^. M^M-
r-
IVUOVI A]V]\AII
SCIENZE NATURALI
Serie III. Tomo V.
(Gennajo e Febbrajo i65a)
(pubblicato il 29 Marzo amo sudd.)
BOLOGNA
tlPOGRAriA SASSI NELLE SPADERIE<
I]^IC£
DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO
De Filippi — Sioria genetica di «« insetto paras-
sito. pag. 9
Piani b Rizzoli — Rendiconto delle sedute dell' Ac-
cademia delle Sciente » 16
Alessandrini — Catalogo degli oggetti e preparati
più interessanti del Gabinetto di Anatomia com-
parata , .... m 33
ScHEMBRi — Vocabolario dei Sinonimi dell' Ornitolo^
già Europea » 61
De Filippi — Sopra una singolare mostruosità d'una
Ra'^'^a «66
Id. — Cenni sulla Tiliguerta di Getti . ...» 69
Masson e Focillon — Applicazione dell' elettricità
allo studio degli animali microscopici' . . » 72
UziGLio — Analisi delle acque del Mediterraneo, n 76
De Filippi — Alcune osservazioni anatomico-fisiolo-
giche sugli insetti in generale ed in particola-
re sul Bombice del Gelso w 80
BoNAPARTE Principe Carlo — ConspectUS Systematis
Herpetologiae et Amphibiologiae . . . . » 89
APPENDICE
Santagata —• Rendiconti della Società Agraria, pag. 98
MiNGHETTi -- Rapporto sili progetto di un' assicurar
Zione contro i danni della grandine . . . » 124
MUOVI ANIMALI
DELLE
/.
La Società Redattrice ^ inserendo ne' suoi Annali ^ le Uemo'
rie 0 Articoli originali, lascia agli Autori la responsa-
bilità delle opinioni che essi emettono.
NUOVI ANNALI
DELLE
SCIENZE NATURALI
E
RENDICOIXTO
DEI LAVORI dell' ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA
COI\ APPENDICE AGRARIA
PUBBLICATI
ALESSANDRINI Cav, Dott. Antonio Prof, ai Anatomia
Comparala , e Medicina Veterinaria.
BERTOLONI Cav. Dott. Antonio Prof, di Botanica.
BIANCONI Dott. G. Giuseppe Prof, di Zoologia , Minera-
logia e Geologia.
PIANI Dott. Domenico Segretario delI'Accad. delle Scienze.
SGARZI Cav. Dott. Gaetano Prof, di Chimica Farmaceutica.
Serie III. Tom. T.
1852*
SOCIETÀ EDITRICE
Consiglio d' Amministrazione
Alessandrini Prof. Antonio, Presidente
Bianconi Prof. Giuseppe , Vice Presidente.
Berloloni Prof. Giuseppe.
Piani Prof. Domenico.
Sgarzi Prof Gaetano.
Predieri Dott. Paolo, Segretario ed Economo.
Elenco dei Membri appartenenti alla
Società Editrice
Alessandrini Prof. Antonio.
Bertoloni Prof. Giuseppe. /^
Bianconi Prof. G. Giuseppe. f^.%^pMf-'''A
Botter Prof. Luigi Francescor "'" ^ ' '
Contri Prof. Giovanni.
Da Via Marchese Dottor Luigfóf^vr"^^'
Fagnoli Dott. Giuseppe.
Giacomelli Dott. Enrico.
Grandi Dottor Giacomo.
Minghetti Sig. Marco.
Pizzardi Marchese Luigi.
Predieri Dott. Paolo
Salina Conte Camillo.
Sassoli Avvocato Enrico.
Sgarzi Prof. Gaetano.
\\
Commissioni per la Compilazione degli Annali
Sez. I. Per l'Anatomia Umana, e Comparata, Fisiologia
e Veterinaria.
Direttore — Alessandrini Prof. Antonio.
Collaboratori — Calori Prof. Luigi.
Predieri Doli. Paolo.
Modonini Doti. Bernardo.
Soverini Doli. Carlo.
Sez. II. Per l'Anatomia e Fisiologia vegetale. Botanica,
ed Agricoltura.
Direttore — Contri Prof. Giovanni.
Collaboratori — Bertoloni Prof. Giuseppe.
Da Via Marchese Dott. Luigi
Orlandi Doti. Giovanni.
Sassoli Avv. Enrico.
Predieri Dott. Paolo, Segretario.
Sez. lU. Per la Zoologia, Mineralogia, Geologia, e Pa-
leontologia.
Direttore — Bianconi Prof. G. Giuseppe.
Collaboratori — Corradi Alfonso.
Gasparini Dott. Enrico.
Salina Conte Camillo.
Santagata Prof. Domenico.
Sez. IV. Per la Fisica, Chimica, e Farmacologia.
Direttore — Sgarzi Prof. Gaetano.
Collaboratori — Dalla Casa Prof. Lorenzo.
Fagnoli Doti. Giuseppe.
Grandi Dott. Giacomo.
Malvasia Conte Antonio.
Sez. V. Astronomia fisica, Idraulica, Ottica e Meteorologia.
Direttore — Piani Doli. Domenico.
Collaboratori — Gualandi Dott. Francesco.
Palagi Doti. Alessandro.
Respighi Prof. Lorenzo.
Saporetli Doti. Antonio.
//
6
Gli amichi Annali di Storia Naturale che comincia-
rono col 1829 furono seguiti nel 1838 dai Nuovi Annali di
Sciente Naturali, la cui prima e seconda serie si com-
piè in 20 Volumi, e cessò col dicembre 1848. A queste due
Serie fa seguito ora la Terza col volume quinto e sesto,
i quali tratteranno essi ancora le materie che furono
soggetto delle precedenti Annate, e quali appariscono
dall'esposto quadro; e oltre alle Memorie originali, ed
alle comunicazioni, essa farà suoi gli Articoli che servo-
no a indicare i principali avanzamenti delle Scienze Na-
turali, e in modo speciale raccoglierà possibilmente quan-
to si vada pubblicando in Italia. Lo scopo che la Società
Editrice si propone col pubblicare questi Annali;, è di
alimentare e favorire anche fra noi gli amenissimi studj
naturali , i quali un tempo ebbero qui la prima accoglien-
za, ed oggi tanto fioriscono altrove; e secondariamente
di presentare agli stranieri il modo di stare al giorno dei
progressi di queste scienze fra noi, cosa in che essi, o
per trascuranza, 0 per mancanza sinora di un giornale che
li tenesse informali, mancano assai. Diretti a questo fine
gli Annali offrono un agevole mezzo ai Cultori di questi
studj , per pubblicare in questi Volumi le Memorie od
Articoli relativi a Scienze Naturali; come per altra parte
porgono facile opportunità agli Amatori per istare al gior-
no dei precipui avanzamenti di queste Scienze.
La Società editrice degli Annali , a favorire gli studi
Agronomici in queste Provincie, è pure venuta nella de-
terminazione di pubblicare in Appendice, un giornale che
direttamente trattando le materie agronomiche, riferisca
mensualmente i lavori e rendiconti della Società Agraria
di Bologna e delle molte Deputazioni Sezionali della me-
desima; non che le altre memorie ed articoli che si rife-
riscono all'agricoltura compilati pure dalla Sezione secon-
da come nel decorso anno.
Se non che per meglio diffondere queste ntili produ-
zioni, la Società editrice ha creduto di pubblicare ancora
disgiuntamente detta Appendice Agraria, aumentando pure la
pubblicazione di dodici fogli di stampa ogni anno, senza
accrescerne per questo la spesa.
€0nM2t0ttt MV H^Qocimme
Sarà pubblicato ogni mese un Fascicolo in 8." di 6 fogli
di slampa, colle Tavole che occorressero.
Sei Fascicoli formano un Volume; il primo e settimo fa-
scicolo d' ogni annata sarà fornito di un frontespizio ,
ed il sesto , e duodecimo dell' indice delle Materie
contenute in ciascun Volume.
Il Prezzo di ogni fascicolo è di bajocchi 25 pari a fran-
chi I. 34 cent.
Le memorie ed articoli da inserire negli Annali , dovranno
essere diretti franchi di posta al Presidente o Segre-
tario. Ogni memoria o articolo dovrà essere munito
della firma dell' Autore , il quale avrà 25 copie a parte
gratis del suo lavoro stampato negli Annali ; ovvero
potrà acquistarne un maggior numero, dietro speciale
ordinazione, non però sopra le cento copie.
Le associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della
Società Editrice Prof. Alessandrini in Via Altabella
N. 1637, alla Residenza della Società Agraria, e da
8
tutti gli altri componenti la Società stessa. S'intende
che l'associazione debba continuare di anno in anno,
quando entro Novembre non siasi dato avviso in con-
trario.
Le spese di porto e dazio stanno a carico degli Associali.
Coloro poi che amassero di associarsi separatamente
all'Appendice, che formerà un fascicolo di tre fogli di
slampa ogni mese, pagheranno soli Scudi 1. 80 ogni anno.
STORIA GENETICA
DI UIV lIVìSETTO PARJl8I§IITO
DELLE DOVA DEL
RHYNCHITES BETULETl
F. DE FILIPPI
PaOPESSOBB DI Z00L06IA NEI.LA REALE DNIVEBSITÀ DI TOBINO
i^ul finire del Maggio di quest'anno raccolsi ne* vi-
gneli circoslanti a Torino alcune foglie sulle quali il Rhyn-
chites betuleti, insello comunissimo anche fra noi, e vol-
garmente chiamalo taglietto, avea deposto le sue uova.
Come è noto questo curculionite ha per costume di ricove-
rare la sua prole nelle ripiegature delle foglie di varie
piante, che egli sa fare e complicare con un arte mirabile,
ravvolgendo la foglia intiera in tal modo da renderla non
dissimigliante da un zigaro. Il mio intento era di osservare
in quelle uova la formazione della larva, al che si presta
mollo bene la loro grande trasparenza: ma fin dalle pri-
me mosse un fallo curiosissimo, e da me uè conosciuto né
sospettato, mi fece cambiar tema e proposito.
Nelle uova più trasparenti e deposte da poco tempo,
come lo mostrava la freschezza della foglia, trovai molto
10 PARASSITO
frequenti de' piccoli animaletti parassiti di una forma che
mi sembrava affatto strana e ben diversa da quella delle
larve degli icneumonidi, alcuni de' quali, come già fece
conoscere Da Geer insinuano le loro uova entro que"'. di
altri insetti. Presi adunque la risoluzione di osservare l' ul-
teriore sviluppo di questi parassiti, e fui abbastanza for-
tunato di escir presto dal bujo intorno alla loro natura:
di scoprire che essi danno realmente origine ad un insetto
parassito della numerosa famiglia degli Icneumonidi, tribù
de' Pteromalini , ma con un processo singolarissimo di cui
finora non si conosce esempio nella classe degli insetti.
Questi parassiti (Tav. I. flg. 1 ,2) nel primo loro stadio
sono microscopici, appena discernibili con una forte lente
semplice, e guizzano nelT interno dell'uovo di cui hanno an-
nullato sul principio la carriera evolutiva. D' ordinario ve
n' ha un solo per ogni uovo di i?/ii//2c/izf £5, ma ebbi qual-
che volta ad incontrarne fino a tre, a differenti gradi di
sviluppo , ciò che dimostrerebbe esservi dessi pervenuti
non contemporaneamente, ma l'un dopo l'altro. La loro
forma è totalmente diversa da quella ordinaria delle larve
degli Icneumonidi , e piuttosto ricorda quella delle larve
di alcuni ditleri. Presentano essi infatti un corpo sub-co-
nico , posteriormente terminato da un appendice caudale
che agitano vivacemente con oscillazioni brusche in dire-
zione verticale, ed in tal modo possono percorrere l'uovo
del Rinchite in tutti i versi. Questa loro porzione caudale
è segmentala , e dalle congiunzioni de' segmenti si ergono
alcuni peli lunghi , difficilmente visibili per la loro traspa-
renza, e che ne' moti della coda sono diretti ora all' avanti
ora all' indietro. Il corpo del piccolo parassito è liscio, o-
mogeneo, e non lascia scorgere nel suo interno traccia di
organo alcuno, neppure adoperando i pili forti ingrandi-
menti del microscopio. Anteriormente termina appuntata
con una specie di piccolo vostro corneo , col quale , io
credo, il parassito slesso ha potuto aprirsi la strada nel-
DELLE UOVA DI EINCHITE 11
Tiiovo del Rinchite, senza che vi sia stalo introdotto dal
Pteromalino.
Tale si è la forma di questi parassiti nel primo loro
stadio, entro uova ricettate da foglie ancora verdi e tenere,
quindi deposte da poco tempo. In questo periodo le uova
non attaccate, nelle quali perciò sta sviluppandosi la larva
propria del Rinchite, appena sono giunte al termine le
solcature del tuorlo.
Ad un grado ulteriore di sviluppo questi piccoli pa-
rassiti, già alquanto accresciuti, presentano nelP interno
del loro corpo una parte nuova, come una vescichetta
ovale ben circoscritta (fig. 3). Questa vescichetta è desti-
nata ad un rapido accrescimento ; e ben presto la si vede
infatti così sviluppata da riempiere quasi tutto il corpo del
parassito, distendendone l'inviluppo tegumentale in ma-
niera che la coda stessa tratta in questa distensione a poco
a poco diminuisce e scompare. Il parassito da prima tanto
vivace diventa immobile, od appena ancora agita con leg-
ger tremolio la residua porzione caudale (fig. 4-6). Dì
questo primiero piccolo parassito non occorre più tener
parola: la sua vita è spenta: ora incomincia quella della
piccola vescichetta ancora informe che si è generata nel
di lui seno. Scorso infatti per questa un primo periodo di
immobilità, incomincia a contrarsi con moti vermicolari
lenti, e separati da lunghi intervalli di riposo. Conti-
nuando questo sviluppo, la vescichetta in discorso prende
sempre più i caratteri di una larva d'Icneumonide, mu-
nita di due mandibole distintissime, ì suoi moti si fanno
più vivaci e frequenti. Questa larva rimane però fino al
suo completo sviluppo rinchiusa nella spoglia del primo
parassito: si nutre evidentemente della sostanza dell'uovo
del Rinchite; ed essendo priva di ano, non ha escrezioni
di sorta (fig. 6-7). Giunta essa al compimento del suo
sviluppo, innanzi che si converta in crisalide, la pellicola
del primo parassito da cui era inviluppata, per la cresciuta
12 PARASSITO
distensione, e pe' contorcimenti della larva stessa si rom-
pe. Poscia l'uovo del Rinchile fin qui rimasto Irasparen-
tissimo, diventa bruno ed opaco, la qual cosa è da at-
tribuirsi al bozzolo tessuto dalla larva del Pteromalino
neir interno dell' uovo stesso , che bisogna quindi aprire con
molla cautela onde scorgervi nell'interno la ninfa (fig. 8).
Queste metamorfosi si compiono rapidamente; in 15-18
giorni dalla prima comparsa del primo parassito si ha
l'insetto perfetto. Appartiene questo, come dissi, alla tribù
de' Pteromalini. Io mi asterrò dal darne una descrizione,
limitandomi a delinearne i principali caratteri che potranno
servire pel confronto co' numerosi generi conosciuti di
questa tribìi (fig. 9-10-11).
Venendo ora all'interpretazione de' fatti esposti; una
che si presenta affatto spontanea, sarebbe quella di con-
siderare il primo parassito come una vera larva, in cui
un altro parassito, il Pteromalino, abbia insinuato un uo-
vo: ed invero già si conoscono molti eserapj di larve di
Icneumonidi che sono esse medesime attaccate da altri pa-
rassiti della stessa famiglia. Tale fu realmente la mia prima
supposizione, che ben presto dovetti abbandonare. Le os-
vazioni su questo Pteromalino delle uova del Rinchite fu-
rono da me ripetute ben cento volte nel lasso di poche
settimane, tanto sono facili (t); né mi occorse giammai il
caso di scoprire altra metamorfosi, altra destinazione del
primo parassito, fuori quella accennata. D'altronde la sua
piccolezza è tale da non lasciar credere che sia possibile
ad un altro insetto il traforarlo coli' ovopositore ^ tanto
meno poi attraverso il guscio dell'uovo del Rinchite.
(1) Si può calcolare che la metà delle uova del lìinchite ven-
gano così distrutte dal Pteromalino , se almeno può ammettersi
come costante e generale l' osservazione da me fatta nella stagio-
ne e nella località accennata in principio di questa memoria.
DELLE UOVA DI BINGHITE 13
Le due larve sovra descritte appartengono evidente-
mente ad una sola e medesima specie , la cui storia ge-
netica è più complicata che negli altri insetti, cioè con
uno stadio di più. Noi abbiamo qui una prima larva cbe
invece di trasmutarsi nell'insetto perfetto, dovrà generare
una seconda larva cui soltanto incombe questo destino. La
prima larva è attiva, assai vivace, dotata probabilmente
della facoltà di portarsi essa medesima nel mezzo del nu-
trimento destinato alla seconda larva , che è sua prole in
primo grado, e prole in secondo grado del Pteromalino.
È sommamente interessante l'analogia della storia nar-
rata di questo parassito delle uova del Rinchite con quella
di altri insetti parassiti (almeno allo stato di larva), quali
sono i Meloe ed i Rìpipteri, come risulta dalle bellissime
osservazioni de' Signori Newport e Siebold. Anche in
questi insetti abbiamo due forme successive di larve;
cioè una munita di gambe e vivace, che ne precede un
altra vermiforme ed inerte. Questa viene generalmente
considerata come risultante da una metamorfosi retrograda
della prima, mentre invece assai probabilmente ne è un
vero prodotto.
Si conosce da lungo tempo la proprietà mirabile de-
gli Afidi di generare altri Afidi fecondi e vivipari, senza
accoppiamento, come nel caso nostro la prima larva del
Pteromalino ha generato la seconda. Ma tra un fatto e
l'altro passa una differenza assai ragguardevole. Gli Afidi
vivipari si devono considerare come femmine in cui le uova
si svilupparono per la remola influenza dell'accoppiamento
avvenuto fra i genitori, o gli avoli, od i bisavoli, o gli
arcavoli loro proprj. Il Sig. Leydig ha dimostrato che gli
embrioni degli Afidi si sviluppano ne' canali dell' ovario e
con un processo del tutto identico a quello per cui si svi-
luppano le uova fecondate dell' istcssa specie (Giornale
di Zoologia scientifica di Siebold e Koelliker, Voi. 2.*^).
Gli afidi ci presentano normalmente un fenomeno sempre
14 PARASSITO
meraviglioso , ma non particolare come si credeva per l' ad-
dietro, a questo genere d'insetti: la partenogenesi, od il
parto di femmine vergini. Sovente accade di osservare lo
sviluppo e lo schiudiraento di uova deposte da farfalle del
bombice del gelso che non ebbero mai alcun contatto col
maschio: ed un celebre entomologo inglese, il Sig. G.
Curtis che ebbi la fortuna di conoscere qui in Torino, mi
raccontò come egli abbia avuto occasione di osservar un
fatto di questo genere, ma ancora più singolare, in una
crisalide unica di Attacus polypherus ricevuta vivente dal-
l'America, e dalla quale si sviluppò in Londra una fem-
mina che depose uova dalle quali tutte nacquero i bruchi.
Questi ed altri simili esempj meritano tutta l'attenzione
de' fisiologi, a fine di conoscere quali siano le circostan-
ze dell'accoppiamento degli insetti alle quali si deve la
fecondazione estesa fino alle uova della seconda genera-
zione.
Ben diverso è il caso del Pleromalino del Rinchite;
la prima larva non è paragonabile all'insetto perfetto, nel
modo con che un afide vergine e viviparo lo è all'afide
fecondalo ed oviparo: questa prima larva del Pteromalino
infatti manca di organi sessuali, non considerando anche
la grandissima differenza di conformazione esterna fra essa
e l'insetto d'onde proviene, e che pur deve riprodurre.
Per istituire un confronto con un fatto strettamente ana-
logo bisogna discendere ad altri animali parassiti, cioè ai
distomi, i quali pure, siccome è noto per le osservazioni
di Siebold e di Steenstrup, non generano direttamente al-
tri distomi, ma larve generatrici di altre larve, ed infine
poi delle cercarie che essendo le larve proprie de' distomi,
in questi si trasmutano.
Anche il Pteromalino del Rinchite (e forse come ho
osservato più sopra altri insetti parassiti) , non genera di-
rettamente i suoi figli, ma esseri intermediarj che sono
le madri di questi figli. Questi esseri intermediarj, vere
Annali Serie 3= T-V.
Tav : 1
h- -Y-A
■'C' fé
x-c
i:-^.
10
lardi èii
L.t: G.
DELLE UOVA DI BIISGUITE ÌB
larve generanti , hanno ricevuto dal Sig. Steenstrup la deno-
minazione di nutrici, ormai accettata nella scienza.
Anche il Pteromalino del Rinchite ci presentò adun-
que un caso di generazioni alternanti, in quanto che s'av-
vicendano effettivamente due diverse forme di prodotti e
due modi distinti di generazione. Dirò anzi che è questo
il primo esempio conosciuto nella classe degli insetti, per-
chè dalle osservazioni precedenti ben si vede come non
siano vere generazioni alternanti quella degli Afìdì, che
pure erano citati fin qui come esempio di questo meravi-
glioso e complicato processo fisiologico. Io preferirei però
di chiamare generazione a due gradi questa del nostro
Pteromalino e di tutti gli animali che al pari di lui ge-
nerano nutrici, da ognuna delle quali ha origine diretta-
mente un solo individuo colle forme tipiche della specie.
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA I.
Le fig. 1-7 rappresentano le diverse fasi della storia ge-
netica del Pteromalino del Rinchite , fino al com-
pleto sviluppo della larva.
a. Uovo del Rinchite. b. primo parassito o nutrice, e. se-
condo parassito o larva.
fig. 8. Ninfa del Pteromalino. d. bozzolo, e. escrementi e
spoglia lacerata della nutrice.
9. L'insetto perfetto (maschio): la cui lunghezza è
indicata dalla lineetta 9."^
10. Un ala del pajo superiore dello stesso.
11. Un ala del pajo inferiore.
16
REIXDICOMTO
delle sessioni dell'accademia delle scienze
dell" istituto di bologna.
Anno Accademico 1851-1852.
PROFESSORE GAY. MICHELE MEDICI
PER LA TEEZA VOLTA.
N.
Ielle ferie estive V Accademia adunata in seduta
straordinaria i giorni 1, 8 e 16 Ottobre promosse l'Acca-
demico Onorario Prof. Giambattista Belletti ad Accademico
Pensionato in rimpiazzo del defunto Prof. Cavara , l' Alun-
no Dolt. Pietro Gamberini ad Accademico Onorario, ed
elesse Alunno il Dott. Carlo Massarenti.
Nelle stesse ferie l'Accademia ricevè in dono le ope-
re seguenti:
Dal Governo Britannico — Observations Os-
servazioni delle straordinarie perturbazioni magne-
tiche Voi. I.
Dal Governo Toscano — Rapporto della pubblica espo-
sizione dei prodotti del 1860.
Dall'Accademia delle Scienze di Pietroburgo — Bulle-
tin de la classe historico-philologique. T. VI et VII.
Recueil des actes des séances publiques 28 Decembre
1847 , et 29 Decembre 1848.
RENDICONTO ACCADEMICO 17
Mémoires. Vl.we Serie. Sciences Mal. Phys. et Nainr.
T. VII. Seconde P. Se. Natur. T. V. S.mc et 6.rae
livr.
Mémoires. VI.^^ Serie. Sciences Mal. Phys. et Natur.
T. VIII. Seconde P. Se. Natur. T. VI. 4.me |ivr.
Mémoires. VI.""^ Serie. Sciences Mat. Pbys. et Natur.
T. VII. Première P. Se. Mat. et Phys. T. V. S.»*
et 4.me livr.
. Mémoires présentés par divers savants. T. VI. 4.156 |jyp.
Dalla R. Accademia Bavarese — Jbhandlungen
Dissertazioni della classe Matematico-Fisica Voi. V.
parte 3.*
Ballettino pel 1849.
Buchner. Discorso sulla Chimica.
Dalla R. Accademia di Napoli — Memoriale de' lavori
1849-50.
Osservazioni di Melloni sopra una Memoria offerta io
dono all'Accademia.
Dalla R. Accademia di Torino — Memorie Ser. II. T. XI.
Dalla R. Accademia di Madrid ~ Memorias. Ciencias
nalurales. T. I. P. I.
Rendiconti 1849-1850.
Dalla P. Accademia de' N. Lincei — Atti delle sessioni
23 Febb., 25 Marzo, 6 Apr. e 11 Maggio 1851.
Dalla Società Medico-Chir. di Bologna ■— Bulleltino di
Maggio-Settembre 1851.
Dalla Società Editrice — Annali delle Scienze Naturali
fase, di Maggio, Giugno, Luglio e Agosto 1861.
Dalla Contessa Elis. Conlarini — Trattato delle Attinie
del Conte Nicolò Conlarini.
Dello stesso. Sullo studio degli Insetti; Cataloghi d'Uc-
celli ed Insetti; Nuova specie di Cecidomia; Bruco
che mangia le foglie del moro.
Dal Sig. Gaetano Giordani — Descrizione succinta di
ciò che si contiene nell' Instituto di Bologna, e del
N. Ann. Se. Natbr. Sehie III. Tom. 5. 2
18 RENDICONTO ACCADEMICO
modo in cui vi si coltivano le Scienze. Minuta del
celebre Canterzanì.
Dai rispettivi Autori.
Costa Prof. O. G. — Gita a Pietraroja.
Pacini Prof. Filippo — Muffa parasita.
Trevisan Viltore — Storia Naturale popolare. T. I.;punt.
1.'' e 2.^
Caulerpearum Sciagraphia.
Alghe Udinesi.
Caroli -Ferdinandia.
Alghe Coccotaile.
Scarpellini Erasmo — Biografia di Cesi.
Biografia di Cacciatore.
Biografia d' Inghirami.
Volpicelli Prof. Paolo — Lampada elettro-dinamica.
Necrologia di Jacobi.
Nuova general soluzione della x'^-i-y^zz'^'^.
Sacchetti Dott. Antonio — Sull'olio di fegato di Merluzzo.
Storia di un lupus scrofoloso.
GeoflFroy Saìnt-Hilaire Isidoro — Colleclions de Jacque-
mont. Maramifères et Oiseaux.
Sobrero Ascanio — Manuale di Chimica applicata alle Arti.
Voi. 1. par. I.
Berli-Pichat Carlo — Istituzioni /d'Agricoltura. Dispen-
se 4-8.
Pélrequin J. E. — Chirurgie d' Hippocrate.
Classificazione delle malattìe cutanee.
Trattamento per gli ascessi freddi.
Impiego terapeutico delle preparazioni di manganese.
Bosi Prof. Luigi — Elementi di Patologia.
Prolegomeni alla Medicina.
Massalongo Abramo — Orsi fossili del Veronese.
Longo cav. Agatino — Discorso preliminare della Geonemia.
RENDICONTO ACCADEMICO 19
Contri Prof. Gian-Francesco — Sulla malattia della vite.
Paolini Prof. Marco— Annotazioni cliniche sulla Pellagra.
Aggiunti della nostra Specola — Osservazioni Meteorolo-
giche Maggio-Settembre 1861.
Golinelli Doli. Luigi — Amputazione di coscia per can-
crena spontanea.
Senoner Adolfo — Misure ipsometriche nell'Austria e nel
Tirolo.
1.* Sessione Ordinaria. 6 Novembre 1851.
Il Presidente nomina suo Vice-Presidente il Prof. Cav.
Matteo Venturoli.
Si legge Dispaccio dell'Emo Protettore, che partecipa
la nomina del Dott. Lorenzo Respighi alla cattedra di Astro-
nomia in questa Pontifìcia Università, onde gli compete il
grado di Accademico Pensionato; ed altro Dispaccio, con
cui si approva la nomina de' Soci Corrispondenti L Ca-
landrelli, P. Volpicelli, G. Jan, R. Pirla , G. Airy, G.
B. Biot, P. Flourens; non che le lettere d'accettazione e
ringraziamento de' nuovi Socj tanto Residenti che Corri-
spondenti.
Agli esercizi letterarj diede principio l'illustre Pre-
sidente coir elogio del fisiologo Vogli.
Gian Giacinto Vogli, nato in Budrio nel 1697, fu in-
gegno assai precoce, emulo in qualche modo di Pico, di
Clairaut e di Young. Ammaestrato nelle mediche discipline
da Stefano Danielii, fu tratto nel partilo opposto a' se-
guaci del Malpighi: contro le cui teorie su la generazio-
ne, e su la struttura e l'ufficio del cervello sostenne egli
di soli 19 anni pubbliche disputazioni; e poco stante, a
conferma delle proprie opinioni diede alla luce due ope-
re, intitolata 1' una Jntropogonia , l'altra Fluidi Nervei
Historia. Senonchè crescendo in lui cogli anni e col sa-
20 RENDICONTO ACCADEMICO
pere l'amore della Verilà, molte cose venne successiva-
mente modificando, fino a discendere tanto in Fisiologia
che in Medicina a quella dottrina eclettica, e a quel giusto
mezzo fra l'empirismo e il razionalismo, che la nostra
scuola ha poi costantemente professato. Bacone nel suo
stile figurato avea detto =: Empirici, formicae more, con-
gerunt tantum et utnnlur: rationales, aranearum more,
telas ex se confìciunl. Apis vero ratio media est, quae
raateriam ex floribus horti et agri elicit, sed tamen eam,
propria facultate, verlit ac digerii. = Or ninna scuola più
della nostra seguì il costume dell'ape: qui ogni sistema
fu ridotto al suo giusto valore: niun sapiente fu disprez-
zalo, ninno venerata con culto idolatra.
E forse che senza l'opposizione del Vogli sarebber le
raalpighiane dottrine trascorse ad errori pericolosi: e for-
se che, se non avesse il Vogli inculcata tanto presso di
noi la dottrina del fluido nerveo, non avrebbe il sommo
Galvani pensato all'azione del fluido elettrico sul sistema
nervoso; la quale studiata per diecianni continui lo con-
dusse finalmente per fortuna ben meritala a rendersi crea-
tore di maraviglioso ramo di Fisica.
Fu anche il Vogli distinto naturalista, distinto chimico.
Analizzò le acque di Galisano; studiò la natura de' gessi,
onde son ricche le nostre montagne, e in molle disserta-
zioni ne trattò in questa Accademia.
Morì nel 1762, lasciando due figli degni di lui, Mar-
cantonio che professò leggi nell'Università, autor d'opere
lodatissime, e Giuseppe pur nostro Accademico, famoso
per vastità di sapere, più famoso ancora per filantropia,
non teoretica ma operosa, uno di quegli esseri angelici,
che non vivono per sé, ma pe' loro fratelli, modello di
sacerdote e di cittadino. E qui fu dove il chiarissimo dis-
serente potè lasciar libero il corso alla sua eloquenza, co-
inè avea lasciato libero il corso alla severità della sua
critica neir esaminare i lavori del padre.
RENDICONTO ACCADEMICO 21
2." Sessione ordinaria. 13 Novembre 1851.
Si legge lettera dell'Accademia delle Scienze di Ma-
drid, che propone il cambio degli Atti: e la proposizione
è accettata con giubbilo dal Consesso.
1 pericoli a cui sono sottoposti in varii casi non po-
chi individui affetti da fratture molto oblique della gamba
in causa della difficoltà, od impossibilità di ricomporre, e
mantenere in normale direzione tali fratture, richiamarono
l'attenzione dei Chirurghi moderni, i quali molti mezzi a
ciò proposero, e fra questi la tenotomia sottocutanea del
lendine d'Achille, mediante la quale venendo tolto quel-
l'attacco con cui i muscoli gemelli e solco rimangono fissi
al calcagno, né più potendo i medesimi fortemente con-
trarsi, manca così del tutto quella forza muscolare, che
obbliga ben di frequente i frammenti a sormontarsi , ed a
sporgere all' infuori, 1' esatta coattazione dei quali può
quindi ottenersi col mezzo di assai semplici apparecchi.
Non convennero però alcuni in simile pratica, presi
dal timore che ne potessero rimanere alterate le funzioni
del piede. Ma il Rizzoli nella Memoria letta a questo Con-
sesso appoggiandosi ad alcune importantissime osservazioni
intorno alla riproduzione del tendine d'Achille completa-
mente esciso^ od in qualsivoglia modo distrutto, comuni-
cale è già oltre un secolo da Pietro Paolo Molinelli al-
l'antica nostra Accademia, e convalidate da altre osserva-
zioni a lui proprie, si fa a dimostrare come per questi e
molli altri fatti che la giornaliera esperienza ci addita sia
reso manifesto che l'indicata tenoloraia sottocutanea pra-
ticata onde ridurre e mantenere ridotte alcune fratture della
gamba, oltre essere esente da pericoli, non può compro-
mettere le funzioni del piede, e la dichiara quindi non di
rado preferibile ad altri processi. Un caso mollo impor-
22 HENDICONTO ACCADEMICO
tante, e grave curato in simile modo assai felicemente dal-
l' Autore serve a convalidare il suo asserto. Non oramene
però il Rizzoli di indicare, che in alcune circostanze tale
tenolomia potrebbe rendersi inefficace, o dannosa, e do-
vrebbe quindi e>sere rigettata, o ad altri espedienti pospo-
sta, confermando così che dalla conveniente applicazione
di un mezzo dipende l'ottenere qui felici risultati, che
altrimenti sarebbe vano sperare.
Il Rizzoli inoltre facendo riflesso che se per molta
serie di fatti è comprovato potere la natura riescire a ri-
parare perdite anche mollo estese di sostanza tendinea,
tuttavia non potendosi escludere per questo la possibilità
che in alcune particolari circostanze tale riproduttivo la-
voro 0 manchi, o sia così incompleto da rimanerne im-
pediti necessari, ed assai utili movimenti; onde ovviare a
tanto danno, che in un caso assai grave era ragionevole
il temere, si prevalse di una risorsa colla quale potè rie-
scire ad ottenere quel pieno successo, che ardentemente
desiderava.
Un giovinetto di 15 anni, in seguito di esplosione
d'arma da fuoco, riportò tale lesione alla mano sinistra,
per la quale era stata dichiarata indispensabile l'amputa-
zione della mano istessa. Chiamato il Rizzoli a consulto,
ed esaminata quella mano trovò, che il pollice sinistro,
col corrispondente metacarpo era arrovesciato all' infuori,
mancava l' indice il di cui metacarpo tuttora aderente al
carpo era però nel restante estesamente staccalo, e mo-
slravasi privo di quasi tutte le parti molli, che a lui so-
vrastanno, fratturato in direzione trasversa era il meta-
carpo del medio, i di cui tendini estensori vedeansi in
gran parte dislrulli in corrispondenza al metacarpo islesso
in un colle sovrapposte parli molli , questo dito mostravasi
notabilmente incurvato a motivo dello stato di contrazione
dei muscoli flessori che al medesimo appartengono, allon-
tanati dalla normale posizione erano l'anulare ed il mi-
RENDICONTO ACCADEMICO 23
Dimo, distrutta pure vedeasi estesa porzione della cute
palmare.
Il Rizzoli coir idea di risparmiare l'amputazione, e
di porre invece la mano offesa in condizioni da potersi
rendere di molla utilità all'infermo si regolò nella manie-
ra seguente:
Riflettendo egli, che volendo conservare il superstite,
ed in gran parte staccalo metacarpo, che corrispondea al-
l'indice già perduto, ne sarebbe rimasta una piaga assai
vasta, e quindi molto pericolosa, e che l'interposizione
di quest'osso fra il pollice, ed il medio avrebbe impedito
di accostare il pollice slesso al medio dito, quanto era ne-
cessario onde evitare la deformità, che senza di ciò nella
mano sarebbesi presentata, posta la mano in supinazione
si determinò a risecare il metacarpo stesso di basso in al-
to, dal suo lato esterno verso l'interno, ed in direzione
assai obliqua, o come suol dirsi a becco di flauto, in vi-
cinanza alla di lui articolazione col carpo tuttora intatta,
nel qual modo ottenne non solo di rendere molto minore
l'estensione della ferita, ma di permettere ancora al me-
tacarpo del pollice d'accostarsi di tanto a quello del me-
dio da ridurre la forma della mano assai più piacevole.
Ciò fallo considerando pure, che il guasto nato nei ten-
dini estensori del dito medio era tale da non potere con
fondamento sperare la riproduzione di tanta sostanza ten-
dinea perduta, che valesse a permettere al dito i naturali
movimenti, ebbe fiducia di potere meglio in questo riescire
ricorrendo al seguente ripiego.
Siccome il metacarpo corrispondente al dito medio era
fratturato in direzione trasversa in prossimità del carpo,
sollevò il frammento superiore, che era il più lungo ;, lo
portò alquanto infuori con delle pinzette, slaccandolo per
circa un pollice dalle poche carni cui aderiva, e ne risecò
la predella porzione trasversalmenle mercè le cesoje ossi-
Tore. In tal modo posti a contatto i due estrerai del me-
24 RENDICONTO ACCADEMICO
lacarpo risecato scemò maggiormente la estensione della
ferita, e se ne diminuirono quindi i pericoli, e nel tempo
stesso combaciaronsi i troncali, e superstiti tendini esten-
sori dei dito corrispondente in guisa da farne sperare la
reciproca unione. Oltre di che si ottenne ancora, che
messi a contatto i due estremi del metacarpo risecato,
il dito medio corrispondente, il quale di tutte le dita della
mano è il più lungo rimase accorciato quanto era suffi-
ciente acciocché il pollice, che gli era posto a contatto
non fosse col proprio polpastrello così distante da quello
del medio da renderne mollo deforme la mano, e che
anzi trovandosi il dito medio islesso vicino al pollice, e più
basso dell* anulare sembrasse per questo l'indice, l'anulare
paresse il medio, il minimo figurasse l'anulare, e la mano
quindi si mostrasse di quella forma abbastanza simetrica,che
presenta quando del piccol dito e corrispondente metacarpo
soltanto è mancante. Eseguita l'operazione nel modo de-
scritto, accostati i lembi pendenti di cute, e le allontanate
dita, ed applicato no opportuno apparecchio di medicatura
in meno di 40 giorni senza che l'infermo incorresse nel
più che piccolo rischio, si ottenne il completo risarcimento
di così grave guasto, rimanendo la mano di assai piacevole
forma, come rilevasi dai disegni, e dalle preparazioni in
plastica appositamente fatte eseguire dal Rizzoli , della
quale mano il giovinetto così bene si serve , da non ac-
corgersi direbbesi quasi d'avere nella medesima riportata
la descritta assai temibile lesione.
3.* Sessione Ordinaria. 20 Novembre 1851.
Lcggesi lettera, colla quale il Vice Segretario della
Veronese Accademia di Agricoltura , Commercio ed Arti
accompagna il dono dei dodici ultimi volumi delle Memo-
rie, e propone il cambio degli Atti; proposizione accettala
eoo piacere dal Consesso.
RENDICONTO ACCADEMICO 25
L'Accademico Piani fa soggetto d'una sua Miscella-
nea Analitica la separazion delle variabili nel!' equazioni
differenziali, l'analisi d'alcune curve, la cui equazione
non è solubile per veruna delle coordinate, e l'analisi de'
sistemi di punti secondo il metodo dell'illustre Magistrini.
Poscia l'alunno dell'Accademia Dottor Enrico Ven-
turini, secondo l'incarico ricevuto dalla Presidenza,- rife-
risce la dissertazione del chiarissimo Petlenkofer intitola-
ta = La Chimica ne' suoi rapporti colla Fisiologia e colla
Patologia =: letta all'Accademia Bavarese.
Quando Paracelso insegnava, comporsi il corpo del-
l'uomo di due materie, terrena l'una, l'altra siderea, la
quale alla morte staccavasi dalla prima, per formare Io
spettro del trapassato; allora v'era manifesta incoerenza
a suppor la macchina umana sottoposta totalmente alle
leggi della nostra Chimica, perchè la materia astrale, su
cui la morte non avea possanza , dovea di necessità esser re-
frattaria agli agenti terrestri. Ma il chimico moderno, il
quale nel corpo dell'uomo non vede se non il fango del-
l'Eden^ non cade certo in alcuna contraddizione, se pre-
tende che appartenga quello, al par del suolo che lo so-
stenta, al dominio esclusivo della sua scienza, e, tranne
le operazioni dello spirito, consista puramente la vita in
un complesso di chimiche azioni.
Pur v' ha troppo intervallo dal potere alla realtà: e
ninno giungerà mai a provare impossibil l'esistenza di forze
vitali, di speciali forze che solo si manifestino negli es-
seri viventi, e o non agiscano punto o^ agendo, rimangan
senza effetto negli altri corpi. E quando pur fosse provata
la non esistenza di speciali forze della vita, ne seguirebbe
solo che la vita potria divenire d'esclusivo dominio della
scienza fisico-chimica, quando questa giungesse a cono-
scere tutti gli agenti della Natura , e le leggi loro completa-
mente: non ne seguirebbe già che la scienza attuale con
le sue pile e i suoi apparecchi alla Woolf spiegar potesse
26 RENDICONTO ACCADEMICO
le funzioni tutte della vita animale, o pur solo vegetabile.
Co* suoi mezzi attuali potrà bene la Chimica trasformare
il tizzone spento di Meleagro ne' brillanti d' Alcina; ma
tratta nel regno delia vita non sarà valevole a produrre
una setola di majale od una foglia di cavolo.
Che se mai una Chimica perfezionata potrà operare
quest'altri portenti, allora i fisiologi diverran chimici, e
non saran certamente sordi alla voce della verità: che la
slessa face della Filosofìa, la quale guidò i passi de' La-
voisier e de' Berthollet, splendeva pure sui Malpighi e
sugli Haller, e splende tutlor fulgidissima sulla nobii lor
successione. Intanto converrà lasciar loro le forze vitali ,
almeno quai simboli di potenze fisico-chimiche non anco
determinate, quando non vogliansi ammettere (come il
complesso de' fenomeni invita ad ammetterle) quali forze
e proprietà esclusive della materia organizzata.
A segnare i giusti confini del chimismo e dell'orga-
nismo intende il chiarissimo Pellenkofer colla dissertazio-
ne , di cui ci esponeva un sunto il Doli. Venturini con
tanta nitidezza e precisione.
z= Sembrami (concludeva il giovine scienziato) che
l'Autore abbia avuto mente di mostrare la dignità della
chimica, e la sua importanza nel regno della vita orga-
nica ; di far vedere che se sono falsi i pensamenti di co-
loro che le funzioni organiche vorrebbero circoscritte sol-
tanto nella sfera delle chimiche reazioni, è del pari de-
stituita di fondamento la credenza di quegli altri che nel-
l'organismo solo ne vedrebbero volentieri la cagione; che
esistono ancora delle imperfezioni nei metodi impiegati dalla
chimica organica nelle sue analisi, e nel modo di porgerne
al medico i risultati; che finora la patologia non può avere
sull'essenza de' processi morbosi esalte e positive indica-
zioni dalla chimica organica^ fintanto che questa non ab-
bia rinvenuto con quali immutabili leggi accada nell'or-
ganismo il cambiamento della materia, e quale accordo
RENDICONTO ACCADEMICO 27
esista fra esso e quello che succede all'esterno. Quantunque
Egli vegga la scienza anche assai lontana ad ottenere sì
importanti ed utili risultali, nondimeno profetizza che verrà
tempo in cui essa potrà vantare segnalati trionfi in vantag-
gio delia medicina; ed è condotto ad una sì bella predi-
zione dai giganteschi passi che ha fatto la chimica orga-
nica nella breve serie di anni , che essa conta di vita. =
4.^ Sessione ordinaria. 27 Novembre ISSÌ.
Mentre il Prof. Fulvio Gozzi, con alcuni suoi dotti
lavori, comunicati in varie riprese alla nostra Accademia,
veniva mostrando le piij rilevanti cagioni per le quali non
di rado avvengono inconvenienti più o meno gravi nell'e-
sercizio pratico delle arti salutari, e ne proponeva modi
opportuni onde evitarli, si riserbava però di trattenere in
più acconcia circostanza il Consesso, intorno le molte sor-
genti di mali , che ponno ancora derivare dagli stessi eser-
centi, al che intese con una sua memoria, della quale
fece lettura nella sumraentovata sessione.
Compreso infatti l'Accademico dalla importanza del-
l'argomento, lo trattò con tanta estensione, e sapienza,
da poter bene sperare, che i di lui consigli seguendo una
folla di mali sarebbesi per evitare.
Anzi mostrando egli quanto saggiamente, a sì lode-
vole scopo abbiano di già cooperalo i più inciviliti governi,
a loro si rivolge, e gli impegna a continuare con bell'e-
sempio, in sì utile intendimento, ed a metter freno a quelle
cagioni , per le quali ponno appunto riguardo a ciò ren-
dersi infruttuosi i più provvidi disponimenli dei magistrati,
il rigor delle leggi, l'appoggio di sovrana autorità.
Se la compasione infatti , se la pietà che ispira un in-
fermo nella vita grandemente minacciato, fosse la voce unica,
0 più forte , che guidasse il medico nel pratico esercizio , non
piccola serie di mali verrebbe ben di sovente evitala.
28 RENDICONTO ACCADEMICO
Ma a questo senliinento sublime, non cedono spessis-
simo molte umane passioni, non vi cede l'ambizione, l'or-
gogliosa smania di primeggiare, e tutti i pensieri non son
per questo rivolti ad un unico, e santo scopo, a quello
cioè di veramente giovare a chi perdette salute. Che se
pur giorno venisse in cui a questo solo fine si tendesse,
quanti maggiori vantaggi non ne ricaverebbero per ciò co-
loro che sono oppressi dal male!
Non più in allora diffatlo vedrebbonsi così di frequente
esposte tante nuove ed insulse dottrine; le quali perchè
dettate da fervida mente, ed abbellite da non comune elo-
quenza guidano al laccio i meno esperti , e gli inducono
con gravissimo rischio degli infermi a prestamente abbrac-
ciarle; ma lasciato quant'evvi di immaginario o di falso,
alla scienza soltanto dono farebbesi di quelle dottrine che
una lunga esperienza, che una pratica ragionata avessero
fatto riconoscer migliori.
E percorrendo sulle orme famose dei nostri padri,
e cercando nelle doti dell'intelletto di trovare motivo, e
cagione di decoro, e di gloria; ed abborrendo dalle frodi e
dagli inganni, a tutt' uomo adoprandosi onde fare acquisto
di cognizioni non già vaghe, e superficiali, ma sode, e
profonde, allora sì che riescire potrebbesi di reale van-
taggio a chi gravemente infermò; allora potrebbesi con-
fidare, che non si ripetessero quegli inconvenienti dai quali
tanto danno ponno ricavare gli infermi.
6.* Sessione ordinaria. 4 Decembre 1861.
Il Doti. Pietro Gamberini espone i suoi pensamenti in-
torno le tregue, e la guarigione della sifilide.
Notando l'Accademico che questa infermità a diffe-
renza d'altri morbi contagiosi ha di particolare d'assumere
molte, e svariatissime forme, e di ripetersi nel medesimo
individuo qualora si esponga all'azione del venereo eoo-
REUDIGONTO AGCADESIIGO 29
tagio, dimostra pure esservi ìq tale malattia questo di par-
ticolare e cioè, elle da primitiva fattasi costituzionale in-
nanzi d'essere eliminata e distrutta, va soggetta ben di
frequente a recidive, fra le quali evvi spessissimo una tre-
gua, un periodo cioè, sebbene indeterminato, irregolare,
ed incostante di notabile diminuzione del male, o di ap-
parente guarigione.
Tale tregua però, che qualche volta è spontanea, più
spesso è conseguenza della cura intrapresa, e ad essa tien
dietro ora la rinnovazione della preesistente forma mor-
bosa , ora invece una serie di fenomeni venerei ben diver-
si, finché col ripetersi delle tregue, e delle nuove sifili-
tiche manifestazioni , fannosi queste qualche volta così stra-
ne, e svariate da potere ingannare in quanto alla loro na-
tura il clinico più avveduto, e provetto.
Le tregue spontanee poi, secondo l'Accademico, ve-
donsi più di frequente negli individui affetti da dolori osteo-
copi, alquanto meno spesso si osservano in coloro che
sono in preda ai reumi sifilitici, ed anco meno manifesta-
mente rilevansi in quelli, che sono attaccati dalle celtiche
dermatosi.
Concorrerebbe poi da quanto ne pensa l'Autore sles-
so a favorire le recidive della lue il passaggio dai rigori
del verno ai tepori della primavera, l'uso delle bibite,
e dei bagni di acque minerali, o di quelli di mare, l'a-
bitare in luoghi umidii il cibarsi di comestibili poco
sani, 0 poco nutritivi, l' attenersi ad un genere di vita,
che serva ad infievolire l'organismo, e lo spirito; le quali
cagioni anzi sfuggendo, od evitando, spererebbe il Gam-
berini, che in quei casi nei quali la lue è mite, tanto più
se prodotta da blenorragia, riescire si potesse di prolun-
gare le tregue in modo da lasciar campo all'organismo,
di continuare in quei salutari lavori , pei quali la tregua
potesse cangiarsi in completa spontanea guarigione della
sifìlide.
30 BBNDICOMTO ACCADEMICO
Insiste però mollo saggiamente l'Accademico acciocché
siasi ben guardinghi nel dichiarare la perfetta sanazione
della lue costituzionale, giacché d'ordinario questa gua-
rigione è illusoria, non è che una tregua assai prolungala;
e dimostra che caduti non pochi in tale inganno diedero
per questo a varii rimedi non mercuriali né jodici quel
valore che non hanno nella cura della sifilide, e che a
questi soltanto è serbato. E fu diffatlo soggiunge, l'Acca-
demico, pel presentarsi di queste tregue spontanee, pel ces-
sare temporaneo, o pel rendersi meno palesi i fenomeni
materiali, o visibili della sifilide sotto l'uso degli antiflo-
gìstici, che si attribuì a questi farmaci la proprietà di
vincere la lue venerea costituzionale.
Ma questo realmente non è. Con tali rimedi nuli' al-
tro si ottiene, se non che quell'atfievolimento di forze vi-
tali, che non permette all'elemento infiammatorio, od ipe-
remico (il quale assai di sovente accompagna non poche
morbose forme veneree) di reggersi o di sostenersi; mo-
tivo per cui i fenomeni di turgore, o di flogosi soltanto
in causa di ciò, si ammansano o si dileguano. Ma questo
minorare e svanire di tali fenomeni accompagnanti le le-
sioni indotte dalla lue, non potrà essere di lunga durala
non tarderanno i medesimi a nuovamente presentarsi, al-
lorché desistendo dal metodo debilitante, che non potrebbe
più oltre essere tollerato dall'infermo, si lascierà perciò
campo al non ancora distrutto velenoso principio di far
risentire la sua malefica influenza sull'organismo.
E neppure i preparati d'oro, d'argento, gli acidi, i
siroppi concentrali d'azione diaforetica ponno, a sentimento
del Gamberini, nelle indicale circostanze rendersi utili in
pratica, o molto meglio non lo ponno se non se quando
tali mezzi vengano tentati in individui che furono a lungo
ed infruttuosamente sottoposti all'azione del mercurio.
Anzi stando sempre a quanto asserisce il nostro sifi-
lografo anche col mercurio, e col jodio sebbene ammini-
RENDICONTO AGCADEItlICO 31
Strali colle aiaggiori cautele e diligenze non si ottengono
quasi mai, nei primi trattamenti almeno, complete guari-
gioni, ma invece spessissimo sole tregue.
Queste però sono più prolungale, di quello che non
avvenga quando si usi qualsivoglia altro farmaco, perchè
il male lolla contro un rimedio, il quale se attesa forse
la natura particolare del venereo veleno, non giunge a
prestamente annientarlo, o distruggerlo, tende però man
mano a rintuzzarne la forza, ed a renderne quindi più
tarde, e meno marcate le dì lui nuove manifestazioni.
Coli' insistere però nella cura, rimanendo quel virus
senza posa attaccato da così potente nemico , rimane per
questo a gradi a gradi eliminato o distrutto , ottenendosi alla
perGne così non di rado una guarigione completa, la quale
il medico potrà quindi presagire, allora quando le tregue fa-
cendosi maggiormente prolungate, e le appariscenze ve-
neree meno eslese, e meno pericolose, verrà in tal modo
fatta palese la incessante, sebbene graduata distruzione,
0 scomparsa del contagioso principio.
6.* Sessione ordinaria. 11 Decembre 1851.
L'Accademia ha ricevuto in dono
Dalla R. Società di Edimburgo la medaglia coniata in ono-
re del celebre Nepero, e il Voi. XVI. P. IV. e il Voi.
XVIII delle Transazioni coi fase 31 e 32 de' Processi.
Dalla Società Editrice — Annali delle Scienze Naturali.
Settembre e Ottobre 1851 col Propagatore Agricola.
Dai Medici degli Asili infantili di Bologna — Rapporto
Sanitario pel 1850.
Dall'Osservatorio di Edinburgh — Osservazioni Astrono-
miche Voi. IX.
Sabine Eduardo — Sui mezzi adottati negli osservatori
magnetici ecc.
Maclear Tommaso — Contributo all'Astronomia e Geodesia.
32 RENDICONTO ACGADEItlICO
Contri Prof. Giovanni — Del Progresso Agrario.
Predieri Dott. Paolo — Dell'Agricoltura Bolognese.
Compiasi la lettura dell'Elogio storico del Cardinal
Mezzofanti, dettato con aurea latinità dal Cav. Antonio
Santagata.
Se queir Anacarsi Klootz, che trasse alla sbarra del-
l'Assemblea Costituente i rappresentanti de' popoli della
Terra, si fosse avvisato di farli parlar lutti nell'idionaa
nativo, sarebbe forse riuscito impossibile a tutto il sapere
de' Girondini di pur intenderli, irapossibil certo di render
risposta nelle proprie loro favelle.
Ma già si educava in Bologna chi da sé solo saria
bastato ad eseguire ciò che tanti dotti riuniti non avrebber
potuto. E la prova si fece più tardi , quando tutti gli al-
lievi di Propaganda gli furono intorno, ed egli rispose
all'improvviso in tutte le lingue loro, e rispose per gui-
sa, che r uom nato fra Savena e Reno parve aver bevuto
le prime aure di vita sul Gange, sul Negro, suH'Orenoco.
Quantunque non sia raro il trovare chi un poliglotte
assomigli ad un pappagallo , e buono solamente il creda
a bordo d'un vascello; è però ben agevole a sentirsi, per
poco che vi si rifletta, l'importanza scientifica degli stu-
di ìdiomografìci. Chi può dire, quanta ricchezza letteraria
degli Egizi, degl'Indi, de' Caldei, de' Persi, de' Fenici
sia perita , per non avere i sapienti di Grecia conosciuto
gl'idiomi delle nazioni, che i lor conquistatori facevano
scomparir dalla faccia della Terra? Chi può dire, quanta
ricchezza letteraria degli Arabi sia perduta, o quanta giac-
cia ancor sepolta nelle biblioteche, per non aver i filo-
sofi europei coltivato il linguaggio de' Mori? Mille monu-
menti dell'umano ingegno perirono per l'ignoranza delle
lingue, come sarebber perite , se cause d'ordine superiore
non le preservavano, le fulminee arringhe degl'Isaia, la
sublime lirica dei David, che dod canta la destrezza de'
RENDICONTO ACCADEMICO 33
cocchieri, ma celebra le glorie dell'Onnipossente, la elegia
desolata de' Geremia, che non piange l'infedeltà delle bel-
le, ma geme profondamente sulla rovina delle nazioni. Che
se costoro ispirarono i Danti , i Milton, i Bossuet , i Klop-
stock, non meno che Omero e Sofocle ispirassero gli Ariosli
ed i Corneille; è bene a presumersi , che anche i genj delle
letterature perdute avrebber potuto influire sulle moderne,
ed accrescerne le ricchezze dell'intelletto e della fantasia.
Ecco vantaggi, di cui l'ignoranza delle lingue ha privato
il genere umano. Si consideri d'altra parte, come le scO'
perte analogie del sanscrilto col zend, col greco , col latino,
col germano, collo slavo comprovino una comune origine
dal centro dell'Asia, quale ci viene attestata dalle Sagre
Carte; e come lo studio di queste analogie esteso piij lungi
debba farci conoscere i rapporti de' popoli anche dove ci
manchin del tutto istorici monumenti: e niuno sarà certo
che possa in buona fede disprezzare l'idiomografìa e i suoi
professori. Fra i quali fu maraviglioso il nostro Accade-
mico per vastità di cognizioni, più maraviglioso ancora,
anzi uuico , per la perfezion della pronuncia , che è pur
sempre l'elemento più difficile d'una lingua straniera.
{continua)
Catàlogo degli oggetti e preparati più inte-
ressanti del Gabinetto d' Anatomia Comparata
di Bologna, del Prof. Antonio Alessandrini.
{Continuazione , vedi Serie III. T. IV. pag. 353.)
PASSERI
4303 Corvo imperiale — Corvus corax. Lino. =: Gli oc-
chi di maschio adulto, uno dei quali aperto per
dimostrarne la struttura, nello spirito. Ottobre
1848. Alessandrini.
N. Ann. Se. Natuh. Serie III. Tomo 5. 3
34 CATALOGO DEL GABINETTO
2063. Corvo maggiore — Corvus corone, Linn. = Il te-
schio d'individuo adulto, aperto il cranio con
sezione orizzontale condotta dal foro occipitale al
piano delle orbite, per dimostrare la forma ed
estensione della cavità encefalica. 1839. Id.
2064. Id. Il teschio di un secondo individuo, con sezione
verticale per lo lungo, che comprende anche le
mascelle e dimostra quindi la forma ed estensio-
ne delle cavità olfativa , e gustatoria. Id.
3288. Id. Porzione del laberinlo osseo nella quale si di-
mostra la finestra ovale chiusa dalla staffa , e la
rotonda dalla membrana del timpano secondario,
nello spirito. Luglio 1842. Dono del Dissettore
Dolt. Ercolani.
3289. Id. In una seconda preparazione del laberinto osseo ^
vedonsi distintamente le due finestre: tolto il canale
che a quello conduce, si è conservata la mem-
brana del timpano secondario. Id.
3431. Id. Testa e collo di individuo adulto, nella quale,
mediante injezlone a cera, si dimostra principal-
mente il plesso dell'organo dell'udito, in gran
parte formato dal sistema venoso, giacché havvi
una sola arteria nel di lui centro, come appare
dal lato sinistro. Si dimostra ancora, che un ra-
mo della carotide facciale, dopo aver formato il
plesso del Bahuer,dà il ramo che va all'organo
dell' olfato; di più stacca ancora un ramo retro-
grado, che, scorrendo fra le lamine del cranio,
si porta al cervello, anastomizzandosi coli' arteria
che scorre nel canale osseo della base del cranio,
vale a dire colla carotide interna, a secco. Di-
cembre 1842. Id.
2066. Corvo ghiandaja — Corvus glandarìus, Linn. =
Il teschio con sezione orizzontale al cranio, per
dimostrarne la forma e capacità. 1839. Id.
d'anatomia COnPARATA 35
3437. [d. Altro teschio nel quale si dimostra il canale che
serve a mettere in comnnicazione l'aria della ca-
vità de! timpano, e delle cellule del cranio con
quelle della mascella inferiore. Nello spirito. Feb-
brajo 1843. Id.
3282. Id. Porzione di cute tolta dalla testa per dimostrare
come i tegumenti comuni formino la lamina e-
sterna della membrana del timpano, nello spirito.
Detto. Id.
2067. Oriolo, o Rigogolo comune — Oriolus Galbula,
Linn. = Il teschio con sezione orizzontale al cra-
nio, per dimostrare la cavità encefalica. 1839.
Alessandrini.
3280. Id. La metà della testa, nella quale si vede il cu-
nicolo divergere alcun poco dal suo andamento
per lasciar libero il foro del canale che conduce
alle due finestre, nello spirito. Luglio 1842. Dott.
Ercolani.
2082. Storno volgare — Sturnus vulgaris, Linn. =3 Te-
schio con sezione orizzontale dalla fronte alla re-
gione superiore della fossa del cervelletto. 1839.
Alessandrini.
2084. Id. Una seconda sezione orizzontale del cranio, con-
dotta dalla fronte al terzo superiore del foro oc-
cipitale. Detto. Id.
2083. Id. Sezione verticale del teschio pel centro in dire-
zione longitudinale, detto. Id.
3290. Lossia volgare — Loxia curvirostra, Linn. = Due
laberinti ossei ; il superiore dimostra le due fine-
stre; nell'inferiore si è lasciato intatto il canale
che conduce alle medesime. A secco. Giugno 1842.
Ercolani.
36 CATALOGO DEL GABINETTO
RAPACI.
3660. Avoltojo fulvo — Fultur fulvus, Linn. = Gli oc-
chi, uno dei quali aperto, nello spirito. Maggio
1844. Alessandrini.
986. Avoltojo nero — Fultur niger, Linn. =: Gli ossi-
cini dell'udito, nello spirito. 1826. Id.
2076. Falcone Nibbio? — Falco Milvus, Linn. = Il te-
schio, compresa la mascella inferiore, con se-
zione verticale pel lungo, onde dimostrare la
forma e capacità della cavità encefalica, e delle
fosse nasali. Alessandrini.
2063 Id. Uii secondo teschio con sezione orizzontale del
cranio condotta dalla fronte attraverso al gran
foro occipitale. Id.
3063. Falcone albauella — Falco cyaneus, Monlagu. =
Gli occhi di vecchio maschio; uno è intero, l'al-
tro è diviso in due con sezione in linea trasversa
pel centro. Nello spirilo. Doti. Ercolani.
3141. Falcone Pojana — Falco Buteo , Linn. == Gli oc-
chi di due individui , i due superiori aperti mo-
strano il sistema sanguifero injelialo in rosso con
acqua raggia e gesso ; in uno degli inferiori in-
teri si è conservato anche l'apparecchio palpe-
brale, nello spirito. Marzo 1842. Id.
3956. Falcone fulvo — Falco fulvus, Gmel. == Gli occhi
di giovine femmina, uccisa li 21 settembre 1845
nel Comune di Castenaso, nello spirito. Alessan-
drini. Individuo regalato dallo studente Sig. En-
rico Rivani.
987. Falcone imperiale — Falco ìmperialis, Bechsl. =
Aperti mediante sezioni condotte in diversi sensi
per dimostrare la membrana rossa trasparente,
di Datura quasi cornea, che negli uccelli copre
d'anatomia comparata 37
ìQternameDte tanto la sclerotica quanto la cornea
lucida. Si è conservato ancora l'umor vitreo in-
durito per far vedere la sinuosità che contiene la
lente, ed il prolungamento della jaloidea che
l'unisce al vitreo, nello spirito. 1826. Alessan-
drini.
3279. Falcone gheppio — Falco tinnunculus ,\Àx\w. = Il
muscolo dell' orecchio esterno , e particolare an-
damento dei cunicoli, nello spirito. Luglio 1842.
Doti. Ercolani.
3291. Falcone Pojana — Falco Buteo, Linn. = Cochlea
e canali semicircolari: è sviluppalissimo II foro
proprio del canale che conduce alle due finestre;
nello spirito. Agosto 1842. Id.
3292. Id. Gli ossicini dell'udito, ed il muscolo tensore
del martello, nello spirilo. Id.
3322. Falcone albanella — Falco cyaneus, Montagu. =
Labirinto osseo isolato ;, senza il canale perchè
meglio veder si possono così le due finestre, a
secco. Agosto 1842. Id.
2073. Strige barbagianni — Strix Aluco, Linn. =: Teschio
con sezione orizzontale dalla fronte al lembo su-
periore della cavila del cervelletto, per dimostrare
la forma e capacità encefalica. 1839. Alessandrini.
2074. Id. Teschio di altro individuo con sezione verticale
pel lungo al centro, compresa anche la mascella
inferiore, dimostrando così, oltre la cavità ence-
falica, quelle ancora degli organi dell'olfato e del
gusto. Detto. Id.
2075. Id. Teschio di un terzo individuo con sezione obli-
qua dalla fronte al terzo posteriore del gran foro
occipitale. Dello. Id.
1696. Id. Testa che dimostra l' orecchio esterno. Da uo
lato si sono lasciate nella naturale posizione an-
che le penne formanti l'analogo dell' orecchietta,
0 padiglione. 1835. Nello spirilo. Id.
38 CATALOGO DEL GABINETTO
202. IJ. Testa nella quale si vede preparalo tanto l'orec-
chio esterno quanto l'interno, a secco. 1814. Dott.
Noiari.
747. Id. Testa di femmina nella quale da un lato si vede
l'orecchio esterno nella naturale posizione, e
dall'altro lato, aperto il canale uditivo ester-
no , si dimostra la membrana del timpano , la
corda dello stesso nome, non che parte degli os-
sicini, nello spirilo, 1823. Alessandrini.
3168. Id. Preparazione dell'orecchio esterno: dedotte le
penne è visibilissimo l'ampio e complicato meato
uditivo. Id. Maggio 1842. Dott. Giacomelli.
2071. Strige Allocco — Strix flammea, Linn. = Teschio
con sezione orizzontale condotta dalla fronte al
dissotto del gran foro occipitale onde dimostrare
la forma della cavità encefalica alla base del cra-
nio. 1839. Alessandrini.
2072. Id. Un secondo teschio con sezione verticale tra-
sversa al cranio. Detto- Id.
3430. Id. Preparazioni diverse appartenenti tutte all' organo
dell'udito, ed eseguite sopra teschi di vari indi-
vidui. — N. 1. le parli ossee del timpano e del
labirinto in luogo, onde dimostrare la mancanza
dell' antivestibolo del Galvani, non che una doc-
cia , molto sviluppata in questa specie , e che serve
alla porzione d'osso quadrato^ che si articola su-
periormente ed anteriormente nella cavità del tim-
pano: nelle altre specie questa porzione dell'osso
quadralo passa sotto alla fibro-carlilagine che
completa il cerchio osseo che sostiene la mem-
brana del timpano; cerchio che nelle Strigi è
completo.
2. In questa preparazione si osserva come la
branca interna della carotide esterna, non po-
tendo scorrere nell' osseo canale mancante del
d'anatomia comparata 39
bordo superiore dell' antivestibolo, nasca in vi-
cinanza delia finestra rotonda, si porti in alto,
contenuta in un canale osseo, e vada a formare
il plesso del Bahuer: merita d'esser notato, cbe
per queste differenze il plesso è contenuto in gran
parte nella cavila del timpano , scorrendo in quella
doccia in cui si articola l'osso quadrato.
3. Il labirinto osseo fuori di luogo, onde me-
glio si veda la mancanza dell' antivestibolo.
4. Id. con porzione di cochlea asportata onde
apparisca la cavità del timpano secondario.
5. Id. a cui è unito porzione dell'osseo canale
che scorre alla base del cranio, contenendo l'ar-
teria e la vena del cervello, a secco. Febbrajo
1843. Ercolani.
186. Strige Gufo — Strix Otus, Linn. '= Teschio nel
quale è preparalo l'organo dell' udito. IBM. No-
tari.
2466. Id. Il cervello con parte della midolla spinale e gli
occhi. Da una femmina adulta vissuta per più di
due mesi in schiavitù. 1840. Ercolani.
3586. Strige Gran Gufo — Strix bubo, Linn. zz Gli occhi di
maschio adulto, nello spirito, Gennajo 1844.
2078. Strige Civetta — Strix passerina, Linn. = Teschio
con sezione verticale pel lungo al centro, che
mostra la forma ed estensione delle cavità ence-
falica, nasale, e della bocca. 1839. Alessandrini.
2079. Id. Il solo cranio diviso verticalmente pel lungo nel
centro. Detto. Id.
386. Id. La testa che mostra preparata la parte esterna
dell'organo dell'udito. 1814. a secco.
3277. Id. Regione inferiore del teschio. In alto si dimo-
strano gli ossicini dell'udito, ed il muscolo ten-
sore. Dal lato destro si vede la tromba Eustachiana
segnala colla setola nera, ed il foro del canale
40 CATALOGO DEL GABINETTO
delle due finestre: a sinistra è mantenuto in luogo
il muscolo tensore della membrana del timpano,
della quale si è conservala là lamina posteriore,
nello spirito. Luglio 1842. Ercolani.
3281. Id. Testa nella quale si dimostra l'andamento dei
cunicoli rimasti naturalmente injettati di sangue,
nello spirito. Detto. Id.
GR\LLE.
2065. Guarda minore — Otìs Tetrax, Linn. = 11 teschio
di individuo di circa quattro mesi , vissuto addo-
mesticato. Il cranio è diviso verticalmente pel
centro con sezione longitudinale. 1839. Alessan-
drini.
2057. Ibi Falcinello — Tantalus Falcìmllus, Linn. = Te-
schio con sezione orizzontale al cranio. Detto. Id.
3351. Id. Il cervello estratto dal cranio, e conservato nello
spirito. Novembre 1842. Ercolani.
3048. Edinnemo gridatore — Charadrius Oedicnemus, Linn.
= Gli occhi sui quali sono state praticate delle
sezioni in diverso senso per dimostrarne la strut-
tura, nello spirilo. Novembre 1841. Id.
3209. Gru cinericcla — Ardea cinerea , Linn. = Le mem-
brane dell'occhio preparate a secco sopra lastra
di vetro, per dimostrare principalmente la forma
e struttura del pettine. Giugno 1842. Id.
2894. Id. Due teste col cervello denudato, nello spirito.
Maggio 1841. Alessandrini.
8184. Cicogna bianca — Ardea ciconia, Linn. rr II cer-
vello, cui sta unita ancora piccola porzione di
midolla spinale, di maschio adulto , nello spirito.
Maggio 1842. Alessandrini.
3324. Id. Le carotidi interne injettate, e tratte fuori dai
canati in cui sono contenute , per dimostrarne it
D*AnATOniA COMPARATA 41
modo d'unione innanzìchè si diramino nel cer-
vello, nello spirito. Agosto 1842. Ercolani.
11Ò9. Id. Gli occhi di due individui adulti, maschio e fem-
mina, conservati nello spirito. 1 due collocati in
alto sul vetro sono quelli del maschio, uno dei
quali aperto mediante sezione orizzontale dalla
cornea lucida all'inserzione del nervo ottico. Di
quelli della femmina uno si è pure conservato in-
tero mentre l'altro aperto con sezione verticale
al centro in direzione trasversa, e portato fuori
il vitreo e la lente, in uno dei segmenti appari-
sce la faccia interna dell'iride, nell'altro porzio-
ne di retina. 1839. Alessandrini.
2844. Id. Gli occhi di femmina adulta, conservati interi
nello spirito. Maggio 1841. Id.
2831. Id. Gli integumenti tolti dalla sinistra zampa dello
stesso individuo, e disseccati onde dimostrare il
bel color rosso naturale dei medesimi. Detto. Dott.
Giacomelli.
2063. Aghirone cinericcio — Ardea major, Linn. = Te-
schio con sezione orizzontale al cranio dalla fron-
te all'occipite, per dimostrare la forma ed esten-
sione della cavità encefalica ad illustrazione del
sistema di Gali, esteso da Vimont anche a questa
classe d'animali. 1839. Alessandrini.
2064. Id. Un secondo teschio con sezione verticale pel lungo
al centro, che comprende le mascelle e dimostra
così anche le fosse nasali, e la cavità della boc-
ca. Detto. Id.
3166. Aghirone porpureo — Ardea purpurea, Linn. =
La testa di un maschio adulto nella quale si è
preparato in luogo il cervello, veduto nella fac-
cia superiore. Da un lato si dimostra aperta an-
che la fossa nasale, ed ima setola segna la larga
comuQicazione che esìste tra la destra , e la sini-
43 CATALOGO DEL GABINETTO
stra fossa corrispondentemente al luogo dove si
vedono le esterne aperture delle narici. Prepara-
zione conservata nello spirito. Aprile 1842. Id.
1183. Id. Gli occhi conservati interi nello spirito. 1830. Id.
2062. Aghirone egretta — Ardea egretta thmn. =. Il te-
schio di una femmina adulta con sezione orizzon<
tale al cranio dalla fronte all'occipite. 1839. Id.
3478. Id. La testa nella quale si dimostra che niuna dira-
mazione nervosa passa pel canale dell' anlivestibo-
lOj e che derivano dal 5.** pajo le ramificazioni
nervee, che passando fra il plesso del Bahuer
vanno ai muscoli dell'occhio: l'apparato destro
è rimosso dalla naturale posizione, nello spirito.
Marzo 1843. Doti. Ercolani.
1465. Aghirone Sgarzetta. — Ardea Carretta, Linn. ^
Individuo maschio nel quale dal lato sinistro si
è preparato l' andamento del tronco del gran sim-
patico, nello spirito, 1835. Alessandrini.
2058. Aghirone nitticora — Ardea nycticorax, Linn. =
Teschio con sezione orizzontale al cranio dalla
fronte all'occipite che dimostra la forma e capa-
cità della cavità encefalica. 1839. Id.
2069. Id. Teschio di un secondo individuo con sezione con-
dotta obliquamente dall'uno all'altro temporale.
Detto. Id.
2000. Id. con sezione verticale trasversa circa alla metà del
cranio. Detto. Id.
2061. Id. con sezione verticale longitudinale pel centro,
che comprende tanto il cranio, quanto le ma-
scelle, detto. Id.
3156. Id. Una testa di maschio nella quale, scoperto il
cervello nella sua faccia inferiore, si dimostra
l'inserzione della maggior parte dei nervi cere-
brali, ed in special modo l'Hippophysis o glan-
dola pituitaria. Si è preparalo io parie anche l'or-
d'anATOHIA COnPARATA 43
gano dell' olfato aprendo la sinistra fossa nel pia-
no inferiore. Nello spirito. Maggio 1842. Id.
1890. Id. Altra testa spogliata soltanto dei comuni integu-
menti. Nello spirito. Id.
2056. Aghirone stellare — Ardea stellaris, Linn. == Te-
schio con sezione orizzontale nel cranio fatta in
grande prossimità della base. 1839. Id.
2056. Id. Un secondo teschio, pure con sezione orizzon-
tale, ma condotta più io alto. Detto. Id.
NUOTATORI.
2081. Sterna nera — Sterna nigra, Linn. = Il teschio
con sezione orizzontale. 1839. Alessandrini.
3052. Laro crepidato — Larus crepidatus, Gmel. = Le
glandole sopracocigee, ossìa del groppone, nello
spirilo, l.*' Novembre 1841. Doti. Ercolani.
3199. Laro canuto — Larus canus , Linn. =r Gli occhi
interi di maschio adulto, nello spirito. Maggio
1842. Alessandrini.
3202. Id. Le glandole lagrimali rimosse dalla naturale po-
sizione, e conservate nello spirito. In fondo al
vaso vedonsi altre due laminette, che sembrano
glandolari essendo formate di molti globoli^ od
acini insieme uniti, trovate al di sopra dell'orlo
orbitale superiore dal Dolt. Giacomelli nel pre-
parare lo scheletro. Sembrerebbero gli analoghi
delle glandole Meibomiane superiori, ma in mo-
do insolito sviluppale. Dello. Id.
4063. Laro argentato — Larus glaucus , Benicken. = Te-
sta di femmina dell'età di nove in dieci mesi,
nella quale si è scoperto il cervello, nello spi-
rilo. Febbrajo 1847. Dolt. Ercolani.
4091. Id. I piedi dello stesso individuo conservati a secco.
2044. Oca domestica — Anas Anser, Liou. = Teschio
44 CATALOGO DEL GABINETTO
completo e maceralo, diviso perpendicolarmente
pel centro nella direzione longitudinale per di-
mostrare !a capacità e figura delie cavità encefa-
lica e nasale. 1839. Alessandrini^
2045. Id. Altro teschio simile con sezione orizzontale dalla
fronte all'occipite. Detto. Id.
2046. IJ. Un terzo teschio con sezione verticale trasversa
alla metà circa del cranio. Detto. Id.
874. Oca delle nevi — Anas hyperborea, Gmel. =: Le
zampe preparate a secco. 1824. Id.
382. Anitra Cigno salvalico — Jnas Cygnus, Linn. =
Una zampa preparata a secco. 1818. Dott. Notari.
4437. Anitra Cigno domestico — Anas Olor , Linn. = Spo-
gliata la pelvi di tutte le parti molli sonosi la-
sciati in luogo soltanto i principali tronchi si
dei spinali che del gran simpatico. Posteriormen-
te è slata asportala porzione delle ossa innomi-
nale non che la parte annulare delle vertebre onde
scoprire l' inclusa regione delia midolla spinale.
Nello spirito. Maggio 1850. Dott. Giovanardi.
2777. Anitra Cesone — Anas boscas, Linn. = La testa
nella quale, scoperto il cervello; sonosi prepa-
rati nella naturale posizione le inserzioni dei
nervi olfatorio, ottico e trigemini. Questa prepa-
razione dimostra ancora la singolarissima strut-
tura papillare dell'organo del gusto, nello spi-
rito. Marzo 1841. Doli. Ercolani.
3809. Anitra doraeslica — Anas domestica. =. Porzione
del gran simpatico preparato da un lato, in un
coli' arteria vertebrale alla quale si associa. S»no
preparali anche i nervi spinali che appartengono
alla stessa regione, nello spirito. Marzo 1845.
Doli. Giacomelli.
2068. Anitra cercedula — Anas querquedula , Linn. = Te-
schio con sezione orizzontale al cranio dalla fronte
attraverso il foro occipitale. 1839. AlessaodriDi.
D ANATOMIA COMPARATA 45
2069. Id. Un secondo teschio con sezione verticale per lo
lungo al centro, comprese anche le mascelle. Id.
2070. Id. Un terzo teschio con sezione verticale Irasversa
al davanti del foro occipitale. Id.
255. Pellicano Onocrolalo — Pelicanus Onocrotalus, Linn.
== Una zampa dissecata per dimostrare la mem-
brana interdigitale. 1816. Dott. No tari.
256. Id. Un'ala cogli integumenti rovesciati, che dimo-
stra r inserzione delle penne. Preparati e secco. Id.
475. Id. Porzione della membrana cornea che copre il
becco, staccata e dissecata. 1818. Dott. Notari.
1194. Id. Gli occhi conservati interi nello spirito. 1839.
Alessandrini.
1183. Cormorano maggiore — Pg/ecfl«M5 carho, Lìnn. =
Gli occhi conservati interi nello spirito, detto. Id.
2412. Colimbo orecchiuto — Colymbus auritus , Bvìss. =
Occhi con diverse sezioni. Marzo 1840. Id.
RETTILI
TESTUGGINI.
862. Testuggine caouana — Caretta Cephalo , Merrem. =
Due teste di individui giovani, in una delle qua-
li, portala via la parte superiore si dimostra in
luogo il cervello aperto, non che in parte gli or-
gani dell' olfato, e della vista. Da un lato si ve-
dono aperti il vestibolo ed i canali semicircolari ,
non che l'andamento del meato uditivo, la ca-
tena degli ossicini , e la membrana del timpano.
Nell'altra testa, divisa perpendicolarmente al cen-
tro pel lungo si dimostra la cavità con lenente il
cervello, ed il passaggio dei nervi comunicanti
col medesimo. Si vede pur anche porzione della
cavità della bocca, ed il luogo in cui si apre
46 CATALOGO DEL GABINETTO
nelle fauci la tuba dell' Eustacchio. Questa pre-
parazione dimostra altresì il robusto muscolo che,
nato dalla base del cranio, si inserisce nella regione
cartilaginea della predetta tuba sulla quale porta
la propria azione, nello spirito. 1824. Id.
851. Id. Cervello e porzione di midolla spinale fuori di
luogo nel quale si dimostra chiaramente non sola
il punto d'inserzione di tutti i nervi, ma pur
anche i vasi arteriosi riempili mediante artificiale
injezione con spirito di terebintina e cera colorita
in rosso col cinabro , nello spirito. Dello. Id.
872. Id. Le glandole del Barderò tolte dalle orbite di un
altro individuo di maggiore dimensione. In una,
distrutto il tessuto celluioso, si mostra divisa nei
molli lobi che la compongono, nello spirito. Det-
to. Idem.
1455. Id. Mezzo teschio semimacerato nel quale si dimo-
stra nella naturale posizione l'osso timpanico.
1834. Id.
605. Id. Porzione di comuni integumenti , conservala nel-
lo spirilo, nella quale si vede la continuazione
dell'epidermide colla sostanza cornea, non che il
tessuto cellulo-fibroso denso interposto fra la pelle
e l'ossea sostanza, nello spirito. 1821. Id.
SAURII.
383. Cocodrillo del Nilo — Lacerta Crocodilus, Linn.
= La pelle di piccolo individuo conservata nello
spirito. 1818. Prof. Gandolfi.
1140. Id. Pezzi di pelle di vecchio individuo dissecati, e
nei quali si dimostra il modo d'inserzione degli
scudetti ossei , parecchi dei quali vedonsi del tutto
isolati mediante la macerazione. 1828. Alessan-
drini.
d'anatomia comparata 47
1647. Id. Tre delle vescichette secernenli integumentali,
tolte dalle regioni ascellari ed inguinali, e disse-
cate. Dono dell' Eccellrào Sig. Dolt. Giuseppe Fer-
lini, che ne fece incetta durante il suo lungo sog-
giorno nel Senaar. 1836.
3803. Id. Scudetti integumentali rammolliti mediante la lun-
ga macerazione nell'acido idroclorico debolissimo,
potendone per tal modo meglio dimostrare l'in-
tima tessitura, conservali nello spirito. Dicembre
1844. Alessandrini.
1277. Id. La lingua di individuo giovanissimo isolata e con-
servata nello spirito. 1832. Dal Museo Zoologico
dell'Università.
4179. Cocodrillo Luccio — Croc odi lus Lucius, Cuv.z=. Gli
occhi di piccolo individuo, in uno dei quali si è
scoperto del tutto il bulbo conservando soltanto
la membrana nictitans,o terza palpebra coi pro-
prii muscoli: nell'altro sì sono lasciate in luogo
anche le palpebre esterne, e l'inserzione dei prin-
cipali muscoli sì del bulbo, che delle palpebre,
nello spirito. Ottobre 1847. Alessandrini.
4169. Id. Le membrane del timpano cui stanno uniti an-
cora gli ossicini, a secco. Detto. Id.
1878. Id. La pelle del tronco e degli arti dello slesso in-
dividuo, conservata nello spirito: vi è unita an-
cora la maggior parte della mucosa palatina, la
quale offre la regolare disposizione scagliosa che
è propria anche della lingua. Detto. Id.
612. Lucertola volgare — Lacerta agilis, Linn. = Te-
ste di individui adulti nelle quali si è scoperto il
cervello, nello spirito. 1820. Id.
146. Camaleonte comune — Lacerta Chamoeleon , Gmeì.
=:r Gli occhi conservati interi nello spirito. 1807.
Dal Museo Zoologico.
612. Id. Testa nella quale si dimostra a nudo il cervello.
Nello spirito. 1820. Alessandrini.
48 CATALOGO DEL GABINETTO
4277. Id. Due vetri sui quali sono dislese e dissecate por-
zioni di cute e di cuticola. Luglio 1848. Id.
1277. Àmeiva — Lacerta Ameiva, Gmel. =: La lingua,
la superficie libera della quale si vede coperta di
minute scaglie regolarmente disposte, nello spi-
rito. 1832. Dal Museo Zoologico.
4182. Iguana tubercolata — Iguana tuberculata , Laur. =
Brani di pelle staccati dal tronco di un maschio
adulto, nello spirito. Ottobre 1847. Doti. Ercolani.
4187. Id. Gli occhi dello stesso individuo: spogliato del
tutto il bulbo della cellulosa, e dei muscoli pro-
prii, si dimostrano aderenti soltanto alla pelle
mediante la congiuntiva. Nello spirito. Detto. Ales-
sandrini.
OFIDII.
2625. Coluber atrovìrens = L'asse cerebro-spinale pre-
parato in luogo in un grosso individuo, veduto
per la faccia superiore, essendo stala asportata
la volta del cranio e l'arco delle vertebre, nello
spirito. Lo stesso vaso contiene ancora porzione
di un altro individuo nel quale il cervello e parte
della midolla spinale si dimostrano nella loro fac-
cia inferiore. Settembre 1840. Dono del Sig. Prof.
Luigi Calori.
511. Id. Porzione del tronco di individuo adulto nella
quale staccata la cuticola, e sollevala la cute, si
dimostrano i muscoli complicati inseriti nella me-
desima, nello spirito. 1820. Alessandrini.
2006. Id. Porzione di pelle dissecata nella quale essendo
passata l'arlificiale infezione, a cola e cera co-
lorate, nel sistema sanguifero si vede una ele-
gantissima rete vascolare regolarissima , che imita
la disposizione in quinconce delle squame supe-
d'anatomia comparata 49
riori, ed i paralellogrami degli scudi del ventre.
In quasi' ulliraa regione una arteria centrale per-
corre quasi tutta la lunghezza del corpo. 1834. Id.
2643. Id. Una seconda preparazione simile alla precedente,
conservala pure a secco : dono del Sig. Prof. Luigi
Calori. Maggio 1840.
4320. Coluber florulentiis, Geoff. — La pelle dissecata
di quello slesso individuo del quale si conserva
lo scheletro al N. 4315. Novembre 1848.
612. Vipera comune — Pelias berus , Linn. Bonap. =
Teste conservale nello spirilo, nelle quali si è
scoperto il cervello. 1820. Alessandrini.
3636. Id. L'intera pelle, compresa ancora quella della te-
sta, con finissima infezione di color rosso al si-
stema arterioso , conservata a secco. La stessa ta-
voletta contiene ancora porzione di pelle dì altro
individuo, colla stessa qualità di injezione, ma
rovesciala e rotolala a foggia di tubo. Settembre
1840. Dono del Prof. Calori.
4321. Tortrix Scytale, Schlegel — Anguìs Scy tale, LìnQ.
= La pelle mantenuta distesa, e dissecata. Di-
cembre 1848. Alessandrini.
2849. Angue fragile — Anguis fragilis, Linn. =: Maschio
adulto nel quale, stirati a sinistra dell'osserva-
tore, i polmoni ed il tubo digerente, si vede a
lato della colonna spinale il gran simpatico. Pre-
parazione sulla quale il lodato Prof. Calori ha
diraoslrato il detto nervo in questo offidiano ; par-
tecipazione fatta a questa Accad. delle Scienze
dell' Instiluto li 22 Aprile 1841, essendo poscia
stata inserita la mem. colle relative tavole illu-
strative nel tomo VII. pag. 115 dei Nuovi Com-
mentari dell'Accademia stessa , nello spirito. Mag-
gio 1841.
N. Ann. Se, Natur. Sebie III. Tomo 5. 4
50 CATALOGO DEL GABINETTO
BATRACINI
833. Rospo comune — Rana bufo, Linn. =: Femmina
adulta nella quale si è preparalo in luogo l'asse
cerebro-spinale. I tronchi nervosi diretti tanto al-
l'arto anteriore quanto al posteriore vedonsi pre-
parati nel lato sinistro. Inarcata in alto la spina,
ed abbassati i visceri sonosi esposti alla vista i
grossi rami nervosi, che, nati dal gran simpati-
co, e dai tronchi dei nervi spinali si dirigono in
copia ai visceri chilopojetici. Dallo stesso lato si-
nistro si è ancora scoperta ed isolata la serie con-
tinuata degli ossicini dell'udito, sottoponendovi
una laminetla cornea di color fosco. Nello spirito.
1823. Alessandrini.
3814. Rana comune — Rana aesculenta. Lina. ^ Por-
zione di pelle dissecata, nella quale si dimostra
finamente injettato con materia di color rosso il
sistema dei vasi sanguiferi. Marzo 1845. Doti.
Giacomelli.
PESCI
CONDROPTERIGI.
267. Raza — Raja = La testa di specie non determinata
nella quale è preparato d'ambo i lati l'organo
dell'udito, nello spirito. 1816. Dott. Notari.
2519. Torpedine del Galvani — Torpedo Galvanii, Ris-
so 1= Il cervello, e parte della midolla spinale
preparali nella naturale posizione in un piccolo
individuo. Dal lato destro sonosi asportate tutte
le parti, compresa porzione della teca cartilaginea
del cranio, e della colonna vertebrale, onde si
d'anatomia comparata 51
vedano più dislìntamente i nervi comunicanti col-
le diverse regioni del cervello, e delle parti
superiori della midolla. Dalia parte opposta si
dimostrano i tronchi nervosi immersi nella sostan-
za dell'organo elettrico interamente scoperto nella
regione superiore; nella inferiore poi vi sono an-
cora aderenti gli integumenti , asportato però tutto
l'arco cartilagineo che circonda il predetto orga-
no, e sostiene i raggi della vasta pinna pettorale,
nello spirito. Maggio 1840. Alessandrini.
2521. Id. Una femmina del peso di una libbra ed once
cinque boi. nella quale sonosi preparati nella na-
turale posizione gli organi elettrici, coi nervi sui
medesimi diramati, lasciata intatta la parete ad-
dominale, tolta soltanto la pelle onde si vedano
i muscoli. Detto. Id.
{sarà continuato)
VOCABOLARIO
DEI SINONIMI CLiSSICl DELL' ORNITOLOGIA EUROPEI
(Continuazione , vedi Ser. HI. T. IV. pag. 386.)
Stella, Charlet. v. Otis Tetrax, Lino.
Stella Avis, Aldrov. v. Otis Tetrax, Linn.
Stellarla, Bp. v. Stelleria, Bonap.
Stellarla Dispar^ Bonap. v. Stelleria Dispar, Bonap.
Stelleria , Bonap. Cat. gen. 232.
Anas Pallas, Sparm. , Grael., Lath., Temm.
Eniconetta, Gr.
£3 VOCABOLARIO
Harelda, Bl. e L.
Macropus, Nati.
Polystica, Eyton.
Slellaria, Bonap. list. gen. 281.
Stelleria Dispar, Bonap. Cat. sp. 457.
Anas Beringi , Lalh.
Anas Dispar, Sparm.^ Gmel., Temm., Lath.
Anas Stelleri, Pallas, Schl.
Eniconelta Stelleri, G. R. Gray.
Harelda Stelleri , K. e Bl.
Polysticla Stelleri , Eyton.
Stellarla Dispar, Bonap. list. sp. Eur. 418.
Stercorarius, Briss. v. Catarracla, Bay.
Stercorarius, Briss. v. Lestris, 111.
Stercorarius Catarractes, Vieill. v. Catarracla Skua , Brum.
Stercorarius Longicaudatus, Briss. v. Lestris Parasitica,
K. e Bl.
Stercorarius Striatus, Briss. v. Lestris Pomaria, Temm.
Sterna, Linn., Bonap. etc.
Hirundo, Bay., Will. , Sibb. , Linn., Rzac.
Larus, Marsil., Gesner.
Thalassea, Kaup.
Sterna, Linn. v. Anous, Leach.
Sterna, Moni. v. Gelochelidon , Brehm.
Sterna, Linn. v. Kydrochelidon , Boie.
Sterna, Lalh. v. Sylochelidoa, Brehm.
Sterna, Gmel. v. Thalasseus, Boie.
Sterna Affinis, Horsf. v. Gelochelidon Anglica, Brehm.
Sterna Affinis Riipp. v. Thalasseus Affinis, Bonap.
Sterna Africana. Gmel. v. Thalasseus Cantiacus, Boie.
Sterna Anglica, Moni. v. Gelochelidon Anglica, Brehm.
Sterna Anglica, Temm. v. Sterna Macrura, Naum.
Sterna Arabica, Ehremb. v. Gelochelidon Anglica, Brehm.
Sterna Arabica, Ehremb. v. Thalasseus Affinis, Bonap.
Sterna Aranea, Vieill. v. Gelochelidon Anglica, Brehm.
D'ORNITOLOCfA EUROPEA 63
Sterna Argentala, Brehm. v. Sterna Macrura, Naurn.
Sterna Atricapilla, Brìss. v. Hydrochelidon Leucoplera,
Boie.
Sterna Boysii, Lath. v. Thalasseus Canliacus, Boie.
Sterna Boysii var. B. Lalh. v. Hydrochelidon Fissipes,
Bonap.
Sterna Broiine, v. Ruffinus, Briss.
Sterna Brachyiarsa , Grab. v. Sterna Macrura , Nanni.
Sterna Canescens, Mez. v. Thalasseus Cantiacus, Boie.
Sterna Canliaca , Gmel. v. Thalasseus Canliacus, Boie.
Sterna Caspia, Lalh. v. Sylochelidon Caspia, Brehm.
Sterna cauda cuniformi, corpore nigro fronte albicanti, v.
Anous Slolidus, Gray.
Sterna Cayana , Lalh. v. Sylochelidon Caspia, Brehm.
Sterna Cinerea, Briss. v. Hydrochelidon Leucoptera, Boie.
Sterna Colunibina , Schrank. v. Thalasseus Canliacus, Boie.
Sterna Dougalli , Temm. v. Sterna Paradisea, Brum.
Sterna Douglasi, Moni. v. Sterna Paradisea, Brum.
Sterna Fissipes, Linn. v. Hydrochelidon Fissipes, Bonap.
Sterna Fissipes, Pallas. v. Hydrochelidon Leucoptera, Boie.
Sterna Fhiviatilìs, Naum. v. Sterna Hirundo, Linn.
Sterna Hirundo , Linn., Bonap., Temm., Ranz. , Savi,
Grael. , Ben., Schl.^ Bew. ,Durazzo, Risso,
Cresp. , Cara eie.
Hirundo Marina, Willugh. , Ray., Sìbb. , Lìqd.
Sysl. Nat., Rzac.
Hirundo Marina Major, Rzac.
Larus Albicans , Marsil.
Larus Minor, Gesner.
Sterna Fiuviatilis, Naum.
Sterna Major, Briss.
Sterna Marina, Ray. , Eyton. , Will.
Sterna Turneri, Will. , Ray. , Sibb. , Klein. , Rzac.
Sterna vel Strina, Gesner.
Ranzani è nell'idea che la S. Hirundo non dif-
ferisca dalla Sterna Paradisea.
54 VOCABOLARIO
Sterna Hirundo , Renz. v. Sterna Paradisea , Bruni.
Sterna Hirundo, Faber. v. Sterna Macrura, Naum.
Sterna Hybrida, Pallas. v. Hydrochelidon Hybiida, Bonap.
Sterna Leucoparcia, Kaup. v. Hydrochelidon Hybrida, Bp.
Sterna Leucoplera, Temm. v. Hydrochelidon Leucoptera,
Boie.
Sterna Macrura, Naum., Bonap. Cat. sp. 483. Schl,
Sterna Arclica , Temm. , Savi , Bonap. list. sp.
Europ. 446., Eylon, Durazzo, Jengus^ Sel-
by. 5 Gould.
Sterna argentata, Brebm.
Sterna Brachytarsa? Graba.
Sterna Hirundo, Faber,
Sterna Nitzchii? Kaup.
Temrainck considera come sinonimi della S. Ma-
crura la Brachytarsa e la Nitzchii, però il
Principe Bonaparte considera quale specie di-
stinta quella di Kaup.
Sterna Marina, Bay. v. Sterna Hirundo, Linn.
Sterna Major, Briss. v. Sterna Hirundo, Linn.
Sterna Media, Horsf. v. Gelochelidon Anglica, Brehm.
Sterna Media, Horsf. v. Thalasseus Affinis, Bonap*
Sterna Media, dorso fusco, ventre, uropygio et fronte al-
bidis, Brown. v. Puffinus Cinereus, Steph.
Sterna Megarhyncha, Meyer. v. Sylochelidon Caspia, Brehm.
Sterna Melapoleucos, S. G. Grael. v. Hydrochelidon Mi-
nuta, Bonap.
Sterna Minor, Briss. v. Hydrochelidon Minuta, Bonap.
Sterna Minuta, Linn. v. Hydrochelidon Minuta, Bonap.
Sterna Naevia, Briss. v. Hydrochelidon Fissipes, Bonap.
Sterna Naevia, Linn. v. Hydrochelidon Leucoptera, Boie.
Sterna Nebilosa, Sparm. v. Thalasseus Caniiacus, Boie.
Sterna Nigra, Linn. v. Hydrochelidon Leucoptera, Boie.
Sterna Nigra, Linn. v. Hydrochelidon Minuta, Boie.
Sterna Nigra, Auct. v. HydrochelidoD Fissipes, Bonap.
d'ornitologia europea 55
Slerna Nitzchii, Kaup. Bonap. Cai. sp. 484.
Secondo Schlegel è specie dubbiosa.
Sterna Nitzschii, Kaup. v. Sterna Macrura, Naum.
Sterna Obscura, Grael v. Hydrochelidon Fissipes, Bonap.
Sterna Obscura, Gniel. v. Hydrochelidon Leucoplera, Boie.
Slerna Paradisea, Brun. , Bonap., Schl.
Slerna Dougalli, Temm. , Savi, Eyion, Ben.,
Bonap. list. sp. Eur. 446., Durazzo, Cresp.
Slerna Douglas!, Moni., Bzac, Kaup.
Sterna Hirundo, Renz.
Thalassea Douglasi, Kaup.
Sterna Paradisea, v. Slerna Hirundo, Linn.
Sterna Parva, Penn. v. Hydrochelidon Minuta, Bonap.
Sterna Philippina, Lalh. v. Anous Stolidus, Gray.
Sterna Plumbea, Wils. v. Hydrochelidon Leucoplera, Boie.
Slerna rectricibus maximis nigrìs^, Linn. v. Lestris Para-
sitica, K. e BI.
Sterna Stolida, Linn. v. Anous Stolidus, Gray.
Sterna Striata, Gmel. v. Thalasseus Cantiacus, Boie.
Sterna Slubberica, Ott. v. Gelochelidon Anglica, Brehra.
Sterna Slubberica, Otto. v. Thalasseus Cantiacus, Boie.
Sterna Turneri, Will. v. Sterna Hirundo, Linn.
Sterna vel Strina, Gesn. v. Slerna Hirundo, Linn.
Slerna velox Riippell, Bonap. Gal. sp. 485.
Schlegel non ammette questa specie come Eu-
ropea.
Slernula, Boie. v. Hydrochelidon, Boie.
Slernula Minuta, Boie. v. Hydrochelidon Minuta, Bonap.
Slreparola, Bonap. v. Sylvia, Lalh.
Slreparola Conspicillala, Bonap. v. Sylvia Conspicillata,
Marsil.
Streperà , Briss. v. Chaulelasmus, Gray.
Streperà, Briss. v. Chaulelasmus Slreperus, Gray.
Slrepsilas, IH. , Bonap., Temm., Ranz., Savi, Less., Leach.,
Steph. , Eyton, Vig., Ben., Durazzo, Risso,
Cresp. eie.
56 TOGABOLABIO
Arenaria, Vieill. , Briss.
Charadrius, Gmel., Pallas.
Cinclus, Mochr. , Gray.
Morinclla, Mey. , Nils.
Tringa, Linn. , Gmel., Lalh.
Strepsilas Collaris, Temm. v. Strepsilas Interpres, III.
Arenaria Cinerea, Briss.
Arenaria Interpres, Vieill.
Charadrius Cinclus, Pallas.
Cinclus Morinellus, Gr.
Librazinus Brevirostris, Cupani.
Morinella Collaris, Mey., Nils.
Strepsilas Collaris, Temm., Ranz. , Ben., Less.,
Risso, Cresp. etc. ^
Strepsilas Interpres, Schl.
Strepsilas Melanocephala , Vig.
Tringa Interpres, Linn., Lath. , Gmel.
Tringa Liltorea, Gmel.
Tringa Morinella , Linn. , Gmel. Giovine che non
ha compito l'anno.
Strepsilas Interpres, Schl. v. Strepsilas Collaris, Temm.
Strepsilas Melanocephala , Vig. v. Strepsilas Interpres, Schl.
Strigiceps, Bonap. v. Circus, Briss.
Strigiceps Cineraceus, Bonap. v. Circus Cineraceus, Montag.
Strigiceps Pallidus, Bonap. v. Circus Swainsoni, Smith.
Strigiceps Pygargus, Bonap. v. Circus Cyaneus, Bechst.
Slrix, Linn., Bp,, Ranz. , Temm., Sav. , Less., Cuv. ,
Ben., Duraz.', Risso, Cresp.
Noctua , Friscb.
Otus, Rzac.
Surnia* Dumont.
Tuidara, Mar.
Ulula , Klein. , Schw. , Gesn. , Rzac. , Barr.
Strix, Temm. v. Athene, Boie.
Slrix degli Autori, v. Bubo, Cuv.
d'ornitologia europea 67
Strix, Linn. v. Glaucidium, Boie.
Strix degli Autori , v. Nyctale , Brebm.
Strix, Linn. v. Nyctea, Sleph.
Strix, degli Autori, v. Olus, Cuv.
Strix, degli Autori, v. Plynx, Blight.
Strix, Linn. v. Scops , Sav.
Strix, Lath. v. Surnia, Dura.
Strix, degli Autori, v. Syrnium , Sav.
Strix, degli Autori, v. Ulula, Cuv.
Strix Acanica, Linn. v. Glaucidiura Passerinum, Boie.
Strix Accadiensis, Lath. v. Glaucidinm Passerinum, Boie.
Strix Accipitrina;, Pallas. v. Athene Noctua, Boie.
Strix Accipitrina, Pallas. v. Otus Arachyotus, Boie.
Strix Agolius, Pallas. v. Otus Brachyoius, Boie.
Strix Alba, Grael. v. Syrnium Aluco, Boie.
Strix Alba var. Sepp. v. Strix Flammea, Linn.
Strix Aluco, Linn. v. Syrnium Aluco, Boie.
Strix Arctica, Sparm. v. Otus Brachyoius, Boie.
Strix Ascalaphus, Temm. v. Bubo Ascalaphus, Savig.
Strix Barbata, Pallas. v. Syrnium Cinereus, Bonap.
Strix Brachyotus, Linn. v. Olus Brachyoius, Boie.
Strix Brachyra , Nils. v. Otus Brachaolus , Boie.
Strix Bubo, Linn. v. Bubo Maximus, Sibb.
Strix Bubo Alheniensis, Gmel. v. Bubo Maximus, Sibb.
Strix Candida, Lath. v. Nyctea Candida, Bonap.
Strix capite aurilo, corpore Rufo; Linn. v. Bubo Maxi-
mus, Sibb.
Strix capite aurito pennis Sex, Linn. v. Otus Vulgaris,
Flemm.
Strix capile laevi, corpore fusco, remigibus albis macu-
lis, quinque ordinura , Linn. v. Alhene No-
ctua , Boie.
Strix capile laevi, corpore luteo, Linn. v. Strix Flammea ,
Linn.
Strix Carniolica, Lina. v. Scops Zorca, Bonap.
58 TOCABOLARIO
Slrix Cinerea, Gmel. v. Syrniurn Cinereus, Bonap.
Strix Cinerea, Willugh., Ray., v. Syrniurn Aluco, Boie.
Slrix Dasypus, Bechsl. v. Nyclale Turnerea, Bonap.
Slrix Flammea, Lino., Bonap., Savi , Teram. , Ranz., Ey-
lon, Wills., Ben., Durazzo. , Risso, Cresp. eie.
Muco Minor, Aldrov. , Jonst.
Noclua Guttala, Friscb.
Otus Tiirneri, Rzac.
Slrix Albo var. Sepp.
Strix capite laevi, corpore luteo, Faun. Saec.
Linn. N. 49.
Strix Gavanica, Gmel., Wurmb. , Horsf. , Lesson
fa una domanda se questa è una varietà della
S. Flammea.
Strix Pralincola, Bonap.
Tuidara Brasilensis, Maregr.
Ulula Aluco Aldrovandi, Klein.
Ulula Cinerea raaculis ferrugineis ditulis, Barr.
Ulula Flammea, Cuv.
Ulula Flarameala, Schw. , Gesn. , Rzac.
Slr
Str
Str
Slr
Str
Slr
Slr
Str
Slr
Str
Slr
Str
Slr
Slr
Slr
X Funerea, Frisch. v. Alhene Noctua, Boie.
X Funerea, Linn. v. Nyclale Funerea, Bonap.
X Funerea, Lath. v. Surina Ulula, Bonap.
X Gavanica, Gmel. v. Slrix Flammea, Linn.
X Gin, Lath. v. Scops Zorca, Bonap.
X Hudsonia, Linn. v. Surnia Ulula, Bonap.
X Lapponica, Sparm. v. Syrniurn Cinereus, Bonap.
X Lilurala, Relz. v. Ptynx Uralense, Bl.
X Macrocephala, Meisner. v. Ptynx Uralense, Bl.
X Macrura, Nalt. v. Ptynx Uralense, Bl.
X Naevia, Daud. v. Nyclea Candida, Bonap.
X Nebulosa, Linn. v. Ulula Nebulosa, Cuv.
X Nisoria, Meyer. v. Surina Ulula, Bonap.
X Nivea, Thurberg. v. Nyclea Candida, Bonap.
X Nociua, Relz. v. Athene Noclua, Boie.
d'ornitologia europea 69
Strix Noclua , Tengm. v. Nyclale Funerea , Bonap.
Strix Noclua, Gmel. v. Syrnium Aluco, Boie.
Strix Noctua Meridionalis, Sebi. v. Atbene Noclua, Boie.
Slrix Nudipes, Nils. v. Alhene Noctua, Boie.
Strix Nudipes, Nils. v. Glaucidium Passerinum, Boie.
Slrix Nyclea, Linn. v. Nyclea Candida, Bonap.
Slrix Palustris, Seimess. v. Olus Brachyotus , Boie.
Strix Passerina, Temm. v. Alhene Noctua, Boie.
Strix Passerina, Linn. v. Glaucidium Passerinum, Boie.
Strix Passerina, Pallas. v. Nyctale Funerea, Bonap.
Slrix Pralincola, Bonap. v. Slrix Flammea, Linn.
Strix Pusilla, Daud. v. Glaucidium Passerinum, Boie.
Slrix Pygmea, Bechst. v. Glaucidium Passerinum, Boie.
Strix Olus, Linn. v. Olus Vulgaris, Flemm.
Strix Bufa, Gmel. v. Syrnium Aluco, Boie.
Strix Scandiaca, Linn. v. Bubo Maximus, Sibb.
Strix Scops, degli Autori, v. Scops Zorca, Bonap.
Slrix Soloniensis, Gmel. v. Syrnium Aluco, Boie.
Strix Stridula, Nov. Ad. Acad. Suec. v. Olus Brachyo-
tus, Boie.
Strix Stridula, Gmel. v. Syrnium Aluco, Boie.
Strix Stridulala, Linn. v. Syrnium Aluco, Boie.
Strix Sylvestris, Gmel. v. Syrnium Aluco, Boie.
Strix Tengmalmi , Grael. v. Nyctale Funerea, Bonap.
Strix Tengmalmi, var. Lath. v. Glaucidium Passerinum,
Boie.
Strix Tripennis, Schr. v. Olus Brachyotus, Boie.
Slrix Ulula, Linn. cur. Grael. v. Olus Brachyotus, Boie.
Slrix Ulula, Linn. v. Surnia Ulula, Bonap.
Slrix Uralensis, Pallas. v. Plynx Uralense , Bl.
Slrix Zorca, Linn. v. Scops Zorca, Bonap.
Slrobilophaga , Vieill. v. Corythus, Cuv.
Slrobilophaga Enuclealor, Vieill. v. Corythus Enuclea-
tor, Cuv.
Slroparola, Schw. v. Anihus, Bechst.
60 VOCABOtARlO
Slroparola, Schw. v. Antluis Cempestris, Mey.
Slropai'ola, Jonst. v. Calamoherpe, Boie.
Slroparola, Aldrov. v. Sylvia, Lalh.
Slroparola Altera, Jonst. v. Calamoherpe Arundinacea ,
Boie.
Slroparola Vulgo, Aldrov. v. Sylvia Cinerea, Bonap.
Struthio ex China, Klein, v. Balearica Pavonica, Vig.
Strulhus, Boie, Ronap.
Emberiza, Linn. , Gmel. , Terara. , Wils.
Fringilla, Mill., Forst., Linn.
Horlulanus , Briss.
Niphaea, Andub.
Strulhus, Boie. v. Fringilla, Linn.
Strulhus Hyeinalis, Bonap.
Emberiza Hyemalis, Linn., Gmel., Temm.
Emberiza Nivalis, Wills.
Fringilla Hudsonia, Mill., Forst.
Fringilla Hyemalis, Linn., Schlegel non l' am-
mette come specie Europea.
Horlulanus Nivalis Niger , Briss.
Sturnus, Linn., Bonap. ed Autori.
Slurnus, Linn. v. Accentor , Bechst.
Sturnus, Aldrov. v. Acridolheres , Ranz.
Slurnus, Linn. cur. Gmel. v. Cinclus, Bechst.
Sturnus Albus, Briss. v. Sturnus Vulgaris, Linn.
Sturnus Alter, Jonst. v. Sturnus Vulgaris, Linn.
Slurnus Candidus, Schw. v. Sturnus Vulgaris, Linn.
Slurnus capile albo, Aldrov. v. Slurnus Vulgaris, Linn.
Slurnus Cinclus, Linn. cur. Gmel. v. Cinclus Acquaticus,
Bechst.
Sturnus Cinereus, Briss. v. Sturnus Vulgaris, Linn.
Slurnus Cinereus Jonstoni, Barr. v. Sturnus Vulgaris,
Linn.
Slurnus Collaris, Scop. v. Accentor Alpinus, Bechst.
Sturnus Leucocephalus, Briss. v. Slurnus Vulgaris, Lino,
D ' ornitologia'europea 61
Sturnas Leucomelas, Briss. v. Sturnus Vulgaris, Lino.
Sturnus Marinns, Aldrov. v. Acridolheres Roseus, Ranz.
Sturnus Maritanicus, Lath. v. Accentor Alpinus, Bechsl.
Sturnus Maritanus, Lino. v. Accentor Alpinus, Bechst.
Sturnus Niger, pectore albo^ Lina. v. Cinclus Aqualicus^
Bechsl.
Sturnus Pratorura Vulgaris, Klein, v. Sturnus Vulgaris,
Linn.
Sturnus Pullus Jonstoni , Barr. v. Sturnus Vulgaris , Linn.
Sturnus Roseus, Scop. v. Acridotheres Roseus, Ranz.
Sturnus Tertius, Jonst. v. Sturnus Vulgaris, Linn.
Sturnus Unicolor, Marmora, Bonap., Savi, Terara.,GouId.,
Ranz<, Less. , Ben., Risso, etc
Sturnus Vulgaris Unicolor, Schl.
Sturnus Varius, Wolf. v. Sturnus Vulgaris, Linn.
Sturnus Vulgaris , Linn. , Bonap. , Aldrov. , Temm. , Ranz. ,
Savi, Schl. , Less., Lath., Vieill. , Roux. ,
Nils., Briss. , Willugh., Ray. , Ben., Du-
razzo. Risso, Cresp. , Cara, Drum. etc.
Sturnus Albus, var. B. Briss., Aldrov., Will.
Sturnus Alter , Jonst.
Sturnus Candidus, var. Schw.
Sturnus capite albo var., Aldrov.
Sturnus Cinereus var. D. Briss., Aldrov., Charlet.
Sturnus Cinereus Jonstoni var. Barr.
Sturnus Leucocephalus var. C. Briss.
Sturnus Leucomelas, var. B. Briss.
Sturnus Pratorum Vulgaris, Klein.
Sturnus Pullus Jonstoni, Barr. Ornith.
Sturnus Tertius, Jonst.
Sturnus Varius, Wolf. e May.
Sturnus Vulgaris Uniculor , Schl. v. Sturnus Unicolor Mar-
mora, Bonap.
Subbuteo, Rzac. v. Circus, Briss.
Subbuleo, Gesner. v. Circus Cyaneus, Bechst.
62 VOCABOLARIO
Subbuleo , Jonsl. v. Falco , Linn.
Subbuteo Bellonii, Aldrov. v. Falco Subbuleo, Linn.
Subbuleo si ve Hypolriorchis ^ Jonsl. v. Falco Subbuteo,
Linn.
Subbuteo Turneri, Rzac. v. Cinclus Cyaneus, Bechst.
Sula , Briss. , Bonap. , Temra. , Ranz. , Lacep. , Less- , Mey. ,
Eylon, Raj., Will.
Anser, Ray., Will., Gesn. , Aldrov., Jonsl.
Dypsorus, 111.
Graculus, Mochr.
Morus, Vieill.
Sula Alba, Mey. v. Sula Bassana, Briss.
Sula Bassana, Briss., Bp. , Temm. , Lacep. , Eyton , SchL
Anser Bassanus, Ray., Will., Gesner., Aldrov.,
Jonsl.
Graculus, Mocbr.
Morus Bassanus, Vieill.
Pelecanus Bassanus, Gmel., Linn. var. B. Lath.,
Bewick.
Pelecanus Maculalus, Gmel.
Pelecanus Punctatus? Sparm.
Plancus, Anser Bassanus, Klein.
Plancus Congener Anseri Bassano, Klein.
Siila Alba, Mey., Ranz., Temm., Less.
Siila Boleri, Rzac, Will.
Sula Major, Briss.
Sula Melanura, Temm.
Sula Hoieri, Rzac. v. Sula Bassana, Briss.
Sula Major, Briss. v. Sula Bassana, Briss.
Sula Melanura, Temm. v. Siila Bassana, Briss.
Surnia, Dum. , Bonap., Cuv., Less., Boie.
Slrix, Lath., Lino., Nils., GraeL, Meyer.
Surnia j Bonap. v. Athene, Boie.
Surnia, Selby. v. Nyclea, Steph.
Surnia, Boie. v. Ptynx, Blighl.
d'ornitologia europea €3
Surnia, Dum. v. Strix^ LinD.
Surnia Funerea, Dura. v. Surnia Ulula, Bonap.
Surnia Hudsonia, Boia. v. Surnia Ulula, Bonap.
Surnia Noctua, Bonap. v. A.lhene Noctua, Boie.
Surnia Noctua, var. MiihI. v. Athene Noctua, Boie.
Surnia Nyctea, Selby. v. Noctua Candida, Bonap.
Surnia Ulula, Bonap.
Strix Funerea, Latb. , Linn., Gmel. , Sdii.
Strix Hudsonia, Linn., Gmel.
Strix Nisoria, Mey.
Strix Ulula , Linn., Nils.
Surnia Funerea, Dura., Bonap.
Surnia Hudsonia, Boie.
Surnia Uralense, Boie. v. Ptynx Uralense, Bl.
Sylbeocyclus , Bonap. v. Podiceps , Lath.
Sylbeocyclus Minor, Bonap. v. Podiceps Minor, Lalh.
Sylochelidon , Brehm., Bonap., Durazzo.
Hydroprogne^ Kaup.
Nelopus, Wagl.
Sterna^ Lath., Mey., Pallas, Tenam. , Ranz.,
Savi, Eyton, Bonap. Specchio Comp. , Cresp.
Thalasseus, Boie.
Sylochelidon Caspia, Brehm., Bonap., Durazzo.
Sterna Caspia , Lath. , Pallas , Ranz. , Temm. ,
Savi, Schl.,Eylon, Bonap. Specchio Comp.,
Cresp. etc.
Sterna Megarhyncha, Mexer.
Thalasseus Caspius, Boie.
Temrainck Man. d'Ornith. parte 2.* pag. 734.
osserva ohe l' uccello indicato col nome di
Sterna Caspia Sparm. è sinonimo della Ster-
na Cayana, Lath.
Sylvia, Lalh. , Bonap. , Cuv., Vieill., Temm., Ranz., Less.,
Savi, Wolf., Mayer, Gmel., Roux, Bechst.
Curruca, Bechst., Briss. , Eyton, Risso.
64 VOCABOLARIO
Ficedula, Raj, Barr. , Will.
LusciDia , Klein.
Motacìlla, Linn., Barr., Pallas, Gmel.
Parus, Briss., Rzac.
Passer, Rzac.
Stroparola, Bonap., Aldrov.
Sylvia, Lalh. v. Accenlor, Bechst.
Sylvia, Bechst. v. Adophoneus, Kaop.
Sylvia, Temm. v. Agrobates, Sw. .
Sylvia, Lath. v. Anthus, Bechst.
Sylvia, Klein, v. Budytes, Cuv.
Sylvia, Klein, v. Bulalis; Boie.
Sylvia, V. Calamodyta, Bonap.
Sylvia, Mey. v. Calamoherpe, Boie.
Sylvia, Marmerà, v. Cellia, Bonap.
Sylvia, Temni. v. Cislicola, Less.
Sylvia, Lalh. V. Curruca, Briss.
Sylvia, Lalh. v. Cyanecula , Brehm.
Sylvia, Lalh. v. Hypolais, Brehm.
Sylvia, Licht. v. Iduna, K. e Bl.
Sylvia, Mey. v. Lusciniopsis, Bonap.
Sylvia, Lalh. v. Meliogophilus, Leach. ^
Sylvia, Lalh. v. Molacilla, Linn.
Sylvia, Lalh. v. Muscicapa, Linn.
Sylvia, Savi. v. Petrocincla, Vigors.
Sylvia, Savi. v. Petrocossydhus , Boie.
Sylvia, Bechst. v. Philomela, Briss.
Sylvia, v. Phylopneusle, Meyer.
Sylvia , Lalh. v. Pralincola , Kaup.
Sylvia, Lath. v. Pyrophlalma, Bonap.
Sylvia, V. Regulus , Ray.
Sylvia, Lalh. v. Riibecula, Briss.
Sylvia, Lath. v. Rulicilla, Ray.
Sylvia, Lalh. v. Saxicola, Bechst.
Sylvia , Lath. Troglodiles , Viei'il.
d'ornitologia europea <S&
Sylvia , Savi. ?. Turdus , Linn.
Sylvia Abietina, Nilss. v. Phyllopneuste Rufa, Bonap.
Sylvia Aedonia, Vieill. v. Sylvia Subalpina, Bonelli.
Sylvia Albini, Albin. v. Calamodyta Locustella, Bonap.
Sylvia Aliis, Rzac. v. Rubecula Familiaris, Bl.
Sylvia Alpina, Lath. v. Accentor Alpinus; Bechst.
Sylvia Anloides , Vieill.
Motacilla Novaeboracensis , Lino., Gmel.
Sciurus Acquaticus, Sw.
Scbinz Faun. Europ. riporta questa specie co>
me presa nella Svezia, Schlegel però non
r ammette come formante parte del Cat. Or-
nit. Europeo.
{sarà continuato)
RfOTA
SOPRA
DM SISGOIARE MOSTRUOSITÀ DI DM RAZZA
DEL DOTTOR F. DE FILIPPI
Professore di Zoologia nella Università di Torino.
V egregio Sig. Gaetano Cara , Direttore del R. Museo
di Cagliari , al cui zelo , al cui disinteresse deve quello
stabilimento una moltitudine di oggetti preziosi raccolti
nell'isola, mi ha veramente sorpreso in mostrarmi uno
strano pesce da esso acquistato per quella collezione zoo-
logica, nel quale si trovano riuniti ai generali caratteri
delle Razze, altri non solo proprj , ma così eccezionali,
da lasciar lungo tempo sospeso il giudizio intorno alla
precisa sua determinazione (Vedi Tav. II.).
N. Ann. Se. Natur. Sesie III. Tomo 5. 5
66 nOSTRUOSITÌ
Ciò che maggiormente colpisce in questo individuo,
risiede nelle pinne pettorali non congiunte col capo, e
nella posizione delle fenditure branchiali, quattro delle
quali assai aperte e distinte sono poste ai lati del collo,
come negli Squali, mentre la quinta quasi impercettibile,
è collocata sulla faccia inferiore del corpo. Il capo è assai
grosso, ed offre alla sua parte dorsale, nel mezzo del
contorno del fronte una piccola verruca. Tutti gli altri
caratteri si accordano talmente con quelli di una Pastinaca
( Trygon), che stimando inutile affatto il qui singolarmente
enunciarli, mi limito a confermare il detto con un'esatta
figura rappresentante il pesce dalla sua faccia ventrale.
Resta ora il problema intorno al valore da accordarsi
ai caratteri mentovati siccome proprj di questo individuo,
e che lo distaccano non solo dalle vere e normali Pasti-
nache, ma da lutti i Rajidi. Certamente, obbedendo alla
prima impressione, sarebbe da giudicarsi esso siccome for-
mante il tipo di un genere nuovissimo, anzi di una fami-
glia intiera intermedia alle due degli Squalidi e de' Rajidi.
Per tale opinione propendeva realmente il Sig. Cara, die-
tro l'assicurazione avuta dai pescatori d'altri individui con
forme precisamente uguali , tratti dalle profondità del mare
presso Cagliari. Ma d' altra parte que' caratteri così ecce-
zionali si trovano associati ad altri troppo precisi ed in
maggior numero, non solo rivelanti una Pastinaca in ge-
nere, ma in ispecialità la Pastinaca comune ( T'ry^on pasfj-
naca): di maniera che non v' ha dubbio doversi l'indi-
viduo che forma oggetto della presente nota considerare
come una mostruosità della specie anzidetta.
Una recente memoria sui cambiamenti morfologici delle
Torpedini pubblicata dal Sig. Leukart di Gottinga (ora
professore a Giessen) (1) non solo mi autorizza a confer-
ei) Zeìtsckri/ft filr wissenschaftliche Zoologie von v. Siehold
und Koelliher. Voi. 2. pag. 254.
DI VRA BAZZA 67
tuarmi su questa opinione , ma a determinare più spe-
cialmente [il genere a cui appartiene questo mostro. Il
Sig. Leuckart infatti ha osservato che nell'embrione delle
Torpedini le pinne pettorali sono da principio libere, spor-
genti alio innanzi verso il capo, come per comprenderlo
iu mezzo, poscia rapidamente conquesto si saldano. Que-
sti embrioni hanno inoltre la porzione frontale prolunga-
ta, come nelle Razze propriamente delle {Raja Laevìraja),
del quale prolungamento si avrebbe un residuo nella ver-
ruca frontale della nostra pastinaca. Dietro tali dati sa-
rebbe questa da considerarsi come un individuo in cui si
sono conservati permanenti le forme transitorie dell'em-
brione. È una mostruosità che troverebbe posto nelle clas-
sificazioni teratologiche, accanto alla spina bifida, al lab-
bro leporino, ed a molle altre anomalie di sirail natura,
che rappresentano condizioni normali e transitorie dell' or-
ganismo in corso di formazione.
Se questa interpretazione è giusta, potremo anche da
essa arguire i cambiamenli di forma che hanno luogo nelle
Pastinache durante la loro vita embrionale, cambiamenti
che finora non ci sono conosciuti per alcuna osservazione
diretta. Infatti si può dire, anche per l'analogia co' fatti
riscontrali del Sig. Leuckart nelle Torpedini, che da prin-
cipio le Razze in genere, e quindi anche le Pastinache,
avendo le pinne pettorali libere hanno una rassomiglianza
cogli Squali, che perdono subito col successivo salda-
mento delle slesse pinne al collo ed al capo. Appena av-
venuto questo saldanienio, resta ancora agli embrioni delle
Pastinache e delle Torpedini una sporgenza frontale, de-
stinata essa pure a sparire col tempo, ma che frattanto
ricorda quella che deve restare permanente e normale nelle
Razze genuine {Raja Laevìraja). Da ciò si deduce che
l'organismo de' Rajidi rappresenta uno slato più avanzato
che non quello degli Squalidi ; e fra i primi le Torpedini
^e le Pastinache devono ancora precedere nel sistema le
68 MOSTRUOSITÀ DI UNA RAZZA
Razze propriamente dette. Né questa disposizione sistema*
tica fondata sopra i dati delle condizioni embrionali in
questi pesci , può correre pericolo d' esser contradetta. Per
tutti gli altri e più importanti caratteri dell'organizzazione
i Rajidi e gli Squalidi sono talmente stretti in gruppo na-
turale, che non si saprebbe altrimenti con quali di essi
dar principio alla serie, con quali chiuderla. Bisogna per
altro nell'uso di questo criterio, come da qualunque al-
tro che si voglia prendere isolatamente , andar molto cauti.
Ed infatti esso fu qualche volta male applicato, perfino
da' zoologi di primo ordine. La sola analogia fra lo sche-
letro cartilagineo permanente de' selacj , e quello pari-
menti in origine di sola cartilagine ne' pesci ossei, ha po-
tuto indurre alcuni naturalisti, e lo stesso Cuvìer a consi-
derare i Selacj come di rango inferiore ai pesci ossei stes-
si. Altri dal confronto dei Ganoidi eteroceri (cioè col lo-
bo superiore della coda prolungato), cogli embrioni de'
Salmonidi, che parimenti sono eteroceri ne' primordi del
loro sviluppo, si valgono di questa circostanza per con-
siderare eziandio i Ganoidi come inferiori ai pesci ossei.
È evidente che in tali casi si è troppo sacrificato ad una
idea preconcetta, tanto che non fu tenuto calcolo del com-
plesso degli altri caratteri, e particolarmente di quelli im-
portantissimi del sistema nervoso , pei quali così i Selacj,
come i Ganoidi, sono decisamente più avanzati nello svi-
luppo che non i pesci ossei. Da ciò nacque il medesimo
inconveniente come se taluno pensasse a disporre nel si-
stema zoologico i carnivori ed i quadrumani dopo le ba-
lene, per la sola considerazione della presenza de' denti
nelle mascelle, che nelle Balene è un carattere embrionale
e transitorio, mentre è in carattere permanente per tutta
la vita De' cani, nelle scimmie, nell'uomo stesso.
^Annali Serie 3/ T: V.
Tav: Il
^^-^^=^^^<2^ C^a^
'il dis.
Lit: uaspari
69
CENNO SIJLIA TI'LIGDEBTA DI CETTI
(Lacerta (Podarcis) tiliguerla, Gmel.)
DEL PROF. F. DE FILIPPI
Fra le moltissime specie che Gmelin ha adottate senza
critica neir arricchire l'ultima edizione del Systema na-
turae, v'è la liliguerta di Sardegna, che Getti nell'aureo
suo libro, dopo il semplice confronto col ramarro comune
(di cui, al pari che d'ogni altra specie di Incerta, manca
quell'isola) aveva indicata come specie nuova e distinta.
Posteriormente gli autori che trattarono degli animali della
nostra Penisola, e fra essi il Prof. Gene (1) ed il Principe
di Canino (2), cercarono mostrare come la tiliguerla non
debba per nulla separarsi specificamente dalla volgare In-
certa de' muri. Io pure non aveva potuto piegarmi ad al-
tra sentenza, esaminando gli esemplari conservati nell'al-
cool, che dalla Sardegna avea recati al Museo Torinese
l'illustre mio antecessore. Dovetti però mutare avviso al-
lorquando ebbi ad osservare le liliguerte vive tanto comu-
ni lungo le siepi presso Cagliari, e potei paragonarle con
altre Incerte di Piemonte, di Liguria, di Toscana, di Na-
poli. La tiliguerta è una specie da ristabilirsi ne' catalo-
ghi sistematici, se non che, lungi dall'essere esclusiva
alla Sardegna, è comune per tutta Italia. Già il Sig. de
Selys Longschamps (3) accennò all'esistenza di una specie
(1) Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino,
1.* Serte. Voi. 36.
(2) Iconografia della Fauna italica.
(3) Faune Belge eie. pag. 174.
70 CERNO SULLA TILIGUERTA
di Incerta da distinguersi dalla comune Incerta de' muri,
colla quale rimase fin qui confusa, frequente ne' contorni
di Torino; e propose di chiamar questa nuova specie o
col nome di Lacerta sericea, o con quello di L. tiliguerta,
a flne di utilizzare due vecchi nomi rimasi! senza appli-
cazione. Questa nuova specie è realmente la tiliguerta,
che nella valle del Po vive in compagnia della lucerta de'
muri, ma nell'Italia meridionale e nelle grandi isole di
Sardegna e di Sicilia, trovasi sola, mentre per Io contra-
rio al di là delle Alpi manca affatto, e lascia alla lucerta
de' muri il dominio esclusivo.
In verità non havvi altro carattere esterno per distin-
guere queste due specie cotanto affini fuori del colore del
fondo sul dorso che è verde nella tiliguerta, bruno nella
lucerta de' muri: invano io ho cercalo una differenza co-
stante nella proporzione delle varie parli del corpo, nel
numero e nella disposizione delle squamme o de' pori fe-
morali. Ma quest'unico carattere desunto dal colore, non
è frivolo e leggiero , come sembrerebbe in apparenza. Esso
è ne' rettili in così stretto rapporto col genere di vita e
colla stagione da meritare la maggior fiducia. D'altronde
nella pluralità dei casi i caratteri esterni sui quali è fon-
data in zoologia la distinzione delle specie non sono che
caratteri empirici, servono cioè come mezzi per riconoscere
le diversità specifiche, non per fondarle. Il color verde
del fondo del dorso che è un contrasegno della tiliguerta
in paragone della comune lucerta de' muri , indica un sog-
giorno assai più campestre, ciò che viene confermato e-
ziandio dall'esame de' suoi costumi. Presso Torino la ti-
liguerta è comune specialmente nelle campagne arenose di
Cambiano, dove si trova pure frequentissima la lucerta
de' muri; ed io mi sono preso sovente il divertimento di
osservar comparativamente i costumi dell'una e dell'altra.
Non ho potuto verificare ciò che asserisce il Sig. de Selys
Longschamps sulla maggior sensibilità pel fischio della
DI CETtl 71
tìligaerta, ma costanlemenle ho avuto la miglior prova
della reale differenza specifica di queste due lucerle nella
loro repulsione vicendevole. Vivono esse, per così espri-
mermi, nel medesimo paese, ma non mai sotto il mede-
simo tetto. La tiliguerta non si rifugia nei muri. Ben so-
vente sulle strade o ne' campi lungo i muri de' giardini,
trovai frammisti indivìdui delle due specie, ricreantisi ai
raggi del sole; davanti ai miei passi fuggivano per due
opposte direzioni, a costo anche di lunghi giri di cammi-
no, la lucerla comune ai muri, la tiliguerta alle siepi. La
costante differenza del colore unito alla diversità de' co-
stumi, sotto la medesima influenza di clima, sono titoli
che depongono in favore di una reale diversità specifica
di queste due lucerle, ben più che se fossero disgiunti dalla
barriera delle Alpi, come accade di altre specie dubbiose,
e per esempio^ del passero domestico e del passero ci-
salpino.
««^©SìSJ@B'®?>^
72
Applicazione dell' Elettricità allo studio de-
gli ANIMALI microscopici DEI SIGNORI MaSSON E
Ad. FociLLON , professori al Liceo Louis-le-Grand.
( Revue et Magasin de Zoologie N. 150. )
Da lungo tempo il Sig. Masson, professore di Fisica
al Liceo Louis-le-Grand ^ SlVQì ■^emdXo che lo studio degli
animali microscopici poteva trovare qualche utile soccorso
nell' impiego delle diverse proprietà elettriche. Al comin-
ciar del novembre del 1849, mi comunicò le sue idee su
questo soggetto, e, conforme le sue viste, intraprendem-
mo, nei troppo brevi istanti che ci lasciano le cure del-
l'insegnamento, alcune esperienze sull'illuminamento del
microscopio per la luce elettrica in nuove condizioni e con
una mira speciale. Queste esperienze ci aveano già dato
alcuni risultati che noi seguiremo, quando pensai che
una delle grandi difficoltà che cerchiamo a combattere,
quella mobilità prodigiosa di certi animali o di certe parti
sotto il microscopio, potrebbe senza dubbio essere annul-
lata istantaneamente da una specie di colpo di fulmine
che, a un momento dato e a piacere dell'osservatore,
saetterebbe, per così dire, questi esseri sempre in moto
e li inchioderebbe sotto l'occhio del niicrografo. La mia
idea fu sul momento compresa ed eseguita dal mio abile
collaboratore. Disponemmo sopra una lamina di vetro due
foglie di stagno tagliate in punta. Queste due punte poste
in faccia l'una all'altra, non lasciavano fra loro che un
breve intervallo sul quale disponemmo la goccia d' infu-
sione. Una sottile lamina di vetro posta sulla gocciola
APPIIGAZIORB DELL* SLETTRIGItX 73
compì la disposizione del nostro oggetto. Ei fa posto sotto
il microscopio } l'una delle foglie di stagno fu messa in
comunicazione con un conduttore della macchina elettrica,
e l'altra col suolo. Tutto così preparato, uno di noi si
mise al microscopio , 1' altro fece girare la macchina. Col-
r occhio posto sull'oculare, teneva colla mano destra il
conduttore della macchina, e così stabiliva una comuni-
cazione che impediva alla scintilla di passare per le foglie
di stagno. Nel momento in cui scorsi un animale passare
fra le due punte , lasciai il conduttore ; la scintilla prese
il cammino delle foglie di stagno, e istantaneamente l'ani-
male fulminato rimase sul luogo. Ci fu facile allora di stu-
diarne tutte le parti, senza che i suoi movimenti si faces-
sero illusione veruna; noi potemmo così fissare un'ani-
male in una posizione determinata; infine fu impossibile
a qualunque di questi esseri microscopici di fuggirci.
L'elettricità, rapida come il baleno, lo fermava sul mo-
mento e lo dava immobile alle nostre investigazioni. Per
completare l'idea che può farsi dei servigi che aspettar
deesi da questo nuovo processo, bisogna aggiungere le
osservazioni seguenti: Certi animali, come i Monadari ,
sono sempre fulminati senza alcuna deformazione; altri,
molli e contrattili , si deformano quando la scintilla , troppo
debole, lascia loro una specie d'agonia. Qui bisogna fare
alcune prove onde giungere a proporzionare la forza della
scintilla con quella degli animali che si vogliono osservare.
Quando si è ottenuto così il cadavere d'uno di questi es-
seri infinitamente piccoli, si può facilmente disegnarlo
alla camera oscura; tutte le sue parti immobilizzate com-
presevi i cigli vibratili, offrono allora contorni netti e
precisi. Di più , per mezzo di lievi oscillazioni impresse
alla lamina sottile di vetro, si fa girare il cadavere in
modo da scorgerlo volta per volta sotto tutti gli aspetti.
Per questo modo abbiamo potuto in poco tempo consta-
tare diversi punti dell'anatomia degl'infusori, quali sonor
74 APMiCAZioNE dell' elettricitX
la disposizione in un budello {jeniculato e terminato in
ceco fondo, senza veruna dilatazione e appendice del ca-
nale digestivo di diverse Verticellina; l'esistenza d'una
cavila viscerale abbastanza completa in questi medesimi
animali; l'esistenza pure d'una vera organizzazione poliga-
strica differente, in questi dettagli, da quella data da Ehren-
berg, ma molto analoga, pel suo piano generale, nello
Spirostomum virens', infine l'analogia completa dell'orga-
nizzazione dei Vibrioni della colla di pasta cogli Ascaridi,
per lo studio di tutti gli apparecchi, e sopratutto del si-
stema nervoso e degli organi generatori. Queste vaghe in-
dicazioni faranno comprendere che abbastanza noi abbiamo
sperimentato per essere sicuri dell'efficacia del nostro pro-
cesso, senz'aver avuto la comodità di ottenere risultati
abbastanza controlati fra loro per formularli diversamente
che in termini generali.
Avvi ancora un altro punto di vista sotto il quale
si deve guardare le nostre esperienze, e che io non posso
dispensarmi d'indicare; è il punto di vista fisiologico. E
curioso il vedere 1' elettricità agire su questi esseri si tenui
e sì piccoli, come agisce sopra gli animali più elevati, e
con una rapidità che non lascia dubbio alcuno sul!' ana-
logia completa della forza nervosa , qualunque sia la sua
sede negl'infusori, con quella degli altri animali.
Ma questo non è tutto, la naturale conseguenza di
questi fatti era che quegli infusori che non sono veramente
animali doveano presentare altre proprietà, e l'esperienza
ce r ha mostrato. Nella grande famiglia delle lìacillaria
d'Ehrenberg, esiste un certo numero d'esseri che, privi
di moti parziali, presentano nuUadimeno moti di trasla-
zione generale ben constatabili. Nelle Navicelle si finisce,
col vedere gli organi minutissimi di questa locomozione,
ina nelle vere Bacillarie non si è potuto vederli ,6 le for-
me dell'essere, ben differenti da quelle delle Navicelle ,
annunziano una affatto diversa organizzazione. Abbiamo in-
APPiiCAZioNB dell' eiettrtcitX 76
Fatti provato che la scintilla elettrica non ha alcuna azione
sui movimenti delle vere Bacillarie, mentre che ferma
istantaneamente quelli delle Navicelle. V' è dunque per noi
in questo un mezzo di porre un limite piìi preciso, fra
gli animali inferiori e i vegetabili; perchè credo che si
possa decidere , da questo solo, che le iVavjcc/Ze apparten-
gono ancora al regno animale, mentre che le Bacillarie
entrano nel regno vegetale.
Tali sono i primi risultati d'esperienze recentissime,
da cui uno studio più lungo e più profondo trarrà certa-
mente ben miglior partito , ma che noi non abbiamo vo-
luto più ritardare di far conoscere ai zoologi micrografì.
