Full text of "Opere"
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PERE
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DI MO'N.SIGHOK \
JACOPO. BENIGNO BOSSUET
VESCOVO DI MEAUX.
TOMQ PRIMO
STORIA
DELLE VARIAZIONI
DELLE
CHIESE PROTESTANTI
DI M OlSi S I G H 0 R
JACOPO-BENIGNO BOSSUET
VESCOVO DI MEAUX.
TOMO PRIMO,
VENEZIA,
M D e e X e V.
Presso Pietro Zerj. etti,
colsi LICEHZ^, E VKIFILEGIO
61^ A.,
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n
pie
l'I
3-. ■
L' E D i T 0 K E.
Le Opere di Bossuet, monumento
eterno del sublime genio di quest'uo-
mo celebre, della sua scienza, e della
sua virtù, diffuse per tutta Europa lui
vivente , da quell'epoca in poi hanno
fatta costantemente T ammirazione, e
la delizia d'ogni amatore di sacra, e
di profana letteratura»
Gli Ecclesiastici vi trovano V uomo
profondamente penetrato dallo spirito
della Religione, dotto nella intelligen-
za delle Scritture, e delle Tradizioni ,
erudito nelle Opere de' Padri , vindice
zelante delle dommatiche Verità, ed
acerrimo impugnatore degli Errori- Tan-
ta infatti è la luce di dottrina , tanta
la sublimità de' sentimenti, tanta la pie-
nezza d'ogni genere di sapienza , che
ne-
VI
negli scritti dì questo immonal Ve-^
scovo s'appalesa, che le sue Opere so-
no divenute fonte copiosissimo e puro
di universale ammaestramento, serven-
do del pari e al Teologo polemico, e
ai Pastori delle anime , e ai Maestri di
Spirito, e a chiunque desideri d'istruir-
si fondatamente nelle verità della Re-
ligione ad utilità o sua propria soltan'
to, o anche d'altrui. Considerato sot*
to questo aspetto Bossuet, il Clero di
Francia non ha dubitato di proclamar-
lo come l'ultimo Padre della Chiesa.
Questi sì luminosi titoli basterebbe*
ro a rendere le Opere di Bossuet uri
oggetto di stima e d' importanza an-
che agli occhj di quelli , che amano
ogni genere dì letteratura . Ma si ag-
giunge di più, che il Vescovo di Meaux:
tu uno di quegli uomini ammirabili, i
quali fiorirono nel Secolo di Luigi XIV.
e ch'egli eminentemente si distinse tra
i migliori Scrittori fioriti allora nella
Fran-
Francia. Oltre adunque alla gravità del-
le cose, BossoET è divenuto celebre
per l'aurea maniera, colla quale si es-
presse , e per la fecondità felicissima
della varia sua eloquenza . Perciò tut-
te le persone di lettere lo trovano mae-
stoso e pieno di dignità ovunque par-
la, acutissimo nel!' unire i disparati eie*
menti delle profane, e sacre materie ,
ed infine originale nella Storia , e nel-
le Orazioni funehi i né v'è animo prjS-,
venuto, che o si sottragga dal leggerlo ,
o che leggendolo resista alla forza vit-
toriosa della sua persuasione.
Tanti e sì rari pregi in esso lui riu-
niti fanno, che non mai abbastanza ca-
ra al Pubblico, né mai abbastanza gio»
vevole ad ogni ordine di persone si re-
puti la circolazione delle Opere di sì
illustre uomo.
Il che considerando io ho risoluto di
darne alla Italia volgarizzata la com-
piuta Edizione , che or^ comincio , o
be-
VII?
benigno Lettore , ad offrirti , procu?
rande, che tu Tabbi tanto per la for-
ma e per l'accurata correzione, quan-
to pel prezzo stesso più gradevole di
quella , che anni addietro fu fatta ia_
Napoli, la quale oltre che già s*è fat-
ta rara , troppo era disadatta per I4
mole , scorretta assai, e di prezzo gra-
voso.
Applaudi intanto al mio zelo, e sii
favorevole alla impresa mia , la qua-
le se, come spero, avrà buon esito ,
m'incoraggirà ad intraprendimenti mag-
giori.
DI.
DISEGNO DELL*OPERA>
^ i ■* i' ,.. ;.! y f' "■.'■ : i Rivi
I. ^e I Protestanti sapessero appieno come sì è
formata la loro religione , con quante Variazioni,
e con qual incostanza sono state disposti le loro
confessioni di fede; come si sono separati, prima
da noi, e di poi fra dì loroi con quante sottigliez-
ze, pretesti, ed equivoci hanno procurato riparare
alle loro dissensioni, e raccogliere le membra spar-
se della loro disunita riforma : non recherebbe lo-
ro molto contento la riforma , della quale si van-
tano", e per esprimere con sincerità il mio pensie-
ro, non inspirerebbe ad essi, che del disprezzo.
Prendo a scrivere dunque la storia di queste /^rf-
rìaz'jonì y sottigliezze, equivoci, ed artifici : ma af-
finchè il racconto sia loro di utilità maggiore, deb-
bono stabilirsi alcuni principj , da' quali non posso-
no dissentire , e la cui sposizione non mi potrebbe
esser permessa dalla continuazione del racconto,
allorché sarovvi impegnato. ■ • ^ •* *'
II. Quando fra Cristiani si son vedute delle va-
riazioni nella esposizion dello fede, sono state sem-
pre considerate come contrassegno di falsità , e d*
inconseguenza ( se il termine mi viene permesso )
nell'esposta dottrina . La fede con semplicità fa-
vella: e lo Spirito Santo comunicale cognizioni pu-
re i e la verità, eh' è da esso insegnata, è sempre
b uni-
X Disegno
uniforme nell'espressione. Per poco che ci sia ncr-
ta la storia delia chiesa , si saprà aver ella opposte'
ad ogni eresia spiegazioni proprie é distinte , da
essa perciò non mai cambiate ', e se riflettesi all'
espressioni , si vedranno andar sempre ad attac-
care l'errore per la strada più breve e più di-
retta . Per questa ragione , tutto ciò che varia ^
tutto ciò che si aggrava di termini ambigui e
confusi , fu sempre stimato sospetto , e non solo
fraudolento, ma anche assolutamente falso, perchè
palesa una confusione, cui la verità non soggiace r
Questo fu uno dei fondamenti, sopra ì quali gli an-
tichi dottori hanno condannati tanto gli Ariani,- che
senza poter mai stare costanti , faceano comparire
tutto giorno nuove confessioni di fede . Dopo la
prima fatta da Ario , e da questo eresiarca pre-
sentata ad Alessandro suo ves.covo, non hanno mai
lasciate le variazioni . Tanto s. Ilario rimprovera a
Costanzo ji protettore di questi eretici; e mentre
rimperadore adunava tutto giorno nuovi Concilj
per riformare i simboli, e per istendere nuove con-
fessioni di fede , il santo Vescovo rivolgeva ad esso
yt.i ciKir queste vive parole : ^ voi é succeduto quanto sue*
cedi agli architetti ignoranti , <?' quali sempre dis'
piacciono l'opere proprie. ^Itro non fate » che fab-
bricare e distruggere : ma la cattolica chiesa , dac-
ché per la prima volta adunassi ^ fece uri immortai |
edificio , ed espose nel simbolo di "N^icea una dichia-
razione SI perfetta della verità, che per condannare
V ariani smo in eterno y altro non fu mai necessario ,
che il replicarla^
III.
^*>i. f. if)(
D E L l' O P E R A XT
III. Ne I soli Ariani di questa maniera hanno va-
riato. Tutte l'eresie sin dall' origine del Cristiane-
simo hanno avuto lo stesso carattere , e prima d'
Ario gran tempo, Tertulliano avea detto: dì en^ De Vrtstt.
t'ict variano nelle loro regole , che nelle loro con-
fessioni ài f eie: ognuno d'essi crede avere ilprìvì-
tegìo dì cambiare 3 e modificare a suo caprìccio quan-
to ha ricevuto , come r autor della setta a suo ca-
priccio lo ha composto : F eresia col non lasciar d'
innovare , sempre ritiene la propria natura , e P
avanzamento della cosa non è dissimile dal suo prin-
cipio . Ciò eh' e stato permesso a l^-Jentino , e pa-
rimente a Falentiniani ; i Marcìonitì hanno la stes-
sa potestà 3 che Alarcione ; e gli autori dì un eresia
non hanno maggior facoltà d'innovare che i loro set-
tarj : il tutto si cambia nelT eresie , e quando in tut-
to , e per tutto son ventilate > nella loro continua-
zione si trovano in molti punti diverse da quel cW
erano nel loro principio .
IV. Questo carattere dell'eresia è stato sempre
considerato da' Cattolici ; e due santi autori dell' ot- Eth.&Bent.
tavo secolo hanno scritto, che ì' erena , per quanto Èiìf.
esser possa antica , è sempre in se novità ^ ma per con-
servarsi anche meglio la denominazione di nuova ,
tutto giorno rinovasi , e cambia dottrina.
V. Ma se l'eresie sempre variabili, non sono fra
loro concordi, e di continuo introducono nuove re-
gole, cioè nuovi simboli; nella chiesa , dice Ter-
tulliano , la regola della fede e immutabile , ne y^\ '^'^i'
si riforma mai: perchè la chiesa, la quale fa pro-
fessione di non dire , e di non insegnare , se non
b a quan-
"xn Disegno
guanto ha ricevuto, non varia mai; e l'eresia all'
opposto, che ha cominciato dall' innovare, sempre
innova, e non cambia natura.
VI. Quindi è , che s. Giangrisostomo scrivendo ,
sopra il prefetto dell'Apostolo ; Evitate le novità
profane ne' vostri discorsi ^ ha fatta questa riflessio-
ne; evitate ne' vostri discorsi le novità^ perche in
esse non si arresteranno le cose: una novità ne prò-
., » duce un altra , e senza fine sì erra , dacché si hd
tfim. f: ^f* cominciato ad errare una volta.
il.ndTim. ,,,
VII. Due sono le cagioni di questo disordine nell
eresie : l'una è tratta dall'inclinazione dell'umano
intelletto, che dopo aver una volta gustata Tese»
della novità, non cessa di ricercarne con appetito
disordinato l'ingannevol dolcezza : l'altra è tratta
dalla differenza di quanto è fatto da Dio da quan-
to dagli uomini è fatto . La verità cattolica venuta
da Dio , a prima giunta ha la sua perfezione : l'ere-
sia , debole produzione dell' umano intelletto , noii
può esser composta che di parti mal accozzate,
p^j^j^jfjj Quando, contra il precetto del Savio , si vuole stra-
"• volgere i termini antichi stabiliti da" nostri ante^
nati , e riformar la dottrina una volta ricevuta
da' fedeli, si prende l'impegno senza ben conoscere
tutte le conseguenze di quanto da noi vien propo-
sto: quanto un falso splendore avea fatto arrischiar
da principio, trovasi avere degl'inconvenienti, che
tutto dì obbligano alla riforma i riformatori i co*
sicché non possono dire quando avranno fine le in^
novazioni, né mai possono restar eglino soddisfatti.
Vili. Ecco gli stabili, e non mai abbattuti prin-
cipi.
dell' Opera. xtW
Cip), sopra I quali fondato, pretendo dimostrare a'
Protestanti la falsità della loro dottrina nelle coti-
tinue lor variazioni , e nella maniera incostante i
onde hanno spiegati i loro dogmi, non dico solo Iti
privato, ma in corpo di chiesa ^ ne' libri da essi de»
nominati simbolici, cioè in quelli, che furono fat-
ti per esprimere il consenso delle lor chiese *, Iti
somma nelle lor proprie confessióni di fede decre»
tate , sottoscritte , pubblicate , la dottrina delle
quali è stata esposta come dottrina che non conte-
nea se non la pura parola di Dio, e tuttavia negli
articoli principali in tante maniere cambiata *
IX. Nel rimanente , allorché parlerò di coloro ,
che negli ultimi secoli hanno attribuita a se 'stessi
là denominazione di Riformati, nu>n è mia intenzio-
ne il parlare de' Sociniani , né delle società diverse
di Anabattisti , né di tant' altre sette, le quali nel!'
Inghilterra, ed altrove nascono nel seno della nuo-
va riforma; ma solo de' due corpi, l'uno de* quali
comprende i Luterani , cioè coloro , che hanno per
regola la confessione di Augusta, e l'altro segue i
sentimenti di Zuinglio, e di Calvino. I primi nelT
istituzione dell'Eucaristia sono difensori del sen-
so letterale , e gli altri del figurato . Saranno di-
stinti gli uni dagli altri principalmente a cagione
di questo carattere , benché abbian fra loro molte
altre gravissime, ed importantissime controversie j
Come Io darà a vedere la continuazion della storia.
X, Ci diran qui i Luterani, ch'eglino hanno pò»
chissima parte nelle Variazioni , e nella maniera di
procedere de'Zuingliani e de' Calvinisti : g molti di
b 3 questi
Xiv Disegno
questi potranno pur darsi a credere , che ad essi
non appartenga l'incostanza de' Luterani: ma s'in-
gannano e gli uni e gli altri ; perchè ì Luterani
possono vedere ne' Calvinisti le conseguenze dello
sconvolgimento da essi eccitato ; ed i Calvinisti
debbono scorgere ne' Luterani il disordine , e 1*
incertezza del principio da essi seguito . Ma in
ispczialità i Calvinisti non possono negare di non
aver sempre considerato Lutero, ed i Luterani co-
me lor autori ; e senza favellar di Calvino , che
spesso ha nominato con ogni rispetto Lutero , co-
me capo della riforma, vedransi nelU continuazion
;^;7,,,_y^ della storia presente tutt' i Calvinisti ( attribui-
^uth.Bhnd. g^Q qyj questo nome al secondo Partito de' Prote-
stanti ) alemanni 5 inglesi, ungheri, polacchi, olan-
desi, e tutti gli altri generalmente adunati in Franc-
fort dalle premure della regina Elisabetta , dopo
aver riconosciuti quei della confessione dì ^Augusta ,
cioè i Luterani, come i primi , che hanno fatto ri-
nascer la chiesa , riconoscere anche la confessione
augustana come opera a tutto il partito comune ,
cui non voglion opporsi, ma solo ben intenderne il
sentimento; ed anche in un sol articolo, eh' è quel
della Cena> nominare per la stessa ragione fra i lo-
ro padri, non solo Zuinglio , Bucero, e Calvino, ma
anche Lutero e Melantone, e mettere Lutero alla
testa di tutt'i riformatori.
Dicano dopo di ciò , che loro non appartengono
le Variazioni di Lutero, e de' Luterani. Noi dire-
mo ad essi per io contrario , che secondo i loro
propri principi , e le loro proprie dichiarazioni , il far
▼e-
D S L l' O P E R A . XV
vedere Je Variazioni , e T incostanza di Lutero e de* ■Smt.i'rr^-
Luterani, è un far v.edere la follia nell'origine del- '/e/ Gè».
Ja riforma, e nei capo, in cui prima fu conccputa. ^'*'
XI. E' gran tempo , che fu impressa in Ginevra
una raccolta di confessioni di fede, nella quale in-:
sieme con quella de' difensori del senso figurato,
come quella di Francia e degli Svizzeri^ rirrovansi
quelle de' difensori del senso lettcralcs come quel-
la di Augusta e molte altre; e quello, eh' è degno
di maggior riflessione è, che ancorché le confessio-
ni , le quali vi son poste insieme , sieno tutte di-
verse , ed in più articoli di fede vicendevolmente
opposte, non si lascia tuttiiviadi proporle nella pre-
fazione della raccolta , come un corpo itìtero dì sa-
cra teologìa , e come regole autorevoli , alle quali si
debba ricorrere per dìscernere la primitiva ed anti-
ca fede. Sono elleno dedicate a' re d' Inghilterra ,
di Scozia, di Danimarca, di Svezia , ed a' Princi-
pi , ed alle Repubbliche, dalle quali sono seguite .
Che poi questi re, e questi stati sieno diversi non
meno di comunione, che di credenza, non impor-
ta*, i Ginevrini non lasciano di volger a loro il di-
scorso come a fedeli illuminati in questi ultimi tem-
pi , per grazia singolare di Dio , dalla vera luce del
vangelo , e poi di presentare a tutti loro queste
confessioni di fede com' eterna testimonianza delf
estraordinaria pietà de' loro antenati,
XII. Ciò avviene, perchè in fatti queste dottrine
sono egualmente ricevute da' Calvinisti , o assolu-
tamente come vere, o per Io meno come non op-
poste a' fondamenti di fede. Quando perciò ve^"assì
b 4 aella
XVI D I S È o N e?
nella storia presente la dottrina delle confessioni di
fede, non dico di Francia, o degli Svizzeri, e de^
gli altri difensori del senso figurato , ma anche di
Augusta, e d'altre, che furono distese da' Lutera-
ni, non si dee prendere come dottrina non ammes-
sa dal Calvinismo, ma come dottrina approvata da*
Calvinisti per vera , o in questa supposizione rispet-
tata come innocente in tutti gli Atti più autenti-
ci, che fra loro sieno stati prodotti.
XIII. Non dirò altrettanto de' Luterani, i quali
in vece di arrendersi all'autorità: de' difensori del
senso figurato, non hanno che dell' avversione , e
del disprezzo pei loro sentimenti . La loro confusio-
ne dee nascere da'proprj br cambiamenti. Quand'
altro non si facesse, che leggere i titoli delle loro
confessioni di fede nella raccoìta di Ginevra, e ne^
gli altri libri della stessa natura , ne' quali le veg-
giamo adunate, la loro moltitudine ci recherebbe
stupore. La prima, che vi comparisce, è quella d'
Augusta , dalla quale i Luterani prendono il loro
nome. Sì vedrà esser ella presentata l'anno 1530 z
Carlo V. Scorgerassi di poi esser ella stata corret-
ta, e ricorretta più volte. Melantone , che J' avea
stesa, ne stravolse ancfie-il senso in altra maniera
nell'apologia, che allora ne fece, sottoscritta da
tutto il partito j di modo che fu cambiata in uscen-
do delle mani del proprio autore. Non si cessò poi
dal riformarla, e spiegarla in differenti maniere :
tanto i nuovi riformatori duravan fatica a restarne
contenti , e tanto poco erano assuefatti ad insegna-
re diitintamente ciò , che avevasi a credere .
Ma
dell' Opera. j^Vif
Ma come sopra le stesse materie non fosse ba-
stante una sola confessione di fede, Lutero credè
iver bisogno di manifestare in altra maniera i suoi
sentimenti ; e neh" anno 1537 stese gli articoli di
Smalcalda 3 perchè fossero presentati al concilio j
che nella Città di Mantova era stato convocato dal
pontefice Paolo III. Gli articoli furono sottoscritti
da tutto il partito; e nel libro, che da' Luterani è
denominato Concordia, si trovano inseriti. P. j//. 7,',,
La spiegazione non soddisfece in modo , che non
fosse duopo stendere di nuovo la confessione deno-
minata Sassonica , la quale fu presentata al concilio di
Trento l'anno 1551Ì e quella di Vittemberga, che pa->
l'imente fu presentata allo stesso concilio l'anno 1552.
A queste si debbono aggiugnere le spiegazioni
della chiesa di Vittemberga, dove la riforma avea
tratto il suo nascimento, e l'altre, che nell'ordine
loro saranno fatte palesi dalla storia presente , in
ispezialità quelle del libro della Concordia , nel ri- p, ^^'^^^^1%.
stretto degli artìcoli , come pure le replicate spiega-
zioni nello stesso libro, le quali sono tante confes-
sioni di fede, autenticamente pubblicate nel parti-
Co, abbracciate da molte chiese, combattute da-^I-
tre sopra importantissimi punti •, e tuttavia queste
chiese non lasciano di fingere di comporre un sol
corpo, perchè per politica vanno dissimulando le loro
discordie sopra l'ubiquità, e sopra le altre materie.
XiV. L'altro partito de' Protestanti non è stato
men fecondo in confessioni di fede. Mentre a Car-
lo V. fu presentata quella di Augusta, coloro, che
non vollero esservi conformi , gii presentarono la loro.
XVIII D I S t G N O
che fu pubblicata sotto il nome di quattro Citta dell*
Imperio, la principale delle quali era Strasburgo.
Ella soddisfece sì poco a' desiderj de' difensori del
senso figurato, che ognuno volle stender la sua :
quattro, o cinque ne vedremo, che dagli Svizzeri
furono stese. Ma se i ministri Zuingliani aveano le
lor opinioni , gli altri pure aveano le loro; il che
produsse la confessione di Francia, e la confessione
di Ginevra . Quasi nello stesso tempo si veggono
due confessioni di fede sotto il nome della chiesa
Anglicana, ed altrettante sotto il nome delle chie-
se di Scozia. L'clettor palatino Federico III volle
in ispezialità far la sua, e questa pure insième coli'
altre nella raccolta di Ginevra ha trovato il suo
luogo. I popoli de' Paesi-bassi non si sono attenuti
ad alcuna di quelle , che prima della loro erano
«tate prodotte, ed abbiamo una confessione di fe-
de Belgica , la quale nel Sinodo di Dordred ebbe
la sua approvazione. Perchè non dovrebbero aver
avuta anche la loro i Calvinisti Polacchi? Eglino
benché avessero sottoscritta V ultima confessione
de* Zuingliani , non hanno lasciato di pubblicarne
un'altra nel sinodo di Czenger ; ed essendo in oltre
adunati in Sandoraira insieme co' Valdesi, e co' Lu-
terani , stabilirono una nuova maniera di spiegare
l'articolo dell'Eucaristia, senza che alcuno di loro
si partisse da'suoi sentimenti.
XV. Non parlo della confessione di fede de' Boe-
mi, i quali voleano contentare i due partiti della
nuova riforma , Non parlo de' trattati d' accordo ,
che furono fatti con tanta varietà, e con tanti equi-
voci
dell' Opera. Xf9r
H'oci fra le chiese, si faranno vedere nel luogo lo»
ro colle decisioni de' sinodi nazionali, e dell'altre
confessioni di fede in varie occasioni prodotte , E'
egli possibile, gran Dio , che sopra le stesse ma-
terie, e sopra le stesse quistionl tanta sia stata la
necessità di moltiplicare tanti atti , tante decisioni ,
e tante confessioni di fede si differenti ? E pure
non posso vantarmi di saperle tutte, ed avvene al-
cune, che io non potei ancora trovare . La chiesa
Cattolica non n'ebbe mai, che una sola per oppor^
re ad ogni eresia ; ma le chiese della nuova rifor-
ma , le quali ne hanno prodotto un numero così
grande, ( cosa strana , eppur vera) non ne sono per
anche contente', ed in questa storia vedrassi , che
i nostri Calvinisti ne hanno prodotte di nuove , le
quali o riformarono, o soppressero tutte l'altre.
Queste Variazioni recano maraviglia. Ne reche-
ranno però di vantaggio, allorché vedransi le par--
ticolarità, e la maniera, onde atti cotanto autentici
sono stati distesi . E" stato preso in burla, (lo dico
senza esagerazione) il nome di confessione di fede,
e non ebbe cosa di serietà minore la nuova riforma ,
di quello eh* è più serio in materia di Religione.
XVI. Il numero copioso delle confessioni di fe-
de recò stupore a coloro, che le hanno fatte: ve-
dransi le ragioni medesime , end' hanno procurato
scolparsene ; ma non posso lasciar qui di riferir
quelle , che nella prefazione della raccolta di Gi-
nevra sono proposte , perchè son generali , ed ap-
partengono egualmente a tutte le chiese , che si '^yt^^.
dicono ritormate . , .
La
La prima ragione allegata per istabilir la neces-'
sita di accrescere il numero delle confessioni di fe^
de , è , ch'essendo combattuti rtiolti articoli della
fede, fu necessario opporre alla gran copia d'erre-
ri più confessioni . Lo concedo ; e nello stesso tem-
po per la ragione contraria dimostro la stravaganza
di tutte le confessioni di fede de' Protestanti, per-
chè tutte, come dalla sola lettura de' titoli si rac-
coglie, risguardano distintamente gli articoli stessi j
di modo ch'era per l'appunto il caso di dire coiì
Athan. de s. Atanagio : Verche un nuovo concìlio , perchè nuo-
«d^Àfr. ^' *^ confessioni , perchè un nuovo sìmbolo .<* che nuo^
va quìstìone era nata?
L'altra scusa, che vien addotta, è , che ognu-
no, come dice l'Apostolo, dee render ragioni della
sua fede : di modo che le chiese sparse in diversi
luoghi hanno dovuto manifestare la loro credenza
con una pubblica testimonianza : come se tutte le
chiese del mondo, in qualunque luogo remoto elle
sieno , non potessero accordarsi nella stessa testi-
monianza, quando hanno la stessa credenza*, e non
§i fosse veduto in effetto sin dall'origine del Cri-
stianesimo un consenso in tutto simile nelle chie-
se. Si potrà forse farmi vedere , che le chiese d"
oriente abbiano avuta nell'antichità una confessio-
ne diversa da quelle d'occidente ? Il simbolo di
Micea non ha loro servito egualmente di testimo-
nianza contra tutti gli Ariani ? la decisione di
Calcedonia contra tutti gli Eutichiani? gli otto ca-
pitoli di Cartagine contra cutt' i Pelagiani ? e così
dite del resto.
Ma,
DELL* Opera. xxi
Ma» dicono i Protestanti, vi era forse una cliie- ~"
«a riformata, che potesse dar legge all'altre? No
senza dubbio : tutte le nuove chiese sotto pretesto
di allontanare da se stesse il dominio, si sono an^
che private dell'ordine , e non hanno potuto con^
servare il principio di unità : ma in fine se la ve^
rità tutte le doniinava, come si vantano, altro non
richiedeasi per unirle in una stessa confessione di
fede, se non che tutte fossero entrate rei senti-
mento di quella, cui Iddio avesse fatta la grazia di
esporre prima d'ogni altra la verità,
Leggesl pure nella prefazion di Ginevra , che se
la riforma non avesse prodotta, che una sola con-
fessione di fede, avrebbcsi il suo consenso per un
affettato concerto; laddove un consenso fra tante
chiese, e tante confessioni di fede, non concerta-
to, è l'opera dello Spirito Santo. In fatti il con-
-certo sarebbe degno di maraviglia ■, ma per disav-
ventura la rrjaraviglia di questo consenso manca a
tante confessioni di fede, e la storia presente darà
a vedere, che in materia di tanta serietà non tro-
vossi giammai tanto stravagante incostanza .
XVIU Sì accorse la riforma di sì gran male , ed
in vano tentò di porvi rimedio . Tutto il secondo
partito de' Protestanti ha tenuta una generale adu^
nanza per istendere una comune confessione di te-
de . Ma vedremo dagli atti, che quanto più era ri- L:b. u.
putata cosa discidevole il non averne, tanto fu im-
possibile il convenirne per averla.
I Luterani, che nella confessione d' Augusta sem-
brano esser più uniti, non hanno incontrate minori L:b. ?. i.
diffi-
\
liXii DISEGNÒ
ilifiicoltà a cagion di sue varie edizioni , e noti Vi
hanno potuto trovare rimedio migliore.;
XVIII. Si verrà senza dubbio a stancarsi in ve-
dere le variazioni , e le tante false sottigliezze del-
la nuova riforma ; tante contese sopra i termini ,
tanti diversi accordi» tanti equivoci, e tante spie-
gazioni forzate , che loro servirono di fondamento .
Sovente dirassi ; è questa forse la religione cristia-
na per l'addietro ammirata da' pagani come tanto
semplice, tanto pura, e tanto esatta ne' proprj dog-
mi / chrtJtìanam religìomm absolutam ìjn sìmplìcem ?
AmmUn, No per certo , non l'è. Ammianc Marcellino avea
Lib, ji. ragione , allorché dicea che Costanzo con tutt i
suoi concilj , e simboli si era. allontanato dall'am-
mirabile semplicità; e col timore perpetuo di es-
sersi ingannato ne' suoi sentimenti aveva indebolito
tutto il vigor delia fede r
XIX. Ancorché sia mia intenzione il rappresentar
qui le confessioni di fede, e gli altri atti pubblici,
ne' quali si veggono le variazioni , non di persone
particolari , ma delle intere chiese della nuova ri-
forma, non potrò lasciar di parlare de'capi di setta?
che stesero confessioni, o diedero luogo a' loro cam-
biamenti. Così Lutero , Melantone , Carlostadio,
Zuinglio , Bucero , Ecolampadio, Calvino, e gli altri
compariranno sovente distinti; ma non ne dirò cosa
alcuna, che per lo più non sia tratta dalle proprie
loro opere , e sempre da autori esenti da ogni sos-
petto : cosicché non troverassi in questo racconto
alcun fatto , che non sia certo , ed utile a far ca-
pire le Variazioni , delle quali io scrivo la storia ,
XX,
DELL OPERA. XXIII
XX. Per quanto appartiene agli atti pubblici de'
Protestanti, oltre Je loro confessioni di fede 3 ed i
loro catechismi, che sono fra le mani di tutti, al-
cuni ne ho trovati nella raccolta di Ginevra , altri
nel libro denominato Concordìas impresso da' Lute-
rani l'anno 1654; altri in quello, ch'è stato raccolto
da' sinodi nazionali de' nostri pretesi riformiati, ve-
duto da me in forma autentica nella libreria del
Re ; altri nella storia Sacramentaria impressa ir»
Zurigo l'anno i6oz da Ospiniano, autore Zuinglia-
no, ovvero in altre opere di autori Protestanti: iti
somma non dirò cosa alcuna , che non sia autenti-
ca » e fuori d'ogni contesa. Del rimanente, quanto
alla sostanza delle cose , ben si sa di qual senti-
j^iento io mi sia. Sono certamente Cattolico , osse-
quioso, quant'ogni altro j alle decisioni della chie-
sa, e di tal maniera disposto, che alcuno più di
me non teme di preferire il suo particolare senti-
mento al sentimento universale . Ciò supposto , ii
far da neutrale , e da indifferente, perchè scrivo
una storia 3 o il dissimulare ciò , ch'io mi sono,
quando lo sa tutto il mondo , ed io lo ascrivo a mia
gforia, sarebbe un fare al lettore una troppo gros-
solana illusione , e con questa confessione sincera
mantengo a' Protestanti , non poter eglino negarmi
la loro credenza, e non aver eglino a leggere mai
alcuna storia, qualunque ella sia, più indubitabile
della presente, perchè in quello, che ho adire cen-
tra le loro chiese , ed i loro autori , non racconte-
rò cosa , che dalle loro proprie testimonianze non
sia manifestamente provata. ' ■ *
XXI.
YXiv Disegno
XXI. Non ho risparmiata la mia fatica ; le ho
trascritte queste testimonianze , e forse il lettore
si lagne-rà , che io non abbia a sufficienza rispar-
miata la sua. Altri non giudicheranno bene, che io
alle volte mi sia appigliato a cose , che loro sem-
breranno di poca importanza ; ma, oltreché coloro,
i quali sono avvezzi a trattare le materie della re-
ligione, ben sanno, che in un soggetto di si gran
conseguenza e delicatezza, quasi tutto, sino le mi-
nime parole, è essenziale ; fu necessario considerare
non ciò, che sono le cose stesse, ma ciò, che so-
no state , o per anche sono nell'animo dì coloro ,
co' quali abbiam.o a trattare i e vedrassi in ispezia-
lità, che la storia presente è di un genere in tut-
to particolare , che ha dovuto comparire con tutte
le sue prove, e per dir così, da tutte le parti mu^
nita , e eh' è stato duopo arrischiare di renderla men
dilettevole per renderla più utile, e convincente.
XXII. Benché il mio disegno mi restringa nella
storia de' Protestanti , ho creduto in certi luoghi
dover cercare più addietro il principio ; e ciò av-
venne allorché si sono veduti i Valdesi , e gli Us-
siti unirsi co' Calvinisti, e co' Luterani. Fu dunque
necessario in que' luoghi il far conoscere V origine ,
ed i sentimenti di quelle Sette , il mostrarne la di-
scendenza, il distinguerle da quelle, colle quali ten-
tossi confonderle , lo scoprire il manicheismo di
Pietro di Bruis , e degli Albigesi, e il dar a vede-
re in qual senso i Valdesi sieno derivati da essi , il
raccontare l'empietà, e le bestemmie di Vicleffo,
da cui Giovanni Us , ed i suoi discepoli ebbero il
nasci-
DELL* Opera. xxv
nascimento i insomma lo svelare l'ignominia di tut-
ti questi settarj a coloro , i quali si gloriano di
averli a predecessori . £,;&. ,,.
XXIII. Quanto al metodo di quest'opera , vi si
vedranno camminare le dispute , e le decisioni se-
condo l'ordine in cui vennero alla luce, senza di-
stinzione di macerie , perchè a seguire quest'ordi-
ne m'invitano gli stessi tempi. E' rosa certa, che
ia questa guisa verranno ad esser meglio dimostra-
te le variazioni de' Protestanti , e posto in chiaro
lo stato delle loro chiese. Sì vedrà pajimente con
chiarezza maggiore ciò , che potrà servire a con-
vincere, o difendere coloro, de'quali si tratta, col
mettere tutte insieme sotto gli occhi le circostan-:
ze de' luoghi, e de' tempi. -'.'i U ■'■-■■ S-'.a
XXIV. Non vi è che una sola controversia , del-
la quale faccio a parte la storia, ed è quella, che
riguarda ia chiesa: materia, .eh' è di somma impor-
tanza i t che sola potrebbe portar seco la decisio-
ne di tutto il litigio, se nelle opere de' Protestanti
non fosse tanto confusa , quant' è in se stessa intel-
ligibile; e chiara • Per restituirle la sua purità, e
semplicità naturale, ho raccolto nell'ultimo libro , m^ ,5,
quanto ho avuto a riferire sopra questa materia ,
affinchè una volta avendo ben considerata la diffi-
coltà, possa il lettore accorgersi della cagione, per
la quale le nuove chiese si sieno sentite in obbligo
di somministrare successivamente tanti aspetti a
quello, che in sostanza non poteva averne che uno
solo. Tutto alla fine si riduce a far vedere in che
consistesse la chiesa prima della riforma . Nacu-
c ral-
XXVI Disegno
Talmente ella dee essere stabilita visibile, giusta IV
idea comune di tutt'i Cristiani, ed a questo erano
giunte le prime confessioni di fede , come vedrassi
in quelle di Augusta, e di Strasburgo, le quali so-
no le due prime in ogni partito di Protestanti: con
questo mezzo si contraeva l'obbligazione di mo-
strare ritrovarsi nella propria credenza non perso-
ne particolari qua e là sparse, ed anche queste al-
tre sopra un punto , altre sopra un altro divise ; ma
corpi di chiesa , cioè corpi composti di pastori , e
di popoli : ed il raondo è stato gran tempo tenuto
a bada col dire , che per verità la chiesa non era
sempre nel suo splendore, ma che in tutt'i tempi
vi era per lo meno una qualche piccola adunanza ,
nella quale si faceva intendere la verità. In fine ,
quando apertamente si vide non potersene far ve-
dere alcuna nò piccola, né grande, né oscura , nò
paterne , che fosse della credenza de' Protestanti ,
il rifugio della chiesa invisibile molto a proposito
presentossi , e la disputa per non breve tempo ag-
girossi sopra questa quistione . A' nostri giorni è
srato conosciuto con chiarezza maggiore , che la
chiesa ridotta ad uno stato invisibile, era una cbi«
mera incompatibile col modello della scrittura , e
col concetto comune di tutt'i Cristiani , e perciò
fu abbandonata una tale invenzione . I Protestanti
sono stati costretti a cercare la loro successione
sin nella chiesa Romana . Due famosi ministri di
Francia si sono affaticati a gara per salvare gì' in-
convenienti di questo sistema , per parlare secondo
lo stile d'oggidì ; e ben s* intende, che i due mi-
nistri
D z t L Opera. xxvn
àisrri sono Claudio, e Juricu* Non potevasi invero
impiegare né più ingegno , né più studio » né più
sottigliezza s è sagacicà, né in somma quanto era
più necessario per una buona difesa : non potevasi
parimente avere una migliore disposizione quanto
ti contegno , né discacciare dalla loro presenza gli
avversar) di una maniera più superba, e sprezzan-
te verso le persone di poco talento , e con i missio*
nar) tanto vilipesi da* ministri. Tuttavia la difficol-
tà, che volevasi far apparire tanto leggiera, fu tro*
vata in fine di siffatto peso, che nel partito ha pò*
Sta la divisione « Fu necessario alla fine cónfessaffl
pubblicamente, che nella chiesa Romana, come nell*
altre chiese, trovavasi coll'essenziale continuazione
della vera Cristianità anche l'eterna salute i segre-
to s che dalla politica del partito era stato tenuto
nascosto per tanto tempo , Per altro j tanto vantag-
gio ci hanno somministrato i nostri avversar) , sono
s! patenti gli eccessi , ne' quali è convenuto che ca-
rfano i ed hanno poste iu tanta dimenticanza e le
antiche massime della riforma , e le loro proprie
confessioni di fede , che io non ho potuto lasciar di
riferirne il gran cambiamento in tutta la sua inte-
ra continuazione. Se mi sono applicato a delineare
con ìstudio il disegno de' due ministri, ed a far be-
ne intendere lo stato, in cui hanno ridotta la qui-
stione ) rho fatto con ogni sincerità , perchè neli'
opere loro ho trovata insieme colle forme più scal-
tre di dire tutta l'erudizione, e tutte le sottigliez-
ze , che avea potuto osservare negli autori a me
noti o Luterani , o Calvinisti i e se fra' Protestanti
e % CA"
XXVIII D i S E G H O
cadesse in pensiero ad alcuno di disapprovare qaatf*
to hanno esposto sotto il pretesto delle stravagam-
26 , nelle quaJi si vedessero caduti , e volesse ri-
correr di nuovo o alla chiesa invisibile , o agli aU
tri luoghi di rifugio egualmente abbandonati, sareb-
be quest'azione in tutto simile al disordine di un
esercito vinto j che avvilito a cagione di sua scon-
fitta , tentasse entrar dì nuovo nelle fortezze non
potute difendersi da esso, col mettersi a rischio di
vedersi ben presto superato di nuovo ', o pure egua-
le all'inquietudine di un infermo, che dopo essersi
per lungo spazio di tempo voltato, e rivoltato inu*
tilmente nel proprio Ietto per trovarvi una comoda
giacitura , ritornasse alla già lasciata , nella quale
poco dopo si accorgerebbe non aver agio migliore »
XXV. Qui non temo che d* una cosa , ed è , (se
mi viene permesso il dirlo) di far vedere troppa
chiara a' nostri Fratelli la debolezza della loro ri-
forma , Ve ne saranno alcuni , che si adireranno
Gontra di noi in vece dì placarsi , vedendo nell*
loro religione un torto cosi patente *, benché , o
Dio! a me non cada in pensiero d'imputar loro la
disavventura del loro nascimento, e gli stimi men
degni del mio biasimo , che di mia compassione ,-
JMa non lasceranno di sollevarsi centra dì noi •
Qiiante accuse contra la chiesa prepareransì dagli
acculati? quanti rimproveri saran fatti a me sopra
la specie dell'opera da me scritta? Quanti avversar),
mi diranno,, benché senz' alcun fondamento, che la
sono uscito del mio carattere , e delle mie massi-
mc 3 abbandonando ia moderazione da essi anche
Io-
PELI* Opera. xxtx
lodata, e volgendo le dispute di religione in perso-
nali , e particolari accuse ? Ma certamente avran
torto -• se questo racconto rende odioso il procede-
re della riforma , ben vedranno le anime buone j
che in questo non son io, ma la cosa stessa , che
parlai Non vi è cosa, di cui meno si tratti, che
di fatti personali in un discorso ; nel quale ho sta-
bilito di esporre soprale materie della fede gli atti
più autentici della religion Protestante. Se ne' loro
autori j che si sono esaltati come uomini estraor-
dinariamente inviati per far rinascere nel sedicesi-
mo secolo il Cristianesimo, trovasi una maniera di
operare direttamente opposta a questo disegno 4 e
veggonsi in generale nella setta, che hanno forma-
ta, tutt'i caratteri opposti ad una Cristianità rina-
scente , impareranno i Protestanti da questo luogo
di storia ad astenersi dal disonorar Dio , e la sua
Provvidenza coll'attribuirle una special* elezione j
che sarebbe manifestamente cattiva.
XXVI. Quanto alle accuse , sarà duopo soffrirle
con tutte le ingiurie $ e calunnie, òndei nostsi av-
versar) hanno costume di caricarci : ma loro do-
mando due condizioni , che saranno da essi confes-
sate per giuste: la prima, che non pensino ad acj-
eusarci di variazioni nelle materie di fede, se non
dopo essersi eglino stessi purgati j altrimenti sareb-
be duopo il direj che ciò non fosse un rispondere
alla storia presente , ma un sedurre il lettore , e
vendicarsi', la seconda, elie non oppongano ragiona»
menti o congetture a* fatti certi j ma oppongano cer-
ti fatti»* fatti eerti, ed autentiche decisioni di fe-
9'C> C 3 <^«
XXX DISEGNO
de ed autentiche decisioni di fede . Se con tali
prove giungono a farci vedere qualche minima inco-
stanza e variazione ne* dogmi della Cattolica chic*
sa dal suo principio sino a noi , cioè dalla fonda,
zione del Cristianesimo sino a'giornl nostri , mi
contento di confessare che hanno ragione, ed anni-
chilerò affatto la presente ,
XXVII. Del rimanente non pretendo fare uno
sterile, ed infruttuoso racconto delle variazioni de*
Protestanti. Ne scoprirò Je cagioni, mostrerò non
essersi fatto alcun cambiamento fra loro , che non
manifesti un inconveniente nella loro dottrina , e
che non ne sia un necessario effetto : le loro Va-
riazioni , come quelle degli Ariani , scopriranno
quanto hanno voluto e scusare, e supplire, e mas-
cherare nella loro credenza . Le loro dispute, le loro
contraddizioni , ed i loro equivoci faranno testimo-
nianza della cattolica verità : e questa sarà anche
duopo di quando in quando rappresentarla qual* ella
è, affinchè si vegga da quante parti sono finalmen-
te costretti i di lei nemici ad avvicinarsele . Così
fra tante contese , ed inevitabili confusioni della
nuova riforma , per tutto risplenderà la' cattolica
verità come un bel sole , che avrà disperse le neb.
bie più dense; e questo trattato , se da me vien
condotto a fine, come Iddio a me Io ha inspirato,
sarà una dimostrazione della giustizia di nostra cau-
sa, tanto più sensibile, quanto procederà per via di
principi, e di fatti certi appresso le parti.
XXVIII. Le dissensioni in fine, e gli accordi de*
Protestanti ci faranno vedere in che hanno collo-
cato
DELt* Opera xxxt
caco tìill' una o dall' altra parte 1* essenziale della re-
Jigione , ed il nodo della contesa ^ ciò che si dee
concedere , ciò che vi si dee per Io meno sentire
secondo i loro principj , La sola confessione d'Au-
gusta colla sua apologia decìderà in nostro favore
più punti) che non si pensa, e senza esitare, ciò
che vi è di pia essenziale , Faremo parimente co-
noscere al Calvinista condiscendente verso gli unì,
ed inesorabile contra gli altri, che quanto nel Cat-
tolico gli sembra odioso , senz' apparirgli tale nel
Luterano , non lo è in sostanza . Quando udirassi
esagerar contra l'uno ciò che udirassi favorito , o
tollerato nell'altro , si avrà fondamento bastante
per dimostrare, che non si precede per via di prin-
cipj, ma di avversione , eh' è il vero spirito dello
scisma. La prova, che il Calvinista potrà far qui
di se stesso , avrà maggior' estensione di quello ,
ch'egli crede , Il Luterano ritroverà parimente le
dispute in ristretto colle verità da esso confessate ,
e quest' opera , che a prima giunta potrebbe parec
contenziosa , sarà trovata in sostanza molto più rin-
volta alla pace, che alla contesa.
XXIX. Quanto al Cattolico , egli non cesserà di
lodar Dio per la sua continua protezione concessa
alla sua chiesa, per mantenere costante la sempli-
cità , e la rettitudine in mezzo alle sottigliezze ,
onde vengono imbrogliate le verità dei vangelo »
La perversità degli eretici servirà di spettacolo a
chiunque è umile di cuore . Questi imparerà a di>
sprezzare insieme colla scienza che gonfia , V elo°
quenza che seduce : ed i talenti ammirati dal mon^
-^ .. do
XXXII I) I S E G fi Ò
do gli sembreranno poca cosa, allorché vedrà tan-
te vane curiosità j e tanti raggiri ne' letterati, tan-
te finzioni j e tanti artifizj nella polizia dello sti-
le, tanta vanità, e tanta ostentazione, e tante pe-
ricolose illusioni fra coloro , che si denominano in-
gegni elevati , ed in fine tant' arroganza ^ tanti
trasporti d'ira, e poi tanti errori si frequenti , e
s"ì manifesti in uomini , che appariscono grandi,
perchè rapiscono , e traggono gli altri nella lor
opinione . Si deploreranno le miserie delloi spirito
umano , e si conoscerà , che V unico rimedio a
mali sì grandi è il saper distaccarsi dal proprio
sentimento, perchè in questo fra l'eretico t ed il
Cattolico consiste la differenza . E' proprietà dell*
eretico, cioè di colui, che ha un'opinione partico-
lare, l'attenersi a proprj concetti j ed è proprietà
del Cattolico , cioè dell'universale, il preferire a
suoi sentimenti il sentimento comune di tutta la
chiesa: quésta è la grazia, che dovrà domandarsi
in prò degli erranti ^ Intanto ci prenderà un san-
to , ed umile orrore , considerando le tentazioni
sì pericolose , e sì dilicate , che alle volte sono
mandate da Dio alla sua chiesa , ed i suoi giudi-
zi da esso esercitati sopra di essa ; e non cessere-
mo di far orazione per ottenerle pastori dotti ei
esemplari , perchè al difetto di averne avuti in
buon numero di simil pregio dee attribuirsi , che
il gregge riscattato con sì gran prezzo sia stato
con tanta indegnità mandato in rovina *
SOM-
XXXIIZ
SOMMARIO
De' Libri contenuti in questo Tomo
LIBRO L
rìnc'tpìo delle dìspute di Lutero . Sue agitazioni ,
Sue sommissioni verso la chiesa , e il Tapa . Fon-
damenti della sua riforma nella Giustizia impu-
tata , sue proposizioni inaudite , e sua condanna .
Suoi trasporti di collera , sue furiosa minacce , sue
vane profezìe , e miracoli -, de' quali si vanta . Il
"Pontificato doveva ad un tratto cadere s è nz^ alcu-
na violenza. "Promette che non permetterà dipren^
der r armi in favore del suo Vangelo, ,,.,>
L I B R O I L
Variazioni di Lutero sopra la Transustanziazk'
ne. Carlostadio comincia il litigio Sacramentario.
Circostanze dì questa dissensione . La ribellione
de' Contadini , e il personaggio rappresentatovi da
Lutero , Suo maritaggio ^ ond' egli, e i suoi amici
hanno rossore . Suoi eccessi contro il Libero ^Arbì-
trio y e contro irrigo VIIL re d' Inghilterra, Com-
pariscono Zuinglio , ed Ecolampadio . I Sacramen-
tar] preferiscono la dottrina Cattolica alla Lute-
rana. I Luterani prendono l'armi, non ostanti le
loro promesse . Melantone ne resta turbato . Si uni-
scono in ^lemagna sotto nome di Protestanti» Va-
nì
JEXXIV
Hi progetti dì aggiustamento fra Lutero , ( ZuìH'
glìo . Conferenza dì Marpurgo .
Librò ih.
Confessioni dì Fede de^ due Vaniti de' Protestanti e
Quella dì Jiugusta composta dà Melantone „ Quel'
la dì Strasburgo j o deJle quattro Citta fatta da
bucero i Quella dì Zuìnglio , Fariazioni di (Quella
di augusta soprd t Eucaristia « v/imbìgiiìta dì quel-
la dì Strasburgo e Zuinglió solo mette chiaramente
il Senso figurato . Il termine di Sostanza perchè
posto per ispisgare la Kealita « apologià della con-
fessione di augusta fatta da Melantone . Là chie-
sa calunniata quasi sopra tutti i punti ^ e princì'
palmento sopra quello della Giustificazióne , e so-
pra r operazione de* Sacramenti e della Messa. Il
merito dclP opere buone confessato dall'una e dal!*
altra parte : t assoluzione sacramentale parimente
ammessa i la confessione ^ i 'Voti monastici t è rmì^
ti altri articoli . La chiesa Romana riconosciuta iti
più maniere nella confessione d" sAugusta . Dimo-
strazione tratta dalld confessione d* jiugusta , è
dal r apologia ^ che i Luterani ritornerebboné a noi
toir annullare k loro calunnie , o col ben hten-'
dere la loro propria dottrina ,
LIBRO IV.
Leghe de Trotestanti y e risoluzione dì prender f ar-
mi autorizzata da Lutero . Imbarazzo di Melanto-
ne
XXXV
Kd Sópra questi nuovi progetti tanto contrari iti
primo disegno . Bucero spiega i suoi equivoci per
unire tutto il partito Protestante , e i Sacramene
tarj co' Luterani . G/ì Zuing/iani e Lutero eguale
mente li rigettano . Bucero aUa fine inganna Lu-
tero , confessando , che gì indegni ricevono la ve-
nta del Corpo . accordo di Vittemberga con que-
sto fondamento concluso . Mentre ritornasi al sen-
timento di Lutero , Melantone conincia a dubitar-
ne , e non lascia dì sottoscrivere quanto vuole Lu-
tero . articoli di Smalcalda , e nuova spiegazione
della Tresenza reale fatta da Lutero . Limitazione
di Melantone sopra l" articolo , che risguarda il
"Papa,
L I B R O V. ?
Verturbazioni y rincrescimenti , incertezze di Melan-
tone . Cagione de' suoi errori , e sue speranze de-
luse. Tristo successo della riforma ^ e infelici mo-
tivi » che vi traggono i Topo li , confessati dagli
autori del Partito , Melantone confessa invano la
perpetuità della chiesa, l'autorità de" suoi gìudicj j
s quella de'' suoi Trelati . La giustizia imputativa
Io rapisce , ancorché confessi non trovarne cosa al-
cuna negli scritti de' "Padri , ne anche in s. ago-
stino y nel quale per l addietro aveva posto tutto
il Suo fondamento »
NOI
XXXVI
NOI RIFORMATORI
DELLO STUDIO DI PADOVA.
J\vendo veduto per la Fede di Revisione, ed Ap»-
provazione del P. F. Gìo: Tommaso Mascheroni In-
quisitor General del Santo Offizio di Venezia nel
Libro intitolato Opere dì Mons. Jacopo Bossuet Ve-
scovo dì Meaux , Tomi 36. Stampa , non vi esser
cosa alcuna contro la Santa Fede Cattolica , e pa-
rimente per Attestato del Segretario Nostro , nien-
te contro Principi , e Buoni Costumi , concediamo
Licenza zTietro Zerktti Stampator di Venezia t che
possi esser stampato , osservando gli ordini in ma-
teria di Stampe , e presentando le solite Copie al-
Je Pubbliche Librerie di Venezia, e di Padova ^
Dat, li 23. Aprile 1795,
(Agostin Barbarico Rif,
(PaoloBemboRif.
(. Zaccaria Valaresso Rif.
Registrata in Libro a Carte 4^0. al Num. 19.
Marcantonio Sanfermo Segr,
30. aprile 1795.
Registrato a Carte 186. nel Libro del Magistrato
degl' Eccell. Sigg. Esecutori contro la Bestemia.
Antonio Cabrìni Segr.
S T O-
STORIA
DELLE VARIAZIONI
DELLE
CHIESE PROTESTANTI
LIBRO I.
Dall' anno 1517. sino all' anno 1520.
V
I. Xlrano già scorsi molti secoli , dacché desidera- ta Rifor-
vasi la riforma dell' ecclesiastica disciplina . Chi nY-,'!!"?»
mì concederà, diceva s. Bernardo, veder prima di sjderata
' '^ da moki
morire , la chiesa dì Dìo qual' era ne' primi tempii secoli.
Se il sant'uomo ebbe nel morire qualche rincresci- Bcm.Efist.
1. LL J I • liT.adEug.
i mento j 1 ebbe per non aver veduto un cambiamen- Papam.
to sì avventuroso. Pianse tutto il corso di sua vi-
ta i mali della chiesa . Non cessò mai dall' avver-
tirne il popolo , il clero , i vescovi , e gli stessi
pontefici ; non temè d'avvisarne anche i suoi reli-
giosi, i quali insieme con esso lui se ne affliggeva-
no nella loro solitudine , e tanto più lodavano la
divina bontà 3 che ve gli avev? condotti , quanto
era maggiore la corruttela nel mondo . I disordini
avevano anche di poi ricevuto aumento. La chiesa
Romana , madre delle chiese , che per Io spazio
Bosjuet Cpe)e T. L ., A di
y
2, Variazioni
di nov« secoli interi, osservando pjrima d'ogni altra
con esemplar esattezza l' ecclesiastica disciplina,-
in tutto l'universo con ogni sua forza la mantene-
va, dal male non era esente ^ e sin nel tempo del
concilio Viennese un gran Vescovo , cui aveva il
Papa commessa la cura di preparar le materie, che
vi dovean esser trattate , pose per fondamento all'
applicazione di quella santa adunanza, la necessità
auUì.Du- di riformare la chiesa nel suo capo , e nelle sue
lUm^f.^'*' m^^bra . Il grande Scisma sopraggiunto alquanto
rf^/Fw!"'" ''°P° > P^"^ ^^^ ''"^' P°^^ '^ stessa' espressione in
Tra^T.^e |jQj.(.j non solo de' dottori privati, di Gersone, di
modo (jen.
Cene, cf/s- Pietro d'Alliaco, e d'altri uomini grandi , che in
quel secolo erano m nore ; ma eziandio de conci-
li, leggendosi ciò dappertutto in quelli di Pisa, e
di Costanza . E' noto quanto avvenne nel concilio
di Basilea , in cui per disavventura la riforma fu
con arte sfuggiti, e la chiesa in nuove dissensioni
sommersa . Il cardinal Giuliano rappresentava ad
Sfìst, I. Ili ...
jti!. Card. Eugenio IV le sregolatezze del ciero , in ispezia--
;«£r Offri lità d'Alemagna. Le sregolatezze, diceva, eccitano
'"rodio del popolo contro tutto l'ordine ecclesiastico ,
e se non saranno corrette ^ dee temersi, che ì laici,
non si avventino contro il clero nella maniera , con
cui l'i si avventarono gli Ussiti , come apertamente
ce ne fanno la minaccia . Se con ogni prontezza
non si avesse data m.ano alla riforma del clero in
Alemagna, ci prediceva, che dopo l'eresia di Boe-
mia, ed estinta eh' fosse , ne nascerebbe ben presto
un altra anche pia pericolosa , perche , continuava
Io stesso , dirassì che il clero è incorreggibile , ne
vuo-
L I B R o I. 3
lìuolt porre rhncdio alle proprie sreo^olàtctze . Sì av-
venteranno t popoli contro dì noi , seguiva il gran
Cardinale, quando non vi sarà più speranza di cor-
rezione, di animi degli uomini stanno in attenzio-
ne di quanto sarà per esser fatto , e pajono dover
ben presto partorire qualche tragico effetto. Il vele-
ro da essi nudrito contro di noi , sì manifesta ; pre-
sto crederanno fare a Dio un sacrifìcio gradito col
maltrattare , o spogliare gli Ecclesiastici , come gen-
te a Dio y ed agli uomini odiosa , ed immersa nell'
ultima estremità del male . La poca divozione , che ^<''"^-
resta verso /'Ordine sacro , verrà a perdersi affat-
to . Si attribuirà la colpa d' ogni sregolatezza alla
corte dì Roma , che sarà considerata come la cagio-
ne dì tutti i mali , perchè avrà ella trascurato di
prestarvi iJ necessario rimedio . Continuando poi ,
prendeva il tutto di un tuono più alto, e diceva :
Vedo la scure alla radice ^ l'albero piega , ed in ve- j^.^
ce di sostenerlo , potendosi ancora , viene da noi a
terra precipitato . Scorge nel clero d'Alemagna una
imminente desolazione» I beni temporali , onds vor-
rassi privarlo , gli sembran la parte , da cui trarrà
i* origine il male. I corpi, dice, periranno insiem^e
toir anime . Iddio e impedisce il vedere i perìcoli^
come suol fare verso coloro , cV eì vuol soggetti al
gastìgo: il fuoco innanzi a noi è accso , e noi cor-
riamo nelle sue fiamme .
II. Così nel secolo XV'. il sran Cardinale, il più LaRircr.:a
^ " . desiderati
grand' uomo della sua età, ne deplorava i mali, e appartei.e-
ne prevedeva le conseguenze luneste . Con questo scipiina ,
sembra aver predetti que'mali, che da Lutero do- fede.
/^ A 2 ve-
4 Variazioni
vevano essere cagionati a tutta la Cristianità, co-
minciando dalI'Alemagna", né si è ingannato nel cre-
dere, che la riforma disprezzata, e l'odio contro
il clero via più accresciuto , fossero per partorire
una setta più formidabile alla chiesa di quella de-
gli accennati Boemi . La setta è venuta sotto la
direzion di Lutero, e prendendo il titolo di Rifor-
ma, si è vantata di aver soddisfatto a' vott di tut-
ta la Cristianità, perchè la riforma era desiderata
da' popoli, da' dottori , e da' prelati della Cattolica
chiesa . Così per autorizzare la pretesa riforma ,
fu raccolto con esattezza quanto hanno detto gli
Autori ecclesiastici contro le sregolatezze del po-
polo, e del medesimo clero. Ma questa è un'illu-
sione patente , perchè fra tanti passi allegati nep-
pur uno si legge , nel quale questi dottori abbiano
nemmen pensato a cambiar fede alla chiesa, a cor-
reggere il di lei culto , che nel sacrificio dell' AU
tare in ispezialità consisteva , ad annichilare l'au-
torità de' suoi prelati, e principalmente del Papa ,
ch'era il fine, a cui tendeva tutta la nuova rifor-
ma, della qual'era l'architetto Lutero.
Testimo- IH. I nostri Riformati ci allegano s. Bernardo, che
t. Eernar- facendo l' cnumcrazionc de' mali della chiesa , e di
quelli da lei sofferti nel suo principio in tempo del-
^ln'c^7t' ^^ persecuzioni , e di quelli da lei. patiti nel suo^
avanzamento a cagione dell'eresie , e di quelli da.
lei provati negli ultimi tem.pi dalla depravazione de'
costumi, dice che tutti questi sono più da temer-
si, perchè s'internano , e riempiono di corruttele
tutta la chiesa : dal che conclude il grand'uomo ,
pò-
L I è R o I. 5
lAic aire la chiesa con Isaia, che /a sua phìama- isnU js,
j, e più dolorosa afflizione e nella pace , perch' es-
sendo in pace per la parte degl' Infedeli , e degli
Erecici, con danno maggiore viene ad essere com-
battuta da* pravi costumi de' suoi figliuoli. Non ri-
cercasi prova maggiore per dimostrare, che quanto
ci deplora non sono gli errori ne' quali fosse cadu-
ta la chiesa , come hanno preteso i nostri Rifor-
matori ; perchè la rappresenta per lo contrario , »,
quanto a questa parte, già posta in sicuro; ma sono ' ^ '
i soli mali, che traevano l'origine dalla rilassatez-
èa della disciplina . Dal che parimente avvenne , *•
che quando certi spiriti inquieti e turbolenti , co-
T»' j» T. • A • A 1 1 1 • -^ . Bern. Servi,
me Pietro di Bruis, Arrigo ^ e Arnaldo di Brescia» ej. a*. ,>,
hanno cominciato a riprendere i dogmi in vece della ""*"
disciplina, il grand' uomo non ha mai sofferto che
ne restasse alcuno indebolito , e con forza invincì-
bile ha combattuto tanto a favor della fede di nostra
chiesa, quanto in prò dell'autorità dei di lei prelati *
IV. Lo stesso dee dirsi degli altri dottori Cattolici, Teitimo-
che ne' secoli seguenti hanno deplorati gli abusi, e ceTsone^^'e
ne hanno domandata la riform.a . Il più famoso di pfe„^"<f*"
tutti è Gersone , né alcun altro ha proposta con ^''»a^o >,,
^ V escovo cii
maggior forza la riforma della chiesa nel suo ca- Cambra! .
pò e nelle sue membra* In un sermone, ch'ei fé- GenonScr,
et dopo il concilio di Pisa alla presenza di Ales- Do-m'.^Ad'
Sandro V. introduce la chiesa, che domanda al Pa- ""' ^'
pa la riforma , e lo ristabilimento del regno d' Is-
raele ", ma per dimostrare ch'egli non si lagnava di
alcun errore, che potesse osservarsi nella dottrina
della chiesa, rivolge al Papa queste parole: perchè,
À 3 dice.
6 Variazioni
<iice, HO» inviate de' mìs stonar] agl'Indiani, la fe-
de de' quali può esser facilmente corrotta , giacché
non sono uniti alla chiesa Komana , da cui la cer*
i:zza della fede dev essere trattai II cardinal Pie-
tro d'Alliaco suo maestro , Vescovo di Cambra! ,
sospirava parimente per la stessa riforma ; ne sta-
biliva però il fondamento sopra r,n principio molto
diverso da quel di Lutero; perche questi scriveva
i*h\d. v.h, ^ Melantonc , cìye non poteva sussistere la buona
^^^' dottrina , sinché /' autorità del "Papa fosse nel suo
essere conservata : e il Cardinale per lo contrario
Ce-ic.i.de Stimava, che durante lo scisma ^ essendo le membra
della chiesa separate dal loro cupo , e non essendo-
vi economo , o direttore apostolico , cioè non es-
sendovi Papa , che fosse riconosciuto da tutta la
chiesa, non fosse da sperarsi, ch'esser potesse b>;n
fatta la riforma . Così l'uno faceva dipendere la
riforma dalla distruzion del papato , e l'altro dal
perfetto ristabilimento di questa santa autorità già
stabilita da Gesucristo per mantenere l'unità fralle
sue membra, e tener il tutto nel suo dovere.
Due ma. V. Due sortc di spiriti domandavano dunque la
nicre di ,
desiderare ritorma , Alcuni Veramente pacifici, e veri figliuoli
laRiforn-.a , ,, ,. , , , • i-
della Chic, della chicsa senz asprezza ne deploravano i mah ,
con rispetto ne proponevano la riforma, di cui pa-
rimente con umiltà tolleravano la dilazione , e in
vece di voler procurarla colla disunione , conside-
ravano la disunione come il colmo de'mali: inmez-
zo agii abusi ammiravano la Provvidenza divina ,
che sapeva cotiservare , secondo le sue promesse ,
la fede della chiesa , e se appariva che loro fosse
ne-
L I B R. O I. 7
regata la riforma de'costumi, senza !nast>rirsl , e
Jasciarsi trasportare dall'ira , stimavansi assai ior-
-tunati coi non ritrovar cosa alcuna , che loro im-
pedisse il farla perfettamente in sestessi ^ Erano
questi i forti della chiesa : la tentazione non po-
teva scuotere la loro fede, né distaccarli dall'uni-
tà. Ma vi erano certi altri spiriti superbi, ripieni
,di mal umore, e di asprezza, che offesi da'disor-
dini veduti regnar nella chiesa, e in ispezialità fra
i di lei ministri, non credevano, che le promesse
di sua eterna durata potessero sussistere fra tanti
abusi. Quando il Figliuolo di Dio • aveva insegnato
di onorare la cattedra di Mese, non ostanti le epe- M.'uth
re prave de' dottori , e de' Farisei , che vi stavano -Y-'^^-^^-»- J-
assisi ; costoro divenuti superbi, e per questa ca-
gione divenuti deboli , cedevano alla tentazione ,
che spigne ad odiare la cattedra in odio di coloro,
••che siedono in essa', e come se la malizia degli uo-
mini potesse ridurre a nulla l'opera di Dio, l'avver-
sione conceputa da essi contro i dottori faceva ,
che odiassero tutto insieme e la dottrina da essi
insegnata, e l'autorità loro comunicata da Dio per
insegnarla .
VI. Tali erano gli Albigesi, e i Valdesi; tali erano Principi
Giovanni Vicleffo, e Giovanni Us. L'esca più ordi- e'si]e"^"a-
naria , onde servivansi per trar nelle reti loro le '"^"
anime inferme , era l'odio , ch'eglino ispiravano '^'''"-'j^;'^''/-
ad esse contro i castori della chiesa . Con questo fi"*'- ''^^''•
' Rn[, cant.
spirito di asprezza altro non cercavasi , che la di- ^'5^-
sunione; né dee recar maraviglia, se ne'tempi di
Lutero, ne'quali le invettive, e l'asprezza contro
A 4 il
t Variazionti
il clero giunsero all'ultimo eccesso , videsi anche
Ja disunione più violenta , e l'apostasia più grande
che mai siasi veduta sino a quel tempo nel Cristia-
nesimo .
Martino Lutero , Agostiniano di professione, dot-
tore e professore in Teologia nell'Università dì
Vittemberga diede l'impulso a queste commozioni.
I due partiti di quelli che si sono detti Riformati ,
Io hanno egualmente riconosciuto per autore della
nuova riforma. I Luterani suoi seguaci non furono
soli a dargli a gara gran lodi . Calvino sovente am-
mira la sua virtù, la sua magnanimità , la sua co-
stanza, e l' impareggiabil industria fatta veder con-
tro il Papa « Egli è la tromba, o piuttosto il tuo-
no, e il fulmine che ha tratto il mondo dal suo le-
targo : a loro sentimento non era Lutero che par-
lava, era Iddio ciie fulminava per la sua bocca.
Ebbe costui per verità della forza nel pensiero,
della veemenza re' discorsi, ebbe un'eloquenza viva
ed impetuosa, che traeva , e rapiva i Popoli, un
ardire straordinario , quando si vide sostenuto e col-
mo d'applausi, un'aria d'autorità, che faceva tre-
mare i Discepoli alla sua presenza, cosicché ncUc
cose piccole o grandi non osavano fargli alcuna op-
posizione .
Sarebbe qui necessario il raccontare i principi
della contesa dell'anno 1517. se a tutti non fossero
noti. E chi non ha notizia della pubblicazione del*
le Indulgenze di Lione X. e della gelosia degli
Agostiniani contro i Domenicani in quella occasio-
ne loro preferiti? Chi non sa, che Lutero dottore
Ago-
L I B K o L 9
^agostiniano , detto per mantenere i'onor del su©
Ordine, si oppose dapprima agli abusi delle Indul-
genze fatti da molti, ed agli eccessi, che n erano
predicati? Ma era troppo ardente per restrignersi -
in questi termini: dagli abusi passò ben presto alla
stessa cosa. Appoco appoco avanzavasi ; ed ancor- "
che andasse sempre diminuendo le Indulgenze , e ri-
ducendole quasi a nulla colla maniera dello spiegar-
le , in sostanza fingeva d'esser d'accordo co' suoi
avversar) , poich' esponendo le sue proposizioni per
iscritto, una in questi termini ne fu stesa : Se vi An. ijit.
e alcuno , che neghi la verità delle Indulgenze dtl r"i. -vii,
Tapa, sia scomunicato»
Intanto una materia conducevalo all'altra. Come
quella della Giustificazione , e dell'efficacia de' Sa- ^
cramenti accostavasi a quella delle Indulgenze, Lu-
tero si volse a questi due articoli, e la disputa di-
venne ben presto la più importante.
VII. La Giustificazione è la grazia che rimettendo- Fonia.
ci i peccati ci rende nello stesso punto grati a Dio, "5^"r7forma
Avevasi creduto sino a quel tempo, che quanto fa- '^co^à'si^a^à
ceva questo effetto , dovesse per verità venire da ".'* Giusti-
* ' zia inipiita-
Dlo, ma alla fine dovess'essere in noi; e per esser ^a, e la
Oiustinca-
giustificato 3 cioè di peccatore esser fatto giusto , ^'on per u
r . ..... Fede.
tosse necessario avere in se la giustizia, come per
esser dotto e virtuoso si dee avere in se la scien-
za e la virtù . Ma Lutero non aveva seguita una
tanto semplice idea. Voleva, che quanto ci giusti-
fica e ci rende grati agli occhi di Dio , non fosse
in noi cosa alcuna, ma fossimo giustificati, perchè
Iddio c'imputasse la giustizia di Gesucristo, come
se
t» Variazioni
se tosse nostra propria giustiziai e perchè in effet»
to potevamo appropriarcela colia fede.
La Fede Vili. Ma il scgrcto di questa fede giustificante ave-
spectale di , .... • i v,
Lutero , e va anche un cetto che di assai speciale. Non consiste-
d\iu gfu- va nel prestar fede in generale al Salvatore , ai di
Hificazioae, |^^^ misteri, e alle di lui promesse \ ma nel crede-
re con ogni certezza , ognuno nel proprio cuore ,
che tutti i nostri peccati ci fossero stati rimessi .
Si viene ad essere giustificato , diceva di continuo
, , ^ LiUtero , dacché si crede con certezza di esserlo ;
Luti:. T,\, ^ '
yit. An. e Ij certezza da lui richiesta non era solo la cer-
s<:rn%. In- tczza morale, che sopra ragionevoli motivi fondata
dui"',
Acf.a'^L!- esclude l'agitazione e il turbamento; ma una cer-
Luth. ad tezza assoluta, una certezza intallibile , con cui il
peccatore dee credere di essere giustificato dalla
stessa fede , onde crede esser venuto Gesucristo
nel mondo .
Senza questa certezza non vi era giustificazione
per il Fedele: perchè, diceva egli, non può né in-
vocar Dio, né confidar in lui solo, sinché ha il mi-
nimo dubbio j non solo della divina bontà in gene-
rale , ma anche della bontà particolare colla quale
Iddio imputa ad ognuno di noi la giustizia di Ge-
sucristo, Questa denominavasi fede speciale.
L'Uomo, IX. Qui nasceva nuova difficoltà; cioè, se oer esser
secondo il . . .^ ■ r ,/
parer di certo della propria giustincazione, tosse d uopo es-
certo dì suayé^rlo nello stesso tempo della sincerità della pro-
giustifica- . • rp ^ . . T I
zioiie.senz' V^^^ penitenza . lanto a prima giunta cadeva nel
sua^'pciiu pensiero di tutti ; e poiché Iddio non prometteva
trilla. ^- ginscificare che i penitenti, neli' aver la certez-
za della propria g'iustificazione, pareva, che fosse
ne-
L 2 B R O I. li
necessario l'averne nello stesso tempo della since-
ri'^à di sua penitenza . Ma quest' ultima certezza
era l'oggetto dell'avversion di Lutero , e in "vece dì
esser certo della sincerità di sua penitenza, ei di-
ceva , fio» potersi esser certo nemmeno dì non com- uah. r.u
mettete molti peccati mortali nelle proprie migliori /ra^. ^i,
operazioni a cagione dell' occultissimo vizio della va-
nagloria^ 0 dell' amor proprio .
