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Full text of "Palaeontographia Italica"

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VTOGRAPHIA ITALICA 


PUBBLICATE PER CURA 


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PROF. MARIO CANAVARI 


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Museo GroLogico DELLA R. UniversITÀ DI Pisa 


Vorume IV. — 1898. 


SIONE 


Valli 
REITSO 
TIPOGRAFIA SUCCESSORI FRATELLI NISTRI 


1899 


Di-Steramo G: 


‘Rovereto G. . 


Greco B. - 


Bosco C. 

Parona C. F. 

De AressanprI G. 
Torem Ce 


Vinassa DE Reeny P. HF. 
Fucini A. . 


CanavarI M. 


Pag. 29 [29], linea 17 della nota *): e la fossetta dentaria anteriore d 


INDICE DEL VOLUME IV. 


Studi stratigrafici e paleontologici sul sistema cretaceo della Sicilia 
(Tav. I-V' [I-V] e Fig. A-E interc.) 

Serpulidae del terziario e del quaternario în Italia" (Tav. VAG VADE pr 200/)) 
Pauna della zona con Lioceras opalinum Ren. sp. di Rossano in 
Calabria (Tav. VII, IX (I, 11]) 

Hystrix etrusca n. sp. (Tav. X, XI [I, II]) 

Note sui Cefalopodi terziari del Piemonte (Tav. SUOL SQUILLO] 
Fossili cretucei della ad XIV-XVI [I-I1]]) 

Le Globigerine fossili d’ Italia (Fig. 1-5 intere.) . 

I Radiolari delle ftaniti titoniane di Carpena ola XVII, XVIII 
0,1). 


Di alcune nuove Ammoniti dei calcari rossi inferiori della Toscana 


Vv NINENOXATE ET) 


La fauna degli strati con Aspidoceras acanthicum di Monte Serra 


presso Camerino. Parte terza (Cephalopoda: Simoceras [Continuazione] ) 


v (Tav. XXII-XXIV [XVII-XIX] e Fig. 29-34 intere.) 


ERRATA CORRIGE 


e la fossetta dentaria posteriore d 


155 


239 


253 


G. DI-STEFANO 


STUDI STRATIGRAFICI E PALEONTOLOGICI 


SUL SISTEMA CRETACEO DELLA SICILIA 


(Tav. I-V [I-V] e Fig. A-E intere.) 


II. 


I calcari con Polyconites di Termini-Imerese. 


Introduzione e parte stratigrafica. 


Riprendiamo l'illustrazione stratigrafica e paleontologica dei terreni cretacei della Sicilia cominciata 
nel 1888, dando in questo lavoro la descrizione dei Polyconites di Termini-Imerese (Prov. di Palermo). 
I fossili qui studiati provengono tutti dall’orizzonte con Polyconites Vernewili Barre della Rupe del Castello 
e appartengono, per la massima parte, alle collezioni del Museo geologico dell’Università di Palermo. Un 
discreto numero sono di proprietà del prof. S. Croraro di Termini-Imerese. Gli esemplari figurati, salvo 
quello rappresentato a pag. 31 [31], fig. B, B', appartenente al prof. CrorALo, sono conservati nel citato Museo 
palermitano. Esprimiamo i più vivi ringraziamenti al prof. G. G. GemmeLLARO e al prof. S. CrorALo per 
la liberalità con la quale ci hanno permesso di studiare i fossili cretacei, l’uno della preziosa e vasta. colle- 
zione che dirige, l’altro della propria raccolta. 

Nella monografia sui calcari con Caprotina di Termini Imerese? abbiamo pubblicata la sezione na- 
turale della Rupe del Castello e citata la ristretta bibliografia che la riguarda (GemmELLARO, CroraLo, 
Barpacci, Di-StEFANO). Rimandiamo dunque a quel lavoro per notizie più estese; qui daremo soltanto i 
brevi cenni stratigrafici necessari per la esatta conoscenza dei calcari con Polyconites Vernevili BAYLE. 

I membri che costituiscono il Cretaceo della Rupe del Castello sono compresi tra i calcari del Ti- 
tonio, molto fossiliferi, alla parte inferiore, e le argille scagliose e i calcari marnosi con fucoidi dell’Eo- 
cene a quella superiore. Essi sono i seguenti, che disponiamo nell’ordine normale di sovrapposizione : 


4. Calcari con Caprina communis Grmx., Sphaerulites Sauvagesi »’ Howerk-FirMAS sp. ecc. 
3. Calcari con Caprotina. 

2. Calcari con Polyconites Vernewili Bayne. 

1. Calcari con Toucasia e Requienia. 


1) G. Dr-StErano. Studi stratigrafici e paleontologici sul sistema cretaceo della Sicilia, I: Gli strati con Capro- 
tina di Termini-Imerese. Atti d. R. Acc. di Se., Lett. e Belle Arti di Palermo, vol. X, 1888. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 1 


2 Apa } G. DI-STEFANO [3] 
LUCE ne CLIO 

‘Come'si vede, i calcari con Polyconites Verneuili stanno sopra quelli con Toucasia e sotto quelli con 
Caprotina. Con gli uni e con gli altri sono concordanti. Essi sono grigi, compatti o subcristallini, in certi 
punti brecciformi, in generale a strati discretamente spessi, talvolta non ben distinti, inclinati di circa 46° 
a N.N.0. I calcari a Zoucasia della base possono differirsi da quelli soprastanti perchè a piccoli strati 
assai lievemente ondulati e un po’ bituminiferi; ma quelli con Polyconites Verneuili e i superiori con Capro- 
tina striata sono identici per caratteri litologici e così intimamente legati che riesce impossibile di tracciare 
un limite netto tra i due orizzonti. Però le recenti escavazioni hanno mostrato che i Polyconites si pre- 
sentano in larghe aggregazioni in un fascio di strati poco più spesso di quattro metri. I fossili vi sono 
molto abbondanti e si mostrano nella loro posizione naturale, impiantati per l’apice della valva destra e 
fissi anche pel lato anteriore di essa. In molti punti i calcari risultano quasi esclusivamente di un impasto 
di numerosi e belli esemplari di Polyconites e di frammenti di conchiglie di camacee e di rudiste. Un tren- 
tennio di attiva escavazione ha quasi distrutto quel giacimento fossilifero, come è avvenuto per gli altri di 
quella Rupe, tanto interessante per la scienza. 

Nei calcari con Caprotina si notano molti piccoli frammenti di Polycorites, riconoscibili al color nero 
dello strato esterno della conchiglia. Questa osservazione e l’ esame di parecchi esemplari integri di Poly- 
conites Douvillei, saldati con altri di Sellaca caespitosa Di-StEr., da noi non raccolti in posto, ci fecero 
pensare nel 1888 che i Polycorites fossero anche molto sviluppati nei calcari con Caprotina. Delle ricerche 
posteriori, eseguite con lo scopo di chiarire tale fatto, ci hanno provato che il giacimento proprio e prin- 
cipale dei Polyconites sta alla base dei calcari con Caprotina e che in esso si presentano talune delle 
specie che in quest’ultimi calcari raggiungono poi una grande abbondanza. I piccoli frammenti di Polycorites, 
osservabili nei calcari con Caprotina, debbono essere stati strappati ai sottostanti dal mare nel quale vissero 
la Caprotina striata e i molti individui di Monopleura, Sellaca e Himeraelites. Non possiamo però escludere 
che qualche Polyconites del livello con Polyconites Verneuili passi in quello immediatamente superiore; anzi è 
ben possibile: le intime relazioni di questi due gruppi di strati permettono di crederlo. 

L'orizzonte che illustriamo è povero di specie, ma ricco d’individui. Esso assume importanza per la 
posizione ben determinata che occupa e per le relazioni con i livelli a Polyconites Verneuili dell'Algeria, 
del Portogallo, della Spagna settentrionale e dei Pirenei francesi. La sua fauna è la seguente: 


Orbitolina sp. 
» Sp. 
Alectryonia sp. 
Himeraelites vultur Di-Strr. 
Polyconites Vernewili Baxur. 


» Gemmellaroi sp. n. 
» Douvillei sp. n. 
» Bochmi sp. n. 
Sellaca caespitosa Di-Ster. ‘ 


»  Zitteli Dr-Ster. 
Sphaerulites sp. aff. Sph. Sauwvagesi D° Howsre-Firmas sp. 
Nerinea sp. 
Cefalotoraci di crostacei brachiuri. 


[3] G, DI-STEFANO 3 


Le Orbitolina sono rare nell’orizzonte con Polyconites Vernewili; nondimeno vi si possono distinguere 
due specie, le quali sì presentano anche, in maggior numero d’individui, nei superiori calcari con Ca- 
protina. Siccome gli esemplari che si estraggono integri da quei calcari tenaci sono pochi, non crediamo, 
per evitare errori, di tentarne una determinazione specifica. L’ Alectryonia dei calcari in esame è stretta, 
allungata e arcuata come |’ Alectryonia macroptera D’ORB. sp.; però non si stacca dalla roccia che in fram- 
menti e quindi non permette una determinazione esatta. I Polycorites predominano nella fauna per abbon- 
danza d’ individui e ottima conservazione; per lo più essi si mostrano aggregati in gran numero. La 
Sellaca caespitosa Di-Ster. e l’affine Sellaca Zitteli Di-Ster., tanto abbondanti nel superiore livello con Capro- 
tina, non sono rare in quello con Polyconites; raro vi è invece 1’ Himeraelites vultur Di-StEr. Lo Sphaerulites 
sp. aff. Sph. Sauvagesi D’ HomBRE-FIRMAS sp. è identico con quello dei calcari con Caprotina; non si ottiene 
però mai completo. La Nerinza, di grandi proporzioni, è rappresentata da qualche sezione. 

Ci riserbiamo di dare più tardi la descrizione dei cefalotoraci di crostacei brachiuri. Qui diremo solo 
che nessuno di essi corrisponde a quelli delle specie cretacee note finora. 

I calcari con Polyconites Verneuili di Termini-Imerese non sono in relazione con degli strati a cefalo- 
podi, e quindi, per chiarirne l’età, ci dobbiamo servire solo degli elementi di un deposito con facies di 
scogliera, i quali non sono molto adatti per determinazioni eronologiche precise. Nel nostro caso particolare 
la determinazione, anzichè essere agevolata, è resa più difficile dalla presenza di una specie (Polyconites 
Verneuili BAvLE), che in Algeria, in Portogallo, nella Spagna settentrionale e nelle regioni pirenaiche francesi 
Si mostra in orizzonti differenti e spesso di età controversa. L'opinione del maggior numero dei recenti 
studiosi dei Pirenei, che è pur quella di geologi valenti ed esperimentati, sanzionata dall’ ultima edizione 
del Zraité de Geéologie del LapPparENT, dalla Note sur la nomenclature des terrains sédimentaires di MuNIER- 
CHALMAS e DE LAPPARENT e dall’importante Chronographe géologique del prof. RENEVIER, è che i livelli con 
Polyconites Verneuili Barre, Horiopleura Baylei Co. sp., H. Lamberti Mun.-CHAL., Toucasia Seunesi Dovv., 
Sphaerulites cantabricus Douv. sp., brachiopodi, echinidi, corallari e foraminiferi rappresentino l’Albiano. Però 
un esame objettivo delle condizioni del livello con Polyconites Vernewili di Termini Imerese e di quelli 
francesi, spagnuoli e portoghesi ci mostra che, mentre mancano a Termini gli elementi sicuri per provare 
l’esistenza di un sedimento a rudiste e camacee del Gault, si è ben lungi dall’essere pervenuti, per quanto 
riguarda i secondi, a risultati concordi e precisi. 

Crediamo che sia necessario e utile di esporre brevemente i fatti sui quali si fonda questa afferma- 
zione. Diamo perciò qui appresso un sunto degli studi che si sono eseguiti sui livelli coralligeni citati; 
però non pretendiamo di fare un’esposizione storica compiuta, sia per la mancanza di molti elementi 
bibliografici, che per le difficoltà dell'argomento. A chi è privo di osservazioni personali sui Pirenei, 
riesce difficilissimo di potersi raccapezzare solo sulla ricca bibliografia dei terreni cretacei di quelle re- 
gioni, fra tanti dispareri, fra tante contraddizioni e polemiche. Basterà qui rilevare che le marne varie- 
gate gessifere, con calcari a Toucasia, delle sorgenti salate della Sals presso Sougraigne (Aude) sono state 
riferite dagli autori a tutti i piani dal Carbonifero al Cenomaniano compreso ®, e che le polemiche più 
recenti sono ristrette a chiarire se tali marne appartengano al Cretaceo inferiore o al medio o al Trias. Non 
minori sono le perplessità in cui uno studioso objettivo è lasciato talvolta dalle pubblicazioni della Com- 
missione della Carta geologica di Spagna. In queste condizioni noi ci limitiamo a indicare solo i fatti 
principali; ma nel riferirli non siamo sicuri di riuscire sempre esatti. 


1) L. Carez. Note sur les couches dites triasiques des environs de Sougraigne (Aude). Bull. de la Soc. géol. de 
Fr., 3° S., t. XVII, 1889, pag. 372. 


4 G. DI-STEFANO [4] 


a 
Nel 1860 pe VERNEUIL, CoLLomB e TrIGER ? indicarono il Polyconites Vernewili BAYLE, sotto il nome 
generico di Caprina, a Portugaléte (Biscaglia), in un banco di calcare cavernoso, intercalato fra gli strati 
di un calcare compatto scuro, che, secondo gli autori, continua fimo a Santander (Vecchia Castiglia), e 
sulla Sierra di Tolofio (Bacino dell'Ebro). Questi giacimenti furono dal pe VERNEUIL riferiti a strati equiva- 
lenti al Cenomaniano D’ OrBIGNY. La fauna indicata nel banco di calcare cavernoso di Portugaléte è la seguente: 


Sphaerulites foliaceus Lmr.® Ostrea carinata Sow. 

Caprina Vernevili Bavue Ehynchonella contorta D° ORB. 
Radiolites lumbricalis D° ORE. Pygaster truncatus AGAss. 
Caprina semistriata D° ORB. Pseudodiadema granularis Desor. 


Requienia laevigata D’ OrB. 


Il Coquann ® nel 1865 dimostrò che nella provincia di Teruel (Aragona) e in quella di Castellon de 
la Plana (Regno di Valenza) i calcari con Requienia Lonsdalei auct. (= Toucasia carinata MATH. sp. e altre 
specie), Nerinea Archimedis D’ ORB., Pterocera pelagi Brong. Sp. ece., corrispondenti all’ Urgoniano D’ORBIGNY, 
alternano con banchi di arenaria e di argilla con fauna aptiana. Egli indicò in quei calcari la. Horsopleura 
Baylei Coq. ( Caprina); però citò il Polyconites Verneuili BavLE, indicato come Monopleura e Caprina, asso- 
ciato con la Caprina adversa D’ ORB., nel Cenomaniano della montagna di San Justo y Pastor, a Campos 
e a Palomar. Più tardi, cioè nel 1869, dando una illustrazione geologica speciale della provincia di 
Teruel (territori di Utrillas, Gargallo e Val d’Arifio), che è il bacino carbonifero più importante della 
Spagna, insistette sull’ associazione dei calcari a Zoucasia, Nerinea e Orbitolina lenticularis Brum. sp. 
con le arenarie, le argille e le marne a fauna aptiana, e indicò in essi il Polycorites Vernevili BAYLE, 
sempre riferito al genere Caprina, aggiungendo che a torto il pe VERNEUIL aveva riguardata come ceno- 
maniana questa specie. Notiamo qui sotto alcune fra le principali specie che il Coquanp ha citate, nelle 
sue varie pubblicazioni, come raccolte negli strati aptiani alternanti con i calcari a Requienia Lonsdalei 
auct., Nerinea gigantea D° HowBre-Firmas, N. Archimedis D’ ORB., Pterocera pelagi Brone. sp. della provincia 
di Teruel: 


Orbitolina lenticularis Bum. sp. Trigonia Hondaana Lra 
Salenia prestensis Desor » carinmata AG. 
Pseudodiadema Malbosi Desor sp. Pimbria corrugata Sow. Sp. 
Pygaulus depressus AG. Panopaca neoconviensis D’ ORE. 
Heteraster oblongus DeLve sp. » Prevosti D’ ORB. 
Echinospatagus Collegnoi Sisw. sp. .  Belemmites semicanaliculatus pe Bu. 
Terebratula sella Sow. Oppelia Nisus D’ ORB. Sp. 
Pecten (Vola) Morrisi Picr. et REN. Hoplites Deshayesi Lev. sp. 
Plicatula placunea Lmx. o » furcatus J. Sow. Sp. 
Ostrea aquila Brona. Douvilleiceras Martini D'ORB. Sp. 
» Boussingaulti D’ ORE. Ancyloceras Matheroni v° ORB. 


i) E. pe VERNEUIL, CoLLome et TRIGER. Note sur une partie du pays basque espagnol, accompagnée d'une de- 
seription de quelques échinodermes par G. Cotteau. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 22 S., t. XVII, 1860, pag. 333. 

5) È lo Sphaerulites cantabricus DOUV. sp. 

3) H. Coquanp. Monographie de V étage aptien de V Espagne, 1865. 

4) IppM. Description géologique' de la formation erétacée de la province de Teruel (Ancien royaume d' Aragon). 
Bull. de la Soc. géol. de Fr., 28 S., t. XXVI, 1869, pag. 144. 


[5] ) G. DI-STEFANO 5 


Le osservazioni del Coquanp,.per quanto riguarda l’associazione dei calcari a facies urgoniana del- 
l’Aragona e dell’antico Regno di Valenza con le arenarie e le argille marnose a fauna aptiana, trovarono con- 
ferma in quelle di pe VERNEUIL, LANDERER, MALLADA e DE Cortszar. Il pe VERNEUIL ” riferì i calcari a 
Toucasia di Utrillas al Neocomiano e sopra v’indicò l’ Aptiano; ma in quei luoghi e in altri del Regno di 
Valenza constatò anche l'alternanza del Rodaniano a Heteraster oblongus con i calcari a Zoucasia. Ante- 
riormente al Coquanp lo stesso pe VERNEUIL ? aveva indicati nel S. E. della Spagna dei calcari a Zow- 
casia con associazione di specie aptiane; però quei calcari sono stati più tardi riferiti al Gault dal NickLÈs. 
Il LANDERER ® riguardò le Zoucasia come caratteristiche di tutto il suo nuovo piano Zenéreico o Urgo-aptiano 
della provincia di Tarragona, seguìto dal Marrapa ®. Il pe Cortszar ® ha pure riconosciuta l'esattezza delle 
affermazioni di Coquanp per quanto riguarda la fusione delle faune urgoniane e aptiane nel Regno di Valenza 
e nella provincia di Teruel 9, però nella descrizione geologica di quest’ultima ritorna a collocare il Polycorites 
Vernerili BAYLE, sempre determinato come Caprina, nel Cenomaniano con Caprina adversa e Sphaerulites 
foliaceus Lmx. Egli scrive che nella regione da lui studiata avviene non di raro di trovare sul suolo confusi 
insieme fossili aptiani e cenomaniani, e questo potrebbe spiegare le incertezze del CoquanDp; tuttavia sentiamo 
che l'indicazione del De Corrizar sulla posizione del Polycorites Vernewili ha bisogno di conferma. 

Il Coquanp fece note altre osservazioni sui rapporti dell’ Urgoniano con 1’ Aptiano ?. La piccola ma 
interessante montagna detta “La Clape , (Narbona) gli fornì buoni argomenti per meglio sostenere 1’ equi- 
valenza di questi due piani. Egli dimostrò che ivi si osservano due livelli di calcari con Requienia Lons- 
dale auct., separati da 100 m. di marne con fauna aptiana, e indicò la presenza del Polyconites Vernewili 
(ora da lui riferito solamente al genere Moroplew:a) in quello superiore alle marne con Plicatula placunea Lux. 
e Ostrea aquila Broxe. Il p° ArcHIAC 3, studiando quella montagna, aveva ammesso di già che ci fosse una sola 
‘massa di calcarò con Caprotina (Toucasia) superiore ai calcari e alle marne da lui riferiti al Neocomiano e 
supposto, come si rileva. evidentemente dalla sezione N. 14, pl. IV dell’opera citata qui sotto, che la 
ricorrenza di vari livelli di calcarì a Caprotina fosse un’ apparenza dovuta a fratture. Come vedremo, si 
ricorse appresso in modo più determinato alla stessa interpetrazione per ispiegare i fatti interessanti che 
si osservano sulla Clape e altrove. 


1) E. pe VerNnHUIL et G. pa LorIibRE. Description des fossiles du néocomien supérieur de Utrillas et ses envi- 
rons, 1868. ; 

2) E. pa VerNnHUIL et CoLLomB. Coup d’ oeil sur la constitution géologique de quelques provinces d’ Espagne. 
Bull. de la Soc. géol. de Fr., 22 S., t. X, 1852, pag. 61 — Sur Za géologie du S. E. de lEspagne (provinces de Murcia et 
d’ Albacete) ecc. Ibid., 2° S. t. XIII, 1860, pag. 674. 

3) J. LANDERER. E piso Tenéneico 6 Urgo-aptico y su fauna. Anal. de la Soc. Esp. d’ Hist. nat., t. III, 1874. — 
Ensayo de una descripcibn del piso Tenénceico, Ibid., t. VII. 

4) L. MALLADA. Reconocimento geografico y geoldgico de la provincia de Tarragona. Boletin de la Com. del Mapa 
geol. de Esp., III. XVI, 1889. i 

5) D. pe CorrtAzar y M. Pato. Deseripcion fisica, geolégica y agrolégica de la provincia de Valencia. Mem. de 
la Com. del Mapa geol. de Esp., 1882. 

5) D. CorrAzar. Bosquejo fisico, geologico y minero de la provincia de Teruel. Boletin de la Com. del Mapa geol. 
de Esp., t. II, 1885. 

") H. Coquanp. Note sur la formation erétacée de la Clape près de Narbonne (Aude). Bull. de la Soc. géol. de 
Fr., 2° S., t. XXVI, 1869, pag. 187. ; 

8) A. D’ArcHIAC. Les Corbières. Btudes géologiques d'une partie des départements de l Aude et des Pyrénées orien- 
tales. Mém. de la Soc. géol. de Fr., 2° S., t. VI, 1859. 


6 G. DI-STEFANO pn [6] 


Le affermazioni del Coquanp mossero il LevmERIE Da ripetere i suoi studi sul Cretaceo dei Pirenei, 
nei quali i livelli con Polyconites Verneuili Bavre, Horiopleura Baylei Coq. sp., Toucasia ecc. sono molto 
sviluppati. I calcari con Zoucasia dei Pirenei, indicati dagli autori con i nomi di calcarò @ Dicerates, a 
Caprotina, a Chama o a Requienia, erano stati riferiti a strati (Grès verts) corrispondenti al Cenomaniano 
dal DurrENOY 2, dallo stesso LevmeRrIE ® e dal DeLBos ® e al Neocomiano superiore dal DumoRtIER® e dal 
Nocugs ®. Il p’ArcHIAC ? li aveva rapportati ai calcari con Caprotina (Toucasia e Requienia) della Provenza; 
ma con molti dubbi. Il LevwERIE dalle nuove osservazioni trasse la conclusione che in tutta la catena pirenaica, 
dalla valle di Mauléon all’ estremità orientale, c’ è la ricorrenza di due livelli con Caprotina Lonsdalei (sotto 
il qual nome si confondevano allora la Zoucasia carinata MATE. sp., la 7. Seunesi Douv. e la 7. santande- 
rensis Douv.), separati da scisti argillosi e da calcari con fauna aptiana. Egli propose quindi, d'accordo in 
ciò col Coquanp, di fondere l’Urgoniano e l’ Aptiano, dando a questo insieme il nome di Grès vert 0 Urgo- 
aptien. Nell’Urgo-aptiano distinse tre facies: facies urgoniana (calcari con Caprotina Lonsdalei auct.); facies 
aptiana (scisti neri di Sainte-Suzanne, Quillan e Saint-Paul de Fenouillet); facies mista (calcari con Capro- 
tina Lonsdalei auct., Caprina Verneuili Barre, Ostrea macroptera Sow., Cidaris pyrenaica Cort., brachiopodi, 
orbitoline ecc. di Orthez, Vinport, Foix ecc.). Il Polyconites Vernewili venne da lui citato nei dintorni di Orthez 
(Bassi Pirenei) e a Saint-Sauveur (Foix). La stessa specie egli la indicò più tardi’ a Orgaîà (prov. di 
Lerida), come raccolta dal DE VERNEUIL in istrati con fauna aptiana, il che è stato poi confermato dal 
Vipa ®?. 

H. MaGnAN !”, a cui la morte prematura tolse di vedere confermate in buona parte le proprie osser- 
| vazioni, sostenne, in vari lavori sui terreni cretacei dei Pirenei francesi e delle Corbières, che in quelle 
regioni si presentano tre livelli con Requienia Lonsdalei auct., il primo nel Neocomiano, il secondo nel- 
l’Aptiano e il terzo nell’ Albiano. Egli divise l’Aptiano dei Pirenei e delle Corbières, indicato da lui anche col 
nome di Urgo-aptiano nel senso del Coquann!5, in due parti, l’inferiore, composta in predominanza di 


1) H. LeyMERIB. Mémoire pour servir à la connaissance de la division inférieure du terrain crétacé pyrénéen. 
Bull. de la Soc. géol. de Fr., 2*, S., t. XXVI, 1869, pag. 277. 

?) DurrÈNoy et H. pe BrAUMONT. Mémoire pour servir à une description géologique de la France. T.II, 1834. 

3) H. LevmerIn. Héments de géologie, 1866. — Réunion extraordinaire de la Soc. géol. de Fr. à Bayonne (Bas- 
ses Pyrénées). Bull. de la Soc. géol. de Fr., 20, S., t. XXIII, 1866, pag. 824-335. 

4) DELBOS. Essai d'une description géologique du bassin de l'Adour, 1854. 

5) E. DumorrIER. Note sur le gisement du Néocomien supérieur de Vinport près Tercis (Landes). Bull. de la Soc. 
géol. de Fr., 2°, t. XVII, 1860, pag. 241. 

6) A. E. No&u»s. Note sur le terrain crétacé de Tercis. Ibid., 20 S., t. XVIII, 1861, pag. 948. 

7) A. D’ARcHIAC. Loc. cit. 

8) H. LevMERIE. Récit d’une exploration géologique de la vallée de la Segre. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 2° S., 
t. XXVI, 1869, pag. 652. 

®) L. M. Vipar. Geologia de la provincia de Lerida. Boletin de la Com. del Mapa geol. de Esp., T. II, 1875. — 
Nota acerca del sistema cretaceo de los Pirineos de Cataluna. Ibid., T. IV, 1877, pag. T. 

15) H. MAGNAN. Sur Za craie du versant nord de la chaîne pyrénéenne. Comptes rendus de 1’ Institut, t. LXVII. — 
Note sur une deuxième coupe des Petites Pyrénées de VAriège. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 2° S., t. XXV, 1868, 
pag. 709. — Sur le terrain de craie des Pyrénées fragaises et des Corbières et notamment sur la partie inférieure du 
terrain de craie (Néocomien, Aptien, Albien). Bull. de la Soc. d’ Hist. nat. de Toulouse, t. IV, 1870, pag. 36. — Mé 
moire sur la partie inférieure du terrain de craie (Néocomien, Aptien, Albien) des Pyrénées francaises et des Corbières. 
Mém. de la Soc. géol. de Fr., 2° S., t. IX, 1872. 

1!) H. Coquanp. Modifications à apporter dans le classement de la craie inférieure. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 
2° S., t. XXIII, 1866, pag. 560. 


[7] G. DI-STEFANO 7 


calcescisti e calcari neri, nella quale si cominciano a mostrare Ostrea aquila D’ ORB., Orbitolina discoidea 
Gras e 0. conoidea GrAS, e la superiore, costituita di calcari gialli o grigi, marnosi, compatti e marmorei, 
in cui, insieme con specie aptiane, si presentano Requienia Lonsdalei auct. (= Toucasia carinata MATH. sp. e 
altre specie), Monopleura trilobata MATH. sp., Ostrea macroptera Sow. ecc. (Calcaires à Brachiopodes et 
Ostrea macroptera Sow.). Il MagnaN notò alla Clape i due livelli con Zoucasia, indicati dal Coquanp, e pose 
il più basso nel Neocomiano e il più elevato nell’ Urgo-aptiano. 

Le osservazioni del Coquanp, del LevmeRIE e del MaGnAN sui rapporti dell’ Aptiano con i calcari a 
Toucasia e Requienia, indicati come urgoniani, diedero luogo a vive discussioni, che ancora non possono 
dirsi finite. Noi ci riserbiamo di dare nella monografia illustrativa dei calcari a Zoucasia e Requienia di Si- 
cilia Ja storia compiuta delle ricerche che hanno fatto perdere all’ Urgoniano il valore di un piano indi- 
pendente dall’ Aptiano; qui toccheremo la questione soltanto nei punti che hanno rapporto con la deter- 
minazione dell’età dei livelli con Polyconites Verneuili Bavre, Horiopleura Baylei Coq. sp., H. Lamberti 
Mun.-CHan., Zoucasia Seunesi Douv., Ostrea macroptera Sow. ecc. 

Un gruppo di geologi, con a capo HEBERT, non ammette che 1° Urgoniano possa fondersi con l’Aptiano 
e colloca tutti i livelli con Zoucasia e Lequienia inferiori al Cenomaniano, e quindi quelli con Polyconites 
Vernewili, nell’ Urgoniano, inteso come un piano distinto dall’Aptiano. HfBERT! ammetteva bensì che la 
fauna del Rhodanien RenEvIER della Perte du Rhòne e degli altri livelli con Toucasia e Requienia delle 
Corbières, dei Pirenei e dell'Aragona avesse relazioni con quella dell’ Aptiano; ma ne vedeva anche più 
forti col Neocomiano e ne traeva quindi la conseguenza che Urgoniano e Aptiano dovessero rientrare nel 
Neocomiano come sottopiani distinti. Nello stesso tempo negava che nel Cretaceo inferiore della Clape e 
dei Pirenei orientali ci fosse ricorrenza di vari livelli con Zoucasia e Requienia e spiegava i fatti addotti 
per dimostrarla dal Coquanp, dal LeymERIE e dal MAGNAN col supporre spostamenti dovuti a fratture oppure 
rovesciamenti. Per queste ragioni e perchè gli strati costituenti il Zihodarien si erano trovati nel Delfinato 
(Lory) anche in quelli con Requienia ammonia D’ORB., per lui e anche allora pel RENEVIER tipo dell’ Ur- 
goniano, egli credette che le argille a Plicatula e a Ostrea aquila (Aptiano) del Nord e del mezzogiorno 
della Francia formassero un orizzonte distinto dall’Urgoniano, e che gli strati a Zoucasia, Heteraster oblongus 
e Orbitolina della Perte du Rhòne (hodanien RENEVIER), quelli simili del S. E. della Francia, delle 
Corbières, dei Pirenei, dei Monti Cantabrici e di Utrillas (prov. di Teruel) rappresentassero tutti 
l’Urgoniano (Neocomiano medio, HéBERT). Così gli orizzonti con Polyconites Verneuili Bavre, Horio- 
pleura Baylei Coq. sp., H. Lamberti Mun.-CHat., Toucasia Seunesi Douv., T. santanderensis Douv., Cidaris 
pyrenaica Cort., Pseudodiadema Malbosi Desor. sp. ecc. delle regioni pirenaiche francesi e della Spagna 
furono da lui collocati nell’ Urgoniano. A proposito della Catena Cantabrica egli affermò che gli strati di 
Portugaléte erano davvero cenomaniani; ma fece rilevare (1867) che il Polyconites Verneuili BAYLE, non si 
raccoglieva colà, sibbene a Santander. 

Altri valenti geologi della scuola di HEBERT seguirono le idee del maestro. F. CAtroL ® fece nel 1870 


1) H. Hesert. Le terrain crétacé des Pyrénées, I, II. Bull. de la Soc. géol. de France, 2° S., t. XXIV, 1867, 
pag. 323 e 38 S., t. IX, 1881, pag. 64. — Classification des assises néocomiennes. Réponse aux critiques de M. Co- 
quanp. Ibid., 2° S., t. XXVI, 1868, pag. 214. — Ze Néocomien inférieur dans le midi de la France (Dròmes, Basses 
Alpes). Ibid., 2° S., t. XXVIII, 1871. — Observations relatives au résumé presenté par M. MAGNAN de son travail sur 
la partie inférieure du terrain erétacé des Pyrénées. Tbid., 2° S., t. XXIX, 1872, pag. 63. — Documents relatifs au 
terrain crétacé du midi de la France. Ibid., 2° S., t. XXIX, 1872, pag. 393. 

2) F. Carron. Note sur la Clape et sur le terrain crétacé inférieur des Corbières. Comptes rendus de l’ Ac. d. Sc., 
t. LXXII, 1870, pag. 51. — Note sur l’étage du Gault dans les Corbières. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 2° S., t. XXIX, 1882, 
pag. 68. — Recherches sur le terrain erétacé inférieur de la Clape et des Corbières. Annales d. Sc. géol., t. III, 1872. 


8 G. DI-STEPANO [8] 


e nel 1872 un importante studio della Clape e vi dimostrò solidamente la presenza dell’Aptiano con Belem- 
nites semicanaliculatus De B1., Nautilus Neckerianus Pict., Hoplites Dufrenoyi D’ORB. sp., Plicatula placunea 
Lmx., Ostrea aquila D’ OrB., Echinospatagus Collegno Sism. sp., Peudodiadema Malbosi DesoR. Sp. ecc., asso- 
ciato con calcari a Zoucasia carinata MATA. sp. e- Polyconites Verneuili BavLE, che fu da lui indicato come 
Caprina e come Plagioptychus. Però egli, lavorando con preconcetti, non ammise che un solo livello di calcari 
a Toucasia e ne spiegò la ricorrenza col supporre un grande numero di spostamenti per fratture, delle quali 
è stata più tardi dimostrata l’assoluta inesistenza. Non potendo negare l’associazione dei calcari a Zoucasia 
con le argille e i calcari marnosi a fauna certamente aptiana, espresse l’opinione, per non accettare le idee del 
‘Coquanp e del MacnAN, che la Zoucasia carinata passasse dall’ Urgoniano nell’Aptiano e che non fosse punto 
caratteristica del primo di questi piani, distinto, per lui, dalla presenza della Requieria ammonia D’ORB. 
Egli negò pure che nelle Corbières esistessero i tre livelli con Zoucasia (Neocomiano, Aptiano, Albiano), 
sostenuti dal MAGNAN, e ammise che ve ne fosse uno solo nell’Aptiano. Il DePéRET!) più tardi, sostenne 
le stesse idee del CatroL, per quanto riguarda il modo di spiegare la ricorrenza dei vari livelli di calcari 
con Zoucasia nel Cretaceo delle Corbières; riferì però questi calcari all’Urgoniano. 

Anche il Lacvivier 2, in vari lavori, interpetrò la ricorrenza dei livelli a Zoucasia dell'Aude e dell'Ariège 
per mezzo dell’ipotesi di accidenti stratigrafici. Egli si oppose alle affermazioni del RoussEL, che, secondo 
vedremo più tardi, indicava anche livelli coralligeni nel Gault, e riguardò come urgoniani i calcari con 
Toucasia, Poylconites Verneuili Bavue, Horiopleura Lamberti Mun.- CHAL., Ostrea macroptera Sow. ecc. di 
quei due dipartimenti. 

Il Carez®, in un’altra serie d’importanti scritti, ha sostenuto energicamente che i calcari a tipo urgoniano 
del S. E. della Francia, delle regioni pirenaiche francesi e spagnuole e della Catena Cantabrica occupano sempre 
lo stesso posto sotto l’Aptiano. Egli ritenne per urgoniani i calcari neri a Zoucasia di Santander e di vari 
luoghi della Biscaglia, e indicò sopra di essi, a Urdiales, l’Aptiano, rappresentato da potenti banchi marnosi 
con Ostrea aquila D’ ORB. | 

Dopo un suo viaggio in Ispagna, diretto pure a chiarire la composizione del Cretaceo della Catena 
Cantabrica, Ca. BarROIS® pubblicò un importante lavoro sui terreni cretacei del bacino di Oviedo. Anche 
egli, seguace delle idee di H#BERT, pose nell’ Urgoniano i livelli con Zoucasia e Polyconites Verneuili della 
Catena Cantabrica; ma rilevò di non aver trovato l’Aptiano nè nel bacino di Oviedo, nè a Santander, e 
fece notare esattamente le relazioni della fauna dei calcari coralligeni di Luanco, delle marne e delle 
arenarie calcarifere di Capo Prieto, riferiti all’ Urgoniano, con vari livelli a Zoucasia di altri luoghi. Le specie 


1) Ca. DeP6RDT. Description géologique du bassin tertiaire du Roussillon. Ann. d. Sc. géol., t. XVII, 1885. 

?) C. pa Lacvivier. Compte rendu de Vércursion de Foix à Pradières. Réunion extraordinaire de la Soc. géol. 
de Fr. a Foix. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3° S., t. X, 1882, pag. 543. — Hfude géologique sur le departement de 
VAriège et en particulier sur le terrain crétacé. Annales d. Sc. géol., t. XV, 1884. — Etude comparative des terrains 
crétacés de lVAriège et de l’Aude. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3° S., t. XIV, 1886, pag. 538. — Note sur le Orétacé 
de VAriège. Ibid., 3° S., t. XV, 1887, pag. 590. 

3) L. CAREZ. Quelques mots sur le terrain crétacé du Nord de VEspagne. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3° S., 
t. IX, 1881, pag. 73. — Etudes sur les terrains crétacés et tertiaires del’Espagne, 1881. — Remarques sur tes rapports 
de VAptien et de lUrgonien. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3° S., t. XI, 1883, pag. 436. — Note sur VUrgonien et le 
Néocomien de la vallée du Rhòne. Ibid. 3° S., t. XI, 1883, pag. 351. — Sur quelques points de la Géologie des Cor- 
bières. Ibid. 3° S., t. XIX, 1891, pag. 702. 1 

1) Ca. BARROIS. Sw le terrain crétacé de la province d’Oviedo (Espagne). Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3° S., t. VI, - 
1878, pag. 538. — Meémoire sur le terrain crétacé du bassin d’Oviedo (Espagne). Annales d. Se. gé0l., IX, 1879. 


[9] G. DI-STEFANO 9 


principali degli strati di Luanco e di Capo Prieto sono le seguenti, che riportiamo, come al solito, con 
la nomenclatura dell’autore: 


Orbitolina discoidea A. Gras Ostrea macroptera Sow. 

» conoîdea A, Gras i Plicatula placunea Lux. 
Heteraster oblongus DeLvc sp. Janira atava D’ORB. 
Pseudodiadema Malbosi DesoR Sp. Caprotina Lonsdalei Sow. apud VernevIL È 
Discoidea decorata Desor Oaprina Vernewili BaxLE 
Terebratula Moutoni D’OrB. Ammonites fissicostatus Pr. (= Hopl. Deshayest 
Waldheinia tamarindus Sow. sp. Leym. Sp.). 


Ostrea Boussingaulti D’ORB. 


Tale fauna, ha giustamente rilevato il BarRoIs, è analoga a quella dei calcari a Zoucasia inferiori 
di Santander, dell’Urgo-aptiano o piano Tenéncico delle provincie di Teruel e di Tarragona e degli strati 
con Toucasia, Polyconites Verneuili BaxLe, Ostrea macroptera Sow. ecc. dell'Aude, dell’Ariège e dei Bassi 
Pirenei. 

Per quanto riguarda le affermazioni di Carror sulla Clape (Aude), di CarEz e BARROIS sulla Spagna 
e di HéBERT su queste due regioni noteremo quanto segue. Le osservazioni di LÉENHARDT, ROUSSEL, 
Vicuier ?, confermate anche dal De MARGERIE ®, hanno dimostrato che alla Clape l’associazione dei calcari a 
tipo urgoniano con le rocce aptiane e la ricorrenza dei vari livelli a Toucasia sono reali. LéenEARDT ® ha 
provato che i livelli con 7oucasia sono ivi tre, anzichè due, secondo aveva scritto il Coquanp; il RoussEL, i cui 
importanti lavori sul Cretaceo dei Pirenei citeremo in parte più avanti, ha inoltre dimostrato che tali livelli 
passano lateralmente alle marne aptiane ® e ha data dei terreni cretacei della Clape una sezione ® che 
noi crediamo utile di riportare qui sotto, disponendone i membri nell’ordine normale di sovrapposizione : 


5. Arenarie verdi o rosse con Ostrea aquila D’OrB. ed Encrinus. Rappresentano verosimilmente l’ Albiano. 

4. Calcari con Toucasia santanderensis Douv. e Polyconites Vernewili Bavue. 

3. Marne con Orbitolina, Echinospatagus Collegnoi Sis. sp., Peltastes Archiaci Corr., Cidaris malum A. Gras, 
Pseudodiadema Malbosi Desor sp., Terebratula sella Sow., Waldheimia tamarindus Sow. sp., Plicatula pla- 
cunea Lmr., Ostrea Boussingaulti D’OrB., O. aquila Brone., Pecten interstriatus Luvm., P. Carteroniarus 
D’OrB., Mytilus Cornuelianus D’OrB., Trigonia caudata Ae., T. divaricata Minsr., Panopaea rostrata D’ORB., 
P. Prevosti n’ OrB., Pleurotomaria Pailleteana D’Ors., Natica bulimoides D’ OrB., Lytoceras recticostatum 
D’OrB. sp., Hoplites Deshayesi Levm., Nautilus pseudo-elegans D’ORB. ecc. 

2. Calcari a Toucasia e Ostrea Boussingaulti D° ORB. 

1. Marne con Terebratula sella v’OrB., racchiudenti lenti di calcare con Toucasta. 


I membri 1, 2, 3 rappresentano certamente l’Aptiano. Come si vede, i calcari con Polyconites Verneuili 
stanno alla Clape sulle marne aptiane e sotto gli strati presunti albiani. 


4) Come si vedrà appresso, si tratta della Toucasia santanderensis Douv. 

2) M. Vicuier. Études géologiques sur le département de l'Aude (bassin de VAude et Corbières), 1887. 

3) E. pa MARGERIE. Note sur la structure des Corbières. Bull. des Services de la Carte géol. de France, N. 17, 
t. II, 1890. : 

4) H. LesnHARDT. Sur le erétacé inférieur de la Clape. Bull. de la Soc. géol. de Fr. 38 S., t. XV, 1887, pag. 742. 

5) J. Rousser. Étude sur le Crétacé des Petites Pyrénées et des Corbières. Bull. de la Soc. gèol. de Fr., 3° S., t. XV, 
1887, pag. 601. 


6) J. RousseL. Étude stratigraphique des Pyrénées. Bull. des Services de la Carte géol. de Fr. ecc., N. 35, t. V, 
1893-94, pag. 134 e 135. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


(>) 


10 G. DI-STEFANO [10] 


I calcari a Zoucasia inferiori di Santander, riferiti dal pe VERNEUIL a strati corrispondenti al Cenoma- 
niano, dal MAaEstRE ” al Neocomiano e da HéBERT, CAREZ e BARROIS all’ Urgoniano, non rappresentano certa- 
mente l’ Urgoniano, compreso nel senso di un piano indipendente dall’Aptiano. Nemmeno le Zoucasia che vi 
si rinvengono sono riferibili alla Zoucasia Lonsdalei Sow. sp. d’ Inghilterra o alla 7. carinata MATE. sp. 
Il prof. DouviLLé ha dimostrato ? che le Zoucasia delle regioni pirenaiche, della Catena Cantabrica e del- 
l’Aragona, attribuite alla Zoucasia Lonsdaleî Sow. sp. o alla 7. carinata MATA. sp., non corrispondono 
mai alla prima e, per lo più, neanco alla seconda. Alla specie di Santander ha dato il nome di Zowcasia 
santanderensis Douv.; a un’altra dei Pirenei orientali quello di 7. Seunesi. Inoltre G. Pure e R. SAncHEZ® 
hanno fatto rilevare che a Santander non si può distinguere un orizzonte aptiano da quello a Zoucasia. 
Altri dati importanti sul Cretaceo inferiore della Catena Cantabrica ci fornisce la descrizione geologica della 
Biscaglia pubblicata da Ann pe Yarza #. Questi non ha trovato sui calcari a Zoucasia inferiori l’Aptiano, 
indicato da CarEz a Urdiales. Egli ammette nella Biscaglia, come aveva ammesso per la Guipuzcoa 9, 
l’esistenza di due piani a Zoucasta, dei quali il più elevato è cenomaniano, mentre l’inferiore presenta miste 
le faune dell’ Urgoniano e dell’Aptiano. Questo livello inferiore, formato di arenarie con lenti di calcari coral- 
ligeni, dalla Biscaglia si continua direttamente nella provincia di Santander. I principali fossili citati 
dall’Ap4n in tale sruppo di strati, per indicare i quali si serve sempre della denominazione Urgo-aptiano, 
sono i seguenti: 


Orbitolina lenticularis Bru. sp. ' Pecten Goldfussi Desa. 
Synastraca maenandra D’ORB. Ostrea macroptera Sow. 
Cyathophora (Cyathocoenia) regularis From. » rectangularis Roem. 
Montlivaultia Ieaunensis D'ORE. Requienia Lonsdale auct. 
Cidaris pyrenaica Corr. Monopleura trilobata D’ORB. 
Ehynchonella Gibsiana Sow. Venus vendoperana Levm. 
» trregularis Pior. Vicarya Luxani VERN. Sp. 
Terebratula sella Sow. Ammonites consobrinus Levm. (= Hopl. 
Waldheimia tamarindus Sow. Sp. Deshayesi Lexw. Sp.). 


Terebratella Menardi Lmx. 


Questa fauna, secondo è stato già rilevato avanti, non differisce da quella del piano Zenéreico o Urgo- 
aptiano delle provincie di Teruel e di Tarragona e degli altri livelli con Ostrea macroptera Sow., Polyco- 
nites Verneuili Barre e Toucasia delle regioni pirenaiche francesi. 

L’Apsn pE Yarza ha rivolto una speciale attenzione al noto giacimento di Portugaléte (Biscaglia), nel 
quale il pe VeRNEUIL indicò la presenza del Polyconites Verneuili. Il banco di calcare cavernoso fossilifero 


no» 


è intercalato fra gli strati di calcari marnosi, direttamente sovrapposti a quelli urgo-aptiani di Somorro- 


1) A. MaEsTRE. Descripcion fisica y geologica de la provincia de Santander, 1864. 

?) H. DouvILLE. Sur quelques Rudistes du terrain crétacé inférieur des Pyrénées. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3° S., 
t. XVII, 1889, pag. 627. 

3) G. Pure v R. SAncHEZ. Datos para la Geologia de la provincia di Santander. Boletin de la Com. del Mapa geol. 
de Esp., t. XV, 1888. 

4) R. ADAN DE YARZA. Descripcion fisica y geolégica de la provincia de Vizcaya, 1892. Mem. de la Comisiòn del 
Mapa, geol. de Esp. 

5) R. ADAN DE YARZA. Descripcion fisica y geolégica de la provincia de Guipuzcoa. Mem. de la Com. del Mapa 
geol. de Esp. 


[11] G. DI-STEFANO 11 


stro. Abbiamo citati avanti i fossili di carattere cenomaniano riportati dal pe VERNEUIL; l’ApiN vi aggiunge 
ora le seguenti specie: 


Cidarîs vesiculosa GoLpr. Ostrea flabellata GoLpr. 

» rothomangensis Cort. Inoceramus Cripsi? Mant. 
Pseudodiadema variolare Broxne. sp. Pseudomelania reussiana Gen. 
Holectypsus crassus Corr. Tylostoma Torrubiae SHARPE 
Terebratula sulcifera MoRRIS Turbo Lenhardi Grin. 


La fauna citata conferma l’età cenomaniana dei calcari di Portugaléte, non ostante la presenza della 
Terebratula sulcifera Sow. del Turoniano d'Inghilterra. L° Inoceramus Cripsì MANT. è stato indicato dal 
Gault al Senoniano; ma la sua determinazione è dubbia. 

Abbiamo già detto avanti che H#BERT nel 1867 mise in dubbio l’esistenza del Polyconites  Verneuili 
BayLe a Portugaléte; il prof. DouviLLé ) ha verificato che i campioni originali di questa specie, comuni- 
cati dal pe VERNEUIL al BAyLE e conservati nelle collezioni della Scuola delle miniere di Parigi, portano 
l'indicazione “ Santander ,,. L’Apin DE YARZA non esclude invece la presenza del Polyconites Verneuili a 
Portugaléte; ma ammette che possa essere comparso anche in piani cretacei più bassi. 

Noi non dobbiamo qui riportare tutte le osservazioni fatte sui rapporti dell’ Urgoniano con l’Aptiano, 
nè esporre tutte le controversie alle quali hanno dato luogo. Ci limiteremo soltanto a far rilevare che 
la questione se ci siano nel Cretaceo inferiore vari livelli a Zoucasia e se i calcari con la fauna di Orgon 
debbano ritenersi come una facies dell’Aptiano è risolta nel senso affermativo. Una serie d’ importanti osser- 
vazioni, dovute a Coquanp, LevMERIE, MAGNAN, LoRYy, LANDERER, AD4N DE YARZA, MALLADA, DE CORTAZAR, 
Peron, Power, LéenHARDT, KiLiAN, DouviLLÉ, SEuNnES, MunIER-CHALMAS, RousseL, Vicuier, ALmeRA e Pa- 
quier hanno dimostrato che vari sono i livelli con camacee e rudiste nel Cretaceo inferiore e che se 
i calcari con la fauna urgoniana sono inferiori all’Aptiano in vari luoghi del S. E. della Francia e delle 
regioni pirenaiche, in altri delle stesse regioni, della Catena Cantabrica, dell’Aragona e dell'Algeria con- 
tengono una fauna che appartiene indubbiamente all’Aptiano inferiore, o alternano con strati appartenenti 
a questo piano o vi passano lateralmente, in modo da mostrarsene una facies. Il Rhodanien RENEVIER 
con Orbitolina lenticularis BLum. sp., Heteraster oblongus DeLUC Sp., Zoucasia carinata MATH. sp. ecc. di 
vari luoghi non ha caratteri paleontologici che possano farlo differire dall’Aptiano inferiore. Esso contiene 
anche Belemnites semicanaliculatus DE B1., Desmoceras Matheroni D’ ORB. sp., Hoplites Deshayesi Lev. sp., 
Echinospatagus Collegnoi Sisw. sp., e altre specie che sono fra le più comuni dell’Aptiano. La Requienia 
ammonia non può certamente essere riguardata come specie caratteristica dell’ Urgoniano, inteso come piano 
indipendente. Gli strati rodaniani sono stati trovati dentro i calcari con Requienia ammonia nel Del- 
fimato (Lory). Nella montagna di Lure ?, tra il Barremiano alla parte inferiore e l’Aptiano superiore con 
Belemnites semicanaliculatus DE B1., Oppelia Nisus D’ORB. Sp., Hoplites furcatus J. Sow. a quella superiore, si 
presentano calcari con Requienia ammonia GoLpr. sp., È. gryphoides MATH., Nerinea gigantea D° HomBRE- 
FIRMAS sp., cioè con la fauna di Orgon, i quali passano lateralmente ad altri marnosi contenenti le specie 
tipiche dell’Aptiano inferiore della Bedoule. 


1) H. DouvILL®. Sur quelques Rudistes du terrain crétacé inf. des Pyrénées, pag. 635. 
2) W. Kinian. Description géologique de la montagne de Lure. Annales d. Sc. géol., T. XIX e T. XX, 1888. 


12 G. DI-STEFANO [12] 


Tuttavia la fauna di Orgon non si presenta solo nell’Aptiano. Il LéenHARDT ® e il KiLian ? hanno fatto 
rilevare che dei calcari a facies urgoniana si trovano dentro il Barremiano a Lesches presso Beaurières, alla 
Charce e a Menglon nel Diois (Delfinato meridionale). Lo stesso posto occupano probabilmente i calcari a 
Requienia ammonia che nelle regioni alpine gli autori svizzeri indicano spesso immediatamente sotto gli 
strati con Zoucasia ad affinità aptiane (Rodaniano). In queste condizioni il nome di Urgo-aptiano, dato 
all'insieme dei livelli con Requienia e Toucasia superiori all’Hauteriviano e inferiori al Gault, sarebbe 
inesatto. Recentemente il RENEVIER (Chronographe géologique, 1887) ha:dato al termine Urgoniano un senso 
assai più largo di quello del p’OgrBIGNY, perchè se ne serve per comprendervi il Barremiano, il Rodaniano 
(Aptiano inferiore) e l’Aptiano superiore, al quale restringe solo il nome di Aptiano. 

L’Urgoniano rappresenta dunque una facies del Barremiano e dell’Aptiano. I calcari a facies urgoniana 
si presentano ora nell’uno, ora nell’altro di questi due piani; talvolta in tutti due insieme; tal’altra l’Aptiano 
e il Barremiano spariscono e restano sole le spesse masse di calcari a Zoucasia e Requienia. 

Se l’esistenza di vari livelli con camacee e rudiste nel Cretaceo inferiore e la dipendenza dei calcari 
con la fauna di Orgon dall’Aptiano e dal Barremiano possono dirsi provate, non per questo risulta precisa 
l’età dei livelli con Polyconites Vernewili Bavue, Horiopleura Lamberti Mun.-CHAL., T'oucasia santanderensis 
Douv., Sphaerulites cantabricus Douv. ecc. Delle osservazioni di CHoFrFAT, SEUNES, DoUvILLÉ, RousseL e NIckrès 
rendono più complessa la questione. : 

P. CrHorrat 3, in vari lavori, ha fatto conoscere bene l’ importante Cretaceo portoghese, così variabile 
di aspetto. In esso la facies a rudiste e camacee invade 1° Urgoniano, il Gault, il Cenomaniano e il Turo- 
niano. Vi si presentano più livelli con Zoucasia e Requienia, dei quali quattro si trovano tra il Neocomiano e 
il Cenomaniano superiore. Quello più basso, con Requieria gryphoides MATH., R. cfr. ammonia Gone. e Tou- 
casia carinata MATH. sp., è riferito all’Urgoniano; un secondo più elevato, con Requieria specificamente 
indeterminate, si osserva in un insieme di arenarie e calcari (Couches d’Almargem) con fossili che si presen- 
tano solitamente nell’Albiano (Belemnites minimus List. e Douvilleiceras cfr. mammillare ScHLOTE. sp.), ma 
che sono stati indicati anche nell’Aptiano superiore; altri due più alti ancora s’intercalano in un gruppo di 
strati marno-calcarei e arenacei, che CHorrAt indicò nel 1895 come Couches de position douteuse e ai quali 
nel 1891 diede il nome di BeMasien (da Bellas). 

Il Bellasiano è compreso tra gli strati di Almargem, giacenti sull’Urgoniano, alla parte inferiore, e 
il Cenomaniano superiore, rappresentato da un livello con Neolobites vibrayeanus D’ORB. Sp., Acanthoceras 
pentagonum J. Brown ecc., a quella superiore. Il livello con Neolobites vibrayeanus è direttamente sotto- 
posto ai calcari e alle marne del Turoniano con Caprinula Boissyi D’ORB. e Sauvagesia Sharpei BAYLE ecc. 
Il Bellasiano dei dintorni di Lisbona è composto dai membri seguenti, che noi disponiamo nell’ordine normale 
di sovrapposizione : 


1) KiLtan et LEENRARDT. Note sur le Crétacé inférieur du Sud-Est. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3€ S., t. XVI, 1888, 
pag. 54. 

2) W. KiLian. Description géol. de la mont. de Lure. — Annuaire géologique universel, T. III, T. IV. — Note strati 
graphique sur les environs de Sisteron et contributions à la connaissance des terrains secondaires du Sud-Est de la France. 
Bull. de la Soc. géol. de Fr. 3° S., t. XXIII, 1895, pag. 659. 

3) P. CHOFFAT. Recueil de monographies stratigraphiques sur le système crétacique du Portugal, I, 1885. Section 
des travaux géologiques du Portugal. — Recherches sur les terrains sécondaires au Sud du Sado. Communicagoes da 
Commissao dos trabalhos geologicos, t. II, fasc. II, 1887 — Note sur le Crétacique des environs de Torres Vedras, de 
Peniche et de Cercal. Ibid. t. II, fasc. II, 1892. — Faciès ammonitiques et faciès récifal du turonien portugais. Bull. de 
la Soc. géol. de Fr., 3° S., t. XXV, N. 5, pag. 470. 


[13] G. DI-STEFANO 13 


Strati con Neolobites Vibrayeanus. Contengono inoltre Acanthoceras pentagonum J. Brown et Hun. e altri 
fossili. (Cenomaniano superiore). 


4. Primo livello con Pterocera incerta. Fauna di echinidi, lamellibranchi e gasteropodi, che pro- 
viene dagli strati sottostanti e ha pochi legami con quella dei superiori. 

3. Livello con Ostrea pseudo-africana. Contiene Toucasia santanderensis Douv., Horiopleura Lam- 
berti Mun.-CHan., Polyconites operculatus v’ORB. sp., Caprotina, Ichtyosarcolithus triangularis D’ORB. Sp., 
Sphaerulites e, alla parte superiore, Turrilites costatus Lmx. 

2. Livello con Polyconites Verneuili. Oltre a questa specie contiene: Toucasia santanderensis 
Douv., Caprinula sp., Sphaerulites cantabricus Douv. sp. ecc. 

1. Livello con Placenticeras Uhligi. Offre inoltre Schloenbachia inflata Sow. sp., gasteropodi e 


\ pelecipodi. Questi strati appartengono o al Gault superiore o al Vraconniano. 


n= 


BELLASIANO 


Strati di Almargem. Arenaria con impronte di vegetali terrestri e calcari con fossili marini: Orbitolina conoidea 
A. Gras, Ostrea pes-elephantis Cog., Toucasia ecc. A S. Joio-da-Venda (Algarve orientale) questi strati con- 
tengono Belemnites minimus List. e Douvilleiceras cfr. mammillare Scurota. sp. Gli strati di Almargem corri- 
spondono all’Aptiano o all’Albiano. 


I vari livelli del Bellasiano contengono tutti Ostrea flabellata Gotpr. e sono legati da intimi rapporti 
stratigrafici e paleontologici. A Runa il Bellasiano è completo, ma non contiene il livello con Polyconites 
Vernewili BAYLR; per questa ragione e perchè la fauna del livello con Polyconites Vernewili BAYLE è 
analoga a quella del livello inferiore con Placenticeras Uhligi, CHorFAT propose nel 1892 (Note sur le 
Cretacique des environs de Torres Vedras ecc.) di riunire questi due orizzonti. Nella più recente Nota sul 
Cretaceo portoghese (Zuciès ammonitique et faciès récifal du turonien portugais, 1897) egli li tiene però 
Sempre distinti. 

Gli strati con Placenticeras Unligi rappresentano, come abbiamo detto, quelli con Schloendachia inflata 
ossia la Gaize del bacino di Parigi o Vraconnien RENEVIER, tanto discussi se debbano essere aggregati al 
Gault superiore o al Cenomaniano inferiore. Ricorderemo qui che, sulla base della trasgressione sul Gault, 
mostrata da questi strati nel bacino anglo-parigino e in vari luoghi del bacino mediterraneo, non pochi autori 
recenti, come BarRois >, MunieR-CHALMAS e DE LAPPARENT © li collocano alla base del Cenomaniano, inteso 
nel senso del p’OrBIenyv. Il RENEVIER comprende il Cenomaniano in un modo più largo, e vi riunisce 
l’Albiano, il Vraconniano e il Rotomagiano. Al Vraconniano dà il significato di un piano distinto, ma tran- 
sitorio tra l’Albiano e il Rotomagiano. È noto che il Vraconniano ha infatti una fauna di passaggio tra 
il Gault e il Cenomaniano e delle specie proprie. Il Krcran® nota che nella montagna di Lure (Basses Alpes) 
la grande trasgressione che raggiunge il massimo nel Cenomaniano comincia con l’Albiano e che le faune 
dell’Albiano e del Cenomaniano si fondono in un’assisa di passaggio (Strati con SeW/oenbackhia inflata o Vracon- 
niano). Per questa ragione crede che Albiano e Cenomaniano si debbano riunire insieme nel Cretaceo medio; 
ma non dà al Vraconniano il valore di un piano distinto nel senso del RenEviER. Gli strati con Schloendbachia 


1) CH. BARROIS. Mémoiîre sur le terrain erétacé des Ardennes et des régions voisines. Annales de la Soc. géol. du 
Nord, t. V, 1877-78. 

2) MunIErR-CHALMAS et DE LAPPARENT. Note sur la nomenclature des terrains sédimentaires. Bull. de la Soc. géol. 
de Fr. 3e S., t. XXI, 1894. 

3) H. RENEVIER. Chronographe géologique, 1897. 

4) W. Kiuran. Description géol. de la mont. de Lure. — Notice strat. sur les environs de Sisteron ece., pag. 794. 


14 G. DI-STEFANO [14] 


inflata della montagna di Lure si dividono in due livelli contenenti tutti due questa specie; ma solo il più 
elevato contiene tipi nettamente cenomaniani, rappresenta la Gaize del bacino di Parigi, il Vraconnien della 
Svizzera e l’Upper green sand d’ Inghilterra e va aggregato al Cenomaniano inferiore. Noteremo qui che 
strati simili occupano la base del Cenomaniano in Algeria (Peron, Power, FicHEUR, WELSCH) e stanno in vari 
luoghi in trasgressione sul Gault, che pure. contiene lo ScXloenbachia inflata; però in altri della stessa 
regione, come p. es. in Cabilia, il Cenomaniano è concordante sul Gault (Ficneur) . Nel S. E. della 
Spagna, secondo il Nickcès 2, gli strati con Schloendachia inflata stanno in concordanza sul Gault, ma rappre- 
sentano il Cenomaniano per la presenza della Discoidea cylindrica (Lwmx.) Ac. Anche nelle isole Baleari ® il 
Cenomaniano sta in concordanza sul Gault. Invece nella valle del Rodano ® da Montélimart al Mediterraneo, 
gli strati con Schloenbachia inflata poggiano in trasgressione sul Gault e sui piani più bassi. 

Come si vede, anche il Bellasiano, che comincia cogli strati a ScA/oendachia inflata, sovrapposti su 
quelli con Belemnites minimus List e Dowvilleiceras cîr. mammillare ScHLOTA. sp., può aggregarsi al Ceno- 
maniano inferiore. Esso contiene anche Ostrea flabellata Gonpr., Caprotina, Polyconites operculatus D'ORB. Sp. 
Ichtyosareolithus triangularis Desm. e, nella parte più elevata, Zurrilites costatus D’ORB., che ne indicano in 
modo incontestabile le affinità cenomaniane. Il dott. CrorrAt, nel quadro che chiude l’ultima sua Nota 
sul Turoniano portoghese, ha di già collocato tutto il Bellasiano nel Cenomaniano inferiore. 

Noteremo qui che in Tunisia e in Algeria ® si presentano strati corrispondenti al Bellasiano. In 
Tunisia sono superiori a quelli con Orbitolina lenticularis BLum. sp. e Heteraster oblongus DeLuc sp. (Ap- 
tiano inferiore, Rodaniano), contengono alcune Toucasia e la Schloenbachia inflata, mostrano strette affinità 
cenomaniane e sono dal Tomas riferiti al Vraconniano. 

Posteriormente alla pubblicazione dei primi lavori di CHorrat sul Cretaceo portoghese, il dott. J. 
SeunES ? ha fatte nei Bassi Pirenei e nelle Lande altre osservazioni, che assumono una grande im- 
portanza per la conoscenza dei livelli a facies di scogliera del Cretaceo inferiore. Egli ha riesaminati i 
dintorni di Vinport (Lande) e di Orthez (Bassi Pirenei), già studiati da tanti valenti geologi, e confermata la 
esistenza in quei luoghi di vari livelli con Zoucasta, tanto vivamente oppugnata da H#Berr. Il Seunes ha 
indicata l’età di quei livelli in modo ben determinato. Il più basso, costituito di calcari con Zoucasia, bra- 
chiopodi, polipai e orbitoline, sta sotto le marne nerastre dell’Aptiano superiore con Plicatula placunea Lmx., 
Ostrea aquila Brona., Hoplites Deshayesi Levm. sp. ecc., e contiene le seguenti specie ben determinabili: 


1) E. FicuruR. Description géologique de la Kabylie et du Djurjura, 1890. 

2) R. NickLòs. Recherches géologiques sur les terrains secondaires et tertiaires de la province d’ Alicante et du Sud 
de la province de Valence. Annales Hébert, t. I, 1892. 

3) NoLan. Structure géologique d’ensemble de VArchipel Baléare. Bull. de la Soc. géol. de Fr. 3° S., t. XXIII, 1895, 
pag. 16. 

4) L. CarEZ. Note sur le terrain erétacé de la vallée du Rhòne et specialement des environs de Martigue (Bouches 
du-Rhòne). Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3€ S., t. XVI, 1888, pag. 504. 

5) Pa. THOMAS. Sur Za découverte de nouveaua gisements de phosphate de chaux en Tunisie. Comptes rendus de 
l’Ac. d. Se., T. CIV, 1887, pag. 1324. — Gisements de phosphate de chaux des Hauts-plateaux de la Tunisie. Bull. de la 
Soc. géol. de Fr. 3° S. t. XIX, 1891, pag. 370. 

6) WeLscH. Terrains crétacés du Seressou et de Lehou. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3.0S., t. XVIII, 1890, pag. 495. 

7J. Seunns. Note preliminaire sur la géologie du département des Basses Pyrénées. Ibid., 3° S., t. XVI, 1897, 
pag. 732. — Sur la géologie des Pyrénées occidentals. Ibid., 3 S., t. XVI 1897, pag. 54. — Note sur le crétacé supérieur 
des Pyrénées occidentales. Tbid., pag. 719. — Gault coralligène des Pyrénées. Ibid., 3 S., t. XVIII, 1889, pag. 230. — 
Recherches géologiques sur les terrains secondaiîres et VEocéne inférieur de la region sous-pyrénéenne du S. O. de la 
France (Basses Pyrénées et Landes). Ann. des mines, 3° S., t. XVIII, 1890. 


{15] 


Orbitolina discoidea A. Gras 
» conoîdea A. Gras 
Ehynchonella latissima Sow. 


Tale fauna, nota il dott. Srunes, è analoga a quella dei calcari con. Requienia e Toucasia del S. E. 
della Francia, riguardati come un accidente nei calcari dell’Aptiano inferiore (Rodaniano) o come una 


modificazione laterale di essi. 


Presso Orthez e Vinport si presenta, sopra l’Aptiano superiore, 
costituito di calcari marmorei, scuri 0 grigiastri, spesso bituminiferi, non di raro marnosi, 
diste, brachiopodi, polipai, foraminiferi, litotanni ecc. Questi strati, 
divisioni subordinate, che qui è inutile di riportare, contengono nali fossili determinabili, dei quali in- 


dicheremo solo: 


Orbitolina discoidea A. Gras 
» conoidea A. Gras 

Cidaris pyrenaica Corr. 

Salenia prestensis Desor 


Pseudodiadema Malbosi Desor Sp. 


Gonyopygus Hispaniae Corr. 
Cyphosoma aquitanicum Corr, 
Rhynchonella latissima Sow. 
Terebratula sella Sow. 


G. DI-STEFANO 


Terebratula Moutoni ’ORB. 
Toucasia carinata MatE. sp. 
Horiopleura Baylei Coq. sp. 


Terebratula Moutoni D'ORB. 
Terebratella Delbosi HeB. 
Ostrea macroptera Sow. 

» Tombecki D’ORB. 
Toucasia Seunesi Douv. 
Polyconites Vernewili BavLe 
Horiopleura Lamberti Mun.-Cran. 

» Baylei Coq. sp. 

Sphaerulites cantabricus Douv. sp. 


un secondo livello con Zoucasta, 
zeppi di ru- 
nei quali il Srunes ha indicate tre 


La fauna indicata è analoga a quella degli altri livelli con Polyconites Vernevili Barre e Toucasia 
della Catena Cantabrica e di vari luoghi dei Pirenei francesi. Le maggiori corrispondenze, anche per la 
sua posizione, le mostra colla fauna dei Calcaires à brachiopodes et Ostrea macroptera del MaGnAN, riguardati 
da questo autore come parte superiore dell’Aptiano. 

I calcari con Toucasia e Polyconites Vernevili dei dintorni di Orthez e di Vinport appartengono se- 
condo il SeuNES, all’Albiano. Essi sono ricoperti dal Cenomaniano superiore con Apricardia laevigata D’ORB. 
sp. e Caprina adversa D’ORB.; ma presso i bagni di Baure (Orthez) passano per gradi alle marne albiane 
di Salles-Magiscard (N.-0. di Orthez). Queste marne stanno pure sull’Aptiano superiore, sopportano anche 
il Cenomaniano e contengono blocchi di calcare brecciforme con molti brachiopodi. La fauna delle marne, 
della quale citiamo solo Belemnites minimus List., B. semicanaliculatus DE BL., Desmoceras Mayori 
D’ORB. sp., D. Beudanti Broxe. sp., Lytoceras Agassizi Prcr. sp., PhyMoceras Velledae D’ORB. Sp., è ve- 
ramente albiana. Così le importanti osservazioni di SEUNES, tuttavia contestate dallo STUARTH-MENTEATE, 
sussidiano l'opinione emessa nel 1856 da Rautin ‘, il quale in una lettera a D’ArcHIAC, pubblicata nel 
Bollettino della Società geologica francese, espresse l’opinione che i calcari superiori alle marne con 
Ex. sinuata della Clape rappresentassero il Gault. 

I calcari con Polyconites Verneuili e Toucasia studiati dal SeuNES contenzani specie dell’ Urgoniano, 
dell’Aptiano e del Cretaceo medio. È da notare che in essi persistono dei tipi di sedimenti a facies di 
scogliera, i quali compaiono in piani più bassi, come Orditolina conoidea A. Gras, 0. discoidea A. GRAS, 
Salenia prestensis Desor, Rhynchonella latissima Sow., Terebratula sella Sow., T. Moutoni ’ ORB., Tere- 
bratella Delbosi HéB., Ostrea macroptera Sow. ecc. 


1) V. RauLIN. Observations sur le Résumé d'un essai sur la géologie des Corbières par M. d’ Archiac. Bull. de la 
Soc. géol. de Fr., 20 S. t. XIII, 1856, pag. 170. 


16 G. DI-STEFANO [16] 


Non meno importanti per la conoscenza del Cretaceo dei Pirenei sono le osservazioni geologiche di 
J. RousseL e quelle paleontologiche del prof. DouviLLé. Il primo ® ha pubblicati molti importanti lavori sulla 
geologia delle regioni pirenaiche, dei quali notiamo qui sotto solo quelli che hanno più diretti rapporti 
con la questione di cui ci occupiamo. I risultati che si traggono da questi lavori sono che sui Pirenei 
i calcari a facies di scogliera, cioè con orbitoline, polipai, brachiopodi, camacee e rudiste, invadono tutti 
i piani, dal Neocomiano al Senoniano, e che si presentano livelli cenomaniani (calcaîre grumelenx dell'Ariège) 
formati a spese dei terreni inferiori, dei quali contengono spesso i fossili. Questo ultimo fatto, la cui osser- 
vazione è dovuta anche al LACvIvIER 2, rende assai più difficile lo studio del cretaceo inferiore e medio 
di quelle regioni e lascia delle incertezze sulla esatta distribuzione verticale di talune specie, come p. es. della 
Horiopleura Lamberti Mun.-CrAL. Simili strati cenomaniani dell’Ariège furono anche ritenuti per urgoniani 
da HeseRT 3, che ne spiegava la sovrapposizione al Gault per mezzo di accidenti stratigrafici. 

Il RousseL ha dimostrato ne’ suoi lavori che i calcari con Polyconites Vernevili Barre, Toucasia santan- 
derensis Douv. (per lo più indicata dagli autori come Requienia Lonsdalei Sow. sp. o come Toucasia carì- 
nata MATH. sp.) e Sphaerulites cantabricus Douv. Sp., appartengono ad un livello che sta sull’Aptiano superiore 
e sotto l’Albiano inferiore, e che, contenendo fossili aptiani e albiani, tra cui la Zurritella Vibrayeana D’ORB., 
può essere aggregato o alla parte superiore dell’Aptiano o all’inferiore del Gault, e questo spiega parecchie 
controversie. Egli riguardò per un pezzo tale livello come aptiano; ma nel 1892 lo ha considerato come albiano, 
evidentemente per effetto delle osservazioni del SEUNES, che ne indicò il passaggio laterale alle marne al- 
biane nei dintorni di Orthez (Bassi Pirenei). Nel 1893 lo ha di nuovo collocato nell’Aptiano superiore (Éfude 
stratigraphique des Pyrénées); però non è improbabile che questo importantissimo lavoro geologico sia stato 
scritto anteriormente alla Nota riassuntiva sulla composizione dei terreni cretacei dei Pirenei centrali e 
delle Corbières, pubblicata nel 1892 negli Annales de la Société geol. du Nord, t. XX. Il RoussEL, per ricerche 
personali, ha indicato il Polycorites Verneuili alla Clape e a Fonfroide (Aude). 

La nota riassuntiva sulla successione delle faune cretacee nei Pirenei centrali e nelle Corbières citata 
sopra, fondata com’è su proprie osservazioni sul terreno, continuate per dieci anni, e su determinazioni 
paleontologiche accurate eseguite da lui, da DouviLLé, MunieR-CHALMAS, CorreAU e SEUNES merita molta 
considerazione. I risultati ai quali perviene il RoussEL si accordano in generale con quelli ottenuti con- 
temporaneamente dal prof. DouviLLé ® nello studio delle faune raccolte dallo stesso RousseL, da PERON, 


1) F. RoussEL. Sur Za découverte d'un gisement ctnomanien au Pech de Foix. Comptes rendus de l’Ac. d. Sc., 1886. 
Etude sur le Crétacé des Petites Pyrénées et des Corbières. Bull. de la Soc. géol. de Fr. 3° S., t. XV, 1887, pag. 601. — 
Nouvelles observations sur les terrains primaires et les terrains secondaires des Pyrénées. Ibid., 3° S., t. XVI, 1888, 
pag. 829. — Observations sur les terrains secondaires et les terrains primaires des Corbières. Ibid., 38 S., t. XIX, 1891, 
pag. 184. — Note sur le Cénomanien de Vernajoul et V’Aptien de Laborie. Ibid., t. XIX, 1891, pag. 202. — Sur la composi- 
tion des terrains crétacés des Pyrénées centrales et des Corbières. Ann. de la Sho géol. du Nord, t. XX, 1892, pag. 272. —- 
Htude stratigraphique des Pyrénées. Bull. des Services de la Carte géol. de France, N. 35, t. V, 1893. 

2) C.pE Lacviviar. Htude comparative des terrains crétacés de l’Ariòge et de l'Aude. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 
3° S., t. XIV, 1886, pag. 628. — Compte rendu de V’excursion de Vernajoul à Baulou. Réunion extraord. de la Soc. géol. 
de Fr. à Foix (Ariège). Ibid. 32 S., t. X, 1882, pag. 538. — Compte rendu de Vexcursion de Foix à Pradières. — Note sur 
le terrain crétacé de VAriège. Tbid., 3€ S., t. XV, 1887, pag.590. — Contribution à Vétude des terrains crétacés de 
VAriège et de VAude.ITbid., 3° S., t. XVI, 1888, pag. 246. 

3) H. HeBERT. Sur la structure géologique du vallon de Pradières. Réunion extraord. de la Soc. géol. de Fr. a Foix 
(Ariège). Ibid., 3° S., t. X, 1882, pag. 548. 

SEL DO TRn Communication sur des Rudistes recewillis dans les couches erétacées des Corbières. Bull. de la Soc. 
gol. de Fr., Comptes rendus somm. 3° S., t. XX, 1892, pag. LXXIX. 


[17] G. DI-STEFANO 17 


” 


pe Grossouvre, Carez e Toucas. Dall’esame di questi lavori si trae che nei Pirenei e nelle Corbières si 
presentano dieci livelli con camacee e rudiste, dal Neocomiano a tutto il Senoniano, riunendo a questo 
il Maéstrichtiano. Accenneremo qui brevemente a quelli che si notano dal Neocomiano al Cenomaniano, 
. disponendoli, come abbiamo fatto negli ‘altri casi, nell’ordine normale di soprapposizione: 


5. Cenomaniano. — Generalmente poggia in trasgressione sul Giurassico, sul Trias e su terreni più antichi; tal- 
volta, come a Pradières, a Vernajoul e a Cadarcet, giace direttamente sull’Albiano. È costituito di marne 
varicolori passanti ad arenarie, con lenti di calcare coralligeno e con breccie. I calcari contengono: Toucasia 
santanderensis Douv., Gyropleura, Caprotina, Horiopleura Lamberti Mun.-Crar., Polyconites operculatus 
Rounn., Iehtyosarcolithus, Caprinula Boissyi v’OrB., Sphaerulites agariciformis D’OrB. ecc. Le marne ges- 
sifere con calcari a Towcasia della sorgente salata della Sals (Aude) sono da altri autori recenti riferite al 
Cretaceo inferiore o al Trias. i 

4. Albiano. — Riposa sull’Aptiano superiore ed è formato di argille, arenarie, marne e calcari. Le marne e le argille 
contengono una ricca fauna indubbiamente albiana; i calcari sono gremiti di camacee e rudiste, fra le 
quali notiamo Toucasia santanderensis Douv. e Polyconites Vernewili Bavur. Il livello di calcari con Poly- 
comites Vernewili è il più importante dei Pirenei, da un estremo all’altro della catena. Il Rousset lo ha trovato 
senza interruzione tra Alos e il picco del Gar, sempre sovrapposto sull’Aptiano con Hoplites Dufrenoyi D’ORB. Sp. 
(= HB. furcatus J. Sow.) e Douvilleiceras Martini ’OrB. sp. Egli lo aveva per un pezzo riunito all’Aptiano; nel 
1892 lo ha aggregato all’Albiano; ma in una pubblicazione posteriore di un anno (si veda a pag. 16) lo ricol- 
loca nell’Aptiano superiore. 

3. Aptiano. — È costituito di marne e argille nere, alternanti con lenti di calcari coralligeni o grossi banchi 
di calcare zeppo di camacee e rudiste, fra le quali si notano Toucasia sp. aff. 7. santanderensis Douv. e 
Sphaerulites sp. aff. Sph. cantabricus Douv. Nelle marne nere e nei calcari coralligeni associati si raccolgono 
inoltre alla Clape, a Opoul, a Fonfroide, a Saint-Paul de Fenouillet e a Bélesta: Orbditolina, Echinospatagus 
Collegnoi Sisx. sp., Salenia prestensis Desor, Cidaris pyrenaica Corr., 0. malum AG., Pseudodiadema Malbosi 
Desor sp., Rhynchonella latissima D’OrB., Terebratula sella Sow., T. praelonga Sow., Terebratella Delbosi 
Hre., Ostrea Boussingaulti v’Orz., O. aquila D’OrE., O. macroptera Sow., Plicatula placunea Lar., Trigonia 
divaricata D’OrB., Panopaea Prevosti »’OrB., Hoplites Deshayesi Lexm. sp. (= A. consobrinus D’OrB.), Nau- 
tilus neocomiensis D’ORB. ecc. 

2. Urgoniano. — È costituito di calcari, riposanti sulla zona rossa del piano precedente e gremiti di camacee 
e rudiste, specialmente al Pech di Foix e a Pradières. Vi si raccolgono Requienia gryphoides Mata. e 
altre forme, delle quali la più comune si riferisce allo Sphaerulites neocomiensis D'ORE. Sp. 

1. Neocomiano. — È formato di calcari brecciformi sovrapposti in concordanza sulla dolomia giurassica. Essi 
passano lateralmente a dolomia e a calcari finamente granulosi, e alternano con altri calcari litografici, 
calcari neri o rossi, letti di bauxite e dolomie nere. Nei calcari e nelle dolomie si presentano camacee e 
rudiste, i cui giacimenti più importanti sono nelle montagne di Vingrau e di Tautevel. La bauxite con- 
tiene orbitoline, nerinee, natiche ecc. Il RousseL vi indica le seguenti specie ben determinate: Terebratella 
Delbosi Hs., Waldheimia tamarindus Sow. sp., Natica bulimoides D’OrE., Natica Cornueliana v’OrB., Ro- 
stellari Dupiriana D’OrB. 


Dall’esame dei cinque livelli con camacee e rudiste qui notati e dagli altri cinque più recenti il 
RousseL trae la conseguenza che in essi, via via che si sale, si aggiungono tipi nuovi ai vecchi, senza 
che questi spariscano compiutamente. Nei tre primi (Neocomiano, Urgoniano, Aptiano) dominano i generi 
Requienia, Toucasia, Sphaerulites; nel quarto appariscono Polyconites, Horiopleura, Toucasia santanderensis 
Douv., e a questi, nel quinto, si uniscono Gyropleura (un genere che altrove si presenta anche assai più in 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 3 


18 G. DI-STEFANO [18] 


basso), Caprotina, Caprinala, Ichtyosarcolithus e Sauvagesia. Non è necessario qui d’intrattenerci dei livelli 
più elevati. 

Da quanto abbiamo esposto finora si vede che l’esistenza, nelle regioni pirenaiche francesi, di un oriz- 
zonte calcareo con Polyconites Vernenili Barre, Horiopleura Lamberti Mun.-CHAL., Toucasia Seunesi Douv., 
T. santanderensis Douv., Sphaerulites cantabricus Douv. sp., Ostrea (Alectryonia) macroptera Sow. ecc., posto 
sopra l’Aptiano e sotto l’Albiano o il Cenomaniano, risulta dalle osservazioni di Coquanp, LEYMERIE, 
Macnan, LéengARDT, SeunES, DouviLLé, Vieurer e RousseL. Per CarEz e LAcvIviER questi strati stanno 
alla parte superiore di un insieme che indicano come Urgoniano indipendente o come Urgo-aptiano. 

Per conseguenza delle importanti osservazioni del Seunes sui Pirenei occidentali, i calcari con Polyconites 
Verneuili e Toucasia santanderensis dei Pirenei centrali e delle Corbières, i quali, per la loro posizione e per 
la loro fauna, hanno un carattere intermedio tra l’Aptiano e l’Albiano, sono stati aggregati alla parte infe- 
riore di quest’ultimo e la stessa età si è attribuita da vari autori a quelli della Spagna settentrionale. 
Il NicKLés ” ha anche ritenuti albiani i calcari con Zoucasia santanderensis Douv. e 7. cfr. Seunesi Douv. 
che, sulla Sierra Mariola (prov. di Alicante e di Valenza) stanno tra l’Aptiano con Hoplites furcatus J. Sow. sp. 
(= H. Dufrenoyì ’ORB. sp.), Acanthoceras Cornueli D’ORB. sp., Ac. Martini D’ORB. sp., Ac. Stobiescki D’ORB. 
Sp., Plicatula placunea Lmx., Ostrea aquila Brona., 0. macroptera Sow. ecc. alla base, e dei calcari e delle 
dolomie, con molta incertezza attribuiti al Cenomaniano, alla parte superiore. 

Però il riferimento al Gault di simili livelli francesi e spagnoli non avviene senza opposizioni. Il 
CarEz? ha finalmente accettata la denominazione di Urgo-aptiano per i calcari con Zoucasia, Polyconites 
Vernewili Bavie e Horiopleura Lamberti Mun.-CRAL. dei Pirenei; ma non ammette che nei Pirenei centrali 
e nelle Corbières essi possano rappresentare l’Albiano, perchè sopportano la parte più bassa di questo 
piano. Tenendo conto degl’intimi rapporti che sui Pirenei legano l’Albiano all’Aptiano e della posizione 
dei calcari in esame, intermedia tra l’uno e l’altro, tali divergenze si comprendono. 

Una opinione molto differente ha invece manifestato lo StuArRT-MENTEATH ® peri calcari con Polyconites 
Verneuili e Toucasia dei dintorni di Orthez (Bassi Pirenei), riguardati dal dott. SEunES come una facies co- 
ralligena dell’Albiano. Lo StuART-MENTEATE colloca questi calcari nel Cenomaniano e sostiene che non pas- 
sano lateralmente alle marne albiane di Salles-Magiscard (N.-0.) di Orthez, alle quali sono invece inferiori, 
per effetto di una frattura con accavallamento. Egli non vede in essi, dando però troppo peso alla presenza 
di qualche brachiopode poco caratteristico, che una fauna cenomaniana, analoga a quella del noto giacimento 
con Apricardia lacvigata D’ORB. sp. e Sphaerulites cantabricus Douv. sp. di Portugaléte, dove il DE VERNEUIL 
indicò nel 1860 il Polyconites Vernewili Barre. Le osservazioni ulteriori debbono essere dirette a chiarire 
se veramente esiste il passaggio laterale dei calcari con Toucasia e Polyconites Vernewili alle marne albiane, 
sostenuto dal dott. SEuNES e ora accettato da tutti i geologi francesi, oppure se queste sono superiori a 
tali calcari, e, nel caso affermativo, se lo sono in condizioni normali per causa di una frattura con accaval- 
lamento, come afferma lo StuART-MENTEATE. 

È ben certo però che non si possono riferire all’Albiano tutti i calcari con Toucasia della Spagna 
inferiori a quelli cenomaniani, come parecchi valenti geologi vorrebbero. Le osservazioni recenti del dott. 


1) R. NickLÈs. Op. cit. 

2) L. CarEz. Composition et structure des Corbières et de la région adjacente des Pyrénées. Réunion extraord. de la 
Soc. gèol. de Fr. dans les Corbières. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3€ S., t. XX, 1892, pag. 470. 

3) P. W. SruaRT-MENTEATH. Sur Ze gisement et la signification des fossiles albiens des Pyrénées occidentales. Tbid., 3° 
S., t. XXI, 1893, pag. 305. — Sur Zes fossiles crétacés de la vallée de la Nive (Basses Pyrénées). Tbid., 32 S., t. XXII, 
1894, pag. 359. 


[19] G. DI-STEFANO 19 


V. PaquieR ® e del canonico ALvERA ® sul Cretaceo del litorale della provincia di Barcellona provano che certa- 
mente ce n’è di più bassi. L’Armera ha mostrato che sul Neocomiano o sul Wealdiano ci è un primo livello di 
calcari con Zoucasia, sui quali si sovrappongono degli strati contenenti spesso Hoplites Deshayesi Levm. sp.(= H. 
consobrinus D'ORB. Sp.), Acanthoceras Cornueli D’ ORB. Sp., Ac. cfr. Stobiescki D’ORB. sp., Plicatula placunea 
Lmx., Ostrea macroptera Sow. ecc. Riportiamo qui, togliendone solo qualche specie dubbia o non ben deter- 
minabile, la lista dei fossili raccolti dall’ArmeRA nei calcari inferiori con Zoucasia di Castellvi de la Marca- 


Montmell, attenendoci alla nomenclatura dell’autore: 


Orbitolina discoidea A. Gras Lima Cottaldina D° OrB. 

» conoîdea A. Gras Toucasia carinata MATE. Sp. 
Horiopleura sp. nov. Requienia Lonsdalei auct. 
Lithodomus avellana »° ORB. Polyconites Vernewili BAYLE 8) 
Heteraster oblongus DeLuc sp. Trigonia caudata Ae. 
Ehynchonella lata Sow. sp. Cardium Euryalus Coq. 
Terebratula praelonga Sow. » amanum Coq. 

» sella Sow. Cyprina curvirostris Coq. 
Waldheimia tamarindus Sow. Sp. | Himbria corrugata Sow. sp. 
Ostrea praecursor CoQ. Nerinea Renauxiana D’ ORB. 

» Boussingaulti D’ ORB. » Coquandiana D’ ORE. 
» aquila Brona. » gigantea D’ Howere-Firmas 
Janira Morrisi Pic. et REN. » Archimedis D’ OrB. 


Questa fauna non può ritenersi più elevata dell’Aptiano inferiore (Rodaniano). Il PAquIER infatti la 
colloca in questo piano; l’ALmeRA, forse per la posizione inferiore dei calcari che la contengono, crede che 
possa rappresentare la facies coralligena del Barremiano. 

Similmente non possiamo ritenere per albiani i noti livelli con Zoucasia, Horiopleura Baylei Coq. sp., 
Nerinea Archimedis D’ ORB., N. gigantea D’ORB. ecc. che, a Utrillas e nei luoghi circostanti (prov. di Teruel), 
contengono non poche specie aptiane e alternano con arenarie, argille e marne contenenti Orbitolina len- 
ticularis Brum. sp., Echinospatagus Collegno Sisu. sp., Plicatula placunea Lwx., Ostrea aquila BRona., 
O. Boussingaulti D’ ORB., 0. macroptera Sow., Pecten (Vola) Morrisi Pict. et REN., Belemnites semicanaliculatus 
pe B1., Nautilus Neckerianus D° ORB., Oppelia Nisus D’ ORB. sp., Hoplites Deshayesi Lem. sp., Douvilleiceras 
Martini D’ORB. sp. ecc. Questa associazione di specie ha un carattere aptiano. Su tali strati il Coquanp 
credette di trovare il Gault; però il pe CortAzaR ne nega l’esistenza. Altre osservazioni metteranno in 
chiaro se in quella regione esistano veramente, oltre a quelli aptiani, degli altri calcari con Zoucasia riferibili 
all’Albiano. 

La fauna dei calcari con Zoucasìa santanderensis Douv. e Polyconites Verneuili Barre dei Monti Canta- 
brici ha grande analogia con quelle aptiane della provincia di Teruel, del litorale di Barcellona e delle re- 
gioni pirenaiche e subpirenaiche francesi (La Clape, Opoul, Fonfroide, Saint-Paul de Fenouillet, Laborie ecc.); 


1) V. PaQuIER. Présence d’Horiopleura et de Polyconites dans l’Aptien inférieur de Catalogne. Bull. de la Soc. 
géol. de Fr. 3° S., t. XXIII, 1895, pag. 834. 

2) J. ALweRrA. Étude stratigraphique du massif erétacé du littoral de la province de Barcellone. Ibid., 3° S., t. XXIII, 
1895, pag. 568. 

3) Il dott. V. PAQUIER, che ha studiati buona parte dei fossili raccolti dall’ ALmwpRA, ci ha gentilmente comuni- 
cato per lettera di non avere più alcun dubbio sulla esatta determinazione di questa specie. 


20 G. DI-STEFANO [20] 


ma ne ha anche con quella dei Pirenei orientali riferita all’ Albiano dal Seunes. Sebbene la presenza 
della Monopleura trilobata D'ORrB. e di vari tipi aptiani, fra i quali 1 Hoplites Deshayesi Levx. sp. (= H. con- 
sobrinus D’'ORB. sp.), che si presenta in quelle roccie di origine detritica associate ai calcari, parli 
in favore dell’età aptiana di questo insieme di strati, il giudizio, se dobbiamo vedere in esso dell’ Aptiano 
o dell’ Albiano, deve essere riservato. Certamente non basterà, per determinarne l’età, la sola presenza 
della Zoucasia santanderensis Douv. Questa specie si presenta nell’Albiano e nel Cenomaniano (RoussEL) 
e forme del suo gruppo si raccolgono anche nell’ Aptiano, a Vingrau e a Tarascon (Ariège). 

In Algeria, come Coquanp, PERON !?, PomeL ?, FIcHEUR 8° e altri autori ci hanno fatto conoscere, i calcari 
a Toucasia dell’Aptiano inferiore (Rodaniano), con Orbitolina lenticularis Brum. sp., Terebratula sella Sow., 
Pseudodiadema Malbosi Desor. sp., Echinospatagus Collegnoi Sisw. sp., Heteraster oblongus DELUC Sp. ecc., sono 
assai estesi e potenti. Il Djebel Tharf e il Djebel Fedjouj ne sono interamente formati (PomweL): in essi 
si presenta anche il Polyconites Vernevili Bavre. Sul primo l’ha trovato il sig. Brayac, e lo ha comunicato 
al dott. V. PaquIER, che ha avuto la gentilezza d’informarcene; sul secondo lo ha segnalato sin dal 1889 
il prof. DouvILLE 4). 

Da tutto quello che abbiamo esposto avanti si può trarre la conseguenza che rispetto all’età dei calcari 
con Toucasia santanderensis Douv., Polyconites Vernevili Barre, Horiopleura Lamberti Mun.-CHAL., Sphaeru- 
lites cantabricus Dov. ecc. della penisola iberica e delle regioni pirenaiche francesi si è pervenuti a risul- 
tati poco concordi e precisi. Questi calcari, pel loro grande sviluppo, acquistano molta importanza; essi 
sembrano invadere il Barremiano, l’Aptiano, 1° Albiano e il Cenomaniano inferiore, con una fauna che sem- 
bra sempre la stessa. A tale sviluppo del Cretaceo inferiore e medio il Kinian (Annuaire géol. universel, 
t. IV, 1888, pag. 295) ha dato il nome di facies pirenaica 0 lusitanica. 

La discrepanza dei pareri sull’età di simili livelli è nata, oltre che dal pregiudizio, oramai estinto, 
che non ammetteva vari orizzonti a camacee e rudiste nel Cretaceo inferiore, dalla conoscenza inesatta 
o incompleta delle relazioni di quegli strati con dei sedimenti a cefalopodi e dallo studio poco approfondito di 
faune analoghe, composte di generi e specie difficilmente distinguibili sui soli caratteri esterni; ma può anche 
esser nata dall’ aver disconosciuto la grande diffusione nel tempo di parecchi tipi coralligeni. Così, oltre di 
un gruppo di brachiopodi (Zerebratula Moutoni D’ ORB., T. sella Sow., Terebratella Delbosi HEB., Waldheimia 
tamarindus Sow. sp., Riynchonella latissima Sow. ecc.), di qualche Orbitolina, della Toue. santanderensis Dovv. 
e dello Sphaerulites cantabricus Douv., pare anche che la Horiopleura Lamberti Mun.-CHaL. e il Polyconites 
Vernewili BAvLE abbiano una larga diffusione verticale. La prima è stata indicata, da tutti gli autori che si 
sono occupati del Cretaceo inferiore dei Pirenei, in istrati che, secondo il modo di vedere, sono stati riferiti 
all’ Urgoniano, all’ Urgo-aptiano o all’ Albiano; il Lacvivier e per un pezzo il RousseL® hanno ammesso 
inoltre che si raccolga anche nel Cenomaniano dell’ Ariège (calcaîre grumeleux), perchè questo piano si è ivi 
formato a spese di quelli inferiori. Però, il RousseL, che pur la ha indicata nei calcari certamente aptiani 
di Laborie e di altri luoghi dell'Ariège, nel 1892 invece la riporta solo nella fauna del Cenomaniano dei 


1) G. CortEAU., A. Peron, V. GAUTHIRR. Hchinides fossiles de VAlgérie; description des espèces recuillies dans 
ce pays et considerations sur leur position stratigraphique. Renseignements stratigraphiques par Peron. Annales d. Sc. 
géol., t. VI, 1875. —- A. Prron. Yssai d’une description géologique de VAlgérie, 1883. 

°) A. PomeL. Explication de la deuxième édition de la Carte géologique de l Algérie aw */sro.o00- 1890. 

3) E. FicHrur. Sur les ferrains crétacés du massif du Bou-Thaleb (Costantine). Bull. de la Soc. géol., de Fr., 
39/5. t. XX, 1893. 

4) H. DouviuLi. Sur quelques Rudistes du terr. crét. inf. des Pyrénées, pag. 639. 

5) J. Rousson. Nowvelles observations sur les terr. prim. et les terr. second. des Corbières, 1887. 


[21] G. DI-STEFANO 921 


Pirenei, ma non più come strappata ai piani inferiori. In tali condizioni la posizione di questa specie rimane 
incerta. Il Polyconites Verneuili si presenta nella provincia di Barcellona in istrati riferiti all’Aptiano infe- 
riore dal PaquieR e al Barremiano dall’ ALmERA; sui Pirenei si trova in sedimenti che stanno tra 1’ Aptiano 
superiore e l’Albiano inferiore e in altri che, come crede il SeunES per i Pirenei occidentali, passano lateral- 
mente a questo piano; in Portogallo si raccoglie in un insieme di strati con affinità cenomaniane, posti ora dallo 
CHorrar nel Cenomaniano inferiore; in Algeria nell’Aptiano inferiore (Rodaniano). Il pe CortAzar indica questa 
specie nel Cenomaniano con Caprina adversa della provincia di Teruel, rettificando così la seconda affermazione 
del CoquanD e non possiamo escludere che essa si presenti nel Cenomaniano con Apricardia laevigata di Por- 
tugaléte, dove la indicò il pe VERNEUIL nel 1860, come non lo escludono il MaLLapa ” e l’Ansn DE YARZA?. 
Ricorderemo qui che il pe VERNEUIL citò la presenza del Polyconites Verneuili anche nei calcari della Sierra 
di Tolofio (provincia di Alava) e che l’età cenomaniana di tali calcari è stata confermata dall’ Apsin DE 
Yarza®e dal Sincaez Lozano”. Abbiamo già detto che i calcari con Polyconites Verneuili di Luanco e 
di Santander hanno spiccate affinità aptiane. ma che il giudizio sulla loro età deve riservarsi. 

Come si vede, siamo ancora lontani dall’ avere una conoscenza precisa delle relazioni dei vari sedi- 
menti del Cretaceo inferiore e medio della Spagna e dei Pirenei francesi e uno studio esatto e compiuto 
delle loro faune. Sono ancora necessarie altre ricerche per istabilire l’età dei vari calcari a facies di sco- 
gliera di quelle regioni, fissare il valore stratigrafico di certe specie, i limiti di diffusione verticale di altre 
e mettere in chiaro se la trasformazione delle faune di camacee, rudiste e brachiopodi abbia proceduto 
o pur no di pari passo con quella delle faune di cefalopodi. 


I fatti esposti avanti mostrano quanto sia difficile la determinazione dell'età dei calcari con Poly- 
conites Vernewili di Termini-Imerese. L’analogia della sezione dei terreni cretacei di questo territorio con 
quella del Cretaceo di Orthez (Bassi Pirenei) e la presenza del Polyconites Verneuili fecero credere possibile 
al SeunES (Recherches géol. sur les terr. second. et l Éoc. inf. de la reg. S. O. de la France, 1890, pag. 162) che 
anche in Sicilia fosse rappresentato l’Albiano coralligeno e per un pezzo ne dubitammo anche noi. Il RENEVIER 
ha collocati anche nell’Albiano i calcari con Polyconites di Termini-Imerese (Chronographe géologique, 1897). 
Però le varie osservazioni eseguite nella penisola iberica e sui Pirenei francesi indicano chiaramente che si 
possono elevare dei dubbi sul valore stratigrafico del Polyconites Vernewili BAYLE, il quale sembra estendersi 
dall’Aptiano inferiore al Cenomaniano inferiore, e quanto poco utile, per determinazioni cronologiche, possa 
riuscire il paragone del livello di Termini con altri a fauna analoga delle regioni ora citate. Siamo dunque 
costretti a valerci essenzialmente degli elementi che ci forniscono le relazioni locali. 

I calcari con Polyconites in esame sono rilegati in modo intimo, non solo litologicamente e stratigrafi- 
camente, ma anche paleontologicamente, con quelli a Caprotina striata D’ORB., immediatamente superiori. La 
presenza in essi di varie specie comuni con quelli a Caprotina (Orbitolina [due specie], Himeraclites vultur 
Di-Ster., Sellaca caespitosa Di-Ster., S. Zitteli Di-Ster., Sphaerulites sp. att. Sph. Sauvagesi v’ HomBRE- 


1) L. Martana. Catdlogo general de las especies fosiles encontrados en Esp. Bolletin de la Com. del Mapa geol. 
de Esp., t. VIII, 1892. 


?) R. ADAN DE YARza. Descrip. fis. y geol. de la prov. de Vizcaya. 
3) In. Descripcion fisica y geolégica de la provincia de Alava. Mem. de la Com. del Mapa geol. de Esp., 1885. 
4) R. SAncHrz Lozano, Descripcion fisica, geolbgica y minera de la provincia di Logrono. Ibid, 1894. 


22 G. DI-STEFANO [227 


FIRMAS sp.), nei quali raggiungono quasi tutte una grande abbondanza, mostra che, se occupano un posto 
inferiore a quelli con Caprotina striata D° ORB., non ne sono però recisamente separabili. Non potendo dare 
un valore stratigrafico assoluto al Polycorites Vernewili, nessun argomento abbiamo finora per riferire al- 
l’Albiano o all’Aptiano quei calcari. 

Gli strati con Caprotina sono stati da noi nel 1888 riferiti al Cenomaniano per la presenza delle Caprotina 
in genere e della Caprotina striata »’ ORB. in ispecie, nonchè, subordinatamente, per i rapporti paleonto- 
logici con i superiori calcari del Turoniano. In quel tempo il Carentoniano del Coquanp era riguardato come 
superiore al Rotomagiano, mentre ora si è visto che l’uno e l’altro rappresentano due facies dello stesso 
piano. In queste condizioni i calcari a Caprotina di Termini-Imerese sono contemporanei e non superiori 
alle marne e alle argille con Ex. Overwegi Coq. sp., Ex. flabellata GoLpr. sp., A. Syphax Coq. sp., Acanthoceras 
Mantelli Sow. sp., Ac. rhotomagense DEFR. sp. ecc., che si presentano, a poca distanza da Termini, presso 
Caccamo e presso Polizzi e Caltavuturo. I calcari con Polyconites possono rappresentare il Cenomaniano in- 
feriore (intendendo il Cenomaniano nel senso stretto) e potrebbero corrispondere a quelli con Polyconites 
Verneuili del Bellasiano dei dintorni di Lisbona, i quali stanno tra il livello con Sch/oenbachia inflata alla 
base e quello con Caprotina, Polyconites operculatus D’ ORB. sp., Ichtyosarcolithus triangularis Desm. ecc. 
alla parte superiore. Però la mancanza di relazioni con sedimenti a cefalopodi non ci permette di poterne 
dimostrare l'appartenenza al Vraconniano. Non possiamo escludere nemmeno che siano un po’ più elevati. 

Per ora dobbiamo contentarci di dire che, tenuto conto dei rapporti locali, gli strati con Polyconites 
Verneuili rappresentano un livello cenomaniano leggermente più basso di quello con Caprotina striata 
D’OrB. Altre ricerche in Sicilia e sul nostro continente potrauno fornire migliori elementi per determi- 
nare con sicurezza l’età di quei calcari. Del resto noi non intendiamo di emettere giudizi recisi e defini- 
tivi. La insufficiente conoscenza dei calcari con camacee e rudiste d’Italia, nonchè, per quanto finora ne 
conosciamo, il difetto, nella parte centrale e meridionale di essa, di strati a cefalopodi in relazione 
diretta con i sedimenti a facies di scogliera, impongono necessariamente del riserbo. Pertanto, fissando la. 
posizione dei calcari con Polyconites Vernewili di Termini-Imerese e illustrandone la fauna, noi crediamo 
di offrire utili dati di fatto per giudizi più maturi ”. 


Roma, giugno 1898. 


4) In un breve scritto, segnato con la sigla T. (TeLLINI), pubblicato nella Rassegna delle Scienze geologiche in 
Italia, a.I, fasc. 3° e 4°, 1892, pag.483, si esprime dubbiosamente l’opinione che i calcari cretacei della Rupe del 
Castello di Termini-Imerese possano rappresentare dei sedimenti eocenici formati a spese di altri cretacei, e questo 
perchè, secondo l’autore, i fossili di quei calcari sono rari e allo stato frammentario. Per la verità, dobbiamo dire che i 
dubbi del nostro ottimo amico prof. TELLINI non hanno fondamento. Si conoscono pochi giacimenti cretacei in 
Italia che abbiano offerto tanti fossili ottimamente conservati quanti ne ha forniti la piccola rupe che sostiene le 
rovine del Castello di Termini. L’ escavazione attivissima di quei calcari, durata per un trentennio, ne ha quasi 
distrutto i giacimenti fossiliferi; nondimend i fossili vi sono così abbondanti che, dal 1888 ad oggi, il prof. S. CroraLo 
ha quintuplicata la sua collezione e che nello scorso gennaio io e il dott. E. SALInAS abbiamo potuto estrarre dai 
grandi massi, staccati con le mine per i lavori di quel porto, una importante serie di fossili assai ben conservati. 
Chi ha esperienza sa che i nostri tenaci calcari con rudiste oppongono gravi difficoltà all’ estrazione delle conchiglie, 
e che nelle ricerche superficiali e fatte così di passata non si ottengono per lo più che frammenti. 

Certamente nei calcari cretacei di Termini si raccolgono, insieme con gli abbondanti fossili ben conservati, non 
pochi frammenti erosi di conchiglie; ma questo è il caso comune per i calcari a tipo di scogliera (type récifal, RENEVIER), 
specialmente per quelli con camacee e rudiste, i quali si sono formati attorno ai banchi di quei potenti organismi 


[23] G. DI-STEFANO 23 


PARTE PALEONTOLOGICA 


Foraminifera. 


Gen. Orbitolina D’OrBIGNY 1847. 


A Termini-Imerese, nei calcari cretacei superiori a quelli con Polyconites, c'è un discreto numero di 
Orbitolina, mentre queste sono piuttosto scarse nell’orizzonte che qui illustriamo. In esso abbiamo raccolte 
due specie, comuni con i calcari a Caprotina, una molta conica e l’altra più bassa, che rammenta la Orbi- 
tolina concava Lmx. sp. del Cenomaniano. 

Non intendiamo per ora di tentare delle determinazioni specifiche sulle varie Orditolina del Cretaceo 
di Termini-Imerese, perchè da quei calcari se ne estraggono pochi esemplari integri. Se ci riuscirà di 
raccogliere un maggior numero d’individui ben conservati, ne faremo più tardi una illustrazione speciale. 


Mollusca. 


Lamellibranchiata. 
Ostreidas. < 
Gen. Alectryonia FiscHER 1807. 


Alectryonia sp. 


Nei calcari con Polyconites non è rara una Alectryonia stretta, allungata, arcuata, a valve compresse ed 
elevate, ornate di coste laterali forti e angolose, che formano, sulla commessura esterna, dei denti acuti. Essa 
rammenta l’ A/ectryonia macroptera Sow. sp., così frequente nei sedimenti con fauna analoga a quella che 
illustriamo, e, un po’ meno, l’A. carinata Lmx. sp.; ma i frammenti che se ne raccolgono non permettono una 
determinazione specifica. Non ci è mai riuscito di staccarla integra o in discreto stato di conservazione. Ab- 


costruttori. Tale fatto è stato tante volte rilevato nei trattati generali della scienza e nei lavori speciali, dal D’OR- 
BIGNY allo STACHE e ad altri più recenti autori, che non mette il conto d’insistervi su. 

T calcari, che a Termini Imerese formano la parte più scoscesa della Rupe del Castello, contengono, oltre a quella 
titonica, quattro faune cretacee, le quali si succedono in ordine regolare e analogo a quello che si riscontra in altri 
luoghi, come p.es.sui Pirenei. Si comprende che quattro faune cretacee sovrapposte in ordine regolare di successione 
e ricche di fossili ben conservati non possono rappresentare un sedimento eocenico. L’Eocene ben caratterizzato 
esiste in quel luogo; urta, per una frattura nel lato occidentale della collina, ai calcari cretacei più elevati di quella 
serie, ed è costituito di argille scagliose e di calcari marnosi bianchi, fossiliferi. (Si veda la sezione in DI-STEFANO, 
Gli strati con Caprotina di Termini Imerese). 

Il caso di calcari eocenici formati a spese di altri cretacei non è poi assai raro in Italia, come non è tale in 
Grecia e nei Balcani; ma l’età di tali calcari è provata dalla presenza di nummuliti determinabili e dalla posizione 
stratigrafica. Certamente nè l’un carattere nè l’altro giustificano il sospetto che quelli a camacee e rudiste di 
Termini-Imerese possano eventualmente appartenere all’ Eocene. Non è inutile qui di far rilevare che quegli strati 
non contengono nummuliti, bensì Orbitolina. 


24 G. DI-STEFANO [24] 


biamo dovuto descriverne i caratteri in posto. Alcuni dei blocchi calcarei che si trovano lungo le panchine 
del molo di Termini-Imerese, costruito con i calcari della Rupe del Castello, ne fanno osservare un discreto 
numero di esemplari, insieme con qualche altra Osfrea, che qui non esaminiamo, perchè non si riesce, pel cat- 
tivissimo stato di conservazione, a rilevarne i caratteri e i rapporti con altre specie. 


Monopleuridae. 
Gen. Himeraelites Di-SreFano 1888. 


Himeraelites vultur Di-Ster. 


1888. Monopleura (Himeraelites) vultur Dr-Sterano. Studi stratigrafici e paleontologici sul sistema cretaceo della 
Sicilia, I: Gli strati con Caprotina di Termini-Imerese. 
Atti della R. Acc. di Sc., Lett. e Belle Arti di Palermo, 
vol. X, pag. 5, tav. I, fig. 1,2. 


Nei calcari con Polyconites di Termini-Imerese si raccolgono rari esemplari di questa specie, che 
invece è abbondante in quelli superiori con Caprotina. Essa appartiene al gruppo degli Himeraelites, 
distinto da noi nel 1888 e riguardato provvisoriamente come un sottogenere delle Monopleura, intese in 
un senso lato. Gli Himeraelites sono Monopleuridi a conchiglia grande e robusta e con elementi cardinali 
spessi, prossimi alle Gyropleura ® e alle Monopleura, ma distinti da caratteri importanti. Dalle Mono- 
pleura, così come il Pricret? e il DouviLé ® le hanno limitate, si differiscono essenzialmente per la pre- 
senza, sulla valva libera, di una lamina miofora posteriore spessa ed eretta e per quella di una spessa 
lamina miofora posteriore suborizzontale, nella valva fissa, nonchè di una grande cavità posteriore, desti- 
nata a ricevere, nella stessa valva, il dente posteriore e l’annessa lamina miofora di quella libera. Dalle Gyro- 
pleura si distinguono pel carattere dato dalla presenza della lamina miofora posteriore sulla valva libera e 
della grande fossetta mio-dentaria posteriore su quella fissa, e inoltre perchè questa valva non è exogiri- 
forme. Subordinatamente è da rilevare la differenza fornita dalle grandi dimensioni che raggiungono gli 
Himeraelites. Se il modo d’inserzione del muscolo posteriore offre nelle Chamacea caratteri di prim’ or- 
dine, come è ritenuto dai più profondi conoscitori di tali conchiglie, gli Mimeraelites debbono costituire 
un genere distinto dalle Gyropleura e dalle Monopleura, che non hanno lamina miofora posteriore sulla 
valva fissa. 


Caprinidae. 


Gen. Polyconites RouLLanp 1830. 


Il genere Polyconites fu creato dal RouLLAND nel 1829 sui modelli interni del Polyconites operculatus 
RouLn., e distinto dagli Hippurites e dagli Sphaerulites pel numero dei coni superiori del suo birostro; 


1) H. DouviLLÈ. Sur quelques formes peu connues de la famille des Chamidés. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 
3.0 S., t. XV, 1887, pag. 768. 

?) Proret et CamPicHR. Description des fossiles du terrain crétacé de Sainte-Croix. Matériaux pour la Paléont. 
Suisse ecc., 5.0 S., 4.0 p., 1868, pag. 25. l 

3) H. DouviLLé. Loc. cit., pag. 756. — Essai sur la Morphologie des Rudistes. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 
3.0 S., t. XIV, 1886, pag. 369. 


[25] G. DI-SIEFANO 25 


però non venne pubblicato che nel 1830 ®. Il carattere differenziale indicato non parve sufficiente al 
DES MouLins per separare i Polyconites dagli Sphaerulites, come si rileva dalle osservazioni fatte da questo 
autore nello stesso Bollettino della Società Linneana di Bordeaux (1829) alla prima comunicazione del 
RouLLanp. Più tardi il p’ OrBIGNY ® non accettò la separazione proposta dal RouLLanD e riguardò la specie 
tipica del genere Polyconites come Radiolites (Radiolites polyconilites ’ORB.). Nel 1873 il MunIER-CHALMAS 
riconobbe che i vari setti apparenti sul modello interno della valva libera di questa specie indicano un’orga- 
nizzazione differente da quella delle Radiolitidae e, senza tener conto del nome generico del RoULLAND, 
fondò per essa il nuovo genere Heterocaprina, che mise a capo della nuova famiglia degli Heteroca- 
prinidi. 

Il prof. H. DouvirLé 4, al quale dobbiamo sì profondi studi sulle camacee e sulle rudiste, ha ripreso 
il nome generico del RouLLAND e, con l’esame dei campioni della Scuola delle miniere di Parigi e di quelli 
fornitigli da vari geologi, ha pel primo ben definito il genere Polycorites. La diagnosi generica stabilita 
dal DouviLLé fu anche pubblicata dal FiscHeR nel suo Manuel de Conchyliologie, 1887. 

I contrassegni del genere sono stati rilevati dal DouviLLÉ sulle due uniche specie note fino ad ora, 
cioè sul Polyconites operculatus RouLL. (Radiolites polyconilites D ORB.) e sul Polyconites Verneuili BAYLE, 
una specie questa del S. O. della Francia, della Spagna settentrionale, del Portogallo e dell’Algeria, riferita 
dagli autori ai generi Caprina, Monoplewra, Plagioptychus e Sphaerulites. A Termini-Imerese, oltre al Polyco- 
nites Vernewili, si presentano tre specie nuove (Polyconites Gemmellaroi, P. Bochmi, P. Douvillei). Gli esem- 
plari siciliani confermano la diagnosi del DouviLLé, la estendono e la compiono in qualche punto. 

I caratteri del genere Polyconites sono i seguenti: 

Conchiglia irregolare, spessa, molto inequivalve, conica, cilindro-conica o a forma di cornetto molto 
depresso, fornita spesso, sul lato palleale della valva fissa, di due depressioni longitudinali leggiere, se- 
parate da un rigonfiamento, alle quali sogliono corrispondere, su quella libera, due altre depressioni longitu- 
dinali, leggiere, pure separate da un rigonfiamento largo, ma bassissimo e talvolta appena percettibile. La 
conchiglia è fissa più o meno leggermente per l’apice della valva destra e, come è il caso più frequente, 
in modo molto largo e forte pel lato anteriore di essa; porta strie di accrescimento irregolari, lamellose, 
in generale forti, talora fine; si mostra del tutto liscia od ornata di costole sulla valva fissa ed è costituita 
di due strati, uno interno, porcellaneo, molto o discretamente spesso, l’altro esterno, prismatico, spesso 
quanto quello interno o poco meno. 

La valva sinistra è libera, molto più piccola di quella fissa, bassa, piana o poco convessa, opercolare 
o subopercolare, a contorno assai variabile per causa delle deformazioni dovute al modo di fissarsi della 
valva inferiore; liscia e coperta di strie di accrescimento in buona parte fine, ma di tratto in tratto forti 
e lamellose. L’apice è basso, poco distinto, leggermente opistogiro. Le due leggiere depressioni longitudi- 
nali, che per lo più, se non sempre, ornano le valve, e il rigonfiamento basso e largo che le separa, 
cominciano sull’orlo palleale e svaniscono sulla regione apiciale o poco prima. La depressione del lato 


1) RouLLanD. Bull. de la Soc. linn. de Bordeaux, t. III, 1830, pag. 197 (séance du 1°" nov. 1829). — Actes de 
la Soc. linn. de Bordeaux, t. IV, 1830, pl. I, II. 

2) A. p’OrBIGNY. Annales des Sciences naturelles, 1842, pag. 182. — Paléontologie francaise; terrain crétacé, IV, 
184749, pag. 203. 

3) MunIERr-CHALMAS. Prodrome d'une classification des Rudistes. Journ. de Conchyl. ecc., 3° S., t. XIII, N. 1, 
1873, pag. 75. 

4) H. DouvILLÈ. Sur quelques formes peu connues de la famille des Chamidés. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3° S., 
t. XV, 1887, pag. 777. — Sur quelques Rudistes du crétacé inférieur des Pyrénées. Ibid., 3€ S., t. XVII, 1889, pag. 627. 


Palaeontographia italica, yol. IV, 1898. 4 


26 G. DI-STEFANO [26] 


anteriore è in generale la più larga e profonda e suole persistere anche se l’altra non sia più visibile; 
quella posteriore è quasi sempre più stretta e assai lieve. Solo nel Polycorites Bochmi Di-Ster. avviene il 
caso inverso. Depressioni e rigonfiamento sono in vari casi accennati solamente da una leggiera inflessione 
delle lamine di accrescimento ; talvolta non si osservano. Il solco ligamentare esterno parte dall’apice e si 
dirige obliquamente verso l’orlo posteriore della valva; esso è subdiritto nel Polyconites operculatus RouLL. 
e negli altri casi lievemente arcuato. In generale è molto corto e poco fortemente impresso, sicchè assai 
spesso non si osserva bene. 

La valva diritta è fissa fortemente e largamente pel suo lato anteriore, sul quale porta spesso impres- 
sioni di corallari e di conchiglie costate, e per l’apice, ma in modo molto più leggiero. Essa è assai più 
grande della superiore e, variabile di forma com’è per effetto del modo di fissazione, si mostra conica, 
cilindro-conica, subbacillare e talora con aspetto di cornetto molto depresso. Sul suo lato palleale si sogliono 
osservare per lo più due depressioni longitudinali leggiere, separate da un rigonfiamento largo e basso, 
sul quale le lamine di accrescimento si curvano verso l’apice della valva, mentre avviene l’inverso nelle 
depressioni. Le depressioni sono in corrispondenza con quelle della valva superiore. Di esse la più larga 
e meglio impressa è in generale l’anteriore; ma avviene talvolta anche il contrario. Depressioni e rigon- 
fiamento sono per lo più meglio visibili sulla valva fissa che sulla libera; però anche sulla prima divengono 
non di raro debolissimi e sono difficilmente osservabili anche presso l’orlo palleale. Le strie di accresci- 
mento sono lamellose, frequentemente con gli orli staccati, irregolari, spesso ondulose e in generale molto 
forti; ma anche fra di esse se ne presentano assai fine. La valva è liscia o coperta, per lo più parzialmente, 
di coste longitudinali arrotondate, ora avvicinate fra di loro, ora molto rade. 

I caratteri interni del genere sono i seguenti 1: 

Valva sinistra, libera: La cerniera è costituita di due denti cardinali forti, diritti, elevati, conici, ine- 
guali, uno anteriore D' molto sviluppato, posto sull’orlo interno dell’apparecchio cardinale, l’altro posteriore D, 
più piccolo, collocato presso l’estremità posteriore del ligamento, separati da una fossetta dentaria x, stretta, 
divisa alla sua volta dalla cavità viscerale CV da una lamina che parte dalla base del dente anteriore D' 
e raggiunge obliquamente l’orlo posteriore dell’apparecchio cardinale alla base della lamina miofora poste- 
riore. L'impressione del muscolo adduttore anteriore è situata sull’orlo anteriore dell’apparecchio cardinale, 
in parte sotto il dente D' e in parte sullo spigolo che limita anteriormente la cavità viscerale. Essa è più o meno 
leggermente rilevata, a superficie piana, talvolta lievemente concava o appena convessa, di forma variabile, 
stretta e allungata, larga e subtriangolare. Fra gli orli anteriori della impressione e l’orlo anteriore della 
valva suole formarsi una depressione longitudinale allungata, a fondo concavo, ora leggiera, ora discretamente 
profonda, che non piglia l’aspetto di una vera fossetta accessoria anteriore, sebbene sia spesso rappre- 


1) La notazione qui usata per indicare gli elementi interni delle valve è quella proposta dal DouviLLÉ e dal FiscHER, 
salvo qualche lieve modificazione. Il prof. MunipR-CHALMAS (Dewxième note preliminaire sur la charnière des Mollu- 
sques acephales. Bull. de la Soc. géol. de Fr.; Comptes rendus somm.; 3° S., t. XXIII, 1895, pag. LIV) e il dott. F. 
BeRNARD (Note I, II, III et IV sur le développement et la morphologie de la coquille chez les Lamellibranches. Bull. de 
la Soc. géol. de Fr., 3° S., t. XXIII, 1895, pag. 104; t. XXIV, 1896, pag. 54 e pag. 412; t. XXV, 1897, pag. 559) hanno 
proposta una nuova notazione per gli elementi interni delle valve dei lamellibranchi, studiati nel loro sviluppo, la quale 
ha il vantaggio di essere applicabile a tutti i gruppi di questa classe. Il prof. DouviLLÈ (Observations sur la charnière 
des Lamellibranches hétérodontes. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3° S., t. XXIV, 1896, pag. 26) e lo stesso dott. BERNARD 
hanno cominciato ad applicarla alle camacee e alle rudiste. In attesa che tale nuova notazione sia meglio fissata ed 
anche accettata nei trattati generali della scienza e propagata, io non credo di dover cambiare a un tratto quella 
usata finora. Del resto essa è abbastanza chiara, e, nello stato presente delle nostre conoscenze sulle camacee e sulle 
rudiste, mi pare che renda utili servizi. 


[27] G. DI-STEFANO 27 


sentata sui modelli interni da un cono anteriore, leggiero e allungato (Tav. III [III], fig. 10). L’1mpressione 
dell’adduttore posteriore è portata da una lamina mp, coricata verso il lato posteriore della valva, posta 
immediatamente sul lato interno del dente D e appoggiata, dalla parte interna, sugli spigoli dell’apparecchio 
cardinale e, dalla esterna, sulla lamina che separa le fossette accessorie 0', 0. Sotto tale lamina miofora 
posteriore (descriviamo l’interno con la valva poggiata sulla superficie esterna) c’è una fossetta acces- 
soria 0' assai grande poco meno sviluppata della cavità viscerale. Un’altra molto piccola, 0, si presenta dietro 
la base del dente posteriore D, tra essa e l’orlo posteriore della valva. Ci sono dei casi nei quali se ne 
osserva una terza 0", assai piccola, tra la base del dente anteriore D' e l’orlo posteriore della valva. Il solco 
lisamentare intacca l’orlo della valva e forma all’interno una piega stretta (fossetta ligamentare secon- 
daria), che suole presentare l’aspetto di quella della stessa valva delle Caprotina. 

Valva diritta, fissa: La cerniera porta un dente cardinale N trasverso, allungato, fiancheggiato da due 
fossette dentarie, una anteriore d' più grande, che serve a ricevere il dente D' della valva superiore ed è 
separata dalla cavità ventrale da una lamina relativamente stretta, e una posteriore d, più piccola, ma più 
largamente separata dalla cavità ventrale, e destinata a ricevere il dente D della valva superiore. L’impres- 
sione dell’adduttore anteriore mp‘, portata da uno spessimento della conchiglia, è allungata, submarginale e a 
superficie appianata o leggermente convessa; quella del posteriore, mp, è talvolta pure submarginale, larga, ma 
più corta dell’anteriore, leggiera e con la superficie appianata o appena concava, e tal’ altra un po’ rilevata e 
con la superficie appianata, lievemente concava o convessa. Essa è sempre rivolta obliquamente verso l’interno 
della valva ed è portata da uno spessimento della conchiglia scendente in modo obliquo verso l’interno della 
valva. L'inserzione del muscolo si fa sulla parte dello spessimento che è di faccia alla lamina miofora posteriore 
della valva libera, cioè sulla parte superiore; gli orli dell’impressione sono ben distinti o leggermente ri- 
levati, come si osserva p. es. sul Polyconites operculatus RouLL. Quando lo spessimento scende dall’orlo interno 
dell’ impressione muscolare verso l’interno della valva in modo più o meno rapido, allora la sua parte su- 
periore, sulla quale s’inserisce il muscolo, è separato dall’inferiore da una sporgenza lieve e ottusa come 
si osserva su varie delle sezioni da me eseguite, e in qualche caso da un cubito (Polyconites Bochmi Di-StEF.); 
però il sostegno del muscolo adduttore posteriore mantiene sempre il suo carattere di spessimento e non diviene 
mai una lamina sporgente e a spigolo acuto, la quale taglia nettamente la cavità viscerale ‘e la ricopre, 
come si osserva nelle Gyropleura e nelle Horiopleura. Il ligamento, il cui solco esterno è nella valva in- 
feriore bene impresso, intacca l’orlo posteriore della valva, producendovi una inflessione delle lamine, e 
forma all’interno una fossetta f (fossetta ligamentare secondaria) irregolare, stretta, di forma variabile, 
per lo più sinuosa, che è destinata a ricettare la parte attiva del ligamento. 