AMIISI DELIE ACOUE DEI MEDITERRAJfEO
DEL SIGNOR UZIGLIO
(Vlnstitut N. 843. pag. 69)
Il conoscere la composizione dell'acqua dell'Oceano
e dei mari interni è un fatto che interessa grandemente la
geologia, in causa dell' importanza di queste grandi masse
liquide nella storia fisica del globo. Non minore interesse
presenta per la chimica e per l'industria, potendosi met-
tere a profitto i sali che queste contengono. Riusciran
quindi gradite le analisi dell' acque del Mediterraneo, che
il Sig. Uziglio ha dovuto rifare non avendo i chimici, che
l'hanno preceduto in questo lavoro, valutato con bastante
precisione le proporzioni di potassa e di soda che esse
tengono in dissoluzione.
Il Sig. Uziglio ha scritto diverse memorie su questo
76 ANALISI DELLE ACQUE
arg[oroento , e il Sig. Marcello de Serres ne facera all' Ac-
cademia di Montpellier il rapporto 3 che appunto noi ora
presentiamo ai nostri Lettori.
> La composizione dell' acqua del Mediterraneo non
può essere paragonata a quella dell'Oceano, poiché esso
è circoscritto in un bacino ristretto e chiuso , e perchè
quiudi presenta un grado maggiore di concentrazione. In-
fatti la salsedine dei mari sembra essere mantenuta dai
8ali che le acque continentali continuamente vi trascinano
e dalle sostanze solubili che le acque minerali vi dever-
sano durante il loro corso. Perciò le acque dei mari sono
generalmente più salate vicino alle coste che nel mezzo.
Per un'altra parte, le acque minerali, particolarmente le
sorgenti salate hanno la maggior analogia di composizione
con quella delle acque marine.
» Secondo il Sig. Uziglio , le principali sostanze con-
tenute nel Mediterraneo sono gli acidi cloridrico, bromi-
drico, solforico e carbonico. I Signori Figuier e Mialhe
hanno indicalo di pili nell'Oceano l'acido fosforico, di cui
hanno trovate traccie combinate colla magnesia. In quanto
alle basi, il Sig. Uziglio vi ha osservato la potassa, la
soda, la magnesia, la calce, l'ossido di ferro, alle quali
bisogna aggiungere l'ossido di manganese per l'Oceano.
11 più nolo degli elementi delle acque del mare , il cloro , vi
è pure il più abbondante; infatti 100 gramme d'acqua del
Mediterraneo ne contengono 28'". ,0468 e soltanto Og'-,0432
di bromo che accompagna a un incirca costantemente il
primo di questi metalloidi. L'uno e l'altro vi sembrano
combinati coi metalli alcalini^ il sodio e il potassio. Non
si concepirebbe come, all'origine della formazione della
terra, il cloro trovandosi in presenza delle sostanze me-
talliche pelle quali ha la più grande affinità non si sia com-
binato con esse, come ha fatto l'ossigeno, se non si fa-
cesse attenzione alla grande massa di quest'ultimo, com-
parativamente al cloro. È infatti posteriormente all'epoca
DEL nEDlTERBAKEO 77
delhL formazione dei numerosi silicati che compongono la
massa del globo, che l'ossigeno, e l'idrogeno, il cloro
e il sodio hanno costituito la base dell'Oceano, e più
tardi ancora, che i due ultimi elementi, riunendosi, hanno
composto alcune porzioni degli strati terrestri.
» 11 punto più importante dei lavori del Sig. Uziglio
sulla composizione dell'acqua del Mediterraneo, è la di-
mostrazione della quantità di potassa eh' essa racchiude.
Secondo le sue analisi questa quantità monterebbe a Og''-,
0320 o soltanto 0S''.,265 di potassio sopra 100 gr. Cosi
l'estrazione di questa sostanza non è possibile che per la
concentrazione che subiscono le acque del mare prima
che incomincino i depositi che ne contengono delle traccie.
Malgrado questa piccola quantità, il Sig. Uziglio presume
che, poco, la potassa estratta dall'Oceano o dal Mediter-
raneo prenderà il posto del prodotto della lisciviazione
delle ceneri dei vegetabili , come la soda artificiale estratta
dal sale marino è stata sostituita da molto tempo con van-
taggio a quella che Iraevasi dalle piante marine.
Allorché si riflette alla petrificazione delle conchiglie,
che ha luogo in seno ai mari attuali; si è poco sorpresi
che la proporzione della calce vi sia doppia di quella della
potassa. Infatti, 100 gr. d'acqua del Mediterraneo con-
tengono Os''',623 di calce; proporzione che è ancora più
grande nell'Oceano, secondo i Signori Figuier e Mialhe.
Il carbonato esiste in assai grande quantità nel Mediter-
raneo, per formare importanti masse di calcare conchi-
glifero analoghe a quelle dei terreni terziari, infine per
sostitursi a quello che componeva le conchiglie nel loro
primo stato. Questa nuova materia calcare produce vere
petrificazioni analoghe a quelle che si sono operale nei
tempi geologici.
» Il cloruro di sodio esiste in 100 grammo d'acque
del mediterraneo per 2g''.,9124, cioè a un incirca per 3
centesimi. Dopo questo sale , il più abbondante nelle acque
78 ANALISI DELLE ACQUE
marine, si può citare il cloruro di magnesia, che fi»pra
100 gramme vi si trova per Og''-,3219j mentre che i sol-
fati di magnesia e di calce non vi entrano, il primo, che
per Os''.,2477, e il secondo che per Ost-,\3B7.
» Dietro i grandi depositi di solfato di calce che la
concentrazione dell' acqua del Mediterraneo lascia precipi-
tare sul suolo delle paludi salifere, supporrebbesi che que-
sto suolo dovesse trovarsi in maggiore quantità. Se l'ana-
lisi non ve Io dimostra in proporzione maggiore, non bi-
sogna perdere di vista che sovente rinuovansi le acque-
madri delle saline. Si concepisce quindi che alla fine d'un
certo spazio di tempo, come questo sale possa formare
considerabili depositi.
» I vegetabili e gli animali contengono notabili pro-
porzioni di iodio, e nondimeno le analisi le più recenti
non ne indicano né nell'Oceano, né nel Mediterraneo.
Nondimeno non si può inferirne clje questi esseri debbano
affatto formarlo da loro, poiché la natura non ne ha loro
dato il potere. Bisogna soltanto che gli organi assorbenti
dei vegetabili e degli animali siano più delicati e più per-
fetti dei nostri mezzi d' analisi più perfezionati. Ma la causa
che impedisce di dimostrarvi la presenza dell'iodio dipende
dalla quantità di bromo che trovasi nel tempo slesso nelle
acque dei mari. Infatti lo iodio cessa di mostrarsi in un
liquido di cui 10 centimetri cubici contengono più di 0S'"-,06
di bromuro, per 0g'".,0002. Puossi ad arbitrio rendere pos-
sibile od impossibile la colorazione turchina dell'amido,
aggiungendo in parecchie volle, in un liquido, dell'ioduro
o del bromuro. Non si potrà dunque riconoscere lo iodio
e valutarne la dose nelle acque dei mari, che allorché sa-
remo giunti a sbarazzare queste acque dai corpi che nuo-
cono alle reazioni , e per conseguenza alla manifestazione
di questo metalloide.
» In una seconda memoria, il Sig. Uziglio ha esami-
nato i risultati dell'evaporazione dell'acqua del Mediter-
DEL MEDITERRAINEO 79
raneo a differenti gradi dell' areometro, e della sua analisi
infine a diversi gradi di temperatura. Egli ha dato il ri-
sultato delle sue esperienze sulla deposizione dei sali, in
confronto coli' andainenlo del termometro e dell'areome-
tro, in quadri che non son suscettibili d' analisi , e la cui
utilità non può punto esser compresa da quelli il cui scopo
è di profittare per quanto è possibile, sotto il rapporto
industriale, dei sali contenuti nelle acque dei mari. Ma,
sollecitiamo a dirlo, i risultati ottenuti, confrontati gli
uni cogli altri, sono in generale poco distanti, e per con-
seguenza poco differenti.
» 11 Sig. Uziglio ha fatto conoscere, in un quadro
che sarebbe a desiderarsi più esteso, quale è la diversità
dei depositi salini ottenuti a differenti densità. Questo qua-
dro curiosissimo, sarà certamente consultato con frutto da
quelli che s' applicano all' industria. I quadri che lo pre-
cedono provano che l'andamento dell'evaporazione con-
tinua delle acque nelle saline è identica fino alla densità
di 25 gradi. Quest' identità si sostiene sufficientemente
bene fino a 30^ 3 ma oltre, e sopratulto accostandosi a
35°, le differenze fra il giorno e la notte complicano il
fenomeno, al punto che sul suolo non si ottengono che
dei miscugli variabilissimi di sai marino con del solfato
di magnesia e di cloruro di magnesio.
» I risultali dell'evaporazione sono ancora più varia-
bili allorché si oltrepassano 25 gradi. I miscugli dei sali
che si depongono provano numerose differenze nella loro
composizione, senza che si possa stabilire nessuna previ-
sione sul risultato dei precipitali. Questi conlengaiio dei
precipitali i quali contengono da 0,5 a 1,17 del loro peso
di potassa. Sovente accade che questa sostanza si Irovi
in depositi formati sotto acque la cui densità non è che
di 34 a 35 gradi; questi depositi provengono da una va-
riazione nella decomposizione delle acque e 1' osservazione
eo6Ì espressa non può essere considerala come cumplcU,
80 ANALISI DELLE ACQ. DEL ISEDIT.
» Nella memoria stessa del Sig. Uziglio potranno ve-
dersi gli effetti che la temperatura esercita sulla solubilità
dei salij perchè pochi ve ne sono che, come il cloruro
di sodio, siano così solubili a freddo come a caldo. Que-
st'oggetto non è meno importante di quelli sui quali ci
siamo estesi, ma come non è punto suscettibile d'analisi,
non diremo di più su questo argomento.
Alcune Osservazioni Anatomico-Fisiologiche su-
gl'Insetti in generale j, ed in particolare sui
Bombice del Gelso, del Prof. De-Filippi.
(Annali della R. Accad. d* Agricoltura di Torino Voi V.)
Questo lavoro è diviso in tre parti : delle trachee e
del tessuto adiposo; del sistema digerente; dei pretesi infu-
sori del sangue. Daremo di ognuna di esse un breve cenno.
1.*^ Delle trachee e del tessuto adiposo.
Le trachee del Baco da seta sono formate di tre strati.
Il primo o interno che si comipone dì chitina t devesi con-
siderare come una continuazione degli integumenti, e nelle
varie mute di questo si distacca e si cambia. Su questo
primo strato ravvoigonsi, le spire ravvicinate del filo ela-
stico : tanto esso che la membrana che lo sostiene sono
inataccabili dalla potassa caustica. Il terzo strato o esterno
è una membranella sottile e diafana, senza particolare strut-
tura, e al contrario delle due prime, intieramente solu-
bile nella potassa caustica , al quale carattere si conosce
una dello combinazioni di proteina. Fra il fìlo spirale e
OSSERV. ANATOUIGO-FISIOLOGIGBE 81
l'inviluppo esterno, non essendo essi sovrapposti ma di-
I scosti tutt' air ingiro, rimane uno spazio, dal Blancbard
detto intermembramilare o peritraeheale. In questo spazio
I secondo la nuova teoria del predetto Sìg. Blanchard , cir-
i colerebbe il sangue , di maniera che questo fluido sarebbe
contenuto in veri vasij in ciascuno di questi poi, esistendo,
come abbiamo veduto, a guisa di un'asse una trachea,
l'aria ed il sangue circolerebbero sempre accompagnati
fin nelle più minute diramazioni delle trachee stesse. Fra
poco vedremo il valore di questa teoria , che quantunque
seducente non ha però mancato d'avere forti oppositori.
Lo spazio peritraeheale è occupato da poco liquido
affatto incoloro e non circolante, e da una moltitudine di
corpuscoli in forma d'otricelli, aderenti alla membrauella
indicata.. Il Blanchard e il Newport considerano questi
corpiciuoli come globuli sanguigni, il Meyer all'incontro
come nuclei delle cellule primitive delle trachee. Sono
essi d'ordinario ovali 5 contengono una sostanza traspa-
rente sparsa di minuti granuli, e sono distribuiti presso
a poco ad eguali distanze l' un dall' altro. Queste cellule
vengono dal Prof. De-Filippi distinte col nome di cellule
peritoneali, od anche per la loro posizione peritracheali .
Ma quale è 1' uffìzio di queste cellule peritoneali ? Se non
si può precisare il loro uffìzio , si può però accertare che
esse non funzionano che negl'insetti allo stato di larva,
trovandosi allora nel loro inaggior grado di sviluppo, mentre
verso la fine dello stalo di crisalide vengono queste cel-
lule, per la enorme dilatazione dei tubi tracheali in causa
della grande quantità d'aria ammessavi, fortemente com-
presse, quasi spariscono lasciando solo qua e là pochissi-
mo distinti ed impiccioliti i loro nuclei.
Il tessuto adiposo viene formato da una moltitudine
di lobi, composti di una sottilissima membranella anista ,
che forma il sacco entro cui stanno i globuli dei grasso.
In questo sacco penetra un ramo tracheale che nelle larve
N. Ann. Se. Natur. Serie. III. Tomo 5. f>
82 OSS. ANAT. FISIOL.
è assai piccolo, ma visibile e assai dilatato nell'insetto
compito. La suddetta membranella non è già un inviluppo
proprio dei lobi adiposi, ma è la stessa che forma l'in
viluppo esterno delle trachee; in una parola è la mem-
brana peritoneale.
I granuli, i globuli di varie sorta, formatisi nello
spazio peritracheale possono passare ed anzi passano nella
torrente della circolazione : ma per qual via essi ciò fac-
ciano tuttora è ignoto, probabilmente per lo scoppio della
membrana ; ma il contrario non ha luogo. Se lo spazio
peritracheale del Blanchard realmente esiste non è poi
vero, che vi si trovino dei globuli di sangue: almeno per
quante accurate indagini abbia fatto 1' Autore nostro non
gli è mai riuscito di vederne. Contro l' asserzione del Blan-
chard medesimo il Prof, di Torino dice che l'inviluppo ester-
no accompagna soltanto quelle porzioni di tronchi e di
rami tracheali che trovansi nella cavità generale e non
già fin nelle più minute diramazioni, poiché questa mem-
brana scompare quando quei rami si gettano su di un vi-
scere. In questo caso forse la membranella anzidetta ab-
bandona la trachea, per aderire alla superficie esterna
del viscere slesso, comportandosi per tal modo come il
peritoneo coi visceri addominali degli animali superiori.
L'ipotesi adunque della circolazione peritracheale an-
dando a cadere conviene quindi nuovamente ammettere
come sistema vascolare il solo unico e semplice vaso pul-
sante dorsale. Sembra poi che 1' aria rinchiusa nelle tra-
chee non possa avere un'azione diretta sul sangue imbi-
bito dei tessuti che ne' soli visceri , cioè la dove , come
si è osservato, le trachee penetrano e si diramano spo-
glie del loro terzo inviluppo. Da ultimo convien far nota-
re ì rapporti grandissimi che esistono fra la funzione re-
spiratoria e il nulrimento|negl' insetti. Nei primordi della
loro esistenza quando cioè assai languida è la loro respi-
razione, si formano quelle grandi masse pinguedinose che,
OSS. ANAT. FISTOt. 83
ricoperte dai soli strati tegumentali, inviluppano princi-
palmente gli organi della nutrizione e sono causa della
rotondità, mollezza e volume relativamente maggiore delle
larve} ma quando, col compire la loro ultima metamor-
fosi e toccare l'ultimo stadio della loro vita, vivacissima
si fa in loro la respirazione ben presto sarebbero essi con-
sunti se la provvida natura non avesse destinala tutta l'età
precedente ad accumulare nel loro corpo tal copia di ma-
teriali combustibili da poter supplire alle esigenze delle
energiche loro funzioni.
2.** Del sistema digerente.
11 tubo membranoso che incomincia alla bocca del
bombice, forma la membrana interna dell'esofago. Questo
canale è di grosse pareti , e prima di giungere al ventri-
colo presenta un'enorme sacco formato d'una tenuissima
membranella e costantemente teso da aria. Gli entomo-
logi chiamarono questo sacco ventricolo succhiante^ sup-
ponendo, che col dilatarsi che esso fa, e col rarefarsi
dell'aria per questo dilatamento nel suo interno, venga
aspirato per la proboscide il liquore di cui va in cerca la
farfalla. Ma il mostrare che questo non è il vero uffìzio
del predetto sacco, e che il nome quindi di ventricolo
succhiante male gli si addice, è cura primaria del nostro
Autore in questa seconda parte del suo lavoro. Affinchè
questa opinione potesse dirsi fondata sarebbe necessario
il riconoscere una comunicazione diretta fra il sacco d'aria
e r esofago : ora per acuratissime preparazioni e colla
pili minuta ispezione anatomica, è giunto il Prof. De-Fi-
lippi a scoprire non essere il sacco d' aria che un grande
rigonfiamento del solo esterno inviluppo dell'esofago, e
non avere perciò comunicazione alcuna diretta coli' esofago
stesso. L'aria di questa vescica non avendo né ingresso
né egresso libero peli' esofago, non può essere aria prò-
84 OSS. ANAT. FISIOL.
venuta per via di deglutizione, e quindi non può essere
che aria secreta , o derivata direttamente dai vasi tracheali
che distribuisconsi sulle pareti dello stomaco , ed in par-
ticolare sul suo fondo. Lasciata adunque la denominazione
di ventricolo siicchiante come non conciliabile col suo mec-
canismo Ei lo chiama semplicemente sacco d' an'a , o vescica
aerea.
L'esofago al suo sbocco nello stomaco, è circondato
da un ammasso di ghiandolette, analoghe alle salivali,
penetrato da molte trachee. Lo stomaco o ventricolo chi-
lifico degli autori è posto fra l'inserzione di queste ghian-
dole e Io sbocco dei vasi di Malpigbi, Le pareti dello
stomaco sono grosse e formate di tre strati: esternamente
di libre longitudinali, poscia di fibre circolari traverse, e
per ultimo d'un epitelio pavimentale. Quest'interna su-
perficie, è come vellutata e sparsa di lobuli adiposi e di
ghiandole a guisa di sacchetti pieni internamente di cel-
lule nucleate : sì gli uni che gli altri sono muniti nell' in-
terno d'una trachea , che comportasi in modo da simulare
un condotto escretore.
Ài lati dello stomaco verso la parte sua superiore
sono due piccoli ammassi d'uno splendido rosso ranciato
meravigliosi a vedersi. Somma è la loro delicatezza, scom-
ponendoli il solo tocco di un pennello 3 il De Filippi ha
scoperto essere essi costituiti di globuli sferici , tutti d' egual
diametro , risultanti come da un grosso nucleo trasparente
di colore giallo ranciato pallido , inviluppato da una so-
stanza di colore ranciat», e posti in serie lineari entro
tubuli circonvoluti formati da una membranella sottile e
anista. Evidentemente questi organi sono ghiandole, e l'Au-
tore le crede destinate a secernere l'umore col quale làj
farfalla corrode il bozzolo e si pratica l'uscita. A cre-
der questo Egli è stato indotto dal colore della macchiai
lasciata sul bozzolo stesso dalla farfalla che lo ha perfo-j
rato, e dal non trovar segno alcuno di queste glandolo j
OSS. ANAT. FISIOL. 86
nella Liparis dispar, nel Cossus ligniperda e nella Sphynx
nerii, insetti tutti che non tessono un vero bozzolo.
Al ventricolo propriamente detto segue l' intestino te-
nue della struttura stessa dello stomaco. I reni o vasi di
Malpighi , un tempo canali biliari, sono sottili e cilindri-
ci , e scendono in circonvoluzioni numerose ed intricate
quasi per inviluppare il tubo intestinale, insieme ai lobi
adiposi. L'intestino tenue sbocca dopo alcune inflessioni
in un ampio sacco detto cieco, depositandovi le sue se-
crezioni, e quelle dei reni sotto forma di un liquido ros-
sastro torbido per una grande quantità di corpuscoli nuo-
tanti a guisa d' infusori, e per l'acido urico che, essendo
insolubile , forma un sedimento bianco roseo. Questo mi-
scuglio escremevtizio viene espulso con molta forza dalla
farfalla appena si è levata dalla capsula, e questo forse
per essere formata la parte del cieco d' un intreccio di
fibre muscolari. A questo sacco potrebbesi benissimo ap-
porre il nome di vescica orinaria, avendone la struttura
e r uffìzio.
Fra queste fibre trovansi sparsi un gran numero di
corpuscoli che al microscopio si presentano come grandi
cellule , il cui contenuto risulta da una moltitudine di al-
tre piccole cellule con sostanza granulare all' interno, di-
sposte attorno ad un grosso nucleo centrale, nel cui mez-
zo non vedesi che una macchietta a forma di croce. Que-
sti organi problematici non sono al dire del nostro Ana-
tomico che glandole, il cui foro escretore sarebbe la mac-
chietta centrale a croce.
Da ultimo fa notare una condizione anatomica di molta
rilevanza. Nella farfalla del baco da seta abbiamo veduto
essere lo stomaco tappezzato da una moltitudine di folli-
coli glandulosi, e i vasi di Malpighi tubi regolarmente
cilindrici: nella Sphynx nerii succede il contrario, cioè
lo stomaco è privo di follicoli , e i vasi malpighiani invece
ne sono forniti. Le stesse circostanze trovansi in altri or-
86 OSS. ANAT. FISIOL.
dini d'iasetti; inollre frai follicoli dello stomaco e quelli
dei reni esiste grande analogia di struttura.
3.° Dei pretesi infusorii del sangue.
Tutto questo terzo capo viene consacrato all'esame
delia teoria del Sig. Guérin-Méneville sulla formazione del
Calcino o Muscardiria nei bachi da seta. Di questa teoria
si è già, dato un sunto in questi nostri Annali nel Tomo
IV. di questa Serie pag. 165; sarà ora interessante il co-
noscere a quali opposizioni , ed osservazioni vada sogget-
ta per gli studi del Ch. Prof. De-Filippi.
Se ben rammentasi abbiam detto trovarsi nel liquido
torbido rossastro del grande cieco del bombice e nella ge-
neralità delle farfalle, corpuscoli nuotanti che a prima
fronte hanno l'aspetto d'infusori; ciò che diciamo del
cieco dicasi degli altri tessuti. Quantunque questo fenome-
no fosse conosciuto dai naturalisti non era però avuto in
gran conto, finché il Sig. Guérin-Méneville non gli diede
maggior rilievo, facendolo base ad un'ipotesi sulla genesi
del tanto funesto calcino. Ei riguarda infatti questi cor-
puscoli quali animaletti viventi, e dall' averli osservati
nel sangue del filugello in certe condizioni morbose, dà
loro il nome di ematozoidi. Per sopra più ei vuole che
detti corpuscoli non solo si trovino nel sangue ma che si
producano nell'interno dei suoi globuli, e che non solo
abbiano correlazione col calcino, ma che ne sian causa,
convertendosi ognuno di questi animaletti a poco a poco
in talli di Botnjlis. Sarebbero questi adunque esseri orga-
nici aninìali per un periodo della loro vita, piante in un
altro! Ipolesi già altre volte in voga, ma pur sempre az-
zardosa e ripugnante.
Tali corpicciuoli microscopici sono tutti omogenei,
senza cigli e prolungamento caudale, di forma sferica o
subovale, pellucidi o opachi. Il loro moto è oscillatorio»
OSS. ANAT. FISIOL. Sf
non molto vivace , e come di reciproca attrazione e ri-
pulsione; perdurano in esso finché trovinsi nel liquido,
riprendendola però qualora dopo l'esiccazione vengano
riumettati anche dopo tempo notabile.
Se questi fenomeni ci ridestano alla mente quelli del
rotifero , non però devesi col Sig. Guérin trovare differen-
za fra questo movimento e il così detto moto broovniano o
molecolare che presentano alcune sostanze vegetabili e mi-
nerali: poiché per quanto possa variare la loro forma e
il sito di loro provenienza, il processo causale del feno-
meno è sempre il medesimo, il loro movimento è pura-
mente molecolare, e di questo moto abbiamo un esempio
di perfetta rassomiglianza in quello che in molti casi pre-
sentano i granuli di pigmento tolti dalle loro cellule.
Se a questi corpuscoli non conviene la denominazione
di animali, neppure quella di corpuscoli del sangue po-
trebbesi loro dare , non trovandosi essi esclusivamente in
questo liquido, ma ancora, e con frequenza assaissimo
maggiore nei tessuti sia delle larve come delle farfalle ;
nelle prime però solamente come prodotto morboso, nelle
seconde come prodotto normale e costante. — In quanto
all'origine loro, può stabilirsi, dice il Sig. De Filippi,
con qualche sicurezza, 1.^ non formarsi essi che nell'in-
terno delle cellule dei tessuti per un' alterazione del con-
tenuto ; 2.** esser la loro produzione in ragione diretta
della quantità d'aria messa a contatto dei tessuti stessi,
tanto più abbondante quindi, quanto più normalmente
s'accosta l'insetto (la respirazione in esso facendosi al-
lora come si è detto più energica che mai) alla fine della
sua carriera vitale, e più che in ogni altra parte sulle
pareti della vescica aerea.
La formazione di questi granuli nelle larve sarebbe
uno stato morboso prodotto da troppo fervida ossigena-
zione, malattia in perfetto antagonismo con quella detta
giallume non proveniente che dalla formazione del grasso
88 OSS. AN\T. FISIOL.
nelle cellule peritracheali in causa di una soverchiamente
tarda respirazione. Una stessa larva può essere affetta nello
stesso tempo da ambedue queste malattie ; ma da ciò non
inferirassi esser false le suddette loro spiegazioni , qualora
si faccia attenzione alle origini separate dei varii cespiti
di trachee destinate all' introduzione dell' aria nel corpo
degl' insetti.
Restava ancora ad esaminare quest' asserzione del Na-
turalista francese « la produzione dei detti corpicciuoli , e
quella della muffa calcinica o Botrytis bassiana sono due
fenomeni collegati » ma il nostro Autore non si è trovato
ancora in circostanze favorevoli di ciò fare non essendosi
potuto procurare, nel tempo che faceva queste osserva-
zioni anatomico-fisiologiche , dei bachi in principio di
muscardina, né essendo riuscito a produrre artificialmen-
te questo morbo in quelli che allevava nel suo gabinetto.
Vogliamo sperare che Ei non vorrà privarci di que-
sti ultimi risultali, e non lasciar così incompleto questo
suo lavoro per tanti titoli commendevole.
Alla Memoria vanno unite tre tavole in litografìa,
che ci mostrano le preparazioni su cui fondava il nostro
Autore le sue asserzioni.
A. C.
^^^Q^^s»
89
CONSPECTUS
SISTEMATO! HERPETOIOGIAE ET AMPHIBIOIOGIAE
CAROLI LUCIANI BONAPARTE
Edilio altera reformata. 1860.
CLASSIS III. REPTILIA.
Sectio I. Rbizodonta.
Or do 1. Dinosaurii (Megalosauria). Fossil.
1.
IGDANODONTIDAE.
1. Iguanodontina . .
Fossil.
1.
Eur. Spe
2.
Megalosauridae.
2. Magalosaurina . .
3. Hylaeosaurina . •
12.
1.
3.
Geosauridae. FossU.
4. Geosaurina. . . .
20.
34.
Ordo IL Ornithosaurii {Pterosauria) Fossil
4.
Pterodactylidae. Fossil
5. Pterodactylina . .
12.
12.
m
C0N8PECTUS ETC-
Or do 3. Emydosaurii (Crocodili).
5. Crocodilidae.
6. Teleosaurina . . . 27.
7. Gaviaiina ( Crocodili-
dae, Gr. ) . . • 3.
8. Crocodilina {Crocodili-
dae, Gr.) ... 12.
9. Alligalorina {Alligato-
ridae, Gr. ) . . . 1.
As. m. Malaiasia. 2
Afr. As. Oc.Ara. ni. 10
America.
43. 0.
Ordo 4. Enaliosaurii. FossiL
8
20
6. Plesiosauridae. Fossil.
10. Basilosaurina . .
13.
11. Plesiosaurina . .
20.
7. ICHTHYOSAURIDAE.
12. Ichlhyosaurina . .
12.
45.
Sectio II.
Testudinata
Ordo 5
Chelonii.
8. Sphargididae.
13. Spliargidina {Cheloni-
dae, p. Gr. ) . .
9. Cheloniidae.
14. Cheioniina ( Cheloni-
dae , p. Gr. ) . . 18.
1. Maria omnia.
3. Maria omnia.
conspectus etc. 91
10. Trionychidae.
15. Trionychina {Triony-
cidae, Gr. ) . . . 12. 0. As. Af. Am. s. Oc. 12
11. Tbstudinidae.
16. Chelina ( Chelididae ,
p. Gr.) .... 0. America merid. 1
17. Hydraspidiaa ( Cheli-
didae, y. Gv.). . 5. 0. As. Af. Oc. Am. m. 25
18. Emydina {Emydidaey
Gr.) 12. 3. Cosmopolit. 50
19. Testudinina ( Testudi-
nidae , Gr. ) . . . 3. 3. Cosmopolit. 24
50. 10. 120
Segtio III. Squamata.
Ordo 6. Saurii (Lacertae).
Tribus I. Pachyglossi.
1 2. Gedonidak (Nyctisaura, Gr.)
20. Hemidactylina {Gecko-
tidae, p. Gr. ) 1. Cosmopolit. 20
21. Plalydaclylina (Gec/io-
tidae, p. Gr. ) 1. Cosmopolit. 20
22. Ptyodactylina {GecA;o-
tidae, p. Gr. ) 1. Cosmopolit. 20
23. Gymnodactyliiia {Ge-
ckotidae, ip. Gr.) . . . . 0. As. Af.Oc. Am. 18
13. Stellionidae ( StrobilosaU'
ra, Gr. ).
24. Stellionina ( Àgami-
dae, p. Gr.) 2. Eur. As. Af. Oc 50
92 CONSPECTUS ETC.
25. Draconina ( Àgamidae,
p. Gr.) .......
26. Tropidurina (Iguani-
dae , p. Gr. )
27. Polychrina ( Jguani-
dae , p. Gr. )
28. Basiliscina ( Iguani'
dae, p. Gr. )
29. Iguanina ( Jguanidae ,
p. Gr.) .... 1.
14. Chamaeleontidae. ( Bau-
drosaura, Gr. ).
30. Chamaeleonlina (CAa-
tnaeleonidae , Gr.). . . .
0. As. m. Ocean. 10
0. America. 40
0. America.
25
0. Americ. calid. 2
0. America.
12
1. Eur. As. Afr. 18
1.
6.
235
Tribus II. Leptoglossi.
15. Heladermidae ( CyclosaU'
rae, p. Gr. ).
31. Helodermina (^Teioder-
midae , Gr. ) 0. Mexico
16. Varanidae ( Cyclosaurae ,
p. Gr.).
32. Varanina ( Monitori'
dae, p. Gr. ) . . . .
17. Ambiridae ( Cyclosaurae ,
p. Gr. ).
33. Ameiriria(retdae, Gr.) . .
18. Lacertidae ( Cyclosaurae ,
p. Gr.).
34. Lacertina ( Lacertini-
dae, Gr. ) . . . 8.
0. Afr. As. Oc. 15
0. America.
25
20. Eur. As. Af. Oc. 50
COHSPECTUS ETC. 93
35. Tachydromina (Zonu-
ridae, p. Gr.) 0. Asia. Oceania. 2
19. Ophiosauridae ( Cyclosau-
rae, p. Gr. ).
36. Chamusa urina ( Cha'
musaurìdae , Gr. ) . . . . 0. Africa. 1
37. Chirocolina {Chiroco-
lidae, Gr. ) 0. America mer. 1
38. Cercosaurina ( Cerco-
sauridae , Gr. ) 0. America mer. 4
39. Cordylina (Zonuridae,
P- Gr.) 0. Africa. Amer. 16
40. Ophiosaurina ( Zonu-
ridae, p. Gr.) l.Eur.As.Af.Am. s. 3
41. Chaìcidiaà (Chalcidae,
Gf"- ) 0. America m. 4
20. Amphisbaenidae (Ord. Am-
phìsbaenae, Gr. ),
42. Amphisbaenina (Am-
phisbaenidae, Gr.). . . . l.Eur.Af.Am.m. 10
43. Lepidosternina {Lepi-
dosternidae, Gr. ). ... 0. Amer. m. Afr. 4
44. ChiroCina (Chirotidae,
Gr.) 0. Mexico. 1
45. Tragonophina ( Tra-
gonophidae, Gr. ) . . . , 0. Arica. 1
21. Anguidae (Geissosaura , Gr. )
46. Anguina ( Ophiomori-
dae, Acontiadae, Scin-
cidae, p. Gr. ) 3. Cosmopolit. 12
47. Scincina {Scincidae,-p.
et Sepsidae, Gr.). . . . 1. Cosmopolit. 80
48. Gymnophthalmina(6?/m-
nopthalmidae, Pygopidae,
m
CONSPECTUS ETC.
2. Eur. A». Af. Oc. 12
Agrasiadae , Lialisidae ,
Gr.)
49. Typhlinina ( Typhlini-
dae, Gr. ) 0. Africa. Oceaii. 3
8. 28.
Ordo 7. Ophidii (Serpentes)
Tribus I. Innocui (Colubrina ^ p. Gr. )
245
22. Typhlopidae.
60. Typhlopina ( Typhlo-
psidae , p. Gr. ) . .
51. Stenostomina (Ttjphlo-
psidae , p. Gr. ). . .
23. BOIDAE.
52. Boina (Bot'dae, p. Gr.) .
63. Pythonina ( Boidae ,
P- Gr.)
54. Erycina (Boidae, p. Gr.)
24. AcROCHORDiDAE (fli/dndae.'
p. Gr.).
55. Acrochordina . . .
1. Cosmopolit. 25
0. Africa. Amer. 5
0. Am. Oc. Madag. 15
0. Afr. As. Ocean. 12
1. Eur. or. As. Af. 5
0. As. Oc. IVlalaias. 2
25. Xenodermidae (Hydridae!
p. Gr. ).
56. Xenoderaiina 0. Malaiasia.
1
0. As. Amer. m. 4
26. Ilysiidae (Boidae! p. Gr. )
57. Ilysiina
27. Calamariidae.
58. Uropeltina 0. Ins.Phil.Ceylon. 2
59. Xenopeltina 0. Malaiasia 1
60. Calamariina ...... 0. As.Af.Ain.m.Oc.25
CONSPECTUS ETC 96
28. COLOBRIDAE.
61. Coronellina 1. Cosmopolìt. 15
62. Xenodonlina 0. As. Ara. ni. Oc. 10
63. Helerodontioa 2. Amer. s. Mad. 5
64. Lycodonliiia 0. Af.As.Oc.Am.nj. 15
65. Colubrina 5. 11. Cosmopolit. 40
66. Herpetotdryina 0. As. Af. Am. Oc. 15
29. DlPSADIDAE.
67. Dendrophina 0. As. Afr. Am.Oc. 16
68. Psamraophìna 2, Cosmopolit. 12
69. Dryophina 0. Asia. Oc. Am. 12
70. Tragopina 0. Asia. Malaiasia. 3
71. Dipsadina 0. As. Af. Am. Oc. 20
30. Natricidab.
72. Natricina 2. 5. Cosmopolit. 25
73. Homalopseriaa ( Hy-
dridae, p. Gr. ) . . , , 0. As. Oc. Am. 15
74. Herpetina. ...... 0. Afr. occ. 1
7. 23. 300
Tribus li. Venenati ( Viperìnae et Colubrinia , p. Gr. ).
31. Hydridae.
75. Hydrina {Htjdridae, T^.Gr.) 0. As. m. Oc. 10
32. Najidae.
76. Bungarina 0. As. m. Ocean. 3
77. Elapina 0. As. Af. Am. Oo. 18
78. Najina 0. Af. As. m. Oc. 12
79. Dendroaspidina .... 0. Africa. 1
33. VrPERIDAB.
80. Viperina (Viperidae, Gr.). 3. Eur. .\s. Af. Oc. 15
96 CONSPECTUS ETC
81. Trigonocephalina ( Crotali-
dae, p. Gr.) 0. As. Af. Am. Oc. 15
82. Crotalina ( Cro^altdae, p. Gr.) 0. America. 6
3. 80
Specierum Reptiliura viventium numerus 1000.
Specierum Reptilium Europearum nura. 70.
Specierum Reptilium Fossilium numerus 200.
( Continua )
APPE]\DICE
KEIXDICOIXTO
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA.
PRESIDENTE
Marchese Doti. Luigi Da Via
Seduta Ordinaria delli 4 Maggio 1861.
Sono presentati alla Società i tre primi fascicoli
delie Istituzioni Scientifiche e Tecniche ^ ossia Corso
Teorico e Pratico di Agricoltura , Libri XXX di Carlo
Berti Pichat:
Un Opuscolo dello stesso Sig. Berti Pichat in-
torno a\V Allevamento dei Bachi da Seta, quelli e questo
venuti in dono dallo stesso Autore.
Il primo fascicolo dei Rendiconti delle Adunanze
della R. Accademia de* Georgofìli di Firenze.
I due primi fogli del Voi. IX. degli Annali ed
Atti della Società di Agricoltura lesina.
È letto il Dispaccio di S. E. Mons. Pro-Legato
col quale si notiGca V approvazione dell* alto Governo
dì Roma della nomina del Sig. Francesco Bella a
Socio Corrispondente Estero della nostra Società.
Poscia il Sig. Conte Gaetano Zecchini legge una
sua Memoria Intorno alla Convenienza di favorire in-
sieme le Industrie e l'Agricoltura.
N. Ann. Se. Natur. Serib III. Tomo 5. 7
98 APPENDICE
Se piaccia ad alcuno istituire un confronto fra
lo stato presente della Città e Provincia nostra e quel-
lo de' tempi andati in ciò che riguarda 1' esercizio
delle Arti e la prosperità e floridezza che di esso ne
segue quanto sarà rallegrato al considerare le cam-
pagne tanto avrà ragione di dolersi dello stato inte-
riore della Città , avvegnacchè in esse 1' agricoltura ,
sciolti gli antichi legami e venuta a mani più esperte
ed operose, abbia fatti per tutto e più nelle pianure
mirabili avanzamenti , e coli' accresciuta produzione
sieno gli abitanti cresciuti sommamente di numero,
e fatti più agiati. Dove invece nella Città le mani-
fatture ed industrie un tempo famose e floridissime
sieno quasi aS'atto perdute, e rimanga per questo una
parte non lieve di cittadini senza lavoro , senza pa-
ne, inquieta ed infelice.
Considera l' illustre Autore come la vera prospe-
rità pubblica e privata non sia possibile in uno stato
o paese qualunque finché per tutte le classi della so-
cietà, dalle maggiori alle infime, non sieno ordinate
quelle provvidenze che le rendono ciascuna contente,
e che precipua condizione di queste si è che quelle
arti e quelle industrie che di lor natura si coadiu-
vano insieme sieno tutte ad un modo attive capaci
e favorite. E qui viene dietro a mostrare il danno
che sopportiamo , guardato anche solo pel lato eco-
nomico , col cedere allo straniero di venire a te-
soreggiare sopra i nostri prodotti, ricevendoli grezzi
da noi e rimandandoli a noi ridotti in opere di
perfetto lavoro. Riconosco, Egli dice, che a noi
s' appartiene più che ogni altra cosa ben lavorare
}e terre, posti come siamo io provincia ubertosa e
APPENDICE '99
dì favorevole cielo , ma ancora sostengo che Del-
l' arte slessa dei campi non giungeremo ad ottenere
intero proGtto se ancora non avrem cura di far pro-
gredire le industrie e manifatture che più con essa
si legano ; che quanto meno rimanga di prodotti
grezzi da mandar fuori avran più valore e quan-
to minore fra noi sia il prezzo di essi già lavorati
ne sarà maggiore il consumo , e cresciuta così per
doppia maniera la ragione del produrre crescerà Del-
l' agricoltore Io studio e la fatica. Coli' accennare ai
progressi delle nostre campagne uon vuole il Zuccbini
ingenerare l' idea che sieno già desse pervenute al ter-
mine più desiderabile di buona coltivazione, e subito
aggiunge che molto invece rimane per giungere a que-
sto termine nelle pianure , moltissimo nelle montagne.
Ed altro argomento della necessità e dovere per noi di
favorire le industrie che non sono pretta agricoltura
lo presta il giudizio di tutta la moderna scuola eco-
nomica e della esperienza delle altre nazioni che con-
danna alla meschinità o lascia in pericolo continuo
quei paesi che fondano nella sola agricoltura o nelle
sole manifatture la sorgente della propria ricchezza
poiché per quanto più stabile e reale sia la ricchezza
stabilita sui terreni di quella che apporta la mano
d' opera, un paese di soli agricoltori lavora più per
gli altri che per se stesso, e sarà sempre inferiore e
come mercenario dello straniero e a poco a poco si
abbassa e si distrugge , com' è avvenuto o avveniva
appunto della Spagna. Si rallegra 1' autore che per
questo rapporto tanto non possa pur dirsi della no-
stra Provincia, la quale non è per certo V ulti-
ma a coltivare ancora le industrie, ma saviamente
100 APPENDICE
ne avverte che gli agricoltori farebbero gran male a
se stessi ed all'intero paese se per quanto è da essi
non dassero mano ancora al prosperare di quelle ,
aderendo invece a quelle viete e false opinioni che
li vorrebber distogliere da si virtuosa impresa. Si
pretende da molti , o piuttosto si pretendeva in ad-
dietro nella leggerezza e confusione di idee sopra i
primi princìpi economici, che un paese veramente a-
gricola debba tutte occupare, per cosi dire, sui campi
le forze di braccia e di capitali , e che ogni parte di
queste forze distratta in altri cospicui lavori lontano
dai campi non fosse che a danno e pregiudizio
comune. Risponde 1' Autore a queste opposizioni
e le annulla. Fra la città e la campagna vi ha
questa differenza che gli uomini di città o sobbor-
ghi sono inetti ai lavori di campagna , come gli
uomini di questa han da natura ripugnanza ad en-
trare in città e sono incapaci di porsi ad alcun de-
licato mestiere. La città e la campagna ciascuna han
vita propria e distinta e crescono quasi di lor mede-
sime. Coltivate le industrie nella città e sobborghi e
quella gioventù scapestrata e tumultuosa che offende
diverrà costumata e laboriosa e darà figli sani e ben
disposti. Coltivate meglio le terre bisognose più di
lavoro e là cresceranno le famiglie di numero e di
sanità , e coli' abbondanza dei prodotti verrà abbon-
danza di pascolo , tanto necessario ancora , checché
si dica, nelle nostre montagne e nelle stesse pianure.
Quanto ai capitali sarebbe ben trista la sorte de'
nostri proprietari se la loro industria sui campi fosse
a tale ridotta di non ritrarre da essa che 11 solo so-
stentamento della vita , o la più parte non avesse an-
APPENDICE 101
cora altre sorgenti di guadagno : la qual cosa se non
sia , e 1* agricoltura non soffra pesi ed angustie in-
comportabili , e siano resi raovibili e circolanti i ca-
pitali , e sia reso mite l' interesse del denaro neces-
sario ai coltivatori per aumentare il profitto de' suoi
lavori , avverrà che col risparmio alle spese di essi
e colle ragionevoli economie saranno riuniti i capitali
ben sufficienti e preziosi per alimentare, educare e
render felice e onorata una gran parte di cittadini: e
questo con merito e profitto ben maggiore di quello
che dai Comuni e dai privati siasi acquistato altre
volte col gittare vistose somme di danaro in una
specie di beneficenza che potrebbe dirsi pigra e igno-
rante a confronto di quella che nel sollevare il mi-
sero gli da ancora occasione di far uso del proprio
ingegno e delle proprie forze.
Contro i quali abusi e le triste loro conseguenze
tatta è rivolta V opera e la parola magnanima del-
l'ottimo e benemerito concittadino nostro Sig. Conte
Zucchini.
Il Segretario Sig. Prof. Giovanni Contri legge il
suo Rapporto o giudizio sull'Opera del Ch. Signor
Carlo Berti Pichat che ha per titolo Istituzioni
Scienti/iche e Tecniche, ossia Corso Teorico e Pratico
di Agricoltura.
La Società ricevuto d'altra parte il primo fa-
scicolo di quest' Opera lo rimise al Sig. Prof. Contri
con preghiera di farlene Rapporto , ed in questa Ses-
sione veniva presentato e letto quel Rapporto mede-
simo. È da notare questa particolarità ; come cioè
dal solo primo fascicolo abbia saputo l'ingegno del
Ch. Segretario rilevare i pregi di tutta l'opera e pre-
102 APPENDICE
cooizzarne il successo, e come nell' indicare il valore
ed i meriti dell' Opera del Berli si sieno fatti palesi
per se medesimi i pregi rari ed antichi di scienza,
di Glosofìa, di erudizione e di eleganza de' quali è
riccamente adorno l' illustre Segretario congiunti in
esso (come nel Rapporto stesso si vede) al sentimento
il più elevato di equità, di giustizia, di buona eco-
Domia poste e riconosciute da lui per fondamento e
cardine maggiore della Agricoltura , qualora si voglia
considerarla secondo il suo proprio carattere di Scienza
ed Arte generatrice della ricchezza , della concordia
e della prosperità delle Nazioni.
Il Rapporto di esso Sig. Professore è il seguente:
,« Niun incarico poteasi per certo affidarmi né più
a me grato, ne più onorevole di quello, che per di-
Sposizion vostra, o Colleghi Pregiatissimi, mi fu dato
giorni sono , di riferire cioè a Voi l' opinion mia in-
torno air Opera che si sta pubblicando a Torino dal
nostro Socio Carlo Berti Picuat e che ha per tito-
lo Istituzioni Scientifiche e Tecniche j, ossia Corso Teo-^
fico e Pratico di Agricoltura. Trattasi di un Impresa
laboriosa : di un' Opera mancante all' Italia , e da
lungo tempo desiderata ; trattasi di un lavoro che
va a compiersi da un nostro Collega , e nostro con-
cittadino; e quello di che più mi compiaccio tratta-
si di esser entrati in ben fondala speranza che per
utilità della scienza e dell' Arte Agraria , e per onore
eziandio delle Italiane lettere si abbia fra non molto
condotto a fine un tal lavoro da un mio antico di-
scepolo, che ebbi sempre in molto pregio , e che pel
suo amore alle Scienze, ed all'Arte Agraria in ispe-
cial modo sempre si distinse, e si mostrò indefesso
APPENDICE 1Ò3Ì
tieir applicarvìsi , onde procurare al proprio paese
ogni genere di miglioramento Economico-Agrario , e
di Scientiflco Progredimento.
Per tutto ciò adunque, Voi ben vedete che ho
motivi speciali per ringraziarvi come fo del ricevuto
incarico , e per incominciare col significarvi la sod-
disfazione che ne ho provato. E quantunque io debba
dubitare di ben corrispondere col presentarvi una
giusta idea delia materia, ed un analisi qual Voi
potete desiderare , pure io tengo per fermo che potrò
spedirmene con brevi parole, e credo ancora che
chiunque abbia letto il Prodromo , il quale quasi per
intero occupa il Fascicolo 1." del 1." Voi. (che qui
fin ad ora solo ci pervenne) come potrà essersi for-
mato una giusta idea dell' opera intera , così , senza
trattenervi di soverchio , colla semplice osservazione,
e senza una troppo minuta analisi potrà portarne tm
sufficiente giudizio.
E qui primieramente non tralascierò di avver-
tire che l'autore accennando in breve alle Opere Agra-
rie che la precedettero, senza affettata modestia che
or più non è di moda e con vera ingenuità , dimo-
stra il perchè quelle non più servono all'intento di
una piena, ed universale istruzione, mentre nel tempo
stesso dichiara che egli non sarà per seguire il moder-
no^ e facil costume di far libri con libri disposto però a
giovarsi di quanto si è o addivenga di pubblica ragio-
ne. Nel che si mostra Egli seguace del vero Progres-
so il quale non consiste, come fo per sistema intro-
dotto da non pochi a giorni nostri , che fabbricando
utopie senza fondamento di pratica per lo più si
fanno come un pregio di cancellare della mente dello
104 APPENDICE
studioso ciò che insegnaroDO gli antichi, e iniqua-
mente quasi direi si rivoltano contro i medesimi. Ma
il nostro autore per Io contrario si dà a conoscere
ben penetrato da una verità che un savio soleva so-
vente ripetere dettando precetti in quest' Illustre Ar-
chiginnasio e cioè che noi dobbiamo giovarci delle
cognizioni scientiGche depositate negli antichi libri
serbandole con venerazione, e su di esse basando la
moderna scienza come sopra solido piedistallo, e che
dobbiamo nel tempo stesso trar partito dalle notizie
che ne vanno accumulando i contemporanei anche
men dotti , perciocché il vero sapere , massime in
fatto di scienze pratiche e di arti non è sempre ove
le medesime s' insegnano , ma ben di sovente a te Io
mostra col fatto o V artista meccanico senza lettere ,
e senza cultura , o l' agricoltore anche di lui più
rozzo, e senza lume di scienza che a lui Io additi.
E già Columella nell' aurea sua Prefazione egregia-
mente lasciò scritto praecepta nostra non con-
sumare scientiam sed adjuvare promittui, nec statim quis-
quam compos agricolationis erit his perlectis rationi-
bus y nisi et obire eas voluerit , et per facuUates potu-
erit. Ideoque haec velut adminicula studiosis prometti-
tnus non profutura per se sola, sed cum aliis.
E qui continuando col notare la duplice distin-
zione delle Istituzioni in Agrologia, ed Agronomia,
vale a dire in teorica e pratica non serve ch'io fac-
cia osservare quanto ella sia naturale , e precisa. Non
oraraetterò per altro di far riflettere nella suddivisio-
ne della materia il Progresso della scienza ; che
nell'Agrologia, secondo il piano tracciato dall'Auto-
re nel Prodromo, accoppia alle nozioni di fisica le
APPENDICE 105
economiche di ogni genere. La qual cosa io lodo, e
sia questo se è possibile con sopportazione dei retro-
gradi , che ammettono fra gli elementi della scienza
agraria la soia fìsica e tutto al più alcun principio
della campestre, e della domestica Economia, esclu-
sane la Pubblica, tanto essenziale a parer mio , e fon-
damento dell' intera scienza. Farmi che essi abbìan
addottato per loro Autori Catone , e Varone , e per
essi forse troppo ne insegnò, di troppo avanzò l'A-
grologia Golumella. Ed io pure rispetto , e venero
que' luminari dell' antico sapere, ma però non reputo
aver essi tanto innanzi portato lo studio e la inven-
zione , che non ne sia molto rimasto da meditare
per chi voglia occuparsi dell' Agricoltura colla mente
più che colla zappa , e colla vanga.
E quando poi col lume delle storie rifletto aver
scritto Catone in un tempo in cui V Agricoltura non
dovea servire che a mantener del pari in vita il Con-
sole j ed il soldato Romano ; aver scritto Varrone
allorché 1' eloquentissimo filosofo d'Arpino proclama-
va disonorato e vile il raercadante e diceva egli non
doversi essere uno stesso popolo e trafQcante e nel
medesimo tempo Signore del Mondo, dico, e so-
stengo che un' Agrologia stabilita sui soli principi
che erano nelle menti di quegli scrittori, non potea
informare che un Agricoltura molto meschina relati-
vamente a quella che vuoisi a tempi nostri , a quella
che tende a ricavare perpetuo dalle terre il massimo
possibile profitto ; a quella in somma che in univer-
sale soddisfa i grandi bisogni delle Nazioni, ed ali-
menta le Arti , ed anima i commerci e sto per dire
intesa ad interessare le Nazioni tutte, e le Società
106 APPENDICE
tutte r una coli' altra , rendendole fra loro amiche ,
e bene affezionate fra loro per proprio e per comu'
ne interesse.
Inoltre è da por mente che 1' Agricoltore non
è sempre padrone di fare quel che vuole , e quello
che è più a lui , e ad altri utile , si perchè quei mez-
zi di cui dovrebbe esser fornito vengono a lui tolti
da circostanze Politiche , o altre affatto estranee al-
l'ordine della propria azienda, sia perchè l'ordine
stesso è turbato o da favori inopportunamente ac-
cordati all' arti in genere o in ispecie , ed alla stessa
agricoltura, la quale non di favori abbisogna (come
molti ignoranti pretendono) ma di sola giustizia che
garantisca le proprietà , ed assicuri , e difenda il frutto
delle fatiche , sia perchè in fine l' industria in genere,
ed il commercio che debbono giovare ed alimentare
la medesima e per giusta reciprocanza esserne animate
e promosse, pur troppo spesso s'arrogano di soste-
nersi a spese di quella e di giovarsene senza recarle
aiuto veruno.
Per tutto ' ciò è chiaro a non dubitarne che lo
studio dell' Agricoltura si è ora esteso di moltissimo ,
e che privo della parte Economico-Politica come era
tìn tempo tornerebbe monco, ed imperfetto. Percioc-
ché lo studio dell' Agrologia ossìa 1' Agricoltura Teo-
rica studiata per princìpi si è lo studio di arricchir
le Nazioni ; s' egli è pur vero che tutti dell' Agricol-
tura vivono , e tutte le altre arti o ne nascono , o
se ne giovano , o ne traggon mezzi per sostenersi. Che
ben meschino sarebbe quel popolo che volesse fon-
dare la propria ricchezza o sulla caccia, o sulla pesca ,
0 sui prodotti delle miniere : che l' oro non fa ricco
APPENDICE 10?
1' uomo , ma si beDe il grano che Io nutre, e il vino
che lo disseta , e gli dà vigore , e che il commercio
alimentato dall' Agricoltura quasi esclusivamente è
vincolo di Sociale Progresso fra l' Italiano , e l' In-
glese , fra r Europeo , e 1' Asiatico , fra il Turco , e
il Brasiliano , che tutti trovano il proprio conto a
commerciare fra loro , a cambiare i prodotti del pro-
prio paese con quelli delle più lontane regioni , ad
amarsi in fine , ed a sostenersi 1' un 1' altro come fra-
telli , impiegando le proprie forze non a soggiogare
i deboli come si voleva da quegli antichi ma bensì
a difendere il misero contro le oppressioni del forte
come ne prescrivono le leggi del Cristianesimo , e co-
me ne prescrissero fin da' più remoti tempi le Divine
Leggi a noi tramandate dal gran Legislatore Mosè.
Ecco dunque in qual guisa, e perchè nell' Agro-
logia ai princìpi della fisica naturalmente vengon die-
tro gli Economici in tutta la loro estensione, e come
lo studio di Catone , di Varrone , di Columella , e
di Palladio , e di Greci scrittori ancora , quantunque
migliorato, corretto e ampliato dalle cognizioni dei
moderni specialmente per le grandi scoperte chimi-
che ^ mineralogiche, e fisiche dello scorso secolo è
stato fin a quel tempo il fondamento di tutta l'Agro-
logia, così in appresso le profonde meditazioni di un
Genovesi , le belle osservazioni di un Verri , le sot-
tili investigazioni dì un Adamo Smith , le considera-
zioni teorico-pratiche di un Gioia , i pensieri Agra-
rio-Economici di un Dandolo , dovevano necessaria-
mente applicarsi alla scienza Agraria per incremento
dell' arte che è la vera , e più universale sorgente
della ricchezza delle Nazioni.
108 APPENDICE
E già alquanto prima che da noi si facesse que-
sto passo importantissimo nel progresso della Scienza
si ebbero esempi dell' applicazione delle Scienze Eco-
nomiche all' Arte Agraria presso altre Nazioni , e
principalmente per quello che ne insegnò Young , e
ne lasciò scritto nelle sue opere in Inghilterra , ed
in seguito il di lui discepolo l' Illustre Thaer nell' Ale-
magna. Se non che questi riguardar non si possono
che come cenni, e considerazioni sconnesse 1' una dal-
l' altra , mancando in quelle opere quel metodo scien-
tifico , quel concatenamento d' idee, quel dedurre da
esempi di pratica la generalità dei principi , senza
di che arduo, e di poco fruito riesca l'insegnamento.
II perchè V Autore in questa parte del suo trattato
si propone di esporre quanto riguarda la Società,
ossia l'Economia Civile Agraria, quanto riguarda
l'uomo, e cioè l'Economia Morale Agraria, come
pure dirà del fondo, vale a dire degli Elementi eco-
nomici dell' impresa , e della condotta che è poi in
altri termini l' Economia Agraria dell' Impresa me-
desima.
Alla quale prima parte delle Istituzioni assolu-
tamente teorica seguita la parte pratica ossia le Isti-
tuzioni Tecniche già indicate superiormente col nome
di Agronomia. Intorno alla quale possono valere
molte delle sovraesposte considerazioni perciocché in
essa premessi i generali princìpi della coltivazione e
tutto ciò che riguarda i terreni, e le varie loro for-
me e disposizioni , ed i vari sistemi a cui possono
essere assoggettali nel coltivarli si passa a trattare
con certa ampiezza la filologia agraria , da alcuni
erroneamente confusa colla Botanica , per discendere
APPENDICE 109
poi in conchiusione a spiegare le coUivazioDi specia-
li, e le rurali industrie , la quale trattazione è l' ul-
tima di tutta r Opera.
Questo è io sostanza il piano dell' importante
lavoro diviso in 30 libri , e tutto ciò si dimostra nel
Prodromo, e nei Prospetti dimostrativi che lo accom-
pagnano, a cui tengono dietro alquante considerazio-
ni Generali le quali giovano a mettere in chiaro tutta
la materia ed unite al Prodromo stesso servono co-
me da Introduzione Generale. Il che saviamente si è
fatto dall' Autore , affinchè lo studioso possa fin da
principio formarsi una giusta idea del metodo con
cui sarà per intraprendere il suo studio e così pre-
pararsi al medesimo con queir ordine , e con quella
concatenazione d' idee di cui già dissi superiormente.
La quale concatenazione, ed ordine certamente
non polran mancare nella trattazione degli argomenti
diversi , perciocché il saggio che ne abbiamo nel Pro-
dromo ci è garante per la chiarezza delle idee, e
rigore matematico che in ogni parte vi si osserva.
Per la qual cosa io non posso che sommamente lo-
dare il piano tracciato dall' Autore , il quale ne as-
sicura che r esposizione della materia , e 1' esito bene
corrisponderanno all' aspettativa ed alle preconcepite
speranze.
E conchiudendo dirò che l' impresa del Berti
PiCHAT è impresa Italica , che promette molto di uti-
lità alla comune Patria , e che tale utilità è assicu-
rata dai conosciuti meriti dell' Autore e dal bene or-
dinato saggio che già ne abbiamo nel Prodromo.
110 APPENDICE
Sessione Ordinaria detti 11 Maggio 1851.
Letto e approvato il Processo verbale della Sedu^
ta antecedente il Sig. Ispettore Pietro Pancaldi lesse
una breve Memoria per invitare la Società a dare
incarico ad alcuno de' suoi Soci che si recasse allo-
ra alla Esposizione di Londra, e fosse fornito de' lumi
e cognizioni a ciò convenienti, di osservare e studiare
io Inghilterra i metodi colà praticati di attraversare
i torrenti od ì fiumi con iscoli d' acque introducen-
doli in canali formati con tubi di ferro fuso, posti
sotterra e inferiori al letto dei torrenti medesimi , af-
fine di conoscere e giudicare quanto sia opportuno
per noi 1' adoperare quel metodo per giungere a dare
corso libero e spedito alle acque colatizie dei terreni
posti nella nostra Provincia alla destra del Reno — Il
dire che in questi terreni , o in grandi tratti di essi ,
il frutto della naturale loro fertilità e delle pratiche
e delle spese gravose de' proprietari e de' coloni di
essi sono sempre incerti e precari per la difiìcoltà
degli scoli e pel pericolo ognora imminente a quei
terreni di restare sommersi o eccessivamente impre-
gnati dalle acque pluviali che non possono correre;
e l'aggiungere ancora che questo male e pericolo si
toglierebbe in gran parte coli' aprire a una porzione
di quelle acque medesime una foce sotto le acque
del Reno che non può riceverle in sé se non molto
lontano da quei terreni per essersi troppo innalzato ,
fa evidente ad ognuno la rilevanza dello studio e
e delle osservazioni proposte dall' Ispettore Pancaldi.
Né si contenta egli già di annunziare semplicemente
APPENDICE 111
uoa tale rilevanza ma la viene via via dimostrando
colla narrazione di tutti ì progetti fatti dai più famosi
ingegneri , periti e matematici impegnati nella soluzio-
ne del Problema fissato può dirsi col chirografo di
Clemente XIII nell'anno 1761 del = come, cioè, si pos-
san sanare quei terreni dando libero corso in essi
alle acque. = Dall' esame ed analisi dei quali progetti
Io stesso Ispettore Pancaldi , chiamato anni addietro
ad esporre in proposito il suo parere trae fuori o
compone un progetto suo proprio col quale si pare
in vero risoluto quel Problema alle condizioni se-
guenti :
1. Che si separino in due distinti canali le acque
del Terzo Circondario da quelle del Quarto.
2. Che nei terreni del Quarto e del Quinto Cir-
condario si costruisca un nuovo canale che riceva le
acque sole de' terreni superiori e le conduca nel
Posto dell'antica Beccara, lasciando alle acque dei
terreni inferiori il canal della Lorgana che le tragitti
al Reno passando pel Sajarino:
3. Che le acque del Terzo Circondario disgiunte
dal Quarto s' avviino diritto all' Adriatico passando
sotto il Reno con una botte formata in pietre o mat-
toni ovvero in ferro fuso.
Piacquero allora queste deduzioni o consigli del
Pancaldi, e nelle trattative per esse cogli interessati
venivansi appianando le difficoltà che naturalmente
s' incontravano , e se le vicende politiche non aves-
sero arrestate queste trattative sarebbe rimasto solo
indeciso se la botte o canale sotto Reno fosse me-
glio costruirlo in pietra o in ferro fuso. Colla spe-
ranza pertanto che quelle trattative si ripiglino era
112 APPENDICE
opportuno e saggio consiglio di osservare in Inghil-
terra come quei canali in ferro fuso si facciano e con
quale vantaggio , e infìne della sua Memoria indica
e spiega l'Autore i punti diversi nei quali era a di-
vidersi e considerarsi cotesto studio medesimo.
Terminata la lettura della Memoria e la Confe-
renza della Società intorno ad essa il Sig. Presidente
nel dichiarare sciolta la presente Adunanza prega i
Signori Soci Ordinari a trattenersi in
Sessione Straordinaria
per occuparsi di rispondere ad una Interpellazione
della quale era stata onorata la Società da un pub-
blico Dicastero (1).
Sessione Straordinaria delti 9 Giugno 1861.
In questa Sessione il Sig. Dott. Paolo Predieri
legge il Rapporto della Commissione che nella Ses-
sione Straordinaria delli 27 Ottobre 1850 fu incarì-
cata a stendere un Rapporto sui riscontri avuti dalle
Deputazioni Sezionali intorno al Quesito proposto dalla
Deputazione di Budrio = Sui mezzi coi quali si possa
(1) Ogni qualvolta la Società abbia a trattare di argo-
menti risguardanti le Interpellazioni che le vengono da alcun
pubblico Dicastero od occorra il concorso o consenso delie
pubbliche Autorità per dare effetto ad altri suoi studi ne om-
niette i verbali nel presente Rendiconto.
APPENDICE 113
appo Doi migliorare le Razze dei Bestiami che mag-
giormente servono all' Agricoltura. =: Questa Com-
missione è formata dei Signori: <
Da Via March. Luigi Presidente.
Alessandrini Cav. Antonio.
Contri Prof. Giovanni.
Monti Ing. Francesco.
Medici Prof. Michele.
Predieri Dott. Paolo relatore.
Sassoli Avv. Enrico.
Dopo la lettura del Rapporto la Società si trat-
tiene in lunga discussione sopra ogni parte del me-
desimo, il quale, esaurita che sia la materia in essa
trattata, verrà a suo tempo pubblicato.
Dopo questo la Società è invitata dal Sig. Pre-
sidente a formare la Terna per la elezione di un
nuovo Presidente della Società medesima per 1' anno
prossimo venturo Accademico secondo le prescrizioni
del Regolamento, e però , fatte le debite avvertenze
per r ordine e regolarità della votazione e dello scru-
tinio , e soddisfatto a quanto si dovea , n' è uscita la
Terna nel modo seguente formata dai Signori :
Sassoli Avv. Enrico.
Da Via March. Dott. Luigl
Alessandrini Prof. Antonio.
Sessione Straordinaria delli 16 Giugno 1861.
La Società è convocata ed unita in questa Ses-
sione per ricevere comunicazione di un Dispaccio di
N. Ann. Se. Natur. Serie III. Tomo 5. 8
114 APPENDICE
molto interesse e gradevole di S. E. Mons. Commis-
sario e Pro-Legato del giorno 7 corrente mese.
Il Dispaccio è il seguente:
Illustrissimo Signore ,
Piacque al Ministero di Arti e Commercio appro-
vare , ed incoraggiare una Esposizione di Agrari pro-
dotti anche in questa Provincia, preceduta intanto da
una di semplice floricoltura. Approvò pure che entrambe
si facessero nel vasto e delizioso edifizio di S. Michele ^
lieto insieme con me di poter corrispondere al vivo desi-
derio di tanti cultori , di fare non solenne ne pomposa ,
ma vaga , modesta , e comoda mostra del frutto de' loro
studi. Alla felice adesione si degnava d' aggiugnere il
prelodato Ministero che l'avrebbe eziandio accompagnata
con medaglie d' argento _, per apposita e competente pre-
miazione.
Ciò stante, non saprei come meglio condurre la
cosa ad effetto di quello che dirigermi a codesta So-
cietà, benemerita per indefesse cure, e per utilissimi
studi e produzioni letterarie. Quindi nella certezza di
trovare nelle SS. LL. queW operoso concorso di lumi
e di pratiche viste _, che valgano a rendere , non che
conveniente , di reale vantaggio la progettata Esposi-
zione di Prodotti agrari della Provincia, ad esempio
di quanto si viene operando in altre Città illustri dello
Stato, sono a pregarle di assumere il cortese incarico,
e di compilare intanto un piano di regole , per le quali
si assicuri l'immaginato scopo agràrio, e di accom-
pagnarmelo col corredo di osservazioni opportune per
meglio garantirne la riuscita.
APPENDICE US
Mentre dal canto mio vado disponendo^ malgrado
l'angustia del tempo ^ l'assembramento dei prodotti di
floricoltura ; per l' altra , che è di più vera importan-
za, attenderò dalle SS. LL. il desiderato ragguaglio,
e intanto le confermo la distinta mia stima.
Bologna 7 Giugno 1851.
Jl Commiss. Pont. Straord. e Pro-Legato
Gaetano Bedim.
Àll'Illmo Sig. Presidente
della Società Agraria di Bologna.
Non potea questo Dispaccio non essere ricevuto
dalla Società con singolare sua compiacenza ; ed il
venirle cosi in un tratto ed inaspettata quella appro-
vazione del Ministero di che parla il Dispaccio e con
essa r invito di S. E. Mons. Pro-Legato di compilare
il Piano di Regola pel riusci mento più felice della
Mostra medesima era (com'è naturai cosa il com-
prendere) favore tanto più gradito quanto più desi-
derato e improvviso ad un tempo.
Nel Dispaccio Legatizio non si parlava punto dì
epoca in cui eseguire 1' Esposizione, ed i Soci pre-
senti air Adunanza non si tosto ebbero espressa la
concorde loro compiacenza , e reso il ben giusto e
largo tributo di lode e di ammirazione che si deve
a Mons. Pro-Legato che fra tante gravi cure ha sa-
puto spontaneo trovar Egli stesso nuovi modi di ec-
citare fra noi gli agricoltori all' amore dei campi e
di dare insieme a questa Società colla sua piena fi-
1 16 APPENDICE
ducia onore e conforto , proposero il dubbio =: Se
meglio convenisse incominciare le Esposizioni agrarie
in questo o piuttosto nel prossimo anno agrario =.
Ne questo dubbio era fuor di ragione per diversi mo-
tivi, fra' quali sopra tutti era notabile quello della
stagione molto avanzata pei lavori già fatti e della
scarsezza del tempo a istruire e preparare gli agri-
coltori a cooperare e concorrere ad una conveniente
Esposizione. La qual ragione certamente gravissima
facea prevaler l' opinione che fosse miglior consiglio
rimettere 1' Esposizione all'Autunno del prossimo an-
no , ma contro di essa prevalse invece il desiderio
di porre tosto a proGtto il favore del Ministro e di
Mons. Pro-Legato e di mostrare per qualunque modo
si fosse il gradimento della Società e la prontezza sua
a seguire il Superiore Governo negli ottimi e bene-
voli suoi divisamenti. Dal qual desiderio animati ri-
volsero i Soci al prò di esso gli argomenti medesimi
che potevan esser contrari , e si convenne che la
strettezza del tempo avrebbe scusata la tenuità e po-
chezza delle cose che si fossero esposte , e che aven-
do appunto bisogno gli agricoltori nostri di appren-
dere r uso , le maniere e , per così dire , il significato
di queste provvide costumanze agrarie aveasi a con-
siderare la prima cos'i estemporanea Esposizione quasi
avviamento e preparazione a cose migliori , senza
perciò che ne avesse a soffrire il decoro del paese
e della Società. Risoluta cos'i la discussione si passò
a nominare una Commissione che s' impegnasse a
compilare il sopradetto Piano di Begola ed assumesse
r incarico di ordinare e condurre quanto potea in se-
guito occorrere al buon successo della proposta ed
APPENDICE tl7
applaudita Esposizione. La Commissione fu la se-
guente :
Da- Via March. Dott. Luigi Presidente.
Alessandrini Cav. Prof. Antonio.
Amorini Bolognini March. Vincenzo.
Bianconi Prof. Gio. Giuseppe.
Bertoloni Prof. Giuseppe.
Contri Prof. Giovanni.
Pancaldi Ing. Ispettor Pietro.
Ferrari Ing. Gio. Domenico
Membro della Commissione , e Segretario.
Sessione Straordinaria Solenne delli 13 Ottobre 1861
per la Prima Esposizione Agraria.
Questa Adunanza è tenuta nella Villa Legatizia
di S. Michele. La Società tutta intera vi è invitata
compresi i Soci Corrispondenti delle Deputazioni Se-
zionali della Provincia , e vi sono invitati il Corpo
Consultivo di Legazione, il Presidente del Municìpio,
gli Amministratori Provinciali, le Autorità Militari,
r Accademia Benedettina , la Società Medico-Chirur-
ea ed un eletto numero di altri Cittadini.
I Portici, 1 Giardini, le Rimesse, gli Atri infe-
riori dì questa nobile e vasta abitazione sono occu-
pati dagli oggetti agrari che da tre giorni vi sono
posti con molta eleganza e col miglior ordine possibile
in pubblica mostra .
S. E. Monsi gnor Pro-Legato negli Atri superiori
con somma cortesia e dignità riceve i Signori invitati
e s' intrattiene con essi in ameni discorsi. Finché
giunta r ora dell' Adunanza Egli li invila a seguirlo
118 APPENDICE
nella Sala prescelta all' Adunanza stessa , in quella
deDomioata la Biblioteca. In quest* Àula magoìQca e
famosa per belle pitture e per ampia forma bellissi-
ma s" asside ognuno al posto che gli è designato o
gli è più a grado e poco appresso il Sig. Prof. Cav.
tìAETANO Sgàrzi Censore della Società, tenendo il po-
sto e r uffizio del Presidente che era lontano dalla
Città , apre , come si dice , la seduta con brevi ma
eloquenti ed opportune parole in lode del Reggitore
benigno di questa nostra Città e de* Ministri del Prin-
cipe e degli Amministratori di questa Comune e Pro-
vincia e dell' eletto consiglio d' uomini esperti e pru-
denti tratti dal seno della Società Agraria per rego-
lare le cose della Esposizione: promotore il primo
di sì laudevole e proficua Istituzione, cooperanti gli
altri d' una o d' altra maniera a secondare le inten-
zioni di Lui in opera tanto magnifica. E della bontà
e utilità di quest' opera adduce in breve le prove ,
essendoché , Egli dice , coli' esempio più che colla pa-
rola si persuadono gli uomini; e ne' fatti delle Arti
le cose s'intendono meglio al vederle che al sentirle
descritte; e nulla è più giovevole in generale a com-
muover gli spiriti e sospingerli al bene del porli in
emulazione fra loro , dell' onorarli , e del rendersi dal
Principe stesso o da' suoi ministri alcun segno di
premio a chi n' è più meritevole.
Compiuto dal Professore il suo dire il Sig. Dott.
Paolo Predieri scelto oratore dell' Adunanza con
ampio , erudito e facondo discorso prende a ragionare
dell' Agricoltura bolognese e dei mezzi più acconci di
accrescerne i Prodotti.
La solennità di questo giorno consacrata tutta
APPENDICE 119
all' onore ed al vantaggio dell' agricoltura di questo
Paese rendeva acconcio più che mai il parlare in es-
sa alquanto dell' onore e dei vantaggi che nella Città
e Provincia nostra si produssero in addietro e son
per prodursi nell'avvenire.
È consolante ad un popolo veder nella storia
del suo passato una serie numerosa o continua di
fatti belli e mirabili, e se altri popoli a noi afiQni han-
no vanto di glorie splendidissime e strepitose, pochi
forse potrebbero gareggiare col popolo bolognese nella
purezza , antichità e costanza di sua virtù molteplice
ed immutabile. Avvegnacchè per quanto in addietro
si volga lo sguardo crescano quasi per così dir del
continuo i motivi dell' ammirare e del lodare, ne mai
si scorga in questo popolo alcuna eccessiva cupidigia
ma solo un amore sempre vivo del bene comune e
desiderio di onore e di quiete nella coltura massima-
mente delle scienze, delle lettere e delle arti.
Fra queste prende a parlare il Predieri della
Agricoltura e ci dimostra come sia sèmpre stata nel
bolognese lodevolmente trattata quest' arte secondo la
varia condizione de' tempi fino a que' giorni più antichi
cui possa giungere la memoria degli uomini : e die-
tro ce la vien descrivendo nella civiltà che può dirsi
Etrusco-Bolognese , fatta già Bologna per testimonian-
za di Plinio capitale o Lucumonia Etrusca : e quando
poscia nel dominio o collegamento Romano si meritò
la terra nostra quell' encomio stupendo che l'Oratore
pronunziava col nominare il suo e circostante paese
= Provincia di virtù , di costanza , di gravità = ed
oltre questo pregiandola de' nomi di Flos llaliae , Fir-
mamentum Imperìif ornamentum dignilath. Provincia
120 AppERDICB
ìnfioe optimorum et forlìssimorum virorum amicissimo"
rumque Reipubblicae : colle quali autorità s' arrecano
pure le altre di que' tempi cbe dimostrano i ricchi
prodotti e le speciali industrie agrarie di questo popolo.
E trascorso ancora quel periodo lungo e luttuoso della
invasione de' Barbari e delle tenebre che vi recavano
risorger Bologna nello studio de' campi ed esser ben
presto famosa maestra di esso nell'opera illustre di Pier
de Crescenzi , ne più da quel tempo negletta o mal go-
vernata r Agricoltura , tanto che per la stessa e per
fotte r arti addiutrici , sia sempre mostrata quasi a
modello del meglio. Nota il jPredieri ogni passo a-
vanzato per questi tempi dalla agricoltura nostra, e
coir asta misuratrice cbe è chiamata Statistica addita
e segna ì gradi non piccoli del suo progresso. La
qual cosa per quanto piaccia e rallegri più nondimeno
rallegra il pensare che tanto ancora è lontana 1' agri-
coltura della sua perfezione, poiché rimane campo
ricco e ubertoso ove spaziare con frutto d' ingegno
d'arte e di fatica.
Accennati pertanto i difetti e le viziose costu-
manze delle nostre campagne nell' eseguire i lavori
mostra i vantaggi che avremo dal correggere que'
difetti e dall' introdurre invece le usanze migliori. A
conseguire il quale effetto ( riporto le sue stesse pa-
role) a fu di mestieri promuovere efficacemente, in
» prima la buona istruzione agraria ed economica
» nelle classi superiori , affinchè sieno conscie le mi-
» gliori maniere di ottenere il ben pubblico e priva-
» lo: poscia fa d' uopo estendere ancora la istruzione
» agraria elementare o primaria nelle classi inferio-
» ri, e per gradi differenti «norma delle condizioni e
APPENDICE 121
a posizioDi sociali. » Sopratutto poi inculca e sostie-
ne la necessità d' istruire ì Fattori od Agenti di cam-
pagna. « Quel colono, Egli dice, che deve col su-
» dorè della fronte fecondare le isterilite zolle , non
» può ne sa trattenersi a ponderare le ragioni del
» suo operare, e ben di rado considera quelle, che
» potrebbero rendere il suo lavoro di maggiore uti-
» lità. Tutto può in lui V autorità degli avi , la cie-
» ca abitudine, T amore al maraviglioso, la supersti-
» zione , che in oggi si annida pur anche , benché
» con minore successo , fra molti villici delle nostre
» campagne. È necessario io dico che i fattori , che
» i coltivatori sieno superiori alla numerosa schiera
> degli ostacoli , che in mille modi si frappongono
» ai veraci ed estesi miglioramenti , che sieno essi
» persuasi molto esservi da variar fra noi , da inno-
» vare, da togliere per raggiungere quella meta, che
» altri già ottennero col progredire. Al che fare tanto
» gioverebbero le preliminari istruzioni agrarie teo-
» fico pratiche adatte alla capacità dei giovanet-
» ti , se queste verranno , come io spero , ben pre-
» sto fra noi poste in uso con iscuole e bene in-
» tesi Istituti Agricoli ». Invita infine gli uditori e
quelli maggiormente che di autorità e di senno sono
su gli altri elevati « a riflettere sullo errore anche
» troppo esteso, ma che pone grande ostacolo ai mi-
» glioramenti, quello di lasciare alla popolazione cam-
» pestre , ed ai suoi usi e pareri presso che la dire-
» zione e cultura delle nostre campagne». E riferendo
il discorso in generale alle condizioni morali del
paese « Ohimè!, Egli dice, che il ricco, il letterato,
» r artista troppo di rado rammentano che 1' agricol-
122 APPENDICE
» tura è il sostegno priocìpale delle nazioni ! Voi
» dunque, o Signori, sorgete apostoli in quest'era
» di novello provvedimento ! Voi più avveduti , fa-
» vorite la istituzione di banche agricole , ed inve-
» slite nuovi capitali sulle fertili terre bolognesi! Voi
» favorite la buona istruzione nel popolo campagnuolo
» con scuole adatte , con istituti agricoli , col senno ,
» collo esempio e con tutti quei mezzi dei quali po-
» tele disporre. E questa odierna funzione che ora
» modestamente inauguriamo per favorire il ben pub-
» blico, sotto gli auspici del superiore Governo, ono-
» rata dalla presenza delle Primarie Autorità , e dei
» Corpi Accademici , sia uno stimolo a migliori avan-
» zamenti , ed a belle mostre di prodotti scelti , nuo-
» vi e maggiormente abbondevoli ».
Cosi terminava con poche parole appresso il suo
discorso r egregio Oratore e dietro a lui ne veniva
il Sig. Ing. Gio. Domenico Ferrari colla lettura del
Rapporto della Commissione intorno ai principali og-
getti presentati alla Esposizione essendo egli Segretario
della Commissione medesima ed avendo più giorni
prestata graziosamente 1' opera sua come Ispettore
principale, si può dire, della consegna e disposizione
di tutte le cose presentate , ond' ebbe a meritare e
ricevere da tutti molta lode e gratitudine.
È diviso il Rapporto in più parti distìnte coi
titoli di Modelli , Macchine , Pomona , Cereali ,
Orticoltura , Selvicoltura , Albericoltura , Be-
stiami , Industria e Varietà.
Non potevano indicarsi nella brevità del tempo
concesso al Rapporto tutti quanti gli oggetti stati e-
sposli e però si accennavano soltanto come è detto
APPENDICE 123
t principali e con essi le persone che secondo il pa-
rere e giudizio della Commissione meritavano d' al-
cuna guisa la pubblica menzione od uno speciale in-
coraggiamento o di essere proposte degne di premio:
e dovendo il Rapporto stesso venire presto e per in-
tero pubblicato si ommettono qui i nomi ed i titoli
di onore.
Non è a dire con quanta generale soddisfazione
fossero accolte ed applaudite le tre letture da quella
eletta e ragguardevole corona di uditori i quali in
buon numero, sciolta l'Adunanza, passarono ad os-
servare di nuovo nei giardini -e nei portici le cose
che cessavano in quel giorno di essere esposte.
Dom. Santagata Vice-Segretario.
124 APPENDICE
RAPPORTO
della Commissione incaricata di esaminare il pro-
getto del Sig. Ing. Astolfi di un'' assicurazione
mutua dei possidenti contro i danni della gran-
dine nella Provincia di Bologna , letto nella Ses-
sione straordinaria della Società Agraria tenutasi
li 21 Decembre 1851.
— °>3>»«cc<:'' —
Nell'anno 1845 il Signor Marchese Luigi Tanari leg-
geva alla Società nostra una proposta di associazione
mutua, contro i danni della Grandine nello Stato Pon-
tifìcio. Ivi dopo aver mostrato i vantaggi di tale associa-
zione ai proprielarj , ai fittaiuoli, ai coloni, definiva la
sua proposta, per una cassa di deposito nella quale una
Società di agricoltori serba in comune i propri risparmi
affine di valersene a ristoro di tutte le perdite, che a
ciascuno degli indivdiui che la compongono , cagionano
ogni anno le tempeste. E scendendo poscia alia pratica,
accennava alcune norme generali, ed augurava che un gior-
no potesse tale istituzione attuarsi fra noi.
Questo medesimo argomento che allora piacque senza
effetto, ha pigliato di nuovo a trattare il Sig. Ing. Astolfi
nel corrente anno in un suo opuscolo a stampa intitolato
= Progetto di una Società di Possidenti per V assicu-
razione della grandine nella Provincia di Bologna. E la
Società Agraria a sua istanza ha nominala una Commis-
sione composta dei sottoscritti, affinchè ne faccia il debito
esame, e ne riferisca il suo parere; il che per quanto le
nostre forze comportano ci accingiamo di compiere.
Il progetto del Sig. Ing. Astolfi restringe il campo
che dal Marchese Tanari era divisalo. Imperocché mentre
questi estendeva l'associazione allo Slato Pontificio, e a
APPENDICE 125
tutti i prodotti agrari, l'Astolfl Io limita alla Provincia
di Bologna^ e solo per la Canapa^ il Riso, il Frumento,
e rUva: con che viene a renderlo di più facile ese-
guimento.
E dimostrato pur egli i vantaggi di una tale asso-
ciazione, passa ai due punti principali dì tale materia,
cioè alla Tariffa del prezzo da pagarsi dagli assicurati e
al modo di liquidare i danni avvenuti, e di compensarli.
Rispetto al primo punto, Egli, traendo la conseguenza dalle
osservazioni di un trentennio (raccolte in breve tavola si-
nottica) stima potersi stabilire i seguenti prezzi: per l'as-
sicurazione della Canapa Scudi 8 per cento sulle rendite,
pel Frumento Se. 4, pel Riso Se. 10, per l'Uva Se 7.
Rispetto al secondo punto cioè al metodo di liquidare i
danni nel caso di paliti infortuni!, prende le sue norme
da quelle adottate dalla Società di assicurazione di Trie-
ste, che anch'essa nei guasti della Grandine fece vistose
operazioni. E noi abbiamo ricevuto dall'Autore manuscrilto
il suo progetto di regolamento, il quale ci par fatto con
molta diligenza e discrezione.
Ma innanzi tratto prendendo a considerare le massime
generali del progetto Astolfl, taluno della Commissione
muoveva dubbio che questo genere d'associazione trovi
poco favore generalmente presso gli Agricoltori, ai quali
ripugna la entità del premio da pagarsi: imperocché i pic-
coli possidenti ne sono gravati oltre misura, e ai grandi
possidenti par di trovare compenso nell'una parte dei loro
beni a quello che per avventura solBFron nell'altra. Gli uni
e gli altri sperano di andar salvi dalle calamità eventuali
(che a ciò troppo natura ne rende inchinevoli) e a peggio
andare si rifiutano dicendo che è duro sottostare ogni anno
ad una sicura tempesta, per schivarne un'altra maggiore
sì, ma incerta o remota. Le assicurazioni far buone pro-
ve soltanto dove il premio che si paga è minimo a rispetto
del danno minaccialo, come per esempio negl'incendi delle
126 APPENDICE
case , 0 nei naufragi dei bastimenti. Obbiettava altresì che
l'impianto di una Società d'assicurazione trae seco di ne-
cessità moltissime spese, le quali per di più del ristoro
dei danni dovrebbero gravare gli Associali ; e metteva in-
nanzi le esigenze infinite, e le difficoltà di appagarle, la
malizia che pur si mescola a queste imprese , e sovente
le turba; la incertezza dei metodi di liquidazione. Pare-
vagli che se per una parte sarebbe pieno di cure, e di fa-
stidio il tenere separati i prodotti che si assicurano quasi
formandone tante società diverse , ciò nullameno si ravvi-
sa indispensabile, perchè altrimenti il coltivatore di canapa
non crederà suo interesse mescolarsi di assicurare il riso,
e viceversa. Trovava fra le influenze atmosferiche questa
singolarità che alcuni luoghi son percossi frequentemente
da grandine, altri per lunghissimo spazio d'anni ne vanno
esenti. Laonde la Società di Trieste poneva diversità di ta-
riffa non solo da prodotto a prodotto, ma eziandio da
luogo a luogo. Poi addimandava se l'incasso stabilito non
sarà sufficiente, in che modo ripararvi? chiamare nuovo
danaro dagli associati è scabroso ; pagare soltanto ai dan-
neggiati una quota proporzionale, toglie all'impresa ogni
efficacia. Concludeva che la Società stessa di Trieste dopo
la prova di alcuni anni ha dovuto cessare le operazioni
sull'assicurazione della grandine.
Queste obbiezioni, comecché gravissime, non parevano
alla maggiorità della Commissione bastevolmente conclu-
denti ad eliminare del tutto un tale progetto. Le difficoltà
che pur si riconoscono nell'impresa, non son tali da non
potersi superare. Le spese di amministrazione debbono es-
sere lievi se la Società sia ben governata, e non sensibili
allorché fra molti si ripartano: gli inganni, le malizie,
le frodi, quanto nelle umane cose è possibile, vogliono
essere evitate da regolamenti savi e discreti: l'assicurazione
dei vari prodotti potrebbe occorrendo essere tenuta divisa;
se v' ha oggi ripugnanza negli agricoltori a pagare una
APPENDICE 127
tassa rilevante a questo fine , tale ripugnanza verrà meno
quando ne veggano in pratica l'utilità: la Società di Trie-
ste avere per anni liquidato i guasti della grandine senza
serii reclami ; se dessa poi cessò dalle sue operazioni vuoisi
attribuire per l'una parte al piccol numero di quelli che
nel principio assicuravano, per l'altro al guadagno che
essa come Società privata e specnlatrice (non di mutua
garanzia) pretendeva di fare oltre il ristoro dei danni: la
sua esistenza di parecchi anni mostrare che il tentativo
era possibile. E già lo avevano mostrato più manifestamente
altre Società formatesi nella Francia e nella Prussia. D'al-
tra parte quanto non giova alla produzione della ricchezza,
l'aspettativa sicura dell'avvenire? Può il proprietario me-
diante l'associazione disporre tranquillo di una rendita
certa; il colono ha assicurata la sussistenza, ed è chiusa
quella gran sorgente di debiti che nelle annate cattive è
costretto ad incontrare, e lo sommergono nelle miserie, e
lo disvogliano del lavoro, senza che il proprietario sovente
ne sia mai più rimborsato. Più largamente e con fiducia
si ponno applicare alla terra nuovi capitali, tentare nuovi
miglioramenti, e nuove industrie quando sia tolto il pericolo
che una meteora in brev'ora rapisca il frutto dei risparmi
e dei sudori. L'associazione mutua infine è argomento di
moralità e di quiete pubblica.
Queste erano le ragioni ventilate da ogni parte per le
quali si veniva a questa conclusione.
Il progetto di un associazione mutua dei possidenti
per i danni della grandine, quando l'associazione sìa li-
bera, e spontanea merita lode e favore dalla Società Agraria.
Le difficolià gravi che veramente si incontrano a tal
fine sembrano [superabili, dal buon volere, dalla preser-
vaoza , dal concorso di molti.
Per la tariffa dei prezzi che sarebbe da pagarsi dagli
assicurati, la Commissione non si credè tanto fondata da
esprimerne un giudizio, ma stimò bene di interpellarne
128 APPENDICE
particolarmente le Deputazioni Sezionali, che sono a por-
tata di meglio conoscere e valutare i danni che la gran-
dine ordinariamente arreca-
Per le norme infine della liquidazione e del compenso
potrebbe questa parte desumersi dai Regolamenti delle al-
tre Società analoghe, confrontati e modificati secondo le
circostanze della nostra provincia. E il progetto del Sig.
Ing. Aslolfi ne porge una base opportuna. Però questa
materia non spetta tanto alla Commissione nostra, quanto
alla Riunione degli assicurati, se un giorno si venisse a
dar effetto alla presente proposta.
Tali erano i pensieri della Commissione quando il Sig.
Ing. Astolfì pubblicò un nuovo opuscolo con una ulteriore
proposta sul medesimo argomento. Essa difTerisce dalla pri-
ma in ciò che, invece di un'associazione spontanea e pri-
vata, propone che l'impresa sia promossa e regolata dal-
l'Amministrazione Provinciale. In secondo luogo chiede
che dove avvenga che in un anno ì prezzi di contribuzio-
ne degli assicurati non bastino al compenso dei guasti
prodotti dalla grandine, l'Amministrazione Provinciale vi
sopperisca con un sopracarico.
Ripreso quindi l'esame di tale subbiello della Com-
missione , apparve chiaro alla medesima che facendosi ini-
ziatrice l'Autorità Provinciale di un tale progetto, sono
per derivarne alcuni vantaggi, e specialmente date le con-
dizioni del paese nostro poco avvezzo alle imprese d'as-
sociazione privata. I quali vantaggi sono un credito mag-
giore all'impresa; una esecuzione più facile pei mezzi
onde la Provincia dispone ; una probabilità più fondata di
esito. Ma d'altra parte l'intervento dell'Autorità nelle fa-
cende economiche dei privati è agli occhi dei sottoscritti
un mezzo eccezionale, ma non mai regola di buona eco-
nomia in una ordinata Società. La regola vera economica
è la libertà sì negli individui che nelle associazioni ; e il
Governo , i Corpi Provinciali , e Municipali mentre debbono
APPENDICE 129
tutelare il franco esercizio dei Diritti di ciascuno, rimuo-
vere gli ostacoli, agevolare gli sforzi dei privati colle
opere di pubblica utilità, se passano questo termine, se
s'ingeriscono delle industrie, se vogliono farsi Amministra-
tori 0 gestori d' intraprese, ollrecchè di rado riescono a buon
successo, vanno contro al fine che loro è prescritto dalla
indole della Società. L'intervento dell'Autorità nelle fa-
cende economiche dei privati, che da molti oggi si dimanda
come rimedio ai mali, pare a noi invece che sia cagione
di essenziali conseguenze , e certamente ad esso si atten-
gono in gran parte quelle utopie che tanto si deplorano
0 si temono. Nondimeno considerando che nel presente caso
si tratterebbe di dar principio ad un nuovo sistema di
mutua garanzia, il quale potrebbe essere in avvenire dato
liberamente ad amministrare alle compagnie dei privati, si
potrebbe in via di eccezione ritenere utile, che questa assi-
curazione fosse promossa ed iniziata dall' Amministrazione
Provinciale. E se tale è anche il parere della Società Agraria
potrebbe essa cooperarvi con un voto, od una preghiera
rivolta alla competente Autorità. Ma ciò che non si può
in alcun modo ammettere si è, che lo sbilancio che in dan-
nata ipotesi fosse per verificarsi fra i premi d'assicurazione
e i danni liquidati, si traesse da una tassa generale. Lo
scopo del Sig. Ing. Astoltì in questa proposta pare a noi
sìa quello di costringere indirettamente tutti i possidenti
ad associarsi : imperocché ognuno veggendosi sottoposto al
rischio del pagamento, preferirebbe di avere ancora l'even-
tualità del benefìzio: ma oltrecchè ciò pecca contro la giu-
stizia e l'equità, il costringere direttamente od indiretta-
mente i possidenti ad assicurarsi ci sembra contrario al
diritto di proprietà libera che ha ciascuno^ ed ai principi
della buona economia; ci sembra ricadere in quell'errore
dell'intervento governativo nella gestione dei beni privati
che non dubitiamo ancora una volta di ripetere pernicioso.
Però su tale argomento dobbiamo lodare assaissimo la do-
N. Ann. Se. Natur. Sebie IH. Tomo 5. 9
130 APPENDICE
cililà del Sig. Astolfi che udite le nostre osservazioni di-
chiarò di ritirare questa parte del suo Progetto.
E per esaurire la materia non possiamo passar sotto
silenzio il rapporto del Dolt. G. Crescimbeni a nome della
Deputazione Sezionale di S- Giovanni invitata ad esami-
nare questa proposta. Esso vi oppone i seguenti dubbi ,
difetto di abitudini morali di associazione; repugnarsi dai
grandi possidenti a farne parte; difficollà di precisare la
tassa di assicurazione; difficoltà di liquidare i danni. Quindi
non vede che due modi di riuscire nell'impresa, l'uno che
il Governo stesso assuma quest'Ufficio, l'altro che sia
opera di una Società privata speculatrice. I dubbi in so-
stanza concordano con quelli promossi dalla Commissione.
L'ingerenza Governativa fu da noi eliminata per le ragioni
sopradelte. Finalmente quanto ad una Società speculatrice,
se per una parte le difficollà di esecuzione vengan meno,
per l'altra uopo è notare, che tali Società volendo fare
considerevoli guadagni, oltre il ristoro dei danni, la gra-
vezza sui possidenti diviene tanto maggiore, a tal che li
allontana ognor più dal desiderio di assicurarsi. E di fatto
esiste anche presentemente ed esiste già da molti anni una
Associazione speculatrice privilegiata dal Governo Pontificio
a tal fine; ma o abbia temuto di perdere nell'impresa, o
non trovi associati, certo è che sin ora non ha fatto, ri-
spetto alla grandine, alcuna operazione di rilievo. Quindi
almeno per adesso non ci sembra trovare in ciò fiducia di
felice riuscimento.
Venendo adunque a raccogliere le fila dello sparso di-
scorso^ la Commissione sottopone alla Società Agraria i
seguenti suoi pensamenti.
1. È utile e commendevole l'associazione mutua ap-
plicata ai danni della grandine.
2. Essa dee essere sempre ed in ogni caso spontanea,
cioè a dire, che i proprietari siano liberi di assicurare o
no i prodotti agrari secondo che loro talenta.
APPENDICE 131
3. L'assicurazione mutua Dormalmente dovrebbe es-
sere diretta o ammiDistrata dalli stessi associati.
4. Se nel principio dell'impresa le difficoltà son gravi,
potrebbe ove il credesse opportuno l'Autorità Provinciale
farsene promotrìce ed iniziatrice, sempre però col pensiero
di rinunziarne la gestione ai privali quando sia bene avviata.
5. In questo senso la Società Agraria può raccoman-
dare alla Provincia il progetto del Sig. Ing. Astolfl.
6. La tariffa dei prezzi, le modalità della liquidazione
dei danni meritano più maturo studio, e la Commissione
ricevendone incarico potrà esaminarle più specialmente
quando avrà ricevuto da tutte le Deputazioni Sezionali i
loro rapporti sul proposito.
7. Ad ogni modo è degno di lode lo zelo con che il
Sig. AstoIS ripigliando il concetto del March. Tanari, ri-
sguardandolo più precisamente, svolgendolo nelle sue ap-
plicazioni, e procacciandone l'esecuzione, intende ai pro-
gressi della nostra Agricoltura e della pubblica prosperità.
Firmati Marco Minghetti Relatore.
Enrico Sassoli.
Enrico Grabinski.
Luigi Loup.
Gio. Domenico Ferrari
'^7S<B^Q:èS'0iy>-
132
MIGLIORUMENTO DELIE MIE DEGLI AlilMÌLI
che servono all' Economia rurale.
La Deputazione Sezionale di Budrio al princi-
piare dell'anno 1849 chiamava l'attenzione della So-
cietà Agraria j intorno la necessità di studiare i mezzi
più acconci pel miglioramento dei bestiami che servo^
no alla nostra economia rurale; mentrechè se ab-
biamo a rallegrarci che lo stato loro abbia da qualche
anno progredito verso il meglio, siamo però ancora ben
lontani dal poter essere a pieno soddisfatti a questo pro-
posito. Pertanto con vero interessamento la Società Agra-
ria accoglieva sì fatta proposta , e con sua Circolare
N. 140. delli 27 Luglio 1849 invitava le Deputazio-
ni Sezionali a fare ciò stesso oggetto dei propri studj.
Molte e molte proposte^ degne tutte di lode, ne giunge-
vano alla Società in riscontro alla circolare anzidetta,
le quali tutte furono rimesse ad una Commissione appo-
sitamente nominata, che ha già incominciato, e ben pre-
sto sarà per terminare i propri studi. Intanto però si
è creduto opportuno di non dilazionare ulteriormente
la pubblicazione di alcuni fra i riscontri pervenuti. Che
se non tutti si rendono di pubblica ragione , non è perchè
agli altri manchi il merito, o non vi sieno utilissime
proposte delle quali si occuperà la Commissione , ma
perchè ne è sembrato , che quelli prescelti da pubbli-
care contengano una più abbondante raccolta di noti-
zie e proposte , le quali possono praticamente essere
adottale dai nostri allevatori.
I Compilatori.
APPENDICE 133
U DEPUTAZIONE SEZIONILE DI PERSICETO
AW Illustrissimo Sig. Presidente della Società
Agraria di Bologna.
Mi è dato finalmente di potere in parte riferire intor-
no al quesito sul bestiame proposto fino dal Luglio dello
scorso anno 1849 nella lettera della Signoria Vostra lUrna,
N. 140; e dico in parte; perchè è piaciuto a questa De-
putazione Sezionale, dividendo in due parti il quesito sud-
detto, di discutere prima del miglioramento delle raTpifi
del bestiame, e di differire quindi la discussione (che pe-
rò non sarà molto lontana) intorno al più ragionato ed
economico me%7fi di nutrirlo.
La Deputazione Sezionale pertanto, seguendo le mas-
sime manifestale in due separati rapporti, l'uno del eh.
Sig. Prof. Giulio Crescimbeni, l'altro del rinomato Zoo-
jatro Sig. Prof. Giovanni Gotti; ha avvisato che per mi-
gliorare le razze del bestiame si debbano avere in consi-
derazione le seguenti cose. Riflettendo innanzi tratto che
il migliorare le razze del bestiame non altro è che ren-
derlo più addatto e più appropriato all'uso cui è destinato,
e considerando che la Provincia nostra si divide in mon-
tagna, in pianura e parte ancora in pascoli, ha stimato
essere pregio dell'agricoltura l'allevare un bestiame ac-
concio a lavorare le colline ben distinto da quello, che
occorre per le lavoragioni del piano, massime quando sia
esso forte ed argilloso , e così del pari il migliorare e per-
fezionare per li pascoli, un'altra specie di bestiame, ac-
concia più d'ogni altra a prestar latte e buona carne da
macello. Quindi ha veduto che di tre specie di animali bo-
vini abbisogna la nostra industria agricola, e cioè:
134 APPENDICE
1. Della razza Pugliese per le grandi lavoragioni del-
la pianura.
2. Della razza Montanara , che non è che una specie
del medesimo genere, preferibile al colle, non tanto per
la circoscrizione e torosità degli arti, quanto per recono-
mia del foraggio che occorre a mantenerla.
3. Della razza Modenese oppure di quella Sv^^era,
che molto convengono, ove non siavi il bisogno di sotto-
porle alle gravi fatiche dell'agricoltura.
Poste le quali cose, ha pensato che il miglior mezzo
per migliorare e perfezionare tutte tre le suddette razze
consista nel porre ogni studio ed attenzione nell' assortire
le stalle e nel sorvegliare la procreazione. Per il qual flne
non solo si dovrà raccomandare la scelta di belle e buone
vaccine, ma eziandio e più ancora di provvedere accurata-
mente a quella di Tori perfetti e vigorosi, in rapporto
alle varie specie che s'intenderà di propagare; poiché, al
dire di Monsignor Malvasia , negli animali i figli assomi-
gliano assai più al padre che alla madre. Li quali Tori ,
oltre all'essere perfetti e vigorosi e ben nutriti, ed all'a-
vere le altre qualità che ad un Toro ben fatto si richie-
dono, si vogliono più grossi delle vacche che devono co-
prire, non sì però che siavi una grande sproporzione;
giacché il toro troppo grosso per una piccola vaccina, la
schiaccia, ed il parto riesce sovente difficile e pericoloso.
A prevenire pertanto moltissimi inconvenienti, a ren-
dere più che sia possibile accurate le copriture delle vac-
cine, ed assicurarne la fecondila, e ad ottenere de' belli
e buoni allievi, la Deputazione Sezionale ha riputato che
sarebbe opportunissimo che venissero adottate dal Governo
alcune provvidenze, le quali tutte sì riassumono , e si com-
prendono in queste.
1.*^ Che ninno possa tenere un Toro , e spacciarlo alla ,|
fecondazione, se da competenti ed esperti deputali non sia
riconosciuto idoneo.
APPENDICE 135
2." Che collii il quale si occupa di questo traffico,
deggìa tenere un bollettario a madre e figlia, dal quale
risulti il numero delle monte, e la distanza dell'una dal-
le altre; stante che l'avidità degli spacciatori, sovente le
fa di mollo oltrepassare il numero delle quaranta, che si
permettono da alcuni Zoojatri: mentre da altri si vuole
che non trapassino le venti.
S.** Che ogni anno alla fine di Maggio si verifichi l'età
e lo stato igienico dei Tori , perchè sieno immancabilmente
scartati^ e sostituiti, le quante volte o per un titolo o per
UQ altro ne fosse palese il bisogno.
A queste discipline però non dovrebbero andar soggetti
quei proprielarii i quali hanno tori per loro proprio uso
esclusivo; avvertendosi per altro che qualcuno della De-
putazione ha proposto che ove alcuno dei detti proprie-
larii facesse commercio del suo toro o lo cedesse ad aHri
per coprire vaccine sotto qualunque titolo, sarebbe con-
veniente il sottoporlo ad una multa pecuniaria. ^
Eccole esposte in breve, o Illustrissimo Sig. Presi-
dente, le cose discorse e proposte da questa Deputazione
Sezionale intorno al miglioramento delle razze del bestia-
me, a cui spero di potere quanto prima aggiungere un
altro rapporto intorno alla seconda parte del quesito,, e
cioè dei pili ragionato ed economico mezzo di nutrirlo.
Ed assicurando intanto la Signoria Vostra Illma. dello
zelo il più vivo per parte di questa Direzione, tutto im-
pegnato al migliore andamento della Deputazione Sezio-
nale, mi pregio di rassegnarmi colla più devota stima.
Della stessa Signoria Vostra Illustrissima:
Persicelo li 2 Novembre 1850.
Vmo Devomo Obblmo Servo
Il Direttore
Enrico Sassoli.
136 APPENDICE
ULTERIORE RAPPORTO
DELLA
DEPUTAZIONE SUDDETTA
Questa Deputazione Sezionale conobbe T importanza
del quesito fatto da cotesta llliìia Presidenza col dispac-
cio delli 27 Luglio 1849. N. NO per sapere quali mezzi
si ritenessero più addatti a migliorare le razze del bestia-
me ed a nutrirle in un modo più ragionato, ed economi-
co. Si diede essa con ogni impegno allo studio di quel
tema, e rispose alla prima parte del medesimo coli' estratto
del rapporto fallo dall'onorevole Sig. Doli. Crescimbeni
che fu inoltrato alla Presidenza suddetta nel 24 novem-
bre 1850. N. 43. Continuò la discussione della seconda
parte del quesito stesso, e dalle molle cose che vennero
esposte da quelli che presero parte alla medesima , e
dai moltissimi falli raccolti si conobbe che rutilila, e l'e-
conomia nei modi di alimentare il bestiame dipendono
dalle qualità delle differenti specie del medesimo, dall'uso
al quale si destina, dai prodotti che si vogliono ricavare
da quello, dalla più abbondante quantità dei diversi fo-
raggi , e delle biade con cui si alimenta e dal costo loro,
le quali cose tulle diversificano ne' varii poderi, nelle an-
nate diverse, e sono subordinale a circostanze mutabili,
ed eventuali.
APPENDICE 137
La DeputazioDe suddetta per rispondere conveniente-
mente alla seconda parte del quesito suespresso credè ben
fallo il raccogliere, e registrare le pratiche qui usate dalla
pluralità degli educatori di bestie, ed accennare quelle
che sono adoprale dai più diligenti ed esperti fra i mede-
simi, e che essa giudicò le migliori.
Fu essa d'avviso che il mezzo di migliorare il bestiame
consistesse nel nutrirlo bene, nell' alloggiarlo conveniente-
mente, nell'avere ogni cura della salute di quello, e nel-
r impiegare alla riproduzione gli animali più perfetti.
Considerò essa che l'educatore di bestie si propone
fini differenti colla di lui industria poiché ha per iscopo
r ottenere carne e grasso , ovvero latte per il bisogno della
nostra domestica economia ed esige lavoro per migliora-
re la condizione de' terreni che sono coltivati , e che per-
ciò dovrebbero essere differenti le razze destinate a soddi-
sfare 0 l'uno 0 l'altro di quei bisogni, e diverso il modo
di alimentarle. Vide essa che ciò non accade fra noi ove
si richiede dal bue che incallì nella fatica, e che visse in
mezzo a privazioni continue, carne e grasso abbondanti,
e saporiti quando o per diffetti del corpo, o per età a-
vanzata non è più atto a reggere alla fatica del lavoro
delle terre. Ravvisava essa in ciò i pregi della nostra razza
la quale più o meno bene soddisfa a questi bisogni diffe-
renti, e la solerzia de' nostri agricoltori che con tanta po-
vertà di mezzi sanno ricavare vantaggio da quella.
Molti di essi nell'alimentare le bestie fanno distinzio-
ne fra quelle destinate al lavoro, e le altre che devono in-
grassarsi, ovvero somministrare il latte, e nel territorio
di S. Agata ove una caseria rende facile lo smercio di que-
sto, ed ove le vacche danno un prodotto rilevante non
essendo raro il ricavare So- 20 annuali dalla vendita del
solo latte, sono esse alimenlale con cure particolari e con
foraggi buoni e con biade sufficienti , ma negli altri luoghi
di questa Sezione ove poca, o nulla è l'industria d'im-
138 APPENDICE
piegare utilmente il latte nel caseifìcio, le vacche che lo
somministrano sono nutrite nello stesso modo che le be-
stie da lavoro e non viene usato un metodo speciale di
alimentazione che per le sole da ingrasso.
Si dà comunemente un cibo migliore ai vitelli di un
anno usando fieno buono mescolato a poca paglia, avena,
ed altre cereali miste a semole, e più generalmente sono
adoperali gli escrementi dei bachi da seta. Fu però osser-
vato che nella più gran parte delle stalle non sono essi
nutriti con bastante latte nei primi mesi della vita loro to-
gliendosi quello alle poppe della madre per impiegarlo
in altri usi.
Nella stagione estiva e gran parte della primavera e
dell'autunno le nostre bestie buine senza distinzione sono
alimentate al pascolo nei pochi prati naturali qui esistenti,
nei rivali, nelle capezzaggini, nei cavagni ,ed in mezzo ai
campi ove si nutriscono con diverse specie di erbe. I pra-
tici hanno conosciuto che la gramigna è più nutriente del-
le altre, e che dà forza maggiore alle bestie da lavoro,
come pure che l'erba medica, il trifoglio, e le papilio-
nacee producono nelle vacche quantità maggiore di latte.
Qualcuno di essi ha qui fatto esperienza delle foglie di
colsat, e le ha trovate attissime a produrre latte di otti-
ma qualità ed abbondante.
Nelle giornate piovose, e durante la notte le bestie
sono alimentale entro le stalle con erba medica, trifoglio,
orzo, fieno greco, e lupinelle falciati in verde, ed alle de-
bite stagioni colle erbe provenienti dalle sarchiature del
frumento e dei marzatelli, e colle cime del primo, e con
quelle delle fave e dei frumentoni mescolate a poca paglia.
La parte più importante dell'alimento loro consiste nelle
foglie degli alberi , e si dà qui la preferenza a quella del-
l'olmo cui succede l'altra di pioppo. Alcuni educatori di
bestiami hanno trovato ottima la foglia di rovere quando
se ne faccia uso nell'autunno allorché comincia ad indù-
APPENDICE 139
fare e credono essi che nella primavera sia rifiutata dalle
bestie perchè amara.
Quest'alimentazione supplementaria entro le stalle d
fatta assai parcamente trovando più conveniente il non sa-
ziare interamente i buoi , e lasciare loro il desiderio , ed
il bisogno di nutrirsi abbondantemente nel pascolo.
Poco uso si fa allora delle biade, e se qualche avve->
duto educatore cerca di sollecitare l'ingrassamento di qual-
che bestia adopera l'orzo, e l'avena, ritenendo che du-
rante l'alimentazione con foraggi verdi, esse convengano
meglio che qualunque altra specie di biada.
L' alimentazione delle bestie con erbe fresche è migliore
nei luoghi in cui le praterie naturali, ed artificiali sono pia
abbondanti, e dove havvi ricchezza di foglie d'alberi, di
erbe nei campi, e di cime di leguminose e di cereali. Fu
osservato da questi educatori di bestie che le erbe le quali
provengono dai terreni argillosi o forti del nostro Distretto
Sezionale danno un nutrimento migliore di quello che si
ha dai foraggi di terreni leggieri sabbiosi o calcari del
medesimo, la quale osservazione dovrebbe determinare i
nostri coltivatori ad estendere con preferenza nei primi
l'educazione del bestiame.
All'approssimarsi della rigida stagione quando il fred-
do, e le intemperie impediscono ogni lavoro alle terre i
bovi sono qui rinchiusi stabilmente nelle stalle, e pur trop-
po una gran parte dei medesimi, almeno qui da noi, non
è nutrita che di sola stoppia e paglia di frumento, e si
debilita in modo che al ritornare della buona stagione
molti di essi sono costretti per rimettere le forze perdute
di fare un consumo non piccolo di foraggio verde , e per-
dere una parte del tempo che potrebbe essere impiegata
utilmente in un pronto, e sollecito ingrasso.
Questa Deputazione Sezionale pensa che quando si
potesse ottenere una coltivazione più estesa di foraggi ed
una più economica distribuzione di quelli che sono som-
140 APPENDICE
ministrali verdi alle bestie nella stagione nella quale ab-
bondano, la nostra razza migliorerebbe e si raggiunge-
rebbe lo scopo di nutrirla con vantaggio, e con una bene
intesa economia.
Sul finire del Febbraro quando la primavera comin-
cia a mostrarsi si aggiunge a quelle magre paglie , e stop-
pie qualche poco di fieno specialmente guìardo ovvero
guaiumi, fraine, lupinelle, trifogli, erbe mediche, loglie-
resse, e tritumi, e paglie di fave, di veccie, di ceci, e
di veccioli , ovvero canne tenere di valle, o mezze robe od
altri foraggi secondo suggerisce il tornaconto per il costo
loro ne' difierenti luoghi, e questa mescolanza viene fatta
coir aggiungere un quinto di quelle sostanze più nutrienti
a quattro quinti delle stoppie, e delle paglie suddette, e
solo alcuni pochi accrescono le prime sino alla dose di
un quarto, e pochissimi a quella di un terzo, I tritumi di
fave, ceci, veccie, e veccioli sono usati da taluno separata-
mente alla fine di ciascun pasto asserendo che in tale mo-
do si eccita nelle bestie la sensazione della sete, e si ob-
bligano ad abbeverarsi più abbondantemente.
Oltre la mischianza detta alcuni con provido consiglio
somministrano ai bovi loro fave, cereali, od altri grani
franti e vi aggiungono vinaccie, e semole le quali biade
vengono comunalmente date nella misura di uno de' nostri
quartiroli per ogni due bestie grosse.
Allorché si ha bisogno di ottenere dalle vacche un
abbondante prodotto di latte, e quando si ha necessità di
avere da queste, e dai buoi carne e grasso gli animali
destinali a dare quei prodotti si sottopongono ad un trat-
tamento diverso. In quel caso la mescolanza del fieno colla
paglia si fa in modo che almeno presso la maggior parte
dei nostri educatori la metà di quella si compone di fieno,
0 delle altre sostanze superiormente indicate. Si danno biade
abbondanti e può ritenersi come misura media la quantità
di quartiroli tre al giorno per ogni pajo di bestie. Le cir-
APPEWDlCE 141
costanze economiche dell'educatore, il costo relativo delle
derrate diverse lo determinano a preferire nella composi-
zione delle biade detie le vinacce, o le fave, o i ceci, o
le cicercliie o i fagioli cotti, o il frumentone, o la veccia,
0 l'orzo, 0 l'avena, o i veccioli , o il fieno greco bollito,
0 i mezzi frumenti, e le mondiglie, o le ghiande mace-
rate, 0 altri grani} e semi franti e mescolati a semola,
ovvero le sanse o pannelli di semi oleosi misti ad una o
più di quelle sostanze.
I più avveduti limitano l'uso delle vinaccie, quello
del fieno greco, e dei veccioli alle sole bestie da ingrasso
non credendo che quelle sostanze convengano alle vacche
lattifere, alle quali alcuni esperti educatori benché troppo
pochi di numero somministrano radici sminuzzate di bar-
babietole e ne hanno buon risultaraento, e qualcuno fa
uso di radici di pomi di terra, ed ottiene bontà, ed ab-
bondanza di latte.
L'uso delle radici diverse che servono all'alimenta-
zione delle bestie non è qui mollo esteso benché pochi
ignorino che le barbabietole, oltre il servire all'ingrasso,
sono un eccellente nutrimento alle vacche lattifere, au-
mentando in esse la secrezione del latte. Qualcuno giusti-
fica una tale non curanza col porre innanzi la difiicoltà di
conservare in qualche anno le radici di quella pianta fa-
cili ad imputridire particolarmente quando sono raccolte
negli autunni umidi, e piovosi.
II Sig. Conte Annibale Vincenzo Ranuzzi che prese
parte alla discussione di questo importantissimo argomento
convenne che presso noi era generale 1' uso di mescolare
la semola alle biade, ma fece saviamente considerare che
sarebbe stato più conveniente, e più utile il sostituire a
quella la farina del frumento. Esponeva esso che uno staio
di crusca il quale pesa libb. 22 o 23 al più, è pagato
28 baiocchi, e molte volle anche 30: che una corba di
buona qualità la quale pesa circa libb. 175 vale oggi non
142 APPENDICE
più di Se. 2. 10, e che ridotta a farina dà il peso di libb.
172 di modo che ogni peso di quella vale circa bajocchi
30, costo non superiore a quello della crusca. Aggiungeva
che l'utile sarebbe assai maggiore quando si sostituissero
alla semola farine di mezzo frumento e di mondiglie il
costo delle quali sarebbe minore di baj. 30 per ogni peso
di esse.
Si trovano anche presso noi agronomi esperii i quali
hanno conosciuto che il mezzo più economico d'ingrassare
le bestie è quello di farlo nel minore tempo possibile per-
ciò con una somministrazione giornaliera abbondantissima
di sostanze nutrienti avuto riguardo alla facoltà degli or-
gani che servono alla digestione ne' diversi animali, ed
uno de' medesimi ha trovato vantaggioso, e di spesa mi-
nore l'usare giornalmente per ogni pajo di bovi 3 de' no-
stri bigongi di vinacce, 40 libbre di pannello di lino, 2
quartiroli di fava, 1 di fagioli colti, e 2 quartiroli di cru-
sca della covetta. Durante il tempo dell'ingrasso esso som-
ministra fieno schietto e della qualità migliore ai bovi,
pochissimo essendone il consumo, poiché non ne mangia-
no al di là di libb. 25 al giorno, e brevissimo è lo spa-
zio di tempo occorrente a raggiungere il necessario im-
pinguamento, atteso le quali cose esso ha trovato quel me-
todo più economico di qualunque altro.
Quell'educatore alimenta le vacche lattifere con ottimo
fieno, e con molta vinaccia, e somministra ad ogni paio
di quelle libb. 10 di pannello di semi oleosi, ed un mezzo
quartirolo di risina che esso cuoce ed aggiunge alle altre
sostanze e ad una convenevole quantità di semola o covetta.
È qui ignoto 1' uso del sale nella nutrizione del bestiame
e pochi conoscono il mezzo facile di rendere più saporite
e più nutritive le paglie, e le stoppie bagnandole con a-
qua che contenga una soluzione di quello. Qualcuno l'a-
dopera in piccolissima quantità unito alle biade che si
danno ai vitelli, e crede che con questo mezzo si avvez»
Zino facilmente a cibarsi delle medesime.
APPENDICE 143
I nostri educatori nell'inverno somministrano il cibo
ai bovi due volte al giorno e cioè nella mattina, e nella
sera, e durante la stagione estiva aggiungono una terza
razione nel mezzo giorno, e danno le biade alle bestie da
tiro nella sera, ed a quelle da ingrasso ed alle lattifere
nella mattina, e nella sera. Non isfuggì agli osservatori at-
tenti che gli educatori i quali dividono i foraggi in un
maggiore numero di frazioni, e somministrano quelle con
metodo regolare ottengono ottimi risultamenti riuscendo i
bovi loro meglio nutriti, e più vegeti, e robusti.
Dalle cose fin qui narrate può dedursi che nella plu-
ralità dei casi le bestie buine sono qui alimentate conve-
nientemente, e che quando si estendano le buone pratiche
usate dai nostri più esperti , e più diligenti educatori la
condizione di esse potrà divenire più perfetta e più sod-
disfacente.
Questa Deputazione Sezionale pensa che un metodo
ragionato di alimentazione delle bestie non possa avere
uo risultato veramente utile se non si collega alla salu-
brità del luogo in cui alloggiano, ed alle più diligenti
cure della salute loro, ed è persuasa che molle cose ri-
mangono qui a farsi per questa parte, non tacendo però
che alcuni, e forse non pochi de' nostri educatori le ten-
gono in buone stalle, e le governano ogni giorno con a-
more e con attenzione. Ma pur troppo molti presepii di
questo Distretto Sezionale mostrano colle forme loro che
quelli i quali li costruirono in quel modo erano persuasi
della massima erronea un tempo addottala dagli agronomi
essere cioè il bestiame un male necessario nell'agricoltura.
Nessuno che abbia fiore di senno potrà persuadersi
che un animale destinato originariamente a vivere nell'aria
aperta, quantunque nutrito bene e con abbondanza, possa
prosperare trovandosi per molli mesi chiuso in un abituro
basso, umido, privo di aria e senza luce, reso molle volte
più insalubre dal continuo stanziare di molle persone, e
144 APPENDICE
dalle emanazioni mefìtiche di ammassi di concime conser-
vati entro il medesimo per il supposto fine di mantenere
un conveniente calore.
È parimenti a desiderarsi che non siano trascurate dai
nostri educatori di bestie quelle cure giornaliere minuzio-
se alle medesime le quali, mentre le mantengono prospere
e sane, contribuiscono grandemente al miglioramento loro
come lo prova l'esempio di luoghi a noi non lontani nei
quali la pratica esatta di quelle cure è un bisogno, ed
un abitudine inveterata in coloro che si danno al governo
de' buoi.
È dolente questa Deputazione Sezionale di non potere
dare una risposta più intera al quesito che fu fatto da co-
testa Illustrissima Presidenza, ed a nome di quella prego
la Signoria Vostra Illustrissima ad accettare il poco come
attestazione del buon volere della medesima, e con questa
speranza ho l'onore di protestarmi con stima, e con os-
sequio
Della Signoria Vostra Illustrissima
Di Persiceto li 8 Gennaio 1851.
Umilissimo Devotissimo Servitore
Giovanni Orlandi Vice-Direttore.
APPENDICE 145
METODO DEL GUÉNON
per conoscere la quantità e qualità di Latte che
può somministrare una Vaccina.
II Signor Guénon è un francese carapagnuolo, che
per quaranl'anni ha pralicate delle osservazioni, e delle
esperienze, per conoscere a colpo d'occhio la maggiore o
minore quantità, e la buona o debole qualità di latte che
somministra una Vaccina , ed in pari tempo accertarsi per
quanti mesi durerà la somministrazione abbondante del
latte. Questo metodo di esaminare le Vaccine pubblicalo
in questo anno dall'autore, e corredato ancora di appro-
priati disegni , sembrava ad alcuni dover essere una di
quelle mistificazioni, o presuntuose ciarlatanerie, che di
tratto in tratto si divulgano pure nella Francia per fini
indiretti, ed anche per trarre denaro dalle tasche dei meno
avveduti. Però la lettura del libro del Guénon, e la ispe-
zione delle tavole incise , se non cancellò affatto quella
prima sinistra impressione, ha tuttavia persuaso che quel
francese è mollo bene istruito in questa pratica , sendochè
il suo metodo fu trovato buono, anzi il migliore, da molle
Società Agricole di quella nazione, quindi il meno incerto
di quanti si conoscono. Difatti donato il Guénon di vistosi
premi, e decorato di molte medaglie d'oro da quelle pri-
marie Società Agrarie, che ne lodarono ed approvarono
la invenzione, fu pure nel decorso anno 1851 ^ incaricato
N. Ann. Se, ISatur. Serie III. Tomo 5. 10
146 APPENDICE
dal Sig. Buffet, Ministro in allora di Agricoltura e Com-
mercio, a percorrere ia Francia, ed i suoi principali Sta-
bilimenti agricoli, per ivi diffondere ed insegnare la sua
pregievole invenzione. La lettera del Ministro è la seguente,
molto onorevole per il Guénon cui venne diretta li 29 de-
corso agosto 1851
Signore,
» Nel parteciparvi che sono terminate le vostre dif-
» ferenti pubblicazioni o scritti sulle vaccine lattifere, voi
» m'informale che vi ponete alla disposizione [dell' ammi-
w nistrazione per eseguire dei viaggi, il di cui oggetto sa-
ì> rebbe di propagare nei dipartimenti le cognizioni del vo-
)) stro metodi».
M Io accetterei volontieri la vostra offerta , se la sla-
M gione non fosse di presente troppo avanzata, perchè in
w oggi possa confidarvi una missione di questo genere,
w Ma ho tuttavia deciso che al cominciare del primo
» gennajo prossimo voi sarete inviato durante il corso del
n prossimo anno 1852, nei vari Stabilimenti agricoli situati
n nei dipartimenti, dei quali io vi farò avere la distinta
» fra breve tempo.
» A tale effetto vi vengono assegnati cinquecento fran-
)) chi di trattamento fìsso ogni mese, più 75 centesimi ogni
» chilometro per spese di viaggio.
» Ricevete, o Signore, le assicurazioni di mia distin-
t> ta stima
// ministro di Agricoltura e Commercio
L. Buffet.
\
Dopo ciò crediamo sia molto lodevole ed utile, esporre
qui in breve questo suo metodo , perchè i nostri lettori se
ne approfittino, lo insegnino, e lo facciano leggere ed
apprendere ai fattori , ed ai campagnuoli, che più sono in
APPENDICE 147
caso di avvantaggiarne, quando fosse trovato buono, sic-
come vi è luogo di crederlo.
Pertanto i caratteri, ovvero ì segni che formano T og-
getto della invenzione suindicata , vengono dal Guénon chia-
mati scudi e spiche ; carallerì che sono abbastanza chiara-
mente impressi dalla natura quasi senza eccezione alcuna,
sopra gli animali d'ogni sesso della specie bovina, e sono
collocati alla parte posteriore dei medesimi. Lo scudo rac-
chiude nella vaccina i capezzoli e le poppe, e si distingue
pel suo pelo, che va al rovescio, e monta anziché discen-
dere, come quello della pelle di tutto il corpo. Inoltre il
pelo dello scudo differisce da quello del mantello, perchè
è ancora più fino, più corto, più morbido, e di colorito
più chiaro. Lo scudo, ovvero questa qualità differente, e
questi altri speciali caratteri nella pelle, e nel pelo costi-
tuenti il medesimo, prende il suo principio nel mezzo dei
quattro capezzoli delle Vaccine, donde una porzione di
esso si stende sotto il ventre nella direzione dell' ombeli"
co, mentrechè l'altra parte si dirigge nello interno, ed
un poco al disopra dei garetti, sporgendo allo infuori fino
alla metà della superficie posteriore delle coscie: ascende
poi sopra le poppe, e restringendosi si prolunga talvolta
in certi individui fino al livello della estremità superiore
della vulva. La superficie, il colorilo, e l'estensione occu-
pata da questa differente pelluria,ne assicura il Guénon,
dimostrare per certo in tutte le razze la capacità lattifera
0 la quantità di latte che somministra la vaccina, in guisa
che genericamente considerata, quanto più Io scudo si è
esleso, tanto più debbesi quella ritenere buona lattajola»
La finezza del pelo di questo scudo , ed il colore chiaro
della sua epidermide, sono poi un sicuro indizio che il
latte è buono, cioè saporito, e provveduto di molto burro.
Al contrario se il pelo è grosso, non fitto, ed arricciato,
è segno che la vaccina è mediocre, o cattiva lailajola, e
«io più 0 meno a seconda della statura e della razza. Ne
148 APPENDICE
viene pertanto la conseguenza, che quanto più lo scudo
si è esteso, l'organo che secarne il latte sarà robusto, bene
sviluppato, ed energico; per guisa tale che con questi dati
addiviene facile ad ognuno di precisare la quantità della
secrezione del latte di una vaccina, osservando la esten-
sione dell'organo secretore, e le sue appendici, le quali
cose però sfuggono agli occhi non abituati, a questa nuova
maniera di esaminarle. Direbbesi pure che l'organo se-
cretore del latte in questi animali, si è come un vaso, del
quale si può conoscere la capacità interna misurandolo nei
suoi esteriori contorni.
Se questi caratteri sempre si riscontrassero veridici,
ma nelle sole vaccine adulte e lattifere, il loro pregio sa-
rebbe assai meno pregevole ed utile, di quello che se con
essi si possano trarre dei lumi, e delle sicure indicazioni,
ancora collo esaminarli nelle vitelle, e prima di decidersi
per l'allevamento, ovvero per la loro consegna alla mac-
cellaria. Per buona sorte però il Guénon, e varie Società
Agricole francesi ne assicurano e certificano, che gli anzi-
detti caratteri si osservano, ed esistono ancora nelle vitelle
appena nate, od al piti nei primi mesi della loro età;
quindi rassicurano potersi con un accurato esame, ed ispe-
zione risparmiare la vita, ed allevare quelle vitelle che si
mostrano bene costituite per lo allattamento, quando saranno
divenute madri, risparmiando ancora quei vitelli che si
crederanno atti a divenire tori di razza lattajola, scar-
tandone invece quelli altri animali che tali caratteri non
presentano.
Il Guénon ricorda pure nel suo libro, che per ottenere
delle vaccine buone lattaiole, bisogna come già è noto ai
pratici allevatori , procurare di favorire lo ampliamento di
quelle speciali razze, che più si mostrano bene adatte a
somministrare molto latte, servendosi a tal fine ancora dei
Tori bene costituiti per queste utili qualità. Fortunata-
mente però le osservazioni praticale sui vitelli maschi da
APPENDICE 149
poco (erapo nati , dimostrano la esistenza dei caratteri spe-
ciali anzidetti; e quantunque nei vitelli la forma dello son-
do, e la estensione di esso sia minore, e differente di quello
che nelle femmine, pure quei caratteri servono sufficien-
temente a dare degl'indizi sulla loro altitudine maggiore
0 minore a procreare vaccine molto lattifere: quindi anche
in questi animali di sesso maschile , siano essi adulti , ovvero
nei primi mesi di loro età, si ponno trarre notevoli, ed
utili indizi per decidersi per lo allevamento, anziché per
la castrazione e macellazione dei medesimi.
Resterebbe ora discorrere alcun poco intorno alla ap-
plicazione di questo nuovo metodo di osservazione sulle
vaccine appartenenti alle razze, che noi possediamo, sia
perchè indigene, ovvero perchè acquistale nelle Romagne,
nel Polesine, nella Svizzera , e nel Modenese donde talvolta
ci pervengono. Per la qual cosa molto vi sarebbe a dire
se quivi volessimo riportare un numero esteso di osserva-
zioni e di testimonianze a fin di persuaderne i nostri cam-
pagnuoli. Ma essendo tuttavia necessario che ognuno per
apprendere si persuada mercè le proprie indagini ed espe-
rienze, ci limiteremo a dire che in dieci Vaccine da noi
esaminate colle avvertenze degli scudi e delle spiche in-
dicate dal Guénon , senza prima conoscerle affatto nelle
loro proprietà lattifere, e prima ancora di averne interro-
gato i loro padroni, fummo fortunati di conoscere, che
in otto vaccine, noi avevamo collo nel segno, precisando
la quantità, e la qualità di latte che doveva somministrare
ciascheduna di quelle^ sia in ragione della loro età, del-
l'epoca scorsa dal parlo, della qualità del vitto di cui fa-
cevano uso, della statura di ciascheduna, e della indole
della razza cui appartenevano, talché avendo veduto che
due sole volte ci eravamo errali, credemmo fosse neces-
sario ancora per noi come ad ogni altra persona una pra-
tica speciale, per bene avvertire le circostanze tutte che
si riferiscono al giudizio da darsi. Quindi credemmo essere
150 APPENDICE
probabile e vero che sulle vaccine di quelle razze fran-
cesi e ben noie al Guénon , questi abbia acquistate tal fatta
di pratiche cognizioni, da rendere il suo giudizio quasi
sempre simi'gliante al vero, sia nella quantità del latte da
somministrarsi da una vaccina, come nella qualità buona
o debole del medesimo.
Il Guénon addentrandosi in particolari piiì minuti e
dimostrativi ci espone pure nel suo libro alcune avvertenze
che crediamo di riferire per norma di coloro che amano
studiare questo argomento. Il valore degli scudi, egli dice,
trovasi favorito o diminuito dalla presenza delle spiche, o
piccole ciocche di peli , che si distinguono per l'andamento
e forma differente della peiluria dello scudo. Se si eccet-
tuino le spiche di forma ovale, che sono sopra li capez-
zoli del didietro, le altre s piche , avverte il Guénon, di-
minuire il valore dello scudo in ragione della loro esten-
sione. Lorqnando il disegno dello scudo è bene formato,
e che il pelo vi è fino, e la pelle morbida e scolorita, la
vaccina debbe chiamarsi di prim' ordine in punto di som-
ministrazione di buon latte: ma quando lo scudo è molto
scarso e limitato, la vaccina debbe credersi meno produt-
trice di latte, quindi di second' ordine
Un altro indizio notevole si ha pure dalla presenza
di una spica sulla coscia dritta o sinistra della Vaccina,
avvegnacchè per essa si fa manifesta un'alterazione nel ca-
libro del vaso lattifero interno, o della vena mammaria,
cosicché se si cerchi di misurarla col dito indice si cono-
scerà col fatto la differenza notevole nel calibro del mede-
simo in confronto coli' altro situato nella parte opposta
mancante di spiche. Talvolta avviene pure che lo scudo
nel restringersi a forma di larga fetuccia si innalza fin
d'appresso la vulva, ed ivi poi si allarga di nuovo pren-
dendo una doppia effusione. In questo caso la vaccina che
presenta questo speciale carattere debbe apprezzarsi più o
meno in ragione della media risultante nella misura di
APPENDICE 151
questa appendice di scudo allungato. Finalmente dietro gli
studi praticati dallo inventore, la forma degli scudi variando
nolevolmenle a seconda delle accidenlalità naturali della
vaccina , ed in ragione della razza cui appartiene, avuto
pure riguardo ancora alla statura , eia, ed altre condizioni
dell'animale, crede potersi stabilire dieci forme di scudi
più distinti, donde poi egli credette di costituirne, dieci
classi, con vari ordini disgiunti, assegnando a ciascheduno
di quelli la durata dello allattamento , e la quantità media
del giornaliero prodotto , supposto però sempre una nu-
trizione uniforme per ogni vaccina, ed il riposo presso che
continualo per ciascheduna delle medesime.
Nel rifferire queste particolari osservazioni le quali
crediamo però meritevoli di attenzione, potendo esse gio-
vare alla pratica in qualche guisa, invitiamo i nostri cara-
pagnuoli , e le persone tutte che coltivano con passione
le faccende agrarie, e lo allevamento e commercio del be-
stiame, a porvi attenzione praticando convenienti esami e
confronti sulle vaccine che hanno sott' occhio, e nel mo-
do che superiormente ne viene indicato. Anzi per rendere
più agevole lo intendimento di questo metodo, crediamo
avvertire i nostri lettori, che alla residenza della Società
Agraria trovansi le figure disegnate, conforme alle idee
emmesse dal suo autore Guénon, le quali verranno pre-
sentate a coloro, che non avendo bene intesa la descrizione
scritta amassero di osservarle, per meglio apprendere la
istruzione che quivi brevemente abbiamo riportata.
P. D. Predieri.
152 APPENDICE
SULl' USO DI US PETTINE
per la mietitura, anzi raccoglitura del Riso,
inventato da Luigi Bianco di Verona {*}
Non può nascere dubbio sulla utilità dello Strumento
raccoglitore del Riso, volgarmente conosciuto sotto il no-
me di =. Pettine Bianco = attessochè l'uso fattone nel
Veneziano, ed in questo stesso anno nel Ferrarese, e nelle
Risare Bonaccioli , e Bacciocchi nel Bolognese come si os-
serverà in appresso lo ha abbastanza. Egli è perciò che l'in-
ventore Luigi Bianco trova regolare e proficuo, di fare
pubbliche alcune nozioni che crede, se non indispensabi-
li, almeno opportune agli Agricoltori che volessero far-
ne uso.
Abbenchè la mietitura sino ad ora usata si faccia in
apparenza con minore spesa , è però di fatto che dopo la
mietitura occorrono le seguenti opere manuali , e dispen-
diose operazioni, e cioè:
a. Legatura in covoni.
&. Trasporto sull'argine o barca.
e. Tradotta all'aja od in barca, o sul carro.
d. Formazione della Trebbia o Catasta.
e. Trebbiatura per distaccare la grana dallo stelo.
f. Separazione della grana dal pagliume.
g. Slocatura.
h. Separazione delle grane piene dalle vuote, giavone ecc.
k. Cusloditura onde ridurre la grana a monte, e potendo
a Pilla, ciò che talvolta si prolunga per un mese a
seconda della buona, o cattiva stagione.
APPENDICE 153
L'esecuzione di queste nove operazioni porta di con-
seguenza ingenti spese, che forse sono meno notabili in
confronto della dispersione del Riso sulla Risaja, e sull'Ar-
gine, come per i mezzi di trasporto nel cammino da farsi
onde tradurlo all'Aja, e più poi della parte che inevita-
bilmente perisce, allorché la stagione è piovosa, ed il Ri-
so 0 non può mietersi, o crolla dagli stessi covoni nelle
arginature, od il Riso stesso per la umidità si sviluppa, e
nasce perfino negli stessi covoni. Altro inevitabile difello,
anzi pregiudizio, s'incontra pure col vecchio metodo, ed
è quello della mescolanza col Giavone.
Ora coir uso del Pettine Bianco gli accennati incon-
venienti, ed altri che tornerebbe troppo lungo portare in
questo articolo, vengono effettivamente eliminali, siccome
le spese di battiture, politure, separazioni ecc. vengono
risparmiate dal coltivatore del Riso; utili ancora pro-
vati dall'estratto del Foglio = Incoraggiamento = del-
l'Istituto Agrario in Ferrara (24 Decembre 1851 N. 49)
ove alla partita della Risarà Ronaccioli, una volta Mare-
scalchi in Altedo, si è verificato una utilità ragguagliala
di Scudi 4. 09 la tornatura, proveniente però principal-
mente non dal risparmio della mano d'opera, ma dalla
qualità ottima del Riso^ e più poi dalla ninna quantità
dispersa nella raccoglilura, e trasporto. Questo solo fatto
basterebbe per convincere, oltreché non vi ha più il pe-
ricolo di deperire, o germinare sugli argini, o marcire
nella slessa Aja-, mentre col nuovo metodo si ottiene il
Riso atto a monte, quand'anche fosse la stagione pio-
vosa, bastando pochi minuti di aria senz' acqua per
l'asciugamento della grana allorché rimane attaccata allo
stelo; poiché maturato che sia il Riso, se lo si raccoglie
asciutto, è di per sé atto a monte; quindi finito il perico-
lo, ed il pensiero, oltre il dispendio, o la niuna rendita
del terreno che riraaserdeve ad esclusivo uso del pascolo
per i cavalli trebbiatori. Quand'anche la casualità portasse
164 APPENEICE
che il Riso non fosse allo a nionle nel raccoglierlo, e
(1* altronde convenisse di ridurlo allo a Pilla, non è forse
di una grande risorsa il polere approffiltare dall' intera
aja che piti non sarà impiegata per la battitura o trebbia-
tura? Non è una vera utilità quella nell'eseguire o dispor-
re terreni a nuove risaie, di risparmiare la costruzione
dell' aja di cotto? E l'altra che coli' antico sistema occor-
reva uno spazio di due mila metri quadrati , mentre tutto
al più ora ne potrebbero bastare mille?