Lutero diceva anche assai più . Aveva inventata
questa distinzione fralle opere degli uomini, e quel-
le di Dio, che l'opere degli uomini y quando fosse- ^^"f-^''^'
to sempre in apparenza belle y e sembrassero proba- ^r^r-i-^-
Vilmente buone , sono peccati mortali, e per lo con,
trarlo l'opere di Dio, quando fossero sempre defor-^
mi i c.comp(trissero malvage y sono di un merito eter-
no > Abbagliato dalla sua antitesi, e dal suo giuoco
di parole, pensa Lutero aver ritrovata la vera dif-
ferenza fra l'opere di Dio, e quelle degli uomini, ^
senza neppur riflettere, che l'opere buone degli uo-
mini sono nel tempo stesso opere di Dio , perchè
I egli colla sua grazia in noi le produce; il che, se-
condo lo stesso Lutero , doveva necessariamente >■'■ ,^ >
somministrare ad esse un merito immortale ; ma ciò
evitar ei voleva ; perchJ; concludeva per lo contra-
rio : che tutte l'opere de' giusti sarebbono peccati mcr- ji^.j
tali , s' eglino non avesser temuto , che tali fossero j
e che non poteasi evitare la presunzione , né avere . «
una vera speranza, se non si temeva la dannazione >
in qualunque opera da noi fatta ,
E' fuor d'ogni dubbio, che la penitenza non può
stare insieme co' peccati mortali attualmente com-
I messi :
Il Variazioni
messi, perchè non si può né esser veiamence pen-»
tito di alcuni peccati mortali senz'esserlo di tutti,
né esserlo di quelli , che sì fanno , mentre si fan-
no . Se dunque non si ha mai certezza di non fare
in qualunque opera buona molti peccati mortali; se
per lo contrario si dee temere di farne sempre »
non vi è mai certezza di essere con verità peni-
tente ; e se vi fosse certezza di esserlo , non si
avrebbe a temere la dannazione , come lo prescri-
ve Lutero, senza credere nel punto stesso, che Id-
dio contro la sua promessa avesse a condannare ali*
inferno un cuor penitente . Eppure se avveniva ,
che un peccatore dubitasse di sua giustificazione a
eagion di sua indisposizione particolare, di cui non
era certo , Lutero gli diceva , che per verità non
era certo di sua buona disposizione , e non sapeva^
per esempio , d' essere con verità penitente , con
verità contrito, con verità dolente de'suoi peccati;
ma che non era nemmeno certo di sua intera giu-
stificazione 3 perchè dal canto suo ella non dipen-
deva da alcuna sua buona disposizione . Quindi è ,
Ser. de In- ^ .
dtii^. T. I. che il nuovo dottore al peccatore diceva : credete
fermamente di essere assoluto , e con questo lo sie-
te, checche di vostra contrìzion esser possa : come
se avesse detto: non è necessario , che vi prendia-
te fastidio se siate o non siate penitente . Il tutto
An.iii?.ik consiste, sempr'ei diceva, nel credere senza esita-
re, che siete assoluto: dal che concludeva, non im-
portare, che il sacerdote con serietà o scherzando lo
battezzasse t o gli desse l'assoluzione ; perchè ne'Sa-
cramenti era da temersi una sola cosa j ed era il
non
L I B R O I. 15
fion credere con fermezza bastante , che tutte le
colpe gli fossero perdonate , dacché a crederlo aves-
se potuto Indurre sestesso .
X. I Cattolici ritrovavano un terribile inconvenien- nient?"df'
te in questa dottrina , ed è, ch'essendo tenuto il tr'iiu*/°''
Fedele a credersi certo di sua giustificazione senz*
esserlo di sua penitenza j ne seguiva dover credere • \
d'esser giustificato avanti a Dio, quand'anche non '■_
fosse con verità penitente e contrito : il che apri- , j, ;
va la strada alla impenitenza. '-'i . • ■• .
E' tuttavia verissimo, ( perchè non si dee dissi-
mular mai cosa alcuna ) che Lutero non esclude-
va dalla giustificazione la penitenza sincera , ck i
l'orrore del proprio peccato, e la volontà di operar
bene, in somma, la conversione del cuore ; e ri-
putava come noi, cosa fuor di proposito il poter - •
esser giustificato senza pentimento, e contrizione.
Il di lai sentimento in questo non era diverso da
quello de' Cattolici , se non in quanto i Cattolici
denominavano questi atti disposizioni al/a giustifi-
cazione del peccatore , e Lutero credeva riuscir
meglio col solo denominarli condizioni necessarie .
Ma questa sottile distinzione in sostanza non lo to-
glieva dall'imbarazzo: perchè alla fine, di qualun-
que maniera sì denominassero quegli atti , fossero
eglino o condizione, o disposizione, e preparazione
necessaria alla remissione de' peccati , si concorda,
che debbano aversi per ottenerla : così la quistione
sempr'era in campo, cercandosi di qual maniera po-
tesse dire Lutero, che il peccatore doveva crede-
re con ogni certezza di essere assoluto, checche ne
fosse
i4 Variazioni
fosse dì sua contrizione y cioè, checché ne fosse dì
sua penitenza ; come se l' essere, o il non essere
penitente, fosse cosa indifferente alla remission de'
peccati .
Se sia XI. Quest'era dunque la difficoltà del nuovo dogma,'
possibile 1* . ,, . i« • IV j I • ^ !•
«sser certo 0 giusta 1 csprcssion Q Oggidì, del nuovo sistema di
pHa^fe^de', Lucero ; come j cioè, senz'esser certo e senza po-
senz'esserio j-gj, gssedo , di cssere con verità penitente e con-
oslla pio- * ^
pria peni- ygj-tJt-Q non sì lasciasse di esser certo di aver© V
tenza . '
Intero perdono de' propr) peccati . Era sufficiente ,
diceva Lutero, l'esser certo della sua fede. Nuo-
va difficoltà Tesser certo di sua fede senz' essetlo
della penitenza , che dalla fede , secondo il parer
di Lutero, è sempre prodotta. Ma risponde Lute-
ri;;. art,xo: il Fedele può dire: io credo; e con questo gli
àar/iKat. T. -IMI r f i -r.
2. ed fToj, diventa sensibile la sua ledei come se lo stesso Fe-
*' dele non dicesse della stessa maniera : io mi pento ,
e non avesse lo stesso mezzo di rendersi certo del
suo pentimento. Se rispondesi in fine, che il dub-
bio sempre gli resta, s'egli si pente com'è suo do-
vere ; altrettanto dico della fede, e il tutto ande--
rà a concludere, che il peccatore si tiene certo di
sua giustificazione , senza poter esser certo di aver
soddisfatto, come dee, alla condizione * che Iddio
esigeva da lui per ottenerla.
Questo era ancora un nuovo abisso . Benché U
fede, secondo Lutero ^ non disponesse alla giusti-
ficazione (perch'egli non poteva soffrire queste di-
sposizioni) n'era però la condizion necessaria, e l'
unico mezzo da noi avuto per appropriarci Gesù-
cristo, e la sua giustizia.
Ss
L I B R o L 15
Se diJiiqje dopo tutto lo sforzo, che fa 11 pecca-
tore per mettersi ben nella mente, che i suoi pec-
cati gli sono rimessi in virtù di sua fede, glugnes-
sea dir fra sestesso: chi mi dirà , debole ed imper-
fetto che sono, se io abbia la vera fede che cam-
bia il cuore? questa, secondo Lutero, è tentazio-
ne . Bisogna credere esserci rimessi tutti i nostri
peccati in virtù della fede , senza inquietarci per
sapere, se questa fede sia tale , qual' Iddio la do-
manda, ed anche senza pensarvi 5 perchè il solo pen-
sarvi è un far dipendere la grazia e la giustifica-
zione da una cosa che può essere in noi ; il che a
Suo parere non era soiTerto , per dir cosi, dalla :,
gratuità della Giustificazione «
XII. Colla certezza della remission de' peccati ^a «'«-
rezza biasi<
posta da Lutero, ei non /asciava di dire esservi un mata da
ceno stato all'anima pericoloso^ denominato da lui
sicurezza. Si guardino ^ dice egli, / Fedeli di fili- ^"j-i-^^-
gnerc alla sicurezza: e subito dopo, trovasi una de- '»4-4S.T. i.
testabil arroganza , e sicurezza in quelli--^ che da
sestessì si lusingano , e non sono con verità dolenti
de' lor peccati :, che stanno per anche molto impressi r, s. n, ».
nel loro cuore . Se a queste due tesi di Lutero si
unisce quella , nella quale diceva , come abbiamo
veduto , che a cagione dell'amor proprio , non sì
può mai aver certezza di non commettere molti pec-
cati mortali nelle opere eziandio migliori, di modo
che era d uopo sempre temervi la dannazione: poteva
cader in pensiero, che questo dottore fosse in so-
stanza d' accordo co' Cattolici , e non si dovesse
prendere la certezza da lui stabilita in tutto il ri-
gore , ,,,
i6 Variazioni
gore, come abbiam fatto. Ma non dee prendersi in-
ganno. Lutero intende con ogni rigore queste due
proposizioni, che tanto sembrano contrarie: non e
mai certo l'uomo di esser dolente , come dee , de' pro-
pr) peccati: e: si dee tenersi certo di averne la re-
missione i dal che seguono queste due altre propo-
sizioni , che non paiono men opposte : la certezza
dee ammettersi: la sicurezza dee temersi. Maqual
sorta di certezza è mai questa , se non è sicurez-
za? Era questo il luogo inesplicabile della dottrina
di Lutero, né vi si trovava alcuno scioglimento.
Risposti dì XIIL Quanto a me , tutto ciò , che ho potuto ri-
u"dhti^-^' trovare nell'opere sue , che serve allo snodamento di
dué^sorte ^l^csto mistero , consiste nella distinzione fatta da
di peccati. ggjQ de' peccati, che si commettono senza saper di
Lutìi. The- commetterli , e di quelli che si commettono con piena
^In'f.Àug. cognizione, e contro la propria coscienza : lapsus
^Ir^'iylX cantra conscientiam , Pare dunque che Lutero abbia
Ger..z.fart, y^jm-Q dire, chc un Cristiano non può esser certo
di non aver peccati del primo genere ; ma possa
esser certo di non averne del secondo ; e se «el
commetterli si tenesse sicuro della remissione de'suoi
peccati , cadrebbe nella biasimevole e perniciosa
sicurezza da Lutero biasimata; dove ch'evitandoli
può star sicuro della remissione di tutti gli altri ,
ed anche de' più nascosti: il che basta per la cer.
tezza, che Lutero vuole stabilire,
la difficoi- XIV. Ma ritornava la stessa difficoltà. Era sera-
ta e sempre j.g ^Q53^ indubitabile, secondo Lutero, che l'uomo
rei suo es" *
*"^ • non sa mai se il vizio nascosto dell'amor proprio
infetti le migliori sue operazioni : che per io con-
tra-
\
L 1 B R O I. 17
trarlo, per evitare la presunzione , egli dee tener
per certo , ch'elle ne sieno mortalmente infette :
cb'eì si lusinga: e che quando crede esser»' co?i ve-
rità dolente Usi suo peccato , non segue, ch'egli lo
sia quanto dev'esserlo per ottenerne la remissione .
Se ella è così , malgrado tutto ciò , eh' ei crede
sentire, non sa mai se nel suo cuore regni il pec-
cato tanto più pericolosamente , quanto più è na-
scosto. Noi saremo dunque ridotti a credere di es-
sere riconciliati con Dio , quando anche in noi re-
gnasse il peccato i altrimente non vi sarà mai alcu-
na certezza .
XV. Così quanto vien detto a noi della certezza , ^
che si può avere sopra il peccato commesso contro la z'""^ delia
^ ^ ^ Dottrina <Xt
propria coscienza, è affatto inutile . Non è giugnerc i-'itero .
molto al punto il non conoscere , che il peccato ,
il qudl si nasconde, l'orgoglio segreto, l'amor prò- _ .
prio , che prende tante forme , e quella eziandio
della virtù , sia forse il maggior ostacolo alia no-
stra conversione, e sempre l'inevitabil soggettodel
continuo tremore, che sulle vestigie di s. Paolo da'
Cattolici era insegnato . Osservavano i Cattolici stes-
si, che quanto loro rispondevasi sopra questa mate-
ria, era manifestamente contraddittorio. Lutero ave-
va prodotta questa proposizione : non dee alcuno Jssert.art.
' ^ j 7 j ^ ]• • • \ • détmnat. ad
rispondere al sacerdote dt esser contrito, cioè peni- ^^j_,^. x.2.
teote. E come questa proposizione fu riputata stra-
vagante , egli la sostenne con questi passi : „ s. Pao-
„ lo dice: non mi sento colpevole di cosa alcuna, •' •
3j ma per questo non sono giustificato . Davide di-
3j ce : chi è colui , che conosce i proprj peccati ?
Bossuct Opere T. I. B „ Di-
tS Variazioni
yi Dice s. Paolo; colui che da sescesso si approva,'
^, non è approvato, ma bensì colui , eh' è approvato
5, da Dio, Lutero concludeva da questi passi, ch«
alcun pc'ccatore non era in istato di rispondere al
sacerdote: h sono con verità penìccntc ; e prenden-
do il sentimento con rigore e per i.-^tera certezza,-
aveva ragione . Secondo il suo parere, non si giu-
gne ad essere assolutamente cerco di essere peni-
tente, e tuttavia, secondo il suo parere, si giujrne
assolutamente ad esser certo , che i proprj peccati
sono rimessi . Dunque si ha certezza, che il per-
dono è indipendente dalla penitenza . t Catto'lici
nulla Intendevano in queste novità. Ecco, dicevan
eglino, un prodigio ne' costumi, e nella dottrina: :
un tanto scandalo più non può esser tollerato dalla
chiesa.
XVL Ma, diceva Lutero , vi è certezza della
Confinili»
zione delle propria fede , e la fede è inseparabile dalla con-
connaddi-
zjoni di trizione . Replicavasi ad esso : permettasi dunque
da voi al Fedele il far sicurtà per la sua contrizio-
ne, come la fa per la sua fede. O se vietasi l'uno,
si vieti r altro.
Jb\d. ad Ma, soggiugneva egli, s. Paoio ha detto: esamì-
\^^' ' ' nate voi stessi , se siete in fede ; provatevi da voi
xiii. ^,'"^' stessi . Dunque, conclude Lutero, si sente Ja fe-
de', e concludevasi per Io contrario, che non si sen-
te. S'ella è una materia di prova, s'è un soggetto
di esame > non è dunque cosa che si conosca per
sentimento, o come si dice, per via di coscienza.
Ciò che si denomina fede, continuavasi , non è for-
se che vanaimnià^.iue o debole ripetizione di quan-
to
L I P. R O L 19
to si ha letto ne' libri , di quanto si ha udito dir
da' Fedeli. Per esser certo di avere la fede viva ,
che produce la vera conversione del cuore, sareb^
be d'uopo esser certi , che il peccato non regnasse
più in noi; e di questo Lutero non mi può, né mi
vuol far sicurtà, mentre mi fa sicurtà di ciò, che
ne dipende, cioè della remission de* peccati. Ecco
sempre h contraddizione 3 e i'inevicabil debolezza
di sua dottrina 0
XVII. E non si alleghi quanto dice s. Paolo : cb^ Continua-
ia CIO y cV e nelV uomo , ss non lo spirito deli uomo ^
ch'i in esso ^ vero» Nessun'altra creatura, né uomo , ,*"_ "' '
ne angiolo vede in noi ciò, che noi non vi vediamo:
1/12 da questo non segue, che noi stessi lo vediatti -
sempre", altrimentc come avrebbe detto Davide ciò,
che opponeva Lutero: chi conosce ì proprj peccati <'
Questi peccati non son eglino in noi ? E poich' è
cosa certa , che non sempre li conosciamo , 1* uo-
mo sarà sempre a se stesso un grand'enimma , e il
proprio suo spirito gli sarà sempre il soggetto di
una eterna ed impenetrabile ricerca. E'dunque fol-
lia manifesta il volere , che si abbia certezza del
perdono del proprio peccato , se non si ha certezza
di averne affatto staccato il cuore.
XVIII, Nel principio della sua disputa diceva assai lutfro
,. -, — , . . , - scorda vasi
meglio Lutero. Ecco le sue prime tesi sopra le In- di quanto
dulgenze nell'anno 1517. e sino dall'origine del li- di bene'nei
Ligio . Hon fi e alcuno , che sia certo della verità dcUa'si'a
di sua contrizione , e con ragione più forte non lo ''P"" •
e della pienezza del perdono* Allora egli conosce- ■^'■" «i'?-
va , che a cagioa dell' inseparabil unione della pe- t. i.
B z ni-
40 Variazion^i
nitenza e del perdono , l'incertezza dell'uno por-
tava seco l'incertezza dell'aitra. Nel progresso ei
cambiò sentimento j ma passando dal bene al male:
ritenendo l'incertezza della contrizione, tolse l'in-
certezza del perdono, e il perdono non più dipen-
deva dalla penitenza . Ecco la maniera, di cui si ri-
formava Lutero. Tal fu il suo progresso: a misura
dell'irritarsi contro la chiesa , e dell'immergersi
nello scisma procurava in ogni cosa di prendere il
sentimento contrario alla chiesa . In vece di fare
ogni sforzo , come noi , per inspirare ai peccatori
il timore de'giudicj di Dio 3 per istimolarli allape-
- , nitenza, Lutero era giunto all'eccesso di dire: che
Serm. de
Tndid^. la. contrizione , mediante la quale sì va scovrendo
gli anni passati neir amarezza del proprio cuore pon-
derando la gravezza de' propr'j peccati , la loro dff'
formita e moltitudine , la beatitudine perduta 3 e la
dannazione meritata , altro non faceva che render
gli uomini via più ipocriti '^ come se il cominciare
a risvegliarsi dal proprio letargo fosse un ipocrisia
nel peccatore .
Ma forse voleva dire, che i sentimenti di timore
non bastassero, e fosse d'uopo l'aggiugnervi Ja fe-
Aiv.ExecT. de , e l'amor di Dio . Io confesso ch'egli poi in
Ant'ich, ... ...
Bull. T.2. questa maniera si spiega, raa contro 1 propri pnn-
A4 prop. e. cipj ; perchè voleva per lo contrario ( e vedremo
>'t- I5J5. essere questo uno de' fondamenti di sua dotcri-
Prof. 1(5. na ) che la remìssion de' peccati precedesse l'amo-
17. lùld.
re, ed a quest'oggetto abusavasi della parabola dei
due debitori dal vangelo riferiti , de' quali il Sal-
Luc. VII. j ' • / /- ■ J
42. .,{. vatore avea detto: cena, al quale un maggior de-
bito
Libro L ii
i'
tuo sì rimette i a/na ancora con ardenza maggiori:
dal che Lucerò e i suoi discepoli concludevano ^
the non sì ama , se non dopo rimesso il debito ,
cioè il peccato. Tal era la grand' Indulgenza da Lu-
tero predicata, opposta a quelle, che da' Domeni-
cani erano pubblicate, e da Lione X. concesse . Sen-
;^a eccitare il timore, senz'aver d'uopo dell' amore
per esser giustificato da' peccati, altro non ricerca-
vasi, che il credere senz'esitare, che fossero per-
donati tutti 3 e nei punto stesso era condotto a fine
l'affare.
XIX. Fralle altre singolarità da esso tutto dì pub- stravs^an-
blicate, una se ne udì , che recò stupore a tutto il ^^. '^"ff"»
' ^ '^ di Lutero
mondoCristìano . Mentre l'Alemagna minacciata dall' sor" la
guerra con-
ui-mi formidabili del Turco era tutta in moto per «o ii Tur-
ùrgli resistenza, Lutero stabiliva questo principio:
che fosse] d'uopo volere , non solo quanto vuole Id- '^p-^ '^'J*
dio , che noi vogliamo , ma auolutarnente tutto ciò
che Iddio vuole: dal che concludeva, che il combat-
tere contro il Turco fosse un resistere alla volontà
dì Dio che visitarci voleva.
XX. Fra tante ardite proposizioni , non vi era» umiltà
quanto all'esteriore, chi fosse più umile di Lutero . j^^^J^^'^
Uomo timido e ritirato, diceva, ch'era stato a forza ^ .^^^? ^°^'^
tratto in pubblico , e spinto a quelle turbolenze piut- verso il Pa-
tosto dal caso , che di proposito deliberato . Il suo ^<'-"''- dt
^ ^ ^ ^ Fot. PafA
Stile nuli' avea d'uniforme: in alcuni luoghi eraan- Prxf- t. t.
che rozzo , e scriveva a bello studio in quella ma- ihtd,
:-::cra . alienò dal promettersi l' immortalità del suo
nome e delle sue opere , non l'aveva mai ricercata .
Nel rimanente , attendeva con rispetto il giudicio
B 3 delia
il Variazioni
della Chiesa sino col manifestare in termini esprcs-
Prier.T. i. SÌ > che SS cglì non sì fosse attenuto alla dì lei de^
terminazione i acconsentiva di essef trattato a guisa
dì Eretico. Io òomma quanto diceva, era tutto som-
missione, non solo verso il concilio , ma eziandio
verso la santa Sede, e verso il Papa, perchè il Pa-
pa mosìo da' romori che in tutta la chiesa eccita-
Tansi dalla novità della sua dottrina , se n'era in-
formato ; ed allora appunto Lutero si diede a ve-
dere più rispettoso. "Hjon sono così temerario ^ dice-
Frottit. va , che io veglia preferire la mia opinione partico-
lare a quella di tutti gli altri. E quanto al Papa ,
ecco ciò che gli scrisse nella Domenica della Tri-
Efist.ad nità l'anno 1318. Date la vita 0 la morte ^ chiama-
Leon, X.
ibid. te 0 richiamate , approvate 0 riprovate come a voi
piace, ascolterò la vostra voce come quella del me-
desimo Gesucristo. Tutti i suoi discorsi per lo spa-
zio di tre anni , o circa , furono ripieni di simili
protestazioni. Di più rimettevasi alla decisione del-
le Università di Basilea, di Friburgo , e di Lova-
Anr^f. nio. Alquanto dopo vi aggiunse l'Università di Pa-
Ltgat, ìb. _ ^ 1 I • t .11
rigi , e non aveva Ja chiesa alcun tribunale , cui
sottomettersi non volesse.
Ra2ioni,so. XXI. Pareva ancora eh' egli parlasse con ogni sin-
pra le quali m • v j ii
fondava la Gerita sopra l'autorità della santa Sede i perchè le
sua !o:nnii6« , . . t m- i
«ione. ragioni, onde stabiliva ia sua propensione versala
gran Scàe^ erano in fatti le più valevoli per muo-
vere un cuor cristiano . Nel Libro da esso scritto
„ . contro Silvestro di Priere Domenicano allegava in
Cont. Pricr, °
^- '■ primo luogo le parole seguenti di Gesucristo : tu
sei Vietro ; come anche queste : pasci le mìe Tece-
re/le .
L r E R O I. 12
vilk . Tutti, dice, confessano, eh: P autorità del
"Papa da questi passi e dedotta. Ivi parimenre do-
po aver detto , che /a fede di tutto il mondo dee
conformarsi a quella , eh" è professata dalla chiesa.
Romana, segue in questa maniera: io rendo grazie
0 Gesticristo , perchè con gran miracolo conserva in
terra quesi unica chiesa , che sola può mostrare , eh*
è vera la nostra fede , di modo che non si e mai
allontanata dalla vera fede con alcun suo decreta, t. i. '^'!
Dopo anch essere stati un poco scossi questi buoni,
•principi nelPardor delladisputa , il consenso di tutti
i Fedeli lo riteneva nel rispetto dell' autorità del Va- .
pa<, £' egli possibile, diceva, che Gesucristo non sia \
con questo gran numero di cristiani 5* Così condan-
nava i Boemi , ; quali sì erano separati dalla nostra V
comunione , e protestava , che non gli succederebbe
mai il cadere in un simile scisma,
XXII. Spiravano, tuttavia le di lui opere un non so /"f <""'^'«»
delle quali
che di fiero, e di violento. Ma ancorché attribuis- domanda
r . .1 > • - perdono .
se le sue furie alla violenza de' suoi avversar) j gli
eccessi de' quali in fatti non erano piccoli, non la-
sciava però di domandare il perdono di quelli , ne'
quali cadeva. Io confesso, scriveva al cardinal Gae-
tano allora Legato inAlemagna, che mi son lascia- ih-u,
to trasportare indiscretamente dall' ira , ed ho man- ^■ . .
cato di rispetto verso il "Papa. Me ne pento. Benché
stimolato, non dovevo rispondere al folle y che scri-
veva centro di me secondo la sua jollia .. Degnatevi^
soggiugneva , di rimetter l'affare al Santo Vadre :
altro non domando , che udire la voce della chiesa ,
e di seguirla.
- ^*:^ . E 4 XXIII.
14 Varia zìòNi
N;r.va XXin. Dopo di essere stato citato a Roma net
protesta di
sonin.is5io- torinarc Ja sua appellazione dal Papa mal informato
ne verso il , „ ,. . ^
Papa. al Papa meglio informato, non lasciava di dire.
Offerisce i ^ t- i • i.
il silenzio 3 Cile, quanto a se ^ non ga sembrava necessaria l ap-
a Carlo V". psUiixione , perche restava sempre soggetto al giu-
dicio del Papa : ma si scusava di andare a Roma,
a cagìon delle spese , E dall'altra parte, diceva,
la citazione avanti al Papa essere inutile contro un
uomo, il quale non attendeva, che la sua sentenza
Ad Card, pgr ubbidirvi .
e a] et. ^
Nel progresso del procedimento si appellò dal Pa-
n\d Ar P*^ ^^ concilio nella Domenica iS. novembre 151 8.
f'i'- ^-■'.7 Ma nel suo atto di appellazione persistè sempre
ad CoKcll, '^
nel dire, che non pretendeva ne dubitar de/ prima-
to , e d^ir autorlt.i. della santa Sede , ne dir cosa ,
che fosse contraria alia podestà delTontejìce ben avi-
visato e ben istruito .
Irr fatti il dì 3. di marzo 1519. scrisse di nuovo
Luth. ad a Leone X. che non pretendeva in conto alcuno op-
Lefli. A. ' ^
Hit', ibid. porsi alla di luì podestà , né a ausila della chiesa
Komana% Sì obbligava ad un eterno silenzio, come
sempre aveva fatto, purché a' suoi avversar) fosse
imposta la stessa legge, non potendo soiFrire un trat-
tamento ineguale ', e sarebbe restato contento del
Papa, per quello diceva, se avesse solamente volu-
to comandare alle due parti un egual siicnzio: tan-
to poco necessaria al ben della chiesa ei giudicava
la riforma, poi tanto vantata.
Quanto al ritrattarsi , non volle mai udirne di-
scorrere, ancorché ne avesse molta maceria, come
poi si èpotuto vedere. Eppure non ho detto il tut-
to :
L I B R O ti ' t5
t() : vi vuol di molto. Ma, diceva, ci/ esre'ido egli • -
impegnato , la sua riputazione cristiana non permet-
teva che si nascondesse in un angolo , o si voltasse
indietro. Ecco quanto dice per iscusarsi dopolasua .
manitcsta dissensione . Ma in tempo della concesa
allegava una scusa più verisimile, come più sotto-
n-essa. Perchè soprattutto, diceva, io non vedo a Ad CtTd,
, . , . . . . , ^ Cajet. T. j.
cne servir possa la mia ritrattazione ; giacche non
si tratta di quanto ho detto , n2a di quanto mi dira
la chiesa , cut non pretendo rispondere come avver-
sario, ma la veglio ascoltare come discepolo.
Sul principio dell'anno 1520. prese un tuono uu ' ..
poco più alto: riscaldossi perciò la disputa, ed in-
grossossi il partito. Scrisse dunque ai Papa: Ho in Ai Leon
odio le dispute, non combatterò contro alcuno', ma ^'.T' ^'
' ' Afnl, 1510.
non voglio parimente essere combattuto . 5"^ sarò as-
salito , perche ho Gesucristo per maestro , non reste-
rò senza replica . In quanto a cantare la palìaodia ,
ninno lo aspetti . Fostra Santità può terminare con
ima sola parola ogni contesa, assumendo in se r af~
fare, ed imponendo agli uni e agli altri il silenzio^
T'unto scrisse a Leone X. dedicandogli il libro del-
la Libertà Cristiana pieno di nuovi paradossi , on-
de vedremo ben presto gli effetti funesti . Lo stesso
anno dopo la censura delle Università di Lovanio e
di Colonia, tanto contro questo, quanto contro gli
altri libri, Lutero se ne hgnò in questa maniera:
tn che il nostro santo padre Lione ha offese queste
Università , per giugncre a strappargli dalle mani
«n libro dedicato al suo nome, e posto a suoi piedi
per aspettarne la sua sentenza ^ Scrisse in fine a
Car-
tS Variazioni
Pnt.LKth. Cario V. ch'eì sarebbe sino alla morts umile ed ub-
ibu. òidiente figliuolo della Cattolica chiesa , e promet-
teva di tacere , ss ì suoi amici glielo avessero per-
mesK> . Prendeva così in testimonio tutto l'iiniver-
so , e le sue due maggiori potenze , che potevasi
tralasciar di parlare di tutte le cose, che avea po-
ste in campo , ed egli stesso vi si obbligava nelU
più solenne maniera .
XXIV, Ma questo affare aveva fatto troppo remore
S' con- ....
dannato da per esser posto in silenzio. La sentenza uscì di Ro-
si prorompe ma. Leone X, pubblicò la sua Bolla di condannazione
iatrasporti .i tv „ f • t ii
di orribili li di i8. di giugno 1520. e Lutero nello stesso punto
eccessi . j'j- ... j. ...
scordossi di sue sommissioni , come di vanissimi
complimenti. Da quel punto egli non ispirò che fu-
rore . Si videro volare contra la B^Ha nuvole di
scritture . Fece egli subito comparire delle anno-
tazioni , ovvero postille ripiene d'ogni disprezzo ,
Una di queste scritture aveva in fronte questo ti-
tolo : contro laBolla esecrabile dell'anticristo . Ter*
Assert. art.
fer Euli. minava con queste parole: nella maniera di cui essi
scomunicano me ^ pur io scomunico, essi . Cosi sen-
tenziava il nuovo Papa . Pubblicò in fine un' altra
scrittura in difesa degli articoli , che dalla BolU
erano condannati* In essa, alieno dal ritrattarsi dì
Assert. art.
fer Euli. alcuni de' suoi errori , o dal mitigar per lo meno
damii. I5J0. , r • I
T. 2, Prop. un poco 1 suoi eccessi; gli aumentò, e coniermo it
tutto, eziandio questa proposizione : ogni Cristian
Ih. f-op 34. ;j0 ^ utja donna , ovvero un fanciullo possono assol-
vere in assenza del sacerdote in- virtù delle parole
di Gesucristo: quanto scioglierete sarà sciolto. Co-
sì pur quella i in cai aveva detto, che il combat-
tere
Libro I, |^
isre centro il Turco fosse un resistere a Dio » fts
vece di correggersi sopra una proposizione canto
stravagante e scandalosa , di nuovo la stabilii e pren-
dendo un tuono di profeta , in questa guisa parlò.
Se il Tapa non si riduce alla ragione ^ la Cristiani-
tà e perduta. Fugga chi può a' monti ^ o sia toltala
vita a qucsi" omicida Romano. Lo distruggerà Cesu-
cristo colla sua gloriosa venuta : egli sarà il di^trug^
gitorCf e non altri . Poi prendendo in prestanza le
parole d'Isaia : o Signore , esclamava il nuovo pro-
feta , chi è colui , che crede alla vostra parola ^ e :
concludeva col fare agli uomini questo comanda-
mento, come oracolo venuto dal cielo : cessate di
far la guerra contro ti Turco, finattantockè sìa tol-
to di sotto al cielo il nome del Tapa : ho detto .
XXV. Era questo un dir chiaramente , che il Papa in Suo furore
, I .1 • . contro il
ijvvenire sarebbe n nemico comune, contro cui era Papaecmu
pecessario unirsi. Ma Lutero se ne spiegò poi me- cipi'che'ìò
glio, allorché sdegnato, perchè le profezie con ce- va^ji"^^^"
levità bastante non si avverassero, procurava acce-
lerarne con queste parole il compimento : // Tapci D'sp. u^-a.
è un lupo ppssduto dallo spìrito maligno : bisogna ^J'^^j^'f^
unirsi contro dì et so da tutte le ville , e castani,,
ì<lon si dee attendere ne la sentenza del giudice ,
aè f autorità del conciUc . ì<ion importa , che ì re ^ ,y ^ ..,.
e ì cesari facciano in suo favore la guerra , Colui , •*
che fa la guerra sotto la condotta di un ladro , la
fa in proprio danno : i re , e i cesari non ne van
salvi, dicendo che sono difensori della chiesa ^ per-
chè debbono sapere, che cosa sia chiesa. In somma
chi gli avesse creduto avrebbe data ogni cosa al
fuo-
^8 Variazioni
fuoco, e fatto un cenere stesso del Papa, e di tutti
i Principi, che n'erano protettori. E quello ch'ec*
cede ogni stravaganza, e, che tutte le proposizio-
ni, che sino a questo punto abbiarno udite, ercno
tante tesi di Teologia , prese a difendersi da Lu-
tero . Non era costui un oratore , che nel calore
del dire si lasciasse trasportare a proposizioni in-
sensate: era un dottore, che insegnava dogmi con
animo riposato, e volgeva in tesi tutti i pioprj fu-
rori .
Benché non si esprimesse con tanta forza per an-
che in iscritto , allorch'espose al pubblico le sue
invettive contra la Bolla , vi si hanno potuti scor-
gere tuttavia i principi di questi eccessi, e lo stes-
so impeto d'ira taceva j ch'egli dicesse sopra la ci-
^^1/. e.vfcr. tazione , alla quale non era comparso : attendo per
Bull. Ami- . . , . . , , . , ^ . ,
ihr, T. 2. comparirvi ai esser seguito da ventimila fanti , e ad
cinquemila cavalli: allora mi farò prestar fede . Il
tutto era di questo carattere , e in ogni suo discor-
so vedevansi i due contrassegni di una smoderata
superbia, cioè il disprezzo, e Ja violenza.
Era ripreso nella Bolla di aver sostenute alcune
proposizioni di Giovanni Us . In vece di scusarse-
ne, come per l' addietro avea fatto. 5"!?, diceva par-
ih. ad fref. landò al Papa, quanto da voi è condannato in Gio-
vanni XJs , da me si approva , quanto da voi e ap-
provato, da me si condanna. Ucco la ritrattazione ,
che a me comandate . Che pia volete^
Le febbri più violente non cagionano simili furo-
ri . Ecco quanto da' suoi aderenti era denominata
grandezza di coraggio; e Lutero nelle postille che
fatte
L I E R O I. 29
fatte aveva sopra la Bolla , sotto altrui nome , di-
ceva al Papa : ben sappiamo ^ che Lutero non sarà fl^z^ "
per cedervi , perché un coraggio sì grande non può
abbandonare la difesa della verità da esso comin-
ciata . Allorché in odio del Papa , che aveva fatte
bruciare in Roma l'opere sue, Lutero fece pari-
mente bruciare in Vittemberga le Decretali ; gli
atti da esso fatti stendere di quell' azione espri*
mevano , eh' egli aveva parlato con gran pompa di Eust. Jch
belle parole , e coir avventurata eloquenza di sua
lingua, materna. Con questa rapiva ognuno . Ma in
ispezialità non lasciò di dire, che non bastava l'aver
bruciate le Decretali , ma che sarehhi stato assai
lene il far altrettanto del medesimo Vapa , e per
{ mitigare un poco il suo discorso, sogaiugneva, cioè
I della Sede Vapale .
j XXVI. Considerando tanto furore dopo tanta som- comf lu-
missione, ho dimcoita neii intender?, che origine ributtasse i*
potesse avere quell'apparente umiltà in un uomo di ^e|[*a'<^^,j^
quel naturale. Era iorse dissimulazione e artificio ,^^"
oppure nasceva dalla proprietà dell'orgoglio, il qua-
le ne' suoi principi non conosce sestesso, e dapprì-
j ma timido, sotto il suo contrario si nasconde, sin
che non ha trovata occasione di dichiararsi con suo
vantaggio? .: ,. .
In fatti, dopo la disunione patente, Lutero con-
fessa, che dapprincipio era come in disperazione , e j.^''"^- °f'
che nessuno può comprendere da qual debolezza lo
abbia Iddio innalzato a tanto coraggio , ne come da
tanto timore ei sia passato ad aver tanta forza . Se
Iddio, oppur l'occasione abbiano, fatto quel cambia-
men-
30 Variazioni
niento , ne lascio il giudicio al lettore, 6 mi con-
T. ',* tento del fatto , che da Lutero vien confessato .
In quell'orrore, è vero in certo senso, che la sua
umiltà^ com'ei dice , non era finta , Quello, che
tuttavia potreboe recar sospetto d'artificio ne' suoi
discorsi , è , eh' egli di quando In quando facerasi
scorgere sino col dire ', che non avrebbe mai cani''
hìata cosa alcuna nella sua dottrina ; e che , se ave-
va rimessa la sua contesa al giudicio dd sommo Von-
tefice , lo aveva fatto , perch' ira necessario coHser'
vare il rispetto verso coluti cW esercitava carica co-
sì grande . Ma chi si farà a considerare ragitaziono
di un uomo, cui da una parte l'orgoglio, dall'altra
i residui della fede non cessavano di lacerare l' in-
terno, non crederà impossibile, che sentimenti tan-
to diversi si sieno fatti sentire 1' un dopo l'altro
celle di lui scritture . Sia come si voglia, e cosa,
certa , che l'autorità della chiesa per gran tempo
lo rattenne; e non si può leggere non meno senza
sdegno che senza compassione ciò che ne scrisse »
pT«f.Ofu;. Dopo cF ebbi superati ^ dice egli , tutti gli argomen-
ti) che mi venivano opposti) un altro me ne restai
va , che appena pote^ essere da me superato median-
te r ajuto dìGesucristo con difficolta estremai ed an-
goscia non poca ; ed era , /' esser necessario ascoltare
la chiesa. La grazia, per dir così , durava fatica
ad abbandonar l'infelice. Alla fine egli la superò ,
e per colmo di cecità, credette che l'abbandono di
Gesucristo da lui (disprezzato , fosse un soccorso del-
la sua mano . Ciii avrebbe potuto credere, che si
attribuisse alla grazia di Gesucristo l'audaciadi più
non
-t I E K. 3 I. if
t\où ascoltare la di lui chiesa, contro II di lui pre-
cetto? Dopo quésta vittoria funesta, che costò tan-
ta fatica a Lutero j egli esclama come libero da
giogo importuno: spezziamo ì loro legami:, e -^^«o- ,^/ ^'Jf^^^*'**'
tìamo dal nostro colio II loro giogo t, perchè si servì ^* '•
di queste parole in rispondendo alla Bolla, e scuo-
tendo Coir ultimo sforzo 1* autorità della chiesa ,■
Senna riflettere, che il cantico infelice è posto da
/ t>avide in bocca a' ribelli, le cospirazioni de'qualì
insorgono contro il Signore ^ e certtra il juo Cristo . p,^/. j,
Lutero fatto cieco a se l'appropria, contento dì po-
ter parlare in avvenire senza ripugnanza di tutte le
cose, e deciderne a suo capriccio . Le sue sommis-
sioni disprezzate cambìansi nel suo cuore in vele-
no; non più osserva misura alcuna, gli eccessi, che
dovevano recar dispiacere a'suo.i discepoli, gli ren-
dono animosi, coli' ascoltarlo entrasi a parte de'suoi
furori. Un impulso sì rapido si comunica al di fuori
ben da lungi, e una gran moltitudine considera Lu-
tero come uomo inviato da Dio per la riforma dei
gene-re umano .
XXVn.Sipose allora a sostenere, che la sua voca- tsturt di
Éionc toss estraordmaria, e divina. In una lettera da Vescovi, la
lui scrìtta a' Vescovi , ch'egli diceva falsamente à^no- «e prema"
mmarsi talli prese il titolo di Ecclesiaste , o sia di ,iaria.
Predicatore di Vittemberga; titolo non dato ad es- _ ,^ ,
^?. ad fati»
so da alcuno . Altro perciò non disse , se non eh' r.^minat.
egli stesso sé lo a'uea attribuito , che tante Belle i ~- i.
ta}7te scomuniche , tante condannazioni del "Papa e
dell' Imperadore gli avevano tolti tutti i titoli anti-
chi, ed avevano canallato is esso il carattere della
, r
32 Variazioni
bestia ; che non poteva tuttavìa restar senza tìtolo ,
e prendeva questo per contrassegno del mìnisterìo ,
al a'tal era stato chiamato da Dìo , ed aveva rice-
vuto NON DAGLI UOMINI, NE' DALL'uOMO, MA DAL
DONO DI Dio , e dalla rivelazione di Gesucri-
STO . Eccolo dunque chiamato tanto immediatamen-
te, tanto estraordinariamente, per la medesima ra-
gione come s. Paolo . Sxx. questo fondamento , si
qualifica e in fronte , e in tutto il corpo della let-
tera , Martirio Lutero per la grazia di Dio Eccle-
siaste di Vittemberga ^ e manifesta a' Vescovi , affin-
chè non ne pretendano causa d' ignoranza , esser quel-
la la sua nuova qualità , cV egli a se attribuisce ,
con un magnifico disprezzo di essi , e di satanasso ;
per la stessa ragione potersi denominare Vangelista
per la grazia di Dio ; e certamente esser così nO'
minato da Gesucristo, e tenuto per Ecclesiaste .
In virtù di questa celeste missione faceva tutto
nella chiesa; predicava, visitava, correggeva, to-
glieva alcune cerimonie, altre lasciava, instituiva ,
e distruggeva . Benché non fosse che semplice sa-
cerdote , osò, non dico far altri sacerdoti (il chs
solo sarebbe stato un attentato inaudito in tutta la
chiesa sin dall'origine del Cristianesimo) ma, ciò
eh' è anche più inaudito, ebbe ardimento di creare j
Sì?]d, XII, un vescovo . Fu creduta cosa ben fatta fra' suoi 1' =
occupare a viva forza il vescovado di Naumburgo.
Andò Lutero in quella città, nella quale con nuova
consacrazione ordinò vescovo Niccolò Amsdorfio da
esso già ordinato ministro, e pastore di Maddebur- I
go . Non lo fece dunque vescovo secondo il senci-
men-
Libro I. " 3>
mento, end' egli appella alle voice con questo nome
tutti i Pasnori , perchè Aiiisdorfio era già stabilito
Pastore; io fece Vescovo con ogni prerogativa uni-
ta ai sacro nome , e gli diede il carattere siipèrio-
te ch'egli stesso non possedeva. Ma tutto ciò, al
suo parere , era compreso nell'estraordinaria sua
vocazione 'y e finalmente un Vangelista inviato im-
mediatamente dà Dio 3 come un nuovo Paolo , ha
tutta la podestà nella chiesa .
XXVIII. Queste azioni sì ardite sono stimate , Ragiona-
I 11 II T ^ mento di
lo SO, come un nulla nelia nuova ntorma . Queste Lutero con.
vocazioni , e missioni in ogni secolo tanto venera- b'itf;sV,,ché
te, secondo i nuovi Dottori, non sono al più, che fj^J^'^j'^."^^^*'
formalità, e bisogna ridursi alla sostanza. Ma aue- """''"'*:
ste formalità stabilite da Dio conservano la sostan- « ^csaii'i-
lacoU .
za in sestesse. Sono formalità, se lo vogliamo, nel-
lo stesso senso in cui parimente lo sono i Sacra-
menti : formalità divine che sono il sigillo della pro-
missione , e gli stromenti della grazia. La vocazio-
ne , la missione , la successione , e l'ordinazione
legittima sono formalità nello stesso senso . Con
queste sante formalità Iddio sigilla la promissione - -
fatta da esso alla sua chiesa dì conservarla in eter-
no : andate , insegnate , e battezzate ; ed ecco sino
alla consumazione de' secoli io sono con voi . Sono ,,^''"--'
XXviu,
con voi insegnando, e battezzando; sono non solo ^c-
con voi , che siete presenti e da me immediata-
mente eletti , ma sono con voi in persona di cele-
rò , che a voi saranno eternamente sostituiti per
ordine mio . Chiunque disprezza queste forrrtólità
di legittima e d'ordinarla missione, può per la stes-
Bossuet Cpere 1 I. C sa , -
ii Variazioni
Sì ragione disprezzare i Sacramenti , e confonciere
tutto l'ordine della chiesa. E senza entrar di van-
taggio in questa materia , Lutero che dicevasì in-
viati con titolo estraordinario ed immediatamente
emanato da Dio , come un Vangelista e come u»
Apostolo, non isnorava , che la vocazione estraor-
dinaria doveva essere da i miracoli confermata .
Allorché Muncero co' suoi Anabattisti prese a farsi
Pastore, Lutero non voleva, che si venisse con quel
nuovo dottore ad esaminar la sostanza , uè che fos-
se ricevuto a provare la verità della sua dottrina
colle scritture ; ma comandava , che gli fosse do-
HieU VI "'^"^^to ■ ^/-"' S^^ a-ùesse concesso V ufficio W ìnsegna-
y. Etilt, ^g p £ seguiva : s' eg/i risponde , che Iddio glìeT ha
concesso y lo provi con un miracolo manifesto j per-
che col mezzo di tali segni Iddio si manifesta t quan-
do vuole cambiar qu/ilche cosa nella forma, ordina-
ria della missione . Lutero era stato allevato con
buoni principi , e non poteva lasciare di quando in
quando di ridurvi sestesso. Ne ta testimonianza il
Trattato, ch'ei fece dell'Autorità de'Magistrati V
Tn Fiai. anno 1534. Questa data è degna di considerazione,
f/j'^^/jff perchè in quel tempo, eh' è il quarto anno dopo la
^' ^' confessione Augustana , e il decimov-ruinto dopo la
sua disunion dalla chiesa , non può dirsi , che la
dottrina Luterana non avesse presa ogni sua for-
ma, e tuttavia Lutero ancor vi diceva, che 'voleva
piuttosto , che un Luterano uscisse da una parroc-
chia y che r indurvi sì a predicare malgrado il di lei
pastore: che il Magistrato non doveva permettere ne
le adunanze segrete » ne ^ che alcuno vi predicasse
senza
L 1 B R. O L 5$
senza legìttima vocazione ,• che se fossero stati re-
pressi gli anabattisti dacché sparsero i loro dogmi
senza vocaziohe , sarebbono stati impediti molti mali
in ^lemagna ; che nessun uomo dotato di vera pie-
tà doveva imprendere cosa alcuna senza vera voca-
zione: il che doveva essere tanto religiosamente os»
servato i eh' ìLzikìmio un Evangelico ( così erano
da esso denominati i suoi discepoli ) NON doveva
PREDICARE IN UNA PARROCCHIA DI UN PAPISTA, O
di un Eretico y senza farne consapevole colui , che n
era il pastore , Tanto eì diceva , segue lo scesso ,
per avvisare i Magistrati di evitare certi ciarloni ,
se non adducevano buone e sicute testimonianze di
/oro vocazione o da Dio o dagli uomini: altrimenti
non dovevano essere ammessi 3 quand' anche volesse-
ro predicare il puro Vangelo , 0 fossero angioli dal
cielo discesi . E volle dire, che non basta la sanca
dottrina ; ma che oltre di ciò è necessaria l' una
di queste due cose, o i miracoli per mostrare una
vocazione estraordinaria di Dio, o l'autorità de' Pa-
stori , che si fossero trovati in carica , per iscabi-
lire l'ordinaria e regolata vocazione.
Poste queste espressioni , ben conobbe Lutero , che
si poteva domandare adesso, da chi avesse presa la
sua autorità: ed egli rispose, ch'era dottore j e pre-
dicatore ; che da se non se nera ingerito , e non doveva
lasciar di predicare , dopo essere stato una volta ob-
bligato a farlo : che in somma non poteva dispensarsi
dall' ammaestrar la sua chiesa : e quanto all'altre
chiese i ch'egli altro non faceva , che comunicar loro
l' 9pere sue ^ il cV era semplice debito di carità .
C z XXIX.
jfi Variazioni
c^n quali XXIX. Parlando sì audacemente della sua chic-
Hlitacoli . I . 1.
preteudes- sa, era neccssario Sapere chi gliene avesse conmrnessa
se Lutero , . , , . .
autorizzare la cura ', e come la vocazione da jui ricevuta con
ffoj'e* "'"' dipendenza j fosse ad un tratto divenuta indipenden-
te da tutta l'ecclesiastica Gerarchia . Sia come si
voglia , in quel tempo egli era di umore di voler,
che la sua vocazione fosse ordinaria; in altri tem-
pi, quando meglio conosceva l'impossibilità di soste-
nersi, diceva, come lo abbiamo veduto, di essere
immediatamente inviato da Dio, e si rallegrava di
essere spogliato di tutti i titoli, che aveva ricevuti
nella chiesa Romana , per godere in avvenire di
una vocazione si alta. Nel rimanente non gii man-
cavano miracoli . Voleva, che si credesse, che il
gran successo di sue predicazioni avesse dsl mira-
coloso ', e allorché abbandonò la vita monastica ,
scrisse a suo padre, il quale pareva un poco atflic-
to del suo cambiamento, che Iddio co' visibili mi-
racoli lo aveva tolto al suo stato. Vare, dice egli,
Df va. ^jjg satanasso abbia preveduto sino dalla mìa infan-
jounnem 2.ia (juaìito avessc un giorno a patire t>er opeta mia.
rent. tuum, £' egli possibUe ^ CO io Sia il solo fra tutti i mortali
ora da lui combattuto^ Voi volevate per r addietro ,
segue , trarmi dal monìsterio . Id.dìo me ne ha trat^
to senza voi . Vi mando un libro in cui vedrete con
quanti miracoli , ed eletti esiraordinarj di sua pos-
sanza da' voti monastici egli mi abbia assoluto. Que-
ste virtù, e questi prodigi erano e l'ardire e ilsuc-
cesso inaspettato delia sua impresa. Tutto ciò egli
esponeva come miracolo, e i suoi discepoli n'erano
persuasi.
XXX,
L I B R O i. ' 37
XXX. Prendevano anche per cosa Jn'racolosa , che Cortimia-
_ . ,, !• •! r» I • Z'^'i't l'è'
vntrnticelio avesse osato assalire- il Papa, e che si wiracou
facesse vedere intrepido fra tanti nemici. I popoli Luùro. ***
lo consideravano come un eroe , e come un uomo
divino, allorché l'udivano dire, che non cadesse in
pensiero ad alcuno di spaventarlo; che s'egli si era
nascosto per poco tempo , sapeva bene il diavolo , £p;,f. ^^
( o bel testimonio I ) chs non sì era nascosto p2r ^\'_f ^J."^
timore ; ch:^ quand" era comparso in Vor-na~ia alla <^bitrdib.x,
presenza dell' Impsradore ^ non vi era stata cosa ca-
pace dì cagionargli spavento ; e che quando fosse sta-
to certo di trovarvi tanti diavoli pronti a strasci-
narlo , quante erano le tJgole sopra le case , tutti gli
mvrcbbe colla medesima confidenza affrontati » Quest' ' '-
erano le sue ordinarie espressioni . Aveva sempre in
bocca il diavolo e il Papa a guisa di nemici , che ■
da lui dovevano esser vinti , e i suoi discepoli ri-
trovavano nelle sue brutali parole un arder divi-
no ^ un istinto celeste , e l entusiasmo dì un cuore
infiammato per la gloria del Vangelo . chitr. ly.
Allorché molti di suo partito presero, come ben
presto lo vedremo , a gettare a terra io Immagini
in Vittemberga in tempo di sua assenza , e senza
prenderne il suo parere: io non faccio, diceva, co- r . , ^ .
me que' nuovi profeti, ì auo.li pensano fare un'azio- SJ^^-J^'^
* ' i , VII,
ne maravigliosa e degna dello Spirito Santo , man-
dando a terra statue e pitture . Quanto a me , non
ho per anche posta la mano alla pia piccola pietra
per atterrarla ; non ho fatto mettere il fuoco ad al-
cun moniftero; ma quasi tutti i monister) sono man ~
dati in desolazione dalla mia penna , e daTla mia
Ci bocca \
38 Variazioni
bocca ; e sì dice pubblicamente , che io solo , Io'/ìia>ì6
da ogni violenza , ho fatto più male al "Papa , di
quello avrebbe potuto fargli un Re con tutte le forze
del proprio regNO . Ecco i miracoli di Lutero. I suoi
discepoli ammiravano la forza di questo depreda-
tore di moniscerjj senza riflettere, che la sua for-
midabile forza esìer poteva quella dell'angiolo de-
>fof. *. II. nominato da S. Giovanni, l' Esterminatore,
Lutero fa XXXI. Lutcro faceva da profeta contro coloro , che
promette si opponevano alla sua dottrina. Dopo averli avvisati
ge're a Pa- di dover sottomettersi ad esso, li minacciava in fi-
nfomèntò , "^ ^'^ ^^^ orazione contro di essi: Le mie orazioni»
••jiiza pe.J- diceva, non saranno un fulmine diSalmoncoy ne un
liistter oi ' -' '
prender 1» fidano mormorio prodotto ne II' aria: non sì arresta in
armi . *
questa guisa la voce dì Lutero , ed io desidero che
CeoTg.DHc. V,Ji, non lo provi in suo danno . Così ad un Prin-
■ *■ cipe della casa di Sassonia ci scriveva. La mìa ora-
zione ^ soggiugneva , e un terrapieno insuperabile ^
più potente del diavolo stesso . Senza essa e gran
tempo i che più non parlerebbesi dì Lutero j e non è
da maravigliarsi dì un miracolo così grande ^ AUor-
ch'el minacciava alcuno de'giudicj di Dio, non vo-
leva che si credesse che egli lo facesse come uo-
mo, che solo ne avesse generali notizie . Avreste
detto , ch'ei leggesse gli eterni decreti . Udivasi
parlare con tanta sicurezza della rovina prossima
del Papato , che i suoi non ne avevano più dubbio
alcuno . Nel suo partito sopra la sua parola tene-
vasi per cosa certa, che due Anticristi fossero chia-
ramente espressi nelle scritture, il Papa, e il Tur-
co. Il Turco era per cadere, e gli sforzi fatti da
esso
L 1 B R. O r» 39
esso allora ncll' Ungheria , erano l'ultimo atto del-
la tragedia . Quanto ai Papato ^ era imminente la
sua rovina, appena gli concedeva due anni di vita;
ma soprattutto avvisava l'astenersi dall'armi in uà
opera così grande. Così parlò sin che fu debole, e
nella causa del suo Vangelo vietò ogni altra spada j
che quella di sua parola , Il regno Papale doveva,
cadere in un momento al soffio di Gesucristo , cioè,
alla predicazion di Lutero . Daniello se n'era es-
presso , s. Paolo non permetteva di dubitarne , e ' '
Lutero loro interprete così lo cfFermava. Anche di
presente si ritorna a questa sorca di profezie ; ii
pessimo successo di quelle di Lutero non impedisce
a' ministri di osarne di somigiianti : si conosce il .,>
genio de' popoli , e bisogna sempre affascinarli per
le medesime strade . Le profezie di Lutero si ve- Assf.rt.
dono ancora ne'suoi scritti, in eterna testi monian- ^j7j.";j-"j'*'^^
za contro coloro , che le hanno tanto leggermente z"'^^,';,/^'^
credute . Sleidano suo storico le riferisce con se- <^''»^'";- '^'■•
cnnt. Hitir,
ria espressione , mette in esercizio tutta l'elc^an- ^^s- ^''-i^'
za del suo stile, e tutta la purità del suo linguag-
gio polito per rappresentarci una pittura la più lor-
da, la più vile, la più ignominiosa, che fosse mai,
onde Lutero aveva riempiuta l'Alemagna: tuttavia
se prestiamo fede a Sleidano, eli'era una immagi::e
profetica: nel rimanente , Dcdevasì di ?ih il com- ., . , ,
. . . Sletd. 1. 4.
pimento dì molte profezie di Lutero, e V altre erano 7®- h. ì»j.
itf. icj|, (ire.
per anche nelle mani dì Dio.
Non il popolo solo considerò dunque Lutero co-
me profeta . Le persone dotte del suo partito io
pubblicavano come tale . Filippo Mslantone , che
C 4 sul
40 Variazioni
sul principio delle sue dispute si pose sotto la sua
disciplina, e fu il più capace non meno che il più
zelante de'suol discepoli, si lasciò a prima giunta
persuadere , essere in quest'uomo qualche cosa di
straordinario e di profetico , e stette gran tempo
senza poter uscir deli' inganno , non ostanti tutti
i difetti, che tli giorno in giorno erano da lui sco-
perti nel suo maestro : scrisse perciò ad Erasmo
ìvfw. l;^ parlando di Lutero: Foi sapete eh' e necessario ap-
ì- ({■ ti- provare , e non disprezzate le profezìe .
MiUanr;- XXXII. Iiitanto il nuovo profeta lasciavasi traspor-
rle di La.
tero , . tare ad eccessi inauditi. li tutto era da esso portato
latro da es- olttc i Confini del ragionevole Perchè i profeti, per
i Padri. " comando di Dio, facevano delle terribili invettive,
divenne il più violento di tutti gli uomini, e il più
facondo in parole oltraggiose. Perchè s. Paolo, per
il bene degli uomini , aveva innalzato il suo mi-
nisterio , e i doni di Dio in sestesso con tutta la
confidenza , che gli era somministrata dalla verità
manifesta, la qual era sostenuta ci lassù da Dio coi
niiracoll , Lutero parlava di sestesso d'una maniera
da. far tingere di rossore il volto a* suoi amici.
Tuttavia, vi si era assuefatto l'o-ccchio : il tutto
denominavasi magnanimità : ammiravansi là santa
ostentazione , le sante miUanterie , la santa vanti-
gloria di Lutero ', e Calvino stesso così le denomi--
iont.vtr.fh. na, benché tosse adirato contro di lu: .
" ' Gonfio del suo sapere , mediocre in sostanza, ma
grande per que' tempi , e troppo grande per la sua
salute , e pel riposo della chiesa, stimavasi supe-
riore a tutti gii uomini, e non solo a quelli del suo
se-
L I 3 R O r, 41
secolo, ina eziandio a' più illustri de' secoli pas-
sati .
Nella quiitlone del libero arbitrio , Erasmo op-
poncvagli il consenso dc'Padri , e di tutta l'Anti-
ciiità. Fa bene ^ dicevagli Lutero ; vantateci gli an- jf^JL''""'
fichi Ttidri , e fidatevi decloro discorsi , dopo aver
veduto , che tutti insieme hanno trascurato il sen-
timento di S' Vaoloy e che immersi nel senso carna-
le, sì sono tenuti quasi a bello studio lontani da -^
questo beli' astro del mattino , o piuttosto da questo
sole . E di nuovo : qual maraviglia , che Iddio ab- ^^'d-
bla lasciate tutte le chiese maggiori andarsene
secondo le loro strade , giacche vi aveva lasciate an-
dar per f addietro tutte le nazioni della terrà. ^ Che
eonreguenza ! Se Iddio ha abbandonati i Gentili al-
la cecità del loro cuore, ne segue forse, ch'egli vi
abbandoni anche le chiese da lui Sottratte alla ce- ■' '
cita con tanta cura ? Ecco nuHadimeno ciò che da ^ •
Lutero vien detto nel libro del servo arbitrio i e
quello, eh' è qui più degno di riflessione , è, che in
quello ch'ei vi sostiene, non solo contro tutti i Va-
dri , e contro tutte le chiese , ma anche contro tutti
gli uomini , e contro la voce comune del genere
umano , cioè che il libero arbitrio sia affatto un i- L-
nulla, viene abbandonato, come vedremo, da tutti
ì suoi discepoli , ed anche nella confessione Au-
yustana. Il che dà apertamente a conoscere a qua!
cesso siasi trasportata la di lui temerità, avendo
trattati con disprezzo tant' oltraggioso e i Padri j
e le chiese in una materia , nella quale tanto era
il suo torto patente , Le lodi date alla continenza
«1 Variazioni
da questi santi Dottori , di cornuti voce , in vece di
muoverlo, lo spingono alla ribellione, s. Girolamo
gli diviene insoffribile per averla colmata di enco-
mi. Decide, ch'egli, e tutti i santi Padri, ì quali
hanno poste in uso tante sante mortificazioni per
custodirla inviolabile , avrebbono fatto meglio, se
avessero presa moglie. Non è men violei;:o contro
l'altre materie. In somma i Padri, ì Papi, i Con-
dì) generali, e particolari, quando non cadano nel
sito sentimento in tutto e per tutto, gli stanno per
nulla. Se ne libera coll'oppor loro la Scrittura spie-
gata a suo capriccio, come se prima di esso vi fos-
se stata una general ignoranza della Scrittura , o
che i Padri , che con canta religiosità l'hanno cu-
stodita e studiata, ne avessero trascurata l' intelii-
genna.
BufFone. XXXIII. Ecco dov' era giunto Lutero : dall'estrema
rie , e stra- ,.,.., . 7 . ,- r •
vagirne . modestia , di cui dappnneipio aveva ratta proiessione ,
era passato a tanti eccessi. Che dirò poi delle buf-
fonerie non meno vili , che scandalosi , onde riem-
piva i suoi scritti ? Vorrei , che uno de' suoi più
parziali Settarj prendesse la pena di leggere un so-
lo discorso da lui composto a tempi di Paolo III.
JdvifsF.'.- contro il Papato. Io sono sicuro, che si arrossireb-
pat, T,Vn. , T • • LL
be per Lutero: tanti vi troverebbe per tutto, non
dirò furori e trasporti d' ira , ma freddi equivoci ,
vili buffonerie, ed impurità, eziandio delle più gros-
solane , e di quelle, che non si odono uscire di boc-
ca , se non della più vile canaglia . 1/ Tapa y dice
egli, è tanto ripieno dì diavoli, che ns sputa, e r.s
tramanda dalle narici. Non diamo l'ultima mano a
quanto
L I £ R O I, 45
quanto Lutero non arrossì di ripetere ben trenta
volte. E' questo forse il discorso di un riformatore?
Ma si tratta del Papa : a questo sol nome egli rien-
trava ne* suoi furori, né più era padron disestesso.
Ma oserò forse riferire la continuazione di sua in-
sensata invettiva? Debbo farlo, malgrado i miei or-
rori, affinchè una volta si veda, da quali furie fos-
se posseduto il capo della nuova riforma » Faccia»
moci dunque forza per trascrivere le parole da es-
so al Papa dirette: Vaoletto mio ^ papato mìo ^ asi-
nelio mio 3 camminate adagio; è gelato, ri rompe- \,
reste una gamba y vi guastereste ; e si direbbe: che
diavolo è questo ? Come mai sì è guastato il papet-
tino .<* .Perdonatemi, lettori Cattolici, s'io replico
irriverenze sienormi . Perdonatemi anche voi. Lu-
terani , e approfittatevi per lo meno della vostra
ignominia. Ma dopo si lorde idee, è tempo di ve-
dere i luoghi più belli. Consistono ne'giuochi delle
seguenti parole: Coelestissimus ^ scclestissimus j san^ ilìd,
cìissimus 3 satanissimus 3 ed altrettanto in ogni linea
si trova. Ma che dirassi di questa bella figura? Un ^^'"f-
asino sa , eh' è asino , una pietra sa cV è pietra ,
e gli asini papettini non sanno di esser tanti asini .
E temendo che non si pensasse a dire altrettanto
di esso, previene l'obbiezione: ed ì'Tapa^ diceegli,
non mi può tener per un asino : ben sa , che per
bontà di Dio , e per sua grazia speciale sono più
istruito di lui , e di tutti t suoi asini nelle Scrit-
ture . Seguitiamo", ecco Io stile, che comincia ad
innalzarsi. S' io fossi signor dell' Imperio ; dove an- Jl'J.
derà mai con un principio sì bello? farci un fascio
del
44. VARIAZIONI
delTapa, e de Cardìr.dli , psr gettarli tutti insiemi
nella picciola fossa dsl mar di Toscayja . // bagno
lì guarirebbe ; v'ìmpsgno la mia parola , e do ptr
cauzione Gesucristo . None egli ben impiegato il no-
me santo di Gesucristo ! Facciamo silenzio: tanto
basti, e tremiimo sotto i terribili giudic) di Dio,
che per punire il nostr'orgoglio ha permesso , che
trasporti si rozzi avessero una tal efficacia di sedu-
zione, e di errore.
Sediiio- XXXIV. Nulla dico delle sedizioni , e delle ruberie^
Tenee ^'°' P^imo frutto delle predicazioni de! Vangelista novel-
lo. Egli ne traeva delie vanità o II Vangelo ( di-
ceva egli, e dopo di lui i suoi discepoli seguono a
£>£ ,<r^, dirlo ) ha sempre cagionata della turbolenza , e
^'''""'' per istabilirlo è necessario il sangue . Zuinglio di-
ceva altrettanto. Calvino della stessa maniera si di-
fende: Gesucristo, dicevano tutti, e venuto a porre
Matth.io. la spada nel mondo', ciechi, che non vedevano, o
che non volevan vedere che sorta di spada Gesù-
cristo 'vi avesse posta , e che specie di sangue vi
avesse voluto diffuso . E' vero , che i lupi , fra i
quali mandava i proprj discepoli , avevano a spar-
gere il sangue delle sue pecorelle innocenti ; ma
forse aveva detto , che le pecorelle avrebbono la-
sciato di essere pecorelle, col formare sediziose co-
spirazioni, e collo spargere anch'esse il sangue dei
lupi? La spada de' persecutori fu tratta dal fodero
contro i di lui Fedeli, ma i di lui Fedeli trassero
forse dal fodero la loro spada, non dico per assali-
re i persecutori , ma per difendersi contro le loro
violenze? In somma, furono eccitane delle sedizio-
ni
L 1 B R O I. AS
ni contro I discepoli di Gesucristo , ma i disce-
poli di Gesucristo ne hann' eglino mai eccitata al-
cuna per lo spazio di trecent'anni di spietata per--
sedizione? Il Vangelo gli rendeva modesti , tran-
quilli, rispettosi verso ogni legittima potenza, ben-
ché nemica della fede, e gli riempieva di un vero
zelo; ma non di quello zelo amaro, che oppone as-
prezza ad asprezza , armi ad armi , e forza a for-
za. Sieno dunque i Cattolici, come vien dette, sle-
no tanti ingiusti persecutori. Coloro, che si van-
tano di riformarli sopra il modello della chiesa Apo-
stolica , dovevano cominciar la riiorma da una in-
vincibile pazienza . Ma per lo contrario , diceva
Erasmo , che ne aveva veduti nascere i principi, L'h.XTX.
XXXI
io li vedeva uscire dalie prediche loro fieri nel sem-
biante y e m'innccevolì negli sguardi , come genti,
chi avevano udite sanguinose invettive , e sediziosi
discorsi , Cosi quel popolo Evangelico era veduto
sempre disposto a prender l' anni , e non men atto
a combattere y che a disputare , Forse ci confesse-
ranno i ministri , die i sacerdoti degli Ebrei , e
quelli degl'Idoli davano Itiogo a satire non meno
forti , che i sacerdoti della chiesa Romana , qua-
lunque sieno i colori , onde ci vengon da essi di-
pinti : ma quando mai in uscir dalle prediche di
s. Paolo coloro, ch'erano da lui convertiti, si sono
veduti andare a spogliar le case di quei sacrileghi
sacerdoti , come in uscire* dalle prediche di Lute-
ro, e de' pretesi riformatori, si son veduti tanto
soYente gli uditori loro andar a spogliare tutti gli
Ecclesiastici senza distinzione de' buoni, e de* cat-
tivi
; >
46 Variazioni Libro t.
tivi? che dico io de'sacerdoti degl'Idoli? GÌ' Idoli
stessi erano in qualche maniera risparmiati da' Cri-
stiani , Vidcsi mai in Efeso, o in Corinto, dove
tutti gli angoli n'erano ripieni , esserne atterrato
pur uno dopo ascoltate le prediche di s. Paolo , e
degli Apostoli? All'opposto, il Segretario della Co-
munità d'Efeso fa testimonianza a' suoi cittadini^
che s. Paolo , e i suo: compagni non bestemmiavano
contro la loro Dea , cioè , parlavano contro i falsi
Dei senza eccitare alcun tumulto , senza alterare
la pubblica tranquillità . E pure io credo, che gì*
Idoli di Giove, e di Venere fossero non meno odiosi
delle Immagini di Gesucristo, della santa sua Ma-
dre, e de' suoi Santi, da' nostri riformatori atter-
rate.
H.*^
LI-
. -- .•' - . riliiV
LIBRO II.
Dair ^nno 1510. sino alt jlnno 1520.
,1
I primo trattato , in cui Lutero fece conoscere , }} '^''^''?
^ ^ della catti-
affatto ciò ch'egli era, fu quello della Cattività di vitàdìBa-
bilonia-
Babilonia da esso composto l'anno 1520. In esso si Sentimenti
/- I • 11- '^' Lutero
fece altamente sentire contro la chiesa Romana, sopra rti?-
che lo avea condannato , e ira 1 dogmi , de quali ii desiderio
procurò scuotere i fondamenti , quello della Tran- ^ht^icstr-
sustanzìazione fu uno de'primi . 'h:i*
Avrebbe voluto poter distruggere la Realità, ed-
ognuno sa, ch'egli stesso si è dichiarato nella iet-
terà a i Strasburghesi , nella quale scrisse loro, che £p?»». -««^
° ^ Argenti».
gli SÌ alerebbe fatto sommo piacere col somministrar- T- y^^-
gli qualche buon mezzo per negarla , perche nulla
sarebbegU stato Ai profitto maggiore nell'intenzione ^
che aveva di recar nocumento al Vapaio , Ma Iddio
pre-scrive termini non conosciuti da noi agli animi
più violenti a e non sempre permette a' novatori V
attliggere, quanto vorrebbono la sua chiesa. Lute-
ro restò invincibilm.ente colpito dalla forza , e dal-
la semplicità di queste parole: Qj.iesto é il mio cor- Matth,ìì.
po , questo e u mio sangue : questo corpo dato per xxii. 19.
toi , questo sangue della nuova alleanza . Qi<esto Ì.cot-. :i.:4.
sangue sparso per voi , e per la remissione de' vo-
stri peccati : perchè in quésta maniera dovrebbono
esser tradotte queste parole di nostro Signore per
mctcerle in tutta la loro forz» « La chiesa aveva
\ ere-
4S Variazioni
creduto senza difficoltà, che per consumare il ino
sacrificio , e le antiche figure , Gesucristo ci ave-
va data a mangiare la propria sostanza della carne
sacrificata per noi ; eli' aveva lo stesso sentimento
sopra il sangue sparso per li nostri peccati. Avvez-
za sin dalla sua origine a' mister] incomprensibili ,
ed a' contrassegni ineffabili dell'amore divino, i mi-
racoli impenetrabili nel senso letterale rinchiusi non
r avevano punto turbata \ e Lutero non potè mai
darsi a credere, né che Gesucristo avesse voluto a
bello studio rendere oscura l' instituzione del suo
Sacramento , né che parole tanto semplici fossero
capaci di figure tanto violente , o potessero aver
altro senio, che quello, il quale naturalmente era
entrato nel!' animo di tutti i popoli Cristiani in
oriente e in occidente , senz'esserne distornati né
dall'altezza del misterio , né dalle sottigliezze di
Berengario, e di Vicleffo .
