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Full text of "Nuovi annali delle scienze naturali"

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IVUOVI  A]V]\AII 

SCIENZE  NATURALI 


Serie  III.  Tomo  V. 


(Gennajo  e  Febbrajo  i65a) 


(pubblicato  il  29  Marzo  amo  sudd.) 


BOLOGNA 

tlPOGRAriA  SASSI  NELLE  SPADERIE< 


I]^IC£ 

DELLE  MATERIE  CONTENUTE  IN  QUESTO  FASCICOLO 


De  Filippi  —  Sioria  genetica  di  ««  insetto  paras- 
sito.  pag.      9 

Piani  b  Rizzoli  —  Rendiconto  delle  sedute  dell'  Ac- 
cademia delle  Sciente »    16 

Alessandrini  —  Catalogo  degli  oggetti  e  preparati 
più  interessanti  del  Gabinetto  di  Anatomia  com- 
parata ,    ....    m    33 

ScHEMBRi  —  Vocabolario  dei  Sinonimi  dell' Ornitolo^ 
già  Europea »    61 

De  Filippi  —  Sopra  una  singolare  mostruosità  d'una 
Ra'^'^a «66 

Id.  —  Cenni  sulla  Tiliguerta  di  Getti    .    ...»    69 

Masson  e  Focillon  —  Applicazione  dell'  elettricità 
allo  studio  degli  animali  microscopici'    .    .    »    72 

UziGLio  —  Analisi  delle  acque  del  Mediterraneo,    n    76 

De  Filippi  —  Alcune  osservazioni  anatomico-fisiolo- 
giche sugli  insetti  in  generale  ed  in  particola- 
re sul  Bombice  del  Gelso w    80 

BoNAPARTE  Principe  Carlo  —  ConspectUS  Systematis 
Herpetologiae  et  Amphibiologiae    .    .    .    .    »    89 

APPENDICE 

Santagata  —•  Rendiconti  della  Società  Agraria,  pag.  98 
MiNGHETTi  --  Rapporto  sili  progetto  di  un'  assicurar 
Zione  contro  i  danni  della  grandine  .    .    .    »  124 


MUOVI  ANIMALI 


DELLE 


/. 


La  Società  Redattrice  ^  inserendo  ne'  suoi  Annali  ^  le  Uemo' 
rie  0  Articoli  originali,  lascia  agli  Autori  la  responsa- 
bilità delle  opinioni  che  essi  emettono. 


NUOVI  ANNALI 

DELLE 

SCIENZE  NATURALI 

E 

RENDICOIXTO 

DEI  LAVORI  dell'  ACCADEMIA  DELLE  SCIENZE  DELL'  ISTITUTO  DI  BOLOGNA 

COI\   APPENDICE   AGRARIA 

PUBBLICATI 

ALESSANDRINI  Cav,  Dott.  Antonio  Prof,  ai  Anatomia 
Comparala  ,  e  Medicina  Veterinaria. 

BERTOLONI  Cav.  Dott.  Antonio  Prof,  di  Botanica. 

BIANCONI  Dott.  G.  Giuseppe  Prof,  di  Zoologia ,  Minera- 
logia e  Geologia. 

PIANI  Dott.  Domenico  Segretario  delI'Accad.  delle  Scienze. 

SGARZI  Cav.  Dott.  Gaetano  Prof,  di  Chimica  Farmaceutica. 

Serie  III.  Tom.  T. 


1852* 


SOCIETÀ  EDITRICE 


Consiglio  d' Amministrazione 

Alessandrini  Prof.  Antonio,  Presidente 

Bianconi  Prof.  Giuseppe ,  Vice  Presidente. 

Berloloni  Prof.  Giuseppe. 

Piani  Prof.  Domenico. 

Sgarzi  Prof  Gaetano. 

Predieri  Dott.  Paolo,  Segretario  ed  Economo. 

Elenco  dei  Membri  appartenenti  alla 
Società  Editrice 

Alessandrini  Prof.  Antonio. 

Bertoloni  Prof.  Giuseppe.        /^ 

Bianconi  Prof.  G.  Giuseppe.  f^.%^pMf-'''A 

Botter  Prof.  Luigi  Francescor   "'"   ^  '  ' 

Contri  Prof.  Giovanni. 

Da  Via  Marchese  Dottor  Luigfóf^vr"^^' 

Fagnoli  Dott.  Giuseppe. 

Giacomelli  Dott.  Enrico. 

Grandi  Dottor  Giacomo. 

Minghetti  Sig.  Marco. 

Pizzardi  Marchese  Luigi. 

Predieri  Dott.  Paolo 

Salina  Conte  Camillo. 

Sassoli  Avvocato  Enrico. 

Sgarzi  Prof.  Gaetano. 


\\ 


Commissioni  per  la  Compilazione  degli  Annali 

Sez.  I.  Per  l'Anatomia  Umana,  e  Comparata,  Fisiologia 
e  Veterinaria. 
Direttore         —  Alessandrini  Prof.  Antonio. 
Collaboratori  —  Calori  Prof.  Luigi. 
Predieri  Doli.  Paolo. 
Modonini  Doti.  Bernardo. 
Soverini  Doli.  Carlo. 
Sez.  II.  Per  l'Anatomia  e   Fisiologia  vegetale.  Botanica, 
ed  Agricoltura. 
Direttore  —  Contri  Prof.  Giovanni. 

Collaboratori  —  Bertoloni  Prof.  Giuseppe. 

Da  Via  Marchese  Dott.  Luigi 
Orlandi  Doti.  Giovanni. 
Sassoli  Avv.  Enrico. 
Predieri  Dott.  Paolo,  Segretario. 
Sez.  lU.  Per  la  Zoologia,  Mineralogia,  Geologia,  e  Pa- 
leontologia. 
Direttore         —  Bianconi  Prof.  G.  Giuseppe. 
Collaboratori  —  Corradi  Alfonso. 

Gasparini  Dott.  Enrico. 
Salina  Conte  Camillo. 
Santagata  Prof.  Domenico. 
Sez.  IV.  Per  la  Fisica,   Chimica,  e  Farmacologia. 
Direttore          —  Sgarzi  Prof.  Gaetano. 
Collaboratori  —  Dalla  Casa  Prof.  Lorenzo. 
Fagnoli  Doti.  Giuseppe. 
Grandi  Dott.  Giacomo. 
Malvasia  Conte  Antonio. 
Sez.  V.  Astronomia  fisica,  Idraulica,  Ottica  e  Meteorologia. 
Direttore         —  Piani  Doli.  Domenico. 
Collaboratori  —  Gualandi  Dott.  Francesco. 
Palagi  Doti.  Alessandro. 
Respighi  Prof.  Lorenzo. 
Saporetli  Doti.  Antonio. 
// 


6 

Gli  amichi  Annali  di  Storia  Naturale  che  comincia- 
rono col  1829  furono  seguiti  nel  1838  dai  Nuovi  Annali  di 
Sciente  Naturali,  la  cui  prima  e  seconda  serie   si  com- 
piè in  20  Volumi,  e  cessò  col  dicembre  1848.  A  queste  due 
Serie  fa  seguito  ora  la  Terza  col  volume  quinto  e  sesto, 
i    quali   tratteranno    essi    ancora  le  materie  che    furono 
soggetto  delle    precedenti    Annate,  e  quali    appariscono 
dall'esposto  quadro;  e  oltre  alle  Memorie  originali,  ed 
alle  comunicazioni,  essa  farà  suoi  gli  Articoli  che  servo- 
no a  indicare  i  principali  avanzamenti  delle  Scienze  Na- 
turali, e  in  modo  speciale  raccoglierà  possibilmente  quan- 
to si  vada  pubblicando  in  Italia.  Lo  scopo  che  la  Società 
Editrice  si  propone  col  pubblicare   questi  Annali;,  è  di 
alimentare  e  favorire  anche  fra  noi  gli  amenissimi  studj 
naturali ,  i  quali  un  tempo  ebbero  qui  la  prima  accoglien- 
za, ed  oggi  tanto   fioriscono   altrove;  e  secondariamente 
di  presentare  agli  stranieri  il  modo  di  stare  al  giorno  dei 
progressi  di  queste  scienze  fra  noi,   cosa  in  che  essi,  o 
per  trascuranza,  0  per  mancanza  sinora  di  un  giornale  che 
li  tenesse  informali,  mancano  assai.  Diretti  a  questo  fine 
gli  Annali  offrono  un  agevole  mezzo  ai  Cultori  di  questi 
studj ,  per  pubblicare   in   questi  Volumi   le  Memorie  od 
Articoli  relativi  a  Scienze  Naturali;  come  per  altra   parte 
porgono  facile  opportunità  agli  Amatori  per  istare  al  gior- 
no dei  precipui  avanzamenti  di  queste  Scienze. 

La  Società  editrice  degli  Annali ,  a  favorire  gli  studi 
Agronomici  in  queste  Provincie,  è  pure  venuta  nella  de- 
terminazione di  pubblicare  in  Appendice,  un  giornale  che 
direttamente  trattando  le  materie  agronomiche,  riferisca 
mensualmente  i  lavori  e  rendiconti  della  Società  Agraria 
di  Bologna  e  delle  molte  Deputazioni  Sezionali  della  me- 
desima; non  che  le  altre  memorie  ed  articoli  che  si  rife- 
riscono all'agricoltura  compilati  pure  dalla  Sezione  secon- 
da come  nel  decorso  anno. 


Se  non  che  per  meglio  diffondere  queste  ntili  produ- 
zioni, la  Società  editrice  ha  creduto  di  pubblicare  ancora 
disgiuntamente  detta  Appendice  Agraria,  aumentando  pure  la 
pubblicazione  di  dodici  fogli  di  stampa  ogni  anno,  senza 
accrescerne  per  questo  la  spesa. 


€0nM2t0ttt  MV  H^Qocimme 


Sarà  pubblicato  ogni  mese  un  Fascicolo  in  8."  di  6  fogli 
di  slampa,  colle  Tavole  che  occorressero. 

Sei  Fascicoli  formano  un  Volume;  il  primo  e  settimo  fa- 
scicolo d' ogni  annata  sarà  fornito  di  un  frontespizio , 
ed  il  sesto ,  e  duodecimo  dell'  indice  delle  Materie 
contenute  in  ciascun  Volume. 

Il  Prezzo  di  ogni  fascicolo  è  di  bajocchi  25  pari  a  fran- 
chi I.  34  cent. 

Le  memorie  ed  articoli  da  inserire  negli  Annali ,  dovranno 
essere  diretti  franchi  di  posta  al  Presidente  o  Segre- 
tario. Ogni  memoria  o  articolo  dovrà  essere  munito 
della  firma  dell'  Autore ,  il  quale  avrà  25  copie  a  parte 
gratis  del  suo  lavoro  stampato  negli  Annali  ;  ovvero 
potrà  acquistarne  un  maggior  numero,  dietro  speciale 
ordinazione,  non  però  sopra  le  cento  copie. 

Le  associazioni  si  ricevono  in  Bologna  dal  Presidente  della 
Società  Editrice  Prof.  Alessandrini  in  Via  Altabella 
N.  1637,  alla  Residenza  della  Società  Agraria,  e  da 


8 
tutti  gli  altri  componenti  la  Società  stessa.  S'intende 
che  l'associazione  debba  continuare  di  anno  in  anno, 
quando  entro  Novembre  non  siasi  dato  avviso  in  con- 
trario. 
Le  spese  di  porto  e  dazio  stanno  a  carico  degli  Associali. 
Coloro  poi  che  amassero  di  associarsi  separatamente 
all'Appendice,  che  formerà  un   fascicolo  di  tre  fogli  di 
slampa  ogni  mese,  pagheranno  soli  Scudi  1.  80  ogni  anno. 


STORIA  GENETICA 

DI  UIV  lIVìSETTO  PARJl8I§IITO 

DELLE   DOVA   DEL 

RHYNCHITES  BETULETl 
F.  DE  FILIPPI 

PaOPESSOBB  DI  Z00L06IA  NEI.LA  REALE  DNIVEBSITÀ  DI  TOBINO 


i^ul  finire  del  Maggio  di  quest'anno  raccolsi  ne*  vi- 
gneli  circoslanti  a  Torino  alcune  foglie  sulle  quali  il  Rhyn- 
chites  betuleti,  insello  comunissimo  anche  fra  noi,  e  vol- 
garmente chiamalo  taglietto,  avea  deposto  le  sue  uova. 
Come  è  noto  questo  curculionite  ha  per  costume  di  ricove- 
rare la  sua  prole  nelle  ripiegature  delle  foglie  di  varie 
piante,  che  egli  sa  fare  e  complicare  con  un  arte  mirabile, 
ravvolgendo  la  foglia  intiera  in  tal  modo  da  renderla  non 
dissimigliante  da  un  zigaro.  Il  mio  intento  era  di  osservare 
in  quelle  uova  la  formazione  della  larva,  al  che  si  presta 
mollo  bene  la  loro  grande  trasparenza:  ma  fin  dalle  pri- 
me mosse  un  fallo  curiosissimo,  e  da  me  uè  conosciuto  né 
sospettato,  mi  fece  cambiar  tema  e  proposito. 

Nelle  uova  più  trasparenti  e  deposte  da  poco  tempo, 
come  lo  mostrava  la  freschezza  della  foglia,  trovai  molto 


10  PARASSITO 

frequenti  de'  piccoli  animaletti  parassiti  di  una  forma  che 
mi  sembrava  affatto  strana  e  ben  diversa  da  quella  delle 
larve  degli  icneumonidi,  alcuni  de'  quali,  come  già  fece 
conoscere  Da  Geer  insinuano  le  loro  uova  entro  que"'.  di 
altri  insetti.  Presi  adunque  la  risoluzione  di  osservare  l' ul- 
teriore sviluppo  di  questi  parassiti,  e  fui  abbastanza  for- 
tunato di  escir  presto  dal  bujo  intorno  alla  loro  natura: 
di  scoprire  che  essi  danno  realmente  origine  ad  un  insetto 
parassito  della  numerosa  famiglia  degli  Icneumonidi,  tribù 
de'  Pteromalini ,  ma  con  un  processo  singolarissimo  di  cui 
finora  non  si  conosce  esempio  nella  classe  degli  insetti. 

Questi  parassiti  (Tav.  I.  flg.  1 ,2)  nel  primo  loro  stadio 
sono  microscopici,  appena  discernibili  con  una  forte  lente 
semplice, e  guizzano  nelT interno  dell'uovo  di  cui  hanno  an- 
nullato sul  principio  la  carriera  evolutiva.  D'  ordinario  ve 
n'  ha  un  solo  per  ogni  uovo  di  i?/ii//2c/izf £5,  ma  ebbi  qual- 
che volta  ad  incontrarne  fino  a  tre,  a  differenti  gradi  di 
sviluppo ,  ciò  che  dimostrerebbe  esservi  dessi  pervenuti 
non  contemporaneamente,  ma  l'un  dopo  l'altro.  La  loro 
forma  è  totalmente  diversa  da  quella  ordinaria  delle  larve 
degli  Icneumonidi ,  e  piuttosto  ricorda  quella  delle  larve 
di  alcuni  ditleri.  Presentano  essi  infatti  un  corpo  sub-co- 
nico ,  posteriormente  terminato  da  un  appendice  caudale 
che  agitano  vivacemente  con  oscillazioni  brusche  in  dire- 
zione verticale,  ed  in  tal  modo  possono  percorrere  l'uovo 
del  Rinchite  in  tutti  i  versi.  Questa  loro  porzione  caudale 
è  segmentala ,  e  dalle  congiunzioni  de'  segmenti  si  ergono 
alcuni  peli  lunghi ,  difficilmente  visibili  per  la  loro  traspa- 
renza, e  che  ne' moti  della  coda  sono  diretti  ora  all' avanti 
ora  all' indietro.  Il  corpo  del  piccolo  parassito  è  liscio,  o- 
mogeneo,  e  non  lascia  scorgere  nel  suo  interno  traccia  di 
organo  alcuno,  neppure  adoperando  i  pili  forti  ingrandi- 
menti del  microscopio.  Anteriormente  termina  appuntata 
con  una  specie  di  piccolo  vostro  corneo ,  col  quale ,  io 
credo,  il  parassito  slesso  ha  potuto  aprirsi  la  strada  nel- 


DELLE   UOVA   DI   EINCHITE  11 

Tiiovo  del  Rinchite,  senza  che  vi  sia  stalo  introdotto  dal 
Pteromalino. 

Tale  si  è  la  forma  di  questi  parassiti  nel  primo  loro 
stadio,  entro  uova  ricettate  da  foglie  ancora  verdi  e  tenere, 
quindi  deposte  da  poco  tempo.  In  questo  periodo  le  uova 
non  attaccate,  nelle  quali  perciò  sta  sviluppandosi  la  larva 
propria  del  Rinchite,  appena  sono  giunte  al  termine  le 
solcature  del  tuorlo. 

Ad  un  grado  ulteriore  di  sviluppo  questi  piccoli  pa- 
rassiti, già  alquanto  accresciuti,  presentano  nelP interno 
del  loro  corpo  una  parte  nuova,  come  una  vescichetta 
ovale  ben  circoscritta  (fig.  3).  Questa  vescichetta  è  desti- 
nata ad  un  rapido  accrescimento  ;  e  ben  presto  la  si  vede 
infatti  così  sviluppata  da  riempiere  quasi  tutto  il  corpo  del 
parassito,  distendendone  l'inviluppo  tegumentale  in  ma- 
niera che  la  coda  stessa  tratta  in  questa  distensione  a  poco 
a  poco  diminuisce  e  scompare.  Il  parassito  da  prima  tanto 
vivace  diventa  immobile,  od  appena  ancora  agita  con  leg- 
ger tremolio  la  residua  porzione  caudale  (fig.  4-6).  Dì 
questo  primiero  piccolo  parassito  non  occorre  più  tener 
parola:  la  sua  vita  è  spenta:  ora  incomincia  quella  della 
piccola  vescichetta  ancora  informe  che  si  è  generata  nel 
di  lui  seno.  Scorso  infatti  per  questa  un  primo  periodo  di 
immobilità,  incomincia  a  contrarsi  con  moti  vermicolari 
lenti,  e  separati  da  lunghi  intervalli  di  riposo.  Conti- 
nuando questo  sviluppo,  la  vescichetta  in  discorso  prende 
sempre  più  i  caratteri  di  una  larva  d'Icneumonide,  mu- 
nita di  due  mandibole  distintissime,  ì  suoi  moti  si  fanno 
più  vivaci  e  frequenti.  Questa  larva  rimane  però  fino  al 
suo  completo  sviluppo  rinchiusa  nella  spoglia  del  primo 
parassito:  si  nutre  evidentemente  della  sostanza  dell'uovo 
del  Rinchite;  ed  essendo  priva  di  ano,  non  ha  escrezioni 
di  sorta  (fig.  6-7).  Giunta  essa  al  compimento  del  suo 
sviluppo,  innanzi  che  si  converta  in  crisalide,  la  pellicola 
del  primo  parassito  da  cui  era  inviluppata,  per  la  cresciuta 


12  PARASSITO 

distensione,  e  pe'  contorcimenti  della  larva  stessa  si  rom- 
pe. Poscia  l'uovo  del  Rinchile  fin  qui  rimasto  Irasparen- 
tissimo,  diventa  bruno  ed  opaco,  la  qual  cosa  è  da  at- 
tribuirsi al  bozzolo  tessuto  dalla  larva  del  Pteromalino 
neir  interno  dell'  uovo  stesso ,  che  bisogna  quindi  aprire  con 
molla  cautela  onde  scorgervi  nell'interno  la  ninfa  (fig.  8). 
Queste  metamorfosi  si  compiono  rapidamente;  in  15-18 
giorni  dalla  prima  comparsa  del  primo  parassito  si  ha 
l'insetto  perfetto.  Appartiene  questo,  come  dissi,  alla  tribù 
de'  Pteromalini.  Io  mi  asterrò  dal  darne  una  descrizione, 
limitandomi  a  delinearne  i  principali  caratteri  che  potranno 
servire  pel  confronto  co'  numerosi  generi  conosciuti  di 
questa  tribìi  (fig.  9-10-11). 

Venendo  ora  all'interpretazione  de'  fatti  esposti;  una 
che  si  presenta  affatto  spontanea,  sarebbe  quella  di  con- 
siderare il  primo  parassito  come  una  vera  larva,  in  cui 
un  altro  parassito,  il  Pteromalino,  abbia  insinuato  un  uo- 
vo: ed  invero  già  si  conoscono  molti  eserapj  di  larve  di 
Icneumonidi  che  sono  esse  medesime  attaccate  da  altri  pa- 
rassiti della  stessa  famiglia.  Tale  fu  realmente  la  mia  prima 
supposizione,  che  ben  presto  dovetti  abbandonare.  Le  os- 
vazioni  su  questo  Pteromalino  delle  uova  del  Rinchite  fu- 
rono da  me  ripetute  ben  cento  volte  nel  lasso  di  poche 
settimane,  tanto  sono  facili  (t);  né  mi  occorse  giammai  il 
caso  di  scoprire  altra  metamorfosi,  altra  destinazione  del 
primo  parassito,  fuori  quella  accennata.  D'altronde  la  sua 
piccolezza  è  tale  da  non  lasciar  credere  che  sia  possibile 
ad  un  altro  insetto  il  traforarlo  coli' ovopositore  ^  tanto 
meno  poi  attraverso  il  guscio  dell'uovo  del  Rinchite. 


(1)  Si  può  calcolare  che  la  metà  delle  uova  del  lìinchite  ven- 
gano così  distrutte  dal  Pteromalino ,  se  almeno  può  ammettersi 
come  costante  e  generale  l' osservazione  da  me  fatta  nella  stagio- 
ne e  nella  località  accennata  in  principio  di  questa  memoria. 


DELLE  UOVA   DI   BINGHITE  13 

Le  due  larve  sovra  descritte  appartengono  evidente- 
mente ad  una  sola  e  medesima  specie ,  la  cui  storia  ge- 
netica è  più  complicata  che  negli  altri  insetti,  cioè  con 
uno  stadio  di  più.  Noi  abbiamo  qui  una  prima  larva  cbe 
invece  di  trasmutarsi  nell'insetto  perfetto,  dovrà  generare 
una  seconda  larva  cui  soltanto  incombe  questo  destino.  La 
prima  larva  è  attiva,  assai  vivace,  dotata  probabilmente 
della  facoltà  di  portarsi  essa  medesima  nel  mezzo  del  nu- 
trimento destinato  alla  seconda  larva ,  che  è  sua  prole  in 
primo  grado,  e  prole  in  secondo  grado  del  Pteromalino. 

È  sommamente  interessante  l'analogia  della  storia  nar- 
rata di  questo  parassito  delle  uova  del  Rinchite  con  quella 
di  altri  insetti  parassiti  (almeno  allo  stato  di  larva),  quali 
sono  i  Meloe  ed  i  Rìpipteri,  come  risulta  dalle  bellissime 
osservazioni  de'  Signori  Newport  e  Siebold.  Anche  in 
questi  insetti  abbiamo  due  forme  successive  di  larve; 
cioè  una  munita  di  gambe  e  vivace,  che  ne  precede  un 
altra  vermiforme  ed  inerte.  Questa  viene  generalmente 
considerata  come  risultante  da  una  metamorfosi  retrograda 
della  prima,  mentre  invece  assai  probabilmente  ne  è  un 
vero  prodotto. 

Si  conosce  da  lungo  tempo  la  proprietà  mirabile  de- 
gli Afidi  di  generare  altri  Afidi  fecondi  e  vivipari,  senza 
accoppiamento,  come  nel  caso  nostro  la  prima  larva  del 
Pteromalino  ha  generato  la  seconda.  Ma  tra  un  fatto  e 
l'altro  passa  una  differenza  assai  ragguardevole.  Gli  Afidi 
vivipari  si  devono  considerare  come  femmine  in  cui  le  uova 
si  svilupparono  per  la  remola  influenza  dell'accoppiamento 
avvenuto  fra  i  genitori,  o  gli  avoli,  od  i  bisavoli,  o  gli 
arcavoli  loro  proprj.  Il  Sig.  Leydig  ha  dimostrato  che  gli 
embrioni  degli  Afidi  si  sviluppano  ne'  canali  dell' ovario  e 
con  un  processo  del  tutto  identico  a  quello  per  cui  si  svi- 
luppano le  uova  fecondate  dell' istcssa  specie  (Giornale 
di  Zoologia  scientifica  di  Siebold  e  Koelliker,  Voi.  2.*^). 
Gli  afidi  ci  presentano  normalmente  un  fenomeno  sempre 


14  PARASSITO 

meraviglioso ,  ma  non  particolare  come  si  credeva  per  l' ad- 
dietro, a  questo  genere  d'insetti:  la  partenogenesi,  od  il 
parto  di  femmine  vergini.  Sovente  accade  di  osservare  lo 
sviluppo  e  lo  schiudiraento  di  uova  deposte  da  farfalle  del 
bombice  del  gelso  che  non  ebbero  mai  alcun  contatto  col 
maschio:  ed  un  celebre  entomologo  inglese,  il  Sig.  G. 
Curtis  che  ebbi  la  fortuna  di  conoscere  qui  in  Torino,  mi 
raccontò  come  egli  abbia  avuto  occasione  di  osservar  un 
fatto  di  questo  genere,  ma  ancora  più  singolare,  in  una 
crisalide  unica  di  Attacus  polypherus  ricevuta  vivente  dal- 
l'America,  e  dalla  quale  si  sviluppò  in  Londra  una  fem- 
mina che  depose  uova  dalle  quali  tutte  nacquero  i  bruchi. 
Questi  ed  altri  simili  esempj  meritano  tutta  l'attenzione 
de'  fisiologi,  a  fine  di  conoscere  quali  siano  le  circostan- 
ze dell'accoppiamento  degli  insetti  alle  quali  si  deve  la 
fecondazione  estesa  fino  alle  uova  della  seconda  genera- 
zione. 

Ben  diverso  è  il  caso  del  Pleromalino  del  Rinchite; 
la  prima  larva  non  è  paragonabile  all'insetto  perfetto,  nel 
modo  con  che  un  afide  vergine  e  viviparo  lo  è  all'afide 
fecondalo  ed  oviparo:  questa  prima  larva  del  Pteromalino 
infatti  manca  di  organi  sessuali,  non  considerando  anche 
la  grandissima  differenza  di  conformazione  esterna  fra  essa 
e  l'insetto  d'onde  proviene,  e  che  pur  deve  riprodurre. 
Per  istituire  un  confronto  con  un  fatto  strettamente  ana- 
logo bisogna  discendere  ad  altri  animali  parassiti,  cioè  ai 
distomi,  i  quali  pure,  siccome  è  noto  per  le  osservazioni 
di  Siebold  e  di  Steenstrup,  non  generano  direttamente  al- 
tri distomi,  ma  larve  generatrici  di  altre  larve,  ed  infine 
poi  delle  cercarie  che  essendo  le  larve  proprie  de'  distomi, 
in  questi  si  trasmutano. 

Anche  il  Pteromalino  del  Rinchite  (e  forse  come  ho 
osservato  più  sopra  altri  insetti  parassiti) ,  non  genera  di- 
rettamente i  suoi  figli,  ma  esseri  intermediarj  che  sono 
le  madri  di  questi  figli.  Questi  esseri  intermediarj,  vere 


Annali  Serie    3=  T-V. 


Tav  :  1 


h-  -Y-A 


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10 


lardi      èii 


L.t:     G. 


DELLE    UOVA   DI    BIISGUITE  ÌB 

larve  generanti ,  hanno  ricevuto  dal  Sig.  Steenstrup  la  deno- 
minazione di  nutrici,  ormai  accettata  nella  scienza. 

Anche  il  Pteromalino  del  Rinchite  ci  presentò  adun- 
que un  caso  di  generazioni  alternanti, in  quanto  che  s'av- 
vicendano effettivamente  due  diverse  forme  di  prodotti  e 
due  modi  distinti  di  generazione.  Dirò  anzi  che  è  questo 
il  primo  esempio  conosciuto  nella  classe  degli  insetti,  per- 
chè dalle  osservazioni  precedenti  ben  si  vede  come  non 
siano  vere  generazioni  alternanti  quella  degli  Afìdì,  che 
pure  erano  citati  fin  qui  come  esempio  di  questo  meravi- 
glioso e  complicato  processo  fisiologico.  Io  preferirei  però 
di  chiamare  generazione  a  due  gradi  questa  del  nostro 
Pteromalino  e  di  tutti  gli  animali  che  al  pari  di  lui  ge- 
nerano nutrici,  da  ognuna  delle  quali  ha  origine  diretta- 
mente un  solo  individuo  colle  forme  tipiche  della  specie. 


SPIEGAZIONE  DELLA  TAVOLA  I. 

Le  fig.  1-7  rappresentano  le  diverse  fasi  della  storia  ge- 
netica del  Pteromalino  del  Rinchite ,  fino  al  com- 
pleto sviluppo  della  larva. 
a.  Uovo  del  Rinchite.  b.  primo  parassito  o  nutrice,  e.  se- 
condo parassito  o  larva. 
fig.  8.  Ninfa  del  Pteromalino.  d.  bozzolo,  e.  escrementi  e 
spoglia  lacerata  della  nutrice. 
9.  L'insetto  perfetto  (maschio):  la  cui  lunghezza  è 
indicata  dalla  lineetta  9."^ 

10.  Un  ala  del  pajo  superiore  dello  stesso. 

11.  Un  ala  del  pajo  inferiore. 


16 

REIXDICOMTO 

delle  sessioni  dell'accademia  delle  scienze 
dell"  istituto  di  bologna. 

Anno  Accademico  1851-1852. 
PROFESSORE  GAY.  MICHELE  MEDICI 

PER    LA    TEEZA    VOLTA. 


N. 


Ielle  ferie  estive  V  Accademia  adunata  in  seduta 
straordinaria  i  giorni  1,  8  e  16  Ottobre  promosse  l'Acca- 
demico Onorario  Prof.  Giambattista  Belletti  ad  Accademico 
Pensionato  in  rimpiazzo  del  defunto  Prof.  Cavara  ,  l' Alun- 
no Dolt.  Pietro  Gamberini  ad  Accademico  Onorario,  ed 
elesse  Alunno  il  Dott.  Carlo  Massarenti. 

Nelle  stesse  ferie  l'Accademia  ricevè  in  dono  le  ope- 
re seguenti: 
Dal  Governo  Britannico  —  Observations Os- 
servazioni delle  straordinarie  perturbazioni  magne- 
tiche Voi.  I. 
Dal  Governo  Toscano  —  Rapporto  della  pubblica  espo- 
sizione   dei  prodotti  del  1860. 
Dall'Accademia  delle  Scienze  di  Pietroburgo  —  Bulle- 
tin  de  la  classe  historico-philologique.  T.  VI  et  VII. 
Recueil  des  actes  des  séances  publiques  28  Decembre 
1847 ,  et  29  Decembre  1848. 


RENDICONTO  ACCADEMICO  17 

Mémoires.  Vl.we  Serie.  Sciences  Mal.  Phys.  et  Nainr. 
T.  VII.   Seconde  P.  Se.  Natur.   T.  V.  S.mc  et  6.rae 
livr. 
Mémoires.  VI.^^  Serie.  Sciences  Mal.  Phys.  et  Natur. 

T.  VIII.  Seconde  P.  Se.  Natur.  T.  VI.  4.me  |ivr. 
Mémoires.  VI.""^  Serie.  Sciences  Mat.  Pbys.  et  Natur. 
T.  VII.  Première  P.  Se.  Mat.  et  Phys.  T.  V.  S.»* 
et  4.me  livr. 
.     Mémoires  présentés  par  divers  savants.  T.  VI.  4.156  |jyp. 

Dalla  R.  Accademia  Bavarese  —  Jbhandlungen 

Dissertazioni  della  classe  Matematico-Fisica  Voi.  V. 
parte  3.* 
Ballettino  pel  1849. 
Buchner.  Discorso  sulla  Chimica. 
Dalla  R.  Accademia  di  Napoli  —  Memoriale  de'  lavori 
1849-50. 
Osservazioni  di  Melloni  sopra  una  Memoria  offerta  io 
dono  all'Accademia. 
Dalla  R.  Accademia  di  Torino  —  Memorie  Ser.  II.  T.  XI. 
Dalla  R.  Accademia  di  Madrid   ~  Memorias.  Ciencias 
nalurales.  T.  I.  P.  I. 
Rendiconti  1849-1850. 
Dalla  P.  Accademia  de'  N.  Lincei  —  Atti  delle  sessioni 

23  Febb.,  25  Marzo,  6  Apr.  e  11  Maggio  1851. 
Dalla  Società  Medico-Chir.  di  Bologna  ■—  Bulleltino  di 

Maggio-Settembre  1851. 
Dalla  Società  Editrice  —  Annali  delle  Scienze  Naturali 

fase,  di  Maggio,  Giugno,  Luglio  e  Agosto  1861. 
Dalla  Contessa  Elis.  Conlarini  —  Trattato  delle  Attinie 

del  Conte  Nicolò  Conlarini. 
Dello  stesso.  Sullo  studio  degli  Insetti;  Cataloghi  d'Uc- 
celli ed  Insetti;  Nuova  specie  di  Cecidomia;  Bruco 
che  mangia  le  foglie  del  moro. 
Dal  Sig.  Gaetano  Giordani  —  Descrizione  succinta  di 
ciò  che  si  contiene  nell' Instituto  di  Bologna,  e  del 

N.  Ann.  Se.  Natbr.  Sehie  III.  Tom.  5.  2 


18  RENDICONTO  ACCADEMICO 

modo  in  cui  vi  si  coltivano  le  Scienze.  Minuta  del 
celebre  Canterzanì. 

Dai  rispettivi  Autori. 

Costa  Prof.  O.  G.  —  Gita  a  Pietraroja. 
Pacini  Prof.  Filippo  —  Muffa  parasita. 
Trevisan  Viltore  —  Storia  Naturale  popolare.  T.  I.;punt. 
1.''  e  2.^ 

Caulerpearum  Sciagraphia. 

Alghe  Udinesi. 

Caroli -Ferdinandia. 

Alghe  Coccotaile. 
Scarpellini  Erasmo  —  Biografia  di  Cesi. 

Biografia  di  Cacciatore. 

Biografia  d' Inghirami. 
Volpicelli  Prof.  Paolo  —  Lampada  elettro-dinamica. 

Necrologia  di  Jacobi. 

Nuova  general  soluzione  della  x'^-i-y^zz'^'^. 
Sacchetti  Dott.  Antonio  —  Sull'olio  di  fegato  di  Merluzzo. 

Storia  di  un  lupus  scrofoloso. 
GeoflFroy  Saìnt-Hilaire  Isidoro   —  Colleclions  de  Jacque- 

mont.  Maramifères  et  Oiseaux. 
Sobrero  Ascanio  —  Manuale  di  Chimica  applicata  alle  Arti. 

Voi.  1.  par.  I. 
Berli-Pichat  Carlo  —  Istituzioni /d'Agricoltura.  Dispen- 
se 4-8. 
Pélrequin  J.  E.  —  Chirurgie  d'  Hippocrate. 

Classificazione  delle  malattìe  cutanee. 

Trattamento  per  gli  ascessi  freddi. 

Impiego  terapeutico  delle  preparazioni  di  manganese. 
Bosi  Prof.  Luigi  —  Elementi  di  Patologia. 

Prolegomeni  alla  Medicina. 
Massalongo  Abramo  —  Orsi  fossili  del  Veronese. 
Longo  cav.  Agatino  —  Discorso  preliminare  della  Geonemia. 


RENDICONTO    ACCADEMICO  19 

Contri  Prof.  Gian-Francesco  —  Sulla  malattia  della  vite. 

Paolini  Prof.  Marco— Annotazioni  cliniche  sulla  Pellagra. 

Aggiunti  della  nostra  Specola  —  Osservazioni  Meteorolo- 
giche Maggio-Settembre  1861. 

Golinelli  Doli.  Luigi  —  Amputazione  di  coscia  per  can- 
crena spontanea. 

Senoner  Adolfo  —  Misure  ipsometriche nell'Austria  e  nel 
Tirolo. 

1.*  Sessione  Ordinaria.  6  Novembre  1851. 

Il  Presidente  nomina  suo  Vice-Presidente  il  Prof.  Cav. 
Matteo  Venturoli. 

Si  legge  Dispaccio  dell'Emo  Protettore, che  partecipa 
la  nomina  del  Dott.  Lorenzo  Respighi  alla  cattedra  di  Astro- 
nomia in  questa  Pontifìcia  Università,  onde  gli  compete  il 
grado  di  Accademico  Pensionato;  ed  altro  Dispaccio,  con 
cui  si  approva  la  nomina  de'  Soci  Corrispondenti  L  Ca- 
landrelli,  P.  Volpicelli,  G.  Jan,  R.  Pirla  ,  G.  Airy,  G. 
B.  Biot,  P.  Flourens;  non  che  le  lettere  d'accettazione  e 
ringraziamento  de'  nuovi  Socj  tanto  Residenti  che  Corri- 
spondenti. 

Agli  esercizi  letterarj  diede  principio  l'illustre  Pre- 
sidente coir  elogio  del  fisiologo  Vogli. 

Gian  Giacinto  Vogli,  nato  in  Budrio  nel  1697, fu  in- 
gegno assai  precoce,  emulo  in  qualche  modo  di  Pico,  di 
Clairaut  e  di  Young.  Ammaestrato  nelle  mediche  discipline 
da  Stefano  Danielii,  fu  tratto  nel  partilo  opposto  a'  se- 
guaci del  Malpighi:  contro  le  cui  teorie  su  la  generazio- 
ne, e  su  la  struttura  e  l'ufficio  del  cervello  sostenne  egli 
di  soli  19  anni  pubbliche  disputazioni;  e  poco  stante,  a 
conferma  delle  proprie  opinioni  diede  alla  luce  due  ope- 
re, intitolata  1' una  Jntropogonia ,  l'altra  Fluidi  Nervei 
Historia.  Senonchè  crescendo  in  lui  cogli  anni  e  col  sa- 


20  RENDICONTO   ACCADEMICO 

pere  l'amore  della  Verilà,  molte  cose  venne  successiva- 
mente modificando,  fino  a  discendere  tanto  in  Fisiologia 
che  in  Medicina  a  quella  dottrina  eclettica,  e  a  quel  giusto 
mezzo  fra  l'empirismo  e  il  razionalismo,  che  la  nostra 
scuola  ha  poi  costantemente  professato.  Bacone  nel  suo 
stile  figurato  avea  detto  =:  Empirici,  formicae  more,  con- 
gerunt  tantum  et  utnnlur:  rationales,  aranearum  more, 
telas  ex  se  confìciunl.  Apis  vero  ratio  media  est,  quae 
raateriam  ex  floribus  horti  et  agri  elicit,  sed  tamen  eam, 
propria  facultate,  verlit  ac  digerii.  =  Or  ninna  scuola  più 
della  nostra  seguì  il  costume  dell'ape:  qui  ogni  sistema 
fu  ridotto  al  suo  giusto  valore:  niun  sapiente  fu  disprez- 
zalo, ninno  venerata  con  culto  idolatra. 

E  forse  che  senza  l'opposizione  del  Vogli  sarebber  le 
raalpighiane  dottrine  trascorse  ad  errori  pericolosi:  e  for- 
se che,  se  non  avesse  il  Vogli  inculcata  tanto  presso  di 
noi  la  dottrina  del  fluido  nerveo,  non  avrebbe  il  sommo 
Galvani  pensato  all'azione  del  fluido  elettrico  sul  sistema 
nervoso;  la  quale  studiata  per  diecianni  continui  lo  con- 
dusse finalmente  per  fortuna  ben  meritala  a  rendersi  crea- 
tore di  maraviglioso  ramo  di  Fisica. 

Fu  anche  il  Vogli  distinto  naturalista,  distinto  chimico. 
Analizzò  le  acque  di  Galisano;  studiò  la  natura  de' gessi, 
onde  son  ricche  le  nostre  montagne,  e  in  molle  disserta- 
zioni ne  trattò  in  questa  Accademia. 

Morì  nel  1762,  lasciando  due  figli  degni  di  lui, Mar- 
cantonio che  professò  leggi  nell'Università,  autor  d'opere 
lodatissime,  e  Giuseppe  pur  nostro  Accademico,  famoso 
per  vastità  di  sapere,  più  famoso  ancora  per  filantropia, 
non  teoretica  ma  operosa,  uno  di  quegli  esseri  angelici, 
che  non  vivono  per  sé,  ma  pe'  loro  fratelli,  modello  di 
sacerdote  e  di  cittadino.  E  qui  fu  dove  il  chiarissimo  dis- 
serente  potè  lasciar  libero  il  corso  alla  sua  eloquenza,  co- 
inè avea  lasciato  libero  il  corso  alla  severità  della  sua 
critica  neir  esaminare  i  lavori  del  padre. 


RENDICONTO  ACCADEMICO  21 

2."  Sessione  ordinaria.  13  Novembre  1851. 

Si  legge  lettera  dell'Accademia  delle  Scienze  di  Ma- 
drid, che  propone  il  cambio  degli  Atti:  e  la  proposizione 
è  accettata  con  giubbilo  dal  Consesso. 

1  pericoli  a  cui  sono  sottoposti  in  varii  casi  non  po- 
chi individui  affetti  da  fratture  molto  oblique  della  gamba 
in  causa  della  difficoltà,  od  impossibilità  di  ricomporre,  e 
mantenere  in  normale  direzione  tali  fratture,  richiamarono 
l'attenzione  dei  Chirurghi  moderni,  i  quali  molti  mezzi  a 
ciò  proposero,  e  fra  questi  la  tenotomia  sottocutanea  del 
lendine  d'Achille,  mediante  la  quale  venendo  tolto  quel- 
l'attacco con  cui  i  muscoli  gemelli  e  solco  rimangono  fissi 
al  calcagno,  né  più  potendo  i  medesimi  fortemente  con- 
trarsi, manca  così  del  tutto  quella  forza  muscolare,  che 
obbliga  ben  di  frequente  i  frammenti  a  sormontarsi ,  ed  a 
sporgere  all' infuori,  1' esatta  coattazione  dei  quali  può 
quindi  ottenersi  col  mezzo  di  assai  semplici  apparecchi. 

Non  convennero  però  alcuni  in  simile  pratica,  presi 
dal  timore  che  ne  potessero  rimanere  alterate  le  funzioni 
del  piede.  Ma  il  Rizzoli  nella  Memoria  letta  a  questo  Con- 
sesso appoggiandosi  ad  alcune  importantissime  osservazioni 
intorno  alla  riproduzione  del  tendine  d'Achille  completa- 
mente esciso^  od  in  qualsivoglia  modo  distrutto,  comuni- 
cale è  già  oltre  un  secolo  da  Pietro  Paolo  Molinelli  al- 
l'antica nostra  Accademia,  e  convalidate  da  altre  osserva- 
zioni a  lui  proprie,  si  fa  a  dimostrare  come  per  questi  e 
molli  altri  fatti  che  la  giornaliera  esperienza  ci  addita  sia 
reso  manifesto  che  l'indicata  tenoloraia  sottocutanea  pra- 
ticata onde  ridurre  e  mantenere  ridotte  alcune  fratture  della 
gamba,  oltre  essere  esente  da  pericoli,  non  può  compro- 
mettere le  funzioni  del  piede,  e  la  dichiara  quindi  non  di 
rado  preferibile  ad  altri  processi.  Un  caso  mollo  impor- 


22  HENDICONTO  ACCADEMICO 

tante,  e  grave  curato  in  simile  modo  assai  felicemente  dal- 
l' Autore  serve  a  convalidare  il  suo  asserto.  Non  oramene 
però  il  Rizzoli  di  indicare,  che  in  alcune  circostanze  tale 
tenolomia  potrebbe  rendersi  inefficace,  o  dannosa,  e  do- 
vrebbe quindi  e>sere  rigettata,  o  ad  altri  espedienti  pospo- 
sta, confermando  così  che  dalla  conveniente  applicazione 
di  un  mezzo  dipende  l'ottenere  qui  felici  risultati,  che 
altrimenti  sarebbe  vano  sperare. 

Il  Rizzoli  inoltre  facendo  riflesso  che  se  per  molta 
serie  di  fatti  è  comprovato  potere  la  natura  riescire  a  ri- 
parare perdite  anche  mollo  estese  di  sostanza  tendinea, 
tuttavia  non  potendosi  escludere  per  questo  la  possibilità 
che  in  alcune  particolari  circostanze  tale  riproduttivo  la- 
voro 0  manchi,  o  sia  così  incompleto  da  rimanerne  im- 
pediti necessari,  ed  assai  utili  movimenti;  onde  ovviare  a 
tanto  danno,  che  in  un  caso  assai  grave  era  ragionevole 
il  temere,  si  prevalse  di  una  risorsa  colla  quale  potè  rie- 
scire ad  ottenere  quel  pieno  successo,  che  ardentemente 
desiderava. 

Un  giovinetto  di  15  anni,  in  seguito  di  esplosione 
d'arma  da  fuoco,  riportò  tale  lesione  alla  mano  sinistra, 
per  la  quale  era  stata  dichiarata  indispensabile  l'amputa- 
zione della  mano  istessa.  Chiamato  il  Rizzoli  a  consulto, 
ed  esaminata  quella  mano  trovò,  che  il  pollice  sinistro, 
col  corrispondente  metacarpo  era  arrovesciato  all' infuori, 
mancava  l' indice  il  di  cui  metacarpo  tuttora  aderente  al 
carpo  era  però  nel  restante  estesamente  staccalo,  e  mo- 
slravasi  privo  di  quasi  tutte  le  parti  molli,  che  a  lui  so- 
vrastanno, fratturato  in  direzione  trasversa  era  il  meta- 
carpo del  medio,  i  di  cui  tendini  estensori  vedeansi  in 
gran  parte  dislrulli  in  corrispondenza  al  metacarpo  islesso 
in  un  colle  sovrapposte  parli  molli ,  questo  dito  mostravasi 
notabilmente  incurvato  a  motivo  dello  stato  di  contrazione 
dei  muscoli  flessori  che  al  medesimo  appartengono, allon- 
tanati dalla  normale  posizione  erano  l'anulare  ed  il  mi- 


RENDICONTO  ACCADEMICO  23 

Dimo,  distrutta  pure  vedeasi  estesa  porzione  della  cute 
palmare. 

Il  Rizzoli  coir  idea  di  risparmiare  l'amputazione,  e 
di  porre  invece  la  mano  offesa  in  condizioni  da  potersi 
rendere  di  molla  utilità  all'infermo  si  regolò  nella  manie- 
ra seguente: 

Riflettendo  egli,  che  volendo  conservare  il  superstite, 
ed  in  gran  parte  staccalo  metacarpo,  che  corrispondea  al- 
l'indice già  perduto,  ne  sarebbe  rimasta  una  piaga  assai 
vasta,  e  quindi  molto  pericolosa,  e  che  l'interposizione 
di  quest'osso  fra  il  pollice,  ed  il  medio  avrebbe  impedito 
di  accostare  il  pollice  slesso  al  medio  dito,  quanto  era  ne- 
cessario onde  evitare  la  deformità,  che  senza  di  ciò  nella 
mano  sarebbesi  presentata,  posta  la  mano  in  supinazione 
si  determinò  a  risecare  il  metacarpo  stesso  di  basso  in  al- 
to, dal  suo  lato  esterno  verso  l'interno,  ed  in  direzione 
assai  obliqua,  o  come  suol  dirsi  a  becco  di  flauto,  in  vi- 
cinanza alla  di  lui  articolazione  col  carpo  tuttora  intatta, 
nel  qual  modo  ottenne  non  solo  di  rendere  molto  minore 
l'estensione  della  ferita,  ma  di  permettere  ancora  al  me- 
tacarpo del  pollice  d'accostarsi  di  tanto  a  quello  del  me- 
dio da  ridurre  la  forma  della  mano  assai  più  piacevole. 
Ciò  fallo  considerando  pure,  che  il  guasto  nato  nei  ten- 
dini estensori  del  dito  medio  era  tale  da  non  potere  con 
fondamento  sperare  la  riproduzione  di  tanta  sostanza  ten- 
dinea  perduta,  che  valesse  a  permettere  al  dito  i  naturali 
movimenti,  ebbe  fiducia  di  potere  meglio  in  questo  riescire 
ricorrendo  al  seguente  ripiego. 

Siccome  il  metacarpo  corrispondente  al  dito  medio  era 
fratturato  in  direzione  trasversa  in  prossimità  del  carpo, 
sollevò  il  frammento  superiore,  che  era  il  più  lungo ;,  lo 
portò  alquanto  infuori  con  delle  pinzette,  slaccandolo  per 
circa  un  pollice  dalle  poche  carni  cui  aderiva,  e  ne  risecò 
la  predella  porzione  trasversalmenle  mercè  le  cesoje  ossi- 
Tore.  In  tal  modo  posti  a  contatto  i  due  estrerai  del  me- 


24  RENDICONTO  ACCADEMICO 

lacarpo  risecato  scemò  maggiormente  la  estensione  della 
ferita,  e  se  ne  diminuirono  quindi  i  pericoli,  e  nel  tempo 
stesso  combaciaronsi  i  troncali,  e  superstiti  tendini  esten- 
sori dei  dito  corrispondente  in  guisa  da  farne  sperare  la 
reciproca  unione.  Oltre  di  che  si  ottenne  ancora,  che 
messi  a  contatto  i  due  estremi  del  metacarpo  risecato, 
il  dito  medio  corrispondente,  il  quale  di  tutte  le  dita  della 
mano  è  il  più  lungo  rimase  accorciato  quanto  era  suffi- 
ciente acciocché  il  pollice,  che  gli  era  posto  a  contatto 
non  fosse  col  proprio  polpastrello  così  distante  da  quello 
del  medio  da  renderne  mollo  deforme  la  mano,  e  che 
anzi  trovandosi  il  dito  medio  islesso  vicino  al  pollice,  e  più 
basso  dell*  anulare  sembrasse  per  questo  l'indice,  l'anulare 
paresse  il  medio,  il  minimo  figurasse  l'anulare,  e  la  mano 
quindi  si  mostrasse  di  quella  forma  abbastanza  simetrica,che 
presenta  quando  del  piccol  dito  e  corrispondente  metacarpo 
soltanto  è  mancante.  Eseguita  l'operazione  nel  modo  de- 
scritto, accostati  i  lembi  pendenti  di  cute,  e  le  allontanate 
dita,  ed  applicato  no  opportuno  apparecchio  di  medicatura 
in  meno  di  40  giorni  senza  che  l'infermo  incorresse  nel 
più  che  piccolo  rischio,  si  ottenne  il  completo  risarcimento 
di  così  grave  guasto,  rimanendo  la  mano  di  assai  piacevole 
forma,  come  rilevasi  dai  disegni,  e  dalle  preparazioni  in 
plastica  appositamente  fatte  eseguire  dal  Rizzoli ,  della 
quale  mano  il  giovinetto  così  bene  si  serve ,  da  non  ac- 
corgersi direbbesi  quasi  d'avere  nella  medesima  riportata 
la  descritta  assai  temibile  lesione. 

3.*  Sessione  Ordinaria.  20  Novembre  1851. 

Lcggesi  lettera,  colla  quale  il  Vice  Segretario  della 
Veronese  Accademia  di  Agricoltura ,  Commercio  ed  Arti 
accompagna  il  dono  dei  dodici  ultimi  volumi  delle  Memo- 
rie, e  propone  il  cambio  degli  Atti;  proposizione  accettala 
eoo  piacere  dal  Consesso. 


RENDICONTO  ACCADEMICO  25 

L'Accademico  Piani  fa  soggetto  d'una  sua  Miscella- 
nea Analitica  la  separazion  delle  variabili  nel!' equazioni 
differenziali,  l'analisi  d'alcune  curve,  la  cui  equazione 
non  è  solubile  per  veruna  delle  coordinate,  e  l'analisi  de' 
sistemi  di  punti  secondo  il  metodo  dell'illustre  Magistrini. 

Poscia  l'alunno  dell'Accademia  Dottor  Enrico  Ven- 
turini, secondo  l'incarico  ricevuto  dalla  Presidenza,-  rife- 
risce la  dissertazione  del  chiarissimo  Petlenkofer  intitola- 
ta =  La  Chimica  ne'  suoi  rapporti  colla  Fisiologia  e  colla 
Patologia  =:  letta  all'Accademia  Bavarese. 

Quando  Paracelso  insegnava,  comporsi  il  corpo  del- 
l'uomo di  due  materie,  terrena  l'una,  l'altra  siderea,  la 
quale  alla  morte  staccavasi  dalla  prima,  per  formare  Io 
spettro  del  trapassato;  allora  v'era  manifesta  incoerenza 
a  suppor  la  macchina  umana  sottoposta  totalmente  alle 
leggi  della  nostra  Chimica,  perchè  la  materia  astrale,  su 
cui  la  morte  non  avea  possanza ,  dovea  di  necessità  esser  re- 
frattaria agli  agenti  terrestri.  Ma  il  chimico  moderno,  il 
quale  nel  corpo  dell'uomo  non  vede  se  non  il  fango  del- 
l'Eden^ non  cade  certo  in  alcuna  contraddizione,  se  pre- 
tende che  appartenga  quello,  al  par  del  suolo  che  lo  so- 
stenta, al  dominio  esclusivo  della  sua  scienza,  e,  tranne 
le  operazioni  dello  spirito,  consista  puramente  la  vita  in 
un  complesso  di  chimiche  azioni. 

Pur  v'  ha  troppo  intervallo  dal  potere  alla  realtà:  e 
ninno  giungerà  mai  a  provare  impossibil  l'esistenza  di  forze 
vitali,  di  speciali  forze  che  solo  si  manifestino  negli  es- 
seri viventi,  e  o  non  agiscano  punto  o^  agendo,  rimangan 
senza  effetto  negli  altri  corpi.  E  quando  pur  fosse  provata 
la  non  esistenza  di  speciali  forze  della  vita,  ne  seguirebbe 
solo  che  la  vita  potria  divenire  d'esclusivo  dominio  della 
scienza  fisico-chimica,  quando  questa  giungesse  a  cono- 
scere tutti  gli  agenti  della  Natura ,  e  le  leggi  loro  completa- 
mente: non  ne  seguirebbe  già  che  la  scienza  attuale  con 
le  sue  pile  e  i  suoi  apparecchi  alla  Woolf  spiegar  potesse 


26  RENDICONTO  ACCADEMICO 

le  funzioni  tutte  della  vita  animale, o  pur  solo  vegetabile. 
Co*  suoi  mezzi  attuali  potrà  bene  la  Chimica  trasformare 
il  tizzone  spento  di  Meleagro  ne'  brillanti  d'  Alcina;  ma 
tratta  nel  regno  delia  vita  non  sarà  valevole  a  produrre 
una  setola  di  majale  od  una  foglia  di  cavolo. 

Che  se  mai  una  Chimica  perfezionata  potrà  operare 
quest'altri  portenti,  allora  i  fisiologi  diverran  chimici,  e 
non  saran  certamente  sordi  alla  voce  della  verità:  che  la 
slessa  face  della  Filosofìa,  la  quale  guidò  i  passi  de'  La- 
voisier e  de'  Berthollet,  splendeva  pure  sui  Malpighi  e 
sugli  Haller,  e  splende  tutlor  fulgidissima  sulla  nobii  lor 
successione.  Intanto  converrà  lasciar  loro  le  forze  vitali , 
almeno  quai  simboli  di  potenze  fisico-chimiche  non  anco 
determinate,  quando  non  vogliansi  ammettere  (come  il 
complesso  de'  fenomeni  invita  ad  ammetterle)  quali  forze 
e  proprietà  esclusive  della  materia  organizzata. 

A  segnare  i  giusti  confini  del  chimismo  e  dell'orga- 
nismo intende  il  chiarissimo  Pellenkofer  colla  dissertazio- 
ne ,  di  cui  ci  esponeva  un  sunto  il  Doli.  Venturini  con 
tanta  nitidezza  e  precisione. 

z=  Sembrami  (concludeva  il  giovine  scienziato)  che 
l'Autore  abbia  avuto  mente  di  mostrare  la  dignità  della 
chimica,  e  la  sua  importanza  nel  regno  della  vita  orga- 
nica ;  di  far  vedere  che  se  sono  falsi  i  pensamenti  di  co- 
loro che  le  funzioni  organiche  vorrebbero  circoscritte  sol- 
tanto nella  sfera  delle  chimiche  reazioni,  è  del  pari  de- 
stituita di  fondamento  la  credenza  di  quegli  altri  che  nel- 
l'organismo solo  ne  vedrebbero  volentieri  la  cagione;  che 
esistono  ancora  delle  imperfezioni  nei  metodi  impiegati  dalla 
chimica  organica  nelle  sue  analisi,  e  nel  modo  di  porgerne 
al  medico  i  risultati; che  finora  la  patologia  non  può  avere 
sull'essenza  de'  processi  morbosi  esalte  e  positive  indica- 
zioni dalla  chimica  organica^  fintanto  che  questa  non  ab- 
bia rinvenuto  con  quali  immutabili  leggi  accada  nell'or- 
ganismo il  cambiamento  della  materia,  e  quale  accordo 


RENDICONTO  ACCADEMICO  27 

esista  fra  esso  e  quello  che  succede  all'esterno.  Quantunque 
Egli  vegga  la  scienza  anche  assai  lontana  ad  ottenere  sì 
importanti  ed  utili  risultali,  nondimeno  profetizza  che  verrà 
tempo  in  cui  essa  potrà  vantare  segnalati  trionfi  in  vantag- 
gio delia  medicina;  ed  è  condotto  ad  una  sì  bella  predi- 
zione dai  giganteschi  passi  che  ha  fatto  la  chimica  orga- 
nica nella  breve  serie  di  anni ,  che  essa  conta  di  vita.  = 

4.^  Sessione  ordinaria.  27  Novembre  ISSÌ. 

Mentre  il  Prof.  Fulvio  Gozzi,  con  alcuni  suoi  dotti 
lavori,  comunicati  in  varie  riprese  alla  nostra  Accademia, 
veniva  mostrando  le  piij  rilevanti  cagioni  per  le  quali  non 
di  rado  avvengono  inconvenienti  più  o  meno  gravi  nell'e- 
sercizio pratico  delle  arti  salutari,  e  ne  proponeva  modi 
opportuni  onde  evitarli,  si  riserbava  però  di  trattenere  in 
più  acconcia  circostanza  il  Consesso,  intorno  le  molte  sor- 
genti di  mali ,  che  ponno  ancora  derivare  dagli  stessi  eser- 
centi, al  che  intese  con  una  sua  memoria,  della  quale 
fece  lettura  nella  sumraentovata  sessione. 

Compreso  infatti  l'Accademico  dalla  importanza  del- 
l'argomento, lo  trattò  con  tanta  estensione,  e  sapienza, 
da  poter  bene  sperare,  che  i  di  lui  consigli  seguendo  una 
folla  di  mali  sarebbesi  per  evitare. 

Anzi  mostrando  egli  quanto  saggiamente,  a  sì  lode- 
vole scopo  abbiano  di  già  cooperalo  i  più  inciviliti  governi, 
a  loro  si  rivolge,  e  gli  impegna  a  continuare  con  bell'e- 
sempio, in  sì  utile  intendimento,  ed  a  metter  freno  a  quelle 
cagioni ,  per  le  quali  ponno  appunto  riguardo  a  ciò  ren- 
dersi infruttuosi  i  più  provvidi  disponimenli  dei  magistrati, 
il  rigor  delle  leggi,  l'appoggio  di  sovrana  autorità. 

Se  la  compasione  infatti ,  se  la  pietà  che  ispira  un  in- 
fermo nella  vita  grandemente  minacciato,  fosse  la  voce  unica, 
0  più  forte ,  che  guidasse  il  medico  nel  pratico  esercizio ,  non 
piccola  serie  di  mali  verrebbe  ben  di  sovente  evitala. 


28  RENDICONTO    ACCADEMICO 

Ma  a  questo  senliinento  sublime,  non  cedono  spessis- 
simo molte  umane  passioni,  non  vi  cede  l'ambizione,  l'or- 
gogliosa smania  di  primeggiare,  e  tutti  i  pensieri  non  son 
per  questo  rivolti  ad  un  unico,  e  santo  scopo,  a  quello 
cioè  di  veramente  giovare  a  chi  perdette  salute.  Che  se 
pur  giorno  venisse  in  cui  a  questo  solo  fine  si  tendesse, 
quanti  maggiori  vantaggi  non  ne  ricaverebbero  per  ciò  co- 
loro che  sono  oppressi  dal  male! 

Non  più  in  allora  diffatlo  vedrebbonsi  così  di  frequente 
esposte  tante  nuove  ed  insulse  dottrine;  le  quali  perchè 
dettate  da  fervida  mente, ed  abbellite  da  non  comune  elo- 
quenza guidano  al  laccio  i  meno  esperti ,  e  gli  inducono 
con  gravissimo  rischio  degli  infermi  a  prestamente  abbrac- 
ciarle; ma  lasciato  quant'evvi  di  immaginario  o  di  falso, 
alla  scienza  soltanto  dono  farebbesi  di  quelle  dottrine  che 
una  lunga  esperienza,  che  una  pratica  ragionata  avessero 
fatto  riconoscer  migliori. 

E  percorrendo  sulle  orme  famose  dei  nostri  padri, 
e  cercando  nelle  doti  dell'intelletto  di  trovare  motivo,  e 
cagione  di  decoro,  e  di  gloria;  ed  abborrendo  dalle  frodi  e 
dagli  inganni,  a  tutt' uomo  adoprandosi  onde  fare  acquisto 
di  cognizioni  non  già  vaghe,  e  superficiali,  ma  sode,  e 
profonde,  allora  sì  che  riescire  potrebbesi  di  reale  van- 
taggio a  chi  gravemente  infermò;  allora  potrebbesi  con- 
fidare, che  non  si  ripetessero  quegli  inconvenienti  dai  quali 
tanto  danno  ponno  ricavare  gli  infermi. 

6.*  Sessione  ordinaria.  4  Decembre  1861. 

Il  Doti.  Pietro  Gamberini  espone  i  suoi  pensamenti  in- 
torno le  tregue,  e  la  guarigione  della  sifilide. 

Notando  l'Accademico  che  questa  infermità  a  diffe- 
renza d'altri  morbi  contagiosi  ha  di  particolare  d'assumere 
molte,  e  svariatissime  forme,  e  di  ripetersi  nel  medesimo 
individuo   qualora  si  esponga  all'azione  del  venereo  eoo- 


REUDIGONTO  AGCADESIIGO  29 

tagio,  dimostra  pure  esservi  ìq  tale  malattia  questo  di  par- 
ticolare e  cioè,  elle  da  primitiva  fattasi  costituzionale  in- 
nanzi d'essere  eliminata  e  distrutta,  va  soggetta  ben  di 
frequente  a  recidive,  fra  le  quali  evvi  spessissimo  una  tre- 
gua, un  periodo  cioè,  sebbene  indeterminato,  irregolare, 
ed  incostante  di  notabile  diminuzione  del  male,  o  di  ap- 
parente guarigione. 

Tale  tregua  però,  che  qualche  volta  è  spontanea,  più 
spesso  è  conseguenza  della  cura  intrapresa,  e  ad  essa  tien 
dietro  ora  la  rinnovazione  della  preesistente  forma  mor- 
bosa ,  ora  invece  una  serie  di  fenomeni  venerei  ben  diver- 
si,  finché  col  ripetersi  delle  tregue,  e  delle  nuove  sifili- 
tiche manifestazioni ,  fannosi  queste  qualche  volta  così  stra- 
ne, e  svariate  da  potere  ingannare  in  quanto  alla  loro  na- 
tura il  clinico  più  avveduto,  e  provetto. 

Le  tregue  spontanee  poi,  secondo  l'Accademico,  ve- 
donsi  più  di  frequente  negli  individui  affetti  da  dolori  osteo- 
copi,  alquanto  meno  spesso  si  osservano  in  coloro  che 
sono  in  preda  ai  reumi  sifilitici,  ed  anco  meno  manifesta- 
mente rilevansi  in  quelli, che  sono  attaccati  dalle  celtiche 
dermatosi. 

Concorrerebbe  poi  da  quanto  ne  pensa  l'Autore  sles- 
so a  favorire  le  recidive  della  lue  il  passaggio  dai  rigori 
del  verno  ai  tepori  della  primavera,  l'uso  delle  bibite, 
e  dei  bagni  di  acque  minerali,  o  di  quelli  di  mare,  l'a- 
bitare in  luoghi  umidii  il  cibarsi  di  comestibili  poco 
sani,  0  poco  nutritivi,  l' attenersi  ad  un  genere  di  vita, 
che  serva  ad  infievolire  l'organismo,  e  lo  spirito;  le  quali 
cagioni  anzi  sfuggendo,  od  evitando,  spererebbe  il  Gam- 
berini,  che  in  quei  casi  nei  quali  la  lue  è  mite,  tanto  più 
se  prodotta  da  blenorragia,  riescire  si  potesse  di  prolun- 
gare le  tregue  in  modo  da  lasciar  campo  all'organismo, 
di  continuare  in  quei  salutari  lavori ,  pei  quali  la  tregua 
potesse  cangiarsi  in  completa  spontanea  guarigione  della 
sifìlide. 


30  BBNDICOMTO   ACCADEMICO 

Insiste  però  mollo  saggiamente  l'Accademico  acciocché 
siasi  ben  guardinghi  nel  dichiarare  la  perfetta  sanazione 
della  lue  costituzionale,  giacché  d'ordinario  questa  gua- 
rigione è  illusoria,  non  è  che  una  tregua  assai  prolungala; 
e  dimostra  che  caduti  non  pochi  in  tale  inganno  diedero 
per  questo  a  varii  rimedi  non  mercuriali  né  jodici  quel 
valore  che  non  hanno  nella  cura  della  sifilide,  e  che  a 
questi  soltanto  è  serbato.  E  fu  diffatlo  soggiunge,  l'Acca- 
demico, pel  presentarsi  di  queste  tregue  spontanee,  pel  ces- 
sare temporaneo,  o  pel  rendersi  meno  palesi  i  fenomeni 
materiali,  o  visibili  della  sifilide  sotto  l'uso  degli  antiflo- 
gìstici, che  si  attribuì  a  questi  farmaci  la  proprietà  di 
vincere  la  lue  venerea  costituzionale. 

Ma  questo  realmente  non  è.  Con  tali  rimedi  nuli'  al- 
tro si  ottiene,  se  non  che  quell'atfievolimento  di  forze  vi- 
tali, che  non  permette  all'elemento  infiammatorio,  od  ipe- 
remico  (il  quale  assai  di  sovente  accompagna  non  poche 
morbose  forme  veneree)  di  reggersi  o  di  sostenersi;  mo- 
tivo per  cui  i  fenomeni  di  turgore,  o  di  flogosi  soltanto 
in  causa  di  ciò,  si  ammansano  o  si  dileguano.  Ma  questo 
minorare  e  svanire  di  tali  fenomeni  accompagnanti  le  le- 
sioni indotte  dalla  lue,  non  potrà  essere  di  lunga  durala 
non  tarderanno  i  medesimi  a  nuovamente  presentarsi,  al- 
lorché desistendo  dal  metodo  debilitante,  che  non  potrebbe 
più  oltre  essere  tollerato  dall'infermo,  si  lascierà  perciò 
campo  al  non  ancora  distrutto  velenoso  principio  di  far 
risentire  la  sua  malefica  influenza  sull'organismo. 

E  neppure  i  preparati  d'oro,  d'argento,  gli  acidi,  i 
siroppi  concentrali  d'azione  diaforetica  ponno,  a  sentimento 
del  Gamberini,  nelle  indicale  circostanze  rendersi  utili  in 
pratica,  o  molto  meglio  non  lo  ponno  se  non  se  quando 
tali  mezzi  vengano  tentati  in  individui  che  furono  a  lungo 
ed  infruttuosamente  sottoposti  all'azione  del  mercurio. 

Anzi  stando  sempre  a  quanto  asserisce  il  nostro  sifi- 
lografo  anche  col  mercurio,  e  col  jodio  sebbene  ammini- 


RENDICONTO    AGCADEItlICO  31 

Strali  colle  aiaggiori  cautele  e  diligenze  non  si  ottengono 
quasi  mai,  nei  primi  trattamenti  almeno,  complete  guari- 
gioni, ma  invece  spessissimo  sole  tregue. 

Queste  però  sono  più  prolungale,  di  quello  che  non 
avvenga  quando  si  usi  qualsivoglia  altro  farmaco,  perchè 
il  male  lolla  contro  un  rimedio,  il  quale  se  attesa  forse 
la  natura  particolare  del  venereo  veleno,  non  giunge  a 
prestamente  annientarlo,  o  distruggerlo,  tende  però  man 
mano  a  rintuzzarne  la  forza,  ed  a  renderne  quindi  più 
tarde,  e  meno  marcate  le  dì  lui  nuove  manifestazioni. 

Coli' insistere  però  nella  cura,  rimanendo  quel  virus 
senza  posa  attaccato  da  così  potente  nemico ,  rimane  per 
questo  a  gradi  a  gradi  eliminato  o  distrutto ,  ottenendosi  alla 
perGne  così  non  di  rado  una  guarigione  completa,  la  quale 
il  medico  potrà  quindi  presagire,  allora  quando  le  tregue  fa- 
cendosi maggiormente  prolungate,  e  le  appariscenze  ve- 
neree meno  eslese,  e  meno  pericolose,  verrà  in  tal  modo 
fatta  palese  la  incessante,  sebbene  graduata  distruzione, 
0  scomparsa  del  contagioso  principio. 

6.*  Sessione  ordinaria.  11  Decembre  1851. 

L'Accademia  ha  ricevuto  in  dono 

Dalla  R.  Società  di  Edimburgo  la  medaglia  coniata  in  ono- 
re del  celebre  Nepero,  e  il  Voi.  XVI.  P.  IV.  e  il  Voi. 
XVIII  delle  Transazioni  coi  fase  31  e  32  de'  Processi. 

Dalla  Società  Editrice  —  Annali  delle  Scienze  Naturali. 
Settembre  e  Ottobre  1851  col  Propagatore  Agricola. 

Dai  Medici  degli  Asili  infantili  di  Bologna  —  Rapporto 
Sanitario  pel  1850. 

Dall'Osservatorio  di  Edinburgh  —  Osservazioni  Astrono- 
miche Voi.  IX. 

Sabine  Eduardo  —  Sui  mezzi  adottati  negli  osservatori 
magnetici  ecc. 

Maclear  Tommaso  —  Contributo  all'Astronomia  e  Geodesia. 


32  RENDICONTO    ACGADEItlICO 

Contri  Prof.  Giovanni  —  Del  Progresso  Agrario. 
Predieri  Dott.  Paolo  —  Dell'Agricoltura  Bolognese. 

Compiasi  la  lettura  dell'Elogio  storico  del  Cardinal 
Mezzofanti,  dettato  con  aurea  latinità  dal  Cav.  Antonio 
Santagata. 

Se  queir  Anacarsi  Klootz,  che  trasse  alla  sbarra  del- 
l'Assemblea Costituente  i  rappresentanti  de'  popoli  della 
Terra,  si  fosse  avvisato  di  farli  parlar  lutti  nell'idionaa 
nativo,  sarebbe  forse  riuscito  impossibile  a  tutto  il  sapere 
de' Girondini  di  pur  intenderli,  irapossibil  certo  di  render 
risposta  nelle  proprie  loro  favelle. 

Ma  già  si  educava  in  Bologna  chi  da  sé  solo  saria 
bastato  ad  eseguire  ciò  che  tanti  dotti  riuniti  non  avrebber 
potuto.  E  la  prova  si  fece  più  tardi ,  quando  tutti  gli  al- 
lievi di  Propaganda  gli  furono  intorno,  ed  egli  rispose 
all'improvviso  in  tutte  le  lingue  loro,  e  rispose  per  gui- 
sa, che  r  uom  nato  fra  Savena  e  Reno  parve  aver  bevuto 
le  prime  aure  di  vita  sul  Gange, sul  Negro, suH'Orenoco. 

Quantunque  non  sia  raro  il  trovare  chi  un  poliglotte 
assomigli  ad  un  pappagallo ,  e  buono  solamente  il  creda 
a  bordo  d'un  vascello;  è  però  ben  agevole  a  sentirsi,  per 
poco  che  vi  si  rifletta,  l'importanza  scientifica  degli  stu- 
di ìdiomografìci.  Chi  può  dire,  quanta  ricchezza  letteraria 
degli  Egizi,  degl'Indi,  de'  Caldei,  de'  Persi,  de'  Fenici 
sia  perita ,  per  non  avere  i  sapienti  di  Grecia  conosciuto 
gl'idiomi  delle  nazioni,  che  i  lor  conquistatori  facevano 
scomparir  dalla  faccia  della  Terra?  Chi  può  dire,  quanta 
ricchezza  letteraria  degli  Arabi  sia  perduta,  o  quanta  giac- 
cia ancor  sepolta  nelle  biblioteche,  per  non  aver  i  filo- 
sofi europei  coltivato  il  linguaggio  de'  Mori? Mille  monu- 
menti dell'umano  ingegno  perirono  per  l'ignoranza  delle 
lingue,  come  sarebber  perite , se  cause  d'ordine  superiore 
non  le  preservavano,  le  fulminee  arringhe  degl'Isaia,  la 
sublime  lirica  dei  David,  che  dod  canta  la  destrezza  de' 


RENDICONTO  ACCADEMICO  33 

cocchieri,  ma  celebra  le  glorie  dell'Onnipossente,  la  elegia 
desolata  de'  Geremia,  che  non  piange  l'infedeltà  delle  bel- 
le, ma  geme  profondamente  sulla  rovina  delle  nazioni.  Che 
se  costoro  ispirarono  i  Danti ,  i  Milton,  i  Bossuet ,  i  Klop- 
stock,  non  meno  che  Omero  e  Sofocle  ispirassero  gli  Ariosli 
ed  i  Corneille;  è  bene  a  presumersi ,  che  anche  i  genj  delle 
letterature  perdute  avrebber  potuto  influire  sulle  moderne, 
ed  accrescerne  le  ricchezze  dell'intelletto  e  della  fantasia. 
Ecco  vantaggi,  di  cui  l'ignoranza  delle  lingue  ha  privato 
il  genere  umano.  Si  consideri  d'altra  parte,  come  le  scO' 
perte  analogie  del  sanscrilto  col  zend,  col  greco ,  col  latino, 
col  germano,  collo  slavo  comprovino  una  comune  origine 
dal  centro  dell'Asia,  quale  ci  viene  attestata  dalle  Sagre 
Carte;  e  come  lo  studio  di  queste  analogie  esteso  piij  lungi 
debba  farci  conoscere  i  rapporti  de'  popoli  anche  dove  ci 
manchin  del  tutto  istorici  monumenti:  e  niuno  sarà  certo 
che  possa  in  buona  fede  disprezzare  l'idiomografìa  e  i  suoi 
professori.  Fra  i  quali  fu  maraviglioso  il  nostro  Accade- 
mico per  vastità  di  cognizioni,  più  maraviglioso  ancora, 
anzi  uuico ,  per  la  perfezion  della  pronuncia ,  che  è  pur 
sempre  l'elemento  più  difficile  d'una  lingua  straniera. 

{continua) 


Catàlogo  degli  oggetti  e  preparati  più  inte- 
ressanti del  Gabinetto  d'  Anatomia  Comparata 
di  Bologna,  del  Prof.  Antonio  Alessandrini. 

{Continuazione ,  vedi  Serie  III.  T.  IV.  pag.  353.) 

PASSERI 
4303  Corvo  imperiale  —  Corvus  corax.  Lino.  =:  Gli  oc- 
chi di  maschio  adulto,  uno  dei  quali  aperto  per 
dimostrarne  la  struttura,  nello  spirito.  Ottobre 
1848.  Alessandrini. 
N.  Ann.  Se.  Natuh.  Serie  III.  Tomo  5.  3 


34  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

2063.  Corvo  maggiore  —  Corvus  corone,  Linn.  =  Il  te- 

schio d'individuo  adulto,  aperto  il  cranio  con 
sezione  orizzontale  condotta  dal  foro  occipitale  al 
piano  delle  orbite,  per  dimostrare  la  forma  ed 
estensione  della  cavità  encefalica.  1839.  Id. 

2064.  Id.  Il  teschio  di  un  secondo  individuo,  con   sezione 

verticale  per  lo  lungo,  che  comprende  anche  le 
mascelle  e  dimostra  quindi  la  forma  ed  estensio- 
ne delle  cavità  olfativa ,  e  gustatoria.  Id. 

3288.  Id.  Porzione  del  laberinlo  osseo   nella  quale  si  di- 

mostra la  finestra  ovale  chiusa  dalla  staffa ,  e  la 
rotonda  dalla  membrana  del  timpano  secondario, 
nello  spirito.  Luglio  1842.  Dono  del  Dissettore 
Dolt.  Ercolani. 

3289.  Id.  In  una  seconda  preparazione  del  laberinto  osseo ^ 

vedonsi  distintamente  le  due  finestre:  tolto  il  canale 
che  a  quello  conduce,  si  è  conservata  la  mem- 
brana del  timpano  secondario.  Id. 

3431.  Id.  Testa  e  collo  di  individuo  adulto,  nella  quale, 
mediante  injezlone  a  cera,  si  dimostra  principal- 
mente il  plesso  dell'organo  dell'udito,  in  gran 
parte  formato  dal  sistema  venoso,  giacché  havvi 
una  sola  arteria  nel  di  lui  centro,  come  appare 
dal  lato  sinistro.  Si  dimostra  ancora,  che  un  ra- 
mo della  carotide  facciale,  dopo  aver  formato  il 
plesso  del  Bahuer,dà  il  ramo  che  va  all'organo 
dell' olfato;  di  più  stacca  ancora  un  ramo  retro- 
grado, che,  scorrendo  fra  le  lamine  del  cranio, 
si  porta  al  cervello,  anastomizzandosi  coli' arteria 
che  scorre  nel  canale  osseo  della  base  del  cranio, 
vale  a  dire  colla  carotide  interna,  a  secco.  Di- 
cembre 1842.  Id. 

2066.  Corvo  ghiandaja  —  Corvus  glandarìus,  Linn.  = 
Il  teschio  con  sezione  orizzontale  al  cranio,  per 
dimostrarne  la  forma  e  capacità.  1839.  Id. 


d'anatomia   COnPARATA  35 

3437.  [d.  Altro  teschio  nel  quale  si  dimostra  il  canale  che 
serve  a  mettere  in  comnnicazione  l'aria  della  ca- 
vità de!  timpano,  e  delle  cellule  del  cranio  con 
quelle  della  mascella  inferiore.  Nello  spirito.  Feb- 
brajo  1843.  Id. 

3282.  Id.  Porzione  di  cute  tolta  dalla  testa  per  dimostrare 
come  i  tegumenti  comuni  formino  la  lamina  e- 
sterna  della  membrana  del  timpano,  nello  spirito. 
Detto.  Id. 

2067.  Oriolo,  o  Rigogolo  comune  —  Oriolus  Galbula, 
Linn.  =  Il  teschio  con  sezione  orizzontale  al  cra- 
nio, per  dimostrare  la  cavità  encefalica.  1839. 
Alessandrini. 

3280.  Id.  La  metà  della  testa,  nella  quale  si  vede  il  cu- 
nicolo divergere  alcun  poco  dal  suo  andamento 
per  lasciar  libero  il  foro  del  canale  che  conduce 
alle  due  finestre,  nello  spirito.  Luglio  1842.  Dott. 
Ercolani. 

2082.  Storno  volgare  —  Sturnus  vulgaris,  Linn.  =3  Te- 

schio con  sezione  orizzontale  dalla  fronte  alla  re- 
gione superiore  della  fossa  del  cervelletto.  1839. 
Alessandrini. 
2084.  Id.  Una  seconda  sezione  orizzontale  del  cranio,  con- 
dotta dalla  fronte  al  terzo  superiore  del  foro  oc- 
cipitale. Detto.  Id. 

2083.  Id.  Sezione  verticale  del  teschio  pel  centro  in  dire- 

zione longitudinale,  detto.  Id. 
3290.  Lossia  volgare  —  Loxia  curvirostra,  Linn.  =  Due 
laberinti  ossei  ;  il  superiore  dimostra  le  due  fine- 
stre; nell'inferiore  si  è  lasciato  intatto  il  canale 
che  conduce  alle  medesime.  A  secco.  Giugno  1842. 
Ercolani. 


36  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

RAPACI. 

3660.  Avoltojo  fulvo  —  Fultur  fulvus,  Linn.  =  Gli  oc- 
chi, uno  dei  quali  aperto,  nello  spirito.  Maggio 
1844.  Alessandrini. 

986.  Avoltojo  nero  —  Fultur  niger,  Linn.  =:  Gli  ossi- 

cini dell'udito,  nello  spirito.  1826.  Id. 

2076.  Falcone  Nibbio?  —  Falco  Milvus,  Linn.  =  Il  te- 
schio, compresa  la  mascella  inferiore,  con  se- 
zione verticale  pel  lungo,  onde  dimostrare  la 
forma  e  capacità  della  cavità  encefalica,  e  delle 
fosse  nasali.  Alessandrini. 

2063  Id.  Uii  secondo  teschio  con  sezione  orizzontale  del 
cranio  condotta  dalla  fronte  attraverso  al  gran 
foro  occipitale.  Id. 

3063.  Falcone  albauella  —  Falco  cyaneus,  Monlagu.  = 
Gli  occhi  di  vecchio  maschio;  uno  è  intero, l'al- 
tro è  diviso  in  due  con  sezione  in  linea  trasversa 
pel  centro.  Nello  spirilo.  Doti.  Ercolani. 

3141.  Falcone  Pojana  —  Falco  Buteo ,  Linn.  ==  Gli  oc- 
chi di  due  individui ,  i  due  superiori  aperti  mo- 
strano il  sistema  sanguifero  injelialo  in  rosso  con 
acqua  raggia  e  gesso  ;  in  uno  degli  inferiori  in- 
teri si  è  conservato  anche  l'apparecchio  palpe- 
brale, nello  spirito.  Marzo  1842.  Id. 

3956.  Falcone  fulvo  —  Falco  fulvus,  Gmel.  ==  Gli  occhi 
di  giovine  femmina,  uccisa  li  21  settembre  1845 
nel  Comune  di  Castenaso,  nello  spirito.  Alessan- 
drini. Individuo  regalato  dallo  studente  Sig.  En- 
rico Rivani. 

987.  Falcone  imperiale  —  Falco  ìmperialis,  Bechsl.  = 

Aperti  mediante  sezioni  condotte  in  diversi  sensi 
per  dimostrare  la  membrana  rossa  trasparente, 
di  Datura  quasi  cornea,  che  negli  uccelli  copre 


d'anatomia  comparata  37 

ìQternameDte  tanto  la  sclerotica  quanto  la  cornea 
lucida.  Si  è  conservato  ancora  l'umor  vitreo  in- 
durito per  far  vedere  la  sinuosità  che  contiene  la 
lente,  ed  il  prolungamento  della  jaloidea  che 
l'unisce  al  vitreo,  nello  spirito.  1826.  Alessan- 
drini. 
3279.  Falcone  gheppio  —  Falco  tinnunculus  ,\Àx\w.  =  Il 
muscolo  dell'  orecchio  esterno ,  e  particolare  an- 
damento dei  cunicoli,  nello  spirito.  Luglio  1842. 
Doti.  Ercolani. 

3291.  Falcone  Pojana  —  Falco  Buteo,  Linn.  =  Cochlea 

e  canali  semicircolari:  è  sviluppalissimo  II  foro 
proprio  del  canale  che  conduce  alle  due  finestre; 
nello  spirito.  Agosto  1842.  Id. 

3292.  Id.  Gli  ossicini  dell'udito,  ed  il  muscolo  tensore 

del  martello,  nello  spirilo.  Id. 
3322.  Falcone  albanella  —  Falco  cyaneus,  Montagu.  = 
Labirinto  osseo   isolato  ;,  senza  il   canale  perchè 
meglio  veder  si  possono  così  le  due  finestre,  a 
secco.  Agosto  1842.  Id. 

2073.  Strige  barbagianni  — Strix  Aluco,  Linn.  =:  Teschio 

con  sezione  orizzontale  dalla  fronte  al  lembo  su- 
periore della  cavila  del  cervelletto,  per  dimostrare 
la  forma  e  capacità  encefalica.  1839.  Alessandrini. 

2074.  Id.  Teschio  di  altro  individuo  con  sezione  verticale 

pel  lungo  al  centro,  compresa  anche  la  mascella 
inferiore,  dimostrando  così,  oltre  la  cavità  ence- 
falica, quelle  ancora  degli  organi  dell'olfato  e  del 
gusto.  Detto.  Id. 

2075.  Id.  Teschio  di  un  terzo  individuo  con  sezione  obli- 

qua dalla  fronte  al  terzo  posteriore  del  gran  foro 
occipitale.  Dello.  Id. 
1696.  Id.  Testa  che  dimostra  l' orecchio  esterno.  Da  uo 
lato  si  sono  lasciate  nella  naturale  posizione  an- 
che le  penne  formanti  l'analogo  dell' orecchietta, 
0  padiglione.  1835.  Nello  spirilo.  Id. 


38  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

202.  IJ.  Testa  nella  quale  si  vede  preparalo  tanto  l'orec- 
chio esterno  quanto  l'interno,  a  secco.  1814.  Dott. 
Noiari. 
747.  Id.  Testa  di  femmina  nella  quale  da  un  lato  si  vede 
l'orecchio  esterno  nella  naturale  posizione,  e 
dall'altro  lato,  aperto  il  canale  uditivo  ester- 
no ,  si  dimostra  la  membrana  del  timpano ,  la 
corda  dello  stesso  nome,  non  che  parte  degli  os- 
sicini,  nello  spirilo,  1823.  Alessandrini. 

3168.  Id.  Preparazione  dell'orecchio  esterno:  dedotte  le 
penne  è  visibilissimo  l'ampio  e  complicato  meato 
uditivo.  Id.  Maggio  1842.  Dott.  Giacomelli. 

2071.  Strige  Allocco  —  Strix  flammea,  Linn.  =  Teschio 

con  sezione  orizzontale  condotta  dalla  fronte  al 
dissotto  del  gran  foro  occipitale  onde  dimostrare 
la  forma  della  cavità  encefalica  alla  base  del  cra- 
nio. 1839.  Alessandrini. 

2072.  Id.  Un   secondo   teschio  con  sezione  verticale   tra- 

sversa al  cranio.  Detto-  Id. 
3430.  Id.  Preparazioni  diverse  appartenenti  tutte  all' organo 
dell'udito,  ed  eseguite  sopra  teschi  di  vari  indi- 
vidui. —  N.  1.  le  parli  ossee  del  timpano  e  del 
labirinto  in  luogo,  onde  dimostrare  la  mancanza 
dell' antivestibolo  del  Galvani,  non  che  una  doc- 
cia ,  molto  sviluppata  in  questa  specie ,  e  che  serve 
alla  porzione  d'osso  quadrato^  che  si  articola  su- 
periormente ed  anteriormente  nella  cavità  del  tim- 
pano: nelle  altre  specie  questa  porzione  dell'osso 
quadralo  passa  sotto  alla  fibro-carlilagine  che 
completa  il  cerchio  osseo  che  sostiene  la  mem- 
brana del  timpano;  cerchio  che  nelle  Strigi  è 
completo. 

2.  In  questa  preparazione  si  osserva  come  la 
branca  interna  della  carotide  esterna,  non  po- 
tendo  scorrere  nell'  osseo  canale  mancante  del 


d'anatomia  comparata  39 

bordo  superiore  dell' antivestibolo,  nasca  in  vi- 
cinanza delia  finestra  rotonda,  si  porti  in  alto, 
contenuta  in  un  canale  osseo,  e  vada  a  formare 
il  plesso  del  Bahuer:  merita  d'esser  notato,  cbe 
per  queste  differenze  il  plesso  è  contenuto  in  gran 
parte  nella  cavila  del  timpano ,  scorrendo  in  quella 
doccia  in  cui  si  articola  l'osso  quadrato. 

3.  Il  labirinto  osseo  fuori  di  luogo,  onde  me- 
glio si  veda  la  mancanza  dell' antivestibolo. 

4.  Id.  con  porzione  di  cochlea  asportata  onde 
apparisca  la  cavità  del  timpano  secondario. 

5.  Id.  a  cui  è  unito  porzione  dell'osseo  canale 
che  scorre  alla  base  del  cranio, contenendo  l'ar- 
teria e  la  vena  del  cervello,  a  secco.  Febbrajo 
1843.  Ercolani. 

186.  Strige  Gufo  —  Strix  Otus,  Linn.  '=  Teschio  nel 
quale  è  preparalo  l'organo  dell' udito.  IBM.  No- 
tari. 

2466.  Id.  Il  cervello  con  parte  della  midolla  spinale  e  gli 
occhi.  Da  una  femmina  adulta  vissuta  per  più  di 
due  mesi  in  schiavitù.  1840.  Ercolani. 

3586.  Strige  Gran  Gufo  —  Strix  bubo,  Linn.  zz  Gli  occhi  di 
maschio  adulto,  nello  spirito,  Gennajo  1844. 

2078.  Strige  Civetta  —  Strix  passerina,  Linn.  =  Teschio 

con  sezione  verticale  pel  lungo  al  centro,  che 
mostra  la  forma  ed  estensione  delle  cavità  ence- 
falica, nasale,  e  della  bocca.  1839.  Alessandrini. 

2079.  Id.  Il  solo  cranio  diviso  verticalmente  pel  lungo  nel 

centro.  Detto.  Id. 
386.  Id.  La  testa  che  mostra   preparata  la  parte  esterna 

dell'organo  dell'udito.  1814.  a  secco. 
3277.  Id.  Regione  inferiore  del   teschio.  In   alto  si  dimo- 
strano gli  ossicini  dell'udito,  ed  il  muscolo  ten- 
sore. Dal  lato  destro  si  vede  la  tromba  Eustachiana 
segnala  colla  setola  nera,  ed  il  foro  del  canale 


40  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

delle  due  finestre:  a  sinistra  è  mantenuto  in  luogo 
il  muscolo  tensore  della  membrana  del  timpano, 
della  quale  si  è  conservala  là  lamina  posteriore, 
nello  spirito.  Luglio  1842.  Ercolani. 
3281.  Id.  Testa  nella  quale  si  dimostra  l'andamento  dei 
cunicoli  rimasti  naturalmente  injettati  di  sangue, 
nello  spirito.  Detto.  Id. 

GR\LLE. 

2065.  Guarda  minore  —  Otìs  Tetrax,  Linn.  =  11  teschio 
di  individuo  di  circa  quattro  mesi ,  vissuto  addo- 
mesticato. Il  cranio  è  diviso  verticalmente  pel 
centro  con  sezione  longitudinale.  1839.  Alessan- 
drini. 

2057.  Ibi  Falcinello  —  Tantalus  Falcìmllus,  Linn.  =  Te- 
schio con  sezione  orizzontale  al  cranio.  Detto.  Id. 

3351.  Id.  Il  cervello  estratto  dal  cranio, e  conservato  nello 
spirito.  Novembre  1842.  Ercolani. 

3048.  Edinnemo  gridatore  —  Charadrius  Oedicnemus,  Linn. 
=  Gli  occhi  sui  quali  sono  state  praticate  delle 
sezioni  in  diverso  senso  per  dimostrarne  la  strut- 
tura, nello  spirilo.  Novembre  1841.  Id. 

3209.  Gru  cinericcla  —  Ardea  cinerea ,  Linn.  =  Le  mem- 
brane dell'occhio  preparate  a  secco  sopra  lastra 
di  vetro,  per  dimostrare  principalmente  la  forma 
e  struttura  del  pettine.  Giugno  1842.  Id. 

2894.  Id.  Due  teste  col  cervello  denudato,  nello  spirito. 
Maggio  1841.  Alessandrini. 

8184.  Cicogna  bianca  —  Ardea  ciconia,  Linn.  rr  II  cer- 
vello, cui  sta  unita  ancora  piccola  porzione  di 
midolla  spinale,  di  maschio  adulto ,  nello  spirito. 
Maggio  1842.  Alessandrini. 

3324.  Id.  Le  carotidi  interne  injettate,  e  tratte  fuori  dai 
canati  in  cui  sono  contenute ,  per  dimostrarne  it 


D*AnATOniA  COMPARATA  41 

modo  d'unione  innanzìchè  si  diramino  nel  cer- 
vello, nello  spirito.  Agosto  1842.  Ercolani. 

11Ò9.  Id.  Gli  occhi  di  due  individui  adulti,  maschio  e  fem- 
mina, conservati  nello  spirito.  1  due  collocati  in 
alto  sul  vetro  sono  quelli  del  maschio,  uno  dei 
quali  aperto  mediante  sezione  orizzontale  dalla 
cornea  lucida  all'inserzione  del  nervo  ottico.  Di 
quelli  della  femmina  uno  si  è  pure  conservato  in- 
tero mentre  l'altro  aperto  con  sezione  verticale 
al  centro  in  direzione  trasversa,  e  portato  fuori 
il  vitreo  e  la  lente,  in  uno  dei  segmenti  appari- 
sce la  faccia  interna  dell'iride, nell'altro  porzio- 
ne di  retina.  1839.  Alessandrini. 

2844.  Id.  Gli  occhi  di  femmina  adulta,  conservati  interi 
nello  spirito.  Maggio  1841.  Id. 

2831.  Id.  Gli  integumenti  tolti  dalla  sinistra  zampa  dello 
stesso  individuo,  e  disseccati  onde  dimostrare  il 
bel  color  rosso  naturale  dei  medesimi.  Detto.  Dott. 
Giacomelli. 

2063.  Aghirone  cinericcio  —  Ardea  major,  Linn.  =  Te- 

schio con  sezione  orizzontale  al  cranio  dalla  fron- 
te all'occipite,  per  dimostrare  la  forma  ed  esten- 
sione della  cavità  encefalica  ad  illustrazione  del 
sistema  di  Gali,  esteso  da  Vimont  anche  a  questa 
classe  d'animali.  1839.  Alessandrini. 

2064.  Id.  Un  secondo  teschio  con  sezione  verticale  pel  lungo 

al  centro,  che  comprende  le  mascelle  e  dimostra 
così  anche  le  fosse  nasali,  e  la  cavità  della  boc- 
ca. Detto.  Id. 
3166.  Aghirone  porpureo  —  Ardea  purpurea,  Linn.  = 
La  testa  di  un  maschio  adulto  nella  quale  si  è 
preparato  in  luogo  il  cervello,  veduto  nella  fac- 
cia superiore.  Da  un  lato  si  dimostra  aperta  an- 
che la  fossa  nasale,  ed  ima  setola  segna  la  larga 
comuQicazione  che  esìste  tra  la  destra ,  e  la  sini- 


43  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

stra  fossa  corrispondentemente  al  luogo  dove  si 
vedono  le  esterne  aperture  delle  narici.  Prepara- 
zione conservata  nello  spirito.  Aprile  1842.  Id. 

1183.  Id.  Gli  occhi  conservati  interi  nello  spirito.  1830.  Id. 

2062.  Aghirone  egretta  —  Ardea  egretta  thmn.  =.  Il  te- 
schio di  una  femmina  adulta  con  sezione  orizzon< 
tale  al  cranio  dalla  fronte  all'occipite.  1839.  Id. 

3478.  Id.  La  testa  nella  quale  si  dimostra  che  niuna  dira- 
mazione nervosa  passa  pel  canale  dell' anlivestibo- 
lOj  e  che  derivano  dal  5.**  pajo  le  ramificazioni 
nervee,  che  passando  fra  il  plesso  del  Bahuer 
vanno  ai  muscoli  dell'occhio:  l'apparato  destro 
è  rimosso  dalla  naturale  posizione, nello  spirito. 
Marzo  1843.  Doti.  Ercolani. 

1465.  Aghirone  Sgarzetta.  —  Ardea  Carretta,  Linn.  ^ 
Individuo  maschio  nel  quale  dal  lato  sinistro  si 
è  preparato  l' andamento  del  tronco  del  gran  sim- 
patico, nello  spirito,  1835.  Alessandrini. 

2058.  Aghirone  nitticora  —  Ardea  nycticorax,  Linn.  = 
Teschio  con  sezione  orizzontale  al  cranio  dalla 
fronte  all'occipite  che  dimostra  la  forma  e  capa- 
cità della  cavità  encefalica.  1839.  Id. 

2069.  Id.  Teschio  di  un  secondo  individuo  con  sezione  con- 
dotta obliquamente  dall'uno  all'altro  temporale. 
Detto.  Id. 

2000.  Id.  con  sezione  verticale  trasversa  circa  alla  metà  del 
cranio.  Detto.  Id. 

2061.  Id.  con  sezione  verticale  longitudinale  pel  centro, 
che  comprende  tanto  il  cranio,  quanto  le  ma- 
scelle, detto.  Id. 

3156.  Id.  Una  testa  di  maschio  nella  quale,  scoperto  il 
cervello  nella  sua  faccia  inferiore,  si  dimostra 
l'inserzione  della  maggior  parte  dei  nervi  cere- 
brali, ed  in  special  modo  l'Hippophysis  o  glan- 
dola pituitaria.  Si  è  preparalo  io  parie  anche  l'or- 


d'anATOHIA  COnPARATA  43 

gano  dell' olfato  aprendo  la  sinistra  fossa  nel  pia- 
no inferiore.  Nello  spirito.  Maggio  1842.  Id. 

1890.  Id.  Altra  testa  spogliata  soltanto  dei  comuni  integu- 
menti. Nello  spirito.  Id. 

2056.  Aghirone  stellare  —  Ardea  stellaris,  Linn.  ==  Te- 
schio con  sezione  orizzontale  nel  cranio  fatta  in 
grande  prossimità  della  base.  1839.  Id. 

2056.  Id.  Un  secondo  teschio,  pure  con  sezione  orizzon- 
tale, ma  condotta  più  io  alto.  Detto.  Id. 

NUOTATORI. 

2081.  Sterna  nera  —  Sterna  nigra,  Linn.  =  Il  teschio 
con  sezione  orizzontale.  1839.  Alessandrini. 

3052.  Laro  crepidato  —  Larus  crepidatus,  Gmel.  =  Le 
glandole  sopracocigee,  ossìa  del  groppone,  nello 
spirilo,  l.*'  Novembre  1841.  Doti.  Ercolani. 

3199.  Laro  canuto  —  Larus  canus ,  Linn.  =r  Gli  occhi 
interi  di  maschio  adulto,  nello  spirito.  Maggio 
1842.  Alessandrini. 

3202.  Id.  Le  glandole  lagrimali  rimosse  dalla  naturale  po- 
sizione, e  conservate  nello  spirito.  In  fondo  al 
vaso  vedonsi  altre  due  laminette,  che  sembrano 
glandolari  essendo  formate  di  molti  globoli^  od 
acini  insieme  uniti,  trovate  al  di  sopra  dell'orlo 
orbitale  superiore  dal  Dolt.  Giacomelli  nel  pre- 
parare lo  scheletro.  Sembrerebbero  gli  analoghi 
delle  glandole  Meibomiane  superiori,  ma  in  mo- 
do insolito  sviluppale.  Dello.  Id. 

4063.  Laro  argentato  —  Larus  glaucus ,  Benicken.  =  Te- 
sta di  femmina  dell'età  di  nove  in  dieci  mesi, 
nella  quale  si  è  scoperto  il  cervello,  nello  spi- 
rilo. Febbrajo  1847.  Dolt.  Ercolani. 

4091.  Id.  I  piedi  dello  stesso  individuo  conservati  a  secco. 

2044.  Oca  domestica  —  Anas  Anser,  Liou.  =  Teschio 


44  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

completo  e  maceralo,  diviso  perpendicolarmente 
pel  centro  nella  direzione  longitudinale  per  di- 
mostrare !a  capacità  e  figura  delie  cavità  encefa- 
lica e  nasale.  1839.  Alessandrini^ 

2045.  Id.  Altro  teschio  simile  con  sezione  orizzontale  dalla 

fronte  all'occipite.  Detto.  Id. 

2046.  IJ.  Un  terzo  teschio  con  sezione  verticale  trasversa 

alla  metà  circa  del  cranio.  Detto.  Id. 
874.  Oca  delle  nevi  —  Anas  hyperborea,  Gmel.  =:  Le 

zampe  preparate  a  secco.  1824.  Id. 
382.  Anitra  Cigno  salvalico  —  Jnas  Cygnus,  Linn.  = 
Una  zampa  preparata  a  secco.  1818.  Dott.  Notari. 

4437.  Anitra  Cigno  domestico  —  Anas  Olor ,  Linn.  =  Spo- 
gliata la  pelvi  di  tutte  le  parti  molli  sonosi  la- 
sciati in  luogo  soltanto  i  principali  tronchi  si 
dei  spinali  che  del  gran  simpatico.  Posteriormen- 
te è  slata  asportala  porzione  delle  ossa  innomi- 
nale non  che  la  parte  annulare  delle  vertebre  onde 
scoprire  l' inclusa  regione  delia  midolla  spinale. 
Nello  spirito.  Maggio  1850.  Dott.  Giovanardi. 

2777.  Anitra  Cesone  —  Anas  boscas,  Linn.  =  La  testa 
nella  quale,  scoperto  il  cervello;  sonosi  prepa- 
rati nella  naturale  posizione  le  inserzioni  dei 
nervi  olfatorio,  ottico  e  trigemini.  Questa  prepa- 
razione dimostra  ancora  la  singolarissima  strut- 
tura papillare  dell'organo  del  gusto,  nello  spi- 
rito. Marzo  1841.  Doli.  Ercolani. 

3809.  Anitra  doraeslica  —  Anas  domestica.  =.  Porzione 
del  gran  simpatico  preparato  da  un  lato,  in  un 
coli' arteria  vertebrale  alla  quale  si  associa.  S»no 
preparali  anche  i  nervi  spinali  che  appartengono 
alla  stessa  regione,  nello  spirito.  Marzo  1845. 
Doli.  Giacomelli. 

2068.  Anitra  cercedula  —  Anas  querquedula ,  Linn.  =  Te- 
schio con  sezione  orizzontale  al  cranio  dalla  fronte 
attraverso  il  foro  occipitale.  1839.  AlessaodriDi. 


D   ANATOMIA   COMPARATA  45 

2069.  Id.  Un  secondo  teschio  con  sezione  verticale  per  lo 

lungo  al  centro,  comprese  anche  le  mascelle.  Id. 

2070.  Id.  Un  terzo  teschio  con  sezione  verticale  Irasversa 

al  davanti  del  foro  occipitale.  Id. 

255.  Pellicano  Onocrolalo  —  Pelicanus  Onocrotalus,  Linn. 

==  Una  zampa  dissecata  per  dimostrare  la  mem- 
brana interdigitale.  1816.  Dott.  No  tari. 

256.  Id.  Un'ala  cogli   integumenti  rovesciati,  che  dimo- 

stra r  inserzione  delle  penne.  Preparati  e  secco.  Id. 
475.  Id.  Porzione  della   membrana  cornea    che   copre  il 

becco,  staccata  e  dissecata.  1818.  Dott.  Notari. 
1194.  Id.  Gli  occhi  conservati  interi   nello  spirito.   1839. 

Alessandrini. 
1183.  Cormorano  maggiore  —  Pg/ecfl«M5  carho,  Lìnn.  = 

Gli  occhi  conservati  interi  nello  spirito,  detto.  Id. 
2412.  Colimbo  orecchiuto  —  Colymbus  auritus ,  Bvìss.  = 

Occhi  con  diverse  sezioni.  Marzo  1840.  Id. 

RETTILI 

TESTUGGINI. 

862.  Testuggine  caouana  —  Caretta  Cephalo ,  Merrem.  = 
Due  teste  di  individui  giovani,  in  una  delle  qua- 
li, portala  via  la  parte  superiore  si  dimostra  in 
luogo  il  cervello  aperto,  non  che  in  parte  gli  or- 
gani dell' olfato,  e  della  vista.  Da  un  lato  si  ve- 
dono aperti  il  vestibolo  ed  i  canali  semicircolari , 
non  che  l'andamento  del  meato  uditivo,  la  ca- 
tena degli  ossicini ,  e  la  membrana  del  timpano. 
Nell'altra  testa,  divisa  perpendicolarmente  al  cen- 
tro pel  lungo  si  dimostra  la  cavità  con  lenente  il 
cervello,  ed  il  passaggio  dei  nervi  comunicanti 
col  medesimo.  Si  vede  pur  anche  porzione  della 
cavità  della  bocca,  ed  il  luogo  in  cui  si  apre 


46  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

nelle  fauci  la  tuba  dell' Eustacchio.  Questa  pre- 
parazione dimostra  altresì  il  robusto  muscolo  che, 
nato  dalla  base  del  cranio,  si  inserisce  nella  regione 
cartilaginea  della  predetta  tuba  sulla  quale  porta 
la  propria  azione,  nello  spirito.  1824.  Id. 

851.  Id.  Cervello  e  porzione  di  midolla  spinale  fuori  di 
luogo  nel  quale  si  dimostra  chiaramente  non  sola 
il  punto  d'inserzione  di  tutti  i  nervi,  ma  pur 
anche  i  vasi  arteriosi  riempili  mediante  artificiale 
injezione  con  spirito  di  terebintina  e  cera  colorita 
in  rosso  col  cinabro ,  nello  spirito.  Dello.  Id. 

872.  Id.  Le  glandole  del  Barderò  tolte  dalle  orbite  di  un 
altro  individuo  di  maggiore  dimensione.  In  una, 
distrutto  il  tessuto  celluioso,  si  mostra  divisa  nei 
molli  lobi  che  la  compongono,  nello  spirito.  Det- 
to. Idem. 
1455.  Id.  Mezzo  teschio  semimacerato  nel  quale  si  dimo- 
stra nella  naturale  posizione  l'osso  timpanico. 
1834.  Id. 

605.  Id.  Porzione  di  comuni  integumenti ,  conservala  nel- 
lo spirilo,  nella  quale  si  vede  la  continuazione 
dell'epidermide  colla  sostanza  cornea,  non  che  il 
tessuto  cellulo-fibroso  denso  interposto  fra  la  pelle 
e  l'ossea  sostanza,  nello  spirito.  1821.  Id. 

SAURII. 

383.  Cocodrillo  del  Nilo  —  Lacerta  Crocodilus,  Linn. 
=  La  pelle  di  piccolo  individuo  conservata  nello 
spirito.  1818.  Prof.  Gandolfi. 
1140.  Id.  Pezzi  di  pelle  di  vecchio  individuo  dissecati,  e 
nei  quali  si  dimostra  il  modo  d'inserzione  degli 
scudetti  ossei ,  parecchi  dei  quali  vedonsi  del  tutto 
isolati  mediante  la  macerazione.  1828.  Alessan- 
drini. 


d'anatomia  comparata  47 

1647.  Id.  Tre  delle  vescichette  secernenli  integumentali, 
tolte  dalle  regioni  ascellari  ed  inguinali,  e  disse- 
cate. Dono  dell' Eccellrào  Sig.  Dolt.  Giuseppe  Fer- 
lini,  che  ne  fece  incetta  durante  il  suo  lungo  sog- 
giorno nel  Senaar.  1836. 

3803.  Id.  Scudetti  integumentali  rammolliti  mediante  la  lun- 
ga macerazione  nell'acido  idroclorico  debolissimo, 
potendone  per  tal  modo  meglio  dimostrare  l'in- 
tima tessitura,  conservali  nello  spirito.  Dicembre 
1844.  Alessandrini. 

1277.  Id.  La  lingua  di  individuo  giovanissimo  isolata  e  con- 
servata nello  spirito.  1832.  Dal  Museo  Zoologico 
dell'Università. 

4179.  Cocodrillo  Luccio  —  Croc odi lus  Lucius,  Cuv.z=.  Gli 
occhi  di  piccolo  individuo,  in  uno  dei  quali  si  è 
scoperto  del  tutto  il  bulbo  conservando  soltanto 
la  membrana  nictitans,o  terza  palpebra  coi  pro- 
prii  muscoli:  nell'altro  sì  sono  lasciate  in  luogo 
anche  le  palpebre  esterne,  e  l'inserzione  dei  prin- 
cipali muscoli  sì  del  bulbo,  che  delle  palpebre, 
nello  spirito.  Ottobre  1847.  Alessandrini. 

4169.  Id.  Le  membrane  del  timpano  cui  stanno  uniti  an- 
cora gli  ossicini,  a  secco.  Detto.  Id. 

1878.  Id.  La  pelle  del  tronco  e  degli  arti  dello  slesso  in- 
dividuo, conservata  nello  spirito:  vi  è  unita  an- 
cora la  maggior  parte  della  mucosa  palatina,  la 
quale  offre  la  regolare  disposizione  scagliosa  che 
è  propria  anche  della  lingua.  Detto.  Id. 

612.  Lucertola  volgare  —  Lacerta  agilis,  Linn.  =  Te- 
ste di  individui  adulti  nelle  quali  si  è  scoperto  il 
cervello,  nello  spirito.  1820.  Id. 

146.  Camaleonte  comune  —  Lacerta  Chamoeleon ,  Gmeì. 
=:r  Gli  occhi  conservati  interi  nello  spirito.  1807. 
Dal  Museo  Zoologico. 

612.  Id.  Testa  nella  quale  si  dimostra  a  nudo  il  cervello. 
Nello  spirito.  1820.  Alessandrini. 


48  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

4277.  Id.  Due  vetri  sui  quali  sono  dislese  e  dissecate  por- 
zioni di  cute  e  di  cuticola.  Luglio  1848.  Id. 

1277.  Àmeiva  —  Lacerta  Ameiva,  Gmel.  =:  La  lingua, 
la  superficie  libera  della  quale  si  vede  coperta  di 
minute  scaglie  regolarmente  disposte,  nello  spi- 
rito. 1832.  Dal  Museo  Zoologico. 

4182.  Iguana  tubercolata  —  Iguana  tuberculata ,  Laur.  = 
Brani  di  pelle  staccati  dal  tronco  di  un  maschio 
adulto,  nello  spirito.  Ottobre  1847.  Doti.  Ercolani. 

4187.  Id.  Gli  occhi  dello  stesso  individuo:  spogliato  del 
tutto  il  bulbo  della  cellulosa,  e  dei  muscoli  pro- 
prii,  si  dimostrano  aderenti  soltanto  alla  pelle 
mediante  la  congiuntiva.  Nello  spirito.  Detto.  Ales- 
sandrini. 

OFIDII. 

2625.  Coluber  atrovìrens  =  L'asse  cerebro-spinale  pre- 
parato in  luogo  in  un  grosso  individuo,  veduto 
per  la  faccia  superiore,  essendo  stala  asportata 
la  volta  del  cranio  e  l'arco  delle  vertebre,  nello 
spirito.  Lo  stesso  vaso  contiene  ancora  porzione 
di  un  altro  individuo  nel  quale  il  cervello  e  parte 
della  midolla  spinale  si  dimostrano  nella  loro  fac- 
cia inferiore.  Settembre  1840.  Dono  del  Sig.  Prof. 
Luigi  Calori. 
511.  Id.  Porzione  del  tronco  di  individuo  adulto  nella 
quale  staccata  la  cuticola,  e  sollevala  la  cute,  si 
dimostrano  i  muscoli  complicati  inseriti  nella  me- 
desima, nello  spirito.  1820.  Alessandrini. 

2006.  Id.  Porzione  di  pelle  dissecata  nella  quale  essendo 
passata  l'arlificiale  infezione,  a  cola  e  cera  co- 
lorate, nel  sistema  sanguifero  si  vede  una  ele- 
gantissima rete  vascolare  regolarissima ,  che  imita 
la  disposizione  in  quinconce  delle  squame  supe- 


d'anatomia  comparata  49 

riori,  ed  i  paralellogrami  degli  scudi  del  ventre. 
In  quasi' ulliraa  regione  una  arteria  centrale  per- 
corre quasi  tutta  la  lunghezza  del  corpo.  1834.  Id. 
2643.  Id.  Una  seconda  preparazione  simile  alla  precedente, 
conservala  pure  a  secco  :  dono  del  Sig.  Prof.  Luigi 
Calori.  Maggio  1840. 

4320.  Coluber  florulentiis,  Geoff.  —  La  pelle  dissecata 

di  quello  slesso  individuo  del  quale  si  conserva 
lo  scheletro  al  N.  4315.  Novembre  1848. 

612.  Vipera  comune  —  Pelias  berus ,  Linn.  Bonap.  = 
Teste  conservale  nello  spirilo,  nelle  quali  si  è 
scoperto  il  cervello.  1820.  Alessandrini. 

3636.  Id.  L'intera  pelle,  compresa  ancora  quella  della  te- 
sta, con  finissima  infezione  di  color  rosso  al  si- 
stema arterioso ,  conservata  a  secco.  La  stessa  ta- 
voletta contiene  ancora  porzione  di  pelle  dì  altro 
individuo,  colla  stessa  qualità  di  injezione,  ma 
rovesciala  e  rotolala  a  foggia  di  tubo.  Settembre 
1840.  Dono  del  Prof.  Calori. 

4321.  Tortrix  Scytale,  Schlegel  —  Anguìs  Scy tale,  LìnQ. 

=  La  pelle  mantenuta  distesa,  e  dissecata.  Di- 
cembre 1848.  Alessandrini. 
2849.  Angue  fragile  — Anguis  fragilis,  Linn.  =:  Maschio 
adulto  nel  quale,  stirati  a  sinistra  dell'osserva- 
tore, i  polmoni  ed  il  tubo  digerente,  si  vede  a 
lato  della  colonna  spinale  il  gran  simpatico.  Pre- 
parazione sulla  quale  il  lodato  Prof.  Calori  ha 
diraoslrato  il  detto  nervo  in  questo  offidiano  ;  par- 
tecipazione fatta  a  questa  Accad.  delle  Scienze 
dell' Instiluto  li  22  Aprile  1841,  essendo  poscia 
stata  inserita  la  mem.  colle  relative  tavole  illu- 
strative nel  tomo  VII.  pag.  115  dei  Nuovi  Com- 
mentari dell'Accademia  stessa ,  nello  spirito.  Mag- 
gio 1841. 

N.  Ann.  Se,  Natur.  Sebie  III.  Tomo  5.  4 


50  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

BATRACINI 

833.  Rospo  comune  —  Rana  bufo,  Linn.  =:  Femmina 
adulta  nella  quale  si  è  preparalo  in  luogo  l'asse 
cerebro-spinale.  I  tronchi  nervosi  diretti  tanto  al- 
l'arto  anteriore  quanto  al  posteriore  vedonsi  pre- 
parati nel  lato  sinistro.  Inarcata  in  alto  la  spina, 
ed  abbassati  i  visceri  sonosi  esposti  alla  vista  i 
grossi  rami  nervosi,  che,  nati  dal  gran  simpati- 
co, e  dai  tronchi  dei  nervi  spinali  si  dirigono  in 
copia  ai  visceri  chilopojetici.  Dallo  stesso  lato  si- 
nistro si  è  ancora  scoperta  ed  isolata  la  serie  con- 
tinuata degli  ossicini  dell'udito,  sottoponendovi 
una  laminetla  cornea  di  color  fosco.  Nello  spirito. 
1823.  Alessandrini. 
3814.  Rana  comune  —  Rana  aesculenta.  Lina.  ^  Por- 
zione di  pelle  dissecata,  nella  quale  si  dimostra 
finamente  injettato  con  materia  di  color  rosso  il 
sistema  dei  vasi  sanguiferi.  Marzo  1845.  Doti. 
Giacomelli. 

PESCI 

CONDROPTERIGI. 

267.  Raza  —  Raja  =  La  testa  di  specie  non  determinata 
nella  quale  è  preparato  d'ambo  i  lati  l'organo 
dell'udito,  nello  spirito.  1816.  Dott.  Notari. 
2519.  Torpedine  del  Galvani  —  Torpedo  Galvanii,  Ris- 
so 1=  Il  cervello,  e  parte  della  midolla  spinale 
preparali  nella  naturale  posizione  in  un  piccolo 
individuo.  Dal  lato  destro  sonosi  asportate  tutte 
le  parti,  compresa  porzione  della  teca  cartilaginea 
del  cranio,  e  della  colonna  vertebrale,  onde  si 


d'anatomia  comparata  51 

vedano  più  dislìntamente  i  nervi  comunicanti  col- 
le diverse  regioni  del  cervello,  e  delle  parti 
superiori  della  midolla.  Dalia  parte  opposta  si 
dimostrano  i  tronchi  nervosi  immersi  nella  sostan- 
za dell'organo  elettrico  interamente  scoperto  nella 
regione  superiore;  nella  inferiore  poi  vi  sono  an- 
cora aderenti  gli  integumenti ,  asportato  però  tutto 
l'arco  cartilagineo  che  circonda  il  predetto  orga- 
no, e  sostiene  i  raggi  della  vasta  pinna  pettorale, 
nello  spirito.  Maggio  1840.  Alessandrini. 
2521.  Id.  Una  femmina  del  peso  di  una  libbra  ed  once 
cinque  boi.  nella  quale  sonosi  preparati  nella  na- 
turale posizione  gli  organi  elettrici,  coi  nervi  sui 
medesimi  diramati,  lasciata  intatta  la  parete  ad- 
dominale, tolta  soltanto  la  pelle  onde  si  vedano 
i  muscoli.  Detto.  Id. 

{sarà  continuato) 


VOCABOLARIO 

DEI  SINONIMI  CLiSSICl  DELL'  ORNITOLOGIA  EUROPEI 

(Continuazione ,  vedi  Ser.  HI.  T.  IV.  pag.  386.) 

Stella,  Charlet.  v.  Otis  Tetrax,  Lino. 

Stella  Avis,  Aldrov.  v.  Otis  Tetrax,  Linn. 

Stellarla,  Bp.  v.  Stelleria,  Bonap. 

Stellarla  Dispar^  Bonap.  v.  Stelleria  Dispar,  Bonap. 

Stelleria ,  Bonap.  Cat.  gen.  232. 

Anas  Pallas,  Sparm. ,  Grael.,  Lath.,  Temm. 

Eniconetta,  Gr. 


£3  VOCABOLARIO 

Harelda,  Bl.  e  L. 

Macropus,  Nati. 

Polystica,  Eyton. 

Slellaria,  Bonap.  list.  gen.  281. 
Stelleria  Dispar,  Bonap.  Cat.  sp.  457. 

Anas  Beringi ,  Lalh. 

Anas  Dispar,  Sparm.^  Gmel.,  Temm.,  Lath. 

Anas  Stelleri,  Pallas,  Schl. 

Eniconelta  Stelleri,  G.  R.  Gray. 

Harelda  Stelleri ,  K.  e  Bl. 

Polysticla  Stelleri ,  Eyton. 

Stellarla  Dispar,  Bonap.  list.  sp.  Eur.  418. 
Stercorarius,  Briss.  v.  Catarracla,  Bay. 
Stercorarius,  Briss.  v.  Lestris,  111. 
Stercorarius  Catarractes,  Vieill.  v.  Catarracla  Skua  ,  Brum. 
Stercorarius  Longicaudatus,  Briss.  v.  Lestris  Parasitica, 

K.  e  Bl. 
Stercorarius  Striatus,  Briss.  v.  Lestris  Pomaria,  Temm. 
Sterna,  Linn.,  Bonap.  etc. 

Hirundo,  Bay.,  Will. ,  Sibb. ,  Linn.,  Rzac. 

Larus,  Marsil.,  Gesner. 

Thalassea,  Kaup. 
Sterna,  Linn.  v.  Anous,  Leach. 
Sterna,  Moni.  v.  Gelochelidon ,  Brehm. 
Sterna,  Linn.  v.  Kydrochelidon ,  Boie. 
Sterna,  Lalh.  v.  Sylochelidoa,  Brehm. 
Sterna,  Gmel.  v.  Thalasseus,  Boie. 
Sterna  Affinis,  Horsf.  v.  Gelochelidon  Anglica,  Brehm. 
Sterna  Affinis  Riipp.  v.  Thalasseus  Affinis,  Bonap. 
Sterna  Africana.  Gmel.  v.  Thalasseus  Cantiacus,  Boie. 
Sterna  Anglica,  Moni.  v.  Gelochelidon  Anglica,  Brehm. 
Sterna  Anglica,  Temm.  v.  Sterna  Macrura,  Naum. 
Sterna  Arabica,  Ehremb.  v.  Gelochelidon  Anglica,  Brehm. 
Sterna  Arabica,  Ehremb.  v.  Thalasseus  Affinis,  Bonap. 
Sterna  Aranea,  Vieill.  v.  Gelochelidon  Anglica,  Brehm. 


D'ORNITOLOCfA   EUROPEA  63 

Sterna  Argentala,  Brehm.  v.  Sterna  Macrura,  Naurn. 
Sterna  Atricapilla,  Brìss.   v.   Hydrochelidon    Leucoplera, 

Boie. 
Sterna  Boysii,  Lath.  v.  Thalasseus  Canliacus,  Boie. 
Sterna  Boysii   var.   B.  Lalh.   v.   Hydrochelidon   Fissipes, 

Bonap. 
Sterna  Broiine,  v.  Ruffinus,  Briss. 
Sterna  Brachyiarsa ,  Grab.  v.  Sterna  Macrura ,  Nanni. 
Sterna  Canescens,  Mez.  v.  Thalasseus  Cantiacus,  Boie. 
Sterna  Canliaca ,  Gmel.  v.  Thalasseus  Canliacus,  Boie. 
Sterna  Caspia,  Lalh.  v.  Sylochelidon  Caspia,  Brehm. 
Sterna  cauda  cuniformi,  corpore  nigro  fronte  albicanti,  v. 

Anous  Slolidus,  Gray. 
Sterna  Cayana ,  Lalh.  v.  Sylochelidon  Caspia,  Brehm. 
Sterna  Cinerea,  Briss.  v.  Hydrochelidon  Leucoptera,  Boie. 
Sterna  Colunibina  ,  Schrank.  v.  Thalasseus  Canliacus,  Boie. 
Sterna  Dougalli ,  Temm.  v.  Sterna  Paradisea,  Brum. 
Sterna  Douglasi,  Moni.  v.  Sterna  Paradisea,  Brum. 
Sterna  Fissipes,  Linn.  v.  Hydrochelidon  Fissipes,  Bonap. 
Sterna  Fissipes,  Pallas.  v. Hydrochelidon  Leucoptera, Boie. 
Sterna  Fhiviatilìs,  Naum.  v.  Sterna  Hirundo,  Linn. 
Sterna  Hirundo ,  Linn.,  Bonap.,  Temm.,   Ranz. ,    Savi, 
Grael. ,  Ben.,  Schl.^  Bew.  ,Durazzo,  Risso, 
Cresp. ,  Cara  eie. 
Hirundo  Marina,  Willugh. ,  Ray.,  Sìbb. ,  Lìqd. 

Sysl.  Nat.,  Rzac. 
Hirundo  Marina  Major,  Rzac. 
Larus  Albicans ,  Marsil. 
Larus  Minor,  Gesner. 
Sterna  Fiuviatilis,  Naum. 
Sterna  Major,  Briss. 
Sterna  Marina,  Ray. ,  Eyton. ,  Will. 
Sterna  Turneri,  Will. ,  Ray. ,  Sibb. ,  Klein. ,  Rzac. 
Sterna  vel  Strina,  Gesner. 
Ranzani  è  nell'idea  che  la  S.  Hirundo  non  dif- 
ferisca dalla  Sterna  Paradisea. 


54  VOCABOLARIO 

Sterna  Hirundo ,  Renz.  v.  Sterna  Paradisea ,  Bruni. 
Sterna  Hirundo,  Faber.  v.  Sterna  Macrura,  Naum. 
Sterna  Hybrida,  Pallas.  v.  Hydrochelidon  Hybiida,  Bonap. 
Sterna  Leucoparcia,  Kaup.  v.  Hydrochelidon  Hybrida,  Bp. 
Sterna  Leucoplera,  Temm.  v.  Hydrochelidon   Leucoptera, 

Boie. 
Sterna  Macrura,  Naum.,  Bonap.  Cat.  sp.  483.  Schl, 

Sterna  Arclica ,  Temm. ,  Savi ,  Bonap.  list.  sp. 
Europ.  446.,  Eylon,  Durazzo,  Jengus^  Sel- 
by.  5  Gould. 
Sterna  argentata,  Brebm. 
Sterna  Brachytarsa?  Graba. 
Sterna  Hirundo,  Faber, 
Sterna  Nitzchii?  Kaup. 
Temrainck  considera  come  sinonimi  della  S.  Ma- 
crura la  Brachytarsa  e  la  Nitzchii,   però  il 
Principe  Bonaparte  considera  quale  specie  di- 
stinta quella  di  Kaup. 
Sterna  Marina,  Bay.  v.  Sterna  Hirundo,  Linn. 
Sterna  Major,  Briss.  v.  Sterna  Hirundo,  Linn. 
Sterna  Media,  Horsf.  v.  Gelochelidon  Anglica,  Brehm. 
Sterna  Media,  Horsf.  v.  Thalasseus  Affinis,  Bonap* 
Sterna  Media,  dorso  fusco,  ventre,  uropygio  et  fronte  al- 
bidis,  Brown.  v.  Puffinus  Cinereus,  Steph. 
Sterna  Megarhyncha,  Meyer.  v.  Sylochelidon  Caspia,  Brehm. 
Sterna  Melapoleucos,  S.  G.   Grael.  v.   Hydrochelidon  Mi- 
nuta, Bonap. 
Sterna  Minor,  Briss.  v.  Hydrochelidon  Minuta,  Bonap. 
Sterna  Minuta,  Linn.  v.  Hydrochelidon  Minuta,  Bonap. 
Sterna  Naevia,  Briss.  v.  Hydrochelidon  Fissipes,  Bonap. 
Sterna  Naevia,  Linn.  v.  Hydrochelidon  Leucoptera,  Boie. 
Sterna  Nebilosa,  Sparm.  v.  Thalasseus  Caniiacus,  Boie. 
Sterna  Nigra,  Linn.  v.  Hydrochelidon  Leucoptera,  Boie. 
Sterna  Nigra,  Linn.  v.  Hydrochelidon  Minuta,  Boie. 
Sterna  Nigra,  Auct.  v.  HydrochelidoD  Fissipes,  Bonap. 


d'ornitologia  europea  55 

Slerna  Nitzchii,  Kaup.  Bonap.  Cai.  sp.  484. 

Secondo  Schlegel  è  specie  dubbiosa. 

Sterna  Nitzschii,  Kaup.  v.  Sterna  Macrura,  Naum. 

Sterna  Obscura,  Grael  v.  Hydrochelidon  Fissipes,  Bonap. 

Sterna  Obscura,  Gniel.  v.  Hydrochelidon  Leucoplera,  Boie. 

Slerna  Paradisea,  Brun. ,  Bonap.,  Schl. 

Slerna  Dougalli,  Temm. ,  Savi,   Eyion,  Ben., 
Bonap.  list.  sp.  Eur.  446.,  Durazzo,  Cresp. 
Slerna  Douglas!,  Moni.,  Bzac,  Kaup. 
Sterna  Hirundo,  Renz. 
Thalassea  Douglasi,  Kaup. 

Sterna  Paradisea,  v.  Slerna  Hirundo,  Linn. 

Sterna  Parva,  Penn.  v.  Hydrochelidon  Minuta,  Bonap. 

Sterna  Philippina,  Lalh.  v.  Anous  Stolidus,  Gray. 

Sterna  Plumbea,  Wils.  v.  Hydrochelidon  Leucoplera,  Boie. 

Slerna  rectricibus  maximis  nigrìs^,  Linn.  v.  Lestris  Para- 
sitica,  K.  e  BI. 

Sterna  Stolida,  Linn.  v.  Anous  Stolidus,  Gray. 

Sterna  Striata,  Gmel.  v.  Thalasseus  Cantiacus,  Boie. 

Sterna  Slubberica,  Ott.  v.  Gelochelidon  Anglica,  Brehra. 

Sterna  Slubberica,  Otto.  v.  Thalasseus  Cantiacus,  Boie. 

Sterna  Turneri,  Will.  v.  Sterna  Hirundo,  Linn. 

Sterna  vel  Strina,  Gesn.  v.  Slerna  Hirundo,  Linn. 

Slerna  velox  Riippell,  Bonap.  Gal.  sp.  485. 

Schlegel  non  ammette  questa  specie  come  Eu- 
ropea. 

Slernula,  Boie.  v.  Hydrochelidon,  Boie. 

Slernula  Minuta,  Boie.  v.  Hydrochelidon  Minuta,  Bonap. 

Slreparola,  Bonap.  v.  Sylvia,  Lalh. 

Slreparola  Conspicillala,  Bonap.  v.  Sylvia  Conspicillata, 
Marsil. 

Streperà ,  Briss.  v.  Chaulelasmus,  Gray. 

Streperà,  Briss.  v.  Chaulelasmus  Slreperus,  Gray. 

Slrepsilas,  IH. ,  Bonap.,  Temm.,  Ranz.,  Savi,  Less.,  Leach., 
Steph. ,  Eyton,  Vig.,  Ben.,  Durazzo,  Risso, 
Cresp.  eie. 


56  TOGABOLABIO 

Arenaria,  Vieill. ,  Briss. 

Charadrius,  Gmel.,  Pallas. 

Cinclus,  Mochr. ,  Gray. 

Morinclla,  Mey. ,  Nils. 

Tringa,  Linn. ,  Gmel.,  Lalh. 
Strepsilas  Collaris,  Temm.  v.  Strepsilas  Interpres,  III. 

Arenaria  Cinerea,  Briss. 

Arenaria  Interpres,  Vieill. 

Charadrius  Cinclus,  Pallas. 

Cinclus  Morinellus,  Gr. 

Librazinus  Brevirostris,  Cupani. 

Morinella  Collaris,  Mey.,  Nils. 

Strepsilas  Collaris,  Temm.,  Ranz. ,  Ben.,  Less., 
Risso,  Cresp.  etc.  ^ 

Strepsilas  Interpres,  Schl. 

Strepsilas  Melanocephala ,  Vig. 

Tringa  Interpres,  Linn.,  Lath. ,  Gmel. 

Tringa  Liltorea,  Gmel. 

Tringa  Morinella ,  Linn. ,  Gmel.  Giovine  che  non 
ha  compito  l'anno. 
Strepsilas  Interpres,  Schl.  v.  Strepsilas  Collaris,  Temm. 
Strepsilas  Melanocephala  ,  Vig.  v.  Strepsilas  Interpres,  Schl. 
Strigiceps,  Bonap.  v.  Circus,  Briss. 
Strigiceps  Cineraceus,  Bonap.  v.  Circus  Cineraceus,  Montag. 
Strigiceps  Pallidus,  Bonap.  v.  Circus  Swainsoni,  Smith. 
Strigiceps  Pygargus,  Bonap.  v.  Circus  Cyaneus,  Bechst. 
Slrix,  Linn.,  Bp,,  Ranz. ,  Temm.,  Sav. ,  Less.,  Cuv. , 
Ben.,  Duraz.',  Risso,  Cresp. 

Noctua ,  Friscb. 

Otus,  Rzac. 

Surnia*  Dumont. 

Tuidara,  Mar. 

Ulula ,  Klein. ,  Schw. ,  Gesn. ,  Rzac. ,  Barr. 
Strix,  Temm.  v.  Athene,  Boie. 
Slrix  degli  Autori,  v.  Bubo,  Cuv. 


d'ornitologia  europea  67 

Strix,  Linn.  v.  Glaucidium,  Boie. 

Strix  degli  Autori ,  v.  Nyctale ,  Brebm. 

Strix,  Linn.  v.  Nyctea,  Sleph. 

Strix,  degli  Autori,  v.  Olus,  Cuv. 

Strix,  degli  Autori,  v.  Plynx,  Blight. 

Strix,  Linn.  v.  Scops ,  Sav. 

Strix,  Lath.  v.  Surnia,  Dura. 

Strix,  degli  Autori,  v.  Syrnium ,  Sav. 

Strix,  degli  Autori,  v.  Ulula,  Cuv. 

Strix  Acanica,  Linn.  v.  Glaucidiura  Passerinum,  Boie. 

Strix  Accadiensis,  Lath.  v.  Glaucidinm  Passerinum,  Boie. 

Strix  Accipitrina;,  Pallas.  v.  Athene  Noctua,  Boie. 

Strix  Accipitrina,  Pallas.  v.  Otus  Arachyotus,  Boie. 

Strix  Agolius,  Pallas.  v.  Otus  Brachyoius,  Boie. 

Strix  Alba,  Grael.  v.  Syrnium  Aluco,  Boie. 

Strix  Alba  var.  Sepp.  v.  Strix  Flammea,  Linn. 

Strix  Aluco,  Linn.  v.  Syrnium  Aluco,  Boie. 

Strix  Arctica,  Sparm.  v.  Otus  Brachyoius,  Boie. 

Strix  Ascalaphus,  Temm.  v.  Bubo  Ascalaphus,  Savig. 

Strix  Barbata,  Pallas.  v.  Syrnium  Cinereus,  Bonap. 

Strix  Brachyotus,  Linn.  v.  Olus  Brachyoius,  Boie. 

Strix  Brachyra ,  Nils.  v.  Otus  Brachaolus ,  Boie. 

Strix  Bubo,  Linn.  v.  Bubo  Maximus,  Sibb. 

Strix  Bubo  Alheniensis,  Gmel.  v.  Bubo  Maximus,  Sibb. 

Strix  Candida,  Lath.  v.  Nyctea  Candida,  Bonap. 

Strix  capite  aurilo,  corpore  Rufo;  Linn.  v.  Bubo  Maxi- 
mus, Sibb. 

Strix  capite  aurito  pennis  Sex,  Linn.  v.  Otus  Vulgaris, 
Flemm. 

Strix  capile  laevi,  corpore  fusco,  remigibus  albis  macu- 
lis,  quinque  ordinura ,  Linn.  v.  Alhene  No- 
ctua ,  Boie. 

Strix  capile  laevi,  corpore  luteo,  Linn.  v.  Strix  Flammea , 
Linn. 

Strix  Carniolica,  Lina.  v.  Scops  Zorca,  Bonap. 


58  TOCABOLARIO 

Slrix  Cinerea,  Gmel.  v.  Syrniurn  Cinereus,  Bonap. 
Strix  Cinerea,  Willugh.,  Ray.,  v.  Syrniurn  Aluco,  Boie. 
Slrix  Dasypus,  Bechsl.  v.  Nyclale  Turnerea,  Bonap. 
Slrix  Flammea,  Lino.,  Bonap.,  Savi ,  Teram. ,  Ranz.,  Ey- 
lon,  Wills.,  Ben.,  Durazzo. ,  Risso,  Cresp.  eie. 

Muco  Minor,  Aldrov. ,  Jonst. 

Noclua  Guttala,  Friscb. 

Otus  Tiirneri,  Rzac. 

Slrix  Albo  var.  Sepp. 

Strix  capite  laevi,  corpore  luteo,  Faun.  Saec. 
Linn.  N.  49. 

Strix  Gavanica,  Gmel.,  Wurmb. ,  Horsf. ,  Lesson 
fa  una  domanda  se  questa  è  una  varietà  della 
S.  Flammea. 

Strix  Pralincola,  Bonap. 

Tuidara  Brasilensis,  Maregr. 

Ulula  Aluco  Aldrovandi,  Klein. 

Ulula  Cinerea  raaculis  ferrugineis  ditulis,  Barr. 

Ulula  Flammea,  Cuv. 

Ulula  Flarameala,  Schw. ,  Gesn. ,  Rzac. 


Slr 
Str 
Str 
Slr 
Str 
Slr 
Slr 
Str 
Slr 
Str 
Slr 
Str 
Slr 
Slr 
Slr 


X  Funerea,  Frisch.  v.  Alhene  Noctua,  Boie. 

X  Funerea,  Linn.  v.  Nyclale  Funerea,  Bonap. 

X  Funerea,  Lath.  v.  Surina  Ulula,  Bonap. 

X  Gavanica,  Gmel.  v.  Slrix  Flammea,  Linn. 

X  Gin,  Lath.  v.  Scops  Zorca,  Bonap. 

X  Hudsonia,  Linn.  v.  Surnia  Ulula,  Bonap. 

X  Lapponica,  Sparm.  v.  Syrniurn  Cinereus,  Bonap. 

X  Lilurala,  Relz.  v.  Ptynx  Uralense,  Bl. 

X  Macrocephala,  Meisner.  v.  Ptynx  Uralense,  Bl. 

X  Macrura,  Nalt.  v.  Ptynx  Uralense,  Bl. 

X  Naevia,  Daud.  v.  Nyclea  Candida,  Bonap. 

X  Nebulosa,  Linn.  v.  Ulula  Nebulosa,  Cuv. 

X  Nisoria,  Meyer.  v.  Surina  Ulula,  Bonap. 

X  Nivea,  Thurberg.  v.  Nyclea  Candida,  Bonap. 

X  Nociua,  Relz.  v.  Athene  Noclua,  Boie. 


d'ornitologia  europea  69 

Strix  Noclua ,  Tengm.  v.  Nyclale  Funerea ,  Bonap. 

Strix  Noclua,  Gmel.  v.  Syrnium  Aluco,  Boie. 

Strix  Noctua  Meridionalis,  Sebi.  v.  Atbene  Noclua,  Boie. 

Slrix  Nudipes,  Nils.  v.  Alhene  Noctua,  Boie. 

Strix  Nudipes,  Nils.  v.  Glaucidium  Passerinum,  Boie. 

Slrix  Nyclea,  Linn.  v.  Nyclea  Candida,  Bonap. 

Slrix  Palustris,  Seimess.  v.  Olus  Brachyotus ,  Boie. 

Strix  Passerina,  Temm.  v.  Alhene  Noctua,  Boie. 

Strix  Passerina,  Linn.  v.  Glaucidium  Passerinum,  Boie. 

Strix  Passerina,  Pallas.  v.  Nyctale  Funerea,  Bonap. 

Slrix  Pralincola,  Bonap.  v.  Slrix  Flammea,  Linn. 

Strix  Pusilla,  Daud.  v.  Glaucidium  Passerinum,  Boie. 

Slrix  Pygmea,  Bechst.  v.  Glaucidium  Passerinum,  Boie. 

Strix  Olus,  Linn.  v.  Olus  Vulgaris,  Flemm. 

Strix  Bufa,  Gmel.  v.  Syrnium  Aluco,  Boie. 

Strix  Scandiaca,  Linn.  v.  Bubo  Maximus,  Sibb. 

Strix  Scops,  degli  Autori,  v.  Scops  Zorca,  Bonap. 

Slrix  Soloniensis,  Gmel.  v.  Syrnium  Aluco,  Boie. 

Strix  Stridula,  Nov.  Ad.  Acad.  Suec.  v.  Olus  Brachyo- 
tus, Boie. 

Strix  Stridula,  Gmel.  v.  Syrnium  Aluco,  Boie. 

Strix  Stridulala,  Linn.  v.  Syrnium  Aluco,  Boie. 

Strix  Sylvestris,  Gmel.  v.  Syrnium  Aluco,  Boie. 

Strix  Tengmalmi ,  Grael.  v.  Nyctale  Funerea,  Bonap. 

Strix  Tengmalmi,  var.  Lath.  v.  Glaucidium  Passerinum, 
Boie. 

Strix  Tripennis,  Schr.  v.  Olus  Brachyotus,  Boie. 

Slrix  Ulula,  Linn.  cur.  Grael.  v.  Olus  Brachyotus,  Boie. 

Slrix  Ulula,  Linn.  v.  Surnia  Ulula,  Bonap. 

Slrix  Uralensis,  Pallas.  v.  Plynx  Uralense  ,  Bl. 

Slrix  Zorca,  Linn.  v.  Scops  Zorca,  Bonap. 

Slrobilophaga ,  Vieill.  v.  Corythus,  Cuv. 

Slrobilophaga  Enuclealor,  Vieill.  v.  Corythus  Enuclea- 
tor,  Cuv. 

Slroparola,  Schw.  v.  Anihus,  Bechst. 


60  VOCABOtARlO 

Slroparola,  Schw.  v.  Antluis  Cempestris,  Mey. 

Slropai'ola,  Jonst.  v.  Calamoherpe,  Boie. 

Slroparola,  Aldrov.  v.  Sylvia,  Lalh. 

Slroparola  Altera,  Jonst.  v.    Calamoherpe   Arundinacea , 

Boie. 
Slroparola  Vulgo,  Aldrov.  v.  Sylvia  Cinerea,  Bonap. 
Struthio  ex  China,  Klein,  v.  Balearica  Pavonica,  Vig. 
Strulhus,  Boie,  Ronap. 

Emberiza,  Linn. ,  Gmel. ,  Terara. ,  Wils. 

Fringilla,  Mill.,  Forst.,  Linn. 

Horlulanus ,  Briss. 

Niphaea,  Andub. 
Strulhus,  Boie.  v.  Fringilla,  Linn. 
Strulhus  Hyeinalis,  Bonap. 

Emberiza  Hyemalis,  Linn.,  Gmel.,  Temm. 

Emberiza  Nivalis,  Wills. 

Fringilla  Hudsonia,  Mill.,  Forst. 

Fringilla  Hyemalis,  Linn.,  Schlegel  non  l' am- 
mette come  specie  Europea. 

Horlulanus  Nivalis  Niger ,  Briss. 
Sturnus,  Linn.,  Bonap.  ed  Autori. 
Slurnus,  Linn.  v.  Accentor ,  Bechst. 
Sturnus,  Aldrov.  v.  Acridolheres ,  Ranz. 
Slurnus,  Linn.  cur.  Gmel.  v.  Cinclus,  Bechst. 
Sturnus  Albus,  Briss.  v.  Sturnus  Vulgaris,  Linn. 
Sturnus  Alter,  Jonst.  v.  Sturnus  Vulgaris,  Linn. 
Slurnus  Candidus,  Schw.  v.  Sturnus  Vulgaris,  Linn. 
Slurnus  capile  albo,  Aldrov.  v.  Slurnus  Vulgaris,  Linn. 
Slurnus  Cinclus,  Linn.  cur.  Gmel.  v.  Cinclus  Acquaticus, 

Bechst. 
Sturnus  Cinereus,  Briss.  v.  Sturnus  Vulgaris,  Linn. 
Slurnus  Cinereus  Jonstoni,  Barr.  v.  Sturnus   Vulgaris, 

Linn. 
Slurnus  Collaris,  Scop.  v.  Accentor  Alpinus,  Bechst. 
Sturnus  Leucocephalus,  Briss.  v.  Slurnus  Vulgaris,  Lino, 


D  '  ornitologia'europea  61 

Sturnas  Leucomelas,  Briss.  v.  Sturnus  Vulgaris,  Lino. 
Sturnus  Marinns,  Aldrov.  v.  Acridolheres  Roseus,  Ranz. 
Sturnus  Maritanicus,  Lath.  v.  Accentor  Alpinus,  Bechsl. 
Sturnus  Maritanus,  Lino.  v.  Accentor  Alpinus,  Bechst. 
Sturnus  Niger,  pectore  albo^  Lina.  v.  Cinclus  Aqualicus^ 

Bechsl. 
Sturnus  Pratorura  Vulgaris,  Klein,  v.  Sturnus   Vulgaris, 

Linn. 
Sturnus  Pullus  Jonstoni ,  Barr.  v.  Sturnus  Vulgaris ,  Linn. 
Sturnus  Roseus,  Scop.  v.  Acridotheres  Roseus,  Ranz. 
Sturnus  Tertius,  Jonst.  v.  Sturnus  Vulgaris,  Linn. 
Sturnus  Unicolor,  Marmora,  Bonap.,  Savi,  Terara.,GouId., 
Ranz<,  Less. ,  Ben.,  Risso,  etc 

Sturnus  Vulgaris  Unicolor,  Schl. 
Sturnus  Varius,  Wolf.  v.  Sturnus  Vulgaris,  Linn. 
Sturnus  Vulgaris  ,  Linn. ,  Bonap. ,  Aldrov. ,  Temm. ,  Ranz. , 
Savi,  Schl. ,  Less.,  Lath.,   Vieill. ,  Roux. , 
Nils.,  Briss. ,  Willugh.,   Ray. ,  Ben.,  Du- 
razzo.  Risso,  Cresp. ,  Cara,  Drum.  etc. 

Sturnus  Albus,  var.  B.  Briss.,  Aldrov.,  Will. 

Sturnus  Alter ,  Jonst. 

Sturnus  Candidus,  var.  Schw. 

Sturnus  capite  albo  var.,  Aldrov. 

Sturnus  Cinereus  var.  D.  Briss.,  Aldrov.,  Charlet. 

Sturnus  Cinereus  Jonstoni  var.  Barr. 

Sturnus  Leucocephalus  var.  C.  Briss. 

Sturnus  Leucomelas,  var.  B.  Briss. 

Sturnus  Pratorum  Vulgaris,  Klein. 

Sturnus  Pullus  Jonstoni,  Barr.  Ornith. 

Sturnus  Tertius,  Jonst. 

Sturnus  Varius,  Wolf.  e  May. 
Sturnus  Vulgaris  Uniculor ,  Schl.  v.  Sturnus  Unicolor  Mar- 
mora,  Bonap. 
Subbuteo,  Rzac.  v.  Circus,  Briss. 
Subbuleo,  Gesner.  v.  Circus  Cyaneus,  Bechst. 


62  VOCABOLARIO 

Subbuleo ,  Jonsl.  v.  Falco ,  Linn. 

Subbuteo  Bellonii,  Aldrov.  v.  Falco  Subbuleo,  Linn. 

Subbuleo  si  ve  Hypolriorchis  ^  Jonsl.  v.  Falco  Subbuteo, 

Linn. 
Subbuteo  Turneri,  Rzac.  v.  Cinclus  Cyaneus,  Bechst. 
Sula ,  Briss. ,  Bonap. ,  Temra. ,  Ranz. ,  Lacep. ,  Less- ,  Mey. , 
Eylon,  Raj.,  Will. 

Anser,  Ray.,  Will.,  Gesn. ,  Aldrov.,  Jonsl. 

Dypsorus,  111. 

Graculus,  Mochr. 

Morus,  Vieill. 
Sula  Alba,  Mey.  v.  Sula  Bassana,  Briss. 
Sula  Bassana,  Briss.,  Bp. ,  Temm. ,  Lacep. , Eyton ,  SchL 

Anser  Bassanus,  Ray.,  Will.,  Gesner.,  Aldrov., 
Jonsl. 

Graculus,  Mocbr. 

Morus  Bassanus,  Vieill. 

Pelecanus  Bassanus,  Gmel.,  Linn.  var.  B.  Lath., 
Bewick. 

Pelecanus  Maculalus,  Gmel. 

Pelecanus  Punctatus?  Sparm. 

Plancus,  Anser  Bassanus,  Klein. 

Plancus  Congener  Anseri  Bassano,  Klein. 

Siila  Alba,  Mey.,  Ranz.,  Temm.,  Less. 

Siila  Boleri,  Rzac,  Will. 

Sula  Major,  Briss. 

Sula  Melanura,  Temm. 
Sula  Hoieri,  Rzac.  v.  Sula  Bassana,  Briss. 
Sula  Major,  Briss.  v.  Sula  Bassana,  Briss. 
Sula  Melanura,  Temm.  v.  Siila  Bassana,  Briss. 
Surnia,  Dum. ,  Bonap.,  Cuv.,  Less.,  Boie. 

Slrix,  Lath.,  Lino.,  Nils.,  GraeL,  Meyer. 
Surnia  j  Bonap.  v.  Athene,  Boie. 
Surnia,  Selby.  v.  Nyclea,  Steph. 
Surnia,  Boie.  v.  Ptynx,  Blighl. 


d'ornitologia  europea  €3 

Surnia,  Dum.  v.  Strix^  LinD. 
Surnia  Funerea,  Dura.  v.  Surnia  Ulula,  Bonap. 
Surnia  Hudsonia,  Boia.  v.  Surnia  Ulula,  Bonap. 
Surnia  Noctua,  Bonap.  v.  A.lhene  Noctua,  Boie. 
Surnia  Noctua,  var.  MiihI.  v.  Athene  Noctua,  Boie. 
Surnia  Nyctea,  Selby.  v.  Noctua  Candida,  Bonap. 
Surnia  Ulula,  Bonap. 

Strix  Funerea,  Latb. ,  Linn.,  Gmel. ,  Sdii. 
Strix  Hudsonia,  Linn.,  Gmel. 
Strix  Nisoria,  Mey. 
Strix  Ulula ,  Linn.,  Nils. 
Surnia  Funerea,  Dura.,  Bonap. 
Surnia  Hudsonia,  Boie. 
Surnia  Uralense,  Boie.  v.  Ptynx  Uralense,  Bl. 
Sylbeocyclus  ,  Bonap.  v.  Podiceps ,  Lath. 
Sylbeocyclus  Minor,  Bonap.  v.  Podiceps  Minor,  Lalh. 
Sylochelidon ,  Brehm.,  Bonap.,  Durazzo. 
Hydroprogne^  Kaup. 
Nelopus,  Wagl. 

Sterna^  Lath.,  Mey.,  Pallas,    Tenam. ,   Ranz., 
Savi,  Eyton,  Bonap.  Specchio  Comp. ,  Cresp. 
Thalasseus,  Boie. 
Sylochelidon  Caspia,  Brehm.,  Bonap.,  Durazzo. 

Sterna  Caspia ,  Lath. ,  Pallas ,    Ranz. ,  Temm.  , 
Savi,  Schl.,Eylon,  Bonap.  Specchio  Comp., 
Cresp.  etc. 
Sterna  Megarhyncha,  Mexer. 
Thalasseus  Caspius,  Boie. 
Temrainck  Man.  d'Ornith.  parte  2.*  pag.  734. 
osserva  ohe  l' uccello  indicato  col   nome  di 
Sterna  Caspia  Sparm.  è  sinonimo  della  Ster- 
na Cayana,  Lath. 
Sylvia,  Lalh. ,  Bonap. ,  Cuv.,  Vieill.,  Temm.,  Ranz.,  Less., 
Savi,  Wolf.,  Mayer,  Gmel.,  Roux,  Bechst. 
Curruca,  Bechst.,  Briss. ,  Eyton,  Risso. 


64  VOCABOLARIO 

Ficedula,  Raj,  Barr. ,  Will. 

LusciDia ,  Klein. 

Motacìlla,  Linn.,  Barr.,  Pallas,  Gmel. 

Parus,  Briss.,  Rzac. 

Passer,  Rzac. 

Stroparola,  Bonap.,  Aldrov. 
Sylvia,  Lalh.  v.  Accenlor,  Bechst. 
Sylvia,  Bechst.  v.  Adophoneus,  Kaop. 
Sylvia,  Temm.  v.  Agrobates,  Sw.  . 

Sylvia,  Lath.  v.  Anthus,  Bechst. 
Sylvia,  Klein,  v.  Budytes,  Cuv. 
Sylvia,  Klein,  v.  Bulalis;  Boie. 
Sylvia,  V.  Calamodyta,  Bonap. 
Sylvia,  Mey.  v.  Calamoherpe,  Boie. 
Sylvia,  Marmerà,  v.  Cellia,  Bonap. 
Sylvia,  Temni.  v.  Cislicola,  Less. 
Sylvia,  Lalh.  V.  Curruca,  Briss. 
Sylvia,  Lalh.  v.  Cyanecula ,  Brehm. 
Sylvia,  Lalh.  v.  Hypolais,  Brehm. 
Sylvia,  Licht.  v.  Iduna,  K.  e  Bl. 
Sylvia,  Mey.  v.  Lusciniopsis,  Bonap. 
Sylvia,  Lalh.  v.  Meliogophilus,  Leach.  ^ 

Sylvia,  Lalh.  v.  Molacilla,  Linn. 
Sylvia,  Lalh.  v.  Muscicapa,  Linn. 
Sylvia,  Savi.  v.  Petrocincla,  Vigors. 
Sylvia,  Savi.  v.  Petrocossydhus ,  Boie. 
Sylvia,  Bechst.  v.  Philomela,  Briss. 
Sylvia,  v.  Phylopneusle,  Meyer. 
Sylvia ,  Lalh.  v.  Pralincola  ,  Kaup. 
Sylvia,  Lath.  v.  Pyrophlalma,  Bonap. 
Sylvia,  V.  Regulus ,  Ray. 
Sylvia,  Lalh.  v.  Riibecula,  Briss. 
Sylvia,  Lath.  v.  Rulicilla,  Ray. 
Sylvia,  Lalh.  v.  Saxicola,  Bechst. 
Sylvia ,  Lath.  Troglodiles ,  Viei'il. 


d'ornitologia  europea  <S& 

Sylvia ,  Savi.  ?.  Turdus ,  Linn. 
Sylvia  Abietina,  Nilss.  v.  Phyllopneuste  Rufa,  Bonap. 
Sylvia  Aedonia,  Vieill.  v.  Sylvia  Subalpina,  Bonelli. 
Sylvia  Albini,  Albin.  v.  Calamodyta  Locustella,  Bonap. 
Sylvia  Aliis,  Rzac.  v.  Rubecula  Familiaris,  Bl. 
Sylvia  Alpina,  Lath.  v.  Accentor  Alpinus;  Bechst. 
Sylvia  Anloides ,  Vieill. 

Motacilla  Novaeboracensis ,  Lino.,  Gmel. 
Sciurus  Acquaticus,  Sw. 
Scbinz  Faun.  Europ.  riporta  questa  specie  co> 
me  presa  nella  Svezia,  Schlegel  però  non 
r  ammette  come  formante  parte  del  Cat.  Or- 
nit.  Europeo. 

{sarà  continuato) 


RfOTA 

SOPRA 

DM  SISGOIARE  MOSTRUOSITÀ  DI  DM  RAZZA 

DEL  DOTTOR  F.  DE  FILIPPI 

Professore  di  Zoologia  nella  Università  di  Torino. 

V  egregio  Sig.  Gaetano  Cara ,  Direttore  del  R.  Museo 
di  Cagliari ,  al  cui  zelo ,  al  cui  disinteresse  deve  quello 
stabilimento  una  moltitudine  di  oggetti  preziosi  raccolti 
nell'isola,  mi  ha  veramente  sorpreso  in  mostrarmi  uno 
strano  pesce  da  esso  acquistato  per  quella  collezione  zoo- 
logica, nel  quale  si  trovano  riuniti  ai  generali  caratteri 
delle  Razze,  altri  non  solo  proprj ,  ma  così  eccezionali, 
da  lasciar  lungo  tempo  sospeso  il  giudizio  intorno  alla 
precisa  sua  determinazione  (Vedi  Tav.  II.). 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Sesie  III.  Tomo  5.  5 


66  nOSTRUOSITÌ 

Ciò  che  maggiormente  colpisce  in  questo  individuo, 
risiede  nelle  pinne  pettorali  non  congiunte  col  capo,  e 
nella  posizione  delle  fenditure  branchiali,  quattro  delle 
quali  assai  aperte  e  distinte  sono  poste  ai  lati  del  collo, 
come  negli  Squali,  mentre  la  quinta  quasi  impercettibile, 
è  collocata  sulla  faccia  inferiore  del  corpo.  Il  capo  è  assai 
grosso,  ed  offre  alla  sua  parte  dorsale,  nel  mezzo  del 
contorno  del  fronte  una  piccola  verruca.  Tutti  gli  altri 
caratteri  si  accordano  talmente  con  quelli  di  una  Pastinaca 
(  Trygon),  che  stimando  inutile  affatto  il  qui  singolarmente 
enunciarli,  mi  limito  a  confermare  il  detto  con  un'esatta 
figura  rappresentante  il  pesce  dalla  sua  faccia  ventrale. 

Resta  ora  il  problema  intorno  al  valore  da  accordarsi 
ai  caratteri  mentovati  siccome  proprj  di  questo  individuo, 
e  che  lo  distaccano  non  solo  dalle  vere  e  normali  Pasti- 
nache, ma  da  lutti  i  Rajidi.  Certamente,  obbedendo  alla 
prima  impressione,  sarebbe  da  giudicarsi  esso  siccome  for- 
mante il  tipo  di  un  genere  nuovissimo,  anzi  di  una  fami- 
glia intiera  intermedia  alle  due  degli  Squalidi  e  de'  Rajidi. 
Per  tale  opinione  propendeva  realmente  il  Sig.  Cara,  die- 
tro l'assicurazione  avuta  dai  pescatori  d'altri  individui  con 
forme  precisamente  uguali ,  tratti  dalle  profondità  del  mare 
presso  Cagliari.  Ma  d'  altra  parte  que'  caratteri  così  ecce- 
zionali si  trovano  associati  ad  altri  troppo  precisi  ed  in 
maggior  numero,  non  solo  rivelanti  una  Pastinaca  in  ge- 
nere, ma  in  ispecialità  la  Pastinaca  comune  (  T'ry^on  pasfj- 
naca):  di  maniera  che  non  v'  ha  dubbio  doversi  l'indi- 
viduo che  forma  oggetto  della  presente  nota  considerare 
come  una  mostruosità  della  specie  anzidetta. 

Una  recente  memoria  sui  cambiamenti  morfologici  delle 
Torpedini  pubblicata  dal  Sig.  Leukart  di  Gottinga  (ora 
professore  a  Giessen)  (1)  non  solo  mi  autorizza  a  confer- 


ei) Zeìtsckri/ft  filr  wissenschaftliche  Zoologie  von  v.  Siehold 
und  Koelliher.  Voi.  2.  pag.  254. 


DI  VRA  BAZZA  67 

tuarmi  su  questa  opinione ,  ma  a  determinare  più  spe- 
cialmente [il  genere  a  cui  appartiene  questo  mostro.  Il 
Sig.  Leuckart  infatti  ha  osservato  che  nell'embrione  delle 
Torpedini  le  pinne  pettorali  sono  da  principio  libere,  spor- 
genti alio  innanzi  verso  il  capo,  come  per  comprenderlo 
iu  mezzo,  poscia  rapidamente  conquesto  si  saldano.  Que- 
sti embrioni  hanno  inoltre  la  porzione  frontale  prolunga- 
ta, come  nelle  Razze  propriamente  delle  {Raja  Laevìraja), 
del  quale  prolungamento  si  avrebbe  un  residuo  nella  ver- 
ruca frontale  della  nostra  pastinaca.  Dietro  tali  dati  sa- 
rebbe questa  da  considerarsi  come  un  individuo  in  cui  si 
sono  conservati  permanenti  le  forme  transitorie  dell'em- 
brione. È  una  mostruosità  che  troverebbe  posto  nelle  clas- 
sificazioni teratologiche,  accanto  alla  spina  bifida,  al  lab- 
bro leporino,  ed  a  molle  altre  anomalie  di  sirail  natura, 
che  rappresentano  condizioni  normali  e  transitorie  dell' or- 
ganismo in  corso  di  formazione. 

Se  questa  interpretazione  è  giusta,  potremo  anche  da 
essa  arguire  i  cambiamenli  di  forma  che  hanno  luogo  nelle 
Pastinache  durante  la  loro  vita  embrionale,  cambiamenti 
che  finora  non  ci  sono  conosciuti  per  alcuna  osservazione 
diretta.  Infatti  si  può  dire,  anche  per  l'analogia  co'  fatti 
riscontrali  del  Sig.  Leuckart  nelle  Torpedini,  che  da  prin- 
cipio le  Razze  in  genere,  e  quindi  anche  le  Pastinache, 
avendo  le  pinne  pettorali  libere  hanno  una  rassomiglianza 
cogli  Squali,  che  perdono  subito  col  successivo  salda- 
mento  delle  slesse  pinne  al  collo  ed  al  capo.  Appena  av- 
venuto questo  saldanienio,  resta  ancora  agli  embrioni  delle 
Pastinache  e  delle  Torpedini  una  sporgenza  frontale,  de- 
stinata essa  pure  a  sparire  col  tempo,  ma  che  frattanto 
ricorda  quella  che  deve  restare  permanente  e  normale  nelle 
Razze  genuine  {Raja  Laevìraja).  Da  ciò  si  deduce  che 
l'organismo  de'  Rajidi  rappresenta  uno  slato  più  avanzato 
che  non  quello  degli  Squalidi  ;  e  fra  i  primi  le  Torpedini 
^e  le  Pastinache  devono  ancora  precedere  nel  sistema  le 


68  MOSTRUOSITÀ  DI  UNA  RAZZA 

Razze  propriamente  dette.  Né  questa  disposizione  sistema* 
tica  fondata  sopra  i  dati  delle  condizioni  embrionali  in 
questi  pesci ,  può  correre  pericolo  d' esser  contradetta.  Per 
tutti  gli  altri  e  più  importanti  caratteri  dell'organizzazione 
i  Rajidi  e  gli  Squalidi  sono  talmente  stretti  in  gruppo  na- 
turale,  che  non  si  saprebbe  altrimenti  con  quali  di  essi 
dar  principio  alla  serie,  con  quali  chiuderla.  Bisogna  per 
altro  nell'uso  di  questo  criterio,  come  da  qualunque  al- 
tro che  si  voglia  prendere  isolatamente ,  andar  molto  cauti. 
Ed  infatti  esso  fu  qualche  volta  male  applicato,  perfino 
da'  zoologi  di  primo  ordine.  La  sola  analogia  fra  lo  sche- 
letro cartilagineo  permanente  de'  selacj ,  e  quello  pari- 
menti in  origine  di  sola  cartilagine  ne'  pesci  ossei,  ha  po- 
tuto indurre  alcuni  naturalisti,  e  lo  stesso  Cuvìer  a  consi- 
derare i  Selacj  come  di  rango  inferiore  ai  pesci  ossei  stes- 
si. Altri  dal  confronto  dei  Ganoidi  eteroceri  (cioè  col  lo- 
bo superiore  della  coda  prolungato),  cogli  embrioni  de' 
Salmonidi,  che  parimenti  sono  eteroceri  ne'  primordi  del 
loro  sviluppo,  si  valgono  di  questa  circostanza  per  con- 
siderare eziandio  i  Ganoidi  come  inferiori  ai  pesci  ossei. 
È  evidente  che  in  tali  casi  si  è  troppo  sacrificato  ad  una 
idea  preconcetta,  tanto  che  non  fu  tenuto  calcolo  del  com- 
plesso degli  altri  caratteri,  e  particolarmente  di  quelli  im- 
portantissimi del  sistema  nervoso  ,  pei  quali  così  i  Selacj, 
come  i  Ganoidi,  sono  decisamente  più  avanzati  nello  svi- 
luppo che  non  i  pesci  ossei.  Da  ciò  nacque  il  medesimo 
inconveniente  come  se  taluno  pensasse  a  disporre  nel  si- 
stema zoologico  i  carnivori  ed  i  quadrumani  dopo  le  ba- 
lene, per  la  sola  considerazione  della  presenza  de'  denti 
nelle  mascelle,  che  nelle  Balene  è  un  carattere  embrionale 
e  transitorio,  mentre  è  in  carattere  permanente  per  tutta 
la  vita  De'  cani,  nelle  scimmie,  nell'uomo  stesso. 


^Annali  Serie  3/  T:  V. 


Tav:  Il 


^^-^^=^^^<2^  C^a^ 


'il     dis. 


Lit:   uaspari 


69 

CENNO  SIJLIA  TI'LIGDEBTA  DI  CETTI 

(Lacerta  (Podarcis)  tiliguerla,  Gmel.) 
DEL  PROF.  F.  DE  FILIPPI 


Fra  le  moltissime  specie  che  Gmelin  ha  adottate  senza 
critica  neir arricchire  l'ultima  edizione  del  Systema  na- 
turae,  v'è  la  liliguerta  di  Sardegna, che  Getti  nell'aureo 
suo  libro,  dopo  il  semplice  confronto  col  ramarro  comune 
(di  cui,  al  pari  che  d'ogni  altra  specie  di  Incerta,  manca 
quell'isola)  aveva  indicata  come  specie  nuova  e  distinta. 
Posteriormente  gli  autori  che  trattarono  degli  animali  della 
nostra  Penisola,  e  fra  essi  il  Prof.  Gene  (1)  ed  il  Principe 
di  Canino  (2),  cercarono  mostrare  come  la  tiliguerla  non 
debba  per  nulla  separarsi  specificamente  dalla  volgare  In- 
certa de'  muri.  Io  pure  non  aveva  potuto  piegarmi  ad  al- 
tra sentenza,  esaminando  gli  esemplari  conservati  nell'al- 
cool, che  dalla  Sardegna  avea  recati  al  Museo  Torinese 
l'illustre  mio  antecessore.  Dovetti  però  mutare  avviso  al- 
lorquando ebbi  ad  osservare  le  liliguerte  vive  tanto  comu- 
ni lungo  le  siepi  presso  Cagliari, e  potei  paragonarle  con 
altre  Incerte  di  Piemonte, di  Liguria,  di  Toscana,  di  Na- 
poli. La  tiliguerta  è  una  specie  da  ristabilirsi  ne'  catalo- 
ghi sistematici,  se  non  che,  lungi  dall'essere  esclusiva 
alla  Sardegna,  è  comune  per  tutta  Italia.  Già  il  Sig.  de 
Selys  Longschamps  (3)  accennò  all'esistenza  di  una  specie 


(1)  Memorie  della  Reale  Accademia  delle  Scienze  di  Torino, 
1.*  Serte.  Voi.  36. 

(2)  Iconografia  della  Fauna  italica. 

(3)  Faune  Belge  eie.  pag.  174. 


70  CERNO  SULLA   TILIGUERTA 

di  Incerta  da  distinguersi  dalla  comune  Incerta  de'  muri, 
colla  quale  rimase  fin  qui  confusa,  frequente  ne' contorni 
di  Torino;  e  propose  di  chiamar  questa  nuova  specie  o 
col  nome  di  Lacerta  sericea,  o  con  quello  di  L.  tiliguerta, 
a  flne  di  utilizzare  due  vecchi  nomi  rimasi!  senza  appli- 
cazione. Questa  nuova  specie  è  realmente  la  tiliguerta, 
che  nella  valle  del  Po  vive  in  compagnia  della  lucerta  de' 
muri,  ma  nell'Italia  meridionale  e  nelle  grandi  isole  di 
Sardegna  e  di  Sicilia,  trovasi  sola,  mentre  per  Io  contra- 
rio al  di  là  delle  Alpi  manca  affatto,  e  lascia  alla  lucerta 
de'  muri  il  dominio  esclusivo. 

In  verità  non  havvi  altro  carattere  esterno  per  distin- 
guere queste  due  specie  cotanto  affini  fuori  del  colore  del 
fondo  sul  dorso  che  è  verde  nella  tiliguerta,  bruno  nella 
lucerta  de'  muri:  invano  io  ho  cercalo  una  differenza  co- 
stante nella  proporzione  delle  varie  parli  del  corpo,  nel 
numero  e  nella  disposizione  delle  squamme  o  de'  pori  fe- 
morali. Ma  quest'unico  carattere  desunto  dal  colore,  non 
è  frivolo  e  leggiero ,  come  sembrerebbe  in  apparenza.  Esso 
è  ne'  rettili  in  così  stretto  rapporto  col  genere  di  vita  e 
colla  stagione  da  meritare  la  maggior  fiducia.  D'altronde 
nella  pluralità  dei  casi  i  caratteri  esterni  sui  quali  è  fon- 
data in  zoologia  la  distinzione  delle  specie  non  sono  che 
caratteri  empirici,  servono  cioè  come  mezzi  per  riconoscere 
le  diversità  specifiche,  non  per  fondarle.  Il  color  verde 
del  fondo  del  dorso  che  è  un  contrasegno  della  tiliguerta 
in  paragone  della  comune  lucerta  de'  muri ,  indica  un  sog- 
giorno assai  più  campestre,  ciò  che  viene  confermato  e- 
ziandio  dall'esame  de'  suoi  costumi.  Presso  Torino  la  ti- 
liguerta è  comune  specialmente  nelle  campagne  arenose  di 
Cambiano,  dove  si  trova  pure  frequentissima  la  lucerta 
de'  muri;  ed  io  mi  sono  preso  sovente  il  divertimento  di 
osservar  comparativamente  i  costumi  dell'una  e  dell'altra. 
Non  ho  potuto  verificare  ciò  che  asserisce  il  Sig.  de  Selys 
Longschamps  sulla  maggior  sensibilità  pel  fischio  della 


DI  CETtl  71 

tìligaerta,  ma  costanlemenle  ho  avuto  la  miglior  prova 
della  reale  differenza  specifica  di  queste  due  lucerle  nella 
loro  repulsione  vicendevole.  Vivono  esse,  per  così  espri- 
mermi, nel  medesimo  paese,  ma  non  mai  sotto  il  mede- 
simo tetto.  La  tiliguerta  non  si  rifugia  nei  muri.  Ben  so- 
vente sulle  strade  o  ne'  campi  lungo  i  muri  de'  giardini, 
trovai  frammisti  indivìdui  delle  due  specie,  ricreantisi  ai 
raggi  del  sole;  davanti  ai  miei  passi  fuggivano  per  due 
opposte  direzioni,  a  costo  anche  di  lunghi  giri  di  cammi- 
no, la  lucerla  comune  ai  muri,  la  tiliguerta  alle  siepi.  La 
costante  differenza  del  colore  unito  alla  diversità  de'  co- 
stumi, sotto  la  medesima  influenza  di  clima,  sono  titoli 
che  depongono  in  favore  di  una  reale  diversità  specifica 
di  queste  due  lucerle,  ben  più  che  se  fossero  disgiunti  dalla 
barriera  delle  Alpi, come  accade  di  altre  specie  dubbiose, 
e  per  esempio^  del  passero  domestico  e  del  passero  ci- 
salpino. 


««^©SìSJ@B'®?>^ 


72 

Applicazione  dell'  Elettricità  allo  studio  de- 
gli ANIMALI  microscopici  DEI  SIGNORI  MaSSON  E 

Ad.  FociLLON ,  professori  al  Liceo  Louis-le-Grand. 
(  Revue  et  Magasin  de  Zoologie  N.  150.  ) 


Da  lungo  tempo  il  Sig.  Masson,  professore  di  Fisica 
al  Liceo  Louis-le-Grand  ^  SlVQì  ■^emdXo  che  lo  studio  degli 
animali  microscopici  poteva  trovare  qualche  utile  soccorso 
nell'  impiego  delle  diverse  proprietà  elettriche.  Al  comin- 
ciar del  novembre  del  1849,  mi  comunicò  le  sue  idee  su 
questo  soggetto,  e,  conforme  le  sue  viste,  intraprendem- 
mo, nei  troppo  brevi  istanti  che  ci  lasciano  le  cure  del- 
l'insegnamento,  alcune  esperienze  sull'illuminamento  del 
microscopio  per  la  luce  elettrica  in  nuove  condizioni  e  con 
una  mira  speciale.  Queste  esperienze  ci  aveano  già  dato 
alcuni  risultati  che  noi  seguiremo,  quando  pensai  che 
una  delle  grandi  difficoltà  che  cerchiamo  a  combattere, 
quella  mobilità  prodigiosa  di  certi  animali  o  di  certe  parti 
sotto  il  microscopio,  potrebbe  senza  dubbio  essere  annul- 
lata istantaneamente  da  una  specie  di  colpo  di  fulmine 
che,  a  un  momento  dato  e  a  piacere  dell'osservatore, 
saetterebbe,  per  così  dire,  questi  esseri  sempre  in  moto 
e  li  inchioderebbe  sotto  l'occhio  del  niicrografo.  La  mia 
idea  fu  sul  momento  compresa  ed  eseguita  dal  mio  abile 
collaboratore.  Disponemmo  sopra  una  lamina  di  vetro  due 
foglie  di  stagno  tagliate  in  punta.  Queste  due  punte  poste 
in  faccia  l'una  all'altra,  non  lasciavano  fra  loro  che  un 
breve  intervallo  sul  quale  disponemmo  la  goccia  d' infu- 
sione.  Una   sottile   lamina   di  vetro   posta   sulla   gocciola 


APPIIGAZIORB  DELL*  SLETTRIGItX  73 

compì  la  disposizione  del  nostro  oggetto.  Ei  fa  posto  sotto 
il  microscopio }  l'una  delle  foglie  di  stagno  fu  messa  in 
comunicazione  con  un  conduttore  della  macchina  elettrica, 
e  l'altra  col  suolo.  Tutto  così  preparato,  uno  di  noi  si 
mise  al  microscopio ,  1'  altro  fece  girare  la  macchina.  Col- 
r occhio  posto  sull'oculare,  teneva  colla  mano  destra  il 
conduttore  della  macchina,  e  così  stabiliva  una  comuni- 
cazione che  impediva  alla  scintilla  di  passare  per  le  foglie 
di  stagno.  Nel  momento  in  cui  scorsi  un  animale  passare 
fra  le  due  punte ,  lasciai  il  conduttore  ;  la  scintilla  prese 
il  cammino  delle  foglie  di  stagno,  e  istantaneamente  l'ani- 
male fulminato  rimase  sul  luogo.  Ci  fu  facile  allora  di  stu- 
diarne tutte  le  parti,  senza  che  i  suoi  movimenti  si  faces- 
sero illusione  veruna;  noi  potemmo  così  fissare  un'ani- 
male in  una  posizione  determinata;  infine  fu  impossibile 
a  qualunque  di  questi  esseri  microscopici  di  fuggirci. 
L'elettricità,  rapida  come  il  baleno,  lo  fermava  sul  mo- 
mento e  lo  dava  immobile  alle  nostre  investigazioni.  Per 
completare  l'idea  che  può  farsi  dei  servigi  che  aspettar 
deesi  da  questo  nuovo  processo,  bisogna  aggiungere  le 
osservazioni  seguenti:  Certi  animali,  come  i  Monadari , 
sono  sempre  fulminati  senza  alcuna  deformazione;  altri, 
molli  e  contrattili ,  si  deformano  quando  la  scintilla  ,  troppo 
debole,  lascia  loro  una  specie  d'agonia.  Qui  bisogna  fare 
alcune  prove  onde  giungere  a  proporzionare  la  forza  della 
scintilla  con  quella  degli  animali  che  si  vogliono  osservare. 
Quando  si  è  ottenuto  così  il  cadavere  d'uno  di  questi  es- 
seri infinitamente  piccoli,  si  può  facilmente  disegnarlo 
alla  camera  oscura;  tutte  le  sue  parti  immobilizzate  com- 
presevi i  cigli  vibratili,  offrono  allora  contorni  netti  e 
precisi.  Di  più ,  per  mezzo  di  lievi  oscillazioni  impresse 
alla  lamina  sottile  di  vetro,  si  fa  girare  il  cadavere  in 
modo  da  scorgerlo  volta  per  volta  sotto  tutti  gli  aspetti. 
Per  questo  modo  abbiamo  potuto  in  poco  tempo  consta- 
tare diversi  punti  dell'anatomia  degl'infusori,  quali  sonor 


74  APMiCAZioNE  dell' elettricitX 

la  disposizione  in  un  budello  {jeniculato  e  terminato  in 
ceco  fondo,  senza  veruna  dilatazione  e  appendice  del  ca- 
nale digestivo  di  diverse  Verticellina;  l'esistenza  d'una 
cavila  viscerale  abbastanza  completa  in  questi  medesimi 
animali;  l'esistenza  pure  d'una  vera  organizzazione  poliga- 
strica  differente,  in  questi  dettagli,  da  quella  data  da  Ehren- 
berg,  ma  molto  analoga,  pel  suo  piano  generale,  nello 
Spirostomum  virens',  infine  l'analogia  completa  dell'orga- 
nizzazione dei  Vibrioni  della  colla  di  pasta  cogli  Ascaridi, 
per  lo  studio  di  tutti  gli  apparecchi,  e  sopratutto  del  si- 
stema nervoso  e  degli  organi  generatori.  Queste  vaghe  in- 
dicazioni faranno  comprendere  che  abbastanza  noi  abbiamo 
sperimentato  per  essere  sicuri  dell'efficacia  del  nostro  pro- 
cesso, senz'aver  avuto  la  comodità  di  ottenere  risultati 
abbastanza  controlati  fra  loro  per  formularli  diversamente 
che  in  termini  generali. 

Avvi  ancora  un  altro  punto  di  vista  sotto  il  quale 
si  deve  guardare  le  nostre  esperienze,  e  che  io  non  posso 
dispensarmi  d'indicare;  è  il  punto  di  vista  fisiologico.  E 
curioso  il  vedere  1'  elettricità  agire  su  questi  esseri  si  tenui 
e  sì  piccoli,  come  agisce  sopra  gli  animali  più  elevati,  e 
con  una  rapidità  che  non  lascia  dubbio  alcuno  sul!'  ana- 
logia completa  della  forza  nervosa ,  qualunque  sia  la  sua 
sede  negl'infusori,  con  quella  degli  altri  animali. 

Ma  questo  non  è  tutto,  la  naturale  conseguenza  di 
questi  fatti  era  che  quegli  infusori  che  non  sono  veramente 
animali  doveano  presentare  altre  proprietà,  e  l'esperienza 
ce  r  ha  mostrato.  Nella  grande  famiglia  delle  lìacillaria 
d'Ehrenberg,  esiste  un  certo  numero  d'esseri  che,  privi 
di  moti  parziali,  presentano  nuUadimeno  moti  di  trasla- 
zione generale  ben  constatabili.  Nelle  Navicelle  si  finisce, 
col  vedere  gli  organi  minutissimi  di  questa  locomozione, 
ina  nelle  vere  Bacillarie  non  si  è  potuto  vederli  ,6  le  for- 
me dell'essere,  ben  differenti  da  quelle  delle  Navicelle , 
annunziano  una  affatto  diversa  organizzazione.  Abbiamo  in- 


APPiiCAZioNB  dell' eiettrtcitX  76 

Fatti  provato  che  la  scintilla  elettrica  non  ha  alcuna  azione 
sui  movimenti  delle  vere  Bacillarie,  mentre  che  ferma 
istantaneamente  quelli  delle  Navicelle.  V' è  dunque  per  noi 
in  questo  un  mezzo  di  porre  un  limite  piìi  preciso,  fra 
gli  animali  inferiori  e  i  vegetabili;  perchè  credo  che  si 
possa  decidere ,  da  questo  solo,  che  le  iVavjcc/Ze  apparten- 
gono ancora  al  regno  animale,  mentre  che  le  Bacillarie 
entrano  nel  regno  vegetale. 

Tali  sono  i  primi  risultati  d'esperienze  recentissime, 
da  cui  uno  studio  più  lungo  e  più  profondo  trarrà  certa- 
mente ben  miglior  partito ,  ma  che  noi  non  abbiamo  vo- 
luto più  ritardare  di  far  conoscere  ai  zoologi  micrografì. 


AMIISI  DELIE  ACOUE  DEI  MEDITERRAJfEO 

DEL  SIGNOR  UZIGLIO 

(Vlnstitut  N.  843.  pag.  69) 


Il  conoscere  la  composizione  dell'acqua  dell'Oceano 
e  dei  mari  interni  è  un  fatto  che  interessa  grandemente  la 
geologia,  in  causa  dell' importanza  di  queste  grandi  masse 
liquide  nella  storia  fisica  del  globo.  Non  minore  interesse 
presenta  per  la  chimica  e  per  l'industria,  potendosi  met- 
tere a  profitto  i  sali  che  queste  contengono.  Riusciran 
quindi  gradite  le  analisi  dell' acque  del  Mediterraneo,  che 
il  Sig.  Uziglio  ha  dovuto  rifare  non  avendo  i  chimici,  che 
l'hanno  preceduto  in  questo  lavoro,  valutato  con  bastante 
precisione  le  proporzioni  di  potassa  e  di  soda  che  esse 
tengono  in  dissoluzione. 

Il  Sig.  Uziglio  ha  scritto  diverse  memorie   su   questo 


76  ANALISI   DELLE   ACQUE 

arg[oroento ,  e  il  Sig.  Marcello  de  Serres  ne  facera  all'  Ac- 
cademia di  Montpellier  il  rapporto  3  che  appunto  noi  ora 
presentiamo  ai  nostri  Lettori. 

>  La  composizione  dell'  acqua  del  Mediterraneo  non 
può  essere  paragonata  a  quella  dell'Oceano,  poiché  esso 
è  circoscritto  in  un  bacino  ristretto  e  chiuso ,  e  perchè 
quiudi  presenta  un  grado  maggiore  di  concentrazione.  In- 
fatti la  salsedine  dei  mari  sembra  essere  mantenuta  dai 
8ali  che  le  acque  continentali  continuamente  vi  trascinano 
e  dalle  sostanze  solubili  che  le  acque  minerali  vi  dever- 
sano durante  il  loro  corso.  Perciò  le  acque  dei  mari  sono 
generalmente  più  salate  vicino  alle  coste  che  nel  mezzo. 
Per  un'altra  parte,  le  acque  minerali,  particolarmente  le 
sorgenti  salate  hanno  la  maggior  analogia  di  composizione 
con  quella  delle  acque  marine. 

»  Secondo  il  Sig.  Uziglio ,  le  principali  sostanze  con- 
tenute nel  Mediterraneo  sono  gli  acidi  cloridrico,  bromi- 
drico,  solforico  e  carbonico.  I  Signori  Figuier  e  Mialhe 
hanno  indicalo  di  pili  nell'Oceano  l'acido  fosforico,  di  cui 
hanno  trovate  traccie  combinate  colla  magnesia.  In  quanto 
alle  basi,  il  Sig.  Uziglio  vi  ha  osservato  la  potassa,  la 
soda,  la  magnesia,  la  calce,  l'ossido  di  ferro,  alle  quali 
bisogna  aggiungere  l'ossido  di  manganese  per  l'Oceano. 
11  più  nolo  degli  elementi  delle  acque  del  mare ,  il  cloro  ,  vi 
è  pure  il  più  abbondante;  infatti  100  gramme  d'acqua  del 
Mediterraneo  ne  contengono  28'". ,0468  e  soltanto  Og'-,0432 
di  bromo  che  accompagna  a  un  incirca  costantemente  il 
primo  di  questi  metalloidi.  L'uno  e  l'altro  vi  sembrano 
combinati  coi  metalli  alcalini^  il  sodio  e  il  potassio.  Non 
si  concepirebbe  come,  all'origine  della  formazione  della 
terra,  il  cloro  trovandosi  in  presenza  delle  sostanze  me- 
talliche pelle  quali  ha  la  più  grande  affinità  non  si  sia  com- 
binato con  esse,  come  ha  fatto  l'ossigeno,  se  non  si  fa- 
cesse attenzione  alla  grande  massa  di  quest'ultimo,  com- 
parativamente al  cloro.  È  infatti  posteriormente  all'epoca 


DEL  nEDlTERBAKEO  77 

delhL  formazione  dei  numerosi  silicati  che  compongono  la 
massa  del  globo,  che  l'ossigeno,  e  l'idrogeno,  il  cloro 
e  il  sodio  hanno  costituito  la  base  dell'Oceano,  e  più 
tardi  ancora,  che  i  due  ultimi  elementi,  riunendosi,  hanno 
composto  alcune  porzioni  degli  strati  terrestri. 