Oltre di ciò la trebbiatura notturna viene risparmiata,
e quindi non solo sono evitali gl'inconvenienti inerenti
alla notte, ma eziandio il Proprietario ed Agenti vengono
in facoltà di verificare viemmeglio il proprio interesse.
Il precitato Foglio =: Incoraggiamento = fa vedere
una ulteriore utilità sul prezzo; e questa proviene prin-
cipalmente dal raccogliersi il Riso senza zizzania, o già-
vone, dal miglior colore, dall'essere tutto di una qualità,
a cui si aggiunge che si raccoglie per intero dalla Risarà,
mentre adoperando lo strumento tagliente, certa quantità
di spiche rimangono sempre incolte sulla Risarà.
E qui credo bene l'avvisare, che alcuni senza cono-
scere il metodo di adoprare il Pettine Bianco, si accin-
sero all'opera, dopo di avere provveduto una certa quan-
tità d'Istrumenti , e non riescirono nell' intento per sola
mancanza di pratica; per la qual cosa l'inventore Bianco
trova opportuno la proposta di portarsi egli stesso, o man-
dare li suoi uomini pratici per incamminare l'operazio-
ne, dopo di che ben facile riesce il proseguimento. Se
a questo si aggiunga che l'istruzione del Bianco si estende
anche sopra alcune pratiche nell'aja, e trasporto dalla
Risarà all' aja, le sue avvertenze che sono il risultato di
una lunga pratica, oltre la minor fatica e perdita di tempo,
torneranno mai sempre di utilità anche nel risparmio di
spesa.
Più poi nel caso di nuovo impianto di Risarà ed Aja,
APPENDICE 155
tornerà di molta utilità allo intraprenditore l'apprendere
le istruzioni del Bianco, imperocché si possono fare dei
risparmi non indifferenti nell' Aja e nei locali, che pre-
parati a seconda del nuovo metodo, saranno per un lato
meno dispendiosi nell'impianto, e per l'altro saranno ca-
gione di risparmi nella mano d'opera.
La raccoglitura viene fatta dai piccoli individui di
ambo i sessi, e bastano gli uomini adulti occorevoli alla
sorveglianza ed al trasporto. Questa non è una utilità di
poco vantaggio pel risparmio di spesa, e per potere im-
piegare gli uomini, e donne robuste in altre operazioni
agrarie ;, sendochè in quell'epoca viene scarsa la mano
d'opera in ispecie in certi paesi.
La utilità del Pettine Bianco è un fatto già provato
nella raccolta del Riso. Estendendolo pure all'Avena, ed
alla raccoglitura del seme di Lupinella, tornerebbe d'im-
mensa utilità anche per questi generi; ma non avendo in
oggi prove di fatto, io non posso esporre che un volo,
un suggerimento , e non determinale osservazioni, le quali
spero bene di potere presto eseguire, e ne pronostico fin
da ora tutta la utilità.
Il prezzo di ogni Pettine, che è di ferro fuso dentato
eon cerchio di Ferro, e manubrio di legno, ed unito a
piccolo sacco di tela era di Scudi due, ora però si è ri-
dotto a Se. 1. 60.
Viene pagato in rate, e cioè:
All'atto della consegna ... Se. 0. 40
In Ottobre dell'anno stesso . . . » -. 60
In Ottobre dell'anno susseguente . m -. 60
Importo totale Se. 1. 60
Però l'ordinazione non può farsi dopo il Giugno,
anzi per non trovare diiTicoItà, e perchè siano in pronto in
tempo debito gli attrezzi ed i pettini, il Bianco trova molto
156 APPENDICE
conveniente che T ordinazione abbia luogo prima della
metà del Giugno medesimo.
Però volendosi dal Proprietario di Risaje fare conlem-
poranearaenle il pagamento alla consegna dei Pettini, in
questo caso il Bianco abbuona un ribasso del 6 per 100
sul totale importo.
Dirò per ultimo che il Proprietario di una Risarà ben
provveduta di Pettini può conseguire il vantaggio di ri-
trarre un ulteriore utile prestandoli a nolo ai Mezzadri, e
così può venire in poco tempo reintegrato della spesa im-
prontata per la loro provvista; la qual cosa tornerebbe di
utilità per lo stesso Mezzadro, che non avrebbe più il
carico della spesa dei cavalli per la trebbiatura già in uso,
e pagata in oggi secondo il vecchio sistema dallo slesso
Mezzadro. Riguardando anche sotto altro aspetto il nolo
del Pettine Bianco, trovo giusto, che il Mezzadro ne paghi
il nolo, avvegnaché fatta riflessione che il proprietario
della Risaja è tenuto alla manutenzione delle tele, del
cerchio, e dell'olio di cui è conveniente tenerlo fornito
nel tempo che non si adopra , perciò sembrami consen-
taneo a ragióne un compenso al proprietario per parte
dello stesso Mezzadro.
Finalmente debbo avvertire che il deposito unico
nello Stato nostro del Pettine Bianco rimane presso il
Signor Gaetano Francia in Bologna strada Borgo Casse
Num. 1342. Di ciò ne porgo avviso affinchè siano scienti
li Signori Proprietari di Risaje che volessero farne acqui-
sto; il quale Signor Francia prenderà qualunque ordi-
nazione in proposito , e farà anche osservare lo stesso
Pettine raccoglitore agli amatori di Agricoltura, trovandosi
siccome dicevarai non è guari, sempre, ed in ogni tempo
disposto pel bene che si farebbe, e può farsi all'Agricol-
tura con questo pettine in risparmio di spesa , ed utilità
di mano d'opera, come ancora per l'istruzione opportuna
nell'impiego dei giovinetti quasi sempre oziosi nell'epo-
APPENDICE 157
ca della raccolta, e principalmente poi per la conserva-
zione e perfezione del Riso od altro genere che siasi rac-
colto.
Bologna li 30 Decembre 1851.
Ing. Filippo Lisi.
(*) L' utensile rustico di cui si fa parola nell'articolo che
qui abbiamo pubblicato, deve considerarsi come una prova
luminosa della difficoltà grandissima che incontrano coloro
i quali assumono l'arduo impegno di cambiare le pratiche
e le costumanze da lungo tempo seguite. Inventato esso
nel 1780 dal Vicentino Conte Egidio Negri fu in allora
fatto conoscere al pubblico con due memorie compilate
una da Giovanni Arduino Accademico Fisiocratico di Siena,
e l'altra da Zaccaria Betti di Verona, nelle quali furono
enunciati i pregi del novello trovato, e si addussero nume-
rosi esempi di esperienze eseguite con successo felice. Poco
valsero quei scritti scientifici , ed il pettine del Negri cadde
prestamente in obblio.
Nella Rivista Trimestrale delle Arti Agrarie qui pub-
blicata nel 1828 e compilata dal Ch. Prof. Orioli e dal-
l'Ing. Astolfl si rimise in campo il pettine raccoglitore del
riso, con una dotta memoria la quale era fornita di un
disegno presso che eguale a quello che si osserva nell'an-
tica dell'Arduino; ma anche questo non bastò a porre in
credito l'invenzione del Negri.
Nel 1844 il Sig. Luigi Bianco di Verona fatta una
qualche utile modificazione all'arnese suddetto volle ri-
tornarlo in vita con una sua memoria pubblicala dal Li-
banti di detta Citlà, la quale fu riprodotta in molti gior-
nali , e con essa si posero in bella luce i pregi del pettine
riformato. Non tutti gli agricoltori si mostrarono persuasi
158 APPENDICE
dell' ulilìlà del jnedesimo, e V Economista giornale che
in quei tempi si pubblicava in Milano, divenne un campo
dì battaglia nel quale roolti avversari contrastarono a pal-
mo a palmo il terreno al Bianco, ed ai sostenitori del pet-
tine. L'osteggiare si estese prestamente in altri giornali
della Penisola, e le Gazzette privilegiate di Venezia e di
Milano, il Periodico di Verona, il Repertorio d'Agricol-
tura di Torino, La Fama, e l'Amico del Conladino apri-
rono le colonne loro per quella guerra d' inchiostro, du-
rante la quale primeggiarono nelle file degli avversari del
Bianco, il Dolt. Erasmo Maria Perlini , ed A. Orerò, ed in
quelle degli amici Francesco Leopoldo Pez agente Strasol-
do, ed il Conte Sanseverino.
La benemerita Conferenza Agraria di questa Città non
poteva rimanere estranea alla quistione promossa dal Bian-
co, e nella di lei tornala del 28 Febbraio 1845 il Prof.
D. Santagata presentava 1' Opuscolo pubblicalo dal Libanti.
L'Ing. Scarabelli autore della memoria, che vide la luce
nella Rivista Trimestrale del 1828, lesse un bellissimo ed
esteso rapporto favorevole alla Conferenza suddetta nella
tornata del Febbraio 1845, ed un sunto di quel lavoro fu
pubblicato nel Felsineo Anno 6.° alla pag. 74, Un tale
argomento divenne soggetto di discussione nelle tornate
del 27 Marzo, e del 3 Aprile del detto anno restando per
ultimo sospesa la decisione della gran lite del pettine rac-
coglitore del riso.
Il Ch. Prof. Boiler estensore del giornale Ferrarese
l'Incoraggiamento nel N. 36 dello scorso anno richiamò
l'attenzione del pubblico sull'invenzione del Bianco il
quale intanto aveva ottenuto dall' Austria un Privilegio So-
vrano, ed oltre le teoriche antiche espose molti fatti nuovi
i quali comprovano i vantaggi che si possono ottenere
dall'uso di quell'utensile rustico dal medesimo in qual-
clie guisa migliorato; e noi ci rendiamo solleciti di ag-
giungere ai medesimi quelli di un valente nostro con-
APPENDICE 169
cittadino, e dichiariamo francamente che saremmo lieti di
vedere che gli esperimenti falli in questi ultimi tempi
fossero valevoli a distruggere le induzioni che in se-
guilo di opinioni preconcette furono espresse da un agro-
nomo sapientissimo nel Fascicolo 82 del passalo Ouobre
dell'accreditalo Repertorio d'Agricoltura di Torino.
I Compilatori.
EFFETTI miu ìmmm
di materie virulenti nelle vie digestive dell' uomo
e degli ammali domestici.
-♦♦*-&*>£ 5^<***^-
II Sig. Renault direttore della scuola Veterinaria di
Alfort, lesse nel giorno 17 Novembre scorso, all' Accade-
mia delle Scienze di Parigi ^ una memoria che aveva il
titolo suenunzialo. L'autore che nel 1828 aveva presentato
alla stessa Accademia un lavoro sopra questo argomento,
ha continuato in appresso le sue ricerche, ogni qualvolta
se ne è a lui presentata l'occasione favorevole. Ora dallo in-
sieme delle esperienze e delle molte ed importanti osser-
vazioni consegnale in quella memoria, egli crede di poter
dedurre le seguenti conclusioni, che noi quivi riportiamo
sendochè ponno riescire utili a conoscersi dai nostri lettori,
e da qualunque persona cui interessa la pubblica salute.
1. Il cane ed il majale possono mangiare senza pe-
ricolo per la loro salute, tulli i prodotti di secrezioni qua-
lunque sieno: tulli gli avanzi cadaverici (sangue, carne,
latte) colli 0 non colli , provenienti da animali afFtlli da
160 APPENDICE
qualcheduna delle malattie contagiose di cui ha fatto pa-
rola in quel lavoro, cioè la morva, ed il farcino acuto,
le malattie carbonchiose (quelle almeno del montone) la
rabbia, il tifo contagioso, la peripneumonia epizootica
delle bestie bovine, l'epizoozia contagiosa dei gallinacci.
2.^ La medesima immunità esiste per le galline rela-
tivamente alle stesse malattie^ eccettuata forse T ultima,
sulla quale il Renault si è riservato prima di decidere, di
sperimentare fuori della sfera epizootica , in cui trovaronsi
nel decorso anno i gallinacei di quelle località.
3.° Le materie virulenti della morva, e del farci-
no acuto, che perdono completamente le loro proprietà
contagiose, per l'azione alterante della digestione dei car-
nivori e degli onnivori , le conservano, benché meno ener-
giche, nelle vie digestive del Cavallo.
4.° La materia virulente del sangue di milza, che
può mangiarsi senza inconvenienti, e digerirsi facilmente
dal cane, dal majale, e dalla gallina, dà spesso luogo a
degli accidenti carbonchiosi , quando è ingojala da degli
erbivori, come il montone, la capra, ed il cavallo.
5.*^ Questa immunità riguarda al contagio di cui go-
dono i carnivori e gli onnivori alimentali con sostanze vi-
rulenti, mentre possono d'altra parte produrre tutti i loro
effetti quando sono ingojali da degli erbivori, sembra di-
pendere da ciò^ che i virus, essendo per origine loro prin-
cipe di natura animale, subiscono in organi destinati a
digerire alimenti animali , delle modificazioni o chimiche de-
composizioni, in seguito delle quali essi perdono le loro
proprietà malefiche; ciò che non può avvenire allorché
sieno ingerite dagli erbivori, i quali per la loro organiz-
zazione non sono atti a digerire altro che sostanze vege-
tabili.
6."^ Checché ne sia di questa spiegazione, egli è co-
stante in fatto, che non vi è alcun pericolo per l'uomo a
nutrirsi colla carne, o con altri prodotti di animali (ma-
APPENDICE 161
jali 0 polli) che sono stati alimentati per più o meno lungo
tempo, con porzioni più o meno grandi di animali morti
di malattie contagiose.
7.° Per conseguenza , e poiché è dimostrato che i ma-
jali e le galline non risentono, sìa nella salute sia nella
qualità dei prodotti da loro forniti per T alimentazione del-
l'uomo, alterazione alcuna, in seguitò del loro nutrirsi
con sostanze di animali morti per morva, o per farcino j
carbonchio o rabbia, non esiste alcuna ragione sanitaria
da impedire di alimentare majali o pollame con avanzi di
altri animali morti per quelle malattie, esistenti negli am-
mazzato] (clos d'équarrisage).
8." La cottura sulle carni, e l'ebullìzione sui liquidi
provenienti da animali affetti da malattie contagiose, hanno
facoltà di distruggere le proprietà virulenti di questi liquidi o
di queste carni a tal punto che, non solamente le materie
morvose e farcinose possono allora essere ingojate impu-
nemente dal cavallo, dal montone, e dalla capra, come
gli avanzi dei gallinacci morti dell'epizoozia del pollame
domestico, lo possono essere dagli animali domestici stessi,
ma di più tutte queste materie (d'altronde sì attive, di cui
la forza contagiosa è sì energica e sì certa, allorché sono
inoculate allo stato di freschezza) cessano di essere me-
nomamente virulenti, e divengono completamente inerti su
qualsiasi animale, anche dopo la loro inoculazione, quan-
do hanno subito l'azione della cottura o del bollimento.
D'onde risulta che per quanto giusta sia la ripugnanza
dell'uomo a nutrirsi di carne, latte ecc. provenienti da
bovini, majali, montoni o polli attaccati da malattie con-
tagiose, non avvi realmente alcun pericolo per lui man-
giando carne cotta, o latte bollito ricavato da questi
animali.
Tali sono i risultamenti ottenuti dalle sperienze praticale
ed esposte dal Renani i ; ma poiché le deduzioni eh' egli ne ha
tratte meritano tuttavia di essere ripetute e comprovate, e
N. Ann. Sg. Natur- Serie ITI. Tomo 5. tt
162 APPENDICE
potrebbero d' altra parte male intese introdurre nella
pratica sanitaria delle funeste ommissioni, cosi non sarà
mai abbastanza avveduto quel veterinario, incaricato della
visita delle carni da macello per cibo dell'uomo, rifiutando
le carni malate a norma di legge. Il pericolo ceno che si
può incorrere toccando animali morti affetti da malattie
contagiose e virulenti è già constatalo da tanti fatti fu-
nesti, che non vi ha bisogno di ricordarlo. Non così sem-
bra avvenire quando si tratti di toccare le carni cotte di
questi animali , ed anche di farle servire in cibo per gli
animali o per 1' uomo. Ma oltreché ripugna all'uomo l'uso
di carni malate, chi vorrà o potrà maneggiarle e cuocerle
senza toccarle? Chi vorrà permettere che altri inesperto inav-
vedutamente corra il rischio di perire di qualcheduna delle
malattie contagiose? Ciò è quanto non crediamo possibi-
le. Pur tuttavia se per mal inleso interesse o per qualche
malaugurato accidente si presentassero in cibo delle carni
ben cotte, o del latte bollito appartenenti ad animali morti
dalle malattie contagiose 0 virulenti, vi ha ora nuovo motivo
di credere con fondamento non dover essere funeste a colui
che ne dovesse far uso. Del resto coloro che amassero
maggiori istruzioni in proposito potrebbero leggere un
utile libretto , non ha guari tradotto dal tedesco Chirurgo
Antonio Àmorth, e pubblicato in Milano dal Martinelli,
intitolato = Istruzioni sulla visita degli animali e delle
loro carni pei visitatori di campagna che non hanno cO'
gni^ioni di veterinaria. =
Paolo Predieri.
APPENDICE 163
NUOVO PRESAME , 0 CAGLIO LIQUIDO ANIMM
DEL TURRINI.
È opinione abbracciata da tutti gli scrittori di eco-
nomia rurale che l'agricoltura, e la pastorizia debbono
essere fra loro legate in un modo indivisibile^ in guisa che
una non può esistere senza dell'altra; la quale sentenza
non dubitai di proclamare come vera in altro mio discorso
letto ad una Illustre Adunanza di dotti, e qui poscia pub-
blicato (i) ed a conferma del mio dire stava l'autorità del
dotto Sig. Cav. Granata scrivendo esso nel suo Catechismo
Agrario stampato in Napoli nel 1840 alia pag. 193 che men-
tre l'agricoltura dal suo lato offre agli animali domestici
alimenti più sani , più copiosi , più idonei alla specie, all'età,
alle circostanze, e nel tempo medesimo chi la esercita coltiva
meglio, e ricava maggior profitto dal suo terreno quando
collegandola alla pastorizia si occupa di produrre artificial-
mente i foraggi; dall'altro la pastorizia offre all'agricol-
tore: 1.° le forze degli animali domestici, che si rendono
compagni delle fatiche, le quali egli non potrebbe ese-
guire in niun modo, o almeno imperfettamente e con
moltissimo stento; 2.'^ carni, latte, pelli, lana ecc. ecc.
oggetti indispensabili alla vita , ed al benessere del-
l'Agricoltura medesima; 3.° letami, senza de' quali non
vi ha coltura, che possa essere a lungo produttiva. Es-
sendo innegabile, che a bene coltivare la terra, l'uomo
solo non basta, vi occorre il bestiame, che con la forza.
^, (1) Cenno sull'Agraria e sua farlìzione Koma. Tipo-
pafia Pucinelli 1851.
164 APPENDICE
e la fatica cooperi all'agricoltura, e col concime renda
più fertile il suolo. Difattì come il bestiame non può sus-
sistere senza l'erbe della terra, così l'agricoltura non può
prosperare senza l'opera di quello e senza il concime. Ogni
giovamento che si rechi al bestiame, si volge in benefìzio
dell'agricoltura. Ed il migliorare di questa contribuisce
alla comune prosperità.
E considerando inoltre tra i vantaggi, che si ricava-
no dal bestiame bovino, pecorino, caprino ecc., il latte
formare un oggetto importantissimo nell'economia rurale
per i varj prodotti che (1) con esso si ottengono, sono
di avviso, non sarà disconveniente leggere nel Propaga-
tore Agricola di Bologna alcune cose risguardanti il nuovo
caglio, 0 presame liquido da usarsi nel caseificio caglio sco-
perto nel 1851 dal chimico Farmacista di Verona Sig. A.
Tnrrini. Ninno ignorando moltissime sostanze essere state
adoperate per ottenere la coagulazione del latte; fra le altre
gli acidi minerali, e vegetabili, i sali con eccesso di aci-
do (cremor di tartaro, sale di acetosella), lo spirito di
vino, la gomma arabica, lo zucchero ed alcuni vegetabili,
ma invano, mentre la migliore, l'unica sostanza che può
dare una coagulazione di genere perfetto è lo stomaco
dei vitelli lattanti, dei capriuoli, ecc. Si sono anco fatte
delle sperienze con i fiori di caglio (galitim verum) ed
il formaggio è riuscito un poco verdiccio, ma ad un tempo
stesso più grasso, più consistente, più dolce. Feltrando
però diligententemente colla polvere di carbone il sugo di
questo caglio prima di usarlo, perde il color verde, ed
(l) Il latte è composto di tre sostanze particolari: la
erema , o panna , o fior di latte , dal quale si estrae il bur-
ro , la parte caseosa , d' onde si cava il cacio , o formag-
gio, ed il siero. Considerato come medicamento è un topico
raddolcente per uso esterno; amministrato internamente e
nutritivo, pettorale, dolcificante.
APPENDICE 165
il formaggio riesce di un colore sbiadalo. Ferrari crede
doversi anteporre questo caglio a qualunque altro presa-
me perchè in tal modo il formaggio si allontana di più
dalla putrefazione, il che non si può ottenere coli' uso
del colostro dei vitelli. Vediamo giornalmente degli esem-
pi nei formaggi bianchi, che si fabbricano dagli Svizzeri,
i quali servonsi per coagulare il latte del galìum parìsien-
se di Linneo a fiori bianchi, mentre il galìum verum è
munito di fiori gialli; ed i loro formaggi sono più diffi-
cili a putrefarsi dei nostri. Non è poi a maravigliarsi ,
che il galìum allontani la putrefazione del formaggio, es-
sendo acido il sugo di questa pianta, perciò è antisettico,
al contrario il colostro come sostanza animale è molto di-
sposto alla fermentazione.
E fatte sul presame alcune indagini , mi reco a dove-
re di additare, quanto risulta sul presame liquido del Tur-
rini dai giornali scientifici di Agricoltura, Arti, e Com-
mercio.
Ben giusti e continui lamenti esternati dai proprieta-
ri di cascine, e dai negozianti di formaggi pel gonfiamento,
tarlo, cattivo odore, sapore disgustoso, e putrefazione a
cui i medesimi veggono soggiacere grandi partile di for-
maggi , indussero il dotto chimico farmacista di Verona
a rivolgere la sua attenzione nel modo più speciale su di
questa sostanza per indagarne le cause principali, onde il
male provenga, e per iscoprire ad un tempo un mezzo più
sicuro , che valesse a preservare dai suesposti danni sì ne-
cessario, e prezioso prodotto.
Il convincimento inoltre dei più valenti pratici, e co-
noscitori della fabbricazione dei formaggi sullo sconcio, e
cattiva preparazione ovunque praticata del caglio, o pre-
same, e l'importanza del principio caseificante doveano
occupare soprattutto lo studio, e le disamine del chimico
esperimentatore. Raccolte difalti le più possibili, e precise
cognizioni dei pochi sludi scìenlifìci finora fatti sul caglio ,
166 APPENDICE
e coDOsciuti I vari metodi di preparazione di Francia , In-*
ghilterra, Svizzera, e ripetuli i processi del dolt. A.Cat-
taneo dopo non molti nuovi e non dnbbi esperimenti potè
ritrovare il Turrini nel suo nuovo caglio, o presame li-
quido il sicuro, e facile preservativo contro qualunque si-
nistra alterazione dei formaggi. Cotesto nuovo caglio, di
cui ora esporrò i caratteri, e le proprietà altro non sem-
bra essere, che una soluzione del principio coagulante
detto chitnosina, o pepsina (V. Annuario delle scienze
chimico-farmaceutiche, e medico-legali. Mantova 1851 fase.
69. num. 6, ). La causa del coagulamento del latte giusta
il parere del Sig. Orosi per opera del presame debbesi rife-
rire alla pepsina che la mucosa dello stomaco naturalmente
produce, e trovasi commista al latte indigesto degli ani-
mali. Il risultato dell'azione del caglio, o presame è la
divisione del latte medesimo in un misto di caseina, e di
burro (cacio) ed in siero liquido, che contiene la mag-
gior parte dei sali di latte, e la lattina, oltre quel poco
di caseina, che naturalmente esiste allo stato solubile
dentro il latte.
I caratteri, e le qualità più eminenti di questo nuovo
presame liquido sono le seguenti:
1.*' Cotesto nuovo caglio è un liquido trasparente,
scevro di ogni sostanza di facile divisione adattabile ad
ogni specie di latte, e puossi stabilire dietro una prima
prova la dose occorrente sì per la state, che per l'inverno.
2.** Un'oncia di questo caglio è capace di coagulare
libbre 200 di latte.
3." Produce la più pronta ed abbondante cagliata for-
nita di tutti i caratteri di vera elasticità, ed omogeneità
voluti dalla buona pratica.
4.** I formaggi preparati col nuovo caglio, o presame
liquido non acquistano cattivo odore, né sapore disgustoso.
5." Preserva interamente i formaggi dal gonfiamento,
dal tarlo , e dalla stessa putrefazione.
APPENDICE 167
Tali dunque sodo i caratteri, gli effetti ed i vantaggi
rinvenuti sul nuovo caglio liquido del Turrini nel casei-
ficio. Dai rapporti quindi presentati all' Accademia di Agri-
coltura, Arti, e Commercio di Verona, e da quanto pub-
blicò il Sig. Dolt. Cera nella Gazzetta Veneta del 1861
viene confermata l'efficacia del suddescritto liquido prpsa-
rae sopra i formaggi di già condotti alla piena loro ma-
turità, non restando per esso inquinali i formaggi da ve-
runa sostanza eterogenea, onde non cade dubbio, cbe il
medesimo debbasi ora preferire nell'arte del caseificio, e
far conoscere a tutti gli agronomi, proprietarj, direttori
di cascine, ed ai negozianti di formaggi.
E mentre dobbiamo saperne buon grado e renderne
grata testimonianza di lode al dotto Sig. Turrini per avere
colla stampa pubblicato la scoperta, il processo, i caratte-
ri, e gli effetti vantaggiosi di cotesto nuovo principio ca-
seificante, quale messo in pratica sarà di non piccolo gio-
vamento a tutti i proprietari di bestiame: da savi e pru-
denti sperimentatori con ogni studio dovremo osservare,
se tali sieno per essere gli effetti , ed i vantaggi nel no-
stro clima e nei nostri prodotti; alla qual cosa ora inten-
diamo nutrendo piena fiducia di porgerne poi al pubblico
altri più dettagliati e profittevoli rapporti.
Doti. Domenico Luigi Mazzanti
Consultore Feterinario della S. Consulta.
168 APPENDICE
Mnvio di atauni artightni boiognesi alla
Esposizione di Ijontlra nel fl$51« Re"
soconto ai signoni Conifibuenii»
A voi, cui il desiderio di giovare al pubblico bene,
e specialmente d'incoraggire l' industria nazionale, mosse a
cooperare con tanta solerzia e cortesia alla nostra propo-
sta, noi dobbiamo innanzi tutto parole di ringraziamento.
Imperocché l' approvazione vostra e il vostro concorso ci
ha dato animo e mezzi all' impresa e fra molti dubbi e
contrarietà, ci ha raffermato nella fiducia di buon esito. A
questa fiducia poi il fatto corrispose anzi, ci sia lecito il
dire che ha superato la nostra aspettativa. Imperocché dalle
relazioni del Sig. Ingegnere Francesco Gualandi che accom-
pagnò e diresse i nostri artigiani, e dal Rapporto inoltre che
ciascun di loro ha redatto distesamente per iscritto, abbia-
mo potuto persuaderci che gli eletti da voi, seppero trarre
notabile profitto da questo viaggio , facendo tesoro di utili
cognizioni e di pratiche perfezionatrici dell'arte loro. Né
dobbiamo tacere come tutto procedesse sempre nel migliore
accordo fra di essi ; e come serbino un sentimento di vi-
vissima gratitudine ; la quale ora per mezzo nostro inten-
dono significarvi. Le quali cose annunziando con grato ani-
mo, adempiamo altresì al dovere di presentarvi il sunto delle
notizie riferiteci, e il resoconto degli introiti e delle spese.
Il giorno 31 Agosto partirono gli artigiani da Bologna
insieme all'Ingegnere Gualandi , e presero la via di Piemon-
te. Trattenutisi alquanto a Piacenza ed a Torino e quivi esa-
minati alcuni opificii, valicarono le alpi e si fermarono in
APPENDICE 169
Lione quanto era necessario a dare uno sguardo alle ira-
portanti manifatture che vi fioriscono. A Parigi rimasero sino
al 17 di settembre , e colà poterono essere ammessi in alcune
primarie officine attinenti all'arte loro. Preparati poscia da
questo tirocinio, passarono a Londra: né è a dire quanto
rimanessero sorpresi di quella stupenda Esposizione dove
erano raccolti prodotti che l' industria umana ha saputo
creare in tutto il mondo. Per venti giorni consecutivi pas-
sarono molte e molte ore nel Palazzo di cristallo, e dopo
averne ammirato il complesso, ciascun di essi prese a stu-
diare quella parte che più particolarmente lo riguardava,
notando i nuovi strumenti, i processi piìi spediti , i più per-
fetti risultamenti. Da Londra il Calzoni si mosse a visitare
altre città industri dell'Inghilterra, quindi per la Prussia,
la Germania , la Svizzera e la Lombardia si ricondusse a
Bologna. Il Nadini prima di ripatriare tornò a Lione, e
quivi per un mese ebbe adito ed esercizio quotidiano in
diverse manifatture. Il Barerà e il Giorgi rimasero a Parigi
sino al 5 novembre , e quindi fecero pur essi ritorno a casa.
Ma perchè possiate di ognuno più specificatamente avere
contezza, diamo qui il sunto dei loro Rapporti.
Alessandro Calzoni Fonditore — dà principio al suo Rap-
porto coli' Esposizione di Londra. Accenna in primo luogo
come la più parte delie macchine agricole ivi da lui esami-
nate non siano applicabili al nostro sistema di coltivazione
nella loro interezza, ma possano bensì suggerire utili modi-
ficazioni agli strumenti dei quali usiamo. Rivolse l'attezione
sua ai nuovi perfezionamenti recati nei sistemi idraulici;
ai metodi migliori per riscaldare gli ambienti, avuto riguar-
do alla qualità del nostro combustibile; alle macchine più
efBcaci per lavorare le materie grezze delle quali abbondia-
mo, come la canapa; a molti attrezzi infine i quali servono
agli usi domestici o a diverse industrie, come segare^ pial-
lare il legno, e simigliauli. Né ha tralasciato di por niente
iti Londra e lungo tutto il viaggio a quel che si riferisce
170 APPENDICE
alla costruzione delle strade ferrate. Seguita un catalogo
delle fabbriche principali alle quali ebbe adito, e sono le
seguenti — A Parigi Officina Cave — Officine della Strada
ferrata del Nord — Officina de Coster — Fonderia Thiebaut.
Quivi frequentò anche il Conservatorio delle arti e me-
stieri — a Londra le fabbriche di Maudsley, William Jakson,
e Bryan Donkin — l'Arsenale di terra e di mare a Wool-
wich — a Birmingham la Fabbrica di pentole in ferro fuso
di Bullochs ed un' altra di spille ed aghi — a Manche-
ster le Officine meccaniche di Fairbairn e di Roberts, e le
manifatture di cotone di Berley — A Liverpool la Ferriera
Horsefall, la Fonderia Smith, la Officina Curtis e Kennedy,
e quella di Mac-Gregor — A Bruxelles una delle Fabbriche
di macchine idrauliche e a vapore di Derosne e Cail — A
Charleroi l'Officina Conillet, e la Fabbrica di lastre di Zinco
Belfontain — A Seraing la grande Fabbrica di macchine di
Cockerill — A Liegi la Fabbrica di lime Brizzard, e quella
di macchine da filare della Società di S. Leonardo — A
Zurigo una dello stesso genere di Escher W. Fyss — A Mi-
lano finalmente la Fonderia e Officina Sehlezel con 1' altra
Douloir, la manifattura delle scatole e guarnizioni metalli-
che Rolandi , dei bottoni Binda, ed alcune altre. Egli ebbe
la ventura di poter non solo visitare a parte a parte queste
fabbriche, ma in alcune eziandio sperimentare egli stesso
nuovi metodi , prendere note , sbozzi e disegni che gli sa-
ranno proficuo sussidio alla memoria. Similmente reputa di
mollo vantaggio l' aver formato relazioni commerciali per
la materia grezza dell'arte sua. Conchiude il rapporto con
alcuni cenni sulla condizione meschina delle nostre industrie
a fronte delle estere , e attribuisce questa inferiorità al di-
fetto dei capitali sufficienti, dello spirito di associazione,
delle facili vie di communicazione , delle materie grezze,
di stabilinieuli acconci che forniscono in copia e a buon
prezzo gli strumenti necessari alle varie arti.
Giuseppe Nadini Tessitore — La prima cosa che at-
APPENDICE 171
trasse la sua ammirazione fu la grande Fabbrica d'arazzi di
Gobelins: la vastità dell'impianto, la ricchezza dei capita-
li, e la magnificenza dei prodotti gli apparver tali quali
soltanto possono darsi in una grande capitale come Parigi.
Frequentò pur egli il Conservatorio delle arti e mestieri, e
potè studiarvi ì modelli di tutte le macchine testorie dal-
l'origine dell'arte sino ai più recenti processi. E fra le molte
cose che trovò degne di nota , due principalmente furono a
lui nuove ed utili : un telaio alla Jacquart con grisse mobile
per la stoffa a damasco sul fondo à gros, il qual telaio
risparmia un terzo dei cartoni occorrenti 5 e in secondo
luogo una cassa a sei spole d'invenzione tedesca, onde le
spole stesse si mutano durante il lavoro con mirabile pre-
stezza. Nel Palazzo di cristallo ampliò le osservazioni fatte
in Parigi e fra le cose più degne di maraviglie gli parvero
quattro telai fatti a Dublino di rara ed ottima costruzione.
Il nuovo sistema di F. Vandevin, onde si tesse senza uopo
di cartoni, sebbene ingegnosissimo, gli sembrò per la sua
complicazione diffìcile ad applicarsi: ma bello ed applica-
bile giudicò il telaio pei broccati di seta del Bonandiel di
Berlino che ha il pregio di singolare esattezza nella mon-
tatura j come pure un altro telaio nuovissimo dove gli spo-
letti raccolti in una cassa attraversano il drappo mercè lo
scoccar di una molla senza bisogno della mano dell'ope-
raio, il che risparmia due terzi del tempo che occorre al
presente. Il tempiale continualo dei telai F. W. Harrison di
Blackborn gli parve molto commendevole sia per l'ugua-
glianza che dà al drappo, come per l'artifizio onde si ferma
ad un tratto, quando il filo venga meno o si tronchi. Questi
ultimi trovati egli intende di applicare appo noi subilo che
il possa, come pure il metodo di licciatura inventato nella
Prussia e non per anche usato in Francia, imperocché la
macchina che colà si adopera per la licciatura à coulisse
conviene solo nelle fabbriche di grandissimo impianto. Vista
l'Esposizione di Londra, si recò egli a Lione, ed ivi per-
172 APPENDICE
corse moltissimi opifìcii : fu introdotto presso Monsieur Car-
quillah e Monsieur Tranchìar tessitori , e potè lavorare anche
in opera di scialli Ternau. Similmente si trattenne ed esa-
'minò a tutto suo agio la fabbrica diretta da Cleto Tassinari
suo cognato, che è una delle primarie di Lione, e potè
averne spiegazioni e disegni. Fra le cose vedute in Lione
accenna con molto encomio i telai coi quali fu fatto il ri-
tratto della Regina d'Inghilterra. Dà termine al suo Rap-
porto tributando lodi al nostro Agostino Melloni beneme-
rito dell'arte tessitoria, i metodi seguiti dal quale nella lic-
ciatura possono gareggiare eziandio coi metodi esteri più
rinomati.
Flavio Barerà Stovigliaio — Cominciò egli le sue osser-
vazioni a Torino, visitando la bella fabbrica di Dartu e Ri-
cliardi Giunto a Parigi fu con molta amorevolezza accolto
dallo egregio nostro chimico Prof. Malaguti, e mercè sua
raccomandato al Sig. Salvetat chimico Direttore della mani-
fattura di Sevres la piìi stupenda di quante sono in Euro-
pa. Con questi validi aiuti potè ad una ad una esaminare
le operazioni dell' arte ceramica , e studiarne i progressi nel
museo che a detta manifattura è attinente 5 ed inoltre avere
campioni delle paste, e invetriature e raccogliere informa-
zioni esatte delle località ove si rinvengono le materie pri-
me, e dei prezzi. Potè ancora formare relazioni con altri
direttori di fabbriche secondarie in Francia, nelle quali ebbe
agio di occuparsi delle stoviglie e delle porcellane che si
fanno pel commercio e per 1' uso comune. Gli fu eziandio
di molta istruzione visitare il Conservatorio delle arti e
mestieri, ed ivi principalmente rivolse l'animo allo studio
geografico dei terreni ove giacciono i minerali per la detta
fabbricazione, i quali terreni vi sono esattamente divisati
cogli strati loro delle argille, dei caolini, dei feldspati, e
dei quarzi; ed inoltre osservò lutto il processo di estrar-
li, di purificarli, di lavorarli. L' Esposizione di Londra for-
luva lai copia di prodotti dell' arte sua e di tale bellezza ,
APPENDICE 173
che il Barerà non si attenta a descriverli : tocca però del
mirabile quadro in porcellana rappresentante da un lato il
ritratto della Regina d'Inghilterra, dall'altro quello del
Principe Alberto, di grandezza quasi naturale, e di perfe-
zione straordinaria, il quale fu lavorato a gran fuoco di
moufle nella predetta fabbrica di Sèvres. Accenna pure,
siccome prova singolare dell' arte , certe piccolissime e fi-
nissime tazze che non possono esser posate che sulla barn»
bagia, tanta è la loro fragilità. Né può tacere gli smalli e
i vetri colorati di Germania, ai quali però sovrastavano i
vetri dipinti a fuoco dal Berlini e dal Bagatti Yalsecchi di
Milano: come pure facevano bella mostra le porcellane del-
la Fabbrica Ginori di Firenze. Osservò altresì un nuovo me-
todo di invetriatura trasparente e colorata, e begli effetti
di chiaroscuro tanto in terraglie che in porcellane. Final-
mente in Inghilterra ebbe occasione di esaminare le sto-
viglie di Wedgewood, quelle di Minton, e le porcellane
di lohn e Charles Meigh, e di Micheli: come pure le ma-
terie prime che si estraggono nella Coriiovaglia che sommi-
nistra le migliori. Conclude il suo Rapporto giudicando che
la buona qualità dei prodotti da questo dipende in gran
parte che si usino eccellenti materie ; e eh' egli a tal uopo
ha procacciato corrispondenze in Francia, in Inghilterra e
in alcune parti d'Italia dove si rinviene, e si fa commer-
cio del minerale siliceo.
Giorgi Giuseppe Fabbro — A Piacenza diede il Giorgi
principio alle sue indagini, notando modi nuovi di Ietti di
ferro con vernici a staffa : a Torino visitò la Zecca e l' ar-
senale dove vide fondere e tornire cannoni. Giunto a Parigi
potè aver adito alla Fabbrica de Coster e vide lavorare tutti
gli ordegni che alla costruzione di qualsivoglia macchina si
richiedono, fra i quali accenna i torni per fare viti diritte,
e rovescie a più vermi , strumenti per spianare il ferro , per
calibrare tubi, per scanalare rulli, per faccettare dadi,
•per tagliare ed egualire denti delle ruote. Pose attenzione
174 APPENDICE
speciale alla fabbricazione delle lime e dei trapani; e av-
verte che i motori che vide erano messi in opera da mac-
chine a vapore. Anch' egli come i suoi compagni riconosce
molla utilità dall' aver visitato il Conservatorio delle arti e
mestieri, ove gli fu dato studiare tutti gli utensili dell'arte
fabbrile, e le varie maniere di leve e d'ingranaggi, e i
modelli delle macchine idrauliche ed a vapore. E nota co-
me assai rimarchevoli le macchine per segare le impialla-
ciature e le tarsie di legname. Due altre officine ha egli
visitato in Parigi, nell'una delle quali lavoravano 1500
operai, nell'altra 1700, e ha con molta attenzione seguito
le operazioni loro. Soggiunge come più e più volle fosse
ammesso al Laboratorio del Sig. Ingegnere Porro dove ha
veduto fabbricare strumenti di precisione e rinvenne una
nuova e ben adatta morsa, e un tornio dal quale si ottiene
qualunque figura geometrica. Da Parigi passò a Londra, e
qui anch' egli si dimostra stupefatto e ammirato dei lavori
dell'arte sua che trovò riuniti alla Esposizione. Nella va-
rietà immensa di questi, nota principalmente torni di varia
costruzione, una macchina per tagliare e perforare buchi,
una macchina a piattaforma, torchi di diversi modelli per
stampar monete e caratteri, soppresse idrauliche o a curva,
macchine a vapore, meccanismi per filare canapa lino e
cotone, telai di varie foggie, una macchina singolare per
comporre mattoni , altre per fare uncinelli , raffi , cardi, aghi ,
maglie, lame da coltelli, capsule, e le punte che diconsi di
Parigi; poi tutti gli ordegni all'uopo dei Pompieri, una
copiosa raccolta di aratri , cucine di ferro fuso economiche,
orologi con svarialissimi ingegni di scappamento e molti
altri utili trovati. Oltre l'Esposizione industriale, il Giorgi
ha visitato a Londra una grande fonderia ed officina riu-
nite dove si fabbricano vascelli tutti in ferro, e macchine
a vapore. Finalmente descrive come al suo ritorno in Fran-
cia passasse alcuni giorni all'officina del Creusot, dove
lavoravano oltre duemila operai , e quivi avesse opportunità
APPENDICE 17Ò
di vedere come si estrae il minerale, come si purga, co-
me s' affina , si converte in attrezzi di ogni genere : insomma
tutto il processo dal primo scavo della ^miniera sino ai pro-
dotti più complicati e perfetti.
Da questo sunto potrete argomentare voi slessi, o Si-
gnori, quanto sia stato il desiderio loro di apprendere,
quanta la diligenza con che hanno corrisposto alle vostre
cure. E lo potrete ancor meglio vedere col fatto, se come
sperasi, avrà luogo in quest'anno una Esposizione indù-
striale a Bologna, nella quale i nostri artigiani si faranno
solleciti di mostrare alcun lavoro. Laonde non possiamo
dar termine senza tributare ad essi la meritata lode, come
pure sentiamo il dovere di testificare pubblicamente la no-
stra riconoscenza al signor Ingegnere Francesco Gualandi
che ha disimpegnato il suo ufficio con abilità, zelo e di-
sinteresse, quale noi non avremo potuto desiderare mag-
giore. Così questo primo tentativo riuscito a bene, sia con-
forto e stimolo ai nostri concittadini di continuare nel-
r impresa generosa di proteggere la industria nazionale,
sia coli' applicarvi i capitali, sia col favorire l'istruzione
degli operai, sia col fornir loro occasione di lavoro. Sarà
questo uno dei modi assai rilevanti di giovare al paese no-
stro, e di accrescerne la ricchezza, sarà una di quelle
opere le quali ( ci sia lecito ripetere ora le parole del pro-
gramma con l'autorità di una felice esperienza) hanno ef-
ficacia di collegare le varie classi della Società con vincoli
di benevolenza e di gratitudine.
Bologna 15 Febbraio 1852.
Bevilacqua March. Carlo. Minghetti Marco.
CicoGNARi Pietro. Tizzardi March. Luigi.
Davia March. Luigi. Ramponi Francesco.
Marsili Conte Carlo. Simonetti Princ. Rinaldo
Sgarzi Professor Cav. Gaetano.
Segue l'Elenco dei Contribuenti, e il Resoconto delle
spese che ammontarono a Scudi 933. 80.
176 "^ APPENDICE
ESCURSIO]\E
ALL' IMPERIALE E REGIO INSTITUTO AGRARIO IN PISA
(15 Aprile 1849)
DEL CBIAR.
SIC. DOTI. DOMENICO GALVANI
Professore di Agricoltura Teorico-Pratica e scienze au-
siliari presso l'Academia Agraria in Pesaro: letto
nella seconda adunanza generale dell' Instituto Agrario
Ferrarese , neW occasione della Festa Agraria ce-
lebrata in detta Città, nel Maggio 1851.
( Continuazione e fine , vedi Propag. Agr. pag. 516 )
Dal Trebbiatojo sì passa nella parte esterna, al Pecorile
costruito giusta gl'insegnamenti del cav. Vincenzo Dandolo (1);
del cav. Filippo Re (2)j e del sig. Tessier {3).
Ora voltasi alia sinistra; e al principio di un luminoso
ed ampio loggiato trovasi l'abbeveratojo con tromba aspirante >
la quale fa tutto il servizio dello Stabilimento.
Dopo si entra nella camera detta , Segatojo ecc. , alla si-
nistra rivolgendosi , si trova il Bovile alla diritta entrando vi
è il Vachile; nel primo vi erano due paja di buoi; nel secon-
do, dieci vacche o mucche, fra queste una egiziana di esqui-
sitissime forme , avente una pelle coperta di un pelo finissimo
di color plumbeo. Sono costrutti sì l' uno, che l'altro, a vol-
ta, muniti di finestre con invetriate, e griglie; in estate,
nella parte esterna , vi vengono collocate delle stuoje, per man-
tenergli freschi ;sono alte dal suolo 170 centimetri. Il corritojo
d' innanzi alla mangiatoja , è largo 80 centimetri. La mangia-
toia è alta 60 centimetri; è larga in basso 33; 44 in alto; alla
distanza di 130 vi sono, nella parte superiore, delle caviglie
APPENDICE 177
di ferro inchiodate, per dare alla medesima mangiatoja più
solidità, e per mantenere i suoi lati sempre paralleli (4).
Non è nuovo il metodo, che crediamo, per ogni rapporto,
razionale, di tenere cioè la mangiatoja discosta dal muro ; poi-
ché sappiamo che il celebre poeta georgico toscano Luigi Ala-
manni cantò nella sua Coltivazione :
E'I bifolco tal' or , quando ha mestiero
Di pàscerla o nettar, girargli intorno (5).
Nel vacchile, credevamo di vedere il lastricato inclinato
verso la mangiatoja ; ma no, che è costruito secondo l'erroneo
costume antico; il bravo Professore Direttore, vi suplisce in-
grossando il letto nella parte posteriore.
Il sagace e diligente agronomo conte Roncioni toscano,
ha seguito 1' utilissimo suggerimento del pastore svizzero (6) ,
il quale crede , e non senza ragione , che il rimanére conti-
nuamente inclinate le mucche o vacche nella parte posteriore,
possa essere cagione della malattia , ch'egli chiama caduta del-
la matrice.
Per essere più assicurati del fatto, interogammo l'inclito
sig. cav. Antonio Alessandrini, Professore d'Anatomia Com-
parata, e di Zoojatria nella Pontificia Università di Bologna,
il quale fu cortese di risponderci: ritenére coli' elvetico Pa-
store , che stanti la posizione molto inclinata nella posterior
parte, possa avvenire non di rado la caduta della matrice.
V'è una camera interposta tra il bovile, ed il vacchile in-
dicata come si disse col nome di Segatojo ecc. ; in questa vi è
una preziosa machina, preziosa per gli effetti salutari che
produce, tagliando minutamente foglie, cortecce tènere, stra-
me, fieno, che il sig. Dombasle appella II grande taglia pa-
glia rotativo.
Questo sminnzzaiore rotativo della paglia ecc. si compone
di un disco di ferro fuso , formante un volano armato , in uno
de' raggi, di un coltello di acciajo curvo, che taglia a cia-
scuna rotazione , sopra una lunghezza determinata , i foraggi
situati in un truogolo. Le materie da tagliare sono condotte
da un pajo di cilindri scannallati di ferro fuso, che sono mes-
si in movimento dallo stesso volano.
Questo disco o volano fa muovere cosi la paletta che spin-
N. Ann, Se. Natdr, Serie. III. Tomo 5. 12
178 APPENDICE
gè, ad ogni movimento, tutta la massa del foraggio, di modo
tale di racilitarne l'azione del coltello sminuzzatore ; di ma-
niera che, tutte le parti del mecanismo, sono messe in mo-
vimento per la sola azione che l'operajo ha impresso al ma-
nubrio.
Si può regolare la machina in modo di avere il forag-
gio, le erbe, lo strame della lunghezza di 36, di 24, e fino
di 12 millimetri. Questa machina può dirsi, quasi creata dal-
l'illustre Dombasle; quest'onore giustamente meritato, glielo
rendano tutti gli scienziati suoi connazionali.
Ridotto cosi il cibo, da porgere al bestiame, lo intride,
il bovaro , con aqua tiepida , che estrae da una caldaja co-
perta, come si dirà fra poco; con un tridente di legno agita
la massa; gitta su la stessa un manipolo di sale comune (Clo-
ruro di sodio, sai rupestre, sai gemma) in polvere ridotto,
e nuovamente méscola il foraggio; poi lo dà al bestiame, che
lo mangia avidaraenle, senza defaticare il sistema dentario,
né tampoco il digestivo, bene sapendo , il dotto Professore Di-
rettore, che il cloruro di sodio, contribuisce possentemente a
mantenere la sanità di tutti i bestiami.
La caldaja di rame coperta, di cui si è fatto parola più
sopra, noi ritenghiamo sia intonacata di slagno ; essa è posta
su di UH fornello economico dal suo autore detto alla Rumfort,
che per economia di combustibile , il fumo gira d'intorno alla
caldaja, poi entrato nel condotto si disperde nell'aria; in que-
sta caldaja adunque sono còtti a vapore i tuberi delle rape,
de' pomi di terra, delle barbabietole, delle carote ecc.; le
quali sono poste in un diafragma , per evitare il contatto del-
l'aqua ; costume, che apresero gli europei dagli americani (7),
di apreslare i cibi in quel modo còtti, ai bestiami abbiamo
veduto altra machina che maneggiando in senso diritto, o,
da sinistra a diritta , il suo manubrio , si riducono in fetucce
la bietarapa cruda, il pomo di terra parimente crudo ecc. ; v' è
però chi crede essere pericoloso l'uso della patata cruda , per
contenere essa la solanina , pericolo che riscontrasi nella fronda
che dire dovrebbe foglia (8), adoperata come foraggio (9). Il
boaro ne somministra in ogni anno una piccola porzione, die-
tro ordine del Professore Direttore, premessa però una mani-
APPENDICE 179
poiazione con aqua tiepida , ed un po' di sale cooiiine , che
la riduce quasi ad una pasta glutinosa, come si ottiene colia
farina del grano. Una scala conduce ai granai ed al fienile,
situati sopra il bovile ed il vaccliile, all' abitazione dell'Orto-
lano, e del Magazziniere. Il fieno è qui custodito come si fa
alla sinistra , e destra del Po ; ma la mischia e lo strame si
conservano in pagliai sopra basi di cotto o di materiale, co-
me fu indicato superiormente.
Si trovano in prossimità le abitazioni del Capo del bovile
e vacchile, e sopra , quella dell'Ortolano. Come pure la stalla
de' cavalli, per il servigio dello stabilimento, che con più pro-
prietà di lingua, dire si dovrebbe equile.
Ottimo consiglio fu quello di stabilire, che nell' Jns/tfuto
Agrario, siavi la Fabbrica degli arnesi rurali, noti che l'offi-
cina del Fabro-Legnajo, e del Fabro-Ferrajo, dove viene la-
vorato tutto ciò che può occorrere per lo Inslituto, non che
tutto ciò che può venire commesso.
Abbiamo veduto un pigiatore da uva , che il Professore
Direttore drsse che bene pigiava gli acini della medesima , senza
lacerare i graspi, che, senza diibio, comunichcrebbono al
vino ingrato sapore. Vedemmo pure tre o quattro Raggie ; ma
una delle migliori era molto assomigliante ad un modellino, che
fu regalato alla scuola dal Sig. Antonio Ingegnere Frabetli.
Allorché dovremo farne costruire una per questa Scuola di
Pesaro prenderemo a modello quella di Agostino Gallo deno-
ninata Traina fig. 1. Tav. IV. perchè ci pare più perfetta.
Vedesi ancora, la Fucina, e scala che porta al deposito
di ferro, legname ecc. ove è lo ingresso alla Clinica Zoojalrica.
La scala annessa conduce al quartiere dell' Infermiere , alla
Bigattiera, al Gabinetto di modelli, e di pezzi zoolómici ecc.
Studiò fino allo inizio dello Stabilimento lo egregio Professore
Ridolfi di procurare al paese un pratico insegnamento di
Zoojatria, col quale cooperare alle lezioni teoretiche del Pro-
fessore che nella Università ne leggeva i precetti a comodo e
complemento de' medici studii. Trattavasi di procurare un inse-
gnamento accessorio a quello dell'agronomia, di stabilire un
esercizio pratico di Veterinaria , e Maniscalcia , sufficiente ai
bisogni delle campagne, e tale che potesse esservi annualmente
previsto coi mezzi economici dello stabilimento agrario (10).
180 APPENDICE
Osservammo la stanza di guardia pel custode, e vicino ad
essa la stalla di deposito per gli animali che cercano ammis-
sione alla Clinica, come pure due stalle una pei cavalli, l'al-
tra per gli animali vaccini ammalati. Osservasi ancora l'Of-
ficina del Maniscalco con ingresso apposito per il pubblico ed
il locale per la ferratura e per altre operazioni. Non che un
recinto scoperto per varj usi addetti alla maniscalcia.
Nell'angolo esterno di questo recinto il Professore Diret-
tore , vi ha formato un letamajo scoperto , con pozzetto da
un lato, munito di alberi di alto fusto, per difenderlo all'Est ,
al Sud, ed all'Ovest, dai raggi solari. Il fondo è còncavo,
con de' fori nel mezzo ove defluiscono le urine le quali si ac-
cumulano nel pozzetto. In tempo di estate, o quando la tem-
peratura è elevata , fa eseguire a mezzo della rammentata ma-
stelletta , lo innaffiamento, sia coir urina, sia coll'aqua. Que-
sta sarà una prova ; il tempo renderà manifesto se sia o no
buona questa pratica , la quale pare suggerita da Varrone: Lo
sterquilinio sia in sito , ove il raggio del sole noi tocchi , e s'inar-
ridisca ; o vero d' intorno a bella posta alberi frondosi vi pian-
ta, e ne lo difendi (11).
Nel secondo campo contiguo, quello cioè cinto da siepi,
di cui fu fatto parola, vi si coltivano i cereali, le baccelline
0 papiglionacee , ed altre piante intercalate , come le appellano
i francesi: per modo di esempio, le rape, i cavoli, le carote
ecc.; le quali vanno fra i raccolti detti da' napoletani ruba-
te (12), in una rotazione o assuolamento (13) quadriennale. Vi
sono de' magnifici prati stabili di erba Spagna (Medicago sa-
liva, Linn.) ; di Lolierella, o Lojessa ( Lolium perenne, Linn. );
e di Trifolio (Trifolium campestre, Linn.) i quali li fa entrare
avvedutamente, il Professore Direttore, tutti nella rotazione, a
norma sempre del bisogno; per cui in massima è assuolamento
quadriennale; ma che in certe annate, può addivenire sessen-
nale , quando cioè si dissodano i prati di Medica , di Trifolio ,
di Lojessa, a norma del più conveniente interesse dell' Instituto.
L'altro possedimento a dieci minuti dall' Instituto, di cui
fu fatto cenno in principio , non abbiamo potuto, come dicem-
mo , visitare ;, per la continua dirotta pioggia, ci fu detto dal
Professore Direttore, essere tutto terreno di natura argillosa;
APPENDICE 181
che incomincia adesso a ridurlo a forza di emendamenti, mi-
gliorandone la fisica, e la chimica ferlililà; sempre pesando,
calcolando, e tutto mettendo nelle spese di cultivazione , per
essere ligio di quella conosciuta sentenza, ricevuta da tutti
gli agronomi, che la — Economia campestre, è quella scienza
che V insegna a ricavare dal Podére il màssimo vantaggio , col
minore dispendio possibile. —
Con questi ed altri principi l'ottimo Professose Ridolfi an-
dava trasfondendo nella mente del magnanimo Principe, fossero
dati a lui i mezzi onde persuadere co' fatti , e mostrare colla
pratica la verità delle teorie, dalle quali si desumono i me-
lodi, si ricavano i processi dell'arte. Allorquando le compa-
razioni sono giuste, li penetrano l'animo, e agevolmente ti
conducono alla persuasione. Eccone una : come la Clinica, Egli
dice, occorre a rendere fruttuose le scienze mediche, come
gli Ospedali sono necessarii per fare buoni medici ; così abbi-
sognano i campi per utilizzare lo insegnamento scientifico in
agronomia', sono indispensabili le rustiche faccende a fare
pratici agricoltori (14). Il vivissimo desiderio che abbiamo di
potere cooperare colla minìmezza di nostre forze , al benessere
della nascente Agraria Instituzione stabilita nella illustre Città
di Pesaro, per opera di alcuni magnanimi e dotti pesaresi (15);
ci determinò di trasportarci, in aprile prossimo scorso, ove
trovasi il più celebre Instituto Agrario d'Italia, cioè a Pisa,
attraversando quantità di ostacoli che si frapponevano per
pure conoscer», dietro l'avviso dell'Inglese agronomo Arturo
Young tutto ciò eh' è relativo a fare promuovere ed avvanzare
la Economia Rustica in uno Stato ; cioè ti metodo di coltiva-
zione , 0 , come modernamente esprimesi, assuolamento addattato
il più produttivo ; tult' i migliori instrumenti aratorj di più
recente formazione; il capitale circolante, e l'abbondanza de'
beitiami.
Era nostro divisamente di osservare, com'erano costruiti
il bovile, ed il vacchile ecc. ; cose tutte che ci dovranno ser-
vire di norma, allorché fra breve ci sarà affidato il Podere che
acquisterà questa preclara Academia Agraria il quale giusto
Io intendimento del celebre Thaer (16), addiverrà Esperimen-
tale, e Modello, dietro sussidio estraordinario statuito in Ur*
182 APPENDICE
bino nel fcbrajo p. p. dal siipieiite Consiglio Provinciale^
mollo standogli a cuore una così profìcua, e saggia Institu-
zione , sapendo avere questo Fondo tutti gli estremi voluti dal
tuscolano Agiòlogo, che sono pur quegli a cui ha mirato quel-
la stessa celeberrima Academia : ,, Quello è il campo migliore,
egli dice , che a' pie del monte è posto , che guarda il mezzodì ,
dove l' aria spira salubre , e dove d' operai vi è sempre copia.
Quel Podere preferisci , eh' è vicino a Città , o ver Castelli , al
mare, al fiume o a buona strada, e frequentata : che più cosi
avrai de' tuoi prodotti lo smercio (17).
Noi vi andammo volontieri , anche per cerziorare queste
dottrine che furono pubblicate dal piìi volte lodato Professore
Ridolfì ; e ci fu narrato essere, dal suo illustre successore,
integralmente professate e diffuse le stesse stessissime dottrine :
sapemmo, e ci è grato il dirlo, che tutto quanto poteva desi-
derarsi, che concorresse a formare una scuola teorico-pratica
di agricoltura, e quanto si sarebbe potuto designare opportu-
namente a comporre uno Stabilimento del genere dì quello che
può attualmente considerarsi come compito a Pisa, vi si trova
realmente riunito ; e quindi nulla manchi al completo insegna-
mento agronomico, se non se quelle cultivazioni negate dalla
località.
„ Io sono persuaso , dice lo stesso Autore del Rendicouto ,
e noi pure lo siamo, che molto limitati siano i vantaggi che
possono venire alla pratica agraria da una semplice catedra
di Agronomia ; e però mostriamo la necessità di dotarla di un
esteso possedimento (18), dove i fatti parlassero e fossero la
condanna o il trionfo de' principj scientifici dirigenti la im-
presa. Ma perchè la voce dei fatti sia realmente potente , bi-
sogna che dessi nascono in circostanze e con mezzi comuni^
che siano superiori ad ogni eccezione ,e possano, anzi debba-
no, essere ammessi senza differenza veruna dal sospettoso in-
teresse e fino dagl'increduli di cose agrarie, ignoranti sì, ma
nondimeno stentorei declamatori , che gridano non essere spe-
rabile un grande miglioramento in agricoltura per l'applica-
zione dei progressi scientifici, i quali, non possono negare,
che uno, per causa simile ne avvenisse nelle arti , e nelle ma-
nifatture. Ma, non è questo il luogo di entrare in tale discus-
APPENDICE 183
sione; bensì eli' è questa la opportunità di dire, come s'in-
tende preparare coi fatti una vittoriosa replica alle loro sotti-
li, ma spesso assurde argumentazioni.
Queste dottrine, che addottiamo anche noi, anderemo se
non superbi, si gloriosi in professarle, avendo per duce un
Personaggio, che si è giustamente meritato la lode non solo
d'Italia, ma si d'Europa, no» tanto per Io amore, che f»
grandissimo, con cui difTuse, con non lieve dispendio, e fa-
tica, le pratiche più profìcue dell'arte agraria , quanto per la
filantropica carità con cui fece tesoro delle più utili discipli-
ne, per farne dóno non già alla sola toscana, ma sì all'Ita-
lia, anzi al mondo scientifico.
È costume nobilissimo ingenito de' toscani spiriti, di fare
di tutto per propalare la scienza. Ne abbiamo una prova ma-
nifestissima nella più famosa Academia , quella del Cimento,
la quale col motto provando, e riprovando rese innumerabili
servigi alle Scienze. Altrettanto cercò di fare una più mode-
sta Academia, quella dei Georgófìli, a benefìzio non già della
sola toscana , ma sì dell'italiana agricoltura: e ciò che operò
lo egregio fondatore Montelatici Padre Abbate Don Ubaldo in
Firenze nell'anno 1753, altrettanto fu fatto in Meleto di Val
d'Elsa nel marzo dell'anno 1834 (19) dal celeberrimo Prof.
Ridolfì ; con questa differenza però, che il primo, ebbe dalla
munificenza dell'immortale Granduca Pietro Leopoldo e locale
decorosissimo per le adunanze academiche. Orlo esperimen-
tale georgico (20) di 30 stiore (o vero ectari 1,5799 circa)
nel mentre che il secondo, dedicò, come fu detto, e sé stes-
so, e molta parte de' suoi fondi per rendergli esperimen-
lali, e modelli; magnanimità più propria di un Sovrano, che
di un particolare nobilissimo Personaggio.
Affermiamo in fine , che Io Iiistituto Agrario di Pisa al-
tamente onora chi per primo ne concepì il pensiero interes-
sando gli agronomi, e gli amici della educazione del popolo;
il Sovrano benefico che lo dolo, e fecelo di pubblico diritto:
e il Chiarissimo Sig. Professore Dott. Pietro Cùppari che eoo
tanta perspicacia ed accuratezza lo conduce, per cui ben t
ragione può dirsi, il primo Instituto Agrario d' Italia.
Petaro 3 Luglio 1849.
184 APPENDICE
NOTE
(1) Saggio dfl Governo delle Pecore Spagnuole e Italiane, con tavole
io r«iue , Milano anno 180i.
(2) Sopra alcuni abusi che si commettono nella educazione delle pecore
nostrali. Milano anno 1807.
(3) Istruzioni su le Peeore , e sui merini.
(4) Quantunque reputiamo in molta parte perfetto il bovile che ve-
demmo descritto tredic" anni fa nel reputato Giornale Agrario Lombardo-
Veneto (Volume V serie seconda primo trimestre dell'anno 1836, pagi-
ne 103, 4 e 5) immaginato e fatto costruire dal Sig. Ingegnere Carlo
Scalini, per esservi , oltre a molte comodità, degli spiragli posti su la
inangiatoja a misurata distanza , i quali cambiano l'aria che viene dal-
l'animale espirata, senza che il medesimo venga offeso da quella che per
necessità deve entrare : comodità che non v'è né nel bovile, né nel vac-
chile di Pisa; ma se dobbiamo confessare la verità, il Signor Scalini,
doveva , per essere pili facilmente imitato , darne piti esatta e minuta
descrizione , senza stare su le generali come ha fatto.
(5) Libro IV. vers. 564 e 65.
(6) Giornale Agrario Toscano. Voi. V. p. 236.
(7) Elementi di Agricoltura teorico-pratica de' signori Professori Mo-
retti e Chiolini; seconda edizione. Voi IV. p. 135. Nota.
(8) Grassi Giuseppe- Saggio intorno ai sinonimi della Lingua italiana.
p< 83 della duodecima edizione.
(9) Giornale Agrario Toscano , Voi. X. p. 75.
(10) Giornale Agrario Toscano. N> 74. Primo Rendiconto ecc.
(li) Caronelli. Apotegma agrario 104.
(12) Granata Prof. Luigi. Economìa Rustica.
(13) Questa é una dizione francese già ricevuta dagli agronomi ita-
liani e divenuta tecnica ; questa medesima operazione , di rotazione agra-
ria , chiamasi assuolamento , cioè divisione del terreno arabile in tante
parti o suoli , quante sono le specie di piante che si vogliano cultivare se-
paratamente, e successivamente.
(14> Rendiconto ecc. pag.
(15) Nominiamo con piacere , lo Eminentissimo Sig. Cardinale Luigi
Ciacchi Protettore di detta sua Città natale. Socio Onorario di quell'in-
clita Academia Agraria , ed esperto cultivatore dell' Agricola Scienza ; e
il fu conte Francesco Cassi , rinomato traduttore della Farsaglia di Lu-
cano ; e lo egregio marchese Pietro Petrucci chiarissimo matematico e
naturalista distinto, ora Presidente dell' Academia, e Ispettore della
Scuola di Agricoltura Teorico-Pratica , e Scienze Ausiliari.
(16) Principes G^néraux et Fondamentaux de 1' Economie Rurale. Dyson
en. 1842. pag. 157. parag. 267.
APPENDICE 185
(17) Apotegmi Agrari , tratti dall'opera di Marco Porcio Catone, dal
conte Pietro Caronelli (Venezia anno 1791).
(18) La pensava cos) pure il nostro Precettore cav. Filippo Re. Si può
vedere il suo = Rapporto a Sua Eccellenza il Sig. Ministro dell'Interno
•u lo stato dell'Orto Agrario della Reale Università di Bologna = alla pa^
gina 2 (Milano per Giovanni Silvestri, anno 1812) nel quale si esprimeva
cosi: " mentre però tu tale principio ti dispone l'Orlo Agrario, déveti
itudiare di offerire e$empi di quegli usi che possono condurre a migliorare
l'agricoltura de' territorj , nel centro de' quali esso è collocato, ed anzi é
nel dare alle medesime il maggior grado di estensione possibile che deve$i
riporre attensione singolarissima. Nel far ciò si potranno eseguir esperimenti
td osservazioni di non ultimo rilievo; promuovere il coltivamento di nuovi
vtgetabili , perfezionare alcun metodo od almeno additare praticamente i
mezzi di farlo , e supplire nel tempo medesimo con i prodotti del sito alla
eontervaiione dello Stabilimento ,,•
(19) Giornale Agrario Toscano. Voi. IX- p. 141.
(20) Il giorno del possesso dell' Academia dei GeorgóAli di Firenze,
fu il 17 maggio 1783, (Vedi Corso di Agricoltura di un Academico Geor-
gófilo , Tom. III. p. 171, della terza edizione). Coloro che negarono che
l'Imperiale e Regia Academia de' Georgófìli in Firenze non aveva fondo
esperi mentale^ osarono pure di negarlo a quella di Milano, e di Mantova,
e di altre italiane Academie. La generosa filantropia della Imperatrice e
Regina Maria Teresa , di gratissìma ricordanza , creò in Milano , ed in
Mantova due Academie , cui piacque di appellare , la prima Società Po-
triolica , la seconda Colonia Agraria, ambedue dotate di foudo o camp»
per le esperimeotazioni. Veggati Giornale d' Italia ecc. T. VII. p. 84.
AVVERTIMENTO
L' Ortografia 3 dall'Autore seguita , è quella inse-
gnata dal Gherardini Giovanni colla sua Lessigrafia
ItcUiana messa a Confronto con quella insegnila dal
Vocabolario della Crusca. (Milano pel Branca, anno
1843;.
186 APPENDICE
del mese di Gennaio 18o2.
Rapporto dei riscontri spediti dalle Deputazioni Sezio-
nali Agrarie letto alla Commissione incaricata del-
la corrispondenza colle medesime.
Signori ,
Poche pioggie, neve scarsissima anche nei monti eie-
vati, spesse nebbie e dense, e geli non molto intensi fu-
rono le qualità caratteristiche che segnarono lo stato me*
teorologico del passato Gennaio. Allontanandosi esso dal
consueto trascorse accompagnato da una temperatura mite
lontano dall' infuriare dei venti e dallo imperversare del
cielo, e gli ultimi giorni di quello si mostrarono placidi
e sereni , ricordanti una primavera incipiente se il soffiare
continuo di un venticello di tramontana non avesse miti-
gato il tiepore intempestivo delia stagione. Gli onorevoli cor-
rispondenti che con diligenza rara ci favoriscono i consueti
rapporti mensuali annunziano che la temperatura mite di cui
abbiamo favellato superiormente fu favorevole alle produ-
zioni campestri diverse, ed al lavoro delle terre eccettuando-
ne il relatore di Torretta soltanto le fave invernenghe le qua-
li percosse dal gelo presentano il gambo loro annerito e di-
sorganizzato. Non crediamo che questo sia gran male perchè
ai fusti perduti altri novelli subentreranno più vegeti e rigo-
gliosi ed apportatori di ricco prodotto, sempre che le vi-
cende atmosferiche siano loro benigne, e propizie. A no-
APPENDICE 187
atro avviso le latnentanze dei rapportatori della pianura
sono più rilevanti allorché, fatta da taluni di essi l'os-
servazione che il suolo non gelò al di là della profondità
di quattro delle nostre oncie, temono che le terre argil-
lose e tenaci non siano purgale bastantemente vale a dire
che le molecole loro non abbiano avuto mezzo di disaggre-
garsi quanto fa d' uopo per essere esposte al contatto
dell'ossigeno dell'aria, e divenire perciò più ricche di
principi minerali assimilabili dalle piante, e più facili ad
essere sminuzzate dai lavori.
Vi narriamo con piacere, o Signori, che molte siste-
mazioni di suolo sono state praticale nei differenti luoghi
di questa Provincia benché la ristrettezza dei mezzi della
maggiore parie dei possidenti sottoposti al peso di gravezze
e di balzelli non lievi sia impedimento all'esecuzione di
un numero maggiore di lavori campestri i quali sarebbero
una sorgente di ricchezza allo Stato.
La mancanza dei lavori nel monte è causa della tem-
poranea emigrazione degli operai giornalieri di quei luoghi
nelle vicine maremme toscane, trovando essi in quelle
regioni un compenso onesto alle fatiche loro il quale non
può essergli accordato nel paese nativo. La corrispondenza
di Porretta ci fa conoscere che il prezzo dell'opera gior-
naliera è presentemente ad un saggio minore del consueto
negli anni decorsi ravvisandosi una differenza di due, ed
anche di quatlro baiocchi in meno.
Concordano tulli i rapporti nell' asserire che la vege-
tazione del frumento si presenta bella e vigorosa, e quelli
della pianura e dei colli narrano altrettanto delle fave
minute, od invernenghe, e rileviamo ancora dai mede-
simi che le praterie non solfersero alcun danno e mostra-
no perciò un beli' aspetto promettitore di copiosi foraggi
per il bisogno dei nostri armenti.
Se i fieni e le erbe che devono alimentarli durante
la presente stagione invernale non sono ovunque abbon-
188 APPENDICE
danti sappiamo però dalle corrispondenze suddette che essi
bastano all'uopo, e ci viene ancora detto che non mancano
ai medesimi le materie occorrenti per adagiarli nei presepi,
e ricavare con ciò una produzione maggiore di concime.
Non può dirsi altrettanto dei Distretti dell'alta montagna
ove la neve precoce coprì le foglie cadute dai castagni ed
impedì che fossero raccolte, ed adoprate nelle stalle all'uso
che abbiamo indicato.
In uno solo dei rapporti che ci stanno sott' occhio si
fa cenno della vite , e quello si riferisce ad un Distretto
Sezionale assai esteso di pianura narrandosi che colà il
detto vegetabile non ha sofferto per il gelo, e ci giova
sperare che si possa dire altrettanto di tutti gli altri luo-
ghi della Provincia. Desideriamo di sentire nei rappor-
ti agricoli del venturo mese che là dove specialmente
la vite provò i danni dei quali fu impropriamente creduta
causa V oidium tuckeri sia stata affrettata la potatura di
quella pianta, almeno per quanto riguarda il taglio dei
tralci inutili. Crediamo che in questo modo si possa ren-
dere minore lo sgorgo della linfa di primavera che è detto
comunalmente pianto della vite il quale non è certamente
favorevole alla vegetazione prospera della pianta, ed ag-
giungeremo che quando la vile sia debole, ed infermicela
come lo sono senza dubbio tutte quelle che si mostrarono
intaccate dall'oidio, uno sgorgo abbondante di linfa deve
essere dannoso, e funesto alla medesima.
Ci permetterete, o Signori, di ripetere in questo luogo
ciò che fu dello da un dotto agronomo nell'eccellente
giornale 11 Collettore dell'Adige e che ravvisammo con-
senziente ai principii di fisiologìa vegetale da noi piìi volte
messi innanzi, benché con poco frutto, perchè i piìi dei
nostri Agricoltori credono quella scienza inutile al buon
successo delle pratiche rurali , e la considerano come un
corredo di erudizione dottrinale e nulla piìi.
Il fisiologo Veronese dice che non si può stabilire
APPENDICE 189
assolutamente quando abbia cominciamento il muoversi
dei succhi {linfa) nell'interno della pianta. Essere assai
probabile che questo , benché con estrema lentezza , pure
cominci assai più presto di quello che apparisca ai nostri
occhi, e che la potagione ritardata anche di non molto
turbi alquanto le funzioni organiche del vegetabile.
Chiuderemo questo rapporto col dirvi che Io stato di
salute degli animali che servono all'economia rurale della
nostra Provincia è generalmente parlando prospero, ed in
buona condizione.
Il prezzo delle carni bovine, quello delle cereali e
delle civaie diverse non è molto elevato. Solo l'alpigiano
si duole della mancanza del frutto del castagno il cui pro-
dotto fu scarsissimo nella parte alta dei monti, e minore
di un terzo del consueto raccolto nella parte media e
bassa di quelle regioni dal che ne conseguì che il valore
di una tale sostanza alimentaria indispensabile in quei luo-
ghi poco favoriti dalla sorte ascese alli Scudi tre per ogni
libbre 200: come ci è fatto palese dai Corrispondenti
delle Sezioni montane.
La lettura dei rapporti suddetti non ci pone in gra-
do di dirvi cosa alcuna che sia nuova sulla condizione
delle strade, e dei boschi che colà si trovano, e perciò
ci avrete per iscusati se non ci occupiamo di questo ar-
gomento, e se qui diamo termine al nostro rapporto.
G. Orlandi.
190 APPENDICE
BIBLIOGRAFIA
PRINCIPII ELEMENTIRI DI ECONOMIA SOCIALE
DETTATI
DA GUGLIELMO ELLIS
E VOLTATI IN ITALIANO
DAL DOTI. MASSIMILIANO MARTINELLI
DI FBRSICBTO
Bologna, Tip. Hocchi nelle Spaderie 1 851 .
Solo da pochi giorni ci pervenne questo libercoletto nel
quale sono esposte con chiarezza e con ordine le nozioni
principali della Scienza importantissima dell' Economia
Sociale dettate da un sapiente Economo del Regno Unito,
e tradotte in francese, poscia da questa lingua trasportate
nell'italiano idioma da un egregio nostro concittadino, il
quale aggiunse del proprio un elegante e dotto proemio ,
ed una annotazione a ciascuno dei 31 capitoli nei quali si
divide lo scritto originale dell'autore Inglese. Leggemmo
con piacere il preambolo del traduttore italiano ed il re-
stante lavoro del medesimo, e trovammo giudiziosa la scelta
del tema fatto soggetto dei suoi studi, e ci fu facile il co-
noscere che quello era stato trattato con amore, e con
diligenza per cui non mancheranno certamente alla sua
letteraria fatica la lode ed il favore di tulli coloro ai quali
stanno a cuore il bene e la prosperità del proprio paese.
APPENDICE 191
Dedicati noi per elezione allo studio delle dottrine
che si riferiscono all' agricoltura, ed alla pastorizia sorgenti
vere e perenni della ricchezza dei popoli non abbiamo
creduto di disertare dalle medesime rivolgendo le nostre
meditazioni al libro del Dott. Martinelli nel quale si trat-
tano materie che si collegano strettamente alla scienza a-
gronomica.
La comunanza dei principii fondamentali dell'Econo-
mia Sociale e delT Agronomia è palesata apertamente dal
traduttore italiano nel suo preambolo in cui si leggono le
massime fondamentali che qui compendiamo le quali a
nostro avviso si possono applicare con utilità anche alla
scienza agronomica dipendendo interamente dalla pratica
delle medesime il vero progresso dell'arte importantissima
del coltivatore.
Il lavoro è l'origine della ricchezza, e l'aumento di
questa trovasi subordinato allo sviluppo del capitale,
l'incremento del quale dipende dalla previdenza^ dalla
moralità e dal risparmio.
La prima proprietà dell'uomo è quella della sua per-
sona vale a dire degli organi del corpo, e delle facoltà
dello spirito, e dall'esercizio libero delle medesime nasce
la proprietà delle cose che sono alle a servire ai di lui
bisogni.
L'attività degli individui, e delle famiglie deriva dal-
la sicurezza di godere il fruito delle proprie fatiche, e
quella si accresce sotto l'egida di un tale principio e da
questa deriva il vantaggio di ognuno, e di lutti.
Il consorzio umano si sostiene con un ricambio con-
tinuo di servigi e di aiuti in modo che la prosperità de-
gli uni è collegala con quella degli altri, ed ogni indi-
viduo è tanto più ricco quanto che si trova in condizione
di fare, e di ricevere un numero piiì grande di servigi e
perciò è cosa assurda il far consistere la ricchezza nella
sola materia, ed il confondere l'uiBcio di essa cogli stru-
menti e congegni inventali a rappresentarla.
192 APPENDICE
La soddisfazione dei bisogni fittizi impedisce quella
dei reali perchè le spese superflue tolgono i mezzi di sop-
perire alle necessarie, ed il consumo inconsiderato colla
distruzione dei capitali inaridisce, e distrugge la sorgente
dell'industria, e toglie il mezzo di ogni legittimo godi-
mento futuro.
Repuliamo savia e giusta la sentenza espressa dal tra-
duttore italiano allorché al finire del suo discorso asseri-
sce che quando colla difusione delle dottrine che abbiamo
accennate superiormente gli uomini saranno illuminati ed
avranno perciò compresa tutta la importanza della Scienza
dell'Economia Sociale, e delle leggi immutabili che la
governano, si sarà fatto per la prosperità , e per la quiete
della Società, per la felicità, e per la virtù dei cittadini
assai più di quello che si potrebbe ottenere a prò del-
l'ordine colle leggi le più severe, e colle repressioni.
11 Sig. Ellis tratta con molto sapere, e con stile con-
ciso e lucido le materie tutte che si riferiscono alla ric-
chezza, al capitale delle nazioni, alla rendita delle terre,
al lavoro, alle mercedi, alla permutazione delle cose, al
valore mercatabile delle medesime, alla moneta, alla carta
di credito, al commercio, al cambio fra i differenti popo-
li, alle macchine, alle gravezze ed ai balzelli, al reddi-
to ed al consumo, ed il dotto traduttore con narrazione
facile, ed elegante riproduce il pensiero dell'autore, ed
aggiunge in fine di ogni capitolo alcune belle considera-
zioni che palesano l'elevatezza del di lui ingegno, e lo
studio profondo dei migliori autori di Economia Sociale.
Ricorderemo fra le altre la nota al Capitolo V della Par-
te II dell'opera in cui si parla della cooperazione degl'in-
dividui appartenenti all'umana società leggendosi in essa
una pittura diligentemente delineata dell'ordine naturale
della Società nelle brevi parole che qui riportiamo.
n Tutti gli ordini , e tutte le classi dei cittadini , ec-
cettuati coloro che vivono nell'ozio, nel vizio, e nel de-
APPENDICE 193
litto, contribuiscono col lavoro dell' ingegno o della mano
al servigio della comunanza. Così il lavoro più nobile,
ed elevato, come il più umile ed oscuro merita bene e
degli individui, e della civile famiglia. L'agricoltore è ne-
cessario all'artigiano, l'artigiano all'agricoltore, perchè
se l'uno porge gli alimenti e le materie, l'altro appresta
le forme, gli attrezzi, le case, le masserizie, e gli abiti.
All'uno ed all'altro è necessario il sapiente che indaghi
i segreti della natura, e propaghi il frutto de' suoi stu-
di, e delle sue felici scoperte. A tutti poi è necessario
chi vegli alla comune tranquillità e sicurezza, vinca le
resistenze e gli ostacoli superiori alle forze individuali, e
respinga le interne ed esterne offese. Ecco l'ordine natu-
rale della società j ecco la cooperazione dei membri che.
la compongono per servire al maggiore possibile vantaggio
di ognuno, e di tutti- n
Occorrerebbero troppe parole a passare in rassegna
le cose tutte che rendono pregevole il libro del Dott. Mar-
tinelli le quali sono moltissime. Nel leggerlo non ci sfuggì
che l'opinione dello scrittore inglese non è sempre seguita
dall'annotatore italiano il quale scostandosi qualche volta
dalla medesima credè meglio accordare la preferenza a dot-
trine professate da scrittori appartenenti a scuole diverse
dalla inglese.
Lontani da qualunque pretesa di decidere del merito
di quelle teorie opposte ognuna delle quali vanta sosteni-
tori celebri ed illustri, confessiamo con franchezza che
quantunque i principii addottati dal Dott. Martinelli siano
sempre da esso puntellati con buone ragioni non potemmo
abbandonare interamente quelli che furono esposti dallo
scrittore inglese.
Il Sig. EUis nel Capitolo XML della Farteli, trattan-
do delle imposizioni diverse sembra preferire il sistema
delle tasse e gravezze detto progressivo, e propone a modo
di esempio che nulla si domandi alla rendila di mille fran-
N. Ann. Se. Natur. Serie HI. Tomo 5. 13
194 APPENDICE
chi 0 meno , che si chiedano 10 franchi alle rendite di due
mila, 20 a quelle di tremila, e così di seguito aggiun-
gendo sempre 10 franchi ad ogni mille addizionali di ren-
dita. Lo scrittore inglese termina il suo discorso colle se-
guenti parole « Fino a qual segno l' accettazione di un
tale principio può sostenere la prova della pratica, e del-
l'applicazione? O quali sono gli altri mezzi propri ad ot-
tenere il medesimo fine? Qui non imprenderemo a deci-
dere tali quislioni ; ma ci basti indicare, che sarebbe una
magnifica combinazione organica degna dell'ammirazione
del mondo quella, la quale, conferendo ai possessori di
una ricca rendita il singoiar privilegio di contribuire col
loro superfluo ai carichi dello Slato, ammettesse (risul-
tato consolante) gli uomini meno favoriti dalla fortuna al
godimento di tutti i benefici di un buon governo al prezzo
di sagrifizi comparativamente minimi, w Queste parole sono
improntate di tanto amore alla classe dei bisognosi sem-
pre misera e travagliata che ninna considerazione è di tanto
potere da cancellare l'impressione favorevole che esse fe-
cero sulla nostra mente, quantunque riconosciamo per vera
l'opinione dell' anotatore italiano che giudicò necessario
allorché si voglia applicare una tassa col metodo pro-
posto dal Sig. Ellis lo stabilire un limite alla progressione
della medesima.
Diremo ancora che nel Capitolo XIV. della Parte II.
in cui si parla dei balzelli indiretti il Sig. Ellis asserisce
francamente che una imposta sopra gli atti di procedura
colla formalità del bollo è una imposizione gravosa (( sulla
giustizia, ed un rifiuto di riparazione il quale comprime
il debole che è attaccato, ed aiuta il forte che vuole op-
primere ». Noi non intendiamo dare un giudizio su questa
opinione, e solo ci sembra che in alcuni casi tale sentenza
non si dilunghi gran fatto dal vero, specialmente quando il
rimborso delle spese incontrate nell'amministrazione della
giustizia sia qualche cosa di più del solo rimborso limite
APPENDICE 195
Stabilito dal dotto traduttore nella sua annotazione al Gap.
XV. della Parte li. Non siamo interamente persuasi che so-
pressi quei balzelli le liti temerarie e capricciose avessero a
moltiplicarsi senza fine, mentre non mancherebbero mezzi
potentissimi a frenare l'audacia di litiganti ardimentosi ed
inconsiderati.
Termineremo il presente cenno bibliografico col tri-
butare la meritata lode all'egregio Dott. Martinelli che
volle regalare i suoi conazionali di un lavoro eccellente,
e desideriamo che il suo libro sia letto, e meditato da tutti
coloro i quali amano con caldo affetto questa carissima
comune patria e la desiderano perciò grande, e felice, e
lo raccomandiamo specialmente alle persone all'istruzio-
ne delle quali l'inglese Ellis destinò il suo volume pic-
colo di mole, ma grande per l'utilità degli insegnamenti
che con poca e lieve fatica si possono ricavare da quello.
G. Orlandi.
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Riso Pilato ,
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2. 11. 2
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Id. di maiale . . ,,
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INDlSStòfe%EI PREZZI MEDII
DELLE PRINCIPALI DERRATE CAMPESTRI
nell' ultima quindicina del febbraio 1852.
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. Se. — . 36. -.
..,,-. 46. —
..,,—. 30. —
..,,-. 25. —
'Canapedi 1. qualità,, 5, 12. —
Id. di2. qualità ,, 4. 85. —
Id. di 3. qualità,, 4. 65. —
Oliodaarderedil. qua-
lità ,, 8. 80. —
Id. di 2. qualità ., 7. 80. —
la corba
^Vino bian. nostrale ,, 2. 50. —
/ Semidipianteoleose,, 2. 80. —
le 100 ilo.
Id. di erba medica ,. 7. — . —
Id. di trifoglio . . „ 5. 50. —
Id. di lupinella. . ,, 6. 50. —
V '"* 9- — . — « ' Id, ti, logliessa . . ,, 3. 50. —
MOVIMENTI COMMERCIALI.
PARSI ITALIANI. Nelle piazze di Ferrara , di Modena , ed in quejle de! Loro
bardo Veneto furono poche le contrattazioni delle cereali e con prezzi che non
si alzarono. A Verona il grano turco ebbe qualche aumento di prezzo e si crede
colà ad una vicina inchiesta dell' Inghilterra, e che perciò delibano aumentare anche
i prezzi del frumento del quale i depositi nel Veneto ora sono poco proveduf
In Ferrara non seguirono molte contrattazioni di Canape, ed il prezzo fu di
Se. 39. 52. 5 ogni mille libbre.
Nei mercati della Lombardia non accadde alcuna variazione nei prezzi delle
sete. Si spera un avvenire più prospero dopo la fiera vicina di Pesth in Ungheria.
A Milano seguono contrattazioni bastantemente attive delle sete a prezzi però
minori di quelli che si ottengono nel Veneto.
La vendita dei vini si fa sempre con aurat:ito notevole di prezzi nei luoghi
differenti d' Italia.
Poche sono le contrattazioni degli oli , e senza variazione di prezzi.
I bovini ed i maiali grossi da macello sono venduti a prezzi alti nei mercati
diversi specialmente dei Uomini Estensi.
PAESI STRANIEf^I. In Francia si crede generalmente ad un vicino aumento de
prezzo delle cereali stante che i depositi di quella derrata non sembrano baslevoli
al bisogno del consumo sino al raccolto venturo. L'esportazione del frumento è
ora gravata di 2 franchi l'ettolitro , e quella delle farine di 4 fr. ogni 100 kilo.
Nella Germania e nei paesi del Nord il mercato delle cereali diverse è languido
e con prezzi stazionari.
A Liverpool in Inghilterra nell'ultima settimana del Febbraio si effettuarono
molte contrattazioni di grano turco con accrescimento di prezzo. Si chiese molto
per la vendita del frumento ma i compratori mancarono. Nell'istessa settimana
sono state ivi vendute 77,000 balle di cotone.
Le notizie giunte da Lione non sono trojipo favorevoli alla vendita delle sete
italiane. Esse trovano invece una vendita pronta nei mercati d'Inghilterra a prezzi
però che non sono molto sostenuti. Colà le sete della China sono ricercate con pre-
mura e tutte quelle che il Governo pose all'incanto furono comprate prontamente
ai prezzi stabiliti dal medesimo. G. 0.
CO05O5O5 — OOOO-;— ~I-~5>1<N<M — 00-,..0 0"0 o"o"o ^'oJ'o"»-"!
:
i:
Sassoli — Sul miglioraritento del bestiame bovino w 132
Orlandi — Rapporto intorno ad un ragionato ed eco-
nomico me-^^o di nutrire il bestiame bovino, n 136
Predieri — Metodo del Guénon per conoscere le vac-
cine lattifere » 145
Lisi — Uso del Pettine Bianco per la mietitura del
riso. w 162
Notizie storiche sullo stesso istrumento. . m 157
Predieri — Esperienze del Renault sulla ingestione
di materie virulenti . . w 159
Mazzanti — Nuovo presame liquido del Turrini » 163
Resoconto intorno V invìo degli artigiani bolognesi
alla esposizione di Londra « 168
Galvani — Escursione all' Instituto agrario di Pisa
{continuazione e fine) m 176
Orlandi — Cronaca Agricola del bimestre. . . m 186
Id, — Economia sociale di Ellis tradotta dal
Martinelli » 190
Palagi — Osservazioni meteorologiche del Decem-
bre 1851 e del Gennaio 1852 » 196
Orlandi — Prezzi nìedii di derrate e movimenti com-
merciali u 200
AVVERTIMENTO
Ogoi mese verrà regolarmente pubblicato un fascicolo
del giornale, e quando lo richiegga la materia sarà cor-
redato delle opportune tavole.
Ciascun fascicolo sarà composto di sei fogli di
stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà
fornito di un frontispizio, ed il sesto e dodicesimo dell'in-
dice delle materie contenute in ciascun volume.
Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque
romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'atto
della consegna del medesimo. Dagli Associati all'estero e
fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato,
che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8.
05: non comprese le spese di dazio e porto che stanno a
carico degli Associati.
Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente
della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alta-.;
bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società
stessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1.° fascicolo di cia-
scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare
d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato av-
viso in contrario.
IVCJOVI AI\]\ALI
Delie
SCIENZE NATURALI
Serie III. Tomo V.
I Marzo e Aprile i85a)
(pubblicato il 15 Maggio anno $udd.)
BOLOGNA
TIPOCRAFU SASSI NELLE SFADERIB.
IIKDICE
DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO
Piani e Rizzoli — Rendiconto delle sedute dell' ac-
cademia delle Scien^ie pag. 201
Alessandrini — Catalogo degli oggetti e preparati
più interessanti del Gabinetto di Anatomia com-
parata ,....» 230
ScHEMBRi — Vocabolario dei Sinonimi dell'Ornitolo-
gia Europea » 249
BoNcoMPAGNi — Notizie della vita e delle opere di
Gherardo Cremonese ^ e di Gherardo da Sabio-
netta » 266^
BuTTLER-KiNG — SuMo di un Rapporto sulla Cali-
fornia » 272^
Massalongo — Animadversio in Lecideam Bolcanam
Cyrìi Pollina » 283
Id. — Sopra le piante fossili dei terreni ter:{iarit
del Vicentino m 287j
ToMBARi — Sul capostorno » 28
APPENDICE
Santagata — Rendiconti della Società Agraria. » 28
Predieri — Seguito dei Rendiconti della Società
Agraria » 313
Menzani — Sul modo di migliorare la ra-^yi. peco-
rina *' 329
KEIVDICOMTO
DELLE SESSIONI DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE
DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA.
(Continuaziuìie j vedi paq. 16.) /^i-v", -v'I^i'vA
7.* Sessione ordinaria. 18 Decembre 1851.
Il Sig. Francie di Amsterdam inviava sul finire del-
l'anno 1844 un formichiere didattilo al celebre nostro
Prof. Antonio Alessandrini, il quale ben sapendo quanto
inesatti fossero gli studi anatomici fin qui fatti su questo
animale, non lasciossi perciò sfuggire occasione così fa-
vorevole per determinarne in modo più preciso l'anato-
mica struttura.
Nel dare però conto 1' Accademico delle indagini da
lui fatte , stimò opportuna cosa il non difTondersi su quanto
da un Daubenlon, da un Rapp, e da altri era già stato
rischiarato, e riserbossi piuttosto la minuta descrizione
di quelle parti , e di quegli organi sui quali non eransi
fatte indagini abbastanza esatte, e complete.
E cominciando dall'osseo sistema a differenza d'altri
celebri autori stabilisce, che la colonna vertebrale di questo
animale è composta di 74 vertebre, 4 delle quali in forma
di zona comprendono il cervello, altre 7 appartengono
alle cerviciali , 17 alla regione del dorso, una a quella
dei lombi , 5 alle sacrali , 40 infine si osservano nella coda.
Delle coste otto sono sternali o vere, nove aslernali
0 spurie, mostrando tanto le une, quanto le altre la por-
zione cartilaginea del tutto ossificata, la quale nelle ulti-
me si riduce ad esilissimo tubercolo.
N. Amn. Se. Natur. Sehie III. Tomo 0. 14
202 rendigouto ACCADEnico
L'Accademico molto opportunamente mediante appo-
sita figura da delle indicate ossa non solo , ma ben anco
di tutto Io scheletro quella esatta idea di cui eravamo fl>
nora mancanti. E di più onde meglio addimostrare la for-
ma^ e la capacità del cranio aggiunge altre due figure colle
quali con somma esattezza si rileva essere la di lui inter-
na cavità piuttosto ampia, e capace quindi di contenere un
cervello alquanto voluminoso in proporzione della gran-
dezza dell'animale, e di tal forma che molto si accosti
alla sferica.
Nel passare poi che fa l' Accademico alla descrizione
della pelvi, al contrario di quanto ne pensa il Meckel , di-
mostra, che le ossa innominate sono completamente sepa-
rale nella regione del pube , e fra loro riunite soltanto
per parti molli, ed aggiunge ancora non verificarsi l'as-
serzione sfuggita al Cuvier , e cioè che in tutti i formi-
chieri, il bacino offra la singolarità, di trovarsi l'Ischio
unito air ultima vertebra del sacro la quale presenta due
apofisi per riceverlo, dal che ne risulta un foro invece
dell'ischiatica incavatura; facendone eccezione il formi-
chiere intorno il quale l'Accademico richiama l'attenzione
di questo Consesso, nel quale evidentemente manca il di-
chiaralo contatto dell'osso cosciale col sacro, aderendo
soltanto mediante tessuti molli alle due prime vertebre
della coda, i di cui processi trasversi presentansi perciò
molto più eslesi, e robusti di quelli che appartengono alle
altre vertebre caudali. Che se poi il Prof. Alessandrini non
fosse alieno dall' introdurre senza necessità nuovi nomi per
animali già da lungo tempo conosciuti, toglierebbe al for-
michiere il nome sotto il quale è più generalmente ricor-
dato non essendo del tutto esatto, e lo chiamerebbe piut-
tosto formichiere biungulo, avendo cinque dita nei piedi
sì anteriori che posteriori , ma delle cinque dita anteriori
due soltanto rendendosi manifeste fuori della pelle me-
diante egual numero di robustissime unghie. Compita il
RENDICONTO ACCADEMICO 203
Cav. Alessandrini ia descrizione delle più importanti parli
costitueniilo scheletro, fatta considerazione al modo dì ali-
mentarsi, ed alla qualità del cibo di cui fa uso questo
animale, passa a trattare dell'apparecchio digerente, nel
che fare però non parla estesamente dell' anatomica strut-
tura della prima regione dell'apparecchio stesso, perchè
già stata estesamente illustrata dal Rapp, e dal Meckel ,
ma invece con molto maggior vantaggio si fa a descrivere
lo stomaco, e gli intestini rendendo cosi palese, che la
lunghezza del tronco del piccolo formichiere, alquanto
diversamente da ciò che il Cuvier, ed altri ne pensano,
sta a quella degli intestini come uno a quattro ;, e che lo
stomaco di questo animale non è come generalmente dai
naturalisti ripetesi del tutto semplice, presentando invece
complicazioni manifeste ed interessanti abbastanza; com-
plicazioni di struttura che fra gli organi secernenti acces-
sori del canale alimentare devono essere ancora in modo
speciale nel fegato notale.
Le osservazioni poi del Cav. Alessandrini variano pure
alquanto da quelle del Meckel , del Rapp , e di altri per
ciò che riguarda la struttura anatomica dell'apparato re-
spiratorio.
La laringe infatti oltre che, da quanto ha egli osser-
valo, è della lunghezza di 11 millimetri, mostrasi tutta in-
tera sostenuta dal largo corpo dell'osso joide, contandosi
poi nella breve, e larga trachea, che è soltanto lunga 13
millimetri, e larga quattro, undici anelli. I putmoni che
da questa hanno origine, purché esaminati siano nella
loro faccia vertebrale, non mostrano alcun solco di separa-
zione, se se ne eccettui uno appena percellibile nel pul-
mone sinistro, ed al contrario veduti i pulmoni nella loro
faccia sternale, il sinistro è manifestamente diviso in due
lobi mostrando nell'esterno lembo mediante due profonde
solcature Iraccie di ulteriori divisioni, li destro pulra)!ie
poi è profondamente separalo in quattro distintissimi lobi.
204 EENDICONTO ACCADEMICO
Il cuore di questo animale, secondo l'Accademico, non è
piccolissimo come generalmente si riferisce, e sebbene si
creda che negli sdentati manchi l'appendice auricolare dei
seni venosi, in questo formichiere manifestamente esiste
rudimenlaria nel seno delle vene cave, molto più espansa
in quello delle vene polmonari, ed al contrario di quanto
dichiara il Rapp, mostrasi col lembo irregolare, come
d'ordinario si osserva negli altri mammiferi.
Finalmente il Cav. Alessandrini per ciò che riguarda
1' apparecchio uropojettico genitale nota di particolare,
che in questo formichiere l' orifìzio dell'utero non è come
indica il Rapp doppio, ma che invece non vi ha che una
sola apertura, ma larga, ad orlo debole, e quasi frasta-
gliato.
Che se per le osservazioni fatte dal nostro Accade-
mico su questo animale la scienza si arrichì di nuove im-
portanti nozioni, se in seguito di queste singolarmente
poteronsì molto meglio stabilire nuovi punti di analogia
e di ravvicinamento fra questi mammiferi tanto anomali in
apparenza e molti rettili, ed uccelli, il Prof. Alessandri-
ni però in quel modo che è ben degno del suo grande
sapere, lungi dall' inorgoglire per la importanza dei di lui
ritrovali, dando nuova prova di quella singolare modestia,
che forma uno dei tanti belli ornamenti che gli son pro-
pri, nulla cerca di oramettere, onde addimostrare le molte
cagioni, per le quali i sommi uominii che in tali difGcilis-
sime indagini lo precedettero , non giunsero a rilevare,
ciò che venne da esso lui osservato.
8.^ Sessione ordinaria. 8 Gennajo 1852.
Si legge Dispaccio dell'Emo Protettore, che partecipa
la nomina del Dolt. Lorenzo Della Casa alla cattedra di
Fisica in questa Pontificia Università , onde gli compete il
grado di Accademico Pensionato.
V
RENDICONTO AGGADEHICO 205
Si riceve in dono da questa Socielà Medico-Chirur-
gica r ultimo fascicolo del Bulleltino pel 1851.
Godea di fiorente salute una giovane abbastanza av-
venente, di condizione modista, quando volle sventura,
che per motivo ben giusto, oppressa fosse da assai pro-
fondo ed affligente patema, pel quale tanto soffrì e nel
morale, e nel fisico, da perdere in brev'ora la primiera
ilarità, e freschezza.
E ben lungi di contribuire a toglierla dalla penosa ,
e triste situazione in cui era caduta, valse Tesser presa
da amofosa passione, trovandosi l'animo suo in angustia
continua pel ragionevol riflesso, che in causa di ciò per
cui tanto avea sofferto, e sofl'riva, quel giorno islesso nel
quale sarebbe fatta sposa a colui, che anelava stringere
al seno, non già lietezza;, ma desolazione, e pianto gli
avrebbe forse procurato.
A tali cagioni morali, altre fisiche, ed assai potenti
aggiugnendosi, ne riportò tale offesa il nerveo sistema,
tanto danno ne risentì 1' intera macchina della giovane
da susseguirne lenti bensì, ma assai temibili interni pato-
logici lavori.
Essa per altro tali mali trascurando, non solo conti-
nuò nelle ordinarie domestiche occupazioni , ma infer-
matasi per grave febbre tifoidea una di lei sorella, piiì di
quanto le indebolite forze avrebbergli permesso, affettuo-
samente l'assistette; e fu in seguito di ciò, e fu per la
suscettività del di lei alterato nervoso sistema, che anch'essa
venne presa dai prodromi di simile malattia.
In tale stato venne sciaguratamente mandata a mari-
to ; ma suH' imbrunire di quel giorno istesso in cui effet-
tuaronsi le di lei nozze, oppressa dal male, non più pò»
lendosi reggere in piedi dovette di necessità stabilmente in
letto coricarsi.
Ivi giacqne per sette giorni, e con sintomi tanto mi-
206 RENDICONTO ACCADEIHICO
nacciosi, da indurre il medico curante a consigliarne i
parenti di collocarla in Clinica. Ma non valsero le sapienti
e caritatevoli cure ivi prodigatele dal Ch. Prof. Belletti,
onde tentare di por freno ad una malattia così precipitosa^
l'inferma morì 63 ore dopo il di lei ingresso nello Spe-
dale per le insanabili successioni di un micidiale tifo me-
ninge encefalite.
Il dottissimo Professore pertanto nella indicata sessione
informa l'Accademia di questo importante fatto, ed accu-
ratamente espone i risultati delle osservazioni anatomiche
eseguite sul cadavere 30 ore dopo la morte della giovane
sposa.
Per le quali indagini , o!tre che è reso manifesto il
lento interno lavoro pel quale la misera progressivamente
deperiva, e che consisteva in una mesenterica, e pulrao-
nare tubercolosi, sono resi del pari manifesti i guasti al
cervello già presagiti, e pei quali l'inferma dovette soc-
combere.
Ma mentre i risultali necroscopici pienamente confer-
mavano quanto dal nostro Accademico erasi dubitato in
riguardo all'encefalo, nel portare però che si facea l'ana-
tomico coltello sullo stomaco di questa giovane fatta ca-
davere, con sorpresa nel medesimo tali disordini organici
rilevava da non poterne dare convincente spiegazione stan-
do ai fenomeni che l'inferma presentò nel corso della ma-
lattia che troncone la vita. Lo stomaco infatti nel fondo
cieco era assottiglialo, e rammollito in modo da rompersi
e minutamente lacerarsi al più che piccolo tocco, e den-
tr'esso conteneasi un muco denso, sieroso, giallastro,
dì colore cinereo, ed inodoro. Attentamente, esaminato lo
stomaco istesso, mentre la di luì membrana esterna scor-
geasi lìscia, la mucosa, la vascolare, e la muscolare pre-
senlavansi fuse non solo in tutto il cui di sacco , ma ben
anco in buon tratto delle regioni adjacenti, e solo per
gradi queste membrane riacquistavano le loro apparenze,
e i loro caratteri fisiologici in vicinanza al piloro.
RENDICONTO ACCADEMICO 207
Nel fondo cieco del ventricolo poi rimanevano super-
stili alcuni avanzi di arborizzazioni vascolari contenenti
globuli sanguigni d'assai nero colore.
Che se le indicate profonde, ed eslese lesioni tennero
per un momento esitante il nostro Collega a stabilirne la
genesi, se le più diligenti e perspicaci indagini convali-
date da accuratissima analisi chimica istituita gentilmente
dal Prof. Cav. Gaetano Sgarzi, servirono ad allontanare
ogni sospetto di propinato veleno, le profonde cognizioni
anatomico-patologiche di cui il Professore Belletti è fornito
valsero ben presto a persuaderlo della più probabile ori-
gine di quell'esteso rammollimento.
Con tali nozioni infatti vedendosi egli autorizzato ad
escludere, che il rammollimento istesso fosse conseguenza
ultima di malattia acuta, o lenta dello stomaco, che esi-
stesse nella indicata inferma prima della sua morte, ne
risultava perciò che il riscontrato estesissimo guasto non
poteasi ascrivere ad alcun procedimento patologico, e quin-
di né a flogosi gastrica, né a qualsivoglia diatesi o discra-
sia come sarebbe la scirrosa, la cancerosa, la scorbutica,
né a rammollimento morboso semplice, né al gelatinifor-
me di Cruveillier, ma invece, secondo l'Accademico, at-
tribuire piuttosto si dovesse a quel rammollimento che
Carswel chiama chimico cadaverico , che non è quindi ef-
fetto di una malattia reale, che non é semplice risultato
della putrefazione, ma bensì il prodotto di una del tutto
particolare dissoluzione chimica avvenuta dopo la morte,
e cagionata forse , come pure opinò il Jaeger in analoghi
casi, dall'azione dissolvente dei succhi gastrici, divenuti
estremamente acidi negli ultimi periodi della vita , per la
malefica influenza del sistema nervoso profondamente al-
terato, in causa della natura, e violenza del male cui
fu soggetto.
208 RENDICONTO ACCADEMICO
9/ Sessione ordinaria. 15 Gennajo 1862.
Si ricevono in dono le opere seguenti:
Dal Governo Neerlandese — Flora Baiava fase. 165 e 166.
Dalla R. Accademia Bavarese — Disseriazioni della Clas-
se Matematico-Fisica Voi. VI. P. I, e Bulleltino
pel 1850.
E dai rispettivi Autori :
Chelini Prof. Domenico — Sopra una Memoria di Liou-
ville. — Sul parallelogrammo de' moli rolatorj.
— Sn\ moto diurno della Terra.
Fabroni Doti. Lorenzo — Sugli oflìzi dell'ordine sanitario.
— Epizoozia del pollame d'India.
Aslolfi log. Giuseppe — Proposte pe' danni della grandine.
Leggesi una Nota inviata dall'Accademico Pensionato
Prof. Francesco Orioli, col titolo di Idee Cosmologiche;
di cui è principale soggetto una questione di priorità-
= Il celebre Faraday (vi è detto) manifestava sulla
natura della materia le proprie idee nell'Aprile del 1846,
pubblicandole nel Philosophical Maga'-^ine del susseguente
Maggio (V. Archives des Sciences physiques et naturel-
les, Décembre 1846 n.*» XI. pag. 244 et suiv.) con dire
ch'ei non ammette atomi di dimensioni sensibili, mante-
nuti in equilibrio da forze di diversa natura, e separali
da spazi vuoti; e che sostituisce, in luogo loro, semplici
centri di forze, la cui riunione costituisce i corpi; e che
considera ogni atomo, cioè ogni centro nel senso dianzi
dichiaralo , come presente da per lutto dove l' azione eh' esso
esercita si fa sentire; e poiché si fa sentire su tutto l'Uni-
verso, egli ammette coesteso ogni atomo all'Universo. Or
tali appunto sono l'idee, ch'io più dislesamente pubbli-
cava dal mio lato , due anni prima di lui. =
E qui l'Autore trascrive quanto avea detto nell'Opera
RENDICONTO ACGADEIHIGO 209
sua, Stampata in Corfù — Spighe e Paglie — nel Qua-
derno d'Aprile del 1844 alia pag. 146 e seguenti; e che
è a un dipresso il sistema dinamico presentato sotto la
slessa forma , sotto la quale presentavalo da molti anni
nelle sue lezioni in questar nostra Università. Indi passa
a mostrare come le obiezioni mosse dal celebre Airy con-
ila il sistema dinamico { Philosophical Magatine rì° sup-
plementario dei 1846) non vi necessitino veruna sostanziai
mutazione.
Noi viviam certi, che tale questione agitata fra tre
nostri illustri colleghi non riuscirà ad alcuna spiacevole
conseguenza, e che il Faraday , tanto ricco di proprie sco-
perte , vorrà di buon grado riconoscere d' essersi in questa
speculazione incontrato col fisico italiano.
10.^ Sessione ordinaria. 22 Gennajo 1862.
All'occasione di dover riferire intorno ad Opere del
Sobrero e del Tonini, che testé ricevemmo in dono, il
Prof. Domenico Santagata entra a parlare dell' Insegna-
menlo della Chimica applicala alle Arti.
Appoggiato air autorità de' più solenni maestri e al-
l'esempio de' più rinomali istituti sostiene che l' insegna-
mento debb' essere scientifico e non empirico; ciò che ira-
porta pure che s'incominci da un esteso corso di Chimica
Generale. Richiederassi allora che l'allievo non patisca
troppa scarsezza di tempo disponibile, e che sia allo a
comprender le teorie della scienza. Io non iscrivo pel
garzone, dice Chaptal .... Ma quel garzone, ch'entra
la prima volta in Filadelfia dando di morso ad una grossa
pagnotra, vi farà tra pochi lustri un ingresso trionfale, e
sarà salutato pel più gran fisico e pel più gran diplomatico
dell'età sua. Questo ed altri sommi tulìù saevapauperias:
né cerio abbisogna altrettanto ingegno a intender le pro-
porzioni atomiche o l' isomorfismo. L' Accademico osserva
2t0 RENDICOINTO ACCADEMICO
che tali esempi furono sempre rari, e che in generale
= l'uomo che travaglia nelle fatiche de' muscoli e delle
membra, o che è obbligato a eseguire di continuo de' mac-
chinali movimenti , perde la facoltà del riflettere dell'astrar-
re del meditare, e senza di queste operazioni rettamente
continuale non può la mente sollevarsi a quelle intelli-
genze 0 cognizioni che sono proprie dei dotti e guidano
la mano ad opere nuove e peregrine =. Quindi egli pre-
ferisce d'istruire la classe media, la quale si renderà va-
levole a dirigere gli stabilimenti d'industria, e a soccor-
rere co' suoi lumi l'infimo operajo. A questo fine o si
potranno istituire apposite scuole o, se particolari condi-
zioni non vi si oppongono, si potrà profittare delle già
esìstenti, dando all'insegnamento una conveniente esten-
sione.
11.* Sessione ordinaria. 29 Gennaio 1862.
L'illustre filologo e poeta march. Angelelli legge un
dotto ed elegantissimo ragionamento sol Bloly d'Omero.
Antichi e moderni botanici cercarono qual fosse que-
sto preservativo contro gl'incanti di Circe, che Mercurio
porse ad Ulisse.
= Ponendo mente al testo di Omero (dice l'Accade-
mico), stimo che molto ragionevolmente Eustazio abbia
affermato, non altro essere da cercare nella voce moly che
un senso allegorico e morale ; ed io aggiungo che il poeta
esclude, con le sue medesime parole, la possibilità di tro-
vare fra le opere di natura l'erba mentovata.
Prima d'ogni altra cosa, Omero non dice qual nome
avesse il moly nella favella comune degli uomini: la qual
cosa mostra che quest'erba, come ignota a tutti, non
aveva proprio nome.
Appresso questo, aggiunge, che ardua impresa è ca-
varla dalla terra e per avventura impossibile ad uomo:
di che danno indizio quelle parole, che gli Dei possono
RENDIGOnTO ACCADEMICO 211
tutto ; ciò vuol dire quello ancora che ad uomo non è con-
cesso. Alla per fine, ponendo le particolarità di quest'erba
che ha radice nera e fior bianco; ninno potrà credere che,
appresso questi segni chiari e visibili, fosse rìmasa senza
nome: talché, avendo gli antichi notizia di un farmaco di
tanta utilità, non sapessero come chiamarlo.
Sopra queste ragioni, parmi che sia mostrato a suf-
ficienza, che il poeta intende per le sue parole medesime ad
avvisare il lettore, che l'erba moly non ha nascimento e
vita che nella sua mente. E modo somigliante tennero an-
cora i più moderni poeti ^.
Dopo un sì fatto avvertimento dato ai cultori della
naturale filosofia, l'Accademico entra nelle regioni della
filosofia morale, e accostandosi a Temistio ritiene, che
per la voce moly sia significato un antidoto conlra i ve-
leni che guastano la mente ed il cuore.
E per vero in Circe, non meno che in Alcina ed in
Logistilla, è così manifesta l'allegoria, che il poeta può
bea risparmiarsi di gridare:
<( O voi ch'avete gl'intelletti sani;
Mirate la dottrina, che s'asconde
Sotto '1 velame degli versi strani. »
Dopo questo Ragionamento legge il Prof. Domenico
Santagata un' Appendice alla Dissertazione della seduta
precedente, colla quale, mentre conferma le proprie opi-
nioni sul miglior metodo da seguirsi nell'insegnamento;
intende però ad allontanare da sé il sospetto d'aver voluto
far carico a chiarissimi direttori d'istituti, se in vista di
speciali condizioni hanno dovuto battere diversa strada.
L'Accademico è, quanto altri mai, persuaso che il pre-
scinder dalle circostanze è vaneggiamento d'utopista, e
che le stesse più consentite riforme debbonsi introdurre
per gradi, quando abbiavi inconveniente ad operarle lutto
ad un tratto. E fors' anco non mancherà chi stimi , non
212 RENDICONTO ACCADEHIICO
esservi poi alcun assurdo, se accanto a quella scuola, sn
cui dovrebbe scriversi = Odi profanum vulgus, el ar-
ceo :=, altra sen vegga ordinata a dirozzare il povero
artigianello ; come non trovarono assurdo i nostri maggio-
ri, che accanto all'alta Università d'Irnerio sorgesse l'u-
mile ginnasio del Calasanzio.
12.* Sessione ordinaria. B Febbrajo 1852.
' L'Accademia ha ricevuto in dono dall'Istituto Smith-
soniano di Washington le opere seguenti;
Smithsonian .... Lavori scientifici Smithsoniani. Vol-
li, e Appendice I. al Voi. III.
Ammal .... Rapporto pel 1849 de' Regenti dell'Isti-
tuto Smithsoniano.
Reports .... Rapporti della Segreteria della Guerra
con ricognizione delle strade da Sant'Antonio ad
El Paso.
Report .... Rapporto di T. Buller King sulla Ca-
lifornia.
Report .... Rapporto di B. Apthorp Gould sulla sto-
ria e scoperta di Nettuno.
Notices Notizie sulle pubbliche librerie degli
Stati Uniti.
Annual .... Rapporto pel 1848 de' Commissari del-
le Patenti.
Report .... Rapporto di Foster e Whitney sulla geo-
logia e topografia del Lago Superiore nel Michigan.
Report .... Rapporto di R. R. Gurley sulla Liberia.
Proceedings .... Processi dell' Associazione Ameri-
cana per l'avanzamento della scienza; Congresso
del 1850.
Il Prof. Contri, non avendo ancora condotte a ter-
mine le osservazioni sugl'ingrassi, ch'egli prosegue colla
RENDICONTO acgadehico 2Ì3
pazienza di Santorio , e che gli sono al tutto necessarie per
la promessa Continuazione della già pubblicata sua Me-
moria sul Progresso agrario, né però volendo mancare
all'obbligo accademico, prende a soggetto di ragionamento
un' Operetta francese di un Montagne , marchese di Pon-
cins, e discendente dal famoso filosofo, la quale s'intitola
Le Grand Oeuvre de V Jgriculture e comparve nel 1779 ;
lavoro assai pregevole, ignoto o sfuggilo al dottissimo
Prof. Re e agli altri storici e bibliografi della scienza.
La satira sanguinosa lanciata contro a' nuovi Trillo-
lemi neìV Homme aux quarante éciis , aipp\andìta dalla na-
turale pigrizia, e sostenuta dalla forza dell'abitudine, sa-
rebbe riuscita a perpetuare un'agricoltura non troppo su-
periore a quella dei Druidi; come dall'altro Iato la dot-
trina de' nuovi Tritlolemi, se avesse trionfato, sarebbe
riuscita ad opprimere di fatiche enormi il genere umano
per ridurlo in compenso a poi morirsi di fame. Saggia-
mente pertanto divisarono quegli agronomi, che tolsero
ad esaminare con imparzial critica i diversi metodi agra-
rii, e sceverarne l'utile dal dannoso. Tra questi fu note-
vole il Montagne, il quale seppe assai bene conciliare il
sistema di Toull coli' antica agricoltura francese, accop-
piando il lavoro abbondante della terra all'uso de' conci-
mi. E al lavoro della terra consigliava egli perfino si fa-
cesse prender parte dalla milizia; ciò che da buon uffi-
ciale riconosceva dover tornare in vantaggio della milizia
stessa. E per vero non si vorrebbe rivocare in dubbio 1
bontà della pratica romana, che il Segretario Fiorentin
riassumeva con quel precetto rr Si tengano i soldati in
tanti esercizi ora particolarmente, ora generalmente, che
non resti loro tempo a pensare o a Venere, o a' giuochi,
né ad altre cose che facciano i soldati sediziosi e inutili =,
214 RENDICONTO ACCADEMICO
13." Sessione ordinaria. 12 Febbrajo 1852.
II Cav. Bianconi legge una quinta dissertazione = De
Mari olim occupante planilies , et colles Italiae, Graeciae,
Asiae rainoris etc et de aetale Terreni quod Geologi ap-
pellant Marnes bleues =.
L'Accademico facendo discendere il Mediterraneo dal-
l'altezza delle marne bleu verso i tempi della guerra tro-
jana , metteva alla disperazione i nostri archeologi. Non
basta dunque (dicevano) che ci sia tolto di più vagheg-
giare una Ravenna fabbricata cogli avanzi dell'Arca, se
anche non siamo obbligali a ritirare da' tempi omerici la
trojana Padova e l'etrusca Felsina ed altre antichissime
città italiane? Sarebbe pur cortesia, se l'Accademico, sen-
za rinunziare alla testimonianza de' fatti, potesse ravvi-
cinare un poco più al Diluvio quel suo distacco d'Abita
e Calpe.
Certo che per far riuscire l'isola di Pìiaros ad una
velata dal lido egizio, come la trovò Menelao, per render
possibile la navigazione fra il Mare Interno e l'Eritreo,
attestata da qualche scrittore, non è già necessario d'ele-
vare il Mare Interno fino alle marne subapennine; ma,
se i geografi ne dicono il vero , basta la sola sedicesima
parte di quest'altezza. Anzi una tanta altezza del Mare
Interno avrebbe resa diffìcile, se non impossibile la navi-
gazione. Chiudiam difallo lo stretto di Gibilterra, ed ele-
viamo di settecento piedi il Mediterraneo: e l'acqua sor-
montando l' istmo di Suez per secenlosessanla piedi, in breve
si scaricherà nel Mar Rosso, e noi con ciò solo avremo
fatta opra di ragni. Alziamo ancora l'istmo quasi ad al-
trettanta altezza, dacché ci è lecito supporre che le forze
della natura , come staccarono Abila e Calpe con permesso
d'Ercole, così potessero produrre pur anco uno sprofon-
damento nell'istmo arabico, e nelle sue adiacenze: e al-
RENDICONTO ACCADEMICO 216
lora i flutti del Mare Interno o si precipileran nell'Eri-
treo da una cateratta di 650 piedi d'altezza^ o almeno
discenderanno per un pendio da non permetter guari corso
di navigli contr' acqua. La navigazione adunque fra i due
mari, quando fosse provata, invece di favorire l'ipotesi
dell'Accademico, per poco l'abbatterebbe. Essa però è
ben lontana dall' esser provata: cliè anzi dal non trovar-
si mai menzion di barche nella narrazione de' viaggi d' A-
bramo e della famiglia di Giacobbe, si rende probabile
che viaggiassero all'asciutto sull'istmo. Vorremo noi an-
che dalle frasi discendere in Egitto e salir dall' Egitto ,
usate in essa narrazione, inferire che T istmo fosse molto
basso, 0 poco superiore all'attuale altezza?
Ma alle obbiezioni tratte da' passi biblici fu già data
soddisfacente risposta nelle precedenti dissertazioni , stu-
pende del pari per erudizione e per acume ; e le opinio-
ni degli egizianisli sull'antichità del Delta furono vitto-
riosamente combattute. Onde se r Accademico, facendo un'
escursione in Grecia e nell'Asia Minore, potesse cogli oc-
chi proprii assicurarsi, non esservi luogo chiaramente
ricordato da Omero, il qual si trovi, siccome noi, al di
sotto delle marne bleu, ed obblighi a trasformare in tri-
tone un qualche Ajace o un qualche Sarpedonte; allora
l'ipotesi che il Mediterraneo arrivasse alle marne verso
l'epoca della guerra trojana, acquisterebbe tal grado di
probabilità j ch'egli potrebbe gridare con maggior fran-
chezza che non ha fatto finora =. Ite a cercare in allo le
rovine di quella Troja, che per tanti secoli non poteste
rinvenire sulla pianura =.
Lasciando omai le discussioni storiche, l'Accademico
entra a trattar di proposilo la questione geologica. Egli
segue le marne bleu per tutta Europa e fuori ; vien trac-
ciando a grandi tratti il periplo dell'antico Mediterraneo,
0 mare pliocenico; ed esaminando ora in luogo, ora sulle
opere d'illustri geologi, la composizione, la giacitura, le
216 BENDIGONTO ACGADERIIGO
relazioni cogl' inferiori e coi superiori terreni, e gli acci-
denti tutti d'esse marne, e notando specialmente come in
moltissimi luoglii (a Monte Biancano per esempio) il plio-
cene si trovi a nudo o coperto di poco humus, in situa-
zione orizzontale e non traversato da altri terreni, ne con-
clude che il deposito pliocenico si è formalo dopo l'ul-
timo cataclismo. Ecco ciò che la Geologia da sé sola ne
insegna. Se poi l'abbassamento del mare sia avvenuto fra
Noè ed Abramo, o fra Àbramo ed Omero, o fra Omero
ed Erodoto, non si può dalla sola Geologia determinare,
ma convìen far ritorno alla storia e alla tradizione.
Né sarìa forse assurdo il supporre, che dapprima si
abbassasse o si rovesciasse l'istmo, e il Mare Interno si
scaricasse nell'Eritreo; e mantenuto quello da piogge e
nevi a qualche metro d'altezza al di sopra dell'istmo nuo-
vo, ne avvenisse che e potesse navigarsi dall'uno all'al-
tro mare, e ad un'epoca più o men rimota da Omero
(sotto il regno di Menes se vuoisi) il basso Egitto fosse
così sommerso, come lo suppone il poeta al tempo del-
l'eccidio di Troja : in seguito, aprendosi lo stretto gadi-
tano, si abbassasse il Mediterraneo al livello attuale.
Con questa modificazione che ridurrebbe l'effetto del-
lo stretto alla stima d'Eratostene , sarebbe tolto il biso-
gno d' imbarcare Abramo, e la famiglia d' Israello,
pecora sua, et armenta, et omnia, quae habere potue-
runt, e per giunta anche i carri che quel gentil Faraone
mandò ad portandum senem , et omnia , quae possederai
in Terra Chanaam. Se la pietà filiale sollevò il veneran-
do vegliardo in plaustris , quae miserat Pliarao, non
vorremo noi intrometterci per calarlo in nave non regia:
ma quando l'istmo attuale non fosse per avventura emerso,
gli apriremo un cammino sull'istmo antico al disopra delle
marne. Già l'istmo bisogna alzarlo; quando per contenere
le acque all'altezza delle marne subapennine non si pre-
ferisca di chiudere lo stretto di Mandeb, e far dell'Eritreo
RENDICONTO acgadehico 217
UD seno del mare pliocenico; ciò che importerebbe uno
studio preventivo de' sedimenti marini lunghesso la catena
trogloditica e l'arabica, le quali, convergendo appunto verso
il £ab-el-Mandeb, sembrano invitarne a tale supposizione.
Converrebbe però riaprire a suo tempo Io stretto, per dar
passo alla flotta di Salomone, e alle stesse navi d'Egitto.
Ma non è questa palestra per un algebrista, e si è arri-
schiato anche troppo.
Il chiarissimo Collega si propone di tornare sopra una
questione, che è così degna di lui, come il saper suo è
potente a vincerne tutte le difficollà, per quanto si vogliano
grandi. Ben potranno occorrer pentimenti nella costruzione
dell' edifìzio: ma le fondamenta ne furon gettate saldissime,
quand'egli venne a provarci, che le marne bleu si sten-
dono tutto air intorno del Mediterraneo, preso nel più lar-
go significato della parola, e che son deposito marino
posdiluviano. Alle fatiche gravissime, che gli restano a
sostenere, non fia per mancare premio condegno: che la
soluzion completa di si alta e importante questione basta
ad assicurare eternità di fama.
Lo stesso Prof. Bianconi legge una parte d'un nuovo
Fascicolo dei suoi Saggi Zoologici Mozambicani, nella
quale descrive due serpenti avuti dal cav. Fornasini, un
Tropìdonotus scàber di Linneo, ed una specie nuova delle
Calamarie di Schlegel, a cui per la somma piccolezza
degli occhi l'Accademico dà il nome specifico di tnìcro-
phtalma- Ed eccone la frase = Calamaria supra undique
plombeo-nigra , subtus albescens, serie macularum nigre-
scentium in ventre medio =.
14.* Sessione ordinaria. 26 Febbraio 1862.
Il Prof. Giuseppe Bertoloni descrive alcuni Coleotteri
del Mozambico, i quali sebbene già dagli Entomologi co-
N. AiNN. Se. Natdr. Serie IU. Tom. 5. 13
^8 RENDICONTO ACCADEMICO
nosciuti, ignoravasi però che abitassero ancora in questa
Provincia Africana, e presenta al Consesso un'insetto ra-
rissimo nativo pnre del Mozambico; che stando alle più
accreditate moderne classificazioni dei Coleotteri apparter-
rebbe alla famiglia dei Goliatidl , ed al genere Golialhns
della medesima, il quale insetto dall' Accademico, ad onore
del suo scHopritore, è perciò chiamato Goliathus Fornasini.
Nel descriverne che fa l' illustre Entomologo tanto il
maschio, quanto la femmina dimostra che mentre questa
non ofi're alcuna differenza generica dai Goliati, e deve
perciò tale essere la medesima ritenuta, il maschio invece
si scosta alquanto dalle varie specie di questi animali finora
conosciute per alcuni caratteri specifici notevolissimi, e
cioè per la presenza nel sincipite d'una particolare apofisi,
per la rotondità dell'apice della tibia anteriore, e pel
dente muticoche rilevasi all'angolo esterno della tibia ìstessa.
Per le quali differenze, che rinvengonsi fra questo
insetto, e gli altri Goliati di sesso mascolino, l'Atitore,
se non convenisse collo Schaum di non creare cioè nuovi
generi , sopra la differenza di un sol sesso, sarebbe indotto
ad escludere questa specie dal genere indicato, e ad ele-
varlo invece al grado di genere novello.
Ma rimanendo egli fermo nel suo proposito ben s'av-
vede però che l'insetto, variando dalle tre specie di Go-
liati già noli non solo per la diversa natura e distribuzione
dei colori, per la quale queste specie istesse vengono fra
loro distinte, ma bensì, come dissi, per importanti, e
specifici caratteri, dedotti dalla particolare forma, e strut-
tura di alcune parti , non potrebbe per questo essere
con quelle raggruppato; le quali quindi essendo fra
loro distinte per caratteri di assai poca importanza, e
forse ancora non valutabili, dovrebbero essere considerate
piuttosto come distinte varietà di una sola e medesima
specie, per la quale l'Accademico riterrebbe il nome di
Goliathus giganteus.
RENDICONTO AGCADEniGO 219
E questa sua proposta troverebbe appoggio dal Bur-
tnaister che non ammette per buona la seconda specie dei
Goliati conosciuti, e la rifonde nella prima; e sarebbe
pure sostenuta dal riflesso, che la differenza di tali ani-
mali non essendo dedotta dalia loro particolare forma e
struttura, ma bensì dalia varia disposizione del loro co-
lorito, non può questa prestarsi all' esatta loro distin-
zione, variando la medesima negli individui di tutte, e
tre le prelese specie, della quale varietà il Bertoioni ne
dimostra i passaggi tanto negli individui da lui osservati,
quanto in quelli esaminali dal Melly, e dallo stesso
Schaum.
Per il che adunque l'Accademico riunendo le tre an-
tiche specie in una sola, che per quanto ho detto si di-
stingue dalla novella da lui egregiamente descritta per so-
stanziali, e rilevanti caratteri, dichiara, da queste due
specie doversi ricavare le norme per la fondazione del ge-
nere Golialhus, nel qual modo, egli dice, non allontanandoci
dal sentiero di severa filosofia, e dalia stessa legge ema-
nata dallo Schaum di non creare cioè dei nuovi generi
sopra le differenze di un sol sesso, le raggrupperemo per
più certi legami , dedotti dai caratteri comuni alla strut-
tura di ambedue.
Sessione straordinaria del 26 Febbrajo 1852.
Finita la sessione ordinaria, l'Ordine de' Pensionatisi
è trattenuto per eleggere un alunno della Sezione Matema-
tica. Il Presidente ha proposto i Dottori Don Giuseppe Ru-
bini e Alfonso Colognesi;de' quali è rimasto eletto il se-
condo quasi alla unanimità, avendo però anche il primo
ottenuto un partilo favorevolissimo, anzi per uà solo voto
inferiore a quel dell'eletto.
220 RENDICONTO AGGA0E«IGO
16." Sessione ordinaria. 4 Jtfarjjo 1862.
L'Accademia ha ricevuto in dono le opere segoenti:
Dalla R. Accademia Belgica — Memorie T. XXIV e XXV.
— Memorie premiate ec. T. XXIIf.
— BuUettino T. XVI. P. II, T. XVII. P. I. e II., T.
XVIII. P. I.
— Catalogo della Biblioteca dell' Accademia.
— Annuario 1850 e 1851.
— Memorie di Le-Docte sull' Agricoltura Lussembur*
ghese e sulla Chimica Vegetabile.
Dalla Società Medico-Chirurgica di Bologna — BuUettino
fase, di Dicembre 1851.
Dalla Società editrice — Annali delle Scienze Naturali.
Novembre e Dicembre 1851, col Propagatore
Agricola.
Dai rispettivi Autori — Ercolani G. B. Degli Scrittori di
Veterinaria. Voi. I.
— Berti-Pichat Carlo — Istituzioni d'Agricoltura. Di-
spense 9-14.
— Strobel Pellegrino — Malacologia Ungherese : e Ma-
lacologia Trentina. Disp. 1 e 2.
— Gualandi Francesco — Oloraetro di Porro.
— Bellini G. B. — Oftalmie nei militari di Cestello.
— Bellavitis Giusto — Geometria Descrittiva.
— Robolotti Francesco — Degli Ospitali di Cremona.
— Volpicelli Paolo — Sull'Accademia dei Lincei.
11 Prof. Giuseppe Bertoloni descrivendo una leguminosa,
ch'egli appellava Mavia judicialis dal nome caffro Mavì
e dall'uso che si fa ancora al Mozambico del suo veleno
nella procedura criminale, d'annunziava che ilcav. Sgarzi
aveva assunto l'impegno di riconoscerne il principio ve-
nefico (V. Memorie della nostra Accademia T. II). Fedele
RENDICONTO AGCADEIHICO 231
alla sua promessa , il cav. Sgarzi viene oggi ad esporci le
relative sperieoze.
Quello che dall' Accademico poteva sottoporsi ad esame,
era porzione della radice con sua corteccia. Se ne presero
3600 grani, che si sottoposero successivamente al tratta-
mento coir alcool, coli* acqua distillata e coli' acido acetico
diluito, e all'incenerimento. I prodotti però nulla offriva-
no di nuovo, e il particolar principio venefico era sfug-
gito all'analisi. Senonchè nell'Alcool ottenuto dalla di-
stillazione pel concenlramento dell' estratto alcoolico , e
così nell'Acqua distillata dalle tinture per la riduzione
dell'estratto acquoso manifestavansi caratteri che indicavan
l'esistenza d'uo principio acido: allora si prese a sepa-
rarlo dall'Alcool per mezzo della Calce, e dall'Acqua
per mezzo dell' Ossido di Zinco idrato; e si ebbero cristalli
salini, sui quali versando poi Acido Solforico diluito, si
ottenne per mezzo della distillazione una minima quantità
d'un nuovo principio, che l'Accademico così descrive.
=: Esso è un liquido trasparente, scolorato, di con-
sistenza quasi oleosa ; l' odore suo è a dirsi veramente par-
ticolare, perchè molto somiglia quello di materiale grasso
e segnatamente del butirro irrancidito, ha molto del vi-
roso e dell'aromatico insieme, che ricorda in lontano l'A-
cido Valeriaoico ; ha un sapore acre assai , e per modo
che la lingua d'un coniglio nel punto che ne fu bagnata,
si fece pallida, indi giallastra, e così il labbro dacché ne
fu tocco. Alla temperatura di — 17 C. si solidifica sotto
forma cristallina confusa^ ma tosto ritorna liquido allor>
che s'allontana dalla mistura frigorifera inserviente a con-
gelarlo. È volatile; si scioglie nell'acqua e nell'alcool;
produce dei sali i quali per la loro parte sono perfetta-
mente cristallizzati, solubilissimi nell'acqua, non però
nell'alcool e nell'etere, in tutto e per tutto somiglianti
ai Vaierianati.
Che se non fosse l' azione sua estrema e potentissima.
222 RENDICONTO ACCADEMICO
e che Io accasla all' Acido Idrocianico, dal quale d' altron-
de lo separa l'odore ed il nìun effetto sui sali a base dì
ferro; polrebbesi quasi confondere coli' Acido Valerianico,
siccome col Butirrico, col Focenico ec. pei principali carat-
teri |e pel suo aroma; ma da questi pure lo tengono lontano
ancora il piccante ed acetico effluvio che hanno dessi, a
cui esso sostituisce il viroso che piuttosto Io metterebbe
a lato degli Acidi Lactucico, Atropico, Veralrico ed al-
tri, se non vi si opponesse o il non volatilizzarsi degli
uni, 0 il mancare di stabiliti caratteri gli altri. Quindi il
medesimo è apertamente a giudicare un acido nuovo e di
suo genere ; che non ha un analogo ed è affatto partico-
lare ; e che slaute il provenire dalla Mavìa Jitdicialìs ha
diritto ad essere chiamato Acido 3Iavico =.
Sperimentossene la potenza sopra conigli e porcelli-
ni d'India, propinandolo ora in islato di combinazione
ne' sali, ora in istato di semplice soluzione nell'acqua.
Combinato non produsse la morte, se non dopo molti
giorni: libero invece, quantunque in dose minima, spiegò
un'azione fulminante e superiore a quella d'altra qua-
lunque sostanza deleteria, attaccando il sistema nervoso
alla maniera dell'Acido Idrociauico-
La Chimica ha dunque trovato nell'Acido Mavico il
violentissimo de' veleni : tocca ora alla Terapia a volgerlo
in vantaggio dell'umanità. Se noi faremo, non avrem che
apprestata un'arma più terribile al delitto, e qualche ar-
rabbiato sofista si unirà al volgo ignorante per gridale,
che l'albero della scienza non ci frutta altro che danno.
Ma l'Accademico ha già riconosciuto un facile e prontis-
simo antidoto nell'Alcool: e determinando l'azione eletti-
va dell' Acido , ha indicato a' Clinici il genere di malattie,
in cui possono farsi a sperimentarlo come soccorso tera-
peutico iposlenizzante. Né mancherà certo di trovarne i
componenti chimici, tostochè gli verrà fornito tanto di
Mdvia da poterne estrar l'Acido in quantità sufficiente;
RENDICONTO AGCADEHIGO 223
sebbene la modestia sua non gli conceda di farcene so-
lenne promessa.
16.* Sessione ordinaria. 11 Mar'^o 1862.
Dall'Imperiale Accademia delle Scienze di Vienna si
sono ricevute in dono le opere seguenti;
Memorie della Classe Fisico-Matematica Voi. I, e fase.
1, 2. 3 del Voi. ri.
Memorie della Classe Storico-Filosoflca Voi. I, e fase.
1. 2 del Voi. II.