T . II. Vi volle tuttavia Lutero mescolare qualche cosa
La DIUt 4- '
zionediso- (Jef guo . Tutti coloto, che sino ad esso avevano o
srinza im-
pugnata da bene o male spiegate le parole di Gesucristo, ave-
L'.itero , e
la sua tota vano confessato , che operassero qualche sorta di
maniera di . , . , . , ....
spiegare la mutazione ne sacri doni . Coloro, i quali volevano
Realità. ■ •■ • r • r »•
che il corpo non vi tosse se non in ngura, diceva*
no , che le parole di nostro Signore producevano una
mutazion puramente mistica , e che il pane consa-
crato diventava il segno del corpo . Per l'opposta
ragione coloro, che difesero i! senso letterale, con
una real presenza posero parimente una mutazio-
ne effettiva . Erasi perciò la Realità naturalmente
insinuata in tutti gli animi colla mutazion di so-
stanza :
L I B R O I I. 49
sratiza ; e tutte le chiese Cristiane erano entrate
in un sentimento sì retto e sì semplice , malgrado
le opposizioRi, che vi erano formate da' sensi. Ma
Lutero non si arrestò a questa regola: credo ^ dice
egli, con P'ìcleffo, che resti il pane y e eredo coi So- vecaftivì-
fistì (così denominava i nostri Teologhi ) che vi sta -'^f"'^^^'
il corpo . In più maniere spiegava la sua dottrina,
ed erano le sue maniere per la maggior parte assai
rozze . Ora diceva , che il corpo è col pane , co-
me il fuoco è col ferro arroventato. Alle volte ag-
giugneva a queste espressioni , che il corpo era nel
pane, 6 sotto il pane , come nella botte, e sotto
la botte è il vino . A cagione di ciò sono nella
Setta sì flimose queste proposizioni , in, sitb , cum\
le quali esprimonoj che il corpo è nel pane, sotto
il pane, e col pane . Ma ben conosceva Lutero ,
che queste parole , questo e il mio corpo , doman-
davano qualche cosa di più del mettere il corpo
dentro il pane, o col pane, o sotto il panej e per
ispiegare questue , si credette obbligato a dire, che
le parole , questo e il mio corpo , vogliono dire ,
questo pane è il mio corpo sostanzialmente e pro-
priamente ^ cosa inaudita, e Imbarazzata da invin-
eiblli difficoltà, ^ '
■ III. Tuttavia, per superarle, alcuni discepoli dìL'impana-
T L -1 r M J- 2'on«= -tabi'
Lutero sostennero, che il pane era tatto u corpo di iita da ai-
nostro Signore, e il vino suo sangue prezioso, co- ra;u ,e li-
nie il Verbo divino si è fatt'uomo: di modo che , 1^,
secondo il loro sentimento, facevasi nell'Eucaristia
una vera Impanazione, come si era fatta una vera
Incarnazione nelìe viscere della Vergine santa , Que-
- Bossuet Opere T. I. D sta
tsfO ,
5o Variazioni
sta opinione ch'era uscita alla luce sino da' tempi
di Berengario , tu rinnovata da Osiandro, uno de*
principali fra i Luterani. Ella non potè mai entra-
re nella mente degli uomini . Vide ognuno 3 che
aiunchè il pane fosse il corpo di nostro Signore ,
e il vino fosse il suo sangue j come il Verbo divi-
no è uomo con quella specie d'unione, che da' Teo-
logi è detta personale , ovvero ipostatìca , sarebbe
necessario , che siccome V uomo è la persona , il
corpo fosse parimente la persona , e così il san-
aci il che distrugge i principi del discorso, e del
iinguaggio . Il corpo umano è una parte della per-
sona , ma non è Li stessa persona j né il tutto , 0
come si dice » il supposto . Il sangue Io è anche
meno, e non è questo in conto alcuno il caso, in
cui l'union personale possa aver luogo. Queste co-
se s'intendono meglio di quello che metodicamente
si spieghino. Tutti non sanno mettere in uso il ter-
mine d'unione ipostatica : ma quando sia un poco
spiegata , tutti giungono ad intendere a che ella
convenir possa. Così Osiandro fu solo nel sostenere
ia sua Impanazione, e la sua Invinazione . Fu ia-
i.fd. /;&. sciato dir quanto volle, questo pane è Dìo y perch'ei
^"''^" giunse a questo eccesso. Ma un opinione sì strava-
gante non ebbe neppur bisogno di essere confutata :
cadde da sestessa a cagione di sua propria assurdi-
tà, e da Lutero non tu approvata „
Pure, quanto questi diceva, vi conJuceva per li-
nea retta. Nonsapevasi come concepire, 'che iipa-
■ lìe restando pane, fosse nello stesso tempo, com'
egli lo affermava, il vero coipo di nostro Signore ^
senz*
L I B R o IL 51
sei'z' ammettere fra il pane , e il corpo l'unione
ipostatica, ch'era da luì rigettata . Ma in fine re-
stò costante nel rigettarla, e nell' unire tuttavia le
due sostanze, sino a dire, che 1' una era l'altra.
IV. Parlò tuttavia con dubbio della mutazion di variizi»-
soscanza ; ed ancorché preferisse l'opinione , che ri- ^^ fòpiTu
tiene il pane ^ a quella , che lo cambia in corpo, J'^'^j'^^'^'J'"-
l'affare gli parve di poco momento. Termetto , di- , ^^'"'",*.
^ ^ ^ inaudita di
ce, /'ufia e tahrii opinione , toko solamente lo scru- decidere
, , della Feoe,
polo . Ecco la maniera con cui decideva il nuovo
Papa : la Transustanziazione , e la Consustanziazio- sab^i. rlì\
ne gli sembravano indifferenti . In altro luogo, men-
tre gli era rimproverato , eh' ei facesse restare il • ^
pane nell'Eucaristia, ei confessa il suo sentimento ;
ina , soggiugne : non condanno V altra opinione : dico jf„p. ad
solo , che non è articolo di fede . Ma passò ben pre- ^,'^^^" ^-^fj^
sto più avanti nella risposta, eh' ei diede ad Arri-
go Vlir. re d'Inghilterra. Io aveva insegnato, die'
egli, non esser cosa importante ^ che il pane restas- ccntr.Rcg,
se , 0 non restasse nel sacramento \ ma ora transu- "^ " '^'
stanzio la mia opinione ^ e dico, eh' è una empietà,
€ una bestemmia il dire che il pane è transustan-
ziato'., e spigne sino all'anatema la condannazione,
E' memorabile il motivo, che assegna al suo cam-
biamento . Ecco quanto ne scrive nel suo libro a'
Valdesi . £° vero : credo sia errore il dire, che il
pane non restì , ancorché 1' errore sia stato da me
riputato dì poca importanza \ ora però , giacchi sia-
mo premuti con forza rinfacciandoci il ricevere quest^
errore senza r autsrìta della Scrittura- a dispetto de"
Vapisti voglio credere , che restino il pane , e il vi-
5t V A R 1 A 2: 1 O K I
Ko : ed ecco clò^ che trasse a Cattolici l'anatema
di Lutero. Tali furono i suoi sentimenti nell'anno
1523, Vedremo se poi vi sarà costante, e sarà be-
ne in questo luogo far riflessione ad una lettera
Hctfir., prodotta da Ospiniano, nella quale Melantone accu-
sa il suo maestro di aver concessa la Transustan-
ziazione a certe chiese d'Italia , alle quali aveva
scritto di questa materia . La lettera è dell'anno
1543. dodici anni dopo la sua risposta al re d'In-
ghilterra.
Strsvagaa, V. Nel rimanente si lascìò trasportare dall'ira con-
ti trasporti _ . . 1 • 1 1 • t
d* in ne' tro questo Prmcipe con vai violenza , che i Lute-
Libri con- . •..,,, - . . _
tro Arrigo rani medesimi n ebbero rossore. In ogni pagma non
d'^inghii! iscorgevansi, che ingiurie atroci, e mentite oltrag-
""*• giose ; era un pazzo , un insensato, il più rozzo fra
tutti i porci i e fra tutti gli asini • Alle volte apo-
strofava ad esso d'una terribile maniera: comincia-
te voi ad arrossirvi , o irrigo, non più re y ma sa-
flURìfem. rn/^^o .'' Melantone suo caro discepolo non osava
riprenderlo, e non sapeva come scusarlo. Restava-
no anche scandalezzati i suoi discepoli del disprez-
zo oltraggioso, col quale trattava quanto di più gran-,
de aveva l'universo , e della maniera capricciosa,
con cui decideva sopra la materia de' dogmi. Dire
in una maniera, e poi ad un tratto dire nell'altra,
solo in odio de' Papisti, era un abusarsi troppo chia-
ramente dell'autorità, che gli era data, ed un in-
sultar , per così dire , alla credulità del genere
umano . Ma si era reso superiore in tutto il suo
partito , ed era necessario l'approvare quanto di-
ceva.
VI.
L 1 B R o I Io 55
VI. Erasmo stupito di un trasporto d'ira, che inva- Letteta di
no aveva procurato di moderare co'suoi avvisi, ns Melai, tone
• r 1 • • n it 1 • soprai tra-
manitesta tutte le cagioni a Melantone suo amico, spiti d'ira
Quello che pia mi dispiace in Lutero, e , '^ice egli, '^' ^"^"^^ •
che quanto da esso prendesi a sostenere , viene da Ei/^sm. nb.
. , . , <-. Ef. 5. i d
esso portato ali estremità , e persino all'eccesso, tAv- Luth.Ub.,^.
. , . . . .... ., Ep. 1. &i-,
vinato de SUOI eccessi , in vece di mitigare il suo ar-
dore j va ancora più avanti , e sembra non aver al-
tra intenzione , che di passare ad eccessi anche mag-
giori. Conosco i soggiugney il st;o umore da' suoi scrit- ^J- ^'^- '*•
_ j <-.o o j ff. }. ad
ti j e tanto lo conosco , quanto potrei conoscerlo , se Mda;,ft.
c»n esso lui io vivessi . E' uno spirito ardente e im-
petuoso. Fé desi dappertutto un ^Achille , di cui e in-
vincibile la collera . "b^on vi sono ignoti gli artificj \
del nemico del genere umano . ^ggiugnete a tutto
ciò un successo si grande , un favore sì manifesto ,
un applauso sì comune dì tutto il teatro : vi è f'^n-
damento sujjrciente per guastare un animo modera-
to. Bench'Erasmo non abbia mai lasciata la coiiui-
Tsion della chiesa , ha sempre conservato fralle di-
spute di religione un carattere parricolarcj il qua-
le ha spinti i Protestanti a prestargli molta creden-
za ne' fatti, de' quali ha resa testimonianza . Per
altro egli è troppo certo , che Lutero gonfio del
successo non isperato della sua impresa e della vit-
toria, ch'el credeva aver riportata contro la pode-
stà Romana, non osservava più alcuna misura.
VILE' cosa stravagante l'aver preso , com'ei fece Divisio-
ne fia i
insieme con tutti i suoi , il numero prodigioso dei Pretesi e-
• e • I \- r 1 vangelici :
suoi òettarj , qual contrassegno di favore divino ; Cariostadio
senza ricordarsi, che s. Paolo detto avea degli Ere- ilite'fó'! e
D 3 tici ,
54 Variazioni
,.t:.'».2.i7. tici, e de' Seduttori, che il loro discorso va serpén-^
do a guisa di cancrena , e fanno progressi nel ma-
il/. 1. lì. l^ y errando, e gettando gli altri nell'errore . Ma lo
stesso s. Paolo parimente ha detto , che ha termini
Ih. vtrt. 9. ti loro progresso . Le infelici conquiste di Lutero
furono ritardate dalla divisione, ch'entrò nella nuo-
r erudì. dt va riforma . E' gran tempo eh' è stato detto, che
Efst.ded\c. 1 discepoli de Novatori si credono aver ragione d
'^d'clrUit'. introdurre le novità seguendo l'esempio del loro
maestro: i Capi de' ribelli trovano de'ribelli quant'
eglino temerari \ e per dire semplicemente il fatto
senza moralizzar di vantaggio, Carlostadio, che da
Lutero era stato tanto lodato, tuttoché indegno ne
fosse , e lo aveva denominato suo venerabile pre-
cettore in Gesucristo, trovossi in istato di opporsi
ad esso. Lutero aveva combattuta la mutazione di
sostanza nell'Eucaristia ; Carlostadio combattè la
realità, che Lutero non aveva creduto poter com.-
battere,
Carlostadio, se prestiamo fede a' Luterani , era
un uomo brutale, ignorante, artificioso però e tur-
bolento , senza pietà, senza umanità, e piuttosto
Ebreo, che Cristiano , Tanto ne ha detto Melan-
,.,,.,_ tone , uomo moderato e naturalmente sincero. Ma,
«tam. Pr^f. senz'allegare ì Luterani in ispezialità, i suoi ami-
ad tTid.
Mjttn. ci , e i suoi nemici sono concordi nel dire , ch'ei
fosse fra tutti gli uomini il più inquieto non meno
che il più impertinente. Non è necessaria altra pro-
va di sua ignoranza, chela spiegazione da esso da-
Zu'iKgi.Ep, ta alle parole dell' istituzion della cena , sostenen-
X'i^r^ '" ^^ che Gesucristo con queste parole : questo é il
mìo
Libro II. "55
mìo corpo , senz' alcuna relazione a quanto ei da-
va , volesse solamente mostrar scstcsso assiso alla
mensa, com'egli era, co' suoi discepoli : immagl- n. i-.h. dg
nazione tanto ridicola , che si dura fatica a crede- reiicr. ^[7/.
re , che abbia potuto entrare nella mente di un ^'"^'* ^*
uomo.
Vili. Prima ch'egli avesse partorita questa iater- Oiieine
pretazione mostruosa, tra Lutero e luì erano pas- '*'^''\. ■-"?"-
*^ ' ^ tc:<:e d» Lu-
sati dei grandi contrasti > Nell'anno 1521. mentre »"". <-' ài
Carlosta-
Lutero stava nascosto per timore di Carlo V, che Iodio:iuper-
I 1 I T • I bia di Lii-
aveva posto nel bando Imperiale 3 Carlostadio ave- tero .
va atterrate le immagini, tolta l'elevazione del .«an-
to Sacramento, ed anche le messe basse, e rista-
bilita la comunione sotto le due specie nella chie-
sa di Vittemberga, nella quale aveva avuto princi-
pio il Luteranismo . Lutero non tanto disapprovava
questi cambiamenti , quanto Ji giudicava fatti fuor di
tempo, e per altro poco necessar). Ma ciò che Io
punse sul vìvo, com'egli a sufficienza Io attesta in
una lettera, ch'ei scrisse in questa materia, fu che
Carlostadio avesse disprezzata la sua. autorità , s
avesse voluto farsi nuovo dottore . I sermoni fatti
da esso in quest' occasione sono da mettersi sotto
il riflesso : perchè , senza nominarvi Carlostadio,
rimproverava ^gli autori di queste imprese 1' aver
operato senza missione , come se la sua fosse stata
assai meglio stabilita. Li difenderei, diceva, /^ri/- Ep. Liti-.
mente appresso ilVapa, ma non so come g:us tipe ar- Cv.stoi.
li appresso il diavolo, allorché lo spirito malvagio , ^ufd'ch':-
in punto di morte , opporrà loro le parole della Scrit-
tura : Ogni pianta, che non sarà stata piantata da '
D 4- mio
itiano fr.x.-
starid'.-.rr, .-
/
56 Variazioni
mio Padre, sarà sradicata; e quesf altre : Correvs-
no, ed io non gli aveva mandati. Che risponderan-
no allora^ saranno precipitati ne IP inferno >
IX. Ecco quanto diceva Lutero , mentr' era ancora
Scniipne di
Lutero, nel nascosto . Ma in uscire di Patmos (cosi denomina-
quale ii> o- . . . -
diodi Car- va il luogo di SUO ntiramento ; tece un altro Ser-
di coloro rnone nella chiesa di Vittemberga . In esso prese
5uivano,"fÒ * pfovarc , che non era necessario servirsi delle
ruh\'^i'^s?'^e "^^"^ , ma della soia parola per fermare gli abusi.
dir.stabii- £^ P^YoLxy diccva, mcntrc io tranquillamente dof-
re la NU'ssa. i ' ' J-
Sua strava- nìiva 6 bevcva la mia birra col caro mio Melanto-
gaii2a nei
vantarsi di ne s con ,Amsdorfio 3 ha di tal maniera scosso il Ta-
sua pode. . , . .
sta. poto , che mai non ha fatto altrettanto ne Principe
ne Imp^radore . S'io avessi voluto, seguiva, /^r le
ecse con tumulto , tutta r ^Ale magna nuoterebbe ntl
sangue , ed allorch'era in Vormazia , avrei potuto
mettere in tale stato gli affari , che Flmperadore non
Sermo do- vì sarcbbc stato in sicuro. Tanto non avevamo ve-
ce?;*, at^jf.» , ,, ••»,•! 1 1
non man,, duto nelle storie . Ma il popolo prevenuto una vol-
■vtrho Ix- ta, tutto credeva; e Lutero tanto conosceva di es-
i7jT. «tiV. 5erne il padrone , che osò dire in piena audienza :
Is^f/ riman^Kte , se pretendete continuare a far le
cose con queste comuni deliberazioni , mi riderò, sen-
za esitare , di quanto ho scritto , o insegnato : ne fa-
rò la mia ritrattazione 3 e vi lascierò. Tenetelo per
detto a voi una volta davvero ; e dopo tutto ciò ,
che mal non vi farà la messa papale} Si crede so-
gnare quando sì leggono queste cose negli scritti di
Lutero impressi in Vittemberga : ritornasi a prin-
cipiare il volume, per vedere se ben si ha letto,
e sì dice fra se: qual è questo nuovo vangelo? Un
tal
L 2 B R O IT. ?>
t^.l uomo ha potuto essere stimato riformatore?
Nfon si uscirà mai d'inganno? E' cosa dunque tanto
diffìcile all'uomo il confessare il suo errore?
X.Carlostadio dal canto suo non istette In riposo ,^"»"» de-
'cidc delle
e stimolato con tanto ardore si pose a con"ib?ttere ose niag-
1 • 1 11 1 sfiori per
la dottrina della presenza reale, tanto per assalire dspetto.
Lutero, quanto per altro motivo, Lutero parimen-ne, le d'uà
te 5 benché avesse pensato di togliere l' elevazione *^^"'^ "
dell'ostia, la ritenne in odio di Carkstadio , com'
e^Ii stesso lo manifesta, e perche ^ segue egli stes- ^"'b f'"'''
SO , f7on paresse , che il diavolo ci avesse ìnssfnata ^«P'»-
^ " far. 2,
qualche cosa .
Non parlò con moderazione maggiore della co-
munione sotto le due specie, che dallo stesso Car-
losradio era stata rist.ibiiita di suz privata autori-
tà . Lutero la teneva allora per assai indifferente.
Nella lettera , ch'ei scrisse sopra la Riformazione
di Carlostadio 5 gli rimprovera d'avere posto ilCri- r.;,?. g^ì
stianesimo àn queste cose da njente ^ nel comunicarsi ^^'./il'
sotto le due specie , 72el prendere il sacramento in
mano :, nel togliere la confessione , e nel bruciare le
immagini. Ed anche nell'anno 1523. disse nella for-
mula della messa: Se un concilio ordinasse ^ 0 per- ^'"''^'^^'"'
mettesse le due specie , in odio del concilio non ne
prenderemmo che una , 0 non prenderemmo né runa
ne l'altra, e malediremmo coloro , che prendessero
le due specie in virtù di quel decreto. Ecco quanto
dcnomìnavasi libertà cristiana nella nuova riforma:
tal era la modestia, e l'umiltà de' nuovi Cristiani,
XL Carlostadio cacciato di Vittemberga fu costret- Di qiui
.... , . V , nianiera fu
to ritirarsi in Orlemonda, citta di Turingia , dipen- dichiarata
dente
55 Variazioni
la guerra dentc dall' c'ettor di Sassonia. In que' tempi tutta
fri Lutero ,
e Cariosta- r Alernagna era sottosopra . I contadini ribellati
dio . .
contro 1 loro signori avevano prese l'armi, ed im-
ploravano il soccorso di Lutero . Oltre il seguir
eglino la di lui dottrina , pretendevasi che il suo
libro della Libertà Cristiana non avesse poco con-
tribuito ad ispirar loro la ribellione colla maniera
ardita, jdi cui vi parlava, contro ì legislatori e con-
De lihertd- f'^o ^^ ^^i^' ' Pcrchè , quautunquc ei si salvasse, di-
''^^'p^'^"*" cendo ch'ei non intendeva parlare de' magistrati ,
né delle leggi civili , era tuttavia vero, ch'ei me-
scolava i potentati co* vescovi e col Papa \ e il pro-
nunziare generalmente, come faceva , che il Cri-
stiano non era soggetto ad alcun uomo, stante l'in-
terpretazione, era un nudrire lo spirito d'indipen-
denza ne' popoli , ed un somministrare motivi pe-
ricolosi a' loro direttori. Oltre che il disprezzar le
potenze sostenute dalla maestà della religione, era
anche un mezzo per render deboli l'altre. Gli Ana-
battisti , altro rampollo della dottrina di Lutero ,
perchè non si eran formati , che col portare all'
estremità le dì lui massime, entravano a parte nei
tumulto de'contadini , e cominciavano a volgere le
loro inspirazioni sacrileghe io una ribcllion manife-
Shid lih.i.^^^ ' Carlostadio venne a cadere in queste novinàj
*7' per lo meno Lutero ne lo accasa; ed è vero, che
aveva una grand'unione cogli Anabattisti, sclaman-
do di continuo con esso loro tanto contro l'Eletto»
re, quanto contro Lutero , che da esso era deno-
minato un adulatore del Papa, a cagione principal-
mente di qualche residuo da lui conservato della
messa.
Libro H. ff
messa, e della presenza reale: perchè il tutto crstr»
sisteva nel gareggiare a chi più fra essi avesse bia-
simata la chiesa Romana , e più si fosse allontana-
to dai di lei dogmi. Queste contese avevano ecci-
tati gran movimenti In Orlemonda . Lutero vi fu
mandato dal Principe per acquietare il popolo sol-
levato. Nel suo viaggio predicò in Jena alla presen-
za di Carlostadio , e non lasciò di trattarlo da se-
dizioso . Questo fu il principio della loro dissensio-
ne . Ne voglio qui raccontare la memorabile sto-
ria , come si trova frall'onere di Lutero, com' è f"*^- ^-^
confessata da' Luterani , come 1* hanno riferita gli ''••^'*- J"'iic.
n. n9.
Storici Protestanti . Uscito dal sermoa di Lutero nosptn. 2.
Carlostadio andò a visitarlo all'Orsa nera, dov egli i$i^.
era alloggiato, luogo considerabile in questa storia
per aver dato il principio alla guerra Sacramenta-
ria fra i capi della nuova riforma . Ivi, fra molti
altri discorsi , e dopo essersi scusato meglio, che
potè, sopra la sedizione, CJarlostadio dichiarò a Lu-
tero, ch'ei non poteva soffrire la sua opinione del-
la presenza reale. Lutero con un'aria sdegnosa lo
sfidò a scrivere contro di se , e gli promise un fio-
rin d'oro, se posto si fosse all'impresa . Trasse il
fiorino della saccoccia , Carlostadio Io pose nella sua .
Si toccarono la mano , promettendosi vicendevol-
mente di farsi una guerra. Lutero beve alla salute
di Carlostadio, e della bell'opera, ch'era per met-
ter in luce. Carlostadio fece altrettanto, e beve il
bicchier pieno \ così la guerra fu dichiarata all'uso
del paese il dì rz, di agosto l'anno 1514. L'addio
de' combattenti fu memorabile, Voss'io vederti so-
♦ • .V pra
^o Variazioni
pra la ruota, disse Carlostadio a Lucerò: Tu tìpof-
sa rompe/e il collo, risposeèli Lutero, prima dì usci'
EfUt.Luth re della citta» L'entrata non era stata men aggra-
da JntUt, , , „ 1.^1 1. ir
r. r. devole. Per opera di Carlostadio, entrando Lutero
in Oltremonda , fu ricevuto a sassate , e quasi co-
psrto dì fango . Ecco il nuovo vangelo i ecco gli
atti de' nuovi apostoli.
Le guerre XIL Poco dopo seguirouo più Sanguinose , ma forse
degli Alia- . , . , , 1- T 1- • I
battisti, e non pia pericolose battaglie . I contadini tumultuanti
quelle de' . , . . , . m /"!• a
Contadini SI erano adunati ni numero di quarantamila. GliAna-
^^Pa^^J'cii' battisti presero l'armi con inaudito furore. Lutero
n)'''i^ii quc^r '^"^^'■P^''^^° da' contadini , atfinchè pronunziasse so-
ste solleva- pj-^ |g pretensioni die avevano Contro i lor signo-
2iom . ^ ^
ri, rappresentò un personaggio stravagante. Da uni
parte scrisse a' contadini, che Iddio vietava la se-
dizione. Dall'altra parte scrisse a' signori , eh* cgli-
suid.ui/.i. no esercitavano una tirannia , chi i popoli non pò-
tevano , ne volevano , n? dovevano più soffrire . Re-
sticuiva con quest'ultima parola alla sedizione l'ar-
mi, che pareva aver ad essa levate. La terza let-
tera , eh' ei scrisse in comune all'uno e all'altro
partito, ad amendue dava il torto, e loro denun-
ciava terribili giudicj di Dio , se amichcv-olmcnte
non venivano ad un accordo. Qui era biasimata la
sua facilità: poco dopo ebbesi ragione di rinfacciar-
gli una insoffribile durezza. Pubblicò la quarta let-
tera, nella quale stimolava i Principi poderosamen-
te armati , ad, esterminare senza misericordia quei
miserabili , i quali non avevano fatto profitto dei
suoi avvertimenti, ed a non perdonare se non a co-
loro , che volontariamente fi fossero resi : come se
un
L I B R O II. «I
un popolaccio sedotto e vinto non fosse un oggetto
degno di compassione , e fosse necessario il trat-
tarlo collo stesso rigore con cui si debbono tratta-
re i capi, che l'hanno ingannato . Ma Lutero così
voleva ; e allorcliè vide essere condannato un sen-
timento tanto crudele , incapace di confessare il
torto , che aveva , fece ancora un libro a posta ,
per provare che in fatti non sì doveva eivsre mise-
rìcordìa alcuna verso i ribelli, né perdonare a co- J^ìd,
loro, che dalla moltitudine erano stati strascinati a
forza in qualche azione sediziosa. Si videro poi quei
famosi combattimenti , che costarono tanto sangue
all'Alemagna: tale n'era lo stato, quando la dispu-
ta Sacramentaria vi accese un nuovo fuoco.
XIII. Carlostadio, che l'avea mossa, aveva di già 11 matr.'-
1 • < Il 1 > nionio di
introdotta una novità stranamente scandalosa , perch Lutero, eh'
egli i^x il primo sacerdote di qualche credito, che preceduto
prendesse moglie, e il suo esempio produsse effetti drcàrio-
stupendi nell'ordine sacerdotale , e nei chiostri ^"*d»0'
Carlostadio non era per anche in discordia con Lu-
tero . Nello stesso partito fu posto in derisione i!
matrimonio di questo vecchio sacerdote . Ma Lu-
tero, che aveva desiderio di far lo stesso, non dis-
se parola. Erasl innamorato di una monaca di na-
scita nobile, e di una rara bellezza, ch'egli aveva
tratta dal suo monistero. Una delle massime della
nuova riforma era , che i voti fossero mia pratica
del Giudaismo, e non ve ne fosse alcuno, che in-
ducesse obbligazione minore di quello della casti-
tà. L'elettor Federico lasciava, che Lutero dices-
se queste cose ; ma non avrebbe notato' digerire >
ch'ei
\
et Variazioni
ch'ei ne fosse venuto all'effetto. Egli non aveva jf
che del disprezzo verso i sacerdoti e i religiosi ,
clie si ammogliavano in prcgiudicio de' canoni e di
una disciplina in tutti i secoli venerati. Cosi, per
non iscemar di concetto nell'aiìimo di quel Princi-
pe,' hi necessario,' ch'egli avesse pazienza durante
!a di lui vita ; ma fu appena morto ,' che Lutero
prese la sua monaca in isposa , Questo maritaggio
fu fatto l'anno i525e cioè nel bollore delle guerre
civili d'Alemagna, e mentre le dispute Sacramen-"
Varie si accendevano con violenza maggiore» Lute-
ro aveva allora 45^ anni; e quest'uomo 3 cfie sotto
la disciplina religiosa aveva passata tutta la sua
gioventù senza taccia nella continenza j in una età
tanto avanzata s e in tempo j in cui era dato a tut-
to r universo come ii ristauratore del vangelo ^
non si arrossì di lasciare uno stato di vita tanto
perfetta , e rivolgersi in dietro ,
, Sleidano tocca superficialmente questo fatto. Zw-
tÉìOi dice 3 sposo una monaca, e con questo ha da^
to luogo a nuove accuse fatte da' suoi avversar] ,•
che lo hanno denominato furioso e schiavo di sata-
nasso « Ma eì non ci dice tutto il segreto ; e gli
avversar) di Lutero non furono i soli , che biasi-
mailìno il suo matrimonio. Egli stesso se ne arros-
si*^ i suoi più ubbidienti discepoli ne restarono stor-
diti i e noi abbiamo di tutto ciò la notizia da una-
Lll. 4. Éf.. lettera curiosa di Melantone al dotto Camerario
2a. 11. J«'.
,jjj SUO intrinseco amico.
Lettera XIV. Ella è tutta scritta in greco', ed è questa la
meniorabi- _ /- 1 i
le di Me- maniera, onde trattavano ira loro le cose segrete r
laji tonfi » ^ , .
Gì
Libro II, 65
Gii dice dunque, che Lutero , quando meno vi j/ Camemio
7 TI / Il sopra il mai
pensava, sposata aveva la Borea , (era codesta la trimoniodi
monaca di cui era amante) senza far motto ad ai' "^'•^°*
t:uno de' suoi amici: ma che una sera dopo aver chia-
mati a cenar secoTomerano, (era questi il Pastore )
un pittore , ed un avvocato 3 fece le solite cerimo-
nie'^ che recherà stupore il vedere 3 che in un tem^
pò di tante sciagure :, in cui gli uomini dabbene ave-
vano tanto a soffrire , et non avesse avuto il corag-
gio di aver compassione de' loro mali ^ e si fosse fat-
to vedere prendersi tanto poca cura delle disavven-
ture, onde erano minacciati :, lasciando anche inde-
bolire il suo credito in tempo ^ che V^kmagna ave-i
va maggior bisogno di sua autorità e di sua prti-^
denza . Racconta poi all' amico le cause del matrì-
«lonio: Dice 3 saper a sufficienza ^ che Lutero non e
nemico dell' umanità , e crede eh' ei sìa stato impe^
gnato nel maritaggio da necessità naturale: che non
dee dunque recare stupore , che la magnanimità di
Lutero siasi lasciata ammollire , che quella maniera
di vita è bassa e eomuns , ma santa ; e che soprat-
tutto dalla Scrittura e detto onorevole il maritaggio ;
che in sostanza in ciò non e alcun delitto , e se vien
rinfacciata qualche altra cosa a Lutero , è manifesta
calunnia. Era questo Tessere stata fatta correr vo-,
ce, che la monaca fosse gravida e vicina al parto ^
ciuando fu sposata da Lutero , Il che trovossi lon-
tano dalia verità. Meiantone aveva dunque la veri- '
cà dalla sua per giustificare su questo punto il suo
niaestro , Dice], che quanto si può biasimare nella
sua azione è il contrattempo dì aver fatta una cosa
.. ■ sì
64 Variazioni
sì poco aspettata, e il piacere, eh' e per dare a'suoi
nemici , /* quali non cercano che di accusarlo ; nel
rimanente ch'egli lo vede tutto mesto , e turbato a
cagion del suo cambiamento , e fa quanto può per
consolarlo -
Vedesi a sufìlicienzi quanto Lutero si fosse arros-
sito, e si trovasse imbarazzato a cagion di suo ma-
trimonio, e quanto Melantone ne fosse restato sor-
preso, non ostante il rispetto, che aveva per esso.
Ciò ch'ei soggiugne sul fine, dà parimente a cono-
scere quanto ei credesse, che Camerario ne doves-
se restare stordito, perchè dice averlo voluto pre-
venire, temendo, che nel desiderio da esso nndrito,
che Lutero sempre renasse senza rimprovero , e la
di lui gloria senza macchia , non si lasciasse troppo
turbare e privar di coraggio da questa nuova stu-
penda .
Eglino avevano dapprima considerato Lutero co-
me uomo superiore a putte le debolezze comuni ,
Quella, ch'ei fece loro vedere nello scandaloso suo
maritaggio, li fece cader nella confusione. Ma Me-
lantone consola al meglio, ch'ei può e l'amico, e
sestesso sul riflettere , che qui forse vi è qualche
cosa di nascosto e divino \ ch'egli ha contrassegni certi
della pietà di Lutero \ che non sarà inutile quandi^
loro sopraggiunga qualche cosa , che gli renda umi-
liati, perch' e pericoloso in estremo l' essere innalzati
non solo in ministri di cose sacre , ma eziandìo so-
pra tutti gli uomini; che i maggior santi dell'anti-
chità hanno fatti degli errori \ e che in fine si dee
imparare ad appigliarsi alla parola di Dio a cagion
di
L I B II o 1 1. 65
dì se stessa , e non a cagion del merito ài coloro ,
da' quali è predicata, non essendovi cosa più ìngiU' <
sta che il biasimar la dottrina a cagion de' difetti ,
ne' quali vanno a cadere i dottori.
La massima, fuor d'ogni dubbio, è buona j ina
non bisognava dunque far tanto fondamento sopra i
difetti personali , né tanto fondarsi sopra Lutero
da essi veduto sì debole, benché per altro fosse sì
audace*, né tanto infine vantarsi della riforma , co-
me opera maravigliosa della mano di Dio , poiché
il principale stromento di quest'opera impareggia-
bile era un uomo non solo tanto volgare , ma an-
che tanto violento.
XV. E' facile il giudicare dalla congiuntura delle Not^bii»
diniiiiMrio-
cose , che il contrattempo di tanto airanno a Melan- ne deii'iu-
tonc , e la tormentosa diminuzione della gloria di Lutero.
Lutero veduta sopraggiugnere in tempo , in cui se
ne aveva maggior bisogno, risguardassero per veri-
tà gli orrìbili sconvolgimenti, che costrignevano Io
stesso Lutero a dire, che fosse in procinto di pe-
rir l'Alemagna : ma risguardavan' anche più la di-
sputa Sacramentaria , a cagion della quale ben co-
nosceva Melantone , che l'autorità del suo maestro
stava per essere indebolita . In fatti , Lutero non SUid.iib.T,
era creduto innocente de' torbidi deli' Alemagna ,
perchè cominciati da genti, che avevano seguito il
di lui vangelo, e si mostravano incitate dai di lui
scritti. Oltre di che abbiamo veduto, ch'egli ave-
va dapprima tanto lusingato , quanto rintuzzato il
furore de' contadini, ch'erano sollevati. La dispu-
ta Sacramentaria era anche considerata come frut-
Bossuet Oùcre T,. l. E to
Si Variazioni
to di sua dottrina . I Cattolici gli rinfacciavano ^
che inspirando tanto disprezzo contro l'autorità del-
la chiesa, e scuotendone questo fondamento, ave-
va ridotto tutto in quistioni . Ecco, dicevan* egli-
no, che cos'è r aver posta la decisione in mano
de' privati, e l'aver loro fatta credere la Scrittura
sì chiara , che per intenderla non fosse necessario
se non il leggerla , senza consultare la chiesa , e
I antichità . Tutte queste cose recavano orribil tor-
mento a Melantone: egli ch'era naturalmente por-
tato a prevedere, vedeva nascer nella riforma una
divisione , che nel renderla odiosa era- anche per
accendervi una irrecoticiliabil guerra.
Disputa fr» XVI. Sopraggiunsero nello stesso tempo altre co-
Erasmo e " ""
Lutero se- ser, che lo turbavano In estremo . Erasi riscaldata
pra il L:bc-
loArbittio: Ja disputa sopra iì libero arbitrio tra Erasmo e
deplora gli Lutero . La stima di Erasmo era grande in tutta
eccelsi di , ! IV • • t •
L'jtero. I Europa, benché avesse in ogni parte molti nemi-»
ci. Nel principio delle discensioni Lutero non ave^
va lasciata cosa alcuna per trarlo nel suo partito ,
e gli aveva scritto con espressioni di rispetto, che
Ef. Luth^zvcxzno della viltà. Dapprima Erasmo io favoriva'.,
Jid Erasm. . ... i i • ^ i .
i>iter £_ senza voler tuttavia lasciare la chiesa. Quando vi-
lìb.'^è, }/' <^e manifestamente dichiarato lo scisma , si allon-
tanò affatto, e scrisse contro di esso con molta mo-
derazione. Ma Lutero, in vece d'imitarlo, pubbli-
cò, poco dopo il suo maritaggio, una risposta sìav-
Af. Mei. 1. velenata , che costrinse Melantone a dire : piacesse
et Dìo chi Lutero (osservasse il silenzio ! Sperava ,
che r eù lo avesse a render più mite , e vedo ch'eì
divien sempre più violento i stimolato da suoi avver^
sar)
- LIBRO II. #7
far) à dalle disputa , nelle quali è costretto d' entra-
re : come se un uomo che dlcevasi riformatore del
mondo , dovesse con tanta prestezza scordarsi del
suo personaggio, e non dovesse in qualunque occa-
sione restar padrone di sestesso. Ciò mi tormenta
in eccesso 3 diceva Melantone ; e se Iddìo non vìnteti
te la mano , il fine di queste dìspute sarà infelice i
Erasmo vedendosi trattato cori tanta asprezza da
un uomo, col qua!' egli eri stato sì circospetto , di-
ceva scherzando ; Io crédeva che il matrimonio lo ^'\-Xvin.-
Jtflit .H.'ìt,
avesse reso mansueto ", e deplorava la propria sorte
in vedersi , malgrado la sua modestia , nella sua
vecchiezza , condannato a combattere contro una be-
stia feroce , contro un cignale furioso « - f
XVIL I discorsi oltraggiosi di Lutero nori consi- Bestem-
.s I , }• .1 j , ... , mie ed aiM
«tevano m ciò , eh era di più eccedente ne libri dacia <ii
scritti da lui contro Erasmo i Orribile n'era la dot» suo tratta-
crina, perchè concludeva non solo che il libero a r- ^",.0 ^Arbì-
bicrio fosse affatto estinto nel genere umano dopo "'°'
la sua caduta j (già un error comune nella nuova De snvi
riforma ) ma ancora esser impossibile che altri che
Iddìo sìa libero ; che la sua prescienza^ e la previ-
denza divina fa che tutte le cose succedano per un*
eterna, immutabile , ed inevitabile volontà di Dio,
là quale fulmina , e mette in pezzi ogni lìbero ar-
bitrio : che il nome dì lìbero arbìtrio è un nome che
non appartiene se non a Lio , e non può convenire
ne all' uomo , ne all' angiolo 3 né ad alcuna creatura „
Da questo suo sentimento era forzato a render
D*io aurore di tutti i peccati, e non lo dissimula-
ta;; dicendo in termini formali , che il lìbero ar- ^^'"^'
È à bitria
68 Variazioni
Bìtrio é un t'itolo vano \ che Iddio opera in noi il
male come il bene\ che la gran perfezion della fé-
de consiste nel credere , che Iddio è giusto , benché
ci renda necessariamente dannabili per suavolontà ,
cosicché sembri compiacersi de' supplì e) dcgV infelici^
^^'"^' E di nuovo : Iddio vi piace ^ quando corona gl'in-
degni ; non dee dispiacervi , quando condanna gV in-
nocenti . Per conclusione soggiugne , ch^ ei diceva
queste cose ^ non esaminando ^ ma determinando : che
non intendeva sottometterle al giudicio d' alcuno ,
ma consigliava tutti a rendervisi soggetti .
Non dee recare stupore, che tali eccessi turbas-
sero l'animo moderato di Melantone . Non ch'egli
dapprincipio non fosse caduto in questi prodigi di
dottrina, avendo detto egli stesso insieme con Lu-
£9f. eom. tero , chs la prescienza di Dio rendeva il libero ar-
comm. \n bitrio assolutamentc impossibile^ e che Iddio non era
nlm.' ^^•'^ cagione del tradimento di Giuda , che della con-
versione di s. Vaolo ; ma perchè oltre l'esser egli
piuttosto strascinato in questi sentimenti dall'auto-
rità di Lutero, che entratovi da sestesso , non vi
era cosa più lontana dairanimo suo , che lo stabi-
lirli di una maniera tanto insolente ; e restava tut-
to fuori di se stesso, quando vedeva i trasporti del
suo maestro.
Nuovi XVIII. Li vide raddoppiare nello stesso tem-
cont'r'r'ù P^ contro il re d'Inghilterra . Lutero, che aveva
^hUterra"' conccputa qualche buona opinione di questo Princi-
Luterovan. pg ngU' ^vet notjzia , che la di lui druda Anna
tasi di sua
niansuetu- Eolcna era assai favorevole al Luteranismo , erasi
dine .
ammansato sino a scusarsi seco de' suoi primi tra-
spor-
L I 2 R O II, 69
Sporti. La risposra cIl'I re non fa qua! era da ess6 ic. ad
sperata. Ar ngoVIII. gli rintaccio la debolezza del giù r. j,
suo spirito, gli errori della sua dottrina, e l'igno-
minia dello scandaloso suo maritaggio . Allora Lu-
tero , il quale non si abbassava se non perchè altri
venissero a gettarsi a' suoi piedi, e non lasciava di
avventarsi contro coloro die non lo facevano con
tutta prestezza;, rispose al re; cJy ei si pentiva di AdmaUi,
averlo trattato con tanta dolcezza; che lo aveva fat- git^' t.^^'
to alle preghiere de' suoi amici 3 sulla speranza y che '" ' '"'*''
quella dolcezza esser dovesse utile a quel Vrincipe \
che la stessa intenzione lo aveva spinto per l' ad-
dietro a scrivere civilmente al legato Cajetano 3 a
Giorgio duca di Sassonia , e ad Erasmo , ma che
non vi aveva trovato il suo conto \ così cW ei non
sarebbe pia caduto nel medesimo errore»
In mezzo a futi questi eccessi vantavasl ancora
di sua estrema doicezza. Per verità, assicurandosi i^'-d.
sopra il sodo soccorso dì sua dottri'ra , non cedeva
in orgoglio ne ad Imperadore ^ ni a Ke^ ne a Trin-
cipe , ne a sata/:asso , ne all'intero universo: ma se
il Re avesse voluto spogliarsi di sua maestà per trat-
tar seco con libertà maggiore y avrebbe veduto ^ ch'ei
sì mostrava umile e dolce colle più vili persone ;
una vera pecora in semplicità , che non poteva cre-
der male di chi che fosse . Zuingtio
XlX.Che poteva pensar MeIanton£, secondo il suo ««i^fo'^'i'-
naturale il più pacifico di tutti gli uomini, vedendo ^«'""'^'i'-
° ' fesa di Car-
la penna oltraggiosa di Lutero fargli nascere al di lostadio :
r ' . '■^'^ lossft
luon tanti nemici, mentre la disputa Sacramen- ZuinsHo s
,. , ,,, . ,. . Sila dcttrj-
taria gliene dava nell interno di cosi spaventevoli nasipra u
_ ' T salute de'
E 3 ifl Fasai.i,
70 Variazioni
In fatti , nello stesso tempo le penne migliori del
suo partito si mossero centra di esso . Carlostadio
aveva trovati difensori , che più non permettevano
lo sprezzarlo , Perseguitato da Lutero, e discac-
ciato dalla Sassonia efasi ritirato nel paese degli
Svizzeri, dove Zuinglio , ed Ecolampadio presero
la sua difesa. Zuinglio pastor di Zurìgo aveva co-
minciato a perturbare la chiesa , in occasione del-
le Indulgenze, come lo aveva fatto Lutero, ma do^
pò qualch'anno, Era costui uomo ardito, ed aveva
più fuoco , che sapere t aveva molta purità il suo
discorso, né alcuno de' pretesi riformatori ha spie-
gati i proprj sentimenti di maniera più distinta ,
più uniforme, e più seguente : ma alcuno non gli
ha parimente portati a maggior eccesso, né esposti
con maggior ardimento . Come si conoscerà meglio
il carattere dei suo spirito da' Si+oi pensieri , che
dalle mie parole , riferirò un passo della più per-
fetta di tutte le opere sue. Questa è la confessio-
ne di fede, che da esso fu inviata poco prima del-
la sua morte a Francesco I. In essa spiegando 1' ar-
chrìsto ticolo della vita eterna , dice a questo Principe ,
fxfÓ'sit!'"^ (^^^'^^ W^(? sperar dì vedere l'adunanza dì tutti gii
^■'''' uomini 3 che furono santi ^ coraggiosi y fedeli y e vir-
tuosi sin dal principio del mondo . Ivi vedrete , sog-
giugne, i due ^dami , il Redento y e il Redentore .
Vi vedrete ^Abele , "Enoc , Ko<? » ^Àbramo , Isacco ,
Giacobbe y Giuda ^ Mose 3 Giosuè, Gedeone, SamuC'
le, Finees , Elia, Eliseo, Isaia colla Vergine Madre
di Dio da esso annunziata , Davide , Ezechia , Cio-
cia, Giambattista , s, Tietro , s, Taolo . Vi vedrete
L I P. R o II. 71
T-Ycols ^ Teseo i Socrate ^ ^Aristide, Antigono., ì^u-
tna, C ani: ilo , i Catoni, gl'i Scipìon't . Vi vedrete i
vostri predecessori , e tutti i vostri antenati , che
da questo mondo uscirono colla fede . In somma ,
non VI sarà alcun uomo dabbene , alcun anima san-
ta, alcuno spirito fedele che ivi da voi non sia ve-
duto con Dio . Che può cader nel pensiero di pia
bello y di più aggradevole i di pia glorioso di questo
spettacolo? Chi mai averebbe avuto l'ardire dimet-
tere cosìGesucristo confusamente co' santi, e nelT
accompagnamento de* patriarchi , de' profeti, degli
apostoli , e del medesimo Salvatore sino v.n Numa
padre dell' idolatria romana , sino un Catone, che
a guisa di un furioso da sestesso si uccise , e non
solo tanti adoratori delle false divinità, ma ezian-
dio sino gli dei, e fino gli eroi, un Ercole, un Te- -
seo, che furon da essi adorati? Non so perchè non
vi abbia posti Apollo o Bacco, e Io stesso Giove?
e s'egli ne fu distornato dalle azioni infami , che
loro si attribuiscono da' poeti , quelle d'Ercole fu- '
rono forse minori ? Ecco di che il cielo è compo-
sto secondo questo capo del partito secondo della
riforma ; ecco quanto ha scritto in una confessio-
ne di fede , dedicata da esso al maggior Monarca
del Cristianesimo ', ed ecco quanto Bullengero suo
successore ci ha esposto come il capo d" opera , e Pr^f.Eiù-
come l'ultimo canto di questo cigno pieno di melo-
dia. E non recherà stupore il considerare, chetali
persone abbiano potuto essere stimate come uomi-
ni estraordinariameote mandati da Dio, per rifor-
rnar la sua chiesa? ' -" - . V.
E 4 ^ ■ XX
TI Variazioni
Vani ri- XX. Lutcro noii perdonogli su questo punto , e
sposti di Tv II L- • 7< • j-
quei di Zu- manitesto colla chiarezza maggiore, cb ei dispera-
fèfr di ^' va dì sua salute ^ perche non contento dì continuare
uingio. ^ combattere il Sacramento , era divenuto pagano col
Pary.coHf. mettere nel numero dell'anime beate ^li empi ùapu'
Luth.Ucsp. . . . . ry . ^
Tart. 3. ^; j (? j}f!o UNO Scipìonc cpìcureo , sino un ì<iuma ,
organo del detvonio per istituire l' idolatria fra ìKo-
mani . Terchc a che ci serrano il battesimo ^ gli aU
tri superamenti , la Scrittura , e Gssucristo medesi-
mo , se gli empj , gl'idolatri , e gli epicurei sono santi
ff beati ^ E querto che altro e se nqn insegnare ^ che
ognuno può salvarsi nella sua religione, e ne Ila pro-
pria credenza^
Era cosa assai malagevole il dargli risposta. Non
gli fu risposto percanto in Zurigo , che per via di
A^oi. Ti- una mala recriminazicie , ed accusandolo di aver
plrt. IT"' egli stesso posto tra i fedeli Nabucodònosor, Naa-
manSiro, Abimeleco , e molt'altri, ch'essendo nati
fuori dell'Alleanza e della stirpe di Abramo, non
hanno lasciato di esser salvi , come dice Lutero,
Luth. Hom.
inGtn.cA;;: per una fortuìta misericordia dì Dio. Ma senza di-
tendere questa fortuita misericordia di Dio ^ che per
verità è un po' bizzarra , altro è l'aver detto con
Lutero, che vi possa essere stati degli uomini, che
abbiano conosciuto Dio , bencbè non inclusi ne! nu-
mero degl'Israeliti; altro il mettere con Zuinglio
nel numero dell'anime sante coloro, che adoravano
Je false divinità: e se i Zuingliani hanno avuta ra-
gione di condannare gli eccessi e le violenze di Lu-
tero, ve n'è di vantaggio per condannare il prodi-
gioso crror di Zuinglio. Perchè alla fine, non era
quC'
L I E R O I fi 7J
q'iesta una dì quell'espressioni, che scappano di boc-
ca agli uomini nel calor del discorso: scriveva una
confessione di fede , e voleva fare una semplice ,
e distinta dichiarazione del simbolo degli Apostoli ;
opera di una specie, che dee domandar più d'ogni
altra una considerazione matura, una dottrina esat-
ta, un sentimento pesato. Nello stesso senso ave-
va di già parlato ancora di Seneca, come d' u» uo-
mo santissimo , nel cuor del quale Iddio di sua prò- Jj^[J^ ^/'
pria mano aveva scritta la fsds , perch'egli aveva ?"*• *'''^'
espresso in una lettera a Lucilio, chs nulla era ce-
lato a Dio . Ecco dunque tutti i filosofi platonici,
peripatetici e stoici nel numero de' santi e pieni
di fede , poiché s. Paolo confessa , che hanno co- ^'"^' ^'
nnsciuto quanto d'invisibile è in Dio col mezzo dell*
opere visibili di sua potenza : e ciò , che ha dato
luogo a Si Paolo di condannarli nella pistola a* Ro-
mani , li ha giustificati e santificati nell'opinion di
Zuinglio.
XXI. Per insegnare simili stravagar.ze non biso- 7^-"^',''.' ^'■
gna avere alcuna idea né della giustizia Cristiana, '°p'^ '^
nò della corruzione della natura. Zuinglio per ciò °''3'"'ic •
non aveva cognizione alcuna del peccato originale.
Nella confessione di fede diretta a Francesco I.
e ne' quattro , o cinque Trattati da lui fatti a po-
sta per provare contro gli Anabattisti il battesimo
de' bambini , e spiegare l'effetto del battesimo in
quella tenera età j non parla in conto alcuno del
peccato originale cancellato, eh' è tuttavia ^ secon-
do il consenso di tutti i Cristiani , il principal frut-
to, del loro battesiiB/j. Lo stesso aveva fatto in tut-
te
74 V A R r A Z 1 O N I
te l'altre sue opere , e allorché gli veniva rinfac-
ciato d'aver lasciato un effetto di tanta considera-
zione , mostrava averlo fatto a posta , perchè nel
suo sentimento non è tolto dal battesimo alcun pec-
cato . Spigne anche ad eccesso maggiore la sua te-
merità, poiché toglie cliiaramente il peccato origi-
nale, dicendo, eh* eì non è un peccato, ma una in-
felicità , un vizio, una malattìa \ e ch^ non vi e
cosa, che sìa più debole né più lontana dalla Scrit-
tura, quanto il dire che il peccato originale sia non
solo una malattia, ma anche un peccato. Coerente-
mente a questi principi decide, che gli uomini per
verità nascono inclinati dal loro amor proprio al pec-
cato » ma non peccatori, se non impropriamente , e
prendendo la pena del peccato per lo stesso pecca-
to : e questa inclinazione al peccato , che non può
esser peccato, fa tutto il male della hostra origine
DfcUr. de sccondo il di lui Sentimento . Vero è , che nella
fttc. ing. continuazion del discorsa ei confessa, che tutti gli
uomini perirebbono senza la grazia del Mediatore ,
perchè l'inclinazione al peccato non lascierebbe di
produrre il peccato col tempo , se non fosse arre-
stata ; e in questo senso ei confessa , che tutti gli
uomini sono dannati dalla forza dd peccato origina-
le : forza che consiste, come abbiamo veduto , non
nel far gli uomini veramente peccatori, come tut-
te le chiese Cristiane Io hanno deciso contro Pe-
lagio , ma nel farli scio inclinati al peccato colla
debolezza de' sensi e dell'amor proprio ; il che i Pe-
lagiani e i pagani medesimi non avrebbono negato.
La decision di Zuinglio sopra il rimedio di qnz-
. i sto
L I B R o II, 75
sto male, non è meno strana. Vuole ch'egli sia tol- ' ■ ;
to indifferentemente in tutti gli uomini dalla mor-
te di Gesucrìsto, indipendentemente dal battesimo;
cosicché ora ;/ peccato orìgìn^tle non danna alcuno ,
nemmeno i figliuoli de* pagani ; e quantunque, ri-
spetto ad essi , ei non ardisca mettere la loro sa-
lute nella stessa certezza di quella de' Cristiani e
de' loro figliuoli, non lascia di dire, eh' eglino come
^li altri, sinché sono incapaci dilla legge ^ sono nel.
lo stato deir innocenza ; allegando il passo dis. Pao- >('"». rv.
15.
lo : dove non vi è legge , non vi è prevaricazione ?
Ora , segue il nuovo dottore , i bambini sono de-
boli , senz esperienza , ed ignoranti della legge ^ e
non sono meno senza legge di quello era s. Taolo ,
allorché diceva: Io viveva per l' addietro senza leg- Hom, vn.
gè. Come dunque non vi è legge per essi, non vi è
parimente trasgressione della legge , né per conse-
guenza dannazione veruna. S. Taolo dice, che vis- jitm. vn,
se per l' addietro senza legge i ma non vi e alcuna '*
tta , nella quale più siasi in questo stato ,1 che nelC
infanzia : per conseguenza si dee dire collo stesso
s. Vaolo , che senza legge il peccato era morto in
essi. In questa guisa disputavano i Pelagiani contro
la chiesa . Ed ancorché , come si è detto, Zuin-
glio qui parli con più sicurezza de' figliuoli de' Cri-
stiani, che de' figliuoli degli altri, non lascia di par-
lare in sostanza di tutti i bambini senza eccezio-
ne. Sì vede ove va a tendere la sua prova, e cer-
tamente dopo Giuliano, non vi è più perfetto Pe-
lagiano dello stesso Zuinglio .
XXII. Ma i Pelagiani confessavano per lo meno , Ermrc d-
* che
76 V A r. I A 7 1 O N I
sopra il che il battesimo poteva conferire la grazia , e ri-
Satt «Simo . ,.,,.. . _ . , . . \
mettere negli adulti i peccati . Zuingho più teme-
rario non cessa di ripetere , quanto è di già stato
riferito di esso , che il battesimo non toglie alcun
peccato, e non conferisce la grazia. Il sangue diGe-
sucristo y dice, e quello che rimette i peccati j non
gli rimette dunque il battesimo.
Qui si può vedere un esempio dello zelo mal in-
teso avuto dalla riforma per la gloria di Gcsucri-
sto . E' cosa più chiara della luce, che l'attribuire
la remission de'peccati al battesimo, eh' è il «mez-
zo stabilito da Gesucristo per cancellarli , è il fare
a Gesucristo quel torto , che farebbcsi ad un pit-
tore coU'attribuire il bel colorito , e i bei linea-
menti del di lui quadro al pennello , di cui si ser-
ve . Ma la riforma porta i suoi vani ragìonamerti
sino all'eccesso di credere di glorificar Gesucristo,
togliendo la forza agli stromenti da esso adoprati»
E per continuare sino all'estremo una illusione sì
grossa , allorché vengono opposti a Zuinglio cento
passi della Scrittura, ne' quali sì dice che il batte-
simo ci salva, e ci rimette i nostri peccati, crede
soddisfare a tutto, col rispondere, che in que' passi
il battesimo è preso per il sangue di Gesucristo ,
di cui e segno .
Zuinglio XXIII. Queste spiegazioni licenziose fanno tro-
a violenta, varc ciò , chc si vuolc nella Scrittura . Non è da
re in tutto . . ^ . ,. , i i> t« • ^•
la Sacra stupirsi Se Zuinglio Vi trova , che 1 Eucaristia non
il'suo'^di- ^ ^^ corpo, ma il segno del corpo , benché Gesu-
rAndchuà cristo abbia detto : questo e il mio corpo , giacche
♦ l'origine ^j j,^ trovato , che il battesimo non da in effetto
del tuo er-
rore . la
L I B R O II. "" 77
la remlssion de' peccati, ma ce la figura di già da-
ta , benché la Scrittura cento volte abbia detto ,
non eh' ei ce la figura , ma ch'tfi ce la concede .
Non è da stupirsi se lo stesso autore, per distrug-
gere la realità , che lo incomodava , ha elusa la
forza di queste parole: questo e il mìo corpo ^ giac-
ché per distruggere il peccato originale, che reca-
vagli dispiacere, ha stravolte anche queste : tutti
hafifto peccato in un solo ; e quest'altre : a cagione ^^^ y
di un solo molti sono fatti peccatori . Quello , che ^^' "•
qui è di più strano, è la confidenza di quest'auto-
re nel sostenere le sue nuove interpretazioni con-
tro il peccato originale con un manifesto disprezzo
di tutta l'antichità . ^Abbiamo veduto gli antichi ,
ei dice, insegnare sopra il peccato originale un'altra
dottrina : ma in leggendoli non è difficile l' accor-
gersi, quanto sia acuro e imbarazzato y per non di-
re affatto umano piuttosto che divino tutto ciò , chs
ve dicano . Quanto a me , e già gran tempo, che non
ho il comodo di consultarli . Ei compose questo Trat-
tato l'anno 1526. ed erano già molt' anni , eh' ei
non aveva il comodo di consultare gli antichi , né
di ricorrere alle sorgenti. Tuttavia ei riformava la
chiesa . Perchè no, diranno i nostri riformati? e
che aveva egli a fare cogli antichi , giacché aveva la
Scrittura? Ma per lo contrario, è questo un esem-
pio della poca sicurezza, che trovasi nella ricerca
delle Scritture, allorché si ha pretensione d'inten-
derle, senz'aver ricorso all'antichità. Con tal ma-
niera d'intendere le Scritture , Zuinglio ha trova-
tp , non esservi peccato originale , cioè non esservi
re-
H Variazioni
tedenzione } ed essere inutile Io scandalo della cro^
ce ; ed ha tanto dilatato questo pensiero , che ha
posti Insieme co' santi coloro , che non avevano in
effetto, checché abbia potuto dire^ alcuna parte con
Gesucristo. Ecco la maniera, con cui si riforma la
Chiesa, allorché prendesi a riformarla senza curarsi
del sentimento de' secoli passati; e secondo questo
metodo nuovo si giugnerebbe agevolmente ad una
riforma simile a quella de'Sociniani .
Quai fosse XXIV. Tali erano i capi della nuova riforma /
Ecolanipa-
dio. persone per verità di talento, e che non erano pri-
ve di scienza, ma ardite , temerarie nelle loro deci-*
sioni, e gonfie del loro vano sapere: trovavano la
loro compiacenza in opinioni straordinarie e parti-
colari , e con questo credevano rendersi superiori
non solo agli uomini del loro secolo , ma eziandio
superiori all'antichità più santa. Ecolampadioj l'al-
tro diferrsore del senso figurato fra gli Svizzeri, era
insieme il più modesìro, e il più dotto", e se Zuin-
giio neiia sua veenìcnza parv' essere in certa ma-
niera un altro Lutero, Écolampadio era più simile
a Melantone , di cui parimente era confidente ami--
Efìst. £. co. Veggonsi in una lettera ch'egli in sua gioventù
£^*'"^j;^j/ scrisse ad Erasmo con molto spirito e polizia, dei
contrassegni di una pietà non meno affettuosa che
iilumlnaLa . Dai piedi di un Crocifisso , innanzi al
qua! era solito di fare la sua orazione , scrisse ad
Erasmo cose sì. tenere sopra le dolcezze ineffabili
di Gesucristo, che dall'immagine pietosa erano de-
lineate SI vivamente nella di lui memoria , ch'è im-
possibile' di noa restarne conimosso » La riformi
che
L I B R o I, 44
the veniva a turbare queste divozioni , ed a trat-
tarle da idolatria, cominciava allora : perchè questa
lettera era scritta da questo giovane 1' anno 1517.
Ne' primi anni di questi sconvolgimenti 3 come 1'
osserva Erasmo, in età assai matura per non avere jbid. r,6,
da. rinfacciar a scstesso alcun inganno, si fece re- ,j. ,j. '*
ligioso con molto coraggio e gran riflessione « Le
lettere parimente di Erasmo ci fanno vedere , eh' uh. xuu
egli era afrezionatissimo al genere di vita, che ave- '* *^'
va eletto, tranquillamente vi godeva di Dio, e vi-
veva del tutto alieno dalle novità che correvano .
Pure, (oh debolezza umana e pericolosa contagione
della novità I) uscì àtì suo mcnistero , predicò la
nuova riforma in Basilea , dove fu pastore ; e stan-
co del celibato, come gli altri rifcrmatori ^ sposò
una fanciulla , la di cui bellezza Io aveva colpito
nei cuore . Questa è la maniera ^ diceva Erasmo ♦ ,., ^,,^
coila quale si "vanno moYtificanào\ e non cessava di £;• 4»-
ammirare que' nuovi apostoli j che non mancavano
di lasciare la professione solenne dei celibato per
prender moglie » dove che gli Apostoli vexi di no-,
stro Signore 3 secondo la tradizione di tutti i padri ^
a fine di non avere altra occupazione che in Dio ,
e nei vangelo, lasciavano' le loro mogi) per abbrac-(
ciare il celibato . Sembra^ ei diceva, chi la rifer-'
ina vada a terminarsi nello sfrattar chiusiralt , e
7ie ir ammogliar sacerdoti ; e questit gran tragedia si
Uncini in fine con un avvenimento affatto comico ,
^ • ? ' •/ . r ■ 7 • • 7, Lll'.XVIIT,
poicoe II tutto finisce col maritar ;t come nelle com- Ep. jj.
ièìedie , Lo stesso Er.i:;mo anche in altri luoghi si xxxiH^',
lagna i ch'Ecolampadio suo arnica^ dacché aveva la- "'" '"""
• i. sciata-
li-j.
8» Variazioni
sciata colla chiesa e col monistero Ja sua tenera
divozione per abbracciare la secca e sprczzatrice
riformi, più non lo conosceva; e che in vece del
candore, onde quel ministro facea professione men-
tre operava co' suoi sentimenti , non più vi trovò
che dissimulazione ed artificio, dopo esser entrato
negl'interessi e ne* movimenti del suo partito.
étfuDnt- XXV. Dopo essere stata mossa la quistione Sa-
nlèntarY»*" cramcntatia della maniera da noi veduta, Carlosta-
dio sparse alcune scritture contro la presenza rea-
le ; e tutto che secondo il sentimento comune fos-
sero assai piene d'ignoranza , il popolo di già in-
Uh^'^xix vaghito della novità, non lasciò di approvarle. Zuin-
jcxxi' §^^° » ed Ecolampadio scrissero per difendere il nuo-
vo dogma, il primo con molto spirito e molta vee-
menza; l'altro con molta dottrina-^e con eloquenza
Lib.XvlTi, $\ dolce, eh? vi era, dice Erasmo, con che sedur-
re , se fosse stato possìbile , e se Iddio lo avesse per-
messo y ì medesimi eletti. Iddio gli metteva a que-
sta prova ; ma le sue promesse e la sua verità so-
stenevano la semplicità delia fede della sua chiesa
contro gli umani ragionamenti . Un po' dopo Carlo-
stadio si riconciliò con Lutero , e lo placò con
iscrivergli-, che quanto aveva insegnato sopra l'Eu-
caristia, era piuttosto per modo di proposizione e
Uosfin, 1. ^^ esame , che per maniera di decisione . Ei non
fart. ad ar., ^
'J*S' cessò dal fomentar dissensioni per tutto il corso
della sua vita; e gli Svizzeri , che un'altra volta
io accolsero , non poterono giugnere a metter in
calma quello spirito turbolento.
La di lui dottrina più che mai diffondcvasi , ma
so-
V
L I B R O II. «t
sopra interpretazioni delle parole di nostro Signore,
più verisimili delle già esposte . Zuinglio diceva ,
che »1 buon uomo ben aveva inteso , che in quelle
divine parole fosse qualche senso nascosto , ma non
aveva potuto spiegar qual ei fosse . Egli , ed Eco-
lampadio con espressioni un po' dilferenti , conve-
nivano in sostanza , che queste parole : questo è il
mìo corpo , fossero figurate: e , vuol dire, sìgmfi-
care i diceva Zuinglio: corpo, cioè /'/ segnai del cor-
po, diceva Ecolampadio . Gii Strasburghesi entraro-
no nelle medesime interpretazioni. Bucero e Capi-
tone, che gli reggevano , divennero difensori zelanti
del senso figurato . La riforma si divise, e quelli
che abbracciarono il nuovo partito , turono appellati
Sacramentar). Si denominarono anche Zuingliani , o
perchè Zuinglio aveva il primo sostenuto Carlosta-
dio , o perchè la sua autorità prevalse nell'animo
dei popoli, rapiti dalla sua veemenza.
XXVI. Non è da stupirsi , che un'opinione , la Zuingiio
I 1 • M r • ^ sollecito
quale canto lusingava il senso umano, tosse in tan- n^; t,,^i;e.
ta riputazione. Zuinglio positivamente diceva, che ^3j.fjj]^'^'''
alcun miracolo non era nell' Eucaristia , né cosa al- ?"^"';" ^'
' superiore
cuna d'incomprensibile i che il pane spezzato rap- *' *^ns' •
presentavaci il corpo sacrificato , e il vino il san- Zuingi. •
1 ^ • II. • ■ • ' • ^<»'f- Fui e
gue sparso j che Gesucristo nell istituire que szci:i ad Frane, i
ssìgni, loro avea dato il nome della cosa; che tue- y^,'^^!''^^
cavia ciò non era uno spettacolo puro , né segni at-
fatto ignudi j che la memoria e la fede del corpo
sacrificato , e del sangue sparso sostenevano l'anima
nostra i che in quel punto Io Spirito santo sigillava
ne' cuori la remi>5;on de' peccati, e che in questo
Bossuet Opere T. I. F con-
ti V A R I A 7. I O N I
consisteva tutto il mlsterio. In questa spiegazione
nuir avevano a soffrire la ragione , e il senso uma-
no . La Scrittura dava qualche molestia "• ma quan-
do gli uni opponevano : questo e il mio corpo , ri-
spondevano gli altri: io sono la vite, io sono la por-
ta, la pietra era Cristo. 11 vero è, che questi esem-
pi non erano della medesima sorta. Gesucristo non
aveva detto: questo è il mio corpo: questo e il mio
sangue, né proponendo una parabola, né spiegando
un'allegoria. Queste parole distaccate da ogni altro
discorso portavano in sestesse tutto il loro senti-
mento o Trattavasi di una nuova istituzione , che
doveva essere fatta in termini semplici , e non ave-
vasi per anche trovato alcun luogo della Scrittura ,'
nel quale un segno d'istituzione ricevesse il nome
della cosa , nel pitnto in cui era istituito j e sens'
alcuna preparazion precedente .
D:iic spi- XXVII. Questo argomento travagliava T animo di
iitocheap. 2;\,jp,a[io: notte e giorno vi cercava una soluzione e
pari 3l ìlu- ^ *-^
ingiio per j^tanto non si lasciò di annullare la messa , non
sonmiiin-
ttrargii un ostanti Ic Opposizioni del Segretario della città j
passo , nel
quale in chc dlsputava potentemente per la dottrina Catto-
scs"io d' I T>» j j- • • •
istituzione iica, e per la presenza reale . Dopo dodici giorni
ricevette „ . r. t j m • r • t
subito il Zumgho ebbe il sogno tanto rinfacciato ad esso ,'
iK me ti ella , , . j. i. . • \- ? .
cosa. ed a SUOI discepoli , m cui cice, che immaginan-
dosi di disputare ancora col Segretario delia città,
che vivamente lo stringeva, vide comparirsi ad un
tratto un fantasma bianco o nero , che gli disse
Hosfin. 2. <iuestQ parole: vile, perché non rispondi tu ciò ch'i
^Exed.xiT. scritto nell'Esodo , I* agnello è la pasqua , per dir
*'■ 'chf n' è il segno ì Ecco dunque il famoso passo tan-
to
L I B R o 1 1. 8?
eo replicato negli scritti da' Sacramentar) prodotti,
in cui credettero aver trovato il nome della cosa
dato al segno nell'istituzione del medesimo segno;
ed ecco come questo passo venne in mente aZuin-
glios che se ne servi primo d'ogni altro . Nel ri-
rnanente j vogliono i suoi discepoli , che col dir ,
non sapere se colui che lo avvertì ^ bianco » o ner»
si fosse, egli solo volesse dire, che fosse un inco-
gnito ; ed è vero , che i termini latini tale aver
possono la spiegazione. Ma, oltre che il nasconder-
si senza far cosa alcuna , che scopra l'esser proprio,
è un carattere naturale di uno spirito maligno *, co-
itui chiaramente prendeva inganno. Queste parole j Exod.xn,
/' agnello e la pasqua , ovvero il passaggio , non si-* ' '•
gnificano in conto alcuno ch'el sia la figura del pas-
saggio . E' questo un Ebraismo comune , in cui la
parola di sacrijìcìo è sottintesa. Cosi, peccato sola-^
mente 3 è il sacrificio per il peccato ; e passaggio
semBlicemente , o pasqua , è il sacrificio del pas-
saggio j o della pasqua : il che dalla stessa Scrittura
un po' più sotto è spiegato , dov'ella dice alla di-
stesa j non che l'agnello è il passaggio , ma c)ì C
la Vittima del passaggio . Ecco con ogni sicurezza ^ 'i"^. •»? '■^.
iì senso dell'Esodo. Furono poi prodotti altri esem-
pi, che saranno da noi veduti a loro tempo: ma in
somma ecco il primo. Non vi era, come si vede,
cosa alcuna, che dovesse sollevar molto l'animo op-
presso di Zuinglio , o che gli mostrasse che il se-
gno ricevesse il nome della cosa sino dalla sua isti-
tuzione. Pure, alla nuova spiegazion del suo inco-
gnito, risvegli9ssia lesse il luogo dell'Esodo, andò
-, - F 2 - * prc-
84 Variazioni
a predicare quanto aveva veduto in sogno . Erasi
troppo ben preparato per non negargliene la ere»
denza . Le nuvole, che restavano per anche negli
animi, furono disperse.
Lutero XXVIII. Fu sensibile a Lutero il vedere , non
ir"" Sacrai pì" persoDC private , ma chiese intere della nuova
per"hVtr'atÌ. riforma Sollevarsi contro di esso . Ma non iscemò
to Zuiugiio punto Ja sua alterigia. Se ne può giudicare da que-
piu aspra- ^ oro t
niente che j^e parole : ho il Tapa a fro}Jte ; ho alle spalle ì
gli altri . ^ ....
Sacramentar] 3 e gli anabattisti'^ ina io solo andsrò
fie,r "jr^ri centra tutti ', gli sfiderò à battaglia \ me li metterò
^ *' sotto i piedi. E poco dopo: dirò senza vanita, che
da milf anni in qua la Scrittura non è stata mai
ne tanto purgata , ne tanto bene spiegata , ne meglio
intesa, di quello elf è da me di presente. Scriveva
queste parole nell'anno 1515. poco dopo la quìstion
eccitata» Nello stess' anno £tcc il suo libro contro
i "Profeti celesti y burlandosi con questo di Carlosta-
dio, da esso accusato di approvare le chimere de-
gli Anabattisti. II libro aveva due parti. Nella pri-
ma ei sosteneva , che avevasi avuto torto nel!' at-
terrare le immagini i che nella legge di Mosè era
vietata l'adorazione delle sole immagini di Dio ',
che le immagini della croce , e de' santi non era-
no comprese in quel divieto ', che alcuno non era
obbligato sotto il vangelo ad annichilare colla for-
za le immagini, perchè ciò era contrario all'Evan-
gelica libertà , e che coloro , che così distruggeva-
no le immagini , erano dottori della legge , non
del vangelo. Con questo egli giusti6cò noi contro
tutte le accuse d'idolatria, end' egli stesso sopra
que-
Libro II. ts
questo soggetto ci aggrava senza ragione. Nella se-
conda parte opponevasi a' Sacramentar) . Nel rima-
nente trattò dapprincipio Ecolampadio con molta
dolcezza, ma si lasciò] terribilmente trasportar dal-
la collera contro Zuinglio.
Questo dottore aveva scritto, che fino dall'anno Zuhi^.ub.
^ cxflnr;, e.rt.