Il prof. DouviLLé, fondandosi sull’ analogia delle rudiste e dei generi estinti di camacee con le 
viventi Chama, ha fatta l’ ipotesi che le due inflessioni delle lamine esterne della conchiglia sul lato palleale 
delle valve degli SpRaerulites, delle Sauvagesia e dei Biradiolites, le forti ripiegature delle !amine che negli 
Hippurites producono le colonne della valva fissa in corrispondenza con gli osculi di quella libera, e quelle 
meno pronunziate delle Lapeirousia, nonchè le depressioni longitudinali, separate da un rigonfiamento, che si 
osservano sul lato palleale delle valve delle Horiopleura, rappresentino le traccie di parti differenziate delle 
lamine esterne della conchiglia, corrispondenti a quelle che nelle Chama sogliono produrre le aperture anale e 
branchiale del mantello. Come è noto, la prima di queste è vicina all’impressione dell’adduttore posteriore e 
la seconda ne è più lontana. Tale ipotesi è del tutto verosimile e si estende naturalmente alle Monopleura e 
alle Caprotina. Lo stesso valore debbono avere le leggiere inflessioni delle lamine esterne sugli orli del lato 
palleale delle valve dei Polycorites, inflessioni traducentesi in due leggiere depressioni longitudinali separate 
da un rigonfiamento. 


28 G. DI-STEFANO [28] 


CI 


IN 


Questo carattere non era stato ancora segnalato sui Polycorites. Esso è infatti molto variabile e in 
molti casi, anche sugli individui di una stessa specie, non chiaramente visibile. Ora è fortemente impresso, 
ora è debolissimo e indicato solo da lievi inflessioni delle lamine esterne presso gli orli commessurali del 
lato palleale delle valve. Gli individui giovani mostrano più chiare le due depressioni longitudinali e il 
risonfiamento che le separa; quelli adulti, con superficie delle valve irregolare e bitorzoluta e con lamine 
di accrescimento forti, ondulate e a orli distaccati, spesso non le fanno osservare, contrariamente a quello che 
suole avvenire sugli Sphaerulites. La depressione posteriore sulla valva libera è sempre lievissima e di difficile 
osservazione; quella anteriore, in generale più grande e più profonda, può essere anche quasi obliterata. 

Come si vedrà nelle descrizioni specifiche, gli esemplari siciliani, sui quali tanto spesso si rilevano le due 
depressioni longitudinali e il rigonfiamento divisorio, sono, per la presenza nella valva libera di una lamina 
miofora posteriore coricata e dell’annessa grande cavità accessoria 0', nonchè per l’esistenza, nella valva 
fissa, di uno spessimento inserzionale del muscolo adduttore posteriore e non di una vera lamina miofora, 
differenti dalle Horiopleura e riferibili ai Polyconites. Dei due Polyconites finora noti, il Polyconites 
operculatus RouLL. non mostra, a giudicare solo dalle figure, depressioni longitudinali sul lato palleale della 
valva fissa, che ha lamine di accrescimento forti, con orli distaccati e sporgenti; però sulle figure date dal 
D’ORBIGNY ! si nota sulla valva libera una leggiera depressione longitudinale del lato palleale, la quale ci pare 
si traduca anche lievemente sul birostro, e che potrebbe rappresentare la più forte delle depressioni. Il 
Polyconites Vernevili Bayre figurato dal Coquanp ? fa vedere una leggiera depressione longitudinale sul 
lato palleale della valva fissa e quello rappresentato dal prof. DouviLLÉ ® mostra sullo stesso lato un lievis- 
simo rigonfiamento longitudinale, separato da due depressioni anco assai lievi, delle quali l’anteriore è 
indicata dalla inflessione delle lamine di accrescimento. Naturalmente non si possono trarre conclusioni da 
questi indizi dubbi e bisogna attendere che gli esemplari francesi e spagnuoli siano più largamente illustrati. 
È certo però che sugli esemplari del Polyconites Verneuili di Termini-Imerese il carattere delle depressioni 
longitudinali è non di raro evidente (pag. 31 [31], fig. B, B). 

In questo genere gl’ individui interamente costati sono rari. Le costole sogliono per lo più mancare 
nel lato anteriore e, quando ci sono, non sempre lasciano stabilire chiaramente se siano proprie della 
conchiglia o prodotte dall’impressione di altre specie costate, alle quali i Polyconites si fissano largamente 
e fortemente. In generale le costole, quando si presentano, sogliono ornare il lato posteriore e il palleale, 
ora in modo continuo, ora discontinuo, lasciando cioè degli spazi lisci; non di raro ornano un solo di 
questi lati. Esse, sopra una stessa specie, sono ora numerose ed avvicinate fra di loro, ora rare e larga 
mente spaziate e in qualche individuo mancanti del tutto. 

I Polyconites hanno, per lo spessore dello strato esterno e la disposizione degli elementi interni della 
valva fissa, delle somiglianze con gli SpRaerulites, del resto appartenenti a un altro gruppo per la strut- 
tura reticulata dello strato esterno della valva fissa e pei caratteri interni di quella libera. Le loro più 
strette relazioni generiche sono con le Horiopleura, le Monopleura, gli Himeraelites, le Caprotina e le Sellaca. 

Non è facile distinguere, sui soli caratteri esterni, i Polyconites dalle Horiopleura, specialmente quando 
la valva inferiore di queste, come nella Horiopleura Baylei Coq. sp., non è exogiriforme; però all’interno 
i Polyconites hanno nella valva libera la lamina miofora posteriore coricata, in relazione conla quale e’ è una 
fossetta accessoria grandissima, mentre nelle Horiopleura la lamina miofora è eretta e l’annessa fossetta ac- 


1) p’OrBIGNY. Paléontologie frangaise; terrain crétacé, V, tav. 547, fig. 14. 
2) H. Coquanp. Monographie de V’ étage aptien de VEspagne, tav. XXV, fig. 5, 6. 
?) H. DouviuLà. Sur quelques Rudistes du terr. crétacé inf. des Pyrénées, tav. XV, fig. 4, 5. 


{29] G. DI-STEFANO 29 


cessoria piccolissima. Inoltre nella valva fissa dei Polyconites l’inserzione del muscolo adduttore posteriore si 
fa sulla faccia superiore di uno spessimento della conchiglia obliquamente rivolto verso l'interno della valva. 
Questo spessimento dall’orlo inferiore dell’impressione muscolare può scendere verso l’interno della valva 
formando un cubito ; però mai diventa una vera lamina miofora, quasi parallela al piano della commessura, 
ricoprente la cavità viscerale e limitata sul lato interno da uno spigolo acuto, come quella che il prof. 
DouviLLé ha rilevata nelle Horiopleura. La distinzione di questi due generi, quando non si hanno valve 
preparate all’interno, può farsi con la combinazione di varie sezioni, alcune parallele al piano della com- 
messura e altre oblique attraverso la regione posteriore , nonchè col mettere allo scoperto il modello 


1) Le sezioni condotte parallelamente al piano della commessura fanno conoscere, sulle due valve, la disposizione e 
il numero degli elementi cardinali, l’esistenza delle fossette accessorie, della fossetta ligamentare interna, dei canali 
nello strato interno della conchiglia e il posto dei sostegni dei muscoli; ma sulla forma di questi e degli elementi 
cardinali non possono fornire indicazioni compiute. Così p. es. 
sono insufficienti per farci differenziare i generi Polyconites Lato palleale. 
e Horiopleura. Sarà utile dunque in questo caso e in altri i 
simili di eseguire anche delle sezioni oblique attraverso la 
regione posteriore di esemplari bivalvi, come ha di già pra- 
ticato il prot. DouviLLE. Esse permettono di riconoscere la 
cavità viscerale delle due valve, la forma della lamina miofora 
posteriore della valva superiore, la fossetta accessoria 0', che 
è in relazione con essa, e talvolta anche la seconda fossetta Lato posteriore -_ 
accessoria O, il dente posteriore D di tale valva, lo spessi- 
mento della conchiglia o la lamina che in quella inferiore 


Fic. A. 


—— Lato anteriore. 


sostengono l'impressione muscolare posteriore, collocati di 
faccia alla lamina miofora posteriore della valva superiore, 
e la fossetta dentaria anteriore d della stessa valva inferiore. 

Per ottenere questi elementi sarà necessario di eseguire 
non una, ma parecchie sezioni successive oblique attraverso 
la regione posteriore. La figura qui accanto indica in che 
modo noi le abbiamo condotte. Sarà bene di eseguirle per 
mezzo di una sega rotativa a disco sottile e di staccare dalla 
conchiglia delle lamine dello spessore di pochi millimetri, in 
vari piani paralleli, compresi tra l'orlo palleale delle valve } NOE Lol 
e le intaccature ligamentari. Fic. A. — A Douvillei DISSE Sezioni parallele, coni 

otte obliquamente attraverso la regione posteriore 

L'’estremità libera dell’apofisi miofora posteriore coricata di un esemplare bivalve. 
dei Polyconites suole raggiungersi sulle sezioni più esterne 
e compare, in forma di piccola striscia isolata, sulla faccia esterna o interna delle laminette staccate dalla conchiglia. 
Sarà utile di eseguire, per la sua ricerca, delle sezioni molto sottili, potendo tale estremità libera restare celata dentro 
lo spessore di una di queste laminette. Via via che le sezioni si fanno più interne si osservano : l’apofisi miofora posteriore 
mp della valva superiore saldata alla base, la fossetta accessoria 0' che l’accompagna, dapprima aperta da un lato, 
poi chiusa; indi l’orlo dell’ apparecchio cardinale servente di base a tale lamina, i resti della fossetta accessoria 0', 
il dente posteriore D della valva superiore e la fossetta dentaria d, destinata a riceverlo in quella inferiore. Il modo 
d’inserzione del muscolo adduttore posteriore sulla valva inferiore è visibile sin dalle prime sezioni; naturalmente 
non si osserva più quando si raggiunge la fossetta dentaria d di tale valva. Le sezioni che oltrepassano l’ intaccatura 
ligamentare non mettono più in mostra gli elementi della regione posteriore. 

La combinazione di una serie di sezioni condotte in differente senso, cioè parallelamente al piano della com- 
messura, obliquamente attraverso la regione posteriore e, in alcuni casi, longitudinalmente alla conchiglia, può 
fornirci gli elementi per la determinazione generica delle camacee e delle rudiste e riparare, ma solo in parte, al 
difetto di conoscenza dell’ interno delle valve per preparazione diretta, la quale, deve essere naturalmente il desi 


°-- Ligamento. 


30 G. DI-STEFANO [30] 


interno della valva superiore, ottenuto con l’asportazione degli strati della conchiglia per mezzo dello scal- 
pello. In questo caso il grande sviluppo della fossetta accessoria 0' indica il genere Polyconites; però le sezioni, 
specialmente quelle condotte obliquamente attraverso la regione posteriore, devono servire da controllo. 

Notevoli sono le somiglianze esterne dei Polyconites con le Monopleura e gli Himeraelites da un canto e 
le Caprotina e le Sellaca dall’altro. Una prima differenza tra questi generi e i Polyconites mi pare sia data dal 
carattere dello strato esterno della conchiglia, il quale è molto spesso nei Polyconites e sottile negli altri 
generi ora citati. Non è inutile di far rilevare che nei Polyconites di Termini-Imerese tale strato è sempre 
bruno o nero. Questo colore non pare che sia dovuto alla fossilizzazione, perchè le Sellaca e gli Hime- 
raelites, aggregati con essi, hanno sempre lo strato esterno di color grigio, come il calcare che li involge. 
L’esame dei caratteri interni, se fornisce dei buoni contrassegni differenziali, fa anche rilevare le strette 
analogie di questi generi. La valva inferiore delle Monopleura è, all’interno, identica con quella dei Poly- 
conites, però le prime non posseggono una lamina miofora posteriore sulla valva superiore, nè fossette 
accessorie. La lamina miofora posteriore che si osserva nella valva superiore degli Himernelites è eretta, 
non rovesciata. La valva superiore delle Caprotina e delle Sellaca ha intime analogie con quella dei Polyco- 
nites; ma la loro lamina miofora posteriore non è coricata; inoltre esse hanno nella valva inferiore o una 
fossetta miofora posteriore (Caprotina) o una grandè fossetta mio-dentaria, più o meno suddivisa nel suo 
fondo (Sellaea). Le Sellaca hanno anche piccoli e grandi canali longitudinali nello strato interno della 
valva inferiore, i quali mancano nei Polyconites. 

I Polyconites e le Caprotina, per l’esistenza delle cavità accessorie nello strato interno della valva 
libera, le quali in alcune Caprotina del Cenomaniano di Boemia prendono la forma di veri canali, possono 
aggregarsi alla famiglia delle Caprinidae. Con maggior ragione vi si debbono collocare le Sellaea, che hanno 
cavità accessorie nella valva libera e canali grandi e piccoli in quella fissa. 

Nella parte stratigrafica abbiamo fatto rilevare estesamente come da vari autori si ammetta che il genere 
Polyconites sia comparso, o almeno abbia avuto il massimo sviluppo, nell’Albiano ; il DouviLLÉ non esclude 
che possa essere nato nell’Aptiano. La comparsa di questo genere nell’Aptiano è del resto innegabile. Se 
dopo la descrizione geologica della provincia di Teruel (Spagna) fatta dal DE CortAzaAR, possono elevarsi dei 
dubbi sulla posizione stratigrafica del Polyconites Vernevili BavLe in quella regione, non potranno però 
collocarsi in istrati più recenti dell’Aptiano quelli del litorale di Barcellona, nei quali il dott. V. PAQUIER 
e il canonico ArmerA hanno indicati Polyconites Vernewili Bavue, Horiopleura Baylei Coq. sp., Requienia 
ammonia Matz., Toucasia carinata MATA. sp., associati con una fauna dell’Aptiano inferiore. Il genere è 
rappresentato nel Cenomaniano dalla specie tipica Polyconites operculatus RouLL.; non si può, per ora, esclu- 
dere che in Ispagna esso sia anche rappresentato in questo piano dal Polyconites Vernewili Bavue. Tale specie 
si raccoglie con altre a Termini-Imerese in istrati che non si possono separare recisamente da quelli con 
Caprotina. Secondo il RousseL,” il pe Grossouvre ha trovato un Polyconites a Camps, sui Pirenei francesi, 
nelle marne a Micraster brevis (Senoniano). 

Il prof. DouviLLé, ne’ suoi classici lavori, ha tentato di rischiarare la filogenia delle camacee e delle. 
rudiste. Egli, ammette che i Polyconites siano derivati dalle Monopleura, la cui comparsa avviene nel Valangi- 
niano, e le Horiopleura dalle Gyropleura, provenienti pure dal Valanginiano. Polyconites e Horiopleura rappre- 


deratum degli studiosi. Per eseguire tali sezioni è necessario di disporre di un materiale non ristretto, perchè la spatiz- 

zazione dell’interno delle valve, la deformazione o la sparizione delle lamine interne della conchiglia non fanno 

spesso rilevare i caratteri o li fanno osservare inesattamente, e sarà quindi necessario di sacrificare parecchi esemplari. 
1) J. RousseL. Sur la composition des terr. crét. des Pyrénées centr. et des Corbières, pag. 285. 


[31] G. DI-STEFANO 31 


senterebbero uno stadio definito nell’evoluzione dei generi Monopleura e Gyropleura, caratterizzato dall’ ap- 
parizione di una cavità accessoria sotto la lamina miofora posteriore della valva libera; le Horiopleura 
avrebbero poi dato origine alle Caprotina del Cenomaniano. 


Polyconites Verneuili Baxrr. 
Tav.I[I], fig. 1a,0,c, 2; Tav. II [II], fig. 4a, db. — Testo, pag. 31 [31], fig. B, B'. 


1860. Caprina Vernewili Baxue. — De VernEUIL, CoLLom et. TricER. Note sur une partie du pays basque 
espagnol ecc. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 2° S., t. XVIII, pag. 333. 


lo = — —  Coquanp. Monogr. de l’étage aptien de l' Espagne, pag. 157, tav. XXV, fig. 5, 6. 

1889. Polyconites Vernewili Bavne. — Douvinus. Sur quelques Rudistes du Orétacé inferieur des Pyrénées. 
Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3° S., t. XVII, pag. 634, fig. 7-11; tav. XV, 
fig. 4, 5. 


Conchiglia spessa, molto inequivalve, irregolarmente conica, fissa fortemente e largamente pel lato ante- 
riore della valva destra e leggermente per l’apice di questa. 

Valva sinistra libera, bassa, leggermente convessa o subpiana, subopercolare, liscia, coperta di strie di 
accrescimento irregolari, per lo più fine, di tratto in tratto fortemente rilevate, fornita, nella massima 
parte dei casi, di un rigonfiamento longitudinale eccentrico, largo, basso, assai leggiero, talvolta indistinto, 
fiancheggiato da due depressioni pure leggiere, una anteriore più larga e più forte, l’altra posteriore più stretta, 
sempre più leggiera e non di raro obliterata. Le depressioni e il basso rigonfiamento che le separa co- 
minciano sull’ orlo palleale della valva e 
vanno a svanire sulla regione apiciale e 
spesso anche prima. Il contorno della valva 
libera è molto variabile, secondo la sezione 
della commessura di quella inferiore e 1° 0- 
bliquità relativa delle valve. Essa è ora 
subcircolare o subellittica e in molti casi se- 
micircolare; talvolta è di forma irregolare, 
slargata sul lato palleale, ristretta, protratta 
e curvata su quello cardinale. In questo 
caso l’obliquità della commessura della valva 
inferiore è forte. L’apice è bassissimo, non 
ben distinto, leggermente opistogiro. 

Valva destra fissa, molto più grande della 
libera, variabile di forma per causa del modo 
«di fissazione, ma in generale con aspetto VO ROIO i 
di un cornetto più o meno obliquo, depresso | "RIG RC Lio RE 
tra il lato cardinale e il palleale, restrin- 
gentesi verso l’apice in modo irregolare e assai rapido, sicchè questo è più o meno appuntito. La sezione 
commessurale è srande, subcircolare, subellittica, semicircolare, talvolta irregolare e non sempre modificata 
nella sua forma dal modo di fissazione del lato anteriore. Sul lato palleale mostra spesso un largo e lieve 
rigonfiamento longitudinale, fiancheggiato da due depressioni anche molto leggiere, che sono le traccie di due 


Fia. B. Fic. B'. 


32 G. DI-STEFANO [32] 


lievi inflessioni delle lamine della conchiglia sull’ orlo palleale, corrispondenti a quelle della valva superiore. 
Tali depressioni delle valve sono con molta probabilità corrispondenti, come abbiamo detto avanti, alle 
aperture anale e branchiale del mantello. Le strie di accrescimento sono lamellose e irregolari, per lo più 
forti e con gli orli distaccati; fra di esse se ne presentano non poche fine. La valva è in generale liscia; 
solo sopra un esemplare si osservano, in un punto del lato posteriore, degli indizi molto oscuri di coste 
longitudinali. Il solco ligamentare esterno è fortemente impresso. 

I caratteri interni di questa specie sono stati osservati sugli esemplari siciliani con la preparazione 
del modello interno della valva libera, con sezioni parallele al piano della commessura e con altre condotte 
obliquamente attraverso la regione posteriore. 

Il modello interno della valva libera, ottenuto, come ab- 
Fic.(C, D, E. — Polyconites Vernenili Baxne. Tre sezioni —1;amo detto, asportando con lo scalpello gli strati della con- 
parallele, condotte obliquamente attraverso la regione : 
posteriore dell'esemplare figurato nella Tav. II, fig. 4. Chiglia, ci mostra (Tav.I[I], fig.1@): uncono CY corrispondente 
Fio. C. alla cavità viscerale, longitudinalmente e leggermente depresso 
nel mezzo, per effetto della depressione anteriore che si osserva 
sull’esterno della valva; un secondo cono 0', pure largo e lungo, 
ma meno del primo, corrispondente alla grande fossetta acces- 
soria che sta alla base della lamina miofora posteriore, separato 
dal primo da un solco slargato dietro, prodotto dall’orlo cardi- 
nale posteriore della valva; più un terzo cono 0, molto piccolo 
Fio. D. in rapporto agli altri due, che rappresenta un’altra fossetta 
accessoria posteriore. Tra l’orlo anteriore della valva e il 
cono CV ci è un solco stretto, corrispondente all’impressione 
muscolare anteriore ma. 

Due sezioni parallele al piano della commessura sullo 
stesso individuo mettono in mostra la disposizione degli ele- 
menti cardinali nella valva fissa. Su quella figurata (Tav. I [I], 
fig. 1c) si osservano: il dente cardinale N, trasverso, fiancheg- 
giato da due fossette dentarie, una anteriore d' e un’altra 
posteriore d, contenenti le estremità dei due denti D', D 
della valva superiore; gli spessimenti inserzionali dei muscoli 
adduttori, l’anteriore wa e il posteriore w/p'; l’intaccatura L 
del solco ligamentare sull’orlo posteriore della valva e la 
fossetta ligamentare interna f (fossetta ligamentare secon- 
daria) piccola, di forma irregolare, un po’ sinuosa. 

Per rilevare la lamina miofora posteriore della valva 
superiore e la forma del sostegno dell’adduttore posteriore 


Fic. E. 


CV, cavità ventrale; mp, lamina miofora posteriore della È ; è ; o $ 
valva libera; 01, fossetta accessoria posta allabase nella valva inferiore abbiamo eseguite molte sezioni oblique 


di tale lamina; wp, spessimento della conchiglia attraverso la regione posteriore di campioni bivalvi. Qui 
nella valva fissa sul quale s’inserisce il muscolo 


adduttore posteriore. accanto ne rappresentiamo tre appartenenti a un unico esem- 
plare. (Fig. ©, D, E). La prima (Fig. C), che è la più 

esterna, ci fa osservare la cavità ventrale CV, l’estremità libera della lamina miofora posteriore rovesciata 
mp della valva libera e, in quella fissa, lo spessimento inserzionale del muscolo adduttore posteriore mp. 
Le altre due sezioni (Fig. D, E) più interne, mettono in chiaro la lamina miofora posteriore wp della valva 


[83] | G. DI-STRFANO 33 


libera già riunita all’orlo dell'apparecchio cardinale, la parte interna della fossetta accessoria 0' e lo spes- 
simento inserzionale np dell’adduttore posteriore nella valva fissa, il quale, via via che le sezioni tendono 
a tagliarlo sulla sua linea mediana, si manifesta sempre più obliquo verso l’interno della valva. Una quarta 
sezione, più interna, qui non figurata, fa vedere la base della lamina miofora posteriore mp della valva 
superiore, appoggiata al dente posteriore D, e la cavità accessoria 0', già chiusa perchè tagliata nella sua 
parte più interna; nella valva fissa, la fossetta dentaria posteriore D. 

Il Polyconites Verneuili è rappresentato da un discreto numero di esemplari nei calcari con Polycorites 
di Termini-Imerese. Esso raggiunge spesso grandi dimensioni. Vari esemplari misurano, tra la parte più 
convessa della valva libera e l’apice della fissa, 135 mm. Le conchiglie sono in generale largamente e forte- 
mente fisse pel lato anteriore della valva destra e appena per l’apice di questa. Esse sono variamente defor- 
mate; ma la valva inferiore, in generale con apice piccolo, ha sempre la forma di un cornetto a grande 
sezione commessurale, più o meno depresso tra il lato cardinale e il palleale e più o meno obliquo, più 
o meno rapidamente e irregolarmente restringentesi verso l’apice. La forma del contorno commessurale è 
spesso in dipendenza delle deformazioni dovute al modo di fissazione, però in vari casi ne è indipendente; 
infatti è anche subcircolare in esemplari estremamente appiattiti dall’orlo commessurale in giù. Ci sono 
pochi esemplari largamente fissi per l’apice; in questo caso la valva inferiore è sempre longitudinalmente 
depressa, ma si accorcia dal lato cardinale; la commessura diviene invece molto obliqua e la valva superiore 
si protrae e s’incurva sulla regione cardinale (Tav.I [I], fig.2; Tav. II [II], fig. 4). Questi esemplari, 
sezionati, mostrano gl’istessi caratteri riscontrati dal DouviLLé sul Polyconites Vernewili proveniente dai 
Pirenei. Del resto lo stesso autore ha indicata la variazione di forma che abbiamo descritta. L’esemplare 
fisurato nella Tav. I, fig. 1a mostra, tra il cono CV, indicante il modello interno della cavità ventrale e il 
cono 0', corrispondente a quello della fossetta accessoria, il solco divisorio più slargato sul lato palleale 
della valva che non sia solitamente su altri campioni più piccoli della stessa specie, come quello figurato 
dal DouviLLé. Ci pare che questo carattere sia prodotto dalla maggiore spessezza dell’orlo cardinale poste- 
riore nei grandi individui e che quindi, tenuto conto della concordanza di tutti gli altri caratteri con 
quelli degl’individui appartenenti con certezza al Polyconites Verneuili, non possa indicare una differenza 
specifica. i 

La esistenza delle due depressioni longitudinali sulle due valve della conchiglia non era stata fino ad 
ora indicata sul Polyconites Verneuili; però questo carattere è variabilissimo. Le depressioni e il rigonfia- 
mento che le separa sono in generale assai leggiere, segnatamente sulla valva superiore, spesso indicate 
solo da due lievi inflessioni delle lamine esterne sull’orlo palleale della conchiglia, e in non pochi casi non 
osservabili. Le depressioni e le inflessioni più persistenti sono quelle anteriori. 

I rapporti di tale specie col Polycorites Gemmellaroi Di-Ster. e con il P. Boehmi Di-Ster. sono 
discussi appresso nella deserizione di questi due tipi. Abbiamo detto avanti, nella parte stratigrafica e 
nella diagnosi del senere Polyconites, che il Polyconites Vernenili è una specie dell’ Algeria, dell'Aragona, 
della Catalogna, della Catena Cantabrica, del Portogallo e delle regioni pirenaiche francesi, frequentemente 
citata dagli autori come Caprina, Plagioptychus, Monopleura e Sphaerulites. Essa fu raccolta per la prima 
volta dal pe VERNEUIL, che, insieme con CoLLom e TRIGER, l’indicò nel 1860 a Portugalete (Biscaglia) in 
un banco di calcare cavernoso, riferito, con i calcari marnosi che l’inchiudono, a strati corrispondenti al 
Cenomaniano D’OrBIGNY. La specie fu dal pe VERNEUIL comunicata al BAyLE, che, secondo il prof. DouvIiLLÉ 
c’informa”, la distinse col nome di Polyconites Verneuili; tuttavia essa fu da vari autori riportata con altri 


i) H. DouviLLi. Sur quelques Rudistes du terr. crét. inf. des Pyrénées, pag. 635. 


Palacontographia italica, vol. IV, 1898. 5 


Sd G. DI-STEFANO [34] 


nomi generici. Il DouviLLé, studiando nel 1888 gli esemplari della collezione di pe VERNEUIL conservati 
presso la Scuola delle miniere di Parigi e quelli dei Pirenei raccolti da parecchi geologi, stabilì chiara- 
mente e sicuramente l’appartenenza generica di questa specie. Gli esemplari originali comunicati dal DE 
VerneuIL al BayLe portano però l'indicazione “ Santander , anzichè quella di “ Portugalete ,. Di già 


Heserr ” aveva notato che il Polyconites Vernevili non si raccoglie a Portugalete, ma a Santander; non- - 


dimeno non si può escludere, per ora, la presenza di questa specie nel Cenomaniano di Portugalete, tanto 
più che il CortAzar la indica nella provincia di Teruel nello stesso piano, facendo così cadere dei dubbi 
sulla posizione stratigrafica di questa specie come è stabilita dal Coquanp (Aptiano inferiore). Però gli strati 
a Toucasia di Santander rappresentano l’Aptiano inferiore, come quelli di Barcellona, dei quali hanno parlato 


il PAQUIER e l’ALMERA; nè differente età si potrebbe assegnare ai calcari con Polyconites Verneuili di Luanco 


(Oviedo). Questa specie si presenta nei Pirenei francesi in istrati di età controversa, riferiti però dalla 
massima parte degli autori recenti all’Albiano. Essa, insieme con Horiopleura Lamberti Mun.-CrAn., H. Baylei 
Coq. sp., Zoucasia Santanderensis Douv., Sphaerulites cantabricus Douv. ecc. fa parte di un importante livello 
dei Pirenei, posto tra l’Aptiano superiore e 1° Albiano inferiore, con caratteri dell’uno e dell’altro piano. 
Il prof. DouvILLé, il SeunES e il RousseL lo aggregano all’Albiano inferiore. Lo StuARTH-MENTEATH invece 
vorrebbe riferire lo stesso livello dei Pirenei occidentali al Cenomaniano. Come si vede i risultati ottenuti 
nello studio dei livelli coralligeni del Cretaceo inferiore e medio della Spagna e delle regioni pirenaiche 
francesi sono poco precisi finora; ma pare che il Polyconites Verneuili si estenda dall’ Aptiano al Ceno- 
maniano. 


Polyconites Gemmellaroi n. sp. 
Tav.I|I], fig.-3; Tav. II II), fig. 1a, 0,2; Tav. IM [II], fig. 1a, db, c; Tav. V [V], fig. 2a, d. 


Conchiglia robusta, inequivalve, più o meno tozza, più o meno largamente e regolarmente conica, fissa 
fortemente pel lato anteriore della valva destra e anche leggermente per l’apice di questa. 

Valva sinistra libera, subopercolare, discretamente convessa, più o meno protratta e curvata verso 
il lato cardinale, secondo l’obliquità relativa delle valve, in generale subellittica, slargata e subarroton- 
dita sul lato palleale, ristretta su quello cardinale. Apice largo, basso, non ben distinto, leggermente 
opistogiro. La valva è coperta di strie di accrescimento irregolari, per lo più fine, non di raro forti, lamel- 
lose e a orli distaccati, e ornata di due leggiere depressioni longitudinali eccentriche, separate da un 
rigonfiamento largo e basso, che incominciano sul lato palleale e svaniscono sulla regione apiciale o prima. 
Delle due depressioni, dentro le quali le lamine esterne della conchiglia s’inflettono leggermente, l’anteriore 
è più larga e profonda, e la posteriore è molto leggiera. Esse corrispondono alle inflessioni dell’orlo 
palleale prodotte molto probabilmente dall’azione delle aperture anale e branchiale del mantello. Sopra un 
individuo si scorgono sulla valva superiore delle costicine longitudinali esilissime; ma sembrano impressioni di 
una conchiglia bivalve (Ostrea 2) della quale si scorgono frammenti ancora attaccati alla valva. 

Valva diritta fissa, molto spessa, largamente conica e in modo più o meno regolare, variabile di 
lunghezza, in generale tozza, munita sul lato palleale di due depressioni longitudinali leggiere, separate da 
un rigonfiamento più o meno largo, più o meno basso, delle quali l’anteriore suole essere la più larga. 
Le strie di accrescimento sono in generale forti, lamellose irregolari, ondulate, talvolta fine. La valva è 


parzialmente ornata di costole longitudinali, grossolane, arrotondite, irregolari, talvolta dicotome, legger- 


4) H. H&BERT. Le ferrain crétacé des Pyrénées, 1, pag. 331. 


vw 
(Oli 


[35] G. DI-STEFANO 


mente imbricate per l’incrocio con le strie di accrescimento. Esse non coprono in generale tutta la super- 
ficie della valva; mancano per lo più sul lato anteriore, pel quale la conchiglia si fissa largamente e fortemente, 
coprono spesso i lati posteriore e palleale in modo continuo o discontinuo oppure solo l’uno o l’altro di essi. 
Talvolta sono rarissime e allora diventano assai larghe e basse. Sull’individuo figurato nella Tav. III, 
fig. laecsi notano solamente due coste molto grossolane e basse nello spazio compreso tra la superficie 
di fissazione della valva e il lato palleale, le quali non si possono vedere sul disegno. Gl’individui intera- 
mente costati sono eccezionali. La valva mostra tanto più coste quanto più gl’individui sono giovani e le 
lamine di accrescimento fine. Gli esemplari molto accresciuti. con le strie di accrescimento ondulate, molto 
lamellose e forti, con la superficie della valva coperta di bitorzoli e avvallamenti fanno difficilmente os- 
servare delle traccie di costole. Gl’individui multicostati e raricostati sono, per la forma e per i caratteri 
interni, così legati che una separazione specifica fondata solo sulla abbondanza o rarità delle costole sa- 
rebbe inesatta. Il solco ligamentare esterno della valva fissa è fortemente impresso. 

I caratteri interni di questa specie sono stati osservati sul modello interno della valva libera, ottenuto 
con l'asportazione degli strati di essa, con la diretta preparazione di due valve inferiori e con qualche 
sezione cardinale. 

Il modello interno della valva superiore ci fa osservare (Tav. III, fig. la, fig. 10): Un grande cono CY, 
elevato, molto curvato sulla regione cardinale, longitudinalmente e leggermente depresso nel mezzo per 
effetto della depressione anteriore esterna della valva, limitato nel suo lato posteriore da uno spigolo elevato 
ed ottuso, che modella il rigonfiamento esterno della valva; un solco profondo, che corrisponde all’ orlo po- 
steriore dell'apparecchio cardinale, leggermente slargato sul lato palleale e separante il cono CV da un 
altro 0', molto sviluppato, ma meno del primo, pure elevato e molto curvato sulla regione cardinale, cor- 
rispondente alla grande fossetta accessoria che sta alla base della lamina miofora posteriore rovesciata; un 
terzo cono 0, molto piccolo in rapporto agli altri due, rappresentante una seconda fossetta accessoria 
posteriore; l’intaccatura L del ligamento sull’orlo della valva e la fossetta ligamentare interna f, irregolare 
e sinuosa. Il modello mostra pure nel lato anteriore, tra il soleo prodotto dall’impressione muscolare ante- 
riore ma e l’orlo della valva un altro cono molto basso, stretto e allungato; il quale corrisponde alla de- 
pressione che suole esserci tra l'impressione muscolare anteriore e l’orlo anteriore della valva. 

Una sezione cardinale, parallela al piano della commessura di un esemplare bivalve, ci mostra la dispo- 
sizione degli elementi cardinali. Avendo ottenute delle dirette preparazioni della valva inferiore, figuriamo 
solo la sezione della valva superiore (Tav. II, fig. 2). Vi si osservano: una grande cavità CV, che è quella 
viscerale; una grande fossetta accessoria posteriore 0', posta in parte sotto la lamina miofora poste- 
riore; due altre piccole cavità accessorie, una O posta dietro la base del dente cardinale posteriore, 
l’altra 0° situata presso il ligamento, tra la parte posteriore della base del dente cardinale anteriore e 
l’orlo della conchiglia; una porzione del dente anteriore D', avendo la sezione asportato la parte di esso 
posta direttamente sul fondo della cavità ventrale; la base del dente cardinale anteriore D, la fossetta 
cardinale 7, la quale, essendo la sezione in questo punto condotta molto in basso con la lima per la ricerca 
delle fossette accessorie, si mostra assai piccola e prossima a sparire; la lamina miofora posteriore coricata 
mp, che la forte concavità della valva non ha fatto sparire nella sezione, e l’intaccatura del ligamento sul 
l’orlo posteriore della valva. La piega ligamentare interna non si rileva. 

Figuriamo nella Tav. V, fig. 20 una preparazione dell’interno della valva inferiore di un individuo semi- 
costato. Essa ci fa osservare la cavità ventrale CV; il dente cardinale N allungato e traverso; la fossetta 
dentaria anteriore d', separata dalla cavità viscerale da una lamina relativamente sottile; quella posteriore 
d, più piccola; l’impressione 7° @' del muscolo adduttore anteriore, lievemente rilevata e appena convessa, 


36 G. DI-STEFANO [86] 


grande e allungata, submarginale, rugosa per effetto. delle impressioni delle fibre muscolari, portato da 
uno spessimento della conchiglia; quella del muscolo posteriore 7 p', submarginale, più piccola, leggermente 
rilevata, ma più dell’anteriore, molto obliquamente rivolta verso la cavità ventrale, posta sopra un vero 
spessimento obliquo della conchiglia; l’intaccatura L del lisamento sull’orlo della valva e la fossetta li- 
gamentare interna f, irregolare e sinuosa. 

Questa specie è rappresentata da molti esemplari in vario stadio di accrescimento. Essa è sempre di 
forma largamente conica e robusta, per lo più tozza, talvolta un po’ allungata. La valva superiore è molto 
o discretamente convessa, mai appianata; essa s’incurva molto sulla regione cardinale. Le depressioni lon- 
gitudinali e il rigonfiamento che le separa sono per lo più bene evidenti; si alleggeriscono però talvolta 
di molto e sono difficilmente osservabili sulla valva fissa. Su quella libera la depressione anteriore, che 
è sempre più larga e forte dell’ altra, suole permanere anche che la posteriore sembri scancellata. Im 
generale, quando la superficie esterna della conchiglia è ben conservata, le depressioni sono indicate da 
lievi inflessioni delle lamine delle due valve sugli orli palleali. 

I rapporti del Polyconites Gemmellaroi col Polyconites Vernewili BAxLE sono certamente stretti. La 
variabilità di forma nelle camacee, dipendente dal modo di fissazione della conchiglia, è assai grande; ma 
tuttavia in esse l'aspetto generale degl’individui di una specie rimane lo stesso, anche che vengano defor- 
mati e contorti. Il Polyconites Gemmellaroi è fortemente e largamente fisso pel lato anteriore, non meno 
del Polyconites Verneuili, e deformato in modo più o meno vario; nondimeno è sempre robusto, meno 
obliquo della specie del BayLE, più o meno tozzo, con la valva fissa sempre largamente conica e in modo più 
o meno regolare. Così presenta un aspetto differente da quello del Polyconites Vernewili, che è in generale 
meno spesso, più svelto, più allungato, più appuntito sulla regione apiciale della valva fissa, con apparenza 
di un cornetto depresso longitudinalmente tra il lato palleale e il cardinale e restringentesi rapidamente 
e irregolarmente verso l’apice. Il carattere dato dalla presenza delle costole longitudinali, che in certi indi- 
vidui, come in quello della Tav. IV, fig. 2a, sono abbondanti sui lati posteriore e palleale della valva fissa, 
accresce le differenze tra queste due specie. Il modello interno della valva superiore è differente in esse: 
il Polyconites Verneuili, avendo una valva superiore quasi piana, dà nell modello dei coni molto bassi e 
appianati sopra, mentre il Polyconites Gemmellaroi, che l’ha più convessa, li mostra molto elevati, convessi 
e curvati sulla regione apiciale. Per contrario la depressione longitudinale e il rijevamento dell’ orlo poste- 
riore del cono CY sono più evidenti in quest’ultima specie, perchè prodotti dalla depressione anteriore e 
dal rigonfiamento dell’esterno della valva, sempre più evidenti che nel Polyconites Verneuili. 

Appresso sono discussi i rapporti della specie in esame col Polyconites Bochmi Di-StEF. 

Il più grande esemplare studiato è lungo 115 mm. La sua sezione commessurale ha un diametro an- 
tero-posteriore di 90 mm. 


Polyconites Douvillei n. sp. 
Tav. IMI [III], fig. 3; Tav. IV [IV], fig. 2, 3a, db, c, 4, 5a,b,c,d; Tav. V [V], fig. La, db, c, 3, 4. 


Conchiglia spessa, irregolare, più o meno allungata, conica, cilindro-conica, talvolta bacillare, molto 
variabile di forma per le deformazioni dovute al modo di fissazione, fissa largamente e fortemente pel 
lato anteriore della valva destra e in modo più leggiero anche per l’apice di essa. 

Valva sinistra libera, subopercolare, bassa, leggermente convessa, in vari casi subappianata, con apice 
largo, basso, non ben distinto, leggermente opistogiro, coperta di strie di accrescimento irregolari, per 
lo più fine, ma di tratto in tratto lamellose, forti e rilevate. Il suo contorno è assai variabile, in re- 


[37] G. DI-STEFANO 37 


x 


lazione con la forma della sezione della valva fissa. Nello sviluppo normale è subellittica, ma diviene 
subcircolare, subtriangolare, semicircolare, fimanco sinuosa sul lato anteriore e molto irregolare. Essa 
mostra due depressioni longitudinali, separate da un rigonfiamento largo e leggerissimo, che cominciano 
sull’orlo palleale e vanno a svanire sulla regione apiciale. La depressione anteriore è larga e profonda, 
osservabile sempre; quella posteriore è stretta e molto lieve, talvolta indicata solo da una leggerissima 
intlessione delle lamine di accrescimento e tal’ altra scancellata. Anche il largo rigonfiamento è non di raro 
poco percettibile. Il solco ligamentare esterno, in generale non bene. osservabile, è leggiero, assai corto e 
leggermente arcuato; esso intacca l’orlo della valva e va a formare all’interno una piccola piega, la cui 
forma somiglia a quella della stessa valva delle Caprotina, ma non è rilevabile con precisione in tutto il suo 
contorno nei pochi esemplari sui quali l’abbiamo vista. 

Valva destra fissa, molto più grande della libera, allungata, conica, cilindro-conica, in qualche caso 
bacillare, talvolta accorciata, variamente deformata dal modo di fissazione, con l’apice più o meno ristretto, 
non di rado appuntito. Sul lato palleale essa mostra due depressioni longitudinali, separate da un rigon- 
fiamento largo, basso, ma distinto, corrispondenti alle depressioni e al rigonfiamento della valva supe- 
riore. Di esse, l’anteriore è sempre la più forte e la più larga; la posteriore è più stretta e più leggiera. 
Abbiamo avanti discusso sul significato di tali depressioni. Le strie di accrescimento sono lamellose, ir- 
regolari, forti, ondulate, spesso con orli distaccati. I punti di arresto della conchiglia sono per lo più in- 
dicati da risalti. La superficie della valva è ora liscia, ora ornata di poche o rare costole longitudinali, 
più o meno grossolane, arrotondite sopra, che sogliono per lo più osservarsi nel lato posteriore, presso 
il solco lisamentare, luogo sul quale, quando ci sono, sogliono esse più strette, più numerose e avvici- 
nate fra di loro. Quelle del lato palleale della valva sono assai rare, larghe, ma basse e non di raro ap- 
pena visibili. Sul lato anteriore per lo più mancano; ivi si notano talvolta le impressioni delle costole 
appartenenti alle conchiglie di altre camacee costate, sulle quali la specie si fissa frequentemente. Di- 
secreto è il numero degli esemplari ecostati. Il solco ligamentare esterno è fortemente impresso. 

I caratteri interni di questa specie sono stati osservati sopra alcune dirette preparazioni parziali delle 
valve, sul modello interno della valva superiore, ottenuto asportando con lo scalpello gli strati della con- 
chiglia, su sezioni parallele al piano della commessura e su altre oblique attraverso la regione poste- 
riore di esemplari bivalvi. 

Una compiuta preparazione dell’interno delle valve ci è riuscita impossibile per causa della tenacia 
del calcare che le riempie e della fragilità dell’apparecchio cardinale. In una valva superiore (Tav. III, fig. 3) 
abbiamo messo a nudo il dente anteriore D', a sezione triangolare e l'impressione muscolare anteriore ma, 
posta in parte sotto il dente e in parte sullo spigolo che limita la cavità ventrale dal lato anteriore. Tale 
impressione è larga, triangolare, a superficie appianata, con orli rilevati, separata dall’orlo anteriore della 
valva da una depressione allungata e poco profonda. La cavità ventrale CY è solo visibile in parte. In una 
valva inferiore ho potuto isolare del tutto l'impressione muscolare posteriore mp’ (Tav. V, fig. 3), portata 
da un vero spessimento della conchiglia, molto obliquamente rivolto verso l'interno della valva. La super- 
ficie d’impressione è qui leggermente convessa; si vedrà dalle sezioni che può essere anche appianata o 
lievissimamente concava. 

Sul modello interno di una valva superiore (Tav. IV, fig. 3a, 30) si osservano: Un cono principale CY, 
che rappresenta la cavità ventrale, stretto e allungato, in conformità della forma della conchiglia, depresso 
longitudinalmente per effetto della depressione anteriore esterna della valva; un secondo cono 0', corri- 
spondente alla fossetta accessoria posteriore situata alla base della lamina miofora posteriore coricata, 
pure molto sviluppato, ma meno del primo e separato da questo da un solco profondo, slargato sul lato 


38 G. DI-STEFANO [38] 


palleale, prodotto dall’ orlo posteriore dell’apparecchio cardinale; un terzo cono O, che rappresenta una 
seconda fossetta accessoria posteriore, molto piccolo in rapporto agli altri due. L'impressione muscolare 
anteriore ma produce un solco stretto ; la depressione che si presenta tra tale impressione e l’orlo anteriore 
della valva è rappresentata sul modello da un rilievo assai basso sull’orlo anteriore, ma non di un cono. 
Nell’esemplare figurato è notevole la corrispondenza perfetta tra la depressione longitudinale del cono 
rappresentante sul modello la cavità ventrale con l’inflessione dell’orlo palleale sulla valva fissa e la depres- 
sione esterna che ne è la traccia, nonchè tra lo spigolo ottuso e un po’ elevato che limita tal cono dal lato 
posteriore e il rigonfiamento longitudinale della valva fissa. Questo dimostra chiaramente che la depressione 
longitudinale osservabile sul cono CV dei vari modelli della valva superiore di Polyconites è certamente 
prodotta dalla depressione anteriore esterna della valva. i 

Una sezione condotta parallelamente al piano della commessura di una valva fissa (Tav. IV, fig. 4) 
mostra: La cavità ventrale CV; la base del dente cardinale N; le due fossette cardinali, l’anteriore d', la 
posteriore d, più piccola; lo spessimento inserzionale del muscolo adduttore anteriore 1 a'; quello del po- 
steriore n p'; l’intaccatura L del ligamento sull’orlo posteriore della valva; la fossetta ligamentare interna f, 
irregolare e sinuosa. 

Varie sezioni, condotte obliquamente attraverso la regione posteriore, ci hanno fatto trovare l’estre- 
mità libera della lamina miofora posteriore rovesciata e poi tale lamina saldata alla sua base, la fossetta 
accessoria 0' e lo spessimento inserzionale del muscolo adduttore posteriore nella valva fissa. Talvolta è anche 
visibile la seconda fossetta accessoria posteriore 0. Figuriamo qui cinque sezioni delle quali quattro sono 
state condotte attraverso lo stesso individuo, (Tav. IV, fig. 5 .a,0,c, d) in piani paralleli, procedendo dall’orlo 
della conchiglia verso l’interno, a distanza di pochi millimetri. La prima, cioè la più esterna (Tav. V, 
fig. 5a) ci fa osservare: La cavità ventrale CV delle due valve; l’estremità libera mp della lamina miofora 
posteriore rovesciata della valva superiore e lo spessimento della conchiglia sul quale s'inserisce il 
muscolo adduttore posteriore 7 p' della valva inferiore, obliquamente scendente verso l’interno della valva. 
La seconda, ottenuta procedendo verso l’interno, ci fa osservare (Tav. IV, fig. 50): La cavità ventrale CV; 
la lamina miofora posteriore wp, già saldata all’orlo cardinale che le serve di base; la fossetta accessoria Q', 
in forma di una simuosità, cioè ancora aperta da un lato; lo spessimento inserzionale dell’adduttore poste- 
riore n'p' della valva inferiore, scendente in modo obliquo verso l’interno della valva, più rapidamente nella 
sua porzione inferiore che in quella superiore destinata direttamente all’impressione. La terza, ancora più 
interna, (Tav. IV, fig. 5c) mette in mostra: La cavità ventrale CV e la sporgenza dell’orlo cardinale che la 
limita nella valva superiore, sezionato al principio del lato anteriore; la lamina miofora posteriore wp della 
valva superiore, più slargata pel restringersi della fossetta accessoria verso il suo fondo; la fossetta accessoria 
O', ancora aperta da un lato, ma più ristretta, perchè si avvicina al suo fondo; lo spessimento inserzionale 
dell’ adduttoze posteriore 7 p' sulla valva fissa, obliquo, e scendente nella sua parte inferiore in modo più rapido. 
La quarta sezione (Tav. IV, fig. 54), che è la più interna, rende visibili: La cavità ventrale CV delle due valve; 
l’orlo cardinale posteriore che serve di base della lamina miofora wp della valva superiore ; la fossetta acces- 
soria 0' chiusa e impiccolita, perchè giunta al suo fondo; il dente cardinale posteriore D della valva superiore, 
al quale si appoggia la base della lamina miofora, e la fossetta dentaria posteriore 4 della valva inferiore. 
In questa sezione la cavità ventrale CV della valva superiore si presenta quasi chiusa, perchè il taglio, 
obliquo alla regione posteriore, ma trasversale alla cavità ventrale, sega questa assai presso al suo fondo, 
e inoltre perchè una forte depressione delle due valve sul lato anteriore, per effetto di una deformazione 
dovuta al modo di fissarsi dell’esemplare, avvicina molto l’orlo cardinale anteriore al posteriore. 

Figuriamo anche un’altra sezione obliqua alla regione posteriore di un esemplare cilindro-conico (Tav. V, 


89] G. DI-STEFANO 39 


fig. 4), perchè fa vedere in modo assai chiaro la forma dell’ispessimento inserzionale dell’ adduttore 
posteriore 7 p' sulla valva inferiore. Vi si scorgono inoltre la cavità ventrale CY; comune alle due valve; la 
lamina miofora posteriore mp della valva superiore saldata alla sua base e la fossetta accessoria 0', già 
chiusa, perchè sezionata quasi al suo fondo. Questa sezione ha il difetto di essere stata compita con la lima 
sulla valva superiore e di essere stata con questo mezzo troppo obliquamente sezionata; per questa ragione 
la lamina miofora e l’orlo anteriore limitante la cavità ventrale, qui tagliato al principio dell’impressione 
muscolare anteriore, sembrano più lunghi e sporgenti che non siano in realtà. Ne risulta una sezione che 
ha molta somiglianza con quella eseguita sul lato palleale di uno Sphaerulites per mettere in chiaro Je 
due forti apofisi miofore della valva superiore. 

Il Polyconites Douvillei è la specie più abbondante e caratteristica dell’orizzonte che illustriamo. I suoi 
individui sono isolati o aggregati a cespuglio fra di loro e con la Caprotina (Sellaca) cespitosa Di-STEr., fis- 
sati fortemente pel lato anteriore della valva destra. La conchiglia è molto variabile di forma. Nello svi- 
luppo normale è allungata e cilindro-conica (ci sono individui lunghi sino a 125 mm.); diviene talvolta 
bassa e tozza, tal’altra gracilissima e bacillare. 

Tl prof. DouviLLe, che ha messo sempre a nostra disposizione i tesori della sua dottrina e ci è stato 
benevolo maestro nello studio delle faune cretacee, esaminò nel 1888 una sezione obliqua alla regione 
posteriore di un esemplare di questa specie che io gli avevo comunicato (DouvILLÉ, Sur quelques Rudistes 
du terrain crétacé inferieur des Pyrénées, 1889, pag. 644, fig. 14,15). Essendo l’interno delle valve spa- 
tizzato e quindi alterata la forma degli elementi interni, egli credette che la conchiglia possedesse nella 
valva inferiore una lamina miofora posteriore, indicata da una sporgenza, e che fosse quindi una Horio- 
pleura. Questa supposizione era fondata su quell’unico esemplare, che presentava bene impresse le de- 
pressioni longitudinali del lato palleale, come nelle Horiopleura. Il miglior materiale raccolto dopo ha dimo- 
strato che l’impressione muscolare posteriore di questa specie è portata nella valva inferiore da un vero 
spessimento (@1'p') della conchiglia (Tav. V, fig. 3) rivolto obliquamente verso l’interno della valva, e che, 
se esso scende nella sua parte inferiore più rapidamente che nella superiore, destinata a ricevere l’impres- 
sione (Tav. IV, fig. 5a, b,c,d e Tav. V, fig. 4), non piglia mai l’aspetto di una lamina miofora. La prepa- 
razione del modello interno della valva superiore ci fa inoltre osservare che il grande sviluppo della fossetta 
accessoria 0' è conforme a quello dei Polycorites; le sezioni oblique attraverso la regione posteriore hanno 
messa in mostra l’estremità libera della lamina miofora posteriore di quest’ ultimo genere. 

Il Polyconites Douvillei è ben distinto dalle altre specie congeneri; esso per la sua forma, rammenta 
invece varie Monopleura. 

Dedichiamo questa specie al prof. H. DouviLLÉ in segno di gratitudine per la squisita cortesia e per 


x 


i sapienti consigli dei quali ci è stato sempre largo. 


Polyconites Boehmi n. sp. 
Tav. II, fig. 34,6; Tav. III, fig. 2; Tav. IV, fig. 1a, db. 


Conchiglia spessa, inequivalve, trochiforme, fissa pel lato anteriore*della valva destra e per l’apice di essa. 
Valva sinistra libera, subopercolare, discretamente convessa, di forma regolare, subtriangolare, slargata 
sul contorno palleale, ristretta su quello cardinale, con apice basso, ottuso, non ben distinto, leggermente 
opistogiro. Essa porta un forte rigonfiamento mediano, in forma di piega elevata e ottusa, che comincia 
sul lato palleale e giunge, indebolendosi, sull’apice. Due depressioni longitudinali, larghe, poco profonde 
ma evidenti, fiancheggiano il rigonfiamento mediano; cominciano sull’orlo palleale e vanno a svanire sulla 


40 G. DI-STEFANO [40] 


regione apiciale. Di esse la posteriore è più stretta, ma più profonda. La valva è coperta di strie di accre- 
scimento irregolari, ora fine, ora lamellose e rilevate. 

Valva destra fissa, più grande della libera, largamente conica, fornita nel lato palleale di un rigonfia- 
mento longitudinale largo e ottuso, in corrispondenza della piega della valva superiore, fiancheggiato da 
due depressioni, pure corrispondenti a quelle della valva superiore, delle quali la posteriore è la più forte. 

Le strie di accrescimento sono irregolari, non di raro ondulate, lamellose, ora fine, ora forti, special- 
mente sul lato anteriore, che si fissa agli oggetti sottomarini. La valva suole essere ornata parzialmente 
di costole longitudinali arrotondite sopra, spesso fine, talvolta grossolane, in vari casi dicotome, legger- 
«mente imbricate per l’incontro con le strie di accrescimento. Esse coprono generalmente il lato posteriore 
e il palleale, in modo continuo o discontinuo; talvolta solo o l’uno o l’altro. 

Le costole che si presentano dentro la depressione posteriore sono molto fine. Il lato anteriore suole essere 
ecostato; vi si osservano però spesso le impressioni delle costole di altre conchiglie alle quali spesso si fissa. 

I caratteri interni di questa specie sono stati messi in chiaro per mezzo di sezioni parallele al piano 
della commessura e di altre condotte obliquamente attraverso la regione posteriore. Rappresentiamo qui 
due di queste ultime, appartenenti allo stesso individuo. La prima (Tav. II, fig. 3@), cioè la più esterna, 
mostra: La cavità viscerale CV comune alle due valve; l’estremità libera mp della lamina miofora rovesciata 
della valva superiore e lo spessimento »p', che nella valva inferiore sostiene l'impressione dell’adduttore 
posteriore. Questo spessimento scende obliquamente verso l’interno della valva e in modo parallelo alla 
commessura; però nella sua parte inferiore fa un leggiero cubito, il quale si accentua nella seconda sezione, 
perchè è molto più interna. In questa (Tav. II, fig. 30) si vedono: La cavità ventrale CV; la lamina miofora 
posteriore mp della valva superiore, già riunita alla sua base, la fossetta miofora 0' che è con essa in rela- 
zione, già chiusa, e lo spessimento 7p' sulla valva inferiore, sul quale si attacca l’adduttore posteriore. 
La parte superiore-di tale spessimento, che è quella sulla quale si inserisce direttamente il muscolo, è 
obliquamente rivolta verso l’interno della valva; ma la più interna scende assai rapidamente sulla cavità 
ventrale, in modo che lo spessimento in tale sua parte inferiore fa un evidente cubito, senza che presenti 
però uno spigolo così netto e acuto come quello osservato dal prof. DouviLLE sulla lamina miofora posteriore 
della valva fissa della Horiopleura Baylei Coq. sp. 

Questa forma del sostegno dell’adduttore posteriore sulla valva fissa e taluni rapporti di aspetto di 
questa specie con la Horiopleura Lamberti Mux.-CHAL® e la Horiopleura Baylei Coq. sp., quale Coquanp?, 
Martana ® e DovviLLÉé # ce la fanno conoscere, fanno nascere il sospetto che essa appartenga al genere 
Horiopleura, tanto somigliante ai Polyconites nei caratteri esterni, ma distinto per la presenza, sulla valva 
libera, di una lamina miofora posteriore eretta e di una piccolissima cavità accessoria 0’, e per quella 
di una lamina miofora posteriore, prominente e più o meno spessa, quasi parallela al piano della com- 
messura, sulla valva fissa. Per quanto il sostegno del muscolo posteriore nella valva fissa della specie che 
descriviamo somigli a quello della Horiopleura Baylei Coq. sp. figurata dal DouvILLE (Sur quelques Rudistes du 
terr. crét. inf. des. Pyr., pag. 643, fig. 13) nella quale però non si mostra molto prominente, perchè, secondo 
scrivelo stesso DouviLLÉ, le lamine interne della conchiglia sono schiacciate, rimane sempre un vero spessimento 


SS 


i) H. DouviLLé. Sur quelques Rudistes du terr. crét. inf. des Pyrénées, pag. 639, tav. XVI, fig. 14. 
?) H. Coquanp. Monographie de l’étage aptien de V’Espagne, pag. 156, tav. XXV, fig. 7-10. 
È 3) L. Martana. Synopsis paleontologica de Espania. Boletin de la Commision del Mapa geologico de Espafia, 
t. XV, 1888, tav. 33 D, fig. 6-7. 
4) DouviLLÈ. Loc. cit., pag. 643, fig. 12-13; tav. XV, fig. 1-3. 


[41] G. DI-STEFANO 41 


e non piglia l’aspetto di una vera lamina più o meno sporgente sulla cavità viscerale, come è il caso delle 
Horiopleura. Per potere cercare altri elementi di determinazione generica, abbiamo eseguite varie sezioni 
oblique attraverso la regione posteriore di un campione bivalve; le due più esterne hanno chiaramente 
messa in mostra l’estremità libera, invero piuttosto spessa, della lamina miofora posteriore rovesciata mp 
della valva superiore (Tav. II, fig. 30). 

To non escludo il caso che in una sezione obliqua attraverso la regione posteriore di una Horiopleura 
si possa ottenere una piccola striscia orizzontale di strato porcellaneo simulante l’estremità libera della lamina 
miofora posteriore rovesciata della valva superiore, e dovuta all’estremità superiore della lamina miofora, che 
nelle Horiopleura è eretta, ma un po’ inclinata, colta sola dal taglio obliquo; ma questo caso è, natural- 
mente, rarissimo e non può avvenire che assai presso al dente posteriore, e inoltre la striscia di strato 
porcellaneo che si può eventualmente ottenere deve essere corta e sottilissima, come appartenente alla 
lamina miofora nella sua porzione superiore assottigliata e tagliente. Nel caso nostro però la striscia di 
strato porcellaneo è molto spessa e discretamente lunga e si manifesta in due sezioni vicine all’orlo palleale 
della conchiglia e lontane dal dente posteriore, cioè in punti nei quali l'estremità inclinata della lamina 
miofora delle Horopleura non potrebbe essere colta dalla sezione. 

Crediamo quindi che la specie qui descritta appartenga al genere Polyconites. Dobbiamo deplorare 
che la mancanza di un numero sufficiente di esemplari preparabili non ci abbia permesso di osservare il 
modello interno della valva superiore, il quale farebbe rilevare, come controllo, lo sviluppo della fossetta 
accessoria 0'. 

A ogni modo i caratteri specifici tengono separata questa specie dalla Horiopleura Baylei Coq. sp., 
che è senza costole, priva di una forte piega mediana sulla valva libera, assai obliqua sul contorno com- 
messurale, e che ha l’aspetto di un cornetto longitudinalmente depresso e non largamente conico, e dalla 
Horiopleura Lamberti, che ha la valva superiore molto somigliante a quella della nostra specie, ma l’infe- 
riore exogiriforme. 

Le relazioni del Polyconites Boehmi Di-Ster. col Polyconites Gemmellaroi Di-StEF. sono, per i caratteri 
esterni, molto strette; m’inducono a tenere separate queste due specie i contrassegni dati dalla forma 
triangolare della valva superiore del Polyconites Bochmi, dalla piega longitudinale di tale valva, mediana 
e molto forte, e dalla forma dello-spessimento inserzionale del muscolo adduttore posteriore. Questa diffe- 
risce profondamente da quella dello spessimento del Polyconites Gemmellaroi, non piegato a cubito dalla 
parte interna, ma scendente in modo obliquo e regolare verso la cavità ventrale. Abbiamo di già fatto rile- 
vare che tale carattere avvicina il Polyconites Bochmi alle Horiopleura. I contrassegni differenziali notati 
separano anche questa specie dal Polyconites Verneuili BayxLe, il quale inoltre sembra privo di costole e 
ha una valva inferiore non largamente e regolarmente conica, ma compressa sul lato cardinale e palleale 
e a forma di cornetto restringentesi rapidamente verso l’apice. 

Il Polyconites Bochmi è raro nei calcari in esame, tuttavia è fra i più interessanti per causa dei carat- 
teri che lo avvicinano alle Horiopleura. 


n i Gen. Sellaea Di-SreFANO 1888. 


Sellaea cespitosa Di-Strr. 


1888. Caprotina (Sellaca) cespitosa Dr-Sterano. Studi stratigrafici e paleontologici sul sistema cretaceo della 
; Sicilia, 1.0: Gli strati con Caprotina di Termini-Imerese. Atti della R. Acc. di Sc., Lett. 
e Belle Arti di Palermo, vol. X, pag. 30, tav. VIII, fig. 1-3. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. j 6 


42 G. DI-STEFANO [42] 


Questa specie è discretamente rappresentata nel livello in esame. I suoi esemplari, allungati o tozzi, 
sono per lo più aggregati con i Polyconites. Essa raggiunge una grande abbondanza nei superiori calcari 
con Caprotina, ove è associata con altre Sellaca, con Himeraelites e con vere Caprotina e Monopleura. 

La Sellaca cespitosa Di-StEF. è fra le meglio caratterizzate del nuovo gruppo Sellaca. Abbiamo di già 
nel 1888 descritti i caratteri di questo gruppo, che finora avevamo riguardato come un sottogenere delle 
Caprotina. Qui ricorderemo brevemente che le Sellaca hanno una cernieraèdi Caprotina, ma che differiscono 
da questo genere, in modo subordinato per la grande profondità delle fossette accessorie e pelmaggiore sviluppo 
di quella anteriore ed essenzialmente per l’esistenza, nello strato interno della valva fissa, di canali longitu- 
dinali di forma irregolare, ora allungati, subquadrangolari o subellittici come canali radianti, ora piccoli 
e poligonali. Questi canali si manifestano in generale nel lato anteriore e fuori dell’impressione muscolare; 
ma in qualche caso, come nella specie indicata qua sopra, occupano anche tutto il contorno palleale della 
valva. Essi sono talvolta molto grandi e pigliano l’aspetto di cavità accessorie. Non esistono canali e cavità 
accessorie nella valva inferiore delle Caprotina costata D’ORB. (Chaperia Mux-CHat.), C. striata D'ORE. 
(=C. semistriata D’ORB.), C. Stryxe Di-Ster., C. hirundo Pig.) e di quelle del Cenomaniano di Boemia illu- 
strate dal Poca ?; sembra invece che si presentino in quella della Caprotina quadripartita D’ORB., a giudi- 
care dalla figura del bicono data dal p’ORBIGNY ®. Noi abbiamo proposto nel 1888 di restringere il nome di 
Caprotina nel senso proprio alle specie prive di canali o cavità accessorie nella valva inferiore, dando la 
denominazione di Sellaca a quelle che li hanno. Crediamo ora che il sruppo delle Sellaea si possa ritenere 
per un genere distinto dalle Caprotina, perchè la presenza di canali nella valva inferiore, i quali, a quanto 
sembra, dovevano essere tappezzati da prolungamenti del mantello, ha importanza generica. Le Caprotina, 
pei caratteri della cerniera e delle cavità accessorie della valva superiore, hanno molti rapporti con le 
Caprina, resi più stretti dalle forme del Cenomaniano di Boemia (0aprotina sinuata PoCtA, C. umbo- 
nata PoorA), con veri canali nella valva superiore, per le quali, come ha rilevato il prof. DovviLLÉ #, sarebbe 
necessario di proporre un nuovo nome generico. Le Sellaca, con cerniera di Caprotina e canali nella valva in- 
feriore, rilegano ancora più strettamente le Caprotinine alle Caprinine. Le Caprina mostrano anche canali 
o cavità accessorie nella valva fissa, in generale dietro l'impressione muscolare posteriore; però c’ è dei 
casi nei quali li fanno osservare dietro quella anteriore ?. La loro cerniera, a elementi sottili, ha delle 
somiglianze con quella delle Sellaca. Queste però, oltre che per caratteri della cerniera che qui sarebbe 
‘ ozioso di rilevare, differiscono dalle Caprina per la mancanza di canali nella valva superiore e nella parte 
posteriore della valva fissa. 

Come si vede, il gruppo delle Sellaca è strettamente legato alle Caprotina e alle Caprina; però non 


sta bene nè nell’uno, nè nell’altro genere. In queste condizioni è meglio di riguardarlo come un genere 
distinto. 


1) G. A. Prrona. Nuova contribuzione alla fauna fossile del terreno cretaceo del Friuli. Atti del R. Istituto veneto 
di Sc., Lett. e Arti, 6% S., vol. V, 1887, pag. 2. — G. BorHm. Bettràge zur Kenntniss der Kreide in den Stidalpen, 1: Die 
Sehiosi- und _Calloneghe-Pauna. Palaeontographia ecc., XLI Bd., 1894, pag. 129, tav. XII, fig. 1-5. 

2) F. Pocra. 0 Rudistech, vymrelé_celedi mizu ceského kridového mtvaru (Ueber Rudisten, cine ausgestorbene Fa- 
milie der Lamellibranchiaten aus der boehmischen Kreideformation). Abhandl. d. math.-naturviss. Klasse d. K. boehm. 
Gesells. d. Wiss. VI F., 3 Bd., 1890. 

°) A. D'OrBIGNY. Paléontologie frangaise; terr. crétacé, IV, tav. 585, fig. 2. 

‘) H. DOUvILLO. Annuaire géologique universel, t. VII, 1890. 

°) DouviLLi. Etudes sur les Caprines. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3° S., t. XVI, 1888, pag. 703. 


[43] G. DI-STEFANO 43 


Sellaea Zitteli Di-Ster. 


1888. Caprotina (Sellaca) Zitteli Di-Sterano. Studi stratigrafici e paleontologici sul sistema cretaceo della 
Sicilia, 1.°: Gli strati con Caprotina di Termini-Imerese. Atti della R. Ace. di Sc., Lett. 
e Belle Arti di Palermo, vol. X, pag. 28, tav. VIII, fig. 1-3. 


Nei calcari con Polycorites di Termini-Imerese si presentano rari esemplari della Sellaea Zitteli, che 
invece è abbondante nel superiore livello con Caprotina. Questa specie all’ esterno differisce dalla Sellaca 
cespitosa Di-SteF. pel minore sviluppo della valva superiore e per la sua forma longitudinalmente depressa 
sui lati cardinale e palleale; ma questi contrassegni differenziali sarebbero troppo leggieri per separare con- 
chiglie così variabili, sicchè avrei ora riunite le due Caprotina, se anche all’interno non ci fosse una 
differenza tra i due tipi. I canali longitudinali della valva fissa si osservano nella Sellaca Zitteli solo sul 
lato anteriore, mentre nella Selluea cespitosa occupano in modo regolare anche tutto il lato palleale, av- 
vicinando così questa specie alle Caprinidi più che altra finora conosciuta. Certamente il numero e la 
posizione dei canali in una stessa specie può variare, come varia p. es. nelle Caprina, però entro limiti 
ristretti e non in un modo così costante e regolare. 


Rudistae, 
Gen. Sphaerulites DeLAMfrHERIE 1805. 


Benchè non dobbiamo occuparci qui appresso che di un solo .Sphaerulites crediamo utile di premettere 
alcune osservazioni che servano anche a giustificarci dell’avere abbandonata, per le Radiolitidae fornite di 
piega cardinale, la denominazione generica di Eadiolites, già da noi adottata nella prima Monografia sul 
sistema cretaceo della Sicilia. 

P. CHorrar ) ha di già esaminata la questione se convenga usare per tale gruppo di rudiste la de- 
nominazione generica di Radiolites o quella di Sphaerulites e si è pronunziato a favore di quest’ultima; 
ma giacchè la confusione sul differente significato dato a questi due nomi continua, è bene di rimettere 
in esame l’importante questione. 

Il LamARcK creò ® il genere Radiolites nel 1801 per l’Ostracîtes angeoides di Prcor DE LAPEIROUSE 3; 
più tardi, cioè nel 1819, accettò anche il genere Sphaerulites DELAMETHERIE, 18059, pel quale prese a 
tipo lo SphRaerulites foliaceus Lux. Egli però non si servì delle due denominazioni generiche nello stesso 
senso secondo risulta dalle diagnosi e dalle esservazioni aggiunte (pag. 219-233). Gli Sphaerulites furono da 
lui così definiti: “ Testa inaequivalvis, orbiculato-globosa, superne depressiuscula, extus squamis magnis suban- 
gularibus patulis echinata : valva superiore minore, planulata, operculari, intus tuberibus duobus inacqualibus, sub- 
conicis curvis, in cavitate prominentibus instructa ; valva inferiore majore, subventricosa, extra marginem radiatim 
squamosa; cavitate oblique, conica; interno margine hinc introrsum replicato cristam s. carinam prominentem 


1) P. CHorraTt. Note sur le Crétacique des environs de Torres-Vedras, de Peniche et de Cercal. Communicagoes 
do commissao dos Trabalhos geologicos, t. II, 1892, pag. 206. 

2) LAMARCK. Système des animaux sans vertèbres ou Tableau général des Classes, des Ordres et des Genres des: 
animaurx, 1801, pag. 130. 

3) Picor DE LapEerROoUSE. Description de plusieurs nouvelles espèces d’Orthoceratites et d’Ostracites, 1871. 

4) LAMARCK. Histoire naturelle des animaux sans vertèbres, 1815-1822, t. IV, (1819). 

5) DELAMETHERIE. Journal de Physique, t. XLI, 1805. 


44 G. DI-STEFANO [44] 


formante. Cavitatis paries interna transversim striata. Cardo ignotus ,. Pei Radiolites diede la seguente diagnosi: 
“ Testa inaequivalvis, extus striata; striis longitudinalibus, radiantibus; Valva inferior turbinata, major: altera 
convera aut depresso-conica, operculiformi. Cardo ignotus ,. Nelle osservazioni il LAMARCK così ha insistito 
sulle differenze dei due generi: “ Les Sphaerulites ont des rapports évidents avec les Radiolites; aussi BRU- 
GUIRRES les y reunissait; muis elles sont hérisstes à Vcaterieur de grandes écailles subangulaires, qui les rendent 
comme foliactes, tandis que les Radiolites nen offrent aucune. Leur forme d'ailleurs n'est pas tout-à-fait la 
méme, car leur valve superieure, au lieu d’étre conique, est un peu plus aplatie; et nous doutons fort que la 
plus petite valve de la Radiolite ait en sa face interne deux tuberosité analogues à celles de la Sphérulite; 
enfin nous doutons encore que la cavité de la grande valve des Radiolites offre d’un 
còoté ce repli du bord interne, qui s'avance en créte ou en carène intérieure, que 
Von observe dans les Sphérulites ,. 

Come si vede, il LamARCK distingueva due gruppi, uno fornito di piega ligamentare (cresta o piega 
cardinale) e l’altro che, secondo lui, doveva mancarne. I due gruppi esistono realmente; purtroppo la 
specie scelta a tipo del genere Radiolites (Sph. angeoides Picor DE LAPEIROUSE) della quale egli non conosceva 
l'interno, è munita di piega ligamentare ed è quindi uno Sphaerulites. 

Nel 1826 CH. pes Mourins ® riguardò le due denominazioni generiche come sinonimi e ritenne quella 
di Sphaerulites. Allo stesso partito si appigliarono DesHarves e Mirne-EDpwARDS in una nota alla seconda 
edizione della Hist. natur. des animaux sans vertèbres di LAMARCK, 1836-1845 (pag. 292). Invece il n’ORBIGNY 
nel 1842 e nel 1847 adottò il nome di Radiolites per le specie fornite di piega ligamentare; mise quello 
di Sphaerulites nella sinonimia di esso e creò (1847) il genere Biradiolites per un gruppo distinto, secondo 
lui, dalla presenza di due strisce longitudinali ben differenziate, ma che veniva a comprendere un gruppo 
di specie privo di piega ligamentare. Egli fu seguito dal Woopwarp nel suo Manuel of the Mollusca e 
da Picret e QuensteDT nei loro trattati di Paleontologia generale. 

Pertanto nel 1855 e negli anni seguenti il BayLe® provava che le Radiolitidae si dividono realmente 
in due gruppi, uno provvisto di piega ligamentare sulle due valve e l’altro no. Egli adottò pel primo la 
denominazione di Sphaerulites e pel secondo quella di Radiolites, conformemente alle diagnosi del LAMARCK 
e giustificò il significato dato alle due denominazioni generiche con le seguenti parole (Bull. de la Soc. 
géol. de Fr., 2° S., t. XIV, pag. 647): “ Il ne sera pas inutile faire remarquer qu’ en retablissant les deux 
genres Sphaerulites et Radiolites, considérés par IMM. DesHAyEs, CHARLES DES MounINs, ALc. D’ORBIGNY ef 

 dautres naturalistes comme devant étre réunis en um seul, je suis conduit à assigner à ces genres des carac- 
tères differentiels que le genie de LAMARCK avait entrevus, mais dont ce grand naturaliste n’avait pu constater 
la valeur par des observations directes ,. Così, egli aggiungeva, questi due generi vengono definitivamente 
ricostituiti con i caratteri differenziali segnalati da LamARGK nel 1819. 

La proposta del Barre fu accettata da tutti gli autori e ove si fosse mantenuta si sarebbe evitata 
la presente confusione. Il prof. DouvinLé, nel suo classico lavoro Essaè sur la Morphologie des Rudistes, 
1886 (Bull. de la Soc. géol. de Fr., 3° S., t. XIV, pag. 389), usò le denominazioni Sphaerulites e Radiolites 


1) CH. pos MouLINS. Essai sur les Sphaerulites, 1826. : 

2) A. D’OrBIGNY. Annales des Sciences naturelles, 1842. — Paléontologie frane.; terr. crét., IV, 1847-1849, pag. 194. 

3) E. BavLn. Observations sur la structure des coquilles des Hippurites, suivies de quelques remarques sur les 
Radiolites. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 2° S., t. XII, 1855, pag. 772. — Observations sur le Sphaerulites foliaceus 
LaAmarcx. Ibid., 2° S., t. XIII, 1856, pag. 71. — Observations sur le Radiolites Jouanneti pes MouLINs. Ibid. 
pag. 102. — Observations sur le Radiolites cornu-pastoris pes Mounins. Ibid., pag. 139. — Nouvelles observations 
sur quelques espèces de Rudistes. Ibid., 2° S., t. XIV, 1857, pag. 647. 


[45] G. DI-STEFANO 45 


nel senso del BayLE; ma in una nota a piè della pag. 401 rilevò che il nome Radiolites è il più antico e che, 
essendo stato dato all’ Ostracites angeoides Picort DE LAPFIROUSE, munito di piega ligamentare, deve essere 
preferito a quello di Sphaerulites per indicare le specie fornite di tal carattere. Il FiscHER nel suo Ma- 
nuel de Conchyliologie, 1887, adottò senz’ altro la denominazione Radiolites pel gruppo fornito di piega 
ligamentare, contrariamente al senso datole dal BayLE e all’uso generale; pose il nome Sphaerulites nella 
sinonimia di /adiolites e indicò con quello di LBiradiolites D’ORBIGNY il gruppo delle specie prive di piega 
ligamentare. Intanto il prof. ZitteL nel suo grande Handbuch der Palacontologie, vol. II, 1881-1885, che 
dà le basi ai presenti studi palaeontologici, aveva propagata la distinzione del Bayre. Egli l’ha mante- 
nuta nell’edizione francese e nei recenti Grundziige der Palacontologie, 1895. Il prof. DouvinLE invece, nei 
suoi importanti lavori posteriori alla pubblicazione del Manuale del FiscHER, non si è più discostato dal- 
l’opinione di questo. Gli altri autori, nei lavori speciali hanno seguito chi il FiscHER e il Douviué, chi il 
Bayre e lo ZirteL. 

Pertanto ha ben rilevato P. CHorrar che, prestando alla denominazione generica Radiolites una significa- 
zione differente da quella datale dal BayLE, il quale poi non faceva che reintegrare i generi del LamaRcK, non 
si risolve una delle consuete questioni di nomenclatura sull’ uso o meno di un nome più antico, ma si cambia 
il senso dato generalmente al nome generico Radiolites. Così il mutamento proposto dal FiscHER è causa 
di una confusione deplorevole, d’indecisioni e d’impacci. Per eliminare questi danni è bene dunque di ser- 
virsi, per indicare il sruppo di specie fornite di piega cardinale, della denominazione generica ,Sphaerulites, 
‘che non può produrre malintesi. Nel genere SpRaerulites, inteso in un senso lato, si debbono naturalmente 
eseguire quelle divisioni che possono risultare necessarie, come si è fatto staccandone le Sauvagesia, BayLe. Il 
nome Radiolites potrà, se si vuole, usarsi ancora nel senso del BayLE; ma per mettere fine alle confusioni, sa- 
rebbe forse meglio di abbandonarlo. Il nome £Liradiolites D’ORBIGNY, tuttochè incompletamente caratteriz- 
zato dal suo autore, non indica meno il gruppo delle specie prive di piega cardinale, e non sarebbe certamente 
un male il ritenerlo, come ha fatto il FiscHER, praticandovi, bene inteso, le necessarie divisioni, secondo di 
già è avvenuto (Biradiolites, s. str., Lapeirousia, BAYLE, Bournonia, BayLE ecc.). Se alla mancanza della 
piega cardinale si debba o pur no dare un valore generico non è questione che dobbiamo qui esaminare. 
Quand’anche si dovesse togliere ogni importanza a tale carattere, risulterebbe sempre l’utilità dell’avere 
accettata la denominazione Sphaerulites pel gruppo munito della piega cardinale; noteremo però che il 
Douviccé il quale fece rilevare l’importanza esagerata data alla mancanza della piega cardinale, non sembra 
disposto a negarne il valore generico, e questo risulta dalla sua importante Nota sui caratteri delle Sau- 
vagesia 3. 


Sphaerulites sp. aff. Sph. Sauvagesi p’Howerr-Frrmas sp. 


Nei calcari con Polyconites Vernewili, come anche in quelli con Caprotina, immediatamente superiori, è 
frequente uno Sphaerulites con la valva superiore piana e l’inferiore più o meno allungata, conica o cilindro- 
conica, subdiritta o lievemente arcuata, coperta di strie di accrescimento lamellose, fine, ma rilevate, che 
spesso, nei punti d’arresto della conchiglia, diventano assai forti, si mostrano molto divergenti e con orli 
staccati, in modo che la valva risulta formata da una serie di numerosi cornetti, confitti gli uni dentro gli 
altri per gli apici. La valva è inoltre ornata di molte costole longitudinali arrotondite ed evidenti. 


4) H. DouviLi. Sur quelques Rudistes du terr. crét. inf. des Pyrénées, pag. 648. 
2) Innm. Sur les caractères des Sauvagesia. Bull. de la Soc. géol de Fr., 3° S., t. XIX, 1891. 


46 ì G. DI-STEFANO [46] 


Gli esemplari che si raccolgono sono in generale spezzati, per causa della loro difficile estrazione 
dal tenace calcare che li involge; ma hanno sempre la superficie assai ben conservata. La loro identità con 
quelli dei calcari con Caprotina è indubitata. 

Le affinità degli uni e degli altri con lo Sphaerulites Sauvagesi D’HomBRE-FIRMAS sp., a giudicare sulle 
figure pubblicate dal D’OrBIGNY (Paléont. frane.; terr. crét., IV, tav. 553, fig. 5, 6; tav. 554 [R. radiosa 
D’ORB.]), sono strettissime. Io non saprei finora indicare una differenza apprezzabile nè con quelli descritti 
dal D’OrBIGNY, intesi nel senso del BayLe®, nè con gli altri che si raccolgono nei calcari con Caprina 
communis Gemm., Sphaerulites Spallanzaniù Gemm., Nerinea Fleuriausa D’ORB. ecc. di Termini-Imerese e di 
Monte Pellegrino, così intimamente legati col Cenomaniano. L'esistenza di uno Sphaerulites solitamente 
turoniano in istrati che noi crediamo cenomaniani niente avrebbe d’impossibile; del resto è noto quanto, 
in alcune parti del bacino mediterraneo, riesca difficile faunisticamente di separare il Turoniano dal Ceno- 
maniano. Ci contentiamo però d’indicare la specie in esame come affine allo Sphaerulites Sauvagesi, senza 
identificarla con esso, perchè manchiamo di esemplari tipici di quest’ ultima specie per paragone, e gl’ in- 
dividui dei calcari con Polycorites non sono integri. Rileviamo infine che la forma allungata e cilindro- 
conica degli esemplari dei calcari con Polyconites e di quelli con Caprotina, nonchè il carattere della 
presenza delle coste, est .udono l’appartenenza di questa specie allo Sphaerulites cantabricus Douv.® sp., 
così frequente nei livelli con Polyconites Vernewili, Horiopleura Lamberti, Toucasia Seunesi ecc. della Spagna 
settentrionale e dei Pirenei francesi. 


1) E. BavLn. Nouvelles observations sur quelques espèces de Rudistes. Bull. de la Soc. géol. de Fr., 2° S., t. XIV,, 
1857, pag. 692. 
2) H. DouviLe. Sur quelques Rudistes du terr. crét. des Pyrenées, pag. 649, fig. 17 e 18. 


) 


G. ROVERETO 


SERPULIDAE DEL TERZIARIO E DEL QUATERNARIO 
IN ITALIA 


(Ad VAR AVARTNO 10); s 


Dragando nel porto di Genova col mio ottimo amico il dott. Stersmwonpo ORLANDI, che andava racco- 
gliendo materiale per un suo lavoro sugli anellidi viventi nel golfo ligure, al vedere quelle così diverse 
foggie di tubi cornei e calcarei, pressochè ignote al paleontologo, in cui ancora era necessario stabilire i 
caratteri distintivi, inclinai ad occuparmi di tale argomento. 

Ricorsi ai professori delle varie Università ed ai collezionisti privati; ed ebbi in breve raccolto una 
‘collezione di forme tubicolari, in gran parte da attribuirsi a serpule. In questo furono verso di me generosi 
‘e gentili i professori A. Issen, M. CanAVARI, T. TarameLtI, C. F. ParoNA, D. PantANELLI, C. DE STEFANI, 
P. Bassani, G. Omgoni, D. Lovisaro, dai quali ebbi le collezioni dei respettivi musei di Genova, di Pisa, di 
Pavia, di Torino, di Modena, di Firenze, di Napoli, di Padova, di Cagliari; il prof. F. Sacco, il Conte 
RovasenDA ed il signor Forma di Torino. 

La raccolta di forme viventi di confronto veniva da me fatta con dragaggi lungo le coste liguri; ma 
aveva anche modo di usufruire, grazie al prof. Corrapo PARONA, delle collezioni dei musei zoologici di Ge- 
nova, di Padova (con forme dei mari di Sicilia), della R. nave Washington, fatta in vari punti poco cono- 
sciuti del Mediterraneo, della Stazione zoologica di Napoli. 

Per la mancanza di un recente libro d’insieme sugli anellidi viventi (poichè quello del QuatREFAGES, 
specialmente perciò che riguarda le Serpulidae vuole essere interamente rifatto) mi fu difficile il riordinare 
le sinonimie, segnalare le specie affini, la cui determinazione specifica voleva essere riveduta, dare le più 
usuali indicazioni di distribuzione geografica, di habitat, di frequenza o di rarità, del numero delle specie 
per i singoli generi. Gli elenchi delle figure sono opera interamente nuova, perchè è stato necessario sce- 
gliere quelle che si riferivano alla spoglia lapidea. Il non piccolo lavoro bibliografico mi venne reso possibile 
dall’ avere potuto consultare, per la bontà del prof. GesrRro, la biblioteca del Museo Civico di Genova, con- 
tenente i libri del TAappARONE-CANEFRI e del PARETO. 

Anche dopo questo mio tentativo di classificazione degli anellidi fossili, sarà sempre necessario che i 
paleontologi ricorrano, anzichè alle figure da me date, o citate, a confronti con esemplari viventi, determinati 
da zoologi specialisti, per potere avere un concetto esatto del polimorfismo delle specie più comuni. 


Genova, giugno 1898, 
dal Museo Geologico della R. Università. 


48 


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(©) 


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G. ROVERETO 


[2] 


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G. ROVERETO 49 


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. Rouant A. . 


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. SowerBr G. B. 
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G. ROVERETO [4] 


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[5] G. ROVERETO 51 


INTRODUZIONE 


SommaRIO. — 1. Possibilità dello studio degli anellidi fossili. — 2. Caratteri e distinzioni dai molluschi. — 3. Enumera- 
zione dei caratteri. — 4. Distinzione dei generi. — 5. Significato paleontologico del genere Serpula. — 6. Distin- 
zione delle specie e delle varietà. — 7. Genealogia e valore cronologico. — 8. Studio degli anellidi fossili in Italia. 


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1. Il ricercare caratteri nella spoglia calcarea degli anellidi è d’ordinario ritenuto una guida dia- 
gnostica molto fallace; ed alcuni hanno insistito sulla impossibilità di riconoscere una specie nei tubi che 
sembrano tra i più distinti e differenziati per la ricchezza in ornamenti. Certamente in questo vi ha esa- 
gerazione ed anche alcune volte errore; come nel caso del QuatREFAGES (3), le cui numerose specie a tubo 
triquetro di due generi, che per il sommo zoologo francese erano il più chiaro esempio delle difficoltà 
in parola, in parte sono passate in sinonimia sotto una sola specie. Questi errori od esagerazioni si spie- 
gano pensando che crebbero come reazione all’opera degli antichi conchigliologi, che iniziarono lo studio 
degli anellidi valendosi quasi esclusivamente della spoglia lapidea. 

Dirò a suo luogo che non mancano le incertezze ed i dubbi per distinguere certe specie da altre, 
della impossibilità di riconoscere i generi; qui solo avvertirò che non si possono distinguere, e ho lasciato 
difatti indeterminate, quelle forme che non presentano affatto adornamenti, od altri caratteri possibili a 
riconoscersi in esemplari d’ordinario monchi ed isolati. 

2.— L'elenco dei caratteri specificanti non è numeroso, come non è sempre facile distinguere i ca- 
ratteri fissi da quelli accidentali. La materia costituente il tubo è sempre ricordata per prima nelle dia- 
gnosi; però presenta variazioni solo eccezionalmente. Fossili non si trovano infatti che #ubì calcarei, di 
rado tubè corneo-calcarei e tubi agglutinati. 

Questi ultimi, costituiti dall’agglutinazione di elementi svariati, calcarei e silicei, di origine organica 
o non, possono riferirsi a numerosi generi delle Sadellidae, che fossili sono stati tutti ritenuti, con evi- 
dente confusione, non possibile ad evitarsi, appartenenti al genere Zeredella; in alcuni pochi casi si sareb- 
bero assegnati a questo genere tubi di insetti, ad esempio di friganee, secondo EHrLERS (50). Solo ecce- 
zionalmente poche Serpulidae, come alcune specie di Protula, Serpula sabellaria DerR., S. furcifera GRUBE, 
pur avendo un tubo solido calcareo, agglutinano all’esterno corpi estranei. 

Il tubo calcareo è fra gli anellidi esclusivo alle Serpulidae, e presenta alcune varietà per lo stato di 

 cristallizzazione; ma ha sempre caratteri che lo differenziano da quello dei molluschi. I generi dei mol- 
luschi che hanno una spoglia calcarea tubolare, a somiglianza di quella degli anellidi, non sono fortuna- 
tamente numerosi; ma di certo non avvengono raramente gli errori di confusione. 

Frai generi, o le famiglie, che mi furono inviate dai miei corrispondenti come anellidi, cito: Vermetidae, 
Siliquaridae, Caecum, Dentalidae, Clavagella, Teredo, ai quali si potrebbero aggiungere pochi altri più rari. 

I recenti trattati di paleontologia dello ZrrEeL (113) e del BeRNARD (19) ricordano che può nascere 
confusione fra i vermeti e le serpule; ed anzi il primo indica che la distinzione consiste in special modo 
nel presentarsi i vermeti nella parte inferiore in forma spirale, e nell’avere lamelle interne; il che per 
vero non si verifica in tutti i Vermetidae. Il MontEROSATO nella sua monografia dei vermeti del Mediter- 
raneo ha trattato di queste distinzioni citando i lavori del Mòrcg e del Prinippi. Il MòrcHa avrebbe os- 
servato che il tubo delle serpule è diviso in due strati, all'incontro di quello dei vermeti che è di tre 1); 


1) Il MòrcH però nella prima edizione del suo studio sui vermeti insisteva sulla impossibilità di distinguerli 
dalle serpule ; citando persino un anellide con tubo a concamerazioni interne (Oymospira madreporarum ScHAw. ) 
Journ. d. Conchyl., pag. 342, 1858. Ma certamente questa confusione non sussiste che in casi eccezionali; perchè il 
MòRcH stesso, valendosi in gran parte della sola spoglia calcarea, ha potuto stendere dei vermeti una lodata monografia. 


52 G. ROVERETO [6] 


si può aggiungere che lo strato mancante è quello smaltoide interno, che in alcuni casi, come in Serpula 
infundibulum D. CA., è sostituito da una pellicola chitinosa. Il PaILIPPI non distingue gli strati; ma nota 
come la sostanza dei vermeti sia più solida e più vitrea di quella degli anellidi. Questa osservazione vale 
per gran parte delle Serpulidae, eccettuato il. genere Placostegus e poche altre forme. Si tratta di una 
mancanza di cristallinità definita nello strato esterno, che è di gran lunga più sviluppato dell’interno ed 
appare tenero e quasi terroso; qualità che si accentua nelle forme fossili, sino alla completa dissoluzione; 
così che in molti casi questa dev'essere la causa della scarsità degli anellidi nelle località d’altro lato 
riccamente fossilifere. ; 

Conosco alcuni cataloghi di conchiglie plioceniche in cui varie specie di Profula vanno sotto il nome 
di tubi di Zeredo. Questo errore può facilmente evitarsi; poichè i caratteri distintivi fra le teredo, le protule 
e le serpule in genere sono molto costanti. Anche quando le protule si presentano ondulate come le teredo, 
l’ondulazione è data da una curva perfetta tanto da un lato come dall'altro: mentre che nelle teredo la 
parte concava è curvata, e la convessa più propriamente piegata, con un aspetto intestinale caratteristico. 
Per le antiche confusioni fra Teredo e Serpula si consulti la monografia del GRAY (56). 

Fra le Siliquaridae si possono confondere cogli anellidi quelle che non hanno fessura longitudinale; 
ma solo un taglio più o meno profondo presso l'estremità boccale, la quale manca sovente nei fossili. Vi 
hanno di questo gruppo alcune specie, come la Siliquaria 2 cristata DesE., che per l’ornamentazione si 
accostano di molto agli anellidi; ma altre sono prive di ornamenti e per il modo di essere ravvolte a spira 
in tutto somiglianti alla Siliquaria anguina. Quest’ultime forme ho riscontrato nel tortoniano del bacino 
di Vienna e nell’elveziano dei Colli Torinesi, ed ho constatato che la loro struttura microscopica è quella 
delle siliquarie. 

I generi Caecum, Clavagella sono rari fossili ed è facile averne sempre presenti i caratteri distin- 
tivi; dirò solo che del primo le confusioni col genere Serpula sono antiche, come può verificarsi nella mo- 
nografia delle Caecidae del CARPENTER (30); del secondo non è sempre facile la distinzione per quella por- 
zione di tubo che ripete la struttura anellata, imbutiforme, di Vermilia multivaricosa e simili. I tubi di 
Clavagella sono però d’ordinario alquanto compressi, e la specie più frequente nel nostro terziario pre- 
senta una lieve impressione longitudinale a mo’ di solco. 

Ai Dentalidae spettano alcuni sottogeneri ( Gadila, Cadulus) che vennero talvolta riferiti a Ditrupa 
e persino a pteropodi, prima che ne fosse studiata la spoglia animale, e conseguentemente era di sede 
‘incerta il genere fossile Pyrgopolon, che ad essi per alcuni caratteri si accosta, e che ormai deve collocarsi 
fra gli scafopodi. Il Dart , forse per un lapsus calami, avverte che si può confondere con Dentalium 
e Cadulus il genere Pomatoceros. 

Il genere Ditrupa, che il BeRKELEY (17) distinse dai molluschi, ha il tubo diviso in due strati; l’uno 
interno, sottile, calcareo; l’altro, esterno, corneo-calcareo; composizione che si ripete in Protula Isseli Rov. 
ed in altre poche forme. Si noti che gran parte delle forme giovani di Dentaliuwm, ed alcune specie anche 
adulte dei mari freddi, hanno tubo corneo. Nello Spirographis Spallanzanii Viv. avviene il contrario, ossia 
si ha una sottile crosta calcare attorno al tubo. corneo. 

Le confusioni tra i dentali ed altre forme di anellidi sono antiche; ad esempio sono serpule Denta- 
lium radicula Lux., D. novemcostatum Des. Lo ZimrEL (113) riferisce per la distinzione un carattere alquanto 
incerto; cioè che i dentali sono aperti, all’incontro delle serpule, alla estremità inferiore. Ma evidente- 
mente gli errori nacquero appunto per essersi studiati campioni di serpule non interi, e quindi aperti 


1) DALL. H. Report on the Mollusca (Viaggio del « Blacke»). Bull. Mus. Harvard College, vol. XVIII, pag. 1-18, 1889. 


bi 
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[7] G. ROVERETO 


alle due estremità. Hanno sembianza di dentali quei frammenti di Protula, di Serpula non aderenti, non 
flessuosi, costolati piuttosto regolarmente; ma non mai sono essi conici come i dentali e presentano linee 
‘ornamentali longitudinali tanto definite e continue. 

I caratteri fisionomici distintivi fra Dertalimmn e Ditrupa sono alcune volte incerti, specialmente per 
Qadulus molto allungati e poco ventricosi (esem. per Cadwus acus DALL, l. cit.). 

3.— Altri caratteri diagnostici si osservano nella spira iniziale, nelle strie di accrescimento, nell’ade- 
sione totale o iniziale, negli adornamenti longitudinali e trasversali, nella sezione esterna trasversale del 
tubo, nell’orifizio boccale o peristoma, nei tramezzi interni, nelle dimensioni in larghezza ed in lunghezza, 
nel modo di aggregazione coloniale. 

Tutti i generi, eccettuato Ditrupa, e poche specie di alto fondo di altri generi, come Protula arctica HAxs., 
Hydroides norvegica GuNN., Hydr. multispinosa MARENZ. sono aderenti. Gran parte delle forme cominciano 
‘e aderiscono con una spira piana, e non saliente come nei molluschi, nella stessa specie ora sinistrorsa, 
‘ora destrorsa, e tale spira può essere talvolta un carattere specifico essenziale, ma d’ordinario è sostituita 
dalle più svariate modificazioni; ossia da ondulazioni più o meno risentite che non sono mai caratteristiche. 

Le strie di accrescimento sono caratteristiche quando il peristoma è imbutiforme, per modo che il tubo 
‘sviluppandosi viene su di questo a presentarsi a guisa di un anello ad imbuto (es. Serp. infrndibulum D. Ca.) 
Negli altri casi la stessa specie può avere o non strie di accrescimento, presentarle rade o fitte, produ- 
‘cendo persino una striatura minutissima (es. Protula tubularia MoNt.). 

L’adesione è d’ordinario iniziale, quindi parziale, nei generi Protula, Placostegus, Hydroides, in Vermilia 
infundibulum, in Serp. infundibulum, in Salmacina aedificatrix ecc. Nei fossili la parte aderente è sempre divisa 
dalla libera; per modo che la descrizione delle specie nuove, specialmente quando in queste l'adesione 
iniziale è molto sviluppata, rimane incompleta. L’adesione totale prevale nei generi ,Serpula, Pomatoceros, 
Vermilia, Filigrana, Spirorbis, in Salmacina incrustans ecc. Quelli in spirale libera, appartenenti al gruppo 
‘della Serpula spirulea, non sono da considerarsi anellidi; la spira totalmente aderente è sommamente 
‘caratteristica del genere Spirordis e di poche altre forme, ricordo: Serp. cereolus Gu. (Aydroides? secondo 
Morca), Hydr. Benzoni MòrcH, Hydr. trypanon CLap., 2 Serp. porrecta FAR. non MùLLER, Serp. granulosa 
Fagr. non Haa., Hydr. norvegica GuNnN., Serp. anfracta GoLpr. Ed è bene avvertire che queste specie si 
possono confondere con la parte iniziale spirale di molte altre Serpulidae giovani e con i vermeti; ossia con 
‘forme giovanissime di ,Spiroglyphus (es. Serp. spirorbis Sow., SowerBy, Genera, fig. 3; Apams, Genera, 
tav. XXIX, fig. 4; Caenu, Manual, pag. 320, fig. 2305, si riferiscono a Spiroglyphus spirorbis Sow.) 1). 

Gli adornamenti longitudinali o trasversali sono i caratteri più distinti e fors’anche i più fissi. Si 
tratta di costole, di lamine, di linee più o meno salienti a margine o intero, o seghettato, o dentato, o 
rugoso; ed anche di solchi continui, od interrotti, di spine, di tubercoli allineati, di anelli, di impressioni 
‘a mo’ di fori. Trovansi distribuiti nelle forme aderenti sulla parte dorsale del tubo, e possono formare 
reticolature più o meno regolari, sempre però facili a.distinguersi da quelle dei vermeti., Eccezionalmente 
in alcume specie il numero delle costole può variare (così in Serp. aspera PHIL. sono da sei ad otto) e 
. aumentare, od anche diminuire e scomparire col crescere dell’animale. 

Le costole longitudinali sono quelle che danno Ja sezione trasversale del tubo, che può essere tri- 
‘quetra, tetragona, pentagona, così via. La sezione triquetra si ripete nei vermeti, per modo che il DauDpIN 
ha riferito ai vermeti, secondo il BLAINVILLE (41), il Pomatoceros triqueter e. per la stessa considerazione 
il Cuvier, secondo lo ScaccHI (97), voleva classificare :fra i vermeti il genere Vermilia. 


1) Vedansi pure le numerose forme di vermeti descritti dal KoENEN (61). 


54 G. ROVERETO [8] 


Il peristoma, od orifizio boccale, è, come ho già detto, caratteristico solo quando presentasi ad im- 
buto, oppure quando le costole longitudinali sporgono su di esso, formando punte, che raramente si os- 
servano negli esemplari fossili (es. gran numero delle specie dei generi Placostegus, Pomatoceros, Vermilia). 
In S. chrysogyrus GruBE delle Filippine si ha intorno all’apertura boccale un anello di accrescimento; in 
S. Filippinensis M° Int. della stessa località l’apertura boccale è terminata in punta, pur essendo il tubo rotondo. 

Le dimensioni in lunghezza e in larghezza sono molto costanti; non è però facile distinguere l’esem- 
plare giovane dall’adulto. Gran parte delle forme fossili, rappresentate fra le viventi, ne differiscono, non 
tanto per le dimensioni, quanto per lo spessore delle pareti del tubo. 

L’ornamentazione e la sezione del tubo possono variare fra la parte aderente e la libera. 

L’aggregazione coloniale o a polipaio, si osserva in specie di molti generi; può essere intricata 
(es. S. fascicularis) quando i tubi sono fra loro aderenti ed intralciati; può invece presentarsi regolare e 
i tubi giustaporsi senza intralciarsi, nel qual caso si ha aderenza nella sola parte inferiore (es. generi 
Protula, Hydroides). 

Nel genere Pomatostegus si hanno tramezzi interni perforati, e nel genere Spirobranchus il tramezzo 
interno è d’ordinario striato, con un foro pressochè centrale imbutiforme e con dei pori marginali. Rife- 
risco al genere Pomatostegus il Vermetus multiforis Font. del pliocene della valle del Rodano. Sono 
ornate di spine: S. tricornigera GruBe, Omphalopoma fimbriata D. Ca. ecc.; hanno tubercoli alcuni 
Placostegus, sono anellate Vermilia torulosa D. CH., S. furcifera GRUBE ecc.; hanno impressioni foraminose 
Pomatoceros polytremus Prin., Pom. strigiceps MORCH. 

In quanto al colore, non si hanno negli anellidi colorazioni differenziate; poichè i loro tubi sono 
sempre bianchi o tutt'al più pallidamente rosei, in casi eccezionali cerulei (Placostegus coeruleus SCEM.). 
Però in questo color bianco vi ha qualche variazione; in Hydr. uncinata è niveo, in Pomatoceros tri- 
queter da niveo può diventare giallo-bruno, le ditrupe possono essere nivee, giallastre, cenerognole e quasi 
nere, ed avere un colore uniforme o a fasce. Giovani esemplari di Pomatoceros triqueter dell’ elveziano dei 
Colli di Torino sono di un intenso rosa, probabilmente per un caso di mimetismo, essendo aderenti ad una 
Turritella. 

4. — Le Serpulidae non presentano nel loro tubo differenziazioni generiche costanti; manca quindi 
per i tubi dei generi una frase diagnostica che possa applicarsi in paleontologia. Da ciò è evidente che 
non si possono distinguere generi fossili, se non nelle forme ancora viventi, e che il genere Serpula, cui 
si riferiscono le forme estinte, è paleontologicamente affatto convenzionale. 

Im molti casi però il riavvicinamento delle forme estinte a singole specie viventi è tale, che quasi 
non vi può essere dubbio sul genere cui debbonsi riferire, e si esce dal convenzionale. Così ad esempio 
vi hanno tutte le probabilità che un tubo angoloso, cristallino e pellucido appartenga al genere Placo- 
stegus, nel quale tutte le forme viventi hanno questi caratteri. Lo stesso dicasi del genere Spirorbis, 
considerato nell’antico significato lamarckiano, sempre aderente, a spira nautiloidea e di piccole dimensioni. 

5. — Il Gorpruss (55), ritornando a Linxro, ha riuniti i generi di LamARCK, Serpula, Galeolaria, Ver- 


milia, e persino Spirorbis, sotto il genere Serpula, il quale viene ad essere in tal modo sinonimo di Serpulidae;. 


benchè il genere Serpwla s. str. (PHIL.) non sia di molto più degli altri ricco di forme viventi. Il SowERBY (106) 
ha distinto come sotto-generi di Serpula, oltre i citati, anche Vermetus. Lo ZirteL segue il GoLpeuss, e non 
crede giustificata la distinzione come fossili dei generi Vermilia, Galeolaria, Pomatoceros, Filograna; poi- 
chè, egli dice, non si è ritrovata l’impronta dell’animale. 


1) FontANNES F. MoMlusch. plioc. de la valléte du Rhone et du Roussillon, vol. I, pag. 203, tav. XI, fig. 9. 
Paris, 1879-82. 


T9] G. ROVERETO 


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(1 


Il genere Serpula nel significato linneano, e in parte in quello paleontologico, è stato variamente diviso 
in gruppi. Quelli di Marton e RackeEtT (69) sono: spirales, contortae, irregulares, lagenaeformes; quelli del 
GoLDFUSss (55): Zereti, triquetra, tetragona, pentagona. s 

Per l’ontogenia la non possibile distinzione dei generi come fossili, non è difetto che possa lasciare 
lacune di troppa importanza; poichè alcune delle distinzioni generiche nella spoglia animale delle Ser- 
putidae, non sono molto pronunciate. Per questo basti osservare che molti generi solo di recente sono 
stati distinti, e che molti sono i riferimenti generici dubbiosi. Così Placostegus in parte, ed Eupomatus 
sono riferiti a Serpula dal pe QuatREFAGES, e lo stesso riunisce a Vermuilia, Placostegus, Omphalopoma (3), 
Pomatoceros, Galedlaria, Hydroides, Eucarpus. Nell’JonNsTON (8) e nel CrapaRrÈDE (2) invece Vermilia è con- 
siderato sotto genere di Serpula. Risulta che è quindi inutile, oltre ad essere impossibile, tener conto per 
forme fossili dei sottogeneri Vermiliopsis, Placostegopsis e simili, e degli altri introdotti nel genere Spirorbis 
di LAMAROK, dopo essersi adottato Spirordîs DAUDIN s. str. e distinto i nuovi Janua, Pileolaria, Circeis ecc. 

6. — Annullatosi ogni significato specifico basato sulle variazioni del tubo, si è proceduto dagli autori 
odierni ad un lavoro comprensivo, che, come può vedersi dalle sinonimie, ha radunato sotto ad un tipo, 
più che ad una specie, un grande numero di forme, nelle quali, come in Pomatoceros triqueter, a erandi 
differenziazioni nel tubo vanno unite piccole diversità nei caratteri dell'animale. Questo metodo di certo 
_ non è stato seguito nello studio dei molluschi, e non si segue specialmente ora; poichè, basandosi sulla 
sola struttura della conchiglia e sulle più minute sue variazioni, se ne moltiplicano le specie e le varietà. 

Quindi, dovendo adottare nel campo paleontologico una via che corrispondesse a quelle seguite negli 
altri rami, nè potendo d’altra parte verificare i risultati degli studi zoologici, ho accettato senz’altro le 
sinonimie degli zoologi; ma ho introdotto la distinzione delle varietà, che in molti casi, in altri gruppi 
di animali, sarebbero considerate specie. Tuttavolta queste varietà hanno diverso significato. Sono varietà 
fisse quelle che durarono collaterali dai primi tempi in cui apparve una specie, e queste. sopratutto sem- 
brerebbe che abbiano a considerarsi specie (ad es. la var. spirordis di Vermilia multivaricosa M6RCH); sono 
varietà genealogiche quelle apparse via via nel corso delle età, in parte estinte e rappresentanti la genealogia 
dei caratteri distintivi nella specie tipo attuale, come in S. vermicularis L.; sono varietà attuali quelle non 
ancora riscontrate fossili, di cui fino ad ora è incerto il significato (es. per le varietà di Vermilia multi- 
cristata Pax). Non ho distinto le varietà dovute direttamente alle influenze dell’ambiente; come ne sarebbe 
stato il caso per quasi tutte le specie del pliocene, le quali, come quelle che vivevano in mari caldi, sono 
più ispessite e resistenti e di maggiori dimensioni delle attuali. 

7.— Nonostante queste incertezze e queste lacune, la genealogia di gran numero delle specie viventi 
delle Serpulidae può ricostruirsi con delle forme proprie ai vari periodi geologici; quindi, benchè non molto 
alte nella scala zoologica, queste specie hanno un qualche valore cronologico. 

Poche forme cretacee, come Serp. gordialis SCHLOTA., Serp. quadricarinata Mixst., Serp. filiformis Sow., si 
citano del terziario. La Serp. gordialis è citata con dubbio dal LevmERIE (Mém. Soc. géol. de France, tav. XIII, 
fio. 16, pag. 369, 1846) e dal D’ArcHIac (Paléont. de la France, pag. 375) che si riferisce alla figura 
del LevmEeRIE; ma trattasi di specie di significato molto incerto, alla quale si sono riferite tutte le forme 
inornate e irregolarmente avvolte a cominciare dall’infralias; d’altra parte la figura del LevMEeRIE non è 
molto corrispondente a quella del Gorpruss. Serp. filiformis Sow. (SowerBy in Firrox, Trans. geol. Soc., 
pag.353, tav. XVI, fig. 2, 1837) affine a Serp. socialis GoLpr. (Petrefacta, vol. I, pag. 235, tav. LXIX, fig. 12) 
e a Serp. filosa Dus. (Mém. Soc. géol. de France, pag. 233, tav. XVII, fig. 18, 1837), di sinonimia ancora da 
districarsi rispetto a queste specie, citata d’ordinario del cretaceo inferiore, è data per una sola volta 
del paniseliano (Bull. Soc. Malac. Belg., pag. 75, 1884). Serp. quadricarinata Mùnst. (MùnstER in GoLpeuss, 


56 G. ROVERETO [10) 


Petrefacta, vol. I, pag. 237, tav. LXX, fig. 8) è giurassica e non corrisponde alla figura data dal Ley- 
MERIE per una forma del nummulitico (LEYMERIE, loc. cit., pag. 369, tav. XIII, fig. 17, 18). 

Vi hanno specie che passano dal nummulitico al miocene, fra cui due, Pomatoceros dilatatus D'ARCH. 
sp., Serp. anfracta GoLpF., si ritrovano ancora nell’elveziano; altre, Serp. angulata Minst., Serp. bicanali- 
culata GoLpe., accettando il riferimento che ne ho fatto a Pom. triqueter L. sp., oltrechè essere rappre- 


sentate nell’eocene e nel miocene, sarebbero tuttora viventi, come lo sono, senza alcun dubbio, Ditrupa. 


cornea L. sp. e D. strangulata DESE. sp. Rimangono però speciali all’eocene numerose forme descritte dal 
LamaARcK (62), dal DEFRANCE (42), dal SowerBy (105), dal Gonpruss (55), dal p° ArcHIAC (39), dal BELLARDI 
(15,16), e da altri, che presentano tutte rapporti più o meno lontani con i generi e con le specie viventi. 
I bacini eocenici del Belgio e dell’Inghilterra hanno specie comuni, ma quasi esclusive, ed in questo vi 
ha accordo con gli altri caratteri faunistici. Così ,Serp. Mellevillei Nysr et Lenon e Serp. Tolliezi Nyst et 
LeHon, dell’ipresiano, del wemmeliano, del laekeniano e del bruxelliano sono eguali rispettivamente a 
Serp. heptagona Sow. e a Serp. tenuis Sow. delle argille di Barton. 

Gli stessi legami si hanno fra l’elveziano dei Colli Torinesi e il Leythakalk del bacino di. Vienna, 
specialmente per la Serp. anfracta GoLpr., la quale si ritrova anche nell’ elveziano dell’Italia meridionale. 
Così pure è del tortoniano calabro e del bacino di Vienna Spirorbîs umbiliciformis GoLpr. sp.; le altre specie: 
estinte del tortoniano si ripetono nell’elveziano e nell’astiano dei due bacini, ed anche in quelli della 
Francia meridionale (es. Serp. semisurrecta n. sp. è dell’elveziano e del tortoniano piemontesi, Protula 
firma Sea. è abbondantissima nel tortoniano e nell’astiano calabro e piemontese e nel Badner-Tegel, 
Serp. lacera Reuss è dell’elveziano dei Colli di Torino e del Badner-Tegel, Placostegus polymorphus Rov. 
è del Leythakalk e del calcare di Rosignano). 

In complesso il numero delle specie estinte del miocene è pressochè uguale a quello che si conside- 
rano viventi. E queste viventi, per la loro grande diffusione geografica, si ritrovano tutte nel Mediter- 
raneo; e tale diffusione: e la inferiorità zoologica spiegano assai bene la loro durata nel tempo. 

Pochissime sono le specie estinte peculiari al pliocene; in questo lavoro novero: Spirorbîs Pantanelliù 
n. sp., Sp. cornu-ammonis n. sp., Protula Isselì n. sp., Serp. aphanea n. sp., fra cui solo ben caratteristica 
e certa la penultima. 

Il p’ OrBIiGny ha posto nell’ attualità il massimo sviluppo degli anellidi; ma questa opinione non 
è accettabile. La straordinaria abbondanza nel siluriano di parti cornee di anellidi, tutte riferentesi ad 
un gruppo, il quale solo poteva lasciare tali traccie, gruppo che attualmente è molto ridotto, dimostra 
che il massimo sviluppo degli anellidi erranti si ebbe in quel periodo. Di anellidi tubicoli sono invece 
ricchi il giurassico ed il cretaceo inferiore, e in proporzionale decrescenza il cretaceo superiore e l’eocene. 
In speciali località le spoglie calcari degli anellidi contribuirono a formare quasi per intero dei sedimenti; 
e col noto Serpulit-kall del purbeckiano ha riscontro il terziario Anmelide-reef, che è un vero e proprio 
recinto formato, come quello dei coralli, da una specie di Serpula, ancora da studiarsi, e che è stato se- 
gnalato dal SincLatr ? nel distretto di Tanna nell’ India. 

8. — Per la massima parte lo studio scientifico della spoglia calcarea delle ,Serpulidae, viventi o fos- 
sili, venne fatto nel periodo in cui queste si consideravano appartenere ai molluschi, e si citavano e si 
fisuravano dai conchigliologi. Ordinate da Linneo, dal PALLAS, dal GmELIN, vennero riconosciute vermi e: 
magistralmente descritte dal Cuvier, dal BLamnviLLe, dal SAvienr, dallo ScAccHI e sopratutti dal Detne 
CHIAJE; quindi seguì un periodo nuovo con gli studi del PHILIPPI, dell’JoENsToNn, del GRUBE, del MòRCH, 


1) Journ. Bombay Natur. Hist. Soc., vol. VIII, pag. 562, 1894. 


[11] G. ROVERETO 57 


del CLAPARÈDE, sino al lavoro comprensivo del QuaTREFAGES; lavoro che omai, in ispecial modo per la 
parte che riguarda le serpule, vuole essere interamente rifatto, a seguito delle opere del vow MAREN- 
ZELLER, del LANGERHANS, dell’ Hansen, del Lo Branco, del De SAInT-JosEPH. 

I precursori italiani nello studio della conchigliologia disegnarono gran numero di forme tubicolari, 
le quali sono in parte da riferirsi a serpule. Le loro figure hanno tuttora importanza, perchè citate da 
Linneo e dagli altri antichi autori ed elencatori di specie, compreso il nostro BroccHÒi, il quale, con alto 
sentire patriottico, ha voluto valersi dell’opera dei suoi antecessori italiani, anzichè dei forestieri. 

Non è quindi affatto fuor di luogo, per chiarire le sinonimie, riconfrontare tali antiche figure; e ciò 
a proposito delle serpule torna tanto più utile, perchè di queste scarseggiano tuttora le figure, e non 
sono risolti tutti i dubbi rispetto a specie linneane. 

Do quindi un elenco delle figure degli antichi autori italiani, avvertendo che le tralasciate, benchè 
ricordate dal DiLrwyx (47) e da altri, si riferiscono a vermeti, a siliquarie, a teredo, ad aspergilli e si- 
mili, o sono incerte e di nessun valore . 


Serpula echinata Gu. — Bonanni, tav. XX, fig. F; GuarmtIeRrI, tav. X, fig. R. 

25. contortuplicata L. — Bonanni, tav. XX, fig. G. 

Pomatoceros triqueter L. — GuaLmERI, tav. X, fig. P. 

Hilograna implexa Berk. — PLanco, tav. IX, fig. A. 

Ditrupa cornea L. — SoLpanI, Saggio Orittografico, tav. IX, fig. 54 Z, A; Sciura, Corpora Marina, tav. XVIII, 
figg. inff. sinist. 

Protula tubularia Monr. — GinannI, vol. II, tav. I, fig. 4? 

P. protula Cuv. — ALprovanDI, Musaeum Metallicum, pag. 824. 

Spirorbis spirillum L.(=? Sp. borealis Daup.) — PLaxco, tav. I, fig. 8; Givanwm, vol. o mao IL i To 

Sp. borealis Daun. — GuaLtIERI, tav. X, fig. 0; GimannI, vol. II, tav. T, ma Y 


Ognuno conosce l’opera del BroccHI (24), e per il valore stesso di quest’ opera, e per avere occa- 
sione di tracciare la via da seguirsi nel ricostruire le sinonimie delle specie di molluschi dapprima rife- 
rite a serpule, delle quali non ho creduto utile far cenno nell’elenco generale; riporto per intero le specie 
citate dal BroccHI, facendole seguire da annotazioni sinonimiche, delle quali alcune non credo note: 


Serpula anguina L.— Si riferisce alle figure dell’ ALprovanDI, del BonannI e del GuantIERI. La prima e l’ul- 
tima sono di significato incerto, quella del BowannI vale per .Siliquaria obtusa Scaum., ma è 
esclusa dallo stesso Brocc®i nelle note in appendice. 

S. arenaria L. (non: Bonwp, Lawxarcx, Bronn, Daupin, Woop). — La figura dello Scinva (tav. 12, fig. 3) è 
S. annularis Din. = Stiliquaria obtusa Scrum., così quella del Bonanni riportata dal Dirrwyx (47) 
a S. annularis. 

S. glomerata L. — dell’edit. XII è uguale a Vermetus (Thylacodus) subcancellatus Brv., nelle anteriori è specie 
di serpula; la figura del GuaLrIERI, citata anche dal Linnso, è Vermetus (.Spiroglyphus) glome- 
ratus Biv. 


1) ALDROVANDI. De reliquis animalibus exranguibus. Bononiae, 1642; — BonANNI F. Ricreatione dell'occhio e della 
mente nell’ observationi delle chiocciole. Roma, 1681; — GuaLtIERI N. Index testarum conchigliorum. Florentiae, 1742; 
— Ginanni G. Opere postume. Venezia, 1757; — Pranco J. De conchis minus notis. Venetiis, 1739; — Sciura A. De 
corporibus marinis lapidescentibus. Roma, 1752; — SoLDANI. Saggio orittografico ovvero observazioni ece., 1780. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 8 


58 G. ROVERETO [12] 


S. spirorbis L. — La figura del GuaLtImRrI corrisponde a Spirorbis borealis DauD. 

S. polythalamia L. — Il MòRcE (76) considera S. polythalamia Broccar = Vermetus (Thylacodes) melitensis Gu. 
var. éalica; la figura del GuarmERI corrisponde a Verm. (Thylacodes) polyphragma Sasso (V. 
gigas Gray) che il WemxAurr unisco a Verm. arenarius L. La specie del Genin Serpula me- 
litensis, del terziario di Malta, è considerata dal MontERosATo una forma oscura del gruppo Verm. 
gigas Brv., io credo che rappresenti la varietà fossile di questa specie, quindi noto: ,S. poly- 
thalamia Broccni non L. = Verm. gigas Brv. var. melitensis (Verm. arenarius auct. palaeont.). 

S. ammonoîdes Broccai. — Ne riconobbe la vera natura per il primo il Bronx (25) considerandola ,Stli- 
quaria anguina L.juv. Questo riferimento è accettato dal WrinkrAurr; ma non dal Mércx (77) 
che la ritiene una specie a parte; suggerisco, poichè le specie di siliquaria fossili d’ Italia sono 
parecchie, di considerarla uguale a .Stliquaria sp. juv. 

S. protensa L. (S. protensa Gu.) — Si riferisce alle figure del GrvannI, del MARTINI, del Ruwea, le quali dai 
conchigliologi, non dagli studiosi di anellidi, sono riferite a vermeti, ed anzi il BramvILLE, 
sulla figura del RumP&, ha stabilito la specie Verm. Rumphi (76). A me sembra che potrebbero 
rappresentare anche protule, e ritengo infatti che la specie del BroccHi, non del Gunn, sia 
uguale a Proiula protula Cuv. e a Pr. firma Sec. (Cfr. quello detto per Pr. tubularia (pag. 82 [36]). 

S. lumbricalis var. 8 L. (id. Genin, non Miinsrer). — La figura del RumPH citata dal Brocc®i (tav. 41, 
fig. 4), è a parer mio una protula (ricorda la Pr. protula del Mediterraneo), è invece Verm. 
lumbricalis la fig. 1 della stessa tavola. Così del MarmNI cita la figura 15 della tav. II, anzichè 
la 12. In M6rcx (76) la var. f è riferita a Vermetus conicus DiLwxN e Woop, e la specie di Broccni 
(non Gu.) a Verm. intortus var. subapenninica, sinonimia già conosciuta dal Bronn (26). Il 
Monterosato la vuole invece uguale a Verm. subcancellatus Biv. var. 


Da questo elenco sopratutto risulta che fu grandissimo progresso per la conchigliologia 1’ avere distinto 
dalle Serpulidae tutti i molluschi tubicolari, in ispecie i vermeti, per opera del Risso, del Sasso, del 
Bivona, italiani, e di altri forestieri. 

Il Risso (87) benchè avesse stabilito il genere Lemintina, come avviene sempre sui principii, non 
giunse ad una netta separazione fra i vermeti e le serpule, ed alcune sue nuove specie di queste sono 
certamente vermeti. Di ciò ciascuno può persuadersi dall’elenco di serpule fossili da lui dato del quater- 
nario e del pliocene nizzardi. Del quaternario cita: 


Serpula echinata. — Specie incerta. 
—  nodosa n. sp. — La diagnosi ricorda S. articulata Ss. 
—  vermicularis. 
—  ruprestris n. sp. — Il Mércx (75) la riferisce con dubbio a Vermetus (Bivoria) triqueter Brv. var. 
pinmicola. 
— cornucopia n. sp. — Vermetidae. 
Vermilia plicifera Lmr. — Specie incerta. 


Spirorbis nautiloides L. —- Spirorbis borealis DauD. 


Del terziario (pliocene) ricorda Serpula chorda n. sp. di significato incerto e indecifrabile. 

Le stesse incertezze osservansi nel DEFRANCE (42) il quale, quasi contemporaneamente al Risso, 
riferendosi in gran parte all'opera del LAMARCK, citava fossili d’Italia parecchie specie. Ne do la lista, 
avvertendo che per le specie il cui genere è seguito da un interrogativo, il DEFRANCE stesso dubitava che 
potessero essere vermeti: 


[13] G. ROVERETO 59 


Serpula echinata Lux. — Si riferisce alla figura del BroccuI, tav. XV, fig. 14, che è un Placostegus. 
S. protensa. — Cita le figure del Brann e del Rumpx. 

S.2 decussata Lux., Derr. — Vermetus gigas Brv. var. melitensis. 

S. dentifera Lux. — Fossile. — Vermetus gigas Brv. var. melitensis. 

S.2 intorta Lux. — Fossile. — Verm. intortus Lux. var. subapenninica. 


Solo dopo quattro anni dall’opera del DEFRANCE, un altro forestiero, molto benemerito dello studio 
del terziario italiano, il Bronx, enumerava numerose specie di serpule dei nostri terreni subappennini (25) 
e le distingueva in modo perfetto dai vermeti e dalle siliquarie. 

Altre osservazioni preziose sugli anellidi fossili venivano pubblicate dallo ScaccHI (97), che descriveva 
i fossili di Gravina; poichè egli antivedeva molti riporti generici, i quali solo in questi tempi riuscirono 
dimostrati. i 

Vi ha quindi una grande lacuna, poichè bisogna scendere di vent'anni per trovare un altro lavoro 
italiano su anellidi fossili; ossia la monografia delle nereidi del Bolca del Massaroneo (70). Per il mate- 
riale illustrato e per l’epoca in cui venne fatta, quest'opera ha certamente importanza grandissima, quale 
certamente hanno ben pochi altri lavori paleontologici sugli anellidi. Le specie di anellidi fossili erranti 
riconosciute con qualche certezza dall’intera spoglia animale sono rare; ricordo, tralasciando quelle citate dal 
SARS (96) del quaternario: Ewnicites avitus EnLERS, Geophilus vel Eunicites proavus GERM., Ischyracantus vel 
Eumnicites Grubeanus MARSH, Eunicites antiqua MoRRIS, Eumnicites cretacea MoRRIS, Leodice gigantea ArKIN 
et Tare, Scolicia prisca QuatR. in parte descritte posteriormente al MassALonGo, il quale arricchisce la 
lista di altre numerose specie, da lui riferite al genere Nereites. 

L’ ERLERS (50), facendo una revisione critica degli anellidi fossili, ha voluto riferire le specie del 
Massaroneo al gen. Ewricites, poichè a suo dire mostrerebbero maggiori affinità con le eunicidi anzichè 
con le nereidi viventi. Data la grande autorità dell’ EtLERS in questa materia non mi attento a contrad- 
dirlo, però osserverò che il Nereifes affinis, di cui ho potuto avere esemplari, il Nereites Gazzolae e il 
Nereites Jani per non avere lungo il corpo le setole fascicolate, e per la forma dei palpi oscuramente 
visibili nel Ner. affiris, fanno inclinare a ritenere giusto il riferimento generico del MassaLonco. La ter- 
minazione però in ifes dovrebbe ad ogni modo essere tolta, poichè vi ha confusione con quelle traccie di 
dubbia origine del siluriano dette Nereites, e che nulla hanno a che fare con le specie del Bolca. 

Dopo il MassaLoneo, solo recentemente il SEGUENZA (101), nello studio stratigrafico e paleontologico 
sui terreni terziari di Reggio Calabria, citava gran numero di anellidi fossili, con i riferimenti generici 
che nel frattempo erano stati definiti, e stabiliva anche alcune specie nuove. Un giudizio sicuro dell’opera 
del SEGUENZA non saprei darlo; egli ha certamente conosciuto più la bibliografia degli anellidi viventi che 
non quella dei fossili, poichè le sue specie nuove non tutte sono buone; la determinazione di gran numero 
di specie deve averla fatta sulle diagnosi anzichè su esemplari di confronto viventi; nonostante molto 
grande è la lacuna che egli ha riempiuto. 


Gen. Serpula L. (64). 


