  questo  bolo- 
gnese  illustre,  dovetti  far  conto  delle  notizie  biografiche 
e  cronologiche  sparse  qua  e  là  nelle  venti  lettere  famigliari 
0  della  prima  categoria;  ed  i  Signori  Marchesi  Marsili  po- 
terono pure  vantaggiarsene  per  avere  conosciuto,  che 
quel  loro  antenato  aveva  già  avuto  altro  figlio  maschio 
prima  di  quell'unico  figlio  superstite,  che  fu  l'Annibale 
dal  quale  essi  direttamente  provengono.  Invece  nella  mia 
relazione,  che  publicava  nel  fascicolo  di  Gennajo  di  que- 
sti Annali ,  io  riferiva  tre  lettere  appartenenti  al  pic- 
col  numero  delle  scientifiche,  le  quali  con  altre  cinque 
da  me  non  per  anche  publicate  ,  formano  la  serie  più 
pregievole  sotto  il  rapporto  delle  importanti  cognizioni 
che  somministrano; e  per  essere  scritte  da  quei  sommi  uo- 
mini che  furono  il  Galileo  ,  ed  il  Cavalieri,  esse  ci  rischia- 
rano pure  sopra  alcuni  argomenti  scientifici  e  meritano 
perciò  ogni  nostra  cura,  ed  interessamento.  Le  altre  let- 
tere poi  in  numero  di  25  appartengono  alla  terza  catego- 
ria,  quelle  cioè  degli  avvenimenti  ai  quali,  come  diceva 
superiormente,  presero  parte  unitamente  tutti  e  tre  gli 
scienziati  pei'chè  amici  fra  loro.  Quindi  è  che  in  oggi  io 
credo  dover  riferire  al  publico,  e  chiamare  l'attenzione 
degli  studiosi  sopra  queste  ultime  lettere,  le  quali  sono 
senza  dubbio  interessantissime,  perchè  risguardano  oggetti 
di  grande  rilievo  nella  storia  di  quei  tempi;  e  giovano  pure 
a  scrivere  e  riformare  la  biografia  di  que'  sommi,  e  di 
qualchfc  altro  che  vi  è  nominato  e  compreso. 

L'avvenimento  principale  intorno  al  quale  si  aggirano 


DEL   DOTT.   P.   PREDIERI  195 

le  lettere  storiche  in  maggior  numero,  si  è  la  dimanda  al 
Reggimento  o  Senato  bolognese,  della  cattedra  di  mate- 
matica fatta  nel  1629  dal  Padre  Bonaventura  Cavalieri,  la 
quale  era  vacante  da  due  anni  per  la  morte  del  Magino.  Il 
Cavalieri ,  che  aveva  fatto  le  veci  in  Pisa  del  Padre  Bene- 
detto Castelli  (come  risulta  ancora  dalla  sua  lettera  che 
io  pubblicava  nel  precedente  articolo)  era  pure  stato  pre- 
sentato da  quest'ultimo  al  Galileo;  al  quale  uomo  di  som- 
mo genio,  era  bastato  un  solo  lavoro  e  poche  conferenze 
per  comprendere  che  il  giovine  Cavalieri  era  già  grande, 
e  sarebbe  riescito  il  primo  geometra  dei  suoi  tempi,  ab- 
benchè  tardi  avesse  appresa  la  scienza  ,  e  fosse  di  soli  tren- 
l'anni  di  età;  anzi  (come  poi  esprimevasi  il  Torricelli) 
che  i  secoli  di  Archimede  e  di  Euclide  sarebbero  divenuti' 
gli  anni  della  infanzia  per  la  scienza  della  geometria  svolta, 
ed  accresciuta  dal  milanese  geometra. 

Il  Galileo,  voglioso  di  accondiscendere  ai  desideri  del 
giovine  candidato,  pensò  di  scrivere  lettera  al  suo  inlimo 
amico  bolognese,  poiché  gli  si  rifferiva  essere  il  Marsili 
incaricato  dal  Senato  per  l'esame  delle  istanze,  per  sten- 
dere il  rapporto,  e  proporne  il  nuovo  professore.  E  tanto 
più  intraprendeva  di  raccomandarlo  all'amico,  in  quanto 
che  allora  conobbe  con  grande  soddisfazione  e  meraviglia, 
non  essere  vera  la  funesta  notizia  partecipatagli  in  Firenze 
da  un  frate  proveniente  da  Bologna,  la  morte  cioè  di  Cesare 
Marsili;  mentre  invece  trovavasi  questo  in  buona  salute, 
e  perfettamente  guarito  (1). 

Tuttavolta  essendo  già  scorsi  due  anni  senza  che  il 
Galileo  avesse  scritto,  siccome  per  solito  aveva  praticato 
nei   precedenti  anni,  sentiva  il  bisogno  di  dovere  scusar- 


(1)  Conviene  avvertire  il  lettore  j,  che  nel  1628^  in  una 
giostra  di  ricontro ,  che  si  eseguiva  in  Bologna  in  onore  del 
Gran  Duca  di  Toscana  ^  essendone  preside  e  giostratore  il 
Marsili,  questi  cadde  da  cavallone  si  ruppe  l'omero  destro. 


196  RELAZIONE 

sene  presso  l'amico,  attestandogli  in  pari  tempo  il  suo 
rammarico  per  la  involonlaria  mancanza  ,  e  la  compiacenza 
che  sentivane  per  la  guarigione  ottenuta.  Credo  pertanto 
quivi  trascrivere  quella  affelluosissima  lettera  affinchè  si 
conosca  la  importanza  di  essa,  e  la  intima  stima  ed  ami- 
cizia che  professava  il  Galileo  verso  il  nostro  illustre  con- 
cittadino. 

Illustrissimo  Signore  Pad.^^  Col.^o 

»  II  non  aver  saputo  (ancorché  lungamente  vi  abbia 
pensalo)  trovar  parole  e  scuse  atte  a  purgare  appresso  V. 
S.  Illusi,  la  contumacia  in  che  mi  veggo  caduto  per  il  si- 
lenzio di  tanto  tempo,  ha  fatto  divenire  l'istessa  contuma- 
cia conlinuamente  maggiore^  e  tale  che  diffidando  quasi 
di  poterne  giammai  impetrar  perdono  dalla  sua  cortesia  an- 
corché infinita,  ho  più  volte  presa  la  penna  in  mano,  e 
poi  come  disperato  depostala.  E  benché  appresso  la  mia 
coscienza  io  mi  sia  per  mesi  ed  anni  sentito  scarico ,  e 
disobligato  da  colai  debito,  poiché  un  miserabile  infor- 
tunio, che  con  mio  infinito  dolore  intesi  essere  stalo  ulti- 
mamente da  me  saputo^  et  il  tristo  avviso  essere  stato  falso, 
non  ha  bastalo  a  rinfrancarmi  gli  spirili,  ed  a  prestarmi 
ardire  di  liberamente  comparire  avanti  a  Lei,  che  della 
causa  della  mia  lunga  taciturnità  non  era  consapevole.  Hor 
tanl'è,  Sig.  Cesare,  io  e  non  Lei  sono  ritornato  da  morte 
a  vita,  nel  sentire  ch'Ella  al  suo  solito  vive  per  favorire 
gli  amici,  e  servitori  suoi,  e  sono  l'islesso  Galileo  suo 
antico  e  devotissimo  servo,  humilmente  gli  chieggo  per>» 
dono,  e  lo  supplico  a  restituirmi  quel  luogo,  che  già  mi 
concesse  nella  sua  buona  grazia,  prontissimo  ad  emendare 
il  fallo  commesso  con  quella  penitenza,  che  alla  sua  in- 
dulgente benignila  piacerà  d' impormi,  m 

n  II  M.  Rev.  Fra  Bonaventura  Gesuato,  il  quale  per 
ODorarmi  dice  haver  ricevuto  da  me  qualche  aiuto  nel  prin-' 


DEL  DOTT.   P.   PREDIERI  197 

cipio  de'  suoi  Studi  matematici,  sento  che  ricerca  la  let" 
tura  di  tal  facoltà  in  cotesta  università;  e  questo  per  po- 
tere con  maggior  libertà  proseguire  tale  studio,  nel  quale 
egli  sente  aver  talento  e  genio  mirabile.  Io,  se*l  giudizio 
mio  può  comprendere  il  vero,  e  l'attenzione  mia  trovar 
credito  alcuno,  ingenuamente  stimo,  pochi  da  Archimede 
in  qua,  e  forse  niuno  essersi  internato  tanto,  e  profondato 
nell'intelligenza  della  geometria,  siccome  da  alcune  opere 
sue  comprendo,  e  per  esser  questa  parte  la  più  difficile, 
e  quella  sopra  la  quale  tutte  le  altre  matematiche  si  ap- 
poggiano, non  ho  dubbio  alcuno  che  egli  nelle  altre,  as- 
sai più  facili  di  questa,  non  sia  per  far  passate  mirabili. 
Ne  ho  voluto  dar  conto  a  V.  S.  (supponendo  che  Ella  sia 
per  favorirlo)  per  entrare  a  parte  nell'onore  ch'io  som 
sicuro  ch'egli  arrecherà  a  cotesta  Catedra,  qual  volta 
succeda  che  sia  fatta  elezione  della  persona  sua.  Né  mi 
occorrendo  altro  per  bora  torno  al  mio  particolare  interesse 
supplicandola  a  consolarmi  con  due  sue  righe^  e  a  resti-' 
tuirmi  la  sua  desideratissima  grazia  ». 
Di  Firenze  li  10  Marzo  1629. 

Galileo  Galilei. 

Se  dalla  lettura  della  predetta  lettera  originale  ed  au- 
tografa  rinvenuta  nella  nostra  raccolta,  non  risultassero 
ben  molle  utili  cognizioni  biografiche  e  storiche^  se  ne 
troverebbe  pure  una  di  non  lieve  importanza  in  quel  passo 
della  lettera,  ove  è  detto  chiaramente  =  per  essere  questa 
parte  la  più  difficile  e  quella  sopra  la  quale  tutte  le  al- 
tre matematiche  si  apoggiano  z=. ,  avegnachè  il  Prof.  Ga- 
brio Piola  nelle  note  al  magnifico  elogio  del  Cavalieri  (a 
pag.  13)  riportandovi  un  brano  di  quella  lettera  (rinvenuta 
in  copia  dal  Prof.  Gherardi  negli  atti  dell'antico  Senato 
bolognese)  vi  trovò  erroneamente  scritto  questa  parte  a 
lui,  difficile y  sopra  la  quale  tutte  le  altre  matematiche 
Si  appoggiano  ;  cosicché  questa  espressione  anfibologica  ed 


198  RELAZIONE 

oscura  rimane  tolta  in  oggi,  e  bene  rischiarato  il  tenore 
colla  lettera  autografa  che  il  Galileo  inviava  in  favore  del 
Cavalieri.  D'altronde  chi  è  che  non  conosca  nella  prece- 
dente lettera,  il  bel  cuore  di  Galileo  il  suo  affetto  pel 
Marsili,  ed  il  genio  previdente  del  filosofo,  che  vedeva  fin 
d'allora  le  passate  mirabili  che  avrebbe  fatto  il  giovine 
candidalo, se  avesse  potuto  proseguire  con  maggior  libertà 
lo  studio  della  geometria,  per  la  quale  sentivasi  cotanto 
inclinato! 

Cinque  altre  sono  le  lettere  del  Galileo ,  che  si  aggi- 
rano e  risguardano  la  dimanda  del  Cavalieri.  L'una  di 
esse  che  direttamente  e  totalmente  risguarda  l'argomento 
in  discorso,  si  è  la  seguente,  che  io  credo  di  qui  ripor- 
tare, affinchè  gli  studiosi  conoscano  che  il  Galileo,  oltre 
la  raccomandazione  scritta,  appoggiava  pure  con  lealtà  e 
con  vero  interessamento  la  istanza  del  Gesuato  milanese; 
mentre  nelle  lettere  dirette  al  Marsili  inseriva  massime  e 
precelli  di  saggia  filosofia,  le  quali  poi  in  oggi  conoscia- 
mo essere  state  giuste  e  veridiche  predizioni  del  suo  ge- 
nio indagatore  e  scrutatore. 

///.'»''  Signore  Pad."^^  Coli'"'' 

In  risposta  di  quello  che  V.  S.  Illraa  mi  domanda 
circa  ai  progressi  dello  studio  nelle  Matematiche  del  Molto 
Rev.  Padre  Fra  Bonaventura  Cavalieri ,  deve  sapere  come 
essendo  chiamalo  circa  lo  anni  fa  alla  lettura  di  tal  facoltà 
nello  studio  di  Pisa  il  Molto  Rev.  Padre  Don  Benedetto  Ca- 
stelli Monaco  Cassinense,  già  mio  uditore  e  discepolo  in 
Padova,  alloggiò  questo  per  Io  spazio  di  due  anni  nel  Mo- 
nasterio  dei  Padri  Gesuati  in  Pisa ,  dove  con  tale  occasione 
alcuni  studenti  dei  delti  Padri  vollero  sentire  dal  Padre 
Don  Benedetto  i  principii  delle  Matematiche,  tra  i  quali 
fu  il  Padre  Fra  Bonaventura ,  e  come  quello  che  era  di  mi- 
rabile ingegno  e  dispostissimo  a  tale  studio,  in  capo  a 


DEL   DOTT.   P.    PREDIERI  199 

pochi  giorni  apprese  in  maniera  le  prime  introduzioni, 
che  poco  ebbe  di  poi  bisogno  dell' ajnto  d'altri.  E  se  in 
alcuna  facoltà  accade  ^  in  questa  massimamente  avviene 
che  quelli  che  son  bisognosi  di  maestro  non  passano  mai 
la  mediocrità,  e  la  naturai  disposizione ^  fa  più  che  mille 
precettori.  È  vero  che  incontrando  egli  qualche  diCRcollà, 
conferendo  meco  gli  ho  più  volte  abbreviato  il  tempo  del- 
l'intelligenza. Egli  poi  lontano  dal  Padre  Don  Benedetto 
e  da  me  ha  per  se  stesso  veduto  i  più  importanti  e  diffi- 
cili autori,  come,  oltre  ad  Euclide,  Apollonio,  Archime- 
de, Tolomeo  et  altri;  e  tirato  dalla  vivacità  del  suo  inge- 
gno, ha  ritrovato  un  nuovo  metodo  di  dimostrare,  col  quale 
egli  prova  per  via  più  spedita  le  cose  di  Archimede^  e  le 
principali  di  altri  autori.  E  benché  questi  suoi  studii  per 
la  loro  difficoltà  non  sieno  materie  da  Catedra,  tuttavia 
quand'egli  habbia  occasione  di  legger  pubblicamente,  sarà 
a  lui  facilissimo  l'applicargli  alle  lezioni  più  popolari  e 
tritissime  in  comparazione  delle  altre  sue  notizie ,  e  in- 
dubitabilmente egli  è  per  fare  quanto  qualsivoglia  altro. 
E  tanto  sia  detto  per  significare  a  V.  S.  Illnia  il  concetto 
ch'io  tengo  di  questo  soggetto  m.  Di  V.  S.  Ulma 
Bellosguardo  li  21  Aprile  1629. 

Galileo  Galilei. 

La  dimanda  del  Cavalieri  fatta  al  Senato  bolognese, 
la  quale  qui  pure  trascrivo  per  intero,  veniva  accompa- 
gnata da  questo  con  lettera  diretta  al  Marsìli,  nella  quale 
lo  pregava  e  facoltizzava  a  variarla  ogni  qualvolta  non 
l'avesse  creduta  sufficiente  e  regolare,  a  norma  del  pub- 
blicato concorso;  inviandogli  per  tal  fine  un'altro  foglio 
di  carta  bianca  da  lui  firmato,  col  quale  potesse  stendere 
una  nuova  istanza  quando  fosse  slato  bisognevole;  la  quale 
istanza  poi  venne  presentata  tal  quale  venne  spedita,  aven- 
do il  Marsili  trovata  sufficiente  la  seguente  qui  trascritta, 
che  in  oggi  si  è  rinvenuta  e  possediamo  vergata  di  mano 
del  Padre  Cavalieri. 


200  KELAZIONE 

Illustrissimi  Signori. 

M  Fra  BoDaventnra  Cavalieri  milanese  dell' Ordine  dei 
Gesuati  Priore  di  S.  Benedetto  di  Parma,  e  Professore  delle 
scienze  Matematiche,  intendendo  essere  vacante  in  questo 
sublime  Studio  la  lettura  di  quelle,  e  confidando  dì  poter 
con  sodisfatione  esercitar  tal  carica,  supplica  le  Illme  Si- 
gnorie Loro  che  lo  vogliano  favorire  di  tal  impiego,  offe- 
rendosi a  legger  non  solo  publicamente  in  qualsivoglia 
delle  suddette  scienze,  ma  anco  privatamente  ,et  a  stampare 
le  oi>eve  sue  conforme  Thabililà  òhe  li  concederanno,  due 
delle  quali  al  presente  si  trovano  in  mano  del  Sig.  Cesare 
Marsili,  quali  s'esibiscono  ad  ogni  lor  volontà:  osserverà 
ancora  i  moti  celesti ,  se  cosi  gradiranno ,  et  a  V.  SS.  Illi&e 
fa  umilissima  riverenza  ».  A  dì  10  Aprile  1629. 

Dopo  la  istanza  e  le  raccomandazioni  sue  e  quelle 
del  Galileo,  trascorsero  già  parecchi  mesi  senza  che  il 
Cavalieri  ricevesse  riscontro  alcuno;  di  guisa  che  in  una 
lettera  al  Marsili  mostrava  dubitare  dell'esito  favorevole, 
accagionandone  certe  persone  a  lui  non  sinceramente  ami- 
che. Ma  avendone  poi  ricevuta  da  Bologna  la  lettera  di  no- 
mina alla  Catedra,  riscootravalo  il  di  seguente  ringra- 
ziandone il  Senato  bolognese  colla  seguente  lettera  a  noi 
rimasta,  per  la  quale  avendo  il  Padre  Bonaventura  voluto 
adoperare  un  qualche  studio,  coli' usare  espressioni  ricercate 
e  di  riguardo  eminente,  si  conosce  per  essa  come  il  sedi- 
cesimo secolo  fosse  già  trascorso,  e  come  nella  lettera- 
tura più  non  vi  esistesse  quell'aurea  semplicità,  e  quel- 
r  atica  eleganza  propria  degli  scrittori  di  quel  secolo. 
In  vece  la  lettera  del  Padre  Cavalieri,  che  qui  trascri- 
vo, può  veramente  dirsi  figlia  di  quel  secolo  nel  quale  Io 
stentato,  il  concettoso,  il  gonfio  presero  il  dominio  delle 
scuole,  rappresentate  dal  Marini,  dall'Àchillini  e  da  quei 


DEL   DOTT.   F.  PREDIERI  201 

loro  immitatori ,  che  avevano  saputo  farla  risplendere  di 
una  falsa  luce. 

Illustrissimi  Signori. 

»  Il  favore  che  dalle  Ilime  SS.  loro  mi  è  slato  fatto 
di  condurmi  per  lettor  pubblico  delle  Matematiche  nella 
Catedra  dell'  Eccmo  Magini ,  come  eh*  io  conoschi  che  di 
gran  lunga  avanzi  i  meriti  miei,  et  il  mio  puoco  sapere, 
che  nello  splendore  delle  virtù  eminenti  di  huomo  con  ra- 
gione cotanto  stimato^  resterà  quasi  pìccol  fìamella  anco 
neir  istessa  luce  sepolta;  non  è  però  che  io  non  pensi  di 
pareggiarlo  almeno  con  l'intentissimo  desiderio,  che  ho 
sempre  trovato,  et  ho  di  servire  cotesta  lllràa  Città,  nella 
quale  veggonsi  nobilissimi  frutti  di  gloria  da  bea  coltivate 
piante  continuamente  prodursi; onde  a  chi  non  è  di  lume 
privo  forza  è  pur  di  vederli ,  e  vedendo  ammirarli ,  ammi- 
randoli invaghirsene,  ed  invaghiti  per  goder  insieme  del- 
l'aura celeste,  che  sì  propiziamente  feconda  cotesta  av- 
venturata Città,  procurare^  se  non  altro,  di  servir  almeo 
chi  tanto  merita,  e  chi  .con  occhiuta  prudenza  T altrui 
servitù  bilanciando  ,  poscia  con  eroica  magnanimità  la  cod- 
tracambia;  di  ciò  come  né  faccino  mille  esempj  chiara  te- 
stimonianza non  ho  però  il  più  propinquo,  ed  a  proposito 
mio,  del  favorevolissimo  scrutìnio  ^  e  dell' assegnato  sti- 
pendio per  la  mia  persona.  Del  che  perciò  devo  noe  solo 
in  universale  ringraziare  questa  Illnia  radunanza,  come 
faccio,  ma  ciascuno  in  particolare  anchora  ,  come  che  da 
tutti  mi  sia  venni 'il  favore;  ne  polendo  per  bora  in  altro 
mostrarmi  corrispondente  alla  concessa  grazia,  riserbarò 
di  fare  il  resto  con  la  presenza,  posciachè  quanto  prima 
verrò  a  servirlo;  e  se  non  fosse  l'indisposizione,  che  ho 
di  un  puoco  di  terzana ,  che  per  a  punto  a  questa  nuova 
si  è  in  parte  aleggerita,  non  vi  frapporei  un  giorno,  per 
eseguir  quanto  devo  verso  le  llliue  Signorie  loro,  alle  quali 
faccio  per  tanto  devotissima  riverenza  ». 

Lodi  il  dì  5  Settembre  1629  =  D'  lilme  SS.«  loro  = 
Devino  et  Obbligm.  Ser.^e  F.  Bon."  Cavalieri.  =: 


202  RELAZIONE 

La  serie  delle  lettere  risguardanti  la  nomina  del  Ca- 
valieri dovrebbe  dirsi  compiuta  colla  lettera  di  nomina ,  e 
coir  altra  posteriore,  che  ho  quivi  riportata;  ma  non  poche 
altre  pure  ne  esistono  nella  raccolta,  dirette  da  Galileo ^  e 
dal  Cavalieri  al  Marsili  intorno  questo  affare.  Le  più  pre- 
gievoli  scritte  dal  primo,  sono  in  data  del  7  Settembre  1629, 
del  12  Gennajo  1630,  e  del  16  Febbraio  1630,  le  quali 
verranno  a  suo  tempo  pubblicate  colla  intera  raccolta- 

Dissi  altra  volta  che  fra  gli  autografi  se  ne  erano  ri- 
scontrati parecchi  di  altri  scrittori  e  soggetti  contempora- 
nei ,  li  quali  erano  molto  interessanti ,  perchè  si  riferisco- 
no alle  lettere  anzidette  servendo  pure  di  storico  documento. 
Di  queste  ancora  io  credo  ora  darne  un  saggio,  in  una  lettera 
di  quell'illustre  Mons.  Ciampoli  buon  matematico  e  pro- 
tettore del  Galileo  presso  Sua  Santità  Urbano  Vili.  Quel 
Rev.  Monsignore  interrogato  dall'ambasciatore  del  Senato 
bolognese  G.  B.  Sampieri  residente  in  Roma ,  riscontrava 
nel  6  Maggio  1629,  c/ie  il  Galileo  teneva  il  Cavalieri  per 
maggior  huomo  che  non  fa  Archimede,  e  che  il  Padre 
Benedetto  Castelli  lo  esaltava  e  stimava  molto  più  di  se 
medesimo.  In  relazione  alla  quale  informazione  la  lettera 
del  Ciampoli  al  Marsili  da  me  pure  trovata  originale  si  è 
la  seguente: 

MJo  III.^^  ed  Ecc.^o  Sig.  mio  0^5.»»'» 

((  Dalla  relatione  fatta  del  Sig.  Ambasciatore  potrà  V. 
S.  haver  veduto  le  mie  testimonianze  intorno  all'eminenti 
virtù  del  P.re  Fra  Bonaventura  Cavalieri.  Sono  state  fatte 
da  me  non  solo  per  la  cognitione  et  esperienza  havuta  del 
suo  ingegno,  ma  ancora  per  le  informatioui  havulene  dal 
Sig.  Galileo,  il  quale  stima  sommamente  questo  soggetto. 
Io  in  somma  per  tutti  questi  rispetti  non  potevo  celare  le 
sue  lodi,  e  se  il  mio  testimonio  sarà  di  qualche  valore 


DEL  DOTT.  P.    PREDIERI  303 

appresso  colesti  Signori  spero,  che  si  compiaceranno  di 
consolare  detto  Padre.  Rendo  intanto  gratie  a  V.  S.  del- 
l'occasione  che  mi  porge  di  rappresentarle  la  mia  devo- 
tissima osservanza ,  e  pregandola  a  onorarmi  con  i  suoi 
comandomenti  le  bacio  afTettuosamenle  le  mani  )> 
Di  Roma  il  di  26  Maggio  1629. 

Di  V.  S.  M.to  Ill.re  ed  Ecc.™» 

Dev.^  Serse 
Gio.  CiAMPOLi  Seg.° 

Ma  di  ben  molte  altre  utili  notizie  sono  provveduti 
gli  autografi  rinvenuti ,  le  quali  io  oggi  colla  presente  re- 
lazione credo  di  ommettere,  onde  non  togliere  il  pregio 
della  novità,  e  la  importanza  che  ne  conseguita  quando  si 
verrà  pubblicando  la  intera  raccolta,  illustrata  di  note  e 
schiarimenti  storici  e  biografici.  Intanto  però  potrà  valere 
il  fin  qui  detto  e  riferito ,  aggiungendovi  solamente,  che  oltre 
il  movimento  della  linea  meridiana,  i  fenomeni  della  ca- 
lamita osservati  dal  Gilberli,  e  dal  Galileo,  e  la  tra- 
jetloria  dei  projetti  nel  vuoto,  si  trovano  nelle  lettere 
discorse  con  maggiore,  o  minore  estensione,  altri  argo- 
menti non  meno  importanti ,  quali  sono  le  questioni  del 
Galileo,  coll'Ignoli,  col  Chiaramonti,  col  Grassi,  collo 
Scheiner  intorno  la  verità  del  sistema  Copernicano,  ed  an- 
che intorno  il  curioso  fenomeno  della  pietra  fosforica  di 
Bologna.  La  prima  opinione  che  il  Galileo  fecesi  dell'ope- 
ra del  Keplero  speditagli  dal  nostro  Cesare ,  le  tavole  astro- 
nomiche compilate  dal  medesimo,  il  lavoro  sugli  specchi 
ustori,  e  l'altro  sul  flusso  e  riflusso  del  mare ,  che  Cesare 
pure  spediva  al  Galileo  per  averne  un  retto  giudizio,  sono 
pure  argomenti  nelle  lettere  discorsi  e  trattati  con  qualche 
estensione  e  con  storica  importanza.  Il  Galileo  parla  pure 
in  una  lettera  delli  22  Novembre  1625  di  un  quinto  lavoro 


204  RELAZIOnS 

del  Marsili  in  risposta  all'lngoli  contro  alla  impassibilità 
dei  cieli  «  E  veramente  (ivi  si  legge)  quando  fossero  li 
Cieli  quali  se  li  fìgnrano  li  peripatetici  senza  sapere  il 
perchè,  non  sarebbero  buoni  né  per  loro,  né  per  noi,  né 
potrebbero  oprar  cosa  veruna  ,  ed  insomma  sarebbero  co- 
me il  nostro  Globo,  quando  in  esso  non  si  facesse  nulla, 
ma  fosse  un  corpus  iners,  et  inutile  pondus,  tanto  più 
ignobile  di  quello  che  é  al  presente,  quanto  un  cadavere 
di  un  animale  morto  é  inferiore  al  medesimo  vivente  ». 
In  altra  lettera  il  Galileo  scrive  ben' anche  con  maggiore 
energia,  delle  ragioni  e  delle  massime  filosofiche  assai  ri- 
marchevoli. Tali  sono  quelle  inserite  nella  lettera  del  Mag- 
gio 1631  nella  quale  verso  il  fine  cosi  intraprende  a  dire 
al  mio  illustre  concittadino  ((  IVk  e  di  questo  e  di  simili 
oppositori  V.  S.  non  deve  far  stima  alcuna,  ma  riderse- 
ne, essendo  essi  non  meno  ridicoli  di  quelli  che  in  gran 
numero  opponevano  ai  primi  miei  scoprimenti  celesti,  per- 
suadendosi (come  avezzi  in  altercazioni  strepitose  di  pa- 
role vane)  di  potere  con  testi,  autorità,  sillogismi  e  loro 
stoltizie,  tirare  il  corso  delia  natura  a  conformarsi  con  i 
loro  segni.  La  malvagità,  l' invidia,  l' ignoranza  sono  animali 
indomiti,  ed  io  lo  provo  per  quotidiana  esperienza;  ve- 
dendo che  li  miei  contraditori,  benché  convinti  da  cento 
incontri  ed  esperienze  passate,  ed  accertati  che  le  nuove 
opinioni  introdotte  da  me,  e  da  loro  prima  negate  sono 
state  vere,  non  cessano  d' opporsi  ad  altre  che  di  giorno  in 
giorno  vengono  da  me  proposte,  con  speranza  pure  di 
avermi  una  volta  a  convincere,  e  con  un  solo  mio  minimo 
errore  cancellare  tutte  le  altre  mie  vere  dottrine  introdotte. 
Ora  V.  S.  lasci  strepitare  il  vulgo,  e  seguiti  pure  la  con- 
versazione delle  muse  nemiche  della  tumultuosa  plebe.  Io 
intanto  starò  attendendo  il  rimanente  della  sua  dottissima 
scrittura,  ed  anco  il  disegno  del  glol)o ,  che  ella  mi  acceo* 
na  che  mi  sarà  gratissimo  il  vederlo  ». 

Le  cose  fin  qui  dette ,  e  le  lettere  varie  inserite  in  que- 


DEL  DOTT.   P.   PREDfERI  205 

Sto,  e  nel  precedente  articolo,  potrebbero  bastare  per  di- 
mostrare di  quanta  importanza  scientifica  e  storica  siano 
gli  autografi  rinvenuti  ;  pure  dovendosi  come  diceva  ritar< 
dare  la  pubblicazione  della  raccolta  e  delle  illustrazioni, 
credo  far  cosa  grata  agli  studiosi  chiudere  la  mia  relazione 
coir  ultima  lettera  rinvenuta,  la  quale  venne  scritta  dal 
sommo  Galileo  poco  tempo  prima  di  recarsi  in  Roma  per 
ivi  esserne  giudicato.  Né  per  certo  essa  è  inferiore  di  me- 
rito ad  alcun' altra,  in  quanto  che  l' afflitto  filosofo  poneva 
in  seno  dell' amico  ^  che  più  non  avrebbe  veduto,  gli  af- 
fanni che  lo  martoriavano  per  alleviarne  le  sofTerenze,  e 
generosamente  perdonava  al  Padre  Bonaventura  la  intem- 
pestiva publicazione  dello  studio,  ad  esso  lui  indicato 
con  larga  confidenza  ,  intorno  la  trajettoria  dei  projetti  nel 
vuoto.  La  cagione  degli  affanni  suoi  era  figlia  dei  tempi  e 
della  ignoranza  di  questi  in  fatto  di  scienze  fisiche.  Fu 
pure  quella  lettera  il  foriere  delle  sventure  e  del  esilio 
di  Arcetri!  mentre  il  perdono  espressovi  era  un'effetto  del 
generoso  cuore' di  Galileo,  che  sentiva  il  bisogno  dì  cir- 
condarsi di  sapienti  amici ,  onde  sostenersi  nelle  difficili 
prove  che  avrebbe  incontrate! 

La  lettera  è  scritta  da  Firenze  e  porta  la  data  delli 
17  Ottobre  1632. 

Illustrissimo  Signore. 

M  Sono  poco  meno  di  due  mesi  che  il  Padre  Inquisi- 
tore di  qui, commise  d'ordine  del  Remo  P^^  M.""»  del  Sacro 
Palazzo  di  Roma  al  Librajo  et  a  me  ^  che  non  dovessimo 
dar  fuora  pili  copie  del  mio  dialogo  fino  ad  altro  avviso: 
e  questa  fu  la  prima  conferma  di  una  acerbissima  perse- 
cuzione, che  poco  avanti  aveva  inleso  che  si  andava  mac- 
chinando contro  di  me,  e  del  mio  libro;  la  quale  perse- 
cuzione, è  andata  pigliando  tanto  vigore,  che  finalmente 
quindici  giorni  sono  mi  venne  una  intimazione  dalla  Sa- 


206  RELAZIONE 

era  Congregazione  del  Santo  OfRzio  che  per  tulio  questo 
mese  io  debba  presentarmi  a  questo  Eccelso  Tribunale.  Tale 
avviso  mi  affligge  gravemente,  non  percliè  io  non  sperassi 
di  potermi  appieno  giustificare  e  fare  palese  la  mia  inno- 
cenza, e  santissimo  zelo  verso  Santa  Chiesa;  ma  la  grave 
età  accompagnala  con  molle  corporali  indisposizioni,  con 
la  giunta  di  questo  travaglio  di  mente  in  un  viaggio  lun- 
go, e  travagliosissimo  per  i  presenti  sospetti ,  mi  rendono 
quasi  sicuro  che  io  non  mi  vi  potrei  condurre  con  la  vita. 
Ho  fatto  ogni  opera  per  ottenere  di  sincerarmi  con  scrit- 
ture, ovvero  che  la  causa  mia  sia  veduta  qui  dove  sono 
ministri  di  Santa  Chiesa,  e  sto  aspettando  qualche  risolu- 
zione: intanto  ne  ho  voluto  dar  conto  a  V.  S.  lllraa,  co- 
me a  mio  Padrone  affezionalissimo  [e  che  so  che  compa- 
sionerà  questo  mio  infortunio  )). 

»  Ricevei  una  lunga  lettera  del  M.  Rev.  Padre  Bona- 
ventura piena  di  scuse ,  le  quali  veramente  non  erano  ne- 
ccessarie, perche  io  non  ho  mai  avuto  dubbio  della  sua  buo- 
nissima intenzione,  ma  mi  dolevo  della  mia  disgrazia  che 
mi  arrecava  disgusto  contro  la  volontà,  et  opinione  di  chi 
me  la  cagionava.  Io  non  posso  scrivergli  per  adesso  trovan- 
domi occupatissimo,  e  solo  prego  V.  S.  a  dirgli  che  io 
non  intendo  che  S.  P.^^  muti  nulla  nel  suo  libro  già  stam- 
palo; anzi  che  io  gli  rendo  grazia  delle  onorate  menzioni 
che  fa  di  me.  E  qui  riverente  inchinandola  gli  bacio  le 
mani  e  prego  felicità  »  =:  Firenze  li  17  di  Ottobre  1632. 
=  Di  V.  S.  alma  Servii.  Obblig.  Galileo  Galilei. 

Dopo  ciò  che  ho  detto,  mi  rimane  di  fare  un  voto^  af- 
finchè gli  autografi  dei  due  sommi  uomini,  e  gli  altri  pure 
ad  essi  riuniti,  sieno  anche  in  avvenire  conservali  e  custo- 
diti gelosamente,  siccome  lo  furono  nei  due  trascorsi  se- 
coli dalla  nobile  famiglia  che  meritamente  li  possiede, 
cosicché  l'onore  ch'essa  ottenne  e  conserva  per  avere  avuto 
fra  gli  aotenali  suoi  un'illustre  matematico,  un'amico  in- 


DEL  DOTT.    P.    PREDIERI  207 

tirno  di  quei  due  sommi  Geni  mai  venga  meno,  ed  anzi 
siano  quelli  resi  publici  con  un'opera  ed  una  illustrazione 
veramente  giudiziosa,  e  compiuta,  per  la  quale  vengano 
manifeste  tulle  quante  le  bellezze,  e  le  cognizioni,  che  io 
quivi  ho  semplicemente  creduto  di  accennare.  Oh  1  fossero 
pure  gli  antichi  archivi  tutti  delle  nostre  illustri  famiglie 
riveduti  ed  ordinati;  che  in  essi  molti  autografi  pregievoli, 
e  molte  cognizioni  storiche  e  scientifiche  si  troverebbero 
per  certo,  le  quali  ora  giacciono  sepolte  ignorate,  e  nel- 
l'oblìo; e  potrebbero  anche  per  le  vicende  dei  tempi,  e  per 
le  divisioni  delle  famiglie  anzidette  perdersi  totalmente  e  per 
sempre.  E  che  ciò  sia  dei  publici  nostri  archivi,  lo  dimostra- 
no i  belli  autografi  del  Tanara,  del  Guicciardini,  del  Bembo, 
di  Alfonso  II  d'Este,  di  Giovanni  II  Bentivoglio,  e  di  quel 
padre  della  patria  che  fu  Taddeo  Pepoli  ■(  A.  1337  ) ,  e  di  vari 
altri  uomini  illustri  e  celebrati,  li  quali  ultimi  ,'autografi 
rinvenuti  fra'  antichi  processi  criminali  dalle  pazienti  in- 
dagini di  quel  diligentissimo  nostro  letterato,  che  fu 
Ottavio  Mazzoni  Toselli ,  e  da  me  esaminati  con  vera  sor- 
presa e  diletto,  mi  porgono,  coi  primi,  materia  per  altri 
articoli ,  che  mi  propongo ,  a  Dio  piacendo ,  di  scrivere  in 
questi  Annali. 


208 

Se  11  mare  abbia  In  tempi  antichi  oc- 
cupato le  pianure  e  colli  d^  Italia  9  di 
Grecia  9  delFAsia  minore  ecc* 

DISSERTAZIONE  IV. 

DEL  PROF.  G.  GIUSEPPE  BIANCONI 

INTORNO 

ALLA  MODEBNITl  DEL  DELTA  IN  EGITTO 

{Continuazione,  vedi  pag.  97.) 

Il  viaggio  di  Diodoro  avvenne  circa  sugli  nllimi  anni 
avanti  TEra  nostra;  egli  potè  osservare  le  memorie  Egiziane, 
e  raccogliere  notizie  intorno  allo  stato  fisico,  e  sociale  del 
vetusto  Egitto.  Ivi  pertanto  egli  apprese,  che  Jegyptum 
quae  nunc  est ,  non  continentis  partem ,  sed  mare  a  pri- 
ma mundi  constitutione  fuisse  (1).  Al  che  egli  di  proprio 
giudizio,  ed  osservazione  aggiugne  =  Quod  vero  flumi- 
nis  aggestu  extiterit  ea  tellus ,  evìdentissimìs  circa  ostia 
signis  deprekendi ,  cioè  si  conosce  dagli  annui  accumula- 
menti del  limo.  Restava  adunque  in  Egitto  anche  quattro 
secoli  dopo  Erodoto  la  memoria  della  insidenza  del  mare 
sull'Egitto,  benché  alquanto  indebolita,  e  meno  precisa  di 
quello  che  nelle  età  precedenti  ,  più  prossime  all'avveni- 
mento. Ma  nulla  trovo  in  Diodoro,  che  segni  i  confini  di 
questa  occupazione  del  mare,  neper  riguardo  alla  durata, 
né  per  lo  spazio  di  paese. 

Plutarco  infine  fra  suoi  numerosi  viaggi  era  stato  an- 
cora in  Egitto,  e  vi  avea  raccolto  memorie.  Egli  così  ci 
dice  nel  suo  trattalo  de  Iside,  et  Osiride  (2)  Siquidem 
Aegyptus  mare  fuit.  Quapropter  frequentes  conchas  in 

(1)  Diodori  Siculi  Biblioth,  Bistor.  lib.  Uh  pag.  101. 

(2)  Pag.  57. 


MODERNITÀ   DEL   DELTA  ,   BIANCONI  209 

metcUlis,  et  moncibus  hac  quoque  memoria  habere  inve- 
nitur.  Cuncti  fontes  ,  et  putei,  qui  crebri  illic  sunt,  sal- 
sum  haustum  et  amarum  liabent ,  ut  marcidas  reliquias 
maris,  quae  illuc  confluxere,  at  supervenientibus  imbribus 
propellens  Nilus  pelagus  campum  edidit,  alluvionibusque 
compieva ....  Pharumque  quam  diei  cursu  ab  Egypto 
Homerus  diremptam  vidìt,  nunc  ejus  esse  portionem, 
non  quod  ea  siibieriti  aut  scanderit  ad  Aegyptum ,  sed 
quod  interjectum  mare  figente  amne  alentique,  continen- 
tem  cedat  eie.  Per  la  dottrina  di  Plutarco  a  lutti  noia , 
non  troverei  molto  corretto  quel  positivo,  ed  assoluto  ^e- 
gyptus  mare  fuit  s'egli  non  avesse  avuto  buoni  dati  per 
asserirlo,  o  inversamente  convien  dire  che  Plutarco  avesse 
di  buone  ragioni,  se  affermò  la  cosa  tanto  positivamente. 

Mano  a  mano  che  noi  andiamo  discendendo  nei  tempi, 
scema,  oltre  alla  precisione  delle  tradizioni  ancora  il  loro 
valore,  imperocché  i  posteri,  non  fecero,  che  riprodurre 
e  ripetere  quello  che  intesero  dai  loro  Antenati,  ma  non 
bebbero  essi  alle  fonti.  Con  lutto  ciò  le  loro  testimonianze, 
non  sono  da  trascurare  ;  anzi ,  se  io  non  erro,  meritano  tutta 
la  considerazione  per  tre  molivi. 

1.**  Perchè  l'essere  slate  tali  memorie  ripetute  dalli 
sapienti  di  ogni  età  è  piova,  che  sono  sempre  slate  co- 
nosciute meritevoli  di  essere  tramandale.  Per  contrario  chi 
è  che  abbia  tenuto  conto  de'  Ciclopi,  o  delle  Caverne 
d'Eolo?  e  forse  non  erano  queste  ancora  cose  narrate  da 
Omero?  Ma  le  favole,  non  deggiono  uscire  dal  Poema, 
e  le  verità  debbono  passare  per  le  bocche  de'  Dotti  nel 
patrimonio  della  Storia  (1). 


(1)  Altrove  già  (Dissertazione  1.^  Se  il  Mare  eie.)  ho 
accenrtato  coli' ajìpoggio  degli  eruditi ,  che  alcune  favole,  sono 
talvolta  Allegorie,  che  racchiudono  una  verità  ;  e  potersi  dire 
quasi  artifcj ,  per  mettere  sotto  li  sensi  cose  di  Filosofia. 

N.  Ann.  Se.  N.vtur.  Serie  UI.  Tomo  3.  1* 


210  MODERNITÀ    DEL   DELTA 

2.**  Perchè  esposte  per  le  penne  di  tanti  avrebbero  pur 
dovuto  essere  conlradelte,  e  smentite,  se  fossero  state  fin- 
zioni (1),  0  se  si  avesse  avuto  memoria  di  qualche  valida 
opposizione.  E  singolare  si  è  che  mentre  gli  antichi  più 
prossimi  agli  avvenimenti,  e  dotati  di  ingegni,  cui  pochi 
forse  oggi  agguaglino,  avevano  pur  fede  a  tali  tradizioni, 
si  vegga  poi  oggi  giorno  spacciarle  ,  come  favole  travolgendo 
quei  passi  slessi ,  coi  quali  i  nostri  antichi  ci  additavano 
la  loro  persuasione. 

3.°  Perchè  le  ripetizioni  de'  posteri  stabiliscono  l'au- 
tenticità delle  Tradizioni  mostrando,  che  esse  sono  state 
sempre  presenti  alla  mente  dell' uomo,  che  mai  sono  state 
perdute  di  vista,  ma  quali  nacquero  si  sono  conservate 
attraverso  alle  generazioni.  Quandoché  per  l'opposto,  se 
obliate  per  molti  e  molti  secoli  fossero  poi  rinate  presso 
qualcuno  de'  tardi  nepoti,  potrebbesi  congetturare  nel  si- 
lenzio il  dispregio  di  una  favola,  e  nella  riproduzione 
l'errore  di  uno,  che  posto  in  una  estrema  lontanza  cre- 
desse vedere  la  realtà,  ove  non  fosse,  che  una  illusione, 
od  inganno. 

Stante,  le  quali  riflessioni,  e  per  non  essere  sover- 
chiamente prolisso  recherò  dunque  le  citazioni  de'  poste- 
riori, che  ebbero  a  cuore  di  conservarci,  e  confermarci 
queste  tradizioni;  lasciando  a  parte  i  commenti,  che  non 
convengono,  se  non  che  alle  memorie  originali. 

E  qui  ancora  abbiamo  pure  di  bei  nomi.  Esposi  già, 
come  Plinio,  si  spieghi  rapporto   alla  distanza  fra  l'isola 


(1)  Se  qualche  falsità  fosse  stata  intorno  a  queste  tra- 
dizioni, non  l'avrebbe  per  certo  taciuta  Plutarco  (o  chiun- 
que altro  sia  autore)  il  quale  nell'opera  De  Malignitale  He- 
rodoli  investigò  con  ogni  acutezza  quanto  ad  Erodoto  si  po- 
teva rinfacciare,  né  certamente  avrebbe  trascurato  quanto 
egli  dice  intorno  all'  Egitto ,  se  in  qualche  cosa  vi  $i  fosse  po- 
tuto contrastare. 


BIANGOINl  211 

di  Pharos,  e  l' Egitto;  ma  Egli  ancora  attribuisce  al  Nilo 
l'emersione  di  gran  parte  di  quel  Paese  (I)  =  Congesta 
major  pars  Aegypti  a  Nilo  ;  in  quam  a  Pìiaro  insula  no- 
ctis,  et  dia  cursum  fuisse ,  Homero  credimus ,  Luc&no  (2) 
cosi  cantava: 

Turic  claustnim  pelagì  coepit  Pharon  insula  quondam 
In  medio  stetit  illa  mari  sub  tempore  vatis 
Proteos ,  at  mine  est  Pellaeìs  proxìma  muris. 

Ovidio  seco  (3)  =  Fluctibus  ambitae  fuere  Antissa 
Pharosque  .  .  .  quorum  mine  insula  nulla  est.  =  Fa  eco 
ad  Omero  Seneca  (4)  così  =  Tantum  aberat  continenti 
Pharos ,  quantum  navis  diurno  cursu  metiri  plenis  lata 
velis.  =  E  ad  Erodoto  (5)  =  Debet  Egyptus  Nilo  non 
tantum  foecunditatem  terrarum .  sed  etiam  ipsas.  =  Pro- 
clo Diadoco  il  celebre  Commentatore  di  Platone,  e  valen- 
tissimo Matematico,  s'accorda  (6)  coi  precedenti  scrittori 
al  riferire  del  Kirker  (7). 

In  tempi  poi  a  noi  meno  remoti  il  Nogarola  fa  rivivere 
l'argomento  di  Aristotile,  che  cioè  Omero  in  niun  luogo 
faccia  menzione  di  Memfi  perchè  pars  illa  terrae,  in  qua 
sita  fuit  Blemphìs  aquis  obsidebatur  (8) .  E  l'eruditissimo 
Padre  Kirker  citato,  con  una  considerazione  etimologica 
concorre  nella  opinione  sin  qui  esposta  notando,  che  l'Egitto 
inferiore  dagli  Antichi  era  detto  Phium,  la  qual  voce  in 


(1)  Natur.  Bist.  lib.  II.  cap.  85. 

(2)  Pharsalìa  Lib.  X.  v.  509. 

(3)  Metamorph.  15.  287. 

(4)  Natiir.  quaest.  lib.  VI.  e.  6.  pag.  912. 

(5)  Ibid.  lib.  ir.  e.  2. 

(6)  Commentar,  in  Timaeo  Platonis. 

(7)  Oedipus  1.  pag.  65. 

(8)  Dialog.  de  Nilo  pag.  38.  ed.  Vcnetiis  1552. 


2l2  modernitX  del  delta 

lingua  copta  significa  Mare;  argomentando ,  che  così  lo 
chiamassero  sia  per  l'aspetto  di  Mare,  che  offre  in  tempo 
della  innoiidazione,  sia  perchè  fosse  stalo  un  tempo  co- 
perto dal  mare  (I). 

Ma  cessiamo  al  fine  di  andare  più  in  traccia  di  altre 
testimonianze;  e  conchiiiderò  invece,  non  con  osservazio- 
ne mia,  ma  colle  parole  del  celebre  Champollion  (nome 
che  equivale  ad  un  elogio)  (2)  r=  Secondo  la  testimonianza 
»  (ei  dice)  di  tutta  l'Amichila,  e  dietro  le  notizie,  non 
»  meno  certe,  che  fornisce  la  Costituzione  geologica  de' 
w  luoghi,  il  basso  Egitto  ,  non  fu  mai  nei  tempi  primitivi , 
))  se  non  che  un  vasto  golfo  del  Mediterraneo:  puossi  si- 
»  milmenle  supporre,  che  le  acque  del  Mare  si  stendessero 
))  sino  al  di  sopra  del  lu))go,che  occupava  Memfi,  e  che 
»  una  parte  dell'Egitto  medio  fosse  da  esse  coperta.  L'alto 
M  Egitto  esisteva  in  parte,  ed  era  popolato  di  floride  Cillà, 
»  allorquando  l'Egitto  inferiore  era  ancora  nascosto  sotto 
n  le  acque  del  Mare.  =  Così  egli. 

Io  esposi  le  premesse,  e  lo  Champollion  ne  ha  tratto 
la  conseguenza.  Essa  è  probabilmente  legittima,  e  dareb- 
be quasi  per  decisa  la  questione.  Io  però,  non  pretendo 
tanto.  Quello  unicamente,  che  mi  preme  di  bene  stabilire 
da  quanto  ho  esposto  si  è  questo:  che  la  tradizione,  che 
ci  viene  tramandata  dalla  Antichità  intorno  al  Delta,  non 
è  una  memoria  leggiera,  e  vana,  non  una  finzione  poeti- 
ca, una  favola,  un  sogno,  ma  invece  una  tradizione  cor- 
roborala dall'assenso  degli  uomini  più  illustri  dell' Aftti- 
chilà,  ripetuta  da  nove  Dotti,  che  la  udirono  in  Egitto, 
talché  meriti  essa  di  venire  considerala  seriamente,  e  di 
essere  esplorata  sotto  due  altri  aspetti,  1.°  Se  la  Geolo- 
gia del  basso  Egitto  la  confermi,  o  la  smentisca:  2.°  se, 
delle  opposizioni,  ed  obbiezioni  fatte,  alcune  ve  n' abbia  ; 


(1)  Oedip.  1.  8. 

(2)  Egypte  sout  les  Pharaons  T.  2.  pag.  2. 


BIANCONI  213 

dì  tanto  valore,  che  la  renda  debole,  ed  incerta,  ovvero 
anche  affatto  l'atterri  e  distrugga. 

Venghiamo  alla  prima. 

Se  non  che  debbo  confessare,  che  un  interessante 
soggetto  mi  avrebbe  qui  tentato,  e  fors' anche  sedotto; 
talché  occupandomi  di  esso  avrei  quasi  protratto  ad  altro 
luogo  la  trattazione  del  punto  Geologico.  E  certo  T argo- 
mento sarebbe  stato  assai  bene  connesso  con  quanto  ab- 
biamo sinora  discorso;  ed  in  oltre ^  se  io  non  erro,  egli 
è  assai  interessante ,  e  bellissimo.  Aristotile  in  conferma 
di  ciò,  che  aveva  detto  intorno  al  Delta  aggingne,  che  il 
Mar  rosso  congiunto  col  Mediterraneo  formavano  un  mare 
solo,  che  cuopriva  il  Delta,  e  l'Istmo  arabico  (oggidì 
Souez)  e  che  conseguentemente  sommergeva  le  parti  più 
depresse  della  Libia  verso  il  tempio  di  Ammone.  Questa 
sentenza  confermala  da  molli  Scrittori  della  Antichità  offre 
due  soggetti  di  distinta  considerazione:  l.*'  che  l'Istmo 
arabico  sarebbe  slato  navigabile ,  come  lo  stretto  de'  Dar- 
danelli, e  vedrebbesi  che  si  ha  memoria  almeno  di  due 
navigazioni  praticatevi  sopra  in  tempi  precedenti  di  poco 
la  guerr'.  Trojana  ;  2.°  che  belle  tradizioni,  e  memorie 
si  hanno  provanti ,  che  il  mare  si  estendeva  sino  presso 
le  mura  di  quel  famoso  tempio  di  Giove  Ammone.  Ma 
come  questi  due  punti  sono  bastanti  per  fornire  materia  ad 
una,  non  breve  Dissertazione,  slimo  prudente  il  non  de- 
viare dall' intrapreso  sentiero,  e  resistendo  all'invito,  ne 
rimetterò  la  trattazione  ad  altro  tempo  per  fare  ora  ritor- 
no alle  Considerazioni  geologiche  sull' Egitto. 

La  geologia  dell'Egitto  è  slato  lo  scopo  delle  ricer- 
che di  molti  viaggiatori,  de' quali  uno  recente  è  stalo  il 
Sig.  Russegger,  che  ha  pubblicato  nel  1812  una  caria 
geologica  dell'Egitto,  e  della  quale  ho  fatto  porre  per 
summa  capita  una  imitazione  nel  foglio  aggiunto  già  alla 
terza  Dissertazione  (1).  Nella  Carla  del  Russegger  pertanto 


(I)  F.  Nuovi  Annali  Ser,  2.^  T.  X.  pag.  11. 


214  modernitX  del  delta 

con  varj  colori,  e  con  lettere  particolari  vengono  distinti 
i  diversi  terreni  (o  come  dicono  i  Geologi  le  diverse  For- 
mazioni) che  costituiscono  la  superficie  dell'infimo,  del 
medio,  dell'alto  Egitto;  più  le  sponde  dell'Eritreo  per  un 
lato,  e  una  parte  della  Libia  per  l'altro ,  sicché  compren- 
da in  tutta  la  sua  estensione  questa  celebre  terra  dell'an- 
tico continente.  Sei  terreni  principali,  vi  si  veggono  di- 
stinti ,  e  sono  A  color  rosso  le  Rocce  in  massa ,  come 
Graniti,  Porfidi,  Sieniti  etc.  B  color  cenerino  il  calcare 
della  Creta,  ossia  il  terreno  secondario.  C  color  azzurro 
l'arenaria  terziaria.  I? color  gialletto  Marne  e  calcare  ter- 
ziario. E  color  carneo  la  formazione,  o  sedimento  marino. 
F  color  verdiccio  è  la  terra  coltivabile,  ossia  il  sedimento, 
0  limo  deposto  dal  Nilo. 

Vediamo,  come  questi  sei  terreni  siano  distribuiti  sul- 
la superficie  dell'Egitto. 

Il  terreno  granitico  A  non  si  mostra,  che  sull'alto 
Egitto  in  gruppi  sparsi  cominciando  alla  latitudine  di 
Myos-hormos  e  poi  più  alto  si  porta  sul  Nilo  presso  a 
Syene  formando  ivi  un  masso  di  terreni,  che  io  non  so, 
se  più  celebri  per  la  bellezza,  o  per  l'opre  cui  prestarono 
materia,  giacché  in  essi  erano  le  cave  di  quei  Granili,  di 
quei  Porfidi  etc  di  cui  furon  fatti  quei  prodigiosi  Obeli- 
schi, Colonne,  Tempj ,  e  Colossi,  che  ornarono  Tebe,  e 
tutte  le  Città  Egiziane. 

Il  calcare  della  creta  B  si  presenta  alla  latitudine  del 
Cairo,  ove  forma  una  Catena  detta  il  Moqattan,  che  da 
questo  luogo  si  getta  nel  Mar  rosso,  e  lungo  questa  spiag- 
si  mostrano  molti  gruppi  di  Montagne  di  questo  stesso 
terreno,  che  poi  si  espande  largamente  nell'alto  Egitto  a 
cuoprire  pressocchè  tutta  la  superficie  sia  dal  lato  dell'A- 
rabia ,  che  della  Libia.  Appiedi  di  questa  catena  del  Mo- 
qattan dal  lato  settentrionale  vi  ha  una  falda  del  terzo  ter- 
reno C,  che  la  segue  in  tutto  il  suo  corso,  ma  non  si 
mostra  in  verun  altra  parte  dell'Egitto,  secondo  questa 
Carta  del  Russegger. 


BIANCONI  215 

Il  Calcare,  e  Marna  terziaria  poi  distinti  colla  lettera 
27  compone  la  catena  Arabica  dal  Cairo  sino  a  Lycopolis  in- 
circa ,  e  la  Catena  Libica  da  questo  slesso  punto  sino  cir- 
ca al  largo  Moeris  ;  ma  si  estende  largamente  nel  deserto 
della  Libia,  e  costituisce  infine  un  esteso  gruppo  di  Monti , 
che  fiancheggiano  il  Delta  ad  Occidente. 

Il  deposito  Marino  infine  lambisce  col  suo  colore  ro- 
seo l'ultimo  margine  del  Delta  sul  Mediterraneo,  si  avan- 
za, e  copre  l'Istmo  di  Souez  sino  al  Mar  rosso,  del  quale 
lambisce  similmente  il  liltorale.  Ma  dall'Istmo  di  Souez 
ascende  verso  il  Della  Orientale  e  monta  sino  al  Cairo. 
Dal  Iato  opposto  ci  copre  parte  del  littorale  libico,  monta 
sino  alla  metà  del  Delta,  mentre  nel  deserto  della  Libia 
insinuandosi  nelle  depressioni  che  restano  fra  le  alture  del 
terreno  terziario  sale  tant' alto ,  che  occupali  molti  terreni 
all'intorno  del  lago  Moeris  si  allontana  allor  dall'Egitto 
e  si  dirige  alla  Oasis  di  Farafieh,  alla  Oasis  minore,  in- 
fine verso  r  Oasis  di  Arnmon. 

L'ultimo  terreno  il  sedimento  del  Nilo  non  abbisogna 
di  descrizione.  Esso  accompagna  il  fiume,  da  cui  nasce,  per 
tutto  il  suo  corso  fra  le  due  Catena  Arabica  e  Libica  e 
seco  si  espande  largamente  a  coprire  la  pianura  del  Delta. 
Da  questa  esposizione  ben  si  vede,  che  li  quattro  primi  ter- 
reni non  hanno  interesse  diretto  colla  questione  che  qui 
trattiamo,  cioè  la  Geologia  del  basso  Egitto,  per  la  quale 
importa  solo  tenere  in  vista  il  quinto, ed  il  sesto,  cioè  il 
deposito  del  Mare  e  quello  del  Nilo. 

Ma  siami  permessa  una  piccola  riflessione,  che  mi  sug- 
gerisce questo  sguardo  geologico  che  abbiamo  gettato  sul- 
r  Egitto.  Se  ad  un  Geografo  'venisse  dato  il  problema  di 
tracciare  sur  una  Carta  dell'Egitto  la  insidenza  del  Mare 
secondochè  la  descrivono  Erodoto  e  gli  altri  Antichi  come 
crederebbesi  ch'Egli  lo  sciogliesse?  Supposto  che  il  Geografo 
fosse  bene  a  giorno  della  Topografia  di  Egitto,  e  per  con- 
seguenza ancora  della  livellazione  (giacché  oggi  è  dimo- 


216  MODERNITÀ    DEL   DELTA 

Strato  che  il  centro  dell'Istmo  di  Sonez,  il  lago  Moerìs, 
e  i  contornì  dell' Oasis  d' Ammon  son  più  bassi  dell'at- 
tuale Mediterraneo)  (1)  la  risposta  è  facile;  egli  la  trac- 
cerebbe coi  lineamenti  coi  quali  Riissegger  viene  indicando 
la  formazione  o  deposito  marino.  Forse  a  qualcuno  non 
sembrerà  prematura  tal  proposizione  ove  ricordisi  che  al 
dir  di  Erodoto  e  di  Strabene  il  mare  arrivava  sino  sopra 
Memfi,  ed  occupava  i  contorni  del  lago  Moeris,  e  che  Ari- 
stotile e  Slrabone  dissero  che  copriva  l' Istmo  di  Souez,  e 
che  montava  sino  al  tempio  dell' Oasis  di  Ammone  eie; 
ma  prematura  potrebbe  sembrare  ad  altri  ;  conviene  adun- 
que approfondare  maggiormente  la  ricerca,  e  protrarre  la 
conseguenza  a  più  opportuno  momento. 

Che  il  mare  abbia  abbandonato  il  basso  Egitto,  e  che 
il  Della  per  conseguenza  sia  una  terra  guadagnata  terra 
acquisita  Jegyptiis,  ella  è  questione  che  può  essere  con- 
siderala sotto  due  maniere  ben  differenti  fra  di  loro. 

Secondo  l'una  di  queste  può  supporsi  che  anche  in 
Egitto  sia  avvenuto  quello  che  tullogiorno  succede  alle  no- 
stre pianure  adiacenti  all'Adriatico,  che  cioè  pel  lungo 
addurre  de'  Torrenti  arena  e  limo,  formasi  un  interrimento 
che  alza  il  suolo  sopra  il  livello  del  Mare  e  costringe 
quindi  questo  a  cedere  terreno  ed  a  ritirarsi.  Basti  ram- 
mentare per  noi  Ravenna.  Molti  così  hanno  creduto  dovere 
interpretare  il  detto  di  Erodoto  =  acquisitam  terram  Ae- 
gyptiis ,  ac  fluminis  donum  =  supponendo  che  il  Nilo 
colle  sue  torbide  abbia  respinto  il  mare  e  formato  il  Della. 

Secondo  l'altra  maniera  poi  puossi  supporre  che  il 
Mare  una  volta  più  alto  cuoprisse  tutto  il  basso  Egitto, 
poi  per  qualche  vicenda  abbassasse  di  livello  e  ponesse 
allo  scoperto  il  Delta,  sul  quale  venisse  poi  a  creare  una 
terra  abitabile  il  limo  vivificatore  del  Nilo. 


(l)  BuUet.  di  la  Soc.  Géologique  de  France  1845.  jiag.  429. 


BIANCONI  217 

Qual  di  questi  due  modi  di  considerare  la  cosa  sia 
quello  che  meriti  la  preferenza  chiaro  lo  mostrerà,  se  io 
non  erro,  la  riflessione  seguente.    . 

Il  Nilo  discende  pure  da  Memfi  al  Mediterraneo  pel 
corso  almeno  di  100  miglia.  La  sua  cadenza  sia  pur  mi- 
nima ma  il  punto  del  Nilo  alla  latitudine  di  Meniti  è  in- 
contrastabilmente più  alto  del  livello  del  Mediterraneo.  Or 
s'egli  è  vero,  come  è  verissimo,  che  le  vestigia  o  il  depo- 
sito del  Mare  si  mostra  allo  scoperto  sin  sopra  Memfi,  ne 
segue  ^  che  il  mare  quando  giunse  sin  colassù  aveva  un 
livello  più  alto  che  oggi  non  ha:  dunque  esso  è  che  ha 
abbassato,  e  con  ciò,  ritirandosi,  ha  posto  allo  scopertola 
pianura  sul  Delta.  Affinchè  il  limo  del  Nilo  avesse  dovuto 
respingere  il  Mare  allo  già  sin  sopra  Memfi,  bisognerebbe 
che  anche  l'odierno  Mediterraneo  fosse  allo  quanto  il  pro- 
montorio su  cui  posano  le  Piramidi,  e  che  quanto  è  il 
Delta  fosse  una  pianura  alta  tutta  sino  a  questo  stesso  li- 
vello. O  io  m'inganno,  0  questi  son  fatti  che  non  ammet- 
tono eccezione  (I). 

Destituito  adunque  di  ogni  valore  sarebbe  l'assunto 
di  quelli  che  volessero  provare  che  il  Nilo  colli  suoi  in- 
terrimenti avesse  respinto  il  Mare,  e  gli  avesse  rapilo  il  Delta. 
Ma  se  si  potesse  per  ciò  stesso  passare  sotto  silenzio,  me- 
rita però  di  essere  preso  in  considerazione  sotto  un  altro 
punto  di  vista.  Imperocché  non  ci  proponiamo  noi  qui  in 
questa  Dissertazione  di  esaminare  se  il  Della  sia  vetustis- 
simo e  coetaneo  all'alto  Egitto,  o  non  più  veramente  più 
moderno  e  di  men  vecchia  data?  Ebbene,  se  il  suolo  del- 
l'Egitto  coslanlemenle  si  alza  pei  deposili  del  Nilo  e  se 
oggi  non  è  di  mollo  sopra  il  livello  attuale  del  Mare  ne 


(1)  Supponsi  esclusa  V  ipotesi  di  un  sollevamento  del 
territorio  Egiziano  ,  che  è  sempre  stato  abitato ,  e  perchè  que- 
ste vestigia  di  alto  livello  del  Mare  sono  tutto  attorno  al 
Mediterraneo. 


218  hodernitX  del  delta 

deve  seguire  che  retrocedendo  molto  nella  serie  de'  tempi 
si  dee  giungere  ad  avere  in  molta  parte  un  terreno  tanto 
depresso  che  sia  inferiore  al  pelo  attuale  del  Mediterraneo. 
Dunque  se  nulla  è  la  questione  considerata  rispetto  al  Mare 
antico,  che  lasciò  le  sue  vestigia  sin  sopra  Memfijpnò  in- 
vece recare  qualche  lume  posto  al  confronto  col  livello  del 
mare  attuale.  Di  questo  diremo  in  appresso,  ora  dell'altro. 

Che  le  vestigia  del  Mare  si  mostrino  sino  al  di  sopra 
del  Delta,  e  altrove  a  grandi  lontananze  dall'odierno  Medi- 
terraneo, eccone  alcune  prove. 

La  superfìcie  della  immensa  Pianura  die  corre  dal 
ramo  della  Catena  libica, sino  all'Istmo  di  Souez  non  può 
tutta  prestarsi  alia  osservazione  geologica  di  cui  ci  occu- 
piamo. Imperocché  una  grandissima  parte  di  essa  è  come 
velata,  e  coperta  dal  deposito  del  Nilo,  che  occulta  il  ter- 
reno che  sotto  preesisteva.  Ma  la  natura  di  tutto  il  circo- 
stante terreno  può  bene  dar  di  che  formare  congetture  sul- 
l'antico suolo  del  centro,  su  cui  si  è  venuto  a  deporre  un 
recente  terreno  trascinato  dal  Nilo.  Oltredichè  gli  scavi 
operati  o  al  lembo  del  terreno  coltivabile  o  in  altri  punti 
dell'Egitto,  lasciarono  vedere  che  sotto  il  limo  giace  Io  ste- 
rile terreno  de'  lati. 

Or  questo  terreno  appunto  si  è  quello  che  il  Russeg- 
ger  qualifica  col  nome  di  formazione  marina,  e  che  prin- 
cipiando da'  lembi  dell'Eritreo  la  fa  girare  sull'Istmo  di 
Souez,  ascendere  per  la  valle  detta  de  V Egarement  sino 
al  Cairo,  poi  lambire  il  littorale  del  Mediterraneo  innal- 
zarsi ad  Occidente  al  lago  Moeris,  e  quindi  dirigersi  verso 
rOasis  d'Ammon. 

I  caratteri  ai  quali  la  formazione  marina  o  il  sedimen- 
to marino  viene  in  genere  dai  Geologi  distinto,  sono  quelli 
di  constare  di  arene,  di  ciottoli  rotondali  da  fluiti,  e  di 
contenere  conchiglie  identiche  con  quelle  viventi  nel  pros- 
simo Mare.  Ignoro  se  a  questa  maniera,  descriva  il  Sig. 
Russegger,  la  sua  formazione  marina,  poiché  non  ho  pò- 


BIANCONI  219 

tuto  ancora  consultare  la  narrazione  del  suo  viaggio:  penso 
però  che  non  potrà  farlo  mollo  diversamente,  giudicando 
delle  indicazioni  che  ho  potuto  trovare  in  diverse  opere 
sulla  Geologia  di  Egitto  e  che  or  qui  io  reco. 

Un  celebre  nostro  Italiano  Gio.  Battista  Brocchi  viag- 
giò in  Egitto  negli  anni  1823-24  e  26,  enei  suo  Giornale, 
che  solo  ha  veduto  la  luce,  così  si  legge  per  riguardo  ad 
alcuni  punti  delle  sponde  dell'Eritreo  (1)  =  Ciò  che  sopra 
ogni  altra  cosa  mi  destò  gran  meraviglia,  fu  lo  scorgere 
presso  quelle  sponde  eminenze  di  arena  silicea  congluti- 
nata ,  zeppa  di  madrepore  di  varie  fatta  fra  le  quali  abbonda 
assai  h  Madrepora  fascìciilaris.  Colali  depositi  costituiscono 
Tumuli  che  si  sollevano  dalla  superficie  del  Mare  per  l'al- 
tezza di  20  0  30  piedi  né  si  può  mettere  in  dubbio,  che 
non  sieno  stati  innalzati  dal  Mare  attuale  poiché  trovansi 
in  essi  tutte  quelle  specie  di  zoofili  e  di  conchiglie  che  vi- 
vono in  quelle  acque  fra  le  quali  giganteschi  Strombi.  Si 
dedurrebbe  da  ciò  che  l'Eritreo  dopo  la  comparsa  de' con- 
tinenti ed  in  epoche  moderne  avesse  un  livello  molto  piiì 
alto  dell'odierno,  e  ciò  si  conformerebbe  con  quanto  fu  da 
me  osservato  in  molti  punti  delle  coste  del  Mediterraneo  e 
dell'Adriatico  ove  trovansi  depositi  recenti  di  conchiglie  in 
situazioni  ben  superiori  al  pelo  dell'acqua.  =  Così  Egli. 
Né  faccia  caso  che  il  livello  dell'Eritreo  sia  stalo  un  tem- 
po più  alto  di  quello  che  oggi  lo  sia;  questo  se  io  mal 
non  m'appongo  è  forse  una  conseguenza  diretta  del  già 
alto  livello  del  Mediterraneo  come  spero  dimostrare  in  un 
altro  mio  Discorso,  che  avrà  per  soggetto  l'antica  comu- 
nicazione dei  due  Mari. 

Ma  il  Brocchi  stesso  ritocca  la  medesima  cosa  più  in- 
nanzi (  pag.  230)  indicando  che  tutti  indistintamenie  quei 
gusci  e  quei  zoofili  appartengono  a  specie  che  attualmente 
vivono  nel    vicino   mar  rosso  =z  Trochus  Pharaonis ,   T. 


(1)  Viaggi  in  Egitto  Toìn.  2.  pag.  106. 


220  modermitX  del  delta 

perspectivus.  Bulla  ficus,  Arca  antiquata,  Cardium  hemi' 
cardium,  etc.  i  deposili  delle  quali  però  ascendono  talvolta 
sino  a  60  e  70  piedi  sul  livello  del  Mare.  c=  Poi  in  altro 
luogo  (  pag.  245)  più  presso  all'Istmo  di  Sonez  trovò  un 
macigno  contenerne  frammenti  delle  roccie  vicine,  e  con- 
chiglie, che  vivono  ora  nel  Mare  medesimo,  come  uno 
Strombus  e  il  Conus  textilìs.  Così  similmente  in  altri  punti 
della  costa  dell'Eritreo. 

Sull'Istmo  di  Sonez  ci  fia  scorta  il  Sig.  Rozier,  uno 
de'  membri  della  spedizione  militare  in  Egitto  =:  Verso  il 
centro  dell'Istmo,  eidice,(l)  presso  ai  laghi  di  un'acqua 
più  salala  di  quella  de'  due  Mari ,  in  un  terreno  tutto  arena 
e  croste  di  sale ,  sovente  si  trovano  delle  Conchiglie  fos- 
sili intatte  tlisseminate  o  accumulale  in  mucchi  (2).  Ed  il 
La  Pere  noia  (3)  che  il  suolo  arido  di  questo  deserto  è 
coperto  di  ciottoli,  di  piccole  conchiglie,  e  di  una  sabbia 
unita;  in  qualche  luogo  del  quale  hannovi  accoglienze  di 
un'acqua  estremamente  salata,  ed  amara,  più  diverse  cri- 
stallizzazioni  di  sale,  che  dimostrano,  egli  dice,  incontra- 
stabilmente un  lungo  soggiorno  delle  acque  del  Mare  su 
questi  luoghi.  Le  spiagge  specialmente  dei  laghi  amari  so- 
no riconoscibili  come  i  depositi  ordinar.)  del  lido  del  Mare, 
che  si  ravvisano  mercè  di  aramassi,  di  Conchiglie, di  Sab- 
bie e  di  Ciottoli  rotondali.  ==  Così  Egli:  ma  a  togliere 
ogni  dubbiezza  intorno  alla  qualità  delle  Conchiglie  ivi 
esistenti  valga  l'attestazione  de'  Capitani  Ferrei  e  Galinier 
i  quali  in  questi  ultimi  anni  visitarono  l'Istmo,  ed  affer- 
mano che  su  di  esso  vi  sono  deposili  di  Conchiglie  iden- 
tiche con  quelle  che  vivono  ancora  oggigiorno  nel  Mar 


(1)  Descript,  de  l' Egypte  T.  6.  pag.  269.  nota. 

(2)  Pag.  275. 

(3)  Descr.  de  V  Egypte  T.  XJ.  p.  322  323  e  seg. 


BIANCONI  221 

Rosso;  e  che  sugli  strati  prossimi  veggonsi  tracce  evidenti 
dei  soggiorno  recente  del  Mare  (1). 

Ecco  adunque  da  quali  caratteri  è  distinto  il  terreno 
marino  di  Russegger  lungo  l'Eritreo  e  sull'Istmo  di  Souez. 

Coi  quali  dati  forse  a  buon  diritto  potrebbesi  argo- 
mentare che  lo  stesso  Terreno  geologico  si  avesse,  ovun- 
que è  tracciato  il  color  roseo  sulla  carta  del  Russegger ,  e 
che  quindi  Arena,  Ciottoli  e  Conchiglie  analoghe  alle  vi- 
venti nei  vicini  mari  si  avessero  sino  ai  contorni  del  lago 
Moeris  e  verso  l'Oasìs  d'Araraon.  Pur  tuttavia,  come  par- 
ticolari attestazioni  si  hanno  dal  Jomard,  dal  Caillaud  e 
dal  Hornemann ,  non  lascierò  di  qui  addurle. 

Il  primo  narra  come  sui  vertici  delle  basse  Colline 
attorno  alle  Piramidi  si  trovino  Ostriche  fossili  in  mezzo 
ad  arena  e  ciottoli  (2).  Il  Caillaud  poi  percorrendo  il  Paese 
ove  è  il  lago  Moeris,  passò  per  una  pianura  di  arena  con- 
tenente una  immensa  quantità  di  frammenti  di  Conchiglie 
fossili,  e  fra  le  altre  una  di  grande  conservazione  (3)  e  pro- 
cedendo poco  avanti  per  quel  tratto  chiamato  dagli  indi- 
geni Bahr-Bali-ma  cioè  Mare  senz'acqua  (4),  trovò  pure 
il  terreno  calcare  pieno  di  Conchiglie  fossili,  fra  cui  di 
Ostriche  in  abbondanza  e  disposte  a  strati  orizzontali  (5). 
Lo  stesso  viaggiatore  dirigendosi  verso  l'Oasis  d'Ammon 
e  da  questa  innollrandosi  verso  il  Sud  trovò  presso  la 
prima  al  N.  E.  una  piccola  catena  calcare  di  100  e  più 
metri  d'altezza  ne'  cui  strali  si  presentano  Ostriche,  Te- 
rebre.  Pettini,  Carne,  eie.  (  p.  85).  Altrove  ci  dice  (p.  140) 
=  Noi  girammo   per  una   vasta  Pianura,  la  nostra   vista 


(1)  Voyage  en  Àbìjssinie;  et  Bullet.  de  la  Soc.  géol.  de 
Trance  Ser.  2.  T.  2.  pag.  356.  —  Veggasi  anche  la  nota  ap- 
posta al  fine  della  presente  Dissertazione. 

(2)  Descript,  de  l' Egypte.  T.  5.  pag.  594. 

(3)  Caillaud.  T.  1.  pag.  34. 

(4)  Bullet.  Soc.  Géol.  1845.  Ser.  2.  T.  2.  pag.  431. 

(5)  Caillaud  T.  1.  pag.  38. 


222  MODERNITÀ   DEL   DELTA 

incontrava  al  sud  lunghi  banchi  di  Sabbia,  ed  al  N.  v'avea 
una  grande  pianura  deserta;  la  maggior  parte  di  questa 
pianura  è  coperta  di  Ostriche,  fossili  Ostr.  flabellula.  = 

L'Hornemann  infine  parlando  de'  contorni  dell' Oasis 
d'Ammon  verso  il  Nord,  dice  (1)  =:  La  forma  esterna 
delle  Montagne  congiuntamente  alla  sabbia  marina,  che 
copre  il  deserto  indicano  che  questa  vasta  estensione  è  slata 
sommersa  dopo  il  Diluvio  universale.  Gli  strali  sono  oriz- 
zontali pieni  di  avanzi  di  animali  marini  e  di  Conchiglie. 
All'Ovest  ancora  dell' Oasis  v'hanno  due  banchi  o  emi- 
nenze di  Conchiglie  calcinate  a  strali  orizzontali.  == 

Tutti  questi  viaggiatori  poi  hanno  trovalo  ne'  Paesi  di 
cui  si  parla  (cioè  i  contorni  del  lago  Moeris,  i  deserti  che 
conducono  alla  Oasis  d'Ammon,  ed  alla  piccola  Oasis) 
hanno  trovato  il  Sale  marino  o  in  banchi  superficiali  o 
inzuppante  le  arene,  o  sciolto  in  acque  di  piccoli  laghi.  Il 
Sig.  Martin  (2)  infalli  riferisce  che  il  Sale  che  viene  estratto 
dai  contorni  del  lago  Moeris  è  mollo  pregiato  in  commer- 
cio; che  commercio  di  sale  fanno  pure  gli  abitanti  dell'Oa- 
sis  di  Ammon,  e  de'  luoghi  vicini  al  dire  di  Hornemann 
e  di  Caillaud. 

Il  Sig.  Angelot  poi  (3)  che  molli  fatti  ha  raccolto  e 
pubblicato  ultimaraenie  intorno  ad  alcune  depressioni  del- 
l'Africa  Sellenlrionale,  ponendo  mente  a  questa  partico- 
larità del  Sale  superficiale,  ebbe  a  dire,  che  esso  era  in- 
dizio costante  della  antica  insidenza  del  Mare  in  questi 
punti,  poiché  la  concentrazione  delle  sue  acque  salale  pro- 
duce in  ultimo  risultato  de'  depositi  di  sale  alla  superfi- 
cie del  suolo. 

Sebbene  qualcuno  de'  moderni  Naturalisti  spregi  quasi 
come  deboli  troppo  le  osservazioni  geologiche  de'  vetusti 


(1)  Tom.  1.  jiag.  55. 

(2)  Bullet.  de  la  Soc.  Géol.  de  France. 

(3)  Bullet.  Soc.  Géol.  1845.  p.  416. 


BIANCONI  223 

Scrittori,  tuttavia  non  posso  orametteredi  qui  soggiungere, 
che  essi  non  da  altri  capi  argomentavano,  se  non  che  da 
quelli  della  Geologia  di  oggidì.  Siane  prova  in  fra  molli 
il  detto  di  Erodoto  cui  persuadevano  la  già  insidenza  del 
mare  =  Conchylia  apparerà  in  montihus,  salsuginem  ef- 
florescere ,  et  montem  qui  in  Aegypto  est  supra  Memphim 
arenas  solas  habere  (I)  cioè  i  Fossili  organici,  il  Sale,  e 
le  Arene. 

Dunque  conchiudiamo  quattro  cose  da  tutto  questo. 

1.°  Che  su  tutti  i  luoghi  nei  quali  Erodoto,  e  gli  al- 
tri antichi  segnavano  l' insidenza  del  Mare,  si  veggono  oggi 
manifeste  le  sue  vesligie. 

2."  Che  le  osservazioni  geologiche  fatte  20  e  24  se- 
coli addietro  del  terreno  marino  entro  terra ,  caratterizzato 
dai  fossili,  dal  sale,  e  dalle  arene,  sono  osservazioni  pie- 
namente convalidate  dai  Geologi  di  oggidì. 

3."  Che  le  vesligie  dell'antico  mare,  quale  era  de- 
scritto da  Erodoto  da  Strabene  eie.  non  si  potrebbero  me- 
glio delineare  che  conforme  alla  carta  del  Russegger. 

4.^  Che  torna  vero  anche  una  volta  il  dello  di  un 
celebre  scienziato,  che  più  si  osserva,  e  meglio  si  conosce, 
più  si  trovano  vere  le  tradizioni  degli  Antichi. 

La  Geologia  pertanto  non  ismenlisce  punto  quanto  de- 
poneva la  Storia  antica:  anzi  si  trova  seco  lei  pienamente 
d'accordo:  ed  amendue  attestano  che  il  Mare  occupò  un 
tempo  il  basso  Egitto  sino  a  Merafi,  e  sino  all'Oasis  di 
Àmmon. 

Ma  la  Geologia  dice  nulla  intorno  all'epoca  nella 
quale  il  mare  abbandonò  queste  terre?  Sembra  che  essa 
ne  dica,  ove  sia  consultala  per  l'altra  via  che  io  accen- 
nava poc'  anzi ,  quella  degli  interrimenti  del  Nilo,  seguendo 
la  quale  si  perviene  anzi  ad  alcuni  risultali  quanto  inte- 
ressanti, altrettanto  inattesi. 


(1)  Herod.  lib.  II.  pag^92. 


224  modernitX  del  delta 

Forse  io  recherei  Nottole  ad  Atene ,  se  venissi  a  de- 
scrivere che  il  Nilo  ogni  anno  a  data  stagione,  uscendo 
torbido  e  gonfio  dal  suo  letto,  porta  ima  salutare  innon- 
dazione  per  lutto  il  paese,  ove  insieme  coll'inaffiaraenlo, 
che  vi  arreca  la  fertilità,  vi  lascia  ancora  un  sedimento  o 
UQ  limo,  che  ne  alza  lentamente  il  suolo. 

Or  l'alzamento  del  suolo  di  Egitto  per  opera  del  Nilo, 
è  un  fatto  amplificato  da  alcuni,  contrastalo  da  altri,  al- 
l'opposto oggetto,  0  di  dimostrare  che  gl'interrimenti  da 
esso  prodotti  hanno  respinto  il  mare,  e  fatto  nascere  il 
Delta,  0  per  contrario  di  conchiudere  che  il  Della  è  sem- 
pre stato  quale,  perchè  per  nulla  si  è  alzato,  nulla  aven- 
dogli dato  il  Nilo.  Ma  purtroppo  non  è  nuovo  l'esempio 
che  tanto  chi  troppo  prova,  quanto  chi  tutto  niega  non 
tocca  la  verità.  Dolomieu  e  De-Luc  per  un  lato,  Freret  e 
Desdouits,  per  l'altro  sono  gli  autori  che  a  mia  notizia ,  han- 
no principalmente  sostenute  queste  opposte  sentenze.  1  lor 
nomi  sono  troppo  venerandi  nella  scienza  perchè  voglia  as- 
sumere il  carico  di  giudice  per  comporre  la  lite;  ma  non 
disdirà  per  certo  che  io  secondo  il  consueto,  venga  informan- 
do dello  stato  della  questione,  oggi  massimamente  che  ab- 
biamo in  questo  particolare  osservazioni  del  più  alto  ri- 
marco, e  s'io  non  erro  meritevoli  di  pienissima  fede. 

Il  ragionamento  e  l'esperienza  lutto  giorno  ci  per- 
suadono, che  allorquando  un  fiume  straripando  versa  le 
fangose  sue  acque  sulle  campagne,  vi  lascia  un  deposito 
che  eleva  d'alquanto  il  suo  livello;  e  l'industria  poi  ha 
saputo  trarre  profitto  da  questo,  alzando  li  campi  bassi 
coir  introdurvi  replicatamente  le  torbide  de' vicini  torrenti. 
Argomentando  per  analogia,  così  si  dovea  creder  dell'Egit- 
to, soggetto  ad  ogni  anno  a  ricever  le  innondazioni  del  Nilo  : 
ma  opportuno  per  certo  tornava  l'avere  osservazioni  esalte 
fatte  in  tal  proposito  su  quel  paese. 

Il  Sig.  Girard  appunto,  uno  de'  membri  della  spedi- 
zione   militare    francese  in  Egitto    ha  consegnato    nella 


BIANCONI  225 

grand' opera  intitolata  Description  de  VEgypte,  due  Dis- 
sertazioni, l'una  intorno  al  Nilometro  di  Elefantina  (1), 
l'altra  intorno  alla  elevazione  secolare  del  suolo  Egizia- 
no (2),  in  ambedue  le  quali  v'  hanno  numerosissime  ri- 
cerche in  cui  egli  spiega  grande  sapere,  ordine  di  idee, 
e  profondo  discernimento,  vale  a  dire  i  requisiti  di  un 
buon  osservatore  (3). 

Strabene  aveva  già  parlato  di  un  misuratore  dell'escre- 
scenza del  Nilo,  che  era  posto  nell'Isola  d'Elefantina  nel- 
l'alto Egitto,  consistente  in  un  fabbricato  e  pozzo  situalo 
nel  lato  di  quella  antica  città,  che  era  posto  sul  fiume. 
Il  Sig.  Girard  fu  fortunato  di  poterlo  rinvenire,  e  sgom- 
bratane la  terra,  trovò  le  misure  segnate  sulla  parete,  e 
numerale  con  lettere  greche,  lo  che  indicava  che  il  Nilo- 
meiro  fosse  stabilito  a'  tempi  de'  Tolomei;  e  superiormente 
all'  ultima  graduazione  designante  originariamente  la  massi- 
ma possìbile  innondazione,  trovò  sovrapposto  una  indica- 
zione di  straordinaria  escrescenza  avvenuta  sotto  Settimio 
Severo,  come  appare  per  una  iscrizione  greca  appostavi; 
indi  altra  ancora  superiore  avvenuta  a'  giorni  di  uno  degli 
Antonini.  E  questo  dava  già  a  divedere  che  il  Nilometro 
stabilito  da'  Tolomei  restava  inferiore  alle  escrescenze  che 
ebbersi  a'  tempi  di  Severo,  e  degli  Antonini. 

Il  lasso  di  tempo  scorso  fra  questi  estremi  non  era 


(1)  Deseript.  de  V  Egrjpt.  1822.  T.  VI  pag.  1. 

(2)  Op.  cit.  T.  XX.  pag.  33. 

(3)  Più  volte  vorrei  ripetuto  in  questa  Dissertazione ,  ciò 
che  in  fronte  di  altre  congeneri  posi ,  cioè,  che  io  intendo  di 
esibire  in  questi  lavori  soltanto  un  abozzo ,  o  rudimento; 
nel  quale  perciò  né  tutto  può  essere  maturatamente  ponderato , 
né  abbastanza  diligentemente  raccolto.  Molto  forse  mi  sarà  sfug- 
gito ,  per  angustia  di  tempo,  di  mezzo  alle  eccellenti  osservazio- 
ni del  Sig.  Girard;  le  quali  cose  meglio  ordinate  e  digerite  mi 
propongo  di  riprodurre ,  se  a  Dio  piace,  in  altro  tempo. 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Seuie  MI.  Tom.  3.  15 


226  MODERNITÀ   DEL   DELTA 

però  tanto  forte,  quanto  quello  che  conducea  sino  a  noi, 
sicché  non  potesse ,  il  Sig.  Girard  sperare  di  ottenere  dif- 
ferenze assai  più  notevoli  dal  confronto  con  quello  che 
avviene  oggidì.  Posta  quindi  a  riscontro  con  diligenti  li- 
vellazioni la  massima  escrescenza  segnala  dal  Nilometro  di 
Elefantina,  colla  massima  dei  nostri  tempi  trovò  che  que- 
sta superava  l'altra  di  241  cent,  e  circa  211  sopra  la  data 
della  iscrizione  di  Settimio  Severo  =  donde  ne  segue,  egli 
conchiude,  che  il  fondo  del  Nilo  si  è  alzato  di  211  cent, 
dà  Severo  a  noi  (1).  = 

Come  poi  da  questo  Imperatore  sino  ad  oggi,  sono 
scorsi  circa  1600  anni,  ne  viene  che  l'alzamento  è  di  132 
millimetri  per  ogni  secolo. 

Ben  più  vasto  soggetto  egli  prese  a  trattare  nella  se- 
conda Dissertazione,  portando  le  sue  ricerche  suH' interri- 
mento che  ha  sepolto  la  base  o  parte  de'  monumenti  del- 
l'Egitto. 

La  specie  di  terra,  o  limo  che  il  Nilo  depone  alla  oc- 
casione del  suo  straripamento,  è  bene  distinguibile  dal  ter- 
reno che  forma  il  fondo  della  vallata.  Nel  medio  ed  alto 
Egitto  si  trovano  al  basso:  1.°  il  Calcare  sodo  proprio  delle 
due  catene  Arabica  e  Libica;  2.°  un  terreno  di  trasporlo 
composto  di  grossa  arena  (graiyier),  di  marne  eie:  sopra 
questi  giace  il  limo  nerastro  del  Nilo. 

Parecchi  scavi  nella  valle  superiore  di  Egitto  che  die- 
dero al  Sig.  Girard  questa  successione  di  terreno  gli  mo- 
strarono ancora  che  il  limo  del  Nilo  avea  ove  7  ove  8  me- 
tri (2)  di  altezza, sopra  l'indicato  terreno  primigenio,  per 
così  dire,  della  vallata.  Lo  che  indica  bene,  che  dappoiché  il 
Nilo  cominciò  a  scorrere  si  è  formato  in  Egitto  un  innal- 
zamento notabilissimo,  ma  nulla  dice  in  quanto  tempo  sia 
ciò  avvenuto,  cosa  che  mollo  slava  a  cuore  al  Sig- Girard 


(1)  Descript,  de  l'  Egtjpt.  T.  20.  p.  114. 

(2)  T.  JJ.  pag.  77. 


BIANCONI  227 

di  discuoprire.  Egli  vi  si  accinse,  e  vi  riusci;  ed  eccone 
il  come. 

Sull'area  dell'antica  Tebe  sorgono   ancora  molti  mo- 
numenti della  grandezza  Egiziana  ,  come  Obelischi ,  Sfingi, 
I   avanzi  di  Tempj,  di  Palazzi  etc.   Ma  principalissirao  og- 
I   getto  di   maraviglia  è  il  colosso  di  Memnone,  il  quale  è 
I   sepolto   nel   terreno  con  buona  parte  del  suo   piedistallo; 
j  sepolta  coir  intero  piedistallo  è  una  Sfinge  della  lunga  se- 
I  rie  che  stava  innanzi  al  Palazzo  diKarnack,  come  sepolte 
i  sono  le  parti  inferiori  di  questo  palazzo,  e  degli  altri  mo- 
numenti circostanti.  Le  innondazioni  poi  del  JNilo  oggi  si 
avanzano   tanto  più  alto,  e  cuoprono  affatto   la  Sfinge,  e 
fanno  sembrare  il  colosso  in  mezzo  ad  un  lago.  Ora  vor- 
ranno dire  i  Sig.  Freret  e  Desdouits  che  fossero  posti  da 
prima   sì  basso?    o  non   crederemo  noi  piuttosto  che   il 
terreno  siasi  alzato  all'intorno,  e  n'abbia  sepolte  le  basif 
Ma  forse  a  loro  non  furono  noti  questi  fatti.  Per  altro,  per 
poco  che  voglia  concedersi  di  buon  senso  a  quelli  che  fu- 
ron  capaci  di  erigere  queste  opere,  egli  è  facile  supporre 
che  essi  li  ponessero  in  luogo  eminente.  E  già  egli  è  noto 
che  ogni  Città  Egiziana  era  collocata  sopra  una  elevazione 
I manufatta,  e  Tebe  stessa  fu  fondata  sopra  un  altipiano  ar- 
tificiale di   6   metri   circa  di  altezza  sopra  l'antichissimo 
i' piano  della  valle.  Ma  tornando  alla  statua  di  Memnone,  essa 
';  col  suo  piedistallo  posava  sopra  una  piazza  lastricata  di  gran- 
'  di  pietre  di  Grès,  la  quale  ora  si  trova  sepolta  sotto  1  met. 
•i924  di  limo.  Or  per  conoscere  in  quanti  secoli  sia  avve- 
I  nulo  questo  interrimento,  bisognerebbe  saper   sino  a  qual 
1  tempo  fosse  dessa  slata  scoperta.  E  da  alcuni  passi  di  Fi- 
1'  lostrato ,  e  di  Strabone  si  ha  fondamento  per  credere  che  ai 
ia  loro  giorni  (furon  essi  pressoché  contemporanei)  la  piazza 
Ili  del  Mneraoniura  fosse  tuttavia  scoperta,  per  cui  l'interri- 
mento di  metri  1,924,  sarebbe  avvenuto  ne'  18  secoli  che 
■  Iscorsero  da  Strabone  sino  a  noi. 

Oltre  a  ciò,  cadde  soli' occhio  al  Sig.  Girard  uDa  iscri- 


228  MODERNITÀ    DEL   DELTA 

zione  greca  scolpita  sul  piedistallo  del  colosso,  che  ora  per 
metà  è  sepolta  nel  terreno  attuale.  In  essa  si  leggeva,  che 
nell'anno  decimo  di  Antonino  era  stata  udita  la  voce  che 
il  colosso  tramandava  all'aurora.  Come  non  può  supporsi 
che  l'iscrizione  fosse  scolpita  a  terra,  ma  ogni  ragione 
conduce  a  credere,  che  la  persona  che  la  incideva  stesse 
in  piedi,  e  la  segnasse  almeno  alla  sua  altezza,  così  il 
Girard  calcola  che  si  trovasse  alta  da  terra  per  la  misura 
di  un  uomo  cioè  un  metro  e  mezzo;  per  cui  ne  conchiude 
che  nel  minore  dei  calcoli  si  possa  ammettere  che  da'  tem- 
pi di  Antonino  a  noi  cioè  in  16  secoli,  siasi  avuto  un  in- 
nalzamento di  metri  1,50. 

Noi  noi  seguiremo  in  tante  ricerche  di  simil  genere 
che  egli  ha  fallo  nel  resto  di  Egitto;  perocché  impossibil 
sarebbe  il  dare  qui  i  particolari  del  suo  interessante  lavo- 
ro, al  quale  rimetto  quelli  che  amassero  avere  più  estesa 
notizia;  questo  solo  io  dirò  che  tutti  i  calcoli,  che  egli  ha 
istituito  gli  recano  assai  prossimamente  la  cifra  di  0,126 
mil.  per  alzamento  secolare  del  suolo  di  Egitto  (1).  Egli 
è  a  rammentare  che  0,134  avea  egli  ottenuto  dai  calcoli 
sul  Nilometro  di  Elefantina,  e  0,120  da  quello  di  Roudah; 
per  cui  si  vede  che  la  congettura  di  una  media  propor- 
zionale di  0,126  raill.  per  ogni  secolo,  è  appoggiata  da 
fatti  che  rendon  la  cosa  bastantemente  probabile. 

E  appunto  come  fondala  congettura  ce  la  cifre  il  Sig. 
Girard,  anche  per  le  applicazioni  che  egli  fa  del  suo  cal- 
colo alle  età  dell'Egitto. 

Le  storie  non  segnano  la  data  della  fondazione  di  Te- 
be, ma  tutte  si  accordano  ad  attribuirle  una  remota  anti- 
chità. Coir  ajuto  del  calcolo  suesposto  poteva  tentarsi  qual- 
che congettura.  Poiché  mediante  gli  scavi  potè  il  Sig.  Gi- 
rard conoscere  che  Tebe  posava  sopra  una  eminenza  arti- 
ficiale la  cui  base  è  oggi  sepolta  6  metri,  meno  poche  li- 


(I)  Descr.  d' Egypt.  T.  XX.  pag.  t38. 


BUNCowi  229 

Dee  sotto  il  suolo  attuale.  Dunque  quando  i  primitivi  Egi- 
ziani accumulavano  l'altipiano  destinato  a  sorregger  Tebe, 
il  suolo  di  Egitto  era  6  metri  circa  più  basso  di  quello 
d'oggidì.  Questa  quantità  divisa  per  la  misura  suddetta 
dell'alzamento  secolare,  di  126  mill.  porterebbe,  dice  il  Sig. 
Girard,  l'epoca  della  fondazione  di  Tebe  a  un  418  anni 
circa  dopo  il  diluvio  di  Noè.  =  Ben  è  manifesto,  prose- 
gue egli  (1),  che  noi  non  pretendiamo  di  attribuire  una 
precisione  rigorosa  alla  determinazione  dell'epoca  che  noi 
abbiamo  qui  indicata;  non  sono  queste  che  semplici  con- 
getture rinchiuse  entro  limiti  di  probabilità  assai  avvici- 
nate, e  che  nuove  ricerche  potranno  ravvicinare  ancora,  ir: 
Così  egli.  Ma  notisi  un  singolare  accordo  di  questo  risul- 
tato, colle  conseguenze  che  io  esposi  nelle  Dissertazioni 
poco  fa  pubblicate  (2).  Allora  io  mostrai  aversi  moltissime 
ragioni  per  dire,  che  là  ove  la  Storia  di  Mosè  nomina  Ta- 
nis  probabilmente  debbasi  intendere  Tebe.  Or  notisi  che  la 
Genesi  parla  della  fondazione  di  Tanis:  e  per  considera- 
zioni che  troppo  lungo  sarebbe  qui  lo  specificare,  essa  ri- 
monta sino  verso  li  400  anni  dopo  il  Diluvio.  Se  pongasi 
il  nome  Tebe  in  luogo  di  quello  di  Tanis,  ognun  vede  che 
le  osservazioni  geologiche  del  Sig.  Girard,  e  la  storia  di 
Mosè  non  ponno  trovarsi  fra  loro  meglio  d'accordo. 

Dalle  ricerche  del  Sig.  Girard  pertanto,  questo  in  ge- 
nerale ne  consegue  incontrastabilmente,  che  il  suolo  di 
Egitto  si  è  innalzato  sempre,  e  di  una  notabile  quantità; 
la  quale  non  è  certo  minore  di  4  in  5  metri.  Or  si  abbas- 
si col  pensiero  il  suolo  del  basso  Delta  di  4  metri ,  che 
resta  egli?  tutto  è  sotto  mare. 


(1)  Op.  e.  T.  XX.  pag.  132.  —  In  qual  pregio  siano 
le  osservazioni  del  Sig.  Girard,  si  vegga  Ritter  Géogr.  T. 
III.  pag.  5. 

(2)  5e  il  Mare  abbia  in  tempi  antichi  occupato  le  pia' 
nure  e  colli  d'Italia  etc.  Dissertaz.  2.^  e  3.* 


230  moderisitX  del  deità 

AI  che  inoltre  conviene  pur  aggiugnere  che  altre  os- 
servazioni del  Sig.  Girard  istituite  ad  Eliopoli  nell'alto 
Della ,  mostrarongli  che  in  una  proporzione  bene  maggiore 
si  fanno  gl'innalzamenti  del  suolo  per  ogni  secolo  sul 
Delta,  in  quella  parte  cioè  ove  le  acque  espandendosi  per 
la  immensa  pianura  perdono  di  velocità ,  ristagnan  pur  an- 
co, e  quivi  scaricansi  di  tutto  il  limo,  che  il  corso  rapido 
gli  avea  fatto  sostenere  nel  superiore  tragitto.  Dunque  se 
con  questa  o  con  qualsiasi  altra  minore  ragionevole  pro- 
porzione vogliasi  argomentare ,  ne  consegue  che  gran  parte 
del  Delta  un  3  mila  anni  addietro,  non  sarebbe  stato  che 
profondamente  sommerso  sotto  le  acque  del  Mediterraneo, 
anche  all'attuale  livello. 

Dunque  la  Geologia  dello  stato  moderno  di  Egitto 
esclude  la  possibilità  che  il  Delta  rimonti  ad  una  età  assai 
remota:  e  la  Geologia  dello  stato  antico  dimostra  che  un 
tempo  occupava  il  suo  posto  il  mare:  ma  un  mare  assai 
più  elevato,  perchè  ha  lasciato  le  sue  vestigia  sopra  Memfi, 
perchè  si  avanzava  sino  all'Oasis  di  Aramone,  perchè  si 
congiungeva  infine  coli' Eritreo,  lasciando  ovunque  segni 
di  sua  presenza  nelle  conchiglie  marine,  nelle  sabbie,  e 
nel  sale. 

La  Geologia  pertanto  nulla  oppone  a  quello  che  dice 
la  Storia,  anzi  la  seconda,  fors' anche  la  conferma,  e 
d'accordo  conchiudono  che  il  mare  una  volta  più  alto  co- 
priva tutti  questi  bassi  paesi,  e  ti  tenne  sino  ad  un'epoca 
non  molto  antica.  Pur  alcuni  non  convengon  di  questo^ 
hanno  di  che  opporre,  e  le  lor  obbiezioni  ci  restano  or 
qui  ad  esaminare. 


BIANCONI  231 


ESAME 


dette  obbiezioni  opposte  atta  modernità 
del  Delta  di  Egitto, 

Molte  prove  adunque  esistono  della  modernità  del  Delta 
di  Egitto.  Prove  istoriche,  e  prove  geologiche.  Accordo 
degli  antichissimi  scrittori  co'  viaggiatori  moderni.  Le  tra- 
dizioni più  esplicite,  conservate  da  dotti  di  ogni  età»  lo 
stato  de' monumenti  dell'antico  Egitto,  e  lo  stato  del  suolo, 
tutto  concorre  a  mostrare,  che  questa  parte  del  basso  Egit- 
to il  Delta,  non  emerse  dalle  acque  del  mare  se  non  che 
in  tempi  poco  appresso  alla  guerra  Trojana,  come  detta- 
gliatamente è  stato  sin  qui  esposto.  E  ciascuno  ben  si  sov- 
verrà quanto  ne  dicono  in  proposito  ed  Omero,  ed  Ero- 
doto, Aristotile,  Ipparco,  Eratostene,  Stratone,  Strabone, 
Diodoro,  Plutarco,  e  quindi  Plinio,  Seneca,  Proclo,  con 
tanti  altri  meno  antichi  j  lo  che  è  quanto  dire  pressoché 
tutti  i  primi  dotti  dell'antichità,  e  che  le  loro  narrazioni 
sono  in  perfetta  armonia  colle  descrizioni  locali  de'  mo- 
derni a  tal  segno,  che  feci  vedere  che  Erodoto  descrive 
l'estendersi  del  mare  sul  Delta,  e  ne'  deserti  della  Libia, 
precisamente  a  quel  modo,  che  il  Russegger  disegna  le 
vestigia  del  mare  antico  sulla  sua  carta  Geologica. 

Con  tutto  ciò  crederem  noi  finita  la  questione  e  sta- 
bilita la  modernità  del  Delta?  al  certo  che  no;  e  feci  già 
notare  nel  chiudere  del  precedente  capo,  che  non  lutti  gli 
eruditi  convengono  in  questo:  esservene  anzi  non  pochi 
che  dissentono  altamente,  ed  oppongono  obbiezioni  di  vario 
genere,  che  io  mi  propongo  or  qui  di  chiamare  ad  esame. 

Taluno  ha  trovato  la  questione  di  sì  lieve  momento 
che  l'ha  spacciata  quasi  favola,  e  cosa  da  riso.  =  Per 
una  mala  intelligenza,  uno  dice,  del  vero  senso  del  voca- 


232  hodernitX  del  delta 

bolo  Aegyptos  io  que'  passi  di  Omero,  alcuni  geografi 
moderni  pretesero  provare  che  il  Della  de'  suoi  tempi  era 
ancora  coperto  dall'acque  del  mare.  Sopra  errori  di  simil 
fatta  ha  le  sue  basi  quasi  tutta  l'erudizione  de'  geologi 
(1)  =:  Mordace  è  la  chiusa,  ma  del  pari  falsa,  perocché 
opere  di  geologi  riputalissimi,  fra  le  quali  citerò  quelle  di 
De-Luc,  Cuvier,  Lyell  etc.  rispondono  ad  esuberanza  alla 
inconsiderata  accusa  data  indistintamente  ai  geologi. 

Poi  è  egli  forse  retto  il  dire  che  si  è  argomentato 
della  modernità  del  Delta  fondandosi  sul  luogo  di  Omero? 
Ognun  sei  vide  s'io  venissi  a  trattar  l'argomento  con  solo 
Omero  alla  mano,  o  se  anzi  non  raccogliessi  da  lunga 
serie  di  scrittori,  i  principali  dell'antichità,  la  conferma 
e  gli  schiarimenti  per  cento  variate  maniere  della  Omerica 
tradizione.  Per  questa  parte  potrebbonsi  ritorcere  sull'au- 
tore le  sue  parole  «  che  per  una  mala  cognizione  della 
questione  egli  ha  sentenziato  con  tanta  franchezza  ;  poiché 
per  poco  che  fosse  egli  entralo  addentro  nell'argomento, 
sarebbesi  accorto  che  tutto  non  posa  già  sul  vocabolo  Ae- 
gyptos, ma  che  questo  anche  ommesso,  resta  lunga  mano 
di  prove,  che  rendono  la  questione  rispetiabile,  e  men  fa- 
cile ad  essere  cacciata  con  un  sol  tratto  di  penna. 

Rimane  adunque  della  riferita  obbiezione,  che  è  del 
cai.  Malte  Brun,  a  conoscere  in  che  consista  l'errore  com- 
messo per  la  intelligenza  del  xozdholo  Aegyptos. 'E,  trarrò 
la  spiegazione  da  un  altro  pur  valente  scienziato  il  Sig. 
Desdouils  il  quale  così  si  esprime.  =  Lungo  tempo  si  è 
data  l'interpretazione  al  vocabolo  Aegyptos,  come  indi- 
cante la  terra  di  Egitto,  ma  da  lungo  tempo  ancora  egli 
è  provato  e  convenuto  fra  gli  eruditi,  che  il  vocabolo  .4^- 
gyptos  usato  da  Omero  non  significa  altra  cosa  che  il  Ni- 
lo .. .  Si  tratta  qui  adunque  non  della  distanza  dall'Isola 


(1)  Malte  Brun  T.  1.  C.  39. 


BIANCONI  233 

di  Faros  alla  terraferma,  ma  della  sua  distanza  dalla  im- 
boccatura Canopica  del  Nilo;  questa  distanza  non  è  che 
di  sette  a  8  leghe,  e  si  prova  facilmente  che  ciò  può  ac- 
cordarsi col  tempo  di  un  giorno  e  di  una  notte  di  navi- 
gazione all'epoca  de'  viaggi  di  Ulisse  =  (1). 

In  contrario  però  a  questa  convenuta  interpretazione 
del  vocabolo  Aegyptos,  almeno  sul  punto  risguardante  la 
distanza  di  Pharos,  sta  il  luogo  di  Plinio  da  me  altrove 
ricordato  (2) ,  e  cioè  congesta  major  pars  Aegypti  a  Ni- 
lo ;  in  quam  a  Pliaro  insula  noctis ,  et  diei  cursum  fuisse 
Homero  credimus;  il  quale  apertamente  dimostra  come  Pli- 
nio interpretasse  per  terra  di  Egitto,  ciò  che  è  indicato  sotto 
il  nome  di  Aegyptus  nel  passo  Omerico.  Similmente  si  op- 
pone un  luogo  di  Strabone  (3)  =  Tunc  diurnae  naviga- 
tioriis  spatio  Pharum  a  continente  fuisse  dissitam  =;  e 
forse  potrebbe  dirsi  il  concorde  assenso  di  tutti  quelli  che 
asserendo  il  Delta  sott'acqua,  pongono  grande  distanza 
tra  Pharos  e  la  terra  scoperta  dell'Egitto,  e  spiegano  ed 
aprono  in  certo  modo  il  senso  piano  dell'Omerica  narra- 
zione. Ma  valga  per  tutti  il  cel.  Letronne,  il  quale  afferma 
che  da  tutti  i  luoghi  dell'Odissea  confrontati  assieme  si 
raccoglie  che  Omero  in  questo  luogo  parla  del  paese  o 
terra  ferma,  e  non  del  fiume  (4). 

Ma  passiam  sopra  a  questa  osservazione,  la  quale  in 
fin  fine  poco  monta;  perocché  nella  ipotesi  da  noi  stabi- 
lita in  addietro  che  il  mare  giugnesse  sino  di  mezzo  a'  monti 
di  Memfi,  tanto  è  l'andare  alla  terra  di  Egitto  partendo  da 
Pharos,  quanto  da  questo  stesso  luogo  andare  al  Nilo,  che 
colassù  avesse  l'unica  sua  foce.  Il  Malte  Brun  però  ed  il 
Desdouits  altramente  considerano  la  cosa  supponendo  sin 


(1)  Soirées  de  Monthlery  pag.  171. 

(2)  Lib.  IL  cap.  85. 

(3)  Lib.  L  pag.  37. 

(4)  Journal  des  Savants. 


234  nODERNITl  DSL  DELTA 

in  antico  asciutto  il  Della  come  oggidì.  Si  è  visto  come  iì 
secondo  appliclii  il  racconto  di  Omero  ad  un  viaggio  da 
Pharos  alla  prima  foce  del  Nilo,  che  s'incontra  costeggian- 
do il  Delta,  cioè  la  Canopica,  che  dista  7  ad  8  leghe.  Al 
quale  tratto  di  viaggio  di  16  a  18  miglia,  avrebbe  biso- 
gnato impiegare  una  navigazione  di  un  giorno,  e  di  una 
notte  fatta 

In  concavo  legno 

Cui  stridulo  da  poppa  il  vento  spiri. 

Il  Sig.  Desdouits  che  afferma  potersi  facilmente  accor- 
dare colla  navigazione  a'  tempi  di  Ulisse ,  non  reca  poi 
veruna  prova  del  suo  asserto,  ma  ben  sì  conosce  che  egli 
allude  alla  supposizione  di  una  navigazione  a  quei  tempi 
imperfettissima,  e  quindi  tanto  più  lenta  d'oggidì.  Forse 
esisteranno  ragioni  e  calcoli  a  me  ignoti  che  provino  che 
anticamente  una  nave  a  gonfie  vele  e  sul  mare  non  poteva 
percorrere,  che  solo  16  miglia  in  24  ore:  tuttavia  io  con- 
fesso sembrarmi  questo  inverosimile  per  un  lato ,  e  con- 
trario alle  cognizioni  ed  alle  memorie  che  si  hanno  per 
l'altro. 

Primamente  per  quanto  rozze  e  mal  formate  vogliansi 
supporre  le  navi  antiche,  esse  infine  eran  galleggianti,  i 
quali  potevano  essere  spinti  dal  soffio  del  vento,  perchè 
avevano  vele ,  ed  accelerate  da  remi,  perchè  il  lor  uso  era 
comune.  Ma  le  descrizioni  che  Omero  ci  dà  delle  navi  de' 
suoi  giorni,  la  distinzione  delle  loro  parti,  il  loro  maneg- 
gio, e  le  figure  pur  anche,  che  in  antichi  monumenti  ci 
restano,  fanno  fede  che  la  nautica  non  era  tanto  malintesa, 
da  dover  offrire  ostacoli  e  ritardi  sì  forti,  da  ridurre  le 
Navi  a  vele  a  percorrere  soli  tre  quarti  di  miglio  per  ora 
ancorché  impulsala  da  vento  propizio  e  da  remi,  mentre  più 
ne  percorre  una  Zattera  oggidì. 

Parmi  adunque  onninamente  inverosimile  il  supposto 


BIANCONI  33£; 

del  Desdouits.  Poi  già  superiormente  io  recai  ragioni,  per 
dover  supporre  la  navigazione  di  quei  tempi  ben  più  ce- 
lere di  quello  che  calcoli  ora  il  Desdouits.  Ma  a  quelle 
altre  prove  mi  piace  or  qui  aggiugnere,cbe  tornano  opportu- 
nissìme  al  presente  soggetto. 

Omero  cosi  ci  descrive  una  navigazione  fatta   da' 
Feaci  (1): 

Come  talvolta  in  polveroso  campo 

Quattro  maschi  destrieri  a  un  cocchio  aggiunti 

E  tutti  dal  flagel  percossi  a  un  tempo, 

Sembran  levarsi  nel  vóto  aere  in  alto 

E  la  prescritta  via  compier  volando: 

Si  la  nave  correa  con  alta  poppa 

Dietro  da  cui  precipitava  il  grosso 

Del  risonante  mar  flutto  cilestro: 

Correa  sicura,  né  l'avria  sparviere. 

Degli  augei  velocissimo,  raggiunta, 

Con  si  celere  prora  i  salsi  flutti 

Solcava  etc. 

Anche  volendo  donar  molto  alle  figure  poetiche,  parmi 
che  le  similitudini  dei  quattro  destrieri  maschi,  e  tutti 
flagellati ,  e  quella  dello  Sparviere  lascino  tanto  di  spazio 
al  calcolo,  che  rendano  affatto  scorretto  quello  di  |  di  mi- 
glio per  ora,  e  di  18  miglia  in  un  giorno  ed  in  una  notte. 

Inoltre  il  Desdouits,  come  non  avrà  posto  mente  al 
recato  luogo,  così  non  avrà  fallo  attenzione  alla  misura 
e  di  tempo,  e  di  spazio  che  in  questo  tratto  dell'Odissea 
pur  ci  rimangono  di  una  corsa  di  navigazione.  La  nave 
di  cui  si  è  parlato  parti  sulla  sera  dall'Isola  de'  Feaci, 
oggi  Corfù ,  e 


(I)  Odyss.  Uh.  Xllt. 


936  hodernitX  del  delta 

Quando  comparve  quel  sì  fulgid'  astro 
Che  della  rosea  aurora  è  messaggere, 
La  ratta  nave  ad  Itaca  approdava. 

Or  Itaca  in  linea  retta  dista  più  di  60  miglia  da  Cor- 
fu,  e  furono  percorse  in  una  sola  notte,  anzi  dalla  sera 
al  comparire  della  stella  precorritrice  dell'  alba,  cioè  Fo- 
sforo 0  Venere  mattutina,  il  quale  spazio  puossi  calcolare 
per  tutta  abbondanza  12  ore.  Se  dunque  si  conosceva  a* 
tempi  di  Omero  che  in  12  ore  si  potevano  percorrere  60 
miglia,  ognun  vede  se  potrà  esser  facile  cosa  al  Sig.  Des- 
douits  di  provare  che  in  24  ore  non  percorrevansi  che 
sole  18  miglia  con  navigazione  felicissima,  qual  è  quella 
di  cui  Omero  parla,  là  ove  segna  la  distanza  da  Pharos 
all'Egitto. 