»  11  punto  più  importante  dei  lavori  del  Sig.  Uziglio 
sulla  composizione  dell'acqua  del  Mediterraneo,  è  la  di- 
mostrazione della  quantità  di  potassa  eh'  essa  racchiude. 
Secondo  le  sue  analisi  questa  quantità  monterebbe  a  Og''-, 
0320  o  soltanto  0S''.,265  di  potassio  sopra  100  gr.  Cosi 
l'estrazione  di  questa  sostanza  non  è  possibile  che  per  la 
concentrazione  che  subiscono  le  acque  del  mare  prima 
che  incomincino  i  depositi  che  ne  contengono  delle  traccie. 
Malgrado  questa  piccola  quantità,  il  Sig.  Uziglio  presume 
che,  poco,  la  potassa  estratta  dall'Oceano  o  dal  Mediter- 
raneo prenderà  il  posto  del  prodotto  della  lisciviazione 
delle  ceneri  dei  vegetabili ,  come  la  soda  artificiale  estratta 
dal  sale  marino  è  stata  sostituita  da  molto  tempo  con  van- 
taggio a  quella  che  Iraevasi  dalle  piante  marine. 

Allorché  si  riflette  alla  petrificazione  delle  conchiglie, 
che  ha  luogo  in  seno  ai  mari  attuali;  si  è  poco  sorpresi 
che  la  proporzione  della  calce  vi  sia  doppia  di  quella  della 
potassa.  Infatti,  100  gr.  d'acqua  del  Mediterraneo  con- 
tengono Os''',623  di  calce;  proporzione  che  è  ancora  più 
grande  nell'Oceano,  secondo  i  Signori  Figuier  e  Mialhe. 
Il  carbonato  esiste  in  assai  grande  quantità  nel  Mediter- 
raneo, per  formare  importanti  masse  di  calcare  conchi- 
glifero  analoghe  a  quelle  dei  terreni  terziari,  infine  per 
sostitursi  a  quello  che  componeva  le  conchiglie  nel  loro 
primo  stato.  Questa  nuova  materia  calcare  produce  vere 
petrificazioni  analoghe  a  quelle  che  si  sono  operale  nei 
tempi  geologici. 

»  Il  cloruro  di  sodio  esiste  in  100  grammo  d'acque 
del  mediterraneo  per  2g''.,9124,  cioè  a  un  incirca  per  3 
centesimi.  Dopo  questo  sale ,  il  più  abbondante  nelle  acque 


78  ANALISI  DELLE  ACQUE 

marine,  si  può  citare  il  cloruro  di  magnesia,  che  fi»pra 
100  gramme  vi  si  trova  per  Og''-,3219j  mentre  che  i  sol- 
fati di  magnesia  e  di  calce  non  vi  entrano,  il  primo,  che 
per  Os''.,2477,  e  il  secondo  che  per  Ost-,\3B7. 

»  Dietro  i  grandi  depositi  di  solfato  di  calce  che  la 
concentrazione  dell'  acqua  del  Mediterraneo  lascia  precipi- 
tare sul  suolo  delle  paludi  salifere,  supporrebbesi  che  que- 
sto suolo  dovesse  trovarsi  in  maggiore  quantità.  Se  l'ana- 
lisi non  ve  Io  dimostra  in  proporzione  maggiore,  non  bi- 
sogna perdere  di  vista  che  sovente  rinuovansi  le  acque- 
madri  delle  saline.  Si  concepisce  quindi  che  alla  fine  d'un 
certo  spazio  di  tempo,  come  questo  sale  possa  formare 
considerabili  depositi. 

»  I  vegetabili  e  gli  animali  contengono  notabili  pro- 
porzioni di  iodio,  e  nondimeno  le  analisi  le  più  recenti 
non  ne  indicano  né  nell'Oceano,  né  nel  Mediterraneo. 
Nondimeno  non  si  può  inferirne  clje  questi  esseri  debbano 
affatto  formarlo  da  loro,  poiché  la  natura  non  ne  ha  loro 
dato  il  potere.  Bisogna  soltanto  che  gli  organi  assorbenti 
dei  vegetabili  e  degli  animali  siano  più  delicati  e  più  per- 
fetti dei  nostri  mezzi  d'  analisi  più  perfezionati.  Ma  la  causa 
che  impedisce  di  dimostrarvi  la  presenza  dell'iodio  dipende 
dalla  quantità  di  bromo  che  trovasi  nel  tempo  slesso  nelle 
acque  dei  mari.  Infatti  lo  iodio  cessa  di  mostrarsi  in  un 
liquido  di  cui  10  centimetri  cubici  contengono  più  di  0S'"-,06 
di  bromuro,  per  0g'".,0002.  Puossi  ad  arbitrio  rendere  pos- 
sibile od  impossibile  la  colorazione  turchina  dell'amido, 
aggiungendo  in  parecchie  volle,  in  un  liquido,  dell'ioduro 
o  del  bromuro.  Non  si  potrà  dunque  riconoscere  lo  iodio 
e  valutarne  la  dose  nelle  acque  dei  mari,  che  allorché  sa- 
remo giunti  a  sbarazzare  queste  acque  dai  corpi  che  nuo- 
cono  alle  reazioni ,  e  per  conseguenza  alla  manifestazione 
di  questo  metalloide. 

»  In  una  seconda  memoria,  il  Sig.  Uziglio  ha  esami- 
nato i  risultati  dell'evaporazione  dell'acqua  del  Mediter- 


DEL  MEDITERRAINEO  79 

raneo  a  differenti  gradi  dell' areometro,  e  della  sua  analisi 
infine  a  diversi  gradi  di  temperatura.  Egli  ha  dato  il  ri- 
sultato delle  sue  esperienze  sulla  deposizione  dei  sali,  in 
confronto  coli' andainenlo  del  termometro  e  dell'areome- 
tro, in  quadri  che  non  son  suscettibili  d' analisi ,  e  la  cui 
utilità  non  può  punto  esser  compresa  da  quelli  il  cui  scopo 
è  di  profittare  per  quanto  è  possibile,  sotto  il  rapporto 
industriale,  dei  sali  contenuti  nelle  acque  dei  mari.  Ma, 
sollecitiamo  a  dirlo,  i  risultati  ottenuti,  confrontati  gli 
uni  cogli  altri,  sono  in  generale  poco  distanti,  e  per  con- 
seguenza poco  differenti. 

»  11  Sig.  Uziglio  ha  fatto  conoscere,  in  un  quadro 
che  sarebbe  a  desiderarsi  più  esteso,  quale  è  la  diversità 
dei  depositi  salini  ottenuti  a  differenti  densità.  Questo  qua- 
dro curiosissimo,  sarà  certamente  consultato  con  frutto  da 
quelli  che  s'  applicano  all'  industria.  I  quadri  che  lo  pre- 
cedono provano  che  l'andamento  dell'evaporazione  con- 
tinua delle  acque  nelle  saline  è  identica  fino  alla  densità 
di  25  gradi.  Quest'  identità  si  sostiene  sufficientemente 
bene  fino  a  30^ 3  ma  oltre,  e  sopratulto  accostandosi  a 
35°,  le  differenze  fra  il  giorno  e  la  notte  complicano  il 
fenomeno,  al  punto  che  sul  suolo  non  si  ottengono  che 
dei  miscugli  variabilissimi  di  sai  marino  con  del  solfato 
di  magnesia  e  di  cloruro  di  magnesio. 

»  I  risultali  dell'evaporazione  sono  ancora  più  varia- 
bili allorché  si  oltrepassano  25  gradi.  I  miscugli  dei  sali 
che  si  depongono  provano  numerose  differenze  nella  loro 
composizione,  senza  che  si  possa  stabilire  nessuna  previ- 
sione sul  risultato  dei  precipitali.  Questi  conlengaiio  dei 
precipitali  i  quali  contengono  da  0,5  a  1,17  del  loro  peso 
di  potassa.  Sovente  accade  che  questa  sostanza  si  Irovi 
in  depositi  formati  sotto  acque  la  cui  densità  non  è  che 
di  34  a  35  gradi;  questi  depositi  provengono  da  una  va- 
riazione nella  decomposizione  delle  acque  e  1' osservazione 
eo6Ì  espressa  non  può  essere  considerala  come   cumplcU, 


80  ANALISI  DELLE  ACQ.  DEL  ISEDIT. 

»  Nella  memoria  stessa  del  Sig.  Uziglio  potranno  ve- 
dersi gli  effetti  che  la  temperatura  esercita  sulla  solubilità 
dei  salij  perchè  pochi  ve  ne  sono  che,  come  il  cloruro 
di  sodio,  siano  così  solubili  a  freddo  come  a  caldo.  Que- 
st'oggetto non  è  meno  importante  di  quelli  sui  quali  ci 
siamo  estesi,  ma  come  non  è  punto  suscettibile  d'analisi, 
non  diremo  di  più  su  questo  argomento. 


Alcune  Osservazioni  Anatomico-Fisiologiche  su- 
gl'Insetti in  generale  j,  ed  in  particolare  sui 
Bombice  del  Gelso,  del  Prof.  De-Filippi. 

(Annali  della  R.  Accad.  d*  Agricoltura  di  Torino  Voi  V.) 


Questo  lavoro  è  diviso  in  tre  parti  :  delle  trachee  e 
del  tessuto  adiposo;  del  sistema  digerente;  dei  pretesi  infu- 
sori del  sangue.  Daremo  di  ognuna  di  esse  un  breve  cenno. 

1.*^  Delle  trachee  e  del  tessuto  adiposo. 

Le  trachee  del  Baco  da  seta  sono  formate  di  tre  strati. 
Il  primo  o  interno  che  si  comipone  dì  chitina  t  devesi  con- 
siderare come  una  continuazione  degli  integumenti,  e  nelle 
varie  mute  di  questo  si  distacca  e  si  cambia.  Su  questo 
primo  strato  ravvoigonsi,  le  spire  ravvicinate  del  filo  ela- 
stico :  tanto  esso  che  la  membrana  che  lo  sostiene  sono 
inataccabili  dalla  potassa  caustica.  Il  terzo  strato  o  esterno 
è  una  membranella  sottile  e  diafana,  senza  particolare  strut- 
tura, e  al  contrario  delle  due  prime,  intieramente  solu- 
bile nella  potassa  caustica ,  al  quale  carattere  si  conosce 
una  dello  combinazioni  di  proteina.  Fra   il  fìlo  spirale  e 


OSSERV.   ANATOUIGO-FISIOLOGIGBE  81 

l'inviluppo  esterno,  non  essendo  essi  sovrapposti  ma  di- 
I  scosti  tutt' air  ingiro,  rimane  uno  spazio,  dal  Blancbard 
detto  intermembramilare  o  peritraeheale.  In  questo  spazio 
I  secondo  la  nuova  teoria  del  predetto  Sìg.  Blanchard ,  cir- 
i  colerebbe  il  sangue ,  di  maniera  che  questo  fluido  sarebbe 
contenuto  in  veri  vasij  in  ciascuno  di  questi  poi,  esistendo, 
come  abbiamo  veduto,  a  guisa  di  un'asse  una  trachea, 
l'aria  ed  il  sangue  circolerebbero  sempre  accompagnati 
fin  nelle  più  minute  diramazioni  delle  trachee  stesse.  Fra 
poco  vedremo  il  valore  di  questa  teoria ,  che  quantunque 
seducente  non  ha  però  mancato  d'avere  forti  oppositori. 
Lo  spazio  peritraeheale  è  occupato  da  poco  liquido 
affatto  incoloro  e  non  circolante,  e  da  una  moltitudine  di 
corpuscoli  in  forma  d'otricelli,  aderenti  alla  membrauella 
indicata..  Il  Blanchard  e  il  Newport  considerano  questi 
corpiciuoli  come  globuli  sanguigni,  il  Meyer  all'incontro 
come  nuclei  delle  cellule  primitive  delle  trachee.  Sono 
essi  d'ordinario  ovali 5  contengono  una  sostanza  traspa- 
rente sparsa  di  minuti  granuli,  e  sono  distribuiti  presso 
a  poco  ad  eguali  distanze  l' un  dall'  altro.  Queste  cellule 
vengono  dal  Prof.  De-Filippi  distinte  col  nome  di  cellule 
peritoneali,  od  anche  per  la  loro  posizione  peritracheali . 
Ma  quale  è  1'  uffìzio  di  queste  cellule  peritoneali  ?  Se  non 
si  può  precisare  il  loro  uffìzio ,  si  può  però  accertare  che 
esse  non  funzionano  che  negl'insetti  allo  stato  di  larva, 
trovandosi  allora  nel  loro  inaggior  grado  di  sviluppo,  mentre 
verso  la  fine  dello  stalo  di  crisalide  vengono  queste  cel- 
lule, per  la  enorme  dilatazione  dei  tubi  tracheali  in  causa 
della  grande  quantità  d'aria  ammessavi,  fortemente  com- 
presse, quasi  spariscono  lasciando  solo  qua  e  là  pochissi- 
mo distinti  ed  impiccioliti  i  loro  nuclei. 

Il  tessuto  adiposo  viene  formato  da  una  moltitudine 
di  lobi,  composti  di  una  sottilissima  membranella  anista , 
che  forma  il  sacco  entro  cui  stanno  i  globuli  dei  grasso. 
In  questo  sacco  penetra  un  ramo  tracheale  che  nelle  larve 
N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie.  III.  Tomo  5.  f> 


82  OSS.    ANAT.   FISIOL. 

è  assai  piccolo,  ma  visibile  e  assai  dilatato  nell'insetto 
compito.  La  suddetta  membranella  non  è  già  un  inviluppo 
proprio  dei  lobi  adiposi,  ma  è  la  stessa  che  forma  l'in 
viluppo  esterno  delle  trachee;  in  una  parola  è  la  mem- 
brana peritoneale. 

I  granuli,  i  globuli  di  varie  sorta,  formatisi  nello 
spazio  peritracheale  possono  passare  ed  anzi  passano  nella 
torrente  della  circolazione  :  ma  per  qual  via  essi  ciò  fac- 
ciano tuttora  è  ignoto,  probabilmente  per  lo  scoppio  della 
membrana  ;  ma  il  contrario  non  ha  luogo.  Se  lo  spazio 
peritracheale  del  Blanchard  realmente  esiste  non  è  poi 
vero,  che  vi  si  trovino  dei  globuli  di  sangue:  almeno  per 
quante  accurate  indagini  abbia  fatto  1'  Autore  nostro  non 
gli  è  mai  riuscito  di  vederne.  Contro  l'  asserzione  del  Blan- 
chard medesimo  il  Prof,  di  Torino  dice  che  l'inviluppo  ester- 
no accompagna  soltanto  quelle  porzioni  di  tronchi  e  di 
rami  tracheali  che  trovansi  nella  cavità  generale  e  non 
già  fin  nelle  più  minute  diramazioni,  poiché  questa  mem- 
brana scompare  quando  quei  rami  si  gettano  su  di  un  vi- 
scere. In  questo  caso  forse  la  membranella  anzidetta  ab- 
bandona la  trachea,  per  aderire  alla  superficie  esterna 
del  viscere  slesso,  comportandosi  per  tal  modo  come  il 
peritoneo  coi  visceri  addominali  degli  animali  superiori. 

L'ipotesi  adunque  della  circolazione  peritracheale  an- 
dando a  cadere  conviene  quindi  nuovamente  ammettere 
come  sistema  vascolare  il  solo  unico  e  semplice  vaso  pul- 
sante dorsale.  Sembra  poi  che  1'  aria  rinchiusa  nelle  tra- 
chee non  possa  avere  un'azione  diretta  sul  sangue  imbi- 
bito dei  tessuti  che  ne'  soli  visceri ,  cioè  la  dove ,  come 
si  è  osservato,  le  trachee  penetrano  e  si  diramano  spo- 
glie del  loro  terzo  inviluppo.  Da  ultimo  convien  far  nota- 
re ì  rapporti  grandissimi  che  esistono  fra  la  funzione  re- 
spiratoria e  il  nulrimento|negl'  insetti.  Nei  primordi  della 
loro  esistenza  quando  cioè  assai  languida  è  la  loro  respi- 
razione,  si  formano  quelle  grandi  masse  pinguedinose  che, 


OSS.    ANAT.  FISTOt.  83 

ricoperte  dai  soli  strati  tegumentali,  inviluppano  princi- 
palmente gli  organi  della  nutrizione  e  sono  causa  della 
rotondità,  mollezza  e  volume  relativamente  maggiore  delle 
larve}  ma  quando,  col  compire  la  loro  ultima  metamor- 
fosi e  toccare  l'ultimo  stadio  della  loro  vita,  vivacissima 
si  fa  in  loro  la  respirazione  ben  presto  sarebbero  essi  con- 
sunti se  la  provvida  natura  non  avesse  destinala  tutta  l'età 
precedente  ad  accumulare  nel  loro  corpo  tal  copia  di  ma- 
teriali combustibili  da  poter  supplire  alle  esigenze  delle 
energiche  loro  funzioni. 

2.**  Del  sistema  digerente. 

11  tubo  membranoso  che  incomincia  alla  bocca  del 
bombice,  forma  la  membrana  interna  dell'esofago.  Questo 
canale  è  di  grosse  pareti ,  e  prima  di  giungere  al  ventri- 
colo presenta  un'enorme  sacco  formato  d'una  tenuissima 
membranella  e  costantemente  teso  da  aria.  Gli  entomo- 
logi chiamarono  questo  sacco  ventricolo  succhiante^  sup- 
ponendo, che  col  dilatarsi  che  esso  fa,  e  col  rarefarsi 
dell'aria  per  questo  dilatamento  nel  suo  interno,  venga 
aspirato  per  la  proboscide  il  liquore  di  cui  va  in  cerca  la 
farfalla.  Ma  il  mostrare  che  questo  non  è  il  vero  uffìzio 
del  predetto  sacco,  e  che  il  nome  quindi  di  ventricolo 
succhiante  male  gli  si  addice,  è  cura  primaria  del  nostro 
Autore  in  questa  seconda  parte  del  suo  lavoro.  Affinchè 
questa  opinione  potesse  dirsi  fondata  sarebbe  necessario 
il  riconoscere  una  comunicazione  diretta  fra  il  sacco  d'aria 
e  r  esofago  :  ora  per  acuratissime  preparazioni  e  colla 
pili  minuta  ispezione  anatomica,  è  giunto  il  Prof.  De-Fi- 
lippi  a  scoprire  non  essere  il  sacco  d'  aria  che  un  grande 
rigonfiamento  del  solo  esterno  inviluppo  dell'esofago,  e 
non  avere  perciò  comunicazione  alcuna  diretta  coli' esofago 
stesso.  L'aria  di  questa  vescica  non  avendo  né  ingresso 
né  egresso  libero  peli' esofago,  non  può  essere  aria   prò- 


84  OSS.   ANAT.  FISIOL. 

venuta  per  via  di  deglutizione,  e  quindi  non  può  essere 
che  aria  secreta  ,  o  derivata  direttamente  dai  vasi  tracheali 
che  distribuisconsi  sulle  pareti  dello  stomaco ,  ed  in  par- 
ticolare sul  suo  fondo.  Lasciata  adunque  la  denominazione 
di  ventricolo  siicchiante  come  non  conciliabile  col  suo  mec- 
canismo Ei  lo  chiama  semplicemente  sacco  d' an'a ,  o  vescica 
aerea. 

L'esofago  al  suo  sbocco  nello  stomaco,  è  circondato 
da  un  ammasso  di  ghiandolette,  analoghe  alle  salivali, 
penetrato  da  molte  trachee.  Lo  stomaco  o  ventricolo  chi- 
lifico  degli  autori  è  posto  fra  l'inserzione  di  queste  ghian- 
dole e  Io  sbocco  dei  vasi  di  Malpigbi,  Le  pareti  dello 
stomaco  sono  grosse  e  formate  di  tre  strati:  esternamente 
di  libre  longitudinali,  poscia  di  fibre  circolari  traverse,  e 
per  ultimo  d'un  epitelio  pavimentale.  Quest'interna  su- 
perficie, è  come  vellutata  e  sparsa  di  lobuli  adiposi  e  di 
ghiandole  a  guisa  di  sacchetti  pieni  internamente  di  cel- 
lule nucleate  :  sì  gli  uni  che  gli  altri  sono  muniti  nell'  in- 
terno d'una  trachea  ,  che  comportasi  in  modo  da  simulare 
un  condotto  escretore. 

Ài   lati   dello   stomaco    verso    la    parte  sua   superiore 
sono  due  piccoli  ammassi  d'uno  splendido  rosso  ranciato 
meravigliosi  a  vedersi.  Somma  è  la  loro  delicatezza,  scom- 
ponendoli il  solo    tocco    di  un  pennello  3  il  De  Filippi  ha 
scoperto  essere  essi  costituiti  di  globuli  sferici ,  tutti  d'  egual 
diametro ,  risultanti  come  da  un  grosso  nucleo  trasparente 
di  colore  giallo  ranciato  pallido ,  inviluppato    da  una  so- 
stanza di  colore    ranciat»,   e   posti  in    serie    lineari  entro 
tubuli  circonvoluti    formati  da  una  membranella    sottile  e 
anista.  Evidentemente  questi  organi  sono  ghiandole,  e  l'Au- 
tore le  crede  destinate    a   secernere  l'umore  col  quale  làj 
farfalla  corrode    il    bozzolo    e    si  pratica  l'uscita.    A    cre- 
der questo  Egli  è  stato   indotto  dal  colore   della   macchiai 
lasciata  sul  bozzolo  stesso  dalla  farfalla  che  lo  ha    perfo-j 
rato,  e  dal  non   trovar   segno    alcuno  di  queste   glandolo j 


OSS.  ANAT.  FISIOL.  86 

nella  Liparis  dispar,  nel  Cossus  ligniperda  e  nella  Sphynx 
nerii,  insetti  tutti  che  non  tessono  un  vero  bozzolo. 

Al  ventricolo  propriamente  detto  segue  l' intestino  te- 
nue della  struttura  stessa  dello  stomaco.  I  reni  o  vasi  di 
Malpighi ,  un  tempo  canali  biliari,  sono  sottili  e  cilindri- 
ci ,  e  scendono  in  circonvoluzioni  numerose  ed  intricate 
quasi  per  inviluppare  il  tubo  intestinale,  insieme  ai  lobi 
adiposi.  L'intestino  tenue  sbocca  dopo  alcune  inflessioni 
in  un  ampio  sacco  detto  cieco,  depositandovi  le  sue  se- 
crezioni, e  quelle  dei  reni  sotto  forma  di  un  liquido  ros- 
sastro torbido  per  una  grande  quantità  di  corpuscoli  nuo- 
tanti a  guisa  d' infusori,  e  per  l'acido  urico  che,  essendo 
insolubile ,  forma  un  sedimento  bianco  roseo.  Questo  mi- 
scuglio escremevtizio  viene  espulso  con  molta  forza  dalla 
farfalla  appena  si  è  levata  dalla  capsula,  e  questo  forse 
per  essere  formata  la  parte  del  cieco  d' un  intreccio  di 
fibre  muscolari.  A  questo  sacco  potrebbesi  benissimo  ap- 
porre il  nome  di  vescica  orinaria,  avendone  la  struttura 
e  r  uffìzio. 

Fra  queste  fibre  trovansi  sparsi  un  gran  numero  di 
corpuscoli  che  al  microscopio  si  presentano  come  grandi 
cellule ,  il  cui  contenuto  risulta  da  una  moltitudine  di  al- 
tre piccole  cellule  con  sostanza  granulare  all' interno,  di- 
sposte attorno  ad  un  grosso  nucleo  centrale,  nel  cui  mez- 
zo non  vedesi  che  una  macchietta  a  forma  di  croce.  Que- 
sti organi  problematici  non  sono  al  dire  del  nostro  Ana- 
tomico che  glandole,  il  cui  foro  escretore  sarebbe  la  mac- 
chietta centrale  a  croce. 

Da  ultimo  fa  notare  una  condizione  anatomica  di  molta 
rilevanza.  Nella  farfalla  del  baco  da  seta  abbiamo  veduto 
essere  lo  stomaco  tappezzato  da  una  moltitudine  di  folli- 
coli glandulosi,  e  i  vasi  di  Malpighi  tubi  regolarmente 
cilindrici:  nella  Sphynx  nerii  succede  il  contrario,  cioè 
lo  stomaco  è  privo  di  follicoli ,  e  i  vasi  malpighiani  invece 
ne  sono  forniti.  Le  stesse  circostanze  trovansi  in  altri  or- 


86  OSS.  ANAT.  FISIOL. 

dini  d'iasetti;  inollre  frai  follicoli  dello  stomaco  e  quelli 
dei  reni  esiste  grande  analogia  di  struttura. 

3.°  Dei  pretesi  infusorii  del  sangue. 

Tutto  questo  terzo  capo  viene  consacrato  all'esame 
delia  teoria  del  Sig.  Guérin-Méneville  sulla  formazione  del 
Calcino  o  Muscardiria  nei  bachi  da  seta.  Di  questa  teoria 
si  è  già,  dato  un  sunto  in  questi  nostri  Annali  nel  Tomo 
IV.  di  questa  Serie  pag.  165;  sarà  ora  interessante  il  co- 
noscere a  quali  opposizioni ,  ed  osservazioni  vada  sogget- 
ta per  gli  studi  del  Ch.  Prof.  De-Filippi. 

Se  ben  rammentasi  abbiam  detto  trovarsi  nel  liquido 
torbido  rossastro  del  grande  cieco  del  bombice  e  nella  ge- 
neralità delle  farfalle,  corpuscoli  nuotanti  che  a  prima 
fronte  hanno  l'aspetto  d'infusori;  ciò  che  diciamo  del 
cieco  dicasi  degli  altri  tessuti.  Quantunque  questo  fenome- 
no fosse  conosciuto  dai  naturalisti  non  era  però  avuto  in 
gran  conto,  finché  il  Sig.  Guérin-Méneville  non  gli  diede 
maggior  rilievo,  facendolo  base  ad  un'ipotesi  sulla  genesi 
del  tanto  funesto  calcino.  Ei  riguarda  infatti  questi  cor- 
puscoli quali  animaletti  viventi,  e  dall' averli  osservati 
nel  sangue  del  filugello  in  certe  condizioni  morbose,  dà 
loro  il  nome  di  ematozoidi.  Per  sopra  più  ei  vuole  che 
detti  corpuscoli  non  solo  si  trovino  nel  sangue  ma  che  si 
producano  nell'interno  dei  suoi  globuli,  e  che  non  solo 
abbiano  correlazione  col  calcino,  ma  che  ne  sian  causa, 
convertendosi  ognuno  di  questi  animaletti  a  poco  a  poco 
in  talli  di  Botnjlis.  Sarebbero  questi  adunque  esseri  orga- 
nici aninìali  per  un  periodo  della  loro  vita,  piante  in  un 
altro!  Ipolesi  già  altre  volte  in  voga,  ma  pur  sempre  az- 
zardosa e  ripugnante. 

Tali  corpicciuoli  microscopici  sono  tutti  omogenei, 
senza  cigli  e  prolungamento  caudale,  di  forma  sferica  o 
subovale,  pellucidi  o  opachi.  Il  loro  moto  è  oscillatorio» 


OSS.   ANAT.  FISIOL.  Sf 

non  molto  vivace ,  e  come  di  reciproca  attrazione  e  ri- 
pulsione; perdurano  in  esso  finché  trovinsi  nel  liquido, 
riprendendola  però  qualora  dopo  l'esiccazione  vengano 
riumettati  anche  dopo  tempo  notabile. 

Se  questi  fenomeni  ci  ridestano  alla  mente  quelli  del 
rotifero ,  non  però  devesi  col  Sig.  Guérin  trovare  differen- 
za fra  questo  movimento  e  il  così  detto  moto  broovniano  o 
molecolare  che  presentano  alcune  sostanze  vegetabili  e  mi- 
nerali: poiché  per  quanto  possa  variare  la  loro  forma  e 
il  sito  di  loro  provenienza,  il  processo  causale  del  feno- 
meno è  sempre  il  medesimo,  il  loro  movimento  è  pura- 
mente molecolare,  e  di  questo  moto  abbiamo  un  esempio 
di  perfetta  rassomiglianza  in  quello  che  in  molti  casi  pre- 
sentano i  granuli  di  pigmento  tolti  dalle  loro  cellule. 

Se  a  questi  corpuscoli  non  conviene  la  denominazione 
di  animali,  neppure  quella  di  corpuscoli  del  sangue  po- 
trebbesi  loro  dare ,  non  trovandosi  essi  esclusivamente  in 
questo  liquido,  ma  ancora,  e  con  frequenza  assaissimo 
maggiore  nei  tessuti  sia  delle  larve  come  delle  farfalle  ; 
nelle  prime  però  solamente  come  prodotto  morboso,  nelle 
seconde  come  prodotto  normale  e  costante.  —  In  quanto 
all'origine  loro,  può  stabilirsi,  dice  il  Sig.  De  Filippi, 
con  qualche  sicurezza,  1.^  non  formarsi  essi  che  nell'in- 
terno delle  cellule  dei  tessuti  per  un'  alterazione  del  con- 
tenuto ;  2.**  esser  la  loro  produzione  in  ragione  diretta 
della  quantità  d'aria  messa  a  contatto  dei  tessuti  stessi, 
tanto  più  abbondante  quindi,  quanto  più  normalmente 
s'accosta  l'insetto  (la  respirazione  in  esso  facendosi  al- 
lora come  si  è  detto  più  energica  che  mai)  alla  fine  della 
sua  carriera  vitale,  e  più  che  in  ogni  altra  parte  sulle 
pareti  della  vescica  aerea. 

La  formazione  di  questi  granuli  nelle  larve  sarebbe 
uno  stato  morboso  prodotto  da  troppo  fervida  ossigena- 
zione, malattia  in  perfetto  antagonismo  con  quella  detta 
giallume  non  proveniente  che  dalla  formazione  del  grasso 


88  OSS.  AN\T.  FISIOL. 

nelle  cellule  peritracheali  in  causa  di  una  soverchiamente 
tarda  respirazione.  Una  stessa  larva  può  essere  affetta  nello 
stesso  tempo  da  ambedue  queste  malattie  ;  ma  da  ciò  non 
inferirassi  esser  false  le  suddette  loro  spiegazioni ,  qualora 
si  faccia  attenzione  alle  origini  separate  dei  varii  cespiti 
di  trachee  destinate  all'  introduzione  dell'  aria  nel  corpo 
degl'  insetti. 

Restava  ancora  ad  esaminare  quest'  asserzione  del  Na- 
turalista francese  «  la  produzione  dei  detti  corpicciuoli ,  e 
quella  della  muffa  calcinica  o  Botrytis  bassiana  sono  due 
fenomeni  collegati  »  ma  il  nostro  Autore  non  si  è  trovato 
ancora  in  circostanze  favorevoli  di  ciò  fare  non  essendosi 
potuto  procurare,  nel  tempo  che  faceva  queste  osserva- 
zioni anatomico-fisiologiche ,  dei  bachi  in  principio  di 
muscardina,  né  essendo  riuscito  a  produrre  artificialmen- 
te questo  morbo  in  quelli  che  allevava  nel  suo  gabinetto. 

Vogliamo  sperare  che  Ei  non  vorrà  privarci  di  que- 
sti ultimi  risultali,  e  non  lasciar  così  incompleto  questo 
suo  lavoro  per  tanti  titoli  commendevole. 

Alla  Memoria  vanno  unite  tre  tavole  in  litografìa, 
che  ci  mostrano  le  preparazioni  su  cui  fondava  il  nostro 
Autore  le  sue  asserzioni. 

A.  C. 


^^^Q^^s» 


89 

CONSPECTUS 

SISTEMATO!  HERPETOIOGIAE  ET  AMPHIBIOIOGIAE 

CAROLI  LUCIANI  BONAPARTE 
Edilio  altera  reformata.  1860. 


CLASSIS  III.  REPTILIA. 

Sectio  I.  Rbizodonta. 

Or  do  1.  Dinosaurii  (Megalosauria).  Fossil. 


1. 

IGDANODONTIDAE. 

1.  Iguanodontina     .    . 

Fossil. 
1. 

Eur.          Spe 

2. 

Megalosauridae. 

2.  Magalosaurina     .     . 

3.  Hylaeosaurina     .     • 

12. 
1. 

3. 

Geosauridae.  FossU. 
4.  Geosaurina.    .    .    . 

20. 
34. 

Ordo  IL  Ornithosaurii  {Pterosauria)  Fossil 

4. 

Pterodactylidae.  Fossil 
5.  Pterodactylina    .    . 

12. 

12. 


m 


C0N8PECTUS  ETC- 


Or  do  3.  Emydosaurii  (Crocodili). 


5.  Crocodilidae. 

6.  Teleosaurina  .     .     .     27. 

7.  Gaviaiina    (  Crocodili- 

dae,  Gr.  )     .     .     •       3. 

8.  Crocodilina  {Crocodili- 

dae, Gr.)      ...     12. 

9.  Alligalorina   {Alligato- 

ridae,  Gr.  )  .     .     .       1. 


As.  m.  Malaiasia.     2 
Afr.  As.  Oc.Ara.  ni.  10 


America. 


43.        0. 

Ordo  4.  Enaliosaurii.  FossiL 


8 
20 


6.  Plesiosauridae.  Fossil. 

10.  Basilosaurina     .     . 

13. 

11.  Plesiosaurina     .     . 

20. 

7.    ICHTHYOSAURIDAE. 

12.  Ichlhyosaurina  .     . 

12. 

45. 

Sectio  II. 

Testudinata 

Ordo  5 

Chelonii. 

8.  Sphargididae. 

13.  Spliargidina  {Cheloni- 

dae,  p.  Gr.  )     .     . 

9.  Cheloniidae. 

14.  Cheioniina    (  Cheloni- 

dae ,  p.  Gr.  )     .     .     18. 


1.  Maria  omnia. 


3.  Maria  omnia. 


conspectus  etc.  91 

10.  Trionychidae. 

15.  Trionychina  {Triony- 

cidae,  Gr.  ) .     .     .     12.       0.  As.  Af.  Am.  s.  Oc.  12 

11.  Tbstudinidae. 

16.  Chelina    (  Chelididae , 

p.  Gr.)     ....  0.  America  merid.       1 

17.  Hydraspidiaa    (  Cheli- 

didae, y.  Gv.).     .       5.        0.  As.  Af.  Oc.  Am.  m.  25 

18.  Emydina  {Emydidaey 

Gr.) 12.        3.  Cosmopolit.         50 

19.  Testudinina  (  Testudi- 

nidae ,  Gr.  ) .     .     .      3.       3.  Cosmopolit.         24 

50.        10.  120 

Segtio  III.  Squamata. 
Ordo  6.  Saurii  (Lacertae). 
Tribus  I.  Pachyglossi. 

1 2.  Gedonidak  (Nyctisaura,  Gr.) 

20.  Hemidactylina  {Gecko- 

tidae,  p.  Gr.  ) 1.  Cosmopolit.     20 

21.  Plalydaclylina  (Gec/io- 

tidae,  p.  Gr.  ) 1.  Cosmopolit.      20 

22.  Ptyodactylina  {GecA;o- 

tidae,  p.  Gr.  ) 1.  Cosmopolit.      20 

23.  Gymnodactyliiia   {Ge- 

ckotidae,  ip.  Gr.)  .     .     .     .      0.  As.  Af.Oc.  Am.  18 

13.  Stellionidae  (  StrobilosaU' 

ra,  Gr.  ). 

24.  Stellionina    (  Àgami- 

dae,  p.  Gr.) 2.  Eur.  As.  Af.  Oc  50 


92  CONSPECTUS  ETC. 

25.  Draconina  (  Àgamidae, 

p.  Gr.)    ....... 

26.  Tropidurina  (Iguani- 

dae ,  p.  Gr.  ) 

27.  Polychrina    (  Jguani- 

dae  ,  p.  Gr.  ) 

28.  Basiliscina     (  Iguani' 

dae,  p.  Gr.  ) 

29.  Iguanina  ( Jguanidae , 

p.  Gr.)    ....       1. 

14.  Chamaeleontidae.    (  Bau- 
drosaura,  Gr.  ). 

30.  Chamaeleonlina  (CAa- 
tnaeleonidae ,  Gr.).     .     .     . 


0.  As.  m.  Ocean.  10 
0.  America.  40 


0.  America. 


25 


0.  Americ.  calid.    2 


0.  America. 


12 


1.  Eur.  As.  Afr.   18 


1. 


6. 


235 


Tribus  II.  Leptoglossi. 

15.  Heladermidae    (  CyclosaU' 

rae,  p.  Gr.  ). 

31.  Helodermina  (^Teioder- 

midae ,  Gr.  ) 0.  Mexico 

16.  Varanidae    (  Cyclosaurae , 

p.    Gr.). 

32.  Varanina     (  Monitori' 

dae,  p.  Gr.  )     .     .     .     . 

17.  Ambiridae    (  Cyclosaurae , 

p.  Gr.  ). 

33.  Ameiriria(retdae,  Gr.)  .     . 

18.  Lacertidae  (  Cyclosaurae , 

p.  Gr.). 

34.  Lacertina   (  Lacertini- 

dae,  Gr.  )     .     .     .       8. 


0.  Afr.  As.  Oc.     15 


0.  America. 


25 


20.  Eur.  As.  Af.  Oc.  50 


COHSPECTUS  ETC.  93 

35.  Tachydromina  (Zonu- 

ridae,  p.  Gr.) 0.  Asia.  Oceania.   2 

19.  Ophiosauridae  (  Cyclosau- 
rae,  p.  Gr.  ). 

36.  Chamusa urina    (  Cha' 

musaurìdae ,  Gr.  ) .     .     .     .     0.  Africa.  1 

37.  Chirocolina  {Chiroco- 

lidae,  Gr.  ) 0.  America  mer.     1 

38.  Cercosaurina    (  Cerco- 

sauridae ,  Gr.  ) 0.  America  mer.    4 

39.  Cordylina  (Zonuridae, 

P-  Gr.) 0.  Africa.  Amer.  16 

40.  Ophiosaurina   (  Zonu- 

ridae, p.  Gr.) l.Eur.As.Af.Am.  s.  3 

41.  Chaìcidiaà  (Chalcidae, 

Gf"-  ) 0.  America  m.       4 

20.  Amphisbaenidae  (Ord.  Am- 

phìsbaenae,  Gr.  ), 

42.  Amphisbaenina   (Am- 
phisbaenidae, Gr.).     .     .     .     l.Eur.Af.Am.m.  10 

43.  Lepidosternina  {Lepi- 

dosternidae,  Gr.  ).     ...      0.  Amer.  m.   Afr.  4 

44.  ChiroCina  (Chirotidae, 

Gr.) 0.  Mexico.  1 

45.  Tragonophina    (  Tra- 

gonophidae,  Gr.  )   .     .     .     ,      0.  Arica.  1 

21.  Anguidae  (Geissosaura ,  Gr.  ) 

46.  Anguina    (  Ophiomori- 
dae,  Acontiadae,  Scin- 

cidae,  p.  Gr.  ) 3.  Cosmopolit.       12 

47.  Scincina  {Scincidae,-p. 

et  Sepsidae,  Gr.).     .     .     .      1.  Cosmopolit.      80 

48.  Gymnophthalmina(6?/m- 
nopthalmidae,  Pygopidae, 


m 


CONSPECTUS   ETC. 


2.  Eur.  A».  Af.  Oc.  12 


Agrasiadae ,   Lialisidae , 

Gr.) 

49.  Typhlinina  (  Typhlini- 

dae,  Gr.  ) 0.  Africa.  Oceaii.   3 


8.  28. 

Ordo  7.  Ophidii  (Serpentes) 
Tribus  I.  Innocui  (Colubrina ^  p.  Gr. ) 


245 


22.  Typhlopidae. 

60.  Typhlopina   (  Typhlo- 
psidae ,  p.  Gr.  )     .     . 

51.  Stenostomina  (Ttjphlo- 

psidae ,  p.  Gr.  ).     .     . 

23.  BOIDAE. 

52.  Boina  (Bot'dae,  p.  Gr.)  . 
63.  Pythonina    (  Boidae  , 

P-  Gr.) 

54.  Erycina  (Boidae,  p.  Gr.) 

24.  AcROCHORDiDAE  (fli/dndae.' 

p.  Gr.). 

55.  Acrochordina     .     .     . 


1.  Cosmopolit.      25 
0.  Africa.  Amer.    5 

0.  Am.  Oc.  Madag.  15 

0.  Afr.  As.  Ocean.  12 

1.  Eur.  or.  As.  Af.    5 

0.  As.  Oc.  IVlalaias.  2 


25.  Xenodermidae  (Hydridae! 
p.  Gr.  ). 
56.  Xenoderaiina 0.  Malaiasia. 


1 


0.  As.  Amer.  m.     4 


26.  Ilysiidae  (Boidae!  p.  Gr. ) 

57.  Ilysiina 

27.  Calamariidae. 

58.  Uropeltina 0.  Ins.Phil.Ceylon.  2 

59.  Xenopeltina 0.  Malaiasia  1 

60.  Calamariina  ......    0.  As.Af.Ain.m.Oc.25 


CONSPECTUS   ETC  96 

28.  COLOBRIDAE. 

61.  Coronellina 1.  Cosmopolìt.       15 

62.  Xenodonlina 0.  As.  Ara.  ni.  Oc.  10 

63.  Helerodontioa 2.  Amer.  s.  Mad.   5 

64.  Lycodonliiia 0.  Af.As.Oc.Am.nj.  15 

65.  Colubrina 5.  11.  Cosmopolit.    40 

66.  Herpetotdryina 0.  As.  Af.  Am.  Oc.  15 

29.  DlPSADIDAE. 

67.  Dendrophina 0.  As.  Afr.  Am.Oc.  16 

68.  Psamraophìna 2,  Cosmopolit.      12 

69.  Dryophina 0.  Asia.  Oc.  Am.  12 

70.  Tragopina 0.  Asia.  Malaiasia.  3 

71.  Dipsadina 0.  As.  Af.  Am.  Oc.  20 

30.  Natricidab. 

72.  Natricina 2.  5.  Cosmopolit.      25 

73.  Homalopseriaa   (  Hy- 

dridae,  p.  Gr.  )     .     .     ,     ,  0.  As.  Oc.  Am.     15 

74.  Herpetina.     ......  0.  Afr.  occ.             1 

7.  23.                         300 


Tribus  li.  Venenati  (  Viperìnae  et  Colubrinia ,  p.  Gr.  ). 

31.  Hydridae. 

75.  Hydrina  {Htjdridae,  T^.Gr.)  0.  As.  m.  Oc.         10 

32.  Najidae. 

76.  Bungarina 0.  As.  m.  Ocean.      3 

77.  Elapina 0.  As.  Af.  Am.  Oo.  18 

78.  Najina 0.  Af.  As.  m.  Oc.  12 

79.  Dendroaspidina     ....  0.  Africa.                   1 

33.  VrPERIDAB. 

80.  Viperina  (Viperidae,  Gr.).  3.  Eur.  .\s.  Af.  Oc.  15 


96  CONSPECTUS  ETC 

81.  Trigonocephalina  (  Crotali- 

dae,  p.  Gr.) 0.  As.  Af.  Am.  Oc.  15 

82.  Crotalina  (  Cro^altdae,  p.  Gr.)    0.  America.  6 

3.  80 

Specierum  Reptiliura  viventium  numerus  1000. 
Specierum  Reptilium  Europearum  nura.  70. 
Specierum  Reptilium  Fossilium  numerus      200. 

(  Continua  ) 


APPE]\DICE 
KEIXDICOIXTO 

DELLA  PROVINCIA  DI  BOLOGNA. 

PRESIDENTE 

Marchese  Doti.  Luigi  Da  Via 


Seduta  Ordinaria  delli  4  Maggio  1861. 

Sono  presentati  alla  Società  i  tre  primi  fascicoli 
delie  Istituzioni  Scientifiche  e  Tecniche  ^  ossia  Corso 
Teorico  e  Pratico  di  Agricoltura ,  Libri  XXX  di  Carlo 
Berti  Pichat: 

Un  Opuscolo  dello  stesso  Sig.  Berti  Pichat  in- 
torno a\V  Allevamento  dei  Bachi  da  Seta,  quelli  e  questo 
venuti  in  dono  dallo  stesso  Autore. 

Il  primo  fascicolo  dei  Rendiconti  delle  Adunanze 
della  R.  Accademia  de*  Georgofìli  di  Firenze. 

I  due  primi  fogli  del  Voi.  IX.  degli  Annali  ed 
Atti  della  Società  di  Agricoltura  lesina. 

È  letto  il  Dispaccio  di  S.  E.  Mons.  Pro-Legato 
col  quale  si  notiGca  V  approvazione  dell*  alto  Governo 
dì  Roma  della  nomina  del  Sig.  Francesco  Bella  a 
Socio  Corrispondente  Estero  della  nostra  Società. 

Poscia  il  Sig.  Conte  Gaetano  Zecchini  legge  una 
sua  Memoria  Intorno  alla  Convenienza  di  favorire  in- 
sieme le  Industrie  e  l'Agricoltura. 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serib  III.  Tomo  5.  7 


98  APPENDICE 

Se  piaccia  ad  alcuno  istituire  un  confronto  fra 
lo  stato  presente  della  Città  e  Provincia  nostra  e  quel- 
lo de'  tempi  andati  in  ciò  che  riguarda  1'  esercizio 
delle  Arti  e  la  prosperità  e  floridezza  che  di  esso  ne 
segue  quanto  sarà  rallegrato  al  considerare  le  cam- 
pagne tanto  avrà  ragione  di  dolersi  dello  stato  inte- 
riore della  Città ,  avvegnacchè  in  esse  1'  agricoltura , 
sciolti  gli  antichi  legami  e  venuta  a  mani  più  esperte 
ed  operose,  abbia  fatti  per  tutto  e  più  nelle  pianure 
mirabili  avanzamenti ,  e  coli'  accresciuta  produzione 
sieno  gli  abitanti  cresciuti  sommamente  di  numero, 
e  fatti  più  agiati.  Dove  invece  nella  Città  le  mani- 
fatture ed  industrie  un  tempo  famose  e  floridissime 
sieno  quasi  aS'atto  perdute,  e  rimanga  per  questo  una 
parte  non  lieve  di  cittadini  senza  lavoro ,  senza  pa- 
ne, inquieta  ed  infelice. 

Considera  l' illustre  Autore  come  la  vera  prospe- 
rità pubblica  e  privata  non  sia  possibile  in  uno  stato 
o  paese  qualunque  finché  per  tutte  le  classi  della  so- 
cietà,  dalle  maggiori  alle  infime,  non  sieno  ordinate 
quelle  provvidenze  che  le  rendono  ciascuna  contente, 
e  che  precipua  condizione  di  queste  si  è  che  quelle 
arti  e  quelle  industrie  che  di  lor  natura  si  coadiu- 
vano insieme  sieno  tutte  ad  un  modo  attive  capaci 
e  favorite.  E  qui  viene  dietro  a  mostrare  il  danno 
che  sopportiamo ,  guardato  anche  solo  pel  lato  eco- 
nomico ,  col  cedere  allo  straniero  di  venire  a  te- 
soreggiare sopra  i  nostri  prodotti,  ricevendoli  grezzi 
da  noi  e  rimandandoli  a  noi  ridotti  in  opere  di 
perfetto  lavoro.  Riconosco,  Egli  dice,  che  a  noi 
s' appartiene  più  che  ogni  altra  cosa  ben  lavorare 
}e  terre,  posti  come  siamo  io  provincia  ubertosa  e 


APPENDICE  '99 

dì  favorevole  cielo ,  ma  ancora  sostengo  che  Del- 
l' arte  slessa  dei  campi  non  giungeremo  ad  ottenere 
intero  proGtto  se  ancora  non  avrem  cura  di  far  pro- 
gredire le  industrie  e  manifatture  che  più  con  essa 
si  legano  ;  che  quanto  meno  rimanga  di  prodotti 
grezzi  da  mandar  fuori  avran  più  valore  e  quan- 
to minore  fra  noi  sia  il  prezzo  di  essi  già  lavorati 
ne  sarà  maggiore  il  consumo ,  e  cresciuta  così  per 
doppia  maniera  la  ragione  del  produrre  crescerà  Del- 
l' agricoltore  Io  studio  e  la  fatica.  Coli'  accennare  ai 
progressi  delle  nostre  campagne  uon  vuole  il  Zuccbini 
ingenerare  l' idea  che  sieno  già  desse  pervenute  al  ter- 
mine più  desiderabile  di  buona  coltivazione,  e  subito 
aggiunge  che  molto  invece  rimane  per  giungere  a  que- 
sto termine  nelle  pianure ,  moltissimo  nelle  montagne. 
Ed  altro  argomento  della  necessità  e  dovere  per  noi  di 
favorire  le  industrie  che  non  sono  pretta  agricoltura 
lo  presta  il  giudizio  di  tutta  la  moderna  scuola  eco- 
nomica e  della  esperienza  delle  altre  nazioni  che  con- 
danna alla  meschinità  o  lascia  in  pericolo  continuo 
quei  paesi  che  fondano  nella  sola  agricoltura  o  nelle 
sole  manifatture  la  sorgente  della  propria  ricchezza 
poiché  per  quanto  più  stabile  e  reale  sia  la  ricchezza 
stabilita  sui  terreni  di  quella  che  apporta  la  mano 
d' opera,  un  paese  di  soli  agricoltori  lavora  più  per 
gli  altri  che  per  se  stesso,  e  sarà  sempre  inferiore  e 
come  mercenario  dello  straniero  e  a  poco  a  poco  si 
abbassa  e  si  distrugge ,  com'  è  avvenuto  o  avveniva 
appunto  della  Spagna.  Si  rallegra  1'  autore  che  per 
questo  rapporto  tanto  non  possa  pur  dirsi  della  no- 
stra Provincia,  la  quale  non  è  per  certo  V  ulti- 
ma a  coltivare  ancora  le  industrie,    ma  saviamente 


100  APPENDICE 

ne  avverte  che  gli  agricoltori  farebbero  gran  male  a 
se  stessi  ed  all'intero  paese  se  per  quanto  è  da  essi 
non  dassero  mano  ancora  al  prosperare  di  quelle , 
aderendo  invece  a  quelle  viete  e  false  opinioni  che 
li  vorrebber  distogliere  da  si  virtuosa  impresa.  Si 
pretende  da  molti ,  o  piuttosto  si  pretendeva  in  ad- 
dietro nella  leggerezza  e  confusione  di  idee  sopra  i 
primi  princìpi  economici,  che  un  paese  veramente  a- 
gricola  debba  tutte  occupare,  per  cosi  dire,  sui  campi 
le  forze  di  braccia  e  di  capitali ,  e  che  ogni  parte  di 
queste  forze  distratta  in  altri  cospicui  lavori  lontano 
dai  campi  non  fosse  che  a  danno  e  pregiudizio 
comune.  Risponde  1'  Autore  a  queste  opposizioni 
e  le  annulla.  Fra  la  città  e  la  campagna  vi  ha 
questa  differenza  che  gli  uomini  di  città  o  sobbor- 
ghi sono  inetti  ai  lavori  di  campagna ,  come  gli 
uomini  di  questa  han  da  natura  ripugnanza  ad  en- 
trare in  città  e  sono  incapaci  di  porsi  ad  alcun  de- 
licato mestiere.  La  città  e  la  campagna  ciascuna  han 
vita  propria  e  distinta  e  crescono  quasi  di  lor  mede- 
sime. Coltivate  le  industrie  nella  città  e  sobborghi  e 
quella  gioventù  scapestrata  e  tumultuosa  che  offende 
diverrà  costumata  e  laboriosa  e  darà  figli  sani  e  ben 
disposti.  Coltivate  meglio  le  terre  bisognose  più  di 
lavoro  e  là  cresceranno  le  famiglie  di  numero  e  di 
sanità ,  e  coli'  abbondanza  dei  prodotti  verrà  abbon- 
danza di  pascolo  ,  tanto  necessario  ancora  ,  checché 
si  dica,  nelle  nostre  montagne  e  nelle  stesse  pianure. 
Quanto  ai  capitali  sarebbe  ben  trista  la  sorte  de' 
nostri  proprietari  se  la  loro  industria  sui  campi  fosse 
a  tale  ridotta  di  non  ritrarre  da  essa  che  11  solo  so- 
stentamento della  vita ,  o  la  più  parte  non  avesse  an- 


APPENDICE  101 

cora  altre  sorgenti  di  guadagno  :  la  qual  cosa  se  non 
sia ,  e  1*  agricoltura  non  soffra  pesi  ed  angustie  in- 
comportabili ,  e  siano  resi  raovibili  e  circolanti  i  ca- 
pitali ,  e  sia  reso  mite  l' interesse  del  denaro  neces- 
sario ai  coltivatori  per  aumentare  il  profitto  de'  suoi 
lavori ,  avverrà  che  col  risparmio  alle  spese  di  essi 
e  colle  ragionevoli  economie  saranno  riuniti  i  capitali 
ben  sufficienti  e  preziosi  per  alimentare,  educare  e 
render  felice  e  onorata  una  gran  parte  di  cittadini:  e 
questo  con  merito  e  profitto  ben  maggiore  di  quello 
che  dai  Comuni  e  dai  privati  siasi  acquistato  altre 
volte  col  gittare  vistose  somme  di  danaro  in  una 
specie  di  beneficenza  che  potrebbe  dirsi  pigra  e  igno- 
rante a  confronto  di  quella  che  nel  sollevare  il  mi- 
sero gli  da  ancora  occasione  di  far  uso  del  proprio 
ingegno  e  delle  proprie  forze. 

Contro  i  quali  abusi  e  le  triste  loro  conseguenze 
tatta  è  rivolta  V  opera  e  la  parola  magnanima  del- 
l'ottimo  e  benemerito  concittadino  nostro  Sig.  Conte 
Zucchini. 

Il  Segretario  Sig.  Prof.  Giovanni  Contri  legge  il 
suo  Rapporto  o  giudizio  sull'Opera  del  Ch.  Signor 
Carlo  Berti  Pichat  che  ha  per  titolo  Istituzioni 
Scienti/iche  e  Tecniche,  ossia  Corso  Teorico  e  Pratico 
di  Agricoltura. 

La  Società  ricevuto  d'altra  parte  il  primo  fa- 
scicolo di  quest'  Opera  lo  rimise  al  Sig.  Prof.  Contri 
con  preghiera  di  farlene  Rapporto  ,  ed  in  questa  Ses- 
sione veniva  presentato  e  letto  quel  Rapporto  mede- 
simo. È  da  notare  questa  particolarità  ;  come  cioè 
dal  solo  primo  fascicolo  abbia  saputo  l'ingegno  del 
Ch.  Segretario  rilevare  i  pregi  di  tutta  l'opera  e  pre- 


102  APPENDICE 

cooizzarne  il  successo,  e  come  nell' indicare  il  valore 
ed  i  meriti  dell'  Opera  del  Berli  si  sieno  fatti  palesi 
per  se  medesimi  i  pregi  rari  ed  antichi  di  scienza, 
di  Glosofìa,  di  erudizione  e  di  eleganza  de'  quali  è 
riccamente  adorno  l' illustre  Segretario  congiunti  in 
esso  (come  nel  Rapporto  stesso  si  vede)  al  sentimento 
il  più  elevato  di  equità,  di  giustizia,  di  buona  eco- 
Domia  poste  e  riconosciute  da  lui  per  fondamento  e 
cardine  maggiore  della  Agricoltura ,  qualora  si  voglia 
considerarla  secondo  il  suo  proprio  carattere  di  Scienza 
ed  Arte  generatrice  della  ricchezza ,  della  concordia 
e  della  prosperità  delle  Nazioni. 

Il  Rapporto  di  esso  Sig.  Professore  è  il  seguente: 
,«  Niun  incarico  poteasi  per  certo  affidarmi  né  più 
a  me  grato,  ne  più  onorevole  di  quello,  che  per  di- 
Sposizion  vostra,  o  Colleghi  Pregiatissimi,  mi  fu  dato 
giorni  sono ,  di  riferire  cioè  a  Voi  l'  opinion  mia  in- 
torno air  Opera  che  si  sta  pubblicando  a  Torino  dal 
nostro  Socio  Carlo  Berti  Picuat  e  che  ha  per  tito- 
lo Istituzioni  Scientifiche  e  Tecniche  j,  ossia  Corso  Teo-^ 
fico  e  Pratico  di  Agricoltura.  Trattasi  di  un  Impresa 
laboriosa  :  di  un'  Opera  mancante  all'  Italia  ,  e  da 
lungo  tempo  desiderata  ;  trattasi  di  un  lavoro  che 
va  a  compiersi  da  un  nostro  Collega ,  e  nostro  con- 
cittadino; e  quello  di  che  più  mi  compiaccio  tratta- 
si di  esser  entrati  in  ben  fondala  speranza  che  per 
utilità  della  scienza  e  dell'  Arte  Agraria  ,  e  per  onore 
eziandio  delle  Italiane  lettere  si  abbia  fra  non  molto 
condotto  a  fine  un  tal  lavoro  da  un  mio  antico  di- 
scepolo, che  ebbi  sempre  in  molto  pregio  ,  e  che  pel 
suo  amore  alle  Scienze,  ed  all'Arte  Agraria  in  ispe- 
cial  modo  sempre  si  distinse,  e  si  mostrò  indefesso 


APPENDICE  1Ò3Ì 

tieir  applicarvìsi ,  onde  procurare  al  proprio  paese 
ogni  genere  di  miglioramento  Economico-Agrario ,  e 
di  Scientiflco  Progredimento. 

Per  tutto  ciò  adunque,  Voi  ben  vedete  che  ho 
motivi  speciali  per  ringraziarvi  come  fo  del  ricevuto 
incarico ,  e  per  incominciare  col  significarvi  la  sod- 
disfazione che  ne  ho  provato.  E  quantunque  io  debba 
dubitare  di  ben  corrispondere  col  presentarvi  una 
giusta  idea  delia  materia,  ed  un  analisi  qual  Voi 
potete  desiderare  ,  pure  io  tengo  per  fermo  che  potrò 
spedirmene  con  brevi  parole,  e  credo  ancora  che 
chiunque  abbia  letto  il  Prodromo  ,  il  quale  quasi  per 
intero  occupa  il  Fascicolo  1."  del  1."  Voi.  (che  qui 
fin  ad  ora  solo  ci  pervenne)  come  potrà  essersi  for- 
mato una  giusta  idea  dell'  opera  intera ,  così ,  senza 
trattenervi  di  soverchio  ,  colla  semplice  osservazione, 
e  senza  una  troppo  minuta  analisi  potrà  portarne  tm 
sufficiente  giudizio. 

E  qui  primieramente  non  tralascierò  di  avver- 
tire che  l'autore  accennando  in  breve  alle  Opere  Agra- 
rie che  la  precedettero,  senza  affettata  modestia  che 
or  più  non  è  di  moda  e  con  vera  ingenuità ,  dimo- 
stra il  perchè  quelle  non  più  servono  all'intento  di 
una  piena,  ed  universale  istruzione,  mentre  nel  tempo 
stesso  dichiara  che  egli  non  sarà  per  seguire  il  moder- 
no^ e  facil  costume  di  far  libri  con  libri  disposto  però  a 
giovarsi  di  quanto  si  è  o  addivenga  di  pubblica  ragio- 
ne. Nel  che  si  mostra  Egli  seguace  del  vero  Progres- 
so il  quale  non  consiste,  come  fo  per  sistema  intro- 
dotto da  non  pochi  a  giorni  nostri ,  che  fabbricando 
utopie  senza  fondamento  di  pratica  per  lo  più  si 
fanno  come  un  pregio  di  cancellare  della  mente  dello 


104  APPENDICE 

studioso  ciò  che  insegnaroDO  gli  antichi,  e  iniqua- 
mente quasi  direi  si  rivoltano  contro  i  medesimi.  Ma 
il  nostro  autore  per  Io  contrario  si  dà  a  conoscere 
ben  penetrato  da  una  verità  che  un  savio  soleva  so- 
vente ripetere  dettando  precetti  in  quest'  Illustre  Ar- 
chiginnasio e  cioè  che  noi  dobbiamo  giovarci  delle 
cognizioni  scientiGche  depositate  negli  antichi  libri 
serbandole  con  venerazione,  e  su  di  esse  basando  la 
moderna  scienza  come  sopra  solido  piedistallo,  e  che 
dobbiamo  nel  tempo  stesso  trar  partito  dalle  notizie 
che  ne  vanno  accumulando  i  contemporanei  anche 
men  dotti ,  perciocché  il  vero  sapere ,  massime  in 
fatto  di  scienze  pratiche  e  di  arti  non  è  sempre  ove 
le  medesime  s' insegnano ,  ma  ben  di  sovente  a  te  Io 
mostra  col  fatto  o  V  artista  meccanico  senza  lettere , 
e  senza  cultura ,  o  l' agricoltore  anche  di  lui  più 
rozzo,  e  senza  lume  di  scienza  che  a  lui  Io  additi. 
E  già  Columella  nell'  aurea  sua  Prefazione  egregia- 
mente lasciò  scritto praecepta  nostra  non  con- 
sumare scientiam  sed  adjuvare  promittui,  nec  statim  quis- 
quam  compos  agricolationis  erit  his  perlectis  rationi- 
bus  y  nisi  et  obire  eas  voluerit ,  et  per  facuUates  potu- 
erit.  Ideoque  haec  velut  adminicula  studiosis  prometti- 
tnus  non  profutura  per  se  sola,  sed  cum  aliis. 

E  qui  continuando  col  notare  la  duplice  distin- 
zione delle  Istituzioni  in  Agrologia,  ed  Agronomia, 
vale  a  dire  in  teorica  e  pratica  non  serve  ch'io  fac- 
cia osservare  quanto  ella  sia  naturale  ,  e  precisa.  Non 
oraraetterò  per  altro  di  far  riflettere  nella  suddivisio- 
ne della  materia  il  Progresso  della  scienza  ;  che 
nell'Agrologia,  secondo  il  piano  tracciato  dall'Auto- 
re nel  Prodromo,  accoppia  alle  nozioni  di  fisica   le 


APPENDICE  105 

economiche  di  ogni  genere.  La  qual  cosa  io  lodo,  e 
sia  questo  se  è  possibile  con  sopportazione  dei  retro- 
gradi ,  che  ammettono  fra  gli  elementi  della  scienza 
agraria  la  soia  fìsica  e  tutto  al  più  alcun  principio 
della  campestre,  e  della  domestica  Economia,  esclu- 
sane la  Pubblica,  tanto  essenziale  a  parer  mio ,  e  fon- 
damento dell'  intera  scienza.  Farmi  che  essi  abbìan 
addottato  per  loro  Autori  Catone ,  e  Varone ,  e  per 
essi  forse  troppo  ne  insegnò,  di  troppo  avanzò  l'A- 
grologia Golumella.  Ed  io  pure  rispetto ,  e  venero 
que'  luminari  dell'  antico  sapere,  ma  però  non  reputo 
aver  essi  tanto  innanzi  portato  lo  studio  e  la  inven- 
zione ,  che  non  ne  sia  molto  rimasto  da  meditare 
per  chi  voglia  occuparsi  dell'  Agricoltura  colla  mente 
più  che  colla  zappa  ,  e  colla  vanga. 

E  quando  poi  col  lume  delle  storie  rifletto  aver 
scritto  Catone  in  un  tempo  in  cui  V  Agricoltura  non 
dovea  servire  che  a  mantener  del  pari  in  vita  il  Con- 
sole j  ed  il  soldato  Romano  ;  aver  scritto  Varrone 
allorché  1'  eloquentissimo  filosofo  d'Arpino  proclama- 
va disonorato  e  vile  il  raercadante  e  diceva  egli  non 
doversi  essere  uno  stesso  popolo  e  trafQcante  e  nel 
medesimo  tempo  Signore  del  Mondo,  dico,  e  so- 
stengo che  un'  Agrologia  stabilita  sui  soli  principi 
che  erano  nelle  menti  di  quegli  scrittori,  non  potea 
informare  che  un  Agricoltura  molto  meschina  relati- 
vamente a  quella  che  vuoisi  a  tempi  nostri ,  a  quella 
che  tende  a  ricavare  perpetuo  dalle  terre  il  massimo 
possibile  profitto  ;  a  quella  in  somma  che  in  univer- 
sale soddisfa  i  grandi  bisogni  delle  Nazioni,  ed  ali- 
menta le  Arti ,  ed  anima  i  commerci  e  sto  per  dire 
intesa  ad   interessare  le  Nazioni  tutte,  e  le  Società 


106  APPENDICE 

tutte  r  una  coli'  altra ,  rendendole  fra  loro  amiche , 
e  bene  affezionate  fra  loro  per  proprio  e  per  comu' 
ne  interesse. 

Inoltre  è  da  por  mente  che  1'  Agricoltore  non 
è  sempre  padrone  di  fare  quel  che  vuole ,  e  quello 
che  è  più  a  lui ,  e  ad  altri  utile  ,  si  perchè  quei  mez- 
zi di  cui  dovrebbe  esser  fornito  vengono  a  lui  tolti 
da  circostanze  Politiche ,  o  altre  affatto  estranee  al- 
l'ordine  della  propria  azienda,  sia  perchè  l'ordine 
stesso  è  turbato  o  da  favori  inopportunamente  ac- 
cordati all'  arti  in  genere  o  in  ispecie ,  ed  alla  stessa 
agricoltura,  la  quale  non  di  favori  abbisogna  (come 
molti  ignoranti  pretendono)  ma  di  sola  giustizia  che 
garantisca  le  proprietà  ,  ed  assicuri ,  e  difenda  il  frutto 
delle  fatiche  ,  sia  perchè  in  fine  l' industria  in  genere, 
ed  il  commercio  che  debbono  giovare  ed  alimentare 
la  medesima  e  per  giusta  reciprocanza  esserne  animate 
e  promosse,  pur  troppo  spesso  s'arrogano  di  soste- 
nersi a  spese  di  quella  e  di  giovarsene  senza  recarle 
aiuto  veruno. 

Per  tutto  '  ciò  è  chiaro  a  non  dubitarne  che  lo 
studio  dell'  Agricoltura  si  è  ora  esteso  di  moltissimo , 
e  che  privo  della  parte  Economico-Politica  come  era 
tìn  tempo  tornerebbe  monco,  ed  imperfetto.  Percioc- 
ché lo  studio  dell'  Agrologia  ossìa  1'  Agricoltura  Teo- 
rica studiata  per  princìpi  si  è  lo  studio  di  arricchir 
le  Nazioni  ;  s'  egli  è  pur  vero  che  tutti  dell'  Agricol- 
tura vivono ,  e  tutte  le  altre  arti  o  ne  nascono ,  o 
se  ne  giovano ,  o  ne  traggon  mezzi  per  sostenersi.  Che 
ben  meschino  sarebbe  quel  popolo  che  volesse  fon- 
dare la  propria  ricchezza  o  sulla  caccia,  o  sulla  pesca  , 
0  sui  prodotti  delle  miniere  :  che  l'  oro  non  fa  ricco 


APPENDICE  10? 

1'  uomo ,  ma  si  beDe  il  grano  che  Io  nutre,  e  il  vino 
che  lo  disseta ,  e  gli  dà  vigore ,  e  che  il  commercio 
alimentato  dall'  Agricoltura  quasi  esclusivamente  è 
vincolo  di  Sociale  Progresso  fra  l' Italiano ,  e  l' In- 
glese ,  fra  r  Europeo  ,  e  1'  Asiatico  ,  fra  il  Turco ,  e 
il  Brasiliano ,  che  tutti  trovano  il  proprio  conto  a 
commerciare  fra  loro ,  a  cambiare  i  prodotti  del  pro- 
prio paese  con  quelli  delle  più  lontane  regioni ,  ad 
amarsi  in  fine ,  ed  a  sostenersi  1'  un  1'  altro  come  fra- 
telli ,  impiegando  le  proprie  forze  non  a  soggiogare 
i  deboli  come  si  voleva  da  quegli  antichi  ma  bensì 
a  difendere  il  misero  contro  le  oppressioni  del  forte 
come  ne  prescrivono  le  leggi  del  Cristianesimo ,  e  co- 
me ne  prescrissero  fin  da'  più  remoti  tempi  le  Divine 
Leggi  a  noi  tramandate  dal  gran  Legislatore  Mosè. 

Ecco  dunque  in  qual  guisa,  e  perchè  nell' Agro- 
logia ai  princìpi  della  fisica  naturalmente  vengon  die- 
tro gli  Economici  in  tutta  la  loro  estensione,  e  come 
lo  studio  di  Catone ,  di  Varrone ,  di  Columella ,  e 
di  Palladio ,  e  di  Greci  scrittori  ancora ,  quantunque 
migliorato,  corretto  e  ampliato  dalle  cognizioni  dei 
moderni  specialmente  per  le  grandi  scoperte  chimi- 
che ^  mineralogiche,  e  fisiche  dello  scorso  secolo  è 
stato  fin  a  quel  tempo  il  fondamento  di  tutta  l'Agro- 
logia, così  in  appresso  le  profonde  meditazioni  di  un 
Genovesi ,  le  belle  osservazioni  di  un  Verri ,  le  sot- 
tili investigazioni  dì  un  Adamo  Smith ,  le  considera- 
zioni teorico-pratiche  di  un  Gioia ,  i  pensieri  Agra- 
rio-Economici di  un  Dandolo ,  dovevano  necessaria- 
mente applicarsi  alla  scienza  Agraria  per  incremento 
dell'  arte  che  è  la  vera ,  e  più  universale  sorgente 
della  ricchezza  delle  Nazioni. 


108  APPENDICE 

E  già  alquanto  prima  che  da  noi  si  facesse  que- 
sto passo  importantissimo  nel  progresso  della  Scienza 
si  ebbero  esempi  dell'  applicazione  delle  Scienze  Eco- 
nomiche all'  Arte  Agraria  presso  altre  Nazioni ,  e 
principalmente  per  quello  che  ne  insegnò  Young ,  e 
ne  lasciò  scritto  nelle  sue  opere  in  Inghilterra ,  ed 
in  seguito  il  di  lui  discepolo  l' Illustre  Thaer  nell'  Ale- 
magna.  Se  non  che  questi  riguardar  non  si  possono 
che  come  cenni,  e  considerazioni  sconnesse  1'  una  dal- 
l' altra ,  mancando  in  quelle  opere  quel  metodo  scien- 
tifico ,  quel  concatenamento  d' idee,  quel  dedurre  da 
esempi  di  pratica  la  generalità  dei  principi ,  senza 
di  che  arduo,  e  di  poco  fruito  riesca  l'insegnamento. 
II  perchè  V  Autore  in  questa  parte  del  suo  trattato 
si  propone  di  esporre  quanto  riguarda  la  Società, 
ossia  l'Economia  Civile  Agraria,  quanto  riguarda 
l'uomo,  e  cioè  l'Economia  Morale  Agraria,  come 
pure  dirà  del  fondo,  vale  a  dire  degli  Elementi  eco- 
nomici dell'  impresa  ,  e  della  condotta  che  è  poi  in 
altri  termini  l' Economia  Agraria  dell'  Impresa  me- 
desima. 

Alla  quale  prima  parte  delle  Istituzioni  assolu- 
tamente teorica  seguita  la  parte  pratica  ossia  le  Isti- 
tuzioni Tecniche  già  indicate  superiormente  col  nome 
di  Agronomia.  Intorno  alla  quale  possono  valere 
molte  delle  sovraesposte  considerazioni  perciocché  in 
essa  premessi  i  generali  princìpi  della  coltivazione  e 
tutto  ciò  che  riguarda  i  terreni,  e  le  varie  loro  for- 
me e  disposizioni ,  ed  i  vari  sistemi  a  cui  possono 
essere  assoggettali  nel  coltivarli  si  passa  a  trattare 
con  certa  ampiezza  la  filologia  agraria ,  da  alcuni 
erroneamente  confusa  colla  Botanica ,  per  discendere 


APPENDICE  109 

poi  in  conchiusione  a  spiegare  le  coUivazioDi  specia- 
li,  e  le  rurali  industrie  ,  la  quale  trattazione  è  l' ul- 
tima di  tutta  r  Opera. 

Questo  è  io  sostanza  il  piano  dell'  importante 
lavoro  diviso  in  30  libri ,  e  tutto  ciò  si  dimostra  nel 
Prodromo,  e  nei  Prospetti  dimostrativi  che  lo  accom- 
pagnano, a  cui  tengono  dietro  alquante  considerazio- 
ni Generali  le  quali  giovano  a  mettere  in  chiaro  tutta 
la  materia  ed  unite  al  Prodromo  stesso  servono  co- 
me da  Introduzione  Generale.  Il  che  saviamente  si  è 
fatto  dall'  Autore ,  affinchè  lo  studioso  possa  fin  da 
principio  formarsi  una  giusta  idea  del  metodo  con 
cui  sarà  per  intraprendere  il  suo  studio  e  così  pre- 
pararsi al  medesimo  con  queir  ordine ,  e  con  quella 
concatenazione  d' idee  di  cui  già  dissi  superiormente. 

La  quale  concatenazione,  ed  ordine  certamente 
non  polran  mancare  nella  trattazione  degli  argomenti 
diversi ,  perciocché  il  saggio  che  ne  abbiamo  nel  Pro- 
dromo ci  è  garante  per  la  chiarezza  delle  idee,  e 
rigore  matematico  che  in  ogni  parte  vi  si  osserva. 
Per  la  qual  cosa  io  non  posso  che  sommamente  lo- 
dare il  piano  tracciato  dall'  Autore ,  il  quale  ne  as- 
sicura che  r  esposizione  della  materia  ,  e  1'  esito  bene 
corrisponderanno  all'  aspettativa  ed  alle  preconcepite 
speranze. 

E  conchiudendo  dirò  che  l' impresa  del  Berti 
PiCHAT  è  impresa  Italica ,  che  promette  molto  di  uti- 
lità alla  comune  Patria ,  e  che  tale  utilità  è  assicu- 
rata dai  conosciuti  meriti  dell' Autore  e  dal  bene  or- 
dinato saggio  che  già  ne  abbiamo  nel  Prodromo. 


110  APPENDICE 

Sessione  Ordinaria  detti  11  Maggio  1851. 

Letto  e  approvato  il  Processo  verbale  della  Sedu^ 
ta  antecedente  il  Sig.  Ispettore  Pietro  Pancaldi  lesse 
una  breve  Memoria  per  invitare  la  Società  a  dare 
incarico  ad  alcuno  de'  suoi  Soci  che  si  recasse  allo- 
ra alla  Esposizione  di  Londra,  e  fosse  fornito  de'  lumi 
e  cognizioni  a  ciò  convenienti,  di  osservare  e  studiare 
io  Inghilterra  i  metodi  colà  praticati  di  attraversare 
i  torrenti  od  ì  fiumi  con  iscoli  d'  acque  introducen- 
doli  in  canali  formati  con  tubi  di  ferro  fuso,  posti 
sotterra  e  inferiori  al  letto  dei  torrenti  medesimi ,  af- 
fine di  conoscere  e  giudicare  quanto  sia  opportuno 
per  noi  1'  adoperare  quel  metodo  per  giungere  a  dare 
corso  libero  e  spedito  alle  acque  colatizie  dei  terreni 
posti  nella  nostra  Provincia  alla  destra  del  Reno  —  Il 
dire  che  in  questi  terreni ,  o  in  grandi  tratti  di  essi , 
il  frutto  della  naturale  loro  fertilità  e  delle  pratiche 
e  delle  spese  gravose  de'  proprietari  e  de'  coloni  di 
essi  sono  sempre  incerti  e  precari  per  la  difiìcoltà 
degli  scoli  e  pel  pericolo  ognora  imminente  a  quei 
terreni  di  restare  sommersi  o  eccessivamente  impre- 
gnati dalle  acque  pluviali  che  non  possono  correre; 
e  l'aggiungere  ancora  che  questo  male  e  pericolo  si 
toglierebbe  in  gran  parte  coli'  aprire  a  una  porzione 
di  quelle  acque  medesime  una  foce  sotto  le  acque 
del  Reno  che  non  può  riceverle  in  sé  se  non  molto 
lontano  da  quei  terreni  per  essersi  troppo  innalzato , 
fa  evidente  ad  ognuno  la  rilevanza  dello  studio  e 
e  delle  osservazioni  proposte  dall'  Ispettore  Pancaldi. 
Né  si  contenta  egli  già  di  annunziare  semplicemente 


APPENDICE  111 

uoa  tale  rilevanza  ma  la  viene  via  via  dimostrando 
colla  narrazione  di  tutti  ì  progetti  fatti  dai  più  famosi 
ingegneri ,  periti  e  matematici  impegnati  nella  soluzio- 
ne del  Problema  fissato  può  dirsi  col  chirografo  di 
Clemente  XIII  nell'anno  1761  del  =  come,  cioè,  si  pos- 
san  sanare  quei  terreni  dando  libero  corso  in  essi 
alle  acque.  =  Dall'  esame  ed  analisi  dei  quali  progetti 
Io  stesso  Ispettore  Pancaldi ,  chiamato  anni  addietro 
ad  esporre  in  proposito  il  suo  parere  trae  fuori  o 
compone  un  progetto  suo  proprio  col  quale  si  pare 
in  vero  risoluto  quel  Problema  alle  condizioni  se- 
guenti : 

1.  Che  si  separino  in  due  distinti  canali  le  acque 
del  Terzo  Circondario  da  quelle  del  Quarto. 

2.  Che  nei  terreni  del  Quarto  e  del  Quinto  Cir- 
condario si  costruisca  un  nuovo  canale  che  riceva  le 
acque  sole  de'  terreni  superiori  e  le  conduca  nel 
Posto  dell'antica  Beccara,  lasciando  alle  acque  dei 
terreni  inferiori  il  canal  della  Lorgana  che  le  tragitti 
al  Reno  passando  pel  Sajarino: 

3.  Che  le  acque  del  Terzo  Circondario  disgiunte 
dal  Quarto  s' avviino  diritto  all'  Adriatico  passando 
sotto  il  Reno  con  una  botte  formata  in  pietre  o  mat- 
toni  ovvero   in   ferro  fuso. 

Piacquero  allora  queste  deduzioni  o  consigli  del 
Pancaldi,  e  nelle  trattative  per  esse  cogli  interessati 
venivansi  appianando  le  difficoltà  che  naturalmente 
s' incontravano ,  e  se  le  vicende  politiche  non  aves- 
sero arrestate  queste  trattative  sarebbe  rimasto  solo 
indeciso  se  la  botte  o  canale  sotto  Reno  fosse  me- 
glio costruirlo  in  pietra  o  in  ferro  fuso.  Colla  spe- 
ranza pertanto  che  quelle  trattative  si  ripiglino  era 


112  APPENDICE 

opportuno  e  saggio  consiglio  di  osservare  in  Inghil- 
terra come  quei  canali  in  ferro  fuso  si  facciano  e  con 
quale  vantaggio ,  e  infìne  della  sua  Memoria  indica 
e  spiega  l'Autore  i  punti  diversi  nei  quali  era  a  di- 
vidersi e  considerarsi  cotesto  studio  medesimo. 

Terminata  la  lettura  della  Memoria  e  la  Confe- 
renza della  Società  intorno  ad  essa  il  Sig.  Presidente 
nel  dichiarare  sciolta  la  presente  Adunanza  prega  i 
Signori  Soci  Ordinari  a  trattenersi  in 

Sessione  Straordinaria 

per  occuparsi  di  rispondere  ad  una  Interpellazione 
della  quale  era  stata  onorata  la  Società  da  un  pub- 
blico Dicastero  (1). 

Sessione  Straordinaria  delti  9  Giugno  1861. 

In  questa  Sessione  il  Sig.  Dott.  Paolo  Predieri 
legge  il  Rapporto  della  Commissione  che  nella  Ses- 
sione Straordinaria  delli  27  Ottobre  1850  fu  incarì- 
cata  a  stendere  un  Rapporto  sui  riscontri  avuti  dalle 
Deputazioni  Sezionali  intorno  al  Quesito  proposto  dalla 
Deputazione  di  Budrio  =  Sui  mezzi  coi  quali  si  possa 


(1)  Ogni  qualvolta  la  Società  abbia  a  trattare  di  argo- 
menti risguardanti  le  Interpellazioni  che  le  vengono  da  alcun 
pubblico  Dicastero  od  occorra  il  concorso  o  consenso  delie 
pubbliche  Autorità  per  dare  effetto  ad  altri  suoi  studi  ne  om- 
niette  i  verbali  nel  presente  Rendiconto. 


APPENDICE  113 

appo  Doi  migliorare  le  Razze  dei  Bestiami  che  mag- 
giormente servono  all'  Agricoltura.  =:  Questa  Com- 
missione  è  formata  dei  Signori:  < 

Da  Via  March.  Luigi  Presidente. 
Alessandrini  Cav.  Antonio. 
Contri  Prof.  Giovanni. 
Monti  Ing.  Francesco. 
Medici  Prof.  Michele. 
Predieri  Dott.  Paolo  relatore. 
Sassoli  Avv.  Enrico. 

Dopo  la  lettura  del  Rapporto  la  Società  si  trat- 
tiene in  lunga  discussione  sopra  ogni  parte  del  me- 
desimo, il  quale,  esaurita  che  sia  la  materia  in  essa 
trattata,  verrà  a  suo  tempo  pubblicato. 

Dopo  questo  la  Società  è  invitata  dal  Sig.  Pre- 
sidente a  formare  la  Terna  per  la  elezione  di  un 
nuovo  Presidente  della  Società  medesima  per  1'  anno 
prossimo  venturo  Accademico  secondo  le  prescrizioni 
del  Regolamento,  e  però ,  fatte  le  debite  avvertenze 
per  r  ordine  e  regolarità  della  votazione  e  dello  scru- 
tinio ,  e  soddisfatto  a  quanto  si  dovea ,  n'  è  uscita  la 
Terna  nel  modo  seguente  formata  dai  Signori  : 

Sassoli  Avv.  Enrico. 

Da  Via  March.  Dott.  Luigl 

Alessandrini  Prof.  Antonio. 

Sessione  Straordinaria  delli  16  Giugno  1861. 

La  Società  è  convocata  ed  unita  in  questa  Ses- 
sione per  ricevere  comunicazione  di  un  Dispaccio  di 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie  III.  Tomo  5.  8 


114  APPENDICE 

molto  interesse  e  gradevole  di  S.  E.  Mons.  Commis- 
sario e  Pro-Legato  del  giorno  7  corrente  mese. 
Il  Dispaccio  è  il  seguente: 

Illustrissimo  Signore , 

Piacque  al  Ministero  di  Arti  e  Commercio  appro- 
vare ,  ed  incoraggiare  una  Esposizione  di  Agrari  pro- 
dotti anche  in  questa  Provincia,  preceduta  intanto  da 
una  di  semplice  floricoltura.  Approvò  pure  che  entrambe 
si  facessero  nel  vasto  e  delizioso  edifizio  di  S.  Michele ^ 
lieto  insieme  con  me  di  poter  corrispondere  al  vivo  desi- 
derio di  tanti  cultori ,  di  fare  non  solenne  ne  pomposa  , 
ma  vaga ,  modesta ,  e  comoda  mostra  del  frutto  de'  loro 
studi.  Alla  felice  adesione  si  degnava  d' aggiugnere  il 
prelodato  Ministero  che  l'avrebbe  eziandio  accompagnata 
con  medaglie  d'  argento  _,  per  apposita  e  competente  pre- 
miazione. 

Ciò  stante,  non  saprei  come  meglio  condurre  la 
cosa  ad  effetto  di  quello  che  dirigermi  a  codesta  So- 
cietà,  benemerita  per  indefesse  cure,  e  per  utilissimi 
studi  e  produzioni  letterarie.  Quindi  nella  certezza  di 
trovare  nelle  SS.  LL.  queW  operoso  concorso  di  lumi 
e  di  pratiche  viste  _,  che  valgano  a  rendere ,  non  che 
conveniente ,  di  reale  vantaggio  la  progettata  Esposi- 
zione di  Prodotti  agrari  della  Provincia,  ad  esempio 
di  quanto  si  viene  operando  in  altre  Città  illustri  dello 
Stato,  sono  a  pregarle  di  assumere  il  cortese  incarico, 
e  di  compilare  intanto  un  piano  di  regole ,  per  le  quali 
si  assicuri  l'immaginato  scopo  agràrio,  e  di  accom- 
pagnarmelo col  corredo  di  osservazioni  opportune  per 
meglio  garantirne  la  riuscita. 


APPENDICE  US 

Mentre  dal  canto  mio  vado  disponendo^  malgrado 
l'angustia  del  tempo ^  l'assembramento  dei  prodotti  di 
floricoltura  ;  per  l' altra  ,  che  è  di  più  vera  importan- 
za,  attenderò  dalle  SS.  LL.  il  desiderato  ragguaglio, 
e  intanto  le  confermo  la  distinta  mia  stima. 

Bologna  7  Giugno  1851. 

Jl  Commiss.  Pont.  Straord.  e  Pro-Legato 
Gaetano  Bedim. 

Àll'Illmo  Sig.  Presidente 
della  Società  Agraria  di  Bologna. 

Non  potea  questo  Dispaccio  non  essere  ricevuto 
dalla  Società  con  singolare  sua  compiacenza  ;  ed  il 
venirle  cosi  in  un  tratto  ed  inaspettata  quella  appro- 
vazione del  Ministero  di  che  parla  il  Dispaccio  e  con 
essa  r  invito  di  S.  E.  Mons.  Pro-Legato  di  compilare 
il  Piano  di  Regola  pel  riusci  mento  più  felice  della 
Mostra  medesima  era  (com'è  naturai  cosa  il  com- 
prendere) favore  tanto  più  gradito  quanto  più  desi- 
derato e  improvviso  ad  un  tempo. 

Nel  Dispaccio  Legatizio  non  si  parlava  punto  dì 
epoca  in  cui  eseguire  1'  Esposizione,  ed  i  Soci  pre- 
senti air  Adunanza  non  si  tosto  ebbero  espressa  la 
concorde  loro  compiacenza ,  e  reso  il  ben  giusto  e 
largo  tributo  di  lode  e  di  ammirazione  che  si  deve 
a  Mons.  Pro-Legato  che  fra  tante  gravi  cure  ha  sa- 
puto spontaneo  trovar  Egli  stesso  nuovi  modi  di  ec- 
citare fra  noi  gli  agricoltori  all'  amore  dei  campi  e 
di  dare  insieme  a  questa  Società  colla  sua  piena  fi- 


1 16  APPENDICE 

ducia  onore  e  conforto ,  proposero  il  dubbio  =:  Se 
meglio  convenisse  incominciare  le  Esposizioni  agrarie 
in  questo  o  piuttosto  nel  prossimo  anno  agrario  =. 
Ne  questo  dubbio  era  fuor  di  ragione  per  diversi  mo- 
tivi, fra'  quali  sopra  tutti  era  notabile  quello  della 
stagione  molto  avanzata  pei  lavori  già  fatti  e  della 
scarsezza  del  tempo  a  istruire  e  preparare  gli  agri- 
coltori a  cooperare  e  concorrere  ad  una  conveniente 
Esposizione.  La  qual  ragione  certamente  gravissima 
facea  prevaler  l' opinione  che  fosse  miglior  consiglio 
rimettere  1' Esposizione  all'Autunno  del  prossimo  an- 
no ,  ma  contro  di  essa  prevalse  invece  il  desiderio 
di  porre  tosto  a  proGtto  il  favore  del  Ministro  e  di 
Mons.  Pro-Legato  e  di  mostrare  per  qualunque  modo 
si  fosse  il  gradimento  della  Società  e  la  prontezza  sua 
a  seguire  il  Superiore  Governo  negli  ottimi  e  bene- 
voli suoi  divisamenti.  Dal  qual  desiderio  animati  ri- 
volsero i  Soci  al  prò  di  esso  gli  argomenti  medesimi 
che  potevan  esser  contrari ,  e  si  convenne  che  la 
strettezza  del  tempo  avrebbe  scusata  la  tenuità  e  po- 
chezza delle  cose  che  si  fossero  esposte ,  e  che  aven- 
do appunto  bisogno  gli  agricoltori  nostri  di  appren- 
dere r  uso  ,  le  maniere  e  ,  per  così  dire ,  il  significato 
di  queste  provvide  costumanze  agrarie  aveasi  a  con- 
siderare la  prima  cos'i  estemporanea  Esposizione  quasi 
avviamento  e  preparazione  a  cose  migliori ,  senza 
perciò  che  ne  avesse  a  soffrire  il  decoro  del  paese 
e  della  Società.  Risoluta  cos'i  la  discussione  si  passò 
a  nominare  una  Commissione  che  s' impegnasse  a 
compilare  il  sopradetto  Piano  di  Begola  ed  assumesse 
r  incarico  di  ordinare  e  condurre  quanto  potea  in  se- 
guito occorrere  al  buon  successo  della  proposta  ed 


APPENDICE  tl7 

applaudita   Esposizione.  La  Commissione   fu   la  se- 
guente : 

Da- Via  March.  Dott.  Luigi  Presidente. 

Alessandrini  Cav.  Prof.  Antonio. 

Amorini  Bolognini  March.  Vincenzo. 

Bianconi  Prof.  Gio.  Giuseppe. 

Bertoloni  Prof.  Giuseppe. 

Contri  Prof.  Giovanni. 

Pancaldi  Ing.  Ispettor  Pietro. 

Ferrari  Ing.  Gio.  Domenico 
Membro  della  Commissione ,  e  Segretario. 

Sessione  Straordinaria  Solenne  delli  13  Ottobre  1861 
per  la  Prima  Esposizione  Agraria. 

Questa  Adunanza  è  tenuta  nella  Villa  Legatizia 
di  S.  Michele.  La  Società  tutta  intera  vi  è  invitata 
compresi  i  Soci  Corrispondenti  delle  Deputazioni  Se- 
zionali della  Provincia ,  e  vi  sono  invitati  il  Corpo 
Consultivo  di  Legazione,  il  Presidente  del  Municìpio, 
gli  Amministratori  Provinciali,  le  Autorità  Militari, 
r  Accademia  Benedettina ,  la  Società  Medico-Chirur- 
ea  ed  un  eletto  numero  di  altri  Cittadini. 

I  Portici,  1  Giardini,  le  Rimesse,  gli  Atri  infe- 
riori dì  questa  nobile  e  vasta  abitazione  sono  occu- 
pati dagli  oggetti  agrari  che  da  tre  giorni  vi  sono 
posti  con  molta  eleganza  e  col  miglior  ordine  possibile 
in  pubblica  mostra . 

S.  E.  Monsi  gnor  Pro-Legato  negli  Atri  superiori 
con  somma  cortesia  e  dignità  riceve  i  Signori  invitati 
e  s' intrattiene  con  essi  in  ameni  discorsi.  Finché 
giunta  r  ora  dell'  Adunanza  Egli  li  invila  a  seguirlo 


118  APPENDICE 

nella  Sala  prescelta  all'  Adunanza  stessa ,  in  quella 
deDomioata  la  Biblioteca.  In  quest*  Àula  magoìQca  e 
famosa  per  belle  pitture  e  per  ampia  forma  bellissi- 
ma s"  asside   ognuno  al  posto  che  gli  è  designato   o 
gli  è  più  a  grado  e  poco  appresso  il  Sig.  Prof.  Cav. 
tìAETANO  Sgàrzi  Censore  della  Società,  tenendo  il  po- 
sto e  r  uffizio  del  Presidente  che   era   lontano    dalla 
Città ,  apre ,  come  si  dice ,  la  seduta  con  brevi   ma 
eloquenti  ed  opportune  parole  in  lode  del  Reggitore 
benigno  di  questa  nostra  Città  e  de*  Ministri  del  Prin- 
cipe e  degli  Amministratori  di  questa  Comune  e  Pro- 
vincia e  dell'  eletto  consiglio  d'  uomini  esperti  e  pru- 
denti tratti  dal  seno  della  Società  Agraria  per  rego- 
lare le  cose   della  Esposizione:  promotore   il   primo 
di  sì  laudevole  e  proficua  Istituzione,  cooperanti  gli 
altri  d'  una  o  d'  altra  maniera  a  secondare  le  inten- 
zioni di  Lui  in  opera  tanto  magnifica.  E  della  bontà 
e  utilità  di   quest'  opera  adduce  in  breve  le  prove , 
essendoché ,  Egli  dice ,  coli'  esempio  più  che  colla  pa- 
rola si  persuadono  gli  uomini;  e  ne'  fatti  delle  Arti 
le  cose  s'intendono  meglio  al  vederle  che  al  sentirle 
descritte;  e  nulla  è  più  giovevole  in  generale  a  com- 
muover gli  spiriti  e  sospingerli   al  bene  del  porli  in 
emulazione  fra  loro ,  dell'  onorarli ,  e  del  rendersi  dal 
Principe  stesso  o  da'   suoi   ministri   alcun   segno  di 
premio  a  chi  n'  è  più  meritevole. 

Compiuto  dal  Professore  il  suo  dire  il  Sig.  Dott. 
Paolo  Predieri  scelto  oratore  dell'  Adunanza  con 
ampio  ,  erudito  e  facondo  discorso  prende  a  ragionare 
dell'  Agricoltura  bolognese  e  dei  mezzi  più  acconci  di 
accrescerne  i  Prodotti. 

La  solennità   di   questo  giorno  consacrata   tutta 


APPENDICE  119 

all'  onore  ed  al  vantaggio  dell'  agricoltura  di  questo 
Paese  rendeva  acconcio  più  che  mai  il  parlare  in  es- 
sa alquanto  dell'  onore  e  dei  vantaggi  che  nella  Città 
e  Provincia  nostra  si  produssero  in  addietro  e  son 
per  prodursi  nell'avvenire. 

È  consolante  ad  un  popolo  veder  nella  storia 
del  suo  passato  una  serie  numerosa  o  continua  di 
fatti  belli  e  mirabili,  e  se  altri  popoli  a  noi  afiQni  han- 
no vanto  di  glorie  splendidissime  e  strepitose,  pochi 
forse  potrebbero  gareggiare  col  popolo  bolognese  nella 
purezza  ,  antichità  e  costanza  di  sua  virtù  molteplice 
ed  immutabile.  Avvegnacchè  per  quanto  in  addietro 
si  volga  lo  sguardo  crescano  quasi  per  così  dir  del 
continuo  i  motivi  dell'  ammirare  e  del  lodare,  ne  mai 
si  scorga  in  questo  popolo  alcuna  eccessiva  cupidigia 
ma  solo  un  amore  sempre  vivo  del  bene  comune  e 
desiderio  di  onore  e  di  quiete  nella  coltura  massima- 
mente delle  scienze,  delle  lettere  e  delle  arti. 

Fra  queste  prende  a  parlare  il  Predieri  della 
Agricoltura  e  ci  dimostra  come  sia  sèmpre  stata  nel 
bolognese  lodevolmente  trattata  quest'  arte  secondo  la 
varia  condizione  de'  tempi  fino  a  que'  giorni  più  antichi 
cui  possa  giungere  la  memoria  degli  uomini  :  e  die- 
tro ce  la  vien  descrivendo  nella  civiltà  che  può  dirsi 
Etrusco-Bolognese  ,  fatta  già  Bologna  per  testimonian- 
za di  Plinio  capitale  o  Lucumonia  Etrusca  :  e  quando 
poscia  nel  dominio  o  collegamento  Romano  si  meritò 
la  terra  nostra  quell' encomio  stupendo  che  l'Oratore 
pronunziava  col  nominare  il  suo  e  circostante  paese 
=  Provincia  di  virtù ,  di  costanza ,  di  gravità  =  ed 
oltre  questo  pregiandola  de'  nomi  di  Flos  llaliae ,  Fir- 
mamentum  Imperìif  ornamentum  dignilath.  Provincia 


120  AppERDICB 

ìnfioe  optimorum  et  forlìssimorum  virorum  amicissimo" 
rumque  Reipubblicae  :  colle  quali  autorità  s' arrecano 
pure  le  altre  di  que'  tempi  cbe  dimostrano  i  ricchi 
prodotti  e  le  speciali  industrie  agrarie  di  questo  popolo. 
E  trascorso  ancora  quel  periodo  lungo  e  luttuoso  della 
invasione  de'  Barbari  e  delle  tenebre  che  vi  recavano 
risorger  Bologna  nello  studio  de'  campi  ed  esser  ben 
presto  famosa  maestra  di  esso  nell'opera  illustre  di  Pier 
de  Crescenzi ,  ne  più  da  quel  tempo  negletta  o  mal  go- 
vernata r  Agricoltura ,  tanto  che  per  la  stessa  e  per 
fotte  r  arti  addiutrici ,  sia  sempre  mostrata  quasi  a 
modello  del  meglio.  Nota  il  jPredieri  ogni  passo  a- 
vanzato  per  questi  tempi  dalla  agricoltura  nostra,  e 
coir  asta  misuratrice  cbe  è  chiamata  Statistica  addita 
e  segna  ì  gradi  non  piccoli  del  suo  progresso.  La 
qual  cosa  per  quanto  piaccia  e  rallegri  più  nondimeno 
rallegra  il  pensare  che  tanto  ancora  è  lontana  1'  agri- 
coltura della  sua  perfezione,  poiché  rimane  campo 
ricco  e  ubertoso  ove  spaziare  con  frutto  d' ingegno 
d'arte  e  di  fatica. 

Accennati  pertanto  i  difetti  e  le  viziose  costu- 
manze delle  nostre  campagne  nell'  eseguire  i  lavori 
mostra  i  vantaggi  che  avremo  dal  correggere  que' 
difetti  e  dall' introdurre  invece  le  usanze  migliori.  A 
conseguire  il  quale  effetto  (  riporto  le  sue  stesse  pa- 
role) a  fu  di  mestieri  promuovere  efficacemente,  in 
»  prima  la  buona  istruzione  agraria  ed  economica 
»  nelle  classi  superiori ,  affinchè  sieno  conscie  le  mi- 
»  gliori  maniere  di  ottenere  il  ben  pubblico  e  priva- 
»  lo:  poscia  fa  d'  uopo  estendere  ancora  la  istruzione 
»  agraria  elementare  o  primaria  nelle  classi  inferio- 
»  ri,  e  per  gradi  differenti  «norma  delle  condizioni  e 


APPENDICE  121 

a  posizioDi  sociali.  »  Sopratutto  poi  inculca  e  sostie- 
ne la  necessità  d' istruire  ì  Fattori  od  Agenti  di  cam- 
pagna. «  Quel  colono,  Egli  dice,  che  deve  col  su- 
»  dorè  della  fronte  fecondare  le  isterilite  zolle ,  non 
»  può  ne  sa  trattenersi  a  ponderare  le  ragioni  del 
»  suo  operare,  e  ben  di  rado  considera  quelle,  che 
»  potrebbero  rendere  il  suo  lavoro  di  maggiore  uti- 
»  lità.  Tutto  può  in  lui  V  autorità  degli  avi ,  la  cie- 
»  ca  abitudine,  T  amore  al  maraviglioso,  la  supersti- 
»  zione ,  che  in  oggi  si  annida  pur  anche ,  benché 
»  con  minore  successo ,  fra  molti  villici  delle  nostre 
»  campagne.  È  necessario  io  dico  che  i  fattori ,  che 
»  i  coltivatori  sieno  superiori  alla  numerosa  schiera 
>  degli  ostacoli ,  che  in  mille  modi  si  frappongono 
»  ai  veraci  ed  estesi  miglioramenti ,  che  sieno  essi 
»  persuasi  molto  esservi  da  variar  fra  noi ,  da  inno- 
»  vare,  da  togliere  per  raggiungere  quella  meta,  che 
»  altri  già  ottennero  col  progredire.  Al  che  fare  tanto 
»  gioverebbero  le  preliminari  istruzioni  agrarie  teo- 
»  fico  pratiche  adatte  alla  capacità  dei  giovanet- 
»  ti ,  se  queste  verranno ,  come  io  spero ,  ben  pre- 
»  sto  fra  noi  poste  in  uso  con  iscuole  e  bene  in- 
»  tesi  Istituti  Agricoli  ».  Invita  infine  gli  uditori  e 
quelli  maggiormente  che  di  autorità  e  di  senno  sono 
su  gli  altri  elevati  «  a  riflettere  sullo  errore  anche 
»  troppo  esteso,  ma  che  pone  grande  ostacolo  ai  mi- 
»  glioramenti,  quello  di  lasciare  alla  popolazione  cam- 
»  pestre ,  ed  ai  suoi  usi  e  pareri  presso  che  la  dire- 
»  zione  e  cultura  delle  nostre  campagne».  E  riferendo 
il  discorso  in  generale  alle  condizioni  morali  del 
paese  «  Ohimè!,  Egli  dice,  che  il  ricco,  il  letterato, 
»  r  artista  troppo  di  rado  rammentano  che  1'  agricol- 


122  APPENDICE 

»  tura  è  il  sostegno  priocìpale  delle  nazioni  !  Voi 
»  dunque,  o  Signori,  sorgete  apostoli  in  quest'era 
»  di  novello  provvedimento  !  Voi  più  avveduti ,  fa- 
»  vorite  la  istituzione  di  banche  agricole ,  ed  inve- 
»  slite  nuovi  capitali  sulle  fertili  terre  bolognesi!  Voi 
»  favorite  la  buona  istruzione  nel  popolo  campagnuolo 
»  con  scuole  adatte  ,  con  istituti  agricoli ,  col  senno , 
»  collo  esempio  e  con  tutti  quei  mezzi  dei  quali  po- 
»  tele  disporre.  E  questa  odierna  funzione  che  ora 
»  modestamente  inauguriamo  per  favorire  il  ben  pub- 
»  blico,  sotto  gli  auspici  del  superiore  Governo,  ono- 
»  rata  dalla  presenza  delle  Primarie  Autorità ,  e  dei 
»  Corpi  Accademici ,  sia  uno  stimolo  a  migliori  avan- 
»  zamenti ,  ed  a  belle  mostre  di  prodotti  scelti ,  nuo- 
»  vi  e  maggiormente  abbondevoli  ». 

Cosi  terminava  con  poche  parole  appresso  il  suo 
discorso  r  egregio  Oratore  e  dietro  a  lui  ne  veniva 
il  Sig.  Ing.  Gio.  Domenico  Ferrari  colla  lettura  del 
Rapporto  della  Commissione  intorno  ai  principali  og- 
getti presentati  alla  Esposizione  essendo  egli  Segretario 
della  Commissione  medesima  ed  avendo  più  giorni 
prestata  graziosamente  1'  opera  sua  come  Ispettore 
principale,  si  può  dire,  della  consegna  e  disposizione 
di  tutte  le  cose  presentate ,  ond'  ebbe  a  meritare  e 
ricevere  da  tutti  molta  lode  e  gratitudine. 

È  diviso  il  Rapporto  in  più  parti  distìnte  coi 
titoli  di  Modelli  ,  Macchine  ,  Pomona  ,  Cereali  , 
Orticoltura  ,  Selvicoltura  ,  Albericoltura  ,  Be- 
stiami ,  Industria  e    Varietà. 

Non  potevano  indicarsi  nella  brevità  del  tempo 
concesso  al  Rapporto  tutti  quanti  gli  oggetti  stati  e- 
sposli  e  però  si  accennavano   soltanto  come  è  detto 


APPENDICE  123 

t  principali  e  con  essi  le  persone  che  secondo  il  pa- 
rere e  giudizio  della  Commissione  meritavano  d'  al- 
cuna guisa  la  pubblica  menzione  od  uno  speciale  in- 
coraggiamento o  di  essere  proposte  degne  di  premio: 
e  dovendo  il  Rapporto  stesso  venire  presto  e  per  in- 
tero pubblicato  si  ommettono  qui  i  nomi  ed  i  titoli 
di  onore. 

Non  è  a  dire  con  quanta  generale  soddisfazione 
fossero  accolte  ed  applaudite  le  tre  letture  da  quella 
eletta  e  ragguardevole  corona  di  uditori  i  quali  in 
buon  numero,  sciolta  l'Adunanza,  passarono  ad  os- 
servare di  nuovo  nei  giardini  -e  nei  portici  le  cose 
che  cessavano  in  quel  giorno  di  essere  esposte. 

Dom.  Santagata  Vice-Segretario. 


124  APPENDICE 

RAPPORTO 

della  Commissione  incaricata  di  esaminare  il  pro- 
getto del  Sig.  Ing.  Astolfi  di  un''  assicurazione 
mutua  dei  possidenti  contro  i  danni  della  gran- 
dine nella  Provincia  di  Bologna ,  letto  nella  Ses- 
sione straordinaria  della  Società  Agraria  tenutasi 
li  21  Decembre  1851. 

— °>3>»«cc<:'' — 


Nell'anno  1845  il  Signor  Marchese  Luigi  Tanari  leg- 
geva alla  Società  nostra  una  proposta  di  associazione 
mutua,  contro  i  danni  della  Grandine  nello  Stato  Pon- 
tifìcio. Ivi  dopo  aver  mostrato  i  vantaggi  di  tale  associa- 
zione ai  proprielarj ,  ai  fittaiuoli,  ai  coloni,  definiva  la 
sua  proposta,  per  una  cassa  di  deposito  nella  quale  una 
Società  di  agricoltori  serba  in  comune  i  propri  risparmi 
affine  di  valersene  a  ristoro  di  tutte  le  perdite,  che  a 
ciascuno  degli  indivdiui  che  la  compongono ,  cagionano 
ogni  anno  le  tempeste.  E  scendendo  poscia  alia  pratica, 
accennava  alcune  norme  generali, ed  augurava  che  un  gior- 
no potesse  tale  istituzione  attuarsi  fra  noi. 

Questo  medesimo  argomento  che  allora  piacque  senza 
effetto,  ha  pigliato  di  nuovo  a  trattare  il  Sig.  Ing.  Astolfi 
nel  corrente  anno  in  un  suo  opuscolo  a  stampa  intitolato 
=  Progetto  di  una  Società  di  Possidenti  per  V  assicu- 
razione della  grandine  nella  Provincia  di  Bologna.  E  la 
Società  Agraria  a  sua  istanza  ha  nominala  una  Commis- 
sione composta  dei  sottoscritti,  affinchè  ne  faccia  il  debito 
esame,  e  ne  riferisca  il  suo  parere;  il  che  per  quanto  le 
nostre  forze  comportano  ci  accingiamo  di  compiere. 

Il  progetto  del  Sig.  Ing.  Astolfi  restringe  il  campo 
che  dal  Marchese  Tanari  era  divisalo.  Imperocché  mentre 
questi  estendeva  l'associazione  allo  Slato  Pontificio,  e  a 


APPENDICE  125 

tutti  i  prodotti  agrari,  l'Astolfl  Io  limita  alla  Provincia 
di  Bologna^  e  solo  per  la  Canapa^  il  Riso,  il  Frumento, 
e  rUva:  con  che  viene  a  renderlo  di  più  facile  ese- 
guimento. 

E  dimostrato  pur  egli  i  vantaggi  di  una  tale  asso- 
ciazione, passa  ai  due  punti  principali  dì  tale  materia, 
cioè  alla  Tariffa  del  prezzo  da  pagarsi  dagli  assicurati  e 
al  modo  di  liquidare  i  danni  avvenuti,  e  di  compensarli. 
Rispetto  al  primo  punto,  Egli,  traendo  la  conseguenza  dalle 
osservazioni  di  un  trentennio  (raccolte  in  breve  tavola  si- 
nottica) stima  potersi  stabilire  i  seguenti  prezzi:  per  l'as- 
sicurazione della  Canapa  Scudi  8  per  cento  sulle  rendite, 
pel  Frumento  Se.  4,  pel  Riso  Se.  10,  per  l'Uva  Se  7. 
Rispetto  al  secondo  punto  cioè  al  metodo  di  liquidare  i 
danni  nel  caso  di  paliti  infortuni!,  prende  le  sue  norme 
da  quelle  adottate  dalla  Società  di  assicurazione  di  Trie- 
ste, che  anch'essa  nei  guasti  della  Grandine  fece  vistose 
operazioni.  E  noi  abbiamo  ricevuto  dall'Autore  manuscrilto 
il  suo  progetto  di  regolamento,  il  quale  ci  par  fatto  con 
molta  diligenza  e  discrezione. 

Ma  innanzi  tratto  prendendo  a  considerare  le  massime 
generali  del  progetto  Astolfl,  taluno  della  Commissione 
muoveva  dubbio  che  questo  genere  d'associazione  trovi 
poco  favore  generalmente  presso  gli  Agricoltori,  ai  quali 
ripugna  la  entità  del  premio  da  pagarsi:  imperocché  i  pic- 
coli possidenti  ne  sono  gravati  oltre  misura,  e  ai  grandi 
possidenti  par  di  trovare  compenso  nell'una  parte  dei  loro 
beni  a  quello  che  per  avventura  solBFron  nell'altra.  Gli  uni 
e  gli  altri  sperano  di  andar  salvi  dalle  calamità  eventuali 
(che  a  ciò  troppo  natura  ne  rende  inchinevoli)  e  a  peggio 
andare  si  rifiutano  dicendo  che  è  duro  sottostare  ogni  anno 
ad  una  sicura  tempesta,  per  schivarne  un'altra  maggiore 
sì,  ma  incerta  o  remota.  Le  assicurazioni  far  buone  pro- 
ve soltanto  dove  il  premio  che  si  paga  è  minimo  a  rispetto 
del  danno  minaccialo,  come  per  esempio  negl'incendi  delle 


126  APPENDICE 

case ,  0  nei  naufragi  dei  bastimenti.  Obbiettava  altresì  che 
l'impianto  di  una  Società  d'assicurazione  trae  seco  di  ne- 
cessità moltissime  spese,  le  quali  per  di  più  del  ristoro 
dei  danni  dovrebbero  gravare  gli  Associali  ;  e  metteva  in- 
nanzi le  esigenze  infinite,  e  le  difficoltà  di  appagarle,  la 
malizia  che  pur  si  mescola  a  queste  imprese ,  e  sovente 
le  turba;  la  incertezza  dei  metodi  di  liquidazione.  Pare- 
vagli  che  se  per  una  parte  sarebbe  pieno  di  cure,  e  di  fa- 
stidio il  tenere  separati  i  prodotti  che  si  assicurano  quasi 
formandone  tante  società  diverse ,  ciò  nullameno  si  ravvi- 
sa indispensabile,  perchè  altrimenti  il  coltivatore  di  canapa 
non  crederà  suo  interesse  mescolarsi  di  assicurare  il  riso, 
e  viceversa.  Trovava  fra  le  influenze  atmosferiche  questa 
singolarità  che  alcuni  luoghi  son  percossi  frequentemente 
da  grandine,  altri  per  lunghissimo  spazio  d'anni  ne  vanno 
esenti.  Laonde  la  Società  di  Trieste  poneva  diversità  di  ta- 
riffa non  solo  da  prodotto  a  prodotto,  ma  eziandio  da 
luogo  a  luogo.  Poi  addimandava  se  l'incasso  stabilito  non 
sarà  sufficiente,  in  che  modo  ripararvi?  chiamare  nuovo 
danaro  dagli  associati  è  scabroso  ;  pagare  soltanto  ai  dan- 
neggiati una  quota  proporzionale,  toglie  all'impresa  ogni 
efficacia.  Concludeva  che  la  Società  stessa  di  Trieste  dopo 
la  prova  di  alcuni  anni  ha  dovuto  cessare  le  operazioni 
sull'assicurazione  della  grandine. 

Queste  obbiezioni,  comecché  gravissime, non  parevano 
alla  maggiorità  della  Commissione  bastevolmente  conclu- 
denti ad  eliminare  del  tutto  un  tale  progetto.  Le  difficoltà 
che  pur  si  riconoscono  nell'impresa,  non  son  tali  da  non 
potersi  superare.  Le  spese  di  amministrazione  debbono  es- 
sere lievi  se  la  Società  sia  ben  governata,  e  non  sensibili 
allorché  fra  molti  si  ripartano:  gli  inganni,  le  malizie, 
le  frodi,  quanto  nelle  umane  cose  è  possibile,  vogliono 
essere  evitate  da  regolamenti  savi  e  discreti:  l'assicurazione 
dei  vari  prodotti  potrebbe  occorrendo  essere  tenuta  divisa; 
se  v'  ha  oggi  ripugnanza  negli  agricoltori  a  pagare  una 


APPENDICE  127 

tassa  rilevante  a  questo  fine ,  tale  ripugnanza  verrà  meno 
quando  ne  veggano  in  pratica  l'utilità:  la  Società  di  Trie- 
ste avere  per  anni  liquidato  i  guasti  della  grandine  senza 
serii  reclami  ;  se  dessa  poi  cessò  dalle  sue  operazioni  vuoisi 
attribuire  per  l'una  parte  al  piccol  numero  di  quelli  che 
nel  principio  assicuravano,  per  l'altro  al  guadagno  che 
essa  come  Società  privata  e  specnlatrice  (non  di  mutua 
garanzia)  pretendeva  di  fare  oltre  il  ristoro  dei  danni:  la 
sua  esistenza  di  parecchi  anni  mostrare  che  il  tentativo 
era  possibile.  E  già  lo  avevano  mostrato  più  manifestamente 
altre  Società  formatesi  nella  Francia  e  nella  Prussia.  D'al- 
tra parte  quanto  non  giova  alla  produzione  della  ricchezza, 
l'aspettativa  sicura  dell'avvenire?  Può  il  proprietario  me- 
diante l'associazione  disporre  tranquillo  di  una  rendita 
certa;  il  colono  ha  assicurata  la  sussistenza,  ed  è  chiusa 
quella  gran  sorgente  di  debiti  che  nelle  annate  cattive  è 
costretto  ad  incontrare,  e  lo  sommergono  nelle  miserie,  e 
lo  disvogliano  del  lavoro,  senza  che  il  proprietario  sovente 
ne  sia  mai  più  rimborsato.  Più  largamente  e  con  fiducia 
si  ponno  applicare  alla  terra  nuovi  capitali,  tentare  nuovi 
miglioramenti,  e  nuove  industrie  quando  sia  tolto  il  pericolo 
che  una  meteora  in  brev'ora  rapisca  il  frutto  dei  risparmi 
e  dei  sudori.  L'associazione  mutua  infine  è  argomento  di 
moralità  e  di  quiete  pubblica. 

Queste  erano  le  ragioni  ventilate  da  ogni  parte  per  le 
quali  si  veniva  a  questa  conclusione. 

Il  progetto  di  un  associazione  mutua  dei  possidenti 
per  i  danni  della  grandine,  quando  l'associazione  sìa  li- 
bera, e  spontanea  merita  lode  e  favore  dalla  Società  Agraria. 

Le  difficolià  gravi  che  veramente  si  incontrano  a  tal 
fine  sembrano  [superabili,  dal  buon  volere,  dalla  preser- 
vaoza ,  dal  concorso  di  molti. 

Per  la  tariffa  dei  prezzi  che  sarebbe  da  pagarsi  dagli 
assicurati,  la  Commissione  non  si  credè  tanto  fondata  da 
esprimerne   un  giudizio,  ma  stimò  bene  di  interpellarne 


128  APPENDICE 

particolarmente  le  Deputazioni  Sezionali,  che  sono  a  por- 
tata di  meglio  conoscere  e  valutare  i  danni  che  la  gran- 
dine ordinariamente  arreca- 

Per  le  norme  infine  della  liquidazione  e  del  compenso 
potrebbe  questa  parte  desumersi  dai  Regolamenti  delle  al- 
tre Società  analoghe,  confrontati  e  modificati  secondo  le 
circostanze  della  nostra  provincia.  E  il  progetto  del  Sig. 
Ing.  Aslolfi  ne  porge  una  base  opportuna.  Però  questa 
materia  non  spetta  tanto  alla  Commissione  nostra,  quanto 
alla  Riunione  degli  assicurati,  se  un  giorno  si  venisse  a 
dar  effetto  alla  presente  proposta. 

Tali  erano  i  pensieri  della  Commissione  quando  il  Sig. 
Ing.  Astolfì  pubblicò  un  nuovo  opuscolo  con  una  ulteriore 
proposta  sul  medesimo  argomento.  Essa  difTerisce  dalla  pri- 
ma in  ciò  che,  invece  di  un'associazione  spontanea  e  pri- 
vata, propone  che  l'impresa  sia  promossa  e  regolata  dal- 
l'Amministrazione  Provinciale.  In  secondo  luogo  chiede 
che  dove  avvenga  che  in  un  anno  ì  prezzi  di  contribuzio- 
ne degli  assicurati  non  bastino  al  compenso  dei  guasti 
prodotti  dalla  grandine,  l'Amministrazione  Provinciale  vi 
sopperisca  con  un  sopracarico. 

Ripreso  quindi  l'esame  di  tale  subbiello  della  Com- 
missione ,  apparve  chiaro  alla  medesima  che  facendosi  ini- 
ziatrice l'Autorità  Provinciale  di  un  tale  progetto,  sono 
per  derivarne  alcuni  vantaggi,  e  specialmente  date  le  con- 
dizioni del  paese  nostro  poco  avvezzo  alle  imprese  d'as- 
sociazione privata.  I  quali  vantaggi  sono  un  credito  mag- 
giore all'impresa;  una  esecuzione  più  facile  pei  mezzi 
onde  la  Provincia  dispone  ;  una  probabilità  più  fondata  di 
esito.  Ma  d'altra  parte  l'intervento  dell'Autorità  nelle  fa- 
cende  economiche  dei  privati  è  agli  occhi  dei  sottoscritti 
un  mezzo  eccezionale,  ma  non  mai  regola  di  buona  eco- 
nomia in  una  ordinata  Società.  La  regola  vera  economica 
è  la  libertà  sì  negli  individui  che  nelle  associazioni  ;  e  il 
Governo ,  i  Corpi  Provinciali ,  e  Municipali  mentre  debbono 


APPENDICE  129 

tutelare  il  franco  esercizio  dei  Diritti  di  ciascuno,  rimuo- 
vere gli  ostacoli,  agevolare  gli  sforzi  dei  privati  colle 
opere  di  pubblica  utilità,  se  passano  questo  termine,  se 
s'ingeriscono  delle  industrie,  se  vogliono  farsi  Amministra- 
tori 0  gestori  d' intraprese,  ollrecchè  di  rado  riescono  a  buon 
successo,  vanno  contro  al  fine  che  loro  è  prescritto  dalla 
indole  della  Società.  L'intervento  dell'Autorità  nelle  fa- 
cende  economiche  dei  privati,  che  da  molti  oggi  si  dimanda 
come  rimedio  ai  mali,  pare  a  noi  invece  che  sia  cagione 
di  essenziali  conseguenze ,  e  certamente  ad  esso  si  atten- 
gono in  gran  parte  quelle  utopie  che  tanto  si  deplorano 
0  si  temono.  Nondimeno  considerando  che  nel  presente  caso 
si  tratterebbe  di  dar  principio  ad  un  nuovo  sistema  di 
mutua  garanzia,  il  quale  potrebbe  essere  in  avvenire  dato 
liberamente  ad  amministrare  alle  compagnie  dei  privati,  si 
potrebbe  in  via  di  eccezione  ritenere  utile,  che  questa  assi- 
curazione fosse  promossa  ed  iniziata  dall' Amministrazione 
Provinciale.  E  se  tale  è  anche  il  parere  della  Società  Agraria 
potrebbe  essa  cooperarvi  con  un  voto,  od  una  preghiera 
rivolta  alla  competente  Autorità.  Ma  ciò  che  non  si  può 
in  alcun  modo  ammettere  si  è,  che  lo  sbilancio  che  in  dan- 
nata ipotesi  fosse  per  verificarsi  fra  i  premi  d'assicurazione 
e  i  danni  liquidati,  si  traesse  da  una  tassa  generale.  Lo 
scopo  del  Sig.  Ing.  Astoltì  in  questa  proposta  pare  a  noi 
sìa  quello  di  costringere  indirettamente  tutti  i  possidenti 
ad  associarsi  :  imperocché  ognuno  veggendosi  sottoposto  al 
rischio  del  pagamento,  preferirebbe  di  avere  ancora  l'even- 
tualità del  benefìzio:  ma  oltrecchè  ciò  pecca  contro  la  giu- 
stizia e  l'equità,  il  costringere  direttamente  od  indiretta- 
mente i  possidenti  ad  assicurarsi  ci  sembra  contrario  al 
diritto  di  proprietà  libera  che  ha  ciascuno^  ed  ai  principi 
della  buona  economia;  ci  sembra  ricadere  in  quell'errore 
dell'intervento  governativo  nella  gestione  dei  beni  privati 
che  non  dubitiamo  ancora  una  volta  di  ripetere  pernicioso. 
Però  su  tale  argomento  dobbiamo  lodare  assaissimo  la  do- 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Sebie  IH.  Tomo  5.  9 


130  APPENDICE 

cililà  del  Sig.  Astolfi  che  udite  le  nostre  osservazioni  di- 
chiarò di  ritirare  questa  parte  del  suo  Progetto. 

E  per  esaurire  la  materia  non  possiamo  passar  sotto 
silenzio  il  rapporto  del  Dolt.  G.  Crescimbeni  a  nome  della 
Deputazione  Sezionale  di  S-  Giovanni  invitata  ad  esami- 
nare questa  proposta.  Esso  vi  oppone  i  seguenti  dubbi , 
difetto  di  abitudini  morali  di  associazione;  repugnarsi  dai 
grandi  possidenti  a  farne  parte;  difficollà  di  precisare  la 
tassa  di  assicurazione; difficoltà  di  liquidare  i  danni.  Quindi 
non  vede  che  due  modi  di  riuscire  nell'impresa,  l'uno  che 
il  Governo  stesso  assuma  quest'Ufficio,  l'altro  che  sia 
opera  di  una  Società  privata  speculatrice.  I  dubbi  in  so- 
stanza concordano  con  quelli  promossi  dalla  Commissione. 
L'ingerenza  Governativa  fu  da  noi  eliminata  per  le  ragioni 
sopradelte.  Finalmente  quanto  ad  una  Società  speculatrice, 
se  per  una  parte  le  difficollà  di  esecuzione  vengan  meno, 
per  l'altra  uopo  è  notare,  che  tali  Società  volendo  fare 
considerevoli  guadagni,  oltre  il  ristoro  dei  danni,  la  gra- 
vezza sui  possidenti  diviene  tanto  maggiore,  a  tal  che  li 
allontana  ognor  più  dal  desiderio  di  assicurarsi.  E  di  fatto 
esiste  anche  presentemente  ed  esiste  già  da  molti  anni  una 
Associazione  speculatrice  privilegiata  dal  Governo  Pontificio 
a  tal  fine;  ma  o  abbia  temuto  di  perdere  nell'impresa,  o 
non  trovi  associati,  certo  è  che  sin  ora  non  ha  fatto,  ri- 
spetto alla  grandine,  alcuna  operazione  di  rilievo.  Quindi 
almeno  per  adesso  non  ci  sembra  trovare  in  ciò  fiducia  di 
felice  riuscimento. 

Venendo  adunque  a  raccogliere  le  fila  dello  sparso  di- 
scorso^ la  Commissione  sottopone  alla  Società  Agraria  i 
seguenti  suoi  pensamenti. 

1.  È  utile  e  commendevole  l'associazione  mutua  ap- 
plicata ai  danni  della  grandine. 

2.  Essa  dee  essere  sempre  ed  in  ogni  caso  spontanea, 
cioè  a  dire,  che  i  proprietari  siano  liberi  di  assicurare  o 
no  i  prodotti  agrari  secondo  che  loro  talenta. 


APPENDICE  131 

3.  L'assicurazione  mutua  Dormalmente  dovrebbe  es- 
sere diretta  o  ammiDistrata  dalli  stessi  associati. 

4.  Se  nel  principio  dell'impresa  le  difficoltà  son  gravi, 
potrebbe  ove  il  credesse  opportuno  l'Autorità  Provinciale 
farsene  promotrìce  ed  iniziatrice,  sempre  però  col  pensiero 
di  rinunziarne  la  gestione  ai  privali  quando  sia  bene  avviata. 

5.  In  questo  senso  la  Società  Agraria  può  raccoman- 
dare alla  Provincia  il  progetto  del  Sig.  Ing.  Astolfl. 

6.  La  tariffa  dei  prezzi,  le  modalità  della  liquidazione 
dei  danni  meritano  più  maturo  studio,  e  la  Commissione 
ricevendone  incarico  potrà  esaminarle  più  specialmente 
quando  avrà  ricevuto  da  tutte  le  Deputazioni  Sezionali  i 
loro  rapporti  sul  proposito. 

7.  Ad  ogni  modo  è  degno  di  lode  lo  zelo  con  che  il 
Sig.  AstoIS  ripigliando  il  concetto  del  March.  Tanari,  ri- 
sguardandolo  più  precisamente,  svolgendolo  nelle  sue  ap- 
plicazioni, e  procacciandone  l'esecuzione,  intende  ai  pro- 
gressi della  nostra  Agricoltura  e  della  pubblica  prosperità. 

Firmati  Marco  Minghetti  Relatore. 
Enrico  Sassoli. 
Enrico  Grabinski. 
Luigi  Loup. 
Gio.  Domenico  Ferrari 


'^7S<B^Q:èS'0iy>- 


132 

MIGLIORUMENTO  DELIE  MIE  DEGLI  AlilMÌLI 

che  servono  all'  Economia  rurale. 


La  Deputazione  Sezionale   di   Budrio  al  princi- 
piare dell'anno  1849  chiamava  l'attenzione  della  So- 
cietà Agraria  j  intorno  la  necessità  di  studiare  i  mezzi 
più  acconci  pel  miglioramento  dei  bestiami   che  servo^ 
no   alla   nostra   economia   rurale;   mentrechè    se    ab- 
biamo a  rallegrarci  che  lo  stato  loro  abbia  da  qualche 
anno  progredito  verso  il  meglio,  siamo  però  ancora  ben 
lontani  dal  poter  essere  a  pieno  soddisfatti  a  questo  pro- 
posito. Pertanto  con  vero  interessamento  la  Società  Agra- 
ria accoglieva  sì   fatta  proposta ,  e  con  sua  Circolare 
N.    140.    delli  27  Luglio  1849  invitava  le  Deputazio- 
ni Sezionali  a  fare  ciò  stesso  oggetto  dei  propri  studj. 
Molte  e  molte  proposte^  degne  tutte  di  lode,  ne  giunge- 
vano alla  Società  in  riscontro  alla  circolare  anzidetta, 
le  quali  tutte  furono  rimesse  ad  una  Commissione  appo- 
sitamente nominata,  che  ha  già  incominciato,  e  ben  pre- 
sto sarà  per  terminare  i  propri  studi.  Intanto  però  si 
è  creduto   opportuno  di  non  dilazionare   ulteriormente 
la  pubblicazione  di  alcuni  fra  i  riscontri  pervenuti.  Che 
se  non  tutti  si  rendono  di  pubblica  ragione ,  non  è  perchè 
agli  altri  manchi  il  merito,  o  non   vi  sieno  utilissime 
proposte  delle  quali   si   occuperà  la  Commissione ,   ma 
perchè  ne  è  sembrato ,  che   quelli  prescelti   da  pubbli- 
care contengano   una  più  abbondante  raccolta  di  noti- 
zie e  proposte ,  le   quali  possono  praticamente   essere 

adottale  dai  nostri  allevatori. 

I  Compilatori. 


APPENDICE  133 

U  DEPUTAZIONE  SEZIONILE  DI  PERSICETO 

AW  Illustrissimo  Sig.  Presidente  della  Società 
Agraria  di  Bologna. 

Mi  è  dato  finalmente  di  potere  in  parte  riferire  intor- 
no al  quesito  sul  bestiame  proposto  fino  dal  Luglio  dello 
scorso  anno  1849  nella  lettera  della  Signoria  Vostra  lUrna, 
N.  140;  e  dico  in  parte;  perchè  è  piaciuto  a  questa  De- 
putazione Sezionale, dividendo  in  due  parti  il  quesito  sud- 
detto, di  discutere  prima  del  miglioramento  delle  raTpifi 
del  bestiame,  e  di  differire  quindi  la  discussione  (che  pe- 
rò non  sarà  molto  lontana)  intorno  al  più  ragionato  ed 
economico  me%7fi  di  nutrirlo. 

La  Deputazione  Sezionale  pertanto,  seguendo  le  mas- 
sime manifestale  in  due  separati  rapporti,  l'uno  del  eh. 
Sig.  Prof.  Giulio  Crescimbeni,  l'altro  del  rinomato  Zoo- 
jatro  Sig.  Prof.  Giovanni  Gotti;  ha  avvisato  che  per  mi- 
gliorare le  razze  del  bestiame  si  debbano  avere  in  consi- 
derazione le  seguenti  cose.  Riflettendo  innanzi  tratto  che 
il  migliorare  le  razze  del  bestiame  non  altro  è  che  ren- 
derlo più  addatto  e  più  appropriato  all'uso  cui  è  destinato, 
e  considerando  che  la  Provincia  nostra  si  divide  in  mon- 
tagna, in  pianura  e  parte  ancora  in  pascoli,  ha  stimato 
essere  pregio  dell'agricoltura  l'allevare  un  bestiame  ac- 
concio a  lavorare  le  colline  ben  distinto  da  quello,  che 
occorre  per  le  lavoragioni  del  piano,  massime  quando  sia 
esso  forte  ed  argilloso ,  e  così  del  pari  il  migliorare  e  per- 
fezionare per  li  pascoli,  un'altra  specie  di  bestiame,  ac- 
concia più  d'ogni  altra  a  prestar  latte  e  buona  carne  da 
macello.  Quindi  ha  veduto  che  di  tre  specie  di  animali  bo- 
vini abbisogna  la  nostra  industria  agricola,  e  cioè: 


134  APPENDICE 

1.  Della  razza  Pugliese  per  le  grandi  lavoragioni  del- 
la pianura. 

2.  Della  razza  Montanara ,  che  non  è  che  una  specie 
del  medesimo  genere,  preferibile  al  colle,  non  tanto  per 
la  circoscrizione  e  torosità  degli  arti,  quanto  per  recono- 
mia  del  foraggio  che  occorre  a  mantenerla. 

3.  Della  razza  Modenese  oppure  di  quella  Sv^^era, 
che  molto  convengono,  ove  non  siavi  il  bisogno  di  sotto- 
porle alle  gravi  fatiche  dell'agricoltura. 

Poste  le  quali  cose,  ha  pensato  che  il  miglior  mezzo 
per  migliorare  e  perfezionare  tutte  tre  le  suddette  razze 
consista  nel  porre  ogni  studio  ed  attenzione  nell' assortire 
le  stalle  e  nel  sorvegliare  la  procreazione.  Per  il  qual  flne 
non  solo  si  dovrà  raccomandare  la  scelta  di  belle  e  buone 
vaccine,  ma  eziandio  e  più  ancora  di  provvedere  accurata- 
mente a  quella  di  Tori  perfetti  e  vigorosi,  in  rapporto 
alle  varie  specie  che  s'intenderà  di  propagare;  poiché,  al 
dire  di  Monsignor  Malvasia ,  negli  animali  i  figli  assomi- 
gliano assai  più  al  padre  che  alla  madre.  Li  quali  Tori , 
oltre  all'essere  perfetti  e  vigorosi  e  ben  nutriti,  ed  all'a- 
vere le  altre  qualità  che  ad  un  Toro  ben  fatto  si  richie- 
dono, si  vogliono  più  grossi  delle  vacche  che  devono  co- 
prire, non  sì  però  che  siavi  una  grande  sproporzione; 
giacché  il  toro  troppo  grosso  per  una  piccola  vaccina,  la 
schiaccia,  ed  il  parto  riesce  sovente  difficile  e  pericoloso. 

A  prevenire  pertanto  moltissimi  inconvenienti,  a  ren- 
dere più  che  sia  possibile  accurate  le  copriture  delle  vac- 
cine, ed  assicurarne  la  fecondila,  e  ad  ottenere  de'  belli 
e  buoni  allievi,  la  Deputazione  Sezionale  ha  riputato  che 
sarebbe  opportunissimo  che  venissero  adottate  dal  Governo 
alcune  provvidenze,  le  quali  tutte  sì  riassumono ,  e  si  com- 
prendono in  queste. 

1.*^  Che  ninno  possa  tenere  un  Toro  ,  e  spacciarlo  alla  ,| 
fecondazione,  se  da  competenti  ed  esperti  deputali  non  sia 
riconosciuto  idoneo. 


APPENDICE  135 

2."  Che  collii  il  quale  si  occupa  di  questo  traffico, 
deggìa  tenere  un  bollettario  a  madre  e  figlia,  dal  quale 
risulti  il  numero  delle  monte,  e  la  distanza  dell'una  dal- 
le altre;  stante  che  l'avidità  degli  spacciatori,  sovente  le 
fa  di  mollo  oltrepassare  il  numero  delle  quaranta,  che  si 
permettono  da  alcuni  Zoojatri:  mentre  da  altri  si  vuole 
che  non  trapassino  le  venti. 

S.**  Che  ogni  anno  alla  fine  di  Maggio  si  verifichi  l'età 
e  lo  stato  igienico  dei  Tori ,  perchè  sieno  immancabilmente 
scartati^  e  sostituiti,  le  quante  volte  o  per  un  titolo  o  per 
UQ  altro  ne  fosse  palese  il  bisogno. 

A  queste  discipline  però  non  dovrebbero  andar  soggetti 
quei  proprielarii  i  quali  hanno  tori  per  loro  proprio  uso 
esclusivo;  avvertendosi  per  altro  che  qualcuno  della  De- 
putazione ha  proposto  che  ove  alcuno  dei  detti  proprie- 
larii facesse  commercio  del  suo  toro  o  lo  cedesse  ad  aHri 
per  coprire  vaccine  sotto  qualunque  titolo,  sarebbe  con- 
veniente il  sottoporlo  ad  una  multa  pecuniaria.       ^ 

Eccole  esposte  in  breve,  o  Illustrissimo  Sig.  Presi- 
dente, le  cose  discorse  e  proposte  da  questa  Deputazione 
Sezionale  intorno  al  miglioramento  delle  razze  del  bestia- 
me, a  cui  spero  di  potere  quanto  prima  aggiungere  un 
altro  rapporto  intorno  alla  seconda  parte  del  quesito,,  e 
cioè  dei  pili  ragionato  ed  economico  mezzo  di  nutrirlo. 
Ed  assicurando  intanto  la  Signoria  Vostra  Illma.  dello 
zelo  il  più  vivo  per  parte  di  questa  Direzione,  tutto  im- 
pegnato al  migliore  andamento  della  Deputazione  Sezio- 
nale, mi  pregio  di  rassegnarmi  colla  più  devota  stima. 

Della  stessa  Signoria  Vostra  Illustrissima: 
Persicelo  li  2  Novembre  1850. 

Vmo  Devomo  Obblmo  Servo 
Il  Direttore 
Enrico  Sassoli. 


136  APPENDICE 

ULTERIORE  RAPPORTO 

DELLA 

DEPUTAZIONE  SUDDETTA 


Questa  Deputazione  Sezionale  conobbe  T  importanza 
del  quesito  fatto  da  cotesta  llliìia  Presidenza  col  dispac- 
cio delli  27  Luglio  1849.  N.  NO  per  sapere  quali  mezzi 
si  ritenessero  più  addatti  a  migliorare  le  razze  del  bestia- 
me ed  a  nutrirle  in  un  modo  più  ragionato,  ed  economi- 
co. Si  diede  essa  con  ogni  impegno  allo  studio  di  quel 
tema,  e  rispose  alla  prima  parte  del  medesimo  coli' estratto 
del  rapporto  fallo  dall'onorevole  Sig.  Doli.  Crescimbeni 
che  fu  inoltrato  alla  Presidenza  suddetta  nel  24  novem- 
bre 1850.  N.  43.  Continuò  la  discussione  della  seconda 
parte  del  quesito  stesso,  e  dalle  molle  cose  che  vennero 
esposte  da  quelli  che  presero  parte  alla  medesima ,  e 
dai  moltissimi  falli  raccolti  si  conobbe  che  rutilila,  e  l'e- 
conomia nei  modi  di  alimentare  il  bestiame  dipendono 
dalle  qualità  delle  differenti  specie  del  medesimo,  dall'uso 
al  quale  si  destina,  dai  prodotti  che  si  vogliono  ricavare 
da  quello,  dalla  più  abbondante  quantità  dei  diversi  fo- 
raggi ,  e  delle  biade  con  cui  si  alimenta  e  dal  costo  loro, 
le  quali  cose  tulle  diversificano  ne' varii  poderi,  nelle  an- 
nate diverse,  e  sono  subordinale  a  circostanze  mutabili, 
ed  eventuali. 


APPENDICE  137 

La  DeputazioDe  suddetta  per  rispondere  conveniente- 
mente alla  seconda  parte  del  quesito  suespresso  credè  ben 
fallo  il  raccogliere,  e  registrare  le  pratiche  qui  usate  dalla 
pluralità  degli  educatori  di  bestie,  ed  accennare  quelle 
che  sono  adoprale  dai  più  diligenti  ed  esperti  fra  i  mede- 
simi, e  che  essa  giudicò  le  migliori. 

Fu  essa  d'avviso  che  il  mezzo  di  migliorare  il  bestiame 
consistesse  nel  nutrirlo  bene,  nell' alloggiarlo  conveniente- 
mente, nell'avere  ogni  cura  della  salute  di  quello,  e  nel- 
r impiegare  alla  riproduzione  gli  animali  più  perfetti. 

Considerò  essa  che  l'educatore  di  bestie  si  propone 
fini  differenti  colla  di  lui  industria  poiché  ha  per  iscopo 
r  ottenere  carne  e  grasso  ,  ovvero  latte  per  il  bisogno  della 
nostra  domestica  economia  ed  esige  lavoro  per  migliora- 
re la  condizione  de'  terreni  che  sono  coltivati ,  e  che  per- 
ciò dovrebbero  essere  differenti  le  razze  destinate  a  soddi- 
sfare 0  l'uno  0  l'altro  di  quei  bisogni,  e  diverso  il  modo 
di  alimentarle.  Vide  essa  che  ciò  non  accade  fra  noi  ove 
si  richiede  dal  bue  che  incallì  nella  fatica,  e  che  visse  in 
mezzo  a  privazioni  continue,  carne  e  grasso  abbondanti, 
e  saporiti  quando  o  per  diffetti  del  corpo,  o  per  età  a- 
vanzata  non  è  più  atto  a  reggere  alla  fatica  del  lavoro 
delle  terre.  Ravvisava  essa  in  ciò  i  pregi  della  nostra  razza 
la  quale  più  o  meno  bene  soddisfa  a  questi  bisogni  diffe- 
renti,  e  la  solerzia  de'  nostri  agricoltori  che  con  tanta  po- 
vertà di  mezzi  sanno  ricavare  vantaggio  da  quella. 

Molti  di  essi  nell'alimentare  le  bestie  fanno  distinzio- 
ne fra  quelle  destinate  al  lavoro,  e  le  altre  che  devono  in- 
grassarsi, ovvero  somministrare  il  latte,  e  nel  territorio 
di  S.  Agata  ove  una  caseria  rende  facile  lo  smercio  di  que- 
sto, ed  ove  le  vacche  danno  un  prodotto  rilevante  non 
essendo  raro  il  ricavare  So-  20  annuali  dalla  vendita  del 
solo  latte,  sono  esse  alimenlale  con  cure  particolari  e  con 
foraggi  buoni  e  con  biade  sufficienti ,  ma  negli  altri  luoghi 
di  questa  Sezione  ove  poca,  o  nulla  è  l'industria  d'im- 


138  APPENDICE 

piegare  utilmente  il  latte  nel  caseifìcio,  le  vacche  che  lo 
somministrano  sono  nutrite  nello  stesso  modo  che  le  be- 
stie da  lavoro  e  non  viene  usato  un  metodo  speciale  di 
alimentazione  che  per  le  sole  da  ingrasso. 

Si  dà  comunemente  un  cibo  migliore  ai  vitelli  di  un 
anno  usando  fieno  buono  mescolato  a  poca  paglia,  avena, 
ed  altre  cereali  miste  a  semole,  e  più  generalmente  sono 
adoperali  gli  escrementi  dei  bachi  da  seta.  Fu  però  osser- 
vato che  nella  più  gran  parte  delle  stalle  non  sono  essi 
nutriti  con  bastante  latte  nei  primi  mesi  della  vita  loro  to- 
gliendosi quello  alle  poppe  della  madre  per  impiegarlo 
in  altri  usi. 

Nella  stagione  estiva  e  gran  parte  della  primavera  e 
dell'autunno  le  nostre  bestie  buine  senza  distinzione  sono 
alimentate  al  pascolo  nei  pochi  prati  naturali  qui  esistenti, 
nei  rivali,  nelle  capezzaggini,  nei  cavagni  ,ed  in  mezzo  ai 
campi  ove  si  nutriscono  con  diverse  specie  di  erbe.  I  pra- 
tici hanno  conosciuto  che  la  gramigna  è  più  nutriente  del- 
le altre,  e  che  dà  forza  maggiore  alle  bestie  da  lavoro, 
come  pure  che  l'erba  medica,  il  trifoglio,  e  le  papilio- 
nacee  producono  nelle  vacche  quantità  maggiore  di  latte. 
Qualcuno  di  essi  ha  qui  fatto  esperienza  delle  foglie  di 
colsat,  e  le  ha  trovate  attissime  a  produrre  latte  di  otti- 
ma qualità  ed  abbondante. 

Nelle  giornate  piovose,  e  durante  la  notte  le  bestie 
sono  alimentale  entro  le  stalle  con  erba  medica,  trifoglio, 
orzo,  fieno  greco,  e  lupinelle  falciati  in  verde,  ed  alle  de- 
bite stagioni  colle  erbe  provenienti  dalle  sarchiature  del 
frumento  e  dei  marzatelli,  e  colle  cime  del  primo,  e  con 
quelle  delle  fave  e  dei  frumentoni  mescolate  a  poca  paglia. 
La  parte  più  importante  dell'alimento  loro  consiste  nelle 
foglie  degli  alberi ,  e  si  dà  qui  la  preferenza  a  quella  del- 
l'olmo  cui  succede  l'altra  di  pioppo.  Alcuni  educatori  di 
bestiami  hanno  trovato  ottima  la  foglia  di  rovere  quando 
se  ne  faccia  uso  nell'autunno  allorché  comincia  ad  indù- 


APPENDICE  139 

fare  e  credono  essi  che  nella  primavera  sia  rifiutata  dalle 
bestie  perchè  amara. 

Quest'alimentazione  supplementaria  entro  le  stalle  d 
fatta  assai  parcamente  trovando  più  conveniente  il  non  sa- 
ziare interamente  i  buoi ,  e  lasciare  loro  il  desiderio ,  ed 
il  bisogno  di  nutrirsi  abbondantemente  nel  pascolo. 

Poco  uso  si  fa  allora  delle  biade, e  se  qualche  avve-> 
duto  educatore  cerca  di  sollecitare  l'ingrassamento  di  qual- 
che bestia  adopera  l'orzo,  e  l'avena,  ritenendo  che  du- 
rante l'alimentazione  con  foraggi  verdi,  esse  convengano 
meglio  che  qualunque  altra  specie  di  biada. 

L' alimentazione  delle  bestie  con  erbe  fresche  è  migliore 
nei  luoghi  in  cui  le  praterie  naturali,  ed  artificiali  sono  pia 
abbondanti,  e  dove  havvi  ricchezza  di  foglie  d'alberi,  di 
erbe  nei  campi,  e  di  cime  di  leguminose  e  di  cereali.  Fu 
osservato  da  questi  educatori  di  bestie  che  le  erbe  le  quali 
provengono  dai  terreni  argillosi  o  forti  del  nostro  Distretto 
Sezionale  danno  un  nutrimento  migliore  di  quello  che  si 
ha  dai  foraggi  di  terreni  leggieri  sabbiosi  o  calcari  del 
medesimo,  la  quale  osservazione  dovrebbe  determinare  i 
nostri  coltivatori  ad  estendere  con  preferenza  nei  primi 
l'educazione  del  bestiame. 

All'approssimarsi  della  rigida  stagione  quando  il  fred- 
do, e  le  intemperie  impediscono  ogni  lavoro  alle  terre  i 
bovi  sono  qui  rinchiusi  stabilmente  nelle  stalle,  e  pur  trop- 
po una  gran  parte  dei  medesimi,  almeno  qui  da  noi,  non 
è  nutrita  che  di  sola  stoppia  e  paglia  di  frumento,  e  si 
debilita  in  modo  che  al  ritornare  della  buona  stagione 
molti  di  essi  sono  costretti  per  rimettere  le  forze  perdute 
di  fare  un  consumo  non  piccolo  di  foraggio  verde ,  e  per- 
dere una  parte  del  tempo  che  potrebbe  essere  impiegata 
utilmente  in  un  pronto,  e  sollecito  ingrasso. 

Questa  Deputazione  Sezionale  pensa  che  quando  si 
potesse  ottenere  una  coltivazione  più  estesa  di  foraggi  ed 
una  più  economica  distribuzione  di  quelli  che  sono  som- 


140  APPENDICE 

ministrali  verdi  alle  bestie  nella  stagione  nella  quale  ab- 
bondano, la  nostra  razza  migliorerebbe  e  si  raggiunge- 
rebbe lo  scopo  di  nutrirla  con  vantaggio,  e  con  una  bene 
intesa  economia. 

Sul  finire  del  Febbraro  quando  la  primavera  comin- 
cia a  mostrarsi  si  aggiunge  a  quelle  magre  paglie  ,  e  stop- 
pie qualche  poco  di  fieno  specialmente  guìardo  ovvero 
guaiumi,  fraine,  lupinelle,  trifogli,  erbe  mediche,  loglie- 
resse,  e  tritumi,  e  paglie  di  fave,  di  veccie,  di  ceci,  e 
di  veccioli ,  ovvero  canne  tenere  di  valle,  o  mezze  robe  od 
altri  foraggi  secondo  suggerisce  il  tornaconto  per  il  costo 
loro  ne'  difierenti  luoghi,  e  questa  mescolanza  viene  fatta 
coir  aggiungere  un  quinto  di  quelle  sostanze  più  nutrienti 
a  quattro  quinti  delle  stoppie,  e  delle  paglie  suddette,  e 
solo  alcuni  pochi  accrescono  le  prime  sino  alla  dose  di 
un  quarto,  e  pochissimi  a  quella  di  un  terzo,  I  tritumi  di 
fave,  ceci,  veccie,  e  veccioli  sono  usati  da  taluno  separata- 
mente alla  fine  di  ciascun  pasto  asserendo  che  in  tale  mo- 
do si  eccita  nelle  bestie  la  sensazione  della  sete,  e  si  ob- 
bligano ad  abbeverarsi  più  abbondantemente. 

Oltre  la  mischianza  detta  alcuni  con  provido  consiglio 
somministrano  ai  bovi  loro  fave,  cereali,  od  altri  grani 
franti  e  vi  aggiungono  vinaccie,  e  semole  le  quali  biade 
vengono  comunalmente  date  nella  misura  di  uno  de'  nostri 
quartiroli  per  ogni  due  bestie  grosse. 

Allorché  si  ha  bisogno  di  ottenere  dalle  vacche  un 
abbondante  prodotto  di  latte,  e  quando  si  ha  necessità  di 
avere  da  queste,  e  dai  buoi  carne  e  grasso  gli  animali 
destinali  a  dare  quei  prodotti  si  sottopongono  ad  un  trat- 
tamento diverso.  In  quel  caso  la  mescolanza  del  fieno  colla 
paglia  si  fa  in  modo  che  almeno  presso  la  maggior  parte 
dei  nostri  educatori  la  metà  di  quella  si  compone  di  fieno, 
0  delle  altre  sostanze  superiormente  indicate.  Si  danno  biade 
abbondanti  e  può  ritenersi  come  misura  media  la  quantità 
di  quartiroli  tre  al  giorno  per  ogni  pajo  di  bestie.  Le  cir- 


APPEWDlCE  141 

costanze  economiche  dell'educatore,  il  costo  relativo  delle 
derrate  diverse  lo  determinano  a  preferire  nella  composi- 
zione delle  biade  detie  le  vinacce,  o  le  fave,  o  i  ceci,  o 
le  cicercliie  o  i  fagioli  cotti,  o  il  frumentone,  o  la  veccia, 
0  l'orzo,  0  l'avena,  o  i  veccioli ,  o  il  fieno  greco  bollito, 
0  i  mezzi  frumenti,  e  le  mondiglie,  o  le  ghiande  mace- 
rate, 0  altri  grani}  e  semi  franti  e  mescolati  a  semola, 
ovvero  le  sanse  o  pannelli  di  semi  oleosi  misti  ad  una  o 
più  di  quelle  sostanze. 

I  più  avveduti  limitano  l'uso  delle  vinaccie,  quello 
del  fieno  greco,  e  dei  veccioli  alle  sole  bestie  da  ingrasso 
non  credendo  che  quelle  sostanze  convengano  alle  vacche 
lattifere,  alle  quali  alcuni  esperti  educatori  benché  troppo 
pochi  di  numero  somministrano  radici  sminuzzate  di  bar- 
babietole e  ne  hanno  buon  risultaraento,  e  qualcuno  fa 
uso  di  radici  di  pomi  di  terra,  ed  ottiene  bontà,  ed  ab- 
bondanza di  latte. 

L'uso  delle  radici  diverse  che  servono  all'alimenta- 
zione delle  bestie  non  è  qui  mollo  esteso  benché  pochi 
ignorino  che  le  barbabietole,  oltre  il  servire  all'ingrasso, 
sono  un  eccellente  nutrimento  alle  vacche  lattifere,  au- 
mentando in  esse  la  secrezione  del  latte.  Qualcuno  giusti- 
fica una  tale  non  curanza  col  porre  innanzi  la  difiicoltà  di 
conservare  in  qualche  anno  le  radici  di  quella  pianta  fa- 
cili ad  imputridire  particolarmente  quando  sono  raccolte 
negli  autunni  umidi,  e  piovosi. 

II  Sig.  Conte  Annibale  Vincenzo  Ranuzzi  che  prese 
parte  alla  discussione  di  questo  importantissimo  argomento 
convenne  che  presso  noi  era  generale  1'  uso  di  mescolare 
la  semola  alle  biade,  ma  fece  saviamente  considerare  che 
sarebbe  stato  più  conveniente,  e  più  utile  il  sostituire  a 
quella  la  farina  del  frumento.  Esponeva  esso  che  uno  staio 
di  crusca  il  quale  pesa  libb.  22  o  23  al  più,  è  pagato 
28  baiocchi,  e  molte  volle  anche  30:  che  una  corba  di 
buona  qualità  la  quale  pesa  circa  libb.  175  vale  oggi  non 


142  APPENDICE 

più  di  Se.  2. 10,  e  che  ridotta  a  farina  dà  il  peso  di  libb. 
172  di  modo  che  ogni  peso  di  quella  vale  circa  bajocchi 
30,  costo  non  superiore  a  quello  della  crusca.  Aggiungeva 
che  l'utile  sarebbe  assai  maggiore  quando  si  sostituissero 
alla  semola  farine  di  mezzo  frumento  e  di  mondiglie  il 
costo  delle  quali  sarebbe  minore  di  baj.  30  per  ogni  peso 
di  esse. 

Si  trovano  anche  presso  noi  agronomi  esperii  i  quali 
hanno  conosciuto  che  il  mezzo  più  economico  d'ingrassare 
le  bestie  è  quello  di  farlo  nel  minore  tempo  possibile  per- 
ciò con  una  somministrazione  giornaliera  abbondantissima 
di  sostanze  nutrienti  avuto  riguardo  alla  facoltà  degli  or- 
gani che  servono  alla  digestione  ne'  diversi  animali,  ed 
uno  de'  medesimi  ha  trovato  vantaggioso,  e  di  spesa  mi- 
nore l'usare  giornalmente  per  ogni  pajo  di  bovi  3  de'  no- 
stri bigongi  di  vinacce,  40  libbre  di  pannello  di  lino,  2 
quartiroli  di  fava,  1  di  fagioli  colti,  e  2  quartiroli  di  cru- 
sca della  covetta.  Durante  il  tempo  dell'ingrasso  esso  som- 
ministra fieno  schietto  e  della  qualità  migliore  ai  bovi, 
pochissimo  essendone  il  consumo,  poiché  non  ne  mangia- 
no al  di  là  di  libb.  25  al  giorno,  e  brevissimo  è  lo  spa- 
zio di  tempo  occorrente  a  raggiungere  il  necessario  im- 
pinguamento, atteso  le  quali  cose  esso  ha  trovato  quel  me- 
todo più  economico  di  qualunque  altro. 

Quell'educatore  alimenta  le  vacche  lattifere  con  ottimo 
fieno,  e  con  molta  vinaccia,  e  somministra  ad  ogni  paio 
di  quelle  libb.  10  di  pannello  di  semi  oleosi,  ed  un  mezzo 
quartirolo  di  risina  che  esso  cuoce  ed  aggiunge  alle  altre 
sostanze  e  ad  una  convenevole  quantità  di  semola  o  covetta. 
È  qui  ignoto  1'  uso  del  sale  nella  nutrizione  del  bestiame 
e  pochi  conoscono  il  mezzo  facile  di  rendere  più  saporite 
e  più  nutritive  le  paglie,  e  le  stoppie  bagnandole  con  a- 
qua  che  contenga  una  soluzione  di  quello.  Qualcuno  l'a- 
dopera in  piccolissima  quantità  unito  alle  biade  che  si 
danno  ai  vitelli,  e  crede  che  con  questo  mezzo  si  avvez» 
Zino  facilmente  a  cibarsi  delle  medesime. 


APPENDICE  143 

I  nostri  educatori  nell'inverno  somministrano  il  cibo 
ai  bovi  due  volte  al  giorno  e  cioè  nella  mattina,  e  nella 
sera,  e  durante  la  stagione  estiva  aggiungono  una  terza 
razione  nel  mezzo  giorno,  e  danno  le  biade  alle  bestie  da 
tiro  nella  sera,  ed  a  quelle  da  ingrasso  ed  alle  lattifere 
nella  mattina, e  nella  sera.  Non  isfuggì  agli  osservatori  at- 
tenti che  gli  educatori  i  quali  dividono  i  foraggi  in  un 
maggiore  numero  di  frazioni,  e  somministrano  quelle  con 
metodo  regolare  ottengono  ottimi  risultamenti  riuscendo  i 
bovi  loro  meglio  nutriti,  e  più  vegeti,  e  robusti. 

Dalle  cose  fin  qui  narrate  può  dedursi  che  nella  plu- 
ralità dei  casi  le  bestie  buine  sono  qui  alimentate  conve- 
nientemente, e  che  quando  si  estendano  le  buone  pratiche 
usate  dai  nostri  più  esperti ,  e  più  diligenti  educatori  la 
condizione  di  esse  potrà  divenire  più  perfetta  e  più  sod- 
disfacente. 

Questa  Deputazione  Sezionale  pensa  che  un  metodo 
ragionato  di  alimentazione  delle  bestie  non  possa  avere 
uo  risultato  veramente  utile  se  non  si  collega  alla  salu- 
brità del  luogo  in  cui  alloggiano,  ed  alle  più  diligenti 
cure  della  salute  loro,  ed  è  persuasa  che  molle  cose  ri- 
mangono qui  a  farsi  per  questa  parte,  non  tacendo  però 
che  alcuni,  e  forse  non  pochi  de'  nostri  educatori  le  ten- 
gono in  buone  stalle,  e  le  governano  ogni  giorno  con  a- 
more  e  con  attenzione.  Ma  pur  troppo  molti  presepii  di 
questo  Distretto  Sezionale  mostrano  colle  forme  loro  che 
quelli  i  quali  li  costruirono  in  quel  modo  erano  persuasi 
della  massima  erronea  un  tempo  addottala  dagli  agronomi 
essere  cioè  il  bestiame  un  male  necessario  nell'agricoltura. 

Nessuno  che  abbia  fiore  di  senno  potrà  persuadersi 
che  un  animale  destinato  originariamente  a  vivere  nell'aria 
aperta,  quantunque  nutrito  bene  e  con  abbondanza,  possa 
prosperare  trovandosi  per  molli  mesi  chiuso  in  un  abituro 
basso,  umido,  privo  di  aria  e  senza  luce,  reso  molle  volte 
più  insalubre  dal  continuo  stanziare  di  molle  persone,  e 


144  APPENDICE 

dalle  emanazioni  mefìtiche  di  ammassi  di  concime  conser- 
vati  entro  il  medesimo  per  il  supposto  fine  di  mantenere 
un  conveniente  calore. 

È  parimenti  a  desiderarsi  che  non  siano  trascurate  dai 
nostri  educatori  di  bestie  quelle  cure  giornaliere  minuzio- 
se alle  medesime  le  quali,  mentre  le  mantengono  prospere 
e  sane,  contribuiscono  grandemente  al  miglioramento  loro 
come  lo  prova  l'esempio  di  luoghi  a  noi  non  lontani  nei 
quali  la  pratica  esatta  di  quelle  cure  è  un  bisogno,  ed 
un  abitudine  inveterata  in  coloro  che  si  danno  al  governo 
de'  buoi. 

È  dolente  questa  Deputazione  Sezionale  di  non  potere 
dare  una  risposta  più  intera  al  quesito  che  fu  fatto  da  co- 
testa  Illustrissima  Presidenza,  ed  a  nome  di  quella  prego 
la  Signoria  Vostra  Illustrissima  ad  accettare  il  poco  come 
attestazione  del  buon  volere  della  medesima,  e  con  questa 
speranza  ho  l'onore  di  protestarmi  con  stima,  e  con  os- 
sequio 

Della  Signoria  Vostra  Illustrissima 

Di  Persiceto  li  8  Gennaio  1851. 


Umilissimo  Devotissimo  Servitore 
Giovanni  Orlandi  Vice-Direttore. 


APPENDICE  145 


METODO  DEL  GUÉNON 

per  conoscere  la  quantità  e  qualità  di  Latte  che 
può  somministrare  una  Vaccina. 


II  Signor  Guénon  è  un  francese  carapagnuolo,  che 
per  quaranl'anni  ha  pralicate  delle  osservazioni,  e  delle 
esperienze,  per  conoscere  a  colpo  d'occhio  la  maggiore  o 
minore  quantità,  e  la  buona  o  debole  qualità  di  latte  che 
somministra  una  Vaccina ,  ed  in  pari  tempo  accertarsi  per 
quanti  mesi  durerà  la  somministrazione  abbondante  del 
latte.  Questo  metodo  di  esaminare  le  Vaccine  pubblicalo 
in  questo  anno  dall'autore,  e  corredato  ancora  di  appro- 
priati disegni ,  sembrava  ad  alcuni  dover  essere  una  di 
quelle  mistificazioni,  o  presuntuose  ciarlatanerie,  che  di 
tratto  in  tratto  si  divulgano  pure  nella  Francia  per  fini 
indiretti,  ed  anche  per  trarre  denaro  dalle  tasche  dei  meno 
avveduti.  Però  la  lettura  del  libro  del  Guénon,  e  la  ispe- 
zione delle  tavole  incise ,  se  non  cancellò  affatto  quella 
prima  sinistra  impressione,  ha  tuttavia  persuaso  che  quel 
francese  è  mollo  bene  istruito  in  questa  pratica ,  sendochè 
il  suo  metodo  fu  trovato  buono,  anzi  il  migliore,  da  molle 
Società  Agricole  di  quella  nazione,  quindi  il  meno  incerto 
di  quanti  si  conoscono.  Difatti  donato  il  Guénon  di  vistosi 
premi,  e  decorato  di  molte  medaglie  d'oro  da  quelle  pri- 
marie Società  Agrarie,  che  ne  lodarono  ed  approvarono 
la  invenzione,  fu  pure  nel  decorso  anno  1851  ^  incaricato 
N.  Ann.  Se,  ISatur.  Serie  III.  Tomo  5.  10 


146  APPENDICE 

dal  Sig.  Buffet,  Ministro  in  allora  di  Agricoltura  e  Com- 
mercio, a  percorrere  ia  Francia,  ed  i  suoi  principali  Sta- 
bilimenti agricoli,  per  ivi  diffondere  ed  insegnare  la  sua 
pregievole  invenzione.  La  lettera  del  Ministro  è  la  seguente, 
molto  onorevole  per  il  Guénon  cui  venne  diretta  li  29  de- 
corso agosto  1851 

Signore, 

»  Nel  parteciparvi  che  sono  terminate  le  vostre  dif- 
»  ferenti  pubblicazioni  o  scritti  sulle  vaccine  lattifere,  voi 
»  m'informale  che  vi  ponete  alla  disposizione  [dell' ammi- 
w  nistrazione  per  eseguire  dei  viaggi,  il  di  cui  oggetto  sa- 
ì>  rebbe  di  propagare  nei  dipartimenti  le  cognizioni  del  vo- 
))  stro  metodi». 

M  Io  accetterei  volontieri  la  vostra  offerta ,  se  la  sla- 
M  gione  non  fosse  di  presente  troppo  avanzata,  perchè  in 
w  oggi  possa  confidarvi  una  missione  di  questo  genere, 
w  Ma  ho  tuttavia  deciso  che  al  cominciare  del  primo 
»  gennajo  prossimo  voi  sarete  inviato  durante  il  corso  del 
n  prossimo  anno  1852,  nei  vari  Stabilimenti  agricoli  situati 
n  nei  dipartimenti,  dei  quali  io  vi  farò  avere  la  distinta 
»  fra  breve  tempo. 

»  A  tale  effetto  vi  vengono  assegnati  cinquecento  fran- 
))  chi  di  trattamento  fìsso  ogni  mese,  più  75  centesimi  ogni 
»  chilometro  per  spese  di  viaggio. 

»  Ricevete,  o  Signore,  le  assicurazioni  di  mia  distin- 
t>  ta  stima 

//  ministro  di  Agricoltura  e  Commercio 
L.  Buffet. 
\ 

Dopo  ciò  crediamo  sia  molto  lodevole  ed  utile,  esporre 
qui  in  breve  questo  suo  metodo ,  perchè  i  nostri  lettori  se 
ne  approfittino,  lo  insegnino,  e  lo  facciano  leggere  ed 
apprendere  ai  fattori ,  ed  ai  campagnuoli,  che  più  sono  in 


APPENDICE  147 

caso  di  avvantaggiarne,  quando  fosse  trovato  buono,  sic- 
come vi  è  luogo  di  crederlo. 

Pertanto  i  caratteri,  ovvero  ì  segni  che  formano  T og- 
getto della  invenzione  suindicata ,  vengono  dal  Guénon  chia- 
mati scudi  e  spiche  ;  carallerì  che  sono  abbastanza  chiara- 
mente impressi  dalla  natura  quasi  senza  eccezione  alcuna, 
sopra  gli  animali  d'ogni  sesso  della  specie  bovina,  e  sono 
collocati  alla  parte  posteriore  dei  medesimi.  Lo  scudo  rac- 
chiude nella  vaccina  i  capezzoli  e  le  poppe,  e  si  distingue 
pel  suo  pelo,  che  va  al  rovescio,  e  monta  anziché  discen- 
dere, come  quello  della  pelle  di  tutto  il  corpo.  Inoltre  il 
pelo  dello  scudo  differisce  da  quello  del  mantello,  perchè 
è  ancora  più  fino,  più  corto,  più  morbido,  e  di  colorito 
più  chiaro.  Lo  scudo,  ovvero  questa  qualità  differente,  e 
questi  altri  speciali  caratteri  nella  pelle,  e  nel  pelo  costi- 
tuenti il  medesimo,  prende  il  suo  principio  nel  mezzo  dei 
quattro  capezzoli  delle  Vaccine,  donde  una  porzione  di 
esso  si  stende  sotto  il  ventre  nella  direzione  dell' ombeli" 
co,  mentrechè  l'altra  parte  si  dirigge  nello  interno,  ed 
un  poco  al  disopra  dei  garetti, sporgendo  allo  infuori  fino 
alla  metà  della  superficie  posteriore  delle  coscie:  ascende 
poi  sopra  le  poppe,  e  restringendosi  si  prolunga  talvolta 
in  certi  individui  fino  al  livello  della  estremità  superiore 
della  vulva.  La  superficie,  il  colorilo,  e  l'estensione  occu- 
pata da  questa  differente  pelluria,ne  assicura  il  Guénon, 
dimostrare  per  certo  in  tutte  le  razze  la  capacità  lattifera 
0  la  quantità  di  latte  che  somministra  la  vaccina,  in  guisa 
che  genericamente  considerata,  quanto  più  Io  scudo  si  è 
esleso,  tanto  più  debbesi  quella  ritenere  buona  lattajola» 
La  finezza  del  pelo  di  questo  scudo ,  ed  il  colore  chiaro 
della  sua  epidermide,  sono  poi  un  sicuro  indizio  che  il 
latte  è  buono,  cioè  saporito,  e  provveduto  di  molto  burro. 
Al  contrario  se  il  pelo  è  grosso,  non  fitto,  ed  arricciato, 
è  segno  che  la  vaccina  è  mediocre,  o  cattiva  lailajola,  e 
«io  più  0  meno  a  seconda  della  statura  e  della  razza.  Ne 


148  APPENDICE 

viene  pertanto  la  conseguenza,  che  quanto  più  lo  scudo 
si  è  esteso,  l'organo  che  secarne  il  latte  sarà  robusto,  bene 
sviluppato,  ed  energico;  per  guisa  tale  che  con  questi  dati 
addiviene  facile  ad  ognuno  di  precisare  la  quantità  della 
secrezione  del  latte  di  una  vaccina,  osservando  la  esten- 
sione dell'organo  secretore,  e  le  sue  appendici,  le  quali 
cose  però  sfuggono  agli  occhi  non  abituati,  a  questa  nuova 
maniera  di  esaminarle.  Direbbesi  pure  che  l'organo  se- 
cretore del  latte  in  questi  animali,  si  è  come  un  vaso, del 
quale  si  può  conoscere  la  capacità  interna  misurandolo  nei 
suoi  esteriori  contorni. 

Se  questi  caratteri  sempre  si  riscontrassero  veridici, 
ma  nelle  sole  vaccine  adulte  e  lattifere,  il  loro  pregio  sa- 
rebbe assai  meno  pregevole  ed  utile,  di  quello  che  se  con 
essi  si  possano  trarre  dei  lumi,  e  delle  sicure  indicazioni, 
ancora  collo  esaminarli  nelle  vitelle,  e  prima  di  decidersi 
per  l'allevamento,  ovvero  per  la  loro  consegna  alla  mac- 
cellaria.  Per  buona  sorte  però  il  Guénon,  e  varie  Società 
Agricole  francesi  ne  assicurano  e  certificano,  che  gli  anzi- 
detti caratteri  si  osservano,  ed  esistono  ancora  nelle  vitelle 
appena  nate,  od  al  piti  nei  primi  mesi  della  loro  età; 
quindi  rassicurano  potersi  con  un  accurato  esame,  ed  ispe- 
zione risparmiare  la  vita,  ed  allevare  quelle  vitelle  che  si 
mostrano  bene  costituite  per  lo  allattamento,  quando  saranno 
divenute  madri,  risparmiando  ancora  quei  vitelli  che  si 
crederanno  atti  a  divenire  tori  di  razza  lattajola,  scar- 
tandone invece  quelli  altri  animali  che  tali  caratteri  non 
presentano. 

Il  Guénon  ricorda  pure  nel  suo  libro,  che  per  ottenere 
delle  vaccine  buone  lattaiole,  bisogna  come  già  è  noto  ai 
pratici  allevatori ,  procurare  di  favorire  lo  ampliamento  di 
quelle  speciali  razze,  che  più  si  mostrano  bene  adatte  a 
somministrare  molto  latte,  servendosi  a  tal  fine  ancora  dei 
Tori  bene  costituiti  per  queste  utili  qualità.  Fortunata- 
mente però  le  osservazioni  praticale  sui  vitelli  maschi  da 


APPENDICE  149 

poco  (erapo  nati ,  dimostrano  la  esistenza  dei  caratteri  spe- 
ciali anzidetti;  e  quantunque  nei  vitelli  la  forma  dello  son- 
do, e  la  estensione  di  esso  sia  minore,  e  differente  di  quello 
che  nelle  femmine,  pure  quei  caratteri  servono  sufficien- 
temente a  dare  degl'indizi  sulla  loro  altitudine  maggiore 
0  minore  a  procreare  vaccine  molto  lattifere:  quindi  anche 
in  questi  animali  di  sesso  maschile ,  siano  essi  adulti ,  ovvero 
nei  primi  mesi  di  loro  età,  si  ponno  trarre  notevoli,  ed 
utili  indizi  per  decidersi  per  lo  allevamento,  anziché  per 
la  castrazione  e  macellazione  dei  medesimi. 

Resterebbe  ora  discorrere  alcun  poco  intorno  alla  ap- 
plicazione di  questo  nuovo  metodo  di  osservazione  sulle 
vaccine  appartenenti  alle  razze,  che  noi  possediamo,  sia 
perchè  indigene,  ovvero  perchè  acquistale  nelle  Romagne, 
nel  Polesine,  nella  Svizzera ,  e  nel  Modenese  donde  talvolta 
ci  pervengono.  Per  la  qual  cosa  molto  vi  sarebbe  a  dire 
se  quivi  volessimo  riportare  un  numero  esteso  di  osserva- 
zioni e  di  testimonianze  a  fin  di  persuaderne  i  nostri  cam- 
pagnuoli.  Ma  essendo  tuttavia  necessario  che  ognuno  per 
apprendere  si  persuada  mercè  le  proprie  indagini  ed  espe- 
rienze, ci  limiteremo  a  dire  che  in  dieci  Vaccine  da  noi 
esaminate  colle  avvertenze  degli  scudi  e  delle  spiche  in- 
dicate dal  Guénon ,  senza  prima  conoscerle  affatto  nelle 
loro  proprietà  lattifere,  e  prima  ancora  di  averne  interro- 
gato i  loro  padroni,  fummo  fortunati  di  conoscere,  che 
in  otto  vaccine,  noi  avevamo  collo  nel  segno,  precisando 
la  quantità,  e  la  qualità  di  latte  che  doveva  somministrare 
ciascheduna  di  quelle^  sia  in  ragione  della  loro  età,  del- 
l'epoca scorsa  dal  parlo,  della  qualità  del  vitto  di  cui  fa- 
cevano uso,  della  statura  di  ciascheduna,  e  della  indole 
della  razza  cui  appartenevano,  talché  avendo  veduto  che 
due  sole  volte  ci  eravamo  errali,  credemmo  fosse  neces- 
sario ancora  per  noi  come  ad  ogni  altra  persona  una  pra- 
tica speciale,  per  bene  avvertire  le  circostanze  tutte  che 
si  riferiscono  al  giudizio  da  darsi.  Quindi  credemmo  essere 


150  APPENDICE 

probabile  e  vero  che  sulle  vaccine  di  quelle  razze  fran- 
cesi e  ben  noie  al  Guénon ,  questi  abbia  acquistate  tal  fatta 
di  pratiche  cognizioni,  da  rendere  il  suo  giudizio  quasi 
sempre  simi'gliante  al  vero,  sia  nella  quantità  del  latte  da 
somministrarsi  da  una  vaccina,  come  nella  qualità  buona 
o  debole  del  medesimo. 

Il  Guénon  addentrandosi  in  particolari  piiì  minuti  e 
dimostrativi  ci  espone  pure  nel  suo  libro  alcune  avvertenze 
che  crediamo  di  riferire  per  norma  di  coloro  che  amano 
studiare  questo  argomento.  Il  valore  degli  scudi,  egli  dice, 
trovasi  favorito  o  diminuito  dalla  presenza  delle  spiche,  o 
piccole  ciocche  di  peli , che  si  distinguono  per  l'andamento 
e  forma  differente  della  peiluria  dello  scudo.  Se  si  eccet- 
tuino le  spiche  di  forma  ovale,  che  sono  sopra  li  capez- 
zoli del  didietro,  le  altre  s piche ,  avverte  il  Guénon,  di- 
minuire il  valore  dello  scudo  in  ragione  della  loro  esten- 
sione. Lorqnando  il  disegno  dello  scudo  è  bene  formato, 
e  che  il  pelo  vi  è  fino,  e  la  pelle  morbida  e  scolorita,  la 
vaccina  debbe  chiamarsi  di  prim' ordine  in  punto  di  som- 
ministrazione di  buon  latte:  ma  quando  lo  scudo  è  molto 
scarso  e  limitato,  la  vaccina  debbe  credersi  meno  produt- 
trice di  latte,  quindi  di  second' ordine 

Un  altro  indizio  notevole  si  ha  pure  dalla  presenza 
di  una  spica  sulla  coscia  dritta  o  sinistra  della  Vaccina, 
avvegnacchè  per  essa  si  fa  manifesta  un'alterazione  nel  ca- 
libro del  vaso  lattifero  interno,  o  della  vena  mammaria, 
cosicché  se  si  cerchi  di  misurarla  col  dito  indice  si  cono- 
scerà col  fatto  la  differenza  notevole  nel  calibro  del  mede- 
simo in  confronto  coli' altro  situato  nella  parte  opposta 
mancante  di  spiche.  Talvolta  avviene  pure  che  lo  scudo 
nel  restringersi  a  forma  di  larga  fetuccia  si  innalza  fin 
d'appresso  la  vulva,  ed  ivi  poi  si  allarga  di  nuovo  pren- 
dendo una  doppia  effusione.  In  questo  caso  la  vaccina  che 
presenta  questo  speciale  carattere  debbe  apprezzarsi  più  o 
meno  in   ragione  della  media  risultante  nella  misura  di 


APPENDICE  151 

questa  appendice  di  scudo  allungato.  Finalmente  dietro  gli 
studi  praticati  dallo  inventore,  la  forma  degli  scudi  variando 
nolevolmenle  a  seconda  delle  accidenlalità  naturali  della 
vaccina  ,  ed  in  ragione  della  razza  cui  appartiene,  avuto 
pure  riguardo  ancora  alla  statura  ,  eia,  ed  altre  condizioni 
dell'animale,  crede  potersi  stabilire  dieci  forme  di  scudi 
più  distinti,  donde  poi  egli  credette  di  costituirne,  dieci 
classi,  con  vari  ordini  disgiunti,  assegnando  a  ciascheduno 
di  quelli  la  durata  dello  allattamento ,  e  la  quantità  media 
del  giornaliero  prodotto ,  supposto  però  sempre  una  nu- 
trizione uniforme  per  ogni  vaccina,  ed  il  riposo  presso  che 
continualo  per  ciascheduna  delle  medesime. 

Nel  rifferire  queste  particolari  osservazioni  le  quali 
crediamo  però  meritevoli  di  attenzione,  potendo  esse  gio- 
vare alla  pratica  in  qualche  guisa,  invitiamo  i  nostri  cara- 
pagnuoli ,  e  le  persone  tutte  che  coltivano  con  passione 
le  faccende  agrarie,  e  lo  allevamento  e  commercio  del  be- 
stiame, a  porvi  attenzione  praticando  convenienti  esami  e 
confronti  sulle  vaccine  che  hanno  sott' occhio,  e  nel  mo- 
do che  superiormente  ne  viene  indicato.  Anzi  per  rendere 
più  agevole  lo  intendimento  di  questo  metodo,  crediamo 
avvertire  i  nostri  lettori,  che  alla  residenza  della  Società 
Agraria  trovansi  le  figure  disegnate,  conforme  alle  idee 
emmesse  dal  suo  autore  Guénon,  le  quali  verranno  pre- 
sentate a  coloro,  che  non  avendo  bene  intesa  la  descrizione 
scritta  amassero  di  osservarle,  per  meglio  apprendere  la 
istruzione  che  quivi  brevemente  abbiamo  riportata. 

P.  D.  Predieri. 


152  APPENDICE 

SULl'  USO  DI  US  PETTINE 

per  la  mietitura,  anzi  raccoglitura  del  Riso, 
inventato  da  Luigi  Bianco  di  Verona  {*} 


Non  può  nascere  dubbio  sulla  utilità  dello  Strumento 
raccoglitore  del  Riso,  volgarmente  conosciuto  sotto  il  no- 
me di  =.  Pettine  Bianco  =  attessochè  l'uso  fattone  nel 
Veneziano,  ed  in  questo  stesso  anno  nel  Ferrarese,  e  nelle 
Risare  Bonaccioli ,  e  Bacciocchi  nel  Bolognese  come  si  os- 
serverà in  appresso  lo  ha  abbastanza.  Egli  è  perciò  che  l'in- 
ventore Luigi  Bianco  trova  regolare  e  proficuo,  di  fare 
pubbliche  alcune  nozioni  che  crede,  se  non  indispensabi- 
li, almeno  opportune  agli  Agricoltori  che  volessero  far- 
ne uso. 

Abbenchè  la  mietitura  sino  ad  ora  usata  si  faccia  in 
apparenza  con  minore  spesa ,  è  però  di  fatto  che  dopo  la 
mietitura  occorrono  le  seguenti  opere  manuali ,  e  dispen- 
diose operazioni,  e  cioè: 

a.  Legatura  in  covoni. 

&.  Trasporto  sull'argine  o  barca. 

e.  Tradotta  all'aja  od  in  barca,  o  sul  carro. 

d.  Formazione  della  Trebbia  o  Catasta. 

e.  Trebbiatura  per  distaccare  la  grana  dallo  stelo. 

f.  Separazione  della  grana  dal  pagliume. 

g.  Slocatura. 

h.  Separazione  delle  grane  piene  dalle  vuote,  giavone  ecc. 

k.  Cusloditura  onde  ridurre  la  grana  a  monte,  e  potendo 
a  Pilla,  ciò  che  talvolta  si  prolunga  per  un  mese  a 
seconda  della  buona,  o  cattiva  stagione. 


APPENDICE  153 

L'esecuzione  di  queste  nove  operazioni  porta  di  con- 
seguenza ingenti  spese,  che  forse  sono  meno  notabili  in 
confronto  della  dispersione  del  Riso  sulla  Risaja,  e  sull'Ar- 
gine, come  per  i  mezzi  di  trasporto  nel  cammino  da  farsi 
onde  tradurlo  all'Aja,  e  più  poi  della  parte  che  inevita- 
bilmente perisce,  allorché  la  stagione  è  piovosa,  ed  il  Ri- 
so 0  non  può  mietersi,  o  crolla  dagli  stessi  covoni  nelle 
arginature,  od  il  Riso  stesso  per  la  umidità  si  sviluppa,  e 
nasce  perfino  negli  stessi  covoni.  Altro  inevitabile  difello, 
anzi  pregiudizio,  s'incontra  pure  col  vecchio  metodo,  ed 
è  quello  della  mescolanza  col  Giavone. 

Ora  coir  uso  del  Pettine  Bianco  gli  accennati  incon- 
venienti, ed  altri  che  tornerebbe  troppo  lungo  portare  in 
questo  articolo,  vengono  effettivamente  eliminali,  siccome 
le  spese  di  battiture,  politure,  separazioni  ecc.  vengono 
risparmiate  dal  coltivatore  del  Riso;  utili  ancora  pro- 
vati dall'estratto  del  Foglio  =  Incoraggiamento  =  del- 
l'Istituto Agrario  in  Ferrara  (24  Decembre  1851  N.  49) 
ove  alla  partita  della  Risarà  Ronaccioli,  una  volta  Mare- 
scalchi in  Altedo,  si  è  verificato  una  utilità  ragguagliala 
di  Scudi  4.  09  la  tornatura,  proveniente  però  principal- 
mente non  dal  risparmio  della  mano  d'opera,  ma  dalla 
qualità  ottima  del  Riso^  e  più  poi  dalla  ninna  quantità 
dispersa  nella  raccoglilura,  e  trasporto.  Questo  solo  fatto 
basterebbe  per  convincere,  oltreché  non  vi  ha  più  il  pe- 
ricolo di  deperire,  o  germinare  sugli  argini,  o  marcire 
nella  slessa  Aja-,  mentre  col  nuovo  metodo  si  ottiene  il 
Riso  atto  a  monte,  quand'anche  fosse  la  stagione  pio- 
vosa, bastando  pochi  minuti  di  aria  senz'  acqua  per 
l'asciugamento  della  grana  allorché  rimane  attaccata  allo 
stelo;  poiché  maturato  che  sia  il  Riso,  se  lo  si  raccoglie 
asciutto,  è  di  per  sé  atto  a  monte;  quindi  finito  il  perico- 
lo, ed  il  pensiero,  oltre  il  dispendio,  o  la  niuna  rendita 
del  terreno  che  riraaserdeve  ad  esclusivo  uso  del  pascolo 
per  i  cavalli  trebbiatori.  Quand'anche  la  casualità  portasse 


164  APPENEICE 

che  il  Riso  non  fosse  allo  a  nionle  nel  raccoglierlo,  e 
(1* altronde  convenisse  di  ridurlo  allo  a  Pilla,  non  è  forse 
di  una  grande  risorsa  il  polere  approffiltare  dall'  intera 
aja  che  piti  non  sarà  impiegata  per  la  battitura  o  trebbia- 
tura? Non  è  una  vera  utilità  quella  nell'eseguire  o  dispor- 
re terreni  a  nuove  risaie,  di  risparmiare  la  costruzione 
dell' aja  di  cotto?  E  l'altra  che  coli' antico  sistema  occor- 
reva uno  spazio  di  due  mila  metri  quadrati ,  mentre  tutto 
al  più  ora  ne  potrebbero  bastare  mille? 

Oltre  di  ciò  la  trebbiatura  notturna  viene  risparmiata, 
e  quindi  non  solo  sono  evitali  gl'inconvenienti  inerenti 
alla  notte,  ma  eziandio  il  Proprietario  ed  Agenti  vengono 
in  facoltà  di  verificare  viemmeglio  il  proprio  interesse. 

Il  precitato  Foglio  =:  Incoraggiamento  =  fa  vedere 
una  ulteriore  utilità  sul  prezzo;  e  questa  proviene  prin- 
cipalmente dal  raccogliersi  il  Riso  senza  zizzania,  o  già- 
vone,  dal  miglior  colore,  dall'essere  tutto  di  una  qualità, 
a  cui  si  aggiunge  che  si  raccoglie  per  intero  dalla  Risarà, 
mentre  adoperando  lo  strumento  tagliente,  certa  quantità 
di  spiche  rimangono  sempre  incolte  sulla  Risarà. 