A questo genere, compreso anche nel senso ristrettivo del PHILIPPI (13), appartengono specie fra loro 
diversissime per la forma del tubo. Nel senso latissimo della paleontologia vi si comprendono certamente 
generi estinti e molti generi viventi (si possono eccettuare quasi sempre Spirorbìs, Placostegus, Pomato- 
ceros). Viventi una trentina di specie; fossili estinte del terziario, escluse le non figurate, i generi ricor- 
dati e in parte altri, sessantacinque specie; fossili del secondario circa duecentoquaranta, escluso Spirorbis, 


60 G. ROVERETO [14] 


Ditrupa, Pyrgopolon, Genieularia, Galedlaria in parte e Terebella, Rotularia (Tubulostium) in parte; fossili 
del paleozoico, escluso Spirordis, Ditrupa e i generi peculiari, circa dieci. 


a) viventia 
(Gen. Serpula Pam. s. str.). 


Serpula vermicularis L. — Tav. VI [I], fig. 8. 


Serpula vermicularis Mòrca, S. Philippi Mircea, S. fascieularis Lmx., S. contortuplicata Sav. et auct. non 
L., S. trilatera Gruse, S. triquetra Prun., S. incerta QuarTe. 


1755. Tubus vermicularis Eunis. Corallines, pag. 117, tav. XXXVIII, fig. 2. 
1778. Serpula vermicularis Da Cosra. Brit. Conchology, pag. 18, tav. II, fig. 5. 


1787. — — MiiLLer. Zool. Danica, pag. 9, tav. LXXXVI, fig. 9. 

1813. — — PuLonev. Dorset. Catalogue, pag. 60, tav. XXII, fig. 5. 

Igo = — Brarnvinue. Dictionnaire, vol. 48, pag. 553, Atlas, vol. V, tav. I, fig. 1. 
1830. — contortuplicata Cuvier. Reégne animal, tav. II, fig. 1. 

1838. — wvermicularis Oxen. Allgem. N. G., pag. 576, tav. XVI, fig. 11. 

1865. —. fascicularis QuarrerAGES. Annelés, pag. 497, tav. XIV, fig. 24a. 

1877.  — wvermicularis Scamarpa. Zoologie, vol. I, pag. 478, fig. 3160. 

1881. — contortuplicata PerrIER. Les colonies animales, pag. 485, fig. 99. 


Altre numerose figure sono citate dal Méòrca, Rewvisio, pag. 381-382. 


« Testa repente, tereti, subulata, curvata, non spwali, interdum subcarinata» (Lamarcx (62)); — « T. tereti, 
subulata, curvata, rugosa >» (Linneo). 


Il QuatREFAGES (8), 1’ HanSEN (7), il DE Samnt-JosEPH (4) notano come il tubo di questa specie sia estre- 


mamente polimorfo. Talvolta è solitario, tal’altra è aggregato in masse ragguardevoli, e nell’un caso e 
nell’altro può mancare di una sottile cresta dorsale o longitudinale, d’ordinario interrotta a tratti o arric- 
ciata, quasi sempre sporgente sull’orifizio boccale. Gli esemplari del Mediterraneo hanno d’ordinario lun- 
ghezza da 4 a 10 cm., diametro 2 mm.; un esemplare del mare di Sciacca triquetro e aderente aveva 1 cm. 
di base e 7 mm. di altezza alla sezione triangolare. È vivente a poca profondità, dai 4 ai 27 m.; la spedi- 
zione norvegese l’ha però dragata a 408 m. (4). ” 


1) La distribuzione batimetrica delle serpule varia in molti casi a seconda della temperatura dei mari. Così: 
Filograna implexa BerK. trovasi d’ordinario da 50 a 200 m. sulle coste della Scandinavia, della Gran Brettagna e 
della Scozia; mentre nel Mediterraneo va da 4 a 30 m. Vari generi sono stati dragati a grandi profondità ; sono mas- 
sime le seguenti : 

Serpula a 5460 m. dal « Challenger ». 

Filograna a 759 m. dalla spedizione norvegese (7. implexa BERK.) 
Ditrupa a 2639 m. dal « Valorous» (D. groenlandica M° Int.) 
Protula a 943 m. dalla « Pola» (P.tubularia Mont.) 

Apomatus a 680 m. dalla « Pola» (Apom. globifer TEbEL) 
Salmacina a 680 m. dalla « Pola» (Salm. incrustans CLAP.) 
Vermilia a 943 m. dalla «Pola» (V. agglutinata v. MARENZ.) 
Placostegus a 943 m. dalla « Pola» (Place. tridentatus FABR.) 


Sono già state segnalate parecchie ,SerpuZa sp. dei terreni terziari salmastri; ad esempio di Pebas nel Maranon 


dal BoetTGER (Jahrb. k. k. geolog. Reichsanst., pag. 501, 1878) e delle Indie dal SHurTLEWORTH (Berner Mittheil., 
pag. 162, 1854). 


tt tm — 


[15] G. ROVERETO 61 


x 


L’esemplare fossile da me visto è una massa di tubi eretti, non molto intralciati, di consistenza e 
‘di dimensioni alquanto maggiori dei viventi (diam. 4 mm.), forniti della sottile cresta longitudinale, con- 
tinua. Gli individui giovani, che si osservano alla base del gruppo figurato, difficilmente si potrebbero di- 
stinguere da Pomatoceros triqueter L. 


Zancleano — Reggio Calabria (SeGuENzA) (101). 

Piacentino e Astiano — Astigiano, Reggio Calabria (SecuENzA) (101), Castell’ Arquato (Bronn) (25). 

Vivente -—- Mediterraneo, Atlantico (Coste francesi e degli Stati Uniti) (4). Oltrechè vivente sulle coste degli 
Stati Uniti si trova fossile nel posterziario canadese. 


Si confonde con gran parte delle forme fascicolate, col gen. Hydroides in special modo. 


Serpula infundibulum D. Ca. — Tav. VI [I], fig. 5. 
Serpula crater CLap., non S. infundibulum Gu., Lur., MART., DELESS. 
1822. Serpula infundibulum DeLue CaIAJE. Storia e Notom., tav. XLIX, fig. 40. 


PA 
« Testa conica, striîs transversis et longitudinalibus exornata, repente ac in gyris contorta; infundibulis fa- 
stuosis conflata » (D. CR.); — « Testa conica, alba, multoties varicosa, infundibulis sese recipientibus conflata, striis 
Wwansversis et longitudinalibus exarata » (Cars). (1) 


La diagnosi riportata dal Carus è quella stessa che per Vermilia multivaricosa MòRcH, ed infatti non 
è sempre possibile separarnela. Gli esemplari di confronto che posseggo, paragonati con la Vermilia 
ricordata, sono molto più robusti, senza varici e linee ornamentali, e quindi poco caratteristici. Le strie 
di accrescimento imbutiformi sono sviluppatissime, l’apertura boccale è a imbuto; lungh. 10 cm., largh. del 
peristoma 8 mm.; raccolti tra gli scogli a 1 m. di profondità nel golfo di Napoli. 

Nessuna differenziazione notevole presentano i fossili. 


Pliocene inf. — Gravina, rara. 
Postpliocene — Livorno. 
Vivente — Mediterraneo ..... 


Di Gravina è già stata citata dallo ScaccHI (97) come S. infundibulum Gw.; ma trattasi certamente della 
specie qui in discorso, perchè egli si riferisce alla figura del DELLE CHIAJE. 

Numerose sono le specie affini. Fra le viventi: Verm. multivaricosa MòRcH; S. Narconensis BamRD 
[S. patagonica GruBE] (M’IntosA, Report, tav. LIV, fig. 5) e la sua var. magellanica (M° Int. I. cit., tav. LV, 
fig. 2); Vermilia annulata EnL. (Reports, tav. LIX, fig. 3). Fra le fossili: S. corona p’ArcHIAC (Description, 
1848, tav. VII, fig. 7); S. fenuis Sow. (Conchology, tav. DICVII, fig. 5); S. ènterrupta DeFR. non QuarTR., 
S. elegantula Rov. (Anellidi in Austria, fig. 14). V 


b) fossilia 
(Serpulites ScaLora., Serpularia Muvsr.) 


Serpula lacera Rruss. 


1860. Serpula lacera Reuss. Tertiaer Schichten, pag. 225, tav. III, fig. 10a-d. 
1895. — — Rovereto. Anellidi Austria, pag. 4, fig. 11. 


1) Ultimamente anche questa specie è stata ritrovata dal Forma nell’ elveziano dei Colli di Torino. 


62 G. ROVERETO [16] 


Sono piccoli frammenti di tubi (diam. 1 mm.) esagonali, fimamente cristati agli angoli, che si distin- 
guono assai bene dalle specie affini (vedasi Verm. multicristata). L'ho già citata del tortoniano del bacino 
di Vienna (89). 


Elveziano. — Colli Torinesi, non rara. 
Serpula? anfracta [GoLpr.] Rov. — Tav. VI [I], fig. 3,3a,b,c. 


Vermilia planorboidea Minsr., Serpula anfracta GoLpr., Spirorbis anfracta Lwx., Serpula discohelia See. 


1826. Serpula anfracta GoLnruss. Petrefacta, tav. LXXI, fig. 13. 

1844. Spîrorbis anfracta Caenu. IMustrat., tav. I, fig. 9. 

1880. Serpula discohelix Secuenza. Formazioni terziarie, tav. VIII, fig. d. 
1895. — anfracta Rovereto. Anellidi Austria, pag. 3, fig. 13. 


« Serp. testa compressa levi, in spiram planam convoluta, anfractibus quinque vel sex» (Goupruss); — Tubus 
ab initio in spirae forma factus ; spira adnexa, plana, plerunque regularis, sex giribusque; in massa intricata deinde 
inregulariter inflerus; max. diam. planae spirae 15 mm.; diam. oris 14, mm. (mihi). 


Rimando a quello che ne ho detto citandola del Leythakalk di Wildon (89). È forma comune dell’ elve- 
ziano dei Colli Torinesi, e i molti esemplari mi hanno sempre più dimostrato esatta la modificazione 
apportata alla diagnosi del GoLpruss. Aggiungo che la specie del SecuENZA, S. discohelix (101), vuole essere 
qui riferita, poichè corrisponde decisamente alla figura del GoLpruss. 

Non è escluso interamente che possa trattarsi di un Vermetidae, ed anzi in una raccolta mi è giunta 
determinata per Vermetus crinitus KoEN. 


Elveziano — Colli Torinesi, comune; Reggio Calabria (SEGUENZA). 
Tongriano sup. — Calcare d’Acqui, comune. 


Ha raffronti con la vivente nell’Oceano Indiano S. cereolus Gu. non Lmx. (Woo, Index, tav. XXXVIII, 


gen. Serpula, fig. 5, ed altre figure si hanno in Favanne, DAvILA, MARTINI). 


Serpula? semisurrecta n. sp. — Tav. VI [I], fig. 1, 1a-e. 


Tubus antice erectus, solidulus, ponderosus, crassus, irregulariter teres, lacvigatus ; prope orificium orbicularis 
attenuatus; long. 2 mm.; diam. oris 5 mm.; inferne larga base affixus..... (mihi). 


Di questa specie non conosco che la parte anteriore libera, molto caratteristica, perchè eretta, straor- 
dinariamente solida quasi ad essere cristallina, di poca lunghezza rispetto al diametro e allo spessore delle 
pareti. Dove si stacca dalla parte inferiore aderente vi ha una larga base laterale, solidamente lapidea. 


Elveziano — Colli Torinesi, non rara. 
Tortoniano — Tortona, Stazzano, rara. 


Serpula? scolopendroides n. sp. — Tav. VI [I], fig. 2,2. 


Tubus affixus, irregulariter spiralis, subquadrangularis, duabus lineis dorsalibus integris, transverse filosis 
liris minutim ornatus; diam. max. 1*|, diam. oris..... (mibi). 


I caratteri essenziali di questa forma sono la sezione transversa pressochè quadrangolare, data da 
due linee dorsali alquanto: ravvicinate, e la minuta striatura trasversale, che dà al fossile lo strano aspetto 


TOI e 


[17] G. ROVERETO 63 


di un miriapodo. La spirale piana e affissa, molto irregolare, si osserva nei due esemplari sovrapposti che 
ho visto, ma potrebbe anche essere accidentale; così pure non credo caratteristiche alcune costole sutu- 
rali trasversali, come si osservano nella figura. Può essere mancante una parte anteriore libera. 


Elveziano — Colli Torinési, rara. 


Serpula effossa n. sp. — Tav. VI [I], fig. 6. 


Tubus affirus, spiraliter contortus, costulis septem longitudinaliter ornatus, transverse minutim rugosus ; 


costa mediana conspiqua, în carina elevata, laminare, mutata; religquae eriquae ; diam. orîs 
(mihi). 


RO ; diam. max. 2 mm. 


La adornano e caratterizzano sette costole longitudinali, fra cui la mediana è molto sviluppata e 
forma una salda carena a mo’ di cresta; le rimanenti, e specialmente le estreme, sono poco spiccate. 


Sugli altri caratteri non insisto, perchè possono essere mutabili, non avendo avuto che un solo esemplare 
e non completo. 


Elvexiano — Colli Torinesi, rara. 
Da non confondersi con S. ocfocostata Quatr. (Annelés, tav. XIV, fig. 19)= S. aspera Pain. (13);? S. com- 
pressa QuaTg. (3); S. pallida Prin. (13). 
?Serpula signata n. sp. — Tav. VI [I], fig. 4. 
Tubus parvus, irregulariter convolutus, longitudinaliter unicostatus laeviter; diam. oris 0,7 mm. (mihi). 


Piccolo tubo irregolarmente inflesso, con una costolatura longitudinale poco pronunciata; di lunghezza 
‘piuttosto notevole, il diametro è però molto ridotto. È specie non bene definita, che potrebbe rappresen- 
tare qualche forma giovane, ad esempio di S. vermicularis L.; ma è troppo frequente nell’ elveziano tori- 
nese perchè non debba essere distinta. 


Elveziano — Colli Torinesi, comune. 


?Serpula aphanea n. sp. — Tav. VI [I], fig. 7. 
Tubus inornatus, im massa nodosa intricatus; diam. 14], mm. (mihi). 


È difficile fissare con una diagnosi la facies di questa specie non rara nel pliocene. È un piccolo tubo 


levigato, aggomitolato in una massa intricata irregolare, di materia salda, di spessore notevole, regolar- 
mente cilindrico. 


Pliocene — Astigiano, Albenga, Roma, non rara. 


Serpula myristica n. sp. — Tav. VII [II], fig. 8. 


Tubus protensus, rotundatus, raribus annulis regularibus, subangulatis, prominentibus, inaequidistantibus 
ornatus; long. + 8 cm., diam. 7 mm. (mihi). 


Tubo raddrizzato, leggermente curvato, rotondo, con rari anelli regolari, a superficie angolare, promi- 
nenti a distanze irregolari. Non conosco specie vivente e fossile in cui gli anelli sieno così conformati, 


64 G. ROVERETO [13], 


sono quindi sommamente caratteristici, e fanno di questa forma una specie assai singolare, della quale 
sarebbe a desiderarsi di conoscere la parte inferiore, tanto più che l'esemplare di cui dispongo è pressochè 
ridotto a modello e ricorda alquanto i Breckites. i 


Hlvexiano — Colli Torinesi, un solo esemplare. 


Osservazioni. — Il SeGUENZA (101) segnala ancora del quaternario .S. aspera Pan., dello zancleano e del 
quaternario S. compressa Quanr. (di incerta sinonimia), dell’elveziano S. articulata Ses. (1. cit., tav. VIII, fig. 5), 
che nel disegno ricorda la ,S. Fuchs Rov. (1. cit., fig. 15), ma la diagnosi ne è affatto diversa. La S. articulata 
Sowersy (Min. Conch., tav. 599, fig. 4) la considero un Placostegus, non credo quindi necessario un cambiamento 
di nome alla specie del SeGuENZA. 

Il Bronn (25) dà la seguente diagnosi di S. fimbriata n. sp. (non D. Cx., non Der.) di Brendola nel Vicentino: 
Testa tereti, tortuosa, transversim undulato rugolosa, fimbria longitudinali unica aut pluribus interruptis, heine 
inde omnino evamescentibus, diam. 3 lin. Ignoro se questa specie sia stata da altri recensionata, se lo fosse sarebbe 
necessario cambiarla di nome; un esemplare che con dubbio vi si poteva riferire, inviatomi dal Museo di Pisa, 
lo ritenni un vermeto. 

I nummulitico del Nizzardo ha presentato al BeLLARDI (15) varie specie di serpule di incerta determinazione, 
di cui l’una da confrontarsi con S. recta Sow. [non WankEeR] (Trans. Geol. Soc. 23 ser., vol. V, tav. XXX, fig. 1). 
Il Vermetus limoides Ben. (tav. XV, fig. 5, 6) è con probabilità una serpula e il Verm. laevis Brun. (tav. XV, 
fig. 4) può essere una serpula, od anche una siliquaria, come ha già creduto il Mérca (77). 

Dell’ eocene del Bolca ho visto alcuni frammenti di serpula mal conservati, che si possono ravvicinare a 
S. tornacensis Vincent del lediniano del Belgio. 

Tl Met riferisce a Serpula il Vermetus rectus Conti non DaLt (Catalogo ecc., 2% ediz. 1871, pag. 37) e dubita 
che sia opercolo della stessa specie la Patella latero-compressa n. sp. del catalogo Ponzi, RAaxNEVAL, VAN DEN HECKE 
(Meri in Boll. Soc. Geol. Ital., pag. 135, 1895). L’opercolo calcareo è proprio dei Placostegus, delle Vermulia e del 
sottogenere di Morca (12) Selerostyla che comprenderebbe le specie fossili: S. crussa Sow. e Ciclolithes? aut Galeo- 
laria trochoides Nysr, quest’ ultima opercolo di S. heptagona Sow. (S. Mellevillei Nvsr et LeHon) secondo il Dewargque 
e Vincent-LerèvreE (110), o di S. triangularis Gan. (27) non: MiinsreR secondo Bronwn. Questi opercoli si confondono, 
oltre che con le patelle (vedi anche Patella tricornis Turt. e Patella extinciorium Turr. opercoli di Pomatoceros 
triqueter secondo Harvey; Proc. Zool. Soc., pag. 128, 1835), coni generi Cocculina Danx e Acroreria Cossuann, 
molluschi di alto fondo. 

Non faccio figurare fra le serpule la Rotwlaria spiwulaca Lxx. poichè molti sono i caratteri che separano dagli 
amellidi questo fossile tanto abbondante e caratteristico del nummulitico italiano, d'Europa e d’Asia e fors’ anche 
dell’oligocene italiano. Non si hanno infatti tipi viventi di serpule che sieno così regolarmente 
discoidi e liberi; la parte embrionale della conchiglia è avvolta in spirale saliente come 
nei molluschi e più precisamente come nei vermeti; la sostanza calcarea componente il 
tubo si accosta per struttura più a quella dei molluschi che non a quella degli anellidi. 
Ritenendola quindi un Vermetidae, come d’altra parte hanno già sospettato parecchi, a cominciare dagli annotatori 
dello stesso Lamarcx (62), preferisco riferirla al genere del Derrance Rotularia, piuttosto che a quello proposto 
contemporaneamente dal Bronw .Spirulaea, perchè questo autore ha abolito senza alcuna ragione la denominazione 
specifica del Lamarcgx e non ha dato alla sua innovazione che il significato di sottogenere di .Serpula. Il genere 
Vermicularia, cui posteriormente di un anno l’ha riferito il MiinsreR è stato variamente recensionato; così pure 
non vedo ragione di adottare la nuova denominazione di Tubulostium, più di recente proposta dallo Sroriczra e 
che sarebbe origine di nuove confusioni nell’ intricata sinonimia. 4) 

1) Oltre che dal MiinsreR venne tale denominazione adoperata a indicare queste forme dal SoweRBY, e da altri 
autori inglesi come dal MawrELL (in IMustrat. of the Geology of Sussey), dal PamLuPSs (in Geol. of Yorkshire), dal Morrys 


CAOTICO Tr" 


[19] G. ROVERETO 65 


Allo stesso genere Rotularia si potrebbero riferire numerose forme del secondario figurate dal GoLpruss (55) 
e da altri come serpule, il genere Vermetus Sow. (Conchology, tav. 596), il gen. Vermicularia auct. ed altre. 
Nel terziario (eocene) si avrebbero: 

Rotularia Leymeriei n. denom. (IS. quadricarinata Levm. non Minsr.) Levmerie, Mém. Soc. géol. de France, 
tav. XIII, fig. 17 a-b, 18, 1844; Spwrulaca vel Burtmella quadricarinata Levw. Mòrca Revisio, pag. 466. Specie 
del bartoniano. 

hot. spirulaca Lux. ((Serpula) con le figure note, eccettuate quella di SowerBy, The Genera, n. 22, fig. 9-10. 
Il Bronn (26) eccettua anche quella del Parkinson (Organ. Rem., vol. IMI, tav. VII, fig. 7) ma non ne vedo la ra- 
gione, ed anzi vi aggiungo la fig. 4 della stessa tavola. È prossima alla specie cretacea R. Thielensi Nust (Serpuld) 
Ann. Soc. Malacol. Belg., vol. VI, tav. IV, fig. 1,2,3. 1871. 

Rot.? subcarinata Mùnsr. (Vermicularia): Gornruss, Petrefacta, tav. LXXI fig. 9; Caeno, Mustrat., tav. I, 
fig. 13. Questa specie ha però tutto l’aspetto di una Siliquaria juv. Del bartoniano. 

kot. Bognoriensis Mant. ( Vermicularia): in Sowersv, Min. Conchology, tav. DXCOVI, fis. 1-3; Bwrtinella 
in NoerLine in Abhand. preuss. geol. Lands., vol. VI, pag. 4, tav. I, fig. 7-9, 1885. Dell’ipresiano, del laekeniano, 
dell’oligocene inferiore tedesco e inglese. Eccettuo la figura del Mayer (Des Parisian der Umgegend von Einsiedeln, 
tav. III, fig. 13) che è una Burtinella n. sp. (Burtinella Mayerì mihi). 

Rot. Koenenii n. denom. (Vermetus tumidus Kornen non Sow.): Koenen, Unter-oligocin Moll.-Fauna, 
pag. ‘44, tav. LII, fig. 4 a-d; dell’oligocene inferiore; anche il Vermetus tumidus Sow. è una Rotularia del 
secondario, 

Rotularia sp.? con la figura del SowerBy ricordata. 

Il Siwowenti (102) che ha descritto per il primo la struttura microscopica della R. spirulaea, cita ancora 
dell’eocene la PR. heliciformis Gonpr. (Serpula) = R. Couloni Dar. la quale per vero è specie cretacea (neoco- 
miana). Il Mòrck (12) dubita che possa appartenere al genere Spirulaea la S. anfracia GoLor. Del nummulitico 
del Nizzardo esiste nel museo di Torino una Rotularia n. sp., determinata dal BeLLarDI come S. spirulaca var., 
la quale per essere turriculata si collega a forme secondarie e al sotto-genere Burtmella. 

Il Coper(34) cita del suo tabiano S. humulus Minsr. e S. cincia Gonpr., determinazioni da verificarsi. 

Vermetus articulatus Bonn. e V. bicarinatus Bonn., riferiti a Serpula dal Siswonpa (103), corrispondono rispet- 
tivamente, secondo il Sacco (94), a Bivonia triquetra Brv. e Bivonia triquetra var. bicarinata Moxtr. 

Il QuensropT (84) alla tavola 218 figura parecchi vermeti che ritiene serpule, e vere serpule. La stessa 
forma chiama ora ,S. arenaria, ora Verm. polythalamius, ora Verm. gigas; S. lumbricalis secondo la fig. 2 è Bivonia 
imquetra, secondo le fig. 26-30 corrisponde a varie specie di serpule del secondario (S. Zmax, S. lituiformis 0 
meglio Vermetus nodus Bronx, S. grandis); Verm. lumbricalis (fig. 1) è un enigma; le fig. 11-13 non rappre- 
sentano il Verm. gigas, ma forse una Protula; le fig. 14-15 date per S. vermicularis sono di significato incerto, 
e lo stesso dicasi della, fig. 20-21 che dovrebbero rappresentare la .S. contortuplicata. 

Serpulites muricinus Sczrora. (Serpula in Mòrck) (12), Scauorzani (Verx., pag. 98, n. 7, 1820) dell’eocene di 
‘Roncà, che lo stesso MòrcE confrontava con il genere incerto di Monrrorr « Nogrops» è dallo Zret (113) riferito 
a Sptroglyphus. 

Designo col nome provvisorio di S. robianensis n. sp. (Tav. VII [II], fig. 21) un tubo pressochè quadrangolare, 
con un solco mediano e articolato, di incerto significato, che appartiene all’eocene di Robiana nel Veneto. Spero 
di poterne avere fra breve migliori esemplari e darne quindi una descrizione. 


e Lvcrtr (in Paleont. Soc., parte 12, 1851) per specie tutte spettanti al secondario. Il LamARCK però ebbe a stabilirlo 
per i vermeti del tipo S. Zlumbricalis L., e a questo suo originario significato l’ hanno riportato il MòRcH, e i più 
recenti autori, come il Dax (l. cit., pag. 260). 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 9 


66 G. ROVERETO [20] 


Sub-Gen. an Gen. Hydroides Gunn. (14). 
(Eupomatus Pain., Eucarphus Mòrca, Polyphragma Gunx.). 


‘ Non vi ha distinzione generica. Le specie del Mediterraneo presentano un tubo privo di ornamenti, 
in ammassi coloniali molto regolari; in altri mari si hanno però forme che tendono ad essere quadran- 
golari e poligonali, come 1’ Hydroîdes multispinosa MarENZ. del Giappone, 1’ Eupom. albiceps EnRB.-GRUB. 
del Mar Rosso, l’ Eup. dipoma Scam. del Capo di Buona Speranza. Le specie viventi che vi si riferiscono 
sono circa ventisette e prevalentemente dei mari tropicali; una sola è stata segnalata fossile (101). 


Hydroides uncinata Pair. — Tav. VI [I], fig. 10. 


Eupomatus uncinatus Pan., Serpula uncinata Grusr. 


= 


1883. Serpula uncinata. Atlas Aquarium’ Neapolitanum, tav. XL, fig. 7 e nelle edizioni posteriori. 


« Testa teres, transversim rugosa; diam. 1 lin.» ( Pappi (13). 


I singoli esemplari viventi hanno lunghezza di 10 cm. e 3 mm. di larghezza; si raccolgono in grandi 
ammassi coloniali aderenti alle navi e ad altri corpi sommersi, sino ad 1 m. di profondità nel porto di 
Napoli e di Genova. 

lla facies di questa specie è piuttosto caratteristica, ma riesce difficile fissarla con una descrizione: 
sono tubi regolarmente cilindrici, nivei, a pareti sottili, con le strie di accrescimento poco spiccate, re- 
golarmente giustaposti e non intralciati, non aderenti fra loro, se non nella parte inferiore, giungenti tutti 
ad un solo livello superiore. 

Gli esemplari fossili non differenziano dai viventi. 


Pliocene — Caltagirone, Gravina, rara. 
Vivente — Mediterraneo (1), Atlantico (Coste degli Stati Uniti) (55). 


Le specie del Mediterraneo affini si distinguono nel tubo: l’Hydr. pectinata Pain. (13) per la fragi- 
lità, per le minori proporzioni, per le strie di accrescimento più spiccate; 1’ Hydr. lunulifera CLAP. (2) per 
mancanza di strie di accrescimento, per maggior flessuosità e più fitta agglomerazione; 1'Hydr. norvegica (14) 
per essere d’ordinario avvolta in spirale piana. Può aversi inoltre confusione con molte altre specie non 
ornate e coloniali, come S. vermicularis L. 


Osservazioni. — Il Secuenza (101) ricorda del quaternario di Calabria Hydr. pectinata (Vermilia pectinata 
GruEE), che io con dubbio ho creduto di riconoscere di Gravina. Per Mòrcx (12) è verosimile che a questa specie 
corrisponda la S. pappigera Pun. (PsiLIPPI, Pertidirvest., p. 44, 1843) e Hydroides sp. sarebbe pure la S. con- 
torta dello stesso (non Brow., non Grue) l. cit., pag. 43. 

Di recente il Dr Sammr-JosePa (Ann. Sc. Natur., n. 4-6, 1897) ha ritrovato sulle coste francesi dell'Atlantico la 
Hydr. norvegica con il tubo uguale alla S. vermicularis. Gli esemplari da me figurati (Tav. VI [I], fig. 9, 9a) pro- 
vengono dal quaternario d’ Egitto, comunicatimi dal prof. Mayer di Zurigo, e ricordano la S. cereolus Gu. 
dell’oceano indiano. 

© Gen. Filograna s. lat. 


« Testa gracillima, filiformis, gregaria » (BERKELEY). 


Il genere Filograna Ss. str. si confonde con l’affine Salmacina CLAP. sicchè seguo ben volentieri il 
De Saint-JosEPH (4) che ha fatto sua in parte la proposta di EnLERS (51) di sopprimere il genere Salmacina 


[21] G. ROVERETO 67 


e di ridurlo al significato di sottogenere. Nel caso della paleontologia al sottogenere non si possono rife- 
rire che alcune fra le forme viventi, e molte fra le viventi e le fossili debbonsi direttamente attribuire 
al genere Filograna, inteso in senso vastissimo, unendovi fra l’altro Filogranula Lana. (9). La confusione 
con altri gruppi o generi può sussistere solo eccezionalmente. Viventi quattro specie; segnalato fossile a 
cominciare dall’eocene; vi si riferiscono però varie specie (circa sei) di Galeolaria e Serpula del secon- 
dario e del paleozoico: la più antica è la Fiograna parallela M° Cor. (Serpula) del carbonifero. 


a) fossilia 
(Comprende: Filograna, Salmacina, Filogranula). 


Filograna Paronai n. sp. — Tav. VI [I], fig. 21. 
Tubuli capillares, porrecto-fasciculati; fasciculi denso-glomerati, ramosi (mihi). 


È un fascetto di piccoli tubi capillari, densamente agglomerati, che si partono dal tronco centrale in 
ramosità diritte, a quanto sembra non intricate e non anastomizzate come nella vivente Salmacina aedi- 
ficatrix CLAP. 

Stabilisco la specie su due esemplari appartenenti al Museo di Torino che portavano la scritta di 
mano del BeLLaARrDI S. minima Lux., determinazione che figura nei cataloghi del BoneLLI (21) e del Sacco (93). 
La specie del LamaRcK è però di incerta sinonimia; il tipo fossile del bacino di Parigi, e del quale di- 
spongo, è una Fiograna sp.;il vivente, come S. intricata Lux., è forse da riferirsi a Filograna implera BERE. 


Pliocene inf. — Astigiano, rara. 

Evidentemente questa forma si collega alle altre del secondario riferite al genere Galedlaria, delle 
quali sarebbe tipo vivente la Galeolaria caespitosa Lux. non DeLessert non CrENU figurata in GRUBE 
(Archiv. f. Natur., vol. XLI, tav. V, fig. 4) dall’ Haswett (Proc. Linn. Soc. N. S. W., pag. 669, 1884) riferita 
a Vermilia. Ma il genere Galeolaria, essendo la maggior parte delle sue specie entrate a far parte del 
gen. Hydroides, è stato abolito dal CLapARÈDE (2), ed è solo conservato con dubbio dal De SAmt-JosEPH (4). 
Nessuna specie del genere Hydroides è però ramosa. 

Filograna sp. 
Per le dimensioni del tubo riferisco-al gen. F#lograna parecchi esemplari non determinabili specificamente. 


Elveziano — Colli Torinesi, non rara. 
Pliocene inf. — Astigiano, Modenese, non rara. 


b) viventia 
Sub-Gen. Filograna s. str. 
Filograna implexa Brrx. 
Serpula filigrana L., Filograna Schleideni Scam.,? Salmacina Dysteri HuxA, 


1734. Sepa. Thesaurus, tav. C, fig. 8. 

1827. Filograna implera BerkeLEY. Zool. Journ., pag. 230, tav. XVIII, fig. 3. 
1828. Serpula Woop. Index, Appendix, tav. VIII, fig. 1. 

1846. Filograna implexa Sars. Fauna Norw., vol. I, pag. 86, tav. X, fig. 12. 


«Tubi capillares, ramoso-glomerati et cancellati» (Linnzo (64)). 


68 G, ROVERETO [22] 


Sono colonie di tubi filiformi (mm. 0,25 di diam.) tra loro aggregati e anastomizzantisi in modo da 
formare larghe maglie, in cui sono compresi corpi estranei. È costiera come abissale, pescata a 759 rh. 
di profondità dalla spedizione norvegese (4). 

Gli esemplari fossili sono alquanto più robusti dei viventi. 

Pliocene inf. — Caltagirone, rara. 

Vivente — Mare del Nord, Manica, Mediterraneo, Atlantico (Coste francesi e degli Stati Uniti, Madera (4) (9)). 


È ricordata di Castell’Arquato dal Bronn (25) (S. filigrana L.), del siciliano e del sahariano di Ca- 
labria dal SEGUENZA (101), di Taranto e di Cannitello dal Costa (35). 


Sub-Gen. Salmacina CLar. (2). 
Salmacina aedificatrix Crap. — Tav. VI [I], fig. 19, 20. 
«Tubi capillares, denso-ramoso-glomerati et intricati» (CLAPARÈDE (2)). 


Tubolini filiformi, delle dimensioni della specie precedente e come in questa raggruppati a maglia; 
ma se ne distinguono facilmente perchè la loro massa non è aderente che per la parte inferiore e prende 
‘un. aspetto ramoso caratteristico. Vive dai 60 ai 100 m. di profondità, e forma masse intralciate che 
giungono all'altezza di 20 cm. (Genova, Napoli). 


Pleistocene o Siciliano — Cannitello (Calabria) non rara. 
Vivente — Mediterraneo, Atlantico (Madera). 


Gli esemplari di questa bella specie, identici a quelli di confronto viventi, mi vennero inviati dal 
Museo geologico di Napoli, ed avevano una etichetta, forse dello ScaccHI, con la determinazione: Ser- 
pula? filograna ScaccHi (non L.), specie che come è noto è sinonimo di Salmacina incrustans CLAP. (1). 


Gen. Vermilia Lwx. (PHIL). 


I caratteri generici dati dal LamaRcK (62) per i tubi di questo genere offrono troppo frequenti ecce- 
zioni, perchè possano essere ricordati; d’altra parte il genere è stato grandemente rimaneggiato, anche 
dopo i lavori del PHILIPPI (13) e del QuarrEFAGES (3). Razionalmente non ne esistono specie fossili, se non 
rappresentate viventi, se ne segnalarono però sin dal permiano (Vermilia obseura Kine). 

Delle tredici specie viventi citate dal MoRcH (12), non passano in sinonimia e hanno riferimento ge- 
nerico esatto solo sei; a queste sono da aggiungersi circa dodici per cambiamento di genere o perchè 
stabilite posteriormente. Si riscontrano nei mari temperati. 


Vermilia multicristata Pr. — Tav. VI [I], fig. 18, 18a. 


2 Vermilia scabra (Lmx.) Gruse, V. multicristata Prin., V. clavigera Pun. 
1893. Vermilia multicristata Pri. MArENzELLER. Polychéten, pag. 41, tav, IV, fig. 14 B. 
« Testa tereti, lamellis 5, longitudinalibus, plerumque pectinatim incisis, cristuta; diam. 3], lin. » (Pruriepi (13)). 


Cinque lamelle longitudinali molto sporgenti, in ispecie la dorsale, con margine dentellato e arric- 
ciato. I frammenti fossili presentano 8 mm. in lungh. e 2 di dîam. Sî hanno le seguenti varietà non an- 
cora trovate fossili : 


Tore 


[23] G. ROVERETO 69 


var. scabra: cinque piccole carene denticolate, poco spiccate (V. scabra Lmx.). 
» clavigera: cinque carene elevate non denticolate (V. clavigera Pri.). 


È citata del Mediterraneo, dove vive secondo il viaggio della “ Pola , (14) a grandi profondità (da 
315 a 805 m.), ma credo sia anche costiera. 

Pliocene — Gravina, rara. 

Vivente — Mediterraneo (1), Madera (9). 


La var. clavigera si accosta in particolar modo a V. quinquelineata PHIL. (Rovereto, I. cit., fig. 5). 
Per le altre forme dentate si hanno ravvicinamenti numerosi, specialmente con S. echinata Gu. in Pain. 
(SowerBy, The Genera, n. 22, fig. 7); S. cristata Sow. non Lwx., (Rumpa, Amboin., tav. XLI, fig. H; 
Born, Museum, tav. XVIII, fig. 16; MartINI, Conchy.- Cabinet, tav. II, fig. 8; Woop, Index, tav. XXXVIII, 
fig. 27); S. aspera Prin. (DeLEssERT, Recueil, tav. I, fig. 9, pessima secondo PHÙitipPi); S.lacera Reuss 
(1. cit.); S. subquadrangula PaIL. (13) (1); V. agglutinata v. MarEnz. (Polichiten, Denk. Ak. Wien, tav. IV, 
fig. 15, 1893), e persino con una Protula (P. artennata EgLERS, Reports, tav. 59, fig. 9). 


Vermilia multivaricosa Mòrca. — Tav. VI [I], fig. 16, 164, d. 


Serpula infundibulum Gu. in Pat., Lotx., S. infundibularis CumerEGa., Psygmobranchus multicostatus Crap., 
Vermilia spirorbis Lane. 

1506. ? Serpula infundibulum Gu., DeLesserT. Recueil, tav. I, fig. 18. 

1880. Vermilia spirorbis LancerHANns. Die Wiirmfauna, tav. XVI, fig. 4Ala-b. 


«Testa tereti, alba, multoties varicosa, quasi ex infundibulis sese recipientibus conflata; ore quam maxime 
patulo; diam. oris 44|, lin.» (Painmer1 (13)). 


La forma più frequente fra gli esemplari di confronto del Mediterraneo ha creste imbutiformi, che 
sono gli orli dei precedenti peristomi, molto sporgenti sul tubo, ‘specialmente nella parte anteriore che 
‘ è libera e di forma identica alla S. @nfurndibulum, ha però pareti molto più sottili e fragili (fig. 160). 
La parte posteriore è aderente, sinuosa, trasversalmente rugosa, più robusta, con le strie di accrescimento 
meno sporgenti e più rare, con cinque costole longitudinali sottili, alquanto sporgenti ed equidistanti 
(fis. 16). Talvolta le costolature longitudinali mancano affatto, tal’ altra sono sostituite da due solchi 
pressochè dorsali (fig. 164 inferiore) per tutta la lunghezza della parte aderente. 
Da questo tipo, variabile nelle sue ornamentazioni, si stacca essenzialmente quello ritrovato a Madera 
dal LanGERHANS (9) e da lui descritto come nuova specie, la V. spirordis. Infatti la parte aderente di 
questa, che considero una varietà è ravvolta in spira di due a due e mezzo giri sovrapposti, in direzione 
non fissa, senza ornamentazioni, salvo le creste imbutiformi sempre presenti. Altre varietà sarebbero, se- 
condo il MARION (67), le specie: V. clavigera Pat., S. galeata Grue, V. calyptrata Pauin., V. emarginata 
PuÒÙit.; ma non avendole ancora ritrovate fossili, nè essendone facile la distinzione per il solo tubo, tra- 
lascio di descriverle. Hb: È 
Il tipo è fossile nel pliocene di Masserano e presenta quella caratteristica variazione in cui le co- 
stolature sono sostituite da due solchi. La var. spirorbis trovasi nel siciliano a Caltagirone. 
Le dimensioni del tipo sono: lunghezza massima 10 cm., diametro agli orli dell’orifizio imbutiforme 
8 em., diametro deltubo 3 mm.; si pesca da un palmo d’acqua sino a 40 m. di profondità (dal “ Washigton , 
sulla secca di Amendolara e a 136 m. dalla “ Pola ,,) (14). i 


4) Questa specie mi è stata inviata di recente dal museo di Pisa come proveniente dal postpHocene di Palermo, 
aderente a TeMlina baltica. 


70 i G. ROVERETO i [24] 


Vermilia quinquesignata Reuss. — Tav. VI [I], fig. 17, 17a-d. 
Vermilia infundibulum auct. palaeont., erpula quinquesignata Reuss. 
1860. Serpula quinquesignata Reuss. Tertilirschichten Bohmens, pag. 224, tav. III fig. 6a,b. 


Nell’elveziano torinese comincia ad apparire una forma, che si trova poi comune nel miocene e nel 
pliocene del Modenese e nel pliocene di Gravina, atavica di certo della V.multvaricosa della quale pre- 
senta modificati e sommati i caratteri tipici e della varietà da me -stabilita. Come questa ha le creste 


imbutiformi e le linee ornamentali variabili e costantemente una spira iniziale; ma è straordinariamente 


incrassata, con la parte libera raddrizzata a perpendicolo, e raccorciata senza inflessioni, con la spira a 
molti giri sovrapposti che formano un profondo ombelico; con una faczes quindi affatto propria che ne fa 
una specie distinta, cui il Reuss ha dato il nome di S. quinquesignata. 

Rara essendo allo stato fossile la forma vivente, i paleontologi che l’ hanno segnalata si sono con ogni 
probabilità riferiti alla specie del Reuss. Così il SEGUENZA cita V. infimdibulum auct. e V. calyptrata 
GrUBE, la prima fossile comune del pliocene e del sahariano, la seconda con non intera certezza dello 
zancleano e dell’astiano; e del Modenese è ricordata dal Coppi come S. infundibulum Lmx. 

Oltre questa diretta rappresentante della specie vivente, abbiamo fossili parecchie altre forme che 
le si collegano. Queste sono: 


Vermilia tauropustulata SAcco sp. [Bivoniopsis] (Molluschi Terziari, part. XX, Vermetidae, pag. 15, tav. II, 
fig. 9) dell’elveziano dei Colli Torinesi. Ne ho visto il tipo nella collezione RovaseNpA. 

V. sulcolimar Sacco sp. [Bivoniopsis] (loc. cit., pag. 15, tav. II, fig. 10, 105.) del tortoniano di Sant'Agata, 
e Stazzano. Mi è stato comunicato il tipo dall’ autore. 

V. sulcovaricosa Sacco sp. [Bivoniopsis] (loc. cit., pag. 15, tav. II, fig. 13) dell’elveziano torinese. Mi è 
stato comunicato il tipo dall’ autore. 

V. manicata Reuss [Serpula], Bivoniopsis sulcolimax Sacco, var. depressa, var. laevigranosa (loc. cit., pag. 15, 
tav. II, fig. 11,12; Reuss, Zert. Schicht., pag. 223, tav. IMI, fig. 5) del tortoniano della Boemia, di 
Stazzano e di Sant'Agata. 

V.? placentula Russ [Serpula] (Tert. Schicht., pag. 226, tav. III, fig. 11) della Boemia. 

V. pustulata Font. [Vexmetus] (Moll. pliocèn., vol. I, pag. 202, tav. XI, fig. 7, 8) del pliocene della valle 
del Rodano. 


In tal modo rimane abolito il genere Lwworiopsis SAcco, il cui tipo (Vermetus. pustulatus Font.) e 
tutte le specie sono Serpulidae, e con ogni probabilità vermilie. 


Osservazioni. — Nello zancleano di Calabria il SeGueNza (101) ha rinvenuto ancora la V. quinquelincata Pam., 
che ebbi già a segnalare del Badner-Tegel (89). Il CopeI (34) nel tabiano Vermilia cristata Lom., ma ciò me- 


rita conferma; in LamArcKk tale specie è un vermetide (Serpulorbis secondo Desnayrs (46) e Varncant (108)). 


Gen. Ditrupa Brrx. s. str. (16) 


Tubo libero, aperto alle due estremità, leggermente conico, rotondo, liscio o solo con strie di accre- 
scimento circolari, di aspetto corneo, con l’orifizio anteriore alquanto contratto all’ esterno, e il posteriore 
ristretto da un piccolo cerchio accessorio interno. Secondo i trattati si estende dal cretaceo (4 specie), 
all’attuale; però il MòrcH vi ha riferito le forme paleozoiche D. sica SALTER (Serpulites), e D. clavaefor- 


N 


mis Koxic; il QuensrenT ha figurato una specie liassica (D. globiceps) e recentemente ne è stata segna- 


[25] G. ROVERETO 71 


lata una specie del carbonifero inferiore (D. Ryckholdti Erz.). Due specie sono viventi nei mari europei 
(D. cornea L., D. strangulata Desz.), una alle Filippine (D. gracWlima GRUBE) ed altra nei mari artici 
(D. groenlandica M°Int.). L’ HoRNES(60) assicura che i tubi ne possono essere angolosi e che si differen- 
ziano dai Dentalium per ornamenti sulla parte anteriore; ma il riferimento a Difrupa di forme in tal 
modo ornate (Dent.? inversum DesB., Dent.? crassun DEsH., Pyrgopolon Mosae Monte.) non ha fondamento. 


Ditrupa cornea L. — Tav. VII [II], fig. 14, 14a-e. 


Dentalium corneum L., Dent. arietinum Mirter, Dent. incrassatum Sow.,? Dent. coarctatum BroccHi, Dent. 
subulatum Desa.?, Serpula libera Sars, Ditrupa subulata Berx., Ditr. libera M. Epw., Dentalium nigrofa- 
sciatum Ercaw., Dent. Burtini Nxsn, Dent. Deshayesianum Gan. non Gum., Ditrypa cornea Mòrc®, Placostegus 
liberus Sars, Ditrypa arietina Dan., ? Dent. Sowerbyi Mica, Dentalium, Ditrupa, Gadus, Siphonodentaliwm incurvum 
auct., non: Dentalium incurvum Ren., Dent. strangulatum Desa., Serpulites coacervatus Brum., Dent. minutum L. 


1784. Dentalium corneum Scurorter. Einleitung in die Conchyl., pag. 523, vol. VI, fig. 16. 


1812. — incrassatum SowerBr. Conchology, pag. 180, tav. LXXIX, fig. 3, 4. 
21814. _ coarciatum Broccni. Conchiologia, vol. II, pag. 264, tav. I, fig. 4. 
1826. —_ subulatum Drsnayes. Monographie, pag. 372, tav. XVI, fig. 29. 
1828. — corneum Woo. Index, tav. XXXVIII, fig. 7. » 

1830. — subulatum Tnorpe. Mar. Conch., tav. XVIII, fig. 60. 


1835. Serpula libera Sars. Beskr. 0g Jagt, tav. XII, fig. 33. 

1837. Dentalium incurvum Broxn. Lethaea, vol. II, pag. 988, tav. XL, fig. 2. 
1843. Ditrupa subulata Desnayes. Traité, tav. LXI, fig. 18. 

1844. Dentalium strangulatum Cano. Iustrations, tav. VI, fig. 24, 25. 


1848. = strangulatum ’Arcniac. Description, tav. XVI, fig. 28. 

1853. _ incrassatum ErcawaLp. Lethaea, pag. 136, tav. III, fig. 20. 

1854. _ subulatum Costa. Fauna, Monogr. Dentalium, pag. 41, tav. II, fig. 9. 

1856. — incurvum Hornes. Die foss. Molluse., vol. I, pag. 659, tav. L, fig. 39. 

21885. Ditrypa arietina M°Inros®. Report, tav. LIV, fig. 6. 

1897. — — Der Sarnm-Josep®. Ann. Sc. Natur. (Zoologie), pag. 443, tav. XXIII, fig. 249. 


« Testa tereti, subarcuata (interrupta), opaca. Habitat in O. Africano. Testa simillima D. Entali, sed. corneu 
colore obscura (saepius interrupta) » (Lixnro (64)). > 


Benchè non ricordata dal Carus (1), questa specie è frequente nel Mediterraneo e in tutti gli altri 
mari europei, nell'Oceano Africano e nel mare del Sud, nella zona sabbiosa sino a 150 m. di profondità. 
Venne pescata da me in dragaggi fatti con OrLANDI nel porto di Genova, nel golfo di Vado ed altrove; 
il Lo Branco (11) l’ha ultimamente citata di Napoli; l’Arapas e BenoIst ? dei mari di Messina e di Ca- 
tania, il PHILIPPI ? come rarissima di Catania, e così via. 

Ha le massime dimensioni, non raggiunte dagli esemplari avuti fossili, di 4 cm. per la lunghezza e di 
2 mm. per la larghezza; il colore ne è svariato, può essere bianco, bigio, nero-azzurrastro, a fascie 
nere alternate con altre di colore più chiaro. 


1) ArADAS e BeNoiIst. Conchiol. vivente marina della Sicilia. Atti Accad. Gioenia, pag. 118, 1870. 
?) PHILIPPI. Enum. Molluse. Siciliae, vol. I, pag. 244, 1836. 


72 G, ROVERETO [26] 


Il tipo cresce gradatamente in modo conico sino vicino all’ apertura boccale, dove la parte esterna 
corneo-calearea inspessisce in modo quasi insensibile, per assottigliarsi rapidamente verso l’orifizio (ve- 
dansi le figure del Broxxn e dell’ ErcHwALD). 

È frequente una varietà che stabilisco sotto il nome di var. sfricta: esiste un leggiero strozzamento 
tra il cono tronco boccale e il resto del tubo (vedansi le figure del DesHAvrs, dell’ HoRNES ecc.). Vivente 
nel Mediterraneo, e fossile nel pliocene del Modenese, del Senese ecc. 

Credo inutile ricordare le località dove la specie tipo è stata segnalata; poichè è frequentissima nei 
giacimenti miocenici, pliocenici e pleistocenici d’Italia (eccettuata la Liguria), dell’Imghilterra, del Belgio, 
della Francia, della Podolia e il Brown (24) sin dai suoi tempi ha dato una lunga lista di }ocalità. Tro- 
vasi anche nell’eocene, ed è stata citata del bacino di Parigi (DesHAYESs) (46), a Pau (p’ArcATAC (38) Dent. 
coarctatum Lawx.) ed altrove. 

Non posso tralasciare alcune spiegazioni al nuovo ordinamento sinonimico che ne ho dato. Il De- 
SHAYES (44) nella monografia sui Dentali ha voluto abolite le specie del Linneo, Dent. corneum e Dent. 
pellucidum con quelle del Péron, Dent. nigrum, e del SoweRBY, per una ragione invero molto speciosa, 
ossia perchè si riferivano a tubi cornei e flessibili di larve di insetto. In seguito a questa obbiezione egli 
dovette stabilire una nuova specie il Dent. subulatum, poichè fra le precedenti, in tal modo non abolite, 
quella del MùLLER non conobbe e quella del BroccHI era omonima ad altra del LAmARGK. 

Ma non presentando fondamento la critica del DesHAyrs, ed avendo 1’ HanrEy (58) ritrovato nella col- 
lezione di Linneo il tipo della specie Dent. cornewm, che riconobbe corrispondente al Dent. subulatum, è 
evidente che bisogna ritornare alla denominazione linneana. Una sola incertezza può esistere, e 1° HANLEY 
stesso l’ha verificato, che Linneo abbia confuso in parte il Dent. cornewmm coll’entale, e vi abbia compreso 
il Dent. strangulatum come lo dice la diagnosi per la frase saepius ènterrupta, sulla quale insisteva il 
BRoccHI (24) e che veniva omessa nell'edizione del GwELIN. 

La storia delle altre parti della sinonimia è più chiara. Il BroccHI (24) può dirsi il recensionatore 
della specie del Renier Dent. incurvum, avendovi riferito il suo coarctatum, e dopo che la specie del 
BroccHi dagli annotatori (62) di LamARcK venne riferita al Dent. corneum e dal DesHAYES (44) al subula- 
tum, il Bronn (26) e gli autori italiani riconobbero la supremazia della specie del RenIiER. Ma la figura 
del ReNIER, che io non ho visto e che nessuno dei nostri conchiologi ha più consultata, si deve riferire 

_a tutt'altra specie, o almeno è di significato dubbio; perchè il CARPENTER (30), che a quanto pare è riu- 
scito a consultarla, crede che rappresenti un Caecum (Cacecum trachea). Nello stesso modo lo ZirtEL (113) 
riferisce il Dent. incurvum REN. al genere Gadila, però non può conoscersi Ia vera origine di questo ri- 
ferimento, essendo a questo proposito stato commesso dal Sismonpa (103), dal QuensTEDT (84) dal Jay ® e 
da altri un nuovo errore, ossia si è confuso il Dent. coarctatum BroccHI con l'omonimo del LAMARGK, e si 
è quindi riferito al Siphonodentalium gadus Mont. (Dentalium). Infine la stessa figura del BroccaI è ben 
lungi dal rappresentare il Dent. subulatum della tavola del DesHAYES, 0 il Dent. incurvum come l’ha figu- 
rato il BRONN. 

La figura dell’ HornEs (59), consultata di sovente, rappresenta con probabilità la Ditrapa èncurva 
auct. anomala, ossia la D. cornea L. var. stricta con rughe di accrescimento; ma il conchiologo austriaco 
ha riferito al Dent. incurvum auct. Îl Dent. strangulatum anzichè il subulatum, per modo che negli elenchi 
dei nostri autori sono riportate come due specie distinte la D. incurva REN. e la D. subulata DESE. 

Il Dent. incurvum Ren. figurato da Fonrannes (Mollusch. plioc. de la vallee du Rhone, pag. 231, tav. 


1) Jay J. Catalogue of the Shells, pag. 96. New-Jork, 1852. 


[27] G. ROVERETO 73 


XII, fig. 10, 11, 1879) non è certamente il Dent. incurvum auct., a primo aspetto si direbbe un Caecum, 
ammetto anche che possa essere una Ditrupa n. sp. 

Il Dent. arietinum MuLLeR con la sinonimia che ne ha dato il MòRCcH (12) (Serpdla libera Sars, 
Ditrupa libera M. Epw.) unisco a questa specie sulla fede del JEFFREYs >, ma con il LevINsEN (10) credo 
dubbio il farvi entrare anche la specie del Sars. È stata figurata recentemente dal M°IntosE (75), ma 
tale figura, non essendovi ingrossamento presso l’ estremità boccale, è di significato un po’ incerto; 
l’Hansen (7) ed il LancERHANS (9) l’hanno invece diffusamente descritta. Il De Samnr-JosePE (Ann. Sc. 
Natur., vol. V, n. 4-6, 1897) come il M°IntosH e il LaneERHANS uniscono alla Ditrupa arietina la D. 
subulata, la D. libera e la D. gracillima. Di quest’ultima però manca ogni ulteriore descrizione. 

Nell'elenco sinonimico conservo con dubbio il Dent. Sowerbyiì MicH. forse piuttosto corrispondente 
a Ditrupa plana Sow. sp. (Conch., tav. LXXIX, fig. 1) e vi aggiungo sulla fede del Brown (26) il Dent. 
Deshayesianum GAL. e su quella del LeHON (66) il Dent. Burtini Nyst, per le altre specie seguo il BRoNN (26), 
l’HoRNES (59), il M6RCH (12). 

Ne escludo il Dent. incuruum REN., per le ragioni di cui ho detto, e per conseguenza il Dent. stran- 
gulatum DESH., il quale certamente non può essere accomunato con il Dent. subulatum, come il D’ARCHTAC (38) 
ed altri hanno fatto. La Serpula coacervata Brux. ((Serpulites) è buona specie di serpula del secondario, e nulla 
ha a che fare coni Derfalium cui è stata riferita con dubbio dal Bronn (26). Il Dent. minutum L. non 
può di certo rappresentare una forma giovane del corneum, come ha voluto il LAMARCK (62), perchè es- 
sendo giovanissimo, da doversi scegliere con la lente come dice Linneo (64), il suo tubo non è affatto con- 
sistente; potrebbe invece essere un Caecum e simili. 

Il cambiamento generico è stato operato dallo stesso BERKELEY (17) sul Dent. subulatum con lo studio 
della spoglia animale, e non può dare luogo a dubbi; cadono quindi, oltre che per le ragioni sinonimiche 
di cui ho detto, i riferimenti ai generi Gadus (Corpi (33)) e Siphonodentalium (CeruLLI IreLLI, Boll. Soc. 
Geol., 1896, pag. 11). 

Gli autori belgi non segnalano la Ditrupa subulata Desz. che del pliocene, ed anche di questo periodo 
indicano una varietà od una specie che non hanno però a mia conoscenza ancora descritto. Similmente 
altre Ditrupa sp. sono notate da Vincent, VAN DEN BRoEcK ed altri del lediniano e di altri orizzonti più 
antichi. Il De STEFANI (Les terrains tert. sup., pag. 184, 1891) ritiene che la D. subulata sia solo vivente, 
e che nel pliocene sia sostituita dalla D. incurva Ren. più piccola e più rugosa. Il Sacco (A molluschi 
dei terreni terziari, parte XXII, pag. 92, 1897) unisce la D. cornea L., e quindi la D. subulata DEsE., 
alla D. strangulata Desa. ed alla D. dulbosa BRONN. 


Ditrupa strangulata Desa. — Tav. VII [II], fig. 15, 15a-e. 


? Dentalium corneum Lxx., Dent. strangulatum Desx., Dent. bulbosum Bronx, Ditrupa strangulata Gray, Nodosa- 
ria siphunculus Costa, Dent. corneum L. var. Jay, ? Vaginella sp. HornES, Ditrupa? siphunculus SEG., D. bulbosa PANT. 


1826. Dentalium strangulatum Desnaves. Monographie, pag. 372, tav. XVI, fig. 28. 
1843. — — Nysr. Descript. d. Belgique, pag. 346, tav. XXXV, fig. 4. 
21854. Nodosaria siphunculus Costa. Paleontologia, vol. III, pag. 147, tav. XII, fig. 11. 
21856. Vaginella sp. Hornes. Die foss. Moll., vol. I, pag. 664, tav. L, fig. 40. 


« Testa arcuato-subulata, laevi, superne truncata, inferne angustata, basi versus nodoso-articulata, nodis su- 
perimposttis 1-4» (Bronx (24)). 


1) JarFREYS. British Conchology, vol. III, pag. 198. London, 1862-69. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 10 


74 G. ROVERETO [28] 


È vivente nel Mediterraneo, benchè non molto di sovente ricordata !, nelle condizioni batimetriche, 
della specie precedente. Non ne conosco le massime dimensioni; gli esemplari fossili hanno 12 mm. di 
lungh. e 1 mm. di diam. all’orifizio boccale. 

Tanto la forma fossile come la vivente, che perfettamente si corrispondono, hanno a caratteristica 
verso la parte boccale un vero e proprio bulbo, come si osserva per esempio alla base degli aculei degli 
echini, dato da un ingrossamento della parte esterna calcareo-cornea. Nelle frequenti variazioni acciden- 
tali, i bulbi possono essere numerosi, sino a cinque, ravvicinati all’estremità boccale o distribuiti quasi 
ad eguale intervallo lungo il tubo. 


Pliocene — Orciano (Val di Fine), Fossetta (Senese), Astigiano, Bordighera, Rio Torsero, Bolognese, comune. 
Vivente — Mediterraneo, Oceano Australe, Atlantico. 


Credo rinvengasi in altre numerose località, benchè non sia molto frequentemente ricordata con una 
denominazione sinonimica per cui sia facile riconoscerla. Negli autori antichi infatti, nel BroccHI ad esem- 
pio (24), è compresa con ogni probabilità, insieme alla specie precedente sotto Dent. entale L., specie che, 
come ho detto, in Linneo Stesso è incerta (58); per cui molti recensionatori l’hanno confusa con le varie 
specie di Ditrupa e col Dent. tarentinum Lmx. (Vedi la sinonimia di questa specie nel WEINKAUFF). 

La problematica figura di Hornes è riportata dal MorcH con dubbio a Placostegus tricuspidatus var. 
annulifera. 

Fossile d’Italia la indicano il Bronx (25) di Becedasco e di Castell’ Arquato, il PaitipPi della Si- 
cilia, il DE STEFANI e il PanranELLI del pliocene senese 2 (Dent. dulbosum, ricitato in seguito dal Pan- 
TANELLI > come Ditrupa) il SecuENZA (101) dell’astiano di Calabria (riferendo a Difrupa la specie del 
Costa). In varie raccolte è determinata per D. incurva. 

È frequentemente citata del laekeniano del Belgio da Vincent (110, 111), LEFÈvRE (110), RAEYmAE- 
KERS (85), VAN ERTBORN (85) e da altri, del nummulitico di Dax e di Biarritz dal D’ ARcHIAC(37, 38) e del 


bacino di Parigi. 


OsservazionI. — Il BrrKELEY (17) quando fece conoscere il genere Ditrupa, riferendovi il Dent. subulatun 
Dersu. e il Dent. gadus Mont., diede la descrizione dell’animale della sola prima specie, e della seconda si limitò 
a dirlo differente da quello dei dentali, anzi pressochè uguale a quello della Ditrupa subulata. IL M6rcE (12) e il 
QuarREFAGES (3), fra gli studiosi di anellidi viventi, accettarono le conclusioni del BerKELEY, così parecchi dei 
conchigliologi e paleontologi, fra i quali l’ Hòrnrs (59) cita il Lyent, il Bronn, ForBrs e HanLey. Vi si possono 
aggiungere gran parte dei conchiologi inglesi, Woopwarp 4, JerrrEvs ®, SowerEy 9); quest’ ultimo nella mono- 
grafia sui Dentalium ne escluse tutti quelli a bocca ristretta, riferendoli appunto al genere Ditrupa. Il Priipei ?), 


1) Non è citata dal CaruUS (1), l’ ArapAS e BeNnoIT (loc. cit.) la segnalano dei mari di Messina e di Catania, il 
Costa (loc. cit.) di Napoli. Il ParTEL nota (Molluscorum Systema ecc. Dresda, 1869) Dent. strangulatum PALIPPI, 
che l’ha segnalata infatti del Mediterraneo (PHiLIePI, Molluskenfauna Unter-Italiens, Archiv. fir Natur., 1844, 
pag. 358). 

2) Boll. Soc. Malae. Ital., vol. IV, pag. 67, 1878. 

3) Ibid., vol. X, pag. 13, 1884. 

4) Woopwarp S. P. Recent and fossil Shells, pag. 156. London, 1851. 

5) JerrREYS. British Conchology, vol. III, pag. 198. London, 1862-69. 

6) SowerBy G. B. Thesaurus Conchigliorum, vol. III. London, 1866. 

7) Paruipri R. Handbuch der Conchyliologie, pag. 221. Halle, 1853. 


sint e E e 


[29] G. ROVERETO 75 


tanto competente in materia, accettò il genere Gadila di Gray !, e dopo gli studi del Sars ?) gli stessi inglesi 
GARDNER 3), Newron, Warsow che hanno trattato dei dentali, hanno classato fra questi la specie del MonraGT 
e le forme che vi si connettono. 

Altre ditrupe terziarie non segnalate fossili in Italia sono: 

D. plana Sow. (Dentalium) Sowrrby, Min. Conchol., tav. LXXIX, fig. 1; registrata come Ditrupa da tutti 
gli autori belgi e inglesi, ha analogie con la specie del Mric®ELOTTI (73) ricordata, è però eocenica; segnalata nel 
bartoniano, nell’ ipresiano, nel paniseliano, nel wemmeliano. 

D. subcoarctata GazB.; appartiene all’ eocene del Texas (Conrap(32)). 

D. dentalina Gueey; propria del miocene della Giamaica (Geolog. Magazine, pag. 347, 1874) ha nulla a 
che fare con la Serpula dentalina Levm., riferita a Ditrupa dal Morca (12). 

D. hamata Forrs, Fossil. Invert. S. India, pag. 138, tav. XV, fig. 8. (Cretaceo?) 

D. longissima Forzrs, ibid., pag. 157, tav. XIX, fig. 13. (Cretaceo?) 

D. Kaufmanni Mayer, Umg. v. Thum, pag. 64, tav. VI, fig. 12. È un Dentalium. 

Il Dent. pusillum Prin. (Ditrupa pusilla Mérca) e il Dent. constrictum Pur. (D. cornea L. var. MòRrcH) sono 
probabilmente forme giovani delle specie di ditrupe ricordate fossili d’Italia. Il M6rcx® (12) riferisce pure a Di- 
trupa il Dent. cylindraceum Costa (Fauna Regno di Napoli, Monogr. Dent., pag. 39, tav. III, fig. 10) fossile di 
Caramanica (Costa, Paleont. Napoli, vol. II, pag. 353), specie da recensionarsi, 


Gen. Pomatoceros PuÙ. 


Il Mòrck (12) dà la seguente diagnosi: Testa calcarea, triquetra, carinis basalibus concameratis, e il 
Lo BLanco (11) dice: “tubo quasi sempre triangolare ,. È da notarsi però che la sezione triquetra si ripete 
in specie di altri generi (Serpula, Vermilia, Placostegus, Pomatostegus, Spirobranchus) e che talvolta è sosti- 
tuita da un lieve accenno di cresta dorsale. Vive prevalentemente nei mari temperati europei, asiatici 
ed australiani (8 specie); è fossile dal giurese. 


Pomatoceros triqueter L. — Tav. VI [I], fig. 11 A. 


Viventi: Serpula triquetra L., Vermilia triquetra Lux., Serpula triquetroides D. Ca., S. conica Frew., 
Vermilia porrecia Miner, Pomatoceros tricuspis Pamn., Vermilia elongata Pr., V. dinema Mérca., Pomat. 
triqueter M6rca, Vermilia Lamarcki, socialis, conigera, trifida Quarr., ?.Serpula angulata Minsrer, ? S. bicanali- 
culata Gornr., Vermilia ? muroena Der., V. miocenica Sxe. 


1755. Ennis. Corallines, tav. XXXVIII, fig. 2". 


1762. Basrer. Opuscula, tav. IX, fig. 2. 
1769. Serpula triquetra Martini. Conch.-Cabinet, pag. 68, tav. III, fig. 5. 


1777. —. intricata Penwano. Brit. Zoology, vol. IV, pag. 146, fig. 157. 
1778. — — Da Cosra. Brit. Conchology, pag. 20, tav. II, fig. 9. 
1780. — triquetra Born. Musei Caes., pag. 436, tav. XVIII, fig. 14 p. parte. 


1787. Vermilia porrecta Miur. Zool. Danica, vol. III, pag. 9, tav. LXXXVI, fig. 7-8. 
1813. Serpula triquetra Puronev. Dorset. Catalog., pag. 59, tav. XII, fig. 9. 
1818. Vermilia triquetra Bramvinue. Dictionnaire, Atlas, vol. V, tav. I, fig. 3. 


1) Zool. Proc., pag. 159, 1847. 

2) Forch. Vid-Selsk, pag. 183, 1860. 

?) Ann. of Natur. Hist., pag. 94, 1878 e Quart. Journ. of Geol. Soc., pag. 56, 1873. 
4) Journ. Lin. Soc. Zool., vol. XIV, pag. 508. 


76 G. ROVERETO [30] 


1820. Serpula triquetra Sowery. The Genera, n. 12, fig. 2. 


1822. —  triquetroides DeLLe Carasso. Storia e Notom., tav. LXVII, fig. 15. 
1826. —  angulata Goupruss. Petrefacta, tav. LXXI, fig. 5a, bd. 
1826. —  bicanaliculata Gorpruss. Petrefacta, tav. LXXI, fig. 60, bd. 


1828. Vermilia triquetra Woop. Index, tav. XXXVIII, gen. Serpula, fig. 9. 

1830. Serpula vermicularis Cuvier. Régne animal, tav. INI, fig. 2. 

1838. Vermilia triquetra SowerBr. British Miscell., tav. XXXI. 

1839 —_ —  Sowersyr. Conch. Man., fig. ©. 

1843. Serpula bicanaliculata Cnenu. Iustrations, tav. XI, fig. 7. 

1865. Vermilia Lamarcki QuatrerAGES. Anmnelés, pag. 513, tav. XII, fig. 19; pag. 516, tav. XV, fig. 14, 
(V. socialis); tav. XV, fig. 24 (c. V. conigera, pag. 521, d. V. trifida, pag. 528). 


1874. —  conigera Kocx. Grundriss der Zoologie, tav. VIII, fig. 39. 
1877. —  conigera Scamarpa. Zoologie, vol. I, pag. 478, fig. 3160. 
1881. —  muiocenica Secuenza. Form. Terziarie, tav. VIII, fig. 4. 


1895. Pomatoceros triqueter Rovereto. Anellidi Austria, pag. 4, tav. IX, fig. 6. 


« Testa repente, flexuosa, triquetra (Linneo); saepe in gyrum contorta, alba, diam. 2 lin. (Pamnippi (13)); ore 
unispinato (QuATREFAGES (3) ) > . 


Non ho materiale sufficiente per potere stabilire le massime dimensioni degli individui viventi nel 
Mediterraneo, poichè, secondo la sinonimia data, il tubo di questa specie è straordinariamente polimorfo. 
È quindi necessario, secondo le considerazioni fatte a pvincipio, distinguere parecchie varietà, le quali 
non possono presentare una serie fissa, perchè tra l’altro rimane pur sempre incerto il tipo specifico. 

Facendolo corrispondere alla diagnosi di Linneo, alle antiche figure dallo stesso citate e ancor più 
alla descrizione datane dal MoRcH (12), questo tipo ha sezione triquetra, è flessuoso, con cresta dorsale liscia 
o solo leggermente dentellata; longitudinalmente decresce insensibilmente e non è conico; quasi sempre è colo- 
niale; l’opercolo è un cono tronco rovesciato con da una a tre spine. Trovasi frequente fossile come vivente; 
è costiero e abissale. 


Elveziano — Colli Torinesi, comune. 
Miocene e Pliocene — Astigiano, Modenese, Masserano, comune. 
Vivente — Mediterraneo, Atlantico, Manica, Mare del Nord. 


Le sue principali varietà sono le seguenti: 


var. porrecta: tubo a sezione circolare ravvolto a spivale iniziale, opercolo senza spine (V. porrecta O. F. 
Miner (12)). Distinguibile difficilmente fossile (prossimo a Hydr. norvegica) forse presente nel 
postpliocene di Palermo; vivente: Mare del Nord (12) (vedi elenco di figure in M6Rrca, Revisso, 
pag. 390). 

» tricuspîs: tubo a sezione triquetra regolare, avvolto per gran parte o totalmente in spira (Pom. tri- 
cuspîs Pax. (13), Pom. triqueter var. a. M6rcE con elenco figure, .S. spiwalis Brown. (12)). Fos- 
sile del quaternario di Norvegia (S4Rrs (95) ) e di Calabria (SecuENZA, V. tricuspis GrusE): Vivente: 
Mar Baltico, Mediterraneo e mare del Nord (12). 

» Lamarcki: tubo solitario a sezione triangolare, di massime dimensioni; opercolo con due spine as- 
sai ingrossate (V. Lamarcki Quarr.). Ha raffronti con forme plioceniche dell’Astigiano. 

» bicanaliculata: tubo a sezione triangolare con due creste laterali alla principale, che racchiudono due 


[81] G. ROVERETO 760 


canali longitudinali (IS. bicanaliculata GoLpr.). Vivente: Mediterraneo; fossile dell’ elveziano (Colli 
Torinesi, non rara). — Tav. VI [I], fig. 12, 12a. 

var. elongata: tubo oscuramente quadrangolare, crasso, rugoso con un solco dorsale (V. elongata Pum.). 
Citata fossile dal Seguenza (101) del quaternario. 


Nell'elenco sinonimico le specie del GoLpruss e del MinsreR vi sono riportate con dubbio; perchè 
l'una (S. argulata) (non Forsk., non DA Costa) apparterrebbe al nummulitico e il Mé6RrcHE la considere- 
rebbe un Placostegus; l’altra (IS. bicanaliculata) è di troppo grandi dimensioni rispetto agli esemplari del- 
l’elveziano torinese e dei viventi di confronto. 

La specie del SeGuenzA è fondata su di un esemplare rotto che lascia scorgere le pareti cave e la 
tramezzatura interna, che all’egregio autore sembrarono caratteri specifici peculiari e che sono forse invece 
generici. 

La citarono: lo ScaccHI(97) del pliocene di Gravina, notando come S. triquetra L., corrisponda a 
V. triquetra Lmx., e riferendosi alla figura del Born (22), la quale non è esatto che rappresenti un ver- 
meto come altri hanno asserito, ma forse invece più specie di serpule; il Bronn (25) del pliocene di Ca- 
stell’Arquato (V. triquetra Lmx.); il BoneLL1 (21) del pliocene dell’Astigiano e del Biellese ((V. triquetra 
Luk. e var.), ricitato in seguito dal Sismonpa (103) e dal Sacco (93); il MENEGHINI (72), e Parona-Ma- 
RIANI (65) del torniano di Sardegna (V. triquetra L. sp.); dal DoDERLEIN (48) del tortoniano del Modenese 
(V. triquetra Lmx.); dal SEGUENZA (101) dell’elveziano, dello zancleano (V. miocenica n. sp.) e del qua- 
ternariò (V. trifida Quarr., V. clongata Puin., V. tricuspis GRUBE); da me (89) del Leythakalk, su di 
esemplari corrispondenti a quelli dell’elveziano torinese (Pomatoc. triqueter L. sp.). 

Le specie affini sono numerose. Sono figurate: Pomatoceros? tetraceros in ScamARDA (Neue Turbellarien, 
tav. XXI, fig. 179); S. crassa Sow. (Mineral Conchology, tav. XXX) con l’affine S. comata Rov. (loc. cit., 
fig. 7, 8); S. vermicularis L. (IS. Philippii MoRrc4, p); ? V. proditrix Quatr. (Annelés, tav. XV, fig. 18); 
?S. Montagui Quarr. (Annelés, tav. XV, fig. 24). Ma sopratutto si noti che vi ha il dubbio, che questa 
forma, di tanta durata nel tempo, sia comprensiva di molte specie, accomunate da un carattere troppo 
grossolano per lasciare scorgere altre differenziazioni. 


Pomatoceros ? polytremus Pa. — Tav. VI [I], fig. 14, 14a-e. 


Vermilia polytrema Prin., Serpula polyirema Gruse, Pomatostegus polytremus v. Mar., Pomatoceros? po- 
Iytremus San. Jos., Serpula foraminosa Bon., Vermilia perforata Se. 


«Testa triquetra adnata; carinis foris frequentibus perforatis; diam. 14|, lin.» (Pamepi (13)). 


La forma più comune vivente, e che prendo a tipo, è triquetra, con carena laminare, con impres- 
sioni rotonde a mo? di fori, disposte in due serie sulle due superficie angolari e framezzate da lievi co- 
stolature. Varia frequentemente la forma dei fori, i quali alcune volte sono interamente sostituiti da in- 
tagli rettangolari che allungandosi formano una sola serie; possono mancare le costolature mediane. Così 
negli esemplari viventi come nei fossili, che variabilissimi, sono però sempre caratterizzati e si distinguono 
da specie affini; ad esempio dal Pom. strigiceps MORCE (12) della Nuova Zelanda, che ha una cresta molto 
sviluppata e accidentata, con punti impressi in tre serie. 


Elveziano — Colli Torinesi, frequente. 
Pliocene — Astigiano, rara. 
Vivente — Mediterraneo (13), Madera (9). 


78 G. ROVERETO [32] 


Stabilisco la seguente 


var. caelata (Tav. VI [I], fig. 14d) con intagli rettangolari molto allungati che si partono dal sommo della 
carena, però disponendo di migliori esemplari si potrebbe verificare se ha tramezzi interni e se 
corrisponde quindi al Pomatostegus multiforis Font. (Vermetus). 
Elveziano -— Colli Torinesi, rara. 
Vivente — Mediterraneo. 


Il BoxELLI (21) elenca una S. foraminosa Box. ricordata anche dal Sacco (93); gli esemplari del Mu- 
seo di Torino così determinati, che mancano però dell’etichetta originale, sono da riferirsi alla specie del 
PaÙinipPi. La V. perforata SEG. entra certamente in sinonimia, ed è stata stabilita su di un esemplare 
meglio conservato di quelli di cui ho potuto disporre, e che lascia scorgere come le carene sporgano 
sull’apertura boccale. 

Si confronti con: Vermilia punctata Der. (42); S.? porosa Der. (42) non Borr., non Bosc.; Plac. ? ornatus 
Sow. (Serpula), non LeA, non Dixon (The Genera, n.° 22, fig. 8); Pom. strigiceps M6RcH (12) (simillima 
S. punctata CHENU. IMustr., tav. IX, fig. 4), Placostegus? porosus DAUDIN (Lecueil, pag. 45, fig. 20, 21). 

Gli esemplari viventi di confronto vennero da me raccolti sulle scogliere di San Giuliano a 1 m. di 
profondità; ma per essere tutti giovani, non posso dare le massime dimensioni della specie, le quali però 
si accostano molto a quelle del Pomatoceros triqueter. 


Pomatoceros dilatatus D’ Arca. sp. — Tav. VI [I], fig. 15, 15a,d. >» 


1846. Serpula dilatata D° ArcuniAc. Couches à nummulites des environs de Bayonne, ecc. tav. VII, fig. 3@ (non 4). 

Bellissima specie triquetra, solida, a rughe crasse e poderose, fornita di una caratteristica cresta, 
molto sviluppata ed accidentata, che ricorda quella del Pom. strigiceps della Nuova Zelanda. Lungh. cm. 5, 
altezza della sezione triangolare mm. 6. I molti esemplari che ne ho visto corrispondono perfettamente 
alle figure citate, e non a quella che ho escluso, la quale, secondo l’autore, rappresenterebbe la forma 
giovane. Citata parecchie volte dat D’ ARCHIAC (38) del nummulitico. 


Elveziano — Colli Torinesi, non rara. 


Pomatoceros granosus n. sp. — Tav. VI [I], fig. 13. 


Tubus subrotundatus, granulosus, carina dorsali laminari dentata, elevata, carinis lateralibus duobus, fere 
obsoletis, granutis formatis, ornatus; long. + 25 mm., diam. 5 mm. (mihi). 


Tubo pressochè rotondo, finmamente granuloso, con una carena dorsale laminare e dentata, e con altre 
due piccole carene laterali, poco prominenti, formate da granuli più sporgenti e allineati. 
Si confronti con la cretacea S. triangularis Minst. (non GAL.) in GoLpeuss, Petrefacta, tav. LXX, fig. 1. 


Elveziano — Colli Torinesi, non rara. 
‘ Gen. Placostegus PaÙin. 


Tubo angoloso, cristallino, d’ordinario pellucido. Questi caratteri distintivi non si ripetono negli altri 
generi se non eccezionalmente, ed il MoRcH (12) ha introdotto su queste ed altre particolarità del tubo 
le seguenti sezioni: 


Me, 


LT TTT TI RT. I Nene 


[33] G. ROVERETO 79 


sect. « festa cristallina (species typicac), es. PI. tridentatus FagR. 

» 8 festa substantia cretacea, saepe seriatim porosa, carinis lateralibus concameratis (però delle quattro 
specie che vi riferisce due sono molto incerte (Vermetus porosus Daup., Serpula ornata Sow.), 
la terza è una Omphalopoma (Serpula fimbriata D. Cx.), la quarta è un Vermetus (Verm. quin- 
quecostatus Daup.). 

» | Omphalopoma (genere a sè), es. PI. umbilicatus M6RcH. 


L’opercolo calcareo è d’ordinario tenue, piano o leggermente concavo, e anche claviforme. Vivente 
a profondità oltre i 200 m., nei mari europei, alle Antille, nel Pacifico, al Capo di Buona Speranza, alla 
Nuova Zelanda, ed altrove (14 specie); è stato segnalato una sola volta fossile dal SARS (95) (Place. politus 
n. sp. del quaternario), vi si possono però riferire parecchie specie di serpule del secondario (es. S. fe- 
tragona Sow.) e del terziario, ed anche dèi creduti vermeti. 


Placostegus tridentatus Fasr. — Tav. VII [II], fig. 19, 190. 


Serpula tridentata Faer., S. cristallina Scaccni, Vermilia tricuspidata Morris, Placostegus tricuspidatus auct. 
p.p. non Sow., Serpula serrulata Frem., S. echinata auct. palaeont. p. p. 


21814. Serpula? Broccni. Conchiologia, tav. XV, fig. 145). 


« Testa vitrea, alba, tricarinata, apertura tridentata, saepe carinis aculeatis >» (Scaccni (98)). 


Questa specie è quella stessa che nella mia nota preliminare ho riferito a PI. fricuspidatus Sow., dan- 
done una sinonimia che vuole essere cambiata, avendomi le ultime ricerche persuaso della esattezza delle 
osservazioni critiche fatte dal v. MARENZELLER (14) sui riporti sinonimici del MòRcH (12) e del Carvs (1), 
riporti che avevo seguiti. 

Fra le diagnosi del FaBRIcIUS, dello Scaccnt e del PriLipPI, ho scelto quella dello ScaccHI, perchè 
più di ogni altra corrisponde ai caratteri che presentano gli esemplari fossili. Sono tubi pellucidi, trian- 
golari, aderenti senza spira, con le carene agli angoli sporgenti sul peristoma, e tutte e tre cristate o 
non a seconda degli esemplari (lung. 15 mm., diam. 1 5 mm.) 

La descrizione che dà invece il Lo Branco (11) della forma mediterranea, che secondo il v. MAREN- 
ZELLER (4) sarebbe da riferirsi a questa specie, anzichè al PI. tricuspidatus, concorda assai più con la 
diagnosi del PHILIPPI (13) (festa vitrea, triquetra, demum libera et carinis omnibus excurrentibus tricuspi- 
data; carina dorsali serrata), nella quale oltre ad essere seghettata la sola carena dorsale, si avrebbe 
aderenza spirale. Questa spira iniziale è presente pure nel PI. Langerhansi MARENZ., ma non pare che 
questa specie il cui tubo è molto più opaco, si ritrovi nel Mediterraneo, non ostante che il CARUS (1) l’ab- 
bia collocata in sinonimia del PI. tricuspidatus (14). 

Per la sua distinzione dalle altre forme fossili, insisto su di un carattere da aggiungersi alla diagnosi, 
ossia sulla presenza di un solco longitudinale più o meno pronunciato a mezzo delle faccie angolari; questo 
solco nella var. di MoRrcH (12) è molto profondo. 

Vive d’ordinario a circa 250 m. di profondità; la “ Pola, l’ha però dragato a 315 e a 943 m. (14). 

Pliocene? — Modenese, parecchi esemplari. 

Vivente — Mediterraneo, Atlantico settentrionale, Mare del Nord (12). 


Il LAMARCK riferì la figura del BroccHi a Serpula echinata, formandone una varietà; riferimento incerto 
ed erroneo, perchè dubito diverso il significato del tipo e delle altre varietà. Ma i nostri paleontologi 


!) Per le rimanenti figure, che non ho potuto consultare, vedasi il M6RCH (loc. cit.). 


80 G. ROVERETO [34] 


accettarono questa spiegazione data della enigmatica figura del BroccHI, e citarono Serpula echinata (R1sso(87), 
Bronx (25), Coppi (34), DoDERLEIN (48)) del quaternario, del pliocene e del miocene superiore. Tengo per 
fermo che tutte queste citazioni debbonsi riferire alla specie del FaBRICIUS come vi si riferisce la Ver- 
milia tridentata in MoRRIS (Brit. Fossils, pag. 67) del terziario inglese. 

Dei Placostegus viventi sono figurati: PI. tricuspidatus Sow. sp. (DauDIN, Recueil, fig. 23, 24, Ver- 
metus tridentatus); PI. incomptus EHL., riferito da alcuni al precedente (EnLERS, Report, tav. LX, fig. 
8-9); PI. assimilis M° Int. (loc. cit., tav. LV, fig. 9); PI. ornatus Sow. [Serpula], non S. ornata ricordata, 
(M’IntosH, loc. cit., tav. LV, fig. 5); PI. denthalianus M’Inr. (loc. cit., tav. LV, fig. 7); PI. Morchiù M'Inm. 
(loc. cit., tav. LV, fig. 8); PI. coeruleus Scam. (Neue Turb., tav. XXI, fig. 178); PI. lima GruBE (Archiv. 
f. Natur., tav. VI, fig. 9, 1863); PI. cariniferus Grav, [Vermetus] (Sura, Voy. Erebus, tav. I, fig. 23, 
Vermetus); PI. armatus M. Epw. /Serpula] = ? PI. tricuspidatus (Cuvier, Règne animal, tav. INI, fig. 2); 
PI. taeniatus Lax. (CHENU, IMustr. Conch., tav. IX, fig. 5). 


Placostegus Rovasendai n. sp. — Tav.VII [II], fig. 20. 


Tubus protensus, ellipticus, subquadrangulus; duobus lateribus oppositis cristatis, ore bispinato; diam.*|, mm., 
long. + 15 mm. 


Tubo ellittico, appiattito, con quattro carene, di cui due opposte con margine cristato e rugoso e 


sporgenti in punta acuta sul peristoma; manca la parte inferiore. La specie è molto distinta da tutte 
quelle che mi sono note. 


HEleziano — Colli Torinesi, un esemplare . 


Placostegus sternalis n. sp. — Tav. VII [II], fig. 18. 


Tubus inferne pentagonalis, superne rotundatus, transversim rugis embricatis ornatus ; carina dorsalis parum 
elevata vel obsoleta vel sulcis sostituta; pars ventralis costulis limitata, planulata; ore tricuspidato; diam. 2*|, mm., 
long. +4 20 mm. 


Tubo inferiormente pentagonale, con tre costole più sporgenti e due minori, con la parte ventrale 
. pianeggiante; superiormente con le costole longitudinali pressochè obliterate, eccettuate le due limitanti 
la parte ventrale, e ornato da pieghe trasversali embricate, equidistanti, curve che, attraversate dalla ca- 
rena dorsale che può essere anche sostituita da an solco, danno l’aspetto di uno sterno costolato. La 
parte aderente è mancante; questa specie è molto affine per la parte inferiore, astraendo dalle dimen- 
sioni, al PI. polymorphus Rov. (89), e ricorda per le ornamentazioni della parte superiore il PI. 2mcomptus 
Ex. (51) del golfo del Messico. 


Elveziano — Colli Torinesi, un esemplare. 
Placostegus polymorphus Rov. 
1893. Placostegus polymorphus Revereto. Anellidi Austria, fig. 9. 
Tubus triqueter, plerumque a latere dentatus; costis simpliciter marginatis fere obsoletis inter reliquas den- 
latas; diam. 1 mm., long. + 6 mm. 
Piccoli tubi, cristallini, triquetri, con i lati laminari d’ordinario dentati, aderenti nella parte in- 
feriore con una spira saliente o piana, che si distinguono dalle altre specie, oltrechè per le dimensioni, 


[35] G. ROVERETO 81 


per tre costoline poco visibili sempre a margine intero situate a mezzo della superficie angolari. È no- 
tevole che questa specie, stabilita da me su numerosi esemplari del Leythakalk di Ehrenhausen, si ri- 
peta nel calcare di Rosignano, dove è stata citata su mia determinazione dal DE ALESSANDRI (La pietra 
da cantoni ecc., pag. 68, 1897). 


Elvexiano — Rosignano, non rara. 


Placostegus ligusticus n. sp. — Tav. VII [II], fig. 16. 


Tubus porrectus, antice elongatus, subtrigonus, translucidus; tribus costulis dentatis; parte ventrali sulcata, 
long. + 17 mm., diam. 14/,. 


Tubo anteriormente verticale, allungato, ‘all’incirca triangolare, translucido, per cui si scorge il ca- 
nale ‘interno; la faccia ventrale è fortemente arcuata e si presenta come un profondo solco, le ‘altre due 
hanno un accenno di costola mediana approssimata allo spigolo, il quale è tutto dentato. Dove si inizia 
la parte aderente, il canale interno è ridotto a minime proporzioni e si ha una larga superficie di ade- 
sione dalla parte dorsale. La parte propriamente aderente, che deve essere di minime proporzioni e oriz- 
zontale, è mancante. 

È prossimo al PI. tridentatus. 


Pliocene inf. — Albenga, un esemplare . 


Placostegus squameus n. sp. — Tav. VII [II], fig. 17. 


Tubus basi affixus, demum erectus, brevis, opacus, pentagonalis, articulatus, ad amgulis costulis squamostis, in- 
terruptis, ornatus, diam. 2 mm., long. + 14 mm. 


È solo presente la parte superiore eretta, di sezione pentagonale, col lato basale alquanto più esteso e 
con i due dorsali più ridotti, interrotta da articolazioni cui corrisponde un solco circolare non molto pro- 
fondo. Da queste solcature e in corrispondenza delle sporgenze angolose nascono brevi e interrotte costole, 
quasi squame, quadrangolari che non giungono d’ordinario all’ articolazione superiore. 


Elverziano — Colli Torinesi un esemplare. 


Placostegus sp. 


Frammenti che presentano un ravvicinamento con la specie precedente. 


Hlveziano — Colli Torinesi, non rara. 
Gen. Protula Risso. 


. Si ha in tutte le specie mediterranee e nella maggior parte di quelle degli altri mari una facies 
particolare, data specialmente dalle dimensioni, che sono massime fra tutte le Serpulidae viventi, da una 
certa regolarità nelle inflessioni, dalla mancanza di ornamenti, dall’aderenza limitata all’ estremità infe- 
riore. Sono notevoli eccezioni le forme costate, quali la P. anternata Ent. del Golfo del Messico e la 
P. longiseta Scam. della Giamaica che ricordano le Vermilie. È rappresentato secondo mie osservazioni 
nel cretaceo (specialmente per Serpula Richardì e S. gastrochenoides Leyvm.) in tutti i piani del terziario 
(5 specie estinte), e da molte specie (circa 15) viventi a tutte le latitudini. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 11 


82 G. ROVERETO [36] 


Protula tubularia Monr. — Tav. VII [II], fig. 6. 


Serpula tubularia Mont., S. protensa auct. zool. non Gu., S. arundo Brrk., Sabella tubularia Bark., Pro- 
tula Rudolphii Risso, Psygmobranchus protensus Puu., Psyg. intricatus Pu., Psyg. tubularis Quanr., Protula 
protensa Grus., P. elegans M. Epw.?, Psyg. intermedius MAR. 


1830. Protula elegans M. Epwarps. Ann. Sc. Natur. Zool., vol. III, ser. 3%, tav. IX, fig. 42. 
1843. Serpula protensa Caenu. Ilustrat., tav. I, fig. 9 e tav. X, fig. 14. 


« Testa alba, initio cristis longitudinalibus munita, demum laevis, protensa, elongata, paulum ad finem atte- 
nuata » (Pair. non Gm. (13)). 

Tubi solitari o fascicolati (var. 2 in MORcH (12)) a principio aderenti o serpeggianti, muniti di quattro 
costicine più o meno visibili e da rughe transverse; quindi ascendenti, striati e rugosi e presso la bocca 
alquanto contratti. Gli esemplari del Mediterraneo presentano le seguenti massime dimensioni: lungh. 6 cm., 
largh. ‘alla bocca 8 mm., e d’ ordinario formano colonie da 4 a 30 m. di profondità (11); eccezionalmente 
venne dragata dalla “ Pola, a 943 m.(14). 


Tortoniano — Tortona, un esemplare. 
Pliocene — Gravina, Astigiano, rara. 
Vivente — Mediterraneo, Atlantico (coste francesi e degli Stati Uniti), Manica, Mare del Nord. 


Come si vede dalla sinonimia, questa specie è stata confusa dagli zoologi con la S. protensa Gw., 
la quale figurata dal Favanne, dal RumPa, dal MARTINI (76) sarebbe un vermeto del Mare Indiano e di 
specificazione a mio giudizio molto dubbia. Sulla figura del RumPH (91) però il BrAmvviLLE ha stabilito la 
nuova specie Vermetus Rumphii (Thylacodes in MòRCH (76) ), fisura che per me rappresenta più una Pro- 
tala (P. Rumphi) che un vermeto. I paleontologi a loro volta citano frequentemente la specie del 
GuELIN; ma essi determinano di certo un’altra specie che non è quella sie zoologi, essendo questa ra- 
rissima fossile, e che per l’Italia è invece la P. firma Sec. 

Delle figure date per P. tubularia non ho visto che quella del Woop la quale è pessima ed inutile a 
consultarsi; più evidente invece credo sia quella data dal BeRKELEY per ,S. arurndo (Zool. Journ., 1827, pag. 
229, tav. XVIII, fig. 2) che non ho potuto rintracciare. Altre citazioni sono fatte dal MòrcH (Revisio, 
pag. 359). 

Il VAN DEN BRoEcK(109) cita .S. tbularia 2 Mont. del pliocene d’Anversa; ed è pure probabile che qui 
debba riferirsi la citazione di S. protensa Lmx. fatta dallo ScaccHI (97) di Gravina; il quale, come sempre 
accurato, vi scorgeva rapporti con Sabella protula Cuv., ed anzi inclinava a stabilirne l’ identità generica, 
precedendo in ciò gli altri autori. 


Protula protula Cuv..— Tav. VII [II], fig. 1, 1a-d. 


Sabella protula Cuv., Sab. graeca BruLLf, Sab. intestinum Lmx., Protula intestinum Paw., Serpula cinerea 
Forsk., Psygmobranchus cinereus Pa., Protula protula v. MARENZ. 


1807. Serpula intestinum DeLessert. Recueil, tav. I, fis. 7. 


1843. — = Cannu. IWustrat., tav. I, fig. 2 e 7. 

— —  gracca Caenù. Ilustrat., tav. I, fig. 5a, db. 

1883. Protula intestinum. Atlas Aquarium Neapolitanum, tav. XI, fig. 6. 
1895. = Rovereto. Anellidi Austria, tav. IX, fig. 4,10, 12. 


« Testa tereti, longa, undato-torta, laeviuscula, modo serpente, modo ascendente >» (Lux. (62)). 


[87 G. ROVERETO 83 


Tubo cilindrico, con strie di accrescimento poco accennate, di grandi dimensioni (lungh. 25 cm., diam. 
12-13 mm., spessore delle pareti “|, di mm. e più raramente 1 mm.). La parte posteriore è aderente, 
attenuata e irregolarmente disposta; al principiare della parte anteriore libera d’ordinario il tubo è av- 
volto in parecchi larghi giri sovrapposti, a somiglianza di siliquarie e di vermeti. Vive da 20 a 100 DY. 
di profondità. 

Fra gli esemplari fossili alcuni sono perfettamente corrispondenti al tipo vivente, siano del pleîsto- 
cene come del pliocene (fig. 1); anzi quello figurato del pleistocene di Palermo presenta per quanto irregolari 
i giri di cui ho detto (fig. la). Ma d’ordinario gli esemplari del pliocene hanno dimensioni alquanto maggiori 
e sono assai più robusti; così di Gravina si hanno esemplari di 1 cm. di diam. e di 2 mm. di spessore 
delle pareti. Stabilisco quindi una 


var. incrassata. — Tav. VII [II], fig. 2. 
che trovasi del 


Tortoniano — Tortonese, raro. 
Miocene sup. in genere — Picononte, frequente. 
Pliocene — Astigiano, Gravina, frequente. 


Il tipo è invece del 


Pliocene — Astigiano, Modenese, Gravina, Castell'Arquato, frequente. 
Siciliano — Palermo, Carrubare e Filiceto (Calabria), frequente. 
Vivente — Mediterraneo, Atlantico. 


Non vi ha precisa distinzione dalla specie precedente per gli individui giovani. I giri sovrapposti si 
osservano nella classica figura del RumPH (91), la quale si riferisce dagli autori a Siliquaria anguina e che 
potrebbe essere una Protula del mare Indiano, in P. appendiculata Scam. (99) della Giamaica, in 2. 
americana M° Int. (75) della Nuova Scozia. 

Lo ScaccHI (97) fu il primo a riconoscere fossile la specie del Cuvier, che rimase per molto tempo 
ignorata, e la citò del pliocene di Gravina (Sabella protula Cuv.). 


Protula firma Sec. — Tav. VII [II], fig. 3, 3a, d. 


Psygmobranchus firmus Ses., Serpula protensa auct. palaeont. 


1880. Psygmobranchus firmus Secuenza. Formazioni terziarie, tav. XII, fig. 11. 
1884. Dentaliwm protensum QuensteDT. Gasteropoden, pag. 805, tav. 217, fig. 72 (non 73, 74). 
1895. Protula tubularia Rovereto. Anellidi Austria, pag. 2, tav. IX, fig. 1,2. 


Sono tubi straordinariamente incrassati (spessore delle pareti da 1 a 2 mm.) pressochè diritti o solo 
leggermente curvi, i quali si distinguono assai bene dalle specie precedenti purchè la loro cu*vatura non 
sia accentuata. Non si conosce l’estremità inferiore che deve essere aderente; ma gli esemplari che si 
avvicinano ad essere completi, dove maggiormente si attenuano, perdono la rugosità che si osserva nel 
resto del tubo, e succede come un anello più ristretto, a superficie levigata, quasi cristallina (fig. 30). 

Lunghezza dell’esemplare più voluminoso cm. 9, diam, mm. 8. 

Il SecueNzA (101) l’ha segnalata del tortoniano e dell’astiano calabro, PARONA e MARIANI (66) del 
tortoniano di Sardegna. Le forme tortoniane che io ho visto del bacino di Vienna e d’Italia, rappresen- 


84 G. ROVERETO [88] 


tano una varietà che raggiunge il massimo nell’ispessimento delle pareti ed è sempre in frammenti corti, 
ondulati (RoverETo, loc. cit., fig. 1), che denomino E 
var. tortoniana. 

Il tipo è invece del 

Tortoniano — Stazzano, Sant'Agata, frequente. 

Pliocene — È una delle specie più frequenti del pliocene medio e inferiore d’ Italia: Genova, Borzoli, Savona, 
Albenga, Piazza d’ Andora, Cortanzone, Astigiano, Chieri, Modenese, Castell’ Arquato, Bolognese, Senese, Gravina, 
Caltagirone? 


Come ho detto, qui debbonsi riportare le eitazioni di ,S. protensa fatte per l’Italia dal LAMARCK (62), 
dal BroccHi (24), dal DEFRANCE (42), dal Bronx (25), dal Cocconi (Vermetus protensus), dal Coppi (33), dal FER- 
RETTI (S. proterva per lapsus calami in Boll. R. Comit., pag. 239, 1879), dal SimonELLI (102), dal SAcco (93) ecc. 
Il BoneLLI (21) registra S. protensa Lwx., che afferma comune in tutta Italia, nell’ Astigiano, a Fossarolo 
nelle Crete Senesi, ai Colli di Torino e vi aggiunge una varietà cosfolata ((S. protensa var. costolata Box.) 
con costole longitudinali e con tratti rugosi, di Annone nell’ Astigiano; in questo caso trattasi con ogni 
probabilità di un Vermetidae. Il SEGUENZA (101), che pure ha distinto la sua nuova specie, cita Psyg. 
protensus auct. dello zancleano, dell’ astiano, del siciliano e del quaternario, e credo quindi che egli abbia 
dato tal nome alla P. protula, che non ricorda. 

È da ricercarsi se la Serpula extensa Sor. (Foss. Hantoniana, pag. 12, f. 12, 1766) non corrisponda 
alla P. firma e se questa debbasi quindi a quella sostituire. Le figure escluse di QuensTEDT sono di incerto 
significato. 

Protula Canavarii — Tav. VII [II], fig. 4, 4a. 
1895. Protula intestinum RoverEto. Anellidi Austria, pag. 1, tav. IX, fig. 4 (non 12). 


Tubus solidus, elongatus, sublaevigatus, in parte postrema repente?, antice erectus undato-tortus; lunghezza 
cm. + 8, largh. mm. 4. 


Questa specie si distingue dalla P. intestinum sopratutto per il diametro assai ridotto, uniforme e 
regolare, per la dirittura secondo un tratto notevole e per lo spessore. 


Pliocene — Astigiano, Senese, Gravina, frequente. 
Siciliano — Livorno, Martano (Lecce). 


Protula Isseli n. sp. — Tav. VII [II], fig. 5, Ba-e. 


Tubus solitarius, solidus, corneo-calcareus, laevigatus et inornatus; in parte postrema affizus?, in antica li- 
berus, erectus, fleruosus laeviter. Color pallido-corneus; lunghez. +12 cm., diam. 1 ‘|, mm. 


Tubo di straordinaria lunghezza rispetto al diametro, che è molto ridotto, notevolissimo per presen- 
tare composizione e colore uguali a quelli delle ditrupe; per modo che in alcune raccolte, quando sia 
in frammenti, per tale è determinato. Non si conosce la parte inferiore, con la quale probabilmente il 
tubo è affisso; l’anteriore è libera, perfettamente levigata, quasi cristallina, quasi diritta. L’ ho riferito a 
Protula perchè corrisponde alle note generiche che di questa ho dato, e perchè trovansi protule viventi 
con tubo in parte corneo, come la P. longiseta ScHw. (99). 


Pliocene (astiano) — Ponte dei Preti (Ivrea), molti frammenti. 
Siciliano — Ficarazzi, quattro esemplari; Monte Mario, parecchi frammenti. 


Osservazioni. — Sono figurate fra le viventi: P. Zongiseta Scam. (Scomarpa, loc. cit., tav. XXII, fig. 185); 
P. borealis Sars= P. arctica Hansen (Den Norske Nordhavs-Expedit., vol. VII, fig. 28, 1882) vivente e fossile 


O O OOO T_T TA E TTT PO LAICO TETTE 


[89] G. ROVERETO 85 
È . 


del quaternario in Norvegia (Sars); P. anfennata Ent. (Eaters, loc. cit., tav. LIX. fig. 9); P. americana M° Inn. 
(M ’Inqosa, loc. cit., tav. LIV, fig. 3). 

Fra le fossili: P. oligocenica n. mut. (Vermetus crassus KoeneNn, Norddeut. Unter Oligoc. Pauna, pag. 742, 
tav. LI, fig. fla,b; Serpula? Parciprr, in Palaeontograph., vol. I, pag. Sî; non Protulw crassa BeLrarpI del 
nummulitico d’ Egitto); P.? nuda D’ArcH. sp. (Description, 1846, tav. VII, fig. 6, Serpula); P. recta Sow. sp. 
(Sowersy in Trans. Geol. Soc., 1837, tav. XXV, fig. 1, Serpula; Teredo? in MORCH). 

La S. fascicularis segnalata dal CaruLLo del Monte Bolca (Giornale di Fisica, vol. LX, pag. 404, 1826) è 
molto affine, secondo l'esemplare che ho ricevuto dal Museo di Padova, alla citata P. crasso Belt. sp. (Mem. 
Ace. Scienze di Torino, pag. 173, 1855, Serpula); salvo che l’ una è in fasci coloniali, l’ altra solitaria, ma questo 
non è decisivo carattere differenziante. 


Dal Museo di Pisa ho ricevuto, durante la correzione delle bozze, parecchi frammenti di tubi di /uczes 
protuloide appartenenti all’ eocene e all’ oligocene veneto. Fra questi figuro un esemplare molto allungato, di 
poco spessore, lievemente curvato ad una estremità e forse rugoso, raccolto a Gnata Salcedo (Tav. VI [I], fig. Ze) 
che può confrontarsi con la P. oligocenica n. mut. dell’oligocene inferiore tedesco ; altri due esemplari di Valgrande 
di Roncà che riferisco alla P. crassa Brun. (Tav. VII [II], fig. 7a,d). 


Per facilitare la determinazione delle protule ricordate, aggiungo il seguente specchietto: 


È LARGHEZZA SPESSORE Ù 
x "RI CAR 
UNGEBZZA | (diam. alPorifizio L'TRI CARATTERI 
boccale) DELLE PARETI 
Protula tubularia . o c cm. 6 mm. 5 mm. 4/, fine striatura circolare presso il peri- 
Stoma;, costale sulla parte aderente 
» protula . c - » 25 » 12-13 » 2/51 tubo inflesso irregolarmente. 
» id. var. încrassata . » +7 » 10 » 2 
» Canavarti : : » + 8 De » 2/51 tubo diritto a diametro uniforme. 
» firma 5 3 5 SS) » 8 1g tubo diritto, rugoso. 
» id. var. fortoniana . » + 5 » 8 o I tubo raccorciato, ondulato. 
» Isseli o o ò » d 12 » 04 DS tubo calcareo-corneo. 
» crassa . 0 o » 10 » 5 DI 5 tubo diritto, levigato. 
» oligocenica . ò » 29 n. BE » 1115, tubo rugoso, lievemente curvato. 
» arctica . ; 7 » 4 > 56 = tubo interamente libero. 


Gen. Spirorhbis Lwx. 


Disco avvolto in spira. nautiloide, eccezionalmente saliente, come in Sp. Pagenstecheri, ora destrorso, 
ora sinistrorso a seconda delle specie, di piccole dimensioni, sempre aderente dal lato ventrale, di so- 
stanza calcarea opaca (subg. Spirorbis DAauD. in M6RCH (2)), o vitrea (subg. Spirilum Oxen in MòRcE (12)). 
È sommamente costante per ogni specie la direzione della spira; non ho trovato nessuna eccezione nelle 
Specie viventi e fossili, benchè di alcune abbia visto centinaia di esemplari; mi è parsa quindi logica la 
divisione in destrorsa e sinistrorsa. È fossile dal siluriano (Sp. Levisi Sow.), circa 6 specie sono paleo- 
Zoiche, 15 secondarie, e 37 terziarie estinte. Sono viventi circa 35 specie che abitano prevalentemente 
i mari freddi e temperati. 


86 G. ROVERETO [40] 


a) destrorsa (gen. Heterodisca FLawm.). 
Spirorbis cornu-ammonis n. sp. — Tav. VII [I], fig. 11. 
Discus regularis, planulatus, inornatus, costulis suturalibus concentrice conditus; gyri 2 vel 3; diam. 3 mm. 


Disco regolare, appiattito, mancante di ornamentazioni, solo fornito di alcune costicine suturali o di 
accrescimento concentriche poco elevate; non ha ombelico e si contano i giri di spira che possono giun- 
gere a tre; è anche caratteristico il suo grande diametro, essendo di tre millimetri. 


Pliocene — San Fruttuoso (Genova), raro. 


OssERVAZIONI. — Sono pure destrorsi (sinistrorsi in FLEMING) : 

?.Sp. miocenicus Micart. (MicneLorti G., Foss. des terr. miocén., pag. (1, 1847). L’A. stabilisce la specie 
senza figurarla e con la seguente diagnosi incompleta: «S. testa minuta, discoidea, laevigata, testaceis ‘interne 
adnexa, anfractibus rotundis sejunetis, 1 mm.» . Ne ho ricevuto dal museo di Torino un esemplare determinato, 
sezionato per il mezzo, nel quale solo potevasi verificare essere destrorso e non corrispondente ad alcuna delle 
specie qui descritte. Mi paiono quindi anche incerte le citazioni che ne fanno il Fucas (Sitz. Akad. der Wis- 
sensch., vol. LXXVII, 1878) e il Sacco (93). 

Sp. heliciformis Ercaw. (Ercawanp, Lethaea Rossica, tav. III, fig. i1; Rovereto, Anellidi Austria, tav. TX, 
fig. 8) del sarmaziano. 

Sp. simplex Rov. non Gruse (Rovereto, loc. cit., fig. 16) del sarmaziano. 

Sp. heterostrophus Monta. (Woop, Index, tav. XXXVIII, gen. Serpula, fig. 13). 

Sp. minutus Monte. non Haur., non PortL. (Brown, INustr., tav. I, fig. 51). 

Sp. lucidus Monte. (Woop, Index, loc. cit., fig. 15; Apams in Trans. Lin. Soc., vol. V, tav. I, fig. 31, 32, 
Serpula reflexa). Del posterziario canadese (Geol. Surv. of Canada, Report, 1863, pag. 928, Spir. sinistrorsa). 
Per il Levinsen (10) però questa specie sarebbe eguale allo Sp. spiri2lum L. che è sinistrorso. 

Sp. corniculum GoLpr. (GoLnruss, Petrefacta, fig. 14, bd). 

Sp. conoideus Luz. non Hisime., forse eguale a ,Sp. corniculum Gonne. (DAuDIN, Recueil, pag. 48, fig. 26, 
27, Sp. transversus) dell’ eocene di Parigi. 

Sp. vitreus Fazr. (FLewne, Edinb. Enc., pag. 68, tav. CCV, fig. 3, Sp. conicus). Del posterziario cana- 
dese (Geol. Surv. of Canada, loc. cit.). 


8) sinistrorsa (sub. gen. Spirorbis FLEM.). 
Spirorbis borealis Daup. 


Serpula spirorbis L., SAv., Spirorbis nautiloides Lux., Sp. communis Frex. 


1767. Planorbis minimus Periver. Gazophilacium, tav. XXXV, fig. 8. 

1769. Serpula spirorbis MartINI. Conch. Cabin., pag. 59, tav. III, fig. 21, B. 

1770. Spirorbis nautiloides Lisrer. Conch., tav. 553, fig. 5. 

1776. Serpula spirorbis PennanT. Brit. Zoolog., vol. IV, pag. 145, tav. 91, pag. 155. 


1778. — — DA Costa. Brit. Conch., pag. 22, tav. II, fig. 11. 

1787. — _ MiiLuer. Zool. Danica, vol. III, pag. 8, tav. LXXXVI, fig. 1-3, 
1801. — —_ Donovan. Bre. Shell., tav. IX. 

1813. = _ Dorser. Catalog., pag. 59, tav. XXII, fig. 11. 

1815. —_ — Brooxes. Introd., pag. 142, tav. IX, fig. 134. 

1818. Spirorbis borealis BLamvinLe. Dict. Sc. Natur., vol. II, pag. 301, tav. I, fig. 2. 
1828. —  nautiloides Woop. Index, tav. XXXVIII, gen. Serpula, fig. 8. 

1829. — _ Gugrin in Cuvier. Iconographie, tav. I, fig. 6. 


1877. —_ _ Havrx. Handbuch d. Zoologie, vol. I, fig. 732. 


[41] G. ROVERETO 87 


« Tubus umbilico magno convolutus, basi incrassata» (QuatREFAGES (3) ); — «festa discoîdea, subumbilicata, an- 
fractibus supra rotundatis, luevibus, subrugosis» (LAMARCK (62)); — «.... rugîis inerementi obsoletis, irregularibus » 
(M6RcE (12)). 


È specie che nel Miditerraneo vive a oltre 20 m. di profondità, per lo più attaccata ad alghe. Ha 
da 2 a 2‘ mm. di diametro e da 2 a 4 giri di spira, secondo l’età dell’animale. L'ombelico è molto 
profondo e la parte ventrale del tubo è talvolta incrassata ed espansa in modo caratteristico, per cui il 
MéorcH (12) ne ha fatto una var. acifera con le citate figure del MARTINI (68) e del Woop (112). 


Pliocene (astiano) — Reggio Calabria (SEGUENZA). 

Quaternario — Nizza (Risso), Reggio Calabria (SEGUENZA). 

Vivente — Mare del Nord, Oceano glaciale artico, Manica, Atlantico (Coste francesi e degli Stati Uniti), 
Mediterraneo. 


È citato fossile d’Italia oltre che dal SEGUENZA (101) (Sp. nautiloides e Sp. communis) e dal Risso 
(87) (Sp. nautiloides), dal BroccHi (24) ((S. spirorbis), dal Borson (23) (iS. spirorbis), dal Bronn (25) ((S. nau 
tiloides), della Francia meridionale dal MARcEL DE SERRES ((S. spirordis), del quaternario di Norvegia dal 
Sars (95) (Sp. dorealis), del miocene viennese dall’ Hornes ( Foss. Rest. des Tertiîir - Beckens, fasc. 1, 
pag. 30, Wien 1848). Credo che il BroccHI e il Borson abbiano raggruppato sotto quel nome qualsiasi 
specie di Spirorbis, e benchè il Borson la dica frequente in Piemonte, io non ne ho ricevuto alcun esem- 
plare dal Museo di Torino. Sarebbe interessante verificare se realmente questa specie esistè nel pliocene; 


perchè attualmente preferisce i mari freddi dove è costiera (è una delle forme marine che più si spinge 
verso il nord nel golfo di Botnia), e nei nostri mari temperati è la più abissale fra gli Spirorbi. 


Spirorbis cornu-arietis Pair. — Tav. VII (II), fig. 13, 13a, bd. 
«Testa spirali, tereti, concentrice striata; anfractu ultimo reliquos abscondente; diam. totius gyri 4 lin.» (Pameri(13)). 


È la specie di maggiori dimensioni fra quelle viventi nel Mediterraneo, come ne è la più irregolare 
nell’inflessione spirale. Ho potuto infatti osservare sulla stessa lastra degli esemplari in spira piana con 
l’ultimo anfratto ora staccato e raddrizzato, ora aderente in piano, altri con tutti gli anfratti staccati. Il 
tipo è, come vuole la diagnosi, in spira saliente e con l’ultimo anfratto sovrapposto agli inferiori e for- 
mante un ombelico profondo. 

Vi riferisco con dubbio un esemplare dell’elveziano torinese, aderente ad un briozoario, irregolar- 
mente inflesso e con le striature concentriche alquanto più spiccate che non nei viventi. Il SEGUENZA (101) 
l’ha citato del quaternario e con dubbio del tortoniano. 


Elveziano — Colli Torinesi, raro. 


Spirorbis scalaria n. sp. — Tav. VII [II], fig. 10. 


Discus umbilicatus, sculptus, ore et anfractu ultimo ad reliquos superpositis; sculptura rugis elegantibus, 
concentricis, formata; os aliquantulum erectum; diam. 2, mm. 


Disco con l’ultimo anfratto addossato ai rimanenti, con ombelico quindi profondo, ristretto; le rughe 
o costole che lo adornano, in modo apparentemente concentrico, sono ben definite, sporgenti, a carena 
piatta e larga, come in certe scalarie, quindi molto caratteristiche. Aderente a briozoi e forse ad alghe. 


Elveziano — Colli Torinesi, frequente. 


88 G. ROVERETO 42] 


Spirorbis spirintortus n. sp. — Tav. WII [I], fig. 9. 


Discus rregularis, quasi spiraliter turbinatim intortus; sculptura laminis tribus vel quattuor elenatis; estne- 
mitas antica et os libera, suberectae; diam. 1 mm. 


Disco che presenta ‘due ‘caratteri molto peculiari; l’uno di essere il tubolimo spirale intorto su se 
stesso, per modo che le lamine ‘ornamentali non si presentano circolari; l’altro che queste lamine sono 
molto pronunciate e separate da solchi profondi. Probabilmente aderiva ad alghe. 


Elvexiano — Colli Torinesi, raro. 


Spirorbis Pantanellii n. sp. — Tav. VII [II], fig. 12. 


Discus regularis, parum umbilicatus, varicosus ; stria dorsali, longitudinali, granulosa ornatus; diam. 14|, mm. 


Disco caratterizzato da un solco nella parte dorsale, situato non precisamente nel mezzo di questa, 
ma alquanto verso l’ombelico e con contorni frastagliati. Può essere leggermente polimorfo, ossia presen- 
tare un accenno di altro solco dalla parte opposta, avere, o non, varicosità, essere aderente per base 
molto sviluppata. È aderente ad una Cassidaria in molti esemplari. 


Pliocene — Modenese?, raro. 


Osservazioni. — Sono sinistrorsi fra le specie fossili ‘estinte od ancora viventi: . 

Sp. umbiliciformis Minsr. (GoLpruss, Petrefacta, tav. LXXI, fig. 7a, b; Rovereto, loc. cit., fig. 17). Vi 
riferisco lo Sp. obtectus SecueENzA (loc. cit., tav. XII, fig. 13). Segnalato dal SecueNzA (101) del tortoniano ca- 
labro e da me del tortoniano «del bacino di Vienna (89), e per strana coincidenza aderente in ambedue le loca- 
lità ad ancillarie. 

Sp. carinatus Monte. non DaUp., non Lxk., non Der., non Bown., non ScHux. (tutte specie diverse!) 
(Woo, Index, tav. XXXVIII, gen. Serpula, fig. 10). Ha affinità con la specie precedente; segnalato fossile del 
pliocene inferiore d’Anversa (Van DEN Broecx(109)) e del posterziario canadese (Zeport, loc. cit.). 

Sp. Pagenstecheri Quarr. (Sp. spirillum Pacen. non L.); citato dal SecuENzA (101) dello zancleano. i 

Sp. spirillum L. (Woop, Index, tav. XXXVIII, gen. Serpula, fig. 6) citato fossile del posterziario canadese; 
del terziario del mezzogiorno della Francia, sotto il nome di Sp. crustacites Monte. (Denis DE MontFoRrT, Conchyol. 
‘System., vol. II, pag. 35, 1810). 

Sp. laevis iQuarr. (PMinner, Zool. Danica, tav. LXXXVI, fig. 1-6; Kocxz, Grundriss der Zoologie, tav. VIII, 
fig. 32, 1874); segnalato dal SecueNzA (101) dell’astiano, del siciliano e del quaternario. 

Sp. granulatus L. (Woon, Index, loc. cit., fig. 11); nel SecuENZA (101) è dato dell’astiano, del siciliano e 
del quaternario. 

Sp. corrugutus Monte. non Caunu (Woon, Index, loc. cit.. fig. 14). È prossimo allo Sp. scalaria; il Se- 
GuENZA (101) lo ricorda del siciliano. 2 

Sp. declivis Reuss (( Terticirsch., tav. III, fig. 12a,d) del miocene boemo. 

Sp. spiralis Ercnw. (Leth. Rossica, vol. I, tav. III, fig. 9) del sarmaziano (Hòrnxs in Jahrb. geol. Reichsanst. 
pag. 69, 1875 e TarissevreGo in Rozprawy Akad. Umiej, pag. 88, 1896). 

Sp. ponticus Emuw. (Fauna Cusp> tav. XXXVII], fig. 29) del sarmaziano. 

Il Crenu figura venticinque specie dell’eocene parigino appartenenti alla raccolta DeFRANGE, che qui è inu- 
tile ricordare. 

Il SeGuenza cita ancora dello zancleano e dell’ astiano lo Sp. plicatus n. sp., non Monte. che non è figu- 
rato, e che sarebbe caratterizzato da grosse pieghe radiali. 


1) Vivente nell’Atlantico. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


1) Vivente nel Mare del Nord. 


[43] G. ROVERETO 89 
Elenco sinonimico delle serpule segnalate del terziario e del quaternario d’ Italia. 
N. B. — Le denominazioni precedute da : passano in sinonimia e sono seguite dal numero della specie cui si riferiscono. 

È SPECIE RE 

3 Ss S = = Si = 
1 Ditrupa i bulbosa BRONN (6) - = de; 
2 » cornea L. sp. — DE sl su + 
3 » » var. stricta + + — _ 
É » + incurva auct. [non REN.] (2) — _ + + Di SL JL 
6) » + 2 siphunculus Costa sp. (6) _ — _ = L = = 
6 »  strangulata DesH. sp. Ji De e = 
7 » + subulata DESH. sp. (2) = = I sla un 
8 Filograna sp. = 22 = La sl 9 de 
9 » impleca BERK. . —_ = = =" Su sue =L 
10 » Paronai n. sp. — Pi = = I Les CS 

11 » rugosa SEG. - = DA = 

12 Hydroides pectinata Pam. = 2 St AL 
13 » uncinata PaIL. _ = 2 = n IL DE, IL 
14 Placostegus sp. ci De = dra gh & Se 
15 » ligusticus n. sp. — - + - — 
16 » polymorphus Rov. . —_ = = sf SA da do 
17 » Rovasendai n. sp. — _ — + - = _ 
18 » sternalis n. sp. DE, ul Se SI LE Ei De 
19 » squameus n. Sp. . . : 2 2: DE =, = Se So, st 
20 »  tricuspidatus Rov. [non Sow.] (21). — _ — _ — = 1) 
21 » tridentatus FABR. = = — = SL = + 
22 Pomatoceros dilatatus D’ARCH. sp. — = — SL = = = 
23 » granosus n. Sp. = = = SE = 2 - 
24 » ? polytremus Pu. = = = Ju ni ra = 
25 » » var. caelata — n 2 sE a 22 LE. 
26 » triqueter L. sp. Re = = + - De + 
27 » » var. bicanaliculata = == - oi + 2 - 
28 » » » elongata Sa a = A Li SL + 
29 » » » Lamarckì = z = = SL le + 
30 » » » porrecta? . = = = = 2 + 2) 
31 » » »  tricuspiîs ce = = = = + + 
32 Protula crassa BELL. Sp. = + = Sl Si = 2 
33 »  Canavarii n. sp. . 0 d = = = = + + = 
34 » firma Sxc. sp. O E SE 3 a ce 2: 
35 » » var. fortoniana . , = Lai = > DIE = I 
36 » Isseli n. sp. . È 5 o 0 — — _ - - — 


12 


90 G. ROVERETO [44] 
E Sue si a a 
37 Protula cfr. oligocenica n. mut. = —_ + — - 

38 » protula Cuv. sp. . =. = = — + + + 
39 » » var. încrassata. — _ su SL Zi aa 
40 » tubularia Mont. sp. = = —_ 3 na = Da 
41 + Psygmobranchus firmus SEG. (34) . = = = + + — - 
42 $ Sabella protula Cuv. (38) = = = _ L _ de 
43 Salmacina aedificatrix CLAP. si SF ma —_ — + = 
dl Sclerostyla sp.? “ = = _ aL = si 
45 Serpula aphanea n. sp. = — — = + sa a. 
46 » anfracta (GoLDE.) Rov. = = + DE 20 Dei E 
47 » articulata SEG. = —_ — IL 2a = a 
48 » aspera PHIL. = _ — -_ 3 SL IL 
49 O) chorda Risso = —_ — -_ + = ba, 
50 a compressa QUATR. = = = + _ + LL 
51 » cincta GOLDE. sui = = + _ = 29 
52 AO» cylindracea Costa — = = ps ab 5 1A 
53 » * discohelix SEG. (46) . = — _ DO = 2a SG 
54 Oa? + echinata Lmx. (21 p. p.) = —_ — al dl + Rsa 
55 » effossa n. sp. = — — + A i dE 
56 » elegantula Rov. a . == = = — _ = iz 
57 » + fascicularis CaruLLO [non L.] (82) = = = — — — i 
58 » $ filigrana L.9) = — _ = L 5 Es 
59 BUD fimbriata BRONN. = — + Si = = n 
60 » i foraminosa Bronx (24) TR —_ = + + = pod, 

. 61 » + forincinosa BRONN (24) — = - L al ut ia 
62 » humulus MuNsT. _ = — + ea == Puo 
63 » infundibulum D. CH. . — DA — 5 Si LS sn 
64 » i infundibulum Gm. (102) . — = —_ I Rss 
65 » lacera REUSS 5 È = — — + = E E: 
66 » i minima auct. [non Lmx.] (8) = — —_ _ + = E 
67 » myristica n. sp. = —_ — LIO = 2 20) 
68 » nodosa Risso 5 A > — — = = + DA 
69 » 7 protensa [non Gm.] auct.(34) = — - LIO L = es 
T0 » recta Sow.? — DZ Se ES ved; 25 4 
TI » robianensis n. sp. = + — = = CS SII 
12 » scolopendroides n. sp. — = _ + 2A pon LA 
73 » semisurrecta n. Sp. — _ —_ + = = = 
q4 » signata n. sp. 5 _ — _ +- = 2A Be. 
15) » { spirorbis L. (18 p.p.) = = = + + ES Je 


G. ROVERETO 


E SPECIE 

= 

76 Serpula tornacensis Vine. 

TU » vermicularis L. 

18 Spirorbis borealis DAUD. —. : 

79 » + communis FLEM. (78) 

80 » corrugatus Mont. 

81 » cornu-ammonis n. Sp. . 

82 » cornu-arietis PoIL. 

83 » granulatus L. 

84 » laevis QUATR. 

85 TINTE) miocenicus MIcHTT. 

86 » i nautiloides Lux. (78) 

87 » + obtectus SEG. (93) 

88 » Pantanellii n. sp. 

89 » Pagenstecherî QuaTR. 

90 ” plicatus See. 

91 » scalaria n. Sp. 

92 » spirintortus n. sp. 

93 » umbiliciformis GOLDF. 

94 Vermilia calyptrata GRUB. 

95 » + elongata Prin. (26) 

96 » + echinata BRONN (21) 

97 » {+ infundibulum Pain. (102). 6 
98 E + infundibulum auct. (14 e 105) . 
99 » manicata ReUSS . 

100 » * miocenica SEG.(26) . 

101 » multicristata Pun. 

102 » multivaricosa MORCH. 

103 » » var. spirorbis 
104 » quinquelineata PHIL. . 
105 » quinquesignata REUSS Sp. 
106 » + pectinata GRUBE (12) 

107 » + perforata Snc. (24) . 

108 ID» plicifera LmE. 

109 » sulcolimax SAcco sp. (99 p 
110 » sulcovaricosa SACCO Sp. 

111 » tauropustulata SACCO Sp. 
112 » + tricuspis GRUB.(26) . Ò 
113 » * trifida QuaTR. (26) 

114 » + triquetra Lmr.(26) . 


1) Vivente nell’Atlantico e nei Mari del Nord. 


019) a 


2) Vivente a Madera. 