1516. prima che il nome di Lutero fosse noto, fra- is. /7fj'».
gli Svizzeri egli aveva predicato il vangelo , cioè v. c^Hxt.
la ritorma , e gh Svizzeri gli davano la gloria di
un principio, che Lutero voleva per se tutta inte-
ra. Punto da questo discorso scrisse agli Strasbur- toh>. it.
ghesi , cWeg/i osava gloriarsi dì essere stato il prì-'''"" ^"
wo a predicar Gesucrìsto \ ma eh: Zuinglio voleva
rubargliene la gloria . Come mai , soggiugneva , si
può tacere , mentre ta?:ti perturùano le nostre chie-
se 3 e combattono la nostra autorità / S'eglino non
vogliono lasciar indebolire la loro , non e dovtre .:
nemmeno indebolire la nostra . Per conclusione di-
chiara , che non vi è mezzo , 0 ch'eglino, od egli
seno i ministri di satanasso .
XXIX. Un dotto Luterano, e il più famoso, che Pa;oi« di
un famoso
a' nostri giorni abbia scritto, qui fa questa rifles- Luterano
sopra la ge-
sione. Coloro t che disprezzano ogni cosa, ed espon- ìos\ìAiUu
.... t / 7 • ^^^° contr»
gono non solo 7 loro beni , ma anche la loro vita aZuingiio.
sovente non possono rendersi superiori alla gloria ^^^.^^ j^^^
col di{pre7.zarla , tanto né lusinghiera la dolcezza y"- *'•
e grande la debolezza umana . Ver lo contrario ,
quanto più si ha l'animo sublime, tanto più si bra-
mano le lodi 3 e si sente pena maggiore in veder
tra (ferire ad altri quelle , che ere densi aver meri-
tate . ì'ion dee dunque recare stupore, se un nomo
F 3 della.
te Variazioni
de//a magneinvnìta dì Lutero abbia scritto dì questa
maniera a que* dì Straburgo o
potenti XXX. Fra questi bizzarri trasporti d'ira, Lute-
discorsi di r j r ' J I! .
Lut.ro a ro coniermava Ja teae delia presenza reale con ra-
fnvorc del- . . . , „ . I rt-. ì. .
la presenza gioni potenti". Ja Scrittura e la Iradizione antica
reale jc suoi , • . , i -i
▼anti dopo \o sostencvano m questa causa . Mostrava , che n
dotti'. ^'^°' volgere al senso figurato le parole di nostro Signore
tanto semplici e tanto distinte, sotto pretesto, che
v'erano espressioni figurate d'altri luoghi della Scrit-
tura , era aprire una porta , per la quale tutte le
Scritture e tutti i misteri di nostra salute sareb-
bonsi rivolti in figure ; che fosse dunque necessario
l'aver qui la medesima sommissione , colla quale
riceviamo gli altri mister) , senza curarci della ra-
gione, e della natura, ma solo di Gesucristo, e di
Serm. de sua parola ', che nell'istituzione il Salvatore non
Sang.chrUzvQW^ parlato né della fede , né dello Spirito san-
Stl defcns. . j , . , .
Verbi Coi- to', che avcva detto: questo e il mio corpo, e non,
Z'erla^Td- la feds farh , che ne siate a parte '^ che il mangia-
Toin.'^vu. re, di cui vi parlava Gesucristo, non era un man-
catech. ■ mistico , ma un mangiar colla bocca ; che 1'
alt. Con. union della fede si consumava fuori del sacramen-
to , e non si poteva credere , che Gesucristo non
ci desse cosa alcuna di particolare col mezzo di
parole di tanta forza : che si vedeva esser sua in-
tenzione r assicurarci i suoi doni con darci la sua
persona ; che la memoria della sua morte , a noi
raccomandata , non escludeva la presenza , ma solo
ci obbligava a prender quel corpo , e quel sangue
come vittima sacrificata per noi ; che quella vitti-
ma ia effetto diventava nostra con quell'azion di
man-
cvr
d.
L I B R O li. %7 '
mangiare; che per verità vi doveva intervenire la
fede per renderla fruttuosa ; ma che per inostra-
i-e , che senz'anche la fede la parola di Gesucristo
aveva il suo effetto j bastava solo il considerare la
.comunion degl' indegni . Qui faceva tutta la forza
sulle parole di s. Paolo, allorché dopo aver riferi-
te queste parole : questo e U mìo corpo , condrnnò
con tanta severità coloro, fhc non dìscernsvano il
corpo del Signore , e sì rendevano rei dei corpo suo,
e del suo sangue. Soggiugneva , che s. Paolo voleva '■<"<"-A''/,
parlare in ogni luogo del vero corpo , e non del
corpo in figura, e che vedevasi dalle sue espressio- "^
ni, ch'ei condannava quegli 6mpj, come oltraggia-
tori di Gesucristo, non ne' suoi doni, ma immedia-
tamente nella di lui persona.
Il .Ma quello, ch'ei faceva con maggior forza, era
il distruggere le obbiezioni , che a queste verità
celesti erano opposte . Domandava a coloro , che
gli opponevano , la carne non serve a nulla , con /,^„,p^7 ,5^^
qual fronte osavan dire , che la carne di Gesucri-
sto non servisse a nulla, e trasferire a questa car- • '
ne , che dà la vita , ciò che Gesucristo ha detto
del senso carnale , o della carne presa della manie-
ra, in cui l'intendevano i Cafarnaiti; o la ricevo-
no i cattivi Cristiani, senza unirvisi colla fede, e
senza ricevere nello stesso tempo lo spirito e la
vita, ond'è piena? Quando avevano l'ardimento di
domandargli , a che dunque servisse quella carne
presa dalla bocca del corpo; egli domandava a que'
superbi domandatori: a che serviva, che il Verbo
si fosse fatto carne? Non poteva forse la verità cs-
F 4 sere
88 Variazioni
sere anriUnziata, e il genere umano liberato se non
con questo solo mezzo? Sanno esilino tutti i segre-^
ti di Dio, per dirgli, eh' ci non aveva se non que-
sto mezzo per salvare gli uomini? E chi son egli-
no per dar legge al loro Creatore , e prescrivergli
i mezzi , co' quali voleva loro applicar la sua gra-
zia ? Che se in fine gli eran opposte le umane ra-
gioni ; come un corpo in tanti luoghi ? come un
corpo umano tutto intero in ispazio si angusto? ri-
duceva in polvere tutte le macchine, che innalza-
vansi contro Dio , domandando , come Iddio con-
servava la sua Unità nella Trinità delle Persone ?
Come di niente aveva creato il cielo, e la terra*
Come lo aveva fatto nascere d'una Vergine, come
lo aveva fatto assoggettare alla morte ? E come ave-
rebbe fatti risuscitare nel giorno estremo tutti i
Fedeli? Che pretendeva la ragione umana, quando
opponeva a Dio queste vane difiìcoltà, che da esso
distruggevansi con un soffio? Dicono che tutti i mi-
racoli di Gesucristo sono sensibili. Ma chi loro ha
ScrK) aurd ^gf^Q (^]js Gesucrìsto ha risoluto dì non farne altri ^
■vtrtasitKt. ■' -^
^'"i- allorché fu conceputo per opera dello Spirito santo
nel seno d' una Vergine , questo miracolo maggiore
dì tutti i a chi è stato sensibile ^ ^rrebbe forse sa-
puto Maria ciò , ch'era per portare nelle sue visce-
re , se /' angiolo non le avesse annunziato il segreto
divino ^ Oliando la Divinità ha corporalmente abi-
tato in Gesucristo , chi lo ha veduto , o chi T ha com-
pre so J Chi lo ved.e alla destra di suo Tadre , di
dove esercita sopra tutto r universo la sua ojtnipo-
tenza^ £' questo ciò y che li ccstrigne a torcere y a
met-
L I B R o I T, tgi
hìètttre in pezzi , a crocifiggere l: parole del lorù
maestro^ Io non comprendo ^ dicon eglino y come egli
le possa eseguite alla lettera , Mi prova» bene con
questa ragione , che il senso umano non sì accorda
colla sapienza di Dio : io ne convengo , ne son d*
accordo; ma non sapeva per anche essermi necessa--
rio il credere solo quello , che scorgesì aprendo gli
cechi , 0 quello che può comprendere V umana ra-
gione .
In fine, quando gli era detto, che questa mate-
ria non fosse di conseguenza , e non meritasse la
fatica dì romper la pace : chi costrinse dunque Car^
lostadio a cominciare il litigio P chi violefìtò a scri-
vere Zuinglio ed Ecolampadio ì maledetta eterna-
mente la face., che in pregiudìcio della verità e fat-
ta . Con tali ragionamend chiudeva sovente la hoc- n\d,
ca a' Zuingliani . Bisogna confes5are, ch'egli avea
molta forza nell'intelletto : nulla mancavagli , ss
non la regola, che non si può mai avere, che nel-
la chiesa , e sotto il giogo di una legittima auto-
rità. Se Lutero si fosse contenuto sotto questo gio-
go SI necessario ad ogni sorta d'ingegno, e in isp':*-
zialità ad ingegni, come il suo, fervidi e impetuo-
si , avrebbe potuto togliere da' suoi discorsi i suoi
trasporti, le sue bufifonerie, la sua brutal arrogan-
za, i suoi eccessi, o per dir meglio, le sue stra-
vaganze ', e la forza , colla quale maneggia molte
verità, non avrebbe servito alla seduzione. Vedesi
perciò ancora invincibile , quando tratta de' dogmi
antichi, che aveva presi nel seno della chiesa; m»
l'orgoglio seguiva davvicino le sue vittorie . Quest'
uomo
9^ Variazioni
uomo tanto si compiacque di aver combattuto coi^
tanta forza per il senso proprio e letterale delle
parole di nostro .Signore, che non potè impedire a
Ef.tf.th. sQstcsso il darsene il vanto: iVnpistì medesimi^ ei
*f. Hospln.
3. part. ad dice , so>JO costrcttt a darmi la lode dì aver difesa.
la dottrina del se fiso letterale assai meglio di essi .
Ed in fatti , son sicuro , che qua;ido tutti insieme
fossero stati ridotti in uno , non la potrebbono mai
sostenere con tanta forza , con quanta io faccio .
r Zuin- XXXI. Ei s'ingannava ; perchè quantunque ben
vano'aTu- dostrasse , esser necessario difendere il senso let-
CaTtou'ct 'tsrale, non aveva saputo prenderlo in tutta la pro-
intendono p^j^ semplicità", 6 ì difensori del senso figurato gii
esso il senio facevano vedere , che s'era necessario seguire il
letterilc .
senso letterale, la Transustanziazione aveva la vit-
toria.
Tanto dimostravano con ogni chiarezza Zuinglio,
e i difensori tutti in generale del senso figurato ^
Hosfin. dd Osservano che Gesucristo non ha detto : il mio cor-
0'in, tii-j. ^^ ^ ^^y^ ovvero, ;/ mio corpo e sotto questa cosa^
con questa cosa : oppure : questo contiene il mio cor-
po'^ ma semplicemente: questo è il mìo corpo. Co-
sì ciò eh' ei vuol dare a' suoi Fedeli, non è una so-
stanza, che contenga il suo corpo , o lo accompa-
gni, ma il suo corpo senz' altra sostanza straniera.
Non ha detto nemmeno : questo pane e il mio cor-
po, eh' è l'altra spiegazione di Luterò ; ma disse:
questo è il mio corpo , con un termine indefinito ,
per mostrare che la sostanza da esso data , non è
più pane, ma il suo corpo.
E quando Lutero spiegava : questa è il mio cor-
po;
L r B R o II. 3f
pò ; cioè : qufsto ppne e il mìo corpo reétìmentf e
sinzn figura i distruggeva, senza pensarvi, la pro-
pria dottrina. Perchè si può dir colla chiesa, che
il pane diventa il corpo, nello stesso senso , in cui
s. Giovanni ha detto, che l'acqua fu fatta vino nel- jo^n, li.»,
le nozze di Cana in Galilea, cioè coi cambiamento
delTun nell'altro. Si può anche dire, che ciò ch'è
pane in apparenza , è in elfetco il corpo di nostro
'Signore \ ma che vero pane restando tale ^ fosse nel-
lo stesso tempo il vero corpo di nostro Signore ,
come lo pretendeva Lutero , i difensori del senso
figurato gli sostenevano non men che i Cattolici ,
essere un discorso che non ha senso, e conclude-^
vano che fosse necessario ammettere o con esso lo-
ro un semplice camhiamento morale, o il cambia-
mento di sostanza coi Papisti.
XXXII. Beza perciò sostiene a' Luterani nella ,^"* P;"''F
U mede?!-,
conferenza di Mombeliard , che delle due spiega- ,"'* v*^''"'»'
zioni j che al senso letterale si arrestano , cioè di
quella de' Cattolici , e di quella de' Luterani , quella
de* Cattolici men si allontana dalle parole dell' tst'itu-
zìon della cena j quando parola per parola si voglia-
no esporre . Con questa ragione lo prova. Dicono ì conftr. 5'.
Transustanziatori , che per la virtù di queste paro- ^^'ll'/^^L\
le divine , ciò che prima era pane , avendo cambia- _ * '
to sostanza , diventa subito il corpo stesso di Gesù-
cristo , affinchè in questa maniera possa esser vera
la proposizione : questo è il mio corpo .• dove che
r esposizione de' Consustanzìntori dicendo , che que-
ste parole : questo è il mio corpo , significano , il
mio corpo è essenzialmente dentro ^ con 3 0 sotto que-
sta
91 VARIAZIONI
tto pane i non dichiara cosa sia quello , chi il pani
e dive fiuto , e che cosa sìa quello , eh' è il corpo ,
ma solamente ove egli e .
Questa ragione è semplice, e intelligibile . Perch*
è cosa chiara che Gesucrìsco avendo preso del pa-
ne per farne qualche cosa, ha doTuto raanifestarcì
qual cosa ha voluto farne: e non è men evidente,
che questo pane sia divenuto cièche ha voluto far-
ne l'Onnipotente. Ora le sue parole fanno vedere»
che ha voluto farne il suo corpo, di qualunque ma-
niera intender si possano, perchè ha detto: questo
e il mio corpo . Se dunque il pane non è divenuto»-
il suo corpo in figura , Io è divenuto in effetto; e
non si può lasciar di ammettere o il cambiamento
in figura, o il cambiamento in sostanza.
Così non ascoltando semplicemente, che la paro-
la di Gesucristo, bisogna passare alla dottrina del-
lild. la chiesa; e Beza ha ragione di dire, ch'ella rac-
chiude inconveiliente minore , quanto al modo dì
parlare y che quella de' Luterani, cioè, che il sen-
so letterale sia meglio da essa salvato.
Tutto un XXXIII. Calvino conferma sovente la medesimi
Sinodo a£
Zuingiiani vcrìtà , c per non arrestarci al sentimento de'par-
ha stabilita ....
la stessa ve- ticolari , tutto il sinodo de' Zuingliani l'ha cono*
rità ili Po-
ionia, sciuto .
ibìd.instit. Q''e5to sinodo è quello di Czenger, città di Po-
/.•t. ^. c^i7. ipnja riferito nella raccolta di Ginevra . Questo
sinodo , dopo aver rigettata la Transustanziazione
Syn.Cx.tn- . . . .
gtr. tit. de Taputtca^ mostra che la Consustanziazione Lutera-
s^Kt.Ctn, na non può sostenersi, perchè rowf la verga dì Mo-
sè non é stata serpente senza Transustanziazione ,
e V
L 1 E R o 1 1. 95
t r acqua non e stata sangue in Egitto ^ ne vino nel-
le nozze di Cana senza cambiamento : così il pane
della cena non può essere sostanzialmente il corpo
di Cristo , se non e cambiato nella sua carne , ptr- *
dendo la forma e la sostanza di pane .
II buon discernimento ha dettata questa decisio-
ne. In fatti j il pane restando pane non può essere
il corpo di nostro Signore , come la verga restan-
do verga non può esser serpente , o Come l'acqua
restando acqua non può essere sangue in Egitto ,
né vino nelle nozze di Cana. Se dunque ciò ch'er»
pane diventa il corpo di nostro Signore ; o lo di-
venta in figura con mistico cambiamento giusta la
dottrina di Zuinglio , o Io diventa in efretto con
un cambiamento reale, come da' Cattolici è detto.
XXXIV. Così Lutero , che si gloriava di aver ^.^^^^^^
egli solo meglio difeso il sen^o letterale, che '^"'^'^i ^'e" u fo"-
i Teologi della Cattolica chiesa , era molto lonta- ^^ '^'^ i"^-
° Ete parol; a
no dal suo conto , poiché non aveva neppure com- £«fJto f '■!■
r/i:o Ceri 8 .
preso il vero fondamento, che fa, che noi ci appi-
gliamo a questo senso, né intesa U natura di que-
ste proposizioni, che producono ciò ch'enunciano.
Gesucristo dice ad un uomo: tuo figliuolo e vivo : Jo.iKìo.^t.
Gesucristo dice ad una donna : tu sei guarita dal- Lut.xiu .
la tua infermità: parlando, fi ciò che dice: la na-
tura ubbidisce; le cose si cambiano ; gl'interrni di-
ventano sani . Ma le parole , dove non trattasi che
di cose accidentali, come sono la sanità, e la ma-
lattia, non producono parimente , che accidentali
mutazioni . Qui dove trattasi di sostanza , polche : ,^
Gesucristo ha detto : questo è il n,\o corpo \ que-
sto.
9Ì Variazioni
sto è il mìo sangue ; il cambiamento è sostanzia!* ,*
e con effetto tanto reale 3 quanto stupendo , "'la so-
stanza del pane e del vino è cambiata nella sot-
stanza del corpo è del sangue » Per conseguenza
allorclic si segue II senso letterale Z non si dee cre-
dere solamente , che il corpo di Gesucristo sia nel
mlitefioj ma ancora j ch'ei ne sia tutta la sostan-
za: ed a questo ci conducono le parole medesime j
poiché Gesucristo non ha detto: il mìo corpo e qui'.,
o : questo contiene il mìo corpo ; ma : questo è il mìo
corpo : e nemmeno ha voluto dire : questo pane e
il mio corpo \ ma questo indefinitamente: e comey
se avesse detto allorché ha cambiato Tacqua in vi-
no : quello che vi sarà dato a bere 3 e vino , non
dovrebbesi intendere, ch'egli avesse conservato in-
sieme e l'acqua e il vino, ma che avesse cambiata
l'acqua in vino", così quando pronunzia, che quan-
to ei presenta e il suo corpo, non si dee in conto
alcuno intendere , eh' ei mescoli il suo corpo coi
pane , ma eh' ei cambi effettivamente il pane nel
suo corpo . Ecco dove ci guidava il senso lettera-
le 3 eziandio per confessione de' Zuingliani , eh' è •
quanto non aveva mai potuto intender Lutero.
I Sagri- XXXV. Per non averlo inteso , il gran difcnsor
memarj , i - . v .
provavano del' senso letterale cadeva per necessita in una spe-
a Lutero , , ,. ^ ^ 1.1
ch'egli »m- eie di senso hgurato. Secondo il suo parere : que,
"!u %*ccie sto e il mio corpo y voleva significare , questo pane
gùrrto'" ^' contiene il mio corpo, ovvero, questo pane è uni-
to col mio corpo ; e con questo mezzo i Zuinglia-
Vìd.Hosp. , . .
a. p-rf. Ili lo costrignevano a riconoscere in questa espres-
sione la figura grammaticale , che mette ciò che
■^ " con-
• L I B R o II» 95
"contiene per quello eh' è contenuto , o la parte
pel tutto . Poi lo strignevano in questa maniera :
Se è permesso a voi il riconoscere nelle parole dell'
istituzione la figura 3 che mette la parte pel tutto j
perchè volete impedir noi di conoscervi la figura ,
che per il segno mette la cosa ? figura per figura;
la metonimia, che noi riceviamo, vai quanto la si-
neddoche ^ che voi ammettete» Questi signori era-
no gramnaaticij ed umanisti» Tutt' i loro libri fu-
rono ben presto ripieni" della sineddoche di Lute-
ro, e della metonimia di Zulnglio : era necessarios
che i Protestanti prendessero partito fra queste due
figure rettoriche; e restava per cosa Infallibile, che
non vi erano se non i Cattolici 3 i quali egualmente
dall'una e dall'altra lontani j e non conoscendo nell'
Eucaristia né il pane, né semplice segno, stabilis-
sero puramente ii senso letterale*,
XXXVI. Qui si vedea la differenza , che trovasi Differenza'
fra le dottrine , le quali da autori privati sono di trina in-
, , III I ventati , e
nuovo introdotte, e quelle che vengono naturalmen- fra la dot.
tCo II cambiamento di sostanze avea riem.piuto co- vùta per
me da se stésso l'oriente e T occidente , entran- n". '^"
do in tutti gli animi colie parole di nostro Signo-
re 5 senza mai cagionare alcuna perturbazione ^ e
senz'esser mai stati tacciati dalla chiesa come no-
vatori coloro , che lo hanno creduto . Quando fa
contrastato j e tentossi torcere il senso letterale ,
con cui era passato per tutta la terra , non solo la
chiesa è restata costante , ma si son anche veduti
i di lei avversar] combatter per essa, combattendo
fra loro. Lutero ed i suoi seguaci provavano invìn-
cibil-
/
.p6 VARIAZIONI
.cibilmente , ch'era necessario ritenere il senso let-
terale i Zuinglio ed i suoi non provavano con mi-
nor forza, che non poteva essere ritenuto senza il
cambiamento della sostanza : così non si accorda-
vano j che nel provar gli uni agli altri , che la
chiesa da essi lasciata , avea maggior ragione che
ognuno di essi , A cagione di certa forza , ond' è
munita la verità, tutti coloro, che l'abbandonava-
no, ne conservavano qualche cosa , e la chiesa, che
conservava il tutto , avea la vittoria .
CatroHco°è XXXVII. Scgue da tutto ciò con chiarezza , che
te'tr^ù"' l'interpretazione de' Cattolici , i quali ammettono.
natutaie . j^^ mutazion di Sostanza, è la più semplice, e più
naturale , e perchè è seguita dal maggior numero
de' Cristiani , e perchè de' due, che la combattono
in differenti m.aniere, l'uno, eh' è Lutero, non vi
si oppone se non per ispirito di contraddizione , e
per dispetto della chiesa i e l'altro, eh' è Zuinglio,
concede, che s'è d'uopo ricevere eoa Lutero il
senso letterale, è d'uopo anche ricevere co' Catto-
lici la mutazion di sostanza.
XXXVIII. I Luterani una volta impegnati nelt*
Quistione: errore, vi si son poi stabiliti con questa ragione ',
se il Sacra-
mento sia che il togliere , come noi facciamo , la sostanza del
distrutto X ,.
nella Tran- pane 6 del vino, 6 un distruggere il sacramento .
sustanzia- , ,. . , , , . t ■ e
zioiie. Mi trovo in obbligo di dire , non aver ritrovata que-
sta ragione in veruno degli scritti di Lutero ; ed
in fatti è troppo debole , e troppo lontana per ve-
nire a prima giunta nell'intelletto : perchè si sa ,
che un sacramento, cioè un segno, consiste in ciò
che apparisce, e non nel fondo, o nella sostanza .
Non
Libro II," 97
Noii fu necessaiio il far vedere a Faraone sette
vacche e sette spighe elFective , per esprimergli la Ccn, xli.
fertilità, o sterilità di sett'ar.ni : l'immagine che
se ne formò nel suo animo a questo fine, fu suflì-
cientissima. E s'è d'uopo venire a cose, che sie-
no state vedute cogli occhia affinchè la colomba ci
rappresentasse lo Spirito santo ;, e con tutta Ja sua
mansuetudine il casto amore , ch'egli inspira all'
anime sante, poco importava, che una vera colom-
ba scendesse visibilmente sopra Gesucristo ', basta-
va ch'ella ne avesse tutto l'esteriore: così, affin- /',
che l'Eucaristia ci mostrasse , che Gesucristo era '■
nostro pane e nostra bevanda , era sufficiente , che
i caratteri di questi alimenti ed i loro effetti or-
dinar) fossero conservati; in somma, bastava, che
nulla vi fosse cambiato rispetto a' sensi. Ne' segni
d'istituzione , ciò che ne dimostra la forza , è 1*
intenzion dichiarata dalla parola dell' Istitutore ; ora
dicendo sopra il pane: questo è il mìo corpo ^ e so-
pra il vino : questo è il mio sangue ; e facendosi
vedere in virtù di queste divine parole attualmen-
te vestito di tutte le apparenze del pane e del vi-
no , fa vedere assai chiaramente , ch'egli è vera- '^ '
mente cibo , egli che ne ha presa la somiglianza ,
e ci apparisce sotto questa forma. Che s'è neces-
swio del vero pane e del vero vino , affinchè reale
sia il sacramento , vero pane e vero vino sono quel-
li, che si consacrano, e de' quali consacrandoli si
fanno il vero corpo e il vero sangue del Salvato-
re . Il cambiamento , che vi si fa nell'interiore ,
senz'essere l'esteriore cambiato, è anche una par-
Bcssuet Opere T. I. G te
^ Variazioni
te del sacramento j cioè del segno sacro; perchè il
cambiamento divenuto sensibile per la parola, ci fa
vedere , che per la parola di GesiicrisLo operante
dentro il Cristiano, esso dev'essere con tutta reali-
tà, benché d'altra maniera, al didentro ca-nhiato»
non ritenendo che l'esteriore dell'uomo volgare.
Come i XXXIX. Con questo restano dichiarati i passi ,
u°7tdlvil ^^' quali l'Eucaristia è nominata pane anche dopo
«o rrsm'c la consacrazione . E questa difficolta è' risoluta con
neu' Elica- Qgni chiarezza dalla regola de'cambianìenti , e dal-
nstia : due ° "^ ^
tegole trat-- fa regola delle apparenze. Dalla regola de' cambia-
te dalla
scrittnra. menti: il pane divcnuta'corpo è nominato pane , co-
Extd.vii. nie nell'Esodo la verga' divenuta serpente è no-
**" "• minata verga, e Tacqua divenuta sangue è nominata,
acqua. Mettonsi in uso queste espressioni per dac
a vedere insieme e la cosa 5 ch'è stata, e la ma-
teria, ch'è stata adoperata per farla. Dalla regola-
delie apparenze, come nel vecchio e nuovo Testa-
mento gli angioli , che apparivano in figura uma-
na , sono nominati insieme ed angioli , perchè lo
sono, ed uomini, perchè Io appariscono ^ così l'Eu-
caristia sarà chiamata e corpo, perchè lo è, e pa-
ne, perchè lo apparisce , Che se Tuna di queste
ragioni è bastante per conservarle il nome di pane
senza pregiudicare ai cambiamento,- il concorso di
arncndue sarà molto più forte . E non dee cader in
pensiero , esservi alcun imbarazzo nel discernere
la verità fra queste differenti espressioni : perchè
alla fine, quando la sacra Scrittura ci spiega la stes-
sa cosa con espressioni diverse , per togliere ogni
sorti d'ambiguità, vi è sempre il luogo principale,
cui
L I E R O II. 99
^ui debbono ridursi gli altri , ed in cm seno espres-
se le cose, quali esse sono in termini chiaramente
distinti . Se gli angioli in alcuni luoghi sono chia-
maci uomini, vi sarà un luogo , in cui si vedrà chia-
ramente , che sono angioli . Se il sangue , ed il
serpente sono denominati acqua , e verga 3 trove-
rete il luogo principale , in cui sarà espresso il
cambiamento; e con questo sarà necessario decider
la cosa. Qual sarà il luogo principale, onde giudi-
cheremo dell'Eucaristia , se non quello dell'istitu-
zione» in cui Gesucristo la fa essere ciò, ch'ella è?
Così quando vorremo nominarla per relazione a quel-
lo, eh' è stata, ed a quello ch'ella apparisce j po-
tremo nominarla pane e vino ; ma quando vorremo
nominarla da ciò , ch'ella e in se stessa , ella non avrà
altro nome , che quello di corpo e di sangue ', e
Questo è quello, per cui dovrà essere definita, poi-
ché mai non può essere se non ciò, ch'ella è fatta
dalle parole onnipotenti 3 che le danno l'essere. Lu-
te'rani e Zuingliani , voi spiegate conerà 1' essere
naturale il luogo princip.-^Ie per via degli altri , ed-
uscendo e gli uni e gli altri di regola , vi allonta-
nate anche più gli uni dagli altri di quello che vi
siate allontanati dalla chiesa, il che principalmente
era vostra intenzione. La chiesa, che segue l'or-
dine naturale, e che riduce tutc'i passi, ne' quali
parlasi dell" Eucaristia a quello , che fuori d' ogni
contra:sto è il principale, ed il fondamento di tutti
gli altri, tiene laverà chiave delmisterio, e trion-
fa non solo degli uni e degli altri , ma ancora de-
gli uni per gii altri. Vt/. ■ *
G a XL.
\
too Variazioni
lu:erc sbi- XL. In fatti, nel tempo di queste Sacramentarie
gettito a
cagione di contese, coloro, che si diceano riformati, malgra-
queste di- I li 1 •
sputt: ed do I interesse comune, che alle volte in apparenza
il EU" sbi- ... . e e . .v
gottimento gli univa , SI tacfrano tra essi una guerra più cru-
da^ Mda°i- dele di quella , che faceano coiitra la chiesa stes-
'°"^ ■ sa, chiamandosi vicendevolmente furiosi, arrabbia-
ti, schiavi di satanasso, più nemici della verità, e
delle membra di Gt^sucristo , che il Papa stesso", il
che per essi, e secondo essi, era un dit tutto.
Litth. ad Intanto l'autorità , che Lutero volea conservare
Jac.- Pr^p. ... • J- 1 •
£rem.H.sp. nella nuova rirormi , eh era insorta sotto i di lui
Con/.' Z!<- Stendardi , si avviliva. Egli era trafitto di dolore ;
^adLuth, e l'alterigia, ch'egli mostrava nell'esteriore, non
'''^' impediva l'oppressione, sotto la quale nel cuore lan-
guiva : ansi , quanto più altero , tanto più gli era
insoffribile l'essere disprezzato in un partito , di
cui voleva essere il solo capo . La perturbazione,
ch'ei ne soffriva, giunse a turbar Melantone . Lu-
Lib. TV. tcro , ei dice , mi cagiona strane perturbazioni col
fl'm'fj.'.r'^'^ ^u»go bagnarsi meco di sue afflizioni . £' abbattuto,
e sfigurato a cagione degli scritti , che non trovansì
degni dì disprezzo. Isella canpassion che ho di es^
so ,' mi sento afflitto in estrer/io della perturbazione
universale della chiesa . Il volgo incerto si divide
in sentimenti contrari , e se Gesucristo non avesse
promesso di esser con noi sino alla consumazione de
secoli , temerei che la religione non restasse adatto
da queste dissensioni distrutta^ perchè non vi è co-
sa più vera della sentenza , la quale dice , che a.
cagione di troppe dispute la verità da noi fugge .
Lutero in- XLL Strana agitazione d' un uomo , che aspetta-
s Ci- Il a i' u.
bjquui. '^'^si
L I ì: R o li. ' ^3t
■Vasi iì veder riparata la chiesa, e la vede in pio-
cinto dì cadere a cagione de' mezzi , ch'erano stati
presi per il suo ristabilimento ! Qual consolazione
potea trovare nelle promesse di Gesucristo a noi
fatte, di esser sempre con noi? A* Cattolici appar-
tiene il nudrirsi con questa fede , mentre credono
non poter la chiesa esser mai vinta dall' errore ,
per quanto esser possa violento l'attacco, ed in ef-
fetto l'hanno sempre trovata, invincibile. Ma come
è possibile il potersi appigliare a questa promessa
nella nuova riforma , il cui principal fondamento ,
quando entrò in discordia colla chiesa , era , che
Gesucristo l'avesse abbandonata a segno tale, che
r avea lasciata cadere nell'idolatria? Nel rimanen-
te, benché sia vero, che resti sempre la verità
nella chiesa , e tanto più vi resti purgata , quanto
più elU è violentemente assalita , Melantone avea
ragion di pensare , che a forza di metterla in di-
sputa ella fuggisse ai privati. Non vi era errore
sì prodigioso , in cui l' ardor della disputa non
istrascinasse l'animo violento di Lutero, Ella fe-
ce, ch'egli abbracciasse l'opinione mostruosa deli'
ubiquità. Ecco il ragionamento, col quale sostenea
sì strano errore . L' umanità di nostro Signore è
unita alla divinità; dunque l'umanità è in ogni
luogo, com'è la divinità. Gesucristo come uomo
è assiso alla destra di Dio ; la destra di Dio è in
ogni luogo i dunque Gesucristo come uomo è in
ogni luogo . Come uomo era ne' cieli prima di es-
servi salito; ed era nel sepolcro, quando gli an-
gioli dissero, che più non vi era. I ZuingJiani ecce-
G 3 deano
tot Variazioni
deano col dire , che Iddio stesso non potea mette?
il corpo di Gesucristo in più luoghi. Lutero si
lascia trasportare ad un altro eccesso, e sostiene,
che questo corpo era necessariamente in ogni luo-
Serr'i. go. Ecco quanto insegnò in un libro , di cui abbia-
iunt. T.ì.vtio di già parlato, tatto da esso i anno 152.7. P^r
{'di.^x! 4. difendere il senso letterale, e quanto osò inserire
jr^' «r^oM'^ una confessione di fede, che pubblicò l'anno
à- i'i' 1528. sotto il titolo di gran confessione dì fede.
Lutero di- XLII. Dice in quest'ultimo libro, che poco im-
31U0VO, che portava II mettere o togliere il pane nell'Eucari-
fort'a'u' stia, ma ch'era più ragionevole il riconoscervi un
^^o^xi^^e^ \\ pane carnale, ed un vino sanguìneo: panìs carneus
mne"*Rol^ ^ iJ/^w/» sanguìnsum . Era questo un nuovo lin-
za Teoio- guaggio , col qual esprimea la nuova unione da esso
Sto Dotto- posta fra il pane ed il corpo . Sembravano queste
ce : onde
Meiantone parole aver la mira all'impanazione, e sovente ne
lezzato. fuggivano di bocca a Lutero, che più esprimeano
di quello ch'ei volea . Ma per lo meno proponcTa-
no una certa mescolan2a di pane e di carne , di
vino e di sangue , che davasi a conoscere molto
rozza, e che si rese insoffribile a Meiantone . Ho
^^ '^ ^^'' parlato , dice, a Lutero della meseolanza del pane
«j-8. e del corpo , che sembra a molti uno stravagante
paradosso. Mi ha decisivamente risposto, che non
vi volea fare alcun cambiamento ; ed io non giudico
bene entrare di nuovo in questa materia . Cosi egli
non era del sentimento di Lutero , e non osava
contraddirlo.
Lad-sputa XLIII. Intanto gli eccessi, ne* quali trascorreasi
tarja rovV- dall'una e dall'altra parte nella nuova riforma, la
sere-
L I B R O I I. ^03
«ereditavano fra gli uomini di buon senno. Questa ^r'^va ;
sola disputa rovesciava il fondamento comune de' tidciu n~
. T r i forma ,
due partiti . Credeano poter dar nne a tutte le
dispute coir unica Scrittura , nò voleano eh' essa
per giudice ; e tutto il mondo vedea , ch'eglino
disputavano senza fine sulla Scrittura , ed anche •
sopra uno de* passi , che doveva essere de* più
chiari , poiché vi si trattava di un testamento .
Dicevansi ad alta voce gli uni agli altri : tutto è
chiaro; ed altro non ricercasi, che aprire gli oc-
chi . Sopra questa evidenza della Scrittura Lutero
non trovava cosa più ardita, né più empia, che il -^^ ,
negare il senso letterale; e Zuinglio nulla trovava
più stravagante e più rozzo, che il seguirlo. Era-
smo, ch'eglino trar volevano al lor partito, dicea
loro con tutt'i Cattolici: voi tutti ve ne appellate ^^^yjjr
alla pura parola di Dio, e vi credete esserne gì' '• x^J^^
interpreti veri? Accordatevi dunque fra voi prima A' am'/. $».
di volere dar legge al mondo . Qualunque iosse il
loro esteriore , si arrossivano di non poter conve-
nire insieme, e tutti pensavano nell'intimo del
loro cuore ciò , che Calvino scrisse a Melantone ,
ch'era suo amico. £' dì srand" importanza ^ che f''^,'•,^^
° ' , tid Mei.
non passi a" secoli avvenire alcun sospetto delle di-
visioni , che sono fra noi ; perchè e cosa oltre V im-
maginabile degna di riso , che dopo esserci posti in
discordia con tutto il mondo , ci accordiamo si poco
fra noi sin dal principio della nostra riforma,
XLIV. Filippo Langravio d'Assia, zelantissimo a l Lute-
lani pren-
lavore del nuovo vangelo, avea preveduto questo dono l'ar-
drsordme, e sin da prim; anni del litigio avea proc- condona
** ,,- ' G 4 cu-
104 Variazioni
del Lan- cui'ato Comporre Je parti. Appena vide il partito
gravio, che
conosce abbastanza forre, e per altro minacciato dalTlm-
avtr il tor- j > i i
to . paratore , e da Cattoiici , che cominciò a tormar
disegni di lega. Ben presto furono poste in dimen-
sieìd.Uh. tlcanza le massime di Lutero, il quale avea dato
IV. £f. 70, per fondamento alla sua riforma il non cercare al-
cun aiuto nell'armi. Sotto pretesto di un immagi-
nario trattato , che dlcevasl essere stato ccnchiuso
fra Giorgio duca di Sassonia, e gli altri Principi
Cattolici per lo sterminio de' Luterani , questi
aveano prese l'armi. L'affare per verità fu acco-
modato: il Langravio si contentò delle grosse som-
me ci dana}o , che alcuni principi Ecclesiastici fu-
rono costretti a dargli per rifare i danni causatigli
da un armamento, ch'egli stesso conosceva essere
stato fatto sopra relazioni false.
Melantone^ che non approvava quella maniera di
procedere, non trovò altra scusa a favor del Lan-
gravio, che iJ non aver egli voluto far apparire
d'essere stato ingannato', ed altra ragione non pro-
ducea , se non che lo ave'»a indotto a così operare
un cattivo rossore. Ma altri pensieri lo perturba-
Mel. Va.
vano di vantaggio. Era stato vanto del partito,
che il papato sarebbe restato distrutto senza far
guerra, e senza spargere sangue . Prima che il mo-
vimento del Langravio nascesse , ed un po' dopo
la ribeilione de' contadini, Mel^ntone avea scritta
L\h. UT. ai Langravio stesso, ch'era meglio soffrir tutto ^ eh:
IV. Ep. re. armare per sostenere -a vangelo. E tuttavia vcdea-
^^' si, che coloro, i quali tanto aveano fatto sembian-
te ci' esser pacifici, sraiio i primi a prender l'armi,
sopra
L I E R o T I. • it*5
sopra una nlazlon falsa^ come Melantone lo con-
fessa • Questo parimente fa , ch'egli aggiunga : "' ' '''
quando io considero , dì che scandalo e per essere
cartcata la buona causa , resto quasi oppresso ciall
afflizione. Lutero da questi sentimenti fu molto
lontano. Ancorché fosse indubitabile in Alemanna, i
e gli autori eziandio protestanti ne sieno d'accor-
do , che il preteso trattato di Giorgio di Sassonia
non fosse, che un'illusione, Lutero volle credere,
che fosse vero; e scrisse molte lettere, e molti
libelli, ne' quali si lascia trasportare dall'ira con- Shu. ihui,
tra quei Principe sino a dire, eh ei tosse il ptu ;„ Saxek.
pazzo di tutf i pazzi 'i un Moab orgoglioso , che sem- l';.','^.' ^ p'
pre prendeva ad operare sopra le sue forze , sog- "f^nc/r^'m,
giugnendo, ch'egli avrebbe pregato Lio contra di ^y-^'^.^^f'
esso. Dopo di che avvertiva ì Vrincìpi dì stermi- '^''*-
nare tali genti , che voleano veder sommersa nel
sangue tutta r ^lemagna: cioè, che per timore di
vederla in quello stato funesto, i Luterani ve la
doveano mettere , e cominciare a sterminare i
Principi, che si opponevano a' loro disegni.
XLV. Questo Giorgio duca di Sassonia trattato i' ""me dì
^ , . , protestar).
così mal da Lutero, era tanto contrario a' Luterà- ti. Confe.
,, —, , lenza di
ni, quanto i Elettore, suo parente, loro era prò- Marpiug,
. . j r • 1- !• dove il
pizio. Lutero protetizzava contra ai esso di tutta laii'-ravio
sua iorza senza considerare , cn egli era della ta- j.o di con-
migJia de' suoi signori; e vedesi non esser mancato ^^l'^^-ìrVui
da esso, che non fosse dato il compimento alle '^''' p'°"-
sue profezie colia spada alla mano .
Questo armamento de' Luterani , che avea fatta 5/^;^^ ^;j_
tremare tutta l'Alemagna l'anno 1320: li rese tan- ^'^'
to
io6 Varia ziont
•to superbì» che si credettero in istato di protesta-
re apertamente centra il decreto pubblicato contri-
di essi l'anno seguente nella dieta di Spira, e di
appellarne all' Imperadore , al futuro concilio gene-
rale, o a quello, che si sarebbe tenuto in Alema-
gna.. In questa occasione si unirono sotto il nome
di Protestanti ; ma il Langravio fra tutti di mag-
giore avvedimento e capacità , come pur di valore,
concepì , che la diversità de' sentimenti sarebbe
un ostacolo eterno alla perfetta unione, ch'ei vo-
le- stabilir nel partito. Cosi nello stesso anno del
Shid. ih. decreto di Spira, maneggiò la conferenza di Mar-
purgo , dove fece trovare tutt' i capi della nuova
riforma, cioè Lutero, Osìandro , e Melantone da
una parte, Zuinglio, Ecolampadio, e Bucero dall'
altra, senza numerare gli altri, che sono men co-
nosciuti. Lutero, e Zuinglio parlavano soli, per-
chè di già ì Luterani non parlavano dov'era Lute-
ro; e Melantone francamente confessa, ch'egli, ed
L\h. TV. i suoi compagni furono personaggi muti. Non si
sfìn.àdan, pcnsò allora a tenersi a bada vicendevolmente con
'coiT.Mtirf. equivoche spiegazioni, come si fece di poi, L*
vera presenza del corpo, e del sangue fu chiara-
mente stabilita da una parte, é negata dall'altra.
S'intese dalle due parti, che una presenza in figu-
ra, ed una presenza per fede non fosse una vera
presenza di Gesucristo , ma una presenza morale,
una presenza impropriamente detta, e per meta-
fora intesa. Si convenne in apparenza sopra tutti
gli articoli, fuorché sopra quello dell'Eucaristia.
Dico in apparenza, perchè si ha due lettere scric-
Libro IT. nvf
fé da Melantone durante il colloquio, per darne
conto a* suoi Principi, che in sostanza non s*in-
rendeano. Scoprimmo, dice, che ì nostri avversar) Mei.Er.H
pochissimo i?7tendeano la dottrina di Lutero , ancor- xon. à- ad
(Che procurassero imitare il dt (ut linguaggio ; cioè cem Sax.
che si accordavano per compiacenza ed in parole^ L'<tA. t'
senza intendersi bene in eifetto ', ed era vero , che
Zuinglio non avea mai compresa cosa alcuna nella
dottrina di Lutero, né sopra i sacramenti, né sopra
ia sua giustizia imputata. Furono anche accusati i
Strasburghesi e Bucero, che n'era il pastore, di ^^xV.
non aver buoni sentimenti, cioè, come intendeasi,
sentimenti abbastanza Luterani sopra tale materia j
il che poi si fece manifesto , come ben presto ve-
dremo. Zuinglio ed i suoi compagni, poco curan- . i' •
dosi di tutte queste cose, ne diceano tutto ciò»
che piaceva a Lutero; ed a dir vero non avevano
in capo, che la quìstione della presenzia reale.
Quanto alla maniera di trattare ie cose, Lutero
parlava con fasto, secondo il suo uso= Zuinglio
mostrò molta ignoranza , sino a domandare più vol-
te : come i sacerdoti cattivi poteano fare una cosa ~^"f"'" '^«
sacrai Ma Lutero lo riprese di una strana manie-
ra; e gli fece ben vedere coli' esempio del batte-
simo, ch'ei non sapea ciò, che dicesse. Quando
Zuinglio , ed i suoi compagni videro non poter per-
suadere il senso figurato a Lutero, Io pregarono
per lo meno a volerli tener per fratelli , Ma furo-
no vivamente respinti: rjual fraternità , disse Joro , tuth. Ef,
mi domandate voi , se persistete nella vostra ere- ',Jf[''£>e.
denza ^ £' segno, che ne dubitate, poiché volete '"""• **'''
esser
-IO* Variazioni
tsser fratelli di coloro j che la ricettano . Ecco h
maniera , nella quale tcrminossi la conferenza .
Tuttavia tu premessa una vicendevole carità. Lu-
tero interpretò questa carità per quella, eh' ò do-
vuta a' nemici, e non per quella, ch'è dovuta alle
persone della medesima comunione. Fremeano ^ di-
ceva, in vedersi trattare da Eretici. Si conven-
ne tuttavia di non più scrivere gli uni centra gli
altri ;, ma per dar loro, soggiungea Lutero, il tem-
po dì ravvedersi .
Quest'accordo così fatto durò poco: per Io con-
trario da' racconti differenti , che della conferenza
furono fatti , gli animi s'inasprirono più che mai <
Lutero considerò cerne artificio la proposizione di
Jbià. . fraternità, che gli fu fatta da'Zuingliani , e disse,
che satanasso regnava di tal maniera in essi, che non
tra più in lor potete il dir altro, che menzogne,:
LI-
i
Ì09
rtviv'*i<iimii»i— ■■■^««g*:»™!' ■"
iF
LIBRO II L , ^ ...
^HHO 1330.
-,.. .--, , -j ■■ . ' .. ' . ['. « • -.■■"■'
ra queste disposizioni preparavasi ognuno alla pomosa die.
famosa dieta di Augusta, già convocata da Carlo V. ^^ /' ^"i'-
^ ' '' gusta , iiel-
per dar rimedio alle perturbazioni dal nuovo van- i» 1"*'^ le
confessioni
gelo cagionate in Alcmagna. Giunse l'Imperadore di Fede so.
no ptfcsen-
in Augusta il dì 15. di giugno l'anno 1530. Questo tate aCar-
t»mpo è considerabile 3 perchè allora si videro com-
parire per la primi volta delle confessioni di fede - ' ■ -l
in forma, pubblicate in nome di ogni partito, l : |
Luterani difensori del senso letterale presentarono
a Carlo V. la confessione di fede , detta la con- •
fessione di Augusta. Quattro città dell'Imperio , ' ^
Strasburgo, Meminga, Lindavia , e Costanza, le ■" ^ ;
quali difendevano il senso figurato, diedero la loro
separatamente all'i^tesso Principe, e fu nominata
la confessione di Strasburgo , o delle quattro cit-
tà. Zuinglio, che non voile esser muto in occa-
sione SI famosa, benché non fosse del corpo dell*
Imperio , mandò parimente la sua confessione di
fede airimperadore .
II. Melantonc, il più eloquente, e il più polito Confessi^.
^ t^ 1 ' r . ne CI Ait-
non meno, che il più moderato di tutt' i discepoli si'^ta stetj
di Lutero, stese la confessione di Augusta d' ac- tcncepic-
setitata ali*
cordo col suo maestro , che si era fatto avvicinare imperado-
al luogo della dieta . Questa confessione di fede
fu presentata all'lmpciaclore in latino, ed in ^'^^- c7nf.'^!:^<[
. .- manno ^'^'
/,
iio Variazioni
manno il ci 25. di giugno l'anno 1530. sottoscritti
da Giovanni eiettore di Sassonia, da sei altri Prin-
cipi, de' quali Filippo langravio d'Assia era uno
de' principali, e dalle città di Norimberga e di
Reutlinga , alle quali quattro altre città erano as-
sociate o Fu letta pubblicamente nella dieta alla
presenza dell' Imperadore, e sì convenne di non
ispargerne senza suo ordine alcuna copia rè mano-
scritta, né impressa. Ne sono state fatte di poi
molte edizioni tanto in alemanno» quanto in lati-
no, tutte con notabili differenze» e tutto il par-
tito la ricevette»
Della Con- HI. Gli StrasburghesI , ed ì loro associati difen-
tesiioiie di _ . re . ..
strasburso, son del scnso tigurato , si oitenrono di sottoscnver-
^uattro la, eccettuato l'articolo della cena. Non vi furo-
BucTrò^chèno licevuti : di modo che composero la loro con-
ia stese, fessione parcicofare, che fu stesa da Bucero,-
chytT.Hist. Costui era un uomo assai dotto, di un ingegner
pieghevole, e più fertile in distinzioni, che gli
Scolastici più raffinati ', grazioso predicatore , un
poco grave. nel suo stile", ma ingannava colla sua
statura, e col suono della voce. Era stato Dome-
nicano 3 e si era ammogliato come gli altri, ed
anche , per dir così , più che gli altri , perchè es-
sendo morta sua moglie 5 passò al secondo, e poi
ai terzo matrimonio , I ss. Padri non ricevevano
al sacerdozio coloro , i quali essendo falci erano
Stati ammogliati due volte. Questi sacerdote e re-
ligioso si ammoglia tre volte senza scrupolo nei
tempo del nuovo suo mlnisterio* Era questa una
raccomandazione del partito , ed amavasi confon-
dere
Libro II Ì. mi
dere con questi esempj arditi le religiose osscr-.
vanze dell'antica chiesa. , •; , .i;.''.'<j
Non apparisce, che Bucero abbia concertata co-
sa, alcuna con Zuinglio : questi cogli Svizzeri par-
lava con franchezza ; Bucero meditava degli ac-
cordi i e mai uomo alcuno non fu in equivoci più
fecondo ,
Incanto egli , ed i suoi non poterono allora unirsi
co' Luterani , e la nuova riforma fece in Alema-
gna due corpi manifestamente separati col mezzo
dì differenti confessioni di fede.
Dopo avérle stese ^ queste chiese sembravano'
aver presa la loro ultima forma", ed era tempo, ■.--••
per lo meno allora ^ di star costanti: ma per lo * -i
contrario, qui si mostrano maggiori le variazioni»
ÌV= La confessione di Augusta è la più consi- Delia ccn«-
di ., . . . „T t 5 n r fusione Ai
erabile in ogni maniera o Oltre eh ella fu presen- Augusta , e
tata la prima sottoscritta da un maggior corpo, e J,n /^a«Z
ricevuta con più cerimonia ^ ha ancora questo van- ^\''J,\*p ^^j'^g
taggio 3 eh' è stata considerata di poi non solo da ^ijto'^ii'" j.
Bucero, e da Calvino stesso in particolare , ma ''^•'•
anche da tutto il partito del senso figurato aduna-
to in corpo,' come un'opera comune della nuova
riforma 3 come ciò che segue lo farà vedere. Sicco*-^
me.i'Imperadore la fece confutare da alcuni Teoio-r-
gì della Cattoiica* chiesa, Melantone ne fece 1' apo-
logia , che poco dopo ebbe da esso nuova, esten-
sione , Del rimanente non dee considerarsi quest' p^*/. jftu
apologia come opera privata, poiché fu presentata Ì",j" ^";
all'lmpcradore in nome di tutto il partito dagli i'^'."^- '^'''•
scessi, che gli presentarono .la confessione d'Au-
Su-
112 Variazioni
gusta , e perchè di poi i Luterani non hanno te-
nuta alcun' adunanza per dichiarare la loro fede,
nella quale non abbiano fatto andar del pari la
confessione d'Augusta, e l' apologia j come appari-
sce dagli atti dell'adunanza di Smalcalda l'anno
1537. e da altri .
X d'iìr''' ^' ^"' ^-^^^ certa che l'intenzione della confes-
contcssione gjone d' Augusta era di stabilire la presenza reale
di Augusta, ° '
in cui tiat- (Jei corpo e del sangue, e come dicono i Luterani
tasi dc!la *^ . .
ceii3,èste- nel libro della Concordia, vi si voleva espressa-
so in quat- . ^ ^ ,
tro manie, mente rigettare l errore de" Sacramentarj , che pre-
rietà delle sentarono nello stesso tempo in augusta la loro
due prime , r • • 7 ■» » \ i 1 -
confessione particolare. Ma e tanto lontano, che \
Luterani tengano un linguaggio uniforme sopra tale
materia , che per lo contrario si vede a prima
Coneord. giunta l' atticolo X. della loro confessione , eh' è
quello, nel quale hanno intenzione di stabilire la
realità, si vede, dico, quest'articolo X, steso in
quattro maniere diverse , senza potersi quasi di-
scernere qual sia la più autentica, perchè tutte si
sono fatte vedere in edizioni, nelle quali erano i
contrassegni delia pubblica autorità.
Di queste quattro maniere due ne veggiamo nel-
Confes!. la raccolta di Ginevra , nella quale la confes-
Aur. art. . 1, a • • j h
X. Syr.tan- sionc Q Augusta CI vien data qual era stata un-
**' '""^'^' pressa l'anno 1540. in Vittemberga , nel luogo,
ove era nato il Luteranismo, ove Lutero e Me-
lantone erano presenti. Vi leggiamo l'articolo del-
la cena in due maniere i nella prima, ch'è quel-
la dell'edizione di Vittemberga, si dice, che col
pane , e col vino il corpo , ed il sangue di Ge-
sù-
• Libro III. 113
sucrìsto è verai/icntc dato a coloro , che mangiano
nella cena . La seconda non parla più del pane , e
del A^ino ', ed in questi termini si trova stesa: elle-
no credono (le chiese Protestanti) che il corpo ,
ed il sangue sono veramente distribuiti a coloro ,
che mangiano ; e disapprovano coloro , che insegnano j
r opposto . /
Ecco sino dal primo passo una varietà molto
importante, poiché l'ultima di quest'espressioni si
accorda colla dottrina del cambiamento di sostan-
za, e l'altra sembra essere posta per combatterla.
Tuttavia i Luterani non si sono ristretti fra questi
termini; ed ancorché delle due maniere di enun-
ciare l'articolo X. che si veggono nella raccolta
di Ginevra, abbiano seguita l'ultima nel loro libro
della Concordia, nel luogo, in cui vi è inserita la
confessione di Augusta j si vede nuUadimeno nello Conf. A-ég.
stesso libro l'iscesso articolo X. riferito in due ^\--\:h'. cònc!^
tre maniere .
VI. In fatti si troverà in questo libro l'apologia Due aine
della confessione di Augusta, nella quale lo stesso ond'*'
Melantone , che l'avea stesa, e che la difende , ^
trascrive l'articolo in questi termini: nella c<^^^ "'l^àìffs-
del Signore il corpo , e il sangue di Gesucristo sono "^""^'^ •
•veramente e sostanzialmente presenti, e sono ve- Apoior,
ramente dati insieme colli cose , che si veggono ,
ciof , col pan: e col vino, a color», che ricevono il
sacramento .
In fine troviamo ancora queste parole nello stes-
so libro delia Concordia : r articolo della cena e ^i^'-à.ti'r-t^
ce Ccena
così insegnato dalla parola di Dio nella confessione ■^^"''
Bossuet Opere T. L H dì
niaiiiere
è ste-
so ii niede-
inio arti-
ii4 Variazioni
di augusta : che il vero corpo ed il vero sangue ,
dì Gcsucrìsto sono veramente presenti , distribuiti ,
è ricevuti nella santa cena sotto le specie del pane,
e del vino ; e si disapprovano coloro, che insegnano
f opposto . E questa è parimente la maniera, onde
quest'articolo X. è steso nella versione francese
della confessione d'Augusta impressa in Francforr
r anno 1673.
Ora se mettonsi in paragone fra loro queste
due maniere di esprimere la realità , non vi è chi
non discerna , che quella dell'apologia l'esprime
con parole più forti di quello , che faceano le due
precedenti nella raccolta di Ginevra riferite \ ma
ch'ella sì allontana parimente di più dalla Tran-
sustanziazione: e che l'ultima per lo contrario di
tal maniera si accomoda all' espressioni , delle quali
servesi la chiesa ^ che i Cattolici potrebbero sotte-
seti verJa.
Qnsie di VII. Se domandasi , quale di queste quattro dif-
qjKste ma- /-■ . . . ,, . . i v r
iiiere sia r l'-'Tenti maniere sia 1 originale, cne tu presencara
ongiiiaie. ^ Carlo V., la cosa è molto dubbiosa.
H}sj, Oàpiniano sostiene, che l'ultima esser dee T ori-
ginale i perchè è quella, che si vede nell'impres-
sione, che fu latta sin dall'anno 1550. in Vittem-
berga , cioè nella sede del Luteranismo, dov'era
la dimora di Lutero, e di Melantone .
ih\d. Soggiugne , che la cagione , la quale ì^ce cambiar
l'articolo, fu ch'ei troppo apertamente favoriva
la Transustanziazione , poiché esprimeva il corpo
e il sangue con verità ricevuti non colla sostan-
7.àj ma sotto k specie dtl pane e del vino 3 eh' è
ia
L t B R o III; ■ !f$
la stessa espressione , di cui si serve la Catto-
lica chiesa.
E questo è parimente quello, che fa credere,
cRe l'articolo così fosse stato steso da prima, per-
chè è cosa certa, come si ha da Sleìdano, e da ^^''i- ■^J'^^'
Conf, Auj^.
Melahtone, non meno che dal Chitreo, e da Cele- chytr.HUr.
stitio nella loro storia della confessione d'Augusta, "c^Lst'àl
che i Cattolici non si opposero a quest'articolo ^^gjju\
n.ella confutazione , che fecero allora della confes-
sione d'Augusta per ordine dell' Imp€radore. "*
Di queste quattro maniere la seconda è quella ,
che fu inserita nel libro della Concordia; e pò- Pr^f-dnc,
trebbe parere , che questa dovesse essere la più
autentica, perchè i Principi, e gli Stati, che si so-
no sottoscritti in questo libro , sembrano dire per
cosa certa nella prefazione , che hanno trascritta la
confessione d'Augusta, come trovasi ancora negli
archivj de* loro predecessori, ed in quei dell'Im-
perio. Ma se ben si osserva, vedrassi che ciò non
conclude, poiché gli autori di questa pretazlone
dicono solo, che avendo paragonati gli esemplari
cogli archivi, hanno trovato, che ti loro esemplare
era in tutto , e per tutto del medesimo senso , ck?
gli esemplari latini ed alemanni : ri che fa vedere
la pretensione di essere d'accordo nella sostanza
coir altre edizioni: non però lo fa vedere il fatto,
che i termini sleno in tutto gli stessi \ altrimenti
non se ne vedrebbero di tanto diversi in un altro
luogo del medesimo libro, come lo abbiamo os-
servato . ;.
Sia come si voglia» è cosa strana, che non aven-
H £ do
«usta' ^"' ^" quest'apologia approvata, come abbiatrio ve-
rrò VARIA^Io^3T
do potuto esser presentata all'Imperadore la con-
fessione d'Augusta, che di una sola maniera, ne
compariscano tre altre tanto diverse da quella, ed
insieme tanto autentiche, quanto lo abbiamo vedu-
to ; e che un atto tanto solenne sia stato tante
volte alterato da' suoi autori in un articolo sì es-
senziale .
Quinta vili. Ma non dimorarono in questi termini ; e
nella quale subito dopo la confessionc d'Augusta diedero ali*
ticoio X. " Imperadore la quinta spiegazione dell'articolo della
reii" ApV cena nell'apologia della loro conlcssioue di tede
cTfcsIio-' fatta da Mclantone .
In quest'apologia ;
duto , da tutto il partito, Mclantone tutto appli-
Afol.Cor.f. . . . . r )• -i i
Au^, cato ad esprimere in termini formali il senso let-
terale, non si contentò di avere riconosciuta una
presenza vera e sostanziale , ma si servì ancora
del termine di presenza corporale , soggiugnendo y
che GesHcristo si era dato corporalmente , che que-
sto era ii sentimento antico , e comune non sola
della chiesa Romana i ma eziandio della chiesaGreca »
La maniera IX. Ed ancorché quest'autore sia poco favorevo-
li Realità le anche in questo libro al cambiamento della so-
nell'Acolo.
già tènde Stanza, tuttavia non trova questo sentimento tanto
fieifo^^teslo cattivo , che non citi con onore delle autorità,
tempo il ^^Q jg stabiliscono: perchè volendo provare la sua
cambia- ^ ^
mento di dottrina della presenza corporale col sentimento
sostanza . ' r *
della chiesa d'Oriente, allega il canone della mes-
sa Greca, in cui il sacerdote, domanda chiara-
ib:d. mente , dice , che il proprio corpo di Cesucristo sia
fatto cambiando il pane , o col cambiamento del
pane.
L I B R O IIL Jl/
pane. Alleno dal disapprovar cosa alcuna in questa '
preghiera se ne serve come di opera, della quale
riconosce I* autorità, e cita nel medesimo senti-
mento le parole di Teofilatto arcivescovo di Bul-
garia j il quale afferma , che il pane non è solamen.
te una figura , ma veramente è cambiato in carne ,
Vcdesi con questo mezzo, che di tre autorità j
che sono da esso addotte per confermare la dot-
trina della presenza reale, due ve ne sono, che
stabiliscono il cambiamento della sostanza: tanto . t
queste due cose vanno l'una dietro all'altra, e
tanto è cosa naturale l'unirle insieme.
Quando poi sono stati tolti in alcune edizioni i
due passi 5 che si trovano nella prima pubblicazione,
che ne fu fatta, ciò dà a divedere, essere stato
grande il rincrescimento de* nemici della Transu-
stanziazione, che non abbiano potuto stabilire la
realità, che approvavano , senza stabilire nello stes-
so tempo la Transustanziazione , che negar voleano.
X. Ecco le incertezze, nelle quali caddero i scusa de'
Luterani sin dal primo passo ; e subito che prese- ^"t^""'
^ ^ ' ^ sopra tali
ro a dare con una confessione di fede una forma ^'^''^^'^'^'^ "
costante alla loro chiesa, furono così poco risoluti,
che ci esposero da prima in cinque o sei maniere
diverse un articolo tanto importante , quanto è
quello dell'Eucaristia . Non furono neppure più
costanti, come vedremo, negli altri articoli; e
quello che d'ordinario rispondono, che il concilio
di Costantinopoli ha aggiunta qualche cosa a quello
eli Nicea, loro non serve nulla; perchè è vero,
ch'essendo sopraggiunta dopo del concilio di Nicea
H 3 una
meiitarj
non so
«iS V A R. I A Z I o w r
una nuova eresia , la quale negava la divinità dello
Spirito santo, fu necessario l'aggiugnere alcune
parole per condannarla : ma non essendo soprag-
giunta cosa alcuna di nuovo, è una pura irresolu-
zione, che ha introdotte fra' Luterani le variazio-
ni , che abbiamo vedute . Eglino non istettero in
questi termini : e ne vedremo molte altre nelle
confessioni di fede, che di poi bisognò aggiugnere
alla confessione di Augusta.
1 s«ra- - XI» Che se i difensori del senso figurato rispon-
,'jo dono , che il loro partito non è caduto nel mede-
piucostanti gji^Q inconvenlcnte ; non si vadano lusingando so-
nello spie- •' ^
gare la loro pj-j questo pensiero. Si è veduto, che nella dieta
di Augusta, nella quale cominciano le confessioni
di fede , i Sacramentar] ne hanno prodotte da pri-
ma due differenti , e ben presto ne vedremo la di-
versità. Non furono poi meno fecondi in diverse
confessioni di fede , che i Luterani ", e non si sono
fatti veder meno imbarazzati , né meno incerti
nella difesa del senso figurato, che gli altri nella
difesa del senso letterale .
Questo è quello, che somministra gran fonda-
mento allo stupore, perchè pare, che una dottri-
na tanto facile ad essere intesa secondo la ragione
umana , quanto è quella de' Sacramentarj , non
dovesse mettere in alcun imbarazzo coloro, che
prendevano a proporla. Ma ciò avviene, perchè le
parole di Gesucristo fanno nella mente una natu-
rale impressione di realità, che da tutte le sotti-
gjiezze del senso figurato non può esser distrutta.
Come dunque per la maggior parte coloro , che la
com-
L 1 R R O I II. tic)
coi»batteano , non poteauo liberarsene affatto, e
per altro voleano piacere a* Luterani j che la ri-
ceneano , non è da stupirsi, se hanno mescolate
tante espressioni, che sentono di realità, alle loro
figurate interpretazioni ; e se avendo lasciata la
vera idea della presenza reale , che la chiesa loro
aveva insegnata, hanno avuta tanta difficoltà nel
contentarsi de' termini , che per conservarne una
qualche inìmagine avevano eletti ,
XII. Questa è la cagione degli equivoci, che ve- Termini
^ o o 1 7 Vaghi ed
dremo introdursi ne' loro catechismi , e nelle loro ambigui
coniessioni ai fede » Bucero il grand architetto ai fer.ione di
... fi • - • Strasbiivgo
tutte queste sottigliezze ne diede un picccl saggio «opra i-ar-
nella cocfession di Strasburgo: perchè senza voler là éena . '
servirsi de' termini, onde servivansi i Luterani per
ispiegare la presenza reale j afferma di non dir co-
I
sa alcuna, che le sia formalmente contraria, e si
spiega in parole ambigue a sufficienza per poter
essere tratte a quella parte . Ecco la maniera ,
nella quale ci parla, o più tosto fa parlare gli
Strasburghesi e gli altri. Quando ì Cristiani repli- conf. Ar.
cano la cena fatta da Gesucrìsto prima della sua ceni ^ '*'
morte , nella maniera , nella quale egli l ha istitui-
ta ^ egli dà lorj co" sacramenti il suo vero corpo ^
ed il suo vero sangue a mangiare ^ ed a bere ve^
ramente , per essere il cibo , $ la bevanda delle
anime .
Per verità non dicono co' Luterani, che il corpo y
ed il sangue sieno veramente dati col pane e col
vino: anche meno, che sono veramente y e sostan-
zialmente dati. Bucero non era per anche giunto a
- H 4 taf
140 Variazioni
tal' espressione ; ma nulla dice, che vi sia contrario,
né dice cosa alcuna in qualche parola, di cui non
potesse convenire un Luterano, ed anche un Cat-
tolico, poiché siamo tutti d'accordo, chs il vero
corpo , ed U vero sangue di nostro Signore ci sono
dati veramente a mangiare , ed a bere , non per
alimento de* corpi, ma, come dicea Bucero, per
cibo deir anime . Cosi questa confessione si conte-
neva in espressioni generali ; ed anche quando dice,
che noi mangiamo , e beviamo veramente il 'vero
sangue di nostro Signore ^ sembra escludere il man-
giare, ed il bere per via di fede, che non è se
non un mangiare j ed un bere metaforico: tanta
era la difficoltà a lasciar uscir parola, la qual'es-
primesse, che il corpo, ed il sangue non fossero
che spiritualmente dati, ed inserire in una confes-
sione di fede cosa sì nuova a' Cristiani . Perchè ,
quantunque l' Eucaristia , come pur gli altri mi-
ster] di nostra salute , avesse per fine un effetto
spirituale, avea per suo tondamento, coinè gli al-
tri mister) , ciò che aveva il suo compimento ne!
corpo . Gesucristo dovea nascere , morire , risusci-»
tare spiritualmente ne' suoi Fedeli ; ma doveva an-
che nascere, morire, e risuscitare in effetto, e
secondo la carne . Così dovevamo aver parte spiri-
tualmente nel suo sacrificio ; ma dovevamo anche
ricever corporalmente la carne di questa vittima,
e mangiarla in effetto . Dovevamo esser uniti spi-
ritualmente allo sposo celeste, ma il suo corpo,
ch'egli ci dava nell'Eucaristiar per possedere nello
stesso tempo il nostro, doveva esser il pegno, ed
il
L t fe ft o IH. flf
il sigiHo non meno, che il fondamento di quest'
unione spirituale, ed il divino matrimonio dovea
non meno, che i macrimon) volgari, benché di una
maniera molto diversa, unire gli animi unendo i
corpi. Era dunque per verità uno spiegare l'ultimo
fine dei misterio, il parlare dell'unione spirituale;
ma a questo fine non doveasi mettere in dimenti-
CR\iZ2i la corporale, sopra la qual'era l'altra fonda-
ta. In ogni caso, giacché questo era ciò, che se-
parava le chiese , si dovea parlarne con tutta chia-
rezza prò, o centra, in una confessione di fede;
ed a questo non potè risolversi Bucero.
XIII. Ben conoscea , ch'ei sarebbe stato ripreso Continua-
j 7 -1 • . • r» LL- • J zione delle
del suo silenzio; e per prevenir i obbiezione, do- medesime
pò aver detto in g(?nerale , che noi mangiamo , e ^."'l 'lor'eV
bevìamo veramente il vero corpo, ed il vero sangue n.or'abue'
di nostro Signore per cibo dell' anime nostre , fece tà^'^^jf^vì"
direagli Strasburghesi , che allontanandosi da ogni ^^"*'
dìsputa , e da ogni ricerca curiosa e superflua , ri-
chiamino gli animi alla sola cosa, che reca profitto,
e eh' è stata unicamente intesa da nostro Signore ,
cioè , eh' essendo alimentati dì esso , viviamo in es-
so , e per esso : come se fosse sufficiente lo spiega- j^-^
re il fine principale di nostro Signore, senza par-
lare né in bene , né in male della presenza reale 3
che ì Luterani non meno che i Cattolici davano
per mezzo.
Dopo aver esposte queste cose, fanno fine col
protestare , che sono calunniati , allorché vengono
accusati di cambiar le parole di Gesucristo , e dì
lacerarle col mezzo di glose umane , ovvero di non
am~
sottoscrisse.
XI» Variazioni
amministrare nella loro cena , che del semplice pOr
ne , e del semplice vino , o pure di disprezzare la
cena del Signore: perchè per lo contrario, dicon'
eglino , esortiamo ì Fedeli ad udire con una sem-
plice fede le parole di nostro Signore , rigettando
tutte le false glose , e tutte le invenzioni umane ,
ed appigliandosi al senso delle parole ^ senza esitare
in modo alcuno , in somma , ricevendo i sacramenti
per ci'^o dell' anime loro.
Chi noe condanna insieme con esso loro le cu-
sriosità superflue, le invenzioni unriane, le glose
false delle parole di nostro S'ignore ? Qual Cristia-
no non fa professione di appigliarsi al vero senso
delle divine parole? Ma giacché erano scorsi sei
anni interi, pe' quali disputs-vasi di questo senso,
e per accordarsi eransi fatte tante conferenze , bi-
sognava determinare qual ci fosse j e quali fossera
le glose cattive, che debbon esser rigettate. A
che serve il condannare in generale con termini
vaghi ciò j eh' è rigettato da tutte le parti? e chi
non iscorge , che una confessione di fede domanda
decisioni più chiare, e più distinte? Per verità se
non si giudicasse de' sentimenti di Bucero, e de*
suoi confratelli, che da questa confessione di fede,
e non si sapesse per altro, che non erano favore-
voli alla presenza reale, e sostanziale, si potrebbe
credere , che non ne fossero lontani : hanno termi-
ni per lusingare coloro, che la credono; ne hanno
per sottrarsi da essi , se vengono stretti ', in som-
ma noi possiamo dire senza far torto ad essi, che
là dove si fanno d'ordinario delie confes'iioni di
fede
L 1 B R o II I. rt%
fcòe per proporre ciò che si pensa sopra le dispu-
te, che perturbano la pace della chiesa, costoro
per Io contrario con discorsi prolissi , e con un
gran giro di parole hanno trovato il modo di non
dir cosa alcuna precisa sopra la materia ^ della, (jui- *^
le allor sì trattava . ..
Da tutto ciò è derivato un eifetto bizzarro .
Delle quattro città, che si erano unite con questa
comune confessione di fede, e che tutte ^bbrac-^
davano allora i sentimenti contrari a' Luterani ^
tre, cioè Strasburgo, Meminga, e J^indavia poco
dopo ci volsero senza scrupolo a seguir la dottrina
della presenza reale : tanto Bucero era riuscito nel
piegar gli animi co' suoi ambigui discorsi , di modo
che si potessero volgere da tutte le parti .