E  qui  credo  bene  l'avvisare,  che  alcuni  senza  cono- 
scere il  metodo  di  adoprare  il  Pettine  Bianco,  si  accin- 
sero all'opera,  dopo  di  avere  provveduto  una  certa  quan- 
tità d'Istrumenti ,  e  non  riescirono  nell' intento  per  sola 
mancanza  di  pratica;  per  la  qual  cosa  l'inventore  Bianco 
trova  opportuno  la  proposta  di  portarsi  egli  stesso,  o  man- 
dare li  suoi  uomini  pratici  per  incamminare  l'operazio- 
ne, dopo  di  che  ben  facile  riesce  il  proseguimento.  Se 
a  questo  si  aggiunga  che  l'istruzione  del  Bianco  si  estende 
anche  sopra  alcune  pratiche  nell'aja,  e  trasporto  dalla 
Risarà  all' aja,  le  sue  avvertenze  che  sono  il  risultato  di 
una  lunga  pratica,  oltre  la  minor  fatica  e  perdita  di  tempo, 
torneranno  mai  sempre  di  utilità  anche  nel  risparmio  di 
spesa. 

Più  poi  nel  caso  di  nuovo  impianto  di  Risarà  ed  Aja, 


APPENDICE  155 

tornerà  di  molta  utilità  allo  intraprenditore  l'apprendere 
le  istruzioni  del  Bianco,  imperocché  si  possono  fare  dei 
risparmi  non  indifferenti  nell' Aja  e  nei  locali,  che  pre- 
parati a  seconda  del  nuovo  metodo,  saranno  per  un  lato 
meno  dispendiosi  nell'impianto,  e  per  l'altro  saranno  ca- 
gione di  risparmi  nella  mano  d'opera. 

La  raccoglitura  viene  fatta  dai  piccoli  individui  di 
ambo  i  sessi,  e  bastano  gli  uomini  adulti  occorevoli  alla 
sorveglianza  ed  al  trasporto.  Questa  non  è  una  utilità  di 
poco  vantaggio  pel  risparmio  di  spesa,  e  per  potere  im- 
piegare gli  uomini,  e  donne  robuste  in  altre  operazioni 
agrarie ;,  sendochè  in  quell'epoca  viene  scarsa  la  mano 
d'opera  in  ispecie  in  certi  paesi. 

La  utilità  del  Pettine  Bianco  è  un  fatto  già  provato 
nella  raccolta  del  Riso.  Estendendolo  pure  all'Avena,  ed 
alla  raccoglitura  del  seme  di  Lupinella,  tornerebbe  d'im- 
mensa utilità  anche  per  questi  generi;  ma  non  avendo  in 
oggi  prove  di  fatto,  io  non  posso  esporre  che  un  volo, 
un  suggerimento  ,  e  non  determinale  osservazioni,  le  quali 
spero  bene  di  potere  presto  eseguire,  e  ne  pronostico  fin 
da  ora  tutta  la  utilità. 

Il  prezzo  di  ogni  Pettine,  che  è  di  ferro  fuso  dentato 
eon  cerchio  di  Ferro,  e  manubrio  di  legno,  ed  unito  a 
piccolo  sacco  di  tela  era  di  Scudi  due,  ora  però  si  è  ri- 
dotto a  Se.  1.  60. 

Viene  pagato  in  rate,  e  cioè: 
All'atto  della  consegna     ...    Se.  0.  40 
In  Ottobre  dell'anno  stesso  .    .    .    »  -.  60 
In  Ottobre  dell'anno  susseguente  .    m  -.  60 

Importo  totale  Se.  1.  60 

Però  l'ordinazione  non  può  farsi  dopo  il  Giugno, 
anzi  per  non  trovare  diiTicoItà,  e  perchè  siano  in  pronto  in 
tempo  debito  gli  attrezzi  ed  i  pettini,  il  Bianco  trova  molto 


156  APPENDICE 

conveniente   che    T  ordinazione  abbia   luogo    prima   della 
metà  del  Giugno  medesimo. 

Però  volendosi  dal  Proprietario  di  Risaje  fare  conlem- 
poranearaenle  il  pagamento  alla  consegna  dei  Pettini,  in 
questo  caso  il  Bianco  abbuona  un  ribasso  del  6  per  100 
sul  totale  importo. 

Dirò  per  ultimo  che  il  Proprietario  di  una  Risarà  ben 
provveduta  di  Pettini  può  conseguire  il  vantaggio  di  ri- 
trarre un  ulteriore  utile  prestandoli  a  nolo  ai  Mezzadri,  e 
così  può  venire  in  poco  tempo  reintegrato  della  spesa  im- 
prontata per  la  loro  provvista;  la  qual  cosa  tornerebbe  di 
utilità  per  lo  stesso  Mezzadro,  che  non  avrebbe  più  il 
carico  della  spesa  dei  cavalli  per  la  trebbiatura  già  in  uso, 
e  pagata  in  oggi  secondo  il  vecchio  sistema  dallo  slesso 
Mezzadro.  Riguardando  anche  sotto  altro  aspetto  il  nolo 
del  Pettine  Bianco,  trovo  giusto,  che  il  Mezzadro  ne  paghi 
il  nolo,  avvegnaché  fatta  riflessione  che  il  proprietario 
della  Risaja  è  tenuto  alla  manutenzione  delle  tele,  del 
cerchio,  e  dell'olio  di  cui  è  conveniente  tenerlo  fornito 
nel  tempo  che  non  si  adopra ,  perciò  sembrami  consen- 
taneo a  ragióne  un  compenso  al  proprietario  per  parte 
dello  stesso  Mezzadro. 

Finalmente  debbo  avvertire  che  il  deposito  unico 
nello  Stato  nostro  del  Pettine  Bianco  rimane  presso  il 
Signor  Gaetano  Francia  in  Bologna  strada  Borgo  Casse 
Num.  1342.  Di  ciò  ne  porgo  avviso  affinchè  siano  scienti 
li  Signori  Proprietari  di  Risaje  che  volessero  farne  acqui- 
sto; il  quale  Signor  Francia  prenderà  qualunque  ordi- 
nazione in  proposito  ,  e  farà  anche  osservare  lo  stesso 
Pettine  raccoglitore  agli  amatori  di  Agricoltura,  trovandosi 
siccome  dicevarai  non  è  guari,  sempre,  ed  in  ogni  tempo 
disposto  pel  bene  che  si  farebbe,  e  può  farsi  all'Agricol- 
tura con  questo  pettine  in  risparmio  di  spesa ,  ed  utilità 
di  mano  d'opera,  come  ancora  per  l'istruzione  opportuna 
nell'impiego  dei  giovinetti  quasi  sempre  oziosi  nell'epo- 


APPENDICE  157 


ca  della  raccolta,  e  principalmente  poi  per  la  conserva- 
zione e  perfezione  del  Riso  od  altro  genere  che  siasi  rac- 
colto. 

Bologna  li  30  Decembre  1851. 

Ing.  Filippo  Lisi. 


(*)  L' utensile  rustico  di  cui  si  fa  parola  nell'articolo  che 
qui  abbiamo  pubblicato,  deve  considerarsi  come  una  prova 
luminosa  della  difficoltà  grandissima  che  incontrano  coloro 
i  quali  assumono  l'arduo  impegno  di  cambiare  le  pratiche 
e  le  costumanze  da  lungo  tempo  seguite.  Inventato  esso 
nel  1780  dal  Vicentino  Conte  Egidio  Negri  fu  in  allora 
fatto  conoscere  al  pubblico  con  due  memorie  compilate 
una  da  Giovanni  Arduino  Accademico  Fisiocratico  di  Siena, 
e  l'altra  da  Zaccaria  Betti  di  Verona,  nelle  quali  furono 
enunciati  i  pregi  del  novello  trovato,  e  si  addussero  nume- 
rosi esempi  di  esperienze  eseguite  con  successo  felice.  Poco 
valsero  quei  scritti  scientifici ,  ed  il  pettine  del  Negri  cadde 
prestamente  in  obblio. 

Nella  Rivista  Trimestrale  delle  Arti  Agrarie  qui  pub- 
blicata nel  1828  e  compilata  dal  Ch.  Prof.  Orioli  e  dal- 
l'Ing.  Astolfl  si  rimise  in  campo  il  pettine  raccoglitore  del 
riso,  con  una  dotta  memoria  la  quale  era  fornita  di  un 
disegno  presso  che  eguale  a  quello  che  si  osserva  nell'an- 
tica dell'Arduino;  ma  anche  questo  non  bastò  a  porre  in 
credito  l'invenzione  del  Negri. 

Nel  1844  il  Sig.  Luigi  Bianco  di  Verona  fatta  una 
qualche  utile  modificazione  all'arnese  suddetto  volle  ri- 
tornarlo in  vita  con  una  sua  memoria  pubblicala  dal  Li- 
banti di  detta  Citlà,  la  quale  fu  riprodotta  in  molti  gior- 
nali ,  e  con  essa  si  posero  in  bella  luce  i  pregi  del  pettine 
riformato.  Non  tutti  gli  agricoltori  si  mostrarono  persuasi 


158  APPENDICE 

dell' ulilìlà  del  jnedesimo,  e  V  Economista  giornale  che 
in  quei  tempi  si  pubblicava  in  Milano,  divenne  un  campo 
dì  battaglia  nel  quale  roolti  avversari  contrastarono  a  pal- 
mo a  palmo  il  terreno  al  Bianco,  ed  ai  sostenitori  del  pet- 
tine. L'osteggiare  si  estese  prestamente  in  altri  giornali 
della  Penisola,  e  le  Gazzette  privilegiate  di  Venezia  e  di 
Milano,  il  Periodico  di  Verona,  il  Repertorio  d'Agricol- 
tura di  Torino,  La  Fama,  e  l'Amico  del  Conladino  apri- 
rono le  colonne  loro  per  quella  guerra  d'  inchiostro,  du- 
rante la  quale  primeggiarono  nelle  file  degli  avversari  del 
Bianco,  il  Dolt.  Erasmo  Maria  Perlini ,  ed  A.  Orerò,  ed  in 
quelle  degli  amici  Francesco  Leopoldo  Pez  agente  Strasol- 
do,  ed  il  Conte  Sanseverino. 

La  benemerita  Conferenza  Agraria  di  questa  Città  non 
poteva  rimanere  estranea  alla  quistione  promossa  dal  Bian- 
co, e  nella  di  lei  tornala  del  28  Febbraio  1845  il  Prof. 
D.  Santagata  presentava  1'  Opuscolo  pubblicalo  dal  Libanti. 
L'Ing.  Scarabelli  autore  della  memoria,  che  vide  la  luce 
nella  Rivista  Trimestrale  del  1828,  lesse  un  bellissimo  ed 
esteso  rapporto  favorevole  alla  Conferenza  suddetta  nella 
tornata  del  Febbraio  1845,  ed  un  sunto  di  quel  lavoro  fu 
pubblicato  nel  Felsineo  Anno  6.°  alla  pag.  74,  Un  tale 
argomento  divenne  soggetto  di  discussione  nelle  tornate 
del  27  Marzo,  e  del  3  Aprile  del  detto  anno  restando  per 
ultimo  sospesa  la  decisione  della  gran  lite  del  pettine  rac- 
coglitore del  riso. 

Il  Ch.  Prof.  Boiler  estensore  del  giornale  Ferrarese 
l'Incoraggiamento  nel  N.  36  dello  scorso  anno  richiamò 
l'attenzione  del  pubblico  sull'invenzione  del  Bianco  il 
quale  intanto  aveva  ottenuto  dall' Austria  un  Privilegio  So- 
vrano, ed  oltre  le  teoriche  antiche  espose  molti  fatti  nuovi 
i  quali  comprovano  i  vantaggi  che  si  possono  ottenere 
dall'uso  di  quell'utensile  rustico  dal  medesimo  in  qual- 
clie  guisa  migliorato;  e  noi  ci  rendiamo  solleciti  di  ag- 
giungere ai   medesimi  quelli  di  un  valente  nostro  con- 


APPENDICE  169 

cittadino,  e  dichiariamo  francamente  che  saremmo  lieti  di 
vedere  che  gli  esperimenti  falli  in  questi  ultimi  tempi 
fossero  valevoli  a  distruggere  le  induzioni  che  in  se- 
guilo di  opinioni  preconcette  furono  espresse  da  un  agro- 
nomo sapientissimo  nel  Fascicolo  82  del  passalo  Ouobre 
dell'accreditalo  Repertorio  d'Agricoltura  di  Torino. 

I  Compilatori. 


EFFETTI  miu  ìmmm 

di  materie  virulenti  nelle  vie  digestive  dell'  uomo 
e  degli  ammali  domestici. 


-♦♦*-&*>£  5^<***^- 


II  Sig.  Renault  direttore  della  scuola  Veterinaria  di 
Alfort,  lesse  nel  giorno  17  Novembre  scorso,  all' Accade- 
mia delle  Scienze  di  Parigi  ^  una  memoria  che  aveva  il 
titolo  suenunzialo.  L'autore  che  nel  1828  aveva  presentato 
alla  stessa  Accademia  un  lavoro  sopra  questo  argomento, 
ha  continuato  in  appresso  le  sue  ricerche,  ogni  qualvolta 
se  ne  è  a  lui  presentata  l'occasione  favorevole.  Ora  dallo  in- 
sieme delle  esperienze  e  delle  molte  ed  importanti  osser- 
vazioni consegnale  in  quella  memoria, egli  crede  di  poter 
dedurre  le  seguenti  conclusioni,  che  noi  quivi  riportiamo 
sendochè  ponno  riescire  utili  a  conoscersi  dai  nostri  lettori, 
e  da  qualunque  persona  cui  interessa  la  pubblica  salute. 

1.  Il  cane  ed  il  majale  possono  mangiare  senza  pe- 
ricolo per  la  loro  salute,  tulli  i  prodotti  di  secrezioni  qua- 
lunque sieno:  tulli  gli  avanzi  cadaverici  (sangue,  carne, 
latte)  colli  0  non  colli ,  provenienti  da  animali  afFtlli  da 


160  APPENDICE 

qualcheduna  delle  malattie  contagiose  di  cui  ha  fatto  pa- 
rola in  quel  lavoro,  cioè  la  morva,  ed  il  farcino  acuto, 
le  malattie  carbonchiose  (quelle  almeno  del  montone)  la 
rabbia,  il  tifo  contagioso,  la  peripneumonia  epizootica 
delle  bestie  bovine,  l'epizoozia  contagiosa  dei  gallinacci. 

2.^  La  medesima  immunità  esiste  per  le  galline  rela- 
tivamente alle  stesse  malattie^  eccettuata  forse  T ultima, 
sulla  quale  il  Renault  si  è  riservato  prima  di  decidere,  di 
sperimentare  fuori  della  sfera  epizootica ,  in  cui  trovaronsi 
nel  decorso  anno  i  gallinacei  di  quelle  località. 

3.°  Le  materie  virulenti  della  morva,  e  del  farci- 
no acuto,  che  perdono  completamente  le  loro  proprietà 
contagiose,  per  l'azione  alterante  della  digestione  dei  car- 
nivori e  degli  onnivori ,  le  conservano,  benché  meno  ener- 
giche, nelle  vie  digestive  del  Cavallo. 

4.°  La  materia  virulente  del  sangue  di  milza,  che 
può  mangiarsi  senza  inconvenienti,  e  digerirsi  facilmente 
dal  cane,  dal  majale,  e  dalla  gallina,  dà  spesso  luogo  a 
degli  accidenti  carbonchiosi ,  quando  è  ingojala  da  degli 
erbivori,  come  il  montone,  la  capra,  ed  il  cavallo. 

5.*^  Questa  immunità  riguarda  al  contagio  di  cui  go- 
dono i  carnivori  e  gli  onnivori  alimentali  con  sostanze  vi- 
rulenti, mentre  possono  d'altra  parte  produrre  tutti  i  loro 
effetti  quando  sono  ingojali  da  degli  erbivori,  sembra  di- 
pendere da  ciò^  che  i  virus,  essendo  per  origine  loro  prin- 
cipe di  natura  animale,  subiscono  in  organi  destinati  a 
digerire  alimenti  animali ,  delle  modificazioni  o  chimiche  de- 
composizioni, in  seguito  delle  quali  essi  perdono  le  loro 
proprietà  malefiche;  ciò  che  non  può  avvenire  allorché 
sieno  ingerite  dagli  erbivori,  i  quali  per  la  loro  organiz- 
zazione non  sono  atti  a  digerire  altro  che  sostanze  vege- 
tabili. 

6."^  Checché  ne  sia  di  questa  spiegazione,  egli  è  co- 
stante in  fatto,  che  non  vi  è  alcun  pericolo  per  l'uomo  a 
nutrirsi  colla  carne,  o  con  altri  prodotti  di  animali  (ma- 


APPENDICE  161 

jali  0  polli)  che  sono  stati  alimentati  per  più  o  meno  lungo 
tempo,  con  porzioni  più  o  meno  grandi  di  animali  morti 
di  malattie  contagiose. 

7.°  Per  conseguenza ,  e  poiché  è  dimostrato  che  i  ma- 
jali  e  le  galline  non  risentono,  sìa  nella  salute  sia  nella 
qualità  dei  prodotti  da  loro  forniti  per  T  alimentazione  del- 
l'uomo, alterazione  alcuna,  in  seguitò  del  loro  nutrirsi 
con  sostanze  di  animali  morti  per  morva,  o  per  farcino j 
carbonchio  o  rabbia,  non  esiste  alcuna  ragione  sanitaria 
da  impedire  di  alimentare  majali  o  pollame  con  avanzi  di 
altri  animali  morti  per  quelle  malattie,  esistenti  negli  am- 
mazzato] (clos  d'équarrisage). 

8."  La  cottura  sulle  carni,  e  l'ebullìzione  sui  liquidi 
provenienti  da  animali  affetti  da  malattie  contagiose,  hanno 
facoltà  di  distruggere  le  proprietà  virulenti  di  questi  liquidi  o 
di  queste  carni  a  tal  punto  che,  non  solamente  le  materie 
morvose  e  farcinose  possono  allora  essere  ingojate  impu- 
nemente dal  cavallo,  dal  montone,  e  dalla  capra,  come 
gli  avanzi  dei  gallinacci  morti  dell'epizoozia  del  pollame 
domestico,  lo  possono  essere  dagli  animali  domestici  stessi, 
ma  di  più  tutte  queste  materie  (d'altronde  sì  attive,  di  cui 
la  forza  contagiosa  è  sì  energica  e  sì  certa,  allorché  sono 
inoculate  allo  stato  di  freschezza)  cessano  di  essere  me- 
nomamente virulenti,  e  divengono  completamente  inerti  su 
qualsiasi  animale,  anche  dopo  la  loro  inoculazione,  quan- 
do hanno  subito  l'azione  della  cottura  o  del  bollimento. 
D'onde  risulta  che  per  quanto  giusta  sia  la  ripugnanza 
dell'uomo  a  nutrirsi  di  carne,  latte  ecc.  provenienti  da 
bovini,  majali,  montoni  o  polli  attaccati  da  malattie  con- 
tagiose, non  avvi  realmente  alcun  pericolo  per  lui  man- 
giando carne  cotta,  o  latte  bollito  ricavato  da  questi 
animali. 

Tali  sono  i  risultamenti  ottenuti  dalle  sperienze  praticale 
ed  esposte  dal  Renani  i  ;  ma  poiché  le  deduzioni  eh'  egli  ne  ha 
tratte  meritano  tuttavia  di  essere  ripetute  e  comprovate,  e 

N.  Ann.  Sg.  Natur-  Serie  ITI.  Tomo  5.  tt 


162  APPENDICE 

potrebbero  d'  altra  parte  male  intese  introdurre  nella 
pratica  sanitaria  delle  funeste  ommissioni,  cosi  non  sarà 
mai  abbastanza  avveduto  quel  veterinario,  incaricato  della 
visita  delle  carni  da  macello  per  cibo  dell'uomo,  rifiutando 
le  carni  malate  a  norma  di  legge.  Il  pericolo  ceno  che  si 
può  incorrere  toccando  animali  morti  affetti  da  malattie 
contagiose  e  virulenti  è  già  constatalo  da  tanti  fatti  fu- 
nesti, che  non  vi  ha  bisogno  di  ricordarlo.  Non  così  sem- 
bra avvenire  quando  si  tratti  di  toccare  le  carni  cotte  di 
questi  animali ,  ed  anche  di  farle  servire  in  cibo  per  gli 
animali  o  per  1' uomo.  Ma  oltreché  ripugna  all'uomo  l'uso 
di  carni  malate,  chi  vorrà  o  potrà  maneggiarle  e  cuocerle 
senza  toccarle?  Chi  vorrà  permettere  che  altri  inesperto  inav- 
vedutamente corra  il  rischio  di  perire  di  qualcheduna  delle 
malattie  contagiose?  Ciò  è  quanto  non  crediamo  possibi- 
le. Pur  tuttavia  se  per  mal  inleso  interesse  o  per  qualche 
malaugurato  accidente  si  presentassero  in  cibo  delle  carni 
ben  cotte,  o  del  latte  bollito  appartenenti  ad  animali  morti 
dalle  malattie  contagiose  0  virulenti,  vi  ha  ora  nuovo  motivo 
di  credere  con  fondamento  non  dover  essere  funeste  a  colui 
che  ne  dovesse  far  uso.  Del  resto  coloro  che  amassero 
maggiori  istruzioni  in  proposito  potrebbero  leggere  un 
utile  libretto ,  non  ha  guari  tradotto  dal  tedesco  Chirurgo 
Antonio  Àmorth,  e  pubblicato  in  Milano  dal  Martinelli, 
intitolato  =  Istruzioni  sulla  visita  degli  animali  e  delle 
loro  carni  pei  visitatori  di  campagna  che  non  hanno  cO' 
gni^ioni  di  veterinaria.  = 

Paolo  Predieri. 


APPENDICE  163 

NUOVO  PRESAME ,  0  CAGLIO  LIQUIDO  ANIMM 
DEL  TURRINI. 


È  opinione  abbracciata  da  tutti  gli  scrittori  di  eco- 
nomia rurale  che  l'agricoltura,  e  la  pastorizia  debbono 
essere  fra  loro  legate  in  un  modo  indivisibile^  in  guisa  che 
una  non  può  esistere  senza  dell'altra;  la  quale  sentenza 
non  dubitai  di  proclamare  come  vera  in  altro  mio  discorso 
letto  ad  una  Illustre  Adunanza  di  dotti,  e  qui  poscia  pub- 
blicato (i)  ed  a  conferma  del  mio  dire  stava  l'autorità  del 
dotto  Sig.  Cav.  Granata  scrivendo  esso  nel  suo  Catechismo 
Agrario  stampato  in  Napoli  nel  1840  alia  pag.  193  che  men- 
tre l'agricoltura  dal  suo  lato  offre  agli  animali  domestici 
alimenti  più  sani ,  più  copiosi ,  più  idonei  alla  specie,  all'età, 
alle  circostanze,  e  nel  tempo  medesimo  chi  la  esercita  coltiva 
meglio,  e  ricava  maggior  profitto  dal  suo  terreno  quando 
collegandola  alla  pastorizia  si  occupa  di  produrre  artificial- 
mente i  foraggi;  dall'altro  la  pastorizia  offre  all'agricol- 
tore: 1.°  le  forze  degli  animali  domestici, che  si  rendono 
compagni  delle  fatiche,  le  quali  egli  non  potrebbe  ese- 
guire in  niun  modo,  o  almeno  imperfettamente  e  con 
moltissimo  stento;  2.'^  carni,  latte,  pelli,  lana  ecc.  ecc. 
oggetti  indispensabili  alla  vita  ,  ed  al  benessere  del- 
l'Agricoltura medesima;  3.°  letami,  senza  de'  quali  non 
vi  ha  coltura,  che  possa  essere  a  lungo  produttiva.  Es- 
sendo innegabile,  che  a  bene  coltivare  la  terra,  l'uomo 
solo  non  basta,  vi  occorre  il  bestiame,  che  con  la  forza. 


^,     (1)  Cenno  sull'Agraria   e   sua  farlìzione   Koma.  Tipo- 
pafia  Pucinelli  1851. 


164  APPENDICE 

e  la  fatica  cooperi  all'agricoltura,  e  col  concime  renda 
più  fertile  il  suolo.  Difattì  come  il  bestiame  non  può  sus- 
sistere senza  l'erbe  della  terra,  così  l'agricoltura  non  può 
prosperare  senza  l'opera  di  quello  e  senza  il  concime.  Ogni 
giovamento  che  si  rechi  al  bestiame,  si  volge  in  benefìzio 
dell'agricoltura.  Ed  il  migliorare  di  questa  contribuisce 
alla  comune  prosperità. 

E  considerando  inoltre  tra  i  vantaggi,  che  si  ricava- 
no dal  bestiame  bovino,  pecorino,  caprino  ecc.,  il  latte 
formare  un  oggetto  importantissimo  nell'economia  rurale 
per  i  varj  prodotti  che  (1)  con  esso  si  ottengono,  sono 
di  avviso,  non  sarà  disconveniente  leggere  nel  Propaga- 
tore Agricola  di  Bologna  alcune  cose  risguardanti  il  nuovo 
caglio,  0  presame  liquido  da  usarsi  nel  caseificio  caglio  sco- 
perto nel  1851  dal  chimico  Farmacista  di  Verona  Sig.  A. 
Tnrrini.  Ninno  ignorando  moltissime  sostanze  essere  state 
adoperate  per  ottenere  la  coagulazione  del  latte;  fra  le  altre 
gli  acidi  minerali,  e  vegetabili,  i  sali  con  eccesso  di  aci- 
do (cremor  di  tartaro,  sale  di  acetosella),  lo  spirito  di 
vino,  la  gomma  arabica,  lo  zucchero  ed  alcuni  vegetabili, 
ma  invano,  mentre  la  migliore,  l'unica  sostanza  che  può 
dare  una  coagulazione  di  genere  perfetto  è  lo  stomaco 
dei  vitelli  lattanti,  dei  capriuoli,  ecc.  Si  sono  anco  fatte 
delle  sperienze  con  i  fiori  di  caglio  (galitim  verum)  ed 
il  formaggio  è  riuscito  un  poco  verdiccio,  ma  ad  un  tempo 
stesso  più  grasso,  più  consistente,  più  dolce.  Feltrando 
però  diligententemente  colla  polvere  di  carbone  il  sugo  di 
questo  caglio  prima  di  usarlo,  perde  il  color  verde,  ed 


(l)  Il  latte  è  composto  di  tre  sostanze  particolari:  la 
erema ,  o  panna ,  o  fior  di  latte ,  dal  quale  si  estrae  il  bur- 
ro ,  la  parte  caseosa ,  d' onde  si  cava  il  cacio ,  o  formag- 
gio, ed  il  siero.  Considerato  come  medicamento  è  un  topico 
raddolcente  per  uso  esterno;  amministrato  internamente  e 
nutritivo,  pettorale,  dolcificante. 


APPENDICE  165 

il  formaggio  riesce  di  un  colore  sbiadalo.  Ferrari  crede 
doversi  anteporre  questo  caglio  a  qualunque  altro  presa- 
me perchè  in  tal  modo  il  formaggio  si  allontana  di  più 
dalla  putrefazione,  il  che  non  si  può  ottenere  coli' uso 
del  colostro  dei  vitelli.  Vediamo  giornalmente  degli  esem- 
pi nei  formaggi  bianchi,  che  si  fabbricano  dagli  Svizzeri, 
i  quali  servonsi  per  coagulare  il  latte  del  galìum  parìsien- 
se  di  Linneo  a  fiori  bianchi,  mentre  il  galìum  verum  è 
munito  di  fiori  gialli;  ed  i  loro  formaggi  sono  più  diffi- 
cili a  putrefarsi  dei  nostri.  Non  è  poi  a  maravigliarsi , 
che  il  galìum  allontani  la  putrefazione  del  formaggio,  es- 
sendo acido  il  sugo  di  questa  pianta,  perciò  è  antisettico, 
al  contrario  il  colostro  come  sostanza  animale  è  molto  di- 
sposto alla  fermentazione. 

E  fatte  sul  presame  alcune  indagini ,  mi  reco  a  dove- 
re di  additare, quanto  risulta  sul  presame  liquido  del  Tur- 
rini  dai  giornali  scientifici  di  Agricoltura,  Arti,  e  Com- 
mercio. 

Ben  giusti  e  continui  lamenti  esternati  dai  proprieta- 
ri di  cascine, e  dai  negozianti  di  formaggi  pel  gonfiamento, 
tarlo,  cattivo  odore,  sapore  disgustoso,  e  putrefazione  a 
cui  i  medesimi  veggono  soggiacere  grandi  partile  di  for- 
maggi ,  indussero  il  dotto  chimico  farmacista  di  Verona 
a  rivolgere  la  sua  attenzione  nel  modo  più  speciale  su  di 
questa  sostanza  per  indagarne  le  cause  principali,  onde  il 
male  provenga,  e  per  iscoprire  ad  un  tempo  un  mezzo  più 
sicuro ,  che  valesse  a  preservare  dai  suesposti  danni  sì  ne- 
cessario, e  prezioso  prodotto. 

Il  convincimento  inoltre  dei  più  valenti  pratici,  e  co- 
noscitori della  fabbricazione  dei  formaggi  sullo  sconcio, e 
cattiva  preparazione  ovunque  praticata  del  caglio,  o  pre- 
same,  e  l'importanza  del  principio  caseificante  doveano 
occupare  soprattutto  lo  studio,  e  le  disamine  del  chimico 
esperimentatore.  Raccolte  difalti  le  più  possibili, e  precise 
cognizioni  dei  pochi  sludi  scìenlifìci  finora  fatti  sul  caglio , 


166  APPENDICE 

e  coDOsciuti  I  vari  metodi  di  preparazione  di  Francia ,  In-* 
ghilterra,  Svizzera,  e  ripetuli  i  processi  del  dolt.  A.Cat- 
taneo dopo  non  molti  nuovi  e  non  dnbbi  esperimenti  potè 
ritrovare  il  Turrini  nel  suo  nuovo  caglio,  o  presame  li- 
quido il  sicuro,  e  facile  preservativo  contro  qualunque  si- 
nistra alterazione  dei  formaggi.  Cotesto  nuovo  caglio,  di 
cui  ora  esporrò  i  caratteri,  e  le  proprietà  altro  non  sem- 
bra essere,  che  una  soluzione  del  principio  coagulante 
detto  chitnosina,  o  pepsina  (V.  Annuario  delle  scienze 
chimico-farmaceutiche,  e  medico-legali.  Mantova  1851  fase. 
69.  num.  6,  ).  La  causa  del  coagulamento  del  latte  giusta 
il  parere  del  Sig.  Orosi  per  opera  del  presame  debbesi  rife- 
rire alla  pepsina  che  la  mucosa  dello  stomaco  naturalmente 
produce,  e  trovasi  commista  al  latte  indigesto  degli  ani- 
mali. Il  risultato  dell'azione  del  caglio,  o  presame  è  la 
divisione  del  latte  medesimo  in  un  misto  di  caseina,  e  di 
burro  (cacio)  ed  in  siero  liquido,  che  contiene  la  mag- 
gior parte  dei  sali  di  latte,  e  la  lattina,  oltre  quel  poco 
di  caseina,  che  naturalmente  esiste  allo  stato  solubile 
dentro  il  latte. 

I  caratteri,  e  le  qualità  più  eminenti  di  questo  nuovo 
presame  liquido  sono  le  seguenti: 

1.*'  Cotesto  nuovo  caglio  è  un  liquido  trasparente, 
scevro  di  ogni  sostanza  di  facile  divisione  adattabile  ad 
ogni  specie  di  latte,  e  puossi  stabilire  dietro  una  prima 
prova  la  dose  occorrente  sì  per  la  state,  che  per  l'inverno. 

2.**  Un'oncia  di  questo  caglio  è  capace  di  coagulare 
libbre  200  di  latte. 

3."  Produce  la  più  pronta  ed  abbondante  cagliata  for- 
nita di  tutti  i  caratteri  di  vera  elasticità,  ed  omogeneità 
voluti  dalla  buona  pratica. 

4.**  I  formaggi  preparati  col  nuovo  caglio,  o  presame 
liquido  non  acquistano  cattivo  odore,  né  sapore  disgustoso. 

5."  Preserva  interamente  i  formaggi  dal  gonfiamento, 
dal  tarlo ,  e  dalla  stessa  putrefazione. 


APPENDICE  167 

Tali  dunque  sodo  i  caratteri,  gli  effetti  ed  i  vantaggi 
rinvenuti  sul  nuovo  caglio  liquido  del  Turrini  nel  casei- 
ficio. Dai  rapporti  quindi  presentati  all' Accademia  di  Agri- 
coltura, Arti,  e  Commercio  di  Verona,  e  da  quanto  pub- 
blicò il  Sig.  Dolt.  Cera  nella  Gazzetta  Veneta  del  1861 
viene  confermata  l'efficacia  del  suddescritto  liquido  prpsa- 
rae  sopra  i  formaggi  di  già  condotti  alla  piena  loro  ma- 
turità, non  restando  per  esso  inquinali  i  formaggi  da  ve- 
runa sostanza  eterogenea,  onde  non  cade  dubbio,  cbe  il 
medesimo  debbasi  ora  preferire  nell'arte  del  caseificio,  e 
far  conoscere  a  tutti  gli  agronomi,  proprietarj,  direttori 
di  cascine,  ed  ai  negozianti  di  formaggi. 

E  mentre  dobbiamo  saperne  buon  grado  e  renderne 
grata  testimonianza  di  lode  al  dotto  Sig.  Turrini  per  avere 
colla  stampa  pubblicato  la  scoperta,  il  processo,  i  caratte- 
ri, e  gli  effetti  vantaggiosi  di  cotesto  nuovo  principio  ca- 
seificante,  quale  messo  in  pratica  sarà  di  non  piccolo  gio- 
vamento a  tutti  i  proprietari  di  bestiame:  da  savi  e  pru- 
denti sperimentatori  con  ogni  studio  dovremo  osservare, 
se  tali  sieno  per  essere  gli  effetti ,  ed  i  vantaggi  nel  no- 
stro clima  e  nei  nostri  prodotti;  alla  qual  cosa  ora  inten- 
diamo nutrendo  piena  fiducia  di  porgerne  poi  al  pubblico 
altri  più  dettagliati  e  profittevoli  rapporti. 

Doti.  Domenico  Luigi  Mazzanti 
Consultore  Feterinario  della  S.  Consulta. 


168  APPENDICE 

Mnvio  di  atauni  artightni  boiognesi  alla 
Esposizione  di  Ijontlra  nel  fl$51«  Re" 
soconto  ai  signoni  Conifibuenii» 

A  voi,  cui  il  desiderio  di  giovare  al  pubblico  bene, 
e  specialmente  d'incoraggire  l' industria  nazionale,  mosse  a 
cooperare  con  tanta  solerzia  e  cortesia  alla  nostra  propo- 
sta, noi  dobbiamo  innanzi  tutto  parole  di  ringraziamento. 
Imperocché  l' approvazione  vostra  e  il  vostro  concorso  ci 
ha  dato  animo  e  mezzi  all'  impresa  e  fra  molti  dubbi  e 
contrarietà,  ci  ha  raffermato  nella  fiducia  di  buon  esito.  A 
questa  fiducia  poi  il  fatto  corrispose  anzi,  ci  sia  lecito  il 
dire  che  ha  superato  la  nostra  aspettativa.  Imperocché  dalle 
relazioni  del  Sig.  Ingegnere  Francesco  Gualandi  che  accom- 
pagnò e  diresse  i  nostri  artigiani,  e  dal  Rapporto  inoltre  che 
ciascun  di  loro  ha  redatto  distesamente  per  iscritto,  abbia- 
mo potuto  persuaderci  che  gli  eletti  da  voi,  seppero  trarre 
notabile  profitto  da  questo  viaggio ,  facendo  tesoro  di  utili 
cognizioni  e  di  pratiche  perfezionatrici  dell'arte  loro.  Né 
dobbiamo  tacere  come  tutto  procedesse  sempre  nel  migliore 
accordo  fra  di  essi  ;  e  come  serbino  un  sentimento  di  vi- 
vissima gratitudine  ;  la  quale  ora  per  mezzo  nostro  inten- 
dono significarvi.  Le  quali  cose  annunziando  con  grato  ani- 
mo, adempiamo  altresì  al  dovere  di  presentarvi  il  sunto  delle 
notizie  riferiteci,  e  il  resoconto  degli  introiti  e  delle  spese. 
Il  giorno  31  Agosto  partirono  gli  artigiani  da  Bologna 
insieme  all'Ingegnere  Gualandi ,  e  presero  la  via  di  Piemon- 
te. Trattenutisi  alquanto  a  Piacenza  ed  a  Torino  e  quivi  esa- 
minati alcuni  opificii,  valicarono  le  alpi  e  si  fermarono  in 


APPENDICE  169 

Lione  quanto  era  necessario  a  dare  uno  sguardo  alle  ira- 
portanti  manifatture  che  vi  fioriscono.  A  Parigi  rimasero  sino 
al  17  di  settembre ,  e  colà  poterono  essere  ammessi  in  alcune 
primarie  officine  attinenti  all'arte  loro.  Preparati  poscia  da 
questo  tirocinio,  passarono  a  Londra:  né  è  a  dire  quanto 
rimanessero  sorpresi  di  quella  stupenda  Esposizione  dove 
erano  raccolti  prodotti  che  l' industria  umana  ha  saputo 
creare  in  tutto  il  mondo.  Per  venti  giorni  consecutivi  pas- 
sarono molte  e  molte  ore  nel  Palazzo  di  cristallo,  e  dopo 
averne  ammirato  il  complesso,  ciascun  di  essi  prese  a  stu- 
diare quella  parte  che  più  particolarmente  lo  riguardava, 
notando  i  nuovi  strumenti,  i  processi  piìi  spediti ,  i  più  per- 
fetti risultamenti.  Da  Londra  il  Calzoni  si  mosse  a  visitare 
altre  città  industri  dell'Inghilterra,  quindi  per  la  Prussia, 
la  Germania ,  la  Svizzera  e  la  Lombardia  si  ricondusse  a 
Bologna.  Il  Nadini  prima  di  ripatriare  tornò  a  Lione,  e 
quivi  per  un  mese  ebbe  adito  ed  esercizio  quotidiano  in 
diverse  manifatture.  Il  Barerà  e  il  Giorgi  rimasero  a  Parigi 
sino  al  5  novembre  ,  e  quindi  fecero  pur  essi  ritorno  a  casa. 
Ma  perchè  possiate  di  ognuno  più  specificatamente  avere 
contezza,  diamo  qui  il  sunto  dei  loro  Rapporti. 

Alessandro  Calzoni  Fonditore  —  dà  principio  al  suo  Rap- 
porto coli' Esposizione  di  Londra.  Accenna  in  primo  luogo 
come  la  più  parte  delie  macchine  agricole  ivi  da  lui  esami- 
nate non  siano  applicabili  al  nostro  sistema  di  coltivazione 
nella  loro  interezza,  ma  possano  bensì  suggerire  utili  modi- 
ficazioni agli  strumenti  dei  quali  usiamo.  Rivolse  l'attezione 
sua  ai  nuovi  perfezionamenti  recati  nei  sistemi  idraulici; 
ai  metodi  migliori  per  riscaldare  gli  ambienti,  avuto  riguar- 
do alla  qualità  del  nostro  combustibile;  alle  macchine  più 
efBcaci  per  lavorare  le  materie  grezze  delle  quali  abbondia- 
mo, come  la  canapa;  a  molti  attrezzi  infine  i  quali  servono 
agli  usi  domestici  o  a  diverse  industrie,  come  segare^  pial- 
lare il  legno,  e  simigliauli.  Né  ha  tralasciato  di  por  niente 
iti  Londra   e    lungo  tutto  il  viaggio  a  quel  che  si  riferisce 


170  APPENDICE 

alla  costruzione  delle  strade  ferrate.  Seguita  un  catalogo 
delle  fabbriche  principali  alle  quali  ebbe  adito,  e  sono  le 
seguenti  —  A  Parigi  Officina  Cave  —  Officine  della  Strada 
ferrata  del  Nord  —  Officina  de  Coster  —  Fonderia  Thiebaut. 
Quivi  frequentò  anche  il  Conservatorio  delle  arti  e  me- 
stieri —  a  Londra  le  fabbriche  di  Maudsley,  William  Jakson, 
e  Bryan  Donkin  —  l'Arsenale  di  terra  e  di  mare  a  Wool- 
wich  —  a  Birmingham  la  Fabbrica  di  pentole  in  ferro  fuso 
di  Bullochs  ed  un'  altra  di  spille  ed  aghi  —  a  Manche- 
ster le  Officine  meccaniche  di  Fairbairn  e  di  Roberts,  e  le 
manifatture  di  cotone  di  Berley  —  A  Liverpool  la  Ferriera 
Horsefall,  la  Fonderia  Smith,  la  Officina  Curtis  e  Kennedy, 
e  quella  di  Mac-Gregor  —  A  Bruxelles  una  delle  Fabbriche 
di  macchine  idrauliche  e  a  vapore  di  Derosne  e  Cail  —  A 
Charleroi  l'Officina  Conillet,  e  la  Fabbrica  di  lastre  di  Zinco 
Belfontain  —  A  Seraing  la  grande  Fabbrica  di  macchine  di 
Cockerill —  A  Liegi  la  Fabbrica  di  lime  Brizzard,  e  quella 
di  macchine  da  filare  della  Società  di  S.  Leonardo  —  A 
Zurigo  una  dello  stesso  genere  di  Escher  W.  Fyss  —  A  Mi- 
lano finalmente  la  Fonderia  e  Officina  Sehlezel  con  1'  altra 
Douloir,  la  manifattura  delle  scatole  e  guarnizioni  metalli- 
che Rolandi ,  dei  bottoni  Binda,  ed  alcune  altre.  Egli  ebbe 
la  ventura  di  poter  non  solo  visitare  a  parte  a  parte  queste 
fabbriche,  ma  in  alcune  eziandio  sperimentare  egli  stesso 
nuovi  metodi ,  prendere  note ,  sbozzi  e  disegni  che  gli  sa- 
ranno proficuo  sussidio  alla  memoria.  Similmente  reputa  di 
mollo  vantaggio  l' aver  formato  relazioni  commerciali  per 
la  materia  grezza  dell'arte  sua.  Conchiude  il  rapporto  con 
alcuni  cenni  sulla  condizione  meschina  delle  nostre  industrie 
a  fronte  delle  estere  ,  e  attribuisce  questa  inferiorità  al  di- 
fetto dei  capitali  sufficienti,  dello  spirito  di  associazione, 
delle  facili  vie  di  communicazione ,  delle  materie  grezze, 
di  stabilinieuli  acconci  che  forniscono  in  copia  e  a  buon 
prezzo  gli  strumenti  necessari  alle  varie  arti. 

Giuseppe  Nadini   Tessitore  —  La  prima   cosa   che  at- 


APPENDICE  171 

trasse  la  sua  ammirazione  fu  la  grande  Fabbrica  d'arazzi  di 
Gobelins:  la  vastità  dell'impianto,  la  ricchezza  dei  capita- 
li, e  la  magnificenza  dei  prodotti  gli  apparver  tali  quali 
soltanto  possono  darsi  in  una  grande  capitale  come  Parigi. 
Frequentò  pur  egli  il  Conservatorio  delle  arti  e  mestieri,  e 
potè  studiarvi  ì  modelli  di  tutte  le  macchine  testorie  dal- 
l'origine dell'arte  sino  ai  più  recenti  processi.  E  fra  le  molte 
cose  che  trovò  degne  di  nota ,  due  principalmente  furono  a 
lui  nuove  ed  utili  :  un  telaio  alla  Jacquart  con  grisse  mobile 
per  la  stoffa  a  damasco  sul  fondo  à  gros,  il  qual  telaio 
risparmia  un  terzo  dei  cartoni  occorrenti  5  e  in  secondo 
luogo  una  cassa  a  sei  spole  d'invenzione  tedesca,  onde  le 
spole  stesse  si  mutano  durante  il  lavoro  con  mirabile  pre- 
stezza. Nel  Palazzo  di  cristallo  ampliò  le  osservazioni  fatte 
in  Parigi  e  fra  le  cose  più  degne  di  maraviglie  gli  parvero 
quattro  telai  fatti  a  Dublino  di  rara  ed  ottima  costruzione. 
Il  nuovo  sistema  di  F.  Vandevin,  onde  si  tesse  senza  uopo 
di  cartoni,  sebbene  ingegnosissimo,  gli  sembrò  per  la  sua 
complicazione  diffìcile  ad  applicarsi:  ma  bello  ed  applica- 
bile giudicò  il  telaio  pei  broccati  di  seta  del  Bonandiel  di 
Berlino  che  ha  il  pregio  di  singolare  esattezza  nella  mon- 
tatura j  come  pure  un  altro  telaio  nuovissimo  dove  gli  spo- 
letti raccolti  in  una  cassa  attraversano  il  drappo  mercè  lo 
scoccar  di  una  molla  senza  bisogno  della  mano  dell'ope- 
raio, il  che  risparmia  due  terzi  del  tempo  che  occorre  al 
presente.  Il  tempiale  continualo  dei  telai  F.  W.  Harrison  di 
Blackborn  gli  parve  molto  commendevole  sia  per  l'ugua- 
glianza che  dà  al  drappo,  come  per  l'artifizio  onde  si  ferma 
ad  un  tratto,  quando  il  filo  venga  meno  o  si  tronchi.  Questi 
ultimi  trovati  egli  intende  di  applicare  appo  noi  subilo  che 
il  possa,  come  pure  il  metodo  di  licciatura  inventato  nella 
Prussia  e  non  per  anche  usato  in  Francia,  imperocché  la 
macchina  che  colà  si  adopera  per  la  licciatura  à  coulisse 
conviene  solo  nelle  fabbriche  di  grandissimo  impianto.  Vista 
l'Esposizione  di  Londra,  si  recò  egli  a  Lione,  ed  ivi  per- 


172  APPENDICE 

corse  moltissimi  opifìcii  :  fu  introdotto  presso  Monsieur  Car- 
quillah  e  Monsieur  Tranchìar  tessitori ,  e  potè  lavorare  anche 
in  opera  di  scialli  Ternau.  Similmente  si  trattenne  ed  esa- 
'minò  a  tutto  suo  agio  la  fabbrica  diretta  da  Cleto  Tassinari 
suo  cognato,  che  è  una  delle  primarie  di  Lione,  e  potè 
averne  spiegazioni  e  disegni.  Fra  le  cose  vedute  in  Lione 
accenna  con  molto  encomio  i  telai  coi  quali  fu  fatto  il  ri- 
tratto della  Regina  d'Inghilterra.  Dà  termine  al  suo  Rap- 
porto tributando  lodi  al  nostro  Agostino  Melloni  beneme- 
rito dell'arte  tessitoria,  i  metodi  seguiti  dal  quale  nella  lic- 
ciatura  possono  gareggiare  eziandio  coi  metodi  esteri  più 
rinomati. 

Flavio  Barerà  Stovigliaio  —  Cominciò  egli  le  sue  osser- 
vazioni a  Torino,  visitando  la  bella  fabbrica  di  Dartu  e  Ri- 
cliardi  Giunto  a  Parigi  fu  con  molta  amorevolezza  accolto 
dallo  egregio  nostro  chimico  Prof.  Malaguti,  e  mercè  sua 
raccomandato  al  Sig.  Salvetat  chimico  Direttore  della  mani- 
fattura di  Sevres  la  piìi  stupenda  di  quante  sono  in  Euro- 
pa. Con  questi  validi  aiuti  potè  ad  una  ad  una  esaminare 
le  operazioni  dell' arte  ceramica ,  e  studiarne  i  progressi  nel 
museo  che  a  detta  manifattura  è  attinente  5  ed  inoltre  avere 
campioni  delle  paste,  e  invetriature  e  raccogliere  informa- 
zioni esatte  delle  località  ove  si  rinvengono  le  materie  pri- 
me, e  dei  prezzi.  Potè  ancora  formare  relazioni  con  altri 
direttori  di  fabbriche  secondarie  in  Francia,  nelle  quali  ebbe 
agio  di  occuparsi  delle  stoviglie  e  delle  porcellane  che  si 
fanno  pel  commercio  e  per  1'  uso  comune.  Gli  fu  eziandio 
di  molta  istruzione  visitare  il  Conservatorio  delle  arti  e 
mestieri,  ed  ivi  principalmente  rivolse  l'animo  allo  studio 
geografico  dei  terreni  ove  giacciono  i  minerali  per  la  detta 
fabbricazione,  i  quali  terreni  vi  sono  esattamente  divisati 
cogli  strati  loro  delle  argille,  dei  caolini,  dei  feldspati,  e 
dei  quarzi;  ed  inoltre  osservò  lutto  il  processo  di  estrar- 
li, di  purificarli,  di  lavorarli.  L' Esposizione  di  Londra  for- 
luva  lai  copia  di  prodotti  dell'  arte  sua  e  di  tale  bellezza , 


APPENDICE  173 

che  il  Barerà  non  si  attenta  a  descriverli  :  tocca  però  del 
mirabile  quadro  in  porcellana  rappresentante  da  un  lato  il 
ritratto  della  Regina  d'Inghilterra,  dall'altro  quello  del 
Principe  Alberto,  di  grandezza  quasi  naturale,  e  di  perfe- 
zione straordinaria,  il  quale  fu  lavorato  a  gran  fuoco  di 
moufle  nella  predetta  fabbrica  di  Sèvres.  Accenna  pure, 
siccome  prova  singolare  dell'  arte ,  certe  piccolissime  e  fi- 
nissime tazze  che  non  possono  esser  posate  che  sulla  barn» 
bagia,  tanta  è  la  loro  fragilità.  Né  può  tacere  gli  smalli  e 
i  vetri  colorati  di  Germania,  ai  quali  però  sovrastavano  i 
vetri  dipinti  a  fuoco  dal  Berlini  e  dal  Bagatti  Yalsecchi  di 
Milano:  come  pure  facevano  bella  mostra  le  porcellane  del- 
la Fabbrica  Ginori  di  Firenze.  Osservò  altresì  un  nuovo  me- 
todo di  invetriatura  trasparente  e  colorata,  e  begli  effetti 
di  chiaroscuro  tanto  in  terraglie  che  in  porcellane.  Final- 
mente in  Inghilterra  ebbe  occasione  di  esaminare  le  sto- 
viglie di  Wedgewood,  quelle  di  Minton,  e  le  porcellane 
di  lohn  e  Charles  Meigh,  e  di  Micheli:  come  pure  le  ma- 
terie prime  che  si  estraggono  nella  Coriiovaglia  che  sommi- 
nistra le  migliori.  Conclude  il  suo  Rapporto  giudicando  che 
la  buona  qualità  dei  prodotti  da  questo  dipende  in  gran 
parte  che  si  usino  eccellenti  materie  ;  e  eh'  egli  a  tal  uopo 
ha  procacciato  corrispondenze  in  Francia,  in  Inghilterra  e 
in  alcune  parti  d'Italia  dove  si  rinviene,  e  si  fa  commer- 
cio del  minerale  siliceo. 

Giorgi  Giuseppe  Fabbro  —  A  Piacenza  diede  il  Giorgi 
principio  alle  sue  indagini,  notando  modi  nuovi  di  Ietti  di 
ferro  con  vernici  a  staffa  :  a  Torino  visitò  la  Zecca  e  l' ar- 
senale dove  vide  fondere  e  tornire  cannoni.  Giunto  a  Parigi 
potè  aver  adito  alla  Fabbrica  de  Coster  e  vide  lavorare  tutti 
gli  ordegni  che  alla  costruzione  di  qualsivoglia  macchina  si 
richiedono,  fra  i  quali  accenna  i  torni  per  fare  viti  diritte, 
e  rovescie  a  più  vermi ,  strumenti  per  spianare  il  ferro  ,  per 
calibrare  tubi,  per  scanalare  rulli,  per  faccettare  dadi, 
•per  tagliare  ed  egualire  denti  delle   ruote.  Pose  attenzione 


174  APPENDICE 

speciale  alla  fabbricazione  delle  lime  e  dei  trapani;  e  av- 
verte che  i  motori  che  vide  erano  messi  in  opera  da  mac- 
chine a  vapore.  Anch' egli  come  i  suoi  compagni  riconosce 
molla  utilità  dall' aver  visitato  il  Conservatorio  delle  arti  e 
mestieri,  ove  gli  fu  dato  studiare  tutti  gli  utensili  dell'arte 
fabbrile,  e  le  varie  maniere  di  leve  e  d'ingranaggi,  e  i 
modelli  delle  macchine  idrauliche  ed  a  vapore.  E  nota  co- 
me assai  rimarchevoli  le  macchine  per  segare  le  impialla- 
ciature  e  le  tarsie  di  legname.  Due  altre  officine  ha  egli 
visitato  in  Parigi,  nell'una  delle  quali  lavoravano  1500 
operai,  nell'altra  1700,  e  ha  con  molta  attenzione  seguito 
le  operazioni  loro.  Soggiunge  come  più  e  più  volle  fosse 
ammesso  al  Laboratorio  del  Sig.  Ingegnere  Porro  dove  ha 
veduto  fabbricare  strumenti  di  precisione  e  rinvenne  una 
nuova  e  ben  adatta  morsa,  e  un  tornio  dal  quale  si  ottiene 
qualunque  figura  geometrica.  Da  Parigi  passò  a  Londra,  e 
qui  anch' egli  si  dimostra  stupefatto  e  ammirato  dei  lavori 
dell'arte  sua  che  trovò  riuniti  alla  Esposizione.  Nella  va- 
rietà immensa  di  questi,  nota  principalmente  torni  di  varia 
costruzione,  una  macchina  per  tagliare  e  perforare  buchi, 
una  macchina  a  piattaforma,  torchi  di  diversi  modelli  per 
stampar  monete  e  caratteri,  soppresse  idrauliche  o  a  curva, 
macchine  a  vapore,  meccanismi  per  filare  canapa  lino  e 
cotone,  telai  di  varie  foggie,  una  macchina  singolare  per 
comporre  mattoni ,  altre  per  fare  uncinelli ,  raffi ,  cardi,  aghi , 
maglie,  lame  da  coltelli,  capsule,  e  le  punte  che  diconsi  di 
Parigi;  poi  tutti  gli  ordegni  all'uopo  dei  Pompieri,  una 
copiosa  raccolta  di  aratri ,  cucine  di  ferro  fuso  economiche, 
orologi  con  svarialissimi  ingegni  di  scappamento  e  molti 
altri  utili  trovati.  Oltre  l'Esposizione  industriale,  il  Giorgi 
ha  visitato  a  Londra  una  grande  fonderia  ed  officina  riu- 
nite dove  si  fabbricano  vascelli  tutti  in  ferro,  e  macchine 
a  vapore.  Finalmente  descrive  come  al  suo  ritorno  in  Fran- 
cia passasse  alcuni  giorni  all'officina  del  Creusot,  dove 
lavoravano  oltre  duemila  operai ,  e  quivi  avesse  opportunità 


APPENDICE  17Ò 

di  vedere  come  si  estrae  il  minerale,  come  si  purga,  co- 
me s'  affina ,  si  converte  in  attrezzi  di  ogni  genere  :  insomma 
tutto  il  processo  dal  primo  scavo  della  ^miniera  sino  ai  pro- 
dotti più  complicati  e  perfetti. 

Da  questo  sunto  potrete  argomentare  voi  slessi,  o  Si- 
gnori, quanto  sia  stato  il  desiderio  loro  di  apprendere, 
quanta  la  diligenza  con  che  hanno  corrisposto  alle  vostre 
cure.  E  lo  potrete  ancor  meglio  vedere  col  fatto,  se  come 
sperasi,  avrà  luogo  in  quest'anno  una  Esposizione  indù- 
striale  a  Bologna,  nella  quale  i  nostri  artigiani  si  faranno 
solleciti  di  mostrare  alcun  lavoro.  Laonde  non  possiamo 
dar  termine  senza  tributare  ad  essi  la  meritata  lode,  come 
pure  sentiamo  il  dovere  di  testificare  pubblicamente  la  no- 
stra riconoscenza  al  signor  Ingegnere  Francesco  Gualandi 
che  ha  disimpegnato  il  suo  ufficio  con  abilità,  zelo  e  di- 
sinteresse, quale  noi  non  avremo  potuto  desiderare  mag- 
giore. Così  questo  primo  tentativo  riuscito  a  bene,  sia  con- 
forto e  stimolo  ai  nostri  concittadini  di  continuare  nel- 
r  impresa  generosa  di  proteggere  la  industria  nazionale, 
sia  coli' applicarvi  i  capitali,  sia  col  favorire  l'istruzione 
degli  operai,  sia  col  fornir  loro  occasione  di  lavoro.  Sarà 
questo  uno  dei  modi  assai  rilevanti  di  giovare  al  paese  no- 
stro, e  di  accrescerne  la  ricchezza,  sarà  una  di  quelle 
opere  le  quali  (  ci  sia  lecito  ripetere  ora  le  parole  del  pro- 
gramma con  l'autorità  di  una  felice  esperienza)  hanno  ef- 
ficacia di  collegare  le  varie  classi  della  Società  con  vincoli 
di  benevolenza  e  di  gratitudine. 

Bologna  15  Febbraio  1852. 

Bevilacqua  March.  Carlo.       Minghetti  Marco. 

CicoGNARi  Pietro.  Tizzardi  March.  Luigi. 

Davia  March.  Luigi.  Ramponi  Francesco. 

Marsili  Conte  Carlo.  Simonetti  Princ.  Rinaldo 

Sgarzi  Professor  Cav.  Gaetano. 
Segue  l'Elenco  dei  Contribuenti,  e  il  Resoconto  delle 
spese  che  ammontarono  a  Scudi  933.  80. 


176  "^  APPENDICE 

ESCURSIO]\E 

ALL'  IMPERIALE  E  REGIO  INSTITUTO  AGRARIO  IN  PISA 

(15  Aprile  1849) 

DEL    CBIAR. 

SIC.  DOTI.  DOMENICO  GALVANI 

Professore  di  Agricoltura  Teorico-Pratica  e  scienze  au- 
siliari presso  l'Academia  Agraria  in  Pesaro:  letto 
nella  seconda  adunanza  generale  dell' Instituto  Agrario 
Ferrarese ,  neW  occasione  della  Festa  Agraria  ce- 
lebrata in  detta  Città,  nel  Maggio  1851. 

(  Continuazione  e  fine ,  vedi  Propag.  Agr.  pag.  516  ) 


Dal  Trebbiatojo  sì  passa  nella  parte  esterna,  al  Pecorile 
costruito  giusta  gl'insegnamenti  del  cav.  Vincenzo  Dandolo  (1); 
del  cav.  Filippo  Re  (2)j  e  del  sig.  Tessier  {3). 

Ora  voltasi  alia  sinistra;  e  al  principio  di  un  luminoso 
ed  ampio  loggiato  trovasi  l'abbeveratojo  con  tromba  aspirante  > 
la  quale  fa  tutto  il  servizio  dello  Stabilimento. 

Dopo  si  entra  nella  camera  detta ,  Segatojo  ecc. ,  alla  si- 
nistra rivolgendosi ,  si  trova  il  Bovile  alla  diritta  entrando  vi 
è  il  Vachile;  nel  primo  vi  erano  due  paja  di  buoi;  nel  secon- 
do, dieci  vacche  o  mucche,  fra  queste  una  egiziana  di  esqui- 
sitissime forme ,  avente  una  pelle  coperta  di  un  pelo  finissimo 
di  color  plumbeo.  Sono  costrutti  sì  l' uno,  che  l'altro,  a  vol- 
ta, muniti  di  finestre  con  invetriate,  e  griglie;  in  estate, 
nella  parte  esterna  ,  vi  vengono  collocate  delle  stuoje,  per  man- 
tenergli freschi  ;sono  alte  dal  suolo  170  centimetri.  Il  corritojo 
d' innanzi  alla  mangiatoja ,  è  largo  80  centimetri.  La  mangia- 
toia è  alta  60  centimetri;  è  larga  in  basso  33;  44  in  alto;  alla 
distanza  di  130  vi  sono,  nella  parte  superiore,  delle  caviglie 


APPENDICE  177 

di  ferro  inchiodate,  per  dare  alla  medesima   mangiatoja  più 
solidità,  e  per  mantenere  i  suoi  lati  sempre  paralleli  (4). 

Non  è  nuovo  il  metodo,  che  crediamo,  per  ogni  rapporto, 
razionale,  di  tenere  cioè  la  mangiatoja  discosta  dal  muro  ;  poi- 
ché sappiamo  che  il  celebre  poeta  georgico  toscano  Luigi  Ala- 
manni cantò  nella  sua  Coltivazione  : 

E'I  bifolco  tal' or ,  quando  ha  mestiero 
Di  pàscerla  o  nettar,  girargli  intorno  (5). 

Nel  vacchile,  credevamo  di  vedere  il  lastricato  inclinato 
verso  la  mangiatoja  ;  ma  no,  che  è  costruito  secondo  l'erroneo 
costume  antico;  il  bravo  Professore  Direttore,  vi  suplisce  in- 
grossando il  letto  nella  parte  posteriore. 

Il  sagace  e  diligente  agronomo  conte  Roncioni  toscano, 
ha  seguito  1'  utilissimo  suggerimento  del  pastore  svizzero  (6) , 
il  quale  crede ,  e  non  senza  ragione ,  che  il  rimanére  conti- 
nuamente inclinate  le  mucche  o  vacche  nella  parte  posteriore, 
possa  essere  cagione  della  malattia  ,  ch'egli  chiama  caduta  del- 
la matrice. 

Per  essere  più  assicurati  del  fatto,  interogammo  l'inclito 
sig.  cav.  Antonio  Alessandrini,  Professore  d'Anatomia  Com- 
parata, e  di  Zoojatria  nella  Pontificia  Università  di  Bologna, 
il  quale  fu  cortese  di  risponderci:  ritenére  coli' elvetico  Pa- 
store ,  che  stanti  la  posizione  molto  inclinata  nella  posterior 
parte,  possa  avvenire  non  di  rado  la  caduta  della  matrice. 

V'è  una  camera  interposta  tra  il  bovile,  ed  il  vacchile  in- 
dicata come  si  disse  col  nome  di  Segatojo  ecc.  ;  in  questa  vi  è 
una  preziosa  machina,  preziosa  per  gli  effetti  salutari  che 
produce,  tagliando  minutamente  foglie,  cortecce  tènere,  stra- 
me, fieno,  che  il  sig.  Dombasle  appella  II  grande  taglia  pa- 
glia rotativo. 

Questo  sminnzzaiore  rotativo  della  paglia  ecc.  si  compone 
di  un  disco  di  ferro  fuso  ,  formante  un  volano  armato ,  in  uno 
de'  raggi,  di  un  coltello  di  acciajo  curvo,  che  taglia  a  cia- 
scuna rotazione ,  sopra  una  lunghezza  determinata ,  i  foraggi 
situati  in  un  truogolo.  Le  materie  da  tagliare  sono  condotte 
da  un  pajo  di  cilindri  scannallati  di  ferro  fuso,  che  sono  mes- 
si in  movimento  dallo  stesso  volano. 

Questo  disco  o  volano  fa  muovere  cosi  la  paletta  che  spin- 

N.  Ann,  Se.  Natdr,  Serie.  III.  Tomo  5.  12 


178  APPENDICE 

gè,  ad  ogni  movimento,  tutta  la  massa  del  foraggio,  di  modo 
tale  di  racilitarne  l'azione  del  coltello  sminuzzatore  ;  di  ma- 
niera che,  tutte  le  parti  del  mecanismo,  sono  messe  in  mo- 
vimento per  la  sola  azione  che  l'operajo  ha  impresso  al  ma- 
nubrio. 

Si  può  regolare  la  machina  in  modo  di  avere  il  forag- 
gio,  le  erbe,  lo  strame  della  lunghezza  di  36,  di  24,  e  fino 
di  12  millimetri.  Questa  machina  può  dirsi,  quasi  creata  dal- 
l'illustre Dombasle;  quest'onore  giustamente  meritato,  glielo 
rendano  tutti  gli  scienziati  suoi  connazionali. 

Ridotto  cosi  il  cibo,  da  porgere  al  bestiame,  lo  intride, 
il  bovaro ,  con  aqua  tiepida ,  che  estrae  da  una  caldaja  co- 
perta,  come  si  dirà  fra  poco;  con  un  tridente  di  legno  agita 
la  massa;  gitta  su  la  stessa  un  manipolo  di  sale  comune  (Clo- 
ruro di  sodio,  sai  rupestre,  sai  gemma)  in  polvere  ridotto, 
e  nuovamente  méscola  il  foraggio;  poi  lo  dà  al  bestiame,  che 
lo  mangia  avidaraenle,  senza  defaticare  il  sistema  dentario, 
né  tampoco  il  digestivo,  bene  sapendo ,  il  dotto  Professore  Di- 
rettore, che  il  cloruro  di  sodio,  contribuisce  possentemente  a 
mantenere  la  sanità  di  tutti  i  bestiami. 

La  caldaja  di  rame  coperta,  di  cui  si  è  fatto  parola  più 
sopra,  noi  ritenghiamo  sia  intonacata  di  slagno  ;  essa  è  posta 
su  di  UH  fornello  economico  dal  suo  autore  detto  alla  Rumfort, 
che  per  economia  di  combustibile ,  il  fumo  gira  d'intorno  alla 
caldaja,  poi  entrato  nel  condotto  si  disperde  nell'aria;  in  que- 
sta caldaja  adunque  sono  còtti  a  vapore  i  tuberi  delle  rape, 
de'  pomi  di  terra,  delle  barbabietole,  delle  carote  ecc.;  le 
quali  sono  poste  in  un  diafragma  ,  per  evitare  il  contatto  del- 
l'aqua  ;  costume,  che  apresero  gli  europei  dagli  americani  (7), 
di  apreslare  i  cibi  in  quel  modo  còtti,  ai  bestiami  abbiamo 
veduto  altra  machina  che  maneggiando  in  senso  diritto,  o, 
da  sinistra  a  diritta ,  il  suo  manubrio ,  si  riducono  in  fetucce 
la  bietarapa  cruda,  il  pomo  di  terra  parimente  crudo  ecc.  ;  v' è 
però  chi  crede  essere  pericoloso  l'uso  della  patata  cruda ,  per 
contenere  essa  la  solanina ,  pericolo  che  riscontrasi  nella  fronda 
che  dire  dovrebbe  foglia  (8),  adoperata  come  foraggio  (9).  Il 
boaro  ne  somministra  in  ogni  anno  una  piccola  porzione,  die- 
tro ordine  del  Professore  Direttore,  premessa  però  una  mani- 


APPENDICE  179 

poiazione  con  aqua  tiepida ,  ed  un  po'  di  sale  cooiiine ,  che 
la  riduce  quasi  ad  una  pasta  glutinosa,  come  si  ottiene  colia 
farina  del  grano.  Una  scala  conduce  ai  granai  ed  al  fienile, 
situati  sopra  il  bovile  ed  il  vaccliile,  all' abitazione  dell'Orto- 
lano, e  del  Magazziniere.  Il  fieno  è  qui  custodito  come  si  fa 
alla  sinistra ,  e  destra  del  Po  ;  ma  la  mischia  e  lo  strame  si 
conservano  in  pagliai  sopra  basi  di  cotto  o  di  materiale,  co- 
me fu  indicato  superiormente. 

Si  trovano  in  prossimità  le  abitazioni  del  Capo  del  bovile 
e  vacchile,  e  sopra  ,  quella  dell'Ortolano.  Come  pure  la  stalla 
de'  cavalli,  per  il  servigio  dello  stabilimento,  che  con  più  pro- 
prietà di  lingua,  dire  si  dovrebbe  equile. 

Ottimo  consiglio  fu  quello  di  stabilire,  che  nell' Jns/tfuto 
Agrario,  siavi  la  Fabbrica  degli  arnesi  rurali,  noti  che  l'offi- 
cina del  Fabro-Legnajo,  e  del  Fabro-Ferrajo,  dove  viene  la- 
vorato tutto  ciò  che  può  occorrere  per  lo  Inslituto,  non  che 
tutto  ciò  che  può  venire  commesso. 

Abbiamo  veduto  un  pigiatore  da  uva ,  che  il  Professore 
Direttore  drsse  che  bene  pigiava  gli  acini  della  medesima  ,  senza 
lacerare  i  graspi,  che,  senza  diibio,  comunichcrebbono  al 
vino  ingrato  sapore.  Vedemmo  pure  tre  o  quattro  Raggie  ;  ma 
una  delle  migliori  era  molto  assomigliante  ad  un  modellino,  che 
fu  regalato  alla  scuola  dal  Sig.  Antonio  Ingegnere  Frabetli. 
Allorché  dovremo  farne  costruire  una  per  questa  Scuola  di 
Pesaro  prenderemo  a  modello  quella  di  Agostino  Gallo  deno- 
ninata  Traina  fig.  1.  Tav.  IV.  perchè  ci  pare  più  perfetta. 

Vedesi  ancora,  la  Fucina,  e  scala  che  porta  al  deposito 
di  ferro,  legname  ecc.  ove  è  lo  ingresso  alla  Clinica  Zoojalrica. 
La  scala  annessa  conduce  al  quartiere  dell'  Infermiere ,  alla 
Bigattiera,  al  Gabinetto  di  modelli,  e  di  pezzi  zoolómici  ecc. 
Studiò  fino  allo  inizio  dello  Stabilimento  lo  egregio  Professore 
Ridolfi  di  procurare  al  paese  un  pratico  insegnamento  di 
Zoojatria,  col  quale  cooperare  alle  lezioni  teoretiche  del  Pro- 
fessore che  nella  Università  ne  leggeva  i  precetti  a  comodo  e 
complemento  de'  medici  studii.  Trattavasi  di  procurare  un  inse- 
gnamento accessorio  a  quello  dell'agronomia,  di  stabilire  un 
esercizio  pratico  di  Veterinaria ,  e  Maniscalcia ,  sufficiente  ai 
bisogni  delle  campagne,  e  tale  che  potesse  esservi  annualmente 
previsto  coi  mezzi  economici  dello  stabilimento  agrario  (10). 


180  APPENDICE 

Osservammo  la  stanza  di  guardia  pel  custode,  e  vicino  ad 
essa  la  stalla  di  deposito  per  gli  animali  che  cercano  ammis- 
sione alla  Clinica,  come  pure  due  stalle  una  pei  cavalli,  l'al- 
tra per  gli  animali  vaccini  ammalati.  Osservasi  ancora  l'Of- 
ficina del  Maniscalco  con  ingresso  apposito  per  il  pubblico  ed 
il  locale  per  la  ferratura  e  per  altre  operazioni.  Non  che  un 
recinto  scoperto  per  varj  usi  addetti  alla  maniscalcia. 

Nell'angolo  esterno  di  questo  recinto  il  Professore  Diret- 
tore ,  vi  ha  formato  un  letamajo  scoperto ,  con  pozzetto  da 
un  lato,  munito  di  alberi  di  alto  fusto,  per  difenderlo  all'Est , 
al  Sud,  ed  all'Ovest,  dai  raggi  solari.  Il  fondo  è  còncavo, 
con  de'  fori  nel  mezzo  ove  defluiscono  le  urine  le  quali  si  ac- 
cumulano nel  pozzetto.  In  tempo  di  estate,  o  quando  la  tem- 
peratura è  elevata ,  fa  eseguire  a  mezzo  della  rammentata  ma- 
stelletta ,  lo  innaffiamento,  sia  coir  urina,  sia  coll'aqua.  Que- 
sta sarà  una  prova  ;  il  tempo  renderà  manifesto  se  sia  o  no 
buona  questa  pratica  ,  la  quale  pare  suggerita  da  Varrone:  Lo 
sterquilinio  sia  in  sito  ,  ove  il  raggio  del  sole  noi  tocchi ,  e  s'inar- 
ridisca  ;  o  vero  d' intorno  a  bella  posta  alberi  frondosi  vi  pian- 
ta,  e  ne  lo  difendi  (11). 

Nel  secondo  campo  contiguo,  quello  cioè  cinto  da  siepi, 
di  cui  fu  fatto  parola,  vi  si  coltivano  i  cereali,  le  baccelline 
0  papiglionacee  ,  ed  altre  piante  intercalate  ,  come  le  appellano 
i  francesi:  per  modo  di  esempio,  le  rape,  i  cavoli,  le  carote 
ecc.;  le  quali  vanno  fra  i  raccolti  detti  da'  napoletani  ruba- 
te (12),  in  una  rotazione  o  assuolamento  (13)  quadriennale.  Vi 
sono  de'  magnifici  prati  stabili  di  erba  Spagna  (Medicago  sa- 
liva, Linn.)  ;  di  Lolierella,  o  Lojessa  (  Lolium  perenne,  Linn. ); 
e  di  Trifolio  (Trifolium  campestre,  Linn.)  i  quali  li  fa  entrare 
avvedutamente,  il  Professore  Direttore,  tutti  nella  rotazione,  a 
norma  sempre  del  bisogno;  per  cui  in  massima  è  assuolamento 
quadriennale;  ma  che  in  certe  annate,  può  addivenire  sessen- 
nale ,  quando  cioè  si  dissodano  i  prati  di  Medica ,  di  Trifolio , 
di  Lojessa,  a  norma  del  più  conveniente  interesse  dell' Instituto. 

L'altro  possedimento  a  dieci  minuti  dall' Instituto,  di  cui 
fu  fatto  cenno  in  principio  ,  non  abbiamo  potuto,  come  dicem- 
mo ,  visitare ;,  per  la  continua  dirotta  pioggia,  ci  fu  detto  dal 
Professore  Direttore,  essere  tutto  terreno  di  natura  argillosa; 


APPENDICE  181 

che  incomincia  adesso  a  ridurlo  a  forza  di  emendamenti,  mi- 
gliorandone la  fisica,  e  la  chimica  ferlililà;  sempre  pesando, 
calcolando,  e  tutto  mettendo  nelle  spese  di  cultivazione ,  per 
essere  ligio  di  quella  conosciuta  sentenza,  ricevuta  da  tutti 
gli  agronomi,  che  la  —  Economia  campestre,  è  quella  scienza 
che  V  insegna  a  ricavare  dal  Podére  il  màssimo  vantaggio ,  col 
minore  dispendio  possibile.  — 

Con  questi  ed  altri  principi  l'ottimo  Professose  Ridolfi  an- 
dava trasfondendo  nella  mente  del  magnanimo  Principe,  fossero 
dati  a  lui  i  mezzi  onde  persuadere  co'  fatti ,  e  mostrare  colla 
pratica  la  verità  delle  teorie,  dalle  quali  si  desumono  i  me- 
lodi, si  ricavano  i  processi  dell'arte.  Allorquando  le  compa- 
razioni sono  giuste,  li  penetrano  l'animo,  e  agevolmente  ti 
conducono  alla  persuasione.  Eccone  una  :  come  la  Clinica,  Egli 
dice,  occorre  a  rendere  fruttuose  le  scienze  mediche,  come 
gli  Ospedali  sono  necessarii  per  fare  buoni  medici  ;  così  abbi- 
sognano i  campi  per  utilizzare  lo  insegnamento  scientifico  in 
agronomia',  sono  indispensabili  le  rustiche  faccende  a  fare 
pratici  agricoltori  (14).  Il  vivissimo  desiderio  che  abbiamo  di 
potere  cooperare  colla  minìmezza  di  nostre  forze ,  al  benessere 
della  nascente  Agraria  Instituzione  stabilita  nella  illustre  Città 
di  Pesaro,  per  opera  di  alcuni  magnanimi  e  dotti  pesaresi  (15); 
ci  determinò  di  trasportarci,  in  aprile  prossimo  scorso,  ove 
trovasi  il  più  celebre  Instituto  Agrario  d'Italia,  cioè  a  Pisa, 
attraversando  quantità  di  ostacoli  che  si  frapponevano  per 
pure  conoscer»,  dietro  l'avviso  dell'Inglese  agronomo  Arturo 
Young  tutto  ciò  eh' è  relativo  a  fare  promuovere  ed  avvanzare 
la  Economia  Rustica  in  uno  Stato  ;  cioè  ti  metodo  di  coltiva- 
zione ,  0 ,  come  modernamente  esprimesi,  assuolamento  addattato 
il  più  produttivo  ;  tult' i  migliori  instrumenti  aratorj  di  più 
recente  formazione;  il  capitale  circolante,  e  l'abbondanza  de' 
beitiami. 

Era  nostro  divisamente  di  osservare,  com'erano  costruiti 
il  bovile,  ed  il  vacchile  ecc.  ;  cose  tutte  che  ci  dovranno  ser- 
vire di  norma,  allorché  fra  breve  ci  sarà  affidato  il  Podere  che 
acquisterà  questa  preclara  Academia  Agraria  il  quale  giusto 
Io  intendimento  del  celebre  Thaer  (16),  addiverrà  Esperimen- 
tale, e  Modello,  dietro  sussidio  estraordinario  statuito  in  Ur* 


182  APPENDICE 

bino  nel  fcbrajo  p.  p.  dal  siipieiite  Consiglio  Provinciale^ 
mollo  standogli  a  cuore  una  così  profìcua,  e  saggia  Institu- 
zione ,  sapendo  avere  questo  Fondo  tutti  gli  estremi  voluti  dal 
tuscolano  Agiòlogo,  che  sono  pur  quegli  a  cui  ha  mirato  quel- 
la stessa  celeberrima  Academia  :  ,,  Quello  è  il  campo  migliore, 
egli  dice  ,  che  a'  pie  del  monte  è  posto ,  che  guarda  il  mezzodì , 
dove  l'  aria  spira  salubre ,  e  dove  d' operai  vi  è  sempre  copia. 
Quel  Podere  preferisci ,  eh'  è  vicino  a  Città ,  o  ver  Castelli ,  al 
mare,  al  fiume  o  a  buona  strada,  e  frequentata  :  che  più  cosi 
avrai  de'  tuoi  prodotti  lo  smercio  (17). 

Noi  vi  andammo  volontieri ,  anche  per  cerziorare  queste 
dottrine  che  furono  pubblicate  dal  piìi  volte  lodato  Professore 
Ridolfì  ;  e  ci  fu  narrato  essere,  dal  suo  illustre  successore, 
integralmente  professate  e  diffuse  le  stesse  stessissime  dottrine  : 
sapemmo,  e  ci  è  grato  il  dirlo,  che  tutto  quanto  poteva  desi- 
derarsi, che  concorresse  a  formare  una  scuola  teorico-pratica 
di  agricoltura,  e  quanto  si  sarebbe  potuto  designare  opportu- 
namente a  comporre  uno  Stabilimento  del  genere  dì  quello  che 
può  attualmente  considerarsi  come  compito  a  Pisa,  vi  si  trova 
realmente  riunito  ;  e  quindi  nulla  manchi  al  completo  insegna- 
mento agronomico,  se  non  se  quelle  cultivazioni  negate  dalla 
località. 

„  Io  sono  persuaso ,  dice  lo  stesso  Autore  del  Rendicouto , 
e  noi  pure  lo  siamo,  che  molto  limitati  siano  i  vantaggi  che 
possono  venire  alla  pratica  agraria  da  una  semplice  catedra 
di  Agronomia  ;  e  però  mostriamo  la  necessità  di  dotarla  di  un 
esteso  possedimento  (18),  dove  i  fatti  parlassero  e  fossero  la 
condanna  o  il  trionfo  de'  principj  scientifici  dirigenti  la  im- 
presa. Ma  perchè  la  voce  dei  fatti  sia  realmente  potente ,  bi- 
sogna che  dessi  nascono  in  circostanze  e  con  mezzi  comuni^ 
che  siano  superiori  ad  ogni  eccezione  ,e  possano,  anzi  debba- 
no, essere  ammessi  senza  differenza  veruna  dal  sospettoso  in- 
teresse e  fino  dagl'increduli  di  cose  agrarie,  ignoranti  sì,  ma 
nondimeno  stentorei  declamatori ,  che  gridano  non  essere  spe- 
rabile un  grande  miglioramento  in  agricoltura  per  l'applica- 
zione dei  progressi  scientifici,  i  quali,  non  possono  negare, 
che  uno,  per  causa  simile  ne  avvenisse  nelle  arti ,  e  nelle  ma- 
nifatture. Ma,  non  è  questo  il  luogo  di  entrare  in  tale  discus- 


APPENDICE  183 

sione;  bensì  eli' è  questa  la  opportunità  di  dire,  come  s'in- 
tende preparare  coi  fatti  una  vittoriosa  replica  alle  loro  sotti- 
li, ma  spesso  assurde  argumentazioni. 

Queste  dottrine,  che  addottiamo  anche  noi,  anderemo  se 
non  superbi,  si  gloriosi  in  professarle,  avendo  per  duce  un 
Personaggio,  che  si  è  giustamente  meritato  la  lode  non  solo 
d'Italia,  ma  si  d'Europa,  no»  tanto  per  Io  amore,  che  f» 
grandissimo,  con  cui  difTuse,  con  non  lieve  dispendio,  e  fa- 
tica, le  pratiche  più  profìcue  dell'arte  agraria ,  quanto  per  la 
filantropica  carità  con  cui  fece  tesoro  delle  più  utili  discipli- 
ne, per  farne  dóno  non  già  alla  sola  toscana,  ma  sì  all'Ita- 
lia, anzi  al  mondo  scientifico. 

È  costume  nobilissimo  ingenito  de'  toscani  spiriti,  di  fare 
di  tutto  per  propalare  la  scienza.  Ne  abbiamo  una  prova  ma- 
nifestissima nella  più  famosa  Academia ,  quella  del  Cimento, 
la  quale  col  motto  provando,  e  riprovando  rese  innumerabili 
servigi  alle  Scienze.  Altrettanto  cercò  di  fare  una  più  mode- 
sta Academia,  quella  dei  Georgófìli,  a  benefìzio  non  già  della 
sola  toscana  ,  ma  sì  dell'italiana  agricoltura:  e  ciò  che  operò 
lo  egregio  fondatore  Montelatici  Padre  Abbate  Don  Ubaldo  in 
Firenze  nell'anno  1753,  altrettanto  fu  fatto  in  Meleto  di  Val 
d'Elsa  nel  marzo  dell'anno  1834  (19)  dal  celeberrimo  Prof. 
Ridolfì  ;  con  questa  differenza  però,  che  il  primo,  ebbe  dalla 
munificenza  dell'immortale  Granduca  Pietro  Leopoldo  e  locale 
decorosissimo  per  le  adunanze  academiche.  Orlo  esperimen- 
tale georgico  (20)  di  30  stiore  (o  vero  ectari  1,5799  circa) 
nel  mentre  che  il  secondo,  dedicò,  come  fu  detto,  e  sé  stes- 
so, e  molta  parte  de'  suoi  fondi  per  rendergli  esperimen- 
lali,  e  modelli;  magnanimità  più  propria  di  un  Sovrano,  che 
di  un  particolare  nobilissimo  Personaggio. 

Affermiamo  in  fine  ,  che  Io  Iiistituto  Agrario  di  Pisa  al- 
tamente onora  chi  per  primo  ne  concepì  il  pensiero  interes- 
sando gli  agronomi,  e  gli  amici  della  educazione  del  popolo; 
il  Sovrano  benefico  che  lo  dolo,  e  fecelo  di  pubblico  diritto: 
e  il  Chiarissimo  Sig.  Professore  Dott.  Pietro  Cùppari  che  eoo 
tanta  perspicacia  ed  accuratezza  lo  conduce,  per  cui  ben  t 
ragione  può  dirsi,  il  primo  Instituto  Agrario  d' Italia. 
Petaro  3  Luglio  1849. 


184  APPENDICE 

NOTE 


(1)  Saggio  dfl  Governo  delle  Pecore  Spagnuole  e  Italiane,  con  tavole 
io  r«iue  ,  Milano  anno  180i. 

(2)  Sopra  alcuni  abusi  che  si  commettono  nella  educazione  delle  pecore 
nostrali.  Milano  anno  1807. 

(3)  Istruzioni  su  le  Peeore  ,  e  sui  merini. 

(4)  Quantunque  reputiamo  in  molta  parte  perfetto  il  bovile  che  ve- 
demmo descritto  tredic"  anni  fa  nel  reputato  Giornale  Agrario  Lombardo- 
Veneto  (Volume  V  serie  seconda  primo  trimestre  dell'anno  1836,  pagi- 
ne 103,  4  e  5)  immaginato  e  fatto  costruire  dal  Sig.  Ingegnere  Carlo 
Scalini,  per  esservi ,  oltre  a  molte  comodità,  degli  spiragli  posti  su  la 
inangiatoja  a  misurata  distanza  ,  i  quali  cambiano  l'aria  che  viene  dal- 
l'animale espirata,  senza  che  il  medesimo  venga  offeso  da  quella  che  per 
necessità  deve  entrare  :  comodità  che  non  v'è  né  nel  bovile,  né  nel  vac- 
chile  di  Pisa;  ma  se  dobbiamo  confessare  la  verità,  il  Signor  Scalini, 
doveva ,  per  essere  pili  facilmente  imitato ,  darne  piti  esatta  e  minuta 
descrizione ,  senza  stare  su  le  generali  come  ha  fatto. 

(5)  Libro  IV.  vers.  564  e  65. 

(6)  Giornale  Agrario  Toscano.  Voi.  V.  p.  236. 

(7)  Elementi  di  Agricoltura  teorico-pratica  de'  signori  Professori  Mo- 
retti e  Chiolini;  seconda  edizione.  Voi  IV.  p.  135.  Nota. 

(8)  Grassi  Giuseppe-  Saggio  intorno  ai  sinonimi  della  Lingua  italiana. 
p<  83  della  duodecima  edizione. 

(9)  Giornale  Agrario  Toscano  ,  Voi.  X.  p.  75. 

(10)  Giornale  Agrario  Toscano.  N>  74.  Primo  Rendiconto  ecc. 
(li)  Caronelli.  Apotegma  agrario  104. 

(12)  Granata  Prof.  Luigi.  Economìa  Rustica. 

(13)  Questa  é  una  dizione  francese  già  ricevuta  dagli  agronomi  ita- 
liani e  divenuta  tecnica  ;  questa  medesima  operazione  ,  di  rotazione  agra- 
ria ,  chiamasi  assuolamento ,  cioè  divisione  del  terreno  arabile  in  tante 
parti  o  suoli ,  quante  sono  le  specie  di  piante  che  si  vogliano  cultivare  se- 
paratamente, e  successivamente. 

(14>  Rendiconto  ecc.  pag. 

(15)  Nominiamo  con  piacere  ,  lo  Eminentissimo  Sig.  Cardinale  Luigi 
Ciacchi  Protettore  di  detta  sua  Città  natale.  Socio  Onorario  di  quell'in- 
clita Academia  Agraria  ,  ed  esperto  cultivatore  dell' Agricola  Scienza  ;  e 
il  fu  conte  Francesco  Cassi ,  rinomato  traduttore  della  Farsaglia  di  Lu- 
cano ;  e  lo  egregio  marchese  Pietro  Petrucci  chiarissimo  matematico  e 
naturalista  distinto,  ora  Presidente  dell'  Academia,  e  Ispettore  della 
Scuola  di  Agricoltura  Teorico-Pratica  ,  e  Scienze  Ausiliari. 

(16)  Principes  G^néraux  et  Fondamentaux  de  1'  Economie  Rurale.  Dyson 
en.  1842.  pag.  157.  parag.  267. 


APPENDICE  185 

(17)  Apotegmi  Agrari ,  tratti  dall'opera  di  Marco  Porcio  Catone,  dal 
conte  Pietro  Caronelli  (Venezia  anno  1791). 

(18)  La  pensava  cos)  pure  il  nostro  Precettore  cav.  Filippo  Re.  Si  può 
vedere  il  suo  =  Rapporto  a  Sua  Eccellenza  il  Sig.  Ministro  dell'Interno 
•u  lo  stato  dell'Orto  Agrario  della  Reale  Università  di  Bologna  =  alla  pa^ 
gina  2  (Milano  per  Giovanni  Silvestri,  anno  1812)  nel  quale  si  esprimeva 
cosi:  "  mentre  però  tu  tale  principio  ti  dispone  l'Orlo  Agrario,  déveti 
itudiare  di  offerire  e$empi  di  quegli  usi  che  possono  condurre  a  migliorare 
l'agricoltura  de'  territorj ,  nel  centro  de'  quali  esso  è  collocato,  ed  anzi  é 
nel  dare  alle  medesime  il  maggior  grado  di  estensione  possibile  che  deve$i 
riporre  attensione  singolarissima.  Nel  far  ciò  si  potranno  eseguir  esperimenti 
td  osservazioni  di  non  ultimo  rilievo;  promuovere  il  coltivamento  di  nuovi 
vtgetabili ,  perfezionare  alcun  metodo  od  almeno  additare  praticamente  i 
mezzi  di  farlo ,  e  supplire  nel  tempo  medesimo  con  i  prodotti  del  sito  alla 
eontervaiione  dello  Stabilimento  ,,• 

(19)  Giornale  Agrario  Toscano.  Voi.  IX-  p.  141. 

(20)  Il  giorno  del  possesso  dell' Academia  dei  GeorgóAli  di  Firenze, 
fu  il  17  maggio  1783,  (Vedi  Corso  di  Agricoltura  di  un  Academico  Geor- 
gófilo ,  Tom.  III.  p.  171,  della  terza  edizione).  Coloro  che  negarono  che 
l'Imperiale  e  Regia  Academia  de'  Georgófìli  in  Firenze  non  aveva  fondo 
esperi  mentale^  osarono  pure  di  negarlo  a  quella  di  Milano,  e  di  Mantova, 
e  di  altre  italiane  Academie.  La  generosa  filantropia  della  Imperatrice  e 
Regina  Maria  Teresa ,  di  gratissìma  ricordanza  ,  creò  in  Milano ,  ed  in 
Mantova  due  Academie ,  cui  piacque  di  appellare ,  la  prima  Società  Po- 
triolica ,  la  seconda  Colonia  Agraria,  ambedue  dotate  di  foudo  o  camp» 
per  le  esperimeotazioni.  Veggati  Giornale  d' Italia  ecc.  T.  VII.  p.  84. 


AVVERTIMENTO 

L' Ortografia 3  dall'Autore  seguita ,  è  quella  inse- 
gnata dal  Gherardini  Giovanni  colla  sua  Lessigrafia 
ItcUiana  messa  a  Confronto  con  quella  insegnila  dal 
Vocabolario  della  Crusca.  (Milano  pel  Branca,  anno 
1843;. 


186  APPENDICE 

del  mese  di  Gennaio  18o2. 


Rapporto  dei  riscontri  spediti  dalle  Deputazioni  Sezio- 
nali Agrarie  letto  alla  Commissione  incaricata  del- 
la corrispondenza  colle  medesime. 


Signori , 


Poche  pioggie,  neve  scarsissima  anche  nei  monti  eie- 
vati,  spesse  nebbie  e  dense,  e  geli  non  molto  intensi  fu- 
rono le  qualità  caratteristiche  che  segnarono  lo  stato  me* 
teorologico  del  passato  Gennaio.  Allontanandosi  esso  dal 
consueto  trascorse  accompagnato  da  una  temperatura  mite 
lontano  dall' infuriare  dei  venti  e  dallo  imperversare  del 
cielo,  e  gli  ultimi  giorni  di  quello  si  mostrarono  placidi 
e  sereni  ,  ricordanti  una  primavera  incipiente  se  il  soffiare 
continuo  di  un  venticello  di  tramontana  non  avesse  miti- 
gato il  tiepore  intempestivo  delia  stagione.  Gli  onorevoli  cor- 
rispondenti che  con  diligenza  rara  ci  favoriscono  i  consueti 
rapporti  mensuali  annunziano  che  la  temperatura  mite  di  cui 
abbiamo  favellato  superiormente  fu  favorevole  alle  produ- 
zioni campestri  diverse,  ed  al  lavoro  delle  terre  eccettuando- 
ne il  relatore  di  Torretta  soltanto  le  fave  invernenghe  le  qua- 
li percosse  dal  gelo  presentano  il  gambo  loro  annerito  e  di- 
sorganizzato. Non  crediamo  che  questo  sia  gran  male  perchè 
ai  fusti  perduti  altri  novelli  subentreranno  più  vegeti  e  rigo- 
gliosi ed  apportatori  di  ricco  prodotto,  sempre  che  le  vi- 
cende atmosferiche  siano  loro  benigne,  e  propizie.  A  no- 


APPENDICE  187 

atro  avviso  le  latnentanze  dei  rapportatori  della  pianura 
sono  più  rilevanti  allorché,  fatta  da  taluni  di  essi  l'os- 
servazione che  il  suolo  non  gelò  al  di  là  della  profondità 
di  quattro  delle  nostre  oncie,  temono  che  le  terre  argil- 
lose e  tenaci  non  siano  purgale  bastantemente  vale  a  dire 
che  le  molecole  loro  non  abbiano  avuto  mezzo  di  disaggre- 
garsi quanto  fa  d' uopo  per  essere  esposte  al  contatto 
dell'ossigeno  dell'aria,  e  divenire  perciò  più  ricche  di 
principi  minerali  assimilabili  dalle  piante,  e  più  facili  ad 
essere  sminuzzate  dai  lavori. 

Vi  narriamo  con  piacere,  o  Signori,  che  molte  siste- 
mazioni di  suolo  sono  state  praticale  nei  differenti  luoghi 
di  questa  Provincia  benché  la  ristrettezza  dei  mezzi  della 
maggiore  parie  dei  possidenti  sottoposti  al  peso  di  gravezze 
e  di  balzelli  non  lievi  sia  impedimento  all'esecuzione  di 
un  numero  maggiore  di  lavori  campestri  i  quali  sarebbero 
una  sorgente  di  ricchezza  allo  Stato. 

La  mancanza  dei  lavori  nel  monte  è  causa  della  tem- 
poranea emigrazione  degli  operai  giornalieri  di  quei  luoghi 
nelle  vicine  maremme  toscane,  trovando  essi  in  quelle 
regioni  un  compenso  onesto  alle  fatiche  loro  il  quale  non 
può  essergli  accordato  nel  paese  nativo.  La  corrispondenza 
di  Porretta  ci  fa  conoscere  che  il  prezzo  dell'opera  gior- 
naliera è  presentemente  ad  un  saggio  minore  del  consueto 
negli  anni  decorsi  ravvisandosi  una  differenza  di  due,  ed 
anche  di  quatlro  baiocchi  in  meno. 

Concordano  tulli  i  rapporti  nell'  asserire  che  la  vege- 
tazione del  frumento  si  presenta  bella  e  vigorosa,  e  quelli 
della  pianura  e  dei  colli  narrano  altrettanto  delle  fave 
minute,  od  invernenghe,  e  rileviamo  ancora  dai  mede- 
simi che  le  praterie  non  solfersero  alcun  danno  e  mostra- 
no perciò  un  beli'  aspetto  promettitore  di  copiosi  foraggi 
per  il  bisogno  dei  nostri  armenti. 

Se  i  fieni  e  le  erbe  che  devono  alimentarli  durante 
la  presente  stagione  invernale  non  sono   ovunque   abbon- 


188  APPENDICE 

danti  sappiamo  però  dalle  corrispondenze  suddette  che  essi 
bastano  all'uopo,  e  ci  viene  ancora  detto  che  non  mancano 
ai  medesimi  le  materie  occorrenti  per  adagiarli  nei  presepi, 
e  ricavare  con  ciò  una  produzione  maggiore  di  concime. 
Non  può  dirsi  altrettanto  dei  Distretti  dell'alta  montagna 
ove  la  neve  precoce  coprì  le  foglie  cadute  dai  castagni  ed 
impedì  che  fossero  raccolte,  ed  adoprate  nelle  stalle  all'uso 
che  abbiamo  indicato. 

In  uno  solo  dei  rapporti  che  ci  stanno  sott' occhio  si 
fa  cenno  della  vite ,  e  quello  si  riferisce  ad  un  Distretto 
Sezionale  assai  esteso  di  pianura  narrandosi  che  colà  il 
detto  vegetabile  non  ha  sofferto  per  il  gelo,  e  ci  giova 
sperare  che  si  possa  dire  altrettanto  di  tutti  gli  altri  luo- 
ghi della  Provincia.  Desideriamo  di  sentire  nei  rappor- 
ti agricoli  del  venturo  mese  che  là  dove  specialmente 
la  vite  provò  i  danni  dei  quali  fu  impropriamente  creduta 
causa  V  oidium  tuckeri  sia  stata  affrettata  la  potatura  di 
quella  pianta,  almeno  per  quanto  riguarda  il  taglio  dei 
tralci  inutili.  Crediamo  che  in  questo  modo  si  possa  ren- 
dere minore  lo  sgorgo  della  linfa  di  primavera  che  è  detto 
comunalmente  pianto  della  vite  il  quale  non  è  certamente 
favorevole  alla  vegetazione  prospera  della  pianta,  ed  ag- 
giungeremo che  quando  la  vile  sia  debole,  ed  infermicela 
come  lo  sono  senza  dubbio  tutte  quelle  che  si  mostrarono 
intaccate  dall'oidio,  uno  sgorgo  abbondante  di  linfa  deve 
essere  dannoso,  e  funesto  alla  medesima. 

Ci  permetterete,  o  Signori,  di  ripetere  in  questo  luogo 
ciò  che  fu  dello  da  un  dotto  agronomo  nell'eccellente 
giornale  11  Collettore  dell'Adige  e  che  ravvisammo  con- 
senziente ai  principii  di  fisiologìa  vegetale  da  noi  piìi  volte 
messi  innanzi,  benché  con  poco  frutto,  perchè  i  piìi  dei 
nostri  Agricoltori  credono  quella  scienza  inutile  al  buon 
successo  delle  pratiche  rurali ,  e  la  considerano  come  un 
corredo  di  erudizione  dottrinale  e  nulla  piìi. 

Il  fisiologo    Veronese   dice  che   non   si   può  stabilire 


APPENDICE  189 

assolutamente  quando  abbia  cominciamento  il  muoversi 
dei  succhi  {linfa)  nell'interno  della  pianta.  Essere  assai 
probabile  che  questo ,  benché  con  estrema  lentezza ,  pure 
cominci  assai  più  presto  di  quello  che  apparisca  ai  nostri 
occhi,  e  che  la  potagione  ritardata  anche  di  non  molto 
turbi  alquanto  le  funzioni  organiche  del  vegetabile. 

Chiuderemo  questo  rapporto  col  dirvi  che  Io  stato  di 
salute  degli  animali  che  servono  all'economia  rurale  della 
nostra  Provincia  è  generalmente  parlando  prospero,  ed  in 
buona  condizione. 

Il  prezzo  delle  carni  bovine,  quello  delle  cereali  e 
delle  civaie  diverse  non  è  molto  elevato.  Solo  l'alpigiano 
si  duole  della  mancanza  del  frutto  del  castagno  il  cui  pro- 
dotto fu  scarsissimo  nella  parte  alta  dei  monti,  e  minore 
di  un  terzo  del  consueto  raccolto  nella  parte  media  e 
bassa  di  quelle  regioni  dal  che  ne  conseguì  che  il  valore 
di  una  tale  sostanza  alimentaria  indispensabile  in  quei  luo- 
ghi poco  favoriti  dalla  sorte  ascese  alli  Scudi  tre  per  ogni 
libbre  200:  come  ci  è  fatto  palese  dai  Corrispondenti 
delle  Sezioni  montane. 

La  lettura  dei  rapporti  suddetti  non  ci  pone  in  gra- 
do di  dirvi  cosa  alcuna  che  sia  nuova  sulla  condizione 
delle  strade,  e  dei  boschi  che  colà  si  trovano,  e  perciò 
ci  avrete  per  iscusati  se  non  ci  occupiamo  di  questo  ar- 
gomento, e  se  qui  diamo  termine  al  nostro  rapporto. 

G.  Orlandi. 


190  APPENDICE 

BIBLIOGRAFIA 


PRINCIPII  ELEMENTIRI  DI  ECONOMIA  SOCIALE 

DETTATI 

DA  GUGLIELMO   ELLIS 

E   VOLTATI   IN   ITALIANO 

DAL  DOTI.  MASSIMILIANO  MARTINELLI 

DI    FBRSICBTO 

Bologna,  Tip.  Hocchi  nelle  Spaderie  1 851 . 


Solo  da  pochi  giorni  ci  pervenne  questo  libercoletto  nel 
quale  sono  esposte  con  chiarezza  e  con  ordine  le  nozioni 
principali  della  Scienza  importantissima  dell'  Economia 
Sociale  dettate  da  un  sapiente  Economo  del  Regno  Unito, 
e  tradotte  in  francese,  poscia  da  questa  lingua  trasportate 
nell'italiano  idioma  da  un  egregio  nostro  concittadino,  il 
quale  aggiunse  del  proprio  un  elegante  e  dotto  proemio  , 
ed  una  annotazione  a  ciascuno  dei  31  capitoli  nei  quali  si 
divide  lo  scritto  originale  dell'autore  Inglese.  Leggemmo 
con  piacere  il  preambolo  del  traduttore  italiano  ed  il  re- 
stante lavoro  del  medesimo,  e  trovammo  giudiziosa  la  scelta 
del  tema  fatto  soggetto  dei  suoi  studi,  e  ci  fu  facile  il  co- 
noscere che  quello  era  stato  trattato  con  amore,  e  con 
diligenza  per  cui  non  mancheranno  certamente  alla  sua 
letteraria  fatica  la  lode  ed  il  favore  di  tulli  coloro  ai  quali 
stanno  a  cuore  il  bene  e  la  prosperità  del  proprio  paese. 


APPENDICE  191 

Dedicati  noi  per  elezione  allo  studio  delle  dottrine 
che  si  riferiscono  all' agricoltura,  ed  alla  pastorizia  sorgenti 
vere  e  perenni  della  ricchezza  dei  popoli  non  abbiamo 
creduto  di  disertare  dalle  medesime  rivolgendo  le  nostre 
meditazioni  al  libro  del  Dott.  Martinelli  nel  quale  si  trat- 
tano materie  che  si  collegano  strettamente  alla  scienza  a- 
gronomica. 

La  comunanza  dei  principii  fondamentali  dell'Econo- 
mia Sociale  e  delT  Agronomia  è  palesata  apertamente  dal 
traduttore  italiano  nel  suo  preambolo  in  cui  si  leggono  le 
massime  fondamentali  che  qui  compendiamo  le  quali  a 
nostro  avviso  si  possono  applicare  con  utilità  anche  alla 
scienza  agronomica  dipendendo  interamente  dalla  pratica 
delle  medesime  il  vero  progresso  dell'arte  importantissima 
del  coltivatore. 

Il  lavoro  è  l'origine  della  ricchezza,  e  l'aumento  di 
questa  trovasi  subordinato  allo  sviluppo  del  capitale, 
l'incremento  del  quale  dipende  dalla  previdenza^  dalla 
moralità  e  dal  risparmio. 

La  prima  proprietà  dell'uomo  è  quella  della  sua  per- 
sona vale  a  dire  degli  organi  del  corpo,  e  delle  facoltà 
dello  spirito,  e  dall'esercizio  libero  delle  medesime  nasce 
la  proprietà  delle  cose  che  sono  alle  a  servire  ai  di  lui 
bisogni. 

L'attività  degli  individui,  e  delle  famiglie  deriva  dal- 
la sicurezza  di  godere  il  fruito  delle  proprie  fatiche,  e 
quella  si  accresce  sotto  l'egida  di  un  tale  principio  e  da 
questa  deriva  il  vantaggio  di  ognuno,  e  di  lutti. 

Il  consorzio  umano  si  sostiene  con  un  ricambio  con- 
tinuo di  servigi  e  di  aiuti  in  modo  che  la  prosperità  de- 
gli uni  è  collegala  con  quella  degli  altri,  ed  ogni  indi- 
viduo è  tanto  più  ricco  quanto  che  si  trova  in  condizione 
di  fare,  e  di  ricevere  un  numero  piiì  grande  di  servigi  e 
perciò  è  cosa  assurda  il  far  consistere  la  ricchezza  nella 
sola  materia,  ed  il  confondere  l'uiBcio  di  essa  cogli  stru- 
menti e  congegni  inventali  a  rappresentarla. 


192  APPENDICE 

La  soddisfazione  dei  bisogni  fittizi  impedisce  quella 
dei  reali  perchè  le  spese  superflue  tolgono  i  mezzi  di  sop- 
perire alle  necessarie,  ed  il  consumo  inconsiderato  colla 
distruzione  dei  capitali  inaridisce,  e  distrugge  la  sorgente 
dell'industria,  e  toglie  il  mezzo  di  ogni  legittimo  godi- 
mento futuro. 

Repuliamo  savia  e  giusta  la  sentenza  espressa  dal  tra- 
duttore italiano  allorché  al  finire  del  suo  discorso  asseri- 
sce che  quando  colla  difusione  delle  dottrine  che  abbiamo 
accennate  superiormente  gli  uomini  saranno  illuminati  ed 
avranno  perciò  compresa  tutta  la  importanza  della  Scienza 
dell'Economia  Sociale,  e  delle  leggi  immutabili  che  la 
governano,  si  sarà  fatto  per  la  prosperità ,  e  per  la  quiete 
della  Società,  per  la  felicità,  e  per  la  virtù  dei  cittadini 
assai  più  di  quello  che  si  potrebbe  ottenere  a  prò  del- 
l'ordine colle  leggi   le   più  severe,  e  colle  repressioni. 

11  Sig.  Ellis  tratta  con  molto  sapere,  e  con  stile  con- 
ciso  e  lucido  le  materie  tutte  che  si  riferiscono  alla  ric- 
chezza, al  capitale  delle  nazioni,  alla  rendita  delle  terre, 
al  lavoro,  alle  mercedi,  alla  permutazione  delle  cose,  al 
valore  mercatabile  delle  medesime,  alla  moneta,  alla  carta 
di  credito,  al  commercio,  al  cambio  fra  i  differenti  popo- 
li, alle  macchine,  alle  gravezze  ed  ai  balzelli,  al  reddi- 
to ed  al  consumo,  ed  il  dotto  traduttore  con  narrazione 
facile,  ed  elegante  riproduce  il  pensiero  dell'autore,  ed 
aggiunge  in  fine  di  ogni  capitolo  alcune  belle  considera- 
zioni che  palesano  l'elevatezza  del  di  lui  ingegno,  e  lo 
studio  profondo  dei  migliori  autori  di  Economia  Sociale. 
Ricorderemo  fra  le  altre  la  nota  al  Capitolo  V  della  Par- 
te II  dell'opera  in  cui  si  parla  della  cooperazione  degl'in- 
dividui appartenenti  all'umana  società  leggendosi  in  essa 
una  pittura  diligentemente  delineata  dell'ordine  naturale 
della  Società  nelle  brevi  parole  che  qui  riportiamo. 

n  Tutti  gli  ordini ,  e  tutte  le  classi  dei  cittadini ,  ec- 
cettuati coloro  che  vivono  nell'ozio,  nel  vizio,  e  nel  de- 


APPENDICE  193 

litto,  contribuiscono  col  lavoro  dell' ingegno  o  della  mano 
al  servigio  della  comunanza.  Così  il  lavoro  più  nobile, 
ed  elevato,  come  il  più  umile  ed  oscuro  merita  bene  e 
degli  individui,  e  della  civile  famiglia.  L'agricoltore  è  ne- 
cessario all'artigiano,  l'artigiano  all'agricoltore,  perchè 
se  l'uno  porge  gli  alimenti  e  le  materie,  l'altro  appresta 
le  forme,  gli  attrezzi,  le  case,  le  masserizie,  e  gli  abiti. 
All'uno  ed  all'altro  è  necessario  il  sapiente  che  indaghi 
i  segreti  della  natura,  e  propaghi  il  frutto  de'  suoi  stu- 
di, e  delle  sue  felici  scoperte.  A  tutti  poi  è  necessario 
chi  vegli  alla  comune  tranquillità  e  sicurezza,  vinca  le 
resistenze  e  gli  ostacoli  superiori  alle  forze  individuali,  e 
respinga  le  interne  ed  esterne  offese.  Ecco  l'ordine  natu- 
rale della  società  j  ecco  la  cooperazione  dei  membri  che. 
la  compongono  per  servire  al  maggiore  possibile  vantaggio 
di  ognuno,  e  di  tutti-  n 

Occorrerebbero  troppe  parole  a  passare  in  rassegna 
le  cose  tutte  che  rendono  pregevole  il  libro  del  Dott.  Mar- 
tinelli le  quali  sono  moltissime.  Nel  leggerlo  non  ci  sfuggì 
che  l'opinione  dello  scrittore  inglese  non  è  sempre  seguita 
dall'annotatore  italiano  il  quale  scostandosi  qualche  volta 
dalla  medesima  credè  meglio  accordare  la  preferenza  a  dot- 
trine professate  da  scrittori  appartenenti  a  scuole  diverse 
dalla  inglese. 

Lontani  da  qualunque  pretesa  di  decidere  del  merito 
di  quelle  teorie  opposte  ognuna  delle  quali  vanta  sosteni- 
tori celebri  ed  illustri,  confessiamo  con  franchezza  che 
quantunque  i  principii  addottati  dal  Dott.  Martinelli  siano 
sempre  da  esso  puntellati  con  buone  ragioni  non  potemmo 
abbandonare  interamente  quelli  che  furono  esposti  dallo 
scrittore  inglese. 

Il  Sig.  EUis  nel  Capitolo  XML  della  Farteli,  trattan- 
do delle  imposizioni  diverse  sembra  preferire  il  sistema 
delle  tasse  e  gravezze  detto  progressivo,  e  propone  a  modo 
di  esempio  che  nulla  si  domandi  alla  rendila  di  mille  fran- 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie  HI.  Tomo  5.  13 


194  APPENDICE 

chi  0  meno ,  che  si  chiedano  10  franchi  alle  rendite  di  due 
mila,  20  a  quelle  di  tremila,  e  così  di  seguito  aggiun- 
gendo sempre  10  franchi  ad  ogni  mille  addizionali  di  ren- 
dita. Lo  scrittore  inglese  termina  il  suo  discorso  colle  se- 
guenti parole  «  Fino  a  qual  segno  l' accettazione  di  un 
tale  principio  può  sostenere  la  prova  della  pratica,  e  del- 
l'applicazione? O  quali  sono  gli  altri  mezzi  propri  ad  ot- 
tenere il  medesimo  fine?  Qui  non  imprenderemo  a  deci- 
dere tali  quislioni  ;  ma  ci  basti  indicare,  che  sarebbe  una 
magnifica  combinazione  organica  degna  dell'ammirazione 
del  mondo  quella,  la  quale,  conferendo  ai  possessori  di 
una  ricca  rendita  il  singoiar  privilegio  di  contribuire  col 
loro  superfluo  ai  carichi  dello  Slato,  ammettesse  (risul- 
tato consolante)  gli  uomini  meno  favoriti  dalla  fortuna  al 
godimento  di  tutti  i  benefici  di  un  buon  governo  al  prezzo 
di  sagrifizi  comparativamente  minimi,  w  Queste  parole  sono 
improntate  di  tanto  amore  alla  classe  dei  bisognosi  sem- 
pre misera  e  travagliata  che  ninna  considerazione  è  di  tanto 
potere  da  cancellare  l'impressione  favorevole  che  esse  fe- 
cero sulla  nostra  mente,  quantunque  riconosciamo  per  vera 
l'opinione  dell' anotatore  italiano  che  giudicò  necessario 
allorché  si  voglia  applicare  una  tassa  col  metodo  pro- 
posto dal  Sig.  Ellis  lo  stabilire  un  limite  alla  progressione 
della  medesima. 

Diremo  ancora  che  nel  Capitolo  XIV.  della  Parte  II. 
in  cui  si  parla  dei  balzelli  indiretti  il  Sig.  Ellis  asserisce 
francamente  che  una  imposta  sopra  gli  atti  di  procedura 
colla  formalità  del  bollo  è  una  imposizione  gravosa  ((  sulla 
giustizia,  ed  un  rifiuto  di  riparazione  il  quale  comprime 
il  debole  che  è  attaccato,  ed  aiuta  il  forte  che  vuole  op- 
primere ».  Noi  non  intendiamo  dare  un  giudizio  su  questa 
opinione,  e  solo  ci  sembra  che  in  alcuni  casi  tale  sentenza 
non  si  dilunghi  gran  fatto  dal  vero,  specialmente  quando  il 
rimborso  delle  spese  incontrate  nell'amministrazione  della 
giustizia  sia  qualche  cosa  di  più  del  solo  rimborso  limite 


APPENDICE  195 

Stabilito  dal  dotto  traduttore  nella  sua  annotazione  al  Gap. 
XV.  della  Parte  li.  Non  siamo  interamente  persuasi  che  so- 
pressi quei  balzelli  le  liti  temerarie  e  capricciose  avessero  a 
moltiplicarsi  senza  fine,  mentre  non  mancherebbero  mezzi 
potentissimi  a  frenare  l'audacia  di  litiganti  ardimentosi  ed 
inconsiderati. 

Termineremo  il  presente  cenno  bibliografico  col  tri- 
butare la  meritata  lode  all'egregio  Dott.  Martinelli  che 
volle  regalare  i  suoi  conazionali  di  un  lavoro  eccellente, 
e  desideriamo  che  il  suo  libro  sia  letto,  e  meditato  da  tutti 
coloro  i  quali  amano  con  caldo  affetto  questa  carissima 
comune  patria  e  la  desiderano  perciò  grande,  e  felice,  e 
lo  raccomandiamo  specialmente  alle  persone  all'istruzio- 
ne delle  quali  l'inglese  Ellis  destinò  il  suo  volume  pic- 
colo di  mole,  ma  grande  per  l'utilità  degli  insegnamenti 
che  con  poca  e  lieve  fatica  si  possono  ricavare  da  quello. 

G.  Orlandi. 


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rFrumento  mondo  Se, 

la  corba 
2.  40.  — 

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Frumento  naturale,. 

2.  30.  — 

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Frumentone , 

1.  56.  — 

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Fava  grossa  ....,, 

1.  81.  - 

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Id.    minuta   .  .  .  ,, 

1.  94.  — 

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1.  14.    6 

Fagioli  saponi  .  .  •  ,, 

1.  62.  — 

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Riso  Pilato , 

Carne  di  manzo.  .  ,, 

le  100  lib. 
2.  11.     2 

6.  25.  — 

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Id.    di  vitello  .  .  ,, 

7.  25.  - 

Id.    di  maiale  .  .  ,, 

5.  38.  — 

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Id.          di  2.  qua- 

10. — .  - 

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INDlSStòfe%EI  PREZZI  MEDII 

DELLE     PRINCIPALI    DERRATE     CAMPESTRI 

nell'  ultima  quindicina  del  febbraio  1852. 

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.  Se.  — .  36.  -. 
..,,-.  46.  — 
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..,,-.  25.  — 
'Canapedi  1. qualità,,    5,  12.  — 
Id.     di2.  qualità  ,,    4.  85.  — 
Id.     di  3. qualità,,    4.  65.  — 
Oliodaarderedil. qua- 
lità     ,,    8.  80.  — 

Id.  di  2.  qualità    .,    7.  80.  — 
la  corba 
^Vino  bian.  nostrale  ,,    2.  50.  — 

/  Semidipianteoleose,,    2.  80.  — 

le  100  ilo. 

Id.  di  erba  medica  ,.    7.  — .  — 

Id.  di  trifoglio  .  .  „    5.  50.  — 

Id.  di  lupinella.  .  ,,    6.  50.  — 

V        '"* 9-  — .  —        «  '    Id,  ti,  logliessa  .  .  ,,    3.  50.  — 

MOVIMENTI  COMMERCIALI. 

PARSI  ITALIANI.  Nelle  piazze  di  Ferrara  ,  di  Modena  ,  ed  in  quejle  de!  Loro 
bardo  Veneto  furono  poche  le  contrattazioni  delle  cereali  e  con  prezzi  che  non 
si  alzarono.  A  Verona  il  grano  turco  ebbe  qualche  aumento  di  prezzo  e  si  crede 
colà  ad  una  vicina  inchiesta  dell'  Inghilterra,  e  che  perciò  delibano  aumentare  anche 
i  prezzi  del  frumento  del  quale  i  depositi  nel  Veneto  ora  sono  poco  proveduf 

In  Ferrara  non  seguirono  molte  contrattazioni  di  Canape,  ed  il  prezzo  fu  di 
Se.  39.  52.  5  ogni  mille  libbre. 

Nei  mercati  della  Lombardia  non  accadde  alcuna  variazione  nei  prezzi  delle 
sete.  Si  spera  un  avvenire  più  prospero  dopo  la  fiera  vicina  di  Pesth  in  Ungheria. 

A  Milano  seguono  contrattazioni  bastantemente  attive  delle  sete  a  prezzi  però 
minori  di  quelli  che  si  ottengono  nel  Veneto. 

La  vendita  dei  vini  si  fa  sempre  con  aurat:ito  notevole  di  prezzi  nei  luoghi 
differenti  d'  Italia. 

Poche  sono  le  contrattazioni  degli  oli ,  e  senza  variazione  di  prezzi. 

I  bovini  ed  i  maiali  grossi  da  macello  sono  venduti  a  prezzi  alti  nei  mercati 
diversi  specialmente  dei  Uomini  Estensi. 

PAESI  STRANIEf^I.  In  Francia  si  crede  generalmente  ad  un  vicino  aumento  de 
prezzo  delle  cereali  stante  che  i  depositi  di  quella  derrata  non  sembrano  baslevoli 
al  bisogno  del  consumo  sino  al  raccolto  venturo.  L'esportazione  del  frumento  è 
ora  gravata  di  2  franchi  l'ettolitro  ,  e  quella  delle  farine  di  4  fr.  ogni  100  kilo. 

Nella  Germania  e  nei  paesi  del  Nord  il  mercato  delle  cereali  diverse  è  languido 
e  con  prezzi  stazionari. 

A  Liverpool  in  Inghilterra  nell'ultima  settimana  del  Febbraio  si  effettuarono 
molte  contrattazioni  di  grano  turco  con  accrescimento  di  prezzo.  Si  chiese  molto 
per  la  vendita  del  frumento  ma  i  compratori  mancarono.  Nell'istessa  settimana 
sono  state  ivi  vendute  77,000  balle  di  cotone. 

Le  notizie  giunte  da  Lione  non  sono  trojipo  favorevoli  alla  vendita  delle  sete 
italiane.  Esse  trovano  invece  una  vendita  pronta  nei  mercati  d'Inghilterra  a  prezzi 
però  che  non  sono  molto  sostenuti.  Colà  le  sete  della  China  sono  ricercate  con  pre- 
mura e  tutte  quelle  che  il  Governo  pose  all'incanto  furono  comprate  prontamente 
ai  prezzi  stabiliti  dal  medesimo.  G.  0. 


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Sassoli  —  Sul  miglioraritento  del  bestiame  bovino  w  132 

Orlandi  —  Rapporto  intorno  ad  un  ragionato  ed  eco- 
nomico me-^^o  di  nutrire  il  bestiame  bovino,    n  136 

Predieri  —  Metodo  del  Guénon  per  conoscere  le  vac- 
cine lattifere »  145 

Lisi  —  Uso  del  Pettine  Bianco  per  la  mietitura  del 
riso. w  162 

Notizie  storiche  sullo  stesso  istrumento.    .    m  157 

Predieri  —  Esperienze  del  Renault  sulla  ingestione 
di  materie  virulenti  .    . w  159 

Mazzanti  —  Nuovo  presame  liquido  del  Turrini     »  163 

Resoconto  intorno  V  invìo  degli  artigiani  bolognesi 
alla  esposizione  di  Londra «  168 

Galvani  —  Escursione  all'  Instituto  agrario  di  Pisa 
{continuazione  e  fine) m  176 

Orlandi  —  Cronaca  Agricola  del  bimestre.    .    .    m  186 
Id,  —  Economia  sociale  di  Ellis  tradotta  dal 
Martinelli »  190 

Palagi  —  Osservazioni  meteorologiche  del  Decem- 
bre  1851  e  del  Gennaio  1852 »  196 

Orlandi  —  Prezzi  nìedii  di  derrate  e  movimenti  com- 
merciali u  200 


AVVERTIMENTO 


Ogoi  mese  verrà  regolarmente  pubblicato  un  fascicolo 
del  giornale,  e  quando  lo  richiegga  la  materia  sarà  cor- 
redato delle  opportune  tavole. 

Ciascun  fascicolo  sarà  composto  di  sei  fogli  di 
stampa  :  il  primo  ed  il  settimo  fascicolo  d' ogni  annata  verrà 
fornito  di  un  frontispizio,  ed  il  sesto  e  dodicesimo  dell'in- 
dice delle  materie  contenute  in  ciascun  volume. 

Il  prezzo  d'ogni  fascicolo  è  di  bajocchi  venticinque 
romani  pari  ad  Italiane  lire  1.  34:  e  sarà  pagato  all'atto 
della  consegna  del  medesimo.  Dagli  Associati  all'estero  e 
fuori  di  Bologna  si  dovrà  pagare  un  semestre  anticipato, 
che  importerà  paoli  quindici  romani  pari  ad  Ital.  lire  8. 
05:  non  comprese  le  spese  di  dazio  e  porto  che  stanno  a 
carico  degli  Associati. 

Le  Associazioni  si  ricevono  in  Bologna  dal  Presidente 
della  Società  Editrice  Professore  Alessandrini  in  Via  Alta-.; 
bella  N.  1637,  e  da  tutti  gli  altri  componenti  la  Società 
stessa,  l'Elenco  dei  quali  si  legge  nel  1.°  fascicolo  di  cia- 
scun tomo.  S'intende  che  l'associazione  debba  continuare 
d'anno  in  anno  quando  entro  Novembre  non  siasi  dato  av- 
viso in  contrario. 


IVCJOVI  AI\]\ALI 

Delie 

SCIENZE  NATURALI 


Serie  III.  Tomo  V. 


I  Marzo  e  Aprile  i85a) 


(pubblicato  il  15  Maggio  anno  $udd.) 


BOLOGNA 

TIPOCRAFU    SASSI   NELLE   SFADERIB. 


IIKDICE 

DELLE  MATERIE  CONTENUTE  IN  QUESTO  FASCICOLO 


Piani  e  Rizzoli  —  Rendiconto  delle  sedute  dell'  ac- 
cademia delle  Scien^ie pag.  201 

Alessandrini  —  Catalogo  degli  oggetti  e  preparati 
più  interessanti  del  Gabinetto  di  Anatomia  com- 
parata     ,....»  230 

ScHEMBRi  —  Vocabolario  dei  Sinonimi  dell'Ornitolo- 
gia Europea »  249 

BoNcoMPAGNi  —  Notizie  della  vita  e  delle  opere  di 
Gherardo  Cremonese  ^  e  di  Gherardo  da  Sabio- 
netta »  266^ 

BuTTLER-KiNG  —  SuMo  di  un  Rapporto  sulla  Cali- 
fornia   »  272^ 

Massalongo  —  Animadversio  in  Lecideam  Bolcanam 
Cyrìi  Pollina »  283 

Id.  —  Sopra  le  piante  fossili  dei  terreni  ter:{iarit 
del  Vicentino m  287j 

ToMBARi  —  Sul  capostorno »  28 

APPENDICE 

Santagata  —  Rendiconti  della  Società  Agraria.    »  28 
Predieri  —  Seguito  dei  Rendiconti  della  Società 

Agraria »  313 

Menzani  —  Sul  modo  di  migliorare  la  ra-^yi.  peco- 
rina      *'  329 


KEIVDICOMTO 

DELLE  SESSIONI  DELL'ACCADEMIA  DELLE  SCIENZE 
DELL' ISTITUTO  DI  BOLOGNA. 

(Continuaziuìie j  vedi  paq.  16.)     /^i-v", -v'I^i'vA 

7.*  Sessione  ordinaria.  18  Decembre  1851. 

Il  Sig.  Francie  di  Amsterdam  inviava  sul  finire  del- 
l'anno 1844  un  formichiere  didattilo  al  celebre  nostro 
Prof.  Antonio  Alessandrini,  il  quale  ben  sapendo  quanto 
inesatti  fossero  gli  studi  anatomici  fin  qui  fatti  su  questo 
animale,  non  lasciossi  perciò  sfuggire  occasione  così  fa- 
vorevole per  determinarne  in  modo  più  preciso  l'anato- 
mica struttura. 

Nel  dare  però  conto  1'  Accademico  delle  indagini  da 
lui  fatte  ,  stimò  opportuna  cosa  il  non  difTondersi  su  quanto 
da  un  Daubenlon,  da  un  Rapp,  e  da  altri  era  già  stato 
rischiarato,  e  riserbossi  piuttosto  la  minuta  descrizione 
di  quelle  parti ,  e  di  quegli  organi  sui  quali  non  eransi 
fatte  indagini  abbastanza  esatte,  e  complete. 

E  cominciando  dall'osseo  sistema  a  differenza  d'altri 
celebri  autori  stabilisce,  che  la  colonna  vertebrale  di  questo 
animale  è  composta  di  74  vertebre,  4  delle  quali  in  forma 
di  zona  comprendono  il  cervello,  altre  7  appartengono 
alle  cerviciali ,  17  alla  regione  del  dorso,  una  a  quella 
dei  lombi ,  5  alle  sacrali ,  40  infine  si  osservano  nella  coda. 

Delle  coste  otto  sono  sternali  o  vere,  nove  aslernali 
0  spurie,  mostrando  tanto  le  une,  quanto  le  altre  la  por- 
zione cartilaginea  del  tutto  ossificata,  la  quale  nelle  ulti- 
me si  riduce  ad  esilissimo  tubercolo. 

N.  Amn.  Se.  Natur.  Sehie  III.  Tomo  0.  14 


202  rendigouto  ACCADEnico 

L'Accademico  molto  opportunamente  mediante  appo- 
sita figura  da  delle  indicate  ossa  non  solo ,  ma  ben  anco 
di  tutto  Io  scheletro  quella  esatta  idea  di  cui  eravamo  fl> 
nora  mancanti.  E  di  più  onde  meglio  addimostrare  la  for- 
ma^ e  la  capacità  del  cranio  aggiunge  altre  due  figure  colle 
quali  con  somma  esattezza  si  rileva  essere  la  di  lui  inter- 
na cavità  piuttosto  ampia,  e  capace  quindi  di  contenere  un 
cervello  alquanto  voluminoso  in  proporzione  della  gran- 
dezza dell'animale,  e  di  tal  forma  che  molto  si  accosti 
alla  sferica. 

Nel  passare  poi  che  fa  l' Accademico  alla  descrizione 
della  pelvi,  al  contrario  di  quanto  ne  pensa  il  Meckel ,  di- 
mostra, che  le  ossa  innominate  sono  completamente  sepa- 
rale nella  regione  del  pube ,  e  fra  loro  riunite  soltanto 
per  parti  molli,  ed  aggiunge  ancora  non  verificarsi  l'as- 
serzione sfuggita  al  Cuvier ,  e  cioè  che  in  tutti  i  formi- 
chieri, il  bacino  offra  la  singolarità,  di  trovarsi  l'Ischio 
unito  air  ultima  vertebra  del  sacro  la  quale  presenta  due 
apofisi  per  riceverlo,  dal  che  ne  risulta  un  foro  invece 
dell'ischiatica  incavatura;  facendone  eccezione  il  formi- 
chiere intorno  il  quale  l'Accademico  richiama  l'attenzione 
di  questo  Consesso,  nel  quale  evidentemente  manca  il  di- 
chiaralo contatto  dell'osso  cosciale  col  sacro,  aderendo 
soltanto  mediante  tessuti  molli  alle  due  prime  vertebre 
della  coda,  i  di  cui  processi  trasversi  presentansi  perciò 
molto  più  eslesi,  e  robusti  di  quelli  che  appartengono  alle 
altre  vertebre  caudali.  Che  se  poi  il  Prof.  Alessandrini  non 
fosse  alieno  dall' introdurre  senza  necessità  nuovi  nomi  per 
animali  già  da  lungo  tempo  conosciuti,  toglierebbe  al  for- 
michiere il  nome  sotto  il  quale  è  più  generalmente  ricor- 
dato non  essendo  del  tutto  esatto,  e  lo  chiamerebbe  piut- 
tosto formichiere  biungulo,  avendo  cinque  dita  nei  piedi 
sì  anteriori  che  posteriori ,  ma  delle  cinque  dita  anteriori 
due  soltanto  rendendosi  manifeste  fuori  della  pelle  me- 
diante egual  numero  di  robustissime  unghie.  Compita  il 


RENDICONTO    ACCADEMICO  203 

Cav.  Alessandrini  ia  descrizione  delle  più  importanti  parli 
costitueniilo  scheletro,  fatta  considerazione  al  modo  dì  ali- 
mentarsi, ed  alla  qualità  del  cibo  di  cui  fa  uso  questo 
animale,  passa  a  trattare  dell'apparecchio  digerente,  nel 
che  fare  però  non  parla  estesamente  dell'  anatomica  strut- 
tura della  prima  regione  dell'apparecchio  stesso,  perchè 
già  stata  estesamente  illustrata  dal  Rapp,  e  dal  Meckel , 
ma  invece  con  molto  maggior  vantaggio  si  fa  a  descrivere 
lo  stomaco,  e  gli  intestini  rendendo  cosi  palese,  che  la 
lunghezza  del  tronco  del  piccolo  formichiere,  alquanto 
diversamente  da  ciò  che  il  Cuvier,  ed  altri  ne  pensano, 
sta  a  quella  degli  intestini  come  uno  a  quattro  ;,  e  che  lo 
stomaco  di  questo  animale  non  è  come  generalmente  dai 
naturalisti  ripetesi  del  tutto  semplice,  presentando  invece 
complicazioni  manifeste  ed  interessanti  abbastanza;  com- 
plicazioni di  struttura  che  fra  gli  organi  secernenti  acces- 
sori del  canale  alimentare  devono  essere  ancora  in  modo 
speciale  nel  fegato  notale. 

Le  osservazioni  poi  del  Cav.  Alessandrini  variano  pure 
alquanto  da  quelle  del  Meckel ,  del  Rapp ,  e  di  altri  per 
ciò  che  riguarda  la  struttura  anatomica  dell'apparato  re- 
spiratorio. 

La  laringe  infatti  oltre  che,  da  quanto  ha  egli  osser- 
valo, è  della  lunghezza  di  11  millimetri, mostrasi  tutta  in- 
tera sostenuta  dal  largo  corpo  dell'osso  joide,  contandosi 
poi  nella  breve,  e  larga  trachea,  che  è  soltanto  lunga  13 
millimetri,  e  larga  quattro,  undici  anelli.  I  putmoni  che 
da  questa  hanno  origine,  purché  esaminati  siano  nella 
loro  faccia  vertebrale,  non  mostrano  alcun  solco  di  separa- 
zione, se  se  ne  eccettui  uno  appena  percellibile  nel  pul- 
mone  sinistro,  ed  al  contrario  veduti  i  pulmoni  nella  loro 
faccia  sternale,  il  sinistro  è  manifestamente  diviso  in  due 
lobi  mostrando  nell'esterno  lembo  mediante  due  profonde 
solcature  Iraccie  di  ulteriori  divisioni,  li  destro  pulra)!ie 
poi  è  profondamente  separalo  in  quattro  distintissimi  lobi. 


204  EENDICONTO  ACCADEMICO 

Il  cuore  di  questo  animale,  secondo  l'Accademico,  non  è 
piccolissimo  come  generalmente  si  riferisce,  e  sebbene  si 
creda  che  negli  sdentati  manchi  l'appendice  auricolare  dei 
seni  venosi,  in  questo  formichiere  manifestamente  esiste 
rudimenlaria  nel  seno  delle  vene  cave,  molto  più  espansa 
in  quello  delle  vene  polmonari,  ed  al  contrario  di  quanto 
dichiara  il  Rapp,  mostrasi  col  lembo  irregolare,  come 
d'ordinario  si  osserva  negli  altri  mammiferi. 

Finalmente  il  Cav.  Alessandrini  per  ciò  che  riguarda 
1'  apparecchio  uropojettico  genitale  nota  di  particolare, 
che  in  questo  formichiere  l' orifìzio  dell'utero  non  è  come 
indica  il  Rapp  doppio,  ma  che  invece  non  vi  ha  che  una 
sola  apertura,  ma  larga,  ad  orlo  debole,  e  quasi  frasta- 
gliato. 

Che  se  per  le  osservazioni  fatte  dal  nostro  Accade- 
mico su  questo  animale  la  scienza  si  arrichì  di  nuove  im- 
portanti nozioni,  se  in  seguito  di  queste  singolarmente 
poteronsì  molto  meglio  stabilire  nuovi  punti  di  analogia 
e  di  ravvicinamento  fra  questi  mammiferi  tanto  anomali  in 
apparenza  e  molti  rettili,  ed  uccelli,  il  Prof.  Alessandri- 
ni però  in  quel  modo  che  è  ben  degno  del  suo  grande 
sapere,  lungi  dall' inorgoglire  per  la  importanza  dei  di  lui 
ritrovali,  dando  nuova  prova  di  quella  singolare  modestia, 
che  forma  uno  dei  tanti  belli  ornamenti  che  gli  son  pro- 
pri, nulla  cerca  di  oramettere,  onde  addimostrare  le  molte 
cagioni,  per  le  quali  i  sommi  uominii  che  in  tali  difGcilis- 
sime  indagini  lo  precedettero ,  non  giunsero  a  rilevare, 
ciò  che  venne  da  esso  lui  osservato. 

8.^  Sessione  ordinaria.  8  Gennajo  1852. 

Si  legge  Dispaccio  dell'Emo  Protettore,  che  partecipa 
la  nomina  del  Dolt.  Lorenzo  Della  Casa  alla  cattedra  di 
Fisica  in  questa  Pontificia  Università ,  onde  gli  compete  il 
grado  di  Accademico  Pensionato. 


V 


RENDICONTO  AGGADEHICO  205 

Si  riceve  in  dono  da  questa  Socielà  Medico-Chirur- 
gica r  ultimo  fascicolo  del  Bulleltino  pel  1851. 

Godea  di  fiorente  salute  una  giovane  abbastanza  av- 
venente, di  condizione  modista,  quando  volle  sventura, 
che  per  motivo  ben  giusto,  oppressa  fosse  da  assai  pro- 
fondo ed  affligente  patema,  pel  quale  tanto  soffrì  e  nel 
morale,  e  nel  fisico,  da  perdere  in  brev'ora  la  primiera 
ilarità,  e  freschezza. 

E  ben  lungi  di  contribuire  a  toglierla  dalla  penosa , 
e  triste  situazione  in  cui  era  caduta,  valse  Tesser  presa 
da  amofosa  passione,  trovandosi  l'animo  suo  in  angustia 
continua  pel  ragionevol  riflesso,  che  in  causa  di  ciò  per 
cui  tanto  avea  sofferto,  e  sofl'riva,  quel  giorno  islesso  nel 
quale  sarebbe  fatta  sposa  a  colui,  che  anelava  stringere 
al  seno,  non  già  lietezza;,  ma  desolazione,  e  pianto  gli 
avrebbe  forse  procurato. 

A  tali  cagioni  morali,  altre  fisiche,  ed  assai  potenti 
aggiugnendosi,  ne  riportò  tale  offesa  il  nerveo  sistema, 
tanto  danno  ne  risentì  1'  intera  macchina  della  giovane 
da  susseguirne  lenti  bensì,  ma  assai  temibili  interni  pato- 
logici lavori. 

Essa  per  altro  tali  mali  trascurando,  non  solo  conti- 
nuò nelle  ordinarie  domestiche  occupazioni ,  ma  infer- 
matasi per  grave  febbre  tifoidea  una  di  lei  sorella,  piiì  di 
quanto  le  indebolite  forze  avrebbergli  permesso,  affettuo- 
samente l'assistette;  e  fu  in  seguito  di  ciò,  e  fu  per  la 
suscettività  del  di  lei  alterato  nervoso  sistema,  che  anch'essa 
venne  presa  dai  prodromi  di  simile  malattia. 

In  tale  stato  venne  sciaguratamente  mandata  a  mari- 
to ;  ma  suH'  imbrunire  di  quel  giorno  istesso  in  cui  effet- 
tuaronsi  le  di  lei  nozze,  oppressa  dal  male,  non  più  pò» 
lendosi  reggere  in  piedi  dovette  di  necessità  stabilmente  in 
letto  coricarsi. 

Ivi  giacqne  per  sette  giorni,  e  con  sintomi  tanto  mi- 


206  RENDICONTO   ACCADEIHICO 

nacciosi,  da  indurre  il  medico  curante  a  consigliarne  i 
parenti  di  collocarla  in  Clinica.  Ma  non  valsero  le  sapienti 
e  caritatevoli  cure  ivi  prodigatele  dal  Ch.  Prof.  Belletti, 
onde  tentare  di  por  freno  ad  una  malattia  così  precipitosa^ 
l'inferma  morì  63  ore  dopo  il  di  lei  ingresso  nello  Spe- 
dale per  le  insanabili  successioni  di  un  micidiale  tifo  me- 
ninge encefalite. 

Il  dottissimo  Professore  pertanto  nella  indicata  sessione 
informa  l'Accademia  di  questo  importante  fatto,  ed  accu- 
ratamente espone  i  risultati  delle  osservazioni  anatomiche 
eseguite  sul  cadavere  30  ore  dopo  la  morte  della  giovane 
sposa. 

Per  le  quali  indagini ,  o!tre  che  è  reso  manifesto  il 
lento  interno  lavoro  pel  quale  la  misera  progressivamente 
deperiva,  e  che  consisteva  in  una  mesenterica,  e  pulrao- 
nare  tubercolosi,  sono  resi  del  pari  manifesti  i  guasti  al 
cervello  già  presagiti,  e  pei  quali  l'inferma  dovette  soc- 
combere. 

Ma  mentre  i  risultali  necroscopici  pienamente  confer- 
mavano quanto  dal  nostro  Accademico  erasi  dubitato  in 
riguardo  all'encefalo,  nel  portare  però  che  si  facea  l'ana- 
tomico coltello  sullo  stomaco  di  questa  giovane  fatta  ca- 
davere, con  sorpresa  nel  medesimo  tali  disordini  organici 
rilevava  da  non  poterne  dare  convincente  spiegazione  stan- 
do ai  fenomeni  che  l'inferma  presentò  nel  corso  della  ma- 
lattia che  troncone  la  vita.  Lo  stomaco  infatti  nel  fondo 
cieco  era  assottiglialo,  e  rammollito  in  modo  da  rompersi 
e  minutamente  lacerarsi  al  più  che  piccolo  tocco,  e  den- 
tr'esso  conteneasi  un  muco  denso,  sieroso,  giallastro, 
dì  colore  cinereo,  ed  inodoro.  Attentamente,  esaminato  lo 
stomaco  istesso,  mentre  la  di  luì  membrana  esterna  scor- 
geasi  lìscia,  la  mucosa,  la  vascolare, e  la  muscolare  pre- 
senlavansi  fuse  non  solo  in  tutto  il  cui  di  sacco ,  ma  ben 
anco  in  buon  tratto  delle  regioni  adjacenti,  e  solo  per 
gradi  queste  membrane  riacquistavano  le  loro  apparenze, 
e  i  loro  caratteri  fisiologici  in  vicinanza  al  piloro. 


RENDICONTO    ACCADEMICO  207 

Nel  fondo  cieco  del  ventricolo  poi  rimanevano  super- 
stili  alcuni  avanzi  di  arborizzazioni  vascolari  contenenti 
globuli  sanguigni  d'assai  nero  colore. 

Che  se  le  indicate  profonde,  ed  eslese  lesioni  tennero 
per  un  momento  esitante  il  nostro  Collega  a  stabilirne  la 
genesi,  se  le  più  diligenti  e  perspicaci  indagini  convali- 
date da  accuratissima  analisi  chimica  istituita  gentilmente 
dal  Prof.  Cav.  Gaetano  Sgarzi,  servirono  ad  allontanare 
ogni  sospetto  di  propinato  veleno,  le  profonde  cognizioni 
anatomico-patologiche  di  cui  il  Professore  Belletti  è  fornito 
valsero  ben  presto  a  persuaderlo  della  più  probabile  ori- 
gine di  quell'esteso  rammollimento. 

Con  tali  nozioni  infatti  vedendosi  egli  autorizzato  ad 
escludere,  che  il  rammollimento  istesso  fosse  conseguenza 
ultima  di  malattia  acuta,  o  lenta  dello  stomaco,  che  esi- 
stesse nella  indicata  inferma  prima  della  sua  morte,  ne 
risultava  perciò  che  il  riscontrato  estesissimo  guasto  non 
poteasi  ascrivere  ad  alcun  procedimento  patologico,  e  quin- 
di né  a  flogosi  gastrica,  né  a  qualsivoglia  diatesi  o  discra- 
sia come  sarebbe  la  scirrosa,  la  cancerosa,  la  scorbutica, 
né  a  rammollimento  morboso  semplice,  né  al  gelatinifor- 
me  di  Cruveillier,  ma  invece,  secondo  l'Accademico,  at- 
tribuire piuttosto  si  dovesse  a  quel  rammollimento  che 
Carswel  chiama  chimico  cadaverico ,  che  non  è  quindi  ef- 
fetto di  una  malattia  reale,  che  non  é  semplice  risultato 
della  putrefazione,  ma  bensì  il  prodotto  di  una  del  tutto 
particolare  dissoluzione  chimica  avvenuta  dopo  la  morte, 
e  cagionata  forse ,  come  pure  opinò  il  Jaeger  in  analoghi 
casi,  dall'azione  dissolvente  dei  succhi  gastrici,  divenuti 
estremamente  acidi  negli  ultimi  periodi  della  vita ,  per  la 
malefica  influenza  del  sistema  nervoso  profondamente  al- 
terato, in  causa  della  natura,  e  violenza  del  male  cui 
fu  soggetto. 


208  RENDICONTO  ACCADEMICO 

9/  Sessione  ordinaria.  15  Gennajo  1862. 

Si  ricevono  in  dono  le  opere  seguenti: 
Dal  Governo  Neerlandese  —  Flora  Baiava  fase.  165  e  166. 
Dalla  R.  Accademia  Bavarese  —  Disseriazioni  della  Clas- 
se Matematico-Fisica  Voi.  VI.  P.  I,  e  Bulleltino 
pel  1850. 
E  dai  rispettivi  Autori  : 
Chelini  Prof.  Domenico  —  Sopra  una  Memoria  di  Liou- 
ville.  —  Sul  parallelogrammo  de'  moli  rolatorj. 

—  Sn\  moto  diurno  della  Terra. 

Fabroni  Doti.  Lorenzo  —  Sugli  oflìzi  dell'ordine  sanitario. 

—  Epizoozia  del  pollame  d'India. 

Aslolfi  log.  Giuseppe  —  Proposte  pe' danni  della  grandine. 

Leggesi  una  Nota  inviata  dall'Accademico  Pensionato 
Prof.  Francesco  Orioli,  col  titolo  di  Idee  Cosmologiche; 
di  cui  è  principale  soggetto  una  questione  di  priorità- 

=  Il  celebre  Faraday  (vi  è  detto)  manifestava  sulla 
natura  della  materia  le  proprie  idee  nell'Aprile  del  1846, 
pubblicandole  nel  Philosophical  Maga'-^ine  del  susseguente 
Maggio  (V.  Archives  des  Sciences  physiques  et  naturel- 
les,  Décembre  1846  n.*»  XI.  pag.  244  et  suiv.)  con  dire 
ch'ei  non  ammette  atomi  di  dimensioni  sensibili,  mante- 
nuti in  equilibrio  da  forze  di  diversa  natura,  e  separali 
da  spazi  vuoti;  e  che  sostituisce,  in  luogo  loro,  semplici 
centri  di  forze,  la  cui  riunione  costituisce  i  corpi;  e  che 
considera  ogni  atomo,  cioè  ogni  centro  nel  senso  dianzi 
dichiaralo ,  come  presente  da  per  lutto  dove  l' azione  eh'  esso 
esercita  si  fa  sentire;  e  poiché  si  fa  sentire  su  tutto  l'Uni- 
verso, egli  ammette  coesteso  ogni  atomo  all'Universo.  Or 
tali  appunto  sono  l'idee,  ch'io  più  dislesamente  pubbli- 
cava dal  mio  lato ,  due  anni  prima  di  lui.  = 

E  qui  l'Autore  trascrive  quanto  avea  detto  nell'Opera 


RENDICONTO  ACGADEIHIGO  209 

sua,  Stampata  in  Corfù  —  Spighe  e  Paglie  —  nel  Qua- 
derno d'Aprile  del  1844  alia  pag.  146  e  seguenti;  e  che 
è  a  un  dipresso  il  sistema  dinamico  presentato  sotto  la 
slessa  forma ,  sotto  la  quale  presentavalo  da  molti  anni 
nelle  sue  lezioni  in  questar  nostra  Università.  Indi  passa 
a  mostrare  come  le  obiezioni  mosse  dal  celebre  Airy  con- 
ila il  sistema  dinamico  { Philosophical  Magatine  rì°  sup- 
plementario  dei  1846)  non  vi  necessitino  veruna  sostanziai 
mutazione. 

Noi  viviam  certi,  che  tale  questione  agitata  fra  tre 
nostri  illustri  colleghi  non  riuscirà  ad  alcuna  spiacevole 
conseguenza,  e  che  il  Faraday ,  tanto  ricco  di  proprie  sco- 
perte ,  vorrà  di  buon  grado  riconoscere  d' essersi  in  questa 
speculazione  incontrato  col  fisico  italiano. 

10.^  Sessione  ordinaria.  22  Gennajo  1862. 

All'occasione  di  dover  riferire  intorno  ad  Opere  del 
Sobrero  e  del  Tonini,  che  testé  ricevemmo  in  dono,  il 
Prof.  Domenico  Santagata  entra  a  parlare  dell' Insegna- 
menlo  della  Chimica  applicala  alle  Arti. 

Appoggiato  air  autorità  de'  più  solenni  maestri  e  al- 
l'esempio de'  più  rinomali  istituti  sostiene  che  l' insegna- 
mento debb' essere  scientifico  e  non  empirico; ciò  che  ira- 
porta  pure  che  s'incominci  da  un  esteso  corso  di  Chimica 
Generale.  Richiederassi  allora  che  l'allievo  non  patisca 
troppa  scarsezza  di  tempo  disponibile,  e  che  sia  allo  a 
comprender  le  teorie  della  scienza.  Io  non  iscrivo  pel 
garzone,  dice  Chaptal  ....  Ma  quel  garzone,  ch'entra 
la  prima  volta  in  Filadelfia  dando  di  morso  ad  una  grossa 
pagnotra,  vi  farà  tra  pochi  lustri  un  ingresso  trionfale,  e 
sarà  salutato  pel  più  gran  fisico  e  pel  più  gran  diplomatico 
dell'età  sua.  Questo  ed  altri  sommi  tulìù  saevapauperias: 
né  cerio  abbisogna  altrettanto  ingegno  a  intender  le  pro- 
porzioni atomiche  o  l' isomorfismo.  L' Accademico  osserva 


2t0  RENDICOINTO    ACCADEMICO 

che  tali  esempi  furono  sempre  rari,  e  che  in  generale 
=  l'uomo  che  travaglia  nelle  fatiche  de'  muscoli  e  delle 
membra,  o  che  è  obbligato  a  eseguire  di  continuo  de' mac- 
chinali movimenti ,  perde  la  facoltà  del  riflettere  dell'astrar- 
re del  meditare,  e  senza  di  queste  operazioni  rettamente 
continuale  non  può  la  mente  sollevarsi  a  quelle  intelli- 
genze 0  cognizioni  che  sono  proprie  dei  dotti  e  guidano 
la  mano  ad  opere  nuove  e  peregrine  =.  Quindi  egli  pre- 
ferisce d'istruire  la  classe  media,  la  quale  si  renderà  va- 
levole a  dirigere  gli  stabilimenti  d'industria,  e  a  soccor- 
rere co'  suoi  lumi  l'infimo  operajo.  A  questo  fine  o  si 
potranno  istituire  apposite  scuole  o,  se  particolari  condi- 
zioni non  vi  si  oppongono,  si  potrà  profittare  delle  già 
esìstenti,  dando  all'insegnamento  una  conveniente  esten- 
sione. 

11.*  Sessione  ordinaria.  29  Gennaio  1862. 

L'illustre  filologo  e  poeta  march.  Angelelli  legge  un 
dotto  ed  elegantissimo  ragionamento  sol  Bloly  d'Omero. 

Antichi  e  moderni  botanici  cercarono  qual  fosse  que- 
sto preservativo  contro  gl'incanti  di  Circe,  che  Mercurio 
porse  ad  Ulisse. 

=  Ponendo  mente  al  testo  di  Omero  (dice  l'Accade- 
mico), stimo  che  molto  ragionevolmente  Eustazio  abbia 
affermato,  non  altro  essere  da  cercare  nella  voce  moly  che 
un  senso  allegorico  e  morale  ;  ed  io  aggiungo  che  il  poeta 
esclude,  con  le  sue  medesime  parole,  la  possibilità  di  tro- 
vare fra  le  opere  di  natura  l'erba  mentovata. 

Prima  d'ogni  altra  cosa,  Omero  non  dice  qual  nome 
avesse  il  moly  nella  favella  comune  degli  uomini:  la  qual 
cosa  mostra  che  quest'erba,  come  ignota  a  tutti,  non 
aveva  proprio  nome. 

Appresso  questo,  aggiunge,  che  ardua  impresa  è  ca- 
varla dalla  terra  e  per  avventura  impossibile  ad  uomo: 
di  che  danno  indizio  quelle  parole,  che  gli  Dei  possono 


RENDIGOnTO    ACCADEMICO  211 

tutto  ;  ciò  vuol  dire  quello  ancora  che  ad  uomo  non  è  con- 
cesso. Alla  per  fine,  ponendo  le  particolarità  di  quest'erba 
che  ha  radice  nera  e  fior  bianco;  ninno  potrà  credere  che, 
appresso  questi  segni  chiari  e  visibili,  fosse  rìmasa  senza 
nome:  talché,  avendo  gli  antichi  notizia  di  un  farmaco  di 
tanta  utilità,  non  sapessero  come  chiamarlo. 

Sopra  queste  ragioni,  parmi  che  sia  mostrato  a  suf- 
ficienza, che  il  poeta  intende  per  le  sue  parole  medesime  ad 
avvisare  il  lettore,  che  l'erba  moly  non  ha  nascimento  e 
vita  che  nella  sua  mente.  E  modo  somigliante  tennero  an- 
cora i  più  moderni  poeti ^. 

Dopo  un  sì  fatto  avvertimento  dato  ai  cultori  della 
naturale  filosofia,  l'Accademico  entra  nelle  regioni  della 
filosofia  morale,  e  accostandosi  a  Temistio  ritiene,  che 
per  la  voce  moly  sia  significato  un  antidoto  conlra  i  ve- 
leni che  guastano  la  mente  ed  il  cuore. 

E  per  vero  in  Circe,  non  meno  che  in  Alcina  ed  in 
Logistilla,  è  così  manifesta  l'allegoria,  che  il  poeta  può 
bea  risparmiarsi  di  gridare: 

<(  O  voi  ch'avete  gl'intelletti  sani; 
Mirate  la  dottrina,  che  s'asconde 
Sotto '1  velame  degli  versi  strani.  » 

Dopo  questo  Ragionamento  legge  il  Prof.  Domenico 
Santagata  un'  Appendice  alla  Dissertazione  della  seduta 
precedente,  colla  quale,  mentre  conferma  le  proprie  opi- 
nioni sul  miglior  metodo  da  seguirsi  nell'insegnamento; 
intende  però  ad  allontanare  da  sé  il  sospetto  d'aver  voluto 
far  carico  a  chiarissimi  direttori  d'istituti,  se  in  vista  di 
speciali  condizioni  hanno  dovuto  battere  diversa  strada. 
L'Accademico  è,  quanto  altri  mai,  persuaso  che  il  pre- 
scinder dalle  circostanze  è  vaneggiamento  d'utopista,  e 
che  le  stesse  più  consentite  riforme  debbonsi  introdurre 
per  gradi,  quando  abbiavi  inconveniente  ad  operarle  lutto 
ad  un  tratto.   E  fors'  anco  non  mancherà  chi  stimi ,  non 


212  RENDICONTO  ACCADEHIICO 

esservi  poi  alcun  assurdo,  se  accanto  a  quella  scuola,  sn 
cui  dovrebbe  scriversi  =  Odi  profanum  vulgus,  el  ar- 
ceo  :=,  altra  sen  vegga  ordinata  a  dirozzare  il  povero 
artigianello  ;  come  non  trovarono  assurdo  i  nostri  maggio- 
ri, che  accanto  all'alta  Università  d'Irnerio  sorgesse  l'u- 
mile ginnasio  del  Calasanzio. 

12.*  Sessione  ordinaria.  B  Febbrajo  1852. 

'  L'Accademia  ha  ricevuto  in  dono  dall'Istituto  Smith- 
soniano  di  Washington  le  opere  seguenti; 

Smithsonian  ....  Lavori  scientifici  Smithsoniani.  Vol- 
li, e  Appendice  I.  al  Voi.  III. 

Ammal  ....  Rapporto  pel  1849  de'  Regenti  dell'Isti- 
tuto Smithsoniano. 

Reports  ....  Rapporti  della  Segreteria  della  Guerra 
con  ricognizione  delle  strade  da  Sant'Antonio  ad 
El  Paso. 

Report  ....  Rapporto  di  T.  Buller  King  sulla  Ca- 
lifornia. 

Report  ....  Rapporto  di  B.  Apthorp  Gould  sulla  sto- 
ria e  scoperta  di  Nettuno. 

Notices Notizie   sulle  pubbliche  librerie  degli 

Stati  Uniti. 

Annual  ....  Rapporto  pel  1848  de'  Commissari  del- 
le Patenti. 

Report  ....  Rapporto  di  Foster  e  Whitney  sulla  geo- 
logia e  topografia  del  Lago  Superiore  nel  Michigan. 

Report  ....  Rapporto  di  R.  R.  Gurley  sulla  Liberia. 

Proceedings  ....  Processi  dell'  Associazione  Ameri- 
cana per  l'avanzamento  della  scienza;  Congresso 
del  1850. 

Il  Prof.  Contri,  non  avendo  ancora  condotte  a  ter- 
mine le  osservazioni  sugl'ingrassi,  ch'egli  prosegue  colla 


RENDICONTO  acgadehico  2Ì3 

pazienza  di  Santorio ,  e  che  gli  sono  al  tutto  necessarie  per 
la  promessa  Continuazione  della  già  pubblicata  sua  Me- 
moria sul  Progresso  agrario,  né  però  volendo  mancare 
all'obbligo  accademico,  prende  a  soggetto  di  ragionamento 
un'  Operetta  francese  di  un  Montagne ,  marchese  di  Pon- 
cins,  e  discendente  dal  famoso  filosofo,  la  quale  s'intitola 
Le  Grand  Oeuvre  de  V  Jgriculture  e  comparve  nel  1779  ; 
lavoro  assai  pregevole,  ignoto  o  sfuggilo  al  dottissimo 
Prof.  Re  e  agli  altri  storici  e  bibliografi  della  scienza. 

La  satira  sanguinosa  lanciata  contro  a'  nuovi  Trillo- 
lemi  neìV  Homme  aux  quarante  éciis ,  aipp\andìta  dalla  na- 
turale pigrizia,  e  sostenuta  dalla  forza  dell'abitudine,  sa- 
rebbe riuscita  a  perpetuare  un'agricoltura  non  troppo  su- 
periore a  quella  dei  Druidi;  come  dall'altro  Iato  la  dot- 
trina de'  nuovi  Tritlolemi,  se  avesse  trionfato,  sarebbe 
riuscita  ad  opprimere  di  fatiche  enormi  il  genere  umano 
per  ridurlo  in  compenso  a  poi  morirsi  di  fame.  Saggia- 
mente pertanto  divisarono  quegli  agronomi,  che  tolsero 
ad  esaminare  con  imparzial  critica  i  diversi  metodi  agra- 
rii,  e  sceverarne  l'utile  dal  dannoso.  Tra  questi  fu  note- 
vole il  Montagne,  il  quale  seppe  assai  bene  conciliare  il 
sistema  di  Toull  coli' antica  agricoltura  francese,  accop- 
piando il  lavoro  abbondante  della  terra  all'uso  de'  conci- 
mi. E  al  lavoro  della  terra  consigliava  egli  perfino  si  fa- 
cesse prender  parte  dalla  milizia;  ciò  che  da  buon  uffi- 
ciale riconosceva  dover  tornare  in  vantaggio  della  milizia 
stessa.  E  per  vero  non  si  vorrebbe  rivocare  in  dubbio  1 
bontà  della  pratica  romana,  che  il  Segretario  Fiorentin 
riassumeva  con  quel  precetto  rr  Si  tengano  i  soldati  in 
tanti  esercizi  ora  particolarmente,  ora  generalmente,  che 
non  resti  loro  tempo  a  pensare  o  a  Venere,  o  a' giuochi, 
né  ad  altre  cose  che  facciano  i  soldati  sediziosi  e  inutili  =, 


214  RENDICONTO  ACCADEMICO 

13."  Sessione  ordinaria.  12  Febbrajo  1852. 

II  Cav.  Bianconi  legge  una  quinta  dissertazione  =  De 
Mari  olim  occupante  planilies ,  et  colles  Italiae,  Graeciae, 
Asiae  rainoris  etc  et  de  aetale  Terreni  quod  Geologi  ap- 
pellant  Marnes  bleues  =. 

L'Accademico  facendo  discendere  il  Mediterraneo  dal- 
l'altezza delle  marne  bleu  verso  i  tempi  della  guerra  tro- 
jana ,  metteva  alla  disperazione  i  nostri  archeologi.  Non 
basta  dunque  (dicevano)  che  ci  sia  tolto  di  più  vagheg- 
giare una  Ravenna  fabbricata  cogli  avanzi  dell'Arca,  se 
anche  non  siamo  obbligali  a  ritirare  da'  tempi  omerici  la 
trojana  Padova  e  l'etrusca  Felsina  ed  altre  antichissime 
città  italiane?  Sarebbe  pur  cortesia,  se  l'Accademico,  sen- 
za rinunziare  alla  testimonianza  de'  fatti,  potesse  ravvi- 
cinare un  poco  più  al  Diluvio  quel  suo  distacco  d'Abita 
e  Calpe. 

Certo  che  per  far  riuscire  l'isola  di  Pìiaros  ad  una 
velata  dal  lido  egizio,  come  la  trovò  Menelao,  per  render 
possibile  la  navigazione  fra  il  Mare  Interno  e  l'Eritreo, 
attestata  da  qualche  scrittore,  non  è  già  necessario  d'ele- 
vare il  Mare  Interno  fino  alle  marne  subapennine;  ma, 
se  i  geografi  ne  dicono  il  vero ,  basta  la  sola  sedicesima 
parte  di  quest'altezza.  Anzi  una  tanta  altezza  del  Mare 
Interno  avrebbe  resa  diffìcile,  se  non  impossibile  la  navi- 
gazione. Chiudiam  difallo  lo  stretto  di  Gibilterra,  ed  ele- 
viamo di  settecento  piedi  il  Mediterraneo:  e  l'acqua  sor- 
montando l' istmo  di  Suez  per  secenlosessanla  piedi,  in  breve 
si  scaricherà  nel  Mar  Rosso,  e  noi  con  ciò  solo  avremo 
fatta  opra  di  ragni.  Alziamo  ancora  l'istmo  quasi  ad  al- 
trettanta altezza,  dacché  ci  è  lecito  supporre  che  le  forze 
della  natura ,  come  staccarono  Abila  e  Calpe  con  permesso 
d'Ercole,  così  potessero  produrre  pur  anco  uno  sprofon- 
damento nell'istmo  arabico,  e  nelle  sue  adiacenze:  e  al- 


RENDICONTO   ACCADEMICO  216 

lora  i  flutti  del  Mare  Interno  o  si  precipileran  nell'Eri- 
treo da  una  cateratta  di  650  piedi  d'altezza^  o  almeno 
discenderanno  per  un  pendio  da  non  permetter  guari  corso 
di  navigli  contr' acqua.  La  navigazione  adunque  fra  i  due 
mari,  quando  fosse  provata,  invece  di  favorire  l'ipotesi 
dell'Accademico,  per  poco  l'abbatterebbe.  Essa  però  è 
ben  lontana  dall' esser  provata:  cliè  anzi  dal  non  trovar- 
si mai  menzion  di  barche  nella  narrazione  de'  viaggi  d' A- 
bramo  e  della  famiglia  di  Giacobbe,  si  rende  probabile 
che  viaggiassero  all'asciutto  sull'istmo.  Vorremo  noi  an- 
che dalle  frasi  discendere  in  Egitto  e  salir  dall'  Egitto , 
usate  in  essa  narrazione,  inferire  che  T istmo  fosse  molto 
basso,  0  poco  superiore  all'attuale  altezza? 

Ma  alle  obbiezioni  tratte  da'  passi  biblici  fu  già  data 
soddisfacente  risposta  nelle  precedenti  dissertazioni ,  stu- 
pende del  pari  per  erudizione  e  per  acume  ;  e  le  opinio- 
ni degli  egizianisli  sull'antichità  del  Delta  furono  vitto- 
riosamente combattute.  Onde  se  r  Accademico,  facendo  un' 
escursione  in  Grecia  e  nell'Asia  Minore,  potesse  cogli  oc- 
chi proprii  assicurarsi,  non  esservi  luogo  chiaramente 
ricordato  da  Omero,  il  qual  si  trovi,  siccome  noi,  al  di 
sotto  delle  marne  bleu,  ed  obblighi  a  trasformare  in  tri- 
tone un  qualche  Ajace  o  un  qualche  Sarpedonte;  allora 
l'ipotesi  che  il  Mediterraneo  arrivasse  alle  marne  verso 
l'epoca  della  guerra  trojana,  acquisterebbe  tal  grado  di 
probabilità  j  ch'egli  potrebbe  gridare  con  maggior  fran- 
chezza che  non  ha  fatto  finora  =.  Ite  a  cercare  in  allo  le 
rovine  di  quella  Troja,  che  per  tanti  secoli  non  poteste 
rinvenire  sulla  pianura  =. 

Lasciando  omai  le  discussioni  storiche,  l'Accademico 
entra  a  trattar  di  proposilo  la  questione  geologica.  Egli 
segue  le  marne  bleu  per  tutta  Europa  e  fuori  ;  vien  trac- 
ciando a  grandi  tratti  il  periplo  dell'antico  Mediterraneo, 
0  mare  pliocenico;  ed  esaminando  ora  in  luogo,  ora  sulle 
opere  d'illustri  geologi,  la  composizione,  la  giacitura,  le 


216  BENDIGONTO   ACGADERIIGO 

relazioni  cogl' inferiori  e  coi  superiori  terreni,  e  gli  acci- 
denti tutti  d'esse  marne,  e  notando  specialmente  come  in 
moltissimi  luoglii  (a  Monte  Biancano  per  esempio)  il  plio- 
cene si  trovi  a  nudo  o  coperto  di  poco  humus,  in  situa- 
zione orizzontale  e  non  traversato  da  altri  terreni,  ne  con- 
clude che  il  deposito  pliocenico  si  è  formalo  dopo  l'ul- 
timo cataclismo.  Ecco  ciò  che  la  Geologia  da  sé  sola  ne 
insegna.  Se  poi  l'abbassamento  del  mare  sia  avvenuto  fra 
Noè  ed  Abramo,  o  fra  Àbramo  ed  Omero,  o  fra  Omero 
ed  Erodoto,  non  si  può  dalla  sola  Geologia  determinare, 
ma  convìen  far  ritorno  alla  storia  e  alla  tradizione. 

Né  sarìa  forse  assurdo  il  supporre,  che  dapprima  si 
abbassasse  o  si  rovesciasse  l'istmo,  e  il  Mare  Interno  si 
scaricasse  nell'Eritreo;  e  mantenuto  quello  da  piogge  e 
nevi  a  qualche  metro  d'altezza  al  di  sopra  dell'istmo  nuo- 
vo, ne  avvenisse  che  e  potesse  navigarsi  dall'uno  all'al- 
tro mare,  e  ad  un'epoca  più  o  men  rimota  da  Omero 
(sotto  il  regno  di  Menes  se  vuoisi)  il  basso  Egitto  fosse 
così  sommerso,  come  lo  suppone  il  poeta  al  tempo  del- 
l'eccidio di  Troja  :  in  seguito,  aprendosi  lo  stretto  gadi- 
tano,  si  abbassasse  il  Mediterraneo  al  livello  attuale. 

Con  questa  modificazione  che  ridurrebbe  l'effetto  del- 
lo stretto  alla  stima  d'Eratostene ,  sarebbe  tolto  il  biso- 
gno d'  imbarcare  Abramo,  e  la  famiglia  d'  Israello, 
pecora  sua,  et  armenta,  et  omnia,  quae  habere  potue- 
runt,  e  per  giunta  anche  i  carri  che  quel  gentil  Faraone 
mandò  ad  portandum  senem ,  et  omnia ,  quae  possederai 
in  Terra  Chanaam.  Se  la  pietà  filiale  sollevò  il  veneran- 
do vegliardo  in  plaustris ,  quae  miserat  Pliarao,  non 
vorremo  noi  intrometterci  per  calarlo  in  nave  non  regia: 
ma  quando  l'istmo  attuale  non  fosse  per  avventura  emerso, 
gli  apriremo  un  cammino  sull'istmo  antico  al  disopra  delle 
marne.  Già  l'istmo  bisogna  alzarlo; quando  per  contenere 
le  acque  all'altezza  delle  marne  subapennine  non  si  pre- 
ferisca di  chiudere  lo  stretto  di  Mandeb,  e  far  dell'Eritreo 


RENDICONTO  acgadehico         217 

UD  seno  del  mare  pliocenico;  ciò  che  importerebbe  uno 
studio  preventivo  de'  sedimenti  marini  lunghesso  la  catena 
trogloditica  e  l'arabica,  le  quali,  convergendo  appunto  verso 
il  £ab-el-Mandeb,  sembrano  invitarne  a  tale  supposizione. 
Converrebbe  però  riaprire  a  suo  tempo  Io  stretto,  per  dar 
passo  alla  flotta  di  Salomone,  e  alle  stesse  navi  d'Egitto. 
Ma  non  è  questa  palestra  per  un  algebrista,  e  si  è  arri- 
schiato anche  troppo. 

Il  chiarissimo  Collega  si  propone  di  tornare  sopra  una 
questione,  che  è  così  degna  di  lui,  come  il  saper  suo  è 
potente  a  vincerne  tutte  le  difficollà,  per  quanto  si  vogliano 
grandi.  Ben  potranno  occorrer  pentimenti  nella  costruzione 
dell' edifìzio:  ma  le  fondamenta  ne  furon  gettate  saldissime, 
quand'egli  venne  a  provarci,  che  le  marne  bleu  si  sten- 
dono tutto  air  intorno  del  Mediterraneo,  preso  nel  più  lar- 
go significato  della  parola,  e  che  son  deposito  marino 
posdiluviano.  Alle  fatiche  gravissime,  che  gli  restano  a 
sostenere,  non  fia  per  mancare  premio  condegno:  che  la 
soluzion  completa  di  si  alta  e  importante  questione  basta 
ad  assicurare  eternità  di  fama. 

Lo  stesso  Prof.  Bianconi  legge  una  parte  d'un  nuovo 
Fascicolo  dei  suoi  Saggi  Zoologici  Mozambicani,  nella 
quale  descrive  due  serpenti  avuti  dal  cav.  Fornasini,  un 
Tropìdonotus  scàber  di  Linneo, ed  una  specie  nuova  delle 
Calamarie  di  Schlegel,  a  cui  per  la  somma  piccolezza 
degli  occhi  l'Accademico  dà  il  nome  specifico  di  tnìcro- 
phtalma-  Ed  eccone  la  frase  =  Calamaria  supra  undique 
plombeo-nigra ,  subtus  albescens,  serie  macularum  nigre- 
scentium  in  ventre  medio  =. 

14.*  Sessione  ordinaria.  26  Febbraio  1862. 

Il  Prof.  Giuseppe  Bertoloni  descrive  alcuni  Coleotteri 
del  Mozambico,  i  quali  sebbene  già  dagli  Entomologi  co- 
N.  AiNN.  Se.  Natdr.  Serie  IU.  Tom.  5.  13 


^8  RENDICONTO    ACCADEMICO 

nosciuti,  ignoravasi  però  che  abitassero  ancora  in  questa 
Provincia  Africana,  e  presenta  al  Consesso  un'insetto  ra- 
rissimo nativo  pnre  del  Mozambico;  che  stando  alle  più 
accreditate  moderne  classificazioni  dei  Coleotteri  apparter- 
rebbe alla  famiglia  dei  Goliatidl ,  ed  al  genere  Golialhns 
della  medesima,  il  quale  insetto  dall' Accademico,  ad  onore 
del  suo  scHopritore,  è  perciò  chiamato  Goliathus  Fornasini. 

Nel  descriverne  che  fa  l' illustre  Entomologo  tanto  il 
maschio,  quanto  la  femmina  dimostra  che  mentre  questa 
non  ofi're  alcuna  differenza  generica  dai  Goliati,  e  deve 
perciò  tale  essere  la  medesima  ritenuta,  il  maschio  invece 
si  scosta  alquanto  dalle  varie  specie  di  questi  animali  finora 
conosciute  per  alcuni  caratteri  specifici  notevolissimi,  e 
cioè  per  la  presenza  nel  sincipite  d'una  particolare  apofisi, 
per  la  rotondità  dell'apice  della  tibia  anteriore,  e  pel 
dente  muticoche  rilevasi  all'angolo  esterno  della  tibia  ìstessa. 

Per  le  quali  differenze,  che  rinvengonsi  fra  questo 
insetto,  e  gli  altri  Goliati  di  sesso  mascolino,  l'Atitore, 
se  non  convenisse  collo  Schaum  di  non  creare  cioè  nuovi 
generi ,  sopra  la  differenza  di  un  sol  sesso,  sarebbe  indotto 
ad  escludere  questa  specie  dal  genere  indicato,  e  ad  ele- 
varlo invece  al  grado  di  genere  novello. 

Ma  rimanendo  egli  fermo  nel  suo  proposito  ben  s'av- 
vede però  che  l'insetto,  variando  dalle  tre  specie  di  Go- 
liati già  noli  non  solo  per  la  diversa  natura  e  distribuzione 
dei  colori,  per  la  quale  queste  specie  istesse  vengono  fra 
loro  distinte,  ma  bensì,  come  dissi,  per  importanti,  e 
specifici  caratteri,  dedotti  dalla  particolare  forma,  e  strut- 
tura di  alcune  parti ,  non  potrebbe  per  questo  essere 
con  quelle  raggruppato;  le  quali  quindi  essendo  fra 
loro  distinte  per  caratteri  di  assai  poca  importanza,  e 
forse  ancora  non  valutabili,  dovrebbero  essere  considerate 
piuttosto  come  distinte  varietà  di  una  sola  e  medesima 
specie,  per  la  quale  l'Accademico  riterrebbe  il  nome  di 
Goliathus  giganteus. 


RENDICONTO  AGCADEniGO  219 

E  questa  sua  proposta  troverebbe  appoggio  dal  Bur- 
tnaister  che  non  ammette  per  buona  la  seconda  specie  dei 
Goliati  conosciuti,  e  la  rifonde  nella  prima;  e  sarebbe 
pure  sostenuta  dal  riflesso,  che  la  differenza  di  tali  ani- 
mali non  essendo  dedotta  dalia  loro  particolare  forma  e 
struttura,  ma  bensì  dalia  varia  disposizione  del  loro  co- 
lorito, non  può  questa  prestarsi  all'  esatta  loro  distin- 
zione, variando  la  medesima  negli  individui  di  tutte,  e 
tre  le  prelese  specie,  della  quale  varietà  il  Bertoioni  ne 
dimostra  i  passaggi  tanto  negli  individui  da  lui  osservati, 
quanto  in  quelli  esaminali  dal  Melly,  e  dallo  stesso 
Schaum. 

Per  il  che  adunque  l'Accademico  riunendo  le  tre  an- 
tiche specie  in  una  sola,  che  per  quanto  ho  detto  si  di- 
stingue dalla  novella  da  lui  egregiamente  descritta  per  so- 
stanziali, e  rilevanti  caratteri,  dichiara,  da  queste  due 
specie  doversi  ricavare  le  norme  per  la  fondazione  del  ge- 
nere Golialhus,  nel  qual  modo,  egli  dice,  non  allontanandoci 
dal  sentiero  di  severa  filosofia,  e  dalia  stessa  legge  ema- 
nata dallo  Schaum  di  non  creare  cioè  dei  nuovi  generi 
sopra  le  differenze  di  un  sol  sesso,  le  raggrupperemo  per 
più  certi  legami ,  dedotti  dai  caratteri  comuni  alla  strut- 
tura di  ambedue. 

Sessione  straordinaria  del  26  Febbrajo  1852. 

Finita  la  sessione  ordinaria,  l'Ordine  de'  Pensionatisi 
è  trattenuto  per  eleggere  un  alunno  della  Sezione  Matema- 
tica. Il  Presidente  ha  proposto  i  Dottori  Don  Giuseppe  Ru- 
bini e  Alfonso  Colognesi;de'  quali  è  rimasto  eletto  il  se- 
condo quasi  alla  unanimità,  avendo  però  anche  il  primo 
ottenuto  un  partilo  favorevolissimo, anzi  per  uà  solo  voto 
inferiore  a  quel  dell'eletto. 


220  RENDICONTO   AGGA0E«IGO 

16."  Sessione  ordinaria.  4  Jtfarjjo  1862. 

L'Accademia  ha  ricevuto  in  dono  le  opere  segoenti: 
Dalla  R.  Accademia  Belgica  —  Memorie  T.  XXIV  e  XXV. 

—  Memorie  premiate  ec.  T.  XXIIf. 

—  BuUettino  T.  XVI.  P.  II,  T.  XVII.  P.  I.  e  II.,  T. 

XVIII.  P.  I. 

—  Catalogo  della  Biblioteca  dell'  Accademia. 

—  Annuario  1850  e  1851. 

—  Memorie  di  Le-Docte  sull'  Agricoltura  Lussembur* 

ghese  e  sulla  Chimica  Vegetabile. 
Dalla  Società  Medico-Chirurgica  di  Bologna  —  BuUettino 

fase,  di  Dicembre  1851. 
Dalla  Società  editrice  —  Annali  delle  Scienze  Naturali. 

Novembre  e  Dicembre    1851,    col    Propagatore 

Agricola. 
Dai  rispettivi  Autori  —  Ercolani  G.  B.  Degli  Scrittori  di 

Veterinaria.  Voi.  I. 

—  Berti-Pichat  Carlo  —  Istituzioni  d'Agricoltura.  Di- 

spense 9-14. 

—  Strobel  Pellegrino  —  Malacologia  Ungherese  :  e  Ma- 

lacologia  Trentina.  Disp.  1  e  2. 

—  Gualandi  Francesco  —  Oloraetro  di  Porro. 

—  Bellini  G.  B.  —  Oftalmie  nei  militari  di  Cestello. 

—  Bellavitis  Giusto  —  Geometria  Descrittiva. 

—  Robolotti  Francesco  —  Degli  Ospitali  di  Cremona. 

—  Volpicelli  Paolo  —  Sull'Accademia  dei  Lincei. 

11  Prof.  Giuseppe  Bertoloni  descrivendo  una  leguminosa, 
ch'egli  appellava  Mavia  judicialis  dal  nome  caffro  Mavì 
e  dall'uso  che  si  fa  ancora  al  Mozambico  del  suo  veleno 
nella  procedura  criminale,  d'annunziava  che  ilcav.  Sgarzi 
aveva  assunto  l'impegno  di  riconoscerne  il  principio  ve- 
nefico (V.  Memorie  della  nostra  Accademia  T.  II).  Fedele 


RENDICONTO   AGCADEIHICO  231 

alla  sua  promessa ,  il  cav.  Sgarzi  viene  oggi  ad  esporci  le 
relative  sperieoze. 

Quello  che  dall' Accademico  poteva  sottoporsi  ad  esame, 
era  porzione  della  radice  con  sua  corteccia.  Se  ne  presero 
3600  grani,  che  si  sottoposero  successivamente  al  tratta- 
mento coir  alcool,  coli*  acqua  distillata  e  coli' acido  acetico 
diluito,  e  all'incenerimento.  I  prodotti  però  nulla  offriva- 
no di  nuovo,  e  il  particolar  principio  venefico  era  sfug- 
gito all'analisi.  Senonchè  nell'Alcool  ottenuto  dalla  di- 
stillazione pel  concenlramento  dell'  estratto  alcoolico  ,  e 
così  nell'Acqua  distillata  dalle  tinture  per  la  riduzione 
dell'estratto  acquoso  manifestavansi  caratteri  che  indicavan 
l'esistenza  d'uo  principio  acido:  allora  si  prese  a  sepa- 
rarlo dall'Alcool  per  mezzo  della  Calce,  e  dall'Acqua 
per  mezzo  dell' Ossido  di  Zinco  idrato;  e  si  ebbero  cristalli 
salini,  sui  quali  versando  poi  Acido  Solforico  diluito,  si 
ottenne  per  mezzo  della  distillazione  una  minima  quantità 
d'un  nuovo  principio,  che  l'Accademico  così  descrive. 

=:  Esso  è  un  liquido  trasparente,  scolorato,  di  con- 
sistenza quasi  oleosa  ;  l' odore  suo  è  a  dirsi  veramente  par- 
ticolare, perchè  molto  somiglia  quello  di  materiale  grasso 
e  segnatamente  del  butirro  irrancidito,  ha  molto  del  vi- 
roso  e  dell'aromatico  insieme,  che  ricorda  in  lontano  l'A- 
cido Valeriaoico  ;  ha  un  sapore  acre  assai ,  e  per  modo 
che  la  lingua  d'un  coniglio  nel  punto  che  ne  fu  bagnata, 
si  fece  pallida,  indi  giallastra, e  così  il  labbro  dacché  ne 
fu  tocco.  Alla  temperatura  di  — 17  C.  si  solidifica  sotto 
forma  cristallina  confusa^  ma  tosto  ritorna  liquido  allor> 
che  s'allontana  dalla  mistura  frigorifera  inserviente  a  con- 
gelarlo. È  volatile;  si  scioglie  nell'acqua  e  nell'alcool; 
produce  dei  sali  i  quali  per  la  loro  parte  sono  perfetta- 
mente cristallizzati,  solubilissimi  nell'acqua,  non  però 
nell'alcool  e  nell'etere,  in  tutto  e  per  tutto  somiglianti 
ai  Vaierianati. 

Che  se  non  fosse  l' azione  sua  estrema  e  potentissima. 


222  RENDICONTO  ACCADEMICO 

e  che  Io  accasla  all' Acido  Idrocianico,  dal  quale  d' altron- 
de lo  separa  l'odore  ed  il  nìun  effetto  sui  sali  a  base  dì 
ferro;  polrebbesi  quasi  confondere  coli' Acido  Valerianico, 
siccome  col  Butirrico,  col  Focenico  ec.  pei  principali  carat- 
teri |e  pel  suo  aroma;  ma  da  questi  pure  lo  tengono  lontano 
ancora  il  piccante  ed  acetico  effluvio  che  hanno  dessi,  a 
cui  esso  sostituisce  il  viroso  che  piuttosto  Io  metterebbe 
a  lato  degli  Acidi  Lactucico,  Atropico,  Veralrico  ed  al- 
tri, se  non  vi  si  opponesse  o  il  non  volatilizzarsi  degli 
uni,  0  il  mancare  di  stabiliti  caratteri  gli  altri.  Quindi  il 
medesimo  è  apertamente  a  giudicare  un  acido  nuovo  e  di 
suo  genere  ;  che  non  ha  un  analogo  ed  è  affatto  partico- 
lare ;  e  che  slaute  il  provenire  dalla  Mavìa  Jitdicialìs  ha 
diritto  ad  essere  chiamato  Acido  3Iavico  =. 

Sperimentossene  la  potenza  sopra  conigli  e  porcelli- 
ni d'India,  propinandolo  ora  in  islato  di  combinazione 
ne'  sali,  ora  in  istato  di  semplice  soluzione  nell'acqua. 
Combinato  non  produsse  la  morte,  se  non  dopo  molti 
giorni:  libero  invece,  quantunque  in  dose  minima,  spiegò 
un'azione  fulminante  e  superiore  a  quella  d'altra  qua- 
lunque sostanza  deleteria,  attaccando  il  sistema  nervoso 
alla  maniera  dell'Acido  Idrociauico- 

La  Chimica  ha  dunque  trovato  nell'Acido  Mavico  il 
violentissimo  de'  veleni  :  tocca  ora  alla  Terapia  a  volgerlo 
in  vantaggio  dell'umanità.  Se  noi  faremo,  non  avrem  che 
apprestata  un'arma  più  terribile  al  delitto,  e  qualche  ar- 
rabbiato sofista  si  unirà  al  volgo  ignorante  per  gridale, 
che  l'albero  della  scienza  non  ci  frutta  altro  che  danno. 
Ma  l'Accademico  ha  già  riconosciuto  un  facile  e  prontis- 
simo antidoto  nell'Alcool:  e  determinando  l'azione  eletti- 
va dell' Acido  ,  ha  indicato  a'  Clinici  il  genere  di  malattie, 
in  cui  possono  farsi  a  sperimentarlo  come  soccorso  tera- 
peutico iposlenizzante.  Né  mancherà  certo  di  trovarne  i 
componenti  chimici,  tostochè  gli  verrà  fornito  tanto  di 
Mdvia  da   poterne  estrar   l'Acido  in   quantità  sufficiente; 


RENDICONTO  AGCADEHIGO  223 

sebbene  la  modestia  sua  non  gli  conceda  di  farcene  so- 
lenne promessa. 

16.*  Sessione  ordinaria.  11  Mar'^o  1862. 

Dall'Imperiale  Accademia  delle  Scienze  di  Vienna  si 
sono  ricevute  in  dono  le  opere  seguenti; 
Memorie  della  Classe  Fisico-Matematica  Voi.  I,  e  fase. 

1,  2.  3  del  Voi.  ri. 
Memorie  della  Classe  Storico-Filosoflca  Voi.  I,  e  fase. 