= + = = = =. 
- + || # 
= e ea 
= | + | = 1) 
= cei = — + = = 
28 it ii i RS e 
ie ea 
Sn e A i SL 
| == == L = = n 
ZA E SS sl + sl Lea 
=> | 25 5 5 + = = 
pb == + 

+ = ai 

- pra = + = = = 
= SS si + pra Si = 
5 EM > — = + = 
— DE DeeA + — = = 
= => ui + > Si = 
- RS preoi + PES t = 
ARA i RA VEDA PA E 
ode Leslie 
la | = dee 
esere |a 
= — ea — — + —_ 
= = = A = + — 
— ea) na + a BI: — 
= = Sr + 22 ES — 
- 5 == + SI = — 
PA = — = + = 

SE = = a + = 


B. GRECO 


FAUNA DELLA ZONA CON LIOCERAS OPALINUM Rex. sp. 


DI ROSSANO IN CALABRIA 


(Tav. VII, IX [1 1I]). 


Nell’adunanza della Società Toscana di Scienze Naturali del 1° luglio 1894 il Fucini! fece una comunicazione 
geologica intorno ad un calcare rosso carnicino più o meno cupo, zonato, attraversato da numerose vene 
di calcite spatica. Egli osservò questo calcare ben sviluppato nella valle del Colagnati a monte del Santuario 
di S. Onofrio e, in lembi isolati, nella regione Mannarino e sotto la Crocicchia. 

Avvertì inoltre che il suddetto calcare rosso riposa o sulle filladi, come sotto la regione Crocicchia ; 
o sul granito, come nella regione Torno sopra S. Onofrio, ove sopporta in discordanza roccie eoceniche. 
Formazione identica e ben sviluppata trovò il Fucini anche nella regione Focastra a 5 o 6 Km. ad Ovest 
di Bocchigliero, sovrapposta alle filladi e, secondo lui, ricoperta apparentemente dai calcari marnosi cene- 
rognoli del Lias superiore. Per questa ragione i calcari rossi in parola furono da lui riferiti al Lias medio, 
anche perchè tale terreno si ripete con simile aspetto litologico nella parte Nord-Orientale della Sicilia, 
ove, come è noto, la serie liasica è molto simile a quella di Calabria. 

Confortava l’opinione del Fucini il ritrovamento di pochi fossili da lui raccolti in un masso erratico 
di calcare rosso nel torrente Laurenzano. Alcuni di questi infatti somigliano a specie del Lias medio. Nor 
sicuro però della corrispondenza stratigrafica da lui osservata, e nella considerazione anche che i fossili 
trovati non erano poi caratteristici, dichiarava di non potere escludere assolutamente che la formazione 
in discussione potesse appartenere o al Lias inferiore parte inferiore, oppure alla Oolite. 

In una mia nota successiva? però potei annunziare la scoperta di un altro lembo di questo calcare 
rosso, fortunatamente fossilifero. Dissi che tale lembo si trova a circa 5 Km. a Sud di Rossano, sulla sinistra 
del Colagnati, alquanto distante dalle regioni Mannarino e Crocicchia, nella località detta Pietro Malena, 
situata sotto la regione Salvatore e precisamente nella vigna del Marchese Gruserpe MaRtUCccI; che il 
calcare rosso, adagiato sulle filladi, appare molto tenace, ricco di Crinoidi e pieno zeppo di fossili, i quali 
per il modo speciale di conservazione, essendo talvolta vuoti internamente e spesso spatizzati, erano di 
difficilissima estrazione e quindi non ne fu tentato l’isolamento diretto sul posto, perchè sarebbe stato un 
lavoro infruttuoso; che raccolsi però una grande quantità di roccia fossilifera, dalla quale poi, nel gabinetto 
del nostro Istituto geologico, estrassi con gran cura un numero non piccolo di fossili. Diedi quindi 


1) FucInI. Due nuovi terr. giur. nel circ. di Rossano. 
2) Greco. Oolite inf. di Rossano. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 13 


94 B. GRECO [2] 


l'elenco delle specie già conosciute, dal quale apparve indubbiamente provato che i calcari rossi carnicini 
con Crinoidi delle vicinanze di Rossano da me esaminati dovevano essere ascritti alla Oolite inferiore e 
non al Lias medio. In seguito a ciò il FucINI, in un suo lavoro successivo”, seguendo questo mio riferimento, 
lo estese ai diversi lembi di calcari rossi carnicini da lui veduti nel circondario di Rossano, che litolo- 
gicamente erano tra di loro perfettamente identici. 

La mia determinazione cronologica viene ora meglio posta in evidenza dal seguente quadro ove sono 
citate le specie raccolte a Pietro Malena comparativamente con quelle note di altre località. 


= |S58|£ i ai 
= cca ee 24 
= ss=|Ss=s| “ $s | SS©£|ag|S=5| S=S 
= NOME DELLE SPECIE sss| 355 #2/550 - £| 358 852 
= 358853 sU Sef| 5 .5|5337|s5° 
i =C isa = siae 
3 È E=; 3 = Si 
Echinodermata. 
1 Cidaris sp. ind. (radioli) - — —_ _ 
» (?) sp. ind. . 5 c 0 o 5 = = = \_ = = = 
Annellida. 
3 Serpula sp.ind. o . : 3 ì c = = = sa 
Brachiopoda. 
4 Rhynchonella Alontina Dr-STEP. $ - ‘ _ SF == = 
5 » Galatensis DrSror. i « — — — = + — — 
6 » Seainockae Dr-STEE. . ; ; _ - - = + — = 
Li » Wiihneri Dr STEP. i " : — _ — = — - - 
8 » Vigili Leps. var. Erycina Dr-STEP. + == _ EG = = = 
9 Do Ximeresi DI-STEr. i 4 ; - = = Je ca de = 
10 » sp.ind. cfr. RR. subechinata OPP. . - _ _ = DE SI Sa 
11 » Maleniana n. Sp. . È 3 p = = ui = SE e = 
12 » Arianii n. sp. c c o o = 
13 » Pucinîi n. sp. : : ; ; - = = = li: SA ne 
14 Ehynchonellina (?) sp.ind. . o 6 i ; - = — A sai 22 = 
15 Terebratula sphaeroidalis SoW. . 6 ; 5 —_ { = = 
16 » Salvatoris n. sp. i c 6 o — = _ = = A = 
17 Waldheimia Daedalica Dr-StEF. . 0 c o — — — + = = _ 
18 » Ippolitae Dr-STEF. . o c ò + —_ — + = _ — 
Lamellibranchiata. 
19 Placunopsis sp.ind. . " ALS H î — = = = = = = 
20 Lima (Plagiòostoma) semicircularis GoLDE. . 6 + + = —_ 
21 » » sp. ind. 5 5 . 5 — — —_ — —_ — = 


i) Fucini. Studi geologici, pag. 31,32 e pag. 40-44. 


[3] B. GRECO 95 
E NOME DELLE SPECIE ses (05) #E|230|= £|s58|858 
È 303/8285 s°|3:8| S2|50*|25° 
= SC |se£| & S=5| = s | SS 
co ese i cei 
22 Lima (Radula) Taramellii Fuc. + — — = = = > 
23 Hinnites velatus GOLDF. Sp. + + —_ = - = 123 
24 Pecten (Entolium) cingulatus PuILL. + + —_ = = = = 
25 » (Camptonectes) sp. ind. cei ali sE, a DI 22 LS 
26 » (Chiamys) erpus DE GREG. - — - E = = SS 
27 » » silanus n. Sp. = = = = a, De Ss 
28 Posidonomya alpina? GRAS = ? _ —_ —_ = 
29 » Sp. ind. = — = _ = = = 
30 Modiola praecarinata B.-M. sp. - + _ _ = = = 
31 Arca (Isoarca) Plutonis Dum. : + + —_ - = Sl = 
32 Cucullaea (Macrodon?) problematica Vac. + _ = = —_ — = 
33 Astarte (Praeconia) gibbosa D’ ORE. Sp. + + ne = = + Re 
34 Isocardia (?) calabra n. sp. . = = = pa: = = 3 
35 Goniomya Paronai? Euc. ? = = 
Gastropoda. 
36 Rimula (?) jonica n. sp. ZL 23 eo SA 2A a = 
83% Emarginula (?) Vigili Fuc. SL Dal Sa pal PA RI Tr 
38 » (2) driontina n. sp. 2a = Da pa ca pa ze. 
39 Pleurotomaria angulba De GREG. pa = 2 = = per de 
40 » Sp. ind. pr = Pi, as el == SE: 
41 Stomatia calabra n. sp. 22 = ES i e EE SA 
42 Turbo silanus n. sp. : = nu Da i = E li 
43 Amberleya Julianensis DE GREG. Sp. 2a = = + pra = = 
44 Cirrus Martucci n. sp. Be > = 
45 Teinostoma sp.n. a = 
46 Adeorbisina Canavarii n. sp. _ A eta 22 
47 Trochus Vinassai n. sp. = = = FA a = = 
48 » (Auseria 2) Fucini n. sp. i = = == nen per = 
49 Nerita pygmaea n. sp. = e sa Pe = 2 a 
50 Neritopsis spinosa HéB. et DeSsL. Se = = A SS = = 
DI » Benacensis Vac. DE = = == = se, nd 
52 » Maleniana n. sp. = = = E, = = = 
53 Discohelix sp.ind. ==> = = ne: SS i a 
54 » sp.ind. a 2a =. ca = = = 
55 Onustus supraliasinus Vac. SL SE = = ps pet = 
56 Natica Sybarita n. sp. = = = = = = = 


96 B. GRECO [4] 
s |\E5S£2 e |S=l £ |_£ 
= a |S== = ora pe = > = 
® : =52 | =s=3| & ez ® | e, | 
= sss|sz=| “£s ss < a|s== 558 
È NOME DELLE SPECIE ses 383 Sai 
E SR SO 
= s°|=5£| £ S=5| 3 S S.S 
7 s=S | & = E = = 
3 = = 5 = S 
57 Chemnitzia sp.ind. i — = fa) 
98 Coelochrysalis (?) Kittli n. sp. CO EE = Do ASI es euri e 
Cephalopoda. | 
99 Nautilus sp.ind. cfr. N. sinuatus Sow. |a = 22: 2a 22 sg 2° 
60 PhyUoceras Nilssoni HbB. sp. + — + Sia 
61 » tatricum PuscH sp. | + SL = CSI pe pato 
62 Lytoceras rubescens? Dum. sp. A 20 = — ? = È = 
63 » sp.ind. cfr. L. rasile Vac. ? —_ 2 —_ _ — — 
64 Harpoceras (Grammoceras) costula REIN. + + = De = = Se 
65 Harpoceras discoide ZraT. sp. AL —_ = 2 = a ES 
Î 
66 Hildoceras (Lillia) sp.ind. = = ess = i pre SI 
67 Hammatoceras planinsigne? Vac. ? = D — = = = 
68 » fallax ? Ben. sp. 2 ? 2? 2 A 2 Lr 
69 » sagax? VAC. n = = = 
70 Stephanoceras? granum n. sp. — = = Ras = 2 ze 
71 Atractites ? sp. ind. = — = cs = = de 
Pisces. | 
I 
12 Orthacodus sp.ind. cfr. Orth. longidens AG. sp. — _ —_ _ — —_ 


Dall'esame di questo quadro si rileva che, tolte le specie nuove e quelle o determinate con dubbio, 
o completamente indeterminate, la nostra fauna risulta costituita da ventinove specie già conosciute. Due 
di esse, PhyMoceras Nilssoni HÉB. ed Harpoceras discoide ZieT., sono state trovate in terreni appartenenti 
al Lias superiore, come ad esempio in quelli di Lombardia e dell'Appennino centrale? senza esservi esclu- 
sive, perchè ambedue si ritrovano poi anche nella Oolite del Capo S. Vigilio ® e la prima, cioè il Ph. Nilssoni 
H#B., pure nell’Aaleniano dell’Appennino centrale. Due corrispondono a specie citate negli strati con Lioceras 
opalinum Rein. della Verpillière?; tre a specie raccolte negli strati con Posidonomya alpina Gras di Monte 


1) Fra queste specie va compreso anche il Nautilus sp. ind. cfr.. N. sinuatus Sow., il quale benchè non rappre- 
senti una specie sicuramente determinata, corrisponde tuttavia al N. cfr. sinuatus Sow. di S. Vigilio in VACEK, del 
pari non determinata con certezza. 
2) MENEGHINI. Lombardie et Apennin central; — BoNARELLI. Appennino centrale. 


3) VacEK. S. Vigilio; — Fucini. S. Vigilio. 
4) BONARELLI. Appennino centrale. 
5) DumorTIER. Lias supérieur. 


[5] B. GRECO 97 


Ucina presso Galati; dieci si ritrovano nel Dogger inferiore del Monte S. Giuliano presso Trapani ©; due 
sono a comune coll’Aaleniano dell'Appennino centrale ®; nove colla fauna degli strati con Zioceras opalinum 
Ren. e Ludwigia Murchisonae Sow. del Monte Grapa # e diciotto (fra le quali le cinque specie di Cefalopodi ) 
trovano le loro corrispondenti nella fauna del Capo S. Vigilio). Si può ben dire quindi che, se si eccettuano 
le tre specie di Brachiopodi: Ahynchonella Alontina Di-Ster., Eh. Galatensis Di-Ster. e Eh. Seainockae 
Di-SteF., ritenute finora alquanto più recenti ed esclusive degli strati con Posidonomya alpina Gras del 
Monte Ucina presso Galati, la nostra fauna calabrese si compone di specie appartenenti tutte alla Oolite 
inferiore, se come tali si vogliono considerare le zone con Lioceras opalinum ReIN. e con Ludwigia Mur- 
chisonae Sow.; che, fra le diverse faune conosciute di questo terreno, essa è strettamente legata con quella 
di S. Vigilio. 

Ora, come è noto, il VaceK, nel suo dotto lavoro®, arriva alla conclusione che la fauna di S. Vigilio 
rappresenti, come quella sincrona della Verpillière, la zona con ZLioceras opalinum REIN. 

A questa zona con Lioc. opalinum Rein. di S. Vigilio quindi si deve certamente riferire la nostra fauna 
calabrese in discussione, sebbene in essa non sia stato trovato finora tale specie caratteristica. 

Una notevole differenza però, dovuta forse a diversità di facies, esiste fra queste due faune. Mentre 
infatti a S. Vigilio sono oltremodo sviluppate e predominanti le Ammoniti e relativamente in piccol numero sono 
rappresentati i Gasteropodi, i Lamellibranchi ed i Brachiopodi, a Pietro Malena invece sono molto sviluppate 
queste ultime classi e si presentano rare e piccole le Ammoniti. La scarsezza di queste, il loro poco sviluppo 
individuale e l’impronta poi generale di tutta la nostra fauna fanno supporre che i calcari rossi con Crinoidi, 
che la racchiudono, si depositassero a poca profondità ed in vicinanza della spiaggia. Ciò a differenza dei 
calcari marnosi dei Lias superiore calabrese?, i quali, racchiudendo una fauna quasi esclusivamente costi- 
tuita da Ammoniti, si dovettero originare forse in un mare abbastanza profondo. 

Il sincronismo accertato tra il Capo S. Vigilio ed i lontani dintorni di Rossano Calabro non è privo 
d’interesse, perchè dimostra indiscutibilmente la presenza in Calabria degli strati con Lioc. opalinum. 

Si deve poi ricordare che, come è noto, il VACcEK sostiene dottamente che le due zone con Lioc. 
> opalinun e con Ludw. Murchisonae dovrebbero essere ascritte al Lias superiore, invece che alla Oolite 
inferiore. Nessun dato stratigrafico io ho presentemente per convalidare o no questa opinione, perchè 
nelle vicinanze di Rossano, i calcari rossi con Crinoidi, come si è detto, riposano con trasgressione o sulle 
filladi o sul granito e talvolta si presentano in piccoli lembi isolati, quale residuo forse di erosione, ta- 
l’altra sono ricoperti in discordanza da roccie eoceniche. In appoggio però con l’opinione del Vacerg sta- 
rebbero alcuni fatti di ordine paleontologico, e cioè la presenza nei nostri strati, come in quelli di S. Vigilio, 
delle due specie di Ammoniti, PhyWMoceras Nilssoni HéB. ed Harpoceras discoide Ziet., già ritenute proprie 
del Lias superiore, e di un Hdoceras (Lillia) che, quantunque indeterminabile, tuttavia ricorda gran- 
demente qualche forma dell’ Hidoceras (Lillia) comense De Buca ®, che si trova pure nel Lias superiore. 


4) Dr-STEFANO. Monte Ucina. 

2) Dr-Srerano. Monte S. Giuliano bei Trapani; — De GreGoRIO. Monte Erice. 

3) Zrrton. Central-Apenninen; — BonARELLI. Appennino centrale. 

4) Borro-Mrcca. Monte Grapa; — FucIinI. Monte Grappa. 

5) VaceK. S. Vigilio; — GioLi. S. Vigilio e Monte Grappa; — Fucini. S. Vigilio. 

6) VacEK. S. Vigilio. 

7) Greco. Il Lias sup. nel cire. di Rossano Calabro; — Fucini. Studi geologici, pag. 35, 36. 
3) MENEGHINI. Lombardie et Apennin central. 


98 B. GRECO [6] 


L’ing. Cortese P nella sua recente descrizione geologica della Calabria, non fa alcun cenno dei nostri 
calcari rossi con Crinoidi delle vicinanze di Rossano. In una visita però fatta da lui al nostro Museo geo- 
logico, mi disse di avere notato tali calcari al Monte Scarborato sopra Paludi ed in una località poco 
distante da Bocchigliero, aggiungendo che, in ambedue i luoghi, essi riposano sopra i calcari marnosi 
cenerognoli del Lias superiore. Questo fatto starebbe in opposizione a ciò che ha detto il Fucini? , al 
quale sembrò, come abbiamo accennato, che nella regione Focastra, poco distante da Bocchigliero, un cal- 
care litologicamente identico al nostro di Pietro Malena fosse ricoperto dai calcari marnosi del Lias 
superiore. i 

To non ho visitato ancora la regione Focastra e quindi, per parte mia, nulla posso dire in proposito. 
Nell’ottobre 1896 potei bensì fare una brevissima gita al Monte Scarborato, ove trovai sviluppata tutta 
quanta la serie liasica, come è stata indicata dal Cortese ®. Il calcare rosso però non potei trovarlo in 
posto, ma semplicemente ne vidi qualche ciottolo erratico, a testimonianza che esso non deve essere 
molto lontano. Mi propongo in ogni modo di fare nuove e più attive ricerche in ambedue le località 
suddette. 

Il Fucini, nella carta geologica che accompagna il suo recente lavoro sul circondario di Rossano”, 
indica il Monte Scarborato come costituito da terreno eocenico invece che da roccie liasiche. Questa 
inesattezza deve essere dipesa certamente dal fatto che egli non ebbe occasione di visitare quella loca- 
lità, perchè in caso contrario avrebbe riconosciuto istantaneamente in quelle roccie la serie liasica 
calabrese a lui tanto ben nota. 

I fossili che passerò adesso a descrivere sono stati raccolti tutti da me nella località detta Pietro 
Malena, presso Rossano e fanno parte delle collezioni del nostro Istituto geologico. Al Direttore di esso, 
il mio ottimo prof. MARIO CANAVARI, sono lietissimo infine di potere attestare la mia più affettuosa gra- 
titudine per i consigli e gli aiuti dei quali anche questa volta, come sempre, mi è stato prodigo. 


Pisa, Istituto geologico, marzo 1898. 


1) Cortese. Calabria. 

2) Fucini. Due nuovi terr. giur. nel circ. di Rossano; — Fucini. Studi geologici, pag. 41. 
3) Cortese. Calabria, pag. 100, 101. 

4) Fucini. Studi geologici. 


[7] B. GRECO 99 


DESCRIZIONE DELLE SPECIE 


Echinodermata. 


Crinoidi ed Echinidi rappresentano questo tipo di animali nella nostra fauna. I Crinoidi sono frequen- 
tissimi e danno alla roccia l’aspetto di un vero calcare con Crinoidi. I diversi articoli spatizzati sono 
però così intimamente collesati con essa, che non si separano ben conservati neanche col processo della 
semicalcinazione. 

Di Echinidi ho trovato frammenti di radioli e alcuni gusci a superficie completamente obliterata; 
sfuggono perciò alle osservazioni i caratteri necessari per la loro determinazione. Uno di questi sembra 
appartenere al genere Cidarîs. 


Annellida, 


Un solo esemplare di Serpwa sp. ind., aderente alla superficie interna di una Lima Canoa) 
semicircularis GoLDF. rappresenta questa cate di Vermi nella nostra fauna. 


Crustacea. 


Quattro frammenti neanche genericamente determinabili dimostrano la presenza degli Artropodi nei 
calcari con Crinoidi di Pietro Malena. Uno di essi è l’estremità di una chela, gli altri parti forse del 
cefalotorace. 


Brachiopoda. 


I. Gen. Rhynchonella FiscHER. 


1. Rhynchonella Alontina Dr-Ster. — Tav. VIM [I], fig. 1-3. 
1884. Ehynchonella Alontina Di-Sterano. Monte Ucina, pag. 11, tav. I, fig. 10- tai 


1895. —_ — Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 
DIMENSIONI 
I . II TII IV 
Lunghezza . ; c o mm. 6 mm. 12 mm. 11 mm. 12 
Larghezza . : & ò » 6 » 12 » 11 » 12 
Spessore . . i o p_R DIMNISKT YI du 


La Rlynchonella Alontina Di-Ster. è frequente a Pietro Malena presso Rossano, ove ho potuto rac- 
coglierne numerosi esemplari in tutti gli stadi di sviluppo. Gli esemplari piccolissimi (Tav. VIII [I], fig. 3) 
hanno le valve appena convesse ed un leggero indizio di seno; col successivo accrescimento della con- 
chiglia aumenta la convessità delle valve e così il seno ed il lobo diventano sempre più evidenti. 

È da notare come eccezione che un solo esemplare si presenta asimmetrico, col lobo spostato a sinistra 
dell'osservatore. 

La Rh. Alontina Di-Ster. è specie della zona con Pos. alpina di M. Ucina presso Galati in Sicilia. 


100 B. GRECO [8] 


I nostri esemplari corrispondono assai bene con quelli provenienti da detta località, descritti e figurati 
dal Di-SteFANO, differendone semplicemente per avere la conchiglia tanto lunga che larga, invece che un 
poco più lunga che larga. 


var. plicata n. — Tav. VII |[I), fig. 4-6. 


DIMENSIONI 
I bid IM IV v VI 
Lunghezza . o mm. 7 mm. 10 mm.ll mm. 12 mm. il mm, 14 
Larghezza Ò 5 DAI, DAS n SL » 13 » 13 » 15 
Spessore . c » 4 » 5 PESANTI, » 10 DI) » 10 


Questa varietà per ciò che riguarda la forma della conchiglia, dell’apice, del seno e del lobo e l’andamento 
della commessura corrisponde al tipo; ne è però distinta per alcune pieghe sulla superficie delle due valve, 
presenti in qualsiasi stadio di sviluppo della conchiglia. Di queste pieghe se ne contano da due a cinque 
sul lobo, da una a quattro nel seno e, complessivamente, da due a sei, più o meno distinte, nelle due 
parti laterali di ciascuna valva. Queste pieghe sono bene sviluppate nei due terzi inferiori della conchiglia 
e non arrivano mai alla regione apiciale. 

Sono stato alquanto in dubbio se, basandomi sul carattere differenziale della presenza delle pieghe, 
dovessi separare specificamente gli esemplari in discorso dalla R%. Alontina Di-Ster., oppure riferirli a 
questa specie come varietà. Mi sono poi attenuto a quest’ultima risoluzione, tenendo conto della mede- 
sima forma della conchiglia, e specialmente del fatto di avere osservato alcuni esemplari, che, avendo le 
pieghe meno numerose e quasi obliterate, si possono considerare come termini di passaggio tra le due 
forme. Credo bene quindi di considerare gli esemplari sopra descritti, come una varietà plicata della R%. 
Alontina Di-STEF. 

Tale varietà è molto più comune della specie tipica e gli esemplari trovati in tutti gli stadi di svi- 
luppo dimostrano che essa presenta le stesse variabilità del tipo. 


2. Rhynchonella Galatensis Di-Srer. 


1884. Rhynchonella Galatensis Di-Sterano. Monte Ucina, pag. 15, tav. I, fig. 28, 29. 
1895. _ — Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


Riferisco alla Ehynchonella Galatensis Di-StEF. un esemplare incompleto che corrisponde, per ciò che 
si può osservare, all’individuo di tale specie della zona con Pos. alpina Gras di Monte Ucina, rappresen- 
tato in Dr-SteFAno colla fig. 28 della tav. I. 


3. Rhynchonella Szainockae Di-Srer. — Tav. VIII [I], fig. 7, 8. 


1884. Rhynchonella Sxainockae Di-SteFANO. Monte Ucina, pag. 13, tav. I, fig. 18-27. 


1895. — — Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 
DIMENSIONI 
4 I È II ul 
Lunghezza . ° c ò CRE 0 mm: 9 mm. 12 mm. 13 
Larghezza . o o È 5 . s » 8 PIET » 13 


Spessore . E ” b 5 È j » 4 DINO, SARAI 


nti nt 


[9] B. GRECO 101 


Appartengono a questa specie del Monte Ucina cinque esemplari trovati a Pietro Malena. Fra i molti 
esemplari figurati dal Di-StEFANO, i nostri corrispondono a quelli rappresentati colle figure 18-20, 22 e 
23 della tav. I. 


4. Rhynchonella Wahneri Di-Srer. — Tav. VII [I], fig. 9-11. 
1884. Ehynchonella Wahneri Di-SterAno. Monte S. Giuliano bei Trapani, pag. 6, tav. XIV, fig. 16; tav. XV, 


fig. 1-7. 
1889. = —  Fmwxsesrem. Westlichen Sid-Tirol, pag. 72. 
1895. — — Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 
DIMENSIONI 
I II III IV Vv vat VII 
Lunghezza . mm. 4 mm.5 mm. 5 mm. 5 mm. 7 mm. 7 mm.9 
Larghezza . » 4 » 4 dd » 4 » 6 DIET » 9 
Spessore 3 PIO » 8 DINO D'-9) » 4 » 4 » 6 


Il Di-SterANo divise gli esemplari della sua A/ynchonella Wiihneri, raccolti nella Oolite inferiore 
del Monte S. Giuliano presso Trapani, in due serie: una costituita da conchiglie ornate da dodici a sedici 
coste sottili, non acute, spesso biforcate; l’altra rappresentata da esemplari provvisti da quattro a dieci 
coste forti, acute, semplici. 

I nostri esemplari appartengono tutti a questa seconda serie e corrispondono a quelli rappresentati 
dal Di-SrErANo colle figure 3 e 7 della tavola XV, differendone semplicemente per essere un poco meno 
rigonfi. È 

La Eh. Walhneri Di-StEr. è specie assai comune a Pietro Malena, avendone raccolto un grandissimo 
numero di esemplari. 


5. Rhynchonella Vigilii Leps. var. Erycina Di-Ster. — Tav. VII |I], fig. 12, 13. 


1884. Rhynchonella Erycina Di-Sverano. Monte S. Giuliano bei Trapani, pag. 2, tav. XIV, fig. 5-12. 


1886. = —  RorapLerz. Wilser Alpen, pag. 150, tav. XI, fig. 16, 17. 

1886. — Vigili Vacer. S. Vigilio, pag. 60 (e parte), tav. XX, fig. 16. 

1888. = Erycina Fwxersrem. Der Laubenstein, pag. 103. 

1889. — Vigilii Fimxerstrin. Westlichen Std.-Tirol, pag. 74 (e parte). 

1892. — —  Bése und Fiwxesrem. Brachiopoden-Schichten bei Castel Tesino, pag. 296 (e parte). 

1893. — — Bomro-Micca. Monte Grapa, pag. 185 (e parte). 

1895. — —  Lers. var. Erycina Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 

DIMENSIONI 
I II III IV 

Lunghezza ò 0 o mm. 15 © 1.16 mm. 16 mm. 19 
Larghezza. 5 E : » 15 » 15 » 16 » 20 
Spessore . c de UO) > Jul » 10 n 18 


Conchiglia di dimensioni variabili, asimmetrica, più o meno rigonfia. Valve quasi ugualmente convesse, 
la perforata provvista di un ampig seno che principia nella parte mediana della valva; ad esso corrisponde 
nella valva opposta un lobo ampio ma poco elevato. Apice piccolo, alto, sporgente, provvisto di margini 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 14 


102 B. GRECO [10] 


laterali ottusi; talvolta più grosso, basso, poco ricurvo; deltidio piuttosto largo, forame arrotondato. Riunione 
delle valve ad angolo ottuso; linea di commessura dentellata e sinuosa nella regione latero-frontale. Su- 
perficie della conchiglia fibrosa ed ornata da dieci a dodici coste radiali acute e larghe; di esse se ne 
contano da tre a quattro sul lobo e da due a tre nel seno. Un carattere importante di questa varietà 
è l’asimmetria della conchiglia, che ha il seno spostato a destra o a sinistra dell’osservatore. Solo ecce- 
zionalmente si ha qualche forma simmetrica; il contorno della conchiglia varia dall’essere allargato tra- 
sversalmente fino a divenire piriforme. 

Gli esemplari ora descritti corrispondono alla diagnosi che il Di-StEeFANO diede per la sua nuova 
specie RA. Erycina del Monte S. Giuliano presso Trapani, avvicinandosi moltissimo alle figure 6, 8, 11 
della tav. XIV. Una sola e lieve differenza si ha nella minore convessità di molti dei miei esemplari, 
dovuta forse al fatto che essi sono in stadio di sviluppo più giovanile di quelli figurati dal Di-StEFANO. 

Si deve però avvertire che il Vack ” in seguito giustamente considerò la R%. Erycina come una va- 
rietà asimmetrica ed a coste più numerose della 7%. Vigilà Leps. Egli per giustificare la sua opinione 
rappresentò colla figura 16, tav. XX, un esemplare collegato da successivi passaggi alla tipica RA. Vigili, 
e corrispondente alla figura 5 data dal Di-SterANo per la PR). Erycina. Sono pure di accordo col VAcEK 
nel ritenere che #. sp. ind. del Di-StrerANO ? sia la tipica AM. VigWli Leps., perchè, salvo per le dimen- 
sioni un poco più piccole, corrisponde perfettamente all’esemplare di RM. Vigili in VAcEK tav. XX, fig. 10. 
Anche la &%. Mattioli Di-Ster. della stessa Oolite inferiore del Monte S. Giuliano, è considerata dal VacEK 
come una varietà della &%. Vigil LePs., ma io sono in dubbio se sia giusta tale riunione, perchè la R%. 
Mattioli, rappresentata dal Di-SterANO colla figura 13 della tavola XIV, ha l’apice molto più basso e più 
largo di quello della tipica AM. Vigili e della var. Erycina. 

La Eh. Vigil Leps. var. Erycina Dr-Ster. non è rara nei calcari rossi con Crinoidi di Pietro Malena; 
dai quali ho potuto isolarne dodici esemplari. 


6. Rhynchonella Ximenesi Di-Srer. — Tav. VII [I], fig. 14, 15. 


1884. Rhynchonella Ximenesi Di-Sterano. Monte S. Giuliano bei Trapani, pag. 3, tav. XIV, fig. 1-4. 


1889. — — FinxeLsrrin. Westlichen Stid-Tirol, pag. 75 (e parte), tav. VII, fig. 15, 16 
‘ (mon fig. 11-14). : 
1895. _ — Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 238. ì 
DIMENSIONI 
I II IN 

Lunghezza È ; ; 5 5 P mm. 11 mm. 13 mm. 16 

Larghezza. o ? . ò . o » 13 » 14 » 18 

Spessore . 3 ; 5 5 MESSE » 6 DUTY dò Il 


Gli esemplari calabresi che riferisco alla Alynchonela XNimenesi Di-Strr. differiscono da quelli tipici 
per non presentare la netta tripartizione longitudinale della valva perforata, di cui il Di-SterANo parla 
nella descrizione di questa specie. Non si deve però dare importanza a questo fatto, perchè il Di-Ste- 


FANO stesso dice che essa tripartizione è osservabile solo presso alcuni individui. I nostri esemplari cor- 


1) VAacnK. S. Vigilio, pag. 61. 
®) Dr-Strrano. Monte S. Giuliano bei Trapani, pag. 7, tav. XIV, fig. 15. 


[RS B. GRECO 103 


rispondono rispettivamente a quelli rappresentati dal Dr-SterANO colle figure 1 e 2 della tavola XIV. 
Riferisco pure alla ft. Ximenesi Di-Ster. un altro esemplare (Tav. VIII [I], fig. 15) che si avvicina assai a 
quello indicato dal Di-SteFANO colla figura 4 della stessa tavola, ma presenta la piccola valva un poco 
meno convessa, un numero maggiore (quattro) di coste biforcate ed una tripartita. 

Il FinkeLSTEIN ? già da qualche tempo ha citato negli strati con Rhynchonella di Malga Cavai una 
Th. Ximenesi (Di-StEF.) Fink. Questa specie rappresenterebbe, secondo l’autore, la RX. Ximenes DI-StEF. 
molto ampliata nei suoi limiti, tanto da potere comprendere la R%. cfr. forticostata Bòcg del Capo S. 
Vigilio ®. La specie così formata si dividerebbe in due varietà: una, forticostata, corrisponderebbe alla 
Eh. cfr. forticostata di S. Vigilio; l’altra, multicostata, alla Ph. Ximenesi DI-STEF. 

A questo propesito, da parte mia, mi permetterei di osservare che, se si associano specie così dispa- 
rate come sono la R%. cfr. forticostata Bòctna e la RR. Ximenesi Di-Ster., bisognerebbe pure ad esse 
riunire la tipica A. forticostata Bocta ® e la Rh. Theresiae Par.®, che sono oltremodo vicine alla R%. 
Ximenesi, come viene intesa dal FINKELSTEIN; e così, allargando sempre più i limiti, ne verrebbe che tutte 
le &lynchonellae costate oolitiche dovrebbero formare una sola specie. Ame pare che i due esemplari 
rappresentati dal FinkeLsTEIN colle fig. 15 e 16 (var. mwlticostata = Rh. Ximenesi Di- STEF.) siano col- 
legati alla ). Ximenesi Di-StEF. e possano essere riferiti a tale specie. Quanto agli altri rappresentati 
colle figure 11-14 (var. forticostata) credo che, insieme colla R%. cfr. forticostata Bic del Capo S. Vigilio, 
abbiano piuttosto stretti rapporti colla tipica 7. forticostata Bòcka, anzichè colla specie del Di-STEFANO e 
che a quella si possano riportare come varietà. E ciò qualora non si preferisca di farne una nuova specie, 
come ha proposto poi il Borro-Micca per gli esemplari di S. Vigilio e Monte Grapa: £%. n. sp. aff. 
forticostata Bòcka ?. 

Della &%. Ximenesi Di-Ster. ho potuto raccogliere a Pietro Malena sette esemplari. 


7. Rhynchonella sp. ind. cfr. Rh. subechinata OpP. 


Tra le A/ynchonellae da me esaminate si osservano due esemplari che ricordano la 7. subechinata 
OrP. degli strati di Klaus ®. Essi, per la forma senerale della conchiglia, per la curvatura delle valve 
e per l’andamento della commessura, corrispondono a quell’ esemplare della suddetta specie rappresentato 
dall’OrpeL colla figura 10 della tavola VI, ma se ne discostano per avere l’apice più piccolo e le coste 
più distinte e meno numerose (trenta invece di quaranta). 

Somigliano pure alla RA. Galatensis Di-StEF., specie affine alla A. subechinata OPPEL, ma non mi 
pare che ad essa possano essere riferiti perchè sono più slanciati, più lunghi che larghi, colla massima 
convessità vicino alla fronte e colle coste più piccole e più numerose. 


1) FinkELSTEIN. Westlichen Stiid-Tirol, pag. 75, tav. VII, fig. 11-16. 

2) VaceK. S. Vigilio, pag. 62, tav. XX, fig. 9. 

3) BòcxH. Backony, II, pag. 165, tav. IV, fig. 133. 

4) PARONA e CanAVARI. Brachiopodi Oolitici, pag. 12, tav. XII, fig. 2. 

5) Borro-Micca. Monte Grapa, pag. 186. 

6) OppaL. Jurass. Pos.-Gesteinen in den Alpen, pag. 211, tav. VI, fig. 8-10. 


104 B. GRECO - 02] 


8. Rhynchonella Maleniana n. sp. — Tav. VIII [I], fig. 16-18. 


DIMENSIONI 


I TI TII IV Ni VI VII 


Lunghezza mm. 12 mm. 13 mm. 12 mm. 13 mm. 13 mm. 15 mm. 16 
Larghezza » 10 » 12 DARAI » 13 » 13 » 15 » 15 
Spessore . » 8 » 9 » 8 » 9 » 10 » 10 sa nnilil: 


Conchiglia rigonfia, di forma subcircolare o subovale, tanto lunga che larga o un poco più lunga che 
larga, con valve ugualmente convesse e sprovviste di seno e di lobo. Apice piccolo, poco sporgente, piut- 
tosto largo, acuminato all’estremità, ricurvo sulla piccola valva, con margini laterali arrotondati ed assai 
corti; forame piccolo, rotondo, abbracciato dal deltidio basso e stretto. Riunione delle valve ad angolo ot- 
tuso, linea di commessura sempre nello stesso piano ed assai dentellata ai fianchi ed alla fronte, a causa 
delle numerose coste radiali che ricoprono la conchiglia. Superficie a struttura fibrosa, ornata da venti a 
ventotto coste fitte, acute, semplici, raramente biforcate e da leggerissime strie di accrescimento. 

È questa una specie di RAynchonella comunissima nei calcari rossi di Pietro Malena, dai quali ho 
potuto isolarne un numero grandissimo di esemplari in tutti gli stadi di sviluppo; gl’individui giovani 
sono meno convessi: la forma predominante è la subcircolare, essendo pochi gli esemplari di forma sub- 
ovale. Costanti sono i caratteri della regione cardinale e della mancanza del seno e del lobo; eccezio- 
nalmente un esemplare presenta sulla grande valva un’ampia e leggerissima depressione (Tav. VII [I], 
fi. 18). Gli esemplari descritti, per la forma della conchiglia, la curvatura delle valve, la mancanza del seno 
e del lobo e l’aspetto delle coste corrispondono alla 7. subobsoleta Dav. quale è rappresentata dall’autore 
colla fig. 42, tav. XXVIII. Se ne discostano però per avere tutti costantemente l’apice più piccolo, meno 
sporgente, con margini laterali ottusi, molto più corti e per le coste più numerose che si osservano in 
molti di essi. Per tali caratteri costanti quindi a me pare che si debbano tenere separati specificamente 
questi nostri esemplari di Calabria dalla specie inglese. 


9. Rbynchonella Arianii n. sp. — Tav. VIII [I], fig. 19, 20. 


DIMENSIONI 

I II TII 
Lunghezza . o . ° o o mm. 13 mm. 12 (?) mm. 15(?) 
Larghezza . o 6 5 : 5 » 14 » 14 » 16 
Spessore o c à x : È » 9 (2) » 10 du 


Conchiglia un poco più larga che lunga, di forma subpentagonale, rigonfia. Grande valva un poco meno 
convessa della piccola, con un leggerissimo indizio di seno mediano in forma di depressione ampia e poco 
profonda; in corrispondenza di esso nella valva opposta si osserva un’altra simile depressione; i fianchi della 
conchiglia sono ben distinti dalla parte centrale mediante due coste più spiccate delle altre. Apice bene 
sviluppato, alto, largo, un poco ricurvo ed acuminato all’ estremità, e provvisto di margini laterali ottusi, 
piuttosto lunghi, che determinano a destra ed a sinistra di esso una concavità allungata, sprovvista di 


1) Davipson. Suppl. Jurassie and Triassie Brachiopoda, 1878, pag. 207, tav. XXVIII, fig. 42-44. 


[13] B. GRECO 105 


coste, nel mezzo della quale scorre, arcuandosi, la linea di commessura delle valve; deltidio di giuste 
proporzioni; forame non bene osservabile. Superficie della conchiglia a struttura fibrosa ed ornata da 
quattordici a sedici coste acute, ben spiccate, semplici, delle quali da sei ad otto si trovano sulla de- 
pressione della piccola valva e da cinque a sette in quella della grande. Linea di commessura arcuata 
ai lati dell’apice e fortemente dentellata ai fianchi ed alla fronte. Appartengono a questa specie sei esem- 
plari i quali sfortunatamente non sono completi; tuttavia, poichè alcuni hanno conservato ciò che manca 
ad altri, possiamo formarci una idea chiara dei caratteri della specie. Essa è ben distinta da tutte le 
altre contemporanee; presenta invece delle affinità con due specie del Lias inferiore di Hierlatz ): %. 
polyptycha Orp. e Rh. Fraasi Orp. Dalla prima è distinta per la forma della conchiglia molto meno 
slargata, per i margini laterali dell’apice assai più corti, per la fronte proporzionatamente più rigonfia 
e per la commessura assai più arcuata ai lati dell’apice; dalla seconda in modo speciale per la regione 
apiciale meno sviluppata e per le coste semplici. 


10. Rhynchonella Fucinii n. sp. — Tav. VIII [I], fig. 21. 


DIMENSIONI 
Lunghezza o È o c à c . 0 ò o : o mm. 10 
Larghezza à ; n È 0 ò . c 0 o 6 . DIRLO, 
Spessore . 6 i È - : x ; , Ò È 6 o » 5 


Conchiglia depressa, di forma subcircolare, tanto lunga che larga; valve ugualmente ricurve e sprov- 
Viste di seno e di lobo; apice largo, ricurvo e munito di carene corte e ben distinte; riunione delle valve 
ad angolo acuto, formante un margine tagliente al contorno, linea di commessura scorrente sopra uno 
stesso piano e dentellata fittamente. Superficie fibrosa, coperta da sottili e serrate strie ‘di accrescimento, 
ed ornata da trenta coste piccole, arrotondate, separate da spazi di uguale ampiezza, sei delle quali si 
biforcano a varie altezze, giungendo sdoppiate al margine. 

Questa specie per la forma subcircolare della conchiglia e per la mancanza del seno e del lobo è 
affine alla Rh. Maleniana n. Sp.; se ne distingue però per la sua minore convessità, per il contorno ta- 
gliente, per le coste più piccole, più numerose e per la biforcazione che sei di esse presentano. 

La Eh. Fucinii n. sp. è rappresentata nel mio materiale da due soli esemplari. 


II. Gen Rhynchonellina Gruw. 


1. Rhynchonellina (?) sp. ind. 


Dai calcari rossi di Pietro Malena ho isolato sette esemplari di un piccolissimo brachiopodo, che mi 
lascia incerto nella determinazione generica; per la sua forma subquadrangolare arrotondata e per la linea 
cardinale diritta sembrerebbe una A7ynehonellina; ma d'altra parte l’apice non troppo ben conservato e 
la struttura della conchiglia non evidente, lasciano dubbi su tale determinazione, per quanto, a quel che 
si può giudicare dallo stato di conservazione, sembri che i caratteri della regione apiciale corrispondano 
a quelli propri del genere suddetto. Per tali ragioni e per lo stadio giovanile di sviluppo degli esemplari 
credo opportuno di non dovere entrare in riferimenti specifici. 


i) OppeL. Brach. d. Untern Lias, pag. 543, tav. XII, fig. 3 e pag. 544, tav. XII, fig. 4. 


106 B. GRECO [14] 


IN. Gen. Terebratula Kei. 


1. Terebratula sphaeroidalis Sow. — Tav. VIII [I], fig. 22. 


1829. Terebratula sphaeroidalis Sowersr. Mineral Conchology, vol. V, pag. 49, tav. 435, fig. 3. 
1884. — _ Di-Srerano. Monte S. Giuliano bei Trapani, pag. 8, tav. XV, fig. 8-9 (cumsyn.). 
1895. — — Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


Riferisco a questa specie un unico esemplare, mancante di gran parte della regione frontale. È una 
conchiglia globosa, con valve quasi ugualmente convesse, con apice ricurvo sulla piccola valva, in modo 
da nascondere il deltidio, e con superficie munita di fittissima punteggiatura e di finissime linee radiali, 
visibili colla lente. Per la forma dell’apice, l'andamento e la curvatura delle valve e la forma generale 
della conchiglia corrisponde all’esemplare di 7. sphaeroidalis Sow. dell’ Oolite inferiore del Monte S. Giu- 
liano rappresentato dal Di-Srerano colla fig. 8 della tav. XV. 


2. Terebratula Salvatoris n. sp. -- Tav. VIII [I], fis. 23, 24. 


DIMENSIONI 

I II TII 
Lunghezza . ò È 1 E : mm. 12 mm. 13(?) mm. 16 
Larghezza . o . . . : » 119) do Ill » 14 
Spessore È x È 3 6 Ò » 5 » 6 » 8 


Conchiglia ovale, poco gibbosa, con valve inegualmente convesse; la brachiale quasi appianata, la per- 
forata rigonfia e col massimo spessore nella parte mediana. Apice molto elevato, largo, acuminato alla 
sua estremità e provvisto di margini laterali acuti, nettamente distinti; deltidio alto e largo; forame non 
chiaramente osservabile, ma sembra di giuste proporzioni, rotondo. Linea di commessura sempre diritta, 
riunione delle valve ad angolo acuto; superficie liscia, a struttura minutamente punteggiata. 

La T. Salvatoris n. sp. ha rapporti di somiglianza con i giovani individui della 7. infraoolithica 
Desl. >; da essi però i nostri esemplari, proporzionatamente al loro sviluppo, si distinguono per la forma 
di un ovale più allungato, per la maggiore gibbosità della grande valva, per il deltidio più largo e più 

alto e per l’apice più acuto e più elevato. 
i La specie non è molto frequente a Pietro Malena, avendone trovato solo dieci esemplari. 


IV. Gen. Waldheimia (Kine) Dav. 
1. Waldheimia Daedalica Di-Srer. — Tav. VII [I!, fig. 25. 


1884. Aulacothyris Daedalica Di-Strrano. Monte S. Giuliano bei Trapani, pag. 13, tav. XV, fig. 14, 15. 
1895. Waldheimia sp. aff. Daedalica Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


DIMENSIONI 
I II III IV 
Lunghezza . 3 S mm. 10 mm. 12 mm. 15 mm. 18 
Larghezza . 0 o » 10 » 10 » 14 » 15 
Spessore 7 0 o » 5 » 5 » T » 8 


4) DesLonecHamPs. Brachiopodes, pag. 210, tav. 58, fig. 1,2. 


[15] B. GRECO 107 


È questa una specie molto costante nei suoi caratteri; solamente gli esemplari giovanili non sono 
decisamente subpentagonali, presentando la fronte arrotondata. 

La specie è piuttosto rara a Pietro Malena, ove ne ho raccolto sei esemplari. Essi corrispondono 
agli esemplari del Monte S. Giuliano figurati dal Di-StEerANo, differendone semplicemente per essere 


meno convessi. 
2. Waldheimia Ippolitae Di-Sver. — Tav. VIII [I], fig. 26. 


1884. Zeilleria Ippolitae Di-Sterano. Monte S. Giuliano bei Trapani, pag. 10, tav. XV, fig. 12, 13. 
1886. Waldheimia Ippolitae Vacer. S. Vigilio, pag. 59. 


1895. — sp. aff. Ippolitae Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 
DIMENSIONI 
T II III 
Lunghezza . ° . o . o mm. 16 mm. 17 mm. 21 
Larghezza . 3 : d , : » 16 » 16 DIRLO, 
Spessore o o o 9 0 3 SANRIO, vi all DIRI? 


Tre esemplari di una Waldheimia non ben conservati presentano tali caratteri da potere essere ri- 
feriti alla W. Ippolitae Di-Ster. Si avverte in essi una differenza nelle rughe di accrescimento meno spic- 
cate e nella convessità della grande valva un poco più accentuata. 

Oltre che al Monte S. Giuliano presso Trapani questa specie è stata citata anche dal Vacek al Capo 
S. Vigilio. 


Lamellibranchiaia. 
I. Gen. Placunopsis Morris et LycETT. 


1. Placunopsis sp. ind. 


Specie di piccole dimensioni che ha molte analogie colla PI. socialis MoRR. et Lyc. ® dalla quale si 
discosta per le dimensioni costantemente minori e per l’apice meno sporgente. E rappresentata nel mio 
materiale da sette esemplari. 


II. Gen. Lima Bruco. 
1. Lima (Plagiostoma) semicircularis Gonne. 


1834-40 Lima semvcircularis Goupruss. Petrefacta Germaniae, parte II, pag. 83, tav. 101, fig. 6. 


1888. _ —_ Gioni. S. Vigilio e Monte Grappa, pag. 16 (cum syn.). 
1893. — _ Borro-Micca. Monte Grapa, pag. 173. 

1894. — _ PrerimcLere. Bajocien inf., pag. 88. 

1895. = = Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


Gli esemplari appartenenti a questa specie sono i più frequenti fra tutti è fossili dei calcari rossi 
carnicini di Pietro Malena; difficilmente però si possono integralmente isolare per la compattezza della 


1) Morris and Lycnrt. IZ, Bivalves, pag. 7, tav. I, fig. 9. 


108 B. GRECO [16] 


roccia, attraversata da una grande quantità di venuzze di calcite, per il loro gran numero e per la deli 
catezza della conchiglia. Ciò non ostante, siccome alcuni di essi hanno ben conservato il contorno ed altri 
in parte gli ornamenti, dall’esame complessivo di essi risultano manifesti i caratteri di questa specie del 
GoLpruss. Un confronto diretto dei nostri esemplari con quelli di tale specie raccolti a S. Vigilio, di- 
mostra infatti la loro perfetta corrispondenza. 

La L. (DI.) semicireularis Gorpr. è citata in Italia, oltre che a S. Vigilio, anche al Monte Grapa 


2. Lima (Plagiostoma) sp. ind. 


Frammenti indeterminabili di una Lima che nella ornamentazione ricordano completamente la L. 
(PI.) punctata Sow. 


3. Lima (Radula) Taramellii Fuc. — Tav. VII [I], fig. 27, 28. 


1894. Lima Taramelliù Fucini. S. Vigilio, -pag. 122, tav. IV, fig. 3. 


1895. — _ Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 
DIMENSIONI 
T II III 
Lunghezza 0 o o o . c mm. 4 mm. 12 mm. 14 
Larghezza o 5 0 o o c » 4 » 12 » 14 - 


La Lima Taramellii fa fondata dal Fucini sopra un esemplare conservato in modello interno, rac- 
colto dal prof. TarameLLI a S. Vigilio. A questa specie debbono essere riferiti quattro nostri esemplari 
di una Lima, i quali essendo pure conservati in modello interno (Tav. VIN [I], fig. 27) corrispondono 
per la forma generale della conchiglia, per la robustezza dell’apice e per la forma e distribuzione delle 
coste all’esemplare di S. Vigilio, col quale ho potuto paragonarli direttamente. 

Riferisco poi alla medesima specie due altri esemplari che fortunatamente hanno in parte conservato 
il guscio. Essi mostrano le parti anteriore e posteriore della conchiglia coperte da sottili costicine, delle 
‘ quali non resta traccia nel modello interno, mentre la parte mediana è ornata da coste ben distinte di 
variabile grossezza (Tav. VIII [I], fig. 28), che si ripetono nel modello qualora la conchiglia sia stata aspor- 
tata. Negli spazi intercostali poi si osservano delle strie radiali sottilissime, visibili colla lente, che formano 
un elegante reticolo colle fini e fitte strie di accrescimento. Questi caratteri naturalmente non si potevano 
osservare nell’esemplare di S. Vigilio ed in quelli fra i nostri di Calabria conservati in modello interno. 
Essi inoltre, appunto per il fatto accennato che le sottili costicine delle parti laterali della conchiglia 
non si ripetono nel modello, presentano le parti anteriore e posteriore della conchiglia sprovviste di coste, 
precisamente come osserva il Fucini nella descrizione di questa specie. Nella figura invece che il FucINI 
dà del detto esemplare di S. Vigilio la parte posteriore della conchiglia è rappresentata come se fosse 
ornata da coste; ma si deve avvertire che questa figura non è ben riuscita, come mi son potuto per- 
suadere col confronto dell'esemplare originale, che è infatti sprovvisto di coste nelle parti suddette ed 
inoltre ha l’apice un poco meno sporgente di quello che è indicato nella sua corrispondente figura. 

La L. (R.) Taramellii Fuc. è piuttosto rara a Pietro Malena ove ne ho raccolto sei valve, delle 
quali due destre e quattro sinistre, in diverso stadio di sviluppo. Dal loro insieme si può dedurre che 


[17] B. GRECO 109 


la specie è equivalve e molto rigofia. Essa ricorda per la forma la L. Galathea D’ OrB. in VaceK”, dalla 
quale si distingue per la sua maggiore convessità, per la robustezza dell’apice e per il bel reticolo for- 
mato dalle linee di accrescimento colle strie raggianti negli spazi intercostali. 


III. Gen. Hinnites Derr. 
1. Hinnites velatus Goupr. sp. — Tav. VII [I], fig. 29. 


1834-40. Pecten velatus GoLpruss. Petrefacta Germaniae, parte II, pag. 45, tav. XC, fig. 2. 
1888. Hinnites velatus Giovi. S. Vigilio e Monte Grappa, pag. 15 (cum syn.). 

1893. — —  Borro-Micca. Monte Grapa, pag. 175. i 

1894. Semipecten (Hinnites) velatus PerincLERcC. Bajocien inf., pag. 90. 

1895. Himnites velatus Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


DIMENSIONI 

a II III 
Lunghezza . ò 5 . c . mm. 31 mm. 40 min. 52 
Larghezza o ” 6 ò o È » 25 > SU » 46(?) 


Appartengono all’ Hinrites velatus GoLDe. sp. numerosi esemplari di valve tra destre e sinistre dei calcari 
rossi di -Pietro Malena. Confrontati colle figure che di questa specie danno gli autori e cogli esem- 
plari provenienti da S. Vigilio vi corrispondono perfettamente sia per la forma generale della con- 
chiglia e sia per le ornamentazioni proprie delle due valve. La sinistra infatti, discretamente convessa, 
è ornata da circa diciotto coste radiali principali, poco rilevate, alquanto ondulose, separate da spazi 
molto ampi, nei quali si trovano da sei ad otto costoline secondarie interposte e più o meno spiccate. 
La destra, quasi piana, è ornata invece da numerosissime costoline radiali uniformi, le quali, nell’ incontro 
colle linee di accrescimento, formano un sottile reticolo. Nella parte anteriore questa valva è provvista 
di una orecchietta stretta, assai allungata trasversalmente e profondamente incisa per il passaggio del 
bisso. 

L’H. velatus GoLDe. è specie citata in Italia a S. Vigilio e al Monte Grapa. 


IV. Gen. Pecten KIrFIN. 


1. Pecten (Entolium) cingulatus Pan. — Tav. VIII [I), fig. 30, 31. 


1834-40. Pecten cingulatus GoLpruss. Petrefacta Germaniae, parte II, pag. 74, tav. 99, fig. 3. 
1886. Pecten (Entolium) cingulatus Vacer. S. Vigilio, pag. 55, tav. XIX, fig. 7. 

1893. Pecien cingulatus Fucmi. Monte Grappa, pag. 227. 

1893. Pecten (Entolium) cingulatus Borro-Micca. Monte Grapa, pag. 174. 

1894. Pecten cingulatus Fucmi. Oolite di Sardegna, pag. 122. 

1895. Pecten cingulatus Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


1) VAacoK. S. Vigilio, pag. 54, tav. XIX, fig. 4. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 15 


110 B. GRECO [18] 


DIMENSIONI 
I I DI IV 
Lunghezza o o o mm. 9 mm. 18 mm. 18 mm. 20 
Larghezza c c c pi » 15 » 15 dig 


Il Pecten (Entolium) cingulatus PEILL. è una specie frequentissima nei calcari rossi di Pietro Malena. 
Da essi ho isolato un numero grandissimo di esemplari in valve destre e sinistre, che corrispondono 
in tutti i particolari alle figure che di questa specie danno il Gotpruss ed il VAcek e agli esemplari 
provenienti da S. Vigilio. È una specie di dimensioni piuttosto piccole, equivalve, equilaterale, pochis- 
simo convessa, di forma ovale molto allungata, a superficie liscia, coperta solamente da strie di accre- 
scimento concentriche regolari. Quando -gli esemplari sono conservati in modello interno si osservano, in 
vicinanza del margine, due solchi irraggianti a destra ed a sinistra dell’apice che si continuano fino alla 
metà della lunghezza della conchiglia, solchi lasciati dai due rilievi callosi interni irradianti dall’ apice, 
che si trovano nelle conchiglie di questa specie (vedi GoLpeuss, op. cit.). Le orecchiette sono piccole, 
l'anteriore un poco più grande e quelle della valva destra appaiono un poco più alte, onde la linea car- 
«dinale di questa valva risulta leggermente angolosa. 

La specie è stata trovata in Italia a S. Vigilio, al Monte Grapa ed al Monte Timilone in Sardegna. 


2. Pecten (Camptonectes) sp. ind. 


Specie che ricorda grandemente il Pecten (Camptonectes) lens Sow. della Oolite d’ Imghilterra ?, ma 
sembra differirne per essere sprovvista delle serie di piccoli punti interposte fra le numerosissime strie 
raggianti. Nulla può dirsi con fondamento per l’incompleta conservazione dell’ unico esemplare da me 
‘esaminato. 


3. Pecten (Chlamys) erpus Dx Gree. — Tav. VIII [I], fig. 32, 33. 
1886. Pecten erpus De GreGoRrIO. Monte Erice, pag. 8, tav. I, fig. 11. 


DIMENSIONI 


I II 


Lunghezza o : ò . 0 ; 3 i ; mm. 20 mm. 23 (?) 
Larghezza o o : i P 6 o o c dI » 21 


Conchiglia subcircolare, assai rigonfia, con umboni fortemente ricurvi, robusti, dai quali divergono due 
carene, una anteriore e l’altra posteriore, che delimitano rispettivamente un’ area allungata, più o meno 
profonda e sprovvista di coste radiali. Le valve sono regolarmente ricurve ed ornate da circa trenta coste 
piccole, semplici, subquadrangolari, leggermente più larghe degli interstizi. In questi sono bene sviluppate 
le strie di accrescimento che formano un angolo retto colle coste, ai margini delle quali si arrestano in 
forma di piccoli e fitti dentini. Le orecchiette, raramente conservate, sono ben sviluppate: l'anteriore è 
più lunga della posteriore ed ambedue sembrano essere ornate da quattro costoline e da fitte strie di 
accrescimento. 


1) Morris and LyceTT. II, Bivalves, pag. 11, tav. II, fig. 1. 


pae E. GRECO 111 


È questa una specie frequente nei calcari rossi di Pietro Malena, ma è oltremodo difficile isolarne 
esemplari in buono stato di conservazione; tuttavia ci si può formare un concetto chiaro dei caratteri 
della specie esaminando e confrontando fra loro gli esemplari, perchè alcuni hanno conservato ciò che ad 
altri manca e viceversa. Ci possiamo in tal modo persuadere che essi corrispondono al P. erpus DE GREG. 
dell’ Oolite inferiore del Monte Erice (S. Giuliano) presso Trapani. Una differenza però fra i nostri esemplari 
calabresi e quello siciliano figurato dal De GREGORIO si ha nel fatto che alcuni dei nostri esemplari presentano 
un angolo apiciale più ampio (Tav. VIII [I], fig. 324). Ma non si deve dare grande importanza a questo 
carattere, perchè non è costante, avendosi altri esemplari con angolo apiciale corrispondente a quello 
dell'esemplare siciliano. Si deve poi fare osservare che il De GREGORIO ha fatto, inavvertitamente, un poco 
di confusione nell’indicare le figure della tav. I del suo lavoro, tanto nella spiegazione di detta tavola, quanto 
nel testo, e bisogna leggere le descrizioni per persuadersi che la figura appartenente a questa specie è 
contrassegnata nella tav. I, col numero 11. 

Il P. (CH.) erpus De GREG. è affine al P. (CHI.) globosus QuensT. in TEHURMANN ”, dal quale si distingue 
per la sua minore convessità, per le orecchiette assai più sviluppate e per le linee di accrescimento meno 
distinte e non rivolte in basso a guisa dei dentini di una sega, quando si arrestano sui margini delle 
coste, ma perpendicolari ad esse. 


4. Pecten (Chlamys) silanus n. sp. — Tav. VIII [I], fig. 34, 35. 


DIMENSIONI 


I II 


Lunghezza 3 - 5 o o o È pro mm. 22 mm. ‘30 
Larghezza 2 5 È c E 6 . o o DITO, » 27 


Conchiglia ovale allungata, equilaterale, pianeggiante, con apici acuti ed aree cardinali piccole e poco 
distinte. Valve appena convesse ed ornate da circa diciassette coste le quali partono semplici dagli um- 
boni, poi ad una distanza più o meno grande da essi si biforcano, cosicchè complessivamente se ne hanno 
circa trentaquattro; gli spazi interposti fra le coste bipartite sono generalmente più stretti e meno pro- 
fondi di quelli che si presentano fra ogni paio di coste. Strie di accrescimento fine e serrate. Orecchiette 
ineguali; l'anteriore il doppio più grande della posteriore e quella della valva destra incisa per il pas- 
saggio del bisso. Ambedue sembrano essere ornate da strie raggianti e da rughe di accrescimento ben 
distinte. 

Il P. (CH.) silanus n. sp. è affine al P. virguliferus Pau. (= P.ambiguus Minsn. 2) della Oolite inferiore 
dei dintorni di Grifenberg, dal quale si distingue per le valve quasi appianate, per l’ angolo apiciale più acuto, 
per l’orecchietta posteriore più piccola (l’anteriore nell’esemplare figurato dal GoLpruss non è conser- 
vata), per le coste più numerose e per le strie di accrescimento molto meno sviluppate in modo da non 
rendere nodulose le coste. 


La specie non è molto rara a Pietro Malena, ove ne ho raccolto dieci valve isolate. 


1) THURMANN. Lethaea Bruntrutana, pag. 250, tav. XXXV, fig. 1. 


?) GoLpruss. Petrefacta Germaniae, parte II, pag. 46, tav. 90, fig. 5; — p’ORBIGNY. Prodrome, 10° étage, n. 416, 
pag. 284. ì g 


r112 B. GRECO [20] 


V. Gen. Posidonomya Bronn. 


1. Posidonomya alpina (?) Gras. 


1895. Posidonomya alpina (2) Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


Dai calcari rossi di Pietro Malena provengono due valve isolate di una piccola Posìdonomya, che, 
confrontate coi giovani esemplari di P. alpina Gras dei Sette Comuni, vi corrispondono benissimo per 
gli ornamenti. Tuttavia però, siccome i nostri esemplari di Calabria non sono interamente conservati, così 
credo bene di riferirli con dubbio alla specie del Gras. 

Essa è stata citata in Italia, oltrechè negli strati con P. alpina del Veneto ®, dell’ Appennino cen- 


trale ® e della Sicilia , anche negli strati con Zioc. opalinum e Ludw. Murchisonae del Monte, Grapa®. 


2. Posidonomya sp. ind. 


Due esemplari di un’altra Posidonomya, per essere incompletamente conservati, non permettono una 
sicura determinazione. Sono affini alla P. alpina Gras, ma se ne discostano principalmente per essere 
ornati oltre che dalle coste concentriche, da fitte e sottilissime linee radiali visibili con la lente. 


VI.. Gen. Modiola Law. 


1. Modiola praecarinata B.-M. sp. — Tav. VII [I], fig. 36. 


1893. Aucella praecarinata Borro-Micca. Monte Grapa, pag. 175, tav. I, fig. 2. 
1895. Modiola praecarinata Greco. Oolite inf. di Rossamo, pag. 233. 


DIMENSIONI 
Lunghezza c ò . a 0 o 0 Apo o o o mm. 16 
Larghezza ò . i è 0 ; Ò ì 5 c . » 8 
Spessore della valva ; 5 È È 3 7 È : i È » 6 


Conchiglia piuttosto piccola, a contorno subovale, molto più lunga che larga, oltremodo convessa e 
provvista. nel punto di massima gibbosità, di una forte carena longitudinale, che partendo dall’apice ar- 
riva fino ‘al margine ventrale, dividendo la conchiglia in due parti molto ineguali e diversamente convesse. 
La parte anteriore più rigonfia dell’altra, colla quale forma quasi un angolo retto, è brevissima, quasì 
troncata e presenta una sinuosità, che comincia debolissima all’ apice; la parte posteriore è più sviluppata 
ed arrotondata; il margine ventrale è strettamente arcuato. L’apice è molto ricurvo in avanti e subter- 
minale; la superficie :della conchiglia presenta strie di accrescimento concentriche ben spiccate. 

Della MM. praecarinata B.-M. sp. ho raccolto a Pietro Malena solamente una valva sinistra che, salvo 
per le dimensioni più piccole, corrisponde all’ esemplare figurato dal Borro-Micca. 


1) PARONA. Camporovere, pag. 22, tav. V, fig. 9; — PARONA. Palaeontographia Italica, vol. I, pag. 28. 
2) CANAVARI. Strati a Pos. alpina nell’ App. centrale. 
3) Di-SreFANO. Monte Ucina, pag. 4. 

4) Borrto Micca. Monte Grapa, pag. 176. 


TIZI E VOI "SOI PI 


[21] B., GRECO 113 


Si noti però che questo autore, nel fondare tale specie proveniente dal Monte Grapa, credette bene di 
riferirla al genere Awucella. Ora l’esemplare figurato dal Borro-Micca non lascia vedere il cardine, del 
quale l’autore non fa alcun cenno nella descrizione; nelle stesse condizioni si trova il nostro di Calabria, 
ma tuttavia mi sembra che ambedue non presentino i caratteri esterni del genere Aucella della provincia 
giurassica moscovita. L'insieme dei caratteri esterni invece ravvicina molto la specie in discussione alle 
Modiolae e specialmente alla M. tenvistriata Munst. sp. dell’ Oxfordiano di Streitberg ”. Tale specie è 
distinta da quella di Borro-Micca per avere la parte anteriore della conchiglia un poco più sporgente. Del 
pari affine alla M. praecarinata B.-M. sp. è la M. carinata PAR.® del Titonico bianco di M. Timarolo- 
Rosaro, la quale si distingue, come osserva il Borro-Micca, principalmente per la presenza, nella parte 
anteriore della conchiglia, di alcune costoline radiali. 


VII. Gen. Arca L. 
1..Arca (Isoarca) Plutonis Dux. — Tav. VII [I], fig. 37,38. 


1874. Arca Plutonis DumortIER. Lias supérieur, pag. 299, tav. LXI, fig. 1-3. 
1886. Arca (Zsoarca) Plutonis Vaccx. S. Vigilio, pag. 56, tav. XIX, fig. 13. 
1893. — — —  Borro-Mricca. Monte Grapa, pag. 176. 

1895. Arca :-Plutonis Greco. Oolite inf.:di Rossano, pag. 233. 


DIMENSIONI 
1 II III 


Lunghezza 3 . ò . 5 . mm, ,10(?) mm. 15 mm. 23 
Larghezza . 5 0 5 . , : 13 18 (9) _32 


N 


L’ Arca (Isoarca) Plutonis Dum. è una specie comune, nei calcari rossi di Pietro Malena, ma la du- 
rezza eccessiva della roccia non permette sfortunatamente di osservare esemplari in soddisfacente stato 
di conservazione. Ne ho isolato diverse-valve tra destre e sinistre, che confrontate con gli esemplari di A. 
(Is.) Plutonis Dum. di S. Vigilio e colla figura data per questa specie dal DUMORTIER, vi corrispondono 
perfettamente. 

La specie fu trovata per la prima volta, negli strati con Lioc. opalinum della Verpillière e di Crussol; 


x 


in Italia è stata citata a S. Vigilio (VaceK) e al Monte Grapa (Borro-Micca). 


VII. Gen. Cucullaea Lim. 
1. Gucullaea (Macrodon?) problematica Vac. 


1886. Cucullaca (? Macrodon) problematica Vacex. S. Vigilio, pag. 57, tav. XIX, fig. 12. 
1895. Cucullaca (?) problematica Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


Questa specie è assai rara a Pietro Malena, ove ne ho raccolto due esemplari adulti conservati in 
modello interno, ed un individuo giovane, in parte ancora provvisto di conchiglia. Essi corrispondono per 
la forma e per gli ornamenti all’ esemplare di S. Vigilio descritto e figurato dal VacEK. 


1) GoLpruss. Petrefacta Germaniae, parte II, pag. 176,.tav..131, fig. 5; — D’'ORBIGNY. Prodrome, 13° étage, n. 378. 
2) PARONA e Niconis. Giura sup. della Prov. di Verona, pag. 84, tav. IV, fig. 8. 


114 B. GRECO [22] 


IDE Gen. Astarte Sow. 


1. Astarte (Praeconia) gibbosa D’OrE. sp. 


1850. Hippopodium gibbosum »’OreIicnv. Prodrome, 10° étage, n.° 301, pag. 277. 
1874. Cardita gibbosa Duwortier. Lias supérieur, pag. 294, tav. LX, fig. 4-7. 
1886. Astarte (Praeconia) gibbosa Vaccx, S. Vigilio, pag. 57, tav. XIX, fig. 16. 
1893. Astarte gibbosa Borro-Miccs. Monte Grapa, pag. 177. 

1895. Astarte (Praeconia) gibbosa Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


Conchiglia di dimensioni piuttosto piccole, spessa, allungata trasversalmente, gibbosa; apici situati 
sul margine anteriore, poco ricurvi, valve ornate da circa dodici grosse pieghe concentriche arrotondate, 
ineguali fra loro per ampiezza e poco rilevate. 

Questa specie fu fondata dal n’OrBIGNY sopra esemplari del Bajociano dei Calvados, e da Jui ascritta 
al genere Hippopodium. Successivamente fu citata: dal DumormtIER negli strati con Lioc. opalinum di 
Crussol e riferita al genere Curdita; dal Vacek a S. Vigilio, riportata al genere Astarte, sottogenere Prae- 
conia; recentemente poi dal Borro-Mricca al M. Grapa, sotto quest’ultimo nome generico. 

A. Pietro Malena la specie non è molto rara; ve ne ho raccolte quattordici valve tra destre e sinistre 
in stato però di conservazione non troppo soddisfacente. Esse corrispondono in tutti i loro caratteri alle 
descrizioni e figure date dal Vacek e dal DumoRTIER. 


X. Gen. Isocardia Lau. 


1. Isocardia (2) calabra n. sp. — Tav. IX [II], fig. 1. 


Valva destra di una piccola conchiglia ventricosa, di forma quasi subcircolare, colla massima conves- 
sità lungo la linea mediana, ove si mostra gibbosa a causa di una carena assai ottusa che, partendo dal- 
l’apice, arriva fino al margine ventrale. Apice assai sporgente, robusto, molto ricurvo in avanti; super- 
ficie ornata da sole strie di accrescimento non molto spiccate. Il cardine non è osservabile e resto perciò 
in dubbio sull’esatta determinazione generica di questa specie, ma da quanto si -può giudicare dai ca- 
ratteri esterni a me sembra assai vicina, più che ad altri, al genere Isocardia. Essa ricorda la Is. gib- 
bosa Miunst. del Bajociano di Rabenstein ®, dalla quale si distingue, oltrechè per le dimensioni minori, 
per la forma arrotondata, invece che subtrigona, e per essere repentinamente più gibbosa nella parte 
mediana della conchiglia. Per la forma poi si avvicina alla /s. terera Sow. della grande Oolite d’Imghil- 
terra ?, ma se ne distingue per la maggiore gibbosità mediana. 

Un solo esemplare appartenente a questa specie è stato trovato a Pietro Malena. Esso presenta queste 
dimensioni: lunghezza mm. 10, larghezza mm. 9. 


CS 


1) GoLpruss. Petrefacta Germaniae, II parte, pag. 209, tav. 140, fig. 10; — D’ORrBIGNY. Prodrome, 10° étage, 
n.° 339, pag. 280. 

2) SowerBy. Mineral Conchology; vol. III, pag. 171, tav. 295, fig. 2; — MoRRrIs and LycnTtT. IL Bivalves, 
pag. 66, tav. VII, fig. 1. 


[23] B. GRECO 115 


XI. Gen. Gonionmya Acass. 


1. Goniomya Paronai (?) Fuc. 
1895. Goniomya Paronai (?) Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


Dalla medesima località, più volte ricordata, di Pietro Malena, provengono cinque valve, incompleta- 
mente conservate, di una Goriomya molto rigonfia ed ornata da grosse coste, più fitte e strette in vici- 
nanza dell’apice e divise in tre porzioni: la mediana, abbastanza lunga, è parallela al margine ventrale, 
l’anteriore si unisce a questa ad angolo molto ottuso ed è diretta dall’ avanti all’indietro; la posteriore 
forma, unendosi colla mediana, un angolo di poco superiore al retto ed è disposta dall’indietro in avanti. 

Queste valve incomplete confrontate coll’esemplare originale di G. Paronaì Fuc., raccolto a S. Vi- 
gilio ®, vi corrispondono perfettamente per ciò che riguarda la convessità delle valve e gli ornamenti, ma 
siccome non sono completamente conservate, nulla può dirsi della forma della conchiglia, ed è fatto quindi 
con dubbio il loro riferimento alla specie del FucoInI. 


Gastropoda. 


I. Gen. Rimula DerR. 


1. Rimula (?) jonica n. sp. — Tav. IX [II], fig. 2. 


DIMENSIONI 
Altezza . . 0 . . . . . o ; 0 c 0 mm.:9 
Diametro basale antero-posteriore . 5 o o 3 o o o » 8(2) 
Diametro basale laterale . 5 Ò c o 3 o . o 5 DAT 


Conchiglia della forma di un corno di fortuna, con l’apice acuto, arcuato, eccentrico, e con base ovale 
Superficie ornata da quattordici coste radiali principali arrotondate, separate da spazi molto ampi, nei 
quali scorrono altrettante costoline secondarie più sottili e da numerosissime coste trasversali della stessa 
forma e grandezza di quelle radiali principali, colle quali s’ incontrano, formando un elegantissimo reti- 
colo. La carena mediana, mal conservata, sembra essere arrotondata. Su di essa, nel terzo inferiore della 
conchiglia, si osserva la fessura che non è completamente conservata, essendo in quel punto l’esemplare 
alquanto sciupato, e perciò non si vede se essa si arresti prima di giungere al margine. Data la posi- 
zione piuttosto alta della fessura, crederei che la nostra specie dovesse essere riferita al genere Rimula; 
ma d’altra parte siccome la detta incisione non è interamente conservata e non si vede quindi se essa 
arrivi o no fino al margine della conchiglia, non può neppure escludersi che possa essere una Emar- 
ginula con fessura molto estesa in altezza. 


Questa bella specie è affine alla £. clathrata Sow. del Batoniano di Francia e d’Inghilterra® e 
citata anche al Monte Grapa dal Borro-Mrcca ®; se ne distingue subito però per la forma più slanciata, per 


1) Fucini. S. Vigilio, pag. 127, tav. IV, fig. 7, 

2) MorrIs and Lycert. I, Univalves, pag. 86, tav. VIII, fig. 1; — Cossmann. Bathonien en France, pag. 342, 
tav. VI, fig. 31-33. 

3) Borto-Micca. Monte Grapa, pag. 168. 


116 B. GRECO [24] 


le coste assai meno numerose (quattordici invece di ventidue a ventiquattro) e per la presenza delle costoline 
secondarie. Per quest’ultimo carattere si ravvicinerebbe invece alla R. Deslongchampsi Cossm.®, restandone 
però sempre ben distinta specialmente per le coste principali meno numerose (quattordici invece di dician- 
nove), e per le lamelle trasversali più grosse, costiforme. 

Confrontata la nostra specie coll’esemplare originale di Emarginula (2) Vigilà Fuc., che secondo 
l’autore potrebbe anche essere una Rimula a fessura bassa, mi sono convinto trattarsi di specie affatto 
diversa. I 

Della E. (?) jonica n. sp. io possiedo semplicemente l'esemplare figurato, raccolto a Pietro Malena. 


II. Gen 6Emarginula Law. 


1. Emarginula: (?) Vigilii Fuo. 
1894. Emarginula (2) Vigili Fucini. S. Vigilio, pag. 128, tav. IV, fig. 2. 


Riferisco all’ Emarginula (?) Vigiliù Fuc. un individuo incompleto, che corrisponde assai bene all’esem- 
plare originale. Anch’io però, come il Fucini, resto in dubbio sulla determinazione generica di questa 
specie, non potendo chiaramente osservare la posizione della fessura, perchè la conchiglia è sciupata nella 
parte mediana inferiore; non può quindi escludersi che possa appartenere al genere Rima. È una con- 
chiglia della forma di un berretto frigio, con base poco ellittica, con l’apice eccentrico ed assai ricurvo e 
con la superficie ornata da circa venticinque coste più strette degli interstizi, nei quali sono sviluppate le 
strie di accrescimento, che non interessano affatto le coste. 

La specie finora era stata trovata solamente a S. Vigilio. 


2. Emarginula (?) triontina n. sp. — Tav. IX [II], fig. 3. 


DIMENSIONI 
Altezza . 0 à 7 . c 5 . o à 3 di ‘ mm. 4 
Diametro basale antero-posteriore . ; 5 0 ; ; i 3 » 4 
Diametro basale c o : . - . o 5 È c a » 3,5 


Piccola conchiglia della forma di un cappuccio, relativamente molto elevata, coll’apice un poco ec- 
centrico, presentante semplicemente un indizio di piegamento e con base leggermente ellittica. Gli or- 
namenti consistono in circa ventiquattro sottilissime costoline radiali, arrotondate, allontanate fra loro ed 
in circa altrettante strie radiali secondarie intercalate fra costa e costa. Tanto le costoline quanto le strie 
sono incontrate trasversalmente dalle lamelle costiformi di accrescimento molto numerose, onde la super- 
ficie della conchiglia risulta elegantemente reticolata. La. parte dorsale è alquanto convessa; la carena 
mediana, mal conservata, non lascia chiaramente osservare la posizione della fessura. Pare tuttavia di 
vedere su di essa al margine della base una traccia di incisione, ma siccome ciò non è molto evidente, così 
non si può dire con certezza che la nostra specie appartenga al genere Emarginula. 

L'E. (2) triontina n. sp. è affine alla E. Deslongchampsi Cossu. ®, dalla quale è ben distinta per l’apice 


1) Cossmann. Bathonien en France, pag. 342, tav. XII, fig. 33-34. 
2) Inem. Loc. cit., pag. 347, tav. XII, fig. 27-28. 


[25] B. GRECO 117 


meno curvato, le coste più numerose (ventiquattro invece di sedici a diciotto) e per la presenza di una 
sola stria secondaria interposta tra costa e costa (invece di due o tre). 

Dall’ E. ) Vigili Fuc. la nostra specie si distingue per le coste più sottili, per la presenza di una 
stria secondaria interposta fra costa e costa e per le lamelle costiformi di accrescimento ben sviluppate 
anche sulle coste. ; 

La specie è rarissima a Pietro Malena, ove ne ho raccolti due soli esemplari. 


II. Gen. Pleurotomaria DerR. 


1. Pleurotomaria angulba Dr Gree. — Tav. IX [II], fig. 4, 5. 


1886. Pleurotomaria angulba De GrecorIo. Monte Erice, pag. 7, tav. I, fig. 5. 


DIMENSIONI 
I II 
Altezza totale . ; 0 c 5 e . c mm. 17(?) mm. 30(?) 
Larghezza dell’ ultimo giro . o o o . . DI » 28 
Altezza » » ; 5 ; ò 6 i » 4 » 10 
Altezza del penultimo giro . 3 . 0 . o » 3 » 6 
Angolo apiciale : o à o o 5 0 ò 60° 60° 


Conchiglia conica, trochiforme, ombelicata, con spira assai alta, costituita da numerosi giri piuttosto 
bassi, poco convessi, angolosi al margine inferiore, separati da sutura lineare e con base piana. Anfratti 
ornati da sottili linee spirali e da fine rughe di accrescimento sigmoidali; incisione del seno ben svilup- 
pata, fasciola situata nella metà inferiore dell’ anfratto; apertura subquadrangolare. 

La specie ora descritta è assai comune a Pietro Malena, ma è difficile ottenerne esemplari in buono 
stato di conservazione. Questi sembrano differire dalla Pleurotomaria angulba tipica descritta e figu- 
rata dal De GREGORIO, per la maggiore inclinazione delle strie di accrescimento sigmoidali; ma tale 
differenza è del tutto apparente, perchè il dettaglio degli ornamenti di questa specie, dato dal De GrE- 
GORIO e riguardante solo le ornamentazioni della metà superiore di un anfratto, mi pare che non sia ben 
riuscito. Le strie di accrescimento infatti, riprodotte a rovescio nel dettaglio ornamentale, hanno una in- 
clinazione opposta e meno sentita di quella che si può vedere nella rispettiva figura rappresentante l’esem- 
plare originale del De GrEGoRIO. Le strie di accrescimento sigmoidali che si osservano nell’esemplare più 
piccolo da me figurato (Tav. IX [II], fig. 4) presentano appunto la stessa inclinazione indicata in questa 
ultima figura del De GREGORIO e quindi ritengo che anche per questo carattere i nostri esemplari calabresi 
corrispondano alla PI. angulba DE GREG. 

La specie è affine, oltrechè alla PI. Joannis Dum. ed alla PI. Grasana D’ ORB.?, colle quali è stata con- 
frontata dall’autore, anche alla PY. fasciata Sow. sp.3, dalla quale si distingue per gli anfratti meno con- 
vessi e più bassi e per le linee spirali e le strie di accrescimento meno numerose e meno spiccate. 

Si noti poi che nel lavoro del De GREGORIO è stato indicato per questa specie, certamente per errore 
di stampa, l’angolo apiciale di 20°, mentre l'esemplare da lui figurato ne misura 60°, come precisamente 
si riscontra nei nostri di Calabria. 


1) DumoRTIER. Lias supérieur, pag. 152, tav. XXXVI, fig. 10, 11. 
2) p’'OrBIGNY. Gastropodes, pag. 436, tav. 360, fig. 1-5. 
3) Vacex. S. Vigilio, pag. 50, tav. XVIII, fig. 2. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. - 16 


118 B. GRECO [26] 


2. Pleurotomaria sp. ind. 


Specie che ha molte analogie colla Pleurotomaria Mulsanti Trioi.®, dalla quale sembra essere di- 
stinta per la mancanza nella parte superiore degli anfratti di un cingolo listiforme spirale, corrispondente 
a quello che si trova nella parte inferiore. Nulla però può dirsi con sicurezza per l’incompleto stato di 
conservazione dell’unico esemplare esaminato. 


IV. Gen. Stomatia Law. 


1. Stomatia calabra n. sp. — Tav. IX [II], fig. 6. 


DIMENSIONI 


Altezza . o o o . o - . o . È È È mm. 4 
Larghezza . o 5 o 0 î ò ° È o ò È » 12 


Conchiglia auriforme, depressa, con spira costituita da due soli anfratti crescenti con eccessiva ra- 
pidità. L’ultimo di essi, immensamente sviluppato, costituisce quasi da solo tutta la conchiglia ed è de- 
presso, slargato, appena convesso nella sua parte superiore, angoloso al margine esterno ed appianato 
alla base. L’apertura è ovale assai allungata obliquamente, col labbro esterno molto sviluppato, l'interno 
ridotto e falciforme, colla concavità rivolta verso il labbro opposto. La conchiglia è in massima parte 
decorticata; tuttavia in un punto, ove il guscio è conservato si può distinguere una ornamentazione co- 
Stituita da numerose strie spirali, ravvicinate fra loro ed incrociate con rughe di accrescimento spiccate. 


N 


Questa caratteristica specie è completamente differente da tutte le altre Sfomatiae giurassiche finora 


x 


conosciute”. Essa è rarissima a Pietro Malena, ove ne ho raccolto due soli esemplari. 


V. Gen. Turbo L. 


1. Turbo silanus n. sp. — Tav. IX [II], fig. 7, 8. 


DIMENSIONI 
I TI 
Angolo apiciale . ò c . c c o o 60° 60° 
Altezza totale 6 : o " o o 6 : mm. 16 mm. 15 
Altezza dell’ultimo giro BA e I gl ce » 9) » 9) 
Larghezza » » a G c 0 £ o » 15 » 14 
Altezza del penultimo giro . c a ò ; " » 4 » 4 


Conchiglia turbinata, un poco più lunga che larga, con spira elevata, svolgentesi sotto un angolo 
di 60°, costituita da anfratti regolarmente convessi ed ornati da circa sei cingoli scabrosi, spirali, ab- 
bastanza rilevati, separati da solchi più ampi. Nell'ultimo giro le scabrosità dei cingoli sono convertite 
in spine assai sviluppate. In quasi tutti gli esemplari completamente isolati (Tav. IX [II], fig. 7), tali 
scabrosità, in seguito alla semicalcinazione, sono divenute farinose e smussate e l’ultimo giro si presenta 
alquanto distaccato dal resto della spira, per la mancanza del guscio, che in questa parte doveva essere 


1) DumoRTIER. Lias supérieur, pag. 153, tav. XXXVII, fig. 12, 13. 
2) Vedi p’ORBIGNY: Gastropodes, pag. 371-374, tav. 339, fig. 4-10. 


[27] B. GRECO 119 


molto ispessito. Ho lasciato poi un esemplare coll’ ultimo giro ancora aderente alla roccia (Tav. IX [II], 
fig. 8) ed in questo si possono osservare gli ornamenti spinosi sopra ricordati. La base è convessa e, a 
quanto si può osservare, provvista di larga fessura ombelicale. L'apertura è arrotondata. 

Per gli ornamenti questa specie si avvicina al 7. planispira Cossm.), ma ne è ben distinta per lo 
svolgimento della spira completamente diverso e per l’angolo apiciale assai più stretto. 

Il 7. silanus n. sp. è piuttosto raro a Pietro Malena, ove ne ho raccolto cinque esemplari. 


VI. Gen. Amberleya Morris et Lycent. 


1. Amberleya Julianensis Dr Gre. sp. 
1886. Eucyclus Julianensis De GreGoRrIO. Monte Erice, pag. 6, tav. I, fig. 1. 


Riferisco a questa specie due esemplari incompleti. Uno di essi, corrispondente all’ esemplare rap- 
presentato dal De GrEGoRIO colla fig. 19, è sezionato nel senso dell’asse della conchiglia e conserva 1° ul- 
timo ed il penultimo anfratto. La conchiglia appare turbinata, priva di ombelico, a spira alta, con an- 
fratti molto rigonfi. L'ultimo di essi assai sviluppato, sembra essere ornato da sette coste spirali rego- 
lari ed allontanate fra loro; sul penultimo poi si contano invece due soltanto di queste coste spirali. 
L'apertura doveva essere ovale, angolosa in alto. 

L'altro esemplare rappresenta, sezionato longitudinalmente, solo l’ultimo anfratto e corrisponde al- 
l'esemplare della fig. 1a in De GreGoRIO. Esso ha la superficie in parte ben conservata e vi si contano 
circa sette costole spirali allontanate, e numerosissime strie di accrescimento lamellose, che si vedono 
bene anche sopra le costole. i 

* Il Dr GreGORIO, nello stabilire questa sua nuova specie, credette bene di riferirla al genere Eucycelus. 
Bisogna però osservare che tale genere fu fondato dal DesLonecHamPs nel 1860 ? per conchiglie ascritte 
impropriamente dagli autori al genere 7urbo, come il 7. Capitaneus Muxst., il 7. princeps Roem. ecc. Ma 
il Fiscuer ® e lo ZirrEL * ritengono che tale genere sia sinonimo del genere Amberleya, stabilito da MoRRIS 
e Lvcerr nel 1851 ® e che quindi, per ragione di precedenza, è quest’ultimo nome che deve rimanere. 

L’Amb. Julianensis De GREG. sp. oltre che all’Amb. princeps Roem. sp. , come dice l’autore, è assai 
vicino all’Amb. pinguis Dest. sp.”, dalla quale si distingue per il minor numero delle coste spirali. 


VII. Gen. Cirrus Sow. 
1. Girrus Martuccii n. sp. — Tav. IX [II], fig. 9-12. 


Conchiglia trochiforme, sinistrorsa, a spira elevata, svolgentesi, negli esemplari adulti (Tav. IX [II], fig. 9), 
sotto un angolo concavo per il grande sviluppo dell’ultimo giro. I primi sette giri si svolgono regolarmente 


1) Cossuann. Bathonien en France, pag. 262, tav. VII, fig. 43-46. 

2?) DEsLONGCHAMPS. Eucyclus. 

3) FiscHER. Manuel de Conchyliologie, pag. 815. Paris 1887. 

4) ZirteL. Grundzige der Palaeontologie, pag. 327. Munchen und Leipzig, 1895. 


5) MorrIs and LvycETT. I, Univalves, pag. 54; — HupLeston. Gasferopoda of the Inf. Oolite, pag. 274-277. 
6) p’OrBIGNY. Gastropodes, pag. 357, tav. 335, fig. 9-10. 
7) DEsLOonGcHAMPS. Eucyclus, pag. 30, tav. XI, fig. 7. 


. 


120 B. GRECO [28] 


con un angolo spirale di 62° (Tav. IX [II], fig. 10) sono assai convessi, ottusi nella parte mediana e carenati 
alla base (Tav. IX [II], fig. 11), il penultimo è di forma subquadrangolare (Tav. IX [II], fig. 12); l’ul- 
timo, molto più sviluppato in senso laterale (Tav. IX [II], fig. 9), è arrotondato, l'ombelico è imbutiforme, 
molto ampio ed arriva fino al primo giro. L’apertura non è chiaramente osservabile nell’esemplare adulto da 
me figurato, perchè esso non è in quel punto ben conservato, ma sembra essere arrotondata. I giri sono ornati 
da cingoli spirali, che si continuano anche nella parte inferiore dell’anfratto, e da numerosissime coste 
nodose trasversali, che cominciano alla sutura, svaniscono al punto di contatto con l’anfratto seguente, e 
si ritrovano alla base dello stesso anfratto, per andare a terminare nell’ombelico (Tav. IX [II], fig. 11, 
12). L’interruzione di questi cingoli ‘manca nell’ultimo giro. 

È grande la somiglianza che questa specie presenta col C. nodosus Sow.!; si distingue però da esso 
per la spira più alta, crescente meno rapidamente e per le costole molto più fitte e più grosse. 

Si deve però adesso avvertire che nel lavoro del De GREGORIO, più volte citato, si trova descritto un 
Cirrus empetus De GREG.® proveniente dal Monte Erice di Sicilia, che ha grande analogia coi nostri esem- 
plari, tanto che mi sorge il dubbio.che possa essere la stessa specie. Il De GREGORIO però dà una figura, 
non bene riuscita, di un esemplare che ha conservato l’ultimo giro ed un frammento piccolissimo del 
penultimo, e descrive la specie con queste sole parole: “ Sinistrorsa, delfinuliforme, ornata di cingoli spi- 


rali crenulato-nodosi e di sottilissime strie assiali ,. Si noti poi che nell’esemplare da lui figurato questi” 


cingoli spirali sono invece assiali, e viceversa le strie assiali sono invece spirali. Dato quindi l’incom- 
pleta diagnosi della specie e la imperfetta figura di un esemplare così incompleto, non è possibile dire 
se i miei esemplari possano riferirsi alla specie del De GREGORIO e, nell’incertezza, mi sembra più op- 
portuno farne una specie nuova. 

Il C. Martuccii n. sp. è assai comune a Pietro Malena, ma è oltremodo difficile procurarsene degli 
esemplari completi. I due che figuro sono i più completi che io abbia; essi presentano le seguenti di- 
mensioni: 


I I 
Altezza totale . o c c c o c c . mm. 13 mm. 24 
Larghezza dell’ ultimo giro . c o o 3 . » 17 » 44 
Altezza » » o o 5 7 ù Ò » 6 » 13 
Altezza del penultimo giro . . 6 7 o c » 3 » 6 


Intitolo questa specie in omaggio di amicizia al marchese G. MaRtUCcCI, proprietario della località 
Pietro Malena, dove ho raccolto tutti i fossili che formano oggetto di questo lavoro. 


VIII. Gen. Teinostoma Ap. 


1. Teinostoma sp. n. 


Riferisco a questo genere dieci esemplari in cattivo stato di conservazione. Essi hanno conchiglia pic- 
cola, bassa, con spira costituita da pochissimi giri arrotondati, l’ ultimo dei quali è più grande assai dei 
precedenti. In un esemplare la base è ben conservata e presenta distintamente la callosità che ricopre 


l'ombelico. L'apertura è arrotondata. La superficie della conchiglia non si può osservare in nessun esem- 
plare, essendo tutti più o meno decorticati. Credo che essi vadano ascritti ad una nuova specie, perchè 


1) SowerBy. Mineral Conchology, vol. III, pag. 35, tav. 219, fig. 2 e 4; — HupLesron. Gasteropoda of the inf. 
Oolîte, pag. 313, tav. XXV, fig. 6. 
?) De GrEGORIO. Monte Erice, pag. 7, tav. I, fig. 4. 


| 


[29] B. GRECO 121 


non ho veduto alcun Zeinostoma oolitico, e quelli liasici, 7. (Rotella) macrostoma Sto. > e T. Neumayeri 
Gemm.®, sono specie da questa ben diverse. Stante però il loro incompleto stato di conservazione non 
credo opportuno di distinguerli con un nuovo nome specifico. 


IX. Gen. Adeorbisina n. g. 


Conchiglia piccola, depressa, provvista di fessura ombelicale. Giri poco numerosi, lisci, depressi, l’ul- 
timo dei quali è in vicinanza dell’apertura provvisto esternamente di una espansione, che gli fa acqui- 
stare un aspetto del tutto caratteristico e che non si continua fino all’apertura. Questa non è combple- 
tamente conservata nella parte inferiore, ma sembra essere depressa, trasversalmente allungata. 

Per la forma della conchiglia questo genere è assai vicino agli Adeorbis; se ne distingue per la ca- 
ratteristica espansione in vicinanza dell’apertura e per non essere profondamente ombelicata. Dai Teino- 
stoma diversifica principalmente per l'espansione ora ricordata e per la mancanza della callosità che suole 
ricuoprire l’ombelico di essi. 

Riguardo poi alla posizione sistematica di questo nuovo genere credo che, per la sua affinità coi ge- 
neri Adeorbis e Teinostoma, debba essere collocato accanto a questi nella famiglia delle Umbonidae, secondo 

il recente trattato di Paleontologia dello ZirtEL®. 
i Il genere Adeorbisina è rappresentato nella fauna di Pietro Malena da una a sola specie che è la seguente: 


1. Adeorbisina Canavarii n. sp. — Tav. IX [II], fig. 13. 


DIMENSIONI 
Altezza totale . 5 Ò ù È A P i 6 6 n , mm. 4 
Larghezza dell’ultimo giro. o o 0 . 5 0 5 o a DET 
Altezza » » . é a A 7 : 5 5 i va 13) 


Piccola conchiglia liscia, piuttosto spessa, eburnea, con spira bassa, costituita da quattro giri depressi, 
di forma ellittica, riuniti da sutura lineare e provvisti di una debolissima depressione spirale in vici- 
nanza di essa. L’ultimo anfratto presenta in vicinanza dell’apertura l’espansione caratteristica di questo 
genere. L’apertura sfortunatamente non è ben conservata nella parte inferiore, ma sembra essere depressa 
e allungata trasversalmente. . 

L’A. Canavarii n. sp. è rarissima a Pietro Malena; io ne possiedo due soli esemplari, il migliore 
dei quali è quello che ho figurato. 


X. Gen. Trochus LI. 


i 1. Trochus Vinassai n. sp. — Tav.IX [II], fig. 14. 
DIMENSIONI 
Altezza totale . È : o o o . c o o c mm. 19 (?) 
Larghezza dell’ ultimo giro . È È 3 ; 7 ; 7 i p_19° 
Altezza » » 2 a è 5 - 5 : 6 3 » 4 
Altezza del penultimo . Ò o o . 5 o 5 ; 5 » 3 
Angolo apiciale . . . ‘ . . o . î È . 380 


1) STOLICZKA. Gastropoden und Acephalen, pag. 178, tav. III, fig. 5. 
?) GammeLLARO. Casale e Bellampo, pag. 344, tav. XXVII, fig. 15, 16. 
3) ZirTtoL. Grundziige der Palaeontologie, pag. 329. Minchen und Leipzig, 1895. 


122 B. GRECO |30]} 


Conchiglia conica, ombelicata, più alta che larga, con spira elevata, costituita da numerosi giri em- 
briciati, piani nella regione esterna, angolosi inferiormente, con base appianata e con apertura subqua- 
drangolare. Gli ornamenti consistono in tre cingoli spirali equidistanti, allontanati fra loro, stretti, non 
molto spiccati, ed in costoline trasversali numerosissime, alquanto inclinate e visibili anche ad occhio nudo, 
le quali incontrando i cingoli formano un elegante reticolo in tutti gli anfratti. 

Questa bella specie è ben diversa da tutte le consimili conosciute. Ricordo semplicemente a titolo di 
confronto che essa ha analogie col 7y. Falconetti Dum.!, ma se ne distingue subito per gli anfratti embri- 
ciati, per la presenza dell’ombelico, per i cingoli spirali non tubercolati e per l’elegante reticolo formato 
dalle costoline trasversali con i cingoli spirali. 

Il Tr. Vinassai n. sp. è raro a Pietro Malena; ne ho raccolto quattro soli esemplari. 


2. Trochus (Auseria?) Fucinii n. sp. — Tav. IX [II], fig. 15, 16. 


DIMENSIONI 
I II III 
Altezza totale . c c 6 mm. 40 (?) mm. 25 (?) mm. 32 (?) 
Altezza dell’ultimo giro . ò » 14 DIAMO » 10 
Larghezza . o 0 0 ò » 30 » 17 » 20 
Altezza del penultimo. c 5 » 9 » 6 » 7 
Angolo apiciale . o 3 Ù 37° 370 370 


Conchiglia sinistrorsa, assai più lunga che larga, conica, non ombelicata. Spira elevata composta di 
numerosi giri appena convessi, disposti con sentita inclinazione sull’ asse della spira, l’ultimo dei quali è 
più o meno ottusamente carenato nella parte inferiore. Questi giri sembrano embriciati negli esemplari 
che hanno la conchiglia decorticata, ma in un frammento che ha la superficie ben conservata, si può vedere 
chiaramente che ogni anfratto è ricoperto in tutta la sua base dal susseguente e che la sutura è lineare. 

Dal complessivo esame degli altri esemplari e di questo frammento a superficie ben conservata si deduce 
che i giri di questa specie sono ornati da parecchie pieghe trasversali ottuse, allontanate fra loro, e da 
numerosissime strie spirali, serrate, lineari, che sono sviluppate anche sulle pieghe. Di queste se ne contano 
dieci nell’ultimo giro. 

La base è rigonfia, specialmente in vicinanza dell’apertura e, secondo ciò che si può osservare in un 
esemplare che in quel punto ha conservato la conchiglia, ornata da finissime strie concentriche, un poco 
ondulose, incrociate da sottili linee di accrescimento. L’apertura è subquadrangolare arrotondata. 

Grande è la somiglianza che questa specie presenta col Tv. (Zectus) Antinorii Gemm. del Lias inferiore 
di Casale e Bellampo?! Se ne distingue però per gli anfratti più inclinati sull’asse della spira e più alti 
e per l’ultimo giro molto più sviluppato. Si deve poi avvertire che ;il Fucini ® nel fondare il nuovo 
sottogenere Awuseria, ritenne che con ogni probabilità ad esso.si potesse ascrivere il 7. (Tectus) Antinori 
Gemm. Stante la grande somiglianza che esiste tra questa specie di GemuELLARO e la nostra di Calabria 
anch'io sarei propenso a riferire questa al sottogenere Auseria. Ma quantunque i nostri esemplari per 
l’insieme dei caratteri corrispondano assai bene a tale sottogenere, pure il loro stato di conservazione non 


1) DumorTIBR. Lias supérieur, pag. 140, tav. XXXVII, fig. 14-16. 
2) GawmeLLARO. Cusale e Bellampo, pag. 359, tav. XXVII, fig. 31-33. 
3) Fucini. Monte Pisano, pag. 147, 148. 


i 
1 
i 
i 
i 


[31] B. GRECO 123 


troppo soddisfacente mi fa restare in dubbio su tale determinazione, perchè non posso assicurarmi se essi 
siano provvisti nel margine inferiore degli anfratti di una espansione foliacea ondulata o spinosa, che è 
uno dei caratteri principali delle Auseriae. 

Il Tr. (Auseria?) Fucinii n. sp. è comunissimo a Pietro Malena, ma è oltremodo difficile di estrarne 
discreti esemplari. 


XI. Gen. Nerita L. 


1. Nerita pygmaea n. sp. — Tav. IX [II], fig. 17. 


DIMENSIONI 

I II INI IV 
Altezza . 7 ò ò 5 mm. 2 mm. 4 mm. 4 mm. 5 
Larghezza . È 0 b pato » id DID, PENIG, 


Piccolissima conchiglia, piuttosto spessa, globosa, leggermente più larga che alta, con spira bassissima, 
costituita da tre giri, l’ultimo dei quali, ventricoso, abbraccia tutti i precedenti. Sutura lineare; apertura 
semilunare e disposta quasi parallelamente all’asse della conchiglia. Labbro interno in quasi tutti gli esem- 
plari ricoperto da roccia; tuttavia in qualche individuo si può riconoscere che è ispessito. Superficie liscia, 
provvista soltanto di strie di accrescimento molto fitte e poco spiccate. 

Sono stato alquanto indeciso se riferire questa specie al genere Nerita o al genere Neritina. Ma ho 
poi veduto che il Cosswann”, come già aveva fatto il p’ORBIGNY®, riunisce le Nerifinae giurassiche colle 
Neritae, osservando che, se è difficile separare questi due generi nel terziario, lo è molto di. più nei terreni 
giurassici. Mi sono perciò deciso ad attribuire la nostra specie al genere Nerita così come è inteso dal 
D’OrBIGNY e dal Cossmann. Anche lo ZirtteL® ritiene che la maggior parte delle Neritinae giurassiche si 
possano riferire ad Oncochilus, che è un sottogenere di Nerita del Trias e del Giura. 

La N. pygmaea n. sp. e affine alla N. Gea p’ORB. della Grande Oolite di Francia®. Se ne distingue per 
la maggiore involuzione degli anfratti, per il labbro interno molto meno arcuato e per l’apertura semi- 
lunare invece che arrotondata. La N. n. sp. aff. Gea D’OrB. del Monte Grapa” , considerata dal Borro-Micca 
come una Neritina, è specie diversa dalla nostra, perchè salvo per le dimensioni maggiori, è simile per 
la forma alla N. Gea D’ORB., dalla -quale si distingue per un callo molto pronunciato sul labbro interno. 

La N. pygmaea n. sp. è frequente nei calcari rossi carnicini di Pietro Malena. 


XII. Gen. Neritopsis Grar. 


Questo genere è, fra i Gasteropodi, il più frequente a Pietro Malena; la maggior parte però degli 
esemplari è in deficiente stato di conservazione. Pochi sono quelli che presentano i caratteri necessari per 
la loro esatta determinazione; fra essi ho potuto separare tre specie che tra poco descriverò. 


1) Cossmann. Bathonien en France, pag. 151. 

2) D’OrBIGNY. Gastropodes, pag. 229. 

3) ZirteL. Traité de Paléontologie, vol. II, pag. 199. 

4) p’OrBIGnY. Gastropodes, pag. 232, tav. 302, fig. 5-7. Fig. 5 in grandezza naturale; fig. 6,7 ingrandite. 
5) Borro-Mrcca. Monte Grapa, pag. 172, tav. I, fig. 1. 


124 B. GRECO [32] 


Insieme colle Nerifopsis poi ho trovato anche isolati alcuni opercoli di esse. Il DesLonecHAMPS, come 
è noto, descrisse tali opercoli come conchiglie interne di Cefalopodi e li chiamò Peltarion; QUENSTEDT poi 
li considerò come valve isolate di Brachiopodi e Moore li riferì ai Chifon®.Fu il BrAuDovIN? che trovò 
modelli di Nerifopsis coll’opercolo aderente e constatò che questo corrispondeva esattamente ai così detti 
Peltarion. 

Il DumortIER ha poi in seguito descritto e figurato un bell’esemplare di opercolo di Nerifopsis (Pelta- 
rion), raccolto a Saint Romain, e da lui attribuito alla N. Philea D’ORB.® 

I Peltarion da me isolati (Tav. IX [II], fig. 22) sono in numero di nove in diverso grado di sviluppo e 
conservati quasi totalmente in modello. Essi hanno grandissima analogia col Peltarion figurato dal DumoRTIER 
e con quello rappresentato dal BrAUDOUIN (1. c., pag. 186), di modo che non resta alcun dubbio circa la 
loro determinazione come opercoli di Neritopsts. 

Siccome poi essi sono stati raccolti isolati dalle rispettive conchiglie, riesce assolutamente impossi- 
bile dire a quale specie delle nostre Neritopsis possano appartenere. 


1. Neritopsis spinosa Hg. et DesL. — Tav. IX [II], fig. 18-20. 


1860. Neritopsis spinosa HeéserT et DesLonacnamps. Montrevil-Bellay, pag. 32, tav. 1, fig. 5. 


1886. — —  Vacex. S. Vigilio, pag. 51, tav. XVIII, fig. 6. 
1895. —_ — Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 
DIMENSIONI 
I I DI IV 
Altezza totale . . c mm. 8 mm. 13 mm. 16(?) mm. 25 
Larghezza dell'ultimo giro. DINO) » 14 » 17 » 30 


Gli ornamenti spinosi caratteristici di questa specie non sono conservati ne’ nostri esemplari comple- 
tamente isolati, perchè nella estrazione di essi rimangono infissi generalmente nella roccia. Se si lasciano 
però gli esemplari in parte aderenti alla roccia (Tav. IX II, fig. 18), le spine sono evidentissime e, col com- 
plessivo esame di tutti gli esemplari, ci possiamo fare una idea esatta della loro disposizione in serie 
lungo i cingoli spirali, e della loro posizione nel punto ove questi sono incontrati dalle costole trasversali. 

Sebbene questa bella e caratteristica specie sia stata dapprima trovata nell’Oxfordiano inferiore di 
Montreuil-Bellay fu citata poi dal Vacek a S. Vigilio. Essa è frequentissima a Pietro Malena. 


2. Neritopsis Benacensis Vac. 


1886. Neritopsis Benacensis Vacer. S. Vigilio, pag. 51, tav. XVIII, fig. 5. 


1888. = —_ GroLi. S. Vigilio e Monte Grappa, pag. 8. 
1895. — — Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 
DIMENSIONI 
I II DI IV 
Altezza totale . agio mm. 5 mm. 10 mm. 12 mm. 22 (2) 
Larghezza dell’ultimo giro. » 6 DIRLO p 3 » 123 


1) ZirTtnL. Traité de Paléontologie, vol. II, pag. 200. 
2) BrauDovINn. Neritopsis Deslongchampsi, pag. 182. 
3) DUMORTIRR. Lias supérieur, pag. 133-134, tav. XXXV, fig. 1-4. 


[33] B. GRECO 125 


A questa specie corrispondono venti esemplari, che hanno la conchiglia molto convessa, con spira corta, 
costituita da due o tre giri crescenti assai rapidamente e rigonfi. L'apertura è di un ovale arrotondato. 
La superficie della conchiglia, conservata in parte in alcuni esemplari, è provvista di strie spirali nume- 
rose, che alternano con due o tre più sottili, e tanto le une come le altre sono incrociate con costole 
trasversali regolari, arrotondate e piuttosto ravvicinate. 

Uno solo dei nostri esemplari ha le dimensioni di quello figurato dal Vacex; gli altri sono tutti più 
piccoli. 


3. Neritopsis Maleniana n. sp. — Tav. IX [II], fig. 21. 


DIMENSIONI 


Altezza totale . 6 Ò 5 c 7 5 6 : mm. 16 mm. 28 
Larghezza dell’ultimo giro c È : o c o DINT) » 26 


Conchiglia regolarmente rigonfia, con spira assai bassa, costituita da due o tre giri crescenti molto 
rapidamente, l’ultimo dei quali, concavo in vicinanza della sutura, costituisce quasi da solo tutta la con- 
chiglia. Apertura subcircolare. Superficie ornata da circa sei costo spirali ben distinte e piuttosto strette, 
fra le quali si trovano una o due costoline secondarie e da poche pieghe trasversali rilevate e fra loro 
allontanate. 

La N. Maleniana n. sp. ricorda la N. Philea D’ORB. per le coste spirali sottili alternanti con quelle 
più grosse; ne è però ben distinta per la spira meno sporgente, le coste spirali meno numerose e per 
le pieghe trasversali assai più robuste e più allontanate fra loro. 

Questa nuova specie è rappresentata nel mio materiale da cinque esemplari. 


XIII. Gen. Discohelix DuxkeR. 
1. Discohelix sp. ind. 


Appartengono a questo genere quattro esemplari più o meno incompletamente conservati, che, per la 
forma dei giri e per il loro sviluppo assai lento, ricordano la D. cfr. reticulata StoL. di S. Vigilio” . Diversi- 
ficano però da questa specie per le loro proporzioni costantemente maggiori e perchè sembrano essere 
provvisti di una serie di tubercoli tanto al margine superiore quanto all’inferiore dell’ ultimo giro. Tuttavia 
per l’incompleto stato di conservazione degli esemplari non si può nulla asserire con fondamento. 


2. Discohelix sp. ind. 


Resta pure indeterminata una piccola Discohelix conservata in modello interno e sezionata trasver- 
salmente secondo il piano mediano. Per la forma degli anfratti, per il loro accrescimento piuttosto rapido 
e per la presenza dell’ombelico in ambedue le superficie della conchiglia, questa specie ricorda molto da 
vicino la D. Neumayeri UnL.® citata anche al Monte Grapa dal Borto-Mrcca®. 


4) D’ORBIGNY. Gastropodes, pag. 222, tav. 300, fig. 5-7; — Vacux. S. Vigilio, pag. 51, tav. XVIII, fig. 4. 
2) VacnK. S. Vigilio, pag. 52, tav. XVIII, fig. 11. 

3) Uni. Babierziwka bei Neumarckt in West-Galizien, pag. 15, tav. VII, fig. 9-11. 

4) Borrto-Micca. Monte Grapa, pag. 170. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 17 


126 B. GRECO [34] 


La piccolezza dell'esemplare ed il suo incompleto stato di conservazione non permettono ulteriori con- 
fronti colla specie dell’ URLIG, 


XIV. Gen. Onustus Gray. 


1. Onustus supraliasinus Vac. — Tav. IX [II], fig. 23. 


1886. Onustus supraliasinus Vacax. S. Vigilio, pag. 52, tav. XVIII, fig. 14-16. 


1888. — — Gioni. S. Vigilio e Monte Grappa, pag. 6, tav. I, fig. 4. 
1893. — — Borro-Micca. Monte Grapa, pag. 171. 
1895. _ — Graco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


L’ Onustus supraliasinus Vac. è rappresentato nel mio materiale da numerosi esemplari, ma quasi tutti 
in stato di conservazione non troppo soddisfacente. Essi, confrontati direttamente cogli esemplari prove- 
nienti da S. Vigilio, vi corrispondono esattamente. 

La specie fino ad ora era stata citata a S. Vigilio ed al Monte Grapa. 


XV. Gen. Natica (ApAmson) Lam. 


1. Natica sybarita n. sp. — Tav. IX [II], fig. 24. 


DIMENSIONI 

Angolo apiciale . c ò o . o x c . o o 64° 
Altezza dell'ultimo giro . c o c . - o ò o . mm. 27 
Larghezza » dd o d . o 6 ù . c 0 » 33 
Altezza del penultimo giro 5 Ò 0 " Ò à o o È » 8 
Altezza totale . SERA 0 o ò " o c . Ò : » 43 


Conchiglia assai convessa molto più lunga che larga, a contorno quasi ovale, liscia. Spira elevata, 
svolgentesi sotto un angolo di 64°, costituita da sette giri lisci, assai rigonfi, l’ultimo dei quali, ventricoso, 
è immensamente sviluppato ed alquanto scavato alla base accanto alla columella. Apertura ovale, più 
alta che larga, angolosa nella parte superiore, arrotondata inferiormente. 

La N. sybarita n. sp. è rara a Pietro Malena, ove, oltre l’esemplare figurato, ne ho raccolto solo altri 
tre frammenti. Essa, per la forma della spira, ricorda grandemente la N. Bayociensis D’ORB.? della Oolite 
inferiore di Bayeux. Se ne distingue però per le proporzioni molto più grandi, per gli anfratti più con- 
vessi e per l’ultimo giro assai più sviluppato e più ventricoso. È affine parimente alla N. Lemestei Dum., 
dalla quale si distingue per le sue proporzioni maggiori, per l’angolo apiciale più ampio, per l’ultimo 
giro molto più ventricoso, per l’apertura più slargata in basso ed angolosa in alto. 

La N. formosa MorR. et Lyc.® è pure specie diversa dalla nostra per le proporzioni più grandi, per 
la spira alquanto più bassa e per l’ultimo giro assai più sviluppato. 


DS 


1) p'OrBIGNY. Gastropodes, pag. 189, tav. 289, fig. 1-3. Si noti però che le figure 2 e 3 sono l’ingrandimento 
dell’esemplare rappresentato colla fig. 1. 

2) DUMORTIER. Lias supérieur, pag. 281, tav. LIX, fig. 1-2. 

3) MorRrIS and LyceTT. I, Univalves, pag. 42, tav. VI, fig. 10. 


[35] B. GRECO 127 


XVI. Gen. Chemnitzia D’ORB. 


1. Chemnitzia sp. ind. 


Appartengono a questo genere ” numerosi frammenti di un grande gasteropodo con spira assai allun- 
gata, costituita da anfratti numerosi e lisci. Sembra che esso abbia analogia colla C%. niortensis D’ORB. 
della Grande Oolite francese ®; ma, per l’incompleto stato di conservazione degli esemplari, nulla può 
dirsi con fondamento. 


XVII. Gen. Coelochrysalis Km. 


1. Coelochrysalis (?) Kittli n. sp. — Tav. IX [II], fig. 25-27. 


Fra i numerosi fossili provenienti da Pietro Malena si trovano sette esemplari di un gasteropodo 
assai vicino al genere triasico Coelochrysalis. Essi furono da me inviati in esame all’autore di tale genere, 
dott. KirTL, per potere da lui avere un sicuro giudizio. Egli infatti, dopo avere osservato gli esemplari, mi 
rispose gentilmente che essi sono molto simili al genere Coelochrysalis, ma diversificano per essere striati 
longitudinalmente e forse per avere anche bocca più semplice. È da notare però che una debole striatura 
Spirale fu osservata dallo stesso KirtL e da Jon. BònM in alcuni esemplari ben conservati di ©. fenuica- 
rinata KirtL®. In ogni modo, per essere tale striatura molto più spiccata nei nostri esemplari e per l’altro 
carattere della bocca più semplice, avvertito dal Kiri, si deve sempre rimanere in dubbio se ai Coelo- 
chrysalis si debba riferire la nuova specie, o se essa debba prendersi a tipo di un nuovo genere, al quale 
dare il nome di Alia. Essa presenta i seguenti caratteri: 

Piccola conchiglia pupoide, ombelicata, a spira elevata, costituita da numerosi giri molto bassi, appena 
convessi esternamente ed ornati, quando la conchiglia è conservata, da numerosissime strie spirali visibili 
colla lente. I primi giri mancano in quasi tutti gli esemplari, solamente un giovane individuo li ha tutti 
conservati (Tav. IX [II], fig. 26) e si può in tal modo osservare che essi, restringendosi repentinamente, danno 
a questo esemplare presso a poco la forma di una piccola cupola. 


x . 


Nei giovani esemplari la base è quasi piana, l’ombelico piuttosto ampio e l’apertura subquadrango- 
lare; negli adulti l’ultimo giro è molto più sviluppato, la base convessa, l’ombelico ristretto e l’apertura, 
non bene osservabile, sembra essere ovale. Le dimensioni dei due esemplari meglio conservati sono le 


seguenti : 


I II 
Altezza totale ° c 0 o o c o o mm. 6 mm.10 (?) 
Larghezza dell’ultimo giro . 6 i } ” ò » 5 >» 5 
Altezza » » È É 5 î " 5 >_D » 3,5 
Altezza del penultimo » . C 0 . ; 5 » 149 DINO. 


Il C.) Kittli n. sp. è una bella e caratteristica specie, differente da tutte le altre fino ad ora 
conosciute. 


4) Vedi: Fucini. Monte Pisano, pag. 166-67. 
2) D’ORBIGNY. Gastropodes, pag. 48, tav. 242, fig. 1,2; — Cossmann. Bathonien en France, pag. 172, tav. IX, fig. 6, 7. 
3) KirTtL. Marmolata, pag. 70; — Jorn. Bònm. Gastropoden des Marmolatakalkes, pag. 290. 


128 B. GRECO [36] 


Cephalopoda. 


I. Gen Nautilus Brevyx. 


1. Nautilus sp. ind. cfr. N. sinuatus Sow. 
1886. Nautilus cfr. sinuatus Vaccr. S. Vigilio, pag. 3, tav. I, fig. 1, 2. 


Alcuni piccoli nautili, incompletamente conservati, corrispondono per la forma generale, per la sezione 
dei giri, per l'andamento dei setti e per gli ornamenti, costituiti da numerosissime strie spirali, al piccolo 
esemplare di N. cfr. sinuatus Sow. di S. Vigilio in VACEK, tav. I, fig. 2. I miei esemplari però in stadio 
di sviluppo alquanto più giovanile, avrebbero il sifone un poco meno spostato verso il margine esterno. 

È da notare che in questa specie, col successivo accrescimento, i setti divengono assai sinuati (VACEK, tav. I, 
fig. 1-2), mentre nello stadio giovanile lo sono molto meno, come si osserva nei nostri esemplari ed in 
quello figurato dal Vacek (Tav. I, fig. 2). 

Dal N. sinuatus Sow. tipico Vi nostri esemplari calabresi e quelli di S. Vigilio si distinguono per la 

sezione del giro molto più slargata in alto ed ai fianchi. 


II. Gen. Phylloceras Surss. 
1. Phylloceras Nilssoni Hfs. sp. -- Tav. IX [II], fig. 28. 


1866. Ammonites Nilssoni Heeert. Porte de France, pag. 526, 527, fig. 3. 

1867-81. — (Phylloceras) Nilssoni MeneGHINI. Lombardie et Ap. central, pag. 96, tav. XVIII, fig. 7-9 
(cum syn.). 

1886. Sa Nilssoni Vacor. S. Vigilio, pag. 11, tav. IV, fig. 1-7. 


1886. — De-GrecorIo. Monte Erice, pag. 11, tav. II, fig. 5 
1893. _ —  BowarELLI. Appennino centrale, pag. 196, 199, 209, 212 e 228. 
1895. = —  Grrco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 
1896. — — —  Lias sup. nel cire. di Rossano Calabro, pag. 101. 
DIMENSIONI 
I II 
Diametro . d 5 5 mm. 18 mm. 30 (?) 
Altezza dell'ultimo giro in Sto al Aci ò 0,50 0,53 
Spessore » » » o . 0,33 0,33 
Larghezza dell’ombelico  » » o 0 0,11 0,10 


Questa specie è frequente a Pietro Malena, ma gli esemplari in massima parte sono incompleti; solo 
alcuni di piccolo diametro sono interamente conservati. La specie non raggiunge mai in questi strati le 
grandi dimensioni che presenta a S. Vigilio. I nostri esemplari corrispondono, per la forma generale, per 
la sezione dei giri, per l'andamento ed il numero delle strozzature peristomatiche, ai piccoli esemplari di 
S. Vigilio, coi quali li ho confrontati direttamente, e quindi a quelli rappresentati dal Vacex colle figure 3, 
4 e 5 della tav. IV. La sola differenza che presentano i nostri esemplari di Calabria consiste nell’avere 
l'ombelico un poco più stretto; ma per questo carattere essi si avvicinano di più al PR. Nilssoni HfB. sp. 


1) D’ORBIGNY. Céphalopodes, pag. 157, tav. XXXII. 


TONI, PT I AT n TTT 


| 


[37] B. GRECO 127 


del Lias superiore della Lombardia e dell'Appennino centrale, illustrato dal MeneGHINI (Tav. XVIII, fig. 7-9). 
Sfortunatamente nei nostri esemplari non è bene osservabile la linea lobale. 

Questa specie, oltre che in terreni del Lias superiore, è citata negli strati con Zioc. opalinum di 
S. Vigilio, nell’Oolite inferiore del Monte Erice (S. Giuliano) presso Trapani e nell’Aaleniano dell’Appen- 
nino centrale. 


2. Phylloceras tatricùum Pusc® sp. — Tav. IX [II], fig. 29. 


1837. Ammonites tatricus Pusca. Polens Palacontologie, pag. 158, tav. XIII, fig. 11. 
1886. PhyMoceras tatricum Vacer. S. Vigilio, pag. 12, tav. V, fig. 1-6 (cum syn.). 


1893. _ —  Borro-Mrcca. Monte Grapa, pag. 160. 

1893. — —  BowarELLI. Appennino centrale, pag. 228. 

1895. —_ — Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 

DIMENSIONI 
I lI 

Diametro . 5 5 o ; Ò } : . mm. 17 mm. 27 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . 9 0,59 0,59 
Spessore » » » È 5 0,41 0, 44 
Larghezza dell’ombelico » » ; : 0,05 0,07 


Gli esemplari che riferisco a questa specie sono in numero di dodici più o meno completamente con- 
servati. Essendo essi, come tutti i cefalopodi che si raccolgono in questo giacimento, molto piccoli, non 
presentano le tre o quattro costole larghe e molto allontanate che si trovano in questa specie negli esem- 
plari di sviluppo abbastanza inoltrato. Per la sezione dei giri obovale però, per l’ombelico assai stretto, 
per la forma generale della conchiglia e per la mancanza di dette costole corrispondono perfettamente 
ai piccoli esemplari di P%.fatricum Pusca sp. di S. Vigilio, coi quali li ho confrontati direttamente ?. 


In nessuno dei miei esemplari è conservata la linea lobale. 
La specie è citata in Italia a S. Vigilio, al Monte Grapa e nell’Aaleniano dell'Appennino centrale. 


III. Gen. Lytoceras Surss. 


1. Lytoceras rubescens? Dux. sp. 


1895. Lytoceras sp. aff. ophioneum Graco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


DIMENSIONI 
Il 
Diametro . . o o c G 5 Ò x S n 5 o mm. 20 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro 6 6 6 ù È 0,35 
Spessore » » » 5 6 : i 3 o 0,30 
Larghezza dell’ombelico » » A c : o 0 3 0,40 


Fra le Ammoniti raccolte nei calcari rossi carnicini di Pietro Malena vi è un piccolo esemplare, non 
interamente conservato, di un Lytoceras, che fu già da me determinato come L. sp. aff. oprioneum Ben. Tale 
esemplare si trovava allora in gran parte ancora racchiuso nella roccia in modo da non lasciare osservare 
bene lo spessore dei giri; confrontato con i piccoli esemplari di L. ophioneum Ben. sp. di S. Vigilio allo 


4) Vedi quindi: VAcEK, tav. V, fig. 24. 


130 B. GRECO [38] 


stesso stadio di sviluppo, sembrava differire da essi solo per l’accrescimento alquanto più rapido e perciò 
fu da me ravvicinato a questa specie. Essendo adesso riuscito a liberarlo completamente dalla roccia, ho 
potuto osservare che esso differisce dagli esemplari dello stesso diametro appartenenti alla suddetta 
specie di BENECKE anche per il maggiore spessore dei giri. Ed ora quindi, dopo un più attento esame 
del nostro esemplare mi sembra che esso, per quest’ultimo carattere, per le strozzature peristomatiche più 
strette e meno numerose, più che al L. ophioneum BEN. sp. si avvicini al tipico L. rubescens Dum. sp., diffe- 
rendone solo per l’accrescimento un poco più rapido. Non possiamo in ogni modo però essere sicuri di una 
tale determinazione a causa della piccolezza dell’esemplare, del suo imperfetto stato di conservazione e 
della mancanza della linea lobale. 

Il tipico L. rubescens Dum. sp., trovato per la prima volta negli strati con H. difrons della Verpilliére, 
è stato citato successivamente in Italia a S. Vigilio dal Vacex ? e al Monte Erice dal DE-GREGORIO?). 


2. Lytoceras sp. ind. cfr. L. rasile Vac. 


1895. Lytoceras sp. aff. rasile Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


Un altro Lytoceras piccolissimo non si presta ad una sicura determinazione. Esso per i suoi fianchi 
molto convessi, per l'andamento dei giri e per la loro sezione quasi circolare incisa in basso, ricorda 
molto da vicino il L. rasile VAac.5. Non può nulla dirsi però con certezza, trattandosi di un esemplare 
molto piccolo e sprovvisto di linea lobale. 


IV. Gen. Harpoceras Waacen. 


1. Harpoceras (Grammoceras) costula Rein. sp. 


1818. Nautilus costula Remmecke. Maris protogei Naut. et Arg., pag. 68, fig. 33. 
1886. Harpoceras costula Vacer. S. Vigilio, pag. 22, tav. VIII, fig. 3-15 (cum syn.). 
1893. Grammoceras costula Borto-Micca. Monte Grapa, pag. 164. 