XIV. Zuinglio vi andava più alla libera . Ne'- La Con-
ia conTessione di fede 5, che inviò ad Augusta, e z ni ni;! io
che fu approvata da tutti gli Svizzeri , dichiarava nia',^"seMz^
espressamente, che i/ corpo di Gesucrìsio dopo la '^i"'^"'^*'-
sua ascensione non era in altro luogo , che in cìtlo ; confcst.
, Zuingì. in-
e non poteva essere in altra parte : che per verità ter Ojer.
,, , j . Zuìngl. &
era come presente nella cena per la ccntemplazton aj-. Hvspn.
della fede i e non realmente, ne colla sua essenza-, '* ^'"^
Per difendere questa dottrina scrisse una lettera
air Imperadore j ed a' principi Protestanti, nella
quale stabilisce questa differenza fra se ed i suoi
avversar] , che qussti volevano un corpo naturale 0 ^^-^^ ^^
sostanziale , ed egli un corpo sacramentale « Pri»t?"
Servesi sempre costantemente della sressa espres-
sione, ed in un'altra confessione di fede, che in-
via nello stesso tempo a Francesco I. spiega que- _ <"""/-*'
Franc^ I,
V- ^ Sto
ZIO, VARIAZIOT4I
Sto è il mio corpo , di un corpo simbolico , mìstico'
$ sacramentale ; dì un corpo per denominazione e
per significazione ; come , dice , una regina mostran-
do fra' suoi gioielli il suo anello nuzi-fle , dice ,
senza esit.ire: questo e il mio re ^ cioè , quest' e
/' anello del re mìo marito , col quale egli mi ha.
sposata. Io non so, che mai alcuna regina siasi
servita di questa frase bizzarra ; ma non era faci^
Je a Zuinglio il ritrovare nel linguaggio ordinario
dell'espressioni simili a quelle, che ei voleva at-
tribuire a nostro Signore. Del rimanente ei non
riconosce nelT Eucaristia che una pura presenza
morale, da qsso v.on-\\n?Ltà sacramentale e spirituale.
Mette sempre la forza de' sacramenti nelV ajutare
la comemplazion della fede , nel servire dì freno
a" sensi , e nel farli meglio concorrere col pensiero .
Quanto alla manducazione che mettono gli Ebrei co'
Tapistì i secondo il suo sentimento, dee cagionare
lo stesso orrore i che avrebbe un padre , cui si desse
a mangiare il suo -figliuolo. In generale, la fede
ha orrore della presenza visibile e corporale : ciò
che fece dire a s. "Pietro , Signore allontanatevi da
me. 'H.on si dee mangiare Gesucrìsto di questa ma^
nìera carnale e materiale : un' anima fedele e reli-
giosa mangia sacramentalmente e spiritualmente il
di luì vero corpo. Sacramentalmente, cioè, in se-
gno; spiritualmente , cioè, per la contemplazion
della fede, la quale ci rappresenta Gesucristo, che
patisce, e ci fa vedere, eh' è nostro.
Lo ststo XV. Non trattasi di lagnarsi, ch'egli denomini
stioiieù fa carnale , e materiale la nostra manducazione, eh* è
tanto
Libro III. tts
tanto superiore a' sensi , né ch'egli ne voglia in- vedercMi-
spirar dell orrore, come se rosse crudele e sangui- jien^ <:„n-
nosa. Son questi gli ordinar) rimproveri, che quelli, ^"'|,°j"i/,
del suo partito hanno sempre fatti a' Luterani, ed
a noi. Vedremo poi, che coloro, i quali ce gli
hanno fatti , ce ne giustificano : ora ci basti osser-
vare , che Zuinglio parla con ogni chiarezza . In-
tendesi dalle sue due confessioni di fede, in che
Ja ditTicoltà precisamente consista; da una parte,
una presenza in segno, e per iede i dall'altra, una
presenza reale e sostanziale: ed ecco quello, che
separava i Sacramentar] da' Cattolici, e da' Lu-
terani. ./
XVI. Ora sarà cosa facile l'intendere, donde q^^i ra.
venga, che i difensori del senso letterale Cattolici , be"'di"8er-
e Luterani, tanto si sieno serviti de' termini ^^i tcniìine^di
vero corpo, di corpo reale , di sostanza, di propria ^^'^'^j'^i^^"
sostanza, e d'altri di tal li.uura. ristia: ella
e la stessa ,
Si sono serviti del termine di rea/e, e di vero ^ chs ha po-
st') ifi ob-
per far intendere, che l'Eucaristia non era un biigo di
, , servirsene
semplice segno cel corpo e del sangue , ma era la ,uiia Tri-
, . nità.
medesima cosa .
Quest'anche è la 'agione, la quale ha fatto,
che si servissero del termine di sostanza i e se
andiamo alla sorgente, troveremo, che la stessa
ragione, la quale ha introdotto questo termine nel
misterio della Trinità , lo ha parimente reso neces-
sario nei misterio dell'Eucaristia.
Prima che le sottigliezze degli Eretici avessero
imbrogliato il vero senso di questo detto di nostro
Signore: io ^ e mio padre siamo una stcsm cosa^j^^ ,y. ;o.
ere-
it6 Variazioni
credeasi spiegar abbastanza la perfetta unità del
Padre e del Figliuolo con questa espressione della
Scrittura 5 senza esser necessario il dir sempre i
ch'era uno in sostanza; ma dacché gli Eretici han-
no voluto far credere a' Fedeli, che l'unità del
Padre e dèi Figliuolo non fosse, che un'unità di
concordia, di pensiero, e di affetto, si è creduta-
necessario il bandire questi equivoci perniciosi col-
lo stabilire la consustanztalita ^ cioè, l'unità di
sostanza .
Questo termine , che non era nella Scrittura ,"
fu giudicato necessario per ben intenderla , e per
allontanare le pericolose interpretazioni di coloro i
che alteravano la semplicità della parola di D'io.
Coir aggiugnere quest'espressioni alla Scrittura
non si pretende, ch'ella si spieghi sopra questo
misterio di una maniera ambigua ed inviluppata:
ma ciò si fa, perchè è d'uopo resistere con paro-
le espresse alle prave interpretazioni degli Eretici ,
e conservare alla Scrittura il senso naturale e pri-
mitivo, che verrebbe a prima giunta ad affacciarsi
alle menti , se l'idee non ne fossero sconvolte dal-
ia prevenzione, o dalle false sottigliezze.
E' cosa facile l'applicar questo alla materia deli"
Eucaristia . Se fosse stata ritenuta senza raffina-
mento r intelligenza retta e naturale di queste pa-
role : questa è il mìo corpo : questo è il mìo sangue,
avremmo creduto spiegar abbastanza una presenza
reale di Gesucristo nell'Eucaristia col dire, che
quanto ci dà è il suo corpo , ed il suo sangue ;
ma dacché si giunse a dire , che Gesucristo non
vi
Libro HI. /if'
vi fosse presente che in figura , o col suo spi-
rito, o colla sua virtù, per la fede; allora per
togliere ogni ambiguità, si è creduto necessario il-
dire , che il corpo di nostro Signore ci era dato
fieila sua propria e vera sostlnza, ovvero, il eh' è
IO stesso , eh' egli vi era realmente e sostanzial-
mente presente .
XVII. Ecco ciò che ha fatto nascere il termine ji^^^ig^.
Tfartsuiìanziazìcne ^ tanto naturale per esprimere >'a"n"avii-
' ^ fa la stessa
un cambiamento di sostanza, quanto quello di Co;?- '^sgione che
noi , di
sUstanziale per esprimere una unita di soscp.nza . servirsi dei
termine di
Per la ùtessa ragione i Luterani , che riconosco- sostanza :
, ,. . .. j. ^ . Ziiiiiglio
no la realità senzri caiTibiamento di sostanza, ri- non se n' è
j ., . !• m • • L "'a» servi-
gettando il termine di Transustanziazione 3 hanno to,nèEuce-
II 1. • -' ro sul prict.
ritenuto quello di 'vera e sostanziai: prese?iza , co- cì-^ìo,
me lo abbiamo veduto nell'apologia delia confessio-
ne di Auguste , e questi termini furono eletti per
i»tabilire nel senso naturale queste parole : questo
è il mio corpo 3 come la parola di Consustanziale
è stata eletta da' Padri di Nicea per istabilire nel
senso naturale queste parole : io e mìo padrs , non
siamo che uno, e quest* D.ltre '- il Ferbo era Dìo*
Veggiamo parimente, che Zuinglio, il quale pri-
fina d'ogni altro ha data la forma all'opinione del
senso figurato, e l'ha spiegata più liberamente d'
ogni altro, non ha mai impiegato il termine di
Gostanza. Perlo contrario, ha perpetuamente esclu- ^.
sa la manducazions , non meno che la presenza so- <^-*«- «i^^-i
Fr.n.
Stanziale , per non lasciare che una figurata man-
ducazione, cioè, in ispirilo, e colla fede ,
Bucero, beachè più inclinato a spiegazioni am-
bigue.
1x8 Variazioni
biglie, neppur si è servito da prima del termine
di sostanza, o di presenza, e di comunion sostan-
ziale : contcntossi solo di non condannar questi
termini, e si arrestò all'espressioni generali da
noi vedute .
Ecco il primo stato della disputa Sacramentaria,
nella quale le sottigliezze di Bucero introdussero
poi tante variazioni importune , che raccontar poi
dovremo. Quanto al presente, basta averne toc-
cata la ca2,ione .
Dottrina XVIII. La quistione della Giustificazione, nella
stificazione: quale quella del lìbero arbitrio era rinchiusa, sem-
che non vi , ,. , , . , _ ■ -r-.
è più diffi- brava cii un altra importanza a Protestanti . Do-
ifcose'^che mandano perciò nell'apologia per due volte all'Im-
teTieiia^'^" peradorc un'attenzione particolare sopra tale ma-
confessio- [gj-ia , come la più importante di tutto il vangelo,
ne di Au- , r r o »
gu'ta , e Q quella parimente, sopra la quale si sono più affa-
nell* apo-
logia . ticati . Ma spero, che ben presto vedrassi essersi
Jd art.^. eglino affaticati in vano, per non dire di più; e
'de'^ VJrf.''^ trovarsi più di mal inteso in questa disputa , che
di vera difficoltà.
Che la XIX. E prima bisogna mettere fuori di questa
luteto^so- disputa la quistione del libero arbitrio . Lutero
?ra'rb!'trfó crasì raweduto degli eccessi, i quali Io costrigne-
è ritrattata ^^^q ^ dire, chc la prescienza di Dio distruggesse
nella Con- ^
fcssione di \\ ij^ero arbìtrio in tutte le creature; ed aveva
Augusta.
acconsentito, che si mettesse questo articolo nella
^ , j confessione di Augusta : eh' e necessario riconoscere
Conf.Ang, °
■^f°'- ;/ Ubero arbitrio in tutti gli uomini ^ che hanno /*
uso della ragione , non per le cose di Dio , che non
sì possono cominciare , o per lo meno terminare sen-
Libro IM. x^^.
Zìi di esso , ma solo per /' opere della vita presente ,
e per le oblfUgaztoni della società civile. Melanto-
ne vi aggiunse nell'apologia, per le opere esteriori
della, legge dì Dio . Ecco dunque due verità, le
quali non permettono alcun contrasto : 1' una che
vi è un libero arbitrio ; e l'altra che nulla può da
se stesso nell'opere veraniente Cristiane.
XX. Eravi anche un breve detto nel passo, che , Y^'"^}^
della Con-
abbiamo veduto, della confessione d'Augusta, nel ^csUons di
Anglisti ,
quale per genti , che voleano tutto attribuire alla che tende-
, ^ va al Sc-
grazia, non se ne parlava presso a poco si corret- mipeiagia-
tamente, come si ta nella Cattolica chiesa. Il bre-
ve detto è questo. Dicesi, che da se stesso il li-
bero arbìtrio non può cominciare , o per lo meno
terminare le cose dì Dìo: restrizione, la quale sem-
bra insinuare, ch'egli le può per lo meno comin-
ciare colle proprie sue forze; il che era un errore
Semlpelagiano , da cui vedremo poi, che i Lutera-
ni d'oggidì non sono lontani.
L'articolo seguente esprimea , che la volontà de' ^rt. i».
cattivi fosse la cagione del peccato ; nel quale an-
corché non si dicesse molto chiaro, che Iddio non
n'è l'autore, tuttavia veniva ciò insinuato centra
le prime massime di Lutero.
XXI. Quello, che la confessione di Augusta avea tutti £
di più rimarchevole sopra il rimanente della grazia fa"t^a.-:àt_
Cristiana, si è, che per tutto vi si suproneano ^j"Jj?'j'^^'J'^"
nella Cattolica chiesa errori eh' ella sempre avea <^*'"r">'- •
detestati : di modo che parca più tosco, che si cer- ^"""'^ so-
pra la Gì li-
casse con essa la dissensione , che il volere la sua ^tificazione
, . ^ ,, I . gratuita .
ntorma ; e la cosa apparirà coua chiarezza ir.ag-
Bossuet Opere T. I. I g':o-
IJO V A R I A 7. 1 O N I
^lore , esponendo storicamente la credenza degli
uni e degli altri ,
Nella confessione d'Augusta, e nell'apologia fa-
ceasi gran fondamento sul dire , che la rcmission
de' peccati era una pura liberalità , che non dove-
vasi attribuire al merito ed alla dignità delle azio-
ni precedenti. Cosa str'ana I I Luterani per tutto
si facevano onore di questa dottrina, come s'egli-
no l'avessero ricondotta nella chiesa, e rinfaccia-
conf. art.'^^^^ a* Cattolici, eh' eglino credcano trovare colle
l°'fjgl'{f'^'' pì^oprie /or opere la remissione de loro peccati: che
Con<. Ih, ere deano poterla meritare ^ facendo dal canto loro
e tv che potevano, ed anche colle proprie loro forze :
che tutto ciò che attribuivano a Gesucristo j era /'
avsrc: meritata una certa grazia abituale , colla
quale potevano più facilmente amar Dio , e che
quantunque la volontà potesse^^marlo , ella lo facea
più volentieri a cagìon di quell abito j che altro ?ion
insegnavano i se non la giustizia della ragione ; ch^
potevamo accostarci a Dio colle proprie opere nostre
indipendentemente dalla propiziazione dì Gesucristo f
e chi avevamo sognata una giustificazione senza par-
lare di esso: il che di continuo è replicato per con-
cludere altrettante volte j che noi avevamo seppel-
lito Gesucristo.
Si atni- XXII. Ma nel tempo stesso j in cui si rinfaccia-
biiivano a' > .^ )• • \ . i .
Cattolici le va a Cattolici un errore si materiale, imputavasi
due propo- , i, , .,
sizioni con. loro d altra parte il sentimento opposto , accusan-
]\l, ex^of^re ^o\\ di crsdersì giustificati col solo uso del Sacra'
xoil*iii[^^ "^^^^<^ > ^^ 5/?fy<? operato y come si dice, senz alcun
buon movimento ed affetto . Come mai i Luterani
pò-
L I B R o 1 1 1. r3 1
potevano immaginarsi , che tanto fra noi si desse ,
all'uomo , e nello stesso tempo gli si desse sì po-
co ? Ma e l'uno e l'altro è lontanissimo dalla no-
stra dottrina , poiché il Concilio di Trento da una Conf.Auir,
I 1 t • . , Sest.s. Scss.
parte è tutto ripieno de Duoni sentimenti, co qua- i}..5.'oi. 14.
li è necessario disporsi al battesimo, alla peniten- ^^^^ ^ ^^^^^
za, ed alla comunione , dichiarando anche in ter-'**
mini espressi , che volontario e ti ricevimento del-
la grazia \ e dall'altra parte egli insegna , che la
remissione de' peccati è puramente gratuita, e che
quanto vi ci prepara prossimamente o rimotamente
dal principio della vocazione e da' primi orrori del-
la coscienza scossa dal timore sino all'atto più per-
fetto di carità, è un dono di Dio.
XXin. E' vero che rispetto a' bambini diciamo, ohc neii*
che per sua immensa misericordia il battesimo li d""Liit*ra-
santifica, senza ch'eglino cooperino alla grand' epe- '" ' ^a"*-
' CI t oc menti ope-
ra con alcun buon movimento : ma oltrecchè in que- ""° ''•'■■ "f*"-
re oberata „
Sto risplende il merito di Gesucristo , e l'efficacia
del suo sangue , i Luterani dicono lo stesso , poi- j^^^ ^^
che confessano con noi , che si debbono battezzare
ì bambini; che i/ battesimo loro e necessario neces-
sitate salutis ; è che da questo sacramento sono fat-
ti figliuoli di Dio . Non è questo un riconoscere la
forza del sacramento ne' bambini , efScace da se
stesso, e di sua propria azione, ex opere operato ?
Perchè non veggo , che i Luterani sì appiglino a
sostener con Lutero , che i bambini esercitino nel
battesimo un atto di fede • E' d'uopo dunque che
dicano con noi , che il sacram.ento , onde sono ri-
gsnerati , opera colla virtù sua propria.
I a. Che
V
iji Variazioni
Che se venga obbiettato , che fra noi li sacra-
mento ha ancora la stessa efficacia negli adulti , e
vi opera ex opere operato ; è facile il comprende-
re , che ciò non è per escludere in essi le buone
disposizioni necessarie , ma solo per far vedere ^
che quanto Iddio opera in noi , allorché ci santifica
col sacramento, è sopra tutt'i nostri meriti, so-
pra tutte le nostre opere , sopra tutte le nostre
precedenti disposizioni: insomma, è un puro effet-
to della sua grazia, e del merito infinito di Gesù-
cristo.
Che la XXIV. Non vi è dunque merito per la reinission
remissione
de' piccati de* peccati ; e la confessione d'Augusta non dovea
epurameli- . .
te gratuita, gloriarsi di questa dottrina , come se rosse sua par-
secondo il . . , X ., ... f n-i
CoiKiUodi ticoiare , poiché il concilio di Trento, non meno
ch'ella, riconosce, che siamo detti giustificaci gra-
Conc. Tr\d. tuttamente , perchè tutto ciò che precede la giustifi"
e azione i sìa la fede y sìeno P opere , non possono me-^
rifar questa grazia secondo quel/o , che dice l" ^po*
stelo: „ S'è grazia, non è per l'opere, altrimenti
„ la grazia non è più grazia. „
Ecco dunque la remission de' peccati e la giu-
stificazione stabilita gratuitamente, e senza merito
nella chiesa Cattolica in termini tanto espressi ,
quanto si sono potuti esprimere nella confessione
d'Augusta .
Seconda XXV. Che se dopo la remissione de' peccati >
pra il meri- Cloe allorché lo Spinto santo abita in noi , la cì-
re: cii'.^^f* rità vi è dominante, e la persona è stata resa gra-
ne"u'^Con- ^^ ^^ ""^ gratuita bontà, riconosciamo del merito
fessioiie d' nclls Dostre opere buone , anche la confessione d'
Augusta, e ^
Au-
Libro III» 133
Augusta n'è d'accordo, poiché si legge neiredizio- d» luterò
d. ^~,. ' . Il j- tT 1 nello stesso
1 Ginevra impressa sopfa quella di Vittember- senso , che
ga , fatta sotto l'occhio di Lutero e di Melantone, ^^^"*^^''«-
che la nuova ubbidienza è riputata giustizia , e
Art. e.
merita de/le ricompense . Ed anche più espressa- Sy>it. Csr„
mente , ch:^ quantunque molto lontana dalla per-
fezìon della legge , e una giustizia, e merita del-
le ricompense . E poco dopo , che /' opere buone jm_ ^^^
sono degne di grandi lodi , sono necessarie ^ e me- '^«^«"•"f*'^'
Titano delle ricompense . .t
Spiegando poi questo luogo del vangelo , sarà da- j^.^
to a colui, che ha\ ella dice, che la nostra azione
dev' estere unita a' doni di Dio , eh' ella ci conser-.
va , e ne merita l' accrescimento ; e loda il det-
to di s. Agostino , che " la carità quando si eser-
;, cita, merita l'accrescimento delia carità " . Ec-
co dunque in terìBÌni formali necessaria la nostra
cooperazione, ed il suo merito stabilito nella con-
fessione d'Augusta . Perciò si conchiude cosi quest*
articolo . Ver questo le persone dabbene intendono jyy
le vere buone opere , e come piaciano a Dio , e co-
me sono meritorie . Non si può meglio stabili- 1
re , né più inculcare il merito ; ed il concilio di
Trento non si fonda di vantaggio sopra tale ma-
teria .
Tutto ciò era preso da Lutero, e dalla sostanza
de' suoi sentimenti : perchè ei scrisse nel suo co-
mentario sopra la pistola a' Calati , che quando ci _
parla della fede giustificante , intende quella , che ^f-^'-J"^
opera per la carità : perche ^ ei dice, la fede me-
rita che ci sia dato lo Spirito santo , Avea detto ,
I 3 che
134 V A .1 I A r I O N I
che collo Spirito santo tutte le virtù ci erano da-;
te , e COSI spiegava la GlListificazione in questo co-
mentarlo famoso , impresso in Vittemberga nell'an-
no 1553. cìi modo che vent'anni dopo che Lutero
ebbe cominciata la riform.a , nulla per anche vi si
trovava nel Merito, che fosse degno di riprensione.
L'Apoio- XXVI. Non dee dunque recare stupore, se tro-
Tct lUutli'. vasi questo sentimento stabilito con tanta forza
to dell' o- nell'apologia della confessione d'Augusta. Melanto-
pere , r *-*
ne fa nuovi sforzi per ispiegare la materia della
^ul'Re'ii. Giustificazione, come lo dimostra nelle sue lettere,
^d obi. Con- , . , . 1 11 •
(OTd. ed insegna , che vi sono delle ricompense proposte ,
e promesse alle buone opere de' Fedeli , e che sono
meritorie , non della remissione de' peccati , 0
della giustificazione {cose che noi non abbiamo che
per la fede) ^ ma d'altre ricompense corporali , e spi-
rituali in questa vita e nelT altra, secondo quello ,
che dice s, Taolo : " che ognuno riceverà la sua
„ ricompensa giusta la sua fatica '* , E Melantone
e così ripieno di questa verità, che la stabilisce di
nuovo nella risposta alle obbiezioni con queste pa-
role . Confessiamo , come di già sovente abbiamo
fatto , che quantunque la giustificazione , e la vita
eterna appartengano alla fede , tuttavia le buone ope^
re meritano altre ricompense corporali e spiri-
tuali , e diversi gradì di ricompense , secondo ciò
che dice s, Taolo : che ognuno sarà ricompensato
di sua fatica : perchè la giustizia del vangelo oc-
cupata dalla promessa della grazia riceve gratui-
tamente la giustificazione t e la vita : ma il compi-
mento della legge , che viene in conseguenza della
fede ,
IhU.
L 1 B R O J ir. «35
fedSy è occupato intorno alla stessa legge : ed Ivi ^
egli segue , la ricompensa è offerta , non gra-
tuitamente , ma secondo le opere ; ed ella è do-
vaca ; e perciò coloro , i quali meritano questa ri-
compensa j sono giustificati prima di dar compia
mento alla legge ,
Così il merito dell'opere è costantemente rico-
nosciuto da quelli cella confessione di Augusta,
come cosa ch'è compresa nella nozione della ri-
compensa, non essendovi in fatti cosa alcuna, che
più naturalmente sia congiunta insieme con altra
cosa, che il merito da una parte, quando la ricom-
pensa è dall'altra parte promessa, e proposta.
Ed in fatti ciò, che da essi è ripreso ne' Catto-
lici, non è l'ammettere il merito da essi parimen-
te stabilito, ma è, dice l'apologia, che ogni volta y j^d. il'.i.
che si parla del merito y eglino lo trasferiscono daU
le altre ricompense alla giustificazione . Se dunque
noi non conosciamo merito alcuno, se non dopo la
giustificazione, e non prima, la difficoltà sarà tol-
ta, e ciò è stato fatto in Trento con questa deci-
sione precisa. 2^oi siamo detti giustificati gratuita- Sus.e.c.t.
mente , perche ninna delle cose , che precedono la
giustificazione y sia la fede , sieno l'opere , la può
meritare . E di nuovo . / nostri peccati ci sono ri- ihìd.
messi gratuitamente dalla misericordia divina a ca-
gione di Gesi'.cristo . Dal che parimente segue, che
il concilio non ammette merito, che rispetto all'au- ji\d,c.ie,
mento della grazia y e della vita eterna. ^ ^'"'' '''
XXVII. Quanto all'aumento della grazia, se ne Meiantone
convenne in Augusta, come abbiamo veduto : e ^e'
nei» Ulte II-
1^6 Variazioni
i^ii'Apoio. quanto alla vita eterna , è vero, che Melantone
B'*' '""'- 1 r L' n r • in.
che ..epa non volea coniessare , eh ella tosse meritata dali
re buone cpcre buonc , perchè secondo il di lui sentimento
niPritinola . i i • i i
vica eterna, meritavano solo altre ricompense, che loro sono
promesse in questa e nell'altra vita. Ma quando
Melantone cosi parlava , non considerava ciò, eh*
-,,.,, egli stesso dicea nel medesimo luogo: cioè, che la
Afol. ibid. , ^ ,
gloria eterna e quella , eh" e dovuta a" gìust'ificatì ,
secondo il detta di s. Vado : " coloro di' egli ha
3, giustificati , li ha parimente glorificati " . Non
considera anche una volta, che la vita eterna è la
vera ricompensa proméssa da Gesucristo all'opere
buonc , confonne al passo del vangelo , ch'egli
stesso riferisce in altro luogo per istabilire il meri-
to; cioè, che coloro, i quali ubbidiranno al vangelo,
c<ym. e. de riccvSranno il centuplo in questo secolo , e la vit.i
M.ittb. 19, eterna neir altro: dove si vede, che oltre il cen-
tuplo, che in questo secolo sarà nostra ricompen-
sa ^ ci è promessa la vita eterna come nostra ri-
compensa nel secolo avvenire; di modo che se il
merito è fondato sopra la promessa della ricom-
pensa , come lo alferma Melantone , e com'è ve-
ro , non vi è eosa che più sia meritata della vi-
ta eterna , benché per altra parte non vi sia cosa
alcuna , che sia più gratuita , giusta la bella dot-
trina di s. Agostino , il quale dice , che la vita
Aug, Fp, ,
IO?, de corr. etemiT € dovuta a' meriti dell' opere buone , ma
che^ i menti , a quali e dovuta , ci sono dati gra-
tuitamente da nostro Signore Gesucristo .
v''^t p.Liia XXVIII. E' parimente vero , che ciò, che im-
*;^u^l^^ pedisce a Melantone il considerare assolutamente
la
L I r, R o ìli. J37
h vita eterna come ricompensa promessa all' opere qualche cc-
X , ,, . . sa che non
buone, e, che nella vita eterna trovasi sempre un «de s«tio
. 1 I . \ IT . I . \ il merito .
certo capitale , eh e attaccato alla grazia , eh e
dato senz'opere a' bambini, che sarebbe dato agli
adulti , quando anche fossero colpiti dalla morte
nello stesso momento , in cai sono giustificati ,
senz' aver avuto il comodo di operare dopo la loro
giustificazione : il che non impedisce , che secondo
altro rispetto il regno eterno , la gloria eterna , •
Ja vita eterna non sieno promessi come ricompen-
sa all'opere buone j e possa essere anche meritata
nel senso stesso della confessione di Augusta.
XXIX. Che serve a' Luterani l'aver alterata la Variazione
r • I. I • I I I-I 1 li de'Lutera-
contessione , e i avere tolti nel loro libro della ni m quel-
Concordia, e nell'altre edizioni i passi, che auto- no tolto
rizzano il merito ? Impediranno forse con questo , ft.^ssione°d"
che la stessa confessione di fede non sia stata im- ^"s"''^ •
pressa in Vittemberga sotto gli occhi di Lutero, e
di Melantone , e senz' alcuna contraddizione di
tutto il partito con tutt'i passi, che abbiamo ri-
feriti ? Che altro dunque fanno , quando al pre-
sente li tolgono, se non farcene osservare la forza
e r importanza ? Ma che serve loro lo scancellare
il merito dell'opere buone nella confessione d'Au-
gusta , s'eglino stessi ce lo lasciano così intero
nell'apologia, come lo hanno fatto imprimere nel
libro della Concordia ? Non è cosa certa , che V Praf. Afd,
apologia è stata presentata a Carlo V. dagli stessi
Principi, e nella medesima dieta, con:ie la confes-
sione d'Augusta? Ma quello, che qui è più degno
di osservazione^ èj ch'ella fu presentata col con-
senso
13S V 'A R I A 2 I O li I
scnjo de' Luterani, per conservava il vero ^ e pri>'
prìo senso ; perchè così se ne parla in un autenti-
co scritto , nel quale i Principi , e gli stati Pro-
- ,. , testanti dichiarano la loro fede. Così non si può
cjuc. dubitare , che il merito dell'opere non sìa dello
spirito del Luteranismo , e della confessione d'
Augusta 5 ed a torto i Luterani inquietano sopra
un tal punto la chiesa Romana .
Tre altre XXX. Preveggo tuttavia , che si potrà dire ,
coiit'ra la "OH aver cglìuo approvato il merito dell'opere nel-
comphiien- 'o stcsso scnso chc Hoi , per tre ragioni. In primo
iegg*lf"c*on- ^uogo 3 perchè non riconoscono come noi , chc
a""o*u^*' ''"^'""'^ giusto possa , e debba soddisfare alla leg-
nello stesso gg . Ijj secondo luogo , perchè per questa ragione
s^nso che
nella Chic» non ammettono il merito , che si denomina di
condìgnìià , di cui tutt' i nostri libri son pieni. In
terzo luogo, perchè insegnano, che l'opere buone
dell'uomo giustificato hanno bisogno di un'accetta-
zione gratuita di Dio per ottenerci la vita eterna ;
ìi che non vogliono, che noi ammettiamo»
Ecco, dirassi, trc^ caratteri, onde la dottrina
della confessione d'Augusta , e dell'apologia dalla
nostra sarà eternamente separata. Ma questi tre
caratteri non sussistono, che per tre false accuse
di nostra credenza, perchè in primo luogo, se noi
diciamo , che si dee soddisfare alla legge , tutti
ne sono d'accordo , poiché ognuno è d'accordo ,
che si dee amare ; e la Scrittura pronunzia , che
Ron.iu'.o. i' ^>noTe ^ 0 la carità è il compimento della legge*
Vi è anche nell'apologia un capitolo a posta , del
><fo^ tj, !è. quale ecco il titolo: Della dilezione y e del compi-
mento
7 -
'^ L r B R o III. 15^
ryjento cleììa, Isggt , E noi vi abbiamo veduto , che
// compimento asilo, legge mene in conseguenza del-
la giustificazione : il clie vi è replicato in cento
luoghi , e non può rivocarsi in dubbio ; ma nel ri-
manente non è vero , che noi pretendiamo , che
dopo essere giustificato l'uomo soddisfaccia alla
legge di Dio in tutto rigore , perchè per lo con- '
trario ci viene insegnato nel concilio di Trento ,
che noi abbiamo necessità di dire ogni giorno , Saf.f.c.a,
perdonatila ì nostri debiti , di modo che per quan-
to perfetta sia la nostra giustizia , vi è sempre
qualche cosa > cui Iddio ripara colla sua grazia ,
vi rinnova col suo Spirito santo, vi supplisce colla
sua bontà . ' ' '^
XXXI. Quanto al merito di condignità , oltre n merino
che il concilio di Trento non si è servito di que- g/iit\°"
Sto termine , la cosa in se stessa non ha alcuna
difficoltà, poiché in sostanza si va d'accordo, che
dopo la giustificazione , cioè , dopo che la persona
è grata , in essa abita lo Spirito santo , e vi re-
gna la carità. La Scrittura le attribuisce una spe-
cie di dignità : cammineranno meco in abito bian- .
co, perchè ne sono degni . Ma il concilio di Tren-
to ha chiaramente spiegato , che tutta .questa di- ^„,,j. -j-ùj.
gnità vien dalla grazia \ ed i Cattolici lo dichia- i'/''^'"' ''
rarono a' Luterani nel tempo cella confessione d'
Augusta , come apparisce dalla storia di Davide
Chitreo , e da quella di Giorgio Celestino autori chytr, ha.
Cunf. Juj.
Luterani . Riferiscono questi due autori la con- post- conf.
futazion della confessione d'Augusta fatta da' Cat- HUt^conf.
colici per comando dell' Imperadore , nella quale ''^' '"
- sta
140 Variazioni
sta espresso : che l iiortio non può meritare la vUà
eterna, colle proprie sue forze , e tema la grazia
di Dio, e che tutt'i Cattolici confessar70y che V ope-
re nostre non sono per se stesse di merito alcuno ,
ma che la grazia di Dio degne della vita eterna
le rende .
Il merito XXXII. Per ciò, die risguarda le opere buone,
ti\'^°"^""' che noi facciamo prima d'esser giustificati, per-
chè allora la persona non è grata, né giusta, anzi
per lo contrario è considerata come per anche in
peccato, e come nemica ; in questo stato è inca-
pace di un vero merito ", ed il merito di congrui-
tà j o di convenienza, che da' Teologi vi è ricono-
sciuto , non è secondo essi un merito vero , ma
un merito Impropriamente detto , che altro non
significa , se non eh' è convenevole alla divina bon-
tà l'aver riguardo a' gemiti , ed alle lagrime, eh*
egli stesso ha ispirate al peccatore , il quale a
convertirsi comincia .
Bisogna rispondere lo stesso delle limoslne fatte
da un peccatore , per redimere i suoi peccati , se-
x>rf». 4. i.condo il precetto di Daniele , e della carità, che
copre la moltitudine de' peccati , secondo s. Pie-
Ptfr. 4. 8. ^j.Q ^ g jg| perdono promesso da Gesucristo me-
Luc. e. ìi. desimo , a coloro , che perdonano a' loro fratelli .
L'apologia qui risponde , che Gesucristo non ag-
Kesf. ad giugne , che facendo la limosina , e perdonando , sì
meriti il perdono ex opere operato, in virtù di tale
azione , ma in virtù della fede . Ma chi lo pre^
tende diversamente ? Chi ha mai detto , che le
opere buone , le quali piaciono a Dio , non do-
ves-
ars''
L 1 E R O II r. 141
vesserò esser fante secondo lo spirito delli fede ,
senza la quale , come dice s. Paolo , non e possi- „ i
' r Hebr, ti, g.
bile piacere a Dio ? O pure clii ha mai pensato ,
che queste opere buone ^ e la fede , che le produ-
ce , meritassero la remission de' peccati ex opera
operato , e fossero bastanti di operarla da se me-
desime ? Non erasi né pur pensato di usar questa
formola , f.v opere operato , nelle opere buone de*
Fedeli: non si applicava che a' sacramenti, ì quali
non sono che semplici stromenci di Dio ; impie-
gavasi per mostrare , che la loro azione fosse di-
vina j onnipotente , ed efficace da se stessa : ed
era calunnia , o Ignoranza crassa il supporre , che
nella dottrina Cattolica l'opere buone operassero
in tal maniera la remission de' peccati , e la gra-^
zia giustificante . Iddio, che le inspira, vi ha ri-'
guardo per sua bontà a cagione di Gcsucristo, non
a cagione dell'esser noi degni , eh' egli vi abbia
riguardo per giustificarci j rna perchè è cosa dégna
di lui il risguardare con occhio di pietà cuori che
sono umiliati, ed il dar compimento all'opera sua.
Ecco il merito di convenienza , che può esser at-
tribuito all'uomo prima anche di essere giustifica-
to • La cosa in sostanza è incontrastabile ; e se il
termine dispiace, la chiesa parimente nel concilio
dì Trento non se ne serve .
XXXIII. Ma ancorché Iòdio miri con altr'oc- Mediszio.
.,..-. ne di Gesù-
chio i peccatori di già giustificati, e l'opere, che cristo sem-
, , _ . . , . . . pre iieces-
VI produce col suo Spinto abitante in essi, ten- saria.
dano più immediatamente alla vita eterna , non è
vero, secondo noi» che non vi sia necessaria dalla
parte
i4i Varia 2. IO Ki
parte di Dio una volontaria accettazione , poiché
qui tutto è fondato , come dice il concilio di
ctni.Trid. Trento , sopra la promessa , che Iddio mìserìcor-
stis.e.c.ia, . ^ , • I r
atùsathcnte ^ cioè gratuitamcme , et ha jattct a ca-
gione Ai Gesucristo j di dare la vita eterna alle
nostre opere buone , senza di che non potremmo»
prometterci una sì aita ricompensa»
Così quando ci viene obbiettato in ogni luogo
■^f^ r«jp. della confessione di Augusta, e dell'apologia, che
dopo la giustificazione non crediamo più aver bi-
sogno della mediazione di Gesucristo 3 non si può
calunniarci con evidenza maggiore, perchè , oltre
il conservare noi la grazia ricevuta a cagione del
solo Gesucristo , abbiamo bisogno , che Iddio si
ricordi sovente della promessa , che ci ha fatta
nella nuova alleanza per sola sua misericordia j e
pel sangue del Mediatore .
Come i XXXIV. In somma quanto la dottrina Luterana
Gtsucristo ha di buono , non solo era egli tutto intero nella
sieiio no- . .... IV
stri, e co- chiesa , ma vi era assai meglio spiegato , perche
me ci sieno <. ■ . i r i
iaipatati. se ne allontanavano chiaramente tutte le talse
idee \ e ciò principalmente si vede nella dottri-
na della Giustizia imputata. I Luterani credevano
aver trovata qualche cosa degna di maraviglia , e
loro particolare , dicendo che Iddio c'Imputava la-
giustizia di Gesucristo , il quale avea perfettamen-
te soddisfatto per noi , e nostri rendeva i suoi
meriti . E pure gli Scolastici da loro tanto biasi-
mati , erano tutti ripieni di tale dottrina , Chi di
noi non ha sempre creduto ed insegnato , che Ge-
sucristo avesse soddisfatto a soprabbondanza per
èli
L I E n. G I I li 143
gli uomMii , e che il Padre Eterno contento della
jocfdisfazione del suo Figliuolo , ci trattasse tanto
iavorcvolmente, quanto se noi stessi avessimo sod-
disfatto alla sua giustizia ? Se altro non si vuol
dire che questo, quando si dice , che la giustizia.
dì Gesucristo è a noi imputata, è questa una cosa
fuor d'ogni dubbio : e non era necessario pertur-
bare tutto l'universo , né prendere il titolo di
riformatori per una dottrina si conosciuta e si
confessata. Ed il concilio di Trento ben confessa-
va j che i meriti dì Gesucristo ^ e della sua pas- ^'"- ^^'
sione colla giustificazione erano fatti nostri , per-
chè tante volte ripete , che vi ci sono comuni-
cati 3 e che alcuno senza questi non può essere
giustificato «
XXXV". Quello che vogliono dire i Cattolici col Giustifica-
concilio j allorché non permettono 1 attenersi ad generaaio-
unà semplice imputazione de' meriti di Gesucri- {[razioni ['
$to j' e, che Iddio stesso a oo non si attiene; ma zi(,,ie come
per applicarci que' miCriti nello stesso tem.po egli !ta"za"ia''"
ci rinnova , diffonde in noi il suo Spinto santo, "'•'* *"*
ch'è lo spirito di santità ^ e con questo ci fa san-
ti : e tutto ciò insieme secondo noi fa la giusti-
ficazione del peccatore . Questa era parim.ente la
dottrina di Melantone . Le sottili distinzioni fra la
giustificazione, e la rigenerazione. ^ o la santifica-
zione, nelle quali ora si mette tutta la finezza della
dottrina Protestante, sono nate dopo essi,- e dopo
la confessione di Augusta. I Luterani d'oggidì con-
cedono eglino stessi , che queste cose sono con- ^^^.^ ^^,^^
fuse da Lutero e da Melantone, e ciò neli'apolo- coKcEi^t/!,
Ì44 Variazioni
già, opera tanto autentica di tutto il partito . In
fatti Lutero definisce così la fede giustificante :
Pr*/. In La vera fede é opera di Dio in noi , colla quale
Efìst. ad . . . . . , T- • 1 ir
jio0. T.v. noi siamo rinnovati, e rinasciamo da Dio, e dallo
stif. torte!' spirito sa^ito . E questa fede è la vera giustizia ,
chiamata da s. Paolo la giustizia di Dio , e che
Iddio approva . Dunque per esso lei siamo giusti-
ficati , ed insieme rigenerati ; e poiché lo Spirito
santo, cioè Iddio stesso, operando in noi , inter-
viene in quest'opera; non è questa un'imputazio-
ne fuori di noi , come ora lo vogliono i Prote-
stanti, rna un'opera in noi.
E per ciò , che risguarda I' apologia , Melantone
vi ripete in ogni carta , che la fede ci giustifica ,
e et rigenera , e ci apporta lo Spìrito santo • E po-
co dopo : eh' ella rigenera i cuori , e partorisce la
Kuova vita . Ed anche con chiarezza maggiore :
essere giustificato e d' ingiusto esser fatto giusto ",
ed essere rigenerato e parimente esser dichiarato
e riputato giusto : il che mostra , che queste du3
cose concorrono insieme. Non vedesi alcun vesti-
gio del contrario nella confessione d'Augusta, e
non vi è chi non vegga quanto le idee , che ave-
vano allora i Luterani , convengano colle nostre .
Opere 5od- XXX7I. Pare che più se ne allontanino sopra
riconosca, l' Opere soddisfattorle , e sopra le austerità del vi-
Apoiosia , ^'^J^s religioso : perchè sovente le rigettano come
ci^àifnovel Contrarie alla dottrina delia gratuita Giustificazio-
rati fra i ^q ^ ]y[^ jj^ sostanza non le condannano tanto seve-
ramente , quanto potrebbe credersi a prima giun-
ta : perchè non solo s. Antonio , ed i Monaci àc j
prhni
L I B R O I II. J45
^rimi secoli , gente di sì terribile austerità , ma
anche negli ultimi tempi s. Bernardo , s. Dome-
nico , e s. Francesco nell'apologia sono annoverati yipol.res;:
fra* santi Padri . II Joro genere di vita lungi dali Vot. ih-
V . 1. . j- nasi.
essere biasimato , e giudicato aegno di persone
sante , perchè , dicesi , ^JOfj ha loro impedito di ere-
dersi giustificati dalia fede per /' amore di Gesù-
cristo . Sentimento molto lontano dagli eccessi ,
che veggonsi oggidì nella nuova riforma , nella
quale non si arrossisce di condannare s, Bernardo ^
e di trattare da insensato s. Francesco .
Vero è , che l'apologia dopo aver posti que' Jpì.Hit!,
grandi uomini nel numero de' ss. Padri , condanna
i Monaci , che gli hanno seguiti , perchè preten-
desi , che abbiano creduto meritare la remissione
de' peccati, la grazia, e la giustizia con que IT ope-
re , e non riceverla per grazia . Ma la calunnia è
; petente, poiché i religiosi d'oggidì credono ancora
come gli antichi colla chiesa Cattolica, e col con-
cilio di Trento , che la remissione de' peccati è
puramente gratuita , e data a cagione de' meriti
soli di Gesucristo .
Ed affinchè non si pensi , che il merito da noi
attribuito a quest'opere di penitenza tesse allora
disapprovato da' difensori della contessione d' Au-
gusta , eglino insegnano in generale dell'opere , e ;j;^_
delle afflizioni , che meritano non la giustifica-
%ìone 3 ma altre ricompense : ed in ispezlalità della
limosina , allorché è fatta in istato di grazia ,
eh' ella meriti molti fai-ori da Dio , mitighi le
pene 3 meriti , che siamo assistiti cantra i perico-
lo ssuet Opere T. I. K lì
i^ Varia zio ni
// del pecCitto , e della morte . Chi raa"ì impedirX
il dirsi altrettanto del digiuno , e delle altre mor-
tificazioni ? E tutto ciò ben inteso non è in so-
stanza , se non quanto insegnano i Cattolici tutti.
La neccs- XXXVII. I Calvinisti si sono allontanati dalle
titadeli5at. -C • t- j
ttsimo , e vere idee della Ciiustihcazione , dicendo , come
i' amisi ibi- , I • 1 L • ^ • j
lit?. della vedremo , che il battesimo non e necessario a
insegnata bambini ', chc la giustizia una volta ricevuta non
fessìoii^'^d^ piià si perde, e quello, che n' è una conseguenza,
Auiusra. ^^^ gj conserva eziandio in peccato . Ma come ì
Luterani videro cominciare questi errori nelle set-
te degli Anabattisti , li proscrissero con questi
tre articoli della confessione d'Augusta,
Che il battesimo e necessario necessitate salutis ,
e eh: condannano gli anabattisti , ì quali asseri-
scono , che ì bambini possono esser salvi senza il
Art. IX. battesimo , e fuori della chiesa di Gesucristo .
Che condannano gli stessi ^anabattisti , i quali
negano potersi perdere lo Spirito santo , quando
Art XI "^^ volta si giugne ad esser giustificato.
Che coloro , i quali cadono in peccato mortale ,
non sono giusti ; che si dee resistere alle cattive
inclinazioni ; che quelli , i quali loro ubbidiscono
contra il comandamento di Dio , ed operano contra
la loro coscienza , sono ingiusti , e non hanno né
lo Spirito santo , ne la fede , né la confidenza neh
Art. VI. la divina misericordia .
d'incGn- XXXVIII. Recherà grande stupore il vedere
deruTer- ^^^^^'^ articoli di conseguenza decisi secondo Je no-
u^ftdAll'-^^''^ idee nella confessione di Augusta. Ed in som-
ciak non jjjj quando io considero quanto ella ha trorato
ioiio tolti ' ■^ *
» •
ai
Libro III. 147
di particolare, non veggo che la fede speciale , "eiu Con-
... , ... fessicne di
della quale nel principio di quest opera abbiamo Augusta.
parlato, sia la certezza infallibile della remissione
de' peccati , Che si vuole far produrre da essa
nelle coscienze. Bisogna confessar parimente, che
questo è quanto a noi vien dato pel dogma capi-
tale di Lutero , pel capo d* opera di sua rifor-
ma , e pel maggior fondamento della pietà , e
della consolazione dell'anime de' Fedeli . Ma tut-
tavia non si è trovato rimedio alcuno al terribile
inconveniente , che a prima giunta abbiamo osser-
vato , di esser l'uomo sicuro della remissione ào.' Sup. nh^s,
suoi peccati senza poterlo giammai essere della "• *•
sincerità del suo pentimento. Perchè alla fine,
checchessia dell' imputazione , è certissimo , che
Gesucristo non imputa la sua giustizia se non a
coloro, che sono penitenti , e sinceramente peni-
tenti, cioè sinceramente contriti , sinceramente do-
lenti de' loro peccati , sinceramente convertiti, .
Che questa sincera penitenza abbia in se stessa
della dignità , della perfezione , del merito , qua-
lunque egli sia, o pure non n'abbia , me ne sono
a sufficienza spiegato , e di questo non ho che ta-
re in questa occasione • Ch'ella sia o condizione,
0 disposizione e preparazione , 0 in somma tutto
ciò che si vuole, ciò non m'importa , perchè alla
fine, sia come si voglia, bisogna averla; o non vi
è perdono . Ora se io l'ho, 0 se io non l'ho , di
queàto non posso mai esser certo secondo i princip)
di Lutero, poiché secondo esso non so giammai, se
la mia penitenza «ia un'illusione, o un vano pasco-
K z io
14? V A R I A Z I O >? I
Io del mio amor proprio; né se il peccato , ch'io
credo distruggere nel mio cuore, vi regni con più
sicurezza che mai, rubandosi agli occhi miei.
Jfol. taf. Ed è un bel dire colPapolo'^ia : /a fede non può
d'Jus:lf. ^ . ^ ^^ • . , r
jtitr insieme col peccato mortale : ora io ho la le-
de ; dunque non ho più il peccato mortale: perchè
da questo appunto ha l'origine tutto l'imbarazzo ,
poiché si dee dire per lo contrario : la fede ncn
Siif.ni.i. può star insieme col peccato mortale ; (questo è
"^' quanto hanno insegnato i Luterani) ora io non
sono certo di non aver più peccato mortale; (que-
è quanto abbiamo provato colla dottrina di Lute-
ro) non sono dunque sicuro di avere la fede . In
fatti esclamasi neil' apologia : chi abbastanza ama
Dio ^ Chi abbastanza lo teme ^ Chi soffre con suf-^
f dente pazienza .'' Ora si può dire nella stessa gui-
sa : chi crede come si dee ^ chi crede a sufficienza
per esser giustificato avanti a Dioi E la continua-
Qìd. «I. zione dell' apologia stabilisce questo dubbio , per-
chè ella segue : chi spesso non dubita , se Iddio ,
0 il caso governi il mondo ? chi spesso non dubita ,
scegli sarà esaudito da Dio i' Sì dubita dunque
spesso della propria fede: come si può allora e^ser
sicuro della remissione de' peccati ? Non ha dun-
que la remissione : o contra il dogma di Lutero,
si ha senza esserne sicuro : o pure, il eh' è il col-
mo della cecità , se n' è sicuro senza esser sicuro
ne della sincerità della propria fede , né di quella
della propria penitenza ; e la remission de' peccati
diviene indipendente dall'una, e dall'altra. Ecco
dove ci precipita la certezza , che fa tutto l'es-
seu-
^' L I E R O lUo f49
èeiiiiale della confessione di Augusta ^ ed il dogma
fondamentale del Luteranismo .
XXXIX. Del rimanente ciò , che ci viene ob- Che secon-
biettato , che coli incertezza ^ nella quale Jasciamo prineipjde'
le afflitte coscienze, le gettiamo nella perturba- iilceV/ezla
2Ìone , o anche nella disperazione 3 non è vero : Va'^°<r°*c'ài..
ed e necessario , che ne convengano i Luterani ^e«"ca!,"/o.
per questa ragione : perchè per quanto sicuri si ""° ''^"-
*^ 1 '■' '^ ' ' Ila pertur.
vantino d'essere della loro giustificazione , non ''azione ut
iiiipcdire il
esano assicurarsi assolutamente della loro perse- f'poso delia
coscienza ,
veranza , né per conseguenza della loro beatitu-
dine eterna . Per lo contrario condannano coloro ,
che dicono, non potersi perdere la giustizia, quan-
do una volta è ricevuta . Ma perdendola si perde
con essa rutto il diritto , che avea l'uomo , co-
me giustificato, all'eterno retaggio. Non giugnesi <''''-fr^-is>
dunque ad esser mai sicuro di non perdere questo
diritto , perchè non giugnesi ad esser sicuro di
non perdere la giustizia , alla quale è congiunto »
Si spera nuiladimefto di ottenere quella beata ere-
dità, si vive felice in questa dolce speranza , se-
condo il detto di s. Paolo , godendo noi nella spe- Rom.xii.
ranzn . Si può dunque senza quest'ultima sicurez-
za , ch'esclude ogni sorca di dubbio, godere del ';
riposo, che ci può essere permesso dalia condizio-
ne di questa vita .
XL. Da- questo si vede ciò , che de^^ farsi per Quai è li
I ,..„., v«io ripciO
accettar la promessa , e per applicarsela > Si dee delia co-
^ j • Il . 1 1, . . scienza nel.
credere senza esitare , che la grazia delia giusti- ^ giustiS-
zia Cristiana , e per conseguenza la vita eterna è qua'iT^c'-r!
nostra in Gesucristo ; e non solo nostra in genera- ^'■^^* ^' "
K 3 le.
150 Variazioni
le , ma anche nostra in particolare . Non vi è da
esitare in conto alcuno dal canto di Dio, lo con-
fesso : il ciclo e la terra passeranno prima , che
ci manchino le sue promesse : ma che non vi sia
da esitare, né da temere dal canto nostro, il ter-
ribil esempio dì coloro , che non perseverano sino
al fine , e che secondo i Luterani non sono stati
meno giustificati, che i medesimi eletti, dimostra
r opposto . Ecco dunque in ristretto tutta la dot-
trina della Giustificazione . Ancorché per nudrire
J' umiltà ne' nostri cuori siamo sempre in timore
dai canto nostro, tutto è sicuro dal canto di Dio;
di modo che il nostro riposo in questa vita con-
siste in una stabile confidenza nella di lui paterna
bontà , in un perfetto abbandono alla sua alta ed
Incomprensibile volontà con un'adorazione profon-
da del suo impenetrabile segreto .
taconfes- XLI. Quanto alla confessione di Strasburgo, se
SKas^burgo ^^ Consideriamo la dottrina , vedremo quanta fosse
£ht^i&cL ^* ragione nella conferenza di Marpurgo di accu-
zione come g^^g j Strasburghesi , ed in generale i Sacramenta-
la chiesa o j ^
Romana, j-j ji nuIla intendere nella giustificazione di Lute-
ro , e de* Luterani : perchè questa confessione di
V. s.nh.ii. {ede non dice neppure una parola né di giustizia
K.uh. Conf. . . > j II I
jirgtnt, per imputazione, ne della certezza , che aver se
ne dee. Ella definisce per lo contrario la Giustifi-
cazione , quello , per cui d' ingiusti diventiamo
, giusti , e di cattivi buoni e retti : senza darcene
altra idea. Soggiugne , ch'ella è gratuita , e l'at-
tribuisce alla fede; ma alla fede unita alla carità,
e feconda di opere buone.
Così
L T B R O II I. 15t
Così dice ella colia confessione di Augusta, che ii:d,
la carità è il compimento dì tutta la legge giusta
la dottrina di s, Vaolo ; ma ella spiega con mag-
gior forza di quello che avea fatto Melantone ^
quando necessariamente debba essere compiuta la
legge 3 allorché asserisce: che alcuno non può esse-
ri pienamente salvo ^ se non e condotto dallo spirito
di Gesucristo a non lasciare alcuna dell' opere buo-
ne , per le quali Iddio ci ha creati ,' e eh' e si ne-
cessario , che si compisca la legge , che piuttosto
passeranno il cielo e la terra , che possa succedere
alcun rilassamento nel minor punto, o in un sol jota
della medesima legge. ' '' *
XLII. Mai Cattolico alcuno non ha parlato con ^^j ^^^^.^_
maggior forza del compimento della legge, di quel-!" ^«condo
^° oo ^ TI Bucero .
io che fa la confessione presente ; ma ancorché
ciò sia il fondamento del merito , Bucero non-ve
ne disse parola, benché per altro non faccia diffi-
coltà alcuna di riconoscerlo nel senso di s. Ago-
stino , eh' è quello della chiesa .
Non sarà cosa inutile , mentre siamo sopra que-
sta materia , il considerare ciò che ne ha pensato
questo dottore , uno de' capi del secondo , parti-
to della nuova riforma , in una conferenza solen-
ne , nella quale co' termini seguenti si esoresse . ^"f-^-->^'
Toiche Iddio giudicherà ognuna secondo /" opere
sue , non si dee negare , che f opere buone fat-
te colla grazia di Gesucristo , ed operate da esso >
ne* suoi servi , non meritino la vita eterna ", non .
per verità per la loro dignità propria , ma per /*
ficcettazìonc , e per la promessa di Dio , e pel
K 4 p'--'tto
X52 Variazioni
patto fatto con essi ; perchè a tali opere la Scrii tu-
ra promette la ricompensa della l'ita eterna , /a
quale per questo non può dirsi non essere grazia
secondo altro rispetto , perche l opere buone , alle
quali e data una ricompensa sì grande , sono anch'
elleno doni di Dio . Ecco ciò, che scris<;c Bucero
l'anno 1539. nella disputa di Lipsia, affinchè non
si pensi, che sieno cose scrìtte nel principio della
riforma , 0 prima ch'ella avesse avuto il comodo
di ravvedersi . Secondo lo stesso principio Bucero
„ .decide in altro luogo, che non si dee negare, che
■Kesp, aa -^ ■>
Ahint. pQ,^ jI pojja essere giustificato dall'opere , come
r insegna s. Jacopo , perchè Iddio darà ad ognuno
secondo l'opere sue . E , soggiugne , la quistione
non è de' meriti •. non li rigettiamo in alcuna
maniera , ed anche confessiamo , che si merita
la vita eterna , secondo il detto di nostro Signore:
„ Colui , che abbandonerà tutto per amor mio ,
„ avrà il centuplo in questo secolo , e la vita eter-
„ na neir altro . „
Bucero XL!!!. Non si possono confessare più chiaramen-
prende la ... 1
difesi delle te 1 menti, che ognuno può acquistar per se stcs"-
d"nàchic- so, ed anche per relazione alla vita eterna. Ma Bu-
sa, e/ave- passa anche più innanzi: e come accusavasi ia
aere in quai ^ '
senso i me- ^l^jgg-^ di attribuire de* meriti a' santi non solo
un de Jan,
ti ci sieno per se Stessi , ma eziandio peglì a'itri ; egli la
utili .
giustificava con queste parole . Ver quello che ri-
tisi'/' guarda le orazioni pubbliche della chiesa , che si
chiamano collette , nelle quali jì fa menzione delh
orazioni e de" meriti de' santi ; poiché nelle stesse
orazioni tutto ciò che domandasi in questa guisa ,
è d9-
* L T S R o HI. i^5
è do;yinndato a Dìo , e non a santi , ed anche e
domandato per Gesucristo ; ne viene in conseguen-
za, che tutti coloro , i quali fanno qucst' orazione ^
confessano , che tuti i meriti de^ santi sono doni dì
Dio gratuitamente concessi . Ed un po' dopo : per-
che dair tiltra parte confessiamo e predichiamo con.
groja y che Iddio ricompensa le opere buone de^ suoi
servi , non solo in loro stessi , ma anche in quelli ,
per li quali pregano , poiché ha proìnesso , che
avrebbe fatto del bene a coloro ^ che lo amano 3 fino
a mille generazioni . Bucero cosi disputava per la
chiesa Cattolica l'anno 1546. nella conferenza di
Ratisbona . Quelle orazioni erano anche state fatte
da' grand' uomini della chiesa , e ne* secoli più il-
luminati ; e s. Agostino stesso , benché fosse ne-
mico del merito presuntuoso, non lasciava di con-
fessare , che il merito de' santi era utile a noi >
dicendo , che una delle ragioni di celebrar nella i-i ,g_
chiesa la memoria de' Martiri, era per essere f 0^»- ^^i^^" ^/"^
pagni dì essi ne' loro meriti , ed ajutatì dalle loro '■"*• *'•
orazioni.
Così , checché dir si pos.^a , la dottrina della '.'
giustizia Cristiana , delle swe opere , e del suo
merito era confessata ne' due partiti della nuova
riforma ; e ciò che poi ha fatta tanta difficoltà ,
allora non ne faceva alcuna, o ne facea solo, per-
chè nella riforma moki lasciavansi spesso rapire
dallo spirito di contraddizione.
XLIV. Non posso qui omettere una dottrina Sttavagan,
t • III r • 1- 1 • ^^ dottiiiia
bizzarra della confessione di Augusta sopra la Giù- delta con-
stiticaziojie . Asserisce ella , che non solo l'amor Augusta so-
di
«54 Variazioni
tir» r ili 01 dì Dio non vi fosse necessario , ma che necessa-
liameote la supponesse compiuta . Lutero ce lo
ha già detto: ma Ivlelantone lo spiega ampiamente
Art.v IP. nella sua apologia . E' impossìbile l'amar Dìo y ei
♦ frft'fci'^"' dice, se prima non sì ha per la fede la remissione
^^"l' fr* ^^* peccati ; perché un cuore , che sente con verità
Uh. I. r. i8. ^^fJ £);o irritato , non lo può amare *, bisogna ve-
Afol. e, de \ . , , \ .
Just. derlo placato : finche ei minaccia , finche eì ccndan^
na , la natura umana non può inalzarsi sino ad
amarlo nelP ira sua . E' facile agli oziosi contem-
plativi t immaginarsi questi sogni dell'amor di
Dìo i che un uomo reo di peccato mortale possa
amarlo sopra tutte le cose , perchè non conoscono
cosa sìa V ira , o // giudìzio dì Dio ; ma una co-
scienza agitata sente la vanità di queste filosofiche
speculazioni. Da questo dunque in ogni luogo con-
il^id. elude, ch^ è impossìbile l'amar Dio, se prima non
sì ha sicurezza della remissione ottenuta .
Questa è dunque una delle sottigliezze del!a
Giustificazione dì Lutero , che noi siamo giusti-
ficati prima di avere la menoma scintilla d'amor
Àftl. di Dio: perchè tutto il fine dell'apologia è di sta-
bilire non solo , che siasi 1' uomo giustificato pri-
ma d'amare ; ma ancora , che sia impossibile eh*
egli ami , se prima non si è giustificato : di modo
che la grazia offerta con tanca bontà nulla può af-
fatto sul nostro cuore : bisogna averla ricevuta
per esser capace d'amar Dio . Così non parla la
chiesa nel concilio di Trento . L'uomo eccitato ed
Stìs. 4.}.e. ajutato dalla grazia , dice il concilio , crede tutto
ciò j che Iddìo ha rivelato , e tutto ciò , che ha pro-
mes-
Libro ih. 155
mésso ; e crede prima di tutte le cose , che /' empio
e giustificato dalla grazia , e dalla redenzione , eh' è
in Gesucristo % ^Allora sentendosi peccatore , dalla
giustizia^ dalla quaV è spaventato , si volge verso
la divina misericordia , che da coraggio alla ^ua
speranza ^i nella " confidenza eh' egli ha , che Idc
„ dio gli abbia ad essere propizio a cagion di Gc-
5, sLicristo *^, e comincia ad amarlo come autor:
d' ogni giustizia , cioè come quegli , che giustifica
gratuitamente l'empio . Quest'amore tanto fortu-
natamente cominciato, lo spinge a detestare i suoi
peccati , riceve il sacramento , ed è giustificato ,
La carità è diirusa nel suo cuore gratuitamente
dallo Spirito santo j ed avendo cominciato ad amar
Dio, che gii ofFerii'a la grai:ia , Io ama anche più
quando l'ha ricevuta. -. *
XLV. Ma ecco una nuova sottigliezza della Giù- Altro er=-
stihcazione Luterana . S. Agostino stabilisce dopo ciustifira-
s. Paolo , che una delle difi'erenze della giustizia Va/i'a.
Cristiana dalla giustizia della legge, e , che la giu-
stizia della legge è fondata sopra lo spirito di ci-
more e di terrore , e la giustizia Cristiana è in-
spirata da uno spirito di dilezione , e d'amore .
Ma l'apologia dispersamente io spiega , e la giusti- j!,j„
zia, nella quale l'amore di Dio è giudicato neces-
sario, nella qual' egli entra , di cui fa la purità e
la verità , vi è per tutto rappresentata com2 la
giustizia dell'opere, 'a giustizia della ragione, ia
giustizia acquistata co' proprj meriti ; in somma
come la giustizia della legge , e la giustizia ce' ,.
Farisei . Ecco nuove idee , che non erano per an-
che
t$6 V A R I A 2 I O 1> I "
che riconosciute daJ Cristianesimo . Una i^.iustizla
che lo Spirito santo diffonde ne' cuori , diffonden*
dovi la carità, è una giustizia Farisa'ca j che non
purifica se non l'esteriore ", una giustizia diffusa
gratuitamente ne' cuori a cagione di Gesucristo, è
una giustizia della ragione , una giustÌ2Ìa delia
legge , una giustizia cagionata dall'opere , ed in
somma siamo accusati di stabilire una giustizia di-
pendente dalle nostre proprie forze , quando cbia-r
ramente apparisce dal concilio di Trento , che noi
stabiliamo una giustizia, di cui il capitale è la fe-
de, il cui principio è la grazia, il cui autore è Io
Spirito santo dal suo principio sino all'ultima per-
fezione, alla quale si può giugnere in questa vita.
Credo, che ora si vegga quanto sia stato neces-»
sario il ben far intender la Giustificazione Lutera-
na dalla confessione d'Augusta ,'c dall'apologia ,
perchè questa esposizione ha fatto vedere , che in
un articolo , eh' è considerato da' Luterani come
il capo d'opera della loro riforma , non hanno in
somma fatto altro, che calunniarci in alcuni punti>
giustificarci in altri ,' ed in quelli , ne' quali può
restar qualche contesa , lasciarci chiaramente la
miglior parte.
I Luterà- XLVL Oltre questo artìcolo principale , altri
ni ricono- _ , r •
scono il Sa- importantissimi se ne ritrovano nella confessione
della Peni- d Augusta , o nell apologia; come, che si dee nte^
Assoluzione nere nella confessione l' assoluzione- particolare ; eh'
tale! " ^ errore de' 'H.ovazìani , ed error condannato il ri'
xiT.xxii. gettarla ; che l' assoluzione e un sacramento vero ,
imht'!^ ^ pof riamente detto; e che la potestà delle chiavi
ri-
Libro III. 157
rimette i peccati ììon solo innanzi alla chiesa , ma
anche innanzi n Dio. Quanto al rimprovero , che
qui ci vien tatto , del dir noi , che questo sacra-- Cor.f.A'.ig.
mento conferisca la grazia senz alcun, buon movi- de Conf,
mento dì chi lo riceve , credo , che ognuno sia
stanco di udire una calunnia tanto sovente con-
futata.
XLVII. Quanto a quello, che nello stesso luogo laCo.ifes-
, . . , , , , , r • sione colla,
s insegna, cioè che ritenendo la confessione , non necessità
;, . . , . , , . dtlla iiu-
tra necessario l esigervi la num^razton de peccati^ merazion
perchè è impossibile , secondo quel detto : chi è co- ^^"*
lui , che conosca i proprj peccati ^ era per verità Conf Aur,
questa una buona scusa rispetto a' peccati, de'qua- -^^ <^«'»/'
Ji non si ha cognizione, ma non una ragione suffi-
ciente per non sottomettere alle chiavi della chie-
sa quelli j che sono conosciuti . Bisogna perciò con-
fessare eoa sincerità, che i Luterani, non men che
Lutero , non hanno in ciò altri sentimenti , che i
fiostri , poiché troviamo queste parole nel picciolo
catechismo di Lutero concordemente ricevuto in
tutto il partito . Dobbiamo innanzi a Dio tenerci catV.m'n,
rei de' nostri peccati occulti ; ma rispetto al mini- "^"^ '
stro è solo necessario confessar quelli , che sono da
noi conosciuti , e da noi sentiti nel nostro cuore .E ■ 1 '
per meglio vedere la conformità de' Luterani con
noi neir amministrazione di questo sacramento , non
sarà fuori di proposito il considerare l'assoluzione,
che al riici'ir delio stesso Lutero nel medesimo luo- , , «
go , il confessore dà al penitente dopo la sua con- ""
fessione in questi termini espressa. !\[o« credete voi ^^"^'
che la mia remissione sia quella di Dìo ^ Sì 3 rispon-
de
isS Variazioni
de il penitente : Ed io 3 ripiglia il confessore, p(r
comari do dì nostro Signore Gesucrìsto vi rimetto i
vostri peccati nel nome del Vadre , e del Viglinolo ,
e dello Spirito santo .
IsetreSa. XLVIIL Quanto al numero de' Sacramenti , l'apo-
logia c'insegna, che il battesimo , la cena, e l asso*
jifoi.e. di /lezione sono tre veri sacramenti . Eccone il quar-
nui-n. Sac,
ad artic, jq » perchè non sì dee far difficolta dì metter l'or-
XIII. ^ j JJ
dine in questo numero , prendendolo pel ministerio
della parola , perchè è comandato da Dìo , ed ha
grandi promesse , La confermazione , e l'estrema
unzione sono espresse come cerimonie ricevute da"
Tadri , ma che non hanno una espressa promissio-
ne della grazia . Non so dunque ciò che vogliano
due le parole della pistola di s. Jacopo parlando
J*i.r, il. dell'unzione degl'infermi : s'egli e in peccato, gli
sarà rimesso. Ma ciò sarà forse, perchè Lutero non
istimava canonica questa pistola , benché la chiesa
non l'abbia mai posta in dubbio. Questo ardito ri-
formatore togliea dal canone delle Scritture tutto
ciò , che non accordavasi co' suoi pensieri ', ed in
occasione di quest'unzione scrisse nella Cattività
rs ,,, di Babilonia senz' alcuna testimonianza dell' Anti-
jitf'^b'^^' chità, che questa pistola non sembra dì s. Jacopo ,
ne degna dello spìrito apostolico*
Quanto al matrimonio, quelli della confessione ài
Augusta vi riconoscono un'istituzione divina , e
1. Tiw. /.'. jieiig promesse, ma temporali i come se fosse cosa
I )«
temporale l'allevare nella chiesa i figliuoli di Dio,
ed il salvarsi col generarli in tal manierai ovvero
aon fosse uno de' fruiti dèi matrimonio Cristiano
il
Librò IÌL tj^
il fare, che i figliuoli, che ne provengono , sieno
iiominati santi, come destinati alla santità. ,^_
Ma in sostanza l'apologia non sembra opporsi eli
molto alla nostra dottrina sopra il numero de' sa-
cramenti. "Purché i dice ella, sì rigetti il se^tif^en--^^*''^'
»o, che domina in tutto il regno pontificale 5 cioè ,
che i sacramenti operino la grazia ^ senz alcun buon
movimento di chi li riceve . Imperciocché non si
stancano mai gli avversar] di farci questo ingiusto
rimprovero . In questo si mette il nodo della qu'i-
stione; ed è questo un dire, che non vi restereb-
be quasi più difficoltà alcuna j senza ie false idee
de' nostri avversar].
XLIX. Lutero erasi dichiarato centra i voti mo- ^J 7^."
nastici di una terribile maniera, sino a dire di quel- « 1"'''° "^^
io di continenza (chiudete l'orecchie , anime ca-
ste) che fosse così poco possibile il soddisfarvi ,
quanto lo spogliarsi del proprio sesso . Resterebbe Ej-.adVolf.
off;;sa Ja modestia , s'io ripetessi le parole , delle
quali si serve in più luoghi sopra tale soggetto j ed
in vedere, com'egli si spiega sopra la impossibilità
della continenza. Per me non so, che sarà di quel-
la vita , ch'ei dice aver menata senza taccia per
tutto il tempo del suo celibato , e sino all'età d^
quarantacinque anni . Sia come si voglia , tutto si
nilciga nell'apologia, poiché non solo s, Antonio, e
S.Bernardo, ma anche s. Domenico, e S.Francesco
vi sono nominati fia' santi i e tacco quel , che si a^ìI. retp.
chiede a' loro discepoli, è, che cerchino a loro imi- ^U. "^V,;^
razione hi remissione de' loro peccati nella boiua
gucuica di Dio 5 al che la chiesa ha troppo ben
i proY-
t«o Variazioni
provveduto per temere alcun rimprovero sopra tale
soggetto,
s. Bernar- L. Qucsto luogo dell'apologia è degno d'osserva-
do, S.Fraii- , . , v . . ^ , . ii- i i-
Cesco, s.Bo- zione , poiché vi si mettono tra sancì quelli degli
naventura
posti da lutimi tempi , e cosi vien riconosciuta per la vera
Lutero nel
numero de'
Lutero nel ^.jjjgjg^ quella , chc li ha portati nel seno . Lutero
^uo^dubbio "°" ^^ potuto negare a questi grandi uomini questo
bizzarro so- titolo glorioso . In Ogni luogo annovera fra' santi
pra la sa- t^ t.
ii\tt di s. non solo s. Bernardo , ma anche s. Francesco ,
Tommaso
d'Aquino, s, Bonaventuraj ed altri del XIII. Secolo. S. Fran-
cesco fra tutti gli altri parve uomo maraviglioso
animato di un ammirabile fervore di spirito. Por-
ta le sue lodi sino a Gersone, che avea condanna-
to VicIefFo , e Giovanni Us nel concilio di Costan-
za, e Io denomina uoifjo in tutto grande ; così nel
secolo XV". Ja chiesa Romana era ancora la madre
de' santi . Non vi è chc s. Tommaso di Aquino,
di cui abbia voluto dubitare Lutero , non so il
perchè, quando non fosse, perchè egli era Dome-
nicano 5 e Lutero non potesse scordarsi le acerbe
dispute , che con quell'Ordine aveva avute . Sia
T^'ì^^ad- come si voglia , non sa , egli dice , se Tommaso
'!'!'■ f^Hi sìa salvo, o dannato . benché certamente egli non
deabr.miss. avesse fatti altri voti , che quelli degli altri santi
frlv, primo
Tr. ib. de rcligiosì , non avesse detta altra messa , e non
Vot.Mon.lb.