1.  2  del  Voi.  II. 
Fogli  di  Notizie.  N.  1-18. 
Rendiconti  della  Classe  Fisico-Matematica  per  gli  anni 

1849-50-51. 
Item  della  Classe  Storico-Filosofica. 
Fontes  Rerum  Austiiacarum ,  fase.  1-4. 
Archivi   per   le  Fonti  delle  Antichità  Austriache,  pub- 

licati  negli  anni  1849-50-51. 
Dalla  nostra  Specola  le  Osservazioni  Meteorologiche  di 

Decembre  1851. 
Dal  Principe  Baldassare  Boncompagni  le  Notizie  su  Guido 

Bonatti  5  Gherardo  Cremonese  e  Gherardo  da  Sab- 

bionelta,  e  sulle  versioni  di  Platone  Tiburlino. 
Dal  Prof.  Poletti  la  Relazione  sul  Cbolèra   Morbus  in 

Ferrara  nel  1849. 
Dal   Dott.   Giuseppe  Paimeggiani   la  Monografia    della 

Febbre  Tifoidea. 

Il  Dott.  Ermete  Malaguti  legge  una  sua  Memoria  in- 
titolata ConsideraT^ioni  anatomiche  fisiologiche  sul  settimo 
pajo  dei  nervi  cerebrali  appartenenti  al  vitello. 

Da  che  il  Wrisberg  scuoprì  l'esistenza  di  un  nervo 
intermedio  fra  la  porzione  dura,  e  molle  del  settimo  pajo 
dei  nervi  cerebrali,  sorsero  fra  gli  anatomici ,  ed  i  fisiologi 
opinioni  assai  disparate  onde  stabilire  di  quel  nervo  le  at- 
tinenze, la  distribuzione,  la  natura. 


224  RENDICONTO  ACCADEMICO 

La  quale  differenza  d'opinioni  dovendosi  forse  prin- 
cipalmente ripetere  dalla  mancanza  di  sludi  anatomici  ab- 
bastanza esatti  sul  nervo  indicato,  onde  porre  in  più  chiara 
luce  uo  argomento  cosi  importante,  il  Dott.  Malaguti  im- 
prese per  questo  nuove  indagini,  ed  osservazioni,  e  collo 
scopo  di  ricavare  dal  maggiore  sviluppo  delle  parti  meno 
incerti  ed  equivoci  risultati  le  istituì  sul  vitello.  Tale  ne 
è  la  loro  importanza  da  non  dovere  ommeltere  di  alquanto 
estesamente  descriverle. 

Denudata  il  Malaguti  nei  modi  i  più  opportuni  la 
guaina  fibrosa  molto  robusta  costituita  dalla  lamina  esterna 
della  dura  meningeche  abbraccia  tanto  il  facciale,  quanto 
l'acustico,  dopo  averla  incisa  ed  allontanati  l'uno  dall'al- 
tro questi  nervi  potè  in  allora  osservare  alcuni  fili  nervei, 
i  quali  a  seconda  che  egli  ne  scrive  pel  color  grigio  ros- 
signo  di  cui  erano  forniti  offrivano  il  più  vivo  contrasto 
col  niveo  candore  dei  nervi  fra  i  quali  trovavansi  colloca- 
ti, e  risolvevansi  come  in  due  radici  distinte  delle  quali 
una  scorgevasi  in  corrispondenza  del  nervo  acustico,  l'al- 
tro era  attigua  al  nervo  facciale  mediante  alcuni  esili  ra- 
moscelli, e  siccome  prolungavansi  fino  alla  estremità  li- 
bera del  moncone  del  settimo  ove  erano  troncate,  mostra- 
vano per  tale  maniera  di  continuarsi  entro  la  sostanza  del 
cervello. 

Dapprima,  dice  il  Malaguti,  non  volli  credere  ai  miei 
propri  occhi ,  rimanendo  indeciso  se  quelle  pretese  radici 
piuttostochè  appartenere  all'intermedio  del  Wrisberg  fos- 
sero invece  fili  radiculari  del  settimo  pajo;ma  poscia  ap- 
prezzare dovetti  la  prima  opinione,  imperocché  oltre  al 
colore  differente  che  offrivano  potei  assicurarmi  che  con- 
vergendo fra  di  loro  andavano  a  confondersi  con  un  corpo 
allungato  gangliforme  ,  analogo  al  ganglio  genicolato,  che 
si  riscontra  nella  specie  umana.  Questa  particolare  intu- 
mescenza di  colore  grigio  rossigno  come  i  summentovati 
fili  componevasi  di  una  moltitudine   mirabile  di   fibrille 


RENDICONTO    AGCADERICO  325 

nervee  delicatissime  strettamente  riunite  insieme  da  un  tes- 
suto tomentoso  ricco  di  vasi  sanguiferi.  Denudato  il  gan- 
glio dalla  guaina  fibrosa  che  Io  avvolgeva  in  un  col  fac- 
ciale entro  l'acquedotto  del  Faloppio  s'avvide  che  il  pri- 
mo poggiava  semplicemente  sopra  il  secondo  ,che  pel  co- 
lore era  da  questo  diversissimo,  e  che  incurvandosi  formava 
una  specie  di  ansa  attorno  al  nervo  indicato  laddove  si 
riflette  per  insinuarsi  nell'acquedotto.  Colla  sua  estremità 
superiore  il  ganglio  in  discorso  trovavasi  in  immediato  rap- 
porto colie  due  radici  più  sopra  accennate ,  al  disotto  delle 
quali  mezza  linea  circa  il  ganglio  istesso  staccava  una  co- 
spicua propagine  che  in  un  col  nervo  acustico  penetrava 
entro  il  labirinto,  ove  pervenuta  è  probabile  che  andasse 
con  quello  ad  espandersi  sull'  apparecchio  membranoso 
del  labirinto  istesso.  Ma  ciò  che  grandemente  richiamò  la 
mia  attenzione,  continua  a  dire  l'egregio  anatomico,  su 
questo  apparalo  nervoso  singolare  fu  il  vedere,  che  dalla 
convessità  del  ganglio,  che  chiameremo  genicolato,  e  dalla 
parte  del  medesimo  che  guardava  il  quinto  pajo  dei  nervi 
cerebrali  partivasi  un  grosso  ramo  molto  analogo  al  vi- 
diano  craniale ,  che  si  osserva  nella  specie  umana,  che  senza 
avere  alcun  rapporto  col  nervo  facciale  sortiva  dall'acque- 
dotto del  Faloppio  per  confondersi  dopo  breve  cammino 
con  un  denso  tessuto  fibro  cartilagineo, che  quasi  mi  tolse 
la  speranza  di  vederne  la  terminazione.  Volle  fortuna  che 
falliti  non  andassero  i  miei  voti,  poiché  superato  che  ebbi 
l'ostacolo  non  lardai  ad  isolarlo  fino  ad  un  ganglio  del 
gran  simpatico  al  quale  direttamente  si  congiungeva  senza 
mandare  per  via  alcuna  diramazione  alle  parti  adiacenti. 
Intorno  al  quale  ganglio  del  gran  simpatico  non  devo  na- 
scondere che  spediva  anteriormente  un  ramo  all'orbila  in 
rapporto  se  non  erro  col  sesto  pajo  dei  nervi  cerebrali, 
ed  un  altro  inferiormente,  che  rappresentava  come  la  con- 
tinuazione del  vidiano  craniale  decorrente  al  ganglio  cer- 
vicale superiore  del  gran  simpatico.  Il  ganglio  genicolato 


226  RENDICONTO    ACCADEMICO 

poi  nella  sua  estremità  inferiore  dividevasi  in  tre  grossi 
rami  anch'essi  di  color  grigio  rossigno,  i  quali  erano 
mollo  appariscenti  sul  ginocchio  del  facciale,  ma  mano 
mano,  che  scendevano  con  questo  nervo  per  l'acquedotto 
scioglievansi  in  guisa  da  formare  colle  fibre  del  comu- 
nicante un  intreccio  assai  complicato.  Agendo  poi  debita- 
mente sull'estremità  inferiore  del  ganglio  in  discorso  potè 
il  Malaguti  scorgere  un  plesso  di  fili  in  islretta  attinenza 
col  nervo  comunicante  della  faccia,  dal  quale  plesso  par- 
tivano alcuni  rami,  che  a  diversa  altezza  perdevansi  nel 
facciale  istesso,  ed  uno  dei  quali  soltanto  gli  fu  dato  iso- 
larlo in  basso  dal  tenace  neurilema  fino  al  ramo  aurico- 
lare dil  vago  con  cui  istituiva  una  vera  anastomosi.  Final- 
mente fra  l'auricolare  ed  il  comunicante  vide  leso  un  fila- 
mento nervoso,  che  non  saprebbe  precisare  se  fosse  spe- 
dito dall'auricolare  al  comunicante,  o  viceversa,  sebbene 
per  l'anastomosi  precedente,  e  per  la  tinta  cinericcia  che 
lo  caratterizzava  avesse  motivo  di  giudicarlo  uno  dei  lauti 
fili  del  ganglio  genicolato,  che  si  commescolava  discen- 
dendo colle  fibre  del  facciale.  E  potè  ancora  assicurarsi 
che  il  ganglio  genicolato  esistente  sul  ginocchio  del  fac- 
ciale, mandava  fuori  dell'acquedotto  due  propagini  una 
delle  quali  si  anastomizzava  col  tronco  comune  formalo 
dalla  riunione  di  quattro  filamenti  che  scaturivano  dal  gan- 
glio cervicale  superiore  dell'intercostale,  mentre  l'altro 
che  era  più  sottile  e  descriveva  un  più  lungo  tragitto  an- 
dava ad  anastomizzarsi  col  primo  ramo  uscente  dal  gan- 
glio cervicale  superiore ,  a  poche  linee  di  distanza  dal 
ganglio  medesimo. 

Per  le  quali  indagini,  ed  osservazioni  anatomiche  fi- 
nora descritte ,  avvalorale  da'  più  sottili  argonienli ,  dalle  più 
profonde  ed  estese  cognizioni  fisiologiche  e  patologiche  il 
Malaguli  ne  deduce 

l.**  Che  l'apparecchio  nervoso  osservato  nel  vitello 
fra  la  porzione   dura,  e  molle  del  settimo   pajo  avendo 


RENDICONTO    ACCADEMIGO  227 

colore,  struttura,  forma,  e  distribuzione  del  tutto  diffe- 
renti da  ciò,  che  offrono  i  nervi  collaterali,  ne  viene  per 
conseguenza  che  debba  ritenersi  da  questi  separato,  e  di- 
stinto. 

2.0  Che  tanto  V  intermedio  per  essere  in  rapporto  alla 
maniera  de'  comunicanti  dell' intercostale  col  settimo  pajo, 
quanto  il  ganglio  genicolato  per  non  avere  i  caratteri  dei 
gangli  composti,  e  per  comunicare  col  gran  simpatico, 
meritano  di  essere  collocati  nella  sezione  dei  nervi  spet- 
tanti alla  vita  organica. 

3.  Che  l'intermedio  offrendo  una  plausibile  spiega- 
zione dei  consensi,  che  esistono  fra  i  visceri  del  torace, 
e  dell'addome  coli' organo  dell'udito,  e  col  cervello,  e 
viceversa  mercè  i  rapporti  che  istituisce  col  simpatico,  e 
col  vago,  debba  perciò  considerarsi  come  un'emanazione 
dell'intercostale  protratta  fino  agli  organi  cerebrali. 

4.°  Finalmente  che  il  nervo  del  Wrisberg  non  poten- 
dosi considerare  contro  l'opinione  del  Sig-  Morganfi  come 
un  nervo  sensifero  identico  alle  radici  posteriori  dei  nervi 
spinali,  acquisterebbe  un  grado  maggiore  di  probabilità  il 
ritenerlo  un  nervo  della  vita  organica  in  attinenza  diretta 
col  centro  più  cospicuo  del  sistema  nervoso. 

17.^  Sessione  ordinaria.  18  Mar^o  1852. 

Leggesi  Dispaccio  dell'Emo  Pro-Segretario  di  Stato, 
col  quale  partecipa,  che  avendo  rassegnato  al  S.  Padre  a 
nome  dell'Accademia  il  Tomo  II  delle  sue  Memorie,  la 
Santità  Sua  si  è  degnala  di  accogliere  con  la  usata  be- 
nignità un  tale  omaggio ,  e  gli  ha  comandato  di  esternarlene 
il  suo  gradimento. 

Sebbene  non  pochi  dei  più  accreditali  medici  sistemi 
siano  stati  fecondi  di  scientifìclie  e  pratiche  utilità ,  ciò 
nullameno   bisogna   pur   convenire  che  ben  di  frequente 


328  RENDICONTO    ACCADEMICO 

spinta  troppo  innanzi  l'applicazione  delle  vagheggiate  dot- 
trine, od  usato  ogni  sforzo  acciocché  alle  medesime  pie- 
gassero ,  0  cedessero  i  falli ,  ne  derivaron  per  questo  al- 
l'egra  umanità  serie  infinite  di  mali. 

Convinto  di  ciò  il  Chiarissimo  Professore  di  Clinica 
Medica  G.  B-  Comelli  nella  indicala  sessione  leggeva  al- 
l'Accademia  una  sua  Memoria,  colla  quale  si  proponeva 
di  convalidare  un  tal  vero  mercè  d'assai  robusti,  ed  in- 
calzanti argomenti,  cercando  nel  tempo  stesso  di  compro- 
vare che  il  metodo  empirico  razionale  era  quello,  il  quale 
nell'attualità  della  scienza  sembrava  dovesse  meritare  la 
preferenza. 

In  conferma  di  che  appoggiavasi  egli  dapprima  a 
quanto  ne  dimostra  la  giornaliera  osservazione  in  riguardo 
a  non  pochi  assai  validi  rimedi ,  ì  quali  lungi  di  far  co- 
noscere la  loro  efficacia  in  quel  modo  che  dovrebbe  essere 
consentaneo  colle  teorie  piiì  persuadenti,  rendono  all'op- 
posto in  non  poche  circostanze  palesamente  manifesto,  che 
soltanto  per  un'azione  del  tutto  modale,  o  specifica  in 
molto  gravi  e  particolari  emergenze  riescono  di  immensi 
vantaggi  fecondi. 

E  seguitando  l'Accademico  nel  suo  assunto,  espone 
i  danni  rilevanti  da  cui  in  alcuni  temibilissimi  momenti  è 
minacciato  un  infermo  non  allontanandosi  dalle  norme  di 
qualche  preconcepilo  sistema,  ed  indica  invece  i  sommi 
vantaggi  che  l'infermo  islesso  può  in  tali  casi  ritrarre  de- 
clinando coraggiosamente  dagli  stabiliti  precelti. 

Intorno  a  che  si  fa  forte  l'avveduto  Clinico,  d'inte- 
ressanti felici  risultati  otlenuli  nella  sua  lunga,  e  lumino- 
sa pratica  ,  e  di  molti  altri  osservali  da  uomini  non  meno 
rinomati  ed  esperti,  pei  quali  si  rende  palese,  che  stre- 
mate in  non  pochi  individui  le  generali  forze  in  causa 
d'energico  metodo  antiflogìstico  usato  onde  tentare  di  vin- 
cere acutissima  pleurite,  o  profonda  pneumonite,  riesci 
diffatti  assai  efficace  il  distogliersi  dal  consiglio  d'alcuni 


RENDIGOnTO    AGGADEMIGO  ZZ9 

sistematici,  famosi  d'altronde  per  ingegno,  e  per  dottri- 
na ,  i  quali  in  simili  pericolosissime  circostanze  giammai 
vorrebbero  che  si  ricorresse  ai  corroboranti  od  agli  ecci- 
tanti onde  non  aumentare  cosi  l'impeto  di  quella  flogosi 
che  minacccia  d'appresso  la  vita  dell'infermo,  mostrando 
invece  ripetuti  fatti  (come  l'Accademico  ne  assicura)  van- 
taggiosissimo l'uso  interno  del  vino,  delle  misture  cor- 
diali» dei  ricreanti,  coi  quali  mezzi  le  naturali  forze  ria- 
quistano  il  vigore  che  è  sufficiente,  od  indispensabile,  ac- 
ciocché effettuinsi  quei  salutari  critici  cambiamenti  che  ser- 
vono a  far  dileguare  la  flogosi. 

I  quali  salutari  lavori,  non  solo  denno  essere  conve- 
nientemente all'opportunità  procurati^  ma  ciò  che  più 
monta  si  è  di  guardarsi  bene  dal  giudicarli  (il  che  in  molti 
casi  diversi  dagli  enunciati  da  non  pochi  si  usa)  dipen- 
denti essi  stessi  da  flogistico  processo,  e  curabili  quindi 
con  metodo  debilitante. 

Nel  quale  errore,  secondo  l'Accademico,  caddero  spe- 
cialmente tutti  coloro  che  nelle  febbri  così  dette  essenzia- 
li, 0  primitive  nuli' altro  videro,  che  una  manifestazione 
di  un  interno  più  o  meno  esteso  lavoro  infiammatorio. 

Per  lui  tali  febbri  devono,  come  ancora  molti  illustri 
ne  pensano,  essere  quasi  sempre  ben  diversamente  consi- 
derate. Il  loro  apparire  in  buon  numero  di  casi,  non  è 
che  l'efi'etto  delia  forza  conservatrice  insita  all'organismo, 
che  sorgendo,  e  mostrando  la  propria  potenza,  il  proprio 
vigore  colle  febbrili  appariscenze,  serve  in  tal  modo  a  li- 
berare la  macchina  animale  di  principi  superflui,  etero- 
genei, 0  nocivi.  Chiunque  pertanto  preoccupalo  dall'idea 
di  infiammazione  tenterà  ad  ogni  possa  di  spegnere,  o  di 
annientare  tal  febbre,  nuli' altro  farà,  che  danneggiare 
l'infermo.  Chiunque  cercherà  invece  di  non  disturbarne 
menomamente  il  regolar  corso,  di  convenientemente  diri- 
gerla 0  soccorrerla,  sarà  il  benefico  ajulo  della  natura. 

Ed  infine  il  Prof.  Comelli  non  pochi  argomenti  ag- 


230  RENDICONTO    ACCADEMICO 

giugnendo,  onde  vieppiù  confermare  la  fallacia  d'alcuni 
sisteraallci  precelli,  proclama  nuovamenle  rutilila  del  me- 
todo empirico  razionale,  od  ecclellico,  ed  egli  ne  ha  ben 
ragione,  giacché  colale  melodo  frullò  i  più  felici,  e  bril- 
lanti risultati  al  nostro  clinico  venerando. 

(contìnua) 


Catàlogo  degli  oggetti  e  preparati  più  inte- 
ressanti del  Gabinetto  d'  Anatomia  Comparata 
di  Bologna^  del  Prof.  Antonio  Alessandrini. 

{Continuazione,  vedi  pag.  33.) 


3909.  Raza  cinerea  —  Raja  batis,  Linn.  ==  Piccolo  indi- 
viduo maschio  sul  quale  a  sinistra  si  è  preparalo 
l'organo  rudimcntario,  che  il  Mayer  (De organo 
eleclrico  in  Raiis  aneleclricis.  Bonnae  1843)  crede 
l'analogo  dell'organo  elettrico.  Dal  lato,  sinistro 
si  è  asportalo  l'organo  per  far  vedere  l'insigne 
tronco  nervoso  che  vi  sta  sopra.  Sulla  parie  in- 
feriore della  lastra  di  vetro  si  conserva  lo  slesso 
organo  fuori  di  luogo,  tolto  da  una  =:  Raja  cla- 
vata  =,  onde  meglio  dimostrare  la  relazione  che 
ha  quest'organo  coi  condotti  inlegumenlali  mu- 
cipari della  testa,  che  sempre  si  inseriscono  in 
questo  punto  come  su  di  un  centro  comune,  es- 
sendo il  ripetuto  organo  quivi  circondalo  da  ro- 
busta aponeurosi,  sulla  quale  appunto  aderiscono 
i  tubi  mucipari,  come  meglio  si  vede  nel  prepa- 
rato superiore,  dove  l'organo  è  rimosso,  e  so- 
nosi  lasciati  i  tubi  aderenti  alla  espansione  fìbro- 
sa:  nello  spirilo.  Agosto  1845.  Alessandrini. 


CAT.    DEL   GAB.    D'  ANAT.    COMP  231 

854.  Squalus  mustelus ,  Linn.  =  La  testa  di  piccolo  in- 
dividuo conservata  nello  spirilo.  Portala  via  la 
porzione  superiore  della  capsa  carlilaginea  si  vede 
scoperto  il  cervello,  parte  della  midolla  spinale, 
coi  principali  nervi  nati  dal  primo,  seguili  fino 
nel  punto  dove  attraversano  la  parete  cartilaginea. 
Sono  pure  preparali  gli  occhi  coi  proprii  musco- 
li e  nervi,  ed  è  visibilissimo  il  ganglio  lenlico- 
lare,  o  cigliare.  Dalla  sinistra  parie  sono  sco- 
perti i  canali  semicircolari  membranosi,  e  por- 
zione dell'otre  in  cui  vanno  ad  inserirsi.  1824.  Id. 

1049.  Squalo  blu  —  Squalus  glaucus,  Cuv.  =  Piccolo 
individuo  nel  quale  si  è  scoperto,  lasciandolo 
nella  naturale  posizione,  il  cervello  e  la  midolla 
spinale.  Dal  lato  sinistro  meglio  si  dimostrano  le 
diverse  parti  componenti  il  cervello,  nonché  l'ori- 
gine ed  il  passaggio  dei  nervi  comunicanti  col 
medesimo,  nello  spirito;  1827.  Id. 

1519.  Squalo  grigio  —  Squalus  grìseus ,  Linn.  =  Il  cer- 
vello con  piccola  porzione  di  midolla  spinale 
di  individuo  gigantesco  preso  nell'Adriatico,  del 
peso  di  libbre  bolognesi  mercantili  704,  e  della 
lunghezza  di  piedi  undici  pur  bolognesi.  I  lobi 
encefalici  contenevano  copia  grande  di  liqui- 
do gelaliniforme,  forse  formatosi  per  scompo- 
nimento della  sostanza  stessa  dell'organo,  giac- 
ché quando  se  ne  poiè  fare  l'estrazione  l'ani- 
male era  morto  da  dodici  giorni ,  nello  spirilo. 
1836.  Id. 

1510.  Id.  Porzioni  del  teschio  dello  slesso  individuo,  con- 
servate nello  spirilo,  e  nelle  quali  sono  prepa- 
rati gl'organi  dei  sensi.  Nel  pezzo  maggiore  si 
dimostrano  gl'organi  dell'olfalo,  della  vista  e 
dell'udito:  nel  più  piccolo  il  solo  organo  del- 
l'olfalo, l'esterna  apertura  del  quale  mostra  una 


232  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

singolare  disposizione ,  di  una  cartilagine  cioè  con- 
formata a  foggia  di  imbuto,  la  parte  più  ristretta 
del  quale  si  immerge  e  protubera  entro  la  cavità 
olfativa ,  e  sembrerebbe  quasi  servir  dovesse  ad 
impedire  la  pronta  uscita  dell'acqua  da  questa  ca- 
vità una  volta  che  penetrata  vi  sia.  Detto.  Id. 

1521.  Id.  L'occhio  destro;  si  vede  aperto,  essendosi  stac- 
cata quasi  interamente  la  cornea  lucida  dalla  scle- 
rotica. Sonosi  conservati  anche  i  muscoli  del  bul- 
bo stesso,  ed  un  piccolo  cilindro  cartilagineo  sul 
quale  poggia  il  bulbo,  che  rimane  cosi  allonta- 
nato dal  fondo  dell'orbita,  disposizione  comune 
a  molte  altre  specie  di  questa  famiglia.  Nello  spi- 
rito. Detto.  Id. 

1520.  Id.  L' organo  dell'  udito  tolto  dalla  destra  regione 
della  testa.  I  canali  semicircolari,  ed  il  vestibolo 
sono  aperti,  e  chiaramente  si  vede  il  modo  d'in- 
serzione dei  nervi  acustici  nell'apparecchio  mem- 
branoso. Nello  spirito.  Detto.  Id. 

1470.  Squalo  volpe  —  Squalus  vulpes,  Cuv.  =  Questa 
piccola  femmina,  proveniente  dall'adriatico,  fu 
acquistata  nella  pescheria  della  città  li  8  Mag- 
gio 1835;  era  dei  peso  di  libb.  15  boi-,  lunga 
un  metro  e  42  mill.  la  sola  coda  misurava  75 
mill.  Sonosi  preparati  i  nervi  encefalici^  e  pa- 
recchi degli  spinali.  Nello  spirito.  Detto.  Id. 

1763.  Squalo  Squatina  —  Squalus  Squatina,  Linn.  = 
Porzioni  di  cranio  di  due  individui  nelle  quali  è 
preparato  l' organo  dell'  udito.  Nello  spirito.  1837. 
Idem. 

1686.  Scylium,  Cuv.  Squalus  catulus,  Linn.  =  Porzione 
della  pelle  del  dorso  e  dei  fianchi,  distesa  arti- 
ficialmente e  disseccata  per  mostrare  il  colora- 
mento elegante  della  medesima,  e  la  disposizione 
e  figura  delle  minime  Squame  che  la  coprono 
all'esterno.  1837.  Id. 


d'amatouia  comparata  233 

1814.  Centrina  Salvimi  ^  Risso  =  La  pelle  di  piccolo  in- 
dividuo impagliata  e  disseccata.  Dal  Museo  Zoo- 
logico dell'Università.  1837. 
769.  Storione  comune  — •  Accipenser  Sturio,  Linn.  = 
Preparazione  dell' organo  dell'udito.  Diviso  il  cra- 
nio con  sezione  verticale  pel  centro  in  direzione 
longitudinale,  si  dimostra  la  forma  ed  estensione 
della  di  lui  cavità  encefalica,  non  che  i  princi- 
cipali  fori  pei  quali  passano  i  nervi  encefalici.  I 
canali  semicircolari  sono  isolati  ed  aperti,  nello 
spirito.  1823.  Alessandrini. 

1161.  Id.  Gli  occhi  di  piccolo  individuo.  In  quello  collo- 
cato in  alto  nel  vetro  si  è  denudata  del  tutto  la 
sclerotica  cartilaginosa,  staccata,  e  rovesciata  in- 
feriormente la  cornea,  e  si  vede  per  tal  modo  a 
nudo  la  faccia  anteriore  dell'  iride  ed  attraverso 
della  pupilla  la  lente  resa  opaca  dallo  spirilo- 
L'altro  occhio,  diviso  in  due  con  sezione  oriz- 
zontale pel  centro,  mostra  la  grossezza  delle  mem- 
brane, e  nella  regione  posteriore  il  corpo  vasco- 
lare denominato  glandola  coroideale,  nello  spiri- 
to 1829.  Id. 

3801.  Id.  Porzioni  di  scudi  tolti  dalla  testa  di  piccolo  in- 
dividuo, e  nelle  quali  si  vede  injettato  artifìcial- 
mente  con  materia  di  color  rosso  il  sistema  ar- 
terioso. La  porzione  collocata  in  alto  nel  vetro  è 
stata  rammollita  mediante  l'immersione  nell'acido 
muriatico  mollo  debole,  e  vedonsi  sollevati  in 
parte  gli  strati  fibrosi  superiori  ;  nello  spirito.  Di- 
cembre 1844.  Id. 

3806.  Id.  Diverse  preparazioni  le  quali  hanno  servito  per 
le  osservazioni  microscopiche  esposte  in  una  mia 
memoria  sull'intima  tessitura  delle  squame  dei 
pesci,  letta  a  questa  Accademia  delle  Scienzeni 
19  Dicembre  1844,  ed  inserita  nel  tomo  IX  dei 
Pi.  Ann.  Se.  Natur.  SEraE  III.  Tomo  5.  16 


234  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

Nuovi  Commentari  pag.  371-389,  Bologna  1849. 
Lastra  di  vetro  marcata  B.  n.  6.  Laminetta  tolta 
dalla  faccia  esterna,  coperta  ancora  della  cutico- 
la, d'uno  scudetto  integumentale  di  una  testa 
sulla  quale  era  stata  praticata  l'injezione  nel  si- 
stema sanguifero  sì  arterioso  che  venoso.  —  6.  Al- 
tra simile  laminetla  tolta  presso  la  faccia  inferiore 
dello  scudetto,  e  nella  quale  è  anche  più  evidente 
la  struttura  fibro-vascolare  del  suo  tessuto.  — 
7.  Altra  simile  laminetta ,  analoga  a  quella  del 
n.  5  e  nella  quale  si  è  in  parte  sollevato  lo  strato 
più  superficiale.  —  8.  Anche  questo  frammento 
è  analogo  ai  precedenti ,  e  tutti  sono  stati  tolti 
sopra  di  uno  scudetto  rammollito  coli*  acido  mu- 
riatico. Nello  spirito.  Febbrajo  1845. 

:  PLECTOGNATI. 

1162.  Pesce  Mola  —  Tetraodon  mola.  Lino.  =  Gli  oc- 
chi di  un  individuo  di  piccole  dimensioni.  Nel- 
l'occhio intero  si  dimostra  l'inserzione  dei  mu- 
scoli retti,  la  posizione  e  struttura  del  nervo  ot- 
tico e  dell'arteria  centrale,  non  che  la  configu- 
razione della  sclerotica  interamente  cartilaginosa. 
Aperto  l'altro  occhio  con  sezione  orizzontale  si 
Tede  la  forma  ed  estensione  della  di  lui  cavità, 
le  tuniche  più  interne,  e  gli  umori  vitreo  e  cri- 
stallino induriti  dallo  spirito  nel  quale  si  conser- 
va la  preparazione.  1829.  Alessandrini. 

1343.  Id.  Il  cervello  con  porzione  di  spinai  midollo  del- 
l'individuo gigantesca  che  si  conserva  nel  Museo 
Zoologico.  Col  cervello  sooosi  conservati  ancora 
i  principali  tronchi  nervosi  comunicanti,  non  che 
^  i  canali  semicircolari   membranosi ,  nello  spirito. 

1834.  Dott.  Notari. 


d'anatomia  comparata  235 

1422.  Id.  Gli  occhi  dello  stesso,  in  uno  dei  quali  si  di* 
mostra  l'inserzione  del  nervo  ottico,  ed  il  diluì 
passaggio  attraverso  della  sclerotica,  e  dall'altro 
si  è  estratto  il  corpo  vascoloso  unito  al  nervo  ot- 
tico, ed  al  grosso  fascio  di  vasi  che  si  dirigono 
al  corpo  stesso.  Nello  spirito.  1834.  Alessandrini. 

3722.  Ostracione  trigono  —  Ostracion  trigonus ,  Bloch.  = 
La  solida  armatura  della  pelle,  tolta  da  un  in- 
dividuo deperito  del  Museo  Zoologico  dell'Uni- 
versità. Da  un  lato  si  è  conservata  tutta  intera 
l'armatura;  dall'altro  una  sola  porzione,  che 
sulla  tavoletta  si  è  collocata  a  rovescio  per  far 
vedere  anche  l' interna  struttura  degli  scudetti 
componenti  questa  specie  di  solida  corazza.  Ago- 
sto. 1844.  Id. 

3762.  Id.  Scudetti  della  spoglia  predetta  rammolliti  coli' a- 
cido  idroclorico  onde  poterne  meglio  studiare  l'in- 
tima tessitura,  e  conservati  nello  spirito.  Nell'alto 
della  lastrina  di  vetro  si  vedono  le  lamine  infe- 
riori degli  scudetti, dalle  quali  sonosi  staccate  le 
zone  lineari  che  le  adornavano,  e  che  si  dimo- 
strano poi  nella  naturale  posizione  negli  scudetti 
collocati  nella  parte  inferiore  della  stessa  lastra, 
e  nel  fondo  del  vaso.  Ottobre  1844.  Id. 

3805.  Id.  Parecchi  altri  scudetti,  pure  rammolliti,  ed  in 
vario  modo  preparati,  e  disposti  sopra  di  una 
lastra  di  vetro.  Nello  spirito.  Gennajo  1845.  Id. 

MALACOPTERIGI. 

262.  Luccio  —  Esox  Lucius,  Linn.  ==  Il  cervello  nella 
naturale  sua  posizione,  e  scoperto  nella  faccia 
inferiore ,  per  dimostrare  in  singoiar  modo  la  de- 
cussazione dei  nervi  ottici.  Nello  spirito.  iSTO. 
Dott.  Notari. 


236  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

2186.  Carpione  —  Cyprinus  Carpio,  Lino.  =3  Gli  occhi 
tolti  da  una  femmina  del  peso  di  libbre  12  bo- 
lognesi ,  pescato  nella  Zana  presso  S.  Pietro  Ca- 
pofiume  li  27  Settembre  1839,  e  regalata  al  Mu- 
seo dal  Dissettore  Dott.  Gio.  Battista  Ercolani. 
Uno  degli  occhi  è  stato  aperto  con  sezione  oriz- 
zontale pel  centro,  e  la  lente  perfettamente  sfe- 
rica, sì  vede  isolata  in  fondo  al  vaso^  nello  spi- 
rito. Alessandrini. 

3800.  Id.  Regione  caudale  di  piccolo  individuo  nella  qua- 
le, staccati  superiormente  due  ordini  di  scaglie, 
vedonsi  le  parti  radicali  delle  scaglie  inferiori, 
coperte  da  una  produzione  del  corio  evidente- 
mente vascolare ,  abhenchè  nel  pezzo  non  sia  slata 
praticata  T  artificiale  injezione.  Detto.  Id. 

2232.  Monochiro  —  Monochirus  maculipennis ,  Agassiz.  = 

La  cute  staccata  da  un  lato  del  corpo,  che  mo- 
stra le  scaglie  molto  eleganti,  tanto  vedute  nella 
loro  faccia  esterna,  quanto  nella  parte  inserita 
negli  integumenti,  avendo  conservato  la  prepa- 
razione a  secco  stretta  fra  due  vetri.  1839.  Id. 

2233.  Id.  Parecchie  delle  scaglie  predelle  isolate  e  conser- 

vale a  secco  fra  due  vetri  onde  poterne  esaminare 
al  microscopio  l'elegantissima  struttura.  Id. 

ACANTOPTERIGI. 

1893.  Smaro  —  Smaris  Alcedo  =  Gli  occhi  di  piccolo 
individuo  del  peso  di  una  libbra  bolognese,  lun- 
go 315  mill.  Uno  è  aperto  mediante  sezione  oriz- 
zontale pel  centro;  l'altro  è  intero, e  coperto  in 
parte  dello  strato  pinguedinoso  esterno.  Nello  spi- 
rito. 1838.  Id. 

26t4.  Scaro  —  Scarus  latus,  Ranz.  =  Pesce  del  Brasi- 
le, lo  scheletro  del  quale  si  conserva  nel  Gabi- 


d'anatomia  comparata  237 

netto  al  N.  1680.  Parte  degli  integumenti  a  di- 
mostrazione  delle  larghe  scaglie,  conservata  nello 
spirito.  Settembre  1840.  Id. 
1160.  Orata  comune  ~  Sparus  aurata,  Linn.  =  Questo 
individuo  acquistato   nella   pescheria  della  città 
li   20  Febbraio    1829   era   del   peso  di  bolognesi 
libbre  sei.  Uno  degli  occhi  è  intero,  e  sollevata 
la  congiuntiva  anteriormente,  portale  via  le  espan- 
sioni tendinee  nella  regione  posteriore  appare  nu- 
da la  sclerotica  di  ossea  tessitura,  e  membranosa 
soltanto  nel  segmento  anteriore  corrispondente  alla 
cornea,  che  è  molto  estesa.  L'altro  occhio  diviso 
in  due  con  sezione  orizzontale  pel  centro,  fa  ve- 
dere la  grossezza  della  sclerotica  stessa, e  la  di- 
sposizione  delle  parti  interne.  La  terza  prepara- 
zione è  la  congiuntiva  staccata  del  tutto  dall'oc- 
chio medesimo,  e  si  vede  molto  più  diafana  in 
quello  spazio  circolare  che  copriva  la  cornea,  nel- 
lo spirito.  Id. 
946.  Serranus  gigas ,  Cuv.  =  Individuo  del  quale  si  con- 
serva anche  lo  scheletro  al  N.  1075.  Degli  occhi 
uno  intero  dimostra  il  nervo  ottico;  spogliato  del- 
l'inviluppo fornito    dalla  dura   madre,  si   vede 
conformato  a  foggia  di  una  fettuccia  più  volte  pie- 
gata sopra  se  stessa:  nell'altro,  diviso  vertical- 
mente in  due  eguali  metà,  una  mostra  la  faccia 
interna  dell'iride,  e  la  forma  della  pupilla;  l'al- 
tra la  lente  di  forma  sferica,  nello  spirito.  1826. 
Idem. 
716.  Cefalo  --  Mugil  cephalus,  Linn.  =  La  testa  di  pic- 
colo individuo  divisa  perpendicolarmente,  e  nella 
quale  si  dimostra    l'apparato  membranoso  del- 
l'organo dell'udito,  non   che  la  cavità  collocala 
alla  base  del  cranio  contenente  la  concrezione  la- 
pidea dell'organo  stesso,  che  si  vede  nella  natu- 
rale posizione,  nello  spirito.  1822.  Id. 


238  CATALOGO   DEL   GABINETTO 

717.  Id.  La  testa  intera  di  altro  individuo,  aperta  supe- 
riormente onde  si  veda  il  cervello  in  luogo,  e  la 
porzione  dell'apparato  membranoso  auditorio  con- 
tenuto entro  il  cranio,  nello  spirito.  Detto.  Id. 

2279.  Sfirena  —  Sphiraena  Baracauda ,  Cuv.  del  Brasile. 
=:  Porzione  della  pelle  stretta  fra  due  vetri  e  di- 
seccata. 1839.  Dott.  Ercolani. 

1445.  Lofio  pescatore  —  Lophìus  piscatorius,  Linn.  = 
La  testa  nella  quale  si  è  preparato  l'organo  del- 
l'udito  nel  lato  destro,  dimostrando  singolarmente 
l'apparato  membranoso,  ed  i  filamenti  nervosi  di- 
retti alle  diverse  parti  dello  stesso,  non  che  la 
grossa  concrezione  lapidea  contenuta  nel  sacco  ve- 
stibolare, nello  spirito.  1834.  Alessandrini. 

2982.  Tonno  comune  —  Scomher  Thynnus ,  Linn.  r=  La 
lente  cristallina  di  grosso  individuo  nella  quale 
mediante  la  semplice  bollitura  ed  il  diseccamento 
si  dimostra  la  struttura  stratificata  della  sua  so- 
stanza,  ed  il  nucleo  trasparente  durissimo,  emu- 
lante un  vero  cristallo.  Luglio  1841.  Dono  del 
Disegnatore  Cesare  Bettini. 

2278.  Trachinotus  glaucus,  Cuv.  et  Val.,  dei  mari  del 
Brasile  =  Porzione  della  pelle  stretta  fra  due 
vetri,  e  disseccata  a  dimostrazione  della  forma  e 
disposizione  delle  scaglie.  1839.  Ercolani. 

3423.  Centrisco  scudettato  —  Centriscus  scutatus ,  Linn. 
=:  Piccolo  individuo  proveniente  dal  Mozambico, 
e  conservato  intero  nello  spirilo  per  la  singolare 
struttura  della  pelle.  Mandato  con  altri  oggetti 
dal  Sig.  Fornasini  bolognese,  domiciliato  da  lun- 
go tempo  in  quelle  regioni  per  interessi  commer- 
ciali. Febbrajo  1843. 


D'ANATOniA  GOntPARATA  239 

MOLLUSCHI. 

CEFALOPODI. 

3795.  Oclopo  —  Octopus ,  Lara.  Octopus  muscatus.  = 
Porzione  di  pelle  diseccata  nella  quale  si  vede 
finamente  incettato  con  materia  rossa  il  sistema 
arterioso.  Ottobre  1844.  Dono  del  Prof.  Calori. 

3012.  Id.  L'apparecchio  nervoso  tanto  del  sistema  dei  ten- 

toni, quanto  dei  gangli  del  mantello.  Nei  piedi  o 
tentoni  presenta  il  sistema  nervoso  la  stessa  di- 
sposizione descritta  dal  Van  Beneden  nel  polpo 
dell'Argonauta  nelle  sue  Miscellanee  Zoologiche, 
nello  spirito.  Settembre  1841.  Id. 

3013.  Id.  Una  seconda  preparazione  analoga  alla  precedente, 

ma  in  un  individuo  più  piccolo,  e  nella  quale, 
oltre  il  cervello,  l'occhio,  i  nervi  dei  tentoni  e 
del  mantello,  sonosi  conservati  anche  parecchi 
dei  tronchi  dei  nervi  viscerali.  Dett.  Id. 

1238.  Seppia  officinale  —  Sepia  officinalis ,  Linn.  =  Il 
così  detto  osso  di  Seppia,  quale  esempio  di  con- 
chiglia piana  ed  interna,  coperta  essendo  natu- 
ralmente da  porzione  degli  strati  integumentali. 
1832.  Alessandrini. 

1466.  Id.  Individuo  di  notabile  grandezza  nel  quale  si  è 
preparalo  principalmente  il  ganglio  encefalico  coi 
grossi  nervi  comunicanti  col  medesimo,  e  dal  lato 
destro  il  bulbo  del  nervo  ottico  coli' occhio  cor- 
rispondente aperto  mediante  sezione  orizzontale. 
Questa  preparazione  dimostra,  che  il  ganglio  en- 
cefalico è  marcatamente  distinto  in  due  porzioni; 
una  superiore  all'esofago,  rigonfia  a  guisa  di 
piccolo  cervello,  di  un  bel  color  bianco,  e  colla 
quale  sono  in  continuazione  i  nervi  diretti  agli  or< 


3iO  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

gani  esterni  dei  sensi;  l'altra,  sottoposta  al  detto 
canale,  più  molle,  allungata^  di  color  fosco^che 
dà  origine  ai  nervi  viscerali,  e  del  tronco.  Aper- 
to ed  asportato  il  mantello,  tutti  gli  altri  visceri 
si  vedono  nella  naturale  posizione,  nello  spirito. 
1835.  Id. 

1467.  Id.  Un  secondo  individuo  nel  quale  è  ugualmente 
preparato  il  ganglio  encefalico,  ma  scoperto  nella 
faccia  inferiore.  .\  sinistra  si  vede  isolato  il  gros- 
so ganglio  laterale  coi  moltissimi  e  grossi  fila- 
menti nervosi  diretti  al  mantello,  ed  ai  di  lui 
muscoli,  nello  spirito.  1835.  Id. 

1225.  Nautilo  —  Nautilus  pompitius ,  Linn.  =  La  con- 
chiglia, divisa  in  due  uguali  metà  con  sezione 
longitudinale  per  dimostrarne  l'interna  elegante 
struttura  di  moltiplicati  sepimenli  orizzontali  so- 
vrapposti. 1831.  Id. 

2465.  Ippurite  —  Hippurites  Fitoloìdeus ,  Catullo  =  Mo- 

dello in  gesso,  da  Lui  descritta  e  figurata  nel 
=  Saggio  di  Zoologia  fossile.  Padova  1827.  pag. 
173.  Tav.  vn.  =  Marzo  1840.  Dono  dell'Auto- 
re medesimo. 

2466.  Hippurites  Fortisii,  Catullo  =  Id.  Ibid.  Tav.  VL 

pag.  171.  Id. 

2467.  Hipp.  Nanus,  Cat.czld.  Memoria  Geognostica  del- 

lo stesso  Autore.  Padova  1834.  Tav.  II.  fig.  2.  Id. 

2468.  Hipp.  dilatatus ,  Cai.  =  Id.  Memoria  suddetta  Tav. 

IL  fig.  1.  Id. 

2469.  Hipp.   turricula.  Cai.  =  Id.  Memoria  predella, 

Tav.  I.  fig.  5.  Id. 

2470.  Spherulites  duplovalvata ,  Cat.  =  Pure  modello  in 

gesso.  Mera,  predelta ,  Tav.  L  fig.  1.  Id. 

2471.  Spher.  umbellata,  Cai.  =  Id.  Memoria  citala,  Tav. 

I.  fig.  2.  Id. 


D'AnATOniA  COUP  ARATA  241 

GASTEROPODI. 

718.  Elice  comune  — -  Ilelix  pomatia,  Linn.  =  Il  siste- 
ma nervoso  preparato  nella  naturale  posizione. 
Individuo  conservato  nello  spirito.  1822.  Dottor 
Notari. 

2494.  Id.  Un  secondo  individuo,  nel  quale  si  è  pure  pre- 
parato il  sistema  nervoso,  ma  veduto  in  diverso 
aspetto.  Id.  Maggio  1840.  Dott.  Ercolani. 

3462.  Turbo  rogosus  =  Estratto  l'animale  dalla  conchi- 
glia sonosi  sul  medesimo  scoperti  parecchi  fila- 
menti nervosi ,  nello  spirito.  In  fondo  al  vaso  si 
conservano  altri  due  individui  contenuti  ancora 
nella  loro  conchiglia.  Marzo  1843.  Id.  Dal  Museo 
Zoologico. 

2472.  Turritella  Borsonii ,  Catullo.  =  Memoria  geogno- 
stica. Tav.  II.  fig.  5.  Aprile  1840.  Modello  in  ges- 
so regalato  dal  lodato  Prof.  Catullo. 

2564.  Trochus  granulatus,  Lam.  =  La  conchiglia  di  due 
individui.  Maggio  1840.  Dono  del  Direttore. 

2566.  Nerita  millepunctata,  Lam.  =  La  conchiglia  nu- 
da. Detto.  Id. 

1231.  Conus  marmoreus,  Lam.  =  La  conchiglia  divisa 

verticalmente  verso  l'asse  per  dimostrare  l'anda- 
mento della  spira.  1831.  Id. 

1232.  Bucino  celata  —    Buccìnum  galea,  Linn.   =  La 

conchiglia  univalve  di  individuo  di  notabile  gran- 
dezza sulla  quale  sonosi  indicate  mediante  lettere 
le  diverse  parti ,  o  regioni  delle  conchiglie  di  que- 
sta forma ,  seguendo  la  descrizione  di  De  Blain- 
ville  =r  Manuel  de  Malacologie  et  de  Conchylio- 
logie  =  1825.  Id. 


242  CATAIOGO  DEL   GABINETTO 


ACEFALI. 


1236.  Pettine,  o  Conchiglia  del  Pellegrini  —  Pecten  Ja- 
cobaeum,  Brug. ,  Ostrea  maxima,  Linn.  =  La 
conchiglia,  da  un  individuo  di  mole  discreta  pro- 
veniente dall'Adriatico.  1831.  Id. 

3813.  Id.  La  valva  superiore  di  altro  individuo  nella  quale, 
distrutta  in  gran  parte  la  solida  sostanza  calcare 
mediante  la  lunga  immersione  nell' acido  idroclo- 
rico  debole ,  appare  in  molli  punti  la  sottil  tra- 
ma cellulare,  che  costituisce  il  fondamento  orga- 
nico della  dilei  tessitura,  nello  spirilo.  Marzo 
1845.  Id. 

3714.  Pinna  nobile  —  Pinna  nobili s ,  Linn.   =:   La  con- 

chiglia di  individuo  colossale,  sulla  faccia  ester- 
na della  quale  aderiscono  in  copia  delle  valve 
d'ostriche  di  tutte  le  dimensioni,  proveniente  dal- 
l' Adriatico.  Agosto  1844. 

3715.  Id.  La  conchiglia  di  un  secondo  individuo  molto  più 

piccolo,  ma  sul  quale  bene  si  dimostra  la  ele- 
gante struttura  esterna,  ed  i  naturali  calori.  Detto. 

1234.  Cama  cordiforme  —  Isocardium  cor,  Lam.  =  La 
conchiglia  di  individuo  di  mole  discreta,  pescato 
nell'Adriatico  tra  Sinigaglia  e  Fermo.  1831.  Do- 
no del  Direttore. 

2560.  Cardium  erinaceum,  Lam.  =  La  sola  conchiglia.  Mag- 
gio 1840.  Id. 

2562.  Fenus  aurea,  Lara.  r=  La  conchiglia.  Detto.  Id. 

2323.  Ascidia  solcata  —  Jscidia  sulcata,  Coquebert.  = 
Tre  individui  a  dimostrazione  della  singolare  strut- 
tura dei  comuni  integumenti  in  diverso  modo  sui 
medesimi  preparati,  nello  spirito.  1840.  Id. 

2337.  Ascidia  rustica  —  Ascidia  rustica,  Lam.  =:  Due 
individui  sui  quali  si  è  pure  preparata  la  pelle 
separandola  nei  diversi  strati.  Dello.  Id. 


d'anatomia  comparata  243 

ARTICOLATI 

ANNELIDI. 

2883.  Lombrico  terrestre  —  Lumbricus  terrestris,  Linn. 
=  L'asse  centrale  del  sistema  nervoso,  rimosso 
dalla  naturale  posizione ,  e  conservato  a  secco  tra 
due  vetri.  È  singolare  la  rassomiglianza  di  que- 
st' organo  colla  midolla  spinale  dei  vertebrati, 
giacché  in  forza  della  prossimità  dei  gangli,  per 
la  ristrettezza  degli  anelli  del  corpo,,  si  viene  a 
formare  un  cordone  quasi  completamente  cilin- 
drico, e  quindi  somigliante  a  quello  dei  Verte- 
brati privi  di  arti  come,  per  esempio,!  serpenti. 
Maggio  184L  Alessandrini. 

CROSTACEL 

H75.  Gambaro  d'acqua  dolce  —  Jstacus  fluviatilis  = 
Anello  nervoso  che  cinge  l'esofago,  e  serie  dei 
ganglii  del  tronco  nella  naturale  posizione,  e  ve- 
duti nella  faccia  inferiore ,  nello  spirito.  1835.  Id. 

1476.  Id.  Ganglio  encefalico,  e  serie  dei  ganglii  del  tron- 

co, come  nella  preparazione  precedente,  ma  ve- 
duti dalla  faccia  superiore.  Detto.  Id. 

1477.  Id.  Un  terzo  individuo  nel  quale  si  è  pure  scoperto 

il  ganglio  encefalico,  veduto  superiormente  in  un 
coi  nervi  comunicanti,  cioè  l'olfalorio,  l'ottico, 
l'analogo  del  trigemini  e  l'acustico.  Nel  disporre 
questa  preparazione  ho  osservato  chiaramente  un 
altro  nervo  insigne,  che  dalla  regione  posteriore 
del  ganglio  encefalico  pas«a  tosto  a  distribuirsi, 
diviso  in  tre  rami  principali,  al  vicino  stomaco,  e 
che  parmi  perciò  l'analogo  del  pajo  vago.  Detto.  Id. 


244  CATAIOGO  DEL  GABINETTO 

1444.  Id.  Pescato  nel  momento  in  cui  accadeva  la  muta 
della  solida  crosta  integumeniale,  si  vede  nella 
regione  toracica  superiore  di  già  caduto  l' antico 
indumento,  e  scoperto  il  nuovo  morbidissimo, 
bianco  e  trasparente,  nello  spirito.  1834.  Id. 

1067.  Granchio  marino  —  Maja  Squìnado  =  Tavoletta 
sulla  quale  sono  regolarmente  distribuiti  i  vari 
pezzi  ,  uniti,  ed  isolati,  componenti  lo  scheletro 
esterno  di  questo  crostaceo  comunissimo  sul  lilto- 
rale  dell'Adriatico.  Tre  individui,  tutti  femmine, 
hanno  servito  per  questa  preparazione,  i  molti 
pezzi  della  quale  sono  distribuiti  come  segue. 

1.  Individuo  intero  veduto  per  la  faccia  inferio- 
re; da  una  parte  sonosi  mantenuti  sollevati  i  prin- 
cipali pezzi  che  armano  la  bocca. 

2.  Scudo  di  altro  individuo  veduto  per  diden- 
tro, lasciale  in  luogo  le  mandibole,  il  primo  e 
secondo  pajo  delle  mascelle;,  e  le  labbra  coli' uni- 
to rigonfiamento  membranoso  analogo  alla  faringe. 

3.  Pezzi  caudali  uniti  dello  stesso  individuo. 

4.  Il  terzo  individuo  nel  quale  sono  isolati  i 
diversi  pezzi  formanti  le  varie  regioni  dello  sche- 
letro. 

5.  Pezzi  componenti  l'armatura  della  bocca  — 
A.  Piede  mascella  esterno  —  B.  quarta  mascella 
—  C  terza  mascella  —  D-  seconda  mascella  — 
E.  prima  mascella  —  F.  mandibola  —  G.  labbra 
superiore  ed  inferiore,  ed  allargamento  faringeo 
uniti. 

6.  Antenna  maggiore  sinistra  rimossa  dal  suo 
luogo. 

7.  Peziolo  crostaceo  che  sostiene  l'occhio  del- 
lo stesso  lato. 

8.  Le  cinque  zampe  vere  del  lato  destro,  cia- 
scuna formata  di  più  pezzi  mantenuti  uniti. 


d'anatomia  comparata  246 

9.  Le  zampe  sinistre  divise  nei  vari  loro  arti- 
coli —  a.  primo  articolo  —  b.  secondo  —  e.  ter- 
zo —  d.  quarto  —  e.  quinto  —  f.  ultimo  articolo. 

10.  Lo  scudo  intero;  a  destra  sonosi  lasciale 
nella  naturai  posizione  le  antenne  e  1'  occhio. 

11.  Il  piastrone  o  sterno,  veduto  per  didentro. 

12.  I  vari  pezzi  caudali  separati,  a,a,  \  sette 
pezzi ,  che  insieme  articolati  formano  la  coda  ; 
b,b,  le  quattro  false  zampe  che  sostengono  le  ova. 

13.  Parecchie  delle  branchie  rimosse  dal  loro 
posto.  1827.  Id. 

1083.  Gambaro  di  mare  —  Cancer  gammarus ,  Linn.  =: 
La  grossa  estremità  di  una  delle  chele,  rammol- 
lita mediante  la  protratta  immersione  nell'acido 
idroclorico  debole.  Tagliatane  una  porzione  nel 
corpo,  e  sollevata  si  è  potuto  dividere  la  crosta, 
0  parte  solida  integuraentale ,  in  più  strati  mem- 
braniformi,  più  regolari  gli  esterni,  meno  gl'in- 
terni: la  parte  epidermoidale  vedesi  distrutta, 
forse  per  la  soverchia  concentrazione  dell'acido; 
non  è  accaduto  questo  in  una  porzione  dello  scu- 
dio della  Maja  squinado,  trattato  nello  stesso  mo- 
do, nella  quale  si  è  distaccata  notabile  porzione 
di  cuticola,  e  scoperti  i  sottoposti  strati  bianchis- 
simi, nello  spirito.  1827.  Id. 

1517.  Squilla  —  Squilla  mantis,  Cuv.  =.  Il  sistema  ner- 
voso preparato  nella  naturale  posizione  in  due  in- 
dividui: sì  nell'uno  che  nell'altro  si  è  scoperto 
l'asse  gangliare  aprendo  l'animale  pel  dorso, 
asportando  però  in  uno  tutta  la  muscolatura  af- 
finchè meglio  vedersi  possa  l'organo  in  discorso. 
Nello  spirito.  1835.  Id. 

A.  Un  terzo  individuo  nel  quale  più  chiara- 
mente si  dimostra  il  ganglio  encefalico.  Detto. 
Preparazione  del  Prof.  Calori. 


246  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

B.  Un  quarto  individuo  aperto  pel  ventre,  di- 
mostrando cosi  il  predetto  asse  per  la  sua  faccia 
inferiore.  Id. 

INSETTI. 

U76.  Scolopendra  mordente  —  Scolopendra  morsìtans; 
Linn.  ==  Due  individui  ceduti  dal  Museo  Zoolo- 
gico dell'Università;  in  uno  si  è  preparalo  tutto 
intero  l'asse  dei  ganglii  centrali;  dal  lato  sini- 
stro si  è  tolto  l'apparecchio  delle  mascelle  e  le 
palpe  onde  meglio  veder  si  possa  il  colare  ner- 
voso esofageo,  ed  i  filamenti  laterali,  che  asso- 
ciati in  un  piccolo  ganglio  sulla  faccia  superiore 
dell'esofago  stesso,  formano  il  nervo  viscerale 
analogo  al  pajo  vago;  nell'altro  individuo,  sco- 
perto l'esofago  e  parte  dello  stomaco  sollevando 
l'incominciamento  del  vaso  dorsale,  si  vedono 
meglio  i  filamenti  predetti  scorrenti  sull'esofago, 
e  direttiv  allo  stomaco.  Preparazioni  conservate 
nello  spirito. 

Tra  due  lastre  di  vetro  poi  sonosi  disposti  a 
secco  i  seguenti  oggetti  da  osservarsi  al  micro- 
scopio. 1.  Porzione  di  quel  filamento  laterale  che 
dal  vaso  dorsale  si  dirige  verso  il  secondo  dei 
gangli  centrali ,  e  creduto  impropriamente  da  Gae- 
de  un  nervo.  2.  Pezzetto  di  trachea,  e  fascetlo 
di  fibre  muscolari  tolto  da  una  zampa.  3.  Por- 
zione del  tessuto  celluioso  che  circonda  il  vaso 
dorsale,  composto  in  gran  parte  di  una  finissima 
rete  vascolosa.  4.  L'estremità  posteriore  del  vaso 
dorsale  a  dimostrazione  della  tessitura  delle  dilui 
pareti.  6.  Piccola  porzione  di  uno  dei  condotti 
salivali.  6.  Due  porzioni  di  filamenti  nervosi  deij 
sistema  gangliare  centrale.  1830.  Alessandrini. 


d'anatomia  comparata  ^17 

1518,  Cervo  volante  —  Lucanus  cervus,  Linn.  =  Parte 
centrale  del  sistema  nervoso  preparata  aprendo 
l'animale  pel  dorso.  Slaccalo  il  tubo  digerente 
presso  la  sua  estremità  posteriore  si  vede  nuo- 
tante nello  spirito,  1835.  Id. 
101.  Bomhyx  pavonia  major ,  Fab.  =  La  larva  prepa- 
rata la  parte  centrale  del  sistema  nervoso  gan- 
gliare, nello  spirito.  1811.  Prof.  Gandolfi. 

3296.  Id.  L'asse  nervoso  gangliare  preparalo  in  diverso 
aspetto  in  altre  due  larve  della  stessa  specie,  nello 
spirilo.  Maggio  1842.  Doli.  Ercolani. 

3038.  Sfinge  testa  di  morto  —  Sphinx  atropos ,  Linn.  = 
L'asse  gangliare  centrale,  dimostralo  aprendo  gli 
integumenti  della  larva  per  la  regione  inferiore 
del  corpo,  nello  spirito.  Novembre  1841.  |d. 

RAGGIATI 

ECHINODERMI. 

3317.  Echino  mangereccio  —  Echìnns  aesculentus ,  Lino. 
=  Cinque  individui  di  mole  diversa,  provenienti 
dall'Adriatico,  e  dei  quali  è  conservata  soltanto 
l'esterna  spoglia,  in  due  individui  guernita  ancora 
degli  aculei;  a  secco.  Agosto  1844. 

INTESTINA  LL 

607.  Ascaride  lombricoide  —  Jscarìs  lumbricoides ,  Linn. 
=  Individuo  di  mole  notabile,  aperto  pel  lungo 
onde  dimostrare  l'apparalo  delle  fibre  musculari 
della  pelle,  disposte  in  piiì  strali,  nello  spirilo 
1827.  Alessandrini. 


248  GAT.  DEL  GAB.  D'AMAT.  COMP. 


POLIPI. 


2667.  Tubipora  —  Tubipora  musica.  Lino.  =  Porzione 
del  solido  polipajo.  Maggio  1840.  Dono  del  Dis- 
settore Dott.  Ercolani. 

INFUSORI!. 

3363.  Vaso  contenente  buona  copia  di  Tripoli  di  S.  Fiora, 
trovato  composto  dai  moderni  Micrografi,  e  sin- 
golarmente dal  valentissimo  Prof.  Ebrenberg  di 
Berlino,  di  scheletri,  o  spoglie  di  animali  infu- 
sorii  ;  fatto  importantissimo  da  me  pure  verificato 
sopra  di  questo  medesimo  saggio.  Settembre  1842. 
Dono  dell'egregio  Sig.  Dottor  Giovanni  Battista 
Bianconi. 

(sarà  continuato) 


VOCABOLARIO 

DEI  SlNOJriMI  CLASSICI  DELL'  ORNITOLOGI!  EUROPEI 

{Continuazione ,  vedi  pag.  51.) 


Sylvia  Aquatica,  Latb.  v.  Calamodyta  Aquatica,  Bonap. 
Sylvia  Arundinacea,  Lath.  v.  Calamoherpe  Arundioacea, 
Boie. 


Sylv 
Sylv 
Sylv 
Sylv 
Sylv 
Sylv 
Sylv 
Sylv 
Sylv 
Sylv 
Sylv 
Sylv 
Sylv 


a  Atricapilla,  Lath.  v.  Curruca  Atricapìlla,  Briss. 
a  Bonelli,  Vieill.  v. Calamodyta  Melanopogon,  Bonap. 
a  Bonelli,  Brehm.  v.  Phyllopneuste  Bonelli,  Bonap. 
a  Buccis  Nigris,  Klein,  v.  Saxicola  Oenanlhe ,  Bechsl. 
a  Caligata,  Licht.  v.  Iduna  Caligata,  Gray. 
a  Capinera,  Raff.  v.  Pyrophtalma  Melanocephala ,  Bp. 
a  Capistrata,  Riipp.  v.  Curruca  Riipelli,  Bonap. 
a  Cariceli,  Naum.  v.  Calamodyta  Aquatica,  Bonap. 
a  Cariceti,  Naum.  v.  Calamodyta  Cariceti,  Bonap. 
a  Cetti  Marmora^  v.  Cettia  Aliisonans,  Bonap. 
a  Cericea,  Nati.  v.  Cettia  Altisonans,  Bonap. 
a  Cerlhiola,  Temm.  v.  Locustella  Cerlhiola,  Bonap. 
a  Cinerea ,  Lath. ,  Bonap. ,  Savi ,  Temm. ,  Ranz.,  Less., 
Ben.,  Sebi,  Durazzo,  Cresp.  ,Cara,  Drum. 

Curruca  Caeruraria,  Briss. 

Curruca  Cinerea,  Briss.,  EytoD. 

Curruca  Sylvia,  Risso. 

Ficedula  Affinis,  Ray. 

Motacilla  Subcinerea,  Barr. 

N.  Ann.  Se.  Natua.  Sehib  III.  Tomo  5.  17 


260  VOCABOLARIO 

Motacilla  Sylvia ,  Linn.  cur.  émel. 

Parus  Cinereus,  Briss. 

Sloparola  vulgo,  Aldrov. 
Sylvia  Cinerea,  Lalh.  v.  Motacilla  Alba,  Linn.     ' 
Sylvia  Cisticola,  Temm.  v.  Cisticola  Schaeniciila ,  Bonap. 
Sylvia  Collybita,  Vieill.  v.  Pliyllopneuste  Bufa,  Bonap. 
Sylvia  Conspicillata,  Marra.,  Bonap. ,  Tenim. ,  Banz.,  Sa- 
vi, Schl. ,  Less. ,  Ben.,  Durazzo,  Cresp. 

Slerparola  Conspicillata,  Bonap. 
Sylvia  Conspicillata,  v.  Sylvia  Icterosis,  Menetr. 
Sylvia  Curruca,   Lath. ,   Bonap.,  Temm.,  Vieill.,  Savi, 
Less.,  Scili.,  Ben.,  Durazzo,  Cresp.  eie. 

Alberto  Andithia,  Rzac 

Caonevarola,  Aldrov.,  Charlet.,  Jonst. 

Curruca,  Gesn.,  Schw.,  Bell.,  Sibb.,  Linn.,  Rzac. 

Curruca  Garrula,  Briss.,  Eyton.,  Risso. 

Ficedula  Canoabina,  Jonst.,  Will. 

Ficedula  Bostro  et  pedibus  luteis  nìgrìs,  Barr. 

Hypolais ,  Rzac. 

Hypolais  Aliorum,  Rzac. 

Hypolais  seu  Curruca,  Aldrov. 

Luscinia  Altra,  Klein. 

Luscinia  Fusca,  Klein. 

Motacilla  Curruca;  Gmel.,  Linn. 

Motacilla  Dumetorum,  Linn.  cur.  Gmel. 

Motacilla  Garrula,  Linn.,  Retz. 

Motacilla  supra   fusca,  subtus  exalbida,   macula 
pone  oculos  grisea ,  Faun.  Suec.  Linn.  N.  233. 

Motacilla  Sylvia,  Pallas. 

Parus  Subviridis,  seu  Curruca,  Barr. 

Passer  Graminaceus  Schwenckfieldi ,  Rzac. 

Passer  Sepiarius,  Rzac. 

Sylvia  Dumetorum ,  Lath. 

Sylvia  Garrula,  Vieill.,  Bechst. ,  Ranz. 

Sylvia  Sylvicola,  Lath. 


d'ornitologia  europea  251 

Sylvia  Ciirriica,  v.  Sylvia  Subalpina,  Bonelli. 
Sylvia  Cy^neciila,  Mey.  v,  Cyanecula  Suecica,  Boie. 
Sylvia  Darlfordiensis,  Lalb.  v.  Meliogophilus  Provincialis, 

Leach. 
Sylvia  Dumetorum,  Lath.  v.  Sylvia  Curruca,  Lalh- 
Sylvia  Farailiaiis ,  Menetr.  v.  Agrobates  Galaclotes,Bonap. 
Sylvia  Ferruginea,  Vieill.   v.  Meliogophilus  Provincialis, 

Leach. 
Sylvia  Ficedula,  Lath.  v.  Muscicapa  Alricapilla,  Linn. 
Sylvia  Filis,  v.  Phyllopneuste  Bufa,  Bonap. 
Sylvia  Fitis,  v.  Pbyllopneuste  Trochilus,  Bonap. 
Sylvia  Flava,  Klein,  v.  Motacilla  Sulphurea,  Bechst. 
Sylvia  Flaviventris,  Vieill.    v.   Pbyllopneuste  Trochilus, 

Bonap. 
Sylvia  Fluviatilis,  Mey.  v.  Lusciniopsis  Fluviatilis,  Bonap. 
Sylvia  Galactoles,  Temm.  v.  Agrobates  Galactotes,  Bonap. 
Sylvia  Garrula,  Viell.  v.  Sylvia  Curruca,  Lath. 
Sylvia  Grisea,  Vieill.  v.  Curruca  Orphea,  Boie. 
Sylvia  Gula  caerulea,  thorace  ex  albo  variegata,  Klein,  v. 

Cyanecula  Suecica  ,  Boie. 
Sylvia  Gula  grisea  fimbricalas  Klein,  v.  Buticilla  Eritha- 

cea,  Bonap. 
Sylvia  Gula  Plumbea,  Klein,  v.  Accenlor  Modularis,,  Cuv. 
Sylvia  Hippolais,  Lath.  v.  Hypolais  Salìcaria,  Bonap. 
Sylvia  Hippolais,  Angl.  ex  Eur.  Pum.  v.  Phyllopneusle 

Ruffa,  Bonap. 
Sylvia  Horlensis,  Lath.  v.  Curruca  Hortensis,  Peno. 
Sylvia  Hortensis,  v.  Sylvia  Subalpina,  Bonelli. 
Sylvia  Hortensis,  var.  Lath.  v.  Curruca  Horlensis,  Penn. 
Sylvia  Icterina,  Vieill.  v.  Hypolais  Iclerina,  Bonap. 
Sylvia  Icteropes,  Menetr.  Secondo  Schlegel  non  deve  slare 

fra  le  specie  Europee,  K.  e  Bl.  dicono  non 

differire  dalla  S.  Conspicillata. 
Sylvia  Ignicapilla,  Briss.  v.  Begulus  Ignicapillus,  Cuv. 
Sylvia  Uliaca,  Savi.  v.  Turdus  Uliacus,  Linn. 


252  VOCABOLARIO 

Sylvia  Lanceolata,  Temra.  v.  Calamodyta  Lanceolata , Bp. 
Sylvia  Leucopogon,  Mey.  Sylvia  Subalpina,  Bonelli. 
Sylvia  Leucnra,  Savi.  v.  Saxicola  Leucurus,  K.  e  Bl. 
Sylvia  Locuslella  ,  Lath.  v.  Calainodyta  Locustella,  Bonap. 
Sylvia  Liiscinia,  Linn.  v.   Philomela  Liiscinia ,  Sw. 
Sylvia  Liiscinoides,  Savi.  v.  Lusciniopsis  Savii,  Bonap. 
Sylvia  Lutea  capile  nigro,  Klein,  v.  Budytes  Flava,  Cuv. 
Sylvia  Maculata,  Lath.  v.  Anthus  Arboreus,  Bechst. 
Sylvia  Melanocephala,  Lath.  V.  Pyrophtalma  Melanocepha- 

la,  Bonap. 
Sylvia  Melanopogon  ,  Temaa.  v.  Calamodyta  Melanopogon, 

Bonap. 
Sylvia  Meleuca,  Ralf.  v.  Pyrophtalma  Melanocephala,  Bp. 
Sylvia  Merula,  Savi.  v.  Turdus  Merula,  Linn. 
Sylvia  Modularis ,  Lath.  v.  Accentor  Modularis,  Cuv. 
Sylvia  Montanella,  Lath.  v.  Acceutor  Monlanellus,  Temm. 
Sylvia  Moschita,  Lath.  v.  Curruca  Atricapilla,  Briss. 
Sylvia  Musica,  Savi.  v.  Turdus  Musicus,  Linn. 
Sylvia  Mistacea,  Men.  v.  Sylvia  Subalpina,  Bonelli. 
Sylvia  Naltareri ,  Temm.  v.  Phyllopneusie  Bonelli,  Bonap. 
Sylvia  Nigrifrons,  Boie.  v.  Calaraoherpe  Nigrifrons,  Bonap. 
Sylvia  Nisoria,  Bechst.  v.  Adophoneus  Nisorius,  Kaup. 
Sylvia  Oedonia,  Vieill.  v.  Curruca  Hortensis,  Penn. 
Sylvia  Oenanthe,  Lath.  v.  Saxicola  Oenanlhe,  Bechst. 
Sylvia  Olivetorum,  Slrickl.  v.  Calamoherpe  Olivetorum, 

Bonap. 
Sylvia  Orphea,  Temm.  v.  Curruca  Orphea,  Boie. 
Sylvia  Paludicola,  Vieill.  v.  Calamodyta  Aquaticus,  Bonap. 
Sylvia  Palustri» ,  Bechst.  v.  Calamoherpe  Palustris,  Boie. 
Sylvia  Passerina,  v.  Sylvia  Subalpina,  Bonelli. 
Sylvia  Pectore  nigro,  Klein,  v.  Motacilla  Alba,  Linn. 
Sylvia  Pestilenlialis,  Klein,  v.  Butalis  Grisola,  Boie. 
Sylvia  Petraruni,  Klein,  v.  Pratincola  Rubetra,  Kaup. 
Sylvia  Phaenicurus,  Lath.  v.  Rulicilla  Phaenicura,  Bonap. 
Sylvia  Philomela,  Bechst.  v.  Philomela  Major,  Sw. 


d'ornitologia  europea  253 

Sylvia  Phoenicura,  Lath. ,  Schl.  v.   Rulicilla  Phaenicura, 

Bonap. 
Sylvia  Phragmilis,  Bechst.  v.  Calaraodyta  Phragmitis ,  Bp. 
Sylvia  Pilaris ,  Savi.  v.  Turdus  Pilaris,  Lino. 
Sylvia  Polyhlotta,  Vieill.  v.  Hypolais  Salicaria,  Bonap. 
Sylvia  Prasinopyga,  Licht.  v.  Phyllopneuste  Bonelli,  Bp. 
Sylvia  Provincialis ,  Lalh.   v.   Meliogophilus  Provincialis, 

Leach. 
Sylvia  ReguluS;,  Lalh.  v.  Regulus  Cristalus,  Bay. 
Sylvia  Rubecula,  Lalh.  v.  Rubecula  Familiaris,  Bl. 
Sylvia  Rubetra ,  Lath.  v.  Pratincola  Rubetra,  Kaup. 
Sylvia  Riibicola,  Lalh.  v.  Pralincola,  Kaiip. 
Sylvia  Rubiginosa,  Temra.  v,  Agrobales  Galaclotes, Bonap. 
Sylvia  Bufa,  Lath.  v.  Phyllopneusle  Rufa,  Bonap. 
Sylvia  Rufa,  Naum.  v.  Phyllopneuste  Rufa,  Bonap. 
Sylvia  Rufescens.5  Savi.  v.  Saxicola  Slapazina,  Kooh. 
Sylvia  Riipelli ,  v.  Curroca  Riipelli,  Bonap. 
Sylvia  Ruslicola,  Vieill.   v.  Pyrophlalma  Melanocephala , 

Bonap. 
Sylvia  Ruscicola,  v.  Sylvia  Ruslicola,  Vieill. 
Sylvia  Rulicilla,  Klein,  v.  Rulicilla  Phaenicura,  Bonap. 
Sylvia  Salicaria,  Bechst  v.  Calamodyla  Aqualicus,  Bonap. 
Sylvia  Salicaria,  Linn.  v.  Curruca  Horlensls,  Penn. 
Sylvia  Sarda,  Marm.  v.  Pyrophlalma  Sarda,  Bonap. 
Sylvia  Savii,  Vieill.  v.  Lusciniopsis  Savii,  Bonap. 
Sylvia  Saxatilis,  Savi.  v.  Pelrocincla  Saxatilis,  Vig. 
Sylvia  Schaenobenus,  Lalh.  v.  Accentor  Modularis,  Cuv. 
Sylvia  Schaenobaenus,   Scop.  v.   Calamodyla  Aqualicus, 

Bonap. 
Sylvia  Schaenobaenus,  Vieill.  v.  Calamodyla  Phragmitis, 

Bonap. 
Sylvia  Sericea,  Nati.  v.  Cellia  Sericea,  Bonap. 
Sylvia  Sibilalrix,  Bechst.  v.  Phyllopneuste  Sibìlalrix,  Bp. 
Sylvia  Solitaria,  Savi.  v.  Pelrocopyphus  Cyaneus,  Boia. 
Sylvia  Stapazina,  Lalh.  v.  Saxicola  Slapazina,  Koch. 


254  VOGABOIARTO 

Sylvia  Strapazina.  var.  B.  Latb.  v-  Saxicola  Stapazìna, 
Koch. 

Sylvia  Streperà,  Viell.  v.  Calamoherpe  Arundinacea,  Boie. 

Sylvia  Striata,  Brehm.  v.  Calaraodyla  Aquatica,  Bonap. 

Sylvia  Subalpina  Boneili,  Bonap.  ,Temm.,  Durazzo,  Schl. 
Curruca  Minor,  Briss. 
Curruca  Passerina ,  Bisso. 
Sylvia  Leucopogon,  Meyer,  Savi,  Ben.  etc 
Sylvia  Systacea,  Men.  ;,  Bonap.  list.  sp.  Eur.  104. 
Sylvia  Passerina,  Teram.,  Latli. ,  Gmel.,  Ranz., 
Roux. ,  Less. 
Non  è  cosa  certa  che  la  Sylvia  Passerina ,  Temm. 
sia  lo  stesso  individuo  così  pure  chiamato  da 
Lath.  Nilsson  considera  come  sinonimi  la  S. 
Hortensis,  la  S.  Passerina  e  la  Curruca  Mi- 
nor. Yieillot  stabilisce  una  specie  che  chiama 
Sylvia  Aedonia  alla  quale  considera  per  si- 
nonimi la  S.  Passerina  e  la  Surruca  Minor, 
la  qual   cosa  dal   Ranzani   non  è  ammessa, 
questo  pure   non  ammette  la  S.  Passerina  e 
la  Curruca  Minor,  come  sinonimi  della  Sylvia 
Subalpina  Boneili;  il  Ranzani  con  Wilson  è 
di  parere  che   non  differisce  di  molto  la  S. 
Passerina  dalla  S.  Hortensis,  e  che  non  sia 
essenzialmente  distinta  dalla  S.   Aedonia  di 
Vieill.  Trova  infine  che  il  giovine  della  S- 
Curruca  s' avvicina  a  quello  della  S.  Passerina. 

Sylvia  Suecica,  Lath.  v.  Cyanecula  Suecica,  Boie. 

Sylvia  Sylvatica,  Klein,  v.  Rubecula  Familiaris,  Bl. 

Sylvia  Sylvicola,  Lath.  v.  Phylopneuste  Sibilalrix,  Bonap. 

Sylvia  Sylvicola,  Lalh.  v.  Sylvia  Curruca,  Lath. 

Sylvia  Thorace  Argentata,  Klein,  v.  Ruticilla  Phaenicura, 
Bonap. 

Sylvia  Thorace  Argentata  var.  Klein,  v.  Ruticilla  Phaeni- 
cura, Bonap. 


d'ornitologia  europea  266 

Sylvia  Tilhys ,  Scop.  v.  Riilicilla  Erithacea,  Bonap. 
Sylvia  Torquata  Savi.  v.  Turdus  Torquatus,  Linn. 
Sylvia  Trochilus,  Lalh.  v.  Phyllopneuste  TrochiUis,  Bonap. 
Sylvia  Troglodites,  Lalh.  v.  Troglodiles  Europaeus,  Cuv. 
Sylvia  Turdina,  Gloger.  v.  Calaraoherpe  Turdoides,  Boie. 
Sylvia  Turdoides ,  Mey.  v.  Calamoherpe  Turdoides ,  Boie. 
Sylvia  Typus,  Èiipp.  v.  Cislicola  Shaenicula,  Bonap. 
Sylvia  vertice  subrubro,  Klein,  v.  Curruca   Atricapilla, 

Briss. 
Sylvia  Viscivora,  Savi.  v.  Turdus  Viscivorus,  Linn. 
Sylvia  Wolfi,  Briss.  v.  Cyanecula  Suecica,  Boie. 
Sylvicola,  Eyton.  v.  Pèyllopneusle,  Mey. 
Sylvicola  Bufa,  Eyton.  v.  Phyllopneuste  Bufa  Bonap. 
Sylvicola  Sibilalrix,  Eyton.  v.  Phyllopneuste  Sibilatrix, 

Bonap. 
Sylvicola  Trochilus,  Eyton.  v.  Phyllopneuste  Trochilus, 

Bonap. 
Syrnium  Savignay ,  Bonap. ,  Eyton. 

Aluco,  Jonst. 

Noctua,  Frisch. 

Scotiaptex,  Sw- 

Strix  degli  Autori. 

Ulula,  Aldrov. ,  Briss.,  Gesn. ,  Klein.,  Rzac, 
Will.,  Bay. 
Syrnium,  Sav.  v.  Ptynx,  Blighl. 
Syrnium  Aluco,  Boie,  Bonap.,  Durazzo,  Risso,  Schl. 

Aluco  Major,  Jonst. 

Noctua  Major,  Frisch. 

Strix  Alba,  Gmel. 

Strix  Aluco,  Linn.,  Lath. ,  Mey. ,  Savi ,  Teram. , 
Ranz. ,  Bonap.  Specchio  Comp. ,  Ben. ,  Cresp. 

Strix  Cinerea,  Will.,  Bay. 

Strix  Noctua,  Gmel. 

Strix  Rufa,  Gmel. 

Strix  Soloniensis,  Gmel. 


256  VOCABOLARIO 

Strix  Stridula ,  Llnn. ,  Gmel. ,  Lalh. 

Strix  Stridulata,  Lino.,  Gmel.,  Lath. 

Strix  Sylveslris,  Gmel. 

Syrnium  Slridulum ,  Eylon. 

Syrnium  Ululans,  Savi. 

Ulula,  Aldrov. ,  Briss. ,  Gesn. 

Ulula  Gesneri  et  Aldrovandi,  Rzac. ,  Wiil. 

Ulula  Latinis,  Ray. 

Ulula  Vulturina?  Klein. 
Syrnium  Cinereus,  Bonap. 

Strix  Barbata  Pallas. 

Strix  Cinerea,  Gmel.,  Lath.,  Richard. 

Strix  Lapponica^  Sparm. ,  Retz. ,   Less. ,  Nils. , 
Temra. ,  Schl. 
Lesson  colloca  questa  specie  sotto  il    genere 
Ulula,  Cuv. 
Syrnium  Stridulum,  Eyton.  v.  Syrnium  Aluco,  Boie. 
Syrnium  Ululans,  Sav.  v.  Syrnium  Aluco,  Boie. 
Syrnium  Uralense,  Boie.  v.  Ptynx  Uralense,  Bl. 
Syrrhaptes ,  III,,  Bonap.  list.  geo.  194.  Temra.,  Ranz. ,  Less. 

Heteroclitus,  Vieill. 

Tetrao,  Pallas,  Gmel.,  Latb. 
Syrrhaptes,  Pallas,  Temra.  v.  Syrrhaptes  Paradoxus,  III. 
Syrrhaptes  Paradoxus,  III.  List.  sp.  Eur.  281.  Bonap.  Nel 
Cat.  met.  degli  Uccelli  Europei  riporta  que- 
sta specie  come  non  Europea. 

Heteroclitus  Tarlaricus,  Vieill. 

Syrrhaptes,  Pallas,  Teram. ,  Ranz.,  Less. 

Tetrao  Paradoxus,  Pallas,  Gmel. 


d'ornitologia  europea  257 

T. 

Tacbydromus ,  III.  Cursorius,  Lath. 

Tachypetes,  Vieill. ,  Bonap.,  Temm.,  Ranz.,  Dumonl. 

Atagion,  Mochr.  * 

Fregata,  Cuv. ,  Lacep.,  Dumer.,  Less. 
Pelecanus,  Linn.,  Gmel. ,  Lath. 
Tachypetes  Aquilus,  Vieill.  Bonap.  Cat.  sp.  407.  List.  sp. 
Ani.  407.  Ranz. 
Pelecanus  Aqailus,  Linn.,  Lath. 
Pelecanus  Leucocephalus,  Lath.,  Grael. 
Pelecanus  Minor,  Gmel.,  Lath. ,  Buffon  crede  che 
sia  un  giovine  dell'Aquilus,  ma  Vieill.,  Temm. 
e  Drapiez  lo  considerano  come  specie  distinta 
e  lo  chiamano  Tachypetes  Minor,  Schlegel 
non  lo  riporta  nel  Cat.  Ornit.  Europeo. 
Pelecanus  Palmerstoni,  Lath.,  Gmel. 
Tachypetes  Minor,  Vieill.  v.  Tachypetes  Aquilus,  Vieill. 
Tadorna^  Leach.,  Bonap.,  Steph-,  Boie,  Eyton. ,  Raj., 
Sibb. ,  Marsil. ,  Briss. ,  Aldrov.,  Willugh., 
Durazzo. 
Annas,  Linn.,  Jonst. ,  Aldrov. ,  Gesn. ,  Cupani, 
Schw.,  Gmel.,  Bewick.,  S.  G.  Gmel., Temm., 
Ranz. ,  Ben. ,  Bonap.  Specchio  Comp. ,  Savi , 
Risso,  Cresp.  etc. 
Chenalopex,  Charlet.,  Jonst. 
Vulpanser,K.  e  Bl.  Charlet.,  Jonst.,  Will.,Gesn., 
Aldrov.,  Charlet. 
Tadorna,  Steph.  v.  Casarca,  Bonap. 
Tadorna,  Briss.  v.  Tadorna  Vulpanser,  Klein. 
Tadorna  Bellonii ,  Steph.  v.  Tadorna  Vulpanser,  Fleram. 
Tadorna  Casarca,  Steph.  v.  Casarca  Rutila,  Bonap. 
Tadorna  et  Vulpanser,  Aldrov.   v.   Tadorna  Vulpanser, 
Fleram. 


258  VOCABOLARIO 

Tadorna  Familiaris,  Boie.  v.  Tadorna  Vulpanser,  Fiera. 
Tadorna  Rutila,  Eyton.  v.  Casarca  Rutila,  Bonap. 
Tadorna  Tadorna,  Flem.  v.  Tadorna  Vulpanser,  Flerana. 
Tadorna  Vulpanser,  Flemm.,  Bonap.,  Selly,  Durazzo. 

Anas  Cornuta,  S.  G.  Gniel. 

Anas  Dominicana,  Cupani. 

Anas  Indica  Quarta,  Aldrov. 

Anas  Longiroslra  Quarta,  Schw. 

Anas  Marittima,  Gesn. ,  Aldrov. 

Anas  Marittima  Rondelletli,  Jonst. 

Anas  Tadorna ,  Linn. ,  Teram. ,  Ranz. ,  Ben, ,  Bp. , 
Specchio  Comp.,  Savi,  Ray. ,  Risso, Cresp., 
Schl.  etc. 

Chenalopex ,  Cliarlet. ,  Jonst. 

Tadorna,  Briss. ,  Linn. 

Tadorna  Belloni,  Ray.,  Sibb.,  Marsil.,  Will., 
Steph. ,  Eyton. 

Tadorna  et  Vulpanser,  Aldrov. 

Tadorna  Familiaris ,  Boie. 

Tadorna  Tadorna ,  Flemm. 

Vulpanser ,  Jonst. ,  Will. ,  Gesn. ,  Aldrov.,  Charlel. 

Vulpanser  Tadorna  ,  K.  e  Bl. 
Tangara,  Guldenst.  v.  Euspiza  Melanocepliala,  Bonap. 
Tangara ,  Sparm.  v.  Melanorypha ,  Boie. 
Tangara  Melanocoryplia ,  Guldenst.  v.  Emberiza  Melanoce- 
pliala, Bonap. 
Tangara  Sibirica,  Sparm.  v.  Melanocorypha  Tartarica,  Boie. 
Tanlalides,  Wagl.  v.  Plegadis,  Kaup. 
Tantalus,  Linn.  v.  Ibis,  Cuv. 
Tantahis,  Linn.  v.  Plegadis^  Kaup. 
Tantalus  Aetiopicus,  Lalh.  v.  Ibis  Aethiopica,  Bonap. 
Tanlalus  Falcinellus,  Linn.  v.  Plegadis  Fàlcinellus,  Kaup.. 
Tantalus  Ibis,  Linn.  v.  Ibis  Aethiopica,  Bonap. 
Tantalus  Igneus,  Linn.  v.  Plegadis  Falcinellus,  Kaup. 
Tantalus  Viridis,  Linn-  v.  Plegadis  Falcinellus,  Kaup. 


d'ornitologia  europea  269 

Tarda,  Klein,  v.  Otis,  Linn. 
Tarda,  Frisch.  v.  Otis  Tarda,  Linn. 
Tarda  Isidoro,  Rzac.  v.  Otis  Tarda,  Lin. 
Tarda  Naevia ,  Klein,  v.  Otis  Telrax,  Linn. 
Tarda  Pyrenaica,  Barr.  v.  Otis  Tarda,  Linn. 
Taurus  Plinii,  Will.  v.  Botaurus  Slellaris,  Boie. 
Teiraatias,  Boie.  v.  Gallinago,  Steph. 
Telophorus,  Sw. ,  Bonap. 

Lanarius,  Boie  ma  non  di  Vieill. 

Lanius,  Linn.,  Shaw. ,  Temm.,  Lath. 
Telophorus  Eryihropterus,  Sw.  v.  Telophorus  Senegalen- 

sis,  Bonap. 
Telophorus  Senegalensis ,  Bonap.  v.  Telophorus  Erythro- 

plerus,  Sw. 
Telophorus  Senegalus,  Bonap. 

Lanius  CucuUatus,  Temm. 

Lanius  Erylhroplerus ,  Shaw. 

Lanius  Rutilus,  var.  Lath. 

Lanius  Senegalus,  Linn. 
Terekia,  Bonap.  v.  Xenus  Kaup. 
Terekia  Yavanica,  Bonap.  Xenus  Cinereus,  Kaup. 
Telrao,  Linn.,  Bonap.  ec. 

Gallus,  Rzac. 

Grigallus,  Gesn. ,  Jonst.,  Charlet. 

Lagopus,  Klein. 

Lyrurus,  Sw. 

Urogallus,  Briss.,  Will.,  Raj,  Aldrov.,  Kaup., 
Jonst. ,  Charlet. 
Tetrao,  Linn.  v.  Bonasia,  Bonap. 
Telrao,  Linn.  v.  Coturnix,  Ben. 
Telrao,  Linn.  v.  Francolinus,  Steph. 
Tetrao,  Linn.  v.  Lagopus,  Vieill. 
Tetrao,  Linn.  v.  Orlyx ,  Steph. 
Tetrao,  Linn.  v.  Perdix,  Briss. 
Tetrao,  Linn.  v.  Pterocles,  Temm. 


360  VOCABOLARIO 

Telrao,  Linn.  v.  Slama,  Bonap. 
Tetrao,  Pallas.  v.  Syrrhaptes,  III. 
Telrao,  Linn.  v.  Turnix,  Benn. 
Tetrao  Albus,  Gmel.  v.  Lagopus  Albus,  Bonap. 
Tetrao  Alchata,  Linn.  v.  Pterocles  Alchata,  Licht. 
Tetrao  Alpinus,  INils.  v.  Lagopus  Minulus,  Leach. 
Telrao  Andalusica,  Gmel.  v.  Turnix  Gibraltaricus,  Benn. 
Tetrao  Arenaria,  Lath.  v.  Pterocles  Arenarius,  Temm. 
Telrao  Arenarius,  Pallas.  v.  Pterocles  Arenarius,  Temm. 
Telrao  Belulinus,  Scop.  v.  Bonasia  Sylvestris,  Bonap. 
Tetrao  Belulinus,  Scop.  v.  Tetrao  Tetrix,  Linn. 
Tetrao  Bonasia,  Linn.  v.  Bonasia  Sylvestris,  Bonap. 
Telrao  Brachydaclylus,  Temm.  v.  Lagopus  Brachydacly- 

lus,  Gould. 
Tetrao  Cachinans,  Relz.  v.  Lagopus  Albus,  Bonap. 
Telrao  Canus,  Sparm.  v.  Bonasia  Sylvestris,  Brebm. 
Tetrao  Caudacatus ,  Gmel.  v.  Pterocles  Alchata,  Licbt. 
Telrao  Caucassicus,  Pallas,  Sebi. 

Telraogallus  Caucassicus,  Sebi. 
Tetrao  Chata,  Pallas.  v.  Pterocles  Alchata,  Licht. 
Tetrao  Coturnix,  Linn.  v.  Colurnix  Communis,  Boie. 
Tetrao  Coturnix,  Linn.  v.  Coturnix  Vulgaris,  Benn. 
Tetrao  Coyolcos,  Gmel.  v.  Orlyx  Virginiana,  Bonap. 
Telrao  Eremita,  Ihunb.  v.  Tetrao  Urogallus,  Linn. 
Tetrao  Francolinus,  Linn.  v.  Francolinus  Vulgaris,  Steph. 
Tetrao  Gibrattarica,  Gmel.  v.  Turnix  Gibraltaricus,  Benn. 
Tetrao  ibridus,  Sparm.  v.  Tetrao  Tetrix,  Linn. 
Tetrao  Intermedius,  Longsd.  v.  Tetrao  Tetrix,  Linn. 
Tetrao  Islandicus,  Faber.  v.  Lagopus  Mutus,  Leach. 
Tetrao  Lagopodis,  Nils.  v.  Tetrao  Tetrix,  Linn. 
Tetrao  Lagopus,  Linn.  v.  Lagopus  Albus,  Bonap. 
Tetrao  Lagopus,  Linn.  v.  Lagopus  Mutus,  Leach. 
Telrao  Lagopus,  var.  Gmel.  v.  Lagopus  Scolicus,  Vieill.  i 
Tetrao  Lagopus,  var.  Minor  Alpina,  Linn.  v.  Lagopus  Mii-j 

tus,  Leach.  < 


D  *  OKNITOLOGIA  EUROPEA  26t 

Telrao  Lapponicus,  Gmel.  v.  Lagopus  Albus,  Bonap. 
Tetrao  Major  Aldrovandi,  Urogallus,  Will.  v.  Tetrao  Uro- 

gallus,  Linn. 
Telrao  Major  Gesnerl,  Rzac.  v.  Tetrao  Urogallus,  Linn. 
Tetrao  Mariolandicus ,  v.  Ortyx  Virginiana,  Bonap. 
Tetrao  Medius,  Leisl.  v.  Tetrao  Tetrix,  Linn. 
Tetrao  Mexicanus,  Gmel.  v.  Ortyx  Virginiana,  Bonap. 
Tetrao  Minor,  Linn.  v.  Tetrao  Tetrix,  Linn. 
Tetrao  Mntus ,  Montin.  v.  Lagopus  Albus ,  Bonap. 
Telrao  Neraesianus,  Scop.  v.  Bonasia  Sylvestris,  Brehm. 
Tetrao  Paradoxus,  Pallas.  v.  Syrrrliaptes  Paradoxus,  III. 
Tetrao  Pedibus  nudis,  corpore  griseo  maculato,  linea  sub- 
ciliorum,  alba,  Linn.   v.  Coturnix  Commu- 
nis,  Benn. 
Telrao  Perdix,  Linn.  v.  Starna  Perdix,  Bonap. 
Tetrao  Petrosus,  Gmel.  v.  Perdix  Petrosa,  Lath. 
Tetrao  Plinii,  Gallus  Alpinus,elUragen,  diclus,Charlet. 

V.  Telrao  Urogallus,  Linn. 
Telrao  Bufa,  Pallas.  v.  Perdix  Graeca,  Briss. 
Telrao  Rufus ,  Linn.  v.  Perdix  Rubra ,  Briss. 
Telrao  Rnpestris,  Gmel.  v.  Lagopus  Mulus,  Leach. 
Telrao  Saliceli,  Temra.  v.  Lagopus  Albus,  Bonap. 
Telrao  Saliceti,  Temra.  v.  Lagopus  Scoticus,  VieilL 
Telrao  Saliceli  Scoticus,  Schl.  v.  Lagopus  Scoticus,  VieiU. 
Tetrao  Scoticus,  Lath.  v.  Lagopus  Scoticus,  VieiU. 
Tetrao  Subalpinus,  Nils.  v.  Lagopus  Albus,  Bonap. 
Tetrao  Tetrix,  Linn.,  Bonap.,  Lath.,  Temm. ,  Ranz. ,  Sa- 
vi, Less. ,  Eyton,  Durazzo,  Risso,  Schl, 

Atlagen  Major,  Charlet. 

Eryihrontaon  Plinio,  Rzac. 

Gallus  Bettula,  Gesn. 

Gallus  Betularura ,  Rzac. 

Gallus  scoticus  Sylvestris,  Aldrov. 

Grygalliis,  Linn.  Syst.  Nat. 

Grygallus  Aldrovandi  et  Gesnero,  Rzac 


262  VOCABOLARIO 

Grygallus  Minor,  Rzac. 

Lagopus,  Klein. 

Lyrurus  Tetris,  Sw. 

Pbasianus  Montanus,  Rzac. 

Perdix  Asclepia  Major,  Charlel. 

Tetrao  Belulinus?  Scop. 

Tetrao  Minor,  Linn.  Syst.  Nat. 

Telraon  Minor,  Gesner. 

Tetrax  Nemesiana,  Rzac. 

Urogallus  Minor,  Briss.,  Aldrov. ,  Will.,  Jonsl., 
Ray.,  Charlet. ,  Klein.,  Schw. ,  Gesn. 

Urogallus  seu  Tetrao  Minor,  Aldrov. 
Nascono  diversi  Ibridi  dall' accopiaraento  della 
T.  Tetrax,  così  col  T.  Urogallus  nacque  il 
T.  Urogalloides ,  Naum. ,  Tetrao  Medius ,  Lei- 
sler. ,  Mey. ,  Temm. ,  Tetrao  Hybridus,  Sparm. 
Tetrao  Interraedius,  Longsc.   Colla  Lagopo- 
dis,  Nilss.  Tetrao  Telrix  var.  Grael.  e  l' Uro- 
gallus minor  Panctatus,  Mey. 
Tetrao  Tetrix,  var.  y.  Gmel.  v.  Tetrao  Tetrix,  Linn. 
Tetrao  Urogalloides,  Naum.  v.  Tetrao  Telrix,  Linn. 
Tetrao  Urogallus,  Linn.,  Bonap. ,  Savi,  Gmel.,  Temra,, 
Ranz. ,  Less. ,  Risso,  Durazzo,  Sch. 

Capricalla ,  Sibb.  Femmina. 

Erythrotao  Plini ,  Rzac. 

Gallus  Alpeslris;  Rzac. 

Gallus  Montanus,  Rzac. 

Gallus  Sylvestris,  Rzac. 

Gryallus,  Cbarlet. 

Gryallus  Major,  Gesn.,  Jonst. 

Lagopus  Maximus,  Klein. 

Tetrao  Eremita?  Thunb. 

Tetrao  Major    Aldrovandi ,    Urogallus ,    Will. , 
Sibb.,  Ray. 

Tetrao  Major  Gesneri,  Rzac. 


d'ornitologia  europea  363 

Tetraoa  Plinii,Gallus  Alpinus  et  Uragen  diólus, 
Charlet. 

Telrax  Nuraesiani,  Portae  seu  Grygallus  major, 
Aldrov. 

Tetrix  Arislolelis,  Jonst.,  Charlet. 

Urogallina  Major,  Schw. 

Urogallina  Major  Schwenckfieldi ,  Rzac. 

Urogallus,  Gesn. ,  Lino.  Syst.  Nat. 

Urogallus  Major,  Briss.,  Jonst.,  Charlet. ,  Rzac. 

Urogallus  Simpliciter,  vel  Urogallus  Major,  Gesn. 
Tetrao  Virginianus,  Linn.  v.  Ortyx  Yirginiana,  Bonap. 
Tetraogallus  Caucassicus,  Schl.   v.  Tetrao   Caucassicus, 

Pallas. 
Tetraon  Longolio,  Schw.  v.  Otis  Tarda,  Linn. 
Tetraon  Minor,  Gesn.  v.  Tetrao  Tetrix,  Linn. 
Tetrapteryx,  Thunb.  v.  Antropoides,  VieilL 
Tetrastes,  K.  e  BI.  v.  Bonasia ,  Bonap. 
Tetrax,  Leach.  v.  Otis,  Linn. 
Telrax  Carapeslris,  Leach.  v.  Otis  Tetrax,  Linn. 
Tetrax  Nomesiani  Portae  seu  Grygallus  major,  Aldrov. 

V.  Tetrao  Urogallus,  Linn. 
Tetrax  Numenians,  Rzac.  v.  Tetrao  Tetrix,  Linn. 
Tetrao  Parva,  Gesn.  v.  Melanocorypha  Calandra,  Boie. 
Tetrax  vel  Tarax  Nuraesiani,  Gesn.  v.  Otis  Tarda,  Linn. 
Tetrix  Aristotelis,  Jonst.  v.  Tetrao  Urogallus,  Linn. 
Thalassea,  Kaup.  v.  Sterna,  Linn. 
Thaiassea  Douglas!,  Kaup.  v.  Sterna  Paradisea,  Brum. 
Thalasseus,  Boie,  Bonap.,  Durazzo. 

Aclochelidon,  Kaup. 

Hirundo,  Cupani. 

Sterna ,  Gmel. ,  Tenim. ,  Savi ,  Schw. ,  Lalh. ,  Mey., 
Ranz.,  Otto,  Bechst.,  Eyton.,  Bewick.,  Riipp., 
Horsf. ,  Ben.,  Bonap.  Specchio  Comp.,  Ris- 
so, Cresp. 
Thalasseus,  Boie.  v.  Sylochelidon ,  Brehm. 


264  YOGAB.  d'ornit.  europea 

Tbalasseus  Affinis,  Bonap. 

Sterna  Affinis ,  Riipp. ,  Schl. 

Sterna  Arabica,  Chrumb. 

Sterna  Media,  Horsf. 
Thalasseus  Cantiacus,  Boie,  Bonap.,  Durazzo. 

Hirundo  Marmia  Media,  Cupani. 

Sterna  Africana,  Gmel.,  Lath.  adallo  secondo 
Temra. 

Sterna  Boysii ,  Lath.  adulto  in  abito  di  primavera. 

Sterna  Canescens,  Mey.,  Ranz. 

Sterna  Canliaca,  Grael.,  Temm.,  Savi,  Eyton, 
Bewick.,  Schl. , Bonap.  Specch.  Comp. ,  Ben., 
Risso,  Cresp.  etc. 

Sterna  Columbina^  Schranck. 

Sterna  Nebulosa,  Sparm.  Retz. , Retz. giovine  se- 
condo Nils. 

Sterna  Striata,  Gmel.  giovine  secondo  Lath. 

Sterna  Stubberica,  Otto,  Bechst.  quest'ultimo  ci- 
ta come  sinonimo  della  T.  Caniiacus ,  la  Ster- 
na Columblna  di  Schranck  la  quale  secondo 
il  parere  dello  stesso  Schranck  non  differi- 
sce dal  Larus  Columbinus  di  Scop.  la  qual 
cosa  viene  contrastata  dal  Ranzani. 

{sarà  continuato) 


DELLA  mi  E  DELLE  OPERE 

DI 

GHERARDO   CREMONESE 

traduttore  del  secolo  duodecimo 

E   DI 

GHERARDO    DA    SARBIONETTA 

astronomo  del  secolo  decimoterzo 


RACCOLTE  DA  S.  E.  IL  SIC.  PRINCIPE 

DON  BALDASSARRE  BONCOMPAGNI  DI  ROMA 


Nella  sessione  del  27  Giugno  1851,  il  Boncompagni 
riferiva  all'Accademia  dei  nuovi  Lincei ^  cui  appartiene,  i 
risultamenti  delle  ricerche  da  lui  praticate ,  e  degli  studi 
fatti ,  sopra  la  vita  e  le  opere  dei  due  Gherardi  suenun- 
ziati.  La  difficoltà  di  unire  insieme  ed  ordinare  le  moltis- 
sime cognizioni  che  ciò  risguardano;  la  importanza  di  esse 
per  la  storia  di  quei  remoti  secoli  avvolta  nell' oscurità j 
le  esalte  notizie  che  si  apprendono  intorno  la  incerta  vita 
di  questi  uomini,  ne  persuadono  a  compendiare  in  queste 
pagine,  quanto  abbiamo  letto  nel  libro,  già  pubblicato  dal- 
l'autore in  Roma,  con  bella  e  nitida  edizione  in  4.'*  di  110 
pagine,  corredata  dei  fac  simile,  la  quale  opera  inoltre 
forma  parte  degli  atti  dei  nuovi  Lincei. 

Celebre  è  il  nome  di  Gherardo  Cremonese  per  le  tra- 
duzioni da  esso  fatte  nella  lingua  del  lazio,  di  moltissi- 
me opere,  o  memorie  arabe,  rinvenute  nelle  biblioteche  dei 
Mori.  Nato  in  Cremona  nel  1114,  moriva  in  Toledo  di  73 

W.  Ann.  So.  Natdr.  Serie.  IH,  Tomo  5.  18 


266  NOTIZIE    RACCOLTE 

anni ,  cioè  nel  1 187.  Però  non  poche  incertezze  esistendo 
sulla  vila  di  questo  nostro  italiano,  e  sulle  versioni  da 
esso  praticate,  non  può  a  meno  di  riuscire  gradito  ad 
ognuno ,  come  per  le  cure  di  questo  egregio  e  istruito  Si- 
gnore, siensi  in  oggi  quelle  potuto  rischiarare  e  conosce- 
re per  intero. 

Tre  pregevoli  documenti  consultati  dall'autore  relativi 
a  questo  traduttore,  si  trovano  manoscritti  nella  biblioteca 
vaticana,  e  sono  —  l.^*  Un  elogio  di  Gherardo  Cremonese 
in  prosa  Ialina;  —  2.°  Un  catalogo  di  traduzioni  da  lui 
fatte;  —  3.*^  Una  iscrizione,  composta  di  sette  versi,  in  sua 
lode.  Risulta  dall'  elogio  anzidetto ,  che  sino  dalla  sua  prima 
età,  s'istruì  nella  filosofia,  e  ne  studiò  ciascun  ramo,  se- 
condo le  dottrine  dei  latini.  Che  avendo  il  Gherardo  avuto 
contezza  dell'  opera  di  Tolomeo  intitolata  Composizione 
matematica,  e  non  esistendo  quest'opera  presso  i  latini, 
egli,  desideroso  di  conoscerla,  si  condusse  in  Toledo.  Che 
colà  avendo  trovato  molti  libri  d'ogni  scienza,  dei  quali 
erano  privi  i  latini ,  ma  scritti  in  arabo ,  imparò  la  lingua 
araba,  a  fin  di  tradurli  in  latino.  Che  impadronitosi  bene  di 
quella  lingua,  prese  a  voltare  le  migliori  opere  che  colà 
esistevano,  e  continuò  poscia  finché  visse  a  farvi  moltissime 
traduzioni.  Francesco  Pipino  Dominicano,che  fiorì  nel  prin- 
cipio del  secolo  decimo  quarto,  porge  pure  queste  notizie 
nella  sua  cronaca,  pubblicata  dal  Muratori;  sicché  sopra 
di  queste  rimane  tolto  ogni  dubbio.  Non  così  per  quanto 
riguarda  la  patria  del  Gherardo,  per  la  quale  è  parso  a 
Nicolò  Antonio i  scrittore  del  decimo  settimo  secolo,  ed 
agli  autori  del  Giornale  dei  letterati  d'/ra/ia,  che  sia  na- 
tivo di  Carmona,  città  della  Spagna;  ma  l'Arisi,  l'Elogio 
Ialino  anzidetto,  esistente  nel  codice  vaticano  N.  2392,  e 
Francesco  Pipino  nella  cronaca  pubblicata  dal  Muratori, 
persuadono  il  Boncompagni  ed  accertano,  essere  questo  Ghe- 
rardo veramente  nativo  di  Cremona,  e  doversi  credere  a 
quanto  è  detto  nella  iscrizione  a  lui  dedicata,  esistente  pure 
nel  Valicano,  ove  fra  gli  altri  versi  si  legge: 


DA    B.    BOHCOMPAGN!  267 

«  Htmc  sine  consimili  genuisse  Cremona  superbit.  w 
Ponendo  rn  disparte  quanto  è  detto  da  vari  scrittori 
intorno  alle  varie  opere  tradotte  dal  Gherardo,  per  le  quali 
si  conosce  come  siano  differenti  il  numero  delle  opere,  ed 
i  titoli  delle  versioni,  i!  Boncompagni  avendo  conosciuto 
che  più  esteso,  e  meglio  completo  catalogo  si  è  quello 
trovalo  pure  nella  biblioteca  vaticana,  lo  presenta  alpub- 
blico  per  intero,  col  suo  titolo  in  fronte  così  concepito 

«  Hec  vero  sunt  nomina  librorum  quos  transtulit  n 
Dal  quale  catalogo  si  conoscono  ben  molle  notizie,  atte 
a  diradare  delle  oscurità,  ed  a  togliere  degli  errori  com- 
mesi dal  Weidler,  e  da  vari  scrittori  vissuti  nei  secoli  po- 
steriori; delle  quali  utili  notizie  bisogna  esserne  grati  alle 
fatiche,  ed  alle  indaginose  ricerche  praticate  dall'autore. 

A  fin  di  rendere  sempre  più  pregevole  il  libro  pub- 
blicato, il  Boncompagni  ha  voluto  corredarlo  di  una  ver- 
sione inedita,  che  il  Gherardo  fece  in  Toledo,  esistente 
essa  pure  nel  codice  Vaticano  N.  4606,  colla  quale  ci  è 
fatto  conoscere  un  trattato  d'algebra,  colla  traduzione  pure 
in  linguaggio  algebrico,  di  alcune  regole  ed  operazioni  che 
in  quel  trattato  sono  indicate.  Né  certamente  è  privo  di 
importanza  questo  trattato ,  perchè  per  esso  si  conferma , 
nel  modo  più  luminoso, un  risultamento  notabilissimo  sulle 
importanti  ricerche  del  Sig.  Chasles  della  storia  dell'Al- 
gebra, cioè  che  l'Algebra  numerica  fu  introdotta  in  Euro- 
pa dai  traduttori  del  duodecimo  secolo.  Trovansi  pure  in 
quel  trattato  due  cose  degne  di  molto  rimarco,  e  sono  i 
versi  relativi  alla  risoluzione  delle  equazioni  di  secondo 
grado,  la  notazione  delle  quantità  negative. 

Mohammed  ben  Musa  di  KhowarcTjn ,  matematico  ara- 
bo che  viveva  sotto  il  califfato  di  Al-Mamun ,  cioè  nel  nono 
secolo  dell'era  cristiana,  e  Leonardo  Pisano  detto  Fibo- 
nacci, matematico  del  secolo  decimo  terzo,  danno  sulla 
risoluzione  delle  equazioni  di  secondo  grado,  le  medesime 
regole  che  si  trovano  nel  trattato  d'Algebra   tradotto  da 


268  NorrziE  raccolte 

Gherardo  Cremonese.  Frate  Luca  Pacioli  di  Borgo  San 
Sepolcro,  da  pure  le  slesse  regole  io  dodici  versi,  scritti 
in  cattivo  latino:  ma  intorno  al  pregio  di  quest'opera  l' il- 
lustre Chasles,  rispondendo  con  lettera  al  Boncompagni, 
ne  ricorda  esso  ancora  i  molti  pregi,  ed  assicura  che  n  la 
M  notazione  delle  quantità  negative  è  un  fatto  originale  che 
»  può  indicare  una  derivazione  indiana,  la  quale  è  pure 
j)  interessante  per  la  storia  dell'algebra  presso  gli  europei. 
i)  Si  potrà  restare  meravigliati  (prosegue  il  Chasles)  co- 
n  me  questa  notazione,  che  racchiudeva  un  principio  ca- 
n  pitale,  cioè  la  distinzione  delle  quantità  positive  e  ne- 
M  gative, abbia  portato  i  suoi  frutti  solamente  300  anni  più 
«  lardi;  mentrechè  gli  arabi  come  si  conosce  dall'algebra 
))  di  Mohammed  ben  Musa,  e  da  quella  di  Fibonacci,  non 
))  conoscevano  che  delle  quantità  positive.  Ma  ben  molli 
n  altri  esempi  provano  che  talvolta  delle  scoperte  che  co- 
w  sliluiscono  dei  veri  progressi ,  e  che  un  giorno  avranno 
»  il  loro  posto  nella  istoria  della  scienza ,  restino  inavver- 
»  lite  per  molti  secoli,  n 

n  Barone  A.  Humboldt,  versatissimo  com'egli  è  nella 
storia  delie  Matematiche,  scrisse  non  è  guari  nel  Cosmos 
(anni  1845-1860)  «  che  gli  arabi  erano  debitori  alla  scuola 
Alessandrina  del  metodo  di  dimostrare, procedendo  da  una 
proposizione  ad  un'altra,  i  risultamenli  ottenuti;  metodo 
che  sembra  essere  mancato  agli  algebristi  indiani.  Una 
eredità  così  bella,  dagli  arabi  accresciuta,  passò  nel  duo- 
decimo secolo  per  mezzo  di  Giovanni  di  Siviglia,  e  di 
Gherardo  Cremonese,  nella  letteratura  europea  del  me- 
dio evo.  M 

Ma  di  ben  molti  altri  pregi  sono  ricche  le  ricerche  del 
Boncompagni.  Non  ultimi  per  certo  sono  quelli  che  ri- 
sguardano  uno  esatto  confronto,  ch'esso  pratica,  fra  i  titoli 
delle  opere  tradotte  dal  Gherardo,  come  sono  notate  nel 
catalogo  vaticano,  e  talune  opere  non  molto  note,  per- 
chè antiche  e  poco  diffuse,  quantunque  quasi  sempre  in 


DA   6.   BONCOMPAGNI  369 

esse  trovisi  reale  importanza  scientifica,  o  per  lo  meno 
slorica. 

Una  grave  difficoltà  superata  con  molto  senno  e  discer- 
nimento dal  Boncompagni,  si  è  pnre  quella  che  risguarda 
la  oscurila  delle  notizie  sloriche  del  primo  Gherardo  di 
Cremona,  di  spesso  confuso  col  secondo  Gherardo,  esso 
ancora  detto  cremonese ,  perchè  (  nato  in  Sabbioneiia ,  e  vis- 
suto al  tempo  dell'Imperatore  Federico  II)  raorivane  poi 
in  Cremona  dopo  il  1260.  Fu  d'uopo  svolgeie  non  pochi 
libri,  codici,  e  pergamene  antiche  per  sciogliere  le  que- 
stioni ed  i  dubbi,  che  ad  ogni  pie  sospinto  si  presentano, 
essendoché  anche  nei  scorsi  secoli  furono  da  vari  storici 
confusi  i  due  Gherardi,  comechè  un  solo  fosse  vissuto,  e 
non  due  vi  fossero  in  quei  lontani  secoli;  l'uno  tradut- 
tore, come  dicemmo  di  molte  opere  originali  arabe,  l'al- 
tro astronomo  del  secolo  terzodecimo.  Quindi  gli  scritti  e 
le  opere  di  Guido  Bonatti ,  di  Francesco  Pipino,  di  Pro- 
spero Marchand,  di  Biondo  Flavio,  di  Lilio  Zaccaria,  di 
Leandro  Alberti,  di  Maffei,di  Vida,  di  Faroldo,  di  Cara- 
pi,  di  Gavitelli,  di  Ghilini,  ed  altre  molte,  sono  slate  svol- 
te, confrontate,  e  studiale  da  lui  per  dilucidare  la  oscura 
questione.  Noi  non  sapremmo  meglio  informare  i  nostri 
lettori  intorno  alla  vita  del  secondo,  cioè  di  Gherardo  da 
Sabbionetta,  di  quello  che  riportando  letteralmente  ciò 
che  di  lui  pubblicarono  i  bolognesi  Padri  Mauro  Sarti,  e 
Mauro  Fattorini  nell' opera,  pure  consultata  dall'autore, 
inlitolata  De  Claris  Archiginnasìi  bononiensis  professori- 
bus  a  seculo  XI,  usque  ad  seculum  XIV ,  così  espresso 

»  Erat  Bononiae  ad  annum  MCCXX,  alter  Magisler 
»  Gerardus  Cremonensis ,  cujus  mentionem  reperio  in  ta- 
»  bulis  Archivi  Monachorum  S.  Stephani ,  nunc  Senatus 
))  Bonon.  Sed  incerium ,  quam  facuKatem  profiterelur.  Ce- 
»  lebris  habitus  est  eodem  saeculo  Gerardus  alter  Cremo- 
»  nensis,  de  Sabloneta  eliam  apellatus,  quod  vel  natus  es- 
»  set  in  vico  agri  Cremonensis  Sabloneta,  vel  inde  essel 


270  «OTIZJE  BACCOLTE 

»  oriiindus.  Vanissiinam  Aslrologiae  artera  profilebalur,  et 
»  ioter  Aslrologos  sui  temporis  exceilenlioies  locura  obti- 
»  niiit.  Vendilabal  ille  siias  niigas  Eccelino  de  Romano, 
»  Uberto  Pelavicino,  aliisque  Magnatibus,  qui  eura  eon- 
»  sulebaiil.  Et  extatit  adhuc  ejus  responsa  in  Codice  Bi- 
»  blioibecae  Valicanae  ciim  boc  titillo  :  Judicìa  3Iagistri 
))  Glierardi  de  Sdbloneta  Cremonensis  super  multìs  qiiae- 
)>  stionibus  naturalibus ,  ac  annorum  Mundi  revolutìoni- 
»  bus.  Multa  ex  bis  prolata  sutit  prò  Palavicino,  cujus  de- 
ì)  voluni  se  praedicat  nugatoi"  ille.  Nec  minori  obseqnio 
»  cultura  ab  se  Eccelinum  impurissìmum  hominem,  et  ne- 
ì>  quissimura  tyrannum  proflletur.  Sunt  aulem  scripta  haec 
w  Gerardi  responsa  circa  medium  saeculum  XIII  ex  quo 
w  ejus  aetalera  certo  intelligimus.  Ac  forlasse  est  ille  ipse 
n  Magister  Gerardus ,  qui  anno  MCCXX  Bononiae  degebat 
w  studiorura  causa.  Eum  laudai  Guido  Bonaltus,  qui  re- 
w  liquos  Aslrologiae  judiciariae  Professores  sui  lemporis 
n  siiperavit.  n 

Quantunque  per  lo  avanzamento  delle  scienze  sieno 
in  oggi  fatti  manifesti  i  deliri  dell'astrologia  da  questo 
Gherardo  insegnati,  pure  riportandosi  a  quei  lontani  tem- 
pi, il  Tiraboschi  avverte,  che  in  punto  poi  di  Astronomia 
la  Teorica  dei  Pianeti  di  questo  Gherardo  da  Sabbiouetla 
fu  per  lungo  tempo  avuta  in  conto  poco  meno  di  opera 
classica.  Né  deve  recare  meraviglia  che  questo  Gherardo , 
fra  le  gemme  che  presentava  al  pubblico,  abbia  mischiati 
inutili  sterpi,  perchè  il  celebre  matematico  Padre  B.  Ca- 
valieri, benché  in  tempi  a  noi  più  vicini,  si  trovò  esso 
ancora  guidato  in  simili  imprese  di  Astrologia,  dalla  pos- 
sente opinione  del  maggior  numero.  Il  Montncla  poi  vo- 
lendo tessere  il  debito  elogio  di  questo  secondo  Gherardo, 
scrisse  nella  sua  storia  della  matematica  «  On  lui  dui  aussi 
»  une  traduction  dii  comraenlaire  de  l'astronome  el  géo- 
))  raètre  Geber  sur  VAlmagesie,  ainsi  qu*  un  petit  traile 
»  d'Alhazan,  sur  ks  crèpiiscules.  Il  fui  aussi  auteur  de 


DA   B.    BOINGOMPAGNI  271 

»  cerlaines  Théoriques  des  planètes ,  qui  furenl  pendant 
M  long-temps  une  èspèce  de  livie  classique,  raais  qui 
w  (suivant  Regiomontanus)  n'en  èlaient  pas  inoins  un 
M  tìssu  de  délires  et  de  bévùes.  Gel  astronome  se  crut 
M  obligé  de  les  metlre  au  jour,  par  un  petit  ouvrage 
I)  particulier.  w 

E  per  non  riuscire  soverchiamente  lunghi  in  questo 
rapporto,  ci  contenteremo  delle  cose  già  riferite  sopra 
quest'opera  del  Boncompagni ,  lasciando  poi  ad  altro  tem- 
po, il  discorrere  delie  notizie  da  esso  narrale  sopra  Guido 
Bonalli ,  e  sopra  Platone  Tiburtino,  con  altre  operette  scritte 
e  pubblicate  appositamente  dal  medesimo.  Vorremmo  pertanto 
che  l'Italia  avesse  molti  di  simili  diligenti  ed  istruiti  cul- 
tori della  storia  della  matematica,  non  che  della  nostra 
antica  letteratura,  come  l'autore  di  quest'opera  sopra  i 
due  Gherardi,  perchè  potremmo  così  sostenere,  e  prose- 
guire con  plauso  quel  nome  che  agli  italiani  già  si  ap- 
partiene in  molte  scienze,  ma  specialmente  nello  avanza- 
mento delle  matematiche  in  quei  primi  secoli  dopo  il  ri- 
sorgimento delle  lettere.  Nei  quali  poi  la  città  nostra  dal 
Novara  maestro  di  Copernico, dal  Ferrari,  dal  Cavalieri  e 
da  tant' altri  celebri  matematici,  che  in  appresso  quivi  eb- 
bero stanza,  cooperò  grandemente  all'avanzamento  di  es- 
sa; come  già  è  notato  nelle  storie  del  Montucla,  del  Li- 
bri, e  negli  utili  materiali  storici  della  facoltà  di  matema- 
tica bolognese,  pubblicati  dal  Prof.  Silvestro  Gherardi  in 
questi  N.  Annali  Serie  H.  Voi.  V.  anno  1846. 

Paolo  Predieri. 


SlPiTO  DI  m  RAPPORTO  FATTO  SULLA  CALIFORNIA 

DALL'ONOREVOLE  INCÀniCATO 

SIG.  TOMMASO  BUTTLER-KING 

ALL'ONOREVOLE 

SIG.  GIOVANNI  M«  CLAYTON 

Segretario  di  Siato  della  Federazione  Americana, 
sotto  la  data  del  22  Marzo  1850. 


Letto  all'Accademia  delle  Scienze  dell'Istituto  di  Bologna  nella  Sesiione 
del  1.°  Aprile  1852. 


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Un  tale  rapporto  che  mi  fu  consegnato  dal  Ch.  Sig. 
Presidente  di  questa  Accademia ,  perchè  ne  facessi  un  estrat- 
to, ha  un  carattere  così  prevalente  di  Finanza  e  di  Eco- 
nomia speculativa,  che  può  ben  dirsi  avere  ad  interessare 
piuttosto  la  Nazione  Americana  dell'Unione  che  dava  quel 
mandato  speciale  al  suo  Rappresentante, di  quello  che  un 
Consesso,  siccome  è  questo,  puramente  scientiQco. 

A  sdebitarmi  però  di  qualche  maniera  della  commis- 
sione che  mi  venne  affidata ,  dirò  solo  quel  tanto  che  sotto 
l'aspetto  statistico,  e  in  qualche  modo  geologico  ho  po- 
tuto raccogliere  dal  tutto  insieme,  omettendo  affatto  il  ri- 
manente. 

E  incominciando  dalla  Popolazione,  dice  l'onorevole 
incaricato  che  sebbene  l'Humboldt  la  calcolasse  nel  1802 
a  16,863  abitami,  e  il  Forbes  nel!  830  a  23,025,  ora  però 
dietro  i  suoi  computi,  può  ritenersi  ascendere  all'ingente 
cifra  di  115,000,  di  cui  80,000  sono  altrettanti  Cittadini 


SUNTO  DJ  UN  HAPP.  FATTO  SULLA  CALIF.  273 

Americani  emigrati,  20  e  più  mila  stranieri  d'ogni  Na- 
zione, oltre  un  numero  molto  scarso  d'Indiani  territoriali; 
il  quale  va  di  continuo  scemando,  massimamente  dopo  la 
guerra  col  Messico.  Per  ciò  poi  che  risguarda  gli  Indiani 
indigeni  delle  Montagne  non  se  ne  può  fare,  a  suo  avvi- 
so, stima  precisa  quantunque  pensino  alcuni  formare  essi 
un  complesso  di  circa  300,000  uomini.  Comunque  ciò  sia, 
egli  dichiara  come,  e  pel  genere  di  loro  vita,  e  per  le 
loro  selvagge  abitudini ,  e  per  le  qualità  dei  cibi  dei  qua- 
li si  nutrono,  non  che  per  una  decisa  avversione  con- 
tro gli  Emigranti,  sarìa  opera  troppo  ardua  il  ridurli  in 
civile  consorzio,  ed  anche  solo  assoggettarli  al  lavoro,  e 
alla  coltivazione  delle  terre;  che  anzi  mostra  egli  la  ne- 
cessità di  presidiare  il  luogo  di  una  guarnigione  militare, 
onde  proteggere  gli  intrusi  dalla  ferocia  di  cotesti  indigeni. 

Del  Clima  spiega  la  variabilità  somma,  e  insieme  la 
periodicità;  la  quale  ultima  molto  ragionevolmente  fa  de- 
rivare delle  correnti  Nord,  e  Sud-Est,  che  nel  loro  anda- 
mento attraverso  il  Continente  seguendo  la  linea  della 
maggiore  attrazione  del  sole,  producono  queir  alternarsi 
di  umido  e  di  secco  che  contraddistingue  la  regione  della 
California. 

Dice  del  suolo  essere  altamente  fertile,  siccome  di 
natura  alluviale,  il  quale,  e  per  la  sua  giacitura,  e  per 
l'intima  composizione,  e  pel  colore  cupo-scuro  sembra  es- 
sere stato  depositato,  quando  quella  parte  di  nuovo  mon- 
do era  ancor  ricoperta  dalle  acque  Oceaniche:  lo  crede 
quindi  adatto  ad  ogni  specie  di  cultura,  tranne  quella  del- 
lo Zucchero  che  è  pur  fatta  generale  a  tulli  gli  Slati  At- 
lantici dell' Unione.  Aggiunge  inoltre,  portare  opinione  che 
certamente  nella  antichità,  le  vallale  del  Sacramento  e  di 
S.  Gioachino  siano  stale  il  letto  d'un  grande  Lago,  e 
che  i  fiumi  attuali  presentino  infiora  gli  indizi  di  essersi 
scavati  i  loro  leni  attraverso  il  deposilo  di  alluvione. 

Descrive  le  belle  vallale  e  le  amene  pendici  dei   còlli 


274  SUNTO  DI  UN  RAPPORTO 

che  sono  a'  piedi  della  Sierra  Nevada  ;  poco  dice  di  quella 
del  Colorado,  come  non  bene  ancor  conosciuta:  giacché 
essendo  abitata  da  numerose  tribiì  di  selvaggi  naturalmente 
ostili  ai  bianchi,  hanno  essi  impedito  non  solo  ogni  inve- 
stigazione del  loro  paese,  ma  persino  il  semplice  passaggio 
pel  medesimo  degli  Emigranti;  per  cui  da  Santa  Fé  vo- 
lendo andare  alla  California  è  duopo  fare  un  giro  vizioso 
di  circa  100  miglia  al  Nord  verso  il  Lago  Salso  (Salt-Lake). 
II  suolo  poi  situato  all'Occidente  della  Sierra  Nevada, 
e  che  comprende  le  pianure  del  Sacramento,  e  di  S.  Gioa- 
chino, ricopre  un'area  di  quasi  60  o  60  mila  miglie  qua- 
drate, le  quali  sotto  uu  saggio  e  appropriato  sistema  di 
coltivazione,  potrebbero  portare  e  mantenere  una  popola- 
zione uguale  a  quella  che  é  al  presente  all'Ohio,  ed  a 
Nuova  York. 

In  quanto  ai  prodotti  di  esportazione  della  California 
prima  del  trattato  di  pace  col  Messico,  e  innanzi  alla  sco- 
perla  dell'  oro ,  dice  l' Autore ,  che  consistevano  quasi  esclu- 
sivamente in  pelli  ed  in  sego:  perchè  essendo  i  Californi 
un  popolo  pastorale,  attendevano  più  alle  razze  dei  Ca- 
valli e  degli  Armenti  di  quello  fosse  alla  coltivazione  delle 
terre.  Quindi  è  che  la  distruzione  degli  Armenti  per  ca- 
varne le  pelli  ed  il  sego  è  ora  cessala  del  tutto,  in  seguito 
della  ricerca  del  bestiame,  specialmente  bovino,  la  quale 
crescerà  sempre  a  misura  della  popolazione.  E  circa  ai 
bovini  assicura  possedere  essi  maggior  forza  e  maggiore 
pazienza  al  lavoro  dei  cavalli  e  dei  muli ,  e  percorrere 
sotto  l'azione  dei  carichi  più  lunghe  distanze  in  minor 
tempo.  Le  Giovenche  soprattutto  vengono  in  rilevante  copia 
dal  Missouri,  e  non  può  essere  lontano  il  tempo  che  siffatti 
animali  verranno  esportali  a  migliaia  dalli  Stati  Occiden- 
tali ,  per  provvedere  questo  nuovo  mercato.  Né  si  creda 
che  le  carni  salale  potessero  supplire  ai  bisogni  di  questo 
paese,  in  quanto  che  è  slato  espertmentato  che  coloro  che 
si  cibano  di  esse  nella  stagione  asciutta,  ossia  calda ^sono 


FATTO  SULLA  CALIFORNIA  275 

Slati  attaccati  da  scorbuto,  e  da  altre  malattie  cutanee 
delle  quali  non  pochi  son  morti.  Conchiude  quindi  non 
esservi  clima  che  più  di  questo  richiegga  carni  fresche  e 
vegetabili,  per  la  conservazione  della  pubblica  Igiene. 

Per  ciò  che  è  della  feracità  del  suolo,  mostra  essere 
tanta,  che  nelle  ricche  valli  di  alluvione,  il  frumento  so- 
pratutto e  l'orzo  hanno  prodotto  fino  da  40  a  50  staia  per 
ciascuno  di  semina  e  senza  il  soccorso  della  irrigazione. 
Vi  si  producono  pure  a  perfezione  le  patate  irlandesi,  le 
rape,  le  cipolle  ed  ogni  sorta  di  radici  commestibili.  Nelle 
valli  orientali  e  della  catena  liltorale  delle  montagne,  il 
clima  è  sufficientemente  caldo  per  condurre  a  maturazione 
il  frumento  indiano,  il  riso,  e  fors'anco  il  tabacco.  La 
vile  non  meno,  è  stata  coltivata  con  molto  successo  ovun- 
que è  stata  piantata;  di  più  la  stagione  asciutta  preserva 
questo  frutto  da  quelle  malattie  che  gli  sono  tanto  fatali 
nelle  contrade  Atlantiche,  e  vi  cresce  a  maturazione  la 
più  perfetta.  I  succhi  che  se  ne  spremono,  danno  vini  ec- 
cellenti e  in  grande  abbondanza.  I  grappoli  sono  veramente 
deliziosi;  e  quando,  appassiti  con  diligenza,  possono  con- 
servarsi per  mesi  interi  senza  alcun  detrimento.  Vi  si  col- 
tivano pure  con  facilità  pomi,  pere,  e  pesche,  né  vi  ha 
ragione  per  credere  che  gli  altri  frutti  ancora,  che  gli  Stati 
Allanlici  producono  a  dovizia,  non  possano  qui  pure  al- 
lignare. Le  erbe  infine  vi  sono  molto  lussureggianti  e  nu- 
tritive, e  danno  pascoli  eccellentissimi. 

Sebbene  la  mitezza  del  verno,  e  la  feracità  del  suolo 
assicurino  alla  California  decisi  vantaggi  rurali,  non  può 
negarsi  però  che  un  sistema  di  irrigazione  riuscirebbe 
della  più  alla  importanza,  e  aumenterebbe  di  gran  lunga 
i  prodotti  agricoli  tanto  in  quantità  che  in  varietà  durante 
la  massima  parte  della  stagione  asciutta,  la  quale  d'al- 
tronde è  di  incalcolabile  benefizio  per  la  ricolla  delle  bia- 
de, che  possono  nel  miglior  modo  custodirsi  a  ciclo  aperto 
e  senza  tema  che  vengano  danneggiale  dalle  pioggie,  dalle 
umidità,  e  da  tutta  la  serie  delle  meteoriche  intemperie. 


276  SUNTO  DI  VH  RAPPORTO 

A  contrapposto  di  pìccola  parte  coltivata  e  ridente, 
veggonsì  vaste  e  nude  lande  silvestri,  e  prive  d'ogni  ve- 
getazione. Le  foreste  nella  massima  parie  son  circoscritte 
ad  alcuni  gruppi  di  querele  qua  e  là  sparsi  per  le  vallate. 
Per  conseguenza  vi  è  in  genere  grande  scarsità  di  legname. 
Nelle  parti  per  altro  settentrionali  del  territorio  a  una  la- 
titudine di  39",  e  sai  gioghi  che  s'inalzano  snlla  estesa 
pianura  del  Sacramento  e  di  S.  Gioachino  a'  piedi  della 
Sierra  Nevada,  le  foreste  di  legnami  sono  bellissime  ed 
estese,  e  quando  venissero  impiegate  agli  usi  domestici,  po- 
trebbero a  sufficienza  supplire  ai  bisogni  delle  regioni  me- 
ridionali e  settentrionali  dello  Stato.  Ma  la  gola  di  cavar 
oro,  dice  l'onorevole  Incaricato  «  che  non  ingrassa  chi  co- 
glie, ma  bensì  chi  fa  cogliere  »  spegne  ogni  bnona- ten- 
denza a  migliorare  la  condizione  del  luogo,  e  ritarda  quin- 
di sopra  ogni  cosa  i  progressi  dell'industria  e  dell'agri- 
coltura. 

L'estensione  e  il  valore  delle  pubbliche  terrp  adatte 
a  lavori  e  a  speculazioni  agricole,  aggiunge  l'Autore, 
non  potrà  determinarsi  se  non  quando  venga  assicurato  e 
riconosciuto  il  dominio  di  quelle  che  furono  occupale  dalle 
mani  morie,  che  è  quanto  dire  risolvere,  se  appartengono 
desse  veramente  ai  Gesuiti,  ed  ai  Francescani.  Le  terre  del 
lato  settentrionale  del  territorio,  le  quali  si  suppone  com- 
prendere un'area  di  circa  20  milioni  di  jugeri ,  gran  parte 
dei  quali  certamente  pregevoli  pe'  suoi  legnami ,  e  per  la 
natura  del  suolo,  non  sono  stale  ancora  esplorate  e  tanto 
meno  deliberate.  Comparativamente  poche  concessioni  sono 
state  falle  finora  nella  gran  valle  del  Sacramento  e  di  S. 
Gioachino,  la  quale  credesi  contenere  da  12  a  15  milioni 
di  jugeri  che  appartengono  quasi  esclusivamente  al  Gover- 
no; senza  parlare  della  regione  dell'oro,  la  quale  abbrac- 
cia la  intera  falda  della  Sierra  Nevada  lunga  circa  600 
miglia,  e  larga  60,  e  che  potrebbe  anch'essa  comprendersi 
nel  sistema  generale  di  un  Pubblico  Demanio. 


FATTO  SULLA  CALIFORNIA  277 

Una  grande  ispezione  delle  pubbliche  terre  ridotta  ad 
appropriali  sistemi  dove  d*  irriga'^ione ,  dove  di  asciuga- 
mento per  mezzo  di  ben  dirette  livellazioni  e  canalizzazioni 
tornerebbe  di  tanta  utilità  al  ben  essere  del  luogo,  di 
quanta  ai  perfezionamenti  dell'agricoltura  ;  i  quali  vantaggi 
di  ninna  guisa  potrebbero  meglio  ottenersi  che  per  mezzo 
di  pubbliche  vendite,  e  concessioni  territoriali. 

E  passando  ai  vantaggi  commerciali,  il  Relatore  Ame- 
ricano fa  vedere  come  essendo  l'oro  il  prodotto  del  paese, 
sia  in  esso  fondata  l'attuale  ricchezza,  e  ciò  fino  a  che 
l'opera  di  scavare  un  siffatto  metallo  sarà  più  profittevole 
di  qualunque  altra  occupazione  industriale:  l'oro  anche  in 
uno  stato  originale  e  non  coniato  serve  agli  usi  del  cambio 
e  presenta  non  solo  il  mezzo  del  commercio  domestico  e 
interno,  ma  eziandio  di  quello  coli' estero.  Osserva  però 
che  se  in  California  vi  fosse  una  Zecca,  non  solo  rispar- 
mierebbe  la  esportazione  di  una  quantità  d'oro  conside- 
revole, che  rimarrebbe  nell'interno  per  la  maggiore  rap- 
presentanza che  ha  una  tal  Lega  agli  Slati  Uniti  ed  al 
Chili ,  ma  farebbe  sì  che  a  questo  Stabilimento  ricorre- 
rebbe la  specie  dell'argento  che  si  ricava  dalla  costa  Oc- 
cidentale del  Messico,  e  fors'anco  del  Chili  e  del  Perù; 
senza  dire  di  quella  che  si  scava  in  alcune  contrade  del 
luogo  stesso.  La  quale  mancanza  è  poi  anche  cagione  che 
l'oro  puro  della  Cina  avendo  un  valore  presso  a  poco  di 
scudi  14  per  oncia,  vale  a  dire  due  scudi  meno  di  quello 
della  California,  mette  alla  necessità  chiunque  voglia  im- 
portare manifatture  e  prodotti  dell'India  a  S.  Francisco, 
di  rimetter  l'oro  coniato  o  in  polvere,  direttamente  a  Nuo- 
va York,  per  investirlo  in  biglietti  di  banco  sopra  Londra. 

Mostra  poscia  che  avendo  la  Natura  così  bene  disposti 
i  venti,  e  le  correnti  del  Mar  Pacifico,  e  versato  sui  gio- 
ghi e  sulle  montagne  della  California  sì  copiosi  tesori,  po- 
trebbe il  Porto  di  S.  Francisco  addivenire  la  controlleria 
del  Commercio  di  questo  Oceano  per  quanto  ha  di  alti- 


278  SUNTO  DI  UN  RAPPORTO 

nenze  colla  costa  occidentale  dell'America;  sebbene  d'al- 
tronde per  quanto  grande  fosse  nn  tale  commercio,  non 
potrebbe  paragonarsi  né  ora  né  mai  colla  grandezza ,  e 
col  pregio  del  commercio  domestico  su  la  California,  e  i 
pili  vecchi  Stali  della  Unione.  E  qui  insliluendo  un  cal- 
colo approssimativo  dei  valori  veramente  notevoli  che  so- 
no stati  estratti  dal  Chili,  dal  Perù,  e  persin  dalla  Cina 
per  la  raoltiplicità  degli  oggetti  che  si  sono  da  queste 
Nazioni  in  cambio  somministrali,  e  che  si  sono  già  a  que- 
st'ora resi  della  piii  alta  importanza  nel  paese  nascente 
per  innalzar  ville,  costruire  città,  e  per  soddisfare  ai  primi 
bisogni  della  sociale  convivenza;  trae  induzioni  di  quante 
centinaia  di  milioni  potrebbero  annualmente  arricchire  a 
tutto  proprio  vantaggio  gli  Stali  Uniti,  quando  resi  facili 
i  trasporti,  sopratlullo  per  mezzo  di  una  linea  ferrala  at- 
traverso lo  stretto  di  Panama  ,  mettesse  il  paese  patrono  in 
circostanze  tanto  preferibili  rispello  agli  altri  che  ora  cam- 
biano e  mercano  colla  California. 

E  venendo  a  dire  della  ricchezza  metallica  e  minerale 
del  paese  dichiara,  che  quantunque  la  regione  dell'oro 
comprenda  un  perimetro,  come  si  è  dello  di  circa  30,000 
miglia  quadrate  quant'è  la  superficie  delle  pendici  lungo 
la  Sierra  Nevada,  non  è  fuor  di  ragione  il  congetturare  che 
un  tale  perimetro  possa  estendersi  anche  di  mollo  in  se- 
guito di  ben  dirette  investigazioni.  Aggiunge  poi  che  que- 
st'oro deriva  in  gran  parte  dalle  correnti  dei  fiumi  che 
sgorgano  giù  dalle  giogaie  della  Sierra  insieme  colla  sciolta 
delle  nevi.  La  principal  formazione  ossia  il  suhstratum  di 
questi  còlli  è  una  specie  di  lavagna  talcosa  (lalcose  slate): 
il  superstratum  penetrato  talvolta  a  vistosa  profondila,  è 
il  quar'{o\  donde  è  originata  e  invalsa  presso  i  Minatori 
e  gl'intelligenti  la  universale  opinione  che  l'oro,  sia  pure 
in  particelle  staccate  o  in  pezzi  o  in  vene,  sia  stalo  creato 
in  combinazione  col  quarzo  suddetto.  La  qualità  del  ter- 
reno in  cui  il  prezioso  metallo  si  trova  è  d'indole  vergine 


FATTO  SULLA  CALIFORNIA  279 

e  non  ismosso^  né  alterato  da  cataclismi  vulcanici.  Si  rac- 
coglie a  preferenza  in  località  speciali,  accompagnate  da 
speciali  circostanze  e  indicazioni,  nei  bassi  fondi,  nei  sol- 
chi dei  fiumi,  nei  burroni  o  lavine,  e  nelle  così  dette  bu- 
che a  secco  (dry  diggings).  Nelle  quali  ultime  asserisce 
trovarsi  all'identico  stato  originario,  e  quindi  sotto  tutte 
le  forme  e  grandezze,  da  un'oncia  fino  a  pareccl^ie  lib- 
bre di  peso.  E  che  sia  stato  formato  primitivamente  in 
combinazione  col  quarzo,  accerta  essere  così  numerose  e  pa- 
tenti le  prove  da  non  poterne  assolutamente  dubitare;  fra 
le  quali;  che  la  massima  parte  di  essi  pezzi  hanno  più  o 
meno  quarzo  aderente;  altri  bisogna  stritolarli  e  ridurli 
in  minutissima  polvere  per  segregameli  ;  altri  infine,  e  non 
pochi,  assoggettarli  alla  reazion  del  mercurio.  Quando  poi 
discende  a  parlare  del  ragguaglio  dei  valori  che  presunti- 
vamente sono  stati  trovali  nella  regione  dell'oro,  stabilisce 
che  a  ben  determinarlo  farebbe  mestieri  conoscere  la  quan- 
tità raccolta  dal  principio  della  scopepla.  Nel  quale  com- 
puto mettendo  per  base  che  ogni  lavoratore  possa  avere 
scavato  in  una  ragion  media  per  un  migliaio  di  scudi  a 
testa,  ed  essendo  gli  emigrati  ascesi  al  numero  mano  mano 
crescente  di  fino  50,000  provenuti  dal  Chili,  dal  Perù,  e 
dagli  altri  Slati  delle  coste  del  Pacifico  dell'America  me- 
ridionale durante  gli  scavi  falli  nel  1848  e  49,  deduce  che 
siasi  ottenuto  un  contingente  di  oro  pel  valore  approssi- 
mativo di  scudi  40,000,000,  ossiano  dollari;  mentre  sugli 
stessi  elementi  approssimativi  calcola  che  quello  del  cor- 
rente anno  1850  possa  salire  da  sé  solo  ad  allrettanto;  e  molto 
più  ancora.  La  metà  della  quale  prima  somma  è  da  pre- 
sumere egli  dice  che  sia  stata  trovata  e  portala  fuori  da- 
gli stranieri.  E  gran  parte  di  un  tal  contingente  smisuralo 
pare  che  sia  stata  raccolta  nei  fiumi  e  torrenti,  specialmente 
del  lato  settentrionale,  ossia  da  quelli  che  versano  nel  Sa- 
cramento, senza  però  che  la  loro  ricchezza  sia  sensibil- 
mente diminuita;  non  essendo  stati  fino  ad  ora  esplorati 


280  SUNTO  DI   UN   RAPPORTO 

gran  fatto  quelli  del  Sud,  che  metton  foce  nel  S.  Giuseppe, 
i  quali  per  altro,  dietro  quanto  ne  viene  assicuralo  da  pa- 
recchi che  gli  hanno  visitati,  sembrano  abbondare  anche 
in  copia  maggiore  del  suddetto  prezioso  metallo,  che  non 
gli  altri  del  Nord. 

Ultimo  oggetto  al  quale  l'onorevole  Incaricato  rivolge 
ie  sue  investigazioni ,  è  quello  di  stabilire  una  regola  colla 
quale  trarre  il  maggiore  profitto  e  ben  disporre  della  ric- 
chezza metallica  di  questo  avventurato  paese.  E  qui,  fra  le 
diverse  misure  che  propone,  sono  le  seguenti. 

D'impedire  la  compra  e  la  vendita  del  terreno  ove  si 
trova  l'oro,  e  riguardarlo  invece  come  il  tesoro  della  Na- 
zione Americana,  e  quindi  come  il  retaggio  della  posterità. 
Di  fissare  un  Appanaggio  per  un  Commissario  Straordi- 
nario delle  miniere,  e  stabilire  un  numero  sufficiente  di 
Commissari  Assistenti,  affine  di  porre  in  esecuzione  la  legge 
e  tenerla  in  osservanza.  Che  ogni  scavatore  avesse  a  pagare 
per  tassa  un  tributo  di  un'oncia  (16  dollari j  per  la  li- 
cenza di  scavare  oro  durante  un  anno.  Che  chiunque 
trovasse  una  nuova  vena,  potesse  lavorarla  a  suo  prò,  die- 
tro pagamento  al  tesoro  di  un  tanto  per  cento.  Con  que- 
ste ed  altre  regole  e  discipline  somiglianti,  come  son  quel- 
le di  poter  tagliare  legnami,  costruire  capanne  per  parte 
degli  scavatori,  eriger  villaggi  in  prossimità  delle  mi- 
niere; fa  poi  vedere  come  colla  sola  tassa  d' un'oncia  si 
avrebbe  nel  venturo  estate  un  reddito  presuntivo  di  800,000 
scudi,  senza  calcolare  la  tassa  per  cento  da  retribuirsi 
dai  nuovi  scopritori ,  la  quale  potrebbe  fare  montare  il 
quoziente  degli  incassi  a  un  qualche  milione  di  dollari; 
mentre  poi  rivolti  questi  redditi  al  miglioramento  del  luogo, 
sia  per  ciò  che  è  di  costruzione  di  strade,  canali,  ponti, 
sia  per  altre  analoghe  instituzioni  benefiche,  mostra  come 
in  poco  d'ora  potrebbe  l'Unione  ritrarre  da  questo  paese 
un  tesoro  di  benemerenza ,  rendendo  a  immensa  misura 
più  prospera  la  condizione  anche  morale  degli  abitanti,  e 


FATTO  SULLA    CALIFORNIA  281 

togliendoli  da  quello  stato  d'  anarchìa  e  di  sangue  in 
cui  non  solo  dovrebbero  cadere  lasciando  le  miniere  in  balìa 
di  speculatori^  lua  ne'  quali  sono  già  a  quest'ora  incorsi 
per  fatto  di  Bande  armate,  forti  di  molte  migliaie  di  stra- 
nieri; siccome  quella  che  composta  di  Messicani  e  Cbilesi 
Della  state  del  1849  invase  la  contrada  delle  miniere,  e 
dopo  avervi  esercitalo  ogni  maniera  di  sevizie,  sottrasse 
per  un  valore  di  20  milioni  in  tanta  polvere  d'oro,  che 
apparteneva  per  diritto  di  compra  agli  Stati  delia  Unione. 

Per  ciò  che  risguarda  le  miniere  di  mercurio ^  ritiene 
l'Autore  essere  queste  nella  California  assai  numerose, 
estese,  ed  eziandio  pregevoli.  Quelle  di  cinabro  che  pro- 
ducono il  mercurio,  trovarsi  molto  vicine  alla  superficie, 
per  cui  riuscire  facilmente  escavabili  e  fortemente  produt- 
tive, specialmente  per  i  processi  atti  a  purificare  la  lega 
dell'oro.  Altre  miniere  pure  diconsi  nuovamente  scoperte, 
ma  intorno  ad  esse  non  si  hanno  finora  dati  sicuri.  Si  ri- 
tiene che  consistano  in  filoni  di  leghe  di  argento,  di  fer- 
ro, e  persino  di  rame;  ma  sul  loro  conto  non  si  è  ancora 
ottenuto  alcun  che  di  preciso,  né  sulla  estensione  loro, 
né  sul  loro  valore. 

Conchiude  il  Sig.  Buttler-King  il  suo  rapporto  col- 
Tinsistere  energicamente  sopra  le  due  necessità,  di  una  via 
ferrala  attraverso  l'Istmo  di  Panama,  e  di  una  Zecca.  La 
prima,  allorché  soprattutto  fosse  collegata  ad  altre  linee  di 
comuaicazione  tra  i  due  Oceani,  darebbe  ai  prodotti  ed  alle 
manifatture  degli  antichi  Stati  Confederati  il  dominio  sopra 
i  mercati  della  California,  quasi  esclusivamente  agli  altri 
Stati  della  costa  Occidentale.  La  seconda  diverrebbe ,  co- 
me già  si  è  detto,  della  massima  importanza  pel  luogo, 
anche  perchè  darebbe  alla  lega  d'argento  che  vi  si  trova 
indigena,  tanto  valore  commerciale"  da  fornire  ai  mercati 
di  que'  paesi  i  mezzi  di  mantenere  ed  accrescere  i  loro 
rapporti  coi  nostri  principali  porti  sul  Pacifico.  La  lega 
d'argento  che  si  trasporta  in  Europa  dalla  costa  occiden- 

N.  Ann,  Se  Natur.  Serie  III.  Tomo  5.  19 


282      SUNTO  DI  UN  RAPP.  FATTO  SULLA  CALIF. 

tale  del  Messico  monta  a  più  di  10  milioni  di  scudi  per 
anno.  Quella  dei  paesi  della  còsta  occidentale  dell'America 
meridionale  in  quantità  d'altrettanto.  Solo  quella  del  Mes- 
sico va  impiegata  a  pagare  le  importazioni  Europee  entro 
i  suoi  porti  dal  Iato  dell'Atlantico. 

Un  mercato  quindi  a  S.  Francisco  per  questa  specie 
0  lega  d'argento  sarebbe  un  mezzo  di  surrogare  le  fab- 
bricazioni Americane  e  Cinesi  a  quelle  di  manifatture  Euro- 
pee in  tutti  quei  paesi:  locchè  aumenterebbe  a  dismisura 
il  commercio  tra  la  Cina  e  la  California. 

Q.   Baratta. 


<=<^^K^5^@^S^^X>^ 


283 
ANIMADVERSIO 

in  Lecideam  Bolcanam  Cyfii  PoUinii 

ÀUCTORE    A.    D.    MASSALONGO 


Lecideam  Bolcanam,  quo  anno  Pollinìus  detexerit,  hauti 
comperlum  est:  id  unum  scio  eam  primum  editam  anno 
1816  in  opusculo,  cui  titulus  Hortì  et  Provinciae  Veronen- 
tis  plantae  novae  vel  minus  cognitae  etc.  pag.  29,  iterumque 
descrìptam  in  volumine  3.°  Florae  Veronensis  pag.  411. 

Curtius  Sprengelhac  de  specie  disseruit  in  magno  opere 
Systema  Vegetabilium  (voi.  4.  pag.  255)  et  post  euni  nemo 
quod  sciam  de  hoc  vegetabili  verbum  fecit,  perinde  ac  non 
esisteret.  Hoc  tantum  anno  in  novissimo  opere  CI.  Schareri, 
Enumeratio  critica  Lichenum  Erupaeorum  (Bernae  1850), 
mentio  occurrit  Lecideae  Bolcanae  Pollinii ,  eaque  vel  lypo- 
graphi  mendo,  vel  errore  ejus  qui  scripsit  schedam,  ap- 
pellatur  Lecidea  Bokeana. 

Vidit  Clariss.  Seharer  hanc  speciem,  quam  ait  crescere 
in  monte  Bokia  Tirolis  meridionali,  in  herbario  Clariss. 
Boissieri ,  ad  quem  missa  erat  a  Prof.  DeNotaris,  ex  her- 
bario ipsius  Pollinii  deductam,  eamque  dìjudicavit  formam 
quamdam  Leeanorae  muralis  ^  diffractae  (  Lichen  diffractus 
Ach.  Prodr.  pag.  63).  Cum  autem  PoUinius  hanc  novam 
speciem  condìdisset  ex  exemplaribus  nondum  perfectis  ac 
sterilibus,  ideoque  loco  organorura  fructificationis  videret 
ea,  quae  fructificationis  dumtaxat  rudimeula  erant  (pulvi- 
nuli)  factum  est,  ut  omnes,  qui  de  hac  specie  locuti 
•unt  ea  exemplaribus  ab  auctore  missis ,  eundem  errorem 
confìrmareut,  veraque  hujus  singularis  vegetabilis  natura 
c4  forma  nunquam  dignoscerelur. 


384  AniIdAUTERSIO   ECC. 

Deprehendit  acutìss.  Schàrer  causam  erroris  commu- 
nis,  eaque  organa  denotavit,  non  ut  organa  fructìfìcatìo- 
nis ,  sed  tanquam  primordialem  ipsorum  statura,  neque  a 
ventate  aberravit,  cura  hunc  lichenem  retulit  ad  formara 
quaradam  Lecanorae  muralis:  quaraquara  oranino  certum 
non  videalur,  debeat  nec  ne  ad  ejus  var.  ^  diffracta  re- 
ferri  ;  et  eo  raagis  quod  in  eara  sententiam  visus  est  pro- 
pendere, ut  ad  hanc  varietatera  referenda  itera  esset  Par- 
melia?  Bokii  Friesii  (  Syst.  Orb.  Veg.  pag.  285.  Lich.  Eur. 
ref.  pag.  I50)j  ad  quam  sententiam  eum  forte  adduxit 
consonanlia  vocabuli  Bokia  prò  Bolca,  quem  locum  nata- 
]era  speciei  judicarat. 

Obiter  enim  aniuadverto,  me  'jam  ab  anno  1848, 
cura  Lichenum  Veronensium  studio  intentus,  speciem  Pol- 
linianam  accurato  exaraine  prosequerer  et  nativo  loco  stu- 
derem ,  mullis  habitis  comparationibus  in  exemplaribus  au- 
thenticis,  quae  in  herbario  demortui  botanici  adhuc  ser- 
vantur,  in  suspiciouem  venisse  de  imperfeclione  speciei 
Bolcensis  qua  ratione  descripserat  Pollinius,  cura  vera  fru- 
ctificationis  organa  distincta  perfectaque  viderira.  Quod  te- 
slanlur  literae  quas  pluries  ab  eo  usque  anno  dedi  III.'' 
Equiti  Berengerio ,  et  ante  edilum  Schareri  opus,  Prof.  G. 
Nolarisio  et  S.  Garovaglio,  quibus  etiam  exeraplaria  fru- 
ctibus  ornata  coramunicavi ,  praedictis  aniraadversionibus 
in  schedis  adjectis. 

Lecanorae  muralis  ^  diffractae  Schaereri  (  Lecanora  dif- 
fracta Ach.  Lich.  Univ.  pag.  43l  )  character,  ut  idem 
Schaerer  tradii  (Spicilegium  pag.  418.  —  Enum.  crit.  pag. 
66)  is  est,  ut  apothecia  atro-f.mbriata ,  et  thallum  ^/owco- 
virescentem  habeat ,  ut  ait  etiam  Rabenhorslius  in  suo  opere 
Die  Lichenen  Deutschlands  pag.  42.  { Schwarz  gefranste  Apo- 
thecien  ).  Friesius  in  Lichenographia  Europaea  reformata  pag. 
Ili  de  hac  varietale  loquens,  ne  verbum  quidem  unum 
facit  de  eo  characlere,  quod  apothecia  alro-fimbriata  sint, 
eaque  lanlummodo  dicil  sub-rufa,  repetens  quae  Acharius 


ANIISADVERSIO  ECC.  SSS 

diserai  in  omnibus  fere  suis  operibus  (Prodr.  et  Lich.  loc. 
cit.  —  Meth.   pag.  42)  apotheciorum  disco  rufo-fusco. 

Is  porro  cbaracter  in  Lecidea  Bolcana  desideralur ,  cu- 
jus  apolhecia  luni  juvenili  lum  adulta  aetate  sunt  colore 
flavo-fusco  et  citrino  marginata  :  quare  aul  Lecanora  mura- 
lis  ^  diffracta  Schaereri  et  Rabenhorstii  alla  est  ac  Lichen 
diffractus  Acharii,  aut  Lecidea  Bolcana  alia  varietas.  Prae- 
terea  apolhecia  Lecanorae  diffractae  interdum  iota  atra  sunt 
(Schaer.  Rabenh.  Ach.  Lich.  loc.  cit.  obs.)  quod  in  Lecidea 
Bolcana  PoIIinii  accidit  nunquam ,  in  qua  eodem  semper 
colore  flavo-fusco  remanent. 

Quuni  aulem  Clariss.  Schaerer  afGrmet  Lichenem  dif- 
fractum  Ach.  ,  idem  esse  cum  sua  Lecanora  muralis  ^  dif- 
fracta, Lecidea  Bolcana  aliqua  ex  parte  differre  videtur, 
cum  praenotati  in  ea  characteres  desint.  Fateri  tamen  opor. 
let,  descriptionera  ab  Achario  exhibitam  suae  Lecanorae 
diffractae  cura  specie  Polliniana  omnino  convenire,  prae- 
sertim  ubi  loquilur  de  areolis  talli,  quas  docet  esse  an- 
gulosas,  aliquando  marginibus  elevatis  et  nigris,  et  de  ve- 
getatione  apotheciorum,  quae  rasissime  occurrunt ,  disco 
plano  rufo,  margine  thallode  elevato  tumido  integro,  chara- 
cteres qui  omues  in  Lecidea  Bolcana  reperiuntur. 

Quod  autem  spectat  ad  Parmeliam?  Bokii  Friesii ,  de 
qua  Clariss.  Schaerer  visus  est  anceps  haesisse  ,  debeat  nec 
ne  ad  hanc  eandem  Lecanorae  muralis  varietalem  referri, 
in  id  inductus,  ut  dictum  est  oh  similitudinem  vocabuli 
Bokia  cum  Solca,  nullum  remanet  dubium  de  ejus  diffe- 
rentia  a  speciebus  supradiclis  :  et  satis  erìt  legere  quae 
idem  Friesius  docet,  ut  in  hanc  sententiam  pertraharisj 
quibus  adde,  in  Parnieiia?  Bo/cn' apolhecia  madida  eundem 
semper  colorem  servare  ,  in  Lecanora  diffracta  vero  epi- 
thalli  colorem  induere,  qua  de  causa  arbitror,  Rabenhor- 
stium  buie  licheni  jure  raeriloque  speciei  honorem  non 
ademisse. 

Dictis  igitur  in  unum  collectis,  species,  de  quibus 
dìsputalur,  bisce  characleribus  poUent. 


286 


AHinADVERSIO  ECC. 


Leeonora  murali$  var. 
Bolcana. 

MSSLNG. 

Syn.  Lecidea  Bolcana  Pol- 
li». Hort.  et  Prov.  Veronens. 
pi.  nov.  vel  niinus  cognit. 
pag.  29.  —  Fior.  Veronens. 
Tol.  3.  pag.  411.  tab.  II.  fig. 
3.  —  Lecidea  Bolcana  PoUin. 
(  non  Poli.  )  Sprng.  System. 
Teg.  pag.  259.  voi.  4. 

Thallo  orbiculari  strami- 
neo ,  viridi-ochroleuco ,  am- 
bitu  effìgurato-lobato ,  centro 
arcolaio  -  squamuloso  :  squa- 
mulis  anguloso-sublobatis ,  ni- 
gro-marginatis  subtus  atrìs, 
punctis  plerumque  nigricanti- 
bus  lapoth.  Poliin. )  notatis. 
Apotheciis  raris  sub-auran- 
tiacis  dilutius  margitiatis , 
tandem  testaceo-rufis  (  nun- 
quam  atris) ,  flexuosis  amplis 
convexiusculis ,  margine  thal- 
lode  luteolo  crenulato  persi- 
stente. 


Lecanora  muralis  ^  dif- 
fracta. 

SCHAER. 

Syn.  Lecanora  diffracta 
Ach.  Lich,  uuiv.  pag.  432. 
Synops.  pag,  180.  —  Lich. 
Ach.  Proflr.  pag.  63.  —  Le- 
cidea cechumena  ^  diffracta 
Ach.  Meth.  pag.  42.  —  Par- 
melia  Saxicola  ^  diffracta  Fr. 
Lich.  Eur.  pag.  111. —  Le- 
canora muralis  ^  diffracta 
Schàr.  Enum.  pag.  66.  — 
Lecan.  muralis  y  diffracta 
Schàr.  spio.  p.  4i8.  —  Le- 
canora saxicola  (  muralis  )  e 
diffracta  Rabenhorst,  Deut- 
schl.  Lich.  pag.  43. 

Thallo  orbiculari  glauco- 
virescente ,  ambitu  effìgurato- 
lobato ,  centro  areolatosqua- 
mulis  angulosis  nigro  mar- 
ginatis.  Apotheciis  rufo-fuscis 
(Ach.  Fr.  )  atro- fimbriati»  , 
tandem  nigris.  (Schàer.  Ra- 
benh.  ). 


Tamenetsi  in  id  incubuerim,  ut  internam  duaram  ha- 
rum  varietalum  strucluram  inspicerem,  adhibitis  magna 
virlule  instrumentis  (  1275  diara.  )  sporidiorum  indiciura  oc- 
currit,  idque  tantum  deprehendi,  in  iecanora  diffracta  pa- 
rapliyses  esse  multo  laxiores,  quam  in  Lecidea  Bolcana ,  in 
qua  ad  fastigiuni  suiit  etiam  longe  lumidiores. 

Viget  communissime  in  Basaltis  m.  Bolca  praesertim 
ad  septemtiionem  j  quod  huniida  loca  diligat  et  umbrosa, 
et  montis  Belocca  oppidi  Tremniaci  (Tregnago)  ad  orien- 


AniKTADVERSIO  ECC.  287 

temi,  ibique  maculas  effìcit  praegrandes,  interdutn  ipsius 
pedis,  crusta  decarum  et  aliquando  quatuor  linearun  cras- 
situdinis,  ea  de  causa  quod  plantae  plantis  superimponun- 
tur:  quo  characlere  Parmeliae  s^raminae  Wahlenbergii  pro- 
pinquam  dixeris,  nisi  enormi  magnitudine  ab  ea  differret. 


Sopra  le  Piante  fossili  dei  terreni  terziarj  del 

Vicentino.  Osservazioni  del  Doti.  Abrado 

Massalongo.  Padova,  1851  in  S," 


Lo  studio  dei  Vegetabili  fossili  che  nella  nostra  Pe- 
nisola si  trovano,  non  è  stato  curato  con  un  impegno  pari 
alia  importanza ,  ed  alla  ricchezza  del  soggetto.  Ora  però 
che  fuor  d' Italia  con  molla  assiduità  si  lavora  in  questo 
tema,  abbiamo  la  compiacenza  di  vedere  anche  fra  noi  ri- 
sorgere questo  studio ,  mercè  dell'  Opera  che  qui  annun- 
ziamo, colla  quale  il  Sig.  Dolt.  Massalongo  ci  esibisce  un 
saggio  delle  dotte  sue  fatichete  dell'amore,  ed  impegno 
che  egli  professa  per  queste  amene  ricerche. 

Aveva  già  egli  in  addietro  pubblicalo  un  Opuscolo, 
secondo  che  egli  ne  avverte ,  col  titolo  di  =r  Praeludium 
Florae  primordiali  Bolcensi  =z  Oggi  tratta  di  que'  vegeta- 
bili fossili  che  trovansi  a  Salcedo,  a  Chiavon,  a  Novale 
nel  Vicentino,  e  che  scavansi  presso  i  Torrenti  Chiavon, 
ed  Agno.  Li  Terreni  che  racchiudonli  sono  terziarj  bensì, 
ma  lascia  egli  incerto  a  qual  Formazione  appartengano. 
Sembra  però  che  inclini,  in  grazfa  della  natura  delle  Pil- 
liti, a  guardarli  come  probabilmente  Eocenici.  Inoltre  se 
parecchi  Pesci   fluviatili  ivi  rinvenuti,    accennano    ad   una 


288  PIANTB  FOSSILI  ECC. 

Formazione  d'acqua  dolce,  v'hanno  poi  de' Pesci,  e  delle 
Piante  marine,  che  condurrebbero  a  credere  il  contrario. 
La  Flora  fossile  di  queste  località  somiglia  a  quelle  di  Ra- 
doboj  ,  di  Parschlug  ,  di  Solzka  ;  ma  assai  poco  a  quella  di 
Oeningen,  di  Haering,  di  Sinigaglia,  di  Pa\!ia  e  di  Parigi; 
per  nulla  di  monte  Bolca.  Lo  che  appare  chiaramente  dal 
quadro  che  egli  intitola  Concordanze  della  Flora  terziaria 
del  Vicentino  colle  altre  Flore  terziarie  di  Eurojm.  Di  107 
Fitolili  infatti  del  Vicentino,  hantiovi  simili  28  a  Sotzka, 
21  a  Radoboj  ,  Il  a  Parschlug,  6  ad  Haering,  3  ad  Oenin- 
gen e  Bilin ,  e  solo  2  al  Bolca.  Un  altro  Prospetto  esibisce 
il  confronto  fra  la  Flora  fossile  del  Vicentino ,  e  la  viven- 
te; ed  un  altro  fra  questa  e  la  Fossile  del  Bolca. 

Seguono  poi  le  descrizioni  delle  singole  Phitoliti  del- 
l'agro  Vicentino.  Comincia  colle  Crittogame,  finisce  colle 
Leguminose,  e  con  alcune  impressioni  di  Piante  incerte. 
Molte  specie  vi  sono  illustrate  che  già  l'Unger  nella  sua 
Chloris  protogaea  principalmente,  aveva  descritte;  e  le  fi- 
gure delle  di  lui  opere  vengono  all'uopo  citate.  Ma  molte 
specie  nuove  sono  descritte  dal  Massalongo  mediante  frase 
latina,  ed  illustrazione  italiana.  Li  caratteri  per  la  defini- 
zioni delle  Pillili  sono  desunti  dal  Peziolo,  dalla  figura,  e 
dal  margine  delle  Foglie,  non  che  dal  numero,  direzione , 
anastomosi  ecc.  dei  così  detti  nervi.  Compiono  l'esame  il 
confronto  colle  Foglie  vive,  e  la  indicazione  del  luogo  ove 
furono  scavate.  Ma  desideransi  le  Figure,  tanto  necessarie 
per  l'intelligenza  degli  oggetti;  le  quali  se  è  a  dolere 
che  manchino,  (benché  per  troppo  giuste  ragioni),  1' Au- 
tore confida  di  poterne  corredare  altra  opera  congènere 
di  cui  medita  la  pubblicazione.  —  Conlansi  51  specie  nuo- 
ve, proposte  dal  Sig.  Massalongo  oltre  ad  alcune  varietà. 
Infine  chiude  questa  pregevole  opera  un  Quadro  che  com- 
prende un  Prospetto  della  Flora  terziaria  di  Europa,  in 
cui  notatisi  distinti  quei  Phitoliti  che  appartengono  ai  ter- 
reni Eocenici ,  ai  Miocenici,  ai  Pliocenici,  ed  al  Diluviano. 

G.  G.  BIANCONI. 


SUL  COSÌ  DETTO  CAPOSTORNO 

RAGIONAMENTO 
DI  TELESFORO  TOMBARl 


Niuna  fra  le  morbose  affezioni ,  che  invadono  gli  ani- 
mali domestici,  ed  in  modo  particolare  le  specie  didda- 
tili,  tanto  spesso  ci  si  appresenta,  od  almeno  vien  dichia- 
rata ,  quanto  quella  del  cosi  detto  capostorno.  Questo  nome 
però,  se  mal  non  m'appiglio  al  vero,  desunto  essendo 
da  un  effetto  soltanto ,  che  produr  sogliono  quasi  tutte  le 
varie  malattie  cerebrali,  anziché  appalesare  la  vera  loro 
natura,  e  portar  luce  pel  diagnostico,  serve  a  vieppiù  in- 
viluppare la  pratica  medica  veterinaria  nell'incertezza  e  nel- 
r  oscurità.  Ed  infatti  per  questa  parola,  altro  non  s' intende, 
che  il  raggirarsi  dell'animale  intorno  a  se  slesso,  non  portan- 
do mai  naturalmente  la  testa,  ossivero,  dirò  cosi,  avendola 
distornata,  rimanendo  cioè  stupido,  o  furioso,  o  vacillan- 
te, per  le  funzioni  del  cervello  alterate  od  assopite.  Che 
ciò  sia,  credo  averne  argomento  per  crederlo  dalla  varia 
applicazione  della  parola  usata  dai  nostri  patologi,  mentre 
gli  uni  hanno  voluto  esprimere  con  questo  termine  la 
(logistica  affezione;  e  per  designare  lo  stato  vertiginoso, 
la  manìa,  i  linfari  versamenti,  i  rammollimenti ,  e  le  ida- 
tidi  ecc.,  altri  l'hanno  adoperato.  11  perchè  poi  non  sapen- 
dosi dai  più  misurare,  e  dar  giusto  calcolo  alle  cause  pro- 
ducenti un  qualsiasi  stato  morboso  di  quest'organo,  né 
à\ì&  forza  sintomatologica  di  alcuno  di  essi;  e  precipi- 
tandosi sovente  un  giudizio  sulla  non  probabilità  di 
tentarne  la  cura,  o  sembrando  malagevol  cosa   l'impren- 


id^  SUL  CAPOSTOJINO 

derla,  per  disconoscerne  la  natura,  grossolani  errori  si 
commettono.  E  mestieri  adunque  tener  dietro  alla  diatesi 
varia  di  queste  morbosità,  le  quali  la  natura  or  di  idio- 
patiche, tal  altra  di  sintomatiche  e  consensuali  rivestono, 
onde  non  subire  l'umiliazione,  di  urtare  tanto  spesso  in 
que'  scogli,  che  nel  medico  esercizio  giganti  s* innalzano  j 
e  perchè  dal  poter  precisare  di  qual  forza  essi  sieno,  di- 
penderà la  salvezza,  o  la  morte  degli  animali.  Non  si  può 
negare,  che  in  alcuna  di  queste  malallie,  non  si  riesce 
appuntino  a  statuire  una  sicura  e  perfetta  diagnosi;  ma 
pure  vi  sono  apparenze  baslcvoli  per  approssimarsi  al  ve» 
ro,  e  per  poter  dedurre,  quali  siano  le  cause  originarie, 
che  abbiano  prodotto  il  disequilibrio  sensitivo  ed  animale, 
non  essendo  cosa  troppo  consentanea  alla  ragione ,  lo  at- 
tenersi semplicemente  alla  serie  de'  fenomeni,  e  nel  dar 
calcolo  alle  cagioni  promovenli  un  generale  sconcerto.  E 
perciò  ,  che  il  comprenderle  tutte  sotto  il  nome  vacuo  di 
capostorno,  siccome  dai  pratici  tiensi  l'uso,  è  una  aperta 
manifestazione  dell'imperizia  nelle  mediche  cose;  mentre 
se  di  acuta  infiammazione  del  cervello  si  traiti,  o  delle 
sue  meningi,  che  freuitide  addimandasi,  o  se  di  sanguigno 
stravaso,  o  di  linfare  ;  se  di  un  rammolimento  ;  se  d'ida- 
tidi  o  di  vermi;  se  di  parziale  idropisia,  o  totale,  che 
idrocefalo  appellasi;  se  di  un  morbo  periodico  ricorrente; 
se  di  vertigini  per  saburre  intestinali,  non  puossi,  ne  deb- 
besi  dichiarare  con  questo  nome  assoluto  ed  unico.  Da 
tale  improprietà  n'  è  susseguito  generalmente  una  falsa 
pratica  abitudinale ,  perchè ,  vedendosi  una  bestia  affetta 
da  qualche  malore  nel  capo,  si  corra  a  precipizio  nel 
danneggiare  i  possidenti,  dichiarandola  presa  da  capo- 
storno, e  perciò  incurabile,  senza  poi  indagare,  quali 
possano  essere  le  cagioni  effeltrici ,  che  non  ben  ponde- 
rate, o  mal  conosciute  ci  conducono  per  Io  più  ad  un 
operato  irragionevole. 

Essendo    adunque  tra  gli  animali   domestici  il  genere 


T.  TOMBARI  291 

diddatili,  che  di  preferenza  cade  soggetto  a  queste  alte- 
razioni del  centro  nervoso,  e  ne  viene  pur  anco  giudica- 
to si  spesso  offeso  di  guisa ,  che  in  alcuni  tempi  tanta  è 
la  copia ,  da  far  persino  dubitare  ai  meno  esperti ,  che 
un'indole  epidemica,  o  contagiosa  rivesta.  E  perciò,  che 
per  quanto  è  in  me  ,  di  accennare  ne  imprenda  le  cause 
predisponenti,  e  determinanti  lo  svolgimento,  i  sintomi 
patognomonici,  la  cura  indicata  nei  casi  di  possibile  gua- 
rigione addimostrando,  che  non  in  tutti  i  voluti  capo- 
storni si  possa,  e  debbasì  perdere  la  speme,  di  dissipare 
la  concorsa  affezione,  e  ritornare  gli  animali  nella  salute. 
Ciò  anzi  alcuna  volta  potrassi  agevolmente  conseguire,  se 
decampare  si  voglia  da  certe  teorie  di  alcuni  patologi  ve- 
terinarii,  per  le  quali,  tacendosi  i  turbamenti  e  le  offese, 
che  l'indole  delle  cause  avrà  impressa  nel  generale,  le 
specialità  locali  soltanto  si  noverano, le  quali,  a  mio  cre> 
dere,  nei  diversi  individui  per  circostanze  interne  ed  ester- 
ne, variare  pure  si  denno.  Per  questo  speciale  localizzare 
n'  è  dunque  susseguito ,  che  specifici  rimedii  topicamente 
trovansi  indicati,  i  quali  infruttuosi  rimangono,  perchè  a 
debellare  i  sintomi,  e  non  a  ripristinare  l'avvenuto  gene- 
rale squilibrio,  unicamente  intendono.  Quindi  è,  che  pas- 
sando in  rassegna  le  più  comuni  affezioni  encefaliche,  mi 
studierò  addimostrare ,  come  sovente  si  emetta  un  irra- 
gionevole giudizio,  e  mala  applicazione  si  faccia  d'un  te- 
rapeutico metodo. 

Trasandando  pertanto  di  discorrere  a  lungo  sulla  fre- 
nìtìde,  delle  sue  cagioni,  e  de'  suoi  caratteristici  segni, 
dirò  ;  che  rivestendo  dessa  la  natura  di  acuta  infiamma- 
zione, è  per  il  sangue  di  troppo  anìmalizzato,  che  or  le 
membrane ,  ed  or  il  centro  nervoso  ne  rimangono  assa- 
lili dalle  non  omogenee  molecole  di  esso,  idi  cui  sintomi 
invero  confondersi  non  ponno  con  quelli  di  altre  malat- 
tie di  diatesi  opposta,  esscDcIo  di  tale  evidenza,  che  im- 
possibile   riesce    non    conoscerli  a  prima  giunta.   Essendo 


292  SUL  CAPOSTOBMO 

adunque  una  malattia  per  principii  di  soverchia  animaliz- 
zazione  acquistati  dal  fluido  irrigatore,  il  sangue,  il  me- 
todo per  combatterla  e  vincerla  mirare  unicamente  si 
debbe  a  depurare  e  scemare  questo  sangue  chimica- 
mente offeso,  perchè  possibilmente  ritorni  ad  essere  il 
mezzo  nutriente,  ed  alla  macchina  animale  non  offen- 
sivo. Né  io  qui  accennerò  alla  categoria  dei  mezzi  per 
tale  intento  valevoli,  mi  permetterò  solo  alcune  eccezio- 
nali considerazioni,  che  risguardano  certo  metodo  di  te- 
rapia per  una  pronta  rivulsione  creduto  efficacissimo.  E 
per  esempio,  quando  trattisi  di  formare  un  punto  contro- 
irritativo  alla  nuca  con  bottoni  di  fuoco ,  o  coi  setoni  alle 
sue  parti  laterali,  nello  stato  di  acutezza  flogistica  cere- 
brale, vogliono  alcuni  patologi,  piuttostochè  recare  un  van- 
taggio, ne  aumentino  l'intensità.  E  evidente,  che  la  pri- 
ma azione  del  caustico  attuale,  e  dei  setoni  produca  un' 
irritazione  non  lieve  nelle  parti,  ove  se  ne  faccia  appli- 
cazione, e  di  afflusso  umorale,  il  quale  si  effettua  per  l' a- 
zione  meccanico-chimica  dei  rimedii  in  discorso.  Richia- 
mandosi gli  umori,  per  accumularsi  sovrabbondantemente 
sulla  parte  cauterizzata  e  lesa  ;  ed  il  calorico  stesso  per 
sé  eccitante,  trasfondendosi  alle  parti  infiammate,  non 
può  a  meno  di  aggravare  lo  stato  flogistico  del  cervello 
stesso,  o  delle  sue  membrane,  per  cui  in  un  morbo  di 
tanta  veemenza,  com'è  le  frenitide ,  chi  è,  che  non  veg- 
ga, che  i  revulsivi  in  tale  stato  rendano  più  grave  il  pe- 
ricolo, ed  accelerino  la  morte?  Non 'è  adunque  così  pron- 
to il  richiamo  esterno  degli  umori  eterogenei,  che  infer- 
mano il  cervello,  ma  abbisogna  un  qualche  lasso  di  tem- 
po, in  cui,  dirò  cosi,  pel  sovraeccitamento  della  massa 
cerebrale  portato  dal  calorico,  e  dal  cumulo  degli  umori, 
che  nella  sua  prossimità  radunansi,  ed  è  ben  difficile,  che 
non  ne  conseguiti  un  tale  aggravamento,  pel  quale  veggonsi 
sempre  funesti  risultaraenti  colle  frequenti  perdite  degli 
animali  di  tal  guisa   trattati.  Per  me,  io   credo,    che    tali 


T.  TOMBARI  293 

riinedii,  seppure  adoperai:  si  volessero  nello  stato  di  acu- 
tezza, dovrebbero  praticarsi  ben  lungi  dal  centro  dell' in- 
fiammazione,  onde  schivare  i  spiacevoli  effetti  di  sopra 
accennali.  Ma  più  parrai,  che  indicati  sieno  vicino  al  cen- 
tro nervoso,  alloraquando  diminuito,  o  cessato  affatto  lo 
stato  infiammatorio,  s'abbiano  segni  tali,  da  temere  di 
un  qualche  versamento  per  lo  sbilancio  nato  del  sistema 
esalante  ed  assorbente,  che  mantenga  1' animale  in  un  as- 
sopimento ,  stante  l' impedita  azione  del  cervello.  Allora 
sì,  che  l'azione  dei  rivulsivi  sarà  giovevole  per  distor- 
nare l'afflusso  umorale,  che  è  la  causa  del  permanente 
disordine,  e  perchè  il  calorico,  in  ispecial  modo  colla 
sua  trasfusione ,  eccitando  l' estremità  dei  precitati  vasi 
caduti  in  uno  stato  inattivo,  varrà  a  ripristinare  l'equili- 
brio nel  loro  funzionare.  Ed  in  questi  soli  casi  ho  veduto 
e  trovato  proficui  tali  mezzi,  per  cui  mi  sono  convinto 
della  fallacia  dell'indicazione,  e  della  erroneità  della  pra- 
tica da  molli  esercenti  tenuta  per  tale  affezione  flogistica. 
Ma  più  che  della  frenilide  è  mio  divisamente  di  di- 
scorrere innanzi  tutto  di  quelle  cause,  che  sul  generale 
agiscono,  ed  in  modo  diretto  o  consensuale  sul  cervello, 
generando  quelle  affezioni  eziandio  di  diatesi  non  infiam- 
matoria, che  frequenti  nella  specie  bovina  avvengono.  Al- 
cuni ingorghi ,  gì'  idrocefali ,  le  vertigini  di  queste  bestie 
sono  adunque  alterazioni  provenienti  o  da  sanguigno  stra- 
vaso, o  di  linfa,  da  cui  provengono  idropisie  totali  o  par- 
ziali, da  idalidi,  o  da  simpatica  e  consensuale  irritazione 
del  tubo  gastrico,  o  da  vermi^  che  nei  seni  frontali  si  al- 
loggiano. Queste  affezioni  adunque  sogliono  mostrare  l'ani- 
male stupido,  balordo,  avente  la  testa  penzoloni,  o  mal 
sostenuta,  il  quale  ad  intervalli  vacilla  nei  movimenti, 
ha  la  pupilla  dilatata,  e  sporge'nte  all' infuori  il  bulbo, 
e  fassi  insensibile  alle  voci,  ed  alle  percosse,  molle  volle 
cade  in  terra,  come  massa  inerte,  e  con  moti  convulsivi 
si  dibalte.  Però  questi  sintomi  non  tutti  si   appresentand 


294  SUL   CAPOSTORNO 

ad  Ogni  malattia  cerebrale ,  ed  ammettono  pure  remitlenxe 
tali ,  durante  le  quali  l' animale  tutte  le  sue  funzioni  nor- 
mali riprende,  da  farlo  comparire  sanissimo,  a  meno  che, 
diligentemente  osservando,  costante  ritrovasi  la  dilatazione 
della  pupilla,  e  sconcertate  le  funzioni  digerenti.  In  que- 
ste malattie  ben  di  rado  scorgesi  la  febre ,  ma  invece  il 
polso  è  irregolare,  esile,  debolissimo,  tranne  nello  stra- 
vaso sanguigno,  in  cui  si  associa  esaltamento  febrile,  e 
nella  consensuale  affezione  dal  disordiuamento  del  tubo  ga- 
strico derivante,  la  quale  può  essere  accompagnata  da  vera 
febre,  che  svolgesi  per  lo  stato,  in  cui  trovasi  quest'ul- 
timo viscere. 

Prendendo  ora  a  disanima  le  lalterazioni  da  stravaso 
sanguigno  causate,  dirò,  che  le  cagioni  di  queste  ponno 
essere  primarie  o  idiopatiche,  secondarie  o  consensuali. 
Invero  con  poca  chiarezza  ci  spiegano  i  nostri  Patologi, 
che  i  movimenti  in  giro,  cui  si  costringono  queste  bovine 
nelle  ore  più  calde  della  giornata  per  la  trebbiatura  del 
grano,  i  colpi  dati  sulla  testa  dai  loro  condottieri,  oche 
altro,  siano  bastevoli  a  suscitare  l'accennato  disordine. 
Sembrami,  che  il  perchè,  ed  il  come  avvenghino  simili 
sconcerti  addimostrare  si  debba ,  onde  discorrere  ed  agire 
con  cognizione  di  causa,  per  non  rimanersi  nell'oscurità 
fisiologica  e  patologica ,  in  cui  si  lasciano  le  poche  som- 
ministrateci indicazioni. 