1895. Harpoceras costula Greco. Oolite inf. di Rossano pag. 233. 


Questa specie, assai variabile, è frequente nei calcari rossi di Pietro Malena, ma gli esemplari sono 
al solito incompleti e piccoli. Essi, confrontati con gli esemplari di H. (Gr.) costula REIN. sp. di S. Vigilio, 
vi corrispondono perfettamente per la forma della conchiglia, per la sezione dei giri e per gli ornamenti. 
La linea lobale nei nostri esemplari non è conservata. 


x 


L’H. (Gr.) costula REIN. sp. è stata citata in Italia a S. Vigilio e al Monte Grapa. 


2. Harpoceras discoide Zirr. sp. 


1330. Ammonites. discoides Zieten. Wiirtembergs, pag. 21, tav. XVI, fig. 1. 

1893. Harpoceras discoide Fucmi. S. Vigilio, pag. 130, tav. IV, fig. 11, 12 (cum syn.). 
1893. — —  BonarELLi. Appennino centrale, pag. 202. 

1895. — — Greco. @olite inf. di Rossano, pag. 233. 


1) DUMORTIER. Lias supérieur, pag. 114, tav. XXIX, fig. 4,5. 
2) VACEK. S. Vigilio, pag. 7, tav. I, fig. 5. 

3) De-GrEGORIO. Monte Erice, pag. 11, tav. II, fig. 10. 

4) VAcEK. S. Vigilio, pag. 7, tav. III, fig. 5-8. 


[39] B. GRECO 131 


Appartengono a questa specie quattro frammenti di Harpoceras, che corrispondono completamente per 
tutti i caratteri esterni agli esemplari di H. discoide Zier. del Lias superiore dell'Appennino centrale e 
degli strati con Lioc. opalinum di S. Vigilio. Niente però può dirsi della linea lobale che in essi non è 
conservata. 

La specie diffusa in Italia nel Lias superiore di Lombardia e dell’ Appennino centrale è stata anche 
citata dal Fucini negli strati del Capo S. Vigilio. 


V. Gen. Hildoceras Hvm. 


1. Hildoceras (Lillia) sp. ind. — Tav. IX [II], fig. 30. 


Un piccolo Hi/doceras, incompletamente conservato, e appartenente al sottogenere Lilia perchè provvisto 
di tubercoli ombelicali dai quali partono suddivise le coste, è vicinissimo a quelle variabili forme di HA. 
(Lillia) comense De Buck sp. del Lias superiore !. Incerta però ne rimane la sua determinazione specifica 
a causa dell’imperfetto stato di conservazione e della mancanza della linea lobale. 

È degna di nota però la presenza, nei nostri strati con Lioc. opalimam di Calabriana di una specie così 


x 


vicina a quella sopra ricordata e che è ritenuta caratteristica del Lias superiore. 


VI. Gen Hammatoceras Hyat. 


1. Hammatoceras planinsigne? Vac. — Tav. IX [II], fig. 31. 


1895. Hammatoceras planinsigne (2) Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


DIMENSIONI 
Diametro . 6 o o 0 0 o o 7 3 . 0 ò mm. 12 
Altezza dell'ultimo giro in rapporto al diametro o 0 0 5 0 0,50 
Spessore » » » o 0 È È ò 0, 42 
Larghezza dell’ombelico » » 0 0 o o o 0,33 


Riferisco con dubbio a questa specie un esemplare piccolissimo, che sembra corrispondere assai bene 
agli individui dello stesso diametro appartenenti all’H. planinsigne Vac. di S. Vigilio, sia per l’accresci- 
mento dei giri e forma della loro sezione, sia per lo sviluppo della carena e sia per gli ornamenti. 

La linea lobale è conservata, ma trattandosi di un esemplare molto piccolo, essa non può certamente 
fornire buoni caratteri per la determinazione specifica. Può dirsi solo che presenta, come nei piccoli Hamma- 
toceras, il primo lobo laterale molto più ampio di quello che non si osservi nelle forme adulte, ricordando 
per questo carattere gli Harpoceras, dai quali gli Hammatoceras sono forse derivati. 

L’Hammatoceras planinsigne Vac. fu trovato primieramente a S. Vigilio ® e successivamente è stato 
citato dal BonAarELLI nell’Aaleniano dell'Appennino centrale?). 


1) MENEGHINI. Lombardie et Ap.centr., pag. 21-25 e 199, tav. VIII, fig. 6, ©. 
2) VacEK. ,S. Vigilio, pag. 33. tav. XIII. 
3) BONARELLI. Appennino centrale, pag. 233. 


132 B. GRECO i [40] 


2. Hammatoceras fallax? Bern. sp. 


1895. Hammatoceras fallax(2) Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


DIMENSIONI 
Diametro . 5 SU . . - © e 5 0 o o mm. 13 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . o . o Ò 0, 46 
Spessore » » » 0 ra o 0 0, 61 
Larghezza dell’ombelico » » o o ò È o 0,30 


Riferisco con dubbio a questa specie un piccolo esemplare completo e tre frammenti appartenenti 
anch’ essi a giovani individui. Confrontati con i piccoli H. fallax Ben. sp. di S. Vigilio vi corrispondono 
benissimo per l’accrescimento della conchiglia, per la forma della carena, per i giri globulari e per la sezione 
di essi di forma semicircolare quasi il doppio più larga che alta. Anche gli ornamenti mi sembrano quelli 
propri di tale specie, ma, non essendo ben conservata la superficie, non si può essere ben sicuri di ciò. 
È questa la ragione per cui sono rimasto incerto circa la determinazione dei nostri esemplari. 

L’Hammatoceras fallax BEN. sp. è stato citato in Italia a S. Vigilio”, al Monte Grapa ® e nell’Aale- 
niano dell'Appennino centrale”. - 
3. Hammatoceras sagax? Vac. 


1895. Hammatoceras sagax (2) Greco. Oolite inf. di Rossano, pag. 233. 


Sei frammenti di piccolissime Ammoniti hanno grandi analogie col caratteristico Hammatoceras sagax Vac. 
di S. Vigilio. Il maggiore di essi ha il diametro di 7 mm. Similmente a quanto osservò il VAcEK per la 
sua specie, queste piccole Ammoniti ricordano per la forma i Coronati (Stephanoceras); hanno la sezione 
dei giri molto bassa e larga e l’ombelico imbutiforme. 

Gli ornamenti consistono in numerose coste robuste (relativamente al loro piccolo diametro), che 
partono dall’ombelico spinte in avanti. La regione esterna è molto larga, quasi pianeggiante ed ornata da 
sottilissime coste fasciculate. Per il piccolo sviluppo dei nostri esemplari manca in essi la carena che in 
questa specie, anche negli esemplari adulti, è rudimentale. 

Il loro insufficiente stato di conservazione però e la loro estrema piccolezza mi fanno restare in dubbio 
«circa l’ esatta determinazione. 


L’Hammatoceras sagax Vac. è stato trovato finora soltanto a S. Vigilio®. 


VII. Gen Stephanoceras Waac. em. ZITTEL. 


1. Stephanoceras? granum n. sp. — Tav. IX [II], fig. 32. 


DIMENSIONI 
I UL 
Diametro . . : : c o c o . mm. 9 mm. 10 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . ; 0, 44 0, 40 
Spessore » » » 5 5 0,88 0,90 
Larghezza dell’ombelico ©» » SEDE 0,33 0,30 


i) Vacex. S. Vigilio, pag. 37, tav. XV, fig. 1-9. 
?) Borro-Micca. Monte Grapa, pag. 166. 

3) BONARELLI. Appennino centrale, pag. 234. 

4) VacEK. S. Vigilio, pag. 39, tav. XV, fig. 15-18. 


> 
4 


iii ei 


VI ET 3 


pe 


PE RETI RI TE GI O O SEP E TT 


dea 


[41] B. GRECO 138 


Piccola conchiglia fortemente rigonfia, subsferica, assai involuta, composta di giri molto bassi e larghi. 
Ombelico stretto, profondo e provvisto di carena cireumombelicale; regione esterna molto larga, convesssa; 
sezione dei giri semilunare, molto depressa, tre volte più larga che alta. Superficie della conchiglia sprov- 
vista di coste e munita semplicemente di strie di accrescimento ben distinte. Linea lobale non conservata. 

Questa specie, rappresentata nel nostro materiale da tre esemplari, ricorda per la forma lo Stepha- 
noceras (Cadoceras) modiolare Lu. sp. del Calloviano di Francia”. Tale specie però allo stesso diametro 
della nostra è invece provvista di numerose coste trasversali, e non diventa liscia che al diametro di 
80-100 mm. 

La mancanza della linea lobale e la piccolezza degli esemplari non permettono di accertare la posizione 


generica della nuova specie che tuttavia sembra vicinissima per la forma al genere Sfephamoceras. 


VII. Gen. Atractites Guns. 


1. Atractites? sp. ind. 


Piccolo fragmocono, sezionato nel senso longitudinale, appartenente ad una Belemnitidaea. Non avendo 
esso conservato il conoteco, non può osservarsi se questo sia liscio od ornato da linee longitudinali e se 
appartenga quindi rispettivamente ad Atractites o ad Awlacoceras. Essendo però quest’ ultimo limitato ai 
terreni triasici, mentre il primo arriva forse anche nei terreni oolitici, credo più giusto che il fossile in 
discorso possa appartenere al genere Atractites, senza escludere però che si possa trattare di una vera 
e propria Lelemnites. : 

Per il piccolo angolo di divergenza e per le loggie molto basse il nostro esemplare ricorda grande- 
mente l’Atractites? Beneckei Men.®, ma, per il suo incompleto stato di conservazione, nulla può dirsi con 


sicurezza. 
Pisces, 


I. Gen. Orthacodus A. SwitEa WoopwarD. 
1. Orthacodus sp. ind. cfr. Orth. longidens Ac. sp. 


Fra i fossili provenienti da Pietro Malena vi sono nove piccoli denti di pesci incompletamente conser- 
vati. Il prof. BassanI, che li vide in occasione di una sua visita fatta al nostro Museo geologico, gentil- 
mente mi disse che appartengono al genere Orthacodus. Soggiunse poi che, per il loro insufficiente stato 
di conservazione, non permettono una sicura determinazione specifica; ricordano tuttavia grandemente 1 Ort. 
longidens AG. sp.*), nella cui sinonimia dovrebbe essere messo 1’ Ort. ornati Quenst.? secondo 1’ opinione 
del Woopwarp®. 

Ammessa questa sinonimia l’Ortk. longidens AG. sp. sarebbe stato trovato in Italia negli strati con 
Pos. alpina di Sicilia e delle Acque Fredde sul lago di Garda?. 


4) D’ORBIGNY. Céphalopodes, pag. 468, tav. 170; — D’ORBIGNY. dda, 12° étage, Callovien, n.927, pag. 329; 
FiscHnR. Manuel de Conchyliologie, pag. 394. Paris, 1887. 
2) Fucini. S. Vigilio, pag. 136, tav. IV, fig. 9. ; 
3) QueNnsTEDT. Handbuch der Petrefactenkunde, 3% ediz., 1885, pag. 271, tav. XX, fig. 41. 
4) Ip. L.c., pag. 271, tav. XX, fig. 42. 
5) Vedi: ParoNA. Acque Fredde, pag. 11. S 
6) Dr-StEFANO. Capo S. Andrea, IL, pag. 4; — Dr-SreFANO. Monte Ucina, pag. 4 e 6. 
?) PARONA, Acque Fredde, pag. 11. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 18 


134 B. GRECO [42] 


Indice delle abbreviazioni usate nelle citazioni delle singole opere 


BraupouIin. Nerztopsis Deslongchampsi. —. Braupovn. Sur le Nerztopsis Deslongchampsi (Bull. de la Soc. géol. de 
France, sér. 2°, tom. 26°. Paris 1868-69). : 

BenecKe. Trias und Jura. — Benecge. Ueber Trias und Jura in den STdalpoa (BeneckE’s Beitrige, Bd. I, H. 1. 
Miinchen, 1866). 

Béicxa. Bakony. — Bòcgz. Die geologischen verhàltnisse des sidlichen theiles des Bakony (Sep.-Abdr. aus d. Mit- 
theilungen aus d. Jarhbuch d. kòén. ung. geol. Anstalt, Bd. III. Pest, 1874). 

Bonn Jox. Gastropoden des Marmolatakalkes. — Bonn Jo. Die Gastropoden des Marmolatakalkes (Palaeontogra- . 
phica, Bd. 42. Stuttgart, 1895). 

BonARELLI. Appennino centrale. — BowareLni. Osservazioni sul Toarciano e sull’ Aaleniano dell’ Appennino cen- 
trale. Contribuzione alla conoscenza della geologia marchigiana (Bollettino della Società geologica Ita- 
liana, vol. XII. Roma, 1893). 

Béose und FinxeLstem. Brachiopoden-Schichten bei Castel Tesino. — Bòse und FixgeLstemn. Die mitteljurassischen 
Brachiopoden-Schichten bei Castel Tesino im éstlichen Stid-Tirol (Zeitschr. d. deutschen geol. Ge- 
sellschaft, Bd. 44. Berlin, 1892). 

Borro-Mrcca. Monte Grapa. — Borro-Micca. Fossili degli strati con Lioc. opalinum e Ludw. Murchisonae della 
Croce di Valpore [Monte Grapa] (Boll. d. Soc. geol. Ital., vol. XII. Roma, 1893). 

Canavari. Strati a P. alpina nell’ App. centr. — Canavari. Sulla presenza degli strati con P. alpina Gras nel- 
l’Appennino centrale (Atti d. Soc. tosc. di Sc. nat., Proc. verbali, vol. IMI., pag. 221. Pisa, 1881-83). 

Cortese. Calabria. — Cortese. Descrizione geologica della Calabria (Memorie descrittive della carta geologica 
d’Italia, pubblicate dal R. Ufficio geologico, vol. IX. Roma, 1895). 

Cossuann. Bathonien en France. — Cosswann. Contribution à 1’ étude de la faune de 1’ étage Bathonien en France 
[Gastropodes] (Mem. de la Soc. géol. de France, sér. III, tom. IV. Paris, 1885). 

Davinson. Suppl. Jurassic and Triassie Brachiopoda. — Davmson. Supplement to the Britisch Jurassic and Trias- 
sic Brachiopoda (Palaeontographical Society, vol. XXXH. London, 1878). 

De GreGorIo. Monte Erice. — De Gregorio. Nota intorno a taluni fossili di Monte Frice di Sicilia del piano Al- 
piniano Dr Gres. [= Giura-Lias auctorum ecc.] (Estr. d. Mem. della R. Accademia delle Scienze di 
Torino, serie IL, vol. XXXVII. Torino, 1886). 

DrsLongczames. Brachiopodes. — DesLongcHames. Brachiopodes in Paléontologie francaise. Paris, 1861-65. 


DrsLonecHamps. Eueyclus. — DesLonecHames. Note sur le genre Eweyclus (Estr. d. Bull. de la Soc. Linn. de 
Normandie, Tome V. Caen, 1860). 
Di-SrerAno. Monte Ucina. — Di-Sterano. Sui Brachiopodi della zona con P. alpina di Monte Ucina presso Ga- 


lati (Estr. d. Giorn. di Sc. nat. ed econ. di Palermo, vol. XVII. Palermo, 1884). 

Di-Srrrano. Monte S. Giuliano bei Trapani. --- Di-Srerano. Ueber die Brachiopoden des Unteroolithes von Monte 
S. Giuliano bei Trapani (Sep.-Abdr. aus dem Jahrbuch d. k. k. geologischen Reichsanstalt, Bd. XXXIV, 
H. 4. Wien, 1884). 

Di-Srerano. Capo S. Andrea. -- Dr-SterANo. Lettere sulla struttura geologica del Capo S. E II (Estr. dal 
Naturalista Siciliano, anno VI. Palermo, 1886). 


p’ Orsienr. Gastropodes. — p’ OrBIGNY. Paléontologie francaise. Terrains ]urassiques, tome fn Gastropodes. Pa- 
ris, 1850. 
D’ ORBIGNY. Geala logo des. — D’OrsIieny. Paléontolugie francaise. Terrains jurassiques, tome I, Céphalopodes. 


Paris 1842-49. 
D’OrsIGnY. Prodrome. — ' OrBIGNY. Prodrome de Paléontologie stratigraphique universelle des animanx Mol- 
lusques et Rayonnés. Paris, 1850. 


[43] B. GRECO 135 


Duwormter. Lias supérieur. — DumormieR. Études paléontologiques sur les dépots jurassiques du bassin du Rhòne, 
IV® partie, Lias supérieur. Paris, 1874. 

Fmreustem. Westlichen Sid-Tirol. — FiwkeLsrem. Ueber eine Vorkommen der Opalinus [und Murchisonae?] 
Zone in westlichen Siid-Tirol (Zeitschr. d. deutschen geol. Gesellschaft, Bd. XLI. Berlin, 1889). 

FixeLsrem. Der Laubenstein. — Fixgerstem. Der Laubenstein bei Hohen-Aschau. Eine Beitrige zur Kenntniss 
der Brachiopodenfacies des unter alpinen Doggers (Neues Jahrbuch fir Min., Geol. und Pal. Beil.- 

È Bd. VI. Stuttgart, 1888). 

Fucini. S. Vigilio. — Fucini. Nuovi fossili della Oolite inferiore del Capo S. Vigilio (Bull. d. Soc. Mal. Ital., 
vol. XVIII. Pisa, 1894). 

Fucini. Monte Grappa. — Fucini. Fossili della Oolite inferiore del Monte Grappa nel Trevisano (Atti d. Soc. tosc. 
di Sc. nat., Proc. verbali, adun. del 7 maggio 1893). 

Fuomi. Due nuovi terr. giur. del circ. di Rossano. — Fucini. Due nuovi terreni giurassici del circondario di Ros- 
sano in Calabria (Atti d. Soc. tosc. di Sc. nat., Processi verbali, adun. del 1° luglio 1894). 

Fuomi. Monte Pisano. — Fucmmi. Fauna dei calcari bianchi ceroidi con Ph. cylindricum Sow. sp. del Monte Pi- 
sano (Atti d. Soc. tosc. di Sc. nat., Memorie, vol. XIV. Pisa, 1894). 

Fuomi. Oolite di Sardegna. — Fucini. Notizie paleontologiche sulla Oolite di Sardegna (Atti della Soc. tose. di 
Sc. nat., Proc. verbali, adun. del 6 maggio 1894). 

Fucmi. Studi geologici. — Fuomi. Studi geologici sul circondario di Rossano in Calabria (Estr. dagli Atti del- 
l’Accademia Gioenia di Scienze naturali in Catania. Catania, 1896). 

Genernaro. Casale e Bellampo. — Gemetraro. Sui fossili del calcare cristallino della montagna di Casale e di 
Bellampo nella provincia di Palermo (Estr. d. Giorn. di Sc. nat. ed econ. di Palermo, vol. XIII; 
anno 1878. Sopra alcune faune giuresi e liasiche della Sicilia, n.° 8. Palermo, 1872-82). 

Gioni. S. Vigilio e Monte Grappa. — Giovi. Fossili della Oolite inferiore di S. Vigilio e di Monte Grappa (Atti 
d. Soc. tosc. di Sc. nat., Memorie, vol. X. Pisa, 1888). 

GoLpruss. Petrefacia Germaniae. — Ca Petrefacta Germaniae, tam ea quae in Museo Universitatis Regiae 
Borussicae Fridericiae Wilhelmiae Rbhenanae servantur. Diisseldorf, 1826-40. 

Greco. Oolite inf. di Rossano. — Greco. Sulla presenza della Oolite inferiore nelle vicinanze di Rossano Calabro 
[Nota preventiva] (Atti d. Soc. tosc. di Sc. nat., Proc. verbali, adun. del 3 marzo 1895). 

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(Boll. d. Soc. geol. It., vol. XV. Roma, 1896). 

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Bellay [Maine et Loire] (Estr. du 5° vol. du Bull. de la Soc. Linn. de Normandie. Paris-Caen, 1860). 

Hesert. Porte de France. — Heserr. Observations sur les calcairesà 7. diphya du Dauphiné, et en particulier 
sur les fossiles des calcaires de la Porte de France [Grenoble] (Bull. de la Soc. géol. de France, 
sér. 2°, tome XXIII. Paris, 1866). 

Cimino Gaster dal of the inf. Oolite. — Hunuesron. Gasteropoda of the inferior Oolite, part. I, n.° 6, in 
Monograph of the Britisch Jurassic Gasteropoda (Palaeontographical Society, vol. XLVI. London, 
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KinrL. Marmolata. — KirrL. Die triadischen Gastropoden der Marmolata und verwandter Fundstellen in den 
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H. 1. Wien, 1894). 

MenecnIni. Lombardie et Apenmin central. — MeneeHINI. Monographie des fossiles du calcaire rouge ammonitique 
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Morris and Lycenr. IL, Univalves; II, Bivalves. -- MorrIs and Lycerr, A Monograph of the Mollusca from the Great: 
Oolithe (Palaeontographical Society. I, Univalves, vol. V, London 1850; II, Bivalves, vol. VIII. Lon- 
don, 1853). 


136 B. GRECO [44] 


Nricoris e Parona. Giura sup. della Prov. di Verona. — Nicoris e Parona. Note stratigrafiche e paleontologiche 
sul Giura superiore della provincia di Verona (Boll. della Società geol. Ital., vol. IV. Roma 1885). 

Orren. Jurass. Pos.-Gesteinen in den Alpen. — OrpeL. Ueber das Vorkommen von jurassichen Posidonomyen- 
Gesteinen in den Alpen (Zeitschr. der deutschen geol. Gesellschaft, Bd. XV. Berlin, 1863). 

OrpaL. Brach. d. untern Lias. — Opret. Ueber die Brachiopoden des untern Lias (Zeitschr. der deutschen geol. 
Gesellschaft, Bd. XIII. Berlin, 1861). 

Parona. Camporovere. — Parona. I fossili degli strati a P. alpina di Camporovere nei Sette Comuni (Estr. d. 
Atti della Soc. It. di Sc. nat., vol. XXIII. Milano, 1880). 

Parona. Acque Fredde. — Parona. La fauna fossile [Calloviana] di Acque Fredde sulla sponda veronese del lago 
di Garda (Estr. d. Atti d. R. Accademia dei Lincei, serie IV, Memorie della classe di Sc. fis., mat. 
e nat., vol. VII. Roma, 1894). 

Parona. Palaeontographia Italica, vol. I. — Parona. Nuove osservazioni sopra la fauna e l’ età degli strati con 
P. alpina nei Sette Comuni (Palaeontographia Italica, vol. I. Pisa, 1896). 

Parona e CanavarI. Brachiopodi oolitici. — Parona e CanavarI. Brachiopodi oolitici di alcune località dell’Italia 
settentrionale (Atti della Soc. tosc. di Sc. nat., Memorie, vol. V. Pisa, 1882). 

ParincLere. Bajocien inf. — Perimerero. La faune du Bajocien inférienr dans le Nord de la Franche-Comté (Estr. 
d. Mem. de la Soc. d’ Em. de Montbeliard. Montbeliard, 1894). 

Pusca. Polens Palaeontologie. — Pusca. Polens Palaeontologie, oder Abbildung und Beschreibung der vorziiglichten 
der noch unberschriebenen Petrefacten aus deut. Gebirgsformationen in Polen, Volhynien und den 
Karpaten. Stuttgart, 1837. 

RotnpLetz. Vilser Alpen. — RorHeLErz. Geolog.-Palaeontologische Monographie der Vilser Alpen (Palaeontogra- 
phica, Bd. XXXII. Stuttgart, 1886). 

Sowrrpr. Mineral Conchology. — SowerBr. The Mineral Conchology of Great Britain. London, 1812-29. 

StoLIczra. Gastropoden und Acephalen. — Sroviozra. Ueber die Gastropoden und Acephalen der Hierlatz Schich- 
ten (Sitz. d. k. Ak. d. Wissenchaften. Math.-Naturwiss. Classe, Bd. XLIU, H. 7. Wien, 1861). 

Taurmann. Lethaca Bruntrutana. — Taurmann. Lethaea Bruntratana ou études paléontologiques et stratigraphi- 
ques sur le Jura Bernois. 1859. 

UnLIG. Babierzowka bei Neumarkt in West-Galixzien. — Unzie. Ueber die Fauna des rothen Kellowaylcalkes der 
penninischen Klippe Babierziwka bei Neumarkt in West-Galizien (Sep.-Abdr. aus d. Jahrbuch d. 
k. k. geol. Reichsanstalt, Bd. XXXI, H. III. Wien, 1881). 

Vacer. S. Wigilio. — Vacerz. Ueber die Fauna der Oolite von Cap S. Vigilio verbunden mit einer Studie iiber 

die obere Liasgrenze (Sep.-Abdr. aus Abhandlungen der Kk. k. geol. Reichsanstalt, Bd. XII, n.° 3. 

Wien, 1886). 

Zrienon. Wirtembergs. — Zieren. Die Versteinerungen Wirtembergs. Stuttgart, 1830. 

Zirmer. Central-Apenninen. — Zirter. Geologische Beobachtungen aus den Central-Apenninen (Bennoxe ’s Beitrige, 
Bd. II, H. 2. Minchen, 1879). i 


[45] B. GRECO 137 


INDICE DELLE SPECIE DESCRITTE 


EGismatle Maat Se e i n. pago 99 IT] 
amueliéa 0 «ae CEE O 
Urusfoceae gie... eo. ARTE DE 230 AVE CA MRC MBAROE SEI a PC) NICO 
Brachiopoda . . RE e n aloe L'A 
T. Gen. Rhynchonella FiscHER 0 c a 5 . 7 o . » 9980] 
1. Rhynchonella Alontina Di-STEE. — (tav. VIII o, fig. 1- 3) 0 ò ò o » CO [Td 

» » Alontina Dr-STEF. var. plicata n.v. — (Tav. von DI , fig.4-6) . o i » 100 [8] 

2. » Galatensis Di-STEF, : o 6 o à o ’ o 0 0 » 100 [8] 

3. » Szainockae Dr-Ster. — (Tav. VIII [I], fig. 7,8) È s È ò : » 100. [8 

4. » Wiihneri Dr-Ster. — (Tav. VITI [I], fig.911) . . ò d ò ; DIO) 

5. » Vigilii Leps. var. Erycina Dr-Ster. — (Tav. VIII [I], fig. 12,13) 0 î DIO 

6. » Ximenesi Dr-STEF. — (Tav. VIII [I], fig. 14,15) È : c ì i » 102 [10] 

Ti » spiindictrtanisubeci mali ORE A N e I 103) i] 

8. » Maleniana n.sp.— (Tav. VIII [I], fig.16-18) . Ò Ò a 0 0 » 104 [19] 

9. » Ariani n. sp.— (Tav. VILI [I], fig. 19,20) i ; ì ; 6 i » 104 [12] 

10. » Fucinii n. sp. — (Tav. VIII [1], fig.21) —. 6 È 5 3 0 0 » 105 [13] 

Mic eMRbyuclonellina Grif RR n ng e 105 3] 

1. Rhynchonellina (?) sp.ind. . Ò o f 0 i o . 7 0 o = » 105. [18 

INIL Gen. Terebratula KLEIN. È t, : . . : Ù È î o » 106, [14] 
1. Terebratula sphaeroidalis Sow. — (tav. VIII [I], fig. 22). È Ò 3 o 6 5 » 106 [14] 

2. » Salvatoris n. sp. — (Tav. VIII [I]; fig. 23,24). . o 0 ò . o » 106 [14] 


IV. Gen. Waldheimia (KinG) Dav. .» ò pa . o ò . a 5 » 106 [14 
1. Waldheimia Daedalica Dr-StwF. — (Tav. VIII [I], fig. 25) È 1 . ì i 0 » 106 [14] 


DI » Ippolitae Di-Ster. — (Tav. VIII [I], fig. 26) . ò 0 0 9 è 0 » 107 [15] 
Lamellibranchiata . RA I i I I 8 07 IS] 
I. Gen. Placunopsis MoRR. et Lvc. i 4 : 3 5 " 5 0 Ò a S > «107 5 


1. Placunopsis sp.ind. o o o o 6 È 0 0 Ò 0 Ò 5 a » 107 [15] 
II. Gen. Lima BruG. . o o î o o è . 6 o Ò . . 6 » 107 [15] 


1. Lima (Plagiostoma) semicircularis GOLDF. . o 0 o d Ù o 5 . » 107 [15] 
® 5 ” sp.ind. 0 . Ò . . 0 o è è » 108 [16] 
3.» (Radula) Taramelliù Fuc. — Lav. VIII | fig.27,28), . ci 0 è . Ò » 108 [16] 
III. Gen. Hinnites DEFR. ; s . 5 ò S 7 . . a ; » 109 [17] 
1. Hinnites velatus GOLDF. Sp. — (Tav. vin [i pile 20) o o d . Ò . î » 109 [17] 
IV. Gen. Pecten KLEIN. o . . . o 0 î . » 109 [17] 
1. Pecten (Entolium) cingulatus Da — (Tav. vino ] fig.30,,31) . © ò a a » 109 [LT] 
2.» (Camptonectes) sp.ind. . : ò ; 0 o o È c d » 110 [18] 


3.» (Chlamys) erpus De GrEG. — (Tav. VIT [I]; fig.32, 33) —. 5 6 Ò 2 » 110 [18] 
AB, 3 ” silanus n.sp.— (Tav. VITI [I], fig.34,35) . : " . a . » Gil [19] 


138 B. GRECO 


V. Gen. Posidonomya Bronx. 
1. Posidonomya alpina (?) Gras 
2i » sp.ind. 
VI. Gen. Modiola Law. c o 
1. Modiola praecarinata B.-M. sp. — (rav. VIII tn fig. 36) 
VII. Gen. Arca L. c o o c 
1. Arca (Isoarca) Plutonis Dum. — (Cav. VIII [I], fig. 37,38) 
VIII. Gen. Cucullaea Law. 2 . 
1. Cucullaca (Macrodon?) problematica VAC. 
IX. Gen. Astarte Sow. . o 
1. Astarte (Praeconia) gibbosa D’ ORB. Sp. 
X. Gen. Isocardia Lam. . . . c 3 
1. Isocardia (?) calabra n.sp.— (Tav. IX [II], fig.1) . 
XI. Gen. Goniomya Amass. 
1. Goniomya Paronai (?) Fuc. . 
Gastropoda 
I. Gen. Rimula DerR. o 0 c 0 o 
1. Rimula (?) jonica n.sp.— (Tav. IX [II], fig. 2) 
II. Gen. Emarginula Lam. 
1. Emarginula (?) Vigiliù Fuo. 6 
2. » (2) driontina n. sp. — (av TX [o], fi g.3) 
III. Gen. Pieurotomaria DerR. ; c , 7 c 
1. Pleurotomaria angulba De Gre. — (Tav. IX [II], fig. 4,5) 
2. » sp. ind. 
IV. Gen. Stomatia Law. 3 ; 
1. Sfomatia calabra n. sp. — crav. IX to, fig. 6) 
V. Gen. Turbo L. . 0 0 6 c : 
1. Turbo silanus n.sp.— (Tav.IX [II], fig. 7,8) 
VI. Gen. Amberleya Morr. et Lyc. 
1. Amberleya Julianensis De GREG.SP. . . 
VII. Gen. Cirrus Sow. 0 
1. Cirrus Martuccii n. sp. — (Tav. IX 1, fig. 9-12) 
VIII. Gen. Teinostoma Ap. 
1. Teinostoma sp. n. 
IX. Gen. Adeorbisina n. 6 
1. Adeorbisina a dî n. Sp.— (Tav. IX mi fig. 13) 
X. Gen. Trochus L. . 
1. Trochus Vinassai n. sp. — (Tav. IX uu], fig. 14) 


Ne 


2. » (Auseria?) Pucinii n. Sp. (Tav. IX [II], fig. 15, 16) 


XI. Gen. Nerita L. 5 . 
1. Nerita pygmaea n. sp. — (Tav. IX mn) e 17) 
XII. Gen. Neritopsis Gram. (Peltarion). — (Tav. IX ]II], fig. 22) 


1. Neritopsis spinosa HéB. et Des. — (Tav.IX [II], fig. 18-20) . 


» Benacensis VAc. 
» Maleniana n. sp. — (Tav. IX 1, se: 21) 


(SUNENI iv) 


[47] B. GRECO 


XIII. Gen. Discohelix DuxK. 
1. Discohelix sp. ind. 
2. » sp. ind. 
XIV. Gen. Onustus Gray 0 
1. Onustus supraliasinus Vac. — cav. IX cm, fi 
XV. Gen. Natica (ApAmson) Lam. . : c 
1. Natica sybarita n. sp. — (Tav. IX [II], fig. 24) 
XVI. Gen. Chemnitzia D’ ORE. 
1. Chemnitzia sp. ind. 
XVII. Gen. Coelochrysalis KirTL. 


(59) 
dI » 


1. Coelochrysatis (?) Kittli n. sp. — (Tav.IX c [ro], fig. 25-27). 
Cephalopoda, 


I. Gen. Nautilus BREYN à 
1. Nautilus sp.ind. cfr. N. sinuatus Sow. 


II. Gen. Phylloceras Suess . ò 5 i 
1. PhyUoceras Nilssoni HéB.sp.— (Tav.IX cm), fig. 28) 
2. » tatricum PuscH sp. — (Tav. IX [II], fig. 29) 


III. Gen. Lytoceras Suess 
1. Lytoceras rubescens (?) Dum. sp. 
2. » sp. ind. cfr. L. rasile Vac. 
IV. Gen. Harpoceras WAAGEN $ ; 
1. Harpoceras (Grammoceras) costula REIN. Sp. 
2. » discoide Ziet. sp. 
V. Gen. Hildoceras Hyatt 
1. Hildoceras (Lillia) sp. ind. — (tav. IX 1, fig. 9.30) 
VI. Gen. Hammatoceras HyATT 


1. Hammatoceras planinsigne (?) Vac. — (Tav.IX [II], fig. 31) 


2. » fallax (?) BEN. Sp. 

3 » sagax (?) Vac. 
VII. Gen. Stephanoceras WaAG. em. ZIrT. 

1. Stephanoceras 2 granum-n.sp.— (Tav. IX [II], fig. 39) 
VIII. Gen. Atractites Gis. 

1. Atractites (?) sp.ind. 


Pisces 


I. Gen. Orthacodus A.Swrra WoopwARD È 
1. Orthacodus sp.ind. cfr. Orth. longidens AGAss. sp. 


È RR 
EEE ROtS 


raf 
pen ge 
(ea) ei e) 


14L 


C. BOSCO 


HAS RERbSC se 


Fav: XI [L.1j). ‘ 


« Animale di statura di un terzo superiore a quella delle maggiori specie viventi. Cranio sensibilmente 
«convesso in alto, molto largo nella regione frontale, restringentesi sul dinanzi, e corto nella regione pa- 
«rietale; mandibole robuste; inserzioni muscolari potenti; denti molari molto sporgenti sull'orlo degli al- 
«veoli, con spigoli smussati di modo che la corona dei superiori ha sezione sub-circolare, e: quella degli 
«inferiori sub-ovale >. 


3 2 73 
« Formola dentaria comune a tutto il genere IS PI} Mi ». 


«Fossile nel pliocene superiore di Toscana (depositi lacustri del Valdarno superiore e della Valle di 
«Magra, e lignite di Ghivizzano in Valle del Serchio). > 


Il primo ad indicare il genere Hystrix nel Valdarno fu il Cuvier, il quale dice : “ M. PentTLAND a 
“recueilli dans le Valdarno, près de S.Giovanni, dans les mémes couches sableuses qui recèlent tant 
“ d’ossements de grands quadrupèdes, une dent machelière exactement semblable è celle d’un grand pore- 
“ &pic, mais qui parait avoir étée bien fossile. C’est encore un genre è ajouter à la liste jusqu’è présent assez 
“peu nombreuse de fossiles de cette famille ,. Questo dente, esistente in uno dei Musei di Parigi, venne 
fisurato dal Bramnvinre ?, ed il GaupRrY che lo vide così ne serive ®; “ Elle est un peu plus petite que 
“ celles de notre espèce de Grèce (AHystrix primigenia); d’ailleurs elle leur ressemble singulièrement. Il 
“ est difficile, avec cette seule molaire, de décider si le porc-épic du Valdarno est identique avec celui 
“de Pikermi ,. 

Tutti gli autori i quali hanno parlato della fauna del Valdarno hanno poi citato il genere Hystriz, 
sempre sulla fede del CuvieR. 

Bisogna però notare che l’istrice era stato indicato nel Valdarno dal BuckL4np già prima del CuviER, 
col nome inesatto di castoro 4. Esistono infatti in Firenze un premolare ed un frammento di branca sinistra 


1) G. Cuvier. Recherches sur les ossements fossiles. Tome V, II° partie, pag. 518. Paris, 1821-24. 

?) M. H. M. DucroTAY DE BLAINVILLE. Ostéographie des cinq classes d’animaurx vertébrés. Genre Hystrix, plan- 
che II. Paris, 1855.. 

3) ALgerT GauDRY. Animaua fossiles et géologie de VAttique, pag. 126. Paris, 1862. 

4) WILLIAM BucKkLAND. Religuiae diluvianae, or Observations on the organic remains ece. pag. 182. London, 1823. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 19 


142 C. BOSCO [2] 


di mandibola d’istrice, provenienti dalle collezioni dell’antico Museo di fisica e storia naturale, i quali 
fino ad alcuni anni fa erano ritenuti di castoro, e che sono probabilmente quelli stessi citati dal BuckLanDp. 

Posteriormente furono pure raccolti: un incisivo presso Poggitazzi in Valdarno, un altro fra i resti 
di Olivola scavati dal Masor *, ed un frammento di branca di mandibola nella lignite di Ghivizzano (Valle 
del Serchio) ®; però nessuna altra traccia sicura di istrice si era fin qui rinvenuta nei terreni plioce- 
nici italiani. 

Recentemente, e precisamente nell’estate dell’anno 1896, furono scavati dalle argille turchine plio- 
ceniche alle Strette presso il Tasso, Comune di Terranuova Bracciolini in Valdarno superiore, due pre- 
ziosissimi cranii quasi interi, che ora fanno parte della interessante collezione dell’Accademia Valdarnese 
del Poggio di Montevarchi, e che l’avv. Trro Cini ebbe la cortesia di incaricarmi di studiare. 

Inoltre i chiarissimi professori CArLo De StEFANI e MARIO CanAVARI avendo gentilmente messi a mia 
disposizione, l’uno il ricco materiale del Museo paleontologico dell’Istituto di studi superiori in Firenze, 
e l’altro il frammento di branca mandibolare della lignite di Ghivizzano, che ora trovasi nel Museo uni- 
versitario di Pisa, io, per il presente lavoro, ho potuto disporre dei seguenti resti di istrice del pliocene di 
Toscana, da ascrivere tutti ad una unica specie, che chiamerò Hystrix etrusca: 

1.° Un cranio, privo di mandibola (che distinguerò come cranio A) d’individuo vecchio (Tav. X [1], fig. 1, 
Tav. XI [II], fig. 1, 3). È leggermente deformato per schiacciamento dall’ alto in basso, meno che nella 
regione occipitale; manca della porzione anteriore dei nasali; ha completi, ma più o meno deformati, i 
frontali, i parietali, gli occipitali, la regione palatina, gl’intermascellari e le bolle timpaniche; manca dei 
malari e della porzione zigomatica degli squamosi; ed i mascellari, leggermente deformati, sono privi di 
quasi tutta l’apofisi zigomatico-orbitale che serve di contorno esterno al foro infraorbitale. Dei denti sono 
conservati gli incisivi, il premolare destro ed i tre molari sinistri. 

2.° Un altro cranio, privo di mandibola (che chiamerò cranio 5) di individuo adulto (Tav. X [1], fig. 2 
e 3; Tav. XI [II], fig. 2). È un po’ schiacciato lateralmente e manca della intera regione occipitale; 
ha in buonissimo stato l'osso nasale sinistro con le relative suture; il frontale, il mascellare ed il pre- 
mascellare sinistri sono compressi; ed inoltre il mascellare manca di quasi tutta l’ apofisi zigomatico- 
orbitale; le corrispondenti ossa del lato destro sono in gran parte rotte e deformate; la regione palatina 
è ben conservata, e degli squamosi è visibile la porzione che forma la fossa glenoidea. Sono in posto 
tutti i denti, in ottimo stato. 

Questi due cranii sono quelli dell’Accademia Valdarnese. 

3.° Un frammento di branca sinistra di mandibola, con tutti i molari in ottimo stato (Tav. X [1], 
fig. 4 e 5). 

4.° Un premolare inferiore sinistro isolato (Tav. XI [II], fig. 4,5 e 6). 

Questo dente ed il frammento di branca di mandibola sono quelli provenienti dall’ antico Museo di 
fisica e storia naturale, e sono ora nel Museo paleontologico di Firenze. Non portano indicazione precisa 
delle località di rinvenimento, che però sono indubbiamente i depositi lacustri del Valdarno superiore. 

5.° Il frammento di branca destra di mandibola, ora del Museo universitario di Pisa, rinvenuto nel- 
l’argilla carboniosa immediatamente sottostante al grosso strato di lignite escavato a Ghivizzano, sulla 


1) C.J. Forsyra Mayor. L’Ossario di Olivola in Val di Magra. Processi verbali della Società Toscana di Scienze 
Naturali, Pisa. Adunanza del 3 marzo 1890, pag. 75. Il MAJOR riferisce, però con qualche dubbio, quell’incisivo 
che ora si trova nel Museo di Firenze al genere Castor; ma invece è di istrice. 

2 G. MeNEGHINI. Resti di tapiro e di istrice nella lignite di Ghivizzano. Processi Verbali della Società Toscana 
di Scienze Naturali, Pisa. Adunanza del 4 luglio 1880, pag. 74. 


[3] Cc. BOSCO 143 


sponda sinistra del Serchio, sopra al confluente della Lima, presso allo sbocco del Segone (Tav. X [I], 
fig. 8 e 9). 

6.° La porzione anteriore di un incisivo superiore sinistro, scavato nel 1880 a Poggitazzi, Comune 
di Terranuova Bracciolini (depositi lacustri del Valdarno superiore) (Tav. X [I], fig. 7). 

7.° Finalmente l’incisivo superiore destro trovato dal ForsyraA MAJOR nei depositi lacustri di Olivola 
in Valle di Magra (Tav. X [I], fig. 6). 

Anche questi due incisivi si conservano nel Museo paleontologico di Firenze. 


DESCRIZIONE E CONFRONTO COLLE SPECIE VIVENTI ”. 


Cranio neurale. 


Ossa occipitali. — Sono visibili nel cranio A. Il basi-occipitale, quasi orizzontale, è alquanto più 
lungo che nelle specie viventi, protendendosi fin oltre la bolla timpanica, ed è munito di una cresta lon- 
gitudinale mediana assai rilevata. È rotta la parte di quest’osso che forma l’incavo intercondiloideo. 
Lateralmente è visibile il foro lacero posteriore, forse un po’ più stretto che nelle specie viventi. 

Gli ex-occipitali s’innalzano quasi verticali sulla porzione basilare; le apofisi condiloidee sono al- 
quanto più allungate, ed hanno superficie esterna meno convessa che nella ZH. crisfata, avvicinandosi per 
tali caratteri alla H. dengalensis ed alla H. javanica; da quanto resta delle rotte apofisi giugulari, si 
può arguire che dovessero essere più grosse che nelle specie attuali. 

Il sovra-occipitale si restringe in alto; è leggermente obliquo in avanti, e munito di numerose creste 
irradiantesi dal foro occipitale. È sormontato da una cresta occipitale molto potente, che tale si conserva 
anche nelle parti laterali. 

Il foro occipitale, quantunque mancante della base, sembra più rotondo ed è più piccolo che nella 
H. cristata; e rassomiglia perciò a quello della H. dengalensis e della H. javanica. 

Sfenoide posteriore. — Nel cranio A se ne vede la base. Come nelle specie viventi essa ha 
forma leggermente trapezoidale, col lato maggiore all’indietro. Le grandi ali assai compresse, le apofisi 
pterigoidee rotte, e le altre parti di quest’ osso fortemente guaste in ambedue i cranii, non ne permettono 
un dettagliato esame. 

Parietali. — Visibili nel cranio A. Sono cortissimi non costituendo che poco più di un sesto del- 
l’intera lunghezza del cranio, che ne acquista un aspetto tozzo. Al sensibile rilievo della cresta occipitale: 
corrisponde quello della sagittale e relative diramazioni, e le fosse temporali sono assai profonde e strette. 


1) Per questi confronti ho disposto di parecchi cranî di H. cristata d’Italia favoritimi dai prof. REGALIA e Tra- 
BUCCO e dal sig. BercIGLI; di un cranio di H. bderngalensis del Museo civico di Genova, cortesemente speditomi in 
comunicazione dal prof. R. GestRro; e di un cranio di H. javanica del Museo di zoologia dei vertebrati di Firenze, pel 
quale sono grato al prof. E. H. GigrrioLI. Non ho potuto avere nessun eranio di H. Rirsutirostris, ma ho cercato di 
supplirvi colle accurate figure del Blainville (Ostéographie, Genre Hystrix, planche II). In questa tavola sono da 
attribuirsi ad H. Rirsutirostris le figure di cranî di H. cristata di Siria e del Bengala. 


144 C. BOSCO [4] 


Per tale carattere la H. etrusca differisce grandemente dalle viventi H. bengalensis ed H. javanica che hanno 
‘ossa parietali lunghe, con creste poco rilevate e fosse temporali poco profonde; e si avvicina invece alle 
H. cristata ed H. hirsutirostris ove le ossa palatine sono corte, quantunque le fosse temporali siano meno 
profonde. 

Interparietali. — Sono visibili solamente nel cranio A ove sono perfettamente anchilosati. Sono 
corti come nella H. cristata e nella H. bengalensis; il loro contorno, ben netto, ha la forma di un triangolo 
ottusangolo avente per base la sutura coronale. Questa è una linea spezzata le cui estremità sembrano volte 
all’indietro come nella H. hirsutirostris; però dall’aspetto dei margini che si sono sovrapposti per subìta 
compressione è lecito arguire che non vi fosse contatto effettivo fra le ossa frontali e le interparietali, 
fra le quali pare si dovesse trovare uno spazio vuoto come si riscontra nella H. cristata. 

Frontali. — Sono conservati abbastanza bene nei due cranii: nel cranio A è però anchilosata la 
loro sutura coi nasali; nel invece, ove tale sutura è visibile, essi mancano della loro porzione poste- 
riore. Esaminando contemporaneamente ambedue gli esemplari è possibile farsi un concetto esatto della 
forma dei frontali nella H. etrusca. La loro lunghezza è quasi un terzo di quella dell’intero cranio: la 
loro sutura coi nasali è una linea curva, ad ampio raggio, colla convessità verso la parte posteriore del 
cranio; quella coll’apofisi frontale dell’intermascellare è una linea retta, disposta quasi normalmente al- 
l’asse longitudinale del cranio, e situata un po’ all’innanzi della sommità dell’arco della sutura naso-frontale ; 
ed infine la sutura coi mascellari forma colla precedente un angolo ottuso, e si dirige verso l'osso lacri- 
male, disposto quasi alla stessa altezza della sommità della sutura naso-frontale. Le altre suture dei frontali 
sono poco distinte, ad eccezione di quella collo squamoso, che costituisce un rilievo assai pronunziato, 
come nella H. berngalensis e nella H. javanica. 

L’arcata sopracigliare è molto rilevata, specialmente nella sua porzione posteriore che forma il contorno 
superiore della fossa orbitaria, continuazione anteriore della temporale. 

Le ossa frontali si allargano sensibilmente fra i lacrimali, assai più che nella H. cristata. 

In conclusione, le ossa frontali della H. etrusca sono molto più lunghe e più larghe che nella H. cri- 
stata; e per rapporto al cranio intero sono egualmente lunghe, ma assai più larghe, che nelle viventi specie 
orientali. 

Temporali. — Quantungque non bene conservate nei due cranii, permettono di osservare che la loro 
apofisi zigomatica è più larga e più sporgente che nelle specie viventi, che la fossa orbitaria è molto 
profonda, e che la glenoidea è assai lunga e larga, e disposta quasi orizzontalmente, anzichè inclinata 
dall’avanti all’indietro come negli istrici attuali. 

L’apofisi squamosa pare sia sensibilmente più alta che nella H. cristata, e si avvicini perciò a quella 
degli istrici orientali. 

Nel cranio A si vedono le bolle timpaniche, più lunghe, più strette e più depresse che nella H. crè- 
stata e che somigliano a quelle della 7. dergalensis; ed anche il loro meato auditivo non si allontana da 
quello di quest’ultima specie, per il contorno esterno assai rilevato, ma con margini poco taglienti. 

Prima di terminare di parlare del cranio neurale, qui conviene osservare che le fosse orbitarie, per 
quanto se ne possa giudicare dallo stato împerfetto dei crani, pare fossero più larghe, più basse, e più pro- 
fonde che nella H. cristata, avvicinandosi per forma a quelle degli istrici orientali. Il foro ottico non sembra dif- 
ferire da quello degli istrici viventi, mentre invece il foro nasale pare schiacciato come nella H. dengalensis. 

Le fosse orbitarie formano la continuazione diretta anteriore delle fosse temporali, e sono percorse, 
nella loro porzione posteriore, da una forte cresta corrispondente alla sutura fronto-temporale, simile a 
quella delle H. dengalensis ed H. javanica. 


5] Cc. Bosco 145 


Cranio facciale. 


Lacrimali. — Hanno un rilievo a gancio sensibilmente più grosso che nelle specie attuali. 

Nasali. — Sono in buono stato nel cranio B. Hanno margini laterali rettilinei quasi paralleli; ante- 
riormente terminano a punta sulla linea mediana, e posteriormente in curva continua ampia colla concavità 
in avanti. La sutura medio-nasale è ben distinta, e per metà della sua lunghezza, nella parte anteriore, 
abbastanza profonda. La loro lunghezza è circa un terzo di quella dell’intero cranio. Per forma non diffe- 
riscono gran che da quelli della H. crisfata, ma ne sono sensibilmente più corti, poichè in questa specie 
vivente raggiungono i due terzi dell’intera lunghezza del cranio. Per dimensioni si avvicinano a quella 
della H. hirsutirestris, ove però la sutura naso-frontale è quasi rettilinea. Infine, sono proporzionalmente 
della stessa lunghezza che nelle H. javarnica e bengalensis, ma ne sono assai più larghe, e si restringono 
meno sensibilmente sul dinanzi. 

Intermascellari. — Sono ben conservati, specialmente nel cranio B. La loro massima lunghezza, 
misurata parallelamente all’asse antero-posteriore, è circa la quinta parte della lunghezza dell’intero cranio; 
sono perciò più lunghi che nella H. cristata e nella H. dengalensis, ed all’incirca della stessa lunghezza 
della H. javanica e della H. hirsutirostris. Il loro margine anteriore, che costituisce il contorno laterale 
dell’apertura nasale, è inclinato sulla base del cranio come nelle specie orientali, cioè sensibilmente meno 
che nella H. cristata. È visibile chiaramente la sutura incisiva di queste ossa, ed anche in parte appa- 
riscono i fori palatini anteriori; e pare che nè l’una nè gli altri differiscano dalle specie attuali. 

L’apofisi frontale degli intermascellari è larga, con margini paralleli, e termina posteriormente con 
una linea retta, quasi normale ai margini. Rassomiglia molto a quella della H. Rirsutirostris ed un po’ meno 
a quella della H. javanica; però, come in questa specie, raggiunge l’altezza del margine posteriore delle 
ossa nasali. Differisce poi grandemente dalla corrispondente apofisi nelle H. cristata ed H. bengalensis, ove 
si restringe nella parte superiore. i; 

La larghezza totale degli intermascellari, misurata dal margine posteriore del foro incisivo all’angolo 
formato dalle suture coi nasali e coi frontali, è nella H. etrusca nel rapporto di 5: 9 colla lunghezza totale 
del cranio; rapporto uguale a quello che riscontrasi nella H. hirsutirostris. 

L'apertura piriforme, od orificio nasale, limitata esternamente dai margini anteriori degli intermascellari 
e dei nasali, pare fosse assai più grande che nella H. cristata, che è la specie vivente ove tale apertura 
raggiunge le massime dimensioni. 

Mascellari. — Occupano in lunghezza circa il terzo dell’intero cranio; cioè sono lunghi quanto 
quelli della H. cristata, e più corti di quelli della H. javarica e della H. bengalensis. Nel cranio A le apo- 
fisi palatine invece d'avere una forma rettangolare come nella H. cristata e nella H. bengalensis, sono 
trapezoidali come nella H. javanica; si restringono cioè sensibilmente nella loro porzione posteriore. Nel 
cranio B, che subì una forte compressione laterale, e dove i margini delle apofisi palatine dei mascellari 
si sono sovrapposti, non osservasi più alcun restringimento posteriore del palato. 

È da notarsi che nel cranio B si osservano, all’innanzi dei premolari, due protuberanze ossee corri- 
spondenti alle estremità posteriori dei denti incisivi, simili a quelle che si trovano nella H. javarica. Nel 
cranio A tali protuberanze sono rotte, e dall'apertura si scorgono le estremità degli incisivi. 

Le apofisi zigomatico-orbitali dei mascellari, che servono di margine esterno ai fori infraorbitali, sono 
rotte in ambedue i crani: del ramo orizzontale non rimangono che monconi, sufficienti però a provare 
che era più largo che nelle specie viventi; invece nel cranio B è conservato quasi intero il ramo verticale 
sinistro, che si presenta assai più largo e più robusto che nei viventi istrici. Il foro infraorbitale invece è 
più piccolo. 


146 C. BOSCO [6] 


Palatini. — La loro porzione orizzontale si restringe assai anteriormente, come nella H.javanica 
e nella H. bdengalensis; e l’angolo posteriore del palato osseo è alquanto acuto, come quello della H. ja- 
vanica. 


Mandibola. 


La branca sinistra di mandibola, proveniente dalla collezione dell’antico Museo di fisica e storia. 
naturale di Firenze, è ridotta alla sola porzione molare. Sono ben conservati tutti i denti molari, ed un 
pezzo dell’incisivo nel relativo alveolo, che all’indietro si protende oltre all’ultimo molare. Questa branca 
supera in dimensioni tutte quelle delle specie attuali, e la lunghezza dello spazio molare corrisponde per- 
fettamentè a quella dei due cranii. Il rapporto fra tale lunghezza e lo spessore della branca, misurato dietro 
il premolare, è di circa 8:7, approssimativamente come nella ZH. javarica e nella H. bengalensis; mentre 
tale rapporto è di circa 3:2 nelle H. cristata ed H. hirsutirostris. 

È assai rilevata, ed inclinata verso il basso, la cresta che limita inferiormente lo spazio destinato 
all’inserzione del muscolo massetere; inserzione che perciò era più ampia che nelle specie attuali. 

La branca si restringe, all’innanzi del premolare, meno rapidamente che nelle specie viventi; il foro 
mentoniero vi si trova più all’innanzi. 

Il frammento di branca destra della lignite di Ghivizzano è talmente incompleto da non permettere: 
nessuna osservazione. I due molari che vi sono impiantati sono però assai bene conservati. 


Denti. 


Incisivi superiori. — Sono a sezione uniforme triangolare con angoli smussati, ed alquanto più 
lunghi e meno curvati che nelle specie viventi; terminano anteriormente a scalpello, e colla loro. estre- 
mità posteriore premono contro la porzione palatina dei mascellari, producendovi un rigonfiamento. 

La loro faccia anteriore, proporzionalmente più larga che nelle specie attuali, coperta da uno strato 
di smalto che si estende alcun poco anche sulle facce laterali, è percorsa longitudinalmente da un solco 
mediano appena accennato. 

SOTND: degno di nota che nell’incisivo di Olivola riscontrisi tuttora sullo smalto la colorazione gialla ca- 
ratteristica in tutto il genere Hystrix, e che tale colorazione, sebbene limitata ad un brevissimo tratto 
del bordo libero, sia visibile per trasparenza anche sullo smalto degli altri incisivi superiori di H. etrusca, 
che, per infiltrazione di sostanze mineralizzanti, hanno acquistato una tinta bruna. 

Incisivi inferiori. — Ve ne è solamente un pezzo incastrato nell’alveolo della branca sinistra di 
mandibola. Non si può dire altro se non che la sua sezione, triangolare con angoli smussati, non differisce: 
da quella dei corrispondenti denti delle specie viventi. 

Molari superiori. — Nel cranio A, come si disse, sono in posto il premolare destro ed i tre mo- 
lari sinistri. Il premolare ha corona quasi cilindrica, però con un leggero prolungamento postero-laterale 
del piano di masticazione. I tre molarî, della stessa larghezza del premolare, sono fortemente schiacciati 
nel senso longitudinale, e talmente addossati gli uni agli altri da ridurre a mm. 23 lo spazio che essi com- 
plessivamente occupano, mentre il solo premolare è lungo 11 mm. Sono perciò assai differenti da quelli 
delle altre specie viventi e fossili del genere Hystrìx, ed anche da quelli del cranio B. Per tale motivo, ed 
anche perchè ho riscontrato che nelle specie viventi del genere sono frequenti le anomalie nella forma dei 
molari, mi sono persuaso che lo schiacciamento dei denti del cranio A sia dovuto ad un caso teratolo- 


[7] Cc. BOSCO «147 


gico, e di essi ometto quindi la descrizione. Faccio solo notare che la loro corona, assai rilevata, presenta 
un accenno di piega mediana esterna, ed è mumita superiormente di isole di smalto poco numerose e di 
forma ovale tendente alla rotonda, indizio di età avanzata ”. 

Nello stesso cranio si scorgono gli alveoli del premolare sinistro e dei tre molari destri: essi sono 
poco profondi, e fin dal piano palatino suddivisi in tre cavità divergenti per dare ricetto alle radici; l’una, 
ampia, rivolta all’interno, e le altre due, assai più piccole, esterne. Alveoli di forma simile si osservano 
anche negli individui vecchi di H. cristata, mentre negli esemplari più giovani gli alveoli sono assai più 
profondi. 

Ed ora passerò ad esaminare i molari del cranio B, che possono ritenersi come tipo della specie. 

Essi sono al completo, ed occupano un po’ meno della quarta parte dell’intera lunghezza del cranio. Si 
presentano perfettamente conservati, ed a somiglianza degli incisivi dello stesso cranio e di tutti i denti 
del cranio A sono divenuti brunicci per mineralizzazione. 
_ La loro corona, quasi cilindrica, è munita sulla faccia esterna, come nei molari del cranio A, di un 
piccolo solco verticale che sta ad accennare ad una piega mediana scomparsa: mancano le tracce di altre 
pieghe, sia interne che esterne. Sono assai più grossi ed assai più sporgenti sul piano palatino, e più 
sensibilmente curvati verso l’esterno, che nelle specie viventi. 

Il premolare è un po’ più lungo che largo; il primo molare, largo quanto il premolare, ne è più 
breve; il secondo molare, Ja cui forma si avvicina maggiormente. alla cilindrica, ha diametro corrispon- 
dente alla larghezza dei due precedenti; ed infine l’ultimo molare, che è quello che più si allontana 
dalla forma cilindrica per assumere quella di un prisma sub-rettangolare, è lungo quanto il secondo mo- 
lare, ma ne è sensibilmente più stretto. 

Tutti questi denti mostrano sul piano della corona un numero variabile di isole di smalto, da 5 ad 8, 
di forma che va dalla quasi circolare a quella di un’ ovale allungatissima nella direzione normale al- 
l’asse del cranio. 

Molari inferiori. — La branca sinistra di mandibola ha in ottimo stato l’intera serie molare. 
La corona dei denti è più rilevata che nelle specie viventi e nei molari superiori della stessa H. etrusca; 
e mentre negli istrici attuali essa ha sezione sub-rettangolare, nella specie fossile questa è quasi ovale, 
col diametro maggiore disposto parallelamente all'asse della branca mandibolare. Questo fatto, messo in 
relazione con quanto si è già osservato relativamente alla forma cilindrica dei molari superiori, permette 
di scorgere nei denti di questa specie una spiccata tendenza ad arrotondare gli spigoli loro. Sono curvati 
all’indentro, in modo assai più sensibile che nelle specie viventi. Esternamente mostrano una piega me- 
diana verticale di smalto, molto profonda, ed internamente un’ altra consimile piega, ma alquanto super- 
ficiale; però il terzo molare ha due di tali pieghe interne. Le pieghe esterne giungono fino al piano della 
corona, ove si osservano delle isole di smalto, di forma prevalentemente ovale allungata, disposte trasver- 
salmente all’asse del cranio, ed in numero variabile da 4 a 6 per ogni dente. 

Fra tutti è più lungo il premolare; gli altri successivamente decrescono di lunghezza: ma non così 
avviene per la larghezza, poichè il più largo è il secondo molare, ed il più stretto l’ultimo. 

Dal complesso delle caratteristiche di questi denti giudico trattarsi di un individuo adulto, ma più 
giovane di quello a cui appartenne il cranio 5. 1 

Ad un individuo ancora più giovane doveva appartenere il premolare inferiore sinistro isolato, il quale 


1) L'età avanzata in questo cranio è confermata anche dalla scomparsa delle linee di sutura fra alcune ossa, 
specialmente di quella dei frontali coi nasali. 


148 €. BOSCO Ma [SÌ 


non differisce dal corrispondente dente della branca, di cui ha le identiche dimensioni, che pel margine 
posteriore un po’ meno arrotondato. Se ne distingue anche per mostrare due pieghe verticali esterne: 
una mediana, profonda, e l’altra laterale, appena accennata. Le pieghe mediane, esterna ed interna, sono 
riunite sul piano della corona da una linea di smalto, ai lati della quale si osservano poche isole, assai 
allungate. { 

Questo dente ha tre radici divergenti: una, grossa e lunga, esterna, che da sola forma il prolunga- 
mento della corona; e le altre due, interne, appena accennate. i i 

I molari secondo e terzo della branca mandibolare destra di Ghivizzano sono anch’essi alquanto 
sporgenti; hanno sezione sub-rettangolare con spigoli arrotondati, ma sono più larghi in basso che in alto. 
Sulla faccia esterna del secondo molare osservasi una profonda piega mediana di smalto che attraver- 
‘sando la parte superiore del dente va a riunirsi ad un leggero solco mediano sulla faccia interna, di- 
nanzi al quale un altro se ne scorge, appena accennato. La superficie triturante viene così ad essere di- 
visa in due parti quasi uguali, percorse da alquante altre pieghe di smalto, che prendono origine dalla 
mediana. Il terzo molare mostra anch'esso la profonda piega mediana esterna, ed i due solchi interni; 
ma la piega non raggiunge lo smalto della faccia interna del dente; perciò la superficie triturante di 
questo non presenta la suddivisione in due parti come il secondo molare; essa è però percorsa da molte 
pieghe di smalto che si distaccano dalla mediana esterna. 

I due denti sono più piccoli e più sporgenti di quelli della branca sinistra di mandibola del Valdarno: 
superiore; per tale motivo, ed anche per non essere ancora prismatici, e per avere sulla superficie tri- 
turante delle pieghe anzichè delle isole: di smalto, appartennero evidentemente ad un individuo piuttosto 
giovane. 


Avendo avuto a mia disposizione parecchi cranii di istrici viventi, ho potuto convincermi che i loro 
denti molari variano di aspetto a seconda del grado di sviluppo degli individui, cioè a seconda della du- 
rata della corrosione esercitata sulla loro corona. Così quando i denti spuntano hanno corona prismatica 
a sezione rettangolare, il cui lato maggiore è disposto parallelamente all’asse del cranio, e sulla cui su- 
perficie masticante si trovano molti piccoli tubercoli arrotondati; col progredire dello sviluppo e del lo- 
goramento i tubercoli si trasformano in pieghe di smalto allungate nel senso trasversale, e gli spigoli 
della corona, smussandosi leggermente, le fanno acquistare un aspetto cilindroide; le pieghe di smalto 
poi gradatamente si chiudono e si trasformano in isole allungate, ognuna delle quali si suddivide in se- 
guito in due o più.piccole isole sub-circolari. Finalmente, nella vecchiaia, anche queste scompaiono, ed il 
piano della corona diviene perfettamente liscio. 

Per effetto di questa graduale trasformazione della corona e delle pieghe ed isole di smalto, si osser- 
vano differenze sensibili fra i molari della stessa specie di istrice quando si prendano. in esame individui 
di diversa età; d’altra parte, quando si tratta di individui non della stessa specie, ma di identico grado: 
di sviluppo, è difficile trovare differenze sensibili nei loro molari. Per tali motivi non bisogna dare so- 
verchia importanza alla forma dei molari per la determinazione degli istrici, come finora hanno fatto al- 
cuni paleontologi, forse perchè non avevano a loro disposizione che denti isolati o resti assai incompleti. 

Tuttavia nella sezione sensibilmente sub-circolare della corona prismatica dei molari superiori di H. 
etrusca, in quella sub-ovale degli inferiori, e nella forte sporgenza di tutti questi denti, non esito a ri- 
conoscere caratteri che distinguono questa specie da tutte le viventi. 


[9] 


C. BOSCO 


149 


Ed ora, per finire, presenterò alcune misure prese sugli esemplari di Hystrix etrusca. Mi sono limi- 
tato a quelle che non potevano lasciare dubbi sulla loro precisione, dato lo stato imperfetto di conserva- 
zione del materiale. 


Cranio. 


Lunghezza del cranio, misurata dai condili occipitali alla estremità anteriore degli 
intermascellari . o ò o o 

Distanzà dai condili occipitali al margine ie GonA cd Balerna 

Distanza dal margine posteriore della volta palatina al limite anteriore della serie 
molare. o . o o . o . 0 

Distanza dal limite mieticre! della serie molare) alla estremità anteriore degli 
intermascellari (ossia lunghezza del diastema) . i 1 

Lunghezza della porzione palatina dei mascellari 
» » » degli intermascellari 

Larghezza del palato fra i premolari 

Larghezza dell’ intermascellare (dal margine E OIIZARO Gi 0 incisivo ; all snbolo 
formato dalla sutura intermascellare-nasale colla intermascellare-frontale Ò 

Larghezza dell’apofisi frontale degli intermascellari 

Distanza dalla cresta occipitale alla sutura Palio pio coi frontali 

Altezza dell’osso occipitale, circa 

Larghezza massima del foro occipitale 


» » dei condili occipitali 
Distanza fra i margini esterni dei condili occipitali 
» » » meati auditivi 


Diametro antero-posteriore delle bolle timpaniche à 
Diametro trasversale delle bolle timpaniche, compreso il Za Aiuto esterno 
Lunghezza dell’osso nasale 


Larghezza massima dell’osso nasale ò . o . o o o . o 
Lunghezza della serie molare ò 6 d 2 o ò 6 . o 
Mandibola. 


Altezza della branca misurata dietro al premolare 
» » » » al molare posteriore 
Lunghezza della serie molare 


Incisivi superiori. 


Cranio A Cranio B 
Larghezza della faccia anteriore, ricoperta di smalto mm. 7,5 T 
Diametro antero-posteriore È È ; » 10 i 9 
Lunghezza del dente, espressa dalla dislalzati in atea 
retta fra la sua estremità anteriore e la protu- 
beranza del mascellare corrispondente all’origine 
del dente stesso A . ; i . i SUNERGO 58 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


Incisivo isolato 


Cranio A 


di Poggitazzi 


T 
9 


Cranio B 


Frammento 
di 
branca sinistra 
del Valdarno 


Incisivo isolato 


di Olivola 


T 
9 


20 


150 = C. BOSCO : [10] 


Molari superiori. = 


1) Cranio B 
Lunghezza della serie molare . o . : 5 7 icaro o c . c . mm. 40 
Diametro antero-posteriore di Pr è o 0 c o 0 o o o . 5 È » «1 
» trasversale » o ò ò G 0 o . o oo e o a » 10 
» antero-posteriore di M! . 3 ; - ; 5 : SES PACE, ì dis pino 9 
» trasversale » 0 o c o È ò o c . . o Ò » 10 
» antero-posteriore di M? 0 o disco c . c Di - c o ; » 10 
» trasversale - » 5 i AREIONE A È È va a g 5 » 10,5 
» antero-posteriore di M3 o È : Ò 5 o î sa î 5 o " » 10 
» trasversale. » o o isti . o 0 o o c 7 0 » 8° 
Sporgenza dei denti dal margine degli alveoli — massima — . ; 6 d . : i » 1,5 
» » » — minima 6 ò c Re 0 I CROATO 5 
Molari inferiori. 
Frammento È Frammento Premolare 
di di branca destra î 
branca sinistra della lignite AREA RI 
del Valdarno di Ghivizzano 
Lunghezza complessiva della serie molare ° . mm. 40 _ | 
Diametro antero-posteriore di Pr È 7 È È » 11 — 11 
» trasversale » b 0 c o » 9 —_ 9 
Lunghezza delle radici » ò 7 . Ò » — — 13 
Diametro antero-posteriore di M! o 3 . 0 » 10 — —_ 
» trasversale + » o ò Ò 5 » 9 _ 3 —_ 
» antero-posteriore di M? ò c c o » 11 9,5 — 
» trasversale » o 5 ò o » 9 ri —_ 
» antero-posteriore di M3 a ò o : » 9 9,5 = 
» trasversale » : c 5 £ » 8 7 — 
Sporgenza di Pr dal margine dell’alveolo . o . » 11 — = 
» media dei veri molari dall’alveolo . 5 » 5) 6 — 


CONFRONTO COLLE ALTRE SPECIE FOSSILI 


Gli istrici fossili d’ Europa, esclusi i quaternari, finora descritti, sono: 

a) La Hystrix (2) lamandini Finor ® la cui determinazione generica è assai dubbia, trovata nelle Fosforiti 
del Quercy (Eocene superiore). 

5) La H. suevica ScaLossER ®; di cui fu descritto e figurato un molare trovato ad Hider presso Dinkel- 
scherben (Augusta) negli strati miocenici superiori, e dallo ScHLoSssER riferito alla stessa specie dei 
due molari trovati nel Bohnerzen di Salmendingen e descritti e figurati dal QuensTEDT È). 


CS 


1) FiLHoL. Recherches sur les phosphorites du Quercy, in Annales des sciences géologiques. tom. VII, pag. 49. 
Paris, 1876; — M. ScHLosseRr. Die Nager des Europdischen Tertiéirs, in Palaeontographica, vol. 31, pag. 29, tav. VII 
{III], fig. 32, 34-36, 38-41. Cassel, 1885. 

2) ScaLossor. Die Nager ecc., pag. 28, tav. VII [III], fig. 27. 

3) QuenstEDT, Petrefacten. INI, pag. 57, fig. 53 e 54. 


[11] €. BOSCO 151 


c) La H. primigenia WAGNER sp. ® i cui resti, scavati negli strati miocenici superiori di Pikermi in Grecia 
dal GauDRY, furono da questi descritti dettagliatamente e figurati, e riuniti alla stessa specie dei 
resti trovati precedentemente nella stessa località e descritti dal WAGNER come Lamprodon primi- 
genius e quindi dal Rora e WacwER come Castor atticus. Di questa stessa specie trovasi nel Museo 
di Monaco di Baviera un cranio di cui finora non furono descritti che i soli denti dal WAGNER. 

d) La H. refossa GeRVAIS ? trovata nelle alluvioni plioceniche dei dintorni di Issoire (Puy-de-Dòme) della 
quale l’autore dà il disegno del premolare inferiore sinistro. 

e) Alcuni resti trovati negli strati pliocenici del Roussillon in Francia, ed attribuiti alla H. primigenia 
dal DeréRET che ne diede una descrizione perticolareggiata con figure ?). 

f) Infine accenno ad una H. major di cui il GeRvAIS ® descrisse alcuni pochi resti trovati nelle breccie 
ossee quaternarie di Ratonneau, presso Marsiglia, e dette anche il disegno di un molare. Faccio qui 
cenno di questa specie fossile unicamente perchè lo stesso GeRrvAIs ammette dubbi sulla età delle 
breccie suddette, che ritiene forse anteriori all’epoca quaternaria. 

Fuori d'Europa furono trovate: 

g) Una H. sivalensis nelle colline di Siwalik in India, descritta e figurata dal LyDEKKER 9, ed 

h) Una H. venusta di cui il Lerpy ® dà la descrizione e la figura cui un molare trovato negli strati plioce- 
nici dell’America del Nord. 


Della H. lamandini non abbiamo che alcuni resti molto incompleti, che non permettono nessun con- 
fronto; solo può dirsi che doveva trattarsi di un animale di grande statura. 

La H. suevica è conosciuta solo per alcuni molari. Questi hanno sulla linea mediana delle faccie esterna 
ed interna una profonda piega dello smalto per cui il dente viene diviso in due lobi; e sulla superficie 
triturante mostrano un rilevante numero di piccole isole di smalto arrotondate. Questi denti sono molto più 
piccoli ed assai differenti da quelli di H. etrusca. 

Il premolare di H. refossa descritto dal GeRvaIS è approssimativamente delle stesse dimensioni di 
quelli di H. etrusca, ma ne differisce per la forma della corona, suddivisa in due lobi sub-cilindrici pres- 
sochè uguali da due profonde pieghe, esterna ed interna, e per la superficie triturante non orizzontale, 
ma inclinata dall’innanzi all'indietro. Il GrRvAIS vi ha notato sette isole di smalto, e mettendolo a con- 
fronto con un dente corrispondente di H. cristata d’Africa ove tali isole non sono che quattro, pare ne 
deduca un carattere specifico;-ma-invece non si tratta che di differenza dovuta all’età. 

La H. major forse era delle stesse dimensioni della H. etrusca, per quanto se ne possa giudicare dal- 
l’unica misura data dal GeRrvAIS, quella della larghezza della estremità tagliente di un incisivo. Però nel 
molare riprodotto dal GeRvAIS? non si può ravvisare nessuna rassomiglianza con quelli di H. etrusca. 


4) Wagner. Abhandlungen der K. Bayer. Akademie, tom. V, parte 2%, pag. 374, tav. IV, fig. 7 ed 8. Miinchen, 
1848; — Rota e WagnER. Abhand. d. K. Bayer. Akad., tom. VII, pag. 414, tav. IV, fig. 5 e 5a, Miinchen, 1854; — 
Gauprr. Animaux fossiles et géologie de l’ Attique, pag. 122, tav. XVIII. Paris, 1862. 

2) GorvaIs. Zoologie et paléontologie francaises, pag. 17, tav. 48, fig. 11 e 11a. Paris, 18599. 

3) DePbRET. Les animaux pliocènes du Roussillon, in Mémoires de la Société géologique de France, Paléontologie, 
tom. I, fasc. II, pag. 43, tav. IV, fig. 12-16. Paris, 1890. 

4) GeRVvAIS. Zoologie et paltontologie générales, 1.° série, pag. 76, fig. 3. Paris, 1867-69. 

5) LyDEKKRR. Palaeontologia indica, in Memoirs of the geological Surwey of India. Serie X, vol. III, parte 3%, 
pag. 5 (109). Calcutta 1884. 

5) Ley. Extinct Mummalia of Dakota and Nebraska, in Journ. ac. nat. Se. Philadel. Serie 2%, vol. VII, 1869, 
pag. 343, tav. XXVI, fig. 23. 

7) Zoologie et paltontologie générales, 1. série, pag. 77, fig. 3. 


152 C. BOSCO [t2] . 


È opportuno notare che lo ScHLosser Y riunisce la H. major alla H. refossa, e che il DePÉRET ® riu- 
nisce la H. refossa alla H. primigenia. Ma si tratti oppur no di forme eguali, sono da evitarsi gli studi 
comparativi basati su resti incompleti. Per tale motivo mi asterrò dall’ esaminare se la H. etrusca abbia 
qualche relazione cogli istrici fossili su cui non si hanno che dati imperfetti, cioè le H. lamandini, suevica, re- 
fossa e major. Similmente debbo astenermi dall’istituire confronti colla H. venusta d’America della quale 
non ho potuto vedere nè descrizione, nè figura. Quindi limiterò i miei confronti alle tre forme finora più 
completamente studiate, cioè alla H. sivalensis dell'India, alla H. primigenia di Pikermi, ed a quella del 
Roussillon. 

Della H. sivalensis il LypEKkEeR ® ha data la descrizione e la figura di un frammento di branca destra 
di mandibola di un individuo adulto, e del cranio di un giovane. Sulla branca si osservano il premolare, 
rotto, ed il primo e il secondo molare in buono stato. Dalle loro dimensioni parrebbe che la H. sivalensis 
dovesse essere un po’ più piccola della etrusca. Il premolare ha forma pressochè triangolare, ed i due 
veri molari sub-quadratica con spigoli assai meno arrotondati che nella H. etrusca, ove questi denti hanno 
il diametro antero-posteriore sensibilmente più lungo del trasverso. Nella specie indiana inoltre le radici 
dei molari sono assai corte, cosicchè l’alveolo dell’incisivo è posto alquanto più vicino alla superficie su- 
periore della branca che nella H. etrusca. 

Il cranio del giovane è assai meno convesso in alto, ed ha la regione temporale assai più breve che 
nella H. etrusca. Il cattivo stato di conservazione di quel fossile non permette altri confronti. 

Di fronte a queste differenze sonvi alcuni caratteri comuni alla specie indiana ed alla toscana, e 
sono i seguenti: foro mentoniero ravvicinato al premolare, branca mandibolare che si restringe gradual- 
mente e non repentinamente dinanzi a tale dente, e forte sviluppo della cresta che forma il contorno 
anteriore della fossa masseterica. 

Il Deréret ® attribuì alla specie primigenia i resti di istrici trovati negli strati pliocenici supe- 
riori del Roussillon, basandosi sui seguenti caratteri comuni cogli individui di Pikermi: grande statura, 
molari che vanno diminuendo di grandezza dal 1° al 4°, forma della corona sub-rettangolare che diviene 
quasi quadrata nel corso dell’età, ed infine complicazione e numero delle pieghe ed isole di smalto che 
sono in numero di 7 od 8 nello stato medio di logoramento dei denti. Ma queste rassomiglianze dei. denti 
si riscontrano in quasi tutte le specie del genere Hystrix. Invece fra i resti del Roussillon e quelli di 
Pikermi esistono differenze che mi paiono importanti. La mandibola è nei primi assai più alta che negli 
ultimi, tantochè nel fossile del Roussillon fra la lunghezza della serie molare e l’altezza della mandibola 
misurata dietro il premolare corre il rapporto di 9:7, mentre nell’altro tale rapporto è di 7: 4; ciò 
prova una maggiore robustezza del primo dove è anche più ampia la fossa d’inserzione del massetere 
essendo più inclinata la rilevata cresta che la limita anteriormente; inoltre la mandibola si restringe im- 
provvisamente dinanzi al premolare, mentre nel fossile di Pikermi tale restringimento è graduale. 

Per queste differenze, ed anche perchè le faune del Roussillon e di Pikermi sono da ascriversi ad 
epoche geologiche diverse, io sono del parere che convenga tenere distinti specificamente gli istrici delle 
due località. 

La Hystrix etrusca e la primigenia di Pikermi avevano identiche dimensioni, ed erano provviste di 
potente apparato masticatore, per quanto se ne possa giudicare dallo sviluppo dei molari e delle inser- 


1) Die Nager ecc., pag. 46. 

?) Les animaua pliocènes du Roussillon, pag. 43. 
3) Palacontologia indica, loc. cit. 

4) Les animaux pliocènes du Roussillon, pag. 43. 


13] C. BOSCO 153 


zioni muscolari; avevano inoltre i denti assai sporgenti sui margini degli alveoli, e le loro branche man- 
dibolari si restringevano gradualmente, e non repentinamente, davanti ai premolari. 

Nella H. primigenia però i condili occipitali erano più grossi e più sporgenti; le bolle timpaniche 
più corte, più gonfie, e più affilato il contorno dei meati auditivi esterni; i denti incisivi superiori, e per 
conseguenza le apofisi palatine degli intermascellari, più curvi; le branche mandibolari meno alte; le in- 
serzioni masseteriche meno ampie, con cresta anteriore meno inclinata; i fori mentonieri situati più al- 
l’innanzi. I molari superiori erano meno arrotondati, e l’ultimo solo di poco più piccolo del precedente; 
‘anche i molari inferiori erano meno arrotondati; diminuivano di grossezza dal primo all’ultimo, ed il 
premolare, più alto degli altri, aveva il lobo anteriore alquanto stretto, ed era inclinato sul dinanzi D. 

Dell’ istrice del Roussillon i frammenti descritti dal DEPÉRET sono ancora più incompleti di quelli che 
dell’istrice di Pikermi ha pubblicato il Gaupry. In confronto coll’istrice pliocenico di Toscana esso era un 
po’ più grosso, come può desumersi dalla lunghezza della serie molare (mm. 44,5 nella specie francese e 
Soli 40 nell’altra); la branca mandibolare era in proporzione egualmente alta, ma si restringeva improv- 
visamente dinanzi al premolare, in modo da piombare quasi ad angolo retto sul lungo diastema; l’ inserzione 
del massetere era alquanto più ampia per la maggiore inclinazione della sua cresta anteriore, e forse 
anche più profonda; i molari sporgevano meno sull’orlo degli alveoli ed avevano spigoli meno arrotondati, 
conservando una forma sub-rettangolare tanto negli individui giovani che negli adulti. 

Altri confronti non è possibile fare per ora; forse la scoperta di resti più completi potrà condurre 
alla identificazione della H. etrusca colla specie del Roussillon, ciò che non è improbabile pel sincronismo 
delle formazioni geologiche ove sono sepolte; ma per il momento credo che sia il caso di tenerle disgiunte. 


CONCLUSIONE 


Dopo ciò si può concludere che la Hystrix etrusca è diversa da tutte le altre specie fossili finora 
descritte, ed anche dalle viventi, e che, data la scarsità dei resti di altre specie fossili, male si può giu- 
dicare quale si avvicini ad essa. 

Fra le viventi le sono più vicine per la forma del cranio fortemente convesso in alto e per la bre- 
Vità dei parietali le H. cristata ed hirsutirostris; i suoi nasali non differiscono per forma da quelli della 
cristata essendone però assai più piccoli perchè non raggiungono che le dimensioni di quelli della Virsutirostris; 
gli intermascellari sono simili a quelli di quest’ultima specie e della javarica. Per alcuni altri caratteri, 
fra i quali l'altezza delle branche di mandibola e l'ampiezza di alcune inserzioni muscolari, la etrusca 
si avvicina a quelle dell'estremo Oriente; ma ne differisce per altri, e principalmente per l'aspetto del cra- 
nio, assai più convesso e corto. Per questi motivi è assai difficile dire quale delle specie viventi si avvi- 
cini alla etrusca; però dovendosi dare maggiore importanza allo aspetto generale del cranio in confronto 
della forma delle singole ossa, è da concludere che fra le specie viventi la H. cristata e la Wirsutirostris 
le rassomigliano di più. 


Firenze, Gabinetto di geologia e di paleontologia del R. Istituto di studi superiori. 
Aprile, 1898. 


1) A questa inclinazione sul dinanzi, opposta a quella che riscontrasi nella H. etrusca, non deve però essere 
attribuita molta importanza, potendo trattarsi di anomalia individuale che si riscontra qualche volta anche nella 
H. cristata. 


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C. F. PARONA 


NOTE SUI CEFALOPODI TERZIARI DEL PIEMONTE 


(Tav. XII, XII [I, II]). 


Parecchi paleontologi si occuparono dei resti di cefalopodi successivamente rinvenuti nei depositi 
terziarî del Piemonte e sono da ricordare a questo riguardo MricrteLorTI, E. Sismonpa, D’OrBIGNY, GA- 
STALDI, ed in particolar modo L. BELLARDI, il quale iniziò la sua monografia sui molluschi dei terreni 
terziari del Piemonte e della Liguria colla descrizione dei cefalopodi, illustrando gli esemplari sparsi nelle 
diverse collezioni, pubbliche e private. Ma, dalla pubblicazione della parte prima della sua grande opera 
fino ad oggi, le continuate ricerche misero in luce qualche forma non ancora conosciuta e parecchi esem- 
plari, che si prestano ad estendere le nostre cognizioni sopra forme già note ed anche a rettificare per 
qualcuna di esse il riferimento specifico. Però mi parve opportuno di raccogliere le ‘osservazioni da me 
fatte in proposito e di pubblicarle. 

Il materiale studiato spetta: in parte alla ben nota e preziosa collezione DI RovasENDA ed è con sentita 
compiacenza ch’io colgo l’opportunità per rinnovare all’amico cav. Di RovASsENDA i più vivi ringraziamenti 
per la cortesia colla quale permise; non solo a me ma anche a parecchi allievi miei, di studiare le sue 
raccolte paleontologiche, che hanno il pregio di essere ricche di esemplari a conservazione eccezionale, 
di offrire allo studioso forme rarissime, nonchè di essere corredate da scrupolose indicazioni relative alla 
provenienza di ciascun pezzo. Altri esemplari interessanti li devo alle appassionate ricerche del signor 
E. Forma, bravo raccoglitore e conoscitore di fossili, che seppe procurare al Museo geologico di Torino 
una grande quantità di fossili ed esemplari di forme rarissime non per anco conosciute. Ciò risulta dai 
lavori pubblicati in questi ultimi anni dagli studiosi che frequentano il Museo o che dal Museo stesso 
ebbero in comunicazione le raccolte speciali. 

T fossili dei quali mi occupo in questa nota provengono dalla formazione di Gassino e dal miocene 
delle colline torinesi. 

Come è noto, la formazione di Gassino si sviluppa ai due lati della valle del Rio Maggiore, sulla 
destra nel territorio di Bussolino e sulla sinistra nella regione delle cave di Gassino propriamente dette. 
È noto anche che, mentre dai più si considera come spettante al Dartoriano tutta la serie dei calcari e 
delle marne intercalatevi di Bussolino e delle cave di Gassino, dal prof. TRABUCcO si sostiene invece la 
tesi, che al dartoriano spettino esclusivamente gli strati di Bussolino e che quelli delle cave di Gassino 
devono essere considerati come più recenti e da riferirsi al forgriano. A questo riguardo posso dichiarare 
che colle ripetute gite, fatte nei dintorni di Gassino allo scopo di raccogliere io stesso dei fossili nelle 


156 C. F. PARONA [2] 


diverse località fossilifere ed anche di farmi sul posto un concetto delle condizioni stratigrafiche della 
discussa serie gassinese, mi sono persuaso che l’opinione del sig. TRABUCco non è la più fondata e che 
la formazione di Gassino e di Bussolino costituisce una serie unica, non smembrabile per attribuirla in 
parte all’eocene e per il resto all’ oligocene. 

Non è ora il caso di addentrarci in questa questione, la quale vuole essere risolta collo studio ac- 
curato di tutti i fossili che si raccolgono negli affioramenti di Bussolino e di Gassino; mi basta farne 
cenno, mentre devo osservare, che la forma di Afurîa, descritta nel corso del lavoro e che è abbastanza. 
comune nelle marne interposte ai banchi calcari delle cave di Gassino, è stata anche rinvenuta nelle stesse: 
condizioni alla cava di Villa Dr FiumePi (Bussolino). 

Fatta eccezione per qualche esemplare di scarso valore, tutti gli altri fossili presi in considerazione 

nel presente lavoro provengono dal miocene medio e più precisamente dall’ elveziano. La formazione elve- 
ziana assume uno sviluppo notevolissimo nelle colline torinesi, dove si presenta con varie facies litologiche, 
di conglomerati, di marne, di sabbie: i fossili sono qua e là copiosissimi in tutto lo spessore della for- 
mazione, costituendo la fauna impropriamente detta di Superga. La grande opera di BELLARDI e SAcco 
e parecchi altri lavori più modesti, antichi e recenti, hanno ormai fatto conoscere nel suo complesso questa 
fauna così ricca di forme e di individui. Ma rimane pur sempre a compiersi un altro studio od una serie 
di studi, interessantissimi sotto il rispetto geologico relativamente alle differenze paleontologiche offerte 
dalle varie facies litologiche dell’elveziano, dalle più tipiche località fossilifere e dai vari orizzonti stra- 
tigrafici; le quali ricerche, data l’eccezionale ricchezza e varietà di fossili, condurranno a risultati impor- 
tanti e forniranno sicuri criteri per le induzioni relative alle condizioni fisiche dell’ambiente, nel quale 
l'alternarsi delle fasi di sedimentazione regolare e tranquilla colla formazione di depositi conglomeratici,, 
talora quasi caotici, sembra non interrompesse, nè ostacolasse la vita rigogliosa a svariatissimi tipi di 
organismi marini. 
Ma ritorniamo ai cefalopodi. Nella parte inferiore dell’ elveziano (che corrisponderebbe al durdigaliano 
di altri autori) la quale in modo tipico si presenta al Termo fourà presso 1° Eremo, uno degli affioramenti a 
conglomerati più ricchi di fossili, sono relativamente abbondanti gli esemplari di Spirulirostra, i quali si 
fanno più rari negli strati successivi, a marne, a conglomerati, a sabbie, che affiorano e sono particolar- 
mente fossiliferi ad Albugnano, Baldissero, al Monte dei Cappuccini. In questi strati più recenti sono invece: 
più comuni le Afwrie, le quali insieme agli Scaptorrhynchi ed ai Riyncholiti, si presentano anche nell’oriz- 
zonte più recente dell’elveziano superiore costituito dalle sabbie verdi con Pentacrinus Gastaldi, che ap- 
punto vi si trova in abbondanza, associato ad esemplari meno comuni di Antfedon. 

Premessi questi brevi accenni ai rapporti stratigrafici degli orizzonti fossiliferi, dai quali provengono 
i materiali presi in esame, vengo alle descrizioni delle forme, cominciando dalle più antiche del giaci- 
mento di Gassino, per passare poi a quelle mioceniche. 


Avanzi di Cefalopodi della formazione di Gassino. 


Aturia rovasendiana n. f. — Tav. XII [I], fig. 1; Tav. XII [II], fig. 13. 


Conchiglia discoide, a fianchi appiattiti; giri assai più alti che larghi; lato esterno stretto e convesso; 
ombelico chiuso; sezione dei giri alta e stretta, subtriangolare, col maggiore spessore a circa un terzo del- 
l'altezza dei fianchi a partire dall’ ombelico; apertura del sifone ampia, obovale. I setti sono piuttosto 
radi; ciascuno di essi, uscendo dalla depressione ombelicale, descrive un’ampia curva regolare convessa. 


[3] C. F. PARONA 157 


all’avanti e poi, sul terzo esterno del fianco, si piega e scende con decorso flessuoso a formare un lobo 
caliciforme, ampio e profondo, che si restringe alla estremità inferiore in una punta, penetrante più o 
meno profondamente nel lobo del setto precedente; si ripiega quindi ad angolo generalmente acuto per 
passare sul lato esterno ed in quest’ultima parte ha un decorso ondulato, disponendosi in lieve curva 
retroversa lateralmente al lobo ed in linea proversa sul lato esterno. Il guscio sottile è eccezionalmente 
e solo in parte conservato; dei due strati visibili, il più profondo ha apparenza eburnea, è liscio e semi- 
trasparente, mentre l'esterno è opaco, madreperlaceo, a riflessi rosei e verdi e con distinte piegoline di 
accrescimento, divise in zone da qualche piega maggiore: esse, decorrendo dall’ombelico attraverso ai 
fianchi ed al lato esterno, descrivono su quelli un’ ampia curva proversa e su questo una stretta curva 


fortemente retroversa. 


DIMENSIONI 

I II III 
Diametro. î o o È 3 a mm. 190 (diam. mass. mm. 200 m.?) mm. 54 mm. 39 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro 0,63 0,59 0,55 
Spessore » » » » 0,26 0,27 0,25 


‘ Queste misure corrispondono ai tre esemplari meglio conservati (collez. Di RovAasENDA): se ne conservano 
però altri undici più o meno deformati da compressione ed incompleti, fra i quali due superano in dimen- 
sioni il più grande degli esemplari su menzionati. 

La camera di dimora, come si osserva anche nella Aturia Aturìi, si riscontra in esemplari di dimen- 
sioni svariatissime. Il maggiore esemplare, il quale, tenuto calcolo delle deformazioni subìte, raggiunge 
il diametro di circa 250 mm., è quasi completamente concamerato, presentando solo una porzione piccola 
della camera di dimora: completamente concamerato è il più grande fra gli esemplari misurati (Tav. XII [I], 
fig. 1; Tav. XIII [II], fig. 1); un altro, quasi egualmente grande, presenta il fondo della camera di 
dimora a 170 mm. Per contro sonvi parecchi altri campioni, i quali, mentre corrispondono perfettamente 
in tutti gli altri caratteri agli esemplari maggiori, ne differiscono per il presentarsi, dirò così, precoce 
della camera di dimora. Infatti nel bell’ esemplare rappresentato dalla fig. 3 (Tav. XII [II]) la camera 
di dimora si inizia al diametro di 90 mm. ed in altri più piccoli, rispettivamente al diametro di 80 
e di 40 mm. Un modello interno, di 190 mm. di diametro, comincia a 130 mm. la sua camera di dimora, 
la quale può dirsi quasi completamente modellata, poichè presenta una porzione del margine peristomatico 
e cioè un grosso cercine, che decorre nello stesso senso delle rughe di accrescimento del guscio. 

Questa forma, abbastanza comune nella marna intercalata e sovrapposta al calcare di Gassino, fu da 
BELLARDI ” considerata come appartenente alla Afuria Afurè Bast. Se non che dalla descrizione suesposta 
risultano troppo spiccate le differenze fra le due forme perchè si possa accettare questo riferimento, tanto 
più che il confronto riesce assai facile approfittando dei numerosi esemplari di At. Afwè, che si raccol- 
gono nel miocene medio delle colline torinesi. Si presenta innanzi tutto evidente la differenza nello spes- 
sore, assai minore nella forma di Gassino, quale risulta sia dal confronto diretto delle figure, sia dalle 
cifre che per le due forme danno le misure proporzionali. Infatti mentre 1’ Af. Afurì, in rapporto al 
diametro, misura da 0,40 a 0,44 nello spessore dell’ultimo giro, lAfuria di Gassino, in esemplare di 
eguale grandezza, dà per lo spessore soltanto da 0,25 a 0,30. Non meno evidente appare anche la diffe- 
renza nello appiattimento dei fianchi di questa forma, mentre sono convesse le corrispondenti parti delle 


1) L. BeLLarDI. I moMluschi dei terr. terz. del Piemonte e della Liguria, 1872, pag. 24. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 21 


158 C. F. PARONA i [4] 


At. Aturi. Tuttavia a queste divergenze non vuolsi attribuire molta importanza, nè per esse ci decide- 
remmo a separare le due forme, in quanto che alla sottigliezza ed all’appiattimento potrebbe aver con- 
tribuito la compressione subìta durante la fossilizzazione. Ma alla fossilizzazione non si potrà in ogni caso 
attribuire l’altra e più importante differenza della maggiore ampiezza nella Aturia di Gassino delle con- 
camerazioni e conseguentemente del minor numero dei setti, per cui, ad es., allo stesso diametro di 
32 mm. questa Aturia presenta 8 concamerazioni e comprende il lobo del nono setto, mentre l'A. Afurì 
ne presenta 12 comprendendo il lobo del tredicesimo setto. 

BeNoIsT dice, un po’ vagamente, che nell’ultimo giro dell’ Aturia Afuri i setti sono in numero di 16; 
ora nel grande esemplare di Af. rovasendiana che presento figurato, questi setti sono soltanto 12. Di più 
nell’Aturia di Gassino il lobo è più fortemente ripiegato in basso, si presenta sempre più lungo, così da 
insinuarsi colla sua punta nel lobo sottostante. Per questo complesso di circostanze non è da ammettersi 
l'identità tra le due Aturie ora poste a confronto. 

Il grande spessore della regione ombelicale e la caratteristica brevità dei lobi tengono distinte, dalla 
nostra forma di Gassino, quella miocenica denominata da BeNoIsT ” Af. Basteroti. 

Passando ora al confronto colle altre congeneri più antiche, possiamo senz'altro escludere per troppo 
evidenti dissomiglianze il riferimento a ciascuna delle seguenti forme eoceniche: Aturia Delphinus ForB. f. ®, 
che si avvicina a quelle di Gassino per il limitato spessore e per la apertura obovale del sifone, distin- 
guendosene tuttavia per la brevità dei lobi; Af. Parkinsoni Epw. f.® a grande spessore; .Af. Charles- 
worthi FoorDp #, a numerosi setti. Rimane l’Af. zic-zac Sow. f., alla quale il Foorp ®, seguendo il Gert- 
NITZ, riunisce l’Af. lingulata v. BucH f., 1 At. alabamensis Morton ® e 1’ Af. Deshayesii DE KoNINCK f. 

Lo stesso FoorD, descrivendo l’Af. Aturi, dice ch’essa differisce dalle Af. zic-zac per avere giri più 
compressi e setti più numerosi. Or dunque, per il piccolo spessore dei giri l’Afuria di Gassino differisce 
dalle Af. zic-zac ancora più spiccatamente, che non in confronto della Af. Aturì. Infatti un bellissimo 
esemplare piritoso di A#. zic-zac proveniente dall’ Inghilterra e che si conserva nel Museo geologico di 
Torino, presenta le seguenti misure in rapporto ‘al diametro di 27 mm.: altezza dell’ultimo giro 0, 62, 
suo spessore 0,44. Riguardo poi al numero dei setti, dobbiamo osservare, che nella figura (1a, d) di 
EpwARs, ? la quale riproduce 1’ esemplare tipico, originale di SowerByY, il numero di questi setti è 
maggiore che nella forma di Gassino, considerata in un individuo di pari diametro. E questo numero è 
‘ancora più grande nell'altra figura dello stesso autore, (1c,d), che rappresenta un più piccolo esemplare 
sul quale si contano ben 10 concamerazioni e 13 se ne contano sull’esemplare piritoso suaccennato, del 
Museo di Torino, che tocca il diametro di 27 mm.; al quale diametro l’Afuria di Gassino ne annovera 


1) E. A. BerNoISsT. Cog. foss. d. terr. tert. moyens d. S. O. d. 0. France, 1889, pl. II, fig. 2. 

2-34) A. K. Foorp. Cat. of the foss. Ceph. in the Brit. Mus., Part II. Nautiloidea, 1891, pag. 346, 347, 349. 

5) FoorD. Op. cit., pag. 342. 

6) Alla breve nota di H. B. GerrNITZ « Ueber Nautilus Alabamensis Morton, Naut. zicgac Sow. und Naut. tin- 
gulatus v. BucH (Neues Jahrb. f. Min., Geol. u. Pal., 1887, II Bd., pag. 53)» va unita una bella tavola con due fi- 
gure rappresentanti a metà grandezza un modello interno della Afuria di Claiborne in Alabama, forma che il Grir- 
NITZ stesso riunisce alla At. zic-zac Sow. — Questa nota dev'essere sfuggita ad A. De GreGoRIO (Monogr. d. l. faune 
éocenig. de V Alabama et surtout de celle de Claiborne de Vét. paris. Ann. de Géol. et de Paléont. Palerme, 1890, 
pag. 13) ed a M. Cossmann (Notes complém. sur la faune éoc. de l’Alabama. Ibid., 1893, pag. 51) perchè essi, rife- 
rendosi-alle figure del Morton, lasciano ancora indeciso, non solo il riferimento specifico, ma anche quello generico. 

7) F. E. Epwarps. Monogr. of the Eocene Mollusca. Pt. I, Cephalop., Palaeont. Soc., 1849, pag. 52, pl. IX, 
fig. 1a, f. i 


sé 


[5] C. F. PARONA 159 


soltanto 8. Meno sensibile è la differenza, per riguardo al numero dei setti, in confronto con un bell’ esem- 
plare di Af. zic-zac dell’ eocene medio di Monte Cenus di Pisino (Istria), raccolto dal prof. TARAMELLI, che 
me lo favorì in esame; infatti al diametro di 39 mm. presenta 12 concamerazioni. Tuttavia resta sempre 
Spiccatissima la differenza nello spessore del giro, il quale in rapporto al diametro suaccennato offre queste 
misure: spessore dell’ultimo giro 0,51, sua altezza 0,61. Altrettanto mi risulta al confronto con un 
grosso frammento di A#. zic-zac dell’eocene di Pedena (Istria) (Museo civico di Milano) che ho potuto 
esaminare per gentilezza del prof. E. MARIANI. 

Analoghe considerazioni sono suggerite dal confronto colla figura del grande frammento illustrato da 
DE KonIncx P. Per le notevoli sue dimensioni essa si presta al confronto coll’ esemplare maggiore fra 
quelli che presento figurati (fig. 1), risultandone evidenti le differenze già rilevate ed in special modo 
quelle del maggior numero delle concamerazioni; ciò che del resto è confermato anche dall’esame com- 
parativo delle figure date da QuensteDT ? e da Foorn ® per la forma di Kressemberg in Baviera, da 
Grimnimz per le forme di Claiborne in Alabama e da De GrEGoRrIO per quelle di S. Giovanni Ilarione e 
di Monte Postale ®. 

Punto proficuo torna il confronto colle figure della Aturia zic-zac dell’opera di DesHAyES?® perchè 
la terza, che dovrebbe rappresentare l'esemplare visto di fronte non appare esatta: ad ogni modo essa 
accenna ad uno spessore rilevantissimo dell'esemplare. Nè più concludente riesce il confronto colle figure 
di ABIicH ® e di GurscarpI ”. 

Sarebbe riuscita utile la comparazione colla forma di Palarea nel nizzardo, riferita da BELLARDI ® 
alle At. lingulata, ma di essa non si hanno figure ed il Museo geologico di Torino possiede un solo esem- 
plare deformato da compressione e col modello in gran parte rivestito dal guscio, sicchè i caratteri, dal 
nostro punto di vista più importanti, rimangono nascosti. 

Concludendo si può dire che la: Aturia di Gassino differisce dalle Af. cic-eac e At. Aturi più di quanto 
queste due forme differiscono fra di loro. Le affinità fra queste due Aturie, l’una delle quali cocenica (At. 
zic-cac), mentre l’altra può dirsi senz'altro miocerica (At. Aturi), sebbene il Foorp ® la citi anche per 


l’eocene (London Clay [Lower Eocene]), è infatti assai stretta e probabilmente la seconda non è che il 
diretto prodotto evolutivo della prima. 


1) pa Koninck L. Descript d. coy. foss. de Varg. de Basele ecc. Tom. XI d. Mém. de l’Acad. R. d. Sc. de Bru- 
xelles, 1837, pag. 5, pl. IV, (Naut. Deshayestì). 

2) F. A. QuenstEDT. Petrefactenk. Deutschl., Cephalop., 1849, tav. 2, fig. 12 a-d. 

3) A. H. Foorp. Op. cit., pag. 344, fig. 74. 

4) A. De GreGoRrIO. Fauna di S. Giov. Ilarione, Palermo, 1880, pag. 3, tav.I, fig.2, 3,5; — Monograph. d. foss. 
éocén. de Mont Postale. Ann. d. Géol. et de Paléont., 1894, pag. 10, tav. I, fig. 3. 

5) G. P. DesHaves. Descript. d. cog. foss. d. envir. de Paris, 1837, pag. 765, tav. C, fig. 2,3 (Naut. zig-zag). 

6) H. ABIcH. Geol. Forschung in den Kaukas-Lcnd., II Th. Geol. d. Armen. Hochland, 1852, pag. 298, tav. 
VI, fig. 2. 

7) E. GuiscarpI. Sul gen. Aturia (BronN). Rend. r. Accad. d. Sce., Napoli, 1865. 

8) L. BeLLARDI. Caf. raisonn. d. foss. nummulit. du Comté de Nice. Mém. Soc. géol. d. France, 2.0° sér., tom. 
IV, 1851, pag. 207. 

°) A. H. Foorp. Op. cit., pag. 354. 


160 C. F. PARONA [6] 


Nautilus cfr. decipiens Micam. 


1861. Nautilus decipiens Micarroni G. Hi. sur le mioc. inf. de It. sept., Haarlem, pag. 137, pl. 13, 


fig. 11. 

1872. — —_ L. BeLLArDI. I moll. dei terr. ter. del Piem. e della Liguria, pag. 21. 

1889. — = Benoist E. A. Coq. foss. d. terr. tert. moy.d. S. O. de la France. Act. d. 1. Soc. 
Linn. d. Bordeaux, XLII vol., pag. 10, pl. I, fig. 2. 

1891. — — Foorn A. H. Cat. of the foss. Cephal. in the Brit. Mus., Part II. Nautiloidea, 
pag. 330. 


BeLLArDI riferì al Naut. decipiens Micamt. gli esemplari di Nautilus trovati nel giacimento di Gassino. 
Essi sono tre ed appartengono alla collezione Di RovaseNDA: il più grande a mio parere è affatto inde- 
terminabile, perchè troppo deformato e gli altri due si avvicinano effettivamente alla forma di MIcEELOTTI, 
considerandone come tipo l'esemplare figurato da BeNoIST, in quanto che questa forma di Nautilus non può 
dirsi sufficientemente caratterizzata nè dalle figure di MicaELOTTI, nè dalla diagnosi data da questo autore 
e poi dal BrrLarpi. Il Museo di Torino possiede quattro esemplari riferiti al Naut. decipiens MicHmT., ma 
uno solo, proveniente da Carcare ed incompleto fu meno deformato dalla compressione, così da poter dare 
una idea esatta della conformazione della conchiglia e dell’andamento dei setti. In nessuno è manifesto 
il foro sifonale, che invece si riscohtra sulla figura di BenoIst. E appunto l'altezza del giro, l'andamento 
dei setti e la situazione centrale del sifone, aprentesi con piccolo e rotondo foro, permettono di avvici- 
nare il Nautilo di Gassino al N. decipîiens. Dico di avvicinare e non di considerare come identico, perchè 
gli esemplari finora avuti dal giacimento di Gassino sono insufficienti per una indiscutibile determinazione. 

Dei due esemplari meno malconci, uno (diam. 60 mm. circa) si presenta come nucleo di un grande 
individuo, a giudicare dalla prominenza a cartoccio che occupa la regione ombelicale in ambo i fianchi 
e che accenna appunto ad un ripetuto avvolgimento spirale: l’altro (diam. 90 mm. circa), quantunque 
deformato, è notevole perchè presenta libera l’impronta concava di un setto, forato dall’apertura sifonale. 

È poi da notare che questo esemplare è anche molto somigliante al Naut. parisiensis DESH.”; del 
bacino di Parigi, per la conformazione discoidale, per l’altezza rilevante dei giri e per l'andamento dei 
setti. Anche per questa circostanza dobbiamo adunque accettare con riserva il riferimento della forma di 
Gassino al Naut. decipiens Micamt. 


Rhyncholites f. ind. — Tav. XIII [II], fig. 4a-c. 


Rostro piccolissimo, più lungo che largo e di poco più largo che alto; la parte anteriore o dorsale 
ha figura di rombo ad angoli arrotondati ed è divisa longitudinalmente da una cresta, che si diparte 
dall’ estremo anteriore e che nel terzo posteriore si biforca, includendo una fossetta fra i due rami della 
biforcazione. La parte posteriore o basale è lunga quasi quanto l’anteriore, ma più stretta, a contorno 
subrettangolare, spessa anteriormente ed assottigliata ad unghia verso il margine posteriore. La faccia 
inferiore od interna presenta i mar gini rilevati e nella parte anteriore è per il lungo divisa da una grossa 
ed arrotondata carena, mentre è leggermente concava nella posteriore. 

Lunghezza totale mm. 3; larghezza massima mm. 2, spessore mm. 1,5. 


1) G. P. DesHaves. Descript. d. anim. sans vertébr. — Bassin de Paris. Paris,, 1866, tom. III, pag. 624, pl. 107, 
fig. 5-1. 


(7) ©. F. PARONA 161 


Nella conformazione generale somiglia al R%. Allionii Belt. ; l’unica differenza essenziale consiste nella 
fossetta dovuta alla biforcazione della cresta nella regione dorsale. Sta però il fatto, che questo unico, 
piccolissimo esemplare sembra eroso; ciò può avere appunto distrutto i caratteri decisivi per la separa- 
zione o la riunione di questa forma a quella di BeLLAarDI. Tuttavia è probabile che si tratti di forma 
nuova, fors’anche riferibile al Nautilus suaccennato, non raro nel giacimento di Gassino. 

Proviene dall’arenaria grigia, che accompagna il calcare alla cava Mela presso Gassino (Forma). 


Avanzi di Cefalopodi miocenici delle colline torinesi. 


Aturia Aturi Basr. f. — Tav. XII [I], fig. 2a-d, 3-6, Tav. XIII [II], fig. 5, 6. 


7 


1847. Nautilus Diluvit E. Sis. G. Micasronti. Descript. d. foss. d. terr. mioc. de It. sept., Haarlem, pag. 
346, tav. XV, fig. 4. 
1847. Clymenia Morrisi MicneLortI. Ibid., pag. 349, tav. XV, fig. 3, 5. 
1849. Aturia zic-xac E. Epwarns. Monogr. of the Eocene Mollusca. Palaeont. Soc., pag. 54, 55, tav. IX, 
fig. 2,3. 
1872. Aturia Aturi Bast., BeLLarDI L. I moll. dei terr. ter. del Piem. e d. Liguria, parte I, pag. 23, 
(cum syn.) 
1872. Aturia radiata BeLLArpI. Ibid., pag. 24, tav. III, fig. 3. 
1875. Nautilus (Aturia) Aturì Hòrnes R. Die Fauna des Schliers von Ottnang Jahrb. d. k. k. geol. Reichsanst. 
‘Wien, Bd. 25, pag. 344, tav. XII, fig. 5, 6. 
1876. Nautilus Aturì Fucas. Ueb. d. sogen. « Badner Tegel» auf Malta. Sitz. d. k. Akad. d. Wiss., Wien, 
Bd. LXXIII, pag. 68, tav. I, fig. 8,9. 
1889. Aturio Aturi E. A. BenoIst. Cog. foss. d. terr. tert. moyens du Sud-ovest de la France. Act. d. 1. 
Soc. Linn. d. Bordeaux, XLII: vol., pag. 13, tav. II, fig. 1. 
1891. — — A.H. Foorp. Cat. of the foss. Cephalop. in the British Museum, Part II. Nautiloidea, 
pag. 336 e 351, fig. 71-73 (cum syn.). 
1880. G. SeGuenza. Le formax. terx. nelle prov. di Reggio (Calabria). Mem. R. Accad. d. Lincei, VI, pag. 


59. — M. Canavari in P. pe Lorior. Description des échinides des environs de Camerino pre- 
cedée d’une notice stratigr. Mém. de la Soc. de ph. et d’hist. nat. de Genève, t. XXVIII, n.° 3, 
Genève, pag. 6. — 1887. D. PanraneLLi e G. Mazzenmi. Cenno monograf. int. alla fauna foss. 


di Montese. Atti-d.-Soc. dei Nat. di Modena, pag. 10 (Af. Aturiî e At. radiata). — 1891. V. 
SmoneLLi. Sopra la fauna del cosidetto « Schlier » nel bolognese e nell’ anconitano. Mem. Soc. 
tosc. Sc. nat. Pisa, pag. 8. — 1891. G. Trasucco. Sulla vera posiz. del cale. d’Acqui (Alto Mon- 
ferrato). Firenze, pag. 9. — 1895. G. TraBucco. Se si debba sostit. il termine burdigaliano a quello 
di langhiano mella serie miocenica. Pisa, Proc. verb. Soc. tosc. Sc. nat., pag. 4 (At. Aturiî e At. 
radiata). — 1895. G. Tragucco. I langhiano nella prov. di Firenze. Boll. d. Soc. geol. it., XIV, 
pag. 7, fig. 6. — 1895. A. Dr GreGoRIO. Descripi. de quelg. foss. tert. (surtout miocènes) de 
Malta. Ann. de Géol. et de Paléont., pag. 7, pl. 4, fig. 14. — 1896. C. Depéret. Note sur 
les foss. miocènes du conglom. de Pierre Longue, près Avignon. Bull. de la Soc. géol. de France, 
XXIV, pag. 517. — 1897. G. Dr AnceLIS D’ Ossar. Z foss. dello Schlier di S. Severino (Marche) 
Boll. d. Soc. geol. ital., XVI, pag. 62». — 1897. G. De AressanprI. La pietra da cantoni di 
Rosignano e di Vignale (Basso Monferrato). Mem. d. Soc. it. di Sc. nat., VI, pag. 48. — 
1898. G. Trasucco. Stratigr. dei terr. ed elenco delle roccie della prov. di Firenze, pag. 22. — 
1898. E. BortoLorti. Contribux. alla conose. dei foss. del Mioc. medio nel Bolognese. Riv. ital. di 
Paleont., IV, pag. 55. 


162 C. F. PARONA [SÌ 


Avendo avuto occasione di esaminare da trecento a quattrocento esemplari di Af. Aturì, raccolti in 
diversi giacimenti miocenici del Piemonte, mi riuscì di fare qualche osservazione utile per la miglior co- 
noscenza di questa forma, d’altronde già ben nota. 

Essa è frequente sulle colline di Torino e specialmente ad Albugnano, al Monte de’ Cappuccini im 
Torino, a S. Vito e, più che altrove, a Baldissero, presso Superga, dove da un affioramento, largo pochi 
metri quadrati, di marna sabbiosa fossilifera dell’ elveziano, io stesso, non è molto tempo, estrassi oltre 60: 
esemplari durante una sola visita. Oltrechè nell’elveziano si trova anche, però assai meno frequente, nel Zan- 
ghiano e da questa zona credo che provenga uno degli esemplari più grandi (mm. 180 all’incirca) posseduti 
dal Museo di Torino e che, come tutti quelli provenienti dalla stessa zona, fu ridotto dalla compressione in 
un disco sottile. I srandi esemplari sono rarissimi e per eccezione si riesce ad estrarli dalla roccia intieri 
od in condizioni da poter essere restaurati. Comunemente si raccolgono piccoli esemplari e modelli interni 
con diametro inferiore a 50 mm. 

Nel complesso dei caratteri 1’ Af. Afurè dei nostri depositi miocenici corrisponde molto bene al tipo 
figurato da BeNoIst. Bisogna tuttavia osservare che non sempre è così evidente, come nelle figure di 
questo autore, la sinuosità spirale sul mezzo dei fianchi, per cui nella sezione dei giri i lati riescono quasi 
rettilinei. Si nota anche che in generale è un po’ minore lo spessore dei giri. Come dimensione media. 
si può registrare la seguente: 


Diametro. : c : o : 0 5 ; : : o . mm. 35 
Altezza del giro in rapporto al diametro Ò - : . 3 3 0, 60 
Spessore » » » 3 b n ; ò : 0, 42 


Una prima osservazione, desunta dal materiale in esame, che merita di essere notata è quella rela- 
tiva alla grande concamerazione, che sussegue ai giri interni fittamente concamerati. Questa potremo chia- 
marla camera di dimora, ma non sempre camera definitiva, in quanto che essa si riscontra non solo in 
esemplari grandi e di media grandezza, nei quali si può credere l’individuo abbia raggiunto il suo completo 
sviluppo, ma anche in esemplari piccolissimi. Infatti fra gli esemplari raccolti a Baldissero ne distinsi uno, 
in cui i setti si ripetono fino al diametro di mm. 10 (Tav. XII [I], fig. 5) per lasciare poi il posto alla grande: 
camera, colla quale raggiunge il diametro di 15 mm., inferiore a quello che dovrebbe presentare ove 
fosse completo, perchè, come in tutti gli altri esemplari provvisti della camera di dimora da me osservati, 
il margine boccale o peristomatico è guasto. Lo stesso fatto si osserva inoltre con una certa frequenza 
nei piccoli individui del Monte dei Cappuccini. Eppure essi non offrono differenze in confronto della At. 
Aturì, nè per i caratteri del guscio; nè per quelli del modello interno. 

Fra gli esemplari di media grandezza, due sono particolarmente notevoli e provenienti 1’ uno da Mon- 
tolino presso Pino Torinese (Tav. XIII [II], fig. 5), 1’ altro da Rodella Monferrato (Tav. XIII [II], fig. 6), prov- 
visti di una grande parte della camera di dimora e ‘che, nell’aspetto loro, ricordano l’ esemplare rappre- 
sentato da HORNES colla citata fig. 5. Invece il grande esemplare del 7angRiano summenzionato ed un grande 
frammento di altro esemplare (diam. 150 mm. circa) di Albugnano sono completamente concamerati. 

Relativamente ai setti, BenoIst dice che sull’ultimo giro ve ne sono 16, senza peraltro chiarire 
cosa considera precisamente per ultimo giro. Non può ammettersi che voglia indicare quello che si com- 
pleta colla camera di dimora; forse avrà voluto riferirsi al giro più esterno completamente concamerato 
degli esemplari adulti. Negli esemplari piemontesi con un diametro inferiore ai 120 mm. io riscontrai nella 
pluralità dei casi un numero minore di setti: nè questo numero è costante per gli esemplari egualmente 


[9] C. F. PARONA 163 


grandi; cosicchè si contano, ad es., 12 setti sopra esemplari di 35 e di 20 mm., mentre se ne contano ap- 
punto 16 sopra un esemplare di 25 mm., 14 sopra un altro di 26 mm. e 10 sopra uno piccolo di mm. 7 
di diametro. 

Così la profondità del lobo, che i setti descrivono, varia pure in generale nel senso che esso tende 
ad allungarsi col crescere dei giri, così che, mentre nei giri più interni e negli esemplari più piccoli 
l'estremità posteriore del lobo sta ad una certa distanza dal setto precedente, nei giri più esterni la 
vicinanza si fa maggiore e talvolta la punta del lobo tocca l’angolo esterno del lobo precedente. 

Corrispondentemente a quanto si osserva sulle figure di BenoIst e di FooRD, è piuttosto ampia e 
subellittica l’apertura del sifone, il quale corre quasi a contatto col lato esterno del giro precedente. 
Foorp (pag. 337) ha già riassunto le osservazioni degli autori, che lo precedettero nell’esame dei caratteri 
del sifone ed ha descritto minutamente i rapporti fra i diversi strati, che lo costituiscono. Io mi limiterò 
a presentare una figura fotografica, ottenuta con ingrandimento, della sezione di un piccolo esemplare di 
At. Aturi (diam. 20mm,), dalla quale si può avere una idea chiara ed esatta della posizione del sifone, 
nonchè della sua nota costituzione, dovuta alla successione di parti imbutiformi, riunite per modo che 
l’estremità più piccola del collo dell’imbuto si invagina nell’apertura dell’ imbuto posteriore (Tav. XII [1], 
fig. 3). 

Lo stesso Foorp descrisse, col corredo di una figura fortemente ingrandita, la successione degli strati 
‘costitutivi del sifone, dallo strato esterno madreperlaceo, allo strato poroso, allo strato giallo; indicando 
inoltre anche la posizione della sutura che costituisce la linea di attacco fra un imbuto ed il precedente. 
Ora io presento anche una figura fotografica, pure ottenuta con ingrandimento, la quale ‘mette in evi- 
denza il modo con cui il margine del collo di un imbuto si attacca alla parete interna dell’imbuto pre- 
cedente, così come appare dalla sezione longitudinale del sifone (larghezza naturale di 10 mm.) avuto 
dal frammento di un grande esemplare (Tav. XII [I], fig. 4). 


BeLLarpI distinse come Afuria radiata un esemplare della collezione MicHELOTmI, ritenendolo specifi- 
camente diverso dalla 4. Afurì, perchè riscontrò sulla superficie del suo guscio dei raggi arcuati, con- 
vessi all’avanti. Orbene, io ebbi occasione di studiare sei esemplari di Albugnano e di Baldissero, i quali, 
come quello illustrato da BELLARDI, differiscono dalle specie di BasreROT esclusivamente per la presenza 
di detti raggi ed ho potuto persuadermi, che non si tratta di differenza specifica, ma semplicemente di 
un particolare stato di conservazione. Questi raggi, cioè, non sono altro che la traccia della base dei vari 
sepimenti, che si formarono col costituirsi delle successive concamerazioni; traccia rimasta là dove la base 
stessa avvolgeva e si attaccava al guscio del giro sottostante (Tav. XII [I], fig. 6). 

Infatti questi raggi non si possono considerare quali ornamenti del guscio, perchè sono limitati alla 
superficie del suo strato più esterno, mancando di essi ogni indizio su quelli più interni e quindi anche 
sul modello interno, mentre se fossero veri cercini, propri al guscio, vi avrebbero dovuto lasciare la loro 
impronta. Di più sembra, che, ove fossero parti ornamentali del guscio, dovrebbero nel loro decorso pre- 
sentare qualche rapporto colle piegoline di accrescimento del suo strato esterno, mentre al contrario ne 
sono affatto indipendenti. Si aggiunge inoltre che essi si riscontrano soltanto sulla superficie dei giri in- 
terni, mancando sul giro, che si completa colla camera di dimora; che anche negli esemplari, i quali 
ne sono provvisti, questi raggi non sono uniformemente sviluppati, nè sempre si succedono regolarmente, 
o; in altri termini, mentre sussistono ben sviluppati sopra una porzione del giro, in altre parti del giro 
stesso sono appena accennati. 

Si tratta dunque di una falsa ornamentazione, simile a quella già riscontrata in Nautili dell’ a/biano 


164 C. F. PARONA [10] 


e del Zias ” e però non è da considerarsi come autentica la specie fondata dal BeLLaRDI, ed ammessa 
da qualche altro autore, esclusivamente in dipendenza di questo carattere effimero dei pseudo-raggi. 

In appoggio a questa considerazione valga il fatto, che sul fianco della figura, data da BenoIst come 
tipo dell’ Af. Aturì (op. cit., tav. II, fig. 1a), sono tracciate delle linee radiali, nel loro decorso per- 
fettamente corrispondenti ai raggi dell’ Af. radiata BeLn., per le quali vale presumibilmente la interpre- 
tazione da me data per i raggi della forma di BELLARDI ?. 


Aturia Formae n. f. — Tav. XIM [II], fig. fa-c, 8. 


Conchiglia subglobosa, appiattita sui fianchi, convessa sul lato esterno e coll’ombelico chiuso. I giri 
sono di poco più alti che larghi e la sezione loro è subquadrata: apertura del sifone ampio ed obovoide; 
concamerazioni abbastanza numerose (12 sull’ultimo giro del più grande esemplare col diametro di mm. 26) 
ciascun setto uscendo dall’ombelico descrive sui fianchi un’ampia curva all’avanti e sul terzo esterno si 
piega all'indietro formando un lobo grande, fortemente obliquo verso l’esterno e che coll’estremità infe- 
riore va ad innestarsi sull’angolo esterno del lobo sottostante; il setto, dopo aver formato la branca 
ascendente del lobo si ripiega di nuovo all’indietro descrivendo un angolo ben prominente ed attraversa; 
infine il lato esterno sul cui mezzo forma una lieve curva proversa. 

Tutti gli esemplari sono completamente concamerati e quindi non si conosce la camera di dimora; 
il guscio, bianco, è sottile e levigatissimo; sottilissime sono le linee di accrescimento, disposte in ampia: 
curva proversa sui fianchi ed in stretta curva in senso contrario sul lato esterno: esse si intrecciano in 
finissimo reticolato con altre linee del pari esilissime che hanno un decorso spirale. 


DIMENSIONI 
Diametro o 0 a ò c 1 5 5 ò 5 Ò . mm. 26 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . d : i 5 0, 56 
Spessore » » » » ì - 5 i È 0, 54 


1) C. F. ParoNA e G. BonaArELLI. oss. albiani di Escragnolles, del Nizzardo e della Liguria occident. Palaeon- 
togr. Italica, vol. II, 1896, pag. 77. — C. F. Parona. Nautili del Lias inf. di Saltrio in Lombardia. Boll. da. Soc. Mal. 
Ital., vol. XX, 1896, pag. 9, tav. I, fig. 3. 

?) A questa sorte della 47 radiata Belt. fa riscontro quella toccata alla Af. Spinelliù Mex. (Bollett. Malacolog. 
Ital. Anno II, 1869, pag. 14, fig. 1, 2, 3). Il MENEGHINI distingueva così una forma ornata di creste radiali, prove- 
niente dal tufo vulcanico di S. Giovanni Ilarione (Vicentino): in essa i raggi dei due fianchi portandosi sul lato esterno 
si ripiegano improvvisamente all’indietro, riunendosi così da costituire due creste marginali: ne risulta un solco che 
nell’insieme ha l’apparenza di una serie di successive sezioni di imbuti compresi l’uno nell’altro. Ora una condizione di 
cose affatto simile si osserva qualche volta sui giri interni della Af. Afuri, quando sul loro lato esterno rimane ade- 
rente una porzione della parete del sifone appartenente al giro successivo. Infatti il FucHs (Verh. k.k. geol. Reichs- - 
Anstalt, 1869, pag. 114) espresse al riguardo il sospetto di qualehe errore nella interpretazione dei caratteri orna- 
mentali e lo stesso MeNEGHINI (Boll. Mal. cit., 1869, pag. 54), così avvertito, riconosceva poi l’apparenza ingannevole 
dovuta al particolare modo di fossilizzazione, che, cioè, la porzione del guscio creduta esteriore non era in realtà 
che la tavola interna dell’ultimo giro mancante e che le creste esteriori erano porzioni interne dei setti. Dn GREGORIO 
(Pauna di S. Giov. Iar., Palermo, 1880) non cita l’A#. Spinellii McH. e non ne fa cenno nella descrizione della Af. 
ziczac Sow. La cita invece il dott. P. OppenHEIM (Die Eocaenfauna d. M. Postale bei Bolca in Verones. Palaeontogr., 
XLIIT, 1896, pag. 208) nella sinonimia della At. zic-zac, alla quale lo stesso Autore aserive dubbiosamente anche 
l’At. costata MAYER-EvMAR ((Syst. Verzeichn. d. Verstein. d. Parisian d. Umgeg. v. Einsiedeln. Beitr. z. geol. Karte 
der Schweiz, 1877, pag. 66, tav. III, fig. 12). 