Io  penso  anzi  che  con  queste  prove  venga  ornai  sta- 
bilita la  misura  approssimativa  della  celerità  di  cui  godeva 
la  navigazione  degli  antichi. 

Notisi  ancora  qui  di  sfuggita,  che  il  computo  di  120 
miglia  che  io,  nel  precedente  capo  assegnava  ad  un  gior- 
no ed  una  notte  di  navigazione,  e  che  mi  portava  da  Pha- 
ros sin  presso  alle  Piramidi,  viene  confermato,  e  dimostrato 
più  giusto  dalle  prove  oggi  recale. 

Qualcuno  si  era  accorto  della  incongruenza  di  porre 
un  punto  sì  prossimo  a  Pharos  qual  è  la  foce  Canopica 
del  Nilo  per  termine  del  viaggio  marillirao  di  Menelao,  ed 
hanno  cercato  di  rimediare  col  portare  la  cosa  ad  un  al- 
tra foce,  la  Bolbitina,  che  disia  circa  un  40  miglia.  E  per 
appoggiare  questa  scelta  adducono,  che  la  ispezione  delle 
ramificazioni  del  Nilo  sul  Delta,  addimostra  che  il  primo 
braccio,  cioè  il  Canopico,  è  opera  dell'arte,  mentre  il  Boi- 
bitino  è  manifestamente  opera  della  natura;  quindi  questo 
solo,  dicesi ,  da  questo  lato  esisteva  a'  tempi  Omerici ,  ed 
a  questo  dovette  dirigersi  Menelao.  Se  non  che  40  miglia 


BiAncOMi  237 

sono  ancora  mollo  al  di  sotto  dalla  distanza  assegnata  da 
Omero,  e  non  soddisfanno  quindi  alle  condizioni  da  lui 
stabilite. 

Dunque  raccogliamo  le  conseguenze  che  dall'esame 
di  queste  opposizioni  derivano,  e  cioè,  che  se  pel  vocabolo 
Aegyptus  si  dovesse  anche  intendere  il  Nilo  e  la  sua  foce, 
questa  non  poteva  essere  che  l'unica  foce  posta  fra'  monti 
di  Memfì  nel  medio  Egitto,  quando  il  mare  più  allo  cuo- 
priva  tutto  il  Delta,  ed  allora  si  verifica  la  condizione  di 
Omero  di  una  corsa  a  vele  gonfie  per  24  ore,  cioè  per  la 
distanza  di  120  miglia  da  Pharos. 

Chi  si  ride  della  modernità  del  Delta  e  pretende  at- 
terrarne ad  un  sol  trailo  tutto  il  vigore,  si  è  il  rinoma- 
to commentatore  di  Plinio  l'Harduin:  Commentum  hoc, 
egli  dice  (1),  refellunt  eruditi  hoc  argumento;  e  l'argo- 
mento si  è  il  seguente,  recato  già  dal  Becano,  e  ripro- 
dotto con  molta  gagliardia  da  Malle-Brun  e  Desdouits.  Se 
Pharos  era  lontano  dall'Egitto  pel  tratto  di  un  giorno  di 
navigazione,  e  se  tulio  questo  spazio  di  mare  è  slato  em- 
pito in  mille  anni,  dall'eccidio  di  Troja  cioè,  sino  alla  na- 
scita di  Alessandria;  avrebbe  del  pari  dovuto  ingrandire 
moltissimo  nei  tremila  anni  che  seguono  venendo  sino  a 
noi.  Ma  la  misura  del  Delta  (2)  data  da  Erodoto  concorre 
a  provare  che  il  Delta  da  più  di  tremila  anni  non  si  è  sen- 
sìbilmente ingrandito  ;  dunque  nemmeno  il  primo  ingran- 
dimento  è  verosimile  né  ragionevole. 

Al  che  primamente  risponderò  coi  cel.  De-Luc,e  Cor- 
dier,  potersi  addurre  alcune  cause  le  quali  rendono  ragione 
di  fortissimi  interrimenti  di  fiumi  sui  primi  tempi ,  e  di 
minimi  ne'  posteriori;  più  potersi  dare  certe  disposizioni 
del  suolo  per  cui  l'emersione  di  una  terra  dal  mare  sia 
pronta  sino  a  certo  limite,  oltre  al  quale  poco  o  nulla 


(1)  Ad  Lib.  IL  cap.  85.  pag.  113. 

(2)  Malie  Brun.  1.  58. 


238  MODERNITÀ  DEL  DELTA' 

s'accresca;  per  cui  si  venga  con  questa  a  togliere  e  l'ir- 
ragìonevoiezza,  e  l'inverosimiglianza  della  cosa. 

Ma  ponendo  anche  in  disparte  queste  risposte ,  una 
considerazione  ne  resta ^  che  tronca  profondamente  la  dif- 
ficoltà. Imperocché  a  che  mai  tende  l'opposizione  se  non  che 
a  conchiudere  che  il  Nilo  non  può  avere  formato  il  Delta 
co'  suoi  interrimenti  in  un  mille  anni  ^  se  poi  non  ha  po- 
tuto in  3000  aggiugnere  nulla  o  almeno  pochissimo?  Eb- 
bene se  questa  è  la  difficoltà  risponderemo  che  si  è  fuor 
di  questione;  perocché  noi  non  sostenghiamo  già  che  il 
Nilo  abbia  co'  suoi  interrimenti  respinto  il  mare ,  né  ve- 
runo degli  antichi  ha  mai  preteso  questo,  ma  bensì  si  so- 
stiene che  il  mare  un  tempo  più  alto  abbassò  per  l'aper- 
tura dell'Istmo  di  Gibilterra,  e  pose  allo  scoperto  il  Della; 
e  gli  antichi  col  linguaggio  di  Plinio  ripetevano  che  na- 
scuntur  terrae ,  et  recessu  maris-  Dunque  per  combattere 
la  modernità  del  Delta  oggidì  bisogna  provare,  che  il  mare 
Don  giunse  mai  sin  presso  le  Piramidi,  o  che  giammai 
esso  abbassò  di  livello;  ma  quando  si  venga  ad  attaccare 
pel  lato  degl'interrimenti  del  Nilo,  è  un  venire  a  stabilire 
la  disputa  sopra  un  campo,  che  la  storia,  i  monumenti, 
e  la  geologia  hanno  già  rifiutato  e  proscritto. 

In  conseguenza  di  che  è  del  pari  fuor  di  questione  la 
difficoltà  che  affaccia  col  Freret,econ  altri  lo  stesso  Sig. 
Desdouits  (autore  a  cui  d'altronde  io  professo  immensa 
stima)  per  la  quale  egli  contrasta  e  nega  l'alzamento  del 
suolo  d'Egitto,  per  gl'interrimenti  annui  prodotti  dalle 
innondazioni  del  Nilo.  Io  già  ho  trattato  in  addietro  que- 
sto soggetto ,  ove  recai  (1)  le  osservazioni  del  Sig.  Girard 
comprovanti  un  innalzamento  secolare  di  126  mill.  dedotte 
da  tre  capi,  cioè  dagli  scavi  e  natura  del  terreno,  dal  Ni- 
lometro  di  Elefantina  che  egli  scuoprì(2),e  dalla  porzione 


(1)  Pag.  226. 

(2)  Aggiungasi  dal    Nilometro  di  Roudah.  Description 
d'Egypte  T.  18.  pag.  555. 


BIANCONI  239 

de'  Colossi ,  Obelischi  etc. ,  che  è  sepolta  sotto  i  deposti 
del  Silo.  iDconcepibile  egli  è  per  me  come  il  lodato  Des- 
douils,  che  con  ogni  forza  vuole  combattere  l'elevamento 
del  suolo  Egiziano  per  opera  del  Nilo,  non  parli  che  del- 
le osservazioni  del  primo  capo,  e  passi  sotto  silenzio  le 
altre  due  fonti  che  danno  argomenti  più  decisivi.  Mentre 
adunque  si  può  rispondere  a  questo  distinto  scienziato  che 
egli  non  ha  compita  la  sua  opposizione,  né  provata  la  sua 
tesi ,  ove  poi  egli  riuscisse  effettivamente  a  distruggere  gli 
argomenti  che  tuttora  sussistono,  del  che  molto  può  du- 
bitarsi, allora  ci  disimpegneremo  col  dirgli,  che  egli  è 
fuor  di  questione;  poiché  il  regime  del  JNilo,  qualunque 
esso  siasi,  non  urta  la  modernità  del  Delta,  la  quale  si  ri- 
pete unicamente  dall'abbassamento  del  mare. 

Due  obbiezioni  vengono  fatte  in  questi  nostri  giorni 
da  un  celebratissimo  letterato  francese  superiormente  ri- 
cordato, il  Sig.  Letronne,  che  raccolgonsi  da  alcuni  squarci 
posti  per  incidenza  in  articoli  del  Journal  des  Savants,e 
sono  comprese  in  queste  poche  parole  =  che  il  Delta 
esistesse  ancora  a'  tempi  di  Omero  è  provato,  prima  dal 
testo  della  scrittura  che  mostra  che  Tanis  esisteva  già  ai 
tempi  di  Àbramo,  e  secondo  pei  resti  di  edifìzi  Egiziani 
trovati  a  Sals  ed  a  Tanis,  portanti  il  nome  di  Ramesse,e 
di  Sesostri  che  ve  li  fece  erigere  (1).  = 

Per  la  prima  delle  quali  obbiezioni  io  mi  riporlo  ai 
miei  lavori  pubblicati  in  addietro  (2),  pe'  quali  si  mostra 
che  la  Scrittura  non  parla  di  Tanis,  ma  bensì  di  Tebe. 

Per  la  seconda  poi  vediamo  a  che  cosa  essa  conduca, 
zr  Sono  Obelischi,  si  dice,  a  Sais  che  portano  il  nome 
di  Ramesse,  altri  ve  n'  hanno  a  Tanis  col  nome  di  Seso- 
stris;  dunque  queste  due  Città  almeno  esistevano  ai  tem- 


(1)  Journal  des  Savants.  1844.  p.  248.  e  1836.  p.  696. 

(2)  Del  mare  etc.  Dissertazione  2.'  e  3.*  Nuovi  Annali 
Serie  2.  Tom. 


240  MODERNITÀ   DEL   DELTA 

pi  di  Ramesse  e  di  Sesostri ,  vale  a  dire  avanti  assai  alla 
guerra  Trojana.  Dunque  il  Delta  sul  quale  stanno  le  dette 
Città  era  a  que'  giorni  scoperto. 

L'argomento  posa  sopra  una  premessa  che  io  voglio 
ammettere,  perchè  generalmente  si  conviene  che  i  delti 
Obelischi  portino  i  nomi  degli  indicati  due  Faraoni  ;  ma 
la  conseguenza  mi  presenta  al  pensiero  la  seguente  curio- 
sa rettificazione  cronologica,  che  altri  direbbe  anche  ira- 
portante  scoperta.  Si  è  sempre  detto  che  Alessandria  di 
Egitto  è  stata  fabbricata  da  Alessandro  il  grande,  e  che 
prima  di  lui  non  esisteva.  Eppure  sappiasi  che  la  cosa  sta 
bene  diversamente,  e  che  Alessandria  fioriva  già  sino  ai 
tempi  de'  Faraoni,  e  precisamente  di  Mesphees,  e  di  Ne- 
ctanebis.  E  l'argomento  che  lo  prova  è,  quanto  il  riferito 
giustissimo.  Eccolo.  Sono  Obelischi  ad  Alessandria  che 
portano  il  nome  di  Mesphees  (1)  e  Neclanebis:  dunque  Ales- 
sandria esisteva  ai  tempi  di  questi  Faraoni  che  ve  li  hanno 
fatti  alzare.  =  Io  non  veggo  che  a  questo  argomento, 
piucchè  a  quello  del  Sig.  Letronne,  si  possa  fare  veruna 
opposizione.  Pure  mi  gridano  attorno  tutti  gli  Storici,  e 
tutti  gli  eruditi:  non  sai  tu  che  questi  Obelischi  sono  stati 
trasportati  da  lungi  ad  Alessandria  ^  alcuni  da  Tolomeo 
Filadelfo,  altri  forse  da  Cleopatra?  Dunque  che  provano 
essi  mai  sull'antichità  di  Alessandria? 

A  questa  voce  universale  io  cederò,  e  tornerò  nella 
comune  credenza,  che  Alessandria  sia  moderna,  e  de'  tem- 
pi di  Alessandro. 

Ma  se  questo  è,  io  così  ripiglio.  Dunque  gli  Obelischi 
Faraonici  di  Alessandria,  perchè  si  conosce  che  sono  stati 
trasportati  d'altronde,  nulla  provano;  e  gli  Obelischi  Fa- 
raonici di  Tanis,  e  di  Sais ,  perchè  nulla  si  sa  dell'ori- 
gine, e  derivazione  loro,  provano  decisivamente  sull'anti- 
chità delle  rispettive  Città?  Qual  argomento!  Dopo  che  a 


(1)  Plinio  lib.  36.  eap.  IX. 


BIANCONI  241 

tutti  è  noto,  che  le  città  del  Delta  sorsero  quasi  parassite 
a  spese  delle  città  dell'alto  e  medio  Egitto,  le  quali  declina- 
vano ^  e  demolendosi  andavan  cedendo  i  lor  materiali,  e  i 
loro  ornamenti  alle  nascenti  città  del  Delta,  si  verrà  a  por- 
re innanzi  qualche  monumento  di  Sais ,  e  di  Tanis,  e  si 
pretenderà  che  senza  saperne  cosa  alcuna  si  debba  ammet- 
terlo come  proprio  delle  città  in  cui  si  trova?  Se  così  si 
volesse  ragionare,  ed  ove  fosser  perdute  le  memorie  di  Ro- 
ma, quale  conseguenza  singolare  non  potrebbe  trarsi  sul- 
l'Obelisco di  piazza  laleranense?  Dopo  dunque  tanti  so- 
spetti si  taccierà  di  indiscreta  la  pretesa  di  chi  chiedesse 
che  prima  si  provi,  che  questi  Obelischi  appartengono  alle 
Città,  e  poi  se  ne  tragga  la  conclusione?  la  causa  infatti 
della  quasi  scomparsa  di  Memfì,  non  è  da  tutti  giudicala 
la  grande  esportazione  de'  suoi  materiali  che  discendeva- 
no il  Nilo  per  distribuirsi  alle  minori  Città?  Anzi  Alessan- 
dria slessa  non  è  dichiarata  quasi  una  riedificazione  di 
Memfì  in  altra  località? 

Oltre  di  che  quando  sì  trattasse  di  Città  che  posassero 
sopra  una  terra  sulla  quale  non  cadesse  veruna  controver- 
sia in  punto  delia  sua  remota  antichità,  pur  pure;  ma 
quando  ai  forti  dubbi  già  addotti  stia  contro  a  questa  pre- 
sunzione una  folla  dì  attestazioni,  e  di  prove  quante  se 
ne  son  già  recate,  e  quante  sarebbero  fors' anche  ad  ag- 
giugnere  in  favore  della  recente  emersione  del  Delta,  ognor 
più  ragionevole  apparirà  se  si  domanda,  che  venga  provato 
che  gli  Obelischi  di  Tanis,  e  dì  Sais  siano  stati  fatti  per 
detti  luoghi,  ed  abbiano  avuto  una  sorte  diversa  da  quelli 
dì  Alessandria ,  ed  in  genere  dai  materiali  che  compongono 
la  città  e  i  monumenti  del  Delta. 

Nello  stato  attuale  delle  cose  io  credo  che  l'argomento 
del  Sig.  Lelronne  si  riduca  a  questo  ;  se  gli  Obelischi  di  Ta- 
nis e  di  Sais  non  sono  stati  traslocati  d'altronde  (come  lo 
sono  stati  quei  di  Alessandria  etc.)jessi  proveranno  che  le 
Citià  in  cui  rinvengonsi  sono  Città  Faraoniche:  ma  come 

N.  Ann.  Se.  Natuk.  Seuiiì  HI.  Tomo  3.  16 


242  MODERNITÀ   DEL  DELTA 

nulla  affatto  di  questo  si  sa:  dunque  per  ora  a  nuli' altro 
potranno  servire,  se  non  che  d'invito  per  istudiare  bene 
le  iscrizioni  che  sopra  vi  siano,  affine  di  vedere  se  in  es- 
se qualcosa  si  dica  delle  Città  cui  appartennero;  invito  e 
desiderio  però  che  non  potrà  svegliarsi  se  non  in  chi  non 
abbia  presente  la  massa  di  prove  che  dichiarano  il  Delta 
di  dominio  del  mare  a'  tempi  di  Raraesse ,  e  di  Sesostri. 

Fintantoché  adunque  il  Sig.  Letronne  non  avrà  pro- 
vala l'amichila  di  Sais  e  di  Tanis  con  un  insieme  di  fatti, 
e  di  prove  superiore  al  semplice  rinvenimento  de'  detti  Obe- 
lischi ,  la  sua  asserzione  che  essi  furono  ivi  eretti  da'  Fa- 
raoni è  gratuita,  e  gli  argomenti  per  la  modernità  del 
Delta  non  vengono  per  questo  ancora  distrutti. 

Una  bella  maniera,  ed  assai  comoda  per  fare  che  gli 
autori  non  dicano  quello  che  esprimono  le  loro  parole,  e 
che  dicano  quello  che  forse  non  sognarono  mai  di  dire,  si 
è  di  trasportare  al  senso  mistico ,  ed  allegorico  i  loro  di- 
scorsi. Omero  parla  pure  in  cento  luoghi  di  paesi,  e  di 
fatti  positivi,  ne'  quali  nulla  v' ha  di  allegorico;  prova  in 
fra  le  altre  ne  sia,  che  Strabone  s'appoggia  tanto  spesso 
alle  parole  di  lui,  dando  a  ciascuna  qiieP  valor  rigoroso 
di  cui  grammaticalmente  essa  gode.  Anzi  non  sarà  sfuggito 
di  memoria  io  credo  quel  di  Strabone  ove  dice  che  nean- 
che gli  epiteti  sono  dati  da  Omero  inutilmente  =:  omnino 
ullam  frustra  locìs  adjicere  appellatìonem  (t).  =  Per  cui 
io  seco  ne  conchiusi,  e  con  cento  altri  antichi  e  moderni 
scrittori ,  che  Omero  il  più  delle  volte  dice  quello  che  dicono 
le  sue  parole,  e  che  non  si  può  sempre  con  sicurezza  tra- 
volgere i  suoi  detti  ad  allusioni  morali.  Che  verosimiglian- 
za pertanto  v'  ha  mai  che  Omero  ove  parla  di  Pharos, 
della  navigazione  di  Menelao  all'Egitto,  voglia  alludere 
alle  vicissitudini  della  vita  umana?  Qual  diritto  per  fargli 
dire  che  col  nome  di  Pharos  egli  ha  inteso  la  terra  abi- 


(I)  Lib.  I.  pag.  16. 


BIANCONI  243 

labile;  che  Vundoso  in  ponto  a  cui  si  trovava  in  mezzo, 
era  la  vita  umana  travagliata  da  mille  passioni  ;  che  T  Egit- 
to, 0  il  Nilo  cui  stava  dinanzi  era  il  fine  dell'uomo,  ossia 
la  partenza  da  questa  vita  ;  che  la  navigazione  dì  un  gior- 
no era  il  corso  di  nostra  vita  mortale,  e  simili?  (i).  Con 
qual  ragione  il  Goropio  Recano  può  dire  =  longa  enìtn 
divinìora  sensa  descriptio  haec  Aegyptt  occultàbat ,  quae 
ab  ilio  demum  erui  possunt ,  qui  Protei  analysim  sit  con- 
secutus  (2).  Com'è  autorizzato  il  Bacano  a  dichiarare  che 
sotto  il  nome  di  Proteo  si  abbia  ad  intendere  la  materia 
prima,  ed  il  Caos;  e  che  le  forme  nelle  quali  egli  Iramu- 
lavasi  erano  i  simboli  de'  quattro  elementi?  Omero  dice 
che  iramutossi  in  Leone ^  in  Drago,  in  Cinghiale,  in  Leo- 
pardo ,  in  Acqua  ed  in  Albero  :  il  Goropio  afferma  che  il 
Leone  animale  focoso  rappresenta  il  fuoco  o  l'etere,  che 
il  Drago  indica  la  terra,  l'Albero  come  quell'essere  che 
tende  ad  elevarsi,  raffigura  l'aria,  finalmente  l'Acqua  è 
apertamente  nominata  (3).  Ma  se  queste  figure  sono  i  sim- 
boli di  tanto  sublimi  significazioni ,  perchè  le  altre  due 
il  Cinghiale,  ed  il  Leopardo  saranno  vuole  di  senso?  L'in- 
terpretazione adunque  è  inesatta,  perchè  non  comprende 
tutte  le  parti,  e  non  è  che  un  prodotto  dell' immaginazio- 
ne, che  si  è  servita  di  quel  che  gli  giovava,  e  quel  che 
non  tornava  in  suo  prò,  ha  taciuto,  e  lo  ha  rifiutato.  Con- 
viene però  confessare  che  lo  sviluppo  dell'interpretazione 
delBecano,  qual  è  da  lui  esposta,  è  ingegnosissima  ed  acu- 
ta ,  ma  in  cui  pili  è  a  lodare  l' acume,  che  la  sobrietà,  confor- 
memente al  giudizio  datone  dall' Uezio  che  dice ,  Goropius 
Becanus ,  vir  quem  inter  magnos  posuisses ,  si  ingenìo 
et  eruditioni  par  in  eo  judìcium  fuisset  (4).  E  converrò 


(0  Veggasi  Harduin  in  Plin.  lib.  e.  pag.  113. 

(2)  Niloscopium  pag.  301. 

(3)  Niloscopium  pag.  253. 

(4)  De  navigatione  Salomonis.  UgoUnus  T.  7.  pag.  288. 


244  MODERNITÀ   DEL   DELTA 

certamenle  che  figurato  sia  il  discorso  di  Omero,  ove  parla 
di  Proteo, in  questo  senso,  che  il  Poeta  per  l' intreccio  del 
suo  poema  abbia  dovuto  introdurre  un  nume  marino  per 
manifestare  a  Menelao  cose  ignote,  e  fra  l'altre  gli  errori 
di  Ulisse  perno  principale  di  questa  parie  dell'Odissea; 
ma  non  so  persuadermi  che  Omero  interrompa ,  e  sconnetta 
l'ordinalissimo  filo  della  sua  narrazione,  per  venirci  a  dare 
in  questo  luogo  una  lezione  di  Morale  e  di  Fisica. 

Altri  infine  oppose:  tulli  gli  scrittori  hanno  copiato 
Omero;  dunque  tulio  posa  sulla  sua  autorità.  In  addietro 
feci  ampia  risposta  a  questa  difficoltà,  sicché  torni  ora  fru- 
straneo il  tornarvi  sopra  ;  supponendo  che  ognun  si  ram- 
menti come  io  mostrassi  che  anzi  per  l'accordo  degli  scrit- 
tori venisse  escluso  il  timore  che  l'errore  o  l'inganno  aves- 
se generato  una  opinione,  che  tutti  i  dotti,  può  quasi  dirsi, 
avevano  abbraccialo,  e  da  niuno  era  stata  contraddetta.  Im- 
perocché ella  é  certo  singolare  considerazione,  e  non  sen- 
za interesse  il  riflettere,  che  delle  molle  obbiezioni  fatte, 
ninna  che  io  sappia  é  stata  promossa  dagli  antichi.  Ora 
quando  non  si  pretenda  che  tutti  i  vetusti  scrittori  beessero 
senza  discernimento,  egli  è  invero  bene  strano  che  gli  an- 
tichi più  prossimi  all'avvenimento,  lestimonj  oculari  delle 
vestigia  lasciate  da'  cambiamenti  avvenuti ,  vestigia  che  i 
secoli  non  hanno  cancellato,  ma  solo  illanguidito,  più  a 
portala  essi  di  ricevere  dalle  memorie  de'  paesani  la  noti- 
zia di  cose  fra  loro  avvenute,  abbiano  essi  a  convenire;  e 
s'abbia  poi  fra'  moderni  da  immaginare  tante  difficoltà, 
tante  dubbiezze;  ma  più  strano  ancora  che  qualcuno  pre- 
tenda di  potere  tutto  distruggere,  tutto  contraddire  con  un 
motto,  0  con  un  tratto  di  penna. 

A  quelli  poi  che  affacciassero  antichissime  date  per  le 
Città  del  basso  Egitto,  così  lor  diremo,  che  noi  dal  canto 
nostro  abbiamo  recato  prove  Storiche  e  Geologiche  in  fa- 
vore della  modernità  del  Della, che  noi  quindi  ci  tenghia- 
nio  sulle  difese,  e  sulla  negativa:  che  sta  ora  ad  essi  che 


BIANCONI  245 

affermano  l'argomentare:  poiché  secondo  le  regole  di  ogni 
buona  logica  Ei  probandi  onus  incumbit ,  qui  affirmat  et 
non  ei  qui  negat.  Spella  ad  essi  il  moslrar  false  e  con- 
fulare  le  prove  da  noi  addolte,  e  stabilire  la  loro  propo- 
sizione. Imperocché  i  molli  dati  che  si  hanno  in  favore 
della  modernità  del  Delta  spargono  grandi  dubbi  sopra  le 
asserzioni  isolate  ed  incerte,  toccanti  l'antico  essere  di  al- 
cune Città  del  basso  Egitto;  e  però  ci  crediamo  in  diritto 
di  esigere,  che  esse  sieno  provate  a  tutto  rigore. 

La  modernità  del  Deità  è  dunque  sostenuta  da  prove 
traile  dalla  Storia ,  da'  Monumenti ,  dalla  Geologia  ;  e  le  ob- 
biezioni fatte,  che  io  conosca,  non  valgono, s'io  pur  non 
erro,  ad  abbatterla.  Potrebbesi  forse  quindi  a  buon  dritto 
conchiudere  che  l'assunto  fosse  bene  provato,  e  la  recente 
emersione  del  Delta  stabilita.  Ma  se  pur  tanto  non  vuoisi 
accordare,  e  se  per  tutto  risultato  del  mio  discorso  sul- 
l'Egitto, vogliasi  unicamente  concedere  che  la  discussione 
intorno  alla  modernità  del  Delta,  merita  di  essere  seria- 
mente ponderata,  e  posta  in  bilancia  colla  sentenza  op- 
posta, la  antichità  del  Delta,  (la  quale  perciò  stesso  non 
è  ancora  ferma  e  decisa);  anche  questo  solo  mi  basta. Pe- 
rocché ciò  mi  varrà  a  conchiudere  che  la  remotissima  ve- 
tustà dei  Delta  non  é  tanto  salda  da  distruggere  l'Ipotesi 
per  tani' altre  vie  stabilita,  dell'alto  livello  del  Mediterra- 
neo sino  a'  giorni  della  guerra  Trojana,  e  del  deposilo 
del  terreno  fossilifero  subapennino  in  tempi  Storici. 


NOTA.  Opere  recenti  quali  Beaumont  Legons  de  Geologie  — 
Lefevre  Voy.  en  Abyssinie  —  Ferrei  et  Galinìer  Sur  les  cotes  de 
la  mer  Rouge  etc.  darebbero  di  molte  aggiunte  ;  mi  limilo  ora  a 
trarre  dall'ultima  pag.  44.  sull'Istmo  di  Souez....  tout  port  à 
croire  qu'il  a  élé  occupé  anciennement  par  Ics  eaiix  de  la  mer. 
,  —  ....  Le  fond  est  couvert  d'una  grande  quantilé  de  co- 
I  quilics  marlnes:  tout  autour  on  voit  una  ligne  de  laisses  formées 
de  débris  de  la  mer  qui  a  un  developpement  de  14  a  15  lieues; 
de  plus,  toutes  les  riiines  des  villes  antiques  situés  dans  le  voi- 
sinage,  se  trouvent  toiijours  au-dessus  des  plus  haules  eaux  du 
Golfo  Arabiqiie  eie. 


246 

RENDICONTO 

DELLE    SESSIONI    DELL*  ACCADEMIA    DELLE    SCIENZE 
dell'  istituto    di    BOLOGNA. 

{Continuazione ,  vedi  Tom.  II.  pag.  446) 
7.*  Sessione.  19  Dicembre  1850. 

L'Accademia  riceve  in  dono  dall'autore  E.  Fabbri-Scar- 
pellini  l'opuscolo  —  Sopra  i  lavori  chimico-farmaceulici 
del  Prof.  Peretli.  Roma  1850. 

Non  pochi  felici  risultati  ottenuti  dal  Rizzoli  operando 
fistole  all'ano  molteplici,  assai  estese,  e  profonde,  lo  de- 
terminarono a  tentare  la  guarigione  di  un  caso,  nel  quale 
rilevavansi  quelle  gravissime  condizioni,  per  le  quali  i 
Chirurghi  consigliano  un  trattamento  soltanto  palliativo. 

Nel  dare  che  fa  l'autore  di  ciò  comunicazione  all'Ac- 
cademia nella  suindicata  seduta,  narra  che  nell'individuo 
che  forma  il  soggetto  di  simile  osservazione,  quattro  mesi 
dopo  la  di  lui  nascita  mostraronsi  degli  ascessi  all'ano, 
che  degenerarono  in  fistole,  le  quali  quantunque  più  volte 
operate  col  metodo  della  incisione  non  solo  non  poterono 
esser  tolte,  ma  lasciarono  l' infermo  in  assai  temibili  con- 
dizioni. 

Era  egli  giunto  così  all'età  di  18  anni,  quando  si 
determinò  di  farsi  curare  dal  Rizzoli.  L'ano  presentavasi 
allora  enormemente  ampio,  in  causa  delle  estese  incisioni , 
che  erano  state  necessarie  onde  tentare  la  guarigione  delle 
fistole.  Delle  molte  però  che  rimaneano  superstiti,  rinve- 
nivansene  alcune  assai  profonde  che  dirigevansi  all'alto 
delle  natiche,  e  degl'ilei,  altre  invece  si  insinuavano  lungo 
la  cellulare  che  cuopre  la  superficie  interna  del  cocige,  e 
del  sacro  ove  era  distrutta  la  corrispondente  porzione  del 
retto  intestino.  Un  tessuto  fungoso  assai  abbondante  trova-  i 
vasi  all'ingresso  dell'ano,  scaturiva  da  questo  gran  copia  j 
di  marcia,  l'infermo  era  denutrito,  non  poteva  camminare 


RENDICONTO  ACCADEMICO  247 

pel  dolore  che  soffriva  alla  parie  malata  e  per  la  debolez- 
za del  di  lui  corpo. 

Non  controindicando  1*  operazione  qualsivoglia  altra 
locale,  0  generale  morbosità,  l'autore  si  accinse  alla  me- 
desima, avendo  l'avvertenza  di  non  passare  all'apertura 
di  tutte  le  fistole  nel  medesimo  tempo,  nel  qual  caso  l'e- 
stensione, l'ampiezza,  la  profondila  delle  ferite  che  si  sa- 
rebbero formate,  l'emorragia  che  ne  polca  derivare  avreb- 
bero resa  l'operazione  pericolosa,  od  anche  mortale.  Ma 
a  norma  di  quanto  eragli  felicemente  riescilo  in  altri  casi , 
sebbene  di  questo  meno  gravi ,  incise  invece  a  mano  a  mano 
che  le  circostanze,  e  la  tolleranza  del  malato  lo  permel- 
teano,  quelle  fistole,  e  quelle  tane,  che  erano  più  accessi- 
bili ,  passando  poscia  con  maggiore  facilità  e  sicurezza  al- 
l'apertura  delle  più  profonde.  Anzi  sul  finire  della  cura 
essendosi  scoperto  un  altissimo  seno  alla  parte  posteriore 
del  retto,  pel  timore  che  pericolosa  emorragia  derivasse 
dall'incisione  delle  grosse  diramazioni  arteriose  che  sulla 
parete  intestinale  del  seno  stesso  rinvenivansi,  ne  procu- 
rò l'apertura  valendosi  a  tal' uopo  dell' enlerotomo  del  Du- 
puytren  colle  branche  del  quale  abbracciò,  e  fortemente 
strinse  la  delta  parete  del  sacco,  la  quale  essendosi  mor- 
tificata, cadde  la  formatasi  escara  in  un  collo  strumento, 
dopo  di  che  si  ottenne  la  guarigione  completa. 

Che  se  questo  fatto  provava  la  possibilità  di  ottenere 
la  guarigione  radicale  delle  fìstole  all'ano  anche  in  circo- 
stanze gravissime,  non  era  poi  a  negarsi  che  le  condizio- 
ni in  cui  rimaneva  l'infermo  erano  mollo  infelici.  L'am- 
pia cavità  infatti,  che  già  esisteva  alla  regione  dell'ano 
prima  che  il  Rizzoli  incominciasse  la  cura ,  erasi  per  le 
recenti  incisioni  fatte,  notabilmente  aumentata.  L'apertura 
esterna  od  anale  raffigurava  un  grande  Y  i  di  cui  rami  si 
univano  alla  punta  del  cocige.  Il  ramo  destro  era  più  lun- 
go del  sinistro,  e  si  insinuava  fra  il  corrispondente  bordo 
del  cocige,  e  del  sacro,  comprendendo  i  legamenti  sacro 


248  HENDICONTO  ACCADEMICO 

ischiatici  dì  quel  lato,  e  porzione  coriispondente  di  gluteo. 
Dal  margine  anteriore  dell'ano  all'estremità  di  quel  ramo 
aravi  la  distanza  di  cinque  pollici ,  e  tre  linee.  Dalla  predetta 
regione  dell'ano,  all'estremità  del  ramo  sinistro  vi  era  la 
distanza  di  quattro  pollici.  Tale  ramo  era  esso  pure  Gan- 
cheggiato  dall' adjacente  margine  del  cocige.  I  bordi  di 
questo  cavo  trovavansi  allontanati  in  modo  da  lasciare  fa- 
cilmente scorgere  la  poca  porzione  di  parte  del  retto  in- 
testino superstite  che  era  soltanto  l'anteriore.  Il  cocige, 
e  gran  parte  del  sacro  trovavansi  all'interno  ricoperti  sola- 
mente del  periostio,  e  da  un  tessuto  cicatrizio  abbastanza 
compatto,  un  tessuto  cicatrizio  pure  compatto  formava  il 
lestante  di  questa  vasta,  e  profonda  cavità.  All'esterno  il 
sacro,  ed  il  cocige  mostravansi  rivestiti  dagli  integumenti 
i  qnali  verso  la  punta  del  cocige  stesso  trovavansi  alquanto 
increspati. 

Ognuno  quindi  facilmente  comprende  quanto  incomo- 
da, e  ributtante  dovesse  riescire  quell'ampia  apertura,  a 
togliere  la  quale  si  erano  già  diretti  i  pensieri  deli' Autore, 
il  quale  poi  mediante  una  nuova  operazione  autoplastica , 
potè  riescire  a  ridurre  l'indicala  vasta  cavità^  ad  un  foro 
della  naturale  ampiezza  dell'ano.  L'infermo  è  ora  completa- 
mente ristabilito,  può  trattenere  gli  escrementi  non  solo,  ma 
ben  anco  i  flati,  ed  evacuarli  colla  massima  facilità.  E  ciò 
che  merita  speciale  osservazione  si  è,  che  l'interna  superficie 
del  preesistente  cavo  presentasi  per  le  fatte  suture  delle 
dimensioni  del  retto  intestino,  ed  i  tessuti  cicatrizj  che 
concorrevano  a  formarla,  non  più  prosciugati  dal  contatto 
dell'aria  hanno  acquistata  la  consistenza,  e  le  apparenze 
di  una  membrana  mucosa.  Questa  operazione  dal  Rizzoli 
è  chiamata  glutoproctoratìa,  o  glutoprotorafia,  da  Glutos 
natica,  Froctos  ano,  Raphia  sutura,  ossia  sutura  della 
natica,  e  dell'ano. 


RENDtCONTO    ACCADEMICO  249 

Sessione  straordinaria  27  Dicembre  1860. 

Dovendo  nominarsi  Ire  Accademici  Onorari,  uno  in 
sostituzione  del  Dott.  Fagnoli  promosso  all'  Ordine  de' 
Pensionati,  e  due  in  sostituzione  dei  defunti  Dott.  Luca 
Sgarzi  e  March.  Pietro  Davia,  il  Presidente  propone  i  tre 
alunni  Dottori  Ferdinando  Verardini,  Antonio  Saporetti  e 
Francesco  Pistocclii  ;  i  quali  vengono  eletti  con  onorevolis- 
mo  partito. 

Poscia  il  Presidente  nomina  una  Commissione  per  re- 
digere il  programma  per  un  premio  Aldini  sugl'incendi, 
composta  degli  Accademici  Cav.  Prof.  Ispettor  Maurizio 
Brighenli,  quale  Presidente,  Dott.  Giuseppe  Fagnoli,  Dott. 
Domenico  Magistrini  e  Dott.  Giacomo  Grandi. 

8."^  Sessione.  2  Gennajo  1851. 

Il  Segretario  legge  lettere  di  ringraziamento  dei  Dottori 
Ferdinando  Verardini ,  Francesco  Pistocchi  ed  Antonio  Sa- 
poretti per  la  loro  promozione  a  Soci  Onorari. 

Non  ha  molto  che  nel  Consesso  Accademico  facendo 
taluno  la  enumerazione  de'  lavori  scientifici  dell' illustre 
geometra  cav.  G.  B.  Magistrini,  toccò  pure  della  Ruota 
Idrofora  a  forza  centrifuga  (  Novi  Commentarii  Academiae 
Scìentiarum  Instìtuti  Bononìensis  T.  r.),  «  ch'egli  ira- 
»  maginò  e  calcolò  senza  conoscere  l'invenzione  di  Le- 
»  Demours  {Machines  approuvées  par  V Académie  des 
M  Sciences  T.  VI),  né  la  relativa  teorica  à' Eulero  (Mém.. 
n  Acad.  Berlin.  1751),  né  quella  di  Navier  (Belidor  Ar- 
n  chic.  hydr.  l.fe  Panie—  r.  /.  1819,  pag.  619),  e  al  cui 
»  perfezionamento  intendeva  ancora,  quando  ci  venne  rapilo. 
»  Da  lui  avremmo  appreso,  se  la  forma  più  acconcia  del 


250  RENDICONTO    ACCADEMICO 

1)  lubo  sia  la  parabolica  d'Eulero,  od  altra,  che  non  sa- 
)>  rebbe  certo  sfuggita  al  Calcolo  delle  Variazioni  maneg- 
»  giato  da  un  tanto  analista  )>. 

Ben  era  conveniente,  che  il  degno  suo  figlio,  ond' egli 
non  ebbe  ad  invidiare  la  sorte  di  Jacopo  Riccali  e  del 
massimo  Eulero,  completasse  un  sì  importante  lavoro;  ciò 
che  questi  imprese  a  fare  con  dotta  dissertazione  che  og- 
gi leggeva  all'Accademia. 

Dichiarava  dapprima,  come  l'illustre  genitore  inten- 
desse ultimamente  ad  applicare  la  Ruota  Idrofora  a  quel 
grave  bisogno  della  nostra  e  delle  vicine  Provincie,  a  cui 
avea  pure  in  altro  tempo  rivolto  il  pensiero,  quando  im- 
maginava il  molino  a  doppia  macina  mobile;  e  si  propo- 
nesse in  circostanze  di  lunghe  siccità  di  sollevare  da  una 
vasca  una  quantità  d'acqua  sufficiente  a  dar  moto  ad  un 
molino,  e  la  quale  dopo  prodotto  l'effetto  ricadesse  nel 
serbatoio,  e  tornasse  ad  alimentare  i  tubi  della  macchina. 
E  mostralo  di  tal  guisa  il  bisogno  di  ottenere  con  data 
forza  di  rotazione  il  massimo  effetto,  si  faceva  a  cercare 
la  forma  de'  tubi  necessaria  a  conseguire  la  massima  ve- 
locità dell'acqua,  che  per  essi  dee  salire  in  virtù  della 
forza  centrifuga  generata  dalla  loro  rotazione.  Il  Calcolo 
delle  Variazioni  fornivagli  le  equazioni  differenziali  del- 
l'asse  de'  tubi;  equazioni  che  nello  stato  attuale  dell' Ana- 
lisi sono  impossibili  ad  integrarsi;  ma  da  cui  ne  deduceva 
egli  una  terza,  la  quale  dimostra  almeno  che  la  linea  in 
questione  non  è  a  doppia  curvatura,  ma  descrivibile  in 
piano.  E  nel  caso  piiì  rilevante  in  pratica  di  una  grande 
velocità  di  rotazione  riusciva  a  riconoscere,  che  il  circolo 
soddisfaceva  con  grande  approssimazione  alle  condizioni 
del  massimo;  ciò  che  importa  una  notevole  facilità  nella 
costruzione  de'  tubi  stessi. 

L'ipotesi  idraulica,  su  cui  è  basato  il  calcolo^  si  è 
quella  delle  Irajeltorie  della  stessa  famiglia,  propugnata 
con  taiitj   calore  dal  Piola,  con    egual  calore  combattuta 


RENDICONTO    ACCADEMICO  251 

dal  nostro  Brìghenli.  Ma  in  tanta  incertezza  delle  teorie 
deir Idrodinamica  non  faremo  colpa  al  giovine  accademico 
d'essersi  allontanato  dalla  nostra  scuola.  Poiché  l'indi- 
pendenza dei  pensiero  è  troppo  necessaria  al  progresso 
delle  scienze:  e  se  dovessimo  giurar  sempre  in  verbo ma- 
gistri,  saremmo  tosto  ridotti  alla  sapienza  tradizionale  de' 
bracmani  e  de'  mandarini. 

Sessione  straordinaria  del  5  Gennajo  1861. 

Convocali  i  due  primi  Ordini  dell'Accademia  per  trattare 
d'un  programma  per  premio  Aldini,  si  legge  il  progetto 
redatto  dall'apposita  Commissione,  che  viene  approvalo  al- 
l'unanimità, e  se  ne  ordina  la  sollécita  slampa  e  diramazione. 

Poscia  i  pensiooari  passano  ad  occuparsi  di  completare 
il  numero  degli  alunni.  Proposti  dal  Presidente  i  Dottori 
Alessandro  Palagi,  Ermete  Malaguti  e  Lorenzo  Respighi, 
vengono  tutti  e  tre  elelli  con  favorevolissimo  partito. 

9.*  Sessione.  9  Gennajo  1851. 

Leggonsi  lettere  di  ringraziamento  degli  alunni  Dollori 
Ermete  Malaguli,  Alessandro  Palagi  e  Lorenzo  Respighi 
per  la  loro  aggregazione  all' Accademia- 
li  Prof.  Fulvio  Gozzi ,  il  quale  nello  scorso  anno  con 
un  suo  dotto  lavoro  comprovò  a  questa  Accademia,  che 
i  principii  fondamentali  di  farmacologia  proposti  singolar- 
mente dal  Giacomini  erano  già  da  lungo  tempo  proclamali 
dalle  Cattedre  di  Rologna,  lo  slesso  Prof.  Gozzi  nella 
presente  sessione  in  onore  della  nostra  scuola  cercò  pure 
di  mostrare  quanto  sia  erronea,  ed  esagerala  l'asserzione 
del  Turchi  il  quale  pretende,  che  il  saggio  sui  medica- 
menti del  Prof.  Semmola  è  un  originale  concepimento  atto 
a  scomporre  e  ricostruire  la  scienza  farmacologica  su  di 


262  RENDICONTO  ACCADEMICO 

nuove,  ed  inalterabili  basi.  Secondo  infatti  l'Accademico 
le  invenzioni  nella  suddetta  opera  proposte  hanno  ben  al- 
tro pregio  di  quello  dal  Turchi  attribuitogli,  e  quanto  di 
più  importante  nell'opera  istessa  rinviensi,  viene  già  da 
molti  anni  dalla  scuola  nostra  ammesso  e  dichiarato. 

Oltre  di  che  l'Accademico  non  sa  concepire  per  quale 
ragione  non  siano  venuti  a  cognizione  del  Prof.  Napoleta- 
no i  molti  lavori  che  su  tale  argomento  i  pensieri  della 
scuola  Bolognese  disvelarono,  o  piuttosto  per  quale  tra- 
scuranza  non  siano  stati  da  lui  esaminati  e  debitamente 
ponderati ,  che  in  allora  quel  Professore  non  sarebbe  stato 
costretto  di  cedere  ad  altri  una  palma  che  credea  coi  pro- 
pri studi  essersi  procacciata.  Ma  fosse  pure  il  solo  Sem- 
mola  che  dei  lavori  scientifici  fatti  dai  più  chiari  ingegni 
della  penisola  poco  calcolo  si  facesse,  che  così  non  ve- 
dremmo in  varie  opere  de'  nostri  altronde  insigni  scrittori 
oramessa  l'esposizione  di  quei  sublimi  concetti,  e  di  quelle 
utili  invenzioni,  che  furono  fruito  dell'ingegno  Italiano, 
per  dar  luogo  non  infrequentemente  ad  alcune  superfluità, 
0  meschinità  dettate  con  molto-  orgoglio  da  non  pochi 
stranieri. 

IO.''  Sessione.  16  Gennaio  1861. 

La  Società  Medico-Chirurgica  di  Bologna  invia  in  dono 
all'Accademia  il  Bnllettino  di  Novembre  e  Dicembre  p.p., 
e  il  fase.  2.°  del  voi.  6."  delle  Memorie. 

L'accademico  pensionato  Dott.  Giuseppe  Fagnoli  legge 
le  sue  Riflessioni  intorno  alla  teorica  delle  Pressioni  che 
un  Corpo ,  o  Sistema  di  forma  invariabile  esercita  con- 
tro i  singoli  appoggi  dai  quali  è  sostenuto  in  equilibrio. 

Quando  ci  si  presenta  un  sistema  di  forze  da  comporre 
in  una  sola,  la  risultante  è  necessariamente  determinata: 
ma  quella  risultante  può  provenire  egualmente  da  infiniti 


RENDICONTO    ACCADEMICO  253 

altri  sistemi  ;  onde  se ,  data  la  forza ,  cerchiamo  le  compo- 
nenti ,  da  cui  può  risultare ,  il  problema  (  generalmente  par- 
lando) sarà  indeterminato. 

Per  esempio  se  noi  applichiamo  una  forza  ad  un  punto 
materiale  legato  con  rette  invariabili  ad  una  serie  di  punti 
fissi  (siano  essi  indipendenti  oppur  legati  fra  loro),  la 
forza  unica  applicata  potrà  (generalmente  parlando)  con- 
cepirsi decomposta  in  infiniti  modi  secondo  quelle  rette 
invariabili;  e  ai  diversi  modi  di  decomporla  corrisponde- 
ranno diverse  spinte  o  pressioni,  che  dir  vogliamo,  sui 
punti  fissi.  Ma  poiché  ciascuno  de'  punti  fissi  non  può 
andar  soggetto  che  ad  una  sola  spinta  o  pressione,  ne 
seguirà  che  di  tutti  i  possibili  modi  di  decomposizione  un 
solo  sarà  attuato,  e  gli  altri  rimarran  virtuali. 

Così  il  problema  delle  pressioni  esercitate  da  un  corpo 
contro  i  punti,  ne'  quali  si  appoggia  ad  altro  corpo  im- 
mobile, quantunque  sia  essenzialmente  determinalo,  pure 
a  non  guardare  che  al  principio  della  composizione  e  de- 
composizion  delle  forze ,  ci  si  presenta  come  indeterminato. 

A  levare  quest'assurdo  intesero  parecchi  geometri:  e 
notabili  sono  le  speculazioni  di  Mariano  Fontana,  del  Lor- 
gna,  del  Malfatti,  del  sommo  Eulero.  Ma  in  tutte  fu  però 
scoperta  qualche  petizion  di  principio,  e  per  gli  spiriti 
severi  la  questione  rimase  insoluta.  Allora  si  ebbe  ricor- 
so, e  fra  gli  altri  dal  nostro  prof.  Bertelli  d'onorata  ri- 
cordanza ,  al  carattere  fisico  di  un  più  o  men  notabile 
grado  d'elasticità:  con  ciò  dimostrossi  che  in  natura  il 
problema  era  determinato;  ma  non  si  levò  per  questo  la 
contraddizione  dalla  Meccanica  astratta. 

11  naufragio  di  molti  valentuomini  e  di  più  genera- 
zioni non  fu  mai  ragione  per  disperare.  Venti  secoli  eran 
passati  sul  quinto  postulalo  d'Euclide,  e  non  v'era  forse 
stalo  geometra,  che  non  ne  avesse  inutilmente  cercata  la 
dimostrazione,  quando  il  nostro  Camillo  Minarelli  colse 
una  palma  ch'era  sfuggita  alla  perspicacia  de'  greci,  alla 


254  RENDICONTO    ACCADEMICO 

filosofia  di  D' Alerabeit  e  alla  solerzia  di  Legendre.  E  pure 
nella  Meccanica  Razionale,  dopo  un  lungo  avvolgersi  de'  sa- 
pienti per  misteriosi  labirinti,  venne  all'età  nostra  il  Poinsot, 
il  quale  alla  fantasmagoria  de'  Momenti  sostituì  il  luminoso 
principio  delle  Coppie;  e  la  ragione  umana  potè  mirare 
in  faccia  tante  verità,  che  avea  già  dovuto  sommessamente 
ricevere  come  responsi  del  calcolo.  Non  darem  dunque 
taccia  di  temerario,  ma  farera  plauso  a  chi  fornito  di  pe- 
netrante ingegno  e  di  buoni  sludi,  a  malgrado  dell'infe- 
lice riuscita  de'  tentativi  di  tanti  uomini  illustri,  volga 
pure  il  pensiero  a  torre  l' indeterminazione  dal  problema 
delle  pressioni,  divenuto  al  pari  dell' Acrocerauno  d'in- 
famato nome. 

=  Sono  le  formule  matematiche  (dice  il  chiarissimo 
disserente)  una  maniera  d'oracoli ,  coi  quali  è  d'uopo  usare 
singoiar  diligenza  non  solo  nell' interpretarne  i  responsi, 
ma  sì  e  più  ancora  nel  far  le  domande;  che  se  queste  sono 
dubbie  o  manchevoli ,  e  quelli  ancora  risultano  oscuri  o 
mozzi.  Perocché  i  dati  e  le  condizioni  d'ogni  problema 
dovendo  prima  essere  estrinsecati  dal  concetto  e  trasfusi 
nelle  formole,,  e  i  risultamenti  del  calcolo  derivando  poi 
da  queste  sole;  manifesta  cosa  è,  che  le  conclusioni  allora 
solamente  saranno  consentanee  al  primo  concetto,  quando 
questo  sia  stato  tradotto  precisamente  e  completamente 
nel  linguaggio  matematico.  E  però  quando  gli  ultimi  ri- 
sultati mostrino  di  essere  in  qualche  contraddizione  coi  dati 
primitivi,  si  dovrà  prima  d'ogni  altra  cosa  investigare, 
se  questi  sieno  stati  debitamente  espressi,  quelli  debita- 
mente interpretati. 

Dalle  quali  considerazioni  discende  che,  nella  teorica 
delle  pressioni,  essendo  gli  ultimi  risultati  così  semplici 
e  chiari  da  non  lasciar  luogo  a  dubbiezza  sulla  loro  in- 
terpretazione ,  fosse  precipuamente  da  rivolgere  ogni  at- 
tenzione alla  corrispondenza  delle  forraole  coi  dati.  E  se 
questa  si  ravvisasse  completa  e  precisa ,  cosicché  fossero 


RENDICONTO    ACeADEMICO  265 

dalle  formole  rappresentate  tutte  le  condizioni  assegnate, 
e  Dlun' altra,  il  problema  degli  appoggi  sarebbe  chiarito 
per  natura  sua  indeterminato,  e  si  dovrebbe  quind' innanzi 
rinunziare  ad  'ulteriori  tentativi  per  determinarlo;  come 
quelli  che  non  potrebbero  riuscire  se  non  vani,  o  condu- 
centi alla  soluzione  di  problemi  in  sostanza  diversi.  Ma  se 
Iraspaja  qualche  discrepanza  fra  le  condizioni  e  le  for- 
mole, si  dovrà  prima  porre  ogni  studio  per  metterla  net- 
tamente in  chiaro  _,  e  allora  solo  sarà  aperta  la  via  alle 
indagini  per  trovar  modo  di  provedere  al  difetto;  giacché 
il  primo  passo  per  rimediare  al  male  dee  farsi  col  rin- 
tracciarne le  cagioni  (Herschel.  Phil.  Trans.  T.  93). 

E  per  non  slare  più  oltre  sulle  generali,  verrò  dun- 
que, dietro  le  tracce  indicate ,  a  confrontare  più  da  vicino 
le  formole  colle  condizioni,  che  individuano  il  nostro  pro- 
blema, le  quali  sono  due;  e  cioè:  1.°  Glie  il  Corpo  ^  o 
Sistema  premente  sia  sostenuto  in  equilibrio  mediante  le 
resistente  opposte  dagli  appoggi:  2.<»  Che  sia  di  forma 
invariàbile.  E  non  mi  occorreranno  molte  parole  per  di- 
mostrare, che  le  formole,  e  le  equazioni  notissime  di  cui 
si  fa  uso  per  risolvere  il  problema  degli  appoggi ,  discen- 
dono bensì  dalle  superiori  condizioni,  ma  non  così  esclu- 
sivamente ,  che  non  possano  ancora  essere  derivate  da  con- 
dizioni diverse. 

E  riguardo  alla  prima  condizione  noterò,  che  le  for- 
ze che  s'intendono  sostituite  in  luogo  degli  appoggi,  se- 
condo il  comune  metodo,  e  mediante  le  quali  si  mantiene 
l'equilibrio  del  Sistema,  non  esprimono  necessariamente 
le  resistenze  esercitate  dagli  appoggi,  e  possono  anche 
rappresentare  forze  diverse. 

E  veramente  il  metodo  in  uso  consiste  unicamente  nel 
supporre  la  forza  premente  decomposta ,  e  distribuita  in 
ciascun  punto  d'appoggio,  e  in  luogo  di  questi  sostituite 
altrettante  forze,  la  risultante  delle  quali  sia  eguale  e  di- 
rettamente opposta  alla  forza  premente:  e  ottenuto  per  tal 


256  RENDICONTO  ACCADEMICO 

modo  l'equilibrio  del  sistema  mediante  due  forze  contra- 
rie applicale  a  ciascun  punto  premente,  si  conclude  poi 
che  una  di  esse  esprima  la  pressione,  l'altra  la  resistenza 
esercitate  in  quel  punto.  Ma  questa  conclusione  non  è  ge- 
neralmente legittima  fuorché  nei  casi  di  due  soli  punti  di 
appoggio ,  0  di  tre  non  collocati  in  linea  retta  ;  perciocché 
in  quelli  tanto  la  forza  premente,  quanto  le  forze  sosti- 
tuite in  luogo  degli  appoggi ,  non  possono  intendersi  di- 
stribuite in  questi  fuorché  in  una  sola  maniera,  la  quale 
sarà  necessariamente  la  maniera  in  cui  le  pressioni  si  di' 
stribuiscono.  Ma  negli  altri  casi  potendo  le  forze  resistente 
e  premente  essere  composte  e  decomposte  in  più  modi, 
potrà  aver  luogo  l'equilibrio,  e  potranno  le  relative  equa- 
zioni essere  soddisfatte,  quandanche  la  forza  premente 
s'intenda  distribuita  in  un  modo,  e  la  forza  resistente  in 
un  altro;  cosicché  a  ciascun  punto  premente  del  sistema 
risultino  applicate  due  forze  contrarie  bensì  >  ma  non  ugua- 
li ,  e  mancanti  perciò  del  principale  carattere  per  poterle 
ritenere  a  vicenda  azione  e  reazione. 

Secondo  questo  metodo  adunque  l'equilibrio  si  sup- 
pone mantenuto  da  forze,  che  non  rappresentano  neces- 
sariamente le  resistenze  esercitate  dagli  appoggi  ;  e  quindi 
le  formole  che  ne  derivano  non  esprimono  la  prima  con- 
dizione del  problema ,  come  superiormente  si  è  detto.  Il 
quale  difetto  ha  origine  dal  non  tenersi  conveniente  conto 
de'  vincoli,  che  connettono  le  parti  diverse  del  Sistema, 
e  nell'avere  implicitamente  supposto  che  le  due  forze  che 
s'intendono  applicate  a  ciascun  punto,  e  che  producono 
l'equilibrio,  debbano  quivi  necessariamente  fra  loro  elidersi, 
indipendentemente  dalle  forze  applicate  agli  altri  punti.  Lo 
che  è  palese  non  aver  luogo  generalmente  quando  la  for- 
ma del  sistema  é  invariabile,  potendo  allora  ciascuna  forza 
essere  elisa  in  parte  nel  punto  in  cui  s'intende  immedia- 
tamente applicata,  e  in  parte  negli  altri  punti,  nei  quali 
agisce  mediante  l'interposizione  del  Corpo,  o  Sistema  rigido. 


RENDICONTO  ACCADEMICO  267 

Analizzando  inoltre  il  concello  di  pressione,  o  ten- 
sione, si  rileva  che  non  può  aver  luogo  pressione  senza 
che  esistano  parti  materiali  distinte,  dotale d' impenetrabi- 
lità ^  0  di  forze  repulsive,  e  sospinte  le  une  contro  le  al- 
tre da  forze  applicale  a  ciascuna  di  esse  ;  e  che  del  pari 
non  può  esservi  tensione  senonchè  fra  parti  materiali  di- 
stinte aderenti  fra  loro,  o  dotale  di  forze  attrattive,  e 
animate  da  altre  forze  che  tendono  a  discostarle.  Quella 
parte  di  forze,  che  rimane  elisa  per  la  scambievole  azione 
contraria  di  tali  parti  o  punti  materiali ,  costituisce  allora 
la  pressione,  o  tensione  fra  essi  esercitata.  Che  se  due  o 
più  forze  contrarie  sieno  applicate  ad  uno  stesso  punto 
indivisibile,  potranno  bensì  elidersi  fra  loro  a  vicenda,  e 
distruggersi  in  tutto  o  in  parte,  ma  non  per  questo  eser- 
citeranno quivi  pressione,  o  tensione  alcuna;  che  anzi  non 
si  saprebbe  concepire  qual  delle  due  vi  fosse  piuttosto 
esercitata. 

Ora  queste  diverse  maniere  d'elisione  sono  indifferen- 
ti, quando  si  considerano  le  forze  in  relazione  al  solo 
equilibrio.  E  infatti,  quante  volle  le  forze,  da  cui  è  ani- 
mato un  Corpo  o  Sistema ,  si  elidano  tulle  scambievolmente , 
l'equilibrio  sarà  del  pari  mantenuto,  sia  che  tale  elisione 
si  operi  mediante  tensioni  o  pressioni ,  ovvero  senza  di  es- 
se, sia  che  le  tensioni  o  pressioni  abbiano  luogo  fra  le 
parti  stesse  del  Sistema,  ovvero  fra  queste  e  altri  punti 
resistenti.  Ma  non  può  dirsi  lo  stesso,  quando^  oltre  al- 
l'equilibrio, si  debbe  ancora  avere  relazione  alle  pressioni 
esercitate  contro  appoggi  :  allora  si  rende  evidentemente 
necessario  di  tener  conto  separatamente  di  quanta  parte  di 
forze  s'impieghi  in  questo  particolare  modo  di  elisione, 
e  di  quanta  negli  altri. 

E  perciò  il  metodo  comune  di  supporre  le  pressioni 
e  le  resistenze  come  forze  insieme  applicate  ai  medesimi 
punti,  può  sempre  usarsi  senza  errore,  quando  si  riguar- 
da il  solo  equilibrio,  ma  noii  così  generalmente  e  senza 

N.  Anm,  6t.  Natuu.  Skkie  IH.  Tomo  3.  17 


258  RENDICONTO  ACCADEMICO 

qualche  ulteriore  avvertenza  nella  ricerca  delle  pressioni; 
poiché  con  esso  tutte  le  elisioni  qualunque  di  forze  che 
hanno  luogo,  vengono  considerate  promiscuamente  nella 
loro  somma,  e  senza  alcuna  distinzione;  laonde  non  si 
può  discernere  se  quelle  forze,  che  s'intendono  sostituite 
agli  appoggi,  si  elidano  veramente  per  intero  colle  forze 
attive  che  risultano  applicate  ai  punti  corrispondenti,  o  non 
s'elidano  piuttosto  fra  loro  in  pressioni  esercitate  fra  le 
parti  stesse  del  Sistema ,  o  in  altro  modo  d'  elisione  .  .  . 

Se  poi  le  forze ,  che  sostituite  in  luogo  degli  appoggi 
fanno  equilibrio  alla  forza  P  che  anima  il  sistema,  non 
s'intendano  applicate  immediatamente  al  sistema  stesso , ma 
si  considerino  applicate  ad  altrettanti  punti  resistenti  dis- 
giunti gli  uni  dagli  altri,  allora  veramente  fra  il  Sistema, 
e  ciascuno  di  questi  punti  avrà  luogo  una  pressione  rap- 
presentata dalla  forza  da  cui  il  relativo  punto  s'intende 
animato.  Ma  potremmo  allora  risguardare  queste  forze  co- 
me reazioni  prodotte  dalla  forza  P,  e  ritenere  che  tali 
pressioni  siano  derivate  dal  modo  nel  quale  la  forza  P  si 
distribuisce  ,  direi  quasi  spontaneamente  contro  gli  appog- 
gi fissi,  ed  inerti?  0  non  è  piuttosto  manifesto  che  ìq 
questo  caso  la  distribuzione  della  forza  P  è  in  tutto  dipen- 
dente e  subordinala  all'arbitraria  combinazione  delle  forze 
che  si  suppongono  applicate  ai  punti  resistenti?  Le  pres- 
sioni considerate  sotto  questo  aspetto  non  sono  dunque 
dovute  alla  forza  P,  ma  sono  determinate  dalle  forze  ag- 
giunte, le  quali  usurpano  il  luogo  di  forze  attive^  mentre 
la  forza  P  modificata  da  quelle  ,  fa  soltanto  ufiicio  di  forza 
passiva,  e  resistente.  La  soluzione, che  se  ne  trae,  appar- 
tiene quindi  ad  un  problema  diverso  dal  proposto. 

Passando  ora  a  considerare  la  seconda  condizione  del 
nostro  problema,  aggiungerò  che  nemmeno  questa  è  pre- 
cisala dalle  note  forinole,  le  quali  rappresentano  bensì  Io 
sialo  d'equilibrio  esistente  fra  forze  che  reagiscono  le  une 
sulle  altre  mediante  l'interposizione  di  corpi  rigidi,  ma 


RENDICONTO  ACCADEMICO  259 

non  bastano  ad  esprimere  la  condizione  d' un  sistema  uni- 
co, e  di  forma  invariabile  in  ogni  sua  parte. 

Le  equazioni  che  si  assegnano  a  rappresentare  le  pres- 
sioni esercitate  sugli  appoggi  da  un  Sistema  unico  di  for- 
ma invariabile,  saranno  sempre  ugualmente  verificate, 
quandanche  si  consideri  il  dato  sistema  diviso  in  più  sistemi 
rigidi  disgiunti  gli  uni  dagli  altri,  ciascuno  de'  quali  sia 
separatamente  equilibrato;  purché  la  risultante  delle  forze 
prementi  in  questi  parziali  sistemi  sia  eguale  alla  forza 
premente  nel  sistema  unico ^  e  riesca  applicata  nello  stesso 
punto,  e  nella  stessa  direzione. 

Lo  che  avviene  perchè  le  sei  note  equazioni  generali 
esprimenti  l'equilibrio  di  rotazione  e  di  traslazione,  non 
sono  riferibili  soltanto  all'equilibrio  de'  sistemi  di  forma 
invariabile,  né  sono  le  sole  che  in  tale  equilibrio  riescano 
soddisfatte:  ma,  come  è  notissimo  dietro  gl'insegnamenti 
dell'italiano  principe  degli  analisti,  debbono  ugualmente 
riferirsi  all'equilìbrio  di  qualunque  sistema,  e  debbono 
sempre  essere  verificate  insieme  alle  ulteriori  condizioni 
d'equilibrio,  che  vengono  dettale  dallo  speciale  modo  di 
connessione  e  dipendenza  che  tiene  vincolate  le  parti  di- 
verse, onde  ciascun  sistema  è  composto.  Che  se  nei  sistemi 
di  forma  invariabile,  le  condizioni  speciali  dipendenti  dal- 
l'equilibrio relativo  delle  loro  parti  diverse,  si  trovano 
sempre  di  per  sé  soddisfatte,  e  se  perciò  le  sole  sei  note 
equazioni  generali  sono  per  questi  sufficienti  a  stabilire 
l'equilibrio;  non  è  però  concesso  di  dedurne  la  proposi- 
zione inversa,  e  cioè  che  dove  le  sei  equazioni  gene- 
rali bastino  a  stabilire  l'equilibrio,  il  sistema  debba  es- 
sere di  forma  invariabile  in  ogni  sua  parte;  avvegnaché 
le  ulteriori  condizioni  speciali  possano, come  abbiamo  ve- 
duto ,  risultare  di  per  sé  soddisfatte  anche  indipendente- 
mente da  tale  assoluta  invariabilità. 

Le  equazioni  usate  a  determinare  le  pressioni  non  in- 
cludono adunque  la  condizione  di  un  Sistema  unico  di 


260  RENDICONTO    ACCADEMICO 

forma  invariabile,  e  non  si  riferiscono  ad  un  solo  pro- 
blema; ma  abbracciano  una  intera  famiglia  di  problemi 
affini;  e  quindi  avviene  che  diano  luogo  a  soluzioni  mol- 
teplici   

Quandanche  si  voglia  prescindere  affalto  da  ogni  idea 
d' elasticità  nel  solido  premente,  sarà  pur  sempre  neces- 
sario di  presupporre  aitivi  ed  efficaci  tutti  i  vincoli  qua- 
lunque, che  rendono  invariabile  la  forma  del  Sistema.  La 
quale  supposizione  non  si  dee  poi  considerare  come  una 
nuova  ipotesi  o  condizione  introdotta,  ma  piuttosto  dee 
riguardarsi  come  la  espressione  o  la  conseguenza  neces- 
saria del  concetto  che  ognuno  si  forma  della  solidità. 

Da  queste  considerazioni  parmi  adunque  potersi  con- 
cludere, che  Ile  soluzioni  molteplici  a  cui  si  prestano  le 
note  equazioni  assegnate  comunemente  a  determinare  le 
pressioni  sostenute  da  appoggi^  non  si  riferiscano  ad  un 
solo  problema,  ma  risguardino  veramente  altrettanti  pro- 
blemi fra  loro  affini^  e  tuttavia  ben  distinti  pel  diverso 
modo,  col  quale  in  ciascuno  di  loro  si  suppongono  con- 
nessi i  punti  materiali ,  che  esercitano  la  pressione.  E  che 
perciò,  quando  si  voglia  avere  particolare  relazione  ad 
alcuno  soltanto  de'  problemi  suddetti,  sia  d'uopo  inclu- 
dere nelle  formole  la  espressione  della  speciale  maniera 
di  vincolo,  che  a  quello  si  riferisce. 

E  quindi,  acciocché  le  note  equazioni  esprimano  in 
particolare  le  pressioni  esercitate  da  un  Sistema  unico  di 
forma  invariabile,  sarà  necessario  d'includervi  la  ulteriore 
condizione  che  fu  ommessa,  quantunque  inerente  al  pro- 
blema, e  cioè  di  presupporre  in  genere  aitivi  tutti  i  vincoli 
che  uniscono  fra  loro  le  parli  diverse  del  Sistema  ;  aspet- 
tando poi  che  i  risultamenti  del  calcolo  facciano  conoscere 
se  alcuno  fra  essi  rimanga  inoperoso. 

Se  le  cose  discorse  fin  qui  non  sono  del  lutto  prive 
di  fondamento,  si  riconosce  adunque  che  la  comune  teo- 
rica delle  pressioni  esercitale  da  corpi  solidi  e  rigidi ,  sog- 


RENDICONTO  ACCADEMICO  261 

giace  a  due  essenziali  difetti.  Il  primo  de'  quali  nasce  dal 
sostituire  in  luogo  degli  appoggi  altrettante  forze,  che  non 
sono  ristrette  a  rappresentare  le  sole  pressioni  da  essi  so- 
stenute, ma  che  possono  implicitamente  introdurre  nel  pro- 
blema nuove  forze  arbitrarie ,  le  quali  senza  turbare  l'equi- 
librio alterano  e  rendono  inattendibili  i  risultamenti  a  cui 
si  perviene.  Mentre  l'altro  difetto  consiste  nell'avere  ora- 
messo  d'introdurre  nel  calcolo  i  caratteri  speciali  che  in- 
dividuano un  sistema  unico  di  forma  invariabile. 

Ritengo  dunque,  se  pure  non  caddi  in  errore  nell' ac- 
cennare a  queste  ulteriori  esigenze  del  Problema ,  di  avere 
con  ciò  aperto  il  campo  a  più  feraci  ricerche,  e  di  avere 
additala  la  meta  verso  cui  debbono  essere  dirette.  A  rag- 
giunger la  quale  interamente  non  valsero  le  poche  mie 
forze,  che  mi  condussero  soltanto  a  provedere,  per  quanto 
ne  sembra,  al  secondo  quesito, lasciando  il  primo  insolu- 
to ,  fuorché  nel  caso  particolare  in  cui  il  Sistema  preme 
contro  un  piano.  Al  che  pervenni  nel  modo  seguente. 

Abbiasi  un  Sistema  di  forma  invariabile,  sollecitato 
da  una  data  forza  P,  e  sostenuto  in  equilibrio  mediante 
alcuni  suoi  punti  M,M', M".. ..,  che  premano  contro  ap- 
poggi irremovibili  dati  di  forma  e  di  posizione,  e  prescin- 
dendo dalla  massa  del  Sistema,  s'intenda  ridotto  ai  soli 
punti  prementi,  invariabilmente  insieme  collegati;  ciò  che 
non  altera  i  valori  delle  pressioni.  Qualunque  sia  il  modo 
nel  quale  si  distribuisce  la  forza,  che  anima  il  Sistema, 
per  effetto  del  numero,  della  disposizione  e  della  forma 
degli  appoggi,  dai  quali  è  tenuto  in  equilibrio,  e  qua- 
Uinque  siano  le  forze  attive  f,f',f"....,  che  per  tal  modo 
risultano  applicate  ai  diversi  punti  prementi;  se  ciascuno 
di  questi  possa  risentirsi  dell'azione  esercitata  sugli  altri, 
si  dovrà  ritenere  che  le  dette  forze  f,f',f" non  agisca- 
no in  tutta  la  loro  integrila  sui  punti  premuti ,  ma  che 
le  azioni  loro  siano  a  vicenda  modificate  dipendentemente 
dai  vincoli,  che  tengono  invariabilmente  connessi  i  diver- 


262  RENDICONTO   ACCADEMICO 

SÌ  punii  del  sistema.  Cosicché  ciascuna  delle  forze  attive 
f,f',f"....  debba  intendersi  decomposta  in  due  t,s,t',s', 
t",s". ...,  la  prima  delle  quali  rimanga  elisa  per  la  mutua 
dipendenza  delle  parli  del  sistema,  l'altra  rimanga  libera 
nel  rispettivo  punto^  e  vi  eserciti  l'intera  sua  azione,  co- 
me se  quel  punto  fosse  affatto  sciolto  e  indipendente.  È 
chiaro  che  se  ha  luogo  V  equilibrio ,  le  forze  s ,  s',  s". . . .  che 
non  reagiscono  le  une  sulle  altre,  dovranno  elidersi  per 
intero  contro  gli  appoggi  corrispondenti.  Ora  se  tutti  gli 
appoggi  fossero  insieme  tolti  ad  un  tratto,  senza  che  la 
distribuzione  della  forza  P  venisse  cambiata,  e  per  modo 
che  l'intero  sistema  de'  punti  prementi  cominciasse  a  muo- 
versi per  eff'elto  delle  forze  f,f^,f" —  applicate  rispetti- 
vamente ai  punti  M,M', M' ,  ciascuno  di  questi   punti 

concepirebbe  una  velocità  iniziale  dovuta  alla  relativa  for- 
za libera  s,s',s". ...,  e  quindi  proporzionale  alla  forza 
slessa.  Ma  essendo  il  sistema  di  forma  invariabile,  qua- 
lunque siano  f,f', f". ...,  non  potranno  imprimergli  altro 
moto,  fuorché  un  moto  di  traslazione  ed  uno  di  rotazione; 
i  quali  due  moti  equivarranno  nel  primo  istante  ad  un  solo 
moto  rotatorio  attorno  ad  un  asse  unico;  e  in  virtù  di  que- 
sto, ciascun  punto  del  Sistema  comincerebbe  a  muoversi 
con  velocità  proporzionale  alla  sua  distanza  dall'asse  di 
rotazione,  e  in  direzione  normale  al  piano  condotto  da 
quel  punto  per  l'asse  medesimo.  Dunque  ciascuna  delle 
forze  s  ,s',s"....  che  si  elidono  direttamente  contro  i  punti 
premuti,  ed  a  cui  sarebbero  dovute  quelle  velocità  inizia- 
li, sarà  pure  proporzionale  alla  distanza  del  relativo  punto 
da  un  asse  comune,  e  diretta  normalmente  al  piano  che 
passa  per  lo  slesso  asse  e  punto. 

È  poi  palese  che  elise  le  forze  s,s',s". ...,  l'intero 
Sistema  premente  si  troverà  in  equilibrio;  e  quindi  se 
ciascuna  resistenza  s'intenda  decomposta  in  due  forze 
q,r,q',r',q",r" la  seconda  delle  quali  eguale  e  con- 
traria alla  rispettiva  forza  s,  basteranno  queste  sole  forze 


RENDICONTO   ACCADEMICO  263 

r,r',r"....  per  fare  equilibrio  alla  forza  totale  premente 
P ,  e  le  altre  componenti  q,q'5q" —  dovranno  perciò  fra 
loro  equilibrarsi. 

Le  resistenze  esercitale  dagli  appoggi,  quando  il  Si- 
stema premente  è  di  forma  invariabile,  saranno  adunque 
tali  che  ciascuna  di  esse  possa  essere  decomposta  in  due 
forze;  le  une  proporzionali  alla  loro  disianza  da  un  asse 
comune  (che  io  dirò  asse  virtuale  di  rotazione)  e  direlle 
normalmente  al  piano  che  passa  per  l'asse  stesso,  e  pel 
punto  a  cui  ciascuna  è  rispellivamenle  applicata,  le  quali 
debbono  equilibrarsi  colla  forza  impressa  al  sistema  ;  le  al- 
tre che  debbono  risultare  fra  se  equilibrale.  Ma  come  rie- 
sce facile  ilprecisare  le  forze  r,r',r '....,  quand'anche 
gli  appoggi  siano  in  numero  maggiore  di  sei,  non  così 
avviene  rispetto  alle  altre  q,q',q" ,  che  possono  am- 
mettere molli  valori  diversi,  e  che  per  l'enuncialo  primo 
difetto  del  comune  metodo,  possono  rappresentare  in  parte 
nuove  forze  arbitrarie  aggiunte  al  Sistema.  Né  a  questo 
difello,  come  dissi,  mi  è  riuscito  di  provvedere,  fuorché 
nel  caso  specialissimo  di  piessioni  esercitale  contro  un  pia- 
no; e  ciò  dipendentemente  dalla  posizione  che  in  tal  caso 
assume  l'asse,  attorno  cui  tende  ad  aggirarsi  il  Sistema 
de'  punti  prementi.  = 

Le  conclusioni,  alle  quali  perviene  l'Accademico  cal- 
colando dietro  questi  principj ,  nel  caso  di  appoggi  situati 
in  un  piano,  ricadono  in  quelle  stesse  che  si  ottengono 
seguendo  il  metodo  primitivo  proposto  dal  celeberrimo 
Eulero  =  Senonchè  (prosegue  il  disserente)  Egli  pone 
per  assioma  fondamentale  ciò  che  dalle  mie  considerazioni 
m'è  sembrato  potersi  dedurre  come  finale  conseguenza,  e 
cioè  che  rappresentati  con  linee  relle  i  differenziali  delle 
singole  pressioni  ad  esse  proporzionali ,  debbano  gli  estre- 
mi di  quelle  rette  mantenersi  in  un  piano  comune.  = 

Termina  ,  difendendo  il  metodo  Euleriano  dalle  ob- 
biezioni del  Paoli,  il  quale  non  si  limitò  a  riguardare  la 


264  RENDICONTO  ACCADEMICO 

ipotesi  assunta  da  Eulero  come  incerta  e  gratuita,  ma  la 
ritenne,  nel  maggior  numero  de'  casi,  falsa  ed  erronea. 

(  continua) 


Catalogo  degli  oggetti  e  preparati  più  inte- 
ressanti del  Gabinetto  d'  Anatomia  Comparata 
di  Bologna,  del  Prof.  Antonio  Alessandrini. 

{Continuazione,  vedi  pag.  119,) 
PASSERI 

4292.  Corvo  imperiale  —  Corvus  Corax,  Linn.  rr  Canale 
alimentare  coi  visceri  accessorii  fegato,  pan- 
creas e  milza  di  maschio  adulto.  Dallo  stesso 
individuo  del  quale  si  conserva  Io  scheletro  al 
N.  4285.  Ercolani  Ottobre  1848. 

3299.  Corvo  Ghiandaja  —  Corvus  glandarius,  Linn.  = 

I  visceri  chilopojetict  col  sistema  sanguifero 
incettato ,  preparali  a  secco ,  e  regalati  dal  lo- 
dato Prof.  Calori.  1842. 

3300.  Coracia  garrula  —  Coracìas  garrula ,  Linn.  =  Bul- 

bo, ventriglio,  e  fegato,  preparati  come  so- 
pra. Id. 

318.  Rondine  rustica  —  Hìrundo  rustica,  Linn.  =  La 
testa  conservala  nello  spirito,  e  preparale  le 
glandole  salivali.  Notari,  1817. 

351.  Id.  L'intero  tubo  digerente  conservalo  nello  spìrito,  fd. 

321.  Succhia  capre  europeo  —  Caprimulgus  europaeus , 
Linn.  =:  Il  ventriglio  aperto.  Id. 

793.  Tordo  Merlo  —  Turdus  Merula,  Linn.  =  L'osso 


d'anatomia  comparata  265 

joide  spogliato  delle  parti  molli ,  e  preparato 
a  secco.  Doti.  Gamberini.  1823. 

353.  Id.  £ulbo  e  ventriglio  aperti ,  conservati  nello  spiri- 
to. Dott.  Notari,  1818. 

790.  Tordo  Malvizzo  —  Turdus  iliacus,  Linn.  =  L'osso 
joide.  Dott.  Gamberini,  1823. 

795.  Tordo  cianeo  —  Turdus  cyaneus,  Linn.  rr.  Id. 

786.  Lossia  —  Loxìa  pyrrhula,  Linn.  =  Id. 
3667.  Avoltojo  fulvo  —  Fuìtur  fulvus ,  Linn.  =:  Indivìduo 
maschio,  ucciso  sul  contine  della  nostra  Pro- 
vincia nelle  valli  presso  MalalbergO;,  fu  trovato 
del  peso  di  17  libbre  mercantili  bolognesi  ;  le 
punte  delle  estreme  penne  dell'ali  distavano  tra 
loro  due  metri  e  mezzo.  Essendo  ottimamente 
conservato  ho  ceduto  la  pelle  da  montarsi  al 
Gabinetto  Zoologico  dell'Università  che  ne  man- 
cava. Il  tubo  digerente  si  è  conservato  tutto 
dall'  esofago  al  retto  intestino  congiuntamente 
al  fegato,  pancreas  e  milza.  La  lingua  e  l'osso 
joide  siano  uniti  all' aspera  arteria  e  polmoni; 
il  retto  è  troncalo  al  di  sotto  dei  due  piccoli 
ciechi,  e  conservato  unito  all'apparecchio  uro- 
poietico. Nella  preparazione  si  dimostra  aperto 
tanto  il  gozzo,  piuttosto  ampio,  quanto  il  ven- 
triglio: quest'ultimo  è  debolissimo  nelle  sue 
tonache  essendo  appena  abbozzalo  per  così 
dire  il  muscolo  compressore  tanto  robusto  nei 
granivori.  Preparato  dal  Dissettore  Ercolani,  e 
conservato  nello  spirito.  Giugno  1844. 

988.  Falcone  imperiale  —  Falco  imper.alis.  Bechst.  = 
Lingua,  con  porzione  d' aspera  arteria  e  di  fa- 
•  ringe,  sulla  quale  sono   preparate  le  diverse 

glandole  salivali,  uguali  pel  numero  e  la  po- 
sizione, se  non  pel  volume, a  quelle  dei  mam- 
miferi. Nello  spirilo.  Alessandrini,  1826. 


266  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

975.  Id.  Il  fegato  preparato  a  secco  per  dimostrare  la 
disposizione  e  l'andamento  dei  canali  bìliferi 
fino  alla  loro  inserzione  nell'intestino.  Id. 

320.  Falcone  Sparviere ,  Ranzani  —  Falco  Nisus ,  Linn.  = 
La  testa  decorticata  sulla  quale  sono  preparate 
le  glandole  salivari.  Nello  spirilo.  Dolt.  Nota- 
ri,  1817. 

322.  Id.  Esofago  e  stomachi  rovesciati  e  conservali  nello 

spirito.  Notari  1817. 
3452.  Falcone   Gheppio ,   Ranz.  —  Falco   tìnnunculus , 
Linn.   :=  Esofago  e   stomachi ,  la  cavità  dei 
quali  riempita  di  gesso ,  sonosi  conservati  a  sec- 
co. Doli.  Ercolani ,  Febbrajo  1843. 

787.  Falcone  Nibbio  —  Falco  Milvus ,  Linn.  =  L'osso 
joide  spogliato  dalle  parti  molli,  e  conservalo 
a  secco.  Doli.  Gamberini ,  1823. 

644.  Falcone  Pojana  —  Falco  Buteo ,  Linn.  =  L'eso- 
fago col  bulbo  e  ventriglio,  quest'ultimo  aper- 
to nella  regione  inferiore  :  nello  spirito.  Ales- 
sandrini,  1822. 

3958.  Aquila  comune  —  Falco  Fulvus ,  Gmel.  =  La  lin- 

gua unitamente  all'  osso  joide  ed  alla  laringe 
superiore,  per  dimostrare  in  singoiar  modo  le 
elegantissime  glandole  salivali  sottolinguali  mol- 
to sviluppate  e  patenti  in  questa  specie,  ed  in 
genere  nei  predatori  diurni.  Nello  spirito.  Dott. 
Ercolani.  Ottobre  1845. 

3959.  Id.  Gli  stomachi  ed  il  tubo  intestinale,  al  quale  so- 

nosi lasciati  uniti  i  visceri  accessorii,  fegato^ 
pancreas  e  milza.  Questo  individuo  fu  ucciso 
li  21  Settembre  anno  predetto  a  poca  distanza 
dalla  Città,  e  regalalo  al  Museo  dallo  Studente 
di  Matematica  Sig.  Enrico  Rivani.  Id. 
246.  Strige  Barbagianni,  Ranz.  —  Strix Aluco ,  Linn.  1= 
L' intero  tubo  digerente  conservato  nello  spirito. 
Don.  Notari,  1816. 


d'anatomia  comparata  267 

459.  Id.  Lo  stesso  canale  alimeDtare  ,  ma  preparato  à  secco 
in  due  individui.  Id.  1818. 

325.  Id.  La  cloaca  e  gli  intestini  ciechi ,  a  secco.  Id.  1817. 

788.  Strige  Civetta,  Ranz.  —  Strix  passerina,  Linn.  = 
L' osso  joide  del  tutto  isolato  dalle  parti  molli. 
Doti.  Garaberini  1823. 

495.  Id.  Gli  intestini  ciechi  unitamente  al  retto  ed  alla 

cloaca,  preparati  a  secco.  Notari,  1820. 
2467.  Strige  Gufo ,  R.  —  Strix  Otus ,  Linn.  =  Il  bulbo 
ed  il  ventriglio  aperti  e  conservati  nello  spiri- 
to. Do».  Ercolani,  1840. 
3593.  Strige  Gran-Gufo,  Ranz.  —  Strix  Buho,  Linn.  = 
Gli  stomachi  unitamente  agli  intestini  ed  al  fe- 
gato, conservati  nello  spirito.  Dott.  Ercolani. 
Febbrajo  1844. 

324.  Strige  assiolo ,  Ranz.  —  Strix  Scops ,  Ranzani  = 
L'esofago,  gli  stomachi,  ed  il  tubo  intestinale, 
nello  spirito.  Dott.  Notari,  1817. 

GROLLE. 

3047.  Edinnerao  gridatore  —  Charadrius  Oedicnemus,  Linn. 
=  Bulbo  e  ventriglio  con  piccola  porzione  d'in- 
testino, due  esemplari  preparati ,  quello  aperto 
apparteneva  certamente  ad  individuo  maschio; 
nello  spirito,  Dott.  Ercolani,  Novembre  1841. 

3818.  Ematopo  comune,  Ranz.  —  Haematopus  ostrale- 
gus ,  Linn.  =  Apparecchio  digerente  di  fem- 
mina, della  quale  si  conserva  anche  Io  sche- 
letro al  N.  3839.  Fu  presa  nelle  valli  presso 
Malalbergo  nel  marzo  1845,  e  regalata  al  Mu- 
seo dal  N.  U.  il  Sig.  Marchese  Luigi  Tanara. 
634.  Piviere  dotato  —  Charadrius  pluvialis,  Linn.  = 
Esofago,  bulbo  e  ventriglio  aperti;  nello  spiri- 
to, Alessandrini.  1822. 


268  CATALOGO  DEL   GABINETTO 

G33.  Beccaccia  comune,  Ranz.  —  Scolopax  Rusticola, 
Linn.  =  Esofago,  bulbo  e  ventriglio  aperti,  e 
conservati  nello  spirito.  Alessandrini.  Id. 

799.  Beccaccia  Pizzardella  —  Scolopax  Gallinago  ,Unn. 
=  L'osso  joide  spogliato  delle  parti  molli  ed 
isolato.  Doit.  Gamberini^  1823. 
3653.  Ibi  Falcinello  —  Ibis  Falcinellus ,  Temm.  et  Vieil- 
lot.  =:  Esofago  e  stomachi  di  tre  individui , 
adulti,  due  maschi  ed  una  femmina,  la  pre- 
parazione appartenente  alla  quale  si  dislingue 
dalle  altre  due,  perchè  col  bulbo  chiuso.  Indi- 
vidui regalati  dall'  Illmo  ed  Eccelhno  Sig.  Avv. 
Baratini  Governatore  di  Budrio.  Nello  spirito; 
Alessandrini,  Maggio  1844. 
1654.  Id.  I  fegati  degli  stessi  individui;  quello  segnato 
con  refe  anodato  apparteneva  alla  femmina. 
Nello  spirito,  Id. 

750.  Numenio  Chiurlo,  Ranz.  —  Scolopax  Arquata, 
Linn.  =  Ventriglio  e  Bulbo  aperti,  e  conser- 
vali nello  spirito.  Alessandrini,  1833. 

756.  Id.  L'intestino  retto  colle   cieche  appendici,  gonfio 

e  disseccato.  Id. 
3186.  Gru  cinericcia  —  Grus  cinerea,  Bechsl.  =  Ardea 
Grus ,  Linn.  =  L' osso  joide  isolato  dalle  parti 
molli,  e  conservalo  a  secco:  da  un  individuo 
piuttosto  piccolo,  e  quindi  giovine.  Alessan- 
drini, Maggio  1842. 
3334.  Id.  Osso  joide  congiuntamente  alla  lunga  appendice 
media  anteriore,  denominata  osso  linguale,  di 
vecchio  individuo.  Preparato  e  regalato  dal  Dis- 
settore Ercolani.  Agosto  1842. 

865.  Id.  Esofago,  bulbo  e  ventriglio;  gli  stomachi  sono 
aperti ,  e  nel  bulbo  si  vedono  patentissimi  i  fo- 
rellini  dell'apparato  glandolare.  L'esofago  si 
è  conservato  intero  per  dimostrare  l'assoluta 


d'anatomia  comparata  ^69 

mancanza  del  primo  stomaco.  L' ingluvie  :  uno 
stiletto  segna  nel  ventriglio  la  posizione  del  pi- 
loro. Nello  spirito.  Alessandrini ,  1824. 

2338.  Id.  Altra  simile  preparazione,  di  maschio  adulto;  vi 
è  unita  ancora  la  milza  col  sistema  venoso  ìn- 
jettato  a  cera  di  color  rosso.  Le  cavità  sì  del 
bulbo  che  del  ventriglio  sono  riempite  di  gesso 
onde  meglio  conservare  la  preparazione  dissec- 
cata. Id.  1840. 

2426.  Id.  Gli  stomachi  con  parte  di  esofago,  aperti,  di 
altro  individuo,  conservati  nello  spirito.  Id. 

1220.  Id.  L'intero  canale  alimen^ire  unitamente  alle  vie 

orinane  di  maschio  raf.'O  giovine.  Id.  1831. 
862.  Id.  L'intestino  retto  coiciecùi,  gonfio  d'aria  e  dis- 
seccato. Id.  1824. 

2832.  Cicogna  bianca,  Bellon,  Ranz.  —  Ardea  Cìconia, 
Linn.  z=  Il  bulbo  ed  il  ventriglio  aperti  e  con- 
servati nello  spirito,  di  una  femmina  adulta. 
Id.  Maggio  1841. 

2936.  Id.  Porzione  di  esofago  unitamente  al  bulbo,  ed  al 
ventriglio  con  fina  injezione  di  color  rosso  nel 
sistema  arterioso ,  e  preparato  a  secco.  Id.  Lu- 
glio 1841. 

2954.  Id.  Pezzi  di  intestini  preparati  nello  stesso  modo , 
uno  dei  quali  aperto  pel  lungo  mostra  la  vil- 
losa finamente  injettata,  a  secco.  Id. 

2865.  Id.  L'intestino  retto  coi  ciechi,  che  sono  piccolissi- 
mi in  questa  specie,  gonfi  d'aria  e  preparali 
a  secco.  Dott.  Giacomelli.  Maggio  1841. 

2853.  Id.  La  medesima  preparazione  tolta  da  un  altro  in- 
dividuo, e  conservata  nello  spirito  aperta  onde 
dimostrarne  la  disposizione  della  interna  mem- 
brana, e  la  forma  della  cloacca.  Id. 

2952.  Id.  Il  fegato  di  femmina  adulta,  separato  da  tulli 
gli  altri  visceri  e  conservato  nello  spirito.  Ales- 
sandrini. Luglio  1841, 


270  CATALOGO   DEL   GABrNETTO 

4301.  1(1.  La  maggior  parte  del  canale  digerente,  compreso 
il  fegato  coi  suoi  condotti,  di  femmina  adulta, 
uccisa  li  19  Maggio  1848  a  poca  distanza  da 
Bologna ,  e  regalata  al  Direttore  dal  Sig.  Dott. 
Demetrio  Rasi.  Conservato  nello  spirito.  Otto- 
bre 1848. 

3181.  Cicogna  nera,  Bellon ,  Ranzani.  —  Ardea  nigra, 
Lion.  =  L'esofago  e  gli  stomachi  aperti,  e 
conservati  nello  spirito,  di  maschio  adulto.  Nel 
sollevare  l'epitelio  coriaceo  dove  è  più  molle 
presso  il  lembo  inferiore  del  bulbo  ho  veduto 
una  disposizione  villoso-papillare,  somigliante 
a  quella  che  esiste  sotto  le  unghie  di  certi  qua- 
drupedi solidungoli ,  come  per  esempio  il  caval- 
lo, e  che  esser  potrebbe  l'organo  preparatore 
della  stessa  sostanza,  pure  di  natura  cornea. 
Alessandrini.  Maggio  1842. 

3663.  Id.  Gli  stomachi  aperti  di  maschio  adulto  conservati 
nello  spirito.  È  singolare  la  grossezza  delle  pa- 
reti del  Bulbo.  Id.  Giugno  1844. 

3297.  Id.  I  visceri  chilopojetici  addominali,  incettati  i  vasi 
sanguiferi  con  cera,  di  colore  diverso  nelle  ar- 
terie e  nelle  vene ,  preparali  a  secco ,  e  regalati 
dal  Prof.  Calori.  Agosto,  1842. 
797.  Aghirone  cinericcio  —  Ardea  cinerea ,  Vieillot.  = 
L'osso  joide  spogliato  dalle  parti  molli.  Doli. 
Gamberini,  182^. 
755.  Id.  Esofago,  bulbo  e  ventriglio  preparato  a  secco: 
nella  prima  porzione  dell'esofago  tolta  la  cel- 
lulosa esterna,  e  sollevato  lo  strato  delle  fibre 
trasverse   od  annulari  della  muscolare  vedonsi 
le  fibre  longitudinali  e  la  membrana  vascolosa. 
Alessandrini,  1823. 
897.  Id.  Esofago,  stomaco,  e  porzione  di  intestino  rove- 
sciati e  conservati  nello  spirito:  chiaramente  si 


d'anatomia  comparata  271 

vede  il  grosso  bulbo  sferico  esistente  nell'in- 
lesllno.  Id.  1825. 

2434.  Id.  Gli   stomachi  uniti  a  porzione  d'intestino,  al 

pancreas   e   fegato  coi  rispettivi  loro  condotti: 
nello  spirito;  id.  Marzo  1840. 

2435.  Aghirone  Nitticora  —  Ardea  Nycticorax,  Linn.  = 

Gli  stomachi    rovesciati  del   maschio  adulto, 
conservati  nello  spirito.  Id. 

2029.  Aghirone  piccolo  —  Ardea  minuta,  Linn.  =  L'in- 
tero tubo  digerente,  unitamente  al  fegato  ed  al 
pancreas ,  di  femmina  adulta.  Anche  in  questa 
specie  avvi  un  solo  intestino  cieco  rudimentario: 
nello  spirito.  Id.  1839. 

1222.  Aghirone  purpureo  —  Ardea  purpurea,  Linn.  = 
Femmina  giovane.  Il  canale  alimentare  unita- 
mente agli  organi  genitali  ed  alle  vie  orinarie, 
conservato  nello  spirito.  Alessandrini,  1831. 

2027.  Aghirone  Egreila  —  Ardea  Egretta,  Linn.  =  L'in- 
tero tubo  digerente ,  compresi  i  visceri  acces- 
sori!  fegato,  pancreas  e  milza;  avvi  pure  un 
solo  rudimento  di  intestino  cieco,  di  femmina 
adulta,  nello  spirito.  Id.  1839. 
458.  Aghirone  Sgarzelta  —  Ardea  Sgar'^etta,  Linn.  z=. 
Canale  alimentare  unitamente  al  fegato  col  si- 
stema arterioso  injetlato  ;  preparazione  del  Dis- 
settore Dott.  Nolari,  1819. 
785.  Aghirone  stellare  —  Ardea  stellar ìS,'L\r\rì.'=iV(ì?,s>o 
joide  isolato  da  tutte  le  parli  molli.  Dott.  Gam- 
berini,  1823. 
643.  Id.  L'esofago  cogli  stomachi  e  porzione  di  intestino, 
conservati   interi    nello   spirilo.    Alessandrini  , 
1822. 
648.  Id.  L'intestino  retto  unitamente  al  cieco  rudimen- 
tario conservato  nello  spirilo.  Id. 
801.  Id.  La  stessa  preparazione,  ma  conservata  a  secco. 
Doti.  Gamberini,  1823.      " 


272  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

646.  Id.  Il  fegato ,  preparalo  r  apparecchio  bilifero  comu- 
nicante col  tubo  intestinale  unito  alla  prepara- 
zione conservata  nello  spirito.  Àlessand.  1822. 

1062.  Aghirone  vergine  —  Ardea  Tirgo  =  L' esofago  co- 
gli stomachi  rovesciati  e  conservati  nello  spi- 
rito. Id.  1827. 

1064.  Id.  Gli  intestini  ciechi  con  porzione  del  retto, gon- 
fìi  e  disseccati.  Id. 

1056.  Id.  Il  fegato  coir  apparato  della  cistifelea  e  dei  con- 
dotti biliari  injettati  a  cera  e  disseccati.  Id. 

3046.  Rallo  —  Rallus  crepidatus,  Gmel.  =  Il  bulbo  ed 
il  ventriglio  aperti  e  conservati  nello  spirito. 
Preparato  e  regalato  dal  Dissettore  Dott.  Erco- 
lani.  Novembre  1841. 
798.  Rallo  acquatico  —  Rallus  aquaticus ,  Linn.  =  L' os- 
so joide  isolato,  preparato  dal  Doti.  Gamberi- 
ni,  1823. 
796.  Gallinella  Re  di  quaglie,  Ranz.  —  Rallus  Crex, 
Linn.  =  L'osso  joide.  Id. 

3479.  Recurvirostra  Avocetta  —  Recurvirostra  Avocetta, 
Linn.  =  Esofago  e  stomachi  preparati  a  sec- 
co mantenendoli  distesi  mediante  1'  injezione 
del  gesso  nella  loro  cavità.  Femmina  adulta  re- 
galata dal  celebre  Cav.  Rossini.  Dott.  Ercolani, 
Aprile  1843. 
713.  Folaga  atra  —  Fulica  afra,  Linn.  ■=.  L'osso  joide. 

Doti.  Gamb    ini ,  1822. 
323.  Id.  Esofago  e  stomachi  aperti,  nello  spirito.  Dott. 

Notari,  1817. 
802.  Id.  Porzione  di  intestino  retto  coi  ciechi ,  gonfio 
d'aria,  e  disseccato.  Doti.  Gamberini,  1823. 


d'anatomia  comparata  273 

NUOTATORI 

632.  Laro  canuto  —  Larus  canus,  Linn.  =  L'esofago 
e  lo  stomaco  conservati  nello  spirito.  Alessan- 
drini, 1822. 

3193.  Id.  La  maggior  parte  dell'apparecchio  digerente  con- 
servato nello  spirito:  da  un  maschio  giovine 
vissuto  domestico  parecchi  mesi  nel  cortile  in- 
terno del  Museo,  e  proveniente  dal  littorale  del- 
l'Adriatico presso  le  Valli  di  Coraacchio.  Nella 
parte  superiore  del  vaso  avvi  il  ventriglio  ed 
il  bulbo  aperti,  e  gran  parte  dell'esofago  an- 
cor chiuso,  ma  rovesciato:  inferiormente  poi 
il  fegato,  la  milza  ed  il  pancreas.  Alessandri- 
ni, 1842. 

3*298.  Id.  I  visceri  chiìopojetici  addominali,  col  sistema 
arterioso  e  venoso  injettato  a  cera,  preparati  a 
secco  e  regalati  dal  Prof.  Calori.  Agosto  1842. 

3197.  Id.  L' intestino  retto  colla  cloaca  del  maschio  sud- 
detto^ aperto  e  conservato  nello  spirito.  Io  que- 
sta preparazione  è  notabile,  più  di  qualunque 
altra  cosa,  lo  sviluppo  dell'organo  secretorio 
in  comunicazione  colla  cloaca  stessa  ^  denomi- 
nato Bursa  Fabricìi.  Le  pareti  di  quest'organo 
sono  grossissime,  eminentemente  glandolari,  e 
mostranti  nella  faccia  interna  dei  profondi  se- 
ni ,  0  lacune ,  che  la  fanno  apparire  come  re- 
ticolala. Alessandrini,  Maggio,  1842. 

3892.  Laro  canuto  di   Gmel.  —  Larus  canus ,  Gm.  =  I 

visceri  del  torace  e  dell'addome  insieme  uniti 

e  conservati  nello  spirito.   Dono  del  Dissettore 

Doli.  Ercolani.  Agosto  1845. 

784.  Anitra  domestica  —  Anas  domestica  :=  V osso  joide 

i  N.  AiSN.  Se.  Natur.  Seui»  111.  Tom.  3.  18 


274  CATALOGO  DEL   GABINETTO 

spoglialo  delle  parti   molli  e  disseccalo.  Doti. 
Gamberini,  1823. 
349.  Id.  L'esofago,  e  gli  stomachi  aperti  e  conservali 
nello  spirito.  Doti.  Notari,  1818. 

2753.  Anitra  Cesone,  Ranz.  —  Anas  Boschas,  Linn.  = 
La  lingua  coli' osso  joide  e  la  laringe  superio- 
re; regalata  dal  Dottor  Ercolani  ;  conservata 
nello  spirito.  Marzo  1841. 

2781.  Anitra  di  coda  lunga,  Ranz.  —  Anas  acuta,  Linn. 
:=  L'osso  joide  preparalo  a  secco,  e  regalalo 
dal  suddetto.  Id. 

3434.  Anitra  Mestolone^  Ranz.  —  Anas  clypeata,  Linn.  ::= 
La  testa  col  becco  dedotto  onde  veder  si  possa 
la  singolare  disposizione  delle  lamine  cornee 
dei  lembi  d'ambedue  le  mascelle.  Nello  spirito. 
Id.  Febbraio  1843. 

3081.  Id.  La  lingua  coli' osso  joide  unitamente  alla  laringe 
e  trachea,  nello  spirito:  id.  Gennaio  1842. 

2729.  Anitra  Crecca  —  Anas  Crecca,  Linn.  =:  L'osso  joi- 
de, la  lingua,  e  la  laringe  superiore.  Prepa- 
rata e  regalata  dal  Dissettore  Doti.  Ercolani. 
Aprile,  1841. 

1898.  Anitra  fosca  —  Anas  fusca,  Linn.  =  La  maggior 
parte  del  lubo  digerente  unitamente  al  fegato: 
nello  spirilo.  Alessandrini,  1838. 
712.  Oca  domestica  —  Anas  Anser ,  L'mn.  z=.  L'osso  joi- 
de denudato  delle  parti  molli  e  disseccato. 
Id.  1822. 
642.  Id.  Il  ventriglio  nel  quale  sono  preparati  i  robustis- 
simi muscoli  irituratori  coi  loro  tendini,  nello 
spirito.  Id. 

2250.  Id.  Testa  di  maschio,  di  cinque  mesi  compiti,  nella 
quale  sono  preparati  i  muscoli  della  mastica- 
zione, della  lingua  e  della  faringe.  Nello  spi- 
rito. Ercolani.  1839. 


d' anatomia  comparata  275 

2248.  Id.  Porzione  inferiore  di  esofago ,  bulbo  e  ventriglio 

dello  stesso  individuo  ;  nel  ventriglio  sono  pre- 
parati i  muscoli  compressori  e  sollevata  da  un 
lato  la  grossa  membrana  cornea  interna.  Nello 
spirito.  Alessandrini,  detto. 

2251-  Id.  Porzione  di  intestino  nella  quale  si  vede  un  tu- 
bercolo, 0  piccola  appendice  cieca,  avente  nel 
centro  quasi  un  indizio  di  cicatrice.  Sembra 
che  un  tale  tubercolo  corrisponda  all'  inserzio- 
ne del  tuorlo,  la  sostanza  del  quale  serve  ad 
alimentare  il  pulcino  nei  primordii  di  suo  svi- 
luppo: nello  spirilo.  Id. 

2252.  Id.  Il  retto  intestino  colla  cloaca  aperta, che  mostra 
l'inserzione  degli  ureteri,  e  dei  condotti  semi- 
niferi; nello  spirilo.  Id. 

2247.  Id.  I  ciechi  sempre  dello  slesso  maschio,  gonfi 
d'aria  e  disseccati.  Id. 

1022.  Id.  La  medesima  preparazione  in  indi\^uo  vecchio. 
Id.  1826. 

2249.  Id.  Il  fegato  col  pancreas  e  porzione  di  duodeno  per 

dimostrare  l'inserzione  nel  medesimo  dei  con- 
dotti escretori ,  nello  spirilo.  Dal  maschio  pre- 
detto. Id.  1839. 
4383.  Id.  Porzione  di  intestino  tenue  di  femmina  adulta, 
alla  quale  sta  unito  il  pancreas  coi  suoi  con- 
dotti :  nello  spirito.  Id.  Settembre,  1849. 

640.  Oca  delle  nevi  —  Anas  hyperborea,  Gmel.  =  L'e- 
sofago col  bulbo  ed  il  ventriglio  aperti  longi- 
tudinalmente e  conservati  nello  spirito.  Id.  1822. 

647.  Id.  L'intestino  retto  coi  ciechi,  ripieni  di  cera  e 
disseccati.  Id. 

464.  Anitra  Cigno  domestico ,  Ranz.  —  Anas  Olor,  Linn. 
=  Cigtius  Olor,  Vieillot  =  Esofago  col  bulbo 
e  ventriglio  aperti  :  preparati  e  conservati  nello 
spirilo  dal  Dissettore  Doli.  Notari.  1819. 


270  CATALOGO    DEL   GABINETTO 

350.  Id.  Fegato,  cistifelea,  pancreas  cui  i ispettivi  condotti 
tcrmitianli  nell'intestino,  preparati  dal  sud- 
detto, 1818. 
3335.  Smergo  segliettone  ,  Ranz.  —  Mergus  Serrator, 
Linn.  =  L'osso  joide  é  linguale  isolati  prepa- 
rati a  secco;  Doli.  Ercolani.  Agosto  1842. 

257.  Pelicano  Onocrolalo  —  Pelecartus  Onocrotalus,  Lino. 
=  Testa  con  porzione  del  collo  conservato  di- 
steso l'esofago,  e  T ampia  borsa  sottomascel- 
lare ,  e  disseccata  in  questa  posizione.  Prepara- 
zione del  Dissettore  Dott.  Nolari,  1816. 

316.  Id.  Il  solo  succo  membranoso  sotto-mascellare  ro- 
vesciato, che  mostra  l'osso  joide,  ed  il  piccolo 
tubercolo  che  rappresenta  la  lingua  affatto  ru- 
dimenlaria.  Nello  spirito.  Id.  1817 

456.  Id.  Esofago,  bulbo  e  ventriglio,  col  sistema  arterio- 
so injetlalo  ,  gonfi  e  preparali  a  secco.  Id.  1819. 

493.  Id.  BuU^o  e  ventriglio  aperti  longitudinalmente,  onde 
ifTimostrare  nella  sezione  i  robusti  coni  glando- 
losi  del  bulbo  ,  e  gli  orifici  dei  medesimi  aperti 
nell'interna  faccia  dello  stomaco  stesso.  Nello 
spirito.  Alessandrini,  1820. 

803.  Id.  L'ultima  porzione  dell'intestino  di  femmina  col- 
ala   cloaca  aperta,  uniti  gli  organi   genitali  ed 
uropojetici.  Nello  spirito.  Id.  1823. 

364.  Id.  Fegato  e  pancreas,  preparati  i  rispettivi  condotti, 
e  seguiti  fino  allo  sbocco  nell'intestino.  Dott. 
Notari,  1818. 

455.  Pellicano  fosco  —  Pekcanus  fusciis,  Lath.  =  Eso- 
fago, bulbo  e  ventriglio  gonfi  e  disseccati.  Dott. 
Notari.  Id.  1819. 

356.  Id.  L'intestino  retto,  cui  stanno  uniti  ancora  i  cie- 
chi, gonfi  d'aria,  e  disseccati.  Id.  1818. 
1221.  Cormorano  maggiore,  Ranz.  —  Pekcanus  Garbo, 
Lino.  =:  Il  canale  alimentare  di  maschio  adulto, 
conservato  nello  spirilo.  Alessandrini,  1831. 


d'anatomia  comparata  277 

2413.  Colimbo  orecchiato  —  Colymbus  auritus ,  Brisson. 
=  Esofago  e  stomachi  conservati  nello  spirito. 
Tanto  il  bulbo,  quanto  il  ventriglio  sono  aperti 
longitudinalmente:  il  bulbo  ha  le  glandole  vo- 
luminosissime, con  papille  di  sbocco  ben  ma- 
nifeste che  dà  al  sacco  una  forma  quasi  sferi- 
ca. Preparalo  e  regalato  dal  Direttore.  Marzo, 
1840. 

2411.  Id.  L'intestino  retto  coi  ciechi.  Id. 

2001.  Colimbo  crestuto  —  Colymbus  cristatus ,  Linn. , 
Gmel.  =  L' intero  tubo  digerente  di  individuo 
adulto,  preso  li  20  Marzo  1859  presso  la  Villa 
Pepoli  alla  Palata;  e  regalalo  al  Museo  dalla 
N.  D.  Sig.  Principessa  Letizia.  Nello  spirito, 
preparalo  dal  Direttore. 

RETTILI 

3701.  Testuggine  greca  —  Testudo  graeca,  Linn.  =  II 
fegato  del  tutto  isolato,  da  una  femmina  vissu- 
ta lungamente  nel  prato  del  Laboratorio  ana- 
tomico. Nello  spirito:  Doti.  Ercolani.  Agosto, 
1844. 
714.  Testuggine  d'Europa  —  Testudo  europaea,  Linn. 
=  L'osso  joide  spogliato  dei  muscoli  e  dissec- 
cato. Doti.  Nolari,  1822. 

201.  Id.  Lo  stomaco  col  sistema  arterioso  in jellato  a  cera, 
gonfio  e  disseccato.  Id.  1814. 

2880.  Id.  Esofago  e  stomaco  di  individuo  molto  giovine 
con  finissima  infezione  nel  sistema  arterioso, 
preparalo  a  secco.  Doti.  Ercolani.  Maggio,  1841. 
358.  Id.  Lo  stomaco  unitamente  agli  intestini,  injettalo  a 
cera  il  sistema  arterioso ,  e  conservati  nello  spi- 
rito. Doti.  Nolari,  1818. 
203.  Id.La  stessa  preparazione,  conservata  a  secco.  Id.  1814. 


278  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

2892.  Id.  Il  tubo  digerente  dì  individuo  molto  giovine, 
aperto  pel  lungo,  e  conservato  nello  spirilo  uni- 
lannenle  ai  visceri  accessorii,  fegato,  pancreas  e 
Milza.  Don.  Ercolani,  Maggio  1841. 

2881.  Id-  Il  fegato  isolato,  con  infezione  nel  sistema  va- 
scolare, conservato  nello  spirito.  Id. 

4363.  Id.  Porzione  di  intestino  in  un  col  fegato  di  indivi- 
duo adulto,  preparato  a  secco  dal  Sig.  Dolt. 
Francesco  Pistocchi.  Aprile  1849. 

2634.  Id.  Stomaco  ed  intestini  unitamente  al  fegato,  pan- 
creas e  milza,  con  finissima  infezione  al  siste- 
ma arterioso,  mantenuto  disteso  il  canale  col 
riempirlo  ugualmente  di  cera.  Preparalo  e  re- 
galato dal  Prof.  Calori,  1840. 
350..  Testuggine  Caouana  —  Testudo  Caouana ,  Lacèp.  = 
L'astuccio  corneo,  che  a  foggia  di  quello  del 
rostro  dei  papagalli  riveste  le  punte  delle  due 
mascelle.  Uno  di  questi  astucci,  tolto  da  altro 
individuo  si  è  partito  in  due  con  sezione  ver- 
ticale pel  centro  onde  dimostrarne  l' interna 
struttura  che  sembra  composta  di  grossi  aculei 
cornei  strettamente  uniti,  colla  base  interna 
perforata  per  contenere  l'organo  molle  elabo- 
ratore, 0  bulbo.  Alessandrini,  1818. 

1316.  Id.  Due  tavole  in  foglio  contenenti  i  disegni  di  na- 
turale grandezza,  dell'osso  joide  unitamente  ai 
suoi  muscoli  ed  a  quelli  della  lingua  rappre- 
sentati in  quattro  figure.  Una  quinta  figura  poi 
rappresenta  l'osso  joide  della  testuggine  co- 
riacea della  quale  si  dirà  in  seguilo.  Disegni 
eseguiti  dal  Dòti.  Geminiano  Nobili.  La  descri- 
zione di  queste  parti  servì  d'argomento  ad  una 
Memoria  inserita  nel  Tomo  I.  dei  Novi  Com- 
mentarii  Acadcmiae  Scient.  ìnstituti  Bono- 
niensis  pag.  63-64,  e  letta  al  Consesso  nell'an- 
no accademico  1828-1829. 


d'anatomia  comparata  279 

1093.  Id.  Tavoletta  contenente  cinque  preparazioni  in  cera 
che   mostrano   l'osso  joide,  la   laringe  e  por- 
zione dell' aspera  arteria,  disposte  come  segue: 
I.  L'osso  joide  veduto  per  la  superficie  infe- 
riore; i  vari  pezzi  sono  insieme  uniti,  come  si 
vede  in  natura,  dai  legamenti;  uno  degli  ossi 
stiloidei  si  dimostra  spogliato  del  periostio.  II. 
Lo  stesso  osso  veduto  dalla  faccia  superiore, 
e  colla  laringe  al  medesimo  sovrapposta  nella 
naturale  posizione.   III.  Lo  stesso  distinto  nei 
diversi  pezzi  che  Io  compongono,  e  cioè,  pro- 
cedendo dall' avanti  all' indietro,  l."la  cartila- 
gine linguale;  2.°  il  corpo  dell'osso;  3.0e4.° 
i  due  corni  stiloidei;  5.°  e  6.°  i  corni  tiroidei; 
7.0  e  8.°  gli  ossi  stiloidei.  IV.  La  laringe  con 
porzione  della  trachea  vedute  per  la  faccia  in- 
feriore,  ed   in  parte  aperte,  onde  mostrare  la 
disposizione  dell'interna  membrana.  V.  La  stes- 
sa laringe  divisa  nei  vari  pezzi  che  la  compon- 
gono ,  e  cioè,  l.*' la  tiroidea  alla  quale  si  uni- 
sce  ancora  la  porzione  anullata  della  cricoide; 
2."  la  cricoide  staccala  solo  nella  parte  che  rap- 
presenta il  disco;  3.*'  e  4."  le  aritnoidi.  Prepa- 
razioni copiate  dal  naturale  dall'abilissimo  mo- 
dellatore in  cera  dei  Musei  anatomici  dell'Uni- 
versità Sig.  Giuseppe  Astorri. 
1094.  Id.  Altra  simile  tavoletta  contenente  quattro  prepa- 
razioni in  cera,  che  riguardar  si  possono  come 
continuazione  e  complemento  delle  precedenti. 
L  Tutte  le  parti  solide  predelle  insieme  unite, 
vedute  per  la  faccia  superiore,  coperte  dai  ri- 
spettivi muscoli   variamente  preparati  a  destra 
ed  a  sinistra,  onde  veder  si  possano  colla  stes- 
sa chiarezza  e  precisione  gli  strati  superficiali, 
ed  i  profondi.  II.  Le  parli  stesse  vedute  per  la 


280  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

faccia  superiore,  a  sinistra  spogliate  di  latte  le 
parli  molli  ;  a  destra  coperte  dalla  mucosa  che 
riveste  la  bocca  e  le  fauci ,  onde  dimostrare  così 
la  forma  della  lingua,  della  glotide,  e  dell' in- 
cominciamento  della  faringe.  III.  Osso  joide 
senza  gli  ossicini  sliloidei ,  e  colla  laringe  nella 
naturale  posizione,  onde  mostrare  i  di  lei  mu- 
scoli, nella  naturale  posizione  dal  lato  sinistro, 
parte  slaccati  e  rovesciati  sulla  tavola  nel  de- 
stro. IV.  La  sola  laringe  con  porzione  dell' as- 
pera arteria  collocala  di  fianco  onde  mostrare 
la  naturale  posizione  dei  muscoli.  Del  suddetto. 
1095.  Id.  porzione  di  giovane  individuo  ne'la  quale  sono 
preparati  in  luogo  i  muscoli  della  lingua,  del- 
l'osso joide,  e  faringe.  Nella  slessa  prepara- 
zione si  sono  conservali  ancora  nella  naturale 
posizione  il  cuore,  i  grossi  vasi  sanguiferi ,  di- 
stesi da  iniezione  a  cera  ,  ed  il  polmone.  Nello 
spirilo.  Alessandrini,  1827. 