Gli  animali  bovini  adunque,  e  massime  i  giovani,  nella 
«tagion  della  state,  per  essere  cibati  ad  esuberanza  con 
alimenti  sostanziosi  e  succulenti,  trovansi  di  avere  accre- 
sciuta, più  crassa,  e  ripiena  di  molecole  vivificanti  la 
nativa  quantità  del  sangue,  che  soverchiamente  distende, 
ed  irrita  le  pareti  dei  loro  vasi  non  solo,  ma  nutrimento 
ricco  animalizzante  agli  organi  tutti  diffonde  sì,  che  av- 
viene per  le  gravose  fatiche,  a  cui  si  sottopongono  senza 
cautela,  che  un  impeto  piìi  forte  la  circolazione  acquisti. 
Per  tale  acceleramento  di  circolo,  ne  consegue  per  iutinia 


T.  TOMBAKI  295 

relazione  la  frequenza  dell'alto  alternativo  della  inspira- 
zione, ed  espirazione,  per  cui  il  sangue  refluo,  a  slento 
potendo  circolare  nell'organo  polmonare,  si  rimarrà  non 
perfettamente  arterizzato,  e  sempre  più  sarà  cagione  di 
un  maggiore  irritamento,  che  sulle  parti,  che  hanno  di- 
retta comunicazione  col  centro  circolatorio,  com'è  il  cer- 
Tello ,  i  suoi  influssi  più  gagliardamente  dispiega.  Ad  au- 
mentare vieppiù  questa  difficoltà  respiratoria  principal- 
mente concorre  l'uso  abominevole  di  sottoporre  a  prolun- 
gate e  gravi  fatiche  gli  animali,  subito  dopo  aver  empiuto 
gli  stomachi  di  abbondantissimi  alimenti.  E  questa  io  m' av- 
viso, essere  una  cagione  in  parte  primaria,  in  parte  se- 
condaria ,  che  agisca  sull'  individuo  per  l' affezione  in  di- 
scorso. Diffalto  distesi  li  stomachi  dalla  soverchia  quan- 
tità dei  cibi ,  per  la  posizione  orizzontale  dei  bruti ,  si 
portano  in  avanti,  e  comprimendo  sul  diaframma,  restrin- 
gono la  cavità  toracica  in  modo  da  non  permettere  la 
necessaria  dilatazione  dei  visceri  respiratori.  Impedendosi 
per  cotal  modo  meccanico  1'  azione  chimica  dell'  arteiiz- 
zazione  del  sangue,  perchè  precluso  l'ingresso  all'aria 
nel  polmone  per  quella  richiesta  quantità  a  depurarlo  e 
vivificarlo,  ne  verrà,  che  le  molecole  eterogenee  del  san- 
gue venoso,  rimettendosi  in  circolo  per  le  arterie,  non 
più  si  confaranno  alla  regolare  nutrizione  e  vivificazione, 
e  più  ancora ,  per  non  potersi  effettuare  questo  circolo  nei 
polmoni  col  suo  libero  corso  normale,  mediante  la  com- 
pressione che  soffrono,  rimarranno  ingorgati  considerevol- 
mente non  solo  i  vasi  stessi  polmonari,  ed  irritate  le  di 
loro  pareli,  ma  sibbene  lo  saranno  anche  quelli,  che  più 
da  vicino  coli' apparecchio  respiratorio  e  sanguifero  diretta- 
mente comunichino.  E  di  ciò  rimarrà  persuaso  ognuno, 
che  conosca  la  |disposizione  in  moltissimi  poppanti  della 
carotide  interna  al  suo  ingresso  nel  cranio,  che  dividendosi 
in  più  sottili  diramazioni ,  le  quali  elegantemente  insieme 
ft'  intrecciano ,  s' aggomitolano ,  per    poi  tornare  a  metter 


296  SUL  CAPOSTORNO,   T.   TOMBARI 

foce  in  un  sol  vaso ,  alla  sella  turcica ,  che  è  propriamente 
la  carotide  interna.  Per  tale  violenta  e  stentata  circolazio- 
ne proviene  quindi  lo  sfiancamento  dei  precitati  vasi,  e 
poscia  la  possibilità  di  rottura  di  qualche  minimo  vaselli- 
no,  e  per  conseguente  Io  sbilancio  nel  vario  agire  di  es- 
si, perciocché  od  il  copioso  trasudamento,  o  la  stasi  del 
sangue,  o  la  sua  uscita  dai  vasi  formano  quell'ingorgo 
nella  massa  encefalica ,  per  il  quale  l' animale  si  mostra 
caduto  in  uno  stato  di  molestia,  ed  in  questo  procedere 
di  cose ,  sembrami ,  che  la  cagione  effettrice  e  determinane 
te  la  cerebrale  affezione  in  discorso  riferire  si  debbe  uni- 
camente alla  qualità  del  sangue ,  il  quale  poi  anche  pel 
calore  soverchio  dei  raggi  cocenti  del  sole  nell'estate, 
può  certamente  vieppiìi  rimanere  eccitato ,  da  rendersi  ca- 
gione morbifera. 

Per  una  causa  meccanica  o  secondaria,  cioè  per  per- 
cosse, o  per  urti  violenti  nel  capo,  si  succedono  i  san- 
guigni stravasi  cerebrali,  allorché  per  lo  stiacciamento,  o 
lacerazione  di  que'  vasi  caduti  sotto  la  percussione,  si 
formi  un  afQusso  maggiore  e  stazionario  o  tra  le  menin- 
gi, o  nella  polpa  midollare,  il  quale  produce  uno  stato 
morboso. 

{.tarò,  coviinuaio) 


APPEIVDICE 
RER[DICO]\TO 

DELLE  SESSIONI 


SOCIETH  agraria  della  FBOVIIIA  DI  BOLOGNA 

PHESIDENTE 

PROFESSORE  CAV.  ANTONIO  ALESSANDRINI 


Sessione  straordinaria  delli  7  Dicembre  1861. 

La  prima  dell'Anno  accademico  1851-1852, 

Letto  il  Processo  verbale  dell'  ultima  Sessione 
straordinaria  tenuta  li  13  Giugno  scorso  viene  ap- 
provato. 

—  Tosto  appresso  si  legge  un  Dispaccio  di  S.  E. 
R.  Mons.  Commissario  Pro-Legato  delli  28  Novem- 
bre scorso  col  quale  1'  E.  S.  cortesemente  annuncia 
che  la  Sacra  Congregazione  degli  studi  si  è  compiac- 
ciuta  di  eleggere  a  Presidente  della  Società  nostra 
per  r  anno  Accademico  che  incomincia  il  Ch.  Sig. 
Cav.  Prof.  Antonio  Alessandrini  trascelto  dalla  Sacra 
Congregazione  stessa  dalla  Terna  che  la  Società  avea 
formata  nella  Sessione  sua  delli  9  Giugno  prossimo 
passato;    e   quindi  si  fa  lettura  della   lettera    colla 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie  III.  Tomo  3.  ^         20 


298  APPENDICE 

quale  lo  slesso  Sig.  Prof.  Alessandrini,  ricevuto  già  da 
alcuni  giorni  1'  avviso  della  nomina  sua  di  Presiden- 
te, egli  graziosamente  riscontra  di  accettare  l' inca- 
rico. Rallegrasi  molto  la  Società  di  si  gradita  elezione 
e  a  Lui  ne  indirizza  le  espressioni  più  chiare  di  gra- 
dimento. Egli  che  entrava  in  questa  stessa  Sessione  ad 
occupare  il  posto  e  la  carica  di  Presidente,  facendo  uso 
del  privilegio  che  gli  accorda  l'Art.  Vili  del  Reg. ,  no- 
minava il  Vice-Presidente  nella  persona  dell'  egregio 
e  benemerito  Sig.  March,  Dott.  Luigi  Da-Via,  il  quale, 
mosso  sempre  da  quel  medesimo  desiderio  che  1'  a- 
nima  di  essere  utile  e  servire  l'Istituzione  stessa  della 
Società,  con  generose  e  modeste  parole  s'induce  ad 
accogliere  1'  onorevole  invito  e  viene  ad  assidersi  al 
posto  della  sua  carica  presso  il  Presidente. 

—  Il  Sig.  Dott.  Paolo  Predieri  legge  il  Rapporto 
delle  cose  operate  dalla  Società  nel  tempo  delle  va- 
canze dal  quale  apparisce  come  i  lavori  della  So- 
cietà lungi  dal  rallentarsi  in  tempo  di  vacanza  sono 
stati  con  tutta  alacrità  proseguiti  continuando  gli 
studi  ai  quali  veniva  invitata  dalle  numerose  inter- 
pellazioni  e  proposte. 

—  Passando  poscia  a  dare  effetto  alle  cose  stabi- 
lite neir  ordine  di  questa  prima  Sessione  Straordi- 
naria occorreva  la  Rinnovazione  delle  Cariche  e  la 
nomina  dei  nuovi  Soci  alla  Classe  dei  Corrispondenti 
Residenti  ed  a  quella  degli  Ordinari  se  rimaneva 
vacante  alcun  posto  in  questa  Classe.  Fu  osservato 
pertanto  che  niun  posto  la  Dio  mercè  rimaneva  va- 
cante in  questa  Classe  fuori  di  quelli  occupati  da 
quei  Soci  che  per  ragioni  private  e  spontanee  pre- 
ferivano essi  medesimi  di  passare  alla  Classe  dei  Cor- 


APPENDICE  299 

rispondenti  Residenti  in  forza  dell'  Art.  XX  del  Re- 
golamento e  della  Circolare  N.  25  del  Dicembre  del- 
l' anno  passato ,  ma  si  volle  dalla  Società  che  prima 
di  venire  alla  sostituzione  di  altri  ai  loro  posti  sì 
manifestasse  loro  per  lettera  il  desiderio  di  conser- 
varli nella  Classe  degli  Ordinari  e  si  rimettesse  ad 
altra  Sessione  fissata  pel  giorno  21  prossimo  cotale 
sostituzione,  riconosciuta  innanzi  legalmente  la  vo- 
lontà di  quei  Soci  di  essere  trasferiti  alla  Classe  dei 
Corrispondenti  Residenti. 

—  Dietro  questo  sono  proposti  a  nuovi  Soci  Cor- 
rispondenti Residenti  diversi  ragguardevoli  Signori 
ed  altri  a  Soci  Corrispondenti  Esteri,  i  quali  con 
regolare  scrutinio  sono  eletti  dai  Soci  presenti  alla 
Adunanza  e  ne  saranno  pubblicati  i  nomi  tosto  che 
se  ne  avranno  le  debite  approvazioni. 

—  Rinnovavansi  inoltre  le  cariche  agli  uffizi  di 
segreteria  pei  quali  compivasi  il  Triennio  delle  ul- 
time elezioni  :  eleggevansi  due  nuovi  Soci  alla  Com- 
missione di  Censura  dalla  quale  ne  uscivano  due 
altri  per  turno  di  anzianità  :  se  ne  confermavano 
due  altri  nella  Commissione  per  le  Esperienze  estratti 
prima  a  sorte  dalla  Commissione  stessa  secondo  il 
regolamento  ;  e  si  provvedeva  alle  cariche  di  Teso- 
riere della  Società ,  e  di  Direttori  dell'  Orto  Agrario. 
Dei  quali  atti  si  attendono  pure  le  superiori  appro- 
vazioni. 

Sessione  Ordinaria  delti  14  J)icemhre  1851. 

È  letto  il  Processo  verbale  della  Sessione  Ordi- 
naria ultima  trascorsa  e  viene  approvato. 


300  APPENDICE 

Si  apre  quindi  questa  prima  Sessione  del  nuovo 
Anno  Accademico  coli'  annunciare  la  scelta  fatta  dal 
Superiore  Governo  del  Ch.  Sig.  Cav.  Prof.  Antonio 
Alessandrini  a  Presidente  della  Società  e  la  cortese 
sua  annuenza  e  si  annunzia  che  lo  stesso  Sig. 
Prof.  Alessandrini  nella  Adunanza  straordinaria  delti 
7  Dicembre  invitava  alla  carica  di  Vice-Presidente  il 
Sig.  March.  Doti.  Luigi  Da-Via  che  nell'  accettare 
tale  carica  facea  ben  chiaro  vedere  che  in  lui  non 
viene  mai  meno  1'  amore  che  ha  sempre  nutrito  verso 
di  questa  nostra  Società. 

—  È  letto  un  Foglio  dell'  Emo  Sig.  Cardinale  Wi- 
seman  Arcivescovo  di  Westminster  delli  7  Ago- 
sto scorso  da  Londra  stessa  pervenuto  alla  Società 
li  23  Settembre  col  quale  quel  dottissimo  ed  ottimo 
Porporato  accusa  ricevimento  del  Quinto  Volume  delle 
Memorie  della  Società  inviatogli  da  essa  e  si  compia- 
ce di  ringraziarne  del  dono  colle  più  gentili  e  con- 
fortevoli espressioni  e  termina  con  queste  parole 
»  augurando  di  cuore  al  dotto  sodalizio  una  sempre 
»  più  tranquilla  e  luminosa  carriera  e  pregandogli 
»  dall'Autor  della  Grazia,  benedizioni  più  larghe  del- 
»  le  iunumerabili  eh'  Elleno  quotidianamente  vanno 
»  investigando  in  Lui  come  Autore  della  Natura.  » 

—  Sono  presentate  le  opere  seguenti  venute  in 
dono  alla  Società  : 

Roncaglia  Dott.  Carlo  ,  Relazione  storica  sul  Ca- 
vo burana  e  sulla  Botte  di  Bonificazione  sotto  Pana- 
ro. —  E.  Fabbri  Scarpellini  ,  Sopra  i  lavori  chimico- 
farmaceutici  del  Prof.  Pietro  Perretti.  —  Dott.  Paolo 
Predieri  ,  Sulla  illuminazione  a  Gas ,  Istruzione  teori- 
co-pratica, —  Prof.    A.  Serpieri   di   Momnq,  Di   un 


APrEMDICB  301 

notevole  abbassamento  di  temperatura  nei  giorni  fra  il 
9  ed  il  13  luglio  1860  in  Francia,  in  Italia ,  a  Bru- 
xelles e  a  Vienna.  —  Prof.  A.  Serpieri  ,  Sopra  un'  ar- 
ticolo dell'  Institut  relativo  alle  stelle  cadenti.  —  Prof. 
A.  Sebpieri^  Sulle  stelle  cadenti  dell'Agosto  1860.  — 
Alberto  Gdillion  ;  Memorie  sopra  una  Filanda  a  va- 
pore e  dettagli  sopra  la  maniera  di  filare  i  bozzoli  da 
seta.  —  Annali  ed  Atti  della  Società  di  Agricoltura 
lesina  dal  1  al  4.  —  G.  B.  Martini  Lupi  ,  Sopra  al- 
cuni miglioramenti  finanziari  e  d'industria  agricola  nello 
Stato  Pontificio.  —  Rendiconti  delle  Adunanze  della  R. 
Accademia  dei  Georgofili  di  Firenze.  —  Orioli  Prof. 
Francesco,  Congetture  fisiche  sopra  nuovi  tentativi  che 
sembrano  potersi  fare  per  distruggere  nelle  nuvole  la 
disposizione  a  generare  Grandine.  —  Orioli  Prof.  Fran- 
cesco ,  Nuove  Osservazioni  intorno  gli  effetti  de'  Pa- 
ragrandini  metallici.  —  Beltrami  Don  Paolo  ,  Preposto 
di  Rivolta  presso  Milano,  Dialogo  Popolare.  —  Orioli 
Prof.  Francesco  ,  Brevi  osservazioni  intorno  i  Para- 
grandini  con  un'  Appendice.  —  Orioli  Prof.  France- 
sco, Dei  Paragrandini  metallici,  nuovo  Discorso.  — ■ 
Orioli  Prof.  Francesco  ,  De'  Paragrandini  metallici , 
nuove  notizie.  —  Orioli  Prof,  Francesco  ,  De'  Para- 
grandini  metallici.  Discorso  quarto.  —  Codelupi  Prof. 
Antonio  ,  Sopra  il  prodotto  de'  Bozzoli  di  cinque  edu- 
cazioni di  Bachi  da  seta  praticate  nell'  anno  1 843.  — 
CoDELUPi  Prof.  Antonio  ,  Sopra  una  nuova  malattia 
dei  Bachi  da  Seta.  —  Codelupi  Prof.  Antonio,  So^ 
pra  il  più  proficuo  sistema  di  rotazione  Agraria  e  sul 
modo  più  acconcio  alla  misura  della  fertilità  dei  Ter- 
reni. —  Scritti  raccolti  e  pubblicati  dalla  Società  d' In- 
coraggiamento per  la  Provincia  di  Padova.  —  Paoli- 


302  APPENDICE 

Ni  Prof.  Marco  ,  Annotazioni  Cliniche  sulla  Pellagra.  — 
Carlo  Bebti  Pichat  ,  Fase.  8  del  Voi.  3 ,  fase.  3  del 
Voi.  I  _,  fase.  3  del  Voi.  3_,  fase.  4  del  Voi.  ì  j  e  fase. 
4  del  Voi.  3  delle  Istituzioni  scientifiche  e  tecniche  ^  os- 
sia Corso  Teorico- Pratico  d'  Agricoltura.  —  Commen- 
tari dell'  Ateneo  di  Brescia  dell'anno  1848  a  tutto  il 
1850.  —  Cupp ARI  Prof.  Pietro,  Relazione  delle  ricer- 
che fin  qui  praticate  intorno  la  dominante  malattia  delle 
uve.  — -  Memorie  della  Società  Medico-Chirurgica  di 
Bologna  Voi.  5.  fase.  1.  e  2.  —  De-Rossi  Giuseppe, 
Memoria  sulla  natura  della  predominante  malattia  delle 
viti.  —  Atti  della  1.*  Premiazione  della  Società  d' in- 
coraggiamento in  Padova.  —  Tommaso  Bonaccioli  ,  Si- 
nistri effetti  della  Bevanda  nitrata  osservati  in  alcuni 
branchi  di  vitelli  affetti  di  tosse  per  vermi  nelle  vie 
respiratorie.  —  Tommaso  Bonaccioli  ,  Istruzione  suc- 
cinta intorno  all'  Epizoozia  aftosa  de'  Buoi.  —  Tom- 
maso Bonaccioli  ,  Relazione  intorno  alle  gravi  ed  altre 
circostanze  morbose  che  accompagnarono  la  febbre  afto- 
sa nei  buoi  della  Provincia  Ferrarese.  —  Astolfi  Ing. 
Giuseppe  ,  Ulteriore  proposta  dell'  assicurazione  per  i 
danni  della  Grandine.  —  Petrucci  Pietro  ,  Sopra  una 
nuova  specie  d' infusorio.  —  Prof.  De-Brignole  ,  Sul 
Crambo  di  Teofrasto ,  malattia  che  infesta  le  viti  nel 
corrente  anno. 

—  Il  Sig.  Ispettore  Pietro  Pancaldi  legge  la  prima 
parte  di  una  sua  Memoria  intitolata  =  Sistemazione 
delle  Acque  e  dei  Boschi  nella  Montagna  Bolognese.  = 
Proponendosi  di  leggere  la  seconda  parte  della 
stessa  Memoria  nella  Sessione  prossima  Ordinaria  si 
rimette  a  quella  sessione  il  Compendio  della  intera 
Memoria  col  processo  verbale  che  la  riguarda. 


APPENDICE  303 

Sessione  Straordinaria  delli  21  Dicembre  1851. 

Sono  letti  e  discussi  diversi  Rapporti  di  Com- 
missioni incaricate  di  speciali  studi  sui  quali  si  pub- 
blicheranno a  suo  tempo  quelle  conclusioni  che  po- 
tranno essere  fatte  di  pubblica  ragione. 

Sessione  Ordinaria  delli  28  Dicembre  1851. 

Il  Sig.  Ispettore  Pietro  Pancaldi  legge  la  seconda 
parte  della  sua  Memoi;-ia  intitolata  =  Della  Sistema- 
zione delle  Acque  e  delle  Boscaglie  nelle  Montagne  bo- 
lognesi z=  della  quale  era  stata  letta  la  prima  parte 
nella  precedente  sessione. 

—  A  raggiungere  il  fine  che  l' illustre  Autore  pro- 
poneva a  se  stesso  in  quella  memoria  considera  il 
soggetto  di  essa  in  tutta  la  sua  interezza  e  lo  svolge 
in  ogni  sua  parte  incominciando  dalla  descrizione 
fisica ,  geognostica ,  e  topografica  della  Provincia 
tutta  ;  nella  quale  nascendo  i  torrenti  molteplici  che 
la  percorrono  e  la  solcano  nelle  vette  più  alte  del- 
l' Apennino ,  o  ne'  monti  e  ne'  colli  subalterni  e 
giungendo  alle  valli  o  presso  al  mare ,  tanto  il  piano 
che  il  monte  della  Provincia  sono  come  dir  colle- 
gati a  produrre  e  ricevere  i  medesimi  effetti  di  danni  o 
di  vantaggi  secondo  le  cagioni  operatrici  di  ordine  o 
di  disordine  in  quella  od  in  questa  porzione  del  ter- 
reno di  essa  provincia.  E  dietro  ne  viene  Egli  espo- 
nendo una  per  una  queste  cagioni  di  ordine  e  di 
disordine;  e  componendo  quasi  una  storia  di  quanto 
si  è  operato  in  bene  ed  in  male  su  questi  torrenti 


304  APPENDICE 

e  ne'  terreni  montuosi  dove  maggiormente  s' ingros- 
sano, chiaramente  ne  mostra  gli  abusi  antichi  e  gra- 
vissimi che  hanno  occasionato  i  mali  che  ora  sof- 
friamo e  che  più  forti  e  funesti  soffriranno  i  nostri 
nipoti  se  agli  abusi  o  cagioni  di  disordine  non  si 
oppongono  tosto  le  azioni  efficaci  delle  cagioni  in- 
vece di  ordine  che  Egli  con  grande  studio  e  perizia 
spiega,  descrive  e  consiglia. 

Un  argomento  si  vasto  e  rilevante  non  poteva 
essere  trattato  in  poche  parole  ne  poteva  non  uscirne 
un  lungo  e  cospicuo  lavoro  quale  in  fatto  è  riuscita 
la  Memoria  che  ha  occupata  per  due  volte  1'  atten- 
zione dell'  Accademia.  E  poiché  1'  Autore  ha  rias- 
sunto in  fine  tutto  il  discorso  in  pochi  e  brevi  ar- 
ticoli cosi  non  posso  offrire  alla  Società  compendio 
più  perfetto  e  succoso ,  come  si  desidera ,  di  quello 
che  ne  dà  1'  Autore  stesso  riferendo  colle  sue  stesse 
parole  quelli  Articoli  che  sono  i  seguenti. 

»  1.  Il  territorio  bolognese ,  che  forma  1'  ultima 
parte  di  ponente  dello  Stato  Pontificio ,  ne  è  la  Pro- 
vincia la  più  popolata ,  la  più  fertile  per  la  indu- 
stria speciale  e  coraggiosa  che  si  pratica  dai  possi- 
denti affine  di  renderla  assai  produttiva. 

»  2.  Esso  rimane  diviso  in  due  parti  dalla  strada 
di  Bazzano ,  e  dalla  Via  Emilia  e  Flaminia ,  1'  una 
superiore ,  composta  delle  deliziose  colline  e  delle 
montagne  bolognesi ,  le  quali  grado  grado  si  esten- 
dono sino  all'  Appennino  ed  alle  sue  adiacenze  sul 
confine  Toscano  e  Modonese;  l'altra  (cioè  la  infe- 
riore ) ,  che  dalle  strade  suddette  si  protende  sino 
all'antico  Po  di  Primaro  (ora  Reno). 

»  3.  Questo  Territorio  bolognese  è  attraversato  in 


APPENDICE  306 

direzione  normale  da  ostro  a  tramontana  da  molti 
Torrenti,  i  quali  hanno  la  loro  origine  nelle  vici- 
nanze dei  crini  dell'  Appennino ,  e  scorrendo  allo 
ingiù  per  il  versante  subappennino  di  tramontana  si 
scaricano  nel  Reno ,  che  è  il  recipiente  generale  di 
tutte  le  acque  torbide  e  chiare  del  bolognese. 

»  4. 1  corsi  delle  acque  al  monte  vennero  abban- 
donati, da  lungo  tempo  a  questa  parte,  alle  loro 
naturali  bizzarie,  fomentate  oltremodo  e  progressi- 
vamente ingrandite  dai  dissodamenti  e  disboscamenti 
di  suolo ,  che  ora  producon  frane  e  scoscendimenti 
continui  nelle  pendici  montane ,  e  più  spesso  ed  in- 
golfate le  escrescenze  nei  corsi  di  acque  a  pregiudi- 
zio della  bassa  pianura ,  nel  mentre  che ,  non  es- 
sendo le  acque  al  monte  più  trattenute  ed  assorbite 
dalle  piante  e  dal  cottico  del  suolo  boschivo ,  che 
ne  bevea  porzione ,  manca  poi  1'  elemento  alla  pe- 
rennità dei  corsi  d'  acque  nei  tempi  estivi.  A  questo 
sconvolgimento  del  sistema  di  natura  delle  acque 
correnti  bisogna  quindi  addebitare  la  maggior  af- 
fluenza invernale  nei  torrenti ,  la  scarsità  ed  anco 
la  totale  mancanza  delle  acque  in  essi  nella  state, 
e  non  ad  aumento  di  portata ,  che  non  si  verifica 
a  confronto  dei  tempi  antichi. 

»  6.  Sino  a  che  le  acque  dei  torrenti  divagaron 
torbide  sulla  bassa  pianura ,  le  boscaglie  montane 
furono  rispettate ,  le  acque  al  monte  furono  frenate 
con  chiuse  ,  con  repagoli  e  con  piccoli  lavori  d'ogni 
sorte,  che  si  costruivano  e  si  mantenevano  dalle  Co- 
muni e  dai  maggiori  possidenti  interessati  le  riviere 
,  che  dalla  strada  di  Bazzano ,  e  dall'  Emilia  e  Fla- 
minia procedevano  sino  alle  valli ,  erano  mantenute 


306  APPENDICE 

dai  rispettivi  Consorzi  degl'  interessati  nella  loro  di- 
fesa ;  ma  col  progredir  dei  tempi ,  aumentata  oltre- 
modo la  popolazione ,  e  con  essa  i  bisogni  civili  del 
Territorio ,  si  tralasciaron  le  opere  che  portavano 
dispendio  in  montagna ,  e  si  rivolse  ogni  pensiero 
alle  nuove  industrie ,  che  si  presentarono  più  pronte 
nella  distruzione  delle  boscaglie  per  ridurne  il  suolo 
a  coltivazione  di  cereali ,  senza  alcun  riguardo  ai 
danni  che  ne  sarebbero  derivati  in  appresso,  e  che 
si  soffrono  infatti  oggigiorno  ;  come ,  per  lo  slesso 
fine  di  provvedere  alla  cresciuta  popolazione,  si  die- 
de opera  con  tutta  fretta  ad  incassar  le  acque  in 
nuovi  canali  arginati  in  pianura ,  sebbene  non  fosse 
per  anco  compiuta  la  bonificazione  dei  bassi  fondi 
su  cui  doveano  impiantarsi  le  nuove  arginature  a 
difesa  dei  terreni  da  coltivare  ;  senza  contemplare 
in  prevenzione  gli  effetti  che  produrrebbe  un  giorno 
r  abbandono  delle  acque ,  i  nuovi  ed  estesi  disbo- 
scamenti e  dissodamenti  al  monte  ,  ossia  senza  con- 
templare i  tristi  effetti  che  la  non  curanza  delle  acque 
correnti  alla  loro  origine  dovea  produrre  negli  alvei 
arginati  al  piano  ,  i  pericoli  e  i  danni  cui  rimar- 
rebbero esposti  i  bassi  fondi,  che  voleansi  salvare 
dalle  irruzioni  delle  acque  disalveate. 

»  6,  La  grand'  opera  dell'  inalveazione  del  fiume 
Reno  e  dei  suoi  inlluenti  fu  fatta  dal  Governo  coi 
fondi  dell'  Erario ,  con  quelli  della  Provincia  e  dei 
particolari  interessati  ed  anco  formando  debiti ,  che 
dovevano  poi  pagarsi  alla  fin  del  conto ,  ossia  ad 
opera  terminata ,  dai  possidenti  sollevati  dai  danni 
delle  acque  disalveate ,  disposizione  la  quale  fu  poi 
abrogata  nel  1806  nel  modo  che  si  è  riportato   al- 


APPENDICE  307 

r  Art.  IV  §.  42  ;  ma  essendosi  attivato  dopo  il  1796 
il  Catasto  del  Territorio  bolognese ,  cbe  si  era  ese- 
guito per  ordine  del  Pontefice  Pio  VI ,  le  imposizioni 
d'  acque  incominciarono  da  quell'epoca  a  distribuirsi 
fra  tutti  i  possidenti  del  Territorio,  e  quindi  anco 
su  quei  di  montagna  ;,  che  nulla  aveano  mai  pagato 
per  quest'  oggetto  e  per  il  quale  concorrono  anch'  essi 
dal  1796  a  questa  parte  alla  spesa  di  manutenzione 
dei  lavori  cbe  servono  a  mantenere  i  corsi  d'  acque 
arginati  in  pianura ,  a  difesa  dei  terreni  del  piano , 
che ,  vallivi ,  un  giorno ,  sono  ora  ridotti  a  bella  e 
produttiva  coltivazione. 

»  7.  Nulla  si  fa  e  si  spende  in  oggi  per  regolare 
le  acque  al  monte ,  ove  V  unica  disposizione  gover- 
nativa è  diretta  ad  impedire  1'  ulteriore  dello  disbo- 
scamento e  dissodamento  montano ,  a  cautelare  e 
vincolare  il  godimento  delle  boscaglie ,  a  modo  che 
rimanga  garantita  la  incolumità  pubblica,  impegno 
assai  grave ,  perchè  in  opposizione  all'  interesse  ,  e 
dicasi  pur  anco  ad  una  certa  moralità  dei  privati. 
Tutto  si  spende  per  mantenere  nel  miglior  sistema 
possibile  i  corsi  delle  acque  arginati  al  piano ,  pel 
cui  regime  e  manutenzione  si  formano  i  fondi  oc- 
correnti ogni  anno,  a  tenuini  del  Moto  Proprio  1817: 

Dall'  Erario  pubblico  per  la  metà  dell'  importo 
portato  dal  preventivo  di  Acque: 

Dalla  Provincia  mediante  una  sovra-tassa  di  un 
decimo  sulla  dativa  reale  del  territorio  : 

Dai  possidenti  più  da  vicino  interessali ,  in  ra- 
gione dell'  utile  che  ne  risentono ,  per  quanto  rimane 
a  completare  la  somma  cui  montano  ogni  anno  le 
spese  d' Acque  provinciali ,  detratte  le  poche  doti 
d'  Acque. 


308  APPENDICE 

»  &.  Il  prodotto  del  decimo  che  ha  pagato  la  Pro- 
vincia non  si  è  però  impiegato  tutto  negli  affari  di 
Acque  di  questo  Territorio ,  essendoché  della  somma 
di  Se.  27647  ,  che  rende ,  non  si  sono  spesi  nella 
gestione  dei  nostri  corsi  d' acque  provinciali  argi- 
nati, ragguagliatamente  dell'anno  1847  all'anno 
1850  inclusive,  se  non  se  Se.  17,129,  per  cui  si 
sono  distratti  dal  contributo  di  questa  Provincia  un 
anno  per  l'altro  Se.  10,518. 

»  9. 1  nuovi  e  gì'  incessanti  bisogni  di  sollevare  e 
sfamare  gli  abitanti  della  montagna  :  1'  aggravio  che 
soffrono  i  possidenti  di  monte  come  concorrenti  an- 
ch' essi  nel  decimo  di  sopraccarico  alla  dativa  reale , 
alle  spese  dei  lavori  d'  acque  al  piano ,  dai  quali 
non  ne  risentono  alcun  vantaggio  :  la  troppo  rigo- 
rosa restrizione  dell'  uso ,  e  del  godimento  dei  bo- 
schi ,  che  ad  essi  viene  comandata  a  garanzia  della 
incolumità  pubblica ,  sono  1  principali  molivi  pei 
quali  reclamano  di  continuo ,  non  si  curano  dei  di- 
sordini delle  acque  al  monte ,  e  si  prendono  mag- 
giori licenze  nel  disboscare  e  dissodar  il  suolo  mon- 
tano ,  rivolgendosi  a  vane  industrie  fallaci  in  fatto , 
ma  lusinghiere  di  primo  aspetto. 

Su  questi  principali  titoli  di  reclamo  non  solo 
si  sono  resi  passivi  alla  conservazione  delle  bosca- 
glie ,  ma  si  son  pure  fatti  inobbedienti  a  quanto 
prescrivono  i  regolamenti  disciplinari ,  che  riguar- 
dano il  buon  governo  dei  boschi;  perlochè  è  addi- 
venuta necessaria  una  riordinazione  sostanziale  del- 
le acque  e  dei  boschi  di  monte  ,  la  quale  non  si  po- 
trà mai  ottenere  se  non  s' incomincia  ad  attivarla 
con  un  ben  inteso  sistema  di  chiuse ,  a  cui  proceda 


APPENDICE  309 

di  conserva  un  imboscamento  normale  senza  spesa 
dei  possidenti  di  montagna,  e  per  il  quale,  reso 
stabile  lo  imboscamento  delle  principali  e  più  fra- 
nose pendici  colla  protezione  che  vi  presteranno  le 
serre,  si  possa  poi  pretendere  dalle  Comuni  e  dai 
possidenti  una  estensione  maggiore  d' imboscamento, 
lasciando  nel  frattanto  campo  a  quelle  industrie  che 
si  troveranno  tollerabili. 

»  10.  In  qualunque  modo,  la  riordinazione  delle 
acque  e  delle  boscaglie  al  monte  non  potrà  verifl- 
carsi  altrimenti  che  sottoposta  all'  azione  del  Gover- 
no, perchè  abbia  una  direzione,  un'amministrazione 
unica ,  uniforme  ed  attiva ,  che  col  miglior  ordine 
e  colla  minore  spesa  corrisponder  possa  alla  impor- 
tanza dell'  impresa ,  e  tronca  speditamente  le  qui- 
stioni  fra  l' interesse  generale  e  l' interesse  privato, 
la  cui  definizione  non  verrebbe  mai  a  termine  senza 
r  autorità  governativa.  Per  lo  che  si  presenterà  a 
chiunque  necessario  che  le  chiuse  i  primi  imbosca- 
menti normali  siano  fatti  e  mantenuti  per  un  tempo 
almeno  dal  Governo  ,  ossia  dalla  rappresentanza  Pro- 
vinciale mediante  i  suoi  Ingegneri  e  subalterni ,  ai 
quali  è  già  appoggiata  la  ispezione  e  la  sorveglianza 
dei  boschi. 

vii.  Come  sembra  ragionevole  che  le  spese  tutte 
per  la  costruzione  e  per  la  manutenzione  delle  opere 
destinate  al  riordinamento  delle  acque  e  del  suolo 
montano ,  da  cui  hanno  la  loro  origine  i  torrenti , 
siano  egualmente  sostenute  dalla  Provincia ,  che  po- 
trà assumerne  l' impegno  senza  bisogno  di  caricare 
di  nuova  tassa  i  possidenti,  quando  si  procuri  la 
facoltà  di  disporre  e  di  prevalersi  all'  uopo  del  fondo 


310  APPENDICE 

del  li  Se.  10518  circa  che  si  pagano,  ma  non  si  spen- 
dono nei  nostri  lavori  d'  acque  provinciali ,  quan- 
tunque formino  parte  del  decimo  di  sopraccarico  al- 
l' annua  dativa  reale  che  paga  la  Provincia  di  Bo- 
logna per  la  conservazione  dei  corsi  delle  acque 
provinciali,  ciocche  pare  si  debba  ottenere  facendo 
riflettere  alla  Superiorità  che  la  riordinazione  delle 
acque  e  la  rimessa  delle  boscaglie  al  monte  è  in 
sostanza  un'  impresa  dalla  quale  sentiranno  vantag- 
gio sommo ,  avranno  risparmi  di  spese  d'  acque  sen- 
sibili anco  le  altre  Province  interessate  nel  Reno  e 
nei  suoi  influenti  inferiori ,  cioè  le  Province  di  Fer- 
rara e  di  Ravenna ,  le  quali  si  troveranno  egual- 
mente sollevate  da  quegl'  ingolfamenti  che  derivano 
nel  Reno ,  nel  Sillaro ,  nel  Santerno  e  nel  Senio 
dall'  attuale  abbandono  delle  acque ,  e  dalle  altre 
circostanze  di  già  indicate. 

IL  soggetto  su  del  quale  vi  ho  trattenuti ,  o  Si- 
gnori ,  è  di  un'  importanza  somma.  Io  non  ho  la 
presunzione  di  averlo  bene  ed  a  sufficienza  svilup- 
pato ,  e  mi  chiamerò  contento  se  il  mio  discorso 
potrà  disporre  questa  nostra  Società  a  coltivare  ed 
a  provocare  1'  attuazione  di  una  provvidenza ,  che 
io  trovo  consentanea  sovra  ogni  altra  alle  intenzio- 
ni manifestate  più  volte  da  Sua  Eccellenza  il  Signor 
Ministro  dei  lavori  pubblici  a  favore  dell'  agricol- 
tura e  degli  agricoltori ,  e  per  cui  più  Gate  la  Le- 
gazione eccitava  questo  nostro  Consesso  Agrario  a 
proporre  piani  di  miglioramento.  » 

Terminata  la  lettura  di  questa  Memoria  ricor- 
darono i  Soci  presenti  che  fino  dal  principio  del- 
l' anno  passato  la  Società  fra  i  molti  temi  proposti 


APPENDICE  31 1 

dalle  Deputazioni  Sezionali  per  Concorso  di  Premi 
trascelse  quello  che  giudicò  il  più  opportuno  e  il 
più  importante  di  tutti  e  che  potevasi  appunto  in- 
dicare col  titolo  stesso  della  Memoria  del  Pancaldi 
=  Della  Sistemazione  y  cioè,  delle  Acque  e  dei  Boschi 
nelle  Montagne  bolognesi,  zz  Ricordarono  che  più  e 
più  volte  si  unirono  i  Soci  in  Sessioni  per  deter- 
minare la  condotta  e  1'  estensione  ed  i  limiti  che  si 
volevano  nel  lavoro  di  Concorso ,  e  che  infine  fu 
incaricato  1'  esimio  Dott.  Ferrari  a  dettare  il  Pro- 
gramma di  questo  Concorso  secondo  le  idee  parti- 
colari della  Società,  e  che  in  effetto,  composto  quel 
Programma  con  molto  studio  e  sapere  ed  approvato 
dai  Soci,  fu  considerato  che  ad  un  tema  sì  vasto  e 
difficoltoso  conveniva  un  premio  maggiore  di  quello 
di  che  poteva  allora  disporre  la  Società  e  si  ordinò 
di  provvedere  che  si  potesse  più  innanzi  offerire  un 
premio  condegno  alla  gravità  e  utilità  dell'  opera 
che  si  desiderava.  Ora  per  fortunata  e  beila  coin- 
cidenza di  cose  è  avvenuto  che  il  lavoro  del  Pan- 
caldi  soddisfi  appunto  a  quanto  si  domandava  in 
quel  Programma ,  per  la  qual  cosa  è  evidente  che 
la  Società  per  molte  maniere  è  obbligata  al  Pan- 
caldi  e  che  quest'  ultimo  lavoro  di  lui  sia  preso 
da  essa  in  ispeciale  considerazione  trattandosi  in  esso 
dottamente  e  con  antica  e  profonda  esperienza  del 
fondamento  si  può  dire  e  dell'  origine  principale  del 
bene  o  del  male  avvenire  della  nostra  Provincia.  Sarà 
bene  se  gli  avvertimenti  e  i  consigli  del  Pancaldi 
saranno  seguiti  ;  sarà  male  se  libero ,  com'  è  ora  in 
gran  parte ,  sarà  lasciato  il  corso  agli  abusi  ed  al 
disordine ,  onde   in   ogni  anno  più  si  dispogliano    i 


312  APPENDICE 

monti  che  perciò  si  scompongono  e  franano  ;  e  più  i 
terreni  portati  in  basso  coi  torrenti  divengon  nocivi  in 
luogo  di  giovar  le  pianure;  e  le  acque  più  accumula- 
te e  più  rapide  e  disfrenate  tengon  ognora  i  possidenti 
di  pianura  in  angustie,  in  pericoli  ed  in  aggravi  inces- 
santi di  spese.  Dove  all'  incontro ,  regolate  le  cose  con 
ragione  o  a  meglio  dire  come  la  natura  stessa  e  l'espe- 
rienza ne  insegna,  ogni  giorno  può  togliersi  del  male 
presente  e  crescere  e  conservare  le  ricchezze  montane 
con  alleviamento  di  pesi  e  con  aumentata  prospe- 
rità agraria  della  pianura. 

Questi  pensieri  conferivano  fra  loro  i  Soci  su 
quanto  era  stato  prima  discorso  dal  Pancaldi  nella 
sua  Memoria ,  ed  il  Sig.  Presidente  considerando  che 
i  mezzi  di  riparare  ai  disastri  delle  montagne  ed  ai 
danni  per  essi  delle  pianure  si  vogliono  ricavare 
(  come  dimostra  1*  Autore  )  e  dall'  opera  dei  privati 
e  dalla  immediata  ed  efficace  cooperazione  del  Go- 
verno ,  ordinò  che  la  Memoria  stessa  fosse  rimessa 
a  quella  Commissione  che  è  incaricata  di  studiare 
e  proporre  al  Governo  stesso  quelle  cose  che  si  ri- 
conoscono necessarie  al  miglioramento  agrario  della 
Provincia.  La  qual  Commissione  può  dirsi  gover- 
nativa essendo  stata  richiesta  dalla  solerzia  e  dal 
desiderio  del  pubblico  bene  in  fatto  di  agricoltura 
dal  Sig.  Ministro  stesso  di  Agricoltura  e  Commercio. 

D.  Santagata  Vice-Segretario. 


APPENDICE  313 

Sessione  ordinaria  delli  11  Gennaio  1852. 

Letto  ed  approvato  il  precedente  verbale,  sì  da 
comunicaziooe  di  un  ossequiato  Dispaccio  ,  N.  767 
col  quale  S.  E.  Rina  Mons.  Commissario  Straordi- 
nario e  Pro-Legato  partecipa  al  chiarissimo  Signor 
Presidente  la  sua  approvazione,  per  le  nomine  dei 
Soci  alle  cariche  designate  dal  voto  della  Società  Agra- 
ria, e  cioè  di  Censori,  nelle  persone  dei  Soci  Signor 
Prof.  Giuseppe  Bianconi ,  e  Sig.  Avv.  Enrico  Sassoli  ; 
di  Segretario,  in  quella  del  Sig.  Prof.  Giovanni  Contri; 
e  di  Vice-Segretari  nei  Soci  Sig.  Doti.  Paolo  Predieri 
per  la  1."  Sezione,  Sig.  Prof.  Domenico  Santagata 
per  la  2.^  Sezione ,  e  Sig.  Ing.  G.  Domenico  Ferrari 
per  la  3.*  Sezione.  Approva  pure  in  esso  dispaccio, 
la  nomina  del  Sig.  Conte  Camillo  Salina  come  Teso- 
riere della  Società ,  e  dei  Sig.  Prof.  Giuseppe  Berto- 
Ioni,  ed  Ing.  Francesco  Monti  come  Direttori  del 
Fondo  agrario. 

Quindi  fatta  lettura  di  tre  lettere  dei  nuovi  Soci 
Residenti ,  Signori  Conte  Giovanni  Malvezzi ,  Conte 
Biagio  Bianconcini ,  e  March.  Annibale  Guidotti ,  si 
prescrive  dal  Chiarissimo  Sig.  Presidente  venga  letto 
lo  scritto,  del  quale  ora  si  fa  breve  parola. 

Memore  mai  sempre  la  Società  Agraria,  essere 
suo  precipuo  divisamento,  quello  di  promuovere  dei 
miglioramenti  agrari,  pei  quali  il  Superiore  Governo 
avevano  inviato  lodevolissimo  ed  apposito  eccita- 
mento ,  con  ossequiato  Dispaccio-  N.  286 ,  nominava 
nel  decorso  anno  una  Commissione  di  Soci  ordina- 
ri, a  Gn  di  studiare  le  cagioni  che  deteriorarono  le 
razze  dei  nostri  bestiami  domestici ,  additandone  ad 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie  111.  Tomo  5.  21 


314  APPENDICE 

un  tempo  i  mezzi  diversi  e  più  acconci  per  riescire 
a  migliorarle,  siccome  io  allri  paesi  si  fa  manifesto. 
Compilatosi  pertanto  dalla  medesima  un  circostan- 
ziato Rapporto,  leggasi  questo  nella  attuale  sessione. 
Non  mi  farò  a  descrivere  dettagliatamente  le  molte 
cose  saviamente  esposte  e  riferite ,  sendochè  il  merito 
loro,  e  la  importanza  in  genere  del  vasto  argomento, 
ne  induce  a  pubblicarne  ben  presto  il  contenuto  nel 
giornale  agrario.  Né  basti  intanto  l'accennare,  che 
in  esso  sonovi  esposte  e  ricordate  le  pratiche,  che 
deturpano  e  deteriorano  grado  grado  le  razze ,  e 
si  vengano  invece  additando  uno  per  uno  gli  usi  e  me- 
lodi giovevoli ,  ed  opportuni  per  riescire  al  migliora- 
mento dei  nostri  bestiami  domestici.  Chi  volesse  dire 
ogni  cosa  in  minimi  termini ,  dovrebbe  asseverare,  che 
il  Rapporto  della  Commissione  ha  per  iscopo,  di  addita- 
re i  modi  di  allevare,  nutrire ,  e  custodir  bene  il  be- 
stiame ,  non  che  di  usare  ogni  diligenza  nella  scelta 
dei  genitori,  e  di  quelle  altre  utili  avvertenze  che  si 
riferiscono  alla  più  idonea  propagazione  della  specie. 
Né  in  ciò  fare  estendesi  di  soverchio  il  lavoro 
della  Commissione  in  ragionamenti  astratti ,  ed  astruse 
osservazioni  fisiologiche,  sendochè  quelli  e  queste,  io 
modo  però  idoneo  ed  opportuno,  pochi  mesi  innanzi 
erano  già  state  raccolte  ed  ordinate,  con  zelo  e  discer- 
nimento, da  un  membro  della  stessa  Commissione,  il 
quale,  in  due  separate  memorie  facevane  soggetto  di 
lettura  al  nostro  corpo  Accademico.  L'  argomento  per- 
tanto del  miglioramento  delle  razze  dei  bestiami  do- 
mestici, può  dirsi  in  oggi  veramente  studiato  con  ogni 
premura  ed  efficace  interessamento  dalla  Società  Agra- 
ria ,  alla  quale   ed  a  voi  tutti,  o  Signori,   qui   pre- 


APPENDICE  315 

sentì,  altro  ora  non  resta,  se  non  se  dar  corso  alle 
pratiche  conclusioni,  che  in  fine  del  Rapporto,  già  in- 
viato al  Superiore  Governo,  sonosi  riferite,  e  sono  le 
seguenti. 

1.  Promuovere,  con  adatte  istruzioni  ed  eccita- 
menti, la  costruzione  di  più  idonee  Cascine  e  special- 
mente Mandrie,  e  Porcili,  siccome  la  esperienza  dei 
più  celebrati  maestri  ne  ha  dimostrato  convenire  al 
buono  e  salubre  allevamento ,  e  custodia  dei  nostri 
bestiami. 

2.  Accrescere  e  favorire  con  una  maggiore  esten- 
sione la  coltivazione  dei  prati  artificiali ,  delle  bar- 
babietole, dei  tuberi  e  radici;  diminuendo  invece 
quella  dei  seminati ,  e  dei  terreni  lavorativi ,  affin- 
chè collo  introdurre  nuovi  foraggi ,  e  maggior  numero 
di  sostanze  nutrienti,  e  collo  estendere  ancora  viem- 
meglio gì'  introdotti ,  si  possa  ottenere  il  triplice  in- 
tento, di  accrescere  la  quantità  del  bestiame  in  ogni 
podere,  di  nutrirlo  meglio  di  quello  che  si  faccia  di 
presente,  e  di  affaticar  meno  i  giovani  manzi  e  le 
vaccine  pregne  :  dai  quali  bestiami  poi  si  denno  otte- 
nere gli  individui  più  pingui ,  e  gli  allievi  più  idonei 
a  migliorarne  la  razza. 

3.  Trovar  modo  di  sorvegliare  con  regole  la  te- 
nuta e  conduzione  dei  Tori  da  monta  ;  col  quale  in- 
tento favorire  la  scelta ,  e  dirigere  le  pratiche  che 
si  riferiscono  alla  riproduzione  dei  bovini;  specie  più 
d' ogni  altra  importante  per  questa  nostra  provincia. 

4.  Pubblicare  e  diramare  ai  campagnuoli  una 
Istruzione  popolare  sullo  allevamento  dei  nostri  be- 
stiami, e  sulle  avvertenze  ad  aversi  per  migliorare  le 
nostre  razze  differenti. 


316  APPENDICE 

5.  Pubblicare  e  distribuire  con  apposito  program- 
ma buco  numero  di  medaglie  d'incoraggiamento, 
od  anche  premi  in  denaro ,  per  quelle  persone ,  che 
dimoranti  nei  territori  delle  Deputazioni  Sezionali,  si 
saranno  data  premura  di  favorire  con  efficaci  mezzi 
questo  miglioramento ,  avendone  adottate  ed  insegna- 
te le  buone  pratiche,  sia  introducendo  bestiami  di 
razze  pregiate ,  come  ancora  incrocicchiando  gli  in- 
digeni con  bestiami  stranieri  più  idonei  ed  apprezzati. 

Si  da  termine  al  Rapporto  colla  espressione  di 
un  voto,  per  trovar  modo  in  appresso  di  fissare  una 
idonea  e  sufficiente  somma  in  denaro,  per  lo  acquisto 
di  bestiami  di  buone  razze,  in  quantità  però  suffi- 
ciente ad  introdurre  fra  noi  ogni  anno  buon  nu- 
mero di  allievi ,  affinchè  col  decorrere  del  tempo  si 
possa  sperare ,  che  il  grande  numero  dei  Tori  da 
monta ,  si  abbia  ad  ottenere  da  queste  più  idonee 
ed  accreditate  razze  desiderate. 

Per  ultimo  la  Commissione  fa  un  appello  alla 
diligenza  dei  Soci ,  al  loro  amore  pel  decoro  e  pel 
bene  del  paese,  affinchè  le  pratiche  suggerite,  poiché 
non  difficili  ad  eseguirsi,  vengano  adottate  dai  me- 
desimi con  vero  interessamento ,  e  rendano  per  tal 
guisa  manifesto  coi  fatti ,  che  1'  appartenere  alla  So- 
cietà nostra,  equivale  ad  una  esplicita  e  sincera  di- 
chiarazione, di  non  voler  continuare  le  dannose  ed 
inefficaci  pratiche  ricordate ,  ma  essere  dessi  intima- 
mente persuasi,  di  cooperare  con  ogni  diligenza  al  mi- 
glioramento delle  medesime,  nel  modo  ancora  sa- 
viamente indicato  dalla  prenominata  Commissione. 

Chiudasi  la  sessione  colla  lettura  di  una  breve 
Memoria  sullo  stesso  argomento,  stesa  con  molto  di- 


APPEWDICE  317 

scernìmeDto,  e  con  alcune  speciali  vedute  pratiche  lo- 
cali, dal  Sig.  Dolt.  F.  Cassarini  Direttore  della  Depu- 
tazione Sezionale  di  Castiglione. 

Di  questa ,  poiché  debbesi  pubblicare  per  este- 
so nel  giornale  agrario ,  qui  si  ommette  di  riferirne 
il  transunto. 

Sessione  straordinaria  delli  18  Gennaio  1862. 

Letto  il  precedente  verbale ,  che  viene  approva- 
to, il  Segretario  legge  un  breve  rapporto  compilato 
da  lui  e  dal  Socio  Signor  Ing.  Pietro  Pietra  intorno 
allo  eseguito  riordinamento  della  incipiente  Biblioteca 
della  Società.  Poscia  si  leggono  tre  altri  Rapporti  di 
molto  interesse,  i  quali  sono  posti  a  regolare  discus- 
sione,  sendochè  si  riferiscono  a  varie  interpellazioni 
pervenute  alla  Società.  Di  questi  rapporti  però  si  om- 
mette di  pubblicare  il  transunto,  dovendosene  atten- 
dere in  appresso  la  Superiore  approvazione. 

Proseguendosi  a  trattare  gli  affari  pei  quali  sono 
io  oggi  stati  radunati  i  Soci  Ordinari ,  e  dietro  alcune 
riflessioni  risguardaoli  la  futura  Esposizione  Agraria  , 
si  stabilisce,  che  la  Commissione  nominata  per  quella 
del  decorso  anno ,  abbia  ad  occuparsi  e  disporre  le 
cose  occorrenti ,  e  per  le  quali  sia  opportuno  pen- 
sarvi di  presente ,  riserbandosi  la  Società  di  nominare 
io  appresso  una  Commissione  per  la  nuova  Esposi- 
zione Agraria-Industriale ,  appena  sarà  giunto  il  Dì- 
spaccio  Governativo  in  relaziona  alla  medesima ,  ed 
io  riscontro  a  quanto  sì  è  di  recente  dimandato. 

Si  passa  quindi  a  leggere  un  Rapporto  inviato 
alla  Società  dalla  Commissione  delle  Deputazioni  Se- 


318  APPENDICE 

zioDali,  col  quale  vengono  proposte  le  nuove  Domi- 
ne per  le  cariche  delle  Deputazioni  Sezionali ,  e  si 
propongono  a  Soci  diversi  individui  dimoranti  nelle 
medesime.  Intorno  al  qual  rapporto  la  Società  dopo 
averlo  posto  ai  voli  per  1'  approvazione ,  stabilisce  ven- 
gano inviati  al  Superiore  Governo  con  lettera  i  nomi 
delle  persone  notate  nel  medesimo. 

Per  ultimo,  avendo  il  Ch.  Sig.  Presidente  fatto  co- 
noscere che  i  Soci  Signori  March.  Massimiliano  Ange- 
lelli ,  Prof.  Antonio  Santagata ,  Prof.  Antonio  Berto- 
Ioni  ,  Dott.  Giacomo  Grandi  e  Davide  Bourgeois ,  de- 
siderano di  essere  annoverati  fra  i  Soci  Corrispon- 
denti Residenti ,  invece  di  continuare  a  far  parte  dei 
Soci  Ordinari  come  nei  decorsi  anni ,  così  prevalen- 
dosi esso  dell'  Art.  Vili  dello  Statuto,  propone  alla  So- 
cietà altri  cinque  soggetti ,  tratti  dall'  Elenco  dei  Resi- 
denti, e  cioè  Signori  Gualandi  Ing.  Francesco,  Pizzardi 
March.  Luigi,  Marsili  Conte  Carlo,  Guidi  Giuseppe, 
Pietra  Ing.  Pietro.  Posti  a  ballotazione  gli  anzidetti  pro- 
posti ,  ciascheduno  però  separatamente ,  riescono  tutti 
nominati  Soci  Ordinari,  e  si  raccomanda  al  Sig.  Pre- 
sidente di  subordinare  tale  nomina  a  S.  E.  Mons.  Pro- 
legato, pregato  ad  impartirvi  la  sua  approvazione. 

Sessione  ordinaria  delli  25  Gennaio  1862. 

Lettosi  r  Elenco  dei  Soci  intervenuti  ed  il  pre- 
cedente resoconto  che  venne  approvato ,  1'  estensore 
del  presente  verbale,  poiché  per  la  prima  volta  vede- 
si  occupare  il  posto  di  Segretario  a  destra  del  Ch. 
Sig.  Presidente ,  cosi  prende  a  dire  : 

»  Onorato  dalla  vostra  fiducia,  Accademici  Pre- 


APPENDICE  .  319 

»  staDtissimi,  a  fio  d'  occuparmi,  anche  in  quest'  anno, 
»  degli  affari  risguardanti  la  Società  nostra ,  poiché 
»  io  vidi  essere  unanime  il  voto  di  voi  cortesemente 
«  dimostratomi  nel  decorso  mese ,  mi  sobbarcai  di 
j>  buon  grado  ad  assumerne  il  peso,  versando  le  mie 
»  cure  alla  prima  Sezione  della  Segreteria  in  sul  prin- 
»  cìpiare  dell'  anno  presente.  A  ciò  mi  stimola  pur 
»  anco  il  vivo  desiderio  di  cooperare  per  mia  parte 
»  a  rendere  minori  le  cure  e  fatiche  degli  altri  due 
»  Vice  Segretari ,  ed  in  ispecie  del  Prof.  Domenico 
»  Santagata ,  al  quale  gli  Atti  della  Società ,  ed  altre 
»  occupazioni,  accrebbero  fin  qui  la  mole  delle  fac- 
»  cende ,  da  abbisognare  in  oggi  di  qualche  tempo 
»  per  ultimarle.  Con  animo  però"  di  rinunziare  ben 
»  presto  ai  medesimi  le  incombenze  in  oggi  assunte, 
»  io  mi  presterò  per  quanto  è  in  me ,  a  fare  le  veci 
»  in  questi  primi  mesi  dell'  anno  accademico ,  del 
»  Prof.  Contri  nostro  Segretario  meritissimo,  ben  cer- 
»  to  che  alla  insufficienza,  voi  pure ,  così  amorevoli 
»  e  discreti,  mi  coadiuverete  coi  vostri  lumi  e  col  vo- 
»  stro  senno;  mentre  dal  canto  mio,  a  dimostrare  il 
»  sincero  aggradimento,  porrò  ogni  cura  ed  interessa- 
li mento,  onde  procurare,  per  intanto,  il  sollecito  an- 
»  damento  delle  affidatemi  incombenze.  Ed  affinchè 
»  vi  siano  noti  i  mezzi  coi  quali  1'  ufficio  della  So- 
»  cietà  nostra  si  propone  di  trattare ,  con  efficacia 
»  sempre  maggiore ,  gli  affari  risguardanti  il  migliora- 
»  mento  dell'  agricoltura,  credo  in  oggi  di  parteciparvi 
»  per  parte  del  Ch.  nostro  Sig.  Presidente,  che  in  ogni 
»  giorno,  dalle  ore  una  alle  quattro  pom.,  l'ufficio 
»  sarà  aperto  ai  Soci  che  avessero  a  trattare  e  rife- 
»  rire  sugli  affari  risguardanti  le  commissioni  speciali 


320  APPENDICE 

»  ed  istruzioni  relative,  non  che  sugli  articoli  ed  al- 
»  tri  oggetti  riferibili  alia  pubblicazione  del  Giornale 
»  d'Agricoltura,  che  in  codesto  anno,  per  naeglio  della 
»  cosa,  verrà  quivi  ordinato  e  distribuito  per  cura  di 
»  una  Commissione  mista ,  alla  quale  me  Segretario , 
»  la  Censura  credè  bene  aggregare  tre  membri  di  co- 
»  desta  Società  Agraria  a  norma  delle  dimande  e 
»  delle  ricevute  istruzioni.  » 

Presentansi  pure  in  questa  Sessione  alla  Società 
lettere  di  ringraziamento  ,  inviate  dai  nuovi  Soci  Resi- 
denti Sig.  March.  Carlo  Bevilacqua,  e  Sig.  Ing.  Giuseppe 
Ferri ,  non  che  altre  due  lettere  pure  di  ossequio  e 
ringraziamento,  pervenuta  l' una  da  Rennes,  ed  in- 
viata dal  Ch.  Prof.  Faustino  Malaguti  che  io  quella 
città  francese  onora  la  patria  nostra ,  occupando,  con 
moltissimo  plauso  e  celebrità,  la  cattedra  di  chimica; 
e  l' altra  dell'  egregio  Sig.  Gio.  Battista  Spalletti  di 
Reggio,  passionatissimo  cultore  di  agronomia  nei  va- 
sti lenimenti  dal  medesimo  posseduti  nella  nostra  Pro- 
vincia e  fuori. 

Presentasi  ancora  un  programma  pubblicato  da 
una  Commissione  di  Signori  Bolognesi ,  per  la  co- 
struzione della  Strada  Ferrata  dal  conQne  modenese 
al  confine  toscano,  passando  per  la  nostra  Provincia, 
nel  quale  sono  esposti  gli  articoli ,  che  risguardano 
la  concessione  a  chiedersi  all'  Eccelsa  Commissione 
internazionale  per  le  strade  ferrate  residente  in  Mo- 
dena. La  Società  fa  sincero  plauso  ai  generosi  ed 
avveduti  suoi  concittadini  soscrittori  del  programma, 
i  quali  intendono  anche  in  oggi  come  in  passato,  e 
con  ogni  efficacia ,  ad  illuminare  il  pubblico  sui  veri 
suoi  interessi ,  inlorno  l' importantissimo  ramo  di  ben 


APPENDICE  321 

essere  generale,  quali  sono  le  strade  ferrate  per  que- 
sta Provincia,  allorché  renderanno  alla  stessa  tutto 
quel  pregio,  che  per  la  sua  naturale  struttura  e  posi- 
zione gii  si  appartiene. 

Il  Sig.  Presidente  invita  quindi  il  Socio  Corri- 
spondente Residente  Sig.  Dott.  Carlo  Frulli  a  leggere  la 
sua  memoria  che  porta  per  titolo,  Esperimento  qua- 
driennale della  cultura  della  Canapa  senza  impiego  di 
strame  tallivo. 

Le  buone  osservazioni  non  sono  giammai  in  nu- 
mero soverchio ,  quando  servir  denno  a  dimostrare 
la  utilità  di  alcune  recenti  pratiche,  e  la  opportunità 
negli  agronomi  avveduti,  per  cessare  dalle  cattive  e 
viete  consuetudini.  E  tanto  più  se  ne  debbe  moltissima 
lode  a  coloro,  che  si  studiano  di  riferirne  delle  nuove 
con  calde  parole ,  perchè  molto  acconcie  a  risvegliare 
nei  meno  avveduti  campagnuoli  il  desiderio  di  adot- 
tarne gli  utili  risultamenti.  Di  questo  bel  numero  deb- 
bonsi  annoverare  le  osservazioni  riferiteci  dal  Socio 
Residente  Sig.  Dott.  Carlo  Frulli,  il  quale  erudito  e 
facondo,  siccome  si  è  sempre  dimostrato  nelle  proprie 
scritture,  ha  creduto  di  intrattenere  l'adunanza  colla 
Esposizione  di  un  quadriennale  esperimento  intorno  la  cul- 
tura della  canapa  in  un  podere  suburbano  nella  condu- 
zione del  quale  venne  ammesso  affatto  V  impiego  dello 
strame  vallivo ,  siccome  per  solito  costumavasi  in  prece- 
denza, ed  a  simiglianza  dei  vicini  poderi.  Non  vorrò,  o 
Signori,  ripetervi  i  principii  generali  di  buona  agrono- 
mia e  pastorizia,  che  guidarono  il  Disserente  alla  de- 
terminazione suenunziata,  né  le  osservazioni  da  lui 
praticate  in  Francia  e  nella  Svizzera ,  intorno  la  con- 
duzione dei   bestiami  con   una  scarsa   lettiera,   ma 


322  APPENDICE 

con  abbondante  e  saporito  foraggio  da  bocca,  per- 
chè voi  pure  avete  riconosciuto  cogli  altri  più  ripu- 
tati agronomi,  che  la  coltivazione  dei  terreni  deve  pra- 
ticarsi per  modo ,  da  ricavarsene  dai  medesimi  que- 
gli oggetti  che  più  si  convengono  alia  indole  de'  me- 
desimi, ed  alle  qualità  locali  delle  dimande ,  e  delle 
condizioni  economiche  ;  quindi  in  perfetta  relazione 
col  vero  tornaconto;  poscia  per  quanto  sia  possibile 
procurarsi  con  essi  la  lettiera  ed  i  foraggi  de'  quali  si 
abbisogna.  In  altri  termini  potrebbe  dirsi  essere  in  ge- 
nere pei  nostri  poderi  assioma  lodevolissimo,  che  per 
ottenere  la  maggior  rendita ,  bisogna  tenervi  un  nu- 
mero proporzionato  di  bovini ,  onde  con  essi  lavo- 
rare e  concimar  bene  le  terre ,  nutrendo  quelli  an- 
cora a  dovere,  e  meglio  di  quanto  siasi  Cuora  praticato 
dalla  più  parte  dei  proprietari  ;  risparmiando  purè 
per  quanto  è  possibile  o  le  condizioni  del  fondo  il 
permettano,  1'  acquisto  ed  il  trasporto  degli  strami,  fo- 
raggi e  concimi,  sicché  le  spese  riescano  minime,  e 
le  rendite  divengano  in  copia  sempre  maggiore.  I 
quali  felici  risultamenti  (  avvertivane  1'  autore  )  si  ot- 
tengono a  dovere ,  coli'  opportuno  e  bene  adatto  la- 
voro delle  terre,  e  coli' impinguamento  di  esse  :  sic- 
ché air  appoggio  di  quel  vero,  che  le  rendite  fanno  in 
poca  terra,  e  dell'altra  pure  non  meno  veridica  os- 
servazione, che  le  derrate,  foraggi,  canapa,  grano, 
raarzuoli,  riescono  di  migliore  qualità  quanto  più  si 
ottengono  dai  terreni  bene  disposti ,  lavorati  e  pingui, 
si  possa  vedersene  tuttavia  accresciuti  e  migliorati  ì 
prodotti ,  benché  con  minore  quantità  di  terreno  la- 
vorativo od  a  seminati,  lasciando  poi  1'  altro,  ove  siavi 
tornaconto,  ad  uso  di  foraggi  pei  bovini. 


APPENDICE  323 

Ora  il  disserente,  avuto  a  calcolo  la  vistosa  spe- 
sa che  il  proprietario  fra  noi  debbe  in  oggi  sostenere 
per  lo  acquisto  della  lettiera  pel  bestiame ,  cioè  dello 
strame  vallivo ,  fa  conoscere ,  che  al  ponente  di  Bo- 
logna, essendo  il  costo  di  Se.  12  circa  per  ogni  car- 
ro,  ne  è  il  benefizio  sproporzionato  all'  utile  che  pro- 
duce nel  podere ,  né  essere  questo  in  equa  relazione 
colla  minima  spesa  sostenuta  dal  mezzadro  per  la 
condotta  di  quello.  Si  abbia  pure ,  egli  «lice ,  riguar- 
do alla  fatica  pei  trasporti  dello  strame  dal  lontano 
padule  alla  mezzadria ,  ma  in  oggi  il  prezzo  o  la  dif- 
ferenza, perchè  è  quasi  tripla  di  quella  che  costu- 
mavasi  al  principiare  del  secolo,  si  è  tale,  che  non 
può  più  ammettersi,  senza  grave  danno,  l'antico 
compenso  pagato  dal  mezzadro,  quello  cioè  di  uno 
scudo  per  ogni  carro  di  strame  da  esso  condotto, 
stando  poi  tutta  la  spesa  al  proprietario. 

Pertanto  in  vista  della  scarsezza  sempre  maggio- 
re nella  provincia  nostra  degli  strami ,  o  finché  non 
ne  diminuisca  il  prezzo  attuale,  forse  col  rendersi  più 
prossime  le  valli  del  ferrarese ,  in  oggi  per  noi  trop- 
po lontane  e  scomode ,  perchè  sprovvedute  ancora 
di  canale  naviglio ,  e  di  buone  strade  rotabili  o  car- 
reggiate, che  permettano  gli  svalli  e  ne  facilitino  il 
trasporto  ,  il  Sig.  Frulli ,  anche  senza  l' uso  dello  stra- 
me, avendo  potuto  ottenere  una  quantità  doppia  di 
canapa  e  di  grani  ,  e  di  altri  raccolti ,  soltanto  col- 
r  aumento  dei  foraggi  e  dei  bestiami  nel  podere  espe- 
rimentale suburbano,  diminuendone  di  un  quinto  la 
quantità  di  terreno  seminato,  opinerebbe  di  inculcare 
viemmeglio ,  ed  insistere  perchè  vengano  adottate  le 
pratiche  surriferite ,  cioè  quelle  che  tendono  a  dimi- 


334  ApFEnDrcB 

nuire  li  consumi  degli  strami ,  ed  1  prezzi  loro , 
anche  pel  minore  concorso  degli  acquirenti,  che  co- 
gli usi  anzidetti  si  andrebbe  a  verificare ,  affinchè  in 
avvenire  potersene  poi  allora  acquistare  senza  la 
grave  spesa  attuale.  Al  che  fare  gli  è  sembrato  molto 
bene  adatto  di  proporre,  ciò  eh'  egli  ebbe  ad  usare 
in  quel  podere,  quello  cioè  di  far  pagare  al  mezza- 
dro la  metà  della  spesa  dello  strame ,  per  averne 
con  tal  metodo  notevole  economia  o  diminuzione  di 
consumo.  In  pari  tempo  trovò  egli  pure  molto  utile 
lo  accrescere  i  prati  artificiali  ed  i  foraggi,  diminuen- 
do invece  il  terreno  lavorativo.  Le  quali  pratiche,  poi- 
ché a  lui  pure  gli  servirono  utilmente  a  nutrire  mag- 
gior numero  di  bovini,  tendono  pure  ad  accrescere 
i  concimi  in  luogo,  ed  a  migliorare  in  breve  tempo 
qualunque  sorta  di  terreno,  fosse  puranco  ingrato; 
mentre  poi  diminuiscono  le  fatiche  al  bestiame  adul- 
tOj  e  si  accrescono  in  pari  tempo  gli  utili  dello  alle- 
vamento dei  giovani  manzi.  Quindi  accertavane  la 
Società  che  con  questo  facile  metodo,  la  rendita  di 
quel  podere  sperimentale  a  lui  pure  si  accrebbe  no- 
tevolmente. Bisogna  pertanto  convenire ,  siccome  e- 
sprimesi  1'  autore ,  che  nutrito  bene  1'  armento , 
anche  con  meno  abbondante  e  rinnovata  lettiera,  si 
può  meglio  sostenerlo  e  migliorarlo,  di  quello  che 
si  pratichi  dalla  più  parte  dei  nostri  coloni;  perciò 
i  riferiti  suggerimenti,  già  riconosciuti  utili  nella  buo- 
na agricoltura  in  quelle  località  ove  ne  è  molto  costo- 
so lo  strame,  essere  necessario  che  la  Società  Agra- 
ria si  adoperi  ad  insinuarli  ed  estenderli  con  tutti 
quei  mezzi  dei  quali  può  disporre,  e  più  ancora  di 
quanto  siasi  fin  qui  praticato. 


APPENDICE  326 

Per  ultimo  il  Censore  della  Società  Sig.  Cav. 
Marco  Minghetti  presenta  alla  medesima,  in  nome 
del  Socio  Ordinario  Sig.  Prof.  Gio.  Battista  Ercola- 
ni ,  il  primo  Volume  delle  Ricerche  storiche  sulla  ve- 
terinaria praticate  ed  esposte  dal  medesimo;  della 
quale  opera  interessante  il  Ch.  Sig.  Presidente  or- 
dina ne  sia  fatto  informativo  Rapporto  alla  Società. 

Sessione  ordinaria  delli  8  Febbraio  1852. 

Letto  ed  approvato  il  precedente  verbale,  si  pre- 
sentano alla  Società  li  seguenti  libri  inviati  in  dono 
dai  loro  autori ,  e  cioè  ,  Studi  di  Ercole  Bianchini 
sulla  valutazione  dei  fondi  rustici  ;  non  che  il  Volu- 
me della  51."""  annata,  coutenente  gli  Atti  e  Memorie 
della  Società  di  Agricoltura  francese  del  Dipartimento 
Saine  ed  Oise  (  Versailles  ). 

Quindi  si  leggono  lettere  inviate  alla  Società  dai 
nuovi  Soci  Corrispondenti  e  Residenti  Signor  Mar- 
chese Lodovico  Amorini ,  Sig.  Ing.  Cesare  Calzolari 
e  Sig.  Avv.  Antonio  Zanolini,  colle  quali  ringraziano 
il  corpo  accademico  per  la  recente  nomina  ricevuta. 

Il  chiarissimo  Sig,  Presidente  invita  poscia  il 
Segretario  della  Commissione  per  le  Deputazioni  Se- 
zionali, a  leggere  il  riscontro  diretto  alla  Società, 
dal  Socio  Ordinario  Sig.  Prof.  G.  Bertoloni,  riferibile 
ad  una  interpellanza  fatta  dalla  Deputazione  Sezio- 
nale di  Loiano,  intorno  ad  una  supposta  malattia , 
dalla  quale  vedevansi  affette  varie  patate ,  raccolte 
in  quel  territorio  nello  scorso  ottobre  ;  li  quali  tu- 
beri furono  inviati  al  medesimo  con  speciale  inca- 
rico di  esaminarli,  e  riferirne  il  savio   suo  parere. 


326  APPENDICE 

Il  riscontro,  che  qui  si  ommette,  sarà  pubblicato  nel 
Giornale  Agrario. 

Viene  quindi  ammesso  il  Signor  Dottor  Fran- 
cesco Pistocchi  a  leggere  il  discorso  che  ha  per  ti- 
tolo «  Della  necessità  e  dei  mezzi  efficaci  a  provvedere 
di  buone  Acque  potaòili  i  Villici  della  Provincia  che 
abitano  d'  appresso  alle  valli  od  alle  terre  poste  ad  umi- 
da coltivazione.  » 

Premesso  un  breve  esordio  riferibile  alla  impor- 
tanza in  genere  dell' argomento  igienico,  che  il  me- 
dico autore  imprende  a  discorrere  per  sollievo  della 
classe  dei  villici  obbligati  a  far  uso  di  acque  mal 
sane ,  perchè  obbligati  ad  abitare  terreni  posti  in 
basso,  e  da  presso  alti  nostri  paduli  o  risaje,  si  fa 
ad  appoggiare  la  opinione  di  coloro  che  reputano 
l'uso  di  quelle  acque,  sia  per  cibo  o  bevanda,  ca- 
gione non  lieve  delle  varie  endemie  cui  di  spesso 
vanno  soggetti ,  cioè  degl'  ingorghi ,  idropi ,  flsconie , 
ampliamenti  di  milza ,  febbri  intermittenti ,  affezio- 
ni calcolose  ed  altri  morbi  ostinati  molto  frequenti 
in  quelle  località ,  specialmente  nelle  autunnali  sta- 
gioni. La  visita  che  il  Pistocchi  talvolta  praticò  in 
quei  territori ,  ed  il  saggio  da  lui  fatto  colà  in  molli 
pozzi  e  sorgenti,  gli  dimostrò  che  quelle  acque  po- 
tabili non  dovrebbero  servire  a  tale  uso ,  perchè  tor- 
bide ,  di  sapore  lisciviale ,  amarognolo ,  e  talvolta 
ancora  nauseanti  e  pantanose,  specialmente  nella  esti- 
va stagione ,  quando  le  sorgenti  si  fanno  più  basse, 
ovvero  anche  quando  in  primavera  ed  in  autunno, 
dopo  lunghe  pioggie,  queste  acque  si  mescolano  colle 
prime,  per  essere  di  sorgenti  che  scorrono  fra  strati 
pressocchè  superficiali ,  quindi  fra  torbiere ,  od  an-» 


APPENDICE  327 

tiche  quore;  che  altro  non  sono  se  non  se  gli  avan- 
zi di  piante  palustri  sepolte  ed  ispessite ,  le  quali  colà 
vivevano  in  antico  ,  e  prima  che  per  nuove  terre  tra- 
sportatevi dalle  acque  torbide  dei  nostri  torrenti , 
restassero  quelle  interite  e  decomposte.  Il  quale  dan- 
no ,  dice  r  autore ,  non  solo  si  manifesta  alla  salute 
dei  villici,  perchè  pure  malamente  si  presta  alla  cot- 
tura dei  legumi  e  degli  altri  cibi,  ma  sibbene  alcune 
volte  con  danno  degli  stessi  bovini  ed  altri  animali 
domestici ,  sicché  al  sopravenire  di  qualche  lieve 
morbo  epizootico ,  gli  animali  di  quelle  località  sono 
maggiormente  presi  ed  aggravati  degli  altri  posti  ove 
esistono  buone  acque  potabili;  e  perciò  anche  per 
questo  lato  verificarsi  maggiore  il  danno  a  quegli 
abitatori,  già  per  se  stessi  depauperati  dalle  frequenti 
indisposizioni  e  malsanie.  Quindi  volendo  migliorare 
in  quei  luoghi  la  importantissima  condizione  igienica, 
doversi  dare,  per  quanto  sia  possibile,  un  migliore 
scolo  alle  terre  che  in  oggi  rimangono  coperte  dalle 
acque,  non  che  impedire  le  umide  culture  in  quelle 
località  che  in  oggi  fossero  suscettibili  di  altre  col- 
tivazioni; poscia  studiare  i  più  economici  e  conve- 
nienti mezzi  di  provvedere  quei  villici ,  e  quei  be- 
stiami di  buone  acque  potabili.  Ciò  detto  1'  autore 
si  ferma  principalmente  sopra  tre  maniere  eh'  egli 
crede  colà  di  più  facile  eseguimento  e  cioè  : 

1.  La  conduzione  di  acque  pure  e  salubri  dalle 
scaturigini  naturali  dove  sgorgano  perenni  ed  ab- 
bondanti. 

2.  Il  perforamento  di  pozzi  volgarmente  delti  ar- 
tesiani o  modonesi. 

3.  La  costruzione  di  ampie  e  bene  ideate  cisterne 
con  acconci  espurgatori. 


328  APPENDICE 

Alla  prima  maniera  potrebbero  in  oggi  prestare 
non  lieve  soccorso  e  facilitazione,  il  basso  prezzo  al 
quale  sono  pervenuti  i  tubi  di  ghisa  o  di  ferro  fuso  , 
ottimissimi  a  conduttare  e  diramare  in  quelle  loca- 
lità (che  fortunatamente  non  sono  molte)  le  buone 
acque  potabili  dei  Comuni  posti  ad  un  livello  su- 
periore ,  senza  ricorrere  alla  vistosissima  spesa  de- 
gli antichi  acquedotti  romani,  dei  quali  Bologna  ne 
serba  pure  le  traccie  per  nove  miglia,  in  quello  che 
col  nome  di  Mario  si  appella. 

In  quanto  al  secondo  progetto ,  1'  autore  è  di 
parere,  potersi  esso  ancora  porre  in  opera  con  sicuro 
profitto,  giacche  alcuni  antichi  pozzi  perforati  in  vari 
comuni  bolognesi ,  ed  in  oggi  pure  utilissimi  agli  a- 
bitatori  di  quelle  località;  dimostrano  la  possibilità 
e  facilità  di  potersi  fra  noi  ottenere  perenni  acque 
potabili  salienti  ;  le  quali  pratiche  furono  già  da  po- 
chi anni  poste  di  nuovo  in  uso  dal  Sig.  Conte  Bian- 
concini  alla  Fantuzza,  con  deciso  vantaggio  dei  vil- 
lici che  abitano  quei  dintorni. 

Intorno  poi  alla  costruzione  di  bene  adatte  ci- 
sterne, furono  i  migliori  metodi  cosi  appieno  sugge- 
riti dal  Ch.  Prof.  Sgarzi,  in  un  suo  lavoro  sulle 
acque  potabili  di  Bologna,  da  permettere  in  oggi  di 
semplicemente  ricordarli. 

Per  ultimo  espone  un  voto  affinchè  i  membri 
della  Società  Agraria  si  facciano  premura  di  eccitare 
quei  proprietari,  ed  essi  ancora  intraprendano  pei  pri- 
mi qualcheduna  delle  utili  pratiche  da  lui  ricordate, 
talché  r  utile  loro  sia  congiunto  al  benessere  ed  alla 
salute  dei  villici  che  da  essi  dipendono,  o  dei  be- 
stiami che  gli  appartengono.  (continua) 
Paolo  Predieri  Vice-Segretario. 


APPENDICE  329 

AVVERTIMENTI 

m  MODO  DI  MIGLIORARE  lA  RAZZA  OVINA 

DEL  SIG.  RAFFAELE  MENZANI 

Letto  (dia  Dejmtazione  Sezionale  di  Loiano ,  nella  tornata 
delti  21  Gennaio  1851. 


Egli  è  evidente  che  all'  Agricoltura  va  unito  il  Bestia- 
me, e  che  questo  è  fonte  perenne  di  immensi  vantaggi. 

Le  pecore  in  ispecie  per  i  nostri  monti  sono  quelle  che 
ne  somministrerebbero  i  maggiori,  se  venissero  tolti  i  difetti 
che  a  mio  parere  meritano  seria  osservazione,  e  che  in 
rozzo  stile  io  mi  farò  a  indicare  brevemente. 

Molli  scrittori  ci  attestano  come  in  Italia  gli  antichi 
riguardavano  questo  animale  come  prezioso  pei  tanti  utili 
che  ne  ritraevano ,  e  come  bella  ed  estesa  ne  fosse  la  raz- 
za, per  le  incessanti  cure  che  vi  prodigavano.  Limitandoci 
ad  osservare  le  sole  pecore  della  Montagna  Bolognese,  in 
oggi  però  si  è  costretti  ad  attestare  tutto  all'opposto,  degra- 
dandosi notabilmente  la  razza,  e  restringendone  il  numero. 

Io  sono  d'avviso  che  ciò  provvenga  dalla  poca  cura 
che  vi  si  appresta,  non  che  dal  tristo  e  scarso  alimento  che 
vi  si  somministra;  che  se  facciasi  il  confronto  fra  pecore 
meglio  curate,  con  altre  trascurate  affatto,  l'occhio  pel 
primo  ne  scorge  la  differenza,  ed  il  calcolo  vi  prova  tante 
volte,  che  il  reddito  annuo  se  non  maggiore,  è  eguale  al 
capitale,  senza  affatto  calcolarne  l'utilità  che  il  loro  con- 
cime produce.  Che  tale  bestiame  sia  pessimamente  custo- 
dito, ognuno  il  può  da  se  stesso -verificare,  osservando 
che  generalmente  le  stalle  destinale  alle  pecore,  sono  mal 
tenute  ed  insalubri,  aventi  l'apparenza  di  sozze  caverne, 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie  IH.  Tomo  5.  22 


330  APPENDICE 

ove  le  fetide  esalazioni  reprimono  il  respiro  a  chi  per  poco 
vi  si  tralliene;  le  pareli  rozze  e  sconnesse,  fra  i  cui  meati 
vi  annidano  i  sorci  ed  i  rettili;  il  suolo  ineguale,  privo  di 
selciato,  e  per  natura  imbevuto  di  acque  sotterranee,  o  che 
dall'esterno  vi  filtrano;  vari  ed  irregolari  pertugi  che  fan- 
no l'ufficio  di  finestre  nella  enorme  grossezza  dei  muri, 
e  che  per  mala  costruzione  meglio  servono  a  condultare 
l'acqua  pluviale  nella  stalla  medesima  ;  si  vedranno  pure  le 
pecore  nuotare  nel  fango  per  mancanza  di  letto  ,  oppure  si 
troverà  il  letto  oltreraodo  macerato  e  fetente. 

Da  tutto  ciò  potrebbe  l'osservatore  ritenere,  che  tali 
ambienti  piultoslochè  a  custodire  gli  animali ,  sieno  invece 
destinati  a  troncar  loro  la  vita. 

Il  metodo  poi  di  alimentare  le  pecore  è  riprovevole 
assai ,  e  questa  parte  molto  importante  viene  affidata  a  fan- 
ciulli od  a  persone  inesperte.  Si  guidano  al  pascolo  in 
qualunque  ora  della  giornata  senza  aver  riguardo  alla  qua- 
lità del  pascolo  stesso,  se  umido  od  asciutto,  se  sano  o 
malsano.  Non  si  ha  la  previdenza  di  preparare  i  foraggi 
nella  dovuta  quantità  per  l'inverno,  di  modo  che  se  per 
la  stagione  si  è  costretti  a  tener  rinserralo  il  gregge  per 
lungo  tempo,  il  foraggio  destinato  per  due  mesi,  servir 
deve  per  tre,  uè  si  ha  cura  di  ricorrere  ad  altri  mezzi, 
governandole  infine  col  solo  vincilio,  per  le  quali  cose 
tutte  si  riducono  le  pecore  in  uno  slato  deplorabile. 

Da  tale  precisa  descrizione  sullo  stato  attuale  delle 
pecore,  si  scorge  la  necessità  di  porvi  istantaneo  rimedio, 
e  quindi  occorre  che  i  Possidenti  diano  mano  alla  bel- 
l'opera colla  massima  energia. 

Io  sarei  d'avviso  convenga  per  prima  cosa  provvedersi 
di  Montoni  Spagnoli,  i  quali  colla  finezza  delle  loro  lane 
miglioreranno  la  qualità  delle  nostre,  ben  inteso  che  si 
abbia  la  precauzione  di  accoppiarvi  pecore  sane  e  robuste, 
scartando  affatto  le  affette  e  malsane. 

Ciò  solo  non  basta  per  averne  un  buon  esito ,  giacché 


APPENDICE  331 

v'hanno  Possidenti  che  si  providero  di  Montoni  Spagnoli , 
ma  che  per  avere  trascurato  di  somministrare  al  gregge  un 
perfetto  alimento,  niun  miglioramento  ne  ottennero  (1). 

Conviene  perciò  aver  cura  che  i  foraggi  sieno  di  per- 
fetta qualità,  non  essendo  atto  il  Vincilio  da  se  solo  a  nu- 
trirle; conviene  provvederle  di  fieno,  biade,  e  beveroni, 
non  mancando  ancora  di  somministrar  loro  quotidianamente 
una  regolare  e  proporzionata  quantità  di  sale,  sia  che  venga 
sciolto  nei  beveroni  stessi ,  o  mescolato  alle  biade  od  a- 
sperso  nei  foraggi.  Aver  cura  inoltre  che  i  pascoli  desti- 
nati alle  pecore  sieno  sani  ed  asciutti ,  e  specialmente  che 
non  sieno  bagnati  dalla  rugiada,  più  d'ogni  altra  cosa 
nociva,  per  cui  si  rende  necessario  affidare  il  gregge  a 
persone  istruite  in  proposito. 

Non  si  tralasci  di  ridurre  gli  ambienti  destinati  per 
stalle,  se  non  a  perfezione,  almeno  asciutti  e  salubri;  al 
quale  scopo  ove  non  si  avesse  asciutto  per  natura  il  suolo, 
sarebbe  bene  praticarvi  qualche  chiavica  coperta,  indi  sel- 
ciare il  pavimento.  Intonacare  le  pareli  per  un'altezza  al- 
meno di  tre  piedi  ;  converrebbe  che  gli  ambienti  fossero 
alti  e  le  finestre  spaziose,  l'una  opposta  all'altra,  accio- 
chè  la  ventilazione  si  rendesse  frequente;  nella  stagione 
estiva  non  tener  chiuso  l'ingresso,  essendo  a  questo  ani- 
male assai  nocivo  il  caldo ,  e  quasi  nullo  il  freddo.  Gli 
sia  mantenuta  costantemente  l'acqua  in  apposito  Trogolo 
acciò  possa  spesso  il  gregge  abbeverarsi,  e  questo  sia 
tenuto  alla  dovuta  altezza  perchè  nell'acqua  non  vi  s'im- 
merga sterco.  Sarebbe  bene  ancora  impiantare  all'intorno 
rastelliere  semplici,  acciocché  i  semi  ed  i  tritumi  del 
foraggio  cadendo,  non  s'avvolgano  fra  la  lana  delle  pe- 


(1)  Per  conoscere  le  altre  cagioni,  che  olire  l'anzidetta,  im- 
pedirono il  buon  effetto  della  introduzione  dei  3Iontoni  spagnuoli, 
si  potranno  leggere  le  due  Memorie  del  Predieri  inserite  nel  Voi. 
VI.  della  Società  Agraria,  e  precisamente  le  pag.  133  e  134, 

(I  Compilatori) 


332  APPENDICE 

core;  e  perchè  questi  non  vadano  dispersi,  converebbe, 
sotto  le  raslelliere  costruirvi  le  mangiatoie;  le  quali  in 
pari  tempo  servirebbero  per  distribuire  loro  le  biade,  la 
crusca,  le  radiche  ecc.  In  tal  modo  si  potrebbero  gover- 
nare nell'interno  delie  stalle  ;  locchè  è  conveniente  non  solo 
nella  stagione  invernale,  ma  bensì  anche  in  quei  giorni 
piovosi  ed  umidi,  nei  quali  si  ritengono   nocivi  i  pascoli. 

Non  è  bene  il  pulire  spesso  la  stalla,  e  ne  ciò  ritar- 
dare di  troppo,  al  qual  uopo  io  ritengo  ciò  debbasi  effet- 
tuare ogni  quindici  giorni  insieme  al  rinnovare  il  letto. + 

Scartate  od  esitate  altrove  le  pecore  che  non  danno 
speranza  di  perfezionamento,  sarà  meglio  per  qualche  tem- 
po tenerne  un  ristretto  numero,  ma  perfetto,  essendosi 
sempre  in  tempo  di  aumentarlo  colla  discendenza  perfe- 
zionata. Aumentandosi  il  numero  di  queste,  può  ognuno 
trar  profitto  dai  ripali  erbosi,  dalle  cavedagne,  dai  prati 
abbandonali  di  poco  prodotto,  considerati  pascoli,  e  così 
destinarli  al  solo  mantenimento  delle  pecore.  L'epoca  op- 
portuna all'accoppiamento  si  ritenga  l'Ottobre,  cosicché 
figliando  a  capo  di  cinque  mesi  si  avranno  gli  agnelli  in 
Marzo.  Nati  gli  Agnelli,  si  allevino  soltanto  quelli  che 
per  la  finezza  della  lana  s'accostano  a  quella  del  padre,  né 
si  lascino  poppare  più  di  cinque  mesi.  Nell'inverno  in  ispe- 
cie  si  aumenti  la  dose,  e  la  sostanza  ai  beveroni  salali,  fa- 
cendo uso  di  piante  leguminose,  e  ne  verranno  alla  luce 
agnelli  più  robusti.  In  tal  modo  governale  e  custodite,  si 
ha  anche  la  certezza  di  tenerle  lontane  dalle  malattie  alle 
quali  comunemente  vanno  soggette,  ed  in  ispecial  modo 
dalla  così  detta  marciala. 

Tali  cure  son  certo  verranno  compensate  dall'  au- 
mento del  reddito,  e  dalla  compiacenza  di  avere  miglio- 
rala la  razza  pecorina,  scopo  lodevole,  e  come  dissi  uti- 
lissimo. 

Menzami  Raffaele. 


APPENDICE  333 

DEI  MODI  ONDE  PROVVEDERE 

AL  MIGLIORIMENTO  DEL  BESTIAME  CHE  SERVE  ALLA 
NOSTRA  AGRICOLTURA. 

letta  nella  tornata  della  Deputazione  Sezionale  agraria 
di  Castiglione  del  i.°  Aprile  1851. 

DAL   DIRETTORE 

FRANCESCO   CASSARINl 

Signori 

La  benemerita  ed  illustre  Società  Agraria  della  nostra 
Provincia,  la  qnale  per  tulle  maniere  promuove  ed  inco- 
raggia l'agricoltura,  prima  e  vera  sorgente  di  ricchezze 
pei  popoli  d'Italia  essenzialmente  agricoli,  ha  rivolti,  co- 
m'era naturale,  i  suoi  studi  anche  al  bestiame,  ed  ha  ri- 
chiesto a  noi  pure  il  nostro  avviso,  intorno  aj  modi  di  mi- 
gliorarne le  razze ,  secondo  vi  feci  palese.  11  subielto  se 
deve  stare  a  cuore  a  lutti  gli  agricoltori,  molto  più  lo  deve 
a  quelli  del  monte,  che  soltanto  mercè  la  pastorizia  ri- 
traggono un  frutto  dalla  non  ubertosa  loro  possidenza ,  ed 
è  perciò  che  io,  adempiendo  anche  il  vostro  desiderio, 
oggi  vi  inlratlerò  su  questo  argomento  col  maggior  buon 
volere  sebbene  con  poca ,  anzi  nessuna  dottrina. 

Incominciando  dalla  specie  piti  importante, cioè  dalla 
'  bovina  dirò,  che  i  pregi  principali -di  questa,  relativamente 
ì  ai  nostri  luoghi,  sono  la  rob-j^tezza,  la  mezzana  corpo- 
ratura, e  la  eleganza  delle  forme,  pregi  che  si  verificano 
generalmente   negli  individui  onde  sono  fornite  le  nostre 


334  APPENDICE 

campagne;  per  Io  che  sii  questo  proposito  io  devo  ren- 
dere, siccome  rendo,  ai  nostri  agricoltori  un  giusto  tri- 
buto di  lode  :  così  potessi  renderlo  a  loro  anche  nel  ri- 
manente! 

Dicendo  che  i  nostri  bestiami  bovini,  generalmente 
parlando ,  uniscono  questi  pregi ,  non  ho  inteso  di  esclu- 
dere che  ve  ne  siano  dei  mediocri,  ed  anche  degl' infimi, 
che  troppi  ve  ne  sono.  Eppure  percorriamo  i  mercati  e 
vedremo  le  ricerche  e  le  contrattazioni  cadere  su  tutti  e- 
gualmente,  e  forse  più  sui  mediocri  e  gl'infimi,  che 
sui  migliori! 

Questo,  che  a  prima  vista  si  chiamerebbe  fenomeno, 
e  che  noi  vediamo  accadere  in  lutti  gli  umani  commerci 
è,  a  parer  mio,  una  conseguenza  necessaria  del  sistema 
sociale,  in  cui  altri  sono  provisti  di  larghe,  altri  di  mez- 
zane, altri  di  meschine  fortune;  i  primi  che  possono  im- 
piegare un  più  ricco  capitale  è  evidente  (limitandomi  al 
mio  subietto)  che  si  rivolgeranno  ai  bestiami  migliori,  don- 
de avranno  anche  un  più  ricco  profitto;  i  secondi  ai  me- 
diocri, e  così  via  via;  della  qual  cosa,  per  sé  già  mani- 
festa ,  ognuno  può  avere  una  prova  indubitata  con  una 
semplice  osservazione  di  fatti  materiali.  —  Chi  dunque 
tendesse  a  voler  lutto  egualmente  buono,  lutto  egualmente 
bello, se  io  non  m'inganno,  farebbe  quasi  bordone  a  certe 
dottrine,  non  so  se  più  pazze  che  perverse,  le  quali  pur- 
troppo serpeggiano  fra  gli  uomini.  Laonde  in  questa  ma- 
teria fa  d'uopo  star  ben  guardinghi  per  non  essere  affa- 
scinati dal  bagliore  di  vane  utopie,  e  non  lasciarsi  indurre 
indirettamente,  o  a  precludere  la  via  all'impiego  dei  pic- 
coli capitali,  0  a  recare  degl'inopportuni  impacci  alla  in- 
dustria che  sempre  tornano  in  danno  di  essa. 

Io  trovo  inoltre  che  per  formare  un  retto  giudizio  in 
proposito  conviene  eziandio  por  mente  alla  posizione  to- 
pografica della  nostra  Provincia,  che  trovandosi  al  conlatto 
può  dirsi  di  tre  esteri  Stati  esercita  cogli  abitanti  di  questi, 


APPENDICE  335 

continui  scambi ,  specialmente  del  bestiame  di  cui  si  par- 
la, per  causa  dei  quali  forse  potrebbero  ridursi  a  nulla  ^ 
0  a  ben  poco  gli  effetti  di  ogni  benché  energico  e  vigoroso 
provedimento.  E  qui  tolga  Iddio  che  io  dubiti  solamente 
che  si  voglia  pensare  a  togliere  o  diminuire  simili  scambi 
con  qualche  misura  di  protezione  (per  servirmi  della  pa- 
rola del  giorno)  più  alta  di  quella  già  in  vigore. 

Senza  di  che  io  domando  agli  agricoltori:  il  deterio- 
ramento del  bestiame  bovino  presso  di  noi  procede  dalla 
razza,  o  piuttosto  da  mala  cura  che  se  ne  abbia?  Alla 
quale  domanda  non  è  difficile  la  risposta  per  chi  abbia 
visti ,  ed  abbia  continuamente  sotto  gli  occhi  esempi  di 
animali,  che  superbi  per  bellezza,  forza,  e  gioventù  tolti 
dalle  mani  di  uno,  e  venuti  in  quelle  di  un  altro  colono 
perdono  quasi  ad  un  tratto  i  loro  pregi,  e  addivengono 
non  altro  che  miseri  carcami  j  e  di  altri  per  lo  contrario 
I  che  di  infimi  che  sono,  mutata  stalla;  a  mano  a  mano 
rinvigoriscono,  e  mostrano  da  ultimo  una  bellezza  che 
niuno,  se  non  intelligentissimo,  avrebbe  in  loro  sospettala. 
Forse  taluno  considerando  quanto  possano  adunque 
influire  le  cure  del  colono  al  miglioramento  del  bestiame, 
potrebbe  pensare  a  stimolare ,  e  ad  accrescere  queste  cure 
con  qualche  pubblico  premio,  come  si  è  praticato  altrove: 
nel  quale  pensiero  io  non  saprei  convenire,  perchè  siffatti 
premii,  che  toccano  sempre  ai  più  arditi,  ai  più  destri, 
non  sono  che  trista  sorgente  di  maldicenze,  d'invidie,  e 
di  odii.  Il  maggior  premio,  lo  stimolo  maggiore  a  far 
prosperare  il  proprio  bestiame,  è  l'utile,  il  guadagno 
che  se  ne  ricava;  e  quel  colono  che  vede  l'altro  industre 
e  diligente  condurre  la  vita  con  tutti  quegli  agi  che  si 
addicono  alla  sua  condizione,  e  sente  se  stesso  circondato 
da  squallore  e  da  debili,  e  non  è  spinto  dalla  smania  di 
procacciarsi  un  ben  essere  eguale,  non  si  coramoverà  cer- 
tamente in  vedere  il  suo  vicino  donato  di  un  premio,  e 
sì  conforterà  guardando  che  infiniti  altri  ne  sono  privi  sì 
pari  di  lui. 


336  APPENDICE 

Chi  concludesse  da  lutto  questo,  che  io  disapprovo 
ogni  tentativo  per  procurare  un  miglioramento  s'inganne- 
rebbe a  partito.  Io  ho  mostrati  i  pericoli  che  s'incontre- 
rebbero volendo  portare  la  cosa  tropp' oltre,  affinchè  non 
si  adoperino  mezzi  soverchiamente  coercitivi,  che  invece 
di  togliere  il  piccolo  male  lo  farebbero  inciprignire;  ho 
voluto  mostrare  la  insufficienza  di  altri  provvedimenti;,  già 
posti  in  opera  senza  prò,  affinchè  non  si  disperda  in  essi 
il  denaro,  che  si  potrebbe  altrimenti  usare  con  vantaggio 
maggiore:  ora  eccomi  a  dire  quello  che  nella  mia  dappo- 
chezza  penso  eseguibile  e  conveniente  in  proposito. 

Secondo  gl'insegnamenti  di  celebri  zoojatri,  che  ho 
visti  confermali  da  una  lunga  esperienza,  io  tengo  che  le 
bestie  ritraggono  principalmente  dal  padre  o  la  beltà,  o 
i  diffelti^  e  che  perciò  ai  soli  maschi  da  razza  debbano 
limitarsi  i  provedimenli  e  le  cure.  Ciò  premesso  general- 
mente, e  venendo  alla  specie  bovina  io  vorrei  che  per  te- 
nere lori  di  razza,  fosse  necessario  la  licenza  del  magistra- 
to Municipale;  che  questi  fosse  obbligato  a  concederla 
quando  gli  animali  fossero  bastevolmente  adalli  all'uopo; 
che  per  accertarsi  di  ciò  egli  dovesse  rivolgersi  alla  locale 
Deputazione  Agraria;  e  finalmente  che  questa  licenza  avesse 
a  rinnovarsi  colle  slesse  guaranligie  ogni  anno  almeno , 
punite  le  contravenzioni  e  le  frodi  con  una  pena  pecunia- 
ria alquanto  superiore  all'utile  che  prosumibilmente  po- 
trebbe ritrarsi  violando  la  legge.  Per  questa  guisa  ^  se  la 
mia  opinione  non  mi  fa  travedere,  mentre  è  lasciata  libera 
la  industria,  libera  la  concorrenza,  si  allontana  il  pericolo 
che  alcuni,  siccome  sogliono,  tirino  un  disonesto  partito 
0  dalla  bonarietà  dei  coloni,  o  dalla  difficoltà  di  condurre 
le  femmine  altrove,  specialmente  nei  luoghi  alpestri  sic- 
come i  nostri. 

Dalla  specie  bovina  passo  a  discorrere  di  quella  de'  ca- 
valli ;  ma  se  per  la  prima  io  dissi  parole  di  meritalo  en- 
comio ai  nostri  agricoltori,  per  la  seconda  mi  è  forza 


APPENDICE  337 

muovere  biasimi  e  rimproveri.  Questo  nobile  e  generoso  ani- 
male, che  fido  compagno  dell'uomo  divide  con  luì  le  fa- 
tiche e  i  pericoli,  è  presso  noi  cosi  degradato  «  che  non 
))  si  sa  (per  servirmi  delle  parole  di  un  dotto  e  spiritoso 
w  scrittore)  se  appartenga  alla  specie  del  cavallo,  o  piul- 
M  tosto  ad  una  qualche  varietà  di  mostri».  E  qual  mera- 
viglia se  la  sua  propagazione  (opera  spesse  volte  di  un 
fortuito  incontro  nei  pascoli)  è  dovuta  a  un  deforme  ron- 
zino che  mal  si  regge  su  i  piedi?  Se  le  cavalle  durante 
la  loro  pregnanza,  non  di  rado  ignorata^  sono  mal  go- 
vernate, e  sopracaricate  di  fatiche  da  un  contadino  indi- 
screto? E  noi  usati  a  non  ricavare  alcun  frutto  da  questo 
ramo  importante  della  pastorizia,  seguendo  riprovevolmente 
la  corrente  abbiamo  lasciati  consumare  tanti  e  tanti  forag- 
gi a  questa  razza  degenere  senza  tentare  un  passo  per  mi- 
gliorarla, sebbene  vi  ci  invitassero  i  pascoli  spaziosi,  le 
vaste  boscaglie,  e  i  felici  successi  di  altri  luoghi  montani: 
or  come  por  fine  alla  vergognosa  inerzia? 

Su  questo  proposito  molli  hanno  scritto  in  Italia,  e 
fuori,  ma  per  lo  pili  collo  scopo  di  mostrare  ai  governi 
come  avrebbero  potuto  avere  dai  propri  slati  cavalli  neces- 
sarii  alle  armate,  non  già  con  quello  di  favorire  diretta- 
mente la  privata  industria,  e  quindi  hanno  proposti  mezzi 
così  smodatamente  dispendiosi  che  solo  ad  una  slato  pos- 
sano convenire,  e  che  perciò  io  farei  opera  perduta  a  qui 
enumerare. 

Il  provedimento  che  ho  proposto  di  sopra  per  la  spe- 
cie buina  non  sarebbe  acconcio  e  sufficiente  per  quella  de' 
cavalli.  Di  fatto  posto  l'obbligo  della  licenza  comunale  per 
tenere  tori  da  razza,  si  ha  la  certezza  che  la  propagazione 
avverrà  soltanto  per  mezzo  degli  animali  giudicati  idonei, 
non  essendovi  alcuno  che  tenga  dei  tori  per  servirsene  ad 
altro  uso;  laddove  per  lo  contrario  essendo  i  cavalli  interi 
comunemente  usati  al  pari  degli  altri,  anzi  dai  vetturali 
preferiti  per  ragione  di  minor  prezzo ,  e  maggiore  robu- 


338  APPENDICE 

stezza,  posto  anche  l'obbligo  della  licenza  comnnale  per 
tenere  stalloni  nulla  di  più  facile,  nulla  di  più  probabile 
che  0  per  caso,o  per  volontà  dei  padroni  la  propagazione 
succeda  anche  mediante  altri  animali.  Il  volere  poi  impe- 
dito generalmente  l'uso  dei  cavalli  interi  sarebbe  pretesa 
esorbitante  ed  improvida. 

Oltre  di  ciò  se  può  proibirsi  l'uso  de'  tori  non  atti 
a  servire  per  razza  senza  timore,  e  senza  dubbio  che  ne  se- 
gua un  assoluta  mancanza ,  stantechè  il  generale  bisogno 
presenta  un  sicuro  guadagno,  e  stante  la  non  grande  dif- 
ferenza di  prezzo  da  un  toro  meno  buono  ad  un  buono, 
questo  timore  e  questo  dubbio  si  convertono  in  certezza  ri- 
spetto ai  cavalli,  e  per  la  enorme  differenza  di  prezzo  che 
passa  da  un  tristo  ronzino  ad  un  buono  stallone,  e  perchè 
non  è  sperabile  di  ritrarre  ad  un  tratto  un  guadagno  pro- 
porzionato da  genti  incallite  in  un  errore,  tanto  più  che 
potrebbero  facilmente  provedere  in  altro  modo  al  loro  bi- 
sogno, come  ho  mostralo  di  sopra.  Dunque  non  basta  vie- 
tare l'uso  di  cattivi  stalloni,  ma  fa  mestieri  apprestare 
con  ogni  agio  l'uso  dei  buoni. 

Per  le  quali  considerazioni  io  conchiudo  primiera- 
mente, che  mentre  dovrebbe  lasciarsi  libero  l'uso  de'  ca- 
valli interi,  dovrebbesi  però  impedire,  colla  sanzione  di 
una  multa  non  grave, di  servirsene  per  monta,  e  di  man- 
darli sui  beni  comunali  ove  i  comunisti  abbiano  il  jus  pas- 
cendi,  o  nei  beni  privati  soggetti  a  tale  mutua  servitù: 
secondariamente  che  le  Comuni  componenti  un  governo 
(parlo  sempre  pei  nostri  luoghi)  dovessero  provedere  uu 
generoso  stallone  adallato  al  monte,  e  farne  dono  ad  un 
possidente,  il  quale  si  obbligasse  di  mantenere  la  razza  per 
un  tempo  determinalo,  che  a  mio  avviso  non  potrebbe  es- 
sere minore  di  15  anni,  ad  uso  esclusivo  dei  Comunisti, 
e  fissato  nella  misura  più  mite  il  prezzo  d'ogni  montatura. 
Il  qual  possidente  dovrebbe  essere  tale  da  presentare  tutte 
la  guarentigie  per  l'adempimento  degli  obblighi  che  assu- 


APPENDICE  339 

raerebbe.  Passato  quel  lerapo ,  e  vistosi  col  fatto  quali  van- 
taggi si  hanno  anche  dalla  specie  cavallina,  la  privala  in- 
dustria saprà  da  per  se  procacciarseli  per  l' avvenire,  sen- 
z*  altro  bisogno  di  divieti  o  di  stimoli. 

Resta  a  parlare  dei  maiali  e  delle  pecore,  ma  pare  a 
me  che  né  per  gli  uni  né  per  le  altre  sia  da  porre  in- 
nanzi alcun  provedimento.  Non  per  i  primi  perchè  ormai 
è  generalizzata  fra  noi  la  razza  del  Valdarno,  razza  bella 
e  feconda  forse  non  inferiore  ad  alcuna;  non  per  le  se- 
conde perchè  la  mortalità  cui  vanno  soggette  sì  di  fre- 
quente, e  che  ora  pur  la  distrugge,  non  deriva  già  dalla 
razza,  ma  dal  mal  governo  che  ne  hanno  i  coloni,  dagli 
insalubri  pascoli  a  cui  consideratamente  le  satollano;  ed 
anche  i  pochi  felici  successi  dei  tentativi  fatti  nella  vicina 
Toscana  mi  dissuadono  da  sostituire  una  nuova  razza  al- 
l'indigena. 

Eccovi  detta  la  mia  povera  opinione  sul  grave,  e  dif- 
fìcile subietto;  voi  tenetela  in  quel  conto  che  nella  vostra 
saviezza  vi  parrà  meritare. 


INTORNO 

All'  USO  DEI  SAIE  MARINO  PEI  BESTIAME 


A  confermare  l'importanza,  e  la  utilità  del  sale  ma- 
rino nel  mantenimento  del  bestiame  saggiamente  esposta 
dal  dotto  ed  arguto  Sig.  Doli.  Gio.  Orlandi  redattore  del 
Propagatore  Agricola  in  Bologna  nel  quaderno  di  Gennaio 
e  Maggio  del  passato  anno  1851,  e  messa  in  pratica  da 
vario  tempo  dal  valente  agronomo  Sig.  March.  Doli.  Luigi 
Da  Via  Autore  di  non  pociie  memorie  agrarie  credo  poter 
rispondere  col  rinomato  Rozier  al  dubbio  iasotlo ,  se  l' uso 


340 


APPENDICE 


del  sale  pel  bestiame  sìa  o  no  vantaggioso ,  che  la  na- 
tura la  quale  in  ogni  cosa  dovrebbe  consultarsi,  decise 
ogni  questione.  Niuno  ignora,  che  concesse  agli  animali 
un  sentimento,  che  gli  spinge  al  bene,  e  gli  allontana  dal 
male,  arcano  nella  sua  essenza,  e  manifestissimo  nei  suoi 
effetti ,  appellalo  dal  volgo  Istinto  da  Ippocrale ,  principio 
impellente.  Ed  in  vero  noi  non  conosciamo  animale  il  quale 
non  abbia  un  gusto  positivo  pel  sale  marino  (cloruro  di 
sodio)  (1),  e  pel  salnitro  (nitrato  di  potassa).  I  piccioni 
si  vedono  guadagnare  dopo  otto  o  dieci  miglia  di  tragitto 
i  lidi  del  mare,  e  cercare  tra  gli  scogli  il  sale, che  vi  si 
attacca.  Le  pecore,  e  gli  altri  ruminanti  si  vedono  avida- 
mente leccare  le  efflorescenze  sulle  pietre,  e  sui  muri  delle 
stalle,  dove  formasi  il  vero  sai  nitro,  e  ciò  per  dar  tuono 
al  loro  stomaco,  ristorare  l'azione  degli  organi  digestivi, 
e  riaversi  dalla  tristezza.  I  selvaggi  si  servono  del  sale 
per  sorprendere  gli  animali  alla  caccia,  e  col  favore  di 
quest'esca  li  fanno  ritornare  dai  boschi,  e  si  perviene  a 
farsi  amare,  e  seguire  da  essi.  Ed  essendo  il  tutto  provato 
dai  falli,  e  dalle  quotidiane  esperienze,  come  si  potrà  dire 
il  sale  è  nocivo,  il  sale  è  inutile  al  bestiame?  L'eccesso 
sarà  nocivo,  dannosa  essendo  l'abbondanza,  ben  ravvisando 
con  Hartmann,  che  se   venga  usato  in  gran  copia  irrita. 


(1)  Questo  sale  assai  comune  in  natura  trovasi  in  istato 
nativo ,  e  anidro  (  sai  gemma  )  contenente  quando  è  puro 
39,66  di  sodio,  e  60,34  di  cloro  in  masse  considerevoli  o 
miniere,  in  tutta  l'Europa  (  Journ.  de  pharmac.  V.  502^; 
in  Siberia  (  Pallas  Voyage  ì.  368  )  sotterra ,  e  costituente 
certe  montagne,  come  in  Ispagna  (a  t6  leghe  da  Barcellona) 
ove  se  ne  vede  una  alta  500  piedi,  e  della  circonferenza  di 
tre  miglia  (  Bibliot.  brilt.  Vili.  351  )  e  trovasi  del  pari  in 
soluzione  in  quasi  tutte  le  acque  sorgive ,  a  quelle  di  varj 
laghi,  che  per  esso  diconsi  salsi,  e  finalmente  nelle  acque 
del  mare,  ove  abbonda. 


APPENDICE  341 

inaridisce,  produce  la  sele  maggiore,  e  gli  altri  mali  pro- 
venienti dall'abuso  dei  sali  composti.  Ma  fra  l'eccesso  ed 
il  necessario  vi  deve  essere  una  linea  d'intervallo,  che 
l'animale  più  sobrio  dell'uomo  rare  volle  oltrepassa. 

Risulta  inoltre  da  ripetute  osservazioni,  che  molto 
bestiame  bovino,  o  pecorino  nelle  spianale  di  Lombardia, 
e  nelle  vaste  campagne  romane  nelle  stagioni  di  primavera, 
e  di  autunno  molto  umide  e  fredde  in  seguito  di  continue 
piogge  si  perde  per  timpanite  generata  dallo  sviluppo  di 
molta  aria  nei  ventricoli ,  sicché  percossa  la  regione  ven- 
trale vi  suona  come  il  tamburo.  La  cagione  di  questa  ma- 
lattia è  il  cibo  di  soverchia  quantità  di  medica  (1),  o  di 
trifoglio  (2)  di  fresco  tagliato,  o  di  altra  erba  rugiadosa, 
e  bagnata.  E  da  questo  forse  potrebbe  trarsi  per  leggiltimo 
corollario  che  l'erba  medica,  che  il  trifoglio  sia  nocivo, 
sia  inutile  al  bestiame?  No  certamente.  Poiché  non  si  po- 
trà mai  ricavare  dai  mali  provenienti  dall'abuso  alcuna 
sentenza  contro  il  buon  uso.  È  dunque  il  troppo  nutri- 
mento, è  l'eccesso  cioè  la  quantità,  che  gli  produce  la 
morie  se  l'animale  non  è  prontamente  soccorso  coi  rime- 
dj  atti  ad  assorbire  il  gas  acido  carbonico,  ossia  l'aria, 
che  si  sviluppa  dagli  alimenti  mangiali ,  come  sono  l'acqua 
di  calce,  la  soluzione  di  sapone  e  potassa,  l'ammoniaca, 
e  la  magnesia,  ecc.  ecc.  e  coli' eseguire  immediatamente 
(allorché  siensi  mostrate  innlili  le  su  indicale  sostanze  me- 
dicamentose) previa  l'incisione  della  pelle  la  puntura  nel 
centro  del  lato  sinistro  col  noto  istrumento  chirurgico  det- 
te trequarti- 


(1)  Erba  medica,  o  erba  spagna  Medicago-sativa. 

(2)  Tre  sono  i  trifogli  comunen\finte  coltivati  \P  il  tri- 
foglio "pratajolo  tiifolium  praleiise  3  2.*^  «7  trifoglio  bianco, 
ò  ladino ,  trifolium  repensj  3.°  «7  trifoglio  pesarone,  tri» 
fòlium  incarnatum. 


342  APPENDICE 

Prima  intanto  di  ammioistrare  il  sale  al  bestiame  sarà 
bene  osservare  la  natura  dei  pascoli  e  la  qualità  delle  sta- 
gioni. Imperocché  non  sarà  necessario  darlo  a  quelle  pe- 
core, le  quali  stanno  in  luoghi  ove  nella  state  non  sortono 
mai  dalle  stalle  se  non  si  è  del  tutto  dissipata  la  rugia- 
da e  la  nebbia.  L'erba  corta  ma  molto  nutritiva  di  alcuni 
paesi  suole  essere  per  se  stessa  abbastanza  secca  senza 
cercare  di  aumentare  la  sete  col  sale.  Sarà  inutile  apprestarlo 
al  bestiame  che  soggiorna  nei  terreni  prossimi  al  mare, e 
per  l'estensione  di  cinque  o  sei  miglia  da'  suoi  lidi,  poi- 
ché i  venti  marini  trascinano  seco  una  sufficiente  quantità 
di  parti  saline,  e  le  depongono  sulle  piante. 

Gioverà  somministrarlo  al  bestiame  nelle  stagioni  pio- 
vose sia  di  primavera,  sia  di  autunno,  sia  d'inverno  umi- 
do, e  sarebbe  un' operare  in  ragione  inversa  dei  proprj 
interessi  risparmiare  il  sale  ai  buoi  e  vacche,  le  quali  vi- 
vono, e  popolano  luoghi  pantanosi  ed  un  opporsi  senza 
forti  cagioni  o  fatti ,  alla  nota  regola,  che  quanto  più 
V erba  è  internamente  acquosa,  quanto  pia  il  terreno 
del  pascolo  è  umido,  tanto  più  è  necessario  il  sale  ai 
bestiami. 

Per  le  medesime  ragionisi  vedrà  indispensabile  l'uso 
del  sale  nei  paesi  settentrionali,  dove  le  pioggie  sono  con- 
tinue, ed  il  caldo  è  moderalo,  consideralo  come  sostanza 
tonica  per  rinforzare  cioè  le  fibre  dello  stomaco  troppo 
rilassato  da  un  nutrimento  acquoso,  ed  in  vista  delle  altre 
sue  particolari  qualità  che  andrò  sommariamente  ad  espor- 
re, poiché  il  sale  marino  dissipa  la  sovrabbondanza  della 
umidità,  eccita  l'appetito,  e  previene  quelle  malattie  il 
principio  delle  quali  riconosce  per  causa  il  rilassamento, 
e  la  cattiva  digestione.  Difalti  Hartmann  intorno  all'uso 
del  sale  marino  ci  scrisse  «  usato  moderatamente  aiuta  la 
))  soluzione  dei  cibi  nel  ventricolo  w  e  soggiunse  «  né  può 
ì)  essere  probabile  che  l'uso  universale  di  esso  nella  so- 
»  cietà  sia  stalo  introdotto  senza  una  guida  d'istinto,  w  Né 


APPENDICE  343 

lacerò  quanto  sul  medesimo  oggetto  ci  pubblicarono  Morat 
e  Derlens  nel  Dizionario  universale  di  Materia  Medica  e 
Terapeutica  generale  mentre  alla  pagina  1004  art.  sodio, 
il  sale  marino  stimola  blandamente  gli  organi  digestivi, 
eccita  l'appetito,  agevola  la  digestione,  ed  è  un  bisogno 
imperioso  per  la  più  gran  parte  degli  uomini.  Il  suo  uso 
è  salutare  ai  bestiami.  Sembra  preservare  i  montoni  dalla 
cangrena  prodotta  dalle  idatidi  (Faune  des  med.  1. 156.  Ran. 
cit.  da  I.  F.  Gmelin  appar.  medici.  85)  ed  altrove,  dato 
io  dose  purgativa  (mezz'oncia  ad  una  in  soluzione)  irrita 
più  dei  sali  neutri,  eccita  calore,  sete,  e  può  provocare 
il  vomito,  e  senza  quest'ultima  avvertenza  potrebbe  senza 
dubbio  in  dose  troppo  forte  cagionare  una  sorte  di  avve- 
lenamento. Pel  cavallo  è  un  veleno  dato  alla  dose  di  due 
0  tre  libbre  (Journ.  de  med.  di  Leroux  XIX.  150.  ).  Venne 
pure  osservato,  scrisse  il  Gera  nell'Igiene  degli  animali, 
che  alcune  pecore,  ed  animali  bovini  affetti  da  morbo  na- 
scosto ricorrendo  al  sale  furono  felicemente  risanali ,  e  si 
effettuò  in  un  modo  ammirabile  l'ingrasso.  Il  Sig.  Grognier 
Professore  di  Veterinaria  in  Parigi  nel  suo  corso  d'Igiene 
Veterinaria  (1837)  dopo  avere  con  savio  criterio  mostrato 
quanto  gli  erbivori  tutti  appetiscono  singolarmente  il  sale, 
ne  descrive  i  vantaggi,  che  dall'uso  di  questo  ne  ritrae  il 
loro  fisico,  e  la  loro  economia.  Infatti  fa  conoscere,  che 
le  vacche  lattatole,  cioè  da  frutto,  dietro  la  somministra- 
zione del  sale,  o  solo,  o  disciolto  nell'acqua  con  crusca 
di  frumento,  o  unito  al  foraggio  producono  un  latte  più 
abbondante,  più  ricco  di  burro, e  di  parte  caseosa  (1);  che 
le  medesime  sono  meno  soggette  ad  asteniche  infermila,  le 


(()  Se  al  cibo,  scrisse  il  Chiolini,  che  alle  vacche  si  dà 
aggiungasi  un  poco  di  sale,  il  latte  riesce  più  denso,  e  sa- 
porito. Il  trifoglio,  la  medica,  e  la  veccia  falciata  favori' 
stono  V  abbondanza  del  latte  più  di  tutte  le  altre  erbe. 


344  APPENDICE 

quali  presso  di  loro  sodo  le  più  frequenti,  che  i  prodotti 
di  queste  sono   molto   più  vigorosi,  che  i  buoi  da  lavoro 
col  sale  aumentano  le  forze  benché  parcamente  nutriti;  che 
i  tori  sono  più  ardenti ,  e  più  fecondi  nella   riproduzione 
della  specie,  locchè  viene  confermato  dal  lodato  Dott.  Gera 
nell'opera  citata,  ove  dice  che,   viene  somministrato  il 
sale  ai  maschi  prima   di   fare  montare,  e  quando  il  loro 
temperamento  s'indebolisce,  fortificando   cotesta  sostanza 
la  loro  costruzione,  che  la  forza  ed  il  vigore  del  cavallo 
sono  aumentati;  che  la  riuscita  del  puledro  e  più  sicura, 
e  ciò  risulta  dalle  osservazioni  fatte  in  Inghilterra  e  negli 
Stali  Uniti  ;  che  i  montoni  sono  preservati  da  quella  ma- 
lattia conosciuta   sotto  il  nome  di  cachessia  acquosa,  di 
raarciaia  0  bisciola  delta  anco  putredine  (dai  francesi  powr- 
riture)  o  malattia  dei  lumachini.  Difalli  l'aceto,  ed  il  sale 
marino,  scrisse  il  eh.  Metaxà  al  §.  249  vanlansi  come  pre- 
servativi della  cachessia  acquosa  (l)  la  quale  però  di  rado 
si  osserva  nelle  gregge ,  che  pascolano  le  spiagge  del  mare , 
ove  si  nutrono  di   erbe  salate.  Tale  regime  conviene  alla 
specie  ovina  più  di  qualunque  altra  specie  quando  parti- 
colarmenle  trovasi  esposta  alle  dense  nebbie,  ed  agli  effluvi 
paludosi,  ad  un  vitto  poco  salubre,  e  che  alloggia  in  stalle 
umide  insalubri,  e  poco  aereale;  che  i  majali  oltre  all'in- 
grossarsi più  sollecitamente  e  completamenie  sono  preser- 
vati dalla  raalallia  detta  gragnuola  o  ponicatura  ;  che  pre- 
serva tutte  le  allre  specie  di  animali  domestici  dalle  affe- 
zioni  verminose,  da  debolezze,   da  cachesie  o  dimagra- 
menti, ai  quali  potessero  essere  soggetti  in  tempi  di  raa- 


(  t  )  Mentre  il  Sig.  Bassi  asserisce  che  il  solfo ,  e  la  ean- 
fora sono  i  due  soli  rimedii,  cui  ha  conosciuto  efficaci  contro 
la  cachessia  acquosa,  conchiudono  i  Signori  Doti.  Chiolini  e 
Moretti  che  il  sai  marino  ed  il  nitro  dovrebbero  a  giudizio 
loro  essere  di  singolare  vantaggio. 


APPENDICE  345 

lattie  gravi  ed  epizootiche ^  che  infine  il  pollame,  i  pic- 
cioni, e  gli  uccelli,  non  escluse  le  api  (I)  insetti  tanto 
utili  nella  economia  rurale,  godono  miglior  stato  di  sa- 
lute, sono  più  fecondi,  ed  ingrassano  più  facilmente  fa- 
cendo uso  discreto  del  sale. 

Inoltre  particolari  circostanze  avendomi  posto  nel  caso 
di  osservare,  che  le  malattie  degli  animali  erano  più  fre- 
quenti nei  paesi  dove  l'uso  del  sale  era  ignoto,  che 
negli  altri,  e  che  quanto  più  a  questi  si  amministrava 
tanto  meno  erano  affetti  da  malattie  gravi ,  contagiose  ed 
epizootiche;  ed  avendo  dal  1845-50  tenuto  varie  vacche 
mucche  posso  accertare  in  detto  spazio  di  tempo  non  aver 
avuto  perdita  alcuna  per  avere  indistintamente  apprestalo 
un  giorno  si  ed  uno  no  un'oncia  e  mezza  di  sale  marino  in 
una  secchia  di  acqua  pura  con  crusca  di  frumento  e  ciò  in 
seguito  di  studj  fatti  nei  decorsi  anni  nei  trattati  di  Agraria 
e  di  Igiene  Veterinaria ,  anzi  averne  rilevato ,  che  quei  capi  i 
}  quali  si  riprendeano  perchè  dati  ad  altri  per  concessioni  tem- 
1  porarie,  tuttoché  scaduti  e  deteriorati,  dopo  due  mesi  circa  di 
1  continuala  somministrazione  salina  lentamente  ingrassavano 
ed  emettevano  da  vari  punti  della  pelle  i  così  detti  tarli,  non 
I  ommesse  però  le  altre  cose,  le  quali  assicurano  al  bestiame 
una  esistenza  vigorosa,  e  lunga  vita,  cioè  farli  ogni  giorno 
strigliare ,  strofinare ,  lavare  gli  occhi ,  pulire  le  unghie  noe 
tenerli  troppo  chiusi  nell'inverno,  ed  obbligarli  a  mo- 
derato esercizio  ecc.  ecc. 


(1)  Nel  i.^  quaderno  del  Propa^itore  Agricola  di  Bolo- 
gna iS5i,  leggesi  «  Le  api  che  nelle  primavere  umide  e  fred- 
de per  causa  di  frequenti  pioggie  soffrono  dissenterie  prodotte 
dai  cibi  raccolti  sui  fiori  bagnati  ed  itvvizziti  sono  da  que- 
sta malattia  preservate  allorché  possono  usare  di  una  solu- 
zione di  buon  sale  comune  in  acqua  tiepida  che  in  opportuni 
vasi  sia  collocata  vicino  agli  alveari. 

K.  Ann.  Se.  Natur.  Serib  IH.  Tomo  5.  23 


346  APPENDICE 

Enumerali  i  vantaggi  del  sale  nella  economia  del  be^ 
etiame,  e  conosciuto  formare  una  parte  necessaria  alia 
nutrizione,  e  conservazione  dei  medesimi  sarà  d'uopo  os- 
servare il  modo  di  aDjministrarlo,  e  la  sua  dose.  Tre  sono 
difatti  le  maniere  di  amministrare  il  sale  al  bestiame;  1.° 
solo;  2.°  misto  al  foraggio;  3.°  stemprato  nella  loro  be- 
vanda: quest'ultimo  metodo  potrebbe  produrre  sinistri  in- 
convenienti, se  non  si  avesse  estrema  riserva  nell' usarlo, 
perchè  l'animale  assetato  prenderebbe  sale  oltre  misura; 
e  quindi  conviene,  che  l'acqua  ne  sia  semplicemente  con- 
dita, e  non  salata,  specialmente  quando  è  di  una  natura 
scipita,  e  pesante:  un'oncia  di  sale  basta  per  una  secchia 
di  acqua.  Margaroli  consiglia  di  aspergere  i  foraggi  con 
acqua,  in  cui  siaci  disciolto  del  sale,  o  tenere  dei  pezzi 
di  sai  gemma  nelle  mangiatoje,  oppure  fare  un  pastone 
contuso  della  marna  con  calce,  o  con  gesso,  a  cui  si  unisce 
del  sale  in  forte  proporzione,  e  se  ne  fanno  dei  pezzi  co- 
me mattoni  che  si  pongono  presso  le  mangiatoje  in  modo 
che  gli  animali  possano  prenderne  leccandone  prima  e  dopo 
il  pasto.  Mentre  si  amministra  il  sale  al  bestiame,  con- 
viene osservare  attentamente  di  tenere  ogni  animale  sepa- 
rato dal  vicino,  poiché  taluni  mangiano  più  presto  deg-li 
altri,  e  sovente  accadrebbe  che  uno  stesso  animale  man- 
giasse esso  solo  quasi  due  porzioni.  Ciò  si  fa  ancora  per 
evitare  che  l'acqua  salata,  quando  un'animale  mangia  le 
foglie  dure,  non  vada  a  cadere  sulla  pelle  del  vicino.  I 
buoi  non  cesserebbero  di  leccarsi  a  vicenda  e  colla  lingua 
si  porterebbero  via  il  pelo,  quale  deglutito  produrrebbe 
sinistri  inconvenienti,  come  indigeribile  dagli  animali,  ser- 
vendo così  di  base  a  formare  quelle  concrezioni  chiamale 
egraeopoli,  pallottole  composte  cioè  di  frantumi  di  piante 
indigeste,  di  molecole  calcari,  e  di  aglomerati  dalle  mu- 
cosità, che  trovansi  negli  organi  digestivi  degli  erbivori 
in  ispecie,  quali  ho  veduto  conservali  dal  Sig.  Cav.  Mar-» 
garucci  uomo  di  chiarissima  fama  pel  molto  sapere  in 
si  fatte  materie. 


APPENDICE  347 

li  sale  marino  suole  generalmente  darsi  dalia  dose 
di  once  due  alle  Ire  e  più  allorché  si  pone  all'ingrasso. 
Secondo  il  Doti.  Gera  il  marinum  della  quantità,  che  si 
può  dare,  è  di  un'oncia  all' incirca  per  ciascun  animale, 
e  per  gli  altri  in  proporzione.  In  quanto  alla  quantità  giu- 
sta il  savio  parere  del  lodato  Sig.  Orlandi  (5.*^  quad.  del 
Propag.  Agricola  di  Maggio  1851)  la  misura  da  prendersi 
sarà  quella  che  farà  d'uopo  per  dare  all'acqua  un  sapore 
sensibile  e  marcato  di  sale.  Su  ciò  invito  i  lettori  a  consul- 
tare la  dottissima  memoria  del  Sig.  Barrai  sull'impiego 
del  cloruro  di  sodio  nell'economia  animale  pubblicata  nel 
1847 ,  nella  quale  si  troveranno  prescelte  le  dosi  conve- 
nienti ad  ogni  specie  di  animale  sia  bovino, sia  cavallino, 
sia  suino,  sia  pecorino  ecc.  ecc.  il  1.  quaderno  del  Pro- 
pagatore Agricola  di  Bologna  Gennaio  1851.  ed  il  foglio 
11. o  e  12.odel  Voi.  IV.  degli  Annali  della  Società  di  Agri- 
coltura Toscana. 

È  da  notarsi  ancora  che  il  suddetto  Sig.  Grognier  pub- 
blicò in  Lione  nel  1831  un'operetta  nella  quale  dimostra 
i  grandi  vantaggi  che  si  otterrebbero  nel  dare  agli  animali 
erbivori  cibi  cotti ,  e  salati.  La  loro  salute  riacquisterebbe 
la  spesa,  che  cagiona  questo  metodo,  e  verrebbe  anco  com- 
pensata dalla  maggior  quantità  di  latte,  dalla  miglior  qua- 
lità della  carne ,  e  dalla  maggior  forza  dei  lavori  ;  di  più 
si  potrebbero  porre  a  profitto  nuove  sostanze  alimentarie, 
quali  sarebbero  i  giunchi,  la  canna,  la  ginestra,  il  ranun- 
colo, ed  altri  vegetabili  tigliosi,  che  crudi  sono  indigeri- 
bili. 

E  qui  cade  opportuno  riportare  una  osservazione, che 
leggesi  nei  fogli  inglesi  del  1764  assai  utile  per  coloro 
che  devono  sovraintendere  le  coltivazioni  nelle  terre  altrui^ 
e  dirigere  le  faccende  rurali,  scarnano  provvedere  ai  loro 
inieressi  col  trarre  maggior  profitto  nelle  terre  proprie  col 
più  breve  tempo,  e  colla  minor  spesa  possibile.  Un  par- 
ticolare di  America  avea  una  considerevole  quantità  di  fieno 


348  APPENDICE 

guasto  per  le  continue  pioggie,  e  quasi  imputridito  nei 
campi.  Ebbe  la  precauzione ,  quando  ^o  chiuse  nel  suo  stato 
di  siccità  conveniente  di  far  spargere  del  sale  al  primo 
strato:  subito  che  questo  ebbe  sei  pollici  di  fieno  al  di- 
sopra fece  lo  stesso,  e  così  alternalivaraente  di  mano  in 
mano  formò  un  strato  di  foraggio,  e  di  sale  in  piccola 
quantità  fino  a  che  tutto  il  fieno  fu  ammucchiato.  Quando 
questo  particolare  cominciò  a  darlo  al  bestiame,  questo  vi  si 
gettò  sopra  con  un'avidità  straordinaria,  e  lo  preferì  anco 
a  quello,  in  cui  non  vi  era  sale,  quantunque  fosse  di  qua- 
lità eccellente.  Esperienza  che  mentre  merita  di  essere  ri- 
petuta specialmente  in  quelle  stagioni,  dove  le  pioggie  con- 
tinue fanno  perdere  quantità  considerevoli  di  foraggi  che 
potrebbero  essere  dagli  animali  consumati  con  questo  me- 
todo, ci  dà  poi  occasione  di  riconoscere  nel  sai  marino 
un  azione  temperante,  o  correttiva,  ed  un  potere,  direi 
antisettico  sui  foraggi  guasti ,  quale  venne  notato  da  Prin- 
gle,  da  Wedel,  da  Mustel  ecc. 

Sembrami  necessario  di  far  qui  osservare  che  anco  il 
Sig.  Godine  Prof,  nella  scuola  di  Alfort  nei  suoi  elementi 
d'Igiene  Veterinaria  (Parigi  1815)  prescrive  l'uso  del  sale 
per  correggere  i  foraggi,  che  per  qualunque  siasi  causa, 
abbiano  perdute  le  loro  buone  qualità,  ed  il  loro  succo 
nutritivo,  e  che  forse  sarebbero  dagli  animali  rifiutati,  ed 
in  caso  diverso  diverrebbero  per  essi  causa  predisponente  di 
malattie.  Il  sale,  scrisse  Lessona  nel  suo  trattato  delle 
malattie  perniciose  dei  bestiami  (Mil.  1820)  può  contribuire 
moltissimo  a  correggere  la  cattiva  qualità  di  fieno  guasto, 
ed  alterato,  di  cui  se  ne  insaleggino  gli  strali,  spargen- 
dovene  sopra  nella  proporzione  di  una  libbra  per  ogni 
cento  libbre  di  fieno.  Se  il  fieno  non  è  stalo  salato ,  sarà  ben 
fatto  di  sciogliere  una  libbra  di  sale  in  una  conca,  o  vaso 
qualunque  di  legno  contenerne  5  o  6  secchi  di  acqua,  ed 
immergervi  il  fieno  prima  di  amministrarlo  agli  animali, 
0  spruzzarlo  con  acqua  salata  mediante  spugna,  od  altro. 


APPENDICE  549, 

Rifleltendo  infine  essere  il  sale  un  elemento  dei  più 
indispensabili  al  sangue  dell'uomo  e  degli  animali  a  cui 
umori  fornisce  la  soda,  della  quale  non  possono  a  meno, 
ed  al  succo  gastrico  l'acido  idroclorico  indispensabile  al 
compimento  di  una  buona  digestione,  ed  averne  grande 
bisogno,  anzi  singolarmente  appetirlo  gli  animali  erbivori, 
del  pari  che  ne  ha  bisogno  l'uomo  quanto  piìi  si  acco- 
sta al  loro  modo  di  vivere,  ed  osservando  che  il  be- 
stiame tutto  mantenuto  senza  sale  trovasi  debole,  predi- 
sposto a  continue  infermità,  ha  un  sangue,  che  sovente 
s'ispessisce,  e  diventa  nero  come  quello  degli  animali  vec- 
chi; mentre  all'opposto  si  osserverà  sano,  vigoroso,  e  ra- 
pidamente ingrassarsi  quello  col  sale  nutrito,  ed  alimen- 
tato, per  cui  ne  verranno  segnalati  vantaggi  al  pubblico 
interesse,  all'  industria,  al  commercio  somministrandoci 
oltre  alla  maggior  copia  di  concimi,  latte  piti  abbondante, 
più  denso,  ricco  di  burro  ,  lana  più  fina,  carni  più  saporite, 
più  nutritive,  aventi  le  buone  qualità  alimentarie  ecc.  ecc.  si 
potrà  conchiudere,  dopo  avere  ben  ponderate  le  esperienze 
e  le  osservazioni  dei  più  distinti  Agronomi,  e  trattatisti 
d'Igiene  Veterinaria  (dovendosi  sempre  l^sperienza  prefe- 
rire a  qualunque  teoria)  che  l'avidità  somma  addimostrata 
dagli  animali  verso  il  sale  marino  l'istinto  cioè,  o  il  prin- 
cipio impellente  ci  fornì  sicuro  criterio  onde  provare  quanto 
esso  sia  loro  utile  ed  indispensabile.  Ed  è  perciò  che  ter- 
mino il  mio  dire  nella  lusinga  che  questo  lavoro,  qualunque 
esso  siasi,  comprovante  la  utilità  del  sai  marino  nell'eco- 
nomia dei  bestiami ,  e  che  avea  fatto  soltanto  per  mia  istru- 
zione, e  diletto  non  sia  per  riuscire  inutile. 

Dott.  Domenico  L.  Mazzanti. 
Consultore  Veterinario  della  Sacra  Consulta, 


350  APPENDICE 

NOTIZIE    DIVERSE 

le  razze  pfù  pregevoli  dei  bestiami 
domestici. 


In  due  memorie  da  me  Ielle  nel  decorso  anno  alla 
Società  Agraria  bolognese,  ed  ora  dalia  slessa  pubblicale 
nel  volume  seslo,iofeci  parola  di  alcune  speciali  ed  utili 
razze  di  bestiami,  le  quali  poiché  vivono  e  crescono  in 
Inghilterra,  ed  in  allri  esteri  e  lontani  paesi,  ove  furono 
prodotte  dalla  diligenza  di  istruiti  e  diligenti  allevatori, 
così  non  possono  di  leggieri  venire  osservale  dai  nostri 
campagnuoli  e  dai  nostri  proprietari,  onde  apprezzarne  le 
belle  ed  utili  qualità  loro,  a  fin  di  inlrodurle  presso  noi, 
in  quelle  località,  ove  vi  è  meglio  potrebbero  prosperare, 
senza  ledere  anzi  favorendone  il  vero  tornaconto,  por  ne- 
cessario per  mantenerle  e  conservarle  definitivamente.  Però 
avendone  in  quelle  memorie  fatta  semplice  menzione,  è 
pure  in  oggi  conveniente,  che  in  queste  pagine,  apposi- 
tamente pubblicate  per  istruzione  agraria,  io  mi  estenda 
alcun  poco,  riportandone  quelle  ulteriori  notizie  ed  av- 
vertenze sopra  ciascheduna  razza,  le  quali  possano  poi  ser- 
vire a  darne  una  sufficiente  e  chiara  idea,  additandone  ad 
un  tempo  i  pregi  speciali  di  ciascheduna,  non  che  le  utili 
applicazioni  agli  usi  e  costumi  di  alcune  di  queste  nostre 
contrade.  A  favorire  poi  la  intelligenza  dei  lettori,  mano 
roano  che  verrò  descrivendo  una  razza  pregevole  sotto 
qualche  rapporto,  ho  creduto  di  corredarne  la  descrizione 
col  disegno  in  figura  litografica,  tolto  da  una  opera  pre- 
gevole inglese,  per  la  quale  oltreché  quella  non  esiste 


APPENDICE  361 

fra  noi ,  si  renderà  un  servigio  non  comune,  diffondeodone 
con  tal  mezzo  le  cognizioni  speciali  relative,  le  quali  colla 
vista  della  figura,  pili  che  colla  descrizione  parlicolare  dei 
caratteri,  ponno  comprendersi  e  ricordarsi. 

BUE  DELLA  RAZZA  DI  DURHA9I 

(vedi  figura  prima) 

Il  Bue  di  questa  razza  presenta  i  seguenti  special? 
caratteri  pei  quali  facilmente  si  distingue.  Pelo  liscio  e 
morbido,  sopra  pelle  pieghevole  e  sottile;  colore  di  nn 
rosso  vivace,  sfumato  di  un  bianco  puro.  Talvolta  è  picchiet- 
tato e  macchiato  specialmente  nella  superior  parte  ,  essendo 
quasi  bianco  nel  ventre.  La  testa,  che  è  poggiata  sopra  un 
robusto  e  largo  collo,  è  piccola,  e  si  appunta  molto  verso 
il  muso;  ha  le  narici  molto  large;  gli  occhi  molto  spor- 
genti^ con  uno  sguardo  benigno:  corna  arcate,  piccole,  li- 
scie e  puntute;  orecchie  grandi  ed  elevale;  petto  largo, 
spalle  piegate  allo  indietro;  schiena  orizzontale  e  piana 
fino  all'origine  della  coda;  lombi  lunghi,  larghi  e  ripie- 
ni; sopra  gambe  sottili,  piuttosto  corte.  Vedute  di  dietro 
come  davanti,  le  forme  di  questo  gran  bue,  presentano 
una  specre  di  quadratura,  anziché  tondeggiare  come  so- 
gliono in  altre  razze  ;  la  slessa  forma  quadrilatera  oblonga 
presenta  pure  questo  ruminante,  osservandolo  da  un  bal- 
cone elevato.  11  peso  cui  suole  pervenire  si  è  libbre  2600 
bolognesi  in  soli  40  mesi  di  età,  mentre  nei  primi  quat- 
tro mesi  dopo  la  nascita,  il  vitello  di  frequente  pesa  già 
400  libbre.  Questo  bue  è  docile,  buon  mangiatore,  ma 
quando  comincia  il  suo  ingrassamento  scema  in  lui  note- 
volmente l'appetito,  continuando  con  tulio  ciò  ad  ingras- 
sare con  prestezza.  Il  sapore  della  sua  carne  è  mollo  ap- 
prezzato dagl'inglesi,  i  quali  la  pongono  innanzi  nelle 
tavole  più  riputale  dei  ricchi,  essendovi  stimatissima. 


362  APPENDICE 

Di  questa  razza  ollenulasi  nel  decorso  secolo,  poiché 
merita  una  speciale  considerazione,  dirò  brevemenle  come 
si  ottenne. 

Fu  verso  l'anno  1760  in  che  il  famoso  Bakewell  co- 
minciò le  maravigiiose  sue  esperienze  sopra  i  bestiami. 
Questo  allevatore  è  uno  dei  più  grandi  riformatori  agricoli 
che  abbia  avuto  l'Inghilterra.  Semplice  fittajolo  della  pro- 
vincia di  Disley,  nella  contea  di  Leicester ,  imprese  a  cam- 
biare da  capo  a  fondo  le  razze  degli  animali  domestici 
sparse  sul  suolo  della  Gran  Brettagna.  Guardando  da  pri- 
ma la  riforma  sotto  il  punto  di  veduta  della  razza  bovina, 
fece  in  guisa  che  gli  individui  colla  medesima  quantità  di 
nutrimento  potessero  dare,  comparativamente  agli  altri,  mag- 
giore abbondanza  di  carne,  nella  quale  la  buona  e  scelta  fosse 
poi  proporzionatamente  molto  più  rilevante,  di  quello  che 
la  carne  di  minor  pregio,  o  di  rifiuto.  Bakewell  pose  in 
prima  per  principio  che  negli  animali  che  si  vogliono  in- 
grassare, le  parti  intorno  alle  quali  bisognava  anzi  tutto 
occuparsi ,  erano  quelle  che  la  esperienza  insegnò  a  conside- 
rare come  sede  della  carne  migliore;  cioè  quelle  che  costi^ 
tuiscono  le  parti  superiori,  ma  specialmente  di  dietro.  Quan- 
to alle  parti  inferiori  del  corpo,  quell'avveduto  alleva- 
tore dichiarò,  che  non  si  porrebbero  in  carne  se  non  a 
pregiudizio  delle  altre;  essere  dunque  necessario  che  l'ani- 
male per  sua  natura  non  abbia  disposizione  di  sorta  ad 
ingrassarsi  in  quelle  parti.  Predizioni  di  sinistro  augurio 
accolsero  le  splendide  promesse  del  riformatore .  ma  egli 
non  si  lasciò  atterire,  e  proseguì  l'opera  perseverantemente. 
Altri  prima  di  lui  avevano  atteso  alle  forme  dei  buoi  per- 
chè fossero  belle,  e  proporzionate:  Bakewell  invece  si  ap- 
plicò più  particolarmente  alla  utilità  della  forma,  fosse  pur 
anco  mostruosa  all'aspetto.  Osservando  con  molta  atten- 
zione il  modo  onde  si  comportavano  i  buoi  e  gli  animali 
neir ingrassare,  non  tardò  ad  acquistare  la  prova  che  per 
gli  speculatori,  c^ tra  sempre  perdita  in  sottomettere  al- 


APPENDICE  353 

V ingrassamento  gli  animali  di  grande  ossatura;  che  ne 
costava  molto  l'alimento  per  cuoprire  quelle  ossa  grosse, 
e  che  in  ultimo  i  macellai  non  ricercano  1  carcami ,  ma  la 
carne  buona  negli  animali  che  comprano.  Partendo  da  questi 
dati  Bakewell  si  applicò  a  produrre  una  razza  di  buoi  appro- 
priala alla  scopo  che  gli  ingrassatori  si  propongono ,  cioè 
animali  di  pelle  pieghevole ,  fina ,  elastica ,  colla  testa  e  tutte 
le  parti  ossee  infinitamente  piccole  e  sottili,  di  corpo  leggier- 
mente cilindrico,  coli' intervallo  che  separa  le  anche  lar- 
gamente sviluppato,  col  petto  vasto,  e  colle  gambe  corte. 
Il  sistema  da  lui  adottato  consisteva  in  perfezionare  la  razza 
che  aveva  quella  tendenza  desiderala,  con  individui  della 
stessa  famiglia  che  presentassero  eguali  caratteri  ;  quindi 
a  migliorare  questa  razza  di  Durham  (come  quella  di  al- 
tri animali  siccome  dirò  parlando  dei  medesimi)  adopera- 
va il  padre  e   la  figlia,  la  madre  ed  il  figlio,  il  fratello 
e  la  sorella;  coll'avvertenza  però  di  scartare  sempre  que- 
gli individui  che  mostravano  colle  loro  forme  speciali,  dì 
allontanarsi  da  una  specie  di  tipo  ideale,  che  egli  erasi  già 
formato   in   testa ,  e  che  aveva  disegnato  in   figura.  Gran 
numero  di  allevatori  dichiararono  che   questo   accoppia- 
mento in  famiglia  da  lui  adoperalo,  era  un  sicuro  mezzo 
di  produrre  la  degenerazione  nella  specie;  ma  accadde  il 
contrario  di  ciò;  o  per  meglio  dire  avvenne  quello  che  egli 
erasi  proposto,  di  ottenere  cioè  degli  animali  da  macello,! 
quali  se  poco  sarebbero  adatti  alla  fatica,  in  causa  delle  ossa 
sottili  del  loro   scheletro,  e    del  gran   peso  del  corpo,  e 
se  alla  vista  sembrar  potevano  mostruosi,  erano  però  as- 
sai più  utili  e  produttivi  di  lutti  i  buoi  delle   altre   razze 
inglesi,  come  razza  da  macello.  Bakewell  avendo  per  gradi 
conosciuto  e  provato  il  segreto  di  modellare  i  buoi  a  seconda 
dei  suoi  desideri ,  ed  avendo  pure  osservalo   che  le  corna 
degli  animali  portavano  gravi  pregiudizi  alle  giovani  pian- 
tagioni,  e  che  cagionavano  aiicara  molli  accidenti,  e  di  so- 
vente ferite   pericolose,  e  talvolta  aborti  nelle  donne  che 


354  APPENDICE 

deggiono  mungere  le  vaccine,  volle  creare  ancora  una  razza 
senza  corna ,  e  l'ottenne  collo  slesso  metodo  della  selection, 
cioè  collo  scegliere  sempre  negli  accoppiamenti  in  famiglia, 
quegl' individui  che  mostravano  la  desiderata  tendenza,  le 
corna  cioè  sempre  più  piccole.  Come  per  la  specie  dei  buor 
avendo  pnre  applicalo  il  suo  metodo  ai  Montoni ,  ai  Porci ,  ai 
Cavalli,  riesci,  come  vedremmo,  a  produrre  anche  in  queste 
specie  razze  pregevolissime,  talché  dopo  parecchi  anni  di 
sforzi  ottenne  frutti,  che  gli  attirarono  l'attenzione  degli  uo- 
mini avveduti.  Già  sui  mercati  più  non  indicavansi  certe  spe- 
cie di  animali,  se  non  se  col  nome  di  ra^'^e  di  Disley  o  di 
Durham.  Però  la  via  da  percorrere  era  lunga  e  dispendiosa, 
sicché  di  sovente  gli  mancarono  i  mezzi  pecuniari.  Allora, 
bisogna  pur  dirlo  a  gloria  di  quel  governo,  il  parlamento 
corse  in  aiuto  del  fittaiuolo,  e  lo  sovvenne  di  sufficienti 
mezzi,  per  modo,  che  dopo  un  quarto  di  secolo,  vidersi 
spianate  tutte  le  difficoltà  trovale  in  principio,  e  la  razza 
Durham,  di  cui  fo'  parola,  come  le  altre  che  ricorderò 
in  appresso,  eransi  ottenute  costanti  e  perfezionate.  Le  pub- 
bliche esposizioni  ed  i  mercati  continuarono  a  produrre  per 
lui  ottimi  risultamenti,  perchè  vendeva  i  bestiami  a  prezzi 
assai  maggiori  degli  altri  allevatori;  ma  in  quanto  ai  tori 
od  ai  maschi  vitelli,  egli  continuò  a  negarli  per  gran 
tempo,  onde  non  vedere  deteriorala  la  sua  razza  nelle 
mani  altrui;  concedeva  però  la  locazione  in  cambio  della 
vendita,  e  ne  otteneva  anche  per  le  monte  somme  notevolis- 
sime. Fra  i  suoi  Tori  uno  ve  n'  era  al  quale  erasi  dato  il 
nome  di  Two  penny,  e  che  non  fecondava  mai  a  meno  di 
10  lire  sterline  (circa  Se.  46  romani).  — In  altro  articolo 
dirò  delle  altre  razze  pregievoli  ottenute  da  questo  ed  al- 
tri allevaiori;  intanto  però  basterà  ricordare,  che  questo 
benemerito  inglese,  nato  nel  1725,  morì  di  70  anni,  lascian- 
do un  ricchissimo  patrimonio  alla  sua  famìglia,  guadagna- 
tosi con  una  industria  degna  di  ogni  elogio. 

Il  bue  di  questa  razza,  il  quale  come  io  diceva  su" 


fav.  Ili 


APPENDICE 


355 


pefiormente  è  poco  adatto  alla  fatica,  essendo  puramente 
pregevolissimo  come  bue  di  razza  da  macello,  a  mio  cre- 
dere potrebbe  introdursi  solamente  con  vero  profitto,  in 
quelle  provincie  italiane  ove  i  pascoli  abbondano,  e  scar- 
seggiano invece  i  terreni  da  lavoro.  Forse  l'agro  romano, 
per  lo  Stato  Pontificio ^  sarebbe  luogo  adatto;  sendochè  di 
rado  ivi  si  aggiogano  i  bestiami  per  il  lavoro  di  quelle 
campagne,  le  quali  però  sono  assai  provvedute  di  succosi 
ed  abbondanti  foraggi.  Né  si  correrebbe  rischio  di  ven- 
derli a  basso  prezzo ,  perchè  le  carni  si  vendono  alle  ma- 
cellerie di  Roma,  un  quarto  di  più  di  quello  che  costumasi 
in  queste -Provincie.  Forse  qualche  proprietario  delle  basse 
nostre  pianure,  potrebbe  introdurre  con  vantaggio  questa 
gigantesca  razza,  ch'egli  pure  venderebbe  i  buoi,  nel  quar- 
to anno  di  età,  a  prezzo  elevatissimo.  Quello  però  che  sti- 
masse di  ciò  fare,  converrebbe  che  introducesse  almeno 
due  0  tre  maschi  interi  giovani,  e  dieci  o  dodici  femmine, 
onde  conservare  la  razza ,  ed  ottenerne  in  appresso  un 
prodotto  proporzionato  alle  vistose  spese  che  occorreranno 
per  il  trasporto  dall'Inghilterra  al  porto  di  mare  più  vi- 
cino alla  località  ove  bramerebbe  collocarli. 

Dirò  in  seguito  dei  Montoni  Disley,  dei  Porci  anglo- 
cinesi, e  di  altre  razze  estere  pregiate;  intanto  ho  creduto 
di  dare  la  preferenza  alla  razza  dei  buoi  di  Durham ,  per- 
chè se  quelle  di  Lincoln,  di  Sommerse!,  e  di  Glocester 
sono  di  grande  statura  e  robuste,  questa  però  è  la  piiì 
stimata  in  Inghilterra,  sotto  il  rapporto  della  quantità  ab- 
bondante di  latte  che  somministrano  le  vaccine,  come  della 
facilità  a  crescere  ed  ingrassare  dei  buoi ,  non  che  per  il 
buon  sapore  delle  carni,  e  pel  notevolissimo  peso  a  cui 
pervengono  in  breve  tempo. 

Paolo  Predieri. 


356  APPENDICE 


BREVE  INDICAZIONE  DELIA  PELLAGRA 

CHE  AGGRAVA  LA  CLASSE  POVERA  DEL  COMUNE  DI  LOJANO 
NELLA  PROVINCIA  DI  BOLOGNA 

Letta  alla  Deputazione  Sezionale  Agraria  di  Lojano  nella 
Sessione  delli  30  Giugno  1851. 

DAL    DOTTOR 

GAETANO   BARAVELLI 


Invitato  da  un  privato  rapporto  di  amicizia,  ad  offrire 
per  la  Commissione  Agraria  Sezionale  di  Lojano,  una  bre- 
ve indicazione  della  Pellagra,  che  aggrava  in  modo  spe- 
ciale la  classe  Agricola  di  questo  Distretto,  abbenchè  privo 
dei  sussidiari  elementi  che  risguardano  le  relazioni  di  al- 
tri medici  su  questo  argomento,  mi  proverò  tuttavia  ad 
esprimere  ciò  che  ho  potuto  nel  mio  pratico  esercizio  ri- 
levare, raccogliere,  e  praticare  in  proposito. 

Per  ciò  che  riguarda  la  sintomatologia  della  Pellagra, 
dirò  aver  io  pure  osservato,  che  la  pelle  o  cute  degli  affetti 
della  Pellagra ,  nelle  parli  maggiormente  esposte  all'  aria ,  si 
avvizza  ed  oscura,  perdendo  quella  mollezza  che  è  propria 
di  coloro  che  per  la  debita  e  normale  nutrizione,  godono 
di  una  fisiologica  cutanea  traspirazione  ed  assorbimento. 

Al  petto,  e  più  alla  parte  anteriore  delle  gambe,  cioè 
delle  tibie  ,  e  maggiormente  su  la  parte  dorsale  delle  ma- 
ni, la  pelle  dei  Pellagrosi,  oltre  ad  essere  lucida,  si  fa  an- 
cora rossastra,  e  con  fenditure  si  apre,  e  separasi  in  pie- 


APPENDICE  357 

cole  squararae,  come  se  tendesse  a  completamente  sciogliersi 
dalla  vitalità  delle  parti  adiacenti,  a  modo  quasi  direi  di 
una  tendenza  o  separazione  cancrenosa.  Ciò  succede  nella 
primavera,  e  nei  primordi  dell'estate  specialmente,  sia 
poi  ciò  pel  temperarsi  dell'aere,  o  più  ancora  per  Tira- 
pressione  della  luce,  e  dei  caldi  raggi  solari.  Questi  due 
elementi  debbono  però  limitare  la  loro  azione  soltanto  nel- 
r  esterna  locale  espressione  della  Pellagra ,  la  quale  deve  già 
essere  per  lo  innanzi  ordita  dagli  opposti  elementi,  che  si 
accompagnano  alla  stagione  invernale,  cioè  il  freddo,  e  la 
umidità,  in  associazione  però  alla  abituale  deficienza  di 
buona  nutrizione,  e  di  politezza  di  corpo. 

I  Pellagrosi ,  perdendo  le  loro  forze  sì  fisiche  che  in- 
tellettuali, entrano  in  un  modo  di  vita  sì  inerte  ed  ottusa 
che  li  disaffeziona  alle  loro  precedenti  occupazioni  ordinarie, 
e  più  verso  gli  oggetti  di  sollievo.  Con  tutto  che  non  vi  ten- 
dessero di  già  da  se  stessi,  nel  modo  di  vita  in  cui  entrano, 
rimarrebbero  ugualmente  disgiunti  da  ogni  consorzio  so- 
ciale, illanguidendosi  ogni  rapporto  affettuoso,  od  almeno 
simpatico  col  medesimo.  La  loro  espressione  è  tutta  d'avvili- 
mento, anzi  di  perdimento  d'animo.  Pregiudicata  pure  rima- 
ne io  essi  la  cellulare  della  bocca,  e  gli  apparati  digestivi, e  le 
relative  funzioni.  Col  crescere  in  tristezza  di  animo  si  fissano 
in  qualche  tetra  convinzione  ,  e  con  ciò  cominciano  a  smar- 
rirsi nella  loro  intelligenza.  Divenuti  poi  che  siano  dementi 
i  Pellagrosi,  (ciò  che  avviene  nell'ultimo  stadio,  cioè  verso 
il  secondo  o  terzo  anno)  tendono  con  più  o  meno  di  vio- 
lenza al  suicidio,  per  cui  abbisogna  che  vengano  traslo- 
cali in  addalti  ospizi,  per  esservi  non  solo  curati,  ma  ga- 
rantiti da  tali  estremi. 

Abbenchè  siavi  chi  creda  prevalere  questa  malattia 
più  nelle  donne  che  negli  uomini,  io  però  in  questi  paesi 
ho  potuto  tìu'ora  rilevare  il  contrario,  cioè  che  prevale 
più  negli  uomini  che  nelle  donne,  per  cui  la  ripeto  in 
essi  più  frequente,  e  per  le  maggiori  sostenute  fatiche,  e 


358  APPENDICE 

per  le  protraile  iimidità  che  agirono  sopra  di  essi,  e  per 
r  assorbimento  di  fetide  esalazioni  ogni  quante  volte  del)- 
baoo  presiedere  al  servigio  dei  bestiami,  sia  col  rimanere 
molle  ore  nelle  stalle  ,  come  ancora  dormendo  nelle  medesi- 
me onde  meglio  attendere  ai  loro  impegni;  non  essendovi 
sempre  apposito  ambiente  conciliabile  colla  economia  do- 
mestica e  colla  propria  salute. 

In  fra  li  casi  che  ho  potuto  rilevare  essere  le  donne 
esposte  alla  Pellagra ,  ho  potuto  rimarcare  quello  delle 
donne  che  furono  in  tutta  la  loro  gioventù  al  servizio  di 
benestanti,  quindi  avvezze  ad  usare  buon  cibo.  Queste  dopo 
avere  ottenuto  di  procurarsi  delle  vesti,  e  quel  corredo  che 
desideravano,  pel  non  mai  rinunziato  intendimento  di  ma- 
ritarsi, si  condannano  di  nuovo  e  di  spesso  pel  raalrimo- 
nio  con  un  povero,  ad  una  vita  di  privazioni,  perla  quale 
avendone  perduta  l'abitudine,  ne  sentono  quindi  le  gra- 
vose conseguenze,  e  collo  indisporle  fisicamente  e  moral- 
mente, le  sottopone  ben  presto  ad  essere  aggravate  dalla 
Pellagra,  molto  più  di  quelle  donne,  com'io  diceva,  che 
vissero  sempre  nelle  privazioni  di  lauta  ed  abbondante  nu- 
trizione. 

Esternasi  non  solo  la  Pellagra  più  di  frequente,  ma 
ancora  si  fa  più  manifesta,  e  più  sollecita  nel  suo  rovi- 
noso corso,  negli  individui  deboli  ed  inoltrati  in  età,  più 
che  negli  arditi,  vigorosi,  e  giovani.  Ciò  ancora  perchè  a 
questi  ultimi  si  offrono  più  circostanze  d'industria  che  gli 
procurano  di  ben  nutrirsi,  non  fosse  altro  coli' accettare 
impegni  di  opere  in  terreni  altrui  ;  nei  quali  casi  per  po- 
tere servirsi  vi  è  meglio  delle  loro  braccia,  cerca  ognuno 
di  offrirgli  dei  cibi  più  nutritivi. 

Per  ciò  che  riguarda  la  causa  predisponente  dalla 
quale  si  può  a  parer  mio  con  maggiore  probabilità  ripe- 
tere la  Pellagra,  in  grado  eminente  io  vi  accredito  quella 
in  genere  della  deficienza  dell'occorrente  nutrizione,  dopo 
la  quale  pongo   in   secondo  luogo  quelle  altre  pure  igie- 


APPENDICE  359 

diche  delle  protratte  umidità,  dei  patemi  di  animo,  e  della 
poca  polizia  personale,  ed  ancora  dalla  cattiva  qualità  delle 
acque  potabili.  In  fra  le  diverse  cause  della  deficienza  del- 
l'occorrente  nutrizione,  primeggia  poi  quella  dell'uso 
quasi  esclusivo  della  Polenta  di  grano  turco,  la  quale  si 
fa  di  spesso  assai  male,  cioè  con  poca  acqua  e  scarsa  bol- 
litura; poscia  si  mangia  condita,  o  col  solo  sale,  o  con 
pochissimo  altro  inadatto  condimento,  come  la  cipolla  cot- 
ta, e  l'aceto  di  vino,  ovvero  colle  Ricotte  nell'estate.  Rare 
volte  si  condisce  con  un  poco  di  formaggio,  o  di  lardo, 
0  di  pesce  ,  sempre  però  in  scarsissima  dose. 

Le  differenze  dei  prezzi  del  grano  turco  o  frumento- 
ne infra  le  diverse  piazze  e  mercati  di  questa  istessa  Pro- 
vincia, non  si  debbono  riputare  dalle  diverse  qualità  e 
bontà  del  gran  turco,  ma  piuttosto  fra  noi  dalle  diverse 
spese  di  trasporto  pel  medesimo.  Ciò  che  non  si  può  tra- 
sportare con  grosse  biroccie,  ma  soltanto  con  bestie  da 
soma,  alle  quali  si  debbono  soprapporre  sul  dorso  i  sac- 
chi di  grano  turco,  col  necessario  guadagno  d'intermedi 
sensali,  e  negozianti,  e  miilaiieri,  necessariamente  deve  rie- 
scire  assai  aumentato  il  prezzo  del  grano  tuico  e  dei  ce- 
reali, infra  le  diverse  piazze  di  questi,  come  di  altri  paesi 
montani,  ancora  di  un' istessa  Provincia.  Quei  paesi  che 
jìiù  sono  prossimi  a  Castel  San  Pietro,  ove  concorrono 
le  esuberanti  granaglie  delle  ubertose  pianure  Roraagnuole, 
debbono  necessariamente  avere  dei  prezzi  assai  differen- 
ziali, e  minori  di  quelli  che  trovansi  nei  paesi  più  distanti, 
ovvero  privi  di  strade  rotabili ,  come  in  gran  parte  questi 
nostri  e  perciò  di  difjlcile  e  dispendioso  transito. 

A  prevenire  la  diffidenza  che  potrebbe  sorgere  contra 
il  mio  asserto  della  protratta  umidità  per  disporre  li  po- 
veri montanari  alla  Pellagra,  dirò  che  li  frequenti  guadi 
di  fiumi  0  torrenti  che  debbono  varcare;  le  strade  sprov- 
viste di  bene  adatti  scoli;  le  nevi- assai  protratte;  le  male 
conservale  fabbriche  dei  coloni,  e  dei  poveri   piccoli  pos^ 


360  APPENDICE 

sidenti,  sono  le  circostanze  che  nelle  stagioni  invernali 
assai  protraentesi  in  queste  elevate  località,  espongono  le 
famiglie  dei  montanari  ed  i  loro  discendenti  più  che  i 
Coloni  dei  piani ,  alle  funeste  azioni  di  protratte  umidità. 
Quindi  le  generazioni  deperiscono  nelle  forze  fisiologiche, 
ed  a  gradi  a  gradi  si  predispongono  nei  figli  e  nei  nipoti 
quelle  condizioni  interne,  e  queir  alterato  chimismo,  che 
poi  si  dimostrano  viemmeglio,  allorché  alcuni  individui 
debbono  più  degli  altri  soffrire  in  causa  di  miseria. 

Dovendo  questa  mia  relazione  compendiata  servire  ad 
uno  scopo  agricola,  non  credo  affatto  disconveniente  lo 
includervi,  che  essendo  io  stato  parecchi  anni  al  servizio 
sanitario  di  parecchi  comuni  delle  Marche,  vi  ho  in  quei 
paesi  ritrovati  assai  pochi  casi  di  Pellagra,  e  quegli  stessi 
che  vi  ho  incontrali  non  presentarono  il  complessivo  dei 
dichiarati  principali  sintomi,  i  quali  invece  si  presentano 
assai  pronunciati  nei  Pellagrosi  di  questo  nostro  distretto. 
Ciò  facilmente  sembra  derivare  perchè  trovasi  colà:  I.*Un 
più  breve  corso  di  epoca  invernale,  essendo  le  Marche  in 
una  località  più  meridionale,  e  più  temperata  dai  venti 
marittimi.  2.*  Una  maggiore  abbondanza  relativa  di  Vili, 
vendendo  visi  il  Vino  a  bassi  prezzi,  e  senza  acqua;  anzi 
colla  cottura  a  cui  si  sottopone  la  metà  del  mosto,  scema 
ancora  quella  parte  acquea  che  vi  può  essere  unita. 

Egli  è  vero  che  colà  pure  si  fa  dai  poveri  un  assai 
abbondante  uso  di  Polenta  di  Grano  turco,  ma  si  usa  di 
cuocerne  la  farina  in  moli' acqua,  e  più  che  quivi  si  pro- 
trae la  cottura  di  essa.  Oltre  a  ciò  ancora  dai  coloni 
Marchigiani  si  usa  di  frequente  un  pane, che  quantunque 
per  noi  non  sia  abbastanza  aggradevole,  né  per  gusto, 
né  per  sapore ^  può,  anzi  sembra  essere  più  nutritivo  e  più 
salutevole  a  prevenire  dalla  Pellagra,  di  quello  che  la  sem- 
plice Polenta  di  Frumentone,  entrando  in  quello  non  solo 
la  farina  di  questo,  ma  ben  anche  la  farina  di  fava  e  di 
ghiande,  con  un  poco  di  farina  di  buon  grano. 


APPENDICE  361 

Vi  sono  poi  più  ben  tenute  le  case  coloniche,  (ben  inteso 
a  parità  di  paesi  montani)  e  forse  ciò  pel  buon  esempio  of- 
fertone dalla  ben  condotta  e  vasta  amministrazione ,  che  io 
allora  eravi  dei  beni  così  detti  dell'  Àppanaggio  Boarnais, 
la  quale  offriva  a  quei  paesi ,  ciò  che  offre  d' esempio  fra 
noi  quella  del  benemerito  Sig.  E.  Loup  in  Scanello. 

Le  donne  dei  Coloni  delle  Marche,  ancora  le  più  mon- 
tane, tengonsi  poi  più  interessate  al  provvedimento  delle 
biancherie ,  forse  per  averne  più  li  mezzi  dei  nostri  montana- 
ri in  causa  della  coltivazione  dei  Bachi  da  seta,  stante  l'es- 
servi colà  più  abbondanza  di  Gelsi,  e  più  facilità  di  tenerli 
e  venderli  in  causa  delle  migliori  strade,  onde  poterne 
trasportare  i  Bozzoli  nelle  relative  piazze  di  smercio. 

Non  vi  si  usano  colà  comunemente  altre  acque  potabili 
che  quelle  di  sorgente;,  che  sono  sostenute  a  carico  comuna- 
le, pochi  essendo  i  privati  che  le  abbiano  nelle  proprie  abi- 
tazioni, mentre  le  maggiori  popolazioni  trovansi  alle  vette 
dei  Monti,  e  le  sorgenti  sono  o  nel  pendio,  o  nelle  sotto- 
poste Valli  di  essi. 

Ho  voluto  esporre  tutto  questo,  onde  offrire  maggio- 
rità di  elementi  a  giudicare,  quali  fra  le  più  accreditate 
cause  della  Pellagra  possono  concorrere  a  renderla  in  que- 
sti paesi  maggiormente  dominante  e  funesta,  quando  si 
volessero  cercare  i  modi  di  almeno  mitigarla;  non  dovendo 
l'esercente  sanitario  sempre  limitarsi  a  proporre  per  ri- 
medi delle  malattie  che  affliggono  l'umanità,  quelli  sol- 
tanto che  trovansi  nelle  farmacie,  ove  abbiano  quelle  ori- 
gine da  deficienza  d'Igienici  provvedimenti  ;  e  ciò  tanto 
più  quanto  che  io  parlo  a  persone  versate  in  cognizioni  e 
pratiche  agricole- 

La  comparazione  delle  differenze  che  incontrasi  fra  i 
climi,  ed  i  modi  di  nutrizione,  di  bevande,  di  soggiorno 
e  di  vita  che  si  possono  fare  fra  le  diverse  Provincie  di 
un  islesso  regime  governativo,  in  cui  siavi  intrinseca  diffe- 
renza fra  qualche  regnante  malattìa,  dovrebbe  essere  con- 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie.  III.  Tomo  5.  2i 


362  APPENDICE 

siderato  per  congruo  mezzo,  se  non  per  le  mie  deboli 
risorse,  almeno  per  se  stesso,  alla  ricerca  di  ciò  che  po- 
tesse migliorare  la  salute  dei  poveri  abitanti  del  distretto 
di  una  popolosa  Provincia,  da  una  funesta  malattia  che 
tanto  più  facilmente  la  minaccia  e  si  accresce,  quanto  più 
soffrono  questi  poveri  esercenti  delle  intense  fatiche  pei  loro 
agricoli  impegni,  senza  nemmeno  la  compensativa  risorsa 
di  una  buona  e  sufficiente  nutrizione. 

11  mezzo  terapeutico,  che  più  si  è  manifestato  utile  per 
i  Pellagrosi  da  me  curali,  si  è  l'uso  protratto  della  così 
detta  Acqua  della  Masotta.  Per  ciò  che  mi  disse  l'ottimo 
amico  mio  Prof.  Paolo  Muratori  (sempre  ricordato  dalli 
nostri  scienziati  concittadini,  per  le  sue  distinte  cognizioni 
nelle  chimiche  scienze)  si  può  questo  farmaco  da  ognuno 
prepararsi  col  succo  espresso  dei  Pampini  di  Vite,  ram- 
molliti con  un  poco  d'acqua  di  fonte  prima  di  spremerli, 
poscia,  detrattone  con  colatura  e  spremitura,  il  succo  per 
un  sufficiente  bicchiere  per  giorno ,  unirvi  quello  di  un 
mezzo  limone,  ed  una  presa  di  sale  nitro.  Più  volte  l'ho 
usato  nella  mia  pratica,  e  l'ho  saputo  praticato  ancora  da 
altri  in  tale  modo, dagli  affetti  da  Pellagra  in  primo  e  se- 
condo stadio,  e  quasi  sempre  con  felice  risultamento. 

In  generale  convengono,  oltre  li  acidi  vegetali ,  ancora 
li  subacidi  nelle  stagioni  calde;  e  nelle  fredde  i  rimedi 
tonici  ed  amari,  fra  cui  primeggiano  li  decotti  di  china,  e 
le  altre  tinture  amaricanti.  In  ogni  epoca  poi  conviene, 
anzi  è  necessario,  di  sussidiare  tali  farmachi  con  mezzi  nu- 
tritivi di  facile  difi'usione  od  assimilazione,  come  li  buoni 
brodi  di  carne  di  manzo,  e  di  vini  specialmente  generosi  e 
bene  condizionati  e  fermentati,  ma  però  in  proporzione  suf- 
ficiente, e  limitata  per  gradi  successivi. 

Ho  avuto  ad  ottenere  prodigiosi  effetti  in  più  casi  pel 
loro  sollecito  e  proficuo  corso,  dall'uso  del  vino  così 
detto  Santo,  associalo  all'uso  degli  anzidetti  rimedi;  e  due 
ancora  dall'etere  solforico,  imbevendone  con  poche  goccie 


APPENDICE  363 

alcnni  pezzetti  di  zucchero.  Una  donna  mi  rinvenne  in 
pochi  giornil,  che  era  assai  inferma,  ed  apparivane  agoniz- 
zante; altra  che  era  da  non  pochi  giorni  demente,  e  da 
parecchi  anni  incronìchita  per  afTezìone  pellagrosa.  Delia 
prima,  da  molli  anni  non  ne  ebbi  più  notizia,  e  sono 
ora  19  anni  che  io  ebbi  a  curarla  a  Paterno  d'Ancona. 
La  seconda  è  di  questo  comune,  perciò  posso  dire  che  si 
mantiene  guarita- 

So  che  a  Sant'Orsola  si  praticano  con  profitto  i  ba- 
gni a  vapore,  e  mi  compiacerei  di  poterli  io  pure  quivi 
praticare,  essendo  i  bagni  io  generale  mezzi  più  atti  ad 
agire  egualmente  ed  energicamente  sulla  pelle  in  questa 
malattia,  che  ha  in  essa  se  non  la  intima  cagione, però  la 
prevalente  espressione  fenomenologica  di  sua  esistenza.  Noe 
entrerò  né  sopra  i  vari  periodi  della  Pellagra,  né  su  la 
supposizione  da  taluni  ammessa  della  sua  comunicabilità , 
oltre  quella  di  derivazione;  imperocché  non  ho  di  che  po- 
tere stabilire  nulla  di  bene  determinato  ed  esatto  in  pro- 
posito. Potrò  dire  soltanto  che  il  Prof.  Marco  Paolini,  ol- 
ire il  Dott.  Luigi  Carlo  Farini  in  questi  ultimi  anni,  colla 
ricchezza  delle  loro  scientifiche  cognizioni ,  si  sono  occu- 
pati in  modo  speciale  dello  studio  della  Pellagra  ;  e  dalle 
loro  memorie  pubblicate  potrete  conoscere,  o  Signori, ben 
molte  utili  notizie,  che  io  quivi  per  brevità  non  ho  credu- 
to di  riferire.  Voi  però  intendeste,  come  sia  per  essere 
giovevole,  il  migliorare  le  condizioni  igieniche  di  questa 
Destra  classe  povera,  per  diminuire  la  Pellagra;  adoperate 
adunque  per  questo  fine  il  vostro  senno,  i  vostri  mezzi, 
la  vostra  influenza,  e  diverrete  voi  pure  medici  veramente 
degni  d'ogni  più  bello  elogio,  perché  ridonerete  all'agri- 
coltura non  pochi  individui,  che  in  oggi,  anziché  di  sol- 
lievo, sono  di  aggravio  a  questi  nostri  Comuni. 


364  APPENDICE 


COlTIVAZIOm  DELL4  ROBBIA  TINTORIA 

(Continuazione  e  fine  dell'Articolo  pubblicato  nel  Quaderno 
4.0  del  1851.) 


>  p^>&t  3<a-<g<  4  < 


Seguitando  il  mio  discorso  esporrò  ora  il  più  breve- 
mente elle  potrò  le  pratiche  da  usarsi  nel  secondo ,  e  nel 
terzo  anno  da  coloro  i  quali  vogliono  coltivare  la  robbia, 
avendo  l'esperienza  qui  fatta  nel  primo  anno  addimostra- 
to die  quel  vegetabile  può  essere  educato  con  vantaggio 
in  molti  luoghi  di  questa  Provincia. 

Non  è  per  questo  che  io  creda  ben  fatto  che  i  nostri 
agricoltori  abbandonino  la  coltivazione  di  piante  da  lungo 
tempo  esperimenlale  utili,  e  richiedenti  certamente  un  di- 
spendio minore,  ma  non  dubito  di  asserire  che  l'introdu- 
zione della  robbia  nella  nostra  economia  campestre  rie- 
scirà  utile  e  lucrosa. 

Sono  debitore  al  Ch.  Sig.  Cavaliere  Prof.  Ragazzoni 
della  notizia  contenuta  nel  Fascicolo  di  Maggio  passato 
dell'eccellente  suo  Repertorio  d'Agricoltura  pubblicato  in 
Torino  che  palesa  avere  il  Ministro  dell'Agricoltura,  e  del 
Commercio  in  Francia  partecipato  alla  Camera  di  Com- 
mercio d'Avignone  l'estratto  di  un  rapporto  scritto  a  Mo- 
sca li  21  Novembre  1850  sulle  operazioni  commerciali  se- 
guite nell'ultima  fiera  di  Nijni-Novgorod  da  cui  apparisce 
che  le  robbie  del  Caucaso  sono  superiori  a  quelle  del 
mezzo  dì  della  Francia  e  che  la  produzione  loro  è  molto 
estesa  mentre  ne  furono  vendute  nella  fiera  suddetta  circa 
quintali  5,333  provenienti  da  Berberi  e  quintali  3,333  da 
Bouckarie  costando  la  prima  dalle  Lire  28:  CO  alle  L.  60, 


APPENDICE  366 

e  la  seconda  non  più  di  Lire  15:60  il  quintale:  che  nel- 
r  ultima  stagione  furono  caricali  al  porlo  di  Derbert  per 
Astrakan  non  meno  di  46,000  quintali  di  robbia. 

Aggiunge  però  il  dolio  Prof.  Ragazzoni  che  dalla 
comunicazione  ministeriale  suddetta  sembra  che  si  possa 
argomentare  che  la  superiorità  delle  robbie  del  Caucaso 
sia  dipendente  dal  modo  di  fermentazione  delle  radici  pra- 
ticato in  quella  Provincia  il  quale  farebbe  sviluppare  me- 
glio il  principio  colorante  seguendosi  colà  un  processo  che 
si  asserisce  sino  ad  ora  sconosciuto  nella  Francia.  Quello 
scrittore  trova  ancora  un'altra  causa  di  tale  superiorità 
nella  pratica  seguita  nel  Caucaso  di  non  estirpare  le  ra- 
,  dici  che  dopo  tre  o  quattro  anni  mentre  in  Francia  esse 
non  rimangono  in  terra  che  dieciolto  mesi  o  due  anni  e 
mezzo  al  piiì. 

Confesso  che  i  francesi ,  e  qualunque  altro  popolo 
agricola  non  devono  riguardare  indifferentemente  la  con- 
correnza che  è  falla  loro  in  una  tale  industria  dagli  abi- 
tatori delle  regioni  del  Caucaso  ma  non  per  questo  deve 
scoraggiarsi  colui  che  cercasse  d' introdurla  in  Italia  ove 
una  volta  fu  molto  produttiva  ,  ed  ove  potrebbe  esserlo 
nuovamente.  Chi  impedirà  a  noi ,  ai  Francesi ,  ed  a  quanti 
posseggono  terre  adatte  alla  produzione  della  robbia  di 
perfezionare  i  metodi  del  coltivarla  e  di  scoprire  modi  più 
perfetti  di  preparare  le  radici  di  quel  vegetabile  per  ot- 
tenere un  maggiore  e  più  perfetto  sviluppo  dei  principi 
coloranti  se  pure  è  vero  che  dipenda  da  ciò  la  superiorità 
attuale  delle  radici  che  sono  prodotte  nelle  Provincie  asia- 
tiche del  Caucaso  ? 

Finché  non  mi  sarà  fallo  conoscere  che  le  terre  di 
questi  lontani  paesi  sono  composte  di  tali  elementi  fisici 
che  per  natura  loro  e  per  un  più  favorevole  influsso  di 
circostanze  meteorologiche  e  per  il  concorso  di  chimiche 
combinazioni  producono  la  trasformazione  della  linfa  della 
robbia  in  una  materia  colorante  più  facilmente,  e  più  ab- 


366  APPENDICE 

bondanlemente  di  quello  che  avvenga  nelle  terre  d'Europa 
non  crederò  cosa  ben  fatta  l'abbandonare  interamente  la 
coltivazione  di  qnel  vegetabile  le  cui  radici  trovano  nel 
commercio  una  vendita  pronta  e  vantaggiosa  la  quale  cosa 
sembra  che  non  debba  almeno  per  ora  cessare. 

Persuaso  interamente  della  verità  di  tali  cose  dirò  dun- 
que che  all'approssimarsi  della  primavera  le  piante  novelle 
della  robbia  nate  di  seme  affidato  al  terreno  nell'anno  pre- 
cedente, siano  esse  nel  posto  in  cui  germinarono,  o  vi  si 
trovino  perchè  levate  dal  posticcio,  e  colà  trapiantate,  daran- 
pronto  indizio  di  germogliamento  allorché  durante  l'in- 
verno siano  rimaste  coperte  da  uno  strato  sufficiente  di 
terra  nel  modo  che  indicai  nell'altra  parte  di  questo  di- 
scorso. Giunte  che  saranno  le  pianticelle  ad  una  conve- 
niente altezza,  e  che  perciò  daranno  indizio  di  vegetazio- 
ne prospera  l'agricoltore  non  trascurerà  di  sarchiarle  di- 
ligentemente la  quale  cosa  costerà  a  lui  poca  fatica,  se  le 
sarchiature  nell'anno  precedente  saranno  state  eseguite  con 
esattezza.  Dopo  breve  tempo  le  piante  della  robbia  acqui- 
stano tale  vigore  che  occupano  interamente  il  suolo,  ed 
impediscono  coli' ombra  loro  lo  sviluppo  di  altre  piante 
estranee,  ed  in  tale  stato  si  rende  ad  esse  inutile  qualun- 
que lavoro. 

"Verso  la,  fine  dell'estate  le  medesime  fioriscono,  e 
portano  frutti.  Il  valore  che  avrà  il  seme  nel  commercio 
deve  determinare  l'agricoltore  a  falciare  le  piante  prima 
della  fioritura  per  servirsi  delle  medesime  come  foraggio 
alle  bestie  ovvero  a  lasciare  compire  la  malurazione  del 
frutto  e  raccogliere  i  semi.  L'esperienza  insegnò  che  que- 
sti due  modi  diversi  non  hanno  alcuna  influenza  nella  prò- 
duzione  delle  radici  le  quali  possono  riescire  ricche  di 
principii  coloranti  adoprandosi  tanto  l'uno  quanto  l'altro. 
Essa  ci  fi  ancora  conoscere  che  nelle  terre  molto  leggiere, 
e  pingui  i  petali  dei  fiori  della  robbia  cadono  facilmente, 
talché  pochi  frutti  maturano,  mentre  per  lo  contrario  nelle 


APPENDICE  367 

terre  argillose  e  forti  la  produzione  dei  semi  è  copiosa. 
Coloro  che  nella  Francia  coltivano  in  grande  la  robbia  si 
procacciano  la  senaenza  trapiantando  alcune  pianticelle  delia 
medesima  lungo  a  palizzate,  od  a  siepi  morte  sulle  quali 
si  arrampicano  con  facilità,  e  coltivate  esse  così  isolata- 
mente danno  frutti  più  abbondanti.  Un  agronomo  distinto 
di  quel  paese  osservò  che  i  gambi  delle  piante  che  portano 
una  maggiore  quantità  di  semi  in  primavera  sono  coperti 
di  una  bava  che  è  prodotta  dalla  puntura  di  un  insetto, 
ed  esso  credè  che  un  tale  stravaso  di  linfa  potesse  preve- 
nire la  caduta  intempestiva  dei  petali  dei  fiori  credula 
causa  principale  della  non  fecondazione  dei  semi. 