[11] C.. F. PARONA 165 


Questa forma, differisce dalla A Aturè essenzialmente per il grande spessore dei giri e per il loro 
appiattamento sui fianchi, di guisa che la sezione dei giri risulta di figura subquadrata e quindi ben 
diversa da quella quasi sagittata delle A? Afurî. Qualche diversità si riscontra anche nell’ andamento dei 
setti ed. in particolare nella figura dei lobi, i quali sono più grandi e più obliqui. Notevole è anche la 
finissima ornamentazione a reticolato dello strato esterno del guscio, che non mi fu presentata da nessuno 
degli esemplari di 4. Aturì da me visti e nemmeno dalla conchiglia conservatissima di un esemplare di 
Bordeaux, che si conserva nel Museo di Torino. 

Finora si conoscono sei esemplari di piccole dimensioni, dei quali uno fu raccolto ad Albugnano e 
gli altri a Baldissero. 


Scaptorrhyncus miocenicus Bar. — Tav. XII [I], fig. 7a-d. 


1872. Scaptorrkyncus miocenicus L. BeLrarDI. I moll. dei terr. terx. del Piem. e della Liguria, parte I, pag. 13 
e 14, tav. I, fig. 2a-c. 
1887. — — K. A. Zirren. Traité de Paléont., vol. II, pag. 386. 


Allorchè descrisse questo fossile, applicandogli particolari nomi, generico e specifico, il BeLLARDI di- 
sponeva soltanto di pochi esemplari scoperti dal cav. Dr Rovasenpa. Il recente rinvenimento fatto dal 
sig. Forma di parecchi altri esemplari, mentre permette di riconfermare la determinazione di BELLARDI, 
fornisce argomento per qualche nuova considerazione. 

Un esemplare rinvenuto presso la villa Apamo in Baldissero Torinese è alquanto più grande di 
quello fisurato da BELLARDI: infatti misura in lunghezza totale mm. 20 ed in larghezza massima mm. 15 
e ne differisce per avere meno demarcato il solco longitudinale della faccia dorsale, i margini laterali 
notevolmente concavi per modo che l’ estremità anteriore assume quasi la forma di cuspide, mentre nella 
faccia inferiore si presentano più profondi i due angoli che delimitano la parte posteriore o basale. 

Tutti gli altri esemplari (quindici) pure di Baldissero Torinese sono piccolissimi, variando nel diametro 
massimo da mm. 2,5 a 5, pur presentandosi cogli stessi caratteri di figura e di ornamentazione di quelli 
più grandi. i 

Oltre questi esemplari rinvenuti a Baldissero, il Museo di Torino ne possiede un altro proveniente 
da Albugnano. È di grande dimensione, sebbene non raggiunga quelle del campione suddescritto, a dif- 
ferenza del quale è alquanto eroso e presenta molto ampio e profondo il solco longitudinale della faccia 
dorsale. Ciò dimostra che il solco stesso è più o meno evidente a seconda del buono o cattivo stato di 
conservazione dello strato esterno, dal quale a quanto sembra resta mascherato negli esemplari intatti. 

Il fatto di trovare questo Scaptorrhyneus in numero di esemplari relativamente grande e per lo più 
di piccole dimensioni nell’elveziano medio delle stesse località fossilifere, nelle quali trovansi così frequenti 
i piccoli esemplari di Atria, mentre non vi si riscontrano avanzi di altri cefalopodi, è un buon argo- 
mento, per quanto indiretto, per ritenere ch’ esso appartenesse effettivamente alle Aturie; opinione questa 
già ritenuta probabile dallo ZirtEL, contrariamente al parere di BELLARDI. 


Rhyncholites Allionii Bern. — Tav. XIII [ID, fig. 9 a-d. 


1872. Ahyncholites Allionii L. BeLnarDI. I moll. dei terr. terx. del Piem. e della Liguria, pag. 22, tav. II, 
fig. 2 a-c. 


È questa forma rarissima, come già osservò il BeLLarpi: infatti fimora si conoscono due soli esemplari; 
quello descritto dal paleontologo piemontese e raccolto dal cav. Di RovasENDA nell’ elveziano e quello re- 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 29 


166 C. F. PARONA [12] 


centemente scoperto dal sig. Forma nello stesso terreno a Cantone di Reaglie e posseduto dal Museo 
di Torino. 

Quest’ ultimo è un superbo campione, sebbene non sia così intatto come il primo, che supera però 
notevolmente nelle dimensioni, toccando una lunghezza totale di mm. 18 ed una larghezza massima di 
mm. 12: è dunque grande più del doppio. Ne differisce inoltre per il maggior spessore o meglio per 
la maggiore altezza della sua piramide; per avere il margine posteriore della base espanso ed arrotondato, 
anzichè troncato; più rotondeggiante la carena della faccia superiore o dorsale e più depressa la faccia 
inferiore. Sono queste differenze di grado, alle quali non si può certamente dare il valore di caratteri spe- 
cifici e che sono probabilmente da attribuirsi alle maggiori dimensioni raggiunte dall’ esemplare. 

È notevole la somiglianza di forma e di grandezza che questo avanzo di cefalopodo presenta col 
Ehyncholitus simplex FrITscA et ScaLoeMB. del cenomaniano e del turoniano” . 


Rhyncholites f. n. — Tav. XIII [II], fig. 10a-. 


Rostro piccolissimo, più lungo che largo e più largo che alto: la parte anteriore o dorsale ha figura 
rombica, coi due lati anteriori più estesi e quelli posteriori rilevati così da formare due creste; è con- 
vessa uniformemente e presenta un solco ben delimitato, longitudinale, che si diparte dal punto di in- 
contro delle due creste, per arrestarsi a circa la metà della linea culminante. La parte posteriore o basale 
è lunga e larga quanto la parte anteriore, convessa, robusta, col margine posteriore arcuato all’ esterno 
e quelli laterali lievemente concavi. La faccia inferiore o interna è alquanto concava e presenta una inci- 
sione, o solco triangolare sulla punta ed i margini laterali di poco rilevati in corrispondenza dei lati della 


porzione basale. 


DIMENSIONI 
Lunghezza totale . o o o 5 0 Ò : ò Ò . mm. 2,5 
Larghezza massima o o 2 o o o à 1,5 
Spessore È 6 6 0 d Ù Ò à ò 5 ; 5 1 


Questo rostro nella sua fisionomia generale non differisce molto dal A%. Allioni; tuttavia, non te- 
nendo calcolo delle dimensioni assai minori, se ne distingue per la presenza dei solchi sulle due faccie e 
per le creste che in quella dorsale dividono la parte anteriore dalla posteriore o basale. 

Proviene dalle sabbie verdi con Pertacrinus Gastaldi del Monte dei Cappuccini (Forma). 


Rhyncholites f. n. — Tav. XIM [II], fig. lla-c. 


Rostro piccolissimo, sottile, assai più lungo che largo e più largo che alto: la parte supero-anteriore 
o dorsale, regolarmente convessa, ha forma di triangolo isoscele, colla base assai stretta, acutissimo l’an- 
golo opposto e coi lati che lo delimitano lievemente arcuati verso l’ esterno; la parte posteriore o basale, 
di poco più breve della anteriore, e pure convessa, con solco mediano longitudinale, ha contorno rettan- 
golare e, come la parte anteriore, è assai più lunga che larga. La faccia inferiore od interna è legger- 
mente concava nella sua porzione corrispondente alla regione basale o posteriore, la quale è separata 
dalla anteriore per due callosità triangolari, dirette obliquamente dall’indietro all’avanti, colla base sul 
margine laterale e la punta verso la linea mediana; la porzione anteriore infine è alquanto convessa per 
la presenza di una carena mediana longitudinale. 


1) LeonHARD RicHarD. Die Fauna der Kreideform. v. Oberschlesien. Palaeontograph., XLIV, 1897, pag. 57, 
tav. VI, fig. 1,a-c. 


[13] C. F. PARONA 167 


Lunghezza totale . 5 o o o 5 o c ò o . mm. 4 
Larghezza massima . a © o o 0 o 0 A E 6 1,5 
Spessore . 3 5 3 ò : 0 d 0 Ò 3 0 0 1 


La forma assai stretta ed allungata costituisce la caratteristica più spiccata di questo becco, che fu 
raccolto nelle sabbie verdi con Pertacrinus Gastaldii del Monte dei Cappuccini (Forma). 


Spirulirostra Bellardi v’Ors. — Tav. XII [I], fig. Sa-c, 9a, b, 10, 11. 


1842. Spirulirostra Bellardiî A. °OrBiGny. Mèm. sur deux genres nouveaux de Cephalop. foss. (Conotheuthis 
et Spirulirostra) ecc. Ann. d. Sc. nat., vol. XVII, pag. 362 e seg., tav. II, 


fig. 1,6. 

1847. Sa —  G. Micartor. Descript. d. foss. d. terr. mioc. d. VII. sept., pag. 346, tav. XV, 

i fig. 2. 

1872. = . —  L. Bretuarpi. I moll. dei terr. tera. del Piem. e della Liguria, parte I, pag. 19, 
tav. II, fig. 8 (cum syn.). 

1889. — — E. A. Benorsr. Cog. foss. d. terr. tert. moyens d. S. O. de la France, pag. 8, 
tav. I, fig. L. 

1897. = — G. Dr Atessanpri. La pietra da cantoni dì Rosignano e di Vignale, pag. 48. 


Dopo quanto fu scritto dagli autori ora citati, sarà difficile l'aumentare le cognizioni che si hanno 
intorno a questo fossile interessante, finchè non si riuscirà a scoprire qualche esemplare in stato di per- 
fetta conservazione. Tuttavia avendo io avuto occasione di esaminare un centinaio di esemplari, tutti pro- 
venienti dall’ eluezìiano delle colline di Torino e specialmente dal Monte dei Cappuccini (elveziano medio) 
‘e dal Termo Fourà, sull’alto della collina (elveziano inferiore), posso comunicare qualche osservazione di 
dettaglio di una certa importanza, che servirà ad agevolare il riconoscimento di questa forma, quando, come 
‘occorre frequentemente, si trova allo stato di frammenti od in esemplari assai guasti. i 

Prima darò notizia del rinvenimento fatto dal sig. Forma, al Monte dei Cappuccini, di parecchie 
concamerazioni di fragmocono, che presumibilmente appartengono alla Spèrulirostra Bellardii, ma che. si 
distinguono per le dimensioni eccezionali, gigantesche in rispetto alla statura finora riconosciuta per la 
Spirulirostra stessa. Si rinvennero nella marna e sono per lo più limonitizzate, e assai fragili e mal con- 
servate: due però se ne trovarono accoppiate, d’aspetto metallico e di perfetta conservazione. Disgra- 
ziatamente sono fossilizzate in marcassita e, per la nota, rapida alterabilità di questo minerale, difficil- 
mente si potrà preservare questi rari pezzi dalla distruzione, che ha già ridotte in cattive condizioni uno 
di essi, dopo pochi mesi dal rinvenimento. 

Le figure che presento (Tav. XII [I], fig. 8 a-c) valgono la più accurata e dettagliata descrizione: le conca- 
merazioni sono circolari nel loro perimetro ed il diametro della larghezza è doppio di quello dello spessore: 
infatti il primo misura 14mm. ed il secondo 7 mm.; le superfici delle pareti di fondo, superiore ed 
inferiore, sono liscie, mentre la parete laterale presenta dei leggeri solchi circolari; il sifone, piccolo ed 
a sezione ellittica, decorre come solco in parte mascherato dalla parete laterale ed esternamente indicato 
in ciascuna concamerazione da una piccola intaccatura al margine della faccia concava superiore e cor- 
rispondentemente da un foro al limite della faccia convessa inferiore. La cavità interna di ciascuna loggia 
fu rispettata dal processo di fossilizzazione, per cui mi fu possibile stabilirne l’ampiezza e la forma in 
rapporto allo spessore delle pareti e quindi dare la figura della sezione trasversa di una delle due loggie. 

Ora, premesso che questi frammenti di fragmocono si ebbero dalla stessa marna, che contiene nume- 
rosi esemplari più o meno incompleti della Spirulirostra Bellardii, che questi avanzi sono più spesso fos- 
silizzati in carbonato di calce, fibroso quello del rostro e spatico quello che sostituisce le concamerazioni 


168 C. F. PARONA [14} 


nel fragmocono, ma che tuttavia qualche volta hanno il fragmocono fossilizzato in pirite o marcassita, 
così come lo sono le grandi loggie suddescritte, premesso che queste loggie non differiscono, fuorchè nelle 
dimensioni, da quelle della Spirulirostra Bellardi e premesso finalmente che da nessun giacimento della, 
collina di Torino e della regione piemontese si ebbero traccie di altre forme di cefalopodi dello stesso 
gruppo, cui appartiene la Spirulirostra, sembrerebbe di poter concludere che queste loggie spettano real 
mente alla Spir. Bellardii. Se non che, accettando questo riferimento, bisognerebbe ammettere anche che: 
la forma di p’OrBIGNY abbia potuto raggiungere dimensioni gigantesche in confronto di quelle assai mo- 
deste dei suoi rappresentanti indiscutibili fimora conosciuti. Ma se le osservazioni e le considerazioni sue- 
sposte suggeriscono tale interpretazione per questi interessanti avanzi fossili, esse non sono tuttavia di tale: 
valore da permettermi di affermare come indiscutibilmente vera l’interpretazione stessa. 

D'altra parte ad aumentarne la probabilità sta il fatto, che fra i frammenti di fragmocono, senza. 
dubbio appartenenti alla Spirx!. Belardi, ve ne ha uno le cui dimensioni superano quelle attribuite finora. 
alla forma di n’OrBIeny. Consta del modello di tre loggie riunite, parzialmente rivestito della parete 
esterna zigrinata e per maggior spazio soltanto rivestita dallo strato più profondo del guscio, il quale: 
vi forma come una velatura, più spessa, più bianca ed a guisa di zona in corrispondenza delle suture, 
fra le loggie, segnate all’esterno da lieve strozzatura; mentre è più sottile sui fianchi delle loggie stesse 
éd ornata da esilissime strie circolari, parallele alle suture. Queste strie però in corrispondenza della 
zona longitudinale occupata dal sifone si inflettono all’ingiù formando un lievissimo seno. Orbene il dia- 
metro della più grande loggia di questo frammento è di 7 mm.; misura affatto eccezionale (Tav. XII [1], 
fig. 9a, d). 

L'esame di molti esemplari della Spirwlrostra Bellardiù mette in evidenza che la sua porzione ro- 
strale è abbastanza varia nella conformazione; prevale la forma ben espressa dalla figura di BELLARDI, 
nella quale il rostro è diritto, ha cioè una direzione parallela a quella generale del fossile: ma non è 
rara la varietà in cui il rostro si presenta obliquo e con obliquità ancora più sentita di quella che appare: 
dalla figura 2 di p’ORBIGNY. 

Talora avviene che del corpo della Spirulèrostra rimanga soltanto il fragmocono (Tav. XII [I], fig. 10); 
o per scomparsa del resto del fossile in causa di difetto nella fossilizzazione, oppure per lo sgretolarsi della 
conchiglia durante i tentativi per l'estrazione sua dalla roccia. Ed in questo caso o rimane la serie dei mo- 
delli delle successive concamerazioni, dall’arco iniziale alla parte rettilinea e più grande del fragmocono: 
oppure rimane intatto il fragmocono stesso provvisto della sua propria parete, sottile così da segnare con 
leggere strozzature trasverse e circolari i limiti delle successive loggie; le quali strozzature sugli strati 
più interni del guscio sono accompagnate da tenuissimi solchi o strie parallele alle suture; la superficie 
esterna della parete del fragmocono è poi finamente ornata da zigrinatura o meglio da granulazioni, che: 
qua e là si riuniscono regolarmente in serie a formare quasi delle costelline. 

In altri casi il rostro rimane aderente alla roccia e della conchiglia, in gran parte scomparsa, non 
rimane che l’impronta, o ‘qualche strato della porzione sua che costituisce le ali laterali al fragmocono» 
(Tav. XII [I], fig. 11). Allora, se avviene che il fragmocono resti infisso per la sua faccia ventrale, rimanendo 
scoperto per quella dorsale, esso assume un aspetto strettamente corrispondente ad uno dei fossili, coi 
quali il prof. CANAVARI istituì il nuovo genere Spirulirostrina ®, in cui il fragmocono raggiunge un rile- 
vante sviluppo, così che le loggie maggiori presentano il diametro di 14 mm., corrispondente a quello delle: 
grandi loggie sopra descritte del Monte dei Cappuccini. 


1) M. CanavarI. Note di Malacologia fossile (Spirulirostrina Lovisatoi n. gen. et n. sp.) Boll. d. Soc. Malac. 
Ital., vol. XVI, pag. 65, tav. IV. 


G. DE ALESSANDRI 


FOSSILI CRETACEI DELLA LOMBARDIA 


(Tav. XIV-XVI [I-II]). 


Lo studio della formazione cretacea di Lombardia, 
è tuttora lontano da poter fornire risultati ben sicuri, 


quali si ottennero per altri terreni, anche più antichi. 


TARAMELLI T. — (Rend. R. Ist. Lomb. 1893). 


Numerose sono le cause per le quali i fossili cretacei della Lombardia sono stati fino ad ora negletti 
dai paleontologi, che si occuparono delle formazioni mesozoiche lombarde; le principali dipendono dal 
pessimo stato di conservazione dei fossili e dal presentarsi essi sempre in grande abbondanza di esem- 
plari ma con pochissime specie, disseminate pel passato in parecchie raccolte private, di difficile accesso 
agli studiosi. : 

In questi ultimi tempi però, per opera intelligente della direzione, riunito negli spaziosi locali del 
Museo Civico di Milano il materiale delle ricche collezioni, SroPPAnI, Vira e BuzzonI, ed incoraggiato 
con ogni mezzo l’osservazione e lo studio dei volenterosi, si rendeva possibile una completa revisione dei 
fossili fino ad ora raccolti nella creta lombarda. i 

A facilitarne il compito si univa altresì la gentile cooperazione dei direttori dei Musei della R. Uni- 
versità di Pavia, del R. Istituto tecnico di Bergamo, del R. Liceo di Como, i quali posero a mia dispo- 
sizione il materiale delle formazioni cretacee che le loro ricche collezioni possedevano. 

Un debito quindi di viva gratitudine mi spinge ad esordire a questi miei studi, col porgere sentiti 
ringraziamenti al prof. MARIANI, direttore del Museo geologico di Milano, per gli aiuti ed i consigli dei 
quali mi fu largo, ed ai direttori dei Musei su mentovati, prof. T. TArAMELLI, prof. E. VENANZIO e prof. 
G. BERTOLINI. 

I fossili fino ad ora raccolti nella creta lombarda si possono riferire a due piani ben distinti fra 
loro, stratigraficamente l’uno all’altro sovrastante ; la litologia e la fauna dei quali indica due formazioni 
successive e ben differenti. Questi due piani, dalle loro località più ricche in fossili, furono già pel pas- 
sato distinti col nome di “ Piano di Sirone ,, e “ piano di Brenno ,. 


Piano di Sirone. 


x 


Il piano di Sirone è quello inferiore; Sirone giace nel mezzo dei colli verdeggianti della Bassa 
Brianza, a mezzodì del lago di Annone, a breve distanza da Oggiono. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. % 23 


170 G. DE ALESSANDRI È [2] 


Le formazioni cretacee che ivi affiorano constano di una puddinga calcarea a grossi elementi, formata 
in gran parte a spese dei calcari della zona lariana, emersa alla fine dell’epoca giurese, in alcuni dei 
quali furono raccolte Ammoniti e Terebratule, identiche a quelle che si rinvengono negli strati del lias 
inferiore, sul Jago di Como. 

Questa puddinga, scavata da tempi remotissimi e lavorata come ottima pietra da macine, è conosciuta 
comunemente col nome di gorfolite o puddinga di Sirone. 

Fra i banchi potenti della puddinga si trovano ivi sottili strati di arenaria grigia, micacea, poco 
compatta, a cui volgarmente si dà il nome di milzera. 

La puddinga affiora sporadicamente, ad oriente di Sirone, a Giovenzana nel colle di San Genesio, 
a Barzanò in quello di Montevecchia ed oltre 1° Adda, al Monte Canto Basso, sul colle di Bergamo, a 
Monticelli presso Bagnatica, a S. Stefano ed a Gandozzo; in quest’ultima località era pure pel passato 
largamente scavata. 

Tanto nella puddinga, quanto nella mi/zera, sono frequenti gli avanzi fossili, i quali già da molti 
anni attrassero l’attenzione degli studiosi della località. 

Tanto a Sirone, come in tutta la Brianza, nel Bergamasco e nel Bresciano, intercalata alla puddinga 
ed alternante con essa, trovasi un’ arenaria psammitica, talora fina, omogenea, di colorazione grigia o gial- 
liccia, talora grossolana, con ghiaie e ciottoli interclusi, che in molte località, quali Oggiono, Monticello, 
Viganò, Arlate, Madonna del Bosco, Santa Lucia e San Vigilio presso Bergamo, nelle valli di Adrara San 
Martino, a Sarnico, a Capriolo ecc. è conosciuta col nome di molera ed abbondantemente scavata e la- 
vorata come ottima pietra da costruzione ed ornamentazione. 

Eccettuato a San Vigilio presso il Castello di Bergamo e nelle vicinanze della città stessa, ove da al- 
cuni anni si raccolsero Inocerami e qualche Ammonidea, quest’arenaria non presenta fossili determinabili; | 
in alcune località, quali presso la Madonna del Bosco (Imbersago), furono rinvenute traccie di molluschi 
profondamente alterati, e presso Foresto in val dell’ Odria si scorgono impronte di filliti e frustoli ve- 
getali, che però, causa il loro stato di conservazione, non permettono determinazione alcuna. 

I fossili di Sirone si trovano sempre, come già dissi, in grande abbondanza di esemplari, ma con poche 
specie; essi sono generalmente rotti, deformati, privi di ogni ornamentazione esterna e quindi di difficile 
determinazione. A tutta prima, essi, come già il prof. TaramELLI P ebbe ad osservare, richiamano alla mente 
l’idea di una fauna rimestata, e ad aumentarne il dubbio, si aggiunge la quasi completa mancanza delle 
specie di piccole dimensioni, delle forme giovanili e di quelle poco resistenti per la fragilità del guscio; 
per soprapiù le Ippuriti, le quali, come 1° H. sulcatus DEFR., vissero associate in gruppi di numerosi individui, 
si trovano cementate da un calcare nero, compatto, talora bianco rossiccio a grana finissima, ben diverso 
da quello che forma il cemento della puddinga. Giova per altro notare che gli studi recenti del Douvinué 
sulle Ippuriti hanno dimostrato aver vissuto queste bivalvi lungo le spiaggie a picco, battute dai marosi, 
nella zona dei coralli, ove formavano colle loro spoglie banchi caotici assai estesi, i quali lentamente si 
accrescevano, in modo assai irregolare. 

D'altronde la fauna della puddinga la fa riferire ad un piano immediatamente inferiore ai calcari 
marnosi a Belemnitella mucronata ScHLOTA. sp. di Brenno e la stratigrafia mostra chiaramente come in 
tutta la Lombardia essa sia inferiore e concordante coi calcari suddetti. Anche nel Veneto e nell’Istria 
i calcari ippuritici sono generalmente brecciati, in banchi assai irregolari. 


1) TARAMELLI T. Spiegazione della Carta geologica della Lombardia. Milano, 1889, pag. 45. 


[3] G. DE ALESSANDRI 171 


Già fin dalla prima metà del secolo si trovano vaghe citazioni di fossili rinvenuti a Sirone nelle 
memorie pubblicate in quell’epoca dal BreIsLacK ®, dal pe CrIsroFoRI ?, e dal Barsamo-CRIVELLI ? ; più 
tardi i fratelli Vira £, l’OmBonI ?, il ZoLLIKoFER ©, citarono pure nelle loro pubblicazioni qualche specie 
ivi rinvenuta; gli è però solo verso l’anno 1857 che noi abbiamo un pregevole elenco dei fossili della 
puddinga, per opera di un insigne geologo, che allora iniziava la sua carriera scientifica. 

Im quell’anno, l’abate Anronio StoPPANI ?, sopra collezioni proprie e sul ricco materiale fossile che 
i fratelli Vira avevano raccolto a Sirone, pubblicava um elenco di diciotto specie, che qui giova riportare: 


Chemmitzia? sp. Corbis Villae n. sp. 
Trochus sp. Cardiuim sironense n. sp. 
Nerinea sp. Ostrea macroptera Sow. 
Actaconella crassa? D’ORB. Hippurites cornuvaccinum Bronx. 

» de-Cristoforis n. Sp. » dilatata DeFR. 

» laevis? p’ ORB. » canaliculata Rox. 

» gigantea D’ORB. » sulcata DeER. 

» Sp. » organisans DENN. 
Corbis corrugata D’ORB. Radiolites briantea n. sp. 


Dopo lo StoPPANI, la fauna di Sirone non ebbe altri studiosi; solo recentemente DovvirLé 3 nel suo im- 
portante studio sulle Ippuriti citava due specie della puddinga, H. inaequicostatus MùuNstER e H. sulcatus DEFR., 
che si trovano nella collezione della Scuola delle miniere di Parigi e nel Museo cantonale di Losanna. 

La fauna di San Vigilio, presso il castello di Bergamo, venne solo recentemente conosciuta, e gli 
esemplari ivi raccolti si trovano nel Museo del R. Istituto tecnico della città. Il prof. TARAMELLI però, 
già fim dal 1893 ®, con quella erudizione e con quella larghezza di vedute che gli è propria, aveva illu- 
strato un esemplare di ammonite raccolto ivi dal prof. VARISco, che recentemente il prof. MarrANI !% dimo- 
strò doversi riferire a Pachydiscus isculensis REDT. Sp. 

La fauna di Sirone, pel passato, venne generalmente riferita alla creta media (turoniano). Da alcuni 
la puddinga venne ritenuta sovrastante alle arenarie di Barzanò e di Montevecchia, da altri ad esse sot- 
tostante. Non mancano infatti in essa specie ritenute pel passato unicamente turoniane, appartenenti ai 
generi Actaconella e Glauconia, ma l’esame complessivo di essa ed il confronto colle faune delle for- 


1) BreIsLAcKk S. Descrizione geologica della provincia di Milano. Tip. Silvestri, 1822. 

°) pe CrIstoroRI G. Sulla puddinga di Sirone. Bibl. Ital., tom. LXXXIX. Milano, 1838. 

3) BaLsamo-CRIVELLI G. Prospetto elementare di una descrizione geologica d’Italia. Milano, 1831. 

4) ViuLa A. e G. B. Sulla costituzione geologica e geognostica della Brianza. Spett. Industr., pag. 1-46. Milano, 1844. 

5) OmBonI G. Série des terrains sédimentaires de la Lombardie. Bull. de la Soc. géolog. de France, 2° série, tom. XII. 
Paris, 1885. 

6) ZoLLirorer TH. Beitriige zur Geologie der Lombardei. Aemtl. Ber. der 32! Versamml. d. deutsch. Naturf. und 
Aerzte in Wien. Mit 7 Tafeln. 1854. 

7) SToPPANI A. Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia. Milano, 1858. 

8) DouviLLi H. Htudes sur les rudistes. Mémoires de la Soc. ggol. de France. Paléontologie, vol. VII, fase. III. 1897. 

°) TARAMELLI T. Di un ammonite raccolto nel terreno cretaceo dei colli di Bergamo. Rend. d. R. Istit. Lomb., 
serie II, vol. XXVI, 1893. 

10) MARIANI E. Ammoniti del senoniano tombardo. Mem. del R. Istit. Lomb., vol. XVIII, fase. IV. 1898. 


172 G. DE ALESSANDRI [4] 


mazioni cretacee vicine, del Veneto, dell'Austria e della Francia, la fanno riferire ad un piano più recente. 
Il maggior numero di specie che si raccolgono a Sirone si riscontrano altresì nel versante Nord delle 
Alpi orientali nelle Valli di Gosau in Austria. Le formazioni cretacee, conosciute sotto il nome di Gosau, 
comprendono però parecchi piani ben distinti fra loro ”; mentre quelle superiori a Belemnitella mucro- 
nata ScHLOTE. sp. e Pachydiscus colligatus von BINKH. sp. ecc. furono recentemente riferite al senoniano supe- 
riore (campaniano), sottostanti ad esse si riscontrano tutti gli altri piani della creta superiore, cioè il 
senoniano medio (santoniano) colle marne a Morfoniceras texanum Roem. sp. ed a Pachydiscus èsculensis 
ReDT. sp.; il senoniano inferiore (coniaciano) cogli strati a Pachydiscus serrato-marginatus REDT. Sp. ecc.; e 
forse anche qualche banco della creta media (turoniano) caratterizzato dall’Hippurites gosaviensis Douv. 

La presenza nel piano di Sirone del Pachydiscus isculensis, dell’ Hippurites inaequicostatus, dell’ H. Oppeli 
dell’H. sulcatus e di molte altre specie appartenenti ai generi Acfaconella e Glauconia, proprie della creta 
del versante Nord delle Alpi, stabilisce la sua corrispondenza cogli strati superiori ad Hippurites di Nefera- 
ben, colle marne superiori di Gosau e di Glaneck, formazioni che spettano al santoniano inferiore. 

Nel Veneto i calcari coralligeni superiori a ippuriti di Calloneghe e del Lago di Santa Croce, a _H. Oppeli® 
e ad Actaconella Sanctae-Crucis Fur. ? ecc. sottostanti alla nota scaglia a Znoceramus Cripsti, rappresentano 
forse la continuazione ad oriente del piano di Sirone; mentre nell’Istria esso sarebbe sostituito dai calcari 
a H.laperouseì GoLpr. (= H.nabresinensis FuTT.), i quali sono sormontati dai calcari marnosi a Belemnitella 
mucronata. Esistono però nelle Alpi Venete gli altri piani della creta e le osservazioni recenti del BoraMm® e 
del MarineLLI® a Bocca di Crosis mostrano come la nota fauna del Col-dei-Schiosi sia inferiore alla zona 
a Hippurites cfr. giganteus, che in Francia caratterizza il turoniano superiore; e questo piano sarebbe 
immediatamente superiore agli strati a Caprine (Schiosia, Sphaerocaprina ecc.) ed Orbitoites, che ivi rappre- 
sentano il cenomaniano. 

La presenza nella puddinga di Sirone dell’Hippwrtes Taburni Guisc., specie propria dell’Italia meri- 
dionale (Benevento, Avellino), stabilisce pure importanti relazioni di affinità fra la creta dell’Italia supe- 
riore e quella della parte inferiore. 


Piano di Brenno. 


Superiormente al piano di Sirone e concordante con esso si riscontra in tutta la creta lombarda 
una potente pila di calcari marnosi, poco compatti, di colorazione ora grigiastra, ora gialliccia ed ora 
Tossa, perfettamente identici a quelli che nel Veneto e nell'Appennino centrale si conoscono col nome 
di Scaglia; essi costituiscono in Lombardia il piano che si distingue col nome di “ Piano di Brenno ,,. 

Brenno è un piccolo villaggio della Bassa Brianza, a mezzodì del lago di Pusiano, in vicinanza del 
Lambro; ivi le formazioni cretacee affiorano in banchi potenti, ricchissimi in fossili e di facile escavazione. 


4) pe Grossouvre A. Sur laAge des couches de Gosau. Compte Rendu des séances de la Soc. géol. de France, 
série 39, tom. XXII, pag. 21. 1894. 

?) Bornm G. Archives des Sciences Physiques et Naturelles, 3° période, tom. XXX. Genève, 1893. 

3) FuTtTERER K. Die ober. Kreidebild. d. Umgeb. des Lago di Santa Croce in den venet. Alpen. Palaeont. Abhandl. 
von DamES u. KaysER, Bd. VI. 1892; — Ueber Hippuriten von Nabresina. Zeitschr. der deutschen geol. Gesellsch., 
vol. XLV. Berlin, 1893. 

4) Boram G. Beitrag zur Gliederung der Kreide în den venetian. Alpen. Zeitschr. der deutschen geol. Gesellsch., 
Bd. XLIX. Berlin, 1897. 

5) MARINELLI O. La serie cretac. nei dintorni di Tarcento nel Friuli. Atti d. R. Istit. Veneto di Scienze, Lett. 
ed Arti, tom. VII, serie VII. 1897. 


15] 3 G. DE ALESSANDRI 173 


Alternano coi calcari marnosi sottili strati di arenarie grigie, o gialliccie, talora a grana fine e com- 
patta; talora grossolana di aspetto puddingoide, poco consistente. 

Anche in Lombardia, come nel Veneto e come nell’ Appennino centrale », non tutta la scaglia può 
riferivsi alla creta; la parte superiore di essa che affiora presso Merone, Centemero, Grippa, Bernaga, 
Robbiate, ecc. presenta avanzi di foramiferi e banchi compatti di calcare nummulitico, ove, come nel 
Veronese, nel Vicentino e nel Friuli, si raccolgono resti di Ostree, di Pentacrini, di Echini, e di Squali, 
che ci rivelano la presenza degli strati dell’eocene (parisiano). 

Anche nel piano di Brenno sono numerosi gli avanzi fossili appartenenti quasi tutti al Berzhos ed al 
Nekton, i quali, riguardo allo studio loro, subirono le stesse vicende di quelli del piano di Sirone. 

Alcuni di essi, rinvenuti verso la prima metà del secolo, vennero citati nelle memorie dei paleonto- 
logi di quell’epoca; ma la maggior parte, raccolta con istancabile operosità dai fratelli Vira, fu, con quelli 
della propria collezione, solo illustrata nel 1857 dallo SToPPANI, il quale diede un elenco di circa cinquanta 
Specie; quelle appartenenti al tipo dei molluschi sono le seguenti: 


Belemnites Sp. Inoceramus Lamarckii Roe. 
Belemnitella mucronata ScaLOoTA. Sp. » Cuvieri D'ORE. 
Ammonites rothomagensis Lx. » angulatus? D’ORB. 
Ammonites sp. » problematicus n° ORB. 
Schaphites sp. Spondilus Renauxianus? D'ORE. 
Hamites sp. Ostrea Couloni D’ORB. 
Trigonia sp. » aquila D’ORB. 
Inoceramus latus Mant. » arduennensis D’ORB. 

» Goldfussianus D’ORB. - >»  biauriculata Lx. 

» regularis? D’ORB. » conica D’ORB. 


I fratelli Vira (Memoria geol. sulla Brianza, pag. 19) e lo StoPPANI (op. cit., pag. 211) annoverano 
‘altresì, fra i fossili dei calcari marnosi a Inocerami, avanzi di Hyleosaurus rinvenuti alcuni tra Moiana 
ed il Maglio di Merone, altri presso Casletto in riva al lago di Pusiano, che il BAarsAMmo-CRIVELLI aveva 
distinto col nome di Hyleosaurus Villae Bars. 

Nella collezione lombarda del Museo Civico di Milano si conservano alcuni avanzi fossili coi cartel- 
lini autografi del Barsamo-CRIvELLI; che portano appunto tale determinazione; se in essi però, a mio 
avviso, può scorgersi traccie od impronte di corpi organici, tuttavia essi sono troppo incompleti e troppo 
in cattivo stato di conservazione per potersi riferire con sicurezza ad esseri vertebrati. 

Dopo oltre quarant’anni dalla pubblicazione della memoria dello Stoppani alcuni fossili del piano 
di Brenno vennero recentemente riveduti ed illustrati per opera del prof. E. MARIANI, il quale nella sua 
nota “ Ammoniti del senoniano Lombardo , distinse le seguenti specie: 


Mortoniceras texranum Roexm. sp. Pachydiscus sp. 

Pachydiscus colligatus von BINKH. Sp. Hauericeras pseudo-Gardeni Scam. sp. 
» Negriù MARIANI. Hamites cylindraceus DeFR. Sp. 
» galicianus Fav. Sp. 


1) CanAVARI M. I terreni del terz. inf. e quelli della creta sup. nell’App. centr. Atti d. Soc. tosc. di Se. nat. 
Proe. verb., vol. VIII (3 dic. 1892), pag. 158; — Ancora su l’eocenicità della parte sup. della Scaglia nell’App. centr. 
Ibid., vol. IX (21 genn. 1894), pag. 43. 


174 G. DE ALESSANDRI [6] 


Esaurito così lo studio delle Ammonidee rimaneva tutto il restante materiale appartenente alla classe 
dei molluschi ed alcuni avanzi di coralli, ciò è quanto io ho riveduto e che descrivo in questa mia Memoria. 

To ho lasciato in essa da parte la revisione degli avanzi riferiti ai Briozoi, ai Vermi ed alle Alghe, 
anzitutto perchè io avrei dovuto entrare in un campo molto arduo, troppo lontano da quanto finora aveva. 
formato l’oggetto dei miei studi; ed in secondo luogo perchè è tanto scarso e problematico il valore loro: 
nello stabilire la cronologia dei terreni ove si rinvengono. 

Nella fauna del piano di Brenno si riscontrano le specie più caratteristiche del senoniano superiore, 
(campaniano), quali l'A. (Pachydiscus) colligatus, la Belemmitella mucronata, la Gryphaea vescicularis; 
dimodochè resta stabilito, in modo indiscutibile, la posizione di questo piano nella serie stratigrafica. Essa 
mostra la perfetta corrispondenza delle formazioni campaniane lombarde con quelle delle provincie orien- 
tali, massime colle marne a inocerami del Neue-Welt, coi calcari a silice di Krampen, cogli strati a 2. 
mucronata di Siegdorf, coi calcari marnosi compatti di Vernasso presso S. Pietro al Natisone ®, coi calcari 
a serpule di Vallemontana nel Friuli ®, cogli strati a Sfenonia ed Ananchites del Tirolo meridionale e del 
Vicentino. Qualche specie (quale la Pholadomya granulosa Zitt.) che si raccoglie nei calcari di Brenno, è 
propria degli strati di Gosau e di Vernasso, e stabilisce viemaggiormente le strette affinità biologiche di 
queste formazioni. 

Ma il piano di Brenno rappresenta nelle Alpi lombarde solo il campaniano? Parecchie specie che 
in esso si rinvengono sono pure caratteristiche della creta superiore (daniano), ed il fatto che sopra- 
stante ad esso ed in perfetta concordanza stanno le formazioni eoceniche, farebbe nascere la convinzione 
che questi calcari marnosi rappresentano in Lombardia anche la creta bianca, come il CurIoNI ® dapprima, 
ed il prof. TarameLLI ® dipoi, hanno ritenuto. 


Milano (Museo Civico), dicembre 1898. 


ELENCO DELLE SPECIE 


Piano di Sirone. 


Actieonella gigantea Sow. Sp. Hippurites Oppeli Douv. 
» Lamarckii Sow. sp. » Taburnii Gursc. 
» obtusa Zx. » sulcatus DEFR. 
» Sanctae-Crucis Furm. » Douvillei n. sp. 
» (Volvulina) lacevis Sow. sp. » Sp. 
Nerinea Mariani n. Sp. Radiolites sironensis n. sp. 
Glauconia Renauriana D’ORB. Sp. Lithophagus cfr. rugosus D’ORB. Sp. 
» Kefersteiniù Minsr. sp. Inoceramus Cripsti MANT. 
Cardiun sironense Stopp. Ostrea sp. 
Pimbria Villae StorP. sp. Stylina sp. 


Hippurites inucquicostatus Minsr. 


1) Tommasi A. Contribuz. allo studio della fauna cretacea del Friuli. Atti d. R. Istit. Veneto di Scienze, Lett. edi 
Arti, tom. II, serie VII. 1891. 
?) MARINELLI 0. La serie cretacea dei dintorni di Tarcento nel Friuli. L. c. . : - 
3) CurionI G. Geologia applicata delle Provincie Lombarde, pag. 298. Milano, 1877. 
4) TARAMELLI T. Spiegazione della Carta geologica della Lombardia, pag. 44. Milano, 1890: 


qa 


1855. 
1858. 
1866. 


1888. 


L'A. 


G. DE ALESSANDRI 17 


(611 


Piano di Brenno. 


Belemnitella mucronata ScaLore. sp. Inoceramus cfr. Cuvieri Sow. 
Pholadomya granulosa Zarr. Ostrea acutirostris Nuss. 

» Elisabethae Morsca. » Wegmaniana D’ORB. 

» briantea VILLA Sp. » Uocchi De Ster. 

» Sp. » cfr. hippopodium Nirss. 
Modiola cfr. typica Forz. Gryphaca vescicularis Lx. sp. 
Inoceramus Cripsùi MAnT. Cyelolites? 

d latus MANT. 


DESCRIZIONE DELLE SPECIE DEL PIANO DI SIRONE 


Santoniano 


Gen. Actaeonella D’ORBIGNY. 


Actaeonella gigantea Sow. sp. 


. Tornatella gigantea SowerBy. Trans. of the geolog. Soc., III, pag. 418, tav. 38, fig. 9. 
. Actaeonella /— —D’OrbIGnv A. Paléont. Prang., Terr. crétac., vol. II, pag. 109, tav. 165, fig. 1. 
Tornatella —‘—Vinua A. e G. B. Sulla cost. geol. e geogn. della Brianza, pag. 25. 


. Actaeonella de-Oristoforis Barsamo-CriveLLi G. Prospet. descrix. geol. d’Italia, pag. 19. 


= gigantea, Lamarckii et Renauriana Zexeri F. Die Gasterop. der Gosaugeb. Abhandl. der. k. k. 
geolog. Reichsanst., Bd. I, Abth. 2, pag. 39-42, tav. V, fig. Sa-c; tav. VI, fig. 2; 
tav. VII, fig. 1, 7, 9a-c. 


. Tornatella gigantea et de-Cristoforis Zorrizorer Ta. Besrige zur Geologie der Lombardei. Aemtl. Ber. 


der 32*° Versamml. d. deutsch. Naturf. u. Aerzte in Wien, pag. 23. 
Actaeonella de-Cristoforis Oxsoni G. Terr. sédim. de la Lombardie, pag. 5. 
_ gigantea et de-Cristoforis Stoppani A. Studi geol. e paleont. sulla Lombardia, pag. 210. 
— — SroLiczra F. Eine Revis. d. Gastrop. der Gosausch. Sitzungsber. d. mat. nat. Class. 
der k. Akad. der Wissench., Bd. LII, Abth. I, pag. 139. 
— — HoLzapreu E. Die Moll. der Aachener Kreide. Palacontogr., vol. XXXIV, pag. 82, 


gigantea è specie non rara fra i fossili di Sirone, ove si trova con tutte le varie forme che 


‘essa assume; forme che furono dallo ZEKELI ritenute come specie distinte dall’ A. gigantea e descritte 


coi nomi 


di A. Lamarckii ed A. Renauxiana. 


Numerosi esemplari, di forma assai obesa, quasi sferoidale, corrispondono perfettamente a quelli distinti 
«dal MunstER ” col nome di 7. subglobosa, ma che lo StoLIczta assai giustamente riferì all’A. gigantea. 

Gli esemplari ben conservati, di forma tipica, hanno la conchiglia ovale-rigonfia, colla superficie liscia, 
la spira corta, tre solchi paralleli ben spiccati all’apice, e la bocca piccola. L'angolo spirale varia da 
105° a 115°, come pure variano le dimensioni; gli esemplari più sviluppati raggiungono una lunghezza di 


cm. 9 ed 


una larghezza di cm. 7. Questa specie si raccoglie pure frequente a Giovenzano in esemplari non 


1) Munster in GoLpruss. Petref. Germ., pag. 49, tav. 177, fig. 13a-b. 


176 G. DE ALESSANDRI [8Ì 


molto sviluppati, i quali corrispondono perfettamente a quelli di Gosau figurati dal Senewicx e MuRCHISON ”,, 
tav. 38, fig. 9. 

L'A. gigantea è abbondante. in Francia nel dipartimento del Varo (craie chloritée moyenne); è pure 
frequente ad Aix-la-Chapelle, a Gosau, in Boemia, in Galizia, in Transilvania. Il DE ZIiGno cita questa. 
specie fra i fossili del calcare a rudiste del Veneto, ma, come osserva il FuTTERER, sembra invece che si 
tratti di una specie diversa: lA. Sanctae-Crucis Fur. 


> Actaeonella Lamarckii Sow. sp. 


1835. Tornatella Lamarcki Sowersy. Trans. of the geolog. Soc., III, pag. 418, tav. 39, fig. 16. 

1852. Actaeonella voluta ZexeLi F. (non GoLpruss). Die Gasterop. der Gosaugeb. L. c., pag. 42, tav. 7, 
fig. 64-d. 

1866. — Lamarckii Srorioara F. Eine Revis. der Gasterop. der Gosausch. L. c., pag. 140. 


x 


Questa specie non è rara fra i fossili di Sirone; gli esemplari assai numerosi della collezione dei 
fratelli Vira hanno dimensioni alquanto maggiori di quelli di Gosau figurati dallo ZExELI; il loro angolo: 
spirale è di circa 55°. 

Sono stato lungamente indeciso se si trattava di questa specie o dell'A. conica Munst. sp., la quale: 
ha con essa strette analogie, ma mi sono convinto trattarsi dell’A. Lamarck, poichè la spira è assai meno: 
tondeggiante di quella della specie del Munster e di più, sulla superficie della sua conchiglia, non si notano: 
le strie longitudinali caratteristiche di essa. Osservo però che lo SroLiczta ha riunito all’ A. conica. 
Muxsr., A. conica e lA. elliptica dello ZegeLI, forme che, a mio parere, per la configurazione della con- 
chiglia, per lo sviluppo della spira e per l’angolo spirale, dovrebbero a preferenza unirsi all’A. Lamarckiù 
del SowerBy. Al contrario credo che all’A. conica si debba riferire 1’ esemplare del Veneto descritto dal 
FurteRER 2, il quale corrisponde per la forma e per le dimensioni a quello del MtxstER, quantunque, 
come il FurTERER osserva, peri caratteri della spira, esso sia diverso dalle descrizioni che di questa specie: 
hanno dato lo ZEKELI e lo STOLICZKA. 

Gli esemplari che io ho esaminato della creta di Brianza corrispondono perfettamente alle figure che: 
di questa specie hanno dato il Sepewick ed il MuRcHISON ). 


Actaeonella obtusa Zx. 


1882. Actaconella obtusa et glandiformis Zerrni F. Die Gasterop. der Gosaugeb. L. c., pag. 42 e 43, tav. 7, 
fig. 7 e 9a-c. 


Io riferisco a questa specie dello ZexELI alcuni esemplari di Sirone dalla forma globosa-oblunga, dalla. 
conchiglia esternamente liscia, molto sviluppata in ispessore, dalla bocca assai ristretta, dall’angolo spirale: 
ottuso, dalla columella robusta, con pieghe irregolari nella parte superiore; caratteri tutti che, a mio pa- 
rere, la fanno ben distinta dall’A. gigantea v’OrB. Lo StoLICzKA riunì lA. obtusa Zx. all’A. gigantea D’ORB., 
osservando tuttavia che forse la prima specie e l'A. glandiformis Zx. che pure aveva riferito all’A. gigantea,, 


1) SenGwIck and MurcHISoN. Struct. of the East Alps; — Gosau fossils. Trans. of the geol. Soc., 2* serie, vol. III. 
London, 1832. È : i 

2) FurtERER K. Die ober. Kreideb. d. Umg. des Lago di Santa Croce. L. c., pag. 121, tav. 12, fig. 8. 

3) Sep&wick and MurcHISON. Op. cit. (Tornatella Lamarckîi), tav. 39, fig. 16. 


[9] G. DE ALESSANDRI 177 


si potevano ritenere distinte, ma che forme di passaggio facevano sì che esse si dovevano considerare 
come esemplari giovanili dell'A. gigantea. Anche il SoweRrBY che aveva avuto campo di osservare un ab- 
bondante materiale dubitava essere queste ultime specie distinte. 

Qualche esemplare dell'A. Sanctae-Crucìîs Furt. assai obeso si avvicina grandemente a questa specie, 
e forse rappresenterebbe una forma intermedia fra l'A. gigantea e VA. Sanctae-Crucis. 

Secondo lo ZEKELI l'A. obtusa è specie della creta austriaca: di Brandenberg (Tirolo), di Weisswasser, 
di Dreistitten e di Grumbach, presso Vienna, ove si raccoglie nello stesso livello delle ippuriti *. 


Actaeonella Sanctae-Crucis Furm. 


1892. Actaconella Sanctae-Crucis FurteRER K. Die ober. Kreidebild. der Umgeb. des Lago di Sania Croce. Pa- 
lacont. Abhandl. von Dawes u. Kaiser, Bd. VI, pag. 119, tav. XII, fig. 1-7. 

1895. — — Bonam G. Bedtrige sur Eennt. der Kreide in den Siidalpen. Palaeontographica, 
XLI pag. 143, tav. XIV, fig. 3. 


AIA. Sanctae-Crucis devonsi in gran parte riferire gli esemplari determinati come A. Zaevis dai 
fratelli Vira ® e dallo StoPPANI >); forse anche a questa specie del FurreRER devesi riferire lA. crassa 
di questi ultimi autori, di cui ho potuto osservare un solo esemplare nel Museo Civico di Milano avente 
la forma lievemente rigonfia ed allungata, come quella degli esemplari di A. Sanctae-Crucis del Veneto. 

Alcuni esemplari dalla forma cilindrica-globosa, ristretta superiormente presso all’apice, con l’ angolo 
spirale di circa 80°, rappresentano la forma typica del FuTTERER; altri più obesi, meno ristretti alla bocca, 
con l’angolo spirale che varia da 85° a 90°, rappresentano forse la varietà subobtusa, mentre la varietà 
elongata è assai comune e facilmente si distingue per la sua forma conica e per l’angolo spirale che 
varia da 70° a 75°. i 

Quest’ ultima varietà che per molti caratteri si allontana dalla forma tipica potrebbe forse costituire 
una specie a parte; ma per numerosi esemplari intermedii si collega alle altre varietà. 

Questa specie non è molto abbondante nella puddinga di Sirone; ivi si raccoglie in esemplari di 
dimensioni tipiche, in cui però, causa 1’ alterazione, non si possono scorgere le pieghe della superficie 
esterna; la sezione mostra la conchiglia robusta, colla columella tozza ed irregolare. 


x 


Questa specie è propria dei calcari a rudiste del Lago di Santa Croce nel Veneto. 


Actaeonella, (Volvulina) laevis Sow. sp. 


1835. Volvaria  laevis SowerBy. Trans. of the geol. Soc., III, tav. 39, fig. 3. 


1842. Actaconella — D’Orsioiiv A. Paléont. Prang., Terr. crét., vol. II, pag. 110, tav. 165, fig. 2-3. 
1852. —_ — Zeri F. Die Gasterop. der Gosaugeb. L. c., pag. 44, tav. 7, fig. 11a-d. 

1866. = — Stronrczra F. Eine Revis. der Gastrop. der Gosausch. L. c., pag. 111. 

1892. _ —  Fumerer K. Die oder. Kreidebild. der Umgeb. des Lago di Santa Croce. L.c., pag. 181. 
1895. — —  Boram G. Bertrige zur Kennt. der Kreide in den Stidalpen. L.c., pag. 143, tav. 15, fis. 6. 


') Il prof. OxgonI nei suoi Elementi di Storia Naturale, Milano 1854, pag. 461, e nella Geologia dell’Italia, Milano, 
1869, pag. 138, figura sotto il nome di A. de-Cristoforis alcuni esemplari di Sirone, che io ritengo doversi riferire a 
questa specie. Io non so dove questi esemplari si trovino; quelli del Museo Civico di Milano che portano questa 
determinazione, sopra un cartellino autografo del pm CristoFORI, vanno riferiti all’A. gigantea Sow. Sp. 

?) Vicca A. e G. B. Opere citate, pag. 25 e pag. 115. 

3) StoPPANI A. Op. cit., pag. 210. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 24 


178 G. DE ALESSANDRI [10] 


Riferisco assai dubbiamente a questa specie due esemplari di Sirone, i quali per la conchiglia assai 
meno obesa degli esemplari figurati dal D’ORrBIGNY, e meno claviforme di quelli illustrati dallo ZEekELI 
e dal BorHm, rappresenterebbero forme intermedie fra essi. Hanno dimensioni alquanto maggiori degli 
esemplari di Gosau e di Calloneghe; i loro anfratti sono brevi e stretti; la columella ha pliche acuminate 
e ben evidenti. 

Questa specie è comune nel turoniano di Francia, Germania, Austria e del Veneto, e forse anche 
nel senoniano; il FrancHiI ” la cita pure dubitativamente fra i fossili del calcare marnoso, presso il Colle 
del Mulo (Alpi marittime), che egli ritiene spettare alla creta superiore. 


Gen. Nerinea DEFRANCE. 


Nerinea Marianii n. sp. — Tav. XVI [II], fig. 1. 


Distinguo con questo nome un esemplare raccolto a Sirone, sezionato naturalmente dall’ azione me- 
teorica, il quale per i caratteri della spira e dell’ombelico differisce dalle specie cretacee che mi sono 
note. La conchiglia è conica-allungata, alquanto pupoide, la spira è formata da anfratti convessi nella 
parte inferiore, i quali diventano quasi piani in quella superiore; l’ultimo è assai sviluppato e curvo 
a guisa di cercine. 

La sezione fa vedere assai bene la columella larga, con due sole pieghe, quella anteriore, larga e 
poco pronunziata, la posteriore, prominente ed acuminata, ricurva alla sommità. 


Angolo spirale o 5 o 6 o o . 5 . . o 200 
Angolo suturale ò . a ù î d o È . 6 : 11800 
Lunghezza della conchiglia ? o 0 o Ò c . o 0 mm. 78 
Altezza degli anfratti in rapporto al diametro . 0 o Ò ° 0 0,29 


Per la forma generale e per le dimensioni relative degli anfratti questa specie ha grandi analogie 
colla N. polymorpha Gemm. ? della creta dei dintorni di Palermo; da essa però è ben distinta per lo 
sviluppo minore della columella, la quale ha pieghe più irregolari. 

La N. schiosensis Pir.® specie assai comune nella creta del Friuli, si distingue da questa della 
Brianza, per la forma più allungata e per la columella a pieghe numerose e prominenti. 

L’altra specie, pure frequentissima nel Friuli (Col-dei-Schiosi), la N. forojuliensis Pir., è ben diversa 
per la forma più cilindroide, per gli anfratti piani, per la columella a pieghe numerose e sviluppate. 

Le altre due specie dei calcari del Lago di Santa Croce nel Veneto recentemente illustrate, la N. 
Jackeli Furt. e la N. subnodosa Furt.®, hanno la columella con pieghe assai prominenti, ed assai ir- 
regolari. 


1) FrancHI S. Contribuzione allo studio del titonico e del cretaceo nelle Alpi Marittime italiane. Boll. R. Com. geol. 
d’Ital., serie III, vol. V, pag. 72. 

2) GemmeLLARO G. G. Nerinee della creta dei dintorni di Palermo. Giorn. Scienz. Nat. ed Econ. del R. Istit. 
tecn. di Palermo, vol. I, fasc. 1, pag. 18, tav. III, fig. 3-5. 

3) Pirona G. A. Nuovi foss. del terr. cretac. del Friuli. Mem. del R. Istit. Veneto di Scienze, Lett. ed Arti, 
vol. XXII, pag. 5, tav. I, fig. 1-9. 

4) FurTtERER K. Die oder. Kreidebild.. der Umgeb. des Lago di Santa Croce. L. c., pag. 114, tav. X, fig. 1-4 e 6a-b. 


[11] G. DE ALESSANDRI 179 


Gen. Glauconia GIrBEL. 


Glauconia Renauxiana n’Ors. sp. — Tav. XVI [UI], fig. 3 


1842. Turritella Benauxiana v’OrBIGNY A. Palcont. Prang., Terr. crétac., vol. II, pag. 41, tav. 152, fig. 1-4. 

1852. Omphalia Giebeli, turgida et subgradata Zaxaui F. Die Gasterop. d. Gosaugeb. L. c., pag. 29, tav. III, 
fig. 1a-c, Qed. 

1866. — Renauxiana Sroniozra F. Eine Revis. d. Gasterop. der Gosausch. L. c., pag. 121. 


Gli esemplari di Sirone che io riferisco a questa specie presentano la forma della conchiglia e le 
dimensioni tipiche, in essi causa la degradazione non si può osservare l’ornamentazione esterna. 

La spira, pupoide, rigonfia nella parte inferiore, va rapidamente diminuendo di diametro superiormente; 
essa è alquanto irregolare e presenta tre costole che scompaiono nella parte mediana. La sezione corri- 
sponde perfettamente a quella figurata dallo ZEKELI, essa mostra il guscio esterno della conchiglia assai 
sviluppato in ispessore come pure quello degli anfratti. 


Angolo spirale 5 c . c o o da 37° a 40° 
Lunghezza massima di un Saiano Didulto 5 ò i n È 5 mm. 17 
Larghezza » » » 3 <O 


Questa specie è assai rara a Sirone, essa venne citata fra i fossili di detta località dai ViLra e dallo 
SroPPANI sotto il nome di Chemnitzia sp? e dal ZorLitorer ® sotto quello di CeritRium. 
Secondo il D’ORBIGNY, essa sarebbe caratteristica della craie chloritée del bacino mediterraneo; si trova 


però assai frequente nel turoniano d’ Uchaux e nella parte orientale della Francia, come pure a Gosau 
e nella regione vicina. 


Glauconia Kefersteinii Minsr. sp. — Tav. XV [II], fig. 8 


1840. Cerithium Kofersteiniù Minsrer in Goupruss. Petref. Germ., vol. III, pag. 36, tav. 174, fig. 11. 
1842. Turritella Coquandiana D’OrBIGNY A. Paléont. Prang., Terr. crétac., vol. II, pag. 44, tav. 153, fig. 1-3. 


1852. Omphalia —_ Kefersteinii et ventricosa. Zersui F. Die Gastererop. der Gosaugeb. L. c., pag. 27, 
tav. II, fig. 2a-c, 3 a-c, e 5ba-b. 

1866. —_ Kefersteinti Sroviczra F. Hine Revis. d. Gastererop. der Gosausch. L. c., pag. 119. 

1888. Glauconia cfr. — HonzarrnL E. Die Moll. der Aachener Kreide. L. c., pag. 164, tav. XV, fig. 12. 


Gli esemplari che io ho riferito a questa specie, causa il cattivo stato di conservazione, non mostrano 
l’ornamentazione esterna della conchiglia, nè la forma della bocca; la sezione però fa vedere assai distin- 
tamente la forma della conchiglia, pupoide, colle pareti assai robuste. La spira è conica, a sezione sub- 
orbicolare, con una grossa scanalatura nella parte inferiore; in alcuni esemplari è assai corta e tozza, 


dimodochè essi corrispondono esattamente all’O. suffarcinata Zx. (fig. 5: a-b) che assai giustamente lo Sto- 
LICZKA riferì all’O. Kefersteinii. 


Angolo spirale . o . 5 o o 0 6 . 0 da 37° a 40° 
Lunghezza di un esemplare di grosse dimensioni . o o . - mm. 53 
Larghezza » » » » 30 


1) ZoLLIKorer TH. Beitrige zur Geologie der Lombardei. L. e., pag. 83. 


180 G. DE ALESSANDRI [12] 


x 


Questa specie è alquanto variabile nella forma e nell’ornamentazione, forse come osserva la STOLICZEA |. 
presenta varietà locali. 


x 


Essa è comune nella creta di Gosau, e secondo il p’OrBIGNY in quasi tutta la Provenza (craie chlo- 
ritée); l Horzaprer la cita dubitativamente nelle sabbie cretacee di Aix-la-Chapelle. 


Gen. Cardium Linvro. 


Cardium sironense Sropr. — Tav. XVI [III], fig. 8. 


1847. Cardium sp. Barsamo-CriveLLI. Prosp. descriz. geolog. d’Italia, pag. 20. 


1858. _ sironense Storpani A. Studi geolog. e paleont. sulla Lombardia, pag. 211. 
1886. — — Vara G. B. Rivista geolog. dei terr. della Brianza. Soc. ital. di Se. nat., vol. 26, 
pag. 115. 


Di questa specie furono recentemente raccolte alcune impronte ed un modello interno assai ben con- 
servato, il quale mi permette di completare la descrizione assai succinta data dallo STOPPANI. 

Conchiglia più larga che lunga, subpentagonale, rigonfia, colla superficie ornata da numerose costole, 
le quali irradiano dall’apice, esse hanno sezione tondeggiante, sono striate da fine costoline longitudinali 
e sono separate da solchi larghi, quanto il doppio della loro larghezza. 

Il lato boccale è breve, ondulato; quello anale più corto e tondeggiante; 1’ umbone è lievemente ricurvo 
e poco prominente. 

La superficie interna della conchiglia è, come quella esterna, solcata longitudinalmente. Le dimensioni 
della conchiglia sono: 


Lunghezza 0 . o o 0 o î È 5 o o : mm. 37 
Larghezza c ò a c c c o 0 0 c a 0 » 38 
Spessore 3 o ò 0 6 ò : Eizo 0 3 7 Dal 
Angolo apiciale c 0 . 0 o o - o 0 o 0 88° 


Per la forma e per l’ornamentazione della conchiglia il C. sironense ha qualche analogia col C. di- 
marginatum D’OrB.” del senoniano della Charente, ma ne differisce per il numero molto minore delle 
costole e per la forma di esse. 

Il C. gosaviense ZimreL ® della creta di Gosau, per l’ornamentazione della conchiglia, è assai pros- 
simo a questa specie, ma la sua forma è più oblunga e le sue costole sono più numerose; il ©. nebro- 
dense SecueNnza ® degli strati di Caltavuturo, per l’ornamentazione corrisponde perfettamente a questo, ma 
ha la forma più allungata e l’umbone più prominente; infine il C. Beckst Munn. si distingue solo per 
le costole più fine e più numerose. 

Questa specie fu raccolta nell’arenaria (mi/zera) intercalata alla puddinga di Sirone. 


1) p’OrBIGNY A. Paléont. Prang., Terr. crétac., vol. III, pag. 39, tav. 250, fig. 4-8. 

2) ZirreL K. Die Bivalv. der Gosaugeb. în den nordostl. Alpen. Denkschr. der K. Akad. Wiss., Bd. XXV, pag. 143, 
tav. VI, fig. 2 a-c. 

2?) SEGuENZA G. Studi geol. e paleontol. sul cretaceo medio dell’ Italia meridionale. Atti R. Accad. dei Lincei, 
Serie 32, vol. XII, 1882, pag. 164, tav. X, fig. 5-5d. 

4) MiiLLer. Monogr.1I, pag. 21, tav. 1, fig. 7; — HoLzapreL E. Die Moll. der Aachener Kreide. L. c., pag. 184, tav. 
XVIII, fig. 5-9. 


{13] G. DE ALESSANDRI 181 


Gen. Fimbria MEGERLE. 


Fimbria Villae Srorp. sp. — Tav. XVI [III], fig. 7 


1858. Corbis, Villae et corrugata (non SowerBr) Stoppani A. Studi geolog. e paleontolog. sulla Lombardia, 
pag. 210 e pag. 383. 
1886. — — Vira G. B. Rivista geolog. dei terr. della Brianza. L. c., pag. 115. 


La forma della conchiglia è subequilaterale, ringonfia; il margine carenale è breve, quello palleale 
‘curvo, molto sviluppato; il legamento esterno della conchiglia è stretto e sporgente in mezzo alla commes- 
sura delle valve, senza ripiegamento ad ansa. L’umbone è grosso, ricurvo ed assai sviluppato; la superficie 
‘esterna è striata da costoline numerose, concentriche e ben distinte fra di loro, con lievissimi accenni di 
strie longitudinali, distribuite su tutta la superficie. 

Gli esemplari esaminati consistono in modelli interni di individui adulti ed in impronte di piccole 
«dimensioni, alcune delle quali riferibili a forme assai giovani. 

I modelli interni hanno la superficie liscia con piccolissime pliche trasversali, più spiccate presso 
l’umbone, col margine palleale leggermente ondulato. 

To ho identificato con questa specie la C. corrugata dello StoPPANI, che non credo potersi riferire a 
quella infracretacea del SowerBr, dalla quale differisce per il legamento esterno diritto e non ricurvo ad 
‘ansa nella regione anale, per il margine palleale più sviluppato, per l’umbone più prominente e ricurvo, 
per la forma più rigonfia nella parte ventrale, ed infine per la supericio esterna ornata da costole 
ugualmente distribuite su di essa. 


DIMENSIONI 
Lunghezza e ò 6 3 5 SIR SR. è mm. 38 
Larghezza È 5 . o 0 o . . . Ò o 0 » 36 
Angolo apiciale . . o . È 5 o 0 ò 5 c 102° 


Questa specie è propria della psammite-micacea intercalata alla puddinga di Sirone; numerosi esem- 
plari facevano parte della collezione Vira, altri, in quella dello STOPPANI. 


Gen. Hippurites LAMaAROK. 


Hippurites inaequicostatus Minsr, — Tav. XIV [1], fig. 5; Tav. XVI [DI], fig. 2, 4-6. 


1840. Hippurites inaequicostatus Minsrer in GoLpruss. Petref. Germ., pag. 303, tav. 761, fig. 4 
1897. —_ — DouviLuà H. Etudes sur les rudistes. Mém. Soc. géol. de France, Paléonto- 
logie, vol. VII, fasc. III, pag. 199, tav. XXX, fig. 3. 


L’H. inacquicostatus è specie abbastanza frequente nella puddinga di Sirone, con esemplari che ta- 
lora raggiungono grandi dimensioni; causa però il loro cattivo stato di conservazione non si possono stu- 
diare parte dei caratteri esterni delle valve, basandosi sui quali in questi ultimi tempi si stabilirono gruppi 
e si distinsero specie. Si osservano questi caratteri nei canali delle pareti esterne della valva superiore, i 
- quali sono formati da reticoli, su cui si osservano pori di forma reticolare, o subreticolare, o poligonale, 
o lineare vermicolata. 

La valva inferiore ha la forma cilindracea, colla superficie esterna ornata da larghe costole, irrego- 
larmente tubercolate, con costoline secondarie a loro volta finamente solcate da strie longitudinali. Le 


182 G. DE ALESSANDRI [14] 


costole primarie sono fra loro separate da larghi spazi intercostali nei quali sono bene evidenti le fine linee: 
di accrescimento. i 

Anche in questi esemplari, contrariamente a quanto indica il MunstER, la valva superiore è depressa. 
al centro, fatto che, come osserva il DouviLLe, può dipendere forse da differenze individuali. 

Le sezioni della valva inferiore ci permettono di esaminare per bene i caratteri interni, i quali corri- 
spondono perfettamente a quelli della forma tipica. La cresta cardinale generalmente lunga presenta un 
largo peduncolo a sezione trapezoidale, in taluni esemplari essa è in forma di clava con peduncolo molto: . 
assottigliato ; il primo pilastro è breve, stretto alla base, coll’estremità tondeggiante, il secondo, più lungo 
della cresta cardinale, è finamente peduncolato. 

In molti esemplari di Sirone, alcuni dei quali hanno grandi dimensioni, il primo pilastro è invece 
tozzo e robusto; il DouvILLÉ, che già aveva avvertito questo fatto, lo attribuisce ad un incompleto svi- 
luppo della valva, cosa che non mi sembra giustificata per valve di grandi dimensioni, come quelle che: 
io ho esaminato. 

La cavità del dente cardinale anteriore è larga ed irregolare; essa giace presso la cresta cardinale; quella 
del dente cardinale posteriore è piccola e si trova lateralmente alla cresta cardinale; la cavità accessoria 
antero-dorsale è larga, ben distinta. 

Sembra che questa specie sia stata, dagli studiosi dei fossili di Sirone, confusa coll’ H. cornuvaccinum 
Bronn del santoniano di Salzbourg; però nel Museo di Milano non ho trovato i cartellini originali dei 
Vira e dello STOPPANI. 

Numerosi esemplari di essa si trovavano nella collezione Vira, che si conserva nel Museo Civico di 
Milano, altri nel Museo della R. Università di Pavia; altri in quella del R. Liceo di Como. 

L’H. inaequicostatus si riscontra nel senoniano medio dell’Austria, a San-Wolfgang (Gosau) ed a. 
Oberberg (Brandenberg). 


Hippurites Oppeli Douv. — Tav. XV [II], fig. 1-5. 


1858. Hippurites dilatata et cornuvaccinum (pars) Stoppani A. Studi geolog. e paleoni. sulla Lombardia, 
pag. 311 (non DeFRANcE, non Bronn). 


1866. — —  Zirrer K. Die Bivalv. der Gosaugebilde in den nordostl. Alpen. Denkschr. der K. 
Akad. der Wissensch., vol. XXV, pag. 142, tav. XXIV, fig. 1-5 (non DEFRANCE). 

1886. _ —  etcornuvaccinum (pars) Vira G.B. Rivista geol. dei terr. della Brianza. L.c., pag. 115. 

1892. —_ Oppeli DovviLie H. Feévision des principales espèces d’ Hippurites. L. c., vol. II, pag. 36, 
fig. 22 e 23; tav. IV, fig. 5. 

1895. —_ —  BorawG. Beèwrige zur Kennt. der Kreide in den Stidalpen. L. c., pag. 39, fig. 24 
e 25, tav. XIV, fig. 2. 

1897. -— —  Dovuviné H. Etudes sur les rudistes. L. c., vol, VII, pag. 203, tav. XXXI, fig. 1-19; 


tav. XXXIV, fig. 1. 


Mancando i caratteri dei pori della valva superiore, 1 H. Oppeli si può solo distinguere dall’ H. inaequi- 
costatus per le sue grandi dimensioni, per la forma del secondo pilastro sempre finamente peduncolato, per, 
lo strato esterno della valva inferiore, largo con grosse pliche irregolarmente radianti, come appunto si 
riscontrano negli esemplari di questa specie figurati dallo ZrtreL (AH. dilatatus), dal Borzm e dal DouvILLÉ. 


[15] G. DE ALESSANDRI 183 


Con tutta probabilità però questa specie, allorchè un maggior numero di esempiari in buono stato 
di conservazione ne permetterà uno studio completo, dovrà fondersi coll’H. inaeguicostatus, o tutt'al più 
‘considerarla una sua varietà. 

Gli esemplari della Lombardia che io ho esaminato presentano lo strato interno della valva inferiore 
festonato; la cresta cardinale stretta, allungata e tondeggiante nella sua parte inferiore; il primo pilastro 
‘espanso in forma di otre, assai più corto della cresta cardinale; il secondo pilastro più stretto e più allun- 
gato del primo, lungo presso a poco quanto la cresta cardinale; l’apofisi mioforica posteriore in alcuni esem- 
plari sembra sorpassare alquanto il primo pilastro. 

Questa specie è assai frequente a Sirone; alcuni esemplari raggiungono dimensioni gigantesche; uno 
«di storica memoria P della collezione Vira ha una lunghezza di oltre 30 centimetri ed un diametro di 
15; lo strato esterno in alcuni punti ha circa 25 millimetri di spessore; generalmente questi grandi 
‘esemplari vennero riferiti all’H. cornuvaccinum Bronn. L’H. Oppeli si riscontra altresì a Gosau (livello supe- 
riore) e nei dintorni di Wiener-Neustadt (Piesting) (campaniano medio). 

In Italia fu raccolto dal Bornm negli strati superiori del calcare a rudiste di Santa Croce (Veneto) 
(campaniano). 


Hippurites Taburnii Guisc. — Tav. XIV [I], fig. 1 e 4. 


1864. Hippurites Taburniù Guiscarpi G. Studi sulla famiglia delle Rudiste. Atti d. R. Accad. delle scienze 
fisich. e mat. Napoli, vol. II, pag. 2, tav. 1, fig. 1. 
1897. — — Dovvinut H. Etudes sur les rudistes. L. c., vol. VII, pag. 215, tav. XXX, fig. 8. 


La forma così stranamente espansa del secondo pilastro di questa specie, fece si che dapprima venisse 
Tritenuta come un caso anormale ed accidentale; senonehè il riscontrarsi le sue caratteristiche anomalie in 
molti esemplari che si raccolsero dopo, e di più il riscontrarle in quelli di altre località d’Italia e di 
‘Grecia ha oramai indotto la convinzione che essa sia una specie ben distinta dalle altre. 

Quantunque rappresentata da esemplari assai incompleti, tuttavia questa specie si trova nella pud- 
dinga di Sirone. Gli esemplari ivi raccolti constano di grossi tronchi cilindrici costituenti la parte supe- 
riore della valva inferiore; la cresta cardinale è lunga, lamelliforme, arrotondata all’estremità, alquanto 
più sviluppata degli esemplari dell’Italia meridionale (Monte Taburno, presso Benevento, e Monte Cufano, 
presso Avellino) e di Grecia (Caprena) illustrati dal GuiscarRDI e dal DouviLLÉ; il primo pilastro è breve 
‘circa la metà della cresta cardinale, fortemente pedunculato ed espanso ad otre nella sua parte inferiore; 
il secondo pilastro un po’ più lungo della cresta cardinale ha un peduncolo fino, irregolarmente curvo, 
ed è espanso inferiormente in forma di cornamusa. All’esterno la valva è ornata da numerose costole a 
‘sezione tondeggiante, equidistanti fra di loro; esse sono aggruppate a due a due, ed ogni coppia è sepa- 
rata da un largo solco a sezione triangolare. 

Quest’ ornamentazione è alquanto meno fina degli esemplari figurati dal Gurscarpi e dal DouviILLé, 
ma corrisponde perfettamente a quella di un esemplare di questa specie del Monte Taburno, che si trova 
«al Museo Civico di Milano. 


1) Narrano i fratelli ViLa (Cenni geolog. sul territ. dell’ant. distr. di Oggiono, pag. 13) che quest’ esemplare 
« per la sua bellezza fu baciato con enfasi da LeoPoLDo DE BucH di Berlino e da lord NortHAMmPTON di Londra ». 


184 G. DE ALESSANDRI [16]: 


La presenza a Sirone di questa Ippurite, così distinta da tutte le altre, stabilisce indiscutibilmente un 
sincronismo fra le formazioni briantee e quelle dell’Italia meridionale e della Grecia. 

Non essendo ancora dell’ H. Zaburnii conosciuta la valva superiore, non si sa con sicurezza stabilire 
a quale gruppo essa debba riferirsi; la disposizione però del suo apparato cardinale, che lontanamente: 
ricorda quello dell’ H. cormnuvaccinum, la farebbe forse riferire al gruppo di quest’ultima specie che è carat- 
teristico del senoniano inferiore. Essa si raccoglie infatti nei calcari di Nutersberg; calcari che secondo il 
DE GrossouvREe ” sovrastano i conglomerati ed i banchi inferiori a Ippuriti dei dintorni di Gosau, i quali 
ultimi forse spettano al turoniano superiore. 

Riferisco pure a questa specie due esemplari di Sirone dei quali uno è quello figurato (Tav. XIV [I], fis. 4),. 
i quali presentano un’importante anomalia nell’apparato cardinale. Constano essi di due tronchi cilindrici 
rappresentanti la parte superiore e media della valva inferiore; per la forma esterna della valva, per la. 
sua ornamentazione e più di tutto per la cresta cardinale, lunga filiforme, per la disposizione della cavità 
mioforica corrispondono per bene all’H. Taburnii Guisc., ma che da essa differiscono per le due altre ripie- 
gature delle lamine interne, assai differentemente foggiate. 

Il primo pilastro, assai più sviluppato in lunghezza della cresta cardinale, si anastomizza verso la. 
sua metà col peduncolo del secondo, il quale pure è assai lungo, superiormente filiforme ed espanso a cor- 
namusa verso la parte inferiore. La forma dei due pilastri richiama perfettamente quella così caratteristica. 
dell’H. Taburnù Guisc. 

Queste anomalie nello sviluppo della cresta cardinale o dei due pilastri non sono punto rare nel genere 
Hippurites, sopratutto nel gruppo dell’H. giganteus e dell’H. corbaricus. 

Il prof. GuIscARDI, pel primo, nel 1865? illustrò uno di questi esemplari anomali del Museo geolo- 
gico di Napoli, proveniente da località sconosciuta, sotto il nome di H. Bayle? Guisc.; egli lo ritenne una 
specie nuova, distintissima da tutte quelle allora conosciute. 

Il PiroNA, più tardi®, descrisse un altro caso anomale di un esemplare raccolto nella breccia di Subit, 
(Monte Lauer nel Friuli) sotto il nome di H. Giordani Pir. 

Egli, con quella profonda conoscenza che aveva della famiglia delle rudiste, ben si accorse che per 
lo spostamento verso l’ interno delle tre inflessioni cardinali, quest’ esemplare di forma patelloide doveva. 
ritenersi come una mostruosità accidentale. 

Recentemente infine il sig. DouviLLÉ nella sua importante monografia sulle Ippuriti illustrò due altri 
casì teratologici; uno in un esemplare di H. galloprovincialis MATA. (= H. corbaricus Douv.) della Dordogna, 
ed un altro di H. gosaviensis Douv. di Gosau, assai prossimo all’ H. Giordanii del Pirona; egli dopo avere 
notato le analogie e le differenze di queste forme con quelle tipiche, ammette che forse esse si devono 
considerare come varietà locali. 

Contrariamente al DouviLLÉ, io sono di parere che queste forme non si debbano ritenere varietà, ma 
casi mostruosi o teratologici, imperciocchè le differenze fra esse e le forme tipiche sono tali, che, come 


1, pe GrossouvrE A. Sur age des couches de Gosau. Compte-Rendu des séances de la Soc. géolog. de France, 
série III, tom. XXII, pag. 21. Paris 1894. 


7) Guiscarpi G. Studi sulla famiglia delle Rudiste. Atti R. Ace. Scienze Fisiche e Matematiche, vol. II, anno 
1865, n. 5, Napoli. 


°) Prrona G. A. Sopra una particol. modific. dell'apparato card. in un Hippurites. Mem. del R. Istit. Veneto di 
Scienze, Lett. ed Arti, vol. XXI, 1880. 


4) DouviLLi H. Etudes sur les rudistes. L.c., vol. I, pag. 29. 


[17] : G. DE ALESSANDRI 185 


già il PirRoNA aveva osservato, se fossero costanti più che a varietà, darebbero ragione a instituire per esse 
nuovi generi. D'altronde, eccettuato i due esemplari di Sirone, quasi identici fra di loro, queste anomalie 
furono sempre riscontrate in esemplari isolati e con notevoli differenze gli uni dagli altri. 


Hippurites sulcatus Derr. — Tav. XV [II], fig. 6; Tav. XVI [DI], fig. 10. 


1821. Hippurites sulcatus Derrance. Dict. science nat., tom. XXI, pag. 105, tav. 83, fis. 3. 


1844. — sulcata Viura A. e G. B. Sulla costit. geol. e geogn. della Brianza. Spett. industr., pag. 25. 
1847. — —  Barsamo-CriveLti. Prosp. deser. geolog. d’Italia, pag. 19. 

1853. —_ — Oxgoni G. Terr. sédim. de la Lombardie, pag. 5. 

1856. _ — et organisans Zouuixorer Ta. Beitrige zur Geologie der Lombardei. L. c., pag. 23. 
1858. _ _ = Stoppani A. Studi geolog. e paleont. sulli Lombardia, pag. 24. 

1878. — = — Vinca A. e G. B. Cenni geolog. dell’ant. distr. di Oggiono, pag. 13. 
1886. = _ — Vinra G. B. Rivista geolog. dei terr. della Brianza. L. c., pag. 115. 


1892-95-97. Hippurites sulcatus Dovvié H. Etudes sur les rudistes. L. c., vol. II, pag. 43, tav. V, fig. 4; 
vol. V, tav. XXIII, fig. 1-3; vol. VII, pag. 207, tav. XXII, fig. 3-6. 


Questa specie, che fa parte del gruppo delle Ippuriti a pori poligonali, è piuttosto rara nella puddinga 
di Sirone; negli esemplari di-questa località, causa il cattivo stato di conservazione, non si possono osser- 
vare i pori. Ivi si raccoglie generalmente in gruppi di molti esemplari, cementati da un calcare compatto, 
ora bruno lucente, che ricorda quello del colle di Medea nel Friuli, ora lievemente rosato, che lontana- 
mente somiglia a quello che forma i banchi potenti dell’Istria, della Dalmazia e del Gargano. 

Gli esemplari hanno quasi sempre la forma tipica; la valva inferiore, lunga talora diciotto o venti 


x 


centimetri, è cilindrica, col diametro breve; essa ha esternamente la superficie ornata da larghe costole 
regolari, a sezione triangolare. La cresta cardinale è corta; va lentamente restringendosi verso l’estremità 
inferiore; il primo pilastro è tozzo, lungo quanto la cresta cardinale; il secondo assai più lungo, in forma 
di clava, è fortemente peduncolato. 

Lo strato esterno della conchiglia e assai sottile; qualche esemplare presenta il margine palleale con 
numerose ripiegature, come negli esemplari del Nagelwand (Salzbourg) figurati dal Boram. 

L’H. sulcatus è frequente negli strati a H. diocolatus della montagna di Cornes (Rennes-les-Bains), ed in 
quelli di Amélie-les-Bains, alle Corbières, a Brandemberg, a Gosau (livello superiore) ed a Wolfgang. Il 
prof. IsseL ® annovera questa specie fra i fossili cretacei nell’isola di Zante (fra Luca e Oxocora); in Italia 
il Di Lorenzo ? la cita dubbiamente nella creta media e superiore dell'Appennino meridionale. 


Hippurites Douvillei n. sp. — Tav. XIV [I], fig. 2; Tav. XV [II], fig. 7. 


Stabilisco questa nuova specie su due esemplari, di differente sviluppo, provenienti da Sirone e che 
si conservano al Museo Civico di Milano. 


1) Isse A. Cenno sulla contribuz. geolog. e sui fenom. geodinam. dell’ Isola di Zante. Boll. d. R. Com. geol. 
d’Italia, vol. XXIV, pag. 148. 

2) Di Loranzo G. Osservaz. geolog. nell'Appennino della Basilicata Meridionale. Atti R. Acc. Scienze Fisich. e 
Mat. di Napoli, vol. VII, serie II, 1895, pag. 18. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 25 


186 G. DE ALESSANDRI [18] 


La valva inferiore ha forma assai variabile; quella di maggior dimensioni (Tav. XIV [I], fig. 2) cilindrica, 
con costole pronunziate ed angolose su tutta la superficie esterna; queste coste sono finamente striate 
nel senso della lunghezza; la più piccola (Tav. XV [II], fig. 7) è invece cyatiforme, colla superficie esterna 
liscia. Quest’ ultima presentava traccie della valva superiore, lievemente convessa, con costoline radianti; 
il suo cattivo stato di conservazione non ne permetteva l’esame dei pori. 

La cresta cardinale in entrambe è diritta, ugualmente sviluppata in tutta la sua lunghezza, tronca 
all'estremità; il primo pilastro molto tozzo e più corto della cresta cardinale è lievemente peduncolato, esso 
è alquanto espanso nella sua parte inferiore ed ha l’estremità arrotondata; il secondo pilastro, un po’ più 
lungo della cresta cardinale, è claviforme. 


x 


Il dente cardinale anteriore è sul prolungamento della cresta cardinale e limita la cavità accessoria 
anteriore, la quale è assai sviluppata; il dente cardinale posteriore è piccolo, di forma quadrangolare, e si 
trova presso la cresta cardinale; l’apofisi mioforica triangolare si trova fra il primo pilastro e la cresta 
cardinale e per circa la metà della sua lunghezza sorpassa l’estremità di entrambi. 

I due pilastri sono molto approssimati fra loro, e anche alla cresta cardinale e queste tre inflessioni 
sono quasi parallele fra di loro. 

Distinguo questa specie col nome del prof. H. Douvinné, il quale coi suoi studi sulle Ippuriti portò 
tanto contributo alla conoscenza delle formazioni cretacee europee, ed a cui sono Jieto porgere vivissimi 
ringraziamenti per i consigli dei quali mi fu largo in questi miei studi. 

L’'H. Douvillei ha grande affinità coll’ H. Boehmi Douv. che si raccoglie negli strati superiori a Ippu- 
riti di Gosau (Neferaben e Traunwand), di Gams (Stiria) e forse anche della Nabresina presso Trieste, ove 
il FurterER ® raccolse esemplari da lui distinti col nome di H. inferus; ne differisce per la posizione e 
forma delle tre inflessioni cardinali, per quelle dell’apofisi mioforica e delle cavità accessorie. 

Ad ogni modo io credo che questa nuova specie, la quale ha tanta affinità coll’ H. Boehmi, faccia parte 
del eruppo dell’H. Oppeli, che caratterizza gli strati superiori a Ippuriti di Gosau. 


Hippurites sp. — Tav. XIV [I], fig. 6. 


Sono frequenti nella puddinga di Sirone esemplari di una grossa Ippurite, alcuni dei quali ho fatto 
sezionare e che sembrerebbero appartenere ad una specie forse differente da quelle fino ad ora descritte; 
il loro pessimo stato di conservazione, coll’ apparato cardinale sempre incompleto, non mi permette di 
stabilire con sicurezza se si tratta di specie nuova. 

Mancano questi esemplari della valva superiore; quella inferiore è di forma tronco-conica, ha la superficie 
esterna ornata da grosse costole, appiattite, separate da larghi spazii intercostali. La cresta cardinale è lunga, 
diritta, lamelliforme; il primo pilastro è tozzo, lievemente peduncolato, lungo la metà circa della cresta 
cardinale, ha l’estremità inferiore arrotondata; il secondo pilastro, sempre incompleto negli esemplari esami- 
nati, sembra in forma di clava, assai meno sviluppato in lunghezza del primo. 

Se per la forma generale della valva e per alcuni caratteri interni quest’Ippurite sembra identica 
all’ H. inaequicostatus Munst., tuttavia la posizione delle inflessioni cardinali è troppo differente per poterla 
riferire alla specie del MùnsTER. 

Per ora a me basta di stabilire la presenza nel senoniano di Lombardia di questa forma; se avrò 
la fortuna di raccogliere di essa esemplari completi o meglio conservati potrò darne maggiori ragguagli e 
stabilire la sua posizione nella famiglia delle Ippuriti. 


i) FurreRER K. Ueber Hippuriten von Nabresina. Zeitschr. der deutschen geol. Gesellsch., vol. XLV, 1893. 


[19] G. DE ALESSANDRI 187 


Gen. Radiolites LamaRax. 


Radiolites sironensis n. sp. — Tav. XIV [I], fig. 3. 


Conchiglia alquanto irregolare, in forma di doppio cono, assai tozza; valva superiore rigonfia, con 
lamine concentriche, numerose; quella inferiore, quasi alta quanto larga, è assai robusta; in essa, causa il 
cattivo stato di conservazione, non si può scorgere l’ornamentazione e lo sviluppo in lunghezza delle lamine 
esterne. La sezione però mostra assai bene la cavità principale di forma quadrangolare, le impressioni mu- 
scolari, delle quali una irregolarmente tondeggiante, l’altra più piccola, irregolare cogli angoli assai acuti, 
e le fossette cardinali, larghe, di forma trapezoidale. L'impressione, nel lato palleale, sulle lamine esterne, 
corrispondenti all’orificio anale, è appena accennata, quella dell’orificio respiratorio è invece assai pronun- 
ziata. Il dente cardinale è piccolo, breve, lievemente arcuato; la sutura legamentare termina in una larga 
cavità, irregolarmente quadrata. 

Per la forma della valva inferiore, per quella della cavità principale, per la disposizione e forma delle 
fossette cardinali, questa specie ha molta analogia colla £. cantabricus Douv.! dell’infracretaceo superiore 
dei Pirenei; ne differisce per la posizione e forma delle impressioni muscolari e per la struttura delle 
lamine esterne. 

Appartiene quest’esemplare al gruppo della Lt. foliaceus Lx. (= £. agariciformis D’ORB.) del cenomoniano 
di Francia e di Spagna, colla quale ha strette analogie; ne differisce però per la forma meno tondeggiante 
‘della sezione e per la posizione e sviluppo delle impressioni muscolari. 

La R. neocomiensis D’OrRB.® dell’urgoniano della Savoia si distingue da questa specie per la forma più 
stretta ed allungata della valva; la R. marticensis ’ORB. dell’urgoniano di Provenza ne differisce per avere 
la conchiglia lunga, costata, a sezione irregolarmente quadrangolare. 

Quest’ esemplare che io ritengo appartenere ad una specie nuova proviene dalla puddinga. di Sirone. 

Lo Sroppani? illustrò un’altra Radiolite, proveniente da detta località, la A. driantea StopP., avente la 
valva superiore piana con coste dicotome e tricotome, evanescenti verso il centro e quella inferiore conica, de- 
pressa, a lamine larghe, striate longitudinalmente, soverchianti d’assai il margine della valva superiore, caratteri 
che l’avvicinerebbero alla R. Desmouliniana MATA. Questa specie facente parte della collezione VILLA, ed 
evidentemente ben distinta da questa che io ho descritto, non si trova al Museo Civico di Milano. 


Gen. Inoceramus Lawarcx. 
Inoceramus Cripsii Manm. 
Vedasi piano di Brenno, pag. 194 [26]. 
Gen. Lithophagus MuanLFELDT. 


Lithophagus cfr. rugosus D’OrB. sp. 
1844. Lithodomus rugosus p’Orzieny A. Paltont. Pranc., Terr. crétue., tom. IMI, pag. 294, tav. 446, fig. 1-3. 
1) DouviLLé H. Rwdistes des Pyrénées. Bull. Soc. géol. de France, série 3°, tom. XVII, pag. 651. 


2) D’OrBIGNY A. Paléont. Frang., Terr. crétac., tom. IV, pag. 198, tav. 543, fig. 1-3. 
3) SroppanI A. Op. cit., pag. 407. 


188 G. DE ALESSANDRI [20] 


Riferisco dubitativamente a questa specie alcuni modelli interni e due esemplari in discreto stato di 
conservazione, i quali provengono dalla puddinga di Sirone; ‘essi, per le dimensioni alquanto minori, e più 
di tutto per la forma meno espansa nella regione palleale, differiscono dalle forme tipiche del D’ORBIGNY 
e si avvicinerebbero alquanto alla specie assai vicina, il L. oblungus D’ ORB. sp., che si raccoglie nell’infra- 
cretaceo di Francia e Svizzera. 

Sulle conchiglie sono però ben evidenti le linee di accrescimento ineguali e molto spiccate, caratte- 
ristiche del L. yugosus, come pure sui modelli interni si notano le strie longitudinali, numerose e promi- 
nenti, separate da larghi spazi intercostali, che si riscontrano su di esso. 

Questa specie per la forma più cilindroide e per l’ornamentazione più fitta e più prominente della 
conchiglia, si distingue dalla specie assai prossima degli scisti di Gosau, il L. alpinus Zirt. sp.}. 


DIMENSIONI 


Lunghezza della conchiglia . . 0 . à o o o c mm. 23 
Larghezza  » » o . c 7 5 5 o o . DUE 


Il L. rugosus si trova in Francia nel turoniano di Mans (Sarthe). 


Gen. Ostrea Linxro. 


Ostrea sp. 


Lo Sroppani” eita fra i fossili della puddinga di Sirone l’0. macroptera Sow.; un esemplare di Ostrea 
in cattivo stato di conservazione con un cartellino autografo dello SToPPANI trovasi nella raccolta del Museo 
Civico di Milano. Quest’esemplare ha la forma alquanto allungata, ma non molto arcuata; la valva di cui 
si può scorgere solo la parte dorsale è quasi piana, ornata da grosse costole parallele, perpendicolari alla 
linea mediana di essa; queste costole ben spiccate e prominenti hanno la sezione ad angolo ottuso verso 
il margine palleale e ad angolo acuto presso la regione mediana; esse presentano, verso la metà della 
loro lunghezza, un grosso tubercolo, ed un altro meno evidente presso la commessura ventrale. Tutta la 
valva presenta una bella lucentezza madreperlacea. 

Per i caratteri sumentovati, quest’ Ostrea appartiene al gruppo delle Osfree plicatae, delle quali, Je 
tre che con essa hanno maggiori affinità, sono : 10. carinata Lx. (specie del turoniano), 10. frons PARK. (specie 
del senoniano) e O. macroptera Sow. (non D’OrBIGNY. Paléont. Frang., Terr. crétac., tom. III, pag. 625, tav. 465) 
(specie dell’aptiano)? . 

Dalla prima è però ben distinta. per la forma e per l’ornamentazione; dalla seconda si differenzia 
per presentare le costole tubercolate e rettilinee; con la terza presenta grandi analogie nella forma; ma 
le costole più sviluppate e con tubercoli nell’esemplare di Sirone, e le dimensioni relative delle varie 
parti molto differenti, non permettono con sicurezza il riferimento ad essa. 

Il Barsamo-CrIveLLI ® cita altresì fra i fossili di Sirone l’0. carinata Lx.; e nella raccolta dei fratelli 
VILLA trovavansi appunto due esemplari, che portavano questa determinazione. Il più piccolo di essi, in 
gran parte incastrato nella roccia, sembra essere un esemplare quasi intero di un individuo giovane, quan- 


1) ZrrreL. Die Bivalv. der Gosaugeb. in den nordostl. Alpen. L. c., vol. XXIV, pag. 87, tav. XII, fig. ll ac. 
2) SroPpPANI A. Op. cit., pag. 213. 

3) PicreT et CAMPICHE. oss. dw terr. crétac. des envir. de Sainte Croix, tav. 184, fig. 5. Genève, 1869-71. 
4) Barsamo-CRIVELLI. G. Prospetto elementare di una descrizione geolog. d’Italia, pag. 20. Milano, 1847. 


[21] G. DE ALESSANDRI 189 


tunque per molti caratteri si avvicini alla specie del Lam4ARCGK, che in Francia si raccoglie in tutto il ceno- 

maniano, tuttavia non oso con certezza ad essa riferirlo. La forma della conchiglia non è così allungata 

e ristretta ma fortemente arcuata, le costole sono larghe, a sezione triangolare, divaricano dall’ asse 

longitudinale, ed hanno linee di accrescimento nella regione palleale a guisa di sottili lamine embricate; 

‘esse sono meno evidenti ed alquanto ondulate, con piccoli tubercoli prominenti, nella regione dorsale”. 
\ 


DIMENSIONI 


Lunghezza : 0 5 o o o 5 o o ° o 0 mm. 39 
Larghezza massima . 7 % 5 ; È È i ò ci 5 » 20 


L'altro esemplare più grande, assai malconcio, ha costole che sembrano irradiare dall’umbone, alcune 
più grosse con piccoli tubercoli tondeggianti, altre, intermedie, più piccole ed a superficie liscia. Que- 
:sto esemplare forse potrebbe riferirsi al gen. Hinnites. 


Gen. Stylina LamaARcK. 


Stylina sp. 


Piccola colonia alquanto rigonfia ed arrotondata. I calici sono suborbicolari, equidistanti e presso a poco 
ugualmente sviluppati. I setti sono in numero di dieci subeguali, robusti, convergenti verso il centro 
‘quantunque esso sia obliterato. Esternamente i calici sono ornati da costole grosse e ben evidenti, le 
quali sono in continuazione dei setti. 


DIMENSIONI 
Diametro dei calici A È E . : 3 È 6 ò ò mm. 2 
Distanza dei centri A 5 3 E A 5 5 È S 0 » 5) 


Diametro della colonia . 6 è 5 5 È 3 à È 5 » 170 


Per la forma complessiva dei calici e dei setti questa colonia ha qualche analogia colla St. pachystylina 
«del KoBy ® dalla quale però differisce per i setti integri e senza spazi secondari più accentuati e per 
‘avere i calici approssimati fra di loro; per quest’ultimo carattere essa si avvicinerebbe grandemente alia 
St. Grassi del pe FromentEL ? dalla quale però è distinta per un numero minore di setti. 

Ho potuto osservare di essa un solo esemplare, abbastanza ben conservato, che si trova nel Museo 
‘Civico di Milano; proviene dalla puddinga di Sirone. 


4) Quest” ultimo carattere è assai distinto nell’ 0. carinata LE., come assai bene si scorge nella figura di essa 
del D’OrBIGNY, Paléont. Frane., Terr. crétac., tom. III, pag. 714, tav. 474 

2) KoBy F. Monographie des Polypiers erétacés de la Suisse. Mém. de la Société paléontolog. suisse, vol. XXII, 
1895, première partie, pag.26, tav.V, fig. 6, 6a. 

3) pe FromenTEL. Paléont. Frang., Térr. crétac., tom. VIII, Zoophytes, pag. 514, tav.128, fig. 1. 


190 G. DE ALESSANDRI [22] 


DESCRIZIONE DELLE SPECIE DEL PIANO DI BRENNO 


Campaniano 


Gen. Belemnitella D’ORBIGNY. 


Belemnitella mucronata ScauLora. sp. 


1820. Belemnites mucronatus ScaLorzEnI. Petrefactenkunde, pag. 41, nod. 
1842. Belemnitella micronata ’Orgienv A. Paltont. Frang., Terr. crétac., tom. I, pag. 63, tav. 7. 


1858. —_ = Stoppani A. Studi geol. e paleont. sulla Lomb., pag. 212. 

1869. = — Favre E. Descript. des mollusg. foss. de la craie des envir. de Lemberg. Genève, 
pag. 1, tav. 1, fig. 1, 2. 

1877. — — ScEnimer. Cephalop. d: oberen dewisch. Kreide. Palaeontographica, vol. XXIV, 
pag. 80, tav. 55, fig. 1, 2. 

1885. = — Via G. B. Rivista geolog. dei terr. della Brianza. L. c., pag. 115. 

1889. — — Srur. D. Ein. fliicht., die Inocer.-Schicht. des Wienersandst. betreff., Studienr. nach 
Italien. Jahrb. d. k. k. geolog. Reichsanst., XXXIX Band, Wien, pag. 441. 

1891. — — Bonn Jon. Areidebild. des Piirbergs und Subxbergs bei Stegsdorf in Oberbayern. 


Palaeontographica, vol. XXXVIII, pag. 46. 


Questa specie, così caratteristica della creta superiore (campaniano e daniano), non è rara nelle marne 
a Inocerami, che sovrastano le puddinghe e le arenarie di Sirone e di Montevecchia. 

Uno splendido esemplare, già citato dallo STOPPANI, proveniente dalla collezione dei fratelli Vinca, i quali 
lo raccolsero a Inverigo, trovasi nel Museo Civico; un altro alquanto più piccolo in ottimo stato di conser- 
vazione proviene da Brenno. 

Entrambi, per le dimensioni, rappresentano individui adulti e pur presentando nella forma, nello sviluppo 
del solco interno, nella ramificazione delle costole, e nella sezione del fragmocono, perfette analogie cogli 
esemplari tipici figurati dal p’OrBIGNY, dal Favre e dallo ScHLùTER, tuttavia da essi diversificano per la 
forma del rostro, più strettamente conico-allungato, e non clavato come si osserva nelle figure degli in- 
dividui adulti, di B. mucronata, che questi autori hanno dato. 

Riferisco dubitativamente a questa specie alcuni frammenti di rostro delle marne cineree di Tabiago 
e del calcare marnoso sottostante al caleare nummulitico di Imbersago, nei quali la forma e le dimensioni 
concordano perfettamente con quelle della B. mucronata. 

To credo che a questa specie debbano riferirsi gli esemplari raccolti presso il lago di Alserio ed a. 
Brenno dai ViLLa e nelle marne di Tabiago dallo StoPPANI, che li riferì a Belemmnites sp.!, perchè il 
genere Belemnites non si riscontra oltre la creta inferiore. i i 

Gli esemplari che si sono citati di questa specie, provenienti da Merone, non si trovano fra i fossili 
della collezione Vira del Museo Civico. 

La B. mucronata è frequente nella creta superiore della Francia, dell’ Imghilterra, della Svezia, della. 
Germania e dell’Austria. 


1) SroPPANI A. Studi geolog. e paleont. sulla Lombardia, pag. 212. 


[23] G. DE ALESSANDRI 191 


Gen. Pholadomya Sowerzy. 


Pholadomya granulosa Zrmm. 


1865. Pholadomya granulosa Zire K. Die Biwalv. der Gosaugebitde in den nordistl. Alpen. L.c., vol. XXIV, 
pag. 116, tav. II, fig. 3 a-d. 

1891. — — Tomasi A. Contrib. allo studio della fauna cretacea del Priuli. Atti del R. 
Istit. Veneto di scienze, lett. ed arti, tom. II, serie VII, pag. 10, tav. 1, fig. 3-4. 


Ho potuto esaminare di questa specie un solo esemplare, consistente in una valva destra, il quale 
è alquanto deformato ed incompleto, ma che tuttavia, sia per la forma, che per l’ornamentazione, corri- 
sponde perfettamente alle figure tipiche dello ZitteL e del Tommasi. 

La conchiglia rigonfia, inequilaterale, è molto sviluppata trasversalmente, ha l’umbone ricurvo e pro- 
minente; la sua superficie esterna è solcata da 20 a 22 costole, irradianti dall’ umbone, le quali hanno 
la sezione tondeggiante e sono in tutta la loro lunghezza finamente granulate. Queste sranulazioni sono 
più spiccate verso il margine palleale. 

DIMENSIONI 


Altezza . 5 5 ò 5 0 a 6 o 6 o 0 5 mm. 13 
Lunghezza 7 0 O ; 5 ° : . . Ra 6 d 20 


Il MorscE nella sua monografia sulle Pholadomie ® ha identificato la PY. granulosa Zirt. colla Ph. nodu- 
lifera Munst. Se esaminiamo però diligentemente le diagnosi e le figure che di quest’ ultima specie hanno 
«dato il Munsrer?, l’Horzapret® ed il MorscH stesso, si trova che la sua forma più ventricosa espansa 
anche longitudinalmente, l’ornamentazione esterna della conchiglia, con costole meno. numerose e meno 
«eranulate, la posizione e forma dell’umbone, e le dimensioni della valva, distinguono nettamente questa 
specie da quella dello ZirTEL. 

L’esemplare della creta Imbarda proviene dai calcari di Brenno. 

La Ph. granulosa finora venne solo riscontrata nel senoniano di Gosau, ove essa è frequente, ed in Italia 
nei calcari ad Inocerami di Vernasso presso S. Pietro al Natisone (Friuli), calcari che il dott. Tommasi 
riferì assai giustamente al senoniano; ivi essa è assai rara. 

La presenza di questa specie, così distinta dalle altre, nelle formazioni cretacee briantee, stabilisce 
in modo indiscutibile strette relazioni biologiche e cronologiche con quelle del Veneto e dell’Austria occi- 
dentale. 

Pholadomya Elisabethae Morsca. 


< 
1875. Pholodomya Elisabethae Morsca. Monographie der Pholodomyen. Abhandl. der Schweiz. Paltiont. Gesell., 
vol. II, pag. 106, tav. XXXIV, fig. 1. 


Conchiglia quadrangolare, allungata e rigonfia; tronca nella parte anteriore, curva ed espansa in quella 
posteriore. Umbone antemediano e tondeggiante. La superficie esterna è ornata da numerose costole ricurve 


1) MorscH €. Monographie der Pholadomyen. Abhandl. der Schweiz. Paliont. Gesell., vol. II, 1875, pag. 103, 
tav. XXXIV, fig. 2. 

2) MunstER in GoLpruss. Petref. Germ., pag. 273, tav. 158, fig. 2. 

3) HoLzapFeL E. Die Moll. der Aachener Kreide (Fortsetz. und Schluss). Palaeontographica, Bd. XXXV, pag. 155, 
tav. XV, fig. 1a-b. 


192 G. DE ALESSANDRI [24] 


irradianti dall’umbone, non molto prominenti; esse sono lievemente solcate da linee di accrescimento: 


rare e concentriche. 
Conosco di questa specie un solo esemplare alquanto deformato, che riproduce tuttavia per bene i. 


caratteri di quelli del senoniano di Gosau, ove solo essa finora venne riscontrata. 


DIMENSIONI 
Lunghezza . o Sesia 9 o à - ò 6 o .. mm. 22 
Altezza . o È o © 0 > o 0 o ò c c » 14 


Secondo il Morsca, anche la Ph. rostrata dello ZirteL® (non MarTERON) dovrebbe riferirsi a questa. 


specie. 
L’esemplare da me esaminato proviene dai calcari marnosi grigiastri di Bagerone, presso Lurago. 


Pholadomya briantea Vira sp. 


Trigonia briantea Vira A. e G. B. @n schedis. 


Conchiglia piccola, subquadrangolare, lievemente rigonfia, stretta e tronca nella parte anteriore, espansa. 
e tondeggiante in quella posteriore, a guscio sottilissimo. L'umbone è antemediano, pochissimo prominente; 
il margine cardinale è alquanto arcuato. 

La superficie esterna della conchiglia è ornata da grosse costole le quali sembrano irradiare dal margine: 
anteriore; esse sono ottuse, hanno sezione triangolare e sono assai più distinte nella parte posteriore della 
valva. Queste costole sono generalmente in numero da 5 a 8, ed hanno la superficie alquanto granulata. 

Sulla superficie della valva si notano leggere linee di accrescimento parallele al margine ventrale, 
concentriche e numerose. 


DIMENSIONI 
Esemplare sviluppato, lunghezza . 0 mm. 29 altezza . 6 mm. 18 
» piccolo » ; 6 d 25) » 7 5 18 


Questa specie sembra diffusa nella Lombardia; numerosi esemplari, quasi tutti incompleti e guasti, 
furono raccolti a Brenno e Rogeno, altri a Bulciago, uno presso Calolzio, altri infine nei calcari rossi marnosi 
di Monticello (presso Missaglia). 

Parecchi esemplari di essa, raccolti a Brenno, si trovano nella collezione del R. Liceo di Como; però 
la maggior parte si trovavano nella collezione dei fratelli Viura, coll’indicazione Trigonia briantea n. sp. 
| Per la forma della conchiglia, questa specie appartiene al gruppo della PA. granulosa Zrr. e Ph. Elisa- 
bethae MorscH, che in Brianza si raccolgono nelle stesse formazioni, differisce però da entrambe per l’orna- 
mentazione della superficie esterna. Per quest’ultimo carattere essa ha delle lontane analogie colla specie lias- 
sica Ph. corrugata Kocg et DunKER (Beitr. 2. Kenntniss der Od. Geb., pag. 20, tav. 1, fig. 6) e colla PA. pauci- 
costa Roem. (Ool. Geb., tav. 16, fig. 1), dalle quali però è ben diversa per forma e per dimensioni. 


1) Zirror K. Die Bivalv. der Gosaugeb. in den nordòstI. Alpen. L. c., vol. XXIV, pag. 115, tav. II, fig. 2a-c. 
?) Anche lo SroPPANI (/Studi geolog., pag. 213) annovera fra i fossili del calcare ad Inocerami alcune Trigonie, 
che si trovavano nella collezione dei fratelli ViLLa; probabilmente esse devono riferirsi a PhRoladomie. 


[25] G. DE ALESSANDRI 193 


Pholadomya sp. 


Conchiglia subtriangolare, quasi equilaterale, alquanto rigonfia; il margine posteriore è quasi rettilineo, 
quello inferiore ricurvo; l’umbone è depresso, antemediano; il guscio è sottilissimo. 

La superficie esterna della valva è liscia, presenta solo qualche increspatura nella parte inferiore 
dovuta alle linee di accrescimento irregolarmente curve e poco numerose. Nella regione posteriore della 
valva, fra l’umbone e la metà circa della lunghezza del margine posteriore, vi ha una depressione longi- 
tudinale, larga quanto un quarto dell’intiera larghezza della conchiglia ed abbastanza profonda. 

Di questa specie, a mio avviso, molto differente dalle altre che si raccolgono nella creta superiore, 
ho potuto esaminare un solo esemplare, abbastanza ben conservato, ma che tuttavia non mi permette con. 
sicurezza di distinguere questa specie fra le numerose che di questo genere si sono raccolte ed illustrate. 

Proviene dai calcari marnosi grigi di Brenno, e si trova nella collezione del Museo Civico di Milano; 


le sue dimensioni sono: 


Lunghezza . 6 9 STATE ò o o : 5 3 o mm. 24 
Altezza . n CONO, è 3 6 G o 6 a 5 o IM 


Per la forma generale e per la superficie esterna, essa ha delle analogie colla P). Collombi Cog.®, 
Specie che si riscontra nell’infracretaceo e nella creta inferiore; da essa però differisce per la mancanza 
delle fine costole radianti dall’ umbone e per essere meno rigonfia nella sua parte superiore, ove invece 
presenta una larga depressione. 


Gen. Modiola Lamarck. 


Modiola atf. typica For. 


1856. Mytilus (Modiola) typicus Forses. Geol. Trans., II serie, VII, pag. 152, tav. 14, fig. 4. 
1866. Modiola typica Ziorer K. Die Bivalv. der Gosaugebilde in den nordosil. Alpen. L. c., pag. 78, tav. XI, 


fig. Da-c. 

1865-68. — —  Picrer et Cawprcne. Hoss. du terr. crétuc. de Sainte-Croix, pag. 513. 

1896. Modiola cfr. typica MarIANI E. Appunti di paleontologia lombarda. Atti Soc. Ital. Sc. Nat., vol. XXV, 
pag. 24. 


È un modello interno, alquanto schiacciato, che già il prof. MARIANI aveva riferito con dubbio alla 
specie del Forses; esso per la forma e per l’ornamentazione corrisponde abbastanza agli esemplari di 
Gosau dai quali però differisce per avere il margine ventrale pochissimo concavo, anzi quasi rettilineo, 
ed il legamento esterno pure poco incavato, mentre tutta la parte posteriore della valva è relativamente 
assal più sviluppata. Forse parte di queste differenze devonsi attribuire allo schiacciamento e deformazione 
del fossile. Le dimensioni sue sono: 


Lunghezza o 6 5 h ; 0 x o 6 6 : o mm. 47 
Larghezza o ò o o . o 6 o . s o o Du 8 


Quest’ esemplare proviene dal calcare bianco, compatto, a grana finissima, di Credaro (sponda destra 
P 9 


dell’Oglio); calcare ove l’ing. FEDREGHINI raccolse, molti anni or sono, un Iroceranus, da lui ceduto al signor 


1) Coquanp. Hfage aptien, pag. 66, tav. 9, fig. 34. 
Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 26 


194 G. DE ALESSANDRI [26] 


ZepHaArovIca del R. Istituto geologico di Vienna, e che in base a questo il VILLA” ritenne analogo ai cal- 
cari marnosi ad Inocerami della Brianza. È ‘ 

To pure credo essere questa formazione sincrona ai calcari della Brianza, osservando sopratutto come 
presso a Zandobbio (Bergamasco) ed a Gandozzo essa sovrasta le arenarie e le puddinghe del senoniano 
inferiore (santoniano). 

La M.typica è una specie dell’India che si raccoglie abbondante a Gosau. 


Gen. Inoceramus Sowery. 


Inoceramus Cripsii Manr. — Tav. XVI [III], fig. 9. 


1822. Inoceramus Cripsiù MantELL. YWoss. of South Downsor or Must. of the Geol. of Sussex, pag. 133, tav. 
2 tig. dd. 
1843. Catillus Lamarclii et Brongniartii Barsamo-CrIveLLI. Della giacit. ecc. e della roccia detta volg. Molera. 
Giorn. d. Istit. Lomb., tom. VII, pag. 7. 


1844. — _ — ViLca A. e G. B. Sulla cost. geol. e geogn. della Brianza. L.c., pag. 22. 

1855. — = —_ et C. Cripsti. Owgoni G. Terr. sédim. de la Lombardie, pag. 5. 

1856. Inoceramus (C.) Lamarchii et Brongniarti Zoruizorer Ta. Beitrige xur Geologie der Lombardei. 
Tu. c., pag. 23. 

1858. —_ Goldfussianus, regularis, Lamarckti et problematicus Stoppani A. Studi geolog. e paleoni. 


sulla Lombardia, pag. 213. ; 
1858. C. (noceramus) regularis, Cuvieri et problematicus Viuna A. e G. B. Gli Inocerami o Catilli della 
Brianza, pag. 1, fig. 1-3. 
1876. Inoceramus Cripsiù Scanimer C. Kreide-Bivalv. Zur Gattung Inoceramus. Palaeontographica, vol. 
XXIV, pag. 277. 


1885. — —  DeStrerani C. Studi paleozoologici sulla Creta super. e media dell’ App. settentr. 
Atti R. Accad. d. Lincei, serie IV, vol. I, pag. 103, tav. 1, fig. 1-2. 

1886. —_ Lamarcki, Brongniartii, Goldfussianus et regularis Vira G. B. Rivist. geolog. dei terr. 
della Brianza. L. c., pag. 115. 

1889. —_ Cripstù Horzapre K. Die Moll. der Aachener Kreide. L. c., pag. 222. 

1889. — —  Srur D. En. fliicht., die Inocer.-Schicht. des Wienersandst. betreff., Studienr. nach 
Italien. L. c., pag. 445. 

1891. — —  BoraJox. Kreidebild. des Piirbergs und Sulxbergs bei Stegsdorf in  Oberbayern. 
L. c., pag. SI. 

1891. — — Tommasi A. Contrib. allo studio della fauna cretacea del Priuli. L. c., pag. 19, 
tav. I, fig. 21-22. ° 

1896. — — Mariani E. Appunti di paleontologia lombarda. L. c., pag. 24. 

1897. — —  LronmarpR. Die Pauna der Kreidef. in Oberschlesien. Palaeontographica, vol. XLIV, 
pag. 49, fig. 6. 


L’I. Cripsii è specie oltremodo abbondante nella creta di Lombardia; ivi essa presenta tutte le sue 
varietà. 


1) Vira G. B. Osservazioni geognostiche e geologiche sopra alcuni colli del Bresciano e del Bergamasco. Giorn. 
dell’Ing. Archit. e Agronom., anno V, pag. 3. 


[27] D. DE ALESSANDRI 195 


La var. typica colle valve rigonfie sviluppate nel senso della lunghezza, con costole sporgenti, a margine 
talora ottuso, talora acuto e con larghi spazi intercostali, è frequentissima, con esemplari di grandi dimensioni. 


Lunghezza . 5 A 5 . 5 È È i 5 : 5 mm. 200 
Tarheza Beat LL IOESeeEe eee 


Meno frequente è la var. regularis ; questa ha forma suborbicolare, numerose costole concentriche a 
margine tondeggiante e spazi intercostali meno larghi della var. fypiîca e margine palleale lungo e 
diritto. La conchiglia è generalmente piana e presenta piccole dimensioni; di essa si riscontrano altresì 
forme giovanili le quali sono rarissime. 


Lunghezza . o o 6 5 3 : a . 6 6 n mm. 6 
Larghezza i . 0 . 5 ò 3 i È i A 5 5 T0 


Rara al contrario è la var. decipiens; la conchiglia ha forma allungata, mitiloide, con costole arcuate a 
guisa di panneggiamenti, numerosissime e regolarmente equidistanti, il suo margine palleale è depresso, lieve- 
mente ricurvo. 

Uno splendido esemplare di questa varietà è quello figurato dai Virna (Gli Inocerami o Catilli della 
Brianza, pag. 1, fig. 3) dei calcari di Brenno; altro pure di Brenno che si trova al Museo Civico di Milano 
presenta quasi tutta la conchiglia; le costole sono bitorzolute, a margine molto irregolare con strie finissime 
negli spazi intercostali. 


Lunghezza . È 5 Saetta 4 5 . o 0 c . mm. 90 
Altezza . 0 6 5 5 0 0 0 o ° o B 0 DII32 


Quest’ ultima varietà venne generalmente dai paleontologi lombardi riferita all’ L. problematicus D’ORB., 
specie che, come lo ScaLUTER ha dimostrato, è identica all’ Z. Zabiatus ScHLOTH. e si riscontra anche nel turo- 
niano inferiore. 

Anche lo ZirteL® riferì alla var. decipiens gli esemplari del campaniano di Gosau, ritenuti dapprima 
come I. mytiloides (= L problematicus = I. labiatus). 

I numerosi esemplari di Lombardia sono generalmente allo stato di modelli interni, essi provengono 
dai calcari grigi marnosi di Brenno, Pettana, Rogeno (Maglio), Nibionno, Merè, Merone, Costa-Mamaga, 
Carpanea, Carvico che spettano al senoniano superiore (campaniano); i migliori provengono dalla colle- 
zione dei fratelli Vira. Nella collezione del R. Museo geologico dell’ Università di Pavia si trova un 
bellissimo esemplare di questa specie proveniente dai calcari marnosi di Cajonvico (Prov. di Brescia). 

Riferisco pure a questa specie alcuni esemplari che io ho raccolto nei calcari marnosi del senoniano 
medio (santoniano), intercalati alle arenarie gialliccie di S. Vigilio, presso il Castello di Bergamo (strati a 
Pachydiscus isculensis REDT. sp.) e numerosi altri, raccolti dal sig. CAISOLI, nella stessa località, che fanno 
parte della collezione del R. Istituto tecnico di Bergamo, i quali grazie alla cortesia del prof. E. VENANZIO 
ho potuto esaminare e studiare. 

Questi esemplari hanno generalmente la forma allungata, colla superficie ornata da costole larghe, ton- 
deggianti; il margine cardinale è diritto ed assai sviluppato, l’umbone è rigonfio, antemediano; la parte ante- 
riore della valva è convessa e breve. Per questi caratteri essi si devono riferire alla var. fypica dello ZtTEL. 


4) ZirtoL K. Die Bivalv. der Gosaugeb. in den nordòstl. Alpen L. c., vol. XXV, pag. 95, tav. XIV, fig. 1-5; tav. 
XV, fig. 1-5. 


196 G. DD ALESSANDRI [28] 


Il migliore della collezione del R. Istituto tecnico di Bergamo è quello figurato Tav. XVI [III], fig. 9. 

Anche a San Vigilio non sono rari esemplari dalla forma suborbicolare, con costole concentriche e 
numerose, col margine acuto, i quali si possono riferire alla var. regularis ZirtEL. 

Il fatto di avere riferito a I. Cripstì esemplari provenienti da due orizzonti ben differenti, non ci 
deve punto sorprendere; questa specie, come il Prcrer osserva, esiste in parecchi piani, e per di più ha 
una grande estensione geografica. Si raccoglie nel senoniano superiore di Francia (Charente), del Belgio 
(Maestrik), della Germania (Annover, Brunswick, Leuford, Ilalden, Coesfeld, ecc.), di Austria (Neue-Welt 
presso Gosau, Nagorzany, Dereawacz), d’Italia (Vernasso, Appennino settentrionale e medio) di Africa 
(Orten, Provincia di Costantina) e del Texas; in quello medio di Francia (Pèrigueux, Dordogna, Landes ecc.), 
di Africa (Provincia Costantina e presso Tripoli) e del Texas; in quello inferiore di Austria (Saint Wolf- 
gang, presso Gosau); ed infine nel turoniano di Tours, ed in quello di Oppeln (LronzarD, Fauna der 
Kreidef. in Orberschles. ecc) 


Inoceramus. latus Manr. 


1822. Inoceramus latus MantELL. Geol. of Sussex, pag. 216, tav. XXVII, fig. 10. 


1834. _ — et cardiformis (non Sowersy) Goupruss. Petref. Germ., pag. 117, n.° 30, tav. CXII, 
fig. 5; pag. 113, tav. CX, fig. 6. 

1843. — — D’Orsieny A. Paléont. Prang., Terr. crétac., tom. IMI, pag. 513, tav. 408, fig. 1-2. 

1858. —_ — Stoppani A. Studi geolog. e paleont. sulla Lombardia, pag. 213. 

1858. — —  Vaza A. e G. B. G% Inocerami o Catilli della Brianza, pag. 1. 

1866. — — Zire K. Die Bivalv. der Gosaugeb. in den nordoòstl. Alpen. L. c., vol. XXV, 
pag. 100, tav. 13, fig. 7. 

1897. — —  Lronzarp R. Die Fauna der Ereidef. in Oberschlesien. L. c., pag. 49. 


Il prof. De STEFANI parlando, nei suoi Studi sulla creta dell'Appennino settentrionale”, degli Imocerami 
di Lombardia, di Brenno, Nibionno, Pelettana, Merè, Maglio di Merone, e Rogeno, dice che essi apparten- 
gono tutti all’/. Cripsù. È 

In quell’ epoca (1885) il materiale del Museo Civico di Milano non era certamente così abbondante come 
oggidì, continuamente arricchito dalle raccolte degli studiosi, e dai doni dei cultori degli studi paleontologi. 
Per di più, la ricca collezione dei fratelli Vira veniva acquistata dal Municipio di Milano solo l’anno dopo, 
dimodochè probabilmente di essa facevano parte alcuni esemplari che io riferisco all’Z Zatus Mant. 

La forma della conchiglia è suborbicolare, lievemente convessa; il margine cardinale è rettilineo e 
forma un angolo quasi retto coll’asse della conchiglia; la superficie esterna è ornata da costole grosse, poste 
ad ugual distanza le une dalle altre, le quali hanno la sezione irregolare; longitudinalmente è solcata 
da strie fitte, ben distinte, più numerose verso il lato posteriore (come negli esemplari figurati dal p’OR- 
BIenY) negli esemplari di Rogeno (Maglio), estese su tutta la superficie (come negli esemplari figurati dallo 
ZirreL) in quelli di Brenno. In quest’ ultima località venne raccolto un esemplare appartenente ad una 
forma giovanile, colla superficie esterna in perfetto stato di conservazione e tipicamente clatrata. Un altro 
piccolo individuo di questa specie ho raccolto io stesso recentemente nei calcari marnosi grigiastri di 
Paderno. 


1) De-STEFANI O. Studi paleozool. sulla Creta super. e media dell’'App. settentr., pag. 106 (nota). 


[29] G. DE ALESSANDRI 197 


DIMENSIONI 
Grosso esemplare, lunghezza . 0 mm. 86 altezza . 7 mm. 85 
Piccolo » » ; ò o 20 » 3 È DIMIETOO, 


L° I. latus si riteneva generalmente essere specie della creta media. Il p’OrBIGNY, lo ScaLÙTER ” (nella 
‘sua importante monografia sugli Zrocerami), il LeonHARD (nei suoi studi sulla creta dell’Oberschlesien), sta- 
biliscono la sua posizione stratigrafica e cronologica nel turoniano medio. 

Lo ZrrreL tuttavia, nella sua memoria sulle Bivalvi di Gosau, parlando dell’Z. lafus osserva che esso: 
“non è copioso nella valle di Gosau a Hofergraben, presso Strobl-Wissembach; è raro presso Griinbach 
(dintorni di Neue-Welt) ,. 

Le conclusioni stratigrafiche, a cui dallo studio dei Cefalopodi di Gosau, giunsero l’HauER?® ed il 
DE GrossouvrE ® stabiliscono doversi riferire le formazioni di Strobl-Wissembach, che sono analoghe a 
quelle vicine di St. Wolfgang, al santoniano; e quelle di Griimbach (dintorni di Neue-Welt) al campaniano. 

Dimodochè, l’autorità indiscutibile dello ZimtrEL in fatto di determinazioni paleontologiche, e quella 
ovunque riconosciuta dell’ Hauer e del pe GRrossouvrE, in fatto di terreni cretacei, ci induce a ritenere 
‘essere l’°/. Zatus una specie che si riscontra altresì nella creta superiore del versante settentrionale delle 


Alpi orientali. 
Inoceramus cfr. Cuvieri Sow. 


1820. Inoceramus Cuvieri Sowerpr. Min. Conch., tav. 441, fig. 1. 


1822. — Lamarcki et Brongniarti MantenL. Foss. of South Downsor or Illust. of the Geol. of 
Sussex, tav. 27, fig. 1 e 8. i 

1840. — Cuvieri GoLpruss. Petref. Germ. II, pag. 114, tav. CXI, fig. la-c. 

1876. = —  Scunirer C. Kreide-Biwalven. Zur Gattung Inoceramus. L. c., pag. 266. 

1897. — —  Lroxmarp R. Die Hauna der Kreidef. in Oberschlesien. L.c., pag. 49. 