Fogli di Notizie. N. 1-18.
Rendiconti della Classe Fisico-Matematica per gli anni
1849-50-51.
Item della Classe Storico-Filosofica.
Fontes Rerum Austiiacarum , fase. 1-4.
Archivi per le Fonti delle Antichità Austriache, pub-
licati negli anni 1849-50-51.
Dalla nostra Specola le Osservazioni Meteorologiche di
Decembre 1851.
Dal Principe Baldassare Boncompagni le Notizie su Guido
Bonatti 5 Gherardo Cremonese e Gherardo da Sab-
bionelta, e sulle versioni di Platone Tiburlino.
Dal Prof. Poletti la Relazione sul Cbolèra Morbus in
Ferrara nel 1849.
Dal Dott. Giuseppe Paimeggiani la Monografia della
Febbre Tifoidea.
Il Dott. Ermete Malaguti legge una sua Memoria in-
titolata ConsideraT^ioni anatomiche fisiologiche sul settimo
pajo dei nervi cerebrali appartenenti al vitello.
Da che il Wrisberg scuoprì l'esistenza di un nervo
intermedio fra la porzione dura, e molle del settimo pajo
dei nervi cerebrali, sorsero fra gli anatomici , ed i fisiologi
opinioni assai disparate onde stabilire di quel nervo le at-
tinenze, la distribuzione, la natura.
224 RENDICONTO ACCADEMICO
La quale differenza d'opinioni dovendosi forse prin-
cipalmente ripetere dalla mancanza di sludi anatomici ab-
bastanza esatti sul nervo indicato, onde porre in più chiara
luce uo argomento cosi importante, il Dott. Malaguti im-
prese per questo nuove indagini, ed osservazioni, e collo
scopo di ricavare dal maggiore sviluppo delle parti meno
incerti ed equivoci risultati le istituì sul vitello. Tale ne
è la loro importanza da non dovere ommeltere di alquanto
estesamente descriverle.
Denudata il Malaguti nei modi i più opportuni la
guaina fibrosa molto robusta costituita dalla lamina esterna
della dura meningeche abbraccia tanto il facciale, quanto
l'acustico, dopo averla incisa ed allontanati l'uno dall'al-
tro questi nervi potè in allora osservare alcuni fili nervei,
i quali a seconda che egli ne scrive pel color grigio ros-
signo di cui erano forniti offrivano il più vivo contrasto
col niveo candore dei nervi fra i quali trovavansi colloca-
ti, e risolvevansi come in due radici distinte delle quali
una scorgevasi in corrispondenza del nervo acustico, l'al-
tro era attigua al nervo facciale mediante alcuni esili ra-
moscelli, e siccome prolungavansi fino alla estremità li-
bera del moncone del settimo ove erano troncate, mostra-
vano per tale maniera di continuarsi entro la sostanza del
cervello.
Dapprima, dice il Malaguti, non volli credere ai miei
propri occhi , rimanendo indeciso se quelle pretese radici
piuttostochè appartenere all'intermedio del Wrisberg fos-
sero invece fili radiculari del settimo pajo;ma poscia ap-
prezzare dovetti la prima opinione, imperocché oltre al
colore differente che offrivano potei assicurarmi che con-
vergendo fra di loro andavano a confondersi con un corpo
allungato gangliforme , analogo al ganglio genicolato, che
si riscontra nella specie umana. Questa particolare intu-
mescenza di colore grigio rossigno come i summentovati
fili componevasi di una moltitudine mirabile di fibrille
RENDICONTO AGCADERICO 325
nervee delicatissime strettamente riunite insieme da un tes-
suto tomentoso ricco di vasi sanguiferi. Denudato il gan-
glio dalla guaina fibrosa che Io avvolgeva in un col fac-
ciale entro l'acquedotto del Faloppio s'avvide che il pri-
mo poggiava semplicemente sopra il secondo ,che pel co-
lore era da questo diversissimo, e che incurvandosi formava
una specie di ansa attorno al nervo indicato laddove si
riflette per insinuarsi nell'acquedotto. Colla sua estremità
superiore il ganglio in discorso trovavasi in immediato rap-
porto colie due radici più sopra accennate , al disotto delle
quali mezza linea circa il ganglio istesso staccava una co-
spicua propagine che in un col nervo acustico penetrava
entro il labirinto, ove pervenuta è probabile che andasse
con quello ad espandersi sull' apparecchio membranoso
del labirinto istesso. Ma ciò che grandemente richiamò la
mia attenzione, continua a dire l'egregio anatomico, su
questo apparalo nervoso singolare fu il vedere, che dalla
convessità del ganglio, che chiameremo genicolato, e dalla
parte del medesimo che guardava il quinto pajo dei nervi
cerebrali partivasi un grosso ramo molto analogo al vi-
diano craniale , che si osserva nella specie umana, che senza
avere alcun rapporto col nervo facciale sortiva dall'acque-
dotto del Faloppio per confondersi dopo breve cammino
con un denso tessuto fibro cartilagineo, che quasi mi tolse
la speranza di vederne la terminazione. Volle fortuna che
falliti non andassero i miei voti, poiché superato che ebbi
l'ostacolo non lardai ad isolarlo fino ad un ganglio del
gran simpatico al quale direttamente si congiungeva senza
mandare per via alcuna diramazione alle parti adiacenti.
Intorno al quale ganglio del gran simpatico non devo na-
scondere che spediva anteriormente un ramo all'orbila in
rapporto se non erro col sesto pajo dei nervi cerebrali,
ed un altro inferiormente, che rappresentava come la con-
tinuazione del vidiano craniale decorrente al ganglio cer-
vicale superiore del gran simpatico. Il ganglio genicolato
226 RENDICONTO ACCADEMICO
poi nella sua estremità inferiore dividevasi in tre grossi
rami anch'essi di color grigio rossigno, i quali erano
mollo appariscenti sul ginocchio del facciale, ma mano
mano, che scendevano con questo nervo per l'acquedotto
scioglievansi in guisa da formare colle fibre del comu-
nicante un intreccio assai complicato. Agendo poi debita-
mente sull'estremità inferiore del ganglio in discorso potè
il Malaguti scorgere un plesso di fili in islretta attinenza
col nervo comunicante della faccia, dal quale plesso par-
tivano alcuni rami, che a diversa altezza perdevansi nel
facciale istesso, ed uno dei quali soltanto gli fu dato iso-
larlo in basso dal tenace neurilema fino al ramo aurico-
lare dil vago con cui istituiva una vera anastomosi. Final-
mente fra l'auricolare ed il comunicante vide leso un fila-
mento nervoso, che non saprebbe precisare se fosse spe-
dito dall'auricolare al comunicante, o viceversa, sebbene
per l'anastomosi precedente, e per la tinta cinericcia che
lo caratterizzava avesse motivo di giudicarlo uno dei lauti
fili del ganglio genicolato, che si commescolava discen-
dendo colle fibre del facciale. E potè ancora assicurarsi
che il ganglio genicolato esistente sul ginocchio del fac-
ciale, mandava fuori dell'acquedotto due propagini una
delle quali si anastomizzava col tronco comune formalo
dalla riunione di quattro filamenti che scaturivano dal gan-
glio cervicale superiore dell'intercostale, mentre l'altro
che era più sottile e descriveva un più lungo tragitto an-
dava ad anastomizzarsi col primo ramo uscente dal gan-
glio cervicale superiore , a poche linee di distanza dal
ganglio medesimo.
Per le quali indagini, ed osservazioni anatomiche fi-
nora descritte , avvalorale da' più sottili argonienli , dalle più
profonde ed estese cognizioni fisiologiche e patologiche il
Malaguli ne deduce
l.** Che l'apparecchio nervoso osservato nel vitello
fra la porzione dura, e molle del settimo pajo avendo
RENDICONTO ACCADEMIGO 227
colore, struttura, forma, e distribuzione del tutto diffe-
renti da ciò, che offrono i nervi collaterali, ne viene per
conseguenza che debba ritenersi da questi separato, e di-
stinto.
2.0 Che tanto V intermedio per essere in rapporto alla
maniera de' comunicanti dell' intercostale col settimo pajo,
quanto il ganglio genicolato per non avere i caratteri dei
gangli composti, e per comunicare col gran simpatico,
meritano di essere collocati nella sezione dei nervi spet-
tanti alla vita organica.
3. Che l'intermedio offrendo una plausibile spiega-
zione dei consensi, che esistono fra i visceri del torace,
e dell'addome coli' organo dell'udito, e col cervello, e
viceversa mercè i rapporti che istituisce col simpatico, e
col vago, debba perciò considerarsi come un'emanazione
dell'intercostale protratta fino agli organi cerebrali.
4.° Finalmente che il nervo del Wrisberg non poten-
dosi considerare contro l'opinione del Sig- Morganfi come
un nervo sensifero identico alle radici posteriori dei nervi
spinali, acquisterebbe un grado maggiore di probabilità il
ritenerlo un nervo della vita organica in attinenza diretta
col centro più cospicuo del sistema nervoso.
17.^ Sessione ordinaria. 18 Mar^o 1852.
Leggesi Dispaccio dell'Emo Pro-Segretario di Stato,
col quale partecipa, che avendo rassegnato al S. Padre a
nome dell'Accademia il Tomo II delle sue Memorie, la
Santità Sua si è degnala di accogliere con la usata be-
nignità un tale omaggio , e gli ha comandato di esternarlene
il suo gradimento.
Sebbene non pochi dei più accreditali medici sistemi
siano stati fecondi di scientifìclie e pratiche utilità , ciò
nullameno bisogna pur convenire che ben di frequente
328 RENDICONTO ACCADEMICO
spinta troppo innanzi l'applicazione delle vagheggiate dot-
trine, od usato ogni sforzo acciocché alle medesime pie-
gassero , 0 cedessero i falli , ne derivaron per questo al-
l'egra umanità serie infinite di mali.
Convinto di ciò il Chiarissimo Professore di Clinica
Medica G. B- Comelli nella indicala sessione leggeva al-
l'Accademia una sua Memoria, colla quale si proponeva
di convalidare un tal vero mercè d'assai robusti, ed in-
calzanti argomenti, cercando nel tempo stesso di compro-
vare che il metodo empirico razionale era quello, il quale
nell'attualità della scienza sembrava dovesse meritare la
preferenza.
In conferma di che appoggiavasi egli dapprima a
quanto ne dimostra la giornaliera osservazione in riguardo
a non pochi assai validi rimedi , ì quali lungi di far co-
noscere la loro efficacia in quel modo che dovrebbe essere
consentaneo colle teorie piiì persuadenti, rendono all'op-
posto in non poche circostanze palesamente manifesto, che
soltanto per un'azione del tutto modale, o specifica in
molto gravi e particolari emergenze riescono di immensi
vantaggi fecondi.
E seguitando l'Accademico nel suo assunto, espone
i danni rilevanti da cui in alcuni temibilissimi momenti è
minacciato un infermo non allontanandosi dalle norme di
qualche preconcepilo sistema, ed indica invece i sommi
vantaggi che l'infermo islesso può in tali casi ritrarre de-
clinando coraggiosamente dagli stabiliti precelti.
Intorno a che si fa forte l'avveduto Clinico, d'inte-
ressanti felici risultati otlenuli nella sua lunga, e lumino-
sa pratica , e di molti altri osservali da uomini non meno
rinomati ed esperti, pei quali si rende palese, che stre-
mate in non pochi individui le generali forze in causa
d'energico metodo antiflogìstico usato onde tentare di vin-
cere acutissima pleurite, o profonda pneumonite, riesci
diffatti assai efficace il distogliersi dal consiglio d'alcuni
RENDIGOnTO AGGADEMIGO ZZ9
sistematici, famosi d'altronde per ingegno, e per dottri-
na , i quali in simili pericolosissime circostanze giammai
vorrebbero che si ricorresse ai corroboranti od agli ecci-
tanti onde non aumentare cosi l'impeto di quella flogosi
che minacccia d'appresso la vita dell'infermo, mostrando
invece ripetuti fatti (come l'Accademico ne assicura) van-
taggiosissimo l'uso interno del vino, delle misture cor-
diali» dei ricreanti, coi quali mezzi le naturali forze ria-
quistano il vigore che è sufficiente, od indispensabile, ac-
ciocché effettuinsi quei salutari critici cambiamenti che ser-
vono a far dileguare la flogosi.
I quali salutari lavori, non solo denno essere conve-
nientemente all'opportunità procurati^ ma ciò che più
monta si è di guardarsi bene dal giudicarli (il che in molti
casi diversi dagli enunciati da non pochi si usa) dipen-
denti essi stessi da flogistico processo, e curabili quindi
con metodo debilitante.
Nel quale errore, secondo l'Accademico, caddero spe-
cialmente tutti coloro che nelle febbri così dette essenzia-
li, 0 primitive nuli' altro videro, che una manifestazione
di un interno più o meno esteso lavoro infiammatorio.
Per lui tali febbri devono, come ancora molti illustri
ne pensano, essere quasi sempre ben diversamente consi-
derate. Il loro apparire in buon numero di casi, non è
che l'efi'etto delia forza conservatrice insita all'organismo,
che sorgendo, e mostrando la propria potenza, il proprio
vigore colle febbrili appariscenze, serve in tal modo a li-
berare la macchina animale di principi superflui, etero-
genei, 0 nocivi. Chiunque pertanto preoccupalo dall'idea
di infiammazione tenterà ad ogni possa di spegnere, o di
annientare tal febbre, nuli' altro farà, che danneggiare
l'infermo. Chiunque cercherà invece di non disturbarne
menomamente il regolar corso, di convenientemente diri-
gerla 0 soccorrerla, sarà il benefico ajulo della natura.
Ed infine il Prof. Comelli non pochi argomenti ag-
230 RENDICONTO ACCADEMICO
giugnendo, onde vieppiù confermare la fallacia d'alcuni
sisteraallci precelli, proclama nuovamenle rutilila del me-
todo empirico razionale, od ecclellico, ed egli ne ha ben
ragione, giacché colale melodo frullò i più felici, e bril-
lanti risultati al nostro clinico venerando.
(contìnua)
Catàlogo degli oggetti e preparati più inte-
ressanti del Gabinetto d' Anatomia Comparata
di Bologna^ del Prof. Antonio Alessandrini.
{Continuazione, vedi pag. 33.)
3909. Raza cinerea — Raja batis, Linn. == Piccolo indi-
viduo maschio sul quale a sinistra si è preparalo
l'organo rudimcntario, che il Mayer (De organo
eleclrico in Raiis aneleclricis. Bonnae 1843) crede
l'analogo dell'organo elettrico. Dal lato, sinistro
si è asportalo l'organo per far vedere l'insigne
tronco nervoso che vi sta sopra. Sulla parie in-
feriore della lastra di vetro si conserva lo slesso
organo fuori di luogo, tolto da una =: Raja cla-
vata =, onde meglio dimostrare la relazione che
ha quest'organo coi condotti inlegumenlali mu-
cipari della testa, che sempre si inseriscono in
questo punto come su di un centro comune, es-
sendo il ripetuto organo quivi circondalo da ro-
busta aponeurosi, sulla quale appunto aderiscono
i tubi mucipari, come meglio si vede nel prepa-
rato superiore, dove l'organo è rimosso, e so-
nosi lasciati i tubi aderenti alla espansione fìbro-
sa: nello spirilo. Agosto 1845. Alessandrini.
CAT. DEL GAB. D' ANAT. COMP 231
854. Squalus mustelus , Linn. = La testa di piccolo in-
dividuo conservata nello spirilo. Portala via la
porzione superiore della capsa carlilaginea si vede
scoperto il cervello, parte della midolla spinale,
coi principali nervi nati dal primo, seguili fino
nel punto dove attraversano la parete cartilaginea.
Sono pure preparali gli occhi coi proprii musco-
li e nervi, ed è visibilissimo il ganglio lenlico-
lare, o cigliare. Dalla sinistra parie sono sco-
perti i canali semicircolari membranosi, e por-
zione dell'otre in cui vanno ad inserirsi. 1824. Id.
1049. Squalo blu — Squalus glaucus, Cuv. = Piccolo
individuo nel quale si è scoperto, lasciandolo
nella naturale posizione, il cervello e la midolla
spinale. Dal lato sinistro meglio si dimostrano le
diverse parti componenti il cervello, nonché l'ori-
gine ed il passaggio dei nervi comunicanti col
medesimo, nello spirito; 1827. Id.
1519. Squalo grigio — Squalus grìseus , Linn. = Il cer-
vello con piccola porzione di midolla spinale
di individuo gigantesco preso nell'Adriatico, del
peso di libbre bolognesi mercantili 704, e della
lunghezza di piedi undici pur bolognesi. I lobi
encefalici contenevano copia grande di liqui-
do gelaliniforme, forse formatosi per scompo-
nimento della sostanza stessa dell'organo, giac-
ché quando se ne poiè fare l'estrazione l'ani-
male era morto da dodici giorni , nello spirilo.
1836. Id.
1510. Id. Porzioni del teschio dello slesso individuo, con-
servate nello spirilo, e nelle quali sono prepa-
rati gl'organi dei sensi. Nel pezzo maggiore si
dimostrano gl'organi dell'olfalo, della vista e
dell'udito: nel più piccolo il solo organo del-
l'olfalo, l'esterna apertura del quale mostra una
232 CATALOGO DEL GABINETTO
singolare disposizione , di una cartilagine cioè con-
formata a foggia di imbuto, la parte più ristretta
del quale si immerge e protubera entro la cavità
olfativa , e sembrerebbe quasi servir dovesse ad
impedire la pronta uscita dell'acqua da questa ca-
vità una volta che penetrata vi sia. Detto. Id.
1521. Id. L'occhio destro; si vede aperto, essendosi stac-
cata quasi interamente la cornea lucida dalla scle-
rotica. Sonosi conservati anche i muscoli del bul-
bo stesso, ed un piccolo cilindro cartilagineo sul
quale poggia il bulbo, che rimane cosi allonta-
nato dal fondo dell'orbita, disposizione comune
a molte altre specie di questa famiglia. Nello spi-
rito. Detto. Id.
1520. Id. L' organo dell' udito tolto dalla destra regione
della testa. I canali semicircolari, ed il vestibolo
sono aperti, e chiaramente si vede il modo d'in-
serzione dei nervi acustici nell'apparecchio mem-
branoso. Nello spirito. Detto. Id.
1470. Squalo volpe — Squalus vulpes, Cuv. = Questa
piccola femmina, proveniente dall'adriatico, fu
acquistata nella pescheria della città li 8 Mag-
gio 1835; era dei peso di libb. 15 boi-, lunga
un metro e 42 mill. la sola coda misurava 75
mill. Sonosi preparati i nervi encefalici^ e pa-
recchi degli spinali. Nello spirito. Detto. Id.
1763. Squalo Squatina — Squalus Squatina, Linn. =
Porzioni di cranio di due individui nelle quali è
preparato l' organo dell' udito. Nello spirito. 1837.
Idem.
1686. Scylium, Cuv. Squalus catulus, Linn. = Porzione
della pelle del dorso e dei fianchi, distesa arti-
ficialmente e disseccata per mostrare il colora-
mento elegante della medesima, e la disposizione
e figura delle minime Squame che la coprono
all'esterno. 1837. Id.
d'amatouia comparata 233
1814. Centrina Salvimi ^ Risso = La pelle di piccolo in-
dividuo impagliata e disseccata. Dal Museo Zoo-
logico dell'Università. 1837.
769. Storione comune — • Accipenser Sturio, Linn. =
Preparazione dell' organo dell'udito. Diviso il cra-
nio con sezione verticale pel centro in direzione
longitudinale, si dimostra la forma ed estensione
della di lui cavità encefalica, non che i princi-
cipali fori pei quali passano i nervi encefalici. I
canali semicircolari sono isolati ed aperti, nello
spirito. 1823. Alessandrini.
1161. Id. Gli occhi di piccolo individuo. In quello collo-
cato in alto nel vetro si è denudata del tutto la
sclerotica cartilaginosa, staccata, e rovesciata in-
feriormente la cornea, e si vede per tal modo a
nudo la faccia anteriore dell' iride ed attraverso
della pupilla la lente resa opaca dallo spirilo-
L'altro occhio, diviso in due con sezione oriz-
zontale pel centro, mostra la grossezza delle mem-
brane, e nella regione posteriore il corpo vasco-
lare denominato glandola coroideale, nello spiri-
to 1829. Id.
3801. Id. Porzioni di scudi tolti dalla testa di piccolo in-
dividuo, e nelle quali si vede injettato artifìcial-
mente con materia di color rosso il sistema ar-
terioso. La porzione collocata in alto nel vetro è
stata rammollita mediante l'immersione nell'acido
muriatico mollo debole, e vedonsi sollevati in
parte gli strati fibrosi superiori ; nello spirito. Di-
cembre 1844. Id.
3806. Id. Diverse preparazioni le quali hanno servito per
le osservazioni microscopiche esposte in una mia
memoria sull'intima tessitura delle squame dei
pesci, letta a questa Accademia delle Scienzeni
19 Dicembre 1844, ed inserita nel tomo IX dei
Pi. Ann. Se. Natur. SEraE III. Tomo 5. 16
234 CATALOGO DEL GABINETTO
Nuovi Commentari pag. 371-389, Bologna 1849.
Lastra di vetro marcata B. n. 6. Laminetta tolta
dalla faccia esterna, coperta ancora della cutico-
la, d'uno scudetto integumentale di una testa
sulla quale era stata praticata l'injezione nel si-
stema sanguifero sì arterioso che venoso. — 6. Al-
tra simile laminetla tolta presso la faccia inferiore
dello scudetto, e nella quale è anche più evidente
la struttura fibro-vascolare del suo tessuto. —
7. Altra simile laminetta , analoga a quella del
n. 5 e nella quale si è in parte sollevato lo strato
più superficiale. — 8. Anche questo frammento
è analogo ai precedenti , e tutti sono stati tolti
sopra di uno scudetto rammollito coli* acido mu-
riatico. Nello spirito. Febbrajo 1845.
: PLECTOGNATI.
1162. Pesce Mola — Tetraodon mola. Lino. = Gli oc-
chi di un individuo di piccole dimensioni. Nel-
l'occhio intero si dimostra l'inserzione dei mu-
scoli retti, la posizione e struttura del nervo ot-
tico e dell'arteria centrale, non che la configu-
razione della sclerotica interamente cartilaginosa.
Aperto l'altro occhio con sezione orizzontale si
Tede la forma ed estensione della di lui cavità,
le tuniche più interne, e gli umori vitreo e cri-
stallino induriti dallo spirito nel quale si conser-
va la preparazione. 1829. Alessandrini.
1343. Id. Il cervello con porzione di spinai midollo del-
l'individuo gigantesca che si conserva nel Museo
Zoologico. Col cervello sooosi conservati ancora
i principali tronchi nervosi comunicanti, non che
^ i canali semicircolari membranosi , nello spirito.
1834. Dott. Notari.
d'anatomia comparata 235
1422. Id. Gli occhi dello stesso, in uno dei quali si di*
mostra l'inserzione del nervo ottico, ed il diluì
passaggio attraverso della sclerotica, e dall'altro
si è estratto il corpo vascoloso unito al nervo ot-
tico, ed al grosso fascio di vasi che si dirigono
al corpo stesso. Nello spirito. 1834. Alessandrini.
3722. Ostracione trigono — Ostracion trigonus , Bloch. =
La solida armatura della pelle, tolta da un in-
dividuo deperito del Museo Zoologico dell'Uni-
versità. Da un lato si è conservata tutta intera
l'armatura; dall'altro una sola porzione, che
sulla tavoletta si è collocata a rovescio per far
vedere anche l' interna struttura degli scudetti
componenti questa specie di solida corazza. Ago-
sto. 1844. Id.
3762. Id. Scudetti della spoglia predetta rammolliti coli' a-
cido idroclorico onde poterne meglio studiare l'in-
tima tessitura, e conservati nello spirito. Nell'alto
della lastrina di vetro si vedono le lamine infe-
riori degli scudetti, dalle quali sonosi staccate le
zone lineari che le adornavano, e che si dimo-
strano poi nella naturale posizione negli scudetti
collocati nella parte inferiore della stessa lastra,
e nel fondo del vaso. Ottobre 1844. Id.
3805. Id. Parecchi altri scudetti, pure rammolliti, ed in
vario modo preparati, e disposti sopra di una
lastra di vetro. Nello spirito. Gennajo 1845. Id.
MALACOPTERIGI.
262. Luccio — Esox Lucius, Linn. == Il cervello nella
naturale sua posizione, e scoperto nella faccia
inferiore , per dimostrare in singoiar modo la de-
cussazione dei nervi ottici. Nello spirito. iSTO.
Dott. Notari.
236 CATALOGO DEL GABINETTO
2186. Carpione — Cyprinus Carpio, Lino. =3 Gli occhi
tolti da una femmina del peso di libbre 12 bo-
lognesi , pescato nella Zana presso S. Pietro Ca-
pofiume li 27 Settembre 1839, e regalata al Mu-
seo dal Dissettore Dott. Gio. Battista Ercolani.
Uno degli occhi è stato aperto con sezione oriz-
zontale pel centro, e la lente perfettamente sfe-
rica, sì vede isolata in fondo al vaso^ nello spi-
rito. Alessandrini.
3800. Id. Regione caudale di piccolo individuo nella qua-
le, staccati superiormente due ordini di scaglie,
vedonsi le parti radicali delle scaglie inferiori,
coperte da una produzione del corio evidente-
mente vascolare , abhenchè nel pezzo non sia slata
praticata T artificiale injezione. Detto. Id.
2232. Monochiro — Monochirus maculipennis , Agassiz. =
La cute staccata da un lato del corpo, che mo-
stra le scaglie molto eleganti, tanto vedute nella
loro faccia esterna, quanto nella parte inserita
negli integumenti, avendo conservato la prepa-
razione a secco stretta fra due vetri. 1839. Id.
2233. Id. Parecchie delle scaglie predelle isolate e conser-
vale a secco fra due vetri onde poterne esaminare
al microscopio l'elegantissima struttura. Id.
ACANTOPTERIGI.
1893. Smaro — Smaris Alcedo = Gli occhi di piccolo
individuo del peso di una libbra bolognese, lun-
go 315 mill. Uno è aperto mediante sezione oriz-
zontale pel centro; l'altro è intero, e coperto in
parte dello strato pinguedinoso esterno. Nello spi-
rito. 1838. Id.
26t4. Scaro — Scarus latus, Ranz. = Pesce del Brasi-
le, lo scheletro del quale si conserva nel Gabi-
d'anatomia comparata 237
netto al N. 1680. Parte degli integumenti a di-
mostrazione delle larghe scaglie, conservata nello
spirito. Settembre 1840. Id.
1160. Orata comune ~ Sparus aurata, Linn. = Questo
individuo acquistato nella pescheria della città
li 20 Febbraio 1829 era del peso di bolognesi
libbre sei. Uno degli occhi è intero, e sollevata
la congiuntiva anteriormente, portale via le espan-
sioni tendinee nella regione posteriore appare nu-
da la sclerotica di ossea tessitura, e membranosa
soltanto nel segmento anteriore corrispondente alla
cornea, che è molto estesa. L'altro occhio diviso
in due con sezione orizzontale pel centro, fa ve-
dere la grossezza della sclerotica stessa, e la di-
sposizione delle parti interne. La terza prepara-
zione è la congiuntiva staccata del tutto dall'oc-
chio medesimo, e si vede molto più diafana in
quello spazio circolare che copriva la cornea, nel-
lo spirito. Id.
946. Serranus gigas , Cuv. = Individuo del quale si con-
serva anche lo scheletro al N. 1075. Degli occhi
uno intero dimostra il nervo ottico; spogliato del-
l'inviluppo fornito dalla dura madre, si vede
conformato a foggia di una fettuccia più volte pie-
gata sopra se stessa: nell'altro, diviso vertical-
mente in due eguali metà, una mostra la faccia
interna dell'iride, e la forma della pupilla; l'al-
tra la lente di forma sferica, nello spirito. 1826.
Idem.
716. Cefalo -- Mugil cephalus, Linn. = La testa di pic-
colo individuo divisa perpendicolarmente, e nella
quale si dimostra l'apparato membranoso del-
l'organo dell'udito, non che la cavità collocala
alla base del cranio contenente la concrezione la-
pidea dell'organo stesso, che si vede nella natu-
rale posizione, nello spirito. 1822. Id.
238 CATALOGO DEL GABINETTO
717. Id. La testa intera di altro individuo, aperta supe-
riormente onde si veda il cervello in luogo, e la
porzione dell'apparato membranoso auditorio con-
tenuto entro il cranio, nello spirito. Detto. Id.
2279. Sfirena — Sphiraena Baracauda , Cuv. del Brasile.
=: Porzione della pelle stretta fra due vetri e di-
seccata. 1839. Dott. Ercolani.
1445. Lofio pescatore — Lophìus piscatorius, Linn. =
La testa nella quale si è preparato l'organo del-
l'udito nel lato destro, dimostrando singolarmente
l'apparato membranoso, ed i filamenti nervosi di-
retti alle diverse parti dello stesso, non che la
grossa concrezione lapidea contenuta nel sacco ve-
stibolare, nello spirito. 1834. Alessandrini.
2982. Tonno comune — Scomher Thynnus , Linn. r= La
lente cristallina di grosso individuo nella quale
mediante la semplice bollitura ed il diseccamento
si dimostra la struttura stratificata della sua so-
stanza, ed il nucleo trasparente durissimo, emu-
lante un vero cristallo. Luglio 1841. Dono del
Disegnatore Cesare Bettini.
2278. Trachinotus glaucus, Cuv. et Val., dei mari del
Brasile = Porzione della pelle stretta fra due
vetri, e disseccata a dimostrazione della forma e
disposizione delle scaglie. 1839. Ercolani.
3423. Centrisco scudettato — Centriscus scutatus , Linn.
=: Piccolo individuo proveniente dal Mozambico,
e conservato intero nello spirilo per la singolare
struttura della pelle. Mandato con altri oggetti
dal Sig. Fornasini bolognese, domiciliato da lun-
go tempo in quelle regioni per interessi commer-
ciali. Febbrajo 1843.
D'ANATOniA GOntPARATA 239
MOLLUSCHI.
CEFALOPODI.
3795. Oclopo — Octopus , Lara. Octopus muscatus. =
Porzione di pelle diseccata nella quale si vede
finamente incettato con materia rossa il sistema
arterioso. Ottobre 1844. Dono del Prof. Calori.
3012. Id. L'apparecchio nervoso tanto del sistema dei ten-
toni, quanto dei gangli del mantello. Nei piedi o
tentoni presenta il sistema nervoso la stessa di-
sposizione descritta dal Van Beneden nel polpo
dell'Argonauta nelle sue Miscellanee Zoologiche,
nello spirito. Settembre 1841. Id.
3013. Id. Una seconda preparazione analoga alla precedente,
ma in un individuo più piccolo, e nella quale,
oltre il cervello, l'occhio, i nervi dei tentoni e
del mantello, sonosi conservati anche parecchi
dei tronchi dei nervi viscerali. Dett. Id.
1238. Seppia officinale — Sepia officinalis , Linn. = Il
così detto osso di Seppia, quale esempio di con-
chiglia piana ed interna, coperta essendo natu-
ralmente da porzione degli strati integumentali.
1832. Alessandrini.
1466. Id. Individuo di notabile grandezza nel quale si è
preparalo principalmente il ganglio encefalico coi
grossi nervi comunicanti col medesimo, e dal lato
destro il bulbo del nervo ottico coli' occhio cor-
rispondente aperto mediante sezione orizzontale.
Questa preparazione dimostra, che il ganglio en-
cefalico è marcatamente distinto in due porzioni;
una superiore all'esofago, rigonfia a guisa di
piccolo cervello, di un bel color bianco, e colla
quale sono in continuazione i nervi diretti agli or<
3iO CATALOGO DEL GABINETTO
gani esterni dei sensi; l'altra, sottoposta al detto
canale, più molle, allungata^ di color fosco^che
dà origine ai nervi viscerali, e del tronco. Aper-
to ed asportato il mantello, tutti gli altri visceri
si vedono nella naturale posizione, nello spirito.
1835. Id.
1467. Id. Un secondo individuo nel quale è ugualmente
preparato il ganglio encefalico, ma scoperto nella
faccia inferiore. .\ sinistra si vede isolato il gros-
so ganglio laterale coi moltissimi e grossi fila-
menti nervosi diretti al mantello, ed ai di lui
muscoli, nello spirito. 1835. Id.
1225. Nautilo — Nautilus pompitius , Linn. = La con-
chiglia, divisa in due uguali metà con sezione
longitudinale per dimostrarne l'interna elegante
struttura di moltiplicati sepimenli orizzontali so-
vrapposti. 1831. Id.
2465. Ippurite — Hippurites Fitoloìdeus , Catullo = Mo-
dello in gesso, da Lui descritta e figurata nel
= Saggio di Zoologia fossile. Padova 1827. pag.
173. Tav. vn. = Marzo 1840. Dono dell'Auto-
re medesimo.
2466. Hippurites Fortisii, Catullo = Id. Ibid. Tav. VL
pag. 171. Id.
2467. Hipp. Nanus, Cat.czld. Memoria Geognostica del-
lo stesso Autore. Padova 1834. Tav. II. fig. 2. Id.
2468. Hipp. dilatatus , Cai. = Id. Memoria suddetta Tav.
IL fig. 1. Id.
2469. Hipp. turricula. Cai. = Id. Memoria predella,
Tav. I. fig. 5. Id.
2470. Spherulites duplovalvata , Cat. = Pure modello in
gesso. Mera, predelta , Tav. L fig. 1. Id.
2471. Spher. umbellata, Cai. = Id. Memoria citala, Tav.
I. fig. 2. Id.
D'AnATOniA COUP ARATA 241
GASTEROPODI.
718. Elice comune — - Ilelix pomatia, Linn. = Il siste-
ma nervoso preparato nella naturale posizione.
Individuo conservato nello spirito. 1822. Dottor
Notari.
2494. Id. Un secondo individuo, nel quale si è pure pre-
parato il sistema nervoso, ma veduto in diverso
aspetto. Id. Maggio 1840. Dott. Ercolani.
3462. Turbo rogosus = Estratto l'animale dalla conchi-
glia sonosi sul medesimo scoperti parecchi fila-
menti nervosi , nello spirito. In fondo al vaso si
conservano altri due individui contenuti ancora
nella loro conchiglia. Marzo 1843. Id. Dal Museo
Zoologico.
2472. Turritella Borsonii , Catullo. = Memoria geogno-
stica. Tav. II. fig. 5. Aprile 1840. Modello in ges-
so regalato dal lodato Prof. Catullo.
2564. Trochus granulatus, Lam. = La conchiglia di due
individui. Maggio 1840. Dono del Direttore.
2566. Nerita millepunctata, Lam. = La conchiglia nu-
da. Detto. Id.
1231. Conus marmoreus, Lam. = La conchiglia divisa
verticalmente verso l'asse per dimostrare l'anda-
mento della spira. 1831. Id.
1232. Bucino celata — Buccìnum galea, Linn. = La
conchiglia univalve di individuo di notabile gran-
dezza sulla quale sonosi indicate mediante lettere
le diverse parti , o regioni delle conchiglie di que-
sta forma , seguendo la descrizione di De Blain-
ville =r Manuel de Malacologie et de Conchylio-
logie = 1825. Id.
242 CATAIOGO DEL GABINETTO
ACEFALI.
1236. Pettine, o Conchiglia del Pellegrini — Pecten Ja-
cobaeum, Brug. , Ostrea maxima, Linn. = La
conchiglia, da un individuo di mole discreta pro-
veniente dall'Adriatico. 1831. Id.
3813. Id. La valva superiore di altro individuo nella quale,
distrutta in gran parte la solida sostanza calcare
mediante la lunga immersione nell' acido idroclo-
rico debole , appare in molli punti la sottil tra-
ma cellulare, che costituisce il fondamento orga-
nico della dilei tessitura, nello spirilo. Marzo
1845. Id.
3714. Pinna nobile — Pinna nobili s , Linn. =: La con-
chiglia di individuo colossale, sulla faccia ester-
na della quale aderiscono in copia delle valve
d'ostriche di tutte le dimensioni, proveniente dal-
l' Adriatico. Agosto 1844.
3715. Id. La conchiglia di un secondo individuo molto più
piccolo, ma sul quale bene si dimostra la ele-
gante struttura esterna, ed i naturali calori. Detto.
1234. Cama cordiforme — Isocardium cor, Lam. = La
conchiglia di individuo di mole discreta, pescato
nell'Adriatico tra Sinigaglia e Fermo. 1831. Do-
no del Direttore.
2560. Cardium erinaceum, Lam. = La sola conchiglia. Mag-
gio 1840. Id.
2562. Fenus aurea, Lara. r= La conchiglia. Detto. Id.
2323. Ascidia solcata — Jscidia sulcata, Coquebert. =
Tre individui a dimostrazione della singolare strut-
tura dei comuni integumenti in diverso modo sui
medesimi preparati, nello spirito. 1840. Id.
2337. Ascidia rustica — Ascidia rustica, Lam. =: Due
individui sui quali si è pure preparata la pelle
separandola nei diversi strati. Dello. Id.
d'anatomia comparata 243
ARTICOLATI
ANNELIDI.
2883. Lombrico terrestre — Lumbricus terrestris, Linn.
= L'asse centrale del sistema nervoso, rimosso
dalla naturale posizione , e conservato a secco tra
due vetri. È singolare la rassomiglianza di que-
st' organo colla midolla spinale dei vertebrati,
giacché in forza della prossimità dei gangli, per
la ristrettezza degli anelli del corpo,, si viene a
formare un cordone quasi completamente cilin-
drico, e quindi somigliante a quello dei Verte-
brati privi di arti come, per esempio,! serpenti.
Maggio 184L Alessandrini.
CROSTACEL
H75. Gambaro d'acqua dolce — Jstacus fluviatilis =
Anello nervoso che cinge l'esofago, e serie dei
ganglii del tronco nella naturale posizione, e ve-
duti nella faccia inferiore , nello spirito. 1835. Id.
1476. Id. Ganglio encefalico, e serie dei ganglii del tron-
co, come nella preparazione precedente, ma ve-
duti dalla faccia superiore. Detto. Id.
1477. Id. Un terzo individuo nel quale si è pure scoperto
il ganglio encefalico, veduto superiormente in un
coi nervi comunicanti, cioè l'olfalorio, l'ottico,
l'analogo del trigemini e l'acustico. Nel disporre
questa preparazione ho osservato chiaramente un
altro nervo insigne, che dalla regione posteriore
del ganglio encefalico pas«a tosto a distribuirsi,
diviso in tre rami principali, al vicino stomaco, e
che parmi perciò l'analogo del pajo vago. Detto. Id.
244 CATAIOGO DEL GABINETTO
1444. Id. Pescato nel momento in cui accadeva la muta
della solida crosta integumeniale, si vede nella
regione toracica superiore di già caduto l' antico
indumento, e scoperto il nuovo morbidissimo,
bianco e trasparente, nello spirito. 1834. Id.
1067. Granchio marino — Maja Squìnado = Tavoletta
sulla quale sono regolarmente distribuiti i vari
pezzi , uniti, ed isolati, componenti lo scheletro
esterno di questo crostaceo comunissimo sul lilto-
rale dell'Adriatico. Tre individui, tutti femmine,
hanno servito per questa preparazione, i molti
pezzi della quale sono distribuiti come segue.
1. Individuo intero veduto per la faccia inferio-
re; da una parte sonosi mantenuti sollevati i prin-
cipali pezzi che armano la bocca.
2. Scudo di altro individuo veduto per diden-
tro, lasciale in luogo le mandibole, il primo e
secondo pajo delle mascelle;, e le labbra coli' uni-
to rigonfiamento membranoso analogo alla faringe.
3. Pezzi caudali uniti dello stesso individuo.
4. Il terzo individuo nel quale sono isolati i
diversi pezzi formanti le varie regioni dello sche-
letro.
5. Pezzi componenti l'armatura della bocca —
A. Piede mascella esterno — B. quarta mascella
— C terza mascella — D- seconda mascella —
E. prima mascella — F. mandibola — G. labbra
superiore ed inferiore, ed allargamento faringeo
uniti.
6. Antenna maggiore sinistra rimossa dal suo
luogo.
7. Peziolo crostaceo che sostiene l'occhio del-
lo stesso lato.
8. Le cinque zampe vere del lato destro, cia-
scuna formata di più pezzi mantenuti uniti.
d'anatomia comparata 246
9. Le zampe sinistre divise nei vari loro arti-
coli — a. primo articolo — b. secondo — e. ter-
zo — d. quarto — e. quinto — f. ultimo articolo.
10. Lo scudo intero; a destra sonosi lasciale
nella naturai posizione le antenne e 1' occhio.
11. Il piastrone o sterno, veduto per didentro.
12. I vari pezzi caudali separati, a,a, \ sette
pezzi , che insieme articolati formano la coda ;
b,b, le quattro false zampe che sostengono le ova.
13. Parecchie delle branchie rimosse dal loro
posto. 1827. Id.
1083. Gambaro di mare — Cancer gammarus , Linn. =:
La grossa estremità di una delle chele, rammol-
lita mediante la protratta immersione nell'acido
idroclorico debole. Tagliatane una porzione nel
corpo, e sollevata si è potuto dividere la crosta,
0 parte solida integuraentale , in più strati mem-
braniformi, più regolari gli esterni, meno gl'in-
terni: la parte epidermoidale vedesi distrutta,
forse per la soverchia concentrazione dell'acido;
non è accaduto questo in una porzione dello scu-
dio della Maja squinado, trattato nello stesso mo-
do, nella quale si è distaccata notabile porzione
di cuticola, e scoperti i sottoposti strati bianchis-
simi, nello spirito. 1827. Id.
1517. Squilla — Squilla mantis, Cuv. =. Il sistema ner-
voso preparato nella naturale posizione in due in-
dividui: sì nell'uno che nell'altro si è scoperto
l'asse gangliare aprendo l'animale pel dorso,
asportando però in uno tutta la muscolatura af-
finchè meglio vedersi possa l'organo in discorso.
Nello spirito. 1835. Id.
A. Un terzo individuo nel quale più chiara-
mente si dimostra il ganglio encefalico. Detto.
Preparazione del Prof. Calori.
246 CATALOGO DEL GABINETTO
B. Un quarto individuo aperto pel ventre, di-
mostrando cosi il predetto asse per la sua faccia
inferiore. Id.
INSETTI.
U76. Scolopendra mordente — Scolopendra morsìtans;
Linn. == Due individui ceduti dal Museo Zoolo-
gico dell'Università; in uno si è preparalo tutto
intero l'asse dei ganglii centrali; dal lato sini-
stro si è tolto l'apparecchio delle mascelle e le
palpe onde meglio veder si possa il colare ner-
voso esofageo, ed i filamenti laterali, che asso-
ciati in un piccolo ganglio sulla faccia superiore
dell'esofago stesso, formano il nervo viscerale
analogo al pajo vago; nell'altro individuo, sco-
perto l'esofago e parte dello stomaco sollevando
l'incominciamento del vaso dorsale, si vedono
meglio i filamenti predetti scorrenti sull'esofago,
e direttiv allo stomaco. Preparazioni conservate
nello spirito.
Tra due lastre di vetro poi sonosi disposti a
secco i seguenti oggetti da osservarsi al micro-
scopio. 1. Porzione di quel filamento laterale che
dal vaso dorsale si dirige verso il secondo dei
gangli centrali , e creduto impropriamente da Gae-
de un nervo. 2. Pezzetto di trachea, e fascetlo
di fibre muscolari tolto da una zampa. 3. Por-
zione del tessuto celluioso che circonda il vaso
dorsale, composto in gran parte di una finissima
rete vascolosa. 4. L'estremità posteriore del vaso
dorsale a dimostrazione della tessitura delle dilui
pareti. 6. Piccola porzione di uno dei condotti
salivali. 6. Due porzioni di filamenti nervosi deij
sistema gangliare centrale. 1830. Alessandrini.
d'anatomia comparata ^17
1518, Cervo volante — Lucanus cervus, Linn. = Parte
centrale del sistema nervoso preparata aprendo
l'animale pel dorso. Slaccalo il tubo digerente
presso la sua estremità posteriore si vede nuo-
tante nello spirito, 1835. Id.
101. Bomhyx pavonia major , Fab. = La larva prepa-
rata la parte centrale del sistema nervoso gan-
gliare, nello spirito. 1811. Prof. Gandolfi.
3296. Id. L'asse nervoso gangliare preparalo in diverso
aspetto in altre due larve della stessa specie, nello
spirilo. Maggio 1842. Doli. Ercolani.
3038. Sfinge testa di morto — Sphinx atropos , Linn. =
L'asse gangliare centrale, dimostralo aprendo gli
integumenti della larva per la regione inferiore
del corpo, nello spirito. Novembre 1841. |d.
RAGGIATI
ECHINODERMI.
3317. Echino mangereccio — Echìnns aesculentus , Lino.
= Cinque individui di mole diversa, provenienti
dall'Adriatico, e dei quali è conservata soltanto
l'esterna spoglia, in due individui guernita ancora
degli aculei; a secco. Agosto 1844.
INTESTINA LL
607. Ascaride lombricoide — Jscarìs lumbricoides , Linn.
= Individuo di mole notabile, aperto pel lungo
onde dimostrare l'apparalo delle fibre musculari
della pelle, disposte in piiì strali, nello spirilo
1827. Alessandrini.
248 GAT. DEL GAB. D'AMAT. COMP.
POLIPI.
2667. Tubipora — Tubipora musica. Lino. = Porzione
del solido polipajo. Maggio 1840. Dono del Dis-
settore Dott. Ercolani.
INFUSORI!.
3363. Vaso contenente buona copia di Tripoli di S. Fiora,
trovato composto dai moderni Micrografi, e sin-
golarmente dal valentissimo Prof. Ebrenberg di
Berlino, di scheletri, o spoglie di animali infu-
sorii ; fatto importantissimo da me pure verificato
sopra di questo medesimo saggio. Settembre 1842.
Dono dell'egregio Sig. Dottor Giovanni Battista
Bianconi.
(sarà continuato)
VOCABOLARIO
DEI SlNOJriMI CLASSICI DELL' ORNITOLOGI! EUROPEI
{Continuazione , vedi pag. 51.)
Sylvia Aquatica, Latb. v. Calamodyta Aquatica, Bonap.
Sylvia Arundinacea, Lath. v. Calamoherpe Arundioacea,
Boie.
Sylv
Sylv
Sylv
Sylv
Sylv
Sylv
Sylv
Sylv
Sylv
Sylv
Sylv
Sylv
Sylv
a Atricapilla, Lath. v. Curruca Atricapìlla, Briss.
a Bonelli, Vieill. v. Calamodyta Melanopogon, Bonap.
a Bonelli, Brehm. v. Phyllopneuste Bonelli, Bonap.
a Buccis Nigris, Klein, v. Saxicola Oenanlhe , Bechsl.
a Caligata, Licht. v. Iduna Caligata, Gray.
a Capinera, Raff. v. Pyrophtalma Melanocephala , Bp.
a Capistrata, Riipp. v. Curruca Riipelli, Bonap.
a Cariceli, Naum. v. Calamodyta Aquatica, Bonap.
a Cariceti, Naum. v. Calamodyta Cariceti, Bonap.
a Cetti Marmora^ v. Cettia Aliisonans, Bonap.
a Cericea, Nati. v. Cettia Altisonans, Bonap.
a Cerlhiola, Temm. v. Locustella Cerlhiola, Bonap.
a Cinerea , Lath. , Bonap. , Savi , Temm. , Ranz., Less.,
Ben., Sebi, Durazzo, Cresp. ,Cara, Drum.
Curruca Caeruraria, Briss.
Curruca Cinerea, Briss., EytoD.
Curruca Sylvia, Risso.
Ficedula Affinis, Ray.
Motacilla Subcinerea, Barr.
N. Ann. Se. Natua. Sehib III. Tomo 5. 17
260 VOCABOLARIO
Motacilla Sylvia , Linn. cur. émel.
Parus Cinereus, Briss.
Sloparola vulgo, Aldrov.
Sylvia Cinerea, Lalh. v. Motacilla Alba, Linn. '
Sylvia Cisticola, Temm. v. Cisticola Schaeniciila , Bonap.
Sylvia Collybita, Vieill. v. Pliyllopneuste Bufa, Bonap.
Sylvia Conspicillata, Marra., Bonap. , Tenim. , Banz., Sa-
vi, Schl. , Less. , Ben., Durazzo, Cresp.
Slerparola Conspicillata, Bonap.
Sylvia Conspicillata, v. Sylvia Icterosis, Menetr.
Sylvia Curruca, Lath. , Bonap., Temm., Vieill., Savi,
Less., Scili., Ben., Durazzo, Cresp. eie.
Alberto Andithia, Rzac
Caonevarola, Aldrov., Charlet., Jonst.
Curruca, Gesn., Schw., Bell., Sibb., Linn., Rzac.
Curruca Garrula, Briss., Eyton., Risso.
Ficedula Canoabina, Jonst., Will.
Ficedula Bostro et pedibus luteis nìgrìs, Barr.
Hypolais , Rzac.
Hypolais Aliorum, Rzac.
Hypolais seu Curruca, Aldrov.
Luscinia Altra, Klein.
Luscinia Fusca, Klein.
Motacilla Curruca; Gmel., Linn.
Motacilla Dumetorum, Linn. cur. Gmel.
Motacilla Garrula, Linn., Retz.
Motacilla supra fusca, subtus exalbida, macula
pone oculos grisea , Faun. Suec. Linn. N. 233.
Motacilla Sylvia, Pallas.
Parus Subviridis, seu Curruca, Barr.
Passer Graminaceus Schwenckfieldi , Rzac.
Passer Sepiarius, Rzac.
Sylvia Dumetorum , Lath.
Sylvia Garrula, Vieill., Bechst. , Ranz.
Sylvia Sylvicola, Lath.
d'ornitologia europea 251
Sylvia Ciirriica, v. Sylvia Subalpina, Bonelli.
Sylvia Cy^neciila, Mey. v, Cyanecula Suecica, Boie.
Sylvia Darlfordiensis, Lalb. v. Meliogophilus Provincialis,
Leach.
Sylvia Dumetorum, Lath. v. Sylvia Curruca, Lalh-
Sylvia Farailiaiis , Menetr. v. Agrobates Galaclotes,Bonap.
Sylvia Ferruginea, Vieill. v. Meliogophilus Provincialis,
Leach.
Sylvia Ficedula, Lath. v. Muscicapa Alricapilla, Linn.
Sylvia Filis, v. Phyllopneuste Bufa, Bonap.
Sylvia Fitis, v. Pbyllopneuste Trochilus, Bonap.
Sylvia Flava, Klein, v. Motacilla Sulphurea, Bechst.
Sylvia Flaviventris, Vieill. v. Pbyllopneuste Trochilus,
Bonap.
Sylvia Fluviatilis, Mey. v. Lusciniopsis Fluviatilis, Bonap.
Sylvia Galactoles, Temm. v. Agrobates Galactotes, Bonap.
Sylvia Garrula, Viell. v. Sylvia Curruca, Lath.
Sylvia Grisea, Vieill. v. Curruca Orphea, Boie.
Sylvia Gula caerulea, thorace ex albo variegata, Klein, v.
Cyanecula Suecica , Boie.
Sylvia Gula grisea fimbricalas Klein, v. Buticilla Eritha-
cea, Bonap.
Sylvia Gula Plumbea, Klein, v. Accenlor Modularis,, Cuv.
Sylvia Hippolais, Lath. v. Hypolais Salìcaria, Bonap.
Sylvia Hippolais, Angl. ex Eur. Pum. v. Phyllopneusle
Ruffa, Bonap.
Sylvia Horlensis, Lath. v. Curruca Hortensis, Peno.
Sylvia Hortensis, v. Sylvia Subalpina, Bonelli.
Sylvia Hortensis, var. Lath. v. Curruca Horlensis, Penn.
Sylvia Icterina, Vieill. v. Hypolais Iclerina, Bonap.
Sylvia Icteropes, Menetr. Secondo Schlegel non deve slare
fra le specie Europee, K. e Bl. dicono non
differire dalla S. Conspicillata.
Sylvia Ignicapilla, Briss. v. Begulus Ignicapillus, Cuv.
Sylvia Uliaca, Savi. v. Turdus Uliacus, Linn.
252 VOCABOLARIO
Sylvia Lanceolata, Temra. v. Calamodyta Lanceolata , Bp.
Sylvia Leucopogon, Mey. Sylvia Subalpina, Bonelli.
Sylvia Leucnra, Savi. v. Saxicola Leucurus, K. e Bl.
Sylvia Locuslella , Lath. v. Calainodyta Locustella, Bonap.
Sylvia Liiscinia, Linn. v. Philomela Liiscinia , Sw.
Sylvia Liiscinoides, Savi. v. Lusciniopsis Savii, Bonap.
Sylvia Lutea capile nigro, Klein, v. Budytes Flava, Cuv.
Sylvia Maculata, Lath. v. Anthus Arboreus, Bechst.
Sylvia Melanocephala, Lath. V. Pyrophtalma Melanocepha-
la, Bonap.
Sylvia Melanopogon , Temaa. v. Calamodyta Melanopogon,
Bonap.
Sylvia Meleuca, Ralf. v. Pyrophtalma Melanocephala, Bp.
Sylvia Merula, Savi. v. Turdus Merula, Linn.
Sylvia Modularis , Lath. v. Accentor Modularis, Cuv.
Sylvia Montanella, Lath. v. Acceutor Monlanellus, Temm.
Sylvia Moschita, Lath. v. Curruca Atricapilla, Briss.
Sylvia Musica, Savi. v. Turdus Musicus, Linn.
Sylvia Mistacea, Men. v. Sylvia Subalpina, Bonelli.
Sylvia Naltareri , Temm. v. Phyllopneusie Bonelli, Bonap.
Sylvia Nigrifrons, Boie. v. Calaraoherpe Nigrifrons, Bonap.
Sylvia Nisoria, Bechst. v. Adophoneus Nisorius, Kaup.
Sylvia Oedonia, Vieill. v. Curruca Hortensis, Penn.
Sylvia Oenanthe, Lath. v. Saxicola Oenanlhe, Bechst.
Sylvia Olivetorum, Slrickl. v. Calamoherpe Olivetorum,
Bonap.
Sylvia Orphea, Temm. v. Curruca Orphea, Boie.
Sylvia Paludicola, Vieill. v. Calamodyta Aquaticus, Bonap.
Sylvia Palustri» , Bechst. v. Calamoherpe Palustris, Boie.
Sylvia Passerina, v. Sylvia Subalpina, Bonelli.
Sylvia Pectore nigro, Klein, v. Motacilla Alba, Linn.
Sylvia Pestilenlialis, Klein, v. Butalis Grisola, Boie.
Sylvia Petraruni, Klein, v. Pratincola Rubetra, Kaup.
Sylvia Phaenicurus, Lath. v. Rulicilla Phaenicura, Bonap.
Sylvia Philomela, Bechst. v. Philomela Major, Sw.
d'ornitologia europea 253
Sylvia Phoenicura, Lath. , Schl. v. Rulicilla Phaenicura,
Bonap.
Sylvia Phragmilis, Bechst. v. Calaraodyta Phragmitis , Bp.
Sylvia Pilaris , Savi. v. Turdus Pilaris, Lino.
Sylvia Polyhlotta, Vieill. v. Hypolais Salicaria, Bonap.
Sylvia Prasinopyga, Licht. v. Phyllopneuste Bonelli, Bp.
Sylvia Provincialis , Lalh. v. Meliogophilus Provincialis,
Leach.
Sylvia ReguluS;, Lalh. v. Regulus Cristalus, Bay.
Sylvia Rubecula, Lalh. v. Rubecula Familiaris, Bl.
Sylvia Rubetra , Lath. v. Pratincola Rubetra, Kaup.
Sylvia Riibicola, Lalh. v. Pralincola, Kaiip.
Sylvia Rubiginosa, Temra. v, Agrobales Galaclotes, Bonap.
Sylvia Bufa, Lath. v. Phyllopneusle Rufa, Bonap.
Sylvia Rufa, Naum. v. Phyllopneuste Rufa, Bonap.
Sylvia Rufescens.5 Savi. v. Saxicola Slapazina, Kooh.
Sylvia Riipelli , v. Curroca Riipelli, Bonap.
Sylvia Ruslicola, Vieill. v. Pyrophlalma Melanocephala ,
Bonap.
Sylvia Ruscicola, v. Sylvia Ruslicola, Vieill.
Sylvia Rulicilla, Klein, v. Rulicilla Phaenicura, Bonap.
Sylvia Salicaria, Bechst v. Calamodyla Aqualicus, Bonap.
Sylvia Salicaria, Linn. v. Curruca Horlensls, Penn.
Sylvia Sarda, Marm. v. Pyrophlalma Sarda, Bonap.
Sylvia Savii, Vieill. v. Lusciniopsis Savii, Bonap.
Sylvia Saxatilis, Savi. v. Pelrocincla Saxatilis, Vig.
Sylvia Schaenobenus, Lalh. v. Accentor Modularis, Cuv.
Sylvia Schaenobaenus, Scop. v. Calamodyla Aqualicus,
Bonap.
Sylvia Schaenobaenus, Vieill. v. Calamodyla Phragmitis,
Bonap.
Sylvia Sericea, Nati. v. Cellia Sericea, Bonap.
Sylvia Sibilalrix, Bechst. v. Phyllopneuste Sibìlalrix, Bp.
Sylvia Solitaria, Savi. v. Pelrocopyphus Cyaneus, Boia.
Sylvia Stapazina, Lalh. v. Saxicola Slapazina, Koch.
254 VOGABOIARTO
Sylvia Strapazina. var. B. Latb. v- Saxicola Stapazìna,
Koch.
Sylvia Streperà, Viell. v. Calamoherpe Arundinacea, Boie.
Sylvia Striata, Brehm. v. Calaraodyla Aquatica, Bonap.
Sylvia Subalpina Boneili, Bonap. ,Temm., Durazzo, Schl.
Curruca Minor, Briss.
Curruca Passerina , Bisso.
Sylvia Leucopogon, Meyer, Savi, Ben. etc
Sylvia Systacea, Men. ;, Bonap. list. sp. Eur. 104.
Sylvia Passerina, Teram., Latli. , Gmel., Ranz.,
Roux. , Less.
Non è cosa certa che la Sylvia Passerina , Temm.
sia lo stesso individuo così pure chiamato da
Lath. Nilsson considera come sinonimi la S.
Hortensis, la S. Passerina e la Curruca Mi-
nor. Yieillot stabilisce una specie che chiama
Sylvia Aedonia alla quale considera per si-
nonimi la S. Passerina e la Surruca Minor,
la qual cosa dal Ranzani non è ammessa,
questo pure non ammette la S. Passerina e
la Curruca Minor, come sinonimi della Sylvia
Subalpina Boneili; il Ranzani con Wilson è
di parere che non differisce di molto la S.
Passerina dalla S. Hortensis, e che non sia
essenzialmente distinta dalla S. Aedonia di
Vieill. Trova infine che il giovine della S-
Curruca s' avvicina a quello della S. Passerina.
Sylvia Suecica, Lath. v. Cyanecula Suecica, Boie.
Sylvia Sylvatica, Klein, v. Rubecula Familiaris, Bl.
Sylvia Sylvicola, Lath. v. Phylopneuste Sibilalrix, Bonap.
Sylvia Sylvicola, Lalh. v. Sylvia Curruca, Lath.
Sylvia Thorace Argentata, Klein, v. Ruticilla Phaenicura,
Bonap.
Sylvia Thorace Argentata var. Klein, v. Ruticilla Phaeni-
cura, Bonap.
d'ornitologia europea 266
Sylvia Tilhys , Scop. v. Riilicilla Erithacea, Bonap.
Sylvia Torquata Savi. v. Turdus Torquatus, Linn.
Sylvia Trochilus, Lalh. v. Phyllopneuste TrochiUis, Bonap.
Sylvia Troglodites, Lalh. v. Troglodiles Europaeus, Cuv.
Sylvia Turdina, Gloger. v. Calaraoherpe Turdoides, Boie.
Sylvia Turdoides , Mey. v. Calamoherpe Turdoides , Boie.
Sylvia Typus, Èiipp. v. Cislicola Shaenicula, Bonap.
Sylvia vertice subrubro, Klein, v. Curruca Atricapilla,
Briss.
Sylvia Viscivora, Savi. v. Turdus Viscivorus, Linn.
Sylvia Wolfi, Briss. v. Cyanecula Suecica, Boie.
Sylvicola, Eyton. v. Pèyllopneusle, Mey.
Sylvicola Bufa, Eyton. v. Phyllopneuste Bufa Bonap.
Sylvicola Sibilalrix, Eyton. v. Phyllopneuste Sibilatrix,
Bonap.
Sylvicola Trochilus, Eyton. v. Phyllopneuste Trochilus,
Bonap.
Syrnium Savignay , Bonap. , Eyton.
Aluco, Jonst.
Noctua, Frisch.
Scotiaptex, Sw-
Strix degli Autori.
Ulula, Aldrov. , Briss., Gesn. , Klein., Rzac,
Will., Bay.
Syrnium, Sav. v. Ptynx, Blighl.
Syrnium Aluco, Boie, Bonap., Durazzo, Risso, Schl.
Aluco Major, Jonst.
Noctua Major, Frisch.
Strix Alba, Gmel.
Strix Aluco, Linn., Lath. , Mey. , Savi , Teram. ,
Ranz. , Bonap. Specchio Comp. , Ben. , Cresp.
Strix Cinerea, Will., Bay.
Strix Noctua, Gmel.
Strix Rufa, Gmel.
Strix Soloniensis, Gmel.
256 VOCABOLARIO
Strix Stridula , Llnn. , Gmel. , Lalh.
Strix Stridulata, Lino., Gmel., Lath.
Strix Sylveslris, Gmel.
Syrnium Slridulum , Eylon.
Syrnium Ululans, Savi.
Ulula, Aldrov. , Briss. , Gesn.
Ulula Gesneri et Aldrovandi, Rzac. , Wiil.
Ulula Latinis, Ray.
Ulula Vulturina? Klein.
Syrnium Cinereus, Bonap.
Strix Barbata Pallas.
Strix Cinerea, Gmel., Lath., Richard.
Strix Lapponica^ Sparm. , Retz. , Less. , Nils. ,
Temra. , Schl.
Lesson colloca questa specie sotto il genere
Ulula, Cuv.
Syrnium Stridulum, Eyton. v. Syrnium Aluco, Boie.
Syrnium Ululans, Sav. v. Syrnium Aluco, Boie.
Syrnium Uralense, Boie. v. Ptynx Uralense, Bl.
Syrrhaptes , III,, Bonap. list. geo. 194. Temra., Ranz. , Less.
Heteroclitus, Vieill.
Tetrao, Pallas, Gmel., Latb.
Syrrhaptes, Pallas, Temra. v. Syrrhaptes Paradoxus, III.
Syrrhaptes Paradoxus, III. List. sp. Eur. 281. Bonap. Nel
Cat. met. degli Uccelli Europei riporta que-
sta specie come non Europea.
Heteroclitus Tarlaricus, Vieill.
Syrrhaptes, Pallas, Teram. , Ranz., Less.
Tetrao Paradoxus, Pallas, Gmel.
d'ornitologia europea 257
T.
Tacbydromus , III. Cursorius, Lath.
Tachypetes, Vieill. , Bonap., Temm., Ranz., Dumonl.
Atagion, Mochr. *
Fregata, Cuv. , Lacep., Dumer., Less.
Pelecanus, Linn., Gmel. , Lath.
Tachypetes Aquilus, Vieill. Bonap. Cat. sp. 407. List. sp.
Ani. 407. Ranz.
Pelecanus Aqailus, Linn., Lath.
Pelecanus Leucocephalus, Lath., Grael.
Pelecanus Minor, Gmel., Lath. , Buffon crede che
sia un giovine dell'Aquilus, ma Vieill., Temm.
e Drapiez lo considerano come specie distinta
e lo chiamano Tachypetes Minor, Schlegel
non lo riporta nel Cat. Ornit. Europeo.
Pelecanus Palmerstoni, Lath., Gmel.
Tachypetes Minor, Vieill. v. Tachypetes Aquilus, Vieill.
Tadorna^ Leach., Bonap., Steph-, Boie, Eyton. , Raj.,
Sibb. , Marsil. , Briss. , Aldrov., Willugh.,
Durazzo.
Annas, Linn., Jonst. , Aldrov. , Gesn. , Cupani,
Schw., Gmel., Bewick., S. G. Gmel., Temm.,
Ranz. , Ben. , Bonap. Specchio Comp. , Savi ,
Risso, Cresp. etc.
Chenalopex, Charlet., Jonst.
Vulpanser,K. e Bl. Charlet., Jonst., Will.,Gesn.,
Aldrov., Charlet.
Tadorna, Steph. v. Casarca, Bonap.
Tadorna, Briss. v. Tadorna Vulpanser, Klein.
Tadorna Bellonii , Steph. v. Tadorna Vulpanser, Fleram.
Tadorna Casarca, Steph. v. Casarca Rutila, Bonap.
Tadorna et Vulpanser, Aldrov. v. Tadorna Vulpanser,
Fleram.
258 VOCABOLARIO
Tadorna Familiaris, Boie. v. Tadorna Vulpanser, Fiera.
Tadorna Rutila, Eyton. v. Casarca Rutila, Bonap.
Tadorna Tadorna, Flem. v. Tadorna Vulpanser, Flerana.
Tadorna Vulpanser, Flemm., Bonap., Selly, Durazzo.
Anas Cornuta, S. G. Gniel.
Anas Dominicana, Cupani.
Anas Indica Quarta, Aldrov.
Anas Longiroslra Quarta, Schw.
Anas Marittima, Gesn. , Aldrov.
Anas Marittima Rondelletli, Jonst.
Anas Tadorna , Linn. , Teram. , Ranz. , Ben, , Bp. ,
Specchio Comp., Savi, Ray. , Risso, Cresp.,
Schl. etc.
Chenalopex , Cliarlet. , Jonst.
Tadorna, Briss. , Linn.
Tadorna Belloni, Ray., Sibb., Marsil., Will.,
Steph. , Eyton.
Tadorna et Vulpanser, Aldrov.
Tadorna Familiaris , Boie.
Tadorna Tadorna , Flemm.
Vulpanser , Jonst. , Will. , Gesn. , Aldrov., Charlel.
Vulpanser Tadorna , K. e Bl.
Tangara, Guldenst. v. Euspiza Melanocepliala, Bonap.
Tangara , Sparm. v. Melanorypha , Boie.
Tangara Melanocoryplia , Guldenst. v. Emberiza Melanoce-
pliala, Bonap.
Tangara Sibirica, Sparm. v. Melanocorypha Tartarica, Boie.
Tanlalides, Wagl. v. Plegadis, Kaup.
Tantalus, Linn. v. Ibis, Cuv.
Tantahis, Linn. v. Plegadis^ Kaup.
Tantalus Aetiopicus, Lalh. v. Ibis Aethiopica, Bonap.
Tanlalus Falcinellus, Linn. v. Plegadis Fàlcinellus, Kaup..
Tantalus Ibis, Linn. v. Ibis Aethiopica, Bonap.
Tantalus Igneus, Linn. v. Plegadis Falcinellus, Kaup.
Tantalus Viridis, Linn- v. Plegadis Falcinellus, Kaup.
d'ornitologia europea 269
Tarda, Klein, v. Otis, Linn.
Tarda, Frisch. v. Otis Tarda, Linn.
Tarda Isidoro, Rzac. v. Otis Tarda, Lin.
Tarda Naevia , Klein, v. Otis Telrax, Linn.
Tarda Pyrenaica, Barr. v. Otis Tarda, Linn.
Taurus Plinii, Will. v. Botaurus Slellaris, Boie.
Teiraatias, Boie. v. Gallinago, Steph.
Telophorus, Sw. , Bonap.
Lanarius, Boie ma non di Vieill.
Lanius, Linn., Shaw. , Temm., Lath.
Telophorus Eryihropterus, Sw. v. Telophorus Senegalen-
sis, Bonap.
Telophorus Senegalensis , Bonap. v. Telophorus Erythro-
plerus, Sw.
Telophorus Senegalus, Bonap.
Lanius CucuUatus, Temm.
Lanius Erylhroplerus , Shaw.
Lanius Rutilus, var. Lath.
Lanius Senegalus, Linn.
Terekia, Bonap. v. Xenus Kaup.
Terekia Yavanica, Bonap. Xenus Cinereus, Kaup.
Telrao, Linn., Bonap. ec.
Gallus, Rzac.
Grigallus, Gesn. , Jonst., Charlet.
Lagopus, Klein.
Lyrurus, Sw.
Urogallus, Briss., Will., Raj, Aldrov., Kaup.,
Jonst. , Charlet.
Tetrao, Linn. v. Bonasia, Bonap.
Telrao, Linn. v. Coturnix, Ben.
Telrao, Linn. v. Francolinus, Steph.
Tetrao, Linn. v. Lagopus, Vieill.
Tetrao, Linn. v. Orlyx , Steph.
Tetrao, Linn. v. Perdix, Briss.
Tetrao, Linn. v. Pterocles, Temm.
360 VOCABOLARIO
Telrao, Linn. v. Slama, Bonap.
Tetrao, Pallas. v. Syrrhaptes, III.
Telrao, Linn. v. Turnix, Benn.
Tetrao Albus, Gmel. v. Lagopus Albus, Bonap.
Tetrao Alchata, Linn. v. Pterocles Alchata, Licht.
Tetrao Alpinus, INils. v. Lagopus Minulus, Leach.
Telrao Andalusica, Gmel. v. Turnix Gibraltaricus, Benn.
Tetrao Arenaria, Lath. v. Pterocles Arenarius, Temm.
Telrao Arenarius, Pallas. v. Pterocles Arenarius, Temm.
Telrao Belulinus, Scop. v. Bonasia Sylvestris, Bonap.
Tetrao Belulinus, Scop. v. Tetrao Tetrix, Linn.
Tetrao Bonasia, Linn. v. Bonasia Sylvestris, Bonap.
Telrao Brachydaclylus, Temm. v. Lagopus Brachydacly-
lus, Gould.
Tetrao Cachinans, Relz. v. Lagopus Albus, Bonap.
Telrao Canus, Sparm. v. Bonasia Sylvestris, Brebm.
Tetrao Caudacatus , Gmel. v. Pterocles Alchata, Licbt.
Telrao Caucassicus, Pallas, Sebi.
Telraogallus Caucassicus, Sebi.
Tetrao Chata, Pallas. v. Pterocles Alchata, Licht.
Tetrao Coturnix, Linn. v. Colurnix Communis, Boie.
Tetrao Coturnix, Linn. v. Coturnix Vulgaris, Benn.
Tetrao Coyolcos, Gmel. v. Orlyx Virginiana, Bonap.
Telrao Eremita, Ihunb. v. Tetrao Urogallus, Linn.
Tetrao Francolinus, Linn. v. Francolinus Vulgaris, Steph.
Tetrao Gibrattarica, Gmel. v. Turnix Gibraltaricus, Benn.
Tetrao ibridus, Sparm. v. Tetrao Tetrix, Linn.
Tetrao Intermedius, Longsd. v. Tetrao Tetrix, Linn.
Tetrao Islandicus, Faber. v. Lagopus Mutus, Leach.
Tetrao Lagopodis, Nils. v. Tetrao Tetrix, Linn.
Tetrao Lagopus, Linn. v. Lagopus Albus, Bonap.
Tetrao Lagopus, Linn. v. Lagopus Mutus, Leach.
Telrao Lagopus, var. Gmel. v. Lagopus Scolicus, Vieill. i
Tetrao Lagopus, var. Minor Alpina, Linn. v. Lagopus Mii-j
tus, Leach. <
D * OKNITOLOGIA EUROPEA 26t
Telrao Lapponicus, Gmel. v. Lagopus Albus, Bonap.
Tetrao Major Aldrovandi, Urogallus, Will. v. Tetrao Uro-
gallus, Linn.
Telrao Major Gesnerl, Rzac. v. Tetrao Urogallus, Linn.
Tetrao Mariolandicus , v. Ortyx Virginiana, Bonap.
Tetrao Medius, Leisl. v. Tetrao Tetrix, Linn.
Tetrao Mexicanus, Gmel. v. Ortyx Virginiana, Bonap.
Tetrao Minor, Linn. v. Tetrao Tetrix, Linn.
Tetrao Mntus , Montin. v. Lagopus Albus , Bonap.
Telrao Neraesianus, Scop. v. Bonasia Sylvestris, Brehm.
Tetrao Paradoxus, Pallas. v. Syrrrliaptes Paradoxus, III.
Tetrao Pedibus nudis, corpore griseo maculato, linea sub-
ciliorum, alba, Linn. v. Coturnix Commu-
nis, Benn.
Telrao Perdix, Linn. v. Starna Perdix, Bonap.
Tetrao Petrosus, Gmel. v. Perdix Petrosa, Lath.
Tetrao Plinii, Gallus Alpinus,elUragen, diclus,Charlet.
V. Telrao Urogallus, Linn.
Telrao Bufa, Pallas. v. Perdix Graeca, Briss.
Telrao Rufus , Linn. v. Perdix Rubra , Briss.
Telrao Rnpestris, Gmel. v. Lagopus Mulus, Leach.
Telrao Saliceli, Temra. v. Lagopus Albus, Bonap.
Telrao Saliceti, Temra. v. Lagopus Scoticus, VieilL
Telrao Saliceli Scoticus, Schl. v. Lagopus Scoticus, VieiU.
Tetrao Scoticus, Lath. v. Lagopus Scoticus, VieiU.
Tetrao Subalpinus, Nils. v. Lagopus Albus, Bonap.
Tetrao Tetrix, Linn., Bonap., Lath., Temm. , Ranz. , Sa-
vi, Less. , Eyton, Durazzo, Risso, Schl,
Atlagen Major, Charlet.
Eryihrontaon Plinio, Rzac.
Gallus Bettula, Gesn.
Gallus Betularura , Rzac.
Gallus scoticus Sylvestris, Aldrov.
Grygalliis, Linn. Syst. Nat.
Grygallus Aldrovandi et Gesnero, Rzac
262 VOCABOLARIO
Grygallus Minor, Rzac.
Lagopus, Klein.
Lyrurus Tetris, Sw.
Pbasianus Montanus, Rzac.
Perdix Asclepia Major, Charlel.
Tetrao Belulinus? Scop.
Tetrao Minor, Linn. Syst. Nat.
Telraon Minor, Gesner.
Tetrax Nemesiana, Rzac.
Urogallus Minor, Briss., Aldrov. , Will., Jonsl.,
Ray., Charlet. , Klein., Schw. , Gesn.
Urogallus seu Tetrao Minor, Aldrov.
Nascono diversi Ibridi dall' accopiaraento della
T. Tetrax, così col T. Urogallus nacque il
T. Urogalloides , Naum. , Tetrao Medius , Lei-
sler. , Mey. , Temm. , Tetrao Hybridus, Sparm.
Tetrao Interraedius, Longsc. Colla Lagopo-
dis, Nilss. Tetrao Telrix var. Grael. e l' Uro-
gallus minor Panctatus, Mey.
Tetrao Tetrix, var. y. Gmel. v. Tetrao Tetrix, Linn.
Tetrao Urogalloides, Naum. v. Tetrao Telrix, Linn.
Tetrao Urogallus, Linn., Bonap. , Savi, Gmel., Temra,,
Ranz. , Less. , Risso, Durazzo, Sch.
Capricalla , Sibb. Femmina.
Erythrotao Plini , Rzac.
Gallus Alpeslris; Rzac.
Gallus Montanus, Rzac.
Gallus Sylvestris, Rzac.
Gryallus, Cbarlet.
Gryallus Major, Gesn., Jonst.
Lagopus Maximus, Klein.
Tetrao Eremita? Thunb.
Tetrao Major Aldrovandi , Urogallus , Will. ,
Sibb., Ray.
Tetrao Major Gesneri, Rzac.
d'ornitologia europea 363
Tetraoa Plinii,Gallus Alpinus et Uragen diólus,
Charlet.
Telrax Nuraesiani, Portae seu Grygallus major,
Aldrov.
Tetrix Arislolelis, Jonst., Charlet.
Urogallina Major, Schw.
Urogallina Major Schwenckfieldi , Rzac.
Urogallus, Gesn. , Lino. Syst. Nat.
Urogallus Major, Briss., Jonst., Charlet. , Rzac.
Urogallus Simpliciter, vel Urogallus Major, Gesn.
Tetrao Virginianus, Linn. v. Ortyx Yirginiana, Bonap.
Tetraogallus Caucassicus, Schl. v. Tetrao Caucassicus,
Pallas.
Tetraon Longolio, Schw. v. Otis Tarda, Linn.
Tetraon Minor, Gesn. v. Tetrao Tetrix, Linn.
Tetrapteryx, Thunb. v. Antropoides, VieilL
Tetrastes, K. e BI. v. Bonasia , Bonap.
Tetrax, Leach. v. Otis, Linn.
Telrax Carapeslris, Leach. v. Otis Tetrax, Linn.
Tetrax Nomesiani Portae seu Grygallus major, Aldrov.
V. Tetrao Urogallus, Linn.
Tetrax Numenians, Rzac. v. Tetrao Tetrix, Linn.
Tetrao Parva, Gesn. v. Melanocorypha Calandra, Boie.
Tetrax vel Tarax Nuraesiani, Gesn. v. Otis Tarda, Linn.
Tetrix Aristotelis, Jonst. v. Tetrao Urogallus, Linn.
Thalassea, Kaup. v. Sterna, Linn.
Thaiassea Douglas!, Kaup. v. Sterna Paradisea, Brum.
Thalasseus, Boie, Bonap., Durazzo.
Aclochelidon, Kaup.
Hirundo, Cupani.
Sterna , Gmel. , Tenim. , Savi , Schw. , Lalh. , Mey.,
Ranz., Otto, Bechst., Eyton., Bewick., Riipp.,
Horsf. , Ben., Bonap. Specchio Comp., Ris-
so, Cresp.
Thalasseus, Boie. v. Sylochelidon , Brehm.
264 YOGAB. d'ornit. europea
Tbalasseus Affinis, Bonap.
Sterna Affinis , Riipp. , Schl.
Sterna Arabica, Chrumb.
Sterna Media, Horsf.
Thalasseus Cantiacus, Boie, Bonap., Durazzo.
Hirundo Marmia Media, Cupani.
Sterna Africana, Gmel., Lath. adallo secondo
Temra.
Sterna Boysii , Lath. adulto in abito di primavera.
Sterna Canescens, Mey., Ranz.
Sterna Canliaca, Grael., Temm., Savi, Eyton,
Bewick., Schl. , Bonap. Specch. Comp. , Ben.,
Risso, Cresp. etc.
Sterna Columbina^ Schranck.
Sterna Nebulosa, Sparm. Retz. , Retz. giovine se-
condo Nils.
Sterna Striata, Gmel. giovine secondo Lath.
Sterna Stubberica, Otto, Bechst. quest'ultimo ci-
ta come sinonimo della T. Caniiacus , la Ster-
na Columblna di Schranck la quale secondo
il parere dello stesso Schranck non differi-
sce dal Larus Columbinus di Scop. la qual
cosa viene contrastata dal Ranzani.
{sarà continuato)
DELLA mi E DELLE OPERE
DI
GHERARDO CREMONESE
traduttore del secolo duodecimo
E DI
GHERARDO DA SARBIONETTA
astronomo del secolo decimoterzo
RACCOLTE DA S. E. IL SIC. PRINCIPE
DON BALDASSARRE BONCOMPAGNI DI ROMA
Nella sessione del 27 Giugno 1851, il Boncompagni
riferiva all'Accademia dei nuovi Lincei ^ cui appartiene, i
risultamenti delle ricerche da lui praticate , e degli studi
fatti , sopra la vita e le opere dei due Gherardi suenun-
ziati. La difficoltà di unire insieme ed ordinare le moltis-
sime cognizioni che ciò risguardano; la importanza di esse
per la storia di quei remoti secoli avvolta nell' oscurità j
le esalte notizie che si apprendono intorno la incerta vita
di questi uomini, ne persuadono a compendiare in queste
pagine, quanto abbiamo letto nel libro, già pubblicato dal-
l'autore in Roma, con bella e nitida edizione in 4.'* di 110
pagine, corredata dei fac simile, la quale opera inoltre
forma parte degli atti dei nuovi Lincei.
Celebre è il nome di Gherardo Cremonese per le tra-
duzioni da esso fatte nella lingua del lazio, di moltissi-
me opere, o memorie arabe, rinvenute nelle biblioteche dei
Mori. Nato in Cremona nel 1114, moriva in Toledo di 73
W. Ann. So. Natdr. Serie. IH, Tomo 5. 18
266 NOTIZIE RACCOLTE
anni , cioè nel 1 187. Però non poche incertezze esistendo
sulla vila di questo nostro italiano, e sulle versioni da
esso praticate, non può a meno di riuscire gradito ad
ognuno , come per le cure di questo egregio e istruito Si-
gnore, siensi in oggi quelle potuto rischiarare e conosce-
re per intero.
Tre pregevoli documenti consultati dall'autore relativi
a questo traduttore, si trovano manoscritti nella biblioteca
vaticana, e sono — l.^* Un elogio di Gherardo Cremonese
in prosa Ialina; — 2.° Un catalogo di traduzioni da lui
fatte; — 3.*^ Una iscrizione, composta di sette versi, in sua
lode. Risulta dall' elogio anzidetto , che sino dalla sua prima
età, s'istruì nella filosofia, e ne studiò ciascun ramo, se-
condo le dottrine dei latini. Che avendo il Gherardo avuto
contezza dell' opera di Tolomeo intitolata Composizione
matematica, e non esistendo quest'opera presso i latini,
egli, desideroso di conoscerla, si condusse in Toledo. Che
colà avendo trovato molti libri d'ogni scienza, dei quali
erano privi i latini , ma scritti in arabo , imparò la lingua
araba, a fin di tradurli in latino. Che impadronitosi bene di
quella lingua, prese a voltare le migliori opere che colà
esistevano, e continuò poscia finché visse a farvi moltissime
traduzioni. Francesco Pipino Dominicano,che fiorì nel prin-
cipio del secolo decimo quarto, porge pure queste notizie
nella sua cronaca, pubblicata dal Muratori; sicché sopra
di queste rimane tolto ogni dubbio. Non così per quanto
riguarda la patria del Gherardo, per la quale è parso a
Nicolò Antonio i scrittore del decimo settimo secolo, ed
agli autori del Giornale dei letterati d'/ra/ia, che sia na-
tivo di Carmona, città della Spagna; ma l'Arisi, l'Elogio
Ialino anzidetto, esistente nel codice vaticano N. 2392, e
Francesco Pipino nella cronaca pubblicata dal Muratori,
persuadono il Boncompagni ed accertano, essere questo Ghe-
rardo veramente nativo di Cremona, e doversi credere a
quanto è detto nella iscrizione a lui dedicata, esistente pure
nel Valicano, ove fra gli altri versi si legge:
DA B. BOHCOMPAGN! 267
« Htmc sine consimili genuisse Cremona superbit. w
Ponendo rn disparte quanto è detto da vari scrittori
intorno alle varie opere tradotte dal Gherardo, per le quali
si conosce come siano differenti il numero delle opere, ed
i titoli delle versioni, i! Boncompagni avendo conosciuto
che più esteso, e meglio completo catalogo si è quello
trovalo pure nella biblioteca vaticana, lo presenta alpub-
blico per intero, col suo titolo in fronte così concepito
« Hec vero sunt nomina librorum quos transtulit n
Dal quale catalogo si conoscono ben molle notizie, atte
a diradare delle oscurità, ed a togliere degli errori com-
mesi dal Weidler, e da vari scrittori vissuti nei secoli po-
steriori; delle quali utili notizie bisogna esserne grati alle
fatiche, ed alle indaginose ricerche praticate dall'autore.
A fin di rendere sempre più pregevole il libro pub-
blicato, il Boncompagni ha voluto corredarlo di una ver-
sione inedita, che il Gherardo fece in Toledo, esistente
essa pure nel codice Vaticano N. 4606, colla quale ci è
fatto conoscere un trattato d'algebra, colla traduzione pure
in linguaggio algebrico, di alcune regole ed operazioni che
in quel trattato sono indicate. Né certamente è privo di
importanza questo trattato , perchè per esso si conferma ,
nel modo più luminoso, un risultamento notabilissimo sulle
importanti ricerche del Sig. Chasles della storia dell'Al-
gebra, cioè che l'Algebra numerica fu introdotta in Euro-
pa dai traduttori del duodecimo secolo. Trovansi pure in
quel trattato due cose degne di molto rimarco, e sono i
versi relativi alla risoluzione delle equazioni di secondo
grado, la notazione delle quantità negative.
Mohammed ben Musa di KhowarcTjn , matematico ara-
bo che viveva sotto il califfato di Al-Mamun , cioè nel nono
secolo dell'era cristiana, e Leonardo Pisano detto Fibo-
nacci, matematico del secolo decimo terzo, danno sulla
risoluzione delle equazioni di secondo grado, le medesime
regole che si trovano nel trattato d'Algebra tradotto da
268 NorrziE raccolte
Gherardo Cremonese. Frate Luca Pacioli di Borgo San
Sepolcro, da pure le slesse regole io dodici versi, scritti
in cattivo latino: ma intorno al pregio di quest'opera l' il-
lustre Chasles, rispondendo con lettera al Boncompagni,
ne ricorda esso ancora i molti pregi, ed assicura che n la
M notazione delle quantità negative è un fatto originale che
» può indicare una derivazione indiana, la quale è pure
j) interessante per la storia dell'algebra presso gli europei.
i) Si potrà restare meravigliati (prosegue il Chasles) co-
n me questa notazione, che racchiudeva un principio ca-
n pitale, cioè la distinzione delle quantità positive e ne-
M gative, abbia portato i suoi frutti solamente 300 anni più
« lardi; mentrechè gli arabi come si conosce dall'algebra
)) di Mohammed ben Musa, e da quella di Fibonacci, non
)) conoscevano che delle quantità positive. Ma ben molli
n altri esempi provano che talvolta delle scoperte che co-
w sliluiscono dei veri progressi , e che un giorno avranno
» il loro posto nella istoria della scienza , restino inavver-
» lite per molti secoli, n
n Barone A. Humboldt, versatissimo com'egli è nella
storia delie Matematiche, scrisse non è guari nel Cosmos
(anni 1845-1860) « che gli arabi erano debitori alla scuola
Alessandrina del metodo di dimostrare, procedendo da una
proposizione ad un'altra, i risultamenli ottenuti; metodo
che sembra essere mancato agli algebristi indiani. Una
eredità così bella, dagli arabi accresciuta, passò nel duo-
decimo secolo per mezzo di Giovanni di Siviglia, e di
Gherardo Cremonese, nella letteratura europea del me-
dio evo. M
Ma di ben molti altri pregi sono ricche le ricerche del
Boncompagni. Non ultimi per certo sono quelli che ri-
sguardano uno esatto confronto, ch'esso pratica, fra i titoli
delle opere tradotte dal Gherardo, come sono notate nel
catalogo vaticano, e talune opere non molto note, per-
chè antiche e poco diffuse, quantunque quasi sempre in
DA 6. BONCOMPAGNI 369
esse trovisi reale importanza scientifica, o per lo meno
slorica.
Una grave difficoltà superata con molto senno e discer-
nimento dal Boncompagni, si è pnre quella che risguarda
la oscurila delle notizie sloriche del primo Gherardo di
Cremona, di spesso confuso col secondo Gherardo, esso
ancora detto cremonese , perchè ( nato in Sabbioneiia , e vis-
suto al tempo dell'Imperatore Federico II) raorivane poi
in Cremona dopo il 1260. Fu d'uopo svolgeie non pochi
libri, codici, e pergamene antiche per sciogliere le que-
stioni ed i dubbi, che ad ogni pie sospinto si presentano,
essendoché anche nei scorsi secoli furono da vari storici
confusi i due Gherardi, comechè un solo fosse vissuto, e
non due vi fossero in quei lontani secoli; l'uno tradut-
tore, come dicemmo di molte opere originali arabe, l'al-
tro astronomo del secolo terzodecimo. Quindi gli scritti e
le opere di Guido Bonatti , di Francesco Pipino, di Pro-
spero Marchand, di Biondo Flavio, di Lilio Zaccaria, di
Leandro Alberti, di Maffei,di Vida, di Faroldo, di Cara-
pi, di Gavitelli, di Ghilini, ed altre molte, sono slate svol-
te, confrontate, e studiale da lui per dilucidare la oscura
questione. Noi non sapremmo meglio informare i nostri
lettori intorno alla vita del secondo, cioè di Gherardo da
Sabbionetta, di quello che riportando letteralmente ciò
che di lui pubblicarono i bolognesi Padri Mauro Sarti, e
Mauro Fattorini nell' opera, pure consultata dall'autore,
inlitolata De Claris Archiginnasìi bononiensis professori-
bus a seculo XI, usque ad seculum XIV , così espresso
» Erat Bononiae ad annum MCCXX, alter Magisler
» Gerardus Cremonensis , cujus mentionem reperio in ta-
» bulis Archivi Monachorum S. Stephani , nunc Senatus
)) Bonon. Sed incerium , quam facuKatem profiterelur. Ce-
» lebris habitus est eodem saeculo Gerardus alter Cremo-
» nensis, de Sabloneta eliam apellatus, quod vel natus es-
» set in vico agri Cremonensis Sabloneta, vel inde essel
270 «OTIZJE BACCOLTE
» oriiindus. Vanissiinam Aslrologiae artera profilebalur, et
» ioter Aslrologos sui temporis exceilenlioies locura obti-
» niiit. Vendilabal ille siias niigas Eccelino de Romano,
» Uberto Pelavicino, aliisque Magnatibus, qui eura eon-
» sulebaiil. Et extatit adhuc ejus responsa in Codice Bi-
» blioibecae Valicanae ciim boc titillo : Judicìa 3Iagistri
)) Glierardi de Sdbloneta Cremonensis super multìs qiiae-
)> stionibus naturalibus , ac annorum Mundi revolutìoni-
» bus. Multa ex bis prolata sutit prò Palavicino, cujus de-
ì) voluni se praedicat nugatoi" ille. Nec minori obseqnio
» cultura ab se Eccelinum impurissìmum hominem, et ne-
ì> quissimura tyrannum proflletur. Sunt aulem scripta haec
w Gerardi responsa circa medium saeculum XIII ex quo
w ejus aetalera certo intelligimus. Ac forlasse est ille ipse
n Magister Gerardus , qui anno MCCXX Bononiae degebat
w studiorura causa. Eum laudai Guido Bonaltus, qui re-
w liquos Aslrologiae judiciariae Professores sui lemporis
n siiperavit. n
Quantunque per lo avanzamento delle scienze sieno
in oggi fatti manifesti i deliri dell'astrologia da questo
Gherardo insegnati, pure riportandosi a quei lontani tem-
pi, il Tiraboschi avverte, che in punto poi di Astronomia
la Teorica dei Pianeti di questo Gherardo da Sabbiouetla
fu per lungo tempo avuta in conto poco meno di opera
classica. Né deve recare meraviglia che questo Gherardo ,
fra le gemme che presentava al pubblico, abbia mischiati
inutili sterpi, perchè il celebre matematico Padre B. Ca-
valieri, benché in tempi a noi più vicini, si trovò esso
ancora guidato in simili imprese di Astrologia, dalla pos-
sente opinione del maggior numero. Il Montncla poi vo-
lendo tessere il debito elogio di questo secondo Gherardo,
scrisse nella sua storia della matematica « On lui dui aussi
» une traduction dii comraenlaire de l'astronome el géo-
)) raètre Geber sur VAlmagesie, ainsi qu* un petit traile
» d'Alhazan, sur ks crèpiiscules. Il fui aussi auteur de
DA B. BOINGOMPAGNI 271
» cerlaines Théoriques des planètes , qui furenl pendant
M long-temps une èspèce de livie classique, raais qui
w (suivant Regiomontanus) n'en èlaient pas inoins un
M tìssu de délires et de bévùes. Gel astronome se crut
M obligé de les metlre au jour, par un petit ouvrage
I) particulier. w
E per non riuscire soverchiamente lunghi in questo
rapporto, ci contenteremo delle cose già riferite sopra
quest'opera del Boncompagni , lasciando poi ad altro tem-
po, il discorrere delie notizie da esso narrale sopra Guido
Bonalli , e sopra Platone Tiburtino, con altre operette scritte
e pubblicate appositamente dal medesimo. Vorremmo pertanto
che l'Italia avesse molti di simili diligenti ed istruiti cul-
tori della storia della matematica, non che della nostra
antica letteratura, come l'autore di quest'opera sopra i
due Gherardi, perchè potremmo così sostenere, e prose-
guire con plauso quel nome che agli italiani già si ap-
partiene in molte scienze, ma specialmente nello avanza-
mento delle matematiche in quei primi secoli dopo il ri-
sorgimento delle lettere. Nei quali poi la città nostra dal
Novara maestro di Copernico, dal Ferrari, dal Cavalieri e
da tant' altri celebri matematici, che in appresso quivi eb-
bero stanza, cooperò grandemente all'avanzamento di es-
sa; come già è notato nelle storie del Montucla, del Li-
bri, e negli utili materiali storici della facoltà di matema-
tica bolognese, pubblicati dal Prof. Silvestro Gherardi in
questi N. Annali Serie H. Voi. V. anno 1846.
Paolo Predieri.
SlPiTO DI m RAPPORTO FATTO SULLA CALIFORNIA
DALL'ONOREVOLE INCÀniCATO
SIG. TOMMASO BUTTLER-KING
ALL'ONOREVOLE
SIG. GIOVANNI M« CLAYTON
Segretario di Siato della Federazione Americana,
sotto la data del 22 Marzo 1850.
Letto all'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna nella Sesiione
del 1.° Aprile 1852.
■»-3»3>>»<^4C.<C<>-
Un tale rapporto che mi fu consegnato dal Ch. Sig.
Presidente di questa Accademia , perchè ne facessi un estrat-
to, ha un carattere così prevalente di Finanza e di Eco-
nomia speculativa, che può ben dirsi avere ad interessare
piuttosto la Nazione Americana dell'Unione che dava quel
mandato speciale al suo Rappresentante, di quello che un
Consesso, siccome è questo, puramente scientiQco.
A sdebitarmi però di qualche maniera della commis-
sione che mi venne affidata , dirò solo quel tanto che sotto
l'aspetto statistico, e in qualche modo geologico ho po-
tuto raccogliere dal tutto insieme, omettendo affatto il ri-
manente.
E incominciando dalla Popolazione, dice l'onorevole
incaricato che sebbene l'Humboldt la calcolasse nel 1802
a 16,863 abitami, e il Forbes nel! 830 a 23,025, ora però
dietro i suoi computi, può ritenersi ascendere all'ingente
cifra di 115,000, di cui 80,000 sono altrettanti Cittadini
SUNTO DJ UN HAPP. FATTO SULLA CALIF. 273
Americani emigrati, 20 e più mila stranieri d'ogni Na-
zione, oltre un numero molto scarso d'Indiani territoriali;
il quale va di continuo scemando, massimamente dopo la
guerra col Messico. Per ciò poi che risguarda gli Indiani
indigeni delle Montagne non se ne può fare, a suo avvi-
so, stima precisa quantunque pensino alcuni formare essi
un complesso di circa 300,000 uomini. Comunque ciò sia,
egli dichiara come, e pel genere di loro vita, e per le
loro selvagge abitudini , e per le qualità dei cibi dei qua-
li si nutrono, non che per una decisa avversione con-
tro gli Emigranti, sarìa opera troppo ardua il ridurli in
civile consorzio, ed anche solo assoggettarli al lavoro, e
alla coltivazione delle terre; che anzi mostra egli la ne-
cessità di presidiare il luogo di una guarnigione militare,
onde proteggere gli intrusi dalla ferocia di cotesti indigeni.
Del Clima spiega la variabilità somma, e insieme la
periodicità; la quale ultima molto ragionevolmente fa de-
rivare delle correnti Nord, e Sud-Est, che nel loro anda-
mento attraverso il Continente seguendo la linea della
maggiore attrazione del sole, producono queir alternarsi
di umido e di secco che contraddistingue la regione della
California.
Dice del suolo essere altamente fertile, siccome di
natura alluviale, il quale, e per la sua giacitura, e per
l'intima composizione, e pel colore cupo-scuro sembra es-
sere stato depositato, quando quella parte di nuovo mon-
do era ancor ricoperta dalle acque Oceaniche: lo crede
quindi adatto ad ogni specie di cultura, tranne quella del-
lo Zucchero che è pur fatta generale a tulli gli Slati At-
lantici dell' Unione. Aggiunge inoltre, portare opinione che
certamente nella antichità, le vallale del Sacramento e di
S. Gioachino siano stale il letto d'un grande Lago, e
che i fiumi attuali presentino infiora gli indizi di essersi
scavati i loro leni attraverso il deposilo di alluvione.
Descrive le belle vallale e le amene pendici dei còlli
274 SUNTO DI UN RAPPORTO
che sono a' piedi della Sierra Nevada ; poco dice di quella
del Colorado, come non bene ancor conosciuta: giacché
essendo abitata da numerose tribiì di selvaggi naturalmente
ostili ai bianchi, hanno essi impedito non solo ogni inve-
stigazione del loro paese, ma persino il semplice passaggio
pel medesimo degli Emigranti; per cui da Santa Fé vo-
lendo andare alla California è duopo fare un giro vizioso
di circa 100 miglia al Nord verso il Lago Salso (Salt-Lake).
II suolo poi situato all'Occidente della Sierra Nevada,
e che comprende le pianure del Sacramento, e di S. Gioa-
chino, ricopre un'area di quasi 60 o 60 mila miglie qua-
drate, le quali sotto uu saggio e appropriato sistema di
coltivazione, potrebbero portare e mantenere una popola-
zione uguale a quella che é al presente all'Ohio, ed a
Nuova York.
In quanto ai prodotti di esportazione della California
prima del trattato di pace col Messico, e innanzi alla sco-
perla dell' oro , dice l' Autore , che consistevano quasi esclu-
sivamente in pelli ed in sego: perchè essendo i Californi
un popolo pastorale, attendevano più alle razze dei Ca-
valli e degli Armenti di quello fosse alla coltivazione delle
terre. Quindi è che la distruzione degli Armenti per ca-
varne le pelli ed il sego è ora cessala del tutto, in seguito
della ricerca del bestiame, specialmente bovino, la quale
crescerà sempre a misura della popolazione. E circa ai
bovini assicura possedere essi maggior forza e maggiore
pazienza al lavoro dei cavalli e dei muli , e percorrere
sotto l'azione dei carichi più lunghe distanze in minor
tempo. Le Giovenche soprattutto vengono in rilevante copia
dal Missouri, e non può essere lontano il tempo che siffatti
animali verranno esportali a migliaia dalli Stati Occiden-
tali , per provvedere questo nuovo mercato. Né si creda
che le carni salale potessero supplire ai bisogni di questo
paese, in quanto che è slato espertmentato che coloro che
si cibano di esse nella stagione asciutta, ossia calda ^sono
FATTO SULLA CALIFORNIA 275
Slati attaccati da scorbuto, e da altre malattie cutanee
delle quali non pochi son morti. Conchiude quindi non
esservi clima che più di questo richiegga carni fresche e
vegetabili, per la conservazione della pubblica Igiene.
Per ciò che è della feracità del suolo, mostra essere
tanta, che nelle ricche valli di alluvione, il frumento so-
pratutto e l'orzo hanno prodotto fino da 40 a 50 staia per
ciascuno di semina e senza il soccorso della irrigazione.
Vi si producono pure a perfezione le patate irlandesi, le
rape, le cipolle ed ogni sorta di radici commestibili. Nelle
valli orientali e della catena liltorale delle montagne, il
clima è sufficientemente caldo per condurre a maturazione
il frumento indiano, il riso, e fors'anco il tabacco. La
vile non meno, è stata coltivata con molto successo ovun-
que è stata piantata; di più la stagione asciutta preserva
questo frutto da quelle malattie che gli sono tanto fatali
nelle contrade Atlantiche, e vi cresce a maturazione la
più perfetta. I succhi che se ne spremono, danno vini ec-
cellenti e in grande abbondanza. I grappoli sono veramente
deliziosi; e quando, appassiti con diligenza, possono con-
servarsi per mesi interi senza alcun detrimento. Vi si col-
tivano pure con facilità pomi, pere, e pesche, né vi ha
ragione per credere che gli altri frutti ancora, che gli Stati
Allanlici producono a dovizia, non possano qui pure al-
lignare. Le erbe infine vi sono molto lussureggianti e nu-
tritive, e danno pascoli eccellentissimi.
Sebbene la mitezza del verno, e la feracità del suolo
assicurino alla California decisi vantaggi rurali, non può
negarsi però che un sistema di irrigazione riuscirebbe
della più alla importanza, e aumenterebbe di gran lunga
i prodotti agricoli tanto in quantità che in varietà durante
la massima parte della stagione asciutta, la quale d'al-
tronde è di incalcolabile benefizio per la ricolla delle bia-
de, che possono nel miglior modo custodirsi a ciclo aperto
e senza tema che vengano danneggiale dalle pioggie, dalle
umidità, e da tutta la serie delle meteoriche intemperie.
276 SUNTO DI VH RAPPORTO
A contrapposto di pìccola parte coltivata e ridente,
veggonsì vaste e nude lande silvestri, e prive d'ogni ve-
getazione. Le foreste nella massima parie son circoscritte
ad alcuni gruppi di querele qua e là sparsi per le vallate.
Per conseguenza vi è in genere grande scarsità di legname.
Nelle parti per altro settentrionali del territorio a una la-
titudine di 39", e sai gioghi che s'inalzano snlla estesa
pianura del Sacramento e di S. Gioachino a' piedi della
Sierra Nevada, le foreste di legnami sono bellissime ed
estese, e quando venissero impiegate agli usi domestici, po-
trebbero a sufficienza supplire ai bisogni delle regioni me-
ridionali e settentrionali dello Stato. Ma la gola di cavar
oro, dice l'onorevole Incaricato « che non ingrassa chi co-
glie, ma bensì chi fa cogliere » spegne ogni bnona- ten-
denza a migliorare la condizione del luogo, e ritarda quin-
di sopra ogni cosa i progressi dell'industria e dell'agri-
coltura.
L'estensione e il valore delle pubbliche terrp adatte
a lavori e a speculazioni agricole, aggiunge l'Autore,
non potrà determinarsi se non quando venga assicurato e
riconosciuto il dominio di quelle che furono occupale dalle
mani morie, che è quanto dire risolvere, se appartengono
desse veramente ai Gesuiti, ed ai Francescani. Le terre del
lato settentrionale del territorio, le quali si suppone com-
prendere un'area di circa 20 milioni di jugeri , gran parte
dei quali certamente pregevoli pe' suoi legnami , e per la
natura del suolo, non sono stale ancora esplorate e tanto
meno deliberate. Comparativamente poche concessioni sono
state falle finora nella gran valle del Sacramento e di S.
Gioachino, la quale credesi contenere da 12 a 15 milioni
di jugeri che appartengono quasi esclusivamente al Gover-
no; senza parlare della regione dell'oro, la quale abbrac-
cia la intera falda della Sierra Nevada lunga circa 600
miglia, e larga 60, e che potrebbe anch'essa comprendersi
nel sistema generale di un Pubblico Demanio.
FATTO SULLA CALIFORNIA 277
Una grande ispezione delle pubbliche terre ridotta ad
appropriali sistemi dove d* irriga'^ione , dove di asciuga-
mento per mezzo di ben dirette livellazioni e canalizzazioni
tornerebbe di tanta utilità al ben essere del luogo, di
quanta ai perfezionamenti dell'agricoltura ; i quali vantaggi
di ninna guisa potrebbero meglio ottenersi che per mezzo
di pubbliche vendite, e concessioni territoriali.
E passando ai vantaggi commerciali, il Relatore Ame-
ricano fa vedere come essendo l'oro il prodotto del paese,
sia in esso fondata l'attuale ricchezza, e ciò fino a che
l'opera di scavare un siffatto metallo sarà più profittevole
di qualunque altra occupazione industriale: l'oro anche in
uno stato originale e non coniato serve agli usi del cambio
e presenta non solo il mezzo del commercio domestico e
interno, ma eziandio di quello coli' estero. Osserva però
che se in California vi fosse una Zecca, non solo rispar-
mierebbe la esportazione di una quantità d'oro conside-
revole, che rimarrebbe nell'interno per la maggiore rap-
presentanza che ha una tal Lega agli Slati Uniti ed al
Chili , ma farebbe sì che a questo Stabilimento ricorre-
rebbe la specie dell'argento che si ricava dalla costa Oc-
cidentale del Messico, e fors'anco del Chili e del Perù;
senza dire di quella che si scava in alcune contrade del
luogo stesso. La quale mancanza è poi anche cagione che
l'oro puro della Cina avendo un valore presso a poco di
scudi 14 per oncia, vale a dire due scudi meno di quello
della California, mette alla necessità chiunque voglia im-
portare manifatture e prodotti dell'India a S. Francisco,
di rimetter l'oro coniato o in polvere, direttamente a Nuo-
va York, per investirlo in biglietti di banco sopra Londra.
Mostra poscia che avendo la Natura così bene disposti
i venti, e le correnti del Mar Pacifico, e versato sui gio-
ghi e sulle montagne della California sì copiosi tesori, po-
trebbe il Porto di S. Francisco addivenire la controlleria
del Commercio di questo Oceano per quanto ha di alti-
278 SUNTO DI UN RAPPORTO
nenze colla costa occidentale dell'America; sebbene d'al-
tronde per quanto grande fosse nn tale commercio, non
potrebbe paragonarsi né ora né mai colla grandezza , e
col pregio del commercio domestico su la California, e i
pili vecchi Stali della Unione. E qui insliluendo un cal-
colo approssimativo dei valori veramente notevoli che so-
no stati estratti dal Chili, dal Perù, e persin dalla Cina
per la raoltiplicità degli oggetti che si sono da queste
Nazioni in cambio somministrali, e che si sono già a que-
st'ora resi della piii alta importanza nel paese nascente
per innalzar ville, costruire città, e per soddisfare ai primi
bisogni della sociale convivenza; trae induzioni di quante
centinaia di milioni potrebbero annualmente arricchire a
tutto proprio vantaggio gli Stali Uniti, quando resi facili
i trasporti, sopratlullo per mezzo di una linea ferrala at-
traverso lo stretto di Panama , mettesse il paese patrono in
circostanze tanto preferibili rispello agli altri che ora cam-
biano e mercano colla California.
E venendo a dire della ricchezza metallica e minerale
del paese dichiara, che quantunque la regione dell'oro
comprenda un perimetro, come si è dello di circa 30,000
miglia quadrate quant'è la superficie delle pendici lungo
la Sierra Nevada, non è fuor di ragione il congetturare che
un tale perimetro possa estendersi anche di mollo in se-
guito di ben dirette investigazioni. Aggiunge poi che que-
st'oro deriva in gran parte dalle correnti dei fiumi che
sgorgano giù dalle giogaie della Sierra insieme colla sciolta
delle nevi. La principal formazione ossia il suhstratum di
questi còlli è una specie di lavagna talcosa (lalcose slate):
il superstratum penetrato talvolta a vistosa profondila, è
il quar'{o\ donde è originata e invalsa presso i Minatori
e gl'intelligenti la universale opinione che l'oro, sia pure
in particelle staccate o in pezzi o in vene, sia stalo creato
in combinazione col quarzo suddetto. La qualità del ter-
reno in cui il prezioso metallo si trova è d'indole vergine
FATTO SULLA CALIFORNIA 279
e non ismosso^ né alterato da cataclismi vulcanici. Si rac-
coglie a preferenza in località speciali, accompagnate da
speciali circostanze e indicazioni, nei bassi fondi, nei sol-
chi dei fiumi, nei burroni o lavine, e nelle così dette bu-
che a secco (dry diggings). Nelle quali ultime asserisce
trovarsi all'identico stato originario, e quindi sotto tutte
le forme e grandezze, da un'oncia fino a pareccl^ie lib-
bre di peso. E che sia stato formato primitivamente in
combinazione col quarzo, accerta essere così numerose e pa-
tenti le prove da non poterne assolutamente dubitare; fra
le quali; che la massima parte di essi pezzi hanno più o
meno quarzo aderente; altri bisogna stritolarli e ridurli
in minutissima polvere per segregameli ; altri infine, e non
pochi, assoggettarli alla reazion del mercurio. Quando poi
discende a parlare del ragguaglio dei valori che presunti-
vamente sono stati trovali nella regione dell'oro, stabilisce
che a ben determinarlo farebbe mestieri conoscere la quan-
tità raccolta dal principio della scopepla. Nel quale com-
puto mettendo per base che ogni lavoratore possa avere
scavato in una ragion media per un migliaio di scudi a
testa, ed essendo gli emigrati ascesi al numero mano mano
crescente di fino 50,000 provenuti dal Chili, dal Perù, e
dagli altri Slati delle coste del Pacifico dell'America me-
ridionale durante gli scavi falli nel 1848 e 49, deduce che
siasi ottenuto un contingente di oro pel valore approssi-
mativo di scudi 40,000,000, ossiano dollari; mentre sugli
stessi elementi approssimativi calcola che quello del cor-
rente anno 1850 possa salire da sé solo ad allrettanto; e molto
più ancora. La metà della quale prima somma è da pre-
sumere egli dice che sia stata trovata e portala fuori da-
gli stranieri. E gran parte di un tal contingente smisuralo
pare che sia stata raccolta nei fiumi e torrenti, specialmente
del lato settentrionale, ossia da quelli che versano nel Sa-
cramento, senza però che la loro ricchezza sia sensibil-
mente diminuita; non essendo stati fino ad ora esplorati
280 SUNTO DI UN RAPPORTO
gran fatto quelli del Sud, che metton foce nel S. Giuseppe,
i quali per altro, dietro quanto ne viene assicuralo da pa-
recchi che gli hanno visitati, sembrano abbondare anche
in copia maggiore del suddetto prezioso metallo, che non
gli altri del Nord.
Ultimo oggetto al quale l'onorevole Incaricato rivolge
ie sue investigazioni , è quello di stabilire una regola colla
quale trarre il maggiore profitto e ben disporre della ric-
chezza metallica di questo avventurato paese. E qui, fra le
diverse misure che propone, sono le seguenti.
D'impedire la compra e la vendita del terreno ove si
trova l'oro, e riguardarlo invece come il tesoro della Na-
zione Americana, e quindi come il retaggio della posterità.
Di fissare un Appanaggio per un Commissario Straordi-
nario delle miniere, e stabilire un numero sufficiente di
Commissari Assistenti, affine di porre in esecuzione la legge
e tenerla in osservanza. Che ogni scavatore avesse a pagare
per tassa un tributo di un'oncia (16 dollari j per la li-
cenza di scavare oro durante un anno. Che chiunque
trovasse una nuova vena, potesse lavorarla a suo prò, die-
tro pagamento al tesoro di un tanto per cento. Con que-
ste ed altre regole e discipline somiglianti, come son quel-
le di poter tagliare legnami, costruire capanne per parte
degli scavatori, eriger villaggi in prossimità delle mi-
niere; fa poi vedere come colla sola tassa d' un'oncia si
avrebbe nel venturo estate un reddito presuntivo di 800,000
scudi, senza calcolare la tassa per cento da retribuirsi
dai nuovi scopritori , la quale potrebbe fare montare il
quoziente degli incassi a un qualche milione di dollari;
mentre poi rivolti questi redditi al miglioramento del luogo,
sia per ciò che è di costruzione di strade, canali, ponti,
sia per altre analoghe instituzioni benefiche, mostra come
in poco d'ora potrebbe l'Unione ritrarre da questo paese
un tesoro di benemerenza , rendendo a immensa misura
più prospera la condizione anche morale degli abitanti, e
FATTO SULLA CALIFORNIA 281
togliendoli da quello stato d' anarchìa e di sangue in
cui non solo dovrebbero cadere lasciando le miniere in balìa
di speculatori^ lua ne' quali sono già a quest'ora incorsi
per fatto di Bande armate, forti di molte migliaie di stra-
nieri; siccome quella che composta di Messicani e Cbilesi
Della state del 1849 invase la contrada delle miniere, e
dopo avervi esercitalo ogni maniera di sevizie, sottrasse
per un valore di 20 milioni in tanta polvere d'oro, che
apparteneva per diritto di compra agli Stati delia Unione.
Per ciò che risguarda le miniere di mercurio ^ ritiene
l'Autore essere queste nella California assai numerose,
estese, ed eziandio pregevoli. Quelle di cinabro che pro-
ducono il mercurio, trovarsi molto vicine alla superficie,
per cui riuscire facilmente escavabili e fortemente produt-
tive, specialmente per i processi atti a purificare la lega
dell'oro. Altre miniere pure diconsi nuovamente scoperte,
ma intorno ad esse non si hanno finora dati sicuri. Si ri-
tiene che consistano in filoni di leghe di argento, di fer-
ro, e persino di rame; ma sul loro conto non si è ancora
ottenuto alcun che di preciso, né sulla estensione loro,
né sul loro valore.
Conchiude il Sig. Buttler-King il suo rapporto col-
Tinsistere energicamente sopra le due necessità, di una via
ferrala attraverso l'Istmo di Panama, e di una Zecca. La
prima, allorché soprattutto fosse collegata ad altre linee di
comuaicazione tra i due Oceani, darebbe ai prodotti ed alle
manifatture degli antichi Stati Confederati il dominio sopra
i mercati della California, quasi esclusivamente agli altri
Stati della costa Occidentale. La seconda diverrebbe , co-
me già si è detto, della massima importanza pel luogo,
anche perchè darebbe alla lega d'argento che vi si trova
indigena, tanto valore commerciale" da fornire ai mercati
di que' paesi i mezzi di mantenere ed accrescere i loro
rapporti coi nostri principali porti sul Pacifico. La lega
d'argento che si trasporta in Europa dalla costa occiden-
N. Ann, Se Natur. Serie III. Tomo 5. 19
282 SUNTO DI UN RAPP. FATTO SULLA CALIF.
tale del Messico monta a più di 10 milioni di scudi per
anno. Quella dei paesi della còsta occidentale dell'America
meridionale in quantità d'altrettanto. Solo quella del Mes-
sico va impiegata a pagare le importazioni Europee entro
i suoi porti dal Iato dell'Atlantico.
Un mercato quindi a S. Francisco per questa specie
0 lega d'argento sarebbe un mezzo di surrogare le fab-
bricazioni Americane e Cinesi a quelle di manifatture Euro-
pee in tutti quei paesi: locchè aumenterebbe a dismisura
il commercio tra la Cina e la California.
Q. Baratta.
<=<^^K^5^@^S^^X>^
283
ANIMADVERSIO
in Lecideam Bolcanam Cyfii PoUinii
ÀUCTORE A. D. MASSALONGO
Lecideam Bolcanam, quo anno Pollinìus detexerit, hauti
comperlum est: id unum scio eam primum editam anno
1816 in opusculo, cui titulus Hortì et Provinciae Veronen-
tis plantae novae vel minus cognitae etc. pag. 29, iterumque
descrìptam in volumine 3.° Florae Veronensis pag. 411.
Curtius Sprengelhac de specie disseruit in magno opere
Systema Vegetabilium (voi. 4. pag. 255) et post euni nemo
quod sciam de hoc vegetabili verbum fecit, perinde ac non
esisteret. Hoc tantum anno in novissimo opere CI. Schareri,
Enumeratio critica Lichenum Erupaeorum (Bernae 1850),
mentio occurrit Lecideae Bolcanae Pollinii , eaque vel lypo-
graphi mendo, vel errore ejus qui scripsit schedam, ap-
pellatur Lecidea Bokeana.
Vidit Clariss. Seharer hanc speciem, quam ait crescere
in monte Bokia Tirolis meridionali, in herbario Clariss.
Boissieri , ad quem missa erat a Prof. DeNotaris, ex her-
bario ipsius Pollinii deductam, eamque dìjudicavit formam
quamdam Leeanorae muralis ^ diffractae ( Lichen diffractus
Ach. Prodr. pag. 63). Cum autem PoUinius hanc novam
speciem condìdisset ex exemplaribus nondum perfectis ac
sterilibus, ideoque loco organorura fructificationis videret
ea, quae fructificationis dumtaxat rudimeula erant (pulvi-
nuli) factum est, ut omnes, qui de hac specie locuti
•unt ea exemplaribus ab auctore missis , eundem errorem
confìrmareut, veraque hujus singularis vegetabilis natura
c4 forma nunquam dignoscerelur.
384 AniIdAUTERSIO ECC.
Deprehendit acutìss. Schàrer causam erroris commu-
nis, eaque organa denotavit, non ut organa fructìfìcatìo-
nis , sed tanquam primordialem ipsorum statura, neque a
ventate aberravit, cura hunc lichenem retulit ad formara
quaradam Lecanorae muralis: quaraquara oranino certum
non videalur, debeat nec ne ad ejus var. ^ diffracta re-
ferri ; et eo raagis quod in eara sententiam visus est pro-
pendere, ut ad hanc varietatera referenda itera esset Par-
melia? Bokii Friesii ( Syst. Orb. Veg. pag. 285. Lich. Eur.
ref. pag. I50)j ad quam sententiam eum forte adduxit
consonanlia vocabuli Bokia prò Bolca, quem locum nata-
]era speciei judicarat.
Obiter enim aniuadverto, me 'jam ab anno 1848,
cura Lichenum Veronensium studio intentus, speciem Pol-
linianam accurato exaraine prosequerer et nativo loco stu-
derem , mullis habitis comparationibus in exemplaribus au-
thenticis, quae in herbario demortui botanici adhuc ser-
vantur, in suspiciouem venisse de imperfeclione speciei
Bolcensis qua ratione descripserat Pollinius, cura vera fru-
ctificationis organa distincta perfectaque viderira. Quod te-
slanlur literae quas pluries ab eo usque anno dedi III.''
Equiti Berengerio , et ante edilum Schareri opus, Prof. G.
Nolarisio et S. Garovaglio, quibus etiam exeraplaria fru-
ctibus ornata coramunicavi , praedictis aniraadversionibus
in schedis adjectis.
Lecanorae muralis ^ diffractae Schaereri ( Lecanora dif-
fracta Ach. Lich. Univ. pag. 43l ) character, ut idem
Schaerer tradii (Spicilegium pag. 418. — Enum. crit. pag.
66) is est, ut apothecia atro-f.mbriata , et thallum ^/owco-
virescentem habeat , ut ait etiam Rabenhorslius in suo opere
Die Lichenen Deutschlands pag. 42. { Schwarz gefranste Apo-
thecien ). Friesius in Lichenographia Europaea reformata pag.
Ili de hac varietale loquens, ne verbum quidem unum
facit de eo characlere, quod apothecia alro-fimbriata sint,
eaque lanlummodo dicil sub-rufa, repetens quae Acharius
ANIISADVERSIO ECC. SSS
diserai in omnibus fere suis operibus (Prodr. et Lich. loc.
cit. — Meth. pag. 42) apotheciorum disco rufo-fusco.
Is porro cbaracter in Lecidea Bolcana desideralur , cu-
jus apolhecia luni juvenili lum adulta aetate sunt colore
flavo-fusco et citrino marginata : quare aul Lecanora mura-
lis ^ diffracta Schaereri et Rabenhorstii alla est ac Lichen
diffractus Acharii, aut Lecidea Bolcana alia varietas. Prae-
terea apolhecia Lecanorae diffractae interdum iota atra sunt
(Schaer. Rabenh. Ach. Lich. loc. cit. obs.) quod in Lecidea
Bolcana PoIIinii accidit nunquam , in qua eodem semper
colore flavo-fusco remanent.
Quuni aulem Clariss. Schaerer afGrmet Lichenem dif-
fractum Ach. , idem esse cum sua Lecanora muralis ^ dif-
fracta, Lecidea Bolcana aliqua ex parte differre videtur,
cum praenotati in ea characteres desint. Fateri tamen opor.
let, descriptionera ab Achario exhibitam suae Lecanorae
diffractae cura specie Polliniana omnino convenire, prae-
sertim ubi loquilur de areolis talli, quas docet esse an-
gulosas, aliquando marginibus elevatis et nigris, et de ve-
getatione apotheciorum, quae rasissime occurrunt , disco
plano rufo, margine thallode elevato tumido integro, chara-
cteres qui omues in Lecidea Bolcana reperiuntur.
Quod autem spectat ad Parmeliam? Bokii Friesii , de
qua Clariss. Schaerer visus est anceps haesisse , debeat nec
ne ad hanc eandem Lecanorae muralis varietalem referri,
in id inductus, ut dictum est oh similitudinem vocabuli
Bokia cum Solca, nullum remanet dubium de ejus diffe-
rentia a speciebus supradiclis : et satis erìt legere quae
idem Friesius docet, ut in hanc sententiam pertraharisj
quibus adde, in Parnieiia? Bo/cn' apolhecia madida eundem
semper colorem servare , in Lecanora diffracta vero epi-
thalli colorem induere, qua de causa arbitror, Rabenhor-
stium buie licheni jure raeriloque speciei honorem non
ademisse.
Dictis igitur in unum collectis, species, de quibus
dìsputalur, bisce characleribus poUent.
286
AHinADVERSIO ECC.
Leeonora murali$ var.
Bolcana.
MSSLNG.
Syn. Lecidea Bolcana Pol-
li». Hort. et Prov. Veronens.
pi. nov. vel niinus cognit.
pag. 29. — Fior. Veronens.
Tol. 3. pag. 411. tab. II. fig.
3. — Lecidea Bolcana PoUin.
( non Poli. ) Sprng. System.
Teg. pag. 259. voi. 4.
Thallo orbiculari strami-
neo , viridi-ochroleuco , am-
bitu effìgurato-lobato , centro
arcolaio - squamuloso : squa-
mulis anguloso-sublobatis , ni-
gro-marginatis subtus atrìs,
punctis plerumque nigricanti-
bus lapoth. Poliin. ) notatis.
Apotheciis raris sub-auran-
tiacis dilutius margitiatis ,
tandem testaceo-rufis ( nun-
quam atris) , flexuosis amplis
convexiusculis , margine thal-
lode luteolo crenulato persi-
stente.
Lecanora muralis ^ dif-
fracta.
SCHAER.
Syn. Lecanora diffracta
Ach. Lich, uuiv. pag. 432.
Synops. pag, 180. — Lich.
Ach. Proflr. pag. 63. — Le-
cidea cechumena ^ diffracta
Ach. Meth. pag. 42. — Par-
melia Saxicola ^ diffracta Fr.
Lich. Eur. pag. 111. — Le-
canora muralis ^ diffracta
Schàr. Enum. pag. 66. —
Lecan. muralis y diffracta
Schàr. spio. p. 4i8. — Le-
canora saxicola ( muralis ) e
diffracta Rabenhorst, Deut-
schl. Lich. pag. 43.
Thallo orbiculari glauco-
virescente , ambitu effìgurato-
lobato , centro areolatosqua-
mulis angulosis nigro mar-
ginatis. Apotheciis rufo-fuscis
(Ach. Fr. ) atro- fimbriati» ,
tandem nigris. (Schàer. Ra-
benh. ).
Tamenetsi in id incubuerim, ut internam duaram ha-
rum varietalum strucluram inspicerem, adhibitis magna
virlule instrumentis ( 1275 diara. ) sporidiorum indiciura oc-
currit, idque tantum deprehendi, in iecanora diffracta pa-
rapliyses esse multo laxiores, quam in Lecidea Bolcana , in
qua ad fastigiuni suiit etiam longe lumidiores.
Viget communissime in Basaltis m. Bolca praesertim
ad septemtiionem j quod huniida loca diligat et umbrosa,
et montis Belocca oppidi Tremniaci (Tregnago) ad orien-
AniKTADVERSIO ECC. 287
temi, ibique maculas effìcit praegrandes, interdutn ipsius
pedis, crusta decarum et aliquando quatuor linearun cras-
situdinis, ea de causa quod plantae plantis superimponun-
tur: quo characlere Parmeliae s^raminae Wahlenbergii pro-
pinquam dixeris, nisi enormi magnitudine ab ea differret.
Sopra le Piante fossili dei terreni terziarj del
Vicentino. Osservazioni del Doti. Abrado
Massalongo. Padova, 1851 in S,"
Lo studio dei Vegetabili fossili che nella nostra Pe-
nisola si trovano, non è stato curato con un impegno pari
alia importanza , ed alla ricchezza del soggetto. Ora però
che fuor d' Italia con molla assiduità si lavora in questo
tema, abbiamo la compiacenza di vedere anche fra noi ri-
sorgere questo studio , mercè dell' Opera che qui annun-
ziamo, colla quale il Sig. Dolt. Massalongo ci esibisce un
saggio delle dotte sue fatichete dell'amore, ed impegno
che egli professa per queste amene ricerche.
Aveva già egli in addietro pubblicalo un Opuscolo,
secondo che egli ne avverte , col titolo di =r Praeludium
Florae primordiali Bolcensi =z Oggi tratta di que' vegeta-
bili fossili che trovansi a Salcedo, a Chiavon, a Novale
nel Vicentino, e che scavansi presso i Torrenti Chiavon,
ed Agno. Li Terreni che racchiudonli sono terziarj bensì,
ma lascia egli incerto a qual Formazione appartengano.
Sembra però che inclini, in grazfa della natura delle Pil-
liti, a guardarli come probabilmente Eocenici. Inoltre se
parecchi Pesci fluviatili ivi rinvenuti, accennano ad una
288 PIANTB FOSSILI ECC.
Formazione d'acqua dolce, v'hanno poi de' Pesci, e delle
Piante marine, che condurrebbero a credere il contrario.
La Flora fossile di queste località somiglia a quelle di Ra-
doboj , di Parschlug , di Solzka ; ma assai poco a quella di
Oeningen, di Haering, di Sinigaglia, di Pa\!ia e di Parigi;
per nulla di monte Bolca. Lo che appare chiaramente dal
quadro che egli intitola Concordanze della Flora terziaria
del Vicentino colle altre Flore terziarie di Eurojm. Di 107
Fitolili infatti del Vicentino, hantiovi simili 28 a Sotzka,
21 a Radoboj , Il a Parschlug, 6 ad Haering, 3 ad Oenin-
gen e Bilin , e solo 2 al Bolca. Un altro Prospetto esibisce
il confronto fra la Flora fossile del Vicentino , e la viven-
te; ed un altro fra questa e la Fossile del Bolca.
Seguono poi le descrizioni delle singole Phitoliti del-
l'agro Vicentino. Comincia colle Crittogame, finisce colle
Leguminose, e con alcune impressioni di Piante incerte.
Molte specie vi sono illustrate che già l'Unger nella sua
Chloris protogaea principalmente, aveva descritte; e le fi-
gure delle di lui opere vengono all'uopo citate. Ma molte
specie nuove sono descritte dal Massalongo mediante frase
latina, ed illustrazione italiana. Li caratteri per la defini-
zioni delle Pillili sono desunti dal Peziolo, dalla figura, e
dal margine delle Foglie, non che dal numero, direzione ,
anastomosi ecc. dei così detti nervi. Compiono l'esame il
confronto colle Foglie vive, e la indicazione del luogo ove
furono scavate. Ma desideransi le Figure, tanto necessarie
per l'intelligenza degli oggetti; le quali se è a dolere
che manchino, (benché per troppo giuste ragioni), 1' Au-
tore confida di poterne corredare altra opera congènere
di cui medita la pubblicazione. — Conlansi 51 specie nuo-
ve, proposte dal Sig. Massalongo oltre ad alcune varietà.
Infine chiude questa pregevole opera un Quadro che com-
prende un Prospetto della Flora terziaria di Europa, in
cui notatisi distinti quei Phitoliti che appartengono ai ter-
reni Eocenici , ai Miocenici, ai Pliocenici, ed al Diluviano.
G. G. BIANCONI.
SUL COSÌ DETTO CAPOSTORNO
RAGIONAMENTO
DI TELESFORO TOMBARl
Niuna fra le morbose affezioni , che invadono gli ani-
mali domestici, ed in modo particolare le specie didda-
tili, tanto spesso ci si appresenta, od almeno vien dichia-
rata , quanto quella del cosi detto capostorno. Questo nome
però, se mal non m'appiglio al vero, desunto essendo
da un effetto soltanto , che produr sogliono quasi tutte le
varie malattie cerebrali, anziché appalesare la vera loro
natura, e portar luce pel diagnostico, serve a vieppiù in-
viluppare la pratica medica veterinaria nell'incertezza e nel-
r oscurità. Ed infatti per questa parola, altro non s' intende,
che il raggirarsi dell'animale intorno a se slesso, non portan-
do mai naturalmente la testa, ossivero, dirò cosi, avendola
distornata, rimanendo cioè stupido, o furioso, o vacillan-
te, per le funzioni del cervello alterate od assopite. Che
ciò sia, credo averne argomento per crederlo dalla varia
applicazione della parola usata dai nostri patologi, mentre
gli uni hanno voluto esprimere con questo termine la
(logistica affezione; e per designare lo stato vertiginoso,
la manìa, i linfari versamenti, i rammollimenti , e le ida-
tidi ecc., altri l'hanno adoperato. 11 perchè poi non sapen-
dosi dai più misurare, e dar giusto calcolo alle cause pro-
ducenti un qualsiasi stato morboso di quest'organo, né
à\ì& forza sintomatologica di alcuno di essi; e precipi-
tandosi sovente un giudizio sulla non probabilità di
tentarne la cura, o sembrando malagevol cosa l'impren-
id^ SUL CAPOSTOJINO
derla, per disconoscerne la natura, grossolani errori si
commettono. E mestieri adunque tener dietro alla diatesi
varia di queste morbosità, le quali la natura or di idio-
patiche, tal altra di sintomatiche e consensuali rivestono,
onde non subire l'umiliazione, di urtare tanto spesso in
que' scogli, che nel medico esercizio giganti s* innalzano j
e perchè dal poter precisare di qual forza essi sieno, di-
penderà la salvezza, o la morte degli animali. Non si può
negare, che in alcuna di queste malallie, non si riesce
appuntino a statuire una sicura e perfetta diagnosi; ma
pure vi sono apparenze baslcvoli per approssimarsi al ve»
ro, e per poter dedurre, quali siano le cause originarie,
che abbiano prodotto il disequilibrio sensitivo ed animale,
non essendo cosa troppo consentanea alla ragione , lo at-
tenersi semplicemente alla serie de' fenomeni, e nel dar
calcolo alle cagioni promovenli un generale sconcerto. E
perciò , che il comprenderle tutte sotto il nome vacuo di
capostorno, siccome dai pratici tiensi l'uso, è una aperta
manifestazione dell'imperizia nelle mediche cose; mentre
se di acuta infiammazione del cervello si traiti, o delle
sue meningi, che freuitide addimandasi, o se di sanguigno
stravaso, o di linfare ; se di un rammolimento ; se d'ida-
tidi o di vermi; se di parziale idropisia, o totale, che
idrocefalo appellasi; se di un morbo periodico ricorrente;
se di vertigini per saburre intestinali, non puossi, ne deb-
besi dichiarare con questo nome assoluto ed unico. Da
tale improprietà n' è susseguito generalmente una falsa
pratica abitudinale , perchè , vedendosi una bestia affetta
da qualche malore nel capo, si corra a precipizio nel
danneggiare i possidenti, dichiarandola presa da capo-
storno, e perciò incurabile, senza poi indagare, quali
possano essere le cagioni effeltrici , che non ben ponde-
rate, o mal conosciute ci conducono per Io più ad un
operato irragionevole.
Essendo adunque tra gli animali domestici il genere
T. TOMBARI 291
diddatili, che di preferenza cade soggetto a queste alte-
razioni del centro nervoso, e ne viene pur anco giudica-
to si spesso offeso di guisa , che in alcuni tempi tanta è
la copia , da far persino dubitare ai meno esperti , che
un'indole epidemica, o contagiosa rivesta. E perciò, che
per quanto è in me , di accennare ne imprenda le cause
predisponenti, e determinanti lo svolgimento, i sintomi
patognomonici, la cura indicata nei casi di possibile gua-
rigione addimostrando, che non in tutti i voluti capo-
storni si possa, e debbasì perdere la speme, di dissipare
la concorsa affezione, e ritornare gli animali nella salute.
Ciò anzi alcuna volta potrassi agevolmente conseguire, se
decampare si voglia da certe teorie di alcuni patologi ve-
terinarii, per le quali, tacendosi i turbamenti e le offese,
che l'indole delle cause avrà impressa nel generale, le
specialità locali soltanto si noverano, le quali, a mio cre>
dere, nei diversi individui per circostanze interne ed ester-
ne, variare pure si denno. Per questo speciale localizzare
n' è dunque susseguito , che specifici rimedii topicamente
trovansi indicati, i quali infruttuosi rimangono, perchè a
debellare i sintomi, e non a ripristinare l'avvenuto gene-
rale squilibrio, unicamente intendono. Quindi è, che pas-
sando in rassegna le più comuni affezioni encefaliche, mi
studierò addimostrare , come sovente si emetta un irra-
gionevole giudizio, e mala applicazione si faccia d'un te-
rapeutico metodo.
Trasandando pertanto di discorrere a lungo sulla fre-
nìtìde, delle sue cagioni, e de' suoi caratteristici segni,
dirò ; che rivestendo dessa la natura di acuta infiamma-
zione, è per il sangue di troppo anìmalizzato, che or le
membrane , ed or il centro nervoso ne rimangono assa-
lili dalle non omogenee molecole di esso, idi cui sintomi
invero confondersi non ponno con quelli di altre malat-
tie di diatesi opposta, esscDcIo di tale evidenza, che im-
possibile riesce non conoscerli a prima giunta. Essendo
292 SUL CAPOSTOBMO
adunque una malattia per principii di soverchia animaliz-
zazione acquistati dal fluido irrigatore, il sangue, il me-
todo per combatterla e vincerla mirare unicamente si
debbe a depurare e scemare questo sangue chimica-
mente offeso, perchè possibilmente ritorni ad essere il
mezzo nutriente, ed alla macchina animale non offen-
sivo. Né io qui accennerò alla categoria dei mezzi per
tale intento valevoli, mi permetterò solo alcune eccezio-
nali considerazioni, che risguardano certo metodo di te-
rapia per una pronta rivulsione creduto efficacissimo. E
per esempio, quando trattisi di formare un punto contro-
irritativo alla nuca con bottoni di fuoco , o coi setoni alle
sue parti laterali, nello stato di acutezza flogistica cere-
brale, vogliono alcuni patologi, piuttostochè recare un van-
taggio, ne aumentino l'intensità. E evidente, che la pri-
ma azione del caustico attuale, e dei setoni produca un'
irritazione non lieve nelle parti, ove se ne faccia appli-
cazione, e di afflusso umorale, il quale si effettua per l' a-
zione meccanico-chimica dei rimedii in discorso. Richia-
mandosi gli umori, per accumularsi sovrabbondantemente
sulla parte cauterizzata e lesa ; ed il calorico stesso per
sé eccitante, trasfondendosi alle parti infiammate, non
può a meno di aggravare lo stato flogistico del cervello
stesso, o delle sue membrane, per cui in un morbo di
tanta veemenza, com'è le frenitide , chi è, che non veg-
ga, che i revulsivi in tale stato rendano più grave il pe-
ricolo, ed accelerino la morte? Non 'è adunque così pron-
to il richiamo esterno degli umori eterogenei, che infer-
mano il cervello, ma abbisogna un qualche lasso di tem-
po, in cui, dirò cosi, pel sovraeccitamento della massa
cerebrale portato dal calorico, e dal cumulo degli umori,
che nella sua prossimità radunansi, ed è ben difficile, che
non ne conseguiti un tale aggravamento, pel quale veggonsi
sempre funesti risultaraenti colle frequenti perdite degli
animali di tal guisa trattati. Per me, io credo, che tali
T. TOMBARI 293
riinedii, seppure adoperai: si volessero nello stato di acu-
tezza, dovrebbero praticarsi ben lungi dal centro dell' in-
fiammazione, onde schivare i spiacevoli effetti di sopra
accennali. Ma più parrai, che indicati sieno vicino al cen-
tro nervoso, alloraquando diminuito, o cessato affatto lo
stato infiammatorio, s'abbiano segni tali, da temere di
un qualche versamento per lo sbilancio nato del sistema
esalante ed assorbente, che mantenga 1' animale in un as-
sopimento , stante l' impedita azione del cervello. Allora
sì, che l'azione dei rivulsivi sarà giovevole per distor-
nare l'afflusso umorale, che è la causa del permanente
disordine, e perchè il calorico, in ispecial modo colla
sua trasfusione , eccitando l' estremità dei precitati vasi
caduti in uno stato inattivo, varrà a ripristinare l'equili-
brio nel loro funzionare. Ed in questi soli casi ho veduto
e trovato proficui tali mezzi, per cui mi sono convinto
della fallacia dell'indicazione, e della erroneità della pra-
tica da molli esercenti tenuta per tale affezione flogistica.