Pr*,f. ^(^-v. avesse insegnata altra fede.
Latam.'.h. ,--,-. • ii r • n «
Messali!- LL Per ritornar ora alla contessione a Augusta,
ed all'apologia , l'articolo stesso della messa sì
dolcemente vi passa , che appena si può accorger-
si , che i Protestanti vi abbiano voluto fare ^Icun
ca^, d, cambiamento . Cominciano dal lagnarsi delP ìupìu-
MUs,
Sto
Libro III, , i6i
sto rimprovero , che lor vien fatto dì avere annich:-
lata la messa. Sì celebra, dicono eglino , jra noi
con uìì e strenna riverenza ^ e vi si conservano quasi ..-
tutte le cerimonie ordinarie. In fatti nell'anno 15^3.
allorché Lutero riformò la me^sa, e ne scese la
formula , non cambiò quasi cosa alcuna di quanto Forrt.Mus.
cadea sotto gii occhi del popolo. Vi conservò l'in-
troito, il kyrie t la colletta, la pistola, il vangelo ••f^»«
colle candele di cera , e ccH'incenso , se volevasi
.adoperarne, il credo ^ la predicazione, le orazioni;,
ja prefazione, il sar:Bus , le parole della consacra-
zione, l'elevazione, l'orazione dominicale, V eignus
dei i la comunione, l'azione di gràzii , Ecco T or-
dine della messa Luterana , che non appariva ali*
esteriore molto diversa dalla nostra; òcì rimanente
erasi conservato il canto , ed anche il canto in ;^-
latino , ed ecco quello che se ne dicca nella con-
fessione di Augusta: si mesco/ano col canto in la-
tino alcune orazioni in lìngua alemanna per loin-
macstramento del popolo . Si vedevano in quella chytr.H'st.
messa ed i paramenti, e gli abiti sacerdotali , ed "^' ""'''
avevasi una gran diligenza di ritenerli , come si
vedea dall'uso, e da tutte le conferenze, che allo-
ra furono fatte . Molto più nulla diceasi conerà
i'obblazione nella confessione di Augusta; anzi era
insinuata in quel passo, ch'è riferito dalla Sto- ,,r, i;:->
ria tripartita: "biella città d' Alessandria si tiene V conf.Aug.
adunanza il mercoledì ed il venerdì , e vi si fa tut- '•'''^'"■'^'
to r ujficio divino, eccettuata t obblazione solenne, "
Ciò taceasi, perchè non si volea far apparire al ^^
popolo , che il pubblico uffizio fosse stato cambia-
. Bossun Ct?rf T. I. L to.
ì6t , Variazioni
co. In udire la confessione d'Augusta , parca che'
non si avesse opposizione , che alle messe senza
ihtj. comunicanti , cF erano state annullati , diceasi ,
perche non più se ne ce/ebravano , che per il gua-
dagno: di modo che non considerando che i termi-
ni della confessione j sarebbesi detto , che solo se
ne volesse annichilare l'abuso,
L'Obbia- LH» Intanto erano state tolte dal canone della
levata ^.°'"^ ™^5sa le parole, nelle quali si parla dell'obblazio-
ne , che facevasi a Dio de' doni proposti . Ma ìi
popolo sempre intertcnuto all'esterno da' medesimi
oggetti, da principio non vi f<iceva osservazione al-
cuna ,• ed in ogni caso , per rendergli sofFribile ii
cambiamento , insinuavasi , che il canone non era
c=):su\t ^° Stesso in tutte le chiese \ che quello de' Greci
cTt'r h'"^ ^^^ diverso da quello de' Latini \ ed anche fra' La-
A-.ig c^nf. xinl quello dì Milano era digerente da quello dì
tit, de Ca-
*<"'€,. Jioma. Ecco la maniera , nella quale tenevansi a ba-
da gl'ignoranti : ma non diceasi loro , che questi
canoni, o liturgie non aveano che diversità assai
accidentali ; che tutte le liturgie convenivano con-
cordemente neir obblazione j che facevasi a Dio
de' doni proposti prima di distribuirli ; e questa
è quello, che cambiavasi nella pratica senza osare
di dirlo nella pubblica confessione.
Ciò che fu LUI. Ma per render T obblazione odiosa, faceasi
il. ventato j L I L- I -L • -1.
pei rendere credere , che ia chiesa le attribuisse un merito di
ne odiosa rimettere i peccati , sem esser bisogno di recarvi
i3. ^^ "^ ' ^^ ^^ f^^^ y ^^ alcun buon: movimento j il che re-
^^^y^,.^ plicavasi per tre volte nella confessione di Augu-
T^df^Mìa ^^* ' ^ "°° cessavasi d'inculcarlo nell'apologia, per
in-
L 1 r> R o III. 163
insinuar, che I Cattolici non ammetteano la messa,
che per estinguere la pietà.
Erasi anche inventata nella confessione d'Augusta,
quest'ammirabile dottrina de' Cattolici , da' quali
faceasi dire , che Cesucrhto avca soddisfatto nella,
iua passione per il peccato originale , ed aveva
istituita la messa per li peccati mortali e veniali ,
che giornalmente erano commessi t come se Gesù- Afoi. e Se
cristo non avesse egualmente soddisratto per tutt 1 SAcrXf. <tr
peccati ; ed aggiugncasi come dichiarazione neces- Aus.'^ctnf.
saria, che Gesucristo si era offerto in croce non -f 0/0 <:„"£'. '^'j'»
per il peccato originale , ma anche per tutti gli al- ^'Hl^
tri: verità, della quale alcuno non avea mai dubi-
tato. Non istupisco dunque , che I Cattolici, giù- C
sta la relazione anche de' Luterani , quando vi „^
udirono questo rimprovero, abbiano come sclamato .'^i^'
tutti ad una voce , che mai non Crasi udita tale chjtr.fi'st,
cosa fra essi , Ma era necessario far credere al pò- col/ut. "^*
polo , che; gl'infelici Papisti ignorassero per sino jv^j'^,;, ^'^' '
gli elementi del Cristianesimo.,
LIV. Del rimanente come i Fedeli aveano ben L'Orazi^-
impressa nell animo i obblazione latta in ogni tem- bUzione
pò per li morti, i Protestanti non volevano essere j" '' ^°''''
creduti ignorare , o dissimulare una cosa si cono-
sciuta , e ne parlarono in questi termini nelTapo-
bgia : quanto a quello che ci vien obbiettato dell'
obblazione per li mortt praticata da Tadrz , confes^ voc*i.m:ss,
siamo aver eglino pregato per li morti , e noi non
impediamo il farlo ^ ma non approviamo r applica-
zione delibi cena di nostro Signore per li morti ^ i^
virtù dell' azione «x opere operato .
L ^ Qui
\
t€4 Variazioni
Qui tutto è pieno d'artificio : perchè in primo
luogo dicendo eglino j che non impediscono quell'
orazione, Taveano tolta dal canone , e ne aveano
cancellata con questo mezzo una pratica tanto an-
tica, quant'è ia chiesa. In secondo luogo l'obbie-
zione parlava dell'obblazione i ed èglino rispcndono
dell'orazione , non osando far vedere al popolo ,
che l'Antichità avesse offerto per li morti , per-
chè era quella una prova troppo convincente , che
l'Eucaristia giovasse anche a colora, che non ri-
ceveano la comunione .
1 Luterani LV. Ma le parole seguenti dell'apologia sono da
Il gettano . .../..
la Dottrina osservarsi : / ncjtri avversarj et rinfacciano a torta
d'Aerio , , . t ^ • i r-
contraria /a conaannaz'ione di ^Aerio , che nognono essere sta-
ne pernii ' to condannato 3 perchè negava ^ che la messa sì offe-
'*'°"*" risse per li vivi e per li morti . Ecco il loro costti-
Jkid. me di opporci gli Eretici antichi , e di mettere in
paragone colla loro la nostra dottrina . 5". Epifanio
fa testimonianza , che ^erìo insegnava ^ che fossero
inutili le orazioni per li morti. 2\oi non sosteniamo-
^erio 5 ma disputiamo con voi , che dite centra la
dottrina de' Trofeti , degli ^4postoH , e de' "Padri ,
che la messa giustifica gii uomini in virtù de IP azio-
ne , e merita la remission della colpa , s della pena,
agli empj , a quali è applicata , purché essi non vi
mettano ostacolo , Ecco la maniera , di cui si dà il
contraccambio agl'ignoranti . Se i Luterani non
voleano sostenere Aerio , perchè sostengono eglino
il dogma particolare 3 che quell'eretico Ariano ave-
va aggiunto all'eresia ariana; cioè non doversi
pregare , né ojj^rire ovulazioni a favore de' morti /
Ecco
Libro 1 E I; ' ' W5
Ècco ciò , che 5. Agostino riferisce di Aerio dopo £.AKg.i:h^
s. Epifanio , di cui egli fa un ristretto , Se riget- Ep-^h'tùt,
tasi Aerio, se non si ardisce di sostenere un Ere-
tico riprovato da' santi Padri , bisogna ristabilire
Kjlla liturgia non solo l'orazione 5 ma anche l'ob-
blazione in prò de* morti. ' ,. >•
LVI. Ma ecco la gran querela dell' apologia . ccme p
S.Epifanio, dicono eglino, condannando Aerio , |j'^^,'^!'^J"'^^
non dicea come voi , che la messa giustifica ^l't uo- "■'"'* ^ '"^-
mi?7Ì in virtù de/fazione ex opere operato , e me- voie.
rita la remission della colpa , e della pena agli
empj , a quali è applicata , purché essi non vi met-
tano ostacolo > Dlrebbesi in udirli, che la messa da
se rende a giustificar tutt'i peccatori, per li quali
si dice , senza che eglino vi pensino : ina a che _ V,
serve tener a bada il mondo ? La maniera, colla
quale diciamo , che la messa giova anche a coloro ,
che non vi pensano , eziandio a' più empi , non ha
difficoltà alcuna . Ella giova loro come l'orazione,
la quale per certo non si farebbe a favore de' pec-
catori più ostinati , se non si credesse poter ella
ottenere da Dio la grazia, la quale supererebbe
la loro ostinazione , se non vi resistessero , e so-
vente la ottiene per essi cosi abbondante , che im-
pedisce la loro resistenza . Questa è la maniera ,
nella quale l'obblazione dell'Eucaristia giova agli
assenti , a' morti , ed anche a' peccatori ; perchè
in fatti la consacrazione dell'Eucaristia, mettendo
innanzi agli occhi di Dio un oggetto così grato ,
com' è il corpo , ed il sangue del suo Figliuolo,
porta seco una maniera di potentissima intercessio-
L 3 ne.
'i66 Variazioni
ne , ma clie troppo sovente da' peccatori è resi
inutile coir impedimento , che mettono alla di lei
efiìcacia .
Cosa vi era degna di biasimo in questa maniera
chyti.HUt. di spiegare l'effetto della messa? Quanto a coloro,
Con/ut.''^' i quali volgevano ad un guadagno sordido una dot-
mH's'i'^ ' trina si pura, i Protestanti ben sapcano , che non
erano dalla chiesa approvati : e quanto alle messe
senza comunicanti , i Cattolici dissero ad essi al-
lora , ciò eh' è poi stato confermato in Trento ,
Stss.x^ìr, che se non vi è chi si comunichi, non è mancanza
tdella chiesa , poiché ella desidererebbe per lo con-
trario , che gli assistenti sì comunicassero alla mes-
sa y che ascoltano t di modo che la chiesa è simile
ad un ricco benefattore , la cui mensa è sempre
aperta, e sempre imbandita, ancorché non vi ven-
gano i convitati .
Ora vedesi tutto l'artificio della confessione d'
Augusta sopra la messa : non toccar cosa alcuna
all'esteriore, cambiar nelT intrinseco, ed eziandio
quanto vi era di più antico , senza farne motto a'
popoli ; aggravar i Cattolici degli errori più gravi
sino a fare, che dicano contra i loro principi, che
la messa giustifichi il peccatore ; cosa costantemen-
te riserbata a' sacramenti del battesimo , e della
penitenza : ed anche senz'alcun buon movimento ,
affine di rendere più odiosa la chiesa , e la sua li-
turgia .
Orribile LVII. Non aveasi minor pensiero di sfigurar 1*
sopra le* altre parti di nostra dottrina , ed in ispezialità il
Orazioni capitolo dell' Orazioni fatte a' santi . Fé ne sono ,
dice
L I E R O III. "167
àlee r apologia , che attribuiscono cliiaramente la fatte a'
. . . > , ','11 • • ' ^^f't'- '
Divinità a santi , arce^ao eh? veggono in noi i
segreti pensieri de' nostri cuori. Dove sono eglino yx'i/ Zi f.
questi teologi , che attribuiscono a' santi il vedere ^'^'^^'■'^<":-
ì segreti de' cuori come Dio; ovvero il vederli in
altra maniera, che colla cognÌ7;ione\ ch'egli dà lo-
ro, come ha fatto a' Profeti, quando gli piacque?
Fanno de' fanti, diceasi, non solo tanf intercessori ; j^;^^
ma. anche tanti mediatori di redenzione » Hanno
inventato , che Gesucristo fosse piti duro , ed ì santi
più facili ad esser placati y e più si fidano nella
misericordia de' santi , che in quella di Gesucristo 3
e fuggendo Gesucristo cercano ì santi . Non ho
d'uopo di giustificare la chiesa sopra tali ahbomi-
nevoli eccessi. Ma affinchè non cadesse in dubbio,
che questo non fosse letteralmente il sentimento
Cattolico: non parliamo per anche , soggiungeasi , /tirf.
degli abusi del popolo 5 parliamo dell' opinione de'
dottori , E poco dopo: eglino esortano a fidarsi più
nella misericordia de' santi, che in quella di Gesu-
cristo . Ordinano il fidarsi nel merito de' santi , co-
me se fossero riputati giusti a cagione de' loro me- (_.
riti, come siamo riputati giusti a cagione de' meriti
di Gesucristo . Dopo averci imputati tali eccessi ,
dicesi in tuono grave: noi non inventiamo cosa al- iiij.
cuna : dicono nell' Indulgenze , che i meriti de' santi
ci sono applicati' Non era necessario, che un poco
di equità , per intendere di qua! maniera i meriti
de' santi ci sono utili; e Bucero medesimo , auto-
re non sospetto , ci ha giustificati centra il rim-,
provero, che a noi faceasi su questo punto.
L 4 LVriI.
ié9 Variazioni
CaU'nnie LVIII. Ma ncn ceicavasi , che inasprire , ed
topra le . . ,..._,.. . , ,,, .
inm:?pini , jmtare gii animi . Perciò si aagiugne : da// invo-
e jrai.d'ia.. . , , . . ' . ...
p. stura so- cazior.e (le santi si venne al/e immagini . St sono
cllioue'dt' onorate ; e pensavasi -, che in esse fosse una certa
Coirpimcn- 'v'^ytà , come i maghi ci danno a credere , che ne sìa.
Prouile "^''^ immagini de'Ic costellazioni, a//orchè in ceri»
temno vengono delineate . Ecco la maniera , colla
qiiale 1 odio puDDiico era scimolaro . Bisogna con-
fessare tuttavia , che nella confessione d' Augusta
non giugnevasi a quest'eccesso , e non vi si parla-
va neppur delle imcnagini . Per contentare il parti-
to fu necessario il dire qualche cosa di più aspro
nell'apologia . Scudiavasi però con ogni attenzione
di non farvi vedere al popolo , che le orazioni ri-
volte a' santi ,• affinchè eglino pregassero per noi ,
fossero comuni nell'antica chiesa % Parlavasene per
/J*f. Io contrario come di un uso nuovo, introdotto sen^
za la testimonianza de' Tadrì , di cui nulla vedeasi
prima di s. Gregorio , cioè prima del VII. secolo •
I popoli non erano per anche avvezzi a disprezza-
re l'autorità della chiesa antica, e la ritorma per
Dali.de anchc timida riveriva i grandi nomi de' Padri. Ma
jÓi'fh "*'"' o'^'i ^^ indurata la fronte : non sa più arfosslrsi ,
jTot'j*-'^'^ modo che vien abbandonato il quarto secolo, e
Ticu : Ar- j- fg^g ^\ affermate , che s. Basilio , s. Am-
comp. des '
proph. brogio, s. Agostino, ed in una parola tutt'i Padri
di quel secolo si venerabile , coli' invocazione de'
santi hanno stabilito nella nuova idolatria il regno
dell' Anticristo,
I Luterà-!! LIX. Allora , e nel tempo della confessione d'
no rigt
ncn oisva- ... . _ ... . ,
jeuare Augusca SI gloriavano i Protestanti di avere in lo-
ro
Libro IH.'* T%
ro- favore i santi Padri, principalmehte nelT arti- i« autorità
, ,, ^- -r • 1 -j — «. *ifl'* Ghie*
colo della Giustificazione, che consideravano come sa Rommia,
il più essenziale ", e non solo pretendevano aver
per essi i'ancica chiesa; ma ecco ancora come ter-
minavano l'esposizione della loro dottrina . Tai e conf.Aug^
il ristretto ai nostra jcac , in cui niente vearasst
contrario alla, Scrittura , né alla chiesa Cattolica ,
come neppure alla chiesa Romana, per quanto può
ella conoscersi da' suoi scrittori . Sì tratta di al-
cuni pochi abusi, che si sono introdotti nelle chie-
se senz' alcuna autorità certa; e quando anche dif-
ferenza vi fosse , sarebbe necessario il soffrirla ,
psrchì non è necessario , che i riti delle chiese sie-
no per tutto uniformi .
In un'altra edizione si leggono queste parole l
noi non disprezziamo il consenso della Cattolica
chiesa ; ne vogliamo sostenere le opinioni empie , e
sediziose da essa già condannate ; perchè non le
passioni disordinate ^ ma l' autorità della parola di
Dio y e dell'antica chiesa , ci hanno portati ad ab-
tracciare questa dottrina per aumentare la gloria
di Dio , e per provvedere alT utilità dell' anime
buone nella chiesa universale i"'^ ' '-■-••*; >^--^'^'
Dicevasi anche nell'apologia , dopo avervi espo- /pe?,
sto l'artico-'o della Giustificazione , che teneasi
senza, paragone come il principale , che quella era
dottrina de" Trofetì , degli apostoli , e de' santi
Tadri , di s. cAmbrcgio , di s, agostino , della mag-
gior parte degli altri Tadri ^ e di tutta la chiesa ,
che riconoscea Cesucristo per propiziatóre , e per
autore della giustificazione j e che non doveasi prcn-
^ dn-e
/
j-e» Variazioni
dere per dottrina della chiesa Komana tutto ciò ^
che approvano il Vapa , alcuni cardinali , vescovi ,
teologi, 0 religiosi: con che manifestamente discin-
giieansi Je opinioni particolari dal dogma ricevuto
e costante , e faceasi professione di non toccarne
cosa alcuna .
Parole me, LX. I popoli dunque credevano ancora seguire
Lu°?i^o''pet '" ^""o ^ sentimenti de' Padri , l'autorità della
li^^verl"'^ Cattolica chiesa , ed anche quella della chiesa Ro-
Chicsanfi- fnana , la cui venerazione era in tutti gli animi
la Conili- _ "^
iiione Ro- profondamente impressa . I^utero stesso , benché
nia.ia ,
fosse arrogante e ribello , ritornava alle volte nel
suo byon sentimento , e ben facea vedere , che 1*
antica venerazione avuta da esso per la chiesa
non era cancellata del tutto. Intorno ali' anno 1534-»
tanti anni dopo la sua ribellione , e quatcr' anni
dopo la confessione d'Augusta , fu dato in luce il
Tr.dcM'iti. suo trattato per annichilare la messa privata . In
fuv, . ■^»qye3(.Q pgii racconta il suo famoso colloquio col
principe delle tenebre . In esso tutto che fosse
giunto agli eccessi contra la chiesa Cattolica , fino
a considerarla come Ja sede dell'Anticristo, e deli*
abbominazione , lontano dal togliere ad essa per
questa ragione il titolo di chiesa , concludeva ali*
opposto , eh' ella era la vera chiesa , il fondamento,
e la colonna della verità , ed il santissimo luogo .
In questa chiesa , continuava , Iddio conserva mira-
colosamente il battesimo , il testo del vangelo in
tutt' i linguaggi j la remission de' peccati , e /' asso-
luzione j tanto nella confessione , che in pubblico ;
il sacramento dell' altare verso pasqua , e tre 0
quat-
Libro III, ^7r
quattro volte aW anno , benché ne sìa stata tolta,
una specie (il popolo'^ la vocazione ^ e V ordinazione
de" Vastort ; la consolazione ne IT Agonia ; r immagi-
ne del Crocifisso , e nello stesso tempo la memoria
della morte , e della passione dì Gesucristo ; il sal-
terio ^ l'orazione dominicale ^ il simbolo , il decalo-
go , mólti cantici divoti in latino , ed in alemanno .
Ed un poco dopo: dove si trovano le ve) e relìquie -• '•
de' santi y ivi senza dubbio è stata ^ ed è ancora la '"'
J-. chiesa dì Gesucristo: ivi hanno dimorato ì santi ,
perche le istituzioni , ed i sacramenti dì Gesucristo
vi sono , eccettuata una delle specie tolta per forza >
£' perciò cesa certa , che Gc sucri rto vi t? stato pre-
sente , e che il suo Spirito santo vi conserva la sua
vera cognizione , e la sua vera fede de' suoi elet-
ti. In vece di considerare la croce , che metteasi '
fra le mani de' moribondi , come oggetto d'idola-
tria 5 la considera come un monumento di pietà , e
come salutare avvertimento , che ci richiamava
nella mente la morte e la passione di Gesucristo,
I^a ribellione non avea per anche estinti nel suo
cuore i bei residui della dottrina, e della pietà
della chiesa ; e non mi stupisco , che in fronte a
tutt'i volumi delle sue opere sia stato dipinto in-
sieme coir Elettore , suo signore, ginocchioni avan-
ti ad un Crocifisso.
LXI, Quanto a quello , eh' ei dice della sottra- u du?
zione d'una delle specie, la riforma trovavasi mol-
to imbarazzata sopra questo articolo, ed ecco quel-
lo, che ne dicea nell'apologia: scusiamo la chiesa , cn^. de
che non potendo ricevere le due specie , ha sofferta "^''''? ''"^'
que-
Zy^ V A K I A 2 I O 'N I
questa ingiuria ; ma non tscusìamo gli autori di qtis^
sto divisto .
Per incendere il segreto di questo luogo dell'apo-
logia , basta notare una brev' espressione, che Me»
Jancone, suo autore, scrive a Lutero , domandan-
dogli il suo parere sopra tale materia , mentre se
ne disputava in Augusta fra' Cattolici , ed i Prote-
Meì.ub.i. stantì . Ezio volea ^ dice, che fesse tenuta per in'
£p'«. M- digerente la comunione sotto una , o sotto due spe-
cie: io non glie f ho voluto accordare : e tuttavia ho
scusati coloro , che sin qui aveano ricevuta una sola
specie per errore, perche esclamavasi, che noi con^
dannavamo la chiesa .
Non ardivano dunque condannare tutta la chiesa.
II solo pensiero ne faceva orrore. Questo fa ritro->
vare a Melantone il bel ripiego di scusare la chie-
sa sopra un errore . Che potrebbero dire di peg-
gio coloro, che la condannano, poiché l'errore, di
cui si tratta, è supposto un error nella fede , ed
anche un errore tendente all'intera sovversione d*
un sacramento tanto grande , quanto è quello dell*
Eucaristia? Ma in fine non vi si trovava altro spe-
diente, Lutero l'approvò, e per meglio scusare la
chiesa , che non comunicava , che sotto una specie ,
unì la violenza, ch'ella soffriva da' suoi pastori su
questo punto, all'errore, in cui era indotta. Ec-
cola bene scusata , e le promesse di Gesucristo ,
che non dovea mai abbandonarla , da un tal metodo
maravigliosamente salvate.
Le parole di Lutero nella risposta a Melantone
r.esc.Luth. sof^o da osservarsi ; Esclamano, che noi condannia-
mo
L I B R O I I I. tj^
mo tutta la chiesa : questo è quello, che offendea «</ Md. r.
tutti . Ma, risponde Lutero , not diciamo , che laUb.vn,
chiesa oppressa, e privata con violenza di una del- ri ^
le specie dee essere scusata, come sì scusa la sina-
goga dì non aver osservate tutte le cerimonie della
legge nella cattività dì Babilonia , dove non ne avea
la potestà .
L'esempio era allegato molto male a proposito ; > , v<K
perchè alla iìne coloro , che teneano la sinagoga
cattiva, non erano del suo corpo , come i pastori
della chiesa, che qui si faceano passare per oppres-
sori suoi; erano del corpo della chiesa. Dall'altra
parte la sinagoga per essere violentata all'esterno
nelle sue osservanze , non era per questo indotta
in errore, come sostenea Melantone,, che la chicca
privata d'una delle specie vi fosse indotta : ma in
£ne l'articolo passò . Per non condannare la chie-
sa, si restò d'accordo di scusarla sopra un errore,
in cui era, e sopra P ingiuria , che l'era stata fat-
ta : e tutto il partito si sottoscrisse a questa ri-
sposta dell'apologia. Tutto ciò non accordavasi mol-
to coir articolo VH. della confessione d'Augusta ,
dove si esprime: che vi è una chiesa santa, la qua- conf.Au<r,
le dimorerà eternamente: or la chiesa e l'adunanza '*'^'' '*
de^ santi t nella quale e insegnato il vangelo; e sona
at^jminìstrati i sacramenti come si dee . Per salvare
quest'idea di chiesa, non solo doveasi scusare il
popolo; ma era necessario ancora, che i sacramen-
ti fossero bene airiministrati da' pastori; e se quel-
lo dell'Eucaristia non sussistea sot^o una sola spe-
cie, non poteasi più far sussistere Ja scessa chiesa.
LXII.
r74. Variazioni
11 Corpo LXII. L'imbarazzo non era men grande nel con-»
de> Luterà- i j • • i
HI si sotto- dannarne la dottrina , a cui non volevano comparire
mette al ,, . .. |. !• • t
giudizio Q opporsi: perciò dicevano di sottomettersi al con-
ilo Geiie^' cilio . Tutto ciò si vede nelia prefazione delia con-
Conf"s!!!)l fessionc di Augusta diretta a Cario V. Vostra Mae-
gusta' '^"' ^^^ Imperiale ha dichiarato , non poter ella determU.
narc cosa alcuna ne W affare ^ in cui trattavasi della
Au^'. Con- religione , ma eh" ella avrebbe operato appresso il
"Papa per procurare r adunanza del concilio univef'
saie . Ella replico l'anno passato la medesima di-
chiarazione ne ir ultima dieta tenuta in Spira , ed
ha fatto vedere j eh" ella persistea nella risoluzione
di procurare quest' adunanza del concilio generale ;
aggìugnendo che gli affari, ch'ella ave a col "Papa ,
essendo terminati , credea ^ eh" egli potesse essere fa-
cilmente inclinato a tenere un concilio generale . Da
questo si vede di qua! concilio s'intendeva allora
parlare: intendeasi di un concilio generale adunato
dal Papa ; ed i Protestanti vi si sottomettono in
questi termini : se gli affari della religione non pos^
sono essere amichevolmente accomodati colle nostre
parti , noi of eriamo con ogni ubbidienza a Vostra
Maestà Imperiale di comparire , e di trattare la no'
jtra causa innanzi ad un tal concilio^ generale libe-
ro, e cristiano . Ed in fine: a questo concilio gene-
rale j ed insieme alla Vostra Imperiale Maestà ci
siamo appellati , e ci appelliamo , e seguitiamo
quest" appellazione , Quando parlavano in questa ma-
niera, non era loro intenzione di dare all'lmpera-
dore r autorità di pronunziare sopra gli articoli
della fede: ma appellandosi al concilio nominavano
an-
L I B R O II I. ^ 17J
anche l'Imperatore nella loro appellazione , come' '
quegli, che dovea procurare la convocazione della
sanca adunanza, e lo pregavano in tanto di cenere
il tutto sospeso . Una dichiarazione tanto solenne '* •' "
resterà eternamente nell'atto più autentico , che
abbiano mai fatto i Luterani , ed in fronte alla
confessione d' Augusta , come testimonianza conerà
di essi 5 e come confessione dell' inviolabile auto-
rità della chiesa . Tutto allora vi si sottometteva ,
e ciò che facevasi attendendo la di lei decisione,-
non poteva essere che provvisorio - Si riteneva- ,,, .' .K
no i popoli 3 e forse ognuno ingannava se stesso ' ' '"
con questa bella apparenza = Prendevasi , intanto 1"
impegno; e F onore che aveasi dello scisma 5 ogni
giorno sminuivasi . Dopo che vi si fu accostuma-
to , e che fu fortificato il partito con trattati , e
con leghe 3 la chiesa fu posta in dimenticanza;
quanto era stato detto della di lei santa autorità ,
svanì come un sogno 5 ed il titolo di concilio lìbero
e cristiano ^ di cui il Luteranismo si era servito ,
divenne un pretesto per rendere iliusoria la reclama--
zione al concilio, come vedrassi dalla continuazione .-
LXIII. Ecco la storia della confessione d' Augu- condusio-
sta , e della sua apologia, Vedesi , che i Luterani [^^3 ^'gj'^J^^'
si corrèggerebbero di molte cose^ ed ardisco dire , [^* ■■^^^"^^^'J^
quasi di tutto, se volessero solamente prendere la ^f servire
^ "^ al ravvedi^
fatica di toglierne le calunnie, delie quali vi siamo ?'«'it'i de'
Luterani .
■caricati , e di ben comprendere i dogmi , ne' quali
'<:on tanta evidenza si viene ad accomodarsi alla
nostra dottrina. Se fosse stata prestata fede a Me-
lantone, avrebbesi avuto il modo di accostarsi an^
che
xj6 Variazioni
che di più a" Cattolici, perchè egli non dicea tutto
ciò , che voleva ; e mentre che affatìcavasi nella
confessione d'Augusta, egli stesso, scrivendo a
Lh.i.Ep.i. Lutero sopra gli (frtico/l di fede , che da esso era
pregato rivedere; bisogna y ei dicea, cnmbìarh so-
vente , ed cccomodarli all' occasione . Ecco la ma-
niera , con ciù fabbricavasi la famosa confessione di
fede, eh' è il fondamento delia religione Protestan-
te i e come vi si trattavano i dogmi . Non permet-
tevasi a Melantone il mitigare le cose , quanto ei
Lit,, ,v. desiderava. Io cambiava, dice , ogni giorno, e ri-
^P- '^' ' cambiava quarte cosa , e ne avrei cambiate molto
più, , ss i nostri compagni ce lo avessero permesso .
Ma, seguiva , no» si prendono fastidio di cosa al-
cuna, cioè, com'egli io dichiara per tutto , senza
prevedere ciò, che potesse succedere, non si pen-
sava che a portar tutto all'estremità. Vedeasi per-
ciò sempre Melantone , com'egli stesso lo confes-
ibU. sa, oppresso da crudeli inquietudini, da infinite cu-
re , da insoffribili affiizioni . Lutero più che tutti
gli altri insiem.e , lo violentava . Vedesi nelle let-
tere , che Melantone gli scrive , eh' ei non sapea
come ammansare quell* animo orgoglioso , il quale
alle volte entrava centra Melantone in tanta colle-
ra , che neppure volea leggere le sue lettere . In
vano gli erano inviati de' messi , i quali ritorna-
vano senza risposta ; e l'infelice Melantone, che
si opponea , per quanto gli era possibile , agli ec-
cessi del suo maestro , e del suo partito , sempre
piagnendo, e gemendo scrivea con tali violenze la
confessione d'Augusta.
LI-
Ibid.
1.1,
«77
LIBRO IV.
Dair^Anno 1530. sino air anno 1537.
Decreto della dieta d' Augusta centra i Pro- te tfghc
testanti fu rigoroso . Come l'Imperadore vi stabi- jjji.^/^Jpó
Uva una specie di lega difensiva con tutti gli stati aeiuDil"
Cattolici contra la nuova religione , i Protestanti d'Avisusta,
° ■* e la risor.u
dal canto loro pensarono più che mai ad unirsi fra «''^"^ ^\,
prender 1
loro; ma la divisione sopra la cena, che nella die- armi , auto.
rizzata da
ta^^on canea evidenza si era fatta palese , era un Lutero .
perpetuo ostacolo alla riunione di tutto il partito.
Il Langravio poco scrupoloso ^tc^ 11 suo trattato
con quelli di Basilea, di Zurigo, e di Strasburgo.
Ma Lutero non volle udirne parlare , e l'Elettore Recen.
Gianfederico restò costante nel ricusare di far con ubt'i, i-
esso loro alcuna lega : così per accomodar quest'
affare , il Langravio fece partire Bucero , gran
negoziatore di quel tempo pegii affari di dottri-
na, e si abboccò di suo ordine con Lutero , e con
Zuinglio.
In quel tempo ( ann. 1531.) una breve scrittura
di Lutero pose in romore tutta l'Aiemagna . Ab- ^^^
biamo veduto, che il gran successo di sua dottrina
gli avea fatto credere, che la chiesa Romana fosse
per cader da se stessa, ed egli allora sostenea con
forza, che non si dovevano adoperare Tarmi neli'
affare del Vangelo, neppure per difendersi dall' op^ Sup.l. r.
pressione. I Luterani sono d' accordo , che non vi "• '" " "'
B^ssuet Opere T. L M fosse
T78 Variazioni
fosse cosa più inculcata di questa massima ne' di
lui scritti . Volea dare alla sua nuova chiesa questo
bel carattere del Cristianesimo antico ;, ma non vi
SUU. Uh. potè durar lungo tempo > Subito dopo la dieta ,
e mentre che i Protestanti si affaticavano a for-
mare la lega di SiTialcalda , Lutero dichiarò , che
quantunque egli avesse sempre insegnato sino a
quel punto , che »on era permesso il resistere
vin.' 'alle Totenze legittime , ora se ne rimetteva a Giu-
reconsulti , de' quali ignorava le massime , quan-
do avea composti i suol primi scritti . Del rima-
fiente , che il vangelo non era contrario alle leg-
gi polìtiche , e che in tempo di tanti sconvolgimenti
potea vedersi ridotto ad estremità , rielle quali non
solo la legge civile , ma eziandio la coscienza met-
terebbe in obbligo i Fedeli a prender l'armi, e ad
unirsi in lega cantra tutti coloro , che volessero far
ad essi la guerra , ed anche contra Vlmperadore.
fiWià. ni, ^* lettera , che Lutero avea scritta contra il
II. ». 42. j^jj.^ Giorgio di Sassonia, avea di già ben mostra-
to 3 che più non tratcavasì fra' suoi della pazienza
vangelicaj tanto vantata ne' loro' primi scritti: ma
non era questa , che una lettera scritta ad una
persona particolare . Ecco ora uno scritto pubbli-
co, in cui Lutero sostenea colia sua autorità colo-
ro, che contra il Principe prendeano l'armi.
Scompiglio II- Se prestiamo fede a Melantone , non era sta-
re^^in^quel ^'^ precisamente domandato consiglio a Lutero so-
cihe"n1^'di P^^ le leghe: eragli stato un poco palliato l'affare,
gu«ira. g questo scritto era uscito senza essergliene stata
data notizia. Ma 0 Melantone non dicea tutto ciò,
che
" ' L r B R o I V. ■ »79
che sapeva , o tutto non dlcevasi a Melantone •
E' cosa certa appresso Sleidano , che Lutero fu ^..
espressamente consultato , e non si vede , che il f?- '• ■'''•
VII', 1 t7.
SUO scritto sia stato pubblicato da altri , che da
hii stesso: perchè chi avrebbe osato di farlo senza
suo ordine ? Questo scritto avea posta sottossopra
tutta r Alemagna . Melantone se ne lagnò in vano i
Terchè , disse j avete sparso io scrìtto per tutta lìì, iv,
r alemagna ^ Ed era forse necessario così suonare ^'
a martello per eccitare tutte le citta ad unirsi in
legd 5* Durava fatica a rinunziare alia bella idea
di riforma , che gli avea data Lutero , e ch'egli
stesso avea così ben sostenuta \ quando scrisse al
Langravio , eh' era necessario piuttosto sojfrire il Lth. m,
tutto y che prendere i armi a cagione del vangelo .
Avea detto altrettanto delle leghe , che trattavano
i Protestanti , e le aveva a tutto potere impedite
nel tempo della dieta di Spira , alla quale ii suo
Principe, l'elettore di Sassonia, Io avea condotto.
£' mio sentimento , ei disse , che tutte le persone ub. iv.
dabbene debbano opporsi a queste leghe . IVIa non ^^' ^'
vi fu mezzo di sostenere così belli sentimenti in
uti tal partito . Quando videsi , che le profezie ;^;^£ ^^^
non camminavano abbastanza veloci , e che il fiato
di Lutero era troppo debole per abbattere la di-
gnità papale tanto odiata ; in vece di rientrare in
se stesso , si lasciò ognuno strascinare da' più vio-
lenti consigli » Alla fine Melantone vacillò \ non
però senza estrema difficoltà; e l'agitazionej nella
quale si fece vedere , mentre si tram.avano queste
leghe , fa compassione . Scrisse a Camerario suo
M z ami-
i«o Variazioni
l:1. IV. aiTìico: «0» più siamo tanto consultati sopra la quì-
jtione : se sia permesso il difendersi facendo la
guerra ; ve ne possono essere delle giuste ragioni .
La malizia di alcuni è sì grande , che sarebbero
capaci d' intraprendere ogni cosa , se ci trovassero
senza difesa . Lo sviamento degli uomini è strano ,
ed estrema e la loro ignoranza. ìslon vi e alcuno,
che pili sia commosso da questo detto : non v'in-
c^uietate , perchè il vostro Padre celeste sa quello ,
che a voi è necessario . 'N.on si crede di essere in
sicuro j se non si hanno buone e valide difese . In
tanta debolezza d'animi le nostre massime teologia
che non potrebbero mai farsi ascoltare . Era qui
necessario aprire gli occhi, e vedere , che la nuo-
va riforma , incapace di sostenere le massime del
vangelo , non era quella , eh' egli ne avea sino a
quel punto pensato . Ma ascoltiamo la continuazio-
ne della lettera . Is(o» voglio , disse , condannar
alcuno , e non credo che sia d' uopo biasimare le
cautele de' nostri , purché non si faccia cosa alcuna \,
che sia colpevole ; al che sapremo ben provvedere .
Senza duboio questi dottori sapranno ben ritenere
i soldati armati in dovere , e dar termini all'am-
bizione de' Psincipi , quando gli avranno impegnati
in una guerra civile. Ah! come sperava impedire
i peccati in tempo di quella guerra , se Ja guerra
stessa, secondo le massime , che sempre avea so-
stenute, era un peccato? Ma non osava confessare
di aver torto , e dopo non aver potuto impedire i
disegni di guerra, sì vedeva anche costretto a so-
stenerli colle ragioni . Questo Io facea sospirare :
ahi
L I B R O I V, ììì
^h ! dice , come io aven ben preveduti tutti questi s^y. Hi-,
tr.ovimemi in augusta! Gli avea preveduti, quan-
do vi deplorava si amaramente gli eccessi de* suoi,
che tutto portavano all'estremità, e non si piglia-
vano fastidio , ei dicea , di cosa a/cuaa . Piagnea ^
perciò senza fine i e Lutero con tutte le lextere ,
che gli scrivea , non potea consolario . Si aumenta-
rono i suoi dolori , quando vide tanti progetti di
leghe autorizzati dallo stesso Lutero. Ma in fine 3
Camerario mio caro, (così termina la sua lettera) ^.^^ ^^
questa tesi è in tutto particolare ^ e può essere con- ^f- "'•
sìderata da molte parti ; bisogna perciò far orazio-
ne a Dio.
Camerario suo amico, nell'Intimo del suo cuore
più di esso non approvava que* preparativi di guer-
ra ; e Melantone procurava sempre di reggerlo al
meglio, eh' ei poteva.* in ispczialicà era necessario
ben isciisare Lutero . Alcuni giorni dopo la let-
tera , che abbiamo veduta , fa sapere allo «tesso
Camerario , che Lutero ha scritto con somma mode^
razione , e che s'è avuta molta discolia a trargl^
di mano il suo consulto. Credo, ei soggiugne , che
ben veggiate non esser noi dalla parte del torto ,
ì^on penso dover noi tormentarci dì vantaggio so-
pra queste leghe ; e per dir vero , la congiuntura
del tempo fa , che io non creda doverle biasi/nare ;
così ritorniamo a pregare Dio.
Ciò era ben fatto , Ma Iddio si ride delle ora-
zioni , che gli sono fatte per istornare le pubbli-
che calamità , quando non si mette opposizione a
quanto si fa per dar loro l'impulso . Che dìc^ ì
V M 3 quàCÀ-
iSz Variazioni
quando si approva , e quando vi si sottoscrive ,
benché si faccia con ripugnanza . Melantone bene
Jo conosceva, e perturbato tanto da ciò ch'ei facea,
quanto da ciò che faceano gli altri , prega il suo
amico di confortarlo co' suoi caratteri. Scrivetemi
sovente 3 gli dice : non ho altro riposo , che quella
che nelle vostre lettere io trovo ,
Negoziati ^^^' ^^^ dunque risoluto nella nuova riforma , che
^M^ne'di Pot:easi prender V armi , e che doveasi formar
Zuii.giioin jgjjg leghe . In questa congiuntura Bucero comin-
guerra . ° _ °
ciò i suoi negoziaci con Lutero, e sia che lo tro-
vasse inclinato alla pace co' Zuingliani per formare
una buona lega , sia che per qualche altro mezzo
lo abbia saputo cogliere di buon umore, ne riportò
buone parole . Parte subito per ritrovarsi con Zuin-
glio : ma il negoziato fu interrotto dalla guerra ,
che si mosse fra' cantoni Cattolici ed i Protestan-
ti . Questi ultimi benché più forti , furono vinti .
Zuingiio fu ucciso nella battaglia , e questo dispu-
tante violento seppe mostrare di non esser men
Hotf. ad ardito combattente . li partito durò fatica nel di-
an. ijji. fendere questo valore fuori di tempo in un Pasto-
re; e diceasi per iscusa , aver egli seguito l'eser-
cito Protestante per farvi il suo ufficio di ministro
più che quello di soldato ; ma alla fine era cosa
certa , ch'ei si era gettato ben avanti nel conflit-
to , e che vi era morto colla spada alla mano . La
sua morte fu seguita da quella di Ecolampadio .
Traci.de Lutcto dicc , ch' egli restò oppresso sotto i colpi
*T^Jv'if.'"' ^^^ diavolo , di cui non avea potuto sostenere lo
sforzo: e gli altri ^ ch'era morto di dolore, e non
avea
L I E R o IV. 'a?3
avea potuto resistere all'agita^-lone, che gli cagio-
navano tanti scompigli . In Alcmagna la pace di
Norimberga temperò i rigori del decreto delia Die-
ta di Augusta ; ma i Zuìnglìanl furono eccettuati
dall'accordato ^ non solo da' Cattolici , ma anche
da' Luterani ; e l'elettore Gianfederico persisteva /
invincibilmente ad escluderli dalla lega , sin che ^_^
fossero convenuti con Lutero nell' articolo della
presenza. Bucero seguiva la sua impresa senza per-
dersi d'animo , e con ogni sorta di mezzi forza-
vasi di superare quest'unico ostacolo della riunio-
ne del partito =,
Che gli uni e gli altri ^ìugnessero a persuadersij
era cosa giudicata impossibile , .e già in vano ten-
tata in Marpurgo. La vicendevole tolleranza , col
restare ognuno ne' suoi sentimenti ^ vi era stara
rigettata con disprezzo da Lutero, ed ei persistea
con Melantone nel dire , ch'ella facea torto alla
verità da esso difesa , Non vi era dunque altro
spediente per Bucero , che il mettersi in sicuro
cogli equivoci, ed il confessare la presenza sostan-
ziale d' una maniera , che qualche sutterfugio ad
esso restasse .
IV. La strada, eh' ei tenne per giugn^re ad una Fondamen.
confessione si considerabile , è maravigliosa . Era quivoci' di
discorso comune de' Sacramentar) , che fosse ne- fòncu^ait"
cessarlo ben guardarsi dal mettere ne' sacramenti pg^'t"^' *^
solamente semplici segni» Zuinglio stesso non avea
fatta difficoltà alcuna di riconoscervi qualche cosa .. ' ,^
di più ; e per verificare il suo discorso , bastava ,
che vi fosse qualche promessa di grazia annessa a'
M 4 sa-
«acramenti i L'esempio del battesimo lo prosavi
abbastanza , Ma come 1' Eucaristia non era sola-
mente istituita come un segno della grazia , ed
era nominata il corpo ed il sangue', per non esserne
un semplice segno , il corpo ed il sangue costante-
mente vi dovevano essere ricevuti . Si disse dun-
que , che vi erano ricevuti per la fede : il vero
corpo era quello j ch'era ricevuto , perchè Gesù-
cristo non ne avea due . Quando si giunse a dire?,
che riceveasi per la fede il vero corpo di Gesucri-
st&,~5Ì disse , che se ne ricevea la propria sostan-
za . Il riceverla senza ch'ei fosse presente , non
era cosa da imm.aginarsi . Ecco dunque , dicea Bu-
cero, Gesucristo sostanzialmente presente.
Non era più bisogno di parlar della fede , e ba-
stava , ch'ella fosse sottintesa . Cosi Bucero con-
fessò neir Eucaristia assolutamente e senza restri-
zione la presenza reale e sostanirial^e del corpo e
del sangue di nosTTo Signore , ancorché restassero
unicamente nel cielo ", il che tuttavìa fu poi miti-
gato da esso , Di modo che senz'ammettere cosa
alcuna di nuovo , cambiò tutto il suo linguaggio ;
ed a forza di parlare, come Lutero, si pose a dv
re , che non si erano mai intesi ^ e che la lunga
disputa , nella quale tinto si erano riscaldati g^i
animi, non era che una disputa di parole.
L'acfotJo V. Avrebbe parlato con esattezza maggiore, di-
propcfto da . , f. . , , in
lucerò i!(^n ccndo che non lacevasi accordo alcuno , che neli-e
paroiV.'^ " parole , perchè alla fine la sostanza , che diceasi
presente, era tanto lontana dall'Eucaristia, quanto
il cielo dall* terra, e non era più ricevuta da' Fe-
deli
Libro IV. i«5
éeVi ài quello che la sostanza del sole è ricevuta
nell'occhio . Tanto diceano Lutero e Melantone .
Il primo denominava i Sacramentarj u»a fazion dì Luth. Ep,
due lìngue i a cagione de' loro equivoci , e dicea , Fr.vncf.
che facevano un giuoco diabolico delle parole dì r.o- ariJ.'iah
Siro Signori. La presenza, eh' è ammessa da Buce-
ro j dicea l'altro, non è che una presenza in paro- £^ _Mii.tif,
le y ed una presenza di virtù. Ora la presenza del ^"^' '^'•'
corpo i e del sangue y e non quella dì loro vinti y è
quella y che domandiamo . Se il corpo dì Gesucrìsto
non è che in deh , e non è col pane j né dentro il
pane , se in fine non sì trova nelf Eucaristia che
per la contemplazione della fede y non e questa che
una immaginaria presenza .
Vf. Bucero j ed i suoi avevano un j^ran dispiaci- Equivoco
mento, che si chiamasse immaginario ciò, che fs- se^ za spir'il
ceasi dalla fede , come se la fede non fosse stata , [j^presej'ìà
che una pura immaginazione . !N[>o« basta , dicea '■*^^'^*
Bucero, che Gesucrìsto sìa presente al puro spirito,
ed air anima in alto elevata^ \ , > :^^
Grande equivoco era in questo discorso , I Lu-
terani concedevano , che la presenza ael corpo e ikid, m,
del sangue nell'Eucaristia fesse sopra i sensi, e di
una natura da non essere scoperta , che dall'anima,
e dalla fede . Ma niente di meno voicano , che
Gesucrìsto fosse presente in sua propria sostanza nei
sacramento: e Bucero volea, ch'ei non fosse in so-
stanza che in cielo , dove l'animalo andasse a cercar
colla fede : il che nulla avea di reale, nulla, eh-;
corrispondesse all'idea, che davano queste sacre pa-
role; questo è il mìa corpo 3 questo e il mìo sangue.
VII.
ii6 Variazioni
Presenii VII. Ma come dunque? ciò eh' è spirituale, nen
del Corpo x ,. , ^
come spiri- è egli reale ? E non ha torse cosa alcuna di reale
il battesimo, perchè nuli' ha di corporale? Questo è
un altro equivoco. Le cose spirituali , come la gra-
zia e lo Spirito santo, sono tanto presenti, quanto
lo possono essere , quando spiritualmente lo sono .
Ma che cos'è un corpo presente , solamente in
ispirito, se non un corpo lontano in effetto, e so-
lo presente nel pensiero? Presenza, che non può,
senza illusione , esser detta reale e sostanziale .
Ma volete voi dunque, dicea Bucero , che Ge-
sucristo sia corporalmente presente ? e voi stessi
non confessate, che la presenza del suo corpo nell'
Eucaristia è spirituale?
Lutero ed i suoi non negavano, come non lo ne-
gavano i Cattolici , che la presenza di Gesucristo
nell'Eucaristia fosse spirituale quanto alla maniera,
purché loro si confessasse , eh' ella fosse corporale
quanto alla sostanza ; cioè , in termini più sem-
plici , che il corpo di Gesucristo fosse presente ,
ma d'una maniera divina, soprannaturale , incom-
prensibile, alla quale non poteano giugnere i sen-
si: spirituale in questo, che il solo intelletto sot-
tomesso alla fede la potea conoscere, ed aveva un
t.cor. 15. fine tutto celeste. S. Paolo ha denominato il corpo
umano risuscitato un corpo spirituale , a cagione
delle qualità divine , soprannaturali , e superiori
a' sensi, delle quali era vestito: con più forte ra-
gione il corpo del Salvatore posto nell'Eucaristia
di una maniera tanto incomprensibile , poteva es-
sere chiamato con questo nome .
Vili.
44. 4«
/
L 1 B R o IV. ztj
vili. Del rimanente , quando diceasi , che Io Se la Pre-
.... j ^ , sfnra del
spinto SI alzava per andare a cercar Gcsucristo Corpo non
alla destra di suo Padre , non era parimente che tuale^^sòno
una metafora poco atta a rappresentare un ricevi- paiole deli*
mento sostanziale del corpo, e del sangue, perchè 1»^""^'°"^°
questo corpo, e questo sangue dimoravano unica-
mente in cielo , come lo spirito dimorava unica-
mente unito al suo corpo in terra , e non vi era
maggior' union vera e sostanziale tra il Fedele, ed
il corpo di nostro Signore di quella clie sarebbe
stata , se non vi tosse mai stata Eucaristia , e se
Gesucristo non avesse mai detto : questo è il mio
corpo .
Fingiamo in effetto, che queste parole non sieno
mal uscite della sua bocca : la presenza avuta col
mezzo dell' intelletto , e della fede sempre eguai-
mente avea sussistenza ; e inai non sarebbe caduto
in pensiero ad alcuno di chiamarla sostanziale ,
Che se le parole di Gesucristo obbligano ad espres-
sioni più forti, ciò saccede , perchè ci danno ciò
che non sarebbeci dato senza di esse, cioè il pro-
prio corpo ed il proprio sangue, de' quali l'immo-
lazione, e lo spargimento ci hanno salvati sopra la
croce.
IX. Restavano ancora a Bucero due feconde sor- Se dovc-
genti di litigio e di equivoco : 1 una nella parola mettere
di locale t e l'altra nella parola di sacramento^ o di za locale .
tnlsterio .
Lutero, ed i difensori della presenza reale non
aveano mai preteso, che il corpo di nostro Signore
fosse rinchiuso nell' Ewcaristia come in un luogo ,
da
i?8 VARIAZIONI
■da cui fosse misurato e compreso giusta la martl^-
ra ordinaria de' corpi ; anzi non credeano nella
carne di nostro Signore , che loro era distribuita
alla santa mensa , se non la semplice e pura so-
stanza colla grazia e colia vita ^ ond'era piena ,
ma nel rimanente spogliata di tutte le qualità seti*
sibili, e dcile maniere d'essere> che noi conoscia-
mo • Cosi Lutero accordava con tutta facilità a
Bucero, che la presenza , di cui trattavasi , non
fosse locale , purché egli accordasse ad esso , eh'
ella fosse sostanziale : e Bucero fondavasi molto
sopra l'esclusione della presenza locale, credendo
indebolire altrettanto ciò , ch'era forzato a con»
fessare della presenza sostanziale . Servivasi anche
di questo artificio per escludere la manducazione
del corpo di nostro Signore, la quale faceasi colla
bocca. Egli la trovava non solo inutile, ma anche
materiale, carnale , e poco degna dèlio spirito del
Cristianesimo : come se questo sacro pegno del-
la carne e del sangue offerti sopra la croce ,
che ci dava il Salvatore «elT Eucaristia per certi-
ficarci . che la vittima , e la sua immolazione era
tutta nostra , fosse stata una cosa indegna d'un
Cristiano , o che la presenza cessasse di esser ve-
ra , sotto pretesto , che in un misterio di fede
Iddio non avesse voluto renderla sensibile ', o in
fine, che il Cristiano non fosse commosso da que-
sto pegno inestimabile dell'amor divino , perchè
non gli era noto se non per la sola parola di Ge-
sucristo ; cose di tal maniera lontane dallo spirito
del Cristianesimo , die non può abbastanza mara-
vi-
L I B R O IV. 189
vigliarsi della materialità e rozzezza di coloro ,
che non potendo gustarle, trattano coloro j che le
gustano da materiali, e da rozzi.
X. L'altra sorgente degli equivoci era nella pa- Eqmvoco
=> ^ ^ • sopra la pa-
rola di sacramento , ed in qriclla di misterio . Sa- roia di Sa-
cramento, e
cramento nel nostro uso ordinario significa un se- dìMistaio,
gno sacro j ma nel linguaggio latino , dal quale ci è
venuta questa parc!a , sacramento significa spesso
cosa alta, cosa segreta , ci impenetrabile. Così pa-
rimente significa la parola misterio . I Greci non
hanno altra parola per significar sacramento , che
quella di misterio ; ed i Padri latini denominano
sovente il misterio dell'Incarnazione sacramento
dell'Incarnazione", e così degli altri.
Bucero , ed i suoi c:riipagni credeano guadagnar
tutto, quando diceano , che l'Eucaristia era un mi->
sterio , ovvero un sacramento de! corpo e del san-
gue; o pure che la presenza, la quale vi era con-r
fessata, e l'unione, che aveasi con Gesucristo , era
una presenza ed una unione sacramentale; e per lo
contrario i difensori della presenza reale. Cattolici^
e Luterani , inteadey:ano una presenza , ed una unio-
ne reale, sostanziale , e propriamente detta ; ma
nascosta, segreta, misteriosa, soprannaturale nella
sua maniera, e spirituale nel suo fine , propria in
fine di questo sacramento : e per tutte queste ra-
gioni la diceano sacramentale. v , .j,,,
. XL Non si guardavano dunque dal negare , che L»i:ur, ri-
stia è un sfr~
l'Eucaristia non tosse un misterio nello stesso aen- gno, e ccme
so, che la Trinità e l'Incarnazione: cioè una cosa
tanto alta, quanto segreta, ed incomprensibile, ,.
Non
190 V A R i A Z I o K r
Non negavano parimente , ch'ella non fosse uà
segno sacro del corpo j e del sangue di nostro Si-
gnore i perchè sapeano , che il segno non sempre
esclude la presenza ^ anzi vi sono de' segni di tal
natura, che indicano la cosa presente. Quando di-
cesi , che un infermo ha dati de' segni di vita «
vuoisi dire, che vedesi dà quei segni, che l'anima
è ancora presente nella sua propria e vera sostan-
za ; gli atti esteriori di religione sono fatti per
mostrare , che in effetto si tien la religione nell'
intingo del cuore ; ed allorché gli angioli sono com-
parsi in forma umana , erano presenti in persona
sotto l'apparenza , dalla quale ci erano rappresen-
tati . Così i difensori del senso letterale nulla di-
ceano, che fosse incredibile, quando insegnavano j
che i simboli sacri dell'Eucaristia accompagnati da
queste parole : questo e il mio corpo ; questo è il
sangue i e' indicalo Gesucrisco presente , e che il.
segno è strettissimamente ;/ ed inseparabilmente uni-
to alla cosa.
Tutt'iMi' xiL Molto più bisogna confessare, che tutto ciò,
«ter; di Gè- r a » »
•uctijto so. cij'è verità maggiore, per dir così, nella religione
no segni m o. * ^ a
ordine a Cristiana, è insieme misterio, e segno sacro . L°
varj rispet-
ti , Incarnazione di Gesucristo ci figura l'unione per-
fetta, che dobbiamo avere colla Divinità nella gra-
zia e nella gloria. La sua nascita, e la sua morte
sono figure di nostra nascita, e di nostra morte spi-
lituale: se nel misterio dell'Eucaristia si degna di
accostarsi a' nostri corpi nella sua propria carne ,
e nel suo proprio sangue , c'invita con questo ali'
unione degli spiriti, e ce la figura : in somma fin-
ché
•Libro IV. 19Ì.
the noi non siamo giunti alla piena e manifesta ve- .^
ntà, che ci renderà eternamente beati, ogni veri- ' •'
tà ci sarà la figura di una più intima verità : noi
non gusteremo Gesucristo tutto puro nella propria ' ^
sua forma 3 e disimpegnato da ogni figura , se non
(Quando lo vedremo nella pienezza della sua gloria
alla destra del suo Genitore; se per tanto ci è da-
to nell'Eucaristia in sostanza ed in verità^ ci èda-
to sotto una specie aliena . E" questo un gran sa-
cramento, ed un gran misterio^ in cui sotto la for-
ma del pane ci vien nascosto un vero corpo; in cui
nel corpo di un uomo ci vien nascostala maestà , e
la potenza di un Dio , in cui si eseguiscono cose sì
grandi in una maniera impenetrabile al senso umano .
XIII. Qual giuoco facea Bucero co' suoi equivoci Bucero fi^
in queste vàrie significazioni delle parole di sacra- J^'J parola,
mento e di misterio ! E quanti sutterfugj pctevasi
egli preparare in termini, che da ognuno erano ti-
rati al proprio vantaggio ! Se metteva una presen-
za, ed una unione reale, e sostanziale, ancorché
non sempre esprimesse, ch'ei l'intendea per la fe-
de , credeva aver tutto salvato , aggìugnendo alle
sue espressioni la parola di sacramentale ; dopo di
che esclamava di tutta sua forza, che non disputa- ,^
vasi se non di parole, e ch'era cosa strana il pe^
turbare la chiesa, e l'impedire il corso della rifor-
ma per una disputa tanto vana,
XIV, Niuno volea prestargli credenza. Non era- EcoUmpa.
no soli Lutero, ed 1 Luterani, che se ne rideano, avvertito
quando ei volea fare una disputa di parole di tutta dèii'inusio,
la disputa deli' Eucaristia : qu«lli dd suo partito "rVvavasi
> stesso
191 Variazioni
ne'iuoi e- Stesso gli diceano , ch'egli ingannava il mondo col-
quivocr. , • i i
la sua presenza sostanziale, che non era in sostan-
za che una presenta per la fede. Ecolampadio ave-
va osservato , quanto egli imbrogliasse la materia
colla sua presenza sostanziale del corpo, e del san-
£ (5£^,_ gue , e gli avea scritto un poco prima di morire,
i^mf. a^. 1 yj g^lQ nell'Eucaristìa per quelli, che ere-
'i'"' devano , una promìssìon efficace della remìss'ion de*
peccati pel corpo sacrificato , e pel sangue sparso :
che le anime nostre n erano nudrìts , ed ì nostri
c»ipi associati alla risurrezione dallo Spìrito santo »
Che così riceviamo il vero corpo , e non il solo pa-
ne y né un semplice segno: ( guardavasi bene dal di^
re, che sostanzialmente si ricevesse) che per ve-
rito, gli emp) non riceveano y che una figura , ma che
Gè sucri sto era presente a suoi come Dio , che ci fior-
tifica i e ci governa , Questa era turca la presenza
voluta da Ecolampadio, e terminava con queste pa-
role. E::co :, B'.cero mio caro ^ tutto quello , che pos-
siamo concedere a Luterani. V oscurità e pericolosa
alle nostre chiese : operate dì maniera , o frate/ mìo ,
da non ingannare le nostre speranze ,
Sentimenti XV. QusJi di Z.irigo gli faceano sapere ancora
di quei di ... , , , ■•Il • M j-
Zurigo. con miaggior liberta , eh era un liluòione il dire j
com'ei facea j non esser questa una disputa, che di
Hasp. parole, e lo avvertivano, che le sue espressioni lo
conducevano alla dottrina di Lutero, alla quale giun-
EpUt. rfii se in effetto, ma non sì presto. Intanto (ann. 1531. )
Bra'ndrihid. eglino SÌ lagnavano altamente di Lutero , che non
volesse trattarli da fratelli: non lasciavano di rico-
noscerlo per un eccellente servo di Dio ; ma fu es-
ser-
L I B R O I V. 195
servato nel partito, che questa dolcezza non fece,
che render/o più inumano e più ìnsolinte . Hoipn:,ì,\d.
XVI. I popoli di Basilea si mostravano molto lon- confcss.o-
tani e da' sentimenti di Lutero , e dagli equivoci 2^. PopoU
di Bucero . Nella confessione di fede, eh' è posta **' ^"''^**
re!la raccolta di Ginevra nell'anno 1532. e nella
storia di Ospiniano nell'anno 1534. (forse perchè
ella fu pubblicata la prima volta nell'uno di questi
anni, e rinnovata nell'altro) dicono , che come /' , „
' ^ ' Conf. Bd$.
acifua resta nel battesimo ^ in cui ci vien offerta la in'"'*. 7.
. , , . , . Sjnt.i p.nt,
remission de peccati ; cosi il pane ed il vino resta-
no nella cena , nella quale ed pane e col vino il
vero corpo ed il vero sangue dì Gesucristo ci vìcn
figurato ed offert» dal ministro . Per ispiei^arsi con
chiarezza maggiore, aggiungono , che r anime no-
stre san nudrite del corpo e del sangue di Cesucri-
sto^ mediante una vera fede ; e mettono nel mar-
gine in forma di dichiarazione , che Gesucristo è
presente nella cena^ ma sacramentalmente ^ e perla
memoria della fede^ che alza l'uomo al cielo ^ e non ^
ne toglie Gesucristo . Concludono in fine dicendo ,
eh' eglino non racchiudono il corpo naturale , vere , ^"
e sostanziale di Gesucristo nel pane e nella bsvan-
da , e non adorano Gesucristo ne' segni del pane e
del vino ^ che si chiamano ordinariamente il sacra-
mento del corpo e del sangue dì Gesucristo , ma nel
cielo alla destra di Dìo suo 'Padre , di dove verrà
a giudicare i vivi ed i morti.
Ecco quello , che Bucero non volea dire , né di-
chiarar con chiarezza, cioè che Gesucristo non era
che in cielo in qualità d'uomo, benché per quanto
Boisuet Opere T. I. N se
X94 VARIAZION]^
se ne può giudicare, ei fosse allora di questo me-
desimo sentimento: ma entrava più che mai in pen-
sieri sì metafisici , che né Scoto , né i più sottili
Scotisti vi poteano giugnere ', e sopra tali astrazio-
ni facea, che si aggirassero i suoi equivoci.
Conferenza XVII. In questo tempo Lutcro pose in luce il
di Liirero ,., , . . . . ., -
col diavo- libro contra la messa privata, in cui si trova il fa-
moso colloquio, ch'egli aveva avuto per l'addietro
i5e fl&ro^j. coll'angiolo delle tenebre , ed in cui costretto dalle
Miss, f-ri^o
Ttm. VII. sue ragioni annullò com' empia !a messa , ch'egli
avea detta per tant'anni con tanta divozione > (se
dee prestarsegli fede). Ella è cosa degna di ammi-
razione il vedere, quanto seriamente e vivamente
descriva il suo risvegliamenro , come di sopraissal-
to sul mezzo della notte , 1* apparizion manifesta
del diavolo per disputare con essoj t orrore ^ da cut
fu assalito , il suo sudore , // suo tremito , e il suo
orrìbile battimento di cuore in quella disputa; i forti
argomenti del demonio, che non lascia alcuna quie-
te allo spìrito ; il suono dì sua voce potente , /e sue
maniere di disputare piene d oppressione^ ^ nelle quali
si fanno sentire nello stesso punto la quistione , e la
risposta. Sentii allora , ( ei dice) come tanto spesso
succeda , che si muoja di subito verso il mattino :
ciò avviene y perché il diavolo può uccìdere e stran-
golare gli uomini , e senza tutto ciò metterli sì forte
alle strette colle sue dispute , che vi e dì che mori-
re, come l'ho più volte sperimentato , Ci fa saper
di passaggio, che il diavolo sovente lo assaliva nel-
la stessa maniera; ed a giudicare degli altri assalti
da questo , si dee creder ch'egli avesse imparate
da .
L r B R o I V. 195
àz esso molte altre cose , oltre la condannazione
della messa. Qui egli attribuisce allo spirito mali-
gno la morte improvvisa di Ecolampadio , non me-
no che quella di Emsero per Io addietro tanto con-
trario al Luteranismo nascente. Non voglio esten-
dermi sopra una materia tanto ribattuta: mi basti h
aver osservato , che Iddio , per la confusione , o
piuttosto per la conversion de* nemici della chiesa,
abbia permesso che Lutero cadesse in tanto grande
cecità per confessare 3 non di essere stato sovente
tormentato dal diavolo , ( il che gli poteva esser
comune con molti santi ) ma , ( quello che gli è
cosa propria ) di essere stato convertito dalle di
lui diligenze , ed essere stato lo spirito di menzo-
gna suo maestro in uno de' punti principali di sua
riforma »
Iti vano qui si pretende, che il demonio non di-
sputasse contra Lutero se non per indurlo a dispe-
razione , provandogli il suo peccato, perchè Ja di-
sputa non fu a questo rivolta . Allorché Lutero si
fa vedere convinto , e non aver più che risponde-
re, il demonio più non Io strigne, e Lutero crede
aver imparata una verità, ch'era da esso ignorata.
Se la cosa è vera, che orrore aver un tal maestro?
Se Lutero se l'ha immaginata , di quali illusioni ,
di quali tetri pensieri aveva egli l'intelletto ripie-
no? E se l'ha inventata, di qual funesta avventura
si fa egli onore? ' ' ' ' ' ■ ' -•
XVIIL Gli Svizzeri restarono scandalezzati della Gii Sv;??.e-
conferenza di Lutero, non a cagione del diavolo , dano con-
che vi compariva come dottore', (erano troppo ini- *'* utero.
N 2 pe-
T96 Variaziont
pediti dall' aversi a difendere per una simile visio-
ne, della quale abbiamo veduto, che Zuinglio si era
vantato) ma perchè non poterono soffrire la manie*
Hesr. ad^^i neUi. quale egli vi trattava Ecolampadio. Fiiro^
dn. tsiì. no fatti sopra questo soggetto de* pungentissimi
jj scritti ; ma Bucero non lasciava di continuare la
sua negoziazione , e fu tenuta a cagion di sua in=.
terposizione una conferenza in Costanza per la
riunione de" due partiti . In essa quei di Zurigo
dichiararono, che si sarebbero ac^corr.odati con Lu-
tero, colla condij^ione , che dal suo canto egli lor
avesse accordati tre punti: l'uno, che la carne di
Gesucristo non si mangiasse che colla fede ; 1' al-
tro , che Gesucristo come uomo fosse solamente
sn un certo luogo del cielo i il terzo , che fosse
presente nell' Eucaristia per la fede , di una ma-
niera propria a' Sacramenti . Questo discorso era
chiaro e senza equivoco . Gli altri Svizzeri , ed
in ispezialità quelli di Basilea , approvarono una
dichiarazione si pura del loro sentimento comune.
EH' tra anche in tutto conforme alla confessione
di Basilea : ma ancorché questa confessione dess©
una idea perfetta della dottrina del senso figurato;
quelli di Basilea , che l'aveano stesa , non lascia-
rono di stenderne un'altra due anni dopo, nell'oc-
casione che siamo per narrare.
AitriCon- XIX. Nell'anno 1536. Bucero, e Capitone venne-
FedediBa.ro da Strasburgo, Questi due famosi architetti de-
prcccdente* g'i equivoci più ratSiiati , essendosi serviti dell' oc-
^'s»"' cagione delle confessioni di fede, che le chiese se-
parate da Roma si preparavano d'inviare al conci-
lio ,
mi
L i B R O IV. 1^7
lio, che dal Papa era stato indicato, pregarono gli
Svizzeri di stenderne una , che fosse disposta in
guisa da poter servire ali accordo , di cut arcasi cenjc Hd,
'molta speranza; cioè , che fossero scelti per essaj,<r. *j, " "'
de* termini, che i Luterani ardenti difensori della
presenza reale potessero prendere In buona parte.
A tal fine fu stesa una nuova confessione di fede,
eh' è la seconda di Basilea: vi si tolgono dalla pri-
ma da noi riferita l'espressioni , che mostravano
troppo distintamente , che Gesucristo non fosse
presente che in cielo , e che non riconosceasì nel
sacramento che una presenza sacramentale , e per
là sola memoria . Per verità gli Svizzeri sì fecero
vedere molto attaccati a dir sempre , come avea-
ro fatto nella prima confessione di Basilea, che il
torpo di Gesucristo non è rinchiuso nel pane . Se
fossero stati posti in uso questi termini senz' alcu-
na moderazione , i Luterani avrebbero veduto, chs
si volea far opposizione puramente alla presenza
reale ", ma Bucero avea degli spedienti per ogni
cosa. Per le di lui insinuazioni quelli di Basilea si
risolvettero a dire, che il corpo, ed il sangue non ^^^r g^^^
sono naturalmente uniti al pane ed al vino ; w^ ^''^^j "'*""'
che il pane , ed il vino sono simboli , ro' quali Ge-
sucristo medesimo ci dà una vera comunicazione
del suo corpo , e del suo sangue , non per servire al
ventre dì cibo , che può perire , ma per essere un
alimento di vita eterna. Il rimanente altro non è,
che un'assai lunga spiegazione de' fiutti dell' Euca-
riitia, onde ognuno è d'accordo.
XX, Non vi era termine alcuno, di cui i Lute- , Equivoco
' \ di questa
N 3 rani
198 Variazioni
Confessione rani non potessero restar d'accordo; perchè eglino
dì Fede .
non pretendono, che il corpo di Gesucristo sia un
alimento per lo stomaco nostro, ed insegnano, che
Gesucristo è unito al pane ed al vino di una ma-
niera incomprensibile , celeste , e soprannaturale ;
di modo che si può dire , senza lor offesa , che
non vi é naturalmente unito. Gli Svizzeri non pe-
netrarono più avanti . Di modo che col favor di
questa espressione l'articolo passò in termini , on-
de un Luterano può accomodarsi , e ne' quali non
si potevano in ogni caso desiderare se non espres-
sioni più distinte , e men generali .
Della presenza sostanziale, della quale trattavasì
in quel tempo, non vollero dire né bene , né ma-
Je i e questo fu quanto Bucero potè ottenerne ,
Non si attennero poi né alla prima, né alla secon-
da confessione di fede , che di comun consenso
aveano pubblicate , e vedremo a suo tempo compa-
rire la terza con espressioni del tutto nuove.