Riferisco con qualche incertezza a questa specie alcuni frammenti appartenenti ad individui di grandi 
‘dimensioni, i quali provengono dai calcari marnosi grigiastri di Brenno, Carpanea, Bagerone, Nibionno, ed 
un grossissimo esemplare quasi completo, che faceva parte della raccolta SToPPANI, raccolto a Biandronno. 
Se per le loro dimensioni e per l’ornamentazione della superficie esterna della conchiglia, conservata in 
quasi tutti gli esemplari, essi corrispondono appieno alle figure del SowerBy e dello ZirttEL e se per la 
forma della conchiglia essi hanno grande analogia cogli esemplari del Gorpruss, tuttavia la loro super- 
ficie esterna quasi piana, solo lievemente convessa in alcuni, e le numerose strie trasversali, molto pro- 
minenti, lasciano dubbi sulla esatta determinazione. 

Questa specie, secondo lo ScHLUTER ed il LeonHARD, sarebbe propria del senoniano inferiore. Lo studio 
però degli Inocerami mi va semprepiù convincendo nell’idea, che essi non si possano ritenere come fos- 
Sili caratteristici dei diversi piani cretacei, anzi oggidì va sempre aumentando il numero di coloro che 


1) ScaLùraR C. Kreide-Bivalv. Zur Gattung Inoceramus. L. c., pag. 280. 
?) HaunR Fr. Ueder die Cephalopoden der Gosauschichten. Beitrige zur Palacontographie von Oesterreich, Bd. I, 


Heft 1. 
3) pe GrossouvrE A. Sur Vdge des couches de Gosau. L. c., p.21. 


198 G. DE ALESSANDRI [30]! 


ritengono riscontrarsi Irocerami altresì negli strati inferiori dell’eocene, come ebbe ad osservare il LortI” 
nell’Appenino modenese. 

Secondo lo StopPanI ed i Vira, 1’Z. Cuvierì sarebbe comune in Lombardia, a me sembra piuttosto: 
raro; probabilmente molti esemplari che essi riferirono a questa specie io li ho riferiti all’ ZL Oripsti. 


DIMENSIONI 
Esemplare di Biandronno, lunghezza . SNEIETO o c ò o em. 45 
» » altezza o o o 5 o o 7 » 30 


Gen. Ostrea Linneo 


Ostrea acutirostris Nirss. 


1827. Ostrea acutirostris Niusson. Petrif. Suecana pag. 20, tav. 6, fig. 6. 


1843. — — D’OrsIanr. Palcont. Frang., Terr. creétac., tom. IMI, pag. 730, tav. 481, fig. 1-3. 
ISO = —_ Coquann. Monogr. du genre Ostrea, pag. 75, tav. 32, fig. 8-15; tav. 36, fig. 1-5. 
Il = = Bòam Joz. Kreidebild. des Fiirbergs und Sulxbergs bei Stegsdorf in Oberbayern. L. c., 


pag. 92, tav. 4, fig. 11. 


Ho riferito a questa specie due esemplari di Brenno di differente grandezza, i quali facevano parte 
della collezione dei fratelli Virra. La conchiglia assai sottile è di forma triangolare, ha la superficie ornata 


da costole radianti assai evidenti e da pliche trasversali di accrescimento; l’umbone è mediano, acumi- 
nato e curvo. Le dimensioni sono: 


Piccolo esemplare, lunghezza mm. 17 Grosso esemplare, lunghezza mm. 32 
» » larghezza pdl » » larghezza » 18 


Questa specie è assai diffusa nel senoniano di Francia, di Germania, del Belgio e dell'Algeria. 


Ostrea Wegmaniana D’Ors. 


1843. Ostrea Wegmaniana D’OrBIGNnE A. Paléont. Prang., Terr. crétac., tom. III, pag. 749, tav. 488, fig. 6-8. 
1869-71. Ostrea —_ Picret et Campicae. Foss. du terr. crétac. de Swinte-Croix, pag. 327. 


Due piccoli esemplari, di forma allungata, assai ristretti nella regione cardinale ed arrotondati in quella 
palleale, a guscio sottilissimo. La superficie esterna presenta linee di accrescimento non molto prominenti, 
concentriche e ricoprenti tutta la conchiglia. 

Per questi caratteri essi corrispondono assai bene agli esemplari del senoniano superiore della Marne: 
e della Oise, illustrati dal D’ORBIGNY, sono però più di questi ultimi espansi nella regione palleale; pro- 
vengono da Brenno; le loro dimensioni sono: 


Lunghezza . o . 0 . c 0 . . . . o mm. 20 
Larghezza 6 0 © 5 0 ò 5 6 A ò ò ò » 13 


Questa specie per la forma della conchiglia molto allungata e per 1’ umbone depresso, si distingue 
dall’ 0. curvirostris del NiLsson, con la quale presenta grande affinità. 


1) LortI B. Strati eocenici fossiliferi presso Barigazzo nell’ Appennino modenese. Boll. Com. Geol. Ital., vol. XXVI, 
anno 1895. 


[31] G. DE ALESSANDRI 199 


Ostrea Cocchii De Srer. 


1885. Ostrea Cocchii Dr-Sterani C. Studi paleoxoologici sulla Creta super. e media dell’ App. settentr. L. c., 
pag. 106, tav. 1, fig. 3-4. 


Sopra un grande esemplare di Inoceramus cfr. Cuvieri, dei calcari grigi di Biandronno, facente parte 
della raccolta StoPPANI, si trovano numerose valve di piccole Ostree, le quali per la forma irregolarmente 
triangolare, talora alquanto allungata, per l’umbone acuminato, ricurvo e sporgente corrispondono all’ 0. Coc- 
‘chiù del DE STEFANI. 

Esse appartengono tutte alla valva destra, la quale si distingue per essere assai infossata, per avere 
i margini prominenti e la fossetta del ligamento esterno, curva e profonda sempre però poco discer- 
nibile. 

Le loro dimensioni sono: 


Piccolo esemplare, lunghezza mm. 22 Grande esemplare, lunghezza mm. 24 
» » larghezza » 19 » » larghezza » 20 


Probabilmente questi esemplari sono stati dallo Stoppani riferiti all’0. Coulori, specie molto più antica 


(infracretaceo inferiore). Il prof. De SrEFANI raccolse molte valve di O. Cocchii nel torrente Fattona in 
Mugello, a Pontassieve ed a Monte Cuccioli. 


Ostrea hippopodium Nurss. 


1825. Ostrea hippopodium Niusson. Petrif. Suecana, pag. 30, n.° 4, tav. 7, fig. 1. 


1843. — — D’OrBIGNY A. Paléont. Frang., Terr. cretac., tom. IMI, pag. 731, tav. 482, non 481. 

1868-71. Ostrea  — Pricrer et Campicae. oss. du terr. crétac. de Sainte-Croix, pag. 324. 

1889. — — HoLzapreL E. Die Moll. der Aachener Kreide. L. c., pag. 252, tav. 29, fig. 3-7. 

lo = —_ Bon Jon. Areidebild. des Piirbergs und Sulxbergs bei Siegsdorf in Oberbayern. L. c., 
pag. 92. 

1897. — = LronHarD R. Die Mauna der Ereidef. in Oberschlesien. L. c., pag. 51. 


Sono alquanto incerto sulla determinazione di questa specie, causa il cattivo stato di conservazione 
«degli esemplari. 

Sono essi alcune piccole valve sinistre di forma arrotondata, talora alquanto triangolare, irregolarmente 
«depresse, coi. margini elevati e coll’umbone prominente, acuminato e mediano; hanno la superficie esterna 
presente con lievissime costoline di accrescimento alquanto irregolari 

Questi esemplari furono dallo StopPANI riferiti all’O. biauriculata Lx., a me sembra però che essi per 
la forma più irregolare della valva, per l’ umbone sporgente e per la mancanza delle strie longitudinali 
isulla superficie esterna, non si possano riferire a questa specie. 

Pare che essa abbia una grande persistenza nella serie stratigrafica, dal senoniano della Charente 
‘e della Svevia scende al turoniano di Francia, di Austria e di Germania; alcuni esemplari sarebbero 
anche stati raccolti nel cenomaniano inferiore (?). 

Gli esemplari della creta lombarda provengono da Brenno, le loro dimensioni sono: 


Lunghezza . ò 
Larghezza ù . di 


5 5 ò mm. 19 
5 5 5 A ò 7 ò E DIMRINILÙ 


200 G. DE ALESSANDRI [32] 


Lo SroPPANI” cita altresì fra le ostree briantee, 1’ 0. Aquila (specie che secondo Prcrer e CAMPICHE 
sarebbe identica all’O. Couloni) la quale si troverebbe sugli Inocerami di Merè e di Nibionno, ma io credo 
che questa specie di grandi dimensioni e di notevole spessore, propria dell’infracretaceo, non si riscontri nel 
senoniano di Lombardia. 

Non ho trovato nel Museo Civico l’esemplare riferito all’O. conica D’ ORB. dell’ arenaria rossa sotto la. 
Madonna del Miracolo (fra Val Cavallina e Val di Lesse). 

Invece nel Museo del R. Liceo di Como si conservano numerosi esemplari di Ostree, di grandi dimen- 
sioni, che sarebbero state raccolte a Brenno; io sono di parere che probabilmente esse provengano da 
qualche altra località, di formazione geologica più recente. 


Gen. Gryphaea LAmaRcK. 


Gryphaea vescicularis Lx. sp. 
1806. Ostrea wescicularis Lamaror. Ann. du Mus., tom. VIII, pag. 160, tav. 22, fig. 3. 


1843.  — = D’OrBIGnY A. Palcont. Prang., Terr. crétac., tom. IMI, pag. 743, tav. 487. 

IST. — _ Prcrer et Campicar. Moss. du terr. crétac. de Suinte-Croix, pag. 396. 

1889. Gryphaea — HorzapreL E. Die Moll. der Aachener Kreide. L. c., pag. 253, tav. 29, fig: 1-2. 
1891. — —_ Bonn Jon. Aresdebild. des Pirbergs und Sulxbergs bei Siegsdorf in Oberbayern. L. c.,; 


pag. 91, tav. IV, fis. 3a. 


Un solo esemplare (valva sinistra), in ottimo stato di conservazione, riferisco a questa specie così 
caratteristica della creta superiore, e così diffusa ovunque. 

La conchiglia semiglobosa presenta linee di accrescimento assai distinte ed irregolari su tutta la sua 
superficie esterna; è ben evidente in essa il solco longitudinale caratteristico della specie, solco che dalla 
metà circa della lunghezza della valva sì dirige ai due terzi della lunghezza del margine palleale. È nota 
la grande variabilità della G. vescicularis, variabilità la quale dipende dall’oggetto sul quale la conchiglia 
si fissa, dall’età dell’individuo e dall'ambiente ove ha vissuto. 

Quest’esemplare di Brianza corrisponde perfettamente alle figure di quelli di Saintes (Charente infer.®), 
illustrati dal D’OrBIGNY, ed a quelli tipici di Meudori, alcuni dei quali si conservano nella collezione del 
Museo Civico di Milano. 

Le forme invece descritte e figurate dall’HorzapreL della creta di Aix-la-Chapelle, e dal Bòrnm dell’ alta 
Baviera, appartengono alla varietà allargata, la quale presenta strette affinità coll’ O. Rippopodium. 

La G. vescicularis è comune nel senoniano superiore (campaniano) della Francia, Germania, Russia, 
Svizzera e Belgio; è frequentissima nei dintorni di Lemberg (Galizia, strati a Belemnitella mucronata®),; 
in Lombardia fu finora solo riscontrata a Brenno, nei calcari marnosi compatti, interstratificati, ove: 
presenta dimensioni medie. 


Gen. Cyclolites LamArox. 


Riferisco assai dubbiamente a questo genere alcune impronte per lo più della superficie inferiore, le 
quali per l’ornamentazione e per le dimensioni lontanamente ricordano quelle del genere Cyclolites; il loro: 
cattivo stato di conservazione non concede determinazione più esplicita, nè maggiori ragguagli su di essi.. 

Provengono dai calcari grigi di Brenno, e si trovano nella collezione del Museo Civico di Milano. 


1) SropPaNnI A. Op. cit., pag. 213. 
2) Favre E. Descript. des mollusq. foss. de la craie des envir. de Lemberg, pag. 160. Genève, 1869. 


[33] G. DE ALESSANDRI 


INDICE 


Piano di Sirone 
Piano di Brenno 
ELENCO DELLE SPECIE 
Piano di Sirone 
Piano di Brenno . 
DESCRIZIONE DELLE SPECIE DEL PIANO DI SIRONE 
Santoniano 
Gen. Actaeonella D’ORBIGNY . 


Actaconella gigantea Sow. sp. 


» Lamarckii Sow. sp. 
» obtusa Zx. 
> Sanctae-Crucis FuTT. 


» (Volvulina) lacvis Sow. sp. 
Gen. Nerinea DEFRANCE . 
Nerinea Mariani n. sp. — (Tav. XVI [III] fig. 1) . 
Gen. Glauconia GIEBEL . c 5 5 
Glauconia Renauriana D’ORB. sp. — (Tav XVI [III], fig. 3) 
» Kefersteinii MUNST. sp. — (Tav. XV [II], fig. 8) 
Gen. Cardium LinwnEO 
Cardium sironense Stopp. — (Tav. XVI [III], fig. 8) 
Gen. Fimbria MEGERLE . 
Fimbria Villae Stopp. sp. — (Tav. XVI [III], fig. 7 


Gen. Hippurites LAMARCK 


Hippurites inaequicostatus Mùxnsr, — (Tav. XIV [I], fig. 5; Tav. XVI [III], fig. 2, 4-6) . 


» Oppeli Douv. — (Tav. XV [II], fig. 1-2). 
» Taburnii Guisc. — (Tav. XIV [I], fig. 1 e 4). 


» sulcatus Deer. — (Tav. XV [II], fig. 6; Tav. XVI [III], fig. 10) 
» Douvillei n. sp. — (Tav. XIV [I], fig. 2; Tav. XV [II], fig. 7) 


» sp. — (Tav. XIV [I], fig. 6) 
Gen. Radiolites LAMARCK 
Radiolites sironensis n. sp. — (Tav. XIV [I], fig. 3) . 
Gen. Inoceramus SowERBY 
Inoceramus Cripsii MANT. 
Gen. Lithophagus MUHLFELDT 


Lithophagus cfr. rugosus D’ORB. Sp. . 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


201 


202 G. DE ALESSANDRI 


Gen. Ostrea LIiNnNEO 
Ostrea sp. 
Gen. Stylina LAMARCK 
Stylina sp. 
DESCRIZIONE DELLE SPECIE DEL PIANO DI BRENNO 
Campaniano 
Gen. Belemnitella D’ORBIGNY 
Belemnitella mucronata SCHLOTA. sp. 
Gen. Pholadomya SoweRBY 
Pholadomya granulosa Zrr. 
» Elisabethae MoescH 
» briantea VILLA Sp. 0 7 . o . 
» Sp. 
Gen. Modiola LAMARCK . 
Modiola aff. typica FoRB. 
Gen. Inoceramus SoWERBY 
Inoceramus Cripsiù Mant. (Tav. XVI [III], fig. 9) 
» latus MANT. 
» cfr. Cuvieri Sow. 
Gen. Ostrea Linneo 
Ostrea acutirostris NILss. 
» —Wegmaniana D’ORB. 
» Cocchii De STEF. 


» hippopodium Nirss. 
Gen. Gryphaea LAMARCK. ò ò b ò 5 - 0 


Gryphaea vescicularis Lx. sp. 


Gen. Cyclolites LAMARCK 


ERRATA 


Pag. 187 [19], linea 28: Gen. Inoceramus LAMARCK. 


CORRIGE 


Gen. Inoceramus SoweRrEy. 


188 
188 
189 
189 


190 
190 
191 
191 
191 
192 
193 
193 
193 
194 
194 
196 
197 
198 
198 
198 
199 


199 
200 


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C. FORNASINI 


LE GLOBIGERINE FOSSILI D'ITALIA 


STUDIO MONOGRAFICO 


(Fig. 1-5 intercalate) 


Stando a 1’ “ Entwurf eines natiirlichen Systems der Thalamophoren , pubblicato dal prof. REUMBLER 
nel 1895, le G/obigerininac, come quelle che sotto l'aspetto filogenetico si credono derivate dal tipo Pwl- 
vinulina, costituiscono una sottofamiglia dei Rotalidae ®. Il loro guscio è libero, calcareo, perforato, senza 
scheletro supplementare e senza sistema canalifero; le camere sono ordinate a spira; l’apertura (0 Je 
aperture secondo i casi) è sempre appariscente, e quasi sempre molto ampia. Le forme più grandi hanno 
vita pelagica. Siccome poi fu osservato che alcuni tipi sono provvisti di prolungamenti aghiformi, che ri- 
cordano quelli dei radiolari, e che altri ne sono privi, così REUMBLER giustamente divide le Globigerininae 
in due gruppi, l’uno di forme liscie, costituito dai generi Pullenia, Sphaeroidina e Candeina, l’altro di 
forme aghigere, che comprende i generi Glodigerina, Orbulina e Hastigerina, vale a dire le globigerine 


comunemente dette. Gli aghi de le Hastigerina hanno sezione trasversa triangolare, quelli degli altri due 


generi l’ hanno rotonda. 
Molto intimi sono i rapporti fra le Glodigerina e le Orbulina. Finchè si credette costante il carattere 


monotalamico di queste, e si diede gran valore a la mancanza in esse di una vera apertura e a la diversità 
di perforazione del guscio, il complesso de le differenze fra i due tipi si giudicò tale da giustificare pie- 
namente una separazione generica o più che generica. Ma dopo le osservazioni di PourTALES, confermate in 
Seguito da altri naturalisti, i quali trovarono de le piccole Globigerina aderenti a la parete interna di molte Or- 
bulina, sorsero gravi dubbi su la pretesa diversità fra i due tipi, e oggidì le Orbulina vengono riguardate come 
Globigerina in cui l’ultima camera avvolge completamente il complesso di tutte le altre. In altri termini: 
le Orbulina, nel loro sviluppo, si possono distinguere da le G/obigerina soltanto allorchè si forma la ca- 
mera terminale, perforata in modo diverso e caratteristico; prima di quel momento sono identiche ?. Cer- 
tamente non tutte le Orbulina contengono nel loro interno la parte globigerina; anzi, quantunque non sia 
ancora stato confermato ciò che venne asserito da PourTALES, vale a dire, che circa la metà degli esem- 
plari di Orbulîina siano provvisti di parte globigerina, rimane tuttavia accertato che grande è il numero 
di quelli che non ne sono provvisti. Tale differenza nella struttura interna de le Ordalina è spiegata da 


4) Nachr. k. Ges. Wiss. Gottingen, 1895 (math. phys. Klasse), fasc. 1°, p. 94. 
2) Verhandl. deutsch. zool. Ges., 1897, p. 174. 


204 C. FORNASINI | [2] 


SCHLUMBERGER col fatto del dimorfismo iniziale, comune a parecchi tipi di foraminiferi e dovuto, come ora 
è dimostrato, ad un fenomeno di generazione alternante. Le Orbulina monotalamiche rappresenterebbero 
la forma megasferica, le politalamiche la forma microsferica de la stessa specie VD. 

Un altro fatto importante, il quale, modificando la forma esterna de le Ordulina, pare ne aceresca 
l'intimità dei rapporti morfologici con le Globigerina, è quello di certi esemplari che si presentano non 
di rado bicamerati, o anche, rarissimamente,. tricamerati. D’OrBIGNY, Costa, Reuss, SEGUENZA illustrarono 
esemplari fossili bicamerati di Ordulina e li riferirono appunto a le Globigerina. BRADY osservò poscia esem- 
plari recenti tricamerati ?, e contemporaneamente io stesso ne raccolsi nel pliocene inferiore del Bolo- 
gnese”. Si tratta però, in tali casi, nè più nè meno che di una modificazione anormale o accidentale de 
la forma tipica de 1° Orbulina universa. i 

Troppo nota è 1° importanza attuale e geologica de le globigerine, perchè io debba qui ripetere quanto 
fu scritto intorno a la loro diffusione in tutti i mari e a tutte le profondità e a la loro funzione nel for- 
mare le potenti masse fangose che, depositate sul fondo dei mari cretacei e terziari e poscia sollevate, 
costituiscono oggidì, quasi da sole, montagne intere: basti ricordare la scaglia e ì trubi. Quanto poi a la di- 
stribuzione de le singole specie nelle formazioni geologiche de la penisola e de le isole italiane, credo di 
non poterne meglio render conto che analizzando e studiando il valore di tutte le forme citate dai vari 
autori come rinvenute a lo stato fossile nelle regioni geograficamente italiane, per desumere da questa 
specie d’indice critico un elenco sistematico e distributivo. 

Tale indice è compilato con lo stesso metodo che ho seguito recentemente studiando le rotaliine fos- 
sili d’Italia. I nomi specifici sono ordinati alfabeticamente. A ciascun nome specifico seguono in ordine 
cronologico tutte le citazioni fatte dagli autori che rinvennero la specie a lo stato fossile in Italia. Chiude 
ogni paragrafo il mio giudizio personale sul valore de la specie citata. Il Tableau di D’ORBIGNY, pubbli- 
cato nel 1826, è il primo lavoro in cui si fa menzione, con nomenclatura specifica binominale, di globi- 
gerine fossili in Italia. Le forme di cui è parola nel Saggio di SoLDANI sono indicate con nomenclatura 
descrittiva e vagamente determinate. Giova infine ricordare, a proposito del Zableau, che di alcune specie 
in esso citate senza descrizione o figura mi trovo in grado di presentare qui gli schizzi originali eseguiti 
da D’ORBIGNY, finora inediti, conservati nel Muséum di Parigi, dei quali mi lasciò copia il compianto 
BERTHELIN #. 


aequilateralis Brapy. DE Amicis. Natur. Sicil., anno XIV, 1895, p. 115. — Burrows e Horranp. Mon. 
Foram. Crag, p. 4, 1897, p. 389 (Globigerina). i 

La forma tipica di questa specie differisce da tutte le altre G/obigerina per la spirale piana e 
l'apertura situata in corrispondenza del piano spirale medesimo. 


applanata Hantxen. Ertek. Termesz. Korebòl, v. XIII, n. 1, 1883, p. 11, t. II, f. 7. — Math. Nat. Ber. 
Ungarn, v. II, 1884, p. 132, 150 (Glodigerina). 
Non è altro, a mio avviso, che la Globigerina inflata. 


1) Comptes Rendus, v. XCVIII, 1884, p. 1003. 

2) Report Foram. Chall., 1884, p. 610, t. LXXXII, f. 3. 
3) Boll. Soc. Geol. It., v. II, 1883, p::190, t. II, f. 11. 
4) Rend. Acc. Sc. Bologna, n. s., v. IL, 1897, p. 12. 


hr: 


[3] C. FORNASINI 205 


aradasi Secuenza. Atti Acc. Gioenia Sc. Nat., s. 2%, v. XVIII, 1862, p. 103, t. I, f. 5 (Rotalina). — Mem. 
Ace. Lincei, s. 3%, v. VI, 1880, p. 91, 228, 308, 334, 376 (Globigerina). — Coppi. Paleont. Mode- 
nese, 1881, p. 131 (Rotalia). 
Non è altro che la Globigerina inflata. 


hbilobata OrB. Costa. Atti Acc. Pontan., v. VII, f. 2°, 1856, p. 241, t. XXI, f. 6 A. — SecueNnzA. Not. 
succ. terr. terz. Messina, 1862, p. 21. — Atti Acc. Gioenia Sc. Nat., s. 2%, v. XVIII, 1862, p. 102. — 
Conti. Monte Mario, 1864, p. 40. — SecuENZzA. Mem. Com. Geol, It., v. I, 1871, p. 79. — HANTKEN. 
Sitzb. Ak. Wiss. Wien, v. LXXIII, 1876, p. 73. — Crorato. Atti Acc. Gioenia Sc. Nat., s. 3%, v. XII, 
1878. — Secuenza. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. VI, 1880, p. 148. — PantaneELLI. Ibidem, v. XII, 1882, 
p. 392, 393. — Carici. Ibidem, v. XIV, 1883, p. 74. — Coppi. Paleont. Modenese, 1881, p. 132. — 
Boll. Com. Geol. It., v. XV, 1884, p. 199. — TeRrRrIGI. Ibidem, v. XVI, 1885, p. 153. — Atti Ace. 
Nuovi Lincei, v. XXXV, 1883, p. 187, t. INI, f. 28..— FornasinI. Boll. Soc. Geol. It., v. IV, 1885, 
p. 114. — Maragoti. Atti Soc. Nat. Modena, s. 3%, v. II, 1886, p. 126. — Marrant. Atti Soc. It. 
Sc. Nat., v. XXX, 1887, p. 134. — Boll. Soc. Geol. It., v. V, 1886, p. 289. — CLerIcI. Ibidem, v. 
VII, 1888, p. 102. — Sacco. Ibidem, v. VIII, 1889, p. 308. — Marani. Ibidem, v. X, 1891, 
p. 175. — Maragozi. Ibidem, v. XI, 1892, p. 98. — De AnceLIs. Ibidem, v. XVI, 1897, p. 290 
(Globigerina). — Ecerr. Jahresh. Nat. Ver. Passau, anno XVI, 1895, t. IV, f. 20 (Ordulina). 

Non è altro che una forma anormale biloculare de l’Orbulina «niversa. 


bulloides OrB. NicoLucci. Nuovi Ann. Sc. Nat., s. 2%, v. VI, 1846, p. 193. — D’OrpIeny. Foram. Vienne, 
1846, p. 163: — Prodrome, v. III, 1852, p. 193. — Cosra. Atti Acc. Pontan., v. VII, f. 2°, 1856, 
p. 242, t. XXI, f. 1,2. — Jones e Parker. Quart. Journ. Geol. Soc., v. XVI, 1860, p. 302, quadro, 
n. 94. — SeGuenza. Not. succ. terr. terz. Messina, 1862, p. 21, 26, 33. — Atti Acc. Gioenia 
Sc. Nat., s. 2%, v. XVIII, 1862, p. 101. — O. SicvestRrI. Atti X Congr. Scienz. It., 1862, p. 82. — 
SEGUENZA. Mem. Com. Geol. It., v. I, 1871, p. 79. — PARKER e Jones. Ann. Nat. Hist., s. 4%. v. IX, 
1872, p. 229, 291. — Mantovani. Descr. geol. Camp. Rom., 1874, p. 46. — Corpi. Cat. foss. miopl. 
mod., 1874, n. 988. — CRESPELLANI. Ann. Soc. Nat. Modena, s. 2%, v. IX, 1875, p. 34. — HANTKEN. 
Sitzb. Ak. Wiss. Wien, v. LXXIII, 1876, p. 73. — StoHR. Boll. Com. Geol. It., v. VII, 1876, p. 467, 
ATA 0IXOR1878, pi 505, 5g — VAN DEN BROECK. Quart. Journ. Geol. Soc., v. XXXIV, 1878, 
p- 197. — Croraro. Atti Ace. Gioenia Sc. Nat., s. 3%, v. XII, 1878. — Karrer. Sitzb. Ak. Wiss. 
Wien, v. LXXXI, p. 1°, 1880, p. 171. — Secuenza. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. VI, 1880, p. 64, 
91, 148, 228, 308, 334, 376. — PanraneLLi. Ibidem, v. XII, 1882, p. 390, 392, 393. — CAFICI. 
Ibidem, v. XIV, 1883, p. 85. — TeRRIGI. Atti Acc. Nuovi Lincei, v. XXXIII, 1880, p. 158, 159, 
186, t. I, f. 17; v. XXXV, 1883, p. 186. — Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. X, 1881, p. 391. — Coppi. 
Paleont. Modenese, 1881, p. 131. — Fornasini. Boll. Soc. Geol. It., v. II, 1883, p. 180; v. IV, 1885, 
p. 114; v. V, 1886, p. 231, 236. — Hanrken. Math. Nat. Ber. Ungarn, v. II, 1884, p. 132. — 
CoPeI. Boll. Com. Geol. It., v. XV, 1884, p. 199. — TerrIGI. Ibidem, v. XVI, 1885, p. 152. — 
MaragoLi. Atti Soc. Nat. Modena, s. 3%, v. II, 1886, p. 126; v. VIII, 1889. — Boll. Soc. Geol. It., 
V. VI, 1887, p. 521, t. XII, £. 7: v. VII, 1888, p. 387; v. IX, 1890, p. 433; v. XI, 1892, p. 97. — 
MarranI. Rend. Ist. Lomb., s. 23, v. XX, 1887, p. 478; v. XXI, 1888, p. 500. — Atti Soc. It., Sc. 
Nat., v. XXX, 1887, p. 133; v. XXXI, 1888, p. 120. — Boll. Soc. Geol. It., v. VII, 1888, p. 288, 
t. X, f. 14, 15; v. X, 1891, p. 174. — Sacco. Ibidem, v. VIII, 1889, p. 308. — NEvIANI. Ibidem, 


206 


C. FORNASINI [4] 


p. 139. — Fornasini. Min. forme rizop. Ponticello, 1889, f. 26. — MARIANI. Note geol. pal. dint. 
Girgenti, 1890, p. 9. — TERRIGI. Mem. Com. Geol. It., v. IV, p. 13, 1891, p. 101, t. III, f. 26. — 
Dervieux. Atti Ace. Sc. Torino, v. XXVII, 1892. — De Amicis. Boll. Soc. Geol. It., v. XII, 18983, 
p. 435. — Natur. Sicil., anno XIV, 1895, p. 115. — A. Sirvesrri. Atti Acc. Zelanti Acireale, v. V, 
1893, p. 15, t. V, f. 61, 64. — Corti. Rend. Ist. Lomb., s. 2°, v. XXV, 1892, p. 1003, t. IV, f. 10 (9); 
v. XXVII, 1894. — Fornasini. Mem. Ace. Sc. Bologna, s. 5%, v. IV, 1894, p. 226. — Foram. Coll. 
Soldani, 1894, p. 17. — Dervieux. Boll. Soc. Geol. It., v. XIV, 1895, p. 307. — Eccer. Jahresb. 
Nat. Ver. Passau, anno XVI, 1895, t. IV, f. 13. — CeRuLLI. Riv. Abruzzese Sc. Lett. Arti, 1896. — 
Burrows e Hotranp. Mon. Foram. Crag, s. 4%, 1897, p. 389. — De AncrnIs. Boll. Soc. Geol. It., 
v. XVI, 1897, p. 290. — FornasInI. Rend. Acc. Sc. Bologna, n. s., v. I, 1897, p. 114; v. II, 1898, 
p. 12. — Mem. c. s., s. 52, v. VII, 1898, p. 206 (Globigerina). 

È il tipo del genere Glodigerina e di tutte le globigerine comunemente dette. È variabile nel numero 
de le camere che la costituiscono. L’ultimo giro può essere formato da tre, quattro, cinque, e anche 
sei camere. 


bulloides ORB., var. bilobata OrB. TERRIGI. Mem. Ace. Lincei, s. 4%, v. VI, 1889, p. 113, t. VI, f. 11: Globigerina. 


Vedasi l'osservazione a l’articolo dilodbata. 


bulloides OrB., var. triloba Reuss. MARIANI. Boll. Soc. Geol. It., v. VII, 1888, p. 288, t. X, f. 16, 17. — 


TerRIGI. Mem. Ace. Lincei, s. 4%, v. VI, 1889, p. 113, t. VI, f. 12. — Maragoni. Atti Soc. Nat. Mo- 
dena, s. 32, v. VIII, 1889. — Boll. Soc. Geol. It., v. IX, 1890, p. 433. — TERRIGI. Mem. Com. Geol. 
It., v. IV, p. 12, 1891, p. 101, t. III f. 27; t. IV, f. 1 (2). — De Awrcis. Boll. Soc. Geol. It., v. XII, 
1893, p. 437. — Natur. Sicil., anno XIV, 1895, p. 115. — A. SinvestrI. Atti Acc. Zelanti Acireale, 
v. V, 1893, p. 15, t. V, f. 58, 59. — Corti. Rend. Ist. Lomb., s. 23, v. XXVII, 1894. — De ANGELIS. 
Boll. Soc. Geol. It., v. XVI, 1897, p. 290 (Glodigerina). 

Vedasi l’osservazione a l’articolo #ri/obu. 


‘canaliculata Reuss. Hanrken. Math. Nat. Ber. Ungarn, v. II, 1884, p. 138, t. IV, f. 1 (Discordina). 


E una Globigerina cretacea, che, secondo Brapy (1884), è identica a la vivente GI. linnacana. 


concinna Reuss. SecuENZA. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. VI, 1880, p. 64. — EecERr. Jahreshb. Nat. Ver. Passau, 


anno XVI, 1895, t. IV, f. 16 (Globigerina). 
Inseparabile da la Globigerina bulloides. 


conglobata Brapy. TeRRIGI. Mem. Acc. Lincei, s. 4°, v. VI, 1889, p. 114, t. VI, f. 14 (2). — Mem. Com. Geol. 


It., v. IV, p. 18, 1891, p. 102, t. IV, f. 3. — DE Anegtis. Boll. Soc. Geol. It., v. XVI, 1897, p. 290 
(Globigerina). 
È in intimi rapporti con la Glodigerina rubra. 


conglomerata Scawacer. Secuenza. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. VI, 1880, p. 228 (Glodigerina). 


Non ancora ben definita: sarebbe in intimi rapporti, secondo Brapy (1884) con la Globigerima dubia. 


cretacea OrB. MARIANI. Boll. Soc. Geol. It., v. VII, 1888, p. 289, t. X, f. 18, 19 (GIodigerina). 


Differisce da la Globigerina bulloides per essere sensibilmente più depressa. 


[5] i ©. FORNASINI 207 


cretacea OrB., var. foveolata Secuenza. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. XII, 1882, p. 199 (GIobigerina). 
Non appare giustificata una separazione dal tipo cretacea. 


cretae EzrENBERG. Mikrogeologie, 1854, t. XXVI, f. 44 (Globigerina 2). 
Tdentica, secondo Parker e Jones (1872), a la GIobigerina bulloides. 


difformis Seeuenza. Mem. Acc. Lincei, s. 3*, v. VI, 1880, p. 228 ((Globigerina). 
Non figurata. Da la breve descrizione essa apparirebbe non molto dissimile da la specie seguente. 


digitata Brapy. TerRrIGi. Mem. Acc. Lincei, s. 4, v. VI, 1889, p. 113, t. VI, f. 13. — Corti. Rend. Ist. 
Lomb., s. 2°, v. XXV, 1892, p. 1004, t. IV, f. 11. — FornasINI. Foram. Coll. Soldani, 1894, p. 17. — 
De AnerzIs. Boll. Soc. Geol. It., v. XVI, 1897, p. 290 (GIodigerina). 
Sarebbe da ascriversi, secondo REuMBLER (1895), al genere Hastigerina. 


diplostoma Reuss. Eecer. Jahresb. Nat. Ver. Passau, anno XVI, 1895, t. IV, f. 14 (Globigerina). 
Inseparabile da la Globigerina bulloides. 


dubia Eccer. Jahresb. Nat. Ver. Passau, anno XVI, 1895, t. IV, f. 17 (Glodigerina). 
Affine a la Globigerina bulloides, ne differisce per la maggiore compattezza. 


elongata ’OrBIGnv. Ann. Sc. Nat., v. VII, 1826, p. 277. — Prodrome, v. III, 1852, p. 193 (Globigerina). 
Istituita da l’autore su figura di SoLDANI, non descritta, 
ma figurata nelle Planches inédites. Essa è in intimi 

rapporti con la Globigerina conglobata. 


Fia. 1. 


foveolata Skc., var. maculata Secuenza. Ibidem. DI | 


Differirebbe dal tipo per essere “traslucida, colle Figure inedite di D’ OrBIGNY che rappresentano 
fossette molto appianate bianche ed opache ,. AA Qiozioerinafciongato del ATablcan 


foveolata ER. NicoLucci. Nuovi Ann. Sc. Nat., s. 2%, v. VI, 
1846, p. 192 (osalina). — EnRrENBERG. Mikrogeologie, 
1854, t. XXII, f. 74. — Martani. Atti Soc. It. Sc. Nat., 

‘v. XXX, 1887, p. 133 (Globigerina). 

La f. 49 de la t. XXIV de la Mikrogeologie (G7o- 
bigerina foveolata = Rosalina foveolata, 1838) rappresenta 
la GU. cretacea. La f. 74 de la t. XXII rappresenta in- 
vece la Gl. bulloides. 


foyveolata SEcuENZA. Foram. monot. Messina, 1862, p. 37, t. I 
f. 1,2 (Orbulina). 

Incerta. Riferita da Brapy (1884) con dubbio a 
l’Orbulina porosa. 


DD 


gemina Terkici. Mem. Com. Geol. It., v. IV, p. 1°, 1891, p. 103 (Orbulina). 
Termine specifico proposto da l’autore per distinguere le forme biloculari de 1’ Orbulina universa. 


208 C. FORNASINI i [6] 


gibba Ors. FucHs. Sitzb. Ak. Wiss. Wien, v. LXXVII, 1878, p. 1*, p. 473. — Sacco. Boll. Soc. Geol. It., i 

V. VIII, 1889, p. 308 (Globigerina). : 
Fic, 3. 
Fia. 2. 


o 


Figure inedite di n’ ORBIGNY che rappresentano 


le Gieorano gina dell Tola, Figure inedite di D’ OrBIGNY che rappresentano 


la Globigerina rotundata del Tableau. 


Conosciuta unicamente per le figure qui accanto, che ho copiato da le Planches inédites. 


globosa HanTkeN. Ertek. Termesz. korebòl, v. XIII, n. 1, 1883, p. 11, t. II, f. 3. — Math. Nat. Ber. Un- 
garn, v. II, 1884, p. 132, 150 (Glodigerina). 
Non è altro che la Globigerina rotundata, istituita da D’OrBIGNY nel 1826, non descritta, ma 
figurata nelle Planches inédites. i 


gomitulus Secuenza. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. VI, 1880, p. 228, 308, 334, 376, t. XVII, f. 16. — For- 
NASINI. Boll. Soc. Geol. It., v. II, 1883, p. 180. — Foram. Coll. Soldani, 1894, p. 17, 31. — Rend. 
Ace. Sc. Bologna, n. s.. v. I, 1897, p. 114; v. IL 1898, p. 13, t. I, £ 8 a 10. — Mem. c. s., 8. 5°, v. VII, 
1898, p. 206, t. I, f. 22 (Globigerina). i 
Il termine gomitulus in latino non esiste. Del resto questa pretesa specie è inseparabile da la 
Globigerina conglobata. 


granulata Cosra. Atti Acc. Pontan., v. VII, f. 2°, 1856, p. 116, t. XI, f. 2-4; t. XV, f. 14. — SEGUENZA. 
Not. succ. terr. terz. Messina, 1862, p. 20. — Foram. Monot. Messina, 1862, p. 36 (Ordulina). 
Non appare altrimenti separabile da l’Orbulina unversa. 


granulata Costa, var. areolata Cosra. Ibidem, p. 117, t. XI, f. 3 (Orbulina). 
Inseparabile, secondo Brapy (1884), da l’Orbulina universa. 


granulata Costa, var. atra Cosra. Ibidem, t. XI, f. 2 (Orbulina). 
Come la precedente. 


[7] C. FORNASINI 209 


granulata Costa, var. impressa Costa. Ibidem, t. XI, f. 4 (Orbulina). 
È da riguardarsi, secondo Brapy (1884), come forma biloculare de l’Orbulina umiversa. 


helicina Or. Jones e PARKER. Quart. Journ. Geol. Soc., v. XVI, 1860, p.-302, 305, quadro, n. 95. — 
O. SiuvestrIi. Atti X Congr. Sc. It., 1862, p. 82. — 
SEGUENZA. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. VI 1880, 
p. 228, 308, 334. — BRrany. Rep. Foram. Chall., 1884, 
p. 605. — TERRIGI. Mem. Acc. Lincei, s. 4%, v. VI, 1889, 
polist VI di 5. — Mem. Com. Geol It., v. LV; 
p. 18, 1891, p. 103, t. IV, f. 4:(?). — FornasINI. Foram. 
Coll. Sold., 1894, p. 14. — De Anegtis. Boll. Soc. 

Geol. It., v. XVI, 1897, p. 290 (Glodigerina). 
Istituita da D’'OrBIGNY su figure di SoLDANI, non 
descritta, ma figurata nelle Planches inédites. Eviden- 
temente la Globigerina helicina illustrata da BRADY 
è diversa da quella rappresentata nelle tavole inedite; 
ma siccome D’ORBIGNY citò anche a sinonime de la 
sua specie figure di SoLpanI che corrispondono a la 
forma di BRADY, così trovo preferibile di conservare 

. il nome helicina per quest’ultima. 


Fia. 4. 


Figure inedite di n° OrBIGNY che rappresentano 


hirta Costa. Mem. Acc. Sc. Napoli, v. II, 1855, p. 116 o Ghia Rebel Fai Modbon, 


(Orbulina). 


Non figurata nè descritta, nè rappresentata da esemplari nella collezione Costa del Museo Geo- 
logico di Napoli (Fornasini. Palaeont. It., v. I, 1895, p. 142). 


inflata OrB. Brapy. Rep. Foram. Chall., 1884, p. 602. — CLERICI. Boll. Com. Geol. It., v. XVII, 1886. — 
ForxnasInI. Min. forme rizop. Ponticello, 1889, f.27. — TeRrRIGI. Mem. Com. Geol. It., v.IV, p. 1%, 1891, 
p. 102, t. IV, f. 2. — De Amrcis. Boll. Soc. Geol. It., v. XII, 1893, p. 438. — A. SiuvestrI. Atti 
Ace. Zelanti Acireale, v. V, 1893, p. 15. — Fornasini. Foram. Coll. Soldani, 1894, p. 17. — Rend. 
Ace. Sc. Bologna, n. s., v. I, 1897, p. 114; v. IL 1898, p. 13 (Glodigerina). 
Per l’aspetto rotaliforme e per l’apertura non umbilicale si distingue facilmente da le altre G/o- 
bigerima, ma può essere scambiata altrettanto facilmente con la isomorfa Pwlvinulina crassa. 


linnaeana OrB. MARIANI. Boll. Soc. Geol. It., v. VII, 1888, p. 289 (GIodigerina). 
Sezioni di una forma cretacea che si avvicina, secondo l’autore, a la Rosalina canaliculata Reuss, 
identificata da Brapy a la Globigerina linnacana ORB. 


marginata Reuss. PantanELLI. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. XII, 1882, p. 389 Miscorbina). — MARIANI. Boll. 
Soc. Geol. It., v. VII, 1888, p. 289 (Globdigerina). 
Forme osservate dagli autori in sezioni di calcari cretacei, e da loro riferite a la specie reus- 
siana, isomorfa de la Pulvinulina Menardi. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 28 


210 C. FORNASINI [8] 


neojurensis KarRER. TERRIGI. Atti Acc. Nuovi Lincei, v. XXXIII, 1880, p. 186, t. I, f. 16; v. XXXV, 1883, 
p. 185 (Globigerina). 
La specie di KARRER (1867) è identica, secondo Bum a l’Orbulina liasica Terquem (1862) o 
Globulina porosa Terquem (1858), e spetta al sottogenere Orbulina. 


ovoidea Secuenza. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. VI, 1880, p. 228, 308, 334, 376, t. XVII, f. 39 (Glodigerina). 
È da riguardarsi come forma anormale biloculare de l’Orbulina universa. 


pachyderma ErR. Corri. Rend. Ist. Lomb., s. 2*, v. XXV, 1892, p. 1004, t. IV, f. 12 (Globigerina). 
Specie pauciloculare (quattro camere esterne), con suture poco depresse e mal LRIE, con 
apertura non umbilicale. La figura di Corti è assai dubbia. 


porosa TeRQUEM. BRADY. Rep. Foram. Chall., 1884, p. 612. — Martani. Atti Soc. It. Sc. Nat., v. XXXI, 
1888, p. 122. — Sacco. Boll. Soc. Geol. It., v. VIII 1889, p. 308 (Orbulina). — TERRIGI. Mem. Ace. 
Lincei, s. 42, v. VI, 1889, p. 114, t. VI, f. 18 (GIobigerina). — Mem. Com. Geol. It., v. IV, p. 1 
1891, p. 103. — De Anertis. Boll. Soc. Geol. It., v. XVI, 1897, p. 290 (Orbulina). 

Bene distinta da l’Ordulina universa per i rilievi esogeni che, circondando i pori, dividono la 
superficie in aree poligonali. 


punctulata Ors. O. SiLvestri. Atti X Congr. Scienz. It., 1862, p. 82 (Globigerina). 

Istituita da D’ ORBIGNY nel 1826. Non descritta, ma figurata nelle Planches inédites. Non appare 
Fia 5. diversa da la Globigerina inflata. 
quadrilobata Or. Costa. Atti Acc. Pontan., v. VII, f. 2°, 
1856, t. XXI, f. 5. — Not. succ. terr. terz. Messina, 
1862, p. 21. — Atti Ace. Gioenia Sc. Nat., s. 28, v. XVIII, 
1862, p. 102. — Conti. Monte Mario; 1864, p. 40. — Coppi. 
Cat. foss. miopl. mod., 1874, n. 986. — SeGcuENza. Mem. 
Acc. Lincei, s. 3%, v. VI, 1880, p. 64, 91, 148, 228. — 
Carici. Ibidem, v. XIV, 1883, p. 74. — HANTKEN. Math. Nat. 
Ber. Ungarn, v. II, 1884, p. 132. — MARIANI. Atti Soc. 
It. Sc. Nat., v. XXX, 1887, p. 133. — Sacco. Boll. Soc. 
Geol. It., v. VIII, 1889, p. 308. — Corti. Rend. Ist. Lomb., 
s. 2%, v. XXVII, 1894. — CeruLLI. Riv. Abruzzese Sc. Lett. 
Arti, 1896 (Globigerina). 

Affine a la Globigerina bulloides, ne differisce per essere 


costituita da sole quattro camere visibili. 
Figure inedite di p’ OrBIGNY che rappresentano 


la Globigerina punctulata Adel Tableau. > 3 
regularis OrB. Costa. Atti Acc. Pontan., v. VII, f. 2°, 1856, 


p. 240, t. XXI, f. 3. — SecuENzA. Atti Acc. Gioenia Sc. Nat., s. 23, v. XVIII, 1862, p. 102.— O. SIt- 
vestri. Atti X Congr. Scienz. It., 1862, p. 82. — Conti. Monte Mario, 1864, p. 40. — SeGuENZzA. Mem. 
Com. Geol. It., v. I, 1871, p. 79. — Coppi. Cat. foss. miopl. mod., 1874, n. 987. — StoHR. Boll. Com. 
Geol. It., v. VII, 1876, p. 474. — Secuenza. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. VI, 1880, p. 228, 308. — 


[9] | C. FORNASINI 211 


PantanELLI. Ibidem, v. XII, 1882, p. 390, 392, 393. — Carici. Ibidem, v. XIV, 1883, p. 85. — TERRIGI. 
Atti Acc. Nuovi Lincei, v. XXXIII, 1880, p. 187, t. I, f. 19 (0); v. XXXV, 1883; p. 187. — Coppi. 
Paleont. Modenese, 1881, p. 131. — Boll. Com. Geol. It., v. XV, 1884, p. 199. — TEeRRIGI. Ibidem, 
v. XVI, 1885, p. 153. — Hantken. Math. Nat. Ber. Ungarn, v. II, 1884, p. 132. — Maragonri. Atti 
Soc. Nat. Modena, s. 3%, v. II, 1886, p. 126; v. VII, 1888, p. 113, t. IIL f. 6; v. VIII, 1889. — 
Boll. Soc. Geol. It., v. VII, 1888, p. 388; v. XI, 1892, p. 97. — Mariani. Rend. Ist. Lomb., s. 22, 
V. XX, 1887, p. 478. — Atti Soc. It. Sc. Nat., v. XXX, 1887, p. 135; v. XXXI, 1888, p. 121. — 
Sacco. Boll. Soc. Geol. It., v. VIII, 1889, p. 308. — MarIANI. Ibidem, v. X, 1891, p. 174. — Note 
geol. pal. dint. Girgenti, 1890, p. 9. — TerrIei. Mem. Com. Geol. It., v. IV, p. 1, 1891, p. 101. — 
FornasINI. Foram. Coll. Soldani, 1894, p. 17 (Glodigerina). 

Secondo D’ORBIGNY (1846), questa GIlobigerina si distingue facilmente da le altre per le sue ca- 
mere oblunghe e arcuate in basso, e per la sua spira quasi regolare. 


rubra OrB. Secuenza. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. VI, 1880, p. 308. — A. SinvestrI. Atti Acc. Zelanti 
Acireale, v. V, 1893, p. 16, t. V, f. 60, 62, 63, 65, 66, 67 (Globigerina). 
Differisce dal tipo dulloides per essere polistoma, provvista cioè di uno o più orifici sussidiari. 


rugosa OrB. Fucas. Sitzb. Ak. Wiss. Wien, v. LXXVII, p. 1, 1878, p. 473. — Sacco. Boll. Soc. Geol. 
It., v. VIII, 1889, p. 308 (Glodigerina). 
Non esiste alcuna specie di Globigerina istituita con tale nome specifico. 


seminulina Scawacer. Secuenza. Mem. Acc. Lincei, s. 32, v. VI, 1880, p. 228 (Glodigerina). 
Identica, secondo Brapy (1884), a la SphRaeroidina deliscens P. e J. i 


sphaeroides Eccer. Jahresb. Nat. Ver. Passau, anno XVI, 1895, t. IV, f. 15 (Glodigerina). 
Si accetta sotto l’autorità di EccER la separazione di questa forma dal tipo dulloîdes. 


stellata ErrENBERG. Mikrogeologie, 1854, t. XXVI, f. 45 (Glodbigerina). 
Identica, secondo PARKER e Jones (1872), a la Glodigerina bulloides. 


taramellii PantanELLI. Mem. Acc. Lincei, s. 3%, v. XII, 1882, p. 388, t. I f. 8-10 (GIodigerina). 
Vengono con tal nome specificate da l’autore le sezioni di una forma biloculare che si osserva 
in un calcare carbonifero del Friuli. 


triloba Reuss. Denkschr. Ak. Wiss. Wien, v. I. 1850, p. 374. — Rruss. Zeitschr. deutsch. geol. Ges., 
V. III, 1851, p. 157. — Costa. Atti Acc. Pontan., v. VII, fi 2°, 1856, p. 241, t. XXI, f. 4. — 
SEcUENZA. Atti Acc. Gioenia Sc. Nat., s. 22, v. XVIII, 1862, p. 102. — Mem. Com. Geol. It., v. I, 
1871, p. 79. — Reuss. Sitzb. Ak. Wiss. Wien, v. LVII, 1868, p. 105 (?). — SroHmR. Boll. Com. 
Geol. It., v. VII, 1876, p. 474. — Scawaerr. Ibidem, v. VIII, 1877, p. 26. — HAntKENn. Sitzb. 
Ak. Wiss. Wien, v. LXXIII, 1876, p. 73. — KarrER. Ibidem, v. LXXXI, p. 1%, 1880, p. 171. 
— TerrIci. Atti Acc. Nuovi Lincei, v. XXXIII, 1880, p. 158, 159, 188, t. I, f. 18; v. XXXV, 
1883, p. 187. — Mem. Ace. Lincei, s. 3%, v. X, 1881, p. 391. — SeGueNza. Ibidem, v. VI, 1880, 
p. 64, 91, 148, 228, 308. — CaArrci. Ibidem, v. XIV, 1883, p. 74, 85. — Coppi. Paleont. Modenese, 


212 C. FORNASINI [10] 


1881, p. 132. — Hantken. Math. Nat. Ber. Ungarn, v. II, 1884, p. 132, 150, 159. — Coper. Boll. 
Com. Geol. It., v. XV, 1884, p. 199. — Terrici. Ibidem, v. XVI, 1885, p. 153. — CLERICI. Ibidem, 
v. XVII, 1886. — Fornasini. Mem. Acc. Sc. Bologna, s. 4%, v. VII, 1886, p. 709. — MARIANI. Rend. 
Ist. Lomb., s. 2°, v. XX, 1887, p. 478. — Maragoni. Atti Soc. Nat. Modena, s. 3*, v. VII, 1888, p. 113, 
t. III, f. 7. — Martani. Boll. Soc. Geol. It., v. V, 1836, p. 289; v. VI, 1887, p. 296; v. X, 1891, 
p- 174. — Matnaeoni. Ibidem, v. VI, 1887, p. 521, t. XIII, f. 8; v. VII, 1888, p. 388; v. XI, 1892, 
p. 98. — Sacco. Ibidem, v. VIII, 1889, p. 308. — CeRuLLI. Riv. Abruzzese Sc. Lett. Arti, 1896 
(Globigerina). 

Sono qui confuse per lo meno due forme diverse: la Globigerina bulloides e la GI. triloba quale 
è intesa da Reuss. La G/. dulloides è monostoma; la Gl. triloba è polistoma. 


trilocularis OrB. ForNASINI. Rend. Acc. Sc. Bologna, n. s., v. II, 1897, p. 12, t. I, f. 6,7. — Mem. c. s., 
s. 53, v. VII, 1898, p. 206 (Globigerina). 
Istituita da D’OrBIGnY nel 1826. Non descritta, ma figurata nelle Planches inédites. Ho già ri- 
prodotte (1. c.) tali figure inedite, da le quali si rileva che la Globigerina trilocularis è inseparabile 
da la bulloides. 


tuberculata Costa. Atti Acc. Pontan., v. VII, f. 2°, 1856, p. 116, t. XI, f. 1 (Orbdulina). — Copri. Boll. 
Com. Geol. It., vol. XV, 1884, p. 199 (Globigerina). — De Awrcrs. Boll. Soc. Geol. It., v. XII, 1893, 
p. 441 (Orbulina). 
Differisce da l’Orbulina universa per la superficie ornata di tubercoli. | 


tuberculata Costa, var. verrucosa TrrRIGI. Atti Acc. Nuovi Lincei, v. XXXV, 1883, p. 186, t. III, t. 27 
(Globigerina). 
Differirebbe dal tipo per avere i tubercoli simili a verruche perforate. 


universa D’OrBIGNY. Foram. Vienne, 1846, p. 22. — Prodrome, v. III, 1852, p. 190. — Costa. Mem. 
Acc. Sc. Napoli, v. II, 1855, p. 116, 128, 133. — Atti Acc. Pontan., v. VII, f. 2°, 1856, p. 114, t. XI, 
f.5. — Jones e PARKER. Quart. Journ. Geol. Soc., v. XVI, 1860, p. 302, quadro, n. 93. — SEGUENZA. 
Not. succ. terr. terz. Messina, 1862, p. 20, 26, 33. — Foram. Monot. Messina, 1862, p. 35. — Atti 
Acc. Gioenia Sc. Nat., s. 22, v. XVIII, 1862, p. 91. — O. SinvestRI. Atti X Congr. Scienz. It., 1862, 
p. 81. — Conti. Monte Mario, 1864, p. 39. — Coppi. Cat. foss. mioc. pl. Modenese, 1869, p. 57. — 
SecuENZA. Mem. Com. Geol. It., v. I, 1871, p. 79. — Sismonpa. Mem. Acc. Sc. Torino, s. 2%, v. XXV, 
1871, p. 267. — Mantovani. Descr. geol. Camp. Rom., 1874, p. 47. — Coppi. Cat. foss. miopl. mod., 
1874, n. 948. — CRrESPELLANI. Ann. Soc. Nat. Modena, s. 28, v. IX, 1875, p. 32. — Hanmxen. Sitzh. 
Ak. Wiss. Wien, v. LXXIII, 1876, p. 73. — ZirteL. Palaeont., v. I, 1876, p. 88, f. 24. — STORR. 
Boll. Com. Geol. It., v. VII, 1876, p. 467, 474; v. IX, 1878, p. 505, 513. — ScHwacER. Ibidem, 
v. VIII, 1877, p. 26, f. 45. — Simonetti. Ibidem, v. XI, 1880, p, 213, 215. — Crorano. Atti Acc. 
Gioenia Sc. Nat., s. 3%, v. XII, 1878. — Karrer. Sitzb. Ak. Wiss. Wien, v. LXXXI, p. 18, 1880, 
p. 171. — Sartorio. Cron. Liceo Forteguerri, 1880, f. 2° (Orbulina). — TerrIGI. Atti Acc. Nuovi 
Lincei, v. XXXIII, 1880, p. 158, 159, 185; v. XXV, 1883, p. 185 (Globigerina). — SecueNzA. Mem. 
Ace. Lincei, s. 3, v. VI, 1880, p. 64, 91, 148,228, 308, 334, 376. — MeLi. Ibidem, v. VIII, 1880. — 
TERRIGI. Ibidem, v. X, 1881, p. 391. — PanranELLI. Ibidem, v. XII, 1882, p. 390, 392, 393. — 


[11] 


C. FORNASINI 213 


Carici. Ibidem, v. XIV, 1883, p. 74, 85. — Coper. Paleont. Modenese, 1881, p. 131. — Parona. Rend. 
Ist. Lomb., s. 2%, v. XVI, 1883 (Orbulina). — Fornasini. Boll. Soc. Geol. It., v. II, 1883, p. 189, 
t. II, f. 11 (Globigerina); v. IV, 1885, p. 115; v. V, 1886, p. 353; v. VI, 1887, p. 31 (Orbulina). 
— Copri. Boll. Com. Geol. It., p. XV, 1884, p. 199 (GIobdigerina). — TerRrIGI. Ibidem, v. XVI, 1885, 
p. 153. — CueriIci. Ibidem, v. XVII, 1886. — ForxnasIni. Mem. Acc. Sc. Bologna, s. 4%, v. VII, 1886, 
p. 709 (Orbulina). — MaragoLi. Atti Soc. Nat. Modena, s. 32, v. II, 1886, p. 126; v. VII, 1888, p. 
113, t. III, f. 8 (GIobigerina). — MARIANI. Atti Soc. It. Sc. Nat., v. XXX, 1887, p. 132, v. XXXI, 
1888, p. 121. — Rend. Ist. Lomb., s. 2%, v. XXI, 1888, p. 501. — Boll. Soc. Geol. It., v. V, 1886, 
p. 289; v. VI, 1887, p. 296. — Maraconi. Ibidem, v. VI, 1887, p. 522, t. XIII, f. 9; v. VII, 1888, p. 
389; v. IX, 1890, p. 434; v. XI, 1892, p. 98. — CteRrIcI. Ibidem, v. VII, 1888, p. 102 (Orbulina). 
— Naviani. Ibidem, v. VI, 1887, p. 181 (GIodigerina); v. VIII, 1889, p. 139, 145. — Sacco. Ibi- 
dem, v. VIII, 1889, p. 308. — FornasINI. Minute forme rizop. Ponticello, 1889, f. 28 (Ordulina). 
— TerrIcI. Mem. Acc. Lincei, s. 4%, v. VI, 1889, poldas t. VI, f£. 16, 17 (GIobigerina). — Mem. Com. 
Geol. It., v. IV, 1891, p. 1°, p. 103. — Mariani. Boll. Soc. Geol. It., v. X, 1891, p. 175, 729, t. I 
f. 21, 22. — DE Awrcss. Ibidem, v. XII, 1893, p. 438. — A. SinvesrrIi. Atti Acc. Zelanti Acireale, 
V. V, 1893, p. 16, t. III, f. 1-3. — Fornasini. Mem. Ace. Sc. Bologna, s. 5%, v. III 1893, p. 430, 
t. I, f. 12, 13; v. IV, 1894, p. 226; v. V, 1895, p. 11, t. IV, f. 34 (9). — Foram. Coll. Soldani, 1894, 
p. 17, 18. — Palaeont. Italica, v. I, 1895, p. 141. — Corti. Rend. Ist. Lomb., s. 2%, v. XXVII, 
1894. — Eccer. Jahresh. Naturh. Ver. Passau, anno XVI, 1895, t. IV, f. 18, 19. — De Amicis. Natur. 
Sicil., anno XIV, 1895, p. 116. — DeRrviEux. Boll. Soc. Geol. It., v. XIV, 1895, p. 307. — DE ANGELIS. 
Ibidem, v. XVI, 1897, p. 290. — CeRULLI. Riv. Abruzzese Sc. Lett. Arti, 1896. — Burrows e HoLLanp. 
Mon. Foram. Crag, p. 4%, 1897,.p. 389. — FornasIni. Rend. Acc. Sc. Bologna, n. s., v. I, 1897, p. 
53, 114; v. II, 1898, p. 13. — Mem. c. s., s. 5?, v. VII, 1898, p. 208 (Ordulina). 

È il tipo del sottogenere Orbdulina. È per lo più uniloculare; non di rado è biloculare; rarissi- 
mamente triloculare. 


universa Ors., var. fulva Costa. Atti Acc. Pontan., v. VII, f. 2°, 1856, p. 115 (Orbudina). 


Inseparabile dal tipo. 


universa OrB., var. fulvoviolacea Costa. Ibidem. — SeGuENzA. Foram. Monot. Messina, 1862, p. 36 (0r- 


bulina). 
Come la precedente. 


universa ORB., var. gemina Terr. De Amicis. Boll. Soc. Geol. It., v. XII, 1893, p. 440. — Natur. Sicil., 


anno XIV, 1895, p. 116 (Orbdulina). 
Vedasi l’osservazione a l'articolo gemina. 


universa OrB., var. lactea SecueNzA. Foram. Monot. Messina, 1862, p. 36 (Ordulina). 


Inseparabile dal tipo. 


universa OrB., var. subovalis O. SivvestrI. MS. (fide FornAsINI. Foram. Coll. Soldani, 1894, p. 17 /Or- 


bulina]). 
Piuttostochè di una varietà, trattasi probabilmente di una deformazione. 


[12] 


214 C. FORNASINI 
PROSPETTO DE LE GLOBIGERINE FOSSILI D’ITALIA 
DESUNTO DA L’ INDICE PRECEDENTE 
SZ | GENERI, SPECIE 
S ° SINONIMI DISTRIBUZIONE 
E E VARIETA 
Globigerina. 
1 | inflata ORB. . Globigerina punctulata ORB. . Abbastanza diffusa, se non abbondante, da 
Rotalina aradasi SEG. l’oligocene in poi. 
Globigerina aradasi SEG. 
» applanata HANTK. 
-2 | pachyderma EER. Nel pliocene di Castenedolo in Lombardia 
(CORTI). 
3 | linnaeana (ORB.) Discorbina canaliculata Reuss. Nel eretaceo del Costone di Gavarno in Lombar- 
dia (2MARIANI) e degli Euganei (HANTKEN). 
4 | marginata (Reuss): Discorbina marginata Russ . Nel cretaceo di Lombardia (? MARIANI) e di 
Montalmo rosso in Sicilia (PANTANELLI). 
5 | rotundata ORB. Globigerina globosa HANTK. Nell’ oligocene degli Euganei e de le Alpi 
Marittime (HANTKEN). 
6 | dubia EGGeER. . +. 0 Nel pliocene di Monte Bartolomeo sul Garda 
(EccrR) e nel miocene di Calabria (SE- 
GUENZA). 
7 | cretacea ORB. Rosalina foveolata EER. (pars) Nel cretaceo di Lombardia (MARIANI) e de 
l’Italia meridionale (SEGUENZA). 
8 | bulloides ORB. Globigerina trilocularis ORB. . La più diffusa e la più abbondante de le GZo- 
» triloba auctorum(pars) bigerina: si trova in tutte le zone, ma pre- 
» concinna REUSS valentemente ne le profonde, dal cretaceo 
» diplostoma Reuss in poi. 
» foveolata EER. (pars) 
» cretae EAR. 
» stellata EER. 
9 | quadrilobata ORB. . Non molto diffusa, da l’oligocene in poi. 
10 | conglomerata ScHaw. . | . : »- «| Nel pliocene di Reggio di Calabria (SEGUENZA), 
11 regularis ORB. . Abbastanza diffusa, da l’oligocene in poi. 


C. FORNASINI 


215 


S | GENERI, SPECIE 

E E VARIETA 

12 | sphaeroides EGGER 

13 | aequilateralis Brapy 

14 | triloba Reuss . . . 

15 | rubra OrB. 

16 | conglobata BRADY 

17 | elongata ORB. 

18 | helicina ORB. 
Orbulina. 

19 | universa ORB. . . 

20 | tuberculata Costa 

21 | porosa (TERQUEM) . 

Hastigerina. 
29 | digitata (BRADY) 


SINONIMI 


DISTRIBUZIONE 


Globigerina gomitulus SEG. 


Globigerina bilobata ORB. . . 
Orbulina granulata Costa 
Globigerina ovoidea SEG. 
Orbulina gemina TERR. 


Orbulina foveolata SEG. (?) 


» neojurensis KARR. 


Globigerina difformis SEG. (?) 
» digitata BRADY 


Nel pliocene di Monte Bartolomeo sul Garda 
(EGGER). 


Nel pliocene di Albenga in Liguria (Burrows 
e HoLLanD) e di Bonfornello in Sicilia (DE 
AMICIS). 


Nel pliocene di Castellarquato e di Siena (REUSS). 


Nel pliocene di Calabria (SEGUENZA) e di Sicilia 
(A. SILVESTRI). 


Abbastanza diffusa e abbondante, dal pliocene 
in poi. 

Nel pliocene di Castellarquato (D’ ORBIGNY). 

Nel pliocene senese (Jones e PARKER, SI- 


VESTRI, FORNASINI), romano (TERRIGI) e 
calabrese (SEGUENZA). 


| Diffusa e abbondante quanto la G/obigerina 


bulloides, dal miocene in poi. 


Nel miocene del Modenese (Coppi) e nel plio- 
cene di Trinité Victor nel Nizzardo (DE 
AwmrcIs), di Roma (TERRIGI) e de l’Italia 
meridionale (Costa). 


Nel pliocene piemontese (Sacco‘, ligure (MA- 
RIANI), romano (TERRIGI) e siciliano (? SE- 
GUENZA). 


Nel pliocene lombardo (CoRrtI), senese (For- 
NASINI), romano (TERRIGI) e calabrese (? SE- 
GUENZA). 


Se la Globigerina taramellii è veramente una Globigerina, possiamo dire che la prima comparsa di 
questo tipo a lo stato fossile in Italia si osserva nel carbonifero del Friuli. Molto dubbia è, per confessione 


216 ©. FORNASINI [14] 


di Reuss, la presenza di esso tipo nel trias di San Cassiano; sicchè per ora dobbiamo ammettere sol- 
tanto che le Globigerina si trovano sicuramente e copiosamente rappresentate nel lias superiore di Mon- 
summano ®. In esse però non è stata ancora possibile alcuna distinzione specifica, mentre nel cretaceo 
de l’Italia settentrionale e meridionale la Globigerina cretacea, la bulloides, la linnacana o canaliculata, 
e fors’anche la marginata, hanno senza dubbio grandemente contribuito a la formazione di potenti masse 
calcaree. 

Se i foraminiferi in generale, e le globigerine in particolare, nelle rocce liasiche, cretacee ed eoceniche 
italiane furono osservate e determinate unicamente col mezzo de le lamine sottili, quelle de 1’ oligocene in- 
vece sono isolabili e in discreto stato di conservazione; ed è così che Hantken, studiando gli strati a Cla- 
uulina szabéi degli Euganei e de le Alpi Marittime, ha potuto determinare alcune specie di Globigerina 
che vi si trovano in abbondanza. Tali sono: la G7. bulloides, la quadrilobata, la regularis, la rotundata (= glo- 
bosa H.) e l’inflata (-=applanata H.). Di esse, la prima aumenta nel neocene la propria diffusione, in 
modo da acquistare com’è noto, insieme a 1° Ordulina universa, straordinaria importanza nella costituzione 
de le rocce particolarmente di origine profonda. La G4. inflata si mantiene abbastanza frequente, mentre la 
quadrilobata e la regularis sembrano diminuire gradatamente d’importanza procedendo verso l'attualità. 

Nel pliocene, infine, notasi la comparsa di parecchie altre specie e varietà, quali la G7. aequilateraltis, 
la dubia, la pachyderma, la sphaeroides, la conglomerata, la triloba, la elongata, la conglobata, la helicina, e 
la Hastigerina digitata, tutte, meno la conglobata, più o meno scarsamente rappresentate. Ricompare inoltre 
l’Orbulina porosa, una forma che vuolsi vivesse nel lias e nel giura; e un’altra varietà de 1’ O. universa, 
cioè la tuberculata, venne osservata in pochissime località. 


') Dervieux. Mem. Acc. Nuovi Lincei, v. XI, 1896. 


P.E. VINASSA DE REGNY 


I RADIOLARI DELLE FTANITI TITONIANE 


DI CARPENA (SPEZIA) 


(na SVI SSVALI OL), 


Comunicai nel giugno decorso alla R. Accademia dei Lincei ” l’elenco delle forme di Radiolari rin- 
venuti nelle ftaniti titoniane di Carpena, a NNE. del Monte Parodi presso Spezia, esprimendo la speranza 
di poterne presto pubblicare la descrizione completa. Rimandando a quella mia nota preventiva, come 
pure alla nota pubblicata nella Rivista italiana di Paleontologia ®, per ciò che riguarda le osservazioni gene- 
rali sulla giacitura delle ftaniti e sui caratteri della fauna studiata, mi limiterò qui solamente ad alcune 
avvertenze necessarie a comprendere le descrizioni delle forme che qui presento. 

I radiolari delle ftaniti di Carpena sono in generale benissimo conservati; numerose forme incom- 
plete e dubbie sono state da me assolutamente trascurate. È probabile però che nuove ricerche nelle 
ftaniti, quando capiti la fortuna di trovare un pezzo ricco di forme, come quello che ha servito per le 
mie sezioni, facciano aumentare notevolmente il numero, pure già rilevante, delle forme ben caratterizzate. 

Il modo di fossilizzazione di questi Radiolari è sempre ottimo: poichè essendo il loro guscio impre- 

gnato, e talvolta anche interamente trasformato in ossido di ferro, ne risulta che i fossili spiccano in 
bruno scuro sul fondo giallastro della ftanite. 

Per la determinazione dei generi mi son servito dei lavori classici dell’ ErRENBERG e del HAECKEL, 
attenendomi, per la classificazione, al sistema da questi proposto nel suo magistrale lavoro sui Radiolari 
dello Challenger . 

Per le forme, oltre ai lavori del PARONA, del DuniKowsky, dello ZrrteL, ho ricorso alle bellissime 
memorie del Rust, che sono certamente le più ricche di forme e le più chiare per descrizioni e figure 
tra tutte quelle che trattano di Radiolari fossili preterziari. 


1) Rendiconti. Serie V, vol. VII, 2.° semestre, fasc. 1, pag. 34. 

%) Anno IV, fascicolo 2°, pag. 50. 

3) Eeport on the scientific Results of the Voyage of H. M. S. Challenger, Zoòlogy, vol. XVIII. 

4) Rust. Palaeontographica, vol. 31, pag. 285, citato come Rist, I. — Vol. 84, pag. 190, come RùsT, II. — 
Vol. 38, pag. 130, come Rist, III. — Vol. 45, pag. 1, come Rist, IV. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 29 


218 P. E. VINASSA DE REGNY [2] 


Quanto alle figure ho creduto bene allontanarmi dal sistema del Rust, il quale presenta le sue forme 
con ingrandimenti diversissimi, anche sulla tavola stessa. Ciò può dare un’idea errata sulla grandezza 
relativa delle varie forme, non ostante che nelle descrizioni siano le dimensioni indicate in millimetri. 

Le figure dei miei esemplari più piccoli sono tutte a 250 diametri di ingrandimento; gli esemplari 
maggiori invece sono a 125 diametri, e credo che adottando questo sistema, di usare cioè due soli in- 
grandimenti, sia reso più facile il farsi un’ idea delle dimensioni relative delle varie forme. 

Ho però dato io pure le dimensioni principali in millimetri; quando è indicato solamente altezza o 
larghezza voglio intendere la massima. 


DESCRIZIONE DELLE SPECIE 


II. Ord. Beloidea. 


IV. Fam. Sphaerozoida HcK. 1362. 


Gen. 13. Sphaerozoum MryENn 1834. 


1. Sphaerozoum sp. pl. 


Numerose spicule variamente formate, corrispondenti alle figure date dal Rùsr nei suoi vari lavori. 
Secondo DREYER questi bastoncelli a 4 braccia sarebbero il principio di ogni scheletro di Radiolario. Ac- 
cettando questa idea, come osserva con ragione il Rùsr (III, pag. 133), si spiega la frequenza di queste 
forme in tutte quante le roccie ove stanno Radiolari. 


II. Ord. Sphaeroidea Hcx. 1878. 


V. Fam. Liosphaerida HcK. 1881. 


Gen. 15. Cenosphaera EBRENBERG 1854. 


2. Cenosphaera gregaria Risr. 
1884. C. gregaria Rist. I, pag. 286, tav. 26, fig. 10. 


Assai comune nel Devoniano, Carbonifero, Trias, Giura e Creta. 


3. Cenosphaera regularis Riisr. 


1884. O. regularis Risr. I, pag. 285, tav. 26, fig. 5. , 


Secondo il Rùsr questa forma è assai rara nelle roccie da lui studiate; nelle ftaniti di Carpena è 
invece relativamente frequente. 


[3] P. E. VINASSA DE REGNY 219 


4. Cenosphaera minuta Pant. sp. 


1881. Etmosphaera minuta PantaneLLI. Diaspri Toscana, pag. 13, tav. I, fig. 1, 2. 

Forma trovata per la prima volta nei diaspri toscani, quindi rinvenuta dal Rusr nella Creta, e re- 
centemente dal PAronA nel Permiano: il rinvenimento di questa forma nel Lias collega bene tra loro 
questi vari ritrovamenti. 


5. Cenosphaera minor n. f. — Tav. XVII [I], fig. 3. 


Sfera unica, a guscio assai sottile, levigato, di piccole dimensioni; munita di poche aperture assai 
grandi di forma poliedrica irregolare. 

Si distingue dalle altre forme conosciute per avere le aperture poliedriche. 

Diametro m. 0,052. 


6. Cenosphaera major n. f. — Tav. XVII [I], fig. 1. 


Sfera unica, grande, a guscio molto spesso, con aperture irregolari, grandi, non molto fitte, assai re- 
golarmente disposte in serie concentriche, formate per l’anastomosi di braccia forti e spesse. 

Si distingue dalle sue congeneri per la sua robustezza e le sue dimensioni. 

Diametro 0,24. 


7. Cenosphaera ligustica n. f. — Tav. XVII [I], fig. 2. 


Sfera unica, interamente levigata, a guscio assai spesso, non molto grande, munita di ampie aper- 


ture ovali, irregolarmente disposte. 
Una forma assai prossima è la C. lacunosa Rùsr (I, pag. 285, tav. 26, fig. 8) ma questa ha i pori 


molto più numerosi e più rotondi. Più vicina è invece la C. uralensis Rùst (II, pag. 134, tav. VI, fig. 3) 
ma anche questa ha i pori molto più numerosi. 


Diametro 0,065. 
8. Cenosphaera Haeckeliana n. f. — Tav. XVII [I], fig. 4. 


Sfera unica, regolare, munita di piccoli aculei o sporgenze alla periferia. Il guscio è sottile ed è 
traversato da numerosissimi pori rotondi, piccoli, disposti regolarmente in tante linee meridiane. 
Diametro 0,132. 


9. Cenosphaera regularissima n. f. — Tav. XVII [I], fig. 5. 


Sfera unica, assai piccola, a guscio non molto spesso, interamente levigata. Pori perfettamente cir- 
colari, disposti in serie di circa 12 nell’equatore, regolari e corrispondenti tanto dall’ alto al basso, quanto 


da sinistra a destra. 
Diametro 0,036. 


Gen. 16. Stigmosphaera Hcx. 1887. 
10. Stigmosphaera tithoniana n. f. — Tav. XVII [I], fig. 6. 


Sfera unica, a guscio assai spesso, munito di piccole protuberanze a guisa di dentellatura più o meno 
6) (©) ©) 
sporgente. Braccia interne spesse, cilindriche, assai numerose. 


220 P. E. VINASSA DE REGNY [4] 


Questa forma ha qualche analogia colla Sf. suspecta Rùst (III, pag. 135, tav. VI, fig. 12), ma se ne 
distingue per la dentellatura periferica e per la disposizione delle braccia. 
Diametro 0,072. 


Gen. Sphaeropyle DrEyER. 


11. Sphaeropyle macropyla n. f. — Tav. XVII [I], fig. 7. 


Sfera unica, non molto grande, levigata, a guscio sottile, munito di pori ovali, non molto fitti, assai 
regolarmente disposti. Apertura grande molto, munita di un cercine rilevato tutt’ attorno e non estuflessa. 
Diametro: 0,052; larghezza dell’apertura: 0,015. 


12. Sphaeropyle micropyla n. f. — Tav. XVII [I], fig. $. 


Sfera unica, un. poco più grande della precedente, levigata, a guscio sottile, munito di pori ovali, 
assai più piccoli e più fitti che non nella forma precedente e meno regolarmente disposti. Apertura as- 
sai piccola, munita di un cercine rilevato. 

Diametro: 0,078; larghezza dell'apertura: 0,011. 


13. Sphaeropyle zonata n. f. — Tav. XVII [I], fig. 9. 


Sfera unica, non molto grande, a guscio assai sottile. Su di esso, irraggianti dall’apertura maggiore, 
assai grande e rotonda, stanno dei rilievi regolari, equidistanti, in posizione meridiana, in numero di 18. 
Fra questi rilievi si trovano dei solchi assai profondi, nei quali si trovano le perforazioni poste in una 


[N 


sola serie di 8-10 pori. L'apertura maggiore, centrale, è circolare, assai ampia, ed è circondata dal so- 
lito cercine rilevato. 
Diametro: 0,072; larghezza dell’apertura: 0,014. 


14. Sphaeropyle entostoma, Riisr. 
1891. S. entostoma Risr. IMI, pag. 141, tav. IX, fig. 9. 


Citata dal Rùst per la prima volta del diaspro siciliano da lui considerato carbonifero. Il rinveni- 
mento di questa forma nel titoniano di Carpena, conferma quanto già dissi rispetto ai diaspri siciliani 
e alla loro età D. 


Gen. 19. Carposphaera Hcx. 1881. 


15. Carposphaera valida Riisr. 
1884. C. valida Risr. I, pag. 290, tav. 28, fig. 14. 


_ Il Rusr ha descritto questa forma del titoniano di Oberstdorf nell’Allgàu, ove non è rara; essa si 
trova anche, sebbene in pochi esemplari, nelle .ftaniti di Carpena. 


1) Vedi la mia nota preventiva nei Rend. Accad. Lincei, pag. 35. 


[5] P. E. VINASSA DE REGNY 221 


Gen. 20. Liosphaera Hcx. 1881. 
16. Liosphaera media n. f. — Tav. XVII, [I], fig. 10. 


Sfera esterna a guscio assai sottile, minutamente crenulato, munito di pori rotondi, assai fitti, re- 
golarmente disposti: sfera interna ben distinta per forma, con pori rotondi, appena visibili all’esterno. 

Questa forma ha qualche analogia colla L. devoniensis Rust (III, pag. 136, tav. VII, fig. 5) ma se 
ne distingue per la crenulatura più fitta del margine, e pei pori molto più numerosi. : 

Diametro della sfera esterna: 0,068; dell’interna: 0,032. i 


Gen. 21. Thecosphaera Hcx. 1881. 


17. Thecosphaera sicula Risr. 


1891. 7. sicula Rist. II, pag. 137, tav. VII, fig. 7. 


Forma dal Riusr ereduta carbonifera, come tutte le altre da lui ritrovate nel diaspro siciliano; si 
‘trova assai rara nelle ftaniti di Carpena. 


Gen. 22. Rhodosphaera Hcx. 1881. 
18. Rhodosphaera sexactinia n. f. — Tav. XVII [I], fig. 11. 


Sfera esterna a guscio assai sottile, crenulato alla periferia, munito di pori circolari, assai grandi, 
non molto numerosi, regolarmente disposti. Sfera mediana pure crenulata alla periferia, con pori circo- 
lari quasi uguali per forma e disposizione a quelli della sfera esterna. Sfera interna a pori. minuti, cir- 
‘colari, regolari, uniti alla mediana mediante sei liste, regolarmente disposte e assai larghe. 

Diametro della sfera esterna: 0,104; della mediana: 0,064; della interna: 0,032; lunghezza dei 
raggi: 0,016; larghezza massima: 0,008. 


19. Rhodosphaera elegans n. f. — Tav. XVII [JI], fig. 12. 


Sfera esterna a guscio molto spesso, a contorno ondulato. Sfera mediana reticolata, a grandi maglie, 
di cui una mediana subcircolare e 11 periferiche; bracci del reticolato cilindrici, assai robusti e spessi. 
Sfera interna a guscio sottile, munito di numerosi pori circolari, regolarmente disposti. 

Diametro della sfera esterna: 0,084; della mediana: 0,057; dell’interna : 0,037. 


20. Rhodosphaera crassa n. f. — Tav. XVII [I], fig. 13. 


Sfera esterna a guscio molto spesso, con pori molto grandi e non molto numerosi. Sfera mediana 
a guscio pure assai spesso, lievemente crenulata alla periferia, con pori circolari, rotondi, regolari. Sfera 
interna a guscio sottile con minuti pori circolari, assai fitti e regolari. Non ho veduto traccie di raggi 
di collegamento fra le varie sfere. 

Diametro della sfera esterna: 0,097; della mediana: 0,067; dell’interna: 0,032. 


222 P. E. VINASSA DE REGNY i [6]) 


Fam. Dorysphaerida VINASSA 1898. 


Sferidee munite di un solo aculeo semplice o diviso. 


Gen. Dorysphaera Hinpe 1890. 


21. Dorysphaera lanceolata n. f. — Tav. XVII [I], fig. 14. 


Sfera unica a guscio non molto spesso, levigato, munito di pori assai grandi, rotondeggianti, poco: 
numerosi, irregolarmente disposti. Aculeo lungo poco più del diametro della sfera, allargato, pianeggiante, 


con apice ottuso. 
Diametro della sfera: 0,061; altezza dell’aculeo: 0,072; larghezza massima dell’aculeo: 0,020. 


22. Dorysphaera elegans n. f. — Tav. XVII [I], fig. 17. 


Sfera unica, a guscio assai spesso, levigato, reticolato: maglie molto ampie, irregolari, formate dal- 
l’incrocio di trabecole assai spesse il cui punto di irraggiamento: è più scuro. Aculeo brevissimo, acuto, 
rilevato nella sua linea centrale. 

Diametro della sfera: 0,068; altezza dell’aculeo: 0,038; sua larghezza massima: 0,012. 


23. Dorysphaera micropora n. f. — Tav. XVII [I], fig. 16. 


Sfera unica a guscio sottile, crenulato alla periferia, munito di pori rotondi, piccoli, non molto nu- 
merosi e assai regolarmente disposti. Aculeo lungo quasi quanto il diametro della sfera, assai slargato: 
in basso, acuto verso. l’alto e un poco rilevato nella linea mediana. 

Diametro della sfera: 0,088; altezza dell’aculeo: 0,084; sua massima larghezza: 0,021. 


24. Dorysphaera simplex n. f. — Tav. XVII [I], fig. 15. 


Sfera unica, a guscio assai spesso, levigato, munito di pori ovali, grandi, poco numerosi, regolar- 
mente disposti. Aculeo lungo quanto il diametro della sfera, assai sottile, acuminato, non munito della 
carena mediana sporgente. 

Diametro della sfera: 0,065; altezza dell’ aculeo: 0,070. 


25. Dorysphaera major n. f. — Tav. XVII [I], fig. 18. 


Sfera unica, a guscio molto spesso, levigato, munito di grossi pori ovali, assai numerosi e quasi re- 
golarmente disposti. Aculeo assai lungo, molto acuto, sottile, munito di una forte carena mediana. 
Diametro della sfera: 0,258; altezza dell’aculeo: 0,205. 


26. Dorysphaera bomba n. f. — Tav. XVII [I!, fig. 19. 


Sfera unica, a guscio sottile, levigato, munito di numerosi pori circolari assai piccoli, regolarmente: 


disposti. Fascio di tre aculei, sottili, acuti, rotondeggianti, quasi tutti di lunghezza uguale. 
Diametro della sfera: 0,076; altezza dell’aculeo maggiore: 0,087. 


7] P. E. VINASSA DE REGNY 223 


Gen. Dorydictyum Hixpe 1890. 


27. Dorydictyum ligusticum n. f. — Tav. XVII [I], fig. 20. 


Sfera uniea, levigata, spugnosa. Aculeo semplice, assai sottile, acuto, privo della carena mediana 
rilevata, alto quanto il diametro della sfera. 
Diametro della sfera: 0,075; altezza dell’aculeo: 0,076. 


Gen. Dorylonchidiumi Vinassa 1898. 


Sferidea con due sfere concentriche reticolate non riunite da raggi e con un solo aculeo semplice 
‘o diviso. 


28. Dorylonchidium Hindei n. f. — Tav. XVII [I], fig. 21. 


Sfera esterna a guscio molto spesso, levigato, munito di grandi pori subcircolari, regolarmente di- 
sposti. Sfera interna nettamente visibile, assai sottile, levigata, munita di pori circolari minuti, essi pure 
regolarmente disposti. Aculeo molto lungo e largo; non molto acuto all’ estremità, privo della carena me- 
diana rilevata. 

Diametro della sfera interna: 0,030; dell’ esterna: 0,062; lunghezza dell’aculeo: 0,108. 


‘ 29. Dorylonchidium globosum n. f. — Tav. XVII [I], fig. 22. 


Sfera esterna a guscio molto spesso, levigato, munito di numerosi pori circolari, regolarmente disposti. 
Sfera interna, a guscio sottile, levigato, con numerosi pori anch'essi circolari, fittissimi e disposti rego- 
larmente. Aculeo non molto lungo, sottile, assai acuto alla sua estremità, privo della carena mediana 
rilevata. 

Diametro della sfera interna: 0,052; dell’esterna: 0,105; altezza dell’aculeo: 0,096. 


Gen. Doryconthidium Vinassa 1898. 


Sferidea con tre sfere concentriche, reticolate, non riunite tra loro da raggi, e con un solo aculeo 
semplice o diviso. 


30. Doryconthidium Cayeuxi n. f. — Tav. XVII [I], fig. 23. 


Sfera esterna a guscio spesso, costituito da larghe maglie subpoligonali, regolarmente disposte attorno 
ad una centrale. Sfera mediana a guscio sottile, levigato, munita di numerosi pori circolari assai piccoli, 
regolarmente disposti. Sfera interna nettamente visibile nel solo contorno. Aculeo molto lungo, robusto, 
acuminato, con una forte carena mediana, formata dall’incontro dei due piani laterali dell’aculeo, che ha 
una sezione rombica. 

Diametro della sfera esterna: 0,098; della mediana: 0,052; della interna: 0,022; lunghezza del- 
l’aculeo: 0,058; sua larghezza massima: 0,026. 


224 P.E. VINASSA DE REGNY È [Sk 


VII. Fam. Stylosphaerida HcKk. 1881. 
Gen. 45. Xyphosphaera Hcx. 1881. 


31. Xyphosphaera Riisti n. f. — Tav. XVII [I], fig. 24. 


Sfera unica a guscio assai spesso, costituito da un reticolato a maglie esagonali grandi. Aculei re- 
golarmente opposti, di lunghezza quasi uguale, lanceolati, acuminati, muniti di una costola mediana, ri- 


levata ed ottusa.. 
Diametro della sfera: 0,066; lunghezza dell’aculeo maggiore: 0,104; del minore: 0,076. 


Gen. 46. Xyphostylus Hcx. 1881. 


32. Xyphostylus major n. f. — Tav. XVII [I], fig. 25. 


Sfera unica a guscio spesso, levigato, munito di grandi pori poco numerosi, a contorno irregolare. 
Aculeo maggiore molto lungo ed acuto, munito di una costola mediana careniforme, alla base perforato- 
da poche e piccole aperture circolari. .Aculeo minore, breve, molto acuto e sottile, senza rilievo mediano. 

Diametro della sfera: 0,024; lunghezza dell’aculeo maggiore (completato): 0,336; del minore: 0,104. 


33. Xyphostylus Paronai n. f. — Tav. XVII [I], fig. 27. 


Sfera unica, a guscio molto spesso, munito di grandi pori subcircolari, regolarmente disposti. Aculeo- 


maggiore molto lungo, rotondeggiante; aculeo minore breve, acuto; entrambi privi di qualsiasi rilievo: 


careniforme. 
Diametro della sfera: 0,069; lunghezza (probabile) dell’aculeo maggiore: 0; 168; del minore: 0,032.. 


34. Xyphostylus acutus n. f. — Tav. XVII [I], fig. 26. 


Sfera unica, a guscio assai spesso, costituito da un reticolato a maglie variamente poligonali, per 


lo più pentagone, assai grandi. Aculeo maggiore, lanceolato, acuminato, munito. di una costola mediana. 
rilevata, ottusa. Aculeo minore brevissimo, ottuso, privo di rilievo. 


Questa forma per aspetto generale, somiglia assai alla Xiphosphaera Riisti precedentemente descritta. 


(31); se ne distingue solo per una piccola diversità nella forma delle maglie, e per la differenza note- 
vole nelle dimensioni dei due aculei. 
Diametro della sfera: 0,065; lunghezza dell’aculeo maggiore: 0,106; del minore: 0,027. 


Gen. 52. Amphistylus Hcx. 1881. 
35. Amphistylus Zitteli n. f. — Tav. XVII [I], fig. 28. 


Sfera esterna a guscio molto spesso, levigato, munito di pori rotondeggianti assai- grandi e poco nu- 
merosi. Sfera mediana a guscio più sottile, levigato, con pori rotondi assai piccoli, non molto fitti. Sfera. 
interna pure a guscio sottile, a pori circolari poco numerosi, riunita alla sfera mediana mediante alcuni 
raggi sottili. Aculeo maggiore non molto lungo, assai acuto, privo di carena; aculeo minore di forma si- 
mile al maggiore. 

Diametro della sfera interna: 0,026; della media: 0,054; della esterna: 0,086; altezza dell’aculeo: 
maggiore: 0,104; del minore: 0, 042. i 


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[9] P. E. VINASSA DE REGNY 


Gen. 57. Spongolonche Hcx. 1881. 


36. Spongolonche cornuta n. f. — Tav. XVII [I], fig. 29. 


Sfera unica, levigata, spugnosa. Aculei dissimetrici, ugualmente lunghi, ma non opposti ai due poli, 


sibbene spostati lateralmente. 
Diametro della sfera: 0,070; lunghezza degli aculei: 0,052. 


37. Spongolonche minima n. f. — Tav. XVII [I], fig. 30. 


Sfera unica, levigata, spugnosa. Aculei opposti, quasi uguali di lunghezza, brevi ed acuti. 
Diametro della sfera: 0,052; lunghezza dell’aculeo maggiore: 0,035; del minore: 0,019. 


VII. Fam. Staurosphaerida HcK. 1881. 


Gen. 60. Staurosphaera Hcx. 1881. 


38. Staurosphaera antiqua Risr. 


1884. S. antiqua Rist. I, pag. 289, tav. 28, fig. 2. 


Questa forma trovata dal Rust negli strati ad Aptici di Urschlau si presenta pure nelle ftaniti da 
me studiate. 
Gen. 63. Staurolonche Hcx. 81. 


39. Staurolonche Pantanellii n. f. — Tav. XVII [I], fig. 31. 


Sfera esterna a guscio sottile, reticolato, a maglie piccole e numerose. Aculei regolarmente disposti, 
brevi, ottusi, molto piccoli. Sfera interna pure a guscio sottile, con pori circolari piccoli e spessi; inter- 
namente ad essa si trovano quattro braccia a forma di croce, disposte però diversamente dagli aculei 


esterni. 
Diametro della sfera interna: 0,042; della esterna senza gli aculei: 0,073; con gli aculei: 0,092. 


40. Staurolonche minima n. f. — Tav. XVII [JI], fig. 32. 


Sfera esterna a guscio non molto sottile, levigato, munito di grandi pori circolari, regolarmente di- 
sposti attorno ad uno centrale, in numero di otto in ogni emisfero. Sfera interna sottile, levigata, con 
numerosi pori circolari, piccoli. I quattro aculei sono pochissimo sporgenti e si riuniscono, formando una 
croce, nel centro delle due sfere. 

Diametro della sfera interna: 0,022; dell’esterna senza gli aculei: 0,048; cogli aculei: 0,054. 


Gen. 66. Stauroxiphus Hcx. 1887. 


4l. Stauroxiphus elegans n. f. — Tav. XVII [I], fig. 33. 


Sfera esterna a guscio assai spesso, levigato, munito di pori circolari, assai grandi, non molto nu- 
merosi. Sfera interna a guscio sottile e pori circolari piccoli, assai radi, riunita alla esterna mediante 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 30 


226 P. E. VINASSA DE REGNY [10] 


quattro liste nastriformi poste a croce. Aculeo maggiore non troppo lungo, sottile, acuto: i rimanenti 
3 aculei brevi, ottusi e tutti uguali tra loro. 

Diametro della sfera interna: 0,029; dell’esterna senza gli aculei minori: 0,069; cogli aculei minori: 
0,087; lunghezza dell’aculeo maggiore: 0,058. 


Gen. Xyphostaurus Vinassa 1898. 
Staurosferidea con tre sfere reticolate concentriche e 4 aculei di cui uno maggiore degli altri. 


42. Xyphostaurus tithonicus n. f. — Tav. XVII [I], fig. 34. 


Sfera esterna a guscio assai sottile, levigato, reticolato, a maglie assai piccole, numerose, irregolar- 
mente poliedriche. Sfera mediana un poco più spessa, levigata, con pori circolari assai grandi, non molto 
numerosi, regolari. Sfera interna sottile, con minuti pori circolari, riuniti alla mediana mediante nume- 
rosi raggi lineari. Aculeo maggiore non molto lungo, assai acuto, leggermente rilevato nella linea mediana. 
I tre aculei rimanenti assai piccoli, brevi. A 

Diametro della sfera interna: 0,020; della mediana: 0,052; dell’esterna: 0,086; lunghezza dell’aculeo 
maggiore: 0,074; dei minori: 0,016. 


Gen. Rilstia Vinassa 1898. 
Staurosferidea con tre sfere reticolate concentriche e quattro aculei, diversi due a due. 


43. Riistia elegantula n. f. — Tav. XVII [I], fig. 35. 


Sfera esterna a guscio assai spesso, levigato, munito di pori circolari non molto numerosi; sfera me- 
diana più sottile con pori circolari più minuti e più fitti. Sfera interna reticolata, a maglie fitte e irre- 
golari. Aculei molto acuti e muniti tutti di una costola rilevata mediana, che giunge sino quasi al- 


l’apice dell’ aculeo. 
Diametro della sfera interna: 0,025; della mediana: 0,062; dell’esterna: 0,092; lunghezza degli 
aculei maggiori: 0,120 e 0,104; dei minori: 0,056 e 0,052. 


Gen. 71. Staurodoras Hox. 1881. 


44. Staurodoras Mojsisovicsi Dunix. 


La forma, rarissima, delle ftaniti di Carpena è di dimensioni assai maggiori che non quella figurata 
dal Rùsr (I, pag. 292, tav. 29, fig. 1). 


IX. Fam. Cubosphaerida HcK. 1881. 


Gen. 72. Hexastylus Hcx. 1881. 


45. Hexastylus crassispina n. f. — Tav. XVII [I], fig. 36. 


Sfera unica a guscio assai spesso, levigato, munito di pori subcircolari non molto fitti, irregolar- 
mente disposti. Aculei non molto lunghi, grossi, poco acuminati. 
Diametro della: sfera: 0,092; lunghezza degli aculei 0,052-0, 056. 


[e e P. E. VINASSA DE REGNY 227 


Gen. 73. Hexastylarium Hcx. 1887. 


46. Hexastylarium Dunikowskyi n. f. — Tav. XVII [I], fig. 37. 


Sfera unica a guscio assai sottile, levigato, munito di pori circolari, assai minuti e non molto fitti. 
Aculei diversi di forma: 4 maggiori ottusi e due minori ed acuti, privi tutti di qualsiasi rilievo mediano. 
Diametro della sfera: 0,078; lunghezza degli aculei maggiori: 0,050-0, 052; lunghezza dei minori: 0,034. 


X. Fam. Astrophaerida HcK. 1881. 


Gen. 88. Acanthosphaera Euro. 1858. 


47. Acanthosphaera parvispina n. f. Tav. XVII [I], fig. 38. 


Sfera unica a guscio assai spesso, levigato, munita di alcuni pori ovali, molto grandi, poco nume- 
rosi e irregolarmente disposti. Aculei brevi, acuti, assai numerosi, di lunghezza quasi uguale, disposti 
alla periferia. 

Diametro della sfera: 0,065; lunghezza degli aculei: da 0,024 a 0,016. 


Gen. Acanthopyle Vinassa 1898. 


Astrosferidea con una sola sfera munita di una grande apertura circolare, come nel gen. Sphaeropyle, 
ma con numerosi aculei disposti irregolarmente sulla superficie. 


48. Acanthopyle Dreyeri n. f. — Tav. XVII [I], fig. 39. 


Sfera unica, assai grande e spessa, levigata, munita di numerosi pori circolari, regolarmente disposti. 
Apertura circolare, grande, circondata da un cercine rilevato, non estuflessa. Aculei assai numerosi, brevi, 
acuti, disposti qua e là su tutta la superficie. 

Diametro della sfera: 0,114; diametro della bocca: 0,021; lunghezza media degli aculei: 0,048. 


IV. Ord. Prunoidea Hcx. 1883. 


XI. Fam. Ellipsila HcKk. 1882. 


Gen. 122. Cenellipsis Hcx. 1887. 


49. Cenellipsis ingens n. f. — Tav. XVII [I], fig. 40. 


Ellissi unica a guscio spesso, levigato, munito di grandi aperture a contorno irregolare, assai nu- 
merose e irregolarmente disposte. 
Asse maggiore: 0,244; asse minore: 0,188. 


228 P. E. VINASSA DE REGNY [12] 


50. Cenellipsis crassa n. f. — Tav. XVII |I], fig. 41. 


Ellissi unica, a guscio molto spesso, levigato, munita di aperture subcircolari assai grandi, irrego- 
larmente disposte e poco numerose. 
Asse maggiore: 0,112; asse minore: 0,084. 


51. Cenellipsis hexagonata n. f. — Tav. XVII [I], fig. 42. 


Ellissi unica, a guscio assai sottile, sul quale si notano dei rilievi assai forti a forma di maglie re- 
golari, esagone. L’interno di queste maglie è chiuso da uno strato assai sottile, il quale è perforato da 
7 pori circolari, regolarmente disposti in tre serie alternanti di 2, 3, 2. i 

Asse maggiore: 0,145; asse minore: 0,104. 


52. Cenellipsis regularis n. f. — Tav. XVII [I], fig. 43. 


Ellissi unica, ovale, a guscio sottile, munito di numerosi pori circolari assai grandi e fitti, regolar- 
mente disposti. 

Questa forma è prossima alla C. Rappì Rust (I, pag. 287, tav. 27, fig. 10), ma se ne distingue per 
numero e disposizione dei pori. 

Asse maggiore: 0,078; asse minore: 0,055. 


53. Cenellipsis gigantea Riisr. 


1887. CO. gigantea Rist. II, pag. 194. tav. 22, fig. 3. (= C. oligopora n. f. nella mia nota preventiva pre- 
sentata ai Lincei, pag. 38). 


Comune assai nel Neocomiano di Gardenazza e non rara nelle ftaniti di Carpena. 


Gen. 125. Ellipsoxiphus Dunikowskr 1882. 


54. Ellipsoxiphus oligoporus n. f. — Tav. XVII [I], fig. 44. 


Ellissi a guscio molto spesso, levigato, munito di grossi pori circolari, disposti regolarmente in nu- 
mero di 6 attorno ad uno maggiore centrale. Aculei molto lunghi, grandi, acuti, rilevati lungo la linea 
mediana, muniti alla loro base di due pori piccoli, circolari. 

Altezza totale: 0,290; asse minore: 0,062. 


Gen. 127. Ellipsostylus Hcx. 1887. 


55. Ellipsostylus obliquus Risr. 


1891. E. obliguus Rist. III, pag. 153, tav. 16, fig. 11. 


Anche questa è una forma trovata nel diaspro siciliano creduto carbonifero dal Rusr. 


113] P. E. VINASSA DE REGNY 229 


Gen. 129. Lithapium Hcx. 1887. 
56. Lithapium gutta n. f. — Tav. XVII [I], fig. 45. 


Ellissi a guscio assai spesso, levigato, munito di numerosi pori ovali assai fitti, minuti, regolarmente 
disposti in serie. Aculeo unico, non molto lungo, poco acuminato, privo di qualsiasi rilievo mediano. 
Asse maggiore: 0,150; asse minore: 0,122; altezza dell’aculeo: 0,142. 


57. Lithapium brachyceras n. f. — Tav. XVII [I], fig. 46. 


Ellissi a guscio assai spesso, levigato, munito di pori circolari assai grandi, non molto numerosi. 
Aculeo breve e ottuso. 
Asse maggiore: 0,094; asse minore: 0,073; altezza dell’aculeo: 0,072. 


Gen. 130. Pipettella Hcx. 1887. 
58. Pipettella Rothpletzi n. f. — Tav. XVII [I], fig. 47. 


Ellisside a guscio non molto spesso, levigato, munito di pori ovali, non molto fitti, irregolarmente 
disposti. Tali pori si continuano in minori dimensioni anche per un certo tratto delle due braccia opposte. 
‘Queste sono molto lunghe, assai sottili, acuminate, ed hanno una costola rilevata lungo il loro percorso. 
Ai lati di questo rilievo mediano stanno per breve tratto i pori in una sola serie. 

Altezza totale: 0,670; asse minore: 0,112. 


XII. Fam. Druppulida HcK. 1882. 


Gen. 131. Druppula Hcx. 1887. 
59. Druppula meridiana n. f. — Tav. XVII [I], fig. 48. 


Ellissi esterna costituita dall’incrocio ad angolo retto di grosse barre verticali ed orizzontali: le maglie 
da esse formate sembrano essere sempre state aperte e non chiuse da uno strato siliceo, come nel caso 
della Cenellipsis heragonata descritta più avanti (n.° 51). Ellissi interna a guscio sottile, munito di nume- 
rosi pori circolari assai piccoli. 

Ellissi esterna: Asse maggiore: 0,102; asse minore: 0,065. Ellissi interna: Asse maggiore: 0,080; 
asse minore: 0,056. 


Gen. 137. Lithatractus Hox. 1887. 


60. Lithatractus brevispina Riisr. 


1891. L. brevispinus Rist. III, pag. 158, tav. 18, fig. 7. 


Altra forma del diaspro siciliano, non rara nelle ftaniti di Carpena in esemplari ben riconoscibili. 


230 


P. E. VINASSA DE REGNY 


[147] 
XII. Fam. Spongurida HcK. 1862. 


Gen. 145. Spongurus Hcx. 1862. 


61. Spongurus plantaeformis Riisr. 


1891. Sp. plantaefornis Risr. III, pag. 159, tav. 18, fig. 11. 


Rarissima a trovarsi completa, questa specie è però perfettamente riconoscibile e riferibile agli esem- 
plari del diaspro siciliano. 


V. Discoidea HcK 1862. 


XVIII. Fam. Cenodiscida HcK. 1887. 


Gen. 177. Stylodiscus Hcx. 1887. 
62. Stylodiscus pala n. f. — Tav. XVII [II], fig. 1. 
Disco circolare a guscio assai spesso, crenulato alla periferia, munito di pori circolari assai grandi 


e numerosi. Aculei opposti, abbastanza lunghi, acuti. 
Diametro del disco: 0,072; lunghezza degli aculei: 0,080. 


Gen. 178. Theodiscus Hcx. 1887. 


63. Theodiscus sacerdotalis n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 2. 
Disco circolare a guscio assai sottile, levigato, munito di numerosi e piccoli pori circolari. Le tre: 


braccia, regolarmente disposte a 120°, comprendono colla loro espansione basale il disco centrale. Queste: 
braccia non sono molto lunghe, ed hanno una costola mediana rilevata. 


Diametro del disco: 0,057; lunghezza delle braccia: 0,060. 


XXI. Fam. Porodiscida HcK. 1881. 


Gen. 215. Porodiscus Hcx. 1881. 


64. Porodiscus simplex Risr. 


1884. P. simplex Rist. I, pag. 294, tav. 30, fig. 6. 


È la forma più comune, relativamente, tra i pochissimi Discidi che ho potuto ritrovare nel ‘tito- 
niano di Carpena. 


TL5] P. E. VINASSA DE REGNY 931 


Gen. 219. Tripodictya Hcx. 1881. 


65. Tripodictya elegantissima n. f. — Tav. XVII [II], fig. 3. 


Guscio costituito dall’intreccio di trabecole assai grosse e spesse, a maglie subrettangolari, formanti 
‘come tanti triangoli uno dentro l’altro, e riuniti da tanti bracci di dimensioni minori. Aculei non molto 
lunghi e ottusi, senza carena radiale. 

Altezza del reticolato: 0,112; lunghezza degli aculei: 0,082. 


Gen. 228. Rhopalastrum ExnrBse. 1847. 


66. Rhopalastrum (?) unicum n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 4. 


Guscio assai spesso, perforato da aperture, circolari al centro, rettangolari e disposte in serie rego- 
lari lmeari sulle braccia. L’esemplare essendo unico e incompleto non posso dir nulla sulla forma delle 
terminazioni delle braccia. 


Gen. 233. Stauralastrum Hcx. 1887. 


67. Stauralastrum perforatum n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 5. 


Guscio costituito dall’intreccio di numerose trabecole solide, le quali formano nel centro delle maglie 
‘assai grandi, poliedriche e irregolari, mentre nei bracci le maglie sono assai più regolari e quasi rettan- 
golari. Le braccia sono molto lunghe ed assai acute. 

Diametro della porzione centrale: 0,132; lunghezza delle braccia: 0,198. 


Gen. 234. Hagiastrum H_Hcx. 1881. 


68. Hagiastrum aculeatum n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 6. 


Guscio non molto spesso, munito di pori circolari minuti, fitti, regolarmente disposti; nella porzione 
‘centrale rispondente ai due bracci laterali i pori assumono una disposizione quasi affusata. Due braccia 
sono perforate, assai lunghe e ottuse; le due laterali terminano con un aculeo pungente. 

Altezza totale dell'esemplare completato: 0,480; larghezza: 0,340. 


XXIII. Fam. Spongodiscida HcK. 1881. 


Gen. 253. Spongodiscus Exnrpe. 1854. 


69. Spongodiscus sp. ind. — Tav. XVIII [II], fig. 8. 
L’esemplare è troppo incompleto e mal conservato per poterne dare un giudizio. Un riferimento a 
specie nota mi è impossibile, e non mi credo autorizzato a fondare una nuova forma sopra un materiale 
così manchevole. 
70. Spongodiscus sp. ind. — Tav. XVIII [II], fig. 7. 
Debbo ripetere anche per questa forma, che mi pare diversa dalla precedente, quanto ho già detto 
rispetto ad essa. 


232 P. E. VINASSA DE REGNY 


[16] 


VI. Ord. Stephoida Hcx. 1881. 
XLVII. Fam. Stephanida HcK. 87. 


Gen. 403. Zygocircus BurscHLi 1882. 
71. Zygocircus (?) latus n. f. — Tav. XVII [II], fig. 9. 
Anello assai largo e piatto, munito all’esterno di crenulatura e dentellature irregolari. 


Avendo trovato questo solo esemplare, posto anche di traverso, non son del tutto sicuro di questa 
determinazione generica. 


LI. Fam. Tympanida HcK. 81. 


Gen. 434. Dystympaniuwm Hcx. 1887. 


72. Dystympanium carbonicum Riisr. 


1891. D. carbonicum Rist. III, pag. 177, tav. XI, fig. 9. 


La specie è assai rara nelle ftaniti di Carpena, ma la identità colla forma del diaspro siciliano mi 
sembra sicura. 


VII. Cyritoidea Hcx. 1862. 


LIX. Fam. Tripocalpida HcK. 1387. 


Gen. 501. Tripilidium Hcx. 1881. 
73. Tripilidium triangulum n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 10. 


Loggia unica non molto spessa, triangolare, munita di pori circolari non molto grandi e assai nu- 
merosi. Appendici basali ricurve, non molto lunghe, ottuse. Corno apicale..... 


Altezza della loggia: 0,074; larghezza: 0,072; lunghezza delle appendici basali: 0,043. 


LX. Fam. Phaenocalpida HcK. 1887. 


Gen. Carpocanistrum Hcx. 1887. 
74. Carpocanistrum globicephalum n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 11. 


Loggia globosa a guscio spesso, munito di grandi pori ovali, di dimensioni diverse, assai fitti: anello 
basale continuo, portante cinque appendici sottili, acuminate, assai brevi. 


Altezza della loggia: 0,078; diametro: 0,076; altezza delle appendici: 0,054. 


[17] P. E. VINASSA DE REGNY 233 


LXI. Fam. Cyrtocalpida Hcx. 1887. 


Gen. 529. Cyrtocalpis Hcx. 1860. 


75. Cyrtocalpis utriculus n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 12. 
Loggia unica, ovata, a guscio sottile, con pori circolari minuti, assai fitti e regolarmente disposti in 


Serie lineari. Apertura ristrettita, circolare, leggermente incavata. 
Altezza probabile: 0,100; larghezza: 0,088. 


76. Cyrtocalpis obovata n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 13. 
Loggia unica, ovata, allungata, a guscio sottile, munito di pori circolari piccoli, assai fitti e regolari. 


Apertura circolare strozzata che si apre poi all’esterno con un largo labbro estuflesso, esso pure perforato. 
Altezza: 0,072; larghezza: 0,060. 


LXIV. Fam. Sethocyrtida Hck. 1887. 
Gen. 575. Sethocyrtis Hcx. 1887. 


77. Sethocyrtis Perneri n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 14. 


Guscio assai spesso; pori ovali, allungati, disposti in serie lineari regolari, che sono in numero dop- 
pio nella loggia inferiore. Corno apicale assai lungo, ricurvo, non molto acuto. 
Altezza totale delle loggie: 0,036; larghezza: 0,082; altezza del corno apicale: 0,028. 


Gen. 578. Dictyocephalus Eanrse. 1860. 
78. Dictyocephalus major n. f. — Tav. XVII [II], fig. 15. 


Guscio molto spesso: loggia basale grandissima, cupuliforme, con pori subcircolari grandi e poco nu- 
merosi: loggia apicale molto piccola, con minuti pori circolari assai fitti. 
Altezza totale: 0,330; larghezza massima: 0,340. 


Gen. 579. Sethocapsa Hcx. 1881. 


79. Sethocapsa spinosa n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 16. 


Loggie in numero di due, a guscio assai spesso; l’inferiore quasi sferica, munita di pori subcircolari 
non molto numerosi; la superiore a pori circolari minuti. Corno diritto, acuto, assai lungo: spine irrego- 
larmente disposte sulla sola loggia basale. 

Altezza totale: 0,212; delle due loggie senza gli aculei: 0,168; larghezza massima: 0,130. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 31 


234 P. E. VINASSA DE REGNY [18] 


Gen. 580. Dicolocapsa Hcx. 1881. 


80. Dicolocapsa nuda n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 17. 


Loggie accennate dalla forma esterna, ma non divise da una vera e propria costrizione: guscio assai 
sottile con pori rotondi, numerosi, irregolarmente disposti. Prossima per forma alla Archicapsa rotundata 
Rust (I, pag. 302, tav. 36, fig. 2) se ne distingue per dimensioni e maggior numero di pori assai più 
piccoli. 

Altezza: 0,114; larghezza: 0,102. 


LXVI. Fam. Phormocyrtida HcK. 1887. 


Gen. 606. Clathrocyclas Hcx. 1881. 


81. Clathrocyclas tintinnabulum n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 18. 


Guscio assai spesso composto di tre loggie, ciascuna con una sola serie di pori ovali, srandi. Corno 
apicale breve, ricurvo. Appendici basali assai lunghe, connate, acute. 
Altezza totale: 0,114; larghezza: 0,054; lunghezza delle appendici: 0,058; altezza delle sole loggie: 0,044. 


LXVII Fam. Theocyrtida HcKk. 1837. 


Gen. 618. Tricolocampe Hcx. 1881. 


82. Tricolocampe ligustica n. f. — Tav. XVII [II], fig. 19. 


Guscio non molto spesso; loggie lentamente crescenti; con pori circolari assai numerosi, minuti, re- 
: golarmente disposti in serie lineari. 
Altezza: 0,136; larghezza: 0,074. 


83. Tricolocampe inexpleta n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 20. 
Forma più delicata; pori circolari assai più piccoli, meno numerosi, sempre disposti regolarmente 


in serie lineari. 
Altezza: 0,087; larghezza: 0,062. 


Gen. 622. Theocampe Hcx. 1887. 
84. Theocampe regularis n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 21. 


Guscio assai spesso a loggie lentamente crescenti e bocca strozzata. I pori sono circolari, grandi, - 
assai rari, posti in serie lineari, e regolarmente alternanti. 
Altezza: 0,096; larghezza: 0,064. 


[19] P. E. VINASSA DE REGNY 235 


Gen. 624. Tricolocapsa Hcx. 1887. 


85. Tricolocapsa globosa n. f. — Tav. XVII [II], fig. 22. 


Guscio assai sottile; la loggia basale è quasi sferica, molto rigonfia. I pori sono piccoli, circolari e 
molto radi. i i 

È prossima alla Zheocapsa gratiosa Rùsr (I, pag. 309, tav. 37, fig. 16), che è una vera Zricolocapsa 
(Rust, IV, pag. 54), ma ne è distinta per essere più globosa e per minor numero di pori. 

Altezza: 0,114; larghezza: 0,085. 


LXX Fam. Lithocampida HcK. 1887. 


Gen. 642. Lithostrobus BurscHLi 1882. 
86. Lithostrobus (?) simplex n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 23. 


Guscio formato dall’incrocio di trabecole perpendicolari, in modo che se ne forma un reticolato a 
maglie quadrangolari non molto grandi. Corno apicale lungo, un poco ricurvo ed acuto. 


87. Lithostrobus capulus n. f. — Tav. XVII [II], fig. 24. 


«Guscio sottile a pori numerosi, circolari, disposti in serie lineari corrispondenti tanto da destra a 
sinistra, quanto dall’alto al basso e corno apicale breve, ricurvo, a forma di becco. 
Altezza totale: 0,128; larghezza massima: 0,072. 


Gen. 643. Dictyomitra Zimmer 1876. 
88. Dictyomitra ingens n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 26. 


Guscio assai sottile a forma di campana; pori circolari assai fitti e minuti, posti in due serie lineari 
corrispondenti per ciascuna loggia. 
Altezza: 0,304; larghezza: 0,208. 


89. Dictyomitra tithoniana n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 30. 


Guscio molto spesso; pori circolari assai grandi, poco numerosi, disposti in serie lineari regolar- 
mente corrispondenti. 


90. Dictyomitra ligustica n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 37. 


Guscio sottile a loggie lentamente crescenti: pori circolari, piccoli e numerosi, posti in serie lineari, 
regolarmente corrispondenti. 
Altezza: 0,125; larghezza: 0,082. 


91. Dictyomitra turricula n. f. —— Tav. XVIII [II], fig. 29. 


Guscio non molto spesso a forma assai slargata; pori piccoli, numerosi, circolari, disposti in 4 serie 
lineari; corrispondenti per ciascuna loggia. 


236 i P. E. VINASSA DE REGNY [20] 


92. Dictyomitra (?) oligopora n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 27. 
Guscio molto spesso; pori circolari, assai grandi, poco numerosi, disposti in serie lineari alternanti. 


93. Dictyomitra (?) hexagona n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 31. 


Guscio sottile formato dall’incrocio di numerosi bracci, che formano un reticolato molto fitto di ma- 
glie esagonali assai regolari. 


94. Dictyomitra capulus n. f. — Tav. XVII [II], fig. 32. 


Guscio assai sottile, a forma di berretto. Pori circolari numerosi, assai piccoli, disposti in serie li- 
neari, abbastanza regolarmente alternanti. 

Questa forma ha qualche analogia colla .Stichophormis depressa Rust (I, pag. 317, tav. 41, fig. 4), ma 
se ne distingue per essere più acuminata e per la distribuzione dei pori. 

Altezza: 0,145; larghezza: 0,094. 


95. Dictyomitra globosa n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 33. 


Guscio assai spesso, a forma molto globosa. Pori circolari non tanto piccoli nè molto fitti, con ac- 
cenno a disposizione alternata. 
Altezza: 0,116; larghezza: 0,102. 


96. Dictyomitra Capelliniana n. f. — Tav. XVII [II], fig. 34. 
Guscio molto spesso, a forma di campana. Pori assai grandi, circolari, non molto fitti, con disposi- 


zione in serie lineari alternate. 
Altezza: 0,304; larghezza: 0,340. 


97. Dictyomitra (?) elegans n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 35. 


Guscio assai sottile, loggie numerose, quasi cilindriche, munite esternamente di piccole protuberanze 
aculeiformi al punto di divisione tra loggia e loggia. Pori rotondi, piccoli, disposti în tre serie Iimeari 
regolarmente alternanti, in ciascuna delle loggie. 

Simile alla Lithocampe altissima Rust (I, pag. 315, tav. 40, fig. 2), se ne distingue per la presenza 
di spine laterali. 


Gen. 644. Stichocorys Hcx. 1881. 


98. Stichocorys turrita n. f. — Tav. XVII [II], fig. 25. 


Guscio sottile, a pori assai numerosi, subcircolari, irregolarmente disposti. Corno apicale sottile, ‘assai 
lungo, poco ricurvo. 


[21] P. E. VINASSA DE REGNY 237 


Gen. 650. Lithocampe Enrpo. 1838. 


99. Lithocampe splendida n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 36. 


Guscio assai spesso, formato dall’intreccio di numerosi bracci orizzontali e verticali che danno ori- 
gine ad un reticolato a maglie quasi quadrate. La loggia apicale è immensamente allungata e ristrettita, 
(e termina con un aculeo solido, diritto. 

Altezza: 0,340; larghezza: 0,098. 


100. Lithocampe micropora n. f. — Tav. XVIII [JI], fig. 28. 


Guscio sottile a loggie non molto globose; i pori sono piccoli, circolari, irregolarmente disposti. 

Ha qualche analogia colla L. oDlectans Rust (I, pag. 316, tav. 40, fig. 8), ma se ne distingue per le 
loggie meno globose e per la disposizione dei pori. 

Altezza: 0,085; larghezza: 0,062. 


101. Lithocampe multipora n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 38. 


Guscio sottile a loggie numerose: i pori sono molto piccoli, circolari, fitti, disposti in serie lineari 
numerose, regolarmente corrispondenti. 
Altezza: 0,266; larghezza: 0,158. 


102. Lithocampe irregularipora n. f. — Tav. XVII [II], fig. 39. 


Guscio formato dall’ incrocio di numerose trabecole, che danno origine ad un reticolato di maglie 
assai fitte e grandi a contorno poliedrico irregolare. 
Altezza: 0,085; larghezza: 0,052. 


103. Lithocampe spinata n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 40. 


Guscio assai spesso a forma di campana ristrettita in basso, a loggie assai numerose. Esternamente, 
‘al punto di separazione tra loggia e loggia, si trovano delle protuberanze aculeiformi brevi e un poco ri- 
‘curve. Pori circolari, assai piccoli, disposti in tre serie lineari, regolarmente alternanti. 

Altezza: 0,160; larghezza senza gli aculei: 0,090. 


104. I:ithocampe thiara n. f. — Tav. XVII [II], fig. 41. 


Guscio sottile di forma caratteristica, sul primo a loggie rapidamente crescenti sino alla terza, poi 
diminuenti poco a poco. Pori circolari, minuti, assai fitti, posti in serie verticali lineari, regolarmente 
alternanti. 

Altezza; 0,126; larghezza della terza loggia: 0,080; alla base: 0,056. 


Gen. 654. Sticocapsa Hcx. 1881. 


105. Stichocapsa elongata n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 42. 


Guscio assai sottile; ultima loggia globosa, molto grande con pori circolari, minuti, non molto fitti, 
disposti in serie lineari corrispondenti quasi esattamente. 
Altezza: 0,152; larghezza: 0,082. 


238 P. E. VINASSA DE REGNY [22]; 


106. Stichocapsa bispinata n.f. — Tav. XVIII [II], fig. 43. 


Guscio spesso con ultima loggia globosa, munita lateralmente di due protuberanze aculeiformi. Pori 
circolari, assai grandi, non molto numerosi, disposti in serie lineari, esattamente corrispondenti. 
Altezza: 0,142; larghezza, senza le protuberanze: 0,100. 


107. Stichocapsa fusus n. f. — Tav. XVIII [II], fig. 44. 


Guscio non molto spesso, di forma caratteristica, affusata. Loggie numerose, cilindriche, acuminate 
la prima e l’ultima, senza spine nè corna. Pori circolari, assai grandi e fitti, disposti per ogni loggia in 
tre serie lineari, regolarmente alternanti. 

Altezza: 0,272; larghezza: 0,080. 


Bologna, R. Istituto geologico, ottobre 1898. 


4. FUCINI 


DI ALGUNE NUOVE AMMONITI DEI CALCARI ROSSI INFERIORI 


DELLA TOSCANA 


(dere 2:91 [Od 


Riordinando nel Museo paleontologico dell’ Università di Pisa la collezione dei fossili dei calcari rossi 
ammonitiferi inferiori della Toscana, riferiti al Lias inferiore, ho trovato alcune specie non per anco av- 
vertite in tali terreni ed altre del tutto nuove. Non mi è sembrato affatto disutile render note queste 
‘specie, nella «considerazione di potere arrecare maggior luce ed elementi più numerosi e più sicuri per 
determinare la posizione precisa da assegnarsi nella serie liassica ai nostri calcari rossi. inferiori, impor- 
tantissimi per la geologia secondaria della Toscana, tanto per la loro estensione quanto per l’ orizzonte 
facilmente riconoscibile da loro stabilito. 

Non importerà che io enumeri quì tutte le diverse opinioni manifestate intorno a questa formazione, 
subordinate molte volte a quelle relative ai terreni che le sono superiori od inferiori. Basterà ricordare 
che negli ultimi tempi essa venne considerata ora del Lias inferiore ora del Lias medio. Al presente essa 
viene attribuita al Lias inferiore per opera principale del De SteFANI. I calcari grigio-chiari con selce 
‘che la ricuoprono si continua da tutti ad ascriverli giustamente al Lias medio. 

Ma se si può essere d’accordo nel ritenere che i calcari rossi in esame appartengano per la massima 
parte al Lias inferiore, a me non sembra che ancora sia bene accertata la zona o le zone cui possono 
riferirsi, nè mi sembra esclusa la possibilità, accennata già dal LortI ®, che la parte superiore di essi 
appartenga invece al Lias medio. È per questo che io ho voluto esporre in proposito alcune brevi con- 
siderazioni dettate da un esame spassionato dei fatti. 

È noto come il De STEFANI ® dividesse dapprima il Lias inferiore toscano nei due piani A e B, as- 
segnando al primo i calcari bianchi ceroidi ed al secondo i soprastanti calcari rossi ammonitiferi. Suc- 
‘cessivamente, nel 1881, egli ® ritenne, secondo le idee del MeNEGHINI e di altri, che i calcari rossi am- 


| 4) Lotti. Descrizione geologico-mineraria dei dintorni di Massa Murittima. Mem. descritt. d. carta geol. d’ Italia, 


vol. VIII, pag. 36. 
2) De SrEFANI. Geologia del Monte Pisano. Mem. d. R. Comit. geol., vol. III, pag. 37 e 124, 1877. 


3) De STEFANI. Quadro comprensivo dei terreni che compongono l'Appennino settentrionale. Estr. d. Att. d. 
Soc. tosc. d. Sc. nat. , vol. III, pag. 17, 1881. 


240 A. FUCINI [2] 


monitiferi rappresentassero una formazione di passaggio tra il Lias inferiore ed il Lias medio e corri- 
spondessero ad una zona intermedia fra quella dell’ Arietifes raricostatus Ziet. e quella della Damortieria 
Jamesoni Sow. dell’ Europa centrale. In una pubblicazione più recente il De Srerani ®_ manifestò 1° opi- 
nione che comprendessero le varie zone dell’ Ar. obtusus Sow., Ox. orynotus Quenst. ed Ar. raricostatus: 
Zier. e da ultimo ha creduto ® che fossero rappresentanti cronologici della zona con Ar. Bucklandi. 

Tale incertezza per la massima parte ed a mio credere, derivò dalla promiscuità di fossili di piani 
diversi che si ha nelle collezioni dei calcari rossi ammonitiferi del Campigliese e di altre località della 
Toscana. Se distinzioni cronologiche non possono farsi per criteri litologici, non mancano dati stratigrafici 
e paleontologici per avvertire che quelle distinzioni esistono realmente e che sono probabilmente rileva- 
bili anche sul posto mercè accurate ricerche di fossili. 