660.  Id.  Esofago,  stomaco,  ed  incominciamento  del  duo- 
deno, aperti  longitudinalmente,  e  preparate  le 
fibre  muscolari  longitudinali  che  elevano  la  fa- 
ringe ,  ed  erigono  i  di  lei  aculei.  Nello  spirito. 
Id.  1822. 

587.  Id.  Stomaco  e  prima  porzione  dell'intestino,  gonfi 
d'aria  e  disseccali  ;  dimostransi  i  diversi  rigon- 
fiamenti e  strozzature  dei  primi  giri  dell'inte- 
stino. Id.  1821. 

581.  Id.  Stomaco  e  porzione  dell'intestino  unito  al  me- 
desimo, rovesciato,  poi  gonfiato  d'aria  e  dis- 
seccato. La  parte  superiore  dell'esofago  fa  ve- 
dere i  lunghi  ed  acuti  aculei  che  armano  la  di  lui 
interna  superficie,  le  punte  dei  quali  formale 
da  epitelio  corneo,  dirette  verso  il  cardia  e  li- 
bere, si  oppongono  al  rigurgito  delle  sostanze 
nelle  valide  contrazioni  del  sacco.  Id.  1821. 


l 


d'anatomia  comparata  281 

865.  Iti-  Porzione  di  intestino  tenue  conservata  nello  spi- 
rito, nella  quale  preparale  e  sollevate  le  diver- 
se tonache  che  ne  compongono  le  pareti ,  si 
dimostra  la  singolare  robustezza  della  musco- 
lare. Id.  1824. 

578.  Id.  Un   breve   tratto  dello   stesso  intestino   staccato 

presso  r  inserzione  del  coledoco,  ed  aperto  lon- 
gitudinalmente per  dimostrare  l'interna  mucosa 
conformata  ad  alte  e  finissime  pieghe  longitu- 
dinali, parallele  nel  margine  libero,  intreccia- 
te quasi  in  forma  di  rete  nella  base  aderente 
all'intestino.  La  preparazione  dimostra  ancora 
r  andamento  obbliquo  del  coledoco  fra  gli  strati 
membranosi:  nello  spirito.  Id.  1821. 

579.  id.  Altra  porzione  di  tenue  staccata  in  vicinanza  del 

precedente,  ma  più  verso  i  crassi,  aperta  lon- 
gitudinalmente. Qui  le  pliche  egualmente  ele- 
vate scorrono  sempre  parallelamente;  raostransi 
di  color  rosso  vivo  avendo  la  infezione  a  cera 
spinta  per  le  arterie  riempiti  i  vasi  minimi 
della  villosa ,  sulla  quale  vedonsi  serpeggiare  an- 
cora alcuni  linfatici  resi  visibili  mediante  l' in- 
fezione a  mercurio.  Nello  spirito.  Id. 

580.  Id.  Intestino  preparato  come  sopra  e  semplicemente 

rovesciato,  conservalo  nello  spirito.  Id. 
876.  Id.  Porzione  di  intestino  crasso  nella  quale  sonosi 
preparate  ed  isolale  le  diverse  membrane  che 
ne  compongono  le  pareli.  Chiaramente  si  di- 
mostra in  questa  preparazione  il  modo  col  quale 
l'intestino  è  abbracciato  dal  peritoneo,  che  co- 
stituisce il  mesenterio,  e  la  tonaca  esterna  del 
canale.  Injeltalo  a  cera  il  sistema  arterioso,  si 
dimostra  ancora  il  passaggio  dei  rami  mesen- 
terici attraverso  della  muscolare,  la  quale  ap- 
parisce perciò  quasi  reticolata:  preparazione 
conservala  a  secco.  Id.  1824. 


282  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

582.  Id.  Parte  del  crasso  tolta  in  prossimità  del  retto  e 
rovesciato.  L'interna  membrana  è  finamente  in- 
jeltata  nel  sistema  arterioso,  presenta  delle  esi- 
lissime  rughe  ondulate  ma  non  più  le  larghe 
pieghe  descritte  nei  tenui.  Nello  spirilo.  Id.  1821. 

689.  Id.  La  milza  preparata  a  secco:  mediante  l'injezione 
a  cera ,  spinta  singolarmente  nelle  vene ,  questo 
viscere  apparisce  quasi  interamente  composto 
di  intrecci  di  vasi  sanguiferi.  Id. 

857.  Id.  Lo  stesso  viscere  tolto  da  altro  individuo,  diviso 
semplicemente  in  due  con  sezione  verticale  e 
conservato  nello  spirito  onde  esaminare  meglio 
la  disposizione  dell'interna  sostanza.  Id.  1824. 
1460.  Id.  Piccolo  individuo  maschio  nel  quale,  tolto  lo 
sterno,  si  vede  preparato  nella  naturale  posi- 
zione tutto  il  canale  alimentare  coi  visceri  ac- 
cessori!, gonfio  semplicemente  d'aria  e  dissec- 
cato. !d.  1835. 

577.  Id.  Il  fegato  unito  a  porzione  di  intestino  tenue  nel- 
la quale  si  vede  Io  sbocco  dei  condotti  epatico, 
cistico  e  pancreatico  sopra  di  una  comune  pa- 
pilla: il  lungo  pancreas  si  addatta  e  segue  la 
concavità  dell'intestino:  i  principali  tronchi  dei 
vasi  sanguiferi  vedonsi  injettati  a  cera.  Nello 
spirito.  Id.  1821. 
1196.  Testuggine  molle  —  Testtido  coriacea,  Linn.  r= 
L'osso  joide,  mancante  dalla  sola  cartilagine 
linguale,  tolto  dall'individuo  regalato  al  Mu- 
seo di  Storia  Naturale  dell'Università  dall'Im- 
mortale Benedetto  XIV.  Conservato  nello  spi- 
rito. Id.  1830. 

SAURH. 

460.  Cocodrillo  Scleropo  —  Crocodilus  5c/ero;?5 ,  Schneid. 


I 


l)*ANATOMrA  COMPARATA  283 

=  Lo  Stomaco  aperto  cogli  intestini,  tolto  da 
individuo  piccolissimo  conservato  nello  spirito. 
Doti.  Notari,  1819. 

4177.  Cocodrillo  Luccio  —  Crocodilus  lucius ,  Cuv.  =: 
Maschio  giovine,  della  lunghezza  di  860  mil- 
limetri ,  e  del  quale  si  è  di  già  registrata  la 
preparazione  dello  scheletro.  Lo  stomaco  aper- 
to, al  quale  sta  unita  ancora  la  milza  col  duo- 
deno e  porzione  del  pancreas:  è  singolare  la 
inflessione  ad  ansa  angusta  formala  dal  duodeno 
poco  sotto  il  piloro,  e  contenente  per  lo  ap- 
punto parte  del  pancreas.  Nello  spirito.  Ales- 
sandrini, Ottobre  1847. 

4175.  Id.  L'estremità  dell'intestino  retto  colla  cloaca  a- 
perta.  Si  è  fatto  passare  un  sottile  specillo  per 
lo  sbocco  di  uno  dei  condotti  seminiferi  presso 
del  quale  sbocco  avvi  il  piccolo  pene,  od  or- 
gano copulatore,  foggialo  a  guisa  di  grossa  pa- 
pilla solcata  nella  faccia  superiore.  Una  piega 
molto  rilevante  mette  limite  tra  l'estremità  del 
retto  ed  essa  cloaca.  Preparazione  conservata 
nello  spirito.  Id. 

1365.  Lucertola  verde  —  Lacerto  vìridis,  Aldrov.  zz  II 

tronco  colla  testa  di  grosso  maschio  nella  quale, 

detratti  gli  integumenti,  si  è  preparato  l'osso 

^  joide    nella   posizione   naturale:   nello  spirito. 

Id.  1833. 

4185.  Iguana  tubercolata  —Iguana  tuberciilata ,  Lauren- 
ti  =z  Individuo  maschio  di  notabile  grandezza, 
e  del  quale  il  Gabinetto  conserva  anche  lo  sche- 
letro. La  lingua  coli' osso  joide,  la  faringe  a- 
perti  e  conservati  nello  spirilo.  A  differenza  di 
molli  altri  Rettili,  e  massime  dei  Cocodrilli  nei 
quali  la  lingua  è  scagliosa,  nell'Iguana  è  co- 
perta di   lunghe  palentissirae  papille  filiformi 


284  CATALOGO  DEL  6ABI1SETTO 

per  cui  apparisce  grossolanamente  vehilala.  Id. 
Ottobre  1847. 
4186.  Id.  Il  rimanente  del  canale  alimentare,   tranne  la 
claoaca ,   è   singolarissima   la  forma  dell' inte- 
stino di  qneslo  animale  nel  quale,  in  prossimi- 
tà del   retto,  si  trova   un  largo  e  complicato 
sacco,  rassomigliante  quasi  ad  un  secondo  sto- 
maco assai  robusto.  Id. 
147.  Camaleonte  comune  —  Chamaeleo  vulgarìs ,  Lalr. 
=z  La  lingua  isolala,  nello  spirito.  Gandolfì, 
1813. 
146.  Id.  Lo  stomaco  aperto  e  conservalo  nello  spirito.  Id. 

OFIDII. 

1362.  Angue  fragile  —  Angiiìs  fragilis,  Linn.  =  Indivi- 
duo intero,  e  la  testa  di  un  secondo  sui  quali 
sono  preparate  le  glandole  salivali  sopra-ma- 
scellari; nello  spirito:  Alessandrini,  1833. 

2848.  Id.  L'apparecchio  digerente  finamente  incettato  nel 
sistema  arterioso  e  lasciato  nella  naturale  po- 
sizione gonfiandole  semplicemente  d'aria;  nello 
spirito.  Preparato  e  regalato  dal  Prof.  Calori, 
Maggio.  1841. 

3095.  Boa  —  Boa  constrìctor ,  Linn.  =  L'esofago  e  por- 
zione dello  stomaco  di  quello  stesso  piccolo  in- 
dividuo del  quale  si  conserva  lo  scheletro-  Sot- 
tilissimo ed  allargalissimo  l'esofago  nel  suo  in- 
incominciamenlo  va  via  via  acquistando  mag- 
gior robustezza  nelle  proprie  pareti  mano  ma- 
no che  si  avvicina  allo  stomaco:  le  interne  to- 
nache formano  rilevate  pieghe  longitudinali,  e 
la  loro  faccia  interna  libera  è  manifestamente 
veliitala  come  quella  dello  stomaco,  dal  quale 
lo  stomaco  è  separalo  mediante  una  piega  pa- 


I 


d'anatomia  comparata  285 

lentissima  che  rende  il  cardias  piuttosto  angu- 
sto: nello  spirito.  Alessandrini,  Agosto  1845. 
3906.  Id.  Il  lungo  fegato  distinto  in  due  masse  mediante 
un   solco  longitudinale  visibile  in  ambedue   le 
facce  del  viscere:  nello  spirito.  Id. 
4204.  Boa  ortulana  ~  Boa  Hortulana ,  Linn.  =  Porzio- 
ne di  intestino,  quella  parte  cioè  che  forma  le 
circonvoluzioni  e  concamerazioni  prima  di  ter- 
minare nel  retto:  preparata  a  secco.  Id.  Otto- 
bre 1847. 
1356.  Coluber  natrix,  Linn.  =  Le  teste  di  varii  individui 
di  sesso  diverso  dimostranti  le  glandole  salivari 
non  che  la  forma  e  disposizione  dei  denti  della 
mascella   superiore.  È   notabilissimo  in  questa 
specie  l'abbreviamento  della  linea  dentaria  ma- 
scellare, e  r ingrandimento  dei  denti  posteriori 
della  medesima  serie, circondati  da  una  produ- 
zione della  gengiva  conformata  a  foggia  di  va- 
gina analoga  a  quella  che  circonda  i  denti  un- 
cinati delle   vere  specie  velenose,  il  che  si  di- 
mostra nella  testa  situata  in  alto  a  destra  del- 
l'osservatore. Nella  seconda  testa,  collocata  al 
di  sotto  e  che  presenta  la  sua  faccia  inferiore, 
vedonsi  preparate  tra  i  rami  mascellari  la  glan- 
dola del    fodero  della  lingua  marcata  con  filo 
giallo  ,  e  le  due  sottolinguali  sollevate  median- 
te nera   setola  che   passa  al  di  dietro  di  esse. 
La  terza  testa  con  porzione  del  tronco  è  con- 
servata nello  stato  naturale   per  formarsi   un* 
idea  della  sua  forma  e  grandezza.  La  4.%  la 
più  inferiore,  veduta  dal  lato  sinistro,  presenta 
del  tutto  scoperte  le  due  grosse  glandole  denomi- 
nate generalmente  sopra-mascellari,  o  labiali. 
Sul  vetro  a  destra,  superiormente  vedonsi 
isolate  le  quattro  masse  glandolar!  situate  presso 


286  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

l'orlo  dell' apertura  della  bocca,  non  che  parte 
della  trachea  e  della  lingua  colla  glandola  del- 
l'astuccio,  0  fodero,  totalmente  isolata.  Nello 
spirito.  Id.  1833. 

1356.  Id.  Un  individuo  intero,  e  la  testa  di  altri  tre  della 

varietà  della  specie  denominata  da  taluno  bili- 
neata  a  motivo  delle  due  bianche  strisele  che 
ne  percorrono  tutto  il  dorso ,  varietà  comunis- 
sima  nella  nostra  Provincia,  e  singolarmente 
nelle  acque  stagnanti  delle  colline  e  dei  monti  : 
varietà  non  ammessa  dall'illustratore  della  Fau- 
na Italica  il  celebre  Principe  di  Canino  e  Mu- 
signano,  giacché  da  uova  emesse  ad  un  mede- 
simo parto  vide  uscirne  indivìdui  colle  striscie 
bianche,  ed  altri  che  ne  mancavano.  La  specie 
poi  lo  stesso  Autore  la  denomina  Natrìx  Tor- 
quata ,  Laurentl  Sonosi  preparate  in  vario  mo- 
do le  glandole  salivari  ed  i  denti  che  presen- 
tano struttura  e  disposizione  affatto  identica  a 
quella  descritta  nel  numero  precedente.  Nello 
spirito.  Id. 
2544.  Id.  La  lingua  unitamente  all'osso  joide,  preparala 
a  secco,  e  regalala  dal  Prof.  Calori.  Maggio 
1840. 

1357.  Coluber  atro-vìrens,  Lac.  z=  viridi-flavus ,  Bpte  = 

Un  individuo  intero,  eia  testa  di  altri  tre  sulle 
quali  sono  preparate  le  glandole  salivali.  In 
questa  specie  avvi  ancora  un  rudimento  della 
glandola  post' orbitale  ,  o  velenifera:  abbenchè 
piccolissima  è  del  tutto  isolata  dalla  vicina  pa- 
rotide,  e  munita  di  largo  comune  condotto  al- 
cun poco  rassomigliante  al  sacco  che  nelle  vi- 
pere e  specie  analoghe  raccoglie  il  veleno  ;  un 
tal  condotto  sbocca  al  di  dentro  della  piega  in- 
leguraenlale  che  limita  superiormente  l'angolo 


d'anatomia  comparata  287 

della  bocca,  ed  un  solco  situato  al  di  dentro 
di  questa  stessa  piega  dirige  l' umore  verso  la 
radice  dei  denti  posteriori  mollo  più  grossi  de- 
gli anteriori,  e  circondati  5  come  nel  natrìx,  da 
una  piega  a  foggia  di  guaina:  nello  spirito. 
Alessandrini,  1833. 

2637.  Id.  Porzione  del  canale  alimentare  unitamente  al  fe- 
gato ed  al  pancreas  coi  rispettivi  condotti  in- 
jettati  a  mercurio:  preparazione  disseccata  do- 
no del  Prof.  Calori.  Settembre  1840. 

3009.  Id.  L'intero  tubo  digerente  unilamenle  al  fegato  nel 
quale  è  finamente  injeltato  in  rosso  il  sistema 
arterioso.  Tutto  il  canale  è  mantenuto  disteso 
mediante  l'injezionedi  gesso.  Dello  stesso:  Set- 
tembre 1841. 

1364.  Coluber  aesculapii,  Lacep.  =  Anguis  Aesculapìi, 
Aldrovandi  =  Un  individuo  intero,  e  la  te- 
sta di  un  secondo  slaccata;  sì  nell'uno  che 
neir  altra  sono  preparale  le  glandole  sali- 
vari, e  si  dimostra  ancora  l'assoluta  mancan- 
za di  qualunque  rudimento  di  glandola  po- 
st'orbitale.  Queste  preparazioni  dell'apparec- 
chio salivare  dei  serpenti  servirono  alle  mie 
osservazioni  pubblicate  nel  Poligrafo  di  Vero- 
na Tom.  XII.  pag.  47.  nel  dare  l'estrado  di 
una  Memoria  di  Schlegel  sullo  stesso  argomen- 
to- Alessandrini ,  1833. 

1359.  Coluber  Gabinus ,  Melaxh.  =.  Natrìx  tessellata,  Bo- 

naparle.  ^  Piccolo  individuo,  e  due  teste  di 
altri  maggiori  sulle  quali  si  è  preparato  l'appa- 
recchio glandolare  salivare  somigliantissimo  a 
quello  del  Coluber  Natrìx.  Id. 

1360.  Coluber  Rìcìolì,  Bpte  z=.  Individuo  di   piccole  di- 

mensioni, preparata  pure  1'  apparecchio  sali- 
vare. Id. 


288  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

253.  Vipera  connine  —  Coluber  berus ,  Lino.  r=  La  te- 
sta disseccata  sulla  quale  sono  preparali ,  rimos- 
sa la  borsa  che  li  nasconde,  i  cosi  detti  dardi, 
0  denti  veleniferi.  Doti.  Notari ,  1816. 

1358.  Id.  L'apparecchio  del  veleno  in  due  individui  con- 
servati nello  spirito,  uno  dei  quali  appartiene 
alla  specie  denominala  dal  Linneo  Vipera  as- 
pis.  Alessandrini,  1833. 

4158.  Crotalo  muto  —  Crotalus  mutus,  Lina.  z=.Cophias 
Qrotalinus ,  Merrem.  =  La  maggior  parte  del- 
l'intestino  tenue  riempito  di  gesso  e  conservato 
a  secco.  Appartiene  a  quello  stesso  individuo 
del  quale  si  conserva  lo  scheletro  già  registrato 
nella  osteologia.  Id.  Ottobre  1847. 

4157.  Id.  L'estremila  posteriore  dello  stesso  intestino  fio 
presso  alla  cloacca,  cui  sta  unita  ancora  la 
maggior  parte  del  mesenterio,  conservata  nello 
spirilo.  Id. 

BATRACINI. 

326.  Rana  comune  —  Rana  aesculenta,  Linn.  zz.  Tulio 
il  canale  alimentare  col  sistema  arterioso  in- 
jeltato  a  mercurio,  e  lasciato  nella  naturale 
posizione:  nello  spirito.  Doli.  Notari,  1817. 
79.  Id.  Individuo  adulto  col  sistema  delle  arterie  addo- 
minali injetlale  a  mercurio.  Preparato  e  rega- 
lato dall'in  allora  Dissettore  d'Anatomia  uma- 
na. Doti.  Quadri,  1810. 
1967.  Id.  Sette  preparati  conservali  nello  spirito  apparte- 
nenti a  girini  noiomizzati  a  diversi  periodi  del 
loro  sviluppo ,  e  nei  quali  perciò  si  dimostrano 
i  cambiamenti  e  le  modificazioni  che  subisce  il 
canale  alimentare  nei  periodi  medesimi.  Eseguili 
a  regalati  dal  Prof.  Calori  nel  1839. 


d'anatomia  comparata  289 

PESCI 

CICLOSTOMI. 

2575.  Lampreda  dei  fiumi—  Petromy^on  fluvialis,  Lino, 
zz  Individuo  intero,  di  piccola  dimensione  che 
dimostra  la  forma  della  bocca  convertita  in  or- 
gano succhiante,  non  che  la  disposizione  della 
solida  interna  armatura  che  lieo  luogo  dei  denti. 
Nello  spirito:  Maggio  1840. 

fcv>  SELACIANI. 

1670.  Squalus  catulus,  Linn.  =  Le  mascelle  di  giovine 
individuo  dimostranti  la  dentatura,  tanto  su- 
periore che  inferiore,  e  conservate  disseccate. 
Alessandrini,  1837. 

1173.  Squalo  verdesca  —  Squalus  glaucus,  Linn.  =  Le 
mascelle  di  individuo  di  mole  notabi'e,  dimo- 
stranti i  denti,  regalate  dall'Illustrissimo  Sig. 
Doti.  Luigi  Malagodi  nel  1829. 

1216.  Squalus  carcharìas.  Risso.  :=  Le  mascelle  coi  denti 
di  individuo  gigantesco;  essendo  la  periferia 
della  bocca,  a  mascelle  discretamente  dedotte, 
di  un  metro  ed  800  millimetri.  Fu  esposto  alla 
pubblica  curiosità  nella  primavera  del  1827  in 
Bologna  ed  era  della  lunghezza  di  quattro  me- 
tri e  settecento  trenta  millimetri.  Preso  nell'A- 
driatico fu  tradotto  alla  città  ma  dopo  averne 
tolti  i  visceri  onde  meglio  conservarne  il  ca- 
davere. 
972.  Id.  Parecchi  denti  in  formazione,  a  grado  diverso 
di  sviluppo,  tolti  dalle  suddette  mascelle  ancor 
fresche,  ed  in  vario  modo  preparati  onde  di- 

N.  Ann.  Se  Natuk.  Serie  III.  Tomo  3.  19 


290  CATALOGO   DBL  GABINETTO 

mostrarne  l'intima  tessitura  e  modo  di  svilup- 
po. Alessandrini. 
811.  Id.  Un  altro  pajo  di  mascelle^  ma  di  alquanto  mi- 
nore dimensione,  avendo  la  periferia  della  boc- 
ca, a  mascelle  notabilmente  dedotte,  l'esten- 
sione di  un  metro  e  centocinquanta  millimetri. 
499.  Squalo  grigio  —  Squalus  griseus,  Linn.  =:  Noti- 
danus  griseus,  Cuv.  Le  mascelle  coi  denti  la- 
minari di  individuo  di  mole  notabile.  1820. 

1545.  Id.  Un  secondo  pajo  di  mascelle  della  medesima 
specie,  ma  di  un  individuo  di  mole  gigantesca, 
preso  neir  Adriatico ,  ed  esposto  in  Bologna  alla 
pubblica  curiosità  nella  primavera  del  1836  era 
lungo  metri  quattro  e  centotrenta  millimetri, 
del  peso  di  700  libbre  mercantili  bolognesi. 
Alessandrini. 
60.  Squalo  naso  —  Squalus  cornubicus,  Schn.  =  Oxy' 
rhina  Spallano^ani ,  Bpte,  Faun.  Ital.  =  Ma- 
scelle di  individuo  piuttosto  piccolo,  ma  stac- 
cate l'una  dall'altra.  Dal  Museo  di  Storia  Na- 
turale dell'Università. 

1669.  Squalus  squatina,  Linn.  =  Squatina  laevìs,  Cuv. 
=  Le  mascelle  disseccate  per  dimostrare  la 
forma  e  posizione  dei  denti:  la  sinistra  metà 
della  mascella  inferiore  si  è  distaccata  totalmente 
dall'opposta  metà  e  dalla  mascella  superiore. 
Alessandrini.  1837. 

1654.  Id.  Il  tubo  digerente  unitamente  ai  visceri  accessorii 
del  medesimo  fegato,  pancreas  e  milza ;,  di  pic- 
colo individuo  del  peso  di  libbre  otto  bolognesi 
proveniente  dall'Adriatico,  ed  acquistato  nella 
pescheria  della  Città  li  18  Marzo  1837.  Id. 
Nello  spirilo. 

2028.  JLìchia  Amia,  Cuv.  =  L'intero  tubo  digerente,  con-  ! 
servalo  nello  spinto ,  di  piccolo  individuo.  Id.  ! 
1839. 


d'anatomia  comparata  291 

61.  Squalo  armato  —  Squalus  Spìnax,  Linn.  =:  Le 
maDdìbole  di  individuo  molto  giovine.  Dal  Mu- 
seo di  Storia  Naturale  dell' Uuiversilà.  1850. 
704.  Pesce  sega  —  Squalus  pristìs ,  Linn.  =  Porzione 
del  rostro  dentato,  ceduto  dal  Museo  predetto. 
1822. 

2206.  Pesce  Colombo  —  Raja  aquila,  Linn.  =z  La  lamina 
dentaria  inferiore  di  maschio  molto  giovine. 
Vedesi  la  parte  posteriore  della  lamina  del  lutto 
molle,  essendo  ancora  in  formazione,  e  ciò 
non  ostante  presentare  le  forme  regolari  dei 
pezzi  anteriori  già  del  tutto  consolidati ,  anzi 
in  parte  logori:  una  sezione  trasversa  tanto 
della  lamina,  quanto  della  mascella  che  la  so- 
stiene fa  vedere  la  grossezza  di  quella,  e  la 
stretta  adesione  dei  vari  pezzi  che  la  compon- 
gono. Preparazione  conservata  nello  spirito.  Ales- 
sandrini, 1839. 
500.  Storione  comune  —  Acipenser  sturìo ,  Linn.  =  II 
tubo  digerente  conservato  nello  spirito,  ed  in 
parte  aperto,  onde  dimostrare  i  grossi  tuber- 
coli della  faccia  interna  dell'esofago,  l'appen- 
dice glandolosa  dell'intestino,  o  la  valvola  spi- 
rale di  quest'ultimo.  Id.  1820. 

1416.  Id.  Lo  stesso  apparecchio  digerente  preparato  a  secco, 
incettato  prima  con  soluzione  di  gesso  colorita 
in  blu  il  sistema  della  vena  porta,  e  di  color 
rosso  le  arterie.  È  quella  slessa  preparazione 
che  servì  per  la  mia  Memoria  sul  pancreas  di 
questi  pesci  letta  all'Accademia  delle  Scienze 
dell'  Instituto  li  20  Marzo  1833,  ed  inserita  nel 
tomo  IL  de'  suoi  Commentarli  pag.  335.  Pre- 
parazione della  quale  si  conserva  ancora  la 
pittura  ad  olio  descritta  nel  numero  che  segue. 
Alessandrini,  1834. 


292  CATALOGO  DEI  GABINETTO 

1330.  Id.  La  pittura  ad  olio  rappresentante ,  alla  metà  del- 
la naturale  grandezza,  la  preparazione  anzidetta 
fin  che,  recente  ancora,  offriva  i  naturali  co- 
lori. Eseguita  dal  disegnatore  Cesare  Bettini, 
1833.  In  una  tavola  con  figura  lineare  è  ripe- 
tuto lo  stesso  disegno  con  lettere  per  l'opportu- 
na spiegazione  delle  diverse  parti  rappresentate. 

PECTOGNATI 

1200.  Pesce  Mola  —  Tetrodon  mola,  Linn.  =  Lo  stoma- 
co, e  gli  intestini  gonfi  d'aria  e  disseccati,  tolti 
da  individuo  maschio  di  statura  gigantesca, 
proveniente  dall' Adriatico  ed  esposto  alla  pub- 
blica curiosità  'in  Bologna  in  maggio  1829. 
Dalla  estremità  della  coda  alla  punta  del  muso 
era  della  lunghezza  di  un  metro  e  duecento 
millimetri.  L'altezza  massima,  corrispondente 
alla  metà  del  corpo  settecento  millimetri  :  la  lun- 
ghezza poi  del  canale  alimentare  dalla  bocca 
all'ano,  misurato  seguendo  la  convessità  delle 
anse  o  giri  intestinali  fu  di  cinque  metri  e  no- 
vanta millimetri.  La  pelle  preparata  si  conserva 
in  questo  Museo  di  Storia  Naturale.  Alessan- 
drini, 1830. 

ADDOMINALI 

461.  Esoce  Luccio  —  Esox  Zwcmj,  Linn.  =  Lo  stomaco 
di  piccolo  individuo  aperto  longitudinalmente  e 
conservalo  nello  spirito.  Alessandrini,  1819. 

4330-  Id.  Il  fegato  di  individuo  di  grandezza  notabile  col 
tronco  della  vena  porta  injettato  di  cera  rossa, 
e  la  cistifelea  col   lungo  suo  condotto  ripiena  i 
di  cera  blu  preparato  a  secco  dal  Dissettore 
Aggiunto  Dott.  Giacomelli.  Gennajo  1849, 


d'anatomia  GOnPARATA  293 

1291.  Id.  I  visceri  chilopojelici  conservali  nello  spirito.  È 
la  slessa  preparazione  sulla  quale  li  20  Dicem- 
bre 1832  mi  venne  fallo  di  scoprire  il  pan- 
creas ;  rilrovato  che  parlecipai  in  seguito  a  co- 
desta Àccad.  delle  Scienze  dell' Istituto  in  una 
Memoria  letta  la  sera  delii  21  Marzo  seguente, 
e  che  venne  pubblicata  nel  Tomo  II.  dei  Novi 
Commentarli  pag.  335. 

1300.  Id.  Il  fegato  di  maschio  del  peso  di  cinque  libbre 
bolognesi,  preparato  a  secco,  injettalo  prima 
il  sistema  sanguifero  a  colla  e  cera,  di  color 
rosso  il  sistema  della  porta,  ed  in  verde  la 
vena  epatica.  Una  piccola  porzione  di  intestino 
aperta  mostra  lo  sbocco  del  coledoco,  e  del 
condotto  pancreatico.  Alessandrini,  1833. 

1328.  Id.  Pittura  ad  olio  rappresentante  alla  metà  éella 

naturale  grandezza  un  Luccio  collocalo  supino 
e  col  ventre  aperto,  che  mostra  la  maggior 
parte  dei  visceri  dell'addome,  e  singolarmente 
il  pancreas.  Eseguita  dal  Bellini,  1833. 

1329.  Id.  Altra  pittura  rappresentante  parte  dei  visceri  ad- 

dominali, e  singolarmente  il  pancreas  ^  rimossi 
dalla  naturale  posizione.  Id. 
2193.  Carpio  —  Cyprinus  carpio,  Linn.  =  Quattro  denti 
palatini  inferiori  a  diverso  grado  di  sviluppo, 
ed  immersi  naturalmente  nella  sostanza  molle 
presso  i  simili  fissati  fermamente  sull'osso  fa- 
ringeo, per  cui  i  primi  sembrano  denti  di  suc- 
cessione di  questi  ultimi.  Nello  spirilo.  Ales- 
sandrini. 1839. 

SUBBRACCHIALI 

1663.  Rombo  —  Pleuronectes  maximus,  Linn.  =:  Appa- 
recchio digerente  unitamente  ai  testicoli,  tolto 


294  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

da  un  individuo  del  peso  di  bolognesi  libbre 
quattro  once  nove  acquistalo  nella  pubblica  pe- 
scheria delia  Città  in  Aprile  1837.  Dalla  punta 
del  muso  all'apice  della  coda  conlavansì  quat- 
trocento dieci  millimetri.  Aperto  il  tubo  alimen- 
tare, piuttosto  lungo  e  complicato,  si  vede  mu- 
nito nella  faccia  interna  di  lunghe  e  complicate 
villosità  membraniformi.  Nello  spirito.  Id.  1837. 
Al  N.  1998  si  conserva  nello  spirito  il  tubo 
digerente  di  un  altro  individuo  della  stessa  spe- 
cie preparato  nel  1839. 

APODI. 

2014,  Conger  brasiliensis,  Ranz.  —  Il  tubo  digerente  dal- 
*  l'esofago  all'ano,  unitamente  ai  corpi  frangiati 

od  ovaje,  tolto  da  quello  stesso  individuo  del 
quale  si  conserva  lo  scheletro  al  N.  2015. 

>  ACANTOPTERIGI. 

1497"  Epidesmo  macchiato  —  Epìdesmus  muculatus ,  Ranz. 
=  (Opusc.  Scientifici  Tom.  II.  pag.  133.).  II 
canale  alimentare  di  due  individui  presi  nel- 
l'Adriatico. In  una  delle  preparazioni  al  tubo 
digerente  è  unito  ancora  il  sistema  branchiale 
ed  i  testicoli.  È  singolare  in  questa  specie  l'e- 
leganza e  la  disposizione  delle  appendici  pilo- 
riche.  Nello  spirito.  Alessandrini.  1846. 
992.  Serranus  gigas ,  Cuv.  =  Il  canale  alimentare  uni- 
tamente al  fegato.  Lo  stomaco  si  prolunga  al 
di  là  dell'inserzione  del  duodeno  in  un  lungo 
sacco  conico  attorno  al  piloro  si  contano  quin- 
dici ben  lunghe  e  voluminose  appendici  pilo- 
riche,  mantenute  distese  mediante  injezione  di 


D'ANATODIIA  COnPARATA  296 

cera  molle  bianca  mista  a  trementina.  Il  fegato 
ha  una  cistifelea  allungatissima ,  che  sotto  for- 
ma di  piccolo  cieco  intestino  si  prolunga  fin 
presso  l'estremità  del  retto:  presso  il  fegato 
s'allarga  in  un  succo  ovoide  nel  quale  sboc- 
cano più  condotti  epato-cistici,  riunendosi  po- 
scia  col  dutto  epatico  a  formare  il  coledoco  che 
I  si  apre  nell'intestino  fra  le  appendici  piloriche: 

''  preparazione  disseccala.  Alessandrini,  1826. 

1648.  Sargo  comune,  6uv.  —  Sparus  sargus ,  Linn.  = 
Le  mascelle  coi  denti,  somiglianti  agli  incisivi 
umani ,  di  piccolo  individuo.  Alessandrini ,  1836. 

1819.  Dorata  comune,  Cuv.  —  Sparus  aurata,  Linn.  =: 
Le  mascelle  appartenenti  a  due  individui  di  età 
e  dimensioni  diverse:  sono  preparate  in  modo 
da  dimostrare  lo  sviluppo  e  successione  di  que- 
sta dentatura  singolarissima.  Alessandrini,  1837. 

1999.  Triglia  —  Trigla  Lyra,  Linn.  =  Il  tubo  digerente 
intero,  conservato  nello  spirito.  Id.  1829. 

1386.  Tonno  comune  —  Scomber  thynnus,  Linn.  =  Lo  sto- 
maco ed  il  tubo  intestinale  :  lo  stomaco  è  aper- 
to longitudinalmente  per  mostrare  le  grosse  ed 
irregolari  pieghe  formate  dalla  membrana  in- 
terna. A  destra  si  è  isolata  in  parte  grossissima 
tunica  muscolare:  a  sinistra  uno  specillo  segna 
l'apertura  pilorica  subito  al  disotto  del  restrin- 
gimento esofageo.  Il  duodeno  è  tutto  aperto,  il 
suo  incominciamenlo  ha  pareti  robuste  e  rugo- 
se, quasi  come  quelle  dello  stomaco^  si  assot- 
tiglia però  ed  indebolisce  nel  discendere,  ed  il 
punto  della  cambiata  struttura  è  marcato  da 
piega  circolare  quasi  a  foggia  di  valvola,  di 
guisa  che  questa  prima  regione  del  tenue  in- 
testino rassomiglia  piuttosto  ad  un  secondo  sto- 
maco. In  prossimità  della  nominala  piega  esiste 


296  CATALOGO   DEL    GABINETTO 

lo  sbocco  di  due  ciechi  canali  della  lunghezza 
di  mezzo  pollice  del  diametro  di  due  linee,  or- 
gani secretori  che  paragonare  si  potrebbero  ad 
un  rudimento  di  pancreas.  Alquanto  al  di  sotto 
delle  nominale  aperture,  e  di  fronte  alle  me- 
desime sonovi  le  larghe  aperture  dei  tronchi 
appendici  piloriche  ramose,  la  massa  enorme 
delle  quali  disciolta  rimovendo  l'esterno  invilup- 
po celluioso  si  vede  discendere  fino  al  fondo 
nel  vaso  nel  quale  si  conserva  nello  spirito  la 
preparazione.  Id.  1833. 
2181.  Cefalo  —  Mugli  capito,  Cuv.  et  Valenc.  =  Il  tubo 
digerente  di  grossa  femmina  del  peso  libbre  tre 
once  due  bolognesi,  acquistata  nella  pescheria 
della  città  la  mattina  delli  4  Ottobre  1849  e 
proveniente  da  Coraacchio.  I  sullodati  Autori 
nell'Opera  Hist.  Naturelle des Poìssons  Tom. 
XI.  pag.  36,  ammettono  in  questa  serie  soltanto 
sei  appendici  piloriche,  io  però  ne  ho  contate 
distintamente  otto,  che  coprono  quasi  intera- 
mente il  bulbo  carnoso  dello  stomaco.  Id.  1839. 

(  continua  ) 


297 

RENDICONTO 

delle  Sessioni  della  Società  Agraria  della 
Provincia  di  Bologna. 

{Continuazione,  vedi  pag.  161) 
Sessione  ordinaria  delti  27  Decemhre  1846. 

VengoDO  presentate  le  seguenti  opere  giunte  in  dono 
alla  Società 

Meraoires  de  la  Societé  Royale  d'Agriculture  et  des 
Aris  du  Deparliment  de  la  Scine  et  Oise  publiés  depuis 
sa  seance  publique  du  27  Jullet  1845  jousque  a  celle  du 
26  Jullet  1846.   Versailles. 

Atti  della  Società  d'Agricoltura,  ed  Industria  nella 
Provincia  di  Macerata  Anno  1.°  2.**  3.°. 

Viene  pure  presentata  una  lettera  della  Direzione  della 
Società  del  Casino  che  ringrazia  del  dono  a  lei  fatto  delle 
nostre  Memorie. 

Indi ,  dietro  invilo  del  Presidente ,  il  Socio  Ordinario 
Sig.  Conte  Filippo  Agucchi  legge  una  sua  Memoria  nella 
quale  muovendo  dalla  questione  agitata  fra  gli  agronomi 
intorno  ai  vantaggi  della  grande  e  piccola  coltura,  viene 
indicando  con  molta  erudizione  come  quest'ultima  abbia 
presso  noi  avuta  origine  da  circostanze  locali,  ossia  dalla 
forma  del  Governo  Repubblicano^,  dalla  limitata  estensione 
delle  diverse  proprietà ^  dalla  mancanza  di  servi,  non  che 
in  fine  dal  frastagliamento  prodotto  nelle  nostre  pianure 
dal  corso  irregolare  dei  fiumi,  e  dal  non  prestarsi  le  col- 
line a  latifondi ,  circostanze  tutte  che  non  si  verificano  nella 
Lombardia  e  nel  Romano,  ove  invece  venne  generalizzata 
la  grande  coltivazione. 

Dalla  piccola  coltivazione  poi,  dice  l'Autore,  ove  sia 
ben  diretta,  non  solo  possono  derivare  ottimi  risultati,  ma 


298       RENDICONTO  DELLA  SOC.  AGRARIA 

è  eziandio  evidente  che  le  nostre  coltivazioni  più  utili  so- 
no di  tal  natura  da  abbisognare  di  una  serie  si  complicata 
e  continua  di  lavori ,  che  non  potrebbero  essere  con  pro- 
fìtto eseguiti,  se  nonché  col  sistema  proprio  della  piccola 
coltura  che  è  quello  di  mezzadria  ;  sistema  che  nelle  no- 
stre circostanze  è  a  riconoscersi  vantaggioso  non  solo  ai 
proprietari  ma  alla  classe  ben  anche  dei  lavoratori ,  i  quali 
ritraggono  mezzi  di  fruire  di  que'  comodi  della  vita,  de' 
quali  sono  privi  in  molti  paesi  dove  è  esercitata  la  grande 
coltura. 

D'altra  parte  la  divisione  delle  possidenze  non  è  in- 
compatibile colla  adozione  di  que'  metodi  agrari  che  sa- 
rebbero più  proprii  della  grande  coltura,  qualora  presentino 
in  realtà  wn  maggiore  vantaggio,  del  che  può  aversi  un 
esempio  nelle  nostre  coltivazioni  umide.  Non  è  adunque 
nella  piccola  coltura  che  devesi  vedere  la  causa,  che  si 
oppone  ad  un  più  rapido  progresso  dell'agricoltura  appo 
noi,  ma  più  presto  nella  mancanza  d'istruzione,  e  d'in- 
telligenza delle  cose  Agrarie  in  molti  direttori  delle  colti- 
vazioni, nella  mancanza  di  sviluppo  del  principio  d'asso- 
ciazione, e  nella  mancanza  finalmente  di  capitali,  o  nella 
loro  non  retta  applicazione  dei  quali  in  alcuni  casi  si  fa 
soverchio  risparmio  in  altri  scialacquo. 

Ed  in  quanto  ai  mezzi  più  proprii  a  togliere  tali  di- 
fetti, sarebbero  rapporto  al  primo  di  somma  utilità  giudi- 
ziose affittanze,  conferenze  nelle  serate  d'inverno  fra  di- 
versi reggitori  delle  famiglie,  e  l' instillare  finalmente  la 
moralità  a'  contadini  tanto  per  principio,  quanto  per  l'e- 
sempio dei  proprietari ,  che  da  vessatorie  gravezze  dovreb- 
bero astenersi  mai  sempre. 

Collo  spirito  d'associazione  verrebbe  a  togliersi  il  se- 
condo difetto  j  mentre  mercè  questo  si  potrebbero  intra- 
prendere quelle  grandi  opere,  che  formano  il  maggior 
vantaggio  della  grande  coltura,  come  in  alcuni  casi  ne 
abbiamo  esempio ,  sia  rapporto  a  proprietari  nelle  corpo- 


DELLA  PROVINCIA  DI  BOLOGNA  299 

razioni  degli  scoli,  sia  rapporto  ai  coltivatori  nel  coadiu- 
varsi che  fanno  1' un  l'altro  nelle  più  pressanti  faccende. 

Rapporto  Gnalmente  air  ultimo  difetto  è  a  notarsi,  co- 
me contemporaneamente  si  verifichi  in  alcuni  rami  d'eco< 
nomia  campestre  l'impiego  ora  scarso  ora  profuso  di  Ca- 
pitali :  delia  qual  verità  si  può  avere  un  esempio  rispetto 
ai  proprietari  nei  piantamenti  trasandati ,  nella  mancanza 
di  scoli  in  molti  campi,  nella  parca  somministrazione 
d'ingrassi,  e  nel  lasciare  ad  estranei  il  capitale  ed  il  re- 
lativo utile  del  bestiame,  mentre  spendono  largamente  per 
fornire  di  fabbriche  di  lusso  quei  loro  stessi  Poderi.  Rap- 
porto ai  Coloni  poi  si  verifica  lo  stesso  inconveniente  men- 
tre gettano  assai  danaro  per  l'acquisto  dì  carri  e  castel- 
late magnifiche  intantocchè  mancano  del  bestiame  neces- 
sario al  lavoro,  e  del  mezzo  di  far  fronte  al  loro  man- 
tenimento fino  al  nuovo  raccolto. 

Ciò  in  generale  rapporto  alla  pianura:  ove  si  rivolga 
poi  lo  sguardo  allo  stato  di  decadenza  nella  coltivazione 
della  collina  non  si  può  non  dedurre  esservi  colà  ne'  trop- 
po piccoli  possidenti  una  totale  mancanza  di  mezzi  neces- 
sari a  farla  fruttare. 

Dietro  le  quali  osservazioni  di  fatto  passa  l'Accade- 
mico con  molta  giustezza  a  proporre  i  rimedi  a  tali  mali, 
e  cioè  associazioni  per  affittanze  de'  beni  del  colle,  ed 
una  banca  di  credito  agrario  pel  bisogno  dei  possidenti 
in  generale. 

Sessione  ordinaria  10  Gennajo  1847. 

E  presentato  alla  Società  una  Memoria  sulla  Cuscuta 
Europea,  del  Sig.  Almerico  Benvenuti  mandata  in  dono 
dall'  Autore. 

Quindi  il  Socio  Ordinario  Sig.  Avv.  Francesco  Lisi  fa 
lettura  della  sua  Memoria  di  turno. 

Dà  principio  .l'Accademico  coli' indagine  delle  cause 


300  RENDICONTO   DELLA   SOC.   AGRARIA 

che  diedero  origiDe  ai  contratti  d'Enfiteusi,  le  quali  si 
furono  il  lusso  e  la  mollezza  delle  popolazioni,  che  ca- 
gionarono la  non  curanza  per  l'arte  agraria  dapprima 
in  onore,  passa  di  poi  ad  indicare  le  diverse  disposizioni 
legislative  che  successivamente  vider  la  luce  da'  più  remo- 
ti tempi  sino  a  dì  nostri  dirette  a  regolare  un  tale  con- 
tratto ,  e  pone  fine  a  questa  dotta  e  particolareggiata  sto- 
ria dell'Enfiteusi  facendo  voti  perchè  dall' Augusto  nostro 
Sovrano,  che  ora  si  sta  occupando  delle  più  opportune 
leggi,  vengano  addottate  quelle  modificazioni  che  valgano  a 
detergerne  ogni  ruggine  di  barbarie,  ed  a  tor  di  mezzo  le 
ambagi  delle  forensi  sottigliezze.  Vorrebbe  che  a  questo 
scopo  fosse  distinta  l'Enfiteusi  dalla  Locazione  perpetua, 
indicate  alcune  note  differenziali  da  Lui  designate;  e  dopo 
falle  varie  osservazioni  e  ricerche  sul  modo  di  francarle, 
passa  ad  enumerare  i  casi  nei  quali  questo  contratto  può 
convenire,  indica  le  norme  di  giustizia  da  osservarsi  nel 
farlo,  e  le  cauzioni  colle  quali  garantirlo,  non  senza  no- 
tare come  in  date  condizioni  possa  dal  medesimo  derivare 
una  certa  pubblica  utilità.  Può  questa  principalmente  ve- 
rificarsi qualora  si  tratti  di  terreni  sterili ,  non  che  ne' 
coltivati,  in  alcune  particolari  circostanze,  allorquando  cioè 
i  proprietari  non  sieno  in  istato  di  farle  prosperare,  e  fra 
questi  annovera  il  fisco,  le  corporazioni  e  grandi  bene- 
fizii,  e  gì'  Istituti  caritativi. 

Il  Canone  poi  dovrebbe  esser  minimo,  rapporto  ai 
terreni  sterili,  poco  al  di  sopra  cioè  dell'importo  del  red- 
dito della  pesca,  0  dell'erbe  palustri  ne'  terreni  sommersi, 
e  del  pascolo  nei  relitti  del  mare;  con  questo  però  che 
ne  fosse  assicurata  una  maggior  fertilità  in  avvenire.  In 
quanto  ai  terreni  già  ridotti  a  coltura,  dovrebbe  il  Canone 
corrispondere  al  reddito  attuale  da  desumersi  con  eque  e 
positive  norme,  e  prevenendo  i  danni  derivabili  dalla  varia- 
zione fra  il  rapporto  dei  generi  e  del  danaro,  collo  stabilire 
il  Canone  stesso  in  una  data  quantità  di  grano  da  pagarsi 


DELLA   PROVINCIA   DI   BOLOGNA  301 

ad  un  prezzo  determinalo;  il  prezzo  di  lai  grano  dovreb- 
be ogni  trentennio  variarsi  a  seconda  del  suo  costo  reale 
verificatosi  nel  decennio  o  ventennio  precedente. 

In  quanto  alle  cautele,  addimostralo  come  sia  assur- 
do ed  erroneo  il  cercarle  con  palli  che  apportino  la  rescis- 
sione del  contratto,  crederebbe  più  conveniente  che  il  pro- 
prietario ricevesse  all'alto  della  investitura  una  parte  del 
valore  del  fondo,  e  ridotto  così  il  Canone  ad  un  saggio 
minore  del  reddito  reale,  la  cauzione  nascesse  nel  fondo 
stesso.  Poste  le  quali  cose  egli  è  d'avviso  che  ne  sorge- 
rebbe una  classe  d' uomini  industriosi ,  i  quali  farebbero 
fiorire  ¥  agricoltura  a  bene  generale  non  meno  che  par- 
ziale di  quegli  Istituti  che  ora  si  servono  di  agenti  prez- 
zolati. 

Sessione  ordinaria  24  Gennajo  1847. 

Per  mezzo  del  Socio  Ordinario  Sig.  Ing.  Francesco 
Maranesi  è  rimessa  alla  Società  una  Memoria  del  Sig.  Prof. 
Ugo  Calindri  di  Perugia  sopra  alcuni  miglioramenti  da  lui 
portali  all'aratro,  e  se  ne  rimette  la  lettura  alla  prossi- 
ma adunanza. 

Indi  il  Socio  Ordinario  Sig.  Do».  Giacomo  Grandi  in- 
trattiene il  Corpo  Accademico  con  una  sua  Memoria  in- 
torno alla  coltivazione  dei  boschi  ed  alla  condotta  delle 
acque  nella  regione  media  dell'  Appennino.  Richiama  da 
prima  l'attenzione  sulla  immensa  quantità  di  boschi  di 
quercia,  che  vengono  mutilali  per  formare  i  così  detti  bo- 
schi da  vinciglio,  il  qual  genere  di  coltivazione  boschiva 
potrebbe  venir  ristretto  con  una  non  dubbia  utilità,  la- 
sciando campo  ad  una  maggior  copia  di  ghiande,  ad  un 
maggior  prodotto  di  legnami  da  lavoro,  non  che  final- 
mente a  più  completo  godimento  di  que'  pubblici  vantag- 
gi che  recano  selve  alle  e  frondose.  Le  quali  cose  non  si 
otterrebbero  a  discapito  dell'utile  che  attualmente  si  ritrae 


302  RENDICONTO  DELLA  SOG.  AGRARIA 

dalla  più  vasta  estensione  de'  boschi  di  quercioni,  mentre 
il  disserente  osserva  come  il  metodo  di  loro  coltivazione 
sia  suscettibile  di  tali  miglioramenti,  da  potersi  ottenere 
la  quantità  di  frasca  necessaria  all'  invernale  mantenimento 
del  gregge  non  ostante  che  la  estensione  dei  boschi  a  vin- 
ciglio  notabilmente  si  diminuisse. 

Il  miglioramento  col  quale  può  raggiugnersi  l'indicato 
scopo,  quello  sarebbe  di  differire  la  decapitazione  dei  Quer- 
cioni  da  destinarsi  al  vinciglio  ad  un'  età  più  tarda  dell'  or- 
dinaria, con  che  si  otterrebbe  una  maggior  altezza  di  fu- 
sti ed  una  maggior  robustezza  delle  piante,  e  conseguen- 
temente una  più  grande  produzione  di  rami  e  di  foglie. 

Né  fa  poi  mestieri ,  secondo  quanto  il  disserente  vie- 
ne avvertendo,  l'attendere  che  siano  da  educarsi  nuove  pian- 
ticelle per  introdurre  io  pratica  quel!'  utile  sistema ,  men- 
tre ciò  può  eseguirsi  anche  ne' vecchi  quercioni  coli' alle- 
vare in  ciascuno  d'essi  un  sol  ramo  nella  cima,  da  ta- 
gliarsi in  seguito  alla  estremità. 

Volgendo  di  poi  l'Autore  le  sue  considerazioni  ai  boschi 
di  Castagni ,  dopo  avere  raccomandata  da  prima  la  solerzia, e 
la  frequenza  nel  ripulire  le  piante  dal  seccume,  e  la  scelta  di 
circostanze  atmosferiche  opportune  ad  un  tale  lavoro  viene 
addimostrando  l'utilità  di  riparare  al  piede  tali  alberi  me- 
diante piccoli  muri  a  secco,  essendoché  pel  dilavamento  delle 
acque  le  radici  loro  rimangono  scoperte ,  come  la  convenien- 
za che  pur  vi  sarebbe,  di  tentare  in  certe  rigide  posizioni 
l'innesto  di  quelle  varietà  più  precoci  nella  maturazione 
del  frutto,  che  incoDlransi  in  alcune  località  più  elevate 
dell'Appennino. 

In  quanto  alla  piantagione  di  questi  Alberi  l'Autore 
è  d'avviso  esser  senza  dubbio  conveniente,  ed  utile  semi- 
nare il  fruito  nel  luogo  di  sua  stabile  dimora  preparan- 
dovi un  sufficiente  spazio  di  terreno  con  adatti  lavori. 

Dopo  i  quali  precetti  venendo  a  trattare  della  condotta 
delie  acque,  prende  a  norma  delle  sue  osservazioni  quanto 


DELLA   PROVINCIA   DI   BOLOGNA  303 

si  vede  accadere  in  aatura,  e  nota  che  gli  effetti  delle  acque 
che  si  precipitano  dalle  pendici,  sono  varii  secondo  il  va- 
rio rapporto  fra  la  massa  e  la  velocità  dell'  acqua  stessa 
da  una  parte,  e  la  qualità  del  terreno  e  la  condizione  della 
sua  seperficie  dall'altra,  ossia  tra  la  forza  dell'acqua,  e 
la  resistenza  del  terreno. 

Egli  è  perciò  che  giudica  insudicienti  i  pochi  solchi 
che  si  aprono  qua  e  là  coli' aratro  a  questo  fine,  e  propone 
che  ogni  due  o  tre  campi,  secondo  il  pendio  del  suolo,  sia 
aperto  uno  scolo  trasversale,  destinato  a  conduttare  le  acque 
ridondanti  dei  solchi  medesimi,  il  quale  scolo  dovrebbe 
essere  praticato  fra  due  sponde  di  terreno  lasciato  a  sodo 
0  scorrer  ne'  campi  destinati  a  praterie  artificiali.  Dopo 
aver  poi  con  molta  erudizione  indicato  come  dalla  studiata 
condotta  dei  solchi  e  dei  maggiori  scoli  destinati  a  ricevere 
le  acque  loro,  si  possa  arrestare  con  opportune  chiuse 
nei  medesimi  il  terreno  asportatovi ,  ove  se  ne  riconosca  il 
bisogno,  passa  a  riflettere  come  il  maggior  tempo  che  im- 
piegar dovrebbero  perciò  le  acque  a  discendere  dai  monti, 
il  conseguente  maggior  assorbimento  che  ne  farebbe  il  ter- 
reno, e  l'impedire  che  questo  misto  alle  acque  discenda 
nei  torrenti,  siano  comulalivamente  cause  che  influiscono 
a  rimuovere  1  pericoli  delle  rotte  ne'  fiumi ,  tanto  col  la- 
sciare ad  una  data  quantità  d'acqua  uno  spazio  di  tempo 
più  lungo  per  percorrere  tutta  la  lunghezza  di  un  dato 
torrente,  quanto  col  diminuirne  il  volume,  che  diminui- 
rebbe altresì  perchè  mista  coli' acqua  discenderebbe  minor 
copia  di  terra. 

Sessione  ordinaria  14  Febbraio  1847. 

Secondo  lo  stabilito  nella  precedente  Sessione  viene 
fatta  lettura  della  Memoria  inviata  alla  nostra  Società  dal 
Sig.  Prof.  Ugo  Calindri  di  Perugia  sopra  un  aratro  rivol- 
tatole semplice. 

Si  fa  l'autore  da  prima  a  narrare  come  la  Società 


304  RENDICONTO  DELLA  SOC  AGBABIA 

Economica  Agraria  dì  Perugia  decretò  nell'  Adunanza 
generale  dei  13  Decerabre  1839  un  premio  di  Scudi  ven- 
ti a  chi  avesse  perfezionato  l' aratro  a  modo  che  sod- 
disfacesse a  certe  determinate  vantaggiose  condizioni  ; 
com'egli  quindi  nella  circostanza  dell'esperimento  fatto 
per  l'assegnazione  del  premio,  si  determinò  di  fare  agire 
uno  strumento  aratorio  da  lui  costruito,  e  da  lui  chiamato 
aratro  rivoltalore,  come  in  fine  la  società  non  giudicò  da 
premiarsi  nessuno  dei  concorrenti,  lenendo  per  altro  che 
l'intento  potesse  conseguirsi  col  Coltro  Rldolfi  e  coll'Aratro 
rivoltatore, del  quale  si  tratta  nella  presente  Memoria.  Data 
di  poi  la  spiegazione  di  quell'istrumento  riferendosi  al  di- 
segno che  accompagna  lo  scritto,  viene  accennando,  che 
sull'autorità  de' più  stimabili  scienziati,  che  hanno  trattato 
di  questo  argomento,  ha  egli  creduto  doversi  dare  la  pre- 
ferenza agli  aratri  semplici,©  senza  ruote,  essendoché  la 
perdita  della  forza  non  può  non  ravvisarsi  maggiore  nel  caso 
di  due  decomposizioni ,  e  minore  in  quello  di  una  sola. 
Intorno  a  che  però  non  lascia  di  notare,  come  i  risultati 
non  rispondessero  a  tale  teorica  negli  sperimenti  del  con- 
corso aperto  dall'I,  e  R.  Accademia  dei  Georgofili  pel  1824, 
essendosi  allora  giudicato  che  l'aratro  sulle  ruote  aveva 
maggiore  uniformità  e  celerità  degli  altri  semplici  che  fu- 
rono presentali.  Dal  qual  fallo  però  egli  non  crede  poter- 
si dedurre  poca  giustezza  nelle  teorie^  ma  più  presto  il 
caso  speciale  di  qualche  difetto  nella  costruzione  di  quegli 
aratri  semplici,  essendo  secondo  lui  indubitato  che  l'ag- 
giunta delle  ruote  non  può  giovare  ad  accrescere  e  molli- 
plicare  la  potenza,  ma  solo  a  facilitarne  l'applicazione,  e 
che  d'altronde  pel  massimo  effetto  della  potenza  stessa  è 
indispensabile  il  minorare  gli  attriti;,  e  le  altre  resistenze. 
E  quantunque  il  toscano  ;,  e  molti  altri  aratri  sempli- 
ci siano  ben  costrutti ,  non  per  questo  egli  si  astenne  dal 
modificare  il  perticalo  del  proprio  paese,  siccome  quel- 
l'unico che  colà  può  bastare  a  una  certa  profondità  di 
lavoro  che  col  Coltro  toscano  non  si  potrebbe  ottenere. 


DELLA   PROVINCIA   DI  BOLOGNA  305 

Dopo  ciò  sviluppati  i  principi  teorici  su' quali  l'aratro 
l'ivoltalore  si  fonda ,  e  venuto  a  parlare  dei  motori  e  dei 
regolatori  dell' istruraenlo,  entra  nella  questione  della  spe- 
cie degli  animali  da  preferirsi  per  farlo  agire ,  e  senza  esi- 
tanza decide  essere  a  prescegliersi  il  paziente  e  robusto 
bue  nelle  condizioni  dei  terreni  della  Provincia  Perugina 
divisi  in  piccoli  appezzamenti, ineguali  di  profondità,  spes- 
so clivi  argillosi  e  tenaci  ed  ingombri  d'alberi. 

Due  soli  di  questi  animali,  dice  egli,  poter  bastare  ad 
un  buon  lavoro,  qualora  l' aratro  sia  come  il  suo  semplice 
formato  di  pezzi  rigidi  costituenti  un  sistema  inflessìbile, 
così  congegnalo  che  la  potenza  si  trasmetta  alla  resistenza 
per  la  via  piiì  breve  e  la  forza  direttrice  e  motrice  vin- 
cano questa  con  perdita  di  quella  possibilmente  minore. 

A  questo  fine  aver  lui  procurato  che  le  singole  parli 
del  suo  aratro,  secondo  l'uso  di  ciascheduna,  siano  in  con- 
sonanza colle  dette  teorie.  —  E  intorno  al  modo  di  ma- 
neggiarlo sul  campo  fa  avvertire  come  per  la  facilità  di  re- 
golare la  sua  intromissione  nel  suolo,  possa  adattarsi  a 
quei  diversi  gradi  di  profondità  che  si  vogliono  ottenere  a 
seconda  dei  terreni  e  delle  varie  qualità  del  lavoro. 

E  a  meglio  provarne  l' utilità  pone  in  confronto  il  suo 
aratro  con  quello  che  s'usa  nella  Provincia  Perugina,  e 
viene  notando  le  imperfezioni  di  questo,  ed  i  vantaggi  del- 
l'altro, fra'  quali  primeggia  quello  della  profondità  anzi- 
detta. Anzi  sebbene  egli  sìa  persuaso  che  nessun  istrumento 
aratorio  possa  eguagliare  il  lavoro  della  vanga,  pure  cre- 
de di  poter  asserire  che  quello  ottenuto  col  suo  istrumen- 
to, sotto  certi  rapporti  lo  superi,  e  cioè  per  la  sollecitu- 
dine, potendosi  lavorare  1,000  metri  quadrati  in  3  ore  ,  per 
ottenersi  il  simultaneo  sp£zzaraento  delle  zolle  ;,  che  la  van- 
ga, egli  dice,  non  infrange  abbastanza,  per  non  lasciar 
campo  che  il  terreno  torni  ad  assodarsi ,  come  avviene  da 
una  vangatura  all'altra;  e  iìoalmenle  per  la  notevolissima 
diminuzione  della  spesa.  Che  se  poi  invece  di  confrontare 

N.  km.  Se.  ISatuk.  Skkie  IH.  Tomo  3.  20 


306  RENDICONTO   DELLA   SOC.  AGRARIA 

il  lavoro  del  suo  aratro  con  quello  che  si  ha  dagli  altri 
aratri  finora  conosciuti,  egli  asserisce  che  nelle  molte  espe- 
rienze praticate  sempre  con  un  paio  solo  di  buoi  in  vari 
terreni  si  è  ottenuto  sotto  tutti  i  rapporti  un  lavoro,  so- 
vra ogni  altro  migliore. 

Conclude  pertanto  che  se  il  ripetuto  istruraento  non 
ha  pienamente  corrisposto  a  tutte  quelle  condizioni  che 
volevansi  dal  Programma  della  Società  Agraria  di  Perugia , 
poteva  però  riguardarsi ,  siccome  un  aratro ,  o  come  egli 
dice,  Pertìcaio  d'assai  migliorato. 

L'autore  pone  termine  a  questa  memoria  col  manife- 
stare il  suo  desiderio  perchè  in  altre  Provincie  ancora  di 
terreno  più  forte  siano  eseguiti  esperimenti  ad  avere  un 
giudizio  de' più  intelligenti  conoscitori  pratici  d'agronomia. 

La  Società  mentre  loda  il  bel  lavoro  a  Lei  partecipato, 
rimane  però  molto  dubbiosa  che  stante  le  condizioni  dei 
nostri  terreni,  e  le  abitudini  de'  nostri  coltivatori  il  pro- 
posto aratro  possa  ricevere  appo  noi  un'utile  pratica  ap- 
plicazione. 

Sessione  ordinaria  14  Mar'^o  1847. 

Viene  presentata  in  dono  alla  Società  a  nome  di  S.  E. 
il  Sig.  March.  Senatore  Guidotti  un'Opuscolo,  che  ha  per 
titolo  =:  Discorso  agrario  con  idea  di  Tenuta  Modello, 
Ietto  da  A.  Coppi  nell'Accademia  Tiberina  il  dì  28  De- 
cembre  1846.  =  Sono  parimenti  presentati  due  altri  Opu- 
scoli inviati  in  dono  dal  loro  autore,  è  l'uno  il  Rendi- 
conto degli  esperimenti  fatti  dalla  metà  di  Novembre  1842 
a  tutto  Ottobre  1845  nel  Campo  della  Società  Economica 
Agraria  del  Gruppo  di  Malta  sulla  via  di  San  Giuseppe, 
letto  nella  seduta  del  6  Decembre  1845  dal  Dott.  E.  G. 
Grech  Delicate;  l'altro  è  il  terzo  Rendiconto  delle  col- 
tivazioni fatte  nello  slesso  campo   Sperimentale  durante 


m 

DELLA   PROVINCIA   DI   BOLOGNA  307 

l'inverno  e  la  primavera  del  1846,  letto  dal  medesimo  Dott. 
Grech  nella  seduta  del  12  Agosto  dell'anno  slesso. 

Indi  il  Socio  Ordinario  Sig.  Doti.  Filippo  Giiermani 
legge  una  memoria  nella  quale  facendosi  dapprima  ad  in- 
dagare le  cause,  per  le  quali  le  coltivazioni  della  Barba- 
bietola non  si  estende  tanto  presso  di  noi ,  quanto  la  sua 
manifesta  utilità  richiederebbe,  ne  assegna  per  principale 
motivo  la  trascuratezza  de'  proprietari,  i  quali  nell' ordi- 
narne ai  coloni  la  piantagione,  non  si  prendono  poi  alcun 
pensiero  di  sopravvegliare  perchè  questa  venga  eseguita 
in  quelle  località  e  con  quelle  condizioni  di  lavori,  e  d'in- 
grassi ,  che  solo  ne  possono  garantire  la  buona  riescila , 
di  che  è  necessaria  conseguenza  la  stentata  ed  infruttuosa 
vegetazione  di  quella  pianta  per  cui  se  ne  abbandona  la 
coltura  con  disistima  d'ogni  altra  novità  e  riforma  in  ge- 
nerale. 

Dopo  avere  dunque  notato  che  chi  vuole  introdurre 
la  coltivazione  di  questo  prodotto  deve  assegnargli  un  adatto, 
pingue ,  e  ben  lavorato  terreno ,  passa  ad  indicare  alcune 
speciali  avvertenze  delle  quali  la  pratica  di  tre  anni  gli  ha 
fatto  conoscere  il  vantaggio. 

Sono  queste  il  ritardarne  la  semina  finché  sia  assi- 
curata una  sufficiente  temperatura  dell'atmosfera,  per- 
chè le  pianticelle  poco  dopo  il  loro  sviluppo  non  abbiano 
a  soffrire  per  la  rigidezza  delle  notti ,  vuole  poi  che  la  se- 
mina stessa  sia  eseguita  in  quinconce  alla  distanza  di  3 
piedi  Bolognesi ,  per  lasciar  campo  alle  radici  di  bene  span- 
dersi ed  ingrossarsi  calcolando  che  può  ottenersene  un  peso 
medio  di  libbre  20  per  ognuna.  Nel  parlar  poi  della  ne- 
cessità di  frequenti  sarchiature,  entra  nella  questione  se 
convenga  o  no  l'ammonticchiarvi  attorno  la  terra,  ed  inclina 
all'affermativa  trattandosi  di  una  pianta,  la  cui  radice  per 
sua  legge  particolare  ama  di  sortire  dal  suolo. 

Premesse  le  quali  interessanti  avvertenze  pone  fine  il 
disserente  col  raccomandare  la  coltivazione  della  barbabie- 


308  RENDICONTO  DELLA  SOC.   AGRARIA 

loia ,  COSÌ  manifeslamenle  proficua  col  migliorare  il  mante- 
nimento del  bestiame,  rendendo  gradito  il  cattivo  foraggio 
dell'inverno,  e  servendo  ai  vitelli  quasi  di  secondo  latte. 

Entrando  quindi  in  altro  argomento  ci  fa  osservare 
come  da' più  antichi  scrittori  di  cose  Agrarie,  trovasi  com- 
mendato l'uso  di  alcune  preparazioni  ai  semi  prima  di 
affidarli  al  terreno;  e  fra  queste  quella  del  nitro  e  della 
feccia  d'olio,  indicalo  anche  da  Virgilio  nella  Georgica; 
che  se  appo  noi  si  è  ora  trovato  un  mezzo  certo  di  pre- 
venire, mediante  la  calce,  i  funestissimi  danni  del  carbone 
nel  grano,  sono  però  stati  fin  qui  inutili  gli  altri  preser- 
vativi per  liberare  il  grano  dai  vermi. 

Egli  è  perciò  che  comunica  alla  Società  di  avere  ot- 
tenuto se  non  un  pieno  successo,  un  effetto  per  altro  ab- 
bastanza degno  di  considerazione,  dalla  immersione  delle 
sementi  del  frumento  nell'Olio  di  Lino,  o  dal  bagnarle 
con  acqua  dove  per  più  ore  aveva  fatto  bollire  dei  Lupini. 

L'autore  dà  termine  al  suo  discorso  col  richiamare 
l'attenzione  dei  possidenti  alla  tenuità  del  ricolto  nell'an- 
nata ,  ed  al  bisogno  di  soccorrere  con  qualche  lavoro ,  co- 
mechè  non  necessario  al  mantenimento  dei  poveri  della 
Campagna. 

Sciolta  dopo  la  lettura  di  questa  Memoria  1'  adunan- 
za, vengono  dal  Sig.  Presidente  invitati  i  Signori  Soci 
Ordinari  a  trattenersi  per  una 

Sessione  straordinaria. 

Il  f.  f.  di  Segretario,  secondo  l'incarico  avuto  nell'ul- 
tima adunanza  della  Censura  delli  28Febbraro,  comunica 
alla  Società  un  Dispaccio  dell' EiTio  Legato,  col  quale,  per 
ordine  dell'Emo  Camerlengo  dimanda,  se  il  Bando  Generale 
delli  4  Giugno  1846  che  vieta  d'introdurre  il  bestiame 
al  pascolo  nei  terreni  mietuti  se  non  dopo  un  certo  nu- 
mero di  giorni,  per  dar  agio  a' poveri  di  spigolare,  debba 


DELLA  PROVINCIA  DI  BOLOGNA  309 

a  giudizio  della  Società,  interpretarsi  applicabile  solo  a 
quei  campi  che  erano  a  frumento,  o  anche  a  quelli  ove  era 
stata  coltivata  la  segala. 

Fatta  indi  lettura  dell'anzidetto  bando  generale,  le 
cui  prescrizioni  non  sono  di  fatto  osservate  nella  nostra 
Provincia,  neppure  in  quanto  allo  spicilegio  del  frumento, 
e  veduto  che  qualora  si  volesse  dal  Superiore  Governo  ri- 
chiamarlo appo  noi  in  vigore  sarebbe  causa  di  gravi  danni, 
stante  il  bisogno  che  abbiamo  di  falciar  tosto  le  stoppie 
prima  che  le  pioggie  le  rendano  inservibili  ad  uso  di  fo- 
raggio, e  stantecbè  al  più  presto  possìbile  i  terreni  sono  da 
preparare  per  la  Cahepa,  così  il  corpo  Accademico  deter- 
mina di  nominare  una  Commissione  composta  di  tre  Soci, 
la  quale  in  un  categorico  riscontro  alla  interpellazione  di 
cui  la  Società  è  stata  onorata,  sviluppi  i  motivi  ond'essa 
ritiene  che  le  prescrizioni  di  quel  bando  siano  per  Tuna 
parte  incompatibili  coi  bisogni  e  colle  condizioni  de'  no- 
stri metodi  di  Agricoltura,  e  per  l'altra  superflue,  essen- 
doché di  fatto  lo  spicilegio  viene  eseguito  senza  danno  del 
povero,  quantunque  non  favorito  da  quelle  prescrizioni. 
Venutosi  perciò  mediante  schede  segrete  alla  nomina  di  detta 
Commissione  furono  eletti  i  Signori 

Lisi  Avv.  Francesco. 

Berti  Pichal  Carlo. 

Da-Via  March.  Dottor  Luigi. 

Sessione  straordinaria  9  Aprile  1847. 

Il  Sig.  Presidente  fa  manifesto  che  per  cura  del  no- 
stro Socio  Sig.  Avv.  Antonio  Silvani  gli  sono  stale  comu- 
nicate alcune  modifìcazioni,  che  sarebbe  mente  della  Sacra 
Congregazione  degli  studi  d' introdurre  nel  nuovo  regola- 
mento a  lei  subordinato  dalla  Società. 

B  tali  modifìcazioni  essendo  già  state  in  precedenza 
prese  ad  esame  della  Censura   nella   sua  adunanza  del 


310  RENDICONTO   DELIA  SOC.    AGRARIA 

giorno  2  corrente,  si  fa  lettura  tanto  dei  singoli  articoli 
sui  quali  cadono  le  medesime,  quanto  delle  relative  osser- 
vazioni delia  Censura. 

Il  corpo  Accademico  trovando  dietro  questo,  convenien- 
te di  rispettosamente  insistere  affinchè  alcuno  de'  variali 
articoli  sia  lasciato  ne'  termini  proposti  dalla  Società^  si 
passò  a  discutere  sul  debito  modo  di  far  tenere  tali  osser- 
vazioni alla  Superiorità,  e  ad  unanimità  di  partilo  si  sta- 
bilì di  nominare  una  Commissione  la  quale  si  presentasse 
all'  Eminentissimo  Legato,  già  proposto  a  Protettore  nel 
nuovo  Regolamento,  per  pregarlo  che  voglia  raccomandare 
le  fatte  osservazioni  alla  Sacra  Congregazione  degli  Studi. 
A  quest'ufficio  con  pieno  partito  favorevole  risultaro- 
no eletti  i  Signori. 

Alessandrini  Cav.  Prof.  Antonio. 

Da-Via  Marchese  Pietro. 

Lisi  Avvocato  Francesco. 

Sessione  ordinaria  11.  Aprile  1847. 

Dietro  invito  del  Presidente  il  Socio  Ordinario  Sig. 
Prof.  Gaetano  Sgarzi  intrattiene  la  Società  colla  lettura  di 
una  Memoria  assai  utile,  tanto  in  rispetto  all'Economia 
Civile  quanto  alla  Rurale,  intorno  cioè  alla  fabbricazione 
dei  mattoni  o  pietre  da  costruzione. 

In  essa  dopo  avere  con  molla  erudizione  toccala  di 
volo  la  Storia  delle  pietre  da  Fabbrica,  l'Accademico  passa 
a  notare  come  queste  siano  attualmente  di  cattiva  qualità 
presso  di  noi ,  difetto  derivante  o  complessivamente  o  par- 
zialmente dalla  natura  della  terra,  onde  si  compongono^ 
dalla  maniera  onde  sì  preparano,  e  finalmente  dalla  cottura. 

E  in  quanto  al  primo  difetto  egli  ci  fa  conoscere  ne- 
cessario il  verificare,  mediante  chimica  analisi,  la  propor- 
zione fra  le  diverse  sostanze  componenti  la  creta  che  dee 
servire  ai  mattoni  per  accrescere  le  quantità  di  quelle  che 


DELLA  PROVINCIA   DI   BOLOGNA  311 

potessero  scarseggiare ,  affinchè  stiano  fra  loro  nella  voluta 
proporzione:  e  viene  con  opportuni  esempi  dimostrando 
che  ciò  non  puossi  eseguire  colla  semplice  ispezione  delle 
qualità  apparenti. 

E  passando  alla  ricerca  della  proporzione  anzidetta^  e 
specialmente  delle  due  sostanze  principali  che  sono  la  Si- 
lice e  l'Allumina,  fa  vedere  come  la  prevalenza  di  que- 
st'ultima, cagionando  l'assorbimento  della  umidità^  renda 
i  nostri  mattoni  di  cattivo  impasto;  la  quale  opinione  cor- 
reda coir  analisi  instituita  fra  le  nostre  pietre  e  quelle  di 
antiche  Fabbriche  Romane  che,  senza  soffrire  alterazioni, 
hanno  sfidale  le  intemperie  delle  stagioni  fino  a' dì  nostri; 
notando  che  in  esse  una  maggior  proporzione  di  Carbonato 
di  Calce ,  prevale  sopra  la  Silice.  Dietro  poi  i  risultati  delle 
analisi  stesse  deduce  che  la  proporzione  pili  conveniente 
fra  i  principali  ingredienti  è  da  stabilirsi  in  via  media  del 
15  per  cento  di  Allumina  e  del  70  per  cento  di  Silice. 

Indi  volgendo  le  sue  considerazioni  intorno  al  secondo 
difetto,  cioè  alla  maniera  di  preparare  i  mattoni,  riflette 
che  la  manipolazione,  la  forma  ed  il  disseccamento  deb- 
bono influire  sulla  maggiore  o  minore  loro  bontà.  In  quan- 
to alia  manipolazione  fa  notare  la  necessità  che  sia  dili- 
gentemente eseguita  per  ottenere  l'omogeneità  della  mas- 
sa, nella  quale  sia  ovunque  perfettamente  mescolala  l'ar- 
gilla colla  sabbia,  e  come  con  adatti  meccanismi  altrove 
usati ,  si  potesse  in  questo  caso  supplire  con  frutto  all'  opera 
dell'uomo.  In  quanto  poi  alla  forma,  vorrebbe  che  i  mat- 
toni fossero  ben  calcati  e  stipali ,  e  suggerisce  macchine 
di  compressione  che  favoriscono  ancora  il  disseccamento 
che  non  sarà  né  troppo  sollecito  né  troppo  lento  ma  ugua- 
le sì  al  di  fuori  che  dentro.  E  a  questo  proposito  insegna 
come,  non  volendosi  usare  o  stufe  o  ventilatori  od  altri  di- 
spendiosi mezzi ,  dovrebbero  almeno  farsi  disseccare  in  aje 
all'aperto ,  sotto  teltoje  che  le  difendessero  dalle  intemperie. 

Viene  infine  dall'Accademico  richiamata  l'attenzione 


312        RENDICONTO  DELLA  SOC.  AGRARIA 

suir  ultimo  difetto  della  cottura,  e  spiega  come  venga  questa 
a  compir  T  unione  della  Silice  coll'Àllumina  e  colla  Calce 
per  formare  la  specie  di  silicati  o  di  vetri,  che  solo  sono 
impermeabili  all'acqua;  questa  anzi,  secondo  egli  avverte^ 
può  in  certa  guisa  correggere  la  qualità  dei  mattoni  ove 
difettassero  o  per  composizione  o  per  fattura  ;  giacché  per 
violento  calore  si  può  credere  che  si  formi  del  silicato  di 
Allumina  o  di  Calce,  o  si  vetrifichi  della  massa  quanto 
basta,  perchè  tutto  quello  che  non  si  combina  o  si  vetrifica 
rimanga  come  velato,  difeso  e  ricoperto. 

In  quanto  poi  allo  stabilire  il  grado  che  alla  cottura 
si  deve  dare,  soggiugne  che  non  può  esservi  difetto  Del- 
l'abbondare,  e  che  qualora  fossero  stabilite  certe  date  pro- 
porzioni fra  i  diversi  componenti ,  potrebbesi  avere  un 
saggio  del  grado  ottenuto,  coli' estrarre  un  mattone  dalla 
fornace  prima  del  raffreddamento,  mediante  apposita  aper- 
tura, pesandolo  alcun  tempo  dopo,  indi  immergendolo  nel- 
l'acqua, finché  se  ne  sia  imbevuto,,  e  poscia  ripesandolo 
e  cosi  desumendo  la  cottura  dalla  quantità  dell'acqua  as- 
sorbita. 

Dopo  la  lettura  di  questa  interessantissima  memoria 
che  viene  depositata  in  alti  il  Sig.  Presidente  dichiara  sciol- 
ta l'adunanza,  e  prega  i  Signori  Soci  Ordinari  a  rimane- 
re per  una 

Sessione  straordinaria. 

Il  Sig.  Avv.  Francesco  Lisi ,  uno  de'  componenti  la 
Commissione  nominata  per  la  risposta  da  dare  alle  domande 
dell'Emo  Legato ;,  già  esposte  nel  rendiconto  della  tornata 
precedente ,  legge  il  rapporto  che  la  Commissione  ha  for- 
molato. 

Si  fa  questa  a  riflettere  che  le  prescrizioni  non  pos- 
sono non  considerarsi,  che  come  norme  per  l'osservanza 
del  precetto  Divino  che  si  ha  al  Cap.  24.  §.  19  e  seguenti 


DELLA   PROVINCIA   DI  BOLOGNA  313 

del  Deuteronomio ,  e  che  parlandosi  in  essi  Capitoli  non 
solo  delle  biade  onde  fassi  il  pane,  fra  le  quali  è  la  Segale, 
ma  eziandio  dei  rimasugli  delle  Uve  e  degli  Ulivi,  pare  non 
possa  cadere  dubbio  che  quelle  prescrizioni  che  hanno  per 
iscopo  di  assicurare  ai  poveri  lo  spicilegio  del  frumento , 
non  debbano  egualmente  estendersi  allo  spicilegio  della 
Segale. 

Osserva  però  la  Commissione  che  le  disposizioni  di 
quel  bando,  non  solo  sono  superflue  appo  noi,  ma  ben 
anche  incompatibili  colle  circostanze  e  coi  bisogni  della 
nostra  agricoltura  ;  cosa  da  non  tacersi  al  governo  se  mai 
pensasse  di  richiamare  in  vigore  il  bando  suddetto:  men- 
tre se  si  guardi  allo  scopo  di  nominatamente  estenderlo 
allo  spicilegio  della  Segale,  questa  non  è  presso  noi  col- 
tivata che  in  piccoli  appezzamenti  sparsi  qua  e  là  fra  bo- 
schi e  pascoli  dell'alta  montagna,  la  quale  abitata  com'è 
da  poveri  e  piccoli  possidenti,  non  lascia  temere  che  una 
sola  spica  rimanga  abbandonata  nel  campo;  senza  che 
mancherebbe  forse  colà  il  tornaconto,  non  che  la  classe 
delle  persone  che  allo  spicilegio  si  dedicassero. 

Rapporto  poi  all'assicurare  ai  poveri  lo  spicilegio  del 
frumento,  egli  è  inutile  l'obbligare  il  Proprietario  a  non 
falciare  le  stoppie  se  non  dopo  scorsi  dieci  giorni,  mentre 
frequentissima  essendo  appo  noi  la  popolazione,  pochi  mo- 
menti bastano  perchè  i  campi  siano  esattamente  percorsi 
dagli  spigolalori. 

E  passando  a  dire  del  come  sarebbe  per  altra  parte 
ciò  slesso  dannoso,  la  Commissione  fa  notare  quanto  inte- 
ressi alla  campestre  economia  che  le  stoppie  ad  uso  di 
foraggio  sieno  falciate  appena  mietuto  il  grano,  e  prima 
che  siano  guaste  dalle  pioggie,  e  come  sia  indispensabile 
l'arare  sollecitamente  i  terreni  da  canepa.  Oltre  i  quali 
danni  diretti,  cagionati  dal  ritardo,  altri  indiretti  e  non 
meno  indeclinabili  ne  seguiterebbero  dalla  cattivezza  di  chi 
avrebbe  un  diritto  di  introdursi  per  tanto  tempo  nei   ter- 


314  RENDICONTO   DELIA  SOC.  AGRARIA 

reni  altrui.  Per  cui  nel  por  termine  al  suo  rapporto 
non  può  astenersi  la  Commissione  dall' invocare  piuttosto 
un  regolamento  che  freni  la  soverchia  arditezza  di  certi 
poveri ,  che  prelestando  Io  spicilegio ,  ghermiscono  parte 
del  frumento  che  trovasi  tuttora  nei  campi,  e  che  tanti  al- 
tri guasti  e  rubamenti  commettono  a  danno  dei  coltivatori. 

Mentre  la  Società  concorda  pienamente  che  le  disci- 
pline tendenti  a  garantire  ai  poveri  lo  spicilegio  del  grano 
comprendono  tanto  il  frumento  che  la  segale,  anche  per- 
chè quest'ultimo  cereale  sembra  destinato  dalla  Provviden- 
za a  sostituire  il  primo  in  quelle  località  ove  esso  non  pro- 
spererebbe, concorda  parimente  nella  necessità  d'insistere 
non  solo  perchè  quella  legge  non  sia  messa  in  vigore  nella 
nostra  Provincia ,  ma  perchè  il  Governo  addotti  energiche 
misure  ;  che  garantiscano  i  coltivatori  dalla  rapacità  dei 
ladri  onde  continuamente  sono  vessati. 

E  determinatosi  di  scrivere  analogamente  alla  Lega- 
zione, la  tornata  è  chiusa. 

Sessione  ordinaria  23  Aprile  1847. 

Il  Socio  Ordinario  Sig.  Ingegnere  Ciro  Calassi  legge 
il  suo  discorso  Accademico. 

Si  fa  in  questo  a  considerare  come  le  spese  e  gli  stu- 
di prodigati  dai  proprietari ,  per  condurre  allo  stato  di  flo- 
ridetzza  e  di  perfezione  le  coltivazioni  delle  nostre  pianure, 
corrano  pericolo  di  essere  ad  un  fratto  perdute  per  le 
condizioni  de'  nostri  Torrenti ,  i  quali  col  pelo  infimo  delle 
loro  acque  scorrono  in  molti  luoghi  fra  argini,  al  di  so- 
pra di  floride  campagne. 

Egli  distingue  le  rotte  in  tre  diverse  classi ,  la  prima 
delle  quali  è  quella,  in  cui,  o  stante  l'altezza  delle  cam- 
pagne, 0  per  non  avere  la  piena  asportato  che  il  sommo 
dell'arginatura,  una  parte  sola  dell'acqua  si  rovescia  sul- 
le attigue  terre,  poscia  si  sgonfia  e  continua  il  suo  corso 
per  l'alveo  del  fiume. 


DELLA   PROVINCIA   DI  BOLOGNA  316 

Considera  nella  seconda  classe  quelle  rotte ,  nelle  quali 
le  acque  sì  della  piena  che  del  volume  ordinario  si  volta- 
no in  parte  per  la  rotta  e  in  parte  seguitano  l' andamento 
del  fiume.  E  comprende  finalmente  nella  terza  ed  ultima 
le  rotte  che  avvengono  in  località,  dove,  per  la  bassezza 
del  suolo  circostante,  le  acque  tutte  si  mettono  per  la  rotta 
e  battono  una  nuova  strada. 

Fatta  la  quale  distinzione  passa  ad  esporre  con  preci- 
sione e  minutezza  le  avvertenze,  e  la  serie  dei  lavori,  che 
a  seconda  delle  circostanze  possono  riescire  più  utili,  non 
senza  notare  in  massima  che  qualora  trattisi  delle  rotte  di 
terza  classe,  i  gravissimi  danni  che  ne  possono  venire 
debbono  consigliare  ad  occuparsi  tosto  de'  lavori  necessari^ 
per  chiuderle,  non  mettendo  tempo  in  mezzo  a  combinare 
contratti  d'Appalto,  con  pericolo  che  ci  sfugga  il  mo- 
mento opportuno. 

Sessione  ordinaria  8  Maggio  1847. 

È  comunicato  un  Dispaccio  dell'  Eminentissimo  Le- 
gato col  quale  partecipa  che  la  Santità  di  nostro  Signo- 
re si  è  degnata  di  accettare  il  terzo  volume  delle  no- 
stre Memorie. 

È  pure  comunicala  una  lettera  del  Socio  Corrispon- 
dente Sig.  Nicola  Torchi  di  Monteveglio,  colla  quale  nel 
ringraziare  la  Società  di  due  opuscoli  a  lui  rimessi ,  e 
cioè  il  Rapporto  della  Commissione  incaricata  delle  Spe- 
rienze,  letto  nella  seduta  del  19  Aprile  1846,  e  l'altro 
sulla  necessità  di  variare  le  epoche  in  che  oggigiorno  sono 
stabiliti  i  Contratti  di  Società  del  Bestiame,  viene  svilup- 
pando le  ragioni  per  cui  pienamente  conviene  nella  ne- 
cessità anzidetta,  ed  aggiunge  che  avendo  egli  e  diversi 
altri  possidenti  di  già  adottato  in  pratica  l'accennata  mu- 
tazione se  ne  chiamano  molto  soddisfatti. 

Indi  il  Socio  Ordinario  Sig.  Professore  Maurizio  Bri- 


316  BENDICONTO  DELLA  SOC.   AfiRAKlA 

ghenti,  Ispetlor  generale  d'acque  e  strade  legge  un  suo 
particolareggiato  rapporto  della  livellazione  del  Reno  ese- 
guita per  ordine  del  Governo  negli  anni  1844  e  1846  es- 
sendone egli  capo  e  direttore. 

Questa  laboriosa  operazione  comincia  dalla  Chiusa 
di  Casalecchio  e  finisce  allo  sbocco  del  fiume  in  mare; 
comprende  tutti  gli  accidenti  dell'alveo  e  delle  campa- 
gne adiacenti  ed  è  raccomandata  a  tutti  gli  innumerevoli 
stabili  di  quella  lunga  linea  di  fiume  che  misura  metri 
lineari  130871. 

L' Ispettore  riferisce  minutamente  le  pratiche ,  e  le  di- 
ligenze usate  dai  cinque  Ingegneri  che  la  eseguirono,  le 
quali  furono  tali  da  generarne  la  piena  fiducia  dell'  esat- 
tezza d'ogni  parte,  e  dell'insieme. 

Esso  ne  sottopone  all'adunanza  la  rappresentazione 
con  N-  67  Sezioni  e  col  profilo,  contenuta  in  12  grandi 
tavole  e  per  più  facile  intelligenza  vi  aggiunge  la  pianta 
del  fiume  in  38  fogli.  Quindi  offre  in  14  quadri  o  allegati 
il  sunto  di  tutta  l'operazione,  e  le  raodule  per  raccogliere 
in  seguito  gli  elementi  che  mancano  tuttavia  alla  compita 
cognizione  del  fiume.  Sono 

1.°  La  scala  delle  pendenze  del  Reno  fra  la  Chiusa 
di  Casalecchio,  e  la  foce  in  mare. 

2."  Confronto  degli  stabili  comuni  ai  profili  1761  e 
1844-1845. 

3."  Confronto  degli  stabili  comuni  ai  profili  1830  e 
1844-1845. 

4.0  Confronto  fra  il  massimo  fondo  di  Reno  disegnato 
nel  profilo  1761  e  quello  disegnato  nel  profilo  1844-1 84fir. 

5.0  Confronto  fra  il  massimo  fondo  del  Reno  dise- 
gnato nel  profilo  1801  con  quello  disegnalo  nel  1844-1846. 

6.0  Confronto  fra  il  massimo  fondo  del  Reno  disegnato 
nel  profilo  1818  e  quello  disegnato  nel  1844-1845. 

7."  Confronto  del  massimo  fondo  del  Reno  nel  profilo 
del  1830  con  quello  disegnato  nel  profilo  1844-1846. 


DELLA  PBOVINCIA   DI   BOLOGNA  317 

8.°  Confronto  fra  la  quadratura  delle  Sezioni  e  la  ca- 
pacità dell'Alveo  del  Reno  risultanti  dalle  Sezioni  e  dal 
Profilo  1830  colla  quadratura  delle  Sezioni,  e  colla  capa- 
cità risultanti  dalle  Sezioni,  e  dal  profilo  1844.1845  nel 
tronco  dalla  Chiusa  di  Casaleccbio  alla  Panfilia. 

9°  Confronto  fra  la  quadratura  delle  Sezioni  e  capa- 
cità dell'alveo  di  Reno,  risultanti  dalle  Sezioni  e  dal  pro- 
filo 1830  colla  quadratura  delle  Sezioni  e  colla  capacità 
risultante  dal  profilo  1844-1845  nel  tronco  dalla  Panfilia 
al  mare. 

10.°  Protrazione  della  foce  di  Reno  e  della  punta  del 
di  lui  scario  in  mare  rispetto  alla  Chiavica  Leonarda  de- 
dotta dai  profili  1761  visita  Conti,  1780  Frulli,  1830  In- 
gegneri Pontifici,  1844-1845  Ingegneri  Pontifici. 

11.°  Tabella  pel  registro  delle  piene  del  Reno. 

12.0  Riassunto  delle  piene  del  Reno  dal  1801  al  1805 
estratte  dai  Registri  della  Chiusa  di  Casaleccbio  dal  Sig. 
Ispettore  Antonio  Trebbi  Ingegnere  in  Capo  di  Bologna. 

13.°  Calcolo  del  progressivo  riempimento  dell'Alveo 
di  Reno  fatto  da  una  piena  della  durata  di  ore  21  40/100 
della  media  portata  di  metri  cubi  986  per  1",  supponendo 
occupato  r  alveo  stesso  da  una  piena  ordinaria  di  tutti  gli 
influenti,  Samoggia,  Sillaro,  Santerno,  Senio,  e  lo  spa- 
zio percorso  uniformemente  della  stessa  piena  media  di 
metri  lineari  6,100  all'ora. 

14.  Specchio  degli  Idrometri  attuali,  e  di  quelli  da 
collocarsi  a  destra  lungo  la  linea  del  Reno  dalla  Chiusa 
di  Casaleccbio  al  mare. 

Termina  la  sua  relazione  con  alcune  osservazioni  ge- 
nerali, e  conclusioni  delle  quali  le  più  rilevanti  sono: 

1.°  Che  il  ventre  generale  della  piena  del  Reno  è  de- 
terminato dagli  influenti  inferiori,  e  si  estende  fra  Torniano 
e  lo  sbocco  del  Senio. 

2.°  Che  il  regolare  andamento  del  pelo  ordinario  au- 
tunnale rilevato  con  123  osservazioni  contemporanee  il  4 


3IS  RENDICONTO  DELLA  SOG.  AGRARIA 

Decerabre  1845  fa  credere  prossimo  lo  stabilimento  del 
fondo  anche  nell'infimo  tronco  non  soggetto  al  rigurgito 
nel  quale  le  depressioni  del  tratto  quoroso  di  Longastrino 
sono  dovute  al  perenne  deflusso  delle  acque  chiare  degli 
scoli  del  Bolognese  e  delia  Romagna. 

3.°  Che  l'alzamento  generale  eseguito  negli  anni  1844  , 
1845,  1846,  1847  di  tutta  l'arginatura;,  è  prossimo  ad 
essere  compito  fino  all'origine  della  guardia  al  Trebbo, 
impedendo  l'espansione  delle  piene  massime  nei  tronchi 
superiori,  aggrava  la  condizione  degli  inferiori  pel  neces- 
sario accrescimento  che  ivi  accadere  del  pelo  delle  piene 
stesse. 

Queste  ed  altre  conclusioni  della  relazione  dell' Ispet- 
tor  Brighenli  servono  di  chiarimento  ai  pensieri  del  Ber- 
telli sul  Reno  pubblicali  nel  Decembre  1843  negli  Atti  di 
questa  Società ,  e  tutti  i  fatti  come  sopra  raccolti  adem- 
piono al  desiderio  e  al  bisogno  generalmente  da  noi  sen- 
tito della  pili  ampia  cognizione  del  fiume. 

Sessione  straordinaria  15  Maggio  1847. 

Il  Sig.  Prof.  Presidente  annunzia  come  di  conformità 
alle  deliberazioni  prese  nell'Adunanza  precedente  siasi  pre- 
sentato unitamente  alli  Signori  March.  Pietro  Da-Via,  ed 
Avv.  Francesco  Lisi  all'  Emo  Sig.  Cardinal  Legato  al  quale 
esposte  le  rispettose  osservazioni  della  Società  relative  alle 
modificazioni  da  introdursi  nel  Regolamento,  il  lodato 
Emo  si  era  degnalo  di  assumere  l'incarico  di  appoggiare 
i  desiderii  della  nostra  Società  presso  la  Sacra  Congrega- 
zione degli  Suidi. 

Dal  Socio  Ordinario  Sig.  Davide  Bourgeois  viene  pre- 
sentalo un  Pro-Memoria,  nel  quale  sviluppa  i  motivi  pe' 
quali  sarebbe  conveniente  che  la  Società  umiliasse  preghiere 
al  Governo  onde  fosse  accordalo  una  più  sensibile  dimi- 
nuzione nel  prezzo  del  Sale  misto  al  Panello  di  Lino, 


DELLA   PROVINCIA    DI   BOLOGNA  319 

che  ora  si  vende  per  gli  usi  dell'Agricoltura  a  baioc- 
chi due  la  libbra ,  ed  unisce  a  tal  Pro-Memoria  la  copia  di 
una  istanza  che  a  tal  fine  era  stata  subordinata  per  l' ad- 
dietro al  Governo;  tanto  il  Pro-Memoria  che  l'istanza  so- 
no rimessi  alla  Censura,  perchè  riassunte  le  cose  altre 
volte  discorse  in  proposito,  voglia  informare  la  Società. 

Viene  dopo  ciò  avvertito  che  la  Società  è  da  lungo 
tempo  debitrice  di  un  riscontro  alla  Legazione  intorno  al- 
l'onorevole incarico  avuto  di  esternare  parere  per  un  pro- 
getto di  Regolamento  per  la  piantagione  degli  alberi  lun- 
go le  strade,  e  visto  come  il  ritardo  sia  provenuto  dal- 
l'essere ora  alcuni  de'  componenti  l'apposita  Commissione 
lontani  da  Bologna,  e  dall'avere  altri  dichiaralo  di  non 
potervi  prendere  parte,  così  viene  proposto  di  aggiungere 
altri  Soci  a  quella  Commissione.  Fattosi  però  riflesso  alla 
sconvenienza,  che  in  una  Commissione  composta  di  molti 
individui  solo  pochi  fra  essi  diano  il  loro  opinamento, 
viene  stabilito  di  venire  alla  nomina  di  una  nuova  Com- 
missione a  formare  la  quale  sono  scelti  i  Signori: 

1.  Agucchi  Conte  Filippo. 

2.  Gherardi  Prof.  Silvestro. 

3.  Pallotti  Ing.  Giovanni. 

4.  Pancaldi  Ispettore  Pietro. 

Il  Sig.  Prof.  Presidente  fa  per  ultimo  notare  che  die- 
tro la  rinuncia  emessa  dal  Signor  Conte  Avvocato  Giovanni 
Massei  a  far  parte  dei  Soci  Ordinari  rimane  pure  a  sosti- 
tuirsi il  medesimo  come  membro  dell'  altra  Commissione 
incaricata  dell'esame  dell'antico  Statuto  di  Bologna,  e 
della  proposta  delle  riforme  che  siano  necessarie  agli  in- 
teressi agrari, e  venutosi  perciò  ad  una  nuova  nomina  ri- 
mane eletto  il  Signor  Conte  Camillo  Salina. 

{sarà  continuato) 


-^^^ì^^ìlilMS»®^ 


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320 


LA  NUOVA  CALIFORNIA  (0 
net  Rapporto  Geologico» 


La  Nuova  California,  dagli  Inglesi  ed  Americani  nominata 
Upper  California,  alta  California,  giace  tra  il  32*'  e  42"  di  la- 
titudine settentrionale  ed  il  110"  e  127*^  di  longitudine  occi- 
dentale. 

Questo  paese  occupa  al  Mar  Pacifico  un  estensione  di  circa 
300  leghe.  Al  nord  essa  confina  al  contado  deìVQrogon;  a  le- 
vante colla  gran  catena  de'  Monti  Petrosi;  al  sud  il  limite  si 
estende  del  32°  31'  al  di  sopra  del  golfo  di  San  Diego  in  una 
linea  obbliqua  verso  il  golfo  della  California  e  da  questo  sin 
verso  i  Monti  Petrosi  esso  segue  il  corso  della  Gila,  che  divide 
California  dalla  Provincia  Messicana ,  la  Sonora.  Il  paese  si  esten- 
de dal  Nord  al  sud  in  una  linea  di  250  leghe,  quella  dall' 0.  al 
W.  si  reputa  di  300  leghe. 

Questo  paese  venne  scoperto  li  27  Gennaio  1542  da  Henri 
Rodriguez  Cabrillo,  allorché  questi,  in  servizio  della  Spagna, 
andò  a  scoprire  un  passaggio  attraverso  l'America  settentrionale 
dal  Mar  Pacifico  all'Oceano  Atlantico. 

L'anno  atmosferico  dividesi  nella  California  in  due  parti 
uguali:  nella  stagione  della  pioggia ,  che  incomincia  nell'Ottobre 
0  Novembre,  e  finisce  nel  Marzo  o  Aprile,  e  nella  stagione  secca 
che  comprende  gli  altri  sei  mesi;  nelle  contrade  però  che  tro- 
vansi  al  di  là  del  39'^  di  latitudine,  le  pioggie  sono  anco  in 
questa  seconda  stagione  più  frequenti. 

Il  freddo  dell'inverno  è  di  poca  intensità  e  di  poca  dorata, 
poiché  i  venti  del  Sud  Est,  i  quali  regnano  in  questa  stagione, 
addolciscono  la  temperatura,  come  al  contrario  quelli  del  Nord 
Ovest  diminuiscono  l'ardore  del  sole. 

La  maggior  quantità  di  pioggia  accade  più  abbondantemente 


(1)  Description  de  la  Nouvelle  Californie  geographiquc ,  poli- 
tique  et  moral  par  Hyp.  Ferry.  Paris  1850. 


LA   NUOVA   CALIFORNIA  321 

nei  mesi  di  Dicembre  e  Gennaio;,  le  pioggie  crescono  dal  Novem- 
bre sin  al  Febbraio^  e  diminuiscono  dal  Febbraio  all'Aprile. 

La  temperatura  dell'estate  è  nelle  pianure  interne  del  Sa- 
cramento e  di  San  Jouquin  assai  elevata.  Alle  falde  dei  monti 
il  termometro  segna  all'ombra  qualche  volta  45'' centigradi  ;  ma 
durante  tutta  la  stagione  le  mattine  sono  amene,  e  le  sere,  come 
pure  le  notti  sono  fresche  e  piacevoli. 

Nei  mesi  seguenti  del  1849  il  termometro  segnò  nella  Nuova 
Svizzera  al  Sacramento  all'  ombra  una  temperatura  media  di  : 
23°  centigr.  nel  Luglio  18**  centigr.  nel  Settembre 

21**        „        „    Agosto  18"        „        „    Ottobre 

Tra  le  undici  e  le  tre  la  temperatura  si  elevò  a  40°. 
Nell'anno  1847-48  la  media  temperatura  era  a  San  Francisco  : 
nell'Ottobre        13°  li2  aldi  sopra  del  0  centigr. 
Novembre    9    Ii2  „ 

Dicembre  10  „ 

Gennaio      9    1(2  „ 

Febbraio    10  „ 

Marzo       10    1|2  „ 

Nell'anno  1849  la  temperatura  media  trovossi  al  Sud  del 
porto  di  San  Diego  : 

nel  Luglio        21°  1|2  centigradi. 
Agosto       23    li2. 
Settembre  21 
11  clima  delia  California  è  assai  sano  e  secondo  Mofras  (1) 
le  malattie  dei  colonisti  non  sono  in  niun  caso  dipendenti  dal- 
l'influenza climaterica.  Questi  e  gli  individui  vaccinati  vanno 
esenti  dalle  febbri  intermittenti  e  del  va j nolo,  mentre  che  que- 
ste malattie  decimano  gli  Indiani  delie  tribù  selvaggie. 

Neil'  estate  le  nebbie  frequenti  contribuiscono  moltissimo  a 
rinfrescare  l'atmosfera  ,  esse  sono  talora  si  dense  che  apportano 
un'oscurità  pressoché  completa.  Questo  fenomeno  espone  le  navi, 
che  si  trovano  alla  spiaggia ,  a  dei  pericoli ,  come  pure  ne  in- 
contrano moltissimi  i  viaggiatori  che  si  azzardano  nell'interno 


(1)  Exploration  de  l' Oregon  des  Californies  et  de  la  mer  Ver- 
mine, par  M.  Dn/lot  de  Mcfras.  2  voi.  Paris.  1844. 

N.  Ann.  Se.  Natuh.  Sgiiie  !II,  Tom.  3.  21 


322  IK    NUOVA    CALIFORNIA 

del  paese,  ove   vengono  assaliti   o  dagli  Indiani  stessi,  o  dagli 
orsi  che  abbondano  in  tali  parti. 

Abbencbè  gli  uragani  siano  sulla  costa  della  California  assai 
violenti,  pure  è  cosa  assai  rara  veder  accompagnale  le  procelle 
da  grandine  e  fulmini,  e  molli  anni  scorrono  senza  che  si  abbia 
a  sentire  un  tuono. 

La  costa  è  formata  da  una  serie  di  piccole  montagne ,  la 
di  cui  altezza  non  supera  li  6  a  800  metri  ;  esse  presentano  una 
ridente  cintura  di  magnifiche  foreste  e  di  pascoli. 

Questa  catena  di  colline  forma  dal  N.  verso  S.  le  Sierre  di 
Ross,  di  Santa  Cruz,  di  Santa  Lucia,  del  Buchon,  di  Santa 
Ines,  di  San  Fernando  e  di  San  Gabriel. 

Le  roccie  che  formano  questi  monti,  sembrano  appartenere 
alla  formazione  terziaria,  essa  è  un'alternazione  di  grès,  di 
marna,  di  gesso,  di  silice  e  i' ocrata  alcuni  luoghi  e  nominata- 
mente nei  contorni  di  Montercy  si  scoprì  un  granilo  assai  simile 
all'europeo.  Il  Dolt.  Neboux,  aggiunto  alla  spedizione  di  Dupetit- 
Thouars,  raccolse  nella  baja  di  Montercy  una  roccia  stratificata, 
la  quale  al  primo  colpo  d' occhio  somigliava  all' opa/o  del  terreno 
d'acqua  dolce  dell' Auvergna.  Questa  roccia,  che  si  presenta  in 
tutti  i  gradi  della  durezza ,  dallo  stato  pastoso  sin  alla  durezza 
del  silice,  dando  egli  fuoco  all'acciajo,  viene  perforata  da  co- 
pia di  conchiglie.  Sembra  che  il  passaggio  da  uno  stalo  all'al- 
tro estremo  abbia  luogo  in  assai  poco  di  tempo  all'  aria  o  al  sole. 

La  prima  catena  che  all'Est  limita  l'unico  paese,  che  sia 
sin  ad  ora  abitalo  da  bianchi;  sono  i  Monti  Californensi  (Coass 
range  degli  Americani). 

Questi  monti  seguono   presso  poco  una  direzione   parallela 
alla  costa,  di  cui  sono   distanti  ai  piij  15  o  venti  leghe.  L'ai-   ! 
tezza  di  queste   montagne    varia  da  mille  a  1200  metri.  Essa  è 
una  bella  catena   in   parte   imboschita,  in  parte  coperta  di  ec- 
cellenti pascoli. 

A  motivo  delle  nebbie  che  costantemente  si  elevano  tempe- 
rate in  questa  zona ,  riescono  perfettamente  tutte  le  piante  e 
fruttaj  dell'Europa.  La  parte  meridionale  presenta  alcuni  inter- 
valli privi  di  montagne,  ed  essa  si  trova  per  conseguenza  espo- 
sta all'influenza  de'  venti  secchi,  che  regnano  in  questo  spazio 
di  costiera  ;  essa  perciò  conviene  particolarmente  alle  piante 
equinoziali. 


»  L\   NUOVA   CALIFORNIA  323 

I  monti  Californiensi  appartengono  alla  formazione  cretacea 
alla  loro  base  rinvengonsi  delle  Arenarie  diversamente  colorite 
alternanti  con  istrati  d' argilla.  Il  calcare  domina  alla  parte  su 
periore.  Alcune  alture,  del  tutto  prive  di  piante  ed  allori,  si 
distinguono  per  la  loro  bianchezza  splendente  come  la  neve ,  dai 
primi  navigatori  esse  erano  considerate  per  monti  di  neve.  La 
neve  che  cade  in  queste  montagne,  ordinariamente  si  scioglie  in 
pochi  giorni. 

Tra  il  mare  ed  i  monti  Californensi  rinvengonsi  gli  stabili- 
menti fondati  dai  Missionari  come  pure  i  luoghi  abitati  dai  bian- 
chi. Strade  ben  regolate  uniscono  i  diversi  luoghi  fra  loro. 

La  Sierra  Nevada ,  Californian  range  degli  Americani,  le 
montagne  nevose  si  estendano  N.  N.  0.  sin  al  S.  S.  0.  ;  questa 
catena  di  monti  è  molto  più  alta  dell'antecedente  e  presenta  nel 
corso  della  sua  grande  estensione,  ad  intervalli  pressocchè  ugua- 
li, de'  piani  vasti  ed  imboschiti,  dal  di  cui  mezzo  si  elevano  de' 
pichi  vulcanici ,  i  quali  si  elevano  ad  una  altezza  di  4  o  5000 
I  metri  al  di  sopra  del  livello  del  mare.  Queste  cime  isolate,  to- 
I  talmente  coperte  di  neve,  formano  il  caratteristico  di  questa  ca- 
tena e  si  distinguono  fortemente  dalle  montagne  petrose  e  da 
tutte  le  altre  catene  del  continente. 

II  Comandante  Wilkes,  Capo  della  spedizione  scientifica, 
spedita  dal  Governo  americano,  ci  dà  una  descrizione  esatta  del- 
la Sierra  Nevada  nella  sua  :  Narrative  of  the  united  slates  explo- 
ring  expedition.  Philadelphie^  1844. 

La  Sierra  Nevada  si  eleva  leggermente  in  forma  di  terrazzi 
della  valle  occidentale  ,  da  principio  in  forma  di  piccole  colline, 
poi  di  monti ,  il  di  cui  declivio  si  fa  sempre  più  rapido  quanto 
più  si  va  avvicinandosi  alla  regione  delle  nevi  eterne.  La  distanza 
dalla  base  alla  sommità  de'  monti  è  di  65  a  70  migliale  la  loro 
altezza  ordinaria  è  di  8000  piedi  (1)  (2400  metri).  Il  pendio 
della  Sierra  presenta  una  gran  dilTerenza  di  Clima.  Ciascuna 
terrazza  ha  la  sua  vegetazione  particolare  ;  alle  falde  terminano 
le  guercie,  poi  seguono  i  cedri,  il  terrazzo  superiore  è  coperto 


(1)  Il  miglio  terrestre  inglese  o  americano  è  di  1,»>09  metri. 
Il  piede  inglese  od  americano  è  un  po'  minore  del  piede  di  Fran- 
cia ;  egli  ha  30  centim. 


324  LA    NUOVA  CALIFORNIA 

di  pini  e  d'allri  coniferi.  Nella  regione  delle  qiiercie  si  trovano 
anco  molti  pini,  principalmente  il  P.  Lambertiani. 

Tutta  questa  regione  della  Sierra  contiene  de'  terreni  favo- 
revoli alla  coltivazione;  le  innumerevoli  acque  offrono  agli  agri- 
coltori, che  verranno  a  stabilirsi  in  queste  contrade^  de' sommi 
vantaggi. 

Il  fianco  orientale  è  privo  d'  una  parte  degli  avvantaggi  del- 
l'altro  versante.  Non  essendo  esso  esposto  all'influenza  favore- 
vole de'  venti  dell'Oceano,  ne  segue  che  la  terra  si  dissecca 
subito  dopo  la  stagione  delle  pioggie ,  ed  esso  ofTre  una  sterilità 
pressoché  perfetta. 

La  Sierra  Nevada  appartiene ,  sin  quanto  essa  fu  osservata, 
alla  formazione  granitica.  Le  sue  roccie  sono  un  composto  di 
quarzo  bianco,  di  feldspato,  di  mica  nera  e  di  basalto.  Il  Ca- 
pii. Frémont  parla  di  bellissimi  graniti  bianchi  trovati  su  alcuni 
punti  di  queste  montagne  ;  egli  osservò  che  la  base  e  la  parte 
media  d'esse  constano  di  roccie  vulcaniche.  In  generale,  queste 
roccie  sono  quasi  tutte  aurìfere  e  secondo  la  loro  constituzione 
soggette  ad  una  rapida  decomposizione.  Verso  S.  la  Sierra  ter- 
mina in  colline  alte  al  più  100  m.,  le  quali  sono  in  parte  sab- 
biose, ed  in  parte  constano  di  gesso,  granito  grigio  e  quarzo. 

Questa  catena  divide  la  California  in  due  parti  ;  essa  influi- 
sce assaissimo  sul  clima,  sul  suolo  e  sui  prodotti  del  paese.  I 
vapori  innalzati  dai  venti  marini  si  condensano  in  pioggie,  che 
poi  cadono  sul  fianco  occidentale.  Venti  freddi  e  secchi  al  con- 
trario dominano  al  fianco  orientale.  Le  stagioni,  come  pure  il 
Clima  sono  diverse  su  ciascun  fianco  di  questa  catena.  Il  Capii. 
Frémont  ha  intrapreso  una  serie  d' osservazioni,  che  chiariscono 
questa  singolare  opposizione  di  stagioni  in  limiti  sì  vicini. 

Nel  mese  di  Dicembre  1845  il  Capit.  Frémont  avea  traver- 
sato per  la  terza  volta  la  Sierra  Nevada  sotto  il  39°  7'  di  lati- 
tudine, 80  miglie  al  N.  E.  della  Nuova  Svizzera,  ed  avea  fatto 
delle  osservazioni  alle  falde  di  ambidue  i  fianchi  onde  determi- 
nare r  altezza  e  la  temperatura  rispettiva  de'  due  baccini.  Le  os- 
servazioni barometriche  diedero  i  seguenti  risultati: 

Il  suolo  della  regione  all'  Est  della  Sierra  si  eleva  4000  pie- 
di inglesi  al  di  sopra  del  livello  del  mare,  mentre  che  esso  al- 
l' Ovest  ne  conta  soli  500  piedi.  L'  altezza  del  Passo  fu  trovato 
7200  piedi  al  di  sopra  del  mare. 


LA   NUOVA   CALIFORNIA  325 

Le  osservazioni  termometriche  diedero  all'  Est  al  levar  del  sole 
9°  fahr.  (  12°  al  di  sotto  dello  0  del  termometro  centigr.  )  ;  a  mez- 
zo giorno  44°  (6°  al  di  sopra  di  0  centig.  )  e  al  tramontar  del 
sole  30»  (l°li4  al  di  sotto  dello  Oc.)- 

L'aspetto  generale  del  paese  offriva  alla  medesima  epoca  (nella 
seconda  settimana  del  Dicembre)  tutti  i  segni  dell'inverno:  i 
filimi  erano  gelati,  le  erbe  disseccate  e  gli  arbori  del  tutto  spro- 
Tisti  di  foglie. 