Ogniino XXI. Quei di Zurigo nudriti da Zuinglio, e ri-
seguiva le ...
impressioni pieni del dì lui spirico , non entrarono con Bucero
del luoCoii. . .
dcttieic. in alcuna composizione ; ed in vece di esporre ,
come quelli di Basilea , una nuova confessione di
fede per mostrare , che persisteano nella dottrina
del loro maestro , pubblicarono quella, ch'egli avea
stesa ed inviata a Francesco I. ed è stata già ri-
ferita , nella quale non vuole altra presenza neli'
Eucaristia , che quella , die vi è fatta dalla con-
templaz'ion della fede, escludendone chiaramente la
sostanziale presenza.
Cosi continuavano a parlare naturalmente. Erano
i so-
L I E R O I V, 199
I soli , che Io facessero fra' difensori del senso fi-
gurato ; e si può vedere in questo tempo, che nel-
la nuova riforma ogni chiesa operava giusta l'im-
pressione, che avea ricevuta dai suo maestro. Lu-
tero, e Zulnglio ardenti amatori dell'estremità po-
sero i Luterani , e quei di Zurigo in simili dispo-
sizioni, ed allontanarpno i temperamenti. Se Eco-
lampadio fu più mite , veggonsi ancora quei di
Basilea più arrendevoli ; e quei di Strasburgo en-
trarono in tutte le moderazioni , o per dir me-
glio, in tutti gli equivoci , ed in tutte le illusioni
di Bucero .
XXn. Egli tanto si avanzò , che dopo aver ac- curTo con-
cordato tutto ciò che poteasi desiderare sopra la ei^indegni
presenza reale, essenziale, sostanziale , anche na- ""!„,""«
turale, cioè sopra la presenza di Gesucristo giusta '^ ^"rpo.
la sua natura , trovò ancora degli spedienti per
farlo realmente ricevere a* Fedeli , che comunica-
vansi indegnamente. Domandava solo , che non si Hos^. p.2.
parlasse degli empj e degl'Infedeli, per li quali
non era stato istituito questo santo misterio , e
dicea tuttavia , che sopra questo soggetto non vo-
leva aver quistione con chi che fosse.
Con tutte queste spiegazioni non è da stupirsi ,
s'egli abbia saputo placar Lutero , sino a quel
punto implacabile . Lutero credè , che in effet-
to i Sacramentar) venissero nel sentimento della
dottrina contenuta nella confessione di Augusta ,
e neir apologia . Melantone , col quale trattava
Bucero , lo avvisò , ch'ei trovava Lutero più ar- //„p. j,. ,,
rendevole, e che cominciava a parlare più amore- ^j'^, '^'^'
N 4 voi-
2C0 Vauiazioni
volmente di esso, e de' suoi compagni . Alla fine
si tenne l'adunanza di Vittemberga in Sassonia,
nella quale si trovarono i deputati delle chiese d'
Alemanna de' due partiti. Lutero la prese da prin-
cipio di un tuono niolt'alto . Volea , che Bucero
dichiarasse , ch'egli, ed i suoi si ritrattavano , e
rigettò con tutta forza quanto gli diceano , cioè
che la disputa non fosse tanto nella cosa , quanto
nella maniera . Ma in fine , dopo molti discorsi ,
ne' quali Bucero mostrò tutta la sua flessibilità ,
Lutero prese per ritrattazione questi articoli , che
gli furono accordati da questo ministro , e da* suoi
compagni .
Accordo di XXIII. I. Che secondo le parole dì s. Ireneo,
Vitttrnber- „_, .. . ., ,, ^^ . ^ .
g» , ed i * Eucaristia consiste in due cose , / una terrestre ,
ticoii-!' ^^' ^ ^ ^^^f^ celeste ; e per conseguenza , che il corpo ed
il sangue dì Gesucrìsto sono veramente e sostanzìal-
Hoss. f.ì. mente presentì ^ dati, e ricevuti col pane e col vino 0
"irJi'.b Conc. ^^' ^'f^^ ' quantunque rigettassero la Transustan-
ziazione , e non credessero cije il corpo di Gesucri-
sto fosse rinchiuso localmente nel pam , 0 che aves^
se col pane alcuna unione di lunga durata fuori
dell'uso del sacramento , non doveasi lasciar di
confessare , che il pane fosse il corpo di Gesucrìsto
per una unione sacramentale ; cioè , eh' essendo il
pane prese:itato , // corpo dì Gesucrìsto fosse insieme
presente, e veramente dato.
III. Aggiugneano tuttavia: Che fuori dell'uso del
sacramento , mentre è custodito nel ciborio , 0 mo-
strato nelle processioni , credono non esser quello il
corpo dì Gesucrìsto .
IV.
L I E R O nf . 16t
IV. Gonclùdeano dicendo : Che l'istituzione del
sacramento ha la sua forza nella chiesa , e non di-
pende dalla dignità , o indegnità del ministro» ne di
colui t che lo riceve.
V. Che quanto agF indegni , ; quali , secondo s.
Taolo , mangiano Veramente il sacramento y il corpo
ed il sangue di Cesucristo loro son veramente pre-
sentati y ^.veramente li ricevono, quando le parole,
e r istituzione di Gesucristo sono conservate .
VI. Che tuttavia, lo prendono come loro giudicio ;
come dice lo stesso s. Vaolo , perchè sì abusano del • v^
sacramento ricevendolo senza penitenza , e senza
tede .
XXIV. Pare che Lutero nuli' avesse a desiderar Eucrro iiv,
di vantaggio. Quando gli si concede , che l'Euca- tcr,^, e sì
. . . • 1 1, 1 II !^_ sottrae con
ristia consiste in due cose, luna celeste, e i altra destrezza a*
terrestre, e che da ciò si conclude , che il corpo jr^^'^.'^'^^^'!
di Gesucristo è sostanzialmente presente col pa-
ne , si dà abbastanza a vedere , che non è sola-
mente presente all'intelletto e per la fede : ma
Lutero , che non ignorava le sottigliezze de' Sa-
cramentar] , gli spigne anche più avanti , e fa che
dicano , che anche coloro , / quali non hanno U je~
d.e y non lasciano di ricevere veramente il corpo dì
nostro Signore . ^ e.
Non si curava dì averli in sospetto di credere ,
che il corpo di Gesucristo non ci fesse presente
che per la fede; poiché confessavano, ch'egli era
presente, e con verità ricevuto da coloro, ch'era-
no senza fede , e senza pentimento .
Dopo questa coniesslone de' Sacramentar) , Lu-
tero
los Variazioni
tero s'indusse facilmente a credere non aver pia
ad esigere cosa alcuna , e giudicò aver eglino detto
tutto ciò, ch'era necessario per confessare la rea-
lità: ma non avea per anche abbastanza compreso,
che que' dottori aveano de' segreti particolari per
ispiegare ogni cosa , Per quanto gli sembrassero
chiare le parole dell' accordo , Bucero sapea la
strada, per la quale poteva uscirne. Ha fatti mol-
ti scritti , ne* quali dichiara a' suoi in qual senso
ha intesa ogni parola dell'accordo : iu essi dichia-
B'^e. deci, ra , che coloro , i quali , secondo s. Vado , sono rei
id.if. Hiìf, del corpo , e del sangue , non ricevono solamente il
min, xfjtf. ^ ' re ' t
sacramento , ma in effetto la cosa stessa , e non sono
senza fede y ancorché ^ dice, non abbiano la fede vi-
va , che ci salva , ne una vera divozione di cuore .
Chi mai avrebbe creduto , che i difensori del
senso figurato potessero confessare nella cena un
vero ricevimento del corpo , e del sangue di no-
stro Signore senz'aver la fede, che ci salva ? Co-
me dunque una fede , che non basta per giustifi-
carci, è sufficiente , secondo i loro principi , per
comunicarci con verità Gesucristo ? Tutta la loro
dottrina resiste a questo sentimento di Bucero ; e
questo stesso ministro foss' egli cento volte più
sottile , non può mai accordare colle altre sue
massime, quanto qui dice. Ma non trattasi in que-
sto luogo di esaminare le sottigliezze , colle quali
Bucero si sottrae all'accordo da esso sottoscritto
in Vittemberga: mi basca d'esprimere questo fatto
costante; che tutte le chiese d'Alemagna, le quali
difendevano il senso figurato , adunate in corpo co!
mezzo
Libro IV. 3,*$
mézzo de' loro deputati, con atto autentico hanno
accordato : cJye il corpo , ed il sangue di Gesucrìsto
sono veramente , e sostanzialmente presenti , dati ^
e ricevuti nella cena col pane e col vino , e che
gf indegni , i quali sono senza tede , non lasciano , ,
di ricevervi il corpo ed il sangue , purchs conser-
vino le parole dell' istituzione ,
Se quest'espressioni si accordano col senso figu-
rato , non si sa più in avvenire cosa significhino
le parole , e troveremo tutto in ogni cosa . Uo-
mini , che hanno avvezzato il loro intelletto a gi-
rare di questa maniera il linguaggio umano, faran-
no che dica ciò che loro piacerà la sacra Scrittura^
ed i Padri; e non bisogna più stupirsi di tante vio-
lente interpretazioni, che danno a' passi più chiari,
XXV. Sapere ora se Bucero avesse un disegno Sfntimentt
,. Il- u J •! j . . /• di Calvino
formale di tener a bada il mondo con equivoci ai- sopra gii
fettati , o se qualche idea confusa di realità gli n,\"e^ru' di
facesse credere, poter egli con sincerità sottoscri- ^^'^^'
vere espressioni tanto evidentemente contrarie al
senso figugato , ne lascio il giudizio a* Protestan-
ti. Quello, eh' è certo, è, che Calvino suo amico,
ed in certa maniera suo discepolo , quando voleva
esprimere una oscurità biasimevole in una profes-
sione di fede , dicea , non esservi cosa cosi imba-
razzata , così oscura , così ambigua , e così stravol-
ta neppure in Bucero stesso . £f- C'^^v,
Queste artificiose ambiguità erano di tal maniera
proprie dello spirito della riforma , che Io stesso
IVIelantone , cioè il più sincero di tutti gli uomini
a cagione de! suo naturale, e quegli, che più avea
con-
ÌÓ4 Variazioni
condannati gli equivoci nelle materie di fede j "^i
si lasciò strascinare centra la sua inclinazione •
Troviamo una sua lettera dell' anno 1541. nella
qual'egli scrive, non esservi cosa più indegna del-
Lib. I. Ef. la chiesa , quanto il servirsi di equivo:o nelle con^
»j. M+>. fessionì di fede , e lo stendere degli articoli per
ispiegarli : che ciò era un far pace in apparenza »
ed un eccitare la guerra in effetto ; che ciò era in
li. Ep. 7<y. somma ad imitazione del falsò concilio di Sirmico »
e degli ariani y un mescolare la verità coir errore»
Avea ragione , e tuttavia nello stesso tempo , aU
lorchè teneasi la prima adunanza di Ratisbona per
conciliare la religione Cattolica colla Protestante ,
Melantone e Bucero (non sono i Cattòlici , che lo
scrivono, egli è Calvino, eh' era presente, ed in»
timo confidente dell'uno, e dell'altro) Melantone y
dico, e Bucero componeano sopra la Transustanzia-
zione delle formale di fede equivoche ed ingannevo-
li , per vedere se poteano contentare i loro avver-^
£f, Caiv. sarj non concedendo loro cosa alcuna .
Calvino era il primo a disapprovare quelle òscu*
rità affettate , e quelle vergognose dissimulazioni .•
... Foi biasimate , dice , e con ragione le oscurità dì
Bucero» Bisogna parlare con libertà , diceva in al-
j;.^ tro luogo ; non e permesso /' imbarazzare con paro-
le oscure , 0 equivoche ciò , che domanda chiarez'
za Coloro , che qui vogliono battere la strada
di mezzo , abbandonano la difesa della verità . E
quanto alle insidie , delle quali abbiamo parlato ,
che da Bucero , e da Melantone venivano tese ne'
ioro discorsi ambigui i' Cattolici noininati per con-
fe-
Libro IV. lojf
fer're con esso loro in Ratisbona , ecco quanto ne
dice Io stesso Calvino : quanto a me .non approvo _
il loro disegno , ancorché abbiano le loro ragioni ,
I perche sperano , che le materie sì abbiano a dichia~
\ rar da se stesse » Ter questa ragione toccano super-
I ficialmente molte ^or? , e non temono queste ambi-
! guità : lo fanno con b'fona intenzione j ma troppo sì
accomodano al tempo . Così con cattive ragioni gli
autori della nuova riforma praticavano , o scusa-
vano Ja più colpevole dì tutte le dissi;nnlazioni ^
cioè , gli equivoci affettati nelle materie di fede .
La continuazione ci farà vedere, se Calvino , che
qui strmbra tanto Jontano dal praticarli , quanto
mostra di avere facilità nello scusarli negli altri ,
sarà sempre del medesimo uinore ; e ci è d'uopo
il ritornare agli artifici di Bucero, . ■
XXVI» Fra' vantaggi , eh* ei diede a' Luterani J'J*^,''."'
nell'accordo Hi Vittemberga, guadagnò per Io me- '^"'^C.''^
cj » o D r j^glj. buca-
no una cosa, ed è, che Lutero gli lasciò passare , ristia .
che il corpo , ed il sangue di Gesucristo non aves- jirt. i. ..
sero unione duievole fuori dell'uso del sacramento
col pane , e col vino : e che il corpo non fosse
presente, quando era mostrato , o portato in pro-
cessione.
Kon era questo il sentimento di Lutero : sino a Lutier.
quel punto avea sempre insegnato , che il corpo di 'sv'erm. u'.
Gesucristo era presente , dacxrhè eransi proferite aHHj/m
le parole, e restava presente finche fossero altera- ^'*'^' *• ^'
te le specie ; di modo che , secondo il suo senti-
mento , era presente, arche quando portavasi in pro-
cessione , ancorché non volesse approvarne l'usanza .
In
ir^6 V A II 1 A Z I O xN' I
In fatti , se il corpo era presente in virtù òelìé
parole dell'istituzione; e se dovevano essere inte-
se letteralmente 5 come lo sostenea Lutero, è cosa
chiara , che il corpo di nostro Signore doveva es-
ser presente nell'istante, eh' ei disse : questo e il
mio corpo 3 poiché non disse: questo sarà ^ ma que-
sto è . Era cosa degna della possanza, e della mae-
stà di Gesucristo j che le sue parole avessero un
effetto presente ; e che 1' effetto sussistesse per
tanto spazio di tempo ,. per quanto restavano le
cose nel medesimo stato , Perciò non era mai
caduco in dubbio sin da' primi tempi del Cristia-
nesimo , che la parte dell' Eucaristia , la quale
riserbavas: per la comunione degl'Infermi , e per
quella j che da' Fedeli era praticata ogni giorno
nelle loro case , non fosse tanto il vero corpo d^
nostro Signore j quanto quella j che loro distribui-
vasi neir adunanza della chiesa . Lutero sempre
l'aveva intesa in tal maniera , e tuttavia fu por-
tato, non so come, a tollerar l'opinione contraria,
che nel tempo dell'accordo fu da Bucero proposta.
Contìnua- XXVII. Non gli permise tuttavia il dire , che
dusione li corpo noH SI trovasse nel! Eucaristia precisamen-
dell* accor- , . v , . . ,
do. te se non nel! uso, cioè nel ricevimento; ma solo,
che fuori delF uso non vi fosse unione durevole fra
il pane ed il corpo. Era dunque questa unione an-
che fuori dell'uso , cioè , fuori della corriunione ;
Form.M-.sì.Q Lutero che faceva alzare , ed adorare il ss. Sa-
T. IT. /j'cir, , -ri» j
(i-^-n. 15;*. cramento j anche mentre si lece 1 accordo , non
avrebbe sofferto , che gli fosse stato negato , che
nel rerapo di quelle cerimonie Gesucristo non fos-
se
Libro IV. tòt
se presente; ma per togliere la presenza del corpo
di nostro Signore ne' tabernacoli , e nelle proces-
sioni de' Cattolici, ch'era quanto pretcndea Buce-
ro , bastava lasciargli dire , che la presenza del
corpo e del sangue nel pane e nel vino non era
di lunga durata „' - ' . / • . ^
Del rimanente , se domandato si fosse a questi
dottori: quanto dunque dovesse durare quella pre-
senza , ed a qual tempo determinassero l'effetto
delle parole di nostro Signore 3 sarebbonsi veduti
in uno strano imbarazzo . La continuazione Io farà
vedere ; e si scorgerà ^ che abbandonando il senso
naturale delle parole di nostro Signore , come non
vi è più regola , non vi sono più parimente termi-
ni precisi , né credenza certa »
Tal fu la riuscita dell'accordo di Vittemberga 0' Conc.f.yiff.
Gli articoli ne sono riferiti nella stessa maniera chTr.H;s^t\
da' due partiti della nuova riforma , e furono sot- ^'"'^' '^"^*
toscritti sul fine di maggio l'anno 1536. Si conven-
ne, che l'accordo non avrebbe avuto luogo se non
coU'esser approvato dalle chiese . Bucero , ed i
suoi dubitarono sì poco dell'approvazione del loro '' "
partito , che subito dopo sottoscritto V accordo
fecero la cena con Lutero in segno di perpetua
pace. I Luterani hanno sempre lodato tal accordo <-
I Sacrameniari vi hanno ricorso come ad un trat-
tato autentico, che avea riuniti tutt'i Protestanti e
Ospiniano pretende, che gli Svizzeri, per lo rneno Ann. xìst.
una parte di quel corpo, e Calvino medesimo l'ab-
biano approvato . Se ne trova in fatti l'approva-
zione espressa fralle lettere di Calvino : di modo o/». tp,
che
IO? Variazioni
che quest'accordo dee aver luogo fra gli atti pub.
blici della nuova riforma , poiché contiene i sen-
timenti di tutta r Alemagna Protestante , e quasi
di tutta la riforma intera.
Quei di XXVIII. Bucero avrebbe voluto farlo approvare
burlano de- da quci di Zurigo . Andò a fare nella loro adunane
eliF.quivoci ,. i • i- • i
ci Bucero, z^ grandi e vaghi discorsi, e loro poi presento urj
lungo scritto . In tali lungherie si nascondono gli
//«ijf. F'i. equivoci i e per ispiegars semplicemente la fede,
non vi è necessità , che di poche parole . Ma in
vano espose le sue sottigliezze ^^ non potè far in»
tendere agli Svizzeri la sua presenza sostanziale ,
né la sua comunione degl* indegni : essi vollero
sempre spiegare i! loro pensiero tale, qual egli er*
in termini semplici , e dire come Zuinglio , che
non vi fosse presenza fisica o naturale , né sostan-
ziale , ma una presenza in virtù della fede , una
presenza per lo Spirito santo ^ riserbandosì la liber-
tà di parlare di questo misterio, come lo avessero
creduto più convenevole , e sempre più semplice-
mente, e più intelligibilmente che avessero potu^
J^'*'^' to . Tanto eglino scrissero a Lutero ; e Lutero ,
che appena riavuto da una pericolosa infermità , e
stanco forse per tante dispute , non voleva allora
che il suo riposo , rimise dal suo canto T affare a
Bucero j col qual egli credea d'essere d'accordo.
izuingii». XXIX. Ma siccome egli avea posto nella sua
ni non vo- jgf fgfa , chc Convenendo della presenza, era neces..
ghono udir ' r j
pariire di jario abbandonar la maniera all'onnipotenza divina.
Biiracoli, ne
di Olimpo- quei di Zurigo stupiti, che si parlasse loro d* onni-
tenza ntll' ^
iucaristia . potcnza iu UH azione , nella quale non aveano con-
ce-
Libro IV. to^
cepuca cosa alcuna miracolosa, come non ve l'ave*
concepuca il loro maestro Zuinglio , se ne lagnaro-
no con Bucero , che si atFaticò molto per soddi-
«farli ; ma quanto più loro diceva, esservi qualche
COSI d'incomprensibile nella maniera, con cui Ge-
sucrisro dava se stesso a noi nella cena, canto più
gli Svizzeri replicavano ad esso per lo coccrario ,
che non vi fosse cosa alcuna più facile ad esser
incesa . Una figura in queste parole : questo e il
mio corpo ; la meditazione della morte di nostro
Signore, e l'operazione dello Spirico santo ne* cuo-
ri , non avevano alcuna difficoltà ; ed eglino nou
volevano altri miracoli. Questo in fatti è un espri-
mersi, come parlerebbero i Sacramentar) , se vo-
lessero parlare naturalmente . I Padri per verità ,
non parlavano di tal maniera; eglino, che non tro-
vavano esempio troppo alto per guidar gli animi
alla credenza di questo misterio , e si servivano
della creazione, dell'incarnazione di nostro Signo-
re, delia sua nascita miracolosa, di tutt'i miracoli
dil vecchio e nuovo Testamento , della mutazione
raaravigliosa dell'acqua in sangue, e dell'acqua in
vinoj canto persuasi ch'erano , che il miracolo da
essi riconosciuto nell* Eucaristia non fosse men ope-
ra dell'onnipotenza, e non cedesse punto a' mir;i-
coli più incomprensibili della mano di Dio . Così
doveasi parlare nella dottrina della presenza reale;
e Lutero avea ritenute con questa fede le stesse
espressioni,, Per una contraria ragione gli Svizzeri
trovavano il tutto facile , e voleano più costo ri-
voltare in figura le parole di nostro Signore , che
Bossi'. a Opere 1. l. ■ O chia-
aio Variazioni
chiamare la sua onnipotenza per renderle vere i
come se la maniera più semplice d'intendere la
Scrittura sacra, fosse sempre quella, nella quale la
ragione dura minor fatica ; ovvero, che i miracoli
costassero qualche cosa al Figliuolo di Dio , quan-'
do ci vuol dare una testimonianza del suo amore*
Domina XXX. Benché Bucero non avesse potuto guada-
e'riforno'' ' g"ar cosa alcuna neiranimo di quei di Zurigo per
df^iua'^cre! ^^ spazio di duc anni , che trattò di continuo con
deiiza alla ^g j ^gp^ l' accordo di Vittemberga ; e ben preve»
reale. dessc j che Lutero non durerebbe gran tempo nell'
esser tanto pacifico, quant'era allora, non lasciava
cosa alcuna per mantenerlo in quella dolce disposi»
zione e Quanto ad esso persistette di tal maniera
«eli* accordo , che di poi fu sempre considerato da
quelli della confessione d'Augusta , come membro
delle loro chiese , ed operò in tutto unitamente
con essi e
Hcsp. Mentr'ei trattava cogli Svizzeri , e procurava
di far loro intendere nella cena qualche cosa di
più alto ,■ e più impenetrabile di quello che pensa-
vano, loro dic«a fra l'altre cose , che quantunque
dubitare non si potesse , che Gesucristo non fosse
in cielo , non ben intendeasi dove fosse il cielo ,
né ciò che fosse , e che il cie/o era anche nella
cena : il che portava una idea si chiara della pre-
senza reale, che gli Svizzeri non gli poterono pre-
star r orecchio r
Le comparazioni, delle quali ei si serviva, tcn-
„ ... deano più tosto ad inculcare la realità, che ad in-
i^.r. r4/v, dcbolirla . Allegava sovente l'azione ordinaria di
toc-
LlBROlV. ^11
toccarsi vicendevolmente la mano : esempio pro-
priissimo per far vedere , che la stessa mano , che
serve per eseguire i trattati , può esser un pegno
della volontà , che si ha di dar il compimento; e
che un contratto transitorio , ma reale é sostan-
ziale , può divenire per l'istituzione , e coli* uso
degli uomini, il segno più efficace, che dar possano
di una perpetua unione.
Dopo ch'ebbe cominciato a trattar l'accordo , ^
non amava il dire con Zuinglio , che l'Eucaristia
fosse il corpo, come la pietra era Cristo, e come
l'agnello era la pasqua : dicea più tosto , ch'era,
come la colomba è chiamata Io Spirito santo ; il , '
che mostra una presenza reale 3 poiché alcuno non
dubita , che lo Spirito santo non fosse presente ,
ed anche d'una maniera particolare sotto la torma
della colomba. r . r
Àdduceva anche l'esem.pio di Gesucristo , che Ep.adTfaj.
soffiava sopra gli Apostoli, e dava loro nello stes- £j[
so tempo Io Spirito santo '■, il che dimostrava anco-
ra, che il corpo di Gesucristo non è mcn comuni-
cato , né men presente di quello che fu agli Apo-
stoli lo Spirito santo .
Con tutto ciò non lasciò di approvare la dottri-
na di Calvino , tutta piena d' idee Sacramentarie ,
e non ebbe timore di sottoscrivere una confessio-
ne di fede , nella quale lo stesso Calvino dicea , j-^f_ e-u:.
che la maniera, nella quale ricevevasi il corpo, ed ^'***'
il sangue di Gesucristo nella cena , consistea nel!'
unirvi che facea lo Spirito santo ciò, ch'era sepa- ,i..,\
rato dal luogo » Exa qu'esto, per quanto apparisce,
O a un
ili Variazioni
un mostrar chiaramente , che Gesucristo era lon^
tano . Ma Bucero il tutto spiegava , ed avea sopra
ogni sorta di difficoltà scioglimenti maravigHosi ,
Quello, che in questo è più degno di considerazio-
ne , è , che ì discepoli di Bucero , e come noi lo
abbiamo detto , le città intere ^ che si erano tanto
allontanate sotto la di luì direzione dalla presenza
reale, entravano insensibilmente in questa credcn*-
za. Le parole di Gesucristo furono tanto conside-
rate, e tanto replicate, che alla fine fecero il lor
effetto, e venivasi naturalmente al senso letterale.
Meiintone XXXI. Mentre Bucero ed i suoi discepoli , ivj-
comincia a j j tanto dichiarati della dottrina di Lutero so-
dubitare
della dot- pj-j^ i^ presenza reale, si accostavano ad essa, Mc-
Lutero. lattone il diletto discepolo dello stesso Lutero ,
Sua debole
Teoiojis, l'autore della confessione d'Augusta , e dell'apo-
logia , nella quale avea sostenuta la realità fino a
farsi vedere inclinato verso la Transustanziazione,
cominciava a lasciarsi scuotere nel suo sentimento.
Hnf.^Kn, L'anno Ì535. o -circa , questo dubbio gli venne
ér itq. in mente, percoe prima si e potuto vedere, saia
qual segno ei fosse costante. Aveva anche compo-?
sto un libro del sentimento de' santi Padri sopra
la cena , nel quale av€^ raccolti molti passi chiarisr
Uh. in. simi per la presenza ideale , Come la critica in
Ef. it^. ad . . ...
Jodj;. £re«. quel tempo non era per anche molto sottile , si
accorse poi esservene alcuni supposti, ed i copisti
ignoranti , o poco attenti aver attribuite agli anti-
chi dell'opere , delle quali non erano gii autori ,
rh]d. Ciò pose in iscompig.'io il suo animo , ancorché
avesse prodotto un buon numero di passi , che non
po-
L I B R o I Vf un
potevano essere contrastati. Ma quello j che lo im-
barazzò di vantaggio , fu il trovare negli antichi
molti luoghi , ne' quali eglino denominavano l'Eu-
caristia una figura. Adunava i passi, e restava pre-
so dallo stupore , dicea di vedervi una gran dìver'
sita . Debole teologo , non pensava , che lo stato
della fedei> e di qnesta vita , non permetcea , che
noi godessimo Gesucristo allo scoperto ; di modo
che si desse sotto una forma straniera , unendo
necessariamente la verità colla figura, e la presen-
za reale con un segno esteriore , che a noi la co-
priva. Da questo viene ne* Padri la diversità appa-
rente, che recava stupore a Mclantone. Lo stesso
avrebbe veduto , se ben avesse ' osservato sopra il
misterlo deì^Incar^a^ione , e sopra la Divinità del
Figliuolo di Dio , prima che le dispute degli Ere-
tici avessero costretti i Padri a parlarne con più
distinzione; ed in generale ogni volta, che si deb-
bono accordar insieme due verità , che sembrano
contrarie, come nel misterlo della Trinità , ed in
quello dell'Incarnazione , essere uguale , ed esser
inferiore j e nel sacramento dell'Eucaristia esser
presente , ed esser in figura ; si fa naturalmen-
te una specie di linguaggio , che sembra confuso ,
quando non si abbia, per dir così , la chiave della
chiesa , e l'intera comprensione di tutto il miste-
rlo ■, oltre le altre ragioni , che mettevano in ob-
bligo i santi Padri ad inviluppare i mister) in ccx-
ti luoghi , dando in altri de' mezzi certi per giu-
gnere all'intelligenza. Melantone non ne sapea tan-
to , Abbagliato dal nome di riforma , e dall'este-
O 3 riore ,
ir4 Variazioni
rìore , allora assai specioso di Lutero , si era dz
principio gettato nel suo partito. Giovane ancora,
e grande umanista, ma solamente umanista, di re-
cente chiamato dall' elettor Federico per insegnare
la lingua greca nell'università di Vittemberga, non
avea molto potuto apprendere V antichità Ecclesia-
stica col suo maestro Lutero , ed era tormentato
da una strana sorta di contrarietà , ch'ei credea
vedere ne* santi Padri.
Disputa nel XXXIL Per terminare d'imbarazzarlo solo man-
Rl"fannò , cava , ch' egli mettesse la sua applicaziore nella
MlianTone lettura del libro di Bertramo, o di Ratranno, che
si confon- cominciava allora ad uscire alla luce: opera ambi-
gua , rella quale per certo l'autore non sempre
ìntendea se stesso , I Zulngìiani ne fanno il loro
forte . I Luterani lo citano in loro favore, e tro-
vano solo a dire , ch'egli abbia gettate delle se-
Lib. UT. menze di Transustanziazione » Vi è in fatti con
£f. 'S8. ad ., 1-1
v:t. Theod. che contentare , o più tosto con che imbarazzare
cap.^.ìKciin. gli uni , e gli altri . Gesucnsto nell Eucaristia e
Cani?' * tanto un corpo umano nella sua sostanza , è tanto
dissimile da un corpo umano nelle sue qualità ,
che si può dire , eh' è un corpo umano , e non è
un corpo umano per diversi rispetti \ che in un
senso , non considerandovi che la sostanza , è lo
stesso corpo di Gesù nato di Maria; ma che in
altro senso , non considerandovi che le maniere ,
n' è un altro , eh' egli da se stesso si ha fatto colla
sua parola ^ nascosta da esso sotto ombre e sotto
figure, la cui verità non giugne sino a' sensi, ma
solamente si scopre alla fede .
Que-
Libro IV. ai5 I
Questo nel tempo di Ratranno fu materia di
una disputa tra' Fedeli . Gli uni avendo riguardo
alla sostanza diceano , che il corpo di Gesucristo
era lo stesso nelle viscere della Vergine santa, e
nell'Eucaristia ; gli altri avendo riguardo alle qua-
lità, o più tosto alla maniera d'essere , voleano
che fosse un altro corpo. Così vedesi che s. Paolo T.cir.xv,
parlando del corpo risuscitato , ne fa come un al- ''" "^*
tro corpo molto diverso da quello , che noi abbia-
mo in questa vita mortale, benché in sostanza sia
lo stesso ; ma a cagione delle qualità differenti ,
delle quali questo corpo è vestito , s. Paolo ne fa
come due corpi , l'uno de' quali è da esso deno» /z-ri. 42. 4>.
minato corpo animale , e l'altro corpo spirituale , ***'
Nello stesso senso , e con più ragione si potea di-
re, che il corpo, che riccvesi nell'Eucaristia, noa
era quello, ch'era uscito delle viscere benedette
della Vergine sanca , Ma benché si potesse così
dirlo in un certo senso , altri dicendolo temeano
distruggere la verità del corpo. Così i dottori Cat-
tolici d' accordo nella sostanza disputavano delle
maniere; gli uni seguendo l'espressioni di Pascasi©
Radberto , i! quale voìea che V Eucaristia conte-
nesse lo stesso corpo uscito della Vergine ; gli al-
tri appigliandosi a quella di Ratranno, il quale vo-
ica , che non fosse lo stesso . A questo si unì un
altro imbarazzo . La force persuasione della pre-
S;;nza reale , ch'era in tutta la cliiesa tanto in
oriente , quanto in. occidente , avea spinti molti
dottori a non poter più soffrire , trattandosi dell'
Eucaristia, il termine di figura, che credeano con-
O 4 tra-
it5 VAklAllOSI
trarlo alla verità del corpo ; e gli altri , i quali
consideravano , che Gesucristo non dà se stesso
nell'Eucaristia nella sua propria forma , ma sotto
una forma straniera , e d'una maniera 51 piena di
misteriose significazioni, ben voleano , che il corpo
del Salvatore sì trovasse realmente nell* Eucari-
stia, ma sotto figure , sotto velami , e sotto tnì*
steri : il che loro sembrava tanto più necessario ,
quanto era cosa certa per altro, ch'era privilegio
riserbato al secolo futuro il possedere Gesucristo
nella sua verità manifesta senza esser coperto da
alcuna figura. Tutto ciò in sostanza era vero ; ma
prima che fosse giunto ad essere bene spiegato ,
vi era di che disputare per lungo tempo. Ratran-
rto, che seguiva l'ultima opinione, non avea pene-
trata abbastanza tutta questa materia, e senza dii
scordare nella sostanza dagli altri Cattolici , cade-
va alle volte in espressioni oscnre , ed assai diffi-
cili ad essere insieme ben conciliate . Questa è
stata la cagione, che tutt' ì suoi lettori, ed i Pro-i
testanti, non meno che i Cattolici, l'hanno preso
in tanti sensi diversi .
Meiv.h.ui, Melantone trovava , che questo autore metteva
^^' * ' in pubblico il suo pensiero , più tosto perchè fos-
se indovinato , che perchè foss« inteso dalla sua
chiara spiegazione , e si perdeva insieme ccn esso
lui in una materia, che rè egli, né il suo maestro
Lutero aveano mai ben intesa .
Meianro- XXXIII. A Cagione di queste letture , e riflessio-
vv% niiov» ni cadde in una deplorabile incertezza : ma qua-
decisione . . , . , ,
Tirannia di lunque SU Stata Ja sua opinione , di cui poi parle-
L'Jtcìc .
remo ,
L I fi È o IV. ' iif
fév^ò , eì cominciava ad alloaranarsi ^al sifo mae-
stro, e desiderava con ardore estremo , che si fa-
cesse un'adunanza, nella quale si trattasse di nuo-
vo la materia , senzff passione , senz^t cavi/li , e
ite ma tirannia ,
Quest'ultima parola era detta chiaramente per
Lutero; perchè in tutte le adunanze, che si erano Lih.ii.Èp.
tenute s;rio a quel tempo nel partito, dacché vi ,g^,
era Lutero , e vi aveS parlato , Melantonc stesso
ci fa sapere, che gii altri non aveano che a tace-
re, ed il tutto era fatto . Ma in tempo , che di-
sgustato di tal procedere domandava nuove delibe- **
razi-^ni , e si allontanava da Luteìo , non fasciava uh, ni.
di rallegrarsi che Bucero se ne accostasse insieme /raìl'"^' "
co' suoi , Lo abbiamo veduto approvare l'accordo,
in cui la presenza reale è più che mai attaccata
a' simboli esteriori, polche vi si conviene a ch'ella ■
si trovi nellji conìunion degl' indegni , benché non
•vi sia ne fede 3 fie penitenza. Si rivolgano qui per
un momento gli occhi sopra i termini dell'accordò'
di Vitteifiberga non solo sottoscritto , ma anche
procurato da IVIelantone , per ben vedere quanto
positivamente ei vi conviene d'una cosa , sopra la
qual'cra entrato in un dubbio tafito violento. -
XXXIV, Questo è quello , che Lutero sempre turerò fa
diceva , ed era n costante sopra questa materia j ^"^Vara"^*
che non vi era modo alcuno di contraddirgli . L' ?.'"'' ^ '^"^!,*
anno dopo l'accordo , cioè l'anno 1537- mentre «"ìcoH di
SniaicalGa .
Bucero continuava cogli Svizzeri le sue negozia-
zioni, i Luterani si trovarono in Smalcalda , luo-
go ordinarlo delle loro adunanze j in cui si sono
trat-
ai8 Varìiazioni
trattate tutte le loro leghe , Quest'adunan?a fu
tenuta in occasione del concilio convocato da Pao^
lo III. Era ben necessario , che Lutero non fosse
affatto contento della confessione d' Augusta , e
delC apologia , -né delia maniera, onde la sua dot-
trina vi era stata spiegata, poiché stende egli stes-
.^rf. ?»!</= so de' nuovi articoli, ajfincìj? , ei dice , si sappia.
nh[ cHc*. ' (juali fieno i punti , da quali non si vuol mai di-^
^/jj^^"["j /««'^ar/i; ed a tal fine procurò l'adunanza. In essa
Bucero dichiarossi così formalmente sopra la pre-
Mei. ir, senza reale, che soddisfece ^ dice Melantone , e lo
*"* ****' dice con grand* allegrezza , anche a quelli de' no-
stri , eh' erano stati i più difficili ad essere soddi-
sfatti . Soddisfece per conseguenza a Lutero ; ed
ecco ancora Melantone tutto contento , c!ie altri
si appigliassero a' sentimenti di Lutero, mcntr'egli
stesso gli abbandonava , cioè godeva al sommo in
vedere tutta riunita 1* Alemanna Protestante . Bu-
cero avea ceduto : la città di Strasburgo erasi di-
chiarata col suo dottore per la confessione Au-
gustana: la politica era contenta : questo è ciò,
che premea : quanto alla dottrina , sì vedrebbe
appresso .
Nuova XXXV. Bisogna tuttavia confessare, che Lutero
maniera di • • J- • !• tt i _i
spiegare le VI Camminava di miglior coerenza . Volea parlare
i"j°tu'ione, chiaramente sopra la materia dell' Eucaristia , ed
ecco come stese l'articolo VL del sacramento dell'
(Toner, p.j io. altare « Sopra il sacramento dell' altare ^ ei dice ,
noi crediamo , che il pane ed il vino sono il v^ro
corpo , ed il vero sangue di nostro Signore , e che
non sono dati , e ricevuti solamente da Cristiani ,
chs
Libro TV. ^151 *
che sono pìt , tììa anche da quel/i , che sono empj »
Queste ulcime parole sono le stesse , che abbiamo
vedute nell' accordo di Vittetnberga , solo in que-
sto diverse , che in vece del termine à' indegni ,
sì serve di quello à' empj , eh' è più force , ei al-
lontana anche più l'idea della fede.
Bisogna anche osservare, che Lutero non dice co- *
sa alcuna in quest'articolo contra la presenza fuori
dell'uso, né contra la durevolezza dell'unione; ma
solo che il pane era il vero corpo, senza ceterinì-
nar il quando, né per quanto tempo lo era»
XXXVL Del rimanente questa espressione , che se ji pane
• » • f • I P'.iò essere
il pane era ti vero corpo , sino a quel punto non ji Corpo .
era stata inserita in alcun atto pubblico da Lute-
ro. I termini ordinari, de' quali servivasi , seno che
il corpo, ed il sangue fossero dati sotto il pane ^ e
sotto il vino ; così nel suo piccolo catechismo si cone. f.!?o.
spiega. Nel grande vi aggiugne una parola , e dice:
- ^ , ^ Con», f. aie
che il corpo ci .e dato nel pane , e sotto il pane .
Non ho per anche potuto sapere , in qual tempo
sieno stati fatti questi due catechismi \ ma è cer-
to, che i Luterani li riconoscono come atti auten-
tici di loro religione . Alle due particole nel y e sot-
to ^ la confessione Augustana aggiugne con , e que-
sta è la frase ordinaria de' veri Luterani , che il
corpo ed II sangue sono ricevuti nel , sotto , e col
pane e vino ; ma non era per anche stato detto
in alcun atto pubblico di tutto il partito , che il
pane, ed il vino fossero il vero corpo , ed il vero
sangue di nostro Signore. Lutero troncò qui la pa=
rolaj e fu d'uopo, che Melantone con tutta la lU
pu-
220 Variazioni
pugnanza , che aveva ad unire col corpo il pane «
giugnesse sino a sottoscrivere , che il pane era il
vero corpo .
luterò non XXXVIJ. I Luterani ci assicurano nel loro libro
può evitare i • i r •
gli equivoci della Concordia, che Lutero fu spinto a questa
de * S jcrs»
rientarj , espressione dailc S9ttig!iez2e de' Sacramentar} , i
eiuVoho." quali trovavano modo di accomodare alia loro pre-
senza morale ciò, che Lutero dicea di più forte, e
Cene. f,7}o. ài più distinto per la presenza reale e sostanziale j
dal che vedesi di passaggio anche una volta ,■ che;
non dee recare stupore, se ì difensori del senso fi-
gurato trovano modo di trarre a* loro sentimenti i
santi Padri , poiché lo stesso Lutero vivente e par-
lante, tutto che conoscesse le loro sottigliezze, e
prendesse a combatterle , durava fatica nel trovare
termini, ch'eglino non facessero venire al loro sen-
so colle lo''o interpretazioni . Stanco per le loro
sottigliezze volle cercare qualch'espressione ', che
non potesse essere da essi stornata ; e stese i' arti-
colo di Smalcaida nella forma da noi veduta.
Shp.Lìl.TT. In fatti , come lo abbiamo dì già osservato , se
"' '' ''* il vero corpo di Gesucristo , giusta ropinione de*
Sacraraentarj , non è ricevuto se non col mezzo
della viva fede , non si può dir con Lutero , che
g/i emp) Io ricevano j e finché sosterrassi , che il
pane non è il corpo di Gesucristo che in figura ,
certamente non si dirà coli' articolo di Smalcaida,
che il patte e il vero corpo di Gesucristo, Così Lu-
tero con questa espressione escludeva il servfio figu*
rato, e tutte le interpretazioni de' Sacramentar) ,
Ma non si accorse, che non escludeva meno la sua
dot-
L I S R. O IV. 421
dottrina, poiché abbiamo fatto vedere, che il pane
non può essere il vero corpo, senza diventarlo col
cambiamento vero e sostanziale, che Lutero ricusa , -
di ammettere .
Così quando Lutero , ed i Luterani dopo aver
voltato in tanto diverse maniere l'articolo della pre-
senza reale , procurano alla fine di spiegarlo tanto * - .
distintamente , che gii equivoci de' Sacramentarj
restino affatto esiliati', veggonsi insensibilmente ca-
dere in espressioni , che non hanno alcun senso se-
condo i loro principi , e non possono sostenersi , "
che nella Cattolica dottrina.
XXXVIII. Lutero si esprime in Smalcalda con , Ttjsportft
d ira di Lii-
ogni asprezza centra il Papa, di cui, come abbia- «ro onxia.
, - . . i' Papa iie-
rno veauto , non erasi fatta menzione alcuna negli gii Articoli
articoli di fede della confessione A.igustana , o dell' da.
apologia , e mette fra gli articoli , de' quali non . jy.
vuol mai cambiare il sentimento: chf il "Papa non f- 3'^-
è dì diritto divino ; che la potestà da lui usurpata
è piena di arroganza , e di bestemmia ; che quanto
ha fatto 3 e fa ancora in virtù di tal potestà , è dia^
boUco ; che la chiesa può , e dee sussistere senz'aver
un capo ; che quando il 'Papa avesse confessato di
non esser di diritto divino , ma che solo è stato sta-
bilito per mantenere pia comodamente /' unita de"
Cristiani centra iSettar], nulla succederebbe di buo-^ ■ -.
no da una taP autorità j e che il miglior modo di
governare y e di conservare la chiesa , è che tutt' i
vescovi , benché ineguali ne* doni , restino uguali nel
loro mìnisterio sotto un solo capo ^ eh' e Gssucristo ;
che in fne il Vapa è il vero anticristo» -. ..;_
XXXIX.
trz Variazioni
Meiantone XXXIX. Riferisco a bello studio queste declslotìì
vuole che si , ^ , .
ricoiiosc» 1' di Lutero alla distesa, perche Meiantone vi mette
autorità del . . , , , .•
p«pa. una restrizione, che dee essere bene considerata.
Nel fine degli articoli si veg'^ono due liste di sot-
tosciizionl , nelle quali si leggono i nomi di tutt' i
ministri , e dottori della confessione Augustana .'
c»}ic, f.jjfj. Meiantone sottoscrisse con tutti gli altri , ma per-
chè non volea seguir l'opinione di Lutero in quello
che avea detto del Papa, fece in questi termini la
^ , sua sottoscrizione : io Filippo Meiantone approvo gli
artìcoli precedenti come divoti ^ e cristiani . Quanto
al Tapa , il mio sentimento è , che j* egli volesse ri-
cevere il vangelo per la pacCy e comune tranquilli'-
ta di coloro , i quali sono dì già sotto di esso , o vi
saranno in avvenire ^ noi gli possiamo accordare la
superiorità sopra t vescovi ^ cri egli di già possiede
di diritto umano.
Questa superiorità del Papa, di qualunque manie-
ra si stabilisse, era l'oggetto dell* avversion di Lu-
tero . Dacché il Papa Io avea condannato , era di-
venuto irreconciliabile con quella Potenza, ed avea
facto sottoscrivere dallo stesso Meiantone un atto r
coi quale tutta la nuova riforma diceva in corpo .
ì<ion approveremo mai , che il Tapa abbia potestà
, , sopra gli altri vescovi ^ Meiantone se ne ritrattò in
>?. 7*. Smalcalda . Questa fu la prima, e runica volta »■
che si oppose al suo maestro con atto pubblico \ e
perchè la sua condiscendenza , o sommessione , o
qualche altra simile motivo , qualunque ei fosse ,
gli fecero passare, malgrado i suoi dubb) , il punto
aoito più difHcile dell'Eucaristia, bisogna credere,
chs
Libro IV. axj
che potenti ragioni Jo impegnassero sop,a questo a
fargli resistenza. Queste ragioni sono tanto più de-
gne d'essere esaminate , quanto che vedremo ia
quest' esame lo stato vero della nuova riforma i le
disposizioni particolari di Melantone ; la cagione di
tutte le perturbazioni ^ onde non cessò mai di es-
sere agitato per tutto il corso delia sua: vita : co-
me si prende impegno in un cattivo partito con
buone intenzioni generali 3 e come vi si resti fra
Je più violenti agitazioni j che possa mai sentire uo-
mo vivente • La cosa ben merita di essere intesa s
e Melantone medesimo ce la manifesterà ne' suoi
scritti. . .i.' ,,: ;
hh
t-14
LIBRO V.
Riflessioni generali sopra le perturbazioni dì
Melantone , e sopra lo stato della riforma.
Come?.ie- I. X principj dì Lutcro , nel tempo de' quali Me-
ItMonc fu • j- j a- . I . •
tirato a se- lanton£ Si diede airatto a seguirlo, erano speciosi .
guir Lutero. _ , ir l'L ^> l •
Esclamare con roolca rorza e liberta contra abusi,
i quali non erano che troppo veri j riempire i suoi
discorsi di pensieri divoti , residui di una buona
istituzione i ed oltre a ciò menare anche mia vit^
se non perfetta, almeno senza taccia avanti gli uo-
mini 5 sono cose molto attrattive. Non si dee ere»
dare, che l'Eresie abbiano sempre per autori degli
empjj o de' libertini , che a bello studio tacciano
servire la religione alle loro passioni , S. Gregorio
Nazianzeno non ci rappresenta gli Eresiarchi come
uomini privi di religione , ma come uomini , che
Orat.za, pren.^ono la religione attraverso. 5"o«o 3 ei dice, de*
grand' ingegni 3 perchè l'anime deboli sono egualmen-
te inutili pel bene e pel male: ma questi grand' im,-
gegni t soggiugne, sono nello stesso tempo spiriti ar-
denti ed impetuosi , che prendono la religione con
ardore smisurato ^ cioè, che hanno un falso zelo, e
che mescolando alla religione una malinconia super-
ba, un ardimento indomito, ed il loro proprio in-
tendimento , tutto portano all'estremità : bisogna
anche trovarvi una regolarità apparente j senza la
quale dove sarebbe la seduzione tanto predetta nel-
la
L r B a o V. ' zÌ4
JaScnttura? Lutero a vea gistata la divoilone . NeU
U sua prima gioventù , spaventato da un colpo dì
fulmine, onde temè di perire, erasi fatto con ogni
sincerità religioso . Sì è veduto ciò che avvenne
nelI'afFare delle indulgenze . Scegli esponea de'dog-
mi straordinarj , si sottometteva al Papa. Condan-
nato dal Papa 3 demandò il concilio , che da tutta
la Cristianità era domandato da molti secoli, come
l'unico rimedio a' mali , onde languiva la chiesa
La riforma de' costumi corrotti era desiderata d*
tutto l'universo; e benché la sana dottrina sempre
sussistesse eguaJmente nella chiesa , ella però nì3n
vi era egualmente bene spiegata da tutt' i predica-
tori . Moiri non predicavano che le indulgenze , i
pellegrinaggi, la limosina darà a' religiosi, erestri-
gneano la sostanza della pietà in queste pratiche ,
le quali non n'erano che gli accessorj . Non parla-
vano quanto era necessario della grazia di Gesucri-
scoi e Lutero , che tutto le attribuiva d'una nuova
maniera col dogma delia Giustizia imputativa, par?
ve a Zelantone, per anche giovane j e più versato
nelle belle lettere, che nelle materie dì Teologia,
l'unico predicator de! vangelo.
IL E' cosa giusta il dar tutto a Gesucristo . La Mckntone
invaghirò
chiesa gii dava tutto nella giustificazione del pcc- de»ia novi.
r J L 1- J- T **' ^ '^''^'
catore, come Lutero, ed anche meglio di Lutero, ingannevo.
, , . Ali- 1 T_ T Is apparen.
ma in un altra maniera. Abbiamo veduto, che Lu- za delia
i. I !• I 1 Giustizia
tsro gli dava tutto , togliendo assolutamente tutto isnpuuiiva,
all'uomo ; e la chiesa per lo contrario gli dava tut-
to, considerando com' effetto della sua grazia tutto
ciò , che l'uomo avea di bene , ed anche il buon
Bossust Opere T. L P usj
2i6 Variazioni
^ uso del suo libero arbitrio in tutto quello, che ri-
guarda la vita Cristiana, La novità della dottrina,
e de' pensieri di Lutero fu un allettamento a' be-
gl' ingegni. Melantone n'era il capo in A 'emagna .
Univa all'erudizione, alla polizia, ed all'eleganza
dello stile una singolare moderazione . Era consi-
derato come l'unico, che fosse capace di succedere
nella letteratura alla riputazione di Erasmo ', ed
Erasmo stesso l'avrebbe innalzato col suo suffragio
a' primi onori fra' letterati , se non lo avesse ve-
duto impegnato in un partito contra la chiesa: m»
ìa novità io strascinò come gli altri . Ne' primi an-
ni , che si era attaccato coli'affetto a Lutero, scris-
Lih ry s- ^'^ "00 de' suoi amici : t^on ho per anche trat-
^F-tìs. tata i come sì dee j, la materia della giustificazione ,
né "veggo che alcuno fra gli antichi l' abbia trattata
dì questa maniera. Queste parole ci fanno udire un
uomo, che tutto preso dalTallettamento della nuova
dottrina , non ha ancora cbe passato leggermente so»
pra una materia si grande ^ e di già ne sa più che
tutti gli antichi . Si vede tutto rapito fuori di se
stesso da un sermone , che Lutero avea fatto sopra
il giorno del sabato : vi avea predicato il riposo ,
in cui Iddio facea tutto , in cui l'uomo nulla fa-
cea . Un giovane professore delia lingua greca udi-
va esporre pensieri sì nuovi dal più veemente 6
più vivace oratore del suo secolo con tutti gli or-
namenti della sua lingua naturale e con applauso
inaudito . Turto ciò era un ritrovare materia da
esser rapito. Lutero gli pareva il maggiore di tutti
gli uomini, un uomo inviato da Dio , un profeta ,
li
ihìd.
Libro V. *%
ìì successo inaspettato della nuova riforma Io con-
ferma ne* suoi pensieri . Melantone era semplice e
credulo : i buoni ingegni lo sono sovente : eccolo
preso . Tutte le persone studiose di belle lettere
seguono il di lui esempio, e loro idolo diviene Lu-
tero. E' assalito, e forse con troppa asprezza . L'
ardore di Melantone si accende , la confidenza di
Lutero più che mai lo impegna ; ed egli si lascia
strascinare dalla tentazione di riformare , insieme
col suo maestro , con offesa dell'unità e della pa-
ce, ed i vescovi, ed i papi, ed i principi , ed i
re , e gì' imperadorì.
III. Lutero, è vero, lasciavasì trasportare ad ec- Come Me.
cessi inauditi : era questo un soggetto di dolore al «cusasfe i
suo discepolo moderato. Tremava allorché pensava Luttro.'
all'ira implacabile di quesf ^hillc ^ e non temea ^^-i^ jy ^,
meno della vecchiezza di un uomo , le cut passioni ^4o« j's.
erano tanto 'violente ^ quanto l'ira dì un Ercole ^ di
un Filottete , e di un Mario: cioè prevedeva, il che
in fatti avvenne, qualche cosa di furioso . Questo
è quanto egli scrive confidentemente , ed in greco
al suo solito, a Camerario suo amico : ma un bel Lìb.Xvni.
detto di Erasmo, (che non può un bel detto sopra 5.
un bell'ingegno!) lo sostenea . Erasmo dicea, che
il mondo ostinato ed indurito com'era, avea biso-
gno di un maestro così violento come Lutero : cioè,
com'egli lo spiegava , che Lutero gli parea neces-
sario al mondo, come i tiranni mandati da Dio per
correggerlo , come un Nabuccodonosor , come wn
Oloferne , in somma come un flagello di Dio . In
questo non era di che gloriarsi : ma Melantone T
P z avea
tzt V /, R. 1 A Z I O N' I
avea preso pel buon verso , e volea credere da
principio, che per risvegliare il mondo , non fosse
d'uopo di cosa minore delle violenze, e del fulmine
di Lutero .
Principio IV. Ma alla fine si manifestò l'arroganza di que-
tm-hLfon^ Sto imperioso maestro. Tutti si sollevavano centra
toii^.^^*"" di esso , ed anche coloro , che voleano con esso lui
riformare la chiesa. Mille empie sette sorgeano sot-
to i suoi stendardi ; e sotto il nome di riforma ,
l'armi, le sedizioni , le guerre civili devastavano
la Cristianità . Per colmo di dolore , il litigio Sa--
cramentario divise la riforma nascente in due par^
tiei poco meno ch'eguali : tuttavia Lutero portava
il tutto all'estrem.o, ed i suoi discorsi inasprivano
gli animi in vece di metterli in calma . Videsì
tanta debolezsa nel suo operare , ed i suoi eccessi
furono cosi strani j che MeJantone non potea più
né scusarli, uè soffrirli. Dopo questo tempo furono
immense le sue perturbazioni . Ad ogni momento
facea vedere, ch'ei desiderava la morte . Le sue
lagrime non si seccarono per lo spazio di trent an-
L'h.iv.tp.^'^'i ^ rE/b.iy diceva egli stesso, con tutte le sue
^Uh //'cp. ^^^^ » ^^^ ^^^ avrebbe potuto somministrare acque
*''^- bastanti per piagnere le disavventure della riforma
divisa .
MeUntone V. I successi inaspettati di Lutero, da' quali egli
conosce ali» ... ,, ,. , . ,.
fine che i era restato da principio abbagliato, ed i quali era-
grandi sue- . , . ,. , .
cessi riiLu- no presi da esso con tutti gli altri per un contras-
no un catti! segno del dito diDio, non ebbero più per esso che
ro^pnuci. ^^ debole allettamento, allorché il tempo gli ebbe
scoperte le vere cagioni di que' gran progressi , ed
ì loro
L I 2 R O V, 1^9
l loro depìorabili efretti ■> Non iscette gran tempo z
senz'accorgersi j che la sfrenatezza , e l'indipen-
denza erano la maggior parte della riforma. Se ve-
déansi le città dell'Imperio correre in folla al nuo-
vo vangelo , non lo faceano , perchè si curassero
della dottrina . I nostri riformatori soffriranno con
pena questo discorso . Ma Melantone è colui, che
Jo scrive , e lo scrive a Lutero . Le nostra genti mi Lih. i,
biasimano , perchè restituisco a" vescovi la giurisài^
zione . 1/ popolo avvezzo alla liberta , dopo avere
una volta scosso questo giogo y non lo vuol pia rice-
vere , e le citta dell' Imperio sono quelle , che più
hanno in odio questo dominio . ì^ulla si curano del-
la dottrina e della religione , ma solo dell imperio e
della liberta. Ripete ancora tale lamtnto allo stes-
so Lutero. / nostri compagni ^ ei dice, disputano , z-;^. r^,
non pel vangelo , ma pel loro dominio , Dunque ,
non la dottrina, ma l'indipendenza era cercata dal-
le città \ e s'elleno odiavano ì loro vescovi , gli
odiavano , non tanto perchè erano i loro pastori ,
quanto perchè erano loro sovrani ,
VL Bisogna dir tutto : Melantone non molto af- £j pre^s-
faticavasi per ristabilire la potestà temporale de* ^^,^1:^^^ %l
vescovi: ciò che volea ristabilire, era la polizia ec- •*'"'^^^^'^.'
^ '^ succeduti
clesiastica , la giurisdizione spirituale , ed in una r^r avere
dispreizata
parola, l'amministrazione vescovile- perchè vedea , i' a"forit?.
de'Vejcov:.
che senza di essa il tutto era per cadere in confu-
sione . "Piacesse a Dio, piacesse a Dio, eh? io pò- E'.\\o^^
tessi non confermare il dominio de' vescovi , ma rista-
bilirne r amministrazione ; perche veggo qual chiesa
siamo per avere , se la polizìa ecclesiastica è da noi
P 3 an-
fiso Variazioni
annullata. Veggo ^ che la tirannia sarà più insoppor-
tabile, che mai , Questo sempre avviene, quando si
scuote il giogo della legittima autorità . Coloro ,
che incitano a ribellione i popoli sotto pretesto dì
libertà, si fanno eglinp stessi tiranni; e se per an-
che non sì è veduto a sufficienza, che Lutero fos-
se di questo numero , la continuazione lo farà ve-
dere d'una maniera bastante a toglierne ogni dub-
bio. Melantone continua, e dopo aver biasimati co-
loro , i quali non amavano Lutero , se non perche
col suo mezzo si sono liberati da' vescovi , conclu-
de, aversi eglino presa una liberta, che non fareb-
be alla posterità alcun bene . "Perché , soggiugne ,
quale sarà lo stato della chiesa , se noi cambiamo
tutte le usanze antiche , e più non vi sieno prelati f
0 condottieri certi f
L'Autorità VII. Prevedea , che in questo disordine ognuno si
pHiia £c- ' sarebbe reso maestro . Se le potenze ecclesiastiche ,
aj^atto*^'"!. alle quali Tautorità degli Apostoli è venuta per suc-
Iwi"m)ove cessione > non sono riconosciute, come sussisteran-
Chiese . j^Q ^ nuovi ministri, che hanno preso il loro posto?
niatzic'-. Basta udir parlar Capitone, collega di Bucero, nel
Capitone e i ^ j j
di altri, ministerio della chiesa di Strasburgo: V autorità de^
Epist. ad ministri y ei dice, e affatto annichilata \ tutto si per-
Ef! cÀìv'. ^^ 3 tutto va in rovina . "ÌSion vi è fra noi alcuna
chiesa, né pure una sola, in cui si vegga la disci-
plina...,. Il popolo arditamente ci dice: voi volete
farvi tiranni della chiesa, eh' è illibata', voi volete
stabilire un nuovo papato , E poco dopo : Iddio mi
fa conoscere, che cosa sia l'esser pastore, ed il tor-
to che abbiamo noi fatto alla chi j sa col giudizio pre-
àpi-
L I ERO V. 151
cìpttato e colla veemenza inconsiderata , chs ci ha ^
fatto rigettare il Vapa . Terche il popolo avvezzo e
come nudrito nella licenza ha rigettato affatto il fre-
no , come se distruggendo la potenza de'' "Papisti ,
avessimo distrutto nello stesso tempo tutta la forza
de' sacramenti t e del ministerio. Ci dicono ad alfa
voce : io so abbastanza il vangelo : che bisogno ho
del vostro soccorso per ritrovar Gesucristo^ andate
a predicare a coloro , che vi vogliono udire „ Quai
Babilonia è più confusa di questa chiesa, c\\e. si van-
tava di esser uscirà della chiesa Romana per uscire
di Babilonia ? Ecco qual'era la chiesa di Strasbur-
go, quella chiesa , che da' nuovi riformali era di
continuo proposta ad Erasmo , allorché si lagnava de»
loro disordini, come la più regolata e la più mode-
sta di tutte le loro chiese* ecco qual'ella era circa
l'anno 1537. cioè nella sua forza e nel suo fiore»
Bucero 3 il collega di Capitone, non ne aveva opi- ^"^^^ £p»
nione migliore l'anno i549« e confessa , che nulla
vi era tanto ricercato , quanto il piacer di vivere
a proprio caprìccio, '^ - ■ 'ì - ■ i v . r.
Un altro ministro lagnasi con Calvino , che non Inter Ep.
abbiano ordine alcuno le loro chiese , e ne rende
questa ragione , che una gran parte di esse crede di
essersi sottratta alla possanza de IP anticristo , ser-
vendosi a capriccio de' beni della chiesa ^ e non ri-
conoscendo alcuna disciplina . Non sono questi di-
scorsi , ne" quali si riprendano i disordini con esa-
gerazione . Questo è quello che scrivono i nuovi '
Pastori fra loro colla maggior confidenza , e vi si
veggono i funesti effetti della riforma, ,.>
4.-. P 4 VIIL
^^^ VARIAZIÓNE
A!rr"^f.;r^ Vili. Uno de' frutti da essa prodotto fu la ser-
to dfllaRi- . , j j 1 . . VI J
forma . La vitu , nciia qualc cadde la cniesa . Non dee recare
«ervitù deL , . ,- . , . . .
la Chit« Stupore , se Ja nuova ritorma piaceva a principi ,
itella quale j> •^' i •• j i -j'^^
il Magjsrra-i ^d a magistrati, che vi si rendeano pacroni di tut-
Papà ^^ ' ^°> eziandio della dottrina. Il primo effetto del nuo-
vo vangelo in una città vicina a Ginevra , cioè in
Monbeliard , fu un'adunanza , che vi si tenne da'
principali abitanti per sapere ciò che il Vrinc'tpe
avesse ordinato della cena, Calvino si muove in va-
Caiv. £p.no contra quest'abuso : vi spera poco rimedio , e
quanto può fare ,• è il lagnarsene come del maggior
disordine , che si potesse introdurre nella chiesa «
Micone successore di Ecolampadio nel ministerio di
Inter Epi Basilea fa parimente in vano lo stesso lamento : /
latcì , dice, si attribuiscono tutto , ed ti magistrato
si è fatto Tapa .
Era questa una inevitabile disavventura nella nuo-
va riforma: erasi stabilita sollevandosi contra i ve-
scovi, sostenuta dagli ordini del magistrato. Il ma-
gistrato sospese la messa in Strasburgo , l'annullò
in altri luoghi, e diede la forma all'ufficio divijio;
i nuovi pastori erano istituiti dalla di lei autorità ,
era cosa giusta dopo di ciò, ch'egli avesse tutta fa
potestà nella chiesa. Così quanto si guadagnò nella
riforma rigettando il Papa ecclesiastico , successor
di S.Pietro, fu il farsi un Papa laico, ed il mette-
re in mano de' magistrati l'autorità degli Apostoli ,
Lutero IX. Lutcro tucto che fosse superbo ed altero pel
Missrone SUO Huovo apostolato , non potè esentarsi da ìin
pe per'faVétal abuso . Sedici anni erano scersi dopo io stabili-
ÌL!'!»*r!"^* mento della sua riforma in Sassonia, senza esser
mai
L r B n e» V, 73 3
mai caduto in pensiero ad alcuno di visitare le chie-
se , né di vedere se i Pastori , che vi erano stabi-
liti, facevano il loro dovere, e se i popoli sapeano
per lo meno il loro catechismo» Era stato assai be-
ne insegnato, dice Lutero, a mangiar della carne vhu.:ìax,
i venerdì , ed i sabati , a pia non confessarsi , a ere- la^! de "iib,
dere dì esser giustificati colla sola fede ^ e che r epe- ^^"''* '^''
re buone non meritassero cosa alcuna: ma quanto al . ^
predicare con serietà la penitenza , Lutero fa ben I
conoscere, ch'era il meno, cui si pensasse : i ri-
formatori aveano molti altri affari * Alla fine per
opporsi a! disordine , l'anno 1538. cadde in mente
il rimedio della visita, ne* canoni tanto noto , Ma
alcuno i dice Lutero, non era ancora fra noi a que- Ti.-',d. Pr^f.
s.to ministsìio chiamato ^ e s. "Pietro vieta il f^tr co-
sa alcuna nella chiesa , senz essere assicurato con
una deputazion certa ^ che quello che si fa , e l'ope-
ra dì Dio: cioè, che a questo fine è necessaria una
missione, una vocazione , una legittima autorità ,
Osservate, che i vangelisti novelli aveano ricevuta
dal cielo una straordinaria missione per sollevare i
popoli centra i loro vescovi, per predicare loro mal-
grado , e per attribuirsi l'amministrazione de* sa»
tramenti contra il loro divieto', ma per fare la ve-
ra funzione vescovile, eh' è il visitare ed il correg-
gere , alcuno non ne avea ricevuta la vocazione >
né l'ordine da Dio : tanto questa celeste missione
era imperfetta ', tanto coloro , che si vantavan d'
averla, non se ne fidavano nel loro interno . Il ri-
medio, che trovossl a questo difetto, fu l'aveif ri-
corso al Principe, come a potenza indubitatamente
or.
234 Variazioni
^'"l^ ordinata da Dìo in quel parse. Cosi parla Lutero è
Ma questa potenza stibilica da Dio , è eila stati
forse stabilita da Dio per questa funzione? No. Lu-
tero Io confessa, e stabilisce per fondamento, che
:^ la visita è una funzione apostolica. Perchè dunque
questo ricorso al Principe ? Verchs , dice Lutero ,
Ancorché colla sua potestà secolare non abbia da eser-
citar quest' uffizio , non lascerà per carità dì norrA-
nar de" visitatori^ e Lutero esorta gli altri Princi-
pi a seguir questo esempio , cioè , fa esercitar la
funzione de' vescovi dall'autorità de' Principi ; e
quest'impresa si denomina una carità nei linguaggio
della riforma e
^te Chiese X. Questo racconto dà a vedere, che i Sacramene
non sono tarj non erano i soli, che privi deha legittima au-
sci^pUnate*" ^oùtk avcano riempiute le loro chiese di confusio-
ne'^ìo'^dcol ^^' ^' vero, che Capitone dopo essersi lagnato nel-
iiosce . i^ lettera da noi veduta , che la disciplina era i^»o-
Tnter Ep, ta ncllé chiese della sua setta, soggiugne, che non
ò".!p. ». 7! si trovava disciplina, che nelle chiese Luterane ^ Ma
,., .„ Melantone che le conoscea , riferisce, parlando di
Liti. JV„
£p. »jj. queste chiese l'anno 1532., e quasi nello stesso tem-
po , in cui Capitone scrivea la sua lettera , che la
disciplina vi era distrutta ■, che vi sì dubitava del-
le cose maggiori ; che tuttavia non vi sì voleva udì-
re , conie non volevasi udirlo nell" altre , spiegare
chiaramente i dogmi ; e che que^ mali erano senza
rimedio : di modo che non resta vantaggio alcuno
a' Luterani , se non che la loro disciplina medio-
cre era ancora superiore a quella de' Sacramenta-
r}y che ad essi recava invidia.
XL
L 1 B R. O V. '235
XI, E" bene sapere ancora da Melantone come i Mdantói?*
,. , , . , , . I, , deplora la
grandi del partito trattavano la teologia, e 1 eccle- licenza dei
• ^. j. . ,. T> I • • j L I tu partito, nel
siastica disciplina, Parlavasi assai debolmente della quale il Po-
confessione de' peccati fra' Luterani; e tuttavia il d°a"sTaj'Ìdo
poco, che ve n'era detto, ed il piccolo residuo del- fp^^^'J^^'^'f^'
la disciplina Cristiana, che si avea voluto ritenere,'* Re!'S'=-
ofFese di tal maniera un uomo d'importanza , che
al riferire di Melantone , espresse in un gran con- r,fi. nr
vito, {perche ?n quelle occasio/ii ^ ei dice, solamen-^'^''^^'
te trattano della teoUgìa ) eh' era necessario l" op~
porvìsì ; che tittt' insieme doveano ben guardarsi di
non lasciar rapirsi la libertà , che aveano ricupera-
ta , altrimenti sarebbero stati di nuovo immersi in
una nuova servitù , e che di già si andavano a pò- •;„ ". ;5i
co a poco rinnovando le antiche tradizioni . Ecco che •- *'
vuol dire l'eccitare Io spirico di ribellione fra' pò- , . .
poli , e loro inspirare senza discernimento l'odio
contra le tradizioni . Si vede in un sol convico 1'
immagine di quanto negli altri era fatto . Questo
spirito regnava in tutto il popolo, eMelantone me-
desimo dice a Camerario suo amico, parlando delle
nuove chiese : vedete gli eccessi della moltitudine , n\d, -,0,
€ la cecità de' suoi desiderj o Non vi si potea stabi-
lire la regola. Così la vera riforma, cioè quella de'
costumi , tornava in dietro in vece di avanzarsi »
per due ragioni : l'una , perchè l'autorità era dU t
strutta : l'altra, perchè la nuova dottrina spigueva
alla rilassatezza» _^
XIL Non prendo a provare , che la nuova giù-- la giustizia
H, rr • 1 \ imputativa
cazione avesse qiiest crtetto cattivo : quest e din.inuiva
., ri- la necessità
una materia ribattuta , e non ra al mio. soggetto . dell' Opeie
.- Ma
%^6 Variazioni
buone. De- Ma dirò solo questi fitti costanti , che dopa Id
i.ul:r"ani \ stabiHmento della giustizia imputata , ia dottrlr-a
t»ne^*^"*' dell'opere buone è di tal maniera scemata , che
alcuni discepoli principali di Lutero dissero , che
fosse bestemmia l'insegnare , ch'elleno fossero ne-
cessarie. Altri giunsero per sino a dire, ch'elleno
fossero contrarie alla salute , e tutti decisero di
un consenso comune , che non vi fossero necessa-
rie . Si può ben dire nella nuova riforma , che
l'opere buone sono necessarie , come cose doman-
date da Dio all'uomo ; ma non si può dire , che
sieno necessarie alla salute. E perchè dunque Iddio
le domanda? Non è forse perchè si giunga ad esser
iif4«.X7X. salvo ? Gesucristo medesimo non ha egli detto: Se
*'• vo/fte entrare nella, vita , osservate ì comandamen-
ti ^ Dunque le opere buone secondo il vangelo sono
necessarie precisamente per avere la vita , e per
conseguire l'eterna salute, e questo è quanto \icn
predicato da tutta la sacra Scrittura j ma la nuova
riforma ha trovata questa sottil distinzione, che
si possono senza difficoltà confessarle per necessa-
rie, purché non dicansi necessarie per la salute.
Trattavasi degli adulti , perchè quanto a' bam-
bini, tutto il mondo era d'accordo . Chi avrebbe
creduto, che la riforma dovesse partorire un tal
Mei Ec, P''°'^'SÌo > e che questa proposizione: le opere buo-
lih. 1. 70- jj« sono necessarie alla salute , potesse mai essere
condannata? ella fu condannata daMelantone, e da
tutt'i Luterani , in molte delle loro adunanze, ed
in ispezialità in quella di Vorms l'anno 1557* del-
la quale vedremo gli atti a suo tempo.
xin.
Libro V. ij7
XIII. Non pretendo qui rimproverare a' nostri K««vjn»
. . . . . . tiforoi» 6,1
riformati i loro cattivi costumi : i nostri , a consi- costumi
, ,. „ . 11. . . delleChieie
aerarli nella maggior parte degli uomini , non ap- Protestan-
, i. . '-LÌ -ti 1 ti:Testimo-
panscono migliori; ma ciò che non si dee loro la- niama di
sciar credere, è, che la loro riforma abbia avuti ì
veri frutti , che un nome si bello faceva attende-
re , e la loro nuova Giustincazione abbia prodotto
alcun buon effetto.