Il  raccolto  della  semente  si  fa  coli' eseguire  la  falcia- 
tura della  pianta  quando  le  bacche  sono  mature  la  quale 
cosa  si  rende  palese  dal  colore  nero  violetto  delle  mede- 
sime. Diseccati  convenientemente  i  gambi  della  robbia  si  ri- 
mescolano con  forche  sino  a  che  le  bacche  si  stacchino  dopo 
di  che  queste  sono  raccolte,  e  sbarazzale  che  siano  dalle  fo- 
glie secche  che  fossero  mescolate  alle  medesime;  sono  asciut- 
tate completamente,  e  riposte  nel  granaio  ove  si  deve  avere 
cura  di  rimescolarle  spesso  per  mantenerle  in  buon  stato. 

Quando  il  poco  coslo  dei  semi  o  la  scarsa  produzione 
loro  per  la  qualità  del  suolo,  e  per  altre  cause  inducano 
l'agricoltore  a  preferire  il  prodotto  del  foraggio  esso  deve 
recidere  i  gambi  della  robbia  prima  della  fecondazione  del 
flore  la  quale  d'ordinario  succede  nel  Settembre.  In  que- 
sto stato  quella  pianta  è  un  eccellente  foraggio  non  infe- 
riore nella  qualità  al  miglior  fieno.  Quest'erba  si  da  spe- 
cialmente alle  vacche,  e  produce  abbondanza  di  latte  nelle 
medesime,  somministra  bel  colore  alle  pannere  e  dà  iin 
grato  sapore  al  burro.  Non  bisogna  giudicare  del  merito 
di  questo  foraggio  esperimenlando  i  gambi  della  robbia 
falciali  prima  di  fare  il  ricollo  delle  radici  mentre  quelli 
sono  allora  paglia  di  robbia ,  e  nulla  più. 

Nel  falciare  gli  steli  della  robbia  si  recide  sempre  una 


368  APPENDICE 

qualche  parie  inferiore  del  gambo  impregnalo  col  contatto 
della  terra,  e  dell' umidità  di  materia  colorante  gialla,  e 
questa  ha  la  proprietà  di  tingere  di  rosso  le  ossa  degli 
animali  che  si  cibano  di  quella  pianta.  Egli  è  per  questo 
che  nei  paesi  nei  quali  la  coltivazione  della  robbia  è  molto 
eslesa  si  vedono  nelle  beccherie  ossa  di  montoni  e  di  a- 
gnelli  tinte  di  rosso.  Questa  proprietà  tintoria  è  tanto 
forte  che  agisce  ancora  nelle  ossa  dei  lavoratori  nelle  fab- 
briche della  robbia  riconoscendosi  quelle  facilmente  nei 
cimiteri  per  una  tinta  rosso  arancio  che  le  ricopre. 

Dopo  la  falciatura  suddetta  le  piante  germogliano 
prontamente,  ed  è  necessario  coprirle  con  uno  strato  di 
terra  prima  del  giungere  della  stagione  invernale  per  le 
ragioni  che  furono  dette  nel  principio  di  questo  articolo. 

Aggiungerò  che  il  prodotto  delle  radici  trovandosi  di- 
pendente alla  maturazione  perfetta  del  seme,  ed  alla  flo- 
ridezza della  pianta  è  cosa  facile  il  conoscere  il  peso  di 
quelle  che  si  raccoglieranno  confrontandolo  con  quello  del 
foraggio  che  è  presso  a  poco  eguale  al  peso  delle  radici 
che  si  ricaveranno. 

Mi  resta  infine  a  parlare  dei  lavori  che  la  coltivazione 
della  robbia  richiede  nel  terzo  anno  i  quali  non  comincia- 
no che  all'epoca  in  cui  si  eslraggono  dal  suolo  le  radici 
non  esigendo  prima  alcun  lavoro  all'  infuori  di  quello 
occorrente  alla  falciatura  delle  piante  nel  tempo  della  fio- 
ritura loro  da  cui  si  ottiene  un  prodotto  di  foraggio  che 
non  eccede  la  metà  di  quello  ricavato  nel  secondo  anno. 

Nella  fine  dell'agosto,  ed  anche  nel  settembre  le  ra- 
dici della  robbia  sono  levate  dal  suolo  con  lavoro  praticato 
a  mano  mediante  vanghe,  o  zappe  profondando  quegli  stru- 
menti più  0  meno  secondo  le  diverse  qualità  del  suolo  e 
la  profondità  delle  radici ,  le  quali  sono  raccolte  dal  lavora- 
tore, e  gittate  in  ammassi  sulla  terra  precedentemente  mossa. 
Nei  paesi  in  cui  la  coltivazione  della  robbia  è  molto  este- 
sa poiché  le  braccia  mancherebbero  a  tanto  lavoro  si  ri- 


APPENDICE  369 

corse  all'aratro  servendosi  di  molti  buoi  per  tirarlo  con 
celerilà,  e  tenerlo  in  una  direzione  regolare  per  non  spez- 
zare col  vomere  le  radici.  Non  meno  di  20  uomini  e  di  20 
donne  sono  occupati  in  quel  lavoro  seguendo  l'aratro  i 
primi  per  svolgere  la  terra  con  rastrelli  di  ferro,  le  altre 
per  raccogliere  le  radici  e  collocarle  in  cesti  che  portano 
seco. 

In  qualunque  modo  si  faccia  l'estrazione  delle  radici 
queste  sono  raccolte  alla  flne  di  ciascun  giorno  in  appo- 
siti lenzuoli  e  portate  nell'aia  ove  devono  disseccarsi.  È 
un  errore  troppo  grave  quello  di  molti  i  quali  lavano  le 
radici  per  nettarle  dalla  terra  che  le  circonda.  Questa  la- 
vatura scioglie  un  porzione  della  materia  colorante,  e 
rende  difficile  il  disseccamento  delle  medesime  le  quali  non 
basta  che  siano  secche  in  modo  che  non  si  possano  gua- 
stare ma  è  necessario  che  lo  siano  quanto  occorre  per  es- 
sere polverizzate.  Allorché  queste  sono  completamente  sec- 
che vengono  inviluppate  in  drappi  di  tela  grossolana  ed  in 
tale  foggia  consegnate  ai  commercianti,  ed  ai  manufaltori. 

Nei  climi  meno  favoriti  di  quelli  del  mezzo  dì  della 
Francia  e  della  nostra  Italia  la  raccolta  delle  radici  della 
robbia  si  fa  nell'Ottobre,  ed  anche  nel  Novembre  ricor- 
rendosi alle  stufe  per  diseccarle,  ed  a  molli  sembrò  che 
si  potesse  fare  assai  meglio  differendo  la  raccolta  delle 
radici  nella  primavera  seguente  mentre  allora  si  posso- 
no seccare  colla  sola  impressione  dell'  aria  atmosferica 
e  rispasmiare  l'uso  delie  stufe  le  quali  alterano  sempre 
la  bellezza  del  colore,  e  fanno  perdere  una  parte  consi- 
derevolissima del  peso  loro. 

La  coltivazione  delia  robbia  eseguila  a  dovere  migliora 
assai  il  suolo  perchè  essa  richiede  lavori  profondi,  e  sar- 
chiature frequenti:  essa  lascia  quindi  disposto  convenien- 
temente il  terreno  per  le  alfrp  coliivazioni  che  devono  suc- 
cedere alla  medesima  benché  non  sì  possa  negare  che  una 
tale  pianta   non   impoverisca  il  suolo  appropriandosi   con 


370  APPENDICE 

molta  prontezza  l'humus  che  trova  disciollo  nel  medesima 
lo  che  avviene  meno  nei  paesi  settentrionali ,  che  sotto  la 
temperatura  elevata  delle  regioni  meridionali. 

In  terre  addalte  questa  pianta  può  coltivarsi  lunga- 
mente nello  slesso  campo  purché  non  si  trascuri  di  atti- 
varne la  vegetazione  con  opportuni  ingrassi.  Il  principio 
dell'  avvicendamento  trova  un'  applicazione  utile  anche  nella 
coltivazione  della  robbia  la  quale  alternandosi  con  quella 
di  altri  vegetabili  mantiene  il  suolo  in  uno  stato  di  ferti- 
lità maggiore. 

L'erba  medica,  la  lupinella  e  le  cereali  tutte  crescono 
prosperose  ove  fu  coltivata  la  robbia:  le  ultime  domandano 
una  qualche  concimazione,  e  probabilmente  si  potrà  dire 
altrettanto  della  canape,  e  del  lino  che  si  volessero  fare 
succedere  alla  robbia. 

Ho  fin  qui  parlato  della  coltivazione  di  questa  pianta 
colla  considerazione  che  essa  debba  dare  il  prodotto  delle 
sue  radici  dopo  essere  rimasta  nel  suolo  trenta  mesi  che 
è  il  termine  addottato  da  presso  che  lutti  gli  agricoltori 
Francesi.  Ripelo  ora  che  la  robbia  ha  le  radici  che  sono 
perenni,  e  che  non  può  assegnarsi  un  confine  alla  vita  di 
quel  vegetabile  e  che  le  medesime  continuano  ad  ingros- 
sare durante  tulio  il  tempo  dell'  esistenza  della  pianta. 
Nell'Asia  minore  le  radici  della  robbia  non  sono  levate 
dal  suolo  che  dopo  cinque ,  ed  anche  sei  anni.  Tocca  al- 
l'agronomo  avveduto  il  trovare  con  calcoli  bene  stabiliti 
se  pili  convenga  al  proprio  interesse  il  lasciare  occupato 
il  terreno  dalla  robbia  più  o  meno  lungo  tempo,  e  gli 
elementi  di  questo  calcolo  dovranno  prendersi  dalla  con- 
siderazione  del  valore  della  rendita  del  suolo,  dall'aumento 
del  peso  delle  radici,  e  dalla  probabilità  che  la  pianta  della 
robbia  resti  preservata  dai  guasti  degl'insetti,  e  dalle  in- 
giurie delle  vicende  atmosferiche  che  una  prolungala  sta- 
zione nel  campo  potesse  rendere  più  frequenti  e  più  gravi. 

E  però  un  fatto  comprovato  dalla  scienza  e  dalla  pra- 


APPENDICE  371 

lica  che  la  radice  della  robbia  si  compone:  1.**  di  una 
epidermide  esterna  di  colore  bruno  la  quale  non  rinchiude 
alcuna  parte  di  materia  colorante  e  che  nella  triturazione 
rimane  eliminata:  2.^  della  parte  legnosa  che  ne  contiene 
pochissima:  3.*^  dell'alburno  entro  il  quale  sono  collocati 
i  vasi  propri  o  lattiferi  contenenti  il  principio  immediato 
colorante  che  si  depone  entro  le  cellule,  il  quale  diventa 
maggiore  allorché  le  radici  divengono  piii  adulte. 

I  strati  di  alburno  che  si  formano  successivamente  rin- 
chiudono questo  principio  in  uno  stato  di  purezza,  e  sem- 
bra che  invecchiando  esso  si  perfezioni,  e  certamente  i 
strali  centrali  dell'alburno  presentano  la  materia  colorante 
la  più  pura  e  di  una  qualità  superiore  e  più  perfetta.  Le 
alizarine  di  Levante,  rimanendo  colà  le  radici  nella  terra 
più  tempo  che  in  Europa,  sono  più  ricche  delle  nostre  e 
perciò  pagate  a  prezzi  molto  elevati  che  le  migliori  di 
Francia  non  hanno  mai  potuto  raggiungere. 

Da  quello  che  ho  sin  qui  detto  sarà  facile  il  conoscere 
quanto  sia  difficile  il  dare  regole  precise  che  stabiliscano 
se  più  convenga  il  levare  presto  le  radici  della  robbia  dal 
campo  in  cui  fu  coltivata  o  il  lasciarvele  più  anni.  Solo 
l'esperienza  ed  un  rigoroso  calcolo  potranno  essere  le 
guide  sicure  che  l'agricoltore  prudente  dovrà  seguire  nel 
coltivare  una  tale  pianta  in  luoghi  nei  quali  una  tale  in- 
dustria rurale  sia  affatto  nuova,  e  sconosciuta. 

II  Sig.  Gasparin  celebre  agronomo  di  Francia  scrisse 
diffusamente  nel  1847  sul  tema  della  coltivazione  della 
robbia,  ed  il  Sig.  Fazy  Alléon  di  Ginevra  nello  scorso 
anno  aggiunse  non  poche  cose  sue  alle  moltissime  dette 
dal  primo,  e  sì  l'uno  che  l'altro  esposero  molli  conteggi 
per  dimostrare  le  spese,  ed  i  proventi  di  una  tale  indu- 
stria campestre  dal  bilancio  delle  quali  doppie  partile  ri- 
sulta un  utile  non  piccolo  a  prò  del  coltivatore  di  un  tale 
vegetabile.  Non  credei  ben  fatto  il  riprodurre  i  conleggi 
suddetti  per  quanto  li  credessi  veri  ed  esatti  perchè  non 


372  APPENDICE 

ignoro  che  i  calcoli  più  precisi  che  riguardano  le  opera- 
zioni dell' agricoltura  variano  immensamente  allorché  sono 
applicali  a  fatti  anche  identici  ma  seguili  in  altro  paese, 
e  sotto  l'influsso  di  circostanze  diverse.  Perchè  il  mio  la- 
voro potesse  avere  una  qualche  utilità  mi  decisi  di  limi- 
tarmi a  scegliere  fra  i  metodi  di  coltivazione  della  robbia 
che  sono  molli  e  svariali  secondo  la  diversità  dei  luoghi 
quello  che  giudicai  più  addano  alle  nostre  terre  ed  al  no- 
stro clima,  e  fui  confortato  dalla  sperauza  che  dopo  l'e- 
sperimento di  pochi  anni  i  nostri  valenti  agricoltori  sareb- 
bero in  grado  di  presentare  al  pubblico  prospetti  bilan- 
ciati del  risultamento  di  questa  nuova  industria  loro,  e 
che  quelli  avrebbero  il  pregio  grandissimo  ai  miei  occhi 
di  essere  cosa  fatta  qui  e  perciò  applicabile  con  vantaggia 
all'economia  campestre  esercitala  dai  nostri.  Voglia  il  Cielo 
che  alle  mie  parole  risponda  l'operato  di  coloro  ai  quali 
sono  esse  dirette  per  l'amore  al  progresso  dell'arte  utilis- 
sima da  noi  proclamata  superiore  a  qualunque  altra  uma- 
na industria. 

G.  Orlandi. 


-^^^^Q^B^Q^S'V^^ 


APPENDICE  373 

PERFEZIONAMENTO 
DEL  CORSO  DEGLI  STUDI  DI  VETERINARIA 


Oramai  troppe  cose  sono  slate  dette  e  scritte  siili' im- 
portanza della  zooiatria  nella  conservazione,  e  nel  miglio- 
ramento delle  razze  degli  animali  che  servono  all'econo- 
mia rurale,  e  pochi  sono  coloro  i  quali  non  sappiano  che 
l'imperizia  di  molti  fra  i  veterinari,  o  per  meglio  dire 
fra  quelli  che  ignorantemente  si  dicono  tali  nel  contado  è 
oggi  una  cagione  principale  che  non  pochi  degli  animali 
suddetti  si  perdono  perchè  divenuti  vittima  di  morbo  non 
conosciuto  0  curato  malamente  ovvero  sono  menati  al  ma- 
cello prima  assai  del  tempo  debito  con  danno  grave  del- 
l'agricoltura. La  Deputazione  Sezionale  Agraria  che  risiede 
in  Persiceto  nella  sua  mensuale  tornata  del  Gennaio  pas- 
sato intese  uno  dei  suoi  membri  il  Sig.  Cesare  Menzini  di 
Anzola  esprimere  calorosamente  forti  lagnanze  per  un  tale 
sconcio  proveniente  dalla  mancanza  di  cognizioni  lettera- 
rie, e  filosofiche  in  coloro  che  si  danno  allo  studio  di 
quella  disciplina  ed  ascollò  l'esternazione  del  desiderio 
che  la  Società  Agraria  della  Provincia  praticasse  uffici  per- 
chè gl'inconvenienti  suddetti  fossero  tolti  per  opera  delle 
persone  alle  quali  spetta  il  farlo.  Non  è  a  porre  in  dub- 
bio che  questo  benemerito  Consesso  non  avesse  accolto  con 
favore  il  volo  del  Sig.  Menzini  che  fu  anche  quello  del- 
l'onorevole Deputazione  Sezionale  Persicetana.  Conosceva 
esso  pienamente  la  verità  delle  cose  esposte  dal  rappre- 
sentante il  Municipio  di  Anzola, .e  non  era  a  lui  ignoto 
che  la  condizione  attuale  di  molli  fra  i  maniscalchi  spe- 
cialmente del  contado  non  è  meno  vergognosa,  ed  abbietta 


374  APPENDICE 

di  quella  io  cui  erano  posti  non  pochi  di  coloro  che  eser- 
citavano una  tale  arte  molti  secoli  ora  sono,  favellando 
dei  quali  Bino  Bini  che  fu  uno  dei  primi  maniscalchi  di 
Firenze  nel  1350  con  delti  brevi,  ed  eleganti  riportati  re- 
centemente in  una  relazione  letta  al  Consesso  suddetto  rac- 
contava «  che  volle  esercitare  il  suo  debole  ingegno  per 
chiarire  l'oscurità  della  medicina  dei  grandi  animali,  per- 
chè usata  grossamente,  e  non  con  ragionevol  magistero, 
e  che  gli  artefici  di  quest'arte  sono  dallo  studiare  disusati, 
imperocché  la  maggior  parte  sono  figli  a  lavoratori  di  terra, 
levati  dalla  marra,  e  da  guardare  le  pecore,  per  la  quale 
cagione  non  possono  essere  veri  artefici  perocché  sono  senza 
lettere,  e  però  sono  sdegnati  molli  valenti  uomini  di  que- 
st'arte, w 

Quelli  che  ascoltarono  un  tale  discorso  ravvisarono 
nelle  parole  di  Bino  Bini  una  pittura  esatta  e  fedele  dello 
stato  della  mascalcia  qui  ora  esercitata  e  notarono  con 
dolore  la  coincidenza  dei  fatti  ;raccontati  da  scrittori  di 
tempi  separati  da  un  intervallo  di  cinque  secoli. 

La  Società  Agraria  cui  è  diretta  la  richiesta  della  De- 
putazione Sezionale  di  Persicelo  non  avrebbe  certamente 
ommessodifar  conoscere  rispettosamente  al  Superiore  Go- 
verno la  necessità  di  una  riforma  negli  studi  veterinari, 
e  le  sue  preghiere  avrebbero  senza  fallo  trovato  ascolta- 
mento  benigno.  Essa  dovè  riconoscere  l'inopportunità  di 
un  tale  atto  stante  che  la  Sacra  Congregazione  Suprema 
degli  studi  aveva  prevenuto  con  disposizioni  sapientissime 
la  di  lei  inchiesta,  mentre  con  ossequiala  Lettera  Circo- 
lare delli  15  Settembre  1850  aveva  stabilito  alcune  mas- 
sime importantissime  tendenti  a  rendere  il  corso  degli  sludi 
di  veterinaria  da  farsi  nelle  Università  dello  Sialo  più  per- 
fetto, e  di  un'utilità  maggiore. 

Parificato  lo  studio  della  medicina  veterinaria  agli  al- 
tri studi  universitari  fu  saviamente  disposto  colla  Circolare 
suddetta  che  coloro  i  quali  si  dedicassero  ai  medesimi 


APPENDICE  375 

dovessero  essere  preventivamente  inslruiti  nelle  umane  let- 
tere, e  nelle  scienze  filosofiche  perchè  fu  giudicato  essere 
cosa  vana  Io  sperare  profitto  dall'insegnamento  delle  di- 
scipline di  quella  scienza  di  un  ordine  elevalo  più  che  i 
volgari  non  credono  senza  il  corredo  delle  cognizioni  che 
si  acquistano  collo  studio  della  letteratura  e  della  filosofia. 

Gli  agricoltori  devono  essere  grati  al  Superiore  Go- 
verno di  questi  ordinamenti  saviissirai  i  quali  varranno  a 
togliere  i  mali  gravi  che  furono  accennali  superiormente. 
Non  pertanto  è  impossibile  il  non  conoscere  che  l'eserci- 
zio della  veterinaria  non  potrà  rendersi  degno  del  nobile 
suo  ufficio  e  divenire  veramente  vantaggioso  all'economia 
rurale  dalla  qnale  dipende  in  gran  parte  la  prosperità  di 
questi  popoli  dedicati  alle  pratiche  agricole  se  non  quando 
si  curerà  l'esalto  adempimento  della  legge  provida  che 
chiuderà  interamente  la  strada  a  quei  disgraziati  i  quali 
disertali  dalla  marra,  o  dall'incudine,  ed  ignari  di  ogni 
scienza  e  di  qualunque  disciplina  si  danno  all'esercizio 
della  bassa  veterinaria ,  o  della  mascalcia ,  e  fattosi  scudo 
di  questo  titolo  ingannatore  prestano  sfrontatamente  l'opera 
loro  alla  cura  delle  infermità  le  più  complicale  degli  ani- 
mali domestici.  La  condizione  povera  di  costoro  il  poco  o 
niun  capitale  anticipalo  nell'acquisto  di  scienza  e  di  dot- 
trine concedono  che  un  premio  scarsissimo  sia  bastevole 
a  retribuire  l'opera  loro  più  manuale  che  dello  intelletto, 
e  la  mercede  tenue  di  cui  sono  contenti  ha  tale  attrattiva 
nella  mente  rozza  dei  lavoratori  di  terra  e  degli  abitatori 
dei  contadi ,  ragionatori  pessimi  delle  cose  che  non  inten- 
dono, da  indurli  ad  accordare  ai  medesimi  una  preferenza 
ingiusta  e  nociva. 

Finché  non  sarà  tolto  all'  uomo  zotico  del  campo 
ogni  mezzo  di  essere  tirato  nell'errore  da  una  apparenza 
ingannevole  di  una  utilità  seducente  niun  vantaggio  potrà 
sperarsi  dalla  scienza  veterinaria  i'cuUori  della  quale  ne- 
gletti, e  posposti  a  maniscalchi  ed  arbitranti  stupidi  ed 


376  APPEISDIGE 

igooranti  saranno  costretti  di  abbandonare  indignati  un 
terreno  da  cui  veggono  di  non  poter  cogliere  una  messe 
che  basti  al  compenso  delle  spese  gravi  sostenute,  e  del- 
le molle  fatiche  impiegate  nel  coltivarlo. 

Tutto  fa  sperare  che  la  Superiorità  providentissiraa  do- 
po che  con  savie  disposizioni  ha  dato  lustro ,  e  decoro  alla 
classe  degli  esercenti  la  veterinaria  di  un  ordine  elevalo 
riguarderà  ancora  la  necessità  che  i  medesimi  abbiano  mez- 
zo di  ricavare  dalla  propria  industria  il  profBtto^  con  ve- 
niente, ed  onesto  che  hanno  diritto  di  conseguire ,  il  quale 
presentemente  è  tolto  loro  dalla  concorrenza  di  uomini  piti 
popolari  e  più  audaci,  digiuni  affatto  di  qualunque  dot- 
trina di  zooiatria  alla  quale  suppliscono  con  un  frasario 
bastardo,  ed  incomprensibile  che  li  fa  comparire  ai  vol- 
gari miracoli  di  scienza,  ed  agli  intelligenti  quali  li  de- 
scrisse Bino  Bini  nel  suo  libro,  ed  il  Sig.  Menzini  nella 
nota  letta  all'onorevole  Deputazione  Sezionale  di  Persicelo. 

G.  Orlandi. 


APPENDICE  377 

del  mese  di  Febbraio  1832. 

E 

Rapporto  dei  riscontri  spedili  dalle  Deputazioni  Sezio- 
nali Agrarie,  letto  alla  Commissione  incaricata  del- 
la corrispondenza  colle  medesime. 

Signori , 


La  Deve  cadde  io  abbondanza  solo  nei  monti  più 
elevali  della  Provincia,  e  fu  poca  e  di  breve  durata  nelle 
regioni  basse  montane,  nei  colli,  e  nel  piano,  leggendosi 
in  qualche  rapporto  che  in  quest'ultimo  luogo  uno  strato 
leggiero  di  essa  coprì  il  suolo  solamente  nel  giorno  20, 
e  che  si  dileguò  celeraraenle.  Una  tale  condizione  meteo- 
rologica, unita  alle  piogge  in  generale  non  grevi,  e  cadute 
in  piccola  quantità,  e  ad  intervalli  molto  distanti,  rese  la 
temperatura  mite  ed  assai  propizia  alla  vegetazione  delle 
piante.  Essa  permise  ancora  che  gii  agricoltori  si  dedicassero 
ai  lavori  delle  terre,  ed  i  relatori  della  pianura  ci  nar- 
rano, con  sommo  nostro  piacere,  che  furono  eseguite  in  quel 
mese  molte  sistemazioni  di  terreno,  ed  i  rapporti  delia 
montagna  ci  assicurano  essere  slate  praticate  grandi  bonifica- 
zioni, dissodamenti  estesissimi,  riduzioni  di  campi  a  prato 
artificiale,  ed  altri  miglioramenti  al  suolo  coltivabile  delle 
regioni  suddette;  i  quali  lavori  svariati  e  molteplici  pa- 
lesano che  le  pratiche  agricole  si  vanno  sempre  più  per- 
tfezionando,  anche  in  quei  luoghi  che  nel  progresso  del- 
il' agricoltura  rimasero  sino  ad  ora  molto  indietro  dalla 

N.  Ann.  Se.  Natur.  Serie.  III.  Tomo  5.  25 


378  APPENDICE 

pianura.  Quando  sarà  concesso  alle  popolazioni  rnrali  abi- 
tatrici le  montagne  della  nostra  Provincia  il  benefìzio  di 
buone  strade ,  siamo  sicuri  che  la  condizione  economica 
loro  verrà  migliorata  in  modo  che  la  distanza  immensa  la 
quale  ora  separa  i  coltivatori  del  monte  da  quelli  del  piano 
per  ciò  che  riguarda  il  godimento  delle  comodità,  e  de- 
gli agi  della  vita,  verrà  se  non  tolta  interamente^  almeno 
minorata.  Desideriamo  di  cuore  che  ciò  avvenga  presto  per 
il  bene,  non  solo  delle  genti  che  dimorano  colà,  ma  anche 
per  il  più  prospero  avvenire  della  Provincia,  e  dello  Stato 
dipendente  in  parte  dai  traffici,  e  dalie  negoziazioni  rese 
più  facili  e  più  spedile.  Pesa  troppo  al  nostro  animo  nel 
leggere  i  riferimenti  delle  Deputazioni  Sezionali  montane 
sulla  condizione  delle  vie  pubbliche  che  si  trovano  colà 
il  sentire  che  il  relatore  di  Bazzano  le  dica  cattive,  quello 
di  Vergato  deplorabili,  l'altro  di  Loiano  impraticabili,  e 
quello  di  Porrelta  sempre  bisognevoli  di  riparazioni ,  e  di 
correzioni. 

Un'  altra  riforma  rilevante  nella  economia  rurale  di 
quei  luoghi  è  il  miglior  governo  dei  concimi  senza  i  quali 
almeno  nelle  nostre  terre  non  vi  può  essere  agricoltura 
veramente  produttiva.  Alcune  relazioni  dei  Distretti  mon- 
tani raccontano  che  colà,  meno  poche  eccezioni,  i  letami 
delle  stalle  sono  scarsi  e  male  tenuti,  accagionandone  l'a- 
bituale inerzia  dei  coloni  e  la  costumanza  viziosa  di  usarli 
freschi,  e  non  decomposti. 

Ci  concederete  o  Signori  che  qui  ricordiamo  la  ne- 
cessità somma  di  diffondere  nella  classe  dei  campagnuoli 
nostri  le  ottime  dottrine  sulla  formazione  delle  concimaie 
e  sul  buon  governo  dei  letami  di  stalla  che  con  tanto  sa- 
pere sono  slate  ripetutamente  esposte  da  molti  agronomi 
dottissimi  appartenenti  a  questa  benemerita  Accademia,  per- 
chè non  basta  che  i  precetti  utili  siano  conosciuti  e  se- 
guiti da  pochi  studiosi  curanti  la  prosperità  agricola  del 
proprio  paese,  ma  occorre  che  la  cognizione  dei  medesimi 


APPENDICE  379 

si  estenda  nelle  masse,  e  trovi  nei  coltivatori  anche  vol- 
gari ascolto  facile,  ed  animo  determinalo  di  porli  in  pra- 
tica. 

Conosciamo  benissimo  le  difficoltà  gravi  che  s'incon- 
trano nel  battere  la  via  che  conduce  al  conseguimento  di 
questo  scopo  utilissimo,  ma  non  ignoriamo  ancora  che  la 
fermezza  del  volere  vince  molti  ostacoli ,  e  che  è  debito 
di  ogni  cittadino  amante  il  vantaggio  del  proprio  paese  di 
non  lasciarsi  intimorire  dalle  contrarietà  poste  innanzi  dai 
tristi  e  dagli  ignoranti,  ma  di  continuare  imperterrito  nella 
via  che  conduce  al  bene.  Questa  nostra  Società  rendereb- 
be un  servigio  segnalato  all'agricoltura,  incoraggiando  coi 
mezzi  che  sono  in  di  lei  potere ,  l' economia  degli  ingrassi 
nei  luoghi  ove  quella  non  è  conosciuta,  e  crediamo  che 
una  tale  cosa  sia  facilmente  eseguibile,  quando  le  Deputa- 
zioni Sezionali  che  colà  risiedono,  abbiano  missione  di  cer- 
care gli  agricoltori  che  governano  le  concimaie  in  un  modo 
abbastanza  ragionevole  e  di  premiarli  con  una  modica  som- 
ma di  denaro. 

Tulli  i  rapporti  delle  diverse  Sezioni  della  Provincia 
concordano  nel  palesare  la  prosperità  della  vegetazione 
del  frumento ,  eccettuando  qualcuno  del  piano  solamente 
alcuni  terreni  dissodali  di  praterie  artificiali,  nei  quali  le 
piante  appariscono  assai  rade.  È  pure  indicata  rigogliosa, 
e  prospera  la  vegetazione  delle  fave  invernenghe,  e  quella 
delle  piante  oleaginose.  Sappiamo  ancora  dai  medesimi 
che  le  radici  della  robbia  tintoria,  nei  pochi  luoghi  nei 
iquali  fu  esperimentata  la  coltivazione  di  quella  pianta,  non 
sofferse  per  il  freddo  invernale  e  che  i  novelli  germi  mostra- 
no di  spuntare  vigorosamente  dal  suolo,  ^nche  i  prati  ap* 
pariscono  in  buona  condizione  e  promettono  abbondante 
prodotto  di  erba.  Attenendoci  al  detto  antichissimo  d'Ovi- 
dio che  la  speranza  alimenta  l'agricoltore,  conchiuderemo 
assicurando  che  l'apparenza  bella  delle  nostre  campagne 
ò  conforta  a  sperare  un  lieto  avvenire. 


38(y  APPENDICE 

Sentiamo  con  dispiacere  clie  anche  in  quesl'  anno  i 
pomi  di  terra  si  sono  guastati  e  corrotti  in  molti  po- 
deri del  Distretto  Sezionale  di  Porretta,  e  non  credia- 
mo di  meritare  la  taccia  d'importuni  se  vi  pregliiamo 
calorosamente  di  sludiare|^raodo  di  porre  riparo  a  que- 
sto male,  che  è  certamente  gravissimo  alla  economia  cam- 
pestre di  quei  luoglii. 

Nessuno  dei  corrispondenti  ci  fa  conoscere  che  la  vKe 
abbia  sofferto  per  il  rigore  del  verno,  e  tutti  tacciono  della 
potatura  di  tale  pianta,  raccontandosi  solamente  da  quello  di 
Porretta  che  qualche  agricoltore  del  suo  Distretto  comin- 
ciò a  propaginarla.  Noi  cominciammo  assai  per  tempo,  e 
poco  dopo  il  Febbraio  la  potagione  della  vite,  e  sottopo- 
nemmo per  prime  ad  una  tale  operazione  quelle  che  si 
mostrarono  attaccate  nel  passato  anno  àaW'oidium  tuckeri 
nelle  quali  giudicammo  ben  fatto  il  tagliare  senza  riguar- 
do gran  copia  di  tralci,  molto  più  che  li  vedevamo  coperti 
di  macchie  oscure  e  col  midollo  in  gran  parte  non  sano, 
ed  apparivano  oltremodo  fragili,  e  mancanti  di  vitalità. 

Reputammo  sempre  ottimo  precetto  quello  d'impove- 
rire di  tralci  la  vite,  ed  in  quest'anno  lo  giudichiamo  di 
una  importanza  capitale,  perchè  siamo  persuasi  che  le  no- 
stre viti  abbiano  provato  nell'organismo  loro  i  danni  di  con- 
trarie vicende  atmosferiche ,  e  si  trovino  in  necessità  di 
porre  riparo  ai  medesimi  con  una  ristretta  vegetazione. 
Crediamo  ancora  che  l'agglomerazione  di  molti  tralci  ve- 
getanti addossati  gli  uni  agli  altri  debbano  produrre  un'im- 
boscamento immoderalo  di  foglie,  il  quale  togliendo  al 
frutto  l'influenza  benefica  dell'aria  e  della  luce,  lo  rende 
maggiormente  soggetto  ad  essere  preda  della  parassatica 
che  produsse  tanti  guasti  nel  passato  anno. 

Le  relazioni  che  abbiamo  sullo  stato  igienico  dei  buoi 
e  dei  porci  della  nostra  Provincia  sono  favorevoli;  non  così 
quelle  delle  pecore  narrando  un  corrispondente  dell'alta 
montagna,  che  in  molti  luoghi  di  quella  Sezione  esse  si 


APPENDICE  381 

trovano  in  uno  stato  deplorabile  per  la  poca  cura  in  cui 
SODO  tenute  e  per  il  mal  governo  che  si  fa  di  quelle,  come 
pure  per  l'insalubrìlà  degli  ovili.  Tutti  i  rapportatori  del 
monte  narrano  sventuratamente  che  una  gran  parte  delle 
pecore  si  è  perduta,  perchè  colpita  dalla  marciala  o  ca- 
chessia,  malattia  che  anche  nel  presente  anno  ha  raielnto 
molte  vite  di  quegli  animali  che  hanno  un  importanza 
grandissima  nelP  economia  rustica  delle  regioni  montane. 

Allorché  aderapiamo  l'ufficio  gradevolissimo  da  noi 
assunto  di  leggere  i  rapporti  dello  slato  della  nostra  agri- 
coltura che  sono  spediti  ogni  mese  dai  luoghi  diversi  della 
Provincia ,  e  di  fare  una  relazione  compendiata  dei  mede- 
simi, noi  dobbiamo  essere  riguardali  come  la  scolla  che 
nell'accampamento  è  posta  per  spiare  le  mosse  delle  schie- 
re nemiche  e  dare  il  segnale  dell' allarme.  Essa  può  colla 
sua  vigilanza  rendere  vana  un'aggressione  improvvisa  delle 
falangi  avverse,  ma  non  spetta  a  lei  il  porsi  di  fronte  alle 
medesime  e  contrastare  loro  il  passo. 

Sino  nello  scorso  anno  alzammo  la  voce  per  fare  co- 
noscere la  gravità  di  un  morbo  che  inaridisce  la  sorgente 
di  uno  dei  prodotti  maggiori  dell'industria  campestre  nel 
monte,  e  la  necessità  di  una  istruzione  breve,  e  chiara 
agli  educatori  di  pecore,  la  quale  faccia  conoscere  loro 
l'origine,  e  la  natura  della  marciala  o  cachessia,  i  se- 
gni apparenti  e  certi  della  medesima,  i  modi  di  preser- 
varne le  pecore,  e  quelli  di  curarle  convenientemente  e  di 
risanarle  con  prontezza  e  con  economia,  quando  quella  in- 
fermità le  abbia  colte. 

Ora  di  bel  nuovo  gridiamo  da  questo  luogo  elevalo 
perchè  sì  conosca  che  il  pericolo  non  è  cessato ,  e  che  anzi 
quello  si  fa  ogni  giorno  maggiore,  minacciando  di  toglie- 
re ai  coltivatori  di  una  parte  estesissima  della  Provincia 
il  mezzo  principale  dell'industria  loro. 

L' ufficio  nostro  è  ora  compiuto.  S'pella  ad  altri  il  darf 
opera  a  rinvenire,  e  fare  palesi  i  mezzi  più  acconci  a 


382  APPENDICE 

fugare  il  male  accennato  di  sopra,  ed  a  porre  un'argine 
contro  il  medesimo  perchè  nell'avvenire  non  irrompa  nei 
nostri  ovili  con  tanta  fierezza  portando  danno  e  sventura 
a  genti  infelici  e  misere,  le  quali  quando  fossero  di  quelle 
«  cui  il  piangere  giova  »  non  avrebbero  a  ricorrere  alla 
calamità  novella  della  marciala  nelle  pecore  per  farlo  op- 
portunamente. 

G.  Orlandi. 


RIVISTA  DI  GIORNALI 


I  Compilatori  di  questo  periodico  giudicarono  che  po- 
tesse essere  cosa  utile,  e  gradita  ai  lettori  del  medesimo 
l'avere  una  qualche  cognizione  di  tutto  quello  che  i  di- 
versi giornali  agronomici  d'Italia  pubblicano  di  nuovo,  e 
d'interessante  nella  scienza  dell'agricoltura,  e  nella  eco- 
nomia rurale.  Sapevano  essi  che  sino  dai  primi  mesi  della 
pubblicazione  del  Propagatore  Agricola  gli  onorevoli  E- 
stensori  dei  piiì  accreditali  fogli  Italiani  di  argomento  geo- 
ponico,  cambiavano  cortesemente  gli  ottimi  periodici  loro 
col  meschinissimo  che  qui  vedeva  la  luce  per  mia  cura, 
e  che  una  tale  permutazione,  che  apprezzo  moltissimo  e 
che  stimo  onorificentissima,  continua  anche  presentemente, 
ed  ora  esprimo  di  nuovo  la  mia  gratitudine  ai  Direttori 
dei  Giornali  suddetti. 

Affidato  a  me  il  gradevole  ufficio  di  riferire  sul  pro- 
posito di  tali  Giornali  mi  determinai  di  porre  ogni  studio, 
e  fatica  a  compierlo  nel  modo  migliore  che  per  me  si  po- 
trebbe approfittando  delle  pagine  che  avanzeranno  alla 
trattazione  delle  materie  pubblicate  mensualmente  in  ogni 
fascicolo  per  fare  conoscere  ai  lettori  dei  medesimi  quello 


APPENDICE  383 

che  si  scrive ,  e  che  si  opera  nelle  diverse  parti  d' Italia  per 
il  progredimento  dell'industria  agricola. 

La  vastità  della  materia  e  Io  spazio  ristrettissimo  che 
mi  è  concesso  per  trattarla  non  concederanno  che  possa 
parlare  di  tutto,  ed  in  un  modo  bastantemente  esteso,  e 
volendo  pur  dire  qualche  cosa  dovrò  lasciare  in  disparte 
molti  argomenti  benché  importantissimi ,  e  fermarmi  a  quelli 
i  quali  a  mio  giudizio  presenteranno  un'opportunità  mag- 
giore, ed  un  bisogno  più  grande  che  i  nostri  coltivatori 
li  conoscano,  e  ne  cavino  profìtto. 

Queste  premesse  mi  giustificheranno  se  oggi ,  non  ri- 
guardando alle  molte  cose  che  potrebbero  essere  soggetto 
conveniente  al  mio  discorso, mi  fermerò  qualche  poco  sul 
tema  del  concime,  ben  sapendo  che  niun' altro  può  essere 
di  una  importanza  maggiore  per  la  prosperità  della  nostra 
industria  campestre. 

Riconobbi  sempre  giustissimo  il  detto  proverbiale  de- 
gli agricoltori  Fiamminghi  «  che  il  concime  è  operatore  di 
miracoli  ».  Schwerz  agronomo  belgico  rinomato  per  sapere 
e  per  esperienza  mostrò  di  credere  questo  allorché  narrava 
che  in  una  piccola  città  del  Belgio  eravi  un  possessore 
di  campi  il  quale  nel  coltivarli  operava  sempre  al  rove- 
scio di  quello  che  praticavano  i  buoni  agricoltori  del  vi- 
cinato. I  suoi  lavori  erano  fatti  o  troppo  presto  o  troppo 
tardi  in  guisa  che  tutti  si  facevano  beffe  di  lui.  Ciò  non 
ostante  egli  aveva  costantemente  un  raccolto  più  bello  di 
quello  degli  altri.  Schwerz  pone  fine  al  suo  racconto  di- 
cendo che  quell'uomo  era  un  ricco  ostiere  il  quale  ogni 
anno  poteva  disporre  in  benefizio  delle  sue  terre  di  una 
massa  enorme  di  concime. 

Narrasi  ancora  in  un  giornale  recentissimo  di  Francia 
che  in  una  città  di  Normandia  un  fittaiuolo  era  interve- 
nuto ad  una  tornata  di  una  Società  Agraria.  Tutti  i  mem- 
bri presenti  della  medesima  avevano  parlato  lungamente, 
ed  il  fittaiuolo  solo  era  rimasto  silenzioso.  Poco  prima  che 


384  APPENDICE 

l'adunanza  sì  sciogliesse,  qualcuno  il  richiese  se  avesse 
qualche  osservazione  da  fare,  u  Signori  egli  rispose,  voi 
avete  cerlaraente  dello  molle  cose  belle,  ma  io  non  cono- 
sco che  un  mezzo  solo  di  rendere  prospera  l' agricoltura , 
e  questo  è  il  letame,  il  letame^  e  poi  il  letame.  Tutta  la 
mia  teoria  sia  nel  nutrire  bene  molte  bestie  per  averne  in 
abbondanza:  ma  questa  cosa  non  è  facile  come  altri  po- 
trebbe credere,  e  quantunque  da  quasi  30  anni  mi  occupi 
nel  collivare  la  terra,  non  ho  ancora  potuto  conseguire  lo 
scopo  al  quale  tendono  i  miei  sforzi  costanti  di  avere  con- 
cime che  basti.  Questo  accade,  o  Signori,  perchè  è  una 
verità  incontrastabile  che  dal  nulla  non  si  può  ricavare 
altro  che  nulla:  per  produrre  letame  occorre  avere  leta- 
me, e  colui  che  troverà  il  secreto  di  fare  concime  senza 
concime  farà  una  scoperta  più  preziosa  di  quella  della  pie- 
tra filosofale.  » 

Molti  assicurano  ora  sfacciatamente  che  una  tale  sco- 
perta è  stata  falla,  e  pretendono  di  avere  trovati  nuovi 
ingrassi  capaci  di  fertilizzare  i  campi  colla  dose  di  poche 
libbre,  e  con  una  spesa  tenuissima.  Il  fine  di  costoro  è 
quello  di  mungere  le  tasche  ai  coltivatori  creduli  promet- 
tendo loro  raccolti  abbondanti ,  e  facili. 

II  Ch.  Doti.  Francesco  Gera  valente  agronomo  Ve- 
neto, avvedutosi  che  si  apparecchiano  insidie  di  questo  ge- 
nere anche  ai  coltivatori  dell'Italia  alla,  giudicò  ben  fallo 
il  pubblicare  nel  giorno  14  del  passato  Marzo  un'Articolo 
che  si  legge  nell'accreditato  Giornale  1' Alchimista  Friu- 
lano col  quale  li  invita  a  non  lasciarsi  ingannare,  e  mo- 
stra loro  l'inutilità  dei  concimi  così  delti  concentrati ,  è?,' 
sicurandoli  che  il  dire  ed  il  pretendere  che  basti  il  satu- 
rare, ed  il  cospergere  i  semi  delle  piante  con  tali  ingrassi 
è  sentenza  erronea  delta  e  ripetuta  più  volte  dai  cerretani, 
e  dagrignoranti,  e  contraddetta  costantemente  dalla  scien- 
za, e  dalla  pratica. 

Quell'agronomo  sapientissimo  credè  opportuno  il  rato- 


APPENDICB  385 

meritare  ai  coltivatori  che  la  radichetta  delle  piante  per 
uscire  dall'involucro  in  cui  sta  rinchiusa,  e  per  nutrirsi 
non  abbisogna  che  delle  sostanze  che  si  trovano  entro  il 
seme,  e  di  un  poco  di  umidità:  che  essa  non  può  ricevere 
alcun  nutrimento  dall'aria,  dalla  terra,  o  da  qualunque 
altro  corpo  che  la  circondi,  e  che  la  nuova  pianticella  al- 
lora soltanto  che  può  compiere  il  fenomeno  della  respira- 
zione, vale  a  dire  quando  le  sue  foglioline  sono  sopra 
terra,  ha  bisogno  dì  sostanze  nutrienti^  che  essa  assorbi- 
sce assimilando  i  principi  organici  delle  medesime.  Ag- 
giunge infine  che  siccome  le  radici,  quando  sono  pervenute 
a  questo  stato  si  allungano,  e  si  allontanano  più  o  meno 
dal  luogo  in  cui  si  trova  il  seme,  è  manifesto  perciò  che 
l'ingrasso  posto  vicino  a  questo  non  può  essere  utile  co- 
me si  va  bucinando  e  che  deve  anzi  dirsi  per  Io  meno 
inutile. 

Dopo  tali  avvertimenti  esso  pone  innanzi  il  dubbio  se  un 
ingrasso  collocato  vicino  al  seme  possa  almeno  conside- 
rarsi come  eccitamento,  e  stimolo  del  germe,  e  cagione 
che  questo  spunti  e  compia  le  funzioni  vitali  più  sollecita- 
mente, e  con  forza  maggiore,  e  senza  esilanza  risponde 
in  modo  negativo,  asserendo  che  anche  questa  pratica  è 
un  errore  grossolano  perchè  la  natura  per  il  germinare 
delle  sementi  non  richiede  che  calore  ed  umidità  sommi- 
nistrati il  primo  dalla  stagione  e  l'altra  dalla  terra.  Ag- 
giunge di  più  che  se  il  terreno  è  secco  e  non  può  irri- 
garsi l'avere  bagnalo  il  seme,  ed  accelerala  la  germina- 
zione del  medesimo  porta  grave  danno  perchè  esso  in  se- 
guito non  trova  l'umidità  che  gli  abbisogna,  e  se  il  suo- 
lo è  umido  quella  pratica  riesce  interamente  inutile. 

Queste  senza  dubbio  sono  ragioni  buone,  e  dette  da 
un  dotto  quale  è  il  Dolt.  Gera  acquistano  molto  peso ,  ed 
autorità.  Ciò  non  pertanto  non  mi  sento  inclinato  ad  am- 
mettere con  troppa  fretta  il  principio  che  il  conlatto  dei 
sali  contenuti  nei  concimi  col  seme  delle  piante  nel  mo- 


386  APPENDICE 

mento  della  germinazione  loro  sia  cosa  del  tutto  inutile. 
Vorrei  prima  che  mi  fosse  fallo  conoscere  il  modo  con  cui 
la  materia  contenuta  nel  seme  passa  dallo  stalo  inerte,  e 
morto  a  quello  di  sviluppo  organico,  e  di  vita.  So  che  i 
fisiologi  asseriscono  che  l'ossigeno  contenuto  nell'aria  e  nel- 
l'acqua  inlroducendosi  nel   seme  cangia  la  composizione 
chimica  delle  sostanze  che  circondano  l'embrione  entro  il 
medesimo  e  che  le  trasmula  in   una  materia  solubile  la 
quale  serre  di   nutrimento  all'embrione  stesso.  A  dire  il 
vero  non  conosco  come  si  potesse  spiegare  diversamente  il 
gonfiarsi  di   un   pezzo  di  cartone  o  di  un'altra  sostanza 
porosa  e  morta  tuffala  nell'acqua.  Una  tale  teorica  ben- 
ché vera  e  giudiziosa,  non  rischiara  il  fenomeno  dell'atto 
germinativo  che  è  causa  del  moto  e  della  vita  dell'embrio- 
ne 0  rudimento  della   pianta  novella  rinchiuso  nel  seme. 
Forse  col  progredire  delle  scienze  fisiche  verrà  giorno  io 
cui  il  velo  denso   che  ora  ricopre  questa  operazione  mi- 
steriosa della  natura  sarà  squarciato,  e  non  credo  difficile 
il  prognosticare  che  allora  si  riconoscerà  essere  ogni  seme 
composto  di  due  sostanze  eterogenee,  che  io  non  avrei 
difficoltà  di   paragonare  alle  copie   della   pila  voltaica,  e 
che  quelle  rimangono  inerti  sino  a  tanto  che  una  materia 
fluida  neutra   posta  a  contatto  delle  medesime  dia  origine 
ad  una  mutua  attrazione,  e  ripulsione  delle  molecole  che 
le  compongono,  e  per  conseguenza   produca  movimento 
calorico,  e  vita.  Allora  si  spiegherebbe  sufficientemente  il 
fatto  vero  in  pratica  ,   benché  conlradello  dal  Sig.  Dottor 
Gera,  che  i  sali  aventi  basi  metalliche  diverse  dei  quali  i 
concimi  sono   impregnati,  trovandosi  disciolti  conveniente- 
mente da  un  fluido  e  collocali  in  prossimità  ai  semi,  sono 
produttori  di  correnti   elettriche  eccitatrici  di  calore  e  di 
vitalità,  e  che  coli' aiuto  di  queste  la  germinazione  degli 
embrioni  rinchiusi  nel  seme  si  effettua  più  prontamente 
ed  in  modo  più  perfetto. 

Un  fatto  che  ora  narrerò  mi  autorizza  a  credere  la 


APPENDICE  387 

mia  supposizione  non  inferamente  fallace.  Più  volle  mi  è 
riescilo,  ed  altri  non  pochi  hanno  egualmente  ottenuto  di 
far  nascere  semi  vecchissimi  la  cui  germinazione  era  stala 
tentata  invano  coi  metodi  che  sono  praticati  anche  dai  col- 
tivatori i  più  diligenti.  11  mezzo  da  me  adoperato  fu  quello 
di  tenerli  durante  qualche  giorno  in  una  esposizione  calda 
immersi  in  acqua  entro  la  quale  erano  stati  posti  preven- 
tivamente alcuni  pezzi  minutissimi  di  carne  muscolare,  ed 
una  quantità  piccola  di  nitro.  Questa  esperienza  che  ho 
ripetuta  più  volte  mi  ha  persuaso  che  le  sostanze  saline 
messe  a  contatto  dei  semi  hanno  un  azione  potente  nello 
sviluppo  vegetativo  dei  medesimi. 

La  pratica  seguita  da  molti  di  aspergere  di  calce  i  semi 
del  frumento  aggiungendo  a  quella  il  solfato  di  soda,  come 
fu  saviamente  proposto  dal  celebre  Dombasle,  per  preservarli 
dalla  carie  detta  volgarmente  carbone  potrebbe  sommini- 
strare nuovi  argomenti  per  convalidare  i  principi  di  fisio- 
logia vegetale  da  me  esposti,  ma  vedendomi  oramai  giunto 
al  termine  del  foglio  concessomi  per  questa  rivista,  sono 
costretto  di  rimettere  la  trattazione  della  presente  materia 
ad  altra  circostanza  più  opportuna. 

G.  Oriaisdi. 


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27.    9,08    27.    10,10 
27.    9,93   27.     9,88 
27.    7.97    27.     7,73 
27.   8,99    27.     9,24 

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^ 

INDICAZIONE  DEI  PREZZI  MEDII 

DELLE     PRINCIPALI    DERRATE     CAMPESTRI 

NELLA  FRISIA  QUINDICINA  DI  APRILE  1852, 

la  corba 
2.  45.  — 

2.  35.  —     « 


^Frumento  mondo  Se. 
Frumento  naturale,. 
Frumentone  ....,, 

JFava  grossa  ....,, 
lei.    minuta   .  .  .  ,, 

I  Avena ,, 

Fagioli  saponi  .  .  • ,, 

^Riso  Pilato , 

Carne  di  manzo.  .  ,, 
fd.    di  vitello  .  .  ,, 
I     Id.    di  castrato  .  ,, 
Olio  percibodil. qua- 
lità    


Id. 
lità 


di  2. 


qua- 


le 100 /i». 
Se.—.  50.  — 
.  ,,—.55.  — 


Canapedil. qualità,, 
Id.  di2. qualità,, 
Id.     di  3. qualità,. 

Olio  da  ardere  di  1.  qua 

lità „ 

Id.  di  2.  qualità    ,, 


,,  _.  44.  — 

,,  -.  25.  - 
5.  22. 


50.  - 


Vinobian.  nostrale  ,, 
Semi  di  piante  oleose  „ 

Id.  di  erba  medica  ,. 
Id.  di  trifoglio  .  .  „ 
Id.  di  lupinella.  .  ,, 
Id.  dì  logliessa.  .  ,, 


4.  95.  - 

4.  75.  — 

5.  20.  — 
7.  80.  — 

la  eorba 
2.  55.  — 

2.  80.  — 
le  100  lib. 

7.  — .  — 

5.  50.  — 

6.  50.  - 

3.  50.  — 


MOVIMENTI  COMMERCIALI. 

PAESI  ITALIANI.  Nel  mercato  di  Ferrara  vi  fu  calma  di  affari,  e  le  poche 
vendite  di  cereali  colà  seguite  presentarono  poca  variazione  nei  prezzi. 

Eguale  calma  nel  Modenese.  Nelle  piazze  del  Veneto  e  specialmente  in  quella 
di  Legnago  accadde  un  piccolo  aumento  nel  prezzo  delle  cereali,  ed  i  risi  sono 
assai  ricercati ,  verilìcaniiosi  ciò  anche  in  Ferrara. 

A  Trieste  non  avvenne  variazione  nei  prezzi  del  frumento  i  quali  però  sono 
sostenuti.  Il  grano  turco  continua  ad  ottenere  prezzi  assai  vantaggiosi. 

Nella  Toscana  non  vi  sono  variazioni  nel  prezzo  delle  cereali  il  quale  tende 
ad  alzarsi. 

Nel  mercato  di  Trieste  i  semi  oleosi  sono  in  favore ,  ed  i  prezzi  tendono  ad 
aumentare. 

La  poca  canape  che  rimane  in  Ferrara  continua  ad  essere  ricercala  anche  eoo 
offerta  di  prezzi  elevati. 

I  vini  sono  sempre  in  credito  tanto  nel  Modenese  quanto  nel  Ferrarese  e  nella 
Toscana  ,  e  si  vendono  a  prezzi  assai  sostenuti. 

A  Modena  il  prezzo  dei  bovi  da  macello  è  in  aumento  come  pure  quello  dei 
foraggi  che  ora  scarseggiano. 

Nei  mercati  della  Lombardia  avvi  calma  momentanea  nelle  contrattazioni  delle 
sete  non  verilìcaniiosi  però  un  ribasso  sensibile  dei  prezzi.  Mentre  le  materie  pri- 
me in  sete  fine  tanto  gieggle  che  lavorate  si  sostengono,  le  manufatture  invece 
sono  pochissimo  ricercate- 

PAESI  ESTERI.  Dopo  che  il  prezzo  del  frumento,  e  delle  altre  cereali  si  alzò 
non  poco  nei  mercati  della  Francia  ora  è  caduto  in  ribasso  perchè  l'Inghilterra 
non  fa  acquisti ,  ed  il  suo  commercio  dì  grani  rimane  nella  calma  la  più  profonda. 

Nei  mercati  principali  di  Germania  si  è  manifestato  un  ribasso  sensibile 
nel  prezzo  dei  granì. 

Nei  paesi  vignicoli  di  Francia  il  prezzo  dei  vini  si  mantiene  assai  elevato  in 
seguito  del  prodotto  scarso  dello  scorso  anno.  I  prezzi  attuali  hanno  superato 
quelli  che  si  ottennero  da  ben  un  decennio  a  questa  parte. 

Non  si  è  verilicata  alcuna  v^fiazioo^uel  prezzo  delie  lane  nei  diversi  mer- 
cati esteri,  -tti.,  r^   n 


C.  0. 


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•  O  O  t^  GO  O  O  ■ 


I  )M  /M  C-I  iM  CI 


Cassarini  —  Dei  modi  onde  provvedere  al  miglio- 
ramento del  bestiame »  333 

Mazzauti  —  Intorno  all'  uso  del  Sai  Marino  pel  be- 
stiame  M  339 

Predieri  —  Bue  della  raT^Tfi  di  Durham  (con  ta- 
vola)     »  360 

Baratelli  —  Breve  indica^^ione  della  Pellagra  nel 
Comune  di  Loiano »  356 

Orlandi  —  Coltivazione  della  robbia  tintoria  (se- 
guito).  »  364 

Id.  —  Perfe:{ionamento  degli  studi  di  veterinaria  .    »  373 

Io.  —  Cronaca  Agricola  del  mese  di  Febbraio    -    »  377 

Id.  —  Rivista  dei  giornali »  382 

Palagi  —  Osservazioni  Meteorologiche  del  Febbraio 
e  Marzo w  388 

Orlandi  —  Prezzi  medi  di  derrate  e  movimenti  com- 
merciali   »  392 


AVVERTIMENTO 


Ogni  mese  vierrà  regolarmente  pubblicato  un  faséitòlo 
del  giornale,  e  quando  Io  richiegga  la  materia  sarà  coi^ 
rddato  delle  opportune  tavole. 

Ciascun  fascicolo  sarà  composto  di  sei  fogli  di 
stampa  :  il  primo  ed  il  settimo  fascicolo  d*  ogni  annata  verrà 
fornito  di  un  frontispizio,  ed  il  sesto  e  dodicesimo  dell'in- 
dice delle  materie  contenute  in  ciascun  volume. 

Il  prezzo  d*ngni  fascicolo  è  di  bajocchi  venticinque 
romani  pari  ad  Italiane  lire  1^  34:  e  sarà  pagato  airàftò 
della  consegna  del  medesimo.  Dagli  Associati  all'estero  e 
fuori  di  Bologna  si  dovrà  pagare  un  semestre  anticipato, 
che  importerà  paoli  quindici  romani  pari  ad  Ital.  lire  8. 
05:  non  comprese  le  spese  di  dazio  e  porto  che  stanno  a 
carico  degli  Associati. 

Le  Associazioni  si  ricevono  in  Bologna  dal  Presidente 
della  Società  Editrice  Professore  Alessandrini  inViaÀlta- 
bella  N.  1637,  e  da  tutti  gli  altri  componenti  la  Società 
stessa,  l'Elenco  dei  quali  si  legge  nel  1."  fascicolo  di cia-^ 
scun  tomo.  S'intende  che  l'associazione  debba  continuare 
d'anno  in  anno  quando  entro  Novembre  non  siasi  dato  av- 
viso in  contrario. 


I^UOVI  ANNALI 

Delie 

SCIENZE  NATIRALI 


Serie  III.  Tomo  V. 


(Maggio  e  Giugno  iSSa) 


(  pubblicato  il  30  Giugno  anno  sudd.  ) 


BOLOGNA 

TIPOGRAFIA    SASSI   NELLE    SPADERIE. 


11^01  CE 

DELLE  MATERIE  CONTENUTE  IN  QUESTO  FASCICOLO 


■TTTMUg'^attir- 


KUssALoisGo    —  Sprodictyon   novum   Lichenum  Ge- 

nus pag.  393 

Alessandrini  —  Catalogo  degli  oggetti  e  preparati 
più  interessanti  del  Gabinetto  di  Anatomia  com- 

favata ...,....»  402 

ScHEMBRi  —  Vocabolario  dei  Sinonimi  delV  Ornitolo- 
gia Europea n  421 

VisiANi  —  Flora  Dalmatica m  441 

Frontali  —  Osservazioni  sulla  Pellagra    ...»  449 

ToMBARi  —  Sul  capostorno »  466 

BoNAPARTB  Principe  Carlo  —  Conspectus  Systematis 
Her petalo giae  et  Amphibiologiae     .    .    .    .    »  477 

APPENDICE 

Predi  ERI  —  Rendiconti  della  Società  Agraria,  pag.  481 
Bertoloni  —  Di  una  alteray^.  sofferta  da  varie  Patate  m  497 
Lisi  F.  —  Di  un  semplice  strumento  per  la  estra- 

orione  delle  radici  di  ononide m  500 

Gavazzi  —  Riflessioni  su  le  Esposizioni  Agrarie,  e 
deir  utile  che  da  queste  può  attenderne  la  Pio- 

vincia  bolognese »  603 

pREDiBHi  — ■  Metodo  di  una  Verminaja  per  i  Polli    w  626 


393 

SPRODICTYOIV 

NOVUM   LICHENUM    GENUS 


Oplime  claris  :  Fee  in  suis  Memoìres  Lìchenographi- 
ques  (pag.  3)  docebat,  quo  grandior  est  Lichenum  thal- 
lus,  60  simplicioretn  esse  strucluram  apotheciorum  :  id 
probant  lichenes  magnitudine  praestanliores  aeque  ac  di- 
slinctiores,  ut  Parmelia,  UsneOi  Sticta,  Stereocaulon, 
Cetraria,  Ramalina,  Cenomyce  eie.  eie. ,  contra  enim  qui 
thallo  sunt  initiali,  et  solis  tuberculis  et  papillis  abor- 
tivis,  evanescentibus,  ut  Lichenes  omnes  (bailo  crustoso 
praediti^  apothecia  habent  grandiora,  et  cotopositiora, 
duobus  ve!  etiani  tribus  involucris  munita ,  quae  substantias 
et  particulas  genitales  tueanlur. 

Qui  Lichenum  praesertim  angiocarpornm  strucluram 
examinarit,  hujus  procul  dubio  verìtatis  certus  factus  erit, 
numerosiora  sunt  sporidia  et  formis  implicatioribus,  fre- 
quentioribus  ascis  et  paraphysibus,  iisque  distinclis,  ac 
majoribus  diraensionibus,  coloribus  vividioribus,  et  excel- 
lentiori  virtute  regenerandi  praeditis,  polissiraum  in  ver- 
rucarioideis,  quae  lichenum  classis  omnium  numerosissima 
dici  potest,  cum  saxum  sit  nullum,  nulla  arbor,  frondes 
nullae,  nulla  humus,  quae  non  iisdem  aifatim  scateant. 

Idcirco  quara  rairabilis  est  exterior  lichenum  angio- 
carpornm simplicilas,  et  implicala  eorura  interior  slruclu- 

N.  Ann.  Se.  Natub.  Serie  HI.  Tomo  5.  26 


394  SPRODICTYOW 

ra,  tam  male  cogniti,  eoque  pejus  habitì  sunt^  hi  prae> 
cellentes  regni  vegelabilis  foetus  ! 

Eorum  parvitas  quae  ad  nihilum  ut  ita  dicam,  ver- 
tebat,  eos  ab  oculis  philosophi  naturalim  rerum  scruta' 
toris  saepissimae  subtrahebat,  quo  fìebat ,  ut  amplissimi 
vitae  oceani,  quo  undequaque  circumdabatur,  ignarus» 
tereret  imprudens  pedibus  singulis  gressibus  millia  cor- 
porum  viventium  innumera.  Quot  mirae  res,quot,sil  fas 
verbo,  microcosmi  ad  usque  heslernam  properaodum  diem, 
ab  oculis  nostris  effugeruDt,  ob  defectum  instrumentorum» 
quae  sensibus  nostris  opem  afferrenl  ac  vira!...  Tandem 
hominum  ingenium,  quod  ventosos  oceani  fluclus  vincere, 
fulmina  domare,  et  immensa  firmamenti  spalia  telescopiis 
scrutari  ausum  est,  invenit  quoque  instrumentum  quo  mil- 
lies  ac  centiaes  millies  auctae  res  perexiguae,  examinibus 
nostris  vel  invitae  subjicerentur,  ac  via  patefìeret,  qua 
studiosus  quisque  infinitas  res  perlractaret  propemodum 
ac  pernosceret. 

Quantara  raehercule  utililatem  physicis  ac  naturalibus 
discipliuis  attualit  inventum  microscopium?  Quos  per  id 
progressus  facere?  Supervacaneum  est  rem  tam  cognitam 
refricare.  —  Id  unum  tamen  non  lacebo,  mirum  prorsus 
esse,  nonnuUos  adhuc  a  tam  praetioso  instruraento  adhi» 
bendo  abhorrere,  eoque  provehi,  ut  audeat  diclitare,  per- 
niciosum  magis  qnam  utilem,  microscopi!  usum  naturali- 
bus  scientiis  fuisse  •' 

Et  ut  ad  rem  nostram  veniaraus,  quo  se  modo  babebat 
cryplogaraia  saeculo  XIX  ineunte?  Quis  prò  certo  poterai 
staluere  quae  pianta  Ge«u5  esset,  quae  Speda  ?  Solus  sim- 
plicium  cryslallorum  ujus,  succedentibus  annis  scientiae 
hujus  partes  ,  aliqua  ratione  ob  oculos  posuit;  quos  tamen 
errores,  quantasque  objectorum  admodura  distinctorum  ac 
diversorum  confusiones,  coraposilarum  crystallorum  usus 
aperuil  declaravit. 

Sed  aliquid  propius  atlingamus:  quo  statu  eral  Al- 
gologia viginii  tantum  vel  triginla  abbino  annis? 


NOTUM  LICHENVn  GERUS  395 

Quo  vero  slalu  est  nunc  invento  microscopio?  Qui 
veritates  hujusmodi  infìciatur,  nihii  omnino  liojus  scientiae 
cognitnm  habere  ostendit,  suamque  in  primis  praedical 
ignorantiara.  —  Lichenologia  sola  veterura  disciplinarura 
obsoletarum  tenax  bactenus  visa  est,  aut  uonnulli  saltem 
ex  ejus  culloribus  ab  antiquis  se  vinculis  liberare  bacte- 
nus neglexerunl^  et  aequiorem  studiorura  ralionera  ample- 
xari. —  Nonnulli  inquam:  clarissimi  enim  viri  Eschweiller, 
FéCf  Montagne,  De-Notarìs,  ostendunt  equidem ,  quam 
rectum  iter  scientiae  buie  paretur,  quae  scientia  (nonpu- 
deat  fateri)  licet  ex  diiìcillimis  regni  vegetabilis  habenda 
sit,  tamen  ita  facile  se  dirigendam  exhibet  ducendamque, 
ut  sororura  suarum  nulli  primas  concedere  videatur. 

Neque  hic  locus  est  enumerandi  phases,  quibus  bre- 
vi decem  circiter  lustrorum  spatio  lichenologia  est  sub- 
jecla,  id  unum  sufficit  animadvertere ,  vel  in  praesentia- 
rum  non  esse  omnibus  in  casibus  certam  aulonomiam  cu- 
jusque  lichenis.  —  Thallus, proteiforme  illud  organum,  in 
qnos  quantosque  errores  ioduxit  nobilissinia  nostrae  aeia- 
tis  ingenia? 

j4/7o?AeciMOT  ipsum ,  quamquam  multo  constantiiis ,  ta- 
men faulores  saepe  fefellit,  ea  quidam  causa,  quod  exle- 
rius  plerumque  aspectum  est,  nec  cultro  anatomico  in  ejus 
viscera  deventum  ,  nec  organa  regenerationis  examinata  sunt. 

Id  unum  prò  certo  habeatur,  quod  nullo  prorsus  du- 
bio  slatuo  ,  inutilem  nempe  fulurum  conalum  iquemque 
Lichenologiae  ad  systema  redigendae,  dum  exerioris  thalli 
et  apotheciorum  structurae  dumtaxat  incumbemus:  ea  enim 
specierum  tantummodo,  et  generalibus  classium  ordinum- 
que  partilionibus  vix  ac  aegre  polerit  inservire,  genera 
vero  desuraenda  esse  ex  interiori  compage  apotheciorum, 
nempe  ex  forma  et  natura  excipulorum,  et  praecipue  ex 
structura  sporidiorum,  quae  in  lichene  grandi  ac  perfecto, 
sunt  vera  organa  genuina  reproduclionis.  ' 

Nec  dicat  aliquis,  etiam  gonidia  taraquam  reprodu- 


396  SPRODICTYON 

clionis  organa  posse  considerari ,  cum  ab  ipsis  magnus 
plantai'utn  lichenosarura  nuraerus  propagetur;nam  planlae 
ipsae  perfectiores  propagantur  per  surculos,  per  gemmas, 
per  radiculas  etc.  et  lameo  nulliis  naturalium  verum  stu- 
diosus  pulavit  dici  posse,  gemmas,  surculos,  radiculas 
unum  esse  cum  fruclu  et  semine.  Donec  igitur  etiam  in 
Lichenologia,  ea  sporidiorum  existimatio  non  habeatur, 
quae  in  aliis  rei  botanicae  partibus  habelur  fructus,  ex 
ephebis  nuraquam  excedet  haec  scientia,  erilque  usque  te- 
nebris  obsita. 

Sporidia  saepe  characteres  genericos  ofFerunt  oplimos, 
tura  propter  eoriim  formara,  tura  propter  involucrorum 
naluram ,  tura  propter  nuraerum,  et  coUocationem;  eaque 
sola  fere  possunt  plerumque  unara  ab  alia  dislinctas  ac- 
curate species  exhibere,  ipsasque  prope  dicam  varietates, 
sine  quibus  nihil  cerlum  statui  poterit  umquam. 

Quod  ad  varietates,  non  exigua  fateor,  affert  adju- 
menta  vita  vegetativa  morphologia  lichenum,  studium  eo- 
rum  evolutationis;  hoe  tamen  baud  semper  sufficit,  nam 
lichenes  perraulti  eadem  aelate  pares  exhibenl  saepe  exter- 
nas  notas,  cura  structura  eorura  interior  quam  maxime 
diversa  est.  Hinc  profecto  varietates  innumerae  a  prestan- 
tissimis  lichenologis  institutae,  super  nonnullas,  quas  prò 
veris  habuerunt  transitionibus,  quae  tamen  varietates  mi- 
croscopio adhibito,  evanescunt  pleraeque  et  aut  nuraquam 
extiterunt,  aut  sunt  vel  verae  formae  autonomae,  vel  vitae 
studia  lichenis  alicujus,  distincta  turpiler  et  injuria  nomi- 
nibus  specialibus;  iisque  varietatibus  praecipue  referenda 
est  confusio,  quae  adhuc  oblinei  lichenologiam,  quaeque 
haud  dissimili  ratione  inter  dicoliledoneas  plantas  ex.  gr, 
obtineret,  si  distingui  singulae  singulis  nominibus  vellent, 
prout  paruae  aut  ingenles  sunt,  vividae  aut  tabidae^  fae- 
cundae  aut  infructiferae ,  fiondosae  aut  ramis  carentes, 
leves  aut  scabrosae  etc.  Sed  hac  de  re  satis,  quaeque  di- 
ximus  confirmet  descriptio  generis  sequentis,  quod  a  prae- 


SdtUM  tlCHEKUM  GENUS  397 

clarissimo  quondam  lichenologo  descriptiim  est,  tamquam 
simplex  varielas  unius  e  communioribus  lichenibus  Europaeis. 

Vir  clarissimus  Ludovicus  Emmanuel  Shaererius  in 
suo  opere  Lìchenes  Helvetici  exsiccati-  vaiietales  posuil 
tres  Lecanorae  atrae,  numeris  307,  569,  538,  eae  sunt 
vulgaris,  exigua,  verrucoso-ar colata;  quamvis  sex  alias 
varietates,  vel  formas  describeret  (pag.  72-73  Enum.  Crii.). 
Cura  quodam  die  propter  aliud  meum  opus,  aliquorum 
ex  iis  licheuibus  structuram  anatomicam  examinarem,  ad 
Lecanoram  atram  cum  perveni  ;  miratus  sura,  quod  re- 
pererira,  e  tribus  exemplaribiis  hujus  speciei  ab  helvetico 
Lichenologo  editis ,  primum  laniumraodo,  idest  307  ad 
Lecanoram  atram  re  vera  pertinere,  ex  aliis  vero  duobus, 
unum  (569)  non  varietatem  esse,  sed  speciem  admodum 
distinctam,  allerum  antera  esse  Lichenera  prorsus  igno- 
Inm,  pulcherrimum  ipsum  quidem,  ac  distinctissimum  ex 
omnibus  hactenus  descriptis- 

Ad  Lecanoram  atram  quod  spectat  et  ad  ejus  variela- 
les  juxla  Sehaereri  sentenliam ,  nec  non  de  earum  anato- 
mia dixi  jara  in  meoarticulo,  cui  titulus  Sui  generi  Di- 
Tina  e  Dìrìnopsìs ,  ad  quera  leclorem  remitlo:  nunc  di- 
cara  tanturamodo  de  Lecanora  atra  \.  verrucoso- ar colata. 

Sub  numero  538  ut  dictum  est,  in  omnibus  suis  col- 
leclionibus  Lichenum  helveticorum,  non  evulgavit  seraper 
Shaererius  eandem  formara  Lichenicam:  in  aliquibiis  ser- 
vatur  quippe  status  quidam  verae  Lecanorae  atrae,  sed 
in  aliis,  saliera  in  mea,  existit  Lichen  omnino  singularis, 
qui  pertinel  ad  classem  angiocarporum  et  ad  ordinem  Fer- 
rwcflnoideorwm,  quorum  genus  singulare  et  omnino  novura 
efformat.  Ecce  libi  Lichenis  characleres. 

Aspeclu  est  singulari  :  prima  aetale,  similliraus  pri- 
mordiis  alicujus  formae  saxicolae  Lecanorae  atrae,  cujus 
nimirura  varietas  exislimaius  est  a  Schaererìo  causa  mi- 
nimi cujusdam  disci  atri  coloris ,  qui  sopradiclae  Lecanorae 
discura  aliquatenus  redolel.  Coelerum  facies  ejus  externa 


398  RPRODICTYON 

comparari  merito  posset  Pirenulae  nitidaet  et  praesertim 
Porinae,  cum  hujus  instar  exigua  quaedam  tubercula 
mammis  similia  praeseferat,  quibus  organa  corpomorpha 
continentur. 

Thallus  hujus  Lichenis  crustosus,  originem  ducit  a 
pulvere  quodam  densiore  ad  album  vergente,  natura  fere 
coriacea,  qui  inilio  uniformiter  perfusus,  pregressa  tem- 
poris  fitcompactus,  contiguus,  et  verrucis  crassioribus  to- 
tus  conspersus. 

Ab  ineunte  aelate  in  vertice  earum  verrucarura  thallo- 
dicarum  punclula  quaedam  nigra  apparent,quae  primor- 
dia  disci  Lecanorae  atrae  apprirae  imitantur.  Processu  ae- 
tatis  tumefìunt  hae  verrucae,  et  millimetri  altitudine  thal- 
lum  ìpsum  exsuperant  parvarura  instar  uberum,  distin- 
ctae  admodum  atque  expressae,  granosae  totae,  ejusdem 
coloris  ac  thallus,  vertice  excepto,qui  ut  diximus,  punto 
quodam  nigro  lucidissimo  insignitus,  parvi  foraminis  aspe- 
ctnm  offert. 

Interna  hujus  Lichenis  structura  atlenlius  examinata, 
ea  illum  forma  reperi,  qua  nullus  antea  Lichen  repertus 
est;  tria  enim  in  ipso  deprehendi  excipula,  et  amplum 
nucleum  ceraceo-cartilaginosum ,  colore  violaceo,  in  quo 
asci  distinctissimi  extabant,  sporidiis  ingentibus  affatim 
praediti. 

E  tribus  excipulis  duo  sunt  eadem  substantia  qua  thal- 
lus, hoc  discrimine,  quod  extimum  constai  maxima  ex 
parte  e  substantia  ejus  corticali,  ìntimum  medullari,  ter- 
tiura  autem  vel  medium  totum  est  e  substantia  propria 
corneo-carbonacea,  seque  prodit  per  nigrara  illam  exiguam 
papiliam  exlernam,  quae  dieta  est. 

De  his  excipulis  alia  quoque  adnotanda  sunt;  ejcii/m^m 
enim  ut  in  Pirenulis  et  Sagediis  totara  ferme  verrucam 
proligeram  comprehendit  et  obducit,et  est  substantia  car- 
tilaginosa, densa,  compacta,  granosura  et  inacquale.  —  ìn- 
timum est  aliquanto  moUius,  ac  pinguius  introrsus,  ubi 


NOVUH  LICHENUn    GENUS  399 

coil  cum  matrlcae,  e  subslanlia  amylacen,  et  superius  in 
duas  oras  dividilur,  quae  extenuantur  valde,  et  in  sino 
suo,  veluti  in  scutellaquadam  colligunt  et  comprehendunt 
nucleum  proligerura,  quem  ab  excipulo  extirno  secernit 
nigrum  illud  medium,  quod  superius  crassius,  aliquando 
ita  altenualur,  ut  interius  evanescal,  excipulura  intimum 
omnìno  complectens. 

In  unico  meo  exemplari  nullum  ferme  indiciura  ap- 
paret  pororum,  per  quos  nucleus  cum  externo  commu- 
cet,  et  in  apothecio  domtaxat,  vix  ac  aegrae  deprehendi- 
tur  profundura  quodara  punctuUim,  quo  monemur,  etiam 
in  hoc  lichene  minime  deesse  ostiolum,  quo  lichenes  an- 
giocarpi  praediti  sunt.  —  Nucleus  autem,cum  lichen  quo- 
modocunque  madet,  cavum  interius  totura  implet,  conlra 
cum  aret ,  duas  ejus  terlias  partes  vacuas  relinquit.  —  Porro 
est  natura  ceraceo-carlilaginosa,  tenaci,  et  coalescit  exi- 
libus  admodum  capillaribns  paraphysibus,  quae  paulalim 
evanescunt,  ac  inlereunt,  ascis  amplis  interieclis,  iisque 
frequentissimis,  sporis  octo  constanlibus.  Asci  oriuniur  a 
parvis  quibusdani  sacculis  orbiculatis,  plenis  subslantiae 
micilaginosae,  coloris  fllavo-viridis,  in  qua  natant  lenuia 
aliqua  puuctula  subnigra  perdistincla-  Progressu  temporis 
hi  sacculi  teretiores  fiunt,  ab  inferiori  parte  coarclantur, 
tumefiunt  a  superiore,  ut  clavae  forraam  penitus  capiant. 
Sporidia,  quae  continent,  praegrandia,  et  diametro  duplo 
longiora;  ea  quidem  sunt  oviformia,  diaphana  et  prima 
aetale  vacua,  sed  adulta  obscuriore  inficiuniur  colore, 
nucleisque  perexiguis  redundant,  qui  sese  invicem  com- 
primunt,  et  sporidio  formam  pariuni  relis^  maculis  irre- 
gulariter  tetragonis.  .., 

Aelate  perfecta,  sporidium  est  colore  fusco-fuligineo, 
tamque  opacura  fil,  ut  iniernum  nucleorum  rete  aegerrime 
inspici  possit.  Res  notalu  digna  est  in  sporidiis  Lichenis, 
de  quo  verba  facio,  episporii  natura,  quòd  initio  est  dia- 
phanum,  paulalim  solidescere,  idemque  cortìcis  nalurait) 


400  SPRODICTYON 

ÌDduere,  qui  cortex  fìndilur  sutura  quadam  transversa  « 
secus  diaraetrum,  et  obscurum  ac  reliculatum  endosporium 
einiltit.  Nonnunquam,sed  rarius,  sparidium  non  recta  fin- 
dilur  medium,  sed  hac  illac  nulla  lege,  inque  oris  ri- 
marum  nalurara  suam  solidam  et  cartilogiuosam  ostendit. 
Transersa  tamen  sporidiorum  sutura  apparet  preraro  , 
praecipuae  in  juvenibus,  quae  inania  fere  sunt  et  integra. 
Post  exhibitara  singularis  hujus  Lichenis  descriplio- 
nem,  descendamus  ad  ejus  characteres  genericos,  tum  ad 
ad  ejus  affinitates  et  diiferentias  ab  aliis  licbenibus  angio- 
carpiis  Europaeis. 

Sporodictyon  Nov.  Gen. 

AvoruEGWìs ^excipulum  triplex;  exterìus  e  substantia 
thalloidea  praesertìm  corticali ,  interius  e  substantìa  thal- 
loìdea  praecipue  medullari  formatum ,  medium  proprium 
corneo-carbonaceum ,  papillula  vel  poro  terminali  vix  in' 
instructum,  thalamìum  ceraceo-cartilagineum  servans. 

Asci  ;  creberrimi ,  magni,  octospori ,  paraphysibus  te- 
nuibus  laxiusculis  obvallati-  Sporidia  ovoidea  fuligineo- 
fusca  quadrata-multicellulosa ,  episporio  crasso,  dein 
cartilagineo i  opaco,  plerumque  transverse  dlieìscente 
cincia. 

Affinitates  et  differentìae. 

NuIIus  adhuc  lichen, quod  sciara,  distioctorum  trium 
excipulorum  characterera  protuli t,  eaque  ratione  nulli  pror- 
sus  accedit.  Sporidia  si  spectes ,  horura  quoque  causa  cura 
reliquis  lichenibusangiocarpiis  europaeis  parum  affinis  est; 
licet  enim  nonnulli  sporidia  quidem  multilocularia  habent 
percrassa,  numquam  tamen  in  retis  formam  disposita  sunt, 
sed  potius  ordinibus  divìsa  transversis  quibusdam  diapha- 


NOVUM  IICHENCI  GENUS  40l 

liis  inlerjectis, Ut  videri polest  in  rerrucaria  Actìnostoma, 
io  Gyalecta  cupulari  etc. 

Nulla  vero  est  similitudo  cuna  sporidiis  generis  Sphae- 
Tophori,  id  enim  ea  habet  perpusilla  et  rolunda:  nulla 
cura  sporidiis  generis  Chìodecton:  nam  haec  vermicula- 
ria  sunt,  et  quatuor  nucleis  pollent:  nulla  cum  Pyrenu- 
la,  et  Segestria,  et  Thelotrema  haec  enim  ea  habent  in 
discis  vel  fusiformem,  iteraque  quatuor  nucleis  Constant: 
nulla  cum  Pyrenotheis  Cliostomìs,  quae  inania  habent, 
perpusilla  et  absque  nucleis;  nulla  cum  Endocarpon  et 
Pertusaria  ({na^Q  ovoidea  sunt  et  nucleis  carent:  nulla  cum 
Strigula  quae  duos  nucleos  praefert:  nulla  cum  Limbo- 
ria,  quae  multis  nucleis  scaleni. 

Sporidia  nostri  Lichenis  accedunt  duntaxat^  ac  pror- 
sus  similia  sunt  sporidiis  Umbìlìcarìae  pustulatae,  hoc 
tamen  discrimine,  quod  in  Umbilicana  sunt  ma jora ,  colo- 
re minus  fusco,  endosporio  tenuiore. 

Sporodictyon  Schaererìanum  Massai. 

Syn.  Parmelia  atra  v.  ver rucoso-ar colata  Schaer.  ! 
Lecanora  atra  e.  verrucoso-areolata.  Schaer!  Enum.  cric, 
pag.  73.  Lìdi.  helv.  ex.  n.  638.  in  mea  collect.H  Viget 
ad  saxa  arenaria  acqua  suffiisa  in  monte  Gurnigel  agri 
Bcrnensìs,  ubi  legii.  Clar.  L.  Em.  Schaererius  cujus  no- 
mini speciem  dicatam  voluimus. 

Datura  Veronae.  Kalendis  Marlii  a.  1862. 


402 


Catàlogo  degli  oggetti  e  preparati  più  inte- 
ressanti del  Gabinetto  d'  Anatomia  Comparata 
di  Bologna,  del  Prof.  Antonio  Alessandrini. 

(  Continuazione ,  vedi  pag.  230.  ) 

-^ 

SEZIONE  Vili. 

APPARECCHIO  GENITALE 
MAMMIFERI 

UOMO 

1640.  Due  testicoli  macerati  alquanto  onde  staccarne  con 
maggiore  facilità  l'albuginea,  e  dimostrare  la  di- 
sposizione dei  tuboli  seminiferi  raccolti  in  masse 
molto  maggiori  di  quelle  che  vedonsi  in  mammi- 
feri di  grande  statura,  per  esempio,  nel  cavallo. 
Le  singole  masse  sono  separate  da  molli  strati 
di  tessuto  celluioso,  ma  non  già  da  interi  sepi- 
menti  produzione  dell' albuginea,  come  pure  fu 
detto  da  taluno,  nello  spirito.  1837.  Alessandrini. 
269.  La  verga  rimossa  dalla  naturale  posizione ,  coi  corpi 
vascolosi  incettati  a  cera ,  di  colore  diverso  in  quelli 
del  pene,  e  nell'altro  dell'uretra.  Prof.  Mondi- 
ni.  1816. 


CAT.  DEI  CAB.  D'ANAT.  COMP.  403 

1239.  Id.  Utero  colle  tube  Faloppiane  e  le  ovaje  tolto  dal 
cadavere  di  una  giovane  d'anni  21  morta  di  en- 
cefalite prodotta  dall'avere  sostenuto  per  lungo 
tempo  un  carico  multo  pesante  sulla  testa.  Mori 
nubile ,  e  certamente  non  era  stata  mai  gravida. 
Nelle  ovaje  sono  riuscite  elegantemente  preparate 
le  vescichette  del   Graaf,  parecchie  delle  quali 
aperte  fanno  vedere  la  composizione  della  loro 
parete  non  che  l'umore  contenuto,  il  quale  con- 
densato dallo  spirito  somiglia  al  tuorlo  cotto  d' ovo 
di  gallina,  nello  spirito.  Alessandrini.  1831. 
1628.  Id.  Ovaje  appartenenti  a  tre  individui  di  età  diversa. 
Le  due  che   vedonsi  sciolte  entro   il  vaso,  una 
delle  quali  lacerata  a  tutta  sostanza  appartennero 
a  donna  maritata  morta  li  12  Dicembre  1831.  nel- 
l'anno cinquantesimo.  Le  due  insieme  unite  fu- 
rono tolte  dal  cadavere  di  una  vergine  d'anni 21 
morta  li  IGGennajo  1833.  L'ultima  molto  appas- 
sita, e  stretta  con   refe  fu  d'una  vecchia  di  72 
anni,raorla  in  Gennajo  1832, nello  spirito.  I837.1d. 

567.  Id.  Placenta  umana  injettata  con  cera  colorita  in 
rosso.  La  injezione  spinta  per  una  delle  arterie 
non  solo  è  passata  nella  consocia ,  ma  si  è  fatta 
strada  anche  nella  vena.  Fu  la  placenta  evacuata 
dopo  parto  femminino  a  termine.  Unita  alla  pla- 
centa si  è  conservata  anche  porzione  del  corion 
e  dell' amnios,  a  secco.  Id.  1821. 

825.  Id.  I  vasi  sanguiferi  d'altra  placenta,  con  porzione 
di  funicolo,  injettali  con  cera  e  pece,  di  color 
rosso  nelle  arterie,  blu  nelle  vene,  e  preparati 
per  erosione  mediante  la  protratta  macerazione 
nell'acido  nitrico  allungalo,  a  secco.  Id.  1823. 

824,  Id.  Ovo  di  poche  «ettiraane  contenente  l'embrione: 
vi  si  vede  chiaramente  anche  la  vescichetta  ombe- 
licale, indicata  nella  preparazione  mediante   un 


404  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

fìlo  passalo  a  prossimità  della  medesima,  nelfo 
spirito.  Id.  1825. 
1182.  Id.  Ovo  di  pochi  giorni  intero,  sui  quale  vedonsi 
i  fiocchi  della  decidua  reflessa  estesi  a  quasi  tutta  la 
di  lui  superficie.  Al  dissotto  sullo  stesso  vetro  si 
vede  isolata  anche  la  decidua  uterina,  e  questa 
e  quello  usciti  per  aborto  in  Febbrajo  1830,  nello 
spirilo.  Id. 

1479.  Id.  Ovo  di  circa   quattro  settimane  abortito  li  25 

Febbrajo  1835  da  donna  giovane,  che  aveva  par- 
torito altre  volte  felicemente.  Aperto  con  diligenza 
il  corion  vi  si  vede  per  entro  un'ampia  vescichet- 
ta ,  probabilmente  la  vescichetta  ombelicale ,  presso 
la  quale  un  finissimo  tomento  celluioso,  che  pare 
cominciasse  ad  ordire  l'amnios,  e  l'embrione  che 
vi  suole  essere  sovrapposto,  nello  spirito.  Id. 

1480.  Id.  Ovo  di  sei  settimane  circa  abortito  da  donna  gio- 

vine e  robusta  per  causa  traumatica,  la  quale  pare 
di  già  ne  avesse  prodotto  il  parziale  distacco  dei 
giorni  innanzi  che  accadesse  l'aborto.  Infatti  le 
lacerazioni  avvenute  nel  tessuto  dalla  decidua  ute- 
rina stravasando  sangue  entro  il  di  lei  parenchima 
ne  accrebbe  la  mole  in  modo  da  spingere  l'ovo 
alla  bocca  dell'utero,  e  sollecitarne  l'espulsione: 
la  decidua  uterina  fu  poi  emessa  qualche  tempo 
dopo ,  e  si  vede  fermata  sulla  parte  inferiore  del 
vetro,  nello  spirito.  Id.  1835. 

148J.  Id.  Falso  germe  emesso  con  molta  perdita  di  sangne, 
dopo  tre  mesi  di  sospensione  dei  mensili  ripur- 
ghi,  da  donna  giovane, che  aveva  partorito  altre 
volte  felicemente.  Raccolto  e  regalalo  dal  Dottor 
Giuseppe  Faccioli  li  13  Aprile  1835,  nello  spirito. 

1579.  Id.  Ovo  intero  di  poche  settimane,  emesso  da  donna 
giovane  dopo  profusa  melroragia ,  nello  spirito. 
Àiessaudrini  1835. 


u'AnATOniA  COItlPARATA  405 

1755.  Id.  Ovo  abortito  li  24  Agosto  1837  nel  cinquante- 
simo giorno  di  gravidanza.  Era  contenuto  entro 
grosso  involto  di  coagolo  sanguigno,  che  sem- 
brava effuso  tra  gli  strati  della  decidua  uterina, 
tolti  i  quali  si  manifesta  l'ovo,  coperto  soltanto 
di  grosse  villosità  in  tutta  la  superficie,  traspa- 
rendo ancora  il  piccolissimo  embrione  nuotante 
nel  liquore  dell' amnio,  nello  spirito.  Dono  del 
Sig.  Dott.  Antonio  Vecchi. 

2362.  Id.  Ovo  di  pochi  giorni  nel  quale  incomincia  appe- 
na a  mostrarsi  la  vescica  dell' amnio,  senza^  che 
apparisca  ancora  traccia  dell'embrione,  nello  spi- 
rito. Alessandrini.  1840. 

2771.  Id.  Ova  abortito  nell'interno  del  quale  è  manifesto 

un  doppio  sacco,  ma  non  si  distingue  ancora 
traccia  veruna  di  embrione;  esiste  soltanto  la  ve- 
scichetta ombelicale  di  mole  notabile.  Pezzo  rac- 
colto e  regalato  dal  Sig.  Dott.  Filippo  Gozzi  li 
20  Marzo  1841,  nello  spirito. 
2648.  Id.  Aborto  di  circa  35  giorni,  che  mostra  anche  la 
decidua  reflessa.  Aperta  questa  si  manifesta  il 
piccolo  ovo ,  seminato  in  tutta  la  sua  faccia  esterna 
dei  villi  mediante  i  quali  si  mette  poi  in  relazio- 
ne colle  parti  circostanti,  nello  spirito.  Dono  del 
Sig.  Prof.  Marco  Paolini.  1840. 

2772.  Id.  Altro  ovo  abortito   nel  quale   l'embrione  stac- 

catosi dai  propri  inviluppi  è  caduto  nel  fondo 
del  vaso.  Anche  qui  esiste  grossissima  vesci- 
chetta ombelicale  aderente  agi'  inviluppi ,  nello 
spirito.  Dono  del  Sig.  Dott.  Vincenzo  Visconti. 
Marzo  1841. 
2024.  Id.  Piccolissimo  embrione  di  poche  settimane,  tro- 
vato tra  il  corion  e  l'aranios  del  tutto  isolato, 
e  che  conferma  perciò  il  parere  di  Doellinger  e 
Pockels,  addottalo  da  Breschel,  Serres  etc.  che 


406  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

l'embrione  dei  mammiferi  s'immerga  nella  ve- 
scica delTamnios,  esistente  indipendentemente  da 
lui,  come  lo  fanno  i  visceri  ciie  prutuberano en- 
tro i  sacchi  formati  dalle  sierose  comuni,  nello 
spirito.  Alessandrini.  1839. 
102.  Id.  Feto  di  due  mesi  circa,  aderente  ai  propri  in- 
viluppi, che  si  vedono  aperti:  nello  spirito.  Prof. 
GandoIS,  1811. 

1443.  Id.  Feto  di  circa  due  mesi  e  mezzo,  abortito  il  i." 
Febbrajo  1834  da  donna  maritata,  d'anni  34 ^ 
che  aveva  figliato  felicemente  altre  volte,  né  mai 
abortito.  Nel  primo  mese  di  quest'  ultima  gravi- 
danza ebbe  a  soffrire  accessi  di  epilessia.  L'aborto 
parve  determinalo  da  spavento,  e  fu  accompa- 
gnato da  lievissima  emorragìa. 

Si  dimostra  in  questa  preparazione  la  conti- 
nuazione dell' amnios  sul  cordone  dal  lato  della 
placenta ,  e  suH'  esterna  superficie  del  feto  dall'  op- 
posto lato,  nello  spirito.  Oggetto  regalato  dal 
Doti.  Giuseppe  Faccioli,  preparato  dal  Direttore. 
1834. 

1478.  Id.  Embrione  molto  giovine,  e  che  mostra  ancora  in 
parte  aperta  la  parete  muscolare  dell'addome  in 
prossimità  dell'inserzione  del  tralcio.  Mandalo  dal 
Sig.  Doli.  Franciosi  della  Baricella  dove  fu  rac- 
colto in  Marzo  1835. 

1Ò78.  Id.  Embrione  di  due  mesi  compili,  slaccato  dagli 
inviluppi,  e  guasto  nella  tesla.  JNegli  inviluppi, 
formati  sul  vetro  separatamente  si  vede  sollevalo 
tutto  r amnios,  e  si  .dimostra  il  prolungamento 
di  questa  membrana  sul  tralcio,  nello  spirito. 
Alessandrini ,  1835. 

2874.  Id.  Ovo  abortito  il  l.**  Maggio  1841.  La  donna  si 
credeva  gravida  da  circa  due  mesi  e  mezzo;  ma 
l'ovo  è  certamente  più  piccolo  di  quello  esser  do- 


d'anatomia  compabata  407 

vrebbe  ammessa  quest'  epoca.  Aperto  il  sacco  de- 
gli inviluppi  si  dimostra  che  invece  dell'  embrio- 
ne esiste  nella  di  lui  cavità  un  ammasso  irregolare 
di  cellulare  tomentosa  per  cui  invece  di  una  gra- 
vidanza regolare  aveva  luogo  in  questo  caso  la 
formazione  di  una  mola.  È  singolare  l'esistenza 
di  una  grossa  vescichetta  ombelicale  allato  del- 
l'ammasso tomentoso.  Verso  il  fondo  del  vaso 
vi  è  la  decidua  reflessa  staccatasi  naturalmente 
dall' ovo.  Durante  la  gravidanza  la  donna  nulla 
aveva  sofferto  capace  di  disturbarla.  Oggetto  rac- 
colto e  regalato  dal  lodato  Sig.  Dolt.  Visconti, 
nello  spirito. 

3477.  Id.  Feto  abortito  da  donna  lattante,  senza  causa 
violenta,  ma  con  profusa  emorragia:  essa  si  cre- 
deva gravida  da  tre  mesi,  ma  il  feto  non  pare 
tanto  inoltrato  nello  sviluppo:  avvi  un  lungo  fu- 
nicolo ombelicale,  e  nel  punto  dove  si  unisce  agli 
inviluppi  si  vede  un  bianco  corpiciuolo  sferico, 
che  pare  la  vescichetta  ombelicale  più  dell'usato 
grossa  e  patente  in  questo  periodo  della  gestazione. 
Id.  Dono  del  Dissettore  Dolt.  Ercolani. 

3603.  Id.  Feto  di  tre  mesi  abortito  la  notte  delli  4  Dicem- 
bre 1843.  Lo  stesso  vaso  contiene  ancora  un  cor- 
po ovoide  duro,  avente  l'aspetto  di  mola,  emesso 
dodici  giorni  dopo.  Le  circostanze  che  accompa- 
gnarono l'aborto,  e  la  malattia  che  ne  venne  in 
seguito,  sono  descritte  nella  lettera  del  Sig- Doti. 
Ferdinando  Verardini  che  accompagnava  il  pezzo, 
e  che  si  conserva  sotto  questo  numero  nell'Ar- 
chivio del  Gabinetto,  nello  spirito. 

3860.  Id.  Ovicino  abortito  pochi  giorni  dopo  il  concepi- 
mento senza  causa  manifesta ,  ma  con  notabile 
metroragia.  Dono  del  lodato  Doti.' Visconti,  nello 
spirito.  Maggio  1846. 


408  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

4295.  Id.  Aborto  di  tre  mesi.  Aperto  l'esteriore  tomento 

fioccoso  si  vede  in  alto  il  sacco  dell' amnio  con- 
tenente l'embrione,  ed  inferiormente  la  decidua 
reflessa  in  formazione,  non  avendo  ancora  l'ovo 
nel  discendere  obliterata  la  cavità  risultante  dalla 
decidua  uterina,  che  si  forma  prima  della  discesa 
dell'  ovo.  Accadde  questo  aborto  in  Gennajo  1848 , 
ed  il  pezzo  fu  raccolto  e  regalato  dal  Dissettore 
Aggiunto  Dott.  Enrico  Giacomelli,  nello  spirito. 

4296.  Id.  Nello  stesso  vaso  è  contenuto  altro  ovo,  ad  un 

grado  anche  minore  di  sviluppo,  da  me  raccolto 
li  22  Maggio  1848  assistendo  donna  giovine  ma- 
ritata ,  affetta  da  grave  melrite.  Nel  quarto  giorno 
da  che  si  erano  manifestati  i  fenomeni  infìamma- 
torj,  dopo  discreta  emorragia,  emise  senza  gran- 
de sforzo  e  dolori  questo  globo  coperto  da  denso 
sangue  aggrumato ,  dopo  di  che  la  metrite  comin- 
ciò a  declinare,  e  l'inferma  fu  in  pochi  giorni 
guarita.  Era  prossimo  a  terminare  il  secondo  mese 
da  che  mancava  la  mestruazione  allorché  avvenne 
l'aborto,  a  produrre  il  quale  non  vi  ebbero  par- 
te cause  particolari.  Notomizzato  il  pezzo  con  di- 
ligenza, e  dopo  che  fu  liberato  dal  molto  sangue 
che  Io  rivestiva,  ed  infii travasi  anche  attraverso 
delle  tuniche  proprie,  che  ne  erano  tutte  imbe- 
vute, scoprii  l'amnios  mollo  più  grosso,  compatto 
e  tomentoso  dell'ordinaria,  ed  aperto  anche  que- 
sto sacco  ne  uscì  denso  umore,  pure  del  colore 
del  sangue,  senza  che  rilevare  si  potesse  nella 
cavità  del  detto  sacco  traccia  dell'embrione,  il 
quale  era  probabilmente  perito  qualche  tempo  in- 
nanzi che  accadesse  l'aborto,  che  per  tal  modo 
impedì  si  formasse  una  mola,  come  sarebbe  ac- 
caduto, se  l'ovo  così  privo  del  germe  fosse  ri- 
masto più  lungamente  nell'utero.  Alessandrini. 


[)*AHilTOIIIlA   COMPARATA  409 

QUADRUMANI. 

30.  Pileco  Salirò  —  Fythecus  Satyrus,  Geoffr.  =  Ud 
feto  quasi  a  termine  conservalo  nello  spirito.  Do- 
no del  Sig.  Pasquale  Coddè  di  Mantova.  1807. 

1006.  Cercopiteco  cinosuro  —  Cercopithecus  Cynosurus , 
Geoffr.  =:  Il  pene  colla  vescica  orinaria,  porzione 
dei  dutli  deferenti,  e  le  vescichette  seminali  in- 
cettate a  mercurio  e  preparale  a  secco.  Alessan- 
drini, 1826. 

762.  Id.  Organi  genitali,  e  vie  orinarle  della  femmina.  I 
vasi  sanguìferi  sono  injettati  a  cera  di  color  rosso 
nelle  arterie,  verde  cupo  nelle  vene.  Uno  dei  reni 
è  diviso  in  due  mediante  sezione  orizzontale  onde 
dimostrarne  l'interna  struttura;  uno  specillo  se- 
gna r  incominciamento  dell'  uretere ,  troncato  onde 
rovesciare  all' indietro  la  vescica,  mostrandosi  così 
meglio  l'utero  e  la  vagina:  quest'ultima  è  aperta 
longitudinalmente  6no  al  collo  dell'utero,  del 
quale  è  quindi  bene  manifesta  la  forma  della  bocca. 
Uno  specillo  segna  il  luogo  di  sbocco  dell'uretra 
presso  l'esterna  apertura  della  vagina.  La  clito- 
ride, proporzionatamente  è  molto  grossa,  situata 
a  notabile  distanza  dall'esterna  apertura  della  va- 
gina, che  mostra  appena  gli  indi/i  delle  grandi 
labbra  ai  lati  della  clitoride  stessa  in  parte  coperta 
da  lungo  prepuzio,  nello  spirito.  Id.  1823. 

982  Cercopiteco  Sdibeo  —  Cercopithecus  Sabaeus,  Geoffr. 
Simia  Sabaea,  Linn.  r:  Organi  genitali  del  ma- 
schio unitamente  alla  vescica  orinaria.  I  condotti 
deferenti ,  e  le  vescichette  spermatiche  sono  in- 
jettate  a  mercurio.  La  sinistra  vescichetta  liberata 
dal  tessuto  celluioso  esteriore ,  e'  distesa  ha  la 
forma  di  lungo  intestino  cieco  con  delle  piccole 

N.  Ann.  Se.  Natcr.  Serie  III.  Tomo  5.  ?7 


410  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

appendici,  e  ripiegato  irregolarmente  sopra  se 
stesso ,  e  come  meglio  si  vede  nell'  opposta  vesci- 
chetta lasciala  nello  stato  naturale.  Il  prepuzio  è 
aperto  e  disteso  per  mostrare  come  si  continua  sul 
glande,  a  secco.  Id.  1826. 

083.  Cercopiteco  rosso  —  Cercopithecus  ruber  :=  Le  parli 
genitali  maschili.  Nel  destro  testicolo  si  è  con- 
servata le  vaginale  comune  rovesciata  e  dislesa. 
Vedonsì  pure  distinte  le  vescichette  accessorie  e 
la  prostata.  Nel  sinistro  testicolo  chiaramente  si 
dimostra  come  la  vaginale  si  ripieghi  sul  mede- 
simo formando  l'esterna  sierosa,  a  secco.  Id. 

984.  Inuo  Bertuccia  —  Simia  Inuus,  Linn.  =  Organi 
genitali  maschili  preparati  a  secco  fuori  di  luogo: 
vi  è  unita  ancora  la  vescica  orinarla,  e  porzione 
d'intestino  retto.  In  questa  preparazione  si  dimo- 
strano principalmente  i  vasi  arteriosi  diretti  a  que- 
ste parti,  incettati  con  cera  rossa.  Id. 
1007.  Babbuino  Drillo  —  Simia  Leucofaea,  F.  Cuv.  = 
Organi  genitali  unitamente  alle  vie  orinarle.  Le 
vescichette  seminali  sono  injettate  col  mercurio 
fluente;  i  vasi  sanguiferi  di  cera  di  colore  diverso 
nelle  arterie  e  nelle  vene.  La  vena  spermatica  si- 
nistra in  questo  individuo  si  divide  in  due  rami 
uno  dei  quali  s'imbocca  colla  cava  presso  l'in- 
serzione della  vena  spermatica  destra,  l'altro  ter- 
mina nella  corrispondente  vena  renale,  a  secco.  Id. 

691.  Cebo  Apella  —  Simia  Capuana,  Linn.  =  Parti  ge- 
nitali maschili  unitamente  alle  vie  orinarle.  Le 
vescichette  seminali  sono  distese  dal  mercurio,  ed 
una  di  esse  sciolta  nell'  unico  condotto  che  la  com- 
pone, e  che  soltanto  è  ripiegato  sopra  se  stesso, 
nello  spirito.  Id.  1821. 


d'anatomia  comparata  411 

FIERE 

3293.  Pipistrello  murino  —  Vespertilio  murinus ,  Linn.  = 
Apparecchio  genito  orinario  maschile  rimosso  dal- 
la naturale  posizione,  e  conservato  nello  spirito. 
Dott.  Giacomelli.  Luglio  1842. 

2888.  Pipistrello  orecchiuto  —  Vespertilio  aiirìtus ,  Linn. 
=  Le  parti  genitali  femminee  fuori  di  luogo:  l'u- 
tero gravido  conteneva  un  solo  feto,  gli  inviluppi 
del  quale  soDosi  aperti,  lasciandovelo  unito  solo 
pel  funicolo.  Nella  destra  ovaja,  distesa  sul  vetro 
è  visibilissimo  un  grosso  corpo  luteo,  nello  spi- 
rito. Maggio  1841.  Dott.  Ercolani. 

1452.  Riccio  europeo  —  Erinaceus ,  europaeus,  Linn.  = 
Apparecchio  genitale  maschile,  preparato  nella 
naturale  posizione  in  un  individuo  adulto  di  no- 
tabile grandezza,  ed  allorquando,  in  prossimità 
dell'epoca  della  frega,  tutte  le  parti  erano  nel 
massimo  sviluppo  e  turgore.  Dal  destro  lato  si 
vedono  isolate  e  dislese  le  parli  diverse  formanti 
gli  organi  secernenti  di  questo  complicatissimo 
apparecchio,  vale  a  dire  le  vescichette  seminali^ 
le  accessorie,  le  glandole  del  Cowper ,  la  prostata  , 
le  antiprostate.  Queste  ultime  pel  loro  volume 
escono  dalla  pelvi,  e  si  collocano  ai  lati  dell'in- 
testino retto.  Dal  sinistro  lato  le  stesse  parti  ve- 
donsi  nello  stato  naturale,  nello  spirilo.  Alessan- 
drini, 1834. 

1921.  Id.  Due  glandole  dell'apparecchio  genitale  maschi- 
le, injetlate  a  mercurio.  Quella  di  tessitura  più 
grossolana  segnata,  a,  è  la  glandola  di  Cowper; 
l'altra  indicata  col,  6,  è  la  glandola  anale  di 
un  Iato.  La  prima  è  rappresentala  nella  Tav.  HI. 
fig.  8.^  S.b  dell'  Opera  di  Gio.  Mueller  =:  De  glan- 


412  CATALOGO   DEL  GABINETTO 

dularam  secernentium  structura  penitiori  =  Nella 
naturale  preparazione  però  i  condotti  sono  più 
suddivisi  in  rami  verso  la  periferia  della  glandola , 
a  secco.  Dono  del  Prof.  Calori.  1838. 

3706.  Id.  Una  delle  glandole  mammarie  coi  condotti  ga- 
latofori  incettati  a  mercurio,  e  preparata  a  secco. 
Questo  individuo  quando  venne  ucciso  allattava  i 
piccoli.  Dolt.  Ercolani  Agosto  1844. 

2707.  Id.  Le  altre  glandole  mammarie  di  un  lato ,  senza 
preparazione,  e  liberate  soltanto  dagli  integumenti 
e  dalla  cellulosa,  che  naturalmente  le  riveste^ 
nello  spirito.  Id.  detto. 

3708.  Id.  Apparecchio  genitale  ed  uropoietico  dello  stesso 
individuo:  ai  reni  vedonsi  unite  anche  le  capsule 
atrabilari,  nello  spirito.  Id.  detto. 
386.  Id.  Un  feto  quasi  completamente  sviluppato,  nello 

spirito.  Prof.  Gandolfì,  1818. 
661.  Id.  Un  secondo  feto  meno  sviluppato.  Id.  Dono  del 
Direttore,  1822. 

2390.  Talpa  d'Europa  —  Talpa  Èuropaea,  Linn.  =  Gli 
organi  delia  generazione  maschili  preparati  nella 
naturale  posizione  in  individuo  adulto.  Id.  Ales- 
sandrini. 1840. 

1614.  Orso  comune  —  Ursus  arctos,  Linn.  =  Organi  ma- 
schili della  generazione,  unitamente  a  porzione 
dell'intestino  retto.  Presso  l'ano  si  vede  prepa- 
rato il  sacco  destinato  alla  secrezione  dell'umore 
nericcio  e  fetido  che  geme  da  questa  apertura, 
particolarità  propria  di  altre  specie  di  mammiferi 
massime  dell'Ordine  delle  fiere:  nello  spirito. 
Id.  1836. 

1515.  Id.  Le  parli  genitali  della  femmina,  tolte  dalla  na- 
turale posizione,  e  conservate  nello  spirito.  Aven- 
do sempre  questi  individui  vissuto  in  istalo  di 
schiavitù,  abbenchè  avessero  oltrepassata  l'epoca 


D'ANAtOniA    GOBIFARATA  4lS 

della  pubertà,  giammai  aveva  avuto  luogo  l'ac- 
copiamento ,  la  vagina  quindi  si  mostra  nello  slato 
di  completa  integrità:  la  di  lei  regione  più  pro- 
fonda è  separata  dall'anteriore  mediante  un  ri- 
gonfiamento in  forma  di  zona  circolare,  riguar- 
data da  taluno  come  analoga  all'imene  dell' umana 
specie.  Il  breve  tratto  di  canale  che  si  estende 
dalla  nominata  zona  fino  all'utero  è  coperto  da 
eleganti  pieghe  longitudinali  rilevatissirae  e  pa- 
rallele, fra  le  quali  poi  esistono  copiosissime 
rughe  trasverse.  Aperto  anche  il  corpo  dell'  utero 
mediante  sezione  longitudinale  la  faccia  interna 
del  medesimo  si  vede  pure  coperta  di  pieghe  lon- 
gitudinali analoghe  a  quelle  della  vagina,  ma 
meno  prominenti,  ed  interrotte  da  rughe  oblique. 
È  singolare  in  questo  individuo  la  disposizione 
delle  ovaje,  contenute  interamente  entro  l'imbuto 
formato  dall'espansione  peritoneale  che  sostiene 
la  tromba ,  e  dal  quale  imbuto  estraggonsi  con 
difficoltà.  Id.  1836. 

1776.  Tasso  d'Europa  —  Ursus  Meles,  Linn.  =  L'osso 
di  notabile  dimensione,  estratto  mediante  la  ma- 
cerazione dell'  organo  copulatore  maschile.  Id. 
1837. 

1964.  Id.  Le  parti  genitali  femminee,  e  gli  organi  uropo- 
jetici,  tolti  dalla  naturale  posizione,  e  conservati 
nello  spirito.  Id.  1839. 
481.  Id.  Utero,  vescica  orinarla,  intestino  retto,  e  borsa 
odorifera  insieme  unite ,  e  preparate  a  secco  fuori 
di  luogo.  Dott.  Notari,  1819. 

1705.  Mustela  Faina  —  Mustela  Foina,  Linn.  =  L'osso 
dell'organo  copulatore  preparato  per  macerazione. 
Alessandrini,  1837. 

3229.  Zibelo  —  Viverra  Zìbetha ,  Linn.  =  Borsette,  o  fo- 
licoli  della  sostanza  odorosa,  collocate  fra  l'ano 


414  CATALOGO  DEL  GABinETTO 

e  le  parli  genitali,  a  secco.  Dal  Museo  di  Sloria 
Naturale  dell'Università.  Giugno  1842. 

663.  Lontra  comune  —  Lutra  vulgarìs ,  Erxleb.  =  Le 
parti  genitali  maschili,  e  le  vie  orinarle  di  un 
individuo  nato  da  pochi  giorni,  nello  spirito.  ÀleS' 
sandrini.  1821. 

910.  Id.  Organi  genitali  ed  uropojetici  di  femmina.  Sonosi 
conservati  anche  i  reni  succenturiali  e  vedonsi  le 
arterie  spermatiche  dirette  all'utero.  Ai  lati  del- 
l'intestino retto  si  dimostrano  le  due  vescichette, 
od  organi  secretori!  della  sostanza  fetida^  una 
delle  quali  aperta,  a  secco.  Id.  1836. 

480  Cane  domestico  —  Canìs  famìlìarìs,  Linn.  =  La 
vescica  orinaria  cui  stanno  uniti  i  dutli  deferenti 
injeltati  a  mercurio,  e  preparati  a  secco:  aperta 
l'uretra  longitudinalmente,  si  dimostra  ancora  il 
punto  di  loro  sbocco.  Id.  1819. 

395.  Id.  Testicolo  sul  funicolo  spermatico  del  quale  ve- 
donsi alcuni  linfatici  injeltati  a  mercurio,  nello 
spirito.  Doti.  Notari,  1818. 

270.  Id.  La  verga  coi  corpi  vascolosi  injeltati  a  cera,  e 
preparata  a  secco.  Prof.  Mondin!  18l6. 

387.  Id.  Ossa  macerate  appartenenti  al  pene  di  piiì  in- 
dividui di  statura  e  razza  diversa.  Doti.  Notari, 
1818. 
2257.  Id.  Corna  dell'utero  ed  ovaje  di  individuo  di  sette 
mesi,  entrato  perla  prima  volta  in  calore, senza 
però  aver  provato  l'accostamenio  del  maschio.  In 
una  delle  ovaje  si  vedeva  una  vescichetta  del  Graaf 
molto  grossa  ,  ricca  di  vasi  sanguiferi,  e  prossima 
a  rompersi.  Aperta  col  taglio  se  ne  dimostra  l'in- 
terna finissima  membrana,  nello  spirito.  Alessan- 
drini, 1839. 

522.  Id.  Utero  gravido  con  finissima  injezione  a  cera  nel 
sistema  sanguifero:  aperto  in  parte,  ed  asportato 


d'anatomia  comparata  415 

lino  dei  feli ,  si  vede  in  luogo ,  solo  in  parte  sol- 
levata, la  placenta  uterina  nella  quale  è  passata 
r  infezione,  nello  spirilo.  Id.  1820. 
623.  Id.  Feto  in  parte  tuttora  chiuso  nei  proprii  inviluppi, 
e  nel  quale  si  è  preparata,  isolandola,  l'ampia 
vescichetta  ombelicale.  Id.  detto. 
ò26.  Id.  Altro  feto,  chiuso  nei  propri  inviluppi,  intallo. 
Id.  detto. 

4384.  Id.  Tre  feti  chiusi  entro  gli  inviluppi,  trovati  entro 
l'utero  della  cagna  mancante  della  destra  zampa 
anteriore,  e  della  quale  si  conserva  lo  scheletro 
al  N.  4366,  nello  spirito.  Settembre  1849. 
743.  Id.  La  vescichetta  ombelicale  isolata  negli  inviluppi 
di  un  feto  prossimo  al  suo  compimento,  di  cane 
mastino.  Si  vede  distesa  su  di  un  vetro,  e  si  è 
seguita  anche  lungo  porzione  del  tralcio.  Dalla 
parte  opposta  del  tralcio  stesso  si  vedono  i  vasi 
omfalo-mesenterici  staccati ,  ed  il  sacco  delTamnio 
aperto  e  rovesciato.  Id.  Alessandrini  1823. 

2890.  Id.  I  vasi  omfalo-mesenterici,  in  parte  artificialmente 
injeltati  in  un  cane  di  razza  piccolo  levriere,  uc- 
ciso 36  ore  dopo  la  nascita.  Si  è  portata  via  parte 
degli  intestini ,  onde  meglio  veder  si  possano  i  vasi 
stessi.  Id.  Dott.  Ercolani. 

1024.  Id.  Placenta  uterina,  e  porzione  di  decidua  nella 
quale  è  passata  l' infezione  di  colla,  e  cera  rossa, 
spinta  per  l'aorta  ventrale  della  madre.  Disseccata 
stretta  fra  due  vetri.  Alessandrini,  1826. 

2659.  Cane  Volpe  —  Canis  Vtilpes  ,  Li nn.  =  L'utero  col- 
le tube  faloppiane  e  le  ovaje,  rimosso  dalla  na- 
turale posizione  e  conservato  nello  spirito.  Da 
individuo  vissuto  sempre  in  ischiavilù,  e  perito 
nell'età  di  poco  più  di  un  anno  per  concussione 
ai  visceri  nel  precipitarsi  da  notabile  altezza.  Dolt. 
Ercolani.  Settembre,  1840. 


416  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

899.  Cane  Lupo  —  Canis  Lupus,  Linn.  =  Organi  ge- 
nitali e  vescica  orinaria  di  femmina  uccisa  nell'età 
di  mesi  cinque  e  giorni  24.  Presa  nei  covile  a 
Castiglione  nell'alta  montagna  bolognese  è  vìssuta 
presso  di  me  addomesticata  fino  all' epoca  indicata. 
Aperta  longitudinalmente  la  vagina  si  vede  in 
basso  la  clitoride  contenuta  entro  una  incavatura 
della  faccia  interna  delle  grandi  labbra.  Piii  in 
alto  uno  specillo  intromesso  segna  lo  sbocco  del- 
l'uretra  ai  disopra  dei  quale  ia  vagina,  nota- 
bilmente ristretta ,  forma  molte  rughe  longitudi- 
nali, Dello  spirito.  Alessandrini,  1825. 
1000.  Gatto  Pantera  —  Felis  Pardus ,  Linn.  =  Organi 
genitali  di  femmina  piuttosto  giovine  unitamente 
alla  vescica  orinaria.  Si  è  conservala  ancora  por- 
zione d'aorta  colle  arterie  spermatiche  e  le  om- 
belicali, a  secco.  Id.  1826. 

477.  Gatto  domestico  —  Felis  cattus ,  Linn.  zr  La  me- 

tà posteriore  del  tronco  di  una  femmina  che  di- 
mostra l'utero  gravido  jnella  posizione  naturale 
colle  arterie  e  le  vene  incettate  a  cera  di  colore 
diverso,  e  preparato  a  secco.  Dolt.  Notari,  1819. 

478.  Id.  Tre  ova  contenute  nell'utero  predetto,  mostranti 

singolarmente  injeltata  la  decidua  reflessa ,  inje- 
zione  derivante  quindi  dalle  arterie  uterine,  nello 
spirito.  Id. 
527.  Foca  a  ventre  bianco  —  Phoca  Monachus  jl^^vm.  cz 
Inviluppi  del  feto  con  finissima  iojezione  a  cola 
e  cera  nei  sistema  sanguifero,  rossa  nelle  arterie, 
blu  nelle  vene ,  preparali  a  secco.  In  questa  pre- 
parazione distintamente  si  dimostrano  le  due  la- 
mine dei  corion,  la  membrana  formante  l'allan- 
loide,  per  alcuni  traili  injeltata,  lo  sbocco  dell'  ura- 
co  nella  medesima,  ed  il  prolungamento  tanto 
dell' amnio,  quanto  della  lamina  interna  del  co- 
rion sui  funicolo  ombelicale.  Alessandrini,  1820. 


D*  ANATOMIA  COMPARATA  417 

628.  Id.  Quattro  tavole  in  foglio  R. ,  rappresenlaoti  di 
oaturale  grandezza  gli  inviluppi  stessi  distesi, 
non  che  il  feto  estratto  dai  medesimi,  ed  aperto 
nell'addome.  Questi  disegni,  ridotti  per  un  for- 
mato in  4.<^  vanno  uniti  alla  mia  Memoria  su  gli 
inviluppi  del  feto  della  Phoca  bicolor  inserita 
negli  Opuscoli  Scientifici  che  allora  si  stampa- 
vano in  Bologna. 

RODITORI 

2664.  Topo  decumano  —  Mus  decumanus ,  Pallas.  r=  Le 
parti  genitali  maschili  fuori  di  luogo,  e  del  tutto 
isolate,  nello  spirito.  Dott.  Ercolani,  Settembre, 
1840. 
618.  Id.  Vescichette  seminali,  e  dutti  deferenti  injettati 
di  mercurio,  e  preparali  a  secco  fuori  di  luogo. 
Alessandrini,  1820 

2622.  Id.  Apparecchio  genitale  femminino,  ed  uropojetico, 
colle  arterie  finamente  incettate  di  materia  rossa, 
e  preparato  in  luogo  a  secco.  Dono  del  Dottor 
Giacomelli.  Aprile  1844. 

2912.  Id.  L'utero  gravido  unitamente  alle  tube  Falloppia- 
ne, ed  alle  ovaje,  tolto  dalla  naturale  posizione, 
e  conservato  nello  spirito.  Vi  sono  quattro  feti  per 
ciascun  corno,  ma  quelli  del  lato  destro  hanno 
mole  alquanto  maggiore.  Id.  Maggio  1841. 

2906.  Id.  Un  feto  estratto  dall'utero,  col  sistema  placen- 
tario  iniettato  con  acqua  ragia  colorita  in  rosso. 
Id.  detto. 

2702.  Topo  minore  —  Mus  musculus ,  Linn.  =  L' utero 
gravido  nel  quale  per  anomalia  piuttosto  rara  è 
contenuto  un  solo  individuo.  Sulla  faccia  esterna 
del  corno  conlenente  l' unico  feto  vi  si  vedeva 
aderente  un  piccolissimo  tumoreilo  folicolato  di 
color  rossigQO,  nello  spirito.  Id.  1840. 


4t8  CATALOGO  DEL  GABINETTO 

3230.  Castoro  Bivaro  —  Castor  Fiber,  Linn.  r=  Uno  dei 
grossi  folicoli  prepuziali  conlenenti  e  secernenti 
la  sostanza  odorosa  concreta  denominata  nelle 
Farmacie  castoro.  Dal  Museo  di  Storia  Naturale 
dell'Università.  Giugno  1842. 

1116.  Istrice  cresluto  —  Hystrix  cmfa^a,  Linn.  =  L'ute- 
ro e  sue  adiacenze,  unitamente  all'apparecchio 
uropojetico,  rimossi  dalla  naturale  posizione,  e 
conservati  nello  spirito.  Alessandrini,  1828* 

4481.  Lepre  timido  —  Lepus  timìdus  ,-=:  Organi  genitali 
maschili ,  e  sistema  uropojetico  di  giovine  indi- 
viduo, nello  spirito.  Dott.  Giacomelli,  Maggio» 
1851. 
687.  Lepre  coniglio  —  Lepus  cuniculus,  Linn.  =  La 
metà  posteriore  del  tronco  di  maschio  adulto  nella 
quale  sono  preparate  a  secco  le  parti  genitali  e 
le  vie  orinarie.  Le  vescichette  seminali,  l'intestino 
retto,  e  la  vescica  orinaria  sono  injettate  con  cera 
bianca;  i  vasi  deferenti, e  porzione  dell'epididimo 
col  mercurio  fluente.  La  vaginale  comune  del  te- 
sticolo sinistro  è  aperta,  e  si  vede  continuarsi  col 
peritoneo,  la  sinistra  è  intera  e  rovesciata.  Ales- 
sandrini, 1822. 

2473.  Id.  Le  parti  genitali  maschili  con  fina  injezione  di 
materia  rossa  nelle  arterie  in  individuo  nato  da 
32  giorni,  nello  spirito.  Dott.  Ercolani.  Aprile 
1840. 

656.  Id.  Utero  gravido  injettate  le  arterie  con  acqua  ragia 
colorita  in  rosso.  Aperto  e  staccate  alcune  delle 
ova ,  la  materia  sì  effondeva  facilmente  dai  vasi  ute- 
rini ,  ma  non  è  passata  in  verun  modo  nella  pla- 
centa fetale.  Id.  1837.  Alessandrini. 

2429.  Id.  Un  secondo  utero  gravido ,  il  quale  conteneva  cin- 
que individui  pervenuti  circa  alla  metà  dello  svi- 
luppo intra-uterino:  i  due  contenuti  in  uno  dei 


d'anatomia  comparata  419 

corni  sono  stati  asportali ,  e  si  conservano  in  un 
vaso  a  parte  nel  seguente  numero,  gli  altri  tro- 
vansi  ancora  nella  naturale  posizione,  aperto  sol- 
tanto parzialmente  l'utero  per  dimostrarne  meglio 
il  modo  di  aderimento.  Id.  Alessandrini,  1840. 

2430.  Id.  Gli  altri  due  feti  che  erano  contenuti  nel  predetto 
utero,  apertigli  inviluppi,  e  aderenti  ai  medesimi 
pel  funicolo.  Id. 

2500.  Id.  Un  terzo  utero,  pervenuta  la  gravidanza  quasi 
a  termine,  nelle  corna  del  quale  sonosi  lasciati 
soltanto  due  feti,  estraendone  gli  altri  cinque, 
che  vedonsi  nello  stesso  vaso  in  vario  modo  pre- 
parali. Si  è  aperto  anche  il  fondo  della  vagina 
per  dimostrare  come  ciascun  corno  si  apra  nel 
fondo  della  medesima  con  foro  distinto.  Id. 

1530.  Id.  Cinque  feti,  tolti  da  un  utero  ai  primordi  della 

gestazione.  Id.  1836. 
667.  Id.  Altri  feti,  chiusi  nei  loro  inviluppi,  nei  quali  si 
dimostra  principalmente  la  forma  e  posizione  della 
placenta:  in  uno  si  è  staccata  in  parte  la  placenta 
fetale  dall'uterina,  nello  spirito.  Alessandrini, 
1821. 
626.  Cavia  Cobaja  —  3Ius  porcellus,  Linn.  =:  Porzione 
posteriore  del  tronco  di  un  maschio  adulto  in 
cui  sono  preparale  in  luogo  le  vescichette  semi- 
nali, e  le  vesciche  accessorie,  dislese  dall'umore 
naturale  coagulato  dallo  spirito:  dimostransi  an- 
cora i  testicoli,  uno  dei  quali  unito  mediante  gli 
inviluppi  all'anello  inguinale,  l'altro  staccato 
ed  aperto  per  mostrarne  l'interna  struttura.  Id. 
detto.  1822. 

2445.  Id.  Organi  genitali  di  maschio  adulto  col  sistema 
arterioso  finamente  incettato  in  rosso,  e  preparali 
nella  naturale  posizione,  nello  spirito.  Doli.  Er- 
colani,  1840. 


420  CATALOGO   DEL  GABmETTO 

2497.  Id.  Parte  del  tronco  di  altro  individuo  adulto,  cogli 

organi  genitali  ed  uropojelici  preparati,  injettato 
a  cera  il  sistema  arterioso.  Id.  Alessandrini,  detto» 
2444.  Id.  Le  parti  genitali  di  femnoiina  adulta  con  fina  in- 
iezione nelle  arterie  eseguita  a  freddo  con  gesso 
sospeso  nell'acqua  ragia,  e  colorito  col  cinabro. 
Id.  Dott.  Ercolani^  detto. 

2498.  Id.  Regione  posteriore  del  tronco  di  una  femmina 

con  fina  injezione  a  cera  rossa  nelle  arterie,  e 
mostrante  le  parti  genitali  e  le  vie  orinarle:  il 
sinistro  rene  offre  la  non  rara  anomalia  di  due 
arterie  eraulgenti.  Id.  Alessandrini,  detto. 

2499.  Id.  Preparazione  analoga  alla  precedente  in  un'  altra 

femmina,  e  nella  quale  mostransi  finamente  in- 
iettale anche  le  capsule  soprarenali.  Id.  detto. 

SDENTATI. 

4478.  Bradipo  tridattilo  —  Bradypus  trìdactylus ,  Linn.  =: 
Un  feto  molto  inoltrato  nello  sviluppo,  e  tuttora 
inviluppalo  dalla  pseudo  membrana  che  ricopre 
il  pelo,  nello  spirito.  Maggio  1841. 

4552.  Dasipo  a  testa  ristretta  —  Dasypus  Stenocephalus , 

Ranz.  =  Un  feto  prossimo  a  maturità,  al  basso- 
ventre  del  quale  aderisce  il  funicolo  ombelicale. 
Id.  Luglio  1851. 

4553.  Id.  Un  secondo  feto,  ma  ai  primordi  dello  sviluppo, 

presentando  appena  i  primi  rudimenti  della  solida 
armatura  integumentale.  Id.  detto. 

PACHIDERMI 

482.  Porco  domestico  —  Siis  Scrofa ,  Linn.  =  L' utero 
colla  vescica  orinarla  e  l'intestino  retto  preparati 
a  secco  fuori  di  luogo.  L' utero  conteneva  un  solo 


d'awatomia  comparata  421 

feto  ai  primordi  dello  sviluppo.  Dott.  Eugenio 
Nolari  Dissettore,  1819. 
517.  Id.  L'utero  a  gravidanza  più  inoltrata, con  fina  in- 
fezione a  cola  e  cera  di  colore  diverso  nelle  ar- 
terie e  nelle  vene.  In  alcuni  tratti  del  sacco  sono 
state  tolte  le  tonache  sierosa  e  muscolare,  onde 
meglio  si  manifesti  l'injezione.  Alessandrini,  1820. 
519.  Id.  Altra  porzione  d'utero  ugualmente  incettato, ma 
a  gravidanza  più  inoltrata,  a  secco.  Id.  detto. 

1627.  Id.  Ovaje  di  femmina  adulta  uccisa  nello  stato  di 
gravidanza  nel  pubblico  macello  della  Città  in 
Gennajo  1833.  Vedonsi  preparate  le  diverse  masse 
in  cui  si  divide  quest'organo,  alcune  delle  quali 
del  tutto  staccate,  come  pure  parecchie  vescichette 
del  Graaf  a  diverso  grado  di  sviluppo,  tolte  da 
una  delle  anzidette  masse,  nello  spirito.  Id.  1836. 

2370.  Id.  Porzione  d'utero  tolta  da  individuo  molto  giovi- 
ne, e  che  non  era  mai  stato  gravido.  Spinta  l'in- 
jezione per  le  arterie  spermatiche  è  passata  facil- 
mente nelle  vene  riempiendo  così  tutto  il  sistema 
vascolare  sanguifero.  La  materia  injettata  era  cera 
e  cola  colorita  in  rosso  col  cinabro,  ma  nella 
composizione  della  materia  ceracea  invece  dell'olio 
d'ulivo  mi  sono  servito  di  quello  di  lino  con  poca 
trementina,  rendendo  così  la  pasta  più  molle  del- 
l'ordinario, e  più  facilmente  penetrante  anche  pei 
minimi  ramicelli,  a  secco.  Id.  1840. 

1286.  Id.  Porzione  della  membrana  interna  di  un  utero 
pervenuto  quasi  al  termine  della  gestazione,  in- 
iettato a  cola  e  cera  il  sistema  sanguifero,  colo- 
rita in  rosso  nelle  arterie,  in  verde  cupo  nelle 
vene,  e  conservala  a  secco  tra  due  vetri.  Id.  1834. 

2367.  Id.  Altra  porzione  di  utero  inoltrato  nella  gravidan- 
za, similmente  injettato,  gonfio  é  disseccalo.  Id. 
detto.  Essendo  stata  rovesciala  prima  del  dissecca- 
mento, mostra  al  difuori  la  faccia  interna. 


422  CATAIOGO  DEL  GABINETTO 

2368.  Id.  Tre  pezzi  dell'utero  predelto,  pure  rovesciati, 

fermati  su  vetri  distinti ,  e  conservati  nello  spirito 
per  dimostrare  jla  elegantissima  injezione  massi- 
me del  sistema  arterioso.  Id.  detto. 

2369.  Id.  Un  feto  ancor  chiuso  nei  propri  inviluppi ,  tolto 

dall'utero  predelto  dopo  praticata  l' injezione,  e 
che  al  difuori  mostravasi  tinto  di  bel  color  rosso , 
come  se  passala  fosse  nel  medesimo  la  materia 
injettata:  ma  le  semplici  lavature  nell'acqua  fe- 
cero scomparire  il  coloramento  dovuto  al  solo 
trassudamenlo  della  sostanza  injettata.  Modo  di 
preparali  che  convalidano  l'ipotesi  della  non  di- 
retta comunicazione  tra  i  vasi  dell'utero  e  quelli 
del  feto.  Id.  detto. 

2371.  Id.  Altre  due  porzioni  dell'utero  di  sopra  indicato 
al  N.  2367  ,  fermate  sopra  velri  distinti ,  una  delle 
quali  aperta  pel  lungo,  ed  unita  alla  corrispon- 
dente ovaja,  l'altra  interamenie  rovesciata,  nello 
spirito.  Id.  detto. 

2386.  Id.  Porzione  dell'utero  con  injezione,  descritto  al 
N.  2370,  conservata  nello  spirito  per  la  più  fa- 
cile osservazione.  Id.  dello. 
616.  Id.  Un  feto  cogli  inviluppi  aperti,  e  l'allantoide 
preparata  ed  isolata  in  tutta  la  sua  estensione, 
nello  spirito.  Id.  1820. 

1166.  Id.  Piccolo  feto  coi  proprii  inviluppi.  Si  è  aperto  il 
sacco  dell' amnio  che  lo  conteneva,  i  limiti  del 
quale,  molto  angusti,  sono  indicati  dal  cotone. 
Si  vede  quindi  che  la  maggior  parte  degli  invi- 
luppi stessi  si  compone  dell'estesa  allanloide  co- 
perla  esternamente  dal  corion,  nello  spirilo.  Id. 
1829. 

1292.  Id.  Gli  inviluppi  di  individuo  arrivato  quasi  al  ter- 
mine della  vita  entrouterina,  e  nei  quali  vedonsi 
finamente  injetiale  le  vene  del  corion:  anche  in 


d'anatomia  comparata  423 

quelle  dell' amnios,  isolato  o  stirato  in  alto,  è 
passala  parzialmente  la  materia  injettata.  Il  sacco 
allantoideo  si  vede  esso  pure  in  parte  isolato, 
principalmente  verso  le  estremità  del  lungo  sacco. 
Id.  detto  1832. 
2204.  Id.  Ovaje  d'individuo  d'anni  due,  nolomizzate  li  23 
Ottobre  1839.  In  una  si  dimostrano  isolate  molte 
vesciche  del  Graaf,  che  per  lo  più  occupano  gli 
ìnterstizìi  frapposti  ai  lobi.  È  notabile  la  differenza 
di  forma  e  volume  che  corre  tra  le  due  ovaje. 
La  femmina  dalla  quale  furono  estratte  portava 
nell'utero  sette  piccoli  pervenuti  alla  metà  circa 
dello  sviluppo.  Tre  delle  vescichette  di  variamole 
sono  fìssale  su  di  un  vetro  :  una  quarta  si  ve.de 
aperta  sul  vetro,  e  l'esterna  sua  buccia  venne 
spogliata  ISno  all'isolamento  della  membrana  va- 
scolare. Id.  dello  1839. 

2209.  Id.  Piccola  porzione  di  corion,  tolta  dagli  inviluppi 
di  un  feto  pervenuto  circa  alla  metà  della  gesta- 
zione, e  nella  quale  le  arterie  sono  finamente  in- 
jeltate  in  rosso  con  colla  e  cera,  disseccala  fra 
due  vetri.  Alessandrini,  1839. 

2210.  Id.  Altra  simile  porzione  di  corion,  vicino  alla  quale 
avvene  ancora  un  brano  senza  injezione  onde 
instituire  se  ne  possa  il  confronto,  ugualmente 

I  disseccali.  Id.  detto. 

I    2222.  Id.  Il  rimanente  degli  inviluppi  indicati  nei  due  nu- 

j  meri  precedenti.  È  aperto  il  corion  colà  dove  strel- 

tamente  si  addossa  ed  abbraccia  Pamnio,  la  ca- 
vità del  quale  perciò  si  vede  pure  aperta:   nel 

j  fondo  di  essa ,  a  destra  ed  a  sinistra  del  funicolo, 

si  vede  proUiberare  il  sacco  allantoideo,  in  que- 
sta  regione  superiormente   coperto  dall' amnios, 
inferiormente  dal  corion.  A  secco."  Id.  dello. 
1236.  Id.  Due  feti  coi  loro  inviluppi  ;  in  uno  si  sono  lasciali 


424  GAT.  DEL  CAB.  d'aNAT.  GOMP. 

interi;  nell'altro  portato  via  in  parte  il  corion, 
si  vede  isolato  il  sacco  dell' aranios  con  entro  il 
feto:  a  destra  dell'osservatore  l'allantoide  è  iso- 
lata fino  al  di  là  della  regione  del  funicolo;  in 
questo,  mediante  filo  rosso  si  segna  il  largo  ura- 
co^  continuazione  dell' allantoide,  la  quale  a  si- 
nistra è  in  gran  parte  coperta  ed  inviluppata  dal 
corion.  Presso  il  luogo  dove  dalla  vagina  del  fu- 
nicolo escono  i  vasi  per  comporre  il  corion  fron- 
doso, pende  dai  vasi  omfalo  mesenterici  la  ve- 
scichetta ombelicale  piccolissima  ed  avvizzita , 
nello  spirito.  Id.  1831. 

{sarà  continuato) 


VOCABOLARIO 

DEI  SINONIMI  CLASSICI  DELL'  ORNITOLOGIA  EUROPEA 

(  Continuazione ,  vedi  pag.  249.  ) 


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Thalasseus  CaspiuS;,  Boie.  v.  Sylochelidon  Caspia ,  Brehra. 
Thalassidroma,  Vig.,  Bonap.,  Savi. 

Bulweria,  Bonap. 

Hydrobates,  Boie. 

Oceanites,  K.  e  Bl.  v.  Thalassidroma ,  Willsoni. 

Procellaria,  Kaup. ,  Bonap,  Cat.  pag.  97.,  Wills. , 
Linn. ,  Temra. 
Thalassidroma  BuUocbi,  Selby.  v.  Thalassidroma  Leachi, 

Bonap. 
Thalassidroma  Bulweri ,  Bonap.  Cat.  sp.  621.  Schl. 

Procellaria  Bulweri,  Gard., Bonap.  Cat.  pag.  97. 
Thalassidroma  Leachi ,  Bonap. Cat.  sp.  519.,  Temm. ,  Schl. 


VOCAB. 


d'ornit.  europea  436 


Hydrobates  Leachi,  Brehra. 

Procellaria  Bullockii,  Flemm. 

Procellaria  Furcata,  Gmel. 

Procellaria  Leachi,  Temra.,  Less,^  Bewick.,  Bp. 

Cat.  pag. 
Thalassidroraa  BuUochi,  Eyton,  Selby. 
Thalassidroma  Melilensis ,  Schembri. 

Procellaria  Pelagica,  Briss. ,  Moni. 
Questa  specie  non  è  ammessa  da  alcuni  autori 
i  quali  la  vogliono  per  la  T.  Pelagica  di  Vig. 
quale  da  lutti  gli  autori  vien  descritta  d'aver 
]a  coda  nera,  per  intero,  mentre  la  nuova 
specie  r  ha  metà  nera,  e  mela  bianca,  ca- 
rattere trovalo  in  tulle  le  specie  di  Malta. 
Thalassidroma  Oceanea,  v.  Thalassidroma  Willsoni,  Bonap. 
Thalassidroma  Pelagica ,  Vig.,  Bonap. ,  Savi ,  Temra.,  Ben. , 
Cara ,  Eyion ,  Bew. ,  Schl.  etc 
Hydrobates  Feroensis,  Brehm. 
Hydrobates  Pelagica,  Boie. 
Hydrobates  Pelagicus,  Brehm, 
Procellaria  Pelagica ,  Linn. ,  Temm. ,  Ben. ,  Ranz. , 
Less. ,  Bonap.  Cai.  pag.  97. 
Thalassidroma  Willsoni,  Bonap.  Cai.  sp.  518., Temm., Schl. 
Hydrobates  Oceaneus,  Brehm. 
Oceanites  Willsonii,  K.  e  Bl. 
Procellaria  Oceanica,  Lichl.,  Banke. 
Procellaria  Pelagica,  Wills. 
Procellaria  Willsonii,  Bonap.  Cat.  pag.  77. 
Thalassidroma  Oceanea ,  Schinz.  non  Bp.  Synop. 
Thiellus,  Glog.  v.  Puffinus,  Briss. 
Thraupis  Belloni   sive  Citrinella  Ornithologi,  Aldrov.  v. 

Serinus  Meridionalis,  Brehra. 
Threschiornis,  Gr.  v.  Ibis,  Cuv. 
Tichodroraa,  111.,  Bonap.,  Temm.,  Ranz.,  Less.,  Savi, 
Durazzo,  Risso,  Cresp. 

N.  Ann.  Se.  ISatur.  Serie  III.  Tomo  5.  28 


426  VOCABOLARIO 

Certhia,  Linn. ,  Latb. ,  Gmel.,  Briss. 

Merops ,  Barr. 

Pelrodoma,  Vieill. 

Picus,  Aldrov. ,  Gesn. ,  Schw. ,  Jonst.  ^  Cliarlet. , 
Bay.,  Willugh. 
Ticbodroma  Muraria,  III.,  Bonap. ,  Savi,  Durazzo,  Sebi. 

Certhia  Muralis ,  Briss. ,  Lino. 

Certhia  Muraria,  Linn.  cur.  Gmel.,  Lalh. 

Merops  Pyrenaicus,  Cinereus,  alarum  coslis  coc- 
cineis  reptatrix,  Bar. 

Petrodrornia  Muraria,  Vieill. 

Picus  Murarius,  Aldrov.,  Jonsl.,  Charlet.,  Bay., 
Will. 

Ticbodroma  Pbaenicoplera ,  Temm. ,  Banz. ,  Less. , 
Cresp. 
Ticbodroma  Pbaenicoplera,  Temm.  v.  Ticbodroma   Mura- 
ria, 111. 
Tinnunculus ,  Briss. ,  Bonap. ,  Ges. ,  Jonst. ,  Cbarlet.,  Sibb., 
Bzac. 

Accipiter,  Briss.,  Cbarlel. ,  Cupani. 

Cencbris,  Belz. 

Cercbneis ,  Boie,  Brehra. ,  Bonap.  List. ,  Durazzo. 

Falco,  Linn.  etc 

Lanarius ,  Friscb. 

Milvus,  Schw. 
Tinnunculus,  Jonst.  v.  Tinnunculus  Cencbris,  Bonap. 
Tinnunculus  Accipiter,  Gesn.  v.  Tinnunculus  Cencbris, 

Bonap. 
Tinnunculus  Alaudarius,  Briss.,  Bonap. 

Accipiter  Alaudarius,  Briss. 

Accipiter  Cristaredda,  Cupani. 

Accipiter  Nisus,  Alaudarius,  Charlet. 

Cerchneis  Tinnunculus,  Boie,  Bonap. ,  Durazzo. 

Falco  Brunneus,  Bechst. 

Falco  Fasciatus,  Betz. 


d'ornitologia  europea  427 

Falco  Murorum,  riiderura,  turrium,  Klein. 

Falco  Parvus,  Scliw. 

Falco  RufiiSj  Friscli. 

Falco  Tinminculus,  Grael. ,  Wils.,  Lath.,Ray. , 
Linn. ,  Ranz.  jEylon,  Savi,  Bonap.  Spec- 
chio Comp. ,  Ben.,  Riss. ,  Cresp. ,  Cara, 
Schl.,  etc 

Falco  Tinniinculus  Alandarius,  Gmel. 

Falco  Varius  plctus,  Alaudariim,  Klein. 

Falconellus,  Schw. 

Falconellus   feriens,  scu   falco  parvus,  Schweii- 
ckfìeldi,  Rzac 
Tinnunculus  Cenchils ,  Bonap. 

Cencbris  Dalecampio,  Rzac. 

Cerchneis  Cenchris ,  Brehm. ,  Bonap. ,  Durazzo. 

Falco  Cenchridis,  Mas.,  Klein. 

Falco  Cenchris,  Nanni.,  Frisch. ,  Savi,  eie. 

Falco  Nautnanni,  Frisch. 

Falco  Tinnunculoides  ,  Natier.  ,  Ben. ,  Risso  , 
Cresp.,  Cara,  eie 

Falco  Xanlgonyx ,  Naller. 

Lanarius  Rufus,  Frisch. 

Milvus  Minor  rubeus,  Schw. 

Tinnunculus,  Jonsl.,  Charlet.,  Sibb. ,  Linn.,  Sy- 
stem. Nalur. 
Lalham  e  Ranzani  credono  che  il  F.  Cenchris 
non  è  allro  se  non  che  una  varietà  del  T. 
Alaudarius,  Briss.  e  perciò  riesce  alquanto 
raddoppiata  la  sinonimia  di  queste  due  specie. 

Tinnunculus  Accipiler,  Gesn. 

Tinnunculus  Columeita  et  Plinio  Cenchris,  Gesn. 

Tinnunculus  Plinio,  Rzac. 

Tinnunculus  Verus,  Frisch. 

Tristinculus  Gazae,  Jonst. 
Tinnunculus  Coluraetia,  eie.  Gesn.  v.  Tinnunculus  Cen- 
chris, Bonap- 


428  VOCABOLABIO 

Tinnunculus  Plinio,  Rzac.  v.  Tinnunculus  Cenchris,  Bp. 

Tinnunculus  Verus,  Frisch.  v.  Tinnunculus  Cenchris,  Bp. 

Torda,  Duraeril.  v.  Utamania,  Leach. 

Torquilla,  Linn.  v.  Yunx,  Linn. 

Torquilla,  Briss.  v.  Yunx  Torquilla,  Linn. 

Torquilla  Gesneri  et  Gazae,  Rzac.  v.  Yunx  Torquilla, 

Linn. 
Torquilla  Striala,  Briss.  v.  Yunx  Torquilla,  Linn. 
Totanus,  Beohst. ,  Bonap. ,  Temm. ,  Ranz.,  Savi,   Less. , 
Liesl. ,  Ray. ,  Durazzo,  Risso,  Cresp. 

Calidris,  Aldrov. ,  Charlet. 

Cinclus,  Aldrov. 

Erythropus,  Gesn, 

Erylhroscelus,  Kaup. 

Gallinula,  Jonst.,  Charlet.,  Aldrov. 

Gambetta,  Kaup. 

Glareola,  Schw.,  Klein.,  Rzac. 

Helodroraas,  Kaup. 

Hyornis,  Kaup. 

Limosa ,  Briss. 

Ochropus,  Gesn.,  Aldrov. 

Pluvialis,  Marsil. 

Porhyrio,  Barr. 

Rhyacophorus,  Kaup. 

Scolopax,  Gmel.,  Linn.,  Lath. 

Tringa,  Linn.,  Lath,  Gmel.,  Jonst. 
Totanus ,  Temm.  v.  Aclitis,  Boie. 
Totanus,  Wils.  v.  Acliturus,  Bonap. 
Totanus,  Terara.  v.  Catoptrophorus,  Bonap. 
Totanus,  Bechsl.  v.  Glottis,  Nils. 
Totanus,  Gesner.  v.  Glottis  Canescens,  Bonap. 
Totanus,  Bechst.  v.  Limosa,  Briss. 
Totanus,  Aldrov.  v.  Limosa  Agocephala,  Bonap- 
Totanus,  Nils.  v.  Machetes,  Cuv. 
Totanus ,  Horsf.  v.  Xenus ,  Kaup. 


D'ORHITOLOGrA   EtJROPEA  429 

Totanus  Agocephalus,  Bechs:.  t.  Limosa  Agocephala,  6p. 
Tolanus  Affinis,  Horsf.  v.  Totanus  Glareola,  Terara. 
Totanus  Bartramia,  Wils.  v.  Actilurus  Bartraraius,  Bonap. 
Totanus  Calidris,  Bechst. ,  Bonap-,  Temm.,  Ranz.,  Savi^ 
Less.  jSchl. ,  Ben.,  Eyton,  Durazzo,  Risso, 
Cresp. ,  Cara ,  etc. 

Calidris  Bellonii,  Aldrov. 

Calidris  Bellonii,  Fodea ,  Charlet. 

Erythropus  Major,  Gesn. 

Erylhropus  primus  Gesneri ,  Rzac. 

Gallinula  Erylhropus,  Charlet. 

Gallinula  Erylhropus  major,  Jonst. ,  Aldrov. 

Gambetta  Calidris,  Kaup. 

Gambetta  rostro  et  pedibus  rubris,  Cupani. 

Glareola  prima,  Schw. ,  Klein.,  Rzac. 

Pluvialis  flavo-cinerea,  Marsil. 

Scolopax  Totanus,  Briss. ,  Ray. 

Totanus  Gesneri,  Ray. 

Tolanus  Naevius,  Briss. 

Tolanus  Striatus,  Briss. 

Tringa  Gambetta,  Gmel.,Linn.,  Lalh.  adulio  in 
abito  d'estate. 

Tringa  Striala  ,  Gmel.  sotto  tal  nome  si  trova  an- 
che un'esatta  descrizione  della  Tringa  Ma- 
ritima,  Brunn. 

Scolopax  Calidris,  Gmel.,  Linn.,  Lath.  adulto  in 
abito  d'estate. 
Tolanus  Campesiris,  Vieill.  v.  Actilurus  Bartramicus,  Boie. 
Totanus  Candidus,  Briss.  v.  Macheles  Pugnax,  Cuv. 
Totanus  Chloropus,  Mey.  v.  Glotlis  Canescens,  Bonap. 
Totanus  Cinereus,  Briss.  v.  Macheles  Pugnax,  Cuv. 
Totanus  Crassirostris,  Vieill.  v.  Catoptrophorus  Semipal- 

matus,  Bonap. 
Tolanus  Ferrugineus,  Vieill.  v.  Tringa  Canulus,  Linn. 
Totanus  Fistulans,  Bechst.  v.  Glottis  Canescens,  Bonap. 


430  VOCABOLARIO 

Totanus  Fulvus,  maculis  fiiscis,  Barr.  v.  Limosa  Rufa, 

Bri  ss. 
Totanus  FuscHS,  Leisl.,   Bonap. ,  Savi,  Tenim. ,  Ranz. , 

Beclist. ,  Schl. ,  Less. ,  Eylon. ,  Ben. ,  Duraz- 

zo ,  Risso  ,  Cresp.  etc. 
Erylhrosceliis  Fiiscus,  Kaup. 
Limosa  Fusca,  Briss. 
Scolopax  Cantabrigensis ,  Gmel.   adulto  in  abito 

d'inverno. 
Scolopax  Curonica,  Gmel.  adulto  irf  abito  d'in- 
verno. 
Scolopax  Fusca,  Gmel.,  Linn. ,  Laih.   adulto  in 

abito  d'inverno. 
Scolopax  Totanus,  Linn. ,  Lalh.  Giovine  che  non 

ha  ancora  mutato  le  penne- 
Totanus  Macuialus,  Bechsl.  Giovine  che  non  ha 

mutalo  le  penne. 
Totanus  Natans,  Bechst.  Giovine  adulto  in  abito 

d'inverno. 
Tringa  Atra,  adulto  in  abito  d'estate,  Lath. 
Tringa  Fusca,  Linn,,  Gmel.  cita  la  T.  Fusca, 

Linn.,  tra  ì  sinonimi  delia  Glareola  Senega- 

lensis,  la  quale  è  sinonima  della  G.  Pratincola 

di  Temm.  Man.   d'  Ornith.   Tenim.  part.  2. 

pag.  640.  nota  (*). 
Totanus  Gesneri  Rzac.  v.  Totanus  Calidris,  Bechst, 
Totanus  Glareola,  Temm.,  Bonap.,  Ranz.,  Savi,  Less., 

Nils.,  Eyton,  Schl.,  Durazzo,  Risso,  Cresp., 

Cara. 
Gallinula  Minima,  Ciipani. 
Rliyacophorus  Glareola,  Kaup. 
Totanus  Affinis,  Horsf. 
Totanus  Kuhiii,  Brehm.  Temminck  è  del  seiili- 

menlo  che   la   specie  di  Brehm  non  è  altro 

che  un  T.  Glareola. 


d'ornitologia  europea  431 

Tringa  Glareola,  Linn. ,  Gmel.,  Lalb. 

Tringa  Grallaloris,  Meni. 

Tringa  Litlorea,  Linn.  v.  Bonap.  Cai.  sp.  366. 
Totaniis  Gloltis,  Beclist.  v.  Glollis  Canescens,  Bonap. 
Tolanus  Glotlis ,  Mey.  v.  Linnosa  Bufa ,  Briss. 
Totanus  Gregarius^  Bechst.  v.  Limosa  Bufa,  Briss. 
Totanus  Griseus,  Bechst.  v.  Glotlis  Canescens,  Bp. 
Totanus  Hypoleucos,  Temm.  v.  Actilis  Hypoleiicos,  Boie. 
Totanus  Javanicus,  Horsf.  v.  Xeniis  Cinereus,  Kaup. 
Totanus  Kuiilii,  Brehni.  v.  Totanus  Glareola,  Temm. 
Tolanus  Leucophaeus,  Bechst.  v.  Limosa  Bufa,  Briss. 
Tolanus  Limosa,  Bechst.  v.  Limosa  Agocephala,  Bonap. 
Tolanus  Macularla,  Temm.  v.  Aclitis  Macularla,  Bonap. 
Totanus  Maculatus,  Bechst.  v.  Totanus  Fuscus,  Leisl. 
Totanus  Naevius ,  Briss.  v.  Totanus  Calidris,  Bechst. 
Totanus  Nalans,  Bechst.  v.  Totanus  Fuscus,  Leisl. 
Totanus  Ochropus,  Temm.,  Bonap.,  Banz. ,  Savi,  Ben., 
Nils. ,  Schl. ,  Less. ,  Eylon ,  Penn. ,  Bisso ,  Du- 
razzo,  Cresp. ,  Cara,  Drumm. ,  Banz. 

Cinclus  Bellonii,  Aldrov. 
,  Cinclus  Tertius,  Aldrov.,  Will. ,  Bay. 

Gallinula  Ochra,  Cbarlet. 

Gallinula  Ochropus,  Charlet. 

Gallinula  Ochropus  Medius,  Jonst. 

Gallinula  Phaenicops,  sive  Bhodopus,  Aldrov., 
Willugh. 

Gambetta  Minor,  Cupani. 

Glareola  Gelava,  Schw. ,  Kleiu. 

Glareola  Quarta,  Schw. 

Helodromas  Ochropus ,  Kaup. 

Ochropus  Medius,  Gesn.,  Aldrov. 

Porphyrio  Nigricans,  pedibus  et  rostro  roseis, 
Barr. 

Bhodopus,  Gesner. 

Tringa,  Aldrov.,  Briss. 


432  VOCABOLAKIO 

TriDga  Aldrovandi,  Willugh. ,  Ray. 
Tringa  Ochropus,  Linn. ,  Lalh. ,  Grael- 
Tringa  Prima,  Jonst. 
Triiiga  Tenia,  Jonst. 
Trynga  Altera,  Jonst. 
Trygas,  Gesn. 
Lalham   nel   suo  supplemento   riunisce  al    T. 
Ochropus  la  Tringa  Glareola,  Mey.  nel  VOg. 
Lins.  und  Eslhi.  cita  come  sinonimo  del  T. 
Ochropns    la    Tringa   Liltoraiis    di    Gmel. , 
vedi  Temm.   Man.  d'Ornilh.  parte  2.*  pag. 
634.  Ed.  2.^ 
Tolanus  Ornilhologi ,  Aldrov.  v.  Gloltis  Canescens,  Bonap. 
Tolanus  Pugnax,  Nils.  v.  Macheles  Pugnax,  Cuv. 
Tolanus  Riifus,  Beclist.  v.  Limosa  Agocephala,  Bonap. 
Tolanus  Semipalmatus ,  Teram.   v.  Caloptrophorus  Semi- 

palmaUis,  Bp. 
Tolanus  Stagnalilis,  Bechst.,  Temm.,  Ranz*.,  Bonap.,  Less., 
Scili.,  Savi,  Ben.,  Durazzo,  Risso,  Cresp., 
Cara ,  eie. 
llyornis  Stagnatilis,  Kaup. 
Scolopax  Tolanus,  Linn.  cur.  Gmel.,  Lath. 
Tringa  Guinetta,  Pallas. 
Tolanus  Striatus,  Briss.  v.  Totanus  Calidris,  Bechst. 
Trachilia,  Scopoli.  v.  Glareola,  Briss. 
Traclielonella ,  Kaup.  v.  Daflla  ,  Leach. 
Trapazarola,  Linn.  v.  Podiceps  Cornutus,  Linn. 
Tremophillus,  Maegill.  v.  Acridolheres,  Ranz. 
Treraopliilus  Roseus,  Maegill.  v.    Acridolheres   Roseus, 

Ranz. 
Trichas,  Charlet.  v.  Turdus  Pilaris,  Linn. 
Trydactylia,  Sleph.  v.  Apternus,  Svv. 
Trydactylia  Hirsuia,  Sleph.  v.  Apternus  Tridactylus,  Sw. 
Tringa,  Linn.,  Bp. ,  Temm.,  Ranz.,  Lath.,  Penn.,  Savi, 
Schinz. ,  Wils. ,  Ben.,  Durazzo,  Risso,  Cresp., 
Drum.,  Cara,  eie. 


d'ornitologia  europea  499 

Calidris,  Briss.,  Charlet.,  Gould. 

Canatus,  Briss. 

Glareola,  Klein. 

Rusiicola,  Gesner. 
Tringa ,  Linn.  v.  Actilis,  Boie. 
Tringa,  Wils.  v.  Actiturus,  Bonap. 
Tringa,  Linn.  v.  Calidris,  111- 
Tringa,  Lepech.  v.  Cheltusea,  Bonap. 
Tringa,  Cbarlet.  v.  Cinclus  Acqualicus,  Bechst. 
Tringa,  Temni.  v.  Limicola,  Koch. 
Tringa,  Linn.  v.  Lobipes,  Cuv. 
Tringa,  Linn.  v.  Maclieies,  Cuv. 
Tringa,  Linn.  v.  Pelidna,  Cuv. 
Tringa,  Linn.  v.  Phalaropus,  Briss. 
Tringa,  Linn.  v.  Sqiiaiarola,  Cuv. 
Tringa,  Linn.  v.  Slrepsiias,  III. 
Tringa,  Linn.  v.  Totanus,  Bechst. 
Tringa,  Aldrov.  v.  Totanus  Ochropus,  Temm. 
Tringa,  Linn.  v.  Vanellus,  Briss. 
Tringa  Aldrovandi,  Will.  v.  Totanus  Ochropus,  Temm. 
Tringa  Alpina,  Linn.  v.  Pelidna  Cinclus,  Cuv. 
Tringa  Arenaria,  v.  Calidris  Arenaria,  Bonap. 
Tringa  Arquatella,  Pallas,  v.  Pelidna  Marittima,  Bonap. 
Tringa  Atra,  Grael.  v.  Totanus  Fuscus,  Leisl. 
Tringa  Auslrialis,  Grael.  v.  Tringa  Canutus,  Linn. 
Tringa  Bartramica ,  Wils.  v.  Actiturus  Barlramicus,  Bonap. 
Tringa  Bonapartii,  Schl.  v.  Pelidna  Schinzi,  Bonap. 
Tringa  Calidris,  Gmel.  v.  Tringa  Canutus,  Linn. 
Tringa  Calidris,  Gmel.  v.  Machetes  Pugnax,  Lino. 
Tringa  Calidris  Grisea,  Briss.  v.  Tringa  Canutus,  Linn. 
Tringa  Calidris  Grisea  Minor,  Briss.  v.  Calidris  Arenaria, 

Bonap. 
Tringa  Calidris  Naevia,  Briss.  v.  Tringa  Canutus,  Linn. 
Ti'inga  Canadensis,  Lath.  v.  Pelidna  Marittima,  Bonap. 
Tringa  Canutus,  Linn.,  Bp. ,  Selby,  Bay.,  Briss.,  Lath., 
Gmel. ,  Durazzo,  Schl. 


434  VOCABOLARIO 

Calidris,  Briss.  voi.  5. -pag.  226.  sp.  14.  dà  la 
descrizione  del  Macheles  Pugnax  Cuv.  ma  la 
(avola  che  cita  nel  Calidris  rappresenta  esat- 
tamente la  T.  Ganutus,  Temni.  Man.  d'OrniJh. 
parte  2.^  pag.  630.  Ed.  2." 

Calidris  Canutus,  Gouid. 

Calidris  Cinerea,  Charlet. 

Calidris  Grisea,  Briss. 

Calidris  Naevia,  Briss. 

Canulis  Avis,  Linn. ,  Bay. 

Canutus,  Briss. 

Calidris  Cinerea,  Charlel. 

Glareola  Caslanea?  Klein. 

Knot  Lincolniensibus,  Bay. 

Rusticola  Sylvatica,  Gesner. 

Totanus  Ferrugineus,  Vieill.  in  abito  d'estate. 

Tringa  Australis,  Gmel.,  Lath. 

Tringa  Calidris,  Gmel.,  Lath.  È  mal  citato 
da  alcuni  Autori  come  sinonimo  del  V.  Ca- 
nutus, v.  Temra.  loc  cit.  parte  2.*  pag.  630. 

Tringa  Calidris  Grisea,  Briss.  in  abito  d'inverno. 

Tringa  Calidris  Naevia,  Briss.  Giovine  che  cam- 
bia le  penne. 

Tringa  Cinerea,  Linn.,  Penn. ,  Savi,   Teram., 
-    Ranz. ,  Muns.  e  Schinz. ,  Cresp.,  Cara,  etc. 

Tringa  Ferruginea,  Mey.  adulto  in  abito  d'estate. 

Tringa  Grisea,  Gmel.  adulto  in  abito  d'inverno, 
Ranz. 

Tringa  Islandica,  Linn.,  Gmel.,  Lath.  adulto  in 
abito  d'  estate. 

Tringa  Naevia,  Linn.,  Gmel.,  Lath. 

Tringa  Bufa ,  Wils. 
Tringa  Cinclus,  Pallas.  v.  Pelidna  Minuta,  Cuv. 
Tringa  Cinclus,  Linn.  v.  Pelidna  Cinchis,  Cuv. 
Tringa  Cinclus  Minor,  Schl.  v.  Pelidna  Schinzi,  Bonap. 


d'ornitologia  europea  436 

Tringa  Cinerea,  Lino.  v.  Tringa  Canutus,  Linn. 
Tringa  Cyneslris,  Lath.  v.  Macheles  Pugnax,  Cuv. 
Tringa  Falcinella,  Pallas.  v.  Pelidna  Subarquala,  Ciiv. 
Tringa  Fasciata,  Gmel.  v.  Clieltiisia  Gregaria,  Bonap. 
Tringa  Ferruginea,  Mey.  v.  Tringa  Canutus,  Linn. 
Tringa  Ferruginea,  Bruna,  v.  Pelidna  Subarquala,  Cuv. 
Tringa  Fulicaria,  Linn.  v.  Lobipus  Hyperboreus,  Cuv. 
Tringa  Fulicaria,  Linn.  v.  Phalaropus  Fulicarius,  Bonap. 
Tringa  Fiisca,  Linn.  v.  Totanus  Fuscus,  Leisl. 
Tringa  Fosca,  Gmel.  v.  Lobipes  Hyperboreus,  Cuv. 
Tringa  Gambetta,  Gmel.  v.  Totanus  Calidris,  Bechst. 
Tringa  Giacialis,  Gmel.  v.  Lobipes  Hyperboreus,  Cuv. 
Tringa  Giacialis,  Linn.  v.  Phalaropus  Fulicarius,  Bonap. 
Tringa  Glareola,  Linn.  v.  Totanus  Glareola ,  Temra. 
Tringa  Glareola,  v.  Totanus  Ochropus,  Temm. 
Tringa  Grallaloris,  Monf.  v.  Totanus  Glareola,  Temm. 
Tringa  Grenovicensis,  Lalh.  v.  Macheles  Pugnax,  Cuv. 
Tringa  Grisea,  Gmel.  v.  Tringa  Canutus,  Linn. 
Tringa  Helvelica,  Linn.  v.  Squatarola  Helvelica,  Cuv. 
Tringa  Hyberborea,  Linn.  v.  Lobipes  Hyperboreus,  Cuv. 
Tringa  Hyperborea,  var.   B.    Linn.  v.  Phalaropus  Fulica- 
rius, Bonap. 
Tringa  Hypoleucos,  Linn.  v.  Actitis  Hypoleucos,  Boie. 
Tringa  Incuta ,  Risso.  È  incerta  questa  specie  del  Risso. 
Tringa  Inlerpres,  Linn.  v.  Strepsilas  Interpres,  111. 
Tringa  Islandica,  Linn.  v.  Tringa  Canutus,  Linn. 
Tringa  Keptusckha,  Lepech.  v.  Chettusia  Gregaria,  Bonap. 
Tringa  Leucoplera,  Pallas.  v.  Actitis  Hypoleucos,  Boie. 
Tringa  Liitorea,  Gmel.  v.  Machetes  Pugnax,  Cuv. 
Tringa  Littorea ,  Gmel.  v.  Strepsilas  Interpres,  111. 
Tringa  Littorea,  Linn.  v.  Totanus  Glareola,  Temm. 
Tringa  Littorea,  Gmel.  v.  Totanus  Ochropus,  Temm. 
Tringa  Lobata,  Fab.  v.  Lobipes  Hyperboreus,  Cuv. 
Tringa  Lobata,  Lepech.  v.  Phalaropus  Fulicarius,  Bp. 
Tringa  Lobata,  var.  B.  Linn.  v.  Phalaropus  Eulicarius,  Bp. 


436  VOCABOLARIO 

Tringa  Longicauda ,   Bechst.    v.    Acliltiiiis  Bartramicus, 

Bonap. 
Tringa  Macularla,  Linn.  v.  AcUlis  Macularius,  Bonap. 
Tringa  Macularius,  Eyton.  v.  Aclilis  Macularius,  Bonap. 
Tringa  Marittima,  Bruni,  v.  Pelidna  Marittima,  Bonap. 
Tringa  Marillima,  Brum.  v.  Totanns  Calidris,  Bechst. 
Tringa  Minor,  Will.  v.  Aclitis  Hypoleucos  ,  Boie. 
Tringa  Minuta,  Leisl.  v.  Pelidna  Minuta,  Cuv. 
Tringa  Morinella,  Linn.  v.  Strepsilas  Interpres,  111. 
Tringa  Naevia,  Linn.  v.  Tringa  Canutus,  Linn. 
Tringa  Nigricans,  Mont.  v.  Pelidna  Marittima,  Bonap. 
Tringa  Ocliropus,  B.  v.  Maclietes  Pugnax,  Cuv. 
Tringa  Ocliropus,  Linn.  v.  Totanus  Ochropus,  Temra. 
Tringa  Pecloralis,  Bonap.  v.  Pelidna  Pecloralis,  Savig. 
Tringa  Pedibus  rubris,  crisla  deponente,  pectore  nigrc^, 

Linn.  V.  Vanellus  Cristatus,  Mey. 
Tringa  Phalaropus,  Briss.  v.  Lobipes  Hyperboreus,  Cuv. 
Tringa  Piota  Baffinesque,  v.  Pelidna  Subarquata,  Cuv. 
Tringa  Platyrhyncha,  Temm.  v.  Limicola  Pygmaea,Koch. 
Tringa  Prima,  Jonst.  v.  Totanus  Ochropus,  Temra. 
Tringa  Pugnax,  Linn.  v.  Machetes  Pugnax,  Cuv. 
Tringa  Pusilla,  Mey.  v.  Pelidna  Pusilla,  Cuv. 
Tringa  Pusilla,  Leisl.  v.  Pelidna  Temminckii,  Cuv. 
Tringa  Pygmaea,  Savi.  v.  Limicola  Pygmaea,  Rock. 
Tringa  Pygmaea,  Schinz.  v.  Pelidna  Schinzi,  Bonap. 
Tringa  Quinta,  Jonst.  v.  Aclitis  Hypoleucos,  Boie. 
Tringa  Bufa,  Wils.  v.  Tringa  Canutus,  Linn. 
Tringa  Bufescens,  Vieill.,  Bonap.,  Teram.,  Yarrell,  Eyton. 

Actitis  Bufescens,  Schl. 
Tringa  Schinzi,  Bonap.  v.  Pelidna  Schinzi,  Bonap. 
Tringa  Squalarola,  Linn.  v.  Squalarola  Helvetica,  Cuv. 
Tringa  Squatarola,  Helvetica.  v.  Squalarola  Helvetica,  Cuv. 
Tringa  Squatarola  varia,  Grael.   v.  Squatarola  Helvetica, 

Cuv. 
Tringa  Striata,"  Betz.  v.  Pelidna  Marittima,  Bonap. 


U'ORNITOIOGU  EUROPEA  437 

Ti-inga  Striata,  Grael.  v.  Tolanus  Calidris,  Bechst. 

Tringa  Subarquala,  Terara.  v.  Pelidna  Cinclus ,  Cuv. 

Tringa  Subarquala,  Temra.  v.  Pelidna  Subarquala,  Cuv. 

Tringa  Temminckii,  Leisl.  v.  Pelidna  Teraminckii,  Cuv. 

Tiinga  Terlia,  Jonsl.  v.  Tolanus  Ocliropus,  Teram. 

Tringa  Totanus,  Mey.  v.  Tolanns  Fuscus,  Leisl. 

Tringa  Trydaclila ,  Pallas.  v.  Calidris  Arenaria,  Bonap. 

Tringa  Vanellus,  Linn.  v.  Vanellus  Cristalus,  Mey. 

Tringa  Varia,  Gmei.  v.  Squalarola  Helvetica,  Cuv. 

Tringa  Variabilis,  Mey.  v.  Pelidna  Cinclus,  Cuv. 

Tringa  Variegata,  Brura.  v.  Macheles  Pugnax,  Cuv. 

Tringoides,  Bonap.  v.  Àctitis,  Boie. 

Trisiunculus  Gazae,  Jonst.  v.  Tinnunculus  Cenchris ,  Bp. 

Trochilus,  Cupani.  v.  Cbaradrius,  Linn. 

Trochilus,  Rzac. ,  Gesn.  v.  Parus  Cristalus,  Ray. 

Trochilus^  Grael.  v.  Phyllopneuste,  Mey. 

Trochilus,  Mochr.  v.  Recurviroslra,  Linn. 

Trochilus,  Mochr.  v.  Recurviroslra  Avocetta,  Linn. 

Trochilus,  Frisch.  v.  Regulus,  Ray. 

Trochilus,  Frisch.  v.  Troglolides,  Cuv. 

Trochilus  Aristotelis  et  Plinii,  Klein,  v.  Regulus  Crista- 
lus, Ray. 

Trochilus,  Cirrhatus,  Barr.  v.  Regulus  Cristalus,  Ray. 

Trochilus  Cristalus,  Regolus,  Frisch.  v.  Regulus  Crista- 
lus, Ray. 

Trochilus  FulvuS;,  Barr.  v.  Troglodites  Europaeus,  Cuv. 

Trochilns  Lotargingus,  Gmel.  var.  y.  Phillopneusle  Bufa. 

Trochilus  Medius  ,  Cupani.  v.  Cbaradrius  Hiaticula  , 
Linn. 

Trochilus  Minor  Torquatus,  Cupani.  v.  Cbaradrius  Euvo- 
nicus,  Becke. 

Trochilus  sive  Passar  Troglodites,  Frisch.  v.  Troglodites 
Europaeus,  Cuv. 

Trochilus  seu  Regulus  non  Cristalus,  Aldrov.  v.  Phyllo- 

j  pneuste  Trochilus,  Bonap. 


438  VOCABOLARIO 

Troglodites,  Vieill.,  Bp. ,  Leacli. ,  Cuv.,  Less.,  Temm., 

Mey.,  Linn. ,  Savi,  Ben.,  Durazzo^  Briss. , 

Cresp.  eie. 
Anorlhura,  Penn. 
Motacilla,  Lìnn.,  Gmel. 
Passer,  Aldrov. ,  Will.,  Ray. ,  Rzac  ^  Schw. 
Regulus,  Briss.,  Schw. 
Sylvia,  Lalh.,  Temm.,  Ranz.    . 
Trochiliis,  Frisch.,  Barr. 
Troglodites  Eiìropaea,  Vieill.  v.   Troglodites  Europaeiis, 

Ciiv. 
Troglodites  Europaeiis ,  Cuv. ,  Bonap.,  Savi ,  Less.,  Steph., 

Ben.,  Leach. ,  Risso. 
Motacilla  Grisea,  alis  nigro  cinereoque  undulalis, 

Faiin.  Suec,  Linn.  N.  232. 
Motacilla  Troglodites,  Linn.  cur.  Gnael. 
Passer  Sepiarius,  Trochilus,  Rzac. ,  Schw. 
Passer  Sepiiim  Turneo,  Rzac. 
Passer  Troglodites,  Aldrov.,  Gesn.  ,    Charlel. , 

Jonsf. ,  Sibb. 
Passer  Troglodites  Aldrovandi,  Will.,  Ray., Sibb. 
Passer  Troglodites  Ornilhologis,  Rzac. 
Regulus,  Briss. 
Regulus  Apricus,  Schw. 
Sylvia  Troglodites,  Lath. ,  Temm.,  Ranz. 
Trochilus  Fulvus,  Barr. 
Trochilus  sive  Passer  Troglodites,  Frisch. 
Troglodites  Simpliciter,  Klein. 
Troglodites,  Linn.  Sysl.  Nat. 
Troglodites  Europaea,  Vieill. 
Troglodites  Regulus,  Mey. 
Troglodites  Troglodites,  Schl. 
Troglodites  Vulgaris,  Temm. ,  Cresp. ,  Cara,  etc. 
Troglodites  Regulus,  Mey.  v.  Troglodites  Europaeus,  Cuv. 
Troglodites  Simpliciter,  Klein.  v.Troglodiles  Europaeus,  Cuv. 


d'ornitologia  europea  439 

Troglodites  Troglodites,  Schl.  v.  Troglodites  Europaeus, 

Cuv. 
Troglodiles  Vulgaris,  Temm.  v.   Troglodites  Europaeus, 

Cuv. 
Trogon  Delecampio,  Rzac.  v.  Loxia  Curvirostra,  Linn. 
Truo  Pesto,  Rzac.  v.  Pelecanus  Onocrotalus,  Linn. 
Trynga,  Cliarlet.  v.  Cinclus  Aquaticus,  Bechst. 
Trynga,  Jonst.  v.  Pelidna. 

Trynga  Altera,  Jonst.  v.  Totanus  Ochropus,  Temra. 
Trynga  Quarta,  Jonst.  v.  Pelidna  Minuta,  Cuv- 
Tryngas,  Gesn.  v.  Totanus  Ochropus ,  Temm. 
Tuidara,  Maug.  v.  Strix,  Linn. 
Tuidara  Brasiliensis,  Mareg.  v.  Strix  Flammea,  Linn. 
Turbo,  Rzac.  v.  Junx  Torquilla,  Linn. 
Turdela  Montana,  Rzac.  v.  Turdus  Illiacus,  Linn. 
Turdela  Sylvestris,  Rzac.  v.  Turdus  Illiacus,  Linn. 
Turdus,  Linn.,  Bonap. ,  Ranz. ,  Cuv.,  Vieill.,  Less. ,  Ey- 
lon,  Ray.  eie. 

Arcenthornis ,  Kaup. 

Cichloides,  Kaup. 

Collyrio,  Rzac. 

Copsyschus  ,  Kaup. 

Ixocossyschus ,  Kaup. 

Merula,  Ray.,  Less.,  Briss.^  Bonap.,  Bell.,  Schw., 
Klein.,  Frisch. ,  Rzac,  Charlet.,  Aldrov. , 
Sibb.,  Will.,  Gould. 

Muscicapa?  Gmel. ,  Wils.  Ara.  Ornilh. 

Sylvia ,  Savi,  Lanf. 
Turdus,  Linn.  v.  Acridolheres,  Ranz. 
Turdus,  Briss.  v.  Actilis  ,  Boie. 
Turdus,  Mey.  v.  Agrobates,  S\v. 
Turdus,  Klein,  v.  Amplis,  Linn. 
Turdus,  Grael.  v.  Calliope,  Gould. 
Turdus,  Linn.  v.  Calamoherpe,  Boie. 
Turdus^  Lath.  v.  Cinclus,  Bechst. 


440  VOGAB.   D*ORNIT.  EUBOPEA 

Turdus,  Holl.  Stor.  eie  v.  Orcociocla,  Gould. 

Turdus,  Klein,  v.  Oriolus,  Linn. 

Turdus,  Linn.  v.  Pelrocincla,  Vigors. 

Turdus,  Linn.  v.  Petrocossyphus,  Boie. 

Turdus,  Lath.  v.  Saxicola,  Bechst. 

Turdus  Albo-capite,  Barr.  v.  Turdus  Musicus,  Linn. 

Turdus  Aibis,  Gesn.  v.  Turdus  Viccivorus,  Linn. 

Turdus  Aquaticus,  Briss.  v.  Actitis  Maculari,  Bonap. 

Turdus  Aqualicus,  Gesn.  v.  Cinclus  Aqualicus,  Bechst. 

Turdus  Arundinaceus,  Linn.  v.  Calamoherpe  Turdoides, 

Boie. 
Turdus  Aler,  rostro  palpebrisque  fulvis,  Linn.  v.  Turdus 

Merula,  Linn. 
Turdus  Atrigularis,  Nati.,  Bonap. ,Temra.,  Gould.,  Sebi. 
Cichloides  Bechsteini?  Kaup. 
Merula  Atrogularis^  Bonap.  list.  sp.  Am.  135. 
Turdus  Bechsteini,  Naura. 
Turdus  Dubis,  Bechst.  Banzani  crede  che  la  spe- 
cie dì   Bechst.  è  un  giovine,  e  Lesson  una 
femmina  della  T.  Atrigularis. 
Turdus  Fuscatus,  Pallas. 

{sarà  continuato) 


cccjC^^^gl^t;^ 


441 


Flora  Dalmàtica  sive  enumeratio  stirpium  vascu- 
larium  quas  hactenus  in  Dalmatia  lectas  et  sibi 
observatas  descripsit,  digessit ,  rariorumque  ico- 
nibus  illustravit  Robebtvs  de  Visiani  Voi.  I. 
cum  tabulis  aeneis  XXV.  1842  (li:'' pag.  252) 
-  Voi.  II.  cumtab.  aeneis  XXVIII.  1847.  (4.° 
pag.  268)  -  Voi.  III.  cum.  iab.  aen.  IV.  1852 
(  ^^  pag.  390  )  Lipsiae.  Apud.  Frid.  Hofmeister. 


Col  terzo  tomo  leste  uscito  dai  torchi  del  Sig.  Hof- 
meister venne  a  conseguire  il  suo  termine  la  flora  dalmata 
del  prof.  R.  de  Visiani.  Il  vivo  interesse  che  ispirar  deve 
questa  opera  per  le  singolari  condizioni  geografiche  dei 
luoghi  descritti ,  la  rinomanza  dell'  Autore  che  la  compose, 
la  novità  delie  cose  contenutevi,  sono  altrettanti  titoli  che 
rendono  importante  l' annunzio.  Ammiratori  di  questa  opera 
fino  dalla  comparsa  del  primo  volume  abbiamo  voluto  ri* 
servarne  la  rivista  critica  allorché  fosse  ultimato  il  lavoro, 
onde  meglio  dallo  insieme  anziché  da  brani  staccati  spie* 
care  potessero  i  suoi  pregi  e  la  reale  sua  importanza. 

L'Autore  collocandosi  nel  numero  di  coloro  che  sa- 
viamente pensano  riuscire  imperfetto  lo  studio  della  vege- 
tazione di  una  vasta  Provincia,  allorché  non  sia  associato 
a  quello  rivolto  ad  indagare  la  varia  natura  del  suolo  e 
le  geografiche  condizioni  del  sito  ove  i  vegetabili  allignano, 
consacrò  pressoché  intiera  la  prefazione  dell'opera  alle 
vaste  considerazioni  locali  di  geografia  botanica-  Per  tale 

N.  Ank.  Se.  Natbr.  Sehie  III.  Tom.  5.  29 

i 


442  FLORA     DALMATICA 

Oggetto  comincia  dal  fissare  i  confini  sì  naturali  che  poli- 
tici della  Dalmazia,  accennando  la  sua  posizione,  forma, 
estensione  e  natura.  Descrive  le  citlà,  i  paesi ,  distinguendo 
la  regione  litlorale  dalla  insulare.  Tratta  con  estensione 
delle  catene  dei  monti  additandone  le  varie  altezze  e  la 
geologica  loro  formazione;  parla  delle  selve,  dei  fiumi, 
dei  laghi,  delle  paludi  e  delle  saline.  Passa  in  seguito  a 
considerare  le  vicende  delle  stagioni ,  della  temperatura  e 
dell'atmosfera;  espone  la  topografica  distribuzione  delle 
piante  e  la  proporzione  che  circa  al  numero  e  rarità  delle 
specie  esiste  fra  i  diversi  ordini  naturali.  Chiude  da  ultimo 
la  sua  prefazione  col  tessere  la  storia  della  flora  dalmata, 
enumerando  con  ordine  cronologico  lutti  gli  autori  che  più 
0  meno  estesamente  trattarono  delle  piante  dalmate,  o  pre- 
starono colle  loro  erborizzazioni  nuovi  materiali  per  l'in- 
cremento della  flora  stessa. 

Venti  anni  di  assidue  ricerche  falle  dall'autore  nella 
terra  natale  ad  oggetto  di  raccogliere  e  studiare  tutti  li 
vegetabili  che  la  adornano,  nonché  l'attento  e  scrupoloso 
esame  di  tutte  le  specie  dagli  altri  raccolte  e  conservate 
nei  singoli  erbarj  secchi,  lo  posero  in  grado  di  dettare 
con  piena  coscienza  ed  appropriata  estensione  la  flora  della 
propria  patria.  L'abbondanza  poi  dei  mezzi  posseduti  e 
l'agio  del  tempo  impiegato  nel  condurre  a  fine  il  lavoro, 
gli  diedero  campo  a  maturarla  così  che  potesse  pienamente 
corrispondere  alle  esigenze  dell'epoca  attuale.  Che  la  meta 
da  lui  propostasi  sia  stata  onninamente  raggiunta  basterà 
a  comprovarlo  la  semplice  esposizione  delle  cose  più  no- 
tevoli che  distinguono  questo  libro. 