Ma più che della frenilide è mio divisamente di di-
scorrere innanzi tutto di quelle cause, che sul generale
agiscono, ed in modo diretto o consensuale sul cervello,
generando quelle affezioni eziandio di diatesi non infiam-
matoria, che frequenti nella specie bovina avvengono. Al-
cuni ingorghi , gì' idrocefali , le vertigini di queste bestie
sono adunque alterazioni provenienti o da sanguigno stra-
vaso, o di linfa, da cui provengono idropisie totali o par-
ziali, da idalidi, o da simpatica e consensuale irritazione
del tubo gastrico, o da vermi^ che nei seni frontali si al-
loggiano. Queste affezioni adunque sogliono mostrare l'ani-
male stupido, balordo, avente la testa penzoloni, o mal
sostenuta, il quale ad intervalli vacilla nei movimenti,
ha la pupilla dilatata, e sporge'nte all' infuori il bulbo,
e fassi insensibile alle voci, ed alle percosse, molle volle
cade in terra, come massa inerte, e con moti convulsivi
si dibalte. Però questi sintomi non tutti si appresentand
294 SUL CAPOSTORNO
ad Ogni malattia cerebrale , ed ammettono pure remitlenxe
tali , durante le quali l' animale tutte le sue funzioni nor-
mali riprende, da farlo comparire sanissimo, a meno che,
diligentemente osservando, costante ritrovasi la dilatazione
della pupilla, e sconcertate le funzioni digerenti. In que-
ste malattie ben di rado scorgesi la febre , ma invece il
polso è irregolare, esile, debolissimo, tranne nello stra-
vaso sanguigno, in cui si associa esaltamento febrile, e
nella consensuale affezione dal disordiuamento del tubo ga-
strico derivante, la quale può essere accompagnata da vera
febre, che svolgesi per lo stato, in cui trovasi quest'ul-
timo viscere.
Prendendo ora a disanima le lalterazioni da stravaso
sanguigno causate, dirò, che le cagioni di queste ponno
essere primarie o idiopatiche, secondarie o consensuali.
Invero con poca chiarezza ci spiegano i nostri Patologi,
che i movimenti in giro, cui si costringono queste bovine
nelle ore più calde della giornata per la trebbiatura del
grano, i colpi dati sulla testa dai loro condottieri, oche
altro, siano bastevoli a suscitare l'accennato disordine.
Sembrami, che il perchè, ed il come avvenghino simili
sconcerti addimostrare si debba , onde discorrere ed agire
con cognizione di causa, per non rimanersi nell'oscurità
fisiologica e patologica , in cui si lasciano le poche som-
ministrateci indicazioni.
Gli animali bovini adunque, e massime i giovani, nella
«tagion della state, per essere cibati ad esuberanza con
alimenti sostanziosi e succulenti, trovansi di avere accre-
sciuta, più crassa, e ripiena di molecole vivificanti la
nativa quantità del sangue, che soverchiamente distende,
ed irrita le pareti dei loro vasi non solo, ma nutrimento
ricco animalizzante agli organi tutti diffonde sì, che av-
viene per le gravose fatiche, a cui si sottopongono senza
cautela, che un impeto piìi forte la circolazione acquisti.
Per tale acceleramento di circolo, ne consegue per iutinia
T. TOMBAKI 295
relazione la frequenza dell'alto alternativo della inspira-
zione, ed espirazione, per cui il sangue refluo, a slento
potendo circolare nell'organo polmonare, si rimarrà non
perfettamente arterizzato, e sempre più sarà cagione di
un maggiore irritamento, che sulle parti, che hanno di-
retta comunicazione col centro circolatorio, com'è il cer-
Tello , i suoi influssi più gagliardamente dispiega. Ad au-
mentare vieppiù questa difficoltà respiratoria principal-
mente concorre l'uso abominevole di sottoporre a prolun-
gate e gravi fatiche gli animali, subito dopo aver empiuto
gli stomachi di abbondantissimi alimenti. E questa io m' av-
viso, essere una cagione in parte primaria, in parte se-
condaria , che agisca sull' individuo per l' affezione in di-
scorso. Diffalto distesi li stomachi dalla soverchia quan-
tità dei cibi , per la posizione orizzontale dei bruti , si
portano in avanti, e comprimendo sul diaframma, restrin-
gono la cavità toracica in modo da non permettere la
necessaria dilatazione dei visceri respiratori. Impedendosi
per cotal modo meccanico 1' azione chimica dell' arteiiz-
zazione del sangue, perchè precluso l'ingresso all'aria
nel polmone per quella richiesta quantità a depurarlo e
vivificarlo, ne verrà, che le molecole eterogenee del san-
gue venoso, rimettendosi in circolo per le arterie, non
più si confaranno alla regolare nutrizione e vivificazione,
e più ancora , per non potersi effettuare questo circolo nei
polmoni col suo libero corso normale, mediante la com-
pressione che soffrono, rimarranno ingorgati considerevol-
mente non solo i vasi stessi polmonari, ed irritate le di
loro pareli, ma sibbene lo saranno anche quelli, che più
da vicino coli' apparecchio respiratorio e sanguifero diretta-
mente comunichino. E di ciò rimarrà persuaso ognuno,
che conosca la |disposizione in moltissimi poppanti della
carotide interna al suo ingresso nel cranio, che dividendosi
in più sottili diramazioni , le quali elegantemente insieme
ft' intrecciano , s' aggomitolano , per poi tornare a metter
296 SUL CAPOSTORNO, T. TOMBARI
foce in un sol vaso , alla sella turcica , che è propriamente
la carotide interna. Per tale violenta e stentata circolazio-
ne proviene quindi lo sfiancamento dei precitati vasi, e
poscia la possibilità di rottura di qualche minimo vaselli-
no, e per conseguente Io sbilancio nel vario agire di es-
si, perciocché od il copioso trasudamento, o la stasi del
sangue, o la sua uscita dai vasi formano quell'ingorgo
nella massa encefalica , per il quale l' animale si mostra
caduto in uno stato di molestia, ed in questo procedere
di cose , sembrami , che la cagione effettrice e determinane
te la cerebrale affezione in discorso riferire si debbe uni-
camente alla qualità del sangue , il quale poi anche pel
calore soverchio dei raggi cocenti del sole nell'estate,
può certamente vieppiìi rimanere eccitato , da rendersi ca-
gione morbifera.
Per una causa meccanica o secondaria, cioè per per-
cosse, o per urti violenti nel capo, si succedono i san-
guigni stravasi cerebrali, allorché per lo stiacciamento, o
lacerazione di que' vasi caduti sotto la percussione, si
formi un afQusso maggiore e stazionario o tra le menin-
gi, o nella polpa midollare, il quale produce uno stato
morboso.
{.tarò, coviinuaio)
APPEIVDICE
RER[DICO]\TO
DELLE SESSIONI
SOCIETH agraria della FBOVIIIA DI BOLOGNA
PHESIDENTE
PROFESSORE CAV. ANTONIO ALESSANDRINI
Sessione straordinaria delli 7 Dicembre 1861.
La prima dell'Anno accademico 1851-1852,
Letto il Processo verbale dell' ultima Sessione
straordinaria tenuta li 13 Giugno scorso viene ap-
provato.
— Tosto appresso si legge un Dispaccio di S. E.
R. Mons. Commissario Pro-Legato delli 28 Novem-
bre scorso col quale 1' E. S. cortesemente annuncia
che la Sacra Congregazione degli studi si è compiac-
ciuta di eleggere a Presidente della Società nostra
per r anno Accademico che incomincia il Ch. Sig.
Cav. Prof. Antonio Alessandrini trascelto dalla Sacra
Congregazione stessa dalla Terna che la Società avea
formata nella Sessione sua delli 9 Giugno prossimo
passato; e quindi si fa lettura della lettera colla
N. Ann. Se. Natur. Serie III. Tomo 3. ^ 20
298 APPENDICE
quale lo slesso Sig. Prof. Alessandrini, ricevuto già da
alcuni giorni 1' avviso della nomina sua di Presiden-
te, egli graziosamente riscontra di accettare l' inca-
rico. Rallegrasi molto la Società di si gradita elezione
e a Lui ne indirizza le espressioni più chiare di gra-
dimento. Egli che entrava in questa stessa Sessione ad
occupare il posto e la carica di Presidente, facendo uso
del privilegio che gli accorda l'Art. Vili del Reg. , no-
minava il Vice-Presidente nella persona dell' egregio
e benemerito Sig. March, Dott. Luigi Da-Via, il quale,
mosso sempre da quel medesimo desiderio che 1' a-
nima di essere utile e servire l'Istituzione stessa della
Società, con generose e modeste parole s'induce ad
accogliere 1' onorevole invito e viene ad assidersi al
posto della sua carica presso il Presidente.
— Il Sig. Dott. Paolo Predieri legge il Rapporto
delle cose operate dalla Società nel tempo delle va-
canze dal quale apparisce come i lavori della So-
cietà lungi dal rallentarsi in tempo di vacanza sono
stati con tutta alacrità proseguiti continuando gli
studi ai quali veniva invitata dalle numerose inter-
pellazioni e proposte.
— Passando poscia a dare effetto alle cose stabi-
lite neir ordine di questa prima Sessione Straordi-
naria occorreva la Rinnovazione delle Cariche e la
nomina dei nuovi Soci alla Classe dei Corrispondenti
Residenti ed a quella degli Ordinari se rimaneva
vacante alcun posto in questa Classe. Fu osservato
pertanto che niun posto la Dio mercè rimaneva va-
cante in questa Classe fuori di quelli occupati da
quei Soci che per ragioni private e spontanee pre-
ferivano essi medesimi di passare alla Classe dei Cor-
APPENDICE 299
rispondenti Residenti in forza dell' Art. XX del Re-
golamento e della Circolare N. 25 del Dicembre del-
l' anno passato , ma si volle dalla Società che prima
di venire alla sostituzione di altri ai loro posti sì
manifestasse loro per lettera il desiderio di conser-
varli nella Classe degli Ordinari e si rimettesse ad
altra Sessione fissata pel giorno 21 prossimo cotale
sostituzione, riconosciuta innanzi legalmente la vo-
lontà di quei Soci di essere trasferiti alla Classe dei
Corrispondenti Residenti.
— Dietro questo sono proposti a nuovi Soci Cor-
rispondenti Residenti diversi ragguardevoli Signori
ed altri a Soci Corrispondenti Esteri, i quali con
regolare scrutinio sono eletti dai Soci presenti alla
Adunanza e ne saranno pubblicati i nomi tosto che
se ne avranno le debite approvazioni.
— Rinnovavansi inoltre le cariche agli uffizi di
segreteria pei quali compivasi il Triennio delle ul-
time elezioni : eleggevansi due nuovi Soci alla Com-
missione di Censura dalla quale ne uscivano due
altri per turno di anzianità : se ne confermavano
due altri nella Commissione per le Esperienze estratti
prima a sorte dalla Commissione stessa secondo il
regolamento ; e si provvedeva alle cariche di Teso-
riere della Società , e di Direttori dell' Orto Agrario.
Dei quali atti si attendono pure le superiori appro-
vazioni.
Sessione Ordinaria delti 14 J)icemhre 1851.
È letto il Processo verbale della Sessione Ordi-
naria ultima trascorsa e viene approvato.
300 APPENDICE
Si apre quindi questa prima Sessione del nuovo
Anno Accademico coli' annunciare la scelta fatta dal
Superiore Governo del Ch. Sig. Cav. Prof. Antonio
Alessandrini a Presidente della Società e la cortese
sua annuenza e si annunzia che lo stesso Sig.
Prof. Alessandrini nella Adunanza straordinaria delti
7 Dicembre invitava alla carica di Vice-Presidente il
Sig. March. Doti. Luigi Da-Via che nell' accettare
tale carica facea ben chiaro vedere che in lui non
viene mai meno 1' amore che ha sempre nutrito verso
di questa nostra Società.
— È letto un Foglio dell' Emo Sig. Cardinale Wi-
seman Arcivescovo di Westminster delli 7 Ago-
sto scorso da Londra stessa pervenuto alla Società
li 23 Settembre col quale quel dottissimo ed ottimo
Porporato accusa ricevimento del Quinto Volume delle
Memorie della Società inviatogli da essa e si compia-
ce di ringraziarne del dono colle più gentili e con-
fortevoli espressioni e termina con queste parole
» augurando di cuore al dotto sodalizio una sempre
» più tranquilla e luminosa carriera e pregandogli
» dall'Autor della Grazia, benedizioni più larghe del-
» le iunumerabili eh' Elleno quotidianamente vanno
» investigando in Lui come Autore della Natura. »
— Sono presentate le opere seguenti venute in
dono alla Società :
Roncaglia Dott. Carlo , Relazione storica sul Ca-
vo burana e sulla Botte di Bonificazione sotto Pana-
ro. — E. Fabbri Scarpellini , Sopra i lavori chimico-
farmaceutici del Prof. Pietro Perretti. — Dott. Paolo
Predieri , Sulla illuminazione a Gas , Istruzione teori-
co-pratica, — Prof. A. Serpieri di Momnq, Di un
APrEMDICB 301
notevole abbassamento di temperatura nei giorni fra il
9 ed il 13 luglio 1860 in Francia, in Italia , a Bru-
xelles e a Vienna. — Prof. A. Serpieri , Sopra un' ar-
ticolo dell' Institut relativo alle stelle cadenti. — Prof.
A. Sebpieri^ Sulle stelle cadenti dell'Agosto 1860. —
Alberto Gdillion ; Memorie sopra una Filanda a va-
pore e dettagli sopra la maniera di filare i bozzoli da
seta. — Annali ed Atti della Società di Agricoltura
lesina dal 1 al 4. — G. B. Martini Lupi , Sopra al-
cuni miglioramenti finanziari e d'industria agricola nello
Stato Pontificio. — Rendiconti delle Adunanze della R.
Accademia dei Georgofili di Firenze. — Orioli Prof.
Francesco, Congetture fisiche sopra nuovi tentativi che
sembrano potersi fare per distruggere nelle nuvole la
disposizione a generare Grandine. — Orioli Prof. Fran-
cesco , Nuove Osservazioni intorno gli effetti de' Pa-
ragrandini metallici. — Beltrami Don Paolo , Preposto
di Rivolta presso Milano, Dialogo Popolare. — Orioli
Prof. Francesco , Brevi osservazioni intorno i Para-
grandini con un' Appendice. — Orioli Prof. France-
sco, Dei Paragrandini metallici, nuovo Discorso. — ■
Orioli Prof. Francesco , De' Paragrandini metallici ,
nuove notizie. — Orioli Prof, Francesco , De' Para-
grandini metallici. Discorso quarto. — Codelupi Prof.
Antonio , Sopra il prodotto de' Bozzoli di cinque edu-
cazioni di Bachi da seta praticate nell' anno 1 843. —
CoDELUPi Prof. Antonio , Sopra una nuova malattia
dei Bachi da Seta. — Codelupi Prof. Antonio, So^
pra il più proficuo sistema di rotazione Agraria e sul
modo più acconcio alla misura della fertilità dei Ter-
reni. — Scritti raccolti e pubblicati dalla Società d' In-
coraggiamento per la Provincia di Padova. — Paoli-
302 APPENDICE
Ni Prof. Marco , Annotazioni Cliniche sulla Pellagra. —
Carlo Bebti Pichat , Fase. 8 del Voi. 3 , fase. 3 del
Voi. I _, fase. 3 del Voi. 3_, fase. 4 del Voi. ì j e fase.
4 del Voi. 3 delle Istituzioni scientifiche e tecniche ^ os-
sia Corso Teorico- Pratico d' Agricoltura. — Commen-
tari dell' Ateneo di Brescia dell'anno 1848 a tutto il
1850. — Cupp ARI Prof. Pietro, Relazione delle ricer-
che fin qui praticate intorno la dominante malattia delle
uve. — - Memorie della Società Medico-Chirurgica di
Bologna Voi. 5. fase. 1. e 2. — De-Rossi Giuseppe,
Memoria sulla natura della predominante malattia delle
viti. — Atti della 1.* Premiazione della Società d' in-
coraggiamento in Padova. — Tommaso Bonaccioli , Si-
nistri effetti della Bevanda nitrata osservati in alcuni
branchi di vitelli affetti di tosse per vermi nelle vie
respiratorie. — Tommaso Bonaccioli , Istruzione suc-
cinta intorno all' Epizoozia aftosa de' Buoi. — Tom-
maso Bonaccioli , Relazione intorno alle gravi ed altre
circostanze morbose che accompagnarono la febbre afto-
sa nei buoi della Provincia Ferrarese. — Astolfi Ing.
Giuseppe , Ulteriore proposta dell' assicurazione per i
danni della Grandine. — Petrucci Pietro , Sopra una
nuova specie d' infusorio. — Prof. De-Brignole , Sul
Crambo di Teofrasto , malattia che infesta le viti nel
corrente anno.
— Il Sig. Ispettore Pietro Pancaldi legge la prima
parte di una sua Memoria intitolata = Sistemazione
delle Acque e dei Boschi nella Montagna Bolognese. =
Proponendosi di leggere la seconda parte della
stessa Memoria nella Sessione prossima Ordinaria si
rimette a quella sessione il Compendio della intera
Memoria col processo verbale che la riguarda.
APPENDICE 303
Sessione Straordinaria delli 21 Dicembre 1851.
Sono letti e discussi diversi Rapporti di Com-
missioni incaricate di speciali studi sui quali si pub-
blicheranno a suo tempo quelle conclusioni che po-
tranno essere fatte di pubblica ragione.
Sessione Ordinaria delli 28 Dicembre 1851.
Il Sig. Ispettore Pietro Pancaldi legge la seconda
parte della sua Memoi;-ia intitolata = Della Sistema-
zione delle Acque e delle Boscaglie nelle Montagne bo-
lognesi z= della quale era stata letta la prima parte
nella precedente sessione.
— A raggiungere il fine che l' illustre Autore pro-
poneva a se stesso in quella memoria considera il
soggetto di essa in tutta la sua interezza e lo svolge
in ogni sua parte incominciando dalla descrizione
fisica , geognostica , e topografica della Provincia
tutta ; nella quale nascendo i torrenti molteplici che
la percorrono e la solcano nelle vette più alte del-
l' Apennino , o ne' monti e ne' colli subalterni e
giungendo alle valli o presso al mare , tanto il piano
che il monte della Provincia sono come dir colle-
gati a produrre e ricevere i medesimi effetti di danni o
di vantaggi secondo le cagioni operatrici di ordine o
di disordine in quella od in questa porzione del ter-
reno di essa provincia. E dietro ne viene Egli espo-
nendo una per una queste cagioni di ordine e di
disordine; e componendo quasi una storia di quanto
si è operato in bene ed in male su questi torrenti
304 APPENDICE
e ne' terreni montuosi dove maggiormente s' ingros-
sano, chiaramente ne mostra gli abusi antichi e gra-
vissimi che hanno occasionato i mali che ora sof-
friamo e che più forti e funesti soffriranno i nostri
nipoti se agli abusi o cagioni di disordine non si
oppongono tosto le azioni efficaci delle cagioni in-
vece di ordine che Egli con grande studio e perizia
spiega, descrive e consiglia.
Un argomento si vasto e rilevante non poteva
essere trattato in poche parole ne poteva non uscirne
un lungo e cospicuo lavoro quale in fatto è riuscita
la Memoria che ha occupata per due volte 1' atten-
zione dell' Accademia. E poiché 1' Autore ha rias-
sunto in fine tutto il discorso in pochi e brevi ar-
ticoli cosi non posso offrire alla Società compendio
più perfetto e succoso , come si desidera , di quello
che ne dà 1' Autore stesso riferendo colle sue stesse
parole quelli Articoli che sono i seguenti.
» 1. Il territorio bolognese , che forma 1' ultima
parte di ponente dello Stato Pontificio , ne è la Pro-
vincia la più popolata , la più fertile per la indu-
stria speciale e coraggiosa che si pratica dai possi-
denti affine di renderla assai produttiva.
» 2. Esso rimane diviso in due parti dalla strada
di Bazzano , e dalla Via Emilia e Flaminia , 1' una
superiore , composta delle deliziose colline e delle
montagne bolognesi , le quali grado grado si esten-
dono sino all' Appennino ed alle sue adiacenze sul
confine Toscano e Modonese; l'altra (cioè la infe-
riore ) , che dalle strade suddette si protende sino
all'antico Po di Primaro (ora Reno).
» 3. Questo Territorio bolognese è attraversato in
APPENDICE 306
direzione normale da ostro a tramontana da molti
Torrenti, i quali hanno la loro origine nelle vici-
nanze dei crini dell' Appennino , e scorrendo allo
ingiù per il versante subappennino di tramontana si
scaricano nel Reno , che è il recipiente generale di
tutte le acque torbide e chiare del bolognese.
» 4. 1 corsi delle acque al monte vennero abban-
donati, da lungo tempo a questa parte, alle loro
naturali bizzarie, fomentate oltremodo e progressi-
vamente ingrandite dai dissodamenti e disboscamenti
di suolo , che ora producon frane e scoscendimenti
continui nelle pendici montane , e più spesso ed in-
golfate le escrescenze nei corsi di acque a pregiudi-
zio della bassa pianura , nel mentre che , non es-
sendo le acque al monte più trattenute ed assorbite
dalle piante e dal cottico del suolo boschivo , che
ne bevea porzione , manca poi 1' elemento alla pe-
rennità dei corsi d' acque nei tempi estivi. A questo
sconvolgimento del sistema di natura delle acque
correnti bisogna quindi addebitare la maggior af-
fluenza invernale nei torrenti , la scarsità ed anco
la totale mancanza delle acque in essi nella state,
e non ad aumento di portata , che non si verifica
a confronto dei tempi antichi.
» 6. Sino a che le acque dei torrenti divagaron
torbide sulla bassa pianura , le boscaglie montane
furono rispettate , le acque al monte furono frenate
con chiuse , con repagoli e con piccoli lavori d'ogni
sorte, che si costruivano e si mantenevano dalle Co-
muni e dai maggiori possidenti interessati le riviere
, che dalla strada di Bazzano , e dall' Emilia e Fla-
minia procedevano sino alle valli , erano mantenute
306 APPENDICE
dai rispettivi Consorzi degl' interessati nella loro di-
fesa ; ma col progredir dei tempi , aumentata oltre-
modo la popolazione , e con essa i bisogni civili del
Territorio , si tralasciaron le opere che portavano
dispendio in montagna , e si rivolse ogni pensiero
alle nuove industrie , che si presentarono più pronte
nella distruzione delle boscaglie per ridurne il suolo
a coltivazione di cereali , senza alcun riguardo ai
danni che ne sarebbero derivati in appresso, e che
si soffrono infatti oggigiorno ; come , per lo slesso
fine di provvedere alla cresciuta popolazione, si die-
de opera con tutta fretta ad incassar le acque in
nuovi canali arginati in pianura , sebbene non fosse
per anco compiuta la bonificazione dei bassi fondi
su cui doveano impiantarsi le nuove arginature a
difesa dei terreni da coltivare ; senza contemplare
in prevenzione gli effetti che produrrebbe un giorno
r abbandono delle acque , i nuovi ed estesi disbo-
scamenti e dissodamenti al monte , ossia senza con-
templare i tristi effetti che la non curanza delle acque
correnti alla loro origine dovea produrre negli alvei
arginati al piano , i pericoli e i danni cui rimar-
rebbero esposti i bassi fondi, che voleansi salvare
dalle irruzioni delle acque disalveate.
» 6, La grand' opera dell' inalveazione del fiume
Reno e dei suoi inlluenti fu fatta dal Governo coi
fondi dell' Erario , con quelli della Provincia e dei
particolari interessati ed anco formando debiti , che
dovevano poi pagarsi alla fin del conto , ossia ad
opera terminata , dai possidenti sollevati dai danni
delle acque disalveate , disposizione la quale fu poi
abrogata nel 1806 nel modo che si è riportato al-
APPENDICE 307
r Art. IV §. 42 ; ma essendosi attivato dopo il 1796
il Catasto del Territorio bolognese , cbe si era ese-
guito per ordine del Pontefice Pio VI , le imposizioni
d' acque incominciarono da quell'epoca a distribuirsi
fra tutti i possidenti del Territorio, e quindi anco
su quei di montagna ;, che nulla aveano mai pagato
per quest' oggetto e per il quale concorrono anch' essi
dal 1796 a questa parte alla spesa di manutenzione
dei lavori cbe servono a mantenere i corsi d' acque
arginati in pianura , a difesa dei terreni del piano ,
che , vallivi , un giorno , sono ora ridotti a bella e
produttiva coltivazione.
» 7. Nulla si fa e si spende in oggi per regolare
le acque al monte , ove V unica disposizione gover-
nativa è diretta ad impedire 1' ulteriore dello disbo-
scamento e dissodamento montano , a cautelare e
vincolare il godimento delle boscaglie , a modo che
rimanga garantita la incolumità pubblica, impegno
assai grave , perchè in opposizione all' interesse , e
dicasi pur anco ad una certa moralità dei privati.
Tutto si spende per mantenere nel miglior sistema
possibile i corsi delle acque arginati al piano , pel
cui regime e manutenzione si formano i fondi oc-
correnti ogni anno, a tenuini del Moto Proprio 1817:
Dall' Erario pubblico per la metà dell' importo
portato dal preventivo di Acque:
Dalla Provincia mediante una sovra-tassa di un
decimo sulla dativa reale del territorio :
Dai possidenti più da vicino interessali , in ra-
gione dell' utile che ne risentono , per quanto rimane
a completare la somma cui montano ogni anno le
spese d' Acque provinciali , detratte le poche doti
d' Acque.
308 APPENDICE
» &. Il prodotto del decimo che ha pagato la Pro-
vincia non si è però impiegato tutto negli affari di
Acque di questo Territorio , essendoché della somma
di Se. 27647 , che rende , non si sono spesi nella
gestione dei nostri corsi d' acque provinciali argi-
nati, ragguagliatamente dell'anno 1847 all'anno
1850 inclusive, se non se Se. 17,129, per cui si
sono distratti dal contributo di questa Provincia un
anno per l'altro Se. 10,518.
» 9. 1 nuovi e gì' incessanti bisogni di sollevare e
sfamare gli abitanti della montagna : 1' aggravio che
soffrono i possidenti di monte come concorrenti an-
ch' essi nel decimo di sopraccarico alla dativa reale ,
alle spese dei lavori d' acque al piano , dai quali
non ne risentono alcun vantaggio : la troppo rigo-
rosa restrizione dell' uso , e del godimento dei bo-
schi , che ad essi viene comandata a garanzia della
incolumità pubblica , sono 1 principali molivi pei
quali reclamano di continuo , non si curano dei di-
sordini delle acque al monte , e si prendono mag-
giori licenze nel disboscare e dissodar il suolo mon-
tano , rivolgendosi a vane industrie fallaci in fatto ,
ma lusinghiere di primo aspetto.
Su questi principali titoli di reclamo non solo
si sono resi passivi alla conservazione delle bosca-
glie , ma si son pure fatti inobbedienti a quanto
prescrivono i regolamenti disciplinari , che riguar-
dano il buon governo dei boschi; perlochè è addi-
venuta necessaria una riordinazione sostanziale del-
le acque e dei boschi di monte , la quale non si po-
trà mai ottenere se non s' incomincia ad attivarla
con un ben inteso sistema di chiuse , a cui proceda
APPENDICE 309
di conserva un imboscamento normale senza spesa
dei possidenti di montagna, e per il quale, reso
stabile lo imboscamento delle principali e più fra-
nose pendici colla protezione che vi presteranno le
serre, si possa poi pretendere dalle Comuni e dai
possidenti una estensione maggiore d' imboscamento,
lasciando nel frattanto campo a quelle industrie che
si troveranno tollerabili.
» 10. In qualunque modo, la riordinazione delle
acque e delle boscaglie al monte non potrà verifl-
carsi altrimenti che sottoposta all' azione del Gover-
no, perchè abbia una direzione, un'amministrazione
unica , uniforme ed attiva , che col miglior ordine
e colla minore spesa corrisponder possa alla impor-
tanza dell' impresa , e tronca speditamente le qui-
stioni fra l' interesse generale e l' interesse privato,
la cui definizione non verrebbe mai a termine senza
r autorità governativa. Per lo che si presenterà a
chiunque necessario che le chiuse i primi imbosca-
menti normali siano fatti e mantenuti per un tempo
almeno dal Governo , ossia dalla rappresentanza Pro-
vinciale mediante i suoi Ingegneri e subalterni , ai
quali è già appoggiata la ispezione e la sorveglianza
dei boschi.
vii. Come sembra ragionevole che le spese tutte
per la costruzione e per la manutenzione delle opere
destinate al riordinamento delle acque e del suolo
montano , da cui hanno la loro origine i torrenti ,
siano egualmente sostenute dalla Provincia , che po-
trà assumerne l' impegno senza bisogno di caricare
di nuova tassa i possidenti, quando si procuri la
facoltà di disporre e di prevalersi all' uopo del fondo
310 APPENDICE
del li Se. 10518 circa che si pagano, ma non si spen-
dono nei nostri lavori d' acque provinciali , quan-
tunque formino parte del decimo di sopraccarico al-
l' annua dativa reale che paga la Provincia di Bo-
logna per la conservazione dei corsi delle acque
provinciali, ciocche pare si debba ottenere facendo
riflettere alla Superiorità che la riordinazione delle
acque e la rimessa delle boscaglie al monte è in
sostanza un' impresa dalla quale sentiranno vantag-
gio sommo , avranno risparmi di spese d' acque sen-
sibili anco le altre Province interessate nel Reno e
nei suoi influenti inferiori , cioè le Province di Fer-
rara e di Ravenna , le quali si troveranno egual-
mente sollevate da quegl' ingolfamenti che derivano
nel Reno , nel Sillaro , nel Santerno e nel Senio
dall' attuale abbandono delle acque , e dalle altre
circostanze di già indicate.
IL soggetto su del quale vi ho trattenuti , o Si-
gnori , è di un' importanza somma. Io non ho la
presunzione di averlo bene ed a sufficienza svilup-
pato , e mi chiamerò contento se il mio discorso
potrà disporre questa nostra Società a coltivare ed
a provocare 1' attuazione di una provvidenza , che
io trovo consentanea sovra ogni altra alle intenzio-
ni manifestate più volte da Sua Eccellenza il Signor
Ministro dei lavori pubblici a favore dell' agricol-
tura e degli agricoltori , e per cui più Gate la Le-
gazione eccitava questo nostro Consesso Agrario a
proporre piani di miglioramento. »
Terminata la lettura di questa Memoria ricor-
darono i Soci presenti che fino dal principio del-
l' anno passato la Società fra i molti temi proposti
APPENDICE 31 1
dalle Deputazioni Sezionali per Concorso di Premi
trascelse quello che giudicò il più opportuno e il
più importante di tutti e che potevasi appunto in-
dicare col titolo stesso della Memoria del Pancaldi
= Della Sistemazione y cioè, delle Acque e dei Boschi
nelle Montagne bolognesi, zz Ricordarono che più e
più volte si unirono i Soci in Sessioni per deter-
minare la condotta e 1' estensione ed i limiti che si
volevano nel lavoro di Concorso , e che infine fu
incaricato 1' esimio Dott. Ferrari a dettare il Pro-
gramma di questo Concorso secondo le idee parti-
colari della Società, e che in effetto, composto quel
Programma con molto studio e sapere ed approvato
dai Soci, fu considerato che ad un tema sì vasto e
difficoltoso conveniva un premio maggiore di quello
di che poteva allora disporre la Società e si ordinò
di provvedere che si potesse più innanzi offerire un
premio condegno alla gravità e utilità dell' opera
che si desiderava. Ora per fortunata e beila coin-
cidenza di cose è avvenuto che il lavoro del Pan-
caldi soddisfi appunto a quanto si domandava in
quel Programma , per la qual cosa è evidente che
la Società per molte maniere è obbligata al Pan-
caldi e che quest' ultimo lavoro di lui sia preso
da essa in ispeciale considerazione trattandosi in esso
dottamente e con antica e profonda esperienza del
fondamento si può dire e dell' origine principale del
bene o del male avvenire della nostra Provincia. Sarà
bene se gli avvertimenti e i consigli del Pancaldi
saranno seguiti ; sarà male se libero , com' è ora in
gran parte , sarà lasciato il corso agli abusi ed al
disordine , onde in ogni anno più si dispogliano i
312 APPENDICE
monti che perciò si scompongono e franano ; e più i
terreni portati in basso coi torrenti divengon nocivi in
luogo di giovar le pianure; e le acque più accumula-
te e più rapide e disfrenate tengon ognora i possidenti
di pianura in angustie, in pericoli ed in aggravi inces-
santi di spese. Dove all' incontro , regolate le cose con
ragione o a meglio dire come la natura stessa e l'espe-
rienza ne insegna, ogni giorno può togliersi del male
presente e crescere e conservare le ricchezze montane
con alleviamento di pesi e con aumentata prospe-
rità agraria della pianura.
Questi pensieri conferivano fra loro i Soci su
quanto era stato prima discorso dal Pancaldi nella
sua Memoria , ed il Sig. Presidente considerando che
i mezzi di riparare ai disastri delle montagne ed ai
danni per essi delle pianure si vogliono ricavare
( come dimostra 1* Autore ) e dall' opera dei privati
e dalla immediata ed efficace cooperazione del Go-
verno , ordinò che la Memoria stessa fosse rimessa
a quella Commissione che è incaricata di studiare
e proporre al Governo stesso quelle cose che si ri-
conoscono necessarie al miglioramento agrario della
Provincia. La qual Commissione può dirsi gover-
nativa essendo stata richiesta dalla solerzia e dal
desiderio del pubblico bene in fatto di agricoltura
dal Sig. Ministro stesso di Agricoltura e Commercio.
D. Santagata Vice-Segretario.
APPENDICE 313
Sessione ordinaria delli 11 Gennaio 1852.
Letto ed approvato il precedente verbale, sì da
comunicaziooe di un ossequiato Dispaccio , N. 767
col quale S. E. Rina Mons. Commissario Straordi-
nario e Pro-Legato partecipa al chiarissimo Signor
Presidente la sua approvazione, per le nomine dei
Soci alle cariche designate dal voto della Società Agra-
ria, e cioè di Censori, nelle persone dei Soci Signor
Prof. Giuseppe Bianconi , e Sig. Avv. Enrico Sassoli ;
di Segretario, in quella del Sig. Prof. Giovanni Contri;
e di Vice-Segretari nei Soci Sig. Doti. Paolo Predieri
per la 1." Sezione, Sig. Prof. Domenico Santagata
per la 2.^ Sezione , e Sig. Ing. G. Domenico Ferrari
per la 3.* Sezione. Approva pure in esso dispaccio,
la nomina del Sig. Conte Camillo Salina come Teso-
riere della Società , e dei Sig. Prof. Giuseppe Berto-
Ioni, ed Ing. Francesco Monti come Direttori del
Fondo agrario.
Quindi fatta lettura di tre lettere dei nuovi Soci
Residenti , Signori Conte Giovanni Malvezzi , Conte
Biagio Bianconcini , e March. Annibale Guidotti , si
prescrive dal Chiarissimo Sig. Presidente venga letto
lo scritto, del quale ora si fa breve parola.
Memore mai sempre la Società Agraria, essere
suo precipuo divisamento, quello di promuovere dei
miglioramenti agrari, pei quali il Superiore Governo
avevano inviato lodevolissimo ed apposito eccita-
mento , con ossequiato Dispaccio- N. 286 , nominava
nel decorso anno una Commissione di Soci ordina-
ri, a Gn di studiare le cagioni che deteriorarono le
razze dei nostri bestiami domestici , additandone ad
N. Ann. Se. Natur. Serie 111. Tomo 5. 21
314 APPENDICE
un tempo i mezzi diversi e più acconci per riescire
a migliorarle, siccome io allri paesi si fa manifesto.
Compilatosi pertanto dalla medesima un circostan-
ziato Rapporto, leggasi questo nella attuale sessione.
Non mi farò a descrivere dettagliatamente le molte
cose saviamente esposte e riferite , sendochè il merito
loro, e la importanza in genere del vasto argomento,
ne induce a pubblicarne ben presto il contenuto nel
giornale agrario. Né basti intanto l'accennare, che
in esso sonovi esposte e ricordate le pratiche, che
deturpano e deteriorano grado grado le razze , e
si vengano invece additando uno per uno gli usi e me-
lodi giovevoli , ed opportuni per riescire al migliora-
mento dei nostri bestiami domestici. Chi volesse dire
ogni cosa in minimi termini , dovrebbe asseverare, che
il Rapporto della Commissione ha per iscopo, di addita-
re i modi di allevare, nutrire , e custodir bene il be-
stiame , non che di usare ogni diligenza nella scelta
dei genitori, e di quelle altre utili avvertenze che si
riferiscono alla più idonea propagazione della specie.
Né in ciò fare estendesi di soverchio il lavoro
della Commissione in ragionamenti astratti , ed astruse
osservazioni fisiologiche, sendochè quelli e queste, io
modo però idoneo ed opportuno, pochi mesi innanzi
erano già state raccolte ed ordinate, con zelo e discer-
nimento, da un membro della stessa Commissione, il
quale, in due separate memorie facevane soggetto di
lettura al nostro corpo Accademico. L' argomento per-
tanto del miglioramento delle razze dei bestiami do-
mestici, può dirsi in oggi veramente studiato con ogni
premura ed efficace interessamento dalla Società Agra-
ria , alla quale ed a voi tutti, o Signori, qui pre-
APPENDICE 315
sentì, altro ora non resta, se non se dar corso alle
pratiche conclusioni, che in fine del Rapporto, già in-
viato al Superiore Governo, sonosi riferite, e sono le
seguenti.
1. Promuovere, con adatte istruzioni ed eccita-
menti, la costruzione di più idonee Cascine e special-
mente Mandrie, e Porcili, siccome la esperienza dei
più celebrati maestri ne ha dimostrato convenire al
buono e salubre allevamento , e custodia dei nostri
bestiami.
2. Accrescere e favorire con una maggiore esten-
sione la coltivazione dei prati artificiali , delle bar-
babietole, dei tuberi e radici; diminuendo invece
quella dei seminati , e dei terreni lavorativi , affin-
chè collo introdurre nuovi foraggi , e maggior numero
di sostanze nutrienti, e collo estendere ancora viem-
meglio gì' introdotti , si possa ottenere il triplice in-
tento, di accrescere la quantità del bestiame in ogni
podere, di nutrirlo meglio di quello che si faccia di
presente, e di affaticar meno i giovani manzi e le
vaccine pregne : dai quali bestiami poi si denno otte-
nere gli individui più pingui , e gli allievi più idonei
a migliorarne la razza.
3. Trovar modo di sorvegliare con regole la te-
nuta e conduzione dei Tori da monta ; col quale in-
tento favorire la scelta , e dirigere le pratiche che
si riferiscono alla riproduzione dei bovini; specie più
d' ogni altra importante per questa nostra provincia.
4. Pubblicare e diramare ai campagnuoli una
Istruzione popolare sullo allevamento dei nostri be-
stiami, e sulle avvertenze ad aversi per migliorare le
nostre razze differenti.
316 APPENDICE
5. Pubblicare e distribuire con apposito program-
ma buco numero di medaglie d'incoraggiamento,
od anche premi in denaro , per quelle persone , che
dimoranti nei territori delle Deputazioni Sezionali, si
saranno data premura di favorire con efficaci mezzi
questo miglioramento , avendone adottate ed insegna-
te le buone pratiche, sia introducendo bestiami di
razze pregiate , come ancora incrocicchiando gli in-
digeni con bestiami stranieri più idonei ed apprezzati.
Si da termine al Rapporto colla espressione di
un voto, per trovar modo in appresso di fissare una
idonea e sufficiente somma in denaro, per lo acquisto
di bestiami di buone razze, in quantità però suffi-
ciente ad introdurre fra noi ogni anno buon nu-
mero di allievi , affinchè col decorrere del tempo si
possa sperare , che il grande numero dei Tori da
monta , si abbia ad ottenere da queste più idonee
ed accreditate razze desiderate.
Per ultimo la Commissione fa un appello alla
diligenza dei Soci , al loro amore pel decoro e pel
bene del paese, affinchè le pratiche suggerite, poiché
non difficili ad eseguirsi, vengano adottate dai me-
desimi con vero interessamento , e rendano per tal
guisa manifesto coi fatti , che 1' appartenere alla So-
cietà nostra, equivale ad una esplicita e sincera di-
chiarazione, di non voler continuare le dannose ed
inefficaci pratiche ricordate , ma essere dessi intima-
mente persuasi, di cooperare con ogni diligenza al mi-
glioramento delle medesime, nel modo ancora sa-
viamente indicato dalla prenominata Commissione.
Chiudasi la sessione colla lettura di una breve
Memoria sullo stesso argomento, stesa con molto di-
APPEWDICE 317
scernìmeDto, e con alcune speciali vedute pratiche lo-
cali, dal Sig. Dolt. F. Cassarini Direttore della Depu-
tazione Sezionale di Castiglione.
Di questa , poiché debbesi pubblicare per este-
so nel giornale agrario , qui si ommette di riferirne
il transunto.
Sessione straordinaria delli 18 Gennaio 1862.
Letto il precedente verbale , che viene approva-
to, il Segretario legge un breve rapporto compilato
da lui e dal Socio Signor Ing. Pietro Pietra intorno
allo eseguito riordinamento della incipiente Biblioteca
della Società. Poscia si leggono tre altri Rapporti di
molto interesse, i quali sono posti a regolare discus-
sione, sendochè si riferiscono a varie interpellazioni
pervenute alla Società. Di questi rapporti però si om-
mette di pubblicare il transunto, dovendosene atten-
dere in appresso la Superiore approvazione.
Proseguendosi a trattare gli affari pei quali sono
io oggi stati radunati i Soci Ordinari , e dietro alcune
riflessioni risguardaoli la futura Esposizione Agraria ,
si stabilisce, che la Commissione nominata per quella
del decorso anno , abbia ad occuparsi e disporre le
cose occorrenti , e per le quali sia opportuno pen-
sarvi di presente , riserbandosi la Società di nominare
io appresso una Commissione per la nuova Esposi-
zione Agraria-Industriale , appena sarà giunto il Dì-
spaccio Governativo in relaziona alla medesima , ed
io riscontro a quanto sì è di recente dimandato.
Si passa quindi a leggere un Rapporto inviato
alla Società dalla Commissione delle Deputazioni Se-
318 APPENDICE
zioDali, col quale vengono proposte le nuove Domi-
ne per le cariche delle Deputazioni Sezionali , e si
propongono a Soci diversi individui dimoranti nelle
medesime. Intorno al qual rapporto la Società dopo
averlo posto ai voli per 1' approvazione , stabilisce ven-
gano inviati al Superiore Governo con lettera i nomi
delle persone notate nel medesimo.
Per ultimo, avendo il Ch. Sig. Presidente fatto co-
noscere che i Soci Signori March. Massimiliano Ange-
lelli , Prof. Antonio Santagata , Prof. Antonio Berto-
Ioni , Dott. Giacomo Grandi e Davide Bourgeois , de-
siderano di essere annoverati fra i Soci Corrispon-
denti Residenti , invece di continuare a far parte dei
Soci Ordinari come nei decorsi anni , così prevalen-
dosi esso dell' Art. Vili dello Statuto, propone alla So-
cietà altri cinque soggetti , tratti dall' Elenco dei Resi-
denti, e cioè Signori Gualandi Ing. Francesco, Pizzardi
March. Luigi, Marsili Conte Carlo, Guidi Giuseppe,
Pietra Ing. Pietro. Posti a ballotazione gli anzidetti pro-
posti , ciascheduno però separatamente , riescono tutti
nominati Soci Ordinari, e si raccomanda al Sig. Pre-
sidente di subordinare tale nomina a S. E. Mons. Pro-
legato, pregato ad impartirvi la sua approvazione.
Sessione ordinaria delli 25 Gennaio 1862.
Lettosi r Elenco dei Soci intervenuti ed il pre-
cedente resoconto che venne approvato , 1' estensore
del presente verbale, poiché per la prima volta vede-
si occupare il posto di Segretario a destra del Ch.
Sig. Presidente , cosi prende a dire :
» Onorato dalla vostra fiducia, Accademici Pre-
APPENDICE . 319
» staDtissimi, a fio d' occuparmi, anche in quest' anno,
» degli affari risguardanti la Società nostra , poiché
» io vidi essere unanime il voto di voi cortesemente
« dimostratomi nel decorso mese , mi sobbarcai di
j> buon grado ad assumerne il peso, versando le mie
» cure alla prima Sezione della Segreteria in sul prin-
» cìpiare dell' anno presente. A ciò mi stimola pur
» anco il vivo desiderio di cooperare per mia parte
» a rendere minori le cure e fatiche degli altri due
» Vice Segretari , ed in ispecie del Prof. Domenico
» Santagata , al quale gli Atti della Società , ed altre
» occupazioni, accrebbero fin qui la mole delle fac-
» cende , da abbisognare in oggi di qualche tempo
» per ultimarle. Con animo però" di rinunziare ben
» presto ai medesimi le incombenze in oggi assunte,
» io mi presterò per quanto è in me , a fare le veci
» in questi primi mesi dell' anno accademico , del
» Prof. Contri nostro Segretario meritissimo, ben cer-
» to che alla insufficienza, voi pure , così amorevoli
» e discreti, mi coadiuverete coi vostri lumi e col vo-
» stro senno; mentre dal canto mio, a dimostrare il
» sincero aggradimento, porrò ogni cura ed interessa-
li mento, onde procurare, per intanto, il sollecito an-
» damento delle affidatemi incombenze. Ed affinchè
» vi siano noti i mezzi coi quali 1' ufficio della So-
» cietà nostra si propone di trattare , con efficacia
» sempre maggiore , gli affari risguardanti il migliora-
» mento dell' agricoltura, credo in oggi di parteciparvi
» per parte del Ch. nostro Sig. Presidente, che in ogni
» giorno, dalle ore una alle quattro pom., l'ufficio
» sarà aperto ai Soci che avessero a trattare e rife-
» rire sugli affari risguardanti le commissioni speciali
320 APPENDICE
» ed istruzioni relative, non che sugli articoli ed al-
» tri oggetti riferibili alia pubblicazione del Giornale
» d'Agricoltura, che in codesto anno, per naeglio della
» cosa, verrà quivi ordinato e distribuito per cura di
» una Commissione mista , alla quale me Segretario ,
» la Censura credè bene aggregare tre membri di co-
» desta Società Agraria a norma delle dimande e
» delle ricevute istruzioni. »
Presentansi pure in questa Sessione alla Società
lettere di ringraziamento , inviate dai nuovi Soci Resi-
denti Sig. March. Carlo Bevilacqua, e Sig. Ing. Giuseppe
Ferri , non che altre due lettere pure di ossequio e
ringraziamento, pervenuta l' una da Rennes, ed in-
viata dal Ch. Prof. Faustino Malaguti che io quella
città francese onora la patria nostra , occupando, con
moltissimo plauso e celebrità, la cattedra di chimica;
e l' altra dell' egregio Sig. Gio. Battista Spalletti di
Reggio, passionatissimo cultore di agronomia nei va-
sti lenimenti dal medesimo posseduti nella nostra Pro-
vincia e fuori.
Presentasi ancora un programma pubblicato da
una Commissione di Signori Bolognesi , per la co-
struzione della Strada Ferrata dal conQne modenese
al confine toscano, passando per la nostra Provincia,
nel quale sono esposti gli articoli , che risguardano
la concessione a chiedersi all' Eccelsa Commissione
internazionale per le strade ferrate residente in Mo-
dena. La Società fa sincero plauso ai generosi ed
avveduti suoi concittadini soscrittori del programma,
i quali intendono anche in oggi come in passato, e
con ogni efficacia , ad illuminare il pubblico sui veri
suoi interessi , inlorno l' importantissimo ramo di ben
APPENDICE 321
essere generale, quali sono le strade ferrate per que-
sta Provincia, allorché renderanno alla stessa tutto
quel pregio, che per la sua naturale struttura e posi-
zione gii si appartiene.
Il Sig. Presidente invita quindi il Socio Corri-
spondente Residente Sig. Dott. Carlo Frulli a leggere la
sua memoria che porta per titolo, Esperimento qua-
driennale della cultura della Canapa senza impiego di
strame tallivo.
Le buone osservazioni non sono giammai in nu-
mero soverchio , quando servir denno a dimostrare
la utilità di alcune recenti pratiche, e la opportunità
negli agronomi avveduti, per cessare dalle cattive e
viete consuetudini. E tanto più se ne debbe moltissima
lode a coloro, che si studiano di riferirne delle nuove
con calde parole , perchè molto acconcie a risvegliare
nei meno avveduti campagnuoli il desiderio di adot-
tarne gli utili risultamenti. Di questo bel numero deb-
bonsi annoverare le osservazioni riferiteci dal Socio
Residente Sig. Dott. Carlo Frulli, il quale erudito e
facondo, siccome si è sempre dimostrato nelle proprie
scritture, ha creduto di intrattenere l'adunanza colla
Esposizione di un quadriennale esperimento intorno la cul-
tura della canapa in un podere suburbano nella condu-
zione del quale venne ammesso affatto V impiego dello
strame vallivo , siccome per solito costumavasi in prece-
denza, ed a simiglianza dei vicini poderi. Non vorrò, o
Signori, ripetervi i principii generali di buona agrono-
mia e pastorizia, che guidarono il Disserente alla de-
terminazione suenunziata, né le osservazioni da lui
praticate in Francia e nella Svizzera , intorno la con-
duzione dei bestiami con una scarsa lettiera, ma
322 APPENDICE
con abbondante e saporito foraggio da bocca, per-
chè voi pure avete riconosciuto cogli altri più ripu-
tati agronomi, che la coltivazione dei terreni deve pra-
ticarsi per modo , da ricavarsene dai medesimi que-
gli oggetti che più si convengono alia indole de' me-
desimi, ed alle qualità locali delle dimande , e delle
condizioni economiche ; quindi in perfetta relazione
col vero tornaconto; poscia per quanto sia possibile
procurarsi con essi la lettiera ed i foraggi de' quali si
abbisogna. In altri termini potrebbe dirsi essere in ge-
nere pei nostri poderi assioma lodevolissimo, che per
ottenere la maggior rendita , bisogna tenervi un nu-
mero proporzionato di bovini , onde con essi lavo-
rare e concimar bene le terre , nutrendo quelli an-
cora a dovere, e meglio di quanto siasi Cuora praticato
dalla più parte dei proprietari ; risparmiando purè
per quanto è possibile o le condizioni del fondo il
permettano, 1' acquisto ed il trasporto degli strami, fo-
raggi e concimi, sicché le spese riescano minime, e
le rendite divengano in copia sempre maggiore. I
quali felici risultamenti ( avvertivane 1' autore ) si ot-
tengono a dovere , coli' opportuno e bene adatto la-
voro delle terre, e coli' impinguamento di esse : sic-
ché air appoggio di quel vero, che le rendite fanno in
poca terra, e dell'altra pure non meno veridica os-
servazione, che le derrate, foraggi, canapa, grano,
raarzuoli, riescono di migliore qualità quanto più si
ottengono dai terreni bene disposti , lavorati e pingui,
si possa vedersene tuttavia accresciuti e migliorati ì
prodotti , benché con minore quantità di terreno la-
vorativo od a seminati, lasciando poi 1' altro, ove siavi
tornaconto, ad uso di foraggi pei bovini.
APPENDICE 323
Ora il disserente, avuto a calcolo la vistosa spe-
sa che il proprietario fra noi debbe in oggi sostenere
per lo acquisto della lettiera pel bestiame , cioè dello
strame vallivo , fa conoscere , che al ponente di Bo-
logna, essendo il costo di Se. 12 circa per ogni car-
ro, ne è il benefizio sproporzionato all' utile che pro-
duce nel podere , né essere questo in equa relazione
colla minima spesa sostenuta dal mezzadro per la
condotta di quello. Si abbia pure , egli «lice , riguar-
do alla fatica pei trasporti dello strame dal lontano
padule alla mezzadria , ma in oggi il prezzo o la dif-
ferenza, perchè è quasi tripla di quella che costu-
mavasi al principiare del secolo, si è tale, che non
può più ammettersi, senza grave danno, l'antico
compenso pagato dal mezzadro, quello cioè di uno
scudo per ogni carro di strame da esso condotto,
stando poi tutta la spesa al proprietario.
Pertanto in vista della scarsezza sempre maggio-
re nella provincia nostra degli strami , o finché non
ne diminuisca il prezzo attuale, forse col rendersi più
prossime le valli del ferrarese , in oggi per noi trop-
po lontane e scomode , perchè sprovvedute ancora
di canale naviglio , e di buone strade rotabili o car-
reggiate, che permettano gli svalli e ne facilitino il
trasporto , il Sig. Frulli , anche senza l' uso dello stra-
me, avendo potuto ottenere una quantità doppia di
canapa e di grani , e di altri raccolti , soltanto col-
r aumento dei foraggi e dei bestiami nel podere espe-
rimentale suburbano, diminuendone di un quinto la
quantità di terreno seminato, opinerebbe di inculcare
viemmeglio , ed insistere perchè vengano adottate le
pratiche surriferite , cioè quelle che tendono a dimi-
334 ApFEnDrcB
nuire li consumi degli strami , ed 1 prezzi loro ,
anche pel minore concorso degli acquirenti, che co-
gli usi anzidetti si andrebbe a verificare , affinchè in
avvenire potersene poi allora acquistare senza la
grave spesa attuale. Al che fare gli è sembrato molto
bene adatto di proporre, ciò eh' egli ebbe ad usare
in quel podere, quello cioè di far pagare al mezza-
dro la metà della spesa dello strame , per averne
con tal metodo notevole economia o diminuzione di
consumo. In pari tempo trovò egli pure molto utile
lo accrescere i prati artificiali ed i foraggi, diminuen-
do invece il terreno lavorativo. Le quali pratiche, poi-
ché a lui pure gli servirono utilmente a nutrire mag-
gior numero di bovini, tendono pure ad accrescere
i concimi in luogo, ed a migliorare in breve tempo
qualunque sorta di terreno, fosse puranco ingrato;
mentre poi diminuiscono le fatiche al bestiame adul-
tOj e si accrescono in pari tempo gli utili dello alle-
vamento dei giovani manzi. Quindi accertavane la
Società che con questo facile metodo, la rendita di
quel podere sperimentale a lui pure si accrebbe no-
tevolmente. Bisogna pertanto convenire , siccome e-
sprimesi 1' autore , che nutrito bene 1' armento ,
anche con meno abbondante e rinnovata lettiera, si
può meglio sostenerlo e migliorarlo, di quello che
si pratichi dalla più parte dei nostri coloni; perciò
i riferiti suggerimenti, già riconosciuti utili nella buo-
na agricoltura in quelle località ove ne è molto costo-
so lo strame, essere necessario che la Società Agra-
ria si adoperi ad insinuarli ed estenderli con tutti
quei mezzi dei quali può disporre, e più ancora di
quanto siasi fin qui praticato.
APPENDICE 326
Per ultimo il Censore della Società Sig. Cav.
Marco Minghetti presenta alla medesima, in nome
del Socio Ordinario Sig. Prof. Gio. Battista Ercola-
ni , il primo Volume delle Ricerche storiche sulla ve-
terinaria praticate ed esposte dal medesimo; della
quale opera interessante il Ch. Sig. Presidente or-
dina ne sia fatto informativo Rapporto alla Società.
Sessione ordinaria delli 8 Febbraio 1852.
Letto ed approvato il precedente verbale, si pre-
sentano alla Società li seguenti libri inviati in dono
dai loro autori , e cioè , Studi di Ercole Bianchini
sulla valutazione dei fondi rustici ; non che il Volu-
me della 51.""" annata, coutenente gli Atti e Memorie
della Società di Agricoltura francese del Dipartimento
Saine ed Oise ( Versailles ).
Quindi si leggono lettere inviate alla Società dai
nuovi Soci Corrispondenti e Residenti Signor Mar-
chese Lodovico Amorini , Sig. Ing. Cesare Calzolari
e Sig. Avv. Antonio Zanolini, colle quali ringraziano
il corpo accademico per la recente nomina ricevuta.
Il chiarissimo Sig, Presidente invita poscia il
Segretario della Commissione per le Deputazioni Se-
zionali, a leggere il riscontro diretto alla Società,
dal Socio Ordinario Sig. Prof. G. Bertoloni, riferibile
ad una interpellanza fatta dalla Deputazione Sezio-
nale di Loiano, intorno ad una supposta malattia ,
dalla quale vedevansi affette varie patate , raccolte
in quel territorio nello scorso ottobre ; li quali tu-
beri furono inviati al medesimo con speciale inca-
rico di esaminarli, e riferirne il savio suo parere.
326 APPENDICE
Il riscontro, che qui si ommette, sarà pubblicato nel
Giornale Agrario.
Viene quindi ammesso il Signor Dottor Fran-
cesco Pistocchi a leggere il discorso che ha per ti-
tolo « Della necessità e dei mezzi efficaci a provvedere
di buone Acque potaòili i Villici della Provincia che
abitano d' appresso alle valli od alle terre poste ad umi-
da coltivazione. »
Premesso un breve esordio riferibile alla impor-
tanza in genere dell' argomento igienico, che il me-
dico autore imprende a discorrere per sollievo della
classe dei villici obbligati a far uso di acque mal
sane , perchè obbligati ad abitare terreni posti in
basso, e da presso alti nostri paduli o risaje, si fa
ad appoggiare la opinione di coloro che reputano
l'uso di quelle acque, sia per cibo o bevanda, ca-
gione non lieve delle varie endemie cui di spesso
vanno soggetti , cioè degl' ingorghi , idropi , flsconie ,
ampliamenti di milza , febbri intermittenti , affezio-
ni calcolose ed altri morbi ostinati molto frequenti
in quelle località , specialmente nelle autunnali sta-
gioni. La visita che il Pistocchi talvolta praticò in
quei territori , ed il saggio da lui fatto colà in molli
pozzi e sorgenti, gli dimostrò che quelle acque po-
tabili non dovrebbero servire a tale uso , perchè tor-
bide , di sapore lisciviale , amarognolo , e talvolta
ancora nauseanti e pantanose, specialmente nella esti-
va stagione , quando le sorgenti si fanno più basse,
ovvero anche quando in primavera ed in autunno,
dopo lunghe pioggie, queste acque si mescolano colle
prime, per essere di sorgenti che scorrono fra strati
pressocchè superficiali , quindi fra torbiere , od an-»
APPENDICE 327
tiche quore; che altro non sono se non se gli avan-
zi di piante palustri sepolte ed ispessite , le quali colà
vivevano in antico , e prima che per nuove terre tra-
sportatevi dalle acque torbide dei nostri torrenti ,
restassero quelle interite e decomposte. Il quale dan-
no , dice r autore , non solo si manifesta alla salute
dei villici, perchè pure malamente si presta alla cot-
tura dei legumi e degli altri cibi, ma sibbene alcune
volte con danno degli stessi bovini ed altri animali
domestici , sicché al sopravenire di qualche lieve
morbo epizootico , gli animali di quelle località sono
maggiormente presi ed aggravati degli altri posti ove
esistono buone acque potabili; e perciò anche per
questo lato verificarsi maggiore il danno a quegli
abitatori, già per se stessi depauperati dalle frequenti
indisposizioni e malsanie. Quindi volendo migliorare
in quei luoghi la importantissima condizione igienica,
doversi dare, per quanto sia possibile, un migliore
scolo alle terre che in oggi rimangono coperte dalle
acque, non che impedire le umide culture in quelle
località che in oggi fossero suscettibili di altre col-
tivazioni; poscia studiare i più economici e conve-
nienti mezzi di provvedere quei villici , e quei be-
stiami di buone acque potabili. Ciò detto 1' autore
si ferma principalmente sopra tre maniere eh' egli
crede colà di più facile eseguimento e cioè :
1. La conduzione di acque pure e salubri dalle
scaturigini naturali dove sgorgano perenni ed ab-
bondanti.
2. Il perforamento di pozzi volgarmente delti ar-
tesiani o modonesi.
3. La costruzione di ampie e bene ideate cisterne
con acconci espurgatori.
328 APPENDICE
Alla prima maniera potrebbero in oggi prestare
non lieve soccorso e facilitazione, il basso prezzo al
quale sono pervenuti i tubi di ghisa o di ferro fuso ,
ottimissimi a conduttare e diramare in quelle loca-
lità (che fortunatamente non sono molte) le buone
acque potabili dei Comuni posti ad un livello su-
periore , senza ricorrere alla vistosissima spesa de-
gli antichi acquedotti romani, dei quali Bologna ne
serba pure le traccie per nove miglia, in quello che
col nome di Mario si appella.
In quanto al secondo progetto , 1' autore è di
parere, potersi esso ancora porre in opera con sicuro
profitto, giacche alcuni antichi pozzi perforati in vari
comuni bolognesi , ed in oggi pure utilissimi agli a-
bitatori di quelle località; dimostrano la possibilità
e facilità di potersi fra noi ottenere perenni acque
potabili salienti ; le quali pratiche furono già da po-
chi anni poste di nuovo in uso dal Sig. Conte Bian-
concini alla Fantuzza, con deciso vantaggio dei vil-
lici che abitano quei dintorni.
Intorno poi alla costruzione di bene adatte ci-
sterne, furono i migliori metodi cosi appieno sugge-
riti dal Ch. Prof. Sgarzi, in un suo lavoro sulle
acque potabili di Bologna, da permettere in oggi di
semplicemente ricordarli.
Per ultimo espone un voto affinchè i membri
della Società Agraria si facciano premura di eccitare
quei proprietari, ed essi ancora intraprendano pei pri-
mi qualcheduna delle utili pratiche da lui ricordate,
talché r utile loro sia congiunto al benessere ed alla
salute dei villici che da essi dipendono, o dei be-
stiami che gli appartengono. (continua)
Paolo Predieri Vice-Segretario.
APPENDICE 329
AVVERTIMENTI
m MODO DI MIGLIORARE lA RAZZA OVINA
DEL SIG. RAFFAELE MENZANI
Letto (dia Dejmtazione Sezionale di Loiano , nella tornata
delti 21 Gennaio 1851.
Egli è evidente che all' Agricoltura va unito il Bestia-
me, e che questo è fonte perenne di immensi vantaggi.
Le pecore in ispecie per i nostri monti sono quelle che
ne somministrerebbero i maggiori, se venissero tolti i difetti
che a mio parere meritano seria osservazione, e che in
rozzo stile io mi farò a indicare brevemente.
Molli scrittori ci attestano come in Italia gli antichi
riguardavano questo animale come prezioso pei tanti utili
che ne ritraevano , e come bella ed estesa ne fosse la raz-
za, per le incessanti cure che vi prodigavano. Limitandoci
ad osservare le sole pecore della Montagna Bolognese, in
oggi però si è costretti ad attestare tutto all'opposto, degra-
dandosi notabilmente la razza, e restringendone il numero.
Io sono d'avviso che ciò provvenga dalla poca cura
che vi si appresta, non che dal tristo e scarso alimento che
vi si somministra; che se facciasi il confronto fra pecore
meglio curate, con altre trascurate affatto, l'occhio pel
primo ne scorge la differenza, ed il calcolo vi prova tante
volte, che il reddito annuo se non maggiore, è eguale al
capitale, senza affatto calcolarne l'utilità che il loro con-
cime produce. Che tale bestiame sia pessimamente custo-
dito, ognuno il può da se stesso -verificare, osservando
che generalmente le stalle destinale alle pecore, sono mal
tenute ed insalubri, aventi l'apparenza di sozze caverne,
N. Ann. Se. Natur. Serie IH. Tomo 5. 22
330 APPENDICE
ove le fetide esalazioni reprimono il respiro a chi per poco
vi si tralliene; le pareli rozze e sconnesse, fra i cui meati
vi annidano i sorci ed i rettili; il suolo ineguale, privo di
selciato, e per natura imbevuto di acque sotterranee, o che
dall'esterno vi filtrano; vari ed irregolari pertugi che fan-
no l'ufficio di finestre nella enorme grossezza dei muri,
e che per mala costruzione meglio servono a condultare
l'acqua pluviale nella stalla medesima ; si vedranno pure le
pecore nuotare nel fango per mancanza di letto , oppure si
troverà il letto oltreraodo macerato e fetente.
Da tutto ciò potrebbe l'osservatore ritenere, che tali
ambienti piultoslochè a custodire gli animali , sieno invece
destinati a troncar loro la vita.
Il metodo poi di alimentare le pecore è riprovevole
assai , e questa parte molto importante viene affidata a fan-
ciulli od a persone inesperte. Si guidano al pascolo in
qualunque ora della giornata senza aver riguardo alla qua-
lità del pascolo stesso, se umido od asciutto, se sano o
malsano. Non si ha la previdenza di preparare i foraggi
nella dovuta quantità per l'inverno, di modo che se per
la stagione si è costretti a tener rinserralo il gregge per
lungo tempo, il foraggio destinato per due mesi, servir
deve per tre, uè si ha cura di ricorrere ad altri mezzi,
governandole infine col solo vincilio, per le quali cose
tutte si riducono le pecore in uno slato deplorabile.
Da tale precisa descrizione sullo stato attuale delle
pecore, si scorge la necessità di porvi istantaneo rimedio,
e quindi occorre che i Possidenti diano mano alla bel-
l'opera colla massima energia.
Io sarei d'avviso convenga per prima cosa provvedersi
di Montoni Spagnoli, i quali colla finezza delle loro lane
miglioreranno la qualità delle nostre, ben inteso che si
abbia la precauzione di accoppiarvi pecore sane e robuste,
scartando affatto le affette e malsane.
Ciò solo non basta per averne un buon esito , giacché
APPENDICE 331
v'hanno Possidenti che si providero di Montoni Spagnoli ,
ma che per avere trascurato di somministrare al gregge un
perfetto alimento, niun miglioramento ne ottennero (1).
Conviene perciò aver cura che i foraggi sieno di per-
fetta qualità, non essendo atto il Vincilio da se solo a nu-
trirle; conviene provvederle di fieno, biade, e beveroni,
non mancando ancora di somministrar loro quotidianamente
una regolare e proporzionata quantità di sale, sia che venga
sciolto nei beveroni stessi , o mescolato alle biade od a-
sperso nei foraggi. Aver cura inoltre che i pascoli desti-
nati alle pecore sieno sani ed asciutti , e specialmente che
non sieno bagnati dalla rugiada, più d'ogni altra cosa
nociva, per cui si rende necessario affidare il gregge a
persone istruite in proposito.
Non si tralasci di ridurre gli ambienti destinati per
stalle, se non a perfezione, almeno asciutti e salubri; al
quale scopo ove non si avesse asciutto per natura il suolo,
sarebbe bene praticarvi qualche chiavica coperta, indi sel-
ciare il pavimento. Intonacare le pareli per un'altezza al-
meno di tre piedi ; converrebbe che gli ambienti fossero
alti e le finestre spaziose, l'una opposta all'altra, accio-
chè la ventilazione si rendesse frequente; nella stagione
estiva non tener chiuso l'ingresso, essendo a questo ani-
male assai nocivo il caldo , e quasi nullo il freddo. Gli
sia mantenuta costantemente l'acqua in apposito Trogolo
acciò possa spesso il gregge abbeverarsi, e questo sia
tenuto alla dovuta altezza perchè nell'acqua non vi s'im-
merga sterco. Sarebbe bene ancora impiantare all'intorno
rastelliere semplici, acciocché i semi ed i tritumi del
foraggio cadendo, non s'avvolgano fra la lana delle pe-
(1) Per conoscere le altre cagioni, che olire l'anzidetta, im-
pedirono il buon effetto della introduzione dei 3Iontoni spagnuoli,
si potranno leggere le due Memorie del Predieri inserite nel Voi.
VI. della Società Agraria, e precisamente le pag. 133 e 134,
(I Compilatori)
332 APPENDICE
core; e perchè questi non vadano dispersi, converebbe,
sotto le raslelliere costruirvi le mangiatoie; le quali in
pari tempo servirebbero per distribuire loro le biade, la
crusca, le radiche ecc. In tal modo si potrebbero gover-
nare nell'interno delie stalle ; locchè è conveniente non solo
nella stagione invernale, ma bensì anche in quei giorni
piovosi ed umidi, nei quali si ritengono nocivi i pascoli.
Non è bene il pulire spesso la stalla, e ne ciò ritar-
dare di troppo, al qual uopo io ritengo ciò debbasi effet-
tuare ogni quindici giorni insieme al rinnovare il letto. +
Scartate od esitate altrove le pecore che non danno
speranza di perfezionamento, sarà meglio per qualche tem-
po tenerne un ristretto numero, ma perfetto, essendosi
sempre in tempo di aumentarlo colla discendenza perfe-
zionata. Aumentandosi il numero di queste, può ognuno
trar profitto dai ripali erbosi, dalle cavedagne, dai prati
abbandonali di poco prodotto, considerati pascoli, e così
destinarli al solo mantenimento delle pecore. L'epoca op-
portuna all'accoppiamento si ritenga l'Ottobre, cosicché
figliando a capo di cinque mesi si avranno gli agnelli in
Marzo. Nati gli Agnelli, si allevino soltanto quelli che
per la finezza della lana s'accostano a quella del padre, né
si lascino poppare più di cinque mesi. Nell'inverno in ispe-
cie si aumenti la dose, e la sostanza ai beveroni salali, fa-
cendo uso di piante leguminose, e ne verranno alla luce
agnelli più robusti. In tal modo governale e custodite, si
ha anche la certezza di tenerle lontane dalle malattie alle
quali comunemente vanno soggette, ed in ispecial modo
dalla così detta marciala.
Tali cure son certo verranno compensate dall' au-
mento del reddito, e dalla compiacenza di avere miglio-
rala la razza pecorina, scopo lodevole, e come dissi uti-
lissimo.
Menzami Raffaele.
APPENDICE 333
DEI MODI ONDE PROVVEDERE
AL MIGLIORIMENTO DEL BESTIAME CHE SERVE ALLA
NOSTRA AGRICOLTURA.
letta nella tornata della Deputazione Sezionale agraria
di Castiglione del i.° Aprile 1851.
DAL DIRETTORE
FRANCESCO CASSARINl
Signori
La benemerita ed illustre Società Agraria della nostra
Provincia, la qnale per tulle maniere promuove ed inco-
raggia l'agricoltura, prima e vera sorgente di ricchezze
pei popoli d'Italia essenzialmente agricoli, ha rivolti, co-
m'era naturale, i suoi studi anche al bestiame, ed ha ri-
chiesto a noi pure il nostro avviso, intorno aj modi di mi-
gliorarne le razze , secondo vi feci palese. 11 subielto se
deve stare a cuore a lutti gli agricoltori, molto più lo deve
a quelli del monte, che soltanto mercè la pastorizia ri-
traggono un frutto dalla non ubertosa loro possidenza , ed
è perciò che io, adempiendo anche il vostro desiderio,
oggi vi inlratlerò su questo argomento col maggior buon
volere sebbene con poca , anzi nessuna dottrina.
Incominciando dalla specie piti importante, cioè dalla
' bovina dirò, che i pregi principali -di questa, relativamente
ì ai nostri luoghi, sono la rob-j^tezza, la mezzana corpo-
ratura, e la eleganza delle forme, pregi che si verificano
generalmente negli individui onde sono fornite le nostre
334 APPENDICE
campagne; per Io che sii questo proposito io devo ren-
dere, siccome rendo, ai nostri agricoltori un giusto tri-
buto di lode : così potessi renderlo a loro anche nel ri-
manente!
Dicendo che i nostri bestiami bovini, generalmente
parlando , uniscono questi pregi , non ho inteso di esclu-
dere che ve ne siano dei mediocri, ed anche degl' infimi,
che troppi ve ne sono. Eppure percorriamo i mercati e
vedremo le ricerche e le contrattazioni cadere su tutti e-
gualmente, e forse più sui mediocri e gl'infimi, che
sui migliori!
Questo, che a prima vista si chiamerebbe fenomeno,
e che noi vediamo accadere in lutti gli umani commerci
è, a parer mio, una conseguenza necessaria del sistema
sociale, in cui altri sono provisti di larghe, altri di mez-
zane, altri di meschine fortune; i primi che possono im-
piegare un più ricco capitale è evidente (limitandomi al
mio subietto) che si rivolgeranno ai bestiami migliori, don-
de avranno anche un più ricco profitto; i secondi ai me-
diocri, e così via via; della qual cosa, per sé già mani-
festa , ognuno può avere una prova indubitata con una
semplice osservazione di fatti materiali. — Chi dunque
tendesse a voler lutto egualmente buono, lutto egualmente
bello, se io non m'inganno, farebbe quasi bordone a certe
dottrine, non so se più pazze che perverse, le quali pur-
troppo serpeggiano fra gli uomini. Laonde in questa ma-
teria fa d'uopo star ben guardinghi per non essere affa-
scinati dal bagliore di vane utopie, e non lasciarsi indurre
indirettamente, o a precludere la via all'impiego dei pic-
coli capitali, 0 a recare degl'inopportuni impacci alla in-
dustria che sempre tornano in danno di essa.
Io trovo inoltre che per formare un retto giudizio in
proposito conviene eziandio por mente alla posizione to-
pografica della nostra Provincia, che trovandosi al conlatto
può dirsi di tre esteri Stati esercita cogli abitanti di questi,
APPENDICE 335
continui scambi , specialmente del bestiame di cui si par-
la, per causa dei quali forse potrebbero ridursi a nulla ^
0 a ben poco gli effetti di ogni benché energico e vigoroso
provedimento. E qui tolga Iddio che io dubiti solamente
che si voglia pensare a togliere o diminuire simili scambi
con qualche misura di protezione (per servirmi della pa-
rola del giorno) più alta di quella già in vigore.
Senza di che io domando agli agricoltori: il deterio-
ramento del bestiame bovino presso di noi procede dalla
razza, o piuttosto da mala cura che se ne abbia? Alla
quale domanda non è difficile la risposta per chi abbia
visti , ed abbia continuamente sotto gli occhi esempi di
animali, che superbi per bellezza, forza, e gioventù tolti
dalle mani di uno, e venuti in quelle di un altro colono
perdono quasi ad un tratto i loro pregi, e addivengono
non altro che miseri carcami j e di altri per lo contrario
I che di infimi che sono, mutata stalla; a mano a mano
rinvigoriscono, e mostrano da ultimo una bellezza che
niuno, se non intelligentissimo, avrebbe in loro sospettala.
Forse taluno considerando quanto possano adunque
influire le cure del colono al miglioramento del bestiame,
potrebbe pensare a stimolare , e ad accrescere queste cure
con qualche pubblico premio, come si è praticato altrove:
nel quale pensiero io non saprei convenire, perchè siffatti
premii, che toccano sempre ai più arditi, ai più destri,
non sono che trista sorgente di maldicenze, d'invidie, e
di odii. Il maggior premio, lo stimolo maggiore a far
prosperare il proprio bestiame, è l'utile, il guadagno
che se ne ricava; e quel colono che vede l'altro industre
e diligente condurre la vita con tutti quegli agi che si
addicono alla sua condizione, e sente se stesso circondato
da squallore e da debili, e non è spinto dalla smania di
procacciarsi un ben essere eguale, non si coramoverà cer-
tamente in vedere il suo vicino donato di un premio, e
sì conforterà guardando che infiniti altri ne sono privi sì
pari di lui.
336 APPENDICE
Chi concludesse da lutto questo, che io disapprovo
ogni tentativo per procurare un miglioramento s'inganne-
rebbe a partito. Io ho mostrati i pericoli che s'incontre-
rebbero volendo portare la cosa tropp' oltre, affinchè non
si adoperino mezzi soverchiamente coercitivi, che invece
di togliere il piccolo male lo farebbero inciprignire; ho
voluto mostrare la insufficienza di altri provvedimenti;, già
posti in opera senza prò, affinchè non si disperda in essi
il denaro, che si potrebbe altrimenti usare con vantaggio
maggiore: ora eccomi a dire quello che nella mia dappo-
chezza penso eseguibile e conveniente in proposito.
Secondo gl'insegnamenti di celebri zoojatri, che ho
visti confermali da una lunga esperienza, io tengo che le
bestie ritraggono principalmente dal padre o la beltà, o
i diffelti^ e che perciò ai soli maschi da razza debbano
limitarsi i provedimenli e le cure. Ciò premesso general-
mente, e venendo alla specie bovina io vorrei che per te-
nere lori di razza, fosse necessario la licenza del magistra-
to Municipale; che questi fosse obbligato a concederla
quando gli animali fossero bastevolmente adalli all'uopo;
che per accertarsi di ciò egli dovesse rivolgersi alla locale
Deputazione Agraria; e finalmente che questa licenza avesse
a rinnovarsi colle slesse guaranligie ogni anno almeno ,
punite le contravenzioni e le frodi con una pena pecunia-
ria alquanto superiore all'utile che prosumibilmente po-
trebbe ritrarsi violando la legge. Per questa guisa ^ se la
mia opinione non mi fa travedere, mentre è lasciata libera
la industria, libera la concorrenza, si allontana il pericolo
che alcuni, siccome sogliono, tirino un disonesto partito
0 dalla bonarietà dei coloni, o dalla difficoltà di condurre
le femmine altrove, specialmente nei luoghi alpestri sic-
come i nostri.
Dalla specie bovina passo a discorrere di quella de' ca-
valli ; ma se per la prima io dissi parole di meritalo en-
comio ai nostri agricoltori, per la seconda mi è forza
APPENDICE 337
muovere biasimi e rimproveri. Questo nobile e generoso ani-
male, che fido compagno dell'uomo divide con luì le fa-
tiche e i pericoli, è presso noi cosi degradato « che non
)) si sa (per servirmi delle parole di un dotto e spiritoso
w scrittore) se appartenga alla specie del cavallo, o piul-
M tosto ad una qualche varietà di mostri». E qual mera-
viglia se la sua propagazione (opera spesse volte di un
fortuito incontro nei pascoli) è dovuta a un deforme ron-
zino che mal si regge su i piedi? Se le cavalle durante
la loro pregnanza, non di rado ignorata^ sono mal go-
vernate, e sopracaricate di fatiche da un contadino indi-
screto? E noi usati a non ricavare alcun frutto da questo
ramo importante della pastorizia, seguendo riprovevolmente
la corrente abbiamo lasciati consumare tanti e tanti forag-
gi a questa razza degenere senza tentare un passo per mi-
gliorarla, sebbene vi ci invitassero i pascoli spaziosi, le
vaste boscaglie, e i felici successi di altri luoghi montani:
or come por fine alla vergognosa inerzia?
Su questo proposito molli hanno scritto in Italia, e
fuori, ma per lo pili collo scopo di mostrare ai governi
come avrebbero potuto avere dai propri slati cavalli neces-
sarii alle armate, non già con quello di favorire diretta-
mente la privata industria, e quindi hanno proposti mezzi
così smodatamente dispendiosi che solo ad una slato pos-
sano convenire, e che perciò io farei opera perduta a qui
enumerare.
Il provedimento che ho proposto di sopra per la spe-
cie buina non sarebbe acconcio e sufficiente per quella de'
cavalli. Di fatto posto l'obbligo della licenza comunale per
tenere tori da razza, si ha la certezza che la propagazione
avverrà soltanto per mezzo degli animali giudicati idonei,
non essendovi alcuno che tenga dei tori per servirsene ad
altro uso; laddove per lo contrario essendo i cavalli interi
comunemente usati al pari degli altri, anzi dai vetturali
preferiti per ragione di minor prezzo , e maggiore robu-
338 APPENDICE
stezza, posto anche l'obbligo della licenza comnnale per
tenere stalloni nulla di più facile, nulla di più probabile
che 0 per caso,o per volontà dei padroni la propagazione
succeda anche mediante altri animali. Il volere poi impe-
dito generalmente l'uso dei cavalli interi sarebbe pretesa
esorbitante ed improvida.
Oltre di ciò se può proibirsi l'uso de' tori non atti
a servire per razza senza timore, e senza dubbio che ne se-
gua un assoluta mancanza , stantechè il generale bisogno
presenta un sicuro guadagno, e stante la non grande dif-
ferenza di prezzo da un toro meno buono ad un buono,
questo timore e questo dubbio si convertono in certezza ri-
spetto ai cavalli, e per la enorme differenza di prezzo che
passa da un tristo ronzino ad un buono stallone, e perchè
non è sperabile di ritrarre ad un tratto un guadagno pro-
porzionato da genti incallite in un errore, tanto più che
potrebbero facilmente provedere in altro modo al loro bi-
sogno, come ho mostralo di sopra. Dunque non basta vie-
tare l'uso di cattivi stalloni, ma fa mestieri apprestare
con ogni agio l'uso dei buoni.
Per le quali considerazioni io conchiudo primiera-
mente, che mentre dovrebbe lasciarsi libero l'uso de' ca-
valli interi, dovrebbesi però impedire, colla sanzione di
una multa non grave, di servirsene per monta, e di man-
darli sui beni comunali ove i comunisti abbiano il jus pas-
cendi, o nei beni privati soggetti a tale mutua servitù:
secondariamente che le Comuni componenti un governo
(parlo sempre pei nostri luoghi) dovessero provedere uu
generoso stallone adallato al monte, e farne dono ad un
possidente, il quale si obbligasse di mantenere la razza per
un tempo determinalo, che a mio avviso non potrebbe es-
sere minore di 15 anni, ad uso esclusivo dei Comunisti,
e fissato nella misura più mite il prezzo d'ogni montatura.
Il qual possidente dovrebbe essere tale da presentare tutte
la guarentigie per l'adempimento degli obblighi che assu-
APPENDICE 339
raerebbe. Passato quel lerapo , e vistosi col fatto quali van-
taggi si hanno anche dalla specie cavallina, la privala in-
dustria saprà da per se procacciarseli per l' avvenire, sen-
z* altro bisogno di divieti o di stimoli.
Resta a parlare dei maiali e delle pecore, ma pare a
me che né per gli uni né per le altre sia da porre in-
nanzi alcun provedimento. Non per i primi perchè ormai
è generalizzata fra noi la razza del Valdarno, razza bella
e feconda forse non inferiore ad alcuna; non per le se-
conde perchè la mortalità cui vanno soggette sì di fre-
quente, e che ora pur la distrugge, non deriva già dalla
razza, ma dal mal governo che ne hanno i coloni, dagli
insalubri pascoli a cui consideratamente le satollano; ed
anche i pochi felici successi dei tentativi fatti nella vicina
Toscana mi dissuadono da sostituire una nuova razza al-
l'indigena.
Eccovi detta la mia povera opinione sul grave, e dif-
fìcile subietto; voi tenetela in quel conto che nella vostra
saviezza vi parrà meritare.
INTORNO
All' USO DEI SAIE MARINO PEI BESTIAME
A confermare l'importanza, e la utilità del sale ma-
rino nel mantenimento del bestiame saggiamente esposta
dal dotto ed arguto Sig. Doli. Gio. Orlandi redattore del
Propagatore Agricola in Bologna nel quaderno di Gennaio
e Maggio del passato anno 1851, e messa in pratica da
vario tempo dal valente agronomo Sig. March. Doli. Luigi
Da Via Autore di non pociie memorie agrarie credo poter
rispondere col rinomato Rozier al dubbio iasotlo , se l' uso
340
APPENDICE
del sale pel bestiame sìa o no vantaggioso , che la na-
tura la quale in ogni cosa dovrebbe consultarsi, decise
ogni questione. Niuno ignora, che concesse agli animali
un sentimento, che gli spinge al bene, e gli allontana dal
male, arcano nella sua essenza, e manifestissimo nei suoi
effetti , appellalo dal volgo Istinto da Ippocrale , principio
impellente. Ed in vero noi non conosciamo animale il quale
non abbia un gusto positivo pel sale marino (cloruro di
sodio) (1), e pel salnitro (nitrato di potassa). I piccioni
si vedono guadagnare dopo otto o dieci miglia di tragitto
i lidi del mare, e cercare tra gli scogli il sale, che vi si
attacca. Le pecore, e gli altri ruminanti si vedono avida-
mente leccare le efflorescenze sulle pietre, e sui muri delle
stalle, dove formasi il vero sai nitro, e ciò per dar tuono
al loro stomaco, ristorare l'azione degli organi digestivi,
e riaversi dalla tristezza. I selvaggi si servono del sale
per sorprendere gli animali alla caccia, e col favore di
quest'esca li fanno ritornare dai boschi, e si perviene a
farsi amare, e seguire da essi. Ed essendo il tutto provato
dai falli, e dalle quotidiane esperienze, come si potrà dire
il sale è nocivo, il sale è inutile al bestiame? L'eccesso
sarà nocivo, dannosa essendo l'abbondanza, ben ravvisando
con Hartmann, che se venga usato in gran copia irrita.
(1) Questo sale assai comune in natura trovasi in istato
nativo , e anidro ( sai gemma ) contenente quando è puro
39,66 di sodio, e 60,34 di cloro in masse considerevoli o
miniere, in tutta l'Europa ( Journ. de pharmac. V. 502^;
in Siberia ( Pallas Voyage ì. 368 ) sotterra , e costituente
certe montagne, come in Ispagna (a t6 leghe da Barcellona)
ove se ne vede una alta 500 piedi, e della circonferenza di
tre miglia ( Bibliot. brilt. Vili. 351 ) e trovasi del pari in
soluzione in quasi tutte le acque sorgive , a quelle di varj
laghi, che per esso diconsi salsi, e finalmente nelle acque
del mare, ove abbonda.
APPENDICE 341
inaridisce, produce la sele maggiore, e gli altri mali pro-
venienti dall'abuso dei sali composti. Ma fra l'eccesso ed
il necessario vi deve essere una linea d'intervallo, che
l'animale più sobrio dell'uomo rare volle oltrepassa.
Risulta inoltre da ripetute osservazioni, che molto
bestiame bovino, o pecorino nelle spianale di Lombardia,
e nelle vaste campagne romane nelle stagioni di primavera,
e di autunno molto umide e fredde in seguito di continue
piogge si perde per timpanite generata dallo sviluppo di
molta aria nei ventricoli , sicché percossa la regione ven-
trale vi suona come il tamburo. La cagione di questa ma-
lattia è il cibo di soverchia quantità di medica (1), o di
trifoglio (2) di fresco tagliato, o di altra erba rugiadosa,
e bagnata. E da questo forse potrebbe trarsi per leggiltimo
corollario che l'erba medica, che il trifoglio sia nocivo,
sia inutile al bestiame? No certamente. Poiché non si po-
trà mai ricavare dai mali provenienti dall'abuso alcuna
sentenza contro il buon uso. È dunque il troppo nutri-
mento, è l'eccesso cioè la quantità, che gli produce la
morie se l'animale non è prontamente soccorso coi rime-
dj atti ad assorbire il gas acido carbonico, ossia l'aria,
che si sviluppa dagli alimenti mangiali , come sono l'acqua
di calce, la soluzione di sapone e potassa, l'ammoniaca,
e la magnesia, ecc. ecc. e coli' eseguire immediatamente
(allorché siensi mostrate innlili le su indicale sostanze me-
dicamentose) previa l'incisione della pelle la puntura nel
centro del lato sinistro col noto istrumento chirurgico det-
te trequarti-
(1) Erba medica, o erba spagna Medicago-sativa.
(2) Tre sono i trifogli comunen\finte coltivati \P il tri-
foglio "pratajolo tiifolium praleiise 3 2.*^ «7 trifoglio bianco,
ò ladino , trifolium repensj 3.° «7 trifoglio pesarone, tri»
fòlium incarnatum.
342 APPENDICE
Prima intanto di ammioistrare il sale al bestiame sarà
bene osservare la natura dei pascoli e la qualità delle sta-
gioni. Imperocché non sarà necessario darlo a quelle pe-
core, le quali stanno in luoghi ove nella state non sortono
mai dalle stalle se non si è del tutto dissipata la rugia-
da e la nebbia. L'erba corta ma molto nutritiva di alcuni
paesi suole essere per se stessa abbastanza secca senza
cercare di aumentare la sete col sale. Sarà inutile apprestarlo
al bestiame che soggiorna nei terreni prossimi al mare, e
per l'estensione di cinque o sei miglia da' suoi lidi, poi-
ché i venti marini trascinano seco una sufficiente quantità
di parti saline, e le depongono sulle piante.
Gioverà somministrarlo al bestiame nelle stagioni pio-
vose sia di primavera, sia di autunno, sia d'inverno umi-
do, e sarebbe un' operare in ragione inversa dei proprj
interessi risparmiare il sale ai buoi e vacche, le quali vi-
vono, e popolano luoghi pantanosi ed un opporsi senza
forti cagioni o fatti , alla nota regola, che quanto più
V erba è internamente acquosa, quanto pia il terreno
del pascolo è umido, tanto più è necessario il sale ai
bestiami.
Per le medesime ragionisi vedrà indispensabile l'uso
del sale nei paesi settentrionali, dove le pioggie sono con-
tinue, ed il caldo è moderalo, consideralo come sostanza
tonica per rinforzare cioè le fibre dello stomaco troppo
rilassato da un nutrimento acquoso, ed in vista delle altre
sue particolari qualità che andrò sommariamente ad espor-
re, poiché il sale marino dissipa la sovrabbondanza della
umidità, eccita l'appetito, e previene quelle malattie il
principio delle quali riconosce per causa il rilassamento,
e la cattiva digestione. Difalti Hartmann intorno all'uso
del sale marino ci scrisse « usato moderatamente aiuta la
)) soluzione dei cibi nel ventricolo w e soggiunse « né può
ì) essere probabile che l'uso universale di esso nella so-
» cietà sia stalo introdotto senza una guida d'istinto, w Né
APPENDICE 343
lacerò quanto sul medesimo oggetto ci pubblicarono Morat
e Derlens nel Dizionario universale di Materia Medica e
Terapeutica generale mentre alla pagina 1004 art. sodio,
il sale marino stimola blandamente gli organi digestivi,
eccita l'appetito, agevola la digestione, ed è un bisogno
imperioso per la più gran parte degli uomini. Il suo uso
è salutare ai bestiami. Sembra preservare i montoni dalla
cangrena prodotta dalle idatidi (Faune des med. 1. 156. Ran.
cit. da I. F. Gmelin appar. medici. 85) ed altrove, dato
io dose purgativa (mezz'oncia ad una in soluzione) irrita
più dei sali neutri, eccita calore, sete, e può provocare
il vomito, e senza quest'ultima avvertenza potrebbe senza
dubbio in dose troppo forte cagionare una sorte di avve-
lenamento. Pel cavallo è un veleno dato alla dose di due
0 tre libbre (Journ. de med. di Leroux XIX. 150. ). Venne
pure osservato, scrisse il Gera nell'Igiene degli animali,
che alcune pecore, ed animali bovini affetti da morbo na-
scosto ricorrendo al sale furono felicemente risanali , e si
effettuò in un modo ammirabile l'ingrasso. Il Sig. Grognier
Professore di Veterinaria in Parigi nel suo corso d'Igiene
Veterinaria (1837) dopo avere con savio criterio mostrato
quanto gli erbivori tutti appetiscono singolarmente il sale,
ne descrive i vantaggi, che dall'uso di questo ne ritrae il
loro fisico, e la loro economia. Infatti fa conoscere, che
le vacche lattatole, cioè da frutto, dietro la somministra-
zione del sale, o solo, o disciolto nell'acqua con crusca
di frumento, o unito al foraggio producono un latte più
abbondante, più ricco di burro, e di parte caseosa (1); che
le medesime sono meno soggette ad asteniche infermila, le
(() Se al cibo, scrisse il Chiolini, che alle vacche si dà
aggiungasi un poco di sale, il latte riesce più denso, e sa-
porito. Il trifoglio, la medica, e la veccia falciata favori'
stono V abbondanza del latte più di tutte le altre erbe.
344 APPENDICE
quali presso di loro sodo le più frequenti, che i prodotti
di queste sono molto più vigorosi, che i buoi da lavoro
col sale aumentano le forze benché parcamente nutriti; che
i tori sono più ardenti , e più fecondi nella riproduzione
della specie, locchè viene confermato dal lodato Dott. Gera
nell'opera citata, ove dice che, viene somministrato il
sale ai maschi prima di fare montare, e quando il loro
temperamento s'indebolisce, fortificando cotesta sostanza
la loro costruzione, che la forza ed il vigore del cavallo
sono aumentati; che la riuscita del puledro e più sicura,
e ciò risulta dalle osservazioni fatte in Inghilterra e negli
Stali Uniti ; che i montoni sono preservati da quella ma-
lattia conosciuta sotto il nome di cachessia acquosa, di
raarciaia 0 bisciola delta anco putredine (dai francesi powr-
riture) o malattia dei lumachini. Difalli l'aceto, ed il sale
marino, scrisse il eh. Metaxà al §. 249 vanlansi come pre-
servativi della cachessia acquosa (l) la quale però di rado
si osserva nelle gregge , che pascolano le spiagge del mare ,
ove si nutrono di erbe salate. Tale regime conviene alla
specie ovina più di qualunque altra specie quando parti-
colarmenle trovasi esposta alle dense nebbie, ed agli effluvi
paludosi, ad un vitto poco salubre, e che alloggia in stalle
umide insalubri, e poco aereale; che i majali oltre all'in-
grossarsi più sollecitamente e completamenie sono preser-
vati dalla raalallia detta gragnuola o ponicatura ; che pre-
serva tutte le allre specie di animali domestici dalle affe-
zioni verminose, da debolezze, da cachesie o dimagra-
menti, ai quali potessero essere soggetti in tempi di raa-
( t ) Mentre il Sig. Bassi asserisce che il solfo , e la ean-
fora sono i due soli rimedii, cui ha conosciuto efficaci contro
la cachessia acquosa, conchiudono i Signori Doti. Chiolini e
Moretti che il sai marino ed il nitro dovrebbero a giudizio
loro essere di singolare vantaggio.
APPENDICE 345
lattie gravi ed epizootiche ^ che infine il pollame, i pic-
cioni, e gli uccelli, non escluse le api (I) insetti tanto
utili nella economia rurale, godono miglior stato di sa-
lute, sono più fecondi, ed ingrassano più facilmente fa-
cendo uso discreto del sale.
Inoltre particolari circostanze avendomi posto nel caso
di osservare, che le malattie degli animali erano più fre-
quenti nei paesi dove l'uso del sale era ignoto, che
negli altri, e che quanto più a questi si amministrava
tanto meno erano affetti da malattie gravi , contagiose ed
epizootiche; ed avendo dal 1845-50 tenuto varie vacche
mucche posso accertare in detto spazio di tempo non aver
avuto perdita alcuna per avere indistintamente apprestalo
un giorno si ed uno no un'oncia e mezza di sale marino in
una secchia di acqua pura con crusca di frumento e ciò in
seguito di studj fatti nei decorsi anni nei trattati di Agraria
e di Igiene Veterinaria , anzi averne rilevato , che quei capi i
} quali si riprendeano perchè dati ad altri per concessioni tem-
1 porarie, tuttoché scaduti e deteriorati, dopo due mesi circa di
1 continuala somministrazione salina lentamente ingrassavano
ed emettevano da vari punti della pelle i così detti tarli, non
I ommesse però le altre cose, le quali assicurano al bestiame
una esistenza vigorosa, e lunga vita, cioè farli ogni giorno
strigliare , strofinare , lavare gli occhi , pulire le unghie noe
tenerli troppo chiusi nell'inverno, ed obbligarli a mo-
derato esercizio ecc. ecc.
(1) Nel i.^ quaderno del Propa^itore Agricola di Bolo-
gna iS5i, leggesi « Le api che nelle primavere umide e fred-
de per causa di frequenti pioggie soffrono dissenterie prodotte
dai cibi raccolti sui fiori bagnati ed itvvizziti sono da que-
sta malattia preservate allorché possono usare di una solu-
zione di buon sale comune in acqua tiepida che in opportuni
vasi sia collocata vicino agli alveari.
K. Ann. Se. Natur. Serib IH. Tomo 5. 23
346 APPENDICE
Enumerali i vantaggi del sale nella economia del be^
etiame, e conosciuto formare una parte necessaria alia
nutrizione, e conservazione dei medesimi sarà d'uopo os-
servare il modo di aDjministrarlo, e la sua dose. Tre sono
difatti le maniere di amministrare il sale al bestiame; 1.°
solo; 2.° misto al foraggio; 3.° stemprato nella loro be-
vanda: quest'ultimo metodo potrebbe produrre sinistri in-
convenienti, se non si avesse estrema riserva nell' usarlo,
perchè l'animale assetato prenderebbe sale oltre misura;
e quindi conviene, che l'acqua ne sia semplicemente con-
dita, e non salata, specialmente quando è di una natura
scipita, e pesante: un'oncia di sale basta per una secchia
di acqua. Margaroli consiglia di aspergere i foraggi con
acqua, in cui siaci disciolto del sale, o tenere dei pezzi
di sai gemma nelle mangiatoje, oppure fare un pastone
contuso della marna con calce, o con gesso, a cui si unisce
del sale in forte proporzione, e se ne fanno dei pezzi co-
me mattoni che si pongono presso le mangiatoje in modo
che gli animali possano prenderne leccandone prima e dopo
il pasto. Mentre si amministra il sale al bestiame, con-
viene osservare attentamente di tenere ogni animale sepa-
rato dal vicino, poiché taluni mangiano più presto deg-li
altri, e sovente accadrebbe che uno stesso animale man-
giasse esso solo quasi due porzioni. Ciò si fa ancora per
evitare che l'acqua salata, quando un'animale mangia le
foglie dure, non vada a cadere sulla pelle del vicino. I
buoi non cesserebbero di leccarsi a vicenda e colla lingua
si porterebbero via il pelo, quale deglutito produrrebbe
sinistri inconvenienti, come indigeribile dagli animali, ser-
vendo così di base a formare quelle concrezioni chiamale
egraeopoli, pallottole composte cioè di frantumi di piante
indigeste, di molecole calcari, e di aglomerati dalle mu-
cosità, che trovansi negli organi digestivi degli erbivori
in ispecie, quali ho veduto conservali dal Sig. Cav. Mar-»
garucci uomo di chiarissima fama pel molto sapere in
si fatte materie.
APPENDICE 347
li sale marino suole generalmente darsi dalia dose
di once due alle Ire e più allorché si pone all'ingrasso.
Secondo il Doti. Gera il marinum della quantità, che si
può dare, è di un'oncia all' incirca per ciascun animale,
e per gli altri in proporzione. In quanto alla quantità giu-
sta il savio parere del lodato Sig. Orlandi (5.*^ quad. del
Propag. Agricola di Maggio 1851) la misura da prendersi
sarà quella che farà d'uopo per dare all'acqua un sapore
sensibile e marcato di sale. Su ciò invito i lettori a consul-
tare la dottissima memoria del Sig. Barrai sull'impiego
del cloruro di sodio nell'economia animale pubblicata nel
1847 , nella quale si troveranno prescelte le dosi conve-
nienti ad ogni specie di animale sia bovino, sia cavallino,
sia suino, sia pecorino ecc. ecc. il 1. quaderno del Pro-
pagatore Agricola di Bologna Gennaio 1851. ed il foglio
11. o e 12.odel Voi. IV. degli Annali della Società di Agri-
coltura Toscana.
È da notarsi ancora che il suddetto Sig. Grognier pub-
blicò in Lione nel 1831 un'operetta nella quale dimostra
i grandi vantaggi che si otterrebbero nel dare agli animali
erbivori cibi cotti , e salati. La loro salute riacquisterebbe
la spesa, che cagiona questo metodo, e verrebbe anco com-
pensata dalla maggior quantità di latte, dalla miglior qua-
lità della carne , e dalla maggior forza dei lavori ; di più
si potrebbero porre a profitto nuove sostanze alimentarie,
quali sarebbero i giunchi, la canna, la ginestra, il ranun-
colo, ed altri vegetabili tigliosi, che crudi sono indigeri-
bili.
E qui cade opportuno riportare una osservazione, che
leggesi nei fogli inglesi del 1764 assai utile per coloro
che devono sovraintendere le coltivazioni nelle terre altrui^
e dirigere le faccende rurali, scarnano provvedere ai loro
inieressi col trarre maggior profitto nelle terre proprie col
più breve tempo, e colla minor spesa possibile. Un par-
ticolare di America avea una considerevole quantità di fieno
348 APPENDICE
guasto per le continue pioggie, e quasi imputridito nei
campi. Ebbe la precauzione , quando ^o chiuse nel suo stato
di siccità conveniente di far spargere del sale al primo
strato: subito che questo ebbe sei pollici di fieno al di-
sopra fece lo stesso, e così alternalivaraente di mano in
mano formò un strato di foraggio, e di sale in piccola
quantità fino a che tutto il fieno fu ammucchiato. Quando
questo particolare cominciò a darlo al bestiame, questo vi si
gettò sopra con un'avidità straordinaria, e lo preferì anco
a quello, in cui non vi era sale, quantunque fosse di qua-
lità eccellente. Esperienza che mentre merita di essere ri-
petuta specialmente in quelle stagioni, dove le pioggie con-
tinue fanno perdere quantità considerevoli di foraggi che
potrebbero essere dagli animali consumati con questo me-
todo, ci dà poi occasione di riconoscere nel sai marino
un azione temperante, o correttiva, ed un potere, direi
antisettico sui foraggi guasti , quale venne notato da Prin-
gle, da Wedel, da Mustel ecc.
Sembrami necessario di far qui osservare che anco il
Sig. Godine Prof, nella scuola di Alfort nei suoi elementi
d'Igiene Veterinaria (Parigi 1815) prescrive l'uso del sale
per correggere i foraggi, che per qualunque siasi causa,
abbiano perdute le loro buone qualità, ed il loro succo
nutritivo, e che forse sarebbero dagli animali rifiutati, ed
in caso diverso diverrebbero per essi causa predisponente di
malattie. Il sale, scrisse Lessona nel suo trattato delle
malattie perniciose dei bestiami (Mil. 1820) può contribuire
moltissimo a correggere la cattiva qualità di fieno guasto,
ed alterato, di cui se ne insaleggino gli strali, spargen-
dovene sopra nella proporzione di una libbra per ogni
cento libbre di fieno. Se il fieno non è stalo salato , sarà ben
fatto di sciogliere una libbra di sale in una conca, o vaso
qualunque di legno contenerne 5 o 6 secchi di acqua, ed
immergervi il fieno prima di amministrarlo agli animali,
0 spruzzarlo con acqua salata mediante spugna, od altro.
APPENDICE 549,
Rifleltendo infine essere il sale un elemento dei più
indispensabili al sangue dell'uomo e degli animali a cui
umori fornisce la soda, della quale non possono a meno,
ed al succo gastrico l'acido idroclorico indispensabile al
compimento di una buona digestione, ed averne grande
bisogno, anzi singolarmente appetirlo gli animali erbivori,
del pari che ne ha bisogno l'uomo quanto piìi si acco-
sta al loro modo di vivere, ed osservando che il be-
stiame tutto mantenuto senza sale trovasi debole, predi-
sposto a continue infermità, ha un sangue, che sovente
s'ispessisce, e diventa nero come quello degli animali vec-
chi; mentre all'opposto si osserverà sano, vigoroso, e ra-
pidamente ingrassarsi quello col sale nutrito, ed alimen-
tato, per cui ne verranno segnalati vantaggi al pubblico
interesse, all' industria, al commercio somministrandoci
oltre alla maggior copia di concimi, latte piti abbondante,
più denso, ricco di burro , lana più fina, carni più saporite,
più nutritive, aventi le buone qualità alimentarie ecc. ecc. si
potrà conchiudere, dopo avere ben ponderate le esperienze
e le osservazioni dei più distinti Agronomi, e trattatisti
d'Igiene Veterinaria (dovendosi sempre l^sperienza prefe-
rire a qualunque teoria) che l'avidità somma addimostrata
dagli animali verso il sale marino l'istinto cioè, o il prin-
cipio impellente ci fornì sicuro criterio onde provare quanto
esso sia loro utile ed indispensabile. Ed è perciò che ter-
mino il mio dire nella lusinga che questo lavoro, qualunque
esso siasi, comprovante la utilità del sai marino nell'eco-
nomia dei bestiami , e che avea fatto soltanto per mia istru-
zione, e diletto non sia per riuscire inutile.
Dott. Domenico L. Mazzanti.
Consultore Veterinario della Sacra Consulta,
350 APPENDICE
NOTIZIE DIVERSE
le razze pfù pregevoli dei bestiami
domestici.
In due memorie da me Ielle nel decorso anno alla
Società Agraria bolognese, ed ora dalia slessa pubblicale
nel volume seslo,iofeci parola di alcune speciali ed utili
razze di bestiami, le quali poiché vivono e crescono in
Inghilterra, ed in allri esteri e lontani paesi, ove furono
prodotte dalla diligenza di istruiti e diligenti allevatori,
così non possono di leggieri venire osservale dai nostri
campagnuoli e dai nostri proprietari, onde apprezzarne le
belle ed utili qualità loro, a fin di inlrodurle presso noi,
in quelle località, ove vi è meglio potrebbero prosperare,
senza ledere anzi favorendone il vero tornaconto, por ne-
cessario per mantenerle e conservarle definitivamente. Però
avendone in quelle memorie fatta semplice menzione, è
pure in oggi conveniente, che in queste pagine, apposi-
tamente pubblicate per istruzione agraria, io mi estenda
alcun poco, riportandone quelle ulteriori notizie ed av-
vertenze sopra ciascheduna razza, le quali possano poi ser-
vire a darne una sufficiente e chiara idea, additandone ad
un tempo i pregi speciali di ciascheduna, non che le utili
applicazioni agli usi e costumi di alcune di queste nostre
contrade. A favorire poi la intelligenza dei lettori, mano
roano che verrò descrivendo una razza pregevole sotto
qualche rapporto, ho creduto di corredarne la descrizione
col disegno in figura litografica, tolto da una opera pre-
gevole inglese, per la quale oltreché quella non esiste
APPENDICE 361
fra noi , si renderà un servigio non comune, diffondeodone
con tal mezzo le cognizioni speciali relative, le quali colla
vista della figura, pili che colla descrizione parlicolare dei
caratteri, ponno comprendersi e ricordarsi.
BUE DELLA RAZZA DI DURHA9I
(vedi figura prima)
Il Bue di questa razza presenta i seguenti special?
caratteri pei quali facilmente si distingue. Pelo liscio e
morbido, sopra pelle pieghevole e sottile; colore di nn
rosso vivace, sfumato di un bianco puro. Talvolta è picchiet-
tato e macchiato specialmente nella superior parte , essendo
quasi bianco nel ventre. La testa, che è poggiata sopra un
robusto e largo collo, è piccola, e si appunta molto verso
il muso; ha le narici molto large; gli occhi molto spor-
genti^ con uno sguardo benigno: corna arcate, piccole, li-
scie e puntute; orecchie grandi ed elevale; petto largo,
spalle piegate allo indietro; schiena orizzontale e piana
fino all'origine della coda; lombi lunghi, larghi e ripie-
ni; sopra gambe sottili, piuttosto corte. Vedute di dietro
come davanti, le forme di questo gran bue, presentano
una specre di quadratura, anziché tondeggiare come so-
gliono in altre razze ; la slessa forma quadrilatera oblonga
presenta pure questo ruminante, osservandolo da un bal-
cone elevato. 11 peso cui suole pervenire si è libbre 2600
bolognesi in soli 40 mesi di età, mentre nei primi quat-
tro mesi dopo la nascita, il vitello di frequente pesa già
400 libbre. Questo bue è docile, buon mangiatore, ma
quando comincia il suo ingrassamento scema in lui note-
volmente l'appetito, continuando con tulio ciò ad ingras-
sare con prestezza. Il sapore della sua carne è mollo ap-
prezzato dagl'inglesi, i quali la pongono innanzi nelle
tavole più riputale dei ricchi, essendovi stimatissima.
362 APPENDICE
Di questa razza ollenulasi nel decorso secolo, poiché
merita una speciale considerazione, dirò brevemenle come
si ottenne.
Fu verso l'anno 1760 in che il famoso Bakewell co-
minciò le maravigiiose sue esperienze sopra i bestiami.
Questo allevatore è uno dei più grandi riformatori agricoli
che abbia avuto l'Inghilterra. Semplice fittajolo della pro-
vincia di Disley, nella contea di Leicester , imprese a cam-
biare da capo a fondo le razze degli animali domestici
sparse sul suolo della Gran Brettagna. Guardando da pri-
ma la riforma sotto il punto di veduta della razza bovina,
fece in guisa che gli individui colla medesima quantità di
nutrimento potessero dare, comparativamente agli altri, mag-
giore abbondanza di carne, nella quale la buona e scelta fosse
poi proporzionatamente molto più rilevante, di quello che
la carne di minor pregio, o di rifiuto. Bakewell pose in
prima per principio che negli animali che si vogliono in-
grassare, le parti intorno alle quali bisognava anzi tutto
occuparsi , erano quelle che la esperienza insegnò a conside-
rare come sede della carne migliore; cioè quelle che costi^
tuiscono le parti superiori, ma specialmente di dietro. Quan-
to alle parti inferiori del corpo, quell'avveduto alleva-
tore dichiarò, che non si porrebbero in carne se non a
pregiudizio delle altre; essere dunque necessario che l'ani-
male per sua natura non abbia disposizione di sorta ad
ingrassarsi in quelle parti. Predizioni di sinistro augurio
accolsero le splendide promesse del riformatore . ma egli
non si lasciò atterire, e proseguì l'opera perseverantemente.
Altri prima di lui avevano atteso alle forme dei buoi per-
chè fossero belle, e proporzionate: Bakewell invece si ap-
plicò più particolarmente alla utilità della forma, fosse pur
anco mostruosa all'aspetto. Osservando con molta atten-
zione il modo onde si comportavano i buoi e gli animali
neir ingrassare, non tardò ad acquistare la prova che per
gli speculatori, c^ tra sempre perdita in sottomettere al-
APPENDICE 353
V ingrassamento gli animali di grande ossatura; che ne
costava molto l'alimento per cuoprire quelle ossa grosse,
e che in ultimo i macellai non ricercano 1 carcami , ma la
carne buona negli animali che comprano. Partendo da questi
dati Bakewell si applicò a produrre una razza di buoi appro-
priala alla scopo che gli ingrassatori si propongono , cioè
animali di pelle pieghevole , fina , elastica , colla testa e tutte
le parti ossee infinitamente piccole e sottili, di corpo leggier-
mente cilindrico, coli' intervallo che separa le anche lar-
gamente sviluppato, col petto vasto, e colle gambe corte.
Il sistema da lui adottato consisteva in perfezionare la razza
che aveva quella tendenza desiderala, con individui della
stessa famiglia che presentassero eguali caratteri ; quindi
a migliorare questa razza di Durham (come quella di al-
tri animali siccome dirò parlando dei medesimi) adopera-
va il padre e la figlia, la madre ed il figlio, il fratello
e la sorella; coll'avvertenza però di scartare sempre que-
gli individui che mostravano colle loro forme speciali, dì
allontanarsi da una specie di tipo ideale, che egli erasi già
formato in testa , e che aveva disegnato in figura. Gran
numero di allevatori dichiararono che questo accoppia-
mento in famiglia da lui adoperalo, era un sicuro mezzo
di produrre la degenerazione nella specie; ma accadde il
contrario di ciò; o per meglio dire avvenne quello che egli
erasi proposto, di ottenere cioè degli animali da macello,!
quali se poco sarebbero adatti alla fatica, in causa delle ossa
sottili del loro scheletro, e del gran peso del corpo, e
se alla vista sembrar potevano mostruosi, erano però as-
sai più utili e produttivi di lutti i buoi delle altre razze
inglesi, come razza da macello. Bakewell avendo per gradi
conosciuto e provato il segreto di modellare i buoi a seconda
dei suoi desideri , ed avendo pure osservalo che le corna
degli animali portavano gravi pregiudizi alle giovani pian-
tagioni, e che cagionavano aiicara molli accidenti, e di so-
vente ferite pericolose, e talvolta aborti nelle donne che
354 APPENDICE
deggiono mungere le vaccine, volle creare ancora una razza
senza corna , e l'ottenne collo slesso metodo della selection,
cioè collo scegliere sempre negli accoppiamenti in famiglia,
quegl' individui che mostravano la desiderata tendenza, le
corna cioè sempre più piccole. Come per la specie dei buor
avendo pnre applicalo il suo metodo ai Montoni , ai Porci , ai
Cavalli, riesci, come vedremmo, a produrre anche in queste
specie razze pregevolissime, talché dopo parecchi anni di
sforzi ottenne frutti, che gli attirarono l'attenzione degli uo-
mini avveduti. Già sui mercati più non indicavansi certe spe-
cie di animali, se non se col nome di ra^'^e di Disley o di
Durham. Però la via da percorrere era lunga e dispendiosa,
sicché di sovente gli mancarono i mezzi pecuniari. Allora,
bisogna pur dirlo a gloria di quel governo, il parlamento
corse in aiuto del fittaiuolo, e lo sovvenne di sufficienti
mezzi, per modo, che dopo un quarto di secolo, vidersi
spianate tutte le difficoltà trovale in principio, e la razza
Durham, di cui fo' parola, come le altre che ricorderò
in appresso, eransi ottenute costanti e perfezionate. Le pub-
bliche esposizioni ed i mercati continuarono a produrre per
lui ottimi risultamenti, perchè vendeva i bestiami a prezzi
assai maggiori degli altri allevatori; ma in quanto ai tori
od ai maschi vitelli, egli continuò a negarli per gran
tempo, onde non vedere deteriorala la sua razza nelle
mani altrui; concedeva però la locazione in cambio della
vendita, e ne otteneva anche per le monte somme notevolis-
sime. Fra i suoi Tori uno ve n' era al quale erasi dato il
nome di Two penny, e che non fecondava mai a meno di
10 lire sterline (circa Se. 46 romani). — In altro articolo
dirò delle altre razze pregievoli ottenute da questo ed al-
tri allevaiori; intanto però basterà ricordare, che questo
benemerito inglese, nato nel 1725, morì di 70 anni, lascian-
do un ricchissimo patrimonio alla sua famìglia, guadagna-
tosi con una industria degna di ogni elogio.
Il bue di questa razza, il quale come io diceva su"
fav. Ili
APPENDICE
355
pefiormente è poco adatto alla fatica, essendo puramente
pregevolissimo come bue di razza da macello, a mio cre-
dere potrebbe introdursi solamente con vero profitto, in
quelle provincie italiane ove i pascoli abbondano, e scar-
seggiano invece i terreni da lavoro. Forse l'agro romano,
per lo Stato Pontificio ^ sarebbe luogo adatto; sendochè di
rado ivi si aggiogano i bestiami per il lavoro di quelle
campagne, le quali però sono assai provvedute di succosi
ed abbondanti foraggi. Né si correrebbe rischio di ven-
derli a basso prezzo , perchè le carni si vendono alle ma-
cellerie di Roma, un quarto di più di quello che costumasi
in queste -Provincie. Forse qualche proprietario delle basse
nostre pianure, potrebbe introdurre con vantaggio questa
gigantesca razza, ch'egli pure venderebbe i buoi, nel quar-
to anno di età, a prezzo elevatissimo. Quello però che sti-
masse di ciò fare, converrebbe che introducesse almeno
due 0 tre maschi interi giovani, e dieci o dodici femmine,
onde conservare la razza , ed ottenerne in appresso un
prodotto proporzionato alle vistose spese che occorreranno
per il trasporto dall'Inghilterra al porto di mare più vi-
cino alla località ove bramerebbe collocarli.
Dirò in seguito dei Montoni Disley, dei Porci anglo-
cinesi, e di altre razze estere pregiate; intanto ho creduto
di dare la preferenza alla razza dei buoi di Durham , per-
chè se quelle di Lincoln, di Sommerse!, e di Glocester
sono di grande statura e robuste, questa però è la piiì
stimata in Inghilterra, sotto il rapporto della quantità ab-
bondante di latte che somministrano le vaccine, come della
facilità a crescere ed ingrassare dei buoi , non che per il
buon sapore delle carni, e pel notevolissimo peso a cui
pervengono in breve tempo.
Paolo Predieri.
356 APPENDICE
BREVE INDICAZIONE DELIA PELLAGRA
CHE AGGRAVA LA CLASSE POVERA DEL COMUNE DI LOJANO
NELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
Letta alla Deputazione Sezionale Agraria di Lojano nella
Sessione delli 30 Giugno 1851.
DAL DOTTOR
GAETANO BARAVELLI
Invitato da un privato rapporto di amicizia, ad offrire
per la Commissione Agraria Sezionale di Lojano, una bre-
ve indicazione della Pellagra, che aggrava in modo spe-
ciale la classe Agricola di questo Distretto, abbenchè privo
dei sussidiari elementi che risguardano le relazioni di al-
tri medici su questo argomento, mi proverò tuttavia ad
esprimere ciò che ho potuto nel mio pratico esercizio ri-
levare, raccogliere, e praticare in proposito.
Per ciò che riguarda la sintomatologia della Pellagra,
dirò aver io pure osservato, che la pelle o cute degli affetti
della Pellagra , nelle parli maggiormente esposte all' aria , si
avvizza ed oscura, perdendo quella mollezza che è propria
di coloro che per la debita e normale nutrizione, godono
di una fisiologica cutanea traspirazione ed assorbimento.
Al petto, e più alla parte anteriore delle gambe, cioè
delle tibie , e maggiormente su la parte dorsale delle ma-
ni, la pelle dei Pellagrosi, oltre ad essere lucida, si fa an-
cora rossastra, e con fenditure si apre, e separasi in pie-
APPENDICE 357
cole squararae, come se tendesse a completamente sciogliersi
dalla vitalità delle parti adiacenti, a modo quasi direi di
una tendenza o separazione cancrenosa. Ciò succede nella
primavera, e nei primordi dell'estate specialmente, sia
poi ciò pel temperarsi dell'aere, o più ancora per Tira-
pressione della luce, e dei caldi raggi solari. Questi due
elementi debbono però limitare la loro azione soltanto nel-
r esterna locale espressione della Pellagra , la quale deve già
essere per lo innanzi ordita dagli opposti elementi, che si
accompagnano alla stagione invernale, cioè il freddo, e la
umidità, in associazione però alla abituale deficienza di
buona nutrizione, e di politezza di corpo.
I Pellagrosi , perdendo le loro forze sì fisiche che in-
tellettuali, entrano in un modo di vita sì inerte ed ottusa
che li disaffeziona alle loro precedenti occupazioni ordinarie,
e più verso gli oggetti di sollievo. Con tutto che non vi ten-
dessero di già da se stessi, nel modo di vita in cui entrano,
rimarrebbero ugualmente disgiunti da ogni consorzio so-
ciale, illanguidendosi ogni rapporto affettuoso, od almeno
simpatico col medesimo. La loro espressione è tutta d'avvili-
mento, anzi di perdimento d'animo. Pregiudicata pure rima-
ne io essi la cellulare della bocca, e gli apparati digestivi, e le
relative funzioni. Col crescere in tristezza di animo si fissano
in qualche tetra convinzione , e con ciò cominciano a smar-
rirsi nella loro intelligenza. Divenuti poi che siano dementi
i Pellagrosi, (ciò che avviene nell'ultimo stadio, cioè verso
il secondo o terzo anno) tendono con più o meno di vio-
lenza al suicidio, per cui abbisogna che vengano traslo-
cali in addalti ospizi, per esservi non solo curati, ma ga-
rantiti da tali estremi.
Abbenchè siavi chi creda prevalere questa malattia
più nelle donne che negli uomini, io però in questi paesi
ho potuto tìu'ora rilevare il contrario, cioè che prevale
più negli uomini che nelle donne, per cui la ripeto in
essi più frequente, e per le maggiori sostenute fatiche, e
358 APPENDICE
per le protraile iimidità che agirono sopra di essi, e per
r assorbimento di fetide esalazioni ogni quante volte del)-
baoo presiedere al servigio dei bestiami, sia col rimanere
molle ore nelle stalle , come ancora dormendo nelle medesi-
me onde meglio attendere ai loro impegni; non essendovi
sempre apposito ambiente conciliabile colla economia do-
mestica e colla propria salute.
In fra li casi che ho potuto rilevare essere le donne
esposte alla Pellagra , ho potuto rimarcare quello delle
donne che furono in tutta la loro gioventù al servizio di
benestanti, quindi avvezze ad usare buon cibo. Queste dopo
avere ottenuto di procurarsi delle vesti, e quel corredo che
desideravano, pel non mai rinunziato intendimento di ma-
ritarsi, si condannano di nuovo e di spesso pel raalrimo-
nio con un povero, ad una vita di privazioni, perla quale
avendone perduta l'abitudine, ne sentono quindi le gra-
vose conseguenze, e collo indisporle fisicamente e moral-
mente, le sottopone ben presto ad essere aggravate dalla
Pellagra, molto più di quelle donne, com'io diceva, che
vissero sempre nelle privazioni di lauta ed abbondante nu-
trizione.
Esternasi non solo la Pellagra più di frequente, ma
ancora si fa più manifesta, e più sollecita nel suo rovi-
noso corso, negli individui deboli ed inoltrati in età, più
che negli arditi, vigorosi, e giovani. Ciò ancora perchè a
questi ultimi si offrono più circostanze d'industria che gli
procurano di ben nutrirsi, non fosse altro coli' accettare
impegni di opere in terreni altrui ; nei quali casi per po-
tere servirsi vi è meglio delle loro braccia, cerca ognuno
di offrirgli dei cibi più nutritivi.
Per ciò che riguarda la causa predisponente dalla
quale si può a parer mio con maggiore probabilità ripe-
tere la Pellagra, in grado eminente io vi accredito quella
in genere della deficienza dell'occorrente nutrizione, dopo
la quale pongo in secondo luogo quelle altre pure igie-
APPENDICE 359
diche delle protratte umidità, dei patemi di animo, e della
poca polizia personale, ed ancora dalla cattiva qualità delle
acque potabili. In fra le diverse cause della deficienza del-
l'occorrente nutrizione, primeggia poi quella dell'uso
quasi esclusivo della Polenta di grano turco, la quale si
fa di spesso assai male, cioè con poca acqua e scarsa bol-
litura; poscia si mangia condita, o col solo sale, o con
pochissimo altro inadatto condimento, come la cipolla cot-
ta, e l'aceto di vino, ovvero colle Ricotte nell'estate. Rare
volte si condisce con un poco di formaggio, o di lardo,
0 di pesce , sempre però in scarsissima dose.
Le differenze dei prezzi del grano turco o frumento-
ne infra le diverse piazze e mercati di questa istessa Pro-
vincia, non si debbono riputare dalle diverse qualità e
bontà del gran turco, ma piuttosto fra noi dalle diverse
spese di trasporto pel medesimo. Ciò che non si può tra-
sportare con grosse biroccie, ma soltanto con bestie da
soma, alle quali si debbono soprapporre sul dorso i sac-
chi di grano turco, col necessario guadagno d'intermedi
sensali, e negozianti, e miilaiieri, necessariamente deve rie-
scire assai aumentato il prezzo del grano tuico e dei ce-
reali, infra le diverse piazze di questi, come di altri paesi
montani, ancora di un' istessa Provincia. Quei paesi che
jìiù sono prossimi a Castel San Pietro, ove concorrono
le esuberanti granaglie delle ubertose pianure Roraagnuole,
debbono necessariamente avere dei prezzi assai differen-
ziali, e minori di quelli che trovansi nei paesi più distanti,
ovvero privi di strade rotabili , come in gran parte questi
nostri e perciò di difjlcile e dispendioso transito.
A prevenire la diffidenza che potrebbe sorgere contra
il mio asserto della protratta umidità per disporre li po-
veri montanari alla Pellagra, dirò che li frequenti guadi
di fiumi 0 torrenti che debbono varcare; le strade sprov-
viste di bene adatti scoli; le nevi- assai protratte; le male
conservale fabbriche dei coloni, e dei poveri piccoli pos^
360 APPENDICE
sidenti, sono le circostanze che nelle stagioni invernali
assai protraentesi in queste elevate località, espongono le
famiglie dei montanari ed i loro discendenti più che i
Coloni dei piani , alle funeste azioni di protratte umidità.
Quindi le generazioni deperiscono nelle forze fisiologiche,
ed a gradi a gradi si predispongono nei figli e nei nipoti
quelle condizioni interne, e queir alterato chimismo, che
poi si dimostrano viemmeglio, allorché alcuni individui
debbono più degli altri soffrire in causa di miseria.
Dovendo questa mia relazione compendiata servire ad
uno scopo agricola, non credo affatto disconveniente lo
includervi, che essendo io stato parecchi anni al servizio
sanitario di parecchi comuni delle Marche, vi ho in quei
paesi ritrovati assai pochi casi di Pellagra, e quegli stessi
che vi ho incontrali non presentarono il complessivo dei
dichiarati principali sintomi, i quali invece si presentano
assai pronunciati nei Pellagrosi di questo nostro distretto.
Ciò facilmente sembra derivare perchè trovasi colà: I.*Un
più breve corso di epoca invernale, essendo le Marche in
una località più meridionale, e più temperata dai venti
marittimi. 2.* Una maggiore abbondanza relativa di Vili,
vendendo visi il Vino a bassi prezzi, e senza acqua; anzi
colla cottura a cui si sottopone la metà del mosto, scema
ancora quella parte acquea che vi può essere unita.
Egli è vero che colà pure si fa dai poveri un assai
abbondante uso di Polenta di Grano turco, ma si usa di
cuocerne la farina in moli' acqua, e più che quivi si pro-
trae la cottura di essa. Oltre a ciò ancora dai coloni
Marchigiani si usa di frequente un pane, che quantunque
per noi non sia abbastanza aggradevole, né per gusto,
né per sapore ^ può, anzi sembra essere più nutritivo e più
salutevole a prevenire dalla Pellagra, di quello che la sem-
plice Polenta di Frumentone, entrando in quello non solo
la farina di questo, ma ben anche la farina di fava e di
ghiande, con un poco di farina di buon grano.
APPENDICE 361
Vi sono poi più ben tenute le case coloniche, (ben inteso
a parità di paesi montani) e forse ciò pel buon esempio of-
fertone dalla ben condotta e vasta amministrazione , che io
allora eravi dei beni così detti dell' Àppanaggio Boarnais,
la quale offriva a quei paesi , ciò che offre d' esempio fra
noi quella del benemerito Sig. E. Loup in Scanello.
Le donne dei Coloni delle Marche, ancora le più mon-
tane, tengonsi poi più interessate al provvedimento delle
biancherie , forse per averne più li mezzi dei nostri montana-
ri in causa della coltivazione dei Bachi da seta, stante l'es-
servi colà più abbondanza di Gelsi, e più facilità di tenerli
e venderli in causa delle migliori strade, onde poterne
trasportare i Bozzoli nelle relative piazze di smercio.
Non vi si usano colà comunemente altre acque potabili
che quelle di sorgente;, che sono sostenute a carico comuna-
le, pochi essendo i privati che le abbiano nelle proprie abi-
tazioni, mentre le maggiori popolazioni trovansi alle vette
dei Monti, e le sorgenti sono o nel pendio, o nelle sotto-
poste Valli di essi.
Ho voluto esporre tutto questo, onde offrire maggio-
rità di elementi a giudicare, quali fra le più accreditate
cause della Pellagra possono concorrere a renderla in que-
sti paesi maggiormente dominante e funesta, quando si
volessero cercare i modi di almeno mitigarla; non dovendo
l'esercente sanitario sempre limitarsi a proporre per ri-
medi delle malattie che affliggono l'umanità, quelli sol-
tanto che trovansi nelle farmacie, ove abbiano quelle ori-
gine da deficienza d'Igienici provvedimenti ; e ciò tanto
più quanto che io parlo a persone versate in cognizioni e
pratiche agricole-
La comparazione delle differenze che incontrasi fra i
climi, ed i modi di nutrizione, di bevande, di soggiorno
e di vita che si possono fare fra le diverse Provincie di
un islesso regime governativo, in cui siavi intrinseca diffe-
renza fra qualche regnante malattìa, dovrebbe essere con-
N. Ann. Se. Natur. Serie. III. Tomo 5. 2i
362 APPENDICE
siderato per congruo mezzo, se non per le mie deboli
risorse, almeno per se stesso, alla ricerca di ciò che po-
tesse migliorare la salute dei poveri abitanti del distretto
di una popolosa Provincia, da una funesta malattia che
tanto più facilmente la minaccia e si accresce, quanto più
soffrono questi poveri esercenti delle intense fatiche pei loro
agricoli impegni, senza nemmeno la compensativa risorsa
di una buona e sufficiente nutrizione.
11 mezzo terapeutico, che più si è manifestato utile per
i Pellagrosi da me curali, si è l'uso protratto della così
detta Acqua della Masotta. Per ciò che mi disse l'ottimo
amico mio Prof. Paolo Muratori (sempre ricordato dalli
nostri scienziati concittadini, per le sue distinte cognizioni
nelle chimiche scienze) si può questo farmaco da ognuno
prepararsi col succo espresso dei Pampini di Vite, ram-
molliti con un poco d'acqua di fonte prima di spremerli,
poscia, detrattone con colatura e spremitura, il succo per
un sufficiente bicchiere per giorno , unirvi quello di un
mezzo limone, ed una presa di sale nitro. Più volte l'ho
usato nella mia pratica, e l'ho saputo praticato ancora da
altri in tale modo, dagli affetti da Pellagra in primo e se-
condo stadio, e quasi sempre con felice risultamento.
In generale convengono, oltre li acidi vegetali , ancora
li subacidi nelle stagioni calde; e nelle fredde i rimedi
tonici ed amari, fra cui primeggiano li decotti di china, e
le altre tinture amaricanti. In ogni epoca poi conviene,
anzi è necessario, di sussidiare tali farmachi con mezzi nu-
tritivi di facile difi'usione od assimilazione, come li buoni
brodi di carne di manzo, e di vini specialmente generosi e
bene condizionati e fermentati, ma però in proporzione suf-
ficiente, e limitata per gradi successivi.
Ho avuto ad ottenere prodigiosi effetti in più casi pel
loro sollecito e proficuo corso, dall'uso del vino così
detto Santo, associalo all'uso degli anzidetti rimedi; e due
ancora dall'etere solforico, imbevendone con poche goccie
APPENDICE 363
alcnni pezzetti di zucchero. Una donna mi rinvenne in
pochi giornil, che era assai inferma, ed apparivane agoniz-
zante; altra che era da non pochi giorni demente, e da
parecchi anni incronìchita per afTezìone pellagrosa. Delia
prima, da molli anni non ne ebbi più notizia, e sono
ora 19 anni che io ebbi a curarla a Paterno d'Ancona.
La seconda è di questo comune, perciò posso dire che si
mantiene guarita-
So che a Sant'Orsola si praticano con profitto i ba-
gni a vapore, e mi compiacerei di poterli io pure quivi
praticare, essendo i bagni io generale mezzi più atti ad
agire egualmente ed energicamente sulla pelle in questa
malattia, che ha in essa se non la intima cagione, però la
prevalente espressione fenomenologica di sua esistenza. Noe
entrerò né sopra i vari periodi della Pellagra, né su la
supposizione da taluni ammessa della sua comunicabilità ,
oltre quella di derivazione; imperocché non ho di che po-
tere stabilire nulla di bene determinato ed esatto in pro-
posito. Potrò dire soltanto che il Prof. Marco Paolini, ol-
ire il Dott. Luigi Carlo Farini in questi ultimi anni, colla
ricchezza delle loro scientifiche cognizioni , si sono occu-
pati in modo speciale dello studio della Pellagra ; e dalle
loro memorie pubblicate potrete conoscere, o Signori, ben
molte utili notizie, che io quivi per brevità non ho credu-
to di riferire. Voi però intendeste, come sia per essere
giovevole, il migliorare le condizioni igieniche di questa
Destra classe povera, per diminuire la Pellagra; adoperate
adunque per questo fine il vostro senno, i vostri mezzi,
la vostra influenza, e diverrete voi pure medici veramente
degni d'ogni più bello elogio, perché ridonerete all'agri-
coltura non pochi individui, che in oggi, anziché di sol-
lievo, sono di aggravio a questi nostri Comuni.
364 APPENDICE
COlTIVAZIOm DELL4 ROBBIA TINTORIA
(Continuazione e fine dell'Articolo pubblicato nel Quaderno
4.0 del 1851.)
> p^>&t 3<a-<g< 4 <
Seguitando il mio discorso esporrò ora il più breve-
mente elle potrò le pratiche da usarsi nel secondo , e nel
terzo anno da coloro i quali vogliono coltivare la robbia,
avendo l'esperienza qui fatta nel primo anno addimostra-
to die quel vegetabile può essere educato con vantaggio
in molti luoghi di questa Provincia.
Non è per questo che io creda ben fatto che i nostri
agricoltori abbandonino la coltivazione di piante da lungo
tempo esperimenlale utili, e richiedenti certamente un di-
spendio minore, ma non dubito di asserire che l'introdu-
zione della robbia nella nostra economia campestre rie-
scirà utile e lucrosa.
Sono debitore al Ch. Sig. Cavaliere Prof. Ragazzoni
della notizia contenuta nel Fascicolo di Maggio passato
dell'eccellente suo Repertorio d'Agricoltura pubblicato in
Torino che palesa avere il Ministro dell'Agricoltura, e del
Commercio in Francia partecipato alla Camera di Com-
mercio d'Avignone l'estratto di un rapporto scritto a Mo-
sca li 21 Novembre 1850 sulle operazioni commerciali se-
guite nell'ultima fiera di Nijni-Novgorod da cui apparisce
che le robbie del Caucaso sono superiori a quelle del
mezzo dì della Francia e che la produzione loro è molto
estesa mentre ne furono vendute nella fiera suddetta circa
quintali 5,333 provenienti da Berberi e quintali 3,333 da
Bouckarie costando la prima dalle Lire 28: CO alle L. 60,
APPENDICE 366
e la seconda non più di Lire 15:60 il quintale: che nel-
r ultima stagione furono caricali al porlo di Derbert per
Astrakan non meno di 46,000 quintali di robbia.
Aggiunge però il dolio Prof. Ragazzoni che dalla
comunicazione ministeriale suddetta sembra che si possa
argomentare che la superiorità delle robbie del Caucaso
sia dipendente dal modo di fermentazione delle radici pra-
ticato in quella Provincia il quale farebbe sviluppare me-
glio il principio colorante seguendosi colà un processo che
si asserisce sino ad ora sconosciuto nella Francia. Quello
scrittore trova ancora un'altra causa di tale superiorità
nella pratica seguita nel Caucaso di non estirpare le ra-
, dici che dopo tre o quattro anni mentre in Francia esse
non rimangono in terra che dieciolto mesi o due anni e
mezzo al piiì.
Confesso che i francesi , e qualunque altro popolo
agricola non devono riguardare indifferentemente la con-
correnza che è falla loro in una tale industria dagli abi-
tatori delle regioni del Caucaso ma non per questo deve
scoraggiarsi colui che cercasse d' introdurla in Italia ove
una volta fu molto produttiva , ed ove potrebbe esserlo
nuovamente. Chi impedirà a noi , ai Francesi , ed a quanti
posseggono terre adatte alla produzione della robbia di
perfezionare i metodi del coltivarla e di scoprire modi più
perfetti di preparare le radici di quel vegetabile per ot-
tenere un maggiore e più perfetto sviluppo dei principi
coloranti se pure è vero che dipenda da ciò la superiorità
attuale delle radici che sono prodotte nelle Provincie asia-
tiche del Caucaso ?
Finché non mi sarà fallo conoscere che le terre di
questi lontani paesi sono composte di tali elementi fisici
che per natura loro e per un più favorevole influsso di
circostanze meteorologiche e per il concorso di chimiche
combinazioni producono la trasformazione della linfa della
robbia in una materia colorante più facilmente, e più ab-
366 APPENDICE
bondanlemente di quello che avvenga nelle terre d'Europa
non crederò cosa ben fatta l'abbandonare interamente la
coltivazione di qnel vegetabile le cui radici trovano nel
commercio una vendita pronta e vantaggiosa la quale cosa
sembra che non debba almeno per ora cessare.
Persuaso interamente della verità di tali cose dirò dun-
que che all'approssimarsi della primavera le piante novelle
della robbia nate di seme affidato al terreno nell'anno pre-
cedente, siano esse nel posto in cui germinarono, o vi si
trovino perchè levate dal posticcio, e colà trapiantate, daran-
pronto indizio di germogliamento allorché durante l'in-
verno siano rimaste coperte da uno strato sufficiente di
terra nel modo che indicai nell'altra parte di questo di-
scorso. Giunte che saranno le pianticelle ad una conve-
niente altezza, e che perciò daranno indizio di vegetazio-
ne prospera l'agricoltore non trascurerà di sarchiarle di-
ligentemente la quale cosa costerà a lui poca fatica, se le
sarchiature nell'anno precedente saranno state eseguite con
esattezza. Dopo breve tempo le piante della robbia acqui-
stano tale vigore che occupano interamente il suolo, ed
impediscono coli' ombra loro lo sviluppo di altre piante
estranee, ed in tale stato si rende ad esse inutile qualun-
que lavoro.