Erasmo dicea sovente , che di tanti da esso ve-
duti entrare nella nuova riforma (ed egli aveva
una stretta familiarità colla maggior parte , e co'
principali ) non avea veduto alcuno , che da essa
non fosse stato reso più cattivo , in vece di ren-
derlo migliore. Che razza vangelica è questa ? ^^- e^^'x^xxì
cea . Nulla si vede mai , né di più licenzioso , né ^J-'U: ^•
insieme di più sedizioso : nulla in somma di men ■♦»• ^\^-b
• 4.1 U. A Ai,
vangelico, che questi Evangelici pretesi ; tolgono le 5. -^-^^'"^•
vigilie e gli ufficj della notte e del giorno. Erano ^
queste, dicon eglino, Farisaiche superstizioni: ma
era dunque necessario il mettere in luogo di esse
qualche cosa migliore, e non diventare Epicurei a
forza di allontanarsi dal Giudaismo . Tutto è por-
tato all'eccesso in questa riforma : si toglie ciò ,
che sarebbe d* uopo solo depurare \ si mette il fuo-
co alla casa per consumare le sozzure . I costumi
sono trascurati, il lusso, le dissolutezze, gli adul- ''■ , _
ter] si moltiplicano più che mai , non ti è né re- • '
gola, né disciplina. Il popolo indocile, dopo avere
scosso il giogo de' superiori, non vuol più credere
ad alcuno ; e Lutero avrà ben presto a desiderare
la tirannia, com'egli la denomina, de' vescovi, in • >
una
13* Variazioni
una sì scorretta licenza . Quando egli scriveva Iti
/"xxxfi *lU6Sta maniera a' suoi amici Protestanti de' frutti
infelici della loro riforma, ne convenivano con es-
L;b. XIX, ^o ^^^ ^^ buona fede . Voglio più tosto , loro diceva ,
avere da far co Tapisti , che tanto voi screditate.
Rimprovera loro la malizia di un Capitone , le de-
trazioni maligne di uir parelio , ch'Ecolampadio ,
alla mensa del quale vivea , non potea né soffrir ,
né reprimere , l'arroganza e le violenze di Zuln-
glio ; ed in fine quelle di Lutero, che ora sembra-
va parlar come gli Apostoli, ed ora abbandonavasi
ad eccessi tanto strani ^ ed a buffonerie tanto vili *
che ben vedeasi s l'aria apostolica , alle volte da
esso affettata , non poter venir dal suo interno .
Gli altri 3 ch'egli avea conosciuti, non erano mi-
L.b.xxxL gliori . TroVQ , dicea , più pietà in un solo buon ve-
scovo Cattolico , che in tutti questi nuovi vangelisti .
Quanto ne dicea, non era per adulare i Cattolici,
de' quali accusava con discorsi assai liberi le sre-
golatezze o Ma oltre che giudicava esser cosa in-
degna il far risuonar tane' alto la riforma senza es-
ser migliori degli altri , era necessario il metter
gran differenza fra coloro , i quali trascuravano i'
opere buone per debolezza , e coloro , che ne di-
minuivano la necessità e la dignità per massima .
Testilo» XIV. Ma ecco una testimonianza contra i Pro-
.-nianza ai
jÈuccro. testanti, che gli strlgnerà di vantaggio; sarà quella
di Bucero „ L'anno 154^. e più di vent'anni dopo
Inter Ef J3 riforma , questo ministro scrisse a Calvino , che
fra essi i più Vangelici non sapeano mppurs ciò
che fosse la vera penitenza: tanto era stato l'abuso
del
L J E R O V. Ì.i4
del nome di riforma, e di vangelo. Abbiamo udito
dalla bocca di Lutero lo stesso. Cinque anni dopo
questa lettera di Bucero , e fra Je vittorie di Car-
lo V"« Bucero scrisse di nuovo allo stesso Calvino: vu't.Sdx,
Iddio ha punita l'ingiuria ^ che abbiamo fatta al'c^.ddib.chA
suo nome colla nostra sì lunga e sì perniciosa ipo- s,.''i,.t^^Ef\
crisia . Era questa una buona denominazione del- ^''^*"
la licenza coperta coi titolo di riforma » Nell'an-
no 1549. dimostra in termini più forti il poco ef-
fetto della pretesa riforma ^ allorché scrive di nuo-
vo a Calvino : Le nostre genti sono passate dall' ipo~ i"t>id. .
crisia tanto radicata nel papato ^ ad una profession
mediocre di Gesucristo j e non ve n è che un piccolo
numero , che di quell' ipocrisia affatto sia uscito .
Questa volta cerca il litigio , e vuol rendere la
chiesa Romana colpevole deiripocrisiaj eh' ei rico-
nosce nei suo partito j perchè se per l'ipocrisia
Romana intende , secondo lo stile della riforma ,
le vigilie , le astinenze ^ i pellegrinaggi, le divo-
zioni, che facevansi in onore de' santi, e le aicre
pratiche simili , non si poteva esserne più lontano
di quello ch'erano i nuovi riformati pretesi ^ per-
chè tutti erano passati all'estremità opposte ^ ma
come la sostanza della pietà non consisteva in que-
ste cose esteriori , consisteva anche meno nell'an- '^
nullarle . Se poi l'opinione de' meriti era quella , , 1
che da Bucero diceasi qui nostra ipocrisia , la ri-
forma era pur troppo corretta da questo male ",
poiché ella togliea d'ordinario al merito sino Tes-
sere un dono della grazia , benché poi la forza
della verità facesse , che alle volte ella lo confes-
sasse.
446» Variazioni
sasse. Sia come sì voglia, la riforma avea sì poco
prevaluto sopra l'ipocrisia, che pochissimi, secon-
do Bucero , erano usciti di sì gran male . Quindi
le nostre genti i continuava, seno state più sollecite
di apparire discepoli dì Gesucrìsto , che di esserla
in effetto i e quando e stato nocivo a' loro interessi
r apparir tali y sì son anche sottratte a tal' atìparen^
za , Ciò che loro piaceva , era V uscire della t'iran'
nìa e delle superstizioni del Vapa , ed il vivere a
loro capriccio . Un poco dopo : Le nostre genti »
è'ict , non hanno mai voluto sinceramente ricevere
le leggi di Gesucrìsto j non hanno avuto perciò il
coraggio di opporle alT altre con una costanza Cri'
stiana Sinché hanno creduto aver qualche prò-,
sezione nel braccio della carne , hanno date d'ordi-
nario delle risposte assai vigorose j ma se ne sono pOr-
chissimo ricordate i allorché il braccio della carne e
stato rotto , e più non hanno avuto il soccorso umano .
Senza dubbio sino allora Ja vera riforma , cioè
quella de' costumi, avea deboli fondamenti nella ri-
forma pretesa ; e l'opera di Dio tanto vantata, e
tanto desiderata non vi avea l'effetto.
Tirinai* XV. QuelIo , che Melantone avea più sperata
ìnsopporta- ,, -r i • t • i t v • •
bile di Lu- nella ritorm,a di Lutero , era la liberta Cristiana,
tero:ciòche ,, . . . . , ,
Calvino ne 6 1 cscnzionc da Ogni umaii giogo : ma si trovo
Sfrisse a.Me- i i i 1 1 t» t
lantone. moito deluso nelle sue speranze . Ha veduta per
lo spazio qu^si di cinquant' anni la chiesa Luterani
sempre sotto la tirannia, o nella confusione. Portò
gran tempo la pena di ^ver disprezzata la legitti-
ma autorità . Non vi fu mai maestro più rigoroso
di Lutero, né tirannia più insopportabile di quella 3
che
Libro V. »4»
clie in materia di dottrina era da lui esercitata e
La sua arroganza era s\ nota, che costrignea Mun-
cero a dire, che vi fossero due Papi, l'uno quello
di Roma, e l'altro Lutero *, ma che questo era ii
più crudele . Se non vi fosse stato , che il solo
Mancero , fanatico , e capo de' fanatici , se ne
avrebbe potuto consolar Melanrone : ma Zuinglio ,
ma Calvino, ma tutti gli Svizzeri, e tutt'i Sacra-
mentar} , gente che da Melantone non era sprez-
zata , dicevan altamente , e senza ch'egli potesse
loro contraddire , che Lutero era un papa nuovo .
Non vi è chi non sappia ciò, che al suo confidente ^
Bulingero scrisse Calvino : non potersi più soffrire '*"*
gli eccessi dì Lutero , età r amor proprio non per-
metteva di conoscere i proprj difetti ^ ne il sopporta^
re che alcuno gli si opponesse» Trattavasi di dottri-
na , e principalmente sopra la dottrina Lutero vo-
leva avere 1' autorità assoluta . La cosa tanto avan-
zossi , che Calvino se ne lagnò colio stesso Melan-
tone . Con qual ìmpeto , disse , fulmina il vostro reiv.Evei
Tericle ^ Cosi denominavasi Lutero , quando volea '" "
darsi un bel nome alla sua eloquenza troppo vio-
lenta. Ts^o: gli siamo molto debitori, lo confesso y e
soffrirò facilmente , ch'egli abbia una grandissima
autorità , purché eì sappia comandar a se stesso ;
benché alla fine sarebbe tempo di far sapere quanto
vogliamo deferire agli uomini nella chiesa , Tutto è
perduto , allorché -uno può da se solo più che tutti
gli altri , in ispezialitk quando non teme di servirsi
di tutta la sua potestà £ per certo lasciamo
alla posterità un esempio stravagante , me}:tre VO"
Bossuet Opere T, L Q g/ia-
^4-* Variazioni
glìamo più tosto abbandonare la nostra liberta, che
irritare un solo uomo colla più pìccola offesa . Il suo
spirito , dicesi , è violento , ed i suoi movimenti so-
no impstucsi , come se questa violenza non si por-
tasse ai vantaggio agli eccessi ^ quando tutto il mon^
do non pensa , che ad incontrare in tutto il suo ge-
nio . xAbbiamo per lo meno una volta P ardimento
di produrre un gemito con liberta e
Qijanta è la schiavitudine di colui , che neppure
~'^iXò gemere con libertà I Siamo alle volte di mal
umore, lo confesso, benché uno de* primi e mino-
ri effetti della virtù sia il vincer se stessa in que-
sta disuguaglianza: ma che si può sperare, quando
un uomo , ed un uomo , che non ha più autorità ,
né forse più sapere degli altri, non vuol udir cosa
alcuna , ed è necessità ^ che il tutto succeda a*
suoi cenni 'i
Meiantone XVI. Melancone nulla ebbe a rispondere a questi
-mo'da^Lu- giusti lamenti , ed egli stesso non pensava diversa-
^Yji^fw "'* inentc dagli aitri. Cobro, che viveano con Lutero,
non sapeano mai , come questo rigoroso maestro
avrebbe presi i loro sentimenti sulla dottrina . Li
minacciava di nuovi formular) di fede , principal-
mente in occasion de' Sacramentar), de' quali Me-
iantone era accusato nudrir l'orgoglio colla propria
dolcezza . Questo serviva ad alcuni di pretesto per
inasprire Lutero contra di esso , come Camerario
Cam. inVit. sno amico Io scrive nella sua vita. IVIelantone non
Ph, Me!,
Peur.EÌ.ad conoscevi altro rimedio a questi mali , che quello
jio'tf. '" 'della fuga , e Peucero suo genero ci fa sapere ,
^/.*"" "^^' ch'egli l'aveà lisohiu . Scrive egli stesso, che
Lu-
Lutero si adirò con tanta violenza contri di esso
sopra una lettera ricevuta da Bucero , ch'eì non ' >
pensava se non a ritirarsi eternamente dalla sua
presenza. Viveva in tanta soggezione con Lutero,
e co' capi del partito , ed era di tal maniera op-
presso dalla fatica e dall'inquietudine, che più non
re potendo, scrisse a Camerario suo amico: io so- i-.h. lì'-.
no in ischinvitù come ne//' antro del Ciclope y perche:
non posso stnascherarvì i mìei sentimenti , e penso
spesso alla fuga . Lutero non era il solo , che io
riolentasse i ognuno è padróne in certi momenti
fra coloro , che si sono sottratti alla legittima au-
torità, ed il più moderato è sempre il più schiavo.
XVIL Quando un uomo si è impegnato in un ^^*f'^',*^;'J*
partito per dire il suo sentimento con libertà , e os^r «'^1
quando quest'ingannevole allettamento lo ha fatto tatto culi»
^ doittiiia.
rinunziare lo stabilito governo, se poi trova, che
il giogo diventa greve, e che non solo il padrone • '
da esso eletto , ma eziandio i suoi compagni lo
tengono più soggetto di prima , che cosa non ha
da soffrire ? Come dunque recheranno stupore i la-
menti continui di Melancone? No; Melantone non
ha mai detto tutto ciò, che pensava sulla dottrina,
neppure quando scrìveva in Augusta la sua confes-
sione di fede, e quella di tutto il partito. Abbiamo Suf.uh,
veduto , ck'egli accomodava i suoi dogmi all'occa-
sione: era pronto a dir molte cose più dolci, cioè
più vicine a' dogmi ricevuti da' Cattolici, se i suoi
compagni lo avessero permesso . Violentato da tutte \ .
le parti, e più anche da Lutero, che da ogni altro,
non osa mai parlare ^ e §i riserba a tempi migliori ^
Q Z 49
244 Variazioni
se ne lerranno ^ che s'ieno acconc) a àisegtìt ^ co egli
^ Uh. IV. ^^ fidila mente . Tanto egli scrisse l'anno 1537.
■^^' nell'adunanza di Smalcalda , dove furono stesi gli
articoli , de* quali abbiamo fatto menzione . Vedesi
cinque anni dopo , e nell'anno 1542. sospirar di
Lih.r.E^, nuovo un'adunanza libera del partito , nella quale
si dichiari la dottrina dì una maniera stabile e dì-
stinta . Anche dopo, e verso gli ultimi anni delli
Ef.Mei.-.rt. 5ua vita scrisse a Calvino ed a Bulingero, che do-
Caiv. E;, veasi scrivere contra di se sopra la materia dell'
Eucaristia , e dell'adorazione del pane : coloro ,
che doveano far quel libro, erano Luterani; se lo
L;h. jv, danno in luce ^ diceva, io parlerà con liberta. Ma
^* il tempo migliore , il tempo di parlare con libertà,
e di dichiarare senza timore ciò , ch'eì nominava
verità, non è mai venuto per esso; e non s'ingan-
Ef.Melint. nava allorché dicea , che di qualunque maniera sì
Caiv. resf. Volgessero gli affari y non avrebbe sì mai la liberta
di parlar con ingenuità sopra ì dogmi . Allorché
Calvino, e gli altri lo eccitano a dire ciò , ch'ei
pensa, risponde come uomo, che ha grandi riguar-
di, e che si riserba sempre lo spiegar certe cose,
che tuttavia non si sono giammai vedute: di'irn34&
che uno de' principali maestri della nuova riforma ,
e quegli che può dirsi aver data la forma al Lu-
teranismo , è morto senz' essersi pienamente spie-
gato sopra le controversie più importanti del suo
tempo .
« , . XVIIL Ciò avvenne perchè mentre vivea Lute-
■ I^uova ti- '^
"^'"i* "**- ro era necessario tacere . Non vi fu libertà mag-
ie Chiese
Luterane gioie dopo \z. di lui mortc . Altri tiranni presero
il
L i B R O V , 243
il ài lui posto . Illirico , e gli altri reggevano ii dopoquella--
, , " _ di Lutero .
popolo. L'infelice Melantone si considera tra Lu-
terani suoi compagni come fra* suoi nemici , o per
servirmi delle sue proprie parole , come fra vespe Mel.Er.ad
f . . • . \ j . . f C.ìì-j. Inter
luriose , e mn tspera trovar sincerità , cos in cielo . caIv, £f.
Vorrei che mi fosse permesso il servirmi del ter-
ttiine di demagogo, di cui egli si serve» In Atene,
e negli stati popolari della Grecia certi oratori ,
che si rendevano onnipotenti sopra la plebe pia
•vile coir adularla j erano così denominati. Le chic-
se Luterane erano guidate da simili ciarloni : per*-
sone ignoranti, secondo Melantone , non conoscsano L'IiJv.Ef.
ne pietà, ne disciplina . Ecco , dice , quelli , che
hanno dominio , ed io sono come Daniele fra" leoni .
Questo è il ritratto , ch'ei ci fa delle chiese Lu-
terane . Da questo si cadde in un" anarchia , cioè ,
come dice egli stesso , in uno stato , che racchiude ih\j.ir Li.
insieme tutt' i mali : ei vuol morire , e non vede ^'
più alcuna speranza se non in quello , che avea
promesso di sostenere la sua chiesa , anche nella
sua vecchiezza ì e jìno al fine de' secoli , Felice se
avesse potuto vedere , ch'ei non cessa dunque giam-
mai di sostenerla!
XIX. Ili questo doveva arrestarsi j e poiché era Meiantóne
necessario alla fine ricornare alle promesse fatte tgU?ia^°^é
alla chiesa, Melantone non avea che a considerare, tu'^r^i^^j
ch'elleno dovevano essere sempre state tanto sode ^° di sua
'^ Vita la SVI*
ne* secoli trascorsi , quanto volea credere , che lo ReHsioi»e •
sarebbero ne' secoli, che hanno seguita la riforma.
La chiesa Luterana non avea sicurezza particolare
di sua eterna durata, e la riforma fatta da Lutero
Q 3 non
-146 Variazioni
non dovea restar più ferma , che la prima istitu-
zione fatta da Gesucristo j e da* suni Apostoli, Co-
me non tedea Melantone , che la riforma , délk
quale egli volea , che si cambiasse ogni giorno la
fede, non era, che un'opera umana? Abbiamo ve-
duto, ch'egli ha cambiati, e ricambiaci molti im-
17/.». j. ér portanti articoli della conressione Augustana , an-
"^' che dopo essere stata presentata all'Imperadorc »
Ha parimente tolte in varj tempi molte cose im-
portanti dall'apologia ', ancorché fosse sottoscritta
da tutto il partito con altrettanta sommessione ,
con quanta era stata sottoscritta la confessione Au-
gustana . L'anno i53x. dopo la confessione Augu-
Lih IV Stana, e l'apologia, scrisse ancora, che restano in-
^^ dsc'iiì alcuni importami ssìmì pufitì 3 e ch'era neces-
sario cercare senza strepito i mezzi di mettere in
chiaro ì dogmi . Quanto desidero , dice , che ciò si
faccia , e si faccia bene .' e Io dice come uomo ,
che in sua coscienza sentiva, che sino a quel pun-
to non erasi fatta cosa alcuna come lo richiedeva
il dovere . L'anno 1333. i^hi e colui , che pensi ,
Uh. iv ^^^^i ^ guarir le coscienze agitate da' dubùj , ed a
^^iib iv ^^^P^''^^^ ^'^^ verità ^ L'anno 1535, quanto , dice ,
^f' meritiamo noi di essere biasimati , noi che non pren-
diamo alcuna cura di guarir le coscienze agitate
da dubbi , ne di spiegare i dogmi puramente , e con
semplicità senza sofisticheria^ Queste cose mi cagio-
nano un terribile tormento . Desidera nello stesso
Lih. ///. sr;no » che un^ adunanza divota giudichi il litigio
^^' dell' Eucaristia senza sofisticheria y e senza tirannide .
Giudica dunque la cosa indecisa ; e cinque o sei
ma-
«aniere di spiegare quest'articolo da noi trovate
nella confessione Augustana» e nell'apologia 3 non
l'hanno contentato , L'anno 15^6. accusato di tro- L'h. W*
var ancora molti dubbj nella dottrina, della quale
fjcea professione j risponde prima , ch'ella è co-
"jtante; era necessario il parlare in questa guisa, o
abbandonare la causa . Ma poi fa conoscere , che
in fatti V. restavano molti difetti » Non si dee
mettere in dimenticanza , che trattavasi di cottri-
na.. Melantone fa cader questi difetti sopra i vizi,
e sopra l'ostinazione degli Ecclesiastici, a cugìonff
de' quali i succeduto.) ei dice, che sì sono lasciate
fra noi andare le cose come poteano , per nulla dirs
di peggio j sì precipitò in molti errori , e si sono
fatte da principio molte cose senza ragione . Ei ri-
conosce il disordine i e la vana scusa, ch'ei cerca
per attribuire alfa Cattolica chiesa i difetti di sua
religione, in conto alcuno non io difende ■ Non
erasi più avanzato l'anno 1537. e mentre tutt' i
rdottori del partito adunati con Lutero in SmalcaU
da vi spiegavano di nuovo i punti di dottrina , o
più tosto sottoscriveano le decisioni di Lutero ,
. egli dice : io era di parere , che rigettando alcuni ^^^ p^^
paradossi si dichiarasse con maggior semplicità la ^^'
dottrina ; e benché abbia sottoscritte , come si è
veduto, le decisioni, ne restò si poco soddisfatto ,
che l'anno 154^. l'abbiamo veduto desiderare anco- lìI. r. Ef,
ra un altra adunanza , nella quale fossero spiegati
i dogmi di una maniera soda e distinta . Tre anni
dopo, e l'anno 1545. riconosce ancora , che Ja ve- uh, IV.
: cfità era stata molto imperfettamente scoperta a' '* ^
J
%4t Varia ziCNt
predicatori del nuovo vangelo: prfgo Dio 3 ej dice,
che faccia fruttificare il poco della dottrina , che ci
ha mostrata . Manifesta , che per esso ha fatto
quanto ha potuto : la lolonta ^ dice, non mi e man-
cata y ma il tempo , i direttori ^ i dottori . Ma come?
il suo maestro Lutero, l'uomo creduto da esso
mandato da Dio per distruggere le tenebre dei
mondo, gli n^ancava? Senza dubbio poco fondavasi
sopra la dottrina di tal maestro , quando si lagnava
con tant'amarczza , che gli fosse mancato il dotto-
re. In fatti dopo la morte di Lutero, Melantone ,
che in tanti luoghi gli dà tante Iodi , scrivendo in
confidenza a Camerario suo amico , si contenta di
loii. dire con molta freddezza, ch'egli ha per lo meno
bene spiegata qualche parte della dottrina celeste .
rnid. E^. Poco dopa confessa , eh' egli , f gli altri sono caduti
in molti errori , che non potevano esser evitati in,
uscire di tante tenebre , e si contenta di dire , che
molte cose sono state bene spiegate : il che perfet-
tamente si accorda col suo desiderio , che meglio
ài spiegassero l'altre. Vedesi in tute' i passi da noi
jrijeriti, che trattasi di dogmi di fede, poiché per
tutto vi si parla di decisioni , e di nuovi decreti
sulla dottrina . Stupiscasi ora di coloro , cbe si no-
minano Kicercatori in Inghilterra , Ecco lo stesso
Melantone , che cerca per anche molti articoli di
sua religione quarant'anni dopo la predicazion di
Lutero, e Io stabilimento di sua riforma.
QsaiiDog- XX. Se domandasi quali fossero i dogmi , che
mi Mtlau- ... , ... V
tone trova- Meuntonc prctendea male spiegati , e cosa certa
ipicgati, eh erano i più importanti , Di questo Jiumero era
quel-
Libro X''. %4g
quello deli' Eucaristia . L'anno i533» ^opo tutt* I
cambiamenti della confessione Augustana , dopo le
spiegazioni dell'apologia, dopo gli articoli di Smal-
calda j ch'egli avea sottoscritti , domanda ancora
Una nuova formula per la cena . Non ben si sa , Lib, lu
che cosa ci volesse mettere in quella formula \ e
solo apparisce, che né quelle del suo partito , né
quelle del partito contrario fossero conformi al suo
genio , perchè secondo il suo parere e quelle , e
queste altro non faceano , chs oscurar la materia . j^^.^^
L'altro articolo, di cui desiderava la decisione,
era quello del libero arbitrio , le cui conseguenze
tanto influiscono nelle materie della Giustificazio-
ne , e della Grazia . L'anno 1548. egli scrive a
Tommaso Cranmero arcivescovo di Cantorberi 3
che gettò il re suo Signore nell'abisso colle pro-
prie condiscendenze : sin dal princìpio , die* egli , J-'^}- J^J'
i discorsi , che sono stati fatti tra di noi sopra il
lìbero arbitrio i secondo le opinioni degli Stoici 3 sono
stati tfoppo duri , ed è necessario pensare a far
qualche formula su questo punto .
Quella della confessione Augustana , benché egli
stesso l'avesse stesa, non più lo rendea contento :
cominciava a volere 3 che il libero arbitrio operasse
non solo ne' doveri della vita civile, ma anche nelle
operazioni della grazia , e col suo soccorso . Non
erano già queste le idee^ che avea ricevute da Lu-
tero , né ciò che Melantone medesimo avea spiegato
in Augusta. Questa dottrina gli eccitò de' contrarj
fra* Protestanti. Si preparava ad una vigorosa dite-
sa , quando scriveva ad un amico : / eglino pubbli- ^''^'' '^•
cano
fZ5« Variaziomi
€^no le loro dìspute Stoiche ( sopra la fatale neces-
sicà , e centra il libero arbitrio) risponderò ^ravìj-
simamente , e con ogni dottrina .
Così fra le §ue disavventure sente il piacere dì
fare un bel libro , e persiste nella sua credenza ^
che dalla continuazione ci sarà di vantaggio ma-
nifestata,
Me!»ntone XXI. PotrebbonsI mostrare altri punti , de' quali
dichiara eh,*'
egli si at, .Melantone desiderava la decisione gran tempo dopo
tiene alla . /- . . u t l
Confessione la confessione Augustana , Ma quello che sembra
Auguseaiia > , V V , . ,
mentre pen- più Strano e, chc mentre sentiva in sua coscienza,
Olirla !" " e confessava a' suoi amici , egli che 1' avea fatta ,
Llh. I.
la necessità di riformarla in tanti capi d'importan-
z^ , egli stesso nell'adunanze , che si facevano in
pubblico , non cessava di dichiarare con tutti gli
altri , eh' ei si attenea precisamente alla medesima
confessione , tale quale fu presentata nella dieta
d' Augusta , ed ali' apologia , come alla pura spiega-
zione della parola di Dio. La politica così voleva;
ed il confessare, ch'ella avesse errato nel suo fon-
damento , sarebbe stato un troppo screditar la ri-
forma ,
Qual quiete poteva avere Melantone in queste
incertezze? Il peggio era, che venivano dal fondo
. stesso , e per così dire , dalla costituzione della
sua chiesa , nella quale non era alcuna legittima
autorità, né potestà regolata . L'autorità usurpata
nulla ha d'uniforme : comanda , o cede senza mi--
sura , Così vi si fanno vicendevolmente sentire e
la tirannide e l'anarchia, e' non si sa a chi volgersi
per soramJnistrare una form.a certa agli affari •
XXIL
Libro V. v -«5i
XXtl. Un difetto sì essenziale , e nello stesso Que«e >ft-
ctrteizt ve.
tempo sì inevitabile nella costituzion della nuova nivinodai-
riiorma cagionava delle inquietudini estreme al! in- *ioa delie
felice Melantone. Se nasceano delle quistioni, non testanfj.'^^
vi era alcun mezzo di terminarle . Le tradizioni
più costanti erano disprezzate . La Scrittura era
lasciata torcersi , e violent.^rsI da chiunque volea ^
Tutt* i partiti credevano intenderla, tuj;ti pubbli-
cavano, ch'era chiara . Non vi era chi ceder vo-
lesse al compagno . Melantone invfino esclamava ^
che si facesse un'adunanza per dar fine al litigio
deir Eucaristia j che lacerava la riforma nascente o
Le conferenze , che si denominavano am.ichevoii ^
non ne aveano che il nome , e non facevano che
inasprire gli animi , ed imbarazzare gli affari ,
Era necessaria un'adunanza giuridica, un concilio ^
che avesse la potestà di determinare , ed al quale
i popoli volessero esser soggetti . Ma dove pren-
derlo nella nuova riforma? La memoria de' vesco-
vi disprezzati vi era ancora troppo recente : le
persone particolari, che vi si vedevano occupare i
loro posti , non aveano potuto attribuirsi un carat-
tere più inviolabile , Voleano gli uni , e gli altri .
Luterani e Zuingliani ^ che si giudicasse della loro
missione dalla sostanza. Colui, che dicea la verità ,
avea secondo essi legittima la missione . La diffi-
coltà consistea nel sapere chi dicesse la verità ^
di cui tutti si fanno onore : e tutti coloro , che
faxeano dipendere la loro missione da questo esa-
me, la rendeano dubbiosa. I vescovi Cattolici ave-
vano un titolo certo , ed eglino soli erano quelli ^
>- ' h
/ 7
iSi VARIA 2 I ó :; t
la vocazione de' quali fosse esènte da ogni contra-
sto . Diceasi che se ne abusavano , ma non negà-
vasi , clic non 1* avessero . Così Melatitene sempre
Volea, che fossero riconosciuti j sempre sostenea ,
che aveasi torto di 77on cc/icedere cosa alcuna all'
ordine sacro. Se non ristabilivasi la loro autorità,
pre;vedea con vivo inconsolabii dolore j che la di-
scordia sarebbe eterna , e sarebbe seguita dall' igno-
L:l. IV. rama , dalla barbarie , e da ogni sorta di mali .
L'autorità XXIII. E' cosa molto facile il dire, come fanno
della Ghie- • • -r ■ ^• t • ^ - J"
sa assoluta- 1 nostri iiiormaci , di avere la vocazione straordi-
"èss"'/ij "g^^ naria \ che la chiesa non è attaccata come i regni
di fede^"' *^ ""^ successione stabilita ; e che le materie dì
religione non si debbono giudicare nella stessa ma-
niera , nella quale gli affari sono giudicati ne' tri-
bunali. Il vero tribunale, dicesi , è la coscienza ,
dove ognuno dee giudicar le cose dalla sostanza j
ed intendere la verità da se stesso : queste cose ,
Io ripeto j sono facili a dirsi . Melantone diceale
L\l. 1. come gli altri: ma ben si sentiva nella sua coscien-
za esser necessario qualche altro principio per for-
mare la chiesa . Perchè dovrà ella essere men or-
dinata , che gl'imperi ? Perchè non avrà ella una
successione legittima ne' suoi magistrati ? Doveasi
forse lasciare una porta aperta a chiunque volesse
dirsi mandato da Dio , o costrignere i fedeli a ve-
nir sempre all'esame della sostanza, non ostante
l'incapacità della maggior parte degli uomini (* Que-
sti discorsi sono buoni per la disputa : ma quando
si dee dar fine ad un affare , metter la pace nella
chiesa s e dare senza prevenzione una vera quie-
te
L I B R O V. 253
te alla coscienza , bisogna prendere altre strade .
Checché si faccia, bisogna venire all'autorità , la
quale non è mai certa , né legìttima, quando non
viene da più alto , e si è stabilita da se stessa .
Melantone perciò volea riconoscere i vescovi sta-
biliti dalla successione, né vedeva ^Itfo rimedio a'
mali della cliiesa .
XXIV. La maniera, della quale si spiega in una Sentimenti
delle sue lettere è maravigliosa . Concedono le no- ne sorn la
strc genti , che la polizìa ecclesiastica , nella quale riconoscere
sì riconoscono de' vescovi superiori di molte chiese \ v^c'scovi .
ed il vescovo di Roma supcriore a tutt' i vescovi e „ ,
^ RfS(. ni
permessa . £" stato anche permesso a re il dar del- Beli,
le rendite alle chiese: così non vi è contrasto alcuno
sopra la superiorità del Tapa , e sopra l' autorità.
de' vescovi : e tanto il Tapa , quanto i vescovi pos-
sono facilmente conservare tjuest' autorità : perche
sono necessarj alla chiesa de' conduttori per mante^
ner r ordine , per aver r occhio sopra coloro , che
sono chiamati al ministerio ecclesiastico , e sopra la
dottrina de' sacerdoti , e per esercitare gli ecclesìa,
sticì giudizj : di modo che se non vi fossero talt
vescovi , sarebbe d'uopo il farne , La monarchia
del Papa servirebbe anche molto a conservare Jrct
molte inazioni il consenso della dottrina : così sì
verrebbe facihnentt d'accordo sopra la superiorità
del Papa, se d'accordo sì fosse sopra tutto il rima-
nente , ed i re medesimi potrebbero facilmente mo-
derare le azioni violente de' Tapi sopra il temporale
del loro regno . Ecco ciò che Melantone pensava
sopra l'autorità de' vescovi, e del Papa . Tutto il
par-
iSA. Varia z i o it i
partito n'era d'accordo, quando scrisse questa let-
tera . Concedono le nostre genti ^ ei dice, ben alie-
no da! considerare l'autorità de' vescovi colla su-
periorità , e colla Kionarchìa del Papa , come un
contrassegno dell'imperio anticristiano , considera-
va tutto ciò come cosa da desiderarsi , e da do-
versi stabilire, se non vi fosse . E' vero , ch'egli
vi mettea la condizione , che le potestà Ecclesia-
stiche non opprimessero la sana dottrina ; ma s'è
permesso il dire, che l'opprimono, e «otto questo
pretesto il negar loro l'ubbidienza dovuta, si ri-
torna a cadere nell'inconveniente, ch'evitar si
vuole, e l'autorità Ecclesiastica diviene lo scherzo
di tutti coloro, che vogliono opporvisi .
j-ltiantone XXV. Per questa ragione parimente Melantontì
^ali'^'a'^j"' cercava sempre un rimedio ad un si gran male.
Sjiaicakia -^^^ gj.^ -^^ ccrto sua intenzione , che la disunio-
e di parere ^ '
che si ri- ne fosse eterna . Lutero si sottometteva al conci-
conosca il
Coaciito lio quando Molantone si era attaccato alla sua dot-
convocato
cai Papa; trina. Tutto il partito faceva istanza per la convo-
cazione , e Melantone vi sperava il fine dello sci-
sma, senza di che ardisco presumere, ch'egli non
vi si sarebbe impegnato giammai. Ma fatto il pri-
mo passo si va più lontano di quello , che si era
voluto . Alla domanda del concilio aggiunsero i Pro-
testanti, che lo domandavano lìbero ^ devoto, e cri'
stiano. La domanda è giusta, Melantone vi entra?
ma parole sì belle nascondeano grand'artificio . Sot-
to nome di concilio libero fu dichiarato volersi un
concilio, da cui fosse escluso il Papa con tutti co-
loro , che faceano professione di esservi soggetti ,
Co-
^ L j B k ò V. i'^i;
élostoro, dlcevasi, erano gl'interessati: il Papa era
il reo, i vescovi erano suoi schiavi, non potevano
esser giudici. Chi dunque avrebbe tenuto il conci--
[io? i Luterani? semplici privati, o sacerdoti sol-
levatisi centra i vescovi? Che bell'esempio alla po-
sterità ! e poi non erano eglino parimente gl'inte-
ressati? Non erano considerati come rei da' Catto- ,
licis che faceano senza dubbio il partito maggiore 9 .
per non dir qui il migliore della Cristianità ? Che .
dunque? Per aver giudici indifferenti doveano forse •
essere chiamati i Maomettani e gl'Infedeli, ovvero
era necessario , che alcuni angioli fossero mandati ^
da Dio? E che più vi volea, che l'accusare tutt'i
magistrati della chiesa, per toglier ad essi la loro r
potestà, e rendere impossibile il giudizio ? Melan-
tone avea troppo discernimento per non vedere , \
:he questa era una illusione. Che farà? Egli stesso
:e lo faccia sapere. L'anno 1537. quando i Lutera-
ni furono adunati in Smalcalda per vedere ciò, che
far si dovesse sopra il concilio, che Paolo iiL avea-
convocato in Mantova , diceasi , che non si dovea-
iar al Papa l'autorità di formare l'adunanza, nella
juale si dovea fargli il processo, né riconoscere il
:oncilio, ch'egli avesse adunato. MaMelantonc non
30tè esser dt questo parere. Fu mìo sentimento , ei
dice , il non ricusare assolutamente il concilio , per- j^^'"' ■^'
:he quantunque il Papa non vi possa esser giudice ,
tuttavia egli ha il diritto di convocarlo , ed è ne-
:essarÌ9 , che il concilio comandi , che si preceda al
giudizio . Ecco dunque a prima giunta, di suo pa- -•
rere, il congilic riconosciuto : e quello che vi è pia ' . .
degno
456 Variazioni
degno di riflessione, è, che tutti ccncedeano, che
in sostanza egli avea ragione . Tersone più intelli-
genti di me ^ se^uc lo stesso , dìaano^ che le mie
ragioni erano sottili , e vere , ma inutili ; che la ti-
rannia del "Papa era tale y che se una volta noi ac^
consentivamo di ritrovarci al concilio , /' intendereb--
be con questo accordar noi al Vapa la potestà dì
giudicare . Ho ben veduto , che la mia opinione avea
qualche inconveniente , tna alla fine ella era la più
onesta . Dopo gravi dispute topposta restò superiore ,
ed io credo esservi in ciò una qualche fatalità.
Qumdostv XXVI, Questo è quanto si dice, allorché più noa
no distrutti . ^ .
fertiprineu SI sa i qual partito appigliarsi. Meiantone cerca un
pi, tutto CIÒ /. ,, . ,. - j. ,
che si fa , nne allo scisma, e per aitetto di aver compresa la
non può so. . v . .• ,. . \
steiiersi.ed ^cnta in tutto u SUO csscrc , quanto dice, più non
t/addlziot"' ^"-^'5^^ • ^^ ""^ parte sentiva il bene, che un'au-
torità conosciuta apporta alla chiesa: vede ancora,
che fra tante dissensioni, che vi si veggono nasce-
re , era necessaria un'autorità principale per man-
tenervi l'unità, e non può riconoscere quest'auto-
rità, che nel Papa. Dall'altra parte non volea, eh'
ei fosse giudice nel processo, che gli facevano i Lu-
terani . Così gii concede l'autorità di convocar i'
adunanza, e di poi vuole, che ne sia escluso. Opi-
nione bizzarra, io lo coufesìo . Ma non si credea
per questo, che Melantone fosse un uomo poco in-
tendente in quegli affari : non avea questa riputa-
zione nel suo partito , di cui facea tutto l'onore-
(io posso dirlo), e non vi era chi avesse maggior'
intelligenza , e maggior' erudizione . S' ei propone
cose contraddittorie, ciò avviene, perchè lo stato
della
ne
Libro V. 257
della riforma non pcrmettea cosa, che fosse retta,
e continuata . Avea ragione di dire , che apparte-
neva al Papa convocare il concilio ; perchè qual'al-
tra persona l'avrebbe convocato in ìspezialità neU
io staro. In cui trovavasi la Cristianità? Vi era for-
se alfra potestà, che quella del Papa, la quale fos-
se riconosciuta da tutto il mondo? Ed il voler to-
glierla ad esso da principio prima dell'adunanza ,
relia quale voleasi, come sidicea, tormargli il pro-
cesso j non era un troppo iniquo anticipato giudi-
zio , in ìspezialità non trattandosi di un delitto per-
sonale del Papa, ma della dottrina, ch'egli avea ri-
cevuta da' suoi predecessori per tanti secoli , e che
gli era comune con tutt' i vescovi della chiesa ?
Queste ragioni erano tanto sode, che gli altri Lu-
terani contrari a Melantone, confessavano ^ (ce lo
dice egli stesso, come lo abbiamo veduto), ch'era-
no vere. Ma coloro, che riconosceano questa veri-
tà 3 non lasciavano nello stesso tempo di sostener
con ragione , che se davasi al Papa la potestà di
formare l'adunanza, più non poteva essere da essa
escluso. I vescovi , che d'ogni tempo lo riconoscea-
no come il capo dell'ordine loro , se si vedessero
adunati in corpo di concilio dalla sua autorità
soffrirebbero eglino , che fosse cominciata la lo-
ro adunanza dal togliere il possesso ad un pre-
sidente naturale per una causa comune ? E dareb-
bsr eglino un esempio inaudito in tutf'i secoli pas-
sati? Queste cose non si accordavano j ed in quel
contrasto de' Luterani vedeasi chiaramente , che
idjopo avere distrutti certi princip) , tutto quello
Boss'uet Opere T. I, % che
t58 Variazioni
che sì fa, non può sostenersi, ed ha manifesta con-
traddizione .
„ . . XXVII. Se persisteasi nel ricusare il concilio ,
della restri- ch'era Stato convocato dal Papa,- Melantone non più
7ione priita
da MfcUn- sperava rimedio alio scisma; ed in questa occasione
tone nella ....
sua sotto- CI disse le parole che abbiamo riferite \ che la dì-
«crizioiie ^' 1 T • •
faua agli scotaici sarebbe eterna , per non aver riconosciuta
Articoli di ,, •«imi- A r/T • j-
Smticaida . i autonta dell ordine sacro , Ainitto a cagione di
Jv _ sì gran male continuò la sua impresa , e benché
Sup, if.ii. l'opinione da esso esposta a favore del Papa, o
piuttosto in prò dell unità della chiesa nell'adunan-
za tenuta in Smalcalda , vi fosse stata ributtata a
fece la sua sottoscrizione nella forma da noi rife-
rita, riserbando al Papa l'autorità.
Veggonsi ora le cagioni profonde , che ve io
astrinsero s e perchè rolesse accordare al Papa so-
pra i vescovi la superiorità . La pace , che la ra-
gione e l'esperienza delle dissensioni della sua set-
ta gli faceano vedere impossibile senza questo mez--
zo , Io spinse a cercare, mal grado i sentimenti di
Lutero, un soccorso sì necessario. La sua coscien-
za in questa superò la condiscendenza , e solo ag-
giunse, che concedeva al Papa superiorità di un dì-
ritto umano: infelice per non vedere , che un pri-
mato, mostratogli dall'esperienza sì necessario alla
chiesa , ben meritava di essere stato istituito da
Gesucrisco ; e che dall'altra parte una cosa , che
in turt'i secoli trovasi stabilita , non potea venir
che da lui !
Piroie di XXVIII. I sentimenti ch'egli avea per l'autorità
Mil,ar.tone
l'Olga l'iu- della chiesa, erano ir.aravigliosi ; perchè quantun-
que
V
L r 15 R o V. 159
que ad imitazione degli altri Protestanti non vo- torìtà della
, - 1 1 • /- 11 • I • I • \ 1 1 1 I • , Chi esa .
lesse contessare i intallibiiita della chiesa , mentr
ei disputava, temendo , dicea j di attribuire agli Lil.i.Er.
uomtin una prerogativa troppo eccedente , il suo ■,,,, $,$.
1 • \ . • • ^ ^ 87*. ère.
interno lo portava pm innanzi : npetea sovente ,
che Gesucristo avea promesso alla sua chiesa di
sostenerla in eterno; che avea promesso, che Vcpe^
ra sua 3 cioè la sua chiesa, Kon sarebbe mai dispera
sa i né annichilata; e che così il fondarsi sopra la
fede della chiesa, era un fondarsi non sopra gli uomi-
ni, ma soprala promessa di Gesucristo stesso. Que- i^;i^ jjj^
sto facea eh' ei dicesse : più tosto sì apra la terra tii^^'^ì.Et,
sotto i mìei piedi, che mai mi succeda allcntanarmì ^'^' '°'-
dal sentimento della chiesa , nella quale regna Ge-
sucristo. Ed altrove una infinità di volte; la chiesa Lih.n.Ec.
, ii9. ere.
giudichi : mi sottometto al giudizio della chiesa . E
vero 3 che la fede , ch'egli avea nella promessa ,
sovente era vacillante \ ed una volta dopo aver
detto, secondo l'interno del suo cuore, io mi sot- L'ih.i.ìov*
tometto alla Cattolica chiesa, vi aggiiigne, cioè alle
persone dabbene , ed alle persone dotte. Confesso ,
che questo cioè distruggea tutto , e ben si vede
qual sommessione sia quella , nella quale sotto il .
nome di persone dabbene , e persone dotte , non si
conoscono in sostanza se non coloro, che si voglio-
no conoscere ; per questa ragione ei volea sempre
venire ad un carattere espresso , e ad una autorità
riconosciuta, ch'era quella de'vescovi.
XXIX. Se ora si domanda, perchè un uomo tan- Melandone
d. I I . 1 V II t • fior' P"Ò li-
esideroso di pace, non la cercò nella chiesa, e berarsi dai.
restò allontanato dall'ordine sacro, che tanto volea ^fi^jQj'usìf-
R 2 sta-
i6a Variazioni
sia imputa- stabilire, è facile giuenerne alla notizia . Ciò av-
tiva , qua- OD
juiique sia venne principalntente , perchè non potè mai rinnn-
la grazia
che" Iddio ziar r opinione delia Giustizia itnputativa « Iddio
per riiiun- tuttavia gii avca latte grazie non ordjnane , poi-
?iarvi.Due , , . , • < n- • • r i
vevità da che avea conosciute due venta siirncienti a tarlo
esso rjcono- j i i i» i • i
Bciute. ravvedere del suo errore: I una, che non si aovea
seguire una dottrina , che non trovavasi seguita
Lìb. //r. dair antichità . Deliberate , diceva a Brenzio , co/la
iie'E^cLCa'. chiesa antica : e di nuovo : /e opinioni ignote alla
* '^^"^**'^' chiesa antica non sono da riceversi. L'altra verità
si è , che la dottrina della Giustizia imputativa
non si trovava appresso i Padri , Da che cominciò
a volerla spiegare , lo abbiamo udito dire , eh' ei
non trovava cosa simile ne' loro scritti* Non si la-
sciò di giudicar bene il dire nella confessione Au-
gustana , e nell'apologia , che non vi si dicea cosa
alcuna, che non fosse conforme alla loro dottrina .
ro»!.r.iL:i/. Citava si in ispezialità s. Agostino, e sarebbe stata
Suf, j». 2. cosa troppo ignominiosa a ritormatori il dire, che
un sì gran dottore , il difensore della grazia Cri-
stiana s non ne avesse conosciuto il fondam.ento .
Ma quello , che Melantone scrive confidentemente
ad un suo amico , ci fa vedere , che nel partito
solo nominavasi s. Agostino per modo di dire, ed
a caso : perchè ripcce tre o quattro volte con ura
specie di n-^ja , che ciò che impedisce all'amico
il ben intendere questa materia, è l'essere per an-
i;5'. ^, Tf. che attaccato alT immaginazione di s. agostino '■, e
che // debbono affatto rivolgere gli cechi dall' im-
maginazione di questoTadre, Ma pure qual'è l'im-
maginazione , dalla quale si debbono rivolgere gli
oc-
ISéchi? £', die' egli , l'esser riputati come giusti a
càgion del compimento della legge , che lo Spirito
santo fa in mi . Questo compimento , secondo il
parere di Melantone, nulla serve per render Tuo- ;
ino grato a Dio , ed è immaginazinn falsa di s.
Agostino l'aver pensato l'opposto. Ecco la manie-
ra , in cui tratta un uomo sì grande . E tuttavia
Io cita a cagione i dice, dell'opinion pubblicai che
di esso corre; ma in sostanza ei continua: egli non
ispiega a sv-jf-cienza la giustìzia della fede : come
s'ei dicesse: in questa materia è d'uopo citare un
Padre da tutti considerato come il più degno in-
terprete di quest'articolo, benché, a dir vero, non
sia per noi . Nulla trova di più favorevole negli al-
tri Padri. Che tenebre dense ^ ei dicea , si trovano L\h. tv,
, £p. 228.
sopra questa materia nella dottrina comune de Ta-
dri , e de' nostri avversar) / Dov'erano le belle
parole , che fosse necessario il deliberare coli' an-
tica chiesa ^ Perchè non metteva egli in pratica
ciò, che consigliava agli altri ? E giacché egli non
conosceva altra pietà , come in facri non ve n'è ,
se non quella, eh' è fondata sopra la vera dottrina
della GiustificaEione 3 come potè egli credere , che
tanti santi l'avessero ignorata > Come s'immagina- ^
Va vedere con tanta chiarezza nella Scrittura ciò ,
che non si vedea ne' Padri , e neppure in s. Ago-
stino, eh* è il dottore ed il difensore della Grazia
giustificante contra i Pelagiani , di cui parimente
tutta la chiesa avea sempre su questo punto segui-
ta inviolabilmente la dottrina?
XXX» Ma quello , che su questo punto è degno Mei3.'>tons
■ » K 3 d'oi-
i62 Variazioni
contentar d'osservazionc , è, ch'egli scesso, tuttoccl^è fosse in-
se St.SS.) so- , 1 11 ^- . . .
pra la giù- namorato della speciosa idea della Giustizia imputa-
stizia iiiipu- , . , t • 1
tativa, uè tifa, non potca giugnere a spiegarla secondo il suo
lasciarla, genio . Non contento di averne stabilito il dogma
ampiamente nella confessione Augustana, si applica
con ogni attenzione a spiegarla nell'apologia : e
mentre la componea , scriveva a Camerario suo
Lib.iv.Ep. amico : soffro per verità una grandissima e peno-
ljMe'"mui- sissima fatica ns ir apologia sopra la giustificazione ,
[u^ìieì&c'. ^^^ desidero utilmente spiegare . Ma dopo questa
grande fatica avrà egli per lo meno detto tutto?
Ascoltiamo ciò ch'ei ne scrire ad un amico : egli
è quello, che abbiamo sentito riprendere da esso ,
come ancora troppo attaccato alle dottrine di s,
Lib. I. Ef. Agostino : ho procurato , ei dice , spiegare questa
dottrina nelT apologia ; ma in questa sorta di di'
scorso le calunnie degli avversar] non permettono
Io spiegarsi , come ora faccio con voi , benché in
sostanza io dica la stessa cosa. E poco dopo; spero
che riceverete qualche sorta di soccorso dalla mìa
apologia , benchì io vi parli dì cose sì grandi con
ogni cautela. Questa lettera appena è di una carta :
l'apologia sopra questa materia ne ha più di cen-
to; e tuttavia la lettera, secondo il suo sentimen-
to, sì spiega in miglior forma, che Tapologia . E
ciò avvenne, perchè ei non usava dire tanto chia-
ramente nell'apologia , quanto ei faceva nella let-
tera , che bisogna affatto allontanare gli occhi dal
compimento della legge , come pur da ciò che lo
Spirito santo opera in noi. Ecco ciò ch'egli deno-
minava rigettar r immaginazione di s. agostino .
Sen-
L I B R e V. 163
^entivasi sempre stimolato da' Cattolici con questa
domanda : Se siamo grati a Dio indipendentemente
da ogni opera buona , e da ogni compimento della
legge , eziandio da quello j che lo Spirito santo
opera in noi , come, ed a che l'opere buone sono
necessarie ? Melantone affliggevasi invano per di-
fendersi da questo colpo , e per isfuggire questa
terribile conseguenza : le opere buone , secondo il
vostro sentimento , non sono dunque necessarie . Ec-
co quanto da esso era espresso col nome dì ca-
lunnie degli avversar) , che gì' impedivano il dire
apertamente tutto ciò, ch'egli avrebbe voluto dire
nell'apologia. Questa è la cagione delia grande fa-
tica , ch'egli aveva a soffrire, e delle cautele, col-
le quali parlava. Ad un amico diceasi tutta la so-
stanza della dottrina ; ma in pubblico era necessa-
rio il guardarsi . Aggiugneva ancora allo stesso ami-
co , che in sostanza non ben intendeasi quella dot-
trina , che ne* combattimenti della coscienza . Era
quésto un dire , che quando più non si poteva , e
non si sapea come assicurarsi di avere una volontà
sufficiente per dar compimento alle legge, il rime-
dio per conservare tutto ciò , non ostante la sicu-
rezza indubitabile di piacere a Dio , che predica-
vasi nel nuovo vangelo , era l'allontanar gli occhi
dalla legge, e dal suo compimento , per credere ,
che coK\ indipendenza da tutto ciò Iddio ci ripu-
tasse per giusti. Ecco la quiete, da cui Melantone
era lusingato, e da cui non volea liberarsi.
Vi era per verità l'inconveniente di credersi
cerco della remissione de' proprj peccati senza e«-
i;,.v!;ìj • \^ R •^ serio
46+ V A K 1 A t l O fl-l
serio della propria conversione , come se qucitó
due cose fossero l'una dall'altra separabili, ed indi-
pendenti . Questo è quello , che cagionava a Me-
lantone la gran fatica ^ e non potea glugnere al fine
di rendersi soddisfatto : di modo che dopo la con-
fessione d'Augusta, e dopo tante laboriose ricerche
dell'apologia , ei viene di nuovo nella confessione
denominata Sassonica ad un'altra spiegazione della
grazia giustificante , nella quale dice delle cose nuo-
ve, che poi saranno da noi vedute. Di tal maniera
si resta agitato, quando si viene ad essere invaghi-
to d'un' idea, la quale non ha che una ingannatrice
apparenza , Vorrebbesi esprimere il proprio senti-
mento ■, non si può : si vorrebbe trovar ne' Padri
ciò, che si cerca ; non si può tuttavia liberarsi da
un'idea, lusinghiera, da cui si sia lasciato con ma-
niera soaVe prevenire . Tremiamo , umiliamoci ',
confessiamo, che vi è nell'uomo una profonda sor-
gente di orgoglio e di errore , e che sono impene-
trabili non meno le debolezze d&ilo spirito umano/
che i giudizi di Dio.
lartranien. XXXI. Melantone crede vedere h verità da una
ti di cuore i i •
diMciauto- parte, e la legittima autorità dall'altra. Era lace-
re. Prrve- 1- n- .
deaieorri- rato il SUO cuorc , 6 noo cessava di atriiggersi per
bili cuiise- . , V . .
guciize de! unirc questc due cose . Non potea ne rinunzia-
rovescia- , . , , •111 r-\- ...
jiicnto dell' rs gli allettamenti della sua Giustizia imputativa ,
dtiu Ghie- ^^ ^^^ ricevere dal collegio vescovile una dottrina
'^" ignota a coloro, che sino a quel tempo aveano go-
vernata la chiesa . Così l'autorità,, ch'egli amava
come legittima , gli diventava odiosa , perchè si
opponeva a quanto egli prendea per verità , Nello
stesso
L I B R O V. 165
Stesso tempo eh' egli dice , non itvsy mai contra- •^■^- ^^.
. , . , £f. 118.
stata a vescovi /'autorkay accusa la /oro tirannia ,
principalmente perchè si opponevano alla sua dot-
trina , e credeva indebolir la sua causa colf affati-
carsi nel loro rìstabiyimento . Incerto del suo ope-
rare egli stesso si affanna , e non prevede che di-
savventure . in che consìsterà , dice, il concilio, se p^'^- ■^^•
. . . *^* •'1°'
è tenuto ., se non in una tirannia 0 de' "Papisti , 0
d' altri ", se non in combattimenti di teologi più cru-
deli e più ostinati , che le battaglie de* centauri /
Conoscea Lutero , e non men temea la tirannia del
suo partito , che quella da se attribuita al partito
opposto, I furori de' teologi lo fanno tremare. Ve-
de eh' essendo una volta T autorità scossa , tutt' i
dogmi eziandio i più importanti verrebbero 1' uno
dopo l'altro in quistione , senza che si sapesse co-
me giugnere a! fine. Le dispute e Je discordie del-
la cena facendogli vedere ciò, che dovea succedere
degli altri articoli. Dio buono ^ dìcea, che tragedie il-j,
saranno vedute dalla posterità , se un giorno ven-
gono ad esser mosse queste quistioni , se il Verbo ,
se lo Spirilo santo sieno una personal Si comincia-
rono a suo tempo a muovere queste materie ; ma
ben giudicò, che quello non era per anche, se non
un debole principio , perchè vedea gii animi pren- ' "'
dere insensibilmente un maggior ardimento centra
le dottrine stabilite , e contra l'autorità dell'Ec-
clesiastiche decisioni. Che sarebbe stato, se avesse •
vedute le altre perniciose conseguenze de' dubbj
eccitati dalla riforma? Tutto l'ordine della disci-
plina rovesciato pubblicamente dagli uni, e stabilita ;• '.,,,,
$ •' 5 R 5 l'ia-
t66 Variazioni
l'indipenaenza , cioè, sotto un nome specioso , t
che lusingala libertà, stabilita l'anarchia contutt'i
suoi mali i la potestà spirituale posta dagli altri in
mano a' Principi ; la dottrina Cristiana combattuta
in tutt'i suoi punti; i Cristiani negar l'opere della
creazione , e quella della redenzione del genere
limano, annichilar l'inferno j annullare I* immorta-
lità dell'anima, spogliare il Cristianesimo di tutt'i
suoi mister] , e cambiarlo in una setta di filosofi»
tutt' accomodata a' sensi ? da questo nascere l'in-
differenza delle religioni, e quello che naturalmen-
te segue , il fondo stesso della religione assalito ,
la Scrittura direttamente combattuta , la strada
aperta al deismo , cioè ad un ateismo mascherato ,
ed i libri, ne' quali dovevano essere scritte queste
prodigiose dottrine , uscire del seno della riforma ,
e de' luoghi , ne* quali ha dominio ? Che avrebbe
detto Melantone , se avesse preveduti tutti cotesti
mali? quali sarebbero stati i suoi lamenti ? Aveva
abbastanza veduto per esserne perturbato in tutto
il corso della sua vita , Le dispute del suo tempo ,
e del suo partito erano sufficienti per far eh' ei di-
cesse, che senza un patente miracolo, tutta la re-
ligione era vicina ad esser distrutta.
Carne de- XXXII. Qual rimedio trovava egli allora nelle
Ah ìamone'. «libine promesse , nelle quali, com'egli stesso 1' af-
promes4^ ferma , Gesucrisco si era impegnato di sostener la
j-me alla ^^^^ chiesa sino nella sua estrema vecchiezza , e
iion vi si jj jjQj^ lasciarla perire giammai ? Se avesse ben pe-
ilua abba-
stanza, netrata questa beata promessa, non si sarebbe con-
i,;t. 7. Ep. tentato di riconoscere, ^ome ha fatto, che la dot-
ici, ^V' ?«»
crina
Libro V. ' 167
trina del vangelo sussisterebbe in etèrno ma! grado ircViJ.sup,'
gli errori , e le dispute ; ma avrebbe anche ricono-
sciuto , che dovea sussisterle co' mezzi stabiliti nel
vangelo, cioè, colla succes'sìone sempre inviolabile
dell'ecclesiastico ministerio , Avrebbe veduto, che
agli Apostoli , ed a* successori degli Apostoli è di-
retta questa promessa, andate, insegnate , battez- xxvnì
zate ; ed ecco h sono con voi sino aì fine del mon' ^O'
do , Se ben avesse compresa questa espressione ,
Jion sarebbesi mai immaginato j che la verità potes-
se essere separata dal corpo 3 in cui trovavasi la
successione 5 e la legittima autorità ; e Iddio me-
desimo gli avrebbe fatto sapere j come la professioa
della verità non può mai esser impedita dall' erro- ,
re 5 e che la forza del mlniscerio' apostolico non
può ricevere interruzione da qualsisia rilassatezza
di disciplina. Questa è la fede de' Cristiani : così
dee credersi alla promessa con Abramo nella spe-
ranza contra la speranza ; e credere in somma j^f^./K. ii„
che la chiesa Conserverà la sua successione, e pro-
durrà de' figliuoli 5 anche quando apparirà più ste- . . .
rile , e la sua forza sembrerà più indebolita da una
lunga età . La fede di Melantone non istette a tal
prova , Credè bene in generale alla promessa , pet
cui la professione della verità sussister dovea ,
ma non credè abbastanza a' mezzi stabiliti da Dio
per mantenerla . A che gli servi aver conservati
canti buoni sentimenti? Il nemico di nostra salute,
dice s. Gregorio Papaj non gli estingue sempre in P^st. p. t,
tutto; e come Iddio lascia ne' suoi figliuoli de' re-
sidui di concupiscenza, che gli umiliano, satanasso
e suo
468 Variazioni
suo imitatore al rovescio lascia parimente, (chi il
crederebbe?) ne' suoi schiavi de' residui di pietà
falsa senza dubbio ed ingannevole, ma tuttavia ap-
parente, co' quali egli termina di seciurli. Per col-
mo di disavventura si credono santi , e non pensa-
no, che la pietà, la quale non ha tutte le sue con-
seguenze, non è che ipocrisia . Un non so che di-
ceva al cuore di Melantone, che la pace e l'unità,
senza la quale non vi è fede né chiesa , non aveva
altro sostegno sopra la terra , che 1' autorità degli
antichi pastori. Non seguì sino al fine questo lume
divino ; tutto il suo fondo fu cambiato ; tutto gli
riuscì contra le sue speranze . Aspirava all'unita ;
la perde per sempre, senza poterneppure trovarne
l'ombra nel partito , in cui era stato a cercarla <.
La riforma procurata , o sosteiiuta coli* armi , fa-
cevagli orrore ; si vide costretto a trovar delle
scuse ad una violenza, ch'era da lui detestata. Ci
sovvenga di quanto ei scrisse al langravio d'Assia,
da esso veduto in procinto di prender l'armi. Vcn-
lib.TTT.Er.^' K lA, dicea , ch^ e meglio soffrire ogni sorta di
£ * \tò ^^° estremità , che prender l armi pegì' interessi dei
"jangelo . Ma fu ben d* uopo il ritrattare la bella
massima , quando il partito era entrato in lega per
far la guerra , e quando Lutero stesso giunse ad
essersi dichiarato . L' infelice Melantone non potò
neppure conservar la sua sincerità naturale: fu ne-
cessario insieme con Bucero il tender insidie a"
Cattolici in equivoci affettati; caricarli di calunnie
nella confessione Augustana; approvare in pubblico
la confessione, che nelT intimo del suo cuore desi-
de-
Libro V. 259
aerava veder riformata in tanti capi i parlar sem-
pre a modo d'altri; passar la sua vita in un'eterna I
dissimulazione , e ciò iti materia di religione , il
cui primo atto è il credere , come il secondo è il
confessare. Glie violenza! che corruttela ! Ma lo y;^ ^^.^
zelo dei partito prevale : ognuno diventa stolido ^^"^/J^'/i,";^*
per la stolidezza del compagno : bisogna non solo "• '^•
sostenersi, ma anche aumentarsi : il bel nome di
riforma rende il tutto permesso , ed il primo im-
pegno rende il tutto necessario.
XXXIII. Tuttavia si senton nel cuore de' segreti i Principi
, . ... I ■ . ci Dettoti
rimproveri, e lo stato, in cui si vive , dispiace . dei Partito
Melantone attesta sovente , che passano nel suo in- ^l'aimente^'
terno cose strane, e non può bene spiegare le sue ""'" " '"'
atHizioni segrete. Nel racconto, eh' ei fi.i a Came-
rario suo intimo amico de' decreti dell'adunanza
di Spira, e delle risoluzioni, che presero i Prote-
stanti, tutt'i termini, de' quali si serve per espri-
mere i suoi dolori , sono estremi . Quanto ei soffre , l:ìi. iv.
Et ii
sono incredìbili inquletudim , e dolori d'inferno :
n' è quasi ridotto a morte . Qtianto sente , è orribile j
la sua costernazione e sorprendente . "N^el tempo di
sue oppressioni conosce sensibilmente quanto certe
persone hanno torto. Quando ei non ardisce nominar
alcuno, dee intendersi qualche capo del partito :> e
principalmente Lutero: non era certamente per ti-
more di Roma ch'ei scrivesse con tanca cautela ,
ed osservasse tante misure: e dall'altra parte è co-
sa di tutta certezza , che nulla tanto Io metteva in
jscompiglio , quanto quello che succedea nello stes-
so partito, in cui tutto faceasi per interessi politi-
ci »
S70 Variazioni
ci , per scerete machinazioni , e per consigli vio-
lenti : in somma non vi si trattavano che leghe t h
!^u>L ni: quali , dicea , doveva» essere impedite da tutte !s
persone dabbene . Tutti gli affari della riforrna si
aggiravano sopra quelle leghe de' principi colle cit-
tà, che rimperadore romper voleva, e che i prin-
cipi Protestanti voleano mantenere j ed ecco quan-
Lib. iK to Melantone a Camerario scrìvea: f^oi vedete ^ ami-
"-*' '"• co mio caro y che in tutti questi accordi a nulla me-
no si pensa , che alla religione , Il timore costrigne
a propor per un tempo e con dissimulazione degli
accordi mediocri j e no?} dee recare stupore , se trat^-
tati di tal natura hanno mala riuscita; perche come
può esser maiy che Iddio benedica tali consiglia Co-
sì parlando ei non si serve di esagerazione i e si co-
nosce anche dalle-siie lettere, ch'ei vedea nel par-
tito qualche cosa di peggio di quello, ch'egli scri-
ihìd. 7». vea . Veggo y dice, che sì macchina qualche cosa in
segreto , ed io vorrei poter reprìmere tutt' i miei pen~
sieri . Aveva una tale avversione contra i principi
del suo partito , e contra le loro adunanze , alle
quali era sempre condotto per trovare nella sua elo-
quenza , e nella sua facilità delle scuse a' consigli
ibid. Si. da esso non approvati, che alla fine esclamava: /<?-
liei coloro, che non s' impacciano in pubblici affari!
e non trovò un poco di quiete , se non quando as-
sai ben persuaso delle cattive intenzioni de'princi-
L\i/jy.t'.s, pi , avea cessato di pigliarsi fastidio de' loro dise-
gni j ma era di nuovo immerso suo malgrado ne'
loro maneggi; e vedremo ben presto, com'ei fuco-
Stretto ad autorizzar per iscritto le loro azioni piiì
sci.a-
L I B R O V. 17 t
scandalose. Abbiamo veduta 1 opinione , ch'egli avea
de' dottori del partito, e quanto n'era mal soddi-
sfatto; ma ecco qualche cosa di maggior forza . /
loro costumi sono tali , dice, che per parlarne con ^^^p, 7^»,
ogni moderazione , molte persone commosse dalla con-
fusione, che si vede fra essi , trovano ogni alt/osta-
to un età d" oro in paragone di quella , in cui da
essi siamo posti. 'Egli nti:ov3.va. incurabili queste pia-
ghe ; e sino dal suo principio la riforma avea biso- ' ' ^^*"
gHO d'un' altra riforma.
•- XXXIV. Oltre queste agitazioni non cessava dal /Pf*!'?'»
^ ^ It profezie ,
discorrere con Camerario , con Osiandro , e con e'ì •"■oscopj,
^ ' end era
gli altri capi del partito > con Lutero medesimo , pefirbato
■ - Mclaiitoiit\
de' prodigj che succedevano , e delle funeste mi-
nacce del cielo irritato. Spesso non si sa che cosa
sia ; ma sempre è un certo che di terribile . Un
non so che promesso da lui di manifestare in con-
fidenza a Camerario suo amico , leggendolo inspira
orrore. Altri prodigi succeduti in tempo della die- .^'^•^'•^P'
ca di Augusta gli senibrano favorevoli al nuovo
vanaelo . In Roma r inondazione straordinaria del Lìi.LEr.
° JZO. Ili, Cf,
Tevere, ed il parto d'una mula, il cui figliuolo ave-
va un piede di grue ; nel territorio di Augusta
la nascita di un vitello con due capi, gli furono un
segno di una indubitabile mutazione nello stato dell'
universo , ed in ispezialità della prossima rovina
di Roma a cagion dello scisma : tanto egli scrive ""'
seriamente a Lutero nel dargli l'avviso , che in
quel giorno sarebbe presentata all'Imperadore la
confessione Augustana . Ecco di che si pascono in
un'azione tanto famosa gli autori di questa confés-
sicr.e ,
a72 VARIAZIONI
sione, ed i capi della riforma: il tutto è pieno òì
sogni, e di chimere nelle lettere di Melantone i e
credesi di legger Tito Livio, quando si riflette so-
pra i prodigi, ch'egli racconta. Che più? oh debo-
lezza estrema d'un animo per altro ammirabile ,
e toltene le sue prevenzioni , sì penetrante I Le
minacce degli astrologi lo mettono in timore i ve-
desi di continuo spaventato dalle funeste congiun-
z.ri./7. £f. zioni degli astri : Un orribile aspetto di Marte lo
ìt- t-js. £^ tremare per sua figliuola , della qual'egli stesso
Lìi.TV.E;:. avsa fatto r oroscopo . Non è meno spaventato da,
'"}' un orribile fiamma dì cometa in estremo settentrio-
^^''^' naie . Mentre faceansi le conferenze in Augusta so-
pra la religione, si consola che siero fatte con ogni
lentezza , perchè predicono gli astrologi , che gli
astri saranno più propizj alle dispute ecclesiastiche
ih:d. 'verso l'autunno. Iddio era superiore a tutti questi
presagi , è vero \ e Mtlantone lo ripete sovente ,
non meno che i compositori degli almanacchi ; ma
alla fine gli astri nel suo sentimento fallace reggo-
Z-Ji-.J/.E;. no gii affari della chiesa. Si vede che i suoi amici,-
cioè i capi del partito , entrano con esso lui in
queste riflessioni . Quanto ad esso, la sua infelice
natività non gli promettea se non combattimenti
infiniti sopra la dottrina , grandi fatiche , e poco
frutto. Si stupisce, ch'essendo egli nato su' poggi
ilid. vicino al Reno , gli sìa stato predetto sopra il mar
Baltico un naufragio ^ e chiamato in Inghilterra, ed
in Danimarca si guarda molto dall'andar per quei
mare. A tanti prodigi, e tante minacce di costella-*
zloni nemiche, psr colmo d'illusione, si aggiugne-
VìIJO
L I B R O V. 17? ,
vano ancora le profezie . Una delle debolezze del.
Dartico era il credere , che rutto il successo ne
fosse stato predetto ; ed ecco una delle predizionf
più memorabili, che vi sono vantate. L'anno 1516.
per quello che si dice, ed un anno prima de' mo-
vimenti di Lutero, un certo Francescano, cemen-
tando Daniele, erasì immaginato di dire , che ^^ if^'
potenza d^lVapa era per abbassarsi ^ e non sctrebbesi
mai più alzata . Questa predizione era tanto vera ,
quanto era vero ciò , che il nuovo profeta soggiu-
gnea , che nell'anno 1600. il Turco sarebbe signore
dell' Italia , e dell' ^le magna . Tuttavia Melantone
riferisce con serietà la folle fantasia di questo fa-
natico , e si vanta di averne in mano l'originale ,
come il frate Francescano T avea scritta. Chi non
avrebbe tremato a questo raconto ? Il Papa è di
già scosso da Lutero ; e crc;desì vederlo a terra
Melantone prende tutto ciò come profezia : tanto
si giugne ad esser debole , quando si soggiace alla
prevenzione. Dopo abbattuto il Pa'\i , crede veder
seguire da vicino il Turco vittorioso, ed i tremuo-
ti, che succedeano , lo confermavano nel suo pen-
siero . Chi lo crederebbe capace di tutte queste ^=^'
impressioni , se tutte le di lui lettere non ne fos-
sero ripiene? Bisogna fargli quest'onore : non erano
i suoi pericoli , che gli cagionavano tante inquietu-
dini , e tanti tormenti j in mezzo alle sue più vio-
lente perturbazioni si sente dire con confidenza :
meno mi perturbano i nostri perìcoli , che i nostri ^'^- ^'^'^
errori . Ei somminiscia un bell'oggetto a' suoi do-
lori, i pubblici mali, ed in ispezialirà i mali della
chie-
374 V A R. t A Z I O N I
chiesa : ma sente parimente nella sua cosclenzi j
come si dichiara sovente , la parte, che avevano in
que' mali coloro, che si vantavano di esserne i ri-
formatori . Ma basti aver parlato sin qui in par-
ticolare delle perturbazioni , ond'era agitato Me-
lantone : si sono vedute con chiarezza sufficiente le
ragioni della maniera, ch'ei tenne neiradunanza di
Smalcalda j ed i motivi della restrizione » che vi
pose all'articolo pien di furore,' che Lutero vi pxo"
pose conerà il Papa»
Fiite del Tomo primo,
PQ Bossuet, Jacques Benigne
1725 Opere
18
1795
t.l
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