A  Ponente  la  temperatura  media,  nella  stessa  settimana, 
segnava  29°  (  1°  1(2  sotto  li  0  e.  )  e  di  sera  52°  (11°  al  di  so- 
pra dello  0  e.  )  ■  La  temperatura  era  mite ,  l' erba  fresca  ed  al- 
ta ,  le  piante  di  primavera  erano  in  fiore  e  gli  allori  si  copri- 
rono di  foglie. 

Nella  regione  tra  la  Sierra  Nevada  e  la  catena  antecedente 
furono  scoperti  i  ricchi  depositi  d'oro. 

La  Sierra  Nevada  ed  i  Monti  Californesi  formano,  riunen- 
dosi al  Sud;  la  magnifica  valle  dei  Tulares,  in  cui  scorre  il  Sau 
Joaquin ,  la  quale  ha  una  lunghezza  di  350  miglia  dal  S.  E. 
al  N.  0. ,  ed  una  larghezza  di  quasi  100  niiglia. 

Le  montagne  petrose,  Rocky  mountains  degli  Americani,  for- 
mano una  catena  estesa,  che  separa  gli  Stati  Uniti  dalla  nuova 
California ,  e  fa  parte  di  quella  lunga  catena  delle  Andes  o  Cor- 
dillere,  che  percorrono  dal  N.  al  S.  tutta  l'America. 

Queste  montagne  si  diriggono  da  N.  N.  E.  verso  S.  S.  E. 
e  offrono  delle  sommità  che  si  elevano  a  5000  piedi. 

AI  piede  di  questa  catena  scaturiscono  i  più  gran  fiumi  del- 
l'America  settentrionale.  1  punti  più  elevati  del  suolo  coincido- 
no al  41°.  In  questa  parte  superiore  ha  sorgente  il  Rio  Colo- 
rado, che  si  getta  nel  golfo  della  California. 

La  base  delle  Montagne  petrose  è  formata  di  graniti  di  di- 
verso colore,  la  loro  composizione  si  differisce  assai  poco  da 
quella  delle  Ande  del  Perù,  descritte  da  Humboltd.  Le  roccie 
porfìritiche  si  mostrano  in  grandi  ammassi ,  differiscono  dalle  eu- 
ropee  contenendo  esse  àGÌVOmiblenda  e  mancandovi  il  Quarzo. 
Sui  plateaux  offronsi  Gesso,  Basalto  e  il  Trapp. 

La  gran  zona  compresa  tra  le  Montagne  petrose  e  la  Sierra 
Nevada  costituisce  quasi  da  se  sola  due  terzi  della  California  ; 
essa  co^vta  di  roccie  calcinate ,  di  sabbia  e  di  depositi  calcarei. 


Il' 


326  1,A  NUOVA  CALIFORNIA 

Al  N.  E.  trovasi  una  pianura  lunga  150  miglia,  e  largha  30  a  40 
miglia,  coperta  tutta  d' una  efilorescenza  salina.  Questa  pianura 
è  situata  all'Ovest  del  lago  salato;  gii  emigranti  i  quali  dagli 
Stali  Uniti  entrano  nella  California,  la  traversano  in  tutta  la 
sua  estensione:  la  sua  superficie  è  d'un  bianco  splendente,  la 
crosta  salina  forma  uno  strato  di  quasi  due  cenlim.;  questo  pas- 
saggio è  qualcbevolta  assai  difUcoIloso  ;  non  è  possibile  poter  far 
avanzare  i  cavalli. 

La  maggior  parte  di  questa  vasta  regione  è  ancor  incognita, 
è  però  certo  che  essa  contiene  de'  terreni  estesi  atti  alla  colti- 
vazione; le  valli  sono  proviste  abbondantemente  d'acqua  e  co- 
perte d'una  vegetazione,  da  cui  si  può  dedurre,  che  ciascuna 
specie  di  cultura  può  quivi  aver  luogo,  senza  che  il  suolo  ab- 
bia bisogno  di  qualche  modificazione. 

La  Valle  del  Sacramento  occupa  all'Ovest  della  Sierra  Ne- 
vada,  dal  Monte  Sliasti ,  che  ne  forma  il  confine  settentrionale, 
sin  alla  Baja  di  San  Francisco,  limite  meridionale,  uno  spazio 
di  circa  200  miglia. 

„  Questa  Valle,  dice  de  Mofras,  è  una  delle  più  superbe 
„  che  si  possa  immaginare.  Al  Nord  la  difendono  dai  venti  freddi 
„  i  monti,  che  dall'Est  scorrono  poi  al  mare;  a  levante  avvi 
„  la  Sierra  Nevada  colle  sue  nevi  eterne;  all'Ovest  i  monti  Ca- 
„  lifornensi  ed  al  Sud  il  fiume  Sacramento  ed  il  San  Joaquin 
„  coi  loro  alTluenti.  Le  acque  dopo  lo  scioglimento  della  neve, 
„  si  elevano  a  3  metri,  e  rilasciano  di  poi  una  malma  che  au- 
„  menta  non  di  poco  l'attività  della  vegetazione.  Le  querele, 
j,  i  salici,  il  lauro,  i  pini,  il  sicomoro,  la  bryonia,  i  lyani , 
„  poi  copiose  mandre  di  cavalli  selvaggi,  buoi,  e  cervi  danno  a 
„  questo  paese  un  aspetto  veramente  sorprendente.  Gli  Indiani 
,,  di  questa  valle  abitano  in  Cabane  sotterranee  e  coperte  di 
„  rami,  e  benché  essi  di  natura  siano  pescatori ,  pure  essi  pos- 
„  seggono  anco  de'  cavalli  e  buoi;  ed  alcuni,  stati  alevati  nelle 
„  missioni,  si  dedicano  anco  alla  coltivazione  del  terreno.  L'uni- 
„  co  animale  da  temersi  in  queste  vaste  praterie  è  l'orso  grigio 
„  Ursus  terribilis ,  che  non  di  rado  trovasi  seduto  su  qualche 
j,  quercia  intento  a  gettare  ai  snoi  giovani  i  dolci  frutti  ,,. 

La  Valle  del  Sacramento  dividesi,  a  motivo  della  sua  posi- 
zione declina  da  N.  al  S. ,  in  supcriore  ed  inferiore  od  alta  e 


LA  NUOVA  CALIFORNIA  327 

bassa,  la  prima  si  eleva,  secondo  Wilkes,  circa  1000  piedi   al 
di  sopra  del  livello  del  mare. 

.  La  catena  delle  montagne  che  la  limitano  all'Est,  è  una 
semplice  terrazza  della  Sierra  Nevada  ;  essa  è  una  catena  inter- 
mediaria di  formazione  secondaria,  da  cui  discendono  gli  aflluenti 
auriferi  del  Sacramento. 

Alia  nuova  Svizzera  situata  500  miglia  dall'imboccatura 
del  Sacramento,  il  termometro  segna  assai  spesso  all'ombra, 
114°  fahr.  Verso  la  fine  dell'estate  (Settembre  ed  Ottobre)  pe- 
riscono le  erbe  a  motivo  d'  una  prolungata  secchezza  ;  nel  mese 
di  Dicembre  però  esse  cominciano  a  rinverdire  e  in  Febbraio  e 
Marzo  la  terra  è  coperta  d'  una  brillante  vegetazione. 

Il  suolo  della  Val  del  Sacramento  si  presta  a  tutte  le  spe- 
cie di  coltivazione;  le  fattorie  stabilite  appena  pochi  anni,  mo- 
strano di  già  una  prosperità  in  alto  grado.  Vi  si  raccoglie  del 
bellissimo  grano,  riso,  de'  frutti  delicati,  delle  canape,  del 
lino,  del  cotone.  La  vite  forma  una  delle  principali  ricchezze; 
l'olivo  pure  dà  un  prodotto  di  sommo  rilievo. 

I  Trai  buttes ,  monti  d'origine  plutonica,  si  innalzano  nel 
centro  della  Valle;  essi  si  elevano  in  mezzo  ad  una  vasta  pia- 
nura ,  come  isole  dal  seno  del  mare.  Questi  monti  aggruppati  in 
uno  spazio  ovale  di  circa  30  miglie  in  circonferenza,  si  elevano 
a  circa  1800  piedi  al  di  sopra  del  fiume.  Alle  falde  d'essf  rin- 
vengonsi  i  porfidi  trachilici  di  color  porporino,  misti  d'ormò/en- 
da  e  di  feldspato  vetroso,  disseminati  nella  roccia  in  cristalli 
lunghi  un  pollice  e  mezzo,  e  di  una  quantità  di  mica. 

II  terreno  della  Valle  inferiore  è  un  ricco  deposito  alluviale. 
Le  colline  ed  il  suolo  delle  alte  praircis  constano  d'un  argilla 
sabbiosa  mista  con  ciottoli. 

Il  monte  Shasli  rinviensl  alla  parte  superiore  della  Valle, 
egli  elevasi  al  di  sopra  di  immense  foreste  primitive  sin  ad  un 
altezza  di  14000  p.  ;  la  sua  cima  appare  di  già  in  una  distanza 
di  150  miglie  fra  le  diverse  roccie ,  che  offre  il  M.  Sbasti,  il 
Geologo  Dana  accenna  i  graniti  di  granatura  sommamente  fina, 
composti  di  quarzo,  albile  e  di  mica,  pel  solito  nera,  qualche 
volta  argentina.  V  albite  ed  il  feldspato  forman  i  due  principali 
elementi  di  queste  roccie;  la  prima  riconoscesi  facilmente  al 
suo  colore  carneo;  si  presenta  il  secondo  ordinariamente  in 


328  LA   NUOVA   CALIFORNIA 

cristalli  allungati  di  un  mezzo  poi.  ;  un  e  mezzo  poi.  in  spessez- 
za. Alle  falde  di  esso  monte  ofFronsi  gli  scisti  argillosi.  Le  roccic 
taicose ,  ivi  assai  comuni,  mostrano  assai  di  rado  la  struttura 
scistosa,  a  loro  particolare;  esse  sono  compatte  e  di  frattura 
irregolare.  In  masse  considerabili  rinvengonsi  il  serpenlino,  le 
trachili,  i  sienili ,  gli  amfiboli ,  il  quarzo  latteo ,  ì  porfidi,  ì  pro- 
togini  0  graniti  talcosi ,  le  pudinghe  ;  queste  ultime  ofTronsi  in 
una  roccia  compatta ,  assai  dura ,  composta  di  ciottoli  di  quar- 
zo, di  silice,  di  diaspro  e  di  altri  minerali^' apparenza  talcosa. 
Questi  ciottoli  sono  per  io  più  arrotondati,  lisci  e  di  diversi  co- 
lori, come  nero,  grigio,  verde,  rosso,  e  rosa.  Il  serpentino 
forma  pure  dei  grandi  ammassi  nelle  montagne  situate  all'Ovest 
del  M.  Sbasti  ;  il  suo  colore  è  d'orninario  d'  un  verde  oscuro  con 
verde  chiaro.  In  queste  montagne  trovasi  pure  dell' .4s6es(o  e 
dell'amianto,  quello  del  M.  Sbasti  non  è  si  fino. 

Il  Sacramento  è  uno  de'  più  bei  fiumi  della  California  ed  an- 
co il  più  navigabile;  esso  scorre  dal  N.  al  S.  in  mezzo  ad  una 
valle  fertile  e  ricca.  Esso  ha  la  sua  sorgente  nei  dintorni  del 
M.  Sbasti  fra  il  41°  e  42°  parali,  e  dopo  un  corso  di  più  di 
200  miglie  gettasi  nel  fondo  della  baja  di  San  Francisco.  Questo 
fiume  ha  in  alcuni  siti  una  larghezza  di  mezzo  miglio  ed  una 
profondità  di  3  a  4  metri,  il  che  permette  alle  barche  un  carico 
di  200  tonne. 

Il  promontorio  vicino  all'imboccatura  del  fiume  nella  baja 
di  San  Francisco  consta  di  Arejiaria  e  di  Conglomerato,  questo 
sotto  quello;  nell'Arenaria  rinviensi  un  deposito  di  Calcare,  tra 
questo  e  la  superficie  del  suolo,  forse  15'  p.  al  di  sopra  del  fiu- 
me, ofFresi  un  banco  di  Ostreo,  di  cui  Eschchatz  non  seppe  in- 
dicarne la  specie.  All'imboccatura  del  fiume  i  banchi  dell'Are- 
naria stanno  elevati,  ovvero  inclinano  verso  S.  0. ,  al  di  sopra 
verso  S.  W.  Gii  strati  sono  di  spesso  contorti  e  vengono  tagliati 
trasversalmente  da  un'altra  Arenaria,  più  fina,  più  compatta 
di  quella  delle  masse  principali. 

Il  San  Joaquin  ha  la  sua  sorgente  150  miglia  al  S.  E.  della 
Baja  di  S.  Francisco,  discende  dalla  Sierra  Nevada,  traversa 
per  un  gran  tratto  la  Val  dei  Tulares ,  si  unisce  col  Sacramento 
e  finalmente  va  con  questo  a  gitlarsi  all'estremità  orientale  della 
Uaja  di  S.  Francisco. 


LA   NUOVA  CALIFORNIA  329 

I  principali  aflliicnti  di  questo  fiume,  sin  al  giorno  d'oggi 
conosciuti  sono: 

II  Cosumnes,  alle  di  cui  riviere  abita  una  tribù  d'Indiani 
dello  stesso  nome; 

Il  Mockelemnes ,  il  paese  intorno  a  questo  fiume  è  assai  mal- 
sano;, dal  mese  di  Giugno  sin  al  Settembre  regnano  le  febbri, 
abbondanti  Moskritos  incomodano  non  poco  i  viandanti.  Gli  In- 
diani che  risiedono  alle  spiaggie  di  questo  fiume  portano  lo  stes- 
so nome  ; 

Il  Calaveres ,  su  alcune  carte  il  San  Juan  ; 

Lo  Stanislas,  alla  di  cui  imboccatura  fu  fondata  nel  1846 
la  Colonia  agricola  di  New  Hope  (Buona  speranza)  da  200  Mor- 
monite,  fatta  religiosa  venuta  dal  Missoure;  questo  fiume  tra- 
versa un  paese  estremamente  ricco  di  depositi  auriferi. 

II  Tawàlumnes ,  poi  V  Our  Lady  of  Mercy ,  la  Madonna  della 
misericordia,  e  finalmente  il  mariposa,  nelle  di  cui  vicinanze 
trovansi  le  possessioni  del  Capitano,  or  Colonnello  Frémont. 

La  Valle  di  San  Joaquin  contiene  un  gran  numero  di  laghi 
d'acqua  dolce  e  di  lagune,  abbondanti  di  giunchi;  il  più  con- 
sideràbile è  il  lago  di  Tulares,  il  quale  è  assai  ricco  di  pesce. 
Gli  Indiani  navigano  su  questo  lago  in  canoti  assai  leggieri, 
fatti  di  giunco,  lunghi  8  o  10  piedi ,  in  cui,  benché  lavorati  assai 
rozzamente,  pure  si  azzardano  anco  nell'alto  mare.  La  Val  dei 
Tulares  presenta  ancor  immensi  spazj  di  terreno  da  mettersi  in 
coltivazione.  La  dolcezza  e  stabilità  del  suo  clima  io  rendon  atto 
alla  produzione  di  vegetabili  di  tutte  le  zone.  La  più  gran  parte 
di  questo  vasto  littorale  non  è  ancor  dei  tutto  esplorato  :  si  sa 
solamente  che  la  vegetazione  è  sana  e  vigorosa.  Le  montagne 
sono  coperte  di  querele  verdi;  di  cedri,  di  Sicomori.  Immense 
praterie  nutriscono  mille  e  mille  cervi,  buoi,  e  cavalli.  Secondo 
i  rapporti  americani  credesi  che  questa  vallata  abbia  a  divenire 
la  regione  vinifera  della  California. 

Il  Rio  Colorado  nasce  dai  monti  petrosi  sotto  il  41"  e  42'' 
di  latitudine  ;  è  un  de'  fiume  più  grandi  ;  ha  un  corso  di  circa 
800  miglia  ;  egli  si  getta  nel  mare  Vermeille  con  un'imboccatura 
larga  presso  2  leghe ,  d' ordinario  è  questo  fiume  poco  profondo, 
in  alcuni  luoghi  lo  si  può  passare  a  guado;  ogni  anno  però  ac- 
cagiona delle  grandi  innondazioni  che  occupano  vaste  esten- 
sioni di  terreno. 


330  LA   NUOVA   CALIFORNIA 

Gii  Indiani  clie  abitano  le  rive  di  questo  fiume,  sono  belli- 
cosi, intraprendenti;  le  tribù  principali  sono  gli  Àpaches  ed  i 
Navajoas ,  i  primi  erano  sempre  inimici  dichiarati  degli  Spagnuo- 
li.  Più  verso  il  N.  trovansi  i  Peluchis ,  gli  Yumas ,  i  quali  as- 
salgono assai  sposso  gli  stabilimenti  al  littorale  dell'Oceano.  I 
Soones  sono  meritevoli  di  menzione ,  perchè  fra  loro  vi  si  tro- 
vano molti  ^^ftmos  ;  questi  poi  coltivano  il  terreno,  e  vivono  in 
pace  coi  loro  vicini. 

Il  Gila  ha  la  sua  origine  nelle  Montagne  petrose  tra  il  34° 
e  35<^  di  latitudine;  ha  la  sua  direzione  dall'Est  all'Ovest,  ri- 
ceve in  se  più  fiumi ,  fra  cui  1  più  importanti  sono  il  Rio  Asun- 
cion  ed  il  Rio  Azul ,  e  si  getta  nel  Rio  Colorado  dopo  un  corso 
di  più  di  500  miglia.  Questo  fiume,  secondo  il  rapporto  dell'Of- 
ficiale di  marina  Ed.  F.  Deale,  non  è  navigabile  per  un  gran 
tratto  del  suo  corso,  egli  è  ristretto  fra'  monti,  rapido  come 
una  saetta ,  cambia  ogni  momento  la  sua  direzione,  il  suo  corso 
non  è  altro  che  un  seguito  di  cascata  d'acqua. 

Il  Padre  Garccs,  il  quale  esplorò  il  terreno  ne'  dintorni  del  gila 
nel  secolo  passato,  fa  menzione  di  aver  scoperte  al  Sud  del  fiume 
le  mine  d'una  città  grande,  nel  di  cui  mezzo  vi  si  trovò  una 
spècie  di  castello,  di  poi  scoprì  le  vestigia  d'un  canale  artifi- 
ciale, che  condusse  le  acque  dal  Gila  alla  città.  Queste  traccia 
d'  una  civilizzazione  antica  concordano  colla  tradizione  de'  Mes- 
sicani, dietro  cui  gli  avi  di  questo  popolo  si  aveano  fissati  in 
questi  paesi  dopo  la  sortita  dal  paese  d'  Azllan. 

Il  Lago  Yonta  o  Timpanogos ,  lago  salato  è  situato  tra  il 
40°  41'  e  41°  50'  di  latitudine  settentrionale  e  il  114°  30'  e 
115°  20'  di  longitudine  occidentale.  Esso  è  un  vasto  baccino  di 
circa  80  miglie  di  lunghezza  e  di  40-50  in  larghezza ,  alimen- 
talo da  un  gran  numero  di  fiumi,  fra  cui  il  principale  è  quello 
degli  orsi,  e  il  Piata,  o  Webersfork. 

Questo  è  la  parte  del  gran  deserto ,  che  traversano  le  Ca- 
ravane,  le  quali  si  portano  da  St.  Louis  (Missouri)  nella  Cali- 
fornia, profittando  il  passo  che  trovasi  nelle  Montagne  petrose 
al  Nord  Ovest  del  Long  Pit. 

Sin  all'epoca  della  spedizione  del  Capit.  Frémont,  non  si 
avea  cognizione  alcuna  di  questo  paese;  il  lago  era  bensì  fre- 
quentato dai  Cacciatori,  i  quali  erravano  per  quelle  valli  in 


LA   NUOVA   CALIFORNIA  331 

cerca  di  Castori ,  ma  si  occupano  questi  ben  poco  di  Geo- 
grafìa. 

Il  Capit.  Frémont  avea  traversato  i  monti  petrosi  sotto  il 
42°  parali,  pel  passo  denominato  del  Sud,  entrò  nella  Val  degli 
Orsi  e  nel  settembre  1843  arrivò  nella  Valle  del  Lago  Yonta. 

II  fiume  degli  Orsi ,  il  quale  apporta  al  lago  la  maggior 
quantità  d'acqua,  scorre  in  mezzo  d'una  vasta  e  deliziosa  val- 
lala ,  circondata  da  inaccessibili  monti  ;  •  quali  sembra  che  siano 
antichi  vulcani,  perchè  tutti  hanno  alla  loro  sommità  una  va- 
sta apertura.  Le  falde  de'  monti  offrono  per  la  maggior  parte, 
dal  Carbonato  di  Calce  in  diversi  colori.  Un  gran  numero  di 
acque  minerali  trova  in  questi  monti  la  loro  origine ,  una  delle 
quali  è  assai  rimarchevole,  ella  forma  cioè  un  piccolo  monti- 
cello  d'  una  sostanza  mista  di  carbonato  di  calce  e  di  zolfo,  dalla 
cui  sommità  sorte  alternativamente  or  un  getto  d'acqua  e  poi 
un  vapore.  Alcune  sorgenti  danno  un'acqua  fredda  di  sapore  di 
Soda,  altre  un'acqua  tepida. 

Il  suolo  è  in  generale  assai  buono;  fra  gli  alberi  si  distin- 
guono il  ciliegio,  varie  specie  di  Ribes,  una  quercia  piccola, 
l'auro,  il  sorbo,  il  biancospino,  poi  la  grindelia  squarrosa , 
un'artemisia,  ed  il  Kooyah  degli  Indiani  che  sembra  esser  la 
Valeriana  edulis. 

Il  lago  giace  4200  p.  al  di  sopra  del  livello  del  mare;  nel 
suo  mezzo  si  eleva  un'isola,  le  di  cui  rupi  sono  coperte  d'uno 
strato  di  sale,  il  quale  è  bianco,  assai  fino,  del  gusto  quale  il 
sale  comune,  ma  riempito  d'un' infinità  di  larve  d'  insetti  di 
colore  nero.  In  quest'  isola  non  si  trova  animale  alcuno,  la  ve- 
getazione pure  è  assai  povera  ;  abbondante  è  la  Fremontia  ver- 
micularia,  la  quale  si  eleva  a  7-8  piedi;  essa  è  una  pianta  sa- 
lina in  sommo  grado;  anco  V  Obione  rigida,  una  nuova  pianta 
ombellifera  (  Ceptotosmia  )  è  abbondante  alla  riva  del  lago  ;  poi 
un  pomo  grande  spinoso  di  specie  incognita. 

Le  roccie  carallerisliche  dell'isola  sono  il  Talco  e  la  Steatite. 

Per  conoscere  la  quantità  delle  materie  saline  contenute  nel- 
l'acqua del  lago,  si  fecero  evaporare  sul  fuoco  5  galloni  (40  jiint.) 
d'acqua,  le  quali  diedero  14  pint.  di  sale  assai  bianco  e  assai 
fino  (  l'acqua  del  mare  ne  contiene  3  e  mezzo  per  100).  L'analisi 
chimica ,  a  cui  fu  sottoposta  l' acqua  diede  i  seguenti  risultati  : 


332  LA   NUOVA  CALIFORNIA 

Cloruro  di  Sodio  (Sai  marino)  .    .    .  97,80 

„         Calcio 0,61 

„         Magnesia 0,24 

Solfato  di  Soda 0,23 

Calce 1,12 

100,00 

Non  si  è  ancor  osservato  pesce  od  altro  animale  nel  lago. 

Nei  contorni  del  lago  rinvengonsi  estesi  terreni  atti  a  col- 
tura, le  rive  sono  ricche  di  erbe  fresche,  di  giunchi,  di  arbu- 
sti ed  arbori,  fra  cui  distinguesi  il  Rhus  delle  Terebinthacee, 
un  gran  Chenopodium ,  pianta  d^mportanza  in  rapporto  farma- 
ceutico ed  economico  ed  una  specie  Salicornia.  Anco  l'Artemi- 
sia tridentata  abbonda ,  in  generale  però  il  sale  rimpiazza  la  ve- 
getazione intieramente-  Sulle  mojstagne  circonvicine  trovansi  e 
cedri  e  quercie  di  piccola  specie;  alle  falde  d'esse  ofTresi  il  Car- 
bonato di  Calce  ed  il  Quarzo  granuloso. 

Al  Sud  del  Tonta  alla  distanza  di  25  miglia  giace  il  lago 
Utah,  lungo  20  miglie,  largo  15  m.  ;  la  sua  acqua  è  dolce,  ben- 
ché le  acque  affluenti  derivino  da  monti  ricchi  di  sale. 

Il  suolo,  benché  sabbioso  é  un  po'  salino,  è  assai  fertile  in 
tutta  la  pianura  del  lago  Utah  ;  per  la  facilità  di  ridurre  una 
gran  parte  d'esso  in  pascoli,  come  pure  per  la  qualità  delle  er- 
be e  per  l'abbondanza  del  sale  sparso  per  tutto  il  paese,  que- 
sta regione  é  una  delle  più  addattate  all'allevamento  del  bestia- 
me, e  principalmente  della  specie  ovina. 

I  Marmoniti  hanno  fondate  delle  importanti  colonie  nello 
spazio  tra  il  lago  Utah  ed  il  lago  salato,  l'hanno  messo  in  col- 
tura più  di  10,000  acres.  I  Mormoniti  hanno  nello  spazio  di  due 
anni  eretti  4  forti  per  difendere  i  loro  stabilimenti  dagli  India- 
ni, hanno  fabbricati  dei  ponti  dì  pietra,  dei  molini,  delle  se- 
ghe, delle  fonderie,  possedono  vasti  stabilimenti  di  bagni  ali- 
mentati dalle  sorgenti  calde  ,  hanno  delle  strade  ben  costruite  ed 
altre  opere  di  somma  importanza.  AlP  Ovest  del  lago  Timpano- 
gos  i  Mormoniti  hanno  scoperto  una  miniera  d'oro  che  lor  pro- 
cacciò tanto  d'averne  abbastante  per  lungo  e  lungo  tempo  per 
tutti  i  bisogni.  Il  lago  salato  dunque ,  sì  celebre  nell'istoria  de- 
gli antichi  Messicani,  viene  a  realizzare  le  meraviglie  di  cui  se 
ne  fece  rinomanza. 


LA   NUOVA   CALIFOHNIA  333 

La  città  del  lago  Yonta  occupa  uno  spazio  di  3-4  miglia  qua- 
drate; alla  fine  del  luglio  scorso  essa  contò  1000  case,  le  quali 
alte  un  piano,  fabbricate  di  mattoni,  sono  separate  l'una  dal- 
l'altra per  mezzo  di  giardini  contornati  da  siepi  vive.  Le  stra- 
de sono  larghe  6  met.  ;  diversi  canali  conducono  l'acqua,,  che 
è  eccellente ,  nei  diversi  quartieri.  La  chiesa  trovasi  nel  mezzo 
della  città. 

Un  miglio  distante  dalla  città  avvi  una  sorgente  d'acqua 
calda  solforosa  con  virtù  terapeutiche  assai  possenti;  ritrovansi 
pure  delie  altre  sorgenti  calde,  da  cui  la  nuova  Colonia  trae 
grandi  vantaggj.  Nelle  vicinanze  del  lago  si  sono  scoperte  pure 
una  sorgente  di  Sodio  ed  una  di  Petrolio. 

Al  Sud  Ovest  del  Lago  Utah  giacciono  due  altri  piccoli  la- 
ghi ,  il  Nicoles  e  1'  Àstely  ;  essi  vengono  nudriti  dal  fiume  Sevier 
che  si  crede  un  alHuente  del  Colorado. 

Il  lago  più  importante  in  vicinanza  del  Yonta  è  il  lago 
Chintache,  o  Tubare, -egli  è  situato  nella  parte  meridionale  della 
Val  dei  Tulares  e  sembra  comunicare  col  S.  Joaquin.  11  lago 
Chintache  trovasi  1000  piedi  al  di  sopra  del  mare;  ha  una  lun- 
ghezza di  circa  65  miglia  ed  8-10  di  larghezza  ;  viene  alimentato 
da  una  copia  di  piccoli  fiumi  provenienti  dall'Est  e  dall'Ovest. 
Si  è  in  questa  regione  che  si  trova  in  somma  abbondanza  lo 
Scirpus  lacustris ,  di  cui  gli  Indiani  si  servono  per  la  costruzione 
de'  loro  canotti.  Molti  rapporti  fanno  menzione  dell'esistenza 
d'oro  al  Sud  della  Valle  dei  Tulares. 

ÀI  Nord  della  Baja  di  San  Francisco  nella  distanza  di  50 
miglia  trovasi  in  una  vallata  ridente  e  fertile,  il  lago  Laguna, 
ne'  di  cui  contorni  elevasi  un  monte  formato  presso  che  intie- 
ramente di  zolfo  nativo.  Il  lago  Laguna  è  lungo  circa  40  miglia 
e  largo  4-5  m. 

Nel  mezzo  della  regione  della  Sierra  Nevada  trovasi  il  lago 
Frcmont ,  al  di  sopra  della  sorgente  dell'  American-Furk. 

Più  verso  il  Nord,  all'altra  parte  delia  Sierra,  giace  il  Ia- 
go Piramide,  scoperto  come  il  precedente  dal  Capit.  Frémont. 
Il  lago  è  situato  sotto  il  40"  di  latitudine  ;  si  estende  dal  N.  al  S. 
in  una  lunghezza  di  35  miglia ,  esso  è  largo  15-20  miglia.  Que- 
sto lago  offre  lo  spettacolo  straordinario  d'  una  piramide  natu- 
rale che  si  eleva  dal  suo  seno  ad  una  altezza  di  circa  600  piedi 


334  LA    IMIOVA   CALIFORNIA 

inglesi  (180  m.)  (1);  essa  è  una  massa  granitica  perfettamente 
regolare  terminata  in  una  punta.  Il  paese  al  d'intorno  è  sel- 
vaggio; le  montagne  offrono  delle  rupi  nude,  tagliate  a  pico, 
la  base  formata  di  granilo,  di  roccie  basaltiche  nere  sono  com- 
poste  le  loro  cime.  In  questo  tratto  di  paese  rinviensi  una  spe- 
cie assai  rimarchevole  di  pino,  con  dei  fruiti  a  cocco  legnosi, 
denominala  dal  Dott.  Torrey:  Pinus  Monophyllus ,  il  di  cui  nome 
inglese  si  può  tradurre  in  pino  a  noce.  Questi  frulli  ritengono 
una  polpa  oleosa  di  un  sapore  grato.  Gli  Indiani  si  nutriscono 
di  essi  aggiungendovi  per  condimento  del  sale,  che  in  quelle 
montagne  vi  abbonda. 

La  Nuova  Svizzera  fu  fondata  dal  Capii.  Sulter,  di  origine 
svizzero;  esso  fu  ulFiciale  della  guardia  sotto  Carlo  X  nel  1830. 
Dopo  che  egli  perdette  il  suo  grado  in  seguilo  della  rivoluzione 
del  Luglio,  andò  in  America  per  cercar  ^fortuna.  Dopo  un 
soggiorno  di  varj  anni  nello  Stato  di  Missouri ,  passò  nel  1836 
nell'Oregon.  Sulter  si  uni  ad  una  caravana,  prese  seco  alcuni 
compatriotti,  traversò  le  montagne  petrose  verso  il  42°  parali, 
ed  arrivò  al  forte  Vanconver,  al  fiume  Columbia,  ove  dimorò 
circa  due  anni.  Di  là  andò  alle  Isole  Sandwich^  e  nel  1839  ar- 
rivò nella  California.  Il  governatore  della  provincia,  occupato 
allora  nei  progetti  di  colonizzazione,  gli  accordò  gratuitamente 
un  trailo  di  paese  di  circa  30  miglia  quadrale  nella  valle  del 
Sacramento,  sulle  due  rive  dell' American-Furk,  avendo  per  con- 
fine all'ovest  il  Sacramento  ed  estendendosi  al  Nord  sin  alle 
praterie  Buites.  Sulier  stabili  la  sua  residenza  su  un  raonlicello 
situato  2  miglie  al  Est  del  Sacramento  ed  un  miglio  dall' Ame- 
rican-Furk,  nell'angolo  meridionale  che  forma  questo  fiume,  e 
subitamente  si  occupò  di  por  in  difesa  la  sua  posizione. 

Il  govermo  Messicano  gli  conferì  dei  poteri  illimitati  in  tulio 
il  suo  distretto  sì  nell'amministrazione  della  giustizia  ,  che  nella 
direzione  degli  affari  civili  e  militari.  Da  principio  ebbe  Sulter 
diversi  litigj  cogli  indigeni  di  quel  paese,  ma  per  la  fermezza 
del  suo  carattere  ,  per  la  sua  giustizia,  pel  suo  spirito  conciliante 
egli  trionfò  della  loro  resistenza  e  pervenne  di  ridurli  in  un  po- 
polo pacifico  ed  industrioso. 


(l)  La  piramide  di  Ghizè,  la  più  grande  delle  piramidi  del- 
l'Egillo  misura  139  metr.  il  centim.  d'altezza. 


LA  NUOVA  CALIFORNIA  335 

Mediante  un  trattato  conchiuso  con  un  Capo  di  tribù  egli 
ottenne  da  lui  quanti  lavoratori  ne  avea  bisogno;  essi  scavarono 
le  fosse  intorno  al  suo  castello;  gli  fabbricarono  i  mattoni  gli 
innalzarono  le  muraglie  ,  che  hanno  uno  spessore  di  2  metri  ; 
Sulter  li  nutrì  assai  bene  e  li  pagò  con  stoffe ,  collane  di  vetro 
ed  altro  simile.  Il  castello  è  un  vasto  quadrilatero ,  di  cui  cia- 
scun lato  misura  100  metri  ;  agli  angoli  vi  sono  eretti  de'  ba- 
stioni a  doppio  piano  ;  il  tutto  circonda  una  larga  galleria  ,  mu- 
nita di  24  pezzi  d'artiglieria,  acquistati  in  maggior  parte  dal- 
l'antico stabilimento  russo  de  la  Bodega.  La  guarnigione  consi- 
ste in  una  cinquantina  d'Indiani  in  uniforme^  presti  nell'eser- 
cizio ed  organizzati  militarmente. 

Sulter  ha  piantato  molli  ettari  di  terreno  con  alberi  frutti- 
feri dell'Europa,  i  quali  prosperano  assai  bene,  nominatamente 
dà  la  vite  dei  frutti  in  abbondanza;  la  coltivazione  del  grano  e 
l'allevamento  del  bestiame,  formarono,  prima  della  scoperta 
dell'oro,  le  due  principali  sorgenti  di  rendita.  Nel  1848  si  rac- 
colsero 40000  staja  di  grano. 

La  nuova  città  di  Sidterville ,  la  quale  in  primavera  del  1848 
contò  solamente  una  dozzina  di  case,  ne  ha  ora  più  di  300;  essa 
dista  dal  Forte  due  miglio  verso  S.  W.  Una  strada ,  ombreggiata 
da  enormi  querele,  conduce  dal  Castello  alla  città,  presso  la 
quale  è  situato  l'antico  sbarco  del  Sacramento.  Questa  città  ha 
nella  Sacramento  City  una  rivale ,  questa  giace  3  miglia  verso 
il  N.  al  confluente  dell' American-Furk.  i  bastimenti  prendendo 
8-9  piedi  d'acqua,  rimontano  il  fiume  per  tutto  l'anno  sin  a 
quesA  punto;  essa  gode  gli  stessi  vantaggi  dello  sbarco  come 
la  suddetta  Sulterville;  essa  ha  un  qua\  guernilo  di  bellissime 
case ,  delle  strade  ben  regolate ,  ed  il  commercio  ha  preso  quivi 
di  già  piede  fermo.  Ma  la  sua  posizione  vicino  a  due  fiumi,  come 
il  Sacramento  e  1' American-Furk,  diedero  già  da  lungo  tempo 
a  temere  il  destino,  a  cui  un  giorno  sarebbe  ad  incontrare. 

Li  22  Dicembre  (849  il  Sacramento  straripò,  ed  un  gran 
numero  d'abitanti  dovettero  abbandonare  le  loro  case.  Questo 
avvenimento  fu  il  precursore  d'  un  disastro  maggiore  che  ebbe 
luogo  li  9  Gennajo  1850;  due  o  tre  giorni  di  neve  continua  nei 
monti,  seguiti  da  due  giorni  di  calore  assai  intenso  ne  accagionò 
l'innondazione.  Al  di  sopra  del  Feather  river  uno  strato  di  neve 


336  LA   NUOVA    CALIFORNIA 

di  due  piedi  ia  spessezza  si  sciolse  completamente  durante  un 
giorno;  lo  slesso  accadde  verso  la  sorgente  dell' American-Fork  ; 
Questo  fiume  si  elevò  in  una  notte  sola  20  p.  e  li  9  Gennaio  di 
sera  le  sue  acque  sormontarono  le  rive,  e  si  gettarono  violente- 
mente sul  contado  circonvicino,  dal  Forte  Sulter  sin  ai  quartie- 
ri meridionali  della  Sacramento  City.  Li  10  di  mattina  tutte  le 
strade  della  città  erano  navigabili  da  grosse  navi. 

Gli  abitanti  trovarono  felicemente  un  rifugio  su  un  monti- 
cello  situato  in  poca  distanza  della  città:  più  di  2000  persone 
ricoverarono  nel  castello  Sulter,  ove  esse  furouo  ritenute  per 
10  giorni,  tempo  in  cui  durò  l' innondazione.  Ad  onta  di  tale 
disastro,  pure  non  si  trovano  disposti  ad  abbandonare  questa 
situazione  pericolosa,  tanto  è  dessa  vantaggiosa  in  punto  di 
commercio.  Questa  città  è  situata  alla  testa  della  navigazione 
del  Sacramento ,  essa  è  il  centro  in  cui  vengono  i  lavoratori 
delle  contrade  aurifere  a  provigionarsi  del  bisognevole.  Li  hanno 
intrapresi  dei  lavori,  i  quali  in  certo  modo  possono  servir  d' osta- 
colo ad  ulteriori  simili  straripamenti  disastrosi. 

La  sabbia  gettata  sulle  rive  del  Sacramento  e  dell' Ameri- 
can-Fork  hanno  prodotto  dei  risultati,  che  indennizzarono  in 
sommo  grado  le  disgrazie  solFerte- 

Situazione  della  regione  aurifera. 

La  regione  aurifera  comprende  da  una  parte  quasi  tutta  la 
Valle  del  Sacramento ,  e  dall'  altra  tutta  la  parte  della  Val  dei 
Tulares,  che  giace  all'Est  del  San  Joaquin.  La  zona  settettrio- 
nale  incomincia  in  una  piccola  distanza  dall'  estremità  N.  E. 
della  Baja  S.  Francisco,  si  dirige  verso  Est  sin  alle  Montagne 
nevose,  passa  il  fiume  Cotonniers  e  continua  al  di  là,  probabil- 
mente sin  al  monte  Sbasti.  All'Ovest  del  fiume  il  paese  non  è 
ancor  del  tutto  esplorato;  si  riconobbe  l'esistenza  dell'oro  sulla 
riva  destra  del  Sacramento,  ma  sin  ad  ora  si  portò  tutta  l'at- 
tenzione alla  parte  orientale  della  Vallata. 

Dai  rapporti  etc.  20  Agosto  1848  dell' Alcade  di  Montercy, 
il  Sig.  Walter  Colton  rileviamo  quanto  segue: 

„  La  regione  aurifera  si  estende  di  giorno  in  giorno.  Vi  si 
trovò  dell'oro  in  abbondanza  nel  Sacramento,  ndl'American-Fork, 


LA   NUOVA  CALIFORNIA  337 

ramo  settentrionale  e  meridionale ,  nel  fiume  Piume ,  Yuba  river 
e  nel  Cosumms,  come  pure  in  molti  ruscelli  e  nel  terreno  sia 
alla  sommità  delle  colline.  Il  tratto  di  paese  ,  in  cui  venne  ac- 
certata la  presenza  dell'oro,  non  è  minore  di  200  miglie  da  S. 
al  N.^  e  di  60  miglie  dall' 0.  all'È.,  e  questi  confini  vengono 
giornalmente  vieppiù  estesi  da  nuove  scoperte.  Nel  letto  dei  fiumi 
l'oro  si  presenta  in  pagliette  trasportate  dalle  acque.  Nelle  roc- 
cie,  si  trova  in  pezzi  in  peso  di  un  quarto  o  mezz'oncia,  e 
qualche  volta  anche  di  2  o  3  oncie  „• 

Poco  tempo  dopo,  li  18  settembre,  il  Capii.  Folson  diede 
al  governo  americano  le  seguenti  notizie,  alTermaudo  i  dettagli 
surriferiti  ed  estendendo  considerabilmente  i  limiti  precedenti  : 

„  Si  rinvenne  dell'oro  su  quasi  tutti  i  punti  dell' American 
„  Fork,  del  fiume  Piume,  degli  Orsi,  sin  a  150  miglia  N.  dal 
„  Forte  Sulter;  lo  si  trovò  nel  Cosnmnes,  nello  Stanislas ,  e 
„  sulle  due  rive  del  S.  Joaquin.  Verso  S.  lo  si  trovò  sin  alla 
„  città  di  Los  Angeles.  È  cosa  nota  che  1'  oro  rinviensi  su  una 
„  superficie  di  più  di  600  miglie  e  probabilmente  essa  si  estende 
„  sin  all'Oregon. 

„  Non  vi  può  esistere  al  mondo  deposito  più  ricco  di  oro, 
„  che.  quivi  nella  California  ;  io  stesso  mi  sono  assicurato  che  un 
„  lavoratore  zelante  può  raccogliere  in  una  giornata  dell'oro 
„  d'un  valore  di  25  sin  a  40  dollari  (1),  reputando  l'oro  a  16 
,,  dollari  per  oncia  „. 

Dopo  questo  tempo  le  notizie  si  fecero  sempre  più  favore- 
voli ;  ciascun  corriere  della  California  annunziò  la  scoperta  di 
nuovi  depositi. 

Dal  console  francese  a  Monlercy,  Sig.  Moerenhoul,  il  quale 
visitò  le  miniere  d'oro  in  persona,  furono  spediti  al  Ministro 
dell'Esterno  diversi  pezzi  di  questo  metallo  provenienti  da  diversi 
depositi  delia  Val  del  Sacramento,  e  vi  aggiunse  alcune  notizie 
su  questo  proposito  : 

„  L'esploitazione  conosciuta  sotto  il  nome  di  Lower  Mines 
„  (miniere  basse)  o  Mormon-diggings  (esploitazione  di  iMormo- 
„  niti)  è  situata  all'Est  25  miglia  distante  dal  Forte  Sulter, 
i,  sull'  American  Forck.  Quella  forma  no  isola  d'  un  acre  in  cir- 


(1)  //  dollaro  degli  Stali  Uaili  equivale  a  ù  fr.  e  35  cent. 
N.  Ann,  Se  Natur.  StBiE  111.  Tomo  3,  22 


338  LA    NUOVA   CALIFORNIA 

„  conferenza,  in  cui  le  pagliette  d'oro  formano  un  deposilo  sì 
„  considerabile  in  tutti  i  punti  lasciali  a  secco,  che  nel  periodo 
,,  di  meno  di  due  mesi  se  ne  raccolse  per  un  valore  di  100000 
,,  dollari.  Ancor  al  di  d'oggi  il  prodotto  d'un  giorno  di  lavoro 
„  importa  in  questo  contado  una  o  una  e  mezza  oncia  d'oro, 
„  poiché  le  acque  del  Sacramento  hanno  del  tutto  scompigliati  i 
„  banchi  di  sabbia  ed  apportali  di  nuovi  depositi  d'oro.  La 
„  scoperta  di  questo  ricco  deposito  devesi  ad  alcuni  Mormoniti 
„  (Gennaio  o  Febbraio  1848),  i  quali  pervennero  a  tenerlo  ce- 
„  lato  per  diversi  mesi. 

„  L'  esistenza  dell'oro  è  constatata  in  tutta  l'estensione 
„  dell' American  Fork.  Lo  si  ritrova  in  gran  copia  nella  sabbia, 
„  la  quale  si  accumula  nei  punti  lasciati  a  secco,  ovvero  nelle 
„  fessure  delle  roccie.  L' oro  si  mostra  in  pagliuccie ,  che  dimi- 
„  nuiscono  in  quantità  e  grossezza ,  quanto  più  si  va  discen- 
',,  dendo  il  fiume.  Lo  si  raccoglie  sino  ad  una  profondità  di  2-3 
„  piedi  ;  dopo  questa  si  affaccia  il  granito  o  lo  scisto,  che  forma 
„  la  base  del  terreno  o  il  letto  del  fiume. 

Le  pagliette  che  noi  abbiamo  esaminate  provengono  da  un 
luogo  alcune  miglia  al  di  sopra  del  Mormon-diggings ,  12  leghe 
circa  distante  dall'imboccatura  del  fiume  Americano.  La  lun- 
ghezza di  queste  pagliette  varia  da  1-3  mill. ,  la  larghezza  da 
1-2  mill.  e  la  spessezza  da  un  quarto  a  un  mill. ,  la  loro  forma 
è  per  l'ordinario  arrotondata  o  oblonga,con  una  superficie  leg- 
germente convessa.  L'analisi  fatta  ultimamente  nell'Istituto  reale 
delle  Miniere  a  Parigi ,  diede  i  seguenti  risultati  : 

Oro 90,70. 

Argento 8,80. 

Ferro 0,38. 

Rame  ed  altri  corpi  diversi   .     0,12. 

100,00 
11  deposito  conosciuto  sotto  il  nome  di  dry-diggings  (espiai- 
tazione  secca)  giace  tra  l' American  Fork  ed  il  fiume  Cosumnes. 
,,  Le  mine  secche  sono  punii  in  cui  il  quarzo  esposto  alla 
„  superficie  del  suolo  venne  per  l'azione  dell'atmosfera  ridotto 
„  in  decomposizione  e  lasciò  a  nudo  l'oro  nella  sua  forma  pri- 
„  mìtiva.  In  questi  punti  si  all'uccia  il  metallo  in  pezzi  di  varia 


LA   NUOVA   CALIFORNIA  339 

„  grandezza,  incrostati  di  quarzo,  in  modo  che  si  può  con  ccr- 
„  tazza  dedurre  la  formazione  simultanea.  Questo  ultimo  fatto 
„  viene  inoltre  comprovato  maggiormente  dalle  vene  ancor  in- 
„  latte  di  quarzo  aurifero,  che  si  sono  scoperte  nei  monti  (I)  ,,. 

Era  il  mese  di  Giugno  1848  che  un  Irlandese  passando  dal- 
l' American  Fork  al  fiume  Mockeiemnes ,  scoprì  questo  famoso 
piacer  (2).  I  primi  che  vi  arrivarono,  avendo  l'acqua  in  vicinan- 
za ,  guadagnarono  assai  facilmente,  secondo  il  rapporto  del  Con- 
sole ,  200-^00  dollari  al  giorno  ;  assai  spesso  essi  ne  raccolsero 
solamente  i  grani  grossi  e  a  questo  scopo  si  servirono  d'una 
stanga  di  ferro  e  d'un  coltello.  Pel  solito  il  risultato  dell'opera 
giornaliera  era  10-20  oncie  d'oro;  più  tardi  in  misura  che  l'ac- 
qua andò  scemandosi ,  da  5  a  6  once  ,  e  alla  fine  dell'estate, 
mancandovi  l'acqua  del  tutto,  ed  essendo  i  lavoratori  obbligati 
a  trasportare  la  terra  in  una  distanza  di  3-4  miglie;  il  prodotto 
della  giornata  non  oltrepassò  2,  al  più  4  once;  in  conseguenza 
si  introdusse  il  procedere  in  uso  nel  Messico  per  estrarre  l'oro 
a  secco. 

Il  Sig.  Moerenhonl,  che  ebbe  occasione  di  veder  estrarle 
l'oro  in  questo  modo  ci  dà  le  seguenti  notizie: 

„  Gli  uomini,  i  quali  si  incaricano  di  tale  lavoro,  sono 
„  abitanti  della  Sonoru,  provincia  del  Messico,  essi,  seguendo 
„  il  metodo  del  loro  paese  per  separare  l'oro  dalla  terra,  godono 
„  quivi  il  vantaggio  di  poter  travagliare  sul  luogo  stesso,  ove 
„  si  trova  il  metallo.  L'operazione  è  semplice,  non  abbisogna 
„  che  pratica.  Dopo  aver  spezzata  la  pietra  argillosa  e  la  terra 
„  in  frantumi,  poi  ridotti  in  polvere,  viene  il  tutto  esposto  per 
„  qualche  tempo  al  sole  ;  allorché  trovasi  ben  seccalo,  la  massa 
„  viene  di  nuovo  polverizzata,  di  poi  agitata  in  una  specie  di 
„  colo,  per  separare  le  piccole  pietre  ed  allontanare  la  polve, 
„  questo  metodo  però  non  corrisponde  allo  scopo,  per  questo 
„  motivo  rialzano  il  colo  al  di  sopra  della  lesta,  l'agitano  cir- 
„  colarmente  in  questa  altezza  e  fanno  cadere  l'oro  su  un  lino 


(1)  Rapporto  di  Butler  King  al  Senato  Americano. 

(2)  Per  Piacer  si  intende  un  campo  eretto  a  comodo  dei  rac- 
coylilori  d'oro  nei  luoghi  in  cui  erano  ricchi  i  depositi i  questa 
denominazione  rimase  in  seguito  come  sinonimo  d' esploitazione. 


340  LA   NUOVA   CALIFORNIA 

„  esteso  per  terra.  La  polvere  si  separa  al  minor  soffio  d' aria 
„  e  l'oro  cade,  come  essi  pretendono  a'  loro  piedi  sul  lino.  Fa 
,j  d'uopo  die  la  terra  sia  assai  ben  secca,  onde  poter  ottenere 
„  de'  buoni  risultati.  Questi  lavoratori  assicurano  che  durante 
,,  il  tempo  che  ritrovansi  in  questo  luogo,  avean  per  ciascun 
„  giorno  ricavate  6-7  once  d'oro;  si  lagnano  però  che  la  pol- 
„  ve  è  nocevole  agli  occhi,  perciò  non  sono  in  caso,  di  continua- 
„  re  per  lungo  tale  lavoro  „ . 

Il  paese  in  cui  è  situato  la  dry-diggings  è  assai  ajida  ;  esso 
non  offre  che  rupi  di  quarzo  e  d'ardesia,  rossastra  e  sabbio- 
nosa,  degli  arbusti  e  delle  querele  intristite;  dalla  parte  della 
Sierra  Nevada  però,  il  paese  si  abbelisce,  le  colline  e  le  pianure 
sono  coperte  d'allori,  e  quanto  più  si  va  progredendo  verso  E. 
la  contrada  abbonda  di  magnifica  vegetazione. 

La  terra  di  questa  Valle  ^  come  di  tutto  l'orlo  dalla  Sierra 
Nevada  ,  è  argillosa  e  rossastra  al  disopra ,  biancastra  o  cene- 
rina al  di  sotto,  questa  è  risguardata  per  quella  specie  di  mar- 
na calcarea,  vera  terra  aurifera;  benché  vi  si  trovi  l'oro  in 
gran  copia  anco  nello  strato  superiore  della  terra. 

Esaminata  la  terra  rossastra,  (la  quale  pel  solito  copre  la 
terra  aurifera  per  1  a  1  e  mezzo  p.  )  colla  lente,  la  si  trova  pres- 
so che  del  tutto  composta  di  silice  ;  essa  è  fina,  leggiera  e  assai 
molle  al  tatto.  La  terra  griggia  presenta  piuttosto  i  caratteri  di 
un  prodotto  vulcanico ,  che  l' apparenza  d' una  terra  propria- 
mente delta. 

Vi  fu  spedita  all' Ecole  des  Mines  della  sabbia  raccolta  nel 
letto  del  fiume  Piwwie ,  tributario  del  Sacramento  e  in  cui  l'oro 
si  trova  in  forma  di  pagliette.  La  sabbia  è  di  color  nero;  al  pri- 
mo colpo  d'occhio  si  conosce  che  è  il  ferro  ossidulato ,  il  quale 
le  comunica  il  color  nero.  La  proporzione  del  ferro  ossidulato  è 
veramente  considerabile,  come  risulta  dalla  sottoposta  analisi: 

Ferro  ossidulato,  color  nero 59,82 

—      oligisto  e  ferro  ossidulato  titanìfero,  color 

acciajo  splendente 16,32 

Zircone  o  Giacinto  ;  nella  sabbia  della  California  per 

lo  più  di  color  bianco 9,20 

Somma  da  riportare    .    .    .    85,34    • 


LA  NUOVA  CALIFORNIA  341 

Riporto 85,34 

Cristallo  di  rocca 13,70 

Zaffiro ,  nella  sabbia  di  California  generalmente  bleu.  0,67 

Oro 0,24 

100,00 
Il  peso  specifico  di  questa  sabbia  è  4,37. 

Lo  stato  cristallino  del  ferro  ossidulato  e  del  zircone  dimo- 
strano che  i  terreni  antichi,  la  di  cui  decomposizione  produsse 
il  diluvium  aurifero  della  Val  del  Sacramento,  non  sono  distanti, 
e  che  debbono  appartenere  alla  catena  della  Sierra  Nevada  o 
alle  colline  che  separano  i  diversi  affluenti  del  fiume. 

Il  console,  il  quale  avea  inviati  questi  pezzi  d'oro,  assicura 
che  i  suoi  depositi  non  sono  limitati  ai  soli  fiumi  e  burroni,  ma 
che  rinvengonsi  pure  sulle  colline. 

I  monti  Trois  bultes ,  situati  al  N.  del  fiume  Piume,  con- 
tengono grandi  ricchezze  ;  l'estrazione  dell'oro  però  trova  qui- 
vi de'  grandi  ostacoli  a  motivo  della  mancanza  d'acqua,  du- 
rante la  maggior  parte  dell'  anno. 

Abbiamo  fatto  menzione  dell' escavazione  nomata  Mormon 
diggings ,  ora  diremo  alcune  parole  sullo  stato  del  fiume  a  que- 
sto punto.  Esso  dividesi  in  diversi  rami  separati  da  grandi  ban- 
chi di  sabbia,  offrendo  così  ai  lavoratori  un  modo  facile  per 
frugare  in  tutti  i  punti  del  suo  letto;  vi  si  distingue  il  ramo 
North  ,  Midle  e  Lower  Fork.  I  due  primi  sono  assai  ricchi,  l'oro 
però  non  è  del  più  fino;  egli  ha  un  colore  giallo  chiaro,  e  fa 
conoscere  la  presenza  d'una  maggior  quantità  d'argento. 

Ascendendo  il  fiume  americano  sin  a  53  miglia  della  sua 
imboccatura,  vi  si  trova  il  piccolo  fiume  Weber  (Webers'creek) 
menzionato  nel  rapporto  del  Colonnello  Mason.  Quivi  il  prodotto 
medio  d'un  lavoro  giornaliero  ascende  a  I  o  2  oncie  (I). 

II  paese,  a  ciascuna  parte  del  fiume,  è  tagliato  in  tutti  i 


(l)  L'oncia  d'oro  fino  vale  in  Francia  107  fr.  ZO cent.  L'on- 
cia di  cui  si  parla  quivi  è  l'oncia  inglese  o  americana,  di  12 
alla  livre  troy.  Un  oncia  troy  —  31  gramtne  —  16  dollari  o  85 
fr.  60  cent. 


3^2  LA   NUOVA  CALIFORNIA 

sensi  da  ruscelli  e  burroni,  i  quali  tratti  contengono  più  o  men 
dell'oro. 

L'oro  pifi  fino  trovasi  nel  letto  del  fiume  Piume,  gran  af- 
fluente del  Sacramento;  si  distingue  esso  particolarmente  pel 
suo  colore  rossastro;  al  giorno  raccogliesi  lai  mezzo  once. 

Il  fiume  dell' OurS;,  tributario  del  Piume,  contiene  pure  del- 
le sabbie  aurifere.  Le  colline  circonvicine,  arrotondate,  imbo- 
schite sono  pure  ricche  d'oro. 

Il  fiume  Tuba,  si  getta  nel  Piume,  a  50  miglia  della  sua 
imboccatura.  Il  suo  letto  abbonda  d'oro;  il  suo  corso  è  assai 
rapido;  egli  scorre  su  un  fondo  disuguale,  le  sue  onde  si  rom- 
pono alle  rupi ,  che  formano  le  sue  rive. 

In  generale  si  è  osservato,  che  ove  le  rive  si  elevano  a  pi- 
co,  rapide,  ivi  i  depositi  auriferi  sono  più  abbondanti  in  con- 
fronto di  dove  le  rive  sono  poco  elevate. 

Molti  fiumi  e  ruscelli  scorrono  su  un  fondo  d'ardesia,  di- 
sposto in  strati  verticali.  È  a  motivo  della  superficie  aspra,  che 
vi  si  trovano  i  più  grossi  frammenti  d'oro. 

II  paese  montuoso  ,  in  cui  serpeggia  il  rwfta,  prima  d'entrare 
nella  Valle  de  la  Piume,  offre  niun  altra  vegetazione,  che  dei 
pini,  faggi  e  dei  mirti,  i  quali  crescono  in  una  terra  rossa;  que- 
sta terra  è  aurifera  in  sommo  grado.  Il  prodotto  ottenuto  per 
mezzo  del  lavamento  a  scodella,  risale  al  giorno  d'oggi  da  1 
a  1  1|2  a  2  oncie. 

Il  San  Joaquin  ed  il  Sacramento  si  dividono  la  popolazione 
degli  epioralori  d'oro. 

I  fiumi  Calaveres  e  Stanislas  contengono  somme  ricchezze; 
la  più  gran  pepite  trovata  sin  adesso,  pesa  33  libbre  e  provenne 
dal  Slanislas.  L' escavazione  del  fiume  Stanislas  si  estende  a 
più  miglie  da  N.  a  Sud  ;  le  più  importanti  sono  quelle  del  Barro 
ovvero  Silvain' s  diggings  ;  esso  è  un  vallone  profondo  di  5-6 
miglie  in  estensione  ;  occorre  però  scavare  a  gran  profondità 
onde  pervenire  all'oro.;  tutto  il  vallone  è  coperto  d'uno  strato 
assai  spesso  di  terra  e  di  ciottoli. 

Gli  ultimi  dispacci  consolari  fanno  menzione  dei  fiumi  Taiva- 
liimnes  e  Lamerced ,  in  cui  si  raccolsero  in  un  giorno  da  1-4  on- 
cie d'oro.  Il  fiume  Mar ì posa  ,  più  verso  S.  è  pure  abbondante. 
Al  principio  del  corrente  anno  si  annoverarono  nella  sola   valle 


i 


LA   NUOVA   CALIFORNIA  343 

di  San  Joapin  circa  25000  lavoratori  ;  tutti  i  distretti  auriferi 
compresi,  la  somma  ascende  a  quasi  80000  ed  il  prodotto  di  tutto 
l'oro  sin  ora  raccolto  ad  un  valore  di  96  miliioni  di  dollari. 

Si  annunzia  la  scoperta  di  nuove  miniere  sul  fiume  Truckee 
(Salraon-Tront  river.)  tributario  del  lago  Piramide,  all'altro 
fianco  della  Sierra  Nevada.  I  lavori  recenti  eseguiti  dai  Signori 
Butler  King  e  Wrighl,  rivelano  1' esistenza  di  filoni  auriferi  più 
importanti ,  che  tutti  i  depositi  precedenti ,  nelle  immense  cave 
di  pietre  alla  base  occidentale  della  stessa  catena.  Le  roccie  quar- 
zose che  si  allungano  in  larghe  vene  al  fianco  delle  montagne, 
in  un'estensione  di  più  di  óOO  miglie,  benché  all'occhio  nudo 
non  offrono  traccia  alcuna  di  metallo;  danno  un  medio  di  un 
dollaro  e  mezzo  (circa  un  dodicesimo  d'oncia)  d'oro  per  lib- 
bra di  questo  materiale.  Un  masso  di  4  libbre  diede  quasi  11 
doli,  d'oro.  In  ogni  dove  osservansi  delle  traccie  di  sollevamento 
0  fenditure  prodotti  in  forza  dell'attività  vulcanica,  vi  si  trova 
dell'oro.  Alla  fine  del  Gennajo  1850  si  rinvenne  a  San  Franci- 
sco nella  sabbia  d' un  pozzo  alla  profondità  di  8  piedi,  dell'oro. 

Se  il  metallo  giace  alla  superficie  del  suolo,  esso  è  disse- 
minato nell'argilla  misto  a  della  sabbia  nera;  se  nella  roccia, 
esso  è  per  lo  più  unito  al  quarzo  bianco. 

Per  estrarre  l'oro  vi  sono  diversi  metodi  d'esecuzione;  il 
seguente,  è,  secondo  Moerenhonl ,  il  più  usitato  dalla  popola- 
zione dei  minatori,  a  motivo  della  sua  semplicità,  ed  è  quello 
denominato  a  la  balìa. 

I  bateas ,  di  cui  servonsi  per  lavare  le  terre  sono  delle  sco- 
delle di  legno,  di  1216  poi.  in  diametro,  di  forma  conica,  ma 
più  profonde  e  perfettamente  assodate.  Queste  scodelle,  che  con- 
tengono da  8  a  12  litri,  si  empiono  a  due  terzi  di  terra,  e 
nel  mentre  che  si  tiene  il  recipiente  sotto  acqua  ,  si  lava  il  tutto, 
onde  separare  la  terra  dall'oro  e  dalla  roccia.  Si  continua  il 
lavamento,  versando  di  continuo  dell'acqua,  e  dando  al  reci- 
piente un  movimento  oscillatorio  proprio  a  separare  le  parti  più 
leggiere  dell'oro.  Dopo  questa  operazione,  la  quale  abbisogna 
molta  pazienza  ed  accuratezza  trovasi  l'oro  al  fondo,  ovvero  ad 
una  parte  del  recipiente,  il  quale  deesi  tenere  un  po'  inclinato; 
il  metallo  però  è  ancor  misto  ad  una  specie  di  sabbia  nera  ed 
a  del   residuo  di  terra.  Questa  sabbia  si  separa  diffìcilmente 


344  LA   NUOVA   CALIFORNIA 

dall'oro  col  metodo  solito,  facendola  cioè  seccare  al  fuoco,  e 
poi  sventolandola,  perche  le  leggiere  pagliette  d'oro  sono  anco 
facili  a  perdersi  colla  sabbia. 

Alcuni  lavoratori  usano  una  macchina  lavorata  rozzamente 
in  forma  d'una  piroga,  con  cui  8  uomini  possono  lavare  una 
tonna  di  materiale.  Si  calcolò  che  una  tonna  di  terra  (circa  2 
metri  cubici)  dà  in  alcuni  siti  25-30  once  di  oro. 

Il  nuovo  metodo  di  distornare  le  acque  d'un  fiume  e  di  tra- 
vagliare nel  letto  stesso  messo  a  secco,  non  viene  sempre  ri- 
compensato; in  pochi  casi  esso  è  riuscito  sì  favorevole  da  dive- 
nire popolare.  , 

La  California  non  è  solailaente  ricca  d'oro,  ma  abbonda 
anco  di  altri  metalli,  di  acque  minerali  etc. 

Miniere  d' ^Irg-en^o  erano  note  già  da  diversi  anni,  negli  ul- 
timi tempi  ne  furono  scoperte  ancor  delle  altre ,  che  promisero 
buon  successo.  Una  miniera  d'argento  e  d'oro  trovasi  15  mi- 
glie  distante  dal  Porto  di  S.  Diego  ;  una  seconda  2  leghe  al  N. 
AV.  dal  Pueblo  àe  Ics  Angeles  presso  il  Rancho  de  Cahuenga;  una 
a  Santa  Ines,  6  miglia  N.  0.  da  questa  missione,  e  finalmente 
una  miniera  d'argento  solforato  nel  distretto  di  Montercy,  tra 
i  fiumi  Pajaro  e  Salinas. 

Mercurio,  allo  stato  di  Cinabro  rinviensi  a  New-Àlmaden , 
12  miglie  S.  0.  dal  Pueblo  di  Sani' José  nella  Sierra  Azul  tra 
S.  Francisco  e  Montercy,  1200  p.  al  di  sopra  del  livello  del  mare. 
Esso  si  presenta  in  una  Roccia  gialiobruna  simile  all'ocra  di 
ferro,  e  forma  un  banco  di  42  piedi  in  larghezza  ed  offre  un 
inclinazione  d'un  angolo  di  circa  40°  N.  W.  Miniere  di  Cinabro 
erano  note  di  già  agli  avi  della  popolazione  presente,  da  tempi 
immemorabili;  sotto  il  nome  di  miniera  di  terra  rossa ,  e  si  ser- 
vivano d'essa  per  dipingere  il  loro  corpo.  Le  miniere  apparten- 
gono ora  al  fu  Console  Inglese  a  Tepic  ,  il  Sig.  Alessandro  Forbes. 

Nel  1848  si  diede  principio  all'estrazione  del  mercurio.  Il 
Minerale  si  caricò  su  carri,  e  venne  trasportato  nella  Valle  in 
cui  abbonda  e  legna  ed  acqua.  Quattro  caldaje  vennero  poste  in 
un  forno ,  presso  cui  vennero  eretti  de'  condensatori.  Il  lavoro 
giornaliero  consistette  a  riempire  il  mattino  queste  caldaje  con 
IGOO  libbre  di  materiale  in  pezzi  ridotti  a  media  grossezza  ,  a 
mettervi  sopra  il  coperchio  e  lutarlo  con  uno  strato  di  sabbia. 


LA   NUOTA   CALIFORNIA  345 

11  fuoco  si  mantenne  sin  a  notte  avvanzala ,  dopo  di  che  si  la- 
sciò il  forno  raffreddare  lentamente.  11  mattino  susseguente  si 
aprirono  i  condensatori,  si  attinse  il  Mercurio  fluido,  per  Io 
più  questo  importò  2-300  libbre.  Le  prove  istituite  diedero  però 
a  sperare  di  più,  poiché  in  conseguenza  delle  disposizioni  mal 
regolate  si  perdettero  de'  vapori  di  mercurio  in  somma  copia. 
Nelle  parti  superiori  de'  vasi  e  de'  condensatori  vi  si  trovò  pel 
solito  uno  strato  di  solfuro  di  Mercurio.  Forbes  istituì  delle  pro- 
ve onde  avere  il  metallo,  senza  aggiunta  di  calce.  Final- 
mente si  provò  di  cuocere  della  calce,  come  si  trova  nelle  vici- 
nanze della  miniera,  e  il  metallo  unito  a  questa,  diede  una  mag- 
gior quantità  di  mercurio.  In  tre  settimane  si  ottennero  in  que- 
sto modo  10000  libbre,  in  due  mesi  tra  i  15-20000  libbre  di  me- 
tallo puro;  sei  uomini  erano  occupati  nella  miniera,  il  totale 
delle  persone  ascese  a  soli  20  uomini.  Finora  si  inoltrò  nella  mi- 
niera per  soli  100  piedi,  la  miniera  si  fa  sempre  più  ricca. 

Oltre  la  suddetta  miniera  furono  scoperte  delle  altre  in  15 
0  20  altri  luoghi  in  una  circonferenza  di  poche  Ciiglie ,  ed  è 
da  presumersi,  che  nella  California  questo  metallo  renderà  dei 
sommi  vantaggi. 

Il  metallo  si  vende  a  Mazallan  per  un  prezzo  di  9  fr.  60  cent, 
per  libbra. 

Queste  miniere  danno  un  50  per  100  di  metallo  puro ,  cosa 
veramente  sorprendente,  poiché  le  miniere  ricche ,  ne  danno 
solo  10  per  100  (I)- 

Ranìe  rinviensi  nelle  vicinanze  di  San  Diego,  poi  poco  lungi 
dalla  Baja  di  San  Francisco;  finalmente  nella  Val  dei  Tulares , 

12  miglie  N.  0.  dal  Pueblo   de  los  Angeles.  Il  Rame  si  offre  in 
stato  nativo,  poi  si  presenta  nello  stato  carbonato  e  solforato. 

Piombo  solforato  abbonda  pur  nella  Val  dei  Tulares  50  mi- 


(l)  La  Spagna  produsse  nei  tempi  scorsi  20000  cent,  ogni  anno, 
al  presente  al  più  8000  cent.;  l'India  pel  passato  GOOO  cent. ,  ora 
al  più  1500  cent.  ;  il  Perù  produce  ogni  anno  sin  a  3000  cent.  ; 
nel  Giappone  e  nella  China  la  produzione  ne  è  ben  di  mollo  mag- 
giore. L'  Ungheria  unitamente  alla  Transilvania  dà  di  rado  più 
di  500  cent.;  la  Corintia  e  la  Carniolia  insieme  producono  3005, 
la  Sliria  solamente  1  cent. 


346  LA   NUOVA   CALIFORNIA 

glie  0.  dalla  Missione  Santa  Ines  ;  come  pure  40  migiie  0.  da 
S.  Fernando. 

Carbon  fossile  in  un  deposito  ricco  fu  scoperto  in  vicinanza 
della  città  de  Ics  Angeles;  Antracite  rinviensi  pure  abbondante 
nella  Valle  del  Sacramento. 

Platino,  dicesi  essere  stato  ritrovato  all' American  Fork. 

Bitume  alcune  migiie  distante  dalla  città  S.  Barbara ,  dal 
Pueblo  de  los  Angeles;  serve  per  la  costruzione  de'  tetti  invece 
de'  mattoni  o  del  legname. 

Allume  di  eccellente  qualità  al  Pueblo  de  los  Angeles. 

Sottocarbonato  di  Potassa  qual  efilorazione  in  vicinanza  della 
Missione  di  San  Juan  Capistrano. 

Acqua  nitrata ,  10  migiie  N.  0.  dalla  Missione  di  San  Juan 
Capistrano  presso  1'  Azua  Caliente. 

Acque  salse,  alla  Missione  di  San  Raffaele,  S.  Clara,  S. 
Luiz  Obispo. 

Acque  solforose  presso  la  Missione  S.  Barbara,  S.  Gabriele. 
Petrefatti  alla  costa  di  San  Pedro  (I). 

Rapporto  del  Colonello  Mason 

Il  rapporto  del  Colonello  Mason  era  il  primo  documento, 
clic  attirò  l'attenzione  del  mondo  sulle  ricchezze  mineralogiche 
della  California  ;  è  perciò  di  qualche  interesse  ricavarne  i  punti 
più  importanti  da  questo  rapporto  olficiale  : 

„  Li  12  Giugno  1848  partii  pel  Nord  della  California  per 
„  visitare  i  depositi  d'oro,  i  quali  furono  scoperti  nella  Valle 
„  del  Sacramento. 

„  Li  20  Giugno  arrivai  a  San  Francisco.  Questa  città  era 
„  per  lo  passato  piena  di  attività,  di  commercio  splendente;  ora 


{i)  Nel  Fall  River  (Ai  l22°  lutit. ,  121»  longit.),  ramo 
del  Columbia  River  superiore  in  vicinanza  di  5  monti,  coperti  di 
neve,  il  Cap.  Frémont  trovò  nel  1842  le  pareti  della  Valle  che 
constavano  d'un  deposito  di  Basalto  compatto  alto  100  piedi  e 
sotto  questo  un  banco  di  500  piedi  di  Caolino:  in  questo  Bayley 
trovò  13  specie  di  Infusori  d' acqua  dolce  ;  Ehrenberg  ne  scoprì  72 
specie  di  Polygasteri  silicei,  e  16  Phytolitharii. 


LA   NUOVA   CALIFORNIA  347 

,,  essa  è  del  tutto  deserta  ;  quasi  tutta  la  popolazione  è  partita 
,,  per  le  mine. 

„  Li  26  continuai  il  mio  viaggio  verso  il  castello  Sulter , 
„  passando  per  Sonoma,  vi  arrivai  il  2  Luglio  di  mattino.  Lun- 
„  go  la  strada  del  mio  viaggio  non  trovai  che  case  vuote,  sta- 
,,  bilimenti  abbandonati,  molini  fermi,  i  campi ,  le  messi  abban- 
„  donate  agli  animali  erranti. 

„  Nel  Forte  Sulter  si  incontrò  una  vita  attiva;  vi  regnò 
„  gran  movimento;  dai  bastimenti  furono  trasportati  le  merci 
„  nel  castello,  in  cui  vi  erano  di  già  stabiliti  dei  magazzeni, 
,,  delle  osterie  e  cosi  via.  I  mercanti  pagano  per  una  stanza 
„  sola  al  mese  100  dollari,  e  per  un  piccolo  alloggio  vidi  pa- 
„  gare  500  dollari  d'  affìtto  mensili. 

„  Li  5  Luglio  abbandonai  il  Castello  Sulter;  dopo  25  miglie 
„  di  viaggio  pervenni  ad  un  punto  dell' American  Forck,  deno- 
„  minato  Lower  Mines  o  Mormon  diggings.  Le  colline  erano 
„  piene  di  tende;  eretti  furono  magazzeni,  osterie  etc. 

„  Il  calore  era  soffocante,  eppure  più  di  200  uomini  erano 
„  esposti  ai  raggi  del  sole  cocente  ed  occupati  a  lavare  la  sab- 
„  bia ,  alcuni  con  casserole  altri  con  panieri  indiani,  altri  con 
„  un  arnese  rozzo,  nominato  quivi  Cradle.  Gli  indiani  e  quelli 
,,  che  sono  provvisti  d'  una  Casserola  intraprendono  il  lavamento 
„  colla  mano,  scelgono  dapprima  i  grani  più  grossi,  di  poi  la- 
„  sciano  asciugare  la  sabbia  unitamente  alle  pagliette  dell'oro. 

„  Ascendendo  il  ramo  meridionale  all' American  Fork,  il  pae- 
„  se  si  fa  sempre  più  montuoso  e  alla  sega  fabbricata  50  miglie 
„  dal  Forte  Sulter,  le  montagne  si  elevano  ad  un'altezza  di 
„  circa  1000  piedi  al  di  sopra  della  Valle  del  Sacramento. 
„  Quivi  incominciano  i  pini,  i  quali  in  parte  erano  cagione  in- 
„  diretta  della  scoperta  dell'oro.  Il  Capii.  Sulter  ebbe  bisogno 
„  di  tavolacci ,  nel  Settembre  1847  egli  avea  prefisso  di  erigere 
„  quivi  una  sega ,  e  la  fabbrica  fu  stabilita  in  concerto  col  Mec- 
„  canico  Marshall.  Allorché  1' edificio  era  compito  e  vi  si  voleva 
„  lasciar  operare  l'acqua,  si  venne  ad  accorgersi  che  la  ruota 
„  non  era  posta  adequatamente.  Per  risparmiare  ulteriori  spese 
„  ed  altri  lavori  manuali  si  lasciò  alla  forza  dell'acqua  il  cer- 
,,  carsi  il  necessario  passaggio  ;  la  conseguenza  ne  era ,  che 
„  dopo  alcun  tempo  si  rinvenne  al  piede  della  caduta  d'acqua 
„  un  ammasso  di  frantumi. 


348  LA   NUOVA   CAllFOBNFA 

„  Un  giorno  Marsliall  venne  per  adocchiare  il  risultato  dcl- 
„  l'operazione,  egli  vede  la  sabbia  ammontichiata ,  si  accorse 
,,  di  alcune  fogliucce  splendenti,  le  raccoglie  e  dopo  esatto  esame 
„  conosce  il  loro  vero  valore.  Egli  partecipa  al  Capit.  Sutter 
„  la  sua  scoperta  ed  essi  determinano  di  tener  segreto  il  tutto  , 
„  poi  dopo  compiuto  l'edificio  d'un  molino,  la  di  cui  fabbrica 
„  avean  intrapreso  allora.  Ma  vana  precauzione  !  Come  in  un 
,,  fulmine  si  sparse  la  novella  della  scoperta. 

„  I  successi  meravigliosi  de'  primi  esploratori  attirarono  in 
„  poche  settimane  più  di  100  uomini.  Al  momento  del  mio  viag- 
„  gio  erano  trascorsi  appena  tre  mesi  dalla  scoperta  e  già  si 
„  sono  radunati  più  di  4000  uomini  per  andar  in  cerca  dell'  oro. 

„  Poco  lungi  dalla  sega  scorgesi  un  banco  di  sabbia  più 
„  che  pieno  d'oro;  esso  viene  risguardato  come  proprietà  del 
„  Capit.  Sutter  e  resta  inlatto. 

j,  Marshall  mi  disse  che  al  di  sotto  della  sega  lavora  molta 
„  gente,  e  che  raccogliesi  1-2  once  d'oro  per  uomo. 

„  Traversai  le  colline  e  pervenni  alla  riva  settentrionale 
„  dell' American  Fork,  ove  nei  letti  asseccati  di  alcuni  torrenti 
,,  vi  si  rinvenne  abbondante  oro.  Io  vidi  diversi  esploratori  en- 
„  tusiasti  in  sommo  grado  pei  felici  successi  de'  loro  lavori.  Mi 
„  si  mostrarono  de'  pezzi  di  3-4  once  in  peso. 

„  Li  7  Luglio  passai  sulle  rive  del  piccolo  fiume  Weber' s 
„  Creek,  il  quale  si  getta  3-4  miglia  al  di  sopra  della  sega, 
„  nell' American  Fork,  lo  passai  a  quel  punto,  ove  i  Signori 
„  Sunol  et  Compt.  intrapresero  i  lavamenli  d'oro.  Il  Cap.  Weber 
„  mi  mostrò  un  burrone,  in  cui  vi  si  raccolse  dell'oro  nel  va- 
,,  lore  di  12000  dollari;  vi  sono  molti  altri  burroni,  lasciati 
,,  sinora  intatti,  i  quali  di  certo  abbondano  anco  di  oro. 

,,  Non  avrei  mai  prestato  fede  alle  notizie  sì  favolose,  se 
,,  non  me  ne  fossi  assicurato  io  stesso  della  verità.  Il  Sig.  Ne- 
„  ligh  mi  mostrò  i  risultati  de'  suoi  lavori,  per  3  settimane 
,,  travagliò  egli  e  ne  raccolse  tanto  oro  da  uguagliare  un  valore 
„  di  2000  dollari.  Il  Lyman  mi  raccontò  che  in  compagnia  di  4 
„  altre  pe/sone  lavorò  egli  per  8  giorni;  e  la  quota  a  lui  toc- 
,,  cata  ascese  a  400  dollari  in  oro.  Potrei  annoverare  molti  cen- 
„  tinaja  d'esempj  di  siffatti  successi. 

„  Li  8  Luglio  ritornai  ai  Lotoer  Mines  a  prima  della  mia 


LA   INtOVA   CALIFORISIA  349 

„  partenza  dalla  valle  ebbi  la  certezza,  che  dell'oro  fu  scoperto 
„  nel  Feuiher  River,  nel  Bear  River,  nell'Yuba  River,  e  nella 
„  maggior  parte  de'  ruscelli  tra  il  Bear  e  Fork,  cosi  pure  nel 
„  Cosumnes  al  S.  del  Fork. 

„  La  scoperta  di  questi  tesori,  ha  cambiato  del  tutto  l'as- 
„  petto  della  Nuova  California.  Gli  abitanti  dapprima  agricoltori, 
„  sono  audati  alle  miniere  ;  gli  artefici  hanno  abbandonali  i  loro 
„  lavori,  i  negozianti  le  loro  botteghe;  i  marinaj  disertano  dai  ba- 
„  stimenti ,  i  soldati  dai  Reggimenti.  Nella  baja  di  San  Fran- 
„  cisco  vi  stanno  ancorati  diversi  bastimenti  ma  senz'uomo  a 
„  bordo;  tutti  corrono  alle  regioni  aurifere  per  cercar  fortuna  „. 


Aniihali  Americani  raccolti  dall'  Osculati  ed 
illustrati  dal  Sig.  Dottor  Cornalia. 

Sebbene  dall'Italia  non  siano  partile  ancora  delle  spedizioni 
apposite  per  raccogiere  da  lontane  contrade  produzioni  naturali, 
l'amore  tuttavia  per  la  scienza  di  privati  individui  ha  potuto 
supplire  in  parte.  Il  Bompani  è  benemerito  della  Scienza  per  gli 
oggetti  che  ha  inviato  al  Museo  di  Modena  (I):  Il  Fornasini  di 
cui  più  volte  si  è  parlato  in  questi  Annali  (2)  ha  dato  alla  sua 
patria  largo  dono  di  oggetti  zoologici,  e  botanici,  l'Osculati  ha 
arricchito  il  Museo  di  Milano.  Un  saggio  delle  pregievoli  cose 
che  dall'America  egli  ha  inviato  in  Italia,  lo  abbiamo  dall'il- 
lustrazione che  ne  presenta  il  Chiariss.  Sig.  Dott.  Cornalia  col- 
r  Opuscolo  intitolato  —  Vertebratorum  Synopsis  in  Museo  Medio- 
lanense  extantium  quae  per  novam  orbem  Cajetanus  Osculatus  col- 
legìt  annis  1846-47-48,  specieòMS  novis  vel  minus  cognilis  adjectis 


(1)  Notizie  degli  aumenti  generosamente  procurati  all'Orto 
Botanico  ed  ai  Musei  di  Storia  Naturale ,  e  di  Anatomia  nella 
R.  Università  di  Modena  dal  Dott.  Luigi  Bompani  modenese.  Mo- 
dena 1815.  in  8. 

(2)  iVot'i  Commentari  Academiae  Scientiar.  Institut.  Voi.  X.  e 
Memor.  dell'  Accad.  delle  Scienze  di  Boi.  T.  {.  e  seg.  e  Nuovi 
Annali  di  Scienze  Naturali  1848.  T.  IX.  e  seg. 


3Ò0  ANIKALI    AMERIGAni 

nec  non  descriptionis  alque  iconibus  illustratis.  Cum  tab.  lithogr. 
una  — .  Dal  quale  scritto  togliamo  soltanto  le  Frasi  delle  Specie 
nuove,  come  quelle  che  interessano  più  in  generale  la  Scienza. 
1.°  Mammmalia. 
Ateles  Marginatus.  Geoff.  et  Cor.  —  Ater,  margine  faciei  al- 
bo vel  navicante,  pectore,  cruribusque  interne  ex  albo-flavicanti- 
bus  cinerescentibus.  Clariss.  Humboldt  eum  invenit  ad  ripas.  FI. 
Orenoco. 

Vespertilio  Osculati.  Cor.  —   V.  rostro-brevi,  auriculis 
nudis ,  trago  parvo  nec  non  acuminato,  veliere  pilis   bicoloribus 
apice  rufo-fusco ,  basi  nigro  conflato.  Palagio  ampio  caudam  to- 
tam ,  longiludinem  corporis  coequantantem ,  involvente. 
Habitat  prope  pagos  aequatorienses. 
Lepus  De-Filippi.  Cor.  —  L.  supra  ex  nigro-fusco  flavidoque 
varius ,  intensiore  regione  postica  dorsali ,  subtus  albidus ,  nucha 
macula  lacle  flavicante  notala;   pedibus   infra  cinereisj  auribus 
brevibus,  cauda  brevissima  quasi  nulla. 
Habitat  rarus  in  sylvis  Quixos. 
Corporis  mensurae:  Longitudo  maxima  poli.  11. 

j,         capitis        „     3.  Un.  3. 
,,         aurium      ,,      2.     „   0. 
„         caudae       ,,     0.    ,,    6: 
Bradypus  Trivittatus.  Cornalia.  —  Br.  trydaclili  minor, 
podiis  omnibus  falculis  tribus   longissimis  praeditis ,  capite  pilis 
brunocinereis  frontem  versus  directis ,  vestito  :  viltà  longitudinali 
interscapulare  nigerrima  ,  duabus  aliis  ita  innixa  ut  Nepluni  tri- 
dentis  formam  simularet.  Spatio  viltis  inlerposilo  aureofulvo ,  pilis 
sericeis ,  brevissimis  ornato.  Long,  corporis  poli.  16. 

Habitat  in  Sylvis  ad  ripas  Fi.  Àmazonum  et  Napo,  sat  rarus. 

2.'^  Reptiles. 
PoDOCNEMis  sextuberculata.  Cof.  —  P.  lesta  ovata ,  staerno 
fortiter  adhaesa,  hoc  sex  tuberculos  praebente  secus  margines  la- 
terales ,  caruncula  mentali  unica. 
Hab.  in  Fi.  Àmazonum. 
Pentoisix  Americana.  Cor.  —  Testa  ohlonga  ,  in  medio  coar- 
clata  ,  minime  carinata  scutis  dislinclis  olivaceo-brunneis  flavo  ma- 
culatis ,  Iribus  lincis  caslaneis  circumdalis. 

Phryniscus  igisescens.   Cor.  —  Phr.   laleribus  granulusis , 


ANIMALI    AMERICANI  351 

obscure  maculato ,  gula  cinerea ,  abdomine ,  coxis ,  palmis  pian- 
tisve  sanguineo  rubescentibus. 

Hab.  in  locis  humidis  circa  Latacunqa  prope  Quito. 
Vandellia  ciRRHOSA?  Cuv.  et  Val.  —  Ore  cirrihis  ornato; 
carpare  bruno-cinereo  concolore. 

Longiludo  corporis  poli.  5.  Un.  6. 
„        capitis      „     0.    ,,    6. 
Altiludo  maxima     „     0.    „    5.  Ij2. 
Habit.  in  aquis  dulcibus  Fi.  Amazonum  et  Napo. 


Enumerazione  degl'Insetti  che  consumano  il 
Tabacco  del  Sig.  Guèrin-Mèneville. 

(Estratto  dalla  Revue  et  Magasin  de  Zoologie. 
Agosto  1850.  N.  8.) 

Se  importantissime  sono  le  osservazioni  che  vengono  fatte 
sugl'insetti  che  danneggiano  i  cereali;,  i  foraggi  e  altri  prodotti 
necessari  alle  popolazioni ,  non  sono  però  da  trascurare ,  quelle 
che  vengono  fatte  sugi'  insetti  che  consumano  i  tabacchi ,  poi- 
ché possono  essere  riguardati  come  i  nemici  di  un  ramo  fortis- 
Simo  di  commercio^  e  della  classe  si  numerosa  composta  spesso 
dei  migliori  cittadini,  che  pagano  in  ciò  una  forte  imposta ,  uti- 
lissima al  loro  paese  (1). 

Il  distinto  Entomologo  Sig.  Guérin-Méneviile,  direttore  della 
—  Révue  et  Magasin  de  Zoologie  —  colla  quale  tanto  bene  serve 
alla  scienza  nel  raccogliere  e  divulgare  i  lavori  e  le  scoperte, 
più  recenti  di  Zoologia,  si  è  dedicato  a  questo  genere  di  ricer- 
che, e  già  è  pervenuto  a  dare  un'enumerazione  degli  insetti  ro- 
ditori del  Tabacco,  promettendo  però  ulteriori  notizie,  delle  quali 
le  presenti  sono  come  una  prefazione. 


{\)  Il  Sig.  di  Montalembert  nel  suo  discorso  del  13  Dicembre 
.  I8i9 ,  ha  mostrato ,  alla  Camera  dei  rappresentanti ^  che  il  ramo 
dei  tabacchi  frutta  alta  Francia  117  milioni. 


352  ENUMERAZIOWE  DEGl' INSETTI 

Egli  ha  trovato  nei  zigari  d'Avana  un  nuovo  iasetto  coleot- 
tero non  ancora  conosciuto,  e  che  forma  il  tipo  d' un  nuovo  pic- 
colo genere;  esso  è  ii  Catorama  del  tabacco,  assai  prossimo  al 
Xyletinus  serricornis  e  come  questo  della  famiglia  dei  Teredili  di 
Latreiile.  Egli  ha  la  forma  è  il  colore  del  Xyletinus,  ma  è  più 
grande  quattro  volle  almeno,  e  le  sue  antenne,  come  le  parti 
della  hocca  ne  sono  diffcrentissime.  Il  Sig.  Guérin-Méneville  gli 
ha  iiiiposto  il  nome  Catorama  (naTo,  sotto,  opcxyLoCf  vista)  per 
aver  egli  la  testa  talmente  volta  in  basso,  da  non  poter  i  suoi 
occhi  vedere  che  sotto  e  non  davanti.  Gli  Insetti  che  divorano 
il  tahacco  appartengono  ai  Coleotteri,  Orlopteri,  e  Aracnoidi. 
Fra  i  primi  vi  sono  il  Plinìis  far.  Lin.  Fabr. ,  Xyletinus  serri- 
cornis, Fabr. ,  Catorama  Tabaci ,  Guer.  caratterizzato  per  —  Ni- 
gropiceum,  tomento  pallido  tectum ,  convexo-ovale ;  thorace  gibbo, 
dcflcxo ;  antennis  tcstaceis  primo  articulo  nigro ,  L.  0,005;  I. 
0,002  3l4  —,  e  VElaphidion  irroratmn ,  Lin. —  Di  Ortopteri  si 
annoverano  Blatta  Americana  L. ,  Oricntalis  L.,  Indica  Fabr., 
Serv.,  Cinerea  Oliv. ,  Serv.,  Agli  Aracnoidi  infine  non  si  trovano 
rappresentati  che  dallo  Scorpio  biaculeatns ,  Lucas. 

Questi  insetti  rodono  e  forano  il  tabacco  con  numerosi  bu- 
chi e  gallerie  piane  in  parte  d'una  sostanza  granulosa,  formata 
dai  loro  escrementi.  Sovente  trovansi  i  loro  cadaveri  nell'inter- 
no dei  zigari,  che  sono  danneggiati  anche  più  del  tabacco  in 
foglie. 


DOPPLERITE 

É  pervenuta  in  dono  a  questa  Accademia  delle  Scienze ,  un 
saggio  di  questo  Minerale  (  Dopplerite  )  che  si  è  deposto  nel  Mu- 
seo di  Storia  Naturale ,  colla  seguente  descrizione. 

Il  Dopplerite  è  amorfo,  di  frattura  concoidea  ;  le  foglielle 
assai  sottili  mostrano  delle  fibre  di  origine  organica  ;  non  offre 
traccia  alcuna  di  struttura  cristallina. 

Lo  splendore  è  vitreo;  il  colore  nero-brunastro;  la  segna- 
tura bruno-oscura.  Le  fodiclte  tagliate  cuneiformi  col  coltello 


DOPPLERITE  353 

mosiransi  ai  canti,  trasparenti  con  un  bel  colore  bruno-rossa- 
stro. Sottomesso  il  minerale  ad  una  forte  pressione,  esso  si 
spezza  e  mostra  nella  sua  frattura  concoidea  i  più  bei  disegni 
di  fiori.  La  durezza  =  0,5,  minore  del  Talco.  Peso  specifico 
=  1,089.  Pressocchè  inodoro;  in  qualche  pezzo,  spaccato  che 
Tenga  dà  un  odore  simile  al  Kautschuk,  senza  sapore.  Morbi- 
do, con  un  coltello  tagliente  si  ponilo  tagliare  delie  foglieite 
assai  sottili. 

II  Dopplerite  all'aria  aperta  si  spezza  in  piccoli  pezzetti, 
assai  splendenti;  ciò  succede  più  prestamente  esposto  che  venga 
ad  un  calore,  p.  e.  di  stufa.  L'acqua  si  può  estrarre  mediante 
mezzi  meccanici  e  di  già  se  ne  possono  vedere  de'  risultati  sot- 
toponendo il  minerale  ad  un  semplice  torchio  con  lieve  pressione. 

II  Dopplerite  consta  esenzialmente  d'acqua  e  di  materia  tor- 
bosa ,  con  un  piccolo  rapporto  di  materie  terrose.  L' analisi  ele- 
mentare, ottenuta  abbrucciaudo  la  sostanza  nel  gas  ossigeno  ed 
impiegandovi  a  ciò  0,853  gram.  della  sostanza  seccata  a  100°  C. 
diede  : 

Àcido  carbonico  1,505. 
Acqua  ...  0,383. 
Cenere    ...    5,  86. 

Questo  minerale  riesce  insolubile  nell'Alcool  e  nell'Etere; 
all'opposto  solubile  nel  Kalicaustico.  La  massa  non  brucia  con 
fiamma,  ma  si  consuma  lentamente. 

Rapporto  alla  materia  il  Dopplerite  concorda  colla  torba; 
si  trovarono  alcuni  pezzi  che  contenevano  dei  frammenti  d'essa 
torba,  ed  in  parte  con  resti  di  foglie  appartenenti  al  Phragmi- 
tes  comunis. 

Il  Dopplerite  è  a  considerarsi  come  una  massa  torbosa  omo- 
genea ,  la  quale  riconosce  la  sua  proprietà  gelatinosa  alla  gran 
quantità  d'acqua  assorbita.  Questo  corpo  gelatinoso  è  la  vera 
sostanza  da  cui  proviene,  quella  specie  di  Caibon  fossile,  che  non 
offre  tessitura  alcuna  di  legno,  ed  il  di  cui  contenuto  carbonico 
va  crescendo  sempre  più  coli' età. 

Il  Dopplerite  fu  scoperto  in  una  torbiera  di  Kainisch  pres- 
so Aussee  nell'Austria  superiore,  in  una  profondità  di  6-8  pie- 
di. Ulteriori  esperienze  faranno  conoscere  se  esso  possa  venir 
impiegato  a  qualche  uso  tecnico.  SENNONER. 

N.  An.-s.  Se.  Natur.  Serie.  III.  Tomo  3  23 


3ò4  UOPPLEhITE 

Ricerche  sul  Curaro,  dei  Signori  Bernard 
e  Pelouze. 

(Revue  et  Magasin  de  Zoologie.  N.  10.  Ottob.  1850  p.  562) 

II  Curaro  è  un  violento  veleno ,  preparato  dai  selvaggi  che 
popolano  le  foreste  vicino  all' AUo-Orenoco,  al  Rio-Negro,  e  ai 
fiume  delle  Amazzoni.  Secondo  Humboldt,  è  un  estratto  acquoso 
d'una  liana  della  famiglia  delle  Stricnee.  Gaudot  aggiunge  che 
prima  della  completa  essiccazione  dell'estratto  gì'  Indiani  di  Mes- 
saya  vi  lasciano  cadere  alcune  goccie  di  veleno  dei  serpenti  più  ve- 
lenosi; così  il  Curaro  agisce  alla  maniera  del  veleno  dei  serpenti. 

La  sua  attività  oltrepassa  qualunque  idea  che  se  ne  possa 
formare:  introdotto  nei  vasi  sanguigni,  uccide  l'animale  senza  gridi, 
senza  dolore;  la  vita  se  ne  fugge  come  il  lampo.  Sotto  la  pelle, 
agisce  lentamente,  ma  sempre  nello  stesso  modo ,  subito  e  senza 
alcun  mal  essere  apparente.  L'autopsia  indica  un  completo  an- 
nientamento della  vita.  I  nervi,  i  muscoli,  immediatamente  dopo 
la  morte  hanno  perduto  ogni  specie  d'eccitabilità.  Il  sangue  è 
nero,  si  coagula  diffìcilmente,  e  non  diventa  più  rutilante  al 
contatto  dell'aria. 

Questo  veleno  sì  terribile  quando  è  assorbito  dai  vasi ,  è 
della  maggiore  innocuità  quand'è  ingerito  nello  stomaco,  o  in 
generale  messo  in  contatto  colle  mucose,  eccetto  quelle  delle 
vie  aeree.  I  Signori  Bernard  e  Pelouze  hanno  voluto  sapere  se 
questa  innocuità  completa  dipendeva  dall'essere  il  Curaro  decom- 
posto dal  succo  gastrico,  oppure,  dal  non  essere  assorbito.  Le 
loro  esperienze  li  hanno  condotti  alle  seguenti  conclusioni:  l.*'  il 
Curaro  agisce  come  i  veleni;  2.°  la  sua  innocu/ià,  quand'è  in- 
gerito nel  canale  intestinale ,  non  può  essere  spiegata  da  un'al- 
terazione 0  da  una  digestione  che  il  principio  tossico  subirebbe, 
ma  bensì  da  una  proprietà  speciale  della  membrana  mucosa  in- 
testinale, che  si  ricusa  al  suo  assorbimento. 


••^^^'S^ 


3&5 

Delle  funzioni  riproduttive  negli  Animali 
per  F.  De  Filippi.  Milano  1852. 

Pubblicata  in  Italia  la  versione  dell'  eccellente  Corso  Elemen- 
tare di  Zoologia  del  Sìg.  Milne  Edwards ,  tosto  sentivasi  la  man- 
canza del  Trattato  delle  funzioni  di  riproduzione,  che  l'illustre  suo 
autore  credette  conveniente  d'ommettere,  riguardando  la  condi- 
zione speciale  degli  studiosi  a  cui  era  destinato.  Il  Sig.  Prof.  De 
Filippi  si  è  fatto  ora  a  supplire  a  tale  lacuna  dando  alla  luce 
un'Opuscolo  come  complemento  all'edizione  italiana  del  detto 
Corso  elementare.  Di  non  lieve  diliìcoltà  era  questo  lavoro^,  tanto 
pel  soggetto  stesso,  quanto  per  conformarsi  alle  dottrine  del 
Sig.  Milne  Edwards  ;  ma  egli  1'  ba  trattato  con  quella  sagacità 
e  maestria  che  da  lui  a  buon  diritto  potevansi  aspettare. 

Premesse  alcune  Nozioni  Generali,  parla  degli  Apparati  e 
Differenze  Sessuali:  ridotto  nei  giusti  limiti  V Ermafroditismo , 
discorre  dell'Epoca  degli  amori,  degli  Ibridi,  del  distacco  del- 
l' Uovo,  e  della  Fecondazione. 

Nel  paragrafo  dello  Sviluppo  dell'Uovo,  e  della  formazione 
dell'Embrione,  dà  un  succinto  cenno  dello  svolgimento  del  pul- 
cino, campo  prediletto  degli  embriologi  da  Malpighi  fino  a  noi. 
In  esso  ben  ravvisasi  l'accurato  Illustratore  dell'Embriogenià 
dei  Pesci.  Quindi  dopo  aver  detto  della  Cura  dei  figli  e  fatto  am- 
mirare la  sapienza  inesauribile  dell'Autore  della  natura,  e  l'i- 
stinto preveggente  delle  madri;,  ragiona  sulle  Generazioni  alter- 
nanti, mezzo  succursale  ben  degno  della  nostra  più  alta  mera- 
viglia di  cui  la  divina  provvidenza  probabilmente  si  serve,  per 
la  propagazione  di  quegli  esseri  che  per  la  loro  debolezza,  o 
per  la  vita  precaria  a  cui  sono  condannati  non  possono  forse 
assicurare  ai  loro  figli  uno  sviluppo  mumale.  Di  questo  impor- 
tantissimo argomento  in  cui  tanto  si  sono  distinti  Sars  ,  Siebold  , 
Steenstrup,  LOwen ,  Van  Beneden,  Dujardia  ,  offre  egli  un  rias- 
sunto storico  accennando  ancora  le  principali  scoperte  di  questi 
osservatori ,  che  hanno  sparso  una  nuova  luce  sulla  natura  e 
6ul  genere  di  vita  di  molti  ordini  d'aniiuuli ,  e  su  vaii  fenomeni 
dapprima  affatto  sconosciuti  o  misteriosi.  Tratta  da  ultimo  della 
Geiurazione  spontanea,  e  lo  fa  con   lauto  sapere  e  coucésioue, 


356  DELLE   FUNZIONI  RIPRODDTTIVE 

che  noi  non  possiamo  dispensarci  dai  qui  riportare  per  intero 
Io  squarcio  ciie  la  riguarda  credendo  ancora  di  far  cosa  grata 
ai  nostri  lettori ,  che  vi  vedranno  compilati  i  fatti  principali  con 
cui  si  vuol  sostenere  questa  teoria ,  e  nel  tempo  stesso  le  ragio- 
ni colle  quali  essa  viene  abbattuta. 

„  L'apparizione  inaspettata  dei  piccoli  animali,  in  casi  ed 
„  in  circostanze  che  ne  rendono,  almeno  al  volgo,  misteriosa 
j,  la  vera  provenienza,  ha  servito  di  fondamento  ad  un'  ipotesi 
„  antichissima,  secondo  la  quale  è  ammesso  che  alcuni  animali 
„  possano  formarsi  dal  semplice  fortuito  concorso  degli  elemen- 
„  ti,  senza  l'opera  di  progenitori.  Contribuì  non  poco  al  favore 
„  di  questa  teoria  il  vedere  per  Io  più  generarsi  questi  animali 
„  nella  dissoluzione  di  altri  organismi  ^  colla  fermentazione  lenta 
„  di  sostanze  organiche.  Non  sembrò  sufficiente  il  vedere  fra 
„  questi  due  fenomeni  una  relazione  qualunque;  ma  si  volle 
j,  che  uno  dipendesse  immediatamente  dall'altro;  che  i  principj 
„  sprigionatisi  colla  fermentazione  ,  trovandosi  allo  stato  na- 
„  scente  tendessero  con  particolare  energia  a  combinarsi  di  nuo- 
„  vo,  ed  al  generare  cosi  altri  corpi  organici.  L'aberrazione 
,,  della  mente  fu  spinta  ad  asserire  che  tutti  gli  animali  della 
„  terra,  non  escluso  l'uomo,  abbiano  avuto  questo  primitivo 
,,  modo  d'origine  ! 

„  Non  è  a  credersi  quando  sia  grande  il  numero  dei  falli 
„  ai  quali  si  è  voluto  appoggiare  questa  teoria!  Un  volume  ap- 
„  pena  basterebbe  a  farne  l'enumerazione:  ma  la  maggior  par- 
„  le  si  riducono  a  due  generi  di  fenomeni  che  sono  anche,  fuo- 
„  ri  di  dubbio,  i  più  illudenti  ed  oscuri. 

„  Un  bicchiere  d'acqua  pura,  anzi  distillata,  che  il  più  forte 
„  microscopio  non  dimostra  contenere  la  più  piccola  traccia 
„  d'  un  corpo  eterogeneo,  abbandonalo  a  se  all'influenza  della 
„  luce  solare,  non  larda  molto  a  presentare  una  moltitudine  di 
„  corpi  organici,  visibili  anche  ad  un  microscopio  di  mediocre 
„  forza.  I  germi  di  questi  corpi  non  possono  derivare  che  dal- 
„  l'acqua  o  dall'aria.  Or  si  è  creduto  bastar  l'ebullizione  o  la 
„  distillazione  per  distruggere  ogni  germe  organico  nell'acqua: 
„  e  sutficientemenle  esclusa  l'aria  dal  prender  parte  al  fenomeno, 
„  facendo  che  avesse  luogo  in  un  vaso  chiuso,  e  sostituendo 
„  all'aria  stessa  altro  gas.  È  ben  lungi  dall' esser  provata  la 


nEGLI  ANIMALI  357 

„  realtà  di  queste  supposte  condizioni  ;  e  d*  altronde  dalle  ricer- 
„  che  di  vari  micrograG,  e  sopratutio  da  quelle  numerose  del- 
„  l'infaticabile  Sig.  Ehrenberg,  si  ricavano  dati  che  rendono 
,,  per  lo  meno  inutile  l' affaticarsi  dietro  una  teoria  che  dissuona 
j,  tanto  dalle  leggi  ordinarie  della  natura.  Tali  sarebbero  la  pre- 
,,  senza  nell'aria  non  solamente  di  germi,  ma  ancora  di  alghe 
„  e  d'infusori  viventi,  dimostrata  dall'esatta  analisi  microsco- 
,,  pica  che  il  prelodato  naturalista  ha  istituito  del  pulviscolo  at- 
„  raosferico;  e  la  straordinaria  fecondità  di  questi  esseri  orga- 
„  nici ,  appena  siano  caduti  in  circostanze  opportune  al  loro 
„  sviluppo. 

„  Il  Sig.  Ehrenberg  ha  avuto  la  pazienza  di  studiare  la  pro- 
„  dultività  di  un  Rotifero  durante  il  corso  di  18  giorni,  ed  ha 
„  veduto  nello  spazio  di  24-30  ore  questo  unico  indivìduo  pro- 
„  durre  4  figli;  e  ciascuno  di  questi  nei  casi  normali,  quadru- 
„  plicarsi  del  pari  in  egual  spazio  di  tempo  e  così  di  seguito. 
,,  Ritenendo  stabile  questa  legge,  ne  viene  che  una  sola  madre 
„  può  al  10.°  giorno  aver  data  origine  ad  un  milione  di  roliferi; 
„  al  20.°  ad  un  bilione;  al  30."  ad  un  trillione,  ecc.  ecc.  Sup- 
„  ponendo  a  questi  animaletti  un  involucro  siliceo,  o  calcareo, 
„  quale  è  posseduto  da  vari  infusori  poligastrici,  si  può  calcolare 
„  che  un  solo  di  essi,  nello  spazio  di  un  mese  può  moltiplicarsi 
„  in  modo,  che  gli  inviluppi  della  sua  prodigiosa  generazione 
„  formino  uno  strato  di  farina  minerale  di  un  miglio  quadrato 
„  di  superficie,  e  air  incirca  un  piede  e  tre  quarti  di  profondità! 

„  Vedasi  adunque ,  ciò  che  è  capace  a  produrre  un  germe 
,,  solo  d'un  infusorio  caduto  dall'aria  in  un  bicchiere  d'acqua, 
„  ed  innavvertito  da  qualunque  più  potente  microscopio,  e  mal- 
„  grado  ogni  cautela  d'esclusione! 

,,  Un  altro  genere  di  fenomeni  ancora  in  gran  parte  oscii- 
„  rissimi,  e  tali  da  servire  se  non  di  fondamento  almeno  di 
„  pretesto  alle  più  avventate  ipotesi,  è  quella  della  produzione 
„  dei  vermi  intestinali.  E  già  soggetto  di  maraviglia  la  loro 
„  comparsa  in  cavità  liberamente  comunicanti  coli'  esterno; 
„  tanto  maggiormente  lo  deve  essere  la  loro  presenza  in  cavità 
„  chiuse,  0  nel  parenchima  de'  visceri. 

„  A  questo  riguardo  per  altro  noi  abbiamo  già  esposto  nel 
„  precedente  paragrafo  (Generazioni  alternanti)  vari  fatti  che 


358  DELLE  FUNZIONI  RlPRODtTTIVE 

„  spargono  molta  luce,  e  che  indicano  almeno  qual  via  si  debba 
„  seguire  per  giungere  infine  alia  scoperta  del  vero,  e  poiché 
„  non  ci  è  lecito  per  ora  abbandonare  il  campo  delle  conget- 
„  ture,  quali  di  queste  siano  più  conformi  a  leggi  universali  già 
,,  conosciute.  Possiamo  aggiungere ,  come  tra  i  vari  corpuscoli 
„  eterogenei  circolanti  col  sangue  sia  facile  vedere  e  germi  ed 
„  embrioni  di  vari  entozoi  (1).  Qual  maraviglia  se  questi  si  ar- 
„  restano  in  qualche  viscere,  ed  ivi  si  sviluppano  in  quel  modo 
,,  e  forma  che  è  concesso  dal  nido  così  acquistato  P 

,,  Concludiamo  che  se  la  teoria  della  generazione  spontanea 
„  fosse  conforme  alla  verità,  essa  avrebbe  trovato  col  progredire 
„  delle  cognizioni  e  dei  mezzi  di  studio  maggior  appoggio  dei 
„  fatti:  le  è  toccata  invece  una  sorte  affatto  opposta,  ciò  che 
„  è  suflìciente  a  farla  respingere ,  malgrado  il  fascino  che  essa 
„  può  esercitare  sulla  fantasia  dei  giovani  studiosi,  e  malgrado 
,,  l'autorità  di  grandi  uomini,  che  le  hanno  dato  un  passaggiero 
j,  splendore.  Ex  nihilo  nihil.  Omne  vivum  ex  ovo  „. 

Ed  infatti  mentre  tutta  la  natura  vivente  perpetuata  nelle 
sue  specie  le  più  apparenti,  più  non  lascia  dnbitare  sulla  sua 
normale  regola  di  propagazione,  il  sospetto  delle  generazioni 
spontanee  o  eterogine  corse  successivamente  a  rifuggirsi,  per 
così  dire  a  misura  che  si  diradavano  le  tenebre,  in  mezzo  iti 
esseri  sempre  più  esigui,  che  o  per  l'oscurità  del  loro  organismo, 
o  pel  segreto  della  loro  riproduzione ,  sfuggirono  alla  curiosità 
dei  naturalisti.  Ma  ogni  ricerca,  ogni  scoperta  che  fa  la  scienza 
su  questi  esseri  è  una  nuova  sconfitta  che  tocca  alla  Teoria  della 
generazione  spontanea  ,  ed  allorché  i  nostri  mezzi  d'osservazione 
saranno  maggiormente  perfezionati,  sarà  pure  finalmente  scac- 
ciata da  questi  ultimi  trincieramenti ,  e  dannata  al  silenzio  e 
all'obblio.    Ed   anzi   su   questo   soggetto  il   Signor    Duvernoy 


(I)  La  rana  si  presta  meglio  d'ogni  altro  animale  a  questo 
,,  genere  di  osservazioni ,  che  però  furono  istituite  anche  nel  san- 
„  gue  dei  pesci ,  di  uccelli  e  di  mammiferi.  È  interessante  il  fatto 
„  esposto  dal  Prof.  Ecker  di  Basilea  che ,  presi  1 1  corvi  in  una 
,,  .stessa  stagione  lungo  il  Reno ,  trovò  in  tulli  una  moltitudine 
„  di  filarie  circolanti  nel  sangue  „. 


NEGLI  ANIMALI  3&9 

nell'eccellente  suo  articolo  Propagàtion  del  Dizionario  di  Storia 
Naturale  di  Orbigny,  che  è  come  la  confatazione  dell'altro  ar- 
ticolo, dell'opera  stessa,  Generation  Spontanee  del  Sig.  Gerard 
acerrimo  sostenitore  di  questa  teoria  cos'i  si  esprime  „  .  .  .  . 
„  ....  in  niun  caso  si  può  supporre  che  qualunque  essere  or- 
„  ganizzato  sia  formato  dalla  sola  influenza  degli  agenti  fisici, 
„  0  da  quella  dell'essere  organizzato  nel  quale  è  parassito.  Que- 
„  st' ultima  ipotesi,  questa  generazione  eterogina,  come  pure 
,,  la  generazione  spontanea ,  non  sono  ammissibili  nello  stato 
„  attuale  delie  nostre  cognizioni.  Esse  sono  tanto  contrarie  alle 
,,  leggi  della  semplice  logica,  quanto  ai  fatti  i  più  positivi  i  più 
,;  avverati  della  scienza  „. 

Che  se  nei  Protopolipi  nelle  Idatidi  o  Vermi  Vescicolari ,  ne- 
gli Ànimalucci  Omogenei  o  Poligastrici  di  Ehrenberg  non  si  sono 
ancora  scoperti,  almeno  positivamente,  gli  organi  sessuali^  ma 
soltanto  la  propagazione  fìssipara^  o  gemmipara  puossi  fondata- 
mente tenere  che  sia,  perchè  non  sono  stati  bastantemente  os- 
servati. E  già  un  celebre  Naturalista  e  Letterato  italiano,  Fran- 
cesco Redi,  pronunciava  sono  ormai  200  anni  —  Io  mi  sento  in- 
„  clinato  a  credere  che  tutti  quei  vermi  si  generino  dal  seme 
„  paterno,  e  che  le  carni,  e  l'erbe,  e  le  altre  cose  tutte  pu- 
,,  trefatte,  o  putrefattibili  non  facciano  altra  parte  ne  abbiano 
„  altro  ullìzio  nella  generazione  degi'  insetti ,  se  non  d' appre- 
„  stare  un  luogo,  o  un  nido  proporzionato,  in  cui  dagli  animali 
„  nel  tempo  della  figliatura  sieno  portati,  e  partoriti  i  vermi, 
„  0  r  uova  0  le  altre  semenze  de'  vermi ,  i  quali  tosto  che  nati 
„  sono,  trovano  in  esso  nido  un  sutTìciente  alimento  abilissimo 
„  per  nutricarsi:  e  se  in  quello  non  son  portate  dalle  madri 
„  suddette  semenze  ,  niente  mai,  replicatamento  niente,  vi  s'in- 
„  generi ,  e  nasca  (I)  „. 

Cos'i  pariavasi  nel  seicento  ,  nei  primordi  della  scienza,  quan- 
do cioè  ancora  ritenevasi  per  verità  indubitata  il  nascer  le  mo- 
sche dalla  putredine,  le  api  dalle  fracide  carni  del  toro,  come 
già  cantò  Virgilio  nelle  sue  Georgiche. 

Un  Redattore. 


(1)  Esperienze  intorno  agi' Insetti.  T.  t.  p.  13.  Venezia  1712. 


360 

Journal  de  Conchyliologie  etc.  =  Giornale  di 
Conchiliologia  contenente  lo  studio  degli  ani- 
mali Molluschi ,  delle  conchiglie  viventi,  e 
delle  conchiglie  fossili.  Pubblicato  sotto  la 
direzione  del  Sig.  Petit  de  la  Savssate.  Pa- 
rigi 1850.  in  8.  fig. 


Non  esistendo  in  Francia  alcuna  speciale  pubblicazione  per 
la  Conchiliologia ,  e  trovandosi  quindi  costretti  i  coltivatori  di 
questo  bel  ramo  di  zoologia  a  ricorrere  a  riviste,  ad  annali  od  al- 
tre raccolte,  che,  consacrale  a  diversi  rami  di  Storia  Nat.,  sono 
voluminose,  costano  molto,  e  lasciano  perciò  molto  a  desidef'are 
come  mezzi  di  pubblicità,  perciò  il  Sig.  Petit  de  la  Saussaye, 
ha  pensato  di  rimediare  a  questo  difetto  facendosi  direttore  d'un 
giornale  contenente  Io  studio  degli  animali  molluschi,  delie  conchi- 
glie viventi  e  delle  conchiglie  fossili-  Questo  giornale  ha  unica- 
mente una  vista  scientifica  poiché  tenue  ne  è  il  prezzo,  e  perchè 
la  totalità  dei  fondi  che  si  verseranno  è  impiegata  alla  sua  com- 
posizione. Quindi  più  sarà  il  numero  degli  associati  maggiore 
estensione  avrà  il  foglio. 