Dagli studi recentemente fatti da me ® sui calcari spatici del M. Calvi, presso Campiglia Marittima, 
resultò che essi sono intimamente collegati con la formazione dei calcari rossi ammonitiferi, nella cui 
parte superiore stanno racchiusi a guisa di amigdali, e che la loro fauna può considerarsi almeno in parte 
corrispondente a quella della Dumortieria Jamesoni Sow. Per tali fatti stratigrafici e paleontologici ritenni 
che gli strati dei calcari rossi, inferiori alle lenti del calcare spatico, potessero equivalere alla zona del- 
l’Ar. raricostatus Ziet. e che gli strati superiori dovessero necessariamente appartenere alla parte più 
profonda del Lias medio. L’esame accurato dei fossili e le considerazioni che sotto esporrò convalidano: 
la mia suesposta opinione e mi permettono di portare nuovi argomenti in rapporto al valore eronologico, 
anche in serie discendente, da darsi ai calcari ammonitiferi in esame. 

Liste di fossili dei nostri calcari rossi vennero più volte date dal MeneGHINI che forse abbondò di 
determinazioni, non sempre tutte corrispondenti alle attuali separazioni specifiche. Io mi limiterò perciò 
a riportare soltanto la nota dei fossili illustrati dal De SteFANI , che, tenendo in debito conto i riferi- 
menti fatti dal MENEGHINI, è quegli che più recentemente e più diffusamente si è occupato di questa fauna. 
Le specie citate giustamente dal MENEGHINI, non illustrate dal De SteranI e facenti parte della collezione 
pisana, saranno da me esaminate insieme con le specie nuove e con quelle non conosciute per questi depositi. 

Ecco pertanto le specie di fossili illustrate dal De SreranI, ad alcune delle quali crederei però che: 


si convenisse meglio una determinazione diversa. 


Terebratula (Pygope) incisiva Store. Belemmites sp. 
» » Aspasia Mex, PhyUoceras converum De Star. 
Avicula inaequivalvis Sow.= A. sinemuriensis D’ORB. » ancylonotos De STEF. 
Pteurotomaria campiliensis De StEF. : » tenwistriatum Max. 
Nautilus sp. » Partschi Stur 
» » » Savi De Ster. 
Atractites Quenstedti Mex. » (Ehacophyllites) Nardiù Max. 
» Cordieri Mex. » » libertum Gemm. 
> orthoceropsis Men. » » lunense De Ster. 
» 2 conspicillum De Strr. > » Coquandi Dx StEF. Sp. 


1) Dn SroFANI. Lias inferiore ad Arieti déll’ Appennino settentrionale. Estr: d. Atti d. Soc. tosc. d. sc. nat., vol. 
VIII, pag. 24. 1886. 

?) De SrEFANI. Le pieghe delle Alpi Apuane, p. 30. 

3) Fucini. Fauna del Lias medio del M.: Calvi ecc. Palaeontographia italica, vol. II, 1896. 

i) Do SrEpANI. Lias inferiore ad Arieti ecc. Loc. cit. 


[BI] A. FUCINI 241 


Oxynoticeras perilambanon De Ster. Arietites stellaris Sow. 

Lytoceras secernendum Dr Strr. » obtusus Sow. 

; » tuba De STer. » pseudoharpoceras De StEF. 

Arietites Conybeari Sow. Aegoceras Pecchiolii Mex. 
» | Conybearoides Revn. » Birchii Sow. 
» spiratissimus QuEnsT. Harpoceras (Cyeloceras) Maugenesti ’ORB. 
» bisulcatus Brue. » » cfr. Actacon D’ORB. 
» ceratitoides QuensTt. 


Oltre a queste specie, la massima parte delle quali si trova anche nel Museo di Pisa, io ho osser- 
vato pure quelle che passerò a descrivere succintamente. 


Oxynoticeras Janus v. Hauer 


1854. Ammonites v. Hauer. Ueber cinige umsymm. Amm. a. d. Hierlatxsch., pag. 10, tav. I, fig. 7-10. 
Estr. dai Sitzungsb. d. kais. Akad. v. Wien, Bd. XIII. 

1886. Oxynoticeras Janus Guver. Ueber die liasisch. Ceph. des Hierlatx. Abbandl. d. k. k. geol. Reichanst., 
Bd. XII, pag. 239, tav. II, fig. 23 (cum syn.). 


Riferisco con sicurezza a questa specie importantissima un individuo di circa mm. 85 di diametro, 
non benissimo conservato, ma perfettamente riconoscibile. Esso ha grande importanza poichè dimostra che 
la specie che ad Hierlatz ha piccole dimensioni può divenire assai grande in altri giacimenti senza cam- 
biare per nulla i principali caratteri. Cronologicamente ha poi importanza grandissima il ritrovamento nei 
depositi in esame di questa specie che fino ad ora era conosciuta solamente ad Hierlatz. 

Località: Campiglia. 


Oxynoticeras Driani? Dux. 


1867. Ammonites Driani Dumormer. Ét. paltont. sur les depots jur. du Bassin du Rhòne. Lias inférieur, 
pag. 151, tav. XXXVII, fig. 1-6. 


Ho riferito a questa specie due esemplari in frammenti che sembrerebbero corrispondervi molto bene. 
Lo stato incompleto di essi lascia però certamente dei dubbi sulla determinazione da me fatta. 
Località: Campiglia. 


Phylloceras Zetes D’OrB. 


1850. Ammonites Zetes D’OrBIGNY. Prodr. de paléont., tom. I, pag. 247. 
1896. PhyMoceras Zetes Parona. Amm. del Lias inf. di Saltrio. Mém. d. Soc. paléont. suisse, vol. XXIII, 
pag. 22 (cum syn.). 


Si riferiscono a questa specie diversi esemplari, alcuni dei quali assai grandi, corrispondenti per la 
forma e per la linea lobale a quello illustrato dal HavER”. 

Questa specie fu citata] una volta a Campiglia dal MenEGHINI®. Dopo, nessuno ne ha più parlato ed 
il De StEFANI l’ha trascurata non avendola osservata tra il suo materiale. 


1) V. HaueR. Ueter die Ceph. a. d. Lias d. nordòstl. Alpen, pag. 56, tav. XVIII, fig. 1-3. 
2) RatH. Die Berge von Campiglia in der Toskanischen Maremme. Zeitschr. d. Deut. geol. Gesellsch., pag. 320. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 32 


242 A. FUCINI [4] 


Il PARONA ha citato recentemente il PhyMoceras Zetes D’ORB. nel Lias inferiore di Saltrio. Il GEYER 
l’ha osservato ad Hierlatz. Così se resta dimostrato che tale specie si trova nel Lias inferiore, questo è 
però sempre molto alto, potendosi escludere che la specie del p’OrBIGNY faccia parte del Lias inferiore 
di Spezia ove sarebbe citata dal CANAVARI P. 

Località: Campiglia. 


Phylloceras retroplicatum? Gever. — Tav. XIX [JI], fig. 1, la. 


1893. Phylloceras retroplicatum Gever. Die Mittell. Ceph.-F. des Hinter-Schafberges in Oberòsterreich, pag. 43, 
tav. VI, fig. 3-6. Estr. d. Abhandl. d. k. k. geol. Reichsanst., Bd. XV. 


L’unico esemplare che io ho in esame e che figuro, corrisponde assai bene alla specie del GEYER. 
Esso è stato isolato da un pezzo di roccia nel quale si trovavano anche PhyMoceras tenuistriatum MGA., 
Rhacophyllites Nardi Mer., Eh. libertus Gem. e Afractites conspicillum DE STEF. 

La specie, sebbene non perfettamente identificata, ha molta importanza inquantochè essa era solo 
conosciuta del Lias medio del Schafberges. 

Località: Campiglia. 


Lytoceras exotropides Mcx. in. seh. — Tav. XIX [I], fig. 2, 2a. 


DIMENSIONI 
Diametro . . o ò ò > o 5 . . È o 0 mm. 55 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . . o o o 0,33 
Spessore » » » » ° o È 0 o 0,25 
Larghezza dell’ombelico » » . ò Ò o o 0,37 


Nel cartellino che lo accompagna è distinto dal MENEGHINI con questo nome un esemplare di Lyfoceras 
assai caratteristico. Esso non è molto involuto; ha la sezione dei giri subquadrangolare ellittica ed è 
fornito di coste non tanto serrate, irregolari e molto flessuose. Sul dorso, fra le coste maggiori e che arri- 
vano all’ombelico, s’interpongono altre 3-4 costicine che svaniscono sui fianchi unendosi talvolta alle coste 
più grandi. Tutte le coste si rendono poi sempre più minute indietro, in modo che al principio  dell’ul- 
timo giro appariscono già come semplici strie. Niente si vede della linea lobale. 

Questa specie è paragonabile al Lytoceras ovimontanum GEYER?, ma ne diversifica alquanto per le 
coste un poco più flessuose, per minore involuzione e per la forma dei giri. 

Del resto è sempre importante il trovarsi fra la fauna in esame questa specie di Zyfoceras che trova 
grande somiglianza in una forma del Lias medio del Schafberges. 

Località: Campiglia. 


Lytoceras Czjzeki Hauer — Tav. XIX [I], fig. 3. 


1856. Ammonites Cxjeseki Hauer Ueber d. Ceph. a. d. Lias ecc., pag. 67, tav. XXI, fig. 46. 


L’unico esemplare che ho in esame e che figuro, porta la determinazione scritta dal MenEGHINI. Di 
esso però non è fatta mai menzione in alcuna pubblicazione di quell’insigne geologo. 


1) CANAVARI. Fauna del Lias inf. di Spezia. Mem. per servire alla descriz. d. carta geol. d’Italia, vol. III, 


pag. 105. 
2) Gever. Mittell. Cephal. d. Schafberges. Loc. cit., pag. 55, tav. 8, fig. 1. 


[5] A. FUCINI 243 


Sebbene l’individuo non sia completo e non lasci vedere traccia della linea lobale, mi sembra ciò non 
ostante molto bene caratterizzato e di sicura determinazione. 
Località: Campiglia. 


Arietites Bonnardi p’Ors. — Tav. XIX [I], fig. 4, 4a. 
1842. Ammonites Bonnardi p’OrBiany. Paléont. Frang., Terr. jurass., t. I, pag. 196, tav. 46. 


Questa specie fu citata con dubbio dal MenEGRINI ” a Corfino, a Campiglia ed a Gerfalco. Degli 
esemplari cui si riferì la determinazione del MEenEGHINI io non ho trovato che quello di Corfino, assai 
bene caratterizzato, ma troppo giovanile per essere sicuri del suo riferimento. L’ esemplare che figuro 
fu rapportato dal MenEGHINI all’ Ar. Conybearì Sow. 

Tale esemplare è così somigliante all’originale di Ar. Bornnardì D’ORB., tanto bene figurato dal BAYLE ?, 
che lo ritengo di perfetta determinazione. 

Località: Campiglia. 


Arietites Nodotianus p’Ors. — Tav. XIX [I], fig. 5, Ba. 
1842. Ammonites Nodotianus D’OrBIianr. Paltont. Prang., Terr. jurass., t. I, pag. 198, tav. 47. 


Credo di potere riferire sicuramente all’ Ar. Nodotianus D’ORB. almeno quattro individui. Due di questi 
furono dal MeNEGHINI rapportati con dubbio all’ Ar. tardecrescens HAUER, uno fu determinato per 1’ Ar. Co- 
nybeari Sow., e l’altro fu riferito con dubbio all’ Ar. Nodotianus p’ORB. Quest'ultimo esemplare è forse 
quello cui si riferisce la determinazione comunicata al RatE ® dal MenEGRINI stesso. Tali individui cor- 
rispondono in ogni particolare all’originale dell’Ar. Nodotianus D° OrB. mentre non somigliano molto 
alle forme illustrate, col nome della specie del p’OrBIenY, dal WrIGnT ? e dal Hauer ®. Queste forme 
sono forse specie diverse fra loro e forse nessuna appartiene a quella del D’ORBIGNY. 

L’Ar. Nodotianus D’ORB. è stato citato dal MenEGHINI ® anche per i calcari rossi ammonitiferi infe- 
riori della Garfagnana; però io non ho ritrovato gli esemplari da lui determinati e non posso quindi dir 
nulla a loro riguardo. 

Località. Campiglia. 

Arietites Oosteri Dux. 


1867. Ammonites Oosteri Dumormer. Htud. paléont. sur les dip. jurass. ecc., Lias inf., pag. 164, tav. XXX, 
fig. 3, 4 (cum syn.) 


È certamente rapportabile a questa specie un esemplare che con cartellino del MENEGHINI era riferito 
all’A. Conybeari Sow. Per la forma caratteristica delle coste accoppiate più che agli esemplari originali 
dell’OostER e del DumoRTIER il mio individuo si riporta a quello illustrato dal ReynEs ?. 

Località. Campiglia. 


1) MennGHINI. Nuovi fossili toscani, pag. 30. 

?) BavLe. Explication de la carte géol. de France, tav. 76, fig. 1. 

3) RaTtH. Die Berge v. Campiglia ecc., pag. 321. 

4) WrIGHT. Monograph on the Lias Ammoniten, pag. 300, tav. XXXVII, fig. 3, 4. 

5) HauER. Ueber die Cephal. a. d. Lias ece., pag. 24, tav. VI, fig. 1-3. 

6) MeneGHINI. Nuovi fossili toscani, pag. 30; — Considerazioni sulla geologia stratigrafica della Toscana. App. 
al MurcHISON Sulla struttura delle Alpi, degli Appennino e dei Carpazi, pag. 398. 

7) Revnés. Monogr. des Ammonites, tav. 45, fig. 12-14. 


DAA A. FUCINI [6] 


Arietites tardecrescens HauER. 


1856. Ammonites tardecrescens Hauer. Ueber die Cephal. a. d. Lias ecc., pag. 20, tav. III, fig. 10-12. 


Con questo nome furono determinati dal MenEGRINI alcuni esemplari che io ritengo veramente ap- 
partenenti alla specie del HauFR. Confrontati infatti con alcuni individui di Ar. tardecrescens, provenienti 
dalla località tipica di Adneth ed esistenti nel Museo pisano, non mostrano differenze notevoli. 

Località: Campiglia, Gerfalco?, Sassorosso. 


Arietites Hierlatzicus HauER. 


1856. Ammonites Hierlatricus Hauer. Ueber die Cephal. a. d. Lias ecc., pag. 28, tav. VII, fig. 4-6. 


Alcuni degli esemplari, che io ritengo riferibili all’Ar. Hierlatzicus HavER, furono dal MENEGHINI de- 
terminati per l’ A. spiratissimus Quenst. La forma del dorso e delle coste molto inclinate e piegate in 
avanti e tanto numerose, specialmente nei giri interni, mi assicurano della determinazione fatta da me. 
Dirò poi che gli esemplari in esame assomigliano moltissimo a quelli figurati dal GeyeR ”. 

Località: Campiglia, Corfino. 


Arietites pluricosta Mor. — Tav. XIX [I], fig. 6, 62,b. 


1853. Ammonites pluricosta MeneGHINI. Nuovi fossili toscani, pag. 28. 


DIMENSIONI 
Diametro È 0 5 o . o o È a . c . . mm. 53 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . Ò 3 c Ò o 0,23 
Spessore » » » » c c c . c . 0,22 
Larghezza dell’ombelico » » . c o o o 0 0,56 


È questo l’esemplare di cui il MENEGHINI, senza figurarlo, dette fin dal 1853 questa diagnosi: A. festa 

compressa carinata; anfractibus subquadratis, lateribus costatis; costis 46, acutis, rectis, vix obliquis, externe 

sub-incrassato-tuberculosis; dorso rotundato carinato, carina unica prominenti obtusa, lateraliter vix impressa, 
impressionibus a costarum inflerione anteriore via definita; apertura compresso-subquadrata; septis... 


Questa specie è vicinissima all’ Ar. Edmundi Duw. © dalla quale è forse separabile per il dorso fornito 
di solchi un poco più distinti ai lati della carena sifonale e per le coste che con l’accrescimento sembrano 
raffittirsi ed inclinarsi maggiormente in avanti. 

È da notarsi che l'esemplare in esame si trova fossilizzato in una roccia calcare grigia anzichè in 
quella rossa che costituisce tutti gli altri fossili studiati. Per questa ragione il DE STEFANI ® ritenne che 
esso appartenesse al Lias medio e l’escluse dalla fauna da lui allora studiata. To credo che in realtà tale 
individuo provenga dalla formazione in esame, nella quale non sono rari strati di calcari con zone grigie. 

Località: Corfino. 


1) GevER. Ueber die Cephalop. d. Hierlatz, pag. 34, tav. III, fig. 1, 2. 
2) DumortIER. Hi. paléont. sur les dépots jurass. du bassin du Rhòne. Vol. II, pag. 163, tav. 39, fig. 3, 4. 
3) DE STEFANI. Lias inferiore ad Arieti ecc., pag. 19 (in nota). 


7] A. FUCINI . 245 


Arietites Montii Mca. — Tav. XX [II], fig. 1, la. 


1877. Ammonites Montii MeneGHINI in De Sterani. Geologia del Monte Pisano, pag. 38. 


DIMENSIONI 
Diametro ò 0 3 0 5 . . mm. 65 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . 5 0 0 © 0 0,34 
Spessore » » » » c 0,15 
Larghezza dell’ombelico » » . ò È o o c 0,41 


Il MeneGHINI dava il nome di Amm. Monti, pubblicato poi dal De STEFANI, all’esemplare in esame. 
«Esso appartiene ad una nuova specie di Arietifes assai simile all’ Ar. n. sp. ènd. di Hierlatz illustrata dal 
GeyER ®. Però è più compressa e sfornita di coste, delle quali se ne hanno solo dei leggeri indizi nella 
parte interna dei fianchi, certo mancano sul margine dorsale. 

Località: Gerfalco. 


Microceras ovilis Mex. è. seh. — Tav. XX [II], fig. 2, 2a. 


DIMENSIONI 
Diametro . 6 Ò - . . c 0 mm. 65 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . 0 o 5 o ò 0,28 
Spessore » » » DREI ò È o 0 : 0,25 
Larghezza dell’ombelico » » o o c 0 o - 0,49 


Con questo nome è stata dal MeNnEGHINI distinta specificatamente una bella specie di Ammonite 
proveniente dalla Tana Grande presso Corfino. Essa è del tipo del Micr. Alti HerB.® del quale però 
‘ha accrescimento più rapido e coste più ravvicinate non che più irregolari, avendosene alcune che non 
arrivano all'ombelico ed altre che si congiungono a coppia in vicinanza di esso. Questa specie somiglia 
anche al Micr. Adnethicus HAUER 3, ma ne differisce per la forma di giro più compressa, per la regione 
‘esterna non appiattita, ma invece strettamente arrotondata e per le coste irregolari e che non si allar- 
:gano verso il margine esterno ove sono alquanto embriciate indietro. 

Località: Corfino. 


Platypleuroceras brevispina Sow. 


1827. Ammonites brevispina Sowrrpr. Mineral Conchology, vol. VI, pag. 556, tav. 116, fig. 1. 
1897. Aegoceras (Platypleuroceras) brevispina Parona. Ammoniti liasiche di Lombardia. II, Ammoniti del 
Lias medio. L. c., vol. XXIV, pag. 10, tav. X, fig. 3. 


Gli esemplari, che a me sembrano doversi riferire al Plat. brevispina Sow., furono determinati per 
lA. Valdani D’OrB. dal MENEGHINI che con questo nome li citò dubitativamente fra i fossili del M. Calvi, 
presso Campiglia #. L’individuo più grande ha dimensioni un poco maggiori di quello illustrato dal Pa- 
RONA nell’opera citata in sinonimia; però gli somiglia perfettamente. 

Località: Campiglia. 


1) GuveR. Ueber die Cephalop. d. Hierlatz, pag. 41, tav. III, fig. 13. 

2) HerBIca. Das SzéKlerland, pag. 107, tav. XX, fig. 1. 

3) HauER. Beitrige zur Kenntniss der Capricornier der oesterreichischen Alpen, pag. 10, tav. I, fig. 1-3. 
4) MenEG@HINI. Nuovi fossili toscani, pag. 29. 


246 A. FUCINI [8] 


Deroceras Taylori? Sow. 


1827. Ammonites Taylori Sowerr. Mineral Conchology, vol. VI, pag. 23, tav. 514, fig. 1. 


Mi sembra di potere ascrivere a questa specie alcuni esemplari incompleti. Questi corrispondono assai 
bene per i caratteri delle coste e del dorso, nonchè per la forma dei giri, agli individui più grandi fra. 
quelli figurati dal QuenstEDT ® e specialmente a quello rappresentato con la fig. 19. 

Questa specie in Italia è conosciuta in diversi depositi del Lias medio lombardo. 

Località: Campiglia. 


Deroceras muticum? p’OrB. 


1842. Ammonites muticus D’OrBIGnY. Palcont. Prang., Terr. jurass., t. I, pag. 274, tav. 80. 


Il MENEGHINI ? citò questa specie a Corfino. Io non ho ritrovato gli esemplari cui si riferì la deter- 
minazione del dotto geologo e non posso dir niente in proposito. 

Il mio riferimento riguarda un individuo corrispondente molto bene a quello illustrato dal D° ORBIGNY,. 
del quale, però, mostra un accrescimento un poco più rapido. 

Il calcare che racchiude questo fossile è di un colore rosso molto sbiadito ed è quindi presumibile: 
che appartenga agli strati più superiori della formazione, facenti passaggio ai calcari grigio-chiari con selce,. 
incontestabilmente del Lias medio e non del più basso. 

Località: Campiglia. 


Deroceras armatum? Sow. 


1815. Ammonites armatus Sowrrer. Mineral Conchology, vol. I, pag. 215, tav. 95. 


Il MENEGHINI 3 citò questa specie a Corfino ed al Monte Calvi. L’esemplare di Corfino è da me rap- 
portato al Microderoceras bispinatun GAYER; per quello del Monte Calvi mantengo con dubbio la determina- 
‘zione fatta dal MenEGHINI. Io trovo però che quest’ultimo individuo, mentre somiglia moltissimo a quelli 
tipici nei giri interni, se ne allontana un poco per l’ultimo giro avente tubercoli un poco più piccoli e: 
più numerosi. 

L’esemplare in esame presumibilmente è lo stesso cui si riferì la determinazione comunicata al. 
Rata dal MenEGHINI il quale dice che la forma è perfettamente identica a quella di Lyme Regis. 

Se l'esemplare in discorso non dovesse rapportarsi al Deroceras armatum Sow. non crederei nemmeno 
che potesse appartenere alla specie precedente, della quale ha i giri più slargati all’esterno e, special-- 
mente all’interno, ha nodi più grossi e meno numerosi. 

Località: Campiglia. 


1) QuensteDT. Die Ammoniten der Schwdbischen Jura, pag. 213-219, tav. 27, fig. 10-21. 
?) MENEGHINI. Nuovi fossili toscani, pag. 29. 

3) In. Z.c., pag. 29. 

4) RaTH. Die Berge von Campiglia ecc., pag. 320. 


9] A. FUCINI 247 


Microderoceras bispinatum Grvyrr. 


1886. Aegoceras bispinatum Geyer. Ueber die lias. Ceph. des Hierlats ecc., pag. 266, tav. IV, fig. 4-13 
(cum syn.). 


Credo di potere con tutta sicurezza riferire al Microderoceros bispinatum Gever un’ Ammonite che 
fu dal MexEGHINI ” rapportata alla specie precedente. Il MeNnEGHINI non aveva veduto la doppia serie di 
nodi di cui son forniti i giri da me messi allo scoperto con la preparazione. 

L'individuo in esame, salvo che per le dimensioni alquanto maggiori, somiglia perfettamente all’esem- 
plare raffigurato dal GrYER con la fig. 4. 

Località: Corfino. 


Microderoceras Keindelii En. 


1853. Ammonites Keindelii Exmrica. Jarbuch d. k. k. geol. Reichsanst. IV, pag. 283. 


L’esemplare che ho in esame somiglia grandemente a quello tipico figurato dall’HAUER ® e da questi 
riferito all’A. drevispina Sow. Tale individuo nell’ etichetta che l’accompagna fu dal MeNEGRINI dapprima 
determinato per lA. Rybrydus D’ORB., poi venne riguardato come specie nuova col nome di A. nothus, 
per ultimo, forse dopo la pubblicazione dell’ HauER, fu riferito all’A. brevispina Sow. 

Questa specie differisce dalla precedente sopra tutto per l'accrescimento un poco più rapido e per 
le coste che cingono i giri assai più grosse e spiccate. Quest’ultima differenza è più manifesta nel mio 
esemplare di quel che apparisce nell’individuo tipico. 

Località: Campiglia. 


Microderoceras nothum Mex. 2 sch. — Tav. XX [II], fig. 3, 4; tav. XXI [III], fig. 1. 


DIMENSIONI 

Diametro ò 5 c 0 È . . o . . mm. 97? mm. 42 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . o Ò 0,279 0,35 
Spessore » D » » 3 à c 0,262 0,38 
Larghezza dell’ombelico » » . o 0 0,51? 0,42 


Il nome di A. nothus fu dal MenEGHINI dato ad alcuni esemplari di una specie di Ammonite che poi 
venne da lui? considerata ora come l’ A. brevispina Sow., ora come l'A. Heberti OPP. A questa specie 
di Ammonite, che io credo nuova, mantengo il nome del MENEGHINI per quanto questi desse tal nome, 
sempre nella scheda, anche all’ esemplare riferito da me al Microderoceras Keindelti En. 

Le misure prese sopra esemplari grandi sono mal sicure essendo essi sempre più o meno contorti. 

Questa specie non può assolutamente confondersi coll’ A. brevispina Sow. col quale ha solo a comune 
la doppia serie di nodi sui fianchi dei giri. Molto più somiglia al Microd. Hebertì OPP., specialmente 
all’individuo figurato dal DumortIER ?, col quale ha a comune il carattere di avere i giri ornati di piccole 


1) MenecHINI. Nuovi fossili toscani, pag. 29. 

2) Hauer. Ueder die Cephal. a. d. Lias ece., pag. 53, tav. XVII, fig. 9, 10. 

3) MenEGHINI. Nuovi fossili toscani, pag. 29; — RatH. Die Berge von Campiglia ecc., pag. 320. 
4) DumortIrr. Hiud. paléont. sur les dépots jurass. ecc. Lias moyen, pag. 66, tav. VIII, fig. 5,6. 


248 A. FUCINI [10] 


coste riunite a fasci portanti ciascuno due nodi. Le piccole coste passano poi ugualmente attraverso il 
dorso. La differenza capitale tra il Microd. nothum ed il Microd. Hebertì OpPEL. sta in ciò, che mentre 
con l'accrescimento nella prima le piccole coste spariscono per dar luogo a pieghe molto robuste sulle 
quali stanno le coppie di nodi, alla loro volta sempre più robusti, nella seconda specie, della quale va 
considerato come tipo l'esemplare illustrato dal p’OrBIENY ® col nome di A. brevispina Sow., con 1’ accre- 
scimento sussistono solo le piccole coste ed i nodi spariscono. È 

Per questi caratteri il Microd. nothum somiglia moltissimo all’ A. quadrarmatus Dum. ?, ma questa 
specie è certamente diversa per mostrare nei giri interni la sola serie di nodi lungo l’ombelico, per avere 
questa serie di nodi molto più ravvicinata all’ombelico stesso e per avere un numero maggiore di piccole 
coste interposte fra i nodi, i quali sono disposti anche molto irregolarmente. Vi è di più che nella specie 
in esame non accade come in quella del DumortIER che con lo sviluppo, diminuendo l’involuzione, si abbia 
un accrescimento di giro meno rapido. La sezione del giro a sviluppo completo è poi diversa inquantochè, 
mentre all’ A. quadrarmatus ha la maggior larghezza al margine esterno, nel Microd. nothum essa si trova 
nella parte interna dei giri in corrispondenza della serie interna di nodi. 

Dirò per ultimo come il Microd. nothum abbia grande affinità di forma con il Microd. bispinatum 
GeEYER ® che però manca delle piccole costicine sui fianchi dei giri. 

Crederei che almeno in parte dovesse riferirsi a questa specie il IMicrod. Birchù illustrato dal DE 
STEFANI *. Il Microd. Birchiù Sow. è diverso dal Miîcrod. nothum per accrescimento più lento, per maggior 
numero di coppie di nodi, le cui serie sono diversamente disposte, e per la mancanza, o quasi, lungo il mar- 
gine circombelicale delle piccole coste riunite in fasci. 

Località: Campiglia. 


Tropidoceras Masseanum p'Orr. — Tav. XX [II], fig. 5. 
1842. Ammonites Masseanus D’OrBIGNY. Paléont. Frang., Terr. jurass., t. I, pag. 225, tav. 58. 


Crederei riferibile a questa importante specie un esemplare assai grande e non tanto discretamente 
conservato, mostrante anche la linea lobale. Non potrei però negare assolutamente che esso riguardasse 
un individuo giovane del Zrop. Flandrini Dum.9 Tanto che sia 1’ una quanto l’altra di queste specie, 
l’importanza cronologica dell'individuo in esame è presso a poco la stessa. 

Località: Corfino. i 


Tropidoceras campiliense Fuc. — Tav. XX [II], fig. 6, 6a, d. 


DIMENSIONI 

Diametro . È 0 o 0 : ù Ò . mm. 682 
Larghezza dell’ Io giro in A tionio al diumetio 5 0 0 3 A 0,34 
Spessore » » » è » SAM 5 c 7 c 0,20 
Larghezza dell’ombelico » » . 5 0,41 


1) ’OrBIeny. Paltont. Prang., Terr. jurass., t. I, pag. 272, tav. 79. 

2) DumortIER. Hf. pal. sur les dépots Jurass. ecc. Lias moyen, pag. 60, tav. 9; tav. 10, fig. 1-3 e tav. 11, fig.1. 
3) GoveRr. Ueber die lias. Ceph. des Hierlatz ecc., pag. 265, tav. IV, fig. 4-13. 9 

i) De SrErANI. Lias inferiore ad Arieti dell'Appennino settentrionale, pag. 71, tav. II, fig. 5-T. 

5) DumortIER. Efud. paléont. sur les dépots jurass. ecc. Lias moyen, pag. 72, tav. XIV, fig. 1, 2. 


9 


[11] A. FUCINI 249 


L'unico esemplare in esame è quello che fu dal MenEGHINI ®. riferito con dubbio all’ Harp. Norma- 
nianum D'ORB. al quale somiglia un poco nella forma dei giri. 

Esso ha involuzione ed accrescimento piuttosto spiccati. I giri sono assai più alti che larghi, hanno 
la maggiore larghezza al terzo interno della loro altezza e la sezione loro resulta lanceolata. La parte 
dorsale di essi è ristretta e terminata acutamente da una carena, non limitata ai lati da alcun solco di- 
stinto. I fianchi sono ornati di coste assai grosse, regolari, larghe quanto gli intervalli, le quali al terzo 
esterno dell’altezza dei giri si piegano fortemente in avanti, s’indeboliscono e svaniscono. Fra le coste e 
la carena si trova una porzione liscia. 

La linea lobale, fortunatamente visibile, è asimmetrica. Sul dorso si ha una sella non molto alta, larga di 
base, bipartita asimmetricamente e divisa dalla linea mediana dorsale in due parti disuguali. Di queste la mag- 
giore occupa il fianco destro del giro. Il lobo sifonale si trova dunque tutto spostato sul fianco sinistro. Da 
questa parte la sella esterna è più alta della sella corrispondente della parte opposta; invece il primo 
lobo laterale è meno profondo. Le prime e le seconde selle laterali presso a poco si corrispondono. Il se- 
condo lobo laterale del fianco destro è meno profondo di quello del fianco sinistro e questo sorpassa di 
poco la linea radiale. 

Questa specie trova alcune somiglianze fra gli Harpoceras (Tropidoceras) del Lias medio, parte in- 
feriore, dei dintorni di Galati, illustrati dal GemmELLARO 2; a nessuno però corrisponde. 

Località: Campiglia. 


Dall'esame complessivo delle specie ora enumerate e di quelle illustrate prima dal DE STEFANI, mi 
sembra poco probabile lo stabilire che esse sieno tutte unite a formare una fauna che dovrebbe esser vis- 
suta in un medesimo tempo geologico e mi sembra anche inammissibile l’ammettere che la formazione che 
le contiene debba riferirsi tutta al Lias inferiore. Invece si deve ritenere sicuramente che il Lias medio 
sia rappresentato nella formazione dei calcari rossi in parola, inquantochè ad esso, e non al Lias inferiore, 
appartengono: Zerebratula incisiva StoPP., Platypleuroceras brevispina Sow., Tropidoceras Masseanum D’ORB., 
e Cycloceras Maugenesti D’ORB., specie tutte ben caratterizzate. Nè a questo riguardo sono prive d’impor- 
tanza altre specie del Lias medio, quantunque presentino qualche dubbio di riferimento, come: PhyMoceras 
retroplicatum GeveRr, Deroceras Taylori Sow., Der. muticum D’ORB., Der. armatum Sow., Cycloceras Actaeon 
D’ORB. Specie per me sicuramente riferibile al Lias medio è pure la nuova Zropidoceras campiliense Fvc., 
che rammenta le forme di Tropidoceras proprie al Lias medio siciliano. Vi sono inoltre molte specie 
che si trovano tanto nel Lias inferiore quanto nel Lias medio e che senza accurate ricerche fatte sul 
luogo non si potranno riferire con sicurezza nè all’uno nè all’altro di questi piani geologici. Fra tali 
specie si possono annoverare: Terebrabratula Aspasia Mcz., Avicula sinemuriensis D'ORB., Atractites Quen- 
stedti Mcn., Atr. Cordieri Mcez., Atr. orthoceropsis Maz., PhyUWoceras Zetes D’ORB., Ph. Partschi Stur, Ph. 
tenuistriatum Mon., Rhacophyllites Nardi, Mca., Eh. libertum Gem. 


1) MpnEGHINI. Nuovi fossili toscani, pag. 10 e 29. 
2) GemmeLLARO. Sui foss. degli strati a Ter. Aspasia della Contrada Rocche Rosse presso Galati. Palermo, 1884. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 33 


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(>) 


A. FUCINI e 2] 


Tutte le specie di Ammoniti che appartengono al Lias medio si riferiscono alla parte inferiore di 
esso, la quale è appunto quella parte che io ritengo rappresentata nella formazione in studio. Alla. parte 
superiore del Lias medio toscano sono riferibili invece i calcari grigio-chiari con selce, spesso con piccole 
Ammoniti limonitizzate, non di rado aventi alla base passaggi litologici con i sottostanti calcari rossi. 
Anche per queste considerazioni non è strano ammettere che il confine tra il Lias inferiore ed il Lias 
medio cada, entro ai calcari rossi, riuscendo però di difficile rilevamento. Non è necessario che alle divi- 
sioni cronologiche corrispondano sempre anche distinzioni litologiche e non è quindi da pretendersi che i 
confini litologici segnino sempre confini cronologici. 

Altro argomento di molta importanza, per ritenere che la parte superiore dei calcari rossi in esame 
debba riferirsi alla parte inferiore del Lias medio anzichè al Lias inferiore, ci viene dato dalla condizione, 
fatta rilevare fin da principio, di trovarvisi racchiusi in lenti quei calcari spatici, un tempo ritenuti pure 
del Lias inferiore, ma che io ! ho dimostrato appartenere alla parte inferiore. del Lias medio. 

Essendo naturale l’ammettere che gli strati dei nostri calcari rossi si sieno depositati senza inter- 
ruzione, l’uno sull'altro successivamente, ne viene di conseguenza. che ai superiori, che io ritengo del Lias 
medio, precedano quelli rappresentanti le più alte zone del Lias inferiore. 

Che in realtà si tratti della parte superiore del Lias inferiore è indiscutibilmente dimostrato. dal- 
l'insieme delle specie fossili appartenenti al Lias inferiore, illustrate dal De STEFANI e da me e fra le 
quali prevalgono quelle delle zone ad Arietites obtusus, ad Oxynoticeras orynotus.e ad Artetites raricostatus. 
Infatti, tolte le specie decisamente del Lias medio, le nuove o speciali alla formazione in esame nonchè 
quelle, pure di un certo valore a questo riguardo, che si raccolgono tanto nel Lias medio quanto nel Lias 
inferiore, si trova che sopra le 17 rimanenti ben 13 si raccolgono in quelle tre zone, delle quali sono anzi 
in gran parte speciali. Queste 13 specie sono: Oxynoticeras Janus HAUER, Ox. Driani? Duw., Arietites 


Bonnardì D’ORB., Ar. nodotianus D’ORB., Ar. Oosterì Dum., Ar. tardecrescens HAaUER, Ar. Hierlatzicus HAUER, 


Ar. ceratitoides QuEnST., Ar. spiratissimus Quenst., Ar. stellaris Sow., Ar. obtusus Sow., Microderoceras 
bispinatum Gaver, Micr. Keindelti Em. Si aggiunga poi che le specie nuove: Arietites pluricosta MeA., 
Ar. Montiù McH., Microceras ovilis Men., Microderoceras nothum Mexr., hanno tutte forme affini ad altre 
specie delle zone più alte del Lias inferiore e che alcune specie; ritenute nuove, vanno. forse riferite ad 
altre appartenenti a quelle medesime zone, come crederei per il PhyMoceras ancylonotos DE STEFANI (= 
Ph. Lipoldi HAURR). 

Le. 4 specie Arietites. Conybeari. Sow., Ar. conybearoides Rer., Ar. bisulcatus Bruc., Microderoceras 
Birchi Sow., illustrate dal DE STEFANI, accennerebbero ad una maggiore antichità. del deposito. Fra di 
esse nessuna è però, a mio credere, tanto bene caratterizzata da riguardarne certa la determinazione ed 
alcune, come. ritengo per il Microderoceras Birchi Sow. (= Micr. nothum Mex.), vanno forse riferite ad 
altre specie. 

Riconoscendo. che la. massima, parte delle specie del Lias inferiore appartengono alle zone: dell? Ar. 
obtusus, Ox. oxynotus ed Ar. raricostatus, credo che queste sieno veramente rappresentate nella parte infe- 
riore dei calcari rossi in esame. Non posso però escludere che vi possa essere inclusa anche la zona del 
Pentacrinus tuberculatus.. Ciò perchè è da ritenersi che la deposizione dei calcari rossi sia succeduta. im- 
mediatamente e senza interruzione a quella dei calcari bianchi ceroidi, che nella, parte più alta. contengono 
una fauna sincrona a quella del Lias inferiore di Spezia e con questa riferibile quindi alle zone della 
Schlot. angulata e dell’ Ar. Bucklandi. 


1) FucINI. Fauna del Lias medio del M. Calvi ecc. Palaeontographia italica, vol. II, 1896. 


13] A. FUCINI 251 


Giustifica questo mio giudizio anche il fatto di aversi un passaggio litologico tra i calcari bianchi 
ceroidi e quelli che ci tengono ora occupati. A Corfino alla base dei calcari rossi, si ha una lumachella 
con Ammoniti simili a quelle di Spezia, a Gerfalco il Lias di Spezia è rappresentato invece da una luma- 
‘chella grigio-chiara che corona i calcari bianchi ceroidi. 

In quanto alle affinità presentate dalla formazione in esame, ristrette a quelle che riguardano il Lias 
inferiore, si può ritenere che esse sono notevoli coni depositi contemporanei del bacino del Rodano, con 
quello di Adneth, col quale oltre ad avere a comune alcune forme speciali, ha inoltre somiglianze litolo- 
giche, e più specialmente con il deposito di Hierlatz, a riguardo del quale è oltremodo importante l’aversi 
fra la nostra fauna l’ Oxynoticeras Janus HAUER, specie tanto caratteristica e, per quanto io sappia, fino 
ad ora solo conosciuta del deposito hierlatziano. 

Nell'insieme la formazione in esame ha grandissima analogia con quella di Saltrio della quale or 
non è molto il Parona” ha illustrato la fauna ammonitica. Anche colà si ha la parte superiore del de- 
posito, che alcuni vorrebbero appartenente tutto al Lias inferiore, riferibile forse al Lias medio. Altret- 
tanto si può dire della formazione marmorea di Arzo ove si ha la parte più bassa riferibile al Lias in- 
feriore ed una parte, contenente la fauna di Brachiopodi illustrati pure dal Parona”, rapportabile 
alle zone più profonde del Lias medio. Sopra questa ultima parte si trovano poi ad Arzo un calcare 
a crinoidi ed un calcare arenoso rossastro, riferibili, secondo il PARONA, alle zone alte del Lias medio; 
corrisponderebbero quindi ai calcari grigio-chiari con selce i quali quasi sempre ricuoprono in Toscana 
la formazione esaminata. 


1) PARONA. Amm. liasiche di Lombardia. Mém. Soc. paléont. suisse, vol. XXIII. 
2) PARONA. Brach. liassici di Saltrio ed Arzo. Mem. Ist. Lomb. 1884. 


M. CANAVARI 


LA FAUNA DEGLI STRATI CON ASPIDOCERAS ACANTHICUM 
DI MONTE SERRA PRESSO CAMERINO 


| PARTE TERZA 


(Cephalopoda: Simoceras) 
(Tav. XXI-XXIV [XVII-XIX] e Fig. 29-34 intercalate) 


V. Gen. Simoceras Zimrer. 


(Continuazione). 


3. Simoceras Fucinii n. sp. — Tav. XXII [XVII], fig. 2. 


DIMENSIONI 
I 1 (Tav. XXII [XVII]; fig. 2) 
Diametro . : ; 3 E ; ; . 0. mm.95 mm. 120 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . Ò 0,23 0,26 
Spessore massimo » » ; E 0,27 Î 0,25 
Larghezza dell’ombellico » » È 5 0,56 0,57 


Questi due esemplari appartengono ad una forma che precedentemente credevo di poter considerare 
quale semplice varietà del S. Berianum Cat. 

L’esemplare maggiore è quasi completo, perchè l’ultimo giro, all’infuori del piccolo tratto che com- 
prende le prime cinque coste, ove-si manifestano ancora i lobi, appartiene tutto alla camera di abitazione. 

La conchiglia è a lento accrescimento e non ha conservata la parte centrale; i giri sono pochissimo 
ricoperti e l’ombellico risulta perciò molto ampio. Fianchi subpiani, scendenti gradatamente verso l’om- 
bellico, dal quale non sono molto elevati. Le coste che li adornano, piuttosto acute, quasi radiali e con 
un indizio di piegatura in avanti, terminano verso il margine esterno dei fianchi con un ingrossamento 
assai spiccato, ma senza assumere la forma di un vero e proprio tubercolo. Nella regione sifonale, un 
poco arrotondata e non molto ampia, le coste sono depresse ed evanescenti; talvolta però, con una leggera 
ondulosità proversa, quelle di un fianco si riuniscono con le corrispondenti del fianco opposto. L'apertura, 
se si fa corrispondere alla sommità delle coste, come nella fig. 2c (Tav. XXII [XVII]), appare subqua- 
drangolare per l'andamento ed il rilievo marginale delle coste stesse; se agli spazi interposti appare ar- 
rotondata. L’ultimo solco peristomatico è limitato da coste semplici; in avanti di esso, sino all'apertura, 


1) Si veda ciò che scrissi nella fine della descrizione del ,S. Berianum Car. nella parte seconda di questo lavoro 
(Palaeont. Italica, vol. III, pag. 238 [61]). 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 34 


[19] 
bri 
9 


M. CANAVARI [64] 


sembra poi apparire un’altra sola costa. Il numero delle coste arriva a 36 nell’ ultimo giro e approssi- 
mativamente da 52 a 54 nel penultimo e tutte semplici. Qualche costa bifida si osserva invece sulla fine 
del terz’ ultimo giro, ove avvertesi anche un altro solco peristomatico. 

Linea lobale ascendente e poco frastagliata come nei tipici Simoceras. Qui accanto sono figurati, in 
grandezza naturale, gli ultimi due setti che si trovano tra le prime cinque coste del giro esterno, pre- 

SNA] parati secondo il comune. processo della corrosione con acido cloridrico diluito. 

Ls Selle ampie e tozze; lobi tricuspidali e poco sviluppati. Nel complesso queste 

linee lobali corrispondono a quelle del S. Berianum Car. , da cui diversificano 
solo per la minor profondità del primo lobo laterale. 

L’esemplare minore è composto di circa cinque ‘giri, dei quali, come nel 
precedente, mancano i più interni. I lobi arrivano sino al primo terzo del giro 
esterno, e di questo perciò i due terzi appartengono alla camera di abitazione. 
Le coste sono quasi radiali ed ingrossate verso l’esterno dei fianchi; nell’ ultimo 
giro se ne contano 39 e più numerose sono nel precedente, ove però non possono 


Ls Lobo sifonale. 


L, Primo lobo laterale. esattamente determinarsi per cattiva conservazione. Sulla fine dei due terzi del 
Ra Ca lobo laterale. ciro esterno si avverte un solco peristomatico che passa sulla regione esterna 
vSutura. " 


piegando in avanti. La costicina che lo limita posteriormente appare dividersi 
presso il termine dei fianchi, in corrispondenza cioè dell’ingrossamento delle coste. Per la forma dei 
fianchi, delle coste, della regione esterna e dell’ apertura, quest’esemplare corrisponde completamente al 
precedente. 

La linea lobale è pure somigliantissima a quella superiormente figurata; una piccola differenza si nota 
nella profondità, un poco maggiore, del primo lobo laterale, avvicinandosi per ciò sempre più a quella 
caratteristica del S. Berianwn CAT. 

Questa corrispondenza nella linea lobale mi fece appunto ritenere che i due esemplari descritti do- 
vessero riferirsi, come varietà, alla specie catulliana. Le particolarità però relative ai caratteri esterni 
della conchiglia, ai quali si dà oggi molto valore, mi hanno finalmente consigliato a tenerli separati e 
ad instituirne una nuova specie. Le differenze avvertite infatti con il S. Berianum Cat. sono le seguenti: 

a) Accrescimento della spira un poco più lento; quindi, su diametri uguali, giri alquanto più numerosi; 

5) Coste più numerose e, sia pure leggermente, con indizio di piegatura proversà; ingrossate verso 
il margine esterno dei fianchi, ma senza spiccato tubercolo; 

e) Fianchi un poco più convessi; 

d) Regione esterna, nell’ultimo giro però, del pari più convessa e solo eccezionalmente attraversata 
dalle ondulosità prodotte mercè la riunione delle coste corrispondenti dei fianchi opposti. 

La nuova specie ricorda grandemente anche il ,S. venetianum Zi. 3, da cui si distingue nell’ accre- 
scimento un poco più lento, nel minor numero delle coste e nella loro minore curvatura e anche, infine, 
per non avere la regione sifonale completamente liscia. 

Dal S. Zeuxis Gemm. ® della zona inferiore degli strati con Asp. acanthicum di Sicilia, il S. Fucini 
si distingue per il maggiore spessore della conchiglia (0,25-0,27 del diam. invece di 0,18), per le coste 


1) Si veda, per l’opportuno confronto, la figura dei lobi di questa specie che io diedi nella parte seconda del pre- 
sente lavoro (Palaeont. Italica, vol. III, pag. 333 [16], fig. 28). i 

2) ZitteL. Palacont. Mitth., pag. 221, tav. 33, fig. 8, 1870. 

3) GEMMELLARO. Faune giur. e lias., N. 7, pag. 214, tav. XV, fig. 5. 


[65] M. CANAVARI 255 


. 


non obliquamente dirette in avanti, e per la minore convessità della regione esterna. Non si conosce della 
‘specie del GemmeLLARO la linea lobale nè perciò può farsi alcun confronto rapporto ad essa. 

Dal S. Herbichi HaueR ®, anche come fu interpretato dal Favre ® e dal FoxranxEs >, la nuova specie 
si riconosce sempre nella sezione dei giri subquadrangolare e non ovale allungata, senza ricordar poi la 
maggiore semplicità della linea lobale. 

Dal S. Zullianum PAR.Ò si può distinguere per la minore convessità dei fianchi, per l’accrescimento 
un poco più lento e per l’andamento delle coste più decisamente radiale. 

Ancora più spiccate sono, infine, le differenze con il S. feres Neuw. %, il quale ha coste molto grosse 
ed accrescimento più lento e lobi del tipo di quelli del S. Herdichiì HAUER. 

Esemplari esaminati: 2, raccolti insieme con gli altri Simoceras e conservati ora nel Museo 
geologico di Pisa. 


4. Simoceras parateres n. sp. — Tav. XXII [XVII], fig. 1; Tav. XXIII [XVIII], fig. 3. 


DIMENSIONI 
1 (Tav. XXIII [XVIII], fig. 3) 1 (Tav. XXII [XVII], fig. 1) 
Diametro . . o o o o . o o mm. 53 mm. 94 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . o 0,25 0,27 
Spessore massimo » » ? ò 0,29 0, 28 
ì Larghezza dell’ombelico » » È È 0,56 0,55 


Anche questi due esemplari, sopra i quali credo adesso opportuno instituire una nuova specie, erano 
stati da me considerati, prima che ne avessi preparata la linea lobale, come un’ altra varietà del S. Be- 
nianum CAT. x 

Il maggiore di essi, come si vede dalla figura (Tav. XXII [XVII], fig. 1), non è completo; manca 
tutta la camera di abitazione e mancano anche i primi giri. Le parti conservate dei giri esterni sono 
tutte concamerate e, come avviene in quasi tutti gli esemplari del giacimento di Monte Serra, sono anche 
provviste di guscio, il quale raggiunge la grossezza apparente di circa un millimetro. Ricoprimento 
quasi nullo. I fianchi crescono abbastanza rapidamente nello spessore e non hanno carena, bensì sono 
arrotondati verso l’ombellico profondo. Regione esterna ampia e subpiana, con sottile e leggero rilievo 
sifonale, quando viene decorticata del guscio. Sezione, in corrispondenza delle coste, subquadrangolare, 
alquanto più larga che alta; in corrispondenza dei solchi un poco arrotondata. Coste di grado in grado 
più grosse e più allontanate dall’interno all’ esterno. Se ne contano 26 sulla porzione conservata del giro 
esterno e circa 36 nel precedente. Tali coste sono assai acute e gli spazi ad esse interposti profondi e 
concavi; si presentano poi leggermente piegate in avanti, ma nella prima porzione del giro interno con- 
servato hanno l’anomalìa di manifestarsi con un indizio di opposta piegatura; ingrossano rapidamente 
dalla sutura ombellicale verso la parte esterna dei fianchi; indi si deprimono con leggero gomito in avanti 
presso la regione sifonale, sulla parte mediana della quale o finiscono completamente o sono appena in- 
dicate da leggerissime ondulosità proverse. 


1) NEUMAYR. Sch. mit Asp. acanthicum, pag. 186 [46], tav. XL, fig. 1,2. 
2) Favre. Suisse et Savoie, pag. 55, tav. VI, fig. 2, non tav. VII, fig. 3. 
3) FONTANNES. Crussol, pag. 83, tav. XI, fig. 11. 

4) NicoLis e Parona. Verona, pag. 41, tav. III, fig. 60,0. 

5) NeuMavR. Sch. mit Asp. acanthicum, pag. 187 [47], tav. XL, fig. 4,5. 


256 M. CANAVARI [66] 


Dall’ apertura sino alla quint’ultima costa la corrosione con acido cloridrico diluito ha messo in evi- 

denza tre linee lobali, delle quali, la meglio conservata, la terz’ultima, è quella qui accanto figurata in 
grandezza naturale. 

Fre. 30. Lobi ascendenti come in tutti i Sîmoceras, con frastagliature però assai 

Îa numerose da ricordare quelle proprie dei Perisphinctes. Primo lobo laterale 


lobo laterale assai piccolo e molto inclinato esternamente. Sella esterna 
ampia e divisa in due parti ineguali, delle quali l’interna è la più grande 
e con maggiori diramazioni. Sella laterale molto larga alla sommità, ri- 


Ts Lobo sifonale. stretta alla base e pronfondamente divisa da lobicino mediano. Il ramo 
rn Ino Telo ion, esterno di essa è un poco più alto della precedente sella; il ramo interno 
L Secondo lobo laterale. x z id È 5 3 

8 Sutura. 3 invece n’è più basso e si presenta inclinato all’esterno. 


L’esemplare minore, mancante pure dei primi giri, corrisponde, per la 
parte conservata, quasi a tutto il penultimo giro dell’esemplare precedentemente descritto. Le coste 
numerose e raramente bifide sono tutte leggermente piegate in avanti e si continuano anche su parte 
della regione esterna (Tav. XXIII [XVIII], fig. 30), senza però che abbia luogo una vera e propria 
riunione tra quelle corrispondenti dei due fianchi opposti. La fascia mediana liscia o quasi che nella stessa 
regione esterna si presenta sulla interruzione delle coste, va gradatamente aumentando con l’ accrescimento, 
e, sull'ultima parte conservata del giro, cominciano già a delinearsi i caratteri osservati nell’ esemplare 
maggiore; la qual cosa mi ha maggiormente persuaso trattarsi di una sola e medesima specie, quantunque 
in questo piccolo esemplare non sia riuscito a vedere la linea lobale. Non lungi dall’ apertura, che qui si 
presenta assai più larga che alta, e precisamente dove sui fianchi essendo la conchiglia tutta sciupata 
mancano le costoline, si ha, nella regione esterna, un solco peristomatico spiccatissimo, il quale è rivolto 
in avanti secondo l’andamento delle coste. Questo solco non è compreso nella parte della conchiglia 
rappresentata con la figura 3% (Tav. XXIII [XVIII]), e quindi non poteva in questa indicarsi. 

Distinguono la nuova specie dal S. Berianum Cat. l’andamento delle coste sui fianchi più regolar- 
mente proverse e più numerose, e sopratutto la linea lobale, sia nella maggiore frastagliatura, sia nella 
minore profondità del primo lobo laterale rispetto al lobo sifonale e sia, infine, nella forma della sella 
laterale assai ristretta, come si disse, alla base. 

La curvatura alquanto maggiore delle coste, il numero maggiore di esse e le maggiori diramazioni 
dei lobi la separano assai bene dal S. Fucini Can. 

Il nome poi che viene proposto indica la grande analogia che la specie appenninica presenta con il 
S. teres Nrum. ® degli strati con Asp. acanthicum di Csofranka nella Transilvania. La differenza più im- 
portante avvertita si riferisce all’accrescimento un poco più rapido e quindi mentre l’ altezza dell’ ultimo 


giro e la larghezza dell’ombellico sono rispettivamente 0,25-0,27 e 0,56-0,55 del diametro nei due esem- . 


plari di Monte Serra, in quello di Csofranka invece sono 0,21 e 0,61. Un'altra differenza riguarda 
l'andamento delle coste mai così diritte come appare dalla figura del NEUMAYR, ma sempre alquanto pie- 
gate in avanti. Anche per la linea lobale le due specie devono essere molto vicine ricordando ambedue 
quella, pur frastagliatissima, del S. Herbichi HAuER.® 


1) NmumayR. Sch. mit Asp. acanthicum, pag. 187 [47], tav. XL, fig. 4, 5. 
2) Ip. L. c., tav. XL, fig. 2. 


tripartito, non molto ampio e meno profondo di quello sifonale. Secondo - 


ITS era 


[67] M. CANAVARI 257 


L’accrescimento un poco più rapido, la forma subpiana della regione sifonale e la sezione subqua- 
drangolare dei giri separano assai bene il S. parateres dal S. Herbichi HAuER, al cui gruppo non per- 
tanto, anzichè a quello del S. Berianum CAr., deve riferirsi per la speciale conformazione su ricordata 
della linea lobale. 

L’esemplare minore (Tav. XXIII [XVIII], fig. 3) è vicinissimo poi al piccolo esemplare del calcare 
incarnato, zona inferiore degli strati con Asp. acanthicum, della Montagna Grande di Calatafimi figurato 
dal GemmeLLARO con il nome di S. Sartoriusi D. Ma questa specie si distingue per un maggior numero 
di coste biforcate non solo, ma anche perchè negli esemplari adulti ricordando il S. agrigentinum Gem. ® 
dovrebbe, secondo la nuova delimitazione che il StemIRADSKI assegnerebbe ai Stmoceras, riferirsi al ge- 
nere Perisphinctes ®. Ora il S. parateres, anche con queste nuove vedute, è un vero e proprio Sîmoceras 
e quindi diverso dalla specie siciliana sopra ricordata. 

Esemplari esaminati: 2, raccolti nel solito banco fossilifero e conservati adesso nel Museo 
geologico di Pisa. 


5. Simoceras Ludovicii Mea. — Tav. XXIMI [XVII], fig. 1,2. 


1879. Stimoceras Ludoviciù MeneGHINI. Nuovi Cefal. titonici, pag. 133, tav. X, fig. 4, 5. 


DIMENSIONI 
I I 
Diametro . È 6 0 o È 5 . .  mm.108 mm. 145 
Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . o 0,27 0,26 
Spessore massimo » » 3 i 0,20 0,19 
Larghezza dell’ombellico » » PRA 0,53 0; 55 


La specie fu fondata sull’esemplare maggiore e fu così definita dal MENEGHINI: 

“ Conchiglia a forma di disco, molto compressa sui fianchi, largamente ombellicata, a regione ven- 
- trale larga e poco convessa. Giri della spira lentamente crescenti in altezza, che supera notevolmente 
la larghezza; ben piccola porzione di essa altezza mascherata dalla sovrapposizione dei giri successivi, 
rimanendone quasi limitato l’abbracciamento all’ampia faccia ventrale; piani sui fianchi, scendono con 
rapida curva alla sutura ombellicale, con rapida curva pure unendosi all’ampia faccia ventrale legger- 
mente convessa. La sezione trasversale ne risulta pressochè quadrangolare, di poco più larga presso al 
contorno ombellicale di quello che al confine fra i lati e la faccia ventrale. Coste raggianti, per la mag- 
gior parte semplici, tondeggianti, eguali in larghezza agli spazi interposti, nella maggior porzione del- 
l’ultimo giro, ma più ravvicinate fra loro nei giri precedenti, più largamente spaziate invece sul finire 
della spira; sommano a 58 nell’ultimo giro, e ad un numero certamente maggiore nel penultimo, ch’è 
incompletamente conservato; sorgono già grosse dalla sutura ombellicale e, lentamente ingrossandosi e 
sporgendo sempre più, terminano quasi come in nodi al margine esterno; diritte nella direzione de’ raggi 
sulla maggior porzione del fianco, s’inflettono sensibilmente all’avanti sul margine esteriore. Ne rimane 
libera la faccia ventrale; ma limitata dagli accennati ingrossamenti terminali delle coste, essa lo è sola- 


i) GeMMELLARO. Paune giur. e lias. N. 7, pag. 218, tav. XVII, fig. 5. 

2) Ip. L. c., N. 2, pag. 46, tav. VI, fig. 7,8. 

3) StemtraDSKT. Monogr. Beschr. der Ammonitengatt. Perisphinetes. Palaeontographica, XLV Bd., pag. 72, 205. 
Stuttgart, 1898. i 


258 M. CANAVARI [68] 


mente nei giri interni e sul principio dell’ultimo, sul rimanente del quale le estremità delle coste, di- 
gradando e sempre più inclinate all’avanti, restringono la fascia liscia, sulla quale, con leggero rilievo e 
con forte curva all’innanzi, terminano per connettersi le coste d’un fianco con quelle dell'altro. Bifide 
sono solo poche coste: quattro nel penultimo giro, ad intervalli varii ed in rispondenza, alle strozzature; 
ed una strozzatura sola, preceduta e seguita da costa dicotoma, presenta l’ultimo giro, non lungi dalla 
sua fine: è un solco profondo e più largo degli altri, limitato posteriormente da costa acuta che diverge 
da altra in tutto simile alle precedenti, risultandone più obliqua la direzione, ch’è poi serbata tale ‘e 
dalle tre coste più sottili e dalle sei di consueta grossezza e sempre più spaziate che succedono fino alla 
frattura terminale, dalla quale sembra dovesse poco essere discosta l’apertura della conchiglia. Manca 
infatti di setti tutto l’ultimo giro, ed è solo nei giri: interni che si possono travedere indizii dei lobi 
nelle rotture del guscio che, qual’è conservato dalla fossilizzazione, sembra dover essere stato molto sottile. ,, 

“ Manca invece il guscio, ma la superficie del modello interno è anche profondamente logorata, in 
un altro incompleto esemplare trovato dal CanavarI nello stesso giacimento di Monte Primo. Doveva 
avere circa mm. 70 di diametro, e conserva solo il principio dell’ultima camera, preceduta da una stroz- 
zatura e con una delle coste successive bifida verso la metà del fianco, qualche strozzatura e qualche 
costa bifida vedonsi pure nei giri interni. , 

“ La linea dei lobi presenta lo stesso tipo che quella del Sim. favaraense figurata dal GeEMMmELLARO 
(Sopra alcune faune giuresi ecc. 1872, tav. VIII, fig. 4): grandissimo il lobo sifonale, divisa da grande 
lobulo secondario la sella esterna, ciascuna delle cui due parti è suddivisa in due festoni; appena più 
lungo del sifonale il lobo laterale esterno, il cui ramo terminale interno è molto anteriore rispetto al 
l'esterno, dal quale sembra spiccarsi il mediano, risultandone una apparente obliquità di tutto il lobo 
verso l’esterno; sella laterale molto più angusta e più profonda dell’esterna, divisa in due festoni; lobo 
laterale interno piccolissimo ed obliquo, del pari che la sella ed il lobo accessorio. Anche attribuendo @ 
logorazione l’ apparente povertà della frastagliatura, non n’ è al certo supponibile la ricchezza caratteri- 
Stica della specie citata a titolo di confronto. , 

“ Paragonata ad esso Sim. favaraense Gemm. questa forma, si vede inoltre differirne per la molto 
maggiore compressione, per il numero molto minore delle coste, e per le più rare biforcazioni. In quanto 
alla strozzatura dell'ultimo giro, anche la figura del Sim. favaraense Gemw. (1. c., pag. 50, tav. VIII, fig. 4) 
ne mostra una di analoga forma, nè la si potrebbe riguardare come sufficiente carattere specifico. Nella 
serie del Sim. agrigentinum Gemm. (ved. GEMMELLARO, l. c., pag. 113), questa forma costituirebbe un set- 
timo termine e quasi un passaggio al tipo del Sim. venetianun Zion. Non esitiamo perciò a proporre 
una nuova specie intitolandola al sig. Ab. Lupovici, ch'è solerte raccoglitore de’ fossili nei monti Gemmo 
e Primo, presso Camerino, ed il quale ce ne favorì l’esemplare figurato. ., 

“ Appartiene evidentemente alla stessa specie un bell’ esemplare il quale potè solo incompletamente 
esser denudato dalla roccia che lo includeva, la calcaria rossa incarnata di Sant'Anna sopra Breonio al 
confine tirolese in Val d’Adige. Ha mm.130 di diametro, e, per rapporto ad esso, le proporzioni sono 
esattamente le indicate per il grande esemplare di Monte Primo, come eguali ne sono tutti gli altri es- 
senziali caratteri. Circa metà del giro esteriore appartiene all'ultima camera preceduta da una costa 
bifida, ma senza distinta strozzatura, mentre parecchie più o meno distinte strozzature e coste bifide 
vedonsi nel penultimo giro. La linea dei lobi, per quanto si può rilevare togliendo il guscio spatizzato, 
è qui pure poverissima di frastagliature. , 

L’esemplare incompleto citato dal MENEGHINI e che io stesso avevo raccolto a Monte Serra è andato 
perduto; quello completo viene ora nuovamente figurato per porre in evidenza che le coste sono assai più 


[69] 1 M. CANAVA:RI 259 


acute di quello che non sembri nella figura data dal MENEGRINI (fig. 4a); inoltre il decorso dell’ ultimo solco 
peristomatico non è per nulla sigmoidale, ma regolarmente piegato in avanti, un poco più però delle coste. 
I lobi arrivano sino al principio dell’ultimo giro, il quale perciò appartiene tutto alla camera di abitazione. 
Essi sono molto mal conservati, e per quanto abbia acidulato il guscio sottile del penultimo giro, non 
sono riuscito a porne in evidenza altro che piccole traccie. Sembra da queste che la forma di essi sia 
alquanto differente da quella figurata dal MenecHINI (Op. cit. in sin., fig. 5) e tratta dall’incompleto 
esemplare che, come avvertii, non ho potuto ritrovare. 

Un altro esemplare, assai bene conservato, mancante però della camera di abitazione (Tav. XXIII 
[XVIII], fig. 1) è stato recentemente rinvenuto nel solito giacimento di Monte Serra. Diversifica da quello 
descritto dal MENnEGHINI solo per le coste un poco più allontanate sull’ ultima parte del giro esterno ; per 
tutti gli altri caratteri vi corrisponde completamente. I lobi sono in questo assai bene conservati ed il 
setto qui accanto figurato corrisponde circa ai 4 del giro esterno. La sella AA CR, 
esterna, come si vede, è molto ampia, il lobicino che la divide è poco svilup- Ls 
pato certo per troppa corrosione del setto; la sella laterale è profondamente o 
divisa in due parti ineguali, di cui la esterna alta quanto la sella esterna. In 
complesso tutta la linea presenta frastagliature assai maggiori di quella figurata i 
dal MeneGHINI. Mi nasce perciò il dubbio che l’incompleto esemplare da cui n È 
tale linea fu tratta, non appartenga alla specie in discussione. Quelle poche e 
traccie di lobi che si osservano poi nell’esemplare maggiore sembrano invece L, Primo lobo laterale. 
corrispondere con la figura superiormente intercalata. È TRI lopez laterale: 

Il S. Ludoviciù Mez. si distingue facilmente dal ,S. parateres Can. nella 
conchiglia molto più compressa; per la linea lobale poi è assai più vicino a questa specie che non al 
S. Benianum Cat. 

Un’ altra specie vicinissima alla descritta è il ,S. forcalense Kix. degli strati con Asp. hominale di 
Torcal alto nell’Andalusia, da cui si distingue solo per le coste un poco meno serrate e per la maggiore 
compressione della conchiglia. 

Esemplari esaminati: 2, raccolti nello stesso banco e conservati nel Museo geologico di Pisa. 
La specie si trova anche nel calcare rosso incarnato di Sant’ Anna sopra Breonio al confine tirolese in 
Val d'Adige. 


6. Simoceras (?) Grecoi n. sp. — Tav. XXIV [XIX], fig. 1. 


DIMENSIONI 

Diametro . 0 B ò x 0 È c È c a 0 . : mm. 170 

Altezza dell’ultimo giro in rapporto al diametro . . : : 0, 28 

Spessore massimo » » e in corrisp. del rilievo peristomatico 0,235 
» » » » e prima » » 0, 20 

Larghezza dell’ombellico » » n . Ò . o B a 0, 30 


‘Conchiglia discoidale compressa, composta, nel diametro di mm. 170, di quattro o cinque giri a lento 
accrescimento e dei quali l’ultimo ricopre il precedente per circa 0,03 del diametro. Fianchi pochissimo 
convessi, col massimo spessore ad !, dal contorno ombellicale; regione esterna ampia e subrotonda, se- 


1) KiLran. Miss. d’Andalousie, pag. 629, tav. XXV, fig. 6. 


260 M. CANAVARI [70] 


zione terminale ovale arrotondata, un poco compressa lateralmente. Gli ornamenti, molto caratteristici, 
consistono in coste che presso la regione ombellicale sono semplici, assai grosse ed ottuse, nel mezzo 
dei fianchi alquanto depresse e poco rilevate, specialmente nell’ultimo giro, e per la maggior parte bi- 
partite; verso la regione esterna tutte dello stesso sviluppo, più spiccate che altrove e separate da spazi 
della medesima larghezza di esse; piegano poi in avanti, rapidamente si deprimono e scompariscono sul 
lato sifonale lasciandovi una superficie liscia. Il loro decorso è quello di una linea leggermente e rego- 
larmente curva con la convessità posteriore. 

Nella regione ombellicale dell’ultimo giro si contano circa 40 coste, e 47 e 53 rispettivamente in 
quella del penultimo e del terz’ultimo. Procedendo quindi nell’interno le coste diventano progressiva- 
mente più fitte e più acute; il ricoprimento ne lascia vedere quasi in tutto il penultimo giro la biforca- 
zione, meno manifestamente nel terz’ultimo; non si vede più nei primi giri ove le coste appaiono nel- 
l’ombellico come se fossero semplici. Avendo staccata l’ultima metà del giro esterno, si è potuto osser- 
vare che nel penultimo giro la regione sifonale, pochissimo convessa, presenta spiccatissima l’interruzione 
delle coste, le quali sono generalmente più ottuse dove il guscio è meglio conservato. Solchi peristo- 
matici indistinti nei giri interni, evidentissimi invece nell’ultimo giro; verso la fine di questo se ne 
hanno due assai profondi e piegati in avanti; il penultimo è limitato anteriormente da costa semplice 
che si eleva da esso rapidamente, posteriormente da costa bipartita due volte: presso la regione ombel- 


licale e presso la metà. 


Fia. 32. 


del fianco; il secondo 
solco ha il medesimo 
andamento del primo 
. e se il guscio è con- 
servato, come nella 
parte qui figurata, è 
limitato anteriormente 
da una costa ottusa, 
molto rilevata ed assai 
ampia. Tra i due solchi 
peristomatici, distanti 
tre o quattro centi- 
metri, la conchiglia 
è mal conservata e le 


coste vi sono molto 

Parte terminale del S. (?) Grecoi n. sp. veduta dal fianco opposto a quello figurato (fig. 1@) nella incerte. 
Tav. XXIV [XIX], e relativa sezione dell’apertura. In questa la linea esterna corrisponde al rilievo È ALTO 
posto avanti dell’ultimo solco peristomatico. Quasi tutto l’ulti- 
mo giro essendo privo 


di lobi appartiene alla camera di abitazione, quindi l’ultimo solco peristomatico doveva trovarsi vicinissimo 
alla bocca pur troppo non conservata. Avanti al solco e dalla parte ove la conchiglia è stata figurata per 
intiero (Tav. XXIV [XIX], fig. 1a) il guscio continua fino alla rottura presso la quale si avverte legge- 
rissima depressione, dopo la quale forse doveva trovarsi subito il margine dell’ apertura. 

Da questa stessa parte i lobi si vedono in quasi tutto il penultimo giro, mancando ivi la conchiglia. La 
sella esterna viene ricoperta per circa la metà dal giro seguente come è indicato dalla fig. 33 intercalata nella 
pagina seguente, che rappresenta tre linee lobali successive. Dalla parte opposta il guscio essendo quasi 


I I O_O, 


[21] M. CANAVARI 261 


sempre presente, i lobi non si vedono, ma arrivano sino alle prime cinque o sei coste dell’ultimo giro, 
come si è constatato con l’ acidulazione; qui sono stati preparati i due setti figurati al solito in grandezza 
naturale (fig. 34), i quali sembrano gli ultimi. F1e.33. 
Lobi ascendenti, abbastanza frastagliati, ma del Lr Fia. 34. 
tipo dei .Simoceras per disposizione e numero. 
Sella esterna ampia, bipartita e tozza; sella la- 
terale pure ampia, alquanto più bassa della pre- CI 
cedente, un poco ristretta alla base e profonda- 
mente divisa da lobicino mediano in due parti 
ineguali, di cui l’interna assai meno sviluppata 
e inclinata esternamente, come il seguente e 


piccolo secondo lobo laterale (Le). Dopo un pic- - PN Lr e i 
E 3 P La Li s Lobo sifonale. 
colissimo lobo ausiliare si vedono ancora alcune de mà Mato io nono. 
denticolazioni, indi viene la sutura. Lr Linoa, Gi zicoprimento. Ly Secondo lobo laterale. 
RICA IL, Primo lobo laterale. 
L'aspetto generale della conchiglia, la pre- L. Secondo lobo laterale. S_ Sutura. 


senza della fascia liscia sifonale e sopra tutto il $ Sutura. 

piccolo numero dei lobi e l'andamento e conformazione dell’intera linea lobale, non che poi la somiglianza 
con altre specie di Ammonite ascritte dal GenmeLLARO e dal NEUMAYR ai Simoceras, mi consigliarono a ripor- 
tare a questo genere il bellissimo esemplare di Monte Serra superiormente descritto. Dopo la recente 
delimitazione però stabilita per i Simoceras dal StemIRADSKI ®, rimane incerta la sua posizione generica, 
in modo che potrebbe considerarsi anche come un termine della serie del Perisphrinctes planula HEHL, 
nella quale infatti sono da lui comprese specie vicinissime alla descritta, quali S.favaraense Gemm. e S. 
peltoideum Gemm. degli strati con Aspidoceras acanthicum di Sicilia. La prima di queste ® differisce dal 
S. (?) Grecoì n. sp. per le coste più numerose, più acute e non regolarmente convesse, ma quasi sismoidali 
e per i lobi un poco più frastagliati, per la sella esterna più stretta alla base e in complesso di forma 
più slanciata e più esile. La seconda >, di cui non si conoscono i lobi, per l'accrescimento più lento e 
per l’andamento, numero e forma delle coste. 

La specie appenninica, certamente più di ogni altra della serie del Per. planula, è vicina ai Stmoceras, 
ai quali è intimamente legata, come si disse, nella conformazione della linea lobale, e poichè lo stesso 
SIEMIRADSKI riferendo ai Perisphinctes il S. peltoideum Gem. avverte che questo “ gehòrt mit einigen 
andern verwandten Formen zu den Verbindungsgliedern der Gattung Perisphinetes und Simoceras ® ,,, così 
la nuova specie potendosi considerare come un ultimo termine di tali forme, potrà ascriversi all’uno o 
all’altro genere, secondo gli apprezzamenti personali e secondo che si vorrà dare maggiore importanza 
o alla persistente biforcazione delle coste, oppure alla forma e semplicità della linea lobale. 

Esemplari esaminati: 1, raccolto nel banco con Ph. isotypum ed ora conservato nel Museo 
geologico di Pisa. 


(4) StomRaApsKi. Monogr. Beschreib. der Ammonitengattung Perisphinctes. Palaeontographica, XLV Bd., pag. 72. 
Stuttgart, 1398. 

2) GemmeLLARO. Faune giur. e lias. N. 2, pag. 50, Tav. VII, fig. 4; N. 7, pag. 219. 

3) Ip. L. c., N. 2, pag. 47, tav. VII, fig. 6; N. 7, pag. 221, Tav. XVII, fig. 4. 

4) SIEMIRADSKI. L. c., pag. 205. 


262 M. CANAVARI 


INDICE DELLE SPECIE DESCRITTE IN QUESTA PARTE TERZA 


Cephalopoda 
VII. Gen. Simoceras ZIiTTEL (continuazione) . o o . . B . . o . pag. 
3. Simoceras Fucinîù n. sp. — Tav. XXII [XVII], fig. 2. 0 o ò o ò 0 » 


4. » parateres n. sp. — Tav. XXII [XVII], fig. 1; Tav. XXIII [XVIII], fig. 3. » 
5. » Ludoviciù Mea. — Tav. XXIII [XVIII], fig. 1,2. : 0 6 6 0 » 


6. » (2) Grecoi n. sp. — Tav. XXIV [XIX], fig. 1 0 . o . : 6 » 


INDICE DELLE FIGURE INTERCALATE 


Fi. 29. — Linea lobale del Simoceras FPucinii n. Sp. . o 0 . . . . . pag. 
» 30. — Linea lobale del Sim. parateres n. sp. . o ò 0 6 o 6 A 3 > 
» 81. — Linea lobale del Sim. Ludoviciù Men. . 0 0 0 o . o o Ò » 


» 32. — Disegno della parte terminale del St. (?) Grecoi n. sp. veduta dal fianco opposto 


a quello figurato (fig. 1a) nella Tav. XXIV [XIX], e relativa sezione . à 0 » 
» 33. — Linea lobale del Sim. (?) Grecoi n. sp. come si vede nel penultimo giro 7 ò » 
» 34. — Linea lobale del Sim. (?) Greco n. sp. come si vede nel principio dell’ultimo giro . » 


N.B.— Tutte le linee lobali sono figurate in grandezza naturale. 


253 
258 
255 
257 
259 


254 
256 
259 


260 
261 
261 


[72] 


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1etitassa sgimaioli 


Spiegazione della Tavola I [I]. 


Fic. 1a.— Polyconites Verneuili Bavre, dal lato cardinale. Il modello interno della valva libera mostra: ©7, cono 
corrispondente alla cavità viscerale ; 0', cono corrispondente alla grande fossetta accessoria posteriore situata 
alla base della lamina miofora posteriore coricata; 0, seconda fossetta accessoria posteriore; 724; solco 
prodotto dall’ impressione muscolare anteriore; L,.solco ligamentare esterno della valva fissa e intaccatura 
prodotta sull’ orlo di essa, — pag. 31 [31], 32 [32]. 


16.— Idem. Lo stesso individuo, precedentemente sezionato, visto dal lato anteriore, — pag. 31 [81]. 


1c.— Idem. Lo stesso individuo. Valva fissa; sezione parallela al piano della commessura: CV, cavità viscerale ; 
N, base del dente cardinale; d', fossetta dentaria anteriore; d, fossetta dentaria posteriore; D', estremità 
del dente anteriore della valva libera confitto nella fossetta corrispondente della valva fissa; D, estremità 
del dente posteriore della valva libera, nella stessa condizione del precedente; 4, spessimento inser- 
zionale del muscolo adduttore anteriore; m'p', spessimento inserzionale del muscolo adduttore posteriore; 
L, intaccatura del ligamento sull’ orlo della valva; 7, fossetta ligamentare interna, — pag. 32 [82]. 


» 2. — Idem. Un altro individuo, dal lato posteriore, — pag. 32 [32]. 


» 3. — Polyconites Gemmellaroi Di-Ster. Valva libera, vista all’ esterno, — pag. 34 [84]. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


PATSEONTOGRAPHTA IRALICA, Vol. IV Tav. I 


DI-STEFANO, / calcari con Polyconites di Termini-Imerese. [Zav. 1). 


F. GOZZOLINO DIS 


ELIOTI CALZOLARI & FERRARIO, MILANO 


Spiegazione della Tavola II [II]. 


Fic. 1a. — Polyconites Gemmellaroi Dr StnF., dal lato cardinale, — pag. 34 [34]. 


10.— Idem. Lo stesso individuo, dal lato palleale, — pag. 34 [34]. 


2. — Idem. Un altro individuo. Valva libera; sezione parallela al piano della commessura: CV, cavità viscerale; 
O', grande fossetta accessoria posteriore situata alla base della lamina miofora posteriore coricata; 0 e 04, 
seconda e terza fossetta accessoria posteriore; D', porzione della base del dente cardinale anteriore; 
D, base del dente cardinale posteriore; 7, fossetta dentaria; mp, lamina miofora posteriore ; ma, luogo 
corrispondente all’inserzione dell’ adduttore anteriore; ZL, intaccatura del ligamento sull’orlo posteriore 


della valva, — pag. 35 [35]. 


3a.— Polyconites Boenmi Dr-SteF. Prima sezione obliqua attraverso la regione posteriore di un esemplare bivalve : 
CV, cavità viscerale comune alle due valve; mp, estremità libera della lamina miofora posteriore coricata 


della valva libera; 79', spessimento inserzionale dell’adduttore posteriore della valva fissa, — pag. 40 [40]. 


3b.— Idem. Seconda sezione obliqua, più interna, attraverso la regione posteriore dello stesso individuo: CV 
cavità viscerale comune alle due valve; mp lamina miofora posteriore della valva libera, saldata alla sua 
base; 77'p', spessimento inserzionale del muscolo adduttore posteriore sulla valva fissa; 0', grande fossetta 


accessoria posteriore situata alla base della lamina miofora posteriore della valva libera, — pag. 40 [40]. 


4a.— Polyconites Verneuili BsvLm. Lo stesso individuo figurato nella Tav. I [I], fig. 2, visto dal lato cardinale, — 


pag. 31 [Bi]. 


4b.— Idem. Lo stesso individuo, dal lato palleale, — pag. 31 [81]. 


Palacontographia italica, vol. IV, 1898. 


PALAKONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. II 


DI-STEFANO, 7 co/cari con Polyconites di Termini-Inerese. [EZIO O ZZA] 


F. COZZOLINO DIS. 


ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO, MILANO 


Spieszione cele Magola J006 [DUIC 


Fig. 1a.-- Polyconites Gemmellaroi Dr-Ster. Individuo raricostato, visto dal lato cardinale. Il modello interno della valva 
libera, visibile in parte, mostra: CV, cono corrispondente alla cavità viscerale; 0', cono corrispondente 
alla grande fossetta accessoria posteriore situata alla base della lamina miofora posteriore coricata; 0, 
cono corrispondente alla seconda fossetta accessoria posteriore; L, intaccatura del ligamento sull’ orlo della 


valva fissa; f, fossetta ligamentare interna di tale valva, — pag. 34 [34], 35 [85]. 


» 10.— Idem. Lo stesso individuo. Modello interno della valva libera dello stesso esemplare: ©V, cono corrispon- 
dente alla cavità viscerale; 0’, cono corrispondente alla grande fossetta accessoria posta alla base della 
lamina miofora posteriore coricata; 0, cono corrispondente alla seconda fossetta accessoria posteriore; 72.4, 
solco prodotto dalla impressione muscolare anteriore. Il piccolo cono, stretto e allungato, posto sull'orlo ante- 
riore della valva, corrisponde alla depressione che sta tra l’impressione muscolare anteriore e 1’ orlo 
anteriore della valva. L, intaccatura del ligamento sull'orlo della valva fissa; 7, fossetta ligamentare 


interna di tale valva, — pag. 35 [35]. 
» le. — Idem. Lo stesso-individuo, dal lato palleale, — pag. 34 [34]. 
» 2. — Polyconites Boehmi Dr-StEr., dal lato cardinale, — pag. 39 [89]. 


». 3. — Polyconites Douvillei Di-Ster. Valva libera, vista all’interno : CV, cavità viscerale; D' dente cardinale anteriore ; 
n, fossetta dentaria; 2a, impressione del muscolo adduttore anteriore, — pag. 37 [87]. 


Palaeontographia italica, vo]. IV, 1898. 


PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. II. 


DI-STEFANO, / calcari con Polyconites di Termini-Imerese. 


G. TAMBUSCIO DIS, 


ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO, 


MILANO 


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105. — 


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3b.— 
de. 


Spiegazione della Tavola IV [IVI]. 


Polyconites Boehmi Dr-StEF., dal lato palleale, — pag. 39 [39]. 
Idem. Lo stesso individuo. Valva libera, vista all’esterno, — pag. 39 [39]. 
Polyconites Douvillei Di-StEF., dal lato cardinale, — pag. 36 [36]. 


Idem. Altro individuo, dal lato cardinale. Il modello interno della valva libera mostra: CV, cono corri 
spondente alla cavità viscerale; 0', cono corrispondente alla grande fossetta accessoria posteriore situata 
alla base della lamina miofora posteriore coricata; 0, cono corrispondente alla seconda fossetta accessoria 
posteriore, — pag. 36 [36], 37 [37]. 


Idem. Lo stesso individuo, dal lato palleale, — pag. 36 [36]. 


Idem. Lo stesso individuo ; modello interno della valva libera : CV, cono corrispondente alla cavità viscerale ; 
O', cono corrispondente alla grande fossetta accessoria posteriore situata alla base della lamina miofora 
posteriore coricata; 0, seconda fossetta accessoria posteriore ; 72.4, solco prodotto dall’ impressione muscolare 
anteriore; L, intaccatura del ligamento sull’orlo della valva fissa, — pag. 37 [87]. 


ldem. Altro individuo. Valva fissa; sezione cardinale, parallela al piano della commessura: ©V, cavità 
ventrale; d', fossetta dentaria anteriore; d, fossetta dentaria posteriore ; 77/4, spessimento inserzionale del 
muscolo adduttore anteriore ; 77'p', spessimento inserzionale del muscolo adduttore posteriore; £L, intac- 


catura del ligamento sull’orlo posteriore della valva; / fossetta ligamentare interna, — pag. 38 [38]. 


Idem. Altro individuo bivalve. Prima sezione obliqua (la più esterna) attraverso la regione posteriore: 
CV, cavità ventrale comune alle due valve; mp, estremità libera della lamina miofora posteriore rovesciata 
della valva libera; /p', spessimento inserzionale del muscolo adduttore posteriore sulla valva fissa, — 
pag. 38 [88]. 


ldem. Lo stesso individuo ; seconda sezione obliqua, più interna, attraverso la regione posteriore, parallela 
alla prima: CV, cavità viscerale comune alle due valve; mp, lamina miofora posteriore della valva libera, 
riunita alla sua base; O' fossetta accessoria posteriore aperta da un lato, situata alla base di tale lamina; 
m'p', spessimento inserzionale del muscolo adduttore posteriore sulla valva fissa, — pag. 38 [88]. 


Idem. Lo stesso individuo. Terza sezione obliqua più interna, attraverso la regione posteriore, parallela 
alle due precedenti: CV, cavità viscerale comune alle "due valve; mp, lamina miofora posteriore riunita 
alla sua base; O, fossetta accessoria posteriore, ancora aperta da un lato, situata alla base di tale lamina; 
m'p', spessimento inserzionale del muscolo adduttore posteriore sulla valva fissa, — pag. 38 [38]. 


Idem. Lo stesso individuo; quarta sezione obliqua, più interna, attraverso la regione posteriore, parallela 
alle tre precedenti: CV, cavità viscerale di ognuna delle due valve; D, dente cardinale posteriore della 
valvaflibera; 0!, fossetta accessoria posteriore della valva libera situata alla base di tale lamina; 4, fossetta 
cardinale posteriore della valva fissa, — pag. 38 [88]. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. IV. 


DI-STEFANO, / calcari con Pobyconites di Termini-Inerese. 


[Zav. IVI. 


G. TAMBUSCIO DIS ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO, MILANO 


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Spiegazione della Tavola V [VI]. 


Polyconites Douvillei Dr-Ster., dal lato palleale, — pag, 36 [86]. 
Idem. Lo stesso individuo, dal lato cardinale, — pag. 36 [36]. 


Idem. Lo stesso individuo. Valva libera, vista all’esterno, — pag. 36 ]36]. 
N 
Polyconites Gemmellaroi Di-StEr. Individuo semicostato. Valva fissa, vista dal lato palleale, — pag. 34 [34]. 


Idem. Lo stesso individuo. Valva fissa vista all’interno: CV, cavità viscerale; N, base del dente cardinale ; 
d', fossetta cardinale anteriore; d, fossetta cardinale posteriore; m'4, impressione del muscolo adduttore 
anteriore; m'p', impressione del muscolo adduttore posteriore; Z, intaccatura del ligamento sull’ orlo 


posteriore della valva; 7 fossetta ligamentare interna, — pag. 35 [35]. 


Polycenites Douvillei Dr-Ster. Valva fissa, vista all’interno: CV, cavità ventrale; m'p', impressione del mu- 
scolo adduttore posteriore; ZL, intaccatura del ligamento sull’orlo posteriore della valva, — pag. 37 [87], 
39 [39]. 


Idem. Altro individuo bivalve. Sezione obliqua attraverso la regione posteriore: ©V, cavità viscerale co- 
mune alle due valve; 722 p, lamina miofora posteriore della valva libera; 0', fossetta accessoria posteriore 

situata alla base della lamina miofora posteriore; 'p', spessimento inserzionale del muscolo adduttore 
posteriore nella valva fissa. In questa sezione, perchè troppo obliquamente condotta, l'orlo cardinale 


anteriore della valva libera sembra molto più sporgente che non sia in realtà, — pag. 38 [38]. 


Palseontographia italica, vol. IV, 1898. 


Tav. VI. 


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PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. V. 


DI-STEFANO, 7 calcari con Polyconites di Termini-Dnerese. 


MILANO 


CALZOLARI & FERRARIO, 


ELIOT, 


G. TAMBUSOIO DIS 


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Spiegazione della Tavola VI [I]. 


Serpula semisurrecta n.sp., parte superiore libera (elveziano). Museo di Torino e collezione Ro- 
VASENDA, — pag. 62 [16]. 

Serpula semisurzecta n. sp., parte superiore libera (tortoniano). Museo di Torino, — pag. 62 [16]. 
Serpula scolopendroides n.sp., parte aderente (elveziano). Coll. RovaseNnDA, — pag. 62 [16]. 
Serpula anfracta (GoLDF.) Rov. (elveziano). Coll. RovaseNnDa, — pag. 62 [16]. 

Serpula anfracta (GoLpr.) Rov. (juv.) (elveziano). Museo di Torino, — pag. 62 [16]. 

Serpula signata n. sp. (elveziano). Museo di Torino, — pag. 63 [17]. 

Serpula infundibulum D. CH., parte superiore libera, esemplare vivente, — pag. 61 [15]. 
Serpula effossa n.sp. (elveziano). Coll. Forma, — pag. 63 [17]. 

Serpula aphanea n. sp. (pliocene). Museo di Torino, — pag. 63 [17]. 

Serpula vermicularis L. (pliocene). Museo di Genova, — pag. 69 [14]. 

Hydroides mnorvegica Guxx. (quaternario). Museo Federale di Zurigo, — pag. 66 [20]. 

Hydroides norvegica Guxx. (juv.) (quaternario). Museo Federale di Zurigo, — pag. 66 [20]. 
Hydroides uncinata Pain. sp., esemplare vivente, — pag. 66 [20°. 

Pomatoceros triqueter L. sp. (pliocene). Museo di Torino, — pag. 75 [29]. 

Serpula sp. (pliocene). Museo di Torino, — pag. 75 [29]. 

Pomatoceros triqueter L. sp., var. bicanaliculata (elveziano). Collez. Forma, — pag. 76 [30]. 
Pomatoceros granosus n.sp., visto di faccia e di fianco (elveziano). Coll. ROSAVENDA, — pag. 78 [32]. 
Pomatoceros polytremus PHIL. sp., visto dai due fianchi asimmetrici (elveziano). Colì. ROSAVENDA, — 
pag. 77 [1]. 

Pomatoceros polytremus Pu. sp. (elveziano). Museo di Torino e Coll. Foraa, — pag. (7 [Bi]. 
Pomatoceros polytremus PÒur. var.caelata (elveziano). Museo di Torino, — pag. 77 [Bi]. 
Pomatoceros dilatatus DEVA sp. (elveziano). Museo di Torino, — pag. 78 [82]. 

Vermilia multivaricosa M6RCcH, esemplari viventi, parte aderente, — pag. 69 [23]. 

Vermilia multivaricosa M6RrCH, esemplare vivente, parte libera, pag. 69 [23]. 

Vermilia quinquesignata Reuss sp., parte aderente (pliocene). Museo di Modena, — pag. 70 [24]. 


Vermiiia quinquesignata Reuss sp., parte superiore libera (pliocene). Museo di Modena, — pag. 70 [24]. 
Vermilia quinquesignata REUSS sp., esemplare completo (pliocene). Museo di Modena, — pag. 70 [24]. 
Vermilia quinquesignata ReUSs sp. var., parte aderente (pliocene). Musco di Modena, — pag. 70 [24]- 


Vermilia multicristata Prix. (pliocene). Museo di Napoli, — pag. 68 [221. 
Salmacina aedificatrix CLAp., esemplare vivente, — pag. 68 [22]. 
Salmacina aedificatrix CLAP. (pliocene). Museo di Napoli, — pag. 68 [22]. 
Filograna Paronai n. sp. (pliocene). Museo di Porino, — pag. 67 [21). 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


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EONTOGRA] 


PIBILA, TTAWIGA, Vel. IV, Tew, VI 


ROVERETO, Sepulidae del terziario e del quaternario in Italia. 


AUT. DIS. 


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ELIOT. 


CALZOLARI & FERRARIO, 


MILANO, 


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» 20. 
» 21. 


Palaeontographia 


Spiegazione della Tavola VII [II]. 


Protula protula Cuv. sp., parte superiore libera (pliocene). Museo di Modena, — pag. 82 [86]. 
Protula protula Cuv. sp., parte inferiore aderente (siciliano). Museo di Torino, - pag. 82 [86]. 
Protula protula Cuv. sp., esemplare vivente quasi completo, — pag. 82 [36]. 

Protula protula Cuv. var. incrassata, parte superiore libera (miocene sup. ?). Museo di Modena, — 
pag. 83 [37]. 


Protula firma SEG. sp., parte superiore libera (pliocene). Musei di Modena e Genova, — pag. 83 [BT]. 


Protula firma SEG. sp., parte inferiore (pliocene). Museo di Genova, — pag. 83 [37]. 
Protula Canavarii n. sp., parte superiore libera (pliocene). Museo di Genova, — pag. 84 [88]. 
Protula Isseli n. sp., parte superiore libera (pliocene). Museo di Torino, — pag. 84 [88]. 


Protula Isseli n. sp., parte superiore libera, frammenti (pliocene) Museo di Pavia, — pag. 84 [88]. 
Protula tubularia Mont. sp., parte superiore libera. Museo di Genova, — pag. 82 [36]. 

Protula crassa BELL. Sp., [tipo] parte superiore libera (eocene). Museo di Torino, — pag. 85 [39]. 
Protula crassa BELL. Sp., parte superiore libera (eocene). Museo di Pisa, — pag. 85 [39]. 

Protula cfr. oligocenica n. mut., parte superiore libera (oligocene). Museo di Pisa, — pag. 85 [39]. 
Serpula myristica n. sp., parte superiore libera (elveziano). Coll. RovasenDa, — pag. 63 [17]. 
Spirorbis spirintortus n. sp. (elveziano). Coll. FormA, — pag. 88 [42]. 

Spirorbis scalaria n. sp. (elveziano). Coll. Forma, — pag. 87 [41]. 

Spirorbis cornu-ammonis n. sp. (pliocene). Museo di Genova, — pag. 86 [40]. 

Spirorbis Pantanellii n. sp. (pliocene?). Museo di Modena, — pag. 88 [42]. 

Spirorbis cornu-arietis Pur. (elveziano). Museo di Torino, — pag. 87 [41]. 

Spirorbis cornu-arietis Prut., esemplari viventi, — pag. 87 [41]. 

Ditrupa cornea L. (pliocene). Museo di Genova, — pag. 71 [25]. 

Ditrupa strangulata DesH. (pliocene). Museo di Genova, -- pag. 73 [27]. 

Placostegus ligusticus n.sp., parte superiore libera (pliocene). Museo di Genova, — pag. S1 [85]. 
Placostegus squameus n.sp., parte superiore libera (elveziano). Coll. RovAsENDA, — pag. 81 [39]. 
Placostegus sternalis n. sp., parte superiore libera o aderente (elveziano). Coll. RovAsENDA, — 
pag. 80 [34]. 

Placostegus tridentatus FABR. sp., parte superiore libera (pliocene?). Museo di Modena, — pag. 
19 [33]. 

Placostegus tridentatus. FABR. sp., parte superiore libera, varietà non spinosa (pliocene?). Museo 
di Modena, — pag. 79 [83]. 

Placostegus Rovasendai n. sp., parte superiore libera (elveziano). Coll. RovASENDA, — pag. 80 [34]. 
Serpula robianensis n. sp. (eocene). Museo di Pisa, — pag. 65 [19]. 


italica, vol. IV, 1898. 


PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. VII. 


ROVERETO, Serpulidae del terziario e del quaternario in Italia. [Zav. II]. 


AUT. DIS. E FOT. ELIOT, CALZOLARI & FERRARIO, MILANO, 


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» 12a-c, 134,0. 

» 14a,b, 154,0. 

» 16a-d,17a,b, 184,0. 
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» 364,b. 
» 30. 
» 38. 


Spiegazione della Tavola VIII [I]. 


Rhynchonella Atontina Dr-SteFr. Esemplari adulti, — pag. 99 [7]. 

Rhynchonella Alontina Dr-SteFr. Esemplare giovanile, — pag. 99 [7]. 

Rhynchonella Alontina D:-StEF. var. plitata n. Esemplare giovanile, — pag. 100 [S]. 
Rhynchonella Alontina Dr-Srer. var. plicata n. Esemplari adulti, — pag. 100 [8]. 
Rhynchonella Szainockae Di-SrEF., — pag. 100 [8]. 

Rhynchonelia Wahneri Di-SvEeP., — pag. 101 [9]. 

Rhynchonella Vigili Leps. var. Erycina Dr-Srer., — pag. 101 [9]. 
Rhynchonella Ximenesi Di-SteF., — pag. 102 [10]. 

Rhynchonella Maleniana n. sp., — pag. 104 [12]. 

Rhynchonella Ariani n. sp., — pag. 104 [12]. 

Rhynchonella Fucinii, n. sp., — pag. 105 [13]. 

Terebratula sphaeroidalis Sow., — pag. 106 [14]. 

Terebratula Saivatoris n. sp., — pag. 106 [14). 

Waldheimia Daedalica Di-StEF., — pag. 106 [14]. 


- Waldheimia Ippolitae D:-StEF., — pag. 107 [15]. 


Lima (Radula) Taramelli Fuc. Esemplare conservato in modello interno, — pag. 108 [161. 
Lima (Radula) Taramellii Fuc. Dettaglio degli ornamenti di un altro esemplare che ha in 
parte conservato la conchiglia, — pag. 108 [16]. i 
Hinnites velatus GoLpr. sp., — pag.109 [17]. 

Pecten (Entolium) cingulatus Parc1. Esemplare conservato in modello interno, — pag. 109 [17]. 
Pecten (Entolium) cingulalus PhiLL. Esemplare che ha la conchiglia ben conservata, — 
pag. 109 [17]. 

Pecten (Chlamys) erpus De GREG., — pag. 110 [181. 

Pecten (Chiamys) erpus Dr Grec. Dettaglio degli ornamenti di un altro esemplare incom- 
pleto. Gli spazi intercostali sono ripieni di dura roccia, — pag. 110 [18]. 

Pecten (Chiamys) silanus n. sp., — pag. 111-[19. 

Modiola praecarinata B.- M. sp., — pag. 112 [20]. 

Arca (Isoarca) Plutonis Dum., — pag. 113 [21]. 

Arca (Isoarca) Plutonis Dum. Dettaglio degli ornamenti di un altro esemplare che ha in 
parte ben conservata la conchiglia, — pag.113 [21]. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, bene AVADDE 


GRECO, /@una della zona con Lioc. opalinum di Rossano. 


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E. GRISTOFANI, DIS. ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO, MILANO 


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Spiegazione della Tavola IX [II]. 


— lsocardia (?) calabra n. sp., — pag. 114 [22]. 


Rimula (?) jonica n. sp., — pag. 115 [23]. 

Rimula (?) jonica n. sp. Dettaglio degli ornamenti, — pag. 115 [23]. 
Emarginula (?) triontina n. sp. Ingrandita tre volte, — pag. 116 [24. 
Emarginula (?) triontina n. sp. Dettaglio degli ornamenti, — pag. 116 [24]. 
Pleurotomaria angulba De GrEG. Esemplare giovanile, — pag. 117 [25]. 
Pleurotomaria angulba De Groe. Dettaglio degli ornamenti, — pag. 117 [25]. 
Pleurotomaria angulba De GreG. Esemplare adulto, — pag. 117 [25]. 
Stomatia calabra n. sp., — pag. 118 [26]. 


Turbo silanus n. sp. Esemplare completamente distaccato dalla roccia, con i cingoli smussati e- 


l’ultimo giro distaccato in parte dalla spira per la mancanza del guscio, molto ispessito, — 
pag. 118 [26]. 


Turbo silanus n. sp. Altro esemplare ancora aderente alla roccia e che mostra le spine di cui la - 


specie è provvista, — pag. 119 [27]. 
Cirrus Martuccii n. sp. Esemplare adulto, — pag. 119 [27]. 
Cirrus Martuccii n. sp. Esemplare giovanile, — pag. 120 [28]. 


Cirrus Martuccii n. sp. Porzione del penultimo giro isolato, — pag. 120 [28]. 
Adeorbisina Canavarii n.g.et.n.sp. Ingrandita due volte, — pag. 121 [29]. 
Trochus Vinassai n. sp., — pag. 121 [29]. 

Trochus Vinassai n. sp. Dettaglio degli ornamenti, — pag. 121 [29]. 

Trochus (Auseria ?) Fucinii n. sp., — pag. 122 [30]. 

Nerita pygmaea n. sp. Ingrandita due volte, — pag. 123 [81]. 


Neritopsis spinosa HéB. et DesL. Esemplare aderente alla roccia e mostrante le spine delle quali - 


la specie è provvista — pag. 124 [82]. 
Neritopsis spinosa HéB. et DesL. Esemplare completamente isolato dalla roccia ed a superficie non 
ben conservata, — pag. 124 [32]. 


- Neritopsis spinosa He. et DesL. Dettaglio degli ornamenti di un altro esemplare piccolo a su- 


perficie abbastanza ben conservata, — pag. 124 [32]. 

Neritopsis Maleniana n. sp., — pag. 125 [33]. 

Neritopsis sp. ind. opercolo (Peltarion, — pag. 124 [32]. 

Onustus supraliasinus VACc., — pag. 126 [34]. 

Natica Sybarita 1. sp. — pag. 126 [34]. 

Coelochrysalis (?) Kittli n. sp. Esemplare adulto incompleto, — pag. 127 [85]. 

Coslochrysalis (?) Kittli n. sp. Ultimo giro ingrandito per mostrare le strie spirali dalle quali la 
specie è ornata, — pag. 127 [35]. 

Coslochrysalis (?) Kittli n. sp. Esemplare giovanile, — pag. 127 [35]. 

Coelochrysalis (?, Kittli n. sp. Altro esemplare adulto, ma di forma gracile, — pag. 127 [B5]. 
Phylloceras Nilssoni HÉB. sp. Esemplare giovanile, — pag. 128 [86]. 

Phylloceras tatricum PuscH. sp. Esemplare giovanile, — pag. 129 [87]. 

Hildoceras (Lillia) sp.ind., — pag. 131 [39]. 


Hammatoceras planinsigne? Vac. Disegnato schematicamente in grandezza naturale, — pag. 131 [89]. 


Hammatoceras planinsigne? Vac. Ingrandito una volta e mezzo, — pag. [131] 39. 


— Stephanoceras? granum n. sp., — pag.132 [40]. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1893. 


PALARKRONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. DE 


GRECO, Zauna della zona con Lioc. opalinum di Rossano, 


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[Zav. IL]. 


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E. GRISTOFANI, DIS ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO, MILANO, 


FIG. 


Spiegazione della Tavola X [I]. 


1. — Cranio A, visto di sopra, del Tasso presso Terranuova Bracciolini in Valdarno superiore (ora nel Museo 
di Montevarchi), — pag. 142 [2]. 


2. — Cranio B, visto di sopra, della stessa provenienza, ed ora nello stesso Museo, — pag. 142 [2]. 
3. — Lo stesso cranio B, visto di sotto, — pag. 142 [2]. 
4. — Frammento di branca sinistra di mandibola, visto di sopra del Valdarno superiore (già nell’antico Museo 


di fisica e storia naturale, ed ora nel Museo paleontologico dell’ Istituto di studi superiori di Firenze), — 
pag. 142 [2]. 


5. — Lo stesso frammento, visto di lato, — pag. 142 [2]. 

6. — Incisivo superiore destro, di Olivola in Val di Magra (ora nel Museo paleontologico di Firenze), — 
pag. 143 [3]. 

. —- Incisivo superiore sinistro, di Poggitazzi presso Terranuova Bracciolini in Valdarno superiore (ora nel 

i Museo paleontologico di Firenze), — pag. 143 [3]. 

8. — Frammento di branca destra di mandibola, visto dall’alto, della lignite di Ghivizzano in Valle di 
Serchio (ora nel Museo dell’ università di Pisa), — pag. 142 [2]. 


9. = Lo stesso, visto di lato, — pag. 142 [2]. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


PALAHRONTOGRAPHIA TWALICA, Vol IV, Tav. X. 


BOSCO - Hystrix etrusca. 


[Zav. 1]. 


Spiegazione della Tavola XI [II]. 


1. — Cranio A, visto di sotto, — pag. 142 [2]. 

2. — Cranio 8, visto di lato, — pag. 142 [2]. 

3. — Cranio A, visto di lato, — pag. 142 [2]. 

4. — Premolare inferiore sinistro isolato, visto dalla faccia interna, del Valdarno superiore {già nell’ antico 
Museo di fisica e storia naturale, ed ora nel Museo paleontologico di Firenze), — pag. 142 [2]. 


5. — Lo stesso, visto di sopra, — pag. 142 [2]. 


6. —- Lo stesso, visto dalla faccia posteriore, — pag. 142 [2]. 


l'alaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


PALAEBONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. XI. 


BOSCO - Hystrix etrusca. [OZZZIOZIA\! 


ELIOT. CALZOLARI E FERRARIO, MILANO 


» 


2a-d. 


I 


dad. 


10. 


11. 


Spiegazione della Tavola XII [I]. 


— Aturia rovasendiana n. f. (formazione di Gassino) cave di Gassino. (Coll. Dr RovASsENDA), — 
pag. 157 [3]. 


— Aturia Aturi Basr. f. (elveziano). Albugnano (colline torinesi). (Coll. R. Museo geologico di Torino), — 
pag. 161 [17]. 
— Aturia Aturi Bast. f., sezione di un piccolo esemplare (ingrandimento fotografico 54/,). Baldissero 


torinese. (Museo di Torino), — pag. 163 [9]. 


— Aturia Aturi Bas. f., sezione del sifone di un grande esemplare (ingrandimento fotografico 5). 
Valle Ceppi (colline torinesi). (Museo di Torino), — pag. 163 [9]. 


— Aturia Aturi Bas. f., piccolo esemplare provvisto della camera di abitazione. Baldissero. (Museo di 


Torino), — pag. 162 [8]. 
— Aturia Aturi Basr. f., (At. radiata BeL1.). Albugnano. (Museo di Torino), — pag. 163 [9]. 
— Scaptorrhyncus miocenicus BELL. (elveziano). Baldissero torinese (Museo di Torino), — pag. 165 [11]. 


— Spirulirostra Bellardii p’ OrB. (elveziano). Monte dei Cappuccini in Torino. (Musco di Torino), — 
pag. 167 [13]. 


— Spirulirostra Bellardii n° OrB. Albugnano. (Museo di Torino), — pag. 168 [14]. 
— Spirulirostra Bellardii n° OrB. Albugnano. (Coll. Dr RovAsENDA), — pag. 168 [14]. 


— Spirulirostra Bellardii n° Org. Monte dei Cappuccini. (Museo di Torino), pag. 168 [14]. 


«Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. XII. 


PARONA - Cefalopodi terziari del Piemonte. 


PARONA E FORMA FOT. E DIS. 


ELIOT. OALZOLARI & FERRARIO, MILANO 


Fig. 


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Spiegazione della Tavola XIII [II 


Aturia rovasendiana n. f. (formazione di Gassino), cave di Gassino. (Collez. Dr RovasENDA), —- 
pag. 157 [3]. 


Aturia rovasendiana n. f. (formazione di Gassino), cave di Gassino. (Collez. Di RovasENDA), — 
pag. 156 [2]. 


Aturia rovasendiana n. f. (formazione di Gassino), cave di Gassino. (Collez. Di RovasENnDA), — 
pag. 157 [3]. 


Rhyncholites f. ind. (formaz. di Gassino), sabbie nel calcare di Cava Mela presso Gassino. (Museo dî 
Torino), — pag. 160 [6]. 


Aturia Aturi Basr. f. (elveziano). Montolino. (Pino torinese). (Museo di Torino), — pag. 162 [8]. 
Aturia Aturi BasT. f. (elveziano). Rodella Monferrato. (Museo di Torino), — pag. 162 [8]. 
Aturia Formas n. f. (elveziano). Baldissero torinese. (Museo di Torino), — pag. 164 [10]. 


Aturia Formae n. f. esemplare parzialmente rivestito dal guscio. Baldissero torinese. (Museo di Torino), — - 
pag. 164 [10]. 


Rhyncholites Allioni BrLL. (elveziano). Cantone di Reaglie (colline torinesi). (Museo di Torino), — 
pag. 165 [11]. 


Rhyncholites f. n. (ingrandimento 5 volte) (elveziano). Monte dei Cappuccini in Torino. (Museo di. 
Torino), — pag. 166 [12]. 


E 


Rhyncholites f. n. (ingrandimento 5 volte) (elveziano). Monte dei Cappuccini in Torino. (Museo di. 
Torino), — pag. 166 [12]. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1893. 


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HONTOGI] 


RAPHIA 


PARONA - Cefalopodi terziari del Piemonte. 


PARONA E FORMA FOT. 


E DIS 


ITALICA, Vol. 


ELIOT 


GALZOLARI È 


MILANO 


Spiegazione della Tavola XIV [I]. 


Fic. 1. — Hippurites Taburnii GuiscarpI. Sezione alquanto ridotta di un esemplare di Sirone. Collez. Museo Civico 
di Milano, — pag. 183 [15]. 


>» 2. — Hippurites Douvillei Dr AressanpRI. Sezione lievemente ridotta di un esemplare adulto di Sirone. Collez. 
Museo Civico di Milano, — pag. 185 [17]. 


» 3. — Radiolites sironensis De ALEssanDRI. Sezione in grandezza naturale di un esemplare di Sirone. Collez. 
Museo Civico di Milano, — pag. 187 [19]. 


» 4. — Hippurites Taburnii GuiscarDI. Sezione pure ridotta di un esemplare anomale di Sirone. Collez. Museo 
Civico di Milano, — pag. 183 |15]. 


» 5. — Hippurites inacquicostatus Miinsrer. Sezione lievemente ridotta di un esemplare di Sirone. Collez. Museo 
Civico di Milano, — pag. 181 [13]. 


» 6. — Hippurites sp. Sezione molto ridotta di un esemplare di Sirone. Collez. Museo Civico di Milano, — 
pag. 186 [18]. 


Palaeontographia italica, voi. IV, 1898. 


PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. XIV. 


G. DE-ALESSANDRI - Zosszli cretacei della Lombardia. [Zav. 11. 


ELIOT. GALZOLARI E FERRARIO, MILANO 


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Spiegazione della Tavola XV [II]. 


Fig. 1. — Hippurites Oppeli DouviLLé. Sezioni alquanto ridotte di esemplari di Sirone. Museo Civico di Milano 
(collez. ViLLa), — pag. 182 [14]. 
» 2. — Hippurites Oppeli DouviLLé. Valva superiore dell’ esemplare fig. 1, — pag. 182 [14]. 


» 3. — Hippurites Oppeli DouviLLÈ. Sezioni alquanto ridotte di esemplari di Sirone. Museo Civico di Milano: 
(collez. VirLa), — pag. 182 [14]. 


. 


» 4. — Hippurites Oppeli DouviLLé. Valva superiore dello stesso, — pag. 182 [14]. 

» 5. -— Hippurites Oppeli DouviLLÉ. Sezioni alquanto ridotte di esemplari di Sirone. Museo Civico di Milano 
(collez. VILLA), — pag. 182 [14]. 

» 6. — Hippurites sulcatus DerRANCE. Sezione in grandezza naturale di un gruppo di esemplari di Sirone. 
Collez. Museo Civico di Milano, — pag. 185 [17]. 

» I. — Hippurites Douvillei De AturssanDRI. Sezione in grandezza naturale di un giovane esemplare di Sirone. 
Collez. Museo Civico di Milano, — pag. 185 [17]... 

» 8. — Glauconia Kefersteinii Mixsver sp. Sezione in grandezza naturale di un indivuo adulto di Sirone. 


Collez. Museo Civico di Milano, — pag. 179 [11). 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. XV. 


G. DE ALESSANDRI - Zosszli cretacei della Lombardia. [ Zav. 11]. 


ELIOT. CALZOLARI E FERRARIO, MILANO 


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I) 
4 


Spiegazione della Tavola XVI [III]. 


Fre. 1. — Nerinea Mariani De ArwssanpRI. Sezione in grandezza naturale di un esemplare di Sirone. Museo 


» DI 
» 4. 
» DÌ 
» 6. 
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» 8. 
» 9. 
» 10. 


Civico di Milano (collez. ViLLa), — pag. 178 [10]. 


Hippurites inaequicostatus Mister. Sezione alquanto ridotta di un esemplare adulto di Sirone. Collez. 
Museo Civico di Milano, — pag. 181 [13]. 


Glauconia Renauxiana D’OrB. sp. Sezione in grandezza naturale di un individuo adulto di Sirone. 
Collez. Museo Civico di Milano, — pag. 179 [11]. 


Hippurites inaequicostatus MiinstER. Valva inferiore in grandezza naturale di un giovane esemplare di 
Sirone. Collez. Museo Civico di Milano, — pag. 181 [13]. 


Hippurites inaeguicostatus MiinsrER. Sezione della stessa in grandezza naturale, — pag. 181 [13!. 


Hippurites inaequicostatus MiinsteRr. Valva superiore in grandezza naturale, dello. stesso esemplare, — 
pag. 181 [13]. 


Fimbria Villae StoPPANI sp. Esemplare adulto in grandezza naturale di Sirone. Museo Civico di Milano 
(collez. VILLA), - pag. 181 [13]. 


— Cardium sironense SropPanI. Esemplare adulto in grandezza naturale di Sirone. Collez. Museo Civico 


di Milano, — pag. 180 [12]. 


Inoceramus Cripsii MANTELL var. typica Zirror. Esemplare giovane, in grandezza alquanto ridotta di 
S. Vigilio (Bergamo). Collez.R. Istituto Tecnico di Bergamo, — pag. 194 [26]. 


Hippurites sulcatus DerrancE. Sezione in grandezza naturale di un gruppo di esemplari di Sirone. Museo 
Civico di Milano (collez. Vira), — pag.185 [IT]. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


be 
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Lex: 


PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. 


G. DE ALESSANDRI - Zosszli cretacei della Lombardia. [Zav. III). 


ELIOT. OALZOLARI E FERRARIO, MILANO 


MASEROTO 


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Spiegazione della Tavola XVII [I]. 


FIG. 1.— Cenosphaera major n.f.. . pag. 219 [8] — Ingrand. 125: 
» 2. Cenosphaera ligustica n.f. . » 219 [3] » 250 : 
» 3. Cenosphaera minor n.f.. . » 219 [3] » » 
» 4.— Cenosphaera Haeckeliana n. f. O ZIO. È » » 
» 5.— Cenosphaera regularissima n.f. » 219 [3] » » 
» 6.— Stigmosphaera tithoniana n.f. >» 219 [3] » » 
» .— Sphaeropyle macropyla n.f.. >» 220 [4] » » 
» 8.— Sphaeropyle micropyla n.f. . » 220 [4] » » 
» —9.— Sphaeropyle zonata n.f. . . » 220. [4] » » 
» 10. — Liosphaera media n.f. . . » 221 [5] » » 
» J11.— Rhodosphaera sexactinia n. f. » 221 [5] » » 
» 12. — Rhodosphaera elegans n.f. . di ZL © » » 
» 13. — Rhodosphaera crassa n.f. .  » 221 [5] » » 
» 14. — Dorysphaera lanceolata n.f. . » 222. [6] » » 
» 15.— Dorysphaera simplex n.f. . >» 222 [6 » » 
» 16.— Dorysphaera micropora n.f..  » 222 [6 » » 
» 17.— Dorysphaera elegans n.f. . >» 222 [6] » » 
» 18.— Dorysphaera major n.f. . .  » 222 [6] » 1925: 
» 19.— Dorysphaera bomba n.f. _. » 222 [6] » 250: 
» 20. — Dorydictyum ligusticum n.f. . » 223 [0] » » 
» 21.— Dorylonchidium Hindei n.f. .  » 223 [1 » » 
» 29.— DBorylonchidium globosum n.f. >» 223 [7] » » 
» 23.— Doryconthidium Cayeuxi n.f..  » 223 [MT » » 
» 24.— Xyphosphaera Riisti n.f.. . » 224 [8] » » 
» 25.— Xyphostylus major n.f. . . » 224 [8] » 125: 
» 26.— Xyphostylus acutus n.f. . . » 224 [8 » 250: 
» 27.— Xyphostylus Paronai n. f. +. > 224 |] p » 
» 28.— Amphistylus Zitteli n.f. . . » 224 [8 » » 
» 29.— Spongolonche cornuta n.f. . >» 225 [9 » » 
» 30.-— Spongolonche minima n.f.. . >» 225 [9] » » 
» 31.— Staurolonche Pantanellii n.f.. >» 225 [9 » » 
» 32.— Staurolonche minima n.f. .  » 225 [9] » » 
» 33.— Stauroxiphus elegans n.f. . >» 225 [9 » » 
» 34. — Xyphostaurus tithonicus n.f..‘ » 226 [10] » » 
» 55.— Riistia elegantula n.f. . . » 226 [10 » » 
» 36.— Exastylus crassispina n f. . » 226 [10] » » 
» 37. — Exastylarium Dunikowskyi n.f. >» 227 [11] » » 
» 38.— Acanthosphaera parvispina n.f. >» 227 [11] » » 
» 39.— Acanthopyle Dreyeri n.f.. . >» 227 [Il » » 
» 40.— Cenellipsis ingens n.f. . . DTA poi » :125 
» 41.— Cenellipsis crassa n.f. . .  » 228 [12] » 250 
» 42.— Cenellipsis hexagonata n.f. .  » 228 [12 » » 
» 45.— Cenellipsis regularis n.f. . . 5 223 [2 » » 
» 44.— Ellipsoxiphus oligoporus n.f.. » 228 [12] » » 
» 45.— Lithapium gutta n.f. . . .° » 229 [13] » » 
» 46.— Lithapium brachyceras n.f. .» 229 [13 » » 
» 47.— Pipettella Rothpletzi n.f... .  » 229 [13 » 125: 
» 48.— Druppula meridiana n.f. . . >» 229 [13] » 250 : 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


PALABONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. XVII. 


VINASSA, /adiolari titoniani di Carpena (Spezia). 


ELIOT. CALZOLARI E FERRARIO, MILANO 


A. GRISTOFANI DIS. 


AUOT. AD NAT, 


Spiegazione della Tavola X 


— Stylodiscus pala n.f.. È 
— Theodiscus sacerdotalis n. f. . 
— Tripodictya elegantissima n. f. 
— Rhopalastrum (?) unicum n.f. 
— Stauralastrum perforatum n. f. 
Hagiastrum aculeatum n. f. 
— Spongodiscus sp. ind. 
.— Spongodiscus sp. ind. 
— Zygocircus (?) latus n. tf. 

» 10. — Tripilidium triangulum n. f. 

» 11. Carpocanistrum globicephalum n.f. 

» 12.— Cyrtocalpis utriculus n. f. 

» 13. — Cyrtocalpis obovata n. f. . 

» 14.— Sethocyrtis Perneri n.f. . 

» 15. — Dictyocephalus maior n. f. 

» 16. — Sethocapsa spinosa n.f. . 

» 17.— Dicolocapsa nuda n. f. i, 

» 18.— Clathrocyclas tintinnabulum n. f. 

» 19.— Tricolocampe ligustica n. f. 

» 20. — Tricolocampe inexpleta n. f. . 

» 21.— Theocampe regularis n. f. 

» 22.— Tricolocapsa globosa n. f. 

» 23.— Lithostrobus (?) simplex n. f. 

» 24.— Lithostrobus capulus n. f. 

» 25.— Stichocorys turrita n.f. 

» 26.— Dictyomitra ingens n. f. 

» 27.— Dictyomitra (?) oligopora n. f. 

» 28.— Lithocampe micropora n. f. 

» 29. — Dictyomitra turricula n. f. 

» 30.— Dictyomitra tithoniana n. f. 

» 31.— Dictyomitra (?) exagona n.f. 

» 32.— Dictyomitra capulus n.f. . 

» 33.— Dictyomitra globosa n.f. . 

» 34. — Dictyomitra Capelliniana n. f. 
: » 35.— Dictyomitra (?) elegans n.f. . 

» 36.— Lithocampe splendida n. f. 

» 37. -  Dictyomitra ligustica n. f. 

» 38.— Lithocampe multipora n. f. 

» 39.— Lithocampe irregularipora n. f. 

» 40.— Lithocampe spinata n.f. . 

» 41.— Lithocampe thiara n. f. 

» 42.— Stichocapsa elongata n. f. 

» 43. — Stichocapsa bispinata n. f. 

» 44. — Stichocapsa fusus n.f.'. 


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Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


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PALAFONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV, Tav. XVIII. 


Carpena (Spezia). 


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CALZOLARI E FERRARIO, MILANO 


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Spiegazione della Tavola XIX [I]. 


Fic. 1, la. — Phylloceras retroplicatum ? Grever (Campiglia), — pag. 242 [4]. 
» 2, 2a. — Lytoceras exotropides MGH. in sch.(Campiglia), — pag. 242 [4]. 
noe — Lytoceras Czjzeki Hauer (Campiglia), — pag. 242 [4]. 
» 4, da. — Arietites Bonnardi p’Ors. (Campiglia), — pag. 243 [5]. 
; » 5, 5a. — Arietites Nodotianus D’OrB. (Campiglia), — pag. 243 [5] 


» 6,6a,b. — Arietites pluricosta MGw. (Corfino), — pag. 244 [6]. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


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PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV. Tav. XIX. 


FUCINI, Di alcune nuove ammoniti dei calc. rossi inf. della Toscana. 


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E. CRISTOFANI DIS. 


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Spiegazione della Tavola XX [II]. 


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Fig. 1, la. — Arietites Montii Mcr. (Gerfalco), — pag. 245 [7]. 
» 2, 2a. — Microceras ovilii McH. è sch.(Tana Grande di Corfino),— pag. 245 [7]. 
Di (81 — Microderoceras nothum Mcx. 7 sch. Vedasi anche Tav. XXI [III], fig. 1.(Campiglia),— pag. 247 [9]. 
» 4 — Microderoceras nothum Mx. in sch. Vedasi anche Tav. XXI [III], fig. 1.(Campiglia),— pag. 247 [9]. 
» D. —_ TTT Masseanum D’OrB. (Corfino), — pag. 248 [10]. 


» 6,64,0. — Tropidoceras campiliense Fuc. (Campiglia), — pag. 248 [10]. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898 


PALAEONTOGRAPHIA ITALICA, Vol. IV. Tav. XX. 


FUGINI, Di alcune nuove ammoniti dei calc. rossi inf. della Toscana. 


ELIOT, CALZOLARI & FERRARIO, MILANO 


E. ORISTOFANI DIS. 


Spiegazione della Tavola XXI [III]. 


Fig. 1. — Microderoceras nothum MGH. Vedasi anche Tav. XX [II], fig. 3,4. (Campiglia), — pag. 247 [9]. 


Palaeontograplia italica, vol. IV, 1898, 


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ONTOGRAPHIA ITALIC/ 


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[ av. III). 


FUGINI, Di alcune nuove ammoniti dei cale. rossi inf. della Toscana. 


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Spiegazione della Tavola XXII [XVII]. 


Fic. la-c. — Simoceras parateres n. sp. Esemplare tutto concamerato, con la conchiglia parzialmente conservata. 


Per la linea lobale si veda la Fig. 30 a pag. 256 [66]. Vedasi anche Tav. XXIII [XVIII], fig. 3a, d, — 
pag. 255 [65]. 


2a-c. — Simoceras Fucinii n. sp. Esemplare con la conchiglia conservata. Quasi tutto l’ultimo giro appartiene 


» 


alla camera di abitazione. Per la linea lobale si veda la Fig. 29 a pag. 254 [64], — pag. 253 [63] 


Palzeontographia italica, vol. IV, 1898. 


PALAFONTOGRAPHIA ITALICA , Vol. IV, Tav. XXIL 


[Zaw. XVILI: 


Stab. Gambi Firenze 


E .Cristofani dis.e lit 


Spiegazione della Tavola XXIII [XVIII]. 


Fig. 1a, b. — Simoceras Ludovicii MH. Esemplare tutto concamerato, con la conchiglia parzialmente conservata. 


Per la linea lobale si veda la fig. 31 a pag.259 [69], — pag. 257 [67]. 


2a, b. — Simoceras Ludovicii MGH. Esemplare sul quale fu instituita la specie. Tutto l’ultimo giro appartiene 


alla camera di abitazione, — pag. 257 [67]. 


3a, b. — Simoceras parateres n. sp. Piccolo esemplare tutto concamerato. Vedasi anche Tav. XXII [XVII], 


fig. 1, — pag. 256 [66]. 


Palaeontogrpahia italica, vol IV, 1898 


PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol.IV. Tav. XXHI. 


GANAVARI, Fauna d.str con Asp. acanthicun di ME Serra pr. Camerino . [Zav. XVII 


_E.Cristofami dis.e lit. Stab. Gambi Firenze 


Spiegazione della Tavola XXIV [XIX]. 


Fig. lac. — Simoceras (?) Grecoi n. sp. Esemplare con la conchiglia parzialmente conservata. Quasi tutto l’ultimo 
giro appartiene alla camera di abitazione. Per la conformazione dell’estremità dell’ultimo giro e della 
sezione finale si veda la fig. 32 a pag.260 [70]; per i lobi vedansi le fig. 33 e 34 a pag. 261 [71], — 


pag. 259 [69]. 


Palaeontographia italica, vol. IV, 1898. 


PALAEONTOGRAPHIA ITALICA , Vol. IV Tav. XXIV. 


GANAVARI, Fauna distr con Asp. acanthicum di M Serra pr Camerino . [Zav XIX. 


ROGO 
DA 


HIS 


E.Cristofani dis.e lit. Stab. Gambi Firenze 


MINCIATI 


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LOSE