Convinto  l'Autore  che  una  flora  qualunque  non  debba 
servire  di  semplice  illustrazione  ed  utilità  circoscritta  al 
paese  cui  si  riferisce,  ma  che  con  più  ampie  vedute  debba 
prestarsi  a  far  risaltare  dei  fatti  generali,  a  mettere  in 
evidenza  delle  colleganze  che  sole  possono  condurre  con 
vero  vantaggio  della  scienza  alla  spiegazione  di  alcune  leggi 


FLORA  DALHATICA  443 

universali»  nella  classificazione  con  saggio  avviso  sagrifi- 
cando  l'amenità  e  facilità  offerta  dal  sistema  Linneano, 
diede  la  preferenza  al  metodo  naturale,  seguendo  con  po- 
che ma  assennale  modificazioni  il  prospetto  delle  sezioni 
proposto  dal  Bartling.  Ad  appianare  però  le  difficoltà  e 
per  rendere  accomodato  il  libro  alla  slessa  imperizia  dei 
Dovizj  aggiunse  il  metodo  analitico,  o  come  vien  detto 
dicotomo  redigendo  alcune  tavole  o  chiavi  analitiche  che 
maravigliosamente  facilitano  il  ritrovamento  delle  classi, 
degli  ordini  e  dei  generi.  Così  all'utiliià  offerta  dal  me- 
todo naturale  conneslò  la  facilità  che  deriva  dall'artificiale. 

Partigiano  piiì  delle  cose  che  dei  nomi  riguardò  sem- 
pre come  autore  dell'ordine  quello  che  per  il  primo  lo 
limitò  non  chi  gli  diede  un  nuovo  nome  o  modificò  in  qual- 
che modo  la  desinenza,  e  nella  scelta  dei  nomi  sì  gene- 
rici che  specifici  volle  pure  osservala  una  religiosa  rive- 
renza pei  primi  inventori  quand'anche  le  posteriori  deno- 
minazioni risultassero  più  appropriate.  Nel  che  fare  pose 
un  argine  ad  una  certa  propensione  di  sovvertimento,  quasi 
diremo  a  quella  smania  dell' £"^0  che  oggidì  minaccia  d'in- 
vadere la  scienza  con  grave  disdoro  dell'epoca  nostra,  ove 
malauguratamente  dovessero  moltiplicarsi  gli  esempj. 

Circa  alle  frasi  sì  dei  generi  che  delle  specie  volle 
che  fluissero  spontanee  dallo  studio  diligente,  al  quale 
sottopose  ciascuna  specie  così  che  tali  frasi  non  apparis- 
sero tratte  dagli  altri  libri,  ma  sibbene  dalla  stessa  natura 
del  soggetto  da  lui  esaminato,  avendo  coslanlemenle  in 
mira  che  le  differenze  risultanti  fra  specie  e  specie  di  altre 
località  fossero  comparative  anziché  assolute.  Schivando 
poi  una  inutile  prolissità  piacquegli  riservare  le  descrizioni 
alle  sole  specie  più  rare,  oscure  od  ignote,  qua  e  là  spar- 
gendo delle  preziose  osservazioni  ed  illustrazioni  che  tor- 
nano utili  a  sciogliere  alcuni  dubbj,  a  troncare  diverse 
questioni.  Poche  sono  le  tavole  da  lui  citate  perchè  scelte 
fra  le  ottime  o  fra  quelle  che  più  esattamente  rappresen- 


444  FLORA   DALKIATICi 

tasserò  il  soggetto  da  lui  trattalo.  Fu  parco  eziandio  netla 
sinonimia,  non  trascurando  però  mai  gli  autori  che  espres- 
samente trattarono  delle  piante  dalmate.  Aggiunse  i  nomi 
volgari  nella  lingua  del  proprio  paese;  indicò  con  esattezza 
le  stazioni,  le  abitazioni,  e  per  le  specie  più  rare  la  stessa 
altezza  del  luogo  in  cui  crescono,  la  loro  vivacità  ed  il 
colore  dei  fiori ,  le  q'iali  cose  tutte  facilitano  immensamente 
al  botanico  novizio  il  ritrovamento  delle  singole  specie. 
Gli  usi  domestici  e  le  mediche  virtù  delle  piante  trovansi 
dall'Autore  con  esattezza  indicate,  e  fatto  calcolo  della 
singolare  efficacia  per  antica  tradizione  da'  suoi  connazio- 
nali attribuita  a  certe  specie,  stimò  utile  istituire  reiterati 
esperimenti,  dietro  i  quali  potè  assicurare  confermata  l'ef- 
ficacia del  fumo  delle  foglie  dello  stramonio  nell'asma 
nervoso,  dell'estratto  deW  Jgave  americana  nell'idrope, 
del  decotto  delia  Scatice  fiirfuracea  nel  catarro  vescicale, 
dell'erba  del  Gnaphalium  angustìfolìum  nella  cachessia 
acquosa  delle  pecore  e  così  di  seguito. 

Questa  flora  risulta  costituita  da  122  ordini  naturali 
comprendenti  664  generi ,  1889  specie  e  362  varietà.  Ca- 
ratteri principali  che  la  distinguono  sono  l'abbondanza 
delle  specie  nuove  e  i  molti  suoi  rapporti  colle  flore  di 
svariate  località.  Comprende  infatti  molte  piante  napolita- 
ne,  siciliane,  tauro-caucasiche,  parecchie  proprie  della 
Gallia  meridionale,  della  Spagna  e  della  Lusitania,  mol- 
tissime indigene  della  Grecia,  dell'Africa  boreale,  della 
Palestina  e  dell'Egitto.  Fra  gli  ordini  più  ricchi  di  spe- 
cie occupano.il  primo  posto  le  Composte  indi  le  Legumi- 
nose e  gradatamente  le  gramigne,  le  Ombrellifere, le Cru- 
cifere  e  le  Labiate.  Le  specie  più  rare  trovansi  fra  le  Cora- 
poste,  le  Leguminose,  le  Ombrellifere,  le  Crucifere  e  le 
Labiate.  Sei  sono  i  generi  nuovi  dall'Autore  scoperti  o 
stabiliti,  cioè  i  generi  Jmphoricarpos,  Chamaemelurn , 
Trichocrepis  delle  Composte;  i  generi  Portenschlagia, 
Taenìopetalum  delle  Ombrellifere;  e  il  genere  Chamae- 


FLORA   DAL«ATICA  445 

cytisus  delle  Leguminose.  Il  prospetto  delle  nuove  specie 
coli' enumerazione  degli  ordini  cui  si  riferiscono,  è  il  se- 
guente :  (  Lycopodineae )  Cheilanthes  fimbriata.  ;  (  Gramina  ) 
Andropogon  puhescens ,  Avena  Neumayerìana ,  Sesleria 
interrupta,  Aegylops  biuncialis,  Aeg.  imiaristata ,  Lo- 
lium  subulatum,  Secale  dalmaticum,  Carex  pharensis', 
(Irideae)  Crocus  dalmaticus;  (Liliaceae)  Allium  cùrnu- 
tum  ;  (  Orchideae  )  Ophrys  Tommasiniì ,  O.  flavicans  ;  (  Ur- 
ticeae)  Unica  glabrata;  (Composilae)  Echinops  Netma- 
yeri,  Amphoricarpos  Neumayeri,  Centaurea  tuberosa, 
C.  cuspidata,  C.  salonitana,  C  divergens,  C  incompta, 
C.  punctata,  C.  Friderici,  C.  cri  thmif olia ,  Carduus  bi- 
color ,  Senecio  Fisiarìianus ,  Anthemis  Pseudo-Cota,  Achil- 
lea abrotanotdes ,  Chamaemelum  uniglandulosum ,  Picris 
laciniata,  Trichocrepis  bifida,  Crepis  adenantha ;  (Cam- 
panulaceae)  Campanula  caudata,  C.  serpyllifolia;  (Scro- 
phularieae  )  Veronica  saturejoides  ;  (  Labialae  )  Tliymus 
bracteosus,  Calamintha  origani folia,  Stac/iys  subcrenata, 
S.  menthaefolia ;  {Cnsculeae)  Cuscuta  breviflor a;  (Borra- 
gineae)  Onosma  Visianii,  Anchusa  microcalyx;  (Gentia- 
neae)  Gentiana  crispata;  (Rubiaceae)  Galium  aureum, 
Asperula  staliana,  A.  scutellarìsì  (Caprifoliaceae)  Lo- 
nicera  glutinosa;  (Umbellatae)  Bupleurum  Kargli,  Oe- 
nanthe  marginata ,  Seseli  tomentosum ,  S.  globiferum , 
Libanotis  aurea,  Portenschlagia  ramosissima,  Taeniope- 
talum  Neumayeri,  Peucedanum  Petteri,  Chaerophyllum 
laevigatum  ;  (  Ranunculaceae  )  Delphinium  brevicorne  ; 
(Cruciferae)  Iberis  serrulata,  Alyssum  microcarpum,  A. 
emarginatum,  A.  latifolium,  Farsetia  dalmatica,  Mat- 
thiola  glandulosa,  Brassica  Botterii,  B.mollis;  (Caryo- 
phylleae  )  Dianthus  sanguineus ,  D.  vìrìdescens ,  D.  muh 
tinervis,  Silene  remotiflora,  S.  graminea,  Heliosperma 
Tomasinii ,  Arenaria  orbicularis -,  (Euphoi-biaceae)  Eu- 
phorbia  dalmatica,  E.  imperfoliata;  (  Legumrnosae)  Cytisus 
Alschingeri,  C.   Weldeni,  C.  pulchellus ,  Chamaecytisus 


446  FLORA   DALBATICA 

dalmaticus ,  Anthyllis  aurea ,  Ononis  brachystachya ,  Tri' 
folium  dalmaticum. 

Né  qui  si  arrestano  le  novità.  Ci  rimane  ancora  di 
prendere  in  considerazione  ben  altre  cose  che  rendono  sem- 
pre più  commendevole  questa  flora.  Ben  semi  l'Autore 
che  in  mezzo  a  tanta  opportunità  che  gli  offriva  la  terra 
natale  di  poter  arrichire  la  scienza  di  nuovi  materiali  riu- 
sciva indispensabile  battere  una  via  sicura,  fissare  un  me- 
todo temperato,  onde  non  trasmodare  in  futili  distinzioni. 
Conobbe  risultare  spesso  vaghe  ed  incerte  le  norme  se- 
guite dai  varj  botanici  nella  fondazione  dei  generi  e  delle 
specie.  Volle  che  il  concetto  sì  degli  uni  che  delle  altre 
dovesse  essere  stabilito  in  modo  più  chiaro  e  preciso,  ed 
in  apposita  prefazione  che  precede  il  secondo  volume  ma- 
gistralmente tratta  questo  argomento  esponendo  le  leggi  in 
proposito  dettate  dai  migliori  scrittori  non  senza  aggiun- 
gere quelle  che  la  propria  esperienza  valse  a  suggerirgli. 
Fedele  nella  piena  osservanza  del  Codice  da  lui  redatto 
nessun  genere ,  nessuna  specie  ammise  come  nuova  quando 
per  più  prove  non  avesse  resistito  all'analisi  più  rigorosa. 
Non  sopra  uno  o  pochi  esemplari  diresse  i  suoi  studi,  ma 
sopra  molli  e  molti  in  più  luoghi  e  in  varie  epoche  rac- 
colti. Questa  diligenza  assai  gli  fruttò  perchè  egli  è  per 
essa  che  potè  acquistare  una  chiara  e  complessa  idea  delle 
modificazioni  e  dei  varii  aspetti  sotto  i  quali  un'identica 
specie  può  presentarsi.  Colla  rilevazione  soltanto  dei  gra- 
duali passaggi  è  dato  schivare  l'errore  in  cui  può  cadere 
fihi  confronta  gli  estremi  senza  conoscere  gli  anelli  inter- 
medj.  È  ben  chiaro  che  per  tal  modo  l'Autore  riuscì  fe- 
licemente a  purgare  la  flora  da  varj  abbaglj,  nei  quali 
incapparono  quelli  che  trattarono  delle  piante  dalmate. 
Alcune  specie  infatti  distinse,  altre  soppresse,  e  con  raro 
quanto  nobile  esempio  raddoppiato  il  rigore  verso  se  stesso, 
molle  specie  descritte  come  nuove  nel  suo  Specimen  siir^ 
pium  dalmaticarum  stampato  nell'anno  1826  vengono  ora 


FLORA   DALIUATIGA  447 

collocate  al  loro  posto  o  come  varietà  o  come  siDonimi  di 
specie  già  antecedentemente  conosciute. 

Non  lasciererao  di  accennare  che  le  benemerenze  acqui- 
statesi dall'Autore  abbracciano  ben  più  vasti  confini,  tro- 
vandosi sparse  nell'opera  delle  innovazioni  che  riguardano 
la  fitografia  generale.  Alcuni  generi  già  dichiarati  vacillanti 
e  fin  qui  mantenuti  per  soverchio  rispetto  agli  autori  che 
li  fondarono  furono  da  lui  nettamente  ricisi,  bene  ri- 
flettendo che  la  scienza  non  ammette  individuali  riguardi; 
così  per  esempio  il  genere  Lavatera  fuse  colle  Malve,  il 
genere  Genista  coi  citisi  ecc.  Viceversa  colla  scoperta  di 
più  solidi  caratteri  fu  meglio  da  lui  fissato  qualche  genere 
e  valga  per  esempio  il  genere  Crupina  del  Cassini.  Le 
Labiate  in  generale  ottennero  una  nuova  disposizione  de- 
sunta dagli  studj  sovra  le  antere  in  particolare  dall'Autore 
applicati.  E  riguardo  alle  specie,  varie  pure  sono  le  ri- 
forme da  lui  introdotte.  Il  Tanacetum  balsamita  L. ,  il 
Myagrum  austriacum ,  Jacq. ,  la  Silene  pusilla  W.  K.  e 
V  Arenaria  liniflora  L.  fil.  riportò  egli  ai  generi  Chrysan- 
themum,  Cochlearia,  Heliospermum  ed  Jlsine.  Illustrò 
varie  specie  già  comuni  alle  altre  flore  meglio  rilevando 
i  caratteri  differenziali  chele  distinguono,  come  per  esem- 
pio fra  le  più  note  parlando  del  Tordylium  officinale,  L., 
del  Laserpitium  Siler  L. ,  ecc.  ;  altre  finalmente  da  altri 
confuse  egregiamente  distinse  e  fissò  come  nuove,  tali  sonò 
le  ScorT^onera  Candollei,  Salvia  Bertolonii,  Opuntia  na- 
na ,  Silene  Kitaibelii ,  Silene  Reìchenbachii ,  Cytisus  Tom- 
inasinii. 

Per  tulle  le  quali  cose  sommariamente  qui  esposte 
conchiudererao  col  dichiarare  francamente,  avere  il  prof. 
Visiani  colle  dotte  sue  elucubrazioni  solidamente  giovalo 
la  scienza,  e  doversi  a  buon  dritto  collocare  la  dì  lui  opera 
fra  le  più  pregievoli  di  odierna  fitografi^.  Non  sapremo 
quindi  abbastanza  raccomandare  la  pronta  ed  estesa  sua 
dìffusioae.  Noi  vorremmo  che  i  Musei,  le  Biblioteche  egli 


448  FLORA  DALMATICA 

Stabilimenti  tutti  di  pubblica  istruzione  di  essa  non  difet- 
tassero, affinchè  gli  studiosi  ivi  potessero  rinvenire  un 
modello  da  consultare  ed  imitare  con  vero  profitto  della 
scienza.  Il  modico  prezzo  già  ne  facilita  l'acquisto  anche 
ai  privali,  e  merita  perciò  molto  encomio  eziandio  l'edi- 
tore Sig.  Hofmeister,  il  quale  seppe  conciliare  l'eleganza 
della  edizione  colla  comodila  del  prezzo.  Riguardo  poi  alla 
correzione  dei  tipi  ed  alla  impressione  delle  tavole  che  in 
numero  di  57  adornano  quest'opera,  basterà  ricordare  che 
no  Reichenbach  diresse  e  sorvegliò  l'impresa.  Possa  essa 
servire  di  sprone  ai  Naturalisti  per  visitare  quella  terra 
così  ricca  di  naturali  produzioni.  Speditezza, sicurezza  ed 
economia  di  mezzi  rendono  oggidì  facile  ed  ameno  quel 
viaggio  una  volta  tanto  temuto,  e  noi  possiamo  ben  assi- 
curare per  prova,  che  larga  è  la  ricompensa  offerta  da 
que'  siti  tanto  singolari  ed  interessanti. 

Da  ultimo  porremo  fine  a  questi  brevi  cenni  coli' avan- 
zare un  voto  qual  è  quello  che  alle  piante  vascolari  cosi 
egregiamente  illustrate  dal  Visiani  tenesse  dietro  la  descri- 
zione delle  piante  cellulari  dalmate  onde  fossero  eziandio 
conosciute  le  epatiche,  i  muschi,  i  licheni,  le  alghe,  ed 
i  funghi  di  quelle  contrade,  e  così  ottenesse  il  suo  intiero 
completamento  la  flora  dalmata.  Quale  campo  vastissimo 
di  nuove  investigazioni  non  rimane  ancora  aperto? Quanto 
non  resta  ancora  ivi  a  mietersi  a  maggiore  incremento 
della  scienza?  E  riguardo  alle  alghe,  la  copia  ed  impor- 
tanza dei  materiali  già  da  noi  posseduti  di  quelle  coste 
valgono  a  dimostrare  che  per  questa  parte  almeno  assai 
guadagnerebbe  la  scienza  colla  pubblicazione  di  un  parti- 
colare lavoro,  che  varrebbe  eziandio  a  completare  l' Algo- 
logia del  mare  adriatico. 

Venezia  15  Aprile  1852. 

Doti.  G.  Zanardini. 


449 

OSSERVAZIONI  SULLA  PELAGRA 

FATTE  DAL  DOTTOR 

FRANCESCO   FRONTALI 

DIRETTE  AL  PROFESSORE 

ANTONIO   ALESSANDRINI 


Mi  prendo  la  libertà  di  mandarle  alcune  osserTazìoni, 
che  ho  fatto  intorno  alla  pelagra  nel  corso  degli  otto  anni  ^ 
che  ho  esercitata  la  medicina  in  questa  parte  di  Roma- 
gna. Da  che  io  lasciai  la  scuola  di  anatomia  comparata 
non  ho  mai  dimenticalo  il  più  caro  de'  mìei  maestri  ed 
ho  desiderato  sempre  di  dargliene  qualche  segno  di  gra- 
titudine, e  di  amore.  La  località  dove  io  ho  studiata,  e 
eurata  la  pelagra  può  ridursi  al  territorio  di  SolaroIo,che 
giace  in  una  pianura  limitata  all'oriente  dal  fiume  Senio, 
che  lo  divide  dal  Faentino,  all'occidente  dal  Santerno,  che 
lo  separa  dall' Imolese.  Ha  gli  altri  confini  a  settentrione, 
ed  a  mezzo  giorno  nelle  terre  dei  Comuni  di  Cotignola, 
di  Bagnara,  e  di  Castel  Bolognese.  Le  ultime  colline  degli 
Àpennini,  che  si  presentano  ai  nostri  occhi  come  tinte  di 
azzurro  sono  lontane  circa  sei  miglia-  Intorno  allo  stato 
meteorologico  non  potrei  parlare  in  modo  positivo,  ma  ìd 
così  poca  distanza  da  Bologna  deve  esservi  una  differenza 
di  lieve  momento  da  quello  del  piano  Bolognese,  e  questa 
trovasi  forse  nell'Igromeirìa.  Non  vi  regnano  malattie  par- 
ticolari, ed  un  argomento  certo  della  salubrità  di  questi 
luoghi  è  la  cifra  della  mortalità  annua,  poiché  paragonata 


450  OSSERVAZIONI 

colle  cifre  delle  tavole  mortuarie  dei  paesi  civili  risulla 
una  delle  minime.  I  terreni  sono  molto  fertili  in  ogni  ma- 
niera di  cereali  e  di  vini,  e  la  loro  cultura  è  la  pìccola 
cultura  tutta  a  secco,  ne  vi  è  mai  stata  coltivazione  umida 
quantunque  le  acque  vi  abbiano  stagnato  un  tempo  ben 
lungo.  Perciò  la  condizione  economica  dei  conladini  è  ge- 
neralmente molto  prospera,  ed  i  buoi,  e  majali,  che 
si  vedono  nelle  loro  stalle  sono  tanto  belli,  che  non  pos- 
sono appartenere  certamente  a  razze  avvilite,  ed  estenuate. 
Ma  ciò  non  può  dirsi  dei  cavalli  e  delle  pecore,  il  numero 
ne  è  piccolo  assai,  e  le  loro  misere  forme  danno  un  cat- 
tivo pvodoUo.L' humus  vegetalis  dei  terreni  vicini  ai  fiumi 
contiene  molto  quarzo;  negli  altri  più  centrali  abbonda 
di  argilla.  Negli  scavi  fatti  nelle  terre  arenose,  che  mo- 
stranvi  segni  delle  recenti  alluvioni  fiumali,  e  nelle  argil- 
lose, che  sono  piene  di  minutissime  conchiglie  comuni 
trovasi  sempre  un  fondo  palustre,  ne  io  so  certamente  che 
vi  siano  mai  state  vedute  ossa  fossili  dei  grandi  periodi 
geologici.  Lo  studio  della  crosta  del  globo  ha  tanta  re- 
lazione collo  studio  delle  abitudini  e  delle  affezioni  della 
vita  nutritiva  e  relativa  degli  esseri  che  vi  sono  sopra, 
che  io  sarò  scusato  se  volendo  parlare  di  una  malattia 
dico  anche  qualche  cosa  dei  luoghi  dove  si  trova.  Se 
questa  parte  di  Romagna  fosse  coltivala,  e  libera  dalle 
acque  al  tempo  degli  Etruschi  e  dei  Galli  non  è  ben  noto. 
Dicono  gli  Storici,  che  i  primi  fecero  grandi  lavori  intor- 
no ai  torrenti  della  valle  Padusa,  che  gli  altri  abitarono 
la  selva  Litana  divenula  celebre  per  un  tempio  di  Diana, 
intorno  al  quale  sorse  poi  Lugo ,  e  per  la  strage  descritta 
da  Livio  di  un  esercito  Romano  condotto  dal  Console  Lu- 
cio Postumio,  che  vi  morì,  È  certo  che  sotto  agli  Impe- 
ratori, e  nei  tempi  successivi  era  coperta  di  una  vasta 
palude,  a  cui  portavano  spesso  le  acque  le  riviere  del 
Senio,  e  del  Valreno.  E  Procopio  quando  scrisse,  che 
a'  suoi  giorni  giungevano  fino  verso  Imola  i  flutti  del  mare 


SULLA   PEL AGRA  451 

Adriatico  ha  avvisato  a  questi  impaludamenti  assai   poco 
lontani  dalla  Via  Emilia,  se  pure  non  facevano  parte  del 
Lago  Cerato.  Sembra,  che  le  guerre  continue  dei  Romani, 
ed  il  sistema  agrario,  che  addottarono  quando  furono  po- 
lenti e  ricchi  contribuissero  a  rendere  spopolata,  e  quasi 
deserta  l'Italia,  che  prima   era  così  feconda  di  uomini,  e 
di  animali.  I  soldati  delle  Legioni  vittoriose  ai  quali  erano 
divise  le  terre  cacciavano  via  i  miseri  agricoltori ,  ne  con- 
sumavano le  greggie ,   ed  avvezzi  ad  arricchire  sui  campi 
di  battaglia  disprezzavano  il  lento  e  placido  prodotto  della 
fatica  e  dell'industria  agricola,  e  vendevano  per  poco  i 
loro  sterili  fondi  ai  Grandi  di  Roma,  che  possessori  di  te- 
nute immense  si  curavano  poco  delle  cose  della  villa,  e 
le  lasciavano  in  mano  di  quei  servi,  cui  gli  anni  e  le  li- 
bidini della  città  avevano  già  consumato.  Si  legge  con  molto 
piacere  la  celebre  prefazione  del  libro  di  Columella.  I  suoi 
contemporanei  s'immaginavano,  che  la  terra  col  continuo 
produrre   si   fosse  esaurita,  ed  invecchiata,  e  che  |e  sta- 
gioni non  fossero  più  propizie.  Egli  trova  la  ragione  della 
decadenza  dell'agricoltura  nelle  cause  suddette,  e  dice  che 
la  madre   comune  di  tutte  le  cose  è  sempre  fiorente  di 
giovinezza  eterna.   A   tulli  è  noto,  che  Plinio  nel  Panegi- 
rico  di   Trajano,  ed  altrove  attribuisce   la   miseria,  e  lo 
spopolarsi  dell'Italia  ai  Latifondi.  Questa  fertile  terra  si 
era  dunque  coperta  di  paludi  e  di  boschi,  e  quando  com- 
parvero i  barbari  potevasi  sommigliare  ad  un  corpo  privo 
di  sangue,  che  non  aveva  la  forza  da  resistere.  Durarono 
le  cose  in  questi  termini  per  molti  anni,   e   sebbene  fino 
dai  tempi   di  Teodorico  avessero  i  Monaci  incominciato  a 
coltivare  i  terreni  sterili,  ed  abbandonati,  ed  il  Fondatore 
dell'  Abazia  di  Galeata  illustre  per  santità  avesse  nell'Emilia 
principalmente  diboscate,   e  rese  feconde   le  sponde  del 
Viti,  questi   nostri   luoghi  non  cominciarono  ad  essere  a- 
bilati  in  qualche  parte  die  \erso  il  decimo,  e  l'undecimo 
secolo.  I  Barbari,e  gli  Esarchi  greci  di  Ravenna  non  pen- 


452  OSSERVAZIONI 

sarono  che  a  comandare ,  ed  a  spogliare.  E  quando  la 
selva  Litatia  fu  collivata  maggiormente,  e  si  riempì  di, case, 
e  gli  abitatori  di  alcuni  suoi  villaggi  cacciati  dalle  onde 
del  Santerno  cercarono  rifugio  nel  castello  di  Lugo,  e  vi 
si  stabilirono  fu  necessario  difendere  la  crescente  città,  e 
le  sue  terre  dalle  innondazioni  continue,  ed  inalveare  le 
acque  disperse.  Questi  lavori  durati  per  tanti  anni  giova- 
rono anche  ai  terreni  superiori,  e  prepararono  lo  sgorgo 
alle  acque  del  territorio  di  Solarolo.  Ma  le  opere  utili  sono 
sempre  molto  lente,  e  vivono  ancora  dei  vecchi,  che  vid- 
dero  una  parte  di  queste  terre  impaludale  fra  Solarolo  e 
Castel  Bolognese.  Ora  nel  territorio  suddetto,  e  nelle  sue 
circostanze  io  ho  trovata  la  pelagra,  ed  un  mio  zio,  che 
vi  aveva  esercitata  la  medicina  per  trenta  sei  anni  in  qua- 
lità di  Medico  condotto  prima  di  me,  la  vidde  subito  in 
vari  stadj  ;  e  me  ne  aveva  già  parlato  spesse  volle.  Io  farò 
menzione  di  quei  casi  solamente,  che  mi  sembrano  poter 
meritare  qualche  considerazione.  La  moglie  dunque  di  Lui- 
gi Tampieri  contadino  della  Parrocchia  di  Gajano  era  di 
un  temperamento  nervoso,  bianca  nel  viso,  di  occhi  neri, 
e  molto  sensibile  al  freddo,  ed  all'umido.  In  quasi  tutte 
le  stagioni  dell'anno  cercava  il  sole,  e  vi  si  fermava  vo- 
lontieri.  Veniva  da  una  famiglia  di  contadini  agiati  della 
Parrocchia  di  S.  Mauro,  ne  fra  i  suoi  vi  era  stalo  alcuno 
affetto  di  pellagra.  Era  di  ottime  abitudini  morali,  e  fu 
buona  moglie,  e  buona  madre.  Molto  data  alle  pratiche 
religiose  aveva  nel  suo  linguaggio  molla  umiltà  e  rasse- 
gnazione. Circa  i  trentasei  anni  della  sua  età  incominciò 
di  primavera  a  sentirsi  travagliala  da  una  sete  continua, 
e  da  un  calore  urente  al  dorso,  e  la  notte  i  sonni  erano 
torbidi ,  e  pieni  di  miseri  sogni.  Si  nutriva  quasi  esclusi- 
vamente con  dell'insalata,  e  per  dissellarsi  beveva  dell'a- 
ceto coir  acqua-  Sul  finire  dell'estate  parve  divenisse  più 
allegra  ,  e  tornò  a  mangiare  in  comune  colla  famiglia.  Que- 
sta usava  molto  nell'inverno  di  farina  di  grano  turco,   e 


SULLA    PELAGRA  453 

di  carne,  e  di  pesce  salato.  La  primavera  seguenle  la  sua 
condizione  peggiorò,  ed  agii  altri  sintomi  si  aggiunse  un 
bruciore  al  dorso  delle  mani  ed  una  forte  intolleranza  del 
sole.  Parlava  spesso  da  se,  e  lamenlavasi  della  vista,  che 
le  veniva  meno,  e  di  vertigini  e  di  aria  nello  stomaco. 
Nondimeno  tutta  la  cura  di  lei  era  ridotta  a  qualche  pur- 
gante salino.  Nel  terzo  anno  l'alterazione  cutanea  al  dorso 
delle  mani  si  fece  più  marcata,  e  più  dolorosa;  ed  essa 
era  divenuta  pallida,  e  magra;  fuggiva  dalla  vista  delle 
persone,  e  teneva  gli  occhi  fissi  sopra  la  terra.  Una  sera 
nel  mese  di  Giugno  dopo  di  avere  lungamente  pianto  corse 
fuori  di  casa,  e  si  gettò  di  un  tratto  nel  pozzo.  Ma  soccorsa 
subilo ,  e  cavata  viva  fu  poi  curata  come  maniaca ,  pellagrosa 
da  mio  Zio  per  circa  due  anni.  Nel  delirio  ebbe  dei  perio- 
di di  quiete,  ma  la  malattia  progredì  sempre,  e  quando 
prima  della  sua  morte  io  fui  chiamato  nel  marzo  del  1844, 
cioè  sei  anni  dopo  la  comparsa  della  pellagra  aveva  feb- 
bre vespertina,  difficoltà  grave  di  respiro,  tosse  innane, 
lingua  rossa,  diarrea ,  mani  sordide,  calma  e  fatuità  delle 
facoltà  mentali  e  le  apparenze  di  un  corpo  preso  da  tabe. 
Ora  è  necessario  considerare  un  fatto  avvenuto  ad  uno 
dei  figli  di  Lei  non  essendo  raro  di  vederlo  in  altri  nati 
da  pellagrosi.  Questo  giovine  chiamato  Francesco  conta 
ora  circa  ventidue  anni,  è  di  buona  complessione,  e  di 
un  temperamento  sanguigno  bilioso.  Attende  con  grande 
sollecitudine  ai  lavori  campestri ,  ed  ha  abitudini  morali 
oneste.  Dopo  essere  stato  lungamente  esposto  al  sole  nel 
mese  di  Maggio  1848  fu  preso  da  un  delirio  furente.  Ri- 
mase demente  per  più  di  tre  mesi,  dopo  i  quali  si  rista- 
bilì, ed  ora  non  palesa  alienazione,  ma  esaltamento  men- 
tale. E  per  seguitare  a  dire  qualche  cosa  intorno  alla  di- 
sposizione dei  figliuoli  dei  pellagrosi  alle  malattie  cerebrali 
aggiungerò,  che  una  ragazza  di  circa  sedici  anni  figlia  di 
Michele  Lama  contadino  del  territorio  di  Cotignola  nata  di 
una  madre  pellagrosa  ancora  vivente ,  dopo  di  avere  mietuto 


454  OSSERVAZIONI 

del  grano  per  alcuni  giorni  nel  mese  di  Giugno  dell'anno 
passato  cadde  sul  solco  come  morta-  I  polsi  erano  lenti , 
ed  appena  percettibili ,  ma  per  l'apertura  dell'arteria  tem- 
porale, e  poi  delle  vene  dei  piedi  acquistarono  forza,  ed 
ella  non  cominciò  a  muovere  gli  occhi  e  ad  emettere  voci 
incomposte  che  al  quarto  giorno.  Dopo  divenne  maniaca,  e 
non  guarì  che  nell'autunno.  E  i  pellagrosi  medesimi  mno- 
jono  qualche  volta  apnplelici. 

La  moglie  di  Giuseppe  Neri  agricoltore,  che  abitava  nella 
Parrocchia  di  Gajano  dopo  di  avere  sostenute  lunghe  fatiche 
nei  lavori  della  terra  e  travagli  morali  per  causa  di  una  cogna- 
ta, a  cui  la  natura  aveva  concesso  beltà  e  lusinghe  incominciò 
a  sentire  i  tristi  effetti  della  pellagra.  Vertigini ,  bagliore  di 
occhi ,  orrore  al  cibo,  sete  ardente,  malinconia  cupa,  prurito 
al  dorso  delle  mani,  e  debolezza  agli  arti  inferiori.  La  notte 
Don  trovava  posa  e  per  un  rumore  come  di  organo,  che  si 
sentiva  negli  orecchi ,  e  per  un  calore ,  che  pareva  la  brucias- 
se di  dentro.  Passava  i  quarant'anni,  era  alta  di  statura, 
adusta,  ed  il  viso  nel  colore  sembrava  arrostito.  Aveva 
partorito  due  volle, ma  allora  non  era  più  "menstruata.  Per 
due  anni  nella  primavera  si  rinnovarono  i  disordini  sud- 
detti, e  nell'estate  ella  faceva  dei  bagni,  e  beveva  le  acque 
marziali, e  si  asteneva  dai  lavori  campestri.  Nel  terzo  anno 
fino  al  mese  di  Maggio  la  sua  salute  non  cambiò  tanto, 
ne  le  si  presentò  la  scottatura  del  dorso  delle  mani,  ma 
a  poco  a  poco  col  crescere  del  caldo  della  stagione  divenne 
malinconica  e  le  incominciarono  dei  forti  tremori  alle  brac- 
cia. Le  quali  si  muovevano  come  in  quelli  che  hanno  il 
ballo  di  S.  Vito.  La  pupilla  degli  occhi  era  sempre  dila- 
tata, e  quasi  immobile.  Visse  in  questo  modo  fino  al  No- 
vembre, ili  cui  morì  apopletica  in  meno  di  due  ore.  La 
sua  famiglia  si  nutriva  bene,  usava  poco  di  farina  di  for- 
mentone, e  non  mai  sola,  beveva  buoni  vini,  ma  lavorava 
molto,  aveva  abitudini  succide,  e  disordini  morali  in  casa. 
Tanta  è  la  parte  dell'azione  nervosa,  e  principalmente  del 


SULLA  PELLAGRA  455 

cervello  in  questa  sordida  malattia,  che  alcuni,  nei  quali 
erasi  avvanzata  tanto  da  venire  guardali  come  folli  guari- 
rono affatto  dopo  avere  sostenuta  una  cura  basata  sulle  in- 
dicazioni tolte  semplicemente  dalla  condizione  del  sistema 
cerebrale.  Io  ne  ho  davanti  alla  memoria  perecchi  esem- 
pj,  fra  i  quali  la  moglie  di  Sante  Randi  della  Parroc- 
chia di  Gajano,  che  curata  da  mio  Zio  gode  da  dodici 
anni  ottima  salute,  ed  una  ragazza  rachitica  della  Parroc- 
chia di  S.  Mauro  chiamala  Gozala,  che  dopo  molle  pri- 
mavere non  ha  più  visto  comparire  la  risipola  alle  mani, 
ne  è  stala  afflitta  da  quel  delirio  malinconico,  che  la  con- 
sumava. E  intorno  alla  mentovata  moglie  di  Randi  posso 
aggiungere,  che  un  figlio  di  lei  di  circa  quindici  anni  è 
ora  ipocondriaco,  e  credesi  ammagliato  e  travagliato  da 
esseri  invisibili.  Giace  senza  febbre  in  letto  in  una  specie 
di  apatia,  e  se  muovesi  le  gambe  gli  vacillano  sotto,  e 
gli  vengono  delle  lipoiimìe.  Ha  occhio  bianco ,  pupilla  lar- 
ga, lingua  punlecchiata  ed  aspetto  cachelico.  Dalle  quali 
cose  si  potrebbe  forse  inferire  con  ragione,  che  un' attivila 
cerebrale  eccessiva,  una  disposizione  al  disordine  nelle 
funzioni  inlelletlive,  già  passata  dai  padri  nei  figliuoli  nati 
mollo  prima  della  comparsa  del  morbo  pellagroso,  aumen- 
tata da  cure  tristi ,  da  passioni  vili  e  dolorose,  dal  terrore, 
dalla  paura,  da  fatiche  soverchie  durate  sotto  un  sole  co- 
cente, le  quali  mettono  in  uno  stato  di  irritazione  prolun- 
gata il  sistema  cerebro-spinale,  ha  sparsa,  e  promossa 
un'azione  analoga  simpatica  sull'apparecchio  digerente  già 
irritato  dal  suo  canto  da  cibi  grossolani,  e  da  bevande 
impure.  Il  derma  questo  polmone ,  questo  intestino  rovescia- 
to poco  curalo  dai  conladini  pieno  di  lozio  misto  a  mollecole 
terrose,  e  vegetali,  ne  risente  l' effetto  nelle  regioni,  dove 
fu  raaggiormenle  eccitalo  dal  sole,  e  si  disquamma.  E  le 
donne,  quegli  esseri  così  amabili  per  la  sensibilità  dei  loro 
nervi,  mal  compensate  spesso  negli  amori,  sottoposte  ai 
travagli  del  parto,  ed  alle  affezioni  di  ogni  maniera,  che 


456  OSSERVAZIONI 

trae  con  sé  lo  stato  di  madre  vengono  attaccate  da  questa 
lenta,  e  compassionevole  malattia  molto  più  degli  uomini, 
poiché  presso  di  noi  ciò  accade  nella  proporzione  di  circa 
dieci  ad  uno.  La  periodicità  del  morbo  è  un  altro  segno 
dell'azione  nervosa  su  di  esso.  Ma  ora  seguitiamo  ad  osser- 
varlo nei  suoi  effetti.  Una  certa  Tamburini  moglie  di  Na- 
tale Venturelli  abitante  nella  Parrocchia  di  Casanola  ap- 
partiene ad  una  famiglia  di  contadini  noti  per  la  loro 
agiatezza,  e  per  l'avvenenza,  ed  il  lusso  delle  loro  donne. 
I  genitori,  i  fratelli  di  lei  sono  tutti  vivi,  e  la  loro  eco- 
nomia domestica  è  così  prospera^  che  si  sono  già  elevati 
al  grado  di  possidenti.  Ella  è  di  un  temperamento  nervo- 
sO'Sanguigno,  ha  forme  gentili  ma  è  sempre  slata  mal 
menstruata  ed  è  sterile.  Attempata  di  circa  trentadue  anni 
fu  per  1* addietro  affetta  di  mali  celtici,  che  poco  curati 
le  guastarono  molto  la  sanità,  e  la  resero  malaticcia.  Nella 
primavera  del  1848  i  suoi  malanni  ordinarj  crebbero,  ed 
incominciò,  come  Ella  esprimevasi  a  dare  delle  onde  cam- 
minando. La  sua  voce  divenne  sottile,  e  qualche  volta  le 
veniva  meno  nell'atto  di  articolare  le  parole,  e  qualche 
volta  le  articolava  così  male,  che  pareva  parlasse  coi  lab- 
bri chiusi.  Usala  a  bere  assai  vino  nero  generoso  io  attribuii 
ad  esso  i  tremori  delle  sue  membra,  ed  il  colorito  mollo 
simile  a  quello  della  gotta  rosacea  della  faccia,  e  delle 
parli  laterali  del  collo.  Sentiva  un  calore  urente  alla  re- 
gione dello  sterno  ed  alla  palma  delle  mani,  e  mancava 
spesso  per  deliquio.  Era  inerte  ed  aveva  come  perduta  l'at- 
titudine a  fare  qualunque  cosa.  Nell'autunno  scomparvero 
quasi  affatto  questi  fenomeni ,  se  non  che  Ella  rimase  in 
aria  di  stordita,  ed  il  colore  del  viso  di  un  rosso  cu- 
po, ma  l'anno  appresso  alla  stagione  medesima  eccoli  di 
nuovo.  Di  più  i  metacarpi  si  coprirono  di  tante  minute 
fenditure,  intorno  alle  quali  la  cuticola  si  alzava,  e  for- 
mava degli  orli  di  un  rosso  paonazzo.  Teneva  il  mento 
fìtto  nello  sterno  come  se  fosse  assalita  da  emprostolono, 


SULLA  PELLAGRA  iÒJ 

e  diceva  di  non  poter  tenere  alta  la  testa.  Parlando  del  ca- 
lore del  suo  corpo,  e  della  rigidità  della  sua  pelle  ella  di- 
ceva sovente  di  parerle  di  essere  stata  seccala  al  sole.  Le 
«otlrazioni  sanguigne  locali,  i  decotti  di  sostanze  amare 
nello  siero  vacino,  gli  empiastri  emolienti,  i  bagni  nel- 
l'acqua corrente  di  fiume,  le  acque  marziali  giovarono 
ben  poco  alla  sua  salute.  Ora  è  mollo  nutrita,  ma  parla 
di  un  dolore  alla  colonna  vertebrale,  e  le  funzioni  loco- 
motive sono  ancora  innormali.  Non  sarebbe  possibile  poter 
determinare  i  sintomi  prodromi,  e  concomitanti  della  pel- 
lagra ,  né  le  omopatie  alle  quali  si  associa  più  di  frequente, 
né  la  durata  dei  suoi  stadj  poiché  variano  all' infinito  come 
le  idiosincrasie  degli  individui  affetti.  Un'  altra  donna  su- 
periore di  poco  ai  trenta  anni  vegeta,  robusta,  di  belle 
carni  brune,  moglie  assai  feconda  di  un  contadino  del 
territorio  di  Faenza  chiamato  Baldi  si  sentiva  da  molto 
tempo  una  generale  stanchezza  accompagnata  da  cefalalgia, 
e  da  un  grande  pizzicore  ai  metacarpi,  ed  ai  metatarsi. 
Avea  poco  appetito,  ed  era  insonne.  L'anno  scorso  nel 
mese  di  Aprile  la  pelle  delle  mani,  e  dei  piedi  le  divenne 
tesa  e  rigida,  e  nella  parte  superiore  aveva  tanti  punti 
lucenti,  che  in  seguito  si  fecero  scaglie  farinose,  e  nel- 
l'inferiore le  si  gonfiò  enormemente  aprendosi  in  fetide 
crepaccie  dolorose  di  un  vivo  rossore,  e  che  gemevano  un 
icore  corrodente.  Le  dita  ingrossate  non  avevano  più  moto 
di  flessione  e  le  unghie  cadevano  come  polverizalc.  Moti 
vertiginosi,  lagrimazione  involontaria,  alito  fetido,  stiti- 
chezza, conati  di  vomito,  lamenti  continui,  ardori  di 
venere.  Fu  curata  con  infusioni,  e  decolti  amari,  col  far- 
la nutrire  lungamente  di  brodo  verde  formato  colle  carni 
di  animali  giovani,  e  la  saponaria,  e  la  cicoria,  con 
molti  bagni  presi  nel  Senio,  e  la  bibita  delle  acque  mar- 
ziali e  sulfuree.  Ora  è  gravida,  e  sia  molto  bene,  quan- 
tunque abbia  rimasto  la  pelle  callosa  e  screziata  di  pic- 
cole regadi  alle  mani ,  ed  ai  piedi.  Apparirà  in  avanti  se 

N.  Ann,  Se.  Natur.  Serie.  HI.  Tomo  5.  80 


468  ossERVAZior^i 

questa  buona  condizione  di  salute  dipende  in  parte  dallo 
stato  dell'utero.  Le  infusioni  di  decotti  amari  sono  in 
molto  credito  per  la  cura  della  pellagra  nelle  nostre  cam- 
pagne presso  tulli  gli  empirici. 

Bernardo  Mazzolani  miserabilissimo  campagnuolo  della 
Parrocchia  di  Felizio  di  circa  cinquant'  anni  padre  di  molti  fi- 
gliuoli mi  chiamò  una  volta,  che  la  pellagra  lo  aveva  mal  ri- 
dotto di  corpo, e  di  animo.  Il  dorso  delle  mani  era  come  scor- 
ticato ,  e  di  un  colore  tendente  al  giallo.  Dissemi  essere  pella- 
groso da  venti  anni,  passarne  molti  senza  male,  sentirsi  però 
sempre  stanco^e  di  mal  umore,  voler  essere  quella  primavera 
per  lui  ben  triste.  Seppi  che  aveva  messo  in  infusione 
della  limatura  di  ferro,  delle  foglie  di  assenzio  e  della 
scorza  di  olmo  in  un  fiasco  di  vino,  e  che  la  mattina,  e 
la  sera  ne  beveva  un  bicchiere  e  che  con  tale  bevanda  erasi 
ristabilito  altre  volte.  Io  lo  pregai  di  unire  almeno  a  questa 
cura  qualche  bagno.  L'anno  appresso  l'agrezza  alla  cute 
non  comparve,  ma  divenne  melanconico,  ed  iterico  per 
tutta  l'estate,  ed  anche  ora  fino  dal  principio  di  Marzo  è 
coperto  del  morbo  regio.  Alcuni  dopo  gli  efi"etti  della  pel- 
lagra sono  afilitti  nelT inverno  dalle  artriti,  e  dalle  reu- 
matalgie, e  se  queste  mancano  soffrono  spesso  di  sincope. 
Un  certo  Vegghio  della  campagna  Faentina  uomo  che  passa 
i  sessanta  anni  me  ne  offre  l'esempio  da  molto  tempo.  Ad 
un  conladino,  che  abitava  una  volta  nella  Parrocchia  di  Ga- 
jano  scomparve  affatto  la  pellagra  dopo  un  emuntorio 
formatosi  a  caso  in  una  varice  della  gamba  destra.  Una 
donna  maritata  del  circondario  di  Lugo  si  riebbe  assai 
bene  colla  comparsa  di  un'eruzione  cutanea  bianca  come 
la  leuce  dei  Greci  promossa  da  frizioni  slibiate  sullo  ster- 
no. In  genere  la  pellagra  anche  presso  di  noi  è  una  ma- 
lattia degli  agricoltori  miserabili,  o  di  quelli  che  vivono 
alla  maniera  dei  miserabili ,  cioè  senza  riguardo  alcuno 
alle  leggi  dell'igiene;  pare  che  in  questa  località  si  in- 
contri più  facilmente  dopo  i  treni' anni,  ne  io  ho  mai  potuto 


SULLA   PELLAGRA  469 

vedere  alcun  fanciullo  pellagroso.  In  molli  si  presenta  mite 
assai,  tace  in  certi  tempi,  in  altri  ricomparisce  ed  i  suoi 
effetti  non  sono  molto  lontani  da  quelli  dell'ipocondria. 
Un  contadino  diventò  pellagroso  dopo  di  essere  stato  fe- 
rito, e  rubalo  in  casa  dai  ladri, e  mio  Zio  ricordava  sem- 
pre un  giovine  marito ,  a  cui  venne  la  pellagra  dopo  di 
avere  abusato  della  luna  di  miele,  honey  moon  come  di- 
cono gli  inglesi.  Io  non  conosco  esempio  alcuno  di  coa- 
tagio  pellagroso.  Io  una  stessa  famiglia  ammalati,  e  sani 
mangiano  insieme,  dormono  insieme,  usano  le  medesime 
biancherie,  la  madre  allatla,  e  tiene  in  seno  i  figli  senza 
pregiudizio ,  ne  so  che  questi  traggano  dai  genitori  al- 
tro che  una  disposizione  alle  affezioni  cerebrali  ed  al- 
le neurosi.  —  L*  idea  del  suicidio  per  annegamento  è 
comune  a  tulli  quelli,  cui  opprime  una  miseria  desolante, 
sordida,  e  che  sono  inerti  e  pusillanimi.  Olire  a  ciò,  fa 
d'uopo  avvenire  che  la  maggior  parie  dei  pellagrosi  presso 
di  noi  rimangono  deboli ,  cachelici,  timidi,  di  poca  mente 
e  finiscono  tabidi  con  dissenteria  principalmente  le  donne 
all'epoca  della  cessazione  dei  mestrui  senza  mai  palesare 
il  minimo  inlendimenlo  di  morte  spontanea.  Osservasi  que- 
sta malattia  tanto  di  frequente  in  quelle  famiglie,  che  si 
nutrono  principalmente  col  grano  della  Zea  Mays;  e  me- 
dici chiarissimi  hanno  pensalo,  che  in  esso  sia  la  ra- 
gione principale.  Quelli  che  in  Romagna  usano  quasi 
esclusivamente  del  grano  suddetto  sono  oppressi  dalla  mi- 
seria, e  questa  è  una  causa  ben  sufTieiente}  per  portare 
disordine  nelle  funzioni  del  sistema  nervoso,  del  chilo-po- 
jetico ,  del  dermoideo.  I  celebri  Slrambio  e  Fanzago  riten- 
nero che  la  farina  di  grano  turco  potesse  contribuire 
all'irritazione  delle  prime  vie  se  era  corrotta,  o  unita  a 
bevande  di  prave  qualità  perchè  produce  acidità  ed  en- 
4eralgie.  Nelle  nostre  campagne  è  sparsa  in  ogni  luogo 
-l'opinione  che  il  cibarsi  di  essa  la  primavera,  e  l'estate 
»6ia  mal  sano,  e  gli  spacciatori  pubblici  hanno  obbligo  di 
tenerne  solamente  fino  ad  Aprile. 


460  OSSERVAZIONI 

Le  analisi  chimiche  non  hanno  scoperto  principio  no- 
civo in  questo  grano  dolce,  ma  è  certo,  che  per  le  piog- 
gie  della  stagione,  in  che  si  raccoglie  si  guasta  mollo  fa- 
cilmente. La  farina  nel  caldo  diviene  presto  amara,  e  la 
polenta  sì  copre  di  una  viscosità  di  sapore  agro,  che  for- 
ma delle  file  glutinose  quando  si  rompe,  vi  nascono  sopra 
molte  criptogame,  ed  in  pochi  giorni  tutta  la  massa  è  in- 
grommata di  muffa.  Per  lo  che  la  sua  azione  su  di  noi  potrà 
essere,  l'azione  di  un  cibo  cattivo,  che  forma  un  chilo  cat- 
tivo, ma  parmi  non  possa  paragonarsi  a  quella  della  se- 
gala cornuta.  Noi  ne  cibiamo  con  mollo  vantaggio  tutti  gli 
animali  domestici  e  le  loro  condizioni  fisiologiche  miglio- 
rano sempre  sotto  un  tale  nutiimento.  Tulli  gli  agricoltori 
poi  affermano,  che  la  farina  di  formentone  sano  macinata 
e  colta  di  fresco  forma  un'alimento  salubre  anche  l'estate. 
Di  più  l'eritema,  la  risipola  della  pellagra  si  deve  all'a- 
zione del  sole,  o  meglio  la  dermatite  apparisce  sempre 
nelle  parli,  che  ne  risentirono  l'azione  immediata.  Un  mi- 
serabile villano,  che  fu  poi  messo  in  un  manicomio  e  che 
nella  stagione  calda  aveva  la  faccia,  una  parte  delle  brac- 
cia, e  delle  gambe  come  brucciate  dalla  polvere  solfurea 
dicevami,  averne  in  alcuni  anni  salvate  le  braccia  e  le 
gambe  col  tenerle  coperte.  Non  è  raro  di  vedere  in  quelli, 
che  sono  attaccali  da  lenta  epatite  e  che  vivono  civilmente 
comparire  di  primavera  un'eruzione  al  dorso  delle  mani, 
ma  è  di  natura  benigna  e  si  allontana  mollo  dalla  figura 
della  pellagra.  Strambio,  e  Fanzago  sono  pure  d'accordo 
intorno  all'insolazione  e  la  ritengono  come  causa  occasio- 
nale della  Qogosi  culanca.  Frapoli  ed  Albera  vi  trovano 
la  causa  unica  della  pellagra  ,  che  credono  vecchia  in  Italia 
quanto  l'azione  del  sole  sulle  sue  terre.  In  ogni  modo  la 
pellagra  deve  la  sua  forma  di  malattia  cutanea  ai  raggi 
solari.  Senza  la  dermatite  mi  pare  difficile  di  poter  conce- 
pire questo  morbo.  Dopo  Morgagni  e  gli  avanzamenti  del- 
l'anatomia  patologica  tutti  gli  altri  fenomeni  si  rifferiscono 


Sl'LLA  PELLAGRA  461 

ad  affezioni  del  cervello,  e  dei  suoi  inviluppi,  ovvero  de- 
gli organi  della  vita  nutritiva  e  principalmente  del  sistenna 
gastro-epatico.  Dentro  le  città,  ed  i  paesi  all'alterazione 
della  crasi  sanguigna  e  dall' inormale  riparazione  per  un 
cattivo  nutrirsi,  o  per  patimento  nervoso  la  cute  può  pa- 
lesare il  suo  consenso  con  tutte  le  forme  delle  flegmasie 
acute,  0  lente  già  conosciute;  in  campagna  la  pellagra 
tiene  luogo  di  tulle,  e  l'eritema  del  sole  innocuo  per  tanti 
anni  acquista  un  carattere  di  malattia  cutanea  erpetica, 
lebrosa,  la  quale  poi  reagisce  sugli  organi  della  vita  ve- 
getativa, e  su  i  nervi.  I  nostri  contadini  non  hanno  cer- 
tamente cura  alcuna  della  pelle,  pensano  ben  poco  alla 
biancheria,  vivono  per  la  maggior  parte  dell'inverno  nelle 
stalle,  ma  fra  di  loro  si  ritrovano  difficilmente  malattie 
sordide.  La  rogna  è  rara  assai,  e  nel  corso  di  otto  anni 
io  non  ho  veduto  che  un  erpete  della  varietà  Lichenoìde 
di  Alibert  nelle  mani  di  una  figlia  molto  robusta  nata  di 
una  donna,  che  morì  pellagrosa ,  e  che  fu  moglie  di  Gio- 
vanni Claretta  della  Parrocchia  di  S.  Mauro.  Al  contrario 
nell'interno  di  Solarolo,  dove  ho  veduta  quella  povertà, 
a  cui  Orazio  dà  il  titolo  di  immonda,  dove  non  manca 
l'azione  continua  delle  passioni,  che  in  altri  tempi  si  dis- 
sero controstimolanti,  ne  quella  della  farina  del  cereale 
americano  io  non  ho  mai  veduta  la  pellagra. 

Alcuni  somigliarono  questo  male  al  morbo  miliare. 
Intesero  forse  che  la  condizione  patologica  del  sangue  ac- 
concia al  formarsi  della  miliare,  e  della  pettecchia  non 
fosse  dissimile  da  quella  in  che  nasce  la  pellagra,  che  dal 
loro  corso  in  fuori  avessero  queste  infermità  somiglianza 
fra  loro  e  per  i  guasti  addominali ,  e  per  la  qualità  del 
vaneggiamento  nervoso.  Se  non  che  tengo,  che  siasi  troppo 
detto  essere  il  mesto  delirio,  e  tutti  i  sintomi  nervosi  di 
origine  secondaria  nella  pellagra.  Molti  agricoltori  presen- 
tano tutti  gli  anni  la  scottatura  alle  mani  cogli  altri  ca- 
ratteri esterni,  ed  in  essi  questa  affezione  non  è  accompa- 


462  OSSERVAZIONI 

gnata  che  da  un'irritazione,  o  esallamenfo  cerebrale,  ij 
quale  si  accorda  con  una  buona  salute.  E  come  l'epiderraide 
può  partecipare  a  tutti  i  mutamenti  avvenuti  nei  visceri  così 
la  risipola  pellagrosa  può  associarsi  a  tutte  le  cacchessie. 
E  unita  spesso  alla  scorbutica,  e  lo  sfogliarsi  delle  man» 
che  non  era  che  un  segno  della  discrasia  fu  chiamato 
uno  scorbuto.  La  moglie  di  un  certo  Camangi  delle  vici- 
nanze di  Bagnara  me  ne  offre  la  prova.  Io  la  giudicai  pel- 
lagrosa, ma  il  parto  di  un  figlio  macchialo  di  scorbuto, 
il  grave  affanno  di  respiro ,  e  tutti  gli  altri  sintomi  mi  fecero 
sovvenire  di  Lind.  Ad  un  giovine  nipote  del  molto  Reve- 
rendo Sig.  Parroco  di  Casanola  nella  convalescenza  di  una 
grave  dissenteria,  che  pose  in  pericolo  la  sua  vita  venne 
con  molto  vantaggio  la  pellagra  al  dorso  ed  alle  dita  delle 
mani,  ed  ora  con  un'ottima  salute  ne  offre  un  esemplare 
veramente  bello.  E  Maria  Frabetti  vedova  di  Domenico  Po- 
letti  di  circa  sessanta  anni  abitante  appresso  alle  mura  di 
Solarolo  dopo  mollo  misere  affezioni  morali  fu  presa  da 
dissenteria,  che  da  alcuni  giorni  si  è  complicata  colla  pel- 
lagra. Il  dorso  delle  mani  è  coperto  di  croste  nere  che 
cadono,  e  si  rinnovano  col  gemere  di  un  umore  denso  e 
quasi  inodoro;  nei  piedi  Ella  sente  brucciore,ed  un  con- 
linuo  formicolaraento.  Per  le  quali  cose  non  è  difficile  di 
capire  come  la  malattia  pellagrosa  abbia  origine  da  tutte 
quelle  cause,  che  possono  indurre  nel  sistema  gastro-epa* 
lieo  una  condizione  patologica ,  per  la  quale  si  forma  un 
chilo  poco  riparatore ,  e  come  i  sintomi ,  il  complesso  delle 
emopatie,  degli  studj,  e  degli  effetti  siano  presso  a  poco 
comuni  a  tutte  le  flegmasie  sordide  del  tessuto  dermoideo 
descritte  sotto  il  nome  di  lebbra.  Ora  quando  in  una  loca- 
lità queste  flegmasie  si  presentano  meglio  in  una  forma 
che  in  un'altra  non  pare  assurdo  il  credere  che  ciò  dipen- 
da da  influenze  territoriali,  da  elementi  topografici  non 
sempre  saputi  dall' Etiologia.  Dopo  Ipocrate,  il  quale  scrisse 
it  trattalo  De  aere,  locis,  et  aquis  tutti  conoscono,  che 


SULLA  PELLAGAA  463 

la  terra  produce  gli  abitatori  simili  a  se  come  disse  un 
grande  poeta,  e  che  col  cambiarsi  della  Geografia  dei 
Paesi  ne  cambia  la  Fiora,  la  Fauna,  e  l'Antropologia.  E 
come  vi  sono  vegetabili  ed  animali  proprii  di  certe  località 
così  vi  sono  delle  malattie  e  tanto  quelli,  che  queste  col 
mutare  di  luogo  soffrono  dei  cambiamenti  a  seconda  delle 
condizioni  locali, ovvero  dopo  un  certo  tempo  si  spegnono 
affatto  non  trovando  gli  elementi  necessari  al  loro  sviluppo. 
Ondechè  potrebbe  essere  permesso  di  chiamare  la  pellagra, 
il  male  della  rosa,  ed  il  male  rosso  una  lebbra  indigena 
dell'Italia,  della  Spagna,  e  della  Gniana  Francese.  Alcuni 
medici  celebri  e  fra  questi  Pietro  Frank,  l'autorità  del 
quale  ha  tanto  valore  nella  scienza  avvisarono,  che  queste 
forme  di  morbi  cutanei  non  fossero  che  varietà  della  leb- 
bra rossa  la  quale  aveva  sofferto  delle  mutazioni  secondo 
il  clima  e  le  abitudini  sociali  del  luogo.  La  lebbra  por- 
tala in  Italia  per  la  prima  volta  se  credesi  a  Plinio  dalle  le- 
gioni di  Pompeo  ci  viene  descritta  in  tante,  e  così  diverse 
maniere  dagli  scrittori  di  tutte  le  nazioni,  che  non  è  dif- 
ficile il  credere  come  possa  palesarsi  sotto  aspetto  diffe- 
rente. Nelle  opere  posteriori  alle  Crociale  osservasi  la  me- 
desima discrepanza.  La  quale  però  sembra  limitata  alla 
semplice  fisonomiadel  morbo,  poiché  tutte  le  sordide  im- 
peligini  hanno  somiglianza  fra  loro  negli  altri  rapporti.  I 
Legislatori  più  famosi  d'Oriente  l'Ebreo  e  l'Arabo  non 
proibirono  certi  cibi,  e  certe  bevande,  ne  prescrissero  pu- 
.  riflcazioni,  ed  abluzioni  senza  gravi  ragioni  di  polizia  me- 
dica. Esiste  un  documento  dell'ottavo  secolo,  che  merita 
qualche  considerazione  nella  storia  dei  mali  in  discorso.  È 
una  lettera  attribuita  ingiustamente,  come  dice  Muratori, 
al  Pontefice  Stefano  Quarto,  e  diretta  ai  due  Principi  Fran- 
cesi figli  di  Pipino,  Carlo,  e  Carlomanno  qnando  il  primo 
trattava  di  prendere  in  moglie  la  figliuola  dell' ultimo  Re 
Longobardo.  Apparisce  da  questa  lettera,  che  nella  vecchia 
MoQarcbia  Lombarda   la   patria  dell'  endemia  pellagrosa 


464  OSSERVAZIONI 

dominava  anche  allora  una  malattia  cutanea  propria  dei 
Lombardi  chiamata  col  nome  generico  di  lebbra,  per  cui 
è  detto  che  la  razza  loro  è  impura,  e  vile.  Se  questa  leb- 
bra di  Lombardia  fosse  stata  simile  a  quella,  che  regnava 
epidemica  in  Germania  ed  in  Francia,  in  cui  allora  per  la 
carità  cristiana  di  S.  Nicolò  furono  aperti  per  la  prima 
volta  degli  Spedali  ai  lebbrosi  non  eravi  ragione  di  scrive- 
re ff  che  l'illustre  nazione  dei  Franchi  superiore  a  tutti  i 
popoli,  e  la  razza  dei  loro  Re  tanto  nobile,  e  circondata 
da  tanta  gloria  sarebbe  contaminata  da  una  perfida  ed  in- 
fetta Famiglia  dei  Lombardi,  che  non  furono  mai  contati 
nel  numero  delle  nazioni,  e  che  certamente  erano  nati 
lebbrosi,  n  Ma  o  vecchia,  o  nuova,  noi  ora  troviamo  que- 
sta malattia  in  Italia  e  sarà  piiì  importante  dire  qualche 
cosa  intorno  alla  maniera  di  curarla.  Negli  ultimi  stadj 
la  necessità  costringe  di  attendere  alle  complicazioni ,  o 
per  esprimermi  meglio  alle  malattie  alle  quali  la  pellagra 
è  unita,  perciò  non  è  possibile  determinare  un  sistema  cu- 
rativo, che  questo  sarà  acconcio  alla  qualità  della  condi- 
zione morbosa  interna,  in  cui  l'alterazione  cutanea  rimane 
secondaria.  Cosi  non  dimenticando  mai ,  che  essa  indica 
un  processo  eminentemente  dissolutivo  si  cura  lo  scorbuto, 
la  lisi,  l'idrope,  la  dissenteria  la  mania  ecc.  OgnuuQ  sa 
come  l'esito  sia  quasi  sempre  infausto  in  questi  mali  molto 
avvanzati  senza  il  bisogno  di  credere  all'essere  specifico, 
e  maligno  della  pellagra.  Così  un  sistema  razionale  di  cura 
può  essere  di  grande  vantaggio  nel  tempo,  in  che  altri 
la  crede  appena  una  malattia.  Fra  gli  agricoltori  la  malin- 
conia, la  veglia,  la  sete  continua,  l'affania,  1* innormali- 
tà del  calore,  la  debolezza  agli  arti  inferiori  meritano  ben 
più  attenzione  che  fra  la  gente  molle ,  ed  oziosa.  È  neces- 
sario dunque  torli  subito  alle  loro  abitudini  di  fatica,  rac- 
comandargliene caldamente  la  mondezza  della  biancheria 
e  della  cute,  perchè  non  si  tiene  mai  conto  quanto  basta 
dei  suoi  rapporti,  sottoporli  ad  un  modo  di  nutrizione 


SVILA  PELLAGRA  465 

medicata,  di  bevande  rinfrescanti  lassative,  di  sottrazioni 
sanguigne  generali, e  locali,  di  infusioni ^  e  decotti  amari. 
I  bagni  di  ogni  maniera,  i  preparali  di  ferro,  e  le  acque 
minerali  principalmente  le  marziali  bevute  per  molti  anni 
sono  di  un  grande  giovamento.  Alle  acque  minerali  è  uni> 
lo  il  vantaggio  di  cambiar  paese,  e  di  torsi  alle  vecchie 
abitudini,  e  molti  pellagrosi  appartenenti  a  famiglie  dive- 
nute agiate  o  per  eredità,  o  per  industria  si  ristabilirono 
eoo  questa  semplice  cura.  Nella  primavera  T  uso  del  bouil' 
lon  aux  herbes  dei  Francesi  adoprando  quelle  erbe,  che 
secondo  la  diatesi  particolare  sembrano  indicale  come  le 
crocifere,  le  fumarie,  le  cariofillee  ecc.  serve  di  grata ,  ed 
utile  medicina.  Io  mi  sono  compiaciuto  spesse  volle  di  que- 
sto ordine  di  cura;  il  tempo  potrebbe  ancora  sgannarmi. 
Intanto  Ella  faccia  di  quesle  ciance  quel  conto,  che  crede, 
poiché  per  me  il  suo  giudizio  è  inappellabile.  Perdoni  e 
conservi  sempre  la  sua  grazia  al  )SUO  kS.flo  ed  Obb.mo 
Discepolo. 

Solatolo  22  Aprile  1852. 


o<^^^c?^ìfiP4§t^^ 


466 

SUL  cosi  DETTO  CAPOSTORNO 

RAGIONAMENTO 

DI  TELESFORO   TOMBARI 

(  Continuazione ,  vedi  pag.  289.  ) 

e  >3>>»  «  cc'<:° — 


Affetto  impertanto  l'auimale  da  questa  alterazione  ^ 
mostrasi  ora  stupido ,  con  occhi  semichiusi ,  ora  troppo 
vivace,  con  i  vasi  della  congiuntiva  molto  turgidi,  con 
bocca  calda  più  del  naturale,  ed  avente  un  esaltamento 
in  tutto  il  suo  organismo.  I  rimedi!  pronti ^  e  ben  adattati 
possono  molte  volte  ricondurlo  nello  stato  suo  primitivo. 
Quindi  i  salassi  generali,  e  locali^  i  rinfrescativi,  i  pur- 
ganti, il  riposo,  la  dieta  regolare,  il  ghiaccio  applicato  alla 
regione  occipitale,  saranno  opportunissimì,  seppure  de- 
campasi dagli  usi  irragionevoli,  che  se  dopo  la  prima  e 
la  seconda  sanguigna  non  veggasi  miglioramento  stabile, 
si  dia  per  perduto  l'animale,  e  se  ne  faccia  vendita  pel 
macello.  Riliensi  pei  nostri  mestieranti,  che  la  sola  san- 
guigna abbia  da  guarire  tutti  i  mali,  trascurando  poi  di 
mantenere ,  e  di  apprestargli  altri  medicamenti  opportuni 
a  temperare  e  dissipare  lo  sconvolgimento  svoltosi  nel  suo 
individuo.  D'  onde  ne  deriva  lo  sgomento  portato  e  con- 
servato dagli  empirici  nel  giudicare  a  prima  vista  perduto 
un' animale  ,  allorché  dia  segni  di  una  cerebrale  affezione  , 
senza  aver  altro  tentato,  che  una  o  due  sanguigne,  per 
le  quali  se  non  producesi  immediato  1'  effetto  ,  la  fatalis- 
sima  sentenza  di  morte  pronunciasi.  Ogni  malattia  però 
percorre  i  suoi   stadii,  ne  può   pretendersi  di   comandare 


SUL   CAPOSTORNO,   T.   TOMBARI  467 

alla  natura  pel  subitaneo  ristabilimento  dello  sconnesso 
equilibrio,  a  seconda  dei  nostri  desideri! ,  e  del  nostro  in- 
teresse ,  ma  sibbene  converrà  soccorrerla  coi  mezzi  del- 
l'arte  con  sano  raziocinio  applicati,  onde  possibilmente 
raggiungere  un'esito  felice. 

Susseguono  quindi  quelle  lesioni,  e  forse  le  più  fre- 
quenti per  stravasi  linfari ,  o  idropisie,  che  idrocefali  si 
chiamano,  per  rammollimenti,  per  formazione  d'idatidi, 
le  quali  o  per  depravala  costituzione,  o  per  cattivo  go- 
verno, nutrimento,  ed  altri  riprovevoli  abusi  il  cervello 
dei  diddattili  invadono.  £  cosa  notissima,  che  gli  animali 
giovani,  e  la  maggior  parte  delle  bestie  bovine,  così  dette 
da  spasso,  si  trascura  di  mantenerle  con  quella  nettezza 
voluta  per  la  stregghiatura,  per  cui  veggasi  ripieni  di  lo- 
ja,  di  polvere,  e  si  riempiono  di  pidocchi  per  modo,  che 
da  lungi  scorgansi  le  lendini  sotto  forma  di  macchie  bian- 
co-giallognole. L' impedita  cutanea  perspirazione ,  la  smania, 
la  veglia,  il  prurito  vivissimo,  da  cui  questi  animali  sono 
presi,  unitamente  ad  altre  cause,  che  accennerò  qui  ap- 
presso, conducono  l'individuo  ad  una  emaciazione  schifo- 
sa, che  da  vero  raarasmo  ci  sembra  affetto.  Sogliono  pur 
anco  i  coloni  alcuna  volta  sottometterli  alla  fatica  in  tale 
stato  di  debolezza,  da  infievolirne  sempre  piii  la  non 
formata  loro  costituzione,  e  da  renderli  infermicci,  ed  a 
molte  indisposizioni  soggetti.  Il  tenere  queste  bestie  a 
sterilissimo  nutrimento  per  intera  stagione,  qual  sarebbe 
l'inverno,  produce  tale  dimagramento  da  far  credere  a 
tutta  prima  esser  prese  da  una  qualche  cacchessia.  Ed  in- 
vero per  me  credo  ,  che  per  essere  cibate  di  grossolane 
sostanze,  contenenti  pochissimi  od  alterati  nutritivi  prin- 
cipii ,  e  per  conseguenza  di  assimilazione  difficile,  si  operi 
nel  loro  organismo  un'alterazione  piuttosto  significante, 
perchè  veggonsi  macilenti  nell'abito  del  corpo,  con  tutte 
le  membrane  mucose  presentanti  un  rosso  molto  dilavato; 
la  pelle  si  è  resa  coriacea,  gli  escrementi  formati  di  pie- 


468  SUL  CAPOSTORNO 

ciole  sibale,  dure,  ed  aride,  per  cui  caduti  in  uno  stato 
di  atonìa,  hanno  disordinate  le  azioni  organico-vitali,  me- 
diante la  produzione  dei  vizii  umorali,  che,  impoverendo 
la  generale  nutrizione,  manifestasi  un  totale  sbilancio  nel- 
r  individuo.  Introdotte  per  verità  negli  stomachi  di  questi 
diddalili  sostanze  non  atte  abbastanza  per  la  loro  nutrizio- 
ne,  e  per  la  digestione,  preparare  non  si  ponno  i  nuovi 
materiali  per  essere  sostituiti  alle  perdite  contiuue,  i  quali 
per  i  fluidi  nei  solidi  vengono  depositati  nell'azion  della 
vita.  Eseguendosi  adunque  una  chimificazione  molto  alte- 
rala, il  sangue  non  potrà  mai  ricevere  que'  sostanzio- 
si principi!  da  recar  nutrimento  agli  organi,  che  percor- 
re, e  rimanendo  esso  pochissimo  vivifìcalo,  piullostochè 
accrescerli  e  rinvigorirli,  li  fa  cadere  in  uno  stato  di  de- 
perimento, e  di  lassezza.  Non  esistendo  più  quell'armo- 
nica relazione  fra  i  sistemi  tutti  del  corpo,  e  seguendo 
uno  sbilancio  fra  l'assorbente  e  l'esalante,  nascono  quei 
versamenti  linfari  maggiori  o  minori  da  formare  idropisie 
generali  o  parziali ,  a  seconda  dell'  influsso  ricevuto  ,  e  della 
predisposizione  in  cui  trovasi  quello  o  tal  altro  viscere. 
Ne  proviene  quindi,  che  anche  i  nervi,  necessariamente 
indispensabili  all'esercizio  di  tutte  le  individuali  funzioni, 
rimangano  inabili  a  mantenersi  coli'  energia  richiesta, 
perchè  il  sangue  non  serve  più  a  sorreggerli  abbastanza 
negli  atti  sensiferi  ed  animali.  Ond'è,  che  la  medesima 
impressione  risentano  i  di  loro  centri  nella  stessa  maniera 
di  rotto  equilibrio,  a  norma  che  il  fluido  irrigatore  sia 
capace  a  propagarla.  Oltre  poi  il  generale  sconcerto  ope- 
rato in  lutto  l'organismo,  il  cervello  vieppiù  cade  in 
maggiore  squilibrio  pel  rapporto  diretto  che  passa  tra 
questo  e  lo  stomaco,  mediante  le  diramazioni,  che  nervi 
pneumogastrici  appellansi. 

Essendo  lo  stomaco  nel  presente  caso  il  primo  a  per- 
dere la  forza  vitale,  col  modificarsi  la  sua  attività  nel 
decomporre  gli  alimenti ,  e  preparare   materiali  riparatori 


T,  TonBARi  469 

per  r individuale  riproduzione,  non  può  a  meno  di  par- 
tecipare al  centro  nervoso  gli  stessi  suoi  effetti.  Ciò  si 
effettua  mediante  le  sostanze  cibate  peccanti  nella  qualità 
e  quantità,  le  quali  non  contenendo  materiali  assimilativi, 
coercilano  lo  stomaco  a  raddoppiare  di  sua  forza  per  es- 
sere in  parte  decomposte,  per  cui  rendesi  alterata  la 
azione,  e  prolungandosi  il  soggiorno  delle  deglutite  so- 
stanze per  la  maggior  parie  non  assimilabili,  fermenta- 
no poi,  e  separano  emanazioni  gasose  acri  e  stimolan- 
ti, che  eccitano  le  sue  interne  pareti,  e  ad  invadere  la 
massa  encefalica  consensualmente  si  portano.  Ond'è,  che 
oltre  le  accennate  cause  generali,  anche  questo  stato  ir- 
ritativo parzialmente  concorre  a  preparare  a  poco  a  poco 
uno  sbilancio  nel  cervello,  e  questo  si  compie  e  si  ma- 
nifesta il  più  delle  volle,  quando  gl'animali,  colle  forze 
digestive  alterate  o  modificate,  vengon  posti  a  più  lauto 
cibo,  siccome  nella  primavera  ,  che  componesi  di  erbe  te- 
nere e  socculenti,  dalle  quali,  per  la  violenta  fermenta- 
zione, che  subiscono,  vien  separala  una  maggiore  quan- 
tità di  aria  fissa  ,  o  gaz  carbonico  eminentemente  irritante. 
Che  la  relazione  tra  il  cervello  e  lo  stomaco  sia  inti- 
ma,  è  un  fatto  dalla  esperienza  comprovalo.  Si  leghi,  o 
recida  a  bella  posta  una  delle  branche  nervose  dell' oliavo 
pajo,  si  vedrà  toslo  cadere  lo  stomaco  in  uno  stato  d'ina- 
zione, per  modificarsi  la  forza  eretliva  dell' interna  villosa, 
nello  agire  alla  decomposizione  delle  alimentari  sostanze, 
per  cui  le  digestioni  malamente  si  eseguiscono.  Se  poi 
ambo  le  diramazioni  nervose  venghino  lese,  allora  lo  sto- 
maco cade  in  una  vita  totalmente  inattiva,  siccome  preso 
da  violenta  paralisi.  Accade  similmente,  quando  il  sangue 
o  soverchiamente  animalizzato,  o  depauperalo  de'  suoi 
principii,  ottundala  nervosa  sensibilità,  e  la  privi  di  quella 
forza  elettrica,  che  a  mantenere  l'individuo  nello  slato 
sano  richiedesi.  Della  stessa  guisa  però,  che  lo  stomaco 
privato  della  relazione  dì   rapporto  col  cervello,  cade  in 


470  SUL   CAPOSTORNO 

una  vera  atonìa,  questo  fa  rissenlire  a  quello  i  suoi   infliis' 
si,    allorché  la  forza   vitale   venga   anormalmente   o   ecci- 
tata, o  diminuita.   A  misura    adunque  dell'esaltamento,  o 
stato  depressivo    dello    stomaco ,  rimane  di  consenso   leso 
il  cervello,  siccome  è  altresì  vero,  che  quando  il  cervello 
cada  in  qualsiasi    stato    morboso,  l'apparecchio  digerente 
non  eseguisce  più  regolarmente  le  sue  operazioni.  Di  que- 
ste alterazioni  adunque  i  nervi  ne  sentono    tutta    l'effica- 
cia, e  sono    essi,    che  ricevono  l'attitudine  a  far    sentire 
certi  appropriati  stiraoli,  e  di  trasmettere  in  certe   circo- 
stanze al  cervello  quelle  affezioni,  dalle  quali    ponuo   es- 
sere compresi.  Di  tal  guisa  il  canale  alimentare  sente  l'a- 
zione   dei   cibi,  e  dei  raenstrui   digerenti,  e  reagisce    pe' 
suoi  nervi,  adempiendo  le  funzioni,  che  gli  spettano.  Che  se 
quest'organo  venga  comunque  straordinariamente   affetto, 
egli    è    certo,  che  influisce    sul    cervello,  siccome  questo 
viscere  nelle  sue  turbolenze  reagisce  su  di  esso.  Non  v'  ha 
chi  ignori,  che  il  tubo  alimentare  partecipa    alle    disordi- 
nate funzioni  celebrali  al  segno,  che  la  digestione  o  non 
si  fa,  o  si  fa  male.  E  la  ragione  di  ciò  sta  nella  sensibili- 
tà impressa    ai    nervi,  per  la  quale  e  sentono  gli  slimoli, 
e  1*  impressione  al  cervello  ne  trasmettono  ;  è  in  essi  pro- 
prietà  variabilissima,   rendendola   alcune    circostanze    più 
pronta  e  vivace  ,  altre  ottundendola ,  e  notabilmente  dimi- 
nuendone la  forza.  Ond'è  che  per  quest'intima  relazione 
noi  veggiamo  presi  gli  animali  da  malori  del  capo,  da  ver- 
tigini ecc.,  per    saburre  intestinali  causati,  e  questi    pure 
nella  comune  pratica  sì  credono  incurabili ,  non  per  altro 
a  mio    credere,  perchè   realmente    non  si  prendano  a  cu- 
rare.   Diffatti    sarà  dessa  una   cura    razionale,  se  nel  caso 
di  esaltamento  consensuale  del  cervello  si  prosegua ,  come 
è  di  uso,   di    praticare    emissioni   di  sangue,  trascurando 
quei  rimedii,  che  a  liberare  le  vie  digerenti  rimirino?  Sarà 
ben  fatto    adunque  in  simili  casi,  allorché   l'animale   dia 
segni  di  alterazione  al  capo ,  proveniente  da  gastrico  im-^ 


T.  TOMBARI  471 

barazzo,  di  usare  sostanze  purgative  innanzi  tutto,  e  la 
dieta  5  onde  togliere  la  cagion  morbifera  nello  stomaco 
esistente,  il  quale  liberato,  cessano  pur  anco  gli  effetti 
conseusuali  del  cervello.  Per  colai  modo  si  sono  veduti 
ritornare  nella  perfetta  sanità  certi  animali ,  che  già  erano 
stati  dichiarati  non  guaribili,  essendo  dovere  del  medico 
veterinario  investigare  le  cause,  onde  sapere  appropriare 
que'  mezzi  valevoli  a  dissipare  possibilmente  gli  effetti. 

E  ritornando  sulli  idrocefali,  dirò,  che  l'ozio  com- 
pleto eziandio,  nel  quale  il  più  delle  volte  si  tengono 
questi  animali  giovanissimi  nell'invernale  stagione,  e  per 
lo  più  rinchiusi  in  angustissime  stalle,  ove  le  continue 
emanazioni  ammoniacali  portauo  eccitamento  nell'indivi- 
duo ;  il  porli  a  pascolare  erbe  pregne  soverchiamente  di 
acqua  ,  o  possedenti  una  proprietà  ostruente  per  l' imbratto 
di  melma,  o  di  arena,  contribuiscono  tutte  alla  deprava- 
zione dei  liquidi   e    dei  solidi  in  uua  maniera  incredibile. 

Quindi  è,  che  dalla  discrasia  del  sangue,  e  perverti- 
mento della  linfa  procede,  secondo  1' opinione  più  conva- 
lidata la  formazione  di  quelle  idatidi,o  vescichette  ripiene 
di  linfa,  contenenti  vermi  microscopici,  così  detti  entozooa- 
rii ,  i  quali  nella  linfa  stessa  depravata  trovano  propizia 
occasione  al  loro  sviluppo.  Per  l'alterazione  di  questi  umori, 
noi  veggiamo  presi  gli  animali  or  da  idropisie  cerebrali, 
ed  ora  dalle  citate  vescichette,  le  quali  a  spese  del  cer- 
vello stesso  aumentandosi,  comprimono  le  sue  pareti,  e 
ne  alterano  le  sue  funzioni,  o  nulle  le  rendono.  Né  è 
vero,  che  riconoscere  si  possa,  come  alcuni  autori  pre- 
tendono, se  r  affezione  morbosa  sia  proveniente  da  raccolte 
linfari  libere  negli  emisferi  del  cervello,  o  nella  pia  o  dura 
madre]  o  se  da  esistenza  delle  idalidi,  essendoché  gli  ef- 
fetti sono  assolutamente  identici,  vale  a  dire  lo  stordi- 
mento, la  perdita  della  vista  da  uno  o  d'ambo  gli  occhi, 
per  r  esercitata  pressione  da  questi  corpi  sui  talami  ottici, 
ossivero  per  la  di  loro  atrofìa,  per  cui  la' retina  vien  pa- 


472  SUI  CAPOSTORNO 

ratizzata  j  né  dal  preteso  calore  aumentato  sulla  nuca  in 
qualche  punto,  dal  quale  francamente  decider  si  possa 
del  luogo  fisso  ammalalo.  L'esperienza  ci  fa  conoscere, 
che  caduto  un  animale  in  tale  stato  morboso,  per  quanto 
attentamente  si  esplori  la  region  cervicale,  nulla  all' esterno 
ci  è  dato  sentire  di  preternaturale,  per  cui  gli  abbagli  sono 
grandissimi  nella  pratica,  quando  dagli  esercenti  s'imprenda 
a  trapanare  il  cranio,  nella  mira  di  vuotare  la  linfa  raccol- 
ta. Il  fatto  si  è,  che  mediante  questa  trapanazione  non  solo 
non  si  rimedia  alla  evacuazione  della  linfa  stravasala,  ma 
si  procura  con  tal  mezzo  una  vera  irritazione,  e  fors'anco 
uno  stalo  flogistico ,  per  la  lesione  delle  sierose  membra- 
ne, che  tutta  ravvolgono  l'encefalica  massa.  Come  mai 
potrassi  decidere,  se  lo  stravaso  o  le  idalidi  esistano  tra 
meningi,  ossivero  nell'interno  dei  ventricoli  cerebrali,  o 
nelle  varie  altre  sue  parli?  Difficilmente  potendosi  cono- 
scere la  quantità  del  liquido  rinchiuso  nella  cavila  del 
cranio,  e  molto  meno  la  sede  o  località  del  medesimo, 
quest'operazione  dovrebbe  essere  rarissima,  per  non  ag- 
gravare la  condizione  del  cervello  slesso,  ma  invece  ve- 
desi  praticata  sì  spesso,  tuttoché  risulti  di  una  continua 
infruttuosità.  Ed  invero  ammesso  pur  anco ,  che  si  venisse 
alla  portata  di  conoscere  la  località  dell' afflusso  umorale, 
o  della  formata  idalide,  e  che  la  trapanazione  raggiungesse 
Io  scopo  dell'evasione  dell'umore  raccolto,  questa  ese- 
'guire  dovrebbesi  con  moltissima  maestria,  da  non  appor- 
tare gravi  danni  di  specie  diversa.  Ma  se  l'accumulamento 
linfare  esistesse  nei  ventricoli  cerebrali,  od  in  qualche 
altra  sua  parte,  potrebbesi  senza  danno  perforare  la  so- 
stanza cinerea  e  midollare  del  cervello?  E  concesso  an- 
che, che  alcun  inconveniente  non  ne  provenisse,  sì  ri- 
niedierebbe  radicalmente  al  male  colla  puntura,  e  coll'e- 
scila  del  liquido  contenuto,  se  di  riparare  al  generale 
con  valevoli  presidii  totalmente  venisse  trascurato?  E  certo , 
che  dipendendo  questa  morbosa  affezione  il  più  delle  volte 


T.  TOMBARI  473 

da  universale  alterazione  dei  liquidi  per  i  principii  disaf* 
fini  nei  solidi  intromessi ,  nulla  si  otterrà  di  satisfacente , 
se  s' imprenda  la  cura  soltanto  locale ,  non  pensando  di 
ritornare  lo  stato  tonico  in  tutti  i  sistemi  già  squilibrali 
per  la  cattiva  nutrizione  e  pessima  digestione,  mediante 
la  quale  non  potendo  ricevere  il  sangue  i  materiali  ripa- 
ratori alle  perdite,  rimarranno  tutti  gli  organi  presi  da  un 
languore  tale,  da  non  poter  più  funzionare,  giusta  il  loro 
stato  normale. 

Concorrono  pure  a  ciò  i  costituzionali  difFetti  por- 
tati per  la  cattiva  scelta  dt'gli  animali  riproduttori,  perchè 
sottomessi  alla  fecondazione  o  in  un  età  troppo  tenera, 
od  estenuati  dagli  accoppiamenti,  o  ripieni  di  morbose 
viziosità,  non  ponnoche  riprodurre  debolissime  costituzioni 
a  mille  infermità  soggette,  siccome  ho  già  esposto  in  al- 
tra mia  memoria,  nel  Propagatore  Agricola  pubblicata, 
dimostrando  quanto  influir  possano  i  mali  accopiamenti 
al  deterioramento  delle  forze  fìsiche  nei  nuovi  prodotti 
animali. 

Accade  pure  spessissimo,  che  un  ingorgo,  o  la  for- 
mazione idatiginosa,  siccome  nel  cervello,  affetti  ancora 
lo  spinai  midollo.  E  questo  osservasi  per  lo  più  negli  ani- 
mali, deboli  per  costituzione,  o  ridotti  in  tale  stato  da 
soverchia  fatica.  Dipartendosi  da  questo  centro  moltissimi 
nervi,  che  alla  vita  sensitiva,  ed  ai  sensi  inferiori,  cioè 
all'apparecchio  muscolare,  come  principio  di  movimento, 
destinati  sono,  chiaro  risulta,  che  quando  il  centro  per 
qualsiasi  stato  morboso  rimanghi  affetto,  ne  partecipino 
medesimamente  anche  le  diramazioni,  producendo  paralisi, 
movimenti  convulsivi ,  o  somma  difficoltà  nell' eseguire  gli 
atti  di  locomozione,  o  perdita  totale  del  senso  in  una,  o 
tal  altra  parte  della  macchina  animale,  giusta  l' afflusso 
umorale  ,  o  r  idatide  ,  che  invada  parzialmente  ,  od  in  mo- 
do totale  un  punto  piuttostochè  un  altro.  E  perciò,  che 
non  di  rado  scorgiamo  parecchi  animali  bovini,  di  alterata 
N.  Ann.  Se.  N*td«.  Serir  III.  Tomo  i.  31 


474  SUL   CAPOSTORNO 

costìluzione,  rimanere  affetti  o  da  totale  paralisi  degli  ar- 
ti, o  da  paraplegia,  o  da  moti  cootuIsìtì,  senza  che  ab- 
biano un  esaltamento  febbrile,  né  che  l' affezione  cere- 
brale accompagni  la  morbosità  nella  rachide ,  e  ninno  stu- 
dio vi  si  ponga  per  conoscere  la  causa  alterante ,  se  idio- 
patica o  consensuale,  se  o  nò  flogistica,  ma  invece  si  giu- 
dica perduto  l' animale,  senza  nulla  tentare.  E  seppure 
una  cura  venga  a  questi  apprestata,  la  si  è  di  lieve  mo- 
mento, e  dannosa,  riducendosi  tutta  all'esterno,  e  per 
lo  più  controindicata  dalla  natura  del  male.  Veggonsi  ap- 
plicare cerotti  raffazzonati  in  stravagantissimo  modo,  o 
cretato  sulla  region  lombare,  onde  ridonare  vigore  e  to- 
nicità ai  muscoli,  che  gli  empirici  chiamano  «/"orsafi,  per 
la  perdita  della  quale  l'animale  trovasi  impedito  di  stare 
in  sulle  gambe.  Quindi  bagni  di  aceto  caldo  nella  vista 
di  corroborare,  ignorandosi  da  essi  il  valore  di  questa 
acida  sostanza,  che  è  di  leggiero  deprimente.  Finalmente 
sanguigne  ripetute,  che  a  nuli' altro  valgono,  se  non  ad 
aumentare  lo  stato  depressivo,  dal  quale  trovansi  assaliti 
gli  animali.  Ne  consegue  da  ciò  uà  deperimento  sempre 
maggiore  in  quelle  povere  bestie,  che  finalmente  finiscono 
la  loro   vita   iiiuliluienle  martoriata. 

A  diradare  finalmente  questi  malori,  sarà  giusto,  che 
si  allontanino  le  cause,  per  quanto  è  in  noi,  che  li  prò* 
ducono,  non  essendo  tulle  le  volle  possibile,  nel  caso  di 
loro  manifestazione,  potervi  rimediare  con  appropriata 
cura,  perchè  quando  in  molte  circostanze  ne  siamo  av- 
vertili, la  disorganizzazione  tocca  il  suo  colmo.  Non  sarà 
dunque  inutile  ripetere ,  che  migliorare  si  debba  la  condi- 
zione di  questi  esseri  animali ,  i  quali  pel  modo  brutale 
di  riproduzione,  pel  cattivo  nutrimento,  per  la  pessima 
educazione,  riportano  una  fìsica  costituzione  cagionevole, 
alterata  per  le  male  digestioni ,  pel  consumo  precoce  delle 
forze  materiali,  mediante  le  laboriose  fatiche  superiori  di 
gran  lunga  all'età,  all'individuo,  alle  quali  senza  discre- 


T.  TOMBARI  476 

zione  vengono  assoggettati.  Subentrando  adunque  la  ragio- 
ne al  capriccio,  alle  abitudini  grossolane  ed  erronee,  a- 
Tretno  a  lanienlare  certamente  minori  disastri,  di  quelli, 
che  oggi  ci  toccano  per  incuria,  e  colpa  nostra.  E  riepi- 
logando conchiuderò,  come  mai  potremo  attendere  di 
avere  sani  e  vigorosi  allievi  nelle  specie  didattili,  se  ge- 
nerati da  padri  e  madri  diffettosi,  se  il  metodo  igienico 
è  tutto  estraneo  alle  leggi  della  natura?  E  massima  d'a- 
gricola economia  l'alimentar  bene  il  bestiame  per  olle- 
nere  tutti  i  mezzi  profittevoli  per  la  coltivazione  dei 
terreni,  e  per  il  commercio.  E  pur  legge  di  regolala 
igiene  il  pascerli  con  sostanze  nutrienti  date  a  regolata 
quantità,  onde  non  procurare  l'indebolimento  di  loro  co- 
stituzione. Ma  questo  metodo  economico,  questa  igienica 
legge  malamente  si  conosce  dai  nostri  tenitori  di  bestiame. 
Alloraquando  per  questi  esseri  corre  il  bisogno  di  nutrirli 
sostanziosamente,  onde  con  regolarità  proceda  lo  sviluppo, 
l'aumento  ed  il  vigore  degl'organi  componenti  la  mac- 
china animale,  si  è  appunto  in  tal  tempo,  che  vengono 
cibati  di  grossolane  sostanze,  non  confacenti  né  alla  deli- 
catezza del  loro  stomaco,  né  alla  forza  dei  succhi  gastri- 
ci, perchè  non  conlenenti  principii  bastevoli  per  la  pro- 
pria nutrizione.  L'allontanare  adunque  le  cause  predispo- 
nenti e  determinanti  le  discorse  morbose  affezioni,  dev'es- 
sere, per  quanto  sia  possibile,  la  prima  cura,  che  dob- 
biamo intraprendere.  Un  buon  nutrimento  sano,  e  sostan- 
zioso invero  dovrà  essere  adoperato  in  ogni  tempo,  per- 
chè si  mantenga  negli  animali  quell'armonica  relazione 
tra  il  sistema  vegetativo  e  sensitivo  troppo  necessaria  al 
loro  sviluppo,  in  una  parola  alla  perfetta  sanità.  Che 
se  il  sangue  rimanga  languido  riparatore,  perchè  privalo 
delle  particelle  omogenee,  assimilabili,  acquisterà  princi- 
pi! disaffìni,  eterogenei,  e  questa  disaffinità,  od  elercge- 
nia  è  quella,  che  rende  alterati  tutti  gli  organi  della  mac- 
china animale.  Sarà  pure  opportuno  soccorrere  radicalmente 


476  SCL  CAPOSTORJJO,  T.    TOMBARI 

questi  animali,  allorché  soggiacessero  nelle  discorse  afTe» 
zioni  per  squilibrio  dei  sistemi,  oltre  al  buon  vitto,  con 
mezzi  depurativi  e  tonici,  assoggettandoli  all'uso  del  ferro, 
onde  correggere  i  vizii  nel  sangue,  e  della  valeriana  per 
modifìcare  1' azione  del  nerveo  sistema,  e  di  altre  sostanze 
tonto  internamente^  quanto  per  T esterno  che  Irò vansi  in- 
dicate dai  nostri  più  accreditati  patologi. 

Di  tal  guisa  operando,  la  medicina  veterinaria  mag- 
gior credito  acquisterebbe,  perchè  questa  scienza  non  con- 
sisle  soltanto  nel  debellare  le  manifestate  malattie,  per  le 
quali  non  di  rado  rendesi  insufBciente,  ma  sibbene  ad  in- 
dicare un  metodo  igienico  opportuno  a  prevenire, ed  im- 
pedire i  fisici  sconcerti. 


o^rcX^^^a^^^ 


477 

CONSPECTUS 

mmmm  herpetoiogiae  et  amphibioiogiab 

CAROLI  LUCIANI  BONAPARTE 

Edilio  altera  reformata.  l&BO. 

(  Continuazione ,  vedi  pag^  89.  ) 


CLASSIS  IV  AMPIHIBIA. 

SOBCLASSIS   I.    BaTRACHIA 

Ordo  1.  Ranae. 

i.  PiPiDAC.  Foss.      Eur.  Sp.  Num. 

1.  Pìpina 0.  America  mer.     1 

2.  Daclylethrina 0.  Africa  mer.        1 

2.  Myiobatrachidae. 

3.  Myiobatrachina 0.  Australia.  1 

3.  BOMBINATORIDAE. 

4.  Botnbinatorina ....     3.       1.  Europa  Asia.  2 

5.  Pelodytina 1.  Europa.  1 

6.  Alytina 1.  Europa.  1 

7.  Cycloramphina 0.  America  mer.  3 

4.  Pelobatidae. 

8.  Pyxicephalina 0.  Africa.  Amer.     4 

9.  Pelobatioa 2.  Europa.  Asia.     2 

5.  Ranidae. 

10.  Ranina 8.       6.  Cosmopolit.       30 

6.  Hytidae. 

11.  Hylina 1.  Cosmopolit.      Ò5 


478  conspectus  etc. 

7.  Hylakdactylidab. 

12.  Hylaedactylina 0.  Malaiasia.  3 

8.  EUBAPHIDAE. 

13.  Eubapliina 0.  America  mer.     4 

9.  Ceratophreidae. 

t4.  Megalophreidina 0.   Malaiasia  2 

15.  Ceratophreidina 0.  Amer.  mer.  3 

tO.  Engystomidae. 

16.  Leinperina 0.  America  mer.  1 

17.  Engystomina   .     .     .     •     .     .0.  Afr.  As.  Am.  6 

18.  Rhinodermina 0.  America  mer.  1 

11.    BUFONIDAE. 

19.  Brevicipilina 0.  Af.  As.  Oc  Am.  6 

20.  Biifonina 2.       4.  Cosmopolit.      18 

13.     16.  145 

Ordo  2.  Salamandrae. 


12.  Plburodelidae. 

21.  Pleurodelina  {  Salaman- 

dridae,  p.  Gr.  ) 1.  Europa  mer. 

22.  Bradybatina   (  Salaman- 

dridae ,  p.  Gr.) 1.  Afr.  s.  Eur.  m. 

13.  Salamandridae. 

23.  Seiranolina    {Salaman^ 

dridae i  p.  Gr.  ) 1.  Eur.  mer. 

24.  Salamandrina  (Salaman- 

dridae, p.  Gr.  ).     .     .     1.       2.  Eur.  Am. 

25.  Mo\Qwa  {Molgidae,GT.)     .     .  0.  Asia  orienl. 

26.  Tritonina    {Salamandri- 
dae, p.  Gr.  ).     .     .     . 

14.  Geotritonidae. 

27.  Mycetoglossina  (  Pletho- 
dontidae,  Gr.  ) 0.  America  s. 


2.       7.  Cosmopolit.      10 


14 


CONSPECTUS   ETC  479 

"  28.  GeotiJtonina t.  Europ.  raer.       1 

3.       13.  35 

Orio  3.  Pseudo-Salamandrae. 

15.  Andriantidae.  Fossil. 

29.  Andriantina    ....     1. 

16.  SlEBOLDlIDAE. 

30.  Sieboldiina  {Protonopsei- 

dae,  p.  Gr.  ) 0.  Japon.  1 

17.  Protonopseidae  (  Pseudosau- 

ria ,  p.  Gr.  ). 

31.  Protonopseina    (  Proto- 

nopseidae ,  Gr.  ) 0.  America  6.  t 

18.  Ampbiumidae. 

32.  Amphiumidae ,  (^mpAm- 

midae, Gr.) 0.  America  6.  1 

1.         0.  3 

Ordo  4.  Protei. 

19.  Hypochthonidae  (  Meantia,  p.  Gr.  ) 

33.  HypochthoQina  (Protei' 

dae  5  Gr.  ) 4.  ?  Europa.  1 

20.  Sirenidae  (Meantia,  ip.  Gr.). 

34.  SUemua  (Sirenidae,  Gr.) .  .     .  0.  Am.  s.  3 

21.  Necturidab  (Meantia,  p.  Gr.  ). 

35.  Neclurifla  (Profejdae,  p.  Gr.)    .  0.  America  s.  1 

22.  SiREDONTiDAE  (Larva  Batra- 

chii  ignoti,  Gr. ). 

36.  SiredoQtina 0.  Mexico  1 


4.  . 


480  CONSPECTUS    ETC 

SUBCLASSIS    li.    PeROMELÌ. 

Ordo  5.  Ratrachosaurii.  Fotsil.. 

23.  Batrachosaqridae.  Fossil. 

37.  Balrachosaurina 25. 

25. 

Orda  6.  Batracophidii  (Caeciliae) 

24.  Caegiiiidae  {Pseudophidae,  Gr.). 

38.  Ceciliina  (Caec«7mdae,  p.  Gr.  ).  0.  Am.  As.  Afr.      7 

39.  Epicriina  (Caeciliade, p. Gr. ) .  0.  Asia.  2 

40.  Siphonopina  {Caeciliade,  p.  G.).  0.  America.  2 

0.  U 

Specterum  Amphibiorum  viventinm  numeru»  200. 
Specierum  Amphibiorum  Europ.  numerus  30. 
Specierum  Amphibiorum  Foss.  num.  SO. 


APPE]\DI€E 
KEIXDICOIXTO 

DELLE  SESSIONI 
ae/ca 

mm\  mmk  della  psovincia  di  bologìiia 

PRESIDENTE 

PROFESSORE  GAY.  ANTONIO   ALESSANDRINI 


►^^^^ì^a**** • 

Sessione  Ordinaria  delli  8  Febbrajo  1852. 
(  Continuazione ,  vedi  pag.  328.  ) 

Per  ultimo  il  Segretario  delle  Deputazioni  Se- 
zionali, Sig.  Prof.  D.  Santagata  da  lettura  di  una 
Memoria  del  Sig.  Dott.  Luigi  Barbieri  di  Querceto 
intitolata  —  Annotazione  sul  danno  che  recano  le  Ca- 
pre nelle  parti  boschive  montane  del  Governo  di  Lojano. 

In  questo  scritto,  già  letto  a  quella  Deputazione 
Sezionale,  il  Sig.  Dott.  Barbieri  espone  che  i  quattro 
Comuni ,  che  costituiscono  quel  Governo  ,  cioè ,  Lo- 
iano ,  Monghidore ,  Mouzuno  e  Monterenzo  hanno 
una  considerevole  estensione  di  suolo  montano,  co- 
perto (  esclusone  quello  ridotto  a  coltura  )  per  quat- 
tro quinti  di  castagni  e  querele,  poche  roveri,  e 
molti  Cerri,  atto  pure  alla  vegetazione  d'  altre  simili 
piante   giovani,    insieme   allo  spino,  il  ginepro,  il 

N.  Ann.  Se.  Katur.  Serie  HI.  Tomo  5.  32 


482  APPENDICE 

frassino,  1' oppio,  ed  altri  alberi  di  frutti  selvatici ,  e 
virgulti  d'  ogni  genere.  Essere  proQcuo  e  necessario 
conservare  le  dette  piante ,  ed  anzi  farne  sorgere  e 
vegetare  altre  ancora.  Al  che  però  egli  avvisa  tor- 
nare sommamente  pregiudicevole  la  capra,  la  quale 
col  suo  morso  uccide  le  piante  cui  addenta ,  e  a 
poco  a  poco  distrugge  i  boschi  impedendone  la  ri- 
produzione ,  e  lasciando  quindi  nella  più  grande  in- 
digenza il  montanaro ,  che  da  soli  prodotti  boschi- 
vi ricava  il  necessario  per  vivere.  Oltre  poi  a  tale 
gravissimo  danno  il  Sig.  Dott.  Barbieri  fa  notare 
che  la  capra  è  animale  per  se  di  poco  vantaggio  : 
il  suo  latte  contiene  scarsa  quantità  di  butiro,  onde 
1  formaggi  che  se  ne  formano,  riescono  inferiori  agli 
altri ,  ancorché  sieno  misti  col  latte  di  pecora  ;  la 
capra  allorquando  non  figlia,  e  per  conseguente  non 
dà  latte ,  niun  utile  produce  che  valga  almeno  a 
sopperire  le  spese  di  mantenimento;  la  comunione 
sua  colle  pecore  torna  a  queste  perniciosa,  percioc- 
ché r  urto  del  suo  frequente  cozzo  è  nocivo  alle  me- 
desime ,  massime  quando  sieno  in  istato  di  pregnanza. 
All'incontro  sbandite  che  fossero,  come  propone 
il  Sig.  Dott.  Barbieri ,  le  capre  dal  territorio  di  Loia- 
no,  il  montanaro  vedrebbe  assai  utilità  nel  sostituirvi 
le  pecore,  le  quali  lasciate  tranquille  viemeglio  pro- 
spererebbero, e  maggiori  prodotti  darebbero.  OltraC'- 
ciò,  egli  nota ,  come  le  pecore  mansuete  pascolino  la 
sola  erba,  rispettando  le  tenere  piante  boschive;  come 
buono  sia  il  latte  che  porgono ,  onde  si  formano  ec- 
cellenti formaggi  ;  come  da  esse  due  volte  l' anno 
si  ottenga  il  prodotto  della  lana ,  che  a  sufficienza 
compensa  le  spese  del  loro  mantenimento.  Né  valer 


APPENDICE  483 

possono  le  obbiezioni,  che  la  capra  dà  maggior  quan- 
tità di  latte;  che  di  più  si  ricava  dal  capretto;  che 
ella  di  tempera  più  robusta  va  soggetta  a  minori 
infermità  ;  perciocché ,  come  si  è  detto ,  se  più  ab- 
bondante copia  di  latte  si  ottiene  dalla  capra,  que- 
sta non  compensa  la  migliore  qualità ,  che  si  ha 
dalla  pecora.  È  vero  vendersi  a  più  caro  prezzo  il 
capretto  dell'  agnello ,  ma  tale  utile  non  può  stare 
a  fronte  dei  danni  sopraccennati;  inflne  quanto  alle 
infermità,  ove  si  prodighino  alle  pecore  le  necessarie 
cure,  si  tengano  lontane  dalle  capre,  le  si  riguar- 
dino dalla  perniciosa  rugiada ,  si  porga  loro  mas- 
sime nell'inverno  più  nutritivo  foraggio,  conveniente 
quantità  di  sale  agrario ,  e  qualche  poco  di  biada , 
si  ha  fondamento  per  credere ,  che  non  cederanno  la 
robustezza  alle  capre  istesse  ;  le  quali  cure  e  spese 
saranno  poi  largamente  compensate  dal  maggiore 
utile  che  si  potrà  ritrarre  da  questo  quadrupede.  Per 
le  quali  cose  conchiude  che  siano  da  sbandirsi  le 
capre  dai  luoghi,  ove  vegetano  o  possono  vegetare 
piante  arboree,  e  sieno  relegate  in  quelle  parti  sterili 
o  balze  ,  nelle  quali  sorgono  arbusti  e  sterpi  soltanto; 
che  tornati  inefficaci  i  reiterati  reclami  fatti  per  ot- 
tenere un  tale  benefico  provvedimento,  sia  da  pre- 
garsi la  benemerita  Società  Agraria,  tanto  sollecita 
neir  accordare  il  suo  appoggio  a  quanto  può  inte- 
ressare la  selvicoltura ,  acciocché  presso  le  compe- 
tenti Autorità  col  suo  autorevole  volo  promuova  le 
opportune  disposizioni. 

La  Società  desiderosa  di  cooperare  alla  conser- 
vazione dei  nostri  boschi ,  ha  approvate  in  genere 
le  osservazioni  del  Sig.  Dott.  Barbieri,  indicale  per 


484  APPENDICE 

questo  utile  fine ,  ed  ha  con  piacere  appoggiato  il 
voto  del  Chiarissimo  Signor  Presidente ,  perchè  se  ne 
rimetta  la  Memoria  alla  Commissione  dei  migliora- 
menti agrari. 


Sessione  Ordinaria  delli  12  Febhraro  1852. 

Si  dà  cominciamento  colla  lettura  del  verbale 
riferibile  alla  precedente  adunanza.  Poscia  appro- 
vato il  medesimo ,  comunicasi  ai  Soci  presenti  un 
Dispaccio  di  S.  E.  Rma  Mons.  Prolegato  e  Commis- 
sario Straordinario ,  col  quale  vengono  approvate  le 
seguenti  nomine ,  che  la  Società  a  norma  del  Rego- 
lamento, fece  nell'adunanza  straordinaria  18  scorso 
Gennaio.  Vengono  quindi  annoverati  e  proclamati 
Soci  Ordinari  i  Signori ,  Ing.  Francesco  Gualandi , 
Giuseppe  Guidi ,  Conte  Carlo  Marsili ,  March.  Luigi 
Pizzardi,  e  Ing.  Pietro  Pietra,  i  quali  appartenevano 
innanzi  all'  ordine  dei  Soci  Onorari  o  Corrisponden- 
ti Residenti. 

Vengono  poscia  pubblicati  1  nomi ,  dei  nuovi 
Soci  Corrispondenti  delle  Deputazioni  Sezionali,  e  cioè 

Per  Loiano  i  Signori  Maestrani  Francesco ,  e 
Menarini  Domenico. 

Per  Medicina  :  Fiorini  Nicola. 

Per  Budrio  :  Neri  Giuseppe,  Pasquali  Gaetano, 
e  Bonora  Luigi. 

Per  Persicelo  :  Martinelli  Dott.  Massimiliano , 
Morisi  Dott.  Ferdinando,  Masetti  Dott.  Alessandro, 
Cuccoli  Luigi ,  Guidalotti  N.  U.  Girolamo ,  Candini 
Amos ,  Zucchi  Angelo ,  e  Rossi  Alessandro. 


APPENDICE  485 

Per  S.  Giorgio  di  Piano  :  Calzoni  Giacomo,  Ca- 
valieri Pietro  ,  Candini  Eugenio ,  Serrazanetti  Isido- 
ro, Luminasi  Cesare,  Baroni  Giovanni,  Simoni  Luigi. 

Per  Bazzano  :  De  Maria  Giuseppe ,  Arcangeli 
Virgilio,  De  Maria  Michele,  Osti  Damiano,  Lolli 
Luigi ,  Rocchi  Pietro  ,  Ferretti  Filippo  ,  Gardini  Ca- 
millo ,  e  Donati  Giuseppe. 

Per  Poggio  Renatico  :  il  Sig.  Balboni  Antonio. 

Quindi  vengono  pubblicati  i  nomi  dei  proposti 
alle  cariche  nelle  seguenti  Deputazioni  Sezionali  già 
approvati  dal  Superiore  Governo  e  sono 

Per  quella  di  Loiano  :  il  Sig.  Menzani  Raffaele 
nominato  Direttore  in  luogo  del  Signor  Frontini 
Luigi,  che  attesa  la  distanza  di  sua  dimora  dal  Ca- 
po Luogo  ,  si  crede  di  esonerarlo  da  tale  ufficio,  no- 
minandolo a  quello  di  Vice  Direttore. 

Per  quella  di  Vergato,  si  nomina  a  Vice  Diret- 
tore il  Sig.  Luciano  Monari. 

Per  quella  di  S.  Giorgio:  avendo  rinunziato  il 
Sig.  Sante  Sarti  all'  Ufficio  di  Direttore,  si  è  sostituito 
il  Sig.  Antonio  Fava. 

Per  quella  di  Bazzano  :  a  Direttore  il  Sig.  Gio- 
vanni Ferretti,  e  Vice  Direttore  il  Sig.  Raffaele  q.m 
Carlo  Minelli,  e  a  Segretario  il  Sig.  Giuseppe  Donati. 

Infine  per  la  Deputazione  di  Poggio  Renatico  : 
a  Direttore  il  Sig.  Giuseppe  Fornasini,  in  luogo  del 
Sig.  Federici ,  che  ne  emise  rinunzia. 

Leggesi  pure  dal  Segretario  lettera  dell*  Eccelsa 
Commissione  Amministrativa  Provinciale,  colla  quale 
partecipavansi  alla  Società,  le  misure  prese,  e  gli 
ordini  dati,  affinchè  le  piantagioni  d'  alberi,  eseguite 
in  via  d'  esperimento  nel  comune  di  Castiglione  ,  ve- 


486  APPENDICE 

nissero  custodite  e  difese  dagli  agenti  provinciali  ^ 
incaricati  di  invigilare  per  la  esecuzione  delle  leggi 
che  alla  conservazione  dei  boschi  si  riferiscono. 

Prosegue  la  Sessione  colla  comunicazione  delle 
varie  lettere  di  ringraziamento,  inviate  dai  Soci  Corri- 
spondenti e  Residenti ,  e  cioè  dei  Signori  Cuppari 
Prof.  Pietro  di  Pisa  ;  Calzolari  Dott.  Ercole  ,  Dalla 
Rovere  D.  Luigi ,  De-Ferrari  March.  D.  Raffaele 
Duca  di  Galliera ,  tutti  di  Bologna. 

Leggesi  ancora  altra  lettera  inviata  dal  Sig.  Prof. 
Gio.  Contri  per  ringraziare  il  Corpo  Accademico , 
della  sua  nomina  a  Segretario  della  Società,  pel  se- 
guente triennio,  e  per  attestare  alla  medesima  il  de- 
siderio di  cooperare  ai  suoi  lavori,  appena  la  sua 
mal  ferma  salute  glie  lo  avrebbe  permesso. 

Dopo  ciò  il  Segretario  della  Commissione  per 
le  Deputazioni  Sezionali,  diede  comunicazione  al  Cor- 
po Accademico,  di  una  nota  scritta  dal  Sig.  Menzini 
di  Anzola ,  e  già  presentata  alla  Deputazione  Sezio- 
nale di  Persiceto ,  intorno  il  bisogno  Di  una  più  este- 
sa e  completa  Istruzione  negli  esercenti  la  Veterinaria, 
Sul  quale  argomento  il  Chiarissimo  Sig.  Presidente 
crede  di  riferire ,  come  il  Superiore  Governo  per 
recenti  disposizioni  Universitarie,  abbia  stabilito  che 
i  giovani  vogliosi  di  dedicarsi  agli  studi  di  Veteri- 
naria ,  sieno  in  prima  istruiti  nelle  lettere  e  nella 
filosofìa,  siccome  per  le  altre  scienze  è  provveduto. 
Ne  avvisa  poscia  i  Soci  presenti  ad  appoggiare  que- 
ste lodevoli  disposizioni ,  col  dare  la  preferenza  ai 
buoni  Veterinari,  e  divulgare  ai  coloni  ed  agenti  di 
campagna,  la  necessità  ed  i  vantaggi  di  ricorrere  ai 
Veterinari  bene  istruiti ,  anziché   ai  meno  avveduti 


APPENDICE  487 

ed  ignari ,  li  quali  però  quantunque  sembri  sieno 
più  discreti  nei  prezzi  delle  funzioni  sostenute ,  pure 
lucrano  di  soverchio ,  perchè  quasi  sempre  con  danno 
del  ben  essere  del  bestiame,  e  della  saggia  economia 
campestre. 

Per  ultimo  viene  ammesso  il  Sig.  Dott.  Pietro 
Gavazzi  a  leggere  una  sua  Memoria  Sulla  utilità 
delle  Mostre  od  Esposizioni  Agrarie  ^  e  sui  mezzi  di 
ottenerla  maggiore. 

A  cagione  della  qualità  dell'argomento,  molto 
esteso  e  dettagliato ,  non  che  per  la  pubblicazione 
già  ordinata  nel  giornale  agrario,  si  lascia  indietro 
r  estratto  di  questa  Memoria  encomiata  e  gradita  da 
ognuno ,  e  si  nota  che  per  le  molte  osservazioni  e 
proposte  pregevoli  ed  opportune ,  delle  quali  è  for- 
nita, si  rimette  la  Memoria  stessa  alla  Commissio- 
ne regolatrice  appunto  delle  Esposizioni ,  onde  ne 
tragga  il  profitto ,  che  nelle  presenti  nostre  condi- 
zioni vedrà  convenire. 

Sessione  Ordinaria  delli  14  Marzo  1852. 

Dopo  lettura  del  verbale  precedente  il  Ch.  Sig. 
Presidente  presenta  un  Dispaccio  di  S.  E.  Revina 
Mons.  Commissario  e  Pro-Legato ,  col  quale  dimo- 
stra r  aggradimento  suo ,  e  quello  di  S.  E.  il  Sig. 
Ministro  del  Commercio  e  Agricoltura  in  Roma,  per 
la  pubblicazione  delle  stampe,  e  degli  atti  relativi 
all'  Esposizione  Agraria.  Poiché  in  quel  Dispaccio 
con  espressioni  onorevolissime  pel  Corpo  Accademi- 
co, vengono  accompagnate  le  medaglie  di  premio, 
e  si  fa  plauso  ancora  al  progetto  di   associarvi  l'È- 


48S  APPENDICE 

sposizione  delle  patrie  manifatture ,  così  cfedesi  ri- 
portarne il  fine  letteralmente. 

»  Finalmente  il  lodato  Sig.  Ministro  al  quale 
»  non  mancai  di  rappresentare  nei  modi  più  efficaci 
»  la  opportunità,  che  nel  prossimo  venturo  anno  fosse 
»  associata  all'Esposizione  dei  prodotti  Agrari,  an- 
1)  che  quella  dei  manifatturieri ,  ha  con  molta  be- 
«  nignità  fatto  plauso  ad  un  simigliante  progetto,  che 
»  sin  d'  ora  si  piace  di  approvare. 

j)  Nel  rendere  quindi  intesa  V.  S.  Illfha  non 
»  che  r  Illustre  Consesso  eh'  Ella  presiede  ,  delle  di- 
»  sposizioni  della  Superiorità,  intorno  questo  duplice 
»  intento  della  futura  Esposizione ,  affinchè  possano 
»  per  tempo  prendersi  le  necessarie  misure,  che  as- 
»  sai  raccomando ,  e  di  cui  vorrà  darmi  sollecita 
»  comunicazione,  le  accompagno  le  N.  14  Meda- 
»  glie  in  Argento,  con  facoltà  di  distribuirle  ai  pre- 
»  miati,  a  nome  del  Ministero ,  ed  ho  il  piacere  di 
>>  confermare  a  V.  S.  IlliTia  le  proteste  della  mia  di- 
»  stinta  stima.  » 

L'  Amministrazione  Cointeressata  dei  Sali  e  Ta- 
bacchi nello  Stato  con  lettera  del  1."  Marzo  rende 
partecipe  alla  Società  Agraria  i  risultamenti  ottenuti 
nell'anno  1851  colla  vendita  del  Sale  nero  o  misto 
per  uso  del  bestiame  e  dell'  agricoltura.  E  quantun- 
que per  essa  lettera  si  conosca  che  il  consumo  si  è 
presentato  notevolmente  maggiore  di  quanto  avvenne 
nel  primo  anno ,  talché  havvi  luogo  a  sperare  che 
questa  utile  pratica  si  vedrà  ben  anche  più  estesa  ne- 
gli anni  venturi ,  pure  l' Ilhno  Sig.  Vice  Aih.re  ,  col 
confronto  delle  cifre  risguardanti  la  quantità  del  be- 
stiame delle  quattro  Provincie,    moltiplicata  per  la 


APPENDICE  489 

quantità  di  sale  relativa  al  consumo  di  ognuna, 
esprime  la  propria  dispiacenza  per  aver  trovato  il 
consumo  del  sale  di  gran  lunga  inferiore  a  quello 
che  egli  desiderava ,  inculcandone  quindi  dalla  So- 
cietà Agraria  quelle  ulteriori  diligenze  e  provvedi- 
menti ,  che  servano  a  rendere  maggiormente  utile  la 
Superiore*  Governativa  concessione.  Intorno  al  quale 
argomento  i  Soci  intervenuti  non  possono  a  meno 
di  riconoscere  quanta  utilità  arrechi  la  Società  Agra- 
ria nella  introduzione  del  sale  per  uso  del  bestiame, 
come  degli  altri  metodi  nuovi ,  perchè  appunto  nella 
Provincia  bolognese  ove  tiene  sua  sede ,  il  consumo 
è  stato  di  gran  lunga  maggiore  delle  altre  vicine.  E  se 
nel  decorso  anno  1851,  l'uso  del  sale  pel  bestiame, 
non  fu  quanto  potevasi  attenderlo,  bisogna  pur  conve- 
nire che  fra  noi  come  altrove ,  le  buone  usanze  si  in- 
tromettono nei  costumi  campestri  con  qualche  lentez- 
za ;  ma  in  pari  tempo  bisogna  rammentarsi  che  i 
campagnuoli ,  ai  quali  tanto  dobbiamo ,  sono  di  tale 
tempra  da  preservare  nel  proposito  incominciato , 
accrescendone  anzi  per  gradi  il  consumo  relativo , 
a  seconda  degli  eccitamenti  ricevuti,  e  degl' utili  ri- 
sultamenti ,  che  dai  fatti  osservati ,  e  dalle  proprie 
esperienze  palesemente  ne  emergono. 

Presentasi  pure  alla  Società  lettera  del  Ch.  Sig. 
Prof.  G.  Bertoloni  in  riscontro  a  quanto  gli  era  stato 
trasmesso,  circa  lo  esame  e  lo  sviluppo  di  uova  ap- 
partenenti all'  insetto  ,  che  notevolmente  nel  decorso 
anno  danneggiò  le  foglie  degli  alberi  della  nostra  mon- 
tagna bolognese;  uova  che  avendo  egli  fatte  nascere, 
onde  esaminare  l' insetto  nelle  diverse  trasfigurazio- 
ni ,  potè  conoscere  che  appartenevano  al  Lìparis  Di- 


490  APPENDICE 

spar  Linn.  ;  insetto  che  talvolta  sviluppasi  in  co- 
pia strabocchevole ,  con  danno  delle  selve  monta- 
ne ,  quando  per  circostanze  atmosferiche  non  comu- 
ni, o  per  copia  delle  uova  depositate  in  precedenza 
trova  modo  di  conservarsi  nel  verno  ,  crescere  e  pro- 
sperare nella  state. 

Il  Socio  Ordinario  e  Vice  Segretario  Dott.  Paolo 
Predìeri  intrattiene  poscia  la  scielta  adunanza  dei 
Soci,  colla  lettura  di  una  Memoria  che  avea  per  ti- 
tolo Delle  scuole  tecniche,  e  dei  mezzi  più  acconci  per 
renderle  fra  noi  adatte  a  favorire  la  industria  agricola 
e  manifatturiera.  Di  questo  discorso  ascoltato  con 
moltissimo  interessamento  dai  Soci  intervenuti  in 
inolto  numero,  si  riportano  nell'  odierno  verbale  le 
ultime  conclusioni  riferite ,  dalle  quali  si  compren- 
dono a  sufficienza  quali  sieno  le  principali  opinioni 
dall'  Autore  sostenute. 

1."  Che  le  manifatture  nella  nostra  provincia 
debbono  limitarsi  e  riferirsi,  come  le  altre  di  tutto 
lo  Stato,  ad  alcune  di  quelle  che  risguardano  i  no- 
stri prodotti  agricoli ,  cioè  a  quelle  per  le  quali  in 
oggi  un  moderato  dazio  protettivo ,  e  le  spese  di 
porto  e  commissione,  ponno  bastare  a  bilanciare  le 
differenze  risultanti  dalla  maggiore  abilità  e  quanti- 
tà di  fabbricazione,  di  smercio  e  buon  mercato  che 
altri  popoli  ora  possiedono. 

2.°  Che  le  scuole  tecniche  fra  noi,  denno  avere 
in  mira  il  miglioramento  di  queste  speciali  manifat- 
ture ,  e  quello  ancora  che  può  riferirsi  alla  nostra 
agricoltura  e  pastorizia. 

3.°  Che  tali  scuole  per  riuscire  al  fine  indicata 
debbono  occuparsi  in  prima  della  istruzione  elemen- 


APPENDICE  491 

tare  metodica ,  poscia  della  dimostrativa  e  pratica , 
però  colle  parole  e  coi  modi  adatti  alla  capacità 
della  nostra  classe  artigiana. 

4.°  Che  alla  direzione  delle  fabbriche  di  mani- 
fatture ,  o  di  qualunque  officina  industriale ,  occor- 
rendo un  limitato  numero  di  persone ,  ne  potendosi 
queste  istruire  fra  noi,  per  mancanza  di  idonei  isti- 
tuti tecnici ,  e  di  mezzi  pratici  convenientissimi ,  è 
meglio  che  i  Direttori  delle  fabbriche  da  istituirsi, 
sieno  presi  ove  trovansi  già  educati  e  provetti ,  som- 
ministrando poi  ai  medesimi,  mercè  le  nostre  scuole, 
abili  ed  istruiti  operai  subalterni,  affinchè  coadiu- 
vino alla  migliore  riuscita  della  intrapresa,  e  dessi 
ancora  ne  siano  retribuiti  in  copia  maggiore ,  cioè 
eguale  alle  buone  funzioni  somministrate. 

5.°  Che  se  alcuni  giovani  nostri  concittadini  o 
statisti,  amassero  di  seguire  questa  carriera  del  mi- 
glioramento delle  manifatture ,  potranno  (  come  ta- 
luni già  praticarono  con  successo  )  in  prima  istruir- 
si nelle  nostre  scuole  universitarie,  e  fatti  Ingegneri 
teorici,  apprendere  poi  nelle  estere  scuole  ed  officine 
assai  riputate ,  quella  più  elevata  istruzione  teorica 
e  pratica  tecnica,  che  fra  noi  in  oggi  non  abbiamo 
mezzo  di  insegnare. 

6."  Che  senza  voler  essere  fisici  o  chimici,  pon- 
no  i  nostri  campagnuoli  e  fattori,  apprendere  nelle 
scuole  tecniche,  buone  istruzioni,  utili  pel  migliora- 
mento delle  macchine  ed  attrezzi  rurali,  giovevoli  ad 
accrescere  i  concimi  ed  i  foraggi ,  opportune  per 
conoscere  le  condizioni  atmosferiche .  le  cose  di  a- 
graria ,  di  fisica  _,  di  chimica ,  e  di  molti  altri  og- 
getti relativi  al  perfezionamento  dell'  Agricoltura  e 
Pastorizia. 


492  APPENDICE 

7.°  Che  le  manifatture  in  oggi  a  suo  avviso 
più  opportune  ed  utili  fra  noi ,  sono  i  filati  e  tes- 
suti di  canapa  e  lino,  la  fabbricazione  di  buone 
carte  ,  di  buone  pelli,  di  ottime  seterie  o  tessuti  re- 
lativi ,  di  stearina ,  di  vetri ,  cristalli ,  e  stoviglie 
più  comuni ,  non  che  la  confezione  dei  colori  e  dei 
metodi  per  bene  fissarli  sopra  i  vari  oggetti. 

8."  In  quanto  alle  manifatture  in  lana ,  gli  sem- 
bra dover  noi  limitarci  in  oggi  a  quelle  più  facili 
e  grossolane ,  perchè  relative  alle  qualità  infime  della 
lana  presso  noi  esistente ,  e  doversi  in  prima  mi- 
gliorare le  razze  delle  pecore  dello  stato,  innanzi 
di  pensare  agli  altri  più  fini  tessuti,  pei  quali  occor- 
rono lane  di  Sassonia,  di  Inghilterra,  di  Slesia,  te- 
nute in  conto  delle  più  fine  lineari  o  crespate. 

9.°  Che  infine  per  le  manifatture  di  cotone , 
quantunque  sia  lo  Stato  sprovveduto  di  questa  pianta, 
pure  colla  facile  introduzione  dei  filati  inglesi  a  buon 
prezzo,  ed  in  causa  del  grande  consumo  che  ora  si  pra- 
tica fra  noi  di  tessuti  ordinari  di  cotone,  gli  sembra  lo- 
devole di  cercare  il  miglioramento  di  questi,  escluden- 
done però  le  infinite  varietà  più  fine  e  difficoltose. 

Sessione  Ordinaria  delli  28  Marzo  1852. 

La  sessione  ha  cominciamento  colla  consueta 
lettura  dei  nomi  dei  molti  Soci  intervenuti  alla  pre- 
cedente sessione. 

Grato  alle*  dimostrazioni  di  affettuoso  interes- 
samento adoperato  dalla  Società  Agraria  per  la  pub- 
blica Esposizione  dei  prodotti  agrari  tenutasi  nel  de- 
corso anno  _,  S.  E.  Mons.  Commissario  Straordinario 
e  Prolegato,  accompagna  con  vive  espressioni  di  com- 


APPENDICE  493 

piacenza  e  di  aggradimento  ,  copia  di  altro  Dispaccio 
direttogli  da  S.  E.  il  Sig.  Ministro  di  Agricoltura , 
col  quale  Esso  rende  partecipe ,  come  il  Santo  Pa- 
dre, coi  tratti  di  sua  singolare  bontà,  abbia  accolto 
il  Volume  degli  Atti,  e  delle  Memorie  pubblicate 
iu  occasione  della  prima  Esposizione  Agraria  sue- 
nunciata.  Esprime  pure  in  esso  Dispaccio  come  S. 
EiTia  Revma  il  Sig.  Cardinale  Prefetto  della  Sacra 
Congregazione  degli  studi ,  ed  ancora  S.  Eccellenza 
il  Sig.  Ministro  di  Agricoltura  e  Commercio,  abbia- 
no ricevuto  quel  libro  con  dimostrazione  di  grata 
accoglienza ,  e  con  ringraziamenti ,  per  il  molto  zelo 
ed  indefessa  cura  adoperata  dalla  Società  Agraria 
onde  migliorare  viemmeglio  gì'  interessi  agricoli  e 
commerciali  della  bolognese  provincia. 

Con  altro  Dispaccio  la  prefata  Eccellenza  Sua, 
Monsignor  Commissario  e  Pro-Legato ,  ne  partecipa 
ancora  come  a  norma  delle  premure  esternate  dalla 
Società  Agraria  ,  abbia  fatto  invito  all'  Illma  Camera 
di  Commercio  ,  a  delegare  un  qualche  suo  membro, 
per  cooperare ,  e  dirigere  la  duplice  Esposizione 
dei  Prodotti  Agricoli  e  Manifatturieri ,  la  quale  dovrà 
tenersi  nella  stessa  Villa  Legatizia  di  S.  Michele  in 
Bosco  neir  Autunno  di  codesto  anno ,  e  ne  accerta 
sul  valido  appoggio,  e  sui  mezzi  opportuni  da  som- 
ministrarsi in  proposito  dalla  Illiìia  Commissione 
Amministrativa  Provinciale. 

La  stessa  Illina  Commissione  Amministrativa 
della  bolognese  Provincia  ,  ringrazia  pure  con  ono- 
revolissima lettera  la  Società,  per  l' invio  degli  Atti 
e  Memorie  suenunziate. 

Il  Segretario  legge  pure  lettere  di  ringraziamento 


494  APPENDICE 

delli  Ingegneri  Sig.  Francesco  Gualandi ,  e  Pietro  Pie- 
tra ,  e  Mar.  Luigi  Pizzardi ,  li  quali  da  Soci  Residenti 
furono  già  annoverati  ed  approvali  Soci  Ordinari. 

Con  lettera  delli  27  Marzo  il  Socio  Residente 
Sig.  Ingeg.  Filippo  Lisi  trasmette  pure  una  Leva  o 
semplice  istrumento,  del  quale  egli  ha  fatto  uso  per 
ripulire  dalle  piante  bonaghe  {Ononide  spinosa)  un 
grande  prato  in  Livergnano  che  ne  andava  ripieno 
con  danno  del  prodotto  del  fieno.  La  descrizione  dello 
istrumento  ,  non  che  alcune  utili  osservazioni  che  in 
questo  incontro  comunica  alla  Società,  risguardanti 
le  avvertenze  da  lui  usate  per  migliorare  ed  accre- 
scere senza  spesa  il  prodotto  di  quel  prato ,  sono 
brevemente  esposte  nella  sua  lettera ,  la  quale  però 
quivi  si  ommette ,  dovendosi  inserirla  nel  Giornale 
Agrario  per  vantaggio  del  pubblico. 

Si  passa  quindi  a  riferire  il  contenuto  di  una 
lettera  del  Socio  Ordinario  Sig.  Ing.  Pietro  Pancal- 
di ,  risguardante  alcune  osservazioni  topografiche  ed 
idrografiche  da  praticarsi  nella  Parrocchia  di  Vigo , 
onde  conoscere  se  dopo  la  caduta  frana ,  che  in  quel 
territorio  di  recente  tanti  danni  e  sventure  produsse, 
potessero  immettersi  nella  Limentria ,  e  quindi  nel 
nostro  canale  di  Reno ,  alcune  acque  di  quelle  fon- 
tane che  scolano  a  piedi  del  monte  Vicesio ,  è  che 
per  lo  innanzi  si  vedevano  disperdere  entro  le  ca- 
verne esistenti  alle  falde  di  esso ,  senza  più  veder- 
sene 1'  esito  in  luoghi  inferiori.  Trovate  molto  op- 
portune ed  utili  le  riflessioni  esposte  dal  prefato 
Sig.  Ingegnere ,  il  Ch.  Sig.  Presidente  dirigge  la  let- 
tera alla  Commissione  incaricata  per  la  corrispon- 
denza  colle  Deputazioni  Sezionali,  affinchè  col  mez- 


APPENDICE  495 

zo  della  Deputazione  di  Castiglione ,  alla  quale  ap- 
partiene per  riparto  stabilito  il  Territorio  di  Vigo, 
sieno  praticate  le  predette  indagini  da  idonea  per- 
sona, e  ne  sia  fatto  preliminare  rapporto  alla  Società. 
Per  ultimo  il  Signor  Presidente  invita  il  Vice. 
Direttore  della  Dfeputazione  Sezionale  di  Persiceto 
Signor  Dottore  Giovanni  Orlandi ,  a  leggere  un 
suo  rapporto ,  del  quale  erane  stato  incaricato  nella 
sessione  delli  26  scorso  Gennaio ,  intorno  al  1." 
Volume  delle  Ricerche  Storico- Analitiche  sugli  Scrit- 
tori di  Veterinaria  praticate  ed  esposte  da  Gioanni 
Battista  Ercolani,  —  E  di  vero  niuno,  più  del  nostro 
esimio  concittadino  e  collega  Prof.  Ercolani,  po- 
teva per  primo  intraprendere  di  fare  buona  raccol- 
ta di  utili  cognizioni  di  Veterinaria ,  in  |un  campo 
cioè  tuttora  sconosciuto  ed  indeterminato ,  egli  che 
per  le  assidue  cure  adoperate  nel  riunire  i  ma- 
teriali, che  vagamente  trovansi  sparsi  nelle  biblio- 
teche più  rinomate  d' Italia ,  ovvero  inseriti  in  an- 
tichi codici  e  pergamene  pressoché  sconosciuti  ed 
inosservate ,  sapeva  poi  con  molto  senno  ben  sce- 
gliere le  gemme ,  e  separarle  dal  fango  nel  quale 
di  spesso  trovansi  frammiste  per  la  lontananza  dei 
tempi ,  e  la  rozzezza  di  alcuni  di  loro.  Il  pensiero 
dell'  Ercolani,  di  riepilogare  in.  una  raccolta  storica 
tutto  ciò  che  può  meritare  seria  considerazione  in 
punto  di  Zooiatria  e  Veterinaria ,  partendo  dalle  età 
favolose  lino  a  questi  ultimi  tempi ,  si  è  ben  meri- 
tevole di  ogni  nostro  maggiore  encomio,  in  oggi  che 
lontano  dalla  patria,  se  trovò  nei  decorsi  anni  tem- 
po di  occuparsi  in  tal  sorta  di  ricerche  scientifiche, 
trovasi  però  amareggialo  nello  spirito  per  lo  allon- 


496  APPENDICE 

tanamento  dai  più  cari  congiunti  ed  amici ,  e  quindi 
privo  ancora  di  quegli  incoraggiamenti ,  che  per  la 
modestia  dell'  autore ,  a  noi  pure  assai  nota ,  pos- 
sono in  questa  laboriosa  intrapresa  venirgli  oppor- 
tuni e  graditi.  Già  è  abbastanza  conosciuto  come 
neir  argomento  in  discorso  esista  fultavia  una  gran- 
de lacuna ,  in  veterinaria  specialmente ,  nella  qua- 
le, il  Zanon  verso  il  1760,  aveva  posta  per  così 
dire  qualche  pietra  di  scandaglio ,  ma  con  ben  scarso 
profitto.  In  oggi  invece ,  colla  sicurezza  di  una  bella 
riescita ,  Bologna  potrà  annoverare  fra'  suoi  figli 
ed  allievi,  quel  primo  che,  poste  da  banda  le  diffi- 
coltà e  le  incertezze,  amò  di  misurarsi  con  queste, 
sentendosi  abbastanza  forte  per  gli  attivi  studi  pre- 
cedenti ,  e  per  le  molte  esperienze  già  praticate  alla 
Scuola  bolognese,  come  ajuto  intelligentissimo  e  bene 
affetto  del  nostro  Ch.  Preside  Professore  di  Anato- 
mia Comparata  e  Veterinaria  Cav.  Alessandrini. 

E  noi  interpreti  del  desiderio  dei  Soci  presen- 
ti alla  lettura ,  e  ben  grati  alle  assidue  fatiche  del- 
l' Ercolani ,  gli  auguriamo  di  tutto  cuore  quegli  altri 
mezzi  scientifici,  e  quella  felicità  e  tranquillità  d' a- 
nimo  che  possono  giovargli ,  onde  compiere  1'  altro 
Volume  con  quella  diligenza  e  buon  discernimento' 
del  quale  in  questa  Sessione  conoscemmo  fornito  il 
primo,  già  pervenutoci  in  grazioso  dono,  e  del  qua- 
le in  oggi,  con  vero  interessamento,  il  Socio  Corri- 
spondente Sig.  Dott.  Orlandi  ne  porge  alla  Società 
Agraria  un  sunto  assai  ordinato  ed  esteso,  che  quivi 
si  ommette ,  onde  vederlo  interamente  pubblicalo 
nel  Giornale  Agrario. 

Paolo  Predieri  Vice  Segretario, 


APPENDICE  497 

DI  UNÌ  PARTICOLARE  ALTERAZIONE 

sofferta  da  varie  Patate  inviale  alla  Società  dalla 
Deputazione  Sezionale  di  Loiano 

LETTERA 

presentata  alla  Società  Agraria  nella  Sessione  delli  8  Febbraio 
1852  dal  chiarissimo  Signor 

PROFESSORE    GIUSEPPE    BERTOLONI 

>>si»B-i3<a-a-»»<« 

Chiarissimo  Sig.  Presidente 

Esaminai  le  palate  spediteci  dalia  Deputazione  Sezio- 
nale di  Loiano ,  e  riconobbi  in  queste  quella  stessa  alte- 
razione, che  varie  volle  ho  osservato  negli  anni  decorsi 
ed  anche  in  questo  stesso  anno  passato  1851,  fra  quelle 
che  io  coltivai  nei  colli  di  Zola  Predosa.  A  me  parve  già 
negli  anni  addietro,  di  indicare  la  cagione  di  questa  ma- 
lattia ,  cosi  detta  impropriamente ,  perchè  a  mio  credere 
quest*  alterazione,  è  piuttosto  un'  altro  stato  della  vita  nor- 
male della  patatai  nel  quale  per  l'uomo  non  riescendo 
nutritiva, dicesi  perciò  non  buona,  e  malata.  Diffalti  qual- 
che volta  ho  prevenuto  nelle  patate  il  passaggio  a  questo 
stalo,  contentandomi  di  minor  prodotto:  Perchè,  se  dopo 
avere  afiRdali  al  terreno  in  primavera  i  tuberi,  succede  ri- 
gogliosamente lo  sviluppo  delle  piante  di  patate,  il  quale 
poi  si  arresti  per  l'asciuttore  del  Luglio  e  dell'Agosto, 
quei  tuberi  novelli,  che  a  quest'epoca  erano  di  già  perve- 
nuti a  maturità,  e  perfezione,  al  rinnovellàrsi  delle  pioggie 

N.  Ann.  Se.  Natia.  Seub  III.  Tomo  3.  33 


498  APPENDICE 

dopo  lunga  siccità, lasciati  sotterra  piò  dod  crescono,  ma 
fisiologicamente  si  modificano  nella  sostanza  loro,  di  guisa 
che  non  soffrono  più  la  buona  cultura, divengono  parzial- 
mente trasparenti  ed  acquosi,  ed  hanno  sapore  ingralissimo. 
Questo  io  asserisco  per  propria  mia  esperienza  comparativa; 
ond'è,  che  quando  un  sufBoiente  raccolto  di  patate  può 
essere  somministrato  dalle  piante,  nelle  quali  si  sia  arre- 
stata la  vegetazione  per  cagione  dell'asciuttore,  fu  per 
me  più  conveniente  cavare  da  terra  poca  quantità  di  buone 
patate  senza  indugio,  né  lasciarle  nel  campo  colla  spe- 
ranza che,  per  le  acque  della  fine  di  Agosto,  e  del  Settem- 
bre, si  sviluppi  maggior  quantità  di  tuberi,  perchè  men- 
tre in  realtà  ne  crescono  dei  novelli,  quelli  della  state, 
che  erano  perfetti,  sentono  un  principio  di  vegetazione,  la 
loro  fecola,  da  noi  tanto  stimata,  si  cangia  chimicamente 
in  ciò  che  deve  dare  sviluppamenlo  alle  gemme,  e  rami 
novelli,  di  questo  fusto  metamorfosato  in  un  tubero  sotter- 
raneo; insomma  avviene  allora  quello  che  accade  nei  tu- 
beri perfetti  affidati  alla  terra  in  primavera,  i  quali  quando 
hanno  cominciato  a  germogliare,  non  sono  più  fecolenti ,  ed 
adattati  alla  nostra  nutrizione.  Qtiiudi  lo  stesso  avviene 
a  questi  tuberi  che  impropriamente  chiamiamo  malati. 

L'esame  microscopico  comparativo  del  tessuto  cellu- 
lare,e  fecola  in  esso  contenuto  della  patata  sana,  cruda, 
e  colla,  col  tessuto  cellulare  dalla  palata  cruda  e  cotta,  che 
ebbe  principio  di  germinazione,  con  quello  che  quest'ulti- 
ma contiene  entro  la  cellule,  ed  il  conoscere  la  natura  chi- 
mica di  questo  contenuto  (per  me  derivato  dalla  modifi- 
cazione chimica  della  fecola)  chiariranno  meglio  quanto 
io  ho  credulo  di  travedere,  ed  esposto  nella  mia  deduzio- 
ne teorica. 

Ho  interrogato  un  pratico  agricoltore  e  nostro  Colle- 
ga, che  coltiva  palate  annualmente,  manifestandogli  la  mia 
opinione  intorno  a  ciò,  ed  Egli  mi  disse  che  aveva  fatte 
le  stesse  mie  osservazioni,  per  cui  rimase  pienamente  sod- 
disfatto delle  mie  conseguenze  teoriche. 


APPENDICE  W9 

Le  palate  poi,  quando  hanno  avuto  un  grado,  ancbe 
incipiente  di  germinazione,  cavate  dalla  terra,-  facilmente 
marciscono;  come  avviene  dei  legumi  ed  altri  semi  posti 
nella  stessa  circostanza,  i  quali  inoltre  non  3ono  più  fe- 
colenti,  e  non  più  atti  alla  buona  nutrizione:  ma  questa 
secondaria  alterazione ,  che  è  una  cangrena ,  della  quale 
erano  attaccate  in  parte  le  patate  di  Loiano,  e  che  esclu- 
de del  tutto  di  usarne,  non  dee  essere  presa  in  conside- 
razione nella  questione  delle  così  dette  patate  malate. 

Altro  non  avrei  a  rispondere  all'onorato  invito,  che 
y.  S.  Ulma  si  è  compiaciuta  di  trasmettermi  ;  e  con  pro- 
fonda stima  ho  l'onore  di  essere  di 

V.  S.  jllustrissima         ,  .,         , 

oiUc  1  (in-){\i'  ::  ■  ■-:    iliifiup  ib  M)inri<'l«oo  ut 

Bologna  6  Febbraro  Ig^à.  .,  9Ìso,.  bb 

,1  ;  il  ,  vi';,;cj;:'<ì'  ih  9)i!t>ui 

isu^jii;  fcguoq  iy  'on  Umilissimo ^  Devotissimo  Servitore 
:.    ;  i.     l'VMii    (M  .  GIUSEPPE  BERfoiom. ' 

'/i  unji'.i    ib   i,vv!  aailqwsa 

■lij.   jb  'j(  i.t  ;  ri;jf!'3?,   obiioMe 

hi!  ùViinfiM'i  aìhn  fli8jjf"4MB  >l> 

U  Ocl-V  '3  ,9I()Ìl9(jlJa  <iiiui9'tJa 

toni  ')  ti!  !,»  i\y.au\  «otig')!  ib  158 

i»»8  oJB'iq.loa  Riftjjoqqfi  Jt!;»  «iJnJiiq  cioveJ  ib  oxsnq  nu  m9 

b  iailif>i    li  uM  d    Li!]   ^ihobm?. 

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500  APrEKDICG 

Di  UH  SKIPUCK  SIRI'1E.\'T0  0  LSYA 

per  la  esh'a  siane  dHlc  Itm^fnr  radici  delle  piani  e 

bonaghc'  (ononide  spinosa  )  che  datmcggiatio 

i  proli  nalwali. 


rWrtrtsstmo  Sig.  Precidente 


In  conformità  di  quanto  le  significavo  l'altro  ieri  .tra- 
smetto a  V.  S.  Chiùa,  lo  strumento  semplice  ed  economico, 
del  quale  mi  servo  da  vari  anni ,  per  estrarre  e  levare  le 
piante  di  bonaghe,  dette  onomdc  spmosa ,  che  infestano  e 
deturpano  le  erbe  di  alcuni  prati,  specialmente  serotini. 

Cotu'Ella  può  conoscere,  solo  che  vi  ponga  attenzio- 
ne, r islrumento  del  quale  ora  faccio  parola,  si  è  una 
semplice  leva  di  legno  robusto,  che  i  tìsici  direbbero  di 
secondo  genere;  cioè  di  quelle  leve  che  hanno  il  punto 
di  ap^Ktggio  nella  estremità  inferiore,  la  potenza  nella  e- 
streraiià  superiore,  e  la  resistenza  verso  il  centro.  La  stan- 
ga di  legno ,  lunga  quattro  piedi ,  è  incastrala  a  cerniera 
con  un  pezzo  di  tavola  piana, che  appoggia  sul  prato  senza 
bucarlo ,  affinchè  essa  non  si  abbia  a  deturpare  colla  terra; 
sendochè  per  la  estrazione  delle  lunghe  radici  dt  booa- 
ghe,  è  bene  che  la  terra  del  prato  sia  assai  bagnata,  co- 
me in  autunno  avanzato  suole  riscontrarsi.  Nel  mezzo 
della  stanga  sonovi  praticati  a  varie  distanze  cinque  o  sei 
fori ,  che  permettono  ad  una  caviglia  di  ferro  ad  occhiello 
di  fernurvisi  robustamente,  ora  più  in  alto  ed  ora  più  in 
basso  a  seconda  del  bisogno,  cioè  della  lunghezza,  e  re- 


APPENDIOE  ItOf 

sistenza  della  radice  da  estrarsi.  A  questa  caviglia  fermasi 
nn  laccio  doppio  scorridojo,  formato  di  robusta  funicella, 
lungo  circa  un  piede,  il  quale  laccio,  mentre  nella  estre- 
mità superiore  si  ferma  ed  appunta  nella  caviglia,  nella 
inferiore  invece  si  fa  passare  attraverso  il  colletto  della 
pianta  al  disotto  precisamente  dei  piccoli  rami,  nel  qual 
luogo'  essa  è  robusta  abbastanza  da  resistere  allo  sforzo 
necessario  per  la  estrazione  della  lunga  radice.  Con  un 
poco  di  attenzione  e  di  pratica,  adattando  la  caviglia  or 
su,orgìiJ  a  seconda  della  resistenza  e  lunghezza  della  ra- 
dice^ si  riesce  a  praticare  la  estrazione  con  facilità  senza 
rompere  la  pianta  di  ononide,  la  quale,  se  mai  non  si  e- 
strae  intera  colla  radice,  facilmente  ripullula  Tanno  ap- 
presso con  danno  del  prodotto  da  ottenersi. 

Le  radici, che  io  pure  le  trasmetto  colla  presente,  so- 
nosi  da  me  estratte  in  un  mio  prato  a  Livergnano  ;  e  quan- 
tunque lunghe  circa  un  piede  e  mezzo,  pure  colla  mia 
leva  sortirono  tutte  presto  senza  rompersi,  ed  il  colono  al 
quale  insegnai  la  pratica ,  è  riescito  a  pulirmi  dalie  bo- 
naghe,  buona  parte  di  un  prato  di  35  tornature,  che  pur 
troppo  da  molli  anni  ne  andava  ripieno.  Quel  prato,  che 
ormai  è  tutto  pulito  da  quelle  piante  spinose,  ha  pure  mi- 
gliorato d'altra  parte  con  una  semplice  avvertenza  da  me 
usata  in  questi  ultimi  anni,  la  quale  poiché  ha  giovato 
grandemente,  così  amo  di  partecipargliela  in  questa  occa- 
sione. Sappia  adunque  che  in  quelle  località  montuose,  si 
costuma  come  altrove,  di  pascolare  il  prato  in  autunno 
colle  pecore  e  colle  giovenche,  per  guisa  che,  finita  la 
fredda  stagione,  le  piante,  che  già  erano  sofferenti  e  deboli 
per  le  continue  lacerazioni ,  essendo  poi  ancora  scoperte  e 
senza  barbe, risentono  maggiormente  l'azione  dei  geli;  tal- 
ché la  primavera  non  sempre  riesce  a  guarirle  totalmente, 
da  lasciarle  prosperare  con  quella  vigoria ,  che  serva  a 
dare  un  abbondante  prodotto.  Ora  avendo,  io  veduto  che 
la  estrazione  delle  bonaghe  potevasi  fare  in  autunno,  or- 


£02  APPENDICE 

dioava  al  mio  colono,  che  quel  prato  fosse  lasciato  intafto* 
e  non  pascolato,  desiderando  pure  che  l'erba  cresciuta 
nei  mesi  di  Settembre  ed  Ottobre,  restasse  sulla  pianta  per 
servire  meglio  alle  funzioni,  che  ad  una  buona  vegetazione 
e  successivo  sviluppo  si  convengono.  Già  sono  molti  anni 
che  per  tale  uso  quel  mio  prato  rende  il  doppio  di  erbe 
p  fieni ,  di  quello  che  facesse  per  lo  innanzi,  ed  anche 
buttandovi  sopra,  benché  in  poca  quantità,  del  terriccio 
ammassalo  nello  stesso  prato,  ove  il  terreno  presenta  una 
qualche  altura;  e  così  coli' erba  naturale  e  con  poca  terra 
rimanendo  viemmeglio  difeso  dai  geli  in  inverno,  e  rincal- 
zate te  piante  nella  primavera,  ho  avuto  i  felici  risultati 
che  ho  annunziato  poc'anzi,  e  dei  quali  ne  sono  conten- 
tissimo, perchè  ottenuti  senza  spesa  veruna,  e  con  pochissima 
fatica  e  mano  d'opera.  Il  danno  quindi  che  io  risento^  per 
la  perdita  di  quel  pascolo  autunnale,  è  assai  bene  riparato 
con  un  prodotto  abbondante, che  a  conti  fatti  mi  compensa 
ed  avvantaggia  notevolmente;  essendo  io  per  solito  abituato 
nelle  mie  prescrizioni  e  riforme  campestri,  come  nella 
introduzione  di  qualche  nuovo  utensile  o  strumento,  a 
tener  dietro  alla  semplicità  e  facilità  di  esecuzione;  pre- 
gievoli  doli,  senza  delle  quali  nei  piccoli  incontri  ed  affa- 
ri campestri ,  non  si  trova  quel  vero  tornaconto,  che  debbe 
pur  sempre  avere  in  mira  ogni  buon  agricoltore. 

Sarà  mia  cura  in  appresso  di  incomodarla  di  nuovo 
colla  esposizione  e  descrizione  di  una  specie  di  Argano,  col 
quale  intenderei  di  lavorare  la  terra  sostituendolo  ai  Bovi: 
ma  perchè  non  ho  per  anche  praticale  sufficienti  esperien- 
ze in  proposito,  così  Ella  mi  abbia  intanto  per  iscusato 
se  in  oggi  mi  sono  limitato  alla  semplice  indicazione  di 
un  istrumenlo,  che  per  il  lievissimo  costo  può  essere  da 
ognuno  adoperalo  con  profitto.  Mi  creda  sempre  colla  de- 
bita stima  e  riverenza, 

Bologna  li  27  Marzo  1852. 

Devotissimo  ed  Obbligai.  Serv& 
Ing.  Filippo  Lisi. 


m 

RIFLESSIONI 

SU  LE  ESPOSIZIONI  AGRARIE 

B  DELL'UTILE  CHE  DÀ  QUESTE  PUÒ  ATTENDERNE 
LA    PROVINCIA    BOLOGNESE 

letta  alla  Società  Agraria  di  Bologna  nella  Sessione  delli 
22  Fehhrajo  1852. 

DAL  SIC.  DOTI.  PIETRO  GAVAZZI 

— °>>>>  «cc<:o — 

Grato  oltre  ogni  dire  per  l'onore  compartitomi,  d'inlratte-' 
nervi  oggi  con  alcune  riflessioni  su  le  Esposizioni  Agrarie,  e 
dell'utile  che  da  queste  può  trarsi  per  la  Provincia  nostra,  quan- 
do a'  Vostri  sforzi  unisca  il  Governo  sussidi  pecuniari  (come 
proclive  mostravasi  già  quest'anno,  largheggiando  premi  a  quanti 
esponenti  se  ne  trovarono  per  Vostro  giudizio  degni)  duolmi 
di  mia  insufficienza  per  sì  vasta  materia,  e  di  tanto  ardire  mi 
sia  scusa  il  pensiero  che  mi  determinò  a  questo  lavoro,  quello 
cioè  di  alleviarvi  dalla  noia  di  classifìcare  le  materie  a  trattarsi 
in  proposito, e  di  contribuire  così  colla  mia  pietra  alia  costruzione 
del  grande  edifìzio,  il  perfezionamento  della  nostra  agricoltura  : 
abbenchè  lungo  e  prolisso  datemi  un  benigno  ascolto,  mentre 
mi  riesci  impossibile  ridurre  in  più  breve  spazio  tanta  materia. 

Lo  scienziato  di  buona  fede  esamina  attento  le  innovazioni 
fatte  nel  suo  ramo  scientifico,  trovatele  utili  e  giuste,  se  ne 
persuade,  le  accetta,  le  diffonde,  ne  usa;  gli  altri  tutti  le  ne^ 
gano,  le  combattono,  d'ogni  maniera  le  avversano,  ma  loro 
malgrado  la  verità  si  fa  strada;  il  volgo  non  le  esamina,  passa 
oltre  e  non  le  cura,  per  lui  il  passato  è  norma  ce  l'abitudine  è 
»  la  seconda  vita  dell'  uomo.  »  Diversamente  corrono  le  cose 
quando  cioè  più  non  trattasi  di  ragioni  teoriche,  ma  di  fatti 
certi  provati,  e  più  ancora  se  le  prove  di  fatto  sottopongonsi 
al  pubblico  esame,  ed  allora  sentesi  d'ogni  parte  esclamare,  Veb  .' 
eome  utile  quei  trovato ,  quasto  è  facile  a  mettersi  in  pratica , 


504  APPENDICE 

e  tutti  l'adottano.  Ecco  il  perchè  gli  aurei  Vostri  scritti  non 
produssero  sin  qui  il  bene  che  pur  dovevano;  ecco  il  perchè  i 
campi  a  modello  tanto  ammaestrano;  ecco  il  perchè  la  semplice 
mostra  di  quest'anno  ha  tanto  fruttato! 

Tutti  che  hanno  visitata  la  Esposizione  Agraria  nostra,  come 
pure  quella  di  Ferrara,  sono  oggi  persuasi  della  facilità  ed  uti- 
lità di  gramolare  la  canapa  con  macchine  diverse  dalle  usate  sin 
qui ,  e  pel  risparmio  grande  di  tempo ,  e  per  la  perfezione  del 
lavoro  che  con  queste  si  ottiene;  per  la  ninna  perdita  del  ge- 
nere sotto  forma  di  sloppa ,  ed  altre  ragioni  che  per  brevità  om- 
metto.  Finalmente  per  l'utile  incalcolabile  che  presenta  questo 
metodo  ai  padroni,  potendo  cioè  assistere  essi  o  far  assistere  alla 
lavorazione  della  canapa  (  pel  breve  tempo  in  essa  impiegato)  e 
quindi  a  vista  sua  farla  legare  in  fasci,  e  trasportare  nei  ma- 
gazzeni, impedendo  così  al  colono  di  saldare  i  suoi  debiti  colla 
mussa  comune.  Eppure,  vantaggi  sì  grandi  oggi  soltanto  sono 
stali  apprezzati,  perchè  in  pratica  hanno  veduta  la  cosa,  e  cer- 
tamenle  il  pensiero,  il  desiderio  di  giungere  a  questo  fìoe  vige 
da  quanto  coltivasi  fra  noi  la  canapa  ;  e  la  macchina  esiste  d'al- 
tra parte  da  quanto  si  coltiva  in  Russia  :  ed  il  Ferrarini  nel 
suo  Dizionario  ne  parla,  e  ne  riporta  le  tavole  dimostrative  , e 
molli  altri  autori  ne  parlano;  e  gl'Inglesi  da  moltissimo  tempo 
ne  usano  per  perfezionare  la  canapa  da  noi  spedita  colà;  ed  il 
Sig.  Audinot  colali  macchine  sin  dall' anno  1832  introdusse  fra 
noi,  che  pel  loro  uffìzio  appellavano  agrettatore.  Qual  è  la  dif- 
ferenza dalle  odierne  a  quelle  P  Perchè  adunque  essendo  la  stessa 
macchina  non  fu  prima  d'oggi  addottala?  perchè  era  necessario 
fosse  veduta  in  pratica.  Non  è  questo  il  tempo  di  parlare  del- 
l'addizione, fatta  alla  gramola  esposta  qui,  di  volantino;  mentre 
a  lungo  vuol  essere  trattala  la  cosa ,  e  non  è  del  mio  subbietto. 
Solo  dirò  che  da  anni  opinava  per  questo;  oggi  sono  per  una 
sola  lavorazione  a  compressione  ,  e  la  dichiaro  di  doppia  utilità, 
anzi  di  assoluta  necessità  nei  poderi  di  terra  forte,  perchè  valen- 
dosi del  legnoso  della  canepa  ridotti  in  piccoli  frustoli,  per  far 
letto  al  bestiame  unitamente  a  paglia,  o  strame  vallivo,  si  ha 
un  concime  meccanico-chimico,  il  quale  oltre  all'ingrassare  ac- 
concia il  terreno;  perchè  al  detto  modo  ridotto,  abbruccia  più 
lentamente,  quindi  minor  pericolo  d'incendio,  e  più  economìa 


APPENDICE  606 

pel  colono;  perchè  in  minor  spazio  contiensi,  quindi  riduzione 
delie  fabbriche  appositamente  costrutte  lontano  dai  caseggiati  per 
questa  brucciaglia.  Né  questo  è  il  solo  vantaggio  ottenutosi  dalia 
mostra  di  quest'anno,  mentre  la  lupinella  a  doppio  taglio,  presen- 
tata dal  Sig.  March.  Da-Via,  è  stata  molto  apprezzata  e  se  ne  vedrà 
tosto  l'effetto  nella  diffusione  di  sua  cultura;  diverse  specie  di  le- 
gumi sono  state  piaciute,  e  di  queste  pure  sarà  estesa  la  colti- 
vazione; altri  invaghiti  delle  belle  specie  di  frulla  esposte  ne  ri- 
cercano li  innesti.  Intorno  agli  slrumenli  e  macchine  rurali  si  è 
molto  parlato  e  questo  pure  varrà  ad  introdurre  utili  modifica- 
zioni nelle  antiche;  le  gigantesche  piante  presentate  dalMinelIi, 
e  le  Paulonia  imperialis  in  ispecie,  hanno  di  loro  utilità  per- 
suasi non  pochi;  e  cosi  dicasi  di  altri  oggetti.  Se  adunque  è 
cosa  certa  cbe  la  massa  degli  uomini  dai  soli  fatti  avverati,  a 
colpo  d'  occhio  si  persuade  ;  se  manchiamo  nostro  malgrado  di 
campi  a  modello;  se  una  semplice  mostra  ha  tanto  fruttato;  e 
chi  non  vede  la  necessità  di  ripeterle  il  più  spesso  possibile? 
ma  ognuno  qui  e  persuaso  al  pari  di  me  di  questa  verità,  non 
resta  quindi  che  a  tracciare  la  via,  acciò  riescano  nel  massimo 
grado  utili. 

À  mio  avviso  la  prima  cosa  a  farsi  si  è  l'obbligare,  quanti 
pensano  d' esporsi  ad  un  nuovo  concorso  agrario,  con  uno  od 
altro  oggetto,  a  tenere  esattamente  notato  il  metodo  impiegato 
per  ottenerli,  le  circostanze  che  accompagnarono  lo  sviluppo  de' 
medesimi,  tutto  esattamente  autenticato,  o  da  locali  autorità  (le 
Deputazioni  Sezionali  prima  d'ogni  altra  )  o  da  autorevoli  persone 
competenti  in  ordine  alla  qualità  dell'oggetto,  e  che  questo  sun- 
to teorico  accompagni  al  concorso  la  cosa  destinatavi,  acciò  possa 
essere  pubblicato,  o  a  canto  d'essa,  se  in  brevi  parole  può  espor- 
si, o  in  un  catalogo  da  vendersi  contemporaneamente  all'espo- 
sizione al  prezzo  il  più  modico,  o  meglio  da  dispensarsi  gratis 
agli  accorrenti;  poiché  questi  sunti  di  fatti  provati  valgon  me- 
glio di  qualunque  opera  voluminosa  a  persuadere  il  popolo  che 
a  quelle  non  ricorre,  e  senza  perdere  altro  tempo  in  tentativi 
per  arrivare  ad  un  dato  fine,  gli  agronomi  pratici  troverebbero 
la  strada  già  appianata  ,  e  pronti  la  correrebbero  con  utile  im- 
menso della  popolazione. 

In  secondo  luogo,  assoggettando  gli  esponenti  a  norme  indagi- 


506  APPENDICE 

uose  necessita  invogliarli  alle  ricerche^  collo  stabilire  premi  pecif" 
niari  quanto  più  si  possa  elevati ,  mentre  una  medaglia  è  stimolo 
agli  uomini  di  delicato  sentire,  e  ricclii,  ai  quali  lo  dispendiarst 
nella  ricerca  d'un  vero  non  fa  discapito;  mentre  all'opposto 
corrono  le  cose  pel  povero,  abbencbè  intelligente,  agricoltore. 

Mi  si  dirà  da  taluno,  vero  è  il  vostro  asserto,  ma  per  mol- 
ti  premi  e  grandi  occorrono  somme  che  non  abbiamo  ;  ben  lo 
so,  rispondo,  e  perciò  appunto  m'unisco  a  Voi  o  rispettabili 
Signori  per  rintracciarle.  Limito  prima  d'ogni  altra  cosa  a  quat- 
tro 0  cinque  anni  li  concorsi  col  metodo  suindicato ,  mentre  que- 
sto lasso  di  tempo  basta,  a  mio  credere,  per  fare  addottare  in 
generale  quanto  di  utile  e  nuovo  possedè  oggi  l'agricoltura.  In 
appresso  potrebbero  ridursi  e  nel  numero,  e  nella  misura,  più 
non  ricercandosi  la  condizione  dei  metodi  :  solo  uno  grande 
conserverei  ogni  anno  per  le  ricerche  non  ancora  compiute  da 
dispensarsi  a  tenore  di  un  Vostro  programma,  come  praticasi  ne- 
gli altri  concorsi  della  pittura ,  scultura  ecc. 

Per  cinque  anni  adunque  sono  a  ricercarsi  fondi  maggior» 
alle  premiazioni,  e  per  riunirli  senza  gravitare  su  di  una  sola 
cassa,  fa  di  mestieri  il  chiedere  prima  tutto,  una  dotazione  al 
Governo,  una  alla  Provincia,  una  al  Comune,  e  se  qneste  do- 
tazioni non  bastano  si  parifica  il  disavanzo  col  ricavo  della  ven- 
dila dei  cataloghi;  con  un'obulo  d'introito  per  chi  non  è  con- 
tadino lavoratore;  colla  vendita  degli  annali  preziosi  di  questa 
Società;  colla  stampa  di  un  giornale  od  opera  agronomica; 
con  un'associazione.  Tutti  che  posseggono  e  coltivano,  traendo 
immenso  vantaggio  da  simili  concorsi,  ben  volonlieri  si  preste- 
ranno, col  mezzo  delle  Deputazioni  Sezionali,  a  formare  i  fondi 
necessari  per  le  premiazioni  dei  medesimi,  e  tanto  più  volon- 
lieri lo  faranno  conoscendo,  che  dando  uno,  possono  ottenere 
premio  di  cento.  Il  Governo  però,  la  Provincia,  ed  il  Comune, 
larghi  nel  dotare  toglieranno  qualunque  pensiero  in  proposito,  e 
formeranno  il  fondo  ch€  Vi  abbisogna,  conoscendo  l'indescri- 
vibile vantaggio,  che  fanno, non  solo  all'intera  popolazione  della 
Provincia,  sibbene  a  quanti  studieranno  i  nostri  rendiconti  e  se 
ne  varranno.  Trascuro  poi  l'elemento  che  ha  Bologna  per  la  con- 
dizione di  possedere  l'Università,  gli  Orti  Agrario  e  Botanico^ 
Società  e  sue  affigliaaioni  ;  e  perchè  la  nostra  Provincia  pre- 


APPENDICE  607 

Senta  tutte  le  coltivazioni  asciutta ,  umida ,  e  montana  in  ìstato 
loderoie,  ordinato  il  concorso  generale  delie  Legazioni,  lasciando 
a  ciascuna  dì  essa  1  concorsi  speciali,  per  non  privare  alcuno 
di  un  tanto  benefìzio;  nePqual  caso  le  spese  sarebbero  distri- 
buite anche  su  le  altre  Provincie  concorrenti ,  il  perchè  mi  sem- 
bra s'avrebbe  denaro  ad  oltranza  per  le  premiazioni.  Toccato 
il  modo  di  ricercare  il  denaro  occupiamoci  di  conoscere  quanto 
ne  abbisogna,  ed  il  come  distribuirlo. 

Le  cattegorie  che  in  appresso  successivamente  dirò,  v'indiche- 
ranno 0  Signori  quali  sarebbero  le  mie  viste  su  la  classificazio- 
ne dei  concorsi,  e  la  premiazione  dei  medesimi;  mentre  destinerei 
una,  due,  e  tre  classi  di  premi  per  ogni  categoria  esaminata. 
Dal  Vostro  solo  giudizio  però  dipenderà  e  il  numero  e  la  misura 
loro,  non  essendo  questa  che  una  semplice  indicazione  di  essi,  la- 
sciando indeterminato  il  numero  dei  medesimi  in  ciascuna  classe, 
conoscendosi  che  possono  verificarsi  molti  casi  nei  quali  si  ri- 
scontrino eguali  requisiti  ad  essere  premiati:  tuttavia  a  secon- 
da dei  fondi  richiesti  ed  ottenuti  si  determinerà  nel  manifesto 
il  numero  deUe  categorie  destinate  al  premio  delle  classi  di  cia- 
scuna di  esse,  per  invogliare  cosi  sempre  più  gli  agronomi  al 
concorso,  verificandosi  maggiore  la  probabilità  d'essere  premiati. 
A  due  categorie  soltanto,  le  più  importanti,  assegnerei  più  di 
cento  scudi  per  il  premio  di  prima  classe;  alle  altre  tutte  dai 
cento  scudi  all' ingiù;  e  proporzionatamente  assegnerei  la  diffe- 
renza delle  due  inferiori  classi  a  tenore  di  quanto  è  assegnato 
nella  prima;  tenendo  disponibile  un  fondo  di  scorta  per  la  pa- 
rità di  circostanze  al  premio  già  accennato;  ed  ove  questa  si  ve- 
rificasse in  pochi  casi,  se  non  in  alcuno ,  il  detto  fondo  si  por- 
terebbe disponibile  pel  veniente  anno,  o  si  aumenterebbero  o 
destinerebbero  nuovi  premi,  a  seconda  di  quanto  la  pratica  mo- 
strerà necessario  a  farsi  in  proposito. 

Ora  delle  epoche  dei  concorsi.  Meglio  di  me  sa  ognuno 
che  poco  vantaggioso  uflTicio  farebbesi  egli  agronomi,  se  fosse 
stabilito  il  concorso  in  un'epoca  nella  quale  certi  oggetti  non 
sono  ricercati  dal  commercio,  o  che  non  sono  di  stagione;  poi- 
ché dovrebbersi  i  primi  vendere  con  perdita ,  ottenere  i  secondi 
con  dispendio;  necessita  quindi  di  o]ierare  in  guisa  da  conciliare 
l'interesse  di  tutti,  e  tenuto  a  calcolo  quanto  praticasi  negli 


508  APPENDICE 

altri  paesi,  ne'  quali  sono  in  uso  i  concorsi  agrari,  diriderei  in 
due  epoche  il  concorso  annuo.  Qui  mi  si  obbietterà  da  taluno 
che  il  frutto  fuori  di  stagione  è  più  ricercato,  perciò  meglio  pa- 
gato; che  è  ?ero,  rispondo,  in  quanto  alla  frutta;  non  così  del 
bestiame  da  grascia,  il  quale  si  vende  per  la  Pasqua ,  e  della  razza 
suina  che  solo  in  tempi  prefissi  può  essere  macellata,  vendendosi 
ì  più  grassi  nell'ultima  settimana  del  Carnevale;  ed  aggiungo 
che,  dividendo  in  due  il  concorso  agrario,  si  verificherà  più  facil- 
mente il  caso  d'avere  frutta  ,  fiori,  ed  ortaglie  d'altra  stagione. 
Colla  risposta  all'obbiezione  da  me  portata  superiormente  in 
campo,  si  è  veduto  che  il  bestiame  da  grascia  ha  un'epoca  già 
fissata  dal  commercio  per  la  sua  vendita;  che  i  suini  hanno  un 
tempo  prefìsso  alla  loro  macellazione;  tempo  determinato  dalla 
legge  Annonaria,  dalla  domanda  dei  Pizzicagnoli,  dalla  tempe- 
ratura ,  e  da  ultimo  dal  precipuo  materiale  del  loro  ingrassa- 
mento, la  ghianda,  che  solo  raccogliesi  in  autunno  avanzato;  ora 
dirò  vendersi  la  più  bella  ortaglia  invernale  nella  vigilia  del  S. 
Natale  ;  ed  altrettanto  dicasi  della  frutta  conservata  ;  e  che  il 
bestiame  da  allievo  vuol  essere  veduto  prima  faccia  uso  di  cibo 
secco;  finalmente  dirò  che  ovunque  praticasi  dì  mostrare,  di  pre- 
miare, di  vendere  il  bestiame  ingrassalo  per  la  Pasqua.  Da  tutto 
questo  concludo  per  fissare  la  prima  esposizione  nella  settimana 
della  Pasqua,  la  seconda  al  principiar  dell'autunno  ;  ma  perciò 
fare  è  di  mestieri  l'ottenere  dalla  Deputazione  Annonaria,  che 
si  possano  pubblicamente  macellare  e  vendere,  dopo  l'esposizione 
degli  animali  da  grascia,  i  suini  che  a  quella  fossero  presentati. 
La  prima  esposizione  servir  dovrebbe  alla  premiazione  dei 
bovini,  suini,  lanuti,  e  pollami  ingrassati;  dei  maschi  di  tutte 
le  specie  destinati  alle  monte,  gli  stalloni  in  ispecie;  delle  or- 
taglie e  fruita  invernali,  vedute  in  gesso  o  cera  dai  getti  cavati 
dal  vero,  presentati  ad  una  apposita  commissione  nella  settimana 
delle  Sante  Feste  Natalizie;  delle  ortaglie,  frutta  e  fiori  di  sta- 
gione, 0  fuori  ;  delle  macchine  e  strumenti  rurali  nuovi,  o  modi- 
ficali. Nella  seconda,  l'autunnale,  si  premierebbero  le  specie 
tutte  di  bestiame  allevato;  i  prodotti  tutti  dei  campi,  dei  giar- 
dini, degli  orli  sin  qui  usati,  e  i  nuovi  introdotti;  gl'ingegni 
tutti  meccanici  facilitanti  i  lavori  agricoli;  le  produzioni  dalle 
nostre,  od  estere,  materie  grezze  ottenute;  e  quant' altri  og- 


APPENDICE  509 

getti  fossero  presentati,  aventi  attinenze  all' agricoltura  >  ed  al 
commercio. 

Stabilita  l'utilità  dei  concorsi  agrari j  la  necessità  di  premi 
pecuniari  ;  il  modo  da  tenersi  per  formare  i  fondi  indispensabili 
alle  premiazioni;  le  epoche  dei  concorsi;  gli  oggetti  da  esami- 
narsi e  premiarsi  in  ogni  singolo  concorso,  permettetemi,  o  Si- 
gnori, di  dare  una  rapida  occhiata,  a  quanto  è  suscettibile  di 
miglioramento  nella  nostra  agricoltura,  dividendo  tanta  materia, 
come  dissi,  per  categorie,  onde  il  tutto  possa  essere  compreso 
nei  limiti  di  questo  discorso,  mentre  dall'esame  soltanto  deU 
l'attuale  nostra  coltivazione  può  formarsi  una  idea  esatta  di 
quanto  è  a  proporsi  quale  utile  modificazione  della  medesima  ; 
dal  che  direttamente  ne  conseguita  la  formazione  delle  cate- 
gorie, e  delle  classi  dei  premi  da  stabilirsi. 

Se  questi  brevi  cenni  però  sullìcientemente  non  chiariscono 
le  cose  trattate  in  esse,  non  me  ne  date  carico;  il  perchè  Ve  lo 
dissi  nello  indicarvi  la  mia  insufficienza ,  ed  i  confini  segnati 
ai  mio  lavoro.  Supplirete  alla  mancanza  col  destinare  ad  ognu- 
na uno  studio^  a  parte. 

Rivolgeremo  anzi  tutto  l'attenzione  al  bestiame  separata- 
mente, considerandolo  a  seconda  della  rispettiva  sua  importanza 
agronomica,  e  commerciale;  poi  a  quant' altro  all'agricoltura 
appartiene. 

1.  Il  bestiame  bovino  sarà  il  primo  sottoposto  a  disamina 
come  l'oggetto  il  più  interessante  l'agricoltura,  riguardato  tanto 
sotto  l'aspetto  di  mezzo  lavoratore,  quanto  sotto  quello  d'alimen- 
to ;  perciò  appunto  ad  uno  ad  uno  considereremo,  il  bestiame  da 
allievo ,  da  lavoro ,  e  da  grascia  ;  ma  non  entrerò  nell'  arringo  sen- 
za avervi  ricordato  che  oggi  si  conosce  e  si  ottiene  con  facilità 
quel  cambiamento  qualunque  che  si  desidera  nelle  forme  e  qua- 
lità dei  bestiami  ;  della  qual  verità  ci  ammaestrano  le  esposizioni 
Ingresi,  pelle  quali  o  per  capriccio,  o  per  utile  veggonsi  indivi- 
dui, tanto  diversi  dalle  razze  dalle  quali  discendono,  da  crederli 
appartenenti  ad  altra  specie;  e  ciò  per  successive  incrociature. 

La  differenza  essenziale  rimarcabile  fra  le  razze  bovine  del 
Bolognese,  consiste  nella  grandezza  degli  individui  delle  medesime, 
piccoli  0  meglio  nani  essendo  quelli  del  monte,  più  grandi  quelli 
flel  piano.  Ai  nostri  bovi  frammiscbiansi  dei  Lombardi  e  Veneti  a 


filo  APPENDICE 

lunghe  corna  e  testa  svelta,  deiModonesi  rossi  di  pelo  a  corna 
corte  e  sporgenti  in  avanti;  ciò  posto,  dimando  io,  quali  migliora- 
menti si  amano  introdurre,  perchè  domandati  dalle  viste  del  gior- 
no ad  utilizzare  questo  ramo  agronomico-induslriale?  1.  aliegeri- 
mento  del  capo  con  riduzione  di  corna  ;  2.  maggior  quadratura 
nelle  spalle  e  pelvi;  3.  ingrandimento  degli  individui;  4.  ricer- 
ca di  razza  apposita  per  l'ingrassamento,  come  si  è  ottenuto 
in  Inghilterra.  Coll'allegerire  il  capo  e  ridurre  le  corna  oltre 
al  rendere  l'animale  più  gaio  alla  vista  (ciò  che  in  termine 
mercantile  corrisponde  ad  avere  maggior  mercanzia)  l'occhio  si 
fa  più  grande,  vivace,  brillante  ;  l' animale  più  non  va  soggetto 
all'ombra;  e  si  mette  a  disposizione  della  natura  un  materiale 
osseo  pel  resto  del  tronco.  Colla  maggior  quadratura  e  regola- 
rità dello  scheletro,  più  liberi  si  fanno  i  movimenti  degli  anima- 
li, dalla  qual  circostanza  ne  viene  aumento  di  forza  ,  e  ciò  per- 
chè essendo  regolari  le  inserzioni  dei  tendini,  apportano  esatta 
disposizione  dei  muscoli,  di  modo  che  contraendosi  ninno  in- 
tercetta il  movimento  dell'altro,  ed  occupa  ciascuno  lo  spazio 
da  natura  ad  esso  destinato.  DifTatti  osservando  il  bestiame,  di 
qualunque  specie,  sottoposto  a  fatica,  troviamo  che  negli  indi- 
vidui mai  costruiti  di  gambe,  si  sviluppano  ^  preferenza  le  ma- 
lattie proprie  delle  medesime,  perchè  li  muscoli  e  li  tendini  lavo- 
rano fuori  di  posto.  In  secondo  luogo  si  rende  più  bello  il  be- 
stiame, più  stimato,  più  cercato,  e  si  vende  a  maggior  prezzo. 
In  terzo  luogo  perchè  il  ragionamento,  fatto  pei  muscoli  all'e- 
sterno, vale  per  li  visceri  all'interno;  tutti  si  trovano  al  loro 
posto  ;  niuho  compreme  e  maltratta  il  vicino,  ed  a  sue  spese  si 
ingrandisce  causando  malattie  invincibili;  perciò  le  funzioni 
tutte  si  eseguiscono  regolarmente ,  ed  il  bestiame  passa  la  vita 
in  perfetta  salute.  Ne  questo  è  il  tutto;  là  buona  disposizione 
dei  visceri  colla  salute  porta  l'ingrassamento,  correndo  libera- 
mente linfa  e  sangue  di  buona  qualità,  ed  avendo  agio  a 'depo- 
sitarsi,  ed  a  convertirsi  grado  a  grado  in  adipe:  dove  all'in- 
contro i  visceri  si  comprimono,  i  fluidi  sono  stretti  a  correr  ra- 
pidi per  entro  ai  vasi,  e  mai  non  depositano  grasso;  l'esperien- 
za ci  mostra  impossibile  ingrassare,  per  quant'arte  si  usi,  gli 
individui  volgarmente  chiamati  scaglioni,  quelli  cioè  che  hanno 
strette  alla  pelvi,  e  le  spalle.  Coir  ingrandimento  degli  individui  si 


APPENDICE  611 

arranno  animali  più  forti ^  un  maggior  materiale  alimentare;  e 
quando  avremo  ottenuta  una  razza  di  grandi  vacche,  potremo 
queste  sostituire  in  gran  parte  ai  buoi  (parificandosi  in  forza 
una  grande  vacca  ad  un  bue  mezzano)  operando  cos'i  il  gran 
cambiamento  indispensabile  alla  nostra  Provincia,  per  soltrurci 
all'importazione  dal  di  fuori  di  caccio  e  bestiame.  Ne  si  credb 
maggiore  il  dispendio  nello  alimentare  individui  grandi  dai  pic- 
coli (confronto  futto  a  parità  di  età),  mentre  la  nutrizione  non 
si  opera  per  semplice  legge  meccanica,  ed  il  piccolo  mangia 
molte  volte  più  del  grande,  il  magro  più  del  grasso  e  cosi  via 
Tia.  Se  poi  verrà  addottalo  il  metodo  di  non  mandare  il  bestia- 
me al  pascolo  per  non  disperdere  concime,  e  per  sapere  còme 
è  nudrito  ogni  giorno,  in  questo  caso  non  vi  sarà  differenza 
alcuna,  o  minima,  e  si  manterrà  bello;  il  campo  non  sarà 
danneggiato,  e  il  vantaggio  sarà  incalcolabile  per  tutti  i  rap- 
porti, massime  rispetto  alle  vacche,  le  quali  bene  e  regolarmente 
alimentate  daranno  latte,  e  serviranno  nello  stesso  tempo  al  la- 
voro, e  non  mancheranno  di  venire  ogni  anno  in  caldo  e  d'im- 
pregnarsi; e  disposti  in  diversi  punti  delle  caserie,  raccogliere- 
mo in  esse  il  latte  che  oggi  in  gran  parte  si  disperde,  e  lo  tra- 
smuteremo in  caccio  fino,  ed  avremo  il  vantaggio  che  danno  le 
cascine  senza  il  dispendio  delle  medesime.  Colla  ricerca  di  razza 
apposita  all'  ingrassamento  pervenuti  una  volta  allo  scopo,  ri- 
sparmieremo  tempo  ed  alimenti,  e  produrremo  carni  non  gustate 
sin  qui  per  squisitezza.  Dalle  viste  generali  veniamo  alle  specia- 
lità, assegnando  ad  ognuna  le  regole  da  seguirsi  per  consegui- 
re ì  premi. 

Per  le  bestie  da  alHem,  e  da  lavoro,  basterà  che  si  pre- 
sentino al  concorso  con  certificato,  autenticato  dalle  Autorità 
locali,  indicante  il  nome  e  cognome  del  proprietario;  il  luogo 
ed  època  precisa  della  nascita,  il  podere  sul  quale  è  pasciuto 
(non  volendo  premiare  bestiame  estero  che  dopo  il  concorso 
sorta  all'istante  di  Provincia)  la  paternità  e  maternità  e  presso 
chi  si  trovano,  per  essere  in  grado  di  proporre  nuove  incroccia- 
tnre,  dimostrate  vantaggiose  dall'esperienza  a  raggiungere  il 
fine  proposto  di  stabilire  una  perfetta  razza  nostrana  di  bovini. 
I  premi  di  prima  classe  si  destinerebbero  a  quelli  individui  che 
presentassero  tutti  tre  li  requisiti  superiormente  detti;  quelli 


61^  APPENUICE 

dì  seconda  classe ,  a  chi  due  ne  avesse  raggiunti  ;  e  i  terzi  pre- 
mi ,  sarebbero  per  li  aventi  un  sol  requisito.  Nei  primi  concorsi 
però  avrei  più  d'ogni  altro  a  calcolo  quello  della  grandezza, 
massimamente  nelle  vacche ,  e  premierei  colia  prima  classe  que- 
sti individui,  pel  riflesso  delle  spese  incontrate  dai  proprietari 
per  introdurli  fra  noi,  proponendo  in  appresso  le  incrocciature 
di  essi  con  individui  aventi  gli  altri  requisiti,  onde  raggiungere 
il  (ine  superiormente  detto. 