Il  Giornale  di  Conchiliologia  sarà  pubblicato  per  trimestri. 
Il  prezzo  spedito  per  la  posta  e  ricevuto  franco  di  porto,  è  fis- 
sato per  anno. 

A  13  franchi  in  Parigi. 

À  18  franchi  pei  dipartimenti. 

A  18  franchi  per  l'estero. 
L'indirizzo  per  l'associazione  (pagabile  anticipatamente) 
è  —  Sig.   Petit  de  la  Saussaye,   strada  Neuve-des-Malhurins , 
N.  19  —  a  Parigi  ;  ed  in  Bologna  presso  li  Direttori  degli  An- 
nali di  Storia  Naturale. 

Il  primo  fascicolo  comprende  —  Sopra  il  Gen.  Acteon  Sou- 
JLEYET.  —  Sopra  il  perforamento  delle  pietre  fatto  dai  Molluschi. 


GIORNALE   DI    CONCHIOLOGIA 


^i 


Deshayes.  —  Sopra  l'organo  dell'odorato  nei  Molluschi  gaster. 
terrestri.  Deshayes.  —  Sopra  il  Gen.  Ciclostoma  e  catalogo  delle 
specie.  P.  DE  LA  SoussYAE.  —  Descrizione  di  un  Anodonta  nuo- 
vo. Recluz.  —  Desc.  di  Conchiglie  nuove.  Petit.  —  Sopra  le 
Neritine.  Io.  —  Sopra  il  legamento  del  Gnatodon.  De  Saulcy. 
—  Di  alcune  Conchiglie  dell'Africa  orient.  Petit.  —  Terminolo- 
gia (Coluraella).  Recluz.  —  Bibliograp.a. 


Studi  Entomologici  pubblicati  per  cura  di 
Flaminio  Baudi  e  di  Eugenio  Truqui. 

PROGRAMMA. 

11  desiderio  di  diffondere  il  più  che  ci  sia  possibile,  e  spe- 
cialmente in  Italia,  lo  studio  delle  scienze  naturali  ci  ha  indotti 
a  por  mano  a  questa  nostra  pubblicazione,  collo  scopo  principa- 
lissimo  di  presentare  agli  autori  un  modo  facile  di  mandar 
alla  luce  gli  scritti  loro. 

Imperocché  nella  nostra  Italia  ricchissima  di  ogni  genere  di 
produzioni  naturali  non  mancarono  mai  esimii  cultori  della  scien- 
za che  le  illustrassero  e  ne  studiassero  gli  utili  che  se  ne  ponno 
ricavare,  od  i  danni  che  arrecano,  affinchè  conosciutili  l'uomo 
si  adoperi  con  ogni  possa  a  procacciarsi  i  primi  nello  stesso  tem- 
po che  procurerà  di  opporsi  agli  altri.  Ora  poiché  molti  dotti 
uomini  non  pur  in  Italia  ma  anche  negli  altri  paesi  fecero  co- 
noscere coi  loro  scritti  le  minime  differenze  degli  esseri  che  ne 
circondano ,  il  numero  delle  specie  di  questi  crebbe  sì  prodigio- 
samente ,  che  un  solo  uomo  non  può  più  occuparsi  a  fondo  non 
dirò  già  di  tutte  le  naturali  discipline ,  ma  neppure  della  sola 
Zoologia  ;  ed  a  chi  voglia  ora  render  servizio  alla  scienza  con- 
viene che  si  contenti  di  studiare  a  fondo  un  solo  ramo  di  essa, 
avvertendo  pure  quanto  più  sarà  ristretto  il  circolo  delle  sue 
investigazioni,  tanto  più  diligentemente  le  potrà  proseguire,  e, 
fattele  conoscere  in  modo  certo  e  chiaro,  darà  alla  scienza  quella 


362  STUDI   ENTOMOLOGICI 

parie  di  lume  che  si  acquista  coli' assidua  iucnbrazione ,  e  non 
con  quel  farfalleggiare  che  piace  a  molti  ^  giova  a  nessuno. 

Noi  da  vari  anni  ci  occupiamo  di  quella  parte  della  Zoolo- 
gia che  tratta  degl'Insetti,  ed  agli  entomologi  principalmente 
intendiamo  di  rivolgerci".  La  pubblicazione  nostra  è  destinata  a 
produrre  alla  luce  nel  più  breve  spazio  di  tempo  possibile  (1)  le 
memorie  entomologiche  che  ci  verranno  trasmesse  dai  loro  autori, 
e  la  scienza  essendo  una  per  tutti',  pubblicheremo  gli  scritti  da 
qualunque  paese  ci  vengano  ed  in  qualunque  lingua  ,  attenendo- 
ci però  di  preferenza  alle  lingue  italiana,  latina  e  francese.  Pre- 
ghiamo pertanto  i  cultori  dell'entomologia  a  volerci  mandare  gli 
scritti  loro,  e  noi  ci  obblighiamo  di  darli  alla  luce  tosto  che 
ci  giungano  :  speriamo  che  questa  nostra  offerta  abbia  a  riuscir 
gradita,  poiché  evita  agli  autori  le  spese  in  cui  incorrerebbero 
se,  volendo  dar  presto  alla  luce  le  loro  memorie,  isolatamente 
le  pubblicassero,  e  toglie  di  mezzo  quell' aspettare  a  cui  debbe 
sottomettersi  chi  voglia  inserire  scritti  nei  volumi  delle  Accade- 
mie e  Società  scientifiche,  le  quali,  gratuitamente  sì ,  stampano 
dotte  memorie,  ma  per  l'abbondanza  di  queste  e  per  la  neces- 
sità di  variare  la  materia ,  ne  ritardano  sovente  di  uno  ed  an- 
che più  anni  la  pubblicazione;  oltreché  essendo  per  lo  più  i  vo- 
lumi delle  Accademie  di  molta  mole  ed  uno  scritto  entomologico 
stando  framezzo  a  molti  di  tuti' altra  natura,  riesce  di  somma 
spesa  a  chi  ne  voglia  far  acquisto,  e  ne  impedisce  la  facile  cir- 
colazione fra  le  mani  di  tutti  gli  entomologi. 
Le  memorie  monografiche ,  e  quelle  che  trattino  della  classifica- 
zione, oppure  dell'entomologia  applicata  all'agricoltura  ed  alle 
arti  saranno  ricevute  con  maggior  riconoscenza. 

Le  condizioni  principali  sono: 

Di  ogni  memoria  sarà  data  in  dono  una  copia  al  suo  autore, 
il  quale  potrà  farne  stampare  a  parte  quel  numero  di  copie  che 
desidera  fino  a  cinquanta ,  ed  al  prezzo  della  pubblicazione. 

Il  prezzo  è  fissato  a  cent.  60  per  ciascun  foglio  di  stampa 
di  16  pagine  in  8.°;  e  ad  l  franco  per  ciascheduna  tavola  in 
nero  o,  all'uopo,  colorita. 

(I)  Verrà  alquanto  ritardala  la  pubblicazione  di  quelle  memo- 
rie che  fossero  accompagnate  da  tavole ,  l' incisione  delle  quali  ri- 
chiede necessariamente  maggiore  spazio  di  tempo. 


STUDI  ENTOMOLOGICI  363 

Le  domande  debbono  essere  indirizzate  in  Torino  al  sig.  Eu- 
genio Iniqui  (  Via  di  Borgonuovo ,  n"  29 ,  p"  ("  ) ,  oppure  al  cav. 
Flaminio  Bandi  di  Selve  (  Fta  di  Borgonuovo ,  n"  35 ,  p''  1*').  — 
I  signori  Commiltenti  sono  pregati  d' indicare  nella  lettera  di 
domanda  con  qual  mezzo  si  debbano  mandar  loro  i  fascicoli. 

N.  B.  É  pubblicalo  il  I.°  fascicolo  composto  di  7  fogli  di 
stampa  e  4  tavole,  di  cui  2  in  colore.  Contiene  le  seguenti  Me- 
morie :  —  ÀMPHICOMA  ET  EuLASiA  insectoruftì  coleopterorum  ge- 
nera ab  Eugenio  Truqui  monographice  disserta.  —  Observations 
sur  les  genres  Procrustes ,  Procerus ,  Carabus  et  Calosoma,  par 
INI.  Solier.  —  Esame  d' insetti  ditteri  brasiliani,  di  Camillo  Ron- 
dani.  — 

Il  2°  fascicolo  uscirà  quanto  prima ,  e  conterrà  la  Descri- 
zione di  varie  specie  nuove  di  Stafilini  di  Flaminio  Bandi,  e  la 
ÌA'^  tribù  dei  Collapteridi  del  Solier  che  tratta  dei  Blapsiti. 


FERRO   COMRUSTIBILE 

Leggeti  nel  \P  fascicolo  del  Rendiconto  della  R,  Accademia 
dei  Georgofili  il  seguente  rapporto  del  Segretario,  a  pag.  17. 

Conosrcevano  da  molto  tempo  i  chimici  sotto  il  nome  di  Ferro 
piroforico  quella  polvere  singolare  che  ottenuta  dalla  riduzione 
dell'ossido  di  ferro  operata  mediante  l'ajuto  del  fuoco  da  una 
corrente  di  gas  idrogeno,  aveva  la  proprietà  di  infiammarsi 
quando  la  si  projettava  nell'aria.  Si  era  anche  tentato  da  varj 
metallurgisti  di  operare  in  grande  questa  riduzione  dell'ossido 
di  ferro  col  gas  idrogeno  ;  ma  senza  ottenere  resultati  soddisfa- 
centi. Recentemente  soltanto  il  Sig.  Chenot  è  riuscito^  con  pro- 
cesso particolare  e  facendo  uso  del  gas  prodotto  dalla  distillazione 
del  legno,  o  del  vapore  d'acqua  che  abbia  traversato  i  carboni 
ardenti,  a  trasformare  il  minerale  di  ferro  ossidato  in  una  spugna 
molto  porosa  di  ferro  metallico. 

Questa  spugna  di  ferro  che  brucia  rapidamente  nell'aria 
al  semplice  accostarvi  di  un  carbone  acceso,  oltre  ì  molti   usi 


364  FERRO  COMBUSTIBILE 

scientifici  che  può  avere,  viene  proposta  alla  metaHnrgia  per  la 
riduzione  dei  suifuri  e  dei  silicati  per  via  secca,  ail'orticultura 
per  riscaldare  i  suoi  letti  caldi,  mescolandola  sia  col  concime, 
sia  colle  materie  vegetabili  le  più  restìe  alla  fermentazione,  ed 
alla  architettura  per  formarne  insieme  colla  sabbia  un  cemento 
durissimo  e  molto  resistente  alle  intemperie,  che  può  avere  in- 
finiti usi  nelle  costruzioni  e  servire  specialmente  di  base  alla  for- 
mazione dei  pavimenti  che  si  chiamano  alla  veneziana.  Ma  quello 
che  a'  miei  occhi  le  dà  una  importanza  molto  maggiore  si  è  la 
sua  immensa  potenza  riscaldante  per  la  quale,  secondo  le  espe- 
rienze del  Sig.  Chenot,  1000  chilogrammi  di  essa  spugna  equi- 
valgono per  l'effetto  calorifero,  che  possono  produrre,  a  3400 
chilogrammi  di  carbon  fossile  di  prima  scelta.  Or  siccome  dietro 
a  calcoli  del  Sig.  Chenot  la  trasformazione  del  minerale  di  ferro 
in  spugna  metallica  non  costa  che  15  franchi  per  ogni  1000  chi- 
logrammi e  nella  combustione  sì  ripristina  l'ossido  di  ferro  pri- 
mitivo, cosi  colpisce  a  prima  vista  l'idea  dell'economia  che  po- 
trebbe procurare  a  tutte  le  industrie  ,  in  cui  si  ha  bisogno  di 
fuoco,  questa  nuova  sorta  di  combustibile,  ove  abbondi,  come 
tra  noi,  il  minerale  di  ferro. 

Il  processo  del  Sig.  Chenot  essendo  ormai  noto,  mi  sembre- 
rebbe molto  raccomandabile  ai  nostri  chimici  di  verificarne  i  ri- 
sultali, giacché  ove  questi  fossero,  quali  si  annunziano,  sarebbe 
da  aspettarsene  per  l'industria  una  rivoluzione  non  meno  im- 
portante di  quella  che  già  produsse  la  scoperta  del  carbon  fos- 
sile, 0  r  applicazione  del  vapore  come  forza  motrice. 


Nuoro  METODO  ACCELERATORE   DELLA  FOTOGRAFIA 

IN  Carta. 

Nel  Fascicolo  di  Maggio,  e  Giugno  del  passato  Anno  si  par- 
lò sulla  fotografia  in  carta  in  questi  Annali  per  mezzo,  d'un 
esleso  Articolo  del  nostro  esimio  collaboratore  Sig.  A.  Saporetti, 
il  quale  storicamente  con  molta  dottrina  ed  esattezza  trattava 
questo  argomento  interressante  così  bene  sotto  il  rapporto  delle 


DELLA   FOTOGRAFIA   IN   CARTA  366 

scienze  fìsico-ciilfuichc,  come  delle  arti  del  disegno  e  della  pit- 
tura al  vero.  Ora  ci  cade  in  acconcio  di  nuovamente  parlarne , 
perchè  una  bella  notizia  ci  venne  annunziata,  e  poscia  resa  pa- 
lese dal  Signor  Giacomo  Finocchi  Anconetano,  il  quale  già  si 
propose  per  suo  diletto  di  agire  in  Fotografìa,  e  si  accinse  a 
tentare  tutti  li  metodi  sin  qui  conosciuti  per  poi  scieglierne  e 
seguirne  il  migliore.  Tutti  li  provò;  ma  niuno  vi  fu  che  intera- 
mente l'appagasse,  e  ciò  a  cagione  del  non  poco  spazio  di  tempo 
che  gli  conveniva  impiegare  esponendo  la  preparata  carta,  o  il 
vetro  nella  camera  oscura.  Ciò  induceva  di  frequente  un  qual- 
che inconveniente  ed  isconcio  nei  disegni  di  oggetti  semoventi  in 
ispecie,  nei  quali  per  quanto  si  procurasse  che  rimanessero  fer- 
mi, pure  un  qualche  movimento  anche  involontario  ne  distur- 
bava di  frequente  la  esattezza  della  operazione  la  precisione  del 
disegno  delle  ombre,  e  dei  contorni.  Onde  togliere  questa  dif- 
ficoltà il  Finocchi  pensò  di  trovar  modo  afiìnchè  l'azione  della 
luce  sulla  carta  fosse  quasi  istantanea,  cioè  del  minor  tempo  pos- 
sibile, allorché  finalmente  dopo  replicate  esperienze  gli  riesci  di 
scoprire  quella  tanto  cercata  sostanza  (che  da  sì  lungo  tempo 
era  soggetto  di  studi  di  uomini  per  fama  conosciuti),  la  quale  è 
atta  a  ricevere  con  sorprendente  celerità  le  impressioni  dei  punti 
lucidi  ed  oscuri,  delineando  e  segnando  quelli  sulla  carta  con  sol- 
leciti preparativi.  Il  suo  processo  di  apparecchiare  la  carta,  e 
con  quali  sostanze  la  disponga,  ci  è  tuttora  ignoto,  ma  sap- 
piamo bensì  che  I'  acceleramento  annunciato  dal  medesimo  è 
fatto  vero,  e  prove  ne  siano  gli  esperimenti  da  lui  eseguiti,  e 
da  me  veduti  unitamente  al  R.  Padre  Trotti  fisico  espertissimo 
nell'almo  collegio  dei  Bernabiti  di  questa  Città.  In  quelle  espe- 
rienze la  esposizione  degli  oggetti  fu  brevissima,  talché  ambi  am- 
mirammo tanta  prestezza  e  desiderando  di  conoscerne  il  metodo 
tuttora  occulto,  convenimmo  sulla  bontà  e  sollecitudine  del  me- 
desimo. 

Di  questo  bel  trovato  del  Sig.  Finocchi ,  i  viaggiatori ,  gli 
artisti ,  tutti  quelli  per  dir  breve  che  vorranno  approflìttarsi 
della  Fotografia  sulla  carta  per  avere  soggetti  interessanti ,  rac- 
colte di  piacevoli,  o  dilettose  memorie  e  di  materiali  utili  per 
ulteriori  lavori  troveranno,  nel  suo  metodo  d'  agire  (che  abbiamo 
lusinga  vorrà  farlo  palese  in  breve)  immensi  vantaggi,  e,  grati 


366  DELLA   FOTOGRAFIA   IN   CARTA 

le  mille  volte  al  Finocchi,  si  persuaderanno  da  loro  stessi  quanto 
di  utilità  si  tragga  da  questa  applicazione  sulla  carta  per  più 
molivi,  fra  i  quali  per  la  quasi  certezza  di  ottenere  risultati  sod- 
disfacenti con  poca  «pesa,  e  con  moltissima  celerità  (in  tre  o  quat- 
tro secondi)  non  che  per  la  grande  sempliqità  dell'operare  la 
quale  rende  questo  metodo  facile  pur  anche  alli  più  inscienti 
alla  chimica. 

A.  S.  Malvasia. 


Osservazioni  del  Sig.  Desbayes  sul  Perforamento 
delle  pietre  operato  dai  Molluschi. 

(  Rev.  et  Mag.  de  Zoologie  1850.  N.  6.  ) 

L'autore  dimostra  vittoriosamente,  a  quel  che  ci  sembra, 
che  un'esame  accurato  non  può  lasciar  sussistere  l'opinione  che 
il  perforamento  dei  corpi  duri  sia  operato  dai  Molluschi,  per  un 
mezzo  meccanico.  Fa  vedere  che  percorrendo  tutti  i  generi  che 
presentano  una  abitazione  entro  pietre  non  si  è  trovato  né  la 
forza  necessaria,  né  il  movimento  indispensabile  per  forare,  né 
una  durezza  nella  conchiglia  capace  d'intaccare  le  sostanze  che 
forano;  perchè  quasi  tutti  questi  Molluschi,  sono  invece,  rimar- 
chevoli per  la  tenuità  delle  loro  conchiglie.  Un  agente  chimico 
gli  pare  solo  capace  di  poter  dare  questo  risultato;  ei  riguarda 
il  piede  dell'animale  come  secernente  un'acido  che  esso  appli- 
ca alla  superficie  delle  cavità^  che  abitano  questi  animali. 
Un'analoga  opinione,  in  quanto  alla  natura  dell'agente,  era 
già  stata  emessH  e  sostenuta  fra  gli  altri,  dal  Sig.  Duvernoy, 
sul  proposito  delle  spugne  perforanti,  e  delle  osservazioni  che 
egli  aveva  fatte  sulle  Patelle,  e  non  aveva  ancora  esitalo  ad 
estendere  questa  spiegazione  a  tutti  gli  animali  che  godono  della 
facoltà  perforante.  (Compie  Rendu  de  l'Acad.  des  Sciences,  an. 
1840,  p.  683  e  1021.). 


367 
ALTRE  DUE  PAROLE 

SUGLI  AUTOGRAFI 

DI  GALILEO  E  DI  CAVALIERI 


Mentre  nel  Novembre  decorso  io  slava  inlraltenendo  l' illu- 
stre Accademia  delle  scienze  sulla  vita  di  Cesare  Marsilio  e  su- 
gli autografi  di  Galileo  Galilei  e  del  Padre  Cavalieri,  rinvenuti 
nell'archivio  della  nobile  famiglia  dei  Signori  Marsili,  un  mio 
concittadino,  il  Prof.  Eugenio  Alberi,  investito  già  da  S.  A.  I.  e  R. 
del  carico  di  dirigere  una  completa  edizione  delle  opere  edile  ed 
inedite  di  Galileo,  condotta  sui  MSS.  Palatini,  veniva  pubbli- 
cando la  maggior  parte  di  quelle  medesime  lettere  a  Cesare  Mar- 
sili,  delle  quali  io  ho  fatta  parola  in  questi  annali.  Quelle  copie 
con  altri  autografi  originali  trovansi  in  quel  ricchissimo  tesoro 
della  Biblioteca  de'  Pitti,  fin  da  quando  ad  una  completa  edi- 
zione delle  opere  dell'immortale  filosofo  pose  pensiero  il  celebre 
suo  discepolo  Viviani,  il  quale  allora  si  procacciò  copia  delle 
lettere  di  Galileo  da  tutti  i  di  lui  corrispondenti ,  ed  a  quel  che 
sembra^  anche  dagli  eredi  del  bolognese  Marsili.  Così  l'Alberi  ha 
potuto  or  ora  pubblicare,  nel  sesto  e  settimo  volume  della  sud- 
delta  edizione  ,  intorno  a  cento  lettere  inedite  del  Grande  toscano. 
Né  a  ciò  si  limita  l'importanza  della  pubblicazione  di  quel  com- 
mercio epistolare,  avvegnaché  stia  ora  l'Alberi  stesso  pubblicando 
circa  seicento  lettere  inedite  dirette  ad  esso  Galileo  ,  fra  le  quali 
sono  appunto  anche  le  correspettive  del  Marsili ,  che  insieme  a 
quelle  di  tutti  gli  altri  corrispondenti  del  Galileo  si  conservano 
con  altre  autografe  nella  stupenda  collezione  summenlovata.  La 
quale  collezione  di  quanta  importanza  sia  per  tornare  alla  storia 
delle  scienze,  ognuno  di  leggieri  lo  immagina  dai  nomi  di  Torri- 
celli, di  Cavalieri,  di  Castelli,  di  Cesi ,  di  Sagredo,  di  Magini, 
di  Balianì,  di  Diodati,  di  Gassendi ,  di  Tico  Brahe,  di  Keplero 
e  di  tutti  insomma  gli  uomini  eminenti  di  quel  tempo ,  che  ten- 
nero corrispondenza  coli' italiano  ristauratore  della  filosofia  na- 
turale. 

Si  è  dalla  gentilezza  del  mio  concittadino  che  sono  posto  in 
isperanza,  di  pure  conseguire  copia  di  scritti  per  me  tuttora  sco- 
nosciuti del  nostro  Marsili,  e  fra  gli  altri  di  quella  scrittura 
sulla  deviazione  della  linea  meridiana  celebrata  nella  lettera  di 
Galileo  del  dì  5  Aprile  1631.  Le  quali  cose  mi  è  parso  debito  di 
notificare  a  comune  soddisfazione  ed  a  debita  lode  del  mio  illu- 
stre concittadino. 

Pertanto  la  bella  scoperta  bolognese  dei  50  autografi  rin- 
venuti  originali  del  Galileo  e  del  Cavalieri,  per  me  annunziala 


368  AUTOGR.  DI  GALILEO   B   CAVALIERr 

all'Accademia  coli'  elogio  del  Marsili,  e  poscia  riferita  nei  due 
articoli  di  questi  Annali,  in  oggi  per  le  belle  notizie  sommini- 
stratemi dalla  gentilezza  dello  esimio  snilodato  Professore,  vi  è 
meglio  risplenderà  di  più  vivida  luce,  perchè  si  è  resa  più  chiara 
e  più  estesa,  onorandone  ancora  vi  è  meglio  la  famiglia  dei  Si- 
gnori Marsili,  e  la  nostra  Bologna.  Difatti  riassumendo  in  brevi 
parole  i  vantaggi  scientifici  e  le  glorie  patrie  si  può  accertare 
1."  Che  niuno  della  famiglia  Marsili,  e  niun  letterato  o 
storico  conosceva  la  esistenza  degli  autografi  originali  scoperti 
nel  decorso  Maggio  nell'archivio  di  quel  nobile  casato. 

2P  Che  il  Prof.  Gherardi  ed  il  Prof.  G.  Piola  nel  1844, 
nuli' ostante  le  diligenti  ricerche  praticate  da' medesimi  per  tro- 
vare autografi  del  Cavalieri,  e  notizie  in  Bologna  sulla  vita  di 
questo  celebre  geometra,  non  conobbero  la  esistenza  degli  au- 
tografi rinvenuti,  ma  solo  di  poche  copie  di  lettere  trovate  nel- 
l'archivio di  Legazione  riferibili  alla  nomina  del  Cavalieri  a 
professore  di  geometria  in  Bologna. 

ZP  Che  le  copie  manoscritte  esistenti  nella  Palatina  di  Fi- 
renze, non  comprendono  tutta  la  rinvenuta  raccolta  bolognese, 
mancandovi  alcune  dirette  al  Marsili ,  ed  una  dal  Galileo  diretta 
al  Cavalieri,  mentre  poi  vi  mancano  afTatlo  quelle  del  Cavalieri 
allo  stesso  Marsili  e  le  altre  relative. 

4.**  Che  nelle  anzidette  copie  delle  lettere  palatine  irovansi 
varie  differenze  cogli  originali  rinvenuti,  le  quali  fortunatamente 
in  oggi,  con  un  esatto  confronto,  si  ponno  emendare. 

5.^  Che  nessun  libro  antico  o  moderno  ha  mai  pubblicato 
essere  le  copie  manoscritte  palatine  state  tolte  dagli  originali 
esistenti  in  casa  Marsili,  perchè  si  ignorava  perfino  l'esistenza 
di  queste. 

6.**  Che  per  le  cure  e  fatiche  del  Alberi,  la  vita  di  Cesare 
Marsili  e  la  sua  corrispondenza  con  Galileo  e  Padre  Cavalieri 
trova  un  maggiore  sviluppo,  nelle  varie  lettere  di  questo  e  nei 
suoi  due  lavori  originali  inediti  ritrovati  esistere  nella  Palatina, 
il  più  importante  dei  quali  è  quello  sulla  deviazione  della  me- 
ridiana. 

7.°  Che  la  storia  e  la  biografia  di  Cavalieri,  ed  in  parte 
ancora  quella  che  risguarda  la  corrispondenza  di  Galileo,  tro- 
vano per  le  copie  palatine  e  per  gli  originali  rinvenuti,  uno  svi- 
luppo ed  accrescimento  pur  sempre  utile  e  lodevole,  quando  si 
tratta  di  uomini  sommi  siccome  questi  furono. 

E  qui  chiuderò  il  presente  annunzio,  col  rendere  le  debite 
grazie  allo  esimio  Prof.  Alberi ,  avegnachè  per  mezzo  delle  sue 
molto  laboriose,  bellissime  e  recenti  pubblicazioni,  ho  potuto 
conoscere  queste  utili  notizie ,  e  rettificare  i  fatti  e  le  idee  da 
me  esposte  negli  articoli  precedenti. 

i'<i^'^^:'   '-''''b  Paolo  Predi  eri. 


INDICE 

DELLE  MATERIE  CONTENUTE  IN  QUESTO  FASCICOLO 

LAVORI  ORIGmALI. 

Predieri  —  Nuovi  autograii  di  Galilei f  e  Cavalie- 
ri     pag.  193 

Bianconi  —  Intorno  alla  modernità  del  Delta  di 
Egitto  (fine) w  208 

Piani  e  Rizzoli  —  Rendiconto  dell'Accademia  delle 
Scien-^e  di  Bologna .    .    w  246 

Alessandrini  —  Catalogo  degli  oggetti  e  preparati 
più  interessanti  del  Gabinetto  di  Anatomia  com- 
parata  »  264 

Rendiconto  delle  Sessioni  della  Società  Agraria  della 
Provincia  di  Bologna »  297 

ESTRATTI  ED  ANNUNZI. 

Ferry  —  La  JVuova  California  nel  rapporto  geolo- 
gico  M  320 

CoRNALiA  —  Animali  Americani  raccolti  dall'  Oscu-   . 

lati ))  349 

GuÉRiN  —  Insetti  che  consufnano  il  Tabacco.    .    »  361 
Sennoner  '—  Dopplerite  nuovo  minerale  infiamma- 
bile  M  352 

Bernard  —  Sul  Curaro »  354 

De  Filippi  —  Fun':{ìoni  riproduttive  negli  Animali.    »  365 
Saussaye  —  Giornale  di  Conchiotogia  ....    »  360 

Truqui  —  Studi  entomologici »  361 

Ferro  piroforico,  o  combustibile w  363 

Malvasia  —  Metodo  acceleratore  della  Fotografia 

in  Carta n  364 

Desiuyes  —  Perforamento  delle  Pietre  per  opera 

dei  Molluschi m  366 

Predieri  —  Altre  due  parole  sugli  autografi  di  Ga- 
meo  e  di  Cavalieri »  367 


NUOVI  ANNALI 

delie 

SCIENZE  NATURALI 


\-  Serie  III.  Tomo  III. 


Maggio  e  Giugno  i85i) 


(pubblicato  il  30  Gl'unno  anno  sudi.) 


bologj^a' 

TIPOGRAFIA   SASSI   NELLE  SPADERIC. 


Ogni  mese  verrà  regolarmente  pubblicato  un  fascicolo 
del  giornale,  e  quando  Io  rìchiegga  la  materia  sarà  cor-  J 
redato  delle  opportune  tavole. 

Ciascun  fascicolo  sarà  composto  di  cinque  fogli  dì 
stampa  :  il  primo  ed  il  settimo  fascicolo  d' ogni  annata  verrà 
fornito  di  un  frontispizio,  ed  il  sesto  e  dodicesimo  dell'in- 
dice delle  materie  contenute  in  ciascun  volume. 

Il  prezzo  d'ogni  fascicolo  è  di  bajocchi  venticinque 
romani  pari  ad  Italiane  lire  1.  34:  e  sarà  pagato  all'atto 
della  consegna  del  medesimo.  Dagli  Associati  all'estero  e 
fuori  di  Bologna  si  dovrà  pagare  un  semestre  anticipato, 
che  importerà  paoli  quindici  romani  pari  ad  Ital.  lire  8. 
05:  non  comprese  le  spese  di  dazio  e  porto  che  stanno  a 
carico  degli  Associati. 

Le  Associazioni  si  ricevono  in  Bologna  dal  Presidente 
della  Società  Editrice  Professore  Alessandrini  in  Via  Alfa- 
bella  N.  1637,  e  da  tutti  gli  altri  componenti  la  Società 
stessa^  l'Elenco  dei  quali  si  legge  nel  1 ."  fascicolo  di  cia- 
scun tomo.  S'intende  che  l'associazione  debba  continuare 
d'anno  in  anno,  quando  entro  Novembre  non  siasi  dato  av- 
viso in  contrario. 


369 

i]ìfTOR]:iro 

LA  GALVANOPLASTICA 

DEL  DOTI.  G10VAI\NI  BATTISTA  BIANCONI 

PRECEDUTA 
DA  UN  CENNO  SOPRA  I  VARI  LAVORI  DELLO  STESSO 

(Letta  nell'Acead,  dell'Istituto   delle  Sciense  il  28  Gennaio  1847) 


CENNO  SUI  LAVORI  DEL  BIANCONI 


Una  delle  più  belle  scoperte  del  nostro  secolo,  è  in- 
contrastabilmente quella  della  galvano-plastica  ;  e  dopo  la 
pubblicazione  del  processo,  col  quale  il  celebre  Professore 
Jacobi  di  Pietroburgo,  suo  inventore,  ottenne  quei  bassi 
rilievi  in  rame ,  che  riscossero  l'ammirazione,  e  lo  stupore 
universale,  molti  si  accinsero  a  porlo  in  opera,  allo  sco- 
po principalmente  di  renderne  facile,  ed  immancabile  la 
riuscita. 

La  difficoltà,  che  per  la  prima  si  presentò  agli  espe- 
rimentatori ,  fu  la  resistenza,  che  opponeva  il  deposito  me- 
tallico ad  essere  staccato  dall'oggetto  sottoposto  al  processo 
galvanico,  onde  averne  una  fedele  riproduzione.  A  togliere 
una  tale  resistenza  prodotta  unicamente  da  una  forte  ade- 
renza del  deposito  alla  forma,  molti  rivolsero  ogni  loro 
pensiero  alla  ricerca  di  sostanze,  la  cui  interposizione  ren- 
desse nulla  tale  adesione. 

Molli  trattati  pertanto  furono  pubblicati  di  galvano- 
plastica, ne'  quali  appunto  riscontraosi  accennate  varie 

N.  Ann.  Se  Natur.  Serie  III.  Tomo  3.  24 


370  GALVANOPLASTICA 

sostanze ,  commendandone  l' uso  in  forza  di  felici  risultati 
ottenuti  in  via  di  esperimenti. 

Fra  quelli,  che  s'interessarono  di  rendere  vantaggiosa 
per  tal  modo  siffatta  invenzione,  merita  particolare  men- 
zione il  Dottore  Giovanni  Battista  Bianconi ,  rapito  nel 
fiore  degli  anni,  e  nel  momento,  che  aveva  dato  campo  di 
nutrire  tante  belle  speranze  di  giovamento, e  di  lustro  alle 
scienze  fisiche,  per  le  molte,  e  profonde  sue  cognizioni, 
quali  vengono  riscontrate  nelle  varie  sue  memorie;  quan- 
tunque in  queste,  le  invenzioni,  ed  osservazioni  sue  scien- 
tifiche, siano  da  esso  esposte  semplicemente,  concisamen- 
te, e  nudamente,  e  ciò  in  grazia  della  grande  umiltà  e 
delicatezza  dell'animo  suo.  Siami  pertanto  concesso  di  re- 
care alla  memoria  dell'ottimo  mio  Collega  un  estremo  tri- 
buto di  amicizia,  e  sia  grato  a'  suoi  concittadini,  ed  ai 
cultori  delle  scienze  fisiche  di  avere  in  brevi  cenni  i  varj 
suoi  lavori;  lo  che  varrà  al  doppio  scopo,  e  di  servir  di 
preambolo  per  l'intelligenza  della  Memoria  postuma  che 
qui  si  pubblica,  e  di  saggio  dell'amore  con  cui  egli  si 
era  consacrato  sin  da'  primi  anni  a  questi  studj. 


Era  ancora  studente  il  Bianconi  allor  quando  nel  Mag- 
gio del  1834,  presentò  all'Accademia  delle  Scienze  in  Bo- 
logna, la  prima  sua  memoria  risguardante  la  descrizione 
di  un  nuovo  Microscopio  da  esso  inventato^  e  costruito. 

Questo  microscopio  consiste  in  un  prisma  triangolare, 
e  rettangolare  di  cristallo,  avente  convesse  le  due  super- 
ficie ad  angolo  retto,  e  piana  la  terza;  e  così  in  un  sol 
pezzo  di  cristallo  si  ha  un  microscopio  fatto  di  lente,  e 
di  specchio.  L'oggetto  viene  collocato  su  di  un  piano  oriz- 
zontale di  vetro ,  che  può  essere  rimpiazzato  da  un  altro 
piano  di  materia  non  diafana,  onde  rivolgere  a  talento  l'os- 
servazione su  corpi  trasparenti  ed  opachi  collo  strumento 
stesso. 


G.    B.    BIANCOM  371 

Tale  microscopio  ha  il  considerevole  vantaggio  sopra 
i  semplici ,  già  conosciuti ,  di  poter  unire  ad  una  somma 
chiarezza  un  forte  ingrandimento,  e  l'Autore  ne  presentò 
alcuni,  da  esso  slesso  costruiti ,  che  possedevano  con  chia- 
rezza un  ingrandimento  di  46  diametri,  ossia  2116  volle 
in  superficie. 

La  forma  prismatica  del  cristallo  da  inoltre  airistru- 
raento  il  pregio  di  servire  da  camera  lucida  per  copiare 
gli  oggetti  già  ingranditi. 

Tale  memoria  è  inserita  nel  Bullettino  delle  scienze 
mediche  di  Bologna  fascicolo  di  dicembre  1834. 

Nel  1839  il  Bianconi  già  fregiato  dell'onorevole  titolo 
di  Alunno  dell' Accad.  delle  Scienze  di  Bologna,  lesse  una 
memoria  nella  sessione  dell' Il  Aprile,  nella  quale  viene 
fatta  la  descrizione  di  un  nuovo  istrumento  per  livellare, 
di  sua  invenzione. 

La  poca  esattezza  colla  quale  vide  l'Autore  eseguirsi 
tanti  lavori  murarj,  e  ritenendo  esserne  di  ciò  cagione 
r impossibilità  di  potere  i  capi  maestri  muratori ,  lastrica- 
tori,  ed  altri  artisti^  provvedersi  di  islrumenti,  il  prezzo 
de'  quali  sorpassa  i  loro  mezzi,  lo  indussero  a  proporre 
un'istromento,  che  alla  sensibilità  dalla  delicatezza  di  si- 
mili operazioni  richiesta,  unisse  ancora  la  proprietà  di  es- 
sere alla  portata  di  tutti  gli  Artisti  di  tal  genere,  e  per  la 
tenuità  del  costo,  e  per  la  sua  semplicità  tale  da  essere  da 
essi  usato  con  sicurezza. 

La  costruzione  del  nuovo  livello,  fu  all'Autore  sug- 
gerita dalla  proprietà  delle  superficie  d'acqua  stagnante, 
di  disporsi  perfettamente  orizzontale,  unitamente  all'altra 
proprietà  comune  a  tutte  le  superficie  levigate  ,  di  riflettere 
i  raggi  di  luce,  seguendo  la  nota  legge  d'eguaglianza  fra 
l'angolo  d'incidenza,  e  l'angolo  di  riflessione. 
I  Un  vaso  quadrangolare  le  cui  pareli  e  coperchio  sono 

di  vetro  per  osservare,  e  diffendere  al  tempo  stesso  dal- 
l'impulso  del  vento,  il  liquido  che  ne  cuopre  il  fondo, 


372  GALVANOPLASTICA 

collocato  nel  mezzo  di  un'alidada  di  legno,  e  due  dioptre, 
sono  il  tulio  del  nuovo  livello,  come  si  legge  nella  me- 
moria registrala  ne'  nuovi  Annali  delle  scienze  naturali 
(Bologna  fascicolo  di  Marzo  1840) 

Una  terza  memoria  fu  pubblicata  sopra  uno  strumento 
scenografico.  Questo  è  consimile  a  quello  del  Padre  Bel- 
lini, ma  fornito  di  tali  caratteri  di  precisione,  da  essere 
ben  distinto  da  quello  già  caduto  in  dimenticanza.  La  me- 
moria è  corredala  di  una  tavola  rappresentante  lo  stru- 
mento del  Bianconi  ;  da  essa  può  senza  dubbio  arguirsi 
della  somma  precisione,  che  rende  pregevole  lo  strumen- 
to, che  servì  a  disegnarlo.  (V.  Annali  delle  scienze  na- 
turali di  Bologna  anno  1840  pag.  462). 

La  quarta  memoria  pubblicata  dall'Autore  trovasi  in- 
titolata =  Cenni  intorno  all'origine,  ed  ai  processi  del- 
l'arte galvano-plastica  del  Doti.  Gio.  Ballista  Bianconi  = 
(Nuovi  Annali  delle  Scienze  Naturali  di  Bologna  Tomo  Vi). 

In  questa  memoria  dopo  una  concisa  enarrazione  sto- 
rica risguardante  la  scoperta  del  Jacobi ,  passa  l'Autore 
a  descrivere  gli  Apparati  coi  quali  si  ottengono  le  impronte 
galvano-plastiche,  ed  in  particolare  mette  soli' occhio  i 
melodi  dei  Signori  Jacobi,  Marianini,  Puliti,  Spencer, 
EIsner,  e  Kobell. 

Descrive  il  processo  elettro-plastico ,  per  ottenere  i 
bassi  rilievi,  e  qui  trovansi  riunite  tutte  le  migliori  avver- 
tenze dei  diversi  Autori,  che  hanno  scritto  su  tale  sog- 
getto, e  fa  osservare  il  vantaggio  grande,  che  la  galvano- 
plastica può  ricevere  dalla  esatta  esecuzione  della  legge 
elettromelrica,  per  l'aumento  di  effetto  della  copia  Vol- 
taica ,  ritrovata ,  ed  inserita  dal  chiarissimo  Sig.  Prof.  Ma- 
rianini nel  suo  =:  Saggio  di  esperienze  elettrometriche.  = 

Parla  dei  bassi  rilievi  galvano-plastici  ottenuti  mediante 
forme  secondarie,  enumerando  queste  con  quell'ordine  col 
quale  furono  assoggellale  ad  esperimento  dai  rispettivi  in- 
ventori, e  quindi  descrive  quelle  di  piombo,  di  cera  pia- 


fi.   B.  BIANCONI  373 

stica  ricoperta  di  foglia  d' oro ,  o  d'argento,  o  di  ottonella 
secondo  il  Marianini;  quelle  frammiste  a  polveri  metalli- 
che; quelle  di  gesso, aumentandone  la  facoltà  conduttrice 
per  l'elettrico  secondo  il  Solly,  mediante  l'immersione  di 
queste  in  una  soluzione  di  nitrato  d'Argento,  e  di  cloruro 
d'oro,  lasciando  seccare,  ed  annerire  ogni  strato  succes- 
sivo alla  luce  come  leggesi  nella  =z  Bibliotéque  de  Genève 
Tom.  26  pag.  398  ==  Descrive  le  forme  secondarie,  che 
vennero  suggerite  dalli  Signori  Spencer,  Elsner,  Puliti, 
e  Jacobi,  e  quella  per  ultimo  di  S.  A.  Massimiliano  Duca 
di  Leucthenberg  formata  con  stearina  spalmala  di  grafite 
ridotta  in  finissima  polve,  col  qual  metodo  in  quella  gui- 
sa, che  si  ottennero  de'  conj  di  rame,  si  potrebbero  ot- 
tenere ancora  dei  Busti,  delle  Statue  ed  altro.  (Bulletin 
de  S.  Pelersburg  T.  8.  N.  9.  1841.) 

Di  qui  passa  a  trattare  della  moltiplicazione  de'  rami 
incisi  da  stampa  per  via  galvanica,  descrivendone  i  meto- 
di ritrovati,  e  indicando  le  cause  presunte  della  adesione 
invincibile  che  talvolta  s'incontra  fra  il  rame  inciso,  e  il 
deposito,  nonché  i  mezzi  proposti  per  evitarla;  come  pure 
espone  gli  esperimenti  instituiti  da' Autori  diversi,  per  ot- 
tenere colla  massima  perfezione  le  lastre  galvano-plastiche 
per  la  moltiplicazione  de'  disegni. 

Dopo  tutto  ciò  si  fa  a  parlare  della  doratura  dell'ar- 
gento, dell'ottone,  e  del  rame,  come  pure  della  platina- 
tura, e  ramatura  per  via  galvanica,  citando  i  metodi  dif- 
ferenti ritrovali,  ed  usati  fino  al  1841, 

Due  aggiunte  danno  fine  a  questa  memoria.  La  prima 
verte  sopra  alcune  modificazioni  della  pila  elettrica,  ed  è 
un  articolo  estratto  dal  =  Philos.  Magaz.  Febru.  1840 
nella  Bibl.  univ.  de  Genève  T.  26.  = 

La  seconda  contiene  nove  esperienze  dal  Bianconi  in- 
stituìte,  e  che  egli  distingue  in  tre  generi:  1.°  quelle  fatte 
sulla  precipitazione  galvanica  del  rame  operala  sopra  l'or- 
dinarie forme  metalliche;  2.»  sull'impiego  in  galvanopla- 


374  GAIVANOrLASTICA 

stica  delle  forme  di  stearina  cosperse  di  polveri  metalli- 
che; 3.°  osservazioni  sopra  alcune  modificazioni,  e  nuove 
applicazioni  del  trattamento  dei  metalli  col  presidio  del- 
l'elettricità. 

Un  quinto  lavoro  del  Bianconi  è  inserito  nei  nuovi 
Annali  delle  scienze  naturali  di  Bologna  Tom.  VII!  fase, 
di  Novembre  1842  pag.  369,  e  sono  alcune  sue  Osservazio- 
ni sul  processo  galvanico,  per  incidere  le  tavole  daguer- 
reotipe;  articolo  comunicato  all'Accademia  delle  Scienze 
di  Pietroburgo  per  mezzo  di  una  Lettera  dal  Sig.  Grove 
al  Sig.  Jacob! ,  letta  alla  detta  Accademia  1'  8  Ottobre  1841. 

Un  sesto  lavoro  del  medesimo  inserito  nel  fase,  di 
Gennaio  1843  pag.  35  de' suddetti  Annali,  consiste  in  Os- 
servazioni ed  aggiunte  interessanti,  ai  processi  dì  doratura 
elettrica  de'  signori  De-la  Rive ,  Bergeon ,  Perrot  di  Rouen , 
Elkington,  De  Ruolz,non  ommeltendo  di  parlare  del  me- 
todo de'  Signori  Professori  Luigi  Giorgi  e  Pietro  Puccelti, 
non  che  dell'applicazione  di  metalli  sopra  metalli  di  Be- 
cquerel. 

Nel  30  Maggio  del  1844  il  Bianconi  lesse  all'Acca- 
demia di  Bologna  una  memoria  sopra  una  Macchina  idrau- 
lica da  innalzar  l'acqua  ad  effetto  continuato;  in  questa 
ne  fa  un'esatta  descrizione,  e  ne  fa  vedere  i  vantaggi  sul- 
l'altre macchine  congeneri  conosciute,  e  nel  20  Febbrajo 
1847  scrisse  una  lettera  al  Signor  Professore  Silvestro  Ghe- 
rardi  colla  quale  lo  rende  consapevole  de'  risultali  otte- 
nuti dalla  macchina  suddetta,  da  esso  fatta  costruire  in 
grande  (1). 


(t)  Nuovi  Annali  delle  Scienze  Natur.  Àpr.  1847.  Egli 
meditava  di  applicarla  ai  Battelli  a  Vapore,  come  impulsore 
che  supponeva  di  molta  efficacia;  e  di  questa  sua  idea  diri- 
geva comunicazione  alla  Accademia  delle  Scienze  di  Francia , 
alla  quale  fu  poscia  presentata  nel  Settembre  1847.  (  F.  Compi, 
rend.  T.  25.  jj.  428). 


e.  B.   BIANCONI  375 

Nella  sessione  del  15  Maggio  1845  presentò  e  comu- 
nicò all'Accademia  suddetta  un'altra  sua  memoria  sulla 
galvano-plastica;  che  fu  poi  pubblicata  nei  Nuovi  Ann.  di 
Scienze  Natur.  Nov.  1845.  In  questa  si  ponno  rilevare  di 
leggieri  le  cure  indefesse  che  il  Bianconi  si  diede  per  isco- 
prire  le  circostanze  nelle  quali  hanno  luogo  le  leggi  na- 
turali ,  presiedenti  al  processo  galvano-plastico.  Le  osser- 
vazioni coscienziosamente  istituite,  e  semplicemente  in  essa 
descritte,  legansi  intimamente,  con  quanto  egli  trattò  nella 
memoria  postuma  che  viene  appresso. 

La  Memoria  era  accompagnata  coli' esposizione  degli 
oggetti  seguenti  : 

1.°  Il  Galvanomelro  descritto. 
2.''  II  nuovo  apparato  di  riduzione  a  tramezza  verti- 
cale porosa  trovato  preferibile  nelle  esperienze 
descritte,  il  quale  è  di  raajolica  inverniciata  sme- 
rigliato ai  bordi.  Di  facile  preparazione ,  e  ripa- 
razione, e  di  comodo  uso  per  tutte  le  operazioni 
elettrometallurgiche  sopra  lastre  piane. 
3.°  Un  saggio  dei  tre  singoli  casi  di  applicazione  di- 
scorsi cioè:  1.°  la  riproduzione  di  una  lastra  in- 
cisa a  bulino,  coir  estensione  dell' originale,  della 
incisione  in  rilievo,  e  delle  rispettive  tirature:  2.° 
la   copia  galvanoplastica  di  una  medaglia  nuova 
d'argento,  con  parti  lucide  e  deterse:  3.°  la  ri- 
produzione in  rame  di   un  daguerreotipo  coll'o- 
stensione  dell'originale  non  offeso,  e  delle  sue 
copie  in  rame  sinistra  e  destra. 
L'Autore  fa  omaggio  all'Accademia  di  altre  sue  pro- 
duzioni ottenute  per  via  elettrica  le  quali  rammenta  qui , 
benché  in  parte  siano  ripetizioni  dei  processi  già  conosciuti, 
anche  coli' intendimento  di  stimolare  gli  artisti  nazionali  a 
volere  esperiraentare  questi  nuovi  mezzi  d'industria,  e  sono: 
1.°  Saggio  di  elettro-stagnatura. 
2.<>  altro  di  eleltro-zjncatHra. 


376  GALVANOPLASTICA 

3.*^  altro  di  elellro-piombalura. 

4.*'  altro  di  elellro-lega  zinco  e  rame,  ossia  ottone 

plasmalo  sul  rame. 
5.*'  altro  della  slessa  elellro-lega  plasmata  sul  ferro. 
6°  altro  di  altra  velatura  di  ottone  sul  rame  ottenuta 
cominciando  con   una  elettro-zincatura  sul  rame 
stesso,  indi  col  determinare  la  combinazione  fra 
il  deposito  di  zinco,  ed  il  rame  sottoposto  riscal- 
dando il  pezzo  fino  alla  temperatura  dell'accen- 
sione  della  pece. 
7.°  Lastra  galvanoplastica  portante  l'incisione  di  uno 
scheletro  di  foglia  di  vegetabile  (preparato  e  fa- 
vorito dal  Sig.  Berta  di  Parma)  con  suo  relativo 
rilievo  in  rame,  e  sue  tirature  in  carta. 
8.°  Placche  per  Daguerreotipo,  già  stanco  ;,  poi  rin- 
forzato con   elettro-argentatura,  e  reso  abile  per 
la  produzione  dell'immagine  fotogenica  di  cui  è 
stato  già  fornito. 
9.°  Saggio  di  una  lastra  galvanoplastica  di  rame  per 
uso  d'incisione.  Altra  con  incisione  a  bulino,  e 
sua  tiratura  (1). 
L'ultimo  lavoro  che  il  Bianconi  diede  alla  stampa  fu- 
rono due  Articoli.  Il  primo  è  un  sunto  che  egli  lesse  alla 
Accademia  suddetta,   di   una  Memoria  del  eh.  Sig.  Prof. 
Marianini ,  sopra  l' Azione  magnetizzante  delle  correnti  elet- 
triche con  alcune  sue  osservazioni.  L'altro  è  un  articolo 


(1)  Questi  oggetti  si  conservano  nel  suo  gabinetto  di  Fi' 
sica  non  molto  esteso;  ma  che  ha  il  pregio  di  una  scelta  di 
oggetti  relativi  principalmente  a  4  rami,  cioè  Calorico,  Elet- 
tricità ,  Magnetismo ,  ed  Ottica ,  per  la  massima  parte  costruiti 
colle  proprie  mani,  e  quindi  di  una  scrupolosa  diligenza.  Forse 
in  appresso  si  darà  un  excerpta  del  Catalogo  della  sua  raccol- 
ta ,  toccando  specialmente  alcune  viste  o  modificazioni  nuove 
degli  Istriimenti. 


ì 


G.   B.  BIANCONI  377 

estrallo  dal  =  Technologiste  Novembre  1846  pag.  83  =z 
sulla  strada  ferrata  elettro-pneumatica,  del  Sig.  Jobard, 
direttore  del  museo  d'industria  a  Brusselles. 

I  due  articoli  trovansi  nel  fase,  di  Gennaro  1847  dei 
nuovi  Annali  sunnominati. 

Nel  giorno  28  gennajo  1847  lesse  il  Bianconi  un'  al- 
tra sua  Memoria  sulla  galvanoplastica  all'Accademia  delle 
Scienze  di  Bologna.  La  Memoria  è  quella  che  ora  viene 
qui  letteralmente  riportata,  e  che  l'Autore  (se  pochi  mesi 
dopo  (1)  non  fosse  stato  rapito  in  seguito  di  brevissima 
malattia)  avrebbe  pubblicato  unitamente  ad  un  trattato  ele- 
mentare di  elettricità, eh' egli  aveva  incominciato  apposita- 
mente per  gli  Artisti ,  e  ciò  per  seguire  l' ardente  suo  de- 
siderio, di  istruire  l'Artista  e  metterlo  alla  portata  di  porre 
in  opera  il  processo  galvano-plastico,  e  vedere  così  colti- 
vata e  messa  a  profitto  nella  sua  Patria  una  si  bella  in- 
venzione. Dottor  Achille  Marchisio. 

MEMORIA  POSTUMA 
SULLA    GALVANO-PLASTICA 

DEL  dottor 
GIOVANNI  BATTISTA  BIANCONI 

Nell'altra  mia  memoria,  che  ebbi  l'onore  di  presen- 
tare a  questa  Accademia,  nella  sessione  del  15  Maggio 
1845,  sopra  un  punto  arduo  dell'arte  di  servirsi  dell'elet- 
trico,  per  modellare  oggetti  in  metallo,  esposi  le  mie  con- 
getture,  sulla  causa  dell'adesione  invincibile,  che  qualche 
volta  contrae  un  deposito  galvano-plastico  colla  propria 
forma,  quando  è  metallica,  e  non  soltanto  metallizzata, 
e  fra  quelle  più  frequentemente  quand'è  levigata,  e  bru- 
nita. Addussi  le  ragioni  tendenti  a  dimostrare  l'importan- 
za del  soggetto,  ed  il  bisogno  di  studiare  questo  punto 


(1)  Mancò  ni  ^^05(0  1847  m  età  di  anni  33. 


378  GALVANOPLASTICA 

teorico  pratico,  tanto  più  che  il  caso  speciale  della  mol- 
tiplicazione galvano-plastica  degli  oggetti  levigali  è  quello, 
che  come  per  un  lato  è  il  più  facile  ad  incontrare  questo 
accidente,  dall'altro  è  il  caso  in  cui  è  molto  dannosa  la 
perdita  di  tali  oggetti  esposti  al  processo  elettrico,  come 
di  molto  vantaggio  riesce  la  felice  moltiplicazione  di  essi. 
In  oggi  torno  su  questo  argomento  con  nuove  osservazioni , 
e  prove  in  appoggio  di  quello,  che  esposi,  e  terminerò 
colla  determinazione  del  limite  della  maggiore  intensità 
della  corrente,  che  può  impiegarsi  in  tal  caso,  ciò  che 
ommisi  l'altra  volta,  essendomi  arrestato  alla  determinazio- 
ne della  minore  intensità.  Ridussi  tutta  l'arte  per  la  buona 
condotta  del  processo ,  quando  trattasi  di  oggetti  levigali 
di  metallo,  a  regolare,  e  proporzionare  la  corrente  elet- 
trica in  modo,  che  questa  investa  uniformemente  tutta  la 
forma ,  o  modello  nel  primo  momento  in  cui  è  abbando- 
nato al  processo  elettrico,  non  soltanto  coli' osservare  il 
parallelismo  fra  l'anodo,  ed  il  catodo,  raa  ben' anche,  e 
principalmente  impiegando  una  corrente  abbastanza  inten- 
sa, per  vincere  ad  un  trattola  resistenza,  che  offre  la  le- 
vigatezza della  superficie  da  cuoprire,  all'ingresso  del  tor- 
rente elettrico.  Stabilii  per  limite  della  minor  intensità 
della  corrente  elettrica,  che  si  può  adoperare  con  riuscita, 
16,68  d'intensità  assoluta  per  ogni  decìmetro  quadrato  di 
superficie  da  cuoprire  di  rame.  E  dissi,  che  se  si  fosse 
impiegala  una  corrente  in  proporzione  minore  a  questa, 
olire  al  compromettere  l' oggetto  da  riprodurre,  sarebbero 
seguili  anche  i  seguenti  fenomeni;  cioè  l'oggetto  non  sa- 
rebbe stalo  rivestilo  ad  un  trailo  del  velo  di  rame,  e  si  sa- 
rebbe veduta  la  superficie  cuoprirsi  irregolarmente  di  rame 
nella  periferia,  e  nei  punti  che  offrissero  qualche  scabro- 
sità, restando  il  rimanente  scoperto  per  lungo  tempo  sot- 
to la  soluzione  di  rame,  e  sotto  l'influenza  di  una  furiosa 
riduzione  galvanica  del  metallo.  E  finalmente  feci  pure  os- 
servare, che  quelle  parli  dell'oggetto,  che  resistettero  fin 


G.   B.  BIANCONI  379 

da  principio  senza  vestirsi  di  rame,  erano  quelle  le  sole, 
che  avevano  aderito  al  completo  deposito.  Rigettai  l'opi- 
nione comune,  che  quell'adesione  provenisse  da  una  sem- 
plice azione  del  liquido,  sulla  parte  scoperta  della  forma, 
che  vi  ha  soggiornato  immersa  per  qualche  tempo ^  e  misi 
innanzi  che  l'insieme  dei  fatti  mi  conducevano  a  credere, 
che  l'alterazione,  che  riscontravasi  nella  forma  per  la  quale 
aderiva  al  suo  deposito,  può  riguardarsi  piuttosto  quale 
effetto  del  trovarsi  essa  scoperta  in  presenza  della  elettro- 
lizzazione della  soluzione  metallica. 

Ma  ecco  ,  o  chiarissimi  Accademici ,  i  nuovi  argomenti, 
che  porto  in  appoggio  di  quest'asserzione,  gli  uni  dei  quali 
ho  tratti  dall'esame  analitico  dello  scambio,  che  si  suppone 
accadere  delle  molecole  dei  corpi,  che  hanno  parte  nel  giuo- 
co elettrico  della  riduzione  del  rame ,  gli  altri  poi  dai  risul- 
tati di  esperienze  instituite  con  questi  principj. 

Primieramente  osservo,  che  la  parte  scoperta  di  una 
forma  nell'  apparato  galvanoplastico  soggiace  all'azione 
della  decomposizione  dell'  acqua ,  qual  effetto  primario  della 
corrente  elettrica,  e  quindi  all'azione  dell'Idrogeno,  che 
deve  combinarsi  coir  ossigeno  dell'ossido  di  rame,  per  pro- 
muovere la  decomposizione  del  sale  stesso.  2."  All'azione 
dell'ossigeno  che  deve  portarsi  sull'anodo,  o  sullo  zin- 
co per  ossidarli.  3.°  Allo  svolgimento  dell'acido  solforico 
libero,  che  deve  portarsi  sull'altro  elettrodo  per  scioglier- 
ne l'ossido,  e  farne  un  solfato  ;  dunque  tal  parte  scoperta 
della  forma  è  presente  ad  un  giuoco  di  affinila  assai  com- 
plicalo, che  la  mette  in  una  condizione,  che  non  è  la  più 
felice  per  conservarsi  inalterata.  Di  più  se  ha  luogo  una 
furiosa  riduzione  del  rame,  in  guisa,  che  si  precipiti  l'os- 
sido del  metallo ,  come  appunto  ho  detto  ,  che  si  osserva  ac- 
cadere al  principio  dell'operazione,  la  parte  scoperta  del- 
l'oggetto  è  esposta  anche  maggiormente  agli  elementi  del- 
l'acqua, che  viene  decomposta  più  di  quello,  che  porta 
la  rinnovazione  della  soluzione.  Ed  è  appunto  vicino  ai  pri- 


380  GALVANOPLASTICA 

mi  depositi,  che  si  osserva  la  massima  alterazione  della 
forma  ,  poiché  se  si  riesce  a  staccare  con  forza  un  deposito 
aderito  per  esempio  ad  una  medaglia,  e  si  esamina  l'uno, 
e  l'altro,  si  rileva  ,  che  vi  è  un  bordo,  in  cui  il  metallo  è 
rimasto  inalterato  (che  è  formato  dai  primi  depositi)  sus- 
seguito da  una  zona,  che  ha  i  caratteri  della  massima  al- 
terazione la  quale  diminuisce  gradatamente  fino  al  centro. 

Osservazione,  che  è  in  opposizione  all'opinione,  che  l'al- 
terazione della  parte  scoperta  della  forma ,  sia  dovuta  ad  un* 
azione  del  liquido  semplicemente,  perchè  la  tiene  immersa 
lungamente;  poiché  quella  parte,  che  più  a  lungo  rimase  sco- 
perta dopo  i  primi  depositi,  è  quella  che  è  meno  alterata. 

Veniamo  ad  una  terza  causa,  che  io  riguardo  anche 
di  maggior  peso  delle  precedenti,  e  che  è  dipendente  da 
un'azione  delle  correnti  elèttriche,  dissimile  da  quelle  con- 
siderate fin' ora. 

Ognuno  sa,  che  in  un  apparato  di  riduzione  com- 
posto con  anodo  di  rame,  di  tanto  si  scioglie  questo,  di 
quanto  si  veste  il  catodo. 

Ognuno  sa  parimenti  che  un  pezzo  di  rame  sospeso 
nella  soluzione  fra  l'anodo  ed  il  catodo,  di  tanto  si  veste 
di  rame  dalla  parte,  che  guarda  l'anodo,  di  quanto  si 
spoglia  dalla  parte,  che  guarda  il  catodo,  ma  nessuno  ha 
osservato  che  cosa  succeda,  se  questo  pezzo  di  rame  fosse 
oltreraodo  forbito.  Ecco  il  caso  della  porzione  della  forma 
levigata,  che  rimane  scoperta  in  presenza  di  una  sua  parte, 
che  riceve  il  deposito. 

Questa  e  quelle  sono  semplicemente  lambiti  dalla  cor- 
rente e  non  attraversati.  In  tal  caso  questi  corpi  risentono 
un'azione  della  corrente  elettrica,  riconoscibile  all'altera- 
zione, che  produce  alla  loro  superficie,  ma  che  è  però  di 
genere  diverso  da  quella  prodotta  dall'azione  ordinaria  de- 
componente ,  e  ricomponente. 

I  fatti  pertanto,  che  ho  osservati  di  questa  nuova 
azione,  che  per  brevità,  e  chiarezza  in  appresso  chiamerò 
azione  laterale  della  corrente  elettrica,  sono  i  seguenti. 


G.  B.   BIANCONI  381 

Se  si  dispone  un  disco  di  rame  orizzontalmente  al 
fondo  di  un  tamburello  in  un'apparato  semplice  di  ridu- 
zione sotto  la  soluzione  di  solfato  di  rame,  e  si  porti  la 
punta  del  filo  di  rame,  che  per  altro  estremo  tocca  lo 
zinco,  a  qualche  distanza  sul  centro  del  disco,  ognuno 
prevede  j  che  il  disco  si  corroderà  incontro  a  questa  punta, 
e  si  vestirà  di  rame  alla  periferia;  l'esperienza  è  pronta  a 
confermare,  quando  piaccia,  tutto  ciò  appuntino,  ma  se 
il  disco  era  assai  forbito,  contro  ogni  aspettativa  succede 
diversamente.  Il  disco  non  mostra  di  cuoprirsi  di  rame  in 
alcun  luogo,  e  rincontro  alla  punta  appariscono  degli 
anelli  colorati. 

Se  il  disco  fia  d' argento  forbito  il  fenomeno  ha  luogo 
più  facilmente,  ma  diverso;  il  disco  non  si  cuopre  di  ra- 
me, e  qui  sarebbe  facile  vederne  le  più  piccole  traccie ,  e 
rincontro  alla  punta  diviene  lanuginoso,  e  sembra,  per 
una  materia  sovrapposta  bianchiccia.  Questa  areola  inco- 
mincia a  comparire  dopo  pochi  minuti,  dacché  è  ìnstituita 
l'esperienza,  e  lasciatala  aumentare  per  12,  o  15  ore,  non 
fa  che  dilatarsi  senza  cambiare  d'aspetto.  Se  il  disco  era 
d'argento  dorato,  il  fenomeno  appariva  come  quest'ulti- 
mo, ma  se  non  dopo  molte  ore. 

Questi  fatti  hanno  analogia  forse  coli' esperienza  dei 
coni  elettrici  dinamici  di  mercurio  del  Davy,  in  quanto 
che  la  corrente  mostra  una  tendenza  di  tenere  la  via  della 
superficie  piuttoslochè  attraversare  i  mezzi,  benché  buoni 
conduttori,  ed  hanno  analogia  coi  risultati  dell' elettrografia 
del  Marianini ,  e  coi  deposili  spontanei  di  rame  nel  tam- 
burello degli  apparati  semplici  galvanoplastici  in  quanto 
che  sono  effetti  della  corrente,  che  produce  dietro  al  suo 
camino,  e  non  nell'ingresso,  o  sorlila  dai  corpi  come  si 
erano  studiati  fino  ad  ora.  Falli  in  ullinio,che  hanno  pure 
analogia  con  un'altro  osservalo  dallo  stesso  Davy,  che  io 
riporterò  qui  quale  appoggio  importarne  della  mia  propo- 
sizione. 


382  GALVANOPLASTICA 

Ei  dice,  che  elettrolizzando  dell'acqua  entro  un  vaso 
di  vetro,  si  alterano  le  sue  pareti,  e  col  progresso  dell'espe- 
rienza non  tardasi  a  riconoscere  sugli  elettrodi  di  platino 
r  acido  idroclorico  nell'  uno ,  e  la  soda  nell'  altro  provenienti 
del  sale  marino,  che  servì  qual  fondente  nella  fabbrica- 
zione del  vetro.  Egli  ammette,  che  si  manifesti  un'azione 
chimica  pel  contatto  dei  solidi,  e  dei  liquidi  la  quale  è  sì 
tenue,  che  i  suoi  prodotti  sfuggono  ai  reattivi  i  più  sen- 
sibili di  cui  la  chimica  può  disporre,  ma  che  se  questi 
reattivi  sono  insufficienti  T  elettricità  può  supplire  in  ra- 
gione della  sua  velocità  e  della  sua  azione  continua. 

Questo  modo  di  spiegare  il  fenomeno,  forse  potrebbe 
essere  ammesso,  per  dar  ragione  degli  altri  da  me  ripor- 
tati,  su  di  che  io  non  voglio  entrare,  ma  qualsiansi  dessi, 
se  per  la  loro  oscurità  fin' ora  non  valgono  a  comprovare, 
che  l'elettricità  agisca  per  questa  guisa  ad  alterare  la  su- 
perficie degli  oggetti,  che  si  consegnano  all'apparato  gal- 
vano-plastico, almeno  spero,  che  proveranno,  che  l'elet- 
tricità in  corrente  può  agire  in  un  modo,  quasi  del  tulio 
nuovo,  0  almeno  non  preso  a  calcolo  fin' ora  in  questo 
fenomeno;  e  che  la  condizione  delle  forme,  di  essere  le- 
vigate, le  fa  soggette  a  questo  diverso  modo  di  agire  del- 
la corrente. 


Passando  quindi  al  secondo  punto  propostomi  vengo 
ad  occuparmi  delle  indagini  intorno  al  limite  maggiore 
della  intensità  della  corrente  elettrica,  utilmente  impiega- 
bile, per  la  riproduzione  galvano-plastica  degli  oggetti  di 
metallo  levigato. 

La  sola  esperienza  mi  ha  guidato  in  questa  ricerca 
dopo  la  semplice  nozione,  che  eccedendo  nell'intensità  del- 
la corrente,  può  rimaner  libero,  e  idrogeno,  ed  ossigeno, 
l'ultimo  de'  quali  può  intaccare  la  superficie  della  forma, 
e  quindi  mandare  a  male  ogni  lavoro  di  tal  genere. 


G.    B.    BIANCONI  383 

In  poche  parole  il  risultato  è,  che  dì  poco  si  può  sco- 
stare dall'intensità  Diinìma  superiormente  accennata;  oltre 
di  che  ho  osservato,  che  questo  limite  è  un  po'  variabile 
anche  a  seconda  della  qualità  della  soluzione  metallica  im- 
piegata; poiché  l'intensità  della  corrente  16,68  assegnata 
per  cuoprire  una  superficie  di  un  decimetro  quadralo,  è 
adattata  quando  si  impieghi  una  soluzione  di  solfato  di 
rame,  nella  proporzione  di  una  di  sale,  e  quattro  di  acqua. 
Ma  se  si  adopera  questa  soluzione  un  poco  più  satura ,  la 
corrente  dovrà  essere  più  intensa ,  e  meno  quando  si  im- 
piegasse una  soluzione  poco  acida,  ed  allungata.  Se  si  ec- 
cede coir  intensità  della  corrente,  in  tutti  questi  casi,  il 
deposilo  incontra  adesione  colla  forma  con  caratteri  distinti 
da  quelli  di  cui  abbiamo  parlato  fin' ora,  che  accompagnano 
l'adesione  fra  deposito  e  forma,  proveniente  dal  non  avere 
impiegato  una  corrente  elettrica  sufficienleraente  intensa.  In 
tal  proposito  si  disse ;,  che  il  deposito  non  comparì  rego- 
larmente ,  e  che  aderirono  solamente  quelle  parti  della 
forma;,  che  rimasero  scoperte,  durante  un  periodo  del 
processo,  in  quest'altro  caso  invece  il  deposito  è  unifor- 
me sul  suo  modello,  e  contrae  seco  un'adesione  generale. 
Poco  adunque  di  latitudine  viene  accordata  nel  limite  del- 
l'intensità della  corrente  relativamente  alla  concentrazione 

•  della  soluzione  metallica.  Questo  però  mi  ha  permesso  di 
trovare  per  quanto  mi  sembra,  la  spiegazione  di  una  ano- 
malia, che  incontrasi  nell'esercizio  pratico. 

Nel  trattare  più  volte  la  riproduzione  galvauo-plastica 

,  delle  immagini  fotogeniche,  mi  sono  accorto,  che  fra  le 
buone  copie  avevano  luogo  due  successi  differentissimi. 
Imperocché  alcune  di  esse  si  ossidavano  dopo  un'ora  o 
due,  dacché  erano  state  felicemente  separale  dalia  sua  for- 
ma, ed  era  utile  il  sollecitare  di  porle  subilamenie  nel 
portafoglio,  come  viene  suggerito  da  chi  ha  trattalo  di  tali 
materie,  ed  altre  per  l'opposto  potevano  conservarsi  per 
alcuni  mesi  senza  difesa  alcuna  ;  servivano  esse  pure  di  for- 
ma, e  conservavansi  nel  loro  buono  stalo. 


384  GALVANOPLASTICA 

Cercai  di  preservare  le  prime  della  spontanea  ossida- 
zione,  vestendole  di  una  leggiera  argentatura,  per  via  elet- 
trica, la  quale  quantunque  ben  riuscita  non  valeva  a  di- 
fenderla. 

Ho  variato  questa  pratica  in  varie  guise  da  cui  sono 
emerse  altre  considerazioni  speciose,  che  ora  ommetto  per 
brevità,  e  terminerò  coli' esporre  ciò,  che  mi  condusse  ad 
avere  costantemente  le  prove  in  rame  conservabili. 

Superiormente  ho  detto,  che  la  riproduzione  di  og- 
getti levigati  è  felice,  purché  si  adoperi  una  corrente  elet- 
trica di  una  intensità  proporzionata  all'  ampiezza  della 
superfìcie  da  vestire  di  rame^  e  proporzionata  alla  con- 
centrazione della  soluzione  di  solfato  di  rame,  ma  si  ri- 
scontra una  sola  differenza,  che  quando  la  soluzione  di 
rame  è  molto  intensa,  il  deposito  è  generale,  ma  non 
continuato,  ha  la  struttura  cristallina,  e  lascia  così  una 
infìnità  di  spazietti  scoperti  della  forma,  rappresentando 
una  guisa  di  finissima  rete  di  rame.  Perciò  le  prove  foto- 
geniche provenienti  da  un  primo  deposito  reticolato  sono 
appunto  quelle,  che  hanno  la  massima  tendenza  all'ossi- 
dazione. Forse  la  loro  superficie  conterrà  de'  pori  benché 
impercettibili  alla  vista  armata  anche  di  microscopio,  nei 
quali  si  nasconda  il  principio  ossidante.  Le  altre  prove  otte- 
nute, con  una  soluzione  di  rame  facile  alla  decomposizione, 
che  producevano  un  deposito  continuato,  sono  identiche  a 
quelle  per  l'apparenza,  ma  più  durevoli  colla  loro  dipinta 
e  limpida  superficie. 

Faccio  voti  acciocché  la  bontà  vostra,  o  chiarissimi 
Accademici,  voglia  al  solito  compatire  questi  miei  deboli 
studj,  i  quali  se  troveranno  nel  favor  vostro  un  incorag- 
giamento, avrò  in  questo  un  nuovo  [impulso  a  continuare 
questi  lavori. 


385 
Catalogo  degli  oggetti  e  preparati  più  inte- 
ressanti del  Gabinetto  d'  Anatomia  Comparata 
di  Bologna^  del  Prof.  Antonio  Alessandrini. 

(  Continuazione ,  vedi  pag.  264.  ) 

MOLLUSCHI 

CEFALOPODI 

408.  Seppia  ottopode  —  Sepia  octopodia.  Lino.  =  Due 
individui  sui  quali  si  dimostra  il  becco  corneo  so- 
lido,e  le  labbra  molli  che  lo  ricoprono  in  parte, 
organi  destinati  ad  afferrare  e  triturare  l'alimen- 
to: preparazione  conservata  nello  spirito.  Ales- 
sandrini, 1818. 
781.  Id.  Lo  stomaco  gonfio  e  disseccato:  preparalo  e  re- 
galato dal  Doti.  Giuseppe  Gamberini.  1823. 

3003.  Id.  L'intero  apparecchio  digerente,  dalla  bocca  al- 
l'ano, lasciato,  nella  naturale  posizione:  vedon- 
si  del  tutto  isolate  le  glandole  salivari  coi  loro 
condotti.  Nello  spirilo:  preparato  e  regalalo  dal 
Prof.  Calori.  Settembre  1841. 

3008.  Id.  La  stessa  preparazione  eseguita  sopra  di  un  in- 
dividuo di  mole  notabile  e  conservalo  a  secco^ 
riempendo  la  cavità  del  canale  mediante  infezio- 
ne di  gesso.  Id. 

3002.  Eledone  muschiato  —  Elèdon  muscatus,  Cuv.  = 
L'apparecchio  digerente  intero  fuori  di  luogo  con- 
servalo nello  spirito.  Id.  1841. 

3007.  Id.  La  preparazione  predelta  conservata  a  secco,  pie- 
no il  canale  alimentare  di  gesso.  Id. 

3628.  Seppia  officinale  —  Sepia  officinalìs,  Linn.  =  Le 
mascelle  di  grosso  individuo  col  labbro  molle  che 
le  circonda,  ed  i  muscoli  destinali  a  fissarle  ed 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie  IH.  Tom.  3.  25 


386  CATALOGO   DEL    GABINETTO 

a  moverle.  Nello  spirito  ;  del  Dissettore  aggiun- 
to Doli.  Giacomelli.  Giugno,  1843. 
989.  Id.  li  canale  alimentare  di  due  individui,  rimosso 
dalla  posizione  naturale,  conservate  anche  le  glan- 
dole  salivari  coi  loro  condotti.  In  una  delle  pre- 
parazioni sonosi  aperti  i  due  sacchi  formanti  lo 
stomaco  composto  di  siffatti  animali.  Nello  spiri- 
to. Alessandrini,  1826. 
3006.  Id.  La  preparazione  medesima  conservata  a  secco  in- 
jeltando  di  gesso  il  canale:  sulla  stessa  tavoletta 
si  vede  ancora  il  sacco  o  vescica  dell'inchiostro 
ed  il  becco  corneo.  Calori,  Settembre  1841. 

2486.  Lumaca  nera  —  Lìmax  ater.   =  Sono   preparate 

nella  posizione  naturale  le  glandole  salivari.  Nello 
spirito.  Doti.  Ercolani,  Maggio  1840. 

2489.  Id.  Lo  stomaco  ed  il  canale  intestinale,  lasciati  nella 

naturale  posizione  e  conservati  nello  spirito.  Dott. 
Giacomelli,  Maggio  1840. 

2487.  Elice  comune  —  Helix  pomatìa,  Linn.  =  Il   tubo 

digerente  rimosso  dalla  naturale  posizione  e  con- 
servalo nello  spirito  :  due  piccoli  specilli  segnano 
l'aperta  d'ingresso,  e  di  egresso  del  cibo.  Id. 

2490.  Id.  Altra  simile   preparazione,  pure  nello  spirito, 

nella  quale  si  dimostrano  anche  le  glandole  sali- 
vari coi  loro  condotti.  Dott.  Ercolani.  Id. 

CROSTACEI 

DECAPODL 

1887.  Gambaro  di  mare  —  Cancer  gammarus,  Linn.  = 
Le  chele  e  le  mascelle  di  grosso  individuo,  del- 
l'Adriatico; preparate  a  secco.  Alessandrini,  1838. 

1602.  Id.  Lo  stomaco  dello  slesso  individuo:  aperto  lon- 
gitudinalmente si  dimostra  la  complicata  sua  slrut- 


d'anatomia  comparata  387 

tura,  ed  i  tre  denti  elegantissimi,  uno  centrale 
■  due  laterali  che  ne  armano  la  cavità.  Uno  stiletto 
che  Io  percorre  indica  il  canale  pilorico  angustis- 
simo^ ed  assai  complicato,  che  non  può  essere 
attraversato  dal  chimo  se  non  ridoKo  a  notabilis- 
sima tenuità.  Nello  spirilo.  Id.  1836. 

1888.  Granchio  di  mare  —  Maja  squinado  =  Due  fem- 
mine nelle  quali  si  dimostra  principalmente  la 
complicata  armatura  della  bocca  fermali  su  di 
una  tavoletta,  preparali  a  secco.  Id.  1838. 

2979.  Id.  I  robusti  denti  intonacati  di  smallo  che  formano 
la  profonda  armatura  della  bocca;  uno  dei  quali 
diviso  perpendicolarmente  colla  sega  onde  dimo- 
strarne l'interna  tessitura.  Id.  1841. 

2918.  Id.  La  faringe  e  lo  stomaco  di  grossa  femmina:  uno 
specillo  passa  dall'esofago  al  duodeno,  attraverso 
dello  stomaco  aperto,  ed  indica  la  posizione  dei 
robusti  denti  interni,  analoghi  a  quelli  che  nello 
stesso  luogo  s'incontrano  nei  gambari.  Nello  spi- 
rilo. Id. 

2963.  Id.  Fascelto  di  vasi  biliferi  isolalo  dilavando  il  fé* 

gaio  semiputrefallo  nell'acqua  semplice,  disteso 
su  di  un  vetro  e  disseccato:  la  sostanza  biliare 
gialla  che  contiene  lo  fa  apparire  come  se  fosse 
artihcialmente  injetlato:  tolto  da  uno  dei  suddetti 
individui.  Id.  1841. 

2964.  Id.  Altra  preparazione  somigliante  alla  precedente: 

i  canaletti  però  vedonsi  in  parte  uniti  a  lobetti 
della  sostanza  del  fegato  ,  lobetti  i  quali  osser- 
vati colla  lente,  allorché  gli  oggetti  erano  ancor 
freschi ,  rassomigliavano  a  dei  piccoli  oiricelli 
elitlici  insieme  stretti.  Id. 


388  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

STOMAPODI. 

3539.  Squilla  —  Squilla  mantls,  Cuv.  ■=.Cancer  mantis, 
Lino.  =  Il  fegato  tolto  da  indivìduo  di  piccola 
mole  e  conservato  nello  spirito.  Preparalo  e  rega- 
lato dal  Dissett.  aggiunto  Dott.  Giacomelli,  1843. 

IIXSETTI 

COLEOTTERI 

2331.  Cervo  volante  —  Lucanus  cervus ,  Linn.  =:  Indi- 
viduo intero  sul  quale  si  dimostra  la  singolare 
costruzione  delle  mascelle.  1840. 

2650.  Id.  Individuo  aperto  in  tutta  la  regione  inferiore  onde 
si  veda  l'andamento  e  la  forma  di  tutto  il  canale 
alimentare.  Nello  spirito;  Dott.  Ercolani,  detto. 
939.  Grillo-talpa  —  Gryllus  gryllo-talpa ,  Linn.  =  Il 
canale  alimentare  preparato  nella  naturale  posi- 
zione, e  conservato  nello  spirito.  Alessandrini, 
1826.  Un' altra  simile  preparazione  si  conserva  al 
N.o  2854. 

RAGGIATI 

INTESTINALI 

667.  Ascaride  Lombricoide  —  Ascaris  lumbricoides  ,Liun. 
=:  Il  tubo  digerente  preparato  in  tre  femmine  e 
conservato  nello  spirito.  In  una  si  è  del  tutto  iso- 
lato il  canale  dalle  altre  parti,  e  si  dimostra  la 
forma  della  bocca:  nella  seconda  il  canale  è  aper- 
to quasi  per  tutta  la  sua  lunghezza  onde  dimo- 


d'anatomia  comparata  389 

strarne  l'interna  tessitura;  nella  terza  il  canale 
stesso  è  circondato  dai  copiosissimi  e  complicati 
ravvolgimenti  dall'ovidutto.  Alessandrini,  1822. 

ECHINODERMI 

2841.  Echino  mangereccio  —  Echinm  aesculentus,  Linn. 

=  Due  individui  conservati  nello  spirito  in  uno 
dei  quali,  aperto^  si  dimostra  l'andamento  e  fi- 
gura dell'intero  canale  alimentare.  Preparati  e 
regalati  dal  Dissettore  Dott.  Ercolani.  Maggio  1841. 

2842.  Id.  Parte  dello  scheletro  che  circonda  la  bocca ,  non 

che  i  diversi  pezzi  solidi  che  ne  costituiscono  la 
complicata  armatura ,  distribuiti  regolarmente  so- 
pra di  una  tavoletta.  Id. 

lY.  SEZIONE 

APPARECCHIO  UROPOIETICO 
MAMMIFERI 

UOMO. 

330.  Rene  con  finissima  infezione  di  cera  e  colla  rossa 
nel  sistema  arterioso,  diviso  orizzontalmente  pel 
centro  onde  mostrarne  l'interna  tessitura.  Prepa- 
razione del  Prof.  Mondini  conservala  nello  spi- 
rilo. 1817. 

QUADRUMANI 

849.  Scìmia  inno  —  Inuus  ecaudatus ,  Geoffr.  =  Organi 
uropoietici  e  genitali  di  maschio  adulto  preparati 


390  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

a  secco.  I  principali  tronchi  arteriosi  e  venosi  so- 
no injeitati  a  cera  di  color  rosso  e  bleu.  Alessan- 
drini, 1824. 
986.  Id.  I  soli  reni  colle  arterie  injellate  e  conservali  nello 
spirilo:  aperto  con  sezione  orizzontale  uno  di  essi 
si  dimostra  così  il  piccolo  numero  di  papille  in 
cui  si  divide  l'interna  sostanza  verso  il  margine 
concavo,  non  che  il  modo  con  cui  si  diramano 
i  principali  tronchi  sanguiferi.  Id.  1826. 

CARNIVORI. 

3708.  Riccio  europeo  —  Erìnaceus  europaeus,  Linn.  = 
L'intero  apparecchio  uropoietico  e  genitale  di 
femmina  adulta;  conservato  nello  spirilo:  uniti  ai 
reni  sonosi  conservali  ancora  i  reni  succenturiati. 
Doli.  Ercolani,  Agosto  1844. 

1616.  Orso  comune  —  Ursus  arctos,  Linn.  =  I  reni  di 
femmina  adulta,  nello  spirito:  superiormente  si  è 
sollevata  in  parte  l'esterna  membrana  comune  del- 
l'organo onde  dimostrar  meglio  la  di  lui  struttura 
lobulare;  nell'altro  poi^  tolta  del  tulio  la  della 
membrana,  i  lobuli  vedonsi  completamente  distin- 
ti, ed  uniti  insieme  soltanto  mediante  l'intreccio 
dei  vasi  sanguiferi  e  le  ramificazioni  dell'uretere. 
Alessandrini,  1836. 

1564.  Id.  I  reni  del  maschio  preparali  a  secco,  injettato 
prima  il  sistema  dei  vasi  sanguiferi  a  cera  rossa 
e  bleu,  e  l'uretere  di  color  giallo:  nel  sinistro, 
tolta  la  cellulare  esterna  restano  perfettamente  di- 
stinti i  lobuli  che  lo  compongono.  Id. 
329.  Lontra  comune  —  Luti  a  vulgaris,  Esxieben.  =  I 
reni  di  individuo  mollo  giovine  del  tutto  isolati  e 
conservali  nello  spirilo.  Id.  1817. 
907.  Cane  Lupo  —  Canis  Lupus,  Linn.  zz  Gli  organi 


d'  anatomia  comparata  39 1 

uropojetici  e  genitali  di  maschio,  preparati  a 
secco  sopra  di  una  tavoletta,  incettata  prima  con 
cera  i  vasi  sanguiferi  diretti  ai  medesimi ,  non 
che  gli  ureteri.  La  vescica  orinarla  distesa  d'aria 
mostra  evidentissime  le  fibre  muscolari.  Id.  1825. 

116.  Cane  Volpe  —  Canis  Vulpes,  Linn.  zz  I  reni  iso- 
lati ed  aperti,  conservali  nello  spirilo,  injetlato 
il  sistema  vascolare  sanguifero.  Prof.  Gandolfi, 
1813. 
1196.  Id.  Rene  di  altro  individuo  molto  giovine,  prepara- 
to nello  stesso  modo  e  conservato  nello  spirito. 
Alessandrini  1830. 
74.  Cane  famigliare  —  Canis  familìaris ,  Linn.  =  Rene 
di  individuo  adulto,  injetlato  il  sistema  sanguife- 
ro e  conservato  a  secco.  Prof.  Gandolfi,  1810. 

328.  Gatto  comune  —  Felìs  catus,  Linn.  =:  Un  rene  di 
adulto ,  nello  spirito  con  injezione  ed  aperto.  Dott. 
Notari,  1817. 
3326.  Id.  Posteriore  mela  del  corpo  nella  quale  sono  pre- 
parate a  secco  le  vie  orinarie  nella  naturale  po- 
sizione ,  con  injezione  nel  sistema  sanguifero.  Dott. 
Giacomelli.  Agosto  1842. 

974.  Gatto  Pantera  —  Felìs  Pardus,  Linn.  =  Reni  e 
capsule  atrabilarì,  conservali  nello  spirito;  il  de- 
stro è  diviso  in  due  uguali  porzioni  con  taglio 
orizzontale,  onde  veder  si  possa  l'interna  sua 
struttura:  le  papille  sono  poco  numerose,  anzi 
nella  regione  corrispondente  al  centro  della  pel- 
vi sembrano  mancare.  11  sinistro  rene  atrofizzato 
è  di  poco  maggiore  della  corrispondente  capsula 
atrabilare.  Alessandrini,  1826. 

617.  Foca  a  ventre  bianco —  P/zoca  fl/èfjyenfer,  Boddaeot. 
=  Il  timo  appartenente  al  feto,  lo  scheletro  del 
quale  è  già  stalo  descritto  nella  osteologia.  Ales- 
sandrini,  1822. 


392  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

G19.  Id.  Apparecchio  iiropojetico  fuori  di  luogo  del  feto 
predetto  preparato  a  secco  lasciandovi  unite  an- 
cora le  parli  genitali  femminee  i  grossi  vasi  san- 
guiferi injettatì,  comprese  ancora  le  arterie  om- 
belicali. Id. 

RODITORI. 

601.  Istrice  cresluto  —  Istrix  crìstata,  Linn.  —  Reni  e 
capsule  atrabilari  di  adulto:  uno  ùi  essi  è  aperto 
con  sezione  orizzontale  per  mostrarne  l'interna 
tessitura.  Nello  spirito.  Alessandrini,  1820. 

4358.  Lepre  coniglio  =  1  reni  di  individuo  molto  giovine, 
injettato  finamente  il  sistema  arterioso  con  cera 
rossa.  Uno  dei  reni  è  diviso  pel  centro  longitu- 
dinalmente in  due  metà,  onde  meglio  si  renda 
patente  l'interna  struttura  finamente  vascolare.  Id. 
Aprile  1849. 

2499.  Cevia  Cobaja,  Gmel.  —  Mus  porcelhis,  Linn.  =: 
Porzione  del  tronco  di  femmina  coli' apparecchio 
uropojelico  nella  naturale  posizione:  il  sistema 
arterioso  è  finamente  injettato  in  rosso.  Id.  Mag- 
gio 1840. 

PACHIDERMI. 

208.  Cavallo  comune  —  Equus  Cahallus ,  Linn.  =  Un 
rene  di  individuo  adulto;  injettato  il  sistema  san- 
guifero e  l'uretere  con  pece  e  cera  a  diversi  co- 
lori ,  sonosi  preparati  per  erosione  del  parenchi- 
ma, mediante  l'acido  nitrico  diluito,  i  sistemi 
stessi  riempili  anche  nelle  minime  loro  diramazio- 
ni. Alessandrini  1815. 
1199.  Id.  Un  secondo  rene  pure  di  individuo  adulto  pre- 
parato per  erosione.  Injellate  arterie  e  vene  con 


d'anatomia  comparata  393 

materia  preparata  secondo  il  metodo  di  Tumiati, 
cioè  una  miscela  di  pece  greca  once  8,  cera  bian- 
ca once  10,  trementina  once  12,  invece  dell'aci- 
do nitrico  ho  adoprato,  perchè  meno  costoso,  il 
solforico  ridotto  a  gradi  25:  continuata  la  lenta 
macerazione  per  due  mesi,  poscia  ripulita  la  pre- 
parazione mediante  addattato  leggier  stillicidio  di 
acqua  semplice,  è  riuscita  di  tutta  perfezione.  Id. 
1830. 

1244.  Id.  Reni  di  feto  arrivato  alla  metà  circa  della  gra- 
vidanza: spinta  rinjezione  di  colla  e  cera  colorata 
in  rosso  per  le  arterie  eraulgenti ,  e  dopo  leggier 
grado  di  macerazione  nell'acqua  semplice  rimos- 
sa del  tutto  la  membrana  strettamente  involveirte 
il  viscere,  apparisce  fluttuante  nello  spirito  dove  si 
conserva  la  preparazione,  la  più  fina  lanugine  va- 
scolare incettata,  costituente  la  così  detta  sostanza 
corticale.  Id.  1832. 

1860.  Id.  Reni  appartenenti  ad  un  feto  di  quattro  mesi  pre- 
cisi, conservati  nello  spirito  senza  preparazione. 
Id.  1837. 
783.  Id.  Sistemi  uropojetico  e  genitale  maschile  preparali 
nella  naturale  posizione  in  una  porzione  di  tron- 
co di  individuo  adulto,  injettati  con  cera  a  diver- 
si colori  arterie ,  vene  ed  ureteri ,  e  con  mercu- 
rio fluente  i  dutti  deferenti.  Si  è  conservata  an- 
che la  porzione  posteriore  del  sacco  del  peritoneo 
onde  così  dimostrare  come  questa  sierosa  invilup- 
pa, 0  ricopre  parzialmente  codeste  parti.  Prepa- 
razione disseccata  eseguita  dal  sudd.  nel  1823. 
100.  Cavallo  Asino  —  Equus  Asinus ,  Linn.  =  Rene  di 
adulto  injettata  con  cera  rossa  l'arteria  emulgente, 
poscia  aperto  dividendolo  orizzontalmente  pel  cen- 
tro in  due  metà  onde  se  ne  veda  l'interna  strut- 
tura. Nello  spirito.  Prof.  Gandolfi,  1811. 


394  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

693.  Id.  Porzione  di  rene  preparato  per  coesione  il  sistema 
sanguifero,  e  1'  uretere,  la  materia  spinta  per 
quest'ultimo  insinuatasi  ancora  pei  tubuli  orini- 
feri  degli  apici  delle  papille  ne  ha  riempiti  dei 
fascetti  che  conservano  esattamente  la  forma  delle 
papille  stesse.  Alessandrini,  1821. 

914.  Id.  Rene  di  altro  individuo,  injettato  con  cera  il 
sistema  sanguifero,  e  mantenuta  distesa  con  crini 
la  pelvi  e  l'incominciaraento  dell'uretere,  si  è 
asportata  la  superiore  metà  del  viscere  onde  di- 
mostrar meglio  la  forma  ed  estensione  della  detta 
parte  membranosa  che  poscia  si  è  aperta  conser- 
vando il  tutto  a  secco.  Id.  1825. 

631,  Cavallo  Mulo  —  Equus  mulus,  Linn.  =:  Rene  suc- 
centuriato  aperto  orizzontalmente;  nella  sezione 
appajono  aistinle  le  due  sostanze  che  lo  compon- 
gono, perchè  l'esterna  è  di  colore  alquanto  più 
fosco.  Non  vi  si  vede  cavità  particolare  ma  sol- 
tanto i  solchi  lasciati  dalle  vene,  essendo  le  ar- 
terie incettale  con  cera  rossa.  Nello  spirito.  Id. 
1822. 

692.  Porco  domestico  —  Sns  scrofa,  Linn.  =  1  reni  ia- 
jettati  e  preparati  per  erosione;  in  uno  si  è  in- 
jettato il  solo  sistema  arterioso,  nell'altro  arte- 
rie, vene  ed  uretere:  in  quest'ultimo  la  injezione 
delle  vene  è  straordinariamente  fina  ed  elegante. 
Id.  1821. 
1849.  Id.  Reni  di  feto  non  molto  inoltrato  nello  sviluppo 
con  fina  injezione  nei  vasi  sanguiferi:  sono  spo- 
gliati dell'esterna  tonaca  onde  meglio  apparir  possa 
nuotante  nello  spirito  in  cui  sono  conservati  la 
finissima  lanugine  vascolare  della  loro  superfìcie. 
Id.  1837. 


d'anatomia  comparata  39S 

RUMINANTI 

1039.  Camello  Dromedario  —  Camelus  Dromedarius,  Linn. 
I  reni  coi  vasi  sanguigni  e  gli  ureteri  injetlati  a 
cera  di  diverso  colore,  e  disseccali.  Id.  1827. 

1034.  Id.  I  reni  succenturiali  dello  slesso  individuo,  con- 
servati nello  spirilo,  uno  dei  quali  diviso  in  due 
orizzontalmente  pel  centro  onde  mostrarne  l'in- 
terna  tessiltura.  Id. 

2812,  Cervo  Daino  —  Cervus Dama,  Linn.  =  I  reni  iso- 
lati di  maschio  adulto,  morto  li  18  Febbrajo  1841 , 
e  regalato  al  Museo  dal  N.  U.  il  Sig.  Francesco 
Sampieri  :  con  sezione  orizzontale  se  ne  è  diviso 
uno  pel  centro  a  dimostrarne  l'intima  tessitura. 
Nello  spirito.  Id.  Aprile  1841. 
663.  Cervo  comune  —  Cervus  Elaphus,  Linn.  =  Reni 
isolati  di  maschio  di  circa  due  anni,  conservati 
nello  spirito ,  uno  dei  quali  diviso  con  sezione 
orizzontale,  onde  mostrare  la  configurazione  della 
pelvi  ed  il  modo  di  protuberare  nella  medesima 
delle  papille  gementi  l'orina,  ed  abbracciale  dai 
così  detti  calici  membranosi  prolungamenti  della 
pelvi  stessa.  Id.  1821. 

1692.  Id.  Reni  di  maschio  isolali  ed  interi,  conservati  nello 
spirito.  Id.  1836. 

1969.  Id.  Apparecchio  uropojelico,  unitamente  all'utero  e 
parte  della  vagina,  di  individuo  d'anni  due  circa, 
conservato  nello  spirilo.  Id.  1839. 

113.  Egionomo  Ammone,  Ranz.  —  Capra  Ammon,  Linn. 

==  I  reni  colle  capsule  atrabilari,  injetlalo  a  cera 
il  sistema  arterioso  e  conservali  interi  nello  spi- 
rilo. Prof.  Gandolfi,  1812. 

114.  Id.  Un  terzo  rene  preparato ,  ma  diviso  in  due  metà 

uguali  per  dimostrarne  l'interna  sostanza:  nello 
spirito.  Id. 


39G         •  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

73.  Id.  Rene  pure  injettato,  ma  conservato  a  secco.  Id. 
1810. 

4119.  Egionomo  Egagro ,  Ranz.  —  Capra  Oegagrus ,  Linn. 
=  Le  vie  orinarle  unilamenle  all'utero  di  giovine 
femmina  perita  per  raetrite  pochi  giorni  dopo  un 
primo  parto.  Conservate  nello  spirito.  Alessandri- 
ni. Giugno  1847. 
3G0.  Bue  comune,  Ranz.  —  Bos  Taurus  domestìcus, 
Linn.  =  Rene  di  vitello  injeltato  a  cera  il  siste- 
ma sanguifero,  spoglialo  dell'esteriore  cellulosa 
onde  meglio  separarne  i  molli  lobuli  che  lo  com- 
pongono, e  così  conservato  nello  spirito.  Ales- 
sandrini, 1818. 
Ò54.  Id.  Reni  di  un  toro  d'anni  due  injettati  e  preparati 
col  solito  metodo  per  erosione.  Vedonsi  distinta- 
mente gli  archi  formati  dai  vasi  sanguigni  corri- 
spondentemente ai  varj  lobuli  in  cui  è  diviso  il 
viscere^  nel  centro  dei  quali  archi  è  poi  conte- 
nuta la  forma  in  cera  della  cavità  dei  calici  mem- 
branosi che  raccolgono  l'urina,  i  quali,  conver- 
gendo coi  loro  apici  verso  la  sinuosità,  od  ilo, 
del  rene,  costituiscono  la  pelvi  dalla  quale  si  pro- 
lunga l'uretere.  Id.  1821. 
846.  Id.  Rene  di  vitello  di  pochi  giorni  preparato  a  secco 
eoi  vasi  sanguiferi  e  l'uretere  injettati  con  cera 
a  diversi  colori.  In  questa  preparazione  quantun- 
que pel  disseccamento  la  mole  del  rene  sia  mol- 
tissimo diminuita,  pure  vedonsi  patentemente  an- 
cora i  profondi  solchi  che  si  interpongono  ai  lo- 
buli. Id.  1824. 

2531.  Id.  I  reni  di  feto  di  pochi  mesi,  injeltato  al  solito 
il  sistema  dei  vasi  sanguiferi.  Tolta  la  membrana 
fibrosa  propria  dell'  organo  si  vede  a  nudo  la  mi- 
nuta lanugine  formata  dai  minimi  vasi  alla  su- 
perficie dei  lobuli.  Nello  spirito.  Id.  Maggio  1840. 


d'anatomia  comparata  397 

821.  Id.  Vescica  orinaria  di  vitello  feto  coH'uraco  pervio, 
gonfia  e  disseccata ,  si  vede  la  continuazione  delle 
pareli  della  vescica  e  quindi  anche  delle  fibre  mu- 
scolari lungo  la  prima  porzione  dell' uraco  stes- 
so. Id.  1823. 
1192.  Id.  Il  timo  tolto  da  un  feto  di  sette  mesi  circa.  Si 
sono  conservali  i  grossi  vasi  sanguigni  toracici  e 
cervicali  sui  quali  è  distesa  la  glandola^  come 
pure  l'andamento  dell'esofago  e  della  trachea. 
Numerosi  sono  i  vasi  nati  dalle  carotidi  primiti- 
ve, non  che  le  vene  terminate  nelle  jugulari. 
Nello  spirito.  Id.  1830. 

CETACEI. 

1012.  Delfino  soffiatore  ,  Ranz.  —Delphinus  Tursio,  Bon- 

nat.  —  giovine  individuo  preso  nell'Adriatico  e 
portato  nella  nostra  pescheria  li  21  Luglio  1826, 
lungo  un  metro  e  20  centimetri ,  del  peso  di  89 
libbre  mercantili  bolognesi.  Un  rene  nel  quale, 
tolto  mediante  lenta  macerazione  il  tessuto  cellu- 
ioso esteriore  si  vede  la  composizione  sua  di  tanti 
esili  lobuli  insieme  uniti  dai  vasi  sanguigni  e  dai 
condotti  escretori,  per  cui  in  questo  stato  somi- 
glia perfettamente  ad  un  piccolo  grappolo  d'uva. 
Nello  spirilo.  Id.  1826. 

1013.  Id.  L'altro  rene  preparato  come  sopra,  ma  conser- 

vato a  secco  con  injezione  ceracea  nei  vasi  san- 
guigni e  nell'uretere.  Id. 

Un'altra  preparazione,  ma  di  individuo  al- 
quanto più  inoltrato  in  età ,  si  conserva  al  N.  1665. 
2180.  Id.  Il  timo  conservalo  nello  spirilo:  quest'organo 
colla  parte  più  grossa  situavasi  al  di  dentro  del 
petto  contro  lo  sterno, e  coi  due  rami  molto  lun- 
ghi ascendeva  pel  collo  a  destra  e  sinistra  fino  a 
coprire  l'inferiore  regione  della  laringe.  Id.  1839. 


398  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

1472.  Delfioo  comune  —  Delphìnus  Delphis ,  Llnn.  r:  Un 
rene  coi  vasi  sanguiferi  e  l'uretere  injeUalo  di 
gesso  tìnto  di  color  roseo,  spogliato  dalla  cellu- 
losa e  conservalo  nella  spirito.  Id.  1835. 

UCCELLI 

RATITI 

880.  Struzzo  camello  —  Strvthio  camelus,  Linn.  =  I 
reni  cogli  ureteri,  la  cloaca  e  l'intestino  retto 
preparati  a  secco  ^  di  individuo  maschio  molto 
giovine.  Interposti  ai  reni  si  vedono  i  grossi  tron- 
chi dell'aorta  e  della  cava  injeltali  a  cera  di  co- 
lore diverso:  nella  loro  faccia  inferiore  poi  si  di- 
mostra l'andamento  dell' uretere  per  entro  la  loro 
sostanza,  ed  i  tronchi  ramosi  che  sparge  nella 
medesima.  Nel  retto  intestino  in  prossimità  del- 
l'ano è  notabile  un  rigonfiamento  distinto  me- 
diante ampia  piega  dall' ampella  del  retto  slesso, 
nel  quale  rigonfiamento  inserendosi  gli  ureteri 
puossi  riguardare  come  una  prima  formazione  di 
vescica  orinarla  distinta.  Alessandrini  1825. 

GALLINE 

2650.  Gallo  comune  —  Phasìanus  gallus,  Linn.  =  Le 
vie  orinarle  preparate  nella  naturale  posizione  in 
individuo  giovine,  injettato  prima  con  cera  il  si- 
stema sanguifero  egli  ureteri  seguili  fino  alla  lo- 
ro inserzione  nella  cloaca.  Preparazione  dissec- 
cata eseguita  e  regalata  dal  Direttore.  Settem- 
bre 1840. 


d'anatomia  comparata  399 


RAPACI 


3661.  Avoltojo  fulvo  —  Fultur  fulvus , Gmel.  =  L'appa- 
recchio nropojelico  unitamente  agli  organi  ma- 
schili della  generazione.  È  da  notarsi  che  quan- 
tunque r  individuo  fosse  adulto,  i  testicoli  vedonsi 
esilissirai,  forse  perchè  oltrepassata  di  già  l'epo- 
ca degli  amori.  Preparazione  del  Dissettore  Doti. 
Ercolani.  Nello  spirito.  Giugno  1844. 

3964.  Falcone  Imperiale  —  Falco  imperialìs ,  Bechst.  =: 
Le  vie  orinarle  tolte  da  un  maschio  adulto  e  con- 
servate nello  spirito:  la  cloaca  è  aperta  per  di- 
mostrarci lo  sbocco  dei  dutli  deferenti  e  degli 
ureteri.  Alessandrini,  Novembre  1845. 

GRALLE 

333.  Aghirone  Sgarzetla ,  Ranz.  —  Ardea  Carretta , 
Linn.  =  Apparecchio  uropoietico  unitamente  ai 
testicoli.  Dott.  Nolari,  1817. 
2943.  Cicogna  bianca,  Ranz.  —  Ardea  Cìconia ,  Linn.  r: 
L'apparecchio  uropojetico,  e  le  parti  genitali  fem- 
minee entro  la  pelvi  nella  posizione  naturale:  il 
sistema  arterioso  è  finamente  injettato  in  rosso  a 
cola  e  cera,  del  Dissettore  Ercolani.  Luglio  1841. 

NUOTATORI 

331.  Pellicano  Onocrotalo   —  Pelecanus    Onocrotalus, 

Linn.  =  Le  vie  orinarle  coi  tronchi  dei  vasi  san- 
guiferi incettati  a  cera ,  e  la  cloaca  aperta  per 
dimostrare  lo  sbocco  degli  ureteri.  Nello  spirito. 
Dott.  Notari,  1817. 

332.  Anitra  Cigno  domestico,  Ranz.  —Arias  Olor ,  Linn. 


400  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

=  Le  vie  orinane  preparate  come  sopra  e  con- 
servate nello  spirito.  Id. 

RETTILI 

CHELONI 

204.  Testuggine  d'acqua  dolce  —  Testudo  Lutarìa,  Lino. 
=  I  reni  rimossi  dalla  naturale  posizione,  sepa- 
rati da  tutte  le  altre  parti,  ed  aderenti  soltanto  ai 
grossi  vasi  sanguigni  injeltati.  Dott.  Notari,  1814: 
conservali  nello  spirito. 

2860.  Anguis  /ragi^J5,Linn.  =  Piccolo  individuo  di  sesso 
maschile,  conservato  nello  spirito,  e  nel  quale  è 
preparato  1'  apparecchio  uropojelico  genitale  con 
finissima  injezione  nel  sistema  arterioso.  Dono  del 
Prof.  Calori.  Maggio  1841. 
463.  Coluber  Aesculapìi.  =  Estremità  posteriore  del  cor* 
DO  nella  quale  sono  preparali  i  reni  cogli  ureteri, 
e  dimostralo  il  modo  di  loro  sbocco  nella  cloaca 
che  si  vede  aperta.  Nello  spirito.  Alessandrini, 
1819. 

3907.  Boa  constrictor,  Linn.  =:  I  reni  colla  cloaca  aper- 
ta, egli  organi  copulalori,  conservati  nello  spiri- 
to. Tolti  da  quello  stesso  individuo  del  quale  si 
conserva  lo  scheletro  al  N.  3903.  Alessandrini, 
Agosto  1845.  La  forma  ed  il  colore  dei  reni  è 
molto  diversa  da  quella  propria  in  genere  dei 
serpenti. 

4202.  Boa  ortolano  —  Boa  ortulana,  Linn.  =  Femmina 
della  quale  si  conserva  lo  scheletro  al  N.  4120, 
l'apparecchio  uropojelico  genitale,  nel  quale  però 
mancano  le  ovaje.  Conservato  nello  spirito.  Otto- 
bre 1842. 

4160.  Crotalo  muto  —  Crotalus  mutus,  Linn.  ^  Cophias 


d'anatomia  comparata  401 

cortalinus,  Merrem.  =:  Apparecchio  uropojelico 
genitale  conservalo  nello  spirito.  Queste  parli  so- 
no piuttosto  piccole  in  proporzione  della  grande 
statura  dell'individuo,  del  quale  si  è  di  già  de- 
scritto lo  scheletro,  ma  in  quanto  alla  loro  forma 
e  colore  sono  del  tutto  somiglianti  a  quelle  dei 
serpenti  più  comuni.  Alessandrini, Ottobre  1847. 
462.  Rana  mangereccia  —  Rana  aesculenta,  Linn.  =  I 
reni  con  injezione  al  sistema  arterioso,  conservati 
nello  spirilo.  Doti.  Notari.  1819. 
3816.  Id.  Individuo  con  generale  infezione  nel  sist.  arte- 
rioso, e  nel  quale  si  dimostra  principalmente  la 
vescica  orinaria  gonfia  ed  injettata.  Doti.  Giaco- 
melli. Aprile  1845. 

V.  SEZIONE 

APPARECCHIO  RESPIRATORIO 
E  VOCALE. 

MAMMIFERI 

UOMO 

1598.  Homo.  z=  Laringe  con  porzione  dell' aspera  arteria 
di  individuo  maschio  adulto  della  Razza  etiopica, 
conservata  nello  spirito.  Alessandrini,  1836. 

QUADRUMANI 

1419.  Cercopiteco  Mona,  GeoSr.  —  Simìa  Mona,Unn.=: 
Laringe  cui  sta  unita  ancora  la  lingua,  nello  spi- 
rilo. Id.  1834. 
9B4.  Cercopiteco  Sabeo,  Desm.  —  Simia  Sabaeea,  Linn. 
::=  Individuo  maschio  adulto.  Porzione  d'aspera 
arteria  colla  laringe  e  l'osso  joide  preparata  a 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie  III.  Tomo  3.  26 


402  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

secco.  Si  è  mantenuto  disleso  il  piccolo  sacco  mem- 
branoso tra  l'ossojoide  e  la  cartilagine  tiroidea, 
come  pnre  i  due  laterali  che  complicano  i  così 
detti  ventricoli  laringei ,  aperto  longitudinalmente 
l'organo  nella  faccia  posteriore.  Id.  1826. 
979.  Id.  Il  polmone  colla  porzione  inferiore  della  trachea, 
unitamente  al  cuore,  dello  stesso  individuo;  pre- 
parato a  secco  essendo  incettata  con  cera  l'aor- 
ta. Idem. 

995.  Cercopiteco  rosso  —  Cercopiihecus  ruber.  ^  Il  pol- 

mone con  tutto  l'andamento  della  trachea^  la  la- 
ringe ed  il  cuore,  preparato  a  secco.  Sollevata  la 
lingua  vi  vede  disteso  il  doppio  sacco  membranoso 
comunicante  colla  laringe,  strozzato  nel  centro 
perchè  attraversalo  dai  muscoli  sterno-joidei.  Il 
cuore  ed  i  principali  tronchi  sanguiferi  sono  in- 
jellali  a  cera.  Id. 

996.  Inno  Bertuccia  —  Inuus  ecaudatiis ,  Geoffr.  =  Por- 

zione di  trachea  colla  laringe,  la  lingua  e  la  fa- 
ringe preparala  a  secco.  Si  vede  disteso  ed  aperto 
il  sacco  membranoso  laringeo  attraversato  dai  mu- 
scoli sterno ,  e  crico-joidei  :  si  è  conservata  in 
luogo  anche  il  corpo  tiroideo,  ed  il  tutto  fina- 
mente injettato  nel  sistema  arterioso.  Id. 
1642.  Id.  La  sola  laringe  di  individuo  adulto,  preparati  i 
muscoli  intrinseci,  e  conservala  nello  spirito.  Id. 
1837. 

595.  Cebo  apella  —  Celus  Apella,  Geoffr.  =  La  trachea 
colta  laringe,  la  glandola  o  corpo  tiroideo,  la 
lingua  e  le  glandolo  salivali  sotlomascellari  il  con- 
dotto delle  quali  si  vede  isolato  fin  presso  lo  sboc- 
co. Id.  1821. 

398.  Id.  I  polmoni  unilameule  al  cuore  dello  stesso  in- 
dividuo: i  principali  tronchi  sanguiferi  ed  i  vasi 
conducenti  l'aria  sono  injeltati  con  cera.  Prepa- 
rali a  secco.  Id. 


d'anatomia  comparata  403 

502.  Riccio  europeo  —  Erìnaceus  eiiropaeus ,  Linn.  = 
Polmone  colla  trachea  e  col  cuore  di  vecchio  ma- 
schio. Nello  spirito,  Id.  1820. 

1641.  Orso  comune—  Ursiis  arctos,  Linn.  =  Polmone  di 
femmina  adulta,  lo  stesso  individuo  del  quale  si 
conserva  il  teschio  al  N.  1713,  dell'età  d'anni 
sei  e  mesi  cinque;  injettate  con  gesso  le  princi- 
pali ramificazioni  bronchiali ,  e  preparato  a  secco. 
La  massa  polmonare  destra  si  vede  manifestamente 
divisa  in  quattro  lobi,  mentre  la  sinistra  non  ne 
mostra  che  due.  Nella  faccia  anteriore  del  viscere 
sonosi  scoperte  ed  isolate  le  ultime  ramificazioni 
dei  tronchi ,  che  in  proporzione  della  mole  del- 
l'organo  dire  si  possono  sviluppalissime.  Id.  1836. 

1572.  Id.  Polmone  aspera-arteria  e  laringe,  del  maschio 
della  slessa  età,  al  quale  è  unito  ancora  il  cuore 
l'esofago,  la  faringe  e  la  lingua.  Tanto  i  canali 
aeriferi  del  polmone,  quanto  il  cuore  coi  princi- 
pali tronchi  vascolari  col  medesimo  comunicanti, 
sono  stali  incettati  con  gesso  prima  di  passare  al 
disseccamento  della  preparazione.  Id. 

1956.  Tasso  d' Europa  —  Ursus  Meles ,  Linn.  =  Femmi- 
na adulta;  l'organo  respiratorio  unitamente  alla 
lingua  ed  al  cuore,  conservati   nello  spirito.  Id. 
i839. 
363.  Lontra  comune  —  Lutra  vulgaris  jErxlehen.  =  Pol- 
moni e  cuore  di  individuo  giovinissimo  conservati 
nello  spirito.  Id.  1818. 
976.  Id.  La  stessa  preparazione  ma  conservala  a  secco  do- 
po avere  in  antecedenza  injettali  con  cera  i  vasi 
sanguiferi  ed  i  canali  tracheali.  Id.  1826. 
261.  Cane  Lupo  —  Canis  Lupus,  Linn.  =   I  polmoni 
con  parte  della  trachea  unitamente  al  cuore,  con 
infezione  a  cera  nei  vasi  sanguiferi,  e  preparali 
a  secco.  Doli.  Nolari,  1816. 


404  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

1892.  Cane  Volpe  — Cam  Vulpes,  Linn.  =  Laringe  uni- 
tamente alla  trachea  di  maschio  di  mesi  nove. 
Nello  spirilo.  Alessandrini,  1838. 

2660.  Id.  Polmoni  unitamente  al  cuore,  trachea  e  laringe 
di  maschio  di  circa  mesi  sei.  Nella  preparazione 
vi  resta  unita  ancora  la  lingua  colla  faringe.  Del 
Dissettore  Doli.  Ercolani.  Settembre  1840. 
466.  Gatto  comune  —  Felis  carwi,  Linn.  =  Laringe  col- 
la trachea  e  i  tronchi  conservata  nello  spirito. 
Dott.  Notari,  1819. 

3873.  Foca  dell'Albino  —  Phoca  Albini ^  Alessandrini  = 
La  laringe  di  maschio ,  nello  spirito.  Agosto  1845. 

RODITORI 

2913.  Topo  decumano  —  if/Ms  decumanuSi  Pallas.  =  Pol- 
moni colla  laringe  e  l'osso  joide  di  femmina  adul- 
ta. Preparati  e  regalati  dal  Dissettore  aggiunto. 
Doli.  Giacomelli.  Maggio  1841. 