"Verso la, fine dell'estate le medesime fioriscono, e
portano frutti. Il valore che avrà il seme nel commercio
deve determinare l'agricoltore a falciare le piante prima
della fioritura per servirsi delle medesime come foraggio
alle bestie ovvero a lasciare compire la malurazione del
frutto e raccogliere i semi. L'esperienza insegnò che que-
sti due modi diversi non hanno alcuna influenza nella prò-
duzione delle radici le quali possono riescire ricche di
principii coloranti adoprandosi tanto l'uno quanto l'altro.
Essa ci fi ancora conoscere che nelle terre molto leggiere,
e pingui i petali dei fiori della robbia cadono facilmente,
talché pochi frutti maturano, mentre per lo contrario nelle
APPENDICE 367
terre argillose e forti la produzione dei semi è copiosa.
Coloro che nella Francia coltivano in grande la robbia si
procacciano la senaenza trapiantando alcune pianticelle delia
medesima lungo a palizzate, od a siepi morte sulle quali
si arrampicano con facilità, e coltivate esse così isolata-
mente danno frutti più abbondanti. Un agronomo distinto
di quel paese osservò che i gambi delle piante che portano
una maggiore quantità di semi in primavera sono coperti
di una bava che è prodotta dalla puntura di un insetto,
ed esso credè che un tale stravaso di linfa potesse preve-
nire la caduta intempestiva dei petali dei fiori credula
causa principale della non fecondazione dei semi.
Il raccolto della semente si fa coli' eseguire la falcia-
tura della pianta quando le bacche sono mature la quale
cosa si rende palese dal colore nero violetto delle mede-
sime. Diseccati convenientemente i gambi della robbia si ri-
mescolano con forche sino a che le bacche si stacchino dopo
di che queste sono raccolte, e sbarazzale che siano dalle fo-
glie secche che fossero mescolate alle medesime; sono asciut-
tate completamente, e riposte nel granaio ove si deve avere
cura di rimescolarle spesso per mantenerle in buon stato.
Quando il poco coslo dei semi o la scarsa produzione
loro per la qualità del suolo, e per altre cause inducano
l'agricoltore a preferire il prodotto del foraggio esso deve
recidere i gambi della robbia prima della fecondazione del
flore la quale d'ordinario succede nel Settembre. In que-
sto stato quella pianta è un eccellente foraggio non infe-
riore nella qualità al miglior fieno. Quest'erba si da spe-
cialmente alle vacche, e produce abbondanza di latte nelle
medesime, somministra bel colore alle pannere e dà iin
grato sapore al burro. Non bisogna giudicare del merito
di questo foraggio esperimenlando i gambi della robbia
falciali prima di fare il ricollo delle radici mentre quelli
sono allora paglia di robbia , e nulla più.
Nel falciare gli steli della robbia si recide sempre una
368 APPENDICE
qualche parie inferiore del gambo impregnalo col contatto
della terra, e dell' umidità di materia colorante gialla, e
questa ha la proprietà di tingere di rosso le ossa degli
animali che si cibano di quella pianta. Egli è per questo
che nei paesi nei quali la coltivazione della robbia è molto
eslesa si vedono nelle beccherie ossa di montoni e di a-
gnelli tinte di rosso. Questa proprietà tintoria è tanto
forte che agisce ancora nelle ossa dei lavoratori nelle fab-
briche della robbia riconoscendosi quelle facilmente nei
cimiteri per una tinta rosso arancio che le ricopre.
Dopo la falciatura suddetta le piante germogliano
prontamente, ed è necessario coprirle con uno strato di
terra prima del giungere della stagione invernale per le
ragioni che furono dette nel principio di questo articolo.
Aggiungerò che il prodotto delle radici trovandosi di-
pendente alla maturazione perfetta del seme, ed alla flo-
ridezza della pianta è cosa facile il conoscere il peso di
quelle che si raccoglieranno confrontandolo con quello del
foraggio che è presso a poco eguale al peso delle radici
che si ricaveranno.
Mi resta infine a parlare dei lavori che la coltivazione
della robbia richiede nel terzo anno i quali non comincia-
no che all'epoca in cui si eslraggono dal suolo le radici
non esigendo prima alcun lavoro all' infuori di quello
occorrente alla falciatura delle piante nel tempo della fio-
ritura loro da cui si ottiene un prodotto di foraggio che
non eccede la metà di quello ricavato nel secondo anno.
Nella fine dell'agosto, ed anche nel settembre le ra-
dici della robbia sono levate dal suolo con lavoro praticato
a mano mediante vanghe, o zappe profondando quegli stru-
menti più 0 meno secondo le diverse qualità del suolo e
la profondità delle radici , le quali sono raccolte dal lavora-
tore, e gittate in ammassi sulla terra precedentemente mossa.
Nei paesi in cui la coltivazione della robbia è molto este-
sa poiché le braccia mancherebbero a tanto lavoro si ri-
APPENDICE 369
corse all'aratro servendosi di molti buoi per tirarlo con
celerilà, e tenerlo in una direzione regolare per non spez-
zare col vomere le radici. Non meno di 20 uomini e di 20
donne sono occupati in quel lavoro seguendo l'aratro i
primi per svolgere la terra con rastrelli di ferro, le altre
per raccogliere le radici e collocarle in cesti che portano
seco.
In qualunque modo si faccia l'estrazione delle radici
queste sono raccolte alla flne di ciascun giorno in appo-
siti lenzuoli e portate nell'aia ove devono disseccarsi. È
un errore troppo grave quello di molti i quali lavano le
radici per nettarle dalla terra che le circonda. Questa la-
vatura scioglie un porzione della materia colorante, e
rende difficile il disseccamento delle medesime le quali non
basta che siano secche in modo che non si possano gua-
stare ma è necessario che lo siano quanto occorre per es-
sere polverizzate. Allorché queste sono completamente sec-
che vengono inviluppate in drappi di tela grossolana ed in
tale foggia consegnate ai commercianti, ed ai manufaltori.
Nei climi meno favoriti di quelli del mezzo dì della
Francia e della nostra Italia la raccolta delle radici della
robbia si fa nell'Ottobre, ed anche nel Novembre ricor-
rendosi alle stufe per diseccarle, ed a molli sembrò che
si potesse fare assai meglio differendo la raccolta delle
radici nella primavera seguente mentre allora si posso-
no seccare colla sola impressione dell' aria atmosferica
e rispasmiare l'uso delie stufe le quali alterano sempre
la bellezza del colore, e fanno perdere una parte consi-
derevolissima del peso loro.
La coltivazione delia robbia eseguila a dovere migliora
assai il suolo perchè essa richiede lavori profondi, e sar-
chiature frequenti: essa lascia quindi disposto convenien-
temente il terreno per le alfrp coliivazioni che devono suc-
cedere alla medesima benché non sì possa negare che una
tale pianta non impoverisca il suolo appropriandosi con
370 APPENDICE
molta prontezza l'humus che trova disciollo nel medesima
lo che avviene meno nei paesi settentrionali , che sotto la
temperatura elevata delle regioni meridionali.
In terre addalte questa pianta può coltivarsi lunga-
mente nello slesso campo purché non si trascuri di atti-
varne la vegetazione con opportuni ingrassi. Il principio
dell' avvicendamento trova un' applicazione utile anche nella
coltivazione della robbia la quale alternandosi con quella
di altri vegetabili mantiene il suolo in uno stato di ferti-
lità maggiore.
L'erba medica, la lupinella e le cereali tutte crescono
prosperose ove fu coltivata la robbia: le ultime domandano
una qualche concimazione, e probabilmente si potrà dire
altrettanto della canape, e del lino che si volessero fare
succedere alla robbia.
Ho fin qui parlato della coltivazione di questa pianta
colla considerazione che essa debba dare il prodotto delle
sue radici dopo essere rimasta nel suolo trenta mesi che
è il termine addottato da presso che lutti gli agricoltori
Francesi. Ripelo ora che la robbia ha le radici che sono
perenni, e che non può assegnarsi un confine alla vita di
quel vegetabile e che le medesime continuano ad ingros-
sare durante tulio il tempo dell' esistenza della pianta.
Nell'Asia minore le radici della robbia non sono levate
dal suolo che dopo cinque , ed anche sei anni. Tocca al-
l'agronomo avveduto il trovare con calcoli bene stabiliti
se pili convenga al proprio interesse il lasciare occupato
il terreno dalla robbia più o meno lungo tempo, e gli
elementi di questo calcolo dovranno prendersi dalla con-
siderazione del valore della rendita del suolo, dall'aumento
del peso delle radici, e dalla probabilità che la pianta della
robbia resti preservata dai guasti degl'insetti, e dalle in-
giurie delle vicende atmosferiche che una prolungala sta-
zione nel campo potesse rendere più frequenti e più gravi.
E però un fatto comprovato dalla scienza e dalla pra-
APPENDICE 371
lica che la radice della robbia si compone: 1.** di una
epidermide esterna di colore bruno la quale non rinchiude
alcuna parte di materia colorante e che nella triturazione
rimane eliminata: 2.^ della parte legnosa che ne contiene
pochissima: 3.*^ dell'alburno entro il quale sono collocati
i vasi propri o lattiferi contenenti il principio immediato
colorante che si depone entro le cellule, il quale diventa
maggiore allorché le radici divengono piii adulte.
I strati di alburno che si formano successivamente rin-
chiudono questo principio in uno stato di purezza, e sem-
bra che invecchiando esso si perfezioni, e certamente i
strali centrali dell'alburno presentano la materia colorante
la più pura e di una qualità superiore e più perfetta. Le
alizarine di Levante, rimanendo colà le radici nella terra
più tempo che in Europa, sono più ricche delle nostre e
perciò pagate a prezzi molto elevati che le migliori di
Francia non hanno mai potuto raggiungere.
Da quello che ho sin qui detto sarà facile il conoscere
quanto sia difficile il dare regole precise che stabiliscano
se più convenga il levare presto le radici della robbia dal
campo in cui fu coltivata o il lasciarvele più anni. Solo
l'esperienza ed un rigoroso calcolo potranno essere le
guide sicure che l'agricoltore prudente dovrà seguire nel
coltivare una tale pianta in luoghi nei quali una tale in-
dustria rurale sia affatto nuova, e sconosciuta.
II Sig. Gasparin celebre agronomo di Francia scrisse
diffusamente nel 1847 sul tema della coltivazione della
robbia, ed il Sig. Fazy Alléon di Ginevra nello scorso
anno aggiunse non poche cose sue alle moltissime dette
dal primo, e sì l'uno che l'altro esposero molli conteggi
per dimostrare le spese, ed i proventi di una tale indu-
stria campestre dal bilancio delle quali doppie partile ri-
sulta un utile non piccolo a prò del coltivatore di un tale
vegetabile. Non credei ben fatto il riprodurre i conleggi
suddetti per quanto li credessi veri ed esatti perchè non
372 APPENDICE
ignoro che i calcoli più precisi che riguardano le opera-
zioni dell' agricoltura variano immensamente allorché sono
applicali a fatti anche identici ma seguili in altro paese,
e sotto l'influsso di circostanze diverse. Perchè il mio la-
voro potesse avere una qualche utilità mi decisi di limi-
tarmi a scegliere fra i metodi di coltivazione della robbia
che sono molli e svariali secondo la diversità dei luoghi
quello che giudicai più addano alle nostre terre ed al no-
stro clima, e fui confortato dalla sperauza che dopo l'e-
sperimento di pochi anni i nostri valenti agricoltori sareb-
bero in grado di presentare al pubblico prospetti bilan-
ciati del risultamento di questa nuova industria loro, e
che quelli avrebbero il pregio grandissimo ai miei occhi
di essere cosa fatta qui e perciò applicabile con vantaggia
all'economia campestre esercitala dai nostri. Voglia il Cielo
che alle mie parole risponda l'operato di coloro ai quali
sono esse dirette per l'amore al progresso dell'arte utilis-
sima da noi proclamata superiore a qualunque altra uma-
na industria.
G. Orlandi.
-^^^^Q^B^Q^S'V^^
APPENDICE 373
PERFEZIONAMENTO
DEL CORSO DEGLI STUDI DI VETERINARIA
Oramai troppe cose sono slate dette e scritte siili' im-
portanza della zooiatria nella conservazione, e nel miglio-
ramento delle razze degli animali che servono all'econo-
mia rurale, e pochi sono coloro i quali non sappiano che
l'imperizia di molti fra i veterinari, o per meglio dire
fra quelli che ignorantemente si dicono tali nel contado è
oggi una cagione principale che non pochi degli animali
suddetti si perdono perchè divenuti vittima di morbo non
conosciuto 0 curato malamente ovvero sono menati al ma-
cello prima assai del tempo debito con danno grave del-
l'agricoltura. La Deputazione Sezionale Agraria che risiede
in Persiceto nella sua mensuale tornata del Gennaio pas-
sato intese uno dei suoi membri il Sig. Cesare Menzini di
Anzola esprimere calorosamente forti lagnanze per un tale
sconcio proveniente dalla mancanza di cognizioni lettera-
rie, e filosofiche in coloro che si danno allo studio di
quella disciplina ed ascollò l'esternazione del desiderio
che la Società Agraria della Provincia praticasse uffici per-
chè gl'inconvenienti suddetti fossero tolti per opera delle
persone alle quali spetta il farlo. Non è a porre in dub-
bio che questo benemerito Consesso non avesse accolto con
favore il volo del Sig. Menzini che fu anche quello del-
l'onorevole Deputazione Sezionale Persicetana. Conosceva
esso pienamente la verità delle cose esposte dal rappre-
sentante il Municipio di Anzola, .e non era a lui ignoto
che la condizione attuale di molli fra i maniscalchi spe-
cialmente del contado non è meno vergognosa, ed abbietta
374 APPENDICE
di quella io cui erano posti non pochi di coloro che eser-
citavano una tale arte molti secoli ora sono, favellando
dei quali Bino Bini che fu uno dei primi maniscalchi di
Firenze nel 1350 con delti brevi, ed eleganti riportati re-
centemente in una relazione letta al Consesso suddetto rac-
contava « che volle esercitare il suo debole ingegno per
chiarire l'oscurità della medicina dei grandi animali, per-
chè usata grossamente, e non con ragionevol magistero,
e che gli artefici di quest'arte sono dallo studiare disusati,
imperocché la maggior parte sono figli a lavoratori di terra,
levati dalla marra, e da guardare le pecore, per la quale
cagione non possono essere veri artefici perocché sono senza
lettere, e però sono sdegnati molli valenti uomini di que-
st'arte, w
Quelli che ascoltarono un tale discorso ravvisarono
nelle parole di Bino Bini una pittura esatta e fedele dello
stato della mascalcia qui ora esercitata e notarono con
dolore la coincidenza dei fatti ;raccontati da scrittori di
tempi separati da un intervallo di cinque secoli.
La Società Agraria cui è diretta la richiesta della De-
putazione Sezionale di Persicelo non avrebbe certamente
ommessodifar conoscere rispettosamente al Superiore Go-
verno la necessità di una riforma negli studi veterinari,
e le sue preghiere avrebbero senza fallo trovato ascolta-
mento benigno. Essa dovè riconoscere l'inopportunità di
un tale atto stante che la Sacra Congregazione Suprema
degli studi aveva prevenuto con disposizioni sapientissime
la di lei inchiesta, mentre con ossequiala Lettera Circo-
lare delli 15 Settembre 1850 aveva stabilito alcune mas-
sime importantissime tendenti a rendere il corso degli sludi
di veterinaria da farsi nelle Università dello Sialo più per-
fetto, e di un'utilità maggiore.
Parificato lo studio della medicina veterinaria agli al-
tri studi universitari fu saviamente disposto colla Circolare
suddetta che coloro i quali si dedicassero ai medesimi
APPENDICE 375
dovessero essere preventivamente inslruiti nelle umane let-
tere, e nelle scienze filosofiche perchè fu giudicato essere
cosa vana Io sperare profitto dall'insegnamento delle di-
scipline di quella scienza di un ordine elevalo più che i
volgari non credono senza il corredo delle cognizioni che
si acquistano collo studio della letteratura e della filosofia.
Gli agricoltori devono essere grati al Superiore Go-
verno di questi ordinamenti saviissirai i quali varranno a
togliere i mali gravi che furono accennali superiormente.
Non pertanto è impossibile il non conoscere che l'eserci-
zio della veterinaria non potrà rendersi degno del nobile
suo ufficio e divenire veramente vantaggioso all'economia
rurale dalla qnale dipende in gran parte la prosperità di
questi popoli dedicati alle pratiche agricole se non quando
si curerà l'esalto adempimento della legge provida che
chiuderà interamente la strada a quei disgraziati i quali
disertali dalla marra, o dall'incudine, ed ignari di ogni
scienza e di qualunque disciplina si danno all'esercizio
della bassa veterinaria , o della mascalcia , e fattosi scudo
di questo titolo ingannatore prestano sfrontatamente l'opera
loro alla cura delle infermità le più complicale degli ani-
mali domestici. La condizione povera di costoro il poco o
niun capitale anticipalo nell'acquisto di scienza e di dot-
trine concedono che un premio scarsissimo sia bastevole
a retribuire l'opera loro più manuale che dello intelletto,
e la mercede tenue di cui sono contenti ha tale attrattiva
nella mente rozza dei lavoratori di terra e degli abitatori
dei contadi , ragionatori pessimi delle cose che non inten-
dono, da indurli ad accordare ai medesimi una preferenza
ingiusta e nociva.
Finché non sarà tolto all' uomo zotico del campo
ogni mezzo di essere tirato nell'errore da una apparenza
ingannevole di una utilità seducente niun vantaggio potrà
sperarsi dalla scienza veterinaria i'cuUori della quale ne-
gletti, e posposti a maniscalchi ed arbitranti stupidi ed
376 APPEISDIGE
igooranti saranno costretti di abbandonare indignati un
terreno da cui veggono di non poter cogliere una messe
che basti al compenso delle spese gravi sostenute, e del-
le molle fatiche impiegate nel coltivarlo.
Tutto fa sperare che la Superiorità providentissiraa do-
po che con savie disposizioni ha dato lustro , e decoro alla
classe degli esercenti la veterinaria di un ordine elevalo
riguarderà ancora la necessità che i medesimi abbiano mez-
zo di ricavare dalla propria industria il profBtto^ con ve-
niente, ed onesto che hanno diritto di conseguire , il quale
presentemente è tolto loro dalla concorrenza di uomini piti
popolari e più audaci, digiuni affatto di qualunque dot-
trina di zooiatria alla quale suppliscono con un frasario
bastardo, ed incomprensibile che li fa comparire ai vol-
gari miracoli di scienza, ed agli intelligenti quali li de-
scrisse Bino Bini nel suo libro, ed il Sig. Menzini nella
nota letta all'onorevole Deputazione Sezionale di Persicelo.
G. Orlandi.
APPENDICE 377
del mese di Febbraio 1832.
E
Rapporto dei riscontri spedili dalle Deputazioni Sezio-
nali Agrarie, letto alla Commissione incaricata del-
la corrispondenza colle medesime.
Signori ,
La Deve cadde io abbondanza solo nei monti più
elevali della Provincia, e fu poca e di breve durata nelle
regioni basse montane, nei colli, e nel piano, leggendosi
in qualche rapporto che in quest'ultimo luogo uno strato
leggiero di essa coprì il suolo solamente nel giorno 20,
e che si dileguò celeraraenle. Una tale condizione meteo-
rologica, unita alle piogge in generale non grevi, e cadute
in piccola quantità, e ad intervalli molto distanti, rese la
temperatura mite ed assai propizia alla vegetazione delle
piante. Essa permise ancora che gii agricoltori si dedicassero
ai lavori delle terre, ed i relatori della pianura ci nar-
rano, con sommo nostro piacere, che furono eseguite in quel
mese molte sistemazioni di terreno, ed i rapporti delia
montagna ci assicurano essere slate praticate grandi bonifica-
zioni, dissodamenti estesissimi, riduzioni di campi a prato
artificiale, ed altri miglioramenti al suolo coltivabile delle
regioni suddette; i quali lavori svariati e molteplici pa-
lesano che le pratiche agricole si vanno sempre più per-
tfezionando, anche in quei luoghi che nel progresso del-
il' agricoltura rimasero sino ad ora molto indietro dalla
N. Ann. Se. Natur. Serie. III. Tomo 5. 25
378 APPENDICE
pianura. Quando sarà concesso alle popolazioni rnrali abi-
tatrici le montagne della nostra Provincia il benefìzio di
buone strade , siamo sicuri che la condizione economica
loro verrà migliorata in modo che la distanza immensa la
quale ora separa i coltivatori del monte da quelli del piano
per ciò che riguarda il godimento delle comodità, e de-
gli agi della vita, verrà se non tolta interamente^ almeno
minorata. Desideriamo di cuore che ciò avvenga presto per
il bene, non solo delle genti che dimorano colà, ma anche
per il più prospero avvenire della Provincia, e dello Stato
dipendente in parte dai traffici, e dalie negoziazioni rese
più facili e più spedile. Pesa troppo al nostro animo nel
leggere i riferimenti delle Deputazioni Sezionali montane
sulla condizione delle vie pubbliche che si trovano colà
il sentire che il relatore di Bazzano le dica cattive, quello
di Vergato deplorabili, l'altro di Loiano impraticabili, e
quello di Porrelta sempre bisognevoli di riparazioni , e di
correzioni.
Un' altra riforma rilevante nella economia rurale di
quei luoghi è il miglior governo dei concimi senza i quali
almeno nelle nostre terre non vi può essere agricoltura
veramente produttiva. Alcune relazioni dei Distretti mon-
tani raccontano che colà, meno poche eccezioni, i letami
delle stalle sono scarsi e male tenuti, accagionandone l'a-
bituale inerzia dei coloni e la costumanza viziosa di usarli
freschi, e non decomposti.
Ci concederete o Signori che qui ricordiamo la ne-
cessità somma di diffondere nella classe dei campagnuoli
nostri le ottime dottrine sulla formazione delle concimaie
e sul buon governo dei letami di stalla che con tanto sa-
pere sono slate ripetutamente esposte da molti agronomi
dottissimi appartenenti a questa benemerita Accademia, per-
chè non basta che i precetti utili siano conosciuti e se-
guiti da pochi studiosi curanti la prosperità agricola del
proprio paese, ma occorre che la cognizione dei medesimi
APPENDICE 379
si estenda nelle masse, e trovi nei coltivatori anche vol-
gari ascolto facile, ed animo determinalo di porli in pra-
tica.
Conosciamo benissimo le difficoltà gravi che s'incon-
trano nel battere la via che conduce al conseguimento di
questo scopo utilissimo, ma non ignoriamo ancora che la
fermezza del volere vince molti ostacoli , e che è debito
di ogni cittadino amante il vantaggio del proprio paese di
non lasciarsi intimorire dalle contrarietà poste innanzi dai
tristi e dagli ignoranti, ma di continuare imperterrito nella
via che conduce al bene. Questa nostra Società rendereb-
be un servigio segnalato all'agricoltura, incoraggiando coi
mezzi che sono in di lei potere , l' economia degli ingrassi
nei luoghi ove quella non è conosciuta, e crediamo che
una tale cosa sia facilmente eseguibile, quando le Deputa-
zioni Sezionali che colà risiedono, abbiano missione di cer-
care gli agricoltori che governano le concimaie in un modo
abbastanza ragionevole e di premiarli con una modica som-
ma di denaro.
Tulli i rapporti delle diverse Sezioni della Provincia
concordano nel palesare la prosperità della vegetazione
del frumento , eccettuando qualcuno del piano solamente
alcuni terreni dissodali di praterie artificiali, nei quali le
piante appariscono assai rade. È pure indicata rigogliosa,
e prospera la vegetazione delle fave invernenghe, e quella
delle piante oleaginose. Sappiamo ancora dai medesimi
che le radici della robbia tintoria, nei pochi luoghi nei
iquali fu esperimentata la coltivazione di quella pianta, non
sofferse per il freddo invernale e che i novelli germi mostra-
no di spuntare vigorosamente dal suolo, ^nche i prati ap*
pariscono in buona condizione e promettono abbondante
prodotto di erba. Attenendoci al detto antichissimo d'Ovi-
dio che la speranza alimenta l'agricoltore, conchiuderemo
assicurando che l'apparenza bella delle nostre campagne
ò conforta a sperare un lieto avvenire.
38(y APPENDICE
Sentiamo con dispiacere clie anche in quesl' anno i
pomi di terra si sono guastati e corrotti in molti po-
deri del Distretto Sezionale di Porretta, e non credia-
mo di meritare la taccia d'importuni se vi pregliiamo
calorosamente di sludiare|^raodo di porre riparo a que-
sto male, che è certamente gravissimo alla economia cam-
pestre di quei luoglii.
Nessuno dei corrispondenti ci fa conoscere che la vKe
abbia sofferto per il rigore del verno, e tutti tacciono della
potatura di tale pianta, raccontandosi solamente da quello di
Porretta che qualche agricoltore del suo Distretto comin-
ciò a propaginarla. Noi cominciammo assai per tempo, e
poco dopo il Febbraio la potagione della vite, e sottopo-
nemmo per prime ad una tale operazione quelle che si
mostrarono attaccate nel passato anno àaW'oidium tuckeri
nelle quali giudicammo ben fatto il tagliare senza riguar-
do gran copia di tralci, molto più che li vedevamo coperti
di macchie oscure e col midollo in gran parte non sano,
ed apparivano oltremodo fragili, e mancanti di vitalità.
Reputammo sempre ottimo precetto quello d'impove-
rire di tralci la vite, ed in quest'anno lo giudichiamo di
una importanza capitale, perchè siamo persuasi che le no-
stre viti abbiano provato nell'organismo loro i danni di con-
trarie vicende atmosferiche , e si trovino in necessità di
porre riparo ai medesimi con una ristretta vegetazione.
Crediamo ancora che l'agglomerazione di molti tralci ve-
getanti addossati gli uni agli altri debbano produrre un'im-
boscamento immoderalo di foglie, il quale togliendo al
frutto l'influenza benefica dell'aria e della luce, lo rende
maggiormente soggetto ad essere preda della parassatica
che produsse tanti guasti nel passato anno.
Le relazioni che abbiamo sullo stato igienico dei buoi
e dei porci della nostra Provincia sono favorevoli; non così
quelle delle pecore narrando un corrispondente dell'alta
montagna, che in molti luoghi di quella Sezione esse si
APPENDICE 381
trovano in uno stato deplorabile per la poca cura in cui
SODO tenute e per il mal governo che si fa di quelle, come
pure per l'insalubrìlà degli ovili. Tutti i rapportatori del
monte narrano sventuratamente che una gran parte delle
pecore si è perduta, perchè colpita dalla marciala o ca-
chessia, malattia che anche nel presente anno ha raielnto
molte vite di quegli animali che hanno un importanza
grandissima nelP economia rustica delle regioni montane.
Allorché aderapiamo l'ufficio gradevolissimo da noi
assunto di leggere i rapporti dello slato della nostra agri-
coltura che sono spediti ogni mese dai luoghi diversi della
Provincia , e di fare una relazione compendiata dei mede-
simi, noi dobbiamo essere riguardali come la scolla che
nell'accampamento è posta per spiare le mosse delle schie-
re nemiche e dare il segnale dell' allarme. Essa può colla
sua vigilanza rendere vana un'aggressione improvvisa delle
falangi avverse, ma non spetta a lei il porsi di fronte alle
medesime e contrastare loro il passo.
Sino nello scorso anno alzammo la voce per fare co-
noscere la gravità di un morbo che inaridisce la sorgente
di uno dei prodotti maggiori dell'industria campestre nel
monte, e la necessità di una istruzione breve, e chiara
agli educatori di pecore, la quale faccia conoscere loro
l'origine, e la natura della marciala o cachessia, i se-
gni apparenti e certi della medesima, i modi di preser-
varne le pecore, e quelli di curarle convenientemente e di
risanarle con prontezza e con economia, quando quella in-
fermità le abbia colte.
Ora di bel nuovo gridiamo da questo luogo elevalo
perchè sì conosca che il pericolo non è cessato , e che anzi
quello si fa ogni giorno maggiore, minacciando di toglie-
re ai coltivatori di una parte estesissima della Provincia
il mezzo principale dell'industria loro.
L' ufficio nostro è ora compiuto. S'pella ad altri il darf
opera a rinvenire, e fare palesi i mezzi più acconci a
382 APPENDICE
fugare il male accennato di sopra, ed a porre un'argine
contro il medesimo perchè nell'avvenire non irrompa nei
nostri ovili con tanta fierezza portando danno e sventura
a genti infelici e misere, le quali quando fossero di quelle
« cui il piangere giova » non avrebbero a ricorrere alla
calamità novella della marciala nelle pecore per farlo op-
portunamente.
G. Orlandi.
RIVISTA DI GIORNALI
I Compilatori di questo periodico giudicarono che po-
tesse essere cosa utile, e gradita ai lettori del medesimo
l'avere una qualche cognizione di tutto quello che i di-
versi giornali agronomici d'Italia pubblicano di nuovo, e
d'interessante nella scienza dell'agricoltura, e nella eco-
nomia rurale. Sapevano essi che sino dai primi mesi della
pubblicazione del Propagatore Agricola gli onorevoli E-
stensori dei piiì accreditali fogli Italiani di argomento geo-
ponico, cambiavano cortesemente gli ottimi periodici loro
col meschinissimo che qui vedeva la luce per mia cura,
e che una tale permutazione, che apprezzo moltissimo e
che stimo onorificentissima, continua anche presentemente,
ed ora esprimo di nuovo la mia gratitudine ai Direttori
dei Giornali suddetti.
Affidato a me il gradevole ufficio di riferire sul pro-
posito di tali Giornali mi determinai di porre ogni studio,
e fatica a compierlo nel modo migliore che per me si po-
trebbe approfittando delle pagine che avanzeranno alla
trattazione delle materie pubblicate mensualmente in ogni
fascicolo per fare conoscere ai lettori dei medesimi quello
APPENDICE 383
che si scrive , e che si opera nelle diverse parti d' Italia per
il progredimento dell'industria agricola.
La vastità della materia e Io spazio ristrettissimo che
mi è concesso per trattarla non concederanno che possa
parlare di tutto, ed in un modo bastantemente esteso, e
volendo pur dire qualche cosa dovrò lasciare in disparte
molti argomenti benché importantissimi , e fermarmi a quelli
i quali a mio giudizio presenteranno un'opportunità mag-
giore, ed un bisogno più grande che i nostri coltivatori
li conoscano, e ne cavino profìtto.
Queste premesse mi giustificheranno se oggi , non ri-
guardando alle molte cose che potrebbero essere soggetto
conveniente al mio discorso, mi fermerò qualche poco sul
tema del concime, ben sapendo che niun' altro può essere
di una importanza maggiore per la prosperità della nostra
industria campestre.
Riconobbi sempre giustissimo il detto proverbiale de-
gli agricoltori Fiamminghi « che il concime è operatore di
miracoli ». Schwerz agronomo belgico rinomato per sapere
e per esperienza mostrò di credere questo allorché narrava
che in una piccola città del Belgio eravi un possessore
di campi il quale nel coltivarli operava sempre al rove-
scio di quello che praticavano i buoni agricoltori del vi-
cinato. I suoi lavori erano fatti o troppo presto o troppo
tardi in guisa che tutti si facevano beffe di lui. Ciò non
ostante egli aveva costantemente un raccolto più bello di
quello degli altri. Schwerz pone fine al suo racconto di-
cendo che quell'uomo era un ricco ostiere il quale ogni
anno poteva disporre in benefizio delle sue terre di una
massa enorme di concime.
Narrasi ancora in un giornale recentissimo di Francia
che in una città di Normandia un fittaiuolo era interve-
nuto ad una tornata di una Società Agraria. Tutti i mem-
bri presenti della medesima avevano parlato lungamente,
ed il fittaiuolo solo era rimasto silenzioso. Poco prima che
384 APPENDICE
l'adunanza sì sciogliesse, qualcuno il richiese se avesse
qualche osservazione da fare, u Signori egli rispose, voi
avete cerlaraente dello molle cose belle, ma io non cono-
sco che un mezzo solo di rendere prospera l' agricoltura ,
e questo è il letame, il letame^ e poi il letame. Tutta la
mia teoria sia nel nutrire bene molte bestie per averne in
abbondanza: ma questa cosa non è facile come altri po-
trebbe credere, e quantunque da quasi 30 anni mi occupi
nel collivare la terra, non ho ancora potuto conseguire lo
scopo al quale tendono i miei sforzi costanti di avere con-
cime che basti. Questo accade, o Signori, perchè è una
verità incontrastabile che dal nulla non si può ricavare
altro che nulla: per produrre letame occorre avere leta-
me, e colui che troverà il secreto di fare concime senza
concime farà una scoperta più preziosa di quella della pie-
tra filosofale. »
Molti assicurano ora sfacciatamente che una tale sco-
perta è stata falla, e pretendono di avere trovati nuovi
ingrassi capaci di fertilizzare i campi colla dose di poche
libbre, e con una spesa tenuissima. Il fine di costoro è
quello di mungere le tasche ai coltivatori creduli promet-
tendo loro raccolti abbondanti , e facili.
II Ch. Doti. Francesco Gera valente agronomo Ve-
neto, avvedutosi che si apparecchiano insidie di questo ge-
nere anche ai coltivatori dell'Italia alla, giudicò ben fallo
il pubblicare nel giorno 14 del passato Marzo un'Articolo
che si legge nell'accreditato Giornale 1' Alchimista Friu-
lano col quale li invita a non lasciarsi ingannare, e mo-
stra loro l'inutilità dei concimi così delti concentrati , è?,'
sicurandoli che il dire ed il pretendere che basti il satu-
rare, ed il cospergere i semi delle piante con tali ingrassi
è sentenza erronea delta e ripetuta più volte dai cerretani,
e dagrignoranti, e contraddetta costantemente dalla scien-
za, e dalla pratica.
Quell'agronomo sapientissimo credè opportuno il rato-
APPENDICB 385
meritare ai coltivatori che la radichetta delle piante per
uscire dall'involucro in cui sta rinchiusa, e per nutrirsi
non abbisogna che delle sostanze che si trovano entro il
seme, e di un poco di umidità: che essa non può ricevere
alcun nutrimento dall'aria, dalla terra, o da qualunque
altro corpo che la circondi, e che la nuova pianticella al-
lora soltanto che può compiere il fenomeno della respira-
zione, vale a dire quando le sue foglioline sono sopra
terra, ha bisogno dì sostanze nutrienti^ che essa assorbi-
sce assimilando i principi organici delle medesime. Ag-
giunge infine che siccome le radici, quando sono pervenute
a questo stato si allungano, e si allontanano più o meno
dal luogo in cui si trova il seme, è manifesto perciò che
l'ingrasso posto vicino a questo non può essere utile co-
me si va bucinando e che deve anzi dirsi per Io meno
inutile.
Dopo tali avvertimenti esso pone innanzi il dubbio se un
ingrasso collocato vicino al seme possa almeno conside-
rarsi come eccitamento, e stimolo del germe, e cagione
che questo spunti e compia le funzioni vitali più sollecita-
mente, e con forza maggiore, e senza esilanza risponde
in modo negativo, asserendo che anche questa pratica è
un errore grossolano perchè la natura per il germinare
delle sementi non richiede che calore ed umidità sommi-
nistrati il primo dalla stagione e l'altra dalla terra. Ag-
giunge di più che se il terreno è secco e non può irri-
garsi l'avere bagnalo il seme, ed accelerala la germina-
zione del medesimo porta grave danno perchè esso in se-
guito non trova l'umidità che gli abbisogna, e se il suo-
lo è umido quella pratica riesce interamente inutile.
Queste senza dubbio sono ragioni buone, e dette da
un dotto quale è il Dolt. Gera acquistano molto peso , ed
autorità. Ciò non pertanto non mi sento inclinato ad am-
mettere con troppa fretta il principio che il conlatto dei
sali contenuti nei concimi col seme delle piante nel mo-
386 APPENDICE
mento della germinazione loro sia cosa del tutto inutile.
Vorrei prima che mi fosse fallo conoscere il modo con cui
la materia contenuta nel seme passa dallo stalo inerte, e
morto a quello di sviluppo organico, e di vita. So che i
fisiologi asseriscono che l'ossigeno contenuto nell'aria e nel-
l'acqua inlroducendosi nel seme cangia la composizione
chimica delle sostanze che circondano l'embrione entro il
medesimo e che le trasmula in una materia solubile la
quale serre di nutrimento all'embrione stesso. A dire il
vero non conosco come si potesse spiegare diversamente il
gonfiarsi di un pezzo di cartone o di un'altra sostanza
porosa e morta tuffala nell'acqua. Una tale teorica ben-
ché vera e giudiziosa, non rischiara il fenomeno dell'atto
germinativo che è causa del moto e della vita dell'embrio-
ne 0 rudimento della pianta novella rinchiuso nel seme.
Forse col progredire delle scienze fisiche verrà giorno io
cui il velo denso che ora ricopre questa operazione mi-
steriosa della natura sarà squarciato, e non credo difficile
il prognosticare che allora si riconoscerà essere ogni seme
composto di due sostanze eterogenee, che io non avrei
difficoltà di paragonare alle copie della pila voltaica, e
che quelle rimangono inerti sino a tanto che una materia
fluida neutra posta a contatto delle medesime dia origine
ad una mutua attrazione, e ripulsione delle molecole che
le compongono, e per conseguenza produca movimento
calorico, e vita. Allora si spiegherebbe sufficientemente il
fatto vero in pratica , benché conlradello dal Sig. Dottor
Gera, che i sali aventi basi metalliche diverse dei quali i
concimi sono impregnati, trovandosi disciolti conveniente-
mente da un fluido e collocali in prossimità ai semi, sono
produttori di correnti elettriche eccitatrici di calore e di
vitalità, e che coli' aiuto di queste la germinazione degli
embrioni rinchiusi nel seme si effettua più prontamente
ed in modo più perfetto.
Un fatto che ora narrerò mi autorizza a credere la
APPENDICE 387
mia supposizione non inferamente fallace. Più volle mi è
riescilo, ed altri non pochi hanno egualmente ottenuto di
far nascere semi vecchissimi la cui germinazione era stala
tentata invano coi metodi che sono praticati anche dai col-
tivatori i più diligenti. 11 mezzo da me adoperato fu quello
di tenerli durante qualche giorno in una esposizione calda
immersi in acqua entro la quale erano stati posti preven-
tivamente alcuni pezzi minutissimi di carne muscolare, ed
una quantità piccola di nitro. Questa esperienza che ho
ripetuta più volte mi ha persuaso che le sostanze saline
messe a contatto dei semi hanno un azione potente nello
sviluppo vegetativo dei medesimi.
La pratica seguita da molti di aspergere di calce i semi
del frumento aggiungendo a quella il solfato di soda, come
fu saviamente proposto dal celebre Dombasle, per preservarli
dalla carie detta volgarmente carbone potrebbe sommini-
strare nuovi argomenti per convalidare i principi di fisio-
logia vegetale da me esposti, ma vedendomi oramai giunto
al termine del foglio concessomi per questa rivista, sono
costretto di rimettere la trattazione della presente materia
ad altra circostanza più opportuna.
G. Oriaisdi.
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^
INDICAZIONE DEI PREZZI MEDII
DELLE PRINCIPALI DERRATE CAMPESTRI
NELLA FRISIA QUINDICINA DI APRILE 1852,
la corba
2. 45. —
2. 35. — «
^Frumento mondo Se.
Frumento naturale,.
Frumentone ....,,
JFava grossa ....,,
lei. minuta . . . ,,
I Avena ,,
Fagioli saponi . . • ,,
^Riso Pilato ,
Carne di manzo. . ,,
fd. di vitello . . ,,
I Id. di castrato . ,,
Olio percibodil. qua-
lità
Id.
lità
di 2.
qua-
le 100 /i».
Se.—. 50. —
. ,,—.55. —
Canapedil. qualità,,
Id. di2. qualità,,
Id. di 3. qualità,.
Olio da ardere di 1. qua
lità „
Id. di 2. qualità ,,
,, _. 44. —
,, -. 25. -
5. 22.
50. -
Vinobian. nostrale ,,
Semi di piante oleose „
Id. di erba medica ,.
Id. di trifoglio . . „
Id. di lupinella. . ,,
Id. dì logliessa. . ,,
4. 95. -
4. 75. —
5. 20. —
7. 80. —
la eorba
2. 55. —
2. 80. —
le 100 lib.
7. — . —
5. 50. —
6. 50. -
3. 50. —
MOVIMENTI COMMERCIALI.
PAESI ITALIANI. Nel mercato di Ferrara vi fu calma di affari, e le poche
vendite di cereali colà seguite presentarono poca variazione nei prezzi.
Eguale calma nel Modenese. Nelle piazze del Veneto e specialmente in quella
di Legnago accadde un piccolo aumento nel prezzo delle cereali, ed i risi sono
assai ricercati , verilìcaniiosi ciò anche in Ferrara.
A Trieste non avvenne variazione nei prezzi del frumento i quali però sono
sostenuti. Il grano turco continua ad ottenere prezzi assai vantaggiosi.
Nella Toscana non vi sono variazioni nel prezzo delle cereali il quale tende
ad alzarsi.
Nel mercato di Trieste i semi oleosi sono in favore , ed i prezzi tendono ad
aumentare.
La poca canape che rimane in Ferrara continua ad essere ricercala anche eoo
offerta di prezzi elevati.
I vini sono sempre in credito tanto nel Modenese quanto nel Ferrarese e nella
Toscana , e si vendono a prezzi assai sostenuti.
A Modena il prezzo dei bovi da macello è in aumento come pure quello dei
foraggi che ora scarseggiano.
Nei mercati della Lombardia avvi calma momentanea nelle contrattazioni delle
sete non verilìcaniiosi però un ribasso sensibile dei prezzi. Mentre le materie pri-
me in sete fine tanto gieggle che lavorate si sostengono, le manufatture invece
sono pochissimo ricercate-
PAESI ESTERI. Dopo che il prezzo del frumento, e delle altre cereali si alzò
non poco nei mercati della Francia ora è caduto in ribasso perchè l'Inghilterra
non fa acquisti , ed il suo commercio dì grani rimane nella calma la più profonda.
Nei mercati principali di Germania si è manifestato un ribasso sensibile
nel prezzo dei granì.
Nei paesi vignicoli di Francia il prezzo dei vini si mantiene assai elevato in
seguito del prodotto scarso dello scorso anno. I prezzi attuali hanno superato
quelli che si ottennero da ben un decennio a questa parte.
Non si è verilicata alcuna v^fiazioo^uel prezzo delie lane nei diversi mer-
cati esteri, -tti., r^ n
C. 0.
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I )M /M C-I iM CI
Cassarini — Dei modi onde provvedere al miglio-
ramento del bestiame » 333
Mazzauti — Intorno all' uso del Sai Marino pel be-
stiame M 339
Predieri — Bue della raT^Tfi di Durham (con ta-
vola) » 360
Baratelli — Breve indica^^ione della Pellagra nel
Comune di Loiano » 356
Orlandi — Coltivazione della robbia tintoria (se-
guito). » 364
Id. — Perfe:{ionamento degli studi di veterinaria . » 373
Io. — Cronaca Agricola del mese di Febbraio - » 377
Id. — Rivista dei giornali » 382
Palagi — Osservazioni Meteorologiche del Febbraio
e Marzo w 388
Orlandi — Prezzi medi di derrate e movimenti com-
merciali » 392
AVVERTIMENTO
Ogni mese vierrà regolarmente pubblicato un faséitòlo
del giornale, e quando Io richiegga la materia sarà coi^
rddato delle opportune tavole.
Ciascun fascicolo sarà composto di sei fogli di
stampa : il primo ed il settimo fascicolo d* ogni annata verrà
fornito di un frontispizio, ed il sesto e dodicesimo dell'in-
dice delle materie contenute in ciascun volume.
Il prezzo d*ngni fascicolo è di bajocchi venticinque
romani pari ad Italiane lire 1^ 34: e sarà pagato airàftò
della consegna del medesimo. Dagli Associati all'estero e
fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato,
che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8.
05: non comprese le spese di dazio e porto che stanno a
carico degli Associati.
Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente
della Società Editrice Professore Alessandrini inViaÀlta-
bella N. 1637, e da tutti gli altri componenti la Società
stessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1." fascicolo di cia-^
scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare
d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato av-
viso in contrario.
I^UOVI ANNALI
Delie
SCIENZE NATIRALI
Serie III. Tomo V.
(Maggio e Giugno iSSa)
( pubblicato il 30 Giugno anno sudd. )
BOLOGNA
TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADERIE.
11^01 CE
DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO
■TTTMUg'^attir-
KUssALoisGo — Sprodictyon novum Lichenum Ge-
nus pag. 393
Alessandrini — Catalogo degli oggetti e preparati
più interessanti del Gabinetto di Anatomia com-
favata ...,....» 402
ScHEMBRi — Vocabolario dei Sinonimi delV Ornitolo-
gia Europea n 421
VisiANi — Flora Dalmatica m 441
Frontali — Osservazioni sulla Pellagra ...» 449
ToMBARi — Sul capostorno » 466
BoNAPARTB Principe Carlo — Conspectus Systematis
Her petalo giae et Amphibiologiae . . . . » 477
APPENDICE
Predi ERI — Rendiconti della Società Agraria, pag. 481
Bertoloni — Di una alteray^. sofferta da varie Patate m 497
Lisi F. — Di un semplice strumento per la estra-
orione delle radici di ononide m 500
Gavazzi — Riflessioni su le Esposizioni Agrarie, e
deir utile che da queste può attenderne la Pio-
vincia bolognese » 603
pREDiBHi — ■ Metodo di una Verminaja per i Polli w 626
393
SPRODICTYOIV
NOVUM LICHENUM GENUS
Oplime claris : Fee in suis Memoìres Lìchenographi-
ques (pag. 3) docebat, quo grandior est Lichenum thal-
lus, 60 simplicioretn esse strucluram apotheciorum : id
probant lichenes magnitudine praestanliores aeque ac di-
slinctiores, ut Parmelia, UsneOi Sticta, Stereocaulon,
Cetraria, Ramalina, Cenomyce eie. eie. , contra enim qui
thallo sunt initiali, et solis tuberculis et papillis abor-
tivis, evanescentibus, ut Lichenes omnes (bailo crustoso
praediti^ apothecia habent grandiora, et cotopositiora,
duobus ve! etiani tribus involucris munita , quae substantias
et particulas genitales tueanlur.
Qui Lichenum praesertim angiocarpornm strucluram
examinarit, hujus procul dubio verìtatis certus factus erit,
numerosiora sunt sporidia et formis implicatioribus, fre-
quentioribus ascis et paraphysibus, iisque distinclis, ac
majoribus diraensionibus, coloribus vividioribus, et excel-
lentiori virtute regenerandi praeditis, polissiraum in ver-
rucarioideis, quae lichenum classis omnium numerosissima
dici potest, cum saxum sit nullum, nulla arbor, frondes
nullae, nulla humus, quae non iisdem aifatim scateant.
Idcirco quara rairabilis est exterior lichenum angio-
carpornm simplicilas, et implicala eorura interior slruclu-
N. Ann. Se. Natub. Serie HI. Tomo 5. 26
394 SPRODICTYOW
ra, tam male cogniti, eoque pejus habitì sunt^ hi prae>
cellentes regni vegelabilis foetus !
Eorum parvitas quae ad nihilum ut ita dicam, ver-
tebat, eos ab oculis philosophi naturalim rerum scruta'
toris saepissimae subtrahebat, quo fìebat , ut amplissimi
vitae oceani, quo undequaque circumdabatur, ignarus»
tereret imprudens pedibus singulis gressibus millia cor-
porum viventium innumera. Quot mirae res,quot,sil fas
verbo, microcosmi ad usque heslernam properaodum diem,
ab oculis nostris effugeruDt, ob defectum instrumentorum»
quae sensibus nostris opem afferrenl ac vira!... Tandem
hominum ingenium, quod ventosos oceani fluclus vincere,
fulmina domare, et immensa firmamenti spalia telescopiis
scrutari ausum est, invenit quoque instrumentum quo mil-
lies ac centiaes millies auctae res perexiguae, examinibus
nostris vel invitae subjicerentur, ac via patefìeret, qua
studiosus quisque infinitas res perlractaret propemodum
ac pernosceret.
Quantara raehercule utililatem physicis ac naturalibus
discipliuis attualit inventum microscopium? Quos per id
progressus facere? Supervacaneum est rem tam cognitam
refricare. — Id unum tamen non lacebo, mirum prorsus
esse, nonnuUos adhuc a tam praetioso instruraento adhi»
bendo abhorrere, eoque provehi, ut audeat diclitare, per-
niciosum magis qnam utilem, microscopi! usum naturali-
bus scientiis fuisse •'
Et ut ad rem nostram veniaraus, quo se modo babebat
cryplogaraia saeculo XIX ineunte? Quis prò certo poterai
staluere quae pianta Ge«u5 esset, quae Speda ? Solus sim-
plicium cryslallorum ujus, succedentibus annis scientiae
hujus partes , aliqua ratione ob oculos posuit; quos tamen
errores, quantasque objectorum admodura distinctorum ac
diversorum confusiones, coraposilarum crystallorum usus
aperuil declaravit.
Sed aliquid propius atlingamus: quo statu eral Al-
gologia viginii tantum vel triginla abbino annis?
NOTUM LICHENVn GERUS 395
Quo vero slalu est nunc invento microscopio? Qui
veritates hujusmodi infìciatur, nihii omnino liojus scientiae
cognitnm habere ostendit, suamque in primis praedical
ignorantiara. — Lichenologia sola veterura disciplinarura
obsoletarum tenax bactenus visa est, aut uonnulli saltem
ex ejus culloribus ab antiquis se vinculis liberare bacte-
nus neglexerunl^ et aequiorem studiorura ralionera ample-
xari. — Nonnulli inquam: clarissimi enim viri Eschweiller,
FéCf Montagne, De-Notarìs, ostendunt equidem , quam
rectum iter scientiae buie paretur, quae scientia (nonpu-
deat fateri) licet ex diiìcillimis regni vegetabilis habenda
sit, tamen ita facile se dirigendam exhibet ducendamque,
ut sororura suarum nulli primas concedere videatur.
Neque hic locus est enumerandi phases, quibus bre-
vi decem circiter lustrorum spatio lichenologia est sub-
jecla, id unum sufficit animadvertere , vel in praesentia-
rum non esse omnibus in casibus certam aulonomiam cu-
jusque lichenis. — Thallus, proteiforme illud organum, in
qnos quantosque errores ioduxit nobilissinia nostrae aeia-
tis ingenia?
j4/7o?AeciMOT ipsum , quamquam multo constantiiis , ta-
men faulores saepe fefellit, ea quidam causa, quod exle-
rius plerumque aspectum est, nec cultro anatomico in ejus
viscera deventum , nec organa regenerationis examinata sunt.
Id unum prò certo habeatur, quod nullo prorsus du-
bio slatuo , inutilem nempe fulurum conalum iquemque
Lichenologiae ad systema redigendae, dum exerioris thalli
et apotheciorum structurae dumtaxat incumbemus: ea enim
specierum tantummodo, et generalibus classium ordinum-
que partilionibus vix ac aegre polerit inservire, genera
vero desuraenda esse ex interiori compage apotheciorum,
nempe ex forma et natura excipulorum, et praecipue ex
structura sporidiorum, quae in lichene grandi ac perfecto,
sunt vera organa genuina reproduclionis. '
Nec dicat aliquis, etiam gonidia taraquam reprodu-
396 SPRODICTYON
clionis organa posse considerari , cum ab ipsis magnus
plantai'utn lichenosarura nuraerus propagetur;nam planlae
ipsae perfectiores propagantur per surculos, per gemmas,
per radiculas etc. et lameo nulliis naturalium verum stu-
diosus pulavit dici posse, gemmas, surculos, radiculas
unum esse cum fruclu et semine. Donec igitur etiam in
Lichenologia, ea sporidiorum existimatio non habeatur,
quae in aliis rei botanicae partibus habelur fructus, ex
ephebis nuraquam excedet haec scientia, erilque usque te-
nebris obsita.
Sporidia saepe characteres genericos ofFerunt oplimos,
tura propter eoriim formara, tura propter involucrorum
naluram , tura propter nuraerum, et coUocationem; eaque
sola fere possunt plerumque unara ab alia dislinctas ac-
curate species exhibere, ipsasque prope dicam varietates,
sine quibus nihil cerlum statui poterit umquam.
Quod ad varietates, non exigua fateor, affert adju-
menta vita vegetativa morphologia lichenum, studium eo-
rum evolutationis; hoe tamen baud semper sufficit, nam
lichenes perraulti eadem aelate pares exhibenl saepe exter-
nas notas, cura structura eorura interior quam maxime
diversa est. Hinc profecto varietates innumerae a prestan-
tissimis lichenologis institutae, super nonnullas, quas prò
veris habuerunt transitionibus, quae tamen varietates mi-
croscopio adhibito, evanescunt pleraeque et aut nuraquam
extiterunt, aut sunt vel verae formae autonomae, vel vitae
studia lichenis alicujus, distincta turpiler et injuria nomi-
nibus specialibus; iisque varietatibus praecipue referenda
est confusio, quae adhuc oblinei lichenologiam, quaeque
haud dissimili ratione inter dicoliledoneas plantas ex. gr,
obtineret, si distingui singulae singulis nominibus vellent,
prout paruae aut ingenles sunt, vividae aut tabidae^ fae-
cundae aut infructiferae , fiondosae aut ramis carentes,
leves aut scabrosae etc. Sed hac de re satis, quaeque di-
ximus confirmet descriptio generis sequentis, quod a prae-
SdtUM tlCHEKUM GENUS 397
clarissimo quondam lichenologo descriptiim est, tamquam
simplex varielas unius e communioribus lichenibus Europaeis.
Vir clarissimus Ludovicus Emmanuel Shaererius in
suo opere Lìchenes Helvetici exsiccati- vaiietales posuil
tres Lecanorae atrae, numeris 307, 569, 538, eae sunt
vulgaris, exigua, verrucoso-ar colata; quamvis sex alias
varietates, vel formas describeret (pag. 72-73 Enum. Crii.).
Cura quodam die propter aliud meum opus, aliquorum
ex iis licheuibus structuram anatomicam examinarem, ad
Lecanoram atram cum perveni ; miratus sura, quod re-
pererira, e tribus exemplaribiis hujus speciei ab helvetico
Lichenologo editis , primum laniumraodo, idest 307 ad
Lecanoram atram re vera pertinere, ex aliis vero duobus,
unum (569) non varietatem esse, sed speciem admodum
distinctam, allerum antera esse Lichenera prorsus igno-
Inm, pulcherrimum ipsum quidem, ac distinctissimum ex
omnibus hactenus descriptis-
Ad Lecanoram atram quod spectat et ad ejus variela-
les juxla Sehaereri sentenliam , nec non de earum anato-
mia dixi jara in meoarticulo, cui titulus Sui generi Di-
Tina e Dìrìnopsìs , ad quera leclorem remitlo: nunc di-
cara tanturamodo de Lecanora atra \. verrucoso- ar colata.
Sub numero 538 ut dictum est, in omnibus suis col-
leclionibus Lichenum helveticorum, non evulgavit seraper
Shaererius eandem formara Lichenicam: in aliquibiis ser-
vatur quippe status quidam verae Lecanorae atrae, sed
in aliis, saliera in mea, existit Lichen omnino singularis,
qui pertinel ad classem angiocarporum et ad ordinem Fer-
rwcflnoideorwm, quorum genus singulare et omnino novura
efformat. Ecce libi Lichenis characleres.
Aspeclu est singulari : prima aetale, similliraus pri-
mordiis alicujus formae saxicolae Lecanorae atrae, cujus
nimirura varietas exislimaius est a Schaererìo causa mi-
nimi cujusdam disci atri coloris , qui sopradiclae Lecanorae
discura aliquatenus redolel. Coelerum facies ejus externa
398 RPRODICTYON
comparari merito posset Pirenulae nitidaet et praesertim
Porinae, cum hujus instar exigua quaedam tubercula
mammis similia praeseferat, quibus organa corpomorpha
continentur.
Thallus hujus Lichenis crustosus, originem ducit a
pulvere quodam densiore ad album vergente, natura fere
coriacea, qui inilio uniformiter perfusus, pregressa tem-
poris fitcompactus, contiguus, et verrucis crassioribus to-
tus conspersus.
Ab ineunte aelate in vertice earum verrucarura thallo-
dicarum punclula quaedam nigra apparent,quae primor-
dia disci Lecanorae atrae apprirae imitantur. Processu ae-
tatis tumefìunt hae verrucae, et millimetri altitudine thal-
lum ìpsum exsuperant parvarura instar uberum, distin-
ctae admodum atque expressae, granosae totae, ejusdem
coloris ac thallus, vertice excepto,qui ut diximus, punto
quodam nigro lucidissimo insignitus, parvi foraminis aspe-
ctnm offert.
Interna hujus Lichenis structura atlenlius examinata,
ea illum forma reperi, qua nullus antea Lichen repertus
est; tria enim in ipso deprehendi excipula, et amplum
nucleum ceraceo-cartilaginosum , colore violaceo, in quo
asci distinctissimi extabant, sporidiis ingentibus affatim
praediti.
E tribus excipulis duo sunt eadem substantia qua thal-
lus, hoc discrimine, quod extimum constai maxima ex
parte e substantia ejus corticali, ìntimum medullari, ter-
tiura autem vel medium totum est e substantia propria
corneo-carbonacea, seque prodit per nigrara illam exiguam
papiliam exlernam, quae dieta est.
De his excipulis alia quoque adnotanda sunt; ejcii/m^m
enim ut in Pirenulis et Sagediis totara ferme verrucam
proligeram comprehendit et obducit,et est substantia car-
tilaginosa, densa, compacta, granosura et inacquale. — ìn-
timum est aliquanto moUius, ac pinguius introrsus, ubi
NOVUH LICHENUn GENUS 399
coil cum matrlcae, e subslanlia amylacen, et superius in
duas oras dividilur, quae extenuantur valde, et in sino
suo, veluti in scutellaquadam colligunt et comprehendunt
nucleum proligerura, quem ab excipulo extirno secernit
nigrum illud medium, quod superius crassius, aliquando
ita altenualur, ut interius evanescal, excipulura intimum
omnìno complectens.
In unico meo exemplari nullum ferme indiciura ap-
paret pororum, per quos nucleus cum externo commu-
cet, et in apothecio domtaxat, vix ac aegrae deprehendi-
tur profundura quodara punctuUim, quo monemur, etiam
in hoc lichene minime deesse ostiolum, quo lichenes an-
giocarpi praediti sunt. — Nucleus autem,cum lichen quo-
modocunque madet, cavum interius totura implet, conlra
cum aret , duas ejus terlias partes vacuas relinquit. — Porro
est natura ceraceo-carlilaginosa, tenaci, et coalescit exi-
libus admodum capillaribns paraphysibus, quae paulalim
evanescunt, ac inlereunt, ascis amplis interieclis, iisque
frequentissimis, sporis octo constanlibus. Asci oriuniur a
parvis quibusdani sacculis orbiculatis, plenis subslantiae
micilaginosae, coloris fllavo-viridis, in qua natant lenuia
aliqua puuctula subnigra perdistincla- Progressu temporis
hi sacculi teretiores fiunt, ab inferiori parte coarclantur,
tumefiunt a superiore, ut clavae forraam penitus capiant.
Sporidia, quae continent, praegrandia, et diametro duplo
longiora; ea quidem sunt oviformia, diaphana et prima
aetale vacua, sed adulta obscuriore inficiuniur colore,
nucleisque perexiguis redundant, qui sese invicem com-
primunt, et sporidio formam pariuni relis^ maculis irre-
gulariter tetragonis. ..,
Aelate perfecta, sporidium est colore fusco-fuligineo,
tamque opacura fil, ut iniernum nucleorum rete aegerrime
inspici possit. Res notalu digna est in sporidiis Lichenis,
de quo verba facio, episporii natura, quòd initio est dia-
phanum, paulalim solidescere, idemque cortìcis nalurait)
400 SPRODICTYON
ÌDduere, qui cortex fìndilur sutura quadam transversa «
secus diaraetrum, et obscurum ac reliculatum endosporium
einiltit. Nonnunquam,sed rarius, sparidium non recta fin-
dilur medium, sed hac illac nulla lege, inque oris ri-
marum nalurara suam solidam et cartilogiuosam ostendit.
Transersa tamen sporidiorum sutura apparet preraro ,
praecipuae in juvenibus, quae inania fere sunt et integra.
Post exhibitara singularis hujus Lichenis descriplio-
nem, descendamus ad ejus characteres genericos, tum ad
ad ejus affinitates et diiferentias ab aliis licbenibus angio-
carpiis Europaeis.
Sporodictyon Nov. Gen.
AvoruEGWìs ^excipulum triplex; exterìus e substantia
thalloidea praesertìm corticali , interius e substantìa thal-
loìdea praecipue medullari formatum , medium proprium
corneo-carbonaceum , papillula vel poro terminali vix in'
instructum, thalamìum ceraceo-cartilagineum servans.
Asci ; creberrimi , magni, octospori , paraphysibus te-
nuibus laxiusculis obvallati- Sporidia ovoidea fuligineo-
fusca quadrata-multicellulosa , episporio crasso, dein
cartilagineo i opaco, plerumque transverse dlieìscente
cincia.
Affinitates et differentìae.
NuIIus adhuc lichen, quod sciara, distioctorum trium
excipulorum characterera protuli t, eaque ratione nulli pror-
sus accedit. Sporidia si spectes , horura quoque causa cura
reliquis lichenibusangiocarpiis europaeis parum affinis est;
licet enim nonnulli sporidia quidem multilocularia habent
percrassa, numquam tamen in retis formam disposita sunt,
sed potius ordinibus divìsa transversis quibusdam diapha-
NOVUM IICHENCI GENUS 40l
liis inlerjectis, Ut videri polest in rerrucaria Actìnostoma,
io Gyalecta cupulari etc.
Nulla vero est similitudo cuna sporidiis generis Sphae-
Tophori, id enim ea habet perpusilla et rolunda: nulla
cura sporidiis generis Chìodecton: nam haec vermicula-
ria sunt, et quatuor nucleis pollent: nulla cum Pyrenu-
la, et Segestria, et Thelotrema haec enim ea habent in
discis vel fusiformem, iteraque quatuor nucleis Constant:
nulla cum Pyrenotheis Cliostomìs, quae inania habent,
perpusilla et absque nucleis; nulla cum Endocarpon et
Pertusaria ({na^Q ovoidea sunt et nucleis carent: nulla cum
Strigula quae duos nucleos praefert: nulla cum Limbo-
ria, quae multis nucleis scaleni.
Sporidia nostri Lichenis accedunt duntaxat^ ac pror-
sus similia sunt sporidiis Umbìlìcarìae pustulatae, hoc
tamen discrimine, quod in Umbilicana sunt ma jora , colo-
re minus fusco, endosporio tenuiore.
Sporodictyon Schaererìanum Massai.
Syn. Parmelia atra v. ver rucoso-ar colata Schaer. !
Lecanora atra e. verrucoso-areolata. Schaer! Enum. cric,
pag. 73. Lìdi. helv. ex. n. 638. in mea collect.H Viget
ad saxa arenaria acqua suffiisa in monte Gurnigel agri
Bcrnensìs, ubi legii. Clar. L. Em. Schaererius cujus no-
mini speciem dicatam voluimus.
Datura Veronae. Kalendis Marlii a. 1862.
402
Catàlogo degli oggetti e preparati più inte-
ressanti del Gabinetto d' Anatomia Comparata
di Bologna, del Prof. Antonio Alessandrini.
( Continuazione , vedi pag. 230. )
-^
SEZIONE Vili.
APPARECCHIO GENITALE
MAMMIFERI
UOMO
1640. Due testicoli macerati alquanto onde staccarne con
maggiore facilità l'albuginea, e dimostrare la di-
sposizione dei tuboli seminiferi raccolti in masse
molto maggiori di quelle che vedonsi in mammi-
feri di grande statura, per esempio, nel cavallo.
Le singole masse sono separate da molli strati
di tessuto celluioso, ma non già da interi sepi-
menti produzione dell' albuginea, come pure fu
detto da taluno, nello spirito. 1837. Alessandrini.
269. La verga rimossa dalla naturale posizione , coi corpi
vascolosi incettati a cera , di colore diverso in quelli
del pene, e nell'altro dell'uretra. Prof. Mondi-
ni. 1816.
CAT. DEI CAB. D'ANAT. COMP. 403
1239. Id. Utero colle tube Faloppiane e le ovaje tolto dal
cadavere di una giovane d'anni 21 morta di en-
cefalite prodotta dall'avere sostenuto per lungo
tempo un carico multo pesante sulla testa. Mori
nubile , e certamente non era stata mai gravida.
Nelle ovaje sono riuscite elegantemente preparate
le vescichette del Graaf, parecchie delle quali
aperte fanno vedere la composizione della loro
parete non che l'umore contenuto, il quale con-
densato dallo spirito somiglia al tuorlo cotto d' ovo
di gallina, nello spirito. Alessandrini. 1831.
1628. Id. Ovaje appartenenti a tre individui di età diversa.
Le due che vedonsi sciolte entro il vaso, una
delle quali lacerata a tutta sostanza appartennero
a donna maritata morta li 12 Dicembre 1831. nel-
l'anno cinquantesimo. Le due insieme unite fu-
rono tolte dal cadavere di una vergine d'anni 21
morta li IGGennajo 1833. L'ultima molto appas-
sita, e stretta con refe fu d'una vecchia di 72
anni,raorla in Gennajo 1832, nello spirito. I837.1d.
567. Id. Placenta umana injettata con cera colorita in
rosso. La injezione spinta per una delle arterie
non solo è passata nella consocia , ma si è fatta
strada anche nella vena. Fu la placenta evacuata
dopo parto femminino a termine. Unita alla pla-
centa si è conservata anche porzione del corion
e dell' amnios, a secco. Id. 1821.
825. Id. I vasi sanguiferi d'altra placenta, con porzione
di funicolo, injettali con cera e pece, di color
rosso nelle arterie, blu nelle vene, e preparati
per erosione mediante la protratta macerazione
nell'acido nitrico allungalo, a secco. Id. 1823.
824, Id. Ovo di poche «ettiraane contenente l'embrione:
vi si vede chiaramente anche la vescichetta ombe-
licale, indicata nella preparazione mediante un
404 CATALOGO DEL GABINETTO
fìlo passalo a prossimità della medesima, nelfo
spirito. Id. 1825.
1182. Id. Ovo di pochi giorni intero, sui quale vedonsi
i fiocchi della decidua reflessa estesi a quasi tutta la
di lui superficie. Al dissotto sullo stesso vetro si
vede isolata anche la decidua uterina, e questa
e quello usciti per aborto in Febbrajo 1830, nello
spirilo. Id.
1479. Id. Ovo di circa quattro settimane abortito li 25
Febbrajo 1835 da donna giovane, che aveva par-
torito altre volte felicemente. Aperto con diligenza
il corion vi si vede per entro un'ampia vescichet-
ta , probabilmente la vescichetta ombelicale , presso
la quale un finissimo tomento celluioso, che pare
cominciasse ad ordire l'amnios, e l'embrione che
vi suole essere sovrapposto, nello spirito. Id.
1480. Id. Ovo di sei settimane circa abortito da donna gio-
vine e robusta per causa traumatica, la quale pare
di già ne avesse prodotto il parziale distacco dei
giorni innanzi che accadesse l'aborto. Infatti le
lacerazioni avvenute nel tessuto dalla decidua ute-
rina stravasando sangue entro il di lei parenchima
ne accrebbe la mole in modo da spingere l'ovo
alla bocca dell'utero, e sollecitarne l'espulsione:
la decidua uterina fu poi emessa qualche tempo
dopo , e si vede fermata sulla parte inferiore del
vetro, nello spirito. Id. 1835.
148J. Id. Falso germe emesso con molta perdita di sangne,
dopo tre mesi di sospensione dei mensili ripur-
ghi, da donna giovane, che aveva partorito altre
volte felicemente. Raccolto e regalalo dal Dottor
Giuseppe Faccioli li 13 Aprile 1835, nello spirito.
1579. Id. Ovo intero di poche settimane, emesso da donna
giovane dopo profusa melroragia , nello spirito.
Àiessaudrini 1835.
u'AnATOniA COItlPARATA 405
1755. Id. Ovo abortito li 24 Agosto 1837 nel cinquante-
simo giorno di gravidanza. Era contenuto entro
grosso involto di coagolo sanguigno, che sem-
brava effuso tra gli strati della decidua uterina,
tolti i quali si manifesta l'ovo, coperto soltanto
di grosse villosità in tutta la superficie, traspa-
rendo ancora il piccolissimo embrione nuotante
nel liquore dell' amnio, nello spirito. Dono del
Sig. Dott. Antonio Vecchi.
2362. Id. Ovo di pochi giorni nel quale incomincia appe-
na a mostrarsi la vescica dell' amnio, senza^ che
apparisca ancora traccia dell'embrione, nello spi-
rito. Alessandrini. 1840.
2771. Id. Ova abortito nell'interno del quale è manifesto
un doppio sacco, ma non si distingue ancora
traccia veruna di embrione; esiste soltanto la ve-
scichetta ombelicale di mole notabile. Pezzo rac-
colto e regalato dal Sig. Dott. Filippo Gozzi li
20 Marzo 1841, nello spirito.
2648. Id. Aborto di circa 35 giorni, che mostra anche la
decidua reflessa. Aperta questa si manifesta il
piccolo ovo , seminato in tutta la sua faccia esterna
dei villi mediante i quali si mette poi in relazio-
ne colle parti circostanti, nello spirito. Dono del
Sig. Prof. Marco Paolini. 1840.
2772. Id. Altro ovo abortito nel quale l'embrione stac-
catosi dai propri inviluppi è caduto nel fondo
del vaso. Anche qui esiste grossissima vesci-
chetta ombelicale aderente agi' inviluppi , nello
spirito. Dono del Sig. Dott. Vincenzo Visconti.
Marzo 1841.
2024. Id. Piccolissimo embrione di poche settimane, tro-
vato tra il corion e l'aranios del tutto isolato,
e che conferma perciò il parere di Doellinger e
Pockels, addottalo da Breschel, Serres etc. che
406 CATALOGO DEL GABINETTO
l'embrione dei mammiferi s'immerga nella ve-
scica delTamnios, esistente indipendentemente da
lui, come lo fanno i visceri ciie prutuberano en-
tro i sacchi formati dalle sierose comuni, nello
spirito. Alessandrini. 1839.
102. Id. Feto di due mesi circa, aderente ai propri in-
viluppi, che si vedono aperti: nello spirito. Prof.
GandoIS, 1811.
1443. Id. Feto di circa due mesi e mezzo, abortito il i."
Febbrajo 1834 da donna maritata, d'anni 34 ^
che aveva figliato felicemente altre volte, né mai
abortito. Nel primo mese di quest' ultima gravi-
danza ebbe a soffrire accessi di epilessia. L'aborto
parve determinalo da spavento, e fu accompa-
gnato da lievissima emorragìa.
Si dimostra in questa preparazione la conti-
nuazione dell' amnios sul cordone dal lato della
placenta , e suH' esterna superficie del feto dall' op-
posto lato, nello spirito. Oggetto regalato dal
Doti. Giuseppe Faccioli, preparato dal Direttore.
1834.
1478. Id. Embrione molto giovine, e che mostra ancora in
parte aperta la parete muscolare dell'addome in
prossimità dell'inserzione del tralcio. Mandalo dal
Sig. Doli. Franciosi della Baricella dove fu rac-
colto in Marzo 1835.
1Ò78. Id. Embrione di due mesi compili, slaccato dagli
inviluppi, e guasto nella tesla. JNegli inviluppi,
formati sul vetro separatamente si vede sollevalo
tutto r amnios, e si .dimostra il prolungamento
di questa membrana sul tralcio, nello spirito.
Alessandrini , 1835.
2874. Id. Ovo abortito il l.** Maggio 1841. La donna si
credeva gravida da circa due mesi e mezzo; ma
l'ovo è certamente più piccolo di quello esser do-
d'anatomia compabata 407
vrebbe ammessa quest' epoca. Aperto il sacco de-
gli inviluppi si dimostra che invece dell' embrio-
ne esiste nella di lui cavità un ammasso irregolare
di cellulare tomentosa per cui invece di una gra-
vidanza regolare aveva luogo in questo caso la
formazione di una mola. È singolare l'esistenza
di una grossa vescichetta ombelicale allato del-
l'ammasso tomentoso. Verso il fondo del vaso
vi è la decidua reflessa staccatasi naturalmente
dall' ovo. Durante la gravidanza la donna nulla
aveva sofferto capace di disturbarla. Oggetto rac-
colto e regalato dal lodato Sig. Dolt. Visconti,
nello spirito.
3477. Id. Feto abortito da donna lattante, senza causa
violenta, ma con profusa emorragia: essa si cre-
deva gravida da tre mesi, ma il feto non pare
tanto inoltrato nello sviluppo: avvi un lungo fu-
nicolo ombelicale, e nel punto dove si unisce agli
inviluppi si vede un bianco corpiciuolo sferico,
che pare la vescichetta ombelicale più dell'usato
grossa e patente in questo periodo della gestazione.
Id. Dono del Dissettore Dolt. Ercolani.
3603. Id. Feto di tre mesi abortito la notte delli 4 Dicem-
bre 1843. Lo stesso vaso contiene ancora un cor-
po ovoide duro, avente l'aspetto di mola, emesso
dodici giorni dopo. Le circostanze che accompa-
gnarono l'aborto, e la malattia che ne venne in
seguito, sono descritte nella lettera del Sig- Doti.
Ferdinando Verardini che accompagnava il pezzo,
e che si conserva sotto questo numero nell'Ar-
chivio del Gabinetto, nello spirito.
3860. Id. Ovicino abortito pochi giorni dopo il concepi-
mento senza causa manifesta , ma con notabile
metroragia. Dono del lodato Doti.' Visconti, nello
spirito. Maggio 1846.
408 CATALOGO DEL GABINETTO
4295. Id. Aborto di tre mesi. Aperto l'esteriore tomento
fioccoso si vede in alto il sacco dell' amnio con-
tenente l'embrione, ed inferiormente la decidua
reflessa in formazione, non avendo ancora l'ovo
nel discendere obliterata la cavità risultante dalla
decidua uterina, che si forma prima della discesa
dell' ovo. Accadde questo aborto in Gennajo 1848 ,
ed il pezzo fu raccolto e regalato dal Dissettore
Aggiunto Dott. Enrico Giacomelli, nello spirito.
4296. Id. Nello stesso vaso è contenuto altro ovo, ad un
grado anche minore di sviluppo, da me raccolto
li 22 Maggio 1848 assistendo donna giovine ma-
ritata , affetta da grave melrite. Nel quarto giorno
da che si erano manifestati i fenomeni infìamma-
torj, dopo discreta emorragia, emise senza gran-
de sforzo e dolori questo globo coperto da denso
sangue aggrumato , dopo di che la metrite comin-
ciò a declinare, e l'inferma fu in pochi giorni
guarita. Era prossimo a terminare il secondo mese
da che mancava la mestruazione allorché avvenne
l'aborto, a produrre il quale non vi ebbero par-
te cause particolari. Notomizzato il pezzo con di-
ligenza, e dopo che fu liberato dal molto sangue
che Io rivestiva, ed infii travasi anche attraverso
delle tuniche proprie, che ne erano tutte imbe-
vute, scoprii l'amnios mollo più grosso, compatto
e tomentoso dell'ordinaria, ed aperto anche que-
sto sacco ne uscì denso umore, pure del colore
del sangue, senza che rilevare si potesse nella
cavità del detto sacco traccia dell'embrione, il
quale era probabilmente perito qualche tempo in-
nanzi che accadesse l'aborto, che per tal modo
impedì si formasse una mola, come sarebbe ac-
caduto, se l'ovo così privo del germe fosse ri-
masto più lungamente nell'utero. Alessandrini.
[)*AHilTOIIIlA COMPARATA 409
QUADRUMANI.
30. Pileco Salirò — Fythecus Satyrus, Geoffr. = Ud
feto quasi a termine conservalo nello spirito. Do-
no del Sig. Pasquale Coddè di Mantova. 1807.
1006. Cercopiteco cinosuro — Cercopithecus Cynosurus ,
Geoffr. =: Il pene colla vescica orinaria, porzione
dei dutli deferenti, e le vescichette seminali in-
cettate a mercurio e preparale a secco. Alessan-
drini, 1826.
762. Id. Organi genitali, e vie orinarle della femmina. I
vasi sanguìferi sono injettati a cera di color rosso
nelle arterie, verde cupo nelle vene. Uno dei reni
è diviso in due mediante sezione orizzontale onde
dimostrarne l'interna struttura; uno specillo se-
gna r incominciamento dell' uretere , troncato onde
rovesciare all' indietro la vescica, mostrandosi così
meglio l'utero e la vagina: quest'ultima è aperta
longitudinalmente 6no al collo dell'utero, del
quale è quindi bene manifesta la forma della bocca.
Uno specillo segna il luogo di sbocco dell'uretra
presso l'esterna apertura della vagina. La clito-
ride, proporzionatamente è molto grossa, situata
a notabile distanza dall'esterna apertura della va-
gina, che mostra appena gli indi/i delle grandi
labbra ai lati della clitoride stessa in parte coperta
da lungo prepuzio, nello spirito. Id. 1823.
982 Cercopiteco Sdibeo — Cercopithecus Sabaeus, Geoffr.
Simia Sabaea, Linn. r: Organi genitali del ma-
schio unitamente alla vescica orinaria. I condotti
deferenti , e le vescichette spermatiche sono in-
jettate a mercurio. La sinistra vescichetta liberata
dal tessuto celluioso esteriore , e' distesa ha la
forma di lungo intestino cieco con delle piccole
N. Ann. Se. Natcr. Serie III. Tomo 5. ?7
410 CATALOGO DEL GABINETTO
appendici, e ripiegato irregolarmente sopra se
stesso , e come meglio si vede nell' opposta vesci-
chetta lasciala nello stato naturale. Il prepuzio è
aperto e disteso per mostrare come si continua sul
glande, a secco. Id. 1826.
083. Cercopiteco rosso — Cercopithecus ruber := Le parli
genitali maschili. Nel destro testicolo si è con-
servata le vaginale comune rovesciata e dislesa.
Vedonsì pure distinte le vescichette accessorie e
la prostata. Nel sinistro testicolo chiaramente si
dimostra come la vaginale si ripieghi sul mede-
simo formando l'esterna sierosa, a secco. Id.
984. Inuo Bertuccia — Simia Inuus, Linn. = Organi
genitali maschili preparati a secco fuori di luogo:
vi è unita ancora la vescica orinarla, e porzione
d'intestino retto. In questa preparazione si dimo-
strano principalmente i vasi arteriosi diretti a que-
ste parti, incettati con cera rossa. Id.
1007. Babbuino Drillo — Simia Leucofaea, F. Cuv. =
Organi genitali unitamente alle vie orinarle. Le
vescichette seminali sono injettate col mercurio
fluente; i vasi sanguiferi di cera di colore diverso
nelle arterie e nelle vene. La vena spermatica si-
nistra in questo individuo si divide in due rami
uno dei quali s'imbocca colla cava presso l'in-
serzione della vena spermatica destra, l'altro ter-
mina nella corrispondente vena renale, a secco. Id.
691. Cebo Apella — Simia Capuana, Linn. = Parti ge-
nitali maschili unitamente alle vie orinarle. Le
vescichette seminali sono distese dal mercurio, ed
una di esse sciolta nell' unico condotto che la com-
pone, e che soltanto è ripiegato sopra se stesso,
nello spirito. Id. 1821.
d'anatomia comparata 411
FIERE
3293. Pipistrello murino — Vespertilio murinus , Linn. =
Apparecchio genito orinario maschile rimosso dal-
la naturale posizione, e conservato nello spirito.
Dott. Giacomelli. Luglio 1842.
2888. Pipistrello orecchiuto — Vespertilio aiirìtus , Linn.
= Le parti genitali femminee fuori di luogo: l'u-
tero gravido conteneva un solo feto, gli inviluppi
del quale soDosi aperti, lasciandovelo unito solo
pel funicolo. Nella destra ovaja, distesa sul vetro
è visibilissimo un grosso corpo luteo, nello spi-
rito. Maggio 1841. Dott. Ercolani.
1452. Riccio europeo — Erinaceus , europaeus, Linn. =
Apparecchio genitale maschile, preparato nella
naturale posizione in un individuo adulto di no-
tabile grandezza, ed allorquando, in prossimità
dell'epoca della frega, tutte le parti erano nel
massimo sviluppo e turgore. Dal destro lato si
vedono isolate e dislese le parli diverse formanti
gli organi secernenti di questo complicatissimo
apparecchio, vale a dire le vescichette seminali^
le accessorie, le glandole del Cowper , la prostata ,
le antiprostate. Queste ultime pel loro volume
escono dalla pelvi, e si collocano ai lati dell'in-
testino retto. Dal sinistro lato le stesse parti ve-
donsi nello stato naturale, nello spirilo. Alessan-
drini, 1834.
1921. Id. Due glandole dell'apparecchio genitale maschi-
le, injetlate a mercurio. Quella di tessitura più
grossolana segnata, a, è la glandola di Cowper;
l'altra indicata col, 6, è la glandola anale di
un Iato. La prima è rappresentala nella Tav. HI.
fig. 8.^ S.b dell' Opera di Gio. Mueller =: De glan-
412 CATALOGO DEL GABINETTO
dularam secernentium structura penitiori = Nella
naturale preparazione però i condotti sono più
suddivisi in rami verso la periferia della glandola ,
a secco. Dono del Prof. Calori. 1838.
3706. Id. Una delle glandole mammarie coi condotti ga-
latofori incettati a mercurio, e preparata a secco.
Questo individuo quando venne ucciso allattava i
piccoli. Dolt. Ercolani Agosto 1844.
2707. Id. Le altre glandole mammarie di un lato , senza
preparazione, e liberate soltanto dagli integumenti
e dalla cellulosa, che naturalmente le riveste^
nello spirito. Id. detto.
3708. Id. Apparecchio genitale ed uropoietico dello stesso
individuo: ai reni vedonsi unite anche le capsule
atrabilari, nello spirito. Id. detto.
386. Id. Un feto quasi completamente sviluppato, nello
spirito. Prof. Gandolfì, 1818.
661. Id. Un secondo feto meno sviluppato. Id. Dono del
Direttore, 1822.
2390. Talpa d'Europa — Talpa Èuropaea, Linn. = Gli
organi delia generazione maschili preparati nella
naturale posizione in individuo adulto. Id. Ales-
sandrini. 1840.
1614. Orso comune — Ursus arctos, Linn. = Organi ma-
schili della generazione, unitamente a porzione
dell'intestino retto. Presso l'ano si vede prepa-
rato il sacco destinato alla secrezione dell'umore
nericcio e fetido che geme da questa apertura,
particolarità propria di altre specie di mammiferi
massime dell'Ordine delle fiere: nello spirito.
Id. 1836.
1515. Id. Le parli genitali della femmina, tolte dalla na-
turale posizione, e conservate nello spirito. Aven-
do sempre questi individui vissuto in istalo di
schiavitù, abbenchè avessero oltrepassata l'epoca
D'ANAtOniA GOBIFARATA 4lS
della pubertà, giammai aveva avuto luogo l'ac-
copiamento , la vagina quindi si mostra nello slato
di completa integrità: la di lei regione più pro-
fonda è separata dall'anteriore mediante un ri-
gonfiamento in forma di zona circolare, riguar-
data da taluno come analoga all'imene dell' umana
specie. Il breve tratto di canale che si estende
dalla nominata zona fino all'utero è coperto da
eleganti pieghe longitudinali rilevatissirae e pa-
rallele, fra le quali poi esistono copiosissime
rughe trasverse. Aperto anche il corpo dell' utero
mediante sezione longitudinale la faccia interna
del medesimo si vede pure coperta di pieghe lon-
gitudinali analoghe a quelle della vagina, ma
meno prominenti, ed interrotte da rughe oblique.
È singolare in questo individuo la disposizione
delle ovaje, contenute interamente entro l'imbuto
formato dall'espansione peritoneale che sostiene
la tromba , e dal quale imbuto estraggonsi con
difficoltà. Id. 1836.
1776. Tasso d'Europa — Ursus Meles, Linn. = L'osso
di notabile dimensione, estratto mediante la ma-
cerazione dell' organo copulatore maschile. Id.
1837.
1964. Id. Le parti genitali femminee, e gli organi uropo-
jetici, tolti dalla naturale posizione, e conservati
nello spirito. Id. 1839.
481. Id. Utero, vescica orinarla, intestino retto, e borsa
odorifera insieme unite , e preparate a secco fuori
di luogo. Dott. Notari, 1819.
1705. Mustela Faina — Mustela Foina, Linn. = L'osso
dell'organo copulatore preparato per macerazione.
Alessandrini, 1837.
3229. Zibelo — Viverra Zìbetha , Linn. = Borsette, o fo-
licoli della sostanza odorosa, collocate fra l'ano
414 CATALOGO DEL GABinETTO
e le parli genitali, a secco. Dal Museo di Sloria
Naturale dell'Università. Giugno 1842.
663. Lontra comune — Lutra vulgarìs , Erxleb. = Le
parti genitali maschili, e le vie orinarle di un
individuo nato da pochi giorni, nello spirito. ÀleS'
sandrini. 1821.
910. Id. Organi genitali ed uropojetici di femmina. Sonosi
conservati anche i reni succenturiali e vedonsi le
arterie spermatiche dirette all'utero. Ai lati del-
l'intestino retto si dimostrano le due vescichette,
od organi secretori! della sostanza fetida^ una
delle quali aperta, a secco. Id. 1836.
480 Cane domestico — Canìs famìlìarìs, Linn. = La
vescica orinaria cui stanno uniti i dutli deferenti
injeltati a mercurio, e preparati a secco: aperta
l'uretra longitudinalmente, si dimostra ancora il
punto di loro sbocco. Id. 1819.
395. Id. Testicolo sul funicolo spermatico del quale ve-
donsi alcuni linfatici injeltati a mercurio, nello
spirito. Doti. Notari, 1818.
270. Id. La verga coi corpi vascolosi injeltati a cera, e
preparata a secco. Prof. Mondin! 18l6.
387. Id. Ossa macerate appartenenti al pene di piiì in-
dividui di statura e razza diversa. Doti. Notari,
1818.
2257. Id. Corna dell'utero ed ovaje di individuo di sette
mesi, entrato perla prima volta in calore, senza
però aver provato l'accostamenio del maschio. In
una delle ovaje si vedeva una vescichetta del Graaf
molto grossa , ricca di vasi sanguiferi, e prossima
a rompersi. Aperta col taglio se ne dimostra l'in-
terna finissima membrana, nello spirito. Alessan-
drini, 1839.
522. Id. Utero gravido con finissima injezione a cera nel
sistema sanguifero: aperto in parte, ed asportato
d'anatomia comparata 415
lino dei feli , si vede in luogo , solo in parte sol-
levata, la placenta uterina nella quale è passata
r infezione, nello spirilo. Id. 1820.
623. Id. Feto in parte tuttora chiuso nei proprii inviluppi,
e nel quale si è preparata, isolandola, l'ampia
vescichetta ombelicale. Id. detto.
ò26. Id. Altro feto, chiuso nei propri inviluppi, intallo.
Id. detto.
4384. Id. Tre feti chiusi entro gli inviluppi, trovati entro
l'utero della cagna mancante della destra zampa
anteriore, e della quale si conserva lo scheletro
al N. 4366, nello spirito. Settembre 1849.
743. Id. La vescichetta ombelicale isolata negli inviluppi
di un feto prossimo al suo compimento, di cane
mastino. Si vede distesa su di un vetro, e si è
seguita anche lungo porzione del tralcio. Dalla
parte opposta del tralcio stesso si vedono i vasi
omfalo-mesenterici staccati , ed il sacco delTamnio
aperto e rovesciato. Id. Alessandrini 1823.
2890. Id. I vasi omfalo-mesenterici, in parte artificialmente
injeltati in un cane di razza piccolo levriere, uc-
ciso 36 ore dopo la nascita. Si è portata via parte
degli intestini , onde meglio veder si possano i vasi
stessi. Id. Dott. Ercolani.
1024. Id. Placenta uterina, e porzione di decidua nella
quale è passata l' infezione di colla, e cera rossa,
spinta per l'aorta ventrale della madre. Disseccata
stretta fra due vetri. Alessandrini, 1826.
2659. Cane Volpe — Canis Vtilpes , Li nn. = L'utero col-
le tube faloppiane e le ovaje, rimosso dalla na-
turale posizione e conservato nello spirito. Da
individuo vissuto sempre in ischiavilù, e perito
nell'età di poco più di un anno per concussione
ai visceri nel precipitarsi da notabile altezza. Dolt.
Ercolani. Settembre, 1840.
416 CATALOGO DEL GABINETTO
899. Cane Lupo — Canis Lupus, Linn. = Organi ge-
nitali e vescica orinaria di femmina uccisa nell'età
di mesi cinque e giorni 24. Presa nei covile a
Castiglione nell'alta montagna bolognese è vìssuta
presso di me addomesticata fino all' epoca indicata.
Aperta longitudinalmente la vagina si vede in
basso la clitoride contenuta entro una incavatura
della faccia interna delle grandi labbra. Piii in
alto uno specillo intromesso segna lo sbocco del-
l'uretra ai disopra dei quale ia vagina, nota-
bilmente ristretta , forma molte rughe longitudi-
nali, Dello spirito. Alessandrini, 1825.
1000. Gatto Pantera — Felis Pardus , Linn. = Organi
genitali di femmina piuttosto giovine unitamente
alla vescica orinaria. Si è conservala ancora por-
zione d'aorta colle arterie spermatiche e le om-
belicali, a secco. Id. 1826.
477. Gatto domestico — Felis cattus , Linn. zr La me-
tà posteriore del tronco di una femmina che di-
mostra l'utero gravido jnella posizione naturale
colle arterie e le vene incettate a cera di colore
diverso, e preparato a secco. Dolt. Notari, 1819.
478. Id. Tre ova contenute nell'utero predetto, mostranti
singolarmente injeltata la decidua reflessa , inje-
zione derivante quindi dalle arterie uterine, nello
spirito. Id.
527. Foca a ventre bianco — Phoca Monachus jl^^vm. cz
Inviluppi del feto con finissima iojezione a cola
e cera nei sistema sanguifero, rossa nelle arterie,
blu nelle vene , preparali a secco. In questa pre-
parazione distintamente si dimostrano le due la-
mine dei corion, la membrana formante l'allan-
loide, per alcuni traili injeltata, lo sbocco dell' ura-
co nella medesima, ed il prolungamento tanto
dell' amnio, quanto della lamina interna del co-
rion sui funicolo ombelicale. Alessandrini, 1820.
D* ANATOMIA COMPARATA 417
628. Id. Quattro tavole in foglio R. , rappresenlaoti di
oaturale grandezza gli inviluppi stessi distesi,
non che il feto estratto dai medesimi, ed aperto
nell'addome. Questi disegni, ridotti per un for-
mato in 4.<^ vanno uniti alla mia Memoria su gli
inviluppi del feto della Phoca bicolor inserita
negli Opuscoli Scientifici che allora si stampa-
vano in Bologna.
RODITORI
2664. Topo decumano — Mus decumanus , Pallas. r= Le
parti genitali maschili fuori di luogo, e del tutto
isolate, nello spirito. Dott. Ercolani, Settembre,
1840.
618. Id. Vescichette seminali, e dutti deferenti injettati
di mercurio, e preparali a secco fuori di luogo.
Alessandrini, 1820
2622. Id. Apparecchio genitale femminino, ed uropojetico,
colle arterie finamente incettate di materia rossa,
e preparato in luogo a secco. Dono del Dottor
Giacomelli. Aprile 1844.
2912. Id. L'utero gravido unitamente alle tube Falloppia-
ne, ed alle ovaje, tolto dalla naturale posizione,
e conservato nello spirito. Vi sono quattro feti per
ciascun corno, ma quelli del lato destro hanno
mole alquanto maggiore. Id. Maggio 1841.
2906. Id. Un feto estratto dall'utero, col sistema placen-
tario iniettato con acqua ragia colorita in rosso.
Id. detto.
2702. Topo minore — Mus musculus , Linn. = L' utero
gravido nel quale per anomalia piuttosto rara è
contenuto un solo individuo. Sulla faccia esterna
del corno conlenente l' unico feto vi si vedeva
aderente un piccolissimo tumoreilo folicolato di
color rossigQO, nello spirito. Id. 1840.
4t8 CATALOGO DEL GABINETTO
3230. Castoro Bivaro — Castor Fiber, Linn. r= Uno dei
grossi folicoli prepuziali conlenenti e secernenti
la sostanza odorosa concreta denominata nelle
Farmacie castoro. Dal Museo di Storia Naturale
dell'Università. Giugno 1842.
1116. Istrice cresluto — Hystrix cmfa^a, Linn. = L'ute-
ro e sue adiacenze, unitamente all'apparecchio
uropojetico, rimossi dalla naturale posizione, e
conservati nello spirito. Alessandrini, 1828*
4481. Lepre timido — Lepus timìdus ,-=: Organi genitali
maschili , e sistema uropojetico di giovine indi-
viduo, nello spirito. Dott. Giacomelli, Maggio»
1851.
687. Lepre coniglio — Lepus cuniculus, Linn. = La
metà posteriore del tronco di maschio adulto nella
quale sono preparate a secco le parti genitali e
le vie orinarie. Le vescichette seminali, l'intestino
retto, e la vescica orinaria sono injettate con cera
bianca; i vasi deferenti, e porzione dell'epididimo
col mercurio fluente. La vaginale comune del te-
sticolo sinistro è aperta, e si vede continuarsi col
peritoneo, la sinistra è intera e rovesciata. Ales-
sandrini, 1822.
2473. Id. Le parti genitali maschili con fina injezione di
materia rossa nelle arterie in individuo nato da
32 giorni, nello spirito. Dott. Ercolani. Aprile
1840.
656. Id. Utero gravido injettate le arterie con acqua ragia
colorita in rosso. Aperto e staccate alcune delle
ova , la materia sì effondeva facilmente dai vasi ute-
rini , ma non è passata in verun modo nella pla-
centa fetale. Id. 1837. Alessandrini.
2429. Id. Un secondo utero gravido , il quale conteneva cin-
que individui pervenuti circa alla metà dello svi-
luppo intra-uterino: i due contenuti in uno dei
d'anatomia comparata 419
corni sono stati asportali , e si conservano in un
vaso a parte nel seguente numero, gli altri tro-
vansi ancora nella naturale posizione, aperto sol-
tanto parzialmente l'utero per dimostrarne meglio
il modo di aderimento. Id. Alessandrini, 1840.
2430. Id. Gli altri due feti che erano contenuti nel predetto
utero, apertigli inviluppi, e aderenti ai medesimi
pel funicolo. Id.
2500. Id. Un terzo utero, pervenuta la gravidanza quasi
a termine, nelle corna del quale sonosi lasciati
soltanto due feti, estraendone gli altri cinque,
che vedonsi nello stesso vaso in vario modo pre-
parali. Si è aperto anche il fondo della vagina
per dimostrare come ciascun corno si apra nel
fondo della medesima con foro distinto. Id.
1530. Id. Cinque feti, tolti da un utero ai primordi della
gestazione. Id. 1836.
667. Id. Altri feti, chiusi nei loro inviluppi, nei quali si
dimostra principalmente la forma e posizione della
placenta: in uno si è staccata in parte la placenta
fetale dall'uterina, nello spirito. Alessandrini,
1821.
626. Cavia Cobaja — 3Ius porcellus, Linn. =: Porzione
posteriore del tronco di un maschio adulto in
cui sono preparale in luogo le vescichette semi-
nali, e le vesciche accessorie, dislese dall'umore
naturale coagulato dallo spirito: dimostransi an-
cora i testicoli, uno dei quali unito mediante gli
inviluppi all'anello inguinale, l'altro staccato
ed aperto per mostrarne l'interna struttura. Id.
detto. 1822.
2445. Id. Organi genitali di maschio adulto col sistema
arterioso finamente incettato in rosso, e preparali
nella naturale posizione, nello spirito. Doli. Er-
colani, 1840.
420 CATALOGO DEL GABmETTO
2497. Id. Parte del tronco di altro individuo adulto, cogli
organi genitali ed uropojelici preparati, injettato
a cera il sistema arterioso. Id. Alessandrini, detto»
2444. Id. Le parti genitali di femnoiina adulta con fina in-
iezione nelle arterie eseguita a freddo con gesso
sospeso nell'acqua ragia, e colorito col cinabro.
Id. Dott. Ercolani^ detto.
2498. Id. Regione posteriore del tronco di una femmina
con fina injezione a cera rossa nelle arterie, e
mostrante le parti genitali e le vie orinarle: il
sinistro rene offre la non rara anomalia di due
arterie eraulgenti. Id. Alessandrini, detto.
2499. Id. Preparazione analoga alla precedente in un' altra
femmina, e nella quale mostransi finamente in-
iettale anche le capsule soprarenali. Id. detto.
SDENTATI.
4478. Bradipo tridattilo — Bradypus trìdactylus , Linn. =:
Un feto molto inoltrato nello sviluppo, e tuttora
inviluppalo dalla pseudo membrana che ricopre
il pelo, nello spirito. Maggio 1841.
4552. Dasipo a testa ristretta — Dasypus Stenocephalus ,
Ranz. = Un feto prossimo a maturità, al basso-
ventre del quale aderisce il funicolo ombelicale.
Id. Luglio 1851.
4553. Id. Un secondo feto, ma ai primordi dello sviluppo,
presentando appena i primi rudimenti della solida
armatura integumentale. Id. detto.
PACHIDERMI
482. Porco domestico — Siis Scrofa , Linn. = L' utero
colla vescica orinarla e l'intestino retto preparati
a secco fuori di luogo. L' utero conteneva un solo
d'awatomia comparata 421
feto ai primordi dello sviluppo. Dott. Eugenio
Nolari Dissettore, 1819.
517. Id. L'utero a gravidanza più inoltrata, con fina in-
fezione a cola e cera di colore diverso nelle ar-
terie e nelle vene. In alcuni tratti del sacco sono
state tolte le tonache sierosa e muscolare, onde
meglio si manifesti l'injezione. Alessandrini, 1820.
519. Id. Altra porzione d'utero ugualmente incettato, ma
a gravidanza più inoltrata, a secco. Id. detto.
1627. Id. Ovaje di femmina adulta uccisa nello stato di
gravidanza nel pubblico macello della Città in
Gennajo 1833. Vedonsi preparate le diverse masse
in cui si divide quest'organo, alcune delle quali
del tutto staccate, come pure parecchie vescichette
del Graaf a diverso grado di sviluppo, tolte da
una delle anzidette masse, nello spirito. Id. 1836.
2370. Id. Porzione d'utero tolta da individuo molto giovi-
ne, e che non era mai stato gravido. Spinta l'in-
jezione per le arterie spermatiche è passata facil-
mente nelle vene riempiendo così tutto il sistema
vascolare sanguifero. La materia injettata era cera
e cola colorita in rosso col cinabro, ma nella
composizione della materia ceracea invece dell'olio
d'ulivo mi sono servito di quello di lino con poca
trementina, rendendo così la pasta più molle del-
l'ordinario, e più facilmente penetrante anche pei
minimi ramicelli, a secco. Id. 1840.
1286. Id. Porzione della membrana interna di un utero
pervenuto quasi al termine della gestazione, in-
iettato a cola e cera il sistema sanguifero, colo-
rita in rosso nelle arterie, in verde cupo nelle
vene, e conservala a secco tra due vetri. Id. 1834.
2367. Id. Altra porzione di utero inoltrato nella gravidan-
za, similmente injettato, gonfio é disseccalo. Id.
detto. Essendo stata rovesciala prima del dissecca-
mento, mostra al difuori la faccia interna.
422 CATAIOGO DEL GABINETTO
2368. Id. Tre pezzi dell'utero predelto, pure rovesciati,
fermati su vetri distinti , e conservati nello spirito
per dimostrare jla elegantissima injezione massi-
me del sistema arterioso. Id. detto.
2369. Id. Un feto ancor chiuso nei propri inviluppi , tolto
dall'utero predelto dopo praticata l' injezione, e
che al difuori mostravasi tinto di bel color rosso ,
come se passala fosse nel medesimo la materia
injettata: ma le semplici lavature nell'acqua fe-
cero scomparire il coloramento dovuto al solo
trassudamenlo della sostanza injettata. Modo di
preparali che convalidano l'ipotesi della non di-
retta comunicazione tra i vasi dell'utero e quelli
del feto. Id. detto.
2371. Id. Altre due porzioni dell'utero di sopra indicato
al N. 2367 , fermate sopra velri distinti , una delle
quali aperta pel lungo, ed unita alla corrispon-
dente ovaja, l'altra interamenie rovesciata, nello
spirito. Id. detto.
2386. Id. Porzione dell'utero con injezione, descritto al
N. 2370, conservata nello spirito per la più fa-
cile osservazione. Id. dello.
616. Id. Un feto cogli inviluppi aperti, e l'allantoide
preparata ed isolata in tutta la sua estensione,
nello spirito. Id. 1820.
1166. Id. Piccolo feto coi proprii inviluppi. Si è aperto il
sacco dell' amnio che lo conteneva, i limiti del
quale, molto angusti, sono indicati dal cotone.
Si vede quindi che la maggior parte degli invi-
luppi stessi si compone dell'estesa allanloide co-
perla esternamente dal corion, nello spirilo. Id.
1829.
1292. Id. Gli inviluppi di individuo arrivato quasi al ter-
mine della vita entrouterina, e nei quali vedonsi
finamente injetiale le vene del corion: anche in
d'anatomia comparata 423
quelle dell' amnios, isolato o stirato in alto, è
passala parzialmente la materia injettata. Il sacco
allantoideo si vede esso pure in parte isolato,
principalmente verso le estremità del lungo sacco.
Id. detto 1832.
2204. Id. Ovaje d'individuo d'anni due, nolomizzate li 23
Ottobre 1839. In una si dimostrano isolate molte
vesciche del Graaf, che per lo più occupano gli
ìnterstizìi frapposti ai lobi. È notabile la differenza
di forma e volume che corre tra le due ovaje.
La femmina dalla quale furono estratte portava
nell'utero sette piccoli pervenuti alla metà circa
dello sviluppo. Tre delle vescichette di variamole
sono fìssale su di un vetro : una quarta si ve.de
aperta sul vetro, e l'esterna sua buccia venne
spogliata ISno all'isolamento della membrana va-
scolare. Id. dello 1839.
2209. Id. Piccola porzione di corion, tolta dagli inviluppi
di un feto pervenuto circa alla metà della gesta-
zione, e nella quale le arterie sono finamente in-
jeltate in rosso con colla e cera, disseccala fra
due vetri. Alessandrini, 1839.
2210. Id. Altra simile porzione di corion, vicino alla quale
avvene ancora un brano senza injezione onde
instituire se ne possa il confronto, ugualmente
I disseccali. Id. detto.
I 2222. Id. Il rimanente degli inviluppi indicati nei due nu-
j meri precedenti. È aperto il corion colà dove strel-
tamente si addossa ed abbraccia Pamnio, la ca-
vità del quale perciò si vede pure aperta: nel
j fondo di essa , a destra ed a sinistra del funicolo,
si vede proUiberare il sacco allantoideo, in que-
sta regione superiormente coperto dall' amnios,
inferiormente dal corion. A secco." Id. dello.
1236. Id. Due feti coi loro inviluppi ; in uno si sono lasciali
424 GAT. DEL CAB. d'aNAT. GOMP.
interi; nell'altro portato via in parte il corion,
si vede isolato il sacco dell' aranios con entro il
feto: a destra dell'osservatore l'allantoide è iso-
lata fino al di là della regione del funicolo; in
questo, mediante filo rosso si segna il largo ura-
co^ continuazione dell' allantoide, la quale a si-
nistra è in gran parte coperta ed inviluppata dal
corion. Presso il luogo dove dalla vagina del fu-
nicolo escono i vasi per comporre il corion fron-
doso, pende dai vasi omfalo mesenterici la ve-
scichetta ombelicale piccolissima ed avvizzita ,
nello spirito. Id. 1831.
{sarà continuato)
VOCABOLARIO
DEI SINONIMI CLASSICI DELL' ORNITOLOGIA EUROPEA
( Continuazione , vedi pag. 249. )
-»>»»£>& }<jm<<
Thalasseus CaspiuS;, Boie. v. Sylochelidon Caspia , Brehra.
Thalassidroma, Vig., Bonap., Savi.
Bulweria, Bonap.
Hydrobates, Boie.
Oceanites, K. e Bl. v. Thalassidroma , Willsoni.
Procellaria, Kaup. , Bonap, Cat. pag. 97., Wills. ,
Linn. , Temra.
Thalassidroma BuUocbi, Selby. v. Thalassidroma Leachi,
Bonap.
Thalassidroma Bulweri , Bonap. Cat. sp. 621. Schl.
Procellaria Bulweri, Gard., Bonap. Cat. pag. 97.
Thalassidroma Leachi , Bonap. Cat. sp. 519., Temm. , Schl.
VOCAB.
d'ornit. europea 436
Hydrobates Leachi, Brehra.
Procellaria Bullockii, Flemm.
Procellaria Furcata, Gmel.
Procellaria Leachi, Temra., Less,^ Bewick., Bp.
Cat. pag.
Thalassidroraa BuUochi, Eyton, Selby.
Thalassidroma Melilensis , Schembri.
Procellaria Pelagica, Briss. , Moni.
Questa specie non è ammessa da alcuni autori
i quali la vogliono per la T. Pelagica di Vig.
quale da lutti gli autori vien descritta d'aver
]a coda nera, per intero, mentre la nuova
specie r ha metà nera, e mela bianca, ca-
rattere trovalo in tulle le specie di Malta.
Thalassidroma Oceanea, v. Thalassidroma Willsoni, Bonap.
Thalassidroma Pelagica , Vig., Bonap. , Savi , Temra., Ben. ,
Cara , Eyion , Bew. , Schl. etc
Hydrobates Feroensis, Brehm.
Hydrobates Pelagica, Boie.
Hydrobates Pelagicus, Brehm,
Procellaria Pelagica , Linn. , Temm. , Ben. , Ranz. ,
Less. , Bonap. Cai. pag. 97.
Thalassidroma Willsoni, Bonap. Cai. sp. 518., Temm., Schl.
Hydrobates Oceaneus, Brehm.
Oceanites Willsonii, K. e Bl.
Procellaria Oceanica, Lichl., Banke.
Procellaria Pelagica, Wills.
Procellaria Willsonii, Bonap. Cat. pag. 77.
Thalassidroma Oceanea , Schinz. non Bp. Synop.
Thiellus, Glog. v. Puffinus, Briss.
Thraupis Belloni sive Citrinella Ornithologi, Aldrov. v.
Serinus Meridionalis, Brehra.
Threschiornis, Gr. v. Ibis, Cuv.
Tichodroraa, 111., Bonap., Temm., Ranz., Less., Savi,
Durazzo, Risso, Cresp.
N. Ann. Se. ISatur. Serie III. Tomo 5. 28
426 VOCABOLARIO
Certhia, Linn. , Latb. , Gmel., Briss.
Merops , Barr.
Pelrodoma, Vieill.
Picus, Aldrov. , Gesn. , Schw. , Jonst. ^ Cliarlet. ,
Bay., Willugh.
Ticbodroma Muraria, III., Bonap. , Savi, Durazzo, Sebi.
Certhia Muralis , Briss. , Lino.
Certhia Muraria, Linn. cur. Gmel., Lalh.
Merops Pyrenaicus, Cinereus, alarum coslis coc-
cineis reptatrix, Bar.
Petrodrornia Muraria, Vieill.
Picus Murarius, Aldrov., Jonsl., Charlet., Bay.,
Will.
Ticbodroma Pbaenicoplera , Temm. , Banz. , Less. ,
Cresp.
Ticbodroma Pbaenicoplera, Temm. v. Ticbodroma Mura-
ria, 111.
Tinnunculus , Briss. , Bonap. , Ges. , Jonst. , Cbarlet., Sibb.,
Bzac.
Accipiter, Briss., Cbarlel. , Cupani.
Cencbris, Belz.
Cercbneis , Boie, Brehra. , Bonap. List. , Durazzo.
Falco, Linn. etc
Lanarius , Friscb.
Milvus, Schw.
Tinnunculus, Jonst. v. Tinnunculus Cencbris, Bonap.
Tinnunculus Accipiter, Gesn. v. Tinnunculus Cencbris,
Bonap.
Tinnunculus Alaudarius, Briss., Bonap.
Accipiter Alaudarius, Briss.
Accipiter Cristaredda, Cupani.
Accipiter Nisus, Alaudarius, Charlet.
Cerchneis Tinnunculus, Boie, Bonap. , Durazzo.
Falco Brunneus, Bechst.
Falco Fasciatus, Betz.
d'ornitologia europea 427
Falco Murorum, riiderura, turrium, Klein.
Falco Parvus, Scliw.
Falco RufiiSj Friscli.
Falco Tinminculus, Grael. , Wils., Lath.,Ray. ,
Linn. , Ranz. jEylon, Savi, Bonap. Spec-
chio Comp. , Ben., Riss. , Cresp. , Cara,
Schl., etc
Falco Tinniinculus Alandarius, Gmel.
Falco Varius plctus, Alaudariim, Klein.
Falconellus, Schw.
Falconellus feriens, scu falco parvus, Schweii-
ckfìeldi, Rzac
Tinnunculus Cenchils , Bonap.
Cencbris Dalecampio, Rzac.
Cerchneis Cenchris , Brehm. , Bonap. , Durazzo.
Falco Cenchridis, Mas., Klein.
Falco Cenchris, Nanni., Frisch. , Savi, eie.
Falco Nautnanni, Frisch.
Falco Tinnunculoides , Natier. , Ben. , Risso ,
Cresp., Cara, eie
Falco Xanlgonyx , Naller.
Lanarius Rufus, Frisch.
Milvus Minor rubeus, Schw.
Tinnunculus, Jonsl., Charlet., Sibb. , Linn., Sy-
stem. Nalur.
Lalham e Ranzani credono che il F. Cenchris
non è allro se non che una varietà del T.
Alaudarius, Briss. e perciò riesce alquanto
raddoppiata la sinonimia di queste due specie.
Tinnunculus Accipiler, Gesn.
Tinnunculus Columeita et Plinio Cenchris, Gesn.
Tinnunculus Plinio, Rzac.
Tinnunculus Verus, Frisch.
Tristinculus Gazae, Jonst.
Tinnunculus Coluraetia, eie. Gesn. v. Tinnunculus Cen-
chris, Bonap-
428 VOCABOLABIO
Tinnunculus Plinio, Rzac. v. Tinnunculus Cenchris, Bp.
Tinnunculus Verus, Frisch. v. Tinnunculus Cenchris, Bp.
Torda, Duraeril. v. Utamania, Leach.
Torquilla, Linn. v. Yunx, Linn.
Torquilla, Briss. v. Yunx Torquilla, Linn.
Torquilla Gesneri et Gazae, Rzac. v. Yunx Torquilla,
Linn.
Torquilla Striala, Briss. v. Yunx Torquilla, Linn.
Totanus, Beohst. , Bonap. , Temm. , Ranz., Savi, Less. ,
Liesl. , Ray. , Durazzo, Risso, Cresp.
Calidris, Aldrov. , Charlet.
Cinclus, Aldrov.
Erythropus, Gesn,
Erylhroscelus, Kaup.
Gallinula, Jonst., Charlet., Aldrov.
Gambetta, Kaup.
Glareola, Schw., Klein., Rzac.
Helodroraas, Kaup.
Hyornis, Kaup.
Limosa , Briss.
Ochropus, Gesn., Aldrov.
Pluvialis, Marsil.
Porhyrio, Barr.
Rhyacophorus, Kaup.
Scolopax, Gmel., Linn., Lath.
Tringa, Linn., Lath, Gmel., Jonst.
Totanus , Temm. v. Aclitis, Boie.
Totanus, Wils. v. Acliturus, Bonap.
Totanus, Terara. v. Catoptrophorus, Bonap.
Totanus, Bechsl. v. Glottis, Nils.
Totanus, Gesner. v. Glottis Canescens, Bonap.
Totanus, Bechst. v. Limosa, Briss.
Totanus, Aldrov. v. Limosa Agocephala, Bonap-
Totanus, Nils. v. Machetes, Cuv.
Totanus , Horsf. v. Xenus , Kaup.
D'ORHITOLOGrA EtJROPEA 429
Totanus Agocephalus, Bechs:. t. Limosa Agocephala, 6p.
Tolanus Affinis, Horsf. v. Totanus Glareola, Terara.
Totanus Bartramia, Wils. v. Actilurus Bartraraius, Bonap.
Totanus Calidris, Bechst. , Bonap-, Temm., Ranz., Savi^
Less. jSchl. , Ben., Eyton, Durazzo, Risso,
Cresp. , Cara , etc.
Calidris Bellonii, Aldrov.
Calidris Bellonii, Fodea , Charlet.
Erythropus Major, Gesn.
Erylhropus primus Gesneri , Rzac.
Gallinula Erylhropus, Charlet.
Gallinula Erylhropus major, Jonst. , Aldrov.
Gambetta Calidris, Kaup.
Gambetta rostro et pedibus rubris, Cupani.
Glareola prima, Schw. , Klein., Rzac.
Pluvialis flavo-cinerea, Marsil.
Scolopax Totanus, Briss. , Ray.
Totanus Gesneri, Ray.
Tolanus Naevius, Briss.
Tolanus Striatus, Briss.
Tringa Gambetta, Gmel.,Linn., Lalh. adulio in
abito d'estate.
Tringa Striala , Gmel. sotto tal nome si trova an-
che un'esatta descrizione della Tringa Ma-
ritima, Brunn.
Scolopax Calidris, Gmel., Linn., Lath. adulto in
abito d'estate.
Tolanus Campesiris, Vieill. v. Actilurus Bartramicus, Boie.
Totanus Candidus, Briss. v. Macheles Pugnax, Cuv.
Totanus Chloropus, Mey. v. Glotlis Canescens, Bonap.
Totanus Cinereus, Briss. v. Macheles Pugnax, Cuv.
Totanus Crassirostris, Vieill. v. Catoptrophorus Semipal-
matus, Bonap.
Tolanus Ferrugineus, Vieill. v. Tringa Canulus, Linn.
Totanus Fistulans, Bechst. v. Glottis Canescens, Bonap.
430 VOCABOLARIO
Totanus Fulvus, maculis fiiscis, Barr. v. Limosa Rufa,
Bri ss.
Totanus FuscHS, Leisl., Bonap. , Savi, Tenim. , Ranz. ,
Beclist. , Schl. , Less. , Eylon. , Ben. , Duraz-
zo , Risso , Cresp. etc.
Erylhrosceliis Fiiscus, Kaup.
Limosa Fusca, Briss.
Scolopax Cantabrigensis , Gmel. adulto in abito
d'inverno.
Scolopax Curonica, Gmel. adulto irf abito d'in-
verno.
Scolopax Fusca, Gmel., Linn. , Laih. adulto in
abito d'inverno.
Scolopax Totanus, Linn. , Lalh. Giovine che non
ha ancora mutato le penne-
Totanus Macuialus, Bechsl. Giovine che non ha
mutalo le penne.
Totanus Natans, Bechst. Giovine adulto in abito
d'inverno.
Tringa Atra, adulto in abito d'estate, Lath.
Tringa Fusca, Linn,, Gmel. cita la T. Fusca,
Linn., tra ì sinonimi delia Glareola Senega-
lensis, la quale è sinonima della G. Pratincola
di Temm. Man. d' Ornith. Tenim. part. 2.
pag. 640. nota (*).
Totanus Gesneri Rzac. v. Totanus Calidris, Bechst,
Totanus Glareola, Temm., Bonap., Ranz., Savi, Less.,
Nils., Eyton, Schl., Durazzo, Risso, Cresp.,
Cara.
Gallinula Minima, Ciipani.
Rliyacophorus Glareola, Kaup.
Totanus Affinis, Horsf.
Totanus Kuhiii, Brehm. Temminck è del seiili-
menlo che la specie di Brehm non è altro
che un T. Glareola.
d'ornitologia europea 431
Tringa Glareola, Linn. , Gmel., Lalb.
Tringa Grallaloris, Meni.
Tringa Litlorea, Linn. v. Bonap. Cai. sp. 366.
Totaniis Gloltis, Beclist. v. Glollis Canescens, Bonap.
Tolanus Glotlis , Mey. v. Linnosa Bufa , Briss.
Totanus Gregarius^ Bechst. v. Limosa Bufa, Briss.
Totanus Griseus, Bechst. v. Glotlis Canescens, Bp.
Totanus Hypoleucos, Temm. v. Actilis Hypoleiicos, Boie.
Totanus Javanicus, Horsf. v. Xeniis Cinereus, Kaup.
Totanus Kuiilii, Brehni. v. Totanus Glareola, Temm.
Tolanus Leucophaeus, Bechst. v. Limosa Bufa, Briss.
Tolanus Limosa, Bechst. v. Limosa Agocephala, Bonap.
Tolanus Macularla, Temm. v. Aclitis Macularla, Bonap.
Totanus Maculatus, Bechst. v. Totanus Fuscus, Leisl.
Totanus Naevius , Briss. v. Totanus Calidris, Bechst.
Totanus Nalans, Bechst. v. Totanus Fuscus, Leisl.
Totanus Ochropus, Temm., Bonap., Banz. , Savi, Ben.,
Nils. , Schl. , Less. , Eylon , Penn. , Bisso , Du-
razzo, Cresp. , Cara, Drumm. , Banz.
Cinclus Bellonii, Aldrov.
, Cinclus Tertius, Aldrov., Will. , Bay.
Gallinula Ochra, Cbarlet.
Gallinula Ochropus, Charlet.
Gallinula Ochropus Medius, Jonst.
Gallinula Phaenicops, sive Bhodopus, Aldrov.,
Willugh.
Gambetta Minor, Cupani.
Glareola Gelava, Schw. , Kleiu.
Glareola Quarta, Schw.
Helodromas Ochropus , Kaup.
Ochropus Medius, Gesn., Aldrov.
Porphyrio Nigricans, pedibus et rostro roseis,
Barr.
Bhodopus, Gesner.
Tringa, Aldrov., Briss.
432 VOCABOLAKIO
TriDga Aldrovandi, Willugh. , Ray.
Tringa Ochropus, Linn. , Lalh. , Grael-
Tringa Prima, Jonst.
Triiiga Tenia, Jonst.
Trynga Altera, Jonst.
Trygas, Gesn.
Lalham nel suo supplemento riunisce al T.
Ochropus la Tringa Glareola, Mey. nel VOg.
Lins. und Eslhi. cita come sinonimo del T.
Ochropns la Tringa Liltoraiis di Gmel. ,
vedi Temm. Man. d'Ornilh. parte 2.* pag.
634. Ed. 2.^
Tolanus Ornilhologi , Aldrov. v. Gloltis Canescens, Bonap.
Tolanus Pugnax, Nils. v. Macheles Pugnax, Cuv.
Tolanus Riifus, Beclist. v. Limosa Agocephala, Bonap.
Tolanus Semipalmatus , Teram. v. Caloptrophorus Semi-
palmaUis, Bp.
Tolanus Stagnalilis, Bechst., Temm., Ranz*., Bonap., Less.,
Scili., Savi, Ben., Durazzo, Risso, Cresp.,
Cara , eie.
llyornis Stagnatilis, Kaup.
Scolopax Tolanus, Linn. cur. Gmel., Lath.
Tringa Guinetta, Pallas.
Tolanus Striatus, Briss. v. Totanus Calidris, Bechst.
Trachilia, Scopoli. v. Glareola, Briss.
Traclielonella , Kaup. v. Daflla , Leach.
Trapazarola, Linn. v. Podiceps Cornutus, Linn.
Tremophillus, Maegill. v. Acridolheres, Ranz.
Treraopliilus Roseus, Maegill. v. Acridolheres Roseus,
Ranz.
Trichas, Charlet. v. Turdus Pilaris, Linn.
Trydactylia, Sleph. v. Apternus, Svv.
Trydactylia Hirsuia, Sleph. v. Apternus Tridactylus, Sw.
Tringa, Linn., Bp. , Temm., Ranz., Lath., Penn., Savi,
Schinz. , Wils. , Ben., Durazzo, Risso, Cresp.,
Drum., Cara, eie.
d'ornitologia europea 499
Calidris, Briss., Charlet., Gould.
Canatus, Briss.
Glareola, Klein.
Rusiicola, Gesner.
Tringa , Linn. v. Actilis, Boie.
Tringa, Wils. v. Actiturus, Bonap.
Tringa, Linn. v. Calidris, 111-
Tringa, Lepech. v. Cheltusea, Bonap.
Tringa, Cbarlet. v. Cinclus Acqualicus, Bechst.
Tringa, Temni. v. Limicola, Koch.
Tringa, Linn. v. Lobipes, Cuv.
Tringa, Linn. v. Maclieies, Cuv.
Tringa, Linn. v. Pelidna, Cuv.
Tringa, Linn. v. Phalaropus, Briss.
Tringa, Linn. v. Sqiiaiarola, Cuv.
Tringa, Linn. v. Slrepsiias, III.
Tringa, Linn. v. Totanus, Bechst.
Tringa, Aldrov. v. Totanus Ochropus, Temm.
Tringa, Linn. v. Vanellus, Briss.
Tringa Aldrovandi, Will. v. Totanus Ochropus, Temm.
Tringa Alpina, Linn. v. Pelidna Cinclus, Cuv.
Tringa Arenaria, v. Calidris Arenaria, Bonap.
Tringa Arquatella, Pallas, v. Pelidna Marittima, Bonap.
Tringa Atra, Grael. v. Totanus Fuscus, Leisl.
Tringa Auslrialis, Grael. v. Tringa Canutus, Linn.
Tringa Bartramica , Wils. v. Actiturus Barlramicus, Bonap.
Tringa Bonapartii, Schl. v. Pelidna Schinzi, Bonap.
Tringa Calidris, Gmel. v. Tringa Canutus, Linn.
Tringa Calidris, Gmel. v. Machetes Pugnax, Lino.
Tringa Calidris Grisea, Briss. v. Tringa Canutus, Linn.
Tringa Calidris Grisea Minor, Briss. v. Calidris Arenaria,
Bonap.
Tringa Calidris Naevia, Briss. v. Tringa Canutus, Linn.
Ti'inga Canadensis, Lath. v. Pelidna Marittima, Bonap.
Tringa Canutus, Linn., Bp. , Selby, Bay., Briss., Lath.,
Gmel. , Durazzo, Schl.
434 VOCABOLARIO
Calidris, Briss. voi. 5. -pag. 226. sp. 14. dà la
descrizione del Macheles Pugnax Cuv. ma la
(avola che cita nel Calidris rappresenta esat-
tamente la T. Ganutus, Temni. Man. d'OrniJh.
parte 2.^ pag. 630. Ed. 2."
Calidris Canutus, Gouid.
Calidris Cinerea, Charlet.
Calidris Grisea, Briss.
Calidris Naevia, Briss.
Canulis Avis, Linn. , Bay.
Canutus, Briss.
Calidris Cinerea, Charlel.
Glareola Caslanea? Klein.
Knot Lincolniensibus, Bay.
Rusticola Sylvatica, Gesner.
Totanus Ferrugineus, Vieill. in abito d'estate.
Tringa Australis, Gmel., Lath.
Tringa Calidris, Gmel., Lath. È mal citato
da alcuni Autori come sinonimo del V. Ca-
nutus, v. Temra. loc cit. parte 2.* pag. 630.
Tringa Calidris Grisea, Briss. in abito d'inverno.
Tringa Calidris Naevia, Briss. Giovine che cam-
bia le penne.
Tringa Cinerea, Linn., Penn. , Savi, Teram.,
- Ranz. , Muns. e Schinz. , Cresp., Cara, etc.
Tringa Ferruginea, Mey. adulto in abito d'estate.
Tringa Grisea, Gmel. adulto in abito d'inverno,
Ranz.
Tringa Islandica, Linn., Gmel., Lath. adulto in
abito d' estate.
Tringa Naevia, Linn., Gmel., Lath.
Tringa Bufa , Wils.
Tringa Cinclus, Pallas. v. Pelidna Minuta, Cuv.
Tringa Cinclus, Linn. v. Pelidna Cinchis, Cuv.
Tringa Cinclus Minor, Schl. v. Pelidna Schinzi, Bonap.
d'ornitologia europea 436
Tringa Cinerea, Lino. v. Tringa Canutus, Linn.
Tringa Cyneslris, Lath. v. Macheles Pugnax, Cuv.
Tringa Falcinella, Pallas. v. Pelidna Subarquala, Ciiv.
Tringa Fasciata, Gmel. v. Clieltiisia Gregaria, Bonap.
Tringa Ferruginea, Mey. v. Tringa Canutus, Linn.
Tringa Ferruginea, Bruna, v. Pelidna Subarquala, Cuv.
Tringa Fulicaria, Linn. v. Lobipus Hyperboreus, Cuv.
Tringa Fulicaria, Linn. v. Phalaropus Fulicarius, Bonap.
Tringa Fiisca, Linn. v. Totanus Fuscus, Leisl.
Tringa Fosca, Gmel. v. Lobipes Hyperboreus, Cuv.
Tringa Gambetta, Gmel. v. Totanus Calidris, Bechst.
Tringa Giacialis, Gmel. v. Lobipes Hyperboreus, Cuv.
Tringa Giacialis, Linn. v. Phalaropus Fulicarius, Bonap.
Tringa Glareola, Linn. v. Totanus Glareola , Temra.
Tringa Glareola, v. Totanus Ochropus, Temm.
Tringa Grallaloris, Monf. v. Totanus Glareola, Temm.
Tringa Grenovicensis, Lalh. v. Macheles Pugnax, Cuv.
Tringa Grisea, Gmel. v. Tringa Canutus, Linn.
Tringa Helvelica, Linn. v. Squatarola Helvelica, Cuv.
Tringa Hyberborea, Linn. v. Lobipes Hyperboreus, Cuv.
Tringa Hyperborea, var. B. Linn. v. Phalaropus Fulica-
rius, Bonap.
Tringa Hypoleucos, Linn. v. Actitis Hypoleucos, Boie.
Tringa Incuta , Risso. È incerta questa specie del Risso.
Tringa Inlerpres, Linn. v. Strepsilas Interpres, 111.
Tringa Islandica, Linn. v. Tringa Canutus, Linn.
Tringa Keptusckha, Lepech. v. Chettusia Gregaria, Bonap.
Tringa Leucoplera, Pallas. v. Actitis Hypoleucos, Boie.
Tringa Liitorea, Gmel. v. Machetes Pugnax, Cuv.
Tringa Littorea , Gmel. v. Strepsilas Interpres, 111.
Tringa Littorea, Linn. v. Totanus Glareola, Temm.
Tringa Littorea, Gmel. v. Totanus Ochropus, Temm.
Tringa Lobata, Fab. v. Lobipes Hyperboreus, Cuv.
Tringa Lobata, Lepech. v. Phalaropus Fulicarius, Bp.
Tringa Lobata, var. B. Linn. v. Phalaropus Eulicarius, Bp.
436 VOCABOLARIO
Tringa Longicauda , Bechst. v. Acliltiiiis Bartramicus,
Bonap.
Tringa Macularla, Linn. v. AcUlis Macularius, Bonap.
Tringa Macularius, Eyton. v. Aclilis Macularius, Bonap.
Tringa Marittima, Bruni, v. Pelidna Marittima, Bonap.
Tringa Marillima, Brum. v. Totanns Calidris, Bechst.
Tringa Minor, Will. v. Aclitis Hypoleucos , Boie.
Tringa Minuta, Leisl. v. Pelidna Minuta, Cuv.
Tringa Morinella, Linn. v. Strepsilas Interpres, 111.
Tringa Naevia, Linn. v. Tringa Canutus, Linn.
Tringa Nigricans, Mont. v. Pelidna Marittima, Bonap.
Tringa Ocliropus, B. v. Maclietes Pugnax, Cuv.
Tringa Ocliropus, Linn. v. Totanus Ochropus, Temra.
Tringa Pecloralis, Bonap. v. Pelidna Pecloralis, Savig.
Tringa Pedibus rubris, crisla deponente, pectore nigrc^,
Linn. V. Vanellus Cristatus, Mey.
Tringa Phalaropus, Briss. v. Lobipes Hyperboreus, Cuv.
Tringa Piota Baffinesque, v. Pelidna Subarquata, Cuv.
Tringa Platyrhyncha, Temm. v. Limicola Pygmaea,Koch.
Tringa Prima, Jonst. v. Totanus Ochropus, Temra.
Tringa Pugnax, Linn. v. Machetes Pugnax, Cuv.
Tringa Pusilla, Mey. v. Pelidna Pusilla, Cuv.
Tringa Pusilla, Leisl. v. Pelidna Temminckii, Cuv.
Tringa Pygmaea, Savi. v. Limicola Pygmaea, Rock.
Tringa Pygmaea, Schinz. v. Pelidna Schinzi, Bonap.
Tringa Quinta, Jonst. v. Aclitis Hypoleucos, Boie.
Tringa Bufa, Wils. v. Tringa Canutus, Linn.
Tringa Bufescens, Vieill., Bonap., Teram., Yarrell, Eyton.
Actitis Bufescens, Schl.
Tringa Schinzi, Bonap. v. Pelidna Schinzi, Bonap.
Tringa Squalarola, Linn. v. Squalarola Helvetica, Cuv.
Tringa Squatarola, Helvetica. v. Squalarola Helvetica, Cuv.
Tringa Squatarola varia, Grael. v. Squatarola Helvetica,
Cuv.
Tringa Striata," Betz. v. Pelidna Marittima, Bonap.
U'ORNITOIOGU EUROPEA 437
Ti-inga Striata, Grael. v. Tolanus Calidris, Bechst.
Tringa Subarquala, Terara. v. Pelidna Cinclus , Cuv.
Tringa Subarquala, Temra. v. Pelidna Subarquala, Cuv.
Tringa Temminckii, Leisl. v. Pelidna Teraminckii, Cuv.
Tiinga Terlia, Jonsl. v. Tolanus Ocliropus, Teram.
Tringa Totanus, Mey. v. Tolanns Fuscus, Leisl.
Tringa Trydaclila , Pallas. v. Calidris Arenaria, Bonap.
Tringa Vanellus, Linn. v. Vanellus Cristalus, Mey.
Tringa Varia, Gmei. v. Squalarola Helvetica, Cuv.
Tringa Variabilis, Mey. v. Pelidna Cinclus, Cuv.
Tringa Variegata, Brura. v. Macheles Pugnax, Cuv.
Tringoides, Bonap. v. Àctitis, Boie.
Trisiunculus Gazae, Jonst. v. Tinnunculus Cenchris , Bp.
Trochilus, Cupani. v. Cbaradrius, Linn.
Trochilus, Rzac. , Gesn. v. Parus Cristalus, Ray.
Trochilus^ Grael. v. Phyllopneuste, Mey.
Trochilus, Mochr. v. Recurviroslra, Linn.
Trochilus, Mochr. v. Recurviroslra Avocetta, Linn.
Trochilus, Frisch. v. Regulus, Ray.
Trochilus, Frisch. v. Troglolides, Cuv.
Trochilus Aristotelis et Plinii, Klein, v. Regulus Crista-
lus, Ray.
Trochilus, Cirrhatus, Barr. v. Regulus Cristalus, Ray.
Trochilus Cristalus, Regolus, Frisch. v. Regulus Crista-
lus, Ray.
Trochilus FulvuS;, Barr. v. Troglodites Europaeus, Cuv.
Trochilns Lotargingus, Gmel. var. y. Phillopneusle Bufa.
Trochilus Medius , Cupani. v. Cbaradrius Hiaticula ,
Linn.
Trochilus Minor Torquatus, Cupani. v. Cbaradrius Euvo-
nicus, Becke.
Trochilus sive Passar Troglodites, Frisch. v. Troglodites
Europaeus, Cuv.
Trochilus seu Regulus non Cristalus, Aldrov. v. Phyllo-
j pneuste Trochilus, Bonap.
438 VOCABOLARIO
Troglodites, Vieill., Bp. , Leacli. , Cuv., Less., Temm.,
Mey., Linn. , Savi, Ben., Durazzo^ Briss. ,
Cresp. eie.
Anorlhura, Penn.
Motacilla, Lìnn., Gmel.
Passer, Aldrov. , Will., Ray. , Rzac ^ Schw.
Regulus, Briss., Schw.
Sylvia, Lalh., Temm., Ranz. .
Trochiliis, Frisch., Barr.
Troglodites Eiìropaea, Vieill. v. Troglodites Europaeiis,
Ciiv.
Troglodites Europaeiis , Cuv. , Bonap., Savi , Less., Steph.,
Ben., Leach. , Risso.
Motacilla Grisea, alis nigro cinereoque undulalis,
Faiin. Suec, Linn. N. 232.
Motacilla Troglodites, Linn. cur. Gnael.
Passer Sepiarius, Trochilus, Rzac. , Schw.
Passer Sepiiim Turneo, Rzac.
Passer Troglodites, Aldrov., Gesn. , Charlel. ,
Jonsf. , Sibb.
Passer Troglodites Aldrovandi, Will., Ray., Sibb.
Passer Troglodites Ornilhologis, Rzac.
Regulus, Briss.
Regulus Apricus, Schw.
Sylvia Troglodites, Lath. , Temm., Ranz.
Trochilus Fulvus, Barr.
Trochilus sive Passer Troglodites, Frisch.
Troglodites Simpliciter, Klein.
Troglodites, Linn. Sysl. Nat.
Troglodites Europaea, Vieill.
Troglodites Regulus, Mey.
Troglodites Troglodites, Schl.
Troglodites Vulgaris, Temm. , Cresp. , Cara, etc.
Troglodites Regulus, Mey. v. Troglodites Europaeus, Cuv.
Troglodites Simpliciter, Klein. v.Troglodiles Europaeus, Cuv.
d'ornitologia europea 439
Troglodites Troglodites, Schl. v. Troglodites Europaeus,
Cuv.
Troglodiles Vulgaris, Temm. v. Troglodites Europaeus,
Cuv.
Trogon Delecampio, Rzac. v. Loxia Curvirostra, Linn.
Truo Pesto, Rzac. v. Pelecanus Onocrotalus, Linn.
Trynga, Cliarlet. v. Cinclus Aquaticus, Bechst.
Trynga, Jonst. v. Pelidna.
Trynga Altera, Jonst. v. Totanus Ochropus, Temra.
Trynga Quarta, Jonst. v. Pelidna Minuta, Cuv-
Tryngas, Gesn. v. Totanus Ochropus , Temm.
Tuidara, Maug. v. Strix, Linn.
Tuidara Brasiliensis, Mareg. v. Strix Flammea, Linn.
Turbo, Rzac. v. Junx Torquilla, Linn.
Turdela Montana, Rzac. v. Turdus Illiacus, Linn.
Turdela Sylvestris, Rzac. v. Turdus Illiacus, Linn.
Turdus, Linn., Bonap. , Ranz. , Cuv., Vieill., Less. , Ey-
lon, Ray. eie.
Arcenthornis , Kaup.
Cichloides, Kaup.
Collyrio, Rzac.
Copsyschus , Kaup.
Ixocossyschus , Kaup.
Merula, Ray., Less., Briss.^ Bonap., Bell., Schw.,
Klein., Frisch. , Rzac, Charlet., Aldrov. ,
Sibb., Will., Gould.
Muscicapa? Gmel. , Wils. Ara. Ornilh.
Sylvia , Savi, Lanf.
Turdus, Linn. v. Acridolheres, Ranz.
Turdus, Briss. v. Actilis , Boie.
Turdus, Mey. v. Agrobates, S\v.
Turdus, Klein, v. Amplis, Linn.
Turdus, Grael. v. Calliope, Gould.
Turdus, Linn. v. Calamoherpe, Boie.
Turdus^ Lath. v. Cinclus, Bechst.
440 VOGAB. D*ORNIT. EUBOPEA
Turdus, Holl. Stor. eie v. Orcociocla, Gould.
Turdus, Klein, v. Oriolus, Linn.
Turdus, Linn. v. Pelrocincla, Vigors.
Turdus, Linn. v. Petrocossyphus, Boie.
Turdus, Lath. v. Saxicola, Bechst.
Turdus Albo-capite, Barr. v. Turdus Musicus, Linn.
Turdus Aibis, Gesn. v. Turdus Viccivorus, Linn.
Turdus Aquaticus, Briss. v. Actitis Maculari, Bonap.
Turdus Aqualicus, Gesn. v. Cinclus Aqualicus, Bechst.
Turdus Arundinaceus, Linn. v. Calamoherpe Turdoides,
Boie.
Turdus Aler, rostro palpebrisque fulvis, Linn. v. Turdus
Merula, Linn.