Per  le  bestie  da  grascia  si  esige  un  rendiconto  esatto,  col 
metodo  tenuto  nello  alimentarle  :  la  qualità  e  quantità  delle  so- 
stanze alimentari  impiegate,  la  durata  della  grascia,  il  peso 
dell'individuo  prima  d'essere  sottoposto  all'ingrassamento,  per 
desumerne  l'aumento  apportato  dal  metodo  tenuto,  mediante 
rattlGca  all'atto  della  esposizione;  l'età,  la  provenienza,  il  luo- 
go della  grascia ,  la  padronanza ,  il  tutto  debitamente  autenti- 
cato. Si  dichiarerà  fin  d'ora  non  ammesso  l'ingrassamento  ope- 
rato in  tutto  0  in  parte  con  fagioli,  comunicando  questi  alle 
carni  un'odore  nauseante  insopportabile,  e  insipidezza  alle  me- 
desime; e  quello  con  i  residui  della  bollitura  delle  uve,  volgar- 
mente graspe ,  pel  sapore  parimenti  cattivo  comunicato  alle  car- 
ni congiunto  a  bruito  colore  del  grasso  ;  tollerato  quello  di  ora- 
spe  frammisto  a  ghianda  ;  lodato  quello  di  farinacci  uniti  a  fie- 
no, od  anche  a  paglia  salata  e  trinciata,  con  bevande  in  bian- 
co in  poca  quantità  e  più  volle  ripetute  al  giorno;  premiato 
quel  cultore  che  indica  un  metodo  certo  atto  a  ridonare  l'ap- 
petito al  bestiame  in  grascia  che  ad  un  tratto  sì  rifiuta  di 
prender  cibo. 

Conseguiranno  il  premio  di  prima  classe,  quelli  che  potran- 
no provare  d'avere  usato  un  metodo  d'alimentazione  del  bestia- 
me facile  a  seguirsi,  composto  di  sostanze  di  non  molto  costo, 
ma  che  pel  loro  assieme  producono  carni  saporite  ,  e  per  un  tem- 
po abbastanza  lungo,  mentre  l'ingrassamento  sforzato  è  di  gran 
lunga  inferiore  al  lento  e  progressivo.  Nel  primo  caso  gli  ani- 
mali si  ricuoprono  all'esterno  soltanto  di  uno  strato  adiposo  ;  nel 
secondo  l'adipe  tapezza  ì  visceri  tutti  addominali,  i  reni  in 
ispecie,  s'insinua  in  ogni  parte  del  corpo,  e  da  ultimo  ciascun 
fascetlo  muscolare  è  rivestilo  di  vagina  adiposa,  circostanza  che 
rende  gratissime  le  vivande  preparate  con  queste  carni  sucolenti. 


ArPENDlCE  513 

Il  premio  di  seconda  classe,  Io  destinerei  pel  bestiame,  an- 
che più  grasso  del  già  detto,  ma  ingrassato  con  alimenti  di  co* 
stOj  e  nella  terza  classe  comprenderei  le  bestie  meno  grasse, 
quelle  che  lo  furono  con  metodo  non  buono,  non  imitabile; 
avvertendo  che  in  queste  tre  classi  sono  contemplate  le  sole 
razze  da  noi  oggi  possedute;  mentre  per  la  nuova  da  grascia 
che  si  ricerca  ;  un'apposita  classe  destinerei,  tanta  è  l'impor- 
tanza della  medesima;  e  lunghe  diffìcili  e  dispendiose  essendo 
le  indagini  per  rintracciare  individui  aventi  le  forme  e  le  con- 
dizioni necessarie  per  dare  dal  loro  accoppiamento  la  razza  ri- 
cercata. Traccierò  adesso  alcuni  dei  distintivi  caratteri  di  que- 
sta, secondo  mi  detta  la  mente,  attenendomi  però  alle  norme  pra- 
tiche di  anzi  esposte,  acciocché  questi  servir  possano  di  guida  a 
quanti 'S'accingeranno  all'impresa.  Ossa  minute,  testa  piccola, 
scheletro  larghissimo,  gambe  corte,  pelle  fina,  grossa  musco- 
latura; ecco  i  priikipali  caratteri  domandati  dalle  teoriche  :  tra- 
smutare cioè  l'inutile  carcame  in  carne,  svilupparne  il  tronco 
a  spese  delle  estremità,  e  del  capo;  rivestire  il  tutto  di  pelle 
facilmente  dilatabile;  ed  in  una  parola  dargli  forma  Jppopota- 
mica,  che  è  il  dire  ottenere  l' intento. 

I  Tori  delta  razza  da  lavoro  saranno  premiati  con  ì  premi 
di  quella  da  grascia,  quante  volte  siano  grandissimi  e  perfetti, 
e  mancando  o  l'una,  o  l'altra  qualità,  entreranno  nella  seconda 
o  terza  classe:  l'età  loro  più  pregiata  sarà  dai  due  ai  tre  anni. 
£  qui  aggiungo  essere  necessario  cambiare  il  regolamento  An- 
nonario oggi  esistente,  perchè  esclude  dalla  pubblica  vendita  le 
loro  carni  j  mentre  per  nulla  perdono  se  vengono  macellati  dopo 
un  anno  di  riposo  dalla  monta  :  invece  che  castrandoli  alli  5 
anni  impiegano  più  di  un  anno  a  rimettersi  in  salute,  e  si  per- 
dono due  0  tre  anni  di  utile  monta,  usando  delle  precauzioni 
dette  più  avanti. 

Chiudo  le  osservazioni  sul  bestiame  Bovino ,  e  per  conse- 
goenza  la  prima  cattegoria,  col  proporre  altro  premio  per  quello 
che  avrà  ritrovato  il  mezzo  di  risvegliare  la  fame,  e  di  ridonare 
il  rumine  al  bestiame,  specialmente  da  grascia,  che  li  avesse 
perdati,  usando  avvicendamento  di  alimenti,  o  frammischiandovi 
sostanze  le  quali  non  sgrassino,  e  non  diminuiàPano  il  latte  o 
r  alterino  neìie  lattanti. 

N.  Ann.  Se.  Natur.  SkriB  III.  Tomo  5,  34 


514  APPENDICE 

2.  Al  bestiame  bovino  per  l' interesse  agrlcolo-commerciale 
succede  il  Cavallino,  al  quale,  rivolgendo  l'esame,  uniremo  pur 
anco  quello  dei  Muli,  e  dei  Giumenti,  non  mancando  anche  que- 
sti animali  d'importanza. 

Da  vari  anni  è  disfatta  l'unica  razza  di  cavalli  che  esisteva 
nella  nostra  Provincia,  quella  cioè  della  Palata  Pepoli,  che  dava 
poledri  apprezzati  per  le  qualità  e  forme  Olandesi,  loro  tra- 
smesse d.igli  stalloni  di  quel  paese ,  acquistati  a  questo  fine  dal 
proprietario  della  medesima  il  Sig.  March.  Guido  Taddeo  Pepoli; 
per  conseguenza  oggi  non  possediamo  più  alcuna  razza,  ma  in- 
vece quasi  tutti  i  contadini  tengono  un  cavallo  (femmina  i  più) 
ed  i  proprietari  di  prati  valli,  o  risaie,  chi  più,  chi  meno,  que- 
sto ramo  coltivano.  Perciò  vediamo  a  quando  a  quando  qualche 
bello  e  bravo  puledro  nostrano,  per  le  cure  d'intelligenti  pro- 
prietari, mentre  in  generale  mancano  essi  di  forme  e  di  sangue. 

Fra  le  forme  diffettano  a  preferenza  la  testa,  il  collo,  la 
coda;  nella  testa  l'occhio  piccolo,  le  orecchie  grandi  e  mal  si- 
tuate, lo  sviluppo  soverchio  della  mandibola  inferiore  ;  nel  collo, 
perchè  breve  e  grosso,  o  lunghissimo,  e  sì  l' uno  che  l'altro  male 
atteggiati  ;  nella  coda  piantata  bassa ,  e  stretta  al  corpo.  Questi 
diffetti  tutti  si  migliorano  col  solo  mutare  i  padri,  e  se  i  nuovi 
stalloni  saranno  di  razze  pregiate  per  forme  ed  energia,  fuoco, 
e  forza,  le  dette  qualità  trasmuteranno  essi  figli,  e  con  ciò  a- 
vremo  cavalli  belli,  forti,  e,  come  dicesi,  di  sangue  atti  a  qua- 
lunque uso.  Le  madri  pure  hanno  le  loro  influenze  su  la  fbrma 
e  qualità  dei  figli,  ed  a  queste  ancora  giova  rivolgere  T atten- 
zione, per  ottenere  che  gradatamente  si  cambino  in  individui 
aventi  le  condizioni  volute  a  dare  nascenti  detti  di  puro  san- 
gue :  dissi  gradatamente,  mentre  di  esse  si  serve  (come  ognun  sa) 
sinché  per  vecchiaja  o  malattia  mancano  alla  vita ,  e  perciò  solo 
a  gradi  arriveremo  alla  condizione  suddetta ,  quando  cioè  da  una 
figlia  migliorata  ne  nascerà  una  perfetta.  Le  madri  trasmettono 
ai  figli  in  parte  le  proprie  forme,  e  sangue  (l'età  della  madre 
influendo  assai ,  per  la  parte  che  le  spetta  a  questa  seconda  con- 
dizione) e  fra  le  forme  tiene  il  primo  luogo  la  grandezza,  ed  il 
color  del  mantello.  Date  pure  uno  stallone  grande  ad  una  picco- 
la cavalla ,  ma  non  ne  avrete  un  nascente  della  grandezza  del 
padre; mentre  l'alveo  materno  ha  i  suoi  limiti  segnati  da  na- 


APPENDICE  51S 

tura  oltre  ai  qaali  gli  è  impossibile  distendersi,  e  ciò  perchè  i 
figli  non  compromettano  le  vite  delle  madri  nell'atto  del  loro 
nascere  :  il  puledro  crescerà  più  della  madre  non  eguaglierà  il 
padre  che  con  successive  incrociature  delle  figlie  con  esso:  e 
questo  ragionamento  vale  per  tutte  le  altre  specie  d'animali 
da  me  surricordate ,  le  eccezioni  trascurate.  La  viziata  forma 
delle  gambe,  la  curvatura  delle  posteriori  fra  le  altre,  detta 
ronco  di  dietro,  dipende  dal  dare  cavalli  grandi ,  o  ad  alte  gambe, 
a  mezzane  cavalle  o  strette  di  torso,  per  cui  il  feto  è  costretto 
ad  una  posizione  innormale  non  trovando  gli  arti  posto  a  cre- 
scere distesi.  L'ampiezza  del  petto,  la  larghezza  delle  spalle, 
la  finezza  della  pelle,  e  la  qualità  delle  unghie,  più  dal  padre 
che  dalla  madre  dipendono;  tuttavia  quante  volte  si  verificherà 
il  caso  di  madre  ben  fatta  si  avranno  nel  massimo  grado  i  van- 
taggi di  già  enumerati  nella  forma  dei  bovini,  musculatura  svi- 
luppata, cioè  ben  disposta,  libertà  di  movimenti  e  forza;  ed  in 
quanto  alla  pelle,  a  tenore  della  sua  finezza  si  rileveranno  le 
forme,  la  musculatura  e  suoi  tendini,  e  l'andamento  venoso  su- 
perficiale, cose  tutte  le  quali  tanto  donano  alla  bellezza  delle  me- 
desime. La  lunghezza  e  morbidezza  del  pelo  dipendono  dall'epoca 
della  nascita  del  puledro,  e  dal  modo  nel  quale  si  governa  di 
mano  e  bocca  quando  è  cresciuto.  Le  lune ,  e  r  ombra,  collo  in- 
grandimento dell'occhio  saranno  tolte;  il  restio,  il  gettarsi  a 
terra,  il  non  voler  partire,  l'indietreggiare,  il  trar  calci,  e 
molt' altri  difTctti  dipendono  dalla  eattiva  imboccatura,  dalla 
mano  di  chi  guida ,  da  fornimenti  male  addattati,  e  in  generale 
dal  cattivo  metodo  usato  nel  domare  i  poledri.  Per  le  quali  cose 
tutte  le  nostre  cure  debbonsi  rivolgere  nel  far  si  che  s'intro- 
ducano Stalloni  il  più  possibile  perfetti,  nel  dettare  norme  per 
le  tnonte,  e  per  le  dome,  e  nel  designare  al  premio  quelli  che 
ai  dettati  s'atterranno. 

I  nostri  vicini  ci  ammaestrano  in  questo  ramo ,  avendo  mi- 
gliorati i  loro  cavalli,  col  semplice  mettere  a  disposizione  de' 
proprietari,  stalloni  di  belle  forme,  e  col  regolare  le  monte.  Nel 
Modonese  i  padri  della  stalla  ducale  sono  a  disposizione  delle 
cavalle  dei  possidenti,  ed  altrettanto  si  pratica  nella  Toscana. 
Nei  Lombardo-Veneto  si  mandano  in  ogni  Provincia  cinque  Stal- 
lini due  da  sella,  tre  da  tiro,  due  da  carrozza,  uno  da  carri,  e 


516  APPENDICE 

da  questo  mezzo  ottengonsi  risultati  bellissimi,  anche  sotto  il  rap- 
porto economico,  avendo  cavalli  senza  tenere  razze,  le  quali  sa- 
rebbero passive,  come  da  noi,  vendendosi  con  molto  vantaggio! 
foraggi  (e  già  il  dissi  delle  cascine)  mentre  che  una  cavalla 
presso  di  un  contadino  porta  più  utile  della  spesa,  e  questo  im- 
pianto perciò  dobbiamo  procurare  di  mantenere  e  di  perfezionare 
al  massimo  grado,  ricavando  da  esso  vantaggi  incalcolabili. 

Fra  noi  il  posto  dei  Governo  deve  prendersi  da  società,  o 
da  particolari  incoraggiati  all'uopo,  ecco  la  necessità  di  premi 
e  grandi.  Ben  intesa  la  cosa  non  vi  sarà  più  necessità  dei  me- 
desimi, essendo  per  se  stessa  di  mollo  lucro  ;  ma  per  determinare 
a  ciò  i  speculatori  ed  obbligarli  indirettamente  ad  introdurre 
qui  cavalli  di  fioe  razze,  necessitano  ,  ripeto,  premi,  e  premi 
grandi.  DifTatti  nei  tre  mesi  della  monta  Aprile,  Maggio,  e  Giu- 
gno un  padre  può  servire  cento  cavalle  cuoprendo  due  volte  nel 
giorno  la  stessa  cavalla;  duecento  circa,  se  come  nei  mercati 
cuopra  una  sol  volta  la  cavalla,  poi  concede  la  rivista;  Il  prezzo 
d'ogni  copertura  di  cavallo  ordinario  è  fissato  dai  15  ai  25  pao- 
li; quello  di  un  cavallo  più  scelto,  ad  un  napoleone  d'oro,  e 
r esimio  agricoltore  teorico-pratico  l'ottimo  mio  amico  Sig.  Tom- 
maso Rossi,  ha  ellevato  il  prezzo  a  due  napoleoni  d' oro,  quando 
si  è  trattato  degli  stalloni  nati  dalla  Pedrazzi,  dalla  Violi,  dalla 
Baviera  da  lui  posseduti  ;  questo  prezzo  potrebbe  ancora  essere 
aumentato,  quando  si  trattasse  di  padri  puro  sangue  inglese, 
od  arabi;  avvertendo  però  che  non  sarebbe  più  cosa  di  esteso 
commercio.  Nel  primo  caso  adunque  si  lucra  all'anno,  o  200 
0  400  scudi  circa,  a  seconda  del  metodo  tenuto  ;  nel  secondo  dai 
100  a  150  napoleoni  d'oro  esigendosi  dai  più  due  coperture  nel 
giorno,  ed  anche  la  rivista;  nel  terzo  caso  dai  200  ai  300  na- 
poleoni parimenti  d'oro;  è  questo  un  bel  guadagno!  e  si  noti  che 
molti  stalloni  un  mese  dopo  la  monta  possono  essere  attaccati  sen- 
za pericolo.  All'incontro  però  di  questi  guadagni,  è  a  contropporsi 
il  pericolo  della  inabilità,  o  della  morte  dello  stallone;  e  quin- 
di devesi  calcolare  di  rimborsarsi  in  tre  anni  di  monta,  non  solo 
del  loro  costo,  ma  degli  interessi  ancora  del  medesimo  alla  re- 
gola del  5  per  100,  più  il  mantenimento  del  cavallo,  dispen- 
dioso assai  nel  tempo  che  cuopre  (limitando  agli  8  anni  la  me^ 
dia  vita  dei  padri)  Il  perchè  torna  il  già  aperto  qual  corolario. 


APPENDICE  617 

della  necessità  cioè  di  premi  grandi  pecuniari.  Adunque  quando 
nella  mostra  dei  Pasquali  si  presentassero  stalloni  di  puro  sangue, 
coi  debiti  certificati,  dell'età  dai  4  ai  5  anni,  li  premierei  col  pri- 
mo premio  ;  quelli  di  razza  estera ,  non  di  prima  qualità  ,  ed  i 
nostrani  sceltissimi,  colla  seconda  classe;  e  destinerei  ai  nostra- 
ni, od  esteri  belli,  ma  non  perfetti  la  terza. 

Un  premio  dovrebbe  pure  diriggere  e  migliorare  1^  monte, 
siccome  cosa  interessante  al  massimo  grado  i  proprietari  che 
fanno  cuoprire  cavalle,  per  non  perdere  il  denaro  della  monta, 
e  il  puledro  che  inutilmente  tante  volte  si  aspetta.  Assegne- 
rei per  conseguenza  tre  classi  di  premi  per  quei  proprietari  di 
più  padri,  di  due,  di  uno ,  i  quali  all'epoca  della  seconda  espo- 
sizione potessero  provare,  mediante  autentici  documenti,  che  il 
maggior  numero,  o  tutte  le  cavalle  coperte  sono  pregnanti; 
cosa  la  quale  nei  tre,  quattro,  e  sino  sette  mesi  che  passano 
dall'Aprile  al  Novembre  puossi,  quasi  con  certezza,  dedurre  per 
visita  allo  interno,  o  segni  esteriori;  e  che  questa  generalità  di 
pregnanze  fu  l'effetto  delle  precauzioni ,  diligenze,  e  cure  usate 
nel  senso  di  quelle  che  passo  ad  enumerare.  Ampio  locale  per 
la  monta,  appartato;  pochi  o  nessun  inutile  spettatore  della  monta 
che  co'  suoi  gridi  o  ciance,  distolga  o  lo  stallone,  o  i  cavallari 
dal  lavoro;  stallone  avvezzato  a  non  montare  frettolosamente; 
cavalla  pienamente  in  caldo,  ben  disposta  con  ceppi,  ed  inter- 
nata in  una  fossa  a  tenore  della  sua  altezza ,  colle  spalle  più 
basse  delle  anche,  acciò  il  maschio  possa  presto  e  bene  intro- 
dursi, in  posizione  orizzontale,  e  non  dal  basso  all'alto,  e 
compiere  V  atto,  quando  si  trova  al  massimo  contatto  del  viscere 
fìgliatore.  Smontato  il  padre,  presto  far  muovere  la  cavalla  per 
toglierla  dall'estro  venereo,  sotto  del  quale  emette  molte  volte 
unitamente  alle  mucosità  vaginali,  il  seme  maschile,  restando  forse 
per  tal  causa  infeconda  :  e  su  questo  proposito  aggiungerei  di  usa- 
re la  pratica  trovata  utilissima,  di  bagnare  con  ampia  spugna  in- 
zuppata in  acqua  fredda  d'  un  colpo  improvviso,  le  parti  pudende 
della  cavalla  allo  smontare  del  maschio,  operandosi  da  questo 
colpo  di  freddo  un  movimento  inverso  nelle  medesinse ,  facendosi 
assorbente  cioè  di  innalante  che  era ,  pel  qual  cambiamento  tol- 
gonsi  dal  caldo,  e  restano  pregne  per  l'assorbimento  dello  sper- 
ma. Tali  bagnature  usansi  con  successo  nelle  vacche  congiunte 


él8  ArPENOICE 

ad  altre  alle  reni,  ma  queste  ultime  non  consiglierei  nelle  ca- 
valle, essendo  molto  delicate  in  delta  parte ,  e  il  più  delle  volte 
in  sudore.  Desideravasi  avere  un'allievo  da  una  brava  cavalla 
che  avanzavasi  in  età ,  e  si  disperava  d' ottenerlo  per  quanti  ma- 
schi  in  anni,  e  per  molte  volte  all'  anno  gii  fossero  stati  dati , 
quando  preso  un  cavallaro  da  rabbia,  vedendo  come  seguitava  a 
gustare  il  coito,  partito  il  maschio,  die  di  piglio  ad  un  secchio 
d'acqua  allora  attinta  dal  pozzo,  e  con  furia  quanto  ne  conte- 
neva gittogli  alla  vulva  ;  tosto  la  cavalla  presa  da  tremore  ristette 
dall' emettere  il  seme,  più  non  venne  in  caldo,  e  fu  pregna. 
Molte  precauzioni ,  e  cure  usano  gì'  Inglesi  nella  monta  ;  non 
danno  che  una  sol  volta  il  maschio  ad  una  cavalla,  pel  prezzo 
di  quattro  lire  sterline  (  20  napoleoni  d' argento  )  ed  in  forza  di 
quelle  le  cavalle  restano  pressoché  tutte  pregne^  Di  quanto  van- 
taggio non  sono  le  dette  precauzioni  pei  proprietari?  di  quanto 
per  quelli  che  tengono  gli  stalloni  ?  usando  dell'  ultima,  e  rifiu- 
tandosi la  femmina  di  più  oltre  ricevere  il  maschio,  potrebbero 
far  cuoprire  doppia  quantità  di  cavalle ,  circostanza  che  raddop- 
pierebbe  il  reddito  della  monta.  A  quello  adunque  che  tutte  que- 
ste precauzioni  e  cure  provasse  di  aver  usate,  assegnerei  il  pri- 
mo premio;  il  secondo  a  quello  che  nel  maggior  numero,  e  le 
più  importanti  avesse  adempite;  il  terzo  a  quello  che  poche» 
ma  dalla  comune  delle  cose  si  fosse  tolto. 

Ora  delle  dome,  non  ultima  circostanza  alla  buona  riuscita 
d' un  cavallo.  Molti  poledri  si  viziano ,  si  storpiano ,  periscono, 
per  essere  troppo  presto  assoggettati  a  fatica ,  o  a  fatiche  su- 
periori alle  loro  forze;  per  essere  male  infrenati  volgarmente 
imboccati;  per  essere  attellati  con  fornimenti  inadatti,  che  li 
pungono,  li  tormentano  qua  e  là  pel  corpo  ;  e  per  essere  mal  di- 
retti nel  corso,  ed  altre  simili  cause  come  ho  superiormente  ac- 
cennato. À  risparmiare  un  tale  guasto  giova  disporre  premi  ;  i 
quali  invogliano  speculatori  ad  incettare  i  puledri  all'età  d'es- 
sere domati,  per  ammaestrarli  con  buon  metodo,  e  porli  poscia  in 
commercio;  od  iuveee  per  quelli  che  stabiliranno  cavallerizze 
in  diversi  punti  della  Provincia,  nelle  Castella  ,  cioè,  nelle  Ville 
più  popolate,  presso  le  Borgate,  nelle  quali  cavallerizze  si  do- 
massero i  poledri  de'  possidenti  dietro  equo  compenso.  A  stret- 
tissimo rigore  si  potrebbero  obbligare  tutti  che  banno  poledFt 


APPENDICE  519 

a  domare,  d'usare  di  questo  mezzo;  ma  fra  noi  ciò  avrebbe 
carattere  di  soperchieria ,  abbeDchè  intenda  alP utile,  per  cui 
sarà  cura  lodata  delle  Deputazioni  Sezionali  se  si  occuperanno 
di  stabilire,  e  ben  dirigere  le  cavallerizze  consigliate;  e  queste 
saranno  forse  un  reddito  invece  di  una  spesa  per  esse;  reddito  reso 
maggiore  dal  premio,  se  di  felici  risultati  potranno  produrre  docu- 
menti; e  daranno  un  onorato  pane  ad  uomini  capaci,  oziosi  in 
giornata,  come  sarà  uno  oggetto  probabilmente  di  lucro  per 
quanti  le  impianteranno.  II  requisito  premiato  più,  sarà  quello  di 
domare  i  poledri  colla  pazienza,  colle  buone  maniere,  colla  persua- 
sione, come  direbbesi  in  una  parola ,  e  trascurato  l' altro  di  giun- 
gere allo  scopo,  intimorendo  il  cavallo  con  tormenti  d'ogni  ge- 
nere. La  prima  classe  si  distinguerebbe  dalla  seconda  a  tenore 
delle  cure  usate ,  e  del  numero  de'  cavalli  domati. 

I  muli  sono  necessari  per  la  montagna ,  si  vendono  con 
molto  credito,  possono  essere  anche  usati  in  certi  lavori  del 
campo;  la  loro  produzione,  il  loro  miglioramento  interesssano  ; 
gioverà  quindi  premiare  que'  cultori  che  di  questo  ramo  s'in- 
teresseranno. La  grandezza ,  la  perfezione  delle  forme ,  la  do- 
cilità, saranno  le  cose  ricercate  pel  primo  premio;  il  numero 
sarà  requisito  pel  secondo;  e  per  questo,  e  pel  terzo  s'avranno 
a  calcolo  le  norme  segnate  pei  cavalli;  la  monta,  e  la  doma  loro 
rientrano  nella  categoria  superiormente  segnate  parimenti  pei 
cavalli. 

Nella  collina  ed  al  piano  j  coloni  e  biroccianti  mantengono 
giumenti  per  la  poca  cura  che  esigono,  e  la  poca  spesa  di  loro 
mantenimento.  Questo  materiale  di  non  molta  forza ,  e  di  lento 
passo  può  trasmutarsi  in  un  migliore,  lieve  essendo  l'addizione 
della  spesa  di  mantenimento,  quante  volte  s'attengano  al  dettato 
di  non  mandare  bestiame  al  pascolo  ;  ed  il  tramutamento  con- 
siste 0  in  un  individuo  femmina  e  grande  della  stessa  specie,  o 
in  una  cavalla;  e  con  ciò  si  avrebbe  il  doppio  vantaggio  della 
maggior  forza,  passo  più  lungo,  e  produzione  di  Muli  delle  due 
specie,  se  le  cavalle  al  momento  sono  piccole,  e  di  non  belle 
forme.  La  cosa  vista  sotto  questo  aspetto  dovrebbe  sola  bastare 
ad  operare  la  metamorfosi  indicata  ;  ma  qui  pure  i  premi  si  ren- 
dono indispensabili  per  mettere  in  moto  la  rotina ,  e  ne  distri- 
buirei a  quelli  che   si  fossero  uniformali  al  prescritto,  e  ne) 


520  APPENDICE 

designarli  m'atterrei  al  già  detto  pei  cavalli^  compresa  la  mon- 
ta e  la  doma  :  e  eoa  ciò  chiudo  il  mio  ragionamento  su  la  se' 
conda  categoria. 

3.  Dei  majali  dirò  brevemente,  doversi  solo  al  fine  di  loro 
vita  esaminare  e  premiare,  breve  essendo  essa ,  dedita  tutta  allo 
ingrassamento;  e  perchè  compiesi  appunto  il  loro  sviluppo,  del 
quale  dovrebbesi  giudicare,  quando  s'immolano  per  trasmutarli 
in  saporiti  cibi. 

Il  rapporto  del  metodo  tenuto  Dell'alimentarli  deve  accom- 
pagnare d'obbligo  questi  animali  alla  mostra,  e  servirà,  come 
si  disse  dei  bovini  da  grascia,  di  guida  al  giudizio  da  pronun- 
ziarsi per  la  classe  che  a  ciascuno  compete,  oltre  agii  altri  re- 
quisiti dell'età,  dall'uno  ai  due  anni,  della  grandezza ,  della 
grassezza ,  della  razza.  Per  i  majali  da  monta,  le  condizioni  a 
conseguir  i  premi  della  prima  classe,  consisterebbero  nell'età  dai 
due  ai  tre  anni,  e  nella  grandezza  i  mediocri,  e  gli  aventi  un 
sol  requisito  troverebbero  compenso  nella  seconda  e  terza  classe; 
e  per  essi  tutti  come  perituri ,  domanderei  una  maggior  libertà 
di  macellazione,  quando  da  un'anno  più  non  montano,  o  quando 
per  la  grassezza  più  non  sono  atti  a  montare. 

4.  Le  attuali  razze  di  pecore  sono  piccole  e  danno  per  con- 
seguenza meschini  redditi;  le  lane  sono  corte,  e  ruvide,  e  non 
possono  servire  in  commercio  che  ad  usi  secondari,  e  non  si  ven- 
dono che  a  basso  prezzo  ;  l' incoraggiamento  può  molto  contri- 
buire a  far  migliorare  questa  specie.  Il  mezzo  consiste  nel 
eambiare  i  Montoni  attuali  in  becchi  esteri,  non  dirò  in  Meri- 
nos,  ma  in  Mantovani,  degenerazione  di  essi,  per  ora  bastano} 
e  in  due  al  più  tre  generazioni  si  raddoppierebbero  i  redditi  ingran- 
dendo: si  venderebbero  oltre  il  doppio  le  pecore,  rivestendosi  di 
fino  e  lungo  pelo:  solo  in  ciò  fare  è  mestieri  usare  una  pre- 
cauzione. I  becchi  Mantovani  passati  adulti  al  monte  perisco- 
no dopo  un  anno,  o  a  un  di  presso;  come  ovviare  a  questo 
inconveniente?  In  due  modi:  acclimatandone  dei  piccoli;  e 
rimandando  al  piano  gli  acquistati  adulti  dopo  la  monta,  per 
richiamarli  al  bisogno;  in  appresso  i  nuovi  nati  supplirebbero 
i  padri  esteri.  Una  sola  osservazione  mi  permetterò  in  proposilo; 
perchè  domanderò  non  reggono  al  monte  i  becchi  Mantovani 
adulti?  è  l'aria  ciie  li  uccide,  o  il  pascolo  che  loro  manca?  io 


APPENDICE  £21 

opino  per  questa  seconda  causa ,  e  redo  il  rimedio  nel  consi» 
glie  più  volte  ripetuto  di  non  mandare  bestiame  al  pascolo,  e 
potrebbe  essere  una  prescrizione  per  questi.  Avezzi  a  ricchi  pa' 
scoli  e  freschi ,  il  dover  correre  di  qua^'e  di  là  in  traccia  d' uno 
stelo  d'erba,  sotto  la  sferza  di  sole  riverberato  dal  monte,  sono 
per  me  cause  trovate  atte  a  produrre  la  loro  morte.  Non  si  te- 
ma per  la  vita  delle  pecore  pregne  di  grande  becco,  come  at- 
tualmente si  fa,  la  ragione  T  ho  delta  più  sopra,  e  i  risultati 
ottenuti  dal  già  ricordato  amico  Sig.  Tommaso  Rossi  conferma- 
no il  mio  asserto.  Ninna  pecora  ha  sofferto  nel  parto;  i  nuovi 
nati  sono  oltre  un  terzo  più  grandi  delle  madri,  più  fìne  le  la- 
ne; e  dalle  unioni  delle  figlie  coi  padri  si  avrà  ottenuta  in  bre- 
ve la  razza  grande. 

Ai  grandi  becchi ,  e  pecore  grandi  a  fine  lane,  conviensi  il 
primo  premio.  Alle  mezzane,  per  secondo  grado  d'incrocciamento, 
il  secondo;  il  terzo  agli  allievi  di  prima  incrocciatura^  ed  ai 
becchi  mezzani;  il  tutto  da  giudicarsi  dietro  le  regole,  ed  epo- 
che assegnate  alle  specie  già  dette. 

Trascuro  affatto  le  Capre  essendo  provato  dare  esse  ai  nostri 
proprietari  poco  utile,  ed  arrecare  invece  danno  grande  ai  cam- 
pi. Noi  non  abbiamo  che  pochi  monti  alpestri,  e  questi  circondati 
di  terreno  più  o  meno  lavorato;  quindi  non  siamo  alla  condi- 
zione di  educare  capre,  mentre  dovunque  possono  pascolare  le 
pecore. 

5.  Fra  i  redditi  dei  coloni  che  coltivano  le  nostre  Valli,  enu- 
merasi il  prodotto  dell'annua  pesca,  e  questo  prodotto  è  su- 
scettibile di  migliorare  in  qualità  per  nuove  specie  ricercate  in 
commercio  che  s' introducano ,  e  di  raddoppiare  in  quantità  quan- 
te volte  si  usino  diligenze,  la  fecondazione  artificiale  per  prima. 

Lo  storione  che  ha  vissuto  [adulto  per  del  tempo  nelle  no- 
stre valli,  dietro  rotture  del  Pò,  e  la  Truta  che  cresce  oltre  la 
libbra  nei  laghi  Lombardi,  possono  sostituirsi  all'insipido  Lucio, 
all'inutile  Tinca,  alla  dura  Orata,  graditamente  acclimatandole. 
Perderanno  fosse  del  primitivo  loro  sapore,  saranno  però  sem- 
pre preferibili  alle  specie  suindicate,  non  fosse  altro  sotto  il 
rapporto  delie  spina  in  esse  cartilaginose,  e  poche.  La  quantità 
s'aumenta  col  solo  tenere  divisi  gl'individui  per  età,  destinando 
a  ciascuno  anno  appartate  fossa  ;  e  colla  doppia  diligenza  di  te- 


522  APPENDICE 

nere  uniii  gl'individui  d'eguale  grandezza,  si  toglie  la  AììIté" 
zione  che  fra  loro  oggi  si  opera.  E  di  che  si  ciberanno  dirà 
tal' uno P  di  molluschi,  e  vermi  rispondo;  e  coltivando  specie 
squisite  c'è  tornaconto  ad  alimentarle  con  paste.  Si  moltiplica 
poi  all'infinito  la  quantità  colla  fecondazione  artificiale:  opera- 
zione facile  ad  eseguirsi  dietro  i  dettati  di  Spallanzani  ;  mezzo 
dichiarato  facile  e  sicuro  anche  dal  dotto  e  chiarissimo  amico 
Prof.  Calori  che  più  volte  il  ripetè.  Consiste  esso  nel  prendere  una 
femmina  ed  un  maschio  che  sieno  perfettamente  in  frega ,  collo- 
carli sopra  un  vaso  d' acqua ,  premere  dolcemente  il  ventre  della 
femmina  che  tosto  emette  le  ova;  operare  altrettanto  sul  ma- 
schio che  ejacula  il  seme  fecondatore,  e  cosi  successivamente 
pei  tre  giorni  che  sta  in  frega  ,  non  unendo  mai  i  padri  ai  nuovi 
nati,  perchè  tosto  li  divorerebbero,  e  bagnandoli  a  quando  a 
quando  in  acqua  acciò  non  muoiano;  e  più  facilmente^  prima 
prendere  il  maschio  premerlo  finché  pel  seme  l'acqua  s'è  fatta 
bianchiccia,  poi  la  femmina  che  ad  ogni  pressione  laseierebbe 
cadere  più  ova  in  un  acqua  feconda.  Operando  di  tal  modo  il  pe- 
sce può  facilmente  essere  cresciuto  per  annate  ;  diversamente 
quando  in  autunno  si  pescano  le  valli  per  mettere  in  vivaio  il 
raccolto  dell'anno,  tenere  divisi  i  piccoli  delti  scarti,  per  gran- 
dezze, ed  assegnare  ad  essi  le  fossa  a  tenore  del  loro  numero, 
perchè  questi  avrebbero  a  cibo  i  nuovi  nati,  mentte  non  tra- 
scurerei ogni  anno  di  svilupparne  artificialmente  una  parte. 

Chi  contrasterà  l'utile  di  questa  pratica?  nessuno;  puf  tut- 
tavia si  cammina  sempre  col  vecchio  metodo.  Premi  d'incoragf 
giamento  determineranno  alle  innovazioni  ;  l'utile  ricavato  le 
manterrà.  A  quei  vallaroli  pertanto  che  introducessero  nelle  loro 
valli  il  pesce  delle  due  specie  suricordate,  od  altre  migliori  delle 
attuali,  alleso  l'utile  che  ne  verrebbe  alla  popolazione,  la  quale 
si  emanciperebbe  dall'acquisto  di  pesce  marino,  assegnerei  il  pri- 
mo premio,  anche  in  vista  delle  spese  indispensabili  ad  acqui- 
stare le  semenze;  e  farei  godere  questo  premio  inoltre  a  quelli 
che  svilupperanno  colla  fecondazione  artificiale  pesci  di  specie 
alimentari.  11  secondo  premio  lo  darei  a  quelli  che  producessero 
documenti  autentici  d'aver  aumentata  la  quantità,  mediante  la 
separazione  degli  individui  per  grandezze,  presentandone  sin- 
goli e  veridici  campioni   in  vivo.  Il  terzo  si  laseierebbe  agli 


APPENDICE  fi23 

amatori  che  avessero  artificialmente  sviluppato  pesce  non  ali- 
mentare, ma  d'ornamento  pel  riflesso  d'invogliare  col  fatto  i 
vallaroli  ad  estenderne  la  pratica  nelle  specie  da  loro  possedute. 

6.  Se  verrà  ai  concorsi  presentata  una  nuova  specie  d'ani- 
male volatile  domestico,  la  quale  presenti  utilità  nel  diffonderla 
come  la  gallina  Napoletana  ;  od  una  delle  attualmente  possedute 
migliorata  per  grandezza  e  per  numero ,  come  i  Pavoni  d' acqui- 
starsi a  miglior  prezzo,  o  deponente  maggior  numero  di  uova, 
e  più  grandi  che  per  lo  passato,  queste  si  premierebbero  col 
primo  premio  ;  il  secondo ,  ed  il  terzo  disporrebbonsi  per  gli  in- 
feriori scelti  dalla  comune  dei  possidenti  ;  e  la  stessa  misura  di 
premi  manterrei  per  i  grassi  presentati  al  concorso  di  Pasqua. 

7.  Se  nuove  specie  di  bachi  da  seta  verranno  introdotte 
pregevoli  per  bellezza,  e  per  resistere  ai  cambiamenti  atmosfe- 
rici, e  che  difficilmente  incontrino  le  malattie  proprie  ad  essi 
sin  qui  conosciute,  saranno  distinte  col  primo  premio;  e  lo  stesso 
premio  assegnerei  a  quei  coltivatori  i  quali  giungessero  a  pre- 
venire, a  vincere,  a  debellare  le  malattie  proprie  ai  medesimi, 
il  gesso,  il  latte  ecc.  Il  secondo  si  darà  a  quelli  che  presen- 
teranno bozzoli  perfetti,  educati  con  metodo  facile  a  seguirsi; 
il  terzo  ai  perfetti  cresciuti  coi  metodi  in  uso.  Alla  mostra  non 
solo  dovrà  presentarsi  il  seme,  ma  bensì  i  bozzoli  in  natura,  ai 
quali  sarà  fatta  morire  la  grisalide  col  sole,  o  col  calore  del 
forno. 

8.  Non  dimentico  di  proporre  premio  a  quei  diligenti  che 
toglieranno  il  miele  dagli  alveari  senza  uccidere  le  pecchie;  a 
quelli  che  uniranno  due  poveri  sciami,  distruggendo  una  delle 
due  api  regine;  a  quelli  che  custodiranno,  ed  alimenteranno  le 
api  nell'inverno,  e  coltiveranno  nell'estate  piante  proprie  a 
dare  pascolo  abbondante ,  e  ricco  di  miele  alle  medesime. 

9.  Alle  Autorità  locali,  alle  Deputazioni  Sezionali,  ai  Fi- 
lantropi che  giungessero  a  ridurre  nella  Provincia  i  Cani  colo- 
nici (ciascuno  entro  le  periferie  di  sua  giurisdizione)  in  ma- 
schi, e  di  una  sola  specie  docile,  tenendo  le  femmine  indispen- 
sabili alla  razza  appartate ,  e  rigorosamente  chiuse  nel  periodo 
del  caldo  venereo,  prodif^herei  premi  e  lodi,  diminuendosi  con 
questo  semplice  mezzo  le  precipue  cause  dello  sviluppo  della  idro- 
fobia in  essi,  preservandone  per  conseguenza  l'umanità,  come 


524  APPENDICE 

attestano  per  autentici  fatti  i  chiarissimi  Dottori  Toffoli  Luigia 
Jacopo  Facen,  e  Capello  di  Roma. 

Molto  resterebbe  ora  a  dirsi  dei  miglioramenti  da  introdurre 
nella  coltura  dei  campi,  orti  e  giardini,  ma  per  essermi  un  poco 
esleso  sul  bestiame,  i  limiti  di  questo  lavoro  non  mei  consento- 
no; mi  limiterò  adunque  ad  accennare  in  massa  i  lavori,  e  le 
innovazioni  che  meritano  di  essere  premiate. 

10.  Le  granaglie,  siccome  oggetto  di  prima  necessità,  esami- 
neremo anzi  tutto,  e  le  divideremo  in  tre  classi  da  contraporre 
ai  tre  premi,  non  portando  questa  cattegoria  classi  differenziali  j 
ed  a  tenore  della  loro  importanza  le  piazzeremo  in  quella,  che  a 
ciascuna  compete,  per  essere  esenzialmente  alimentare,  alimen- 
tare ,  accessoria,  forraggiera.  I  premi  verrebbero  destinati  a  quei 
coltivatori  che  provassero  di  aver  aumentato  il  raccolto  di  esse^ 
confronto  fatto  coi  vicini,  tenuto  a  calcolo  la  condizione  del 
terreno  e  dell'  annata  ,  ed  i  raccolti  precedenti  ,  mediante 
nuove  cure,  facili  ad  eseguirsi,  e  di  poco  costo,  che  mostrino 
cioè  tornaconto  tra  il  reddito  ottenuto ,  e  le  spese  impiegate.  Le 
mostre  non  devono  essere  di  grani  scelti,  ma  tali  che  si  trovano 
nei  magazzeni  ;  s'  ha  da  indicare  la  quantità  del  genere  pro- 
dotto, se  in  piccola,  come  esperimento,  se  in  estesa  cultura,  più 
la  condizione  se  è  vendibile,  e  dove. 

11.  Vuoisi  assegnare  un  premio  ai  cultori  della  canapa  e  del 
lino  i  quali  proveranno  di  aver  ottenuto  un  prodotto  maggiore 
d'essi  articoli,  con  metodi  meno  costosi  degli  usati  sin  qui,  e 
facili  ad  eseguirsi. 

12.  L'importanza  di  nuovo  foraggio,  tanto  sotto  il  rapporto  di 
eccellenza  di  esso,  di  abbondanza  di  prodotto,  quanto  sotto  quel- 
lo di  coltivarsi  in  terreno  di  data  qualità,  o  pressocchè  in  tutti, 
farà  assegnare  al  medesimo  il  primo  premio,  il  secondo  ai  detti 
che  s'  accomodano  solo  a  .speciali  terreni.  E  qui  giova  proporre 
la  coltivazione  del  Grano  Saraceno  o  Polygoimm  Fagopyrum  L. 
il  quale  dà  un  abbondante  prodotto  in  grani  rotondetti,  e  pucr 
servire  alla  nutrizione  dell'uomo,  del  bestiame  Bovino,  e  Ca- 
vallino, ad  ingrassare  Majali ,  e  gli  animali  Volatili  domestici  ;  e 
co'  suoi  fiori  fornisce  un  ricco  pascolo  alle  Api.  Questo  grano 
è  la  risorsa  dei  terreni  sabbiosi,  granitici,  freddi  e  mediocri; 
e  può  essere  coltivato  con  vantaggio  anche  in  terreni  di  mi- 


APPENDICE  525 

gliore  qualità.  Serve  da  ultimo  e  come  foraggio  verde,  e  come 
pianta  da  sovescio. 

13.  Le  ortaglie,  i  frutti,  i  fiori,  e  le  piante  nuove  comesti- 
bili,  0  di  prodotti  commerciali  perchè  inservienti  alle  arti  o  me- 
stieri, saranno  premiate  a  tenore  delia  loro  importanza  col  pri- 
mo premio.  Le  coltivate  sin  qui,  di  grande  sviluppo,  squisitez- 
za, e  bellezza,  col  secondo  premio. 

14.  Il  caccio,  i  vini  scelti,  od  immitanti  li  esteri,  le  sete  fi- 
late ,  le  canape  e  lini  lavorati ,  e  filati  a  macchine ,  il  miele  depu- 
rato, gli  spiriti  e  liquori,  le  macchine  rurali,  gli  utensili  agri- 
coli ,  quelle  che  servono  a  trasmutare  le  materie  grezze  dei  campi 
in  sostanze  commerciabili  nuove  o  corrette  che  siano,  a  tenore 
della  modificazione,  od  utile  che  presentano,  dovrebbero  premiarsi 
con  tre  premi  diversi. 

Voi  vedete,  o  Signori  Prestantissimi,  che  unite  queste  classi 
di  premi  si  può  giungere  alli  tre  mila  scudi.  Si  troverà  questa 
somma?  o  meglio,  sarà  necessario  disporla  come  vi  proposi? 
di  tanto  non  mi  lusingo;  solo  ripeterò  che  ove  manteniate  il 
principio  stabilito  come  base  di  questo  lavoro,  quello  cioè  di 
far  accompagnare  al  concorso  gli  oggetti  tutti  ad  esso  destinati 
da  un  rapporto  autentico  del  modo  col  quale  sonosi  ottenuti  ;  e 
che  al  pari  di  me  vi  persuadiate  dell'  utile,  che  una  simile  pra- 
tica sarà  per  apportare  alla  nostra  agricoltura ,  ammetterete  la 
necessità  dei  premi  pecuniari.  Dal  Vostro  savio  parere  dipenderà 
la  misura  dei  medesimi,  e  quante  volte  crediate  di  ottenere 
l'intento  che  determina  e  dirige  un  Concorso  Agrario^  sotto  forme 
fisse,  con  premi  di  dieci  al  posto  di  cento,  ridurrete  in  questo 
caso  le  migliaia  in  centinaia,  rendendo  possibile  ciò  che  al  mo- 
mento mostrasi  appena  probabile. 

Gesso  dallo  intrattenervi ,  ringraziandovi  pel  benigno  ascolto 
ehe  deste  al  meschino  mio  lavoro,  per  la  sua  lunghezza  doppia- 
mente noioso;  e  mi  sarà  di  conforto  e  compenso  grande,  il  sa- 
permi, di  mia  pochezza  nell'argomento,  da  Voi  benignamente 
compatito. 


526  APPENDICE 

mmmuk  all'inglese  per  uso  dei  polli 


Per  fare  economia  di  grani,  e  nutrir  bene  i  polli, 
anche  nella  stagione  invernale  o  di  primavera ,  quando  cioè 
riesce  diffìcile  a'  medesimi  di  procurarsi  dell'alimento, 
pensarono  alcuni  avveduti  ed  industriosi  campagnoli  esteri 
di  preparare  delle  Verminaje.  Questa  pratica  usata  pure  fra 
noi  essendosi  trovata  utile  e  lodevole,  crediamo  di  darne  un 
cenno.  Gompongonsi  codeste  verminaje  con  sostanze  che 
facilmente  si  trovano  nel  podere,  le  quali  senza  spesa  ve- 
runa, dopo  avere  somministrato  il  cibo  gradito  ai  polli, 
servono  tuttavia  ad  accrescere  la  quantità  dei  concimi  per 
utile  del  podere  medesimo.  La  preparazione  loro  è  facile, 
e  si  eseguisce  in  autunno  nella  seguente  maniera-  Si  forma 
in  un  angolo  del  cortile  una  profonda  buca,  la  quale  si 
cuopre  nel  fondo  con  uno  strato  di  tocco,  o  di  paglia  mi- 
nuta per  l'altezza  di  un  palmo.  Sopra  il  medesimo  si 
stende  della  fiammata  o  sterco  di  cavallo  in  minore  altez- 
za, il  quale  poi  si  cuopre  di  altro  strato  di  terra  per  l'al- 
tezza di  due  0  tre  pollici. 

Al  disopra  di  questa  terra  si  stende  o  si  versa  del 
sangue  di  bue,odi  majaIe,o  di  altro  animale,  unitamente 
a  della  feccia  o  vinaccia  di  uva,  qualche  poco  di  semola 
0  crusca,  od  avena,  delle  budelle  od  interiori  di  animali 
tagliate  minutamente,  ovvero  pezzetti  di  carne  di  cavallo 
0  di  altri  animali  di  niun  costo.  Se  il  sangue  non  sia  li- 
quido e  fresco,  ma  disseccato  od  in  polvere  può  servire 
egualmente  stendendolo  in  proporzioni  sufficienti.  Dopo 
questo  strato,  si  colloca  nuova  terra,  indi  della  minuta 
paglia  e  della  fiammata,  poscia  altra  terra  ed  altre  sostanze 


APPENDICE  627 

organiche,  fintantoché  la  buca  sia  piena,  cuoprendo  in  fine 
tutta  la  mescolanza  con  letame  per  conservarvi  fermenta- 
zione e  calore.  Si  difende  poscia  il  tutto  con  degli  sterpi 
e  delle  pietre,  onde  impedire  ai  polli  di  razzolare  e  scom- 
porre gli  strati  preparati. 

Scorsi  due  o  tre  mesi ,  fra  quelle  sostanze  già  fer- 
mentate, cominciano  a  nascere  vermini  di  varie  specie  e 
grandezza,  come  degli  ascaridi,  dei  lombrichi  ed  altri,  i 
quali  crescono  e  vivono  per  vari  mesi ,  succedendosi  le  une 
alle  altre  generazioni,  e  l'una  specie  alle  altre. 

Quando  si  vogliano  dare  per  cibo  ai  polli  i  vermini 
ottenuti,  basta  colla  vanga  portar  fuori  dalla  buca  tre  o 
quattro  globi  del  terriccio  fermentato,  e  collocandoli  da 
un  Iato  della  letamaja,  lasciare  che  1  polli  a  loro  talento 
razzolando  e  scomponendo  il  terriccio  si  provvedano  del 
cibo  di  cui  sono  ghiotti,  perchè  difatti  loro  serve  a  con- 
servarsi in  buona  salute  e  pingui ,  ed  anche  a  produrre 
molte  ova,  e  ad  abbreviare  la  covatura  dei  pulcini. 

P.  Prédieri. 


528  APPENDICE 


GOLTIYAZm  DEI  FORAGGI 

e  piò  specialmente  del  Panicum  altissimum  detto 
MoHA  d'  Ungheria. 


Pochi  SODO  oramai  gli  agronomi  avveduti,  i  quali  non 
abbiano  posto  attenzione  alla  viziosa  costumanza  seguita 
quasi  generalmente  dai  contadini  della  nostra  Provincia, 
d'impiegare  nella  buona  stagione  tutte  le  foglie  degli  al- 
beri, ed  ogni  foraggio  verde,  ricavato  dai  poderi  nell'ali- 
mentare forse  troppo  lautamente  le  bestie  bovine  da  essi 
educate,  senza  darsi  alcuna  cura  di  una  distribuzione  eco- 
nomica di  quelle  sostanze,  parie  delle  quali  seccate  e  te- 
nute in  serbo  per  i  mesi  freddi  dell'inverno,  gioverebbe 
grandemente  alla  prosperità  degli  armenti,  dei  quali  il  nu- 
mero maggiore  disgraziatamente  è  costretto  a  cibarsi  in 
tale  stagione  di  sole  paglie  o  stoppie  raagrissime,  e  poco 
nutrienti  con  danno  della  salute  loro,  e  per  conseguenza 
con  pregiudizio  dell'economia  campestre. 

Un  alimento  sano  e  sostanzioso  dato  ai  medesimi  nei 
mesi  invernali,  risparmierebbe  molta  parte  del  foraggio  ver- 
de, che  gli  educatori  nostri  sono  costretti  di  dare  alle  be- 
stie in  gran  copia,  non  per  conservarle  in  uno  slato  pin- 
gue e  florido,  ma  per  ridonare  alle  medesime  le  forze 
perdute,  e  per  ricomporre  il  turbato  meccanismo  delle  fun- 
zioni vitali  loro. 

Mentre  i  coltivatori  tutti,  meno  pochi  ignoranti  o  ca- 
parbi, sono  disposti  a  riconoscere  la  saviezza,  e  la  ra- 
gionevolezza delle  massime  da  me  ora  accennate,  e  men- 


APPENDICE  629 

tre  sono  anche  pronti  ad  amraeilere  i  vantaggi  che  ver- 
rebbero all'industria  rurale  di  questi  luoghi,  dal  fare  un 
uso  economico  dei  foraggi  verdi  nelle  stagioni  in  cui  ab- 
bondano, perchè  parte  di  quelli  avanzasse  al  bisogno  dei 
presepi  nei  tempi  rigidi  dell'anno,  pochi  di  essi  mostrano 
col  fatto  di  crederlo,  0  per  dire  meglio  si  lasciano  vincere 
da  ostacoli  leggieri  e  facilmente  superabili.  Molli  di  essi  a 
scusare  l'inoperosità  loro  in  questa  parte  di  economia  cam- 
pestre, adducono  che  l'erba  medica  esigge  terre  pingui,  e 
lavorate  profondamente,  e  perciò  una  spesa  non  piccola, 
che  i  trifogli  richiedono  concimi  e  terre  buone,  che  le 
lupinelle  non  prosperano  in  tutte  le  qualità  di  suolo,  e 
che  per  avere  un  buon  prodotto  da  quelle  occorrono  lavori 
costosi  e  molta  spesa  nella  compra  deL seme;  ed  asserisco- 
no ancora  che  il  formare  prati  naturali  è  cosa  lunga  ed 
assai  dispendiosa.  Per  ultimo  pongono  in  campo  le  sic- 
cità disastrose  che  si  presentano  qualche  volta  durante  la 
primavera,  e  l'estate  in  questo  clima  le  quali  rendono  poco 
vantaggiosa  la  coltivazione  delle  erbe  e  dei  foraggi.  Io  non 
contrasterò  la  verità  di  questi  falli  ognuno  dei  quali  me- 
rita di  essere  ponderato  seriamente  da  ogni  agricoltore  ac- 
corto, ma  dirò  bene  che  quando  il  coltivatore  esperto  sap- 
pia addaltare  le  erbe  alla  natura,  o  come  dicono  i  geologi, 
alla  crasi  del  terreno  nel  quale  devono  crescere,  la  più 
gran  parte  delle  diflicoltà  che  ho  superiormente  accennate 
verrà  tolta,  ed  un  prodotto  copioso  compenserà  bastan- 
temente qualunque  cura,  ed  ogni  fatica  adoperate  Dell'ot- 
tenerlo. 

Generalmente  parlando  non  havvi  qualità  di  terra  nella 
quale  una  specie  particolare  di  erba  non  alligni  e  non 
cresca  prospera  e  rigogliosa.  L'arte  dell'agricoltore  sta 
nel  conoscerla,  e  siccome  il  più  gran  numero  di  essi  non 
può  giovarsi  delle  dottrine  insegnate  dalla  scienza  chimica, 
perchè  le  analisi  delle  terre  (che  che  ne'  dicano  alcuni 
scrittori  moderni)  sono  operazioni  sempre  difficili ,  lunghe, 

N.  Ann.  Se.  Nator.  Serie.  III.  Tomo  ò.  33 


530  APPENDICE 

e  laboriose,  ed  i  risultamenti  delle  medesime  il  più  delle 
volte  non  bastano  ad  appagare  le  giuste  esigenze  dell' a- 
gricollore,  il  mezzo  più  facile  e  più  sicuro  per  arrivarvi 
è  quello  di  consultare  la  natura,  la  quale  ben  di  rado 
occulta  i  suoi  mirabili  ordinamenti  a  coloro  che  la  inte- 
rogano  con  amore,  e  con  perseverante  studio. 

Spesse  volte  mi  accadde  di  vedere  terreni  argillosi,  e 
sterili  nei  quali  era  slata  teiitata  con  molto  dispendio  e 
con  poco  profitto  la  coltivazione  dell' erfijaro  comune  o  lu- 
pinella,  e  mi  fu  dato  di  osservare  fra  le  rade  e  tisiche 
piante  di  quel  vegetabile  crescere  rigogliosamente  dove  il 
loglio,  dove  le  festuche ,  e  le  dattili,  e  dove  la  sanguisor- 
ba  detta  volgarmente  pimpinella,  piante  tutte  che  in  molli 
casi  possono  servire  come  foraggio  eccellente.  Un  chimico 
direbbe  che  colà  l'edisaro  non  può  prosperare,  perchè  non 
trova  i  sali  a  base  di  calce  necessari  alla  sua  nutrizione, 
.e  che  le  graminacee,  e  la  sanguisorba  ricavando  abbon- 
dantemente da  quel  suolo  la  silice  di  cui  abbisognano  vi- 
vono, e  crescono  in  esso  prosperose  e  vegete.  L'agronomo 
invece  approfittando  degl'insegnamenti  della  natura  rico- 
noscerà prontamente  essere  opera  poco  profittevole,  e  forse 
anche  vana  il  coltivare  la  lupinella  in  un  terreno  di  tale 
qualità,  ed  amando  avere  in  quello  un  prato  di  copioso 
prodotto  lo  seminerà  con  loglieressa,  con  festuche,  con 
dattili ,  0  con  altre  graminacee  addatte,  ovvero  con  pimpinella 
allorché  questa  pianta  dia  un  foraggio  sufficiente,  come 
molti  agronomi  asseriscono,  la  quale  cosa  non  posso  per 
ora  assicurare  perchè  l' esperimentazione  che  ne  ho  intra- 
presa  non  è  ancora  compila. 

È  obbligo  di  un  agricoltore  esperto  il  conoscere  le 
specie  più  importanti  delle  piante  che  crescono  indigene, 
e  che  somministrano  un'alimento  abbondante  e  sano  alle 
bestie,  ed  allorché  esso  vede  qualcuna  delle  medesime 
nascere  spontanea  nel  suo  campo  e  mostrarsi  vegeta,  e 
robusta  non  deve  ommetlere  di  raccoglierne  i  semi  ed  espe- 


APPENDICE  631 

rimentarne  la  coltivazione  con  piccole  prove ,  sempre  poco 
costose  e  facili,  e  molte  volle  produttrici  di  vantaggi  note- 
voli. Veramente  non  conosco  altro  mezzo  che  possa  sup- 
plire alla  mancanza  di  cognizione  delle  dottrine  fisiche,  e 
chimiche,  che  pur  troppo  è  comune  nella  classe  degli  agri- 
coltori, dovendosi  a  mio  credere  attribuire  interamente  alla 
medesima,  il  risultato  molte  volte  poco  favorevole  della 
coltivazione  di  vegetabili,  che  si  sono  veduti  e  si  vedono 
prosperare  e  dare  un  copioso  prodotto  in  altri  luoghi,  ed 
anche  in  campi  vicini.  Per  esercitare  l'agricoltura  con 
profitto  è  necessario,  o  sapere  molto,  od  esperimentare  mol- 
to; ed  il  coltivatore  il  quale  non  è  abbondantemente  pre- 
veduto di  scienza  agronomica,  non  è  a  biasimarsi  se  si  tiene 
strettamente  alle  pratiche  da  lungo  tempo  esperimentate 
utili  nel  suo  paese,  e  più  particolarmente  nello  slesso  suo 
campo,  studiando  però  con  ogni  impegno  di  portare  quelle 
alla  maggiore  perfezione  possibile.  Sopra  tutto  conviene 
che  egli  sia  persuaso,  che  limitandosi  anche  a  questo,  il 
suo  lavoro  non  sarà  spregievole  ed  infruttuoso,  quando 
voglia  compirlo  nel  modo  che  conviene. 

Queste  riflessioni, che  qualcuno  non  giudicherà  total- 
mente inutili,  mi  furono  suggerite  dalla  considerazione  di 
una  pianta  da  foraggio  coltivata  da  gran  tempo  in  Fran- 
cia con  un'utilità  considerevole,  ed  esperimenlala  da  qual- 
che anno  anche  in  Italia,  e  nella  stessa  nostra  Provincia 
ove  si  coltiva  dal  dotto,  e  valente  agronomo  Sig.  March. 
Ldigi  Da-Via  il  quale  ne  ebbe  il  seme  dal  Sig.  Bella  di- 
rettore  dell'Istituto  agronomico  nazionale  Francese  di  Gri- 
gnon.  Dessa  è  una  graminacea  annua  della  famiglia  dei 
panici  chiamata  da'  botanici  Panicum  al(issiinum,e  dai  col- 
tivatori francesi  Moka  o  miglio  d'Ungheria. 

Alcuni  agricoltori,  come  accennai,  ne  intrapresero  la 
coltivazione  in  differenti  luoghi  d'Italia,  e  non  mancò  chi 
disse  essere  quella  migliacea  di  poca  utilità,  ed  assai  in- 
feriore nel  prodotto  al  miglio  comune,  che  alcuni  coltivano 


532  APFEnDIGE 

come  foraggio.  Altri  invece  la  ricoDobbe  vantaggiosa  per 
ricchezza  di  produzione^  e  la  trovò  convenientissima  aire- 
conomia  rurale  del  nostro  paese.  Queste  opinioni  benché 
opposte  e  discrepanti  sono  probabilmente  vere  l'una  non 
meno  dell'altra,  dipendendo  la  differenza  del  risultamento 
dalla  natura  diversa  del  suolo  in  cui  quella  pianta  fu  col- 
tivata, e  dalla  condizione  fìsica  del  medesimo,  che  è  varia 
secondo  la  differente  esposizione,  giacitura, ed  inclinazio- 
ne del  campo. 

Convengo  interamente  col  sapientissimo  ed  arguto  Sig. 
Canonico  Bellani,  che  bisogna  andare  molto  a  rilento  nel 
proporre  l'introduzione  di  nuovi  vegetabili  nelle  nostre 
coltivazioni,  ma  quando  qualcuno  di  essi  sia  stato  provato 
con  buon  successo  dai  nostri  agricoltori  esperti  e  sinceri, 
e  quando  siasi  da  quelli  riconosciuta  la  possibilità  di  col- 
tivarlo, e  di  ricavarne  utilità,  il  tacere  del  medesimo  sa- 
rebbe cosa  biasimevole,  e  non  consenziente  allo  scopo  di 
questo  periodico. 

Sino  dall'introduzione  del  Moha  in  Francia  gli  agro- 
nomi Leclerc  ,  TouHiN,  ViLMORiN ,  6  Hon  pochi  altri  dissero 
che  il  suo  prodotto  di  foraggio  era  superiore  a  quello  del 
miglio,  e  del  panico  nostrale  perchè  i  steli  di  tale  pianta 
sorgevano  più  numerosi  e  più  gentili.  Essi  accertarono  che 
quello  era  un  foraggio  eccellente  nelle  terre  leggiere  e  ben 
concimate  di  natura  sabbiosa,  o  sabbia-argillosa,  e  queste 
cose  tutte  furono  confermate  dalle  esperienze  sino  ad  ora 
fatte  dal  lodato  Sig.  Marchese  Da-Via  in  alcune  sue  otti- 
me terre  leggiere  collocate  nel  Distretto  Sezionale  agrario 
di  Persicelo,  ove  l'erba  medica  dava  poco  prodotto. 

Il  suddetto  Vilmorin  conobbe,  che  il  Moha  coltivato 
nei  terreni  calcari  anche  di  buona  qualità,  non  sommini- 
strava un  prodotto  che  potesse  stare  al  confronto  di  quello 
ricavato  nelle  terre  sabbiose,  e  credo  che  questo  fatto  valga 
a  spiegare  il  poco  utile  che  alcuni  ebbero  dalla  coltiva- 
zione di  un  tale  vegetabile. 


APPENDICE  533 

Nella  condizione  attuale  del  nostro  clima  noi  abbiso- 
gniamo di  foraggi  i  quali  reggano  nelle  siccità  talvolta 
prolungate  che  succedono  nella  stagione  estiva ,  e  nessuna 
pianta  è  più  addalta  del  Moha,  come  lo  provarono  gli  espe- 
rimenti  fatti  dal  Sig.  March.  Da  Via,  il  quale  avendo  seminato 
il  Moha  in  primavera,  ottenne  un  copioso,  ed  abbondante 
foraggio  nella  stagione  della  trebbiatura  del  frumento, 
epoca  nella  quale  scarseggia  ogni  altra  specie  di  foraggio, 
e  non  contento  di  ciò  lo  riseminò  mescolato  al  grano  turco 
Del  luglio,  e  ne  ebbe  un  abbondante  e  succoso  foraggio 
verde  nei  mesi  dell'autunno.  In  qualche  Dipartimento  della 
Francia,  durante  la  siccità  straordinaria  del  1842,  il  Moha 
d'Ungheria  fu  la  sola  pianta  da  foraggio  che  compì  in 
un  modo  perfetto  le  fasi  della  sua  vegetazione,  e  che  pro- 
dusse abbondante  pastura,  non  avendo  le  altre  potuto  sop- 
portare l'inclemenza  di  un  cielo  veramente  di  bronzo. 

A  questa  qualità  molto  pregievole  per  la  nostra  agri- 
coltura si  aggiunge  l'altra  non  meno  importante  di  essere 
uno  dei  foraggi  più  nutrienti,  e  le  esperienze  recenti  del 
nominato  Sig.  Bella  confermano  interamente  una  tale  cosa. 
Le  prove  comparative  fatte  dal  medesimo  del  Moha,  e  della 
pianta  del  grano  turco  nell'alimentazione  di  vacche  latta- 
iuole, presentarono  un  risultamento  vantaggioso  al  primo, 
tanto  per  la  produzione  del  latte,  quanto  per  quella  del 
barro,  addimostrando  i  calcoli  stabiliti  con  ogni  esattezza 
che  il  Moha  per  qualità  nutritive  sta  al  confronto  del 
grano  turco  come  154  sta  a  100. 

È  da  annoverarsi  ancora  fra  gli  utili  della  coltivazione 
dì  una  tale  pianta  la  poca  quantità  del  seme  impiegato, 
non  richiedendosi  di  esso  che  sole  4  o  6  libbre  al  più  per 
ogni  nostra  tornatura. 

E  poiché  il  mio  discorso  riguarda  il  tema  dei  foraggi 
non  sarà  fuori  di  proposito  l'accennare  un'altra  pianta 
che  gli  agronomi  francesi,  e  del  belgio  assicurano  gran- 
demente produttiva, e  che  al  dire  dei  medesimi  meriterebbe 


634  APPENDICE 

di  essere  propagata  ovunque,  specialmente  per  la  sua  gran- 
de facilità  di  allignare  anche  nei  terreni  i  più  aridi,  e 
sabbiosi,  se  per  somma  sventura  non  si  mostrasse,  almeno 
sino  ad  ora,  intollerante  i  freddi  rigorosi  che  qualche  volta 
si  fanno  sentire  in  quelle  regioni. 

Il  vegetabile  di  cui  parlo,  e  che  si  trova  indigeno  nel 
Portogallo,  è  una  pianta  annua  della  famiglia  delle  legu- 
minose non  molto  diversa  dalla  nostra  lupinella ,  ed  è  co- 
nosciuto dai  botanici  col  nome  di  Ornithopus  sativus  e 
volgarmente  con  quello  di  Serradella.  Da^U  agronomi  del 
Belgio  è  giudicato  un  olliYno  foraggio  che  arriva  a  matu- 
rità nel  principio  di  primavera,  e  che  s'innalza  molto  dal 
suolo  e  cespisce  assai  fitto. 

Per  ora  tacerò  delle  cose  maravigliose  raccontate  dagli 
scrittori  oltramontani  di  questo  vegetabile,  il  quale  quando 
sarà  trovato  veramente  utile  si  potrà,  lo  spero,  coltivare  con 
successo  migliore  nel  clima  temperato  dell'Italia,  e  mi 
contenterò  per  ora  di  rammentare,  che  il  Governo  Belgico 
persuaso  che  i  soli  discorsi  accademici,  e  le  mostre  di  pa- 
rata, benché  utilissimi,  fanno  avanzare  ben  poco  l'agri- 
coltura, propose  un  premio  di  300  franchi  all'autore  della 
memoria  migliore  sulla  coltivazione  della  Serradella,  e 
che  un  tal  premio  è  stato  recentemente  assegnato  a  certo 
Sig.  MiCBiELS  filtaiuolo  di  quel  paese. 

Spero  che  i  giornali  Francesi  pubblicheranno  quella 
memoria  premiata,  e  forse  potrebbe  accadere  che  la  nostra 
industria  agricola  trovasse  modo  di  ricavare  vantaggio  dalla 
coltivazione  di  quel  vegetabile  che  credo  nuovo  per  il  no- 
stro paese. 

G.  Orlandi. 


APPENDICE  635 

MONTONE  DELLA  RAZZA  DISLEY 

(  Vedi  figura  quinta  ) 

— ■■>>>»*«<:-° — 


L'educazione  e  lo  allevamento  delle  pecore  di  razze 
pregevoli,  si  è  in  genere  un  oggetto  per  se  stesso  difficile. 
Ben  pochi  campagnoli  o  pastori  possiedono  le  qualità  ne- 
cessarie per  bene  riescirvi;  quindi  di  rado  si  pensa  al  mi- 
glioramento delle  percore  nostre,  od  anche  volendo  praticarlo 
non  si  conoscono ,  ne  si  usano  le  debile  avvertenze.  Fra  le 
difficoltà,  non  ultima  per  certo,  si  è  quella  che  risguarda  la 
necessità  di  sorvegliare  da  se  medesimo,  e  per  molti  anni 
di  seguito ,  le  giornaliere  operazioni  che  si  convengono 
alla  nutrizione,  custodia  e  propagazione  degl' individui, 
nelle  quali  funzioni,  come  pure  nelle  altre  che  si  riferi- 
scono alla  formazione  de'  formaggi,  od  al  taglio  delle  la- 
ne, se  non  si  mantengono  i  giusti  limiti  nella  qualità  e 
quantità,  si  corre  rischio  di  vedersi  deteriorata  in  pochi 
mesi  la  razza,  e  tolto  ogni  buon  prodotto  ricercato.  Di 
tali  avvertenze,  come  per  quello  dello  incrocicchiamento 
delle  razze  indìgene  scadenti,  colle  estere  di  molto  pregio, 
io  già  feci  parola  in  due  memorie  pubblicate  dalla  Società 
Agraria;  perciò  a  quelle  dirigo  il  lettore  che  amasse  di 
conoscerle. 

Backwell,  celebre  allevatore  inglese,  innanzi  di  ap- 
prendere colla  propria  esperienza  i  modi  di  migliorare  le 
sue  razze,  ebbe  a  soffrire  ingenti  perdile;  assistito  però 
dal  suo  Governo,  ottenne  poi  dopo  lunghi  anni  i  miglio- 
ramenti desiderati.  Quslo  allevatore,  quantunque  il  più  ce- 
lebre, non  fu    veramente  il  primo  che  abbia  conosciuto 


636 


APPBRDICE 


l'importanza  delle  esperienze  fisiologiche  per  ottenere  buo- 
ne lane,  perchè  egli,  più  di  queste,  occupossi  di  ottenere 
una  razza,  che  presto  crescesse  a  mole  stragrande^  e  che 
pure  in  breve  tempo,  e  col  consueto  nutrimento  si  impin- 
guasse assai  più  delle  altre,  presentando  poi  buona  carne 
saporita.  Daubenton  si  fu  veramente  il  primo  agronomo 
che  conoscendo  l'importanza  della  finezza,  e  delle  altre 
buone  qualità  delle  lane,  siasi  occupato  con  profitto  di  que- 
sto prodotto;  quindi  le  istruzioni,  ch'egli  ne  porge  nel 
suo  libro,  debbono  consultarsi  da  coloro  che  credono  de- 
cidersi per  questa  industria. 

Si  è  in  Inghilterra  ove  di  presente  trovansi  le  varietà 
le  più  perfezionale  dei  Montoni,  e  Pecore  di  pinura.  Ivi 
quando  occorre  di  migliorare  certe  razze  scadenti ,  o  si 
ricorre  alla  introduzione  di  scelti  merini  spagnuoli,  o  si 
prendono  montoni  da  quelle  contee,  ove  il  miglioramento  è 
manifesto  da  lungo  tempo.  In  Francia  invece  sono  in  iscarso 
numero  le  razze  perfezionate,  e  solo  nel  nord  e  nell'owest 
di  quel  territorio,  si  rinvengono  razze  di  buone  qualità, 
ma  però  inferiori  alle  inglesi  suenunziale.  La  lana  delle 
razze  francesi  ha  meno  robustezza  delle  prime;  di  sovente 
è  feltrata,  diseguale^  meno  lunga, e  non  alta  ai  lavori  di 
pregio.  Le  ossa  poi  di  questi  animali  sono  in  genere,  come 
quelle  d' Italia ,  in  proporzione  molto  grosse  e  pesanti ,  poco 
saporite  le  carni ,  ne  atte  ad  un  facile  accrescimento  ed 
impinguamento:  li  quali  caratteri  se  d'ordinario  vanno 
congiunti  ad  una  maggiore  robustezza  negl'individui  quan- 
tunque più  piccoli,  non  per  questo  denno  considerarsi  buo- 
ni per  le  arti,  ma  di  qualità  inferiore,  quindi  da  non  ri- 
cercarsi. 

Le  razze  inglesi  a  lunga  lana,  sono  però  molto  varie 
per  gli  altri  caratteri  che  presentano  meglio  adatti  alle  arti , 
oltre  il  facile  accrescimento  cui  pervengono  quantunque 
di  grande  statura.  La  contea  di  Durham,  di  Yorek,  e  di 
Lincoln  somministrano  varie  razze  fluite  di  moltissimo  pre- 


APPENDICE  £37 

gio,  e  se  ne  trovano  delle  stragrandi  nelle  due  ultime  con- 
tee; diminuiscono  poi  di  statura  nella  contea  di  Leicester, 
facendosi  invece  più  belle  all'aspetto,  quindi  più  propor- 
zionate. Si  è  nella  contea  di  Durham,  ove  il  Backewell 
produsse  la  razza  pregevolissima  detta  Disley,  della  quale 
farò  parola. 

Questa  razza  Disley  (vedi  figura  6.^)  ottenutasi  in  ori- 
gine dallo  incrocicchiamento  dei  merini  spagnuoli,  ha  la 
lesta  piccola,  assottigliata,  e  senza  corna;  gli  occhi  grossi 
e  sporgenti,  le  orecchie  diritte,  e  sottili  per  modo  da  es- 
sere quasi  trasparenti  ;  il  collo  è  corto  ,  e  piccolo  ;  le  spalle 
ed  il  petto  assai  larghe  e  pronunziate;  i  fianchi  invece 
sono  piuttosto  corti;  i  quarti  posteriori, quantunque  assai 
sviluppati ,  lo  sono  però  meno  degli  anteriori  ;  la  statura 
poi  è  assai  alta,  complessa  e  gigantesca,  per  guisa  che 
trovansi  di  spesso  dei  Montoni  alti  oltre  i  tre  piedi  di  Pa- 
rigi, di  un  peso  quasi  doppio  dei  nostri  indigeni. 

Nella  formazione  di  questa  razza,  Backewell  ebbe  in 
mira  di  creare  degli  animali  grandi  e  grossi ,  da  potersi 
ancora  ingrassare  facilmente, e  di  buon  ora,  divenendo  poi 
le  carni  di  buon  sapore;  ma  la  lana  di  questa  razza  quan- 
tunque tenuta  in  molto  pregio,  è  però  scarsa  in  causa  della 
grande  pinguedine,  sicché  addiviene  un  prodotto  seconda- 
rio. Trovasi  la  pinguedine  in  questi  animali  accumulata 
sopra  le  costole,  nel  dorso,  nei  reni,  e  nelle  anche,  in 
modo  che  direbbersi  mostruosi  e  deformi  ;  ne  è  raro  il  ca- 
so, che  in  soli  15  mesi  di  età  sieno  accresciuti,  ed  impin- 
guati per  modo  da  doversene  far  uso  per  cibo,  innanzi  che 
riescano  di  aggravio,  e  deteriorino.  Nello  slato  di  vera 
purezza  questa  razza  di  montoni  abbisogna  di  cure  più 
delle  altre,  poiché  è  dessa  perfino  inabile  alla  fatica  di 
oon  lungo  viaggio,  talché  occorre  per  essa  un  quasi  con- 
tinuo riposo. 

E  poiché  cade  qui  in  acconcio  di  pai;]are  della  deli- 
catezza di  queste  razze  pregevoli, non  che  della  facilità  di 


£;3S  At>PEr<DIGfi 

vederle  crescere  ed  ingrassare,  dirò  che  per  legge  naturale 
e  fisiologica,  si  osserva  sempre,  che  quanto  più  nna  razza 
si  è  un  prodotto  artificiale  o  perfezionato  nella  bella  e 
buona  qualità  dei  caratteri,  tanto  più  gli  individui  diven- 
gono deboli,  cioè  delicati;  quindi  abbisognevoli  delle  cure 
igieniche,  specialmente  nella  nutrizione,  e  nella  custodia 
dei  medesimi. 

Al  dire  degli  allevatori  inglesi,  la  buona  qualità  di 
una  razza,  può  rassomigliarsi  alla  miglior  forma  di  un  al- 
lambicco,  col  quale  islrumento  riformato,  e  più  adatto  si 
possa  presto,  e  con  minor  spesa,  ottenere  la  distillazione 
delle  sostanze  desiderate;  quindi  questa  razza  di  Montoni 
Disley,  dagl'inglesi  viene  considerala  un  buon  allambicco 
da  carne,  egualmente  che  la  razza  dei  buoi  di  Durhara  , 
della  quale  tenni  parola  nel  fascicolo  precedente. 

La  storia  della  origine,  e  dei  progressi  dei  Montoni 
Disley  è  così  piena  di  curiosità  straordinarie,  che  merita 
di  essere  quivi  riprodotta.  Appena  il  Backewell  ebbe  ot- 
tenuta questa  razza,  e  fattala  conoscere  colle  pubbliche 
Esposizioni,  e  coi  giornali,  che  la  locazione  dei  suoi  Mon- 
toni crebbe  ad  un  prezzo  notevolissimo,  e  ciò  io  prova 
dei  reali  pregi  che  presenta.  Nel  1760  gli  arieti  del  cele- 
bre flttaiolo  noleggiavansi  soltanto  da  18  a  20  scellini  per  la 
stagione  della  monta;  nel  1770  questo  prezzo  salì  a  5  lire 
sterline,  e  dieci  anni  dopo  giunse  alla  vistosa  cifra  di  25 
lire  sterline.  Sì  alto  prezzo  era  però  un  nulla,'  in  confronto 
di  quello  cui  sarebbe  giunto  in  appresso,  talché  se  nel 
1784  era  già  pervenuto  a  100  lire  di  fitto  per  ogni  ani- 
male nell'intera  stagione  della  monta ,  nel  1786  era  giunto  a 
cinque  mila  franchi  per  due  animali ,  con  riserva  però  a 
favore  di  Backewell  del  prodotto  del  terzo.  Nel  1789  poi 
fu  benanche  maggiore,  perchè  ne  affittò  tre,  che  erano  fra- 
telli, per  la  somma  enorme  di  1200  lire  sterline  cioè 
(franchi  30000).  Nel  medesimo  anno  fu  inoltre  stabilito 
nella  contea  di  Leicester,  una  Società  detta  dell'Ariete,  la 


APPENDICE  639 

quale  sì  proponeva  il  oiiglioraraenlo  dei  lanuti.  Nella  pri- 
ma adunanza  tenutasi,  i  membri  decisero  ad  unanimità  che 
si  proponesse  a  Backewell  una  rendita  vitalizia  annua  di 
62,000  franchi,  a  condizione  però  che  cedesse  alla  Società 
i  due  più  belli  suoi  montoni.  11  fittajuolo,  anziché  cedere, 
oppose  invece  un  rifiuto,  e  nel  1790  locò  tre  di  quei  me- 
desimi animali  per  un  anno,  mediante  la  somma  enorme 
di  78,000  franchi.  Bello  era  il  vedere  questi  arieti  posti 
inconvenienti  vetture  trasportati,  nelle  stagioni  adatte, 
alla  distanza  di  200  o  300  miglia,  e  poscia  ritornare  al 
proprio  padrone  compiute  le  fecondazioni. 

Al  presente,  in  causa  della  grande  estensione  data  in 
tutto  questo  tempo  alla  razza  Disley,  il  prezzo  è  di  poco 
superiore  agli  altri  Montoni;  perchè  è  ormai  difficile  distin- 
guere i  meticci  ottenuti,  dalla  razza  puro  sangue  da'  quali 
provennero.  In  istato  di  purezza  al  presente  questa  razza  non 
è  molto  numerosa,  ma  essa  serve  in  un  modo  assai  utile 
allo  incrocciamento  delle  altre  pecore  indigene,  alle  quali 
poi  essa  continua  di  comunicare  le  buone  tendenze  ch'essa 
possiede,  quelle  io  ispecie  di  crescere  ed  ingrassare  facil- 
mente. 

Fra  le  difficoltà  che  si  incontrano  nel  trasportare  que- 
sti animali  altrove,  ed  allevarli,  si  è  che  dessi  non  posso- 
no soffrire  la  vista  dei  cani ,  fuggendo  ben  tosto  a  traver- 
so dei  campi  con  danno  dei  seminali.  Ma  a  questo  inconve- 
niente trovò  ripiego  il  Sig.  Yuart,  allorché  ne  fece  intro- 
durre nella  scuola  francese  di  Alfort,  ove  tuttavia  ne  esiste 
buon  numero.  Il  ripiego  da  lui  trovato,  si  fu  di  accostumare 
gli  Agnelli  Disley  con  giovani  cani  di  ottima  indole,  i  quali 
poi  così  assuefatti  insieme,  anziché  impaurire  le  peco- 
re, servono  piuttosto  a  ricondurle  alla  gregge,  ed  al- 
l'ovile se  mai  fossero  smarrite  e  disgiunte.  Un'altra  diffi- 
coltà, per  loacclimatizzamento  di  questa  razza,  si  è  il  bi- 
sogno ch'essa  dimostra  di  abitare  ovili  aperti,  cioè  ven- 
tilali da  ogni  parte;  coperti  però  da  una  telloja,  scilo  la 


640  APPENDICE 

quale  non  vi  sia  il  fienile,  perchè  i  semi  dell'erbe  secche 
cadendo  sulla  lana,  ed  intricandosi  fra  essa,  ne  rompono 
i  lunghi  fìli  delicati,  e  ne  pregiudicano  il  suo  pregio  e 
valore. 

Dissi  che  la  lana  di  questa  razza ,  oltre  che  è  scarsa, 
non  è  però  la  più  riputata  delle  lane  ingl(>si,  quantunque 
essa  pure  di  molto  pregio  e  valore;  bensì  quelle  di  Kent 
e  di  Sussex  sono  tenute  per  le  più  fine,  sia  per  la  lun- 
ghezza e  finezza  dei  fili,  che  per  la  robustezza  loro. 

Il  nutrimento  che  suolsi  somministrare  a  questi  ani- 
mali consiste  nell'inverno,  in  due  libbre  per  ognuno,  di 
guajme  o  d'erba  di  secondo  taglio,  e  di  due  in  tre  libbre 
di  una  mescolanza  di  patate,  o  di  barbabietole,  tagliate  in 
pezzetti  e  lievemente  salate. 

In  altri  articoli  dirò  poche  parole  dei  Merini  spagno- 
li, e  dei  modi  di  distinguere  e  giudicare  con  esattezza  le 
varie  qualità  di  lana,  ed  i  caratteri  speciali  delle  mede- 
sime. Voglio  intanto  lusingarmi  che  fra  breve,  la  nostra 
Provincia  e  lo  Stato  Pontifìcio,  potranno  essi  ancora  con- 
lare molte  greggie  di  razza  migliorata,  e  venire  per  tal 
guisa  seguitando  l'esempio  non  solo  degl'inglesi,  ma  dei 
nostri  vicini  di  Toscana  e  Piemonte,  che  in  quest'ultimo 
decennio  se  ne  occuparono  con  qualche  ardore,  e  con  fa- 
vorevole risultamento. 

P.  Pbedieri. 


APPENDICE  541 


m  MIGLIOR  MODO  DI  ESAMINARE  LE  LAI 


GIUDICARE  CON  ESATTEZZA  LE  VARIE  DIFFERENZE 
DELLE  MEDESIME. 

►♦♦**>t34***^ 


I  perfezionamenti  delle  molteplici  manifatture  di  lana 
si  fattamente  progredirono  in  questi  ultimi  tempi,  che  di- 
venne necessario  al  fabbricatore,  lo  esaminare  con  ogni  di- 
scernimento, le  minime  differenze  esistenti  fra  le  une  e 
le  altre  lane,  innanzi  di  far  uso  delle  medesime,  onde,  col  ren- 
derle adatte  alle  speciali  manifatture  cui  si  destinano,  rispar- 
miare d'altra  parte  degl'inutili  dispendi.  La  finezza  ed  il  lu- 
cido dei  peli,  la  eguaglianza  e  morbidezza  loro,  la  lunghezza 
e  robustezza  dei  medesimi,  prescindendo  dal  suo  vario  co- 
lorito e  dal  paralellismo,  sono  in  oggi  caratteri  da  cono- 
scersi con  esattezza^  e  da  confrontarsi  con  ogni  avvertenza, 
innanzi  di  porre  in  uso  Tuna,  piuttosto  che  l'altra  qua- 
lità di  lane  nel  tessuto  che  vuoisi  far  eseguire.  Egli  è  per- 
ciò che  seguendo  le  norme  additateci  nel  1843  dal  Prof. 
Calamai^  ed  anche  da  altri  esatti  osservatori  in  varie  epo- 
che, mi  farò  a  riferire  brevemente  quanto  risguarda  questo 
argomento,  per  rendere  avvisati  i  lettori,  come  in  altri 
paesi  si  apprezzino  le  differenze  delle  lane,  e  come  sìa 
necessario,  anzi  urgente,  occuparsi  del  perfezionamento 
delle  nostre  pecore,  non  solo  sotto  il  rapporto  della  gran- 
dezza e  robustezza  della  razza, ovvero  della  buona  ed  ab» 


642  APPENDICE 

bondante  qualità  di  carne  e  di  latte  delle  medesime,  ma 
sibbene  per  quanto  risguarda  i  buoni  caratteri  delle  loro 
lane;  oggetto  non  facile  ad  apprezzarsi  a  dovere  dal  vol- 
gare osservatore ,  ma  pur  necessario  se  vogliaosi  perfezio- 
nare fra  noi  le  manifatture  indigene  di  questa  specie.  E  ciò 
è  pili  necessario  in  quantochè,  l'esame  delle  lane  nelle 
condizioni  attuali  delle  nostre  razze  pecorine  da  miglio- 
rarsi, sarà  per  divenire  di  grande  interesse  a  suo  tempo; 
e  la  maggior  parte  dei  pratici ,  sebbene  con  qualche  fa- 
cilità ne  conoscano  le  più  notevoli  differenze,  (senza  però 
poter  dire  sopra  quali  principi  essi  fondino  i  loro  giudizi) 
tuttavia  essi  sono  in  istato  di  cadere  in  gravissimi  errori. 
Avvegnaché  la  bontà  assoluta  o  relativa  delle  lane  per  le 
differenti  fabbricazioni  non  distinguesi  dai  soli  caratteri  sen- 
sibili, ma  ancora  da  alcuni  altri,  che  non  si  manifestano 
se  non  se  col  sussidio  di  mezzi  fisici  più  idonei,  che  i  no- 
stri pratici  però  finora  trascurarono. 

In  fatti  se  a  tutti  è  facilmente  dato  il  misurare  la 
lunghezza  del  pelo,  di  contare  il  numero  delle  sue  cur- 
vature ed  ondulazioni,  di  giudicare  in  certo  modo  della 
resistenza  che  esso  oppone  a  strapparsi,  e  di  giudicare 
ancora  se  la  lana  sia  leggiera  o  soffice,  morbida  al  tatto, 
flessibile  o  arrendevole,  come  dicesi  in  arte,  e  infine  se 
abbia  un  bel  lucido  serico,  nessuno  indubitatamente  può 
co'  soli  occhi,  col  solo  tatto,  e  col  semplice  criterio ^  sia 
pur  grande,  assicurarsi  della  finezza  assoluta  dei  peli  di 
essa,  della  loro  maggiore  o  minore  uguaglianza  di  dia- 
metro, della  eguaglianza  dei  medesimi  in  tutte  le  parti 
loro,  ossia  della  mancanza  di  alcuni  ingrossamenti  che  so- 
glionsi  riscontrare  non  poche  volte,  anche  nei  peli  delle 
lane  apparentemente  belle,  ma  che  però  sono  meno  buone 
per  certi  lavori  finissimi.  Molto  meno  i  pratici  riescono 
poi  ad  assicurarsi  coi  soli  mezzi  comuni,  della  uguale  gros- 
sezza di  questi  peli,  sì  alla  cima,  come  nel  mezzo,  alle  ra- 
dici, ovvero  della  forza  necessaria  a  strapparli,  per  quindi 


APPENDICE  643 

Stabilirne  ia  numeri  esatti  l'assoluta  resistenza.  Le  quali 
ricerche,  piuttosto  lunghe,  sembrano  invero  superflue, od 
almeno  contrarie  alle  pratiche  commerciali  ;  le  quali  nella 
ricognizione  dei  buoni  o  cattivi  requisiti  dei  generi ,  vo- 
gliono mai  sempre  speditezza  d'operare,  e  non  complican- 
za; essendo  inaiò  d'altronde  giustificate  da  quanto  si  rac- 
comanda dai  buoni  esercenti  il  lanificio,  e  da  quanto  in 
proposito  è  stato  fatto  e  adottato  dai  Daubenton  ,  dai  Thaer  , 
Thernaux,  Young,  Chevaliers  ed  altri  molti. 

Prescindendo  adunque  da  un  esatto  confronto  oculare, 
fatto  fra  la  qualità  di  lana  che  vuoisi  esaminare,  con  altre 
estere  certamente  riputale,  e  conosciute  idonee  per  quei 
lavori,  come  quelle  migliori  di  Sassonia,  di  Inghilterra, 
di  Slesia  o  di  Moravia,  il  Calamai  per  far  questo  esame 
riferisce  il  metodo  di  conoscere  la  resistenza  dei  peli ,  e  di 
far  uso  de!  microscopio  di  Amici  nella  seguente  maniera. 

Prende  egli  un  piccolissimo  fascette  di  quella  lana,  o  di 
schiena,©  del  collo,  della  quale  vuole  conoscere  la  robu- 
stezza, procurando  che  sia  di  dieci  peli.  Tenendo  stretto 
questo  fascetto  fra  le  dita,  ne  applica  il  capo  sopra  un 
pezzetto  di  carta,  ed  ivi  lo  fissa  solidamente  con  un  pez» 
zetto  di  cera  lacca.  Stirato  quindi  questo  fascetto,  affin- 
chè tutti  i  peli  divengano  paralelli,  e  raisuratone  in  essi 
UD  pollice  in  lunghezza,  fissa  egualmente  con  cera  lacca 
sopra  altro  pezzetto  di  carta,  il  punto  del  fascetto  indicato 
dalla  misura,  contandone  quindi  i  peli,  perchè  siano  ap- 
punto dieci.  Attacca  di  poi  mediante  cera,  resa  tenera  colla 
Trementina,  uno  dei  pezzetti  di  carta  ad  un  punto  fisso, 
per  esempio,  nella  faccia  laterale  di  un  piano  d'un  tavo- 
lino, cosichè  la  carta  attaccata  al  lato  opposto  del  fascetto 
resti  sospesa  assieme  al  fascetto  medesimo ,  ed  a  questa 
carta  attacca,  a  poco  a  poco,  tanti  pezzetti  di  cera  quanti 
ne  occorrono  per  l'appunto  a  strappare  il  fascetto. 

))  Il  peso  della  cera  impiegata  (dice  'il  Calamai)  mi 
rappresenta  lo   sforzo  che  è  stato  necessario.  Ripetendo 


644  APPENDICE 

l'esperienza  più  volte,  sommando  i  pesi,  e  dividendo  la 
somma  per  il  numero  dei  peli  impiegali  nelle  diverse  spe- 
rienze,  il  quoziente  mi  da  la  forza  media,  che  occorre  a 
strappare  ogni  filo  di  quella  lana,  n  La  quale  esperienza 
ripetuta  sopra  lane  conosciute  adatte  al  lavoro  che  si  vuole 
eseguire,  serve  ad  un  confronto  abbastanza  soddisfacente. 
Quanto  poi  all' uso  del  microscopio  nelle  ricerche  pre- 
accennate, specialmente  riguardo  a  misurare  il  diametro 
del  pelo,  volendo  far  certo  chiunque  della  precisione  dei 
risultati  che  se  ne  ottengono ,  credo  sia  per  gradire  venire 
partecipando  ai  lettori,  il  metodo  tenuto  dallo  stesso  Pro- 
fessore, in  quanto  che  non  tulli  conoscono  il  modo  di 
servirsi  di  questo  preziosissimo  istrumento,  specialmente  in 
questi  giudìzi  di  confronto.  In  questa  operazione  adunque 
di  misura,  giova  bene  lo  specchio  di  riflessione  del  Prof. 
Amici,  applicato  aldi  fuori,  e  nel  fuoco  dell' occulare,  per 
averne,  guardando  questo  specchio  d'alto  in  basso,  l'im- 
magine degli  oggetti  come  dipinta  sur  un  pezzo  di  carta, 
che  sia  posta  sul  piano  stesso  dov'è  posato  il  microscopio. 
Si  verifica  prima  di  tutto,  quanti  diametri  ingrandisce  lo 
strumento  collocato  a  quella  misura  che  si  desidera,  per- 
chè adatta  ad  una  nitida  osservazione ,  ed  in  relazione 
alla  forza  visiva  dell'occhio  dell'osservatore,  e  del  pelo  della 
lana  che  si  vuole  osservare  ;  le  cifre  notate  nei  moderni 
microscopi  del  celebre  Professore  ponno  servire  per  tale 
verifica.  Frammezzo  poi  a  due  vetri  si  pone  una  piccola 
porzione  di  quel  pelo  che  si  vuole  misurare,  cercando  sia 
bene  steso,  ed  apparentemente  eguale  agli  altri  suoi  com- 
pagni. Si  sovrappone  il  pelo  trasversalmente  ad  una  piccola 
strisciola  di  carta,  su  cui  siansi  tirate  col  fino  lapis  Ire 
linee  longitudinali  e  parallele,  e  si  segna  a  destra  ed 
a  sinistra  il  contorno  esatto  del  pelo;  misurasi  quindi  a 
linea  di  pollice  la  lunghezza  d'ogni  diecina  o  serie  di  dia- 
metri dei  peli ,  si  somma  poscia  e  si  divide  per  10.  II  quo- 
ziente dà  una  frazione  di  linea,  la  quale  corrisponde  alla 


APPEIHDIGE  545 

media  grossezza  del  filo  o  pelo  della  lana  misurata.  Sia 
per  esempio  linea  1,036  il  totale  delle  tre  misurazioni,  e 
l'ingrandimento  del  microscopio  452;  operando  nel  modo 
indicato  si  avrà,  103,6 : 30 X  =  3,46;  quindi  462:3,45X 
=:  134.  Dunque  la  grossezza  cercala  è  =:  1/134  di  linea. 

Oltre  il  paralellismo  dei  peli,  che  forma  uno  dei  ca- 
ratteri di  buona  tenuta  delle  lane  e  degl'animali,  bisogna 
guardare  alle  ondulazioni  dei  peli,  ed  osservare  se  esse 
siano  strette  ed  unite,  ovvero  larghe  e  disgiunte.  Pare 
evidentemente  (come  ne  avvertono  tutti  coloro  che  hanno 
scritto  delle  lane)  che  queste  ondulazioni  vadano  d'accor- 
do colla  finezza  del  pelo,  e  che  perciò  in  quelle  lane  ove 
non  mancano,  costituiscono  uno  dei  criteri  che  conducono 
facilmente,  e  quasi  direi,  indubitatamente  alla  cognizione 
la  più  approssimativa  della  finezza  della  lana  crespata; 
talché  in  Germania  le  transazioni  commerciali  delie  lane 
per  maggior  sollecitudine  si  fanno  di  spesso  sopra  questo 
numero  delle  ondulazioni  per  ogni  pollice  di  lunghezza 
nel  pelo.  Le  finissime  di  Sassonia,  secondo  quel  che  ne 
dicono  i  Tedeschi,  contano  in  ragione  della  specie  o  va- 
rietà, dalle  20  alle  30  e  perfino  36  ondulazioni  a  pollice 
di  Parigi;  e  quanto  più  queste  ondulazioni  o  zigzag  sono 
in  maggior  numero,  tanto  più  i  peli  sono  fini,  e  meno 
resistenti,  di  altri  che  presentano  numero  di  ondulazioni 
differenti;  ben  inteso  che  la  resistenza  va  essa  pure  con- 
siderata relativamente  ad  ogni  grossezza  di  pelo,  ed  in 
confronto  con  altri  simili  di  grossezza,  ma  però  diseguali 
nella  resistenza  ricordata.  Le  osservazioni  pertanto  prati- 
cate sopra  le  più  elette  lane  di  Sassonia  e  di  Spagna,  ne 
fanno  conoscere  che  la  grossezza  di  ogni  pelo  può  giun- 
gere perfino  ad  1/170  di  linea ,  mentre- quelle  osservale 
indigene,  elette  di  Toscana  o  di  Romagna,  non  arrivano 
ad  l/IOO. 

Queste  riflessioni  sulle  differenze  dellelane  e  sui  me- 
todi di  giudicarne  con  esattezza  i  caratteri  pregevoli  posti 

N.  Ann.  Se.  ISatcjr.  Sbrie  III.  Tomo  3.  36 


546  APPENDICE 

in  uso  fuori  d'Italia,  quando  verranno  accettate  di  buon 
grado  dai  nostri  allevatori  di  pecore,  e  dai  nostri  nego- 
zianti, ci  faranno  conoscere  essere  le  nostre  popolazioni 
inoltrate  in  queste  speciali  industrie;  ma  finché  si  vedranno 
le  80,000  pecore  del  boidgnese,  e  quelle  in  maggior  nu- 
mero della  romagna  così  neglette,  piccole,  e  coperte  di 
lane  solo  adatte  a  grossolani  lavori,  io  continuerò  a  gri- 
dare, esser  pur  necessario  pensare  a  migliorarle,  innanzi 
di  occuparsi  sul  serio  ad  estendere  le  manifatture  di  que- 
sta specie. 

La  Toscana  fino  dall'anno  1828  introdusse  non  po- 
chi individui  di  razze  estere  riputatìssirae,  e  successiva- 
mente nel  1837  le  reali  tenute  della  Badiola  e  delTAlbarese 
ne  ebbero  dei  greggi  ripnlatissimi ,  che  in  oggi  pure  con- 
servansi  e  si  estendono  ad  altri  tenìmenli. 

In  Piemonte  allo  scopo  di  migliorare  le  razze,  nel 
1790  traevansi  30  belle  pecore  dalla  Provenza,  e  nel  1792 
ivi  300  pecore  di  Segovia  venivano  distribuite,  mela  nella 
Sardegna,  e  metà  alla  mandra  di  Chivasso.  Col  tempo  que- 
ste si  accrebbero  per  modo,  che  nel  1844  erano  13000 
circa,  delle  quali  5600  conservavano  ancora  i  caratteri  del- 
la razza  pura  originaria.  In  appresso  i  fratelli  Brun  ave- 
vano così  diffuse  le  belle  pecore  delle  loro  greggie,  cheal 
dire  dello  Stefani,  nel  decorso  anno  1850,  il  numero  dei 
merini  esistenti  in  Piemonte,  poteva  calcolarsi  a  ben  più 
di  14000. 

Queste  felici  esperienze  praticate  dai  nostri  vicini ,  var- 
ranno a  far  risolvere  i  nostri  possidenti  della  montagna, 
ad  occuparsi  con  attenzione  di  una  industria,  nella  quale 
a  ben  riescìrvi,  nuli' altro  vi  manca  se  non  se  la  volontà, 
le  cure,  e  la  perseveranza. 

P.  Predieri. 


APPENDICE  647 


SOCIETÌ  AGRARIA  DELLA  PROVINCIA  DI  BOLOGNA 


DEPUTAZIONE  SmONALE  DI  POGGIO  RENATICO 


>>>l»t»t»»»*»»- 


Ci  rendiamo  solleciti  di  pubblicare  il  discorso  che  il 
Sig.  Doti.  Giuseppe  Fornasini^  Direttore  della  Deputa- 
zione Sezionale  del  Poggio ,  leggeva  ai  Soci  nella  pri- 
ma adunanza  ivi  tenutasi  nel  giorno  7  dello  scorso 
aprile.  Quella  Deputazione  era  l'unica  nella  Provin- 
cia,  che  per  le  circostanze  dei  tempi  trascorsi^  non 
aveva  potuto  organizzarsi  per  intero,  né  corrispondere 
a  dovere  colla  Società  Agraria  centrale,  siccome  ne  pre- 
scrive V  articolo  7."  del  Regolamento.  In  oggi  però  da 
quanto  si  è  praticato  in  quella  prima  adunanza  ^  e 
nella  seconda  del  6  maggio ,  non  che  dai  vari  riscon- 
tri ricevuti ,  siamo  lieti  di  poterla  annoverare  fra  quelle 
che  più  sono  animate  da  spirito  di  attività ,  e  provve- 
dute di  istruiti  Soci;  talché  ne  speriamo  anche  per  suo 
mezzo  un  bello  avvenire ,  ed  un  progresso  alla  nostra 
agricoltura. 

I  Compilatori. 


648  APPENDICE 

DISCORSO 

d'apertura  letto  dal  direttore  signor 

DOTI.  GIUSEPPE  FORNASINl 

in  occasione  della  prima  admianza  dei  Soci,  tenutasi 
nello  scorso  Aprile. 


»  Destinato  a  presiedere  questo  rispettabile  consesso, 
»  quasi  privo  di  cognizioni  teorico-praticlie  di  Agricoltura, 
ìì  io  non  saprei  come  sopportare  il  carico  affidatomi,  quando 
»  mancasse  il  sussidio  della  vostra  esperienza,  e  dei  mol- 
a  ti  lumi  nella  direzione  delle  operazioni  campestri.  Nella 
))  speranza  del  concorso  vostro,  per  soddisfare  ai  quesiti, 
»  ed  alle  interpellanze  della  Società  centrale  di  Bologna, 
»  ho  accettato  la  nomina  di  Direttore  di  questa  Deputa- 
))  zione  Sezionale;  ma  avrei  di  che  molto  scoraggiarmi ,  se 
ìì  dovessi  misurare  la  mia  pochezza  sulla  importanza  della 
»  missione,  conoscendo  che  a  lutt' altro  soggetto  sarebbe 
ìì  convenuto  il  ministero  che  mi  venne  conferito. 

M  Noi  pertanto,  onorevoli  colleghi,  avremo  da  inlrat- 
))  tenerci  nelle  conferenze  di  turno,  di  materie  risguardanti 
ìj  l'industria  Agricola,  come  quella,  che  alla  nostra  So- 
»  cietà  sta  al  disopra  di  tutte  le  altre,  e  che  compren- 
»  dendo  gli  elementi  della  grandezza  nazionale  delle  pò- 
))  polazioni,  viene  reputala,  a  buon  dritto,  la  più  utile 
»  ne'  suoi  effetti,  là  più  dilettevole  nella  pratica  applica- 
»  zione,  la  più  morale  nel  suo  scopo.  —  Ogni  Governo 
))  civile  pone  le  più  attenti  cure  nel  proraoverla,  nell'io- 
»  coraggìarla ,  nel  diffonderla ,  poiché  conosce  io  essa  la 
»  sorgeole  di  ogni  ricchezza ,  e  la  causa  principale  del 


APPENDICE  649 

n  ben  essere  della  Società;  la  quale,  quanto  maggiore  sarà 
»  l'interessamento  nell' esercitarla,  tanto  più  facilmente 
))  potrà  godere  di  quelle  comodità  alle  quali  ìncessante- 
»  mente  aspira ,  come  sollievo  alle  indefesse  cure  in  quel- 
»  la  spiegata. 

M  il  Governo  nostro ,  per  mezzo  del  Ministero  del  Com- 
n  mercio  e  dell'Agricoltura  penetrato  della  verità,  che  il 
»  miglioramento  della  condizione  degli  abitanti  di  un  paese 
)>  eminentemente  agricola,  come  il  nostro,  dipende  dal 
M  maggiore  possibile  impegno  nel  coltivare  i  terreni,  Iia 
))  saviamente  raccomandata  la  istituzione  di  Deputazioni 
))  Sezionali  per  U  nostra  Provincia,  e  noi  per  organo  del- 
»  rillma  Società  Agraria  di  Bologna,  siamo  destinati  a 
M  far  parte  di  una  di  esse,  col  far  capo  in  questo  Comune 
»  per  le  spedite  comunicazioni  cogli  altri  del  distretto. 

ì)  Questa  Superiore  determinazione  che  mira  alla  più 
M  sollecita  cognizione  dello  stato  di  coltivazione  della  no- 
))  stra  Provincia  in  ogni  stagione,  anzi  in  ogni  mese  del- 
M  l'anno,  onde  formare  una  statistica  agraria  ben  compen- 
)>  diata  sulle  risultanze  ottenute,  è  provvida  ancora  per  quei 
»  comprensori  ai  quali  preme,  o  di  approffittare  dì  una 
))  invenzione  utile,  o  di  una  pratica  migliorata,  o  di  una 
u  scoperta  importante,  o  di  far  conoscere  un  comune  bi- 
u  sogno  di  nuovo  impianto  di  scoli,  di  radicali  riparazio- 
»  dì  alle  ai^inature  dei  Fiumi,  di  provvidenze  efficaci  al 
i)  disalveamento  di  acque  alluvionate,  di  correzione,  o  co- 
»  struzioni  di  strade  principali,  di  misure  di  beneficenze 
1)  per  il  troppo  caro  dei  generi  di  prima  necessità.  —  Per 
M  tali  avvenibili  emergenze,  e  quando  fia  d'uopo,  che  le 
M  rappresentanze  Comunali  debbano  in  qualsiasi  incontro, 
M  far  ricorso  all'  Autorità  del  Governo ,  non  mancheranno 
M  le  Deputazioni  Sezionali  di  far  causa  comune  con  esse, 
»  affinchè  si  possano  più  facilmente  ottenere  quei  provve- 
)>  dimenti ,  che  valgano  a  minorare  i  disastri ,  o  a  conse' 
u  guire  lo  sperato  benefìzio. 


6Ò0  APPENDICE 

»  Queste  considerazioni,  che  bastano  a  raccomadare 
»  l'interesse,  che  ciascun  Socio  deve  spiegare  per  ren- 
ì)  dere  proffiUevole ,  e  decorosa  la  istiluzione,  e  secondo  le 
»  provvide  viste  della  Superiorità,  addimostrano  sotto  ogni 
»  aspetto,  quanto  sia  conveniente,  che  venga  incoraggiala, 
ì)  e  sostenuta  con  tutti  quei  mezzi  dei  quali  possiamo 
»  disporre. 

»  Ed  io  non  posso  invero  convenire  nella  opinione  di 
»  coloro,  i  quali  riguardano  l'impianto  di  questi  corpi 
)>  accademici  come  tendenti  soltanto  a  promuovere  inova- 
ì)  ziooi,  ridicole,  dannose,  o  per  lo  meno  inutili  in  que- 
»  sti  luoghi  dove,  secondo  essi,  la  coltura  delle  terre  è 
M  all'apice  del  perfezionamento.  —  Queste  massime,  che 
)ì  nella  classe  incolta  dei  coltivatori  sarebbero  scusabili, 
))  sono  assolutamente  da  riprovarsi  in  chi  gode  fama  di 
»  buon  agronomo,  e  per  posizione  sociale  è  tenuto  in 
j)  conto  di  erudito,  e  civile  cittadino.  E  senza  entrare  nella 
»  parte  speculativa  dell'Agrologia;,  allenendomi  soltanto 
»  ai  fatti,  che  tuttodì  ci  occorre  di  osservare  si  hanno  prove 
»  ben  convincenti  della  erroneità  di  tali  principj. 

»  Ed  invero  la  svariatezza  dei  melodi  nella  pianta- 
))  gione,  nella  scella,  e  nella  potatura  degli  alberi;  la  ri- 
D  duzione  di  molli  terreni  tuttora  incolti  ;  la  poca  cura 
»  nel  conservare  ed  estendere  gli  erbaj ,  e  i  prati  naturali, 
»  col  porli  in  un  giusto  rapporto  col  bisogno  di  alimen- 
)>  tazione  del  bestiame  da  educare;  la  trascurata  confezione 
>>  dei  letami;  la  riflessibile  degl'ingrassi  minuti;  la  scar- 
»  sita  degli  strami  da  lettiera;  gli  avvicendamenti  mal  re- 
»  golali;  la  cattiva  costruzione  delle  stalle  per  i  bovini; 
»  la  imperfezione  delle  razze  degli  animali  cornuti,  cavai- 
))  lini,  e  suini;  l'empirismo  nella  cura  veterinaria  di  essi; 
»  le  molle  correzioni  da  farsi  agli  strumenti  rurali;  la 
w  ignoranza  dei  migliori  precetti  enologici  per  la  forma- 
))  zione  dei  vini;  la  mancanza  di  un  codice  agrario,  e  di 
)>  un  sistema  di  educazione  campestre,  sono  titoli,  a  mio 


APPENDICE  651 

M  avviso,  ben  sufficienti,  per  occupare  qualsiasi  agronomo 
j)  a  stabilire  dettami,  e  norme  particolari , che  concorrano 
))  a  rendere  più  perfetta  la  coltivazione  della  nostra  pro- 
)>  vincia,  e  a  convincersi,  che  se  molto  si  è  fatto,  mollo 
«  ci  resta  ancora  a  fare  per  ridurla  a  quello  stato  di 
M  floridezza  alla  quale  dobbiamo  aspirare. 

»  Che  se  per  una  parte  ci  è  forza  di  convenire  nella 
))  verità  delle  accenate  cose,  per  l'altra  noi  abbiamo  dì 
i)  che  compiacerci  nel  vedere, che  questo  nostro  territorio 
M  sezionale,  il  quale  nel  principio  del  secolo  presente  of- 
»  riva  l'aspetto  di  una  immensa  boscaglia,  dove  le  acque 
n  disalveate  del  Reno  si  soffermavano  per  tutto  l'anno  con 
1)  tanto  danno  degli  abitanti,  e  della  proprietà,  ora  ci  fan- 
»  no  mostra  di  floride  campagne,  di  fiorenti  praterie,  di 
»  fertili  risaje,  di  bassi  fondi  vallivi  stabili,  tanto  ricer- 
))  cati,  e  necessari  per  la  nostra  coltivazione. 

»  Ed  io  non  saprei  come  addimostrare  di  quanta  lode 
»  sieno  meritevoli  quei  possidenti,  ed  agenti,  che  hanno 
a  contribuito  coli' opera  loro,  a  redimere  questi  terreni, 
»  alti  allora  a  produrre  soltanto  alghe,  e  materiale  da  fuo- 
)>  co,  praticandovi  una  industria  attiva,  e  ragionata;  av- 
)>  vegnachè  a  tutti  e  noto,  che  molli  latifondi,  che  a  quel- 
li l'epoca  miseranda  avevano  un  tenuissimo  censo  (de- 
I)  sunto  dalla  poca,  e  quasi  ninna  rendita,  che  si  perce- 
))  piva,  ora  sono  saliti  a  tal  valore,  e  ricercatezza,  da 
1)  parificare  i  più  pregiali  del  Bolognese. 

»  E  che  ciò  sia  voi  ben  lo  sapete,  o  rispettabili  col- 
))  leghi ,  che  fruite  del  benefizio  degli  eseguiti  migliora- 
)>  menti ,  e  che  nella  sicurezza  di  vederli  continuati  col- 
))  l'usato  impegno,  vi  renderete  sempre  più  benemeriti 
)>  della  patria,  e  dei  vostri  concittadini. 

»  Approfittiamo  adunque  di  questa  provvida  istiluzio- 
ì>  ne  col  comunicarci  le  nostre  idee,  i  nostri  progetti,  le 
I»  nostre  osservazioni,  concorriamo  con  iscambievole  inlel- 
1)  ligenza  a  rendere  sempre  più  produttiva  la  coltura  delle 


BÒ2  APPENDICE 

»  nostre  terre,  e  ripudiando  le  speciose,  e  spesse  volle 
»  fallaci  teorie  degli  agrologi  oltramonlani ,  senza  scon- 
u  venire  però  nei  ritrovati  ingegnosi  di  esperimentala  uti- 
»  lità,  cerchiamo  di  perfezionare  i  metodi,  che  sono  più 
»  adatti  alla  giacitura,  e  qualità  dei  nostri  terreni,  alla 
M  posizione  commerciale,  e  ai  mezzi  d'industria  che  sono 
A»  io  nostro  potere. 

M  Così  operando  avremo  fatto  ciò  che  per  noi  si  po- 
j»  leva,  contenti  di  poter  corrispondere  coli' opera  nostra 
»  alle  lodevoli  mire  della  Società  primaria,  inlenta  sem- 
a  pre  co'  suoi  lumi,  ecolle  più  savie  elucubrazioni  all' av- 
»  vanzamento  della  nostra  territoriale  coltivazione. 

)t  Prima  però  di  dar  termine  a  questo  mio  discorso,  me- 
»  schino  di  concelti  e  di  fìorilezza  di  modi,  io  verrò  fa- 
»  cendo  a  voi,  o Signori,  una  proposta,  che  non  mi  sem- 
»  bra  del  tutto  priva  di  opportunità,  poiché  intende  alla 
M  più  precisa  conoscenza  delle  pratiche  faccende,  e  dello 
))  stato  igienico,  e  terapeutico  del  bestiame  minuto,  e  da 
w  lavoro. 

»  Nell'Album  dei  Soci  componenti  questa  Deputazione 
n  Sezionale,  io  rilevo,  che  non  sono  stati  notali  alcuni  de' 
»  contadini  e  dei  veterinari  esercenti  nei  Comuni  del  Di- 
M  stretto;  e  coraechè  io  mi  compiacia  di  trovarvi  nomi  ri- 
»  spettabili  per  nascila,  per  sapere,  e  per  attitudine  a  so- 
»  praintendere,  a  dirigere  le  operazioni  campestri,  mi 
1)  duole  pur  anche,  che  sieno  direi  quasi  escluse  due  clas- 
)>  se  di  persone,  che  io  considero  della  più  utile  impor- 
})  tanza  per  la  conservazione  ed  avvanzamento  delle  agri- 
)>  cole  intraprese. 

M  Le  loro  consultazioni  accademiche  potranno,  a  mio 
»  avviso  molto  giovare  allo  scopo  per  il  quale  sono  isli- 
M  tuite  queste  conferenze,  e  quando  avvenga  di  dover  fare 
M  loro  interpellazioni  sopra  articoli  di  assoluta  opportunità 
i)  ed  attinenti  al  loro  ministero,  noi  conosceremo  più  da 
»  vicino  la  loro  opinione,  accoglieremo  i  loro  riferimenti. 


APPERDICB  553 

M  e  dopo  averli  aoDalizzali,  e  discussi,  delibereremo  a 
»  seconda  delle  massime,  che  saranno  per  prevalere.  — 
»  E  siccome  quattro  sono  i  Comuni  del  Distretto  Seziona- 
»  le,  così  sarei  di  subordinato  parere  di  proporre  alla 
M  Socielà  Agraria  centrale,  e  quindi  alla  Superiorità,  che 
))  ai  Soci  attuali  venissero  aggregati  quattro  veterinari,  e 
»  quattro  contadini  reggitori,  e  più  stimati  della  Sezione, 
))  i  quali  col  loro  esempio,  e  colla  insinuazione,  sapreb- 
i)  bero  far  apprezzare  agii  altri  della  loro  condizione  quel- 
»  le  particolari  operazioni,  e  trovati,  che  nel  loro  pratico 
))  esercizio  fossero  convinti  di  dover  seguire.  —  Io  sarei 
)>  in  tal  modo  ben  lieto  di  vedere  completala  la  nostra 
M  Deputazione,  e  quando  voi  onorevoli  colieghi  foste  per 
»  convenire  nella  mozione,  avrei  fondata  lusinga  che  la 
M  Società  primaria  di  Bologna  ci  sarebbe  cortese  di  sua 
n  approvazione. 

»  Non  terminerò  queste  mìe  parole  senza  raccoraan- 
M  darvi  la  diligenza  alle  nostre  tornate,  e  la  perseveranza 
»  neir  insinuare  le  buone  pratiche  campestri  col  senno  e 
»  coH'esempio;  perchè,  o  Signori,  già  vi  debb' essere  no- 
»  lo,  che  se  fu  sempre  difficile  persuadere  al  bene,  fu 
»  però  molto  più  difficile  il  farlo  praticare. 


«^^S^^:짩^ 


664  AppEROice 

ISTRUZIONE 

INTORNO 

AL  MIGLIORAMENTO  DELLE  RAZZE  DEI  BESTIAMI 

CHE   PIÙ   DIRETTAMENTE   SERVONO   ALL'AGRICOLTURA 


Annunziamo  con  vero  piacere,  come  la  Illma  Com- 
missione appositamente  incaricata  dalia  nostra  Società  Agra- 
ria, abbia  già  dato  alle  stampe  dei  Sassi,  la  Istruzione 
promessa,  intorno  al  miglioramento  dei  bestiami,  affinchè 
per  essa,  e  per  la  diffusione  gratuita  ed  estesa,  che  la  So- 
cietà stessa  intende  di  praticare  pel  ben  pubblico,  si  ab- 
biano a  togliere,  od  almeno  a  diminuire  le  cagioni  che  de- 
teriorano i  nostri  bestiami,  promuovendone  invece  quelle 
peculiari  pratiche  rurali  più  lodevoli  ed  appropriate,  che 
servono  al  miglioramento  desiderato. 

La  Istruzione  anzidetta,  la  sorveglianza  dei  pratici 
più  avveduti,  la  distribuzione  di  premi  a  coloro  che  si 
occupano  con  profìtto  di  questo  argomento,  la  esposizione 
di  bestiami  più  belli,  e  la  forza  dei  buoni  esempi,  sono 
tutti  mezzi  coi  quali  in  vari  modi  si  cerca  di  raggiungere 
l'utile  scopo.  Noi  pertanto  non  sapremmo  se  non  se  lo- 
dare vivamente,  ed  appoggiare,  per  quanto  è  da  noi,  gli  sfor- 
zi della  benemerita  Società,  la  quale  non  curando  spese  e 
fatiche,  tende  a  raggiungere,  anche  per  questo  importantis- 
simo oggetto,  la  meta  prescritta  dal  proprio  regolamen- 
to; siccome  dalla  semplice  lettura  del  Proemio,  e  dei  Ca- 
pitoli sotto  indicati,  che  compongono  il  piccolo  libro,  si 
fa  manifesto. 


APPEMDICB  a&B 

Indice  delle  materie. 

Castolo  1°  —  Si  espongono  le  cagioni  per  le  quali  le 
razze  dei  nostri  bestiami  sono  scadute  al  confron- 
to di  altre  dei  paesi  vicini. 

Cap.  2."  —  Avvertenze  da  aversi  dai  Coloni  per  miglio- 
rare i  bestiami  coi  mezzi  clie  essi  possiedono. 

Cap.  3."  —  Come  sia  necessario  ed  opportuno  una  mag- 
giore coltivazione  di  foraggi  o  prati  artificiali, 
di  tuberi  e  radici,  sia  per  nutrir  meglio  il  be- 
stiame, che  per  allevarne  individui  in  numero 
maggiore,  affinchè  meno  si  fatichi  nei  molti  la- 
vori, e  sieno  le  terre  meglio  concimate,  e  più 
produttive. 

Cap.  A.°  —  Dell'uso  del  sale  marino  per  utile  del  bestia- 
me bovino,  e  pecorino. 

Cap.  6.<>  —  Miglioramenti  da  farsi  alle  stalle,  ai  porcili, 
alle  mandrie,  quando  si  presentino  le  opportunità. 

Cap.  6.**  —Avvertenze  ad  aversi  nella  condotta  alle  fiere, 
ed  ai  mercati,  e  nella  formazione  dei  medesimi, 
Don  che  nella  contrattazione  dei  bestiami. 

Cap.  7.°  —  Norme  pratiche  da  seguirsi  quando  si  voglio- 
no migliorare  le  nostre  razze,  mediante  la  intro- 
duzione di  maschi  di  altre  razze  nazionali  o  stra- 
niere, avuti  però  in  molto  pregio. 

Cap.  8.**  —  Diligenze  e  metodi  che  occorrono  per  la  intro- 
duzione di  bestiami  di  razze  straniere. 

Cap.  9.°  —  Malattie  più  comuni  al  bestiame,  e  metodi 
per  impedirne  la  diffusione  e  lo  sviluppo.  Delle 
cure  igieniche  piii  opportune,  e  degli  abusi  del 
salasso  e  di  altre  pratiche  dannevoli. 

Cap.  10.°  —  Vantaggi  che  ridondano  ai  proprietari,  ed 
alla  provincia  quando  si  ollengono  i  migliora- 
menti desiderati. 


556  APPENDICE 

II  piccolo  trattatello,  di  circa  cento  pagine  di  stampa, 
compilato  con  ogni  diligenza  dal  relatore  della  Commissione, 
verrà  pubblicalo  in  sedicesimo  di  foglio  al  finire  del  giugno, 
e  corredalo  di  opportuni  disegni  topografici,  ove  il  biso- 
gno Io  richiede.  A  questo  Manuale  diretto  ai  fattori  ed  alle 
persone  di  campagna,  terrà  dietro  ancora  un  Almanacco 
pel  contadino,  nel  quale  in  breve,  ma  con  ragioni  più 
ovvie,  non  meno  però  concludenti,  e  con  chiari  esempi 
talvolta  ancora  in  forma  di  proverbi  ,  o  di  massime  e 
sentenze  inconcusse  e  provale,  si  insinueranno  ai  coloni 
le  buone  pratiche,  facendo  loro  conoscere  i  danni  di  alcu- 
ne altre,  che  per  consuetudine  e  pura  imitazione  essi  co- 
stumano di  seguire.  Onore  adunque  alla  provincia  bolognese 
che  prima  delle  altre,  ponendo  a  profitto  i  vantaggi  della 
slampa  nella  diffusione  delle  cognizioni  d'ogni  maniera, 
saprà  con  una  ben  intesa  generosità,  procurare  ai  proprie* 
tari  di  bestiami  utili  nuovi,  o  non  comuni,  ed  essa  poi 
potrà  raccoglierne  quel  frutto,  di  gratitudine,  di  ben  essere, 
e  di  agiatezza  pubblica,  che  pure  non  mancherà  a  suo 
tempo  di  manifestarsi. 

I  Compilatori. 


667 

ARTE  PRATICA 

DELLA  BUONA  ED  UTILE  AGRICOLTURA 

divisa  io  quattro  parti 

DEL  SIGNOR  CAMILLO  ZUCCHI 

AGENTE    AGRARIO 


Un  opuscoletto  contenente  le  dne  prime  parli  di  que- 
sto lavoro,  vide  qui  la  luce  da  qualche  giorno,  sortendo 
dai  tipi  di  Antonio  Chierici.  Quel  libro  si  presentò  con 
modestia  rara  al  pubblico,  e  più  specialmente  ai  possidenti 
di  terre  ed  agli  agenti  di  campagna,  ai  quali  si  domanda 
una  modica  retribuzione  di  soli  paoli  4,  e  quindi  del  dop- 
pio per  l'acquisto  del  volume  intero,  che  si  annuncia  di 
circa  230  pagine  in  S.** 

'  La  missione  che  ci  siamo  imposti  di  propagare  le  no- 
tizie che  si  riportano  all'esercìzio  dell'industria  rurale, 
ed  al  progresso  della  scienza  agronomica,  non  ci  permet- 
teva di  lasciar  passare  inosservata  questa  pubblicazione  no- 
vella, e  perciò  ci  siamo  creduli  obbligali  di  leggere  atten- 
tamente il  libro  del  Sig-  Zucchi,  per  dare  un  cenno  breve 
del  medesimo  ai  nostri  lettori. 

La  prima  cosa  che  da  noi  si  riguarda  nelle  opere  in- 
dirizzate dagli  scrittori  italiani  ai  connazionali,  si  è  il  modo 
del  dire,  e  la  proprietà  dei  vocaboli  adoperati  dall'autore, 
perchè  sarebbe  desiderio  nostro  il  vedere  diminuito  il  nu- 
mero dei  tanti  figli  ingrati  che  fanno  uno  strazio  orrendo 
della  favella  materna.  Fortunatamente  nel  caso  in  cui  ora 
ci  troviamo,  e  per  quanto  riguarda  la  filologia,  la  sferza 
della  critica  ci  cadde  di  mano^  allorché  leggemmo  la  pre- 
fazione fatta  dall'autore  al  suo  volume,  nella  quale  si  rac- 
conta con  ingenuità  ammirabile  che  a  altri  opuscoli  da 
esso  pubblicali  in  passato,  furono  giustamente  criticali  dai 


55S  APPENDICE 

moderni  scrittori  e  letterati  per  ripetuti  errori  di  ortogrfla 
e  di  esposizione  »  confessando  l'autore  «  di  essere  affatto 
imperilo  dello  scrivere  e  del  leggere  la  lingua  italiana, 
della  quale  non  ebbe  mai  pretesa  di  essere  maestro  ».  Per 
parte  nostra  non  troviamo  cosa  che  sia  a  dirsi  in  opposi- 
zione al  Sig.  Zucchi ,  e  crederemo  di  fare  alto  scortese  e 
villano  contrastando  alla  di  lui  sentenza. 

Mentre  ci  sentivamo  inclinali  ad  un  giudizio  mite,  ci 
affrettammo  a  leggere  le  pagine  del  libro  del  Sig.  Zucchi 
nelle  quali  trovò  conveniente  l'innestare  le  nozioni  che 
riguardano  la  fisica,  l'astronomia,  la  meteorologia,  la  fi- 
siologia vegetale,  e  le  altre  scienze  elevate,  le  quali  per 
vero  dire  stanno  molto  al  di  sopra  della  sfera  in  cui  è 
concesso  di  spaziare  liberamente  ad  un  agente  agrario^  quale 
l'autore  del  libro  dice  di  essere.  Quando  ei  si  determi- 
nasse di  pubblicare  una  nuova  edizione  della  di  lui  opera, 
sarebbe  nostro  avviso  che  non  dimenticasse  di  aggiungere 
nel  proemio  una  ulteriore  confessione  ingenua,  anche  per 
questa  parte  del  suo  lavoro  che  si  riporta  alla  scienza. 

Quel  diligente  agronomo  ci  perdonerà  se  forse  con 
troppa  arditezza  gli  manifestiamo,  che  non  ci  piace  gran 
fallo  che  nel  suo  trattalo,  a  guisa  di  negromante,  astringa 
quasi  per  incantesimo  «  le  piante,  le  semenze,  i  sassi,  e 
le  pietre  a  parlare  con  chiara  voce,  e  con  un  muto,  e 
mal  articolalo  linguaggio  m  come  mostrò  di  voler  fare  nella 
pag.  17  del  suo  libro.  Quand'anche  possedesse  una  bac- 
chetta magica  di  tanto  potere,  lo  consiglieremmo  a  tenerla 
prudentemente  nel  fodero,  per  non  dare  luogo  ad  equivoci, 
e  forse  ad  inconvenienti  gravi.  Crediamo  che  presterà  fede 
alle  nostre  parole,  quando  voglia  considerare  che  se  tac- 
ciono presentemente  i  buoi,  i  muli,  gli  asini,  le  roveri, 
i  cavoli,  le  zucche  ed  altri  somiglianti  esseri  irragionevoli 
che  cicalavano  tanto  ai  tempi  di  Esopo,  vi  deve  essere  la 
sua  buona  ragione,  e  che  non  sarebbe  cosa  improbabile 
che  questo  silenzio  si  avesse  a  spiegare  con  un  proverbio 


APPENDICE  659 

antichissimo,  ed  assai  noto,  il  quale  dice  «  che  un  pe^'^o 
corre  il  cane  ed  un  pe^T^o  la  lepre.  »  Egli  converrà  con 
noi  che  se  qualcuno  deve  correre  sarà  bene  che  almeno 
per  adesso  tocchi  al  cane  il  farlo. 

Senza  riguardare  più  oltre  alla  sintassi, allo  stile,  al 
inerito  scieniifico,  ed  alla  distribuzione  ordinala  delle  ma- 
terie contenute  nello  scritto  del  Sig.  Zucchi, ci  fermeremo 
a  considerarlo  nella  parie  che  comprende  esclusivamente  l'e- 
sercizio dell'  agricoltura ,  e  siamo  lieti  di  potere  tributare  la 
meritata  lode  al  valente  pratico,  il  quale  mostrò  col  di  lui 
lavoro  di  avere  un  buon  corredo  di  cognizioni  agronomiche 
da  esso  acquistale  con  lunga  esperienza.  Ogni  agricoltore 
intelligente  ravviserà  ottime  le  teorie,  che  furono  date  nel- 
l'Art. I.°  sui  concimi ,  e  sul  modo  di  formarli ,  e  desideriamo 
caldaraenle^  che  le  poche  pagine  che  rinchiudono  quell'ar- 
tìcolo siano  Ielle, e  meditate  dal  numero  maggiore  dei  no- 
stri agricoltori ,  i  quali  pur  troppo  abbisognano  di  istru- 
zioni facili ,  e  chiare  su  questo  ramo  importantissimo  dell'e- 
conomia campestre.  Non  è  meno  utile  suggerimento  quello 
dato  di  non  protrarre  la  seminagione  della  canape  alli  20 
del  marzo,  come  qui  si  usa  dai  più  seguendo  una  costu- 
manza antica  poco  ragionevole,  ma  di  eseguirla  nell'ulti- 
ma settimana  del  Febbraio,  sempre  che  la  stagione,  e  lo 
slato  del  terreno  il  consentano.  Troviamo  egualmente  ec- 
cellenti i  precelti  dati  sul  modo  di  correggere  le  terre  che 
sono  troppo  argillose ,  o  troppo  leggiere,  o  sabbiose ,  di  lavo- 
rarle convenevolmente  e  nei  tempi  opportuni,  come  pure 
quelli  che  si  riferiscono  alla  piantagione,  ed  al  governo  de- 
gli alberi ,  ed  ai  modi  di  ottenere  una  produzione  precoce,  ed 
abbondante  dalle  piante  orlensi ,  e  dagli  alberi  fruttiferi. 

Nella  parte  di  quel  lavoro  sin  qui  pubblicata,  si  ve- 
dono esposti  con  chiarezza  bastevole,  non  pochi  metodi 
nuovi  di  pratiche  agricole  ideali  dall'Autore,  e  quelli  ci 
sembrano  di  facile  eseguimento,  ed  utili,  e  perciò  li  cre- 
diamo meritevoli  di  essere  csperimenlali.  Notammo  in  quelli 


660  APPENOICE 

la  proposta  della  seminagione  autunnale  precoce  del  tri- 
foglio comune  mescolato  al  grano,  asserendosi  che  con  tale 
metodo  si  può  falciare  quel  foraggio  nell'anno  susseguen- 
te, ed  avere  sul  finire  dell'estate  vacuo  il  terreno  per  al- 
tre coltivazioni.  Non  è  a  noi  nolo,  che  questo  metodo  sia 
stato  messo  in  pratica  da  alcuno,  e  desideriamo  che  esso 
possa  reggere  alla  dura  prova  dell'esperienza. 

Taceremo,  per  amore  di  brevità,  di  non  pochi  altri  pre- 
gi di  quel  libro,  e  solo  commenderemo  il  divisamento  del- 
l'autore  di  avere  dedicato  un  capitolo  del  medesimo  all'e- 
sposizione di  alcuni  precetti  di  filosofia  morale,  quali  con- 
vengono allo  stato  ed  alla  condizione  degli  agricoltori,  e  ci 
sembra  che  lo  scrittore  entrato  nel  vestibolo  del  tempio 
innalzato  a  quella  scienza  astrusa  non  vi  abbia  trovata  l'op- 
posizione, che  sino  ad  ora  contrastò  a  lui  l'accesso  in  quello 
che  è  consacrato  alle  scienze  filologiche,  non  che  alle  fisiche 
e  naturali.  Ci  permetteremo  una  sola  osservazione  prima 
di  dare  termine  a  questo  articolo.  Il  Sig.  Ziicchi  nell'e- 
sporre  i  precetti  morali  suddetti,  mostra  di  credere  che 
quando  il  padrone  abbia  fatto  i  conti  al  colono  mezzadro, 
ed  abbia  consegnata  al  medesimo  una  copia  di  quel  con- 
teggio, possa  essere  sicuro  che  né  il  colono  né  alcuno  de* 
snoi,  ardirà  più  di  stendere  la  mano  sopra  i  prodotti  che 
formano  la  parte  dominicale.  Il  rimedio  sarebbe  senza 
dubbio  di  facile  applicazione,  ma  disgraziatamente  non 
presenta  troppa  probabilità  di  esser  efficace.  Preghiamo 
l'agronomo  esperto  che  lo  ha  suggerito,  di  dedicarsi  qual- 
che poco  allo  studio  della  storia  naturale,  e  siamo  certi 
che  con  tale  mezzo  arriverà  a  conoscere  che  le  mani  di 
molti  dei  nostri  magnifici  soci  mezzadri,  hanno  qualche 
rassomiglianza  alle  zampe  degli  animali  del  genere  faelis, 
i  quali  mossi  da  naturale  istinto,  danno  di  piglio  ai  pesci 
ed  alle  carni  che  si  parano  loro  innanzi,  non  riguardando 
essi  se  ciò  avvenga  prima  o  dopo  il  pa^lo. 

G.  OniAnDi. 


APPENDICE 


M 


^a(DSJ4i(§^  ^<aa3(S(D2i4i 


dei  mesi  di  Marzo,  Aprile  e  Maggio  1852. 
E 
Eapporto  dei  riscontri  spedili  dalle  Deputazioni  Sezio- 
nali Agrarie  y  letto  alla  Commissione  incaricata  del- 
la corrispondenza  colle  medesime. 

Signori  , 

Una  temperatura  costantemente  fredda  nel  mese  dì 
marzo  fu  causa  di  un  ritardo  notevole  nella  primavera,  e 
la  stagione  non  divenne  più  mite  nell'aprile  successivo  il 
quale  anzi  fii  apportatore  di  copiose  nevi  cadute  in  diversi 
giorni  nel  munte,  ed  abbondantemente  nel  piano  fra  il 
giorno  19  ed  il  20  dello  stesso  mese,  avendo  qualche  di- 
ligente osservatore  rilevato  che  essa  coprì  la  terra  di  uno 
strato  di  circa  oncie  cinque.  Molli  reputarono  che  una  tale 
meteora  fosse  causa  di  danni  gravissimi  alle  piante  aventi 
in  quel  tempo  un  tessuto  debole,  ma  le  osservazioni  fatte 
in  seguito  fortunatamente  non  confermarono  tali  timori  e 
fu  riconosciuto  che  succeduta  ai  giorni,  nei  quali  cadde  la 
neve,  una  temperatura  non  molto  fredda,  li  vegetabili  sof> 
fersero  poco,  e  che  solamente  in  alcuni  luoghi,  cresciuto 
in  seguilo  il  rigore  della  stagione,  e  comparse  le  brine 
notturne,  le  cucurbitacee  ed  altre  piante  dicotiledoni  n^te 
di  recente  perirono  e  si  riconobbe  ancora  che  colà  le  gem- 
me tenere  e  gentili  delle  viti,  non  che  quelle  dei  gelsi,  e 
degli  alberi  fruttiferi  provarono  qualche  danno. 

L'aria  più  mite  e  temperata  del  maggio  riparò  in  gran 
parie  i  guasti  precedenti ,  e  le  campagne  si  sarebbero  ve- 
stite di  lieta  verzura  se  qualche  benefica  pioggia  avesse 
appagali  i  voti  dei  coltivatori. 

N.  Ann.  Se.  Natob^  Sesie  HI.  Tomo  5.  37 


562  APPENDICE 

Il  Maggio  che  i  poeti  dipingono  con  colori  vaghi  e 
seducenti,  quando  tolto  il  prestigio  del  linguaggio  delle 
muse  viene  riguardato  con  occhio  prosaico  dall'osservato- 
re campestre,  purtroppo  accade  di  frequente  che  si  presenti 
con  un  aspetto  tutt' altro  che  gajo  e  ridente,  e  ben  lo  sanno 
molti  agricoltori  della  nostra  Provincia  i  quali  come  ci 
fanno  conoscere  i  rapporti  delle  Deputazioni  Sezionali  Agra- 
rie viddero  percossi  dalia  grandine  caduta  ove  più,  ove 
meno  grave  nel  giorno  l.**,  nel  12.*^  e  nel  27.°  del  mese 
i  seminati  e  le  campagne  in  estensioni  assai  vaste  dì  ter- 
reno con  danni  rilevantissimi,  contandosi  a  centinaia  di  mi- 
gliaia le  libbre  di  canape  che  si  credono  perdute,  per  ta- 
cere delle  molle  altre  derrate  campestri  che  saranno  me- 
nomate perchè  colpite  da  quella  terribile  meteora. 

Rattristati  dal  racconto  di  questi  mfortuni  domandiamo 
a  noi  stessi  perchè  nei  nostri  luoghi  non  si  faccia  qualche 
cosa  che  sia  più  delle  parole  per  rendere  meno  grave  la 
condizione  dei  possessori  di  terre  e  degli  agricollori  che 
sono  percossi  dalla  grandine,  e  perchè  non  si  formi  a  tale 
intendimento  un'associazione  di  possidenti,  la  quale  con- 
cediamo senza  difficoltà  che  al  suo  cominciare  sarà  di  po- 
chi, ma  progredendo  con  ordinamenti  saggi,  e  con  una 
economica  amministrazione  sorvegliata  dal  Superiore  Go- 
verno non  può  farsi  a  meno  che  non  divenga  molto  este- 
sa ,  e  forse  generale.  Leggiamo  in  pubblici  fogli  che  una 
Compagnia  di  questo  genere  che  ha  da  poco  tempo  com- 
prese nelle  sue  operazioni  l'assicurare  i  contribuenti  con- 
tro i  danni  della  grandine^  e  che  esiste  sino  dal  1836 
nelle  Provincie  Venete ,  estende  presentemente  le  sue  ope- 
razioni nella  vicina  Toscana  valendosi  di  un  capitale  at- 
tivo disponibile  il  quale  supera  i  ventiquattro  milioni  jdi 
lire  austriache.  Se  le  persone  che  'appartengono  a  questa 
Congrega  assicuratrice  fossero  occupate  dal  1836  in  cui 
vennero  in  determinazione  di  stabilire  anche  l'assicura- 
zione contro  i  danni  della  grandine  a  studiare  il  modo  di 


APPENDICE  563 

porla  in  effetto,  e  di  farla  agire  regolarraeDte,  esse  non 
avrebbero  preseiileraente  a  disposizione  loro  per  fare  fronte 
agli  impegni  assunti  l'ingente  somma  accennata  superior- 
mente, e  dal  1836  a  questa  parte  non  avrebbero  pagata 
l'altra  non  meno  cospicua  somma  di  circa  cinque  milioni 
delle  lire  suddette  ad  11,627  danneggiati  dalla  grandine 
che  furono  assicurali  dalla  Società  stessa  in  tale  spazio  di 
tempo.  Crediamo  che  quei  Signori  al  fine  di  vedere  coro- 
nato con  buon  successo  il  divisamento  loro  abbiano  poste 
in  campo  parole  poche  e  fatti  molti,  ricordando  essi  op- 
portunamente che  un  economista  dottissimo  lasciò  scritto 
che  le  parole  sono  femmine ,  ed  i  fatti  maschi. 

Per  tomaie  alla  parte  dei  riferimenti  delle  Deputazioni 
Sezionali  Agrarie  che  si  riportano  allo  stato  delle  campa- 
gne nostre  vi  diremo  brevemente ,  o  Signori ,  che  il  fru- 
mento il  quale  nei  mesi  passati  in  causa  del  freddo, e  della 
siccità  vegetava  con  lentezza  ora  si  mostra  generalmente 
abbastanza  robusto  e  promette  un  prodotto  abbondante; 
eccettuandone  però  qualche  relatore  del  piano  solamente 
quello  che  cresce  in  terreni  magri  ed  asciutti.  Le  pioggie 
stemperate  e  continue  cadute  nell'autunno  passato  obbli- 
garono molli  coltivatori  dei  luoghi  bassi  della  Provincia  a 
protrarre  la  semina  del  frumento  al  Gennaio,  ed  ora  siamo 
lieti  di  potervi  annunziare  che  i  relatori  di  quelle  regioni 
ci  raccontano  che  le  pianticelle  di  detta  cereale  dopo  es- 
sere nate  assai  bene,  ed  avere  tallito  abbondantemente 
danno  ora  speranza  di  messe  copiosa,  benché  la  fruttifica- 
zione delle  medesime  sia  in  ritardo. 

Le  informazioni  che  ci  sono  date  dello  stato  della  pianta 
del  grano  turco  non  possono  essere  più  favorevoli  aspettan- 
dosi però  in  molti  luoghi  l'effetto  benefico  di  una  sufficiente 
pioggia  mancando  la  quale  il  prodotto  di  quel  vegetabile 
poirebbe  essere  compromesso  gravemente: 

Mentre  le  fave  invernenghe  le  quali  si  mostrano  ca- 
riche di  bacelli ,  e  non  offese  da  ruggine  o  malume  prò- 


664  ìppeudice  \ 

mettono  ricolto  abbondante,  le  maizuole  sono  quasi  inte- 
ramente perdute,  ed  in  generale  le  piante  delle  marzenghe 
soffersero  per  il  freddo  che  le  percosse  in  primavera,  ed 
assai  più  per  la  siccità  continuata  dell'Aprile  e  del  Maggio, 
ed  il  prodotto  delle  medesime  sarà  senza  dubbio  scarso  eccet- 
.tuati  soltanto  alcuni  pochi  luoghi  freschi  per  vantaggiosa 
composizione  di  suolo,  o  per  altre  circostanze  favorevoli. 
I  rapporti  che  abbiamo  soli'  occhio  ci  fanno  conoscere  che 
varia  fu  V  epoca  della  seminagione  della  canapa  poiché  alcuni 
agricoltori  la  eseguirono  negli  ultimi  giorni  del  Febbraio 
mentre  altri  la  ritardarono  sino  dopo  la  metà  del  Marzo. 
Notammo  con  diligente  attenzione  i  riferimenti  delle  risul- 
tanze dì  quelle  pratiche  diverse,  e  vedemmo  che  in  gene- 
rale le  medesime  risultano  favorevoli  alla  semina  precoce, 
e  contrarie  alla  tarda.  Tutti  i  relatori  accertarono  nei  rap- 
porti passati  l'uniformità  delle  sviluppo  delia  canapa,  se- 
minata nel  Febbraio,  e  lo  stato  incerto,  e  stentato  della 
germinazione  di  quella  che  fu  aOìdata  alia  terra  nel  marzo 
inoltrato.  I  rapporti  ultimi  non  lacciuno  che  le  pioggie 
cadute  in  qualche  luogo  nel  Maggio  furono  assai  giovevoli 
alla  pianta  della  canapa  perchè  resero  prospera ,  e  rigo- 
gliosa  anche  quella  che  era  in  ritardo  per  le  ragioni  ac- 
cennate di  sopra. 

Vorremmo,  o  Signori,  potervi  partecipare  che  i  col- 
tivatori di  questa  pianta  servente  all'industria  e  che  ha  una 
importanza  assai  rilevante  nell'economia  campestre  di  que- 
sti luoghi  sono  consolati  dalla  fiducia  di  una  produzione 
abbondante ,  ma  disgraziatamente  prevediamo  sin  d'  ora 
che  non  pochi  di  essi  dovranno  contentarsi  di  averne  una 
mediocre,  e  buon  per  loro  se  il  prezzo  elevato  farà  equili- 
brio alla  mancante  quantità. 

Le  laraentanze  per  la  poca  produzione  delle  erbe,  e 
dei  foraggi  ricavali  dai  prati  tanto  naturali  quanto  artifi- 
ciali sono  comuni,  vedendosi  quelle  espresse  in  tutti  li  rap- 
porti delle  Deputazioni  Agrarie,  talché  possiamo  dedurre 


APPENDICE  666' 

dai  medesimi  che  nell'infera  Provincia  le  erbe  soffersero 
grandemente  per  i  freddi  ultimi  dell'inverno,  e  che  la 
vegetazione  loro  fu  stentata^  e  meschina  in  causa  della 
mancanza  di  calorico  e  della  conveniente  umidità.  I  rela- 
tori suddetti  confidano  nelle  pìoggie  abbondanti  le  quali 
non  possono  mancare  in  un  tempo  non  remoto,  e  sperano 
che  le  erbe ,  ed  i  foraggi  tardivi,  come  pure  quelli  di  secon- 
do, taglio  avranno  incremento  abbondante  dalle  medesime. 

Crediamo  che  in  tanta  penuria  di  foraggi,  la  quale 
pur  troppo  non  è  illusoria:  i  nostri  coltivatori  solerti  non 
resteranno  colle  mani  in  mano.  Essi  ben  conoscono  che 
con  qualche  poco  di  concime  si  possono  convertire  in  buoni 
prati  artificiali  anche  nel  cuore  della  stagione  estiva  i  campi 
divenuti  vacui  dopo  il  raccolto  dell'orzo,  delle  fave,  e  di 
altri  marzaiuoli.  Le  mescolanze  fatte  di  rooha  d'Ungheria, 
ed  anche  del  panico  o  del  miglio  comune  col  grano  turco, 
e  colla  veccia,  le  altre  della  segale  col  trifoglio  incarnato 
servono  mirabilmente  a  questo  scopo  a  norma  delle  qualità 
diverse  delle  terre,  e  mentre  danno  un  copioso  prodotto 
nell'autunno  non  depauperano  il  suolo  come  accade  sovente 
quando  si  coltiva  il  solo  grano  turco  per  avere  foraggio. 

Le  viti  palesano  una  vegetazione  assai  prospera,  e 
l'abbondanza  dei  grappi  da  indizio  di  ricco  prodotto.  Non 
è  a  nostra  notizia  che  la  malattia  la  quale  nello  scorso 
anno  fu  funesta  a  molte  delle  medesime  abbia  sino  ad  ora 
minacciato  di  ricomparire  nei  filari  delle  nostre  viti.  For- 
innatamente  non  si  ode  alcuna  lamentanza  su  questo  par- 
ticolare in  alcun  luogo  d'Italia  benché  esse  si  facciano  ora 
sentire  molte  e  gravi  in  qualche  regione  della  Francia. 
Egli  è  però  vero  che  da  qualche  settimana  la  malattia 
suddetta  si  manifestò  a  Como  nel  Milanese  sul  gambo 
e  sulle  foglie  delle  rose,  e  che  è  stata  osservata  recen- 
temente in  due  siepi  della  rosa  bengalense  poste  lungo 
un  rigagnolo  di  un  orto  nella  città  di  Verona,  nonché  in 
alcune  altre  specie  di  rose  nell'orto  botanico-agrario  di 


\ 

666  APPEIftìICE 

della  Cina,  ma  ciò  non  deve  dare  alcun  timore  perche 
ben  sanno  i  botanici  che  il  fiinghetlo  parassita  il  quale 
nell'anno  passato  intaccò  molte  viti  si  trova  frequentemente 
sulle  rose  come  sulle  zucche,  e  su  altre  cucurbitacee,  e 
che  è  indispensabile  una  condizione  particolare  dello  slato 
dell'atmosfera  perchè  esso  possa  trovare  nutrimento  suffi- 
ciente sulle  foglie  e  sugli  acini  della  vite,  e  che  una  tale 
condizione  deve  considerarsi  eccezionale  almeno  nel  nostro 
clima. 

Sono  poche  le  relazioni  che  abbiamo  dello  stato  dei 
bachi  setiferì  nelle  diverse  Sezioni  della  Provincia,  ma 
quelle  ci  fanno  conoscere  che  in  alcuni  luoghi  vivono 
prosperosi  e  vispi.  Non  ci  è  ignoto  però  che  molti  educa- 
tori di  quegli  inselli  preziosi  lamentano  la  mortalità  di 
una  gran  parte  dei  medesimi ,  e  lo  stato  infermiccio  di 
quelli  che  rimasero  vivi.  Il  ribasso  notevolissimo  del  prezzo 
della  foglia  dei  gelsi  accaduto  improvvisamente,  benché 
quella  non  sia  troppo  abbondante,  ci  fa  ritenere  non  pic- 
cola la  perdila  dei  bachi  sofferta  da  una  gran  parte  degli 
edacatori  dei  luoghi  suddetti.  Essi  secondo  il  consueto  ne 
accagioneranno  l'inclemenza  della  stagione  senza  punto 
dubitare  che  il  successo  infelice  dell'industria  loro  può 
dipendere  interamente  dai  metodi  viziosi  che  essi  seguono 
nell'educazione  del  baco,  e  da  quelli  peggiori  del  gover- 
no dei  gelsi. 

Chiuderemo  o  Signori  il  nostro  rapporto  coli' annun- 
ciarvi che  qualche  corrispondente  del  piano  mostra  di  te- 
mere che  nelle  valli ,  le  quali  sono  mancanti  di  acqua  pe- 
renne, le  radici  delle  piante  palustri  essendo  rimaste  in 
secco  nel  tempo  della  stagione  invernale  abbiano  sof- 
ferto per  i  freddi  rigorosi ,  e  per  i  geli  cui  furono  sog- 
gette nel  passato  aprile,  e  quindi  nel  tempo  in  cui  la  linfa 
di  quei  vegetabili  cominciava  a  porsi  in  movimento  per 
dare  sviluppo  alle  gemme  novelle. 

G.  Orlandi. 


56r 

NOTIZIE  DIVERSE 

Bopva  i  progressi  deli*  agt*icoiiMfa 

bolognese» 


L'attitudine  o  la  indole  di  nn  popolo  per  una  indu- 
stria, è  già  stabilito,  conoscersi  dal  numero  grande  delle 
persone  che  a  quella  si  applicano,  e  dal  profltto  che  per 
l'uso  continuato  se  ne  manifesta.  Ogni  altra  osservazione 
o  ragionamento  torna  vano,  se  non  appoggia  sopra  que- 
sta solida  base;  e  noi  di  ciò  siamo  troppo  persuasi  per 
trattenerci  a  dimostrarlo. 

Ora  la  popolazione  bolognese ,  bisogna  convenire,  ha 
forse  più  di  ogni  altra  d'Italia,  l'altitudine  e  la  passione 
per  la  industria  agraria,  colla  quale  difatti,  e  con  alquante 
manifatture,  sostiene  le  ingenti  spese  del  quotidiano  con- 
sumo, quello  della  manutenzione,  e  continuo  accrescimento 
degli  stabili,  non  che  la  spesa  per  le  vistose  tasse  attuali. 
Quella  pur  anco  sostiene  che  si  riferisce  alla  esporta- 
zione in  denaro  delle  rendite  ai  grandi  proprietari  che  vi- 
vono all'estero,  lasciando  ancora  un  margine  sufficiente, 
perchè  in  generale  la  infima  classe  possa  tuttavia  nutrirsi 
di  buon  pane  di  frumento,  e  di  buone  carni, bere  abbon- 
dante vino^  e  cuoprirsi  con  decenza,  abitando  casali  suffi- 
cientemente vasti  ed  appropriati. 

Oltre  il  continuo  accrescimento  dei  nostri  prodotti  e  dei 
bestiami  che  comprovano  questa  verità,  e  che  fin  dal  1834 
portarono  la  cifra  dell'estimo  censuale  a  Se.  19,021,777  :65, 
cioè  superiore  ad  ogni  altra  provìncia  dello  Stato  (il  quale 
sappiamo  essere  allora  censito  per  Se.  161,527,113)  sonovr 
poi  certe  classi  di  persone  attive  che  si  studiano  tuttora 
di  innovare^  di  accrescere,  di  perfezionare  la  nostra  agri- 
coltura: e  noi  già  in  questo  giornale  abbiamo  riportate 
varie  pubblicazioni  in  proposito,  mentre  le  belle  memorie 
della  benemerita  Società  Agraria ,  e  la  Esposizione  agraria 
del  decorso ^nno  (quantunque,  per  così  dire,  questa  fosse 
improvvisata)  lo  dimostrano  bastantemente.  Ora  però  daremo 
un  cenno,  di  quanto,  a  nostra  notizia,  tuttavia  si  pratica  e 
si  studia  di  fare  da  taluni  per  il  meglio  della  bolognese 
agricoltura. 

Macchine.  —  Lasciando  in  disparte  di  accennare  quelle 


£68  APPEifDice 

macchine  che  più  direttamente  si  riferiscono  alle  mani- 
fatture, come  quella  costruita  alla  Canonica  per  filare 
lino  e  gargiolo,  e  le  altre  per  tessere  a  macchina  od  a 
spola  volante  situate  aWa  J'orta  Lamme ,  e  per  tingere  con 
vapore  ad  alta  pressione  i  cotoni  di  un  bel  rosso  di  Adria- 
nopoli,  che  da  due  anni  agisce  in  Persicelo,  noi  ricorde- 
remmo la  macchina  che  si  sta  costruendo  in  ferro  e  legno 
dair Ingegnere  Filippo  Lisi,  collo  intendimento  di  arare  la 
terra  senza  il  concorso  dei  buoi.  Alcune  esperienze  già 
praticate  fanno  sperare  che  il  Lisi  potrà  diminuire  quelle 
difficoltà,  che  si  riferiscono  alla  poca  velocità  osservata  ed 
allo  spostamento  necessario  al  finire  di  ogni  solco.  Del  re- 
sto col  semplice  ingranaggio  e  volanda  or  ora  sperimentato, 
ottiene  forza  più  che  sufficiente  per  un  profondo  solco  io 
durissimo  terreno.  —  Una  macchina  per  la  formazione  dei 
tubi  e  tegole  di  terra  ad  uso  del  drenaggio  o  delle  fogne, 
trovasi  già  in  attività  di  servizio  a  Castel  Maggiore ,  mercè 
le  cure  del  Sig.  Marchese  Luigi  Pizzardi. 

Una  Società  di  agronomi  ha  pure  fatto  venire  dalla 
Francia  una  macchina  di  ferro  fuso ,  per  scavezzare  e  gra- 
roollare  canapa  e  lino,  onde  nello  stesso  Castel  Maggiore 
confrontarne  i  risultamenti  colle  altre  già  inventate  e  co- 
struite fra  noi  per  simile  intendimento. 

Il  fonditore  e  costruttore  di  macchine,  Calzoni,  ha  esso 
pure  costruito  un  macchinismo  in  ferro  fuso  per  lo  stesso 
intento:  talché  pel  concorso  di  queste  variale  maniere,  si 
può  essere  certi  del  miglioramento  nell'arte  ,  e  dell'appli- 
cazione eslesa  alla  pratica  rurale, con  risparmio  di  tempo 
n«;I  lavoro,  e  con  vantaggio  della  salute  dei  nostri  coloni. 

Tralasciererao  di  ricordare  altro  meccanismo  od  ar- 
gano per  arare,  già  provalo  dal  Marabini,  per  ricordare 
con  piacere  che  la  Società  Agraria  ha  ordinata  di  Francia 
un  Seminatoio  a  macchina,  col  quale  invece  del  grano 
seminando  la  Canapa  sopra  le  morbide  e  liscie  culture  dei 
Canapuli,  risparmiare  almeno  la  metà  della  semenza  ,  col- 
locandola pure  a  quella  regolare  distanza  e  profondità  che 
si  conviene  al  suo  bello  accrescimento. 

Un  modello  di  altra  macchina  per  arare  profondamente 
col  uso  di  un  solo  pajo  di  buoi ,  si  è  costruito  da  un  gio- 
vine dilettante  di  meccanica,  il  quale  in  oggi  ha  sottoposto 
il  suo  macchinismo  al  giudizio  di  persone  capaci  e  pro- 
vette, innanzi  di  farne  eseguire  la  macchina  in  grande. 

Alpuni  altri  modelli  di  macchine  si  stanno  pure  costruen- 


APFEnDICE  569 

do  per  uso  del  pubblico  in  occasione  della  futura  Esposizione, 
e  ne  piace  quivi  di  ricordare  di  un  Xaz^a  radici  della  gran- 
dezza necessaria  per  nettare  e  lavare  dalla  terra  le  grosse 
barbabietole  con  sollecitudine^  girando  a  dritta  il  lamburro, 
facendole  poi  sortire  pulite  nel  sottoposto  canestro  con  un 
semplice  giro  a  sinistra.  Questa  utile  macchina  di  poco 
costo,  trovasi  già  disegnala  in  un  catalogo  di  macchine  agra- 
rie, pubblicalo  dal  Governo  Belgico,  che  è  sialo  di  recente 
spedito  in  grazioso  dono  alla  Società  Agraria  da  S.  E.  il 
Sig.  Ministro  Jacobini. 

Chimica  applicata.  —  È  nolo  come,  dopo  le  esperienze 
dello  inglese  Claussen,  siansi  fatte  altrove  delle  esperienze, 
per  ridurre  il  tiglio  di  canapa  eguale  alla  lanuggine  o  pe- 
luria dei  cotone,  onde  sostituire  quella  nei  molti  lavori 
ai  quali  questo  serve  con  profitto.  Il  costo  del  cotone  es- 
sendo fra  noi  di  circa  dieci  bajocchi  per  libbra,  e  di  quat- 
tro 0  cinque  potendo  essere  quello  della  canapa  o  sloppa 
ridotta  a  cotone,  ne  viene  che  oltre  l'utile  nel  consumare 
un  genere  indigeno,  vi  sarebbe  un  risparmio  notevole  di 
spesa.  Consimili  esperienze,  con  altro  intendimento  tenta- 
vansi  fra  noi  nel  decorso  anno  dal  Sig.  Conte  Bianconcini  ; 
in  oggi  sonosi  di  nuovo  intraprese  con  questo  fine ,  essendosi 
fin  d'ora  constatata  dal  Sig.  Predieri  la  buona  azione  del 
bagno  di  sottocarbonato  di  Soda,  e  dell'acido  Solforico 
diluito,  per  dividere  estremamente  il  tiglio  cilindrico  della 
canapa ,  in  fetuccie  lineali  esilissime.  Sappiamo  che  una 
Commissione  appositamente  nominata  si  incarica  di  ese- 
guire opportune  esperienze  in  proporzioni  più  notevoli , 
onde  riferirne  l'esito  alla  Società  Agraria. 

La  Chimica  agraria  ha  pure  in  questo  anno  formato 
il  soggetto  di  lezioni  nelle  scuole  tecniche  comunali  Aldini 
e  Valeriani;  ed  ivi  la  scuola  di  Fisica  nel  venturo  anno, 
dicesi,  debba  trattare  delle  sue  applicazioni  all'agricoltura. 

Il  Sale  agricola  che  si  vende  in  commercio,  poiché 
viene  spesso  rifiutalo  dal  bestiame,  conveniva  studiarne  le 
cagioni,  se  cioè  siano  esse  nella  proporzione  dei  compo- 
nenti per  abuso  dei  rivenditori,  ovvero  nella  qualità  e 
specie  di  rancidume ,  o  putrefazione  del  panello.  Il  Prof. 
Sgarzi  occupatosi  di  ciò,  ha  dimostrato  dipendere  il  rifiuto 
da  questa  ultima  cagione,  ed  essere  conveniente  il  praticare 
la  mescolanza  più  di  frequente,  e  con  panello  fresco. 

Piante.  —  Vedemmo  già  nel  decorso  anno  donato  di 
premio  il  Sig.  Gio.  Minelli  per  la  bella  collezione  di  piante 


670  APPENDICE 

coni-fere  in  vivajo  collivate  in  Corlicella:  questo  lodevole 
stabiliraenlo,  elle  serve  ollimamenle  ad  uso  puliblico, con- 
tinua sempre  ad  accrescersi  per  estendere  in  provincia  la 
coltivazione  di  questi  begli  alberi  da  lavoro  ed  ornamento. 

La  stessa  Società  Agraria  in  via  di  esperimento  faceva 
una  seconda  coltivazione  di  larici ,  pini ,  ed  abeti  in  un 
appezzamento  di  terreno,  dalla  medesima  acquistato  per 
questo  oggetto  nel  comune  di  Castiglione. 

Oltre  lo  estendersi  le  coltivazioni  di  barbabietole  di 
Slesia,  in  questo  anno  si  è  tentata  la  cultura  di  una  va- 
rietà di  barbabietole  di  straordinaria  grandezza  coltivata  in 
Anversa,  spedita  pure  alla  Società  Agraria  da  S.  E.  il  Sig. 
Ministro  di  Agricoltura  e  Commercio.  Si  è  pure  tentata  la 
cultura  del  Poligonum  Tartaricum,  o  Grano  saraceno  di 
Russia,  il  quale  in  quei  paesi,  oltre  il  servire  per  far  del 
pane  e  delle  minestre,  serve  pure  per  biada  agli  animali 
grossi ,  per  nutrimento  ai  volatili  domestici ,  ed  ancbe  serve 
bene  come  pianta  da  utile  sovverscio.  —  Anche  il  Molla  o 
Panico  di  Ungheria  si  è  seminato  in  vari  luoghi,  per  co- 
noscerne viemmeglio  fra  noi  la  sua  utilità,  già  nota  per 
la  straordinaria  altezza  cui  perviene  questo  foraggio, d'al- 
tronde assai  gradito  al  bestiame. 

Il  Sig.  Marchese  Luigi  Da  Via  per  conoscere  fin  da 
ora  il  buon  effetto  della  piantagione  regolare  del  seme 
di  canapa,  onde  trarre  profitto  dal  seminatoio  pel  grano, 
ha  nello  scorso  ,  e  nel  presente  anno,  piantata  regolarmente 
una  porzione  di  un  canapulo  a  filari  regolari,  contenente 
le  piante  di  canapa  equidistanti  fra  loro.  La  bella  ve- 
getazione delle  piante,  la  eguaglianza  loro  al  confronto 
della  canapa  seminata  a  mano,  dimostrano  fin  d'ora  il  van- 
taggio che  andrà  ad  ottenersi  in  risparmio  di  semente,  colla 
macchina  appositamente  costruita  per  piantare  la  canapa 
ad  eguale  distanza  e  profondità,  e  con  sollecitudine  come 
venisse  seminata  a  mano  volante.  Diremo  in  seguito  di 
altre  esperienze,  in  proposito  di  nuove  piante,  ma  special- 
mente di  una  incominciata  nel  decorso  anno  dal  Sig.  Doti. 
E.  Calzolari  per  coltivare  un  nuovo  ed  ottimo  foraggio  in 
quelle  porzioni  di  terreno  argilloso  e  magnesiaco,  detto 
che  cola,  nel  quale  la  Spagna  non  alligna  e  male  vi  cre- 
scono li  altri  foraggi  consueti. 

Defl'Taziowi  Sezionali.  —  Questa  istituzione  che  si  è 
da  poco  tempo  accresciuta  colla  Deputazione  del  Poggio 
Renatico,  dimostra  viemeglio  lo  interessamento  ch'essa 
prende   al    progresso  dell' agricoltura.   Oltre  la  regolarità 


APPENDICE  671 

delle  corispondenze  ordinarie,  quasi  liille  hanno  già  riscon- 
trato inlorno  alla  Piantagione  delle  viti,  inviando  dei 
rapporti ,  ove  accennano  le  qualità  di  uve  che  deggionsi 
coltivare  a  seconda  delle  locaiiià,  sia  per  avere  migliore 
e  più  abbondante  prodotto  di  vino,  come  ancora  perchè  le 
varietà  di  piante  resistano  maggiormente  ai  freddi  geli,  al 
monte  come  al  piano,  in  terreno  sciolto  o  tenace,  pingue 
0  magro  che  sia.  Le  stesse  Deputazioni  inviarono  i  rap- 
porti sulle  grandini  cadute  fin  ora,  che  pur  troppo  non 
furono  né  poche,  né  sempre  arrecarono  leggiero  danno. 

Per  questi  rapporti,  allorché  saranno  trascorsi  molti  an- 
ni, e  tutti  sieno  pervenuti  ed  esposti  colla  migliore  pre- 
cisione, si  potranno  ricavare  delle  deduzioni  utili  alla  fìsica 
ed  alla  statistica  della  provincia.  Intanto  dai  medesimi  le- 
viamo questi  cenni  per  norma  dei  nostri  lettori. 

17  Aprile:  Querceto  di  Lojano,  nessun  danno  —  27 
detto:  Comune  di  Belvedere,  danno  lievissimo—  1  Maggio: 
Budrie ,  Castagnolo  e  Tivoli  nel  comune  di  Persicelo ,  danno 
piuttosto  forte,  ma  non  molto  esleso  —  2  detto  :  Comune  di 
Tavernola,  danno  lieve  —  12  detto:  Comuni  del  Poggio, 
Galliera  .  S.  Agostino,  danno  piuttosto  forte  —  27  detto: 
Comuni  di  Malalbergo  e  Poggio ,  danni  gravi  ma  parziali 
—  1  Giugno:  Comune  di  Anzola,  danno  non  molto  grave, 
e  limitato  a  pochi  poderi  —  4  dello:  Gesso,  Tizzano  ed 
Amoia,  danni  lievi  e  parziali. 

Bestiami.  —  1  bovini  specialmente  sono  quelli  pei  quali 
sì  cerca  da  qualcheduno  ogni  anno  di  migliorarne  ed  esten- 
derne le  buone  qualità  della  razza.  Oltre  i  rinomati  bovini 
del  Sig.  Principe  Spada,  il  Sig.  Vincenzo  Pedrazzi  di  An- 
zola, il  Sig.  March.  L.  Da  Via,  ed  il  Sig.  March.  F.  Gui- 
doni sonosi  occupati  di  introdurre  dal  Polesine,  e  dal  Ri- 
minese  tori,  manzuoli,  e  vaccine  di  bellissima  razza.  La 
Istruzione  che  si  pubblica  dalla  Società  Agraria,  e  gli  al- 
tri eccitlamenti  d'ogni  maniera,  oltre  le  molte  cose  già  delle 
0  pubblicate  in  proposito  nel  decorso  anno,  risvegliano  il 
desiderio  di  allevare  bestiami  di  belle  qualità,  e  di  avere 
ogni  cura  per  essi;  talché  finora  il  danno  della  scarsezza 
dei  foraggi,  in  causa  delle  poche  pioggie  cadute  dopo  il 
20  Aprile,  non  si  è  fatto  manifesto  in  modo  allarmante, 
siccome   sarebbe  avvenuto   in  altri  lenrpi. 

Nei  seguenti  fascicoli  faremo  conoscere  altre  innova- 
zioni ,  tentativi ,  e  miglioramenti ,  dei  quali  in  oggi  però  per 
mancanza  di  spazio,  non  possiamo  far  parola. 

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^^i*«'o"os'o'-—*^"  co  ■.-"«0*05*0  e:  — '— .-m'o  ««ifaoou^t^aoo^-o  —  ■<—  — "«S 

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^c^  ^  oo'  t>-"  t*'  co  <3s  Gt  o  to  CD  r-*  ^'S  t*  o  00  cr:  ff-j  o  o  iir»  "w  «n  ce  00  00  00  00  co  •* 

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— ?4<M  s:  —  s:  o  V»  o  CD  o  co  r>.QO^oo^'-«  —  oct^cc'^^^cot»  —  ost^coc* 

■  —  ó*b-.ocO'^cot^'OoocO'«!rcooo'.  i!Ncot-'U'>r*B^t*co  fo_^ffi__co  r*  co  oq^«^ 

•^  io  t^  t^  ai  ^  Ci  OS  t*"cD^CO"o-«Ots.  t,OCO*<9'*«)''t^OiC500CD<Dt^fc>.opOOfr* 
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INDICAZIONE  DEI  PREZZI  MEDII 

DELLE     PRINCIPALI    DERRATE     CAMPESTRI 
nell'ultima  quindicina  di  aiAGGlO  1852. 


^Frumento  mondo  Se. 

la  corba 
2.  72.    3 

Frumento  naturale,, 

2.  62.    3 

Frumentone  ....,, 

C.  97.  — 

Fava  gross»  

1.  81.  - 

Id.    minuta 

1.  91.  - 

Avena ,, 

1.  14.    6 

Fagioli  saponi  .  .  • ,, 

1.  63.  — 

Riso  Pilato , 

le  100  {ti. 
2.  37.     4 

Carne  dì  manzo  .  .  ,, 

6.  25.  - 

Id.    di  vitello  .  .  ,, 

7.  25.  - 

Id.    di  castrato   •  ,, 

5.  80.  — 

Oliopercibodil.qua 

lità ,. 

11.  -.  — 

Id.          di2. qua- 

lità   .....,„ 

8.  50.  — 

Fieno Se 

Erba  medica    .... 

Lupinella ,, 

Paglia , 

Canapedil. qualità ,, 

Id.     di2. qualità  ,, 

Id.     di3. qualità,, 

01  io  da  ardere  di  l.qu 

lità ,, 

Id.  di  2.  qualità    .. 

^Vinobian.  nostrale  ,, 
Semi  di  piante  oleose,, 

Id.  di  erba  medica  ,. 
Id.  di  trifoglio  .  .  „ 
Id.  di  lupinella.  •  ,, 
Id.  di  logliessa.  .  ,, 


le  tOO  lib. 
.  — .  55.  — 
.  —  60.  - 
,  — .  48.  — 
,  -.  28.  - 
.    5.  20.  — 

4.  95.  — 

4.  75.  — 
a- 

8.  20.  — 
7.  80.  — 
la  eorba 
2.  55.  — 

2.  80.  — 
le  100  lib. 

7.  — .  - 

5.  50.  — 

6.  50.  - 

3.  50.  — 


MOVIMENTI  COMMERCIALI. 

PAESI  ITALIANI.  Il  prezzo  del  frumento  è  sostenuto  nei  mercati  di  Livor- 
no, Trieste,  Venezia,  e  Genova  mentre  in  quello  di  Ferrara  accadono  poche  ven- 
dite,  e  con  ribasso  di  prezzo  la  quale  cosa  si  verifica  anche  in  Verona  ed  in 
Legnago. 

Non  avvenne  alcuna  contrattazione  di  grano  turco  in  Ferrara ,  e  quella  ce- 
reale ebbe  un  qualche  aumento  nel  mercato  di  Modena  ,  ed  in  Trieste  dopo  un 
notevole  ribasso  si  verificò  un  accrescimento  di  prezzo  stante  le  ricerche  fatte  per 
r  interno. 

11  riso  che  ottcn  le  qualche  favore  in  Venezia  rimase  senza  compratori  nei 
marcati  di  Verona  ,  e  di  Legnago  ed  i  prezzi  furono  presso  che  stazionari  nel 
Modonese. 

L'olio  restò  in  calma  a  Ferrara  ed  ottenne  favore  a  Livorno,  ed  aumentò 
sensibilmente  di  prezzo  nel  mercato  di  Genova  ove  si  raccontò  che  la  floritura 
degli  olivi  nella  Provincia  di  Bari  ed  in  quella  di  Lecce  non  fu  mollo  lusinghiera. 

Pochi  sono  gli  affari  che  si  fanno  nelle  contrattazioni  delle  sete  nei  luoghi 
diversi  d' Italia  aspettandosi  da  tutti  il  risultato  del  prossimo  raccolto  dei  filugelli 
che  molti  credono  tardivo  e  che  perciò  determina  i  possessori  di  seta  a  stare  fermi 
nelle  pretese  di  prezzi  elevati. 

PAESI  ESTERI.  Nella  Francia  i  frumenti  vegetano  prosperamente,  e  danno 
speranza  fondata  di  un  raccolto  abbondante.  Colà  come  pure  nei  diversi  luoghi 
della  Germania  e  nell'Inghilterra  i  prezzi  delle  cereali  sono  in  ribasso. 

Si  ritiene  ebe  il  prodotto  della  seta  sarà  copioso:  pure  nei  mercati  diversi 
i  prezzi  di  quella  derrata  sono  sostenuti ,  ad  eccezione  di  Lione  ove  si  verifica  un 
qualche  ribasso  dei  medesimi. 

Il  prezzo  delle  iaae  è  ora  ia  aumento  nei  mercati  diversi  della  Francia. 

C.  0. 


Ii\DICE 

DELLE    MATERIE    CONTENUTE 
NEL  TOMO  V. 


LAVORI   ORIGINALI 

De  Filippi  —  Storia  genetica  di  un  insetto  paras- 
sito. Tav.  I. pag.      9 

Punì  e  Rizzoli  —  Rendiconto  delle  sedute  delV -Ac- 
cademia delle  Scienze pag.  16  e  201 

AiEssANDRiM  —  Cotologo  del  Museo  d'Anatomia  Com- 
parata     pag.  33,  230,  402 

ScHEMBRi  —  Vocabolario  dei  sinonimi  dell'  Ornitolo- 
gia Europea pag.  61,  249,  424 

Db  Filippi  —  Sopra  una  singolare  mostruosità  d' una 
Ra'zza.  Tav.  II. w    66 

Id.  —  Cenni  sulla  Tilìguerta  dì  Cetti    .    ...»    69 

BoNàPARTE  —  Conspectus  Syst.  Herpetologiae  et  Am- 
phibiologiae ■.    pag.  89,  477 

Santagata  e  Predi  eri   —    Rendiconti  della  Società 

Agraria pag.  98,  297,  481 

M.  Ann.  Se  N*Ti;it.  Sebie  III.  Tomo  &.  tS 


\ 

578  INDICE 

MiNGHETTi  —  Rapporto  sul  progetto  di  un'assicura- 
zione contro  i  danni  della  grandine  .     .    pag.  124 

Sassoli  —  Sul  miglioramento  del  bestiame  bovino  w  132 

Orlandi  —  Rapporto  intorno  ad  un  ragionato  ed  eco- 
nomico mer{7fi  di  nutrire  il  bestiame  bovino,    n  136 

Lisi  —  Uso  del  Pettine  Bianco  per  la  mietitura  del 
rìso,  e  notizie  storiche  sullo  stesso  istrumen- 
to w  1Ò2 

Galvani  —  Escursione  all'  Instituto  agrario  di  Pisa 
(continuazione  e  fine) »  176 

Orlandi  —  Cronaca  Agricola    .     ■     pag.  190,  377,  561 

Palagi  —  Osserv.  Meteorologiche  -    pag.  196,  388,  672 

Orlandi  —  Pre^^i  rnedi  di  derrate  e  movimenti  com- 
merciali     pag.  200,  392,  676 

Massalongo  —  Animadversio  in  Lecideam  Bolcanam 
Cyrii  Pollimi »  283 

Id.  —  Sopra  le  piante  fossili  dei  terreni  terziari! 
del  Vicentino w  287 

ToMBARi  --  Sul  Capostorno p.  289 ,  466 

Menzani  —  Sul  modo  di  migliorare  la  razza  peco- 
rina      >'  329 

Mazzanti  —  Intorno  alV  uso  del  Sai  Marino  pel  be- 
stiame   »  339 

Cassarini  —  Dei  modi  onde  provvedere  al  miglio- 
ramento del  bestiame »  333 

Predieri  —  Bue  della  razzO'  di  Durham.  Tavola 
ni w  350 

Baravelli  —  Breve  indicazione  della  Pellagra  nel 
Comune  di  Loiano '>  366 

Orlandi   —  Coltivazione  della  robbia-  tintoria  .    »  364 


mniCE  379 

lu.  —  Per fe^iùnamenio  degli  studi  di  veterinaria  pas^.  373 
MASSAtoNGo  —  Sprodictyon  novum    Lichenum   Ge- 

nus .    .    M  393 

Frontali  —  Osservazioni  sulla  Pellagra    ...»  449 
Bbrtoloni  G.  —  Particolare  alteraTjone  delle  Fata' 

te »  497 

Lisi  —  Strumento  per  V  estra'^ione  delle  radici  del- 
l' Ononide  spinosa -....»  500 

Gavazzi  —  Riflessioni  sulle  Esposi'}{ioni  Agrarie.     .  603 
FoRNAsiNi  —  Discorso  d'apertura   delle   adunan'^e 

della  Deput.  ScT^ionale  del  Poggio.    ...»  648 
ISTRozioNE  intorno  al  miglioramento  delle  ra%7^e  del 
bestiame  . , »  664 

RIPRODUZIONI,  ESTRATTI  ED  ANNUNZI 

Masson  e  Focillon  —  Applicazione  delV  elettricità, 

allo  studio  degli  animali  microscopici.    .    .    »    72 
UziGLio  — •  Analisi  delle  acque  del  Mediterraneo-    »    76 
De  Filippi  —  Alcune  osservazioni  anatomico-fisiolo- 
giche sugli  insetti  in  generale  ed  in  particola- 
re sul  Bombice  del  Gelso »    80 

Predieri  —  Metodo  del  Guénon  per  conoscere  le  vac- 
cine lattifere »  145 

1d.    —  Esperienze  del  Renault   sulla  ingestione 

di  materie  virulenti »  159 

Mazzanti  —  Nuovo  presame  liquido  del  Turrini     »  163 
Resoconto  intorno  V  invio  degli  artigiani  bolognesi 
alla  esposizione  di  Londra »  168 


680  INDICB 

Orlandi  —  Economia  sociale  di  Ellis  tradotta  dal 

Martinelli »  190 

BoNcoMPAGM  —  Notizie  della  vita  e  delle  opere  di 
Gherardo  Cremonese,  e  di  Gherardo  da  Sabio- 

netta »  265 

BuTTLER-KiNG  —  Sunto  di  un  Rapporto  sulla  Cali- 
fornia  »  272 

Orlandi  —  Rivista  dei  giornali »  382 

VisiANi  —  Flora  Dalmatica »  44 1 

Predieri  —  Ferminaja  all'inglese  per  uso  dei  pol- 
li     , «626 

Orlandi  —  Coltivazione  del  Panicum  altissimum.    «  528 
Predieri  —  Montone  della  ra^'^a  Disley    ...»  635 
Id.  —  Sul  miglior  modo  di  esaminare  le  lane     .    «  641 
ZuccHi  —  Jrte  pratica  della  buona  ed  utile  agricol- 
tura      »  657 

Notizie  sopra  i  progressi  dell'  agricoltura  bologne- 
se     M  667 


«^w^iSeiS'©^' 


ERR/^TA  CORRIGE. 

Nell'Articolo  —  Perfezionamento  del  corso  degli  studi  di  Veterinaria  — 
alla  pagina  374  lin.  3  e  16.  Bino  Bini  «i  deve  leggere  Dino  Dini 

Essendo  corsi  diversi  errori  di  stampa  che  alterano  il  vero  senso  della 
memoria  Gavazzi  crediamo  intanto  di  pubblicarne  le  correzioni. 

A  pagina  507.  linea  2.  ordinato  per  venga  ordinato  —  pag.  516.  lin.  38 
il  già  aperto  per  il  già  asserto  —  pag.  517.  lin.  2.  dei  Pasquali  per  di 
Pasqua  —  p.  520.  lin.  18.  come  perituri  per  come  per  i  tori  —  pag.  520. 
lin.  16.  e  nella  grandezza  i  mediocri  per  e  nella  grandezza;  {mediocri  — 
p.  521.  lin.  35.  fosse  per  forse  —  p.  523.  lin.  11.  possidenti  per  posseduti 


IMPRIMATUR 

Fr.  Petrus  Caj.  Felletti  O.  P.  Inq.  Gen.  S.  0. 


fy 


ORLKJim  —  Cohiv.  dei  foraggi  e  del  Molla  d'Ungheria  »  628 
pRKDiERi  —  Montone  della  ra^'^a  Disley ,  con  tav.  n  536 
Io.  —  Sid  miglior  modo  di  esaminare  e  giudicare 

le  lane w  SU 

FoRNAsiNi  —  Discorso  d'apertura  cdla  Dsput-  Se\. 

del  Poggio ìì  548 

Istruzione  sul  miglioramento  delle  ra:!^xed€i  bestiami  a  654 
Orlandi  —  Rapporto  sul  libro  del  Zucchii  Arte  pra- 
tica della  buona  agricoltura >;  567 

Noti'Zie  diverse  sopra  i  progressi  dell'  agric.  boi.  »  667 
Orlandi  —  Cronaca  Agricola  a  tutto  Maggio.  .  »  661 
Palagi  —  Osserv.  meteorologiche  di  Aprile  e  Maggio  m  672 
Pre:[:^i  medii  di  derrate  e  movimenti  commerciali  .    w  676 


cc<^cr^^fj@^5^©^>^ 


"^ 


AVVEUTIMENTO 


Ogni  mese  verrà  regolanuente  pubblicato  un  fascicolo^ 
del  giornale,  e  quando  lo  ricbiegga  la  materia  sarà  ctt 
redalo  delle  opportune  tavole. 

Ciascun  fascicolo  sarà  composto  di  sei  fogli  di 
stampa  :  il  primo  ed  il  settimo  fascicolo  d' ogni  annata  verrà 
fornito  di  un  frontispizio,  ed  il  sesto  e  dodicesimo  dell'in- 
dice delle  materie  contenute  in  ciascun  volume. 

Il  prezzo  d'ogni  fascicolo  è  di  bajocchi  venticinque 
romani  pari  ad  Italiane  lire  1.  34:  e  sarà  pagato  all'alto 
della  consegna  del  medesimo.  Dagli  Associati  all'estero  e 
fuori  di  Bologna  si  dovrà  pagare  un  semestre  anticipato» 
che  importerà  paoli  quindici  romani  pari  ad  Ital.  lire  8. 
05:  non  comprese  le  spese  di  dazio  e  porlo  che  stanno  a 
carico  degli  Associati. 

Le  Associazioni  si  ricevono  in  Bologna  dal  Presidente 
della  Società  Editrice  Professore  Alessandrini  in  Via  Alla- 
bella  N.  1637,  e  da  tutti  gU  altri  componenti  la  Società 
stessa,  l'Elenco  dèi  quali  si' legge  nel  1."  fascicolo  di  cia- 
scun tomo.  S'intende  che  l'associazione  debba  continuare 
d'anno  in  anno  quando  entro  Novembre  non  siasi  dato  av- 
viso in  contrario.