1117.  Istrice  cresluto  —  Hystrix  cristata,  Linn.  =  Lin- 
gua e  faringe  unitamente  al  cuore  ed  all'intero 
organo  respiratorio,  di  femmina  adulta:  nello  spi- 
rito. Alessandrini,  1828. 
364.  Lepre  coniglio  —  Lepus  Cunìculus ,  Linn.  =:  Ca- 
nale tracheale  e  laringe,  nello  spirilo.  Doti.  No- 
tari, 1818. 
653.  Porco  domestico  —  Sus  scrofa,  Linn.  =:  Laringe 
unitamente  a  porzione  di  trachea:  aperta  quest'ul- 
tima longitudinalmente,  e  sollevala  la  mucosa  so- 
nosi  preparali  i  muscoli  trasversi  degli  anelli  car- 
tilaginei giacenti  sulla  faccia  posteriore  del  cana- 
le; nello  spirito:  Alessandrini,  1822. 

3887.  Dicolile  col  collaro,  Ranz.  —  Dìcotyles  torquatus, 
F.  Cuvier.  =  I  polmoni  unitamente  al  cuore  con 
tutto  l'andamento  della  trachea  e  della  laringe, 


d'anatomia  comparata  405 

vi  è  pure  unita  la  lingua  colla  faringe  e  porzio- 
ne di  esofago.  Nello  spirito.  Alessandrini.  Ago- 
sto ,  1845. 
361.  Cavallo  comune  —  Equus  Caballus,  Linn.  =r  La 
laringe,  preparati  sulla  medesima  i  muscoli  in- 
trinsici  e  conservata  nello  spirito.  Dottor  Nota- 
ri,  1818. 
464.  Id.  L' intero  canale  tracheale-laringeo  colle  principa- 
li  ramificazioni  bronchiali  isolate  e  preparate  a 
secco.  Id.  1819. 
911.  Id.  Laringe,  spogliata  anche  dei  muscoli  intrinseci, 
per  meglio  dimostrare  la  forma  e  relazioni  dalle 
cartilagini  diverse,  non  che  l'estensione  delle  ve- 
sciche membranose  che  estendono  i  ventricoli  la- 
terali, una  delle  quali  si  è  aperta  esternamente. 
Alessandrini;  preparazione  a  secco,  1825. 
1442.  Id.  Polmoni    di   feto  non  molto  inoltrato  nello  svi- 
luppo nei  quali,  injettata  con  cera  bianca  duttile 
la   trachea   ed  i  bronchi ,  dopo   legger  grado  di 
macerazione  nell'acqua  semplice  sono  separate  in 
gran  parte  prima  le  diverse   provincie  o  sezioni 
di  ciascuna  massa  polmonare,  poscia  in  parte  an- 
cora i  lobuli  formanti  ciascuna  provincia.  Prepa- 
razione disseccala.  Id.  1834. 
3819.  Id.  Il  sinistro  ramo  bronchiale  i  ramoscelli  del  quale 
sono  isolati  e  disseccati  senza  previa  infezione, 
e  quindi  mantenuti  distesi  nel  disseccamento  me- 
diante numerosissimi  fili  pazientemente  annodati 
e  fissati  ad  imitazione  dell'  elegantissima  prepa- 
razione del  lodato  Dolt.  Notari,  registrata  di  so- 
pra al  N.  464,  dagli  studenti  Veterinaria  nell'an- 
no scolastico  1844-1845  SIg.  Benvenuti  e  Corona. 
3952.  Id.  II  destro  bronco  dello  stesso  polmone  ugualmente 
preparato  dal  sullodalo  Veterinario  Sig.  Telesforo 
Corona.  Ottobre  1845. 


406  CATALOGO    DEL   GABINETTO 

259.  Cavallo  Asino  —  Eqims  Asìnus ,  Linn.  =  Laringe 

sulla   quale   sono  preparali  i  muscoli   intrinseci, 
conservata  nello  spirilo.  Doti.  Notari  1816. 

260.  Cavallo  Mulo  —  Equus  Mulus ,  =  Laringe  prepa- 

rala come  la  precedente.  Id. 

RUMINANTI 

1040.  Camello  Dromedario  —  Camelus  Dromedarius,  Linn. 
=  Polmoni  colla  maggior  parie  della  trachea  di 
maschio  adulto,  preparali  a  secco.  Alessandrini, 
1827. 

1435.  Cervo  Daino  —  Cervus  Dama,  Linn.  =  Laringe 
colla  trachea  fino  alla  sua  biforcazione  nei  bron- 
chi, preparata  a  secco:  di  vecchia  femmina.  Id. 
1834. 

3018.  Id.  Il  polmone  di  vecchio  maschio,  preparato  a  sec- 
co, injettala  prima  con  gesso  la  trachea  ed  i  bron- 
chi. Id.  Settembre,  1841. 
503.  Cervo  comune  —  Cervus  Elaplius ,  Linn.  =z  Larin- 
ge e  trachea  di  giovine  maschio,  conservata  nello 
spirilo.  Id.  1820. 

1468.  Id.  Polmone  unito  al  cuore,  esofago,  lingua  e  fa- 
ringe di  maschio  adulto,  preparalo  a  secco,  aven- 
do prima  injettalo  con  gesso  l'apparecchio  aeri- 
fero  ed  il  cuore  coi  vasi  maggiori.  Id.  1835. 

1988.  Id.  Le  parli  medesime  lolle  da  giovine  femmina  di 
circa  due  anni,  morta  in  Dicembre  1838  nella 
Stabilimento  di  Veterinaria  pratica,  dove  fu  col- 
locala moribonda  per  complicate  fratture  agli  arti 
posteriori.  Conservate  nello  spirito.  Id.  1839. 

2377.  Id.  Il  polmone  col  cuore  di  maschio  d'anni  dodici, 
insellati  con  gesso  e  preparati  a  secco.  Id.  Feb- 
brajo  1840. 

2720.  Id.  Laringe  di  maschio  adulto  nella  quale  si  è  pre- 


d'anatomia  comparata  4©7 

parata  la  maggior  parte  dei  muscoli  intrinseci. 
Nello  spirilo.  =  Doti.  Ercolani.  Febbrajo  1841. 

3429.  Gazella  -—  Antilope  Dorcas ,  Linn.  =  Organo  re- 
spiratorio, cuore,  lingua  e  faringe  di  maschio 
adulto,  conservalo  nello  spirito.  Id.  Febbrajo  1843. 

362.  Anlilopa  Camozza  —  Antilope  rupicapra ,  Linn.  = 
Trachea  colla  laringe  e  l'osso  joide  di  individuo 
giovine  del  quale  si  conserva  lo  scheletro  al  N. 
228.  Preparala  dal  Doli.  Nolari  e  conservala  nello 
spirilo,  1818. 
258.  Egionomo  Ammone,  Ranz.  —  Capra  Ammon,  Linn. 
=  Polmone  e  cuore,  injettato  a  cera  il  sistema 
sanguifero,  e  preparato  a  secco.  Id.  1816. 

4062.  Egionomo  Egagro ,  Ranz.  —  Capra  Oegagrus,  Linn. 
z=  Polmoni  col  cuore  di  maschio  morto  al  sesto 
giorno  della  nascita-  Nello  spirito  ;  Doti.  Ercolani , 
Febbrajo  1847. 

4095.  Id.  Cuori  polmoni  ed  aspera-arteria  colla  laringe  e 
colla  lingua  di  fammina  d'anni  due,  mesi  due, 
morta  per  metrite  dopo  il  parto.  A  secco,  Ales- 
sandrini. Aprile  1847. 
365.  Bue  comune  —  Bos  tauriis  domesticus,  Linn.  =r 
Cuore,  polmone  e  trachea,  preparato  a  secco  di 
giovine  vitello.  Dott.  Nolari,  1818. 
630.  Id.  Porzione  di  polmone  di  feto  di  circa  tre  mesi; 
injettato  con  cera  il  sistema  delle  arterie  polmo- 
nari, dopo  leggier  grado  di  macerazione  nell'acqua, 
levata  la  sierosa  inviluppante  ;,  sonosi  separali  i 
lobuli  e  lobicini  componenti  la  sostanza  propria 
del  viscere  conservandolo  nello  spirito.  Alessan- 
drini 1822. 

3621.  Id.  Porzione  di  ramificazione  bronchiale  tolta  dal 
polmone  di  un  sovranetto  di  dieci  mesi  perito  di 
infiammazione  al  viscere,  e  nella  quale,  sollevata 
l'interna  mucosa,  mostrasi  visibilissimo  lo  strato 


408  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

di  fibre  muscolari  che  ricoprono  nell' interno  gli 
anelli  cartilaginosi ,  prolungandosi  anche  nelle  pic- 
cole ramificazioni.  Nello  spirito.  Id.  Giugno  1843. 

1629.  Id.  Laringe  e  porzione  d'aspera-arleria  di  individuo 
adulto,  nella  quale  sono  preparali  i  muscoli  in- 
trinseci. Id.  1837. 

3683.  Id.  Uno  dei  polmoni  di  manzo  di  circa  anni  quat- 
tro, perito  per  estesa  vomica  esistente  nel  polmone 
dell'altro  lato.  Sonosi  injeltati  con  gesso  i  bron- 
chi ed  i  vasi  sanguiferi  polmonari,  poi  conservata 
la  preparazione  a  secco.  Dottor  Ercolani,  Luglio 
1844. 

4090.  Id.  Osso  joide,  laringe,  e  porzione  di  trachea  coi 
muscoli  intrinseci  preparali  a  secco.  Da  un  Iato 
si  è  asportata  la  metà  della  cartilagine  tiroidea 
onde  scoprir  meglio  il  muscolo  tiro-arilnoideo. 
Alessandrini,  Marzo  1847. 

CETACEI 

1474.  Delfino  volgare  —  Delphinus  DelphìSy  Linn.  = 
Bronco  di  uno  dei  polmoni, conservate  parecchie 
delle  principali  sue  diramazioni,  ed  aperte  pel 
lungo  onde  dimostrare  la  disposizione  della  mu- 
cosa, la  quale  nell'alto  della  preparazione  è  stac- 
cata del  tulio  dall'apparecchio  cartillagineo.  Nel- 
lo spirito.  Id  1835. 

2163.  Delfino  soffiatore  —  Delphinus  Tursio,  Bonnaler.  = 
La  laringe  unitamente  all'osso  joide,  lingua  e 

ii^,  faringe.   Sonosi  conservali  e  preparali  i  muscoli 

appartenenti  a  queste  parti.  Tagliala  la  faringe 
posteriormente  nel  centro,  e  dedotti  i  lombi  del- 
l' apertura ,  meglio  si  dimostra  la  laringe  slessa 
nella  naturale  posizione,  e  si  può  così  formare 
una  giusta  idea  del  meccanismo  singolare  della  de- 
glutizione in  codesti  animali.  Nello  spirito.  Id.  1839. 


D* ANATOMIA  COMPARATA  409 

1376.  Id.  I  polmoni  injettati  col  gesso  e  preparati  a  secco. 
Tanto  a  destra  che  a  sinistra  si  vede  la  trachea 
divisa  in  piiì  rami  molto  prima  di  penetrare  nella 
massa  polmonare,  la  quale  si  vede  molto  assotti- 
gliata ed  incavata  colà  dove  si  distende  snir  ester- 
na faccia  del  pericardio.  Id.  1840. 

UCCELLI 

RATITI 

840.  Struzzo  oamelo  —  Stmthio  camelus,  Linn.  =  La- 
ringe, trachea  e  bronchi,  alla  quale  è  unito  an- 
cora l'osso  joide,  la  faringe  e  porzione  di  esofa- 
go. Al  destro  bronco  è  unita  porzione  del  corri- 
spondente polmone,  il  tutto  disseccato,  mante- 
nendo le  parti  distese  mediante  imbutitura  di  cri- 
ni, che  poi  è  stata  tolta.  La  faccia  inferiore  del 
polmone,  che  nella  preparaziene  è  rivolta  in  alto 
mostra  le  larghe  aperture  per  le  quali  l'aria  pas- 
sa naturalmente  dalla  parte  parenchimatosa  del 
viscere  nel  sistema  delle  grandi  cellule  aeree.  Tol- 
ta di  individuo  maschio  molto  giovine.  Id.  1824. 

GALLINE. 

467.  Gallo  comune  —  Phasìanus  gallus ,  Linn.  =  Or- 
gano respiratorio  unilaraenle  alla  lingua  conser- 
vato nello  spirito.  Dott.  Notar»,  1819. 

1601.  Pavone  crestuto  —  Favo  cristatus ,  Linn.  =  Laringi 
superiore  ed  inferiore,  unite  alla  trachea,  di  ma- 
schio adulto.  Nello  spirito.  Alessandrini,  1836. 


410  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

RAMPICANTI 

1420.  Papagallo  estivo  —  Psìttacus  aestivus,  Lalh.  r= 
Lingua,  laringe  con  tulio  l'andamento  della  tra- 
chea. Sp.°  dal  Museo  Zoologico,  1834. 

2594.  Pappagallo  Araazonìco  —  Psìttacus  Amma^onìcus , 
Lath.  z=:  La  trachea  colle  laringi,  nello  spirito. 
Settembre  1840.  Dono  del  Direttore. 

3066.  Pappagallo  piccolo  —  Psìttacus  pullerìus,  Linn.  = 
Cuore  col  polmone  e  tutto  1'  andamento  del  ca- 
nale aerifero ,  nello  spirito.  Dicembre  1841  Id. 

3089.  Picchio  maggiore  —  Pìcus  major ,  Linn.  =  Il  pol- 
mone col  canale  tracheale.  In  questa  specie  i  mu- 
scoli ipsilo-tracheale  invece  di  avvolgersi  spiral- 
mente attorno  alla  trachea,  come  nel  picchio 
verde,  pervenuti  presso  la  regione  in  cui  questo 
canale  entra  nel  petto  Io  abbandonano,  e  vanno 
ad  inserirsi  su  gli  integumenti  vicini.  Nello  spi- 
rito. Preparalo  e  regalato  dal  Dissettore  Doti.  Er- 
colani ,  che  ha  pur  fatto  la  suesposta  annotazio- 
ne. Gennajo  1842. 

3116.  Picchio  minore  —  Pìcus  minor,  Linn.  =  Organo 
respiratorio  col  cuore  e  la  lingua,  nello  spirito. 
Preparato  e  regalato  dal  sudd.  Febbrajo  1842. 

3370.  Pappagallo  a  coda  rossa  —  Psìttacus  Erìthacus, 
Linn.  =1  Maschio  adulto  morto  li  28  Novembre 
1842  per  esantema  crostaceo  al  petto;  nello  spi- 
rito, Doti.  Ercolani. 

PASSERI 

2773.  Corvo  Ghiandaja  —  Corvus  glandarius,  Linn.  = 
Polmone,  trachea  e  cuore  di  individuo  adulto. 
Preparati  e  regalati  dal  suddetto.  1841. 


r 

d'anatomia  comparata  411 

3117.  Alcedine  ispida  —  Alcedo  ispida,  Linn.  =  I  pol- 
raoni  col  cuore,  la  trachea  e  la  lingua,  nello  spi- 
rito. Preparali  e  regalali  dal  sudd.  Gennajo  1842. 
2808.  Bubola  covami  — Upupa  epops ,  Linn.  =  Polmoni, 

lingua  e  cuore,  nello  spirito.  Id.  1841. 
468.  Tordo  Merlo  —  Turdus  Merula,  Linn.  =  Organo 
respiratorio  unitamente  alla  liugua.  Dolt.  Notari, 
1819. 

RAPACI 

3668.  Avoliojo  fulvo  —  Vultur  fulvus,  Linn.  Grael.  = 
Lingua  unitamente  alla  laringe  superiore,  parte 
della  trachea  e  polmone  di  maschio  adulto,  nello 
spirito.  Dott.  Ercolani.  Giugno  1844. 
367.  Falcone  Sparviere,  Ranz.  —  Fa/co  Nisus ,  Linn.  = 
Polmone  col  canale  aerifero  e  la  lingua,  nello 
spirito.  Dott.  Notari,  1818. 

2807.  Falcone  Albaneila,  Ranz.  -  Falco  cyaneus,  Mon- 
tagu.  =  Polmoni  col  cuore  e  la  trachea,  nello 
spirilo.  Doti.  Giacomelli'  1841. 

3595.  Slrige  Gran-Gufo,  Ranz.  —  Strìx  Buho,  Linn.  = 
La  trachea  coll'esofago  e  la  lingua,  di  maschio 
^*^""°  '  "^'''^  spirilo.  Dott.  Ercolani,  Gennajo  1844. 

2458.  Strige  Gufo  -  Strìx  Otus ,  Linn.  =  Trachea,  eso- 
fago e  lingua  di  femmina  adulta,  nelle  spirito. 
Dott.  Ercolani,  1840. 

GRALLE 

3350.  Ibi  Falcinello,  Temm.  -  Tantalus  Falcinellus, 
Linn.  -_  Polmoni  col  cuore,  la  trachea,  la  larin- 
ge e  la  lingua,  nello  spirito.  Preparali  e  regalali 
dal  siidd.  Novembre  1850. 


412  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

3655.  Id.  Trachee  colle  laringe  di  tre  individui  adulti , 
due  maschi  ed  una  femmina ,  quest'ultima  è  con- 
trodistinta con  un  refe  annodato;  nello  spirito.  In- 
dividili  regalali  dall' Illmo  Sig.  Avv.  Baratini  Go- 
vernatore di  Budrio:  presi  nelle  vicine  valli  il  1." 
maggio  1844.  Preparate  dal  Direttore. 
3171.  Pantana  a  coda  nera,  Ranz.  —  Limosa  melanura, 
Leisler.  =  Cuore,   polmoni   con   tutto  il  canale 
tracheale  e  la  lingua;  nello  spirito.  Preparato  e 
regalalo  dal  Dottor  Ercolani.  Maggio  1842. 
669.  Gru  cinericcia,  —  Ardea  Grus,  Linn.  r=  Lo  sterno; 
divisa  perpendicolarmente  in  due  la  di  lui  carena, 
vedonsi  i  giri   nella   medesima  formati  dalla  tra- 
chea, gli  anelli  della  quale  disgiunti  gli  uni  da- 
gli altri  mediante   lunga  macerazione    mostransi 
quasi  intieramente  ossificali.  Alessandrini,  1821. 
2526.  Id.  La  trachea   collo  sterno  di  maschio  adulto.  Dal 
lato  sinistro  asportala  la  tavola  ossea   esterna  si 
dimostrano   pure  i   ravvolgimenti  che   il  canale 
tracheale  forma  entro  il  nominato  osso.  Dott.  Er- 
colani. Dono  del  Direttore.  Maggio  1840. 
2627.  Id.  Osso  joide  colla  laringe  slaccalo  dalla  prepara- 
zione precedente,  e  quindi  appartenente  ad  indi- 
viduo maschio  adulto.    La  laringe  è  aperta  pel 
lungo  onde  dimostrare  la  singolare  sua  costru- 
zione. Nello  spirito,  Alessandrini  detto. 
2528.  Id.  Laringe  colla  trachea  e  lo  sterno  di  femmina  a- 

dulta,  preparala  a  secco.  Id. 
1599.  Id.  Trachea  colle  laringi ,  estratti  i  giri  dello  sterno, 
e  toiia  da  individuo  maschio:  conservata  nello 
spirilo.  Id.  1836. 
2327.  Id.  Sterno  intero  cui  sta  unita  l'intera  trachea,  di 
maschio.  Sulla  di  lui  faccia  interna,  o  superiore, 
sono  visibili  le  grandi  cellule  che  trasmettono 
l'aria  alla  grossa  carena  dello  stesso  osso.  LMn- 


d'anatomia   GOnPARATA  413 

dividuo  essendo  vecchio  tutti  gli  anelli  del  nomi- 
nato canale  hanno  acquistato  la  durezza  e  l'ap- 
parenza di  vere  ossa.  Vedonsi  preparati  alla  na- 
turale posizione  anche  i  grossi  muscoli  sterno  tra- 
cheali. Preparazione  eseguita  dal  Direttore,  e 
conservata  a  secco.  1840. 
1164.  Cicogna  bianca,  hanz.  —  Ardea  Ciconia,  Linn.  = 
Osso  joide  colla  laringe  e  trachea  di  maschio 
adulto.  Nello  spirito.  Id.  1829. 

2832.  Id.  Lingua,  trachea  e  polmoni  di  femmina  adulta. 

Id.  1841. 
3180.  Id.  Lingua  e  polmoni  col  canale  tracheale  intero  di 
maschio  adulto.  Uno  dei  polmoni  è  molto  pesante 
e  rossigno  perchè,  colpito  da  un  pallino  erasi  ef- 
fettuato nel  di  lui  parenchima  durante  1'  agonia 
notabile  versamento  di  sangue.  Nello  spirito.  Id. 
Maggio  1842. 

4302.  Id.  Uno  dei  polmoni  coli'  intero  canale  tracheale-la- 
ringeo,  la  lingua  e  l'osso  joide  di  femmina  adul- 
ta, uccisa  li  19  Maggio  1848  a  poca  distanza  dalla 
Città,  e  regalata  dall' Eccllmo  Sig.  Doti.  Deme- 
trio Rasi.  Alessandrini. 

3662.  Cicogna  nera,  Bellon.  =  Ardea  nìgra,  Linn.  = 
Cuore  col  polmone  e  bronchi  di  maschio  adulto  ; 
è  singolare  la  inflessione  in  forma  di  arco  che  si 
vede  nei  bronchi  prima  della  loro  inserzione  nei 
polmoni,  particolarità  che  non  si  osserva  nella 
Cicogna  bianca  sia  maschio  o  femmina.  Dal  Museo 
Zoologico  dell'Università,  Maggio  1844. 
366.  Aghirone  cinericcio  —  Jrdea  cinerea ,  Vieillot.  z= 
Lingua,  laringe,  trachea  e  polmoni  conservati 
nello  spirilo.  Doti.  Notari,  1818. 

3182.  Id.  Individuo  intero  nel  quale,  gonfialo  per  la  tra- 
chea il  sistema  delle  cellule  aeree,  si  è  aperto 
soltanto  l'addome,  e  sollevali  dal  lato  sinistro  i 


414  CATALOGO  DEL   GABINETTO 

muscoli  peiiorali  onde  meglio  dimostrare  parte 
delle  cellule  stesse.  Conservala  nello  spirilo.  Ales- 
sandrini, Maggio  1842. 
3625.  Id.  Lingua  col   canale  tracheale  di  maschio  adulto 
preso  a  poca  distanza  dalla  Città  li  6  Marzo  1844, 
e  regalato  al  Museo  dallo  studente  Sig.  Rivani. 
Nello  spirito.  Id.  1844. 
1603.  Aghirone  purpureo  —  Ardea  purpurea,  Linn.  = 
Canale  tracheale  intero  colla  laringe,  conservato 
nello  spirito.  Alessandrini,  1836. 
2026.  Aghirone  egretta  —  Ardea  Egretta,  Linn.  =  La- 
ringe colla  trachea  e  i  bronchi  di  femmina  adul- 
ta, nello  spirito.  Id.  1839. 
466.  Aghirone  Sgarzetta  —  Ardea  Gar'^etta,  Lino.  =: 
Polmone  con  tutto  il  canale  aerifero  e  la  lingua, 
conservato  nello  spirito.  Dott.  Notari,  1819. 
1889.  Aghirone  Nitticora—  Ardea  Nycticorax,  Linn.  = 
Osso  joide,  laringe  e  trachea  di  maschio  adulto. 
È  singolare  in  questa  specie  la  disposizione  della 
laringe  inferiore,  la  quale  manca  del  pezzo  solido 
principale,  che  negli  altri  uccelli  suole  costituire 
la  parte  principale  di  quest'organo:  nello  spirito. 
Alessandrini,  1838.   Tre  esemplari  tutti  di  indi- 
vidui maschi. 
2030.  Aghirone  piccolo  —  Ardea  minuta,  Linn.  =  Larin- 
ge e  trachea  di  femmina  adulta.  Nello  spirito. 
Id.  1839. 
3480.  Recurvirostra  Avocetta  —  Rercurvirostra  Avocet- 
ta, Linn.   =  Polmoni   e  cuore  conservati  nello 
spirito,  preparali  e  regalati  dal  Dott.  Ercolani. 
Aprile  1843. 
3088.  Laro  ridente  —  Larus  ridihundus,  Grael.  =  Cuore 
e  polmone  col  canale  tracheale  e  le  laringi:  nello 
spirilo.  Preparalo  e  regalalo  dal  Doti.  Ercolani. 
Gennajo  1842. 


d'anatomia  comparata  415 

3218.  Laro  canuto  —  Larus  canus ,  Linn.  z=.  Polmoni 
coir  intero  canale  aerifero  e  la  lingua,,  di  ma- 
schio giovine;  nello  spirito.  Alessandrini,  Giu- 
gno 1842. 

4064.  Lavo  argentalo  iTemm.  —  Larus  glaucus,  Benicken. 
=:  Lingua,  osso  joide  e  laringe  superiore  di  fem- 
mina dell'età  di  nove  in  dieci  mesi;  nello  spirilo. 
Dott.  Ercolani,  Marzo  1847. 

3046.  Larus  crepidatus  ,:=  Trachea  coUe  laringi  e  l'osso 
joide,  preparata  e  regalata  dal  Dott.  Ercolani, 
Novembre  1841. 
663.  Anitra  domestica  —  Anas  boschas ,  Linn.  =  Polmoni 
coir  intero  canale  tracheale-laringeo  :  nello  spirito 
Alessandrini,  1822. 

2778.  Anitra  cesene,   Ranz.   —  Jnas  boschas,  Linn.  = 

Cuore ,  polmone  e  laringe  inferiore  di  due  indi- 
vidui ,  in  uno  la  laringe  è  aperta  con  taglio  lon- 
gitudinale, nello  spirito.  Preparate  e  regalate  dal 
Dott.  Ercolani,  1841. 

1899.  Anitra  fosca  —  Jnas  fosca,  Linn.  =:  Polmoni  col 
condotto  laringeo-tracheale,  a  la  lingua  di  ma- 
schio adulto. 

2728.  Anitra  Crecca  —  Jnas  Crecca,  Linn.  =  Il  polmone 
con  parte  della  trachea,  la  quale  mostra  una  sin- 
golare complicazione  di  struttura  nella  laringe 
inferiore;  nello  spirilo.  Preparato  e  regalato  dal 
Dolf.  Ercolani,  1841. 

2780.  Anitra  di  coda  lunga,  Ranz.  —  Jnas  acuta,  Linn. 
=:  La  trachea  colla  laringe  inferiore  in  vario  mo' 
do  preparala  in  due  individui,  e  conservata  a 
secco.  Id. 

2779.  Anitra  cogli  occhi  bianchi  —  Jnas  Nyroca,  Linn. 

Grael.  zz  Polmoni  e  cuore  per  dimostrare  la  for- 
ma e  struttura  singolarissima  della  laringe  infe- 
riore ;  nello  spirilo.  Preparati  e  regalati  dal  sudd. 


416  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

1604.  Oca  domestica  —  Anas  anser,  Linn.=  Canale  la- 
ringo-tracbeale  intero  nel  quale  sono  preparate  le 
laringi  superiore  ed  inferiore; nello  spirilo.  Ales- 
sandrini, 1836. 
469.  Anitra  Cigno  domestico ,  Ranz. — Jnas  Olor ,  Linn. 
Sterno  colla  trachea  circolante  nel  medesimo,  pre- 
parato a  secco.  Dott.  Notari,  1819. 

4264.  Id.  La  lingua  con  tutto  l'andamento  del  canale  tra-) 
cheale,  di  maschio  adulto.  Dal  Museo  Zoologico 
deir Università.  Maggio,  1848. 

3113.  Smergo  seghettone  —  Mergus  senatori  Linn.  = 
Il  polmone  colla  trachea  e  col  cuore:  tutto  il 
canale  aerifero  presenta  una  costruzione  molto 
singolare  Dott.  Ercolani.  Conservato  nello  spirito. 
Dono  del  Museo  Zoologico.  Febbrajo  1842. 
664.  Pellicano  Onocrotalo  —  Pelecanus  Onocrotalus , 
Linn.  =  Polmoni  coli' intero  canale  laringo-tra- 
cheale,  nello  spirito.  Alessandrini,  1822. 

1602.  Cormorano  maggiore  —  Pelecanus  Garbo,  Linn. 
:=.  Canale  tracheale  intero  con  porzione  di  bron- 
chi; nello  spirito.  Alessandrini,  1836. 

2410.  Colimbo  orecchiuto  —  Colymbus  auritus ,  Brisson. 
=:  Laringe  e  trachea  di  femmina  adulta;  nello 
spirilo.  Alessandrini.  Aprile,  1840. 

RETTILI 

CHELONIANI 

3699.  Testuggine  greca  —   Testudo  graeca,  Linn.  =  I 

polmoni  unitamente  al  cuore  di  femmina  adulta; 
nello  spirito.  Dono  del  Direttore.  Agosto  1844. 

3700.  Id.  La  lingua  colla  laringe  della  stessa.  Id. 

1223.  Testuggine  d'acqua  dolce  —  Testudo  Europaea, 
Schn.  =  L' osso  joide  colla  laringe  e  porzione 
di  trachea,  nello  spirito.  Id.  1831- 

(continua) 


417 
RENDIGOINTO 

DELLE  SESSIONI  DELL'  ACCADEMIA  DELLE  SCIENZE 
DELL*  ISTITUTO  DI  BOLOGNA. 

(Continuazione,  vedi  pag.  246) 
11.°  Sessione.  23  Gennajo  1851. 

L'Accademia  ha  ricevuto  in  dono  le  opeie  seguenti: 

Da  parte  del  Governo  Britannico.  —  Memoires 

Memorie  della  Ispezione  Geologica  della  Gran  Brettagna 
Voi.  1.  e  li.,  e  Memorie  della  Ispezione  Geologica  del  Re- 
gno Unito  Decadi  I.-III. 

Da  parte  dell' Accademia  Medico-Chirurgica  di  Ferrara 
—  Rendiconto  delle  Adunanze  degli  anni  1846-49. 

Dal  Dolt.  Àbramo  Massalongo  —  Schizzo  geognostico 
sulla  valle  del  Pregno  ec. 

Dal  Socio  Straniero  Prof.  Riccardo  Owen.  —  Descri' 
ption....  Descrizione  degli  avanzi  di  una  testuggine  ec. 

On  the  Developement Sullo  sviluppo  dello  scudo 

dorsale  e  dello  sternale  de'  Rettili  Chelonii. 

Aveva  esposto  l' Accademico  Prof.  Bianconi  nello  scor- 
so anno  alcune  osservazioni  intorno  al  modo  quasi  geo- 
metrico, con  cui  si  disponevano  le  Placche  cornee  del  si- 
stema dermoidale  delle  Testuggini  ;  ed  aveva  accennalo: 
1."  che  egual  numero  di  Placche  cornee  si  conta  sui  vec- 
chi come  sui  neonati;  2.°  che  le  Placche  dei  neonati  sono 
le  areole  poste  nel  mezzo  delle  Placche  deglj  adulti;  3.** 
che  tali  areole  primigenie  sono  il  primo  centro  di  consoli- 
dazione cornea,  e  non  cangian  di  forma;  4.**  che  l'accre- 
scimento delle  Placche  si  doveva  quindi  alla  sopraggiun- 
ta di  linee  cornee  attorno  alle  areole  primitive;  6.°  che 
tali  linee  eran  sempre  parallele  ai  margini  delle  areole; 
6.°  che  in  grazia  di  maggiore  o  minore  sviluppo  di  tali 
linee,  l'areola  primitiva  reslava  ora  centrale  ora  eccentrica. 

Riassumendo  ora  l' argomento,  accenna  che  tanto  sul 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie.  UI.  Tomo  3  27 


418  RENDICONTO  ACCADEMICO 

Dorso,  quanto  sullo  Sterno,  spogliati  degli  integumenti, 
si  manifestano  impressi  i  solchi  che  corrispondono  ai  mar- 
gini delle  placche  cornee,  e  si  veggono  le  suture  con  cui 
gli  elementi  ossei  congiungonsi  fra  sé;  ma  gli  uni  in  op- 
posizione alle  altre  si  evitano,  ed  i  solchi  formano  una 
rete  come  per  collegare  insieme  le  ossa. 

Sulle  tracce  di  Bojanus,  Cuvier,  Dumeril  e  Alessan- 
drini sono  dall' Accademico  enumerati  e  nominati  i  singoli 
pezzi  ossei  della  Capsa  delle  Testuggini,  necessari  a  sta- 
bilire, per  lo  studio  della  direzione  e  del  collocamento 
dei  solchi:  i  quali,  se  trasversali,  cadono  circa  sul  mezzo 
delle  piastre; e  gli  angoli  fra  questi  ed  i  longitudinali  sono 
sulla  parte  superiore  delle  piastre  costali  ossee,  ec  Negli 
spazi  compresi  fra  i  giri  di  detti  solchi  son  contenuti  in 
generale  un  pezzo  osseo  intero,  e  varj  segmenti  di  altri, 
meno  nei  pezzi  marginali ,  de'  quali  due  sole  metà  cadono 
sempre  sotto  una  placca  ossea,  ec. 

L'accrescimento  delle  placche  cornee  che  rende  ora 
centrale^  ora  eccentrica  (secondo  le  diverse  specie)  l'areo- 
la  primigenia,  è  per  linee  uniformemente, o  inegualmente 
rade  e  larghe  sopra  i  diversi  lati  dell' areola:  benché  sem- 
pre sia  tutto  all'intorno  un  egual  numero.  Un  numero 
maggiore  di  esse  linee  si  ha  negl'individui  adulti,  medio- 
cre ne'  giovani,  minimo  nei  neonati,  talché  si  possa  so- 
spettare che  qualche  rapporto  esista  fra  l'età  dell'animale, 
ed  il  numero  di  linee  d'accrescimento. 

L'areola  primigenia  é  centrale,  qualora  insiste  sopra 
una  piastra  ossea  in  modo,  che  un  egual  numero  dì  suture 
sia  tutto  all' intorno,  e  per  contrario  è  eccentrica,  quando 
l'areola  posa  sopra  un  segmento  di  piastra  ossea,  dimo- 
doché tutte  le  suture  siano  da  una  parte.  Per  cui  ne  con- 
segue che  le  linee  di  accrescimento  si  sviluppano  in  ra- 
gione del  numero  delle  suture  ossee ,  che  occorrono  verso 
uno,  0  verso  altro  de'  lati  dell' areola,  per  causa  del  cre- 
scere delle  lamine  ossee  lungo  le  suture,  analogamente  a 


RENDICONTO  ACCADEMICO  419 

quanto  succede  nei  pezzi  componenti  la  Capsa  ossea  del 
Cranio.  Così  l' ingrandimento  delle  placche  cornee  viene 
ad  essere  effetto  dell' allontanarsi  reciproco  de' centri  ossei , 
sui  quali  i  solchi  sono  inscritti.  Conferma  1'  Accademico 
questa  sua  snppposizione  col  mostrare  la  Tavola  aggiunta 

alla  Memoria  del  cel.  Owen  (On  the  developpement ) 

nella  quale  si  veggono  impressi  i  solchi  e  loro  interse- 
zioni sui  centri  ossei  rudimentali ,  di  una  testuggine  gio- 
vanissima. 

L'organo  secernente  la  sostanza  è,  secondo  l'Acca- 
demico, non  dissimile  forse  da  quello  che  elabora  le  penne, 
i  peli  ec.  e  crede  che  sia  collocato  entro  a'  solchi  suddetti 
incavati  nella  superfìcie  delle  ossa;  e  consti  di  una  duplice 
serie  di  bulbetti,  di  cui  una  serva  alla  placca  destra,  l'al- 
tra alla  sinistra.  Eseu^pio  di  disposizione  lineare  di  bul- 
betti tegumentali  si  ha  negli  Uccelli, specialmente  al  dorso^ 
ove  esistono  in  file  che  s'allontanano  col  crescere  del- 
l'animale. 

Se  queste  ed  altre  congetture  venissero  ad  essere  bene 
accertate,  crede  che  si  potrebbe  facilmente  determinare  la 
progressione  degli  accrescimenti  delle  placche  cornee  ora 
simmetriche,  ora  eccentriche,  considerando  la  direzione  e 
il  numero  delle  suture  ossee  soggiacenti  a  ciascuna  placca; 
lo  che  equivale  allo  studio  de'  termini  fìssi,  e  delle  forze 
equabilmente  o  inequabilmente  impellenti.  Donde  sorge  un 
problema  geometrico;  come  altro  anatomico  resta  a  scioglie- 
re sugli  animali  viventi,  della  esistenza  e  natura  dell'or- 
gano secernente,  che  l'Accademico  ha  argomentato  per 
analogia,  e  osservando  sugli  animali  disseccati. 

Conchiude,  risultare  dall'esame  della  disposizione  de' 
pezzi  ossei  e  dermoidali  costituenti  la  Capsa  delle  Testug- 
gini, che  formano  essi  un  intreccio  e  contrasto  architetto- 
nico diretto  ad  assicurare  all' Animale  una  solida  difesa  in 
ogni  età;  e  specialmente  quando  disgiunti  ancora  i  pezzi 
ossei  trovano  vincolo  e  appoggio  nelle  placche  cornee  so- 


420  RENDICONTO  ACCADEMICO 

vrapposte;  il  cui  accrescimento  è  la  conseguenza  diretta 
del  dilatarsi  de'  pezzi  ossei. 

Esposte  infine  altre  osservazioni,  e  dubbi  sul  trattalo 
argomento,  rende  ostensibili  ai  Consesso  alcune  Con- 
chiglie, e  parecchi  Crostacei  mandati  già  in  dono  al  Mu- 
seo Zoologico  dell'  Università  dal  cav.  Fornasini;  e  ne 
illustra  due  specie  nuove,  distinte  coi  nomi  l'una  di  Etisus 
macTodactylus ,  e  l'altra  di  Galene  Fornasìniì. 

12*  Sessione  ordinaria.  30  Gennajo  1861. 

II  cav.  prof.  Antonio  Bertoloni  comincia  la  lettura 
delia  sua  Miscellanea  Botanica  XII,  che  poi  compie  nella 
sessione  susseguente. 

A  modo  di  prefazione  il  chiarissimo  Accademico  narra 
i  suoi  viaggi  alle  Alpi  Apuane:  e  di  queste  dà  un'estesa 
descrizione  scientifica,  sopratutto  sotto  l'aspetto  botanic(». 
Né  vi  manca  la  ^ìegAmdi  à&We  Amaenitates  Italicae ,  né  il 
solito  ornamento  di  storia  civile  e  d'erudizione  filologica: 
e  fra  l'altre  cose  è  notabile  la  spiegazione  d'un  vetustis- 
simo anaglifo  scolpito  in  una  rupe,  dove  un  guerriero  ap- 
poggiato sulla  spada  e  un  rozzo  abitator  di  boschi  ap- 
poggialo ad  una  specie  di  mazza  si  porgono  la  destra  in 
segno  di  pace  dinanzi  ad  una  terza  figura  non  più  ricono- 
scibile. L'Accademico  lasciando  ch'altri  divinizzi  a  sua 
posta  quelle  figure,  e  vi  trovi  un  Marte  ed  un  Ercole  al 
cospetto  di  Giove,  non  sa  vedervi  che  emblemi  di  popoli, 
il  popolo  re  che  nella  spada  riponeva  sua  legge  e  sua 
ragione,  e  i  miseri  Apuani  a  cui  la  povertà,  vile  e  ne- 
gletta agli  occhi  del  predatore,  nulla  valeva  contro  il  glo- 
rioso principio  del  debellare  superbos.  Così  pure ,  dove 
altri  avviliva  Montignoso  facendone  un  Monte  tignoso j 
l'Accademico  gli  rende  la  sua  dignità  di  Monte  ignoso, 
che  reclamava  a  buon  diritto,  come  sollevamento  prodotto 
da  for-^a  ignea. 


RENDICONTO    ACCADEMICO  421 

Dopo. tale  erudita  e  copiosa  prefazione  e  di  non  lieve 
importanza  per  la  Geografìa  delle  piante,  il  chiarissimo 
professore  entra  nel  soggetto  della  duodecima  sua  Miscel- 
lanea, prendendo  a  descrivere  nuove  specie  di  piante  le 
quali  adornano  l'orto  botanico  dell'  Università  nostra:  e 
sono  le  seguenti ,  tre  della  Classe  Pentandria ,  una  della 
Cryptoganìa. 

1.  Tournefortia  mollis:  fructicosa:  foliis  ovatis,  in- 
tegerrimis,  utrinque  tomentosis:  cymis  axiliaribus,  diva- 
ricalis,  brevissime  pedunculatis:  fauce  corollae  pilisclausa. 

Frut.  Ex  Africa  Austro-orientali. 

2.  Solarium  glaucum:  inerme,  erectum;,  glabrum;  fo- 
liis lanceolatis,  acuminatis,  integerrìmis,  repandisve,  in- 
tense glaucis;  cymis  pedunculatis,  paucifloris,  extrafo- 
liaceis. 

Frut.  Ex  America  meridionali. 

3.  Asclepias  granrfi/b/ia:  caule  elato,  siraplici,  obtu- 
se  quadrangulo,  piloso  ;  foliis  breviter  petiolatis,  ampie 
ovalo-oblongis,  subtus  tomentosulis;  urabellis  lateralibus, 
nutanlibus  ;  folliculis  muricatis. 

Perenn.  Ex  America  septentrionali. 

4.  Gymnogramma  ovalis:  stipite  nudo;  fronde  trian- 
gula,  bipinnata,  pinnulis  parvis^  ovalibus,  obtusis,  sub- 
crenatis,  subtus  niveo-granulatis;  capsulisnumerosis,  con- 
fertis,  intervallo  medio  pinnularum  sterili. 

Perenn.  Forte  ex  Brasilia.  Venit  in  hortum  Bo- 
noniensem  sub  nomine  Pteridis  Plumierii,  a  qua  diver- 
sissima. 

13.*  Sessione  ordinaria.  6  Febbrajo  1861. 

Il  cav.  prof.  Antonio  Berloloni  compie  la  lettura  della 
sua  Miscellanea  Botanica  XII,  di  cui  si  è  parlato  nella 
sessione  precedente. 


422  RENDICONTO    ACCADEMICO 

L'Accademia  riceve  in  dono  le  segtienli  opere: 
Dal  Governo   Britannico  —  Astronomical  ....  Osserva- 
zioni aslronomiche,  meteorologiche  e  magnetiche  fatte 
alla  specola  di  Greenwich  nel  1848. 
• Observatìons ....  Osservazioni  ad  Hobarton,  Voi.  I. 

Transactions  ....  Transazioni  della  R.  Società  di 

Edimburgo  Voi.  XIX.  Parte  II,  e  Voi.  XX.  Parte  I. 

Proceeding ....  Processi  verbali  della  stessa,  N. 36-39. 

■ Report  ....  Rapporto  del  direttore  dell'osservato- 
rio di  Makersloun. 

Dalla  R.  Accademia  di  Napoli  —  Rendiconto  N.  61. 

Dalla  Società  Editrice.  —  Nuovi  Annali  delle  Scienze  Na- 
turali fase  di  Novembre  e  Dicembre  1850. 

Dalla  Società  Medica  —  Bullettino  di  Gennajo  1861. 

Dagli  autori  —  Chierici  Doti.  Luigi.  Del  Colera  Morbo. 
—  Guérin-Méneville.  Notice  sur  les  travaux  de  Zoolo- 
gie eie.  —  Id.  Revue  et  magasin  de  Zoologie.  2.e  Ser. 
T.  1.  —  Id.  Insectes  qui  consorament  les  tabacs.  —  |Id. 
Elude  de  la  Zoologie  dans  l'énseignement  agricole. — 
Id.  Culture  de  la  Cochenille  en  Algerie.  —  Id.  Inse- 
ctes utiles  et  nuisibles.  —  Id.  Moyens  propres  a  dé- 
truire  les  insécies. 

14*.  Sessione  ordinaria.  13  Febbrajo  1861. 

Il  Sig.  Adolfo  Sennoner  di  Vienna  manda  in  dono 
air  Accademia  un  saggio  di  Dopplerite  ,  nuovo  minerale 
di  Aussée ,  accompagnalo  da  descrizione  ed  analisi  :  il 
quale  vien  passato  al  gabinetto  mineralogico  della  P.  Uni- 
versità. 

Il  prof,  marchese  Massimiliano  Angelelli  parlò  assai 
dottamente  del  bisogno  di  studiare  più  addentro,  che  non 
si  è  fatto  finora,  nelle  opere  degli  antichi  per  rilevarne 
le  loro  teoriche  di  naturale  filosofia,  le  quali  non  pote- 
vano essere  indegne  di  que'  sommi  intelletti  che  ad  inar- 


RENDICONTO  ACCADEMICO  423 

rivabile  altezza  s'elevarono  nelle  morali  e  politiche  specula- 
zioni. E  per  darne  di  nuovo  l'esempio,  prese  a  dichiara- 
re egli  stesso  alcun  passo  del  Timeo  di  Platone;  l'opera 
dove  quel  divino  ebbe  raccolti  gì'  insegnamenti  di  Pitagora 
e  della  sua  scuola,  eh'  egli  con  tanto  amore  era  venuto 
a  cercare  nell'  Italia  meridionale.  Dalla  quale  dissertazione 
del  chiarissimo  Accademico,  non  meno  che  da  altre  in 
altri  tempi  a  questo  consesso  recitate,  si  parve  chiaro, 
che  =  discorrendo  attentamente  la  dottrina  degli  antichi, 
si  trova  come,  per  virtù  del  loro  ingegno,  posero  le  fon- 
damenta e  condussero  a  quell'altezza  che  poterono  l'edi- 
fizio  di  filosofia,  il  quale  di  poi  per  le  cure  e  studi  dei 
più  moderni  filosofi,  quanti  furono  onesti  indagatori  del 
vero,  crebbe  maggiormente  o  fu  restaurato  in  quelle  parti 
dove  aveva  minore  solidità  = . 

E  non  si  dica  che  le  teorie  degli  antichi  $ono  dovute 
alla  sagacia  de' lor  commentatori ,  i  quali  han  sapulo  tirar 
le  parole  di  quelli  ad  esprimer  le  scoperte  de'  moderni: 
perocché  si  trovan  pure  negli  antichi  libri  dottrine  sì  chia- 
re, che  non  abbisognano  di  commento,  e  che  possono  bene 
acquistar  fede  a  qualche  dubbia  asserzione  degli  spositori. 
E  fra  le  molte  ci  basti  rammentarne  due,  le  quali  son 
forse  le  più  solenni,  come  son  le  più  note. 

Cicerone  nel  Lucullo  ci  riferisce,  che  =:  Hicetas  Sy- 
racusius  caelum ,  solem ,  stellas,  supera  denique  omnia  stare 
censet:  neque  praeler  terram  rem  ullam  in  mundomoveri: 
quae  cum  circum  axera  se  summa  celerilate  converta!  et 
torqueat,  eadem  efhci  omnia,  quasi  stante  terra  caelum 
moveretur=.  V'è  forse  bisogno  di  qualche  Edipo  per  rico- 
noscere in  tale  sentenza  il  sistema  copernicano?  E  il  gran- 
de astronomo  polacco  non  confessa  egli  forse  d' essere  stato 
ispirato  da  questo  passo  del  filosofo  romano? 

Non  meno  singolare  è  la  questione  di  Seneca  sulle 
comete.  =:  Si  è  creduto  (die' egli)  chele  comete  non  erano 
astri ,  perchè  esse  non  hanno  la  rotondità  degli  altri  corpi 


424  RENDICONTO    ACCADEMICO 

celesti;  ma  gli  è  soltanto  la  luce  ch'elle  spandono,  che 
produce  questa  figura  allungata;  il  corpo  della  cometa  è 
rotondo.  Supponiam  pure  ch'esse  abbiano  una  figura  di- 
versa dai  pianeti  :  ne  segue  egli  che  sieno  di  natura  diffe- 
rente? La  Natura  non  ha  fatto  tutte  le  cose  sopra  un  solo 
modello,  ed  è  un  ignorare  la  sua  vastità  e  la  sua  potenza 
a  voler  riferir  tutto  alla  forma  ordinaria;  la  diversità  delle 
sue  opere  annunzia  la  sua  grandezza.  Non  si  può  ancora 
conoscere  il  loro  corso,  e  sapere  se  elle  hanno  ritorni  re- 
golali, perchè  le  loro  apparizioni  son  troppo  rare;  ma  il 
loro  cammino,  non  più  di  quello  de'  pianeti,  non  è  già 
vago  e  senz'ordine,  come  quello  di  meteore  agitate  dai 
venti.  Si  osservan  comete  di  forme  svariatissime;  ma  si- 
mile è  la  loro  natura ,  e  in  generale  son  astri  che  non  siamo 
soliti  a  vedere,  e  che  sono  accompagnati  da  una  luce  ine- 
guale. Le  comete  appariscono  in  tutte  le  stagioni ,  e  in 
tutte  le  parti  del  cielo:  esse  sono,  come  tutti  i  corpi  cele- 
sti, opere  eterne  della  Natura.  Il  fulmine  e  le  stelle  ca- 
denti e  tutti  i  fuochi  dell'atmosfera  son  passaggieri  e  non 
appariscono  che  nella  loro  caduta;  le  comete  percorrono 
una  strada  determinata;  esse  si  allontanano,  ma  non  cessano 
già  di  esistere.  Voi  pretendete  che  se  fosser  pianeti ,  esse 
dovessero  trovarsi  nel  zodiaco.  E  chi  dunque  ha  ristretto 
nel  zodiaco  il  moto  de' corpi  celesti?  chi  può  assegnar  così 
de'  limili  alle  opere  divine?  il  cielo  non  è  egli  libero  da 
tutte  le  parti?  non  è  più  conveniente  alla  grandezza  del- 
l' universo  d'  ammettervi  più  movimenti  per  sentieri  diversi 
di  quello  che  ridur  tutto  ad  una  sola  regione  del  cielo? 
In  quest'opera  magnifica  della  Natura  noi  veggiamo  bril- 
lare una  moltitudine  di  stelle  che  abbelliscon  la  notte  resse 
c'insegnano  che  lo  spazio  d'ogni  parte  è  ripieno  di  corpi 
celesti:  e  perchè  dunque  non  ve  n'ha  da  esser  che  cinque 
a  cui  sia  concesso  di  muoversi ,  e  tutti  gli  altri  astri  deb- 
bon  essere  immobili?  Mi  si  chiederà  forse  perchè  dunque 
non  ve  ne  sono  che  cinque  di  cui  siasi  osservato  il  corso  : 


RENDtCONTO    ACCADEMICO  426 

IO  rispoaderò  che  vi  son  molle  cose  di  cui  conosciam  l'e- 
sistenza senza  saper  come  sono;  noi  abbiamo  uno  spirilo 
che  agisce  e  ci  dirigge,  e  noi  non  sappiamo  né  cosa  sia 
né  come  agisca.  Non  ci  maravigliamo  che  s'ignori  ancora 
la  legge  del  moto  delle  comete,  il  cui  spellacelo  è  sì  raro; 
che  non  si  conosca  né  il  principio  né  la  fine  di  questi 
astri ,  i  quali  discendono  da  una  distanza  enorme:  non  sono 
ancora  lòOO  anni  che  la  Grecia  ha  contalo  le  stelle  e  v'ha 
imposto  de'  nomi:  sonvì  ancora  molte  nazioni  che  non 
hanno  se  non  la  semplice  vista  e  lo  spettacolo  del  cielo, 
senza  saper  pure  perchè  veggano  la  luna  ecclissarsi;  e 
non  è  grandissimo  tempo  che  noi  lo  sapevamo  confusa- 
mente everrà  giorno  che  per  uno  studio  di  molli  secoli  le 
cose  ora  nascoste  appariranno  con  evidenza.  Non  bastereb- 
be un  secolo  a  scoprir  tante  cose,  quandanche  vi  s'impie- 
gasse tutto  il  tempo  disponìbile  ;  e  noi  dividiamo  i  pochi 
momenti  che  ci  son  concessi ,  dandone  ai  piaceri  la  mag- 
gior parie.  Si  studia  quando  si  manca  di  spettacoli  o  quan- 
do la  pioggia  impedisce  le  passeggiate;  si  conservano  i  no- 
mi de'  comedianti,  ma  si  dimenlican  quelli  de'  filosofi. 
Verrà  giorno  che  la  posterità  nostra  stupirà  che  cose  sì 
chiare  ci  sieno  sfuggile.  Si  dimostrerà  in  quali  regioni  vanno 
ad  errar  le  comete,  perchè  elle  s'allontanano  tanto  dagli 
altri  astri,  qual  è  il  loro  numero  e  la  loro  grandezza  =:. 

E  questa  si  può  chiamare  la  teoria  di  Newton  soste- 
nuta colla  dialettica  di  Galileo. 

Ora  i  sapienti ,  che  sì  addentro  penetrarono  nel  sistema 
dell'  Universo,  potevano  benanche  afferrare  altre  verità  più 
ovvie  nella  naturale  filosofia.  E  ben  possiamo  presentire, 
quanto  debba  riuscir  copiosa  la  messe ,  che  l' insigne  tradut- 
tor  di  Sofocle  c'invita  a  raccorre. 

15.'  Sessione.  20  Febbrajo  1851. 

L'esame  analitico  dell'opera  del  Sig.  Billing  intitolala 
Principi  fondamentali  di  Medicina  forma  1'  argomento 


426  RENDICONTO  ACCADEMICO 

della  memoria  letta  nella  suindicata  sessione  dall' Accade- 
mico Doti.  Ferdinando  Verardini. 

In  questo  suo  scritto  il  Collega  dopo  avere  con  bel- 
r  ordine  esposte  le  dottrine  sostenute  dal  distinto  pratico 
Inglese,  con  quel  modo  dignitoso  che  è  proprio  soltanto 
di  colui,  il  quale  sebbene  porti  rispetto  e  venerazione  al 
sapiente,  non  si  inchina  però  alle  di  lui  opinioni  qualora 
non  gli  sembrino  ai  fatti  conformi,  cerca  quindi  il  Collega 
stesso  di  addimostrare  che  il  Billing  attribuendo  le  malattie 
soltanto  air  alterazione  dei  solidi  urtò  in  non  minori  sco- 
gli ,  di  quello  che  noi  facessero  coloro  che  tutte  le  infer- 
mità ripeterono  dall'alterazione  degli  umori.  Per  il  che 
appoggiandosi  alla  grave  autorità  dell'  Illustre  BufTalini 
venne  dichiarando ,  che  se  i  fluidi  ed  i  solidi  formano  un 
tutto  inseparabile,  se  i  fluidi  non  si  conservano  senza  i 
solidi^  né  questi  senza  quelli,  se  nella  reciproca  azione 
degli  uni  sugli  altri  è  riposto  il  secreto  della  vita,  non 
è  dato  quindi  di  conferire  il  primato  nella  formazione  delle 
malattie  né  ai  fluidi,  né  ai  sondi- 
li che  secondo  l' Accademico  vuoisi  pure  estendere,  al 
contrario  di  quanto  ne  pensa  il  Billing,  alle  stesse  febbri, 
in  prova  di  che  si  fa  scudo  dell'autorevole  dettato  del 
Ghinozzi,  il  quale  a  questo  riguardo  dice  così:  Se  prima 
del  Tommasini  per  ispiegare  l'essenza  delle  febbri  si  ri- 
correva al  sistema  umorale,  senza  far  ragione  d'altro  ele- 
mento, il  Tommasini  invece  inlese  ad  abbattere  l'umori- 
smo, ritenendo  per  causa  unica  delle  febbri  l'infiamma- 
zione dell'interna  tunica  dei  vasi,  e  volse  quindi  tutto  il 
suo  ingegno  a  verificare  pure  l' unica  causa  che  assegna- 
va alle  febbri.  E  sebbene  egli  s'accorgesse  delle  notevoli 
differenze  che  pure  appalesano  le  piressie,  tuttavia  per  ispi- 
rilo d'unità  sistematica  ne  fece  poco  caso,  e  trovando  in 
tutte  uno  stalo  di  sopraeccitamenlo  del  solido  vivo,  ommise 
per  questo  di  indagare  la  molta  parte  che  nel  produrle  vi 
aveano  pure  gli  umori. 


RENDICONTO    ACCADEMICO  427 

Che  se  le  idee  dal  TommasiDÌ  esternate  in  sulle  prime 
capacitarono  i  più  che  non  si  addentrano  nei  fenomeni  ^ur- 
tarono altri  di  maggiore  ingegno,  forniti  di  più  svariate  os- 
servazioni, per  forma  che  colsero  occasione  a  più  gravi, 
e  profondi  studi  per  ismentire  tale  ipotesi. 

E  già  i  risultati  necroscopici  del  Morgagni  davano 
fondamento  a  tale  ricerca,  come  quelli,  che  in  luogo  di 
certificare  le  febbri  essere  soltanto  dipendenti  da  inflam- 
mazione,  e  da  disordine  dei  solidi,  indicavano  originarsi 
le  medesime  specialmente  per  l'alterata  composizione  dei 
fluidi;  il  che  confermavano  le  indagini  del  Licutaud,  e 
dello  Stoll,  secondo  i  quali  verrebbe  pure  in  gran  parte 
richiamato  a  vita  l'umorismo  del  tutto  abbandonato,  e  si 
riterrebbe  quindi  molto  probabile,  le  febbri  essere  origi- 
nate dall'alterata  costituzione  dei  fluidi,  e  dei  solidi;  ma 
di  gran  lunga  più  dall' alterazione  di  quelli,  che  di  questi. 

A  rafforzare  la  quale  asserzione  altri  argomenti  l'Egre- 
gio Accademico  aggiugne,  con  che  senza  offuscare  meno- 
mamente quanto  di  più  pregevole  nell'opera  del  patologo 
inglese  rinviensi,  mette  in  più  chiara  luce  le  basi,  sulle 
quali  con  minor  rischio  di  crollare  deve  erigersi  il  medi- 
co edifìzio. 

16.^  Sessione.  6  Marcio  1861. 

Dalla  R.  Accademia  Bavarese  si  riceverono  in  dono  le 
seguenti  opere  ; 

Abhandlungen Dissertazioni  della  Classe  Mate- 
matico-Fisica. Voi.  V.,  Parte  1.  e  li. 

Bulletin Bullettino  per  gli  anni  1847  e  1848. 

Denkrede Notizie  sopra  G.  G.  Zuccarini  del  se- 
gretario Martius. 

Rede Prolusione  dello  slesso  alla  seduta  pub- 
blica del  28  Marzo  1848. 

Die  Chimie La  chimica  ne'  suoi  rapporti  colla 


428  RENDICONTO  ACCADEMiCO 

Fisiologia  e  colla  Patologia,  Memoria  del  Professore  Pet- 
tenkofer. 

Die  Ueberbleihsel Avanzi  della  razza  umana 

dell'antico  Egitto,  Memoria  del  dottor  Pruner. 

Il  Presidente  incaricò  l'alunno  Doli.  Venturini  a  rife- 
rire sul  contenuto  della  suddetta  Memoria  del  prof.  Pel- 
tenkofer. 

Trattenne  gratamente  il  consesso  accademico  il  chiar. 
Professor  Giovanni  Contri,  passando  in  rassegna  le  molte 
piante  tigliose,  onde  può  l'uomo  fornirsi  di  vestimento. 
Ponderandone  con  giusta  lance  i  pregi  e  i  difetti ,  dall' 
Unica  al  così  detto  Albero  della  seta  ,  ebbe  facilmente  di- 
mostrata la  preminenza  delle  tre  notissime  ,  Cotone,  Lino 
e  Canapa  ;  fra  le  quali  venne  poi  islilnendo  il  più  severo 
confronto.  Il  Cotone  non  ha  per  sé  che  la  tenuità  del 
prezzo:  gli  sta  contro  la  mancanza  di  tenacità  e  di  dure- 
volezza ;  e  se  in  questa  età  tutta  commercio  la  voce  dell' 
umanità  potesse  far  tacere  un  solo  istante  quella  dell'  in- 
teresse, gli  starebbe  contro  la  sua  grandissima  facilità 
alla  combustione.  Né  l'Accademico  ebbe  bisogno  di  cercare 
esempi  lontani  ;  eh'  egli  stesso  n'  avea  provati  i  terribili 
effetti,  quando  mancò  poco  che  il  filantropico  successor 
di  Crescenzio  non  facesse  la  fine  di  Pietro  il  Crudele. 
Del  Lino  dicea  Virgilio  ....  urit  enìm  Lini  campum 
seges:  né  la  sperienza  de'  moderni  ha  potuto  contraddire 
all'opinion  degli  antichi.  Se  vince  la  Canapa  in  finezza, 
le  è  troppo  inferiore  in  tenacità,  come  lo  dimostrano  le 
replicate  sperienze  de'  manifattori.  E  rispetto  alla  finezza 
medesima  vuoisi  però  riflettere  che  la  Canapa  in  lerren 
buono  e  ben  coltivalo  dà  i  suoi  fusti  di  così  varia  grossezza 
e  lunghezza  ,  anzi  così  svariate  in  densità  e  finezza  le  parti 
della  corteccia  d'un  medesimo  fusto,  che  in  uno  stesso 
canapajo,  anzi  in  uno  stesso  fusto  si  ottiene  spessissime 


HENDICONTO    ACCADEMICO  429 

volte  tanto  la  canapa  tenace  e  grossolana  da^  cordami  e  da 
mare  ;  quanto  la  fìnissìma  e  candidissima  atta  agli  usi  do- 
mestici del  maggior  lusso.  Ha  inoltre  la  Capapa  il  vantag- 
gio d'esigere  per  l'imbianchimento  assai  minor  cura  che 
il  Lino:  ed  ha  il  vantaggio  assai  più  importante  di  non 
ismagrire  il  terreno  ^  anzi  di  prepararlo  a  migliori  succes- 
sivi raccolti,  e  specialmente  del  Grano.  Ad  essa  dunque 
si  vuol  dare  la  preferenza ,  ad  essa  rivolgere  le  cure  del 
coltivatore.  Ma  poco  gioverebbe  l'aver  perfezionali  i  pro- 
dotti del  terreno,  ove  non  si  facesse  notabilmente  progre- 
dire l'industria  manifatturiera.  Tempo  già  fu  che  la  ele- 
gante parigina  s'adattava  un  velo  di  Bologna  dinnanzi  ad 
uno  specchio  di  Venezia  ;  ed  italiano  pure  erane  ogni  al- 
tro ornamento.  Vano  sarebbe  al  certo  desiderarne  il  ritor- 
no; che  gli  occhi  apertisi  alla  voce  di  Colbert  non  si  ri- 
chiuderan  così  presto:  ma  ben  possiamo  aprir  gli  occhi 
noi  pure,  e  riconoscere  una  volta  di  non  avere  alcun  bi- 
sogno di  coprirci  co'  prodotti  d'estrania  terra, o  (ciò  che 
torna  ancora  a  maggior  vergogna)  coi  prodotti  del  nostro 
suolo  trasformali  da  mano  straniera. 

17.^  Sessione.  13  Mar^o  1861. 

Il  cavaliere  prof.  Sgarzi  dà  principio  alla  lettura  d'  una 
dissertazione  sulla  Termale  d'Acquasanta  nell'Ascolano, 
della  cui  analisi  venne  richiesto  dal  proprietario  Conte 
Piccolomini  Gemini;  lettura  che  compie  nella  adunanza 
seguente. 

Premesse  opportune  notizie  geologiche  intorno  alla  re- 
gione Picena ,  ed  una  pittoresca  descrizione  de'  Bagni , 
d'onde  sorge  la  termale ,  l'Accademico  si  fa  dapprima  ad 
enumerare  le  qualità  fisiche  della  termale  medesima.  At- 
tingendola al  fondo  della  Grotta,  trovasi  scolorata,  limpi- 
da e  trasparente;  nel  che  però  non  è  slabile,  e  non  è  così 
osservala  dopo  alcun   tempo  ;  mentre  si  fa  leggcrnienle 


430  RENDICONTO    ACCADEIUICO 

opalina,  e  guardata  in  massa  nella  gran  vasca  ha  colore 
fra  l'azzurro  ed  il  fosco  perlino,  e  riesce  inoltre  untuosa 
al  tatto.  Tramanda  odore  decisamente  epatico,  e  quale  svol- 
gesi  dalle  uova  imputridite  con  frammisto  qualcosa  di  ma- 
rino. Il  suo  sapore  è  salsetto ,  disgustoso  ed  alquanto  nau- 
seante. Esplorata  colla  bilancia  idrostatica  pel  peso  speci- 
fico ,  alla  pressione  barometrica  di  centimetri  74,6  ed  alla 
temperatura  atmosferica  di -h  21  gradi  centesimali,  il  rap- 
porto di  essa  coU'acqua  distillata  sta  ::  1000:1001  ;  ed  in 
quanto  alla  sua  propria  temperatura  lo  stesso  termometro 
centigrado  segna  •+■  28  presso  la  sorgente,  ■+•  27  nella 
gran  vasca,  e  in  quest'ultimo  grado  si  mantien  pure  nel- 
le vasche  de'  bagni. 

Passando  all'analisi  chimica,  da  cento  oncie  d'acqua 
l'Accademico  ebbe  di  sostanze  volatili  centimetri  cubici 
965,  cioè  39 è  d'acido  idrosolforico,  32  di  carbonio  e  25 
d'azoto;  ed  ebbe  236  grani  di  materie  fisse,  cioè 

Idroclorato  di  Soda Gr.  100,00 

»         di  Magnesia 32,00 

»         di  Calce  \ 

Joduri 1  traccia 

Bromuri    .     .    .    ./ 

Solfato  di  Soda 44,04 

»       di  Calce 22,00 

»       di  Magnesia 11,96 

Carbonato  di  Calce 11,76 

»        di  Magnesia 9,97 

»        di  Ferro 2,27 

Silice 2,00 

Materie  organiche  .    .    .  traccia 

Gr.  236,00 


RENDICONTO  ACCADEMICO  43t 

La  composizione  poi  dei  Fanghi  in  rapporti  centesi- 
mali risultò  di 

Solfo 8 

Carbonato  di  Calce.    .    .  16 

»         di  Ferro.    .    .  20 

Ossido  di  Ferro  ....  8 

Sìlice 36 

Allumina 5 

Sali  dell'Acqua  ....  3 

Materie  Organiche  ...  4 

100 
Entra  in  seguito  l'Accademico  a  discorrere  con  grande 
vastità  e  profondità  di  dottrina  la  formazione  e  la  tempe- 
ratura di  quest'Acqua  Minerale;  la  formazione  dell'Acido 
Solforico,  che  gocciola  dalia  volta  e  dalle  pareti  dell'an- 
tro, e  delle  cristallizzazioni  brillantissime  che  lo  tapezza- 
no;  la  qualità  e  la  varietà  de'  Corpi  Organici  e  degli  Es- 
seri Organizzati,  che  vi  s'incontrano  ed  ammirano.  Quanto 
alla  formazione  dell'acque  minerali,  all'ipotesi  degl'im- 
mensi depositi  preesistenti  trova  preferibile  l'altra  che  le 
fa  provenire  dall'acque  dell' atmosfera,  le  quali  scioglien- 
do certi  principj  de'  terreni  attraversali,  cariche  d'essi 
ricompariscono  alla  superfìcie  del  globo.  Causa  probabilis- 
sima infra  tutte  della  termalità  trova  egli  il  calor  centrale 
della  Terra,  ammesso  dalla  più  parte  de'  geologi.  L'aci- 
do solforico , che  gocciola  nell'antro,  risulta  dal  gas  idro- 
geno solforato,  che  svolgesi  abbondante  dalla  termale,  tra- 
smutato dall'ossigeno  dell'aria,  per  l'intermezzo  dell'ac- 
qua ,  e  non  senza  concorso  dell'  azotata  materia  organica 
circostante  anch'essa  alla  sorgente,  la  quale  coopera  col- 
r acqua  a  sviluppo  di  germi  e  a  formazione  d'organismi. 
Quanto  alla  Glairina  e  a  tutte  le  materie  organiche 
delle  acque  minerali ,  l' Accademico  è  condotto  ad  ammet- 
tere che  =  sono  realmente  molecole  organiche  di  gruppo 


432  RENDICONTO    AGGADEIUICO 

primitivo,  le  quali  provengono  dalla  dissoluzione  d'Esseri 
organizzati,  e  quindi  si  trovano  atteggiate  a  riunirsi >  a 
costituire  altri  organismi ,  e  quando  intervenga  la  forza 
organica,  che  è  l'espressione  della  volontà  di  Chi  tutto 
puote,  a  formare  nuovi  Esseri  viventi  di  tipo  eguale  od 
analogo  al  primo,  oppure  di  superiore  o  d'infimo  grado 
nella  grande  scala  della  Natura  =. 

Intorno  poi  a  quello  che  offre  d'organizzato  la  ter- 
male d'Acquasanta,  l'Accademico  riporta  una  lettera  del 
eh.  Prof.  Orsini,  il  quale  vi  ha  riconosciuto  gli  stessi  am- 
massi di  animaletti  poligastrici  osservati  dalTHeremberg  nel- 
le acque  di  Berlino,  né  vi  mancano  Alghe  nuove,  ed  altri 
generi  come  Oscillatorie  e  Pro/ococc/u;  e  tanti  da  sommi- 
nistrare un  campo  inesauribile  a  dilettevolissimi  studi  ed 
esami  preziosissimi. 

18».  Sessione.  20  Marcio  1861. 

L'  Accademia  riceve  in  dono  dalla  Società  Editrice 
degli  Annali  delle  Scienze  Naturali  il  fase  di  Febbrajo 
1851  colla  relativa  Appendice,  e  dagli  Aggiunti  dell'  Os- 
servatorio Astronomico  il  fase  di  Gennajo  1851  delle  Os- 
servazioni Meteorologiche  da  essi  fatte. 

Si  legge  Dispaccio  di  S.  E.  R.  Monsignor  Commis- 
sario Pontificio  Straordinario  Pro-legato  G.  Redini ,  che 
invita  r  Accademia  a  proporgli  alcuni  soggetti  per  far 
parte  d'  una  Commissione  richiestagli  dal  Ministero  del 
Commercio,  Relle  Arti,  Industria  ec ,  la  quale  debba 
prendere  ad  esame  una  pretesa  scoperta  del  Moto  Per- 
petuo, non  che  la  macchina  relativa. 

L'Accademia  propone  i  soci  Fagnoli,  Magistrini  e 
Piani. 

Il  cav.  Sgarzi  compie  la  lettura  della  Dissertazione, 
di  cui  è  parlato  nella  sessione  precedente. 


RENUICONTO  ACCADEMICO  433 

19.*  Sessione.  27  Marcio  1861. 

11  Prof.  Giuseppe  Berloloni  coli*  intendimento  di  con- 
tinuare la  illustrazione  delle  piante  mozambicesi  cui  diede 
principio  l'anno  scorso,  lesse  nella  indicata  sessione  una 
seconda  memoria  colla  quale  rese  noti  all'Accademia  va- 
rii  vegetabili,  e  loro  prodotti,  i  quali  o  per  la  loro  no- 
vità, 0  per  gli  usi  a  noi  sconosciuti,  o  per  la  utilità  di 
cui  sono  sorgente  pei  popoli  dell'Africa  Orientale  raerila- 
Do  speciale  considerazione. 

Ecco  la  enumerazione  delle  piante  suddette. 

1.  Piper  Bella ,  Linn. 

2.  Cyperus  alternifolius,  Linn. 

3.  Panicum  barbigerum,  Sp.  nov. 

4.  Saccharum  otiìcinarum,  Linn. 

5.  Vinca  Rosea,  Linn. 

6.  Gomphocarpus  crinitus,  Sp.  nov. 

7.  Juncus  cuffer.,  Sp.  nov. 

8.  Ànacardium  occidentale,  Linn. 

9.  Hyperanthera  Moringa,  Vahl. 

10.  Tribulus  microcephalus,  Sp.  nov. 

11.  Syzygium  Jambolanura,  De  Cand. 

12.  Jambosa  vulgaris,  Runph. 

13.  Argemone  mexicana,  Linn. 

14.  Sesamopteris  alata,  Àlph.  Dee. 

15.  Tuoma  cupensis.  Lindi. 

16.  Cleome  pentaphylla,  Linn. 

17.  Hibiscus  tiliaceus,  Caran. 

18.  Tamarindus  indica,  Linn. 

19.  Crotalaria  versicolor,  Sp.  nov. 

20.  Janipha  Manioth,  Kunth. 

21.  Encephalartus  ferox,  Sp.  nov. 

22.  Casuorina  equiselifolia,  Linn. 

23.  Desmanthus  palustris,  Sp.  nov. 

N.  Asr*.  Se.  Natuk.  Serie  HI.  Tomo  3.  28 


434  RENDICONTO   ACCADEMICO 

Nel  dare  l'esatta  descrizione  di  queste  piante  il  dottis- 
simo Botanico  non  omraise  di  notificare  in  onore  del  Cav. 
Fornasini,da  cui  gli  furono  generosamente  inviate,  quanto 
d'interessante  intorno  alle  piante  stesse  gli  venne  dal  me- 
desimo comunicato. 

Parlando  per  altro  della  Janipha  Manioth  non  potè 
entrare  nella  opinione  dal  Fornasini  stesso  indicata ,  il 
quale  da  ciò  che  nella  descritta  pianta  appare,  credè  di 
potere  supporre,  che  cioè  la  moltiplicazione  per  gemme 
possa  originarne  delle  domestiche  assai  produttive, e  di  buo- 
na qualità.  A  mostrare  l'erroneità  della  quale  supposizione 
l'Accademico  così  si  esprime. 

Le  nostre  coltivazioni  costantemente  ci  mostrano  che 
la  moltiplicazione  di  una  pianta  fatta  col  mezzo  di  germi 
non  derivati  direttamente  dall'atto  fecondativo  dà  sviluppo 
ad  individui  intrinsecamente  simili  anche  nelle  cose  raeno- 
me  alla  pianta  dalla  quale  le  gemme  o  i  germi  furono  tol- 
ti,  ed  è  per  questa  verità,  che  noi  pratichiamo  la  moltipli- 
cazione delle  piante  per  innesto,  per  margotto,  per  talle, 
e  per  tuberi,  onde  perpetuarne  le  buone  qualità,  mentre 
che  la  riproduzione  da  seme,  cioè  da  germe  derivato  di- 
rettamente da  fecondazione,  ossia  da  opera  de'  generanti, 
produce  individui  assolutamente  salvatici ,  i  quali  di  neces- 
sità non  presentano  altro,  che  i  caratteri  della  specie;  p. e., 
da  un  pesco,  da  un  pomo,  da  un  pero  di  frutto  squisito 
col  mezzo  delle  sementi  nascono  piante  assolutamente  sal- 
vatiche , che  distinguiamo  pei  soli  caratteri  specifici;  ed  il 
frutto  di  queste  piante  salvatiche  per  lo  più  è  piccolo, 
aspro,  e  di  qualità  assai  inferiori  a  quello  della  pianta 
che  coir  atto  generativo  produsse  i  semi  5  da' quali  nacquero 
queste  piante  salvatiche,  ed  è  per  questa  potentissima  ra- 
gione, che  l'agricoltore  Africano  citato  dal  Cav.  Fornasini 
dice  che  le  sue  piante  nate  da  seme  non  somministreranno 
un  utile  prodotto,  perchè  secondo  il  mio  credere  essendo 
salvatiche  non   presentano  la  particolarità  di  una  radice 


RENDICONTO    ACCADEMICO  435 

grossissiraa  propria  della  varietà  coltivata,  dalla  quale  fu- 
rono tolti  i  semi.  Per  altro  fra  cento  individui  salvatici,  e 
perciò  derivali  da  seme,  può  darsi  il  caso,  che  qualche- 
duQO  riesca  di  pregevole  qualità,  ed  interessante  per  l'uo- 
mo ;  ma  questa  varietà  non  ha  mai  tutti  i  caratteri  intrin- 
seci della  pianta  madre,  che  1'  ha  prodotta  coi  propri  semi; 
p.  e.  se  qualcheduno  degli  individui  salvatici  per  caso,  e 
circostanze  della  fecondazione  a  noi  sconosciute  riesce  di 
frutto  di  qualità  pregevole,  al  certo  questo  frullo  è  co- 
stantemente dissimile  da  quello  della  pianta  madre  ^  e  se 
vorremo  moltiplicare  tale  varietà ,  e  conservarla  genuina 
converrà  valersi  delle  sue  gemme  per  innesto,  margotto^ 
0  talle,  giacché  le  piante  da  queste  sviluppatesi  riterranno 
i  caratteri  anche  delle  cose  menome,  che  distinguono  la 
pianta,  dalla  quale  esse  gemme  si  trassero,  ed  in  questo 
unico  modo  ebbero  origine  tutte  le  piante  domestiche  da 
noi  coltivale.  Per  lutto  ciò  la  riproduzione  per  mezzo  di 
germi  preesistenti  e  non  derivali  o  subordinati  all'  allo 
fecondativo  si  può  considerare  come  una  divisione  in  mol- 
te parli,  ed  anche  ripetutamente  fatta  ad  epoche  diverse, 
e  lontanissime  di  uno  slesso  individuo,  che  teniamo  in 
pregio  per  le  sue  qualità,  che  ritrasse  in  origine  dal  caso 
e  non  dall'industria,  perchè  non  è  e  non  fu  mai  in  po- 
tere dell'uomo  il  creare  la  varietà  delle  pere  virgolose  o 
spine,  del  pomo  renelle  o  appiolo,  ecc.;  bensì  è  la  na- 
tura, che  creò  e  crea  i  fruiti  di  buona  qualità,  ed  i  va- 
ghi fiori  mostruosi  per  mezzo  della  naturale,  od  anche 
artificiale  fecondazione,  e  l'uomo  dopo  che  ne  ha  ricono- 
sciuti i  pregi  derivati  dal  caso  ne  intraprende  la  coltiva- 
zione, e  la  moltiplicazione  per  mezzo  di  gemme,  o  germi 
preesistenti,  onde  perpetuare  per  così  dire  queste  buone 
qualità  ,alle  quali  perciò  si  dà  il  nome  di  piante  domestiche. 
Con  che  adunque  l'Accademico  conchiude  che  la  mol- 
tiplicazione per  gemma  delle  piante  salvaliche  non  può 
produrre  piante  domestiche,  ossia  mollo   produttive  e  di 


436  RENDrCONTO  ACCADEMICO 

buona  qualità^  essendo  da  quanto  egli  oe  pensa  assoluta- 
mente contro  i  fatti  che  l'uomo  possa  creare  colla  indu- 
stria qualsiasi  varietà  di  pianta,  conservando  sempre  la 
pianta  salvatica  moltiplicata  per  gemme  i  minimi  caratteri 
delle  sue  cattive,  e  non  utili  qualità,  siccome  le  piante 
utili  ritengono  sempre  le  qualità  utili,  e  produttive  a  van> 
taggio  dell'  uomo  per  quanto  se  ne  ripeta  la  moltiplicazione. 

20.*  Sessione.  3  Aprile  1851. 


L'  Accademia  ha  ricevuto  in  dono 

Dalla  P.  Accademia  de'  Lincei  gli  Alti  delle  Sessioni 
17  Novembre  e  22  Dicembre  1850; 

Dal  prof.  Francesco  Del  Giudice  1'  opera  che  porta 
per  titolo  =  Degli  Ammaestramenti  dell'  Arte  di  spegnere 
gì'  incendi ,  ed  usare  partili  di  salvezza  per  nomini  e  cose, 
libri  tre.  Napoli  1851  =  volume  in  4.°  di  30  fogli  con 
19  tavole  incise; 

Dallo  stesso  una  Nota  sopra  una  Macchina  da  spe- 
gnere il  fuoco  del  sig.  Phillip; 

Dagli  Aggiunti  della  nostra  Specola  il  foglio  delle 
osservazioni  meteorologiche  fatte  in  Febbraio  1851. 

L'  Accademico  dott.  Baratta  legge  sulla  diffusione 
della  vita  per  1'  Universo. 

La  saggia  Antichità  vagheggiò  pur  l' idea  della  plu- 
ralità de'  Mondi:  e  Metrodoro  giunse  ad  affermare,  es- 
sere tanto  assurdo  il  supporre  che  nell'  immensità  dello 
spazio  esister  non  potesse  più  di  un  Mondo,  quanto  il 
supporre  che  in  una  vasta  campagna  germogliar  non  po- 
tesse più  d'  una  spica.  Questo  concetto  degli  antichi  sa- 
pienti fu  con  piacere  accolto  da'  poeti  moderni,  che  il 
trovarono  si  bene  accomodato  alle  loro  finzioni:  e  già  il 
divin  Ludovico  cantava; 


RENDICONTO  ACCADEMICO  437 

=  Altri  fiumi,  altri  laghi,  altre  campagne 
Sono  là  su ,  che  non  son  qui  tra  noi  ; 
Altri  piani,  altre  valli,  altre  montagne, 
Ch' han  le  cittadi  ,  hanno  i  castelli  suoir:; 
e  il  satirico  di  Ferney  traeva   malignamente  a  discender 
sulla  Terra  il  cittadino  di  Sirio ,   terribile  censore    del 
genere  umano. 

Né  i  nostri  filosofi  vollero  cederla  a'  poeti;  e  que' 
leggiadri  spiriti  di  Fontenelle  e  di  Francesco  Zanolli  spie- 
garono alle  lor  dame  la  pluralità  de'  Mondi  ;  la  quale 
vestita  di  tutto  il  prestigio  della  eloquenza  potè  riuscir 
grata  a  tante,  che  non  erano  Laure  Bassi  o  Marchesane 
del  Castelletto.  Che  più?  fra  i  teologi  stessi  v'ebbe  pure 
alcun  partigiano  di  quella  sentenza:  e  1'  ab.  Serrano,  edu- 
cato in  una  società  dottissima,  invocò  la  Divina  Rivela- 
zione, e  all'  Apostolo  delle  Genti,  il  qual  giustamente 
sosteneva  essersi  la  Redenzione  estesa  a  tutti  i  popoli,  fé' 
dire  invece  eh' erasi  estesa  a  tutti  Mondi  disseminati  per 
gli  spazj  celesti;  e  per  tutti  ebbe  trovato  un  uxorius  Ma- 
rno, e  una  macchia  d'origine  da  cancellare. 

I  Fisici  non  avean  bisogno  di  tanto:  bastava  loro  che 
la  Rivelazione  non  ostasse,  perchè  essi,  quando  le  osser- 
vate analogie  1' avesser  richiesto ,  potessero  immaginarsi 
gli  astri  popolati  da  viventi,  comunque  di  natura  da  noi 
diversa. 

Mettere  in  chiaro  lume  le  analogìe  di  figura,  di  mo- 
vimento, di  formazione,  ossservate  o  dedotte  da  Galileo, 
da  Keplero,  da  Cassini,  da  Herschel,  fra  la  Terra  e  i 
Pianeti,  fra  i  Pianeti  e  i  Satelliti,  fra  il  nostro  Sistema  e 
gli  altri  Sistemi  Stellari,  fra  gli  Anelli  di  Saturno  e  la 
Luce  Zodiacale  e  le  Zone  degli  Aeroliti  e  le  Nebulose; 
mostrare  quanto  mai  influisca  sulla  vita  quell'Etere,  che 
variamente  modificato  produce  gl'innumerevoli  fenomeni 
di  luce,  calore,  elettricità  e  magnetismo,  e  che  diffuso 
per  l'Universo  esercita  la  sua  potenza  su  tutti  i  corpi 


438  RENDICONTO     ACCADEMICO 

cosmici;  inferirne  la  somma  probabilità,  se  non  la  cer- 
tezza,, che  siccome  sulla  Terra,  così  su  gli  altri  corpi  ce- 
lesti la  sua  influenza  sia  forza  vivificante;  ecco  il  fine  che 
r  Accademico  si  propone  di  conseguire  con  una  serie  di 
ragionamenti,  a  cui  l'odierno  è  destinato  a  servire  d'in- 
troduzione. Nella  quale  Introduzione  trovi  riunito  quanto 
a  gran  fatica  potresti  procacciarli  da  molti  volumi,  quanto 
opinarono  o  scopersero  le  antiche  e  le  nuove  generazioni 
sulla  distanza,  sul  moto,  sulla  figura,  sulla  grandezza, 
sulla  formazione,  sulla  reciproca  influenza  de'  corpi  co- 
smici, i  terrori  degli  ecclissi  e  delle  comete,  le  vanità  de- 
gli oroscopi,  la  sapienza  degl'Ipparchi  che  trovan  la  pre- 
cessione degli  equinozi ,  e  la  follia  de'  Cardani  che  ti 
vietan  di  prender  medicine  quando  il  Sole  stia  in  casa 
d'animai  ruminante.  E  tanta  erudizione  è  poi  sostenuta  da 
uno  stile  nobile,  animato,  quale  appunto  s'addice  a  chi 
intende  a  dar  vita  ed  anima  all'Universo. 

(  continua  ) 


INTORNO 
ALLE  TRACCIE  DELLE  ANTICHE  SPIAGGIE  DEL  MARE 

ESTRATTO  DALL'  ARTICOLO 

GEOLOGIA   DELLA  SUPERFICIE   DELLA   TERRA 

DEI.  SX6NOB  BOUÉ 

Intorno  alle  traccia  delle  antiche  spiaggie  del  mare 
possediamo  più  di  100  trattati,  ed  un  opera  particolare 
per  l'Inghilterra  di  Chambers  (Ancienl  Sea  Margins  1848). 
Fra  questi  segni  di  epoche  passate  bisogna  far  la  distin- 
zione fra  i  deposili  di.Concliiglie  marine  ancor  viventi,  gli 
scogli  traforati  da  Litodomi,  le   terrasse  senza  resti  di 


ANTICHE  SPIAGGIE   DEL  MARE,   BOUÉ  439 

animali  marini  e  gli  scogli  incavali.  Rapporto  agli  ani- 
mali marini ,  bisogna  considerare  che  per  vivere  essi  ab- 
bisognarono una  certa  profondila,  la  quale  bisogna  con- 
giugnere coir  altezza  del  banco  conchiglifero  per  ottenere 
l'altezza  del  mare  passato. 

Il  valutare  le  primiere  altezze  di  tutti  questi  segnali 
di  spiaggie  è  cosa  assai  difficile  a  motivo  che  le  elevazio- 
ni e  le  profondazioni  della  terra  e  del  mare  potevano  es- 
sere e  probabilmente  anco  erano  assai  disuguali  e  persino 
in  uno  stesso  periodo.  E  poi  manca  a  questi  eslimi  per 
lo  più  la  base  matematico-ipsomelrica.  Io  mi  sono  preso 
la  fatica  di  riunire  in  una  tabella  lutti  i  falli  simili  rac- 
colti sul  globo  terrestre.  Il  primo  resultalo  si  è,  che  Cor- 
dier  erra,  reputando  l'altezza  delle  antiche  spiaggie  di 
mare  del  periodo  alluviale  in  Europa  a  320  piedi,  poiché 
in  Inghilterra  p.  e.  sono  note  delle  altezze  di  1700  p. ,  e 
molle  delle  più  conosciute  sono  al  di  sotto  di  350  piedi. 
Se  questi  pochi  fatti -ci  possono  dare  un'idea  imperfetta 
degli  sporgimenti  de'  monti  dal  mare  nei  diversi  periodi, 
questo  numero  di  1700  p.  è  rimarchevole,  perchè  esso 
corrisponde  presso  poco  coli' altezza  de' bacini  terziari  più 
alti  dell'  Europa.  Questo  fallo  potrebbe  provare ,  che  l' inar- 
camento più  grande  d'Europa  pervenne  perfetto  soltanto 
nel  periodo  vecchio  alluviale,  poiché  altrimenti  si  dovreb- 
be accordare  al  bacino  terziario  posto  al  presente  al  di 
sopra  del  mare,  un  livello  troppo  alto  di  quei  tempi.  Al 
di  sopra  del  mare  possono  essi  quali  laghi  interni,  esser 
stali  elevati  come  gli  attuali. 

Pel  secondo  conchiudiamo,  che  noi  non  siamo  ancor  in 
cognizione  del  limite  di  quelle  spiaggie  marine  diluviali; 
indi  vi  si  trova  bensì  una  certa  similitudine  nelle  altezze 
di  diverse  antiche  spiaggie  'ad  ambi  i  lati  di  certi  mari, 
come  p.  e.  ai  mari  dell' Allemagna,  nell'Inghilterra  e  Nor- 
vegia, al  mare  atlantico,  nell'Irlanda  e  Canada  eie;  ma 
spiaggie  del   tulio  corrispondenti  vi  mancano  dapertutto. 


440  ANTICHE   SPIACGIE    DEL   MARE 

COSÌ  almeno  dietro  le  osservazioni  attuali  limitate;  in  niun 
paese  si  baa  sin  ad  ora  stabilite  tutte  le  vecebie  spiaggie, 
perchè  per  lo  più  si  hanno  studiali  in  questo  modo  sola- 
mente il  littorale  de' continenti  e  le  isole.  Quando  saranno 
eseguile  delle  carte  intere  di  ciascun  paese  secondo  le  di- 
verse altezze,  allora  forse  si  verrà  a  qualche  risultato  im- 
previsto.  Il   numero  della   spiaggie    marine   abbandonate 
poteva  esser  ancor  maggiore  nello  stesso  periodo  alluviale, 
di  quello   che    si   conosce   adesso,   poiché  dietro  quanto 
succede  ancor  al   presente  lentamente  nella  Scandinavia, 
esse  erano  le  conseguenze  d'una  quantità  di  piccoli  mo- 
vimenti e  non  di  molti  grandi.  Se  noi  seguiamo  e  studia- 
mo questi  movimenti,  se  è  possibile,  sin  a!  periodo   pri- 
mario, veniamo  ad  avere  una  quantità  enorne  di  spiaggie. 
■^       Un  momento  essenziale  in  questo  esame  è  il   fallo, 
che  gli  innalzamenti  ed  abbassamenti  comprendevano  per 
lo  più  paesi  0  liilorali  estesi,  e  che  non  eran   movimenti 
del  lutto  locali.  Se  avesse  avuto  luogo  quest'ultimo  caso, 
le  spiagge  avrebbero  dovuto  aver  sofferto  una  quantità  di 
sconcerti,  presso  a  poco  simili  a  quelli,  come  lo  mostrano 
perii  Calcarei  alpini  (Zechstein)  della  Turingia  e  certi  grès 
bigarrés;  questo  rapporto  però  non  apparisce  in  niun  luogo. 
Dietro  il  movimento  di  grandi  estensioni  di  paese,  soffri- 
rono essi  solamente  una  specie  di  curvamenlo^  essendosi 
curvati  qua  e  là  delle  valli  ,  spaccature,  e  le  estremità 
dell'arco  abbassate,  come  possiamo  veder  ancor  nella  Scan- 
dinavia e  nella  Groenlandia.  Il  primo  ft^nomeno  è  un  re- 
sultato d'eruzioni  plutoniche,  l'ultimo  probabilmente  il 
processo  di  rafreddamento  della  terra.  Eppure  queste  trac- 
cie  di  spiagge  non  possono  esser  qua  e  là  del  lutto  oriz- 
zontali ed  avere  soltanto  quasi  la  stessa  altezza,  come  lo 
trovò  Bravais    nella   Norvegia.  Questa  differenza  può  de- 
rivare non  solo  dalla  diversa  altezza  e  forza  della   marea 
nei  diversi   seni,  ma    anco  dagli  strati   proprj  del  paese 
bagnato,  ovvero  anco  da  innalzamento  ed  abbassamento 
del  tutto  locali. 


BODÉ  441 

Osservando  bene  il  fenomeno,  vi  resta  ancor  la  spe- 
ranza, di  poter  riprodurre  il  parallelismo  delle  spiaggia 
abbandonate  ad  ambo  i  lati  di  quasi  ciascun  mare,  poiché 
se  anco  una  spiaggia  fosse  stata  sottoposta  ad  altri  eleva- 
menti ed  abbassamenti,  che  gli  universali,  si  potrebbe 
pervenire  al  suo  scopo,  ritrovando  ad  ambo  i  lati  del  mare 
o  dell'  Oceano  solamente  una  parte  della  serie  delle  ferrasse 
0  banchi  conchigliferi,  il  che  si  otterrebbe  naturalmente 
mediante  l'altezza  assoluta  corrispondente  o  solamente  re- 
lativa delle  terrasse,  mediante  l'altezza  de' suoi  interslizj, 
mediante  la  larghezza  delle  terrasse,  il  modo  del  loro  al- 
luvium,  de'  resti  di  animali  marini  etc. 

In  caso  che  un  paese  avesse  sofferto  un  abbassamento 
0  ìnalzamento,  a  cui  il  paese  all'altra  spiaggia  del  mare 
non  venne  sottoposto,  la  differenza  nel  numero  delle  fer- 
rasse non  potè  esser  d'ostacolo,  di  poter  riconoscere  la 
contemporaneità  delle  altre  corrispondenti.  Se  al  contrario 
questo  rapporto  venne  una   volta  prefisso,  si  potrà  anco 
assai  spesso  scoprire,  qual  paese  avea  ancora  sofferto  una 
particolare  elevazione  o  abbassamento;  quanto  più  noi  re- 
trocediamo nel  periodo  geologico,  tanto  più  numerosi  de- 
von  trovarsi  tali  casi,  cosicché  molte  spiaggie  vennero  pre- 
cisate di  già  nell'interno  de'  continenti  o  esse  sono  ancor 
a  determinarsi  ;  finalmente  si  perviene  in  tal  modo  agli  in- 
tagli concavi   assai  caratteristici   della  maggior  parte   de' 
pendj  de'  monti ,  e  sino  alle  sommità  de'  monti  e  anco  quivi 
trova  alcuni  indizj ,  come  fra  questi  diversi  appena  spor- 
gevano al  di  fuori  delle  acque,  e  perchè  esse  ottennero  le 
attuali  forme,  caratteristiche  per  ciascuna  catena,  in  forza 
di  maree,  abbassamento  o  innalzamento.  Riguardo  ai  sud- 
detti intagli,  questi  fan  conoscere  l'altezza  dell'anteriore 
spiaggia  marina ,  e  al  suo  limite  inferiore  giacciono  di  spes- 
so le  deposizioni  marine;  si  abbia  però  attenzione  a  non 
scambiare  segni  terziarj  alluviali  antichi  colle  terrasse  al- 
luviali  più  recenti.  Il  margine  superiore  di  questi  incavi 


442  ANTICHE  SPIAGGIE  DEL  MARE 

assai  spesso  segnato  da  scogli,  essendo  esso  stalo  il  sito, 
del  maggior  urlo  delle  acque. 

Bisogna  ascender  dai  piccolo  al  grande;  in  certi  ba- 
cini in  cui  si  trovano  ancor  dei  laghi ,  noi  rinveniamo 
facilmente  diverse  terrasse  di  spiagge  lutt'alTintorno  nel- 
l'ugual altezza,  come  p.  e.  al  lago  di  Hallstadt,  di  Gi- 
nevra, in  varie  valli  della  Scozia  settentrionale,  nella  Tes- 
salia,  nel  bacino  d' Adrianopoli,  di  Vienna  etc.  Nella  Tes- 
salia  troviamo  segnatamente  tre  gradazioni  di  acque,  in 
quelle  d' Adrianopoli  assai  chiaramenle  ne  vediamo  quattro. 

Nel  bacino  del  Mar  nero,  caspico  ed  arabico  sono  note 
simili  gradazioni.  Al  mare  nero  lo  si  trova  in  una  altezza 
di  5-10  p. ,  di  90,  120  e  200  p.  Guardando  dall'  altipiano  di 
Schurala  verso  Rama,  se  ne  osservano  almeno  3  grada- 
zioni, in  questa  parte  della  Bulgaria  e  gli  altipiani  cretacei 
di  questo  paese  sono  anco  dei  piani  di  spiaggia  assai  poco 
declivi ,  sopra  cui  si  elevano  sin  al  Balkan  almeno  tre  spiag- 
gie  cretacee  o  terziarie  più  antiche. 

Al  M.  Marmara  osservai  pure  almeno  tre  terrasse.  Al 
M.  mediterraneo  si  trovano  una  certa  quantità  di  spiaggia 
abbondante,  le  quali  hanno  dapertutto  quasi  la  stessa  al- 
tezza. Così  p.e.  si  trovano  dapertutto  intorno  al  M.  Medi- 
terraneo e  Adriatico  nella  spiaggia  scagliosa  delle  comiche 
alle  solamente  alcuni  piedi,  talora  di  due  piedi,  di  poi  in 
qualche  lontananza  si  eleva  un  muro  di  scogli  di  20-50  p. 
d'altezza,  in  cui  talora  rinvengonsi  de'  fori  lasciati  dalle 
conchiglie  litofage,  ovvero  in  cui  le  fessure  sono  riem- 
pite di  breccie  d'ossami,  in  cui  si  ritrovano  le  conchiglie 
de'  molluschi  marini  e  d'acqua  dolce  del  periodo  attuale, 
come  presso  Nizza,  nel  Roussillon  etc.  Si  osservano  anche 
qualche  volta  delle  terrasse  d'una  altezza  di  64,200, 
300  e  1017  piedi. 

Abbassamenti  signifìcanli  delle  isole  e  dei  continenti 
sembran  aver  abbassalo  il  livello  delle  acque  di  questo  mare, 
e  d'averle  separate  dal  M.  Atlantico  e  rosso:  più  tardi  per 


BoiJK  443 

mezzo  della  spaccatura  di  Gibraltar  (1)  l'acqua  sofferse  un 
abbassamento  maggiore  e  solamente  qua  e  là  il  suolo  venne 
alzalo.  Questa  descrizione  mi  sembra  più  opportuna ^  che  il 
pensiero  della  possibilità  d'un  innalzamento  uniforme  di 
tutti  i  paesi  di  questo  mare,  l'altezza  anteriore  delle  sue 
acque  avrebbe  potuto  esser  prodotta  dall'afflusso  dei  fiu- 
mi. Ma  questa  teoria  non  si  può  applicare  agli  Oceani  senza 
supporre  anco  degli  alzamenti  in  grandi  estensioni  ;  perciò 
troviamo  anco  maggiori  differenze  nell'altezza  delle  spiaggie 
antiche  in  mari  rinchiusi ,  ciò  che  non  è  il  caso  negli  Oceani. 

Le  spiaggie  degli  Oceani  offrono  daperlutlo  degli  sco- 
gli dilavati  per  l' avanti  dalle  acque  ^  con  o  senza  comiche, 
ovvero  delle  ferrasse  inferiori ,  ovvero  piani  di  spiaggie 
abbandonati  e  di  molto  estesi ,  elevandosi  un  sopra  l'altro 
più  nell'interno  delle  terra&se  più  alte,  ovvero  una  serie 
di  colline  piane  estese.  Quanto  più  però  gli  orizzonti  del 
mare  antico  sono  lontani  dalla  spiaggia,  tanto  più  sarà 
difficile  il  riconoscerli ,  finché  non  possediamo  delle  carte 
dettagliate  e  colorate  secondo  le  differenze  dell'altitudini. 

Nelle  isole  le  terrasse  e  deposizioni  sono  facili  a  cono- 
scere, quattro  almeno  veggonsi  nell'isola  Arran  in  Iscozia. 

Non  si  deve  però  mai  paragonare  una  terrassa  sola 
con  un  altra,  ma  bensì  nello  stesso  tempo  tutte  le  terras- 
se ad  arabo  le  spiagge  marine.  Così ,  p.  e. ,  al  lido  del- 
l'America  settentrionale  e  dell'Europa  setten.  troviamo  le 
Iraccie  d'una  spiaggia  antica,  che  sporge  al  di  sopra  del 
mare  attuale  solo  per  10-11  p. ,  ma  nell'  isola  S.  Maria  ebbe 
luogo  nel  1835  una  simile  elevazione,  per  cui  si  può  scor- 
gere ,  in  quali  deduzioni  false  si  possa  cadere  osservando 
solamente  singoli  casi  e  principalmente  paragonando  spiag- 
gie di  diversi  bacini  marini.  In  quest'  ultimo  caso  il  pa- 
ragone riescirà  più  difficile,  che  nello  stesso  bacino. 


(1)  Veggasi  la  consonanza  di  queste  idee  del  eh.  sig.  Botié . 
con  quelle  esjwste  in  questi  Annali  Ser.  2.  T.  IX.  e  seg. 

{Un  Redatore) 


444  ANTICHE  SPIAGGIE   DEL   UARE 

10  questo  modo  possiamo  di  già  determinare  adesso 
l'altezza  di  almeno  27  spiagge  marine  nel  M.  Atlantico 
ovvero  dell'antico  e  nuovo  mondo.  La  spiaggia  più  bassa 
sembra  essere  in  un  altezza  di  soli  5-6  p.  sovra  il  mare, 
benché  nel  Baltico  se  ne  trovano  di  soli  5  p.  ;  2.°  segue 
una  di  10-12  p.  in  altezza;  3.°  una  più  rara  di  16  p.  ; 
4.°  una  piuttosto  numerosa  di  20-25  ovvero  30  o  33  p.  ; 
S.*»  una  più  rara  di  40-50;  6.°  una  di  60;  7.»  una  di  70; 
8.**  una  di  100-126;  9.°  una  di  140-147;  10.°  una  di 
186-192;  ll.o  una  di  238-247;  12.°  una  più  rara  di  cir- 
ca 300;  13.°  una  di  342-347;  l4,°unadi  392-394  ed  an- 
co di  400;  15.°  una  di  442-443;  16.°  una  di  513-516; 
17.°  una  di  540-645;  18.°  una  di  576  ;  19.°  una  di  695-699; 
20.°  una  di  640;  2l.°  una  di  664-659;  22.°  una  di  686- 
687  ;  23°  una  di  709-715;  24.o  una  rara  di  852,  26.°  una 
di  914;  26.°  una  di  996-1000;  27.°  una  di  1692-1700  p. 

La  serie  delle  spiaggie,  la  di  cui  altezza  è  uguale  ad 
ambo  i  lati  del  M.  Atlantico,  conferma  abbastantemente 
l'universalità  delle  cause  della  loro  origine  ed  esclude  gli 
eleramenti  locali. 

Dell'Oceano  pacifico  ne  sappiamo  ancor  poco  di  certo, 
abbenchè  possediamo  delle  traccie  di  terrasse  di  alcuni 
piedi,  di  15-20  p.,  di  60-60,  di  100  e  anco  di  200  p. 

Quando  avremo  determinato  in  questo  modo  il  livello 
degli  Oceani  attuali  relativo  ai  continenti  nei  diversi  tempi 
del  periodo  alUiviale,  allora  possiamo  anco  sperare,  di 
poter  imparare  a  conoscere  qualche  altc'^'^a  del  mare  pas- 
sata nei  tempi  antichi.  Abbenchè  gli  elevamenti  rendano 
difficile  questa  decifrazione,  questa  però  riesce  facile  là 
ove  il  suolo  del  mare,  e  le  sue  rive  esistono  ancor  al  pre- 
sente e  che  non  furono  sottomesse  a  de'  movimenti  o  al 
più  solamente  ad  uno  generale,  come  principalmente  era 
il  caso  di  alcuni  bacini  terziarj  de'  paesi  bassi. 

11  caso  più  semplice  è  quello ,  in  cui  un  piccolo  lago 
terziario  si  evacuò,  come,  per  es.^  presso  Steinheim,  Hei- 


BODÉ  445 

denheim ,  nelle  alpi  jurassiche  dal  Vurlemberg.  Quivi  esi- 
stette un  lago  le  di  cui  acque  probabilmente  furono  nu- 
trite da  una  sorgente  minerale  acidula  assai  ricca,  que- 
sta sorgente  era  nel  mezzo  del  bacino  e  formò  quivi  una 
deposizione  ricca  di  calcare  marnoso  con  molli  petrefatti. 
Quivi  rinviensi  una  riva  solamente  al  di  sopra  del  suolo 
della  valle,  perchè  l'acqua  si  perdette  improvisamente  per 
una  fessura  ovvero  la  sorgente  svanì.  Se  prendiamo  i  mar- 
gini di  altri  bacini  terziarj ,  come ,  per  es. ,  di  quelli 
i  quali  erano  alle  faldi  settentrionali  o  meridionali  delle 
Alpi  ovvero  in  Boemia  etc.  noi  troviamo  bensì  quelle  trac- 
cia di  erosioni  acquee  e  de' suoi  animali,  come  alla  spiag- 
gia attuale,  nominatamente  serie  di  terrasse  , caverne ,  bu- 
chi, tubi  0  almeno  erosioni  concave  di  scogli,  deposizioni 
alluviali  e  di  conchiglie,  come  pure  scoglj  perforati  da 
]itodonti  ;  eppure  il  livello  di  questi  bacini  è  assai  di- 
verso e  quello  p.  e.  al  N.  delle  Alpi,  si  abbassa  sempre 
più,  quanto  più  si  va  da  W.  verso  0.  e  questo  non  solo 
nei  loro  differenti  bacini  posti  T  un  sopra  l'altro,  ma 
anco  nel  medesimo. 

In  questi  rapporti  trovansi  queste  antiche  traccie  delle 
maree  del  bacino  Viennese,  nominatamente  i  fori  di  li- 
tofagi a  Enzersfeld,  Bruck,  Haimburg  e  Theben  in  con- 
fronto di  quelli  del  Banato  all'  alteramento  degli  scogli 
presso  Moldova. 

Sapendo  presso  poco  in  quale  profondità  vivono  que- 
sti Molluschi,  per  ciò  si  può  stabilire  l'altezza  dell'acqua 
di  questi  tempi  dietro  i  fori  rilasciati  da  quegli  animali , 
come  pure  dietro  i  banchi  di  conchiglie.  Solamente  tali 
traccie  di  litofagi  si  ponno  seguire  sin  alle  spiaggie  de' 
mari,  sotto  cui  furono  deposte  le  formazioni  jurassiche 
(Bull.  Soc.  geol.  fr.  Voi.  II.  pag.  370,  e  Voi.  IX.  p.  158). 
Ai  margini  de'  mari  cretacei  sono  già  più  numerosi,  come, 
p.  e.  nel  Jura  (Corapt.  R.  1842.  Voi.  14.  p.  515)  nel  cal- 
care primitivo  del  Belgio  (Bub  V.  II.  pag.  370).  Ma  tulli 


446  ANTICHE  SPIAGGIE   DEL   MARE 

i  mari  grandi  terzìarj  hanno  lasciati  di  questi  trafori, 
come  nel  bacino  di  Parigi  e  in  quello  S.  W.  di  Francia, 
in  quello  della  Sassonia  (N.  Jahrb.  f.  Min.  1848  p.  43), 
in  quello  della  Baviera  presso  Seldenau  (Bull.  III.  p.  145), 
in  quello  della  Prussia  presso  Osterweddingen  (Gerraar, 
Zeitsch.  f.  Min  1826  pag.  276),  in  quello  dell'Italia  etc. 
Se  retrocediamo  nel  periodo  più  antico  alluviale  e  anco 
nello  stesso  terziario,  sembra  che  nell'antico  mondo  il 
mare  Atlantico  sia  stalo  al  N.  più  ristretto  in  forza  de' 
contiuenti  ed  isole,  e  che  ve  ne  esistessero  delle  grandi 
anco  al  W.  d'  Europa. 

Lo  spandimento  geografico  di  certi  animali  e  di  piante 
nella  parte  settentrionale  del  vecchio  e  nuovo  mondo  po- 
trebbesi  spiegare  dall'unione  formale  tra  l'Europa  setten- 
trionale e  l'America,  come  pure  tra  questa  ultima  e  l'Asia; 
principalmente  mancando  questi  enti  organici  nell'  Ameri- 
ca meridionale. 

Se  però  possiamo  immaginarci  l'Inghilterra  unita  con 
il  Canada ,  o  almeno ,  che  le  grandi  acque  atlantiche  non  po- 
tevano estendersi  sin  nel  mare  alemanno,  la  temperatura  del- 
la Scandinavia  doveva  esser  di  mollo  più  bassa  a  contenere 
di  più  ghiacciaje,  nel  mentre  che  i  dintorni  di  tutto  il 
mare  settentrionale  dovevan  pure  soffrire  un  abbassamento 
di  temperatura. 

Forbes  e  Forschharamer  hanno  comprovato  mediante 
i  petrefatti ,  e  mediante  gli  stessi  animali  ancor  viventi 
profondamente  nel  mare,  che  questa  presupposizione  era 
veramente  nel  periodo  antico  alluviale.  Il  mare  ghiaciale 
russo  era  allora  non  solamente  in  comunicazione  col  mar 
alemanno  per  mezzo  dell'Europa  settentrionale,  ma  anco 
per  la  parte  più  bassa  della  Russia  e  Polonia  col  Mare 
nero,  caspio  ed  arabico.  Resta  ancor  in  dubbio  se  il  mar 
nero  comunicasse  di  già  col  mediterraneo,  poiché  gli  spac- 
cati del  Bosforo  e  dei  Dardanelli  non  esistevano  ancora, 
pure  congetturando  dietro  gli  abbassamenti  e  dietro  l'estea- 


BOUÉ  447 

sione  del  paese  terziario,  il  marnerò  avrebbe  comunicato 
col  mare  di  Marmara  per  la  Valle  di  Sakaria,  e  da  qui 
esisteva  un  Canale  piuttosto  largo  verso  la  pianura  d' Adria- 
nopoli ,  da  dove  poi  si  diresse  verso  S.  al  mare  Egeo ,  co- 
me al  presente  la  Moritza.  Le  isole  del  mar  Marmara  si 
formarono  ben  nello  stesso  tempo  coli' apertura  delli  Dar- 
danelli. 

Dall'altra  parte  vi  esisteva  allora  ancora  un  altra  co- 
municazione libera  tra  il  M.  mediterraneo  ed  Indico  per 
via  della  spaccatura  più  antica  del  mare  rosso ,  forse  co- 
municò questa  parte  del  M.  mediterraneo  col  golfo  persico 
per  Aleppo  e  l'Eufrate.  In  tutti  i  casi  questo  mare  e  quello 
della  Mesopotamia  era  diviso  solo  mediante  una  lingua  di 
terra  assai  stretta  nella  Sìria  settentrionale. 

Se  la  Francia  era  ancor  unita  coli' Inghilterra  e  il 
golfo  del  Kaltegat  e  parte  del  Canale  di  S.  Giorgio  non 
ancor  vi  esistevano;  allora  non  era  nel  mediterraneo  non 
solo  chiuso  il  golfo  di  Gibilterra,  ma  anco  quello  di  Mes- 
sina- Lo  stesso  mare  tra  la  Sicilia  e  1'  Africa  non  vi  esi- 
steva, ovvero  solamente  un  canale  stretto,  poiché  un  ramo 
del  M.  atlantico  si  pose  in  comunicazione  colla  parte  oc- 
cidentale del  M.  mediterraneo  per  la  Francia  bassa  a  S.  W. 

Onde  venir  in  cognizione  della  comunicazione  dell'Eu' 
ropa  coli' Africa  nel  periodo  terziario  ed  anco  nell'alluviale 
più  antico ,  bisogna  aver  riguardo  al  M.  mediterraneo  nelje 
sue  diverse  parti  del  bacino  e  primieramente  alla  dire- 
zione delle  montagne.  Il  M.  mediterraneo  si  divide  per 
primo  in  due  bacini,  se  si  riproduce  la  primiera  comu- 
nicazione d'Africa  colla  Sicilia  e  della  Spagna  coli' Africa. 
Se  il  golfo  di  Gibilterra  è  nuli'  altro  che  una  profonda 
fessura,  i  di  cui  margini  corrispondono  si  chiaramente, 
allor  troviamo  tra  la  Sicilia  e  l'Africa  ancor  delle  Isole 
terziarie  e  vulcaniche  e  delle  profondità,  che  lasciano  pre- 
supporre una  comunicazione  anteriore.  In  questo  bacino 
rotondo  si  elevarono  le  grandi  isole  della  Sardegna  e  Cor- 


448  ANTICHE  SPIAGGIE    DEL  MARE 

sica ,  sulla  di  cui  probabile  connessione  coi  continenti  gran- 
di settentrionali  e  meridionali ,  io  ne  feci  di  già  parola. 
Nel  bacino  mediterraneo  orientale  sembra  che  le  molle 
isole  in  margini  ripidi ,  indichino  che  il  M.  Egeo  sia  slato 
separato  dalia  parte  restante  ;  essendo  stato  chiuso  il  M. 
Adriatico  tra  l'Albania  media  ed  il  Napoletano.  Se  la  co- 
sta orientale  di  quest'ultimo  mare  dà  a  sospettare  molli 
profondamenti  e  spaccature,  i  rimasuglj  di  bacini  terziarj 
nel  M.  Egeo  mostrano  su  alcune  isole  asiatiche  e  greche, 
quale  devastazione  ne  abbia  avuto  luogo. 

La  posizione  e  la  direzione  de' monti  dell'Isola  Creta 
non  danno  a  conoscere  una  connessione  coli' Africa,  ciò 
che  al  contrario  può  esser  stato  il  caso  nella  Sardegna  e 
Corsica. 

Il  Mediterraneo  e  M.  nero  aveano  numerosi  seni  ed 
isole-  Nel  primo  T  Italia  meridionale  e  centrale  formò  una 
gran  isola,  essendosi  esteso  un  ramo  di  mare  dal  M.  Li- 
gure per  la  Lombardia  sin  al  Adriatico,  e  coperto  avendo 
tutte  le  colline  subapennine.  Neil'  Africa  primieramente 
nello  Stato  Tripoli  e  nell'Egitto,  nella  Sicilia  meridionale, 
nella  Toscana ,  nel  S.  0.  della  Francia,  nella  Spagna  orien- 
tale (Aragona,  Granala)  vi  esistevano  dei  seni  grandi. 

Il  Mare  nero  si  eslese  da  questa  parte  per  la  Bessarabia, 
Valachia,  per  una  parte  della  Bulgaria,  e  si  eslese  quasi 
sin  al  piede  del  Tauro  (Erckii  eie )  nell'Asia  minore,  così 
che  allora  esistevano  nel  M-  nero  3  grandi  Isole ,  cioè  al 
S.  dello  sbocco  del  Danubio  tra  Matschin  e  Babadagh,  nel 
Krimm,  e  tra  Sinope,  Erckii,  Andora ,  e  Tosia  nell'Asia 
minore.  La  prima  era  un'isola  schistosa  cristallina,  le  al- 
tre due  formazioni  stratificate  (flolz) ,  che  connessero  runa 
colla  Transilvania  e  1'  altra  col  Balkan.  È  pure  possi- 
bile, che  tutto  il  Caucaso  sia  slato  un'isola  sola,  poiché 
gli  è  unito  al  S.  coli' Armenia  alta,  solamente  per  mezzo 
d'una  catena  plutonica  stretta  più  recente,  nel  mentre  le 
altre  sue  faldi  sono  coperte  con  strali  terziarj. 