Turdus Atrigularis, Nati., Bonap. ,Temra., Gould., Sebi.
Cichloides Bechsteini? Kaup.
Merula Atrogularis^ Bonap. list. sp. Am. 135.
Turdus Bechsteini, Naura.
Turdus Dubis, Bechst. Banzani crede che la spe-
cie dì Bechst. è un giovine, e Lesson una
femmina della T. Atrigularis.
Turdus Fuscatus, Pallas.
{sarà continuato)
cccjC^^^gl^t;^
441
Flora Dalmàtica sive enumeratio stirpium vascu-
larium quas hactenus in Dalmatia lectas et sibi
observatas descripsit, digessit , rariorumque ico-
nibus illustravit Robebtvs de Visiani Voi. I.
cum tabulis aeneis XXV. 1842 (li:'' pag. 252)
- Voi. II. cumtab. aeneis XXVIII. 1847. (4.°
pag. 268) - Voi. III. cum. iab. aen. IV. 1852
( ^^ pag. 390 ) Lipsiae. Apud. Frid. Hofmeister.
Col terzo tomo leste uscito dai torchi del Sig. Hof-
meister venne a conseguire il suo termine la flora dalmata
del prof. R. de Visiani. Il vivo interesse che ispirar deve
questa opera per le singolari condizioni geografiche dei
luoghi descritti , la rinomanza dell' Autore che la compose,
la novità delie cose contenutevi, sono altrettanti titoli che
rendono importante l' annunzio. Ammiratori di questa opera
fino dalla comparsa del primo volume abbiamo voluto ri*
servarne la rivista critica allorché fosse ultimato il lavoro,
onde meglio dallo insieme anziché da brani staccati spie*
care potessero i suoi pregi e la reale sua importanza.
L'Autore collocandosi nel numero di coloro che sa-
viamente pensano riuscire imperfetto lo studio della vege-
tazione di una vasta Provincia, allorché non sia associato
a quello rivolto ad indagare la varia natura del suolo e
le geografiche condizioni del sito ove i vegetabili allignano,
consacrò pressoché intiera la prefazione dell'opera alle
vaste considerazioni locali di geografia botanica- Per tale
N. Ank. Se. Natbr. Sehie III. Tom. 5. 29
i
442 FLORA DALMATICA
Oggetto comincia dal fissare i confini sì naturali che poli-
tici della Dalmazia, accennando la sua posizione, forma,
estensione e natura. Descrive le citlà, i paesi , distinguendo
la regione litlorale dalla insulare. Tratta con estensione
delle catene dei monti additandone le varie altezze e la
geologica loro formazione; parla delle selve, dei fiumi,
dei laghi, delle paludi e delle saline. Passa in seguito a
considerare le vicende delle stagioni , della temperatura e
dell'atmosfera; espone la topografica distribuzione delle
piante e la proporzione che circa al numero e rarità delle
specie esiste fra i diversi ordini naturali. Chiude da ultimo
la sua prefazione col tessere la storia della flora dalmata,
enumerando con ordine cronologico lutti gli autori che più
0 meno estesamente trattarono delle piante dalmate, o pre-
starono colle loro erborizzazioni nuovi materiali per l'in-
cremento della flora stessa.
Venti anni di assidue ricerche falle dall'autore nella
terra natale ad oggetto di raccogliere e studiare tutti li
vegetabili che la adornano, nonché l'attento e scrupoloso
esame di tutte le specie dagli altri raccolte e conservate
nei singoli erbarj secchi, lo posero in grado di dettare
con piena coscienza ed appropriata estensione la flora della
propria patria. L'abbondanza poi dei mezzi posseduti e
l'agio del tempo impiegato nel condurre a fine il lavoro,
gli diedero campo a maturarla così che potesse pienamente
corrispondere alle esigenze dell'epoca attuale. Che la meta
da lui propostasi sia stata onninamente raggiunta basterà
a comprovarlo la semplice esposizione delle cose più no-
tevoli che distinguono questo libro.
Convinto l'Autore che una flora qualunque non debba
servire di semplice illustrazione ed utilità circoscritta al
paese cui si riferisce, ma che con più ampie vedute debba
prestarsi a far risaltare dei fatti generali, a mettere in
evidenza delle colleganze che sole possono condurre con
vero vantaggio della scienza alla spiegazione di alcune leggi
FLORA DALHATICA 443
universali» nella classificazione con saggio avviso sagrifi-
cando l'amenità e facilità offerta dal sistema Linneano,
diede la preferenza al metodo naturale, seguendo con po-
che ma assennale modificazioni il prospetto delle sezioni
proposto dal Bartling. Ad appianare però le difficoltà e
per rendere accomodato il libro alla slessa imperizia dei
Dovizj aggiunse il metodo analitico, o come vien detto
dicotomo redigendo alcune tavole o chiavi analitiche che
maravigliosamente facilitano il ritrovamento delle classi,
degli ordini e dei generi. Così all'utiliià offerta dal me-
todo naturale conneslò la facilità che deriva dall'artificiale.
Partigiano piiì delle cose che dei nomi riguardò sem-
pre come autore dell'ordine quello che per il primo lo
limitò non chi gli diede un nuovo nome o modificò in qual-
che modo la desinenza, e nella scelta dei nomi sì gene-
rici che specifici volle pure osservala una religiosa rive-
renza pei primi inventori quand'anche le posteriori deno-
minazioni risultassero più appropriate. Nel che fare pose
un argine ad una certa propensione di sovvertimento, quasi
diremo a quella smania dell' £"^0 che oggidì minaccia d'in-
vadere la scienza con grave disdoro dell'epoca nostra, ove
malauguratamente dovessero moltiplicarsi gli esempj.
Circa alle frasi sì dei generi che delle specie volle
che fluissero spontanee dallo studio diligente, al quale
sottopose ciascuna specie così che tali frasi non apparis-
sero tratte dagli altri libri, ma sibbene dalla stessa natura
del soggetto da lui esaminato, avendo coslanlemenle in
mira che le differenze risultanti fra specie e specie di altre
località fossero comparative anziché assolute. Schivando
poi una inutile prolissità piacquegli riservare le descrizioni
alle sole specie più rare, oscure od ignote, qua e là spar-
gendo delle preziose osservazioni ed illustrazioni che tor-
nano utili a sciogliere alcuni dubbj, a troncare diverse
questioni. Poche sono le tavole da lui citate perchè scelte
fra le ottime o fra quelle che più esattamente rappresen-
444 FLORA DALKIATICi
tasserò il soggetto da lui trattalo. Fu parco eziandio netla
sinonimia, non trascurando però mai gli autori che espres-
samente trattarono delle piante dalmate. Aggiunse i nomi
volgari nella lingua del proprio paese; indicò con esattezza
le stazioni, le abitazioni, e per le specie più rare la stessa
altezza del luogo in cui crescono, la loro vivacità ed il
colore dei fiori , le q'iali cose tutte facilitano immensamente
al botanico novizio il ritrovamento delle singole specie.
Gli usi domestici e le mediche virtù delle piante trovansi
dall'Autore con esattezza indicate, e fatto calcolo della
singolare efficacia per antica tradizione da' suoi connazio-
nali attribuita a certe specie, stimò utile istituire reiterati
esperimenti, dietro i quali potè assicurare confermata l'ef-
ficacia del fumo delle foglie dello stramonio nell'asma
nervoso, dell'estratto deW Jgave americana nell'idrope,
del decotto delia Scatice fiirfuracea nel catarro vescicale,
dell'erba del Gnaphalium angustìfolìum nella cachessia
acquosa delle pecore e così di seguito.
Questa flora risulta costituita da 122 ordini naturali
comprendenti 664 generi , 1889 specie e 362 varietà. Ca-
ratteri principali che la distinguono sono l'abbondanza
delle specie nuove e i molti suoi rapporti colle flore di
svariate località. Comprende infatti molte piante napolita-
ne, siciliane, tauro-caucasiche, parecchie proprie della
Gallia meridionale, della Spagna e della Lusitania, mol-
tissime indigene della Grecia, dell'Africa boreale, della
Palestina e dell'Egitto. Fra gli ordini più ricchi di spe-
cie occupano.il primo posto le Composte indi le Legumi-
nose e gradatamente le gramigne, le Ombrellifere, le Cru-
cifere e le Labiate. Le specie più rare trovansi fra le Cora-
poste, le Leguminose, le Ombrellifere, le Crucifere e le
Labiate. Sei sono i generi nuovi dall'Autore scoperti o
stabiliti, cioè i generi Jmphoricarpos, Chamaemelurn ,
Trichocrepis delle Composte; i generi Portenschlagia,
Taenìopetalum delle Ombrellifere; e il genere Chamae-
FLORA DAL«ATICA 445
cytisus delle Leguminose. Il prospetto delle nuove specie
coli' enumerazione degli ordini cui si riferiscono, è il se-
guente : ( Lycopodineae ) Cheilanthes fimbriata. ; ( Gramina )
Andropogon puhescens , Avena Neumayerìana , Sesleria
interrupta, Aegylops biuncialis, Aeg. imiaristata , Lo-
lium subulatum, Secale dalmaticum, Carex pharensis',
(Irideae) Crocus dalmaticus; (Liliaceae) Allium cùrnu-
tum ; ( Orchideae ) Ophrys Tommasiniì , O. flavicans ; ( Ur-
ticeae) Unica glabrata; (Composilae) Echinops Netma-
yeri, Amphoricarpos Neumayeri, Centaurea tuberosa,
C. cuspidata, C. salonitana, C divergens, C incompta,
C. punctata, C. Friderici, C. cri thmif olia , Carduus bi-
color , Senecio Fisiarìianus , Anthemis Pseudo-Cota, Achil-
lea abrotanotdes , Chamaemelum uniglandulosum , Picris
laciniata, Trichocrepis bifida, Crepis adenantha ; (Cam-
panulaceae) Campanula caudata, C. serpyllifolia; (Scro-
phularieae ) Veronica saturejoides ; ( Labialae ) Tliymus
bracteosus, Calamintha origani folia, Stac/iys subcrenata,
S. menthaefolia ; {Cnsculeae) Cuscuta breviflor a; (Borra-
gineae) Onosma Visianii, Anchusa microcalyx; (Gentia-
neae) Gentiana crispata; (Rubiaceae) Galium aureum,
Asperula staliana, A. scutellarìsì (Caprifoliaceae) Lo-
nicera glutinosa; (Umbellatae) Bupleurum Kargli, Oe-
nanthe marginata , Seseli tomentosum , S. globiferum ,
Libanotis aurea, Portenschlagia ramosissima, Taeniope-
talum Neumayeri, Peucedanum Petteri, Chaerophyllum
laevigatum ; ( Ranunculaceae ) Delphinium brevicorne ;
(Cruciferae) Iberis serrulata, Alyssum microcarpum, A.
emarginatum, A. latifolium, Farsetia dalmatica, Mat-
thiola glandulosa, Brassica Botterii, B.mollis; (Caryo-
phylleae ) Dianthus sanguineus , D. vìrìdescens , D. muh
tinervis, Silene remotiflora, S. graminea, Heliosperma
Tomasinii , Arenaria orbicularis -, (Euphoi-biaceae) Eu-
phorbia dalmatica, E. imperfoliata; ( Legumrnosae) Cytisus
Alschingeri, C. Weldeni, C. pulchellus , Chamaecytisus
446 FLORA DALBATICA
dalmaticus , Anthyllis aurea , Ononis brachystachya , Tri'
folium dalmaticum.
Né qui si arrestano le novità. Ci rimane ancora di
prendere in considerazione ben altre cose che rendono sem-
pre più commendevole questa flora. Ben semi l'Autore
che in mezzo a tanta opportunità che gli offriva la terra
natale di poter arrichire la scienza di nuovi materiali riu-
sciva indispensabile battere una via sicura, fissare un me-
todo temperato, onde non trasmodare in futili distinzioni.
Conobbe risultare spesso vaghe ed incerte le norme se-
guite dai varj botanici nella fondazione dei generi e delle
specie. Volle che il concetto sì degli uni che delle altre
dovesse essere stabilito in modo più chiaro e preciso, ed
in apposita prefazione che precede il secondo volume ma-
gistralmente tratta questo argomento esponendo le leggi in
proposito dettate dai migliori scrittori non senza aggiun-
gere quelle che la propria esperienza valse a suggerirgli.
Fedele nella piena osservanza del Codice da lui redatto
nessun genere , nessuna specie ammise come nuova quando
per più prove non avesse resistito all'analisi più rigorosa.
Non sopra uno o pochi esemplari diresse i suoi studi, ma
sopra molli e molti in più luoghi e in varie epoche rac-
colti. Questa diligenza assai gli fruttò perchè egli è per
essa che potè acquistare una chiara e complessa idea delle
modificazioni e dei varii aspetti sotto i quali un'identica
specie può presentarsi. Colla rilevazione soltanto dei gra-
duali passaggi è dato schivare l'errore in cui può cadere
fihi confronta gli estremi senza conoscere gli anelli inter-
medj. È ben chiaro che per tal modo l'Autore riuscì fe-
licemente a purgare la flora da varj abbaglj, nei quali
incapparono quelli che trattarono delle piante dalmate.
Alcune specie infatti distinse, altre soppresse, e con raro
quanto nobile esempio raddoppiato il rigore verso se stesso,
molle specie descritte come nuove nel suo Specimen siir^
pium dalmaticarum stampato nell'anno 1826 vengono ora
FLORA DALIUATIGA 447
collocate al loro posto o come varietà o come siDonimi di
specie già antecedentemente conosciute.
Non lasciererao di accennare che le benemerenze acqui-
statesi dall'Autore abbracciano ben più vasti confini, tro-
vandosi sparse nell'opera delle innovazioni che riguardano
la fitografia generale. Alcuni generi già dichiarati vacillanti
e fin qui mantenuti per soverchio rispetto agli autori che
li fondarono furono da lui nettamente ricisi, bene ri-
flettendo che la scienza non ammette individuali riguardi;
così per esempio il genere Lavatera fuse colle Malve, il
genere Genista coi citisi ecc. Viceversa colla scoperta di
più solidi caratteri fu meglio da lui fissato qualche genere
e valga per esempio il genere Crupina del Cassini. Le
Labiate in generale ottennero una nuova disposizione de-
sunta dagli studj sovra le antere in particolare dall'Autore
applicati. E riguardo alle specie, varie pure sono le ri-
forme da lui introdotte. Il Tanacetum balsamita L. , il
Myagrum austriacum , Jacq. , la Silene pusilla W. K. e
V Arenaria liniflora L. fil. riportò egli ai generi Chrysan-
themum, Cochlearia, Heliospermum ed Jlsine. Illustrò
varie specie già comuni alle altre flore meglio rilevando
i caratteri differenziali chele distinguono, come per esem-
pio fra le più note parlando del Tordylium officinale, L.,
del Laserpitium Siler L. , ecc. ; altre finalmente da altri
confuse egregiamente distinse e fissò come nuove, tali sonò
le ScorT^onera Candollei, Salvia Bertolonii, Opuntia na-
na , Silene Kitaibelii , Silene Reìchenbachii , Cytisus Tom-
inasinii.
Per tulle le quali cose sommariamente qui esposte
conchiudererao col dichiarare francamente, avere il prof.
Visiani colle dotte sue elucubrazioni solidamente giovalo
la scienza, e doversi a buon dritto collocare la dì lui opera
fra le più pregievoli di odierna fitografi^. Non sapremo
quindi abbastanza raccomandare la pronta ed estesa sua
dìffusioae. Noi vorremmo che i Musei, le Biblioteche egli
448 FLORA DALMATICA
Stabilimenti tutti di pubblica istruzione di essa non difet-
tassero, affinchè gli studiosi ivi potessero rinvenire un
modello da consultare ed imitare con vero profitto della
scienza. Il modico prezzo già ne facilita l'acquisto anche
ai privali, e merita perciò molto encomio eziandio l'edi-
tore Sig. Hofmeister, il quale seppe conciliare l'eleganza
della edizione colla comodila del prezzo. Riguardo poi alla
correzione dei tipi ed alla impressione delle tavole che in
numero di 57 adornano quest'opera, basterà ricordare che
no Reichenbach diresse e sorvegliò l'impresa. Possa essa
servire di sprone ai Naturalisti per visitare quella terra
così ricca di naturali produzioni. Speditezza, sicurezza ed
economia di mezzi rendono oggidì facile ed ameno quel
viaggio una volta tanto temuto, e noi possiamo ben assi-
curare per prova, che larga è la ricompensa offerta da
que' siti tanto singolari ed interessanti.
Da ultimo porremo fine a questi brevi cenni coli' avan-
zare un voto qual è quello che alle piante vascolari cosi
egregiamente illustrate dal Visiani tenesse dietro la descri-
zione delle piante cellulari dalmate onde fossero eziandio
conosciute le epatiche, i muschi, i licheni, le alghe, ed
i funghi di quelle contrade, e così ottenesse il suo intiero
completamento la flora dalmata. Quale campo vastissimo
di nuove investigazioni non rimane ancora aperto? Quanto
non resta ancora ivi a mietersi a maggiore incremento
della scienza? E riguardo alle alghe, la copia ed impor-
tanza dei materiali già da noi posseduti di quelle coste
valgono a dimostrare che per questa parte almeno assai
guadagnerebbe la scienza colla pubblicazione di un parti-
colare lavoro, che varrebbe eziandio a completare l' Algo-
logia del mare adriatico.
Venezia 15 Aprile 1852.
Doti. G. Zanardini.
449
OSSERVAZIONI SULLA PELAGRA
FATTE DAL DOTTOR
FRANCESCO FRONTALI
DIRETTE AL PROFESSORE
ANTONIO ALESSANDRINI
Mi prendo la libertà di mandarle alcune osserTazìoni,
che ho fatto intorno alla pelagra nel corso degli otto anni ^
che ho esercitata la medicina in questa parte di Roma-
gna. Da che io lasciai la scuola di anatomia comparata
non ho mai dimenticalo il più caro de' mìei maestri ed
ho desiderato sempre di dargliene qualche segno di gra-
titudine, e di amore. La località dove io ho studiata, e
eurata la pelagra può ridursi al territorio di SolaroIo,che
giace in una pianura limitata all'oriente dal fiume Senio,
che lo divide dal Faentino, all'occidente dal Santerno, che
lo separa dall' Imolese. Ha gli altri confini a settentrione,
ed a mezzo giorno nelle terre dei Comuni di Cotignola,
di Bagnara, e di Castel Bolognese. Le ultime colline degli
Àpennini, che si presentano ai nostri occhi come tinte di
azzurro sono lontane circa sei miglia- Intorno allo stato
meteorologico non potrei parlare in modo positivo, ma ìd
così poca distanza da Bologna deve esservi una differenza
di lieve momento da quello del piano Bolognese, e questa
trovasi forse nell'Igromeirìa. Non vi regnano malattie par-
ticolari, ed un argomento certo della salubrità di questi
luoghi è la cifra della mortalità annua, poiché paragonata
450 OSSERVAZIONI
colle cifre delle tavole mortuarie dei paesi civili risulla
una delle minime. I terreni sono molto fertili in ogni ma-
niera di cereali e di vini, e la loro cultura è la pìccola
cultura tutta a secco, ne vi è mai stata coltivazione umida
quantunque le acque vi abbiano stagnato un tempo ben
lungo. Perciò la condizione economica dei conladini è ge-
neralmente molto prospera, ed i buoi, e majali, che
si vedono nelle loro stalle sono tanto belli, che non pos-
sono appartenere certamente a razze avvilite, ed estenuate.
Ma ciò non può dirsi dei cavalli e delle pecore, il numero
ne è piccolo assai, e le loro misere forme danno un cat-
tivo pvodoUo.L' humus vegetalis dei terreni vicini ai fiumi
contiene molto quarzo; negli altri più centrali abbonda
di argilla. Negli scavi fatti nelle terre arenose, che mo-
stranvi segni delle recenti alluvioni fiumali, e nelle argil-
lose, che sono piene di minutissime conchiglie comuni
trovasi sempre un fondo palustre, ne io so certamente che
vi siano mai state vedute ossa fossili dei grandi periodi
geologici. Lo studio della crosta del globo ha tanta re-
lazione collo studio delle abitudini e delle affezioni della
vita nutritiva e relativa degli esseri che vi sono sopra,
che io sarò scusato se volendo parlare di una malattia
dico anche qualche cosa dei luoghi dove si trova. Se
questa parte di Romagna fosse coltivala, e libera dalle
acque al tempo degli Etruschi e dei Galli non è ben noto.
Dicono gli Storici, che i primi fecero grandi lavori intor-
no ai torrenti della valle Padusa, che gli altri abitarono
la selva Litana divenula celebre per un tempio di Diana,
intorno al quale sorse poi Lugo , e per la strage descritta
da Livio di un esercito Romano condotto dal Console Lu-
cio Postumio, che vi morì, È certo che sotto agli Impe-
ratori, e nei tempi successivi era coperta di una vasta
palude, a cui portavano spesso le acque le riviere del
Senio, e del Valreno. E Procopio quando scrisse, che
a' suoi giorni giungevano fino verso Imola i flutti del mare
SULLA PEL AGRA 451
Adriatico ha avvisato a questi impaludamenti assai poco
lontani dalla Via Emilia, se pure non facevano parte del
Lago Cerato. Sembra, che le guerre continue dei Romani,
ed il sistema agrario, che addottarono quando furono po-
lenti e ricchi contribuissero a rendere spopolata, e quasi
deserta l'Italia, che prima era così feconda di uomini, e
di animali. I soldati delle Legioni vittoriose ai quali erano
divise le terre cacciavano via i miseri agricoltori , ne con-
sumavano le greggie , ed avvezzi ad arricchire sui campi
di battaglia disprezzavano il lento e placido prodotto della
fatica e dell'industria agricola, e vendevano per poco i
loro sterili fondi ai Grandi di Roma, che possessori di te-
nute immense si curavano poco delle cose della villa, e
le lasciavano in mano di quei servi, cui gli anni e le li-
bidini della città avevano già consumato. Si legge con molto
piacere la celebre prefazione del libro di Columella. I suoi
contemporanei s'immaginavano, che la terra col continuo
produrre si fosse esaurita, ed invecchiata, e che |e sta-
gioni non fossero più propizie. Egli trova la ragione della
decadenza dell'agricoltura nelle cause suddette, e dice che
la madre comune di tutte le cose è sempre fiorente di
giovinezza eterna. A tulli è noto, che Plinio nel Panegi-
rico di Trajano, ed altrove attribuisce la miseria, e lo
spopolarsi dell'Italia ai Latifondi. Questa fertile terra si
era dunque coperta di paludi e di boschi, e quando com-
parvero i barbari potevasi sommigliare ad un corpo privo
di sangue, che non aveva la forza da resistere. Durarono
le cose in questi termini per molti anni, e sebbene fino
dai tempi di Teodorico avessero i Monaci incominciato a
coltivare i terreni sterili, ed abbandonati, ed il Fondatore
dell' Abazia di Galeata illustre per santità avesse nell'Emilia
principalmente diboscate, e rese feconde le sponde del
Viti, questi nostri luoghi non cominciarono ad essere a-
bilati in qualche parte die \erso il decimo, e l'undecimo
secolo. I Barbari,e gli Esarchi greci di Ravenna non pen-
452 OSSERVAZIONI
sarono che a comandare , ed a spogliare. E quando la
selva Litatia fu collivata maggiormente, e si riempì di, case,
e gli abitatori di alcuni suoi villaggi cacciati dalle onde
del Santerno cercarono rifugio nel castello di Lugo, e vi
si stabilirono fu necessario difendere la crescente città, e
le sue terre dalle innondazioni continue, ed inalveare le
acque disperse. Questi lavori durati per tanti anni giova-
rono anche ai terreni superiori, e prepararono lo sgorgo
alle acque del territorio di Solarolo. Ma le opere utili sono
sempre molto lente, e vivono ancora dei vecchi, che vid-
dero una parte di queste terre impaludale fra Solarolo e
Castel Bolognese. Ora nel territorio suddetto, e nelle sue
circostanze io ho trovata la pelagra, ed un mio zio, che
vi aveva esercitata la medicina per trenta sei anni in qua-
lità di Medico condotto prima di me, la vidde subito in
vari stadj ; e me ne aveva già parlato spesse volle. Io farò
menzione di quei casi solamente, che mi sembrano poter
meritare qualche considerazione. La moglie dunque di Lui-
gi Tampieri contadino della Parrocchia di Gajano era di
un temperamento nervoso, bianca nel viso, di occhi neri,
e molto sensibile al freddo, ed all'umido. In quasi tutte
le stagioni dell'anno cercava il sole, e vi si fermava vo-
lontieri. Veniva da una famiglia di contadini agiati della
Parrocchia di S. Mauro, ne fra i suoi vi era stalo alcuno
affetto di pellagra. Era di ottime abitudini morali, e fu
buona moglie, e buona madre. Molto data alle pratiche
religiose aveva nel suo linguaggio molla umiltà e rasse-
gnazione. Circa i trentasei anni della sua età incominciò
di primavera a sentirsi travagliala da una sete continua,
e da un calore urente al dorso, e la notte i sonni erano
torbidi , e pieni di miseri sogni. Si nutriva quasi esclusi-
vamente con dell'insalata, e per dissellarsi beveva dell'a-
ceto coir acqua- Sul finire dell'estate parve divenisse più
allegra , e tornò a mangiare in comune colla famiglia. Que-
sta usava molto nell'inverno di farina di grano turco, e
SULLA PELAGRA 453
di carne, e di pesce salato. La primavera seguenle la sua
condizione peggiorò, ed agii altri sintomi si aggiunse un
bruciore al dorso delle mani ed una forte intolleranza del
sole. Parlava spesso da se, e lamenlavasi della vista, che
le veniva meno, e di vertigini e di aria nello stomaco.
Nondimeno tutta la cura di lei era ridotta a qualche pur-
gante salino. Nel terzo anno l'alterazione cutanea al dorso
delle mani si fece più marcata, e più dolorosa; ed essa
era divenuta pallida, e magra; fuggiva dalla vista delle
persone, e teneva gli occhi fissi sopra la terra. Una sera
nel mese di Giugno dopo di avere lungamente pianto corse
fuori di casa, e si gettò di un tratto nel pozzo. Ma soccorsa
subilo , e cavata viva fu poi curata come maniaca , pellagrosa
da mio Zio per circa due anni. Nel delirio ebbe dei perio-
di di quiete, ma la malattia progredì sempre, e quando
prima della sua morte io fui chiamato nel marzo del 1844,
cioè sei anni dopo la comparsa della pellagra aveva feb-
bre vespertina, difficoltà grave di respiro, tosse innane,
lingua rossa, diarrea , mani sordide, calma e fatuità delle
facoltà mentali e le apparenze di un corpo preso da tabe.
Ora è necessario considerare un fatto avvenuto ad uno
dei figli di Lei non essendo raro di vederlo in altri nati
da pellagrosi. Questo giovine chiamato Francesco conta
ora circa ventidue anni, è di buona complessione, e di
un temperamento sanguigno bilioso. Attende con grande
sollecitudine ai lavori campestri , ed ha abitudini morali
oneste. Dopo essere stato lungamente esposto al sole nel
mese di Maggio 1848 fu preso da un delirio furente. Ri-
mase demente per più di tre mesi, dopo i quali si rista-
bilì, ed ora non palesa alienazione, ma esaltamento men-
tale. E per seguitare a dire qualche cosa intorno alla di-
sposizione dei figliuoli dei pellagrosi alle malattie cerebrali
aggiungerò, che una ragazza di circa sedici anni figlia di
Michele Lama contadino del territorio di Cotignola nata di
una madre pellagrosa ancora vivente , dopo di avere mietuto
454 OSSERVAZIONI
del grano per alcuni giorni nel mese di Giugno dell'anno
passato cadde sul solco come morta- I polsi erano lenti ,
ed appena percettibili , ma per l'apertura dell'arteria tem-
porale, e poi delle vene dei piedi acquistarono forza, ed
ella non cominciò a muovere gli occhi e ad emettere voci
incomposte che al quarto giorno. Dopo divenne maniaca, e
non guarì che nell'autunno. E i pellagrosi medesimi mno-
jono qualche volta apnplelici.
La moglie di Giuseppe Neri agricoltore, che abitava nella
Parrocchia di Gajano dopo di avere sostenute lunghe fatiche
nei lavori della terra e travagli morali per causa di una cogna-
ta, a cui la natura aveva concesso beltà e lusinghe incominciò
a sentire i tristi effetti della pellagra. Vertigini , bagliore di
occhi , orrore al cibo, sete ardente, malinconia cupa, prurito
al dorso delle mani, e debolezza agli arti inferiori. La notte
Don trovava posa e per un rumore come di organo, che si
sentiva negli orecchi , e per un calore , che pareva la brucias-
se di dentro. Passava i quarant'anni, era alta di statura,
adusta, ed il viso nel colore sembrava arrostito. Aveva
partorito due volle, ma allora non era più "menstruata. Per
due anni nella primavera si rinnovarono i disordini sud-
detti, e nell'estate ella faceva dei bagni, e beveva le acque
marziali, e si asteneva dai lavori campestri. Nel terzo anno
fino al mese di Maggio la sua salute non cambiò tanto,
ne le si presentò la scottatura del dorso delle mani, ma
a poco a poco col crescere del caldo della stagione divenne
malinconica e le incominciarono dei forti tremori alle brac-
cia. Le quali si muovevano come in quelli che hanno il
ballo di S. Vito. La pupilla degli occhi era sempre dila-
tata, e quasi immobile. Visse in questo modo fino al No-
vembre, ili cui morì apopletica in meno di due ore. La
sua famiglia si nutriva bene, usava poco di farina di for-
mentone, e non mai sola, beveva buoni vini, ma lavorava
molto, aveva abitudini succide, e disordini morali in casa.
Tanta è la parte dell'azione nervosa, e principalmente del
SULLA PELLAGRA 455
cervello in questa sordida malattia, che alcuni, nei quali
erasi avvanzata tanto da venire guardali come folli guari-
rono affatto dopo avere sostenuta una cura basata sulle in-
dicazioni tolte semplicemente dalla condizione del sistema
cerebrale. Io ne ho davanti alla memoria perecchi esem-
pj, fra i quali la moglie di Sante Randi della Parroc-
chia di Gajano, che curata da mio Zio gode da dodici
anni ottima salute, ed una ragazza rachitica della Parroc-
chia di S. Mauro chiamala Gozala, che dopo molle pri-
mavere non ha più visto comparire la risipola alle mani,
ne è stala afflitta da quel delirio malinconico, che la con-
sumava. E intorno alla mentovata moglie di Randi posso
aggiungere, che un figlio di lei di circa quindici anni è
ora ipocondriaco, e credesi ammagliato e travagliato da
esseri invisibili. Giace senza febbre in letto in una specie
di apatia, e se muovesi le gambe gli vacillano sotto, e
gli vengono delle lipoiimìe. Ha occhio bianco , pupilla lar-
ga, lingua punlecchiata ed aspetto cachelico. Dalle quali
cose si potrebbe forse inferire con ragione, che un' attivila
cerebrale eccessiva, una disposizione al disordine nelle
funzioni inlelletlive, già passata dai padri nei figliuoli nati
mollo prima della comparsa del morbo pellagroso, aumen-
tata da cure tristi , da passioni vili e dolorose, dal terrore,
dalla paura, da fatiche soverchie durate sotto un sole co-
cente, le quali mettono in uno stato di irritazione prolun-
gata il sistema cerebro-spinale, ha sparsa, e promossa
un'azione analoga simpatica sull'apparecchio digerente già
irritato dal suo canto da cibi grossolani, e da bevande
impure. Il derma questo polmone , questo intestino rovescia-
to poco curalo dai conladini pieno di lozio misto a mollecole
terrose, e vegetali, ne risente l' effetto nelle regioni, dove
fu raaggiormenle eccitalo dal sole, e si disquamma. E le
donne, quegli esseri così amabili per la sensibilità dei loro
nervi, mal compensate spesso negli amori, sottoposte ai
travagli del parto, ed alle affezioni di ogni maniera, che
456 OSSERVAZIONI
trae con sé lo stato di madre vengono attaccate da questa
lenta, e compassionevole malattia molto più degli uomini,
poiché presso di noi ciò accade nella proporzione di circa
dieci ad uno. La periodicità del morbo è un altro segno
dell'azione nervosa su di esso. Ma ora seguitiamo ad osser-
varlo nei suoi effetti. Una certa Tamburini moglie di Na-
tale Venturelli abitante nella Parrocchia di Casanola ap-
partiene ad una famiglia di contadini noti per la loro
agiatezza, e per l'avvenenza, ed il lusso delle loro donne.
I genitori, i fratelli di lei sono tutti vivi, e la loro eco-
nomia domestica è così prospera^ che si sono già elevati
al grado di possidenti. Ella è di un temperamento nervo-
sO'Sanguigno, ha forme gentili ma è sempre slata mal
menstruata ed è sterile. Attempata di circa trentadue anni
fu per 1* addietro affetta di mali celtici, che poco curati
le guastarono molto la sanità, e la resero malaticcia. Nella
primavera del 1848 i suoi malanni ordinarj crebbero, ed
incominciò, come Ella esprimevasi a dare delle onde cam-
minando. La sua voce divenne sottile, e qualche volta le
veniva meno nell'atto di articolare le parole, e qualche
volta le articolava così male, che pareva parlasse coi lab-
bri chiusi. Usala a bere assai vino nero generoso io attribuii
ad esso i tremori delle sue membra, ed il colorito mollo
simile a quello della gotta rosacea della faccia, e delle
parli laterali del collo. Sentiva un calore urente alla re-
gione dello sterno ed alla palma delle mani, e mancava
spesso per deliquio. Era inerte ed aveva come perduta l'at-
titudine a fare qualunque cosa. Nell'autunno scomparvero
quasi affatto questi fenomeni , se non che Ella rimase in
aria di stordita, ed il colore del viso di un rosso cu-
po, ma l'anno appresso alla stagione medesima eccoli di
nuovo. Di più i metacarpi si coprirono di tante minute
fenditure, intorno alle quali la cuticola si alzava, e for-
mava degli orli di un rosso paonazzo. Teneva il mento
fìtto nello sterno come se fosse assalita da emprostolono,
SULLA PELLAGRA iÒJ
e diceva di non poter tenere alta la testa. Parlando del ca-
lore del suo corpo, e della rigidità della sua pelle ella di-
ceva sovente di parerle di essere stata seccala al sole. Le
«otlrazioni sanguigne locali, i decotti di sostanze amare
nello siero vacino, gli empiastri emolienti, i bagni nel-
l'acqua corrente di fiume, le acque marziali giovarono
ben poco alla sua salute. Ora è mollo nutrita, ma parla
di un dolore alla colonna vertebrale, e le funzioni loco-
motive sono ancora innormali. Non sarebbe possibile poter
determinare i sintomi prodromi, e concomitanti della pel-
lagra , né le omopatie alle quali si associa più di frequente,
né la durata dei suoi stadj poiché variano all' infinito come
le idiosincrasie degli individui affetti. Un' altra donna su-
periore di poco ai trenta anni vegeta, robusta, di belle
carni brune, moglie assai feconda di un contadino del
territorio di Faenza chiamato Baldi si sentiva da molto
tempo una generale stanchezza accompagnata da cefalalgia,
e da un grande pizzicore ai metacarpi, ed ai metatarsi.
Avea poco appetito, ed era insonne. L'anno scorso nel
mese di Aprile la pelle delle mani, e dei piedi le divenne
tesa e rigida, e nella parte superiore aveva tanti punti
lucenti, che in seguito si fecero scaglie farinose, e nel-
l'inferiore le si gonfiò enormemente aprendosi in fetide
crepaccie dolorose di un vivo rossore, e che gemevano un
icore corrodente. Le dita ingrossate non avevano più moto
di flessione e le unghie cadevano come polverizalc. Moti
vertiginosi, lagrimazione involontaria, alito fetido, stiti-
chezza, conati di vomito, lamenti continui, ardori di
venere. Fu curata con infusioni, e decolti amari, col far-
la nutrire lungamente di brodo verde formato colle carni
di animali giovani, e la saponaria, e la cicoria, con
molti bagni presi nel Senio, e la bibita delle acque mar-
ziali e sulfuree. Ora è gravida, e sia molto bene, quan-
tunque abbia rimasto la pelle callosa e screziata di pic-
cole regadi alle mani , ed ai piedi. Apparirà in avanti se
N. Ann, Se. Natur. Serie. HI. Tomo 5. 80
468 ossERVAZior^i
questa buona condizione di salute dipende in parte dallo
stato dell'utero. Le infusioni di decotti amari sono in
molto credito per la cura della pellagra nelle nostre cam-
pagne presso tulli gli empirici.
Bernardo Mazzolani miserabilissimo campagnuolo della
Parrocchia di Felizio di circa cinquant' anni padre di molti fi-
gliuoli mi chiamò una volta, che la pellagra lo aveva mal ri-
dotto di corpo, e di animo. Il dorso delle mani era come scor-
ticato , e di un colore tendente al giallo. Dissemi essere pella-
groso da venti anni, passarne molti senza male, sentirsi però
sempre stanco^e di mal umore, voler essere quella primavera
per lui ben triste. Seppi che aveva messo in infusione
della limatura di ferro, delle foglie di assenzio e della
scorza di olmo in un fiasco di vino, e che la mattina, e
la sera ne beveva un bicchiere e che con tale bevanda erasi
ristabilito altre volte. Io lo pregai di unire almeno a questa
cura qualche bagno. L'anno appresso l'agrezza alla cute
non comparve, ma divenne melanconico, ed iterico per
tutta l'estate, ed anche ora fino dal principio di Marzo è
coperto del morbo regio. Alcuni dopo gli efi"etti della pel-
lagra sono afilitti nelT inverno dalle artriti, e dalle reu-
matalgie, e se queste mancano soffrono spesso di sincope.
Un certo Vegghio della campagna Faentina uomo che passa
i sessanta anni me ne offre l'esempio da molto tempo. Ad
un conladino, che abitava una volta nella Parrocchia di Ga-
jano scomparve affatto la pellagra dopo un emuntorio
formatosi a caso in una varice della gamba destra. Una
donna maritata del circondario di Lugo si riebbe assai
bene colla comparsa di un'eruzione cutanea bianca come
la leuce dei Greci promossa da frizioni slibiate sullo ster-
no. In genere la pellagra anche presso di noi è una ma-
lattia degli agricoltori miserabili, o di quelli che vivono
alla maniera dei miserabili , cioè senza riguardo alcuno
alle leggi dell'igiene; pare che in questa località si in-
contri più facilmente dopo i treni' anni, ne io ho mai potuto
SULLA PELLAGRA 469
vedere alcun fanciullo pellagroso. In molli si presenta mite
assai, tace in certi tempi, in altri ricomparisce ed i suoi
effetti non sono molto lontani da quelli dell'ipocondria.
Un contadino diventò pellagroso dopo di essere stato fe-
rito, e rubalo in casa dai ladri, e mio Zio ricordava sem-
pre un giovine marito , a cui venne la pellagra dopo di
avere abusato della luna di miele, honey moon come di-
cono gli inglesi. Io non conosco esempio alcuno di coa-
tagio pellagroso. Io una stessa famiglia ammalati, e sani
mangiano insieme, dormono insieme, usano le medesime
biancherie, la madre allatla, e tiene in seno i figli senza
pregiudizio , ne so che questi traggano dai genitori al-
tro che una disposizione alle affezioni cerebrali ed al-
le neurosi. — L* idea del suicidio per annegamento è
comune a tulli quelli, cui opprime una miseria desolante,
sordida, e che sono inerti e pusillanimi. Olire a ciò, fa
d'uopo avvenire che la maggior parie dei pellagrosi presso
di noi rimangono deboli , cachelici, timidi, di poca mente
e finiscono tabidi con dissenteria principalmente le donne
all'epoca della cessazione dei mestrui senza mai palesare
il minimo inlendimenlo di morte spontanea. Osservasi que-
sta malattia tanto di frequente in quelle famiglie, che si
nutrono principalmente col grano della Zea Mays; e me-
dici chiarissimi hanno pensalo, che in esso sia la ra-
gione principale. Quelli che in Romagna usano quasi
esclusivamente del grano suddetto sono oppressi dalla mi-
seria, e questa è una causa ben sufTieiente} per portare
disordine nelle funzioni del sistema nervoso, del chilo-po-
jetico , del dermoideo. I celebri Slrambio e Fanzago riten-
nero che la farina di grano turco potesse contribuire
all'irritazione delle prime vie se era corrotta, o unita a
bevande di prave qualità perchè produce acidità ed en-
4eralgie. Nelle nostre campagne è sparsa in ogni luogo
-l'opinione che il cibarsi di essa la primavera, e l'estate
»6ia mal sano, e gli spacciatori pubblici hanno obbligo di
tenerne solamente fino ad Aprile.
460 OSSERVAZIONI
Le analisi chimiche non hanno scoperto principio no-
civo in questo grano dolce, ma è certo, che per le piog-
gie della stagione, in che si raccoglie si guasta mollo fa-
cilmente. La farina nel caldo diviene presto amara, e la
polenta sì copre di una viscosità di sapore agro, che for-
ma delle file glutinose quando si rompe, vi nascono sopra
molte criptogame, ed in pochi giorni tutta la massa è in-
grommata di muffa. Per lo che la sua azione su di noi potrà
essere, l'azione di un cibo cattivo, che forma un chilo cat-
tivo, ma parmi non possa paragonarsi a quella della se-
gala cornuta. Noi ne cibiamo con mollo vantaggio tutti gli
animali domestici e le loro condizioni fisiologiche miglio-
rano sempre sotto un tale nutiimento. Tulli gli agricoltori
poi affermano, che la farina di formentone sano macinata
e colta di fresco forma un'alimento salubre anche l'estate.
Di più l'eritema, la risipola della pellagra si deve all'a-
zione del sole, o meglio la dermatite apparisce sempre
nelle parli, che ne risentirono l'azione immediata. Un mi-
serabile villano, che fu poi messo in un manicomio e che
nella stagione calda aveva la faccia, una parte delle brac-
cia, e delle gambe come brucciate dalla polvere solfurea
dicevami, averne in alcuni anni salvate le braccia e le
gambe col tenerle coperte. Non è raro di vedere in quelli,
che sono attaccali da lenta epatite e che vivono civilmente
comparire di primavera un'eruzione al dorso delle mani,
ma è di natura benigna e si allontana mollo dalla figura
della pellagra. Strambio, e Fanzago sono pure d'accordo
intorno all'insolazione e la ritengono come causa occasio-
nale della Qogosi culanca. Frapoli ed Albera vi trovano
la causa unica della pellagra , che credono vecchia in Italia
quanto l'azione del sole sulle sue terre. In ogni modo la
pellagra deve la sua forma di malattia cutanea ai raggi
solari. Senza la dermatite mi pare difficile di poter conce-
pire questo morbo. Dopo Morgagni e gli avanzamenti del-
l'anatomia patologica tutti gli altri fenomeni si rifferiscono
Sl'LLA PELLAGRA 461
ad affezioni del cervello, e dei suoi inviluppi, ovvero de-
gli organi della vita nutritiva e principalmente del sistenna
gastro-epatico. Dentro le città, ed i paesi all'alterazione
della crasi sanguigna e dall' inormale riparazione per un
cattivo nutrirsi, o per patimento nervoso la cute può pa-
lesare il suo consenso con tutte le forme delle flegmasie
acute, 0 lente già conosciute; in campagna la pellagra
tiene luogo di tulle, e l'eritema del sole innocuo per tanti
anni acquista un carattere di malattia cutanea erpetica,
lebrosa, la quale poi reagisce sugli organi della vita ve-
getativa, e su i nervi. I nostri contadini non hanno cer-
tamente cura alcuna della pelle, pensano ben poco alla
biancheria, vivono per la maggior parte dell'inverno nelle
stalle, ma fra di loro si ritrovano difficilmente malattie
sordide. La rogna è rara assai, e nel corso di otto anni
io non ho veduto che un erpete della varietà Lichenoìde
di Alibert nelle mani di una figlia molto robusta nata di
una donna, che morì pellagrosa , e che fu moglie di Gio-
vanni Claretta della Parrocchia di S. Mauro. Al contrario
nell'interno di Solarolo, dove ho veduta quella povertà,
a cui Orazio dà il titolo di immonda, dove non manca
l'azione continua delle passioni, che in altri tempi si dis-
sero controstimolanti, ne quella della farina del cereale
americano io non ho mai veduta la pellagra.
Alcuni somigliarono questo male al morbo miliare.
Intesero forse che la condizione patologica del sangue ac-
concia al formarsi della miliare, e della pettecchia non
fosse dissimile da quella in che nasce la pellagra, che dal
loro corso in fuori avessero queste infermità somiglianza
fra loro e per i guasti addominali , e per la qualità del
vaneggiamento nervoso. Se non che tengo, che siasi troppo
detto essere il mesto delirio, e tutti i sintomi nervosi di
origine secondaria nella pellagra. Molti agricoltori presen-
tano tutti gli anni la scottatura alle mani cogli altri ca-
ratteri esterni, ed in essi questa affezione non è accompa-
462 OSSERVAZIONI
gnata che da un'irritazione, o esallamenfo cerebrale, ij
quale si accorda con una buona salute. E come l'epiderraide
può partecipare a tutti i mutamenti avvenuti nei visceri così
la risipola pellagrosa può associarsi a tutte le cacchessie.
E unita spesso alla scorbutica, e lo sfogliarsi delle man»
che non era che un segno della discrasia fu chiamato
uno scorbuto. La moglie di un certo Camangi delle vici-
nanze di Bagnara me ne offre la prova. Io la giudicai pel-
lagrosa, ma il parto di un figlio macchialo di scorbuto,
il grave affanno di respiro , e tutti gli altri sintomi mi fecero
sovvenire di Lind. Ad un giovine nipote del molto Reve-
rendo Sig. Parroco di Casanola nella convalescenza di una
grave dissenteria, che pose in pericolo la sua vita venne
con molto vantaggio la pellagra al dorso ed alle dita delle
mani, ed ora con un'ottima salute ne offre un esemplare
veramente bello. E Maria Frabetti vedova di Domenico Po-
letti di circa sessanta anni abitante appresso alle mura di
Solarolo dopo mollo misere affezioni morali fu presa da
dissenteria, che da alcuni giorni si è complicata colla pel-
lagra. Il dorso delle mani è coperto di croste nere che
cadono, e si rinnovano col gemere di un umore denso e
quasi inodoro; nei piedi Ella sente brucciore,ed un con-
linuo formicolaraento. Per le quali cose non è difficile di
capire come la malattia pellagrosa abbia origine da tutte
quelle cause, che possono indurre nel sistema gastro-epa*
lieo una condizione patologica , per la quale si forma un
chilo poco riparatore , e come i sintomi , il complesso delle
emopatie, degli studj, e degli effetti siano presso a poco
comuni a tutte le flegmasie sordide del tessuto dermoideo
descritte sotto il nome di lebbra. Ora quando in una loca-
lità queste flegmasie si presentano meglio in una forma
che in un'altra non pare assurdo il credere che ciò dipen-
da da influenze territoriali, da elementi topografici non
sempre saputi dall' Etiologia. Dopo Ipocrate, il quale scrisse
it trattalo De aere, locis, et aquis tutti conoscono, che
SULLA PELLAGAA 463
la terra produce gli abitatori simili a se come disse un
grande poeta, e che col cambiarsi della Geografia dei
Paesi ne cambia la Fiora, la Fauna, e l'Antropologia. E
come vi sono vegetabili ed animali proprii di certe località
così vi sono delle malattie e tanto quelli, che queste col
mutare di luogo soffrono dei cambiamenti a seconda delle
condizioni locali, ovvero dopo un certo tempo si spegnono
affatto non trovando gli elementi necessari al loro sviluppo.
Ondechè potrebbe essere permesso di chiamare la pellagra,
il male della rosa, ed il male rosso una lebbra indigena
dell'Italia, della Spagna, e della Gniana Francese. Alcuni
medici celebri e fra questi Pietro Frank, l'autorità del
quale ha tanto valore nella scienza avvisarono, che queste
forme di morbi cutanei non fossero che varietà della leb-
bra rossa la quale aveva sofferto delle mutazioni secondo
il clima e le abitudini sociali del luogo. La lebbra por-
tala in Italia per la prima volta se credesi a Plinio dalle le-
gioni di Pompeo ci viene descritta in tante, e così diverse
maniere dagli scrittori di tutte le nazioni, che non è dif-
ficile il credere come possa palesarsi sotto aspetto diffe-
rente. Nelle opere posteriori alle Crociale osservasi la me-
desima discrepanza. La quale però sembra limitata alla
semplice fisonomiadel morbo, poiché tutte le sordide im-
peligini hanno somiglianza fra loro negli altri rapporti. I
Legislatori più famosi d'Oriente l'Ebreo e l'Arabo non
proibirono certi cibi, e certe bevande, ne prescrissero pu-
. riflcazioni, ed abluzioni senza gravi ragioni di polizia me-
dica. Esiste un documento dell'ottavo secolo, che merita
qualche considerazione nella storia dei mali in discorso. È
una lettera attribuita ingiustamente, come dice Muratori,
al Pontefice Stefano Quarto, e diretta ai due Principi Fran-
cesi figli di Pipino, Carlo, e Carlomanno qnando il primo
trattava di prendere in moglie la figliuola dell' ultimo Re
Longobardo. Apparisce da questa lettera, che nella vecchia
MoQarcbia Lombarda la patria dell' endemia pellagrosa
464 OSSERVAZIONI
dominava anche allora una malattia cutanea propria dei
Lombardi chiamata col nome generico di lebbra, per cui
è detto che la razza loro è impura, e vile. Se questa leb-
bra di Lombardia fosse stata simile a quella, che regnava
epidemica in Germania ed in Francia, in cui allora per la
carità cristiana di S. Nicolò furono aperti per la prima
volta degli Spedali ai lebbrosi non eravi ragione di scrive-
re ff che l'illustre nazione dei Franchi superiore a tutti i
popoli, e la razza dei loro Re tanto nobile, e circondata
da tanta gloria sarebbe contaminata da una perfida ed in-
fetta Famiglia dei Lombardi, che non furono mai contati
nel numero delle nazioni, e che certamente erano nati
lebbrosi, n Ma o vecchia, o nuova, noi ora troviamo que-
sta malattia in Italia e sarà piiì importante dire qualche
cosa intorno alla maniera di curarla. Negli ultimi stadj
la necessità costringe di attendere alle complicazioni , o
per esprimermi meglio alle malattie alle quali la pellagra
è unita, perciò non è possibile determinare un sistema cu-
rativo, che questo sarà acconcio alla qualità della condi-
zione morbosa interna, in cui l'alterazione cutanea rimane
secondaria. Cosi non dimenticando mai , che essa indica
un processo eminentemente dissolutivo si cura lo scorbuto,
la lisi, l'idrope, la dissenteria la mania ecc. OgnuuQ sa
come l'esito sia quasi sempre infausto in questi mali molto
avvanzati senza il bisogno di credere all'essere specifico,
e maligno della pellagra. Così un sistema razionale di cura
può essere di grande vantaggio nel tempo, in che altri
la crede appena una malattia. Fra gli agricoltori la malin-
conia, la veglia, la sete continua, l'affania, 1* innormali-
tà del calore, la debolezza agli arti inferiori meritano ben
più attenzione che fra la gente molle , ed oziosa. È neces-
sario dunque torli subito alle loro abitudini di fatica, rac-
comandargliene caldamente la mondezza della biancheria
e della cute, perchè non si tiene mai conto quanto basta
dei suoi rapporti, sottoporli ad un modo di nutrizione
SVILA PELLAGRA 465
medicata, di bevande rinfrescanti lassative, di sottrazioni
sanguigne generali, e locali, di infusioni ^ e decotti amari.
I bagni di ogni maniera, i preparali di ferro, e le acque
minerali principalmente le marziali bevute per molti anni
sono di un grande giovamento. Alle acque minerali è uni>
lo il vantaggio di cambiar paese, e di torsi alle vecchie
abitudini, e molti pellagrosi appartenenti a famiglie dive-
nute agiate o per eredità, o per industria si ristabilirono
eoo questa semplice cura. Nella primavera T uso del bouil'
lon aux herbes dei Francesi adoprando quelle erbe, che
secondo la diatesi particolare sembrano indicale come le
crocifere, le fumarie, le cariofillee ecc. serve di grata , ed
utile medicina. Io mi sono compiaciuto spesse volle di que-
sto ordine di cura; il tempo potrebbe ancora sgannarmi.
Intanto Ella faccia di quesle ciance quel conto, che crede,
poiché per me il suo giudizio è inappellabile. Perdoni e
conservi sempre la sua grazia al )SUO kS.flo ed Obb.mo
Discepolo.
Solatolo 22 Aprile 1852.
o<^^^c?^ìfiP4§t^^
466
SUL cosi DETTO CAPOSTORNO
RAGIONAMENTO
DI TELESFORO TOMBARI
( Continuazione , vedi pag. 289. )
e >3>>» « cc'<:° —
Affetto impertanto l'auimale da questa alterazione ^
mostrasi ora stupido , con occhi semichiusi , ora troppo
vivace, con i vasi della congiuntiva molto turgidi, con
bocca calda più del naturale, ed avente un esaltamento
in tutto il suo organismo. I rimedi! pronti ^ e ben adattati
possono molte volte ricondurlo nello stato suo primitivo.
Quindi i salassi generali, e locali^ i rinfrescativi, i pur-
ganti, il riposo, la dieta regolare, il ghiaccio applicato alla
regione occipitale, saranno opportunissimì, seppure de-
campasi dagli usi irragionevoli, che se dopo la prima e
la seconda sanguigna non veggasi miglioramento stabile,
si dia per perduto l'animale, e se ne faccia vendita pel
macello. Riliensi pei nostri mestieranti, che la sola san-
guigna abbia da guarire tutti i mali, trascurando poi di
mantenere , e di apprestargli altri medicamenti opportuni
a temperare e dissipare lo sconvolgimento svoltosi nel suo
individuo. D' onde ne deriva lo sgomento portato e con-
servato dagli empirici nel giudicare a prima vista perduto
un' animale , allorché dia segni di una cerebrale affezione ,
senza aver altro tentato, che una o due sanguigne, per
le quali se non producesi immediato 1' effetto , la fatalis-
sima sentenza di morte pronunciasi. Ogni malattia però
percorre i suoi stadii, ne può pretendersi di comandare
SUL CAPOSTORNO, T. TOMBARI 467
alla natura pel subitaneo ristabilimento dello sconnesso
equilibrio, a seconda dei nostri desideri! , e del nostro in-
teresse , ma sibbene converrà soccorrerla coi mezzi del-
l'arte con sano raziocinio applicati, onde possibilmente
raggiungere un'esito felice.
Susseguono quindi quelle lesioni, e forse le più fre-
quenti per stravasi linfari , o idropisie, che idrocefali si
chiamano, per rammollimenti, per formazione d'idatidi,
le quali o per depravala costituzione, o per cattivo go-
verno, nutrimento, ed altri riprovevoli abusi il cervello
dei diddattili invadono. £ cosa notissima, che gli animali
giovani, e la maggior parte delle bestie bovine, così dette
da spasso, si trascura di mantenerle con quella nettezza
voluta per la stregghiatura, per cui veggasi ripieni di lo-
ja, di polvere, e si riempiono di pidocchi per modo, che
da lungi scorgansi le lendini sotto forma di macchie bian-
co-giallognole. L' impedita cutanea perspirazione , la smania,
la veglia, il prurito vivissimo, da cui questi animali sono
presi, unitamente ad altre cause, che accennerò qui ap-
presso, conducono l'individuo ad una emaciazione schifo-
sa, che da vero raarasmo ci sembra affetto. Sogliono pur
anco i coloni alcuna volta sottometterli alla fatica in tale
stato di debolezza, da infievolirne sempre piii la non
formata loro costituzione, e da renderli infermicci, ed a
molte indisposizioni soggetti. Il tenere queste bestie a
sterilissimo nutrimento per intera stagione, qual sarebbe
l'inverno, produce tale dimagramento da far credere a
tutta prima esser prese da una qualche cacchessia. Ed in-
vero per me credo , che per essere cibate di grossolane
sostanze, contenenti pochissimi od alterati nutritivi prin-
cipii , e per conseguenza di assimilazione difficile, si operi
nel loro organismo un'alterazione piuttosto significante,
perchè veggonsi macilenti nell'abito del corpo, con tutte
le membrane mucose presentanti un rosso molto dilavato;
la pelle si è resa coriacea, gli escrementi formati di pie-
468 SUL CAPOSTORNO
ciole sibale, dure, ed aride, per cui caduti in uno stato
di atonìa, hanno disordinate le azioni organico-vitali, me-
diante la produzione dei vizii umorali, che, impoverendo
la generale nutrizione, manifestasi un totale sbilancio nel-
r individuo. Introdotte per verità negli stomachi di questi
diddalili sostanze non atte abbastanza per la loro nutrizio-
ne, e per la digestione, preparare non si ponno i nuovi
materiali per essere sostituiti alle perdite contiuue, i quali
per i fluidi nei solidi vengono depositati nell'azion della
vita. Eseguendosi adunque una chimificazione molto alte-
rala, il sangue non potrà mai ricevere que' sostanzio-
si principi! da recar nutrimento agli organi, che percor-
re, e rimanendo esso pochissimo vivifìcalo, piullostochè
accrescerli e rinvigorirli, li fa cadere in uno stato di de-
perimento, e di lassezza. Non esistendo più quell'armo-
nica relazione fra i sistemi tutti del corpo, e seguendo
uno sbilancio fra l'assorbente e l'esalante, nascono quei
versamenti linfari maggiori o minori da formare idropisie
generali o parziali , a seconda dell' influsso ricevuto , e della
predisposizione in cui trovasi quello o tal altro viscere.
Ne proviene quindi, che anche i nervi, necessariamente
indispensabili all'esercizio di tutte le individuali funzioni,
rimangano inabili a mantenersi coli' energia richiesta,
perchè il sangue non serve più a sorreggerli abbastanza
negli atti sensiferi ed animali. Ond'è, che la medesima
impressione risentano i di loro centri nella stessa maniera
di rotto equilibrio, a norma che il fluido irrigatore sia
capace a propagarla. Oltre poi il generale sconcerto ope-
rato in lutto l'organismo, il cervello vieppiù cade in
maggiore squilibrio pel rapporto diretto che passa tra
questo e lo stomaco, mediante le diramazioni, che nervi
pneumogastrici appellansi.
Essendo lo stomaco nel presente caso il primo a per-
dere la forza vitale, col modificarsi la sua attività nel
decomporre gli alimenti , e preparare materiali riparatori
T, TonBARi 469
per r individuale riproduzione, non può a meno di par-
tecipare al centro nervoso gli stessi suoi effetti. Ciò si
effettua mediante le sostanze cibate peccanti nella qualità
e quantità, le quali non contenendo materiali assimilativi,
coercilano lo stomaco a raddoppiare di sua forza per es-
sere in parte decomposte, per cui rendesi alterata la
azione, e prolungandosi il soggiorno delle deglutite so-
stanze per la maggior parie non assimilabili, fermenta-
no poi, e separano emanazioni gasose acri e stimolan-
ti, che eccitano le sue interne pareti, e ad invadere la
massa encefalica consensualmente si portano. Ond'è, che
oltre le accennate cause generali, anche questo stato ir-
ritativo parzialmente concorre a preparare a poco a poco
uno sbilancio nel cervello, e questo si compie e si ma-
nifesta il più delle volle, quando gl'animali, colle forze
digestive alterate o modificate, vengon posti a più lauto
cibo, siccome nella primavera , che componesi di erbe te-
nere e socculenti, dalle quali, per la violenta fermenta-
zione, che subiscono, vien separala una maggiore quan-
tità di aria fissa , o gaz carbonico eminentemente irritante.
Che la relazione tra il cervello e lo stomaco sia inti-
ma, è un fatto dalla esperienza comprovalo. Si leghi, o
recida a bella posta una delle branche nervose dell' oliavo
pajo, si vedrà toslo cadere lo stomaco in uno stato d'ina-
zione, per modificarsi la forza eretliva dell' interna villosa,
nello agire alla decomposizione delle alimentari sostanze,
per cui le digestioni malamente si eseguiscono. Se poi
ambo le diramazioni nervose venghino lese, allora lo sto-
maco cade in una vita totalmente inattiva, siccome preso
da violenta paralisi. Accade similmente, quando il sangue
o soverchiamente animalizzato, o depauperalo de' suoi
principii, ottundala nervosa sensibilità, e la privi di quella
forza elettrica, che a mantenere l'individuo nello slato
sano richiedesi. Della stessa guisa però, che lo stomaco
privato della relazione dì rapporto col cervello, cade in
470 SUL CAPOSTORNO
una vera atonìa, questo fa rissenlire a quello i suoi infliis'
si, allorché la forza vitale venga anormalmente o ecci-
tata, o diminuita. A misura adunque dell'esaltamento, o
stato depressivo dello stomaco , rimane di consenso leso
il cervello, siccome è altresì vero, che quando il cervello
cada in qualsiasi stato morboso, l'apparecchio digerente
non eseguisce più regolarmente le sue operazioni. Di que-
ste alterazioni adunque i nervi ne sentono tutta l'effica-
cia, e sono essi, che ricevono l'attitudine a far sentire
certi appropriati stiraoli, e di trasmettere in certe circo-
stanze al cervello quelle affezioni, dalle quali ponuo es-
sere compresi. Di tal guisa il canale alimentare sente l'a-
zione dei cibi, e dei raenstrui digerenti, e reagisce pe'
suoi nervi, adempiendo le funzioni, che gli spettano. Che se
quest'organo venga comunque straordinariamente affetto,
egli è certo, che influisce sul cervello, siccome questo
viscere nelle sue turbolenze reagisce su di esso. Non v' ha
chi ignori, che il tubo alimentare partecipa alle disordi-
nate funzioni celebrali al segno, che la digestione o non
si fa, o si fa male. E la ragione di ciò sta nella sensibili-
tà impressa ai nervi, per la quale e sentono gli slimoli,
e 1* impressione al cervello ne trasmettono ; è in essi pro-
prietà variabilissima, rendendola alcune circostanze più
pronta e vivace , altre ottundendola , e notabilmente dimi-
nuendone la forza. Ond'è che per quest'intima relazione
noi veggiamo presi gli animali da malori del capo, da ver-
tigini ecc., per saburre intestinali causati, e questi pure
nella comune pratica sì credono incurabili , non per altro
a mio credere, perchè realmente non si prendano a cu-
rare. Diffatti sarà dessa una cura razionale, se nel caso
di esaltamento consensuale del cervello si prosegua , come
è di uso, di praticare emissioni di sangue, trascurando
quei rimedii, che a liberare le vie digerenti rimirino? Sarà
ben fatto adunque in simili casi, allorché l'animale dia
segni di alterazione al capo , proveniente da gastrico im-^
T. TOMBARI 471
barazzo, di usare sostanze purgative innanzi tutto, e la
dieta 5 onde togliere la cagion morbifera nello stomaco
esistente, il quale liberato, cessano pur anco gli effetti
conseusuali del cervello. Per colai modo si sono veduti
ritornare nella perfetta sanità certi animali , che già erano
stati dichiarati non guaribili, essendo dovere del medico
veterinario investigare le cause, onde sapere appropriare
que' mezzi valevoli a dissipare possibilmente gli effetti.
E ritornando sulli idrocefali, dirò, che l'ozio com-
pleto eziandio, nel quale il più delle volte si tengono
questi animali giovanissimi nell'invernale stagione, e per
lo più rinchiusi in angustissime stalle, ove le continue
emanazioni ammoniacali portauo eccitamento nell'indivi-
duo ; il porli a pascolare erbe pregne soverchiamente di
acqua , o possedenti una proprietà ostruente per l' imbratto
di melma, o di arena, contribuiscono tutte alla deprava-
zione dei liquidi e dei solidi in uua maniera incredibile.
Quindi è, che dalla discrasia del sangue, e perverti-
mento della linfa procede, secondo 1' opinione più conva-
lidata la formazione di quelle idatidi,o vescichette ripiene
di linfa, contenenti vermi microscopici, così detti entozooa-
rii , i quali nella linfa stessa depravata trovano propizia
occasione al loro sviluppo. Per l'alterazione di questi umori,
noi veggiamo presi gli animali or da idropisie cerebrali,
ed ora dalle citate vescichette, le quali a spese del cer-
vello stesso aumentandosi, comprimono le sue pareti, e
ne alterano le sue funzioni, o nulle le rendono. Né è
vero, che riconoscere si possa, come alcuni autori pre-
tendono, se r affezione morbosa sia proveniente da raccolte
linfari libere negli emisferi del cervello, o nella pia o dura
madre] o se da esistenza delle idalidi, essendoché gli ef-
fetti sono assolutamente identici, vale a dire lo stordi-
mento, la perdita della vista da uno o d'ambo gli occhi,
per r esercitata pressione da questi corpi sui talami ottici,
ossivero per la di loro atrofìa, per cui la' retina vien pa-
472 SUI CAPOSTORNO
ratizzata j né dal preteso calore aumentato sulla nuca in
qualche punto, dal quale francamente decider si possa
del luogo fisso ammalalo. L'esperienza ci fa conoscere,
che caduto un animale in tale stato morboso, per quanto
attentamente si esplori la region cervicale, nulla all' esterno
ci è dato sentire di preternaturale, per cui gli abbagli sono
grandissimi nella pratica, quando dagli esercenti s'imprenda
a trapanare il cranio, nella mira di vuotare la linfa raccol-
ta. Il fatto si è, che mediante questa trapanazione non solo
non si rimedia alla evacuazione della linfa stravasala, ma
si procura con tal mezzo una vera irritazione, e fors'anco
uno stalo flogistico , per la lesione delle sierose membra-
ne, che tutta ravvolgono l'encefalica massa. Come mai
potrassi decidere, se lo stravaso o le idalidi esistano tra
meningi, ossivero nell'interno dei ventricoli cerebrali, o
nelle varie altre sue parli? Difficilmente potendosi cono-
scere la quantità del liquido rinchiuso nella cavila del
cranio, e molto meno la sede o località del medesimo,
quest'operazione dovrebbe essere rarissima, per non ag-
gravare la condizione del cervello slesso, ma invece ve-
desi praticata sì spesso, tuttoché risulti di una continua
infruttuosità. Ed invero ammesso pur anco , che si venisse
alla portata di conoscere la località dell' afflusso umorale,
o della formata idalide, e che la trapanazione raggiungesse
Io scopo dell'evasione dell'umore raccolto, questa ese-
'guire dovrebbesi con moltissima maestria, da non appor-
tare gravi danni di specie diversa. Ma se l'accumulamento
linfare esistesse nei ventricoli cerebrali, od in qualche
altra sua parte, potrebbesi senza danno perforare la so-
stanza cinerea e midollare del cervello? E concesso an-
che, che alcun inconveniente non ne provenisse, sì ri-
niedierebbe radicalmente al male colla puntura, e coll'e-
scila del liquido contenuto, se di riparare al generale
con valevoli presidii totalmente venisse trascurato? E certo ,
che dipendendo questa morbosa affezione il più delle volte
T. TOMBARI 473
da universale alterazione dei liquidi per i principii disaf*
fini nei solidi intromessi , nulla si otterrà di satisfacente ,
se s' imprenda la cura soltanto locale , non pensando di
ritornare lo stato tonico in tutti i sistemi già squilibrali
per la cattiva nutrizione e pessima digestione, mediante
la quale non potendo ricevere il sangue i materiali ripa-
ratori alle perdite, rimarranno tutti gli organi presi da un
languore tale, da non poter più funzionare, giusta il loro
stato normale.
Concorrono pure a ciò i costituzionali difFetti por-
tati per la cattiva scelta dt'gli animali riproduttori, perchè
sottomessi alla fecondazione o in un età troppo tenera,
od estenuati dagli accoppiamenti, o ripieni di morbose
viziosità, non ponnoche riprodurre debolissime costituzioni
a mille infermità soggette, siccome ho già esposto in al-
tra mia memoria, nel Propagatore Agricola pubblicata,
dimostrando quanto influir possano i mali accopiamenti
al deterioramento delle forze fìsiche nei nuovi prodotti
animali.
Accade pure spessissimo, che un ingorgo, o la for-
mazione idatiginosa, siccome nel cervello, affetti ancora
lo spinai midollo. E questo osservasi per lo più negli ani-
mali, deboli per costituzione, o ridotti in tale stato da
soverchia fatica. Dipartendosi da questo centro moltissimi
nervi, che alla vita sensitiva, ed ai sensi inferiori, cioè
all'apparecchio muscolare, come principio di movimento,
destinati sono, chiaro risulta, che quando il centro per
qualsiasi stato morboso rimanghi affetto, ne partecipino
medesimamente anche le diramazioni, producendo paralisi,
movimenti convulsivi , o somma difficoltà nell' eseguire gli
atti di locomozione, o perdita totale del senso in una, o
tal altra parte della macchina animale, giusta l' afflusso
umorale , o r idatide , che invada parzialmente , od in mo-
do totale un punto piuttostochè un altro. E perciò, che
non di rado scorgiamo parecchi animali bovini, di alterata
N. Ann. Se. N*td«. Serir III. Tomo i. 31
474 SUL CAPOSTORNO
costìluzione, rimanere affetti o da totale paralisi degli ar-
ti, o da paraplegia, o da moti cootuIsìtì, senza che ab-
biano un esaltamento febbrile, né che l' affezione cere-
brale accompagni la morbosità nella rachide , e ninno stu-
dio vi si ponga per conoscere la causa alterante , se idio-
patica o consensuale, se o nò flogistica, ma invece si giu-
dica perduto l' animale, senza nulla tentare. E seppure
una cura venga a questi apprestata, la si è di lieve mo-
mento, e dannosa, riducendosi tutta all'esterno, e per
lo più controindicata dalla natura del male. Veggonsi ap-
plicare cerotti raffazzonati in stravagantissimo modo, o
cretato sulla region lombare, onde ridonare vigore e to-
nicità ai muscoli, che gli empirici chiamano «/"orsafi, per
la perdita della quale l'animale trovasi impedito di stare
in sulle gambe. Quindi bagni di aceto caldo nella vista
di corroborare, ignorandosi da essi il valore di questa
acida sostanza, che è di leggiero deprimente. Finalmente
sanguigne ripetute, che a nuli' altro valgono, se non ad
aumentare lo stato depressivo, dal quale trovansi assaliti
gli animali. Ne consegue da ciò uà deperimento sempre
maggiore in quelle povere bestie, che finalmente finiscono
la loro vita iiiuliluienle martoriata.
A diradare finalmente questi malori, sarà giusto, che
si allontanino le cause, per quanto è in noi, che li prò*
ducono, non essendo tulle le volle possibile, nel caso di
loro manifestazione, potervi rimediare con appropriata
cura, perchè quando in molte circostanze ne siamo av-
vertili, la disorganizzazione tocca il suo colmo. Non sarà
dunque inutile ripetere , che migliorare si debba la condi-
zione di questi esseri animali , i quali pel modo brutale
di riproduzione, pel cattivo nutrimento, per la pessima
educazione, riportano una fìsica costituzione cagionevole,
alterata per le male digestioni , pel consumo precoce delle
forze materiali, mediante le laboriose fatiche superiori di
gran lunga all'età, all'individuo, alle quali senza discre-
T. TOMBARI 476
zione vengono assoggettati. Subentrando adunque la ragio-
ne al capriccio, alle abitudini grossolane ed erronee, a-
Tretno a lanienlare certamente minori disastri, di quelli,
che oggi ci toccano per incuria, e colpa nostra. E riepi-
logando conchiuderò, come mai potremo attendere di
avere sani e vigorosi allievi nelle specie didattili, se ge-
nerati da padri e madri diffettosi, se il metodo igienico
è tutto estraneo alle leggi della natura? E massima d'a-
gricola economia l'alimentar bene il bestiame per olle-
nere tutti i mezzi profittevoli per la coltivazione dei
terreni, e per il commercio. E pur legge di regolala
igiene il pascerli con sostanze nutrienti date a regolata
quantità, onde non procurare l'indebolimento di loro co-
stituzione. Ma questo metodo economico, questa igienica
legge malamente si conosce dai nostri tenitori di bestiame.
Alloraquando per questi esseri corre il bisogno di nutrirli
sostanziosamente, onde con regolarità proceda lo sviluppo,
l'aumento ed il vigore degl'organi componenti la mac-
china animale, si è appunto in tal tempo, che vengono
cibati di grossolane sostanze, non confacenti né alla deli-
catezza del loro stomaco, né alla forza dei succhi gastri-
ci, perchè non conlenenti principii bastevoli per la pro-
pria nutrizione. L'allontanare adunque le cause predispo-
nenti e determinanti le discorse morbose affezioni, dev'es-
sere, per quanto sia possibile, la prima cura, che dob-
biamo intraprendere. Un buon nutrimento sano, e sostan-
zioso invero dovrà essere adoperato in ogni tempo, per-
chè si mantenga negli animali quell'armonica relazione
tra il sistema vegetativo e sensitivo troppo necessaria al
loro sviluppo, in una parola alla perfetta sanità. Che
se il sangue rimanga languido riparatore, perchè privalo
delle particelle omogenee, assimilabili, acquisterà princi-
pi! disaffìni, eterogenei, e questa disaffinità, od elercge-
nia è quella, che rende alterati tutti gli organi della mac-
china animale. Sarà pure opportuno soccorrere radicalmente
476 SCL CAPOSTORJJO, T. TOMBARI
questi animali, allorché soggiacessero nelle discorse afTe»
zioni per squilibrio dei sistemi, oltre al buon vitto, con
mezzi depurativi e tonici, assoggettandoli all'uso del ferro,
onde correggere i vizii nel sangue, e della valeriana per
modifìcare 1' azione del nerveo sistema, e di altre sostanze
tonto internamente^ quanto per T esterno che Irò vansi in-
dicate dai nostri più accreditati patologi.
Di tal guisa operando, la medicina veterinaria mag-
gior credito acquisterebbe, perchè questa scienza non con-
sisle soltanto nel debellare le manifestate malattie, per le
quali non di rado rendesi insufBciente, ma sibbene ad in-
dicare un metodo igienico opportuno a prevenire, ed im-
pedire i fisici sconcerti.
o^rcX^^^a^^^
477
CONSPECTUS
mmmm herpetoiogiae et amphibioiogiab
CAROLI LUCIANI BONAPARTE
Edilio altera reformata. l&BO.
( Continuazione , vedi pag^ 89. )
CLASSIS IV AMPIHIBIA.
SOBCLASSIS I. BaTRACHIA
Ordo 1. Ranae.
i. PiPiDAC. Foss. Eur. Sp. Num.
1. Pìpina 0. America mer. 1
2. Daclylethrina 0. Africa mer. 1
2. Myiobatrachidae.
3. Myiobatrachina 0. Australia. 1
3. BOMBINATORIDAE.
4. Botnbinatorina .... 3. 1. Europa Asia. 2
5. Pelodytina 1. Europa. 1
6. Alytina 1. Europa. 1
7. Cycloramphina 0. America mer. 3
4. Pelobatidae.
8. Pyxicephalina 0. Africa. Amer. 4
9. Pelobatioa 2. Europa. Asia. 2
5. Ranidae.
10. Ranina 8. 6. Cosmopolit. 30
6. Hytidae.
11. Hylina 1. Cosmopolit. Ò5
478 conspectus etc.
7. Hylakdactylidab.
12. Hylaedactylina 0. Malaiasia. 3
8. EUBAPHIDAE.
13. Eubapliina 0. America mer. 4
9. Ceratophreidae.
t4. Megalophreidina 0. Malaiasia 2
15. Ceratophreidina 0. Amer. mer. 3
tO. Engystomidae.
16. Leinperina 0. America mer. 1
17. Engystomina . . . • . .0. Afr. As. Am. 6
18. Rhinodermina 0. America mer. 1
11. BUFONIDAE.
19. Brevicipilina 0. Af. As. Oc Am. 6
20. Biifonina 2. 4. Cosmopolit. 18
13. 16. 145
Ordo 2. Salamandrae.
12. Plburodelidae.
21. Pleurodelina { Salaman-
dridae, p. Gr. ) 1. Europa mer.
22. Bradybatina ( Salaman-
dridae , p. Gr.) 1. Afr. s. Eur. m.
13. Salamandridae.
23. Seiranolina {Salaman^
dridae i p. Gr. ) 1. Eur. mer.
24. Salamandrina (Salaman-
dridae, p. Gr. ). . . 1. 2. Eur. Am.
25. Mo\Qwa {Molgidae,GT.) . . 0. Asia orienl.
26. Tritonina {Salamandri-
dae, p. Gr. ). . . .
14. Geotritonidae.
27. Mycetoglossina ( Pletho-
dontidae, Gr. ) 0. America s.
2. 7. Cosmopolit. 10
14
CONSPECTUS ETC 479
" 28. GeotiJtonina t. Europ. raer. 1
3. 13. 35
Orio 3. Pseudo-Salamandrae.
15. Andriantidae. Fossil.
29. Andriantina .... 1.
16. SlEBOLDlIDAE.
30. Sieboldiina {Protonopsei-
dae, p. Gr. ) 0. Japon. 1
17. Protonopseidae ( Pseudosau-
ria , p. Gr. ).
31. Protonopseina ( Proto-
nopseidae , Gr. ) 0. America 6. t
18. Ampbiumidae.
32. Amphiumidae , (^mpAm-
midae, Gr.) 0. America 6. 1
1. 0. 3
Ordo 4. Protei.
19. Hypochthonidae ( Meantia, p. Gr. )
33. HypochthoQina (Protei'
dae 5 Gr. ) 4. ? Europa. 1
20. Sirenidae (Meantia, ip. Gr.).
34. SUemua (Sirenidae, Gr.) . . . 0. Am. s. 3
21. Necturidab (Meantia, p. Gr. ).
35. Neclurifla (Profejdae, p. Gr.) . 0. America s. 1
22. SiREDONTiDAE (Larva Batra-
chii ignoti, Gr. ).
36. SiredoQtina 0. Mexico 1
4. .
480 CONSPECTUS ETC
SUBCLASSIS li. PeROMELÌ.
Ordo 5. Ratrachosaurii. Fotsil..
23. Batrachosaqridae. Fossil.
37. Balrachosaurina 25.
25.
Orda 6. Batracophidii (Caeciliae)
24. Caegiiiidae {Pseudophidae, Gr.).
38. Ceciliina (Caec«7mdae, p. Gr. ). 0. Am. As. Afr. 7
39. Epicriina (Caeciliade, p. Gr. ) . 0. Asia. 2
40. Siphonopina {Caeciliade, p. G.). 0. America. 2
0. U
Specterum Amphibiorum viventinm numeru» 200.
Specierum Amphibiorum Europ. numerus 30.
Specierum Amphibiorum Foss. num. SO.
APPE]\DI€E
KEIXDICOIXTO
DELLE SESSIONI
ae/ca
mm\ mmk della psovincia di bologìiia
PRESIDENTE
PROFESSORE GAY. ANTONIO ALESSANDRINI
►^^^^ì^a**** •
Sessione Ordinaria delli 8 Febbrajo 1852.
( Continuazione , vedi pag. 328. )
Per ultimo il Segretario delle Deputazioni Se-
zionali, Sig. Prof. D. Santagata da lettura di una
Memoria del Sig. Dott. Luigi Barbieri di Querceto
intitolata — Annotazione sul danno che recano le Ca-
pre nelle parti boschive montane del Governo di Lojano.
In questo scritto, già letto a quella Deputazione
Sezionale, il Sig. Dott. Barbieri espone che i quattro
Comuni , che costituiscono quel Governo , cioè , Lo-
iano , Monghidore , Mouzuno e Monterenzo hanno
una considerevole estensione di suolo montano, co-
perto ( esclusone quello ridotto a coltura ) per quat-
tro quinti di castagni e querele, poche roveri, e
molti Cerri, atto pure alla vegetazione d' altre simili
piante giovani, insieme allo spino, il ginepro, il
N. Ann. Se. Katur. Serie HI. Tomo 5. 32
482 APPENDICE
frassino, 1' oppio, ed altri alberi di frutti selvatici , e
virgulti d' ogni genere. Essere proQcuo e necessario
conservare le dette piante , ed anzi farne sorgere e
vegetare altre ancora. Al che però egli avvisa tor-
nare sommamente pregiudicevole la capra, la quale
col suo morso uccide le piante cui addenta , e a
poco a poco distrugge i boschi impedendone la ri-
produzione , e lasciando quindi nella più grande in-
digenza il montanaro , che da soli prodotti boschi-
vi ricava il necessario per vivere. Oltre poi a tale
gravissimo danno il Sig. Dott. Barbieri fa notare
che la capra è animale per se di poco vantaggio :
il suo latte contiene scarsa quantità di butiro, onde
1 formaggi che se ne formano, riescono inferiori agli
altri , ancorché sieno misti col latte di pecora ; la
capra allorquando non figlia, e per conseguente non
dà latte , niun utile produce che valga almeno a
sopperire le spese di mantenimento; la comunione
sua colle pecore torna a queste perniciosa, percioc-
ché r urto del suo frequente cozzo è nocivo alle me-
desime , massime quando sieno in istato di pregnanza.
All'incontro sbandite che fossero, come propone
il Sig. Dott. Barbieri , le capre dal territorio di Loia-
no, il montanaro vedrebbe assai utilità nel sostituirvi
le pecore, le quali lasciate tranquille viemeglio pro-
spererebbero, e maggiori prodotti darebbero. OltraC'-
ciò, egli nota , come le pecore mansuete pascolino la
sola erba, rispettando le tenere piante boschive; come
buono sia il latte che porgono , onde si formano ec-
cellenti formaggi ; come da esse due volte l' anno
si ottenga il prodotto della lana , che a sufficienza
compensa le spese del loro mantenimento. Né valer
APPENDICE 483
possono le obbiezioni, che la capra dà maggior quan-
tità di latte; che di più si ricava dal capretto; che
ella di tempera più robusta va soggetta a minori
infermità ; perciocché , come si è detto , se più ab-
bondante copia di latte si ottiene dalla capra, que-
sta non compensa la migliore qualità , che si ha
dalla pecora. È vero vendersi a più caro prezzo il
capretto dell' agnello , ma tale utile non può stare
a fronte dei danni sopraccennati; inflne quanto alle
infermità, ove si prodighino alle pecore le necessarie
cure, si tengano lontane dalle capre, le si riguar-
dino dalla perniciosa rugiada , si porga loro mas-
sime nell'inverno più nutritivo foraggio, conveniente
quantità di sale agrario , e qualche poco di biada ,
si ha fondamento per credere , che non cederanno la
robustezza alle capre istesse ; le quali cure e spese
saranno poi largamente compensate dal maggiore
utile che si potrà ritrarre da questo quadrupede. Per
le quali cose conchiude che siano da sbandirsi le
capre dai luoghi, ove vegetano o possono vegetare
piante arboree, e sieno relegate in quelle parti sterili
o balze , nelle quali sorgono arbusti e sterpi soltanto;
che tornati inefficaci i reiterati reclami fatti per ot-
tenere un tale benefico provvedimento, sia da pre-
garsi la benemerita Società Agraria, tanto sollecita
neir accordare il suo appoggio a quanto può inte-
ressare la selvicoltura , acciocché presso le compe-
tenti Autorità col suo autorevole volo promuova le
opportune disposizioni.
La Società desiderosa di cooperare alla conser-
vazione dei nostri boschi , ha approvate in genere
le osservazioni del Sig. Dott. Barbieri, indicale per
484 APPENDICE
questo utile fine , ed ha con piacere appoggiato il
voto del Chiarissimo Signor Presidente , perchè se ne
rimetta la Memoria alla Commissione dei migliora-
menti agrari.
Sessione Ordinaria delli 12 Febhraro 1852.
Si dà cominciamento colla lettura del verbale
riferibile alla precedente adunanza. Poscia appro-
vato il medesimo , comunicasi ai Soci presenti un
Dispaccio di S. E. Rma Mons. Prolegato e Commis-
sario Straordinario , col quale vengono approvate le
seguenti nomine , che la Società a norma del Rego-
lamento, fece nell'adunanza straordinaria 18 scorso
Gennaio. Vengono quindi annoverati e proclamati
Soci Ordinari i Signori , Ing. Francesco Gualandi ,
Giuseppe Guidi , Conte Carlo Marsili , March. Luigi
Pizzardi, e Ing. Pietro Pietra, i quali appartenevano
innanzi all' ordine dei Soci Onorari o Corrisponden-
ti Residenti.
Vengono poscia pubblicati 1 nomi , dei nuovi
Soci Corrispondenti delle Deputazioni Sezionali, e cioè
Per Loiano i Signori Maestrani Francesco , e
Menarini Domenico.
Per Medicina : Fiorini Nicola.
Per Budrio : Neri Giuseppe, Pasquali Gaetano,
e Bonora Luigi.
Per Persicelo : Martinelli Dott. Massimiliano ,
Morisi Dott. Ferdinando, Masetti Dott. Alessandro,
Cuccoli Luigi , Guidalotti N. U. Girolamo , Candini
Amos , Zucchi Angelo , e Rossi Alessandro.
APPENDICE 485
Per S. Giorgio di Piano : Calzoni Giacomo, Ca-
valieri Pietro , Candini Eugenio , Serrazanetti Isido-
ro, Luminasi Cesare, Baroni Giovanni, Simoni Luigi.
Per Bazzano : De Maria Giuseppe , Arcangeli
Virgilio, De Maria Michele, Osti Damiano, Lolli
Luigi , Rocchi Pietro , Ferretti Filippo , Gardini Ca-
millo , e Donati Giuseppe.
Per Poggio Renatico : il Sig. Balboni Antonio.
Quindi vengono pubblicati i nomi dei proposti
alle cariche nelle seguenti Deputazioni Sezionali già
approvati dal Superiore Governo e sono
Per quella di Loiano : il Sig. Menzani Raffaele
nominato Direttore in luogo del Signor Frontini
Luigi, che attesa la distanza di sua dimora dal Ca-
po Luogo , si crede di esonerarlo da tale ufficio, no-
minandolo a quello di Vice Direttore.
Per quella di Vergato, si nomina a Vice Diret-
tore il Sig. Luciano Monari.
Per quella di S. Giorgio: avendo rinunziato il
Sig. Sante Sarti all' Ufficio di Direttore, si è sostituito
il Sig. Antonio Fava.
Per quella di Bazzano : a Direttore il Sig. Gio-
vanni Ferretti, e Vice Direttore il Sig. Raffaele q.m
Carlo Minelli, e a Segretario il Sig. Giuseppe Donati.
Infine per la Deputazione di Poggio Renatico :
a Direttore il Sig. Giuseppe Fornasini, in luogo del
Sig. Federici , che ne emise rinunzia.
Leggesi pure dal Segretario lettera dell* Eccelsa
Commissione Amministrativa Provinciale, colla quale
partecipavansi alla Società, le misure prese, e gli
ordini dati, affinchè le piantagioni d' alberi, eseguite
in via d' esperimento nel comune di Castiglione , ve-
486 APPENDICE
nissero custodite e difese dagli agenti provinciali ^
incaricati di invigilare per la esecuzione delle leggi
che alla conservazione dei boschi si riferiscono.
Prosegue la Sessione colla comunicazione delle
varie lettere di ringraziamento, inviate dai Soci Corri-
spondenti e Residenti , e cioè dei Signori Cuppari
Prof. Pietro di Pisa ; Calzolari Dott. Ercole , Dalla
Rovere D. Luigi , De-Ferrari March. D. Raffaele
Duca di Galliera , tutti di Bologna.
Leggesi ancora altra lettera inviata dal Sig. Prof.
Gio. Contri per ringraziare il Corpo Accademico ,
della sua nomina a Segretario della Società, pel se-
guente triennio, e per attestare alla medesima il de-
siderio di cooperare ai suoi lavori, appena la sua
mal ferma salute glie lo avrebbe permesso.
Dopo ciò il Segretario della Commissione per
le Deputazioni Sezionali, diede comunicazione al Cor-
po Accademico, di una nota scritta dal Sig. Menzini
di Anzola , e già presentata alla Deputazione Sezio-
nale di Persiceto , intorno il bisogno Di una più este-
sa e completa Istruzione negli esercenti la Veterinaria,
Sul quale argomento il Chiarissimo Sig. Presidente
crede di riferire , come il Superiore Governo per
recenti disposizioni Universitarie, abbia stabilito che
i giovani vogliosi di dedicarsi agli studi di Veteri-
naria , sieno in prima istruiti nelle lettere e nella
filosofìa, siccome per le altre scienze è provveduto.
Ne avvisa poscia i Soci presenti ad appoggiare que-
ste lodevoli disposizioni , col dare la preferenza ai
buoni Veterinari, e divulgare ai coloni ed agenti di
campagna, la necessità ed i vantaggi di ricorrere ai
Veterinari bene istruiti , anziché ai meno avveduti
APPENDICE 487
ed ignari , li quali però quantunque sembri sieno
più discreti nei prezzi delle funzioni sostenute , pure
lucrano di soverchio , perchè quasi sempre con danno
del ben essere del bestiame, e della saggia economia
campestre.
Per ultimo viene ammesso il Sig. Dott. Pietro
Gavazzi a leggere una sua Memoria Sulla utilità
delle Mostre od Esposizioni Agrarie ^ e sui mezzi di
ottenerla maggiore.
A cagione della qualità dell'argomento, molto
esteso e dettagliato , non che per la pubblicazione
già ordinata nel giornale agrario, si lascia indietro
r estratto di questa Memoria encomiata e gradita da
ognuno , e si nota che per le molte osservazioni e
proposte pregevoli ed opportune , delle quali è for-
nita, si rimette la Memoria stessa alla Commissio-
ne regolatrice appunto delle Esposizioni , onde ne
tragga il profitto , che nelle presenti nostre condi-
zioni vedrà convenire.
Sessione Ordinaria delli 14 Marzo 1852.
Dopo lettura del verbale precedente il Ch. Sig.
Presidente presenta un Dispaccio di S. E. Revina
Mons. Commissario e Pro-Legato , col quale dimo-
stra r aggradimento suo , e quello di S. E. il Sig.
Ministro del Commercio e Agricoltura in Roma, per
la pubblicazione delle stampe, e degli atti relativi
all' Esposizione Agraria. Poiché in quel Dispaccio
con espressioni onorevolissime pel Corpo Accademi-
co, vengono accompagnate le medaglie di premio,
e si fa plauso ancora al progetto di associarvi l'È-
48S APPENDICE
sposizione delle patrie manifatture , così cfedesi ri-
portarne il fine letteralmente.
» Finalmente il lodato Sig. Ministro al quale
» non mancai di rappresentare nei modi più efficaci
» la opportunità, che nel prossimo venturo anno fosse
» associata all'Esposizione dei prodotti Agrari, an-
1) che quella dei manifatturieri , ha con molta be-
« nignità fatto plauso ad un simigliante progetto, che
» sin d' ora si piace di approvare.
j) Nel rendere quindi intesa V. S. Illfha non
» che r Illustre Consesso eh' Ella presiede , delle di-
» sposizioni della Superiorità, intorno questo duplice
» intento della futura Esposizione , affinchè possano
» per tempo prendersi le necessarie misure, che as-
» sai raccomando , e di cui vorrà darmi sollecita
» comunicazione, le accompagno le N. 14 Meda-
» glie in Argento, con facoltà di distribuirle ai pre-
» miati, a nome del Ministero , ed ho il piacere di
>> confermare a V. S. IlliTia le proteste della mia di-
» stinta stima. »
L' Amministrazione Cointeressata dei Sali e Ta-
bacchi nello Stato con lettera del 1." Marzo rende
partecipe alla Società Agraria i risultamenti ottenuti
nell'anno 1851 colla vendita del Sale nero o misto
per uso del bestiame e dell' agricoltura. E quantun-
que per essa lettera si conosca che il consumo si è
presentato notevolmente maggiore di quanto avvenne
nel primo anno , talché havvi luogo a sperare che
questa utile pratica si vedrà ben anche più estesa ne-
gli anni venturi , pure l' Ilhno Sig. Vice Aih.re , col
confronto delle cifre risguardanti la quantità del be-
stiame delle quattro Provincie, moltiplicata per la
APPENDICE 489
quantità di sale relativa al consumo di ognuna,
esprime la propria dispiacenza per aver trovato il
consumo del sale di gran lunga inferiore a quello
che egli desiderava , inculcandone quindi dalla So-
cietà Agraria quelle ulteriori diligenze e provvedi-
menti , che servano a rendere maggiormente utile la
Superiore* Governativa concessione. Intorno al quale
argomento i Soci intervenuti non possono a meno
di riconoscere quanta utilità arrechi la Società Agra-
ria nella introduzione del sale per uso del bestiame,
come degli altri metodi nuovi , perchè appunto nella
Provincia bolognese ove tiene sua sede , il consumo
è stato di gran lunga maggiore delle altre vicine. E se
nel decorso anno 1851, l'uso del sale pel bestiame,
non fu quanto potevasi attenderlo, bisogna pur conve-
nire che fra noi come altrove , le buone usanze si in-
tromettono nei costumi campestri con qualche lentez-
za ; ma in pari tempo bisogna rammentarsi che i
campagnuoli , ai quali tanto dobbiamo , sono di tale
tempra da preservare nel proposito incominciato ,
accrescendone anzi per gradi il consumo relativo ,
a seconda degli eccitamenti ricevuti, e degl' utili ri-
sultamenti , che dai fatti osservati , e dalle proprie
esperienze palesemente ne emergono.
Presentasi pure alla Società lettera del Ch. Sig.
Prof. G. Bertoloni in riscontro a quanto gli era stato
trasmesso, circa lo esame e lo sviluppo di uova ap-
partenenti all' insetto , che notevolmente nel decorso
anno danneggiò le foglie degli alberi della nostra mon-
tagna bolognese; uova che avendo egli fatte nascere,
onde esaminare l' insetto nelle diverse trasfigurazio-
ni , potè conoscere che appartenevano al Lìparis Di-
490 APPENDICE
spar Linn. ; insetto che talvolta sviluppasi in co-
pia strabocchevole , con danno delle selve monta-
ne , quando per circostanze atmosferiche non comu-
ni, o per copia delle uova depositate in precedenza
trova modo di conservarsi nel verno , crescere e pro-
sperare nella state.
Il Socio Ordinario e Vice Segretario Dott. Paolo
Predìeri intrattiene poscia la scielta adunanza dei
Soci, colla lettura di una Memoria che avea per ti-
tolo Delle scuole tecniche, e dei mezzi più acconci per
renderle fra noi adatte a favorire la industria agricola
e manifatturiera. Di questo discorso ascoltato con
moltissimo interessamento dai Soci intervenuti in
inolto numero, si riportano nell' odierno verbale le
ultime conclusioni riferite , dalle quali si compren-
dono a sufficienza quali sieno le principali opinioni
dall' Autore sostenute.
1." Che le manifatture nella nostra provincia
debbono limitarsi e riferirsi, come le altre di tutto
lo Stato, ad alcune di quelle che risguardano i no-
stri prodotti agricoli , cioè a quelle per le quali in
oggi un moderato dazio protettivo , e le spese di
porto e commissione, ponno bastare a bilanciare le
differenze risultanti dalla maggiore abilità e quanti-
tà di fabbricazione, di smercio e buon mercato che
altri popoli ora possiedono.
2.° Che le scuole tecniche fra noi, denno avere
in mira il miglioramento di queste speciali manifat-
ture , e quello ancora che può riferirsi alla nostra
agricoltura e pastorizia.
3.° Che tali scuole per riuscire al fine indicata
debbono occuparsi in prima della istruzione elemen-
APPENDICE 491
tare metodica , poscia della dimostrativa e pratica ,
però colle parole e coi modi adatti alla capacità
della nostra classe artigiana.
4.° Che alla direzione delle fabbriche di mani-
fatture , o di qualunque officina industriale , occor-
rendo un limitato numero di persone , ne potendosi
queste istruire fra noi, per mancanza di idonei isti-
tuti tecnici , e di mezzi pratici convenientissimi , è
meglio che i Direttori delle fabbriche da istituirsi,
sieno presi ove trovansi già educati e provetti , som-
ministrando poi ai medesimi, mercè le nostre scuole,
abili ed istruiti operai subalterni, affinchè coadiu-
vino alla migliore riuscita della intrapresa, e dessi
ancora ne siano retribuiti in copia maggiore , cioè
eguale alle buone funzioni somministrate.
5.° Che se alcuni giovani nostri concittadini o
statisti, amassero di seguire questa carriera del mi-
glioramento delle manifatture , potranno ( come ta-
luni già praticarono con successo ) in prima istruir-
si nelle nostre scuole universitarie, e fatti Ingegneri
teorici, apprendere poi nelle estere scuole ed officine
assai riputate , quella più elevata istruzione teorica
e pratica tecnica, che fra noi in oggi non abbiamo
mezzo di insegnare.
6." Che senza voler essere fisici o chimici, pon-
no i nostri campagnuoli e fattori, apprendere nelle
scuole tecniche, buone istruzioni, utili pel migliora-
mento delle macchine ed attrezzi rurali, giovevoli ad
accrescere i concimi ed i foraggi , opportune per
conoscere le condizioni atmosferiche . le cose di a-
graria , di fisica _, di chimica , e di molti altri og-
getti relativi al perfezionamento dell' Agricoltura e
Pastorizia.
492 APPENDICE
7.° Che le manifatture in oggi a suo avviso
più opportune ed utili fra noi , sono i filati e tes-
suti di canapa e lino, la fabbricazione di buone
carte , di buone pelli, di ottime seterie o tessuti re-
lativi , di stearina , di vetri , cristalli , e stoviglie
più comuni , non che la confezione dei colori e dei
metodi per bene fissarli sopra i vari oggetti.
8." In quanto alle manifatture in lana , gli sem-
bra dover noi limitarci in oggi a quelle più facili
e grossolane , perchè relative alle qualità infime della
lana presso noi esistente , e doversi in prima mi-
gliorare le razze delle pecore dello stato, innanzi
di pensare agli altri più fini tessuti, pei quali occor-
rono lane di Sassonia, di Inghilterra, di Slesia, te-
nute in conto delle più fine lineari o crespate.
9.° Che infine per le manifatture di cotone ,
quantunque sia lo Stato sprovveduto di questa pianta,
pure colla facile introduzione dei filati inglesi a buon
prezzo, ed in causa del grande consumo che ora si pra-
tica fra noi di tessuti ordinari di cotone, gli sembra lo-
devole di cercare il miglioramento di questi, escluden-
done però le infinite varietà più fine e difficoltose.
Sessione Ordinaria delli 28 Marzo 1852.
La sessione ha cominciamento colla consueta
lettura dei nomi dei molti Soci intervenuti alla pre-
cedente sessione.
Grato alle* dimostrazioni di affettuoso interes-
samento adoperato dalla Società Agraria per la pub-
blica Esposizione dei prodotti agrari tenutasi nel de-
corso anno _, S. E. Mons. Commissario Straordinario
e Prolegato, accompagna con vive espressioni di com-
APPENDICE 493
piacenza e di aggradimento , copia di altro Dispaccio
direttogli da S. E. il Sig. Ministro di Agricoltura ,
col quale Esso rende partecipe , come il Santo Pa-
dre, coi tratti di sua singolare bontà, abbia accolto
il Volume degli Atti, e delle Memorie pubblicate
iu occasione della prima Esposizione Agraria sue-
nunciata. Esprime pure in esso Dispaccio come S.
EiTia Revma il Sig. Cardinale Prefetto della Sacra
Congregazione degli studi , ed ancora S. Eccellenza
il Sig. Ministro di Agricoltura e Commercio, abbia-
no ricevuto quel libro con dimostrazione di grata
accoglienza , e con ringraziamenti , per il molto zelo
ed indefessa cura adoperata dalla Società Agraria
onde migliorare viemmeglio gì' interessi agricoli e
commerciali della bolognese provincia.
Con altro Dispaccio la prefata Eccellenza Sua,
Monsignor Commissario e Pro-Legato , ne partecipa
ancora come a norma delle premure esternate dalla
Società Agraria , abbia fatto invito all' Illma Camera
di Commercio , a delegare un qualche suo membro,
per cooperare , e dirigere la duplice Esposizione
dei Prodotti Agricoli e Manifatturieri , la quale dovrà
tenersi nella stessa Villa Legatizia di S. Michele in
Bosco neir Autunno di codesto anno , e ne accerta
sul valido appoggio, e sui mezzi opportuni da som-
ministrarsi in proposito dalla Illiìia Commissione
Amministrativa Provinciale.
La stessa Illina Commissione Amministrativa
della bolognese Provincia , ringrazia pure con ono-
revolissima lettera la Società, per l' invio degli Atti
e Memorie suenunziate.
Il Segretario legge pure lettere di ringraziamento
494 APPENDICE
delli Ingegneri Sig. Francesco Gualandi , e Pietro Pie-
tra , e Mar. Luigi Pizzardi , li quali da Soci Residenti
furono già annoverati ed approvali Soci Ordinari.
Con lettera delli 27 Marzo il Socio Residente
Sig. Ingeg. Filippo Lisi trasmette pure una Leva o
semplice istrumento, del quale egli ha fatto uso per
ripulire dalle piante bonaghe {Ononide spinosa) un
grande prato in Livergnano che ne andava ripieno
con danno del prodotto del fieno. La descrizione dello
istrumento , non che alcune utili osservazioni che in
questo incontro comunica alla Società, risguardanti
le avvertenze da lui usate per migliorare ed accre-
scere senza spesa il prodotto di quel prato , sono
brevemente esposte nella sua lettera , la quale però
quivi si ommette , dovendosi inserirla nel Giornale
Agrario per vantaggio del pubblico.
Si passa quindi a riferire il contenuto di una
lettera del Socio Ordinario Sig. Ing. Pietro Pancal-
di , risguardante alcune osservazioni topografiche ed
idrografiche da praticarsi nella Parrocchia di Vigo ,
onde conoscere se dopo la caduta frana , che in quel
territorio di recente tanti danni e sventure produsse,
potessero immettersi nella Limentria , e quindi nel
nostro canale di Reno , alcune acque di quelle fon-
tane che scolano a piedi del monte Vicesio , è che
per lo innanzi si vedevano disperdere entro le ca-
verne esistenti alle falde di esso , senza più veder-
sene 1' esito in luoghi inferiori. Trovate molto op-
portune ed utili le riflessioni esposte dal prefato
Sig. Ingegnere , il Ch. Sig. Presidente dirigge la let-
tera alla Commissione incaricata per la corrispon-
denza colle Deputazioni Sezionali, affinchè col mez-
APPENDICE 495
zo della Deputazione di Castiglione , alla quale ap-
partiene per riparto stabilito il Territorio di Vigo,
sieno praticate le predette indagini da idonea per-
sona, e ne sia fatto preliminare rapporto alla Società.
Per ultimo il Signor Presidente invita il Vice.
Direttore della Dfeputazione Sezionale di Persiceto
Signor Dottore Giovanni Orlandi , a leggere un
suo rapporto , del quale erane stato incaricato nella
sessione delli 26 scorso Gennaio , intorno al 1."
Volume delle Ricerche Storico- Analitiche sugli Scrit-
tori di Veterinaria praticate ed esposte da Gioanni
Battista Ercolani, — E di vero niuno, più del nostro
esimio concittadino e collega Prof. Ercolani, po-
teva per primo intraprendere di fare buona raccol-
ta di utili cognizioni di Veterinaria , in |un campo
cioè tuttora sconosciuto ed indeterminato , egli che
per le assidue cure adoperate nel riunire i ma-
teriali, che vagamente trovansi sparsi nelle biblio-
teche più rinomate d' Italia , ovvero inseriti in an-
tichi codici e pergamene pressoché sconosciuti ed
inosservate , sapeva poi con molto senno ben sce-
gliere le gemme , e separarle dal fango nel quale
di spesso trovansi frammiste per la lontananza dei
tempi , e la rozzezza di alcuni di loro. Il pensiero
dell' Ercolani, di riepilogare in. una raccolta storica
tutto ciò che può meritare seria considerazione in
punto di Zooiatria e Veterinaria , partendo dalle età
favolose lino a questi ultimi tempi , si è ben meri-
tevole di ogni nostro maggiore encomio, in oggi che
lontano dalla patria, se trovò nei decorsi anni tem-
po di occuparsi in tal sorta di ricerche scientifiche,
trovasi però amareggialo nello spirito per lo allon-
496 APPENDICE
tanamento dai più cari congiunti ed amici , e quindi
privo ancora di quegli incoraggiamenti , che per la
modestia dell' autore , a noi pure assai nota , pos-
sono in questa laboriosa intrapresa venirgli oppor-
tuni e graditi. Già è abbastanza conosciuto come
neir argomento in discorso esista fultavia una gran-
de lacuna , in veterinaria specialmente , nella qua-
le, il Zanon verso il 1760, aveva posta per così
dire qualche pietra di scandaglio , ma con ben scarso
profitto. In oggi invece , colla sicurezza di una bella
riescita , Bologna potrà annoverare fra' suoi figli
ed allievi, quel primo che, poste da banda le diffi-
coltà e le incertezze, amò di misurarsi con queste,
sentendosi abbastanza forte per gli attivi studi pre-
cedenti , e per le molte esperienze già praticate alla
Scuola bolognese, come ajuto intelligentissimo e bene
affetto del nostro Ch. Preside Professore di Anato-
mia Comparata e Veterinaria Cav. Alessandrini.
E noi interpreti del desiderio dei Soci presen-
ti alla lettura , e ben grati alle assidue fatiche del-
l' Ercolani , gli auguriamo di tutto cuore quegli altri
mezzi scientifici, e quella felicità e tranquillità d' a-
nimo che possono giovargli , onde compiere 1' altro
Volume con quella diligenza e buon discernimento'
del quale in questa Sessione conoscemmo fornito il
primo, già pervenutoci in grazioso dono, e del qua-
le in oggi, con vero interessamento, il Socio Corri-
spondente Sig. Dott. Orlandi ne porge alla Società
Agraria un sunto assai ordinato ed esteso, che quivi
si ommette , onde vederlo interamente pubblicalo
nel Giornale Agrario.
Paolo Predieri Vice Segretario,
APPENDICE 497
DI UNÌ PARTICOLARE ALTERAZIONE
sofferta da varie Patate inviale alla Società dalla
Deputazione Sezionale di Loiano
LETTERA
presentata alla Società Agraria nella Sessione delli 8 Febbraio
1852 dal chiarissimo Signor
PROFESSORE GIUSEPPE BERTOLONI
>>si»B-i3<a-a-»»<«
Chiarissimo Sig. Presidente
Esaminai le palate spediteci dalia Deputazione Sezio-
nale di Loiano , e riconobbi in queste quella stessa alte-
razione, che varie volle ho osservato negli anni decorsi
ed anche in questo stesso anno passato 1851, fra quelle
che io coltivai nei colli di Zola Predosa. A me parve già
negli anni addietro, di indicare la cagione di questa ma-
lattia , cosi detta impropriamente , perchè a mio credere
quest* alterazione, è piuttosto un' altro stato della vita nor-
male della patatai nel quale per l'uomo non riescendo
nutritiva, dicesi perciò non buona, e malata. Diffalti qual-
che volta ho prevenuto nelle patate il passaggio a questo
stalo, contentandomi di minor prodotto: Perchè, se dopo
avere afiRdali al terreno in primavera i tuberi, succede ri-
gogliosamente lo sviluppo delle piante di patate, il quale
poi si arresti per l'asciuttore del Luglio e dell'Agosto,
quei tuberi novelli, che a quest'epoca erano di già perve-
nuti a maturità, e perfezione, al rinnovellàrsi delle pioggie
N. Ann. Se. Natia. Seub III. Tomo 3. 33
498 APPENDICE
dopo lunga siccità, lasciati sotterra piò dod crescono, ma
fisiologicamente si modificano nella sostanza loro, di guisa
che non soffrono più la buona cultura, divengono parzial-
mente trasparenti ed acquosi, ed hanno sapore ingralissimo.
Questo io asserisco per propria mia esperienza comparativa;
ond'è, che quando un sufBoiente raccolto di patate può
essere somministrato dalle piante, nelle quali si sia arre-
stata la vegetazione per cagione dell'asciuttore, fu per
me più conveniente cavare da terra poca quantità di buone
patate senza indugio, né lasciarle nel campo colla spe-
ranza che, per le acque della fine di Agosto, e del Settem-
bre, si sviluppi maggior quantità di tuberi, perchè men-
tre in realtà ne crescono dei novelli, quelli della state,
che erano perfetti, sentono un principio di vegetazione, la
loro fecola, da noi tanto stimata, si cangia chimicamente
in ciò che deve dare sviluppamenlo alle gemme, e rami
novelli, di questo fusto metamorfosato in un tubero sotter-
raneo; insomma avviene allora quello che accade nei tu-
beri perfetti affidati alla terra in primavera, i quali quando
hanno cominciato a germogliare, non sono più fecolenti , ed
adattati alla nostra nutrizione. Qtiiudi lo stesso avviene
a questi tuberi che impropriamente chiamiamo malati.
L'esame microscopico comparativo del tessuto cellu-
lare,e fecola in esso contenuto della patata sana, cruda,
e colla, col tessuto cellulare dalla palata cruda e cotta, che
ebbe principio di germinazione, con quello che quest'ulti-
ma contiene entro la cellule, ed il conoscere la natura chi-
mica di questo contenuto (per me derivato dalla modifi-
cazione chimica della fecola) chiariranno meglio quanto
io ho credulo di travedere, ed esposto nella mia deduzio-
ne teorica.
Ho interrogato un pratico agricoltore e nostro Colle-
ga, che coltiva palate annualmente, manifestandogli la mia
opinione intorno a ciò, ed Egli mi disse che aveva fatte
le stesse mie osservazioni, per cui rimase pienamente sod-
disfatto delle mie conseguenze teoriche.
APPENDICE W9
Le palate poi, quando hanno avuto un grado, ancbe
incipiente di germinazione, cavate dalla terra,- facilmente
marciscono; come avviene dei legumi ed altri semi posti
nella stessa circostanza, i quali inoltre non 3ono più fe-
colenti, e non più atti alla buona nutrizione: ma questa
secondaria alterazione , che è una cangrena , della quale
erano attaccate in parte le patate di Loiano, e che esclu-
de del tutto di usarne, non dee essere presa in conside-
razione nella questione delle così dette patate malate.
Altro non avrei a rispondere all'onorato invito, che
y. S. Ulma si è compiaciuta di trasmettermi ; e con pro-
fonda stima ho l'onore di essere di
V. S. jllustrissima , ., ,
oiUc 1 (in-){\i' :: ■ ■-: iliifiup ib M)inri<'l«oo ut
Bologna 6 Febbraro Ig^à. ., 9Ìso,. bb
,1 ; il , vi';,;cj;:'<ì' ih 9)i!t>ui
isu^jii; fcguoq iy 'on Umilissimo ^ Devotissimo Servitore
:. ; i. l'VMii (M . GIUSEPPE BERfoiom. '
'/i unji'.i ib i,vv! aailqwsa
■lij. jb 'j( i.t ; ri;jf!'3?, obiioMe
hi! ùViinfiM'i aìhn fli8jjf"4MB >l>
U Ocl-V '3 ,9I()Ìl9(jlJa <iiiui9'tJa
toni ') ti! !,» i\y.au\ «otig')! ib 158
i»»8 oJB'iq.loa Riftjjoqqfi Jt!;» «iJnJiiq cioveJ ib oxsnq nu m9
b iailif>i li uM d Li!] ^ihobm?.
■ yJiiii^ i; jila snod ó «odg
-l'I ';' !! OfJiJiJJuc (li 9>0
; j i/onoA cjìciila tillob
/, . ' '; (,,.^.!l'Hirri(! •;;(•) . \\hi
\h
500 APrEKDICG
Di UH SKIPUCK SIRI'1E.\'T0 0 LSYA
per la esh'a siane dHlc Itm^fnr radici delle piani e
bonaghc' (ononide spinosa ) che datmcggiatio
i proli nalwali.
rWrtrtsstmo Sig. Precidente
In conformità di quanto le significavo l'altro ieri .tra-
smetto a V. S. Chiùa, lo strumento semplice ed economico,
del quale mi servo da vari anni , per estrarre e levare le
piante di bonaghe, dette onomdc spmosa , che infestano e
deturpano le erbe di alcuni prati, specialmente serotini.
Cotu'Ella può conoscere, solo che vi ponga attenzio-
ne, r islrumento del quale ora faccio parola, si è una
semplice leva di legno robusto, che i tìsici direbbero di
secondo genere; cioè di quelle leve che hanno il punto
di ap^Ktggio nella estremità inferiore, la potenza nella e-
streraiià superiore, e la resistenza verso il centro. La stan-
ga di legno , lunga quattro piedi , è incastrala a cerniera
con un pezzo di tavola piana, che appoggia sul prato senza
bucarlo , affinchè essa non si abbia a deturpare colla terra;
sendochè per la estrazione delle lunghe radici dt booa-
ghe, è bene che la terra del prato sia assai bagnata, co-
me in autunno avanzato suole riscontrarsi. Nel mezzo
della stanga sonovi praticati a varie distanze cinque o sei
fori , che permettono ad una caviglia di ferro ad occhiello
di fernurvisi robustamente, ora più in alto ed ora più in
basso a seconda del bisogno, cioè della lunghezza, e re-
APPENDIOE ItOf
sistenza della radice da estrarsi. A questa caviglia fermasi
nn laccio doppio scorridojo, formato di robusta funicella,
lungo circa un piede, il quale laccio, mentre nella estre-
mità superiore si ferma ed appunta nella caviglia, nella
inferiore invece si fa passare attraverso il colletto della
pianta al disotto precisamente dei piccoli rami, nel qual
luogo' essa è robusta abbastanza da resistere allo sforzo
necessario per la estrazione della lunga radice. Con un
poco di attenzione e di pratica, adattando la caviglia or
su,orgìiJ a seconda della resistenza e lunghezza della ra-
dice^ si riesce a praticare la estrazione con facilità senza
rompere la pianta di ononide, la quale, se mai non si e-
strae intera colla radice, facilmente ripullula Tanno ap-
presso con danno del prodotto da ottenersi.
Le radici, che io pure le trasmetto colla presente, so-
nosi da me estratte in un mio prato a Livergnano ; e quan-
tunque lunghe circa un piede e mezzo, pure colla mia
leva sortirono tutte presto senza rompersi, ed il colono al
quale insegnai la pratica , è riescito a pulirmi dalie bo-
naghe, buona parte di un prato di 35 tornature, che pur
troppo da molli anni ne andava ripieno. Quel prato, che
ormai è tutto pulito da quelle piante spinose, ha pure mi-
gliorato d'altra parte con una semplice avvertenza da me
usata in questi ultimi anni, la quale poiché ha giovato
grandemente, così amo di partecipargliela in questa occa-
sione. Sappia adunque che in quelle località montuose, si
costuma come altrove, di pascolare il prato in autunno
colle pecore e colle giovenche, per guisa che, finita la
fredda stagione, le piante, che già erano sofferenti e deboli
per le continue lacerazioni , essendo poi ancora scoperte e
senza barbe, risentono maggiormente l'azione dei geli; tal-
ché la primavera non sempre riesce a guarirle totalmente,
da lasciarle prosperare con quella vigoria , che serva a
dare un abbondante prodotto. Ora avendo, io veduto che
la estrazione delle bonaghe potevasi fare in autunno, or-
£02 APPENDICE
dioava al mio colono, che quel prato fosse lasciato intafto*
e non pascolato, desiderando pure che l'erba cresciuta
nei mesi di Settembre ed Ottobre, restasse sulla pianta per
servire meglio alle funzioni, che ad una buona vegetazione
e successivo sviluppo si convengono. Già sono molti anni
che per tale uso quel mio prato rende il doppio di erbe
p fieni , di quello che facesse per lo innanzi, ed anche
buttandovi sopra, benché in poca quantità, del terriccio
ammassalo nello stesso prato, ove il terreno presenta una
qualche altura; e così coli' erba naturale e con poca terra
rimanendo viemmeglio difeso dai geli in inverno, e rincal-
zate te piante nella primavera, ho avuto i felici risultati
che ho annunziato poc'anzi, e dei quali ne sono conten-
tissimo, perchè ottenuti senza spesa veruna, e con pochissima
fatica e mano d'opera. Il danno quindi che io risento^ per
la perdita di quel pascolo autunnale, è assai bene riparato
con un prodotto abbondante, che a conti fatti mi compensa
ed avvantaggia notevolmente; essendo io per solito abituato
nelle mie prescrizioni e riforme campestri, come nella
introduzione di qualche nuovo utensile o strumento, a
tener dietro alla semplicità e facilità di esecuzione; pre-
gievoli doli, senza delle quali nei piccoli incontri ed affa-
ri campestri , non si trova quel vero tornaconto, che debbe
pur sempre avere in mira ogni buon agricoltore.
Sarà mia cura in appresso di incomodarla di nuovo
colla esposizione e descrizione di una specie di Argano, col
quale intenderei di lavorare la terra sostituendolo ai Bovi:
ma perchè non ho per anche praticale sufficienti esperien-
ze in proposito, così Ella mi abbia intanto per iscusato
se in oggi mi sono limitato alla semplice indicazione di
un istrumenlo, che per il lievissimo costo può essere da
ognuno adoperalo con profitto. Mi creda sempre colla de-
bita stima e riverenza,
Bologna li 27 Marzo 1852.
Devotissimo ed Obbligai. Serv&
Ing. Filippo Lisi.
m
RIFLESSIONI
SU LE ESPOSIZIONI AGRARIE
B DELL'UTILE CHE DÀ QUESTE PUÒ ATTENDERNE
LA PROVINCIA BOLOGNESE
letta alla Società Agraria di Bologna nella Sessione delli
22 Fehhrajo 1852.
DAL SIC. DOTI. PIETRO GAVAZZI
— °>>>> «cc<:o —
Grato oltre ogni dire per l'onore compartitomi, d'inlratte-'
nervi oggi con alcune riflessioni su le Esposizioni Agrarie, e
dell'utile che da queste può trarsi per la Provincia nostra, quan-
do a' Vostri sforzi unisca il Governo sussidi pecuniari (come
proclive mostravasi già quest'anno, largheggiando premi a quanti
esponenti se ne trovarono per Vostro giudizio degni) duolmi
di mia insufficienza per sì vasta materia, e di tanto ardire mi
sia scusa il pensiero che mi determinò a questo lavoro, quello
cioè di alleviarvi dalla noia di classifìcare le materie a trattarsi
in proposito, e di contribuire così colla mia pietra alia costruzione
del grande edifìzio, il perfezionamento della nostra agricoltura :
abbenchè lungo e prolisso datemi un benigno ascolto, mentre
mi riesci impossibile ridurre in più breve spazio tanta materia.
Lo scienziato di buona fede esamina attento le innovazioni
fatte nel suo ramo scientifico, trovatele utili e giuste, se ne
persuade, le accetta, le diffonde, ne usa; gli altri tutti le ne^
gano, le combattono, d'ogni maniera le avversano, ma loro
malgrado la verità si fa strada; il volgo non le esamina, passa
oltre e non le cura, per lui il passato è norma ce l'abitudine è
» la seconda vita dell' uomo. » Diversamente corrono le cose
quando cioè più non trattasi di ragioni teoriche, ma di fatti
certi provati, e più ancora se le prove di fatto sottopongonsi
al pubblico esame, ed allora sentesi d'ogni parte esclamare, Veb .'
eome utile quei trovato , quasto è facile a mettersi in pratica ,
504 APPENDICE
e tutti l'adottano. Ecco il perchè gli aurei Vostri scritti non
produssero sin qui il bene che pur dovevano; ecco il perchè i
campi a modello tanto ammaestrano; ecco il perchè la semplice
mostra di quest'anno ha tanto fruttato!
Tutti che hanno visitata la Esposizione Agraria nostra, come
pure quella di Ferrara, sono oggi persuasi della facilità ed uti-
lità di gramolare la canapa con macchine diverse dalle usate sin
qui , e pel risparmio grande di tempo , e per la perfezione del
lavoro che con queste si ottiene; per la ninna perdita del ge-
nere sotto forma di sloppa , ed altre ragioni che per brevità om-
metto. Finalmente per l'utile incalcolabile che presenta questo
metodo ai padroni, potendo cioè assistere essi o far assistere alla
lavorazione della canapa ( pel breve tempo in essa impiegato) e
quindi a vista sua farla legare in fasci, e trasportare nei ma-
gazzeni, impedendo così al colono di saldare i suoi debiti colla
mussa comune. Eppure, vantaggi sì grandi oggi soltanto sono
stali apprezzati, perchè in pratica hanno veduta la cosa, e cer-
tamenle il pensiero, il desiderio di giungere a questo fìoe vige
da quanto coltivasi fra noi la canapa ; e la macchina esiste d'al-
tra parte da quanto si coltiva in Russia : ed il Ferrarini nel
suo Dizionario ne parla, e ne riporta le tavole dimostrative , e
molli altri autori ne parlano; e gl'Inglesi da moltissimo tempo
ne usano per perfezionare la canapa da noi spedita colà; ed il
Sig. Audinot colali macchine sin dall' anno 1832 introdusse fra
noi, che pel loro uffìzio appellavano agrettatore. Qual è la dif-
ferenza dalle odierne a quelle P Perchè adunque essendo la stessa
macchina non fu prima d'oggi addottala? perchè era necessario
fosse veduta in pratica. Non è questo il tempo di parlare del-
l'addizione, fatta alla gramola esposta qui, di volantino; mentre
a lungo vuol essere trattala la cosa , e non è del mio subbietto.
Solo dirò che da anni opinava per questo; oggi sono per una
sola lavorazione a compressione , e la dichiaro di doppia utilità,
anzi di assoluta necessità nei poderi di terra forte, perchè valen-
dosi del legnoso della canepa ridotti in piccoli frustoli, per far
letto al bestiame unitamente a paglia, o strame vallivo, si ha
un concime meccanico-chimico, il quale oltre all'ingrassare ac-
concia il terreno; perchè al detto modo ridotto, abbruccia più
lentamente, quindi minor pericolo d'incendio, e più economìa
APPENDICE 606
pel colono; perchè in minor spazio contiensi, quindi riduzione
delie fabbriche appositamente costrutte lontano dai caseggiati per
questa brucciaglia. Né questo è il solo vantaggio ottenutosi dalia
mostra di quest'anno, mentre la lupinella a doppio taglio, presen-
tata dal Sig. March. Da-Via, è stata molto apprezzata e se ne vedrà
tosto l'effetto nella diffusione di sua cultura; diverse specie di le-
gumi sono state piaciute, e di queste pure sarà estesa la colti-
vazione; altri invaghiti delle belle specie di frulla esposte ne ri-
cercano li innesti. Intorno agli slrumenli e macchine rurali si è
molto parlato e questo pure varrà ad introdurre utili modifica-
zioni nelle antiche; le gigantesche piante presentate dalMinelIi,
e le Paulonia imperialis in ispecie, hanno di loro utilità per-
suasi non pochi; e cosi dicasi di altri oggetti. Se adunque è
cosa certa cbe la massa degli uomini dai soli fatti avverati, a
colpo d' occhio si persuade ; se manchiamo nostro malgrado di
campi a modello; se una semplice mostra ha tanto fruttato; e
chi non vede la necessità di ripeterle il più spesso possibile?
ma ognuno qui e persuaso al pari di me di questa verità, non
resta quindi che a tracciare la via, acciò riescano nel massimo
grado utili.
À mio avviso la prima cosa a farsi si è l'obbligare, quanti
pensano d' esporsi ad un nuovo concorso agrario, con uno od
altro oggetto, a tenere esattamente notato il metodo impiegato
per ottenerli, le circostanze che accompagnarono lo sviluppo de'
medesimi, tutto esattamente autenticato, o da locali autorità (le
Deputazioni Sezionali prima d'ogni altra ) o da autorevoli persone
competenti in ordine alla qualità dell'oggetto, e che questo sun-
to teorico accompagni al concorso la cosa destinatavi, acciò possa
essere pubblicato, o a canto d'essa, se in brevi parole può espor-
si, o in un catalogo da vendersi contemporaneamente all'espo-
sizione al prezzo il più modico, o meglio da dispensarsi gratis
agli accorrenti; poiché questi sunti di fatti provati valgon me-
glio di qualunque opera voluminosa a persuadere il popolo che
a quelle non ricorre, e senza perdere altro tempo in tentativi
per arrivare ad un dato fine, gli agronomi pratici troverebbero
la strada già appianata , e pronti la correrebbero con utile im-
menso della popolazione.
In secondo luogo, assoggettando gli esponenti a norme indagi-
506 APPENDICE
uose necessita invogliarli alle ricerche^ collo stabilire premi pecif"
niari quanto più si possa elevati , mentre una medaglia è stimolo
agli uomini di delicato sentire, e ricclii, ai quali lo dispendiarst
nella ricerca d'un vero non fa discapito; mentre all'opposto
corrono le cose pel povero, abbencbè intelligente, agricoltore.
Mi si dirà da taluno, vero è il vostro asserto, ma per mol-
ti premi e grandi occorrono somme che non abbiamo ; ben lo
so, rispondo, e perciò appunto m'unisco a Voi o rispettabili
Signori per rintracciarle. Limito prima d'ogni altra cosa a quat-
tro 0 cinque anni li concorsi col metodo suindicato , mentre que-
sto lasso di tempo basta, a mio credere, per fare addottare in
generale quanto di utile e nuovo possedè oggi l'agricoltura. In
appresso potrebbero ridursi e nel numero, e nella misura, più
non ricercandosi la condizione dei metodi : solo uno grande
conserverei ogni anno per le ricerche non ancora compiute da
dispensarsi a tenore di un Vostro programma, come praticasi ne-
gli altri concorsi della pittura , scultura ecc.
Per cinque anni adunque sono a ricercarsi fondi maggior»
alle premiazioni, e per riunirli senza gravitare su di una sola
cassa, fa di mestieri il chiedere prima tutto, una dotazione al
Governo, una alla Provincia, una al Comune, e se qneste do-
tazioni non bastano si parifica il disavanzo col ricavo della ven-
dila dei cataloghi; con un'obulo d'introito per chi non è con-
tadino lavoratore; colla vendita degli annali preziosi di questa
Società; colla stampa di un giornale od opera agronomica;
con un'associazione. Tutti che posseggono e coltivano, traendo
immenso vantaggio da simili concorsi, ben volonlieri si preste-
ranno, col mezzo delle Deputazioni Sezionali, a formare i fondi
necessari per le premiazioni dei medesimi, e tanto più volon-
lieri lo faranno conoscendo, che dando uno, possono ottenere
premio di cento. Il Governo però, la Provincia, ed il Comune,
larghi nel dotare toglieranno qualunque pensiero in proposito, e
formeranno il fondo ch€ Vi abbisogna, conoscendo l'indescri-
vibile vantaggio, che fanno, non solo all'intera popolazione della
Provincia, sibbene a quanti studieranno i nostri rendiconti e se
ne varranno. Trascuro poi l'elemento che ha Bologna per la con-
dizione di possedere l'Università, gli Orti Agrario e Botanico^
Società e sue affigliaaioni ; e perchè la nostra Provincia pre-
APPENDICE 607
Senta tutte le coltivazioni asciutta , umida , e montana in ìstato
loderoie, ordinato il concorso generale delie Legazioni, lasciando
a ciascuna dì essa 1 concorsi speciali, per non privare alcuno
di un tanto benefìzio; nePqual caso le spese sarebbero distri-
buite anche su le altre Provincie concorrenti , il perchè mi sem-
bra s'avrebbe denaro ad oltranza per le premiazioni. Toccato
il modo di ricercare il denaro occupiamoci di conoscere quanto
ne abbisogna, ed il come distribuirlo.
Le cattegorie che in appresso successivamente dirò, v'indiche-
ranno 0 Signori quali sarebbero le mie viste su la classificazio-
ne dei concorsi, e la premiazione dei medesimi; mentre destinerei
una, due, e tre classi di premi per ogni categoria esaminata.
Dal Vostro solo giudizio però dipenderà e il numero e la misura
loro, non essendo questa che una semplice indicazione di essi, la-
sciando indeterminato il numero dei medesimi in ciascuna classe,
conoscendosi che possono verificarsi molti casi nei quali si ri-
scontrino eguali requisiti ad essere premiati: tuttavia a secon-
da dei fondi richiesti ed ottenuti si determinerà nel manifesto
il numero deUe categorie destinate al premio delle classi di cia-
scuna di esse, per invogliare cosi sempre più gli agronomi al
concorso, verificandosi maggiore la probabilità d'essere premiati.
A due categorie soltanto, le più importanti, assegnerei più di
cento scudi per il premio di prima classe; alle altre tutte dai
cento scudi all' ingiù; e proporzionatamente assegnerei la diffe-
renza delle due inferiori classi a tenore di quanto è assegnato
nella prima; tenendo disponibile un fondo di scorta per la pa-
rità di circostanze al premio già accennato; ed ove questa si ve-
rificasse in pochi casi, se non in alcuno , il detto fondo si por-
terebbe disponibile pel veniente anno, o si aumenterebbero o
destinerebbero nuovi premi, a seconda di quanto la pratica mo-
strerà necessario a farsi in proposito.
Ora delle epoche dei concorsi. Meglio di me sa ognuno
che poco vantaggioso uflTicio farebbesi egli agronomi, se fosse
stabilito il concorso in un'epoca nella quale certi oggetti non
sono ricercati dal commercio, o che non sono di stagione; poi-
ché dovrebbersi i primi vendere con perdita , ottenere i secondi
con dispendio; necessita quindi di o]ierare in guisa da conciliare
l'interesse di tutti, e tenuto a calcolo quanto praticasi negli
508 APPENDICE
altri paesi, ne' quali sono in uso i concorsi agrari, diriderei in
due epoche il concorso annuo. Qui mi si obbietterà da taluno
che il frutto fuori di stagione è più ricercato, perciò meglio pa-
gato; che è ?ero, rispondo, in quanto alla frutta; non così del
bestiame da grascia, il quale si vende per la Pasqua , e della razza
suina che solo in tempi prefissi può essere macellata, vendendosi
ì più grassi nell'ultima settimana del Carnevale; ed aggiungo
che, dividendo in due il concorso agrario, si verificherà più facil-
mente il caso d'avere frutta , fiori, ed ortaglie d'altra stagione.
Colla risposta all'obbiezione da me portata superiormente in
campo, si è veduto che il bestiame da grascia ha un'epoca già
fissata dal commercio per la sua vendita; che i suini hanno un
tempo prefìsso alla loro macellazione; tempo determinato dalla
legge Annonaria, dalla domanda dei Pizzicagnoli, dalla tempe-
ratura , e da ultimo dal precipuo materiale del loro ingrassa-
mento, la ghianda, che solo raccogliesi in autunno avanzato; ora
dirò vendersi la più bella ortaglia invernale nella vigilia del S.
Natale ; ed altrettanto dicasi della frutta conservata ; e che il
bestiame da allievo vuol essere veduto prima faccia uso di cibo
secco; finalmente dirò che ovunque praticasi dì mostrare, di pre-
miare, di vendere il bestiame ingrassalo per la Pasqua. Da tutto
questo concludo per fissare la prima esposizione nella settimana
della Pasqua, la seconda al principiar dell'autunno ; ma perciò
fare è di mestieri l'ottenere dalla Deputazione Annonaria, che
si possano pubblicamente macellare e vendere, dopo l'esposizione
degli animali da grascia, i suini che a quella fossero presentati.
La prima esposizione servir dovrebbe alla premiazione dei
bovini, suini, lanuti, e pollami ingrassati; dei maschi di tutte
le specie destinati alle monte, gli stalloni in ispecie; delle or-
taglie e fruita invernali, vedute in gesso o cera dai getti cavati
dal vero, presentati ad una apposita commissione nella settimana
delle Sante Feste Natalizie; delle ortaglie, frutta e fiori di sta-
gione, 0 fuori ; delle macchine e strumenti rurali nuovi, o modi-
ficali. Nella seconda, l'autunnale, si premierebbero le specie
tutte di bestiame allevato; i prodotti tutti dei campi, dei giar-
dini, degli orli sin qui usati, e i nuovi introdotti; gl'ingegni
tutti meccanici facilitanti i lavori agricoli; le produzioni dalle
nostre, od estere, materie grezze ottenute; e quant' altri og-
APPENDICE 509
getti fossero presentati, aventi attinenze all' agricoltura > ed al
commercio.
Stabilita l'utilità dei concorsi agrari j la necessità di premi
pecuniari ; il modo da tenersi per formare i fondi indispensabili
alle premiazioni; le epoche dei concorsi; gli oggetti da esami-
narsi e premiarsi in ogni singolo concorso, permettetemi, o Si-
gnori, di dare una rapida occhiata, a quanto è suscettibile di
miglioramento nella nostra agricoltura, dividendo tanta materia,
come dissi, per categorie, onde il tutto possa essere compreso
nei limiti di questo discorso, mentre dall'esame soltanto deU
l'attuale nostra coltivazione può formarsi una idea esatta di
quanto è a proporsi quale utile modificazione della medesima ;
dal che direttamente ne conseguita la formazione delle cate-
gorie, e delle classi dei premi da stabilirsi.
Se questi brevi cenni però sullìcientemente non chiariscono
le cose trattate in esse, non me ne date carico; il perchè Ve lo
dissi nello indicarvi la mia insufficienza , ed i confini segnati
ai mio lavoro. Supplirete alla mancanza col destinare ad ognu-
na uno studio^ a parte.
Rivolgeremo anzi tutto l'attenzione al bestiame separata-
mente, considerandolo a seconda della rispettiva sua importanza
agronomica, e commerciale; poi a quant' altro all'agricoltura
appartiene.
1. Il bestiame bovino sarà il primo sottoposto a disamina
come l'oggetto il più interessante l'agricoltura, riguardato tanto
sotto l'aspetto di mezzo lavoratore, quanto sotto quello d'alimen-
to ; perciò appunto ad uno ad uno considereremo, il bestiame da
allievo , da lavoro , e da grascia ; ma non entrerò nell' arringo sen-
za avervi ricordato che oggi si conosce e si ottiene con facilità
quel cambiamento qualunque che si desidera nelle forme e qua-
lità dei bestiami ; della qual verità ci ammaestrano le esposizioni
Ingresi, pelle quali o per capriccio, o per utile veggonsi indivi-
dui, tanto diversi dalle razze dalle quali discendono, da crederli
appartenenti ad altra specie; e ciò per successive incrociature.
La differenza essenziale rimarcabile fra le razze bovine del
Bolognese, consiste nella grandezza degli individui delle medesime,
piccoli 0 meglio nani essendo quelli del monte, più grandi quelli
flel piano. Ai nostri bovi frammiscbiansi dei Lombardi e Veneti a
filo APPENDICE
lunghe corna e testa svelta, deiModonesi rossi di pelo a corna
corte e sporgenti in avanti; ciò posto, dimando io, quali migliora-
menti si amano introdurre, perchè domandati dalle viste del gior-
no ad utilizzare questo ramo agronomico-induslriale? 1. aliegeri-
mento del capo con riduzione di corna ; 2. maggior quadratura
nelle spalle e pelvi; 3. ingrandimento degli individui; 4. ricer-
ca di razza apposita per l'ingrassamento, come si è ottenuto
in Inghilterra. Coll'allegerire il capo e ridurre le corna oltre
al rendere l'animale più gaio alla vista (ciò che in termine
mercantile corrisponde ad avere maggior mercanzia) l'occhio si
fa più grande, vivace, brillante ; l' animale più non va soggetto
all'ombra; e si mette a disposizione della natura un materiale
osseo pel resto del tronco. Colla maggior quadratura e regola-
rità dello scheletro, più liberi si fanno i movimenti degli anima-
li, dalla qual circostanza ne viene aumento di forza , e ciò per-
chè essendo regolari le inserzioni dei tendini, apportano esatta
disposizione dei muscoli, di modo che contraendosi ninno in-
tercetta il movimento dell'altro, ed occupa ciascuno lo spazio
da natura ad esso destinato. DifTatti osservando il bestiame, di
qualunque specie, sottoposto a fatica, troviamo che negli indi-
vidui mai costruiti di gambe, si sviluppano ^ preferenza le ma-
lattie proprie delle medesime, perchè li muscoli e li tendini lavo-
rano fuori di posto. In secondo luogo si rende più bello il be-
stiame, più stimato, più cercato, e si vende a maggior prezzo.