BOuÉ  449 

Nel  leslanle  dell'Europa  erano  le  isole  principali  i 
monti  più  antichi  della  Polonia,  Scandinavia,  forse  l'Ir- 
landa e  la  Bretagna,  ma  vi  esistevano  pur  molti  mari  in- 
terni 0  dei  seni  ramificali  di  molto.  I  mari  più  grandi  erano 
alle  falde  settentrionali  sulle  Alpi  della  Savoja  sin  nella 
Transilvania  coi  seni  profondi  serbici-misici ,  i  quali  toc- 
carono quasi  il  M.  valacco,  o  veramente  erano  con  questo 
in  comunicazione  all'O.  di  Nischa;  poi  nella  Francia  set- 
tentrionale e  centrale,  della  Spagna  selt.  e  centrale  (Val- 
ladolid  eie),  nell'Inghilterra  S.  W. ,  nella  Boemia,  nel- 
la Assia  Cassel  etc.  questi  piccoli  mari  aveano  anco  delle 
isole,  come,  p.  e.,  nel  bosco  ungh.  Baxonyi ,  nella  Fru- 
schkagora,  nella  Syrmia,  nei  monti  Slavonici  eie. 

1  paesi  della  Sahara  nell'Africa  e  i  loro  dintorni  bassi 
erano  golfi  atlantici  ovvero  il  Mediterraneo  slesso  comu- 
nicava con  quel  mare  Sahara  per  Tripoli,  essendo  TAtlanle 
in  Marocco  e  d'una  parte  dell'Algeria  un  promontorio  as- 
sai grande,  avanti  di  cui  le  alture  d'Algeri  formarono  un' 
isola ,  essendo  slata  sott'acqua  la  pianura  di  Melidja.  Nella 
Sahara  slessa  erano  isole  precipuamente  nel  Murzuk,Kor- 
dofan,  Darfur,  Burnu  etc. 

Per  quanto  poco  sappiamo  dell'Africa,  pare  che  un 
braccio  di  mare  terziario  abbia  unito  l'acqua  della  Sahara 
col  golfo  attuale  di  Benin ,  poiché  il  corso  del  Niger  tro- 
vasi nel  Terziario.  In  questo  modo  noi  avremmo  in  quel 
tempo  un'isola  grande  africana  nel  paese  degli  Achantis 
eie.  dell' Africa  meridionale  restante  si  sa,  che  un  lillorale 
piano  basso  giace  in  alcuni  siti  al  d'avanti  dei  monti  in- 
terni e  che  nel  paese  dei  Boschmans  esistano  de'  bacini 
terziarj ,  e  più  verso  il  N.  de'  bacini  marini.  Se  Mada- 
gascar sia  stalo  allora  più  grande  e  unito  colle  rupi  schi- 
stose  cristalline  sellenlr.  del  Sechelles,  resta  in  dubbio, 
abbenchè  la  vicinanza  vulcanica  offra  abbastanti  forze  de- 
vastatrici più  recenti  dall'Isola  Comor  nel  canale  di  Mo- 
zambico, e  d' altra  parte  dalT  Isola  Bourbon  e  Maurizio. 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie.  IH.  Tomo  3  29 


450  ANTICHE  SPIAGGIE   DEL  MAKE 

Nell'Asia  settentrionale  i  paesi  bassi  erano  mari,  fra  cui 
il  più  grande  coprì  il  bacino  del  deserto  di  Mongol  (di  Gobi 
e  Yerkenz);  acque  le  quali  più  lardi  si  evacuarono  per 
mezzo  di  spaccature  più  recenti  nella  catena  celeste,  pei 
paesi  bassi  tra  i  laghi  Alagol ,  Alcktogol  e  Balkhasch  e  il 
corso  dell'  Irlischs.  Il  Tschian-Schwanz  formò  In  que- 
sto mare  un'isola.  La  Persia  era  per  la  maggior  parte 
un  mare  interno  con  isole ,  il  quale  potea  comunicare  col 
siberico  solo  pel  paese  basso  dei  Turcomani.  La  Mesopo- 
tamia,  una  parte  dell'Arabia  e  il  Penjab  erano  golfi  del 
mar  indico,  l'Indostan  inglese  ci  diede  il  quadro  dell'Ita- 
lia, poiché  il  mare  Penjab  si  estese  al  di  là  della  Valle 
del  Gange  e  divise  1' Himalaya  dalle  Indie.  L'Isola  Ceylan 
era  ancora  una  parte  di  quesl'  isola  triangolare. 

Nell'Asia  orientale  esistevano  i  grandi  golfì  di  Ava, 
Siam,  Tonkin,  China  settentrionale  e  d'Amur.  Se  a  Bor- 
neo,  Sumatra,  Java,  Nuova  Guinea,  Nuova  Zelanda  molti 
seni  coprono  il  paese  attuale,  nessuno  era  così  grande  co- 
me quello  nella  Nuova  Olanda  centrale.  Possibile  anco  che 
quest'isola  allora  fosse  divisa  in  due. 

In  generale  la  comunicazione  tra  l'Asia  e  tra  tutte  le  iso- 
le dell'Asia  posteriore  sin  alla  Nuova  Irlanda,  Nuova  Cale- 
donia  e  N.  Zelanda  non  dee  esser  stala  nel  periodo  ter- 
ziario si  estesa  come  al  presente.  È  un  caso  simile  come 
colle  isole  del  mare  atlantico  settentrionale  e  del  mare 
del  Messico  nel  periodo  antico  alluvionale. 

Nell'America  il  mar  atlantico  si  trovò  alle  faldi  delle 
Andi  dalla  Patagonia  fin  al  Oriniko  e  divise  come  isole 
il  Brasile  ed  il  Ceylan,  e  come  promontorio  una  parte 
della  Columbia^  essendosi  esteso  il  mare  messicano  assai 
lungi  nell'America  settentrionale,  non  però  sin  ai  grandi 
laghi,  poiché  le  colline  piuttosto  basse,  le  quali  erano 
d'ostacolo  al  suo  ulteriore  procedere,  sono  coperte  di  al- 
luvium  antico  d'acqua  dolce,  e  di  conchiglie.  I  monti  AI- 
leghanies  e  Ozark  formaron  promontorj  e  una  parte  degli 
slati  liberi  atlantici  erano  sott'acqua. 


BOUÉ  451 

Nelle  così  delle  Prairies  d' Arkansas ,  intorno  al  gran 
Iago  salino  della  California  forse  anco  nel  nuovo  Messico, 
al  dintorno  di  Messico,  di  Nicaragua^  Bogota,  Titicaca, 
nel  Ctiili ,  presso  Tarapaca  poco  distante  da  Iqniquì,  presso 
Coqniinbo  efc.  esistevano  de'  grandi  laghi  rinchiusi.  La 
strada  del  Rehring  era  chiusa  e  il  paese  del  Fuoco  non 
diviso  dall'  America  meridionale. 

Trasportandoci  nel  periodo  della  formazione  cretacea 
e  jurassica ,  vediamo  i  mari  suddetti  farsi  in  parte  più 
larghi  e  più  estesi,  come  p.  e.  in  tutta  l'Europa  centrale 
N.  W. ,  nella  Russia,  nell'Europa  meridionale,  nell'Africa 
sellrenl.  e  merid.,  nell'Asia  minore,  Mesopotamia,  al  Cau- 
caso, nella  Persia,  India,  Nuova  Olanda  ed  in  ambe  le 
Americhe  (Bull.  geol.  1844.  V.  I.  pag.  365). 

In  questo  modo  vennero  divisi  molti  bacini  ed  isole 
mediante  argini,  se  le  deposizioni  calcaree  e  sabbiose  eb- 
bero luogo  su  sili  poco  profondi,  ciò  che  corrisponde  colle 
condizioni  della  vita  di  certi  animali,  come  de'  coralli;  in 
questo  modo  vennero  divisi  i  due  bacini  terziarj  nell'In- 
ghilterra e  i  tre  grandi  nella  Francia,  il  simile  bacino 
della  Svizzera  e  Baviera,  altri  si  formarono  nell'Ungheria, 
Italia ,  Spagna ,  Turchia ,  Algeria ,  Nubia,  Africa  merid.  eie 
Nella  Siria  settentrionale  venne  resa  difficile  la  comunica- 
zione Ira  il  M.  mediterraneo  e  il  Mesopotamico,  ovvero 
forse  anco  del  lutto  racchiusa,  venendo  separato  il  Medi- 
terraneo dall'Atlantico. 

Retrocedendo  ancor  più ,  troviamo  formarsi  il  Trias 
sotto  mari  ancor  più  estesi,  per  formar  più  tardi  i  margini 
de'  bacini  jurassici  e  cretacei;,  come  in  Inghilterra,  Fran- 
cia, Europa  centrale.  Spagna,  Africa  seltent.  etc.  In  con- 
seguenza di  ciò  si  formarono  non  solo  argini  e  divisioni 
di  bacini,  ma  anco  molte  secche  ed  isole,  le  quali  più 
lardi  diedero  delle  occasioni  favorevoli  alle  successive  for- 
mazioni calcaree. 

D'altra  parte  possono  aver  partecipato  nella  raodifi- 


452  ANTICUE  SPIAGGIB   DEL   MARE 

cazione  della  distribuzione  del  mare  anche  le  eruzioni  por- 
firitiche  e  trappiche,  antecedenti  al  Trias.  Il  più  bel  esempio 
ci  porge  l'argine  incompleto,  tra  il  Mediterraneo  e  il  M. 
rosso,  poi  quei  dei  Vogesi  e  dell*  Ardenna ,  che  prima 
erano  isole  nel  mare  alto  e  dopo  queste  eruzioni  e  dei 
Trias  divisero  i  mari  della  Francia  da£:li  Alemanni. 


Della  supposta  idenlilà  specifica  de''  Licheni 
riuniti  dallo  Schaerer  sotto  al  nome  di  Lecidea 
microphylla.  Nota  letta  all'I.  R.  Accademia  di 
Scienze  Lettere  ed  Arti  di  Padova  nella  tornata 
del  27  Marzo  1851,  rfa  Vittore  B.  A.  Trevi  san. 

Nel  suo  elaboratissimo  Spicilegio  (Lichen,  helvel.  Spi- 
cileg.  pag.  110-112)  l'illustre  lichenografo  della  Svizzera, 
il  Pastore  Lodovico  Emanuele  Schaerer,  riunisce  sotto  la 
denominazione  di  Lecidea  microphylla:  1.  ] a  Lecidea  tri- 
ptophylla  d'Acharius,  considerata  quale  forma  tipica  della 
specie  Schaereriana  (  Lecid.  microph.  «.  Schraderi,  Schaer.)  ; 
2.  la  Psora  coronata  di  Giorgio  Francesco  Hoffraann  (Lecid. 
microph.  ^.  coronala  ,  Sfiaer.  )  ;  3.  il  Lichen  pe^^oides  di 
Weber  (Lecid.  microph.  y.  pezizoides,  Schaer.);  4.  il  Li- 
chen  mìcrophyllus  di  Swarlz.  (Lecid.  microph.  S.  Swarlzii, 
Schaer.);  5.  una  nuova  forma  per  la  prima  volta  dallo 
stesso  descritta  e  nominata  epigaea  (  Lecid.  microp.  «.  epi- 
gaea ,  Schaer.  )  ;  6.  lo  Stereocaulon  corallìnoides  del  me- 
desimo Hoffmann  (Lecid.  microph. r.corallinoides,5c/iacr.); 
7.  la  Lecidea  fuliginea  di  Acharius  (  Lecid.  microph.  t\.  fu- 
liginea,  Schaer.);  8.  infine  W  Lichen  uliginosus  di  Schra- 
der  (Lecid.  microph.  ^.  uliginosa,  Schaer.). 


DI   V.  B.  A.  TREVISAN  463 

Non  è  mio  divlsamenlo ,  colleghi  chiarissimi ,  per  filo 
e  per  segno  narrarvi  le  vicende  molle  cui  andarono  sog- 
gelle,  nelle  opere  in  ispezialtà  dell' Acharius,  le  pianlicelle 
testé  enunciate.  Tale  rivista  ci  condurrebbe  troppo  da  lunge, 
menlr'è  nella  storia  della  lichenologia  un  miscuglio  singo- 
lare di  osservazioni  diligenlissime  e  coscienziose,  e  di  er- 
rori e  d'idee  torte  e  preconcette:  e  n'è  lo  studio  «n  gi- 
nepreto denso  d'ogni  maniera  di  rovi  e  di  spine,  dal  qua- 
le ben  fortunato  quegli  potrebbe  dirsi  che  ne  campa  con 
suo  minore  malanno.  È  una  palestra  in  cui  sventuratamente 
non  di  rado  accaddero  dispule  e  pugne  andahatarum  more, 
0  a  dirla  volgarmente  a  gatta  cieca.  Il  perchè  mi  terrò 
pago  al  ricordare  come  il  sommo  Elia  Fries  nella  sua  re- 
centissima Summa  vegetabilium  Scandinavìae  coW^chìntì- 
la  sezione  Psoroma  del  suo  genere  Parmelia  i  Lichen  mi- 
crophyllus  e  pe:^i^oides  (Parm.  microphylla  e  brunnea, 
pag.  105.  num. 28-29),  e  neW aUro Biatora  i  rimanenti, 
cioè  il  Lichen  uliginosus  e  la  Lecidea  triptophylla  qua- 
li specie  distinte  (Biat.  uliginosa^  pag.  113.  num.  42,  e 
Biat.  triptophylla,  pag.  111.  n.  6),  la  Lecidea  fuliginea 
siccome  varietà  della  Biatora  uliginosa,  la  Psora  coro- 
nata e  lo  Stereocaulon  corallinoides  quali  semplici  forme 
della  triptophylla.  Ciocché  é  a  un  dipresso  quanto  aveva 
proposto  sino  dal  1831 ,  fuori  la  triptophylla  collocala  tra 
le  Parraelie  (Lichen,  europ.  reform.  pag.  90-93  e  276).  E 
del  resto  quanti  quasi  vennero  dopo  alla  Friesiana  riforma 
della  lichenografìa  europea  andargli  dietro  a  occhi  chiusi. 

Occupandomi  nel  rivedere  la  mia  molta  suppellettile 
lichenologica,  onde  disgrossare  le  parti  di  quel  maggiore 
lavoro  di  cui  vi  ho  testé  tenuta  parola  (1),  e  nulla  tra- 


ci) Nella  medesima  tornata  l'autore  aveva  letto  sulla 
geografica  distribuzione  delle  piante  filicine  in  Italia ,  e 
dato  ragguaglio  d'una  Flora  crittogamica  Italiana  che  sta 


454  SUPPOSTA   IDENTITÀ   DEI  lICHEM 

scurando  ad  un  tempo  che  valesse  ad  ammaestrarmi  sul 
valore  de'  caratteri  differenziali  de' generi  di  licheni,  dopo 
lunghe  e  pazienti  e  ripetute  osservazioni ,  ho  dovuto  cadere 
d'accordo  col  Cav.  di  Floton  sull'importanza  appunto  ge- 
nerica del  hel  carattere  degli  apoteci  uniformi  o  biformi 
negli  stessi  individui  della  medesima  specie ,  carattere  oh'  e- 
gregiamente  s'incontra  in  buon  numero  di  Friesiane  Par- 
melie  crostacee  e  Biatore.  Infatti  vediamo  le  sue  Parmelie 
crassa,  lentigera,  saxìcola,  pallescens,  tartarea,  sub- 
fusca,atra,  ed  altre,  presentare  apoteci  sempre  conformi 
e  cinti  da  escipulo  affatto  tallode,  tutto  omogeneo,  senza 
la  più  piccola  traccia  d'un  interno  escipulo  proprio,  as- 
solutamente siccome  osservasi  in  una  vera  Parmeiia,  per 
esempio  la  perforata.  Allo  incontro  nelle  Parmelie  plum- 
bea, ostreata  ,coarctata,  aurea ,  fulgens ,  erythrocarpia, 
cervina ,  ventosa  ,  vitellina ,  aurantiaca ,  cerina ,  ferru- 
ginea ^  ec,  nelle  Biatore  decipiens  e  tabacina,  nella  Le- 
cidea  vesicularis  &à  a\\.ve  specie,  l' escipulo  è  sempre  com- 
posto, vale  a  dire  consta  più  propriamente  di  due  escipu- 
lij  de'  quali  l'uno  dall'altro  compreso,  questo  esteriore 
assolutamente  concolore  al  tallo,  similare,  immutato,  quel- 
lo interiore  discolore,  eterogeneo  e  d'indole  affatto  pro- 
pria. In  esse  inoltre  sono  gli  apoteci  promiscuamente  bi- 
formi, ora  cioè  l'esterno  escipulo  tallode  persistendo  in 
ogni  stadio  di  loro  sviluppo  ricopre  del  tutto  l' escipulo 
interno,  ora  invece  l'evoluzione  dell' escipulo  tallode  arre-  | 
standosi  lascia  così  allo  scoverto  l'interiore  escipulo  pro- 
prio. DI  questo  carattere  degli  apoteci  biformi,  parmelia- 
cei  e  biatorini,  scutellati  e  patellati ,  il  Fries  già  sino  dagli 
anni  182òe  1831  aveva  fatta  particolare  menzione,  e  spe- 

alacremente  preparando ,  e  la  quale ,  perchè  in  sì  tanta  va- 
stità  di  materie  riesca  quanf  è  possibile  meno  imperfetta , 
caldissimamente  accomanda  al  concorso  benevogliente  de'  bo- 
tanici tutti  della  penisola. 


DI   T.    B,    A.   TREVISAW  466 

cialmente  nella  sua  bella  Lìchenographia  europaea  refor- 
mata. E  ne  attribuiva  il  perchè  ad  una  presupposta  co- 
stante diversità  loro  di  sito  e  di  provenienza  (1),  per  cui 
ogni  apotecio  parmeliaceo  deriverebbe  esclusivamente  dal 
tallo,  mentre  ogni  apolecio  biatorino  non  potrebbe  trarre 
origine  se  non  che  dall' ipotallo.  Ciocché  se  in  qualche  ben 
raro  caso  è  verissimo,  è  certamente  de!  pari  nel  massimo 
numero  delle  occasioni  falsissimo. 

Sino  da  quell*  epoca  appunto  aveva  lo  stesso  Fries 
concepito  il  divisamento  di  riunire  in  un  particolare  sotto- 
genere ,  che  addimandò  Zeora ,  ( System.  Orb.  Veget.  ) ,  tali 
specie  con  apoleci  biformi,  ed  anche  di  formarne  un  ge- 
nere a  parte  (cfr.  Lichen,  europ.  reform.  pag.  90).  L'ef- 
fettuazione però  di  codest' ultimo  smembramento  avendo 
egli,  come  diceva  («  cum  in  praesenti  miserim  »  Lich. 
europ.  ref.  loc.  cit.),  messa  pel  momento  da  banda,  ne  avven- 
ne ch'egli  medesimo  si  trovò,  nella  i^/ora5camca  ed  altre 
più  recenti  sue  pubblicazioni,  condotto  a  sbalestrare  dalle 
Parmelie  alle  Biatore,  ed  anco  viceversa,  più  d'una  specie 
ad  apoteci  biformi  da  lui  stesso  dianzi  all'altro  genere  ri- 
ferita. E  che  d'altronde  non  lo  si  avesse  potuto  credere 
cosi  di  leggieri  a  ciò  indulto  non  è  a  meravigliare,  egli 
che  in  un  medesimo  genere  riunisce  insieme  tuttora  vere 
Parmelie  foliacee  e  specie  decisamente  crostacee,  Borrere, 
Lecanore  ed  Urceolarie. 

Fatto  riflesso  che  oltre  ad  una  metà  incirca  delle  specie 
sullo  scorcio  del  secolo  decorso  riunite  dall' Hoffmann  sotto 
la  denominazione  geoerica  Psora  presentano  apoteci  bi- 
formi: che  il  genere  di  egual  nome  dal  De  Candolle  (Fior. 
Frane.  II.  pag.  367)  ristretto  ed  ammesso  nel  1806  ha  a 
tipo  parecchie  di  tali  specie  medesime:  che  il  Duby  nel 

(1)  « nunc  apothecia  Parmeliae,  nunc  Biato- 

rinis  simillima  proferunt.  Cujus  ratio  est  diversus  eorum  si- 
tus  et  ortus.  »  Lichen,  europ.  reform.  pag.  90. 


466  SUPPOSTA  IDENTITÀ   DEI   LICHENI 

1830  (Botati.  Gali.  II.  pag.  657)  conserva  con  poche  va- 
riaiili  e  il  nome  ed  il  genere  Candolleana:  che  d'altronde 
la  denominazione  di  soltogere  Zeora  data  soltanto  dal  1825: 
crederei  più  conveniente  riproporre  il  nome  Hoffmanniano 
a  distinguere  il  genere  comprendente  tutte  le  specie  di  li- 
cheni gimnocarpi ,  crostacei ,  discocarpi ,  cenotalami ,  ano- 
talami  con  apoteci  biformi,  con  escipulo  composto,  l'in- 
terno ceraceo ,  con  spore  uniloculari. 

Ora  a  codesto  genere  Psora  sì  riformalo  a[)parten- 
gono  appunto  le  quattro  varietà  della  sua  Lecidea  micro- 
phylla  dette  da  Schaerer  coronata,  pe^i'^oides,  Swart^ii  ed 
epigaea.  Di  queste  le  tre  prime,  l'ultima  non  conoscen- 
done, Frrès  (Lichenogr.  europ.  reform.  pag.  90-93)  con- 
sidera siccome  altrettante  specie  distinte;  alla  quale  opi- 
nione rispetto  alla  coronata  e  3iì\a  Swarf^ii  pienamente  so- 
scrivo.  Ma  per  quanto  risguarda  la  pe':{ì7^oìdes  e  V  epigaea 
non  saprei  riconoscervi  più  che  semplici  varietà  della  co- 
ronata.  E  le  chiamerei  così  P&ora  mìcrophylla  (*  non 
Hoff.  (1),  Psora  coronata  {^o^m.),  Psora  coronata  var. 
pe^i:{oides  O,  Psora  coronata  var.  epigaea  (*)). 
Dissi  più  sopra  avere  il  medesimo  Fries  ritenute  quali  for- 
me d'una  medesima  specie  la  Psora  coronata,  la  Leci- 
dea triptophyìla  e  lo  Stereocaulon  corallinoides -,  e  su 
di  ciò  sono  venuti  d' accaldo  tutti  quanti  furono  i  recenti 
lichenografì,  se  se  ne  eccettuino  forse  nn  pajo  d'autori 
alemanni.  L'Achariana  Lecidea  triptophyìla  presenta  in- 
variabilmente apotaci  provenienti  dall' ipotallo,  tutti  con- 
formi, con  escipulo  bensì  composto,  ma  l'esteriore  non 
meno  dell'  interiore  di  una  natura  affatto  propria  e  per 
nulla  tallode.  Un  solo  carattere  riscontrasi  in  essa  e  nella 
Psora  coronata  comune,  ed  è  quello  delle  spore,  unilocu- 
lari. Ma  sonvi   anche  nell'intima  organizzazione  della  la- 

(1)  La   Psora    mìcrophylla   dell' Hoffmann  è   sinonimo 
della  Lecidea  triptophyìla  d'  Acharius, 


DI   V.  B.  A.  TREVISAN 


467 


mina  proligera  altre  differenze  a  quanto  sembra  costanti , 
specialmente  di  dimensioni,  e  poiché  assolutamente  man- 
cano osservazioni  positive  di  passaggi  diretti  dall'una  nel- 
l'altra, e  sono  d'altronde  sì  numerose  ed  importanti  le 
divergenze,  in  guisa  che  non  possono  a  mio  credere  ap- 
partenere nemmeno  alla  medesima  tribù,  parmi  non  esservi 
sforzo  nel  reintegrare  la  Lecidea  trìptophylla  nel  Mega- 
lospora,  genere  proposto  da  Meyer  e  Flotovv  sino  dal  1833 
ed  ammesso  dal  più  grande  criltogamista  che  mai  abbia 
in  Francia  vissuto,  l'illustre  Montagne,  nel  suo  interessan- 
tissimo Apercu  morphologique  de  la  famille  des  Lichens 
nel  1846  pubblicato  nel  Dictionaire  unìversel  d' Histoire 
naturelle  diretto  da  Carlo  D'Orbigny. 

Nello  Stereocaulon  corallinoìdes  poi  osserviamo  apo- 
leci  bensì  come  nella  Lecidea  trìptophylla  provenienti  dal- 
l' ipotallo  e  conformi ,  ma  l' escipulo  n'  è  evidentissimamente 
semplice  e  proprio,  e  le  spore  allungate  quasi  cilindriche 
e  costantemente  quadriloculari.  I  quali  caratteri  quanto 
allontanino  questo  lichene  da  una  qualsiasi  specie  di  Psora 
nessuno  si  vorrà  al  certo  porre  a  negare.  Il  perchè  non 
resto  in  forse  a  proporre  per  esso  un  nuovo  genere,  che 
collocherei  presso  appunto  al  Megalospora  e  potrebbesi 
intitolare  ZecorAecmm  (1),  riservata  alla  specie  1' antichis- 
sima e  non  meno  certa  denominazione  Hoffmanniana  co- 
rallinoìdes. Veramente  se  il  Lichen  niger  Linneano  appar- 
tiene a  questa  medesima  pianta,  ciocché  benché  sia  assai 
probabile  non  puossi  decidere  se  non  coli' ispezione  del 
classico  erbario  ,  sarebbe  questo  il  più  vecchio  nome.  Tante 
però  e  sì  disparate  cose  furono  dallo  stesso  Àcharius  riu- 
nite sotto  al  suo  Collema  nigrum  che  non  sarebbe  impos- 
sibile fare  rivivere  un  qualche  errore  dietro  alla  semplice 
riabilitazione  d'  un  nome  né  necessario  né  proprissimo. 
Quanto  infine  alle  varietà  fuliginea  ed  uliginosa  della 


(I)  Da  XtHOT,  scodella,  e  dr|K>f,  teca. 


468  SUPPOSTA   IDENTITÀ  DEI   LICHENI 

Schaereriana  Lecidea  microphylla,  con  apoteci  costante- 
mente conformi j  con  escipulo  affatto  semplice  e  ceiaceo, 
puossi  dire  concorde  il  giudizio  de'  più  stimati  contempo- 
ranei nel 'riferirle  col  Fries  al  suo  genere  Biatora,  e  nel 
ritenere  la  prima  siccome  semplice  varietà  della  seconda. 
Così  la  Lecidea  del  celeberrimo  lichenografo  dell'Elvezia 
comprenderebbe  cinque  specie  appartenenti  a  quattro  gene- 
ri dislinii,  Psora,  Megalospora,  Lecothecium ,  e  Bia- 
tora (1). 


(1)  ^  schiarire  il  posto  che  questi  generi  avrebbero  ad 
occupare  in  una  classificazione  naturale  tolgo  da  un  lavoro 
speciale  intrapreso  su'  licheni  italiani  i  prospetti  e  le  chiavi 
analitiche  seguenti  : 

Parmeliaceae  (  Ord.  )  Gyranocarpae  (  5tt6ord.)  crustaceae , 
discocàrpae  (  disco  orbiculari  ) . 

A.  Coenothalamae.  Thalamium  excipulo  thallode  recC' 
ptum.  Patellarieae. 

B.  Idiolhalaraae.    Thalamium   excipido  proprio    rece- 
ptum.  Lecideinae. 

Tribus  VII.  Patrllarieae  ,  * 

Sitbtribus  I.  Psoreae,  *  —  1.  Patellaria,  Ehrh.  —  2. 
Bérengeria  ,*  —  3.  Psora ,  Hoffm.  —  4.  Icmadophila,  Ehrh. 
—  5.  Dirina,  Fries.  —  6.  Diplotomma,  Flotow.  —  7.  Di- 
rinopsis ,  De  Notar.  —  8.  Vrceolarìa ,  Achar.  —  9.  Thelo- 
trema ,  Achar. 

Subtribus  IL  Gyalecteae,  *  —  10.  Gyalecta,  Achar. 

ÌApothecia  e  thallo  oriunda  (  anothalama  ).  —  Psoreae  (2. 
Apothecia  ex  hypothallo  oriunda   (catothalaraa).   — 
Gyalecteae. 

Excipulum  simplex ,  (  3. 
Excipulum  compositum  (  6. 


DI  V.  B.  A.  TREVISAN  4S9 

Questi  fatti  ì  quali  chiunque  fornito  di  buon  micro- 
scopio e  di  bella  copia  d'autentici  e  perfetti  esemplari  po- 
trà agevolmente  riscontrare,  dovrebbero  richiamare  l'atten- 
zione di  molli  su  tanti  e  tanto  accarezzati  guazzabugli  a 
proposito  di  polimorfie  di  specie  e  di  passaggi  di  forme. 
Potrebbero  contribuire  a  convincere  del  danno  gravissimo 
arrecato  al  progresso  della  scienza  dal  vizialo,  benché  in- 
vero comodissimo  ,  sistema  di  riunire  a'  tipi  più  conosciuti 
le  forme   meno  ben  note,  sull'unico   fondamento  di  tran- 


il 


Lamina  proligera  strato  gonimo  aut  cellulari  homoge- 

neo  (nunquam  carbonaceo)  imposita,  (4. 
Lamina  proligera  strato  carbonaceo  imposita,  (5. 

Sporae  i-loculares.  —  Patellaria. 
Sp.  'ae  2-loculares.  —  Bérengeria. 

Sporae  4-loculares.  —  Dirinopsis. 

Sporae  pluriloculares.  —  Urceolaria. 

Apothecia  uniformia.  Lamina  proligera  excipulo  interno 

concolori,  laxo ,  primitus  omnino  clauso ,  ore  sìm- 

plici  pertuso,  demum  discreto  membranaceo  lacero- 

dehiscente  velata.  —  Tlielotrema. 
Apothecia  biformia.  Lamina  proligera  excipulo  interno 

proprio  nunquam  velata ,  (7. 

Excipulum  internum  ceraceum,  (8. 
Excipulum  internum  carbonaceum ,  (9. 

e   Sporae  l-loculares.  —  Psora. 

(   Sporae  2-loculares.  —  Icmadophila. 

Sporae  i-loculares.  —  Dirina. 
Sporae  2-loculares.  Diplotomma. 

Tribus  fin.  Lecideinae  ,  Fries. 
SuòmÒMs /.  Rhizocarpeae ,  *  —  1.  Megalospora ,  Vieyee 
et  Flotow.  —  2.  Lecothecium,  *  — 3.  Rhizocarpon ,  Ramond. 


{ 


{ 


460  SUPPOSTA  idbntitX  dei  licheni 

siti  indiretti  e  non  abbastanza  constatali^  e  senza  che  l'a- 
nalisi microscopica  v'abbia  avuta  parte;  a  convincere  che 
in  tali  casi,  e  son  molti,  è  senza  confronto  minore  il  ma- 
lanno cui  si  va  incontro  col  pericolo  del  distinguere  che 
non  col  confondere  insieme  il  certo  coli' incerto;  a  persua- 
dere che  per  codesta  branca  pure  dell'amabile  scienza,  in 
mezzo  a  tanto  fervore  di  migliorare  l'avvenire,  surse  il 
giorno  di  smettere  le  pastoie  e  battere  nuovo  cammino: 
eh' è  utile  e  bello  sapersi  discoslare  talvolta  da  certe  norme 

Subtribus  li.  Eulecideinae,  * —  4.  Lecidea  ,  Àchar. — 
6.  Buellia,  De  Notar.  —  6.  Biatora ,  Frìes.  —  7.  Sporobla- 
stiay  *  —  8.  Bacidia,  De  Notar.  —  9.  Coniangium,  Fries. 

Apothecia  e  thallo  oriunda   (anolhalama).  —  Euleci- 

deinae  (  2. 
Apothecia  ex  hypothallo  oriunda  (  catothalaraa  )  —  Rhi- 

zocarpeae ,  (6. 

Excipulum  carbonaceum,  (3. 
Excipulum  ceraceunif  (6. 

Lamina  proligera  nunquam  velata,  (4. 
Lamina  proligera  primitus  velo  tenuissimo  demum  deci- 
duo teeta.  —  Coniangium. 

Sporae  l-loculares-  —  Lecidea. 
Sporae  2-loculares.  —  Buellia. 

Sporae  i-loculares.  —  Biatora. 
Sporae  2-4-loculares.  —  Sporoblaslia. 
Sporae  Q-loculares.  —  Bacidia. 

Excipulum  compositum.  (  Asci  8-sjìori.  Sporae   i-locu- 
lares) —  Megalospora. 
Excipulum  simplex,  (7. 

Asci  G-spori.  Sporae  4-loculares.  —  Lecothecium. 
Asci  i-spori.  Sporae  \7 -20-loculares-  —  Rhizocarpon. 


DI    V*  B.  À.  TRETISAN  461 

che  troppo  puzzano  d'antiquato  e  stantio:  che  Taulorità 
d'un  gran  nome,  massinaa  fosse  pure,  non  basta,  perchè 
sta  nell'umana  natura  l'errare  ed  ogni  misura  di  tempo 
trascorso  segna  un  novello  progresso.  Nel  che  dire  tolga 
Iddio  ch'io  intenda  menomare  a'  meriti  certamente  gran- 
dissimi ed  incontestabili  degli  odierni  dittatori  in  Licheno- 
grafia.  Ma  sono  un  de'  pochissimi  ne'  quali  l' osservazione 
diretta  ingenerò  convincimento  pienissimo  che  un  po'  più 
presto  0  un  po'  più  tardi  la  bandiera  dell'illustre  raicro- 
grafìsta  di  Strasburgo  deve  senza  meno  condurre  ad  una 
radicale  rivoluzione,  perchè  Fée  v'ha  sopra  scritto  un 
vero  indeclinabile,  proclamando  altamente,  dopo  di  avere 
disvelate  le  piaghe  dei  sistemi  di  Acharius,  d'Eschweiser, 
di  Fries  e  di  Meyer,  non  avere  alcuno  di  essi  fatti  de* 
lavori  durevoli  perchè  nessuno  discese  abbastanza  pro- 
fondarr  nte  neW  intima  organii{7fi7j.one  de'  licheni ,  e  per- 
chè ninno  volle  concedere  agli  apoteci  ed  agli  organi 
ch'essi  racchiudono  d' importanza  che  tutti  gli  autori 
hanno  accordata  al  frutto  ed  al  seme  delle  piante  fane- 
rogame {Fée  Ess.  sur  les  cryptog.  des  écorc.  exot.  offi- 
cin.  II.  partie,  pag.  4.  1827).  Ed  io  ben  pago  terrommi 
se  alzando  coraggiosa  la  franca  voce  tra  voi  sarà  riescito 
ad  invogliare  taluno  de'  confratelli  di  me  più  valente  a 
scendere  con  alzata  visiera  nella  lizza  della  Féeana  teoria, 
ed  affrettalo  così  un  siciliano  vespro  a  più  d'una  mostruosa 
consociazione  di  generi,  di  specie,  di  varietà. 

ADDIZIONE  POSTERIORE 

Queste  osservazioni  erano  già  da  pochi  giorni  fatte  di 
pubblico  diritto  quando  mi  giunse  alle  mani  l'^wt/mera^io 
critica  Lichenum  Europaeorum  edita  dal  medesimo  Schae- 
rer  sul  chiudere  dell'anno  decorso.  In  essa  trovo  la  Le- 
cidea  microphylla  dello  Spicilegio  divisa  nelle  quattro  spe- 
cie seguenti:  ì.  Lecideamicrophyllacm  una  nuova  varietà 


462  SUPPOSTA   IDENTITÀ   DE*    LICHENI 

turgida;  2.  Lecidea  triptophylla  colle  varietà  coronata, 
pe^i^oides ,  epigaea ,  corallinoides  e  caesia  ;  3.  Lecidea 
uliginosa  colla  forma  confluens  e  la  varietà  coenosa;4.  Le- 
cidea fuliginea  colla  varietà  caesio-pruinosa.  Per  quanto 
mi  sia  grave  il  dissentire  da'  giudizi  di  sì  gran  maestro, 
non  crederei  cionuilostanle  essere  la  fuliginea  semplice- 
mente più  che  distinta  varietà  deW  uliginosa.  E  per  ciò 
che  risguarda  la  riunione  in  una  medesima  specie  della 
Fsora  coronata  coWa  Megalospora  triptophylla  e  col  Le- 
cothecium  corallinoides,  lo  sperperamento  delle  Psore  ne' 
suoi  generi  Lecanora  e  Lecidea ,  la  fusione  in  un  solo 
de'  generi  Friesiani  Lecidea  e  Biatora,  ecc.,  mi  limiterò 
a  ricordare  l' enorme  diversità  de'  principii  da  cui  partia- 
mo, per  cui  mentre  all'uno  una  semplice  lente  ordinaria 
è  più  che  sufficiente,  bastano  amala  pena  all'altro  i  mag- 
giori ingrandimenti  de'  migliori  microscopi  composti  ;  e 
chiederò  anzi  a  lui  stesso  la  permissione  di  citare  in  ispecie 
quelle  parole  :  «  Iterum  atque  iterum  dolens ,  me  in  utendo 
microscopio  non  adeo  exercitatum  esse  »  ecc.  (loc.  cit.  pag. 
XVI).  Aggiungo  cosi  le  seguenti  indicazioni  sinonimiche. 

1.  PsoRA  CORONATA,  Hoffm.  (Plaut.  lichen.  III.  lab. 
66.  fig.  1.)  —  Verrucaria  coronata,  Hoffm.  (  Deulschl. 
Fior.  II.  pag.  75-  )  —  Lichen  leucophaeus,  Fior.  don.  (lab. 
955.  tìg.  2.  )  —  Lichen  brunneus,  £'/2g/.  bot.  (  tab.  1246.)  — 
Lecanora  coronata,  FlórKe  (Deutschl.  Lichen,  n.  161.)  — 
Lecanora  brunnea  ^.  coronata, -(4c/iar.,  Duby  (Botan.  Gali. 
II.  pag.  666.  )  —  Lecidea  raicrophylla  p.  coronata ,  Schaer. 
(Spicileg.  pag.  Ili  et  191.)  —  Lecidea  triptophylla  ^.co- 
ronata, Schaer.  Enuraer.  pag.  98.)  —  Parmelia  brunnea 
^.  coronata,  Jchar.  (Method.  pag.  186.)  —  Parmelia  tri- 
ptophylla var.  coronata,  Fries  (Lichen,  europ.  reforra,  p. 
91.)  —  Biatora  triptophylla  var.  coronata  (Summ.  veget. 
Scandin.  pag.  \ìl.),Rabenh.  (Deutschl.  Lichen,  pag.  91.). 

^.  PEzizoiDES,* —  Lichen  pezizoides,  Weber  (Spicil. 
Fior,  golting.  pag.  200),  Dicks.  (Cryptog.  brit.  fase.  I. 


DI   V.  B.  k.  TREVISAU  463 

pag.  10.  lab.  2.  fili.  4.)  —  Lichen  brunneus,  Swart^.  — 
Psora  pezizoides  et  hvimaea ,  Hoffm.  (Deulschl.  Fior.)  — 
Psora  nebulosa,  Hoffm.  (Piani,  lichen,  lab.  40.  fig.  1.)  — 
Psora  pezizoides,  Sturm-  (Deulschl.  Fior.  II.  3.)  —  Pa- 
tellaria  brunnea.  De  Cand.  (Fior.  Frane,  il.  pag.  360.)  — 
Lecanora  brunnea,  Achar.  (Lichen,  univers.  pag.  419;  Syn. 
melh.  pag.  193.),  Duby  (Bolan.Gall.  II.  pag.  666),  Fior. 
Dan.  (lab.  1718.  fig.  2.),  Rahenh.  (Deulschl.  Lichen, 
pag.  46.)  —  Lecidea  microphylla  7  pezizoides,  Schaer. 
(Spicileg.  pag.  111.  et  191  ;  Lichen.  Helvet.  exsicc.  n.  160.) 
Lecidea  triptophylla  -y  pezizoides,  Schaer.  (Enuraer.  pag. 
99.)  —  Parmelia  pezizoides,  ilfar?.  —  Parraelia  brunnea, 
Achr.  (Melhod.  pag.  186),  Fries  (Lichen,  europ.  reform. 
pag.  93.,  Fior,  scanic.  pag.  264.). 

7.  Epigaea,  *  —  Lecidea  microphylla  e.  epigaea, 
Schaer.  (Spicileg.  pag.  111.)  —  Lecidea  triplophylla  S» 
epigaea,  Schaer.  (Enumer.  pag.  99.). 

2.  Psora  microphylla^  *  —  Lichen  microphyllus, 
Swarf^.  (in  Ad.  Holm.  1791.  pag.  301.),  Achar.  (ibid. 
1795.  pag.  131.  lab.  6.  fig.  3.) —  Lecanora  microphylla, 
Achar.  (Lichen,  univers.)  —  Lecidea  microphylla,  Achar. 
(Syn.  melh.  pag.  53.),  Schaer.  (Enumer.  pag.  98.)  —  Le- 
cidea microphylla  S.  Swarlzii ,  Schaer.  (Spicileg.  pag.  111. 
et  191;  Lichen.  Helvet.  exsicc.  n.  161.)  —  Pannarla  mi- 
crophylla. Delise.  —  Palellaria  microphylla,  Duby  (Bo- 
tan.  Gali.  II.  pag.  655.)  —  Biatora  microphylla,  Fries 
(in  Ad.  Acad.  Stockh.  1822.  pag.  276.),  Rabenh.  (Eeut- 
schl.  Lichen,  pag.  91.)  —  Parmelia  microphylla,  Fries 
(Lichen,  europ.  reforra,  pag.  90.). 

^.  TURGIDA,  *  —  Lecidea  microphylla  ^.  turgida, 
Schaer.  (Enumer.  pag.  98.). 

3.  Megalospora  triptophylla,  *  —  Lecidea  Iriplo- 
phylla ,  Achar.  (Lichen,  univers.  pag.  215.),  Schaer. 
(Enumer.  p.98)- Lecidea  microphylla  «.Schraderi,  Schaer. 
(Spicileg.  pag.  110.  et  191.^  Lichen.  Helvet.  exsicc.  n.  159.) 


464  SUPPOSTA   IDENTITÀ    DE*    LICHENI 

—  Lichen  raicrophyllus,  Schrad.  (Spicil.  Fior.  Germao. 
lab.  4.  fig.  4.),  Engl.  hotan.  (lab.  2128).  —  Psora  mi- 
crophylla,  Hoffm.  —  Collema  micropliyllura,  De  Cand. 
(Fior.  Frane.  II.  pag.  381.)  —  Patellaria  microphylla  ^. 
triptophylla,  Duby  (  Boian.  Gali.  II.  pag.  655.)  —  Par- 
melia  triptophylla  e.  Schraderi ,  Fnes  (Lichen,  europ.  re- 
form.  pag.  91)  — Bialora  triptophylla,  Frìes  (Fior.  Sca- 
nic.  pag.  276),  Rabenh.  (Deulschl.  Lichen,  pag.  91.)  — 
Biatora  triptophylla  e  Schraderi,  Montagn.  (Fior,  canar. 
cryptog.  pag.  121.). 

4.  Lecothecium  coRALLiNOfDEs ,  *  —  Slercocaulou  co- 
rallinoides,  Hoffm.  —  Lecidea  corallinoides,  Flòrke  (in 
Berlin.  Magaz.  1809,  Deulschl.  Lichen,  n.  26.)  —  Leci- 
dea microphylla  ^.  corallinoides,  Schaer.  (Spicileg.  pag. 
112.  et  i91.,  Lich.  Helvet.  exsicc.  n.  226.)  —  Lecidea 
triptophylla  e.  corallinoides,  Schaer.  (Enumer.  pag.  99.) 

—  Lichen  niger,  5mifA.  (Engl.  botan.  tab.  1161.)  —  Col- 
lema nigrum,  Achar.  (Syn.  melh.  pag.  308)  —  Palella- 
ria  nigra,  Spreng.  (System.  Veget.  IV.  I.  pag.  268.), 
Duby  (Botan.  Gali.  IL  pag.  647.)  —  Parmelia  triptophylla 
e.  *,  Fries  (Lichen,  eiirop.  reform.  pag.  92.)  —  Biatora 
triptophylla  var.  corallinoides,  Fries  (Siimm.  veget.  Scan- 
din.  pag.  111.),  Rabenh.  (Deulschl.  Lichen,  pag.  91.). 

^.  CiEsitM,  *  —  Lecidea  caesia,  Dufour.  —  Lecidea 
triptophylla  Jf.   caesia,  Schaer.  (Enumer.  pag.  99.)  (1). 

6.  Biatora  uliginosa  ,  Fries  (  Sched.  Crii.  8.  pag.  10. , 
Lichen,  europ.  reform.  pag.  275. ,  Fior.  Scanic  pag.  275), 
Rabenh.  (Deulschl.  Lichen,  pag.  90.)  —  Lichen  uligino- 
sus,  Schrad.  (Spicil.  Fior.  German.  pag.  88.,  Cryptog. 
exsicc.  n.  163.),  Engl.  bot.  (lab.  1466.)  —  Verrucaria 
uliginosa  et  humosimilis,  Hoffm.  —  Lecidea  uliginosa, 

(1)  2Vo»  ho  potuto  ancora  vedere  esemplari  autentici  di 
questo  lichene  che  sembra  essere  semplice  varietà  del  Lecolhe- 
riam  corallinoides. 


DI   V.  B.  A.  TREVISAN  465 

Achar.  (Syn.  melh.  pag.  25.),  Schaer.  (Enumer.  pag.  136.) 

—  Lecidea  raicrophylla  3-.  uliginosa,  Schaer.  (Spicileg. 
pag.  112.  et  191.,  Lichen.  Helvet.  exsicc.  n.  162.)  — Le- 
cidea terricola,  Achar.  (Lichen,  univers.  pag.  679.)  — 
Patellaria  uliginosa ,  De  Cand.  (  Fior.  Fran^.  li.  pag.  350.  ) , 
Duby  (Bolan.  Gali.  IL  pag.  647.)- 

^.  BOTRYosA, Frie5( Lichen,  europ.  reform.  pag.  275.) 

—  Bialora  bolryosa,  Fries  (in  Vet.  Ac  Handl.  1822.  pag. 
268. 5  Lichen,  suec.  exsicc.  n.  219.)  —  Lecidea  hypopia, 
Achar.  (Method.  pag.  61.)  — Lecidea  raicrophilla  ò»  uli- 
ginosa B.,  Schaer.  (Spicileg.  p.  112.,  Lichen.  Helvet.  ex- 
sicc. n.  163.)  —  Lecidea  uliginosa  b.  confluens,  Schaer. 
(Enumer.  pag.  136.  )  — Patellaria  botryosa,SjDrewg.  (Sy- 
stem. Veget.  IV.  I.  pag.  265.). 

•y.  coENOSA,  Frìes  (Lichen,  europ.  reform.  pag.  275. ) 

—  Colleraa  coenosum,  Achar.  (Lichen,  univ.  pag.  629; 
Syn.  melh.  pag.  309.)  —  Lecidea  uliginosa  ^.  coenosa, 
Schaer.  (Enumer.  pag.  136.). 

r.  FULiGiNEA,  Fries  (Lichen,  europ.  reform.  pag.  275.) 
Rehenh.  (  Deulschl.  Lichen,  pag.  91.  )  —  Lecidea  fuliginea  , 
Achar.  (Syn.  melh.  pag.  35.)  —  Bialora  fuliginea  ^  Fries 
(in  Vet.  Acad.  Handl.  1822.  pag.  264.)  —  Patellaria  fu- 
liginea, Spreng.  (System.  Veget.  IV.  I.  p.  266.) —  Leci- 
dea microphylla  i]>  fuliginea,  Schaer.  (Spicileg.  pag.  112. 
et  191.). 

s.  CAEsio-PRUiNosA,  *  —  Lecidea  fuliginea  ^.  caesio- 
pruinosa ,  Schaer.  (Enumer.  pag.  136.). 


^^^^'^èi^S^^^ 


300 


N.  Ann.  St.  KatuR-  Stuih  III.  Tom.  3,  30 


466 

SIILA  PALEO  HYDRO  OROGRAFIA 

DEI.  SIGNOB  BOUÉ 

Le  contrade  in  cui  in  una  formazione  trovansi  dei  pe- 
trefatti identici ,  se  attualmente  non  sono  noti  in  paesi 
troppo  lontani,  dimostrano  Io  stesso  mare,  ovvero  sulle 
slesse  traccie  di  mare,  abbenchè  al  presente  vi  siano  frap- 
posti dei  monti. 

Se  ila  luogo  la  pili  gran  identicità  tra  il  terreno  MiocC' 
«zco  dell' Italia  ,  del  M.  Adriatico,  come  pure  della  Turchia 
europea  e  dell'Austria  e  della  Svizzera;  questa  similitu- 
dine ci  dà  una  certezza  della  libera  comunicazione  tra  quei 
mari  ad  ambo  i  lati  delle  Alpi,  abbenchè  abbiavi  gran 
diversità  di  clima;  eppure  adesso  vi  sono  frapposti  de' 
monti  assai  alti. 

Nel  periodo  eoceno  gli  strati  numraulitici  assegnano 
una  libera  comunicazione  dell'Eufrate  e  del  bacino  del 
Tigri  col  M.  Mediterraneo^  e  col  mare  all'intorno  delle  alpi, 
ciò  che  ora  non  è. 

Al  contrario  la  totale  mancanza  di  conformità  tra  i 
petrefatti  terziarj  del  Chili  e  dei  Pampas  (Compt.  Rend. 
Accad.  Paris  1843.  voi.  17.  p.  34*2.)  ci  approva,  che  que- 
ste due  contrade  poste  I' una  presso  l'altra  sotto  lo  slesso 
grado  di  latitudine,  erano  divise  nel  tempo  terziario  per 
mezzo  dell'argine  (per  lo  più  di  Trachite)  delle  Andes, 
il  che  verrebbe  piij  chiarito  nello  stesso  tempo  pure  dalla 
presenza  di  tante  Agate  e  Argille  rosse  negli  strati  infe- 
riori terziarj  dei  Pampas. 

In  uno  stesso  modo  d'Archiac  ha  potuto  dimostrare 
che  il  bacino  terziario  della  Francia  settentrionale  ben  dif- 
ficilmente era  in  connessione  con  quelli  del  Belgio  e  di 
Londra,  perchè  al  sito  dell'attuale  Canale  de  la  Manche 
si  elevò  un  dorso  di  terra  nella  direzione  da  N.  O.-S.W., 
cosicché  Iq  slesse  conchiglie  del  Crag  rosso  di  Suffolk, 


PALEO-HYDRO  OROGP.  BOUÈ  467 

del  Belgio  e  Colentin  non  sono  del  tulio  quelle  dei  faliins 
della  Francia  media  (Compi.  Rend.  Acad.  Paris  1845.  voi. 
20.  pag.  314.). 

D'altra  parte  le  differenze  nelle  formazioni  cretacee 
dell'Europa  mediterranea,  settentrionale  e  N.  W.  ci  danno 
motivo  a  supporre  in  quel  tempo  non  solo  diversi  rapporti 
climatici ,  ma  pure  significanti  separazioni  tra  quei  due 
gruppi  di  mare. 

Paragonate  le  formazioni  alpine  e  nominatamente  le 
mediterranee  jurassiclie  colle  europee  settentrionali,  han 
dato  motivo  ai  geologi  di  esternarsi ,  che  noi  abbiamo  quivi 
soli' occhio  due  formazioni  originate  in  due  differenti  pro- 
fondità e  separazioni  di  mare. 

Finalmente  la  particolarità  della  fauna,  del  calcare 
conchiglifero  (Muschelkalk)  delle  alpi  tedesche,  dall' Ita- 
lia superiore, dalla  Slesia  sup. ,  danno  la  più  sicura  prova 
della  presenza  antica  d'un  braccio  di  mare,  il  quale  co- 
prì d'acque  nello  stesso  tempo  i  due  ultimi  paesi ,  (Zeitsch. 
d.  geol.  gesellsch.  Berlin  1849.  Voi.  I.  p.  246.)  eie. 

Lo  comprova  pure  la  differente  possanza  delle  forma- 
zioni, il  differente  loro  valore  nella  stessa  come  pure  l'as- 
soluta altezza,  a  cui  quelle  nei  differenti  paesi  si  elevano. 
Pur  troppo  noi  possediamo  assai  pochi  fatti  esatti  intorno 
questi  oggetti  interessanti. 

Devo  osservare  1."  che  formazioni  d'acqua  dolce, 
come  pure  formazioni  alluviali  e  calcaree  ponno  esser  ori- 
ginale a  diverse  altezze  e  in  assai  differente  possanza. 

2.**  Che  bacini  di  laghi  salini  elevati  a  terrazza  a 
differenti  altezze  mediocri  ci  danno  diritto  di  credere  tale 
circostanza  anco  pei  tempi  antichi.  Oltre  di  ciò  abbiamo 
ragione  a  credere,  che  i  laghi  esistevano  allora  in  mag- 
gior quantità  d'adesso,  che  questi  si  trovavano  in  mag- 
gior numero  posti  l'un  sopra  l'altro  in  forma  di  terrazze, 
una  parte  d'acqua  potè  almeno  in  questo  modo  trovar 
posto  sul  g4obo  terrestre.  I  laghi  salini  o  marini  si  ponno 


468  PALEO-HYDRO   OROGR. 

aver  cangiati  successivamente  in  acque  dolci,  prima  o 
dopo  il  loro  scarico. 

Se  noi  per  esempio  avessimo  determinato  il  valore 
medio  della  profondila  di  mare  pel  periodo  antico  alluviale, 
allora  sarebbe  facile  a  dire,  quanto  profondo  era  questo 
mare  nell'Europa  sellentrionale  al  tempo  in  cui  ebbe  luo- 
go il  fenomeno  erratico,  perchè  si  conosce  l'altezza  dei 
ceppi  al  sud  di  quel  bacino,  ove  pervennero  per  mezzo 
de'  pezzi  di  ghiaccio  e  non  per  ghiacciaje  come  lo  fu  qua 
e  là  nella  Scandinavia. 

D'altra  parte  si  cadrebbe  in  grande  errore  se  si  vo- 
lesse giudicare  dietro  risultati  ottenuti  in  questo  modo, 
della  profondità  ed  altezza  del  mare  alle  falde  delle  alpi 
durante  quel  tempo  o  nel  terziario,  perchè  probabilmente 
quivi  vi  esistette  un  mare,  di  un  livello  mollo  maggiore, 
che  quello  del  mare  seltent.  europeo. 

o.°  Le  differenze  nella  possanza  ed  assoluta  altezza 
di  ciascuna  formazione  ci  danno  i  mezzi  di  conoscere  la 
profondità  di  ciascun  mare  alle  sue  spiagge,  quantunque 
lontane  da  queste;  certi  siti,  e  di  spesso  i  più  profondi, 
non  ponno  aver  ricevute  delle  deposizioni.  Non  si  dee  mai 
scordare ,  dall'  altezza  assolutamente  si  dee  sempre  sottrarre 
il  valore  possibile  dell'elevamento,  che  poteva  aver  sof- 
ferto lutto  il  paese  ed  il  bacino.  Perciò  si  perviene  ad  un 
risultalo  più  sicuro  rapporto  alla  profondità  d'un  mare 
misurando  l'altezza  d'una  formazione  solamente  al  di  sopra 
di  quella  del  bacino,  in  cui  essa  giace.  Gli  strati  però 
devono  esser  rimasti  orizzontali  e  le  roccie  contenere  de' 
petrefatti,  i  di  cui  animali  erano  littorali,  ovvero  vissuti 
in  una  certa  profondila  d'acqua.  Se  al  contrario  le  roccie 
sono  alluviali  senza  petrefatti,  allora  l'altezza  non  dà  ri- 
sultati sicuri  sulla  profondila  del  mare,  perchè  il  suolo 
del  bacino  può  esser  slato  anco  elevato. 

4.°  Bisogna  pur  sempre  cercar  di  riconoscere  mediante 
t  petrefatti,  se   una  formazione  sia  stata  originata  alla 


BouÈ  469 

spiaggia  del  mare,  o  in  lagune  d'acque,  ovvero  in  un 
mare  profondo. 

Il  mare  terziario  pare  abbia  avuto  alla  sua  spiaggia 
per  lo  più  una  profondila  di  2  a  600  o  800  p. ,  negli 
stretti  però  e  nei  passi  poterano  esser  anco  900-2000  p. 
Le  altezze  maggiori  di  queste  formazioni  sono  causate  o 
per  via  d'elevamento  del  suolo,  o  per  rovesciamento  de' 
suoi  strali ,  come  l'altezza  di  4000  piedi  nella  Svizzera  ,  di 
16000  nella  Bolivia  etc.  Oltre  di  ciò  i  limiti  d'altezza  sud- 
detta del  mare  terziario  vengono  constatate  dagli  strati  ter- 
ziarj  i  quali  furono  formati  nel  mare  rinchiuso,  più  alto 
dell'Oceano.  La  maggior  altezza  assoluta  del  suolo  di  que- 
sti mari  interni  potè  ascendere  da  pochi  piedi  sin  a 
100,  e  forse  sin  a  500  p.  in  Europa.  Ma  su  di  ciò  non 
possiamo  ancor  trar  giudizio  alcuno. 

Essendo  gli  strali  lerziarj,  bacini  e  spiaggie,  perciò 
è  facile  a  congetturare  che  nella  maggior  parte  del  mare 
alto,  principalmente  ne' suoi  siti  più  profondi  non  aveano 
lu&go  tali  deposizioni,  il  che  ci  porta  alla  supposizione, 
che,  come  attualmente,  a  lato  delle  profondità  su  indicale 
del  mare  terziario  vi  esistessero  delle  maggiori  di  3-4000  p. 

Constando  la  formazione  cretacea  di  formazione  di 
spiaggia  e  di  mare  più  profonda,  perciò  il  mare  era  a 
quel  tempo  alla  spiaggia  non  molto  più  profondo  che  il 
terziario,  nominatamente  6-800  p.,  ma  la  creta  si  formò 
per  lo  più  in  una  profondità  di  1200  o  1300  sin  a  2000 
e  3000  piedi. 

Il  mare  jurassico  o  almeno  la  parte  del  mare,  in  cui 
ebbe  luogo  la  formazione  jurassica,  era  per  lo  più  un 
mare  profondo  più  di  3000  piedi. 

Le  sue  formazioni  di  riva  però,  come  quella  del  Lias, 
han  avuto  luogo  sotto  un  mare  di  13-1500  p.  Bisogna 
addottare  pure  un  mare  similmente  più  profondo  per  la 
formazione  dei  Coralli  del  Jura  superiore,  così  p.  e.  tro- 
viamo nell'Europa  occidentale  delle  maree  di  circa  800  p. 
e  anco  meno. 


470  PALEO-HYDRO  OROGK. 

L.1  formazione  del  trias  ci  dà ,  a  molivo  della  sua  pos- 
sanza ,  a  credere ,  che  il  mare  sia  stato  fondo  almeno  3000  p. 
in  cui  venne  originalo  ,  e  solamente  qua  e  là  in  certi  strati 
poteva  esser  un  po'  men  profondo. 

La  formazione  del  gres  bigarré,  e  calcare  alpino  ( Ze- 
chslein  )  erano  spiaggie  sotto  acque  di  un  1000  p.  di  pro- 
fondità; formazione  di  coralli,  come  pure  formazioni  plu- 
toniche accertano  qua  e  là  questa  circostanza. 

Rapporto  alle  formazioni  primarie,  i  mari ,  allora  non 
sarebbero  stati  più  profondi  che  2,  almeno  3000  p.,  cer- 
tamente con  poche  maree,  come  ce  lo  attestano  abbastan^ 
ten)enle  la  formazione  de'  coralli. 

Le  formazioni  marine  non  ebbero  mai  luogo  su  lulto 
il  suolo  del  mare;  a  lato  della  formazione  di  spiaggie  e 
golfi  restano  e  restarono  alcune  parti  del  suolo  marino  del 
tutto  prive  di  strali  netlunici. 

Nei  tempi  più  antichi  allnviali  e  più  recenti  terziarj 
le  profondità  marine  e  la  profondila  loro  media,  se  non 
del  tutto,  almeno  in  parte  quasi  identiche  alle  attuali,»  il 
che  possiamo  argomentare  mediante  le  altezze  di  monti  e 
catene  vulcaniche.  Nel  periodo  terziario,  gli  elevamenti  della 
creta  e  della  formazione  eocena  ci  danno  delle  profondità 
di  mare  di  8,9,10  sin  24000  p. ,  il  che  era  il  caso  su- 
bito dopo  il  periodo  cretaceo.  La  profondila  media  del- 
l'Oceano poteva  esser  stala  allora  facilmente  di  4-5000  p. 

Nel  periodo  cretaceo  le  altezze  degli  strati  elevali  ju- 
rassici  ci  danno  dei  mari  di  6000  sin  11000  p.  e  proba- 
bilmente ancor  una  profondità  maggiore  giudicando  secon- 
do l'Himalaja.  La  profondità  media  valuterei  a  2-3000  p. 

Nel  [leriodo  jurassico  sembra,  dietro  le  altezze  del- 
l'innalzato Trias,  non  aver  ancor  esistito  delle  località  sì 
profonde.  La  profondità  media  era  probabilmente  al  più  di 
3500  p.  e  i  siti  più  profondi  di  6000-6000  p. 

Nel  periodo  del  Trias  sembra  che  i  siti  più  profondi 
del  liiare  siano  stati  di  4-5000  p. ,  la  profondila  media  di 


BOUÈ  471 

circa  2500  p.  e  ciò  a  motivo  degli  elevamenli  conosciuti 
delle  formazioni  più  antiche,  come  pure  a  motivo  delle 
formazioni  grandi  plutoniche.  La  maggior  altezza  cono- 
sciuta occupa  il  Trias  nella  Bolivia,  ove  ad  ambi  i  lati 
delle  Cordilliere  orientali  vi  esiste  ancora  a  pezzi,  e  ove 
secondo  d'Orbigny  si  eleva  qualvolta  a  20000  p.  (Compi. 
R.  Acad.  Paris  1843.  voi.  17.  pag.  388),  il  che  si  può 
spiegare  per  accaduto  elevamento. 

Finalmente  in  tempi  più  antichi  i  mari  non  avranno 
avuto  siti  così  profondi  e  solamente  uha  profondità  media 
di  2-3000  p.  ;  perchè  tutte  le  sommila  alle  di  monti  più 
antichi  sono  conseguenze  di  innalzamenti  posteriori ,  men- 
tre al  contrario  tutti  i  resti  delle  isole  e  paesi  più  antichi 
al  presente  si  offrono  come  colline  basse  o  come  pianura. 

I  risultali  sono:  1.°  se  i  siti  più  profondi  del  mare 
primitivo  erano  di  soli  2-3000  p. ,  il  valore  medio  de'  sili 
più  profondi  era  nel  tempo  del  Trias  e  Jura  di  circa  4000 
p.,  nel  periodo  cretaceo  di  8000  p.,  nel  periodo  terziario 
di  16000  p. ,  nel  periodo  attuale  di  18000  p. ,  il  che  ci 
dà  di  nuovo  una  scala  certa  de' valori, come  pure  gli  ab- 
bassamenti del  mare  nel  periodo  alluviale. 

2.°  A  motivo  della  possibilità  ed  impossibilità  della 
vita  animale  i  mari  aveano,  alle  rive  sempre  la  stessa 
profondità,  come  al  giorno  d'oggi.  Molluschi  e  Zooflti  vi- 
vono ,  i  primi  circa  sin  a  660  p.  di  profondità ,  i  secondi  sin 
a  976  e  possibilmente  1000  p. ,  ma  il  loro  stazionamento 
solito  è  una  profondità  minore,  così  p.  e.  le  ostriche  sotto 
40-60  p.  di  profondità  d'acqua.  La  profondila  de'  mari 
alle  loro  rive  era  in  ogni  tempo  di  100-200  sin  600  p. 

3."  Tra  le  spiagge  e  i  siti  più  profondi  del  mare, 
questo  era  fondo  in  ogni  tempo  1000  p.  e  dal  Trias  di  già 
di  3000  p. ,  nel  tempo  cretaceo  e  altro  più  recente  ebbero 
luogo  delle  altre  profondità,  poiché  valli  più  profonde  al 
suolo  del  mare  dan  a  supporre  un  piano  più  esteso  schi- 
sloso.  Così  il  mare  trovasi  in  questi  ultimi   piani  declivi 


472 


PALEO-HYDROOROGR.  BOLE 


nel  Jiua  con  profondità  di  4-6000  p.,  nel  periodo  crelacco 
con  profondità  di  4-6000  e  8000  p. ,  nei  periodi  terziarj 
con  profondità  di  4-2000  p.  e  nel  periodo  attuale  con  pro- 
fondità di  4-20000  piedi. 

4.0  Alla  fine  si  perviene  al  risultato,  che  in  ogni 
tempo  il  numero  di  1500  sin  a  2000  piedi,  esprime  presso 
a  poco  il  valore  medio  della  profondità  del  mare,  e  che 
questa  profondità  dee  esser  slata  naturalmente  quella  del 
mare  nel  suo  periodo  primitivo. 


CONSPECTUS 

i§;Y8TE:iflATi!§;  ]iìa§;tozooi^ogiae 

CAROLI  LUCIANI  BOMPARTE 

EDITIO   ALTERA    REFORMATA.   1850. 


GLASSIS   1.  MAMMALIA* 

SuBCLASsis  i.  Plàcextàlia.  —  Series  1.  Educabilia. 
Sectio  I.  Ungdicclata, 

Or  do  I.  Primate  s- 


Ubique  Terrarum      1 


1.  HOMmiDAE. 

1.  Hominina    .... 

2.  SlMIIDAE. 

Fossil. 

2.  Simiina 1.  Asia.  Africa.  Oc.    12 

3.  Cynocephalina.    .    .         2.  Eur.  As.  Afr.  Oc.  62 

3.  Cebidae, 

4.  Cebina 3.  America  ni.  32 

5.  Hapalina 2.  America  ra.  15 

8.  122 


SYSTEM.  MASTOZOOL.  C.  l.  BONAPARTE 
8. 


473 


122 


4.  Lemdridae. 

6.  Lemurina    .    .    . 

Madagascar. 

16 

7.  Galaginina  .    .    . 

Afr.  Mad.  Oc. 

8 

8.  Tarsiina  .... 

Oceania. 

1 

5.  Galeopithecidae. 

9.  Galeopithecina.    . 

Oceania. 

2 

6.  Chiromydae. 

10.  Chirorayna    .    • 

Madagascar. 

1 

8 

160 

Ordo  IL  Ferae 

7.  Gercoleptidae. 

11.  Cercoleptina  .    . 

America  m. 

2 

8.  Canidae. 

12.  Canina  .... 

23.  Cosmopolit. 

40 

9.  Viverridae. 

13.  Hyaenina  .    .    . 

4.  Africa.  Asia. 

ra. 

4 

14.  Herpeslina.    .    . 

Eur.  As.  Afr. 

Oc 

.25 

15.  Viverrina  .    .    . 

8.  Cosmopol; 

40 

10.  Felidae. 

16.  Felina   .... 

15.  Cosmopol. 

60 

11.   MUSTELIDAE. 

17.  Mustelina  .    .    . 

8.  Cosmopol. 

40 

18.  Lnlrina  .... 

2.  Cosmopol. 

18 

19.  Mephilina .    .    . 

1.  America. 

2a 

12.  Procyonidae. 

20.  Melina  .    .    .    . 

6.  Eur.  As.  Amer.  S 

.    6 

21.  Ailurina    .    .    . 

Asia.  m. 

2 

22.  Procyonina     .    . 

6.  Cosmopol. 

6 

13.  UrsidAe. 

23.  Ursina  .... 

12.  Eur.  As.  Am. 

S. 

12 

85. 

264 

474 


SYSTEMATIS   MASTOZOOLOGIAE 


SeCTIO.   II.    PlNNATA. 


Ordo  III.  Pìnnìpedia. 


14. 

Phocidae. 

24.  Otariina     .... 

Amarci. 

8 

25.  Phocina     .... 

2. 

Cosmopol. 

13 

15. 

Tricheehidae. 

26.  Tricheehina    .    .    . 

1. 

Arctic 

1 

16. 

Hydrarchydae.  Fossiles. 
27.  Hydrarchina  .    .    . 

Ordo  IV.  Cete, 

3. 
6. 

22 

17.  Delphinidae. 

28.  Delphinina.    . 

29.  Monodontina  . 

30.  Hyperoodonlina 

18.  Physeteridae. 

31.  Physelerina    . 

19.  Balaenidae. 

32.  Balaenina  .    . 

Ordo  V.  Sirenia. 


8.  Maria  omnia.  39 

I.  Maria  arclic.  1 

Maria  arci.  Med.  3 

Maria  omnia.  1 

4.  Maria  omnia.  6 

13.  60 


20.  Manatidae. 

33.  Manatina    .... 

34.  Halicorina  .... 
36.  Rylia'ma.  {Extincta) 

21.  DiNOTHERUDAE.  Fossilcs. 
36.  Oìnollieriina  .    .    . 


3.  M.  calid.  Ara.  Afr.  3 
M.  rubr.  Oc  Pac  1 
Arctic.  As.  Am.       1 

3- 

6.  6 


e.   l.  BONAPARTE 


475 


Sectio  3.  Ungulata. 


Ordo  FI.  Belluae. 


22.  ElEPHANTIDAK. 

37.  Elephaniina.  {Gen.  2). 

23.  Rhinocerotidae. 

38.  Palaeolheriina  (G.  4.) 

39.  Tapirina    .... 

40.  Rhinocerolina     .    . 

41.  Elasraolberiìna  (6.4). 

24.  Hyracidae. 

42.  Hyracina    .... 

25.  SOIDAE. 

43.  Suina 

44.  Chaeropolaraina .    . 

26.  HippopoTAMiDAE.  {Gcn.l.). 

45.  Hippopotamina   .    . 

27.  Anoplotheriina.  Fossil. 

46.  Anaploteriina.    .    . 

28.  Equidae.  {Gen.  5.). 

47.  Equina 

48.  Hippolheriina  (G.3). 


13.  Asia.  Afr.  Oc. 


As.  Am.  in.  Oc. 

3 

14.  Asia.  Afr.  Oc. 

7 

6. 

Africa. 

15.  Cosmopol. 
11. 

6.  Africa. 

13. 

6.  Asia.  Africa. 
7. 


14 


120. 


40 


Ordo  VII.  Pecora. 


29.  Camelidae. 

49.  Merycotheriina(G.  2). 

4. 

60.  Camelina  .... 

2. 

Asia.  Africa. 

2 

51.  Àncheniina     .    .     . 

2. 

America  m. 

3 

8. 


476 


SYSTEMATIS  MASTOZOOLOGIAE 


30.  Cervidae. 

52.  Moschina  • 

53.  Cervina.    . 

31.  Camelgpardalidae 

54.  Sivalheriina 

55.  Camelopardalina 

32.  BoVlDAE. 

56.  Aniilopioa.    . 

57.  Caprina.    .    . 

58.  Bovina  .    .    . 


Series  II.  Ineducabilia 


8. 

3.  As.  m.  Oc. 
45.  Cosraopol. 

1. 

4.  Africa. 

9.  Cosmopol. 

3.  Cosmopol. 

12.  Cosraopol. 

86. 


5 
7 

40 


62 
20 
10 

145 


Ordo  Vili.  Bruta. 

33.  Manidae. 

59.  Manina 

34.  Myrmecophagidae. 

60.  Myrmecophagina 

35.  Orvcteropadidae. 

61.  Orycleropadina  •    . 

36.  Dasypodidae. 

62.  Dasypodina    .    .    , 

63.  Cblaraydophorina   . 

37.  Megatheriidae.  Fossiles. 

64.  Megalheriina  .    .     . 

65.  Bradypodina  .    .    . 


Ordo  IX.  Chìroptera. 

38,  Pteropodidae. 

66.  Pieropodina    .    . 


1. 

As.  Africa. 

Oc. 

7 

2. 

America  m. 

3 

1. 

Africa  m. 

2 

12. 

America  m. 

10 

America  ra. 

1 

14. 

30. 

America  ra. 

4 

27 

Asia.  Africa.  Oc.    40 
40 


e.    L.    EONAPARTE 


477 


39.  Vbspertilionidae. 

67.  Noctilionina  .  . 

68.  Vespertilionina  . 

69.  Rhinolophina.  . 

70.  Rhinopomina.  . 

40.  Vampyridae. 

71.  Varapyrina     .  . 

72.  Glossophagina  . 

73.  Desrnodina.    .  • 


1.  Hemisph.  Ant. 

3.  Cosraopol. 

1.  Hemisph.  Ant. 

4.  America 


40 

40 

100 

36 

14 


5.  America  mer.         20 
America  mer.  6 

America  mer.  4 


14. 


260 


Ordo  X.  Bestiae. 

41.  Talpidae. 

74.  Talpina  {Gen.  3)    • 

75.  Clirysochlorina  {G.  2) 

42.  SORICIDAE. 

76.  Myogalina  (Gen.  1). 

77.  Sericina    .... 

78.  Macroscelidina    .    . 

79.  Cladobatina(Ge/J.3). 

43.  Erinaceidae. 

80.  Centelina 

81.  Erinaceina.    .    .    . 


8. 

% 

6. 


Cosmopol. 
Africa. 

Eiirop.  Asia. 
Cosmopol. 
Africa. 
Ocean. 

As.  Afr.  Oc. 
Eur  As.  Afr. 


12 

7 

2 

44 

8 

6 

7 
14 


Ordo  IL  Glìres. 


28. 


100 


44.    SciNRIDAE. 

82.  Sciurina.  . 

83.  Arclorayina 


1.  Cosmopol. 
10.  Cosmopol. 


110 

25 


11. 


135 


478 


SYSTEMATIS  MASTOZOOLOGIAE 


11. 


136 


45. 

MORIDAE. 

84.  Myoxina    •    .    . 

3. 

Heraisph.  Ant. 

9 

85.  Dìpodina   .    .     . 

3. 

Africa. 

20 

86.  Murina.    .    .    . 

30. 

Cosmopol. 

120 

87.  Cricetina  .    .    . 

3. 

Cosmopol. 

20 

46. 

Castoridae 

88.  Castorìna  .    .    . 

3. 

Eur.  As.  Am.  s. 

3 

89.  Arvicolina.    .    . 

10. 

Cosmopol. 

56 

90.  Geomyina .    .    . 

2. 

America  m. 

10 

47. 

Bathyergidae. 

91.  Aspalacina.    .    . 

Eur.  or.  Asia. 

18 

92.  Balhyergina   .    . 

Africa. 

2 

48. 

HVSTRIGIDAE. 

93.  Hystricina.    .    . 

3. 

Cosmopol. 

5 

94.  Ereihigontina.    . 

2. 

America. 

7 

49. 

ECHYMYDAE. 

95.  Aulacodina     .    . 

1. 

Africa. 

2 

96.  Capromyina    .    . 

America. 

3 

97.  Myiopotamina.    . 

1. 

America  m. 

1 

98.  Echymyina    .    . 

5. 

America  m. 

12 

50. 

Dasyproctidae. 

99.  Dasyproclina  .    . 

3. 

America  ra. 

9 

51. 

OCTODONTIDAE. 

100.  Oclodonlina  .    . 

4. 

America  ra. 

10 

52. 

Lagostomyidae. 

101.  Lagoslomyina  . 

1. 

America  m. 

5 

53. 

Caviidae. 

102.  Caviina    .    .    . 

3. 

America  s. 

12 

103.  Hydrochaerina 

2. 

America  m. 

1 

54. 

Leporidae. 

104-  Leporina  .    . 

6. 

Cosmopol. 

32 

105.  Lagomyina  . 

4. 

As.  s.  Eur.  or. 

8 

100. 


500 


e.    L.    BONAPARTE 

179 

SUBCLASSIS    li.   OVOVIPARA. 

Or  do  XI L  Marsupialia 

66. 

Thylacinidae. 

106.  ThylaciniDa .    .    . 

1. 

Australia. 

1 

56. 

Dasyuridae. 

107.  Dasyurina    .     .    . 

1. 

Australia. 

15 

57. 

DlDEtPHIDAE. 

108.  Didelphina  .    .    . 

12. 

America  Oc. 

24 

68. 

Peramelidae. 

109.  Pliascogalina     .     . 

Oceania. 

13 

110.  Myrmecobiina  .    . 

Australia. 

1 

HI.  Peramelina  .     .    . 

Oceania. 

10 

59. 

Phalangistidae.. 

112.  Tarsipedina .    .    . 

Australia  m. 

1 

113.  Phalangislina    .    . 

Oceania. 

12 

114,  Petaurina.     .    .    . 

Oceania. 

7 

115.  Pliascolarelina  .    . 

Australia. 

1 

60. 

Halmaturidae. 

116.  Halmalurina.    .    . 

10. 

Austr.  Ocean. 

46 

117.  Dendrolagina    .     . 

N.  Guinea. 

2 

61. 

Phascolomyidae. 

118.  Phascolomyina .    . 

1. 

Australia. 

2 

25. 

Or  do  13.  Monotremata. 

62.  ECHIDNIDAE. 

119.  Echidnina     .    .    .  Australia. 

63.  Ornithorhyncbidae. 

120.  Ornilhorhynchina .  Australia. 


135 


Specierum  IVlammalium  Viventium  Numerus  1700. 
Spec.  Mamra.  Fossiliura  Num 620. 


"-J'^'jl      lìT  — 


480 

CONSPECTUS 

jSYìSTEIIJlTIìS  ORIVITHOLOGIJlE 

CAROLI  LUCIANI  BONAPARTE 

EDITIO  ALTERA  REFORMATA  ADDITIS  SYNOMINIS  GRAYANIS  (1). 


CLASSIS  2.  AYES. 

SUBCLASSIS    1.    InSESSORES 

Ordo  I.  PsUtacu 

PSITTACIDAE. 

1.  Macrocercinae  (^rmae,  Gr.)-  America.  57 

2.  Pezoporinae Australia.  1 

3.  Platycercinae  {Pezoporinae, 

p.  Gr.) Oceania.  59 

4.  Trichoglossinae.  (Pe;{.  Lorì- 

nae,  p.  Gr.)    .....  Oceania.  35 

5-  Loriinae Oceania.  15 

6.  Psiltacinae Afr.  Ani.  m.  Oc.  72 

7.  Plyclolophinae  (  Cacatuinae , 

Gr.) Oceania.  32 


(1)  Quod  hac  parata  editione  prae  caeteris  specto,  id  est , 
ut  indicem,  quid  distribuito  a  me  proposito  ab  ea  differat, 
qua  usus  est  G.  R.  Gray  in  libro  =r  Genera  of  Birds  =: 
quod  exinde  praecipuum  erit,  quo  Ornithologiae  studium  in- 
nitetur ,  fundamentum ,  cuique  superstruenda  erunt  omnia , 
quibus  hacc  disciplina  etiam  poterti  augeri  atque  ampli fìcari. 
Quibus  vero  rationibus  aductus  viro  isti  nequeam  assentiri, 
eas  data  opera  exponam  operis  Grayani  in  examine ,  cuitis 
principale  caput  kaecce  erit  a  me  propesila  Tabula. 


e.   L.   BONAPARTR  481 

2.  Strigopidae  (Psittacidae,  p.  Gr.). 

8.  Nestorinae  (  Cacatuìnae ,  p. 

Gr.  ) Oceania.  3 

9.  Slrigopinae  (Cflca/wnnac,  p. 

Gr.) Oceania.  1 


Ordo  II.  Jccipitres. 


276 


3.  VuLTURiDAE  {VvJttuT'  SaTCOT.  Gy- 

paetidae,  Gr.  ). 

10.  Calhartinae  (  Sarcoramphi- 

dae,  Gr.) America.  7 

11.  Vulturlnae   (  Vultur.  Neo' 

phroninae,  p.  Gr.  )  .    .    .  Eur.  As.  Afr.        13 

12.  Gypaeiinae(Gt/paefirfae,  Gr.)  Eur.  As.  Afr.  3 

13.  Gypohieracinae  (  Neophro- 

ninae,  p.  Gr.)     .    .    .    .  Africa.  1 

4.  GypoEGERANiDAE  {Falconìdae ,  p. 

Gr.  ). 

14.  Gypoegeraninae  (Circinae, 

p.  Gr.) ,  Africa.  1 

6.  Fàiconidae. 

1 5.  Polymborinae  (Poi.  Cìrcinae, 

p.  Gr.  ) Am.  in.  Madag.     10 

16.  Aquilinae Cosraopolit.  28 

17.  Buteonìnae Cosraopol.  32 

18.  Milvinae Cosmopol.  28 

19.  Falconinae Cosmopol.  45 

20.  Accipitrinae Cosraopol.  60 

21.  Circinae Cosmopol.  14 

6.  Strigidae. 

22.  Suriinae  {Surn. Bubonìnae , 

p.  Gr.) Cosmopol.  70 

N.  AnN.  Se.  NATun.  Seru  III.  Tomo  3.  31 


482  8YSTEMATIS    ORNITHOLOGIAE 

23.  Buboninae  (5«Jon.,p.  Gr.)-  Cosmopol.  24 

24.  Ululinae  {Syrniiae,  Gr.  )  .  Cosmopol.  20 

25.  Striginae Cosmopol.  14 

370 

(continua) 

DI  IN  MICROSCOPIO  DIOTTRICO  UNIVERSALE 

ad 

CONTE    ANTONIO   ORSI 

DI  ANCONA 

N-w-fr^^gn^^*^ 

IL   CONTE 

FILIPPO  BEHITIVOGLIO 

BOLOGNA 

A  Voi  mio  Zio  che  mecenate  costante  dell'  opere 
ingegnose  da  chiunque  si  provenissero  j,  incoraggiaste  me 
sempre  nei  meccanici  lavori ,  ai  quali  intendeva  per 
V  amore  di  progresso  negli  studi  fisici ,  e  foste  proteg- 
gitore  de'  miei  figli,  nelle  variate  carriere  a  che  li 
trasse  carità  di  prossimo ,  culto  della  scienza  o  dell'  arte, 
piacciavi  avere  nell'  offerta  di  questo  mio  travaglio ,  una 
pubblica  manifestazione  di  riconoscenza  e  di  affetto ,  du- 
revoli in  me  quanto  l' incancellabile  memoria  dei  vo- 
stri benefici. 

Ancona  Ottobre  1850. 

AMONIO  ORSI. 


483 


MICROSCOPIO  DIOTTRICO  IM\ERSALE 

— 0  >>>»■♦<<:<::•« — 


Riunire  in  un  istrumenlo  ottico  con  ogni  possiliile 
semplicità  le  varie  specie  de'  Microscopi  i  più  utili,  affine 
un  apparecchio  complesso  soddisfaccia  ad  ogni  modo  di 
osservazione,  fu  intendimento  che  mi  condusse  alla  esecu- 
zione del  lavoro,  che  io  porgo  effigiato  e  descritto,  onde 
assecondare  il  benevolo  eccitamento  dei  fisici ,  i  quali  eb- 
bero ad  osservarlo. 

Mi  die  impulso  a  compierlo ,  il  conoscere  oggidì 
prescelta  dai  fisici  e  dai  naturalisti ,  quella  forma  di  istru- 
mento  designata  col  nome  di  Microscopio  universale  di 
Chevallier,  come  quella  in  che  l'ottico  illustre,  avendo 
congiunto  con  addatlo  meccanismo  del  microscopio  compo- 
sto verticale,  quello  diottrico  di  Amici;  e  ridotto  questo 
per  nuovo  congegno,  a  prestarsi  con  maggiore  utilità  che 
i  primi  ai  chimici  esperimenti,  porgeva  con  ciò  in  tre  for- 
me distinte,  un  apparato  capace  di  utilissime  applicazioni, 
nello  indagare  la  recondita  struttura  dei  corpi ,  nello  stu- 
diarne le  funzioni ,  ed  i  modi  e  le  leggi  che  presiedono 
alla  formazione  loro  ricercare. 

Malgrado  ciò  parve  a  me  non  giustamente  si  addicesse 
a  quello  il  nome  di  universale,  quando  altri  erano  modi 
di  microscopica  osservazione,  ed  a  ciò  diretti  speciali  fisici 
apparati  in  quello  non  compresi.  È  perciò  che  intendeva 
nella  serie   degli  islrumeuti  diottrici ,  un  più  complesso 


484  MICR.   DIOTTRICO   UNIVERSALE 

apparecchio  costiluiie ,  e  questo  presento  ai  micrografi ,  for- 
nito pur  anco  di  una  nuova  forma  di  microscopio  solare; 
con  che  generalizzati  anche  più  i  modi  di  osservazione, 
non  sarà  forse  irragionevole,  che  questo  appelli  Micro- 
scopio diottrico  universale,  slimandolo  capace  di  ogni 
estesa  applicazione  nell'arte  micrografica. 

Apparirà  di  leggieri  come  nell'  insieme  del  meccanismo 
m'abbia  serbata  la  disposizione  con  che  il  Chevallier  sui 
perfezionamenti  introdotti  dall'illustre  Amici  eseguiva  il 
suo  lavoro.  Lo  modificava  soltanto  in  quelle  particolarità 
che  reclamano  i  nuovi  uffici  a  che  lo  volea  destinato;  ben 
contento  serbare  nella  sua  quasi  completa  integrità  un  appa- 
rato, il  quale  pella  precisione  ottica  non  solo,  ma  pella 
esattezza  meccanica,  va  giustamente  estimato  fra  i  più 
perfetti  ed  utili  congegni,  che  l'arte  abbia  somministrato 
alle  scienze. 

Nell'asta  cilindrica  a  fig.  1.^  (l),che  va  fissa  in  sul 
piano  della  custodia  ov'è  racchiuso  l'istrumento,  nella 
parte  superiore  è  una  cerniera,  cui  si  unisce  un  pezzo  oriz- 
zontale a  doppia  snodatura  b.  e,  al  quale  per  altra  cer- 
niera congiungesi  un  anello  metallico  che  può  elevarsi  ver- 
ticalmente, ed  abbassarsi  orizzontale,  e  che  ristretto  da 
una  vite  in  d'  racchiude  e  fìssa  il  tubo  e,  alle  cui  estre- 
mità sì  stabiliscono  in  a'  b'  i  vari  sistemi  di  lenti  oculari 
ed  obiettive  acromatiche  di  che  va  fornito  l'istrumento. 
Un  rochetto  d'ingranaggio  e  può  allungare  od  accorciare 
un  tubo  rientrante  io  e,  onde  avere  maggiori  o  minori  in- 
grandimenti a  seconda  che  l'oggetto  da  osservarsi  viene 
posto  a  maggiori  o  minori  distanze  dall' obiettivo. 

Al  pezzo  orizzontale  b  c,h  fissa  in  f  con  vite,  un  asta 
dentata  verticale  stretta  nell'altra  estremità  dalla  vite  f  ad 


(1)  Lo  dimensione  della  figura  è  due  settimi  della  gran- 
de  zza  dell'  istrumento ,  che  è  disposto  e  racchiuso  in  una  cas' 
tetta  lunga  30 ,  larga  20 ,  alta  IG  centimetri. 


A.  oBsi  485 

una  appendice  del  sostegno  a.  Scorre  sn  dì  essa  il  carretto 
portaoggetti  g,  il  quale  mediante  un  rochetto  d'ingranaggio 
si  allontana  o  si  approssima  alle  lenti  objeltive,  servendo 
la  vite  micrometrica  i,  ai  piccoli  movimenti ,  onde  gli  og- 
getti si  conducano  a  quella  esalta  posizione  necessaria  af- 
fine s'abbia  perfetta  chiarezza  e  precisione  nell'immagine. 

L'oggetto  viene  fissato  dalla  molla  h,  mobile  a  vo- 
lontà, sul  piano  orizzontale  del  portaoggetti,  alla  cui  parte 
centrale,  circolarmente  perforata ,  corrisponde  più  ristretto 
foro  di  una  lamina  orizzontale  sottoposta,  scorrevole  in 
scannellature  dall'innanzi  all'indietro  mercè  il  rochetto  d'in- 
granaggio k,  il  quale  ha  ufficio  di  condurre  nell'asse  di 
visione  del  microscopio  i  raggi  di  luce,  che  riflettuti  dallo 
specchio  piano  n,  sono  raccolti  dalla  lente  di  concentrazio- 
ne, posta  all'estremità  del  tubo  m  saldato  circolarmente  al 
foro  di  quella  lamina.  Situata  essa  lente  in  un  tubo  rien- 
trante, può  mantenersi  o  togliersi  a  volontà,  appressarsi 
od  allontanarsi  onde  più  o meno  illuminare  l'oggetto,  se- 
condochè  l'osservazione  reclami  il  sol  grado  di  luce  ri- 
flessa dallo  specchio,  o  più  o  meno  concentrata  nel  fuoco 
della  lente  d'illuminazione  o  al  di  là  di  quello. 

Un  disco  mobile  eccentrico  /  con  fori  di  vari  diametri 
fa  ufficio  di  diaframma  graduato ,  onde  moderare  per  altro 
mezzo  l'intensità  della  luce,  ed  aver  modo  di  perstringere 
il  foro  per  cui  si  fa  strada,  onde  non  cadano  su  minuti 
oggetti  od  in  vicinanza  di  essi  se  non  raggi  poco  inclinati 
all'asse  di  visione. 

Lo  specchio  n  è  mobile  ed  inclinabile  in  ogni  senso 
in  sulla  staffa  e  sul  pernio,  in  che  infilasi;  e  scorre  an- 
ch'esso mercè  rochetto  d'ingranaggio  in  sull'asta  dentata; 
infine  la  lente  o  egualmente  mobile  per  ogni  parte  s'in- 
tromette in  sul  portaoggetti,  onde  concentrare  su  di  esso 
sia  la  luce  solare,  o  la  luce  difi'usa,  allorquando  corpi 
opachi  abbiano  ad  essere  illuminati  di  sola  luce  riflessa 
dall'alto  in  basso;  nel   qual  caso  è  oecessario   collocare 


486  MICR.    DIOTTRICO   UNIVERSALE 

l'oggetto  SU  vetro  opaco  a  togliere  gli  effetti  di  diffrazione 
i  quali  deriverebbero  pella  luce  inferiore. 

Tale  è  la  disposizione  del  microscopio,  il  quale  pella 
verticalità  del  tubo  e,  avendo  in  uno  slesso  asse  verticale 
le  lenti  oculari  ed  objettive,  mentre  è  orizzontale  l'oggetto 
sommesso  ad  osservazione, ha  nome  di  Microscopio  com- 
posto verticale. 

II  tubo  e,  che  stabilmente  è  fìsso  nell'apparecchio  di 
Chevallier,  risulta  mobile  pella  presente  disposizione,  in- 
quantochè  stretto  temporariamente  nell'  anello  d  può  to- 
gliersi a  volontà,  e  sostituire  ad  esso,  come  usa  il  Raspail, 
corto  tubo  0  di  una  sol  lente  biconvessa,  o  con  lente  pe- 
riscopiche, montate  in  guisa  da  costituire  il  Microscopio 
semplice,  di  utile  applicazione  pegli  anatomici  ed  entomo- 
logi in  ispecie,  allorquando  con  modici  ingrandimenti  sia 
vantaggioso  ad  essi  osservare  direllamenle  l'oggetto  in- 
grandito, anziché  vederne  ampliala  un'immagine  virtuale 
siccome  accade  nel  microscopio  composto.  Così  oUiensi 
nello  slesso  apparecchio  il  Microscopio  semplice  verticale. 

L'Amici,  cui  va  debitrice  la  scienza  dei  più  importanti 
perfezionamenti  arrecali  in  quest'ultimi  tempi  a  micro- 
scopi, ad  ovviare  le  molestie  che  derivano  dal  diuturno 
osservare  a  capo  decline,  ideava  un  microscopio  in  che  i 
raggi  luminosi  che  rischiarano  l'oggetto  orizzontale  innal- 
zali dapprima  verticalmente,  sono  quindi  orizzontalmente 
ripiegali  verso  l'oculare  col  mezzo  di  una  riflessione  totale 
sopra  l'ipotenusa  di  un  prisma  rettangolo^  sicché  l'im- 
magine risulta  per  tal  guisa  verticale,  e  paralella  all'oc- 
chio dell' osservatore  il  quale  rimansi  comodamente  seduto. 
Per  tale  disposizione  sono  evitali  ancora  gli  effetti  di  gra- 
vila,  pel  mantenersi  orizzontale  la  posizione  dell'oggetto, 
ed  è  resa  facile  l'applicazione  degli  ottici  congegni  desti- 
nali fin  qui  a  riprodurre  con  disegno  l'immagine  degli 
oggetli  esaminali. 

L'annejlo  d,  fig.  1.*,  a  che  sta  fisso  il  tubo  e>  eie- 


A.  OKSi  487 

vandosi  verticalmente  sulla  cerniera  e  conduce  in  posizione 
orizzontale  quel  tubo.  Togliesi  da  esso  la  parte  inferiore 
e,  cui  è  sostituita  l'altra  parte  p  quale  vedesi  delineata 
nella  fig.  2.*  Alla  parte  orizzontale  di  essa  è  unita  un 
appendice  o  tubo  verticale  in  che  si  adattano  le  varie  lenti 
objeltive  b',  poste  nell'asse  d'illuminazione  dell' islriimento. 
È  immediatamente  al  disopra  di  esso  tubo  verticale  nel- 
l'interno del  tubo  p  il  prisma  r,  inclinabile  leggermente 
in  su  cerniera,  onde  le  due  viti  esterne  q  lo  conducano  a 
tale  precisa  posizione^  che  i  raggi  verticali  perpendicolari 
al  piano  inferiore  del  prisma  siano  riflessi  al  centro  del- 
l'asse orizzontale  dell'apparecchio.  Il  largo  disco  5,  di  la- 
mierino annerito  fermato  sull'oculare,  arresta  ogni  luce 
estranea  che  riuscirebbe  molesta  all'occhio  dell'osservatore, 
e  con  ciò  solo  è  condotto  l'apparecchio  alla  forma  e  agli 
usi  del  Microscopio  diottrico  di  Amici. 

Né  il  microscopio  composto  verticale,  né  quello  di 
Amici  potendo  commodamenle  usarsi  nelle  chimiche  os- 
servazioni, perchè  la  vicinanza  dell'oggetto  alle  lenti  obiet- 
tive toglie  ogni  libertà  di  operazione,  e  perchè  i  vapori 
prodotti  nelle  reazioni  chimiche  offuscando  le  lenti  inter- 
romperebbero la  continuità  dell'indagine,  fu  perciò  che 
Chevallier  rivolgendo  il  microscopio  di  Amici  dal  basso  in 
alto,  ovviava  a  quegli  inconvenienti,  rendendo  l'apparec- 
chio assai  commodo  a  questo  genere  di  esperimenti. 

Ripiegasi  il  tubo  e  a  modo,  che  l'appendice  inferiore 
verticale  risulti  superiore,  siccome  osservasi  nella  fig.  3.*. 
L'asta  dentata  che  dianzi  era  fìssa  in /"/"  togliesi  di  posto 
e  mercè  la  vile  fh  stretta  in  v  al  sostegno  tv^W  quale 
introdotto  mercè  l'anello  t  nel  tubo  verticale  objettivo,  e 
stretto  in  d  dalla  vite  consueta  a  fissare  il  tubo  e,  fa  sì 
che  resti  solidamente  legato  all'apparecchio  l'asta  dentata 
e  le  parli  che  scorrono  per  essa. 

Dalla  faccia  inferiore  del  piano  portaoggetti  vien  tolta 
la  lamina  scorrevole  dentata  a  che  era  fìsso  il  tubo  con 

\ 


488  MICR.    DIOTTRICO   UNIVERSALE 

lente  di  concentrazione,  sicché  risultando  per  tale  dispo- 
sizione nell'asse  istesso  verticale  lo  specchio  di  portaog- 
getti^ e  le  lenti  objettive,  (icui  raggi  luminosi  riflessi  dal 
prisma  sono  condotti  orizzontalmente  all'oculare)  l'oggetto 
posto  in  m  su  capsula  di  nitido  cristallo  illuminato  dal- 
l'alto, anche  pella  luce  riflessa  della  lente  destinata  d'or- 
dinario all'illuminazione  dei  corpi  opachi,  può  liberamente 
ed  agiatamente  assoggettarsi  ad  ogni  prolungata  ispezione. 
È  questo  il  Microscopio  pelle  osserva:{ioni  chimiche  di 
Chevallier. 

A  tali  forme  altra  pur  anco  può  aggiungersi,  pella 
quale  senza  d'uopo  del  prisma  di  riflessione  si  osservino 
comodamente  gli  oggetti,  portando  in  uno  stesso  asse  oriz- 
zontale le  lenti  objettive  e  le  oculari,  solo  che  è  disposto 
in  tale  caso  verticalmente  1'  oggetto  sottoposto  ad  esame. 
E  ciò  si  ottiene  nell'apparato  montalo  siccome  alla  fìg.  1.*, 
sciogliendo  l'asta  dentata  dalla  estremità /"' in  che  era  fìssa 
per  vite,  ed  innalzandola  di  guisa  pella  mobilità  intorno  la 
cerniera  b  del  pezzo  bc,  da  condurre  essa  orizzontale, 
e  questo  verticale.  Assume  allora  la  forma  espressa  nella 
fig.  4.*,  in  che  la  colonnetta  hf,  assicurata  in  sulla  custo- 
dia dell'apparecchio,  è  aggiunta  onde  sostenere  in/'  l'asta 
dentata,  e  rendere  con  ciò  saldo  l'istrumentOjCui  non  resta 
se  non  aggiungere  il  sostegno  x,  perchè  abbia  più  fermo 
appoggio  il  tubo  orizzontale. 

Di  tal  guisa  disposto,  può  usarsi  il  microscopio  senza 
aver  d'uopo  dello  specchio  n,  soltanto  che  si  diriga  contro 
una  parte  brillante  del  cielo ,  o  contro  raggio  di  sole  o 
luce  di  lampada  concentrala  dalla  lente  d'illuminazione, 
cui  potrebbe  sostituirsi  pur  anco  il  sistema  di  più  lenti 
acromatiche,  come  il  Brecester  ed  il  Dujardin  proposero 
ad  aumentare  l'intensità  della  luce  nei  forti  ingrandimenti, 
onde  illuminare  il  campo  senza  aberrazione  di  sfericità  ne 
di  rifrangibilità.  Che  se  convenga  usare  dello  specchio  di 
riflessione,   basta  allora   volgere  il  dorso  d'onde  la  luce 


A.  ORSI  489 

deriva,  e  quella  accogliere  in  sullo  specchio,  sicché  per 
esso  riflettasi  in  sull'oggetto. 

Una  tal  forma  di  3Iicroscopio  composto  orizsontale, 
oltre  ad  aver  pregio  di  comodila  pelio  esperiraentalore, 
ha  pure  il  vantaggio  di  potersi  prestare  all'osservazione 
orizzontale,  in  que'  forti  ingrandimenti  nei  quali  la  rifles- 
sione pel  prisma  toglie  alquanto  di  chiarezza  all'immagi- 
ne; e  servire  pur  anco  a  quelle  specialità  nelle  quali  il 
preciso  esperimenlare  reclama  negli  oggetti  la  posizione 
verticale,  siccome  nello  esame  di  alcune  azioni  della  vita 
animale  e  vegetabile  si  avviene. 

Si  ha  il  Microscopio  semplice  ori'Z':{ontale  sostituendo 
al  tubo  6,  l'anello  con  lenti  semplici  biconvesse  o  peri- 
scopiche, siccome  fu  detto  superiormente  pel  microscopio 
verticale. 

L'apparecchio  di  quella  guisa  montato,  che  è  nella 
fig.  4.*,  conduce  opportunamente  a  prendere  forma  di  mi- 
croscopio solare. 

Rappresenta  la  figura  5.^  una  parte  di  apparato  in 
che  ricevendosi  dallo  specchio  n  i  raggi  solari,  sono  ri- 
flessi sulla  lente  d'illuminazione  posta  in  a  all'estremità 
del  tubo  ab.  Il  pometto  e  cui  sta  fìsso  un  rocchetto,  che 
ingranisce  in  una  ruota  verticale  posta  al  di  là  della  la- 
mina hh\  imprime  moto  rotatorio  allo  specchio  assicurato 
ad  un  braccio  g  f  perpendicolare  e  fisso  alla  ruota  istessa. 
La  vite  c{  paralella  al  braccio,  (la  quale  innestandosi  nella 
ruota,  nel  molo  di  rotazione  dello  specchio  scorre  per 
entro  all'apertura  semicircolare  praticata  nella  lamina /lA) 
traendo  a  sé,  volta  in  un  senso,  la  parte  inferiore  dello 
specchio,  mercè  il  movimento  impresso  al  carretto o,  scor- 
revole sul  braccio  g  f;  oppure  lasciando  prevalere,  volta 
in  contrario  senso,  sulla  parte  superiore  di  quello  la 
pressione  della  molla  p  determina  in  esso  movimento  di 
maggiore  o  minore  inclinazione,  con  che  si  ottiene  che  il 
fascio  di  raggi  luminosi  riflessi  dallo  specchio  e  resi  con- 


490  MICR.   DIOTTRICO  UKIVERSAIE 

vergenti  dalla  lente  a,  percorrano  con  asse  esattamente 
orizzontale. 

Intromettesi  questa  parte  dell' istrnmento  nel  tubo  del 
microscopio,  fig.  4.*,  in  luogo  dell'oculare  a'  che  viene 
estratto.  Al  punto  in  che  erano  le  lenti  objellive  b'  tolto 
un  diaframma  interno,  si  sostituisce  una  seconda  lente  che 
pur  fa  ufficio  d'illuminante;  ed  essa  è  portala  vicino  al 
fuoco  della  prima,  pello  allungarsi  od  accorciarsi  del  tubo 
e.  Essa  lente  converge  vieppiiì  i  raggi  solari  in  sull'og- 
getto, tratto  prossimamente  al  suo  fuoco  dal  portaoggetti 
verticale,  in  che  fu  tolto  col  tubo  rientrante  m  la  lente 
ed  il  diaframma  eccentrico,  che  dianzi  usavansi  negli  uffici 
d'illuminazione.  In  luogo  dello  specchio  n  condotto  ad 
essere  parte  della  fig.  5.*,  s'introduce  lungo  l'asse  oriz- 
zontale dell'apparecchio  il  tubo  o',  cui  sono  applicate  le 
lenti  d'ingrandimento  obiettive  acromatiche;  e  questo  li- 
beramente scorrendo  entro  al  tubo  k  approssima  od  allon- 
tana quelle  lenti  all'oggetto  che  vuoisi  sottoporre  ad  esa- 
me. La  vite  micrometrica  f'  pure  si  presta  onde  l'oggetto 
in  rapporto  all'objettivo  tale  abbia  posizione,  in  che  sia 
resa  chiara  e  ben  precisa  l' immagine. 

Assunse  così  l'istrumeoto  la  montatura  che  risponde 
all'ordinario  Microscopio  Solare  ad  immagini  verticali 
imperocché  le  due  lenti  convergenti  raccolta  la  luce  riflessa 
dallo  specchio  rischiarano  vivamente  l'oggetto,  la  cui  im- 
magine diretta  ampliata  dalle  lenti  objellive,  è  dipinta  in 
grandi  dimensioni  sulla  parete  verticale  dell'  ambiente  oscu- 
ro in  che  si  pratica  l'esperimento. 

Per  quanto  potente  questo  apparecchio,  uno  dei  più 
curiosi  ed  istruttivi  dell'ottica,  non  pertanto  si  presta  così 
utilmente  alle  indagini  dello  esatto  esperimenlare  da  riu- 
scire il  vantaggio  di  esso  corrispondente  alle  apparenze. 
Né  di  ciò  è  ultima  cagione  il  grado  di  alterazione  il  quale 
pel  concentrato  calore  soffrono  gli  oggetti  sottoposti  ad 
esame,  e   più  altre  cagioni  che  influivano  a  formare   di 


A.    ORSI  491 

esso  un  soggetto  di  curiosità  e  di  diletto  anziché  di  utile 
applicazione  alla  scienza. 

Ma  perchè  questo  pregio  di  utilità  ad  esso  non  man- 
chi, slimai  condurlo  a  tale  forma,  in  che  lolla  l'intensità 
del  calore,  reso  orizzontale  l'oggetto  da  esaminarsi  onde 
impedire  gli  effetti  di  gravila  che  occorrono  nella  sua  po- 
sizione verticale,  potesse  aversi  l'immagine  diretta  di  pari 
guisa  orizzontale  con  tale  nitidezza  di  parti  da  compierne 
con  tutta  commodilà  il  più  esalto  e  regolare  disegno. 

Lo  strumento  come  superiormente  disposto  smontato 
il  sostegno  h  f  si  riconduce  a  situazione  verticale.  Togliesi 
allora  l'altro  sostegno  ac,  ed  il  tubo  e  rìraettesi  in  posi- 
zione orizzontale,  sostituendo  la  parte  p  all' inferior  parte 
di  esso.  All'estremila  dell'appendice  verticale,  levato  l'in- 
terno diaframma,  e  collocala  al  posto  delle  lenii  objelti- 
ve  la  seconda  lente  d'illuminazione,  che  servì  alla  prece- 
dente montatura.  Fra  essa  ed  il  prisma  è  interposta  in  m 
una  lamina  di  chiarissimo  Allume. 

Così  disposto  l'apparecchio  risulta  quale  è  effigiato 
nella  fig.  6.*.  Il  fascio  di  luce  riflesso  dallo  specchio  n 
reso  convergente  dalla  lente  a,  per  mezzo  di  totale  rifles- 
sione sull'ipotenusa  del  prisma  rettangolo  è  piegato  ver- 
ticalmente alla  2.^  lente  d'illuminazione  in  b  cui  giunge 
senzachè  l'interposta  lamina  di  allume  porti  ostacolo  al 
libero  passaggio  del  fascio  di  luce.  Concentrala  questa 
sull'oggetto  orizzontale  lo  rischiara  vivamente  e  le  lenti 
objellive  ne  riportano  l'immagine  sul  piano  sottoposto  a 
quella  maggiore  o  minore  grandezza  cui  piaccia  all'os- 
servalore  condurla  a  seconda  della  distanza  in  che  l'im- 
magine è  raccolta. 

Tania  è  la  chiarezza  e  precisione  di  essa,  che  non  può 
desiderarsi  maggiore;  e  l'ulililà  di  questo  nuovo  Microscopio 
solare  atermico  ad  immagini  ori^':^ontali  si  appresenta  ben 
manifesta,  in  quantochè  i  raggi  calorifìci  che  già  furono 
in  parte  arrestati  dalla  dispersione  riflessione  ed  assorbì- 


492  MICR.   DIOTTRICO  UNIVERSALE 

merito  del  prisma ,  essendo  tolti  pressoché  del  tutto  dalla 
atermica  lamina  di  allume,  l'oggetto  cui  giunge  viva  luce 
senza  calore ,  in  ninna  guisa  si  altera. 

Che  se  i  corpi  soiloposli  ad  esame  siano  liquidi,  od 
abbiano  ad  osservarsi  chimiche  azioni,  deriva  dalla  dispo- 
sizione orizzontale  la  possibililà  di  ogni  genere  di  indagi- 
ni, ed  è  dato  il  distinguere  precisamente  nei  loro  movi- 
menti quanto  dall'azione  chimica  od  alomistica  si  deriva, 
mentre  nella  posizione  loro  verticale  andrebbero  quei  mo- 
vimenti confusi  con  quelli  i  quali  dalla  gravità  si  dipendono. 

La  disposizione  poi  dell'apparecchio  permeile  di  tra- 
durre in  disegno  le  immagini  dirette  con  assai  maggiore 
esattezza,  di  quello  se  fossero  riflesse  da  specchio  esterno 
applicalo  all'ordinario  Microscopio  solare,  e  più  comoda- 
mente di  quanto  potessero  aversi,  sopraponendo  esso  mi- 
croscopio ordinario  in  posizione  orizzontale  alla  camera 
oscura,  e  dirò  pur  anco  con  facilità  e  sicurezza  di  esecu- 
zione maggiore, di  ciò  che  s'abbia  dalla  camera  lucida,  ap- 
plicata ai  microscopi  composti  orizzontali.  Che  se  usando 
dell'arte  fotografica  vorranno  ottenersi  esatte  immagini  pella 
sola  azione  della  luce,  ne  riuscirà  facile  l'esecuzione,  ed 
il  risultalo  superiore  a  quanto  si  potessero  somministrare 
in  precedenza  i  più  regolari  disegni. 

È  questo  il  Microscopio  diottrico  universale ,  capace 
di  assumere  le  moltiplici  forme  di 
Microscopio  semplice  verticale. 
Microscopio  semplice  orizzontale 
Microscopio  composto  verticale  .    .    .    fig.  1.* 
Microscopio  composto  orizzontale   .    . 
Microscopio  diottrico  di  Amici    .    .    . 
Microscopio  pelle  osservazioni  chimiche 

di  Chevallier 

Microscop.  solare  ad  immagini  verticali. 
Micr.  solare  aterm.  ad  immag.  orizzont. 


n 

4.» 

» 

2.* 

M 

3.* 

» 

6.»e4.* 

» 

6.^ 

A.  ORSI  493 

Io  l'offro  ai  micrografi, come  capace  di  ogni  modo  di 
osservazione  sia  colla  luce  diffusa,  sia  colla  solare,  o 
colla  artificiale,  diretta  o  riflessa;  circostanze  le  ultime 
in  che  l'interposizione  di  vetri  appannati  fra  l'oggetto  e 
la  sorgente  di  luce,  se  questa  sia  solare,  serve  a  togliere 
ì  fenomeni  di  interferenza  e  di  irridescenza,  derivanti  da 
troppa  vivacità  di  luce  in  piccolo  fascio  concentrata;  sic- 
come il  bagliore  e  la  tinta  della  luce  artificiale  son  tolte 
dalla  interposizione  di  vetri  colorati  complementari  a  co- 
stituire la  luce  bianca,  vari  a  seconda  della  natura  della 
luce  e  del  corpo  da  che  deriva. 

È  resa  pur  facile  pella  forma  dell'apparecchio,  l'ap- 
plicazione delle  tormaline  o  dei  prismi  di  INicol,  dai  quali 
avendosi  la  polarizzazione  della  luce,  così  utile  nell' esa- 
me dei  corpi  cristallizzati  ed  organici ,  sarebbe  comple- 
mentato  con  ciò  ogni  mezzo  a  qualsiasi  genere  di  micro- 
scopica osservazione. 

Come  e  quali  modificazioni  assumer  possa  il  Micro- 
scopio, onde  prestarsi  in  servigio  dei  fisici,  anche  negli  stu- 
di relativi  alla  luce  polarizzata,  formerà  soggetto  di  altro 
mio  lavoro,  allorquando  favorevole  incontro  si  presti  alla 
esecuzione  di  consimili  apparecchi. 

L'attuale  congegno,  fornito  in  quanto  ad  accessori 
di  tutto  che  è  necessario  ed  utile  nelle  ispezioni  microgra- 
fiche, raggiunge  il  suo  pieno  scopo  nella  parte  ottica,  in 
quantochè  per  il  variato  sostituirsi  delle  lenti  oculari  ed 
obiettive,  dall'ingrandimento  dai  12  ai  30  diametri,  col  mi- 
croscopio semplice,  aggiungesi  dai  60  ai  400  coi  microscopi 
composti;  ossiano  in  superficie  da  154  a  900  volte  e  da 
2500  a  160000  volte, mantenendo  l'immagine  virtuale  no- 
tevole precisione  e  chiarezza  ;  siccome  nitide  e  ben  precise 
risultano  le  immagini  dirette  del  microscopio  solare,  quan- 
tunque abbiasi  alla  distanza  di  alcuni  metri  un  ingrandi- 
mento in  superficie  di  milioni  di  volte. 

Mei  por  fine  alla  presente  relazione  piacemi  ricbìa- 


494  HIGR.   DIOTTRICO  UNIVERSALE,  A.  ORSI 

mare  l'uso  per  me  adottato,  nel  mio  Microscopio  solare, 
della  lamina  di  allume,  affine  arrestare  la  maggior  parte 
dei  raggi  calorifici.  È  noto  ai  fisici,  come  l'aggiunta  ad 
essa  di  vetro  colorato  verde,  potrebbe  all'uopo  intercettare 
qualsiasi  raggio  di  calore  senza  diminuire  di  sorla  lo  splen- 
dore della  luce.  Parve  a  me  sufficiente  pelle  esperienze 
microscopiche  la  sola  lamina  di  allume,  ad  impedire  qual- 
siasi danno  agli  oggetti  pella  azione  del  calore;  e  tale  ap- 
plicazione propongo  pegli  ordinari  microscopi  solari,  che 
di  tal  guisa  sarà  in  essi  riparato  ai  danni  i  quali  la  in- 
tensità dei  raggi  calorifici  concentrati  nel  fuoco  della  se- 
conda lente  d'illuminazione  arreca  immancabilmente  agli 
oggetti.  Con  che  notevole  miglioramento  sarà  apportato  a 
quell'interessante  fisico  strumento. 

A.  Orsi. 


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495 

ISTITUTO  GEOLOGICO  CENTRALE  DI  VIEIA 


Neir  Inghilterra,  nella  Francia,  nella  Russia  ed  in  vari 
altri  Stati  fu  conosciuta  la  Geologia  qual  scienza  assolu- 
tamente necessaria  ad  elevare  l'Agricoltura  e  le  arti,  ne- 
cessaria a  consolidare  vieppiù  il  bene  pubblico,  senza 
motivarne  i  progressi ,  i  quali  in  forza  di  quella  vengono 
a  fare  la  Mineralogia,  la  Paleontologia  e  tutte  le  altre 
scienze  affini.  Riconosciuto  essendo  in  conseguenza  di  ciò 
il  valore  intrinseco  di  tale  scienza ,  i  rispettivi  governi 
non  tardarono  di  fondare  delle  cattedre  apposite  per  tale 
scienza,  di  creare  degli  stabilimenti  pubblici  collo  scopo 
di  far  esaminare  geologicamente  i  propri  paesi,  di  far 
raccogliere  ed  ammassare  in  un  Museo  le  roccie,  le  terre , 
i  minerali ,  metalli ,  farli  analizzare  chimicamente  e  ren- 
derne noti  al  pubblico  i  risultati  ottenuti,  onde  questi 
possa  trarne  i  vantaggi  relativi  alle  diverse  scienze  ed  ar- 
ti; non  furono  lasciati  in  disparte  i  resti  fossili,  onde 
accrescere  le  cognizioni  della  Paleontologia,  da  cui  pure 
vengono  a  trarsi  de'  coroUarj  non  poco  importanti  nella 
Montanistica. 

Nell'Austria  la  scienza  geologica  non  potè  rallegrarsi 
negli  anni  scorsi  d'un  tale  vanto;  è  vero  che  in  tutti  i 
Licei  venne  trattata  la  storia  naturale,  anco  alle  Univer- 
sità e  nelle  scuole  montanistiche ,  ma  se  vogliamo  eccet- 
tuare alcuni  di  questi  due  ultimi  istituti  ;  nei  primi  la  len- 
tezza con  cui  essa  fu  trattata  da  alcuni  Professori  non 
era  valevole  d'apportare  le  necessarie  cognizioni,  e  molto 
meno  d'eccitare  l'amore  verso  studi  sì  ameni  ed  impor- 
tanti. La  geologia^  Mineralogia,  Paleontologia  e  gli  altri 
rami  di  storia   naturale  avrebbero   perfino  perduto  i  loro 


496  ISTITUTO    GEOLOGICO 

nomi  se  alcuni  privati  o  unendosi  in  società,  o  da  se 
soli  non  avessero  fatto  de'  sagrificj  per  toglier  tal  diffetto 
alla  loro  patria  ;  fra  le  sucielà  si  distinsero  quella  del  Ti- 
rolo  a  Inspruck,  e  della  Stiria  a  Gratz,  fra  i  privati  un 
Bouè,  Czjzek,  Haidinger ,  Hauer ,  Partsch^  Reuss,  Zippe, 
Zenschner ,  e  molti  altri. 

Nell'anno  1835  il  Principe  Xo6A;ot>tf2,  Presidente  della 
Camera  aulica  in  affari  di  zecca  e  montauistica  incaricò  il 
consigliere  moutanistico  Mohs  di  raccogliere  da  tutte  le 
parti  della  Monarchia  austriaca  il  materiale  necessario  onde 
creare  un  Museo  Montanistico.  Mohs  si  applicò  con  lutto 
zelo  a  tal  opera,  ma  la  morte  lo  tolse  troppo  presto  nel 
più  bello  del  suo  agire  alla  scienza  (1).  A  suo  successore 
venne  eletto  il  Consiglier  montanistico  Guglielmo  Haidingerf 
il  quale  conoscendo  già  da  lungo  tempo  il  bisogno  d'un 
tal  Museo,  si  diede  con  tutto  fervore  all'opera  e  dopo  un 
indefesso  lavoro  di  due  anni  1840  e  1842 3  ebbe  esso  la 
compiacenza  di  vedere  in  vita  uno  stabilimento  capace  a 
portare  le  scienze  mineralogiche  ad  un  grado  sublime, 
sin  allora  non  conosciuto  nell'Austria.  In  tal  occasione 
non  devesi  omraettere  di  menzionare  che  fra  i  privati  ne 
nacque  una  vera  emulazione  di  cooperare  alla  grandezza 
del  Museo,  fra  i  molti  si  distinse  però  il  Conte  Breunerf 
il  quale  allora  lasciò  al  Museo,  quasi  [tutta  la  sua  ricca 
collezione  di  minerali,  e  ancor  al  presente  continua  ad  in- 
viare di  tempo  in  tempo  de' minerali,  petrefatti  di  sommo 
valore  ed  importanza. 

L'indefesso  Haidinger  conoscendo  quanto  un  Museo 
ricco  d'importante  materiale,  vada  a  perder  del  suo  va- 
lore, se  non  se  ne  sappia  trar  il  relativo  uso;  ebbe  cura 
di  poter  aprir  nel  1842-43  un  corso  di  studi  del  tutto  pro- 
prj  al  bisogno  de' giovani  praticanti  montanistici;  in  esso 
Haidinger  trattò  la  Mineralogia,  il  cav.   Hauer  trattò  la 


(1)  Morì  in  Agordo  nel  mese  di  Settembre  1839. 


DI     VIENNA  497 

Paleontologia,  I' Assaggiatore  dell' I.  R.  Àccad.  Lowe  parlò 
di  Chimica  analitica,  ad  esso  ne  seguì  poi  il  Dott.  Koch, 
il  Dott.  Horner  parlò  di  Geologia  etc.  Quali  frutti  se  ne 
abbiano  ricavati  lo  comprovano  i  progressi  che  fecero  le 
scienze  nelle  diverse  parti  della  Monarchia,  in  cui  si  di- 
spersero i  praticanti  dopo  sentitone  il  corso  ;  qual  vantag- 
gio ne  abbiano  apportali  i  surriferiti  studi  alla  Montani- 
stica.  Io  attestano  i  miglioramenti  introdotti  in  essa  ;  final- 
mente se  ne  ricavò  sommo  utile  avendosi  propagato  fra 
la  gioventù  l' amore  non  solo  per  la  mineralogia ,  ma  per 
le  scienze  tutte ,  cosa  non  mai  accaduta  in  via  delle  con- 
suete cattedre  di  Storia  naturale. 

Nel  1844  il  Consiglier  Baidinger  diede  principio  ad 
un  lavoro  di  somma  importanza  per  le  scienze;  assistito 
dai  primi  geologi  dell'Austria,  come  da  Partsch,  Bouè , 
Reuss  ,  Zenschner,  Fuchs^  Collegno,  Pasini,  Unger,  Zippe 
e  varj  altri ,  pervenne  esso  dopo  4  anni  di  assiduo  lavoro 
a  terminare  la  sua  Carla  geognoslica  della  Monarchia  au- 
striaca. 

Rendendosi  facile  l' accesso  al  gabinetto  mineralogico, 
potendo  ciascuno  servirsi  degli  apparati  fisici,  chimici, 
stando  a  disposizione  di  ciascheduno  la  Biblioteca,  Haidinger 
curò  di  dar  anco  occasione  alla  gioventù  amante  delle  scien- 
ze naturali,  di  parlare,  discutere  su  oggetti  naturali,  sui 
propri  lavori ,  sulle  osservazioni  fattene  etc.  ;  dietro  ciò 
formò  esso  nel  1845  un  circolo  d'amici  di  storia  natu- 
rale, i  quali  ogni  settimana  si  riunivano  nel  Museo  mon- 
lanistico  e  vi  trattavano  or  di  uno  or  d' altro  ramo  di  scien- 
ze naturali  od  a  queste  affini.  I  risultati  di  queste  riunio- 
ni furono  resi  noli  nei  fogli  pubblici  di  Vienna;  l'interes- 
se che  queste  riunioni  eccitarono  nel  mondo  scientifico 
era  motivo  che  un  maggior  numero  non  solo  di  giovani 
appena  iniziati  nelle  scienze  vi  prendesse  parte  ^  ma  per- 
sone di  lango ,  persone  cospicue  nelle  scienze  vi  si  aggre- 
garono  ed  i  trattati   crebbero   sempre   più  di  numero,^  di 

N.  Ann.  Se.  Naiur.  StniK.  HI.  Tomo  3  32 


498  JSTITIITO    GEOLOGICO 

interesse,  d' importanza.  Il  nostro  promotore  delle  scienze 
il  Consiglier  Haidinger;  non  contento  di  dar  al  pubblico 
scientifico  solamente  un  abozzo  delle  sessioni  settimanali, 
ebbe  cura  di  pubblicare  tulle  le  notizie,  tutte  le  memorie 
in  apposita  opera ,  da  che  ne  vennero  le  memorie  di  storia 
naturale  (I)  ed  i  rapporti  degli  amici  delle  scienze  natu- 
rali (2);  le  prime  contengono  articoli  di  mineralogia,  geo- 
logia, Botanica,  Matematica,  Fisica,  Chimica  etc.  ed  illu- 
strati a  bisogha  di  bellissime  tavole  litografiche;  il  bullel- 
tino  contiene  in  succinta  notizia  comunicale  nelle  sessioni, 
e  pure  a  suo  bisogno  illustrate  da  figure  kilografiche.  Hai- 
dinger bramando  di  estendere  quanto  possibile  le  cognizio- 
ni e  gli  studi,  non  schivò  di  inviare  non  solo  alle  società 
scientifiche  della  Monarchia  austriaca  le  suddette  memorie, 
ma  pure  alle  Accademie  e  alle  società  dell'Estero,  da  cui 
ne  ricevette  di  poi  in  cambio  le  loro  opere  ,  tuttora  d'assai 
importanza  e  valore  intrinseco. 

Nel  1846  venne  creata  a  Vienna  l'/wij).  Accademia  delle 
Scienze  e  si  può  ben  dire  che  alla  sua  fondazione  ne  con- 
tribuì non  poco  il  Consigliere  Haidinger.  Quest'  Accademia 
non  indugiò  di  incorporare  le  persone  più  cospicue  nelle 
scienze;  noi  troviamo  un  Bouè,  Haidinger,  Doppler,  Et- 
lingshausen,  Hauer,  Hutul ,  Rollar,  Partsch,  Reuss,  Schrot- 
ter,  e  molli  altri  i  quali  colle  loro  cognizioni  non  possono 
che  elevare  le  scienze  al  loro  culmine.  L'  Accademia  non 
esitò  di  dar  vita  a  dei  lavori  in  tutti  i  rapporti  di  somma 
importanza,  fra  i  molti  ne  menzioneremo  solo  i  seguenti: 


(1)  Natunoissenschaflliche  Àbhandlungen  gesammelt  und 
herausgegeben  von  W.  Haidinger.  3.  Voi.  Vienna.  1848. 
1849.   1850. 

(2)  Berìchte  uber  mitheilungen  von  freunden  der  Natur- 
toissenscfiaften  gesammelt  und  herausgegeben  von  W,  Haidin- 
ger. 6.  VoL  1848.  1850. 


DI    VIENNA  499 

il  Professore  Schrótter  intraprese  nel  1847  un  viaggio  scien- 
tifico nell'Inghilterra;  lo  slesso  Professore  diede  mano  al- 
l' analisi  di  tulli  i  carboni  fossili  dello  stato  austriaco,  onde 
dietro  il  metodo  di  De  la  Beche  venir  in  cognizione  del  va- 
lore tecnico  d'essi ,  della  forza  intrinseca  di  combustibilità. 
Il  Cav.  Hauer  ed  il  Doti.  Horner  vennero  incombenzati  di 
studiare  in  Inghilterra  ,  Francia ,  Germania  e  Svizzera  i  di- 
versi lavori  e  metodi  intrapresi  dai  geologi  di  quei  paesi 
nella  perlustrazione  geologica.  Ritornati  in  patria,  dotati 
di  somme  cognizioni  furono  poco  dopo  invitali  a  visitare 
diversi  paesi  della  monarchia  austriaca  stessa,  onde  accer- 
tarsi delle  opere  prestale  dai  singoli  geologi,  come  pure 
visitare  i  diversi  Musei ,  studiarne  le  ricchezze  di  ciascuno; 
insomma  essi  dovettero  venir  in  cognizione  dello  slato  at- 
tuale della  geologia.  —  Varie  parli  dell'  Austria  infe- 
riore furono  esplorate  geologicamente  da  Partsch  ,  Bouè , 
Hauer,  Czjzek  ed  altri;  il  circolo  sotto  e  sopra  il  Mon- 
te Mannhars  fu  però  visitato  solamente,  si  può  dire  su- 
perficialmente da  Helger;  l'Accademia  spedì  perciò  il  Si- 
gnor Czjzek  nel  suddetto  circolo  onde  esaminarne  ,  e  stu- 
diare a  fondo  Io  stato  geologico;  i  risultati  di  questo  viag- 
gio ,  non  ancor  resi  di  pubblica  ragione ,  non  potranno 
esser  che  lodevoli  ed  importanti,  avendo  Czjzek  mostrato 
abbastanlemente  colla  sua  «  Carta  geognostica  del  bacino 
di  Vienna  »,  che  egli  è  solito  effetluare  i  suoi  lavori  con 
sommo  studio  ed  esattezza,  come  pure  i  suoi  lavori  paleon- 
tologici, nominatamente  dei  Foraminiferi,  lo  fan  conoscere 
anco  in  questo  ramo  dotato  di  profonde  cognizioni.  —  Le 
splendide  sovvenzioni  arrecate  a  privati,  e  a  società  scien- 
tifiche, onde  ottenere  de' lavori  di  interesse  e  di  vantaggio 
sono  innumerevoli. 

Verso  il  declinare  del  1849  la  scienza  geologica  per- 
venne finalmente  al  punto,  da  cui  potrà  apportare  dei 
vantaggi,  alle  scienze,  Montanistica ,  Àgrìcollura,  Arti  in 
un   modo   assai   segnalato   di    cerio   degno    dell'  Austria , 


600  ISTITUTO   GEOLOGICO 

colla  fondazione  dell'I.  R.  Isliluto  Geolog.  Centrale.  —  U  Mi- 
nistro d' Agricollura  e  Montanistica  ;  il  Sig.  Ferdinando  No- 
bile di  Tliinnfeld ,  scolaro  del  Mohs,  e  perciò  mecenate 
delle  scienze  mineralogiclie  accertatosi  del  sommo  bisogno 
d' uno  Stabilimento  simile  a  quello  dell' Inghilterra  e  d'al- 
tri Stati,  sottopose  a  S.  M.  l'Imperatore  un  progetto,  ili 
cui  fece  conoscere  evidentemente  i  sommi  vantaggi ,  che 
risultar  devono  da  un  simile  Istituto.  S.  M.  non  indugiò  a 
sanzionare  quanto  dal  suo  ministro  gli  venne  sottoposto. 
La  suddetta  relazione  (inserita  per  Intero  nel  primo 
fascicolo  del  giornale  dell'I.  R.  Istituto  geologico)  fa  co- 
noscere primieramente  i  progressi  fatti  nella  Francia,  Rus- 
sia, Inghilterra  etc.  nelle  scienze  geologiche,  ne  accenna 
i  sonimi  vantaggi  derivati  da  esse ,  menziona  indi  le  opere 
prestate  dal  Museo  Montanistico,  dalle  società  geognosti- 
che della  Stiria  e  del  Tirolo ,  dall'Imperiale  Accademia 
delle  scienze  e  finalmente  quelle  prestate  da  privati,  come 
da  un  Parlsch,  Breuner,  Czjzek  etc;  dopo  di  ciò  espo- 
tiesi  il  tema:  1.  tutta  la  monarchia  dee  esser  esaminala 
in  via  geologica;  2.  i  minerali  raccolti  devono  esser  de- 
terminali, di  poi  ordinali    in    una    collezione  sistematica; 

3.  tutte  le  terre,  roccie,  metalli  etc. ,  devono  venir  sotto- 
posti nel  laboratorio    chimico  ad  una  disamina    analitica  ; 

4.  devonsi  pure  raccogliere  ed  analizzare  tutti  i  prodotti 
metallurgici  ;  5.  Le  carie  geognostiche  di  già  esistenti  de- 
vonsi rivedere,  perfezionare  e  provedere  di  profili  in  mag- 
gior numero  possibile,  di  poi  si  devono  elaborare  delle 
carte  sì  in  generale  che  in  dettaglio;  6.  i  diversi  risultati 
scientifici  sono  a  rendersi  pubblici  in  apposito  giornale; 
7.  si  ha  a  formar  un  archivio  ben  regolato,  in  cui  sono 
a  depositarsi  tulle  le  opere  scientifiche,  carte,  tabelle  sta- 
tistiche etc.  —  I  mezzi  onde  poter  effettuare  i  suddetti 
quesiti  sono:  1.  a  tutto  l' Istituto  si  proporrà  un  direttore 
al  tìtolo  di  Consigliere  di  sezione,  Sig.  Guglielmo  Haidin- 
ger:  2.  al  suddetto  direttore   verranno  posti  ad  latus  due 


DI   VIEMNA  601 

geologi  col  titolo  di  Consiglieri  montanislici ,  Sig.  Fran- 
cesco Cav.  Hauer,  e  Sig.  Gio.  Czjzeh:  3.  secondo  il  biso?- 
gno  verranno  impiegati  temporariaraente  degli  altri  geo- 
logi, i  Signori  Marco  Lipeld,  Gio.  Kudernassch,  Carlo 
Ehrlich,  Fed.  Simony;  4.  ai  geologi  verranno  addetti  du- 
rante le  loro  escursioni  estive  dei  praticanti  Monlani- 
stici,  onde  dar  a  questi  occasione  di  perfezionarsi  in  ogni 
ramo  di  scienza  relativa  alla  Montanistica.  Durante  l'estate 
1850  furono  aggiunti  i  Signori  Rossiwall,  Prinzinger,  Friesej 
5.  il  museo  verrà  afBdato  ad  un  assistente ,  Sig.  Francesco 
Foetterle;  6.  l'archivio  abbisogna  d'un  individuo  scien- 
ziato ,  il  quale  abbia  ad  ordinare  sistematicamente  tutte 
le  carte  geognostiche  e  montanistiche,  abbia  a  registrare 
e  disporre  i  lavori  atti  alla  pubblicazione,  Sig.  Conte  Fed. 
Marschull.  —  Per  sovrana  concessione  furono  destinali 
tOOOO  fior,  pei  primi  bisogni,  ed  una  somma  annuale  di 
30000  fior,  per  le  altre  spese,  come  Museo,  Laboratorio , 
Stamperia,  escursioni  geologiche  etc.  eie.  — Ora  che  final- 
mente si  ebbe  la  sovrana  risoluzione  di  poter  con  energia 
darsi  ad  un'opera  sì  grandiosa,  sì  vantaggiosa,  qual  è 
quella  della  disamina  geologica  della  Monarchia;  il  diret- 
tore Sig.  Haidinger  non  esitò  di  progettare  il  piano  per 
la  prima  perlustrazione  del   1850  (V.   1.  fascicolo). 

La  Monarchia  austriaca  contiene  una  superficie  di  12000 
leghe  quadrate.  Fu  deciso  di  dividere  queste  in  modo  che 
ogni  anno  ne  venissero  esaminate  in  circa  400  leghe  qua- 
drate, così  che  abbisognerebbe  un  periodo  di  30  anni 
per  venirne  al  fine.  L'  Austria  offre  due  sistemi  di  Monti 
del  tutto  separati  fra  loro;  l'uno  sviluppatosi  al  N.  W.  nella 
Boemia,  nella  Moravia,  si  unisce  agli  strati  e  alla  forma- 
zione della  Germania  settentrionale  e  centrale  e  questi 
stanno  in  rapporto  colle  regioni  classiche  della  Francia  e 
dell'Inghilterra;  la  parte  maggiore  della  superficie  viene 
però  occupata  dalle  Alpi  e  dai  Carpazj  ,  i  quali  uniti  co- 
stituiscono un  gran  fenomeno  geologico.  Uno  schiarimento 


i»02  ISTITUTO  GEOLOGICO 

notevole  solo  allora  è  facile  ad  ottenersi ,  allorché  si  im- 
prenda ad  esaminare  ad  un  colpo  un  gran  tratto  di  paese. 
Nominatamente  nelle  Alpi,  sopra  cui  le  opinioni  de'  geo- 
logi anco  più  distinti,  differenziano  oltre  modo,  havvi  ma- 
teriale abbastanle  per  sludi  indefessi,  onde  finalmente  ve- 
nirne al  fondo  della  verità  e  dar  fine  alle  lunghe  liti  scien- 
tifiche. Venne  per  ciò  stabilito  di  dar  principio  all'esplo- 
razione geologica  nelle  vicinanze  della  Capitale,  alla  linea 
in  cui  si  offrono  a  contatto  e  Calcari  ed  arenarie,  in  cui  die- 
tro 1' opinione  di  molli  geologi  distinti  si  riconoscerebbero 
molto  più  recenti  tutte  le  Arenarie  poste  lungi  d^ila  Catena 
centrale  degli  scisti  alpini,  se  diPatlo  alcune  di  esse  non 
avessero  a  trovarsi  in  alcuni  sili  al  di  sotto  del  calcare. 
Il  territorio  da  esaminarsi  comprende:  nell'Austria  infe- 
riore 344  leghe  quadrale  austriache ,  nell'  Austria  supe- 
riore 208,  e  nel  Salisburghese  124,  non  senza  inoltrarsi 
in  qualche  punto  se  vi  è  bisogno  anco  nella  Stiria.  Nel 
corso  di  questa  prima  perlustrazione  si  potranno  racco- 
gliere abbastanli  esperienze,  poi  proceder  con  maggior 
celerilà  ed  energia.  Le  forze  verrebbero  divise  poi  in  due 
sezioni,  di  cui  una  entrerebbe  nel  Tirolo  con  600  leghe 
qandrale,  per  poi  penetrare  a  passi  quanto  possibile  vistosi 
verso  l'Oriente.  Lombardia  (  375  leghe  quad.  ),  Veneto  415, 
Carintia  180,  Stiria  3I9_,  Caniiola  174,  Gorizia  e  Gradi- 
sca 51,  Trieste  16,  Istria  88,  Dalmazia  222.  La  seconda 
sezione  si  inoltrerebbe  nella  Bosnia  903 ,  Moravia  387  , 
Slesia  89,  a  Settentrione  verrebbero  ad  esaminarsi  la  Ga- 
lizia 1344,  la  Buccovina  181,  al  lato  meridionale  la  Croa- 
zia e  Slavonia  294,  il  Confine  militare  183,  per  poi  ter- 
minare coli' Ungheria  settentrionale  e  meridionale  3314,  la 
Wojwodina  354  e  colla  Transilvania  955. 

Nell'estate  1850  furono  quindi  disegnali  dal  direttore 
dell'I.  R.  Istituto  i  seguenti  profili:     • 

1.  Da  Wien-Neustadt  e  Neunkirchen  per  Lilienfeld  e 
St.  Ippolito  sin  ai  Danubio. 


DI    VIENNA  603 

Questa  sezione  comprende  le  calcari  orbitulitiche  (Nu- 
mulitiche),  i  carboni  fossili  Wien-Neustadt,  i  dolomiti  di 
WoUek,  i  gessi  di  Buchberg  e  Weidmannsfeld ,  i  serpen- 
tini di  Willendorf;  di  poi  seguono  i  monli  calcari  e  al  N. 
l'amasso  precipuo  dell'Arenaria  viennese.  Verso  Lilienfeld 
olfronsi  i  carboni  fossili  nella  direzione  N.  W. ,  i  Calcari 
ed  i  terreni  terziarj  ed  alluviali,  e  verso  il  Danubio  gli 
scisti  cristallini.  A  questa  sezione  fu  proposto  il  Consigliere 
montanistico  Sig.  Gio.  Czjzek  e  ad  esso  furono  addetti  i 
Volontarj  Stur  e  Mannlicherj  nel  corso  delle  escursioni  vi 
si  unì  pure  il  Sig.  Zekeli. 

2.  Dal  Danubio  per  St.  Ippolito,  Lilienfeld,  Annaberg, 
Maria  Zeli,  Seewiensen  sin  verso  Leoben.  Questa  sezione 
offre  primieramente  le  Arenarie^  e  le  Calcari,  i  Carboni 
di  Lilienfeld  e  de'  suoi  dintorni ,  i  gessi  di  Lbenrott,  Tur- 
nitz,  Aunaberg,  i  dolomiti  ed  i  calcari  dei  dintorni  di 
Maria  Zeli  eie.  Presso  GoUratb  riuviensi  lo  scisto  argilloso 
ed  il  ferro  spatico;  presso  Seewinsen  ed  in  altri  punti  dei 
calcari  alpini  mostrasi  qua  e  là  il  gesso.  Verso  Trofajach 
e  Leoben  finalmente  si  fan  vedere  gli  scisti  argillosi  e  cri- 
stallini. Capo  geologo  il  Sig.  Gio.  Kudecnatsch  coli' I.  R. 
Praticante  montanistico  Friese. 

3.  Da  Stuzer  a  Eisenerz  e 

4.  Da  Windisgarsten  a  Lietzen.  In  queste  due  sezioni 
sono  posti  Neustift,  il  Pechgraaen,  Grossraming,  Weyer, 
Altenmarkt,  il  Landel  co'  loro  fossili  interessanti  della 
Gosau  ;  il  Waggraben  presso  Kieflau  colle  sue  Torualelle; 
all'Ost  i  depositi  carboniferi  di  Goselin  e  di  Hoblensteiu. 
La  diramazione  occidentale  nella  direzione  di  Cross  Ruming 
verso  Admont  offre  i  banchi  delle  Ippuriti,  il  ferro  argi- 
lifero  e  le  formazioni  saline.  Alla  terza  sezione  fu  propo- 
sto il  Sig.  Carlo  Ebrlich,  e  aggiunto  l'i.  R.  Praticante  mon- 
tanistico  Sig.  Rossiwall;  alla  quarta  sezione  il  Cons.  Mont. 
Sig.  Cav.  Hauer,  a  cui  vi  si  aggiunsero  i  suoi  due  fratelli 
Giulio  e  Rodolfo ,  il  Prof.  Koi  islka  ,  Kupelwieser. 


604  ISTITUTO    GEOLOGICO 

5.  Da  Engelhardszell  al  Danubio  per  Tichl  sin  al  Da- 
chslein.  Questo  profilo  trovasi  nei  graniti  e  negli  scisti 
cristallini  dei  dintorni  di  Engelhardszell.  Più  verso  S.  presso 
Wolfsegge.  Capo  geologo  il  Sig.  Fed.  Siinony  col  Monta- 
nistico  Gobanz. 

6.  Da  Braunau  suIl'Enno  per  Salisburgo,  Hallein  sin 
agli  scisti  delle  Alpi  centrali  salisburghesi.  —  Quivi  rin- 
vengonsi  gli  strati  alluviali  più  recenti,  diversi  calcari  al- 
pini e  gli  scisti  rossi;  verso  E.  seguono  i  nummuliti  clas- 
sici di  Teisendorf,  gli  Ippurili  dell' Dntersberg,  gli  strati 
Neocomiani  di  Rosefeld  ,  il  Lyas  d'Adelh,  le  formazioni 
«aline  di  Hallein,  i  Calcari  Isocardiaci  al  Passo  Luegg ;  al- 
l'Osi, appajono  le  masse  calcaree  del  Tànengebirg,  Capo  geo- 
logo il  Sig.  Marco  Lipold  coH'I.  R.  montanislico  Prinzinger. 

Ciascun  Capo  geologo  venne  provveduto  delle  ne- 
cessarie carte  geografiche  e  geognosliche  relative  al  ter- 
ritorio da  esplorarsi;  ciascuno  ricevette  gli  occorrenti  ap- 
parati fisici,  compasso,  tubo,  psichrometro ,  termometro 
etc.  ;  fra  gli  altri  utensili  di  disegno ,  una  camera  oscura; 
finalmente  un  foraterra,  martelli  ,  scalpelli  di  diversa  gran- 
dezza etc.  Nulla  fu  ommesso  onde  i  geologi  possan  eseguire 
con  esaltezza  in  ogni  ramo  delle  scienze  naturali  quelle  osser- 
vazioni, e  quelle  esperienze  necessarie  per  dilucidare  dei 
punti  ancor  oscuri,  o  forse  non  ancor  visitali.  I  geologi 
vennero  incombenzali  dal  direttore  di  non  solo  tendere  tutte 
le  loro  cure  alla  geologia,  ma  di  rivolgerle  pure  alla  Bo- 
tanica, Zoologia;  di  non  trascurare  l'Archeologia,  l'Etno- 
grafia e  così  via.  Nel  mese  d'  Agosto  intraprese  il  Direttore 
un  viaggio  d'ispezione  in  tutte  le  sei  sezioni,  onde  accertarsi 
in  persona  de'  progressi  fatti  nei  lavori,  come  pure  onde  schia- 
rire alcuni  punti  rimasti  problematici  o  oscuri  ai  geologi. 

Oltre  le  perlustrazioni  intraprese  nelle  Alpi  la  dire- 
zione dell'I.  R.  Istituto  geologico  credette  necessario  do- 
ver nello  stesso  tempo  esaminare  pure  degli  altri  punti 
della  monarchia  :   1.  il  Dott.    Hornes  Fu  incaricato  di  per- 


DI    VIENNA  506 

correr  diversi  punti  dei  bacino  di  Vienna,  onde  studiarne  i 
rapporti  geognostici ,  e  raccorre  una  quantità  quanto  pos> 
sibile  grande  di  petrefatti,  onde  con  quelli  già  proprj  del 
Museo  dell' Islilulo  geologico  formar  il  materiale  occorren- 
te ad  una  Monografia  de'  petrefatti  del  bacino  di  Vienna. 
Quest'opera  la  quale  verrà  illustrata  da  una  quantità  di 
tavole  litografiche  fu  di  già  incominciala  dal  suddetto 
Hornes ,  ed  essa  non  può  che  riuscir  esalta  ed  importante 
venendo  il  tutto  intrapreso  sotto  la  direzione  del  valente 
ed  esimio  geologo  Parlsch. 

2.  Lo  sludio  delle  piante  fossili,  il  quale  sin  ad  ora  fu 
quasi  del  tulio  negletto,  se  eccettuar  vogliamo  le  opere  del 
eh.  Prof.  Unger,  fu  ripreso  per  cura  dell'  I.  R,  Istituto  geolo- 
gico del  Dolt.  Const.  Ellingshausen;  questi  visitò  Parschlug, 
Sotzka,  TufFers,  Sufeld,Bilin,  ne  raccolse  in  queste  loca- 
lità più  di  20000  esemplari  di  piante  fossili,  fra  cui  se 
ne  trovano  non  poche  specie  del  tutto  nuove;  alla  descri- 
zione della  flora  fossile  fu  dato  comincianiento  dai  sud- 
detto Ettingshausen;  nel  corso  del  corrente  inverno,  e  si 
ha  speranza  di  vederne  pubblicata  una  Memoria  ancor  du- 
rante r  anno  1850. 

3.  Il  Prof.  Emmricb  di  Meiningen,  noto  nelle  scienze 
geologiche  per  gli  sludj  falli  nella  Baviera  e  nel  Tirolo, 
ebbe  a  percorrere  il  profilo  da  Lofer  a  Unken,  i  risultati 
sono  di  sommo  interesse  ed  importanza. 

4.  L'  Accademico  Heckel,  noto  pei  suoi  lavori  sui  Pesci 
fossili  della  Monarchia  austriaca,  s,i /portò  a  Sufeld  e  a 
Dolca  per  apprender  sul  luogo  stes$  le  cognizioni  neces- 
sarie ai  suoi  ulteriori  lavori.  Esso  visitò  a  Verona  i  rino- 
mali gabinetti  del  March.  Canossa  e  del  Conte  Gazzola;  in 
essi  trovò  diversi  pezzi  fossili  non  ancor  descritti  in  al- 
cuna opera,  o  se  lo  furono  non  lo  erano  colla  dovuta  esat- 
tezza allo  scopo  di  completare  maggiormente  le  cognizioni 
illiologiche  fossili.  Heckel  fece  l'inchiesta  di  averli  a  Vienna 
onde  studiarli    a   dovere,  e  il  March.  Canossa    tostamente 


506  ISTITUTO   GEOLOGICO 

t1  aderì  colla  sua  innata  gentilezza,  sempre   pronto  a  fa- 
vorire in  quanto  risguarda  le  scienze. 

5.  Il  Professore  Reuss,  noto  pei  suoi  studj  sui  Polipaj 
e  sui  Foraminiferi,  non  che  geologici  della  Boemia,  per- 
corse il  circolo  Eger  ed  i  suoi  rapporti  geologici  sono  d'una 
importanza  non  lieve. 

6.  Fra  i  lavori  di  alto  interesse  intrapresi  dall'  Istitu- 
to geologico  si  devono  annoverare  quelli  del  Doti.  Schmidt; 
egli  si  diede  ad  esaminare  le  grotte  e  caverne  del  Karss; 
egli  seguì  il  corso  sotterraneo  del  Paik  nella  grotta  d'  Adel- 
sberg  e  della  Maddalena,  poi  in  quella  di  S-  Canziano  presso 
Maulnilz,  in  una  estensione  di  4000  pertiche. 

7.  L'  asisleote  del  Museo  ;  il  Sig.  Foetterle ,  venne  in« 
caricato  di  esaminare  geologicamente  i  dintorni  di  Tlumacz 
«ella  Galizia  ;  questo  viaggio  benché  intrapreso  in  una  sta- 
gione di  già  inoltrata ,  diede  de' risultati  assai  importanti, 
nominatamente  in  rapporto  del  carbon  fossile. 

8.  Il  Nobile  Sig.  de  Zigno,  Podestà  di  Padova,  non 
mancò  di  cooperare  ai  lavori,  dando  una  memoria  sui 
monti  stratificali  delle  Alpi  Venete  ed  inviandone  le  roccie 
in  esse  effertesi. 

In  questo  mentre  in  diversi  punti  delta  Monarchia  si 
lavorò  energicamente  in  rapporto  geologico  e  paleonto- 
logico, ed  a  Vienna  nel  punto  centrale  dell' agire,  non  si 
restò  inoperoso. 

Il  Consigliere  di  Sezione,  Sig.  Guglielmo  Haidinger, 
non  contento  di  estendere  e  perfezionare  gli  sludi  geolo- 
gici proprii  dell'Istituto  di  miniere,  volse  l'occhio  anco 
sulle  altre  scienze  affini ,  relative  intimamente  alla  geo- 
logia. 

Le  carte  geografiche  dello  Stato  maggiore  di  2000° 
su  un  pollice  ,  non  comprendono  tutte  le  provincie  della 
Monarchia  austriaca.  A  richiesta  del  direttore  Sig.  Haidin- 
ger venne  perciò  costituita  un  apposita  commissione  sotto 
la   presidenza    del  Feld  maresciallo    Sig.    Barone  Hass,    la 


DI    VIENNA  507 

quale  anco  per  iscopo  di  stabilire  i  mezzi  onde  compiere 
con  maggior  celerità  possibile  tutti  i  lavori  geografici;  il 
risultato  d'essa  ne  fu  assai  favorevole:  venne  prefisso  di 
erigere  a  tal  uopo  un  apposito  corpo  di  Ingegneri  geografi, 
di  chiedere  una  sovvenzione  annua  di  60000  fior,  e  di 
aver  cura  che  nel  periodo  di  20  o  25  anni  sian  pubblicate  le 
carte  di  tutte  le  Provincie  dello  Stato  austriaco. 

E  chiaro  che  per  trarre  dalla  Geognosia  dei  risultati 
rilevanti  ne  fu  forza  di  esaminar  le  parti  costituenti  i  mi- 
nerali, le  terre,  roccie ,  i  metalli  etc.  —  In  via  del- 
la Sovrana  concessione  fu  perciò  annesso  all'I.  R.  Istituto 
geologico  un  laboratorio  Agronomico  chimico,  allo  scopo 
di  analizzare  le  molteplici  terre,  le  ceneri  delle  piante  etc. 
A  chimico  di  detto  laboratorio  ne  fu  proposto  il  Sott. 
Moses,  il  quale  però  non  potè  agire  in  esso,  poiché  dovette 
seguire  una  Commissione  nell'Ungheria,  onde  ivi  esami- 
nare i  diversi  terreni  ricchi  di  Nitro  e  studiarne  la  produ- 
zione, e  dopo  di  ciò  venne  eletto  Professore  all'Istituto 
Agronomico  di  Ung.  Allenburg.  —  Ora  ne  fu  addetto  al 
suddetto  Laboratorio  il  Dott.  Rugoky ,  valente  chimico.  — 
L' assaggiatore  alla  Zecca  il  Sig.  lóioe,  è  incaricato  di  ana- 
lizzare i  metalli  ;  e  sotto  la  sua  direzione  il  Praticante  Mon- 
tanistico  Luigi  de  Huber  ne  prestò  dei  servigi  assai  rile- 
vanti per  la  Montanislica. 

A  Vienna,  punto  in  cui  dovrebbero  concentrarsi  le 
scienze  tutte,  i  sussidi  tutti  necessari  a  perfezionarsi;  an- 
davasi  privo  sin  ad  ora  d'un  Museo  d'Anatomia  comparata  ; 
scienza  di  somma  importanza,  non  solo  per  la  Zoologia 
stessa ,  ma  nominatamente  per  la,  Paleontologia.  Dietro 
istanza  sottoposta  dal  direttore  Haidinger  al  Ministro  delle 
Istruzioni  pubbliche,  il  Sig.  Conte  Thun ,  si  venne  a  sta- 
bilire la  fondazione  d'un  Museo  tale  e  1' Anatomico  Fyrt/, 
con  una  sovvenzione  di  3000  fior,  annui  fu  incomben- 
zato  d'  essa.  L'  assiduità  con  cui  il  Prof.  Hyrtl  vi  si  dedicò 
a  tal   opera    è    motivo  che,  benché   appena   scorsi   pochi 


508  ISTITUTO  GEOLOGICO 

mesi,  ne  sono  di  già  preparati  40  quadrupedi,  30  uccelli, 
50  amfìbj,  60  pesci  e  fra  questi  molti  grandi  e  molto  rari. 
Non  avvi  Università  in  Austria ,  in  cui  venga  trattata  la 
Geologia  e  la  Paleoutologia;  Scienza  che  gode  nella  Ger- 
mania, Francia,  Inghilterra  etc.  apposite  cattedre;  il  Di- 
rettore Haidinger  conoscendo  a  fondo  quanto  una  Cattedra 
simile  ne  avesse  ad  apportare  dei  vantaggi ,  non  esitò  dì 
proporne  la  fondazione;  avendosi  delle  prove  che.il  Mi- 
nistro della  istruzione  pubblica  non  ommette  occasione 
di  elevare  e  propagare  quanto  possibile  le  scienze  nel- 
l'Austria e  ne  fan  fede  le  inslituzioni  presenti  dei  Gin- 
nasi e  delle  Università.  Potrassi  forse  veder  in  breve 
stabilita  questa  Cattedra  di  geologia  e  Paleontologia  al- 
l'Università di  Vienna.  —  A  Hallstadt  nell'Austria  supe- 
riore furono  scoperti  già  da  lungo  tempo  dei  tumuli  degli 
antichi  Celli,  abitanti  di  questi  paesi,  e  al  Ramsauer, 
impiegato  alle  saline  di  Hallstadt ,  devesi  la  conservazione 
degli  scheletri  e  delle  suppellettili  d'oro,  di  bronzo  etc. , 
nei  suddetti  tumuli  rinvenute,  egli  ne  formò  vistosa  colle- 
zione e  non  tralasciò  di  accrescerla  con  nuove  scoperte. 
Il  direttore  Haidinger  conoscendo  con  quanti  sagrifici  il 
suddetto  Ramsauer  si  abbia  dati  alli  scoprimenti  degli  sche- 
letri, con  quanta  energia  abbia  resistito  alle  splendide  of- 
ferte di  archeologi  esteri,  nominatamente  inglesi;  non 
indugiò  di  procacciargli  i  mezzi  pecuniari  onde  conti- 
nuare i  lavori ,  come  pure  sottomise  tostamente  una  Re- 
lazione all'I.  R.  Ministero,  onde  tal  ricca  collezione 
venga  acquistata  dal  governo  essa  presta  il  fondamento  ad 
un  Museo  etnografico. 

Nella  Sliria  si  è  formata  già  da  varj  anni  una  Società 
geognostioa  montanistica,  a  cui  presiede  il  mecenate  delle 
Scienze  l'Arciduca  Giovanni.  —  Questa  Società  operò  ener- 
gicamente nel  proprio  paese  ;  il  suo  Commissario  geogoo- 
stico  ,  il  Sig.  Morlot,  percorse  quasi  tutta  la  Stiria  ed  anco 
l'Istria  e  ne  diede    assai    interessanti  descrizioni,  ne  fece 


DI    VIENNA  509 

importanti  scoperte;  anco  il  Sig.  Ehrlich,  custode  al  Mu- 
seo Francesco-Carolino  a  Linz,  venne  dalla  suddetta  So- 
cietà incombenzato  di  percorrere  una  parte  dell'  Austria 
superiore ,  e  ne  diede  de'  risultati  assai  importanti. 

Nel  Tirolo  una  seconda  Società  geognostica  monta»' 
nislica  operò  in  via  geologica  ;  tutto  il  TirOlo  ne  fu  per- 
corso ,  e  la  sua  Carta  geognostica ,  di  una  parte  ne  venne 
di  già  pubblicato;  ne  parla  abbastanlemente ,  con  quanti 
sagrifici  essa  società  \hbe  cura  di  pervenire  allo  scopo 
prefìssosi.  É  cosa  indubitabile  che  tali  Società  geognosliche 
non  solo  apportano  sorami  vantaggi  al  proprio  paese,  ma 
servono  pure  pei  progressi  delle  scienze.  11  Consigliere 
Haidiiiger  sempre  pronto  a  propagare  in  ogni  dove  le  scienze 
geologiche,  ebbe  curai  di  eccitare  in  ogni  dove  gli  animi 
a  fondare  delle  altre  Società  simili  nelle  Provincie  in  cui 
esse  non  esistono  ancora  ;  in  conseguenza  di  ciò  ne  venne 
spedito  il  Cav.  Hauer  a  Venezia,  Padova,  Milano,  onde 
progettare  colà  cogli  esimi  geologi  Jan,Curioni,  Balsamo 
Crivelli j  De  Zigno,  Catullo,  Pasini,  Massalongo,  e  diversri 
altri,  i  mezzi  con  cui  dar  vita  ad  una  società  geognostica 
montanistica  Lombarda  e  Veneta.  Tutti  i  geològici  tosta- 
mente si  offersero  a  tributare  a  quest'  opera  tulle  le  loro 
collezioni  ,  biblioteche  e  proprj  lavori  e  dietro  i  passi  falli 
al  Ministero,  si  può  nutrir  la  speranza  di  veder  ben  in 
breve  l'esistenza  di  una  tal  società;  la  prima  in  Italia.  11 
Lombardo  Veneto  era  sempre  la  culla  delle  scienze  mine- 
ralogiche, i  nomi  di  Brocchi,  Breislak,  De  Crislofori,  Mara- 
schini, Marzari ,  Lazise  e  Malacarne ,  e  mille  altri  ne  spar- 
sero lumi  abbaslanli;  ma  pure  molti  traiti  di  paese  abbi- 
sognano ancor  dei  profondi  studi  ed  energici.  —  Neil'  Un- 
gheria il  Consigliere  aulico  Kubinyi  diedesi  premura  di 
costituire  una  società  geognostica  montanistica  a  Pesth , 
in  forza  delle  splendide  sovvenzioni  del  Principe  Eslerhazj  e 
d'altri  Magnati;  più  persone  scienziate  vi  si  unirono,  ed  essa 
non  tardò  a  dar  segni  di  vita.  —  A  Brtìnn  fu  il  Consig.  Baro» 


SPQ  ISTITUTO    GEOLOGICO 

Hingenau,  che  dispose  il  tutto  onde  formar  una  società 
ed  anco  quivi  tostamente  gli  scienziati  si  offersero  di  con- 
tribuire ad  un  opera  sì  lodevole  ed  importante. 

La  Redazione  del  Giornale  dell'  I.  R.  Istituto  geologico 
è  anco  un  lavoro  intimamente  annesso  all'Istituto.  Nel  Lu- 
glio 1850  uscì  il  primo  fascicolo,  e  nel  Febbrajo  del  cor- 
rente il  secondo  fascicolo ,  il  terzo  trovasi  di  già  sotto  il 
Torchio.  —  Di  questo  giornale  ne  vengono  spediti  degli 
esemplari  a  tutte  le  Autorità  civili  e  militari,  a  tutti  gli 
stabilimenti  d' Istruzione ,  alle  Accademie  delle  scienze  e 
alle  Società  scientifiche  private  non  solo  della  monarchia 
austriaca,  ma  ne  fan  parte  pure  di  tale  dono  non  pochi 
stabilimenti  montanistici ,  e  scientifici  dell'Estero.  (Nel  I.** 
fase,  vengono  enumerali  tutti  gli  stabilimenti  dell'Austria 
e  dell'Estero,  a  cui  viene  spedito  il  Giornale.  )  11  Giornale 
contiene  degli  articoli  assai  importanti  e  ne  fa  fede  il  grande 
smercio  d'  esso  ;  persone  scienziate  e  perfino  persone  an- 
cor principianti  nella  geologia  si  affrettano  di  procacciar- 
selo; il  prezzo  assai  basso  (5  fior,  per  14  fase),  contri- 
buisce pure  non  poco  alla  propagazione  d'  esso. 

Credo  che  possa  esser  d' interesse  l' enumerazione  de- 
gli articoli  contenuti  nei  primi  due  fascicoli. 

Rapporti  geognostici  delle  Alpi  tra  Vienna  e  Salisburgo 
del  Cav.  Hauer. 

Risultati  dei  viaggi  nella  Monarchia  austriaca  del  diret- 
tore della  Specola  Carlo  Kreil,  comunicati  dal  Professore 
Korislka.  (In  essa  memoria  vengono  esposti  gli  elementi 
magnetici,  le  date  tutte  meteorologiche,  la  posizione  geo- 
grafica, l'altezza  pura,  il  livello  del  mare  etc.  di  diversi 
punti  dell'Austria,  visitati  dal  suddetto  Kreil.). 

Rapporti  geologi  nella  Stiria  settentrionale  di  Morlot. 

Della  Geologia  agronomica  di  Nereo  Boubèe ,  traduzio- 
ne del  Conte  Marschall. 

Del  Rame  nativo  di  Recsk  presso  Erlan  in  Ungheria 
di  Haidinger. 


DI     VIENNA  511 

Prospetto  de'  monti  stratificali  delle  Alpi  Venete  di 
De  Zigtio. 

Dei  rapporti  geologici  di  Raibl;  poi  di  Rodoboj  in 
Croazia  di  Morlot. 

De'  depositi  salini  nei  Carpazj  e  nelle  Alpi  Salisbur- 
ghesi  di  Zeuschner. 

Del  Dopplerite  di  Kenngott. 

Progressi  della  Geologia  nella  Russia  di  Helmersen. 

Della  formazione  e  produzione  del  Nitro  in  generale 
di  Richenbach ,  e  della  produzione  in  Ungheria  di  Szabò'. 

Sotto  l'articolo  Museo  vengono  specificati  tutti  gli 
invii  fatti  da  privali  o  da  altri  di  minerali,  petrefatti  eie. 
all'istituto  Geologico,  e  di  oggetti  interessanti  ne  viene 
data  una  esatta  descrizione. 

Le  sessioni  tenute  durante  l' inverno  trovano  pure  po- 
sto in  ogni  fascicolo;  tutti  gli  articoli  vengono  inseriti 
che   in  esse  sessioni  furono  letti. 

Essendo  il  locale  in  cui  trovasi  al  presente  l' Istituto 
Geologico  di  troppo  ristretto  per  le  collezioni  geognostiche 
e  paleontologiche,  per  la  biblioteca,  e  per  l'Archivio  come 
pure  i  necessarj  lavori  dei  geologi,  perciò  venne  stabilito 
di  prender  in  afRlto  il  palazzo  del  Principe  Lichtenstein  , 
in  cui  durante  r  anno  corrente  verranno  trasportate  le  col- 
lezioni del  Museo  ed  ivi  ordinate  in  modo  non  solo  ad 
appagare  lo  scienziato ,  ma  pure  per  allettare  l' occhio 
dell'  idiota. 

Li  25  Settembre  furono  aperte  le  sessioni  geologiche 
col  festeggiare  il  nome  del  Werner  ;  tale  festività  venne 
tenuta  quasi  in  tutti  i  luoghi  montanistici  con  somma  ce- 
lebrazione; e  in  ricordanza  di  tale  giorno  verrà  data  alla 
luce  un  album  in  cui  verranno  inscritti  tutti  i  discorsi  te- 
nuli  nei  diversi  luoghi  montanistici  dell'Austria,  e  tutte 
le  memorie  relative  alla  geologia  e  alla  montanistica  au- 
striaca. 

Verso  la  fìne  dell'Ottobre  ritornarono  i  geologi  dalla 


Ali  ISTITUTO   GEOLOGICO 

loro  peregrinazioni  geologiche,  ricchi  di  cognizioni j  il  ma- 
teriale raccolto  supera  di  molto  l' aspettazione  ^  più  di  200 
casse  di  minerali  e  petrefatti  furono  inviati  all'Istituto; 
fra  essi  sono  oggetti  di  somma  importanza,  di  sommo  inte- 
resse e  di  cui  solo  allora  se  ne  riconoscerà  il  vero  valore, 
quando  su  di  essi  ne  saran  fatti  gli  sludi. 

Dal  sin  qui  esposto  si  potrà  conseguire  che  in  questi 
ultimi  anni  fu  fatto  un  passo  veramente  gigantesco,  onde 
richiamare  le  Scienze  dal  loro  letargo;  basta  dire  che 
Haidinger,  nominatamente  nella  scienza  geologica  devesi 
riconoscere  qual  promotore  d'essa,  come  pure  di  certo 
devonsi  tributare  tutte  le  possibili  grazie  all'  I.  R.  Mini- 
stero, il  quale  riconoscendo  la  necessità  di  finalmente  ele- 
vare le  scienze  ,  non  esita  di  concedere  quanto  il  Consi- 
gliere di  Sezione  Sig.  Haidinger,  viene  chiedendo  in  inte- 
resse di  esse;  anco  l'Accademia  merita  ogni  menzione  di 
certo  grata  agli  scienziati ,  poiché  anco  questa  non  tra- 
scurò occasione  per  più  che  è  possibile  estendere  tutte  le 
cognizioni  scientifiche,  e  nominatamente  la  Storia  natu- 
rale; in  cui  veramente  ha  già  dato  delle  prove  di  som- 
mo rilievo  ,  in  forza  di  che  possiamo  andar  certi  che  in 
breve  si  vedrà  nell'Austria,  come  in  altri  paesi,  splen- 
dere il  sole  delle  scienze. 

SENNONER. 


613 

Ricerche  sperimentali  sulla  temperatura  dei 
Rettili  j  del  Sig.  Dumèril. 

{L'Institut.  N.  836.  pag.  II.) 

I* 

BATRACI ,  ANURI  (  RANE  )  E  OFIDI. 

La  temperatura  degli  organi  ititerni  della  Rana  è  su- 
periore a  quella  del  mezzo  ambiente;  questa  differenza, 
che  è  costante,  e  nondimeno  debole,  quando  l'osserva- 
zione è  fatta  in  condizioni  convenienti  per  non  portare, 
in  qualche  guisa,  nessuna  modificazione  al  genere  di  vita 
abituale  degli  animali  ;  essa  infatti  non  è  stata  una  sola 
Tolta  maggiore  di  ^  grado  ed  altre  volle  che  di  |  ed  anche 
di  1|5  di  grado.  Se  dall'acqua  a  •*-  14°  o  15°  in  cui  esse 
vivono  abitualmente,  durante  l'inverno,  nella  ménagerie 
dei  Rettili ,  si  trasportino  delle  Rane  nell'  acqua  a  -t-  8°  o  6°, 
la  loro  temperatura  si  abbassa  notabilmente,  perchè  da 
15°  a  16°  al  più  che  prima  avevano  ,  discendono  a  -+-8°2i3 
ed  anche  fino  a  -»-  8°.  Per  un  ora  e  òO  minuti  durata 
dell'esperienza,  il  termometro  posto  nella  cloaca  ha,  ad 
onta  di  quest'abbassamento,  sempre  indicalo  una  cifra 
superiore  a  quella  del  termometro  che  soggiornava  nel- 
l'acqua. 

I  limiti  di  queste  differenze  sono  stati,  da  una  parte, 
lj4  di  grado,  e  dall'altra  2°1|6;  ma  il  più  di  sovente  si 
•ono  mantenute  fra  quest'ultimo  numero  e  3i4  di  grado- 
Quando  l'acqua  è  siala  meno  calda  della  Rana,  resisten- 
do essa  a  questo  raffreddamento,  non  solo  non  vi  ha 
partecipato,  ma  ha  anche  prodotto  un  po'  più  di  calore. 
Infatti  non  si  è  trovato  il  maximum  -4-  8  2|3  che  nei  mo- 
menti in  cui  r  acqua  da  -+-  8°  era  discesa  a  h-  4[5  u 
-t-  6"  li2. 

N.  Ann.  Se.  >atur.  Serie  IH.  Tomi)  3.  33 


514  TEMPERATUPA  DEI  RETTILI 

Godono  COSÌ  le  Rane  del  potere  di  mantenersi  a  un^ 
temperatura  un  poco  più  superiore  a  quella  del  mezzo 
ambiente.  Vi  si  mantengono  anche  allorquando  non  resi» 
stono  che  incompletamente  a  un  abbassamento  pure  assai 
poco  considerabile  della  temperatura  del  mezzo. 

Pebbonsi  infìne  prendere  grandi  precauzioni  sperimenr 
tando  per  evitare  il  riscaldamento  di  questi  animali  j  per? 
che  se  quest'ultimo  ha  limiti  ben  detferminati ,  quando 
quello  del  mezzo  è  considerabile ,  come  V  hanno  mostrato 
le  esperienze  di  F.  Delaroche,  può  nondimeno  giungere 
ad  eguagliare  la  temperatura  dell'  acqua  che  abitano  le 
Rane:  allorché  quest'acqua,  come  egualmente  ce  l'ha 
provato,  non  è  riscaldata  al  di  là  di  26°,  e  che  l'evapo-? 
razione  pulmonare  e  cutanea  è  resa  impossibile  per  una 
completa  immersione. 

Se  la  temperatura  dei  Serpenti  è  forse  qualche  volta 
inferiore  a  quella  del  mezzo  ambiente,  quando  questo 
viene  portato  da  ■+■  20°  a  •+•  30°,  essa  può ,  in  certe  cir- 
costanze ,  questa  temperatura  esterna  restando  la  stessa , 
esserle  eguale  ;  e  sette  volte  sopra  16  gli  è  stata  superiore 
almeno  di  1°  o  di  1°  1(4.  Questa  differenza  è  dunque  molto 
bene  considerabile  di  quello  che  si  sarebbe  tentato  di 
crederlo,  dopo  l'unica  osservazione  di  Hunter,  che  ha 
trovato  nello  stomaco  ,  poscia  nella  cloaca  d'una  Vipera  in 
buono  stato  di  salute  5°  1(2  di  più  dell'aria  ambiente. 

La  temperatura  dei  Serpenti  è  in  una  relazione  rimar- 
chevole con  quella  del  mezzo  che  abitano.  Così  i  Boa  con- 
strictor,  rototoiandosi  alle  traverse  poste  nella  loro  gab- 
bia ,  tengonsi ,  allorché  sono  in  questa  posizione  ,  in  una 
regione  egualmente  distante  dalla  soffitta  a  gratella  di  que- 
sta gabbia  e  dal  solaio  che  ne  è  la  parte  più  calda,  in 
causa  della  vicinanza  dei  tubi  ove  circola  l'acqua  dell'ap- 
parecchio di  riscaldamento.  Partecipano  essi  allora ,  il  fatto 
è  stato  parecchie  volte  constato ,  all'  abbassamento  di 
temperatura  di  questa  regione  media,  il  quale  è  di  J"  a  3°, 


DVMÉRIL  515 

perchè  la  loro  propria  non  ha  prevalso  su  quest'  ultima 
che  di  1|5  o  3[4  di  grado  3  le  è  stato  una  volta  eguale 
e  una  volta  ancora  inferiore  d'un  poco  meno  di  2(5  di 
grado. 

Se,  invece,  si  sottopongono  i  Colubri  a  collare  ad 
un  calore  molto  piìi  considerabile  di  quello  che  li  circon» 
da  abitualmente,  veggonsi  non  presentare  che  un'incom- 
pleta resistenza  al  riscaldamento  di  questo  nuovo  mezzo. 
Possono  giungere  fino  a  ■+■  39°  ll49  nell'aria  secca,  sen- 
z'  inconveniente  ;  ma  se  la  loro  temperatura  oltrepassa 
questo  termine,  la  morte  è  la  conseguenza  di  quest'accre- 
scimento di  calore  interno,  perchè  un  Colubro  è  morto 
a  -+-  41°,  ed  un  altro  a  -+-  40  1  [5,  l'atmosfera  ambiente 
essendo,  nel  primo  caso,  a  45°  e  a  -»-  47°  nel  secondo. 
Il  calore  umido  è  nondimeno  piti  lungamente  sopportato 
da  questi  OfBdi  del  calore  asciutto ,  poiché  uno  di  questi 
animali  mantenuto ,  senz'  alcun  disturbo  per  la  sua  respi- 
razione in  un'acqua  a  -+-  44°,  ha,  poco  a  poco,  preso 
una  temperatura  pressoché  simile,  e  non  è  soccombuto 
che  a  •+■  42°li2,  cioè  non  portando  che  1°  li2  di  meuo 
dell'acqua.  La  forza  di  resistenza  dei  Serpenti  al  riscalda- 
mento non  è  dunque  tanto  considerabile  quanto  quella  di 
cui  sono  dotate  le  Rane  e  che  le  esperienze  di  F.  Delaroche 
hanno  dimostrato  j  il  che  può  dipendere,  come  bisognerà 
assicurarsene  con  nuovi  sperimenti ,  dalla  differenza  presen- 
tata dai  tegumenti.  Nei  Serpenti  infatti ,  tutta  la  superficie 
dei  quali  è  rivestita  di  scaglie,  l'evaporazione  dev'essere 
molto  meno  facile  che  nei  Batracci  che  hanno  la  pelle 
completamente  nuda. 

La  caduta  dell'  inviluppo  epidermico ,  o  muta ,  nei 
Pitoni,  porta  una  leggerissima  modificazione  alla  loro  tem- 
peratura, consistente  in  un  debole  abbassamento,  se  si 
paragoni  il  Serpente  al  mezzo  in  cui  vive,  il  che  non 
può  essere  notato  che  in  quel  periodo  che  precede  la 
muta,   ove   il   difetto    di   trasparenza  del  liquido   espanso 


6t6  TEMPERATURA   DEI   RETTILI 

sotlo  l'epidermide  e,  in  particolare,  davanti  gli  occhi,  li 
rende  opachi  e  dà  loro  un'apparenza  lattiginosa. 

L'atto  della  digestione,  nei  Pitoni,  eleva  in  un  modo 
notabile  la  loro  temperatura  paragonata  a  quella  del  mezzo 
in  cui  vivono.  L'  elevazione  varia  il  più  abitualmente  di 
2"  a  4".  L'osservazione,  seguita  per  un  tempo  sufficien- 
temente prolungato,  mette  ancora  meglio  in  chiaro  com- 
pletandolo, il  fatto  fisiologico  che  ora  è  stato  annunzialo, 
perchè  essa  mostra  che  la  temperatura,  giunta  a  un  cer- 
to grado  che  è  il  maximum,  ridiscende  in  seguito  poco  a 
poco  dal  suo  punto  di  partenza. 

L'  andamento  seguilo  dalla  temperatura  nella  sua  pro- 
gressione ascendente  è  assai  irregolare;  il  maximum,  in- 
fatti, è  stato  toccato  ora  al  termine  di  24  ore  ,  ora  a  quello 
di  66  ore  soltanto.  La  maggiore  o  minore  rapidità  che  la 
temperatura  mette  a  giungere  a  questo  maximum  non  sem- 
bra provenire  dalla  quantità  piìi  o  meno  considerabile  di 
cui  si  compone  il  pasto.  Infine  1'  elevazione  di  temperatura 
è  assai  brusca ,  e  si  manifesta  il  più  di  sovente  senza 
transizione. 


II* 

DELL'AZIONE  DEL  FREDDO  SULLE  RANE. 

(L'Institut.  N.  848.  pag.  108.) 

Allorché  1'  acqua  in  cui  le  Rane  sono  poste  viene  a 
perdere  una  gran  parte  del  suo  calorico,  oppongono  esse 
al  raffreddamento  una  certa  resistenza  talché,  quando  la 
temperatura  non  è  discesa  oltre  -+-  1**,  hanno  mostrato  re- 
lativamente al  liquido,  una  differenza  che  è  slata  fra  1^,4 
e  3*^;  ma  allorché  questo  fu  portato  a  0,  esse  non  lo  su- 
perarono più  che  di  0,5. 


DUMÉRIL  517 

Alcune  modificazioni  sul  raodo  di  sperimentare  hanno 
servito  a  mostrare  che  è  facile  il  vincere  questa  forza  dì 
resistenza  e  che  a  una  temperatura  eguale  a  quella  del 
ghiaccio  in  fusione,  l' equilibrio  può  stabilirsi.  Basta  ,  per 
convincersene,  o  di  porre  la  Rana  nell'acqua  a  0°,  senza 
transizione  e  senza  farla  passare  per  un  raffreddamento 
graduato;  o  di  mantenerla  completamente  immersa  nel- 
l'acqua a  questa  stessa  temperatura,  in  modo  da  impe- 
dire che  la  respirazione  polmonare  si  compie ,  impedimen- 
to che  è  sempre  stato  evitato,  colla  maggior  cura,  nelle 
altre  esperienze. 

Meglio  vedesi  ancora  che  i  Batraci  sono  impotenti 
contro  un  freddo  estremo  intenso ,  quando  si  pongono,  a 
secco,  in  un  vaso  di  cui  portasi  la  temperatura  a  ■ —  4^, 
a  —  5°  ed  anche  a  —  Il°e  ~  t2°,  perii  conlatto  d'una 
mescolanza  frigorifera.  Non  sono  messi  in  equilibrio  con 
questa  temperatura  di  tanto  abbassata,  perchè  il  loro  sog- 
giorno non  v' è  stato  senza  dubbio  prolungato;  ma  sono 
discesi  a  delle  frazioni  di  grado, ed  anche  a  — 1°, limite 
che  era  stato  prefisso,  ma  che  sarà  sorpassato  in  ulteriori 
sperimenti,  destinati  a  far  conoscere  il  tempo  necessario 
perchè  siavi  eguaglianza  fra  l'aria  ambiente  e  l'animale, 
e  le  conseguenze  per  questo  d'un  raffreddamento  di  più 
in  più  considerabile. 

Una  vera  congelazione ,  non  solo  delle  parti  esterne, 
ma  degli  organi  interni,  è  stato  il  risultato  d'un  abbas- 
samento portato  fino  a  — 0°,9  e  —  1",  come  l'ha  dimo- 
strato 1'  apertura  del  corpo  della  Rana  che  portava  la  pri- 
ma di  queste  due  cifre,  e  le  cui  viscere,  divenute  dure  e 
resistenti,  erano  circondati  da  piccoli  ghiacciuoli  prove- 
nienti dalla  solidificazione  di  tutti  i  liquidi.  La  circolazio- 
ne non  si  faceva  più  ;  eranvi,  per  conseguenza,  tutti  i  se- 
gni apparenti  della  morte. 

La  definitiva  cessazione  della  vita ,  contro  ciò  che  ha 
detto  Hunter,  non  è  stata   la   conseguenza  di  questo  mo- 


518  TEMPER.  DEI  RETTILI,  DWMÉRIt 

inentaneo  arresto  nel  giuoco  degli  organi ,  e  della  pró^* 
fonda  modificazione  che  avevano  subita,  come  i  liquidi, 
congelandosi.  Sotto  1'  influenza  graduata  e  progressiva 
d'un  acqua  di  meno  in  meno  fredda,  la  Rana  aperta  e 
quella  in  cui  il  termometro  decussava  —  1°,  e  che  era 
stata  lasciata  intatta,  hanno  bentostosto  dato  delle  mani> 
feste  prove  del  ritorno  degli  organi  al  loro  stato  normale. 
Il  cuore  ritornato,  a  gradi,  ad  una  regolarità  e  a  una 
amplitudine  di  contrazioni  che  formavano  un  contrasto 
ben  sorprendente  coli'  immobilità  assoluta  che  presentava 
dapprima.  Nel  medesimo  tempo  che  la  circolazione  si  ri- 
stabiliva, l'arrivo  dell'aria  nei  polmoni  aveva  luogo.  Tre 
quarti  d'ora  circa  dopo  1'  uscita  del  vaso  in  cui  l'atmo- 
sfera era  stata  così  raffreddata ,  i  movimenti  necessari  alla 
nutazione  s'eseguivano.  Infìne,  cinqne  giorni  dopo  l' espe- 
rienza ,  se  ,  nell'  animale  non  disseccato  ,  le  estremità  digi- 
tali delle  membra  posteriori,  non  fossero,  in  alcuni  punti, 
in  ìsfascelo,  e  non  si  vedesse  una  scioltezza,  di  poco  mi- 
nore forse ,  nei  movimenti  delle  membra  anteriori,  sarebbe 
impossibile  di  distinguere  questa  Rana  risuscitata  da  quelle 
che  non  sono  state  sottoposte  ad  alcuno  esperimento. 


èie 

lllOf  O  DEL.  PEIIDOLO 

Applicato  alla  rotazione  della  tervA» 


Nella  sessione  dell!  3  febbrajo  p.  p.  il  Sig.  di  Foucault 
communicava  all'Accademia  delle  scienze  di  Pctrigi,  le  belle 
esperienze  da  lui  praticate,  tendenti  a  dimostrare  che  un 
Pendolo  semplice  e  libero  j  messo  in  oscillazione  in  un  piano 
determinato,  non  conserva  la  direzione  di  esso  piano,  ma 
per  la  rotazione  diurna  del  moto  della  terra,  avanza  gra-^ 
datamente  da  oriente  verso  occidente ,  vale  a  dire  in  verso 
contrario  alla  rotazione  del  globo,  e  rendè  così  sensibile 
tal  rotazione.  Questo  risultato,  che  ottenne  in  particolare  gli 
elogi  del  celebre  Arago,  e  dello  illustre  Poulliet,  diede  pure 
occasione  nelle  seguenti  sessioni  del  10 ,  del  17  e  del  25 
Febbrajo,  ad  alcune  dotte  discussioni  di  Binet  j  di  Liouville^ 
di  Foinsot,  e  di  Boudrimont.  Gradiranno  pertanto  i  nostri 
lettori ,  di  veder  quivi  notate  alcune  particolarità  che  ri- 
sguardano  tali  esperienze  istituite  in  Roma  nel  decorso  mese, 
ed  alcune  notizie  storiche  risguardanti  simili  esperienze  pra-^ 
ticate  in  Firenze  due  secoli  innanzi. 

Gli  esperimenti  del  Foucault  tanto  celebrali,  era  ben  na* 
turale  che  dovessero  venire  riprodotti  dai  fisici  più  diligenti 
ed  esperti  ;  ed  in  Italia  già  a  quest'  ora  si  contano  altre 
città  ove  furono  ripetuti.  Intanto  che  attendiamo  volentieri 
la  relazione  degli  esperimenti  praticati  vicino  la  tribuna 
del  Grande  Italiano,  che  inventò  il  Pendolo  e  dimostrò  e 
persuase  ai  dotti  il  moto  della  terra,  con  argomenti  ma- 
tematici ed  astronomici,  crediamo  utile  trascrivere  quello^ 
che  ci  venne  manifesto  sulle  esperienze  eseguite  in  Roma  nei 
decorso  mese  j  premettendovi  alcuni  schiarimenti  relativ?» 


490  MOTO   DEL   PENDOLO 

=  Tulli  sanno  che  un  pendolo,  es.  gr,  una  palla  di  piom- 
bo sospesa  a  un  filo  melallico,  lascialo  a  sé  slesso  segna 
la  linea  verticale ,  che  ì  nostri  vecchi  dissero  il  cader  della 
pietra:  se  da  lai  direzione  si  scosli  e  poi  si  abbandoni, 
esso  va  dondolando  di  qua  e  di  là  da  essa  linea,  finché 
la  resistenza  dell'aria,  e  quella  del  punto  di  sospensione 
distruggano  sensibilmente  il  suo  moto.  Il  pendolo  dondo- 
lando descrive  nello  spazio  una  linea,  che  diremo  dire- 
zione dell'oscillazione,  e  che  noi  riferiamo  ad  alcuni  corpi 
circostanli.  Ora  M.  Foucault  ha  trovato  che  la  direzione 
dell'oscillazione  non  rimane  fissa  rispetto  agli  oggetti  ter- 
restri, ma  continuamente  devia,  talché  se  prima  andava  da 
Nord  a  Sud,  dopo  alquante  ore  oscillerà  tra  Est  ed  O^est 
e  potrà  anche  percorrere  tutta  la  rosa  de'  venti.  La  devia- 
zione, della  parte  di  mezzodì,  si  fa  secondo  il  moto  ap- 
parente  del  sole  cioè  da  E.  ad  0. 

Per  comprendere  come  ciò  conseguili  dal  moto  diurno 
della  terra ,  egli  è  primamente  da  stabilire  che  la  direzione 
d' oscillazione  d'un  pendolo  dee  restare  invariabile  nello  spazio. 
Ciò  conseguita  dalla  inerzia  della  materia,  che  conserva  la 
direzione  una  volta  ricevuta,  finché  altra  forza  non  soprav- 
venga. L'invariabilità  della  direzione  del  pendolo  sussiste 
ancora  se  il  punlo  di  sospensione  sia  tratto  in  giro  con  moto 
comune  al  pendolo  e  al  corpo  che  lo  sostiene:  mentre  quello 
muta  il  luogo  assoluto,  l'oscillazione  resta  sempre  parallela 
a  sé  slessa.  Sopra  una  tavola  rotonda,  atta  a  girare  in  piano 
sul  suo  piede,  pongasi  un  piccolo  cavalletto,  cui  sia  sospeso 
un  pendolo:  giri  la  tavola  lentamente  e  senza  scosse:  si 
urti  il  pendolo,  e  si  noti  verso  qnal  punto  delta  stanza  esso 
si  dirige:  vedrete  questa  direzione  restare  invariabile  rispet- 
to alla  stanza  ,  comechè  si  muova  il  sostegno  del  pendolo: 
ciò  accade  anche  allora  che  il  punto  di  sospensione  non  è 
concentrico  alla  tavola. 

Se  in  una  nave  l'ago  della  bussola  non  si  diriga  piìi 
rispetto  ai  varii  punti  d' essa  nave  come  si  dirigeva  dianzi , 


BOTO  DEL  PENDOLO  521 

fti  attribuisce  ciò  non  all'ago,  la  cui  direzione  si  suppone 
ìnTariabile,  ma  al  vascello:  così,  se  veggiamo  la  linea 
d' oscillaiione  del  pendolo  traslocarsi  rispetto  agli  oggetti 
terrestri,  concluderemo  che  tali  oggetti  girano  in  un  col- 
la terra. 

Questo  è  il  nostro  caso:  il  pendolo ,  che  cominciando 
a  dondolare  corrisponde  a  certi  punti  dell'  orrizzonte  ,  dopo 
poco  tempo  non  vi  corrisponde  piìi ,  e  quindi  seguita  a  de- 
viare: da  ciò  si  deduce  che  la  terra  si  è  mossa  e  gira  at- 
torno a  sé  stessa.  Determinare  il  tempo  in  cui  il  piano 
d' oscillazione  compirà  un  intero  giro  ,  è  problema  alquanto 
complicato  ,  perchè  la  figura  della  terra  non  è  piana,  ma 
sferoidale.  Suppongasi  un  osservatore  nel  polo  e  un  pen- 
dolo che  dondoli  in  una  linea  diretta  verso  una  data  stel- 
la :  dondolerà  sempre  verso  quella;  ma  se  la  terra  giri 
sotto  il  pendolo  ,  essa  linea  muterà  posto  rispetto  agli  og- 
getti terrestri;  e  all'osservatore  ignaro  del  proprio  muo- 
versi,  parrà  che  il  pendolo  faccia  un  giro  mentre  la  terra 
fa  una  rivoluzione.  Così  se  una  ruota  da  carrozza  giri  oriz- 
zontalmente sotto  uu  ago  da  bussola,  questo  risponderà 
successivamente  a  lutti  i  raggi  della  ruota.  Si  vede  che 
sotto  il  polo,  il  pendolo  compirebbe  il  suo  giro  in  24  ore. 

Nonpcosì  all'equatore.  Poniamo  un  globo  nella  posi- 
zione della  sfera  retta,  cioè  in  modo  che  i  poli  coincidano 
coir  orizzonte ,  e  segnanio  due  cerchi  paralleli  e  assai  vi- 
cini di  qua  e  di  là  dell' equatore;  le  porzioni  de'  meridiani 
couìpresi  fra  i  due  cerchi  formeranno  una  zona  di  linee 
sensibilmente  parallele  fra  loro,  come  sai  ebbero  delle  li- 
nee trasversali  disegnate  sul  cerchio  d'una  ruota:  se  po- 
nete un  ago  da  bussola  sulla  ruota  mentre  questa  gira  in 
piedi  ,  quelle  linee  resteranno  tutte  ugualmente  inclinate 
all'ago,  nonostante  il  muoversi  della  ruota  :  così  all'equa- 
tore se  una  volta  il  pendolo  coincide  con  una  linea  oriz- 
zontale, resterà  sempre  paraliello  a  questa  benché  la  ter- 
ra giri. 


622  MOTO  DEL  PÈNDOLO 

Noi  siamo  lungi  dall'equatore  ed  anche  dai  poli:  pefciò 
qui  avremo  un  effetto  medio  tra  il  moto  de'  poli  e  la 
quiete  dell'equatore.  Per  trovar  l'angolo,  che  dee  descri- 
vere il  pendolo  in  un  giorno  j  basta  prolungare  la  linea 
meridiana  disegnata  nel  piano  dell' orizonte  finché  incontri 
l'asse  del  mondo.  Quésta  linea  così  prolungelta  descrive  un 
cono,  mentre  la  terra  gira:  sviluppando  in  un  piano  la 
superfìcie  d'esso  cono^  si  avrà  tin  settore  di  circolo,  e 
l'angolo  compreso  fra  i  suoi  raggi  estremi  esprime  l'an- 
golo descritto  dalla  meridiana  del  luogo  nello  spazio  as- 
soluto riferito  al  piano  dell'  orizzonte^  Così  abbiamo  l' an- 
golo che  detta  meridiana  fa  colla  direzione  del  pendolo 
dopo  24  ore ,  posto  che  al  principio  del  moto  essa  coin- 
cidesse colla  direzione  dell'oscillazione.  Si  trova  che  a 
Roma  la  deviazione  del  pendolo  dalla  direzion  prima  deb- 
b' essere  di  circa  dieci  gradi  per  un' ora  (1),  ond'esso  dee 
compiere  l' intiero  giro  in  36  ore  incirca,  o  più  esattamente 
in  35^i  50',  26"  di  tempo  medio. 

L'esperienza  meritava d' esser  ripetulat  nella  nostra  la- 
titudine ,  so  non  per  altro  per  confermare  colla  proporzione 
del  tempo  impiegato  a  fare  un  giro  la  verità  della  teorica^ 
Il  pendolo  si  è  sospeso  alla  sommità  della  volta  della  na- 
vata grande  della  chiesa  dì  S.  Ignazio  annessa  arXiotlegìo 
Romano.  Il  filo  di  ferro  è  lungo  metri  31,95:  la  palla  di 
piombo  pesa  28  chilogrammi  ed  ha  circa  15  cenlim.  di 
diametro.  Si  sono  adoperate  tutte  le  cautele  acciocché  il 
filo  fosse  sospeso  nel  modo  il  più  solido.  Allorché  la  palla 
è  tranquilla  e  senza  moto  rotatorio,  si  abbraccia  con  am- 
pia ansa  di  filo  di  lino,  il  cui  capo  unico  si  attacca  a  u» 
fermo  appoggio  abbastanza  elevato  dal  suolo  :  tornata  in 
quiete  la  palla,  si  brucia  il  filo  ed  essa  comincia  a  don- 
dolare. L'allontanamento  primitivo  della  palla  dalla  verti- 


(1)  Leggiamo  in  questo  momento  che  a  Londra  la  detli- 
nazione  è  stata  di  12*^  e  più  in  un'ora. 


MOTO  DEL  PENDOLO  £93 

Cale  è  poco  più  d'un  metro  ,  e  il  tempo  d'una  oscillazione' 
semplice  è  di  5,66.  Seguendo  con  un  (ilo  o  con  un  in- 
dice attaccato  ad  una  riga  la  posizione  da  cui  parte  il  pen- 
dolo, in  poco  più  d'un  minuto  è  sensibile  la  sua  deviazione 
che  è  di  10'  in  circa.  Si  è  ripetuto  più  volte  lo  esperimento 
collo  stesso  successo  :  più  d'una  volta  si  è  continuato  per 
ore  5  e  6',  e  in  tal  tempo  la  deviazione  è  stata  di  50*^,43'. 
Talora  sotto  la  palla  si  è  collocato  un  cerchio  graduato , 
il  cui  centro  corrispondeva  al  punto  di  sospensione.  Que- 
sto avea  tutt'  intorno  un  orlo  di  finissima  cenere^  cui  s'era 
dato  forma  di  argine  liscio  e  acutissimo ,  alto  circa  2  cen- 
tim.  La  sommità  di  questo  era  tocca  da  un  sottile  ago, 
che  serviva  d'indice  al  pendolo,  il  quale  passando  tagliava 
e  rompeva  quel  ciglio;  né  erano  scorsi  5  che  già  vedevasi 
una  larga  breccia,  che  arrivava  a  116°"°  in  2  ore ^  essendo 
il  raggio  del  circolo  di  mm.  334,5.  Si  sono  osservali  colla 
maggior  diligenza  gli  angoli  di  deviazione  :  si  è  adoperato 
a  tal  uopo  un  telescopio  posto  a  distanza  di  16  metri ,  per 
cui  mezzo  potevansi  conoscere  i  moti  del  pendolo  colla 
massima  esattezza.  L'  angolo  di  deviazione  è  stato  sempre 
un  poco  minore  di  quello  che  dà  la  teorica  :  la  differenza 
dopo  5  ore  non  è  che  di  alcuni  minuti,  e  dee  tribuirsi 
alle  inevitabili  cagioni  perturbatrici,  ed  in  ispezie  alla  re- 
sistenza dell'aria;  poiché  1' esperienza  ha  dato  tal  risulta- 
to, benché  eseguita  di  notte,  ad  aria  tranquilla,  con  ogni 
cautela  e  rimosso  l'ostacolo  della  cenere.  = 

Yeggiamo  ora  quanto  i  chiarissimi  Professori  toscani 
Puliti  ed  Antinori  ci  hanno  detto,  intorno  alle  esperienze 
praticate  dal  Viviani  e  dagli  altri  accademici  del  Cimento 
nel  1661 ,  relative  al  moto  del  pendolo;  poiché  riportarono 
essi  nel  Monitore  toscano  N.  91,  le  stesse  parole  degli  Ac- 
cademici ,  tolte  dalla  pag.  47  del  Voi.  X.  parte  I.  degli  scritti 
di  quella  illustre  Accademia. 


624 


«OTO  DBL   PEWDOIO 


Osservammo  che  tutti  i  Penduli  da 
„  un  sol  filo  deviano  dal  primo  ver- 
y,  ficaie  e  sempre  per  il  medesimo 
„  verso,  cioè  secondo  le  linee  AB, 
„  CDj  EF  y  ec.  da  destra  verso  si- 
„  nistra  delle  parti  anteriori  ec.  „ 


A  questa  nota  inedita  che  contiene  il  fatto  principale, 
aggiungiamo  il  paragrafo  pubblicato  nel  Libro  dei  Saggi 
di  naturali  esperienze  a  pag.  20.,  Edizione  del  184t,  da 
cui  rilevasi  che  gli  Accademici  si  valsero  di  quella  osser- 
vazione per  dare  al  loro  pendolo  una  sospensione  a  fìlo 
doppio. 

„  Ma  perchè  l' ordinario  Pendolo  a  un  sol  fìlo  in  quella 
„  sua  libertà  di  vagare  (qualunque  ne  sia  la  cagio- 
„  nej  insensibilmente  va  traviando  dalla  prima  sua 
,y  gita,  e  verso  il  fine,  secondo  eh' ei s' avvicina  alla 
5,  quiete,  il  suo  movimento  non  è  più  per  un  arco 
,,  verticale,  ma  par  fatto  per  una  spirale  ovata  in 
„  cui  più  non  posson  distinguersi  né  noverarsi  le  vi~ 
,,  orazioni,  quindi  è  che,  solamente  a  fine  di  fargli 
„  tener  fin  all'ultimo  l' i stesso  cammino,  si  pensò  di 
,,  appender  la  palla  a  un  fil  doppio.  „ 

A  schiarire  l'ultima  proprietà  qui  sopra  avvertita  nel- 
l' estinguersi  delle  vibrazioni  del  Pendolo,  riportiamo  ciò 
che  leggesi  nelle  Notizie  degli  Aggrandimenti  delle  Scienze 
fisiche,  Targionij  Tom.  2°  Par.  2.  pag.  669. 

,,  A  dì  28  Novembre  i66t.  Ricevuta  la  punta  d' un  Don- 
.,  dolo  attaccato  ad  un  filo  solo ,  quando   comincia  a 


MOTO   DEL   PENDOLO  £25 

,,  illanguidirsi  il  suo  moto ,  che  lasciato  di  vibrare 
5,  va  in  spire ,  sopra  polvere  di  marmo,  vi  disegna  il 
„  suo  viaggio  che  è  una  spirale  ovata ,  che  sempre  va 
„  restringendosi  verso  il  centro.  „ 

Ci  congratuliamo  pertanto  cogl'  illustri  Professori  to- 
scani, e  col  Sig.  Comm.  Antiriori  in  ispecie,  il  quale  senza 
diminuire  il  merito  al  Sig.  di  Foucault  per  le  belle  e  re- 
centi esperienze  sue  proprie,  e  per  una  chiara  e  veridica 
dimostrazione  e  spiegazione  dei  fenomeni,  ne  ba  tuttavia 
sostenuto  il  nome  italiano,  e  quel  che  più  monta  la  ve- 
rità, e  la  realtà  dei  fatti  avvenuti  fra  noi  due  secoli  in- 
nanzi. In  oggi  per  tanto  rimane  viemeglio  dimostrato  quel 
detto  e  quel  pensiero  di  Galileo  E  pur  si  muove ,  che  nel 
1633  in  quella  stessa  Roma  ove  sonosi  eseguite  le  esperien- 
ze e  nel  mese  slesso,  fu  cagione  a  Lui  di  tanti  affanni  e 
di  tante  sventure.  Moriva  Galileo  in  Arcetri,  ivi  relegato 
benché  cieco  ed  infermo;  ma  quel  Genio  sublime  risplende 
pur  sempre  e  viemeglio,  benché  trascorsi  sieno  più  di  43 
lustri  dalla  sua  condanna.  Oh  Foucault!  oh  fisico  illustre! 
Se  il  Grande  Italiano  avesse  avuta  la  sorte  di  averli  per 
discepolo,  allora  il  tuo  vivace  e  colto  ingegno  gli  avrebbe 
inspirato  la  bella  dimostrazione  del  moto  della  Terra,  che 
ora  ne  avete  divulgata;  e  quei  Giudici  per  tanta  chiarezza 
ed  evidenza  di  prove  avrebbero  forse  a  Lui  risparmiato  il 
doloroso  infortunio?  Umani  Giudizi  quanto  mai  siete  fallaci! 

Paolo  Predieri. 


526 

CàCciÀ  DEI  Lumaconi  sotto  i  Tropici;  Articolo 
del  Signor  Arturo  Morlet. 

(Journal  de  Conchyliólogie  N.  3.  1850  p.  315.) 


Le  seguenti  notizie  sono  esclusivamente  dirette  ai  viaggia* 
tori,  e  naviganti  che  privi  sono  di  direzione  o  d'esperienza  nella 
ricerca  delle  Conchiglie.  Sono  state  descritte  delle  caccie  più 
briose  e  più  drammatiche,  ma  nessuna  sicuramente  che  me- 
glio convenga  allo  spirito  e  scopo  di  questo  Giornale. 

Non  è  già  che  la  caccia  dei  Lumaconi  manchi  del  carattere 
d' avventura ,  nelle  circostanze  in  cui  noi  la  riguardiamo  ;  potrei 
condurre  il  lettore  in  seno  alle  foreste  primitive  ove  la  natura 
selvaggia  s'avvolge  in  un  misterioso  orrore;  condurlo  attraverso 
le  paludi  da  cui  il  cocente  sole  trae  germi  di  morte;  mostrargli 
le  recenti  vestigìe  degli  animali  feroci  o  gli  anelli  del  Trigono- 
cefalo  attortigliato  sui  rami  degli  alberi;  potrei  in  una  parola, 
dipingergli  i  pericoli  che  accompagnano,  in  tutti  i  paesi  lontani, 
tutti  i  passi  del  naturalista ,  quello  principalmente  che  minuzio- 
se ricerche  tien  curvo  assiduamente  al  suolo;  ma  io  perderei  di 
vista  il  vero  oggetto  di  quest'articolo  che  a  nuli' altro  intende 
che  a  riassumere  un  piccolo  numero  d'osservazioni  pratiche  nel- 
l'interesse delle  Scienze  Naturali. 

I  Molluschi  terrestri  sono  animali  notturni  in  diversi  gradi  ; 
la  freschezza  e  V  umidità  convengono  alla  mollezza  della  loro 
struttura  e  favoriscono  l' esercizio  dei  loro  organi.  La  notte,  se 
l'oscurità  lo  permettesse,  sarebbe  il  momento  propizio  per  dar 
loro  la  caccia.  Nel  giorno  ,  bisogna  scoprirli  negli  svariati  na- 
scondigli che  li  ricettano:  sotto  le  pietre,  sotto  le  foglie  mortCj 
sotto  i  tronchi  rovesciati ,  all'ombra  dei  grandi  massi  e  nei  loro 
crepacci,  a  meno  che  l'umidità  dell'atmosfera  non  li  inviti  a 
star  fuori.  In  generale,  il  ricovero  diurno  di  questi  animali  è 
quello  che  l'accidente  lor  presenta.  Cosi  le  foglie  imbricale  de- 
gli Aloè  0  delle  Agavi  sovente  nascondono  delle  elici,  che  vi  si 
fermano  durante  l' ardore  del  giorno  :  cosi  il  legno  di  campeggio 


•  CACCIA  DEI  LUMACONI  627 

ordinariamente  tiene  nelle  innumerevoli  cavità  che  trovansi  sul 
suo  tronco  dei  Bulimi  e  delle  Àcatine ,  ecc.  Si  può  pure  sperare 
del  successo  creando  temporanei  asili  nelle  località  che  voglionsi 
accuratamente  esplorare;  p.  e.  lasciandovi  delle  assi^  dei  fasci; 
spargendovi  grandi  pietre,  rotolandovi  dei  fusti  di  alberi  ecc. 
sono  queste  vere  insidie,  sopratutto  nelle  praterie  e  nelle  Saoan- 
ne,  in  cui  la  molliplicità  dell'erbe  lascia  diffìcilmente  scorgere 
ie  piccole  specie. 

Certi  Molluschi,  ma  in  piccolo  numero,  mostrano  nella  scelta 
della  loro  abitazione,  un'istinto  particolare  che  non  è  inutile 
l'indicare.  Così,  le  dune  mobili  della  Casse,  in  Algeria,  sono 
frequentate  da  una  piccola  Elice  molto  prossima  dell' JJ.  Turbù 
nata,  che  si  seppellisce  durante  il  giorno,  a  una  profondità  di 
parecchi  centimetri,  finché  abbia  ritrovata  l'umidità  salina  as^ 
sorbita  dalla  capilarità  della  sabbia.  Vi  è  nondimeno  una  piccola 
quantità  di  Molluschi,  terrestri  l'organizzazione  dei  quali  sembra 
meno  delicata ,  e  che  sopportano  senza  danno  gli  ardenti  raggi 
del  sole.  Non  mi  vi  fermo  che  per  fare  osservare  il  denso  invi- 
luppo, opaco  e  biancastro  di  cui  la  natura  li  ha  provvisti. 
Le  grandi  Pupe  delle  Antille ,  le  Elici  Candidissima,  Irregula- 
ris  ecc.  sono  in  questo  caso.  Invece,  le  specie  che  premuro- 
samente sfuggono  la  luce  diurna  sono  sottili,  sovente  diafane, 
e  partecipano  a  questa  legge  generale  che  riveste  gli  animali 
notturni  di  colori  tetri  ed  uniformi.  Le  più  brillanti  sfumature 
sono  proprie  di  quelle  che  vivono  nelle  splendide  foreste  ove  il 
chiarore  della  luce  è  temperato  da  magnifiche  ombre,  e  ove  la 
costante  umidità  dell'atmosfera  permette  a  questi  animali  d'eser- 
citare le  loro  funzioni  in  pieno  giorno.  Nondimeno  debbo  con- 
fessare queste  osservazioni  non  sono  assolute  ,  e  che  la  Natura 
qui  ancora  sfugge,  per  più  d'un' eccezione,  alle  regole  che  noi 
crediamo  avere  stabilite. 

La  maggior  parte  dei  Molluschi  terrestri  profondamente  sta 
sotterra  per  una  parte  dell'anno,  e  le  ricerche  allora  riescono 
estremamente  difficili.  Nei  paesi  in  cui  la  temperatura  è  inegua- 
le ,  come  r  Europa  e  gli  Stati  Uniti ,  il  freddo  sospende  in  essi 
r  attività  vitale  ;  sotto  i  Tropici ,  il  secco  produce  questo  feno- 
meno. Si  seppelliscono  allora  o  isolati  o  in  famiglia ,  secondo  il 
loro  genere  e  qualche  volta  secondo  la  loro  specie,  nelle  prpr 


^i^  CACCIA   DEI   LUUACOrd  • 

fondita  del  suolo,  profittando  delle  circostanze  e  scegliendo  le 
terre  leggiere  la  di  cui  resistenza  presenta  loro  minori  ostacoli. 
Cercano  essi  un'asilo  a'  piedi  degli  alberi  o  delle  siepi  e  delle 
piante  marine,  alla  base  dei  massi ,  ove  s'accumula  la  terra 
vegetale,  sotto  le  macerie.  Nulladìmeno  l'azione  del  freddo  ha 
maggior  forza  di  quella  del  caldo;  perchè,  ovunque  il  termo- 
metro non  s'abbassa  sotto  zero,  vedesi  un  certo  numero  di  spe- 
cie persistere,  in  tutto  l'anno,  nelle  sue  abitudini:  questo  è  quel 
che  avviene  sotto  i  Tropici. 

Dopo  avere  traile  queste  generalità  dalla  natura  stessa  del 
soggetto,  ne  dedurrò  alcune  altre  dalle  circostanze  che  accompa- 
gnano la  sua  esistenza. 

L'osservazione  mi  ba  provato  che  i  Molluschi  terrestri  pre- 
feriscono un  suolo  calcare  a  qualunque  altro  terreno.  Io  non  cer- 
cherò la  causa:  è  una  quesiionc  che  altrove  io  ho  trattalo  (1). 
Mi  limilo  a  constatare  un  fatto  che  ho  verificato  in  Europa;  in 
Africa  e  in  America.  Il  cacciatore  troverà  le  specie  più  svariate 
e  il  maggior  numero  d'individui  in  seno  alle  montagne  calcari. 
In  generale,  la  regione  montana,  qualunque  ne  sia  la  costitu- 
zione geologica  e  mineralogica  del  suolo,  nutre  conchiglie 
della  pianura;  le  specie,  in  oltre,  modificansi  sovente,  come  i 
vegetabili ,  a  diverse  altezze.  11  naturalista  deve  dunque  dilfilato 
andare  sulle  montagne,  se  vuole  essere  ricompensato  delle  sue 
fatiche;  l'esplorazione  comincierà  colle  prime  ondulazioni  del 
suolo.  DapperUillo  ove  si  mostran  roccie ,  lo  sguardo  vi  deve  scor- 
rere attentamente;  le  pietre  che  stanno  sulla  terra  senza  ade- 
rirvi debbono  essere  rivoltate;  quivi  sopratulto,  sulla  faccia  in- 
feriore, nascondonsi ,  durante  il  giorno,  le  piccole  specie.  I  mu- 
schi, allorché  il  terreno  ne  produce,  debbono  essere  accurata- 
mente visitati;  le  vecchie  scorze  debbono  essere  sollevate;  le 
foglie  secche  disperse,  ecc.  Nella  stagione  piovosa,  la  ricerca 
ne  è  molto  più  facile;  i  Molluschi  sono  allora  nel  pieno  eserci- 
zio delle  loro  facoltà  ;  veggonsi ,  la  mattina  principalmente  ,  fìssi 
alle  foglie  degli  alberi,  sospesi  ai  loro  fusti  o  strascinali  sul- 
l'umido terreno. 

Uq' altra  regione  v'è  pure  che  predilige  particolarmente 


(1)  Deseriz.  dei  Moli,  del  Portogallo. 


CACCIA   DEI    LUMACOM  5*29 

un  numero  limitato  di  Molluschi  terrestri  :  voglio  dire  della  zona 
marittima.  E  l'umidità  salina  che  pitiene  questi  animali  sopra 
una  spiaggia  sovente  priva  di  qualunque  riparo?  Io  questo  cre- 
do tanto  più  volentieri  chC;,  nei  paesi  caldi,  il  periodo  della 
secchezza  non  apporta  alcun  cangiamento  sul  loro  modo  di  vi- 
vere. Cosi  le  grandi  Pupe  cuoprono,  a  migliaia,  il  littorale  delle 
Antille,  all'epoca  meno  favorevole  dell'anno.  Quest'incontesta- 
bile influenza  esercita  la  sua  azione  dappertutto  ove  diminuzione 
di  temperatura  non  venga  a  contrabilanciarla.  Noi  possiamo  os- 
servarla in  Europa,  dove  i  conchigliologi  hanno  classificato,  in 
una  tribù  mediterranea  le  specie  che  vi  erano  sottoposte.  La  piii 
lata  qualificazione  di  tribù  marittima  meglio  esprimerebbe,  forse, 
questo  genere  di  relazione.  Checché  ne  sia^  le  rive  del  mare  ,  e 
sopratutto  le  scogliere,  debbono  attrarre  l'attenzione  del  viag- 
giatore che  sbarca:  questa  prima  esplorazione  lo  condurrà  a  ri- 
sultati che  sensibilmente  differiranno  da  quelli  ch'egli  otterrà 
nelle  montagne.  Le  intermedie  Savane  non  saprebbero  essere  as- 
solutamente trascurate,  principalmente  nella  stagione  piovosa;  i 
generi  vi  sono  poco  variati,  eccetto  vicino  alle  montagne,  tro- 
vinsi,  più  comunemente  dei  Bulimi  che  distinguonsi  da  lontano, 
sugli  alti  fusti  delle  graminacee. 

Le  foreste  presentano  maggiori  risorse  nei  luoghi  radi  ac- 
cessibili alla  luce  di  quello  che  nelle  macchie  troppo  folte ,  in 
cui  l'aria  non  circola  e  in  cui  regna  un  perpetuo  crepuscolo.  Al- 
lorquando sono  tramezzate  da  paludi  i  Molluschi  se  ne  allon- 
tanano e  non  vi  moltiplicano;  si  riuniscono  invece  in  gran  nu- 
mero, dovunque  la  vegetazione  è  frammista  a  roccie.  La  confi- 
gurazione del  suolo  ha  quivi  pure  una  parte  importante,  e  i  bo- 
schi cosi  variali  prevalgono  di  molto  su  quelli  che  uniforme- 
mente cstendonsi  nella  pianura. 

Tai  sono  i  dati  principali  che  ripetute  osservazioni  su  di- 
versi punti  del  globo  ne  hanno  permesso  di  raccogliere  e  che 
io  offro  alla  meditazione  del  cacciatore:  ei  può  star  sicuro,  ap- 
plicando queste  regole,  d'economizzare  un  tempo  prezioso  e  di 
conseguire  nuovi  risultati  su  d'un  gran  numero  di  luoghi  che 
sono  stati  esplorali  a  caso. 


i>&®ehi 


N.  Ann.  Se.  iS'Aitu-  Str<it  III.  Tom.  3.  34 


£30 

BIBLIOGRAFIA 


Delle  Metamorfosi  del  Calcare  compatto  nel  Bolognese.  Me- 
moria del  Prof.  Domenico  Santagata.  Bologna  1851.  (estratta 
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fili.  Firenze  1851. 

Micheloili  Giovanni.  —  Introduzione  alla  Studio  della  Geo- 
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Longo  Agatino.  —  Opuscoli  sul  Cloro  in  ordine  alla  questio- 
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Graberg  de  Hemso.  —  Ultimi  progressi  della  Geografia.  Mi- 
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Zanledeschi.  —  Osservazioni  ed  esperienze  sulla  Pirosselina 
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Catullo.  —  Osservazioni  sopra  uno  scritto  de!  nob.  Achille 
De  Zigno  intorno  alla  non  promiscuità  dei  fossili  tra  il  biancone 
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Donnfous.  —  Rendiconto  di  educazione  di  filugelli,  con  espo- 
sizione dei  mozzi  praticati  per  impedire  il  calcino,  giallume,  ed 
altri  simili  morbi  a  cui  vanno  soggetti  questi  preziosi  insetti. 
Lettera  dell'Arciprete  Sicca  al  cav.  Bonofous  (estr.  dal  voi.  4. 
degli  Annali  della  Reale  Accademia  d'  agricoltura  di  Torino)  in  8. 

De  Filippi.  —  Metamorfosi  degli  animali  inferiori.  Milano, 
1847  ,  in  8. 

Id.  —  Nouvelles  recherches  sur  1' embryogénie  des  poissons; 
par  M.  le  doct.  Ph.  De  Filippi  (lettre  adresée  a  M.  le  professeur 
Albert  Roelliker).  Milano  1847.  in  8.  fig. 

Delle  Chiaje.  —  Notizia  su  due  Gimnoti  elettrici  dell'Ame- 
rica recati  vivi  in  Napoli,  scritta  il  10  Marzo  1847,  mezzo 
foglio  in  8. 


BIBLlOGRAFfA  531 

Siimonda  E.  —  Synopsis  methodica  animalium  invertebrato- 
rum  Pedemontii  fossiliiim  (exceplis  speciebtis  inedilis  )  Atig.  Tau- 
rinonim,  Typis  Rcsiis,  1847.  1.  voi.  in  8. 

Chiliani.  —  Méaioire  sur  la  station  de  qiielques  Coleoplcres 
dans  Ics  differeiitcs  légions  du  Piémonl;  (  cxir.  dcs  ^/i?ifl/es  de 
la  Socielé  enlomologique  de  France  ,  2.  Serie,  tom.  5,  1847.  in  8. 

Selmi.  —  Azione  del  latte  sulle  materie  metalliche  e  reazioni 
di  queste  su  quello;  discorso  letto  nell'adunanza  pubblica  del 
21  Maggio  1847  della  Società  d'agricoltura  di  Reggio  (Mode- 
nese), in  8. 

Maiocchi.  —  Nuove  spcrienze  e  considerazioni  sull'origine 
della  corrente  elettrica  nella  pila;  III.  memoria  Milano,  Gugliel- 
mini,  1846,  in  8. 

Bellardi.  —  Monografia  delle  pleurotome  fossili  del  Piemonte 
(estr.  dalie  Memorie  della  R.  Accademia  delle  Scienze  di  Torino, 
serie  II.,  tom.  IX).  Torino,  Stamperia  Reale,  1857,  in  4.  fig. 

Catullo.  —  Cenni  sopra  il  terreno  di  sedimento  superiore 
delle  Provincie  venete,  e  descrizione  di  alcune  specie  di  polipai 
fossili  ch'esso  racchiude.  Padova,  tipi  del  Seminario,  1847,  un 
voi.  in  4.  fig. 

Catullo.  —  Memoria  geognostico-paleozoica  sulle  alpi  venete. 
Padova,  1847,  un  voi,  in  4.  fig. 

Zantedeschi.  —  Nota  sulle  cause  che  producono  lo  sviluppo 
dell'elettricità  nella  pila  voltaica,  ecc.  (estr.  dal  fase.  12  tom. 
2.  della  Raccolta  fisico-chimica  italiana.  Venezia  1847).  in  8. 

Id.  —  Sesta  lettera  sopra  le  acque  di  Venezia  (estr.  dal 
fase.  9.  del  tom.  2.  della  Raccolta  fisico  chimica  italiana.  Vene- 
zia 1847,  in  8. 

Id.  —  Descrizione  d'una  macchina  a  disco  per  la  doppia 
elettricità  e  delle  esperienze  eseguite  con  essa  comparativamente 
a  quella  dell' eletromotore  voltiano.  (inserito  nel  voi.  2.  delle 
Memorie  dell'I.  R.  Istituto  Veneto  di  Scienze,  Lettere  ed  Arti. 
in  8.  fig. 

Id.  —  Sulle  righe  trasversali  e  longitudinali  dello  spettro 
luminoso  e  su  taluni  fenomeni  aftini;  memoria  prima  del  Prof. 
Domenico  Ragona-Scinà ,  diretta  al  Ch.  Sig.  Prof.  Zanledeschi. 
Venezia,  Antonelli,  1847,  in  8.  fig. 

Id.  —  Memoria  I.  Della  termoeromia  (estr.  dai  fase.  6  e  7, 
tom.  2.  delle  Raccolta  fisico-rhimica  italiana,  1847)  in  8. 


532  BIBLIOORAFIA 

Id.  —  Dei  movinieiili  che  presenta  la  fiamma  sottoposta 
all'influenza  elettromagnetica  (estr.  dalla  Gazzella  pieni.  12  ot- 
tobre 1847,  n.  242)  mezzo  foglio  in  8. 

Zanledeschi.  —  Memorie  delle  principali  esperienze  de'  fisici 
sulle  vibrazioni  dei  corpi  sottoposti  all'influenza  del  magnetismo 
e  dell'elettricità,  e  descrizione  di  nuovi  metodi  semplicissimi  per 
riconoscere  il  carattere  pulsatorio  della  corrente  voltiana,  ecc. 
(estratto  dal  fase.  11.  del  tom.  2.  della  Raccolta  fisico-chimica 
italiana.  Venezia  1847)  in  8. 

Sobrero.  —  Sopra  alcuni  nuovi  composti  fulminanti  ottenuti 
col  mezzo  dell'azione  dell'acido  nitrico  sulle  sostanze  organiche 
vegetali;  (cslr.  dalle  Memorie  della  R.  Accademia  delle  Scienze 
di  Torino,  Ser.  2.  tom.  10.)  Torino  Stamp.  Reale  un  foglio  in  4. 

Storia  ed  anatomia  dell'  anguilla  e  Monografia  delle  nostrali 
specie  di  questo  genere;  pel  Prof.  0.  G.  Costa,  in  4.,  con  9  ta- 
vole incise  in  rame.  Napoli  dai  Torchi  di  AzzoUno  1850.  Prezzo 
con  tavole  tirate  a  colore  e  ritoccate  a  pennello  due.  3.  60,  a  nero 
due.  1.80.  —  In  tal  lavoro ,  che  fa  parte  della  Fauna  del  Regno 
di  Napoli  (I),  l'autore  ha  esposta  la  intera  anatomia  dell'An- 
guilla, compiuta  per  lui,  e  ripetuta  su  tutte  le  pretese  specie, 
a  fine  di  riconoscere  e  dimostrare  per  l'organizzazione  loro  me- 
desima ,  quali  tra  esse  siano  specie  reali ,  e  quali  semplici  varietà 
accidentali.  Più,  ha  egli  illustrato  gli  organi  della  generazione 
tuttora  messi  in  dubbio;  ed  il  modo  di  riproduzione. 

In  fine  ha  esposto  l'intima  organizzazione  della  vescica  nata- 
toja,  svelandone  per  tal  via  il  vero  suo  uffizio  ;,  per  le  dedu- 
zioni tratte  dalle  sue  ricerche,  ripetute  con  lo  stesso  metodo  e 
col  medesimo  scopo  su  tutte  le  specie  di  pesci  viventi  nel  Me- 
diterraneo, che  bagna  le  coste  del  regno  di  Napoli.  Questo  la- 
voro costituisce  un  grosso  volume  tuli' ora  inedito;  accompa- 
gnato da  un  atlante  di  120  tav.  originali.  —  Napoli  1  aprile  1851. 


(I)  Fauna  del  Regno  di  Napoli:  ossia  enumerazione  di  tutti 
gli  animali  che  abitano  le  diverse  regioni  di  questo  Regno ,  e  le 
acque  che  lo  bagnam ,  contenente  la  descrizione  delle  specie  nuove 
etc.  di  quest'opera  sono  pubblicali  (ìG  fascicoli  composti  di  254  fo- 
gli di  stampa,  e  207  tavole,  i  quali  importano  con  figure  colorite 
ducati  77.34,  nere  35.  94. 


BIBLIOGRAFIA  £33 

ITTIOLOGIA  FOSSILE  ITALIANA 

iPROGR  AMBIA 

Dopo  le  ricerche  falle  nel  regno  di  Napoli ,  dalle  quali  emerge 
il  cospicuo  num.  di  specie  spellanti  a  generi  già  noli ,  e  di  lalune 
ancor  nuove;  e  dopo  aver  dato  uno  sguardo  sopra  itlioliti  ita).,  ma 
di  terreni  posti  oltre  il  confine  di  questo  regno  ;  mi  sono  ben  con- 
vinto, che  molto  ancora  ne  resta  a  discoprire  in  questa  branca  della 
Fauna  antica,  e  che  le  note  cose  meritano  tuttora  essere  rovi- 
state. Non  è  da  rivocare  in  dubbio  che  il  chiarissimo  autore 
delle  Rechcrches  sur  les  Poissons  fossiles  molto  lume  abbia  sparso 
su  questo  argomento,  e  che  con  la  magnifica  opera  sua  abbia 
gittate  le  fondamenta ,  onde  procedere  con  metodo  nelle  ulteriori 
indagini  e  descrizioni.  Ma  neppure  è  da  negarsi,  che  molti  desi- 
derj  essa  ne  lascia,  e  qualche  dubbiezza  ed  oscurità  racchiude, 
che  meritano  essere  appianate,  rischiarale,  ed  estese.  Non  po- 
lendo ciò  fare  per  tutta  quella  estensione  da  quel  dotto  abbrac- 
ciata, per  la  grande  disparità  di  mezzi;  limitandomi  ai  soli  con- 
fini d'Italia,  eh' è  purtroppo,  lorchè  si  vuol  procedere  con  ana- 
litico sguardo  e  con  posata  discussione,  mi  sono  deliberato  in- 
traprendere tale  rivista,  ed  andar  descrivendo  le  specie  che  le 
successive  esplorazioni  sia  per  altri,  sia  per  me  medesimo  pra- 
ticate, saranno  per  discoprire. 

À  tal  uopo  non  altro  si  cerca,  che  la  comunicazione  de' 
soggetti  in  natura  ,  perchè  non  intendo  pubblicar  cosa  veruna 
se  non  da  me  esaminata,  e  posseduta,  onde  render  conto  mai 
sempre  delle  cose  che  saranno  dichiarate  nell'opera.  Prego  dun- 
que ogni  cultore  od  amatore  di  scienze  naturali,  a  cui  sia  caro 
l'onore  della  terra  natale,  comunicarmi  quanto  avrà  disponibile 
à'  Ittioliti  italiani,  senza  trascurare  i  frammenti  che  ben  valgono 
a  sparger  lume  sopra  i  soggetti  incompleti. 

Con  altro  avviso  sarà  dichiarato  il  modo  e  le  condizioni,  con 
cui  l'opera  verrà  pubblicala. 

Ricapito  in  Napoli  :  Via  S.  Antonio  alla  Vicaria  n.  5. 
Napoli  1  aprile  IS.'I. 

Oronzio  Gabriele  Costa. 


£3i 

I1\DICE 

DELLE  MATERIE  CONTENUTE  NEL  TOMO  IIL 
LAVORI  ORIGINALI. 

1.»  STORIA  NATURALE. 

Caillaux  —  Deposito  di  Rame ,  e  Miniere  di  Cina- 
bro in  Toscana pag.    22 

Catullo  —  Lettera  Geologica  al  Cav.  I.  R.  Mur- 
chison »    45 

BiANCOiNi —  Intorno   alla  modernità  del  Delta  di 

Egitto    .    .  » p.     97  e  208 

S.coRTEGAGNA  —  Dì  UH  Gordius ,  e  di  un  nuovo  El- 

minlo M  150 

SEN^ONER  —  Istituto  gcologico  Centrale  di  Vienna.    «  495 

2.»  FISIOLOGIA,  ZOOTOMIA,  VETERINARIA  etc. 

Alessandrini  —  Catalogo  degli  oggetti  e  preparati 
più  interessanti  del  Gabinetto  di  Anatomia  com- 
parata p.  119,  264  e  385 

3.  FISICA,  CHIMICA. 

Bianconi  G.  B.  —  Sulla  Galvanoplastica,  Memoria 

postuma »  369 

Orsi  —  Microscopio  Diottrico  universale ...    «  482 
Predi  ERI  —  Moto  del  Pendolo  applicato  alla  rota- 
T^ione  della  terra w  519 


INDICE  &36 

4.°  BOTANICA  AGRICOLTURA 

Rendiconto  delle  Sessioni  della  Società  Agraria  della 
Provincia  di  Bologna p.  161  e  297 

Trevisan  —  Identità  dei  Licheni  uniti  sotto  il  no' 
me  di  Lecidea »  462 

5.°  MISCELLANEA. 

Predieri  —  Nuovi  autografi  di  Galileo  Galilei  e  del 
Padre  Bonaventura  Cavalieri.    .     p.  9,  193  e  367 

Piani  e  Rizzoli  —  Rendiconto  dell'  Accademia  delle 
ScienTie  di  Bologna p.  60,  246  e  417 

RIPRODUZIONI  ED  ESTRATTI 

OwEN  —  Di  due  Mammìferi  fossili,  e  della  Classifica- 
%ione  dei  Pachidermi  pel  numero  delle  dita  p.  81.  — 
Lyman  —  Regioni  dell'  Oro  in  California  p.  85.  —  Si- 
SMONDA  E.  Pesci  e  Crostacei  fossili  del  Piemonte  p.  92.  — 
Ferry  La  Nuova  California  nel  rapporto  geologico  p.  320. 
CoRNALiA  Animali  Americani  raccolti  dall'  Osculati  p.  349. 

—  GiiÉRiN  Insetti  che  consumano  il  Tabacco  p.  351.  — 
Sennoner  Dopplerite  nuovo  minerale  infiammabile,  p-  352. 

—  Rernard  Sul  Curaro  p.  354.  —  De  Filippi  Funzioni 
riproduttive  negli  Animali,  p.  355.  —  Saussaye  Giornale 
di  Conchiologia  p.  360.  —  Truqui  Studi  entomologici  p. 
361.  —  Deshayes  Perforamento  delle  Pietre  per  ope- 
ra dei  Molluschi  p.  366.  —  Rouè  Traccìe  delle  antiche 
spiagge  del  mare  p.  438.  —  Io.  Sulla  Paleo-hydro-oro- 
grafia  p.  466.  —  Ronaparte  Conspecius  systematis  Ma- 
sto^oologiae  et  Ornithologiae  p.  472.  —  Duméril  Tem- 
peratura dei  Rettili  p.  513.  --  Morlet  Caccia  dei  Lu- 


036  INDICE 

maconi  sotto  i  tropici  p.  626.  —  Bibliografia  italiana 
di  Scieiì'^e  Naturali  p.  530. 

2."  BOTANICA ,  AGRICOLTURA 

Sennoner  —  Fegetac^ione  della  California ...»  183 

3.°  FISICA  CHIMICA. 

QuETELET  Varia'^ioni  delV  elettricità  atmosferica  p.  74.  — 
Palagi  Saggio  di  Meteorologia  p.  74.  —  Ferro  pirofo- 
rico, 0  combustibile  p.  363.  —  Malvasia  Metodo  acce- 
leratore della  Fotografia  in  Carta  p.  364; 


-«s^MiSS^©^ 


IL  PROPAGATORE  AGRICOLA 

#  ovvero 

APPENDICE  AGRARIA 

Al  NUOVI  ANNALI  DELLE  SCIENZE  NATURALI 


•>>>>;>£  i<a<<<^ 


La  Società  editrice ,  a  favorire  gii  sUidi  agrooomici , 
fa  pubblicare  ogni  mese  un  Giornale  che  direllaraente  Irai- 
tando  materie  agronomiche,  riferisce  i  lavori  della  Inclita 
Società  Agraria  bolognese^  e  delle  varie  Deputazioni  Se- 
zionali delia  Provincia. 

Pertanto  gli  associali  agii  Annali  oltre  il  fascicolo 
consueto  di  fogli  6  o  6  di  stampa,  riceveranno  gratis  il 
Propagatore  Agricola,  compilalo  dalla  seconda  Sezione, 
cioè  dai  Signori 

Bertoloni  Prof.  Giuseppe,  Direttore. 

Astolfi  Ing.  Giuseppe. 

Contri  Prof.  Giovanni. 

Contri  Doli.  Cesare. 

Da  Via  Marchese  Luigi. 

Orlandi  Dottor  Giovanni. 
La  parte  economica  dell'Appendice  è  affidata  alla  cura 
del  detto  Orlandi,  al  quale  dovranno  pure  diriggersi  co- 
loro che  amassero  associarsi  alla  medesima  per  Se.  1."  80 
annui.  Potranno  pure  diriggersi  al  Sig.  Giacomo  Monti 
Negoziante  di  Libri  nel  Mercato  di  Mezzo.  L'appendice  è 
divisa  in  12  fascicoli,  di  fogli  3  di  stampa  per  mese. 


1^ 


IIVDIGE 


DELLE  MATERIE  CONTENUTE  IN  QUESTO  FAS 
LAVORI  ^RICmALI* 


% 


Bianconi  G.  B.  —  Sulla  Galvanoplastica,  Memoria 
postuma pag.  369 

Alessandrini  —  Catalogo  degli  oggetti  e  preparati 
più  interessanti  del  Gabinetto  di  Anatomia  com- 
parata   M  385 

Piani  e  Rizzoli  —  Rendiconto  deW  Accademia  delle 
Sciente  di  Bologna  .    . »  417 

Trevisan  —  Identità  dei  Licheni  uniti  sotto  il  no* 
me  di  IMcìdea m  462 

Orsi  — Microscopio  Diottricoruniversale .    .    .    w  482 

Sen>oner  —  Istituto  geologico  centrale  di  Vienna.    »  495 

Predieri  —  3Ioto  del  Pendolo  applicato  alla  rota- 
zione della  terra .    »  519 

ESTRATTI  ED  ANNUNZI. 

BouÈ  —  Traccìe  delle  antiche  spiagge  del  mare.  »  438 
Io.  —  Sulla  Paleo-hydro-orografia  .....  m  466 
BoN APARTE  —  Conspectus  si^stematis  Masto^oologiae 

_€t  Ornithologiae »  472 

DuMÉRiL  —  Temperatura  dei  Rettili »  513 

MoRLET  —  Caccia  dei  Lumaconi  sotto  i  tropici  •  »  626 
Bibliografia  italiana  di  Scieni^e  Naturali  ...»  630