In terzo luogo perchè il ragionamento, fatto pei muscoli all'e-
sterno, vale per li visceri all'interno; tutti si trovano al loro
posto ; niuho compreme e maltratta il vicino, ed a sue spese si
ingrandisce causando malattie invincibili; perciò le funzioni
tutte si eseguiscono regolarmente , ed il bestiame passa la vita
in perfetta salute. Ne questo è il tutto; là buona disposizione
dei visceri colla salute porta l'ingrassamento, correndo libera-
mente linfa e sangue di buona qualità, ed avendo agio a 'depo-
sitarsi, ed a convertirsi grado a grado in adipe: dove all'in-
contro i visceri si comprimono, i fluidi sono stretti a correr ra-
pidi per entro ai vasi, e mai non depositano grasso; l'esperien-
za ci mostra impossibile ingrassare, per quant'arte si usi, gli
individui volgarmente chiamati scaglioni, quelli cioè che hanno
strette alla pelvi, e le spalle. Coir ingrandimento degli individui si
APPENDICE 611
arranno animali più forti ^ un maggior materiale alimentare; e
quando avremo ottenuta una razza di grandi vacche, potremo
queste sostituire in gran parte ai buoi (parificandosi in forza
una grande vacca ad un bue mezzano) operando cos'i il gran
cambiamento indispensabile alla nostra Provincia, per soltrurci
all'importazione dal di fuori di caccio e bestiame. Ne si credb
maggiore il dispendio nello alimentare individui grandi dai pic-
coli (confronto futto a parità di età), mentre la nutrizione non
si opera per semplice legge meccanica, ed il piccolo mangia
molte volte più del grande, il magro più del grasso e cosi via
Tia. Se poi verrà addottalo il metodo di non mandare il bestia-
me al pascolo per non disperdere concime, e per sapere còme
è nudrito ogni giorno, in questo caso non vi sarà differenza
alcuna, o minima, e si manterrà bello; il campo non sarà
danneggiato, e il vantaggio sarà incalcolabile per tutti i rap-
porti, massime rispetto alle vacche, le quali bene e regolarmente
alimentate daranno latte, e serviranno nello stesso tempo al la-
voro, e non mancheranno di venire ogni anno in caldo e d'im-
pregnarsi; e disposti in diversi punti delle caserie, raccogliere-
mo in esse il latte che oggi in gran parte si disperde, e lo tra-
smuteremo in caccio fino, ed avremo il vantaggio che danno le
cascine senza il dispendio delle medesime. Colla ricerca di razza
apposita all' ingrassamento pervenuti una volta allo scopo, ri-
sparmieremo tempo ed alimenti, e produrremo carni non gustate
sin qui per squisitezza. Dalle viste generali veniamo alle specia-
lità, assegnando ad ognuna le regole da seguirsi per consegui-
re ì premi.
Per le bestie da alHem, e da lavoro, basterà che si pre-
sentino al concorso con certificato, autenticato dalle Autorità
locali, indicante il nome e cognome del proprietario; il luogo
ed època precisa della nascita, il podere sul quale è pasciuto
(non volendo premiare bestiame estero che dopo il concorso
sorta all'istante di Provincia) la paternità e maternità e presso
chi si trovano, per essere in grado di proporre nuove incroccia-
tnre, dimostrate vantaggiose dall'esperienza a raggiungere il
fine proposto di stabilire una perfetta razza nostrana di bovini.
I premi di prima classe si destinerebbero a quelli individui che
presentassero tutti tre li requisiti superiormente detti; quelli
61^ APPENUICE
dì seconda classe , a chi due ne avesse raggiunti ; e i terzi pre-
mi , sarebbero per li aventi un sol requisito. Nei primi concorsi
però avrei più d'ogni altro a calcolo quello della grandezza,
massimamente nelle vacche , e premierei colia prima classe que-
sti individui, pel riflesso delle spese incontrate dai proprietari
per introdurli fra noi, proponendo in appresso le incrocciature
di essi con individui aventi gli altri requisiti, onde raggiungere
il (ine superiormente detto.
Per le bestie da grascia si esige un rendiconto esatto, col
metodo tenuto nello alimentarle : la qualità e quantità delle so-
stanze alimentari impiegate, la durata della grascia, il peso
dell'individuo prima d'essere sottoposto all'ingrassamento, per
desumerne l'aumento apportato dal metodo tenuto, mediante
rattlGca all'atto della esposizione; l'età, la provenienza, il luo-
go della grascia , la padronanza , il tutto debitamente autenti-
cato. Si dichiarerà fin d'ora non ammesso l'ingrassamento ope-
rato in tutto 0 in parte con fagioli, comunicando questi alle
carni un'odore nauseante insopportabile, e insipidezza alle me-
desime; e quello con i residui della bollitura delle uve, volgar-
mente graspe , pel sapore parimenti cattivo comunicato alle car-
ni congiunto a bruito colore del grasso ; tollerato quello di ora-
spe frammisto a ghianda ; lodato quello di farinacci uniti a fie-
no, od anche a paglia salata e trinciata, con bevande in bian-
co in poca quantità e più volle ripetute al giorno; premiato
quel cultore che indica un metodo certo atto a ridonare l'ap-
petito al bestiame in grascia che ad un tratto sì rifiuta di
prender cibo.
Conseguiranno il premio di prima classe, quelli che potran-
no provare d'avere usato un metodo d'alimentazione del bestia-
me facile a seguirsi, composto di sostanze di non molto costo,
ma che pel loro assieme producono carni saporite , e per un tem-
po abbastanza lungo, mentre l'ingrassamento sforzato è di gran
lunga inferiore al lento e progressivo. Nel primo caso gli ani-
mali si ricuoprono all'esterno soltanto di uno strato adiposo ; nel
secondo l'adipe tapezza ì visceri tutti addominali, i reni in
ispecie, s'insinua in ogni parte del corpo, e da ultimo ciascun
fascetlo muscolare è rivestilo di vagina adiposa, circostanza che
rende gratissime le vivande preparate con queste carni sucolenti.
ArPENDlCE 513
Il premio di seconda classe, Io destinerei pel bestiame, an-
che più grasso del già detto, ma ingrassato con alimenti di co*
stOj e nella terza classe comprenderei le bestie meno grasse,
quelle che lo furono con metodo non buono, non imitabile;
avvertendo che in queste tre classi sono contemplate le sole
razze da noi oggi possedute; mentre per la nuova da grascia
che si ricerca ; un'apposita classe destinerei, tanta è l'impor-
tanza della medesima; e lunghe diffìcili e dispendiose essendo
le indagini per rintracciare individui aventi le forme e le con-
dizioni necessarie per dare dal loro accoppiamento la razza ri-
cercata. Traccierò adesso alcuni dei distintivi caratteri di que-
sta, secondo mi detta la mente, attenendomi però alle norme pra-
tiche di anzi esposte, acciocché questi servir possano di guida a
quanti 'S'accingeranno all'impresa. Ossa minute, testa piccola,
scheletro larghissimo, gambe corte, pelle fina, grossa musco-
latura; ecco i priikipali caratteri domandati dalle teoriche : tra-
smutare cioè l'inutile carcame in carne, svilupparne il tronco
a spese delle estremità, e del capo; rivestire il tutto di pelle
facilmente dilatabile; ed in una parola dargli forma Jppopota-
mica, che è il dire ottenere l' intento.
I Tori delta razza da lavoro saranno premiati con ì premi
di quella da grascia, quante volte siano grandissimi e perfetti,
e mancando o l'una, o l'altra qualità, entreranno nella seconda
o terza classe: l'età loro più pregiata sarà dai due ai tre anni.
£ qui aggiungo essere necessario cambiare il regolamento An-
nonario oggi esistente, perchè esclude dalla pubblica vendita le
loro carni j mentre per nulla perdono se vengono macellati dopo
un anno di riposo dalla monta : invece che castrandoli alli 5
anni impiegano più di un anno a rimettersi in salute, e si per-
dono due 0 tre anni di utile monta, usando delle precauzioni
dette più avanti.
Chiudo le osservazioni sul bestiame Bovino , e per conse-
goenza la prima cattegoria, col proporre altro premio per quello
che avrà ritrovato il mezzo di risvegliare la fame, e di ridonare
il rumine al bestiame, specialmente da grascia, che li avesse
perdati, usando avvicendamento di alimenti, o frammischiandovi
sostanze le quali non sgrassino, e non diminuiàPano il latte o
r alterino neìie lattanti.
N. Ann. Se. Natur. SkriB III. Tomo 5, 34
514 APPENDICE
2. Al bestiame bovino per l' interesse agrlcolo-commerciale
succede il Cavallino, al quale, rivolgendo l'esame, uniremo pur
anco quello dei Muli, e dei Giumenti, non mancando anche que-
sti animali d'importanza.
Da vari anni è disfatta l'unica razza di cavalli che esisteva
nella nostra Provincia, quella cioè della Palata Pepoli, che dava
poledri apprezzati per le qualità e forme Olandesi, loro tra-
smesse d.igli stalloni di quel paese , acquistati a questo fine dal
proprietario della medesima il Sig. March. Guido Taddeo Pepoli;
per conseguenza oggi non possediamo più alcuna razza, ma in-
vece quasi tutti i contadini tengono un cavallo (femmina i più)
ed i proprietari di prati valli, o risaie, chi più, chi meno, que-
sto ramo coltivano. Perciò vediamo a quando a quando qualche
bello e bravo puledro nostrano, per le cure d'intelligenti pro-
prietari, mentre in generale mancano essi di forme e di sangue.
Fra le forme diffettano a preferenza la testa, il collo, la
coda; nella testa l'occhio piccolo, le orecchie grandi e mal si-
tuate, lo sviluppo soverchio della mandibola inferiore ; nel collo,
perchè breve e grosso, o lunghissimo, e sì l' uno che l'altro male
atteggiati ; nella coda piantata bassa , e stretta al corpo. Questi
diffetti tutti si migliorano col solo mutare i padri, e se i nuovi
stalloni saranno di razze pregiate per forme ed energia, fuoco,
e forza, le dette qualità trasmuteranno essi figli, e con ciò a-
vremo cavalli belli, forti, e, come dicesi, di sangue atti a qua-
lunque uso. Le madri pure hanno le loro influenze su la fbrma
e qualità dei figli, ed a queste ancora giova rivolgere T atten-
zione, per ottenere che gradatamente si cambino in individui
aventi le condizioni volute a dare nascenti detti di puro san-
gue : dissi gradatamente, mentre di esse si serve (come ognun sa)
sinché per vecchiaja o malattia mancano alla vita , e perciò solo
a gradi arriveremo alla condizione suddetta , quando cioè da una
figlia migliorata ne nascerà una perfetta. Le madri trasmettono
ai figli in parte le proprie forme, e sangue (l'età della madre
influendo assai , per la parte che le spetta a questa seconda con-
dizione) e fra le forme tiene il primo luogo la grandezza, ed il
color del mantello. Date pure uno stallone grande ad una picco-
la cavalla , ma non ne avrete un nascente della grandezza del
padre; mentre l'alveo materno ha i suoi limiti segnati da na-
APPENDICE 51S
tura oltre ai qaali gli è impossibile distendersi, e ciò perchè i
figli non compromettano le vite delle madri nell'atto del loro
nascere : il puledro crescerà più della madre non eguaglierà il
padre che con successive incrociature delle figlie con esso: e
questo ragionamento vale per tutte le altre specie d'animali
da me surricordate , le eccezioni trascurate. La viziata forma
delle gambe, la curvatura delle posteriori fra le altre, detta
ronco di dietro, dipende dal dare cavalli grandi , o ad alte gambe,
a mezzane cavalle o strette di torso, per cui il feto è costretto
ad una posizione innormale non trovando gli arti posto a cre-
scere distesi. L'ampiezza del petto, la larghezza delle spalle,
la finezza della pelle, e la qualità delle unghie, più dal padre
che dalla madre dipendono; tuttavia quante volte si verificherà
il caso di madre ben fatta si avranno nel massimo grado i van-
taggi di già enumerati nella forma dei bovini, musculatura svi-
luppata, cioè ben disposta, libertà di movimenti e forza; ed in
quanto alla pelle, a tenore della sua finezza si rileveranno le
forme, la musculatura e suoi tendini, e l'andamento venoso su-
perficiale, cose tutte le quali tanto donano alla bellezza delle me-
desime. La lunghezza e morbidezza del pelo dipendono dall'epoca
della nascita del puledro, e dal modo nel quale si governa di
mano e bocca quando è cresciuto. Le lune , e r ombra, collo in-
grandimento dell'occhio saranno tolte; il restio, il gettarsi a
terra, il non voler partire, l'indietreggiare, il trar calci, e
molt' altri difTctti dipendono dalla eattiva imboccatura, dalla
mano di chi guida , da fornimenti male addattati, e in generale
dal cattivo metodo usato nel domare i poledri. Per le quali cose
tutte le nostre cure debbonsi rivolgere nel far si che s'intro-
ducano Stalloni il più possibile perfetti, nel dettare norme per
le tnonte, e per le dome, e nel designare al premio quelli che
ai dettati s'atterranno.
I nostri vicini ci ammaestrano in questo ramo , avendo mi-
gliorati i loro cavalli, col semplice mettere a disposizione de'
proprietari, stalloni di belle forme, e col regolare le monte. Nel
Modonese i padri della stalla ducale sono a disposizione delle
cavalle dei possidenti, ed altrettanto si pratica nella Toscana.
Nei Lombardo-Veneto si mandano in ogni Provincia cinque Stal-
lini due da sella, tre da tiro, due da carrozza, uno da carri, e
516 APPENDICE
da questo mezzo ottengonsi risultati bellissimi, anche sotto il rap-
porto economico, avendo cavalli senza tenere razze, le quali sa-
rebbero passive, come da noi, vendendosi con molto vantaggio!
foraggi (e già il dissi delle cascine) mentre che una cavalla
presso di un contadino porta più utile della spesa, e questo im-
pianto perciò dobbiamo procurare di mantenere e di perfezionare
al massimo grado, ricavando da esso vantaggi incalcolabili.
Fra noi il posto dei Governo deve prendersi da società, o
da particolari incoraggiati all'uopo, ecco la necessità di premi
e grandi. Ben intesa la cosa non vi sarà più necessità dei me-
desimi, essendo per se stessa di mollo lucro ; ma per determinare
a ciò i speculatori ed obbligarli indirettamente ad introdurre
qui cavalli di fioe razze, necessitano , ripeto, premi, e premi
grandi. DifTatti nei tre mesi della monta Aprile, Maggio, e Giu-
gno un padre può servire cento cavalle cuoprendo due volte nel
giorno la stessa cavalla; duecento circa, se come nei mercati
cuopra una sol volta la cavalla, poi concede la rivista; Il prezzo
d'ogni copertura di cavallo ordinario è fissato dai 15 ai 25 pao-
li; quello di un cavallo più scelto, ad un napoleone d'oro, e
r esimio agricoltore teorico-pratico l'ottimo mio amico Sig. Tom-
maso Rossi, ha ellevato il prezzo a due napoleoni d' oro, quando
si è trattato degli stalloni nati dalla Pedrazzi, dalla Violi, dalla
Baviera da lui posseduti ; questo prezzo potrebbe ancora essere
aumentato, quando si trattasse di padri puro sangue inglese,
od arabi; avvertendo però che non sarebbe più cosa di esteso
commercio. Nel primo caso adunque si lucra all'anno, o 200
0 400 scudi circa, a seconda del metodo tenuto ; nel secondo dai
100 a 150 napoleoni d'oro esigendosi dai più due coperture nel
giorno, ed anche la rivista; nel terzo caso dai 200 ai 300 na-
poleoni parimenti d'oro; è questo un bel guadagno! e si noti che
molti stalloni un mese dopo la monta possono essere attaccati sen-
za pericolo. All'incontro però di questi guadagni, è a contropporsi
il pericolo della inabilità, o della morte dello stallone; e quin-
di devesi calcolare di rimborsarsi in tre anni di monta, non solo
del loro costo, ma degli interessi ancora del medesimo alla re-
gola del 5 per 100, più il mantenimento del cavallo, dispen-
dioso assai nel tempo che cuopre (limitando agli 8 anni la me^
dia vita dei padri) Il perchè torna il già aperto qual corolario.
APPENDICE 617
della necessità cioè di premi grandi pecuniari. Adunque quando
nella mostra dei Pasquali si presentassero stalloni di puro sangue,
coi debiti certificati, dell'età dai 4 ai 5 anni, li premierei col pri-
mo premio ; quelli di razza estera , non di prima qualità , ed i
nostrani sceltissimi, colla seconda classe; e destinerei ai nostra-
ni, od esteri belli, ma non perfetti la terza.
Un premio dovrebbe pure diriggere e migliorare 1^ monte,
siccome cosa interessante al massimo grado i proprietari che
fanno cuoprire cavalle, per non perdere il denaro della monta,
e il puledro che inutilmente tante volte si aspetta. Assegne-
rei per conseguenza tre classi di premi per quei proprietari di
più padri, di due, di uno , i quali all'epoca della seconda espo-
sizione potessero provare, mediante autentici documenti, che il
maggior numero, o tutte le cavalle coperte sono pregnanti;
cosa la quale nei tre, quattro, e sino sette mesi che passano
dall'Aprile al Novembre puossi, quasi con certezza, dedurre per
visita allo interno, o segni esteriori; e che questa generalità di
pregnanze fu l'effetto delle precauzioni , diligenze, e cure usate
nel senso di quelle che passo ad enumerare. Ampio locale per
la monta, appartato; pochi o nessun inutile spettatore della monta
che co' suoi gridi o ciance, distolga o lo stallone, o i cavallari
dal lavoro; stallone avvezzato a non montare frettolosamente;
cavalla pienamente in caldo, ben disposta con ceppi, ed inter-
nata in una fossa a tenore della sua altezza , colle spalle più
basse delle anche, acciò il maschio possa presto e bene intro-
dursi, in posizione orizzontale, e non dal basso all'alto, e
compiere V atto, quando si trova al massimo contatto del viscere
fìgliatore. Smontato il padre, presto far muovere la cavalla per
toglierla dall'estro venereo, sotto del quale emette molte volte
unitamente alle mucosità vaginali, il seme maschile, restando forse
per tal causa infeconda : e su questo proposito aggiungerei di usa-
re la pratica trovata utilissima, di bagnare con ampia spugna in-
zuppata in acqua fredda d' un colpo improvviso, le parti pudende
della cavalla allo smontare del maschio, operandosi da questo
colpo di freddo un movimento inverso nelle medesinse , facendosi
assorbente cioè di innalante che era , pel qual cambiamento tol-
gonsi dal caldo, e restano pregne per l'assorbimento dello sper-
ma. Tali bagnature usansi con successo nelle vacche congiunte
él8 ArPENOICE
ad altre alle reni, ma queste ultime non consiglierei nelle ca-
valle, essendo molto delicate in delta parte , e il più delle volte
in sudore. Desideravasi avere un'allievo da una brava cavalla
che avanzavasi in età , e si disperava d' ottenerlo per quanti ma-
schi in anni, e per molte volte all' anno gii fossero stati dati ,
quando preso un cavallaro da rabbia, vedendo come seguitava a
gustare il coito, partito il maschio, die di piglio ad un secchio
d'acqua allora attinta dal pozzo, e con furia quanto ne conte-
neva gittogli alla vulva ; tosto la cavalla presa da tremore ristette
dall' emettere il seme, più non venne in caldo, e fu pregna.
Molte precauzioni , e cure usano gì' Inglesi nella monta ; non
danno che una sol volta il maschio ad una cavalla, pel prezzo
di quattro lire sterline ( 20 napoleoni d' argento ) ed in forza di
quelle le cavalle restano pressoché tutte pregne^ Di quanto van-
taggio non sono le dette precauzioni pei proprietari? di quanto
per quelli che tengono gli stalloni ? usando dell' ultima, e rifiu-
tandosi la femmina di più oltre ricevere il maschio, potrebbero
far cuoprire doppia quantità di cavalle , circostanza che raddop-
pierebbe il reddito della monta. A quello adunque che tutte que-
ste precauzioni e cure provasse di aver usate, assegnerei il pri-
mo premio; il secondo a quello che nel maggior numero, e le
più importanti avesse adempite; il terzo a quello che poche»
ma dalla comune delle cose si fosse tolto.
Ora delle dome, non ultima circostanza alla buona riuscita
d' un cavallo. Molti poledri si viziano , si storpiano , periscono,
per essere troppo presto assoggettati a fatica , o a fatiche su-
periori alle loro forze; per essere male infrenati volgarmente
imboccati; per essere attellati con fornimenti inadatti, che li
pungono, li tormentano qua e là pel corpo ; e per essere mal di-
retti nel corso, ed altre simili cause come ho superiormente ac-
cennato. À risparmiare un tale guasto giova disporre premi ; i
quali invogliano speculatori ad incettare i puledri all'età d'es-
sere domati, per ammaestrarli con buon metodo, e porli poscia in
commercio; od iuveee per quelli che stabiliranno cavallerizze
in diversi punti della Provincia, nelle Castella , cioè, nelle Ville
più popolate, presso le Borgate, nelle quali cavallerizze si do-
massero i poledri de' possidenti dietro equo compenso. A stret-
tissimo rigore si potrebbero obbligare tutti che banno poledFt
APPENDICE 519
a domare, d'usare di questo mezzo; ma fra noi ciò avrebbe
carattere di soperchieria , abbeDchè intenda alP utile, per cui
sarà cura lodata delle Deputazioni Sezionali se si occuperanno
di stabilire, e ben dirigere le cavallerizze consigliate; e queste
saranno forse un reddito invece di una spesa per esse; reddito reso
maggiore dal premio, se di felici risultati potranno produrre docu-
menti; e daranno un onorato pane ad uomini capaci, oziosi in
giornata, come sarà uno oggetto probabilmente di lucro per
quanti le impianteranno. II requisito premiato più, sarà quello di
domare i poledri colla pazienza, colle buone maniere, colla persua-
sione, come direbbesi in una parola , e trascurato l' altro di giun-
gere allo scopo, intimorendo il cavallo con tormenti d'ogni ge-
nere. La prima classe si distinguerebbe dalla seconda a tenore
delle cure usate , e del numero de' cavalli domati.
I muli sono necessari per la montagna , si vendono con
molto credito, possono essere anche usati in certi lavori del
campo; la loro produzione, il loro miglioramento interesssano ;
gioverà quindi premiare que' cultori che di questo ramo s'in-
teresseranno. La grandezza , la perfezione delle forme , la do-
cilità, saranno le cose ricercate pel primo premio; il numero
sarà requisito pel secondo; e per questo, e pel terzo s'avranno
a calcolo le norme segnate pei cavalli; la monta, e la doma loro
rientrano nella categoria superiormente segnate parimenti pei
cavalli.
Nella collina ed al piano j coloni e biroccianti mantengono
giumenti per la poca cura che esigono, e la poca spesa di loro
mantenimento. Questo materiale di non molta forza , e di lento
passo può trasmutarsi in un migliore, lieve essendo l'addizione
della spesa di mantenimento, quante volte s'attengano al dettato
di non mandare bestiame al pascolo ; ed il tramutamento con-
siste 0 in un individuo femmina e grande della stessa specie, o
in una cavalla; e con ciò si avrebbe il doppio vantaggio della
maggior forza, passo più lungo, e produzione di Muli delle due
specie, se le cavalle al momento sono piccole, e di non belle
forme. La cosa vista sotto questo aspetto dovrebbe sola bastare
ad operare la metamorfosi indicata ; ma qui pure i premi si ren-
dono indispensabili per mettere in moto la rotina , e ne distri-
buirei a quelli che si fossero uniformali al prescritto, e ne)
520 APPENDICE
designarli m'atterrei al già detto pei cavalli^ compresa la mon-
ta e la doma : e eoa ciò chiudo il mio ragionamento su la se'
conda categoria.
3. Dei majali dirò brevemente, doversi solo al fine di loro
vita esaminare e premiare, breve essendo essa , dedita tutta allo
ingrassamento; e perchè compiesi appunto il loro sviluppo, del
quale dovrebbesi giudicare, quando s'immolano per trasmutarli
in saporiti cibi.
Il rapporto del metodo tenuto Dell'alimentarli deve accom-
pagnare d'obbligo questi animali alla mostra, e servirà, come
si disse dei bovini da grascia, di guida al giudizio da pronun-
ziarsi per la classe che a ciascuno compete, oltre agii altri re-
quisiti dell'età, dall'uno ai due anni, della grandezza , della
grassezza , della razza. Per i majali da monta, le condizioni a
conseguir i premi della prima classe, consisterebbero nell'età dai
due ai tre anni, e nella grandezza i mediocri, e gli aventi un
sol requisito troverebbero compenso nella seconda e terza classe;
e per essi tutti come perituri , domanderei una maggior libertà
di macellazione, quando da un'anno più non montano, o quando
per la grassezza più non sono atti a montare.
4. Le attuali razze di pecore sono piccole e danno per con-
seguenza meschini redditi; le lane sono corte, e ruvide, e non
possono servire in commercio che ad usi secondari, e non si ven-
dono che a basso prezzo ; l' incoraggiamento può molto contri-
buire a far migliorare questa specie. Il mezzo consiste nel
eambiare i Montoni attuali in becchi esteri, non dirò in Meri-
nos, ma in Mantovani, degenerazione di essi, per ora bastano}
e in due al più tre generazioni si raddoppierebbero i redditi ingran-
dendo: si venderebbero oltre il doppio le pecore, rivestendosi di
fino e lungo pelo: solo in ciò fare è mestieri usare una pre-
cauzione. I becchi Mantovani passati adulti al monte perisco-
no dopo un anno, o a un di presso; come ovviare a questo
inconveniente? In due modi: acclimatandone dei piccoli; e
rimandando al piano gli acquistati adulti dopo la monta, per
richiamarli al bisogno; in appresso i nuovi nati supplirebbero
i padri esteri. Una sola osservazione mi permetterò in proposilo;
perchè domanderò non reggono al monte i becchi Mantovani
adulti? è l'aria ciie li uccide, o il pascolo che loro manca? io
APPENDICE £21
opino per questa seconda causa , e redo il rimedio nel consi»
glie più volte ripetuto di non mandare bestiame al pascolo, e
potrebbe essere una prescrizione per questi. Avezzi a ricchi pa'
scoli e freschi , il dover correre di qua^'e di là in traccia d' uno
stelo d'erba, sotto la sferza di sole riverberato dal monte, sono
per me cause trovate atte a produrre la loro morte. Non si te-
ma per la vita delle pecore pregne di grande becco, come at-
tualmente si fa, la ragione T ho delta più sopra, e i risultati
ottenuti dal già ricordato amico Sig. Tommaso Rossi conferma-
no il mio asserto. Ninna pecora ha sofferto nel parto; i nuovi
nati sono oltre un terzo più grandi delle madri, più fìne le la-
ne; e dalle unioni delle figlie coi padri si avrà ottenuta in bre-
ve la razza grande.
Ai grandi becchi , e pecore grandi a fine lane, conviensi il
primo premio. Alle mezzane, per secondo grado d'incrocciamento,
il secondo; il terzo agli allievi di prima incrocciatura^ ed ai
becchi mezzani; il tutto da giudicarsi dietro le regole, ed epo-
che assegnate alle specie già dette.
Trascuro affatto le Capre essendo provato dare esse ai nostri
proprietari poco utile, ed arrecare invece danno grande ai cam-
pi. Noi non abbiamo che pochi monti alpestri, e questi circondati
di terreno più o meno lavorato; quindi non siamo alla condi-
zione di educare capre, mentre dovunque possono pascolare le
pecore.
5. Fra i redditi dei coloni che coltivano le nostre Valli, enu-
merasi il prodotto dell'annua pesca, e questo prodotto è su-
scettibile di migliorare in qualità per nuove specie ricercate in
commercio che s' introducano , e di raddoppiare in quantità quan-
te volte si usino diligenze, la fecondazione artificiale per prima.
Lo storione che ha vissuto [adulto per del tempo nelle no-
stre valli, dietro rotture del Pò, e la Truta che cresce oltre la
libbra nei laghi Lombardi, possono sostituirsi all'insipido Lucio,
all'inutile Tinca, alla dura Orata, graditamente acclimatandole.
Perderanno fosse del primitivo loro sapore, saranno però sem-
pre preferibili alle specie suindicate, non fosse altro sotto il
rapporto delie spina in esse cartilaginose, e poche. La quantità
s'aumenta col solo tenere divisi gl'individui per età, destinando
a ciascuno anno appartate fossa ; e colla doppia diligenza di te-
522 APPENDICE
nere uniii gl'individui d'eguale grandezza, si toglie la AììIté"
zione che fra loro oggi si opera. E di che si ciberanno dirà
tal' uno P di molluschi, e vermi rispondo; e coltivando specie
squisite c'è tornaconto ad alimentarle con paste. Si moltiplica
poi all'infinito la quantità colla fecondazione artificiale: opera-
zione facile ad eseguirsi dietro i dettati di Spallanzani ; mezzo
dichiarato facile e sicuro anche dal dotto e chiarissimo amico
Prof. Calori che più volte il ripetè. Consiste esso nel prendere una
femmina ed un maschio che sieno perfettamente in frega , collo-
carli sopra un vaso d' acqua , premere dolcemente il ventre della
femmina che tosto emette le ova; operare altrettanto sul ma-
schio che ejacula il seme fecondatore, e cosi successivamente
pei tre giorni che sta in frega , non unendo mai i padri ai nuovi
nati, perchè tosto li divorerebbero, e bagnandoli a quando a
quando in acqua acciò non muoiano; e più facilmente^ prima
prendere il maschio premerlo finché pel seme l'acqua s'è fatta
bianchiccia, poi la femmina che ad ogni pressione laseierebbe
cadere più ova in un acqua feconda. Operando di tal modo il pe-
sce può facilmente essere cresciuto per annate ; diversamente
quando in autunno si pescano le valli per mettere in vivaio il
raccolto dell'anno, tenere divisi i piccoli delti scarti, per gran-
dezze, ed assegnare ad essi le fossa a tenore del loro numero,
perchè questi avrebbero a cibo i nuovi nati, mentte non tra-
scurerei ogni anno di svilupparne artificialmente una parte.
Chi contrasterà l'utile di questa pratica? nessuno; puf tut-
tavia si cammina sempre col vecchio metodo. Premi d'incoragf
giamento determineranno alle innovazioni ; l'utile ricavato le
manterrà. A quei vallaroli pertanto che introducessero nelle loro
valli il pesce delle due specie suricordate, od altre migliori delle
attuali, alleso l'utile che ne verrebbe alla popolazione, la quale
si emanciperebbe dall'acquisto di pesce marino, assegnerei il pri-
mo premio, anche in vista delle spese indispensabili ad acqui-
stare le semenze; e farei godere questo premio inoltre a quelli
che svilupperanno colla fecondazione artificiale pesci di specie
alimentari. 11 secondo premio lo darei a quelli che producessero
documenti autentici d'aver aumentata la quantità, mediante la
separazione degli individui per grandezze, presentandone sin-
goli e veridici campioni in vivo. Il terzo si laseierebbe agli
APPENDICE fi23
amatori che avessero artificialmente sviluppato pesce non ali-
mentare, ma d'ornamento pel riflesso d'invogliare col fatto i
vallaroli ad estenderne la pratica nelle specie da loro possedute.
6. Se verrà ai concorsi presentata una nuova specie d'ani-
male volatile domestico, la quale presenti utilità nel diffonderla
come la gallina Napoletana ; od una delle attualmente possedute
migliorata per grandezza e per numero , come i Pavoni d' acqui-
starsi a miglior prezzo, o deponente maggior numero di uova,
e più grandi che per lo passato, queste si premierebbero col
primo premio ; il secondo , ed il terzo disporrebbonsi per gli in-
feriori scelti dalla comune dei possidenti ; e la stessa misura di
premi manterrei per i grassi presentati al concorso di Pasqua.
7. Se nuove specie di bachi da seta verranno introdotte
pregevoli per bellezza, e per resistere ai cambiamenti atmosfe-
rici, e che difficilmente incontrino le malattie proprie ad essi
sin qui conosciute, saranno distinte col primo premio; e lo stesso
premio assegnerei a quei coltivatori i quali giungessero a pre-
venire, a vincere, a debellare le malattie proprie ai medesimi,
il gesso, il latte ecc. Il secondo si darà a quelli che presen-
teranno bozzoli perfetti, educati con metodo facile a seguirsi;
il terzo ai perfetti cresciuti coi metodi in uso. Alla mostra non
solo dovrà presentarsi il seme, ma bensì i bozzoli in natura, ai
quali sarà fatta morire la grisalide col sole, o col calore del
forno.
8. Non dimentico di proporre premio a quei diligenti che
toglieranno il miele dagli alveari senza uccidere le pecchie; a
quelli che uniranno due poveri sciami, distruggendo una delle
due api regine; a quelli che custodiranno, ed alimenteranno le
api nell'inverno, e coltiveranno nell'estate piante proprie a
dare pascolo abbondante , e ricco di miele alle medesime.
9. Alle Autorità locali, alle Deputazioni Sezionali, ai Fi-
lantropi che giungessero a ridurre nella Provincia i Cani colo-
nici (ciascuno entro le periferie di sua giurisdizione) in ma-
schi, e di una sola specie docile, tenendo le femmine indispen-
sabili alla razza appartate , e rigorosamente chiuse nel periodo
del caldo venereo, prodif^herei premi e lodi, diminuendosi con
questo semplice mezzo le precipue cause dello sviluppo della idro-
fobia in essi, preservandone per conseguenza l'umanità, come
524 APPENDICE
attestano per autentici fatti i chiarissimi Dottori Toffoli Luigia
Jacopo Facen, e Capello di Roma.
Molto resterebbe ora a dirsi dei miglioramenti da introdurre
nella coltura dei campi, orti e giardini, ma per essermi un poco
esleso sul bestiame, i limiti di questo lavoro non mei consento-
no; mi limiterò adunque ad accennare in massa i lavori, e le
innovazioni che meritano di essere premiate.
10. Le granaglie, siccome oggetto di prima necessità, esami-
neremo anzi tutto, e le divideremo in tre classi da contraporre
ai tre premi, non portando questa cattegoria classi differenziali j
ed a tenore della loro importanza le piazzeremo in quella, che a
ciascuna compete, per essere esenzialmente alimentare, alimen-
tare , accessoria, forraggiera. I premi verrebbero destinati a quei
coltivatori che provassero di aver aumentato il raccolto di esse^
confronto fatto coi vicini, tenuto a calcolo la condizione del
terreno e dell' annata , ed i raccolti precedenti , mediante
nuove cure, facili ad eseguirsi, e di poco costo, che mostrino
cioè tornaconto tra il reddito ottenuto , e le spese impiegate. Le
mostre non devono essere di grani scelti, ma tali che si trovano
nei magazzeni ; s' ha da indicare la quantità del genere pro-
dotto, se in piccola, come esperimento, se in estesa cultura, più
la condizione se è vendibile, e dove.
11. Vuoisi assegnare un premio ai cultori della canapa e del
lino i quali proveranno di aver ottenuto un prodotto maggiore
d'essi articoli, con metodi meno costosi degli usati sin qui, e
facili ad eseguirsi.
12. L'importanza di nuovo foraggio, tanto sotto il rapporto di
eccellenza di esso, di abbondanza di prodotto, quanto sotto quel-
lo di coltivarsi in terreno di data qualità, o pressocchè in tutti,
farà assegnare al medesimo il primo premio, il secondo ai detti
che s' accomodano solo a .speciali terreni. E qui giova proporre
la coltivazione del Grano Saraceno o Polygoimm Fagopyrum L.
il quale dà un abbondante prodotto in grani rotondetti, e pucr
servire alla nutrizione dell'uomo, del bestiame Bovino, e Ca-
vallino, ad ingrassare Majali , e gli animali Volatili domestici ; e
co' suoi fiori fornisce un ricco pascolo alle Api. Questo grano
è la risorsa dei terreni sabbiosi, granitici, freddi e mediocri;
e può essere coltivato con vantaggio anche in terreni di mi-
APPENDICE 525
gliore qualità. Serve da ultimo e come foraggio verde, e come
pianta da sovescio.
13. Le ortaglie, i frutti, i fiori, e le piante nuove comesti-
bili, 0 di prodotti commerciali perchè inservienti alle arti o me-
stieri, saranno premiate a tenore delia loro importanza col pri-
mo premio. Le coltivate sin qui, di grande sviluppo, squisitez-
za, e bellezza, col secondo premio.
14. Il caccio, i vini scelti, od immitanti li esteri, le sete fi-
late , le canape e lini lavorati , e filati a macchine , il miele depu-
rato, gli spiriti e liquori, le macchine rurali, gli utensili agri-
coli , quelle che servono a trasmutare le materie grezze dei campi
in sostanze commerciabili nuove o corrette che siano, a tenore
della modificazione, od utile che presentano, dovrebbero premiarsi
con tre premi diversi.
Voi vedete, o Signori Prestantissimi, che unite queste classi
di premi si può giungere alli tre mila scudi. Si troverà questa
somma? o meglio, sarà necessario disporla come vi proposi?
di tanto non mi lusingo; solo ripeterò che ove manteniate il
principio stabilito come base di questo lavoro, quello cioè di
far accompagnare al concorso gli oggetti tutti ad esso destinati
da un rapporto autentico del modo col quale sonosi ottenuti ; e
che al pari di me vi persuadiate dell' utile, che una simile pra-
tica sarà per apportare alla nostra agricoltura , ammetterete la
necessità dei premi pecuniari. Dal Vostro savio parere dipenderà
la misura dei medesimi, e quante volte crediate di ottenere
l'intento che determina e dirige un Concorso Agrario^ sotto forme
fisse, con premi di dieci al posto di cento, ridurrete in questo
caso le migliaia in centinaia, rendendo possibile ciò che al mo-
mento mostrasi appena probabile.
Gesso dallo intrattenervi , ringraziandovi pel benigno ascolto
ehe deste al meschino mio lavoro, per la sua lunghezza doppia-
mente noioso; e mi sarà di conforto e compenso grande, il sa-
permi, di mia pochezza nell'argomento, da Voi benignamente
compatito.
526 APPENDICE
mmmuk all'inglese per uso dei polli
Per fare economia di grani, e nutrir bene i polli,
anche nella stagione invernale o di primavera , quando cioè
riesce diffìcile a' medesimi di procurarsi dell'alimento,
pensarono alcuni avveduti ed industriosi campagnoli esteri
di preparare delle Verminaje. Questa pratica usata pure fra
noi essendosi trovata utile e lodevole, crediamo di darne un
cenno. Gompongonsi codeste verminaje con sostanze che
facilmente si trovano nel podere, le quali senza spesa ve-
runa, dopo avere somministrato il cibo gradito ai polli,
servono tuttavia ad accrescere la quantità dei concimi per
utile del podere medesimo. La preparazione loro è facile,
e si eseguisce in autunno nella seguente maniera- Si forma
in un angolo del cortile una profonda buca, la quale si
cuopre nel fondo con uno strato di tocco, o di paglia mi-
nuta per l'altezza di un palmo. Sopra il medesimo si
stende della fiammata o sterco di cavallo in minore altez-
za, il quale poi si cuopre di altro strato di terra per l'al-
tezza di due 0 tre pollici.
Al disopra di questa terra si stende o si versa del
sangue di bue,odi majaIe,o di altro animale, unitamente
a della feccia o vinaccia di uva, qualche poco di semola
0 crusca, od avena, delle budelle od interiori di animali
tagliate minutamente, ovvero pezzetti di carne di cavallo
0 di altri animali di niun costo. Se il sangue non sia li-
quido e fresco, ma disseccato od in polvere può servire
egualmente stendendolo in proporzioni sufficienti. Dopo
questo strato, si colloca nuova terra, indi della minuta
paglia e della fiammata, poscia altra terra ed altre sostanze
APPENDICE 627
organiche, fintantoché la buca sia piena, cuoprendo in fine
tutta la mescolanza con letame per conservarvi fermenta-
zione e calore. Si difende poscia il tutto con degli sterpi
e delle pietre, onde impedire ai polli di razzolare e scom-
porre gli strati preparati.
Scorsi due o tre mesi , fra quelle sostanze già fer-
mentate, cominciano a nascere vermini di varie specie e
grandezza, come degli ascaridi, dei lombrichi ed altri, i
quali crescono e vivono per vari mesi , succedendosi le une
alle altre generazioni, e l'una specie alle altre.
Quando si vogliano dare per cibo ai polli i vermini
ottenuti, basta colla vanga portar fuori dalla buca tre o
quattro globi del terriccio fermentato, e collocandoli da
un Iato della letamaja, lasciare che 1 polli a loro talento
razzolando e scomponendo il terriccio si provvedano del
cibo di cui sono ghiotti, perchè difatti loro serve a con-
servarsi in buona salute e pingui , ed anche a produrre
molte ova, e ad abbreviare la covatura dei pulcini.
P. Prédieri.
528 APPENDICE
GOLTIYAZm DEI FORAGGI
e piò specialmente del Panicum altissimum detto
MoHA d' Ungheria.
Pochi SODO oramai gli agronomi avveduti, i quali non
abbiano posto attenzione alla viziosa costumanza seguita
quasi generalmente dai contadini della nostra Provincia,
d'impiegare nella buona stagione tutte le foglie degli al-
beri, ed ogni foraggio verde, ricavato dai poderi nell'ali-
mentare forse troppo lautamente le bestie bovine da essi
educate, senza darsi alcuna cura di una distribuzione eco-
nomica di quelle sostanze, parie delle quali seccate e te-
nute in serbo per i mesi freddi dell'inverno, gioverebbe
grandemente alla prosperità degli armenti, dei quali il nu-
mero maggiore disgraziatamente è costretto a cibarsi in
tale stagione di sole paglie o stoppie raagrissime, e poco
nutrienti con danno della salute loro, e per conseguenza
con pregiudizio dell'economia campestre.
Un alimento sano e sostanzioso dato ai medesimi nei
mesi invernali, risparmierebbe molta parte del foraggio ver-
de, che gli educatori nostri sono costretti di dare alle be-
stie in gran copia, non per conservarle in uno slato pin-
gue e florido, ma per ridonare alle medesime le forze
perdute, e per ricomporre il turbato meccanismo delle fun-
zioni vitali loro.
Mentre i coltivatori tutti, meno pochi ignoranti o ca-
parbi, sono disposti a riconoscere la saviezza, e la ra-
gionevolezza delle massime da me ora accennate, e men-
APPENDICE 629
tre sono anche pronti ad amraeilere i vantaggi che ver-
rebbero all'industria rurale di questi luoghi, dal fare un
uso economico dei foraggi verdi nelle stagioni in cui ab-
bondano, perchè parte di quelli avanzasse al bisogno dei
presepi nei tempi rigidi dell'anno, pochi di essi mostrano
col fatto di crederlo, 0 per dire meglio si lasciano vincere
da ostacoli leggieri e facilmente superabili. Molli di essi a
scusare l'inoperosità loro in questa parte di economia cam-
pestre, adducono che l'erba medica esigge terre pingui, e
lavorate profondamente, e perciò una spesa non piccola,
che i trifogli richiedono concimi e terre buone, che le
lupinelle non prosperano in tutte le qualità di suolo, e
che per avere un buon prodotto da quelle occorrono lavori
costosi e molta spesa nella compra deL seme; ed asserisco-
no ancora che il formare prati naturali è cosa lunga ed
assai dispendiosa. Per ultimo pongono in campo le sic-
cità disastrose che si presentano qualche volta durante la
primavera, e l'estate in questo clima le quali rendono poco
vantaggiosa la coltivazione delle erbe e dei foraggi. Io non
contrasterò la verità di questi falli ognuno dei quali me-
rita di essere ponderato seriamente da ogni agricoltore ac-
corto, ma dirò bene che quando il coltivatore esperto sap-
pia addaltare le erbe alla natura, o come dicono i geologi,
alla crasi del terreno nel quale devono crescere, la più
gran parte delle diflicoltà che ho superiormente accennate
verrà tolta, ed un prodotto copioso compenserà bastan-
temente qualunque cura, ed ogni fatica adoperate Dell'ot-
tenerlo.
Generalmente parlando non havvi qualità di terra nella
quale una specie particolare di erba non alligni e non
cresca prospera e rigogliosa. L'arte dell'agricoltore sta
nel conoscerla, e siccome il più gran numero di essi non
può giovarsi delle dottrine insegnate dalla scienza chimica,
perchè le analisi delle terre (che che ne' dicano alcuni
scrittori moderni) sono operazioni sempre difficili , lunghe,
N. Ann. Se. Nator. Serie. III. Tomo ò. 33
530 APPENDICE
e laboriose, ed i risultamenti delle medesime il più delle
volte non bastano ad appagare le giuste esigenze dell' a-
gricollore, il mezzo più facile e più sicuro per arrivarvi
è quello di consultare la natura, la quale ben di rado
occulta i suoi mirabili ordinamenti a coloro che la inte-
rogano con amore, e con perseverante studio.
Spesse volte mi accadde di vedere terreni argillosi, e
sterili nei quali era slata teiitata con molto dispendio e
con poco profitto la coltivazione dell' erfijaro comune o lu-
pinella, e mi fu dato di osservare fra le rade e tisiche
piante di quel vegetabile crescere rigogliosamente dove il
loglio, dove le festuche , e le dattili, e dove la sanguisor-
ba detta volgarmente pimpinella, piante tutte che in molli
casi possono servire come foraggio eccellente. Un chimico
direbbe che colà l'edisaro non può prosperare, perchè non
trova i sali a base di calce necessari alla sua nutrizione,
.e che le graminacee, e la sanguisorba ricavando abbon-
dantemente da quel suolo la silice di cui abbisognano vi-
vono, e crescono in esso prosperose e vegete. L'agronomo
invece approfittando degl'insegnamenti della natura rico-
noscerà prontamente essere opera poco profittevole, e forse
anche vana il coltivare la lupinella in un terreno di tale
qualità, ed amando avere in quello un prato di copioso
prodotto lo seminerà con loglieressa, con festuche, con
dattili , 0 con altre graminacee addatte, ovvero con pimpinella
allorché questa pianta dia un foraggio sufficiente, come
molti agronomi asseriscono, la quale cosa non posso per
ora assicurare perchè l' esperimentazione che ne ho intra-
presa non è ancora compila.
È obbligo di un agricoltore esperto il conoscere le
specie più importanti delle piante che crescono indigene,
e che somministrano un'alimento abbondante e sano alle
bestie, ed allorché esso vede qualcuna delle medesime
nascere spontanea nel suo campo e mostrarsi vegeta, e
robusta non deve ommetlere di raccoglierne i semi ed espe-
APPENDICE 631
rimentarne la coltivazione con piccole prove , sempre poco
costose e facili, e molte volle produttrici di vantaggi note-
voli. Veramente non conosco altro mezzo che possa sup-
plire alla mancanza di cognizione delle dottrine fisiche, e
chimiche, che pur troppo è comune nella classe degli agri-
coltori, dovendosi a mio credere attribuire interamente alla
medesima, il risultato molte volte poco favorevole della
coltivazione di vegetabili, che si sono veduti e si vedono
prosperare e dare un copioso prodotto in altri luoghi, ed
anche in campi vicini. Per esercitare l'agricoltura con
profitto è necessario, o sapere molto, od esperimentare mol-
to; ed il coltivatore il quale non è abbondantemente pre-
veduto di scienza agronomica, non è a biasimarsi se si tiene
strettamente alle pratiche da lungo tempo esperimentate
utili nel suo paese, e più particolarmente nello slesso suo
campo, studiando però con ogni impegno di portare quelle
alla maggiore perfezione possibile. Sopra tutto conviene
che egli sia persuaso, che limitandosi anche a questo, il
suo lavoro non sarà spregievole ed infruttuoso, quando
voglia compirlo nel modo che conviene.
Queste riflessioni, che qualcuno non giudicherà total-
mente inutili, mi furono suggerite dalla considerazione di
una pianta da foraggio coltivata da gran tempo in Fran-
cia con un'utilità considerevole, ed esperimenlala da qual-
che anno anche in Italia, e nella stessa nostra Provincia
ove si coltiva dal dotto, e valente agronomo Sig. March.
Ldigi Da-Via il quale ne ebbe il seme dal Sig. Bella di-
rettore dell'Istituto agronomico nazionale Francese di Gri-
gnon. Dessa è una graminacea annua della famiglia dei
panici chiamata da' botanici Panicum al(issiinum,e dai col-
tivatori francesi Moka o miglio d'Ungheria.
Alcuni agricoltori, come accennai, ne intrapresero la
coltivazione in differenti luoghi d'Italia, e non mancò chi
disse essere quella migliacea di poca utilità, ed assai in-
feriore nel prodotto al miglio comune, che alcuni coltivano
532 APFEnDIGE
come foraggio. Altri invece la ricoDobbe vantaggiosa per
ricchezza di produzione^ e la trovò convenientissima aire-
conomia rurale del nostro paese. Queste opinioni benché
opposte e discrepanti sono probabilmente vere l'una non
meno dell'altra, dipendendo la differenza del risultamento
dalla natura diversa del suolo in cui quella pianta fu col-
tivata, e dalla condizione fìsica del medesimo, che è varia
secondo la differente esposizione, giacitura, ed inclinazio-
ne del campo.
Convengo interamente col sapientissimo ed arguto Sig.
Canonico Bellani, che bisogna andare molto a rilento nel
proporre l'introduzione di nuovi vegetabili nelle nostre
coltivazioni, ma quando qualcuno di essi sia stato provato
con buon successo dai nostri agricoltori esperti e sinceri,
e quando siasi da quelli riconosciuta la possibilità di col-
tivarlo, e di ricavarne utilità, il tacere del medesimo sa-
rebbe cosa biasimevole, e non consenziente allo scopo di
questo periodico.
Sino dall'introduzione del Moha in Francia gli agro-
nomi Leclerc , TouHiN, ViLMORiN , 6 Hon pochi altri dissero
che il suo prodotto di foraggio era superiore a quello del
miglio, e del panico nostrale perchè i steli di tale pianta
sorgevano più numerosi e più gentili. Essi accertarono che
quello era un foraggio eccellente nelle terre leggiere e ben
concimate di natura sabbiosa, o sabbia-argillosa, e queste
cose tutte furono confermate dalle esperienze sino ad ora
fatte dal lodato Sig. Marchese Da-Via in alcune sue otti-
me terre leggiere collocate nel Distretto Sezionale agrario
di Persicelo, ove l'erba medica dava poco prodotto.
Il suddetto Vilmorin conobbe, che il Moha coltivato
nei terreni calcari anche di buona qualità, non sommini-
strava un prodotto che potesse stare al confronto di quello
ricavato nelle terre sabbiose, e credo che questo fatto valga
a spiegare il poco utile che alcuni ebbero dalla coltiva-
zione di un tale vegetabile.
APPENDICE 533
Nella condizione attuale del nostro clima noi abbiso-
gniamo di foraggi i quali reggano nelle siccità talvolta
prolungate che succedono nella stagione estiva , e nessuna
pianta è più addalta del Moha, come lo provarono gli espe-
rimenti fatti dal Sig. March. Da Via, il quale avendo seminato
il Moha in primavera, ottenne un copioso, ed abbondante
foraggio nella stagione della trebbiatura del frumento,
epoca nella quale scarseggia ogni altra specie di foraggio,
e non contento di ciò lo riseminò mescolato al grano turco
Del luglio, e ne ebbe un abbondante e succoso foraggio
verde nei mesi dell'autunno. In qualche Dipartimento della
Francia, durante la siccità straordinaria del 1842, il Moha
d'Ungheria fu la sola pianta da foraggio che compì in
un modo perfetto le fasi della sua vegetazione, e che pro-
dusse abbondante pastura, non avendo le altre potuto sop-
portare l'inclemenza di un cielo veramente di bronzo.
A questa qualità molto pregievole per la nostra agri-
coltura si aggiunge l'altra non meno importante di essere
uno dei foraggi più nutrienti, e le esperienze recenti del
nominato Sig. Bella confermano interamente una tale cosa.
Le prove comparative fatte dal medesimo del Moha, e della
pianta del grano turco nell'alimentazione di vacche latta-
iuole, presentarono un risultamento vantaggioso al primo,
tanto per la produzione del latte, quanto per quella del
barro, addimostrando i calcoli stabiliti con ogni esattezza
che il Moha per qualità nutritive sta al confronto del
grano turco come 154 sta a 100.
È da annoverarsi ancora fra gli utili della coltivazione
dì una tale pianta la poca quantità del seme impiegato,
non richiedendosi di esso che sole 4 o 6 libbre al più per
ogni nostra tornatura.
E poiché il mio discorso riguarda il tema dei foraggi
non sarà fuori di proposito l'accennare un'altra pianta
che gli agronomi francesi, e del belgio assicurano gran-
demente produttiva, e che al dire dei medesimi meriterebbe
634 APPENDICE
di essere propagata ovunque, specialmente per la sua gran-
de facilità di allignare anche nei terreni i più aridi, e
sabbiosi, se per somma sventura non si mostrasse, almeno
sino ad ora, intollerante i freddi rigorosi che qualche volta
si fanno sentire in quelle regioni.
Il vegetabile di cui parlo, e che si trova indigeno nel
Portogallo, è una pianta annua della famiglia delle legu-
minose non molto diversa dalla nostra lupinella , ed è co-
nosciuto dai botanici col nome di Ornithopus sativus e
volgarmente con quello di Serradella. Da^U agronomi del
Belgio è giudicato un olliYno foraggio che arriva a matu-
rità nel principio di primavera, e che s'innalza molto dal
suolo e cespisce assai fitto.
Per ora tacerò delle cose maravigliose raccontate dagli
scrittori oltramontani di questo vegetabile, il quale quando
sarà trovato veramente utile si potrà, lo spero, coltivare con
successo migliore nel clima temperato dell'Italia, e mi
contenterò per ora di rammentare, che il Governo Belgico
persuaso che i soli discorsi accademici, e le mostre di pa-
rata, benché utilissimi, fanno avanzare ben poco l'agri-
coltura, propose un premio di 300 franchi all'autore della
memoria migliore sulla coltivazione della Serradella, e
che un tal premio è stato recentemente assegnato a certo
Sig. MiCBiELS filtaiuolo di quel paese.
Spero che i giornali Francesi pubblicheranno quella
memoria premiata, e forse potrebbe accadere che la nostra
industria agricola trovasse modo di ricavare vantaggio dalla
coltivazione di quel vegetabile che credo nuovo per il no-
stro paese.
G. Orlandi.
APPENDICE 635
MONTONE DELLA RAZZA DISLEY
( Vedi figura quinta )
— ■■>>>»*«<:-° —
L'educazione e lo allevamento delle pecore di razze
pregevoli, si è in genere un oggetto per se stesso difficile.
Ben pochi campagnoli o pastori possiedono le qualità ne-
cessarie per bene riescirvi; quindi di rado si pensa al mi-
glioramento delle percore nostre, od anche volendo praticarlo
non si conoscono , ne si usano le debile avvertenze. Fra le
difficoltà, non ultima per certo, si è quella che risguarda la
necessità di sorvegliare da se medesimo, e per molti anni
di seguito , le giornaliere operazioni che si convengono
alla nutrizione, custodia e propagazione degl' individui,
nelle quali funzioni, come pure nelle altre che si riferi-
scono alla formazione de' formaggi, od al taglio delle la-
ne, se non si mantengono i giusti limiti nella qualità e
quantità, si corre rischio di vedersi deteriorata in pochi
mesi la razza, e tolto ogni buon prodotto ricercato. Di
tali avvertenze, come per quello dello incrocicchiamento
delle razze indìgene scadenti, colle estere di molto pregio,
io già feci parola in due memorie pubblicate dalla Società
Agraria; perciò a quelle dirigo il lettore che amasse di
conoscerle.
Backwell, celebre allevatore inglese, innanzi di ap-
prendere colla propria esperienza i modi di migliorare le
sue razze, ebbe a soffrire ingenti perdile; assistito però
dal suo Governo, ottenne poi dopo lunghi anni i miglio-
ramenti desiderati. Quslo allevatore, quantunque il più ce-
lebre, non fu veramente il primo che abbia conosciuto
636
APPBRDICE
l'importanza delle esperienze fisiologiche per ottenere buo-
ne lane, perchè egli, più di queste, occupossi di ottenere
una razza, che presto crescesse a mole stragrande^ e che
pure in breve tempo, e col consueto nutrimento si impin-
guasse assai più delle altre, presentando poi buona carne
saporita. Daubenton si fu veramente il primo agronomo
che conoscendo l'importanza della finezza, e delle altre
buone qualità delle lane, siasi occupato con profitto di que-
sto prodotto; quindi le istruzioni, ch'egli ne porge nel
suo libro, debbono consultarsi da coloro che credono de-
cidersi per questa industria.
Si è in Inghilterra ove di presente trovansi le varietà
le più perfezionale dei Montoni, e Pecore di pinura. Ivi
quando occorre di migliorare certe razze scadenti , o si
ricorre alla introduzione di scelti merini spagnuoli, o si
prendono montoni da quelle contee, ove il miglioramento è
manifesto da lungo tempo. In Francia invece sono in iscarso
numero le razze perfezionate, e solo nel nord e nell'owest
di quel territorio, si rinvengono razze di buone qualità,
ma però inferiori alle inglesi suenunziale. La lana delle
razze francesi ha meno robustezza delle prime; di sovente
è feltrata, diseguale^ meno lunga, e non alta ai lavori di
pregio. Le ossa poi di questi animali sono in genere, come
quelle d' Italia , in proporzione molto grosse e pesanti , poco
saporite le carni , ne atte ad un facile accrescimento ed
impinguamento: li quali caratteri se d'ordinario vanno
congiunti ad una maggiore robustezza negl'individui quan-
tunque più piccoli, non per questo denno considerarsi buo-
ni per le arti, ma di qualità inferiore, quindi da non ri-
cercarsi.
Le razze inglesi a lunga lana, sono però molto varie
per gli altri caratteri che presentano meglio adatti alle arti ,
oltre il facile accrescimento cui pervengono quantunque
di grande statura. La contea di Durham, di Yorek, e di
Lincoln somministrano varie razze fluite di moltissimo pre-
APPENDICE £37
gio, e se ne trovano delle stragrandi nelle due ultime con-
tee; diminuiscono poi di statura nella contea di Leicester,
facendosi invece più belle all'aspetto, quindi più propor-
zionate. Si è nella contea di Durham, ove il Backewell
produsse la razza pregevolissima detta Disley, della quale
farò parola.
Questa razza Disley (vedi figura 6.^) ottenutasi in ori-
gine dallo incrocicchiamento dei merini spagnuoli, ha la
lesta piccola, assottigliata, e senza corna; gli occhi grossi
e sporgenti, le orecchie diritte, e sottili per modo da es-
sere quasi trasparenti ; il collo è corto , e piccolo ; le spalle
ed il petto assai larghe e pronunziate; i fianchi invece
sono piuttosto corti; i quarti posteriori, quantunque assai
sviluppati , lo sono però meno degli anteriori ; la statura
poi è assai alta, complessa e gigantesca, per guisa che
trovansi di spesso dei Montoni alti oltre i tre piedi di Pa-
rigi, di un peso quasi doppio dei nostri indigeni.
Nella formazione di questa razza, Backewell ebbe in
mira di creare degli animali grandi e grossi , da potersi
ancora ingrassare facilmente, e di buon ora, divenendo poi
le carni di buon sapore; ma la lana di questa razza quan-
tunque tenuta in molto pregio, è però scarsa in causa della
grande pinguedine, sicché addiviene un prodotto seconda-
rio. Trovasi la pinguedine in questi animali accumulata
sopra le costole, nel dorso, nei reni, e nelle anche, in
modo che direbbersi mostruosi e deformi ; ne è raro il ca-
so, che in soli 15 mesi di età sieno accresciuti, ed impin-
guati per modo da doversene far uso per cibo, innanzi che
riescano di aggravio, e deteriorino. Nello slato di vera
purezza questa razza di montoni abbisogna di cure più
delle altre, poiché è dessa perfino inabile alla fatica di
oon lungo viaggio, talché occorre per essa un quasi con-
tinuo riposo.
E poiché cade qui in acconcio di pai;]are della deli-
catezza di queste razze pregevoli, non che della facilità di
£;3S At>PEr<DIGfi
vederle crescere ed ingrassare, dirò che per legge naturale
e fisiologica, si osserva sempre, che quanto più nna razza
si è un prodotto artificiale o perfezionato nella bella e
buona qualità dei caratteri, tanto più gli individui diven-
gono deboli, cioè delicati; quindi abbisognevoli delle cure
igieniche, specialmente nella nutrizione, e nella custodia
dei medesimi.
Al dire degli allevatori inglesi, la buona qualità di
una razza, può rassomigliarsi alla miglior forma di un al-
lambicco, col quale islrumento riformato, e più adatto si
possa presto, e con minor spesa, ottenere la distillazione
delle sostanze desiderate; quindi questa razza di Montoni
Disley, dagl'inglesi viene considerala un buon allambicco
da carne, egualmente che la razza dei buoi di Durhara ,
della quale tenni parola nel fascicolo precedente.
La storia della origine, e dei progressi dei Montoni
Disley è così piena di curiosità straordinarie, che merita
di essere quivi riprodotta. Appena il Backewell ebbe ot-
tenuta questa razza, e fattala conoscere colle pubbliche
Esposizioni, e coi giornali, che la locazione dei suoi Mon-
toni crebbe ad un prezzo notevolissimo, e ciò io prova
dei reali pregi che presenta. Nel 1760 gli arieti del cele-
bre flttaiolo noleggiavansi soltanto da 18 a 20 scellini per la
stagione della monta; nel 1770 questo prezzo salì a 5 lire
sterline, e dieci anni dopo giunse alla vistosa cifra di 25
lire sterline. Sì alto prezzo era però un nulla,' in confronto
di quello cui sarebbe giunto in appresso, talché se nel
1784 era già pervenuto a 100 lire di fitto per ogni ani-
male nell'intera stagione della monta , nel 1786 era giunto a
cinque mila franchi per due animali , con riserva però a
favore di Backewell del prodotto del terzo. Nel 1789 poi
fu benanche maggiore, perchè ne affittò tre, che erano fra-
telli, per la somma enorme di 1200 lire sterline cioè
(franchi 30000). Nel medesimo anno fu inoltre stabilito
nella contea di Leicester, una Società detta dell'Ariete, la
APPENDICE 639
quale sì proponeva il oiiglioraraenlo dei lanuti. Nella pri-
ma adunanza tenutasi, i membri decisero ad unanimità che
si proponesse a Backewell una rendita vitalizia annua di
62,000 franchi, a condizione però che cedesse alla Società
i due più belli suoi montoni. 11 fittajuolo, anziché cedere,
oppose invece un rifiuto, e nel 1790 locò tre di quei me-
desimi animali per un anno, mediante la somma enorme
di 78,000 franchi. Bello era il vedere questi arieti posti
inconvenienti vetture trasportati, nelle stagioni adatte,
alla distanza di 200 o 300 miglia, e poscia ritornare al
proprio padrone compiute le fecondazioni.
Al presente, in causa della grande estensione data in
tutto questo tempo alla razza Disley, il prezzo è di poco
superiore agli altri Montoni; perchè è ormai difficile distin-
guere i meticci ottenuti, dalla razza puro sangue da' quali
provennero. In istato di purezza al presente questa razza non
è molto numerosa, ma essa serve in un modo assai utile
allo incrocciamento delle altre pecore indigene, alle quali
poi essa continua di comunicare le buone tendenze ch'essa
possiede, quelle io ispecie di crescere ed ingrassare facil-
mente.
Fra le difficoltà che si incontrano nel trasportare que-
sti animali altrove, ed allevarli, si è che dessi non posso-
no soffrire la vista dei cani , fuggendo ben tosto a traver-
so dei campi con danno dei seminali. Ma a questo inconve-
niente trovò ripiego il Sig. Yuart, allorché ne fece intro-
durre nella scuola francese di Alfort, ove tuttavia ne esiste
buon numero. Il ripiego da lui trovato, si fu di accostumare
gli Agnelli Disley con giovani cani di ottima indole, i quali
poi così assuefatti insieme, anziché impaurire le peco-
re, servono piuttosto a ricondurle alla gregge, ed al-
l'ovile se mai fossero smarrite e disgiunte. Un'altra diffi-
coltà, per loacclimatizzamento di questa razza, si è il bi-
sogno ch'essa dimostra di abitare ovili aperti, cioè ven-
tilali da ogni parte; coperti però da una telloja, scilo la
640 APPENDICE
quale non vi sia il fienile, perchè i semi dell'erbe secche
cadendo sulla lana, ed intricandosi fra essa, ne rompono
i lunghi fìli delicati, e ne pregiudicano il suo pregio e
valore.
Dissi che la lana di questa razza , oltre che è scarsa,
non è però la più riputata delle lane ingl(>si, quantunque
essa pure di molto pregio e valore; bensì quelle di Kent
e di Sussex sono tenute per le più fine, sia per la lun-
ghezza e finezza dei fili, che per la robustezza loro.
Il nutrimento che suolsi somministrare a questi ani-
mali consiste nell'inverno, in due libbre per ognuno, di
guajme o d'erba di secondo taglio, e di due in tre libbre
di una mescolanza di patate, o di barbabietole, tagliate in
pezzetti e lievemente salate.
In altri articoli dirò poche parole dei Merini spagno-
li, e dei modi di distinguere e giudicare con esattezza le
varie qualità di lana, ed i caratteri speciali delle mede-
sime. Voglio intanto lusingarmi che fra breve, la nostra
Provincia e lo Stato Pontifìcio, potranno essi ancora con-
lare molte greggie di razza migliorata, e venire per tal
guisa seguitando l'esempio non solo degl'inglesi, ma dei
nostri vicini di Toscana e Piemonte, che in quest'ultimo
decennio se ne occuparono con qualche ardore, e con fa-
vorevole risultamento.
P. Pbedieri.
APPENDICE 541
m MIGLIOR MODO DI ESAMINARE LE LAI
GIUDICARE CON ESATTEZZA LE VARIE DIFFERENZE
DELLE MEDESIME.
►♦♦**>t34***^
I perfezionamenti delle molteplici manifatture di lana
si fattamente progredirono in questi ultimi tempi, che di-
venne necessario al fabbricatore, lo esaminare con ogni di-
scernimento, le minime differenze esistenti fra le une e
le altre lane, innanzi di far uso delle medesime, onde, col ren-
derle adatte alle speciali manifatture cui si destinano, rispar-
miare d'altra parte degl'inutili dispendi. La finezza ed il lu-
cido dei peli, la eguaglianza e morbidezza loro, la lunghezza
e robustezza dei medesimi, prescindendo dal suo vario co-
lorito e dal paralellismo, sono in oggi caratteri da cono-
scersi con esattezza^ e da confrontarsi con ogni avvertenza,
innanzi di porre in uso Tuna, piuttosto che l'altra qua-
lità di lane nel tessuto che vuoisi far eseguire. Egli è per-
ciò che seguendo le norme additateci nel 1843 dal Prof.
Calamai^ ed anche da altri esatti osservatori in varie epo-
che, mi farò a riferire brevemente quanto risguarda questo
argomento, per rendere avvisati i lettori, come in altri
paesi si apprezzino le differenze delle lane, e come sìa
necessario, anzi urgente, occuparsi del perfezionamento
delle nostre pecore, non solo sotto il rapporto della gran-
dezza e robustezza della razza, ovvero della buona ed ab»
642 APPENDICE
bondante qualità di carne e di latte delle medesime, ma
sibbene per quanto risguarda i buoni caratteri delle loro
lane; oggetto non facile ad apprezzarsi a dovere dal vol-
gare osservatore , ma pur necessario se vogliaosi perfezio-
nare fra noi le manifatture indigene di questa specie. E ciò
è pili necessario in quantochè, l'esame delle lane nelle
condizioni attuali delle nostre razze pecorine da miglio-
rarsi, sarà per divenire di grande interesse a suo tempo;
e la maggior parte dei pratici , sebbene con qualche fa-
cilità ne conoscano le più notevoli differenze, (senza però
poter dire sopra quali principi essi fondino i loro giudizi)
tuttavia essi sono in istato di cadere in gravissimi errori.
Avvegnaché la bontà assoluta o relativa delle lane per le
differenti fabbricazioni non distinguesi dai soli caratteri sen-
sibili, ma ancora da alcuni altri, che non si manifestano
se non se col sussidio di mezzi fisici più idonei, che i no-
stri pratici però finora trascurarono.
In fatti se a tutti è facilmente dato il misurare la
lunghezza del pelo, di contare il numero delle sue cur-
vature ed ondulazioni, di giudicare in certo modo della
resistenza che esso oppone a strapparsi, e di giudicare
ancora se la lana sia leggiera o soffice, morbida al tatto,
flessibile o arrendevole, come dicesi in arte, e infine se
abbia un bel lucido serico, nessuno indubitatamente può
co' soli occhi, col solo tatto, e col semplice criterio ^ sia
pur grande, assicurarsi della finezza assoluta dei peli di
essa, della loro maggiore o minore uguaglianza di dia-
metro, della eguaglianza dei medesimi in tutte le parti
loro, ossia della mancanza di alcuni ingrossamenti che so-
glionsi riscontrare non poche volte, anche nei peli delle
lane apparentemente belle, ma che però sono meno buone
per certi lavori finissimi. Molto meno i pratici riescono
poi ad assicurarsi coi soli mezzi comuni, della uguale gros-
sezza di questi peli, sì alla cima, come nel mezzo, alle ra-
dici, ovvero della forza necessaria a strapparli, per quindi
APPENDICE 643
Stabilirne ia numeri esatti l'assoluta resistenza. Le quali
ricerche, piuttosto lunghe, sembrano invero superflue, od
almeno contrarie alle pratiche commerciali ; le quali nella
ricognizione dei buoni o cattivi requisiti dei generi , vo-
gliono mai sempre speditezza d'operare, e non complican-
za; essendo inaiò d'altronde giustificate da quanto si rac-
comanda dai buoni esercenti il lanificio, e da quanto in
proposito è stato fatto e adottato dai Daubenton , dai Thaer ,
Thernaux, Young, Chevaliers ed altri molti.
Prescindendo adunque da un esatto confronto oculare,
fatto fra la qualità di lana che vuoisi esaminare, con altre
estere certamente riputale, e conosciute idonee per quei
lavori, come quelle migliori di Sassonia, di Inghilterra,
di Slesia o di Moravia, il Calamai per far questo esame
riferisce il metodo di conoscere la resistenza dei peli , e di
far uso de! microscopio di Amici nella seguente maniera.
Prende egli un piccolissimo fascette di quella lana, o di
schiena,© del collo, della quale vuole conoscere la robu-
stezza, procurando che sia di dieci peli. Tenendo stretto
questo fascetto fra le dita, ne applica il capo sopra un
pezzetto di carta, ed ivi lo fissa solidamente con un pez»
zetto di cera lacca. Stirato quindi questo fascetto, affin-
chè tutti i peli divengano paralelli, e raisuratone in essi
UD pollice in lunghezza, fissa egualmente con cera lacca
sopra altro pezzetto di carta, il punto del fascetto indicato
dalla misura, contandone quindi i peli, perchè siano ap-
punto dieci. Attacca di poi mediante cera, resa tenera colla
Trementina, uno dei pezzetti di carta ad un punto fisso,
per esempio, nella faccia laterale di un piano d'un tavo-
lino, cosichè la carta attaccata al lato opposto del fascetto
resti sospesa assieme al fascetto medesimo , ed a questa
carta attacca, a poco a poco, tanti pezzetti di cera quanti
ne occorrono per l'appunto a strappare il fascetto.
)) Il peso della cera impiegata (dice 'il Calamai) mi
rappresenta lo sforzo che è stato necessario. Ripetendo
644 APPENDICE
l'esperienza più volte, sommando i pesi, e dividendo la
somma per il numero dei peli impiegali nelle diverse spe-
rienze, il quoziente mi da la forza media, che occorre a
strappare ogni filo di quella lana, n La quale esperienza
ripetuta sopra lane conosciute adatte al lavoro che si vuole
eseguire, serve ad un confronto abbastanza soddisfacente.
Quanto poi all' uso del microscopio nelle ricerche pre-
accennate, specialmente riguardo a misurare il diametro
del pelo, volendo far certo chiunque della precisione dei
risultati che se ne ottengono , credo sia per gradire venire
partecipando ai lettori, il metodo tenuto dallo stesso Pro-
fessore, in quanto che non tulli conoscono il modo di
servirsi di questo preziosissimo istrumento, specialmente in
questi giudìzi di confronto. In questa operazione adunque
di misura, giova bene lo specchio di riflessione del Prof.
Amici, applicato aldi fuori, e nel fuoco dell' occulare, per
averne, guardando questo specchio d'alto in basso, l'im-
magine degli oggetti come dipinta sur un pezzo di carta,
che sia posta sul piano stesso dov'è posato il microscopio.
Si verifica prima di tutto, quanti diametri ingrandisce lo
strumento collocato a quella misura che si desidera, per-
chè adatta ad una nitida osservazione , ed in relazione
alla forza visiva dell'occhio dell'osservatore, e del pelo della
lana che si vuole osservare ; le cifre notate nei moderni
microscopi del celebre Professore ponno servire per tale
verifica. Frammezzo poi a due vetri si pone una piccola
porzione di quel pelo che si vuole misurare, cercando sia
bene steso, ed apparentemente eguale agli altri suoi com-
pagni. Si sovrappone il pelo trasversalmente ad una piccola
strisciola di carta, su cui siansi tirate col fino lapis Ire
linee longitudinali e parallele, e si segna a destra ed
a sinistra il contorno esatto del pelo; misurasi quindi a
linea di pollice la lunghezza d'ogni diecina o serie di dia-
metri dei peli , si somma poscia e si divide per 10. II quo-
ziente dà una frazione di linea, la quale corrisponde alla
APPEIHDIGE 545
media grossezza del filo o pelo della lana misurata. Sia
per esempio linea 1,036 il totale delle tre misurazioni, e
l'ingrandimento del microscopio 452; operando nel modo
indicato si avrà, 103,6 : 30 X = 3,46; quindi 462:3,45X
=: 134. Dunque la grossezza cercala è =: 1/134 di linea.
Oltre il paralellismo dei peli, che forma uno dei ca-
ratteri di buona tenuta delle lane e degl'animali, bisogna
guardare alle ondulazioni dei peli, ed osservare se esse
siano strette ed unite, ovvero larghe e disgiunte. Pare
evidentemente (come ne avvertono tutti coloro che hanno
scritto delle lane) che queste ondulazioni vadano d'accor-
do colla finezza del pelo, e che perciò in quelle lane ove
non mancano, costituiscono uno dei criteri che conducono
facilmente, e quasi direi, indubitatamente alla cognizione
la più approssimativa della finezza della lana crespata;
talché in Germania le transazioni commerciali delie lane
per maggior sollecitudine si fanno di spesso sopra questo
numero delle ondulazioni per ogni pollice di lunghezza
nel pelo. Le finissime di Sassonia, secondo quel che ne
dicono i Tedeschi, contano in ragione della specie o va-
rietà, dalle 20 alle 30 e perfino 36 ondulazioni a pollice
di Parigi; e quanto più queste ondulazioni o zigzag sono
in maggior numero, tanto più i peli sono fini, e meno
resistenti, di altri che presentano numero di ondulazioni
differenti; ben inteso che la resistenza va essa pure con-
siderata relativamente ad ogni grossezza di pelo, ed in
confronto con altri simili di grossezza, ma però diseguali
nella resistenza ricordata. Le osservazioni pertanto prati-
cate sopra le più elette lane di Sassonia e di Spagna, ne
fanno conoscere che la grossezza di ogni pelo può giun-
gere perfino ad 1/170 di linea , mentre- quelle osservale
indigene, elette di Toscana o di Romagna, non arrivano
ad l/IOO.
Queste riflessioni sulle differenze dellelane e sui me-
todi di giudicarne con esattezza i caratteri pregevoli posti
N. Ann. Se. ISatcjr. Sbrie III. Tomo 3. 36
546 APPENDICE
in uso fuori d'Italia, quando verranno accettate di buon
grado dai nostri allevatori di pecore, e dai nostri nego-
zianti, ci faranno conoscere essere le nostre popolazioni
inoltrate in queste speciali industrie; ma finché si vedranno
le 80,000 pecore del boidgnese, e quelle in maggior nu-
mero della romagna così neglette, piccole, e coperte di
lane solo adatte a grossolani lavori, io continuerò a gri-
dare, esser pur necessario pensare a migliorarle, innanzi
di occuparsi sul serio ad estendere le manifatture di que-
sta specie.
La Toscana fino dall'anno 1828 introdusse non po-
chi individui di razze estere riputatìssirae, e successiva-
mente nel 1837 le reali tenute della Badiola e delTAlbarese
ne ebbero dei greggi ripnlatissimi , che in oggi pure con-
servansi e si estendono ad altri tenìmenli.
In Piemonte allo scopo di migliorare le razze, nel
1790 traevansi 30 belle pecore dalla Provenza, e nel 1792
ivi 300 pecore di Segovia venivano distribuite, mela nella
Sardegna, e metà alla mandra di Chivasso. Col tempo que-
ste si accrebbero per modo, che nel 1844 erano 13000
circa, delle quali 5600 conservavano ancora i caratteri del-
la razza pura originaria. In appresso i fratelli Brun ave-
vano così diffuse le belle pecore delle loro greggie, cheal
dire dello Stefani, nel decorso anno 1850, il numero dei
merini esistenti in Piemonte, poteva calcolarsi a ben più
di 14000.
Queste felici esperienze praticate dai nostri vicini , var-
ranno a far risolvere i nostri possidenti della montagna,
ad occuparsi con attenzione di una industria, nella quale
a ben riescìrvi, nuli' altro vi manca se non se la volontà,
le cure, e la perseveranza.
P. Predieri.
APPENDICE 647
SOCIETÌ AGRARIA DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
DEPUTAZIONE SmONALE DI POGGIO RENATICO
>>>l»t»t»»»*»»-
Ci rendiamo solleciti di pubblicare il discorso che il
Sig. Doti. Giuseppe Fornasini^ Direttore della Deputa-
zione Sezionale del Poggio , leggeva ai Soci nella pri-
ma adunanza ivi tenutasi nel giorno 7 dello scorso
aprile. Quella Deputazione era l'unica nella Provin-
cia, che per le circostanze dei tempi trascorsi^ non
aveva potuto organizzarsi per intero, né corrispondere
a dovere colla Società Agraria centrale, siccome ne pre-
scrive V articolo 7." del Regolamento. In oggi però da
quanto si è praticato in quella prima adunanza ^ e
nella seconda del 6 maggio , non che dai vari riscon-
tri ricevuti , siamo lieti di poterla annoverare fra quelle
che più sono animate da spirito di attività , e provve-
dute di istruiti Soci; talché ne speriamo anche per suo
mezzo un bello avvenire , ed un progresso alla nostra
agricoltura.
I Compilatori.
648 APPENDICE
DISCORSO
d'apertura letto dal direttore signor
DOTI. GIUSEPPE FORNASINl
in occasione della prima admianza dei Soci, tenutasi
nello scorso Aprile.
» Destinato a presiedere questo rispettabile consesso,
» quasi privo di cognizioni teorico-praticlie di Agricoltura,
ìì io non saprei come sopportare il carico affidatomi, quando
» mancasse il sussidio della vostra esperienza, e dei mol-
a ti lumi nella direzione delle operazioni campestri. Nella
)) speranza del concorso vostro, per soddisfare ai quesiti,
» ed alle interpellanze della Società centrale di Bologna,
» ho accettato la nomina di Direttore di questa Deputa-
)) zione Sezionale; ma avrei di che molto scoraggiarmi , se
ìì dovessi misurare la mia pochezza sulla importanza della
» missione, conoscendo che a lutt' altro soggetto sarebbe
ìì convenuto il ministero che mi venne conferito.
M Noi pertanto, onorevoli colleghi, avremo da inlrat-
)) tenerci nelle conferenze di turno, di materie risguardanti
ìj l'industria Agricola, come quella, che alla nostra So-
» cietà sta al disopra di tutte le altre, e che compren-
» dendo gli elementi della grandezza nazionale delle pò-
)) polazioni, viene reputala, a buon dritto, la più utile
» ne' suoi effetti, là più dilettevole nella pratica applica-
» zione, la più morale nel suo scopo. — Ogni Governo
)) civile pone le più attenti cure nel proraoverla, nell'io-
» coraggìarla , nel diffonderla , poiché conosce io essa la
» sorgeole di ogni ricchezza , e la causa principale del
APPENDICE 649
n ben essere della Società; la quale, quanto maggiore sarà
» l'interessamento nell' esercitarla, tanto più facilmente
)) potrà godere di quelle comodità alle quali ìncessante-
» mente aspira , come sollievo alle indefesse cure in quel-
» la spiegata.
M il Governo nostro , per mezzo del Ministero del Com-
n mercio e dell'Agricoltura penetrato della verità, che il
» miglioramento della condizione degli abitanti di un paese
)> eminentemente agricola, come il nostro, dipende dal
M maggiore possibile impegno nel coltivare i terreni, Iia
)) saviamente raccomandata la istituzione di Deputazioni
)) Sezionali per U nostra Provincia, e noi per organo del-
» rillma Società Agraria di Bologna, siamo destinati a
M far parte di una di esse, col far capo in questo Comune
» per le spedite comunicazioni cogli altri del distretto.
ì) Questa Superiore determinazione che mira alla più
M sollecita cognizione dello stato di coltivazione della no-
)) stra Provincia in ogni stagione, anzi in ogni mese del-
M l'anno, onde formare una statistica agraria ben compen-
)> diata sulle risultanze ottenute, è provvida ancora per quei
» comprensori ai quali preme, o di approffittare dì una
)) invenzione utile, o di una pratica migliorata, o di una
u scoperta importante, o di far conoscere un comune bi-
u sogno di nuovo impianto di scoli, di radicali riparazio-
» dì alle ai^inature dei Fiumi, di provvidenze efficaci al
i) disalveamento di acque alluvionate, di correzione, o co-
» struzioni di strade principali, di misure di beneficenze
1) per il troppo caro dei generi di prima necessità. — Per
M tali avvenibili emergenze, e quando fia d'uopo, che le
M rappresentanze Comunali debbano in qualsiasi incontro,
M far ricorso all' Autorità del Governo , non mancheranno
M le Deputazioni Sezionali di far causa comune con esse,
» affinchè si possano più facilmente ottenere quei provve-
)> dimenti , che valgano a minorare i disastri , o a conse'
u guire lo sperato benefìzio.
6Ò0 APPENDICE
» Queste considerazioni, che bastano a raccomadare
» l'interesse, che ciascun Socio deve spiegare per ren-
ì) dere proffiUevole , e decorosa la istiluzione, e secondo le
» provvide viste della Superiorità, addimostrano sotto ogni
» aspetto, quanto sia conveniente, che venga incoraggiala,
ì) e sostenuta con tutti quei mezzi dei quali possiamo
» disporre.
» Ed io non posso invero convenire nella opinione di
» coloro, i quali riguardano l'impianto di questi corpi
)> accademici come tendenti soltanto a promuovere inova-
ì) ziooi, ridicole, dannose, o per lo meno inutili in que-
» sti luoghi dove, secondo essi, la coltura delle terre è
M all'apice del perfezionamento. — Queste massime, che
)ì nella classe incolta dei coltivatori sarebbero scusabili,
)) sono assolutamente da riprovarsi in chi gode fama di
» buon agronomo, e per posizione sociale è tenuto in
j) conto di erudito, e civile cittadino. E senza entrare nella
» parte speculativa dell'Agrologia;, allenendomi soltanto
» ai fatti, che tuttodì ci occorre di osservare si hanno prove
» ben convincenti della erroneità di tali principj.
» Ed invero la svariatezza dei melodi nella pianta-
)) gione, nella scella, e nella potatura degli alberi; la ri-
D duzione di molli terreni tuttora incolti ; la poca cura
» nel conservare ed estendere gli erbaj , e i prati naturali,
» col porli in un giusto rapporto col bisogno di alimen-
)> tazione del bestiame da educare; la trascurata confezione
>> dei letami; la riflessibile degl'ingrassi minuti; la scar-
» sita degli strami da lettiera; gli avvicendamenti mal re-
» golali; la cattiva costruzione delle stalle per i bovini;
» la imperfezione delle razze degli animali cornuti, cavai-
)) lini, e suini; l'empirismo nella cura veterinaria di essi;
» le molle correzioni da farsi agli strumenti rurali; la
w ignoranza dei migliori precetti enologici per la forma-
)) zione dei vini; la mancanza di un codice agrario, e di
)> un sistema di educazione campestre, sono titoli, a mio
APPENDICE 651
M avviso, ben sufficienti, per occupare qualsiasi agronomo
j) a stabilire dettami, e norme particolari , che concorrano
)) a rendere più perfetta la coltivazione della nostra pro-
)> vincia, e a convincersi, che se molto si è fatto, mollo
« ci resta ancora a fare per ridurla a quello stato di
M floridezza alla quale dobbiamo aspirare.
» Che se per una parte ci è forza di convenire nella
)) verità delle accenate cose, per l'altra noi abbiamo dì
i) che compiacerci nel vedere, che questo nostro territorio
M sezionale, il quale nel principio del secolo presente of-
» riva l'aspetto di una immensa boscaglia, dove le acque
n disalveate del Reno si soffermavano per tutto l'anno con
1) tanto danno degli abitanti, e della proprietà, ora ci fan-
» no mostra di floride campagne, di fiorenti praterie, di
» fertili risaje, di bassi fondi vallivi stabili, tanto ricer-
)) cati, e necessari per la nostra coltivazione.
» Ed io non saprei come addimostrare di quanta lode
» sieno meritevoli quei possidenti, ed agenti, che hanno
a contribuito coli' opera loro, a redimere questi terreni,
» alti allora a produrre soltanto alghe, e materiale da fuo-
)> co, praticandovi una industria attiva, e ragionata; av-
)> vegnachè a tutti e noto, che molli latifondi, che a quel-
li l'epoca miseranda avevano un tenuissimo censo (de-
I) sunto dalla poca, e quasi ninna rendita, che si perce-
)) piva, ora sono saliti a tal valore, e ricercatezza, da
1) parificare i più pregiali del Bolognese.
» E che ciò sia voi ben lo sapete, o rispettabili col-
)) leghi , che fruite del benefizio degli eseguiti migliora-
)> menti , e che nella sicurezza di vederli continuati col-
)) l'usato impegno, vi renderete sempre più benemeriti
)> della patria, e dei vostri concittadini.
» Approfittiamo adunque di questa provvida istiluzio-
ì> ne col comunicarci le nostre idee, i nostri progetti, le
I» nostre osservazioni, concorriamo con iscambievole inlel-
1) ligenza a rendere sempre più produttiva la coltura delle
BÒ2 APPENDICE
» nostre terre, e ripudiando le speciose, e spesse volle
» fallaci teorie degli agrologi oltramonlani , senza scon-
u venire però nei ritrovati ingegnosi di esperimentala uti-
» lità, cerchiamo di perfezionare i metodi, che sono più
» adatti alla giacitura, e qualità dei nostri terreni, alla
M posizione commerciale, e ai mezzi d'industria che sono
A» io nostro potere.
M Così operando avremo fatto ciò che per noi si po-
j» leva, contenti di poter corrispondere coli' opera nostra
» alle lodevoli mire della Società primaria, inlenta sem-
a pre co' suoi lumi, ecolle più savie elucubrazioni all' av-
» vanzamento della nostra territoriale coltivazione.
)t Prima però di dar termine a questo mio discorso, me-
» schino di concelti e di fìorilezza di modi, io verrò fa-
» cendo a voi, o Signori, una proposta, che non mi sem-
» bra del tutto priva di opportunità, poiché intende alla
M più precisa conoscenza delle pratiche faccende, e dello
)) stato igienico, e terapeutico del bestiame minuto, e da
w lavoro.
» Nell'Album dei Soci componenti questa Deputazione
n Sezionale, io rilevo, che non sono stati notali alcuni de'
» contadini e dei veterinari esercenti nei Comuni del Di-
M stretto; e coraechè io mi compiacia di trovarvi nomi ri-
» spettabili per nascila, per sapere, e per attitudine a so-
» praintendere, a dirigere le operazioni campestri, mi
1) duole pur anche, che sieno direi quasi escluse due clas-
)> se di persone, che io considero della più utile impor-
}) tanza per la conservazione ed avvanzamento delle agri-
)> cole intraprese.
M Le loro consultazioni accademiche potranno, a mio
» avviso molto giovare allo scopo per il quale sono isli-
M tuite queste conferenze, e quando avvenga di dover fare
M loro interpellazioni sopra articoli di assoluta opportunità
i) ed attinenti al loro ministero, noi conosceremo più da
» vicino la loro opinione, accoglieremo i loro riferimenti.
APPERDICB 553
M e dopo averli aoDalizzali, e discussi, delibereremo a
» seconda delle massime, che saranno per prevalere. —
» E siccome quattro sono i Comuni del Distretto Seziona-
» le, così sarei di subordinato parere di proporre alla
M Socielà Agraria centrale, e quindi alla Superiorità, che
)) ai Soci attuali venissero aggregati quattro veterinari, e
» quattro contadini reggitori, e più stimati della Sezione,
)) i quali col loro esempio, e colla insinuazione, sapreb-
i) bero far apprezzare agii altri della loro condizione quel-
» le particolari operazioni, e trovati, che nel loro pratico
)) esercizio fossero convinti di dover seguire. — Io sarei
)> in tal modo ben lieto di vedere completala la nostra
M Deputazione, e quando voi onorevoli colieghi foste per
» convenire nella mozione, avrei fondata lusinga che la
M Società primaria di Bologna ci sarebbe cortese di sua
n approvazione.
» Non terminerò queste mìe parole senza raccoraan-
M darvi la diligenza alle nostre tornate, e la perseveranza
» neir insinuare le buone pratiche campestri col senno e
» coH'esempio; perchè, o Signori, già vi debb' essere no-
» lo, che se fu sempre difficile persuadere al bene, fu
» però molto più difficile il farlo praticare.
«^^S^^:짩^
664 AppEROice
ISTRUZIONE
INTORNO
AL MIGLIORAMENTO DELLE RAZZE DEI BESTIAMI
CHE PIÙ DIRETTAMENTE SERVONO ALL'AGRICOLTURA
Annunziamo con vero piacere, come la Illma Com-
missione appositamente incaricata dalia nostra Società Agra-
ria, abbia già dato alle stampe dei Sassi, la Istruzione
promessa, intorno al miglioramento dei bestiami, affinchè
per essa, e per la diffusione gratuita ed estesa, che la So-
cietà stessa intende di praticare pel ben pubblico, si ab-
biano a togliere, od almeno a diminuire le cagioni che de-
teriorano i nostri bestiami, promuovendone invece quelle
peculiari pratiche rurali più lodevoli ed appropriate, che
servono al miglioramento desiderato.
La Istruzione anzidetta, la sorveglianza dei pratici
più avveduti, la distribuzione di premi a coloro che si
occupano con profìtto di questo argomento, la esposizione
di bestiami più belli, e la forza dei buoni esempi, sono
tutti mezzi coi quali in vari modi si cerca di raggiungere
l'utile scopo. Noi pertanto non sapremmo se non se lo-
dare vivamente, ed appoggiare, per quanto è da noi, gli sfor-
zi della benemerita Società, la quale non curando spese e
fatiche, tende a raggiungere, anche per questo importantis-
simo oggetto, la meta prescritta dal proprio regolamen-
to; siccome dalla semplice lettura del Proemio, e dei Ca-
pitoli sotto indicati, che compongono il piccolo libro, si
fa manifesto.
APPEMDICB a&B
Indice delle materie.
Castolo 1° — Si espongono le cagioni per le quali le
razze dei nostri bestiami sono scadute al confron-
to di altre dei paesi vicini.
Cap. 2." — Avvertenze da aversi dai Coloni per miglio-
rare i bestiami coi mezzi clie essi possiedono.
Cap. 3." — Come sia necessario ed opportuno una mag-
giore coltivazione di foraggi o prati artificiali,
di tuberi e radici, sia per nutrir meglio il be-
stiame, che per allevarne individui in numero
maggiore, affinchè meno si fatichi nei molti la-
vori, e sieno le terre meglio concimate, e più
produttive.
Cap. A.° — Dell'uso del sale marino per utile del bestia-
me bovino, e pecorino.
Cap. 6.<> — Miglioramenti da farsi alle stalle, ai porcili,
alle mandrie, quando si presentino le opportunità.
Cap. 6.** —Avvertenze ad aversi nella condotta alle fiere,
ed ai mercati, e nella formazione dei medesimi,
Don che nella contrattazione dei bestiami.
Cap. 7.° — Norme pratiche da seguirsi quando si voglio-
no migliorare le nostre razze, mediante la intro-
duzione di maschi di altre razze nazionali o stra-
niere, avuti però in molto pregio.
Cap. 8.** — Diligenze e metodi che occorrono per la intro-
duzione di bestiami di razze straniere.
Cap. 9.° — Malattie più comuni al bestiame, e metodi
per impedirne la diffusione e lo sviluppo. Delle
cure igieniche piii opportune, e degli abusi del
salasso e di altre pratiche dannevoli.
Cap. 10.° — Vantaggi che ridondano ai proprietari, ed
alla provincia quando si ollengono i migliora-
menti desiderati.
556 APPENDICE
II piccolo trattatello, di circa cento pagine di stampa,
compilato con ogni diligenza dal relatore della Commissione,
verrà pubblicalo in sedicesimo di foglio al finire del giugno,
e corredalo di opportuni disegni topografici, ove il biso-
gno Io richiede. A questo Manuale diretto ai fattori ed alle
persone di campagna, terrà dietro ancora un Almanacco
pel contadino, nel quale in breve, ma con ragioni più
ovvie, non meno però concludenti, e con chiari esempi
talvolta ancora in forma di proverbi , o di massime e
sentenze inconcusse e provale, si insinueranno ai coloni
le buone pratiche, facendo loro conoscere i danni di alcu-
ne altre, che per consuetudine e pura imitazione essi co-
stumano di seguire. Onore adunque alla provincia bolognese
che prima delle altre, ponendo a profitto i vantaggi della
slampa nella diffusione delle cognizioni d'ogni maniera,
saprà con una ben intesa generosità, procurare ai proprie*
tari di bestiami utili nuovi, o non comuni, ed essa poi
potrà raccoglierne quel frutto, di gratitudine, di ben essere,
e di agiatezza pubblica, che pure non mancherà a suo
tempo di manifestarsi.
I Compilatori.
667
ARTE PRATICA
DELLA BUONA ED UTILE AGRICOLTURA
divisa io quattro parti
DEL SIGNOR CAMILLO ZUCCHI
AGENTE AGRARIO
Un opuscoletto contenente le dne prime parli di que-
sto lavoro, vide qui la luce da qualche giorno, sortendo
dai tipi di Antonio Chierici. Quel libro si presentò con
modestia rara al pubblico, e più specialmente ai possidenti
di terre ed agli agenti di campagna, ai quali si domanda
una modica retribuzione di soli paoli 4, e quindi del dop-
pio per l'acquisto del volume intero, che si annuncia di
circa 230 pagine in S.**
' La missione che ci siamo imposti di propagare le no-
tizie che si riportano all'esercìzio dell'industria rurale,
ed al progresso della scienza agronomica, non ci permet-
teva di lasciar passare inosservata questa pubblicazione no-
vella, e perciò ci siamo creduli obbligali di leggere atten-
tamente il libro del Sig- Zucchi, per dare un cenno breve
del medesimo ai nostri lettori.
La prima cosa che da noi si riguarda nelle opere in-
dirizzate dagli scrittori italiani ai connazionali, si è il modo
del dire, e la proprietà dei vocaboli adoperati dall'autore,
perchè sarebbe desiderio nostro il vedere diminuito il nu-
mero dei tanti figli ingrati che fanno uno strazio orrendo
della favella materna. Fortunatamente nel caso in cui ora
ci troviamo, e per quanto riguarda la filologia, la sferza
della critica ci cadde di mano^ allorché leggemmo la pre-
fazione fatta dall'autore al suo volume, nella quale si rac-
conta con ingenuità ammirabile che a altri opuscoli da
esso pubblicali in passato, furono giustamente criticali dai
55S APPENDICE
moderni scrittori e letterati per ripetuti errori di ortogrfla
e di esposizione » confessando l'autore « di essere affatto
imperilo dello scrivere e del leggere la lingua italiana,
della quale non ebbe mai pretesa di essere maestro ». Per
parte nostra non troviamo cosa che sia a dirsi in opposi-
zione al Sig. Zucchi , e crederemo di fare alto scortese e
villano contrastando alla di lui sentenza.
Mentre ci sentivamo inclinali ad un giudizio mite, ci
affrettammo a leggere le pagine del libro del Sig. Zucchi
nelle quali trovò conveniente l'innestare le nozioni che
riguardano la fisica, l'astronomia, la meteorologia, la fi-
siologia vegetale, e le altre scienze elevate, le quali per
vero dire stanno molto al di sopra della sfera in cui è
concesso di spaziare liberamente ad un agente agrario^ quale
l'autore del libro dice di essere. Quando ei si determi-
nasse di pubblicare una nuova edizione della di lui opera,
sarebbe nostro avviso che non dimenticasse di aggiungere
nel proemio una ulteriore confessione ingenua, anche per
questa parte del suo lavoro che si riporta alla scienza.
Quel diligente agronomo ci perdonerà se forse con
troppa arditezza gli manifestiamo, che non ci piace gran
fallo che nel suo trattalo, a guisa di negromante, astringa
quasi per incantesimo « le piante, le semenze, i sassi, e
le pietre a parlare con chiara voce, e con un muto, e
mal articolalo linguaggio m come mostrò di voler fare nella
pag. 17 del suo libro. Quand'anche possedesse una bac-
chetta magica di tanto potere, lo consiglieremmo a tenerla
prudentemente nel fodero, per non dare luogo ad equivoci,
e forse ad inconvenienti gravi. Crediamo che presterà fede
alle nostre parole, quando voglia considerare che se tac-
ciono presentemente i buoi, i muli, gli asini, le roveri,
i cavoli, le zucche ed altri somiglianti esseri irragionevoli
che cicalavano tanto ai tempi di Esopo, vi deve essere la
sua buona ragione, e che non sarebbe cosa improbabile
che questo silenzio si avesse a spiegare con un proverbio
APPENDICE 659
antichissimo, ed assai noto, il quale dice « che un pe^'^o
corre il cane ed un pe^T^o la lepre. » Egli converrà con
noi che se qualcuno deve correre sarà bene che almeno
per adesso tocchi al cane il farlo.
Senza riguardare più oltre alla sintassi, allo stile, al
inerito scieniifico, ed alla distribuzione ordinala delle ma-
terie contenute nello scritto del Sig. Zucchi, ci fermeremo
a considerarlo nella parie che comprende esclusivamente l'e-
sercizio dell' agricoltura , e siamo lieti di potere tributare la
meritata lode al valente pratico, il quale mostrò col di lui
lavoro di avere un buon corredo di cognizioni agronomiche
da esso acquistale con lunga esperienza. Ogni agricoltore
intelligente ravviserà ottime le teorie, che furono date nel-
l'Art. I.° sui concimi , e sul modo di formarli , e desideriamo
caldaraenle^ che le poche pagine che rinchiudono quell'ar-
tìcolo siano Ielle, e meditate dal numero maggiore dei no-
stri agricoltori , i quali pur troppo abbisognano di istru-
zioni facili , e chiare su questo ramo importantissimo dell'e-
conomia campestre. Non è meno utile suggerimento quello
dato di non protrarre la seminagione della canape alli 20
del marzo, come qui si usa dai più seguendo una costu-
manza antica poco ragionevole, ma di eseguirla nell'ulti-
ma settimana del Febbraio, sempre che la stagione, e lo
slato del terreno il consentano. Troviamo egualmente ec-
cellenti i precelti dati sul modo di correggere le terre che
sono troppo argillose , o troppo leggiere, o sabbiose , di lavo-
rarle convenevolmente e nei tempi opportuni, come pure
quelli che si riferiscono alla piantagione, ed al governo de-
gli alberi , ed ai modi di ottenere una produzione precoce, ed
abbondante dalle piante orlensi , e dagli alberi fruttiferi.
Nella parte di quel lavoro sin qui pubblicata, si ve-
dono esposti con chiarezza bastevole, non pochi metodi
nuovi di pratiche agricole ideali dall'Autore, e quelli ci
sembrano di facile eseguimento, ed utili, e perciò li cre-
diamo meritevoli di essere csperimenlali. Notammo in quelli
660 APPENOICE
la proposta della seminagione autunnale precoce del tri-
foglio comune mescolato al grano, asserendosi che con tale
metodo si può falciare quel foraggio nell'anno susseguen-
te, ed avere sul finire dell'estate vacuo il terreno per al-
tre coltivazioni. Non è a noi nolo, che questo metodo sia
stato messo in pratica da alcuno, e desideriamo che esso
possa reggere alla dura prova dell'esperienza.
Taceremo, per amore di brevità, di non pochi altri pre-
gi di quel libro, e solo commenderemo il divisamento del-
l'autore di avere dedicato un capitolo del medesimo all'e-
sposizione di alcuni precetti di filosofia morale, quali con-
vengono allo stato ed alla condizione degli agricoltori, e ci
sembra che lo scrittore entrato nel vestibolo del tempio
innalzato a quella scienza astrusa non vi abbia trovata l'op-
posizione, che sino ad ora contrastò a lui l'accesso in quello
che è consacrato alle scienze filologiche, non che alle fisiche
e naturali. Ci permetteremo una sola osservazione prima
di dare termine a questo articolo. Il Sig. Ziicchi nell'e-
sporre i precetti morali suddetti, mostra di credere che
quando il padrone abbia fatto i conti al colono mezzadro,
ed abbia consegnata al medesimo una copia di quel con-
teggio, possa essere sicuro che né il colono né alcuno de*
snoi, ardirà più di stendere la mano sopra i prodotti che
formano la parte dominicale. Il rimedio sarebbe senza
dubbio di facile applicazione, ma disgraziatamente non
presenta troppa probabilità di esser efficace. Preghiamo
l'agronomo esperto che lo ha suggerito, di dedicarsi qual-
che poco allo studio della storia naturale, e siamo certi
che con tale mezzo arriverà a conoscere che le mani di
molti dei nostri magnifici soci mezzadri, hanno qualche
rassomiglianza alle zampe degli animali del genere faelis,
i quali mossi da naturale istinto, danno di piglio ai pesci
ed alle carni che si parano loro innanzi, non riguardando
essi se ciò avvenga prima o dopo il pa^lo.
G. OniAnDi.
APPENDICE
M
^a(DSJ4i(§^ ^<aa3(S(D2i4i
dei mesi di Marzo, Aprile e Maggio 1852.
E
Eapporto dei riscontri spedili dalle Deputazioni Sezio-
nali Agrarie y letto alla Commissione incaricata del-
la corrispondenza colle medesime.
Signori ,
Una temperatura costantemente fredda nel mese dì
marzo fu causa di un ritardo notevole nella primavera, e
la stagione non divenne più mite nell'aprile successivo il
quale anzi fii apportatore di copiose nevi cadute in diversi
giorni nel munte, ed abbondantemente nel piano fra il
giorno 19 ed il 20 dello stesso mese, avendo qualche di-
ligente osservatore rilevato che essa coprì la terra di uno
strato di circa oncie cinque. Molli reputarono che una tale
meteora fosse causa di danni gravissimi alle piante aventi
in quel tempo un tessuto debole, ma le osservazioni fatte
in seguito fortunatamente non confermarono tali timori e
fu riconosciuto che succeduta ai giorni, nei quali cadde la
neve, una temperatura non molto fredda, li vegetabili sof>
fersero poco, e che solamente in alcuni luoghi, cresciuto
in seguilo il rigore della stagione, e comparse le brine
notturne, le cucurbitacee ed altre piante dicotiledoni n^te
di recente perirono e si riconobbe ancora che colà le gem-
me tenere e gentili delle viti, non che quelle dei gelsi, e
degli alberi fruttiferi provarono qualche danno.
L'aria più mite e temperata del maggio riparò in gran
parie i guasti precedenti , e le campagne si sarebbero ve-
stite di lieta verzura se qualche benefica pioggia avesse
appagali i voti dei coltivatori.
N. Ann. Se. Natob^ Sesie HI. Tomo 5. 37
562 APPENDICE
Il Maggio che i poeti dipingono con colori vaghi e
seducenti, quando tolto il prestigio del linguaggio delle
muse viene riguardato con occhio prosaico dall'osservato-
re campestre, purtroppo accade di frequente che si presenti
con un aspetto tutt' altro che gajo e ridente, e ben lo sanno
molti agricoltori della nostra Provincia i quali come ci
fanno conoscere i rapporti delle Deputazioni Sezionali Agra-
rie viddero percossi dalia grandine caduta ove più, ove
meno grave nel giorno l.**, nel 12.*^ e nel 27.° del mese
i seminati e le campagne in estensioni assai vaste dì ter-
reno con danni rilevantissimi, contandosi a centinaia di mi-
gliaia le libbre di canape che si credono perdute, per ta-
cere delle molle altre derrate campestri che saranno me-
nomate perchè colpite da quella terribile meteora.
Rattristati dal racconto di questi mfortuni domandiamo
a noi stessi perchè nei nostri luoghi non si faccia qualche
cosa che sia più delle parole per rendere meno grave la
condizione dei possessori di terre e degli agricollori che
sono percossi dalla grandine, e perchè non si formi a tale
intendimento un'associazione di possidenti, la quale con-
cediamo senza difficoltà che al suo cominciare sarà di po-
chi, ma progredendo con ordinamenti saggi, e con una
economica amministrazione sorvegliata dal Superiore Go-
verno non può farsi a meno che non divenga molto este-
sa , e forse generale. Leggiamo in pubblici fogli che una
Compagnia di questo genere che ha da poco tempo com-
prese nelle sue operazioni l'assicurare i contribuenti con-
tro i danni della grandine^ e che esiste sino dal 1836
nelle Provincie Venete , estende presentemente le sue ope-
razioni nella vicina Toscana valendosi di un capitale at-
tivo disponibile il quale supera i ventiquattro milioni jdi
lire austriache. Se le persone che 'appartengono a questa
Congrega assicuratrice fossero occupate dal 1836 in cui
vennero in determinazione di stabilire anche l'assicura-
zione contro i danni della grandine a studiare il modo di
APPENDICE 563
porla in effetto, e di farla agire regolarraeDte, esse non
avrebbero preseiileraente a disposizione loro per fare fronte
agli impegni assunti l'ingente somma accennata superior-
mente, e dal 1836 a questa parte non avrebbero pagata
l'altra non meno cospicua somma di circa cinque milioni
delle lire suddette ad 11,627 danneggiati dalla grandine
che furono assicurali dalla Società stessa in tale spazio di
tempo. Crediamo che quei Signori al fine di vedere coro-
nato con buon successo il divisamento loro abbiano poste
in campo parole poche e fatti molti, ricordando essi op-
portunamente che un economista dottissimo lasciò scritto
che le parole sono femmine , ed i fatti maschi.
Per tomaie alla parte dei riferimenti delle Deputazioni
Sezionali Agrarie che si riportano allo stato delle campa-
gne nostre vi diremo brevemente , o Signori , che il fru-
mento il quale nei mesi passati in causa del freddo, e della
siccità vegetava con lentezza ora si mostra generalmente
abbastanza robusto e promette un prodotto abbondante;
eccettuandone però qualche relatore del piano solamente
quello che cresce in terreni magri ed asciutti. Le pioggie
stemperate e continue cadute nell'autunno passato obbli-
garono molli coltivatori dei luoghi bassi della Provincia a
protrarre la semina del frumento al Gennaio, ed ora siamo
lieti di potervi annunziare che i relatori di quelle regioni
ci raccontano che le pianticelle di detta cereale dopo es-
sere nate assai bene, ed avere tallito abbondantemente
danno ora speranza di messe copiosa, benché la fruttifica-
zione delle medesime sia in ritardo.
Le informazioni che ci sono date dello stato della pianta
del grano turco non possono essere più favorevoli aspettan-
dosi però in molti luoghi l'effetto benefico di una sufficiente
pioggia mancando la quale il prodotto di quel vegetabile
poirebbe essere compromesso gravemente:
Mentre le fave invernenghe le quali si mostrano ca-
riche di bacelli , e non offese da ruggine o malume prò-
664 ìppeudice \
mettono ricolto abbondante, le maizuole sono quasi inte-
ramente perdute, ed in generale le piante delle marzenghe
soffersero per il freddo che le percosse in primavera, ed
assai più per la siccità continuata dell'Aprile e del Maggio,
ed il prodotto delle medesime sarà senza dubbio scarso eccet-
.tuati soltanto alcuni pochi luoghi freschi per vantaggiosa
composizione di suolo, o per altre circostanze favorevoli.
I rapporti che abbiamo soli' occhio ci fanno conoscere che
varia fu V epoca della seminagione della canapa poiché alcuni
agricoltori la eseguirono negli ultimi giorni del Febbraio
mentre altri la ritardarono sino dopo la metà del Marzo.
Notammo con diligente attenzione i riferimenti delle risul-
tanze dì quelle pratiche diverse, e vedemmo che in gene-
rale le medesime risultano favorevoli alla semina precoce,
e contrarie alla tarda. Tutti i relatori accertarono nei rap-
porti passati l'uniformità delle sviluppo delia canapa, se-
minata nel Febbraio, e lo stato incerto, e stentato della
germinazione di quella che fu aOìdata alia terra nel marzo
inoltrato. I rapporti ultimi non lacciuno che le pioggie
cadute in qualche luogo nel Maggio furono assai giovevoli
alla pianta della canapa perchè resero prospera , e rigo-
gliosa anche quella che era in ritardo per le ragioni ac-
cennate di sopra.
Vorremmo, o Signori, potervi partecipare che i col-
tivatori di questa pianta servente all'industria e che ha una
importanza assai rilevante nell'economia campestre di que-
sti luoghi sono consolati dalla fiducia di una produzione
abbondante , ma disgraziatamente prevediamo sin d' ora
che non pochi di essi dovranno contentarsi di averne una
mediocre, e buon per loro se il prezzo elevato farà equili-
brio alla mancante quantità.
Le laraentanze per la poca produzione delle erbe, e
dei foraggi ricavali dai prati tanto naturali quanto artifi-
ciali sono comuni, vedendosi quelle espresse in tutti li rap-
porti delle Deputazioni Agrarie, talché possiamo dedurre
APPENDICE 666'
dai medesimi che nell'infera Provincia le erbe soffersero
grandemente per i freddi ultimi dell'inverno, e che la
vegetazione loro fu stentata^ e meschina in causa della
mancanza di calorico e della conveniente umidità. I rela-
tori suddetti confidano nelle pìoggie abbondanti le quali
non possono mancare in un tempo non remoto, e sperano
che le erbe , ed i foraggi tardivi, come pure quelli di secon-
do, taglio avranno incremento abbondante dalle medesime.
Crediamo che in tanta penuria di foraggi, la quale
pur troppo non è illusoria: i nostri coltivatori solerti non
resteranno colle mani in mano. Essi ben conoscono che
con qualche poco di concime si possono convertire in buoni
prati artificiali anche nel cuore della stagione estiva i campi
divenuti vacui dopo il raccolto dell'orzo, delle fave, e di
altri marzaiuoli. Le mescolanze fatte di rooha d'Ungheria,
ed anche del panico o del miglio comune col grano turco,
e colla veccia, le altre della segale col trifoglio incarnato
servono mirabilmente a questo scopo a norma delle qualità
diverse delle terre, e mentre danno un copioso prodotto
nell'autunno non depauperano il suolo come accade sovente
quando si coltiva il solo grano turco per avere foraggio.
Le viti palesano una vegetazione assai prospera, e
l'abbondanza dei grappi da indizio di ricco prodotto. Non
è a nostra notizia che la malattia la quale nello scorso
anno fu funesta a molte delle medesime abbia sino ad ora
minacciato di ricomparire nei filari delle nostre viti. For-
innatamente non si ode alcuna lamentanza su questo par-
ticolare in alcun luogo d'Italia benché esse si facciano ora
sentire molte e gravi in qualche regione della Francia.
Egli è però vero che da qualche settimana la malattia
suddetta si manifestò a Como nel Milanese sul gambo
e sulle foglie delle rose, e che è stata osservata recen-
temente in due siepi della rosa bengalense poste lungo
un rigagnolo di un orto nella città di Verona, nonché in
alcune altre specie di rose nell'orto botanico-agrario di
\
666 APPEIftìICE
della Cina, ma ciò non deve dare alcun timore perche
ben sanno i botanici che il fiinghetlo parassita il quale
nell'anno passato intaccò molte viti si trova frequentemente
sulle rose come sulle zucche, e su altre cucurbitacee, e
che è indispensabile una condizione particolare dello slato
dell'atmosfera perchè esso possa trovare nutrimento suffi-
ciente sulle foglie e sugli acini della vite, e che una tale
condizione deve considerarsi eccezionale almeno nel nostro
clima.
Sono poche le relazioni che abbiamo dello stato dei
bachi setiferì nelle diverse Sezioni della Provincia, ma
quelle ci fanno conoscere che in alcuni luoghi vivono
prosperosi e vispi. Non ci è ignoto però che molti educa-
tori di quegli inselli preziosi lamentano la mortalità di
una gran parte dei medesimi , e lo stato infermiccio di
quelli che rimasero vivi. Il ribasso notevolissimo del prezzo
della foglia dei gelsi accaduto improvvisamente, benché
quella non sia troppo abbondante, ci fa ritenere non pic-
cola la perdila dei bachi sofferta da una gran parte degli
edacatori dei luoghi suddetti. Essi secondo il consueto ne
accagioneranno l'inclemenza della stagione senza punto
dubitare che il successo infelice dell'industria loro può
dipendere interamente dai metodi viziosi che essi seguono
nell'educazione del baco, e da quelli peggiori del gover-
no dei gelsi.
Chiuderemo o Signori il nostro rapporto coli' annun-
ciarvi che qualche corrispondente del piano mostra di te-
mere che nelle valli , le quali sono mancanti di acqua pe-
renne, le radici delle piante palustri essendo rimaste in
secco nel tempo della stagione invernale abbiano sof-
ferto per i freddi rigorosi , e per i geli cui furono sog-
gette nel passato aprile, e quindi nel tempo in cui la linfa
di quei vegetabili cominciava a porsi in movimento per
dare sviluppo alle gemme novelle.
G. Orlandi.
56r
NOTIZIE DIVERSE
Bopva i progressi deli* agt*icoiiMfa
bolognese»
L'attitudine o la indole di nn popolo per una indu-
stria, è già stabilito, conoscersi dal numero grande delle
persone che a quella si applicano, e dal profltto che per
l'uso continuato se ne manifesta. Ogni altra osservazione
o ragionamento torna vano, se non appoggia sopra que-
sta solida base; e noi di ciò siamo troppo persuasi per
trattenerci a dimostrarlo.
Ora la popolazione bolognese , bisogna convenire, ha
forse più di ogni altra d'Italia, l'altitudine e la passione
per la industria agraria, colla quale difatti, e con alquante
manifatture, sostiene le ingenti spese del quotidiano con-
sumo, quello della manutenzione, e continuo accrescimento
degli stabili, non che la spesa per le vistose tasse attuali.
Quella pur anco sostiene che si riferisce alla esporta-
zione in denaro delle rendite ai grandi proprietari che vi-
vono all'estero, lasciando ancora un margine sufficiente,
perchè in generale la infima classe possa tuttavia nutrirsi
di buon pane di frumento, e di buone carni, bere abbon-
dante vino^ e cuoprirsi con decenza, abitando casali suffi-
cientemente vasti ed appropriati.
Oltre il continuo accrescimento dei nostri prodotti e dei
bestiami che comprovano questa verità, e che fin dal 1834
portarono la cifra dell'estimo censuale a Se. 19,021,777 :65,
cioè superiore ad ogni altra provìncia dello Stato (il quale
sappiamo essere allora censito per Se. 161,527,113) sonovr
poi certe classi di persone attive che si studiano tuttora
di innovare^ di accrescere, di perfezionare la nostra agri-
coltura: e noi già in questo giornale abbiamo riportate
varie pubblicazioni in proposito, mentre le belle memorie
della benemerita Società Agraria , e la Esposizione agraria
del decorso ^nno (quantunque, per così dire, questa fosse
improvvisata) lo dimostrano bastantemente. Ora però daremo
un cenno, di quanto, a nostra notizia, tuttavia si pratica e
si studia di fare da taluni per il meglio della bolognese
agricoltura.
Macchine. — Lasciando in disparte di accennare quelle
£68 APPEifDice
macchine che più direttamente si riferiscono alle mani-
fatture, come quella costruita alla Canonica per filare
lino e gargiolo, e le altre per tessere a macchina od a
spola volante situate aWa J'orta Lamme , e per tingere con
vapore ad alta pressione i cotoni di un bel rosso di Adria-
nopoli, che da due anni agisce in Persicelo, noi ricorde-
remmo la macchina che si sta costruendo in ferro e legno
dair Ingegnere Filippo Lisi, collo intendimento di arare la
terra senza il concorso dei buoi. Alcune esperienze già
praticate fanno sperare che il Lisi potrà diminuire quelle
difficoltà, che si riferiscono alla poca velocità osservata ed
allo spostamento necessario al finire di ogni solco. Del re-
sto col semplice ingranaggio e volanda or ora sperimentato,
ottiene forza più che sufficiente per un profondo solco io
durissimo terreno. — Una macchina per la formazione dei
tubi e tegole di terra ad uso del drenaggio o delle fogne,
trovasi già in attività di servizio a Castel Maggiore , mercè
le cure del Sig. Marchese Luigi Pizzardi.
Una Società di agronomi ha pure fatto venire dalla
Francia una macchina di ferro fuso , per scavezzare e gra-
roollare canapa e lino, onde nello stesso Castel Maggiore
confrontarne i risultamenti colle altre già inventate e co-
struite fra noi per simile intendimento.
Il fonditore e costruttore di macchine, Calzoni, ha esso
pure costruito un macchinismo in ferro fuso per lo stesso
intento: talché pel concorso di queste variale maniere, si
può essere certi del miglioramento nell'arte , e dell'appli-
cazione eslesa alla pratica rurale, con risparmio di tempo
n«;I lavoro, e con vantaggio della salute dei nostri coloni.
Tralasciererao di ricordare altro meccanismo od ar-
gano per arare, già provalo dal Marabini, per ricordare
con piacere che la Società Agraria ha ordinata di Francia
un Seminatoio a macchina, col quale invece del grano
seminando la Canapa sopra le morbide e liscie culture dei
Canapuli, risparmiare almeno la metà della semenza , col-
locandola pure a quella regolare distanza e profondità che
si conviene al suo bello accrescimento.
Un modello di altra macchina per arare profondamente
col uso di un solo pajo di buoi , si è costruito da un gio-
vine dilettante di meccanica, il quale in oggi ha sottoposto
il suo macchinismo al giudizio di persone capaci e pro-
vette, innanzi di farne eseguire la macchina in grande.
Alpuni altri modelli di macchine si stanno pure costruen-
APFEnDICE 569
do per uso del pubblico in occasione della futura Esposizione,
e ne piace quivi di ricordare di un Xaz^a radici della gran-
dezza necessaria per nettare e lavare dalla terra le grosse
barbabietole con sollecitudine^ girando a dritta il lamburro,
facendole poi sortire pulite nel sottoposto canestro con un
semplice giro a sinistra. Questa utile macchina di poco
costo, trovasi già disegnala in un catalogo di macchine agra-
rie, pubblicalo dal Governo Belgico, che è sialo di recente
spedito in grazioso dono alla Società Agraria da S. E. il
Sig. Ministro Jacobini.
Chimica applicata. — È nolo come, dopo le esperienze
dello inglese Claussen, siansi fatte altrove delle esperienze,
per ridurre il tiglio di canapa eguale alla lanuggine o pe-
luria dei cotone, onde sostituire quella nei molti lavori
ai quali questo serve con profitto. Il costo del cotone es-
sendo fra noi di circa dieci bajocchi per libbra, e di quat-
tro 0 cinque potendo essere quello della canapa o sloppa
ridotta a cotone, ne viene che oltre l'utile nel consumare
un genere indigeno, vi sarebbe un risparmio notevole di
spesa. Consimili esperienze, con altro intendimento tenta-
vansi fra noi nel decorso anno dal Sig. Conte Bianconcini ;
in oggi sonosi di nuovo intraprese con questo fine , essendosi
fin d'ora constatata dal Sig. Predieri la buona azione del
bagno di sottocarbonato di Soda, e dell'acido Solforico
diluito, per dividere estremamente il tiglio cilindrico della
canapa , in fetuccie lineali esilissime. Sappiamo che una
Commissione appositamente nominata si incarica di ese-
guire opportune esperienze in proporzioni più notevoli ,
onde riferirne l'esito alla Società Agraria.
La Chimica agraria ha pure in questo anno formato
il soggetto di lezioni nelle scuole tecniche comunali Aldini
e Valeriani; ed ivi la scuola di Fisica nel venturo anno,
dicesi, debba trattare delle sue applicazioni all'agricoltura.
Il Sale agricola che si vende in commercio, poiché
viene spesso rifiutalo dal bestiame, conveniva studiarne le
cagioni, se cioè siano esse nella proporzione dei compo-
nenti per abuso dei rivenditori, ovvero nella qualità e
specie di rancidume , o putrefazione del panello. Il Prof.
Sgarzi occupatosi di ciò, ha dimostrato dipendere il rifiuto
da questa ultima cagione, ed essere conveniente il praticare
la mescolanza più di frequente, e con panello fresco.
Piante. — Vedemmo già nel decorso anno donato di
premio il Sig. Gio. Minelli per la bella collezione di piante
670 APPENDICE
coni-fere in vivajo collivate in Corlicella: questo lodevole
stabiliraenlo, elle serve ollimamenle ad uso puliblico, con-
tinua sempre ad accrescersi per estendere in provincia la
coltivazione di questi begli alberi da lavoro ed ornamento.
La stessa Società Agraria in via di esperimento faceva
una seconda coltivazione di larici , pini , ed abeti in un
appezzamento di terreno, dalla medesima acquistato per
questo oggetto nel comune di Castiglione.
Oltre lo estendersi le coltivazioni di barbabietole di
Slesia, in questo anno si è tentata la cultura di una va-
rietà di barbabietole di straordinaria grandezza coltivata in
Anversa, spedita pure alla Società Agraria da S. E. il Sig.
Ministro di Agricoltura e Commercio. Si è pure tentata la
cultura del Poligonum Tartaricum, o Grano saraceno di
Russia, il quale in quei paesi, oltre il servire per far del
pane e delle minestre, serve pure per biada agli animali
grossi , per nutrimento ai volatili domestici , ed ancbe serve
bene come pianta da utile sovverscio. — Anche il Molla o
Panico di Ungheria si è seminato in vari luoghi, per co-
noscerne viemmeglio fra noi la sua utilità, già nota per
la straordinaria altezza cui perviene questo foraggio, d'al-
tronde assai gradito al bestiame.
Il Sig. Marchese Luigi Da Via per conoscere fin da
ora il buon effetto della piantagione regolare del seme
di canapa, onde trarre profitto dal seminatoio pel grano,
ha nello scorso , e nel presente anno, piantata regolarmente
una porzione di un canapulo a filari regolari, contenente
le piante di canapa equidistanti fra loro. La bella ve-
getazione delle piante, la eguaglianza loro al confronto
della canapa seminata a mano, dimostrano fin d'ora il van-
taggio che andrà ad ottenersi in risparmio di semente, colla
macchina appositamente costruita per piantare la canapa
ad eguale distanza e profondità, e con sollecitudine come
venisse seminata a mano volante. Diremo in seguito di
altre esperienze, in proposito di nuove piante, ma special-
mente di una incominciata nel decorso anno dal Sig. Doti.
E. Calzolari per coltivare un nuovo ed ottimo foraggio in
quelle porzioni di terreno argilloso e magnesiaco, detto
che cola, nel quale la Spagna non alligna e male vi cre-
scono li altri foraggi consueti.
Defl'Taziowi Sezionali. — Questa istituzione che si è
da poco tempo accresciuta colla Deputazione del Poggio
Renatico, dimostra viemeglio lo interessamento ch'essa
prende al progresso dell' agricoltura. Oltre la regolarità
APPENDICE 671
delle corispondenze ordinarie, quasi liille hanno già riscon-
trato inlorno alla Piantagione delle viti, inviando dei
rapporti , ove accennano le qualità di uve che deggionsi
coltivare a seconda delle locaiiià, sia per avere migliore
e più abbondante prodotto di vino, come ancora perchè le
varietà di piante resistano maggiormente ai freddi geli, al
monte come al piano, in terreno sciolto o tenace, pingue
0 magro che sia. Le stesse Deputazioni inviarono i rap-
porti sulle grandini cadute fin ora, che pur troppo non
furono né poche, né sempre arrecarono leggiero danno.
Per questi rapporti, allorché saranno trascorsi molti an-
ni, e tutti sieno pervenuti ed esposti colla migliore pre-
cisione, si potranno ricavare delle deduzioni utili alla fìsica
ed alla statistica della provincia. Intanto dai medesimi le-
viamo questi cenni per norma dei nostri lettori.
17 Aprile: Querceto di Lojano, nessun danno — 27
detto: Comune di Belvedere, danno lievissimo— 1 Maggio:
Budrie , Castagnolo e Tivoli nel comune di Persicelo , danno
piuttosto forte, ma non molto esleso — 2 detto : Comune di
Tavernola, danno lieve — 12 detto: Comuni del Poggio,
Galliera . S. Agostino, danno piuttosto forte — 27 detto:
Comuni di Malalbergo e Poggio , danni gravi ma parziali
— 1 Giugno: Comune di Anzola, danno non molto grave,
e limitato a pochi poderi — 4 dello: Gesso, Tizzano ed
Amoia, danni lievi e parziali.
Bestiami. — 1 bovini specialmente sono quelli pei quali
sì cerca da qualcheduno ogni anno di migliorarne ed esten-
derne le buone qualità della razza. Oltre i rinomati bovini
del Sig. Principe Spada, il Sig. Vincenzo Pedrazzi di An-
zola, il Sig. March. L. Da Via, ed il Sig. March. F. Gui-
doni sonosi occupati di introdurre dal Polesine, e dal Ri-
minese tori, manzuoli, e vaccine di bellissima razza. La
Istruzione che si pubblica dalla Società Agraria, e gli al-
tri eccitlamenti d'ogni maniera, oltre le molte cose già delle
0 pubblicate in proposito nel decorso anno, risvegliano il
desiderio di allevare bestiami di belle qualità, e di avere
ogni cura per essi; talché finora il danno della scarsezza
dei foraggi, in causa delle poche pioggie cadute dopo il
20 Aprile, non si è fatto manifesto in modo allarmante,
siccome sarebbe avvenuto in altri lenrpi.
Nei seguenti fascicoli faremo conoscere altre innova-
zioni , tentativi , e miglioramenti , dei quali in oggi però per
mancanza di spazio, non possiamo far parola.
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INDICAZIONE DEI PREZZI MEDII
DELLE PRINCIPALI DERRATE CAMPESTRI
nell'ultima quindicina di aiAGGlO 1852.
^Frumento mondo Se.
la corba
2. 72. 3
Frumento naturale,,
2. 62. 3
Frumentone ....,,
C. 97. —
Fava gross»
1. 81. -
Id. minuta
1. 91. -
Avena ,,
1. 14. 6
Fagioli saponi . . • ,,
1. 63. —
Riso Pilato ,
le 100 {ti.
2. 37. 4
Carne dì manzo . . ,,
6. 25. -
Id. di vitello . . ,,
7. 25. -
Id. di castrato • ,,
5. 80. —
Oliopercibodil.qua
lità ,.
11. -. —
Id. di2. qua-
lità .....,„
8. 50. —
Fieno Se
Erba medica ....
Lupinella ,,
Paglia ,
Canapedil. qualità ,,
Id. di2. qualità ,,
Id. di3. qualità,,
01 io da ardere di l.qu
lità ,,
Id. di 2. qualità ..
^Vinobian. nostrale ,,
Semi di piante oleose,,
Id. di erba medica ,.
Id. di trifoglio . . „
Id. di lupinella. • ,,
Id. di logliessa. . ,,
le tOO lib.
. — . 55. —
. — 60. -
, — . 48. —
, -. 28. -
. 5. 20. —
4. 95. —
4. 75. —
a-
8. 20. —
7. 80. —
la eorba
2. 55. —
2. 80. —
le 100 lib.
7. — . -
5. 50. —
6. 50. -
3. 50. —
MOVIMENTI COMMERCIALI.
PAESI ITALIANI. Il prezzo del frumento è sostenuto nei mercati di Livor-
no, Trieste, Venezia, e Genova mentre in quello di Ferrara accadono poche ven-
dite, e con ribasso di prezzo la quale cosa si verifica anche in Verona ed in
Legnago.
Non avvenne alcuna contrattazione di grano turco in Ferrara , e quella ce-
reale ebbe un qualche aumento nel mercato di Modena , ed in Trieste dopo un
notevole ribasso si verificò un accrescimento di prezzo stante le ricerche fatte per
r interno.
11 riso che ottcn le qualche favore in Venezia rimase senza compratori nei
marcati di Verona , e di Legnago ed i prezzi furono presso che stazionari nel
Modonese.
L'olio restò in calma a Ferrara ed ottenne favore a Livorno, ed aumentò
sensibilmente di prezzo nel mercato di Genova ove si raccontò che la floritura
degli olivi nella Provincia di Bari ed in quella di Lecce non fu mollo lusinghiera.
Pochi sono gli affari che si fanno nelle contrattazioni delle sete nei luoghi
diversi d' Italia aspettandosi da tutti il risultato del prossimo raccolto dei filugelli
che molti credono tardivo e che perciò determina i possessori di seta a stare fermi
nelle pretese di prezzi elevati.
PAESI ESTERI. Nella Francia i frumenti vegetano prosperamente, e danno
speranza fondata di un raccolto abbondante. Colà come pure nei diversi luoghi
della Germania e nell'Inghilterra i prezzi delle cereali sono in ribasso.
Si ritiene ebe il prodotto della seta sarà copioso: pure nei mercati diversi
i prezzi di quella derrata sono sostenuti , ad eccezione di Lione ove si verifica un
qualche ribasso dei medesimi.
Il prezzo delle iaae è ora ia aumento nei mercati diversi della Francia.
C. 0.
Ii\DICE
DELLE MATERIE CONTENUTE
NEL TOMO V.
LAVORI ORIGINALI
De Filippi — Storia genetica di un insetto paras-
sito. Tav. I. pag. 9
Punì e Rizzoli — Rendiconto delle sedute delV -Ac-
cademia delle Scienze pag. 16 e 201
AiEssANDRiM — Cotologo del Museo d'Anatomia Com-
parata pag. 33, 230, 402
ScHEMBRi — Vocabolario dei sinonimi dell' Ornitolo-
gia Europea pag. 61, 249, 424
Db Filippi — Sopra una singolare mostruosità d' una
Ra'zza. Tav. II. w 66
Id. — Cenni sulla Tilìguerta dì Cetti . ...» 69
BoNàPARTE — Conspectus Syst. Herpetologiae et Am-
phibiologiae ■. pag. 89, 477
Santagata e Predi eri — Rendiconti della Società
Agraria pag. 98, 297, 481
M. Ann. Se N*Ti;it. Sebie III. Tomo &. tS
\
578 INDICE
MiNGHETTi — Rapporto sul progetto di un'assicura-
zione contro i danni della grandine . . pag. 124
Sassoli — Sul miglioramento del bestiame bovino w 132
Orlandi — Rapporto intorno ad un ragionato ed eco-
nomico mer{7fi di nutrire il bestiame bovino, n 136
Lisi — Uso del Pettine Bianco per la mietitura del
rìso, e notizie storiche sullo stesso istrumen-
to w 1Ò2
Galvani — Escursione all' Instituto agrario di Pisa
(continuazione e fine) » 176
Orlandi — Cronaca Agricola . ■ pag. 190, 377, 561
Palagi — Osserv. Meteorologiche - pag. 196, 388, 672
Orlandi — Pre^^i rnedi di derrate e movimenti com-
merciali pag. 200, 392, 676
Massalongo — Animadversio in Lecideam Bolcanam
Cyrii Pollimi » 283
Id. — Sopra le piante fossili dei terreni terziari!
del Vicentino w 287
ToMBARi -- Sul Capostorno p. 289 , 466
Menzani — Sul modo di migliorare la razza peco-
rina >' 329
Mazzanti — Intorno alV uso del Sai Marino pel be-
stiame » 339
Cassarini — Dei modi onde provvedere al miglio-
ramento del bestiame » 333
Predieri — Bue della razzO' di Durham. Tavola
ni w 350
Baravelli — Breve indicazione della Pellagra nel
Comune di Loiano '> 366
Orlandi — Coltivazione della robbia- tintoria . » 364
mniCE 379
lu. — Per fe^iùnamenio degli studi di veterinaria pas^. 373
MASSAtoNGo — Sprodictyon novum Lichenum Ge-
nus . . M 393
Frontali — Osservazioni sulla Pellagra ...» 449
Bbrtoloni G. — Particolare alteraTjone delle Fata'
te » 497
Lisi — Strumento per V estra'^ione delle radici del-
l' Ononide spinosa -....» 500
Gavazzi — Riflessioni sulle Esposi'}{ioni Agrarie. . 603
FoRNAsiNi — Discorso d'apertura delle adunan'^e
della Deput. ScT^ionale del Poggio. ...» 648
ISTRozioNE intorno al miglioramento delle ra%7^e del
bestiame . , » 664
RIPRODUZIONI, ESTRATTI ED ANNUNZI
Masson e Focillon — Applicazione delV elettricità,
allo studio degli animali microscopici. . . » 72
UziGLio — • Analisi delle acque del Mediterraneo- » 76
De Filippi — Alcune osservazioni anatomico-fisiolo-
giche sugli insetti in generale ed in particola-
re sul Bombice del Gelso » 80
Predieri — Metodo del Guénon per conoscere le vac-
cine lattifere » 145
1d. — Esperienze del Renault sulla ingestione
di materie virulenti » 159
Mazzanti — Nuovo presame liquido del Turrini » 163
Resoconto intorno V invio degli artigiani bolognesi
alla esposizione di Londra » 168
680 INDICB
Orlandi — Economia sociale di Ellis tradotta dal
Martinelli » 190
BoNcoMPAGM — Notizie della vita e delle opere di
Gherardo Cremonese, e di Gherardo da Sabio-
netta » 265
BuTTLER-KiNG — Sunto di un Rapporto sulla Cali-
fornia » 272
Orlandi — Rivista dei giornali » 382
VisiANi — Flora Dalmatica » 44 1
Predieri — Ferminaja all'inglese per uso dei pol-
li , «626
Orlandi — Coltivazione del Panicum altissimum. « 528
Predieri — Montone della ra^'^a Disley ...» 635
Id. — Sul miglior modo di esaminare le lane . « 641
ZuccHi — Jrte pratica della buona ed utile agricol-
tura » 657
Notizie sopra i progressi dell' agricoltura bologne-
se M 667
«^w^iSeiS'©^'
ERR/^TA CORRIGE.
Nell'Articolo — Perfezionamento del corso degli studi di Veterinaria —
alla pagina 374 lin. 3 e 16. Bino Bini «i deve leggere Dino Dini
Essendo corsi diversi errori di stampa che alterano il vero senso della
memoria Gavazzi crediamo intanto di pubblicarne le correzioni.
A pagina 507. linea 2. ordinato per venga ordinato — pag. 516. lin. 38
il già aperto per il già asserto — pag. 517. lin. 2. dei Pasquali per di
Pasqua — p. 520. lin. 18. come perituri per come per i tori — pag. 520.
lin. 16. e nella grandezza i mediocri per e nella grandezza; {mediocri —
p. 521. lin. 35. fosse per forse — p. 523. lin. 11. possidenti per posseduti
IMPRIMATUR
Fr. Petrus Caj. Felletti O. P. Inq. Gen. S. 0.
fy
ORLKJim — Cohiv. dei foraggi e del Molla d'Ungheria » 628
pRKDiERi — Montone della ra^'^a Disley , con tav. n 536
Io. — Sid miglior modo di esaminare e giudicare
le lane w SU
FoRNAsiNi — Discorso d'apertura cdla Dsput- Se\.
del Poggio ìì 548
Istruzione sul miglioramento delle ra:!^xed€i bestiami a 654
Orlandi — Rapporto sul libro del Zucchii Arte pra-
tica della buona agricoltura >; 567
Noti'Zie diverse sopra i progressi dell' agric. boi. » 667
Orlandi — Cronaca Agricola a tutto Maggio. . » 661
Palagi — Osserv. meteorologiche di Aprile e Maggio m 672
Pre:[:^i medii di derrate e movimenti commerciali . w 676
cc<^cr^^fj@^5^©^>^
"^
AVVEUTIMENTO
Ogni mese verrà regolanuente pubblicato un fascicolo^
del giornale, e quando lo ricbiegga la materia sarà ctt
redalo delle opportune tavole.
Ciascun fascicolo sarà composto di sei fogli di
stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà
fornito di un frontispizio, ed il sesto e dodicesimo dell'in-
dice delle materie contenute in ciascun volume.
Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque
romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'alto
della consegna del medesimo. Dagli Associati all'estero e
fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato»
che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8.
05: non comprese le spese di dazio e porlo che stanno a
carico degli Associati.
Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente
della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alla-
bella N. 1637, e da tutti gU altri componenti la Società
stessa, l'Elenco dèi quali si' legge nel 1." fascicolo di cia-
scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare
d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato av-
viso in contrario.