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Full text of "Rivista italiana di numismatica e scienze affini"

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RIVISTA  ITALIANA 


DI 


NUMISMATICA 

E  SCIENZE  AFFINI 


RIVISTA  ITALIANA 

DI 

NUMISMATICA 

E    SCIENZE    AFFINI 

PUBBLICATA   PER   CURA   DELLA 

SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA 

E   DIRETTA   DA 

FRANCESCO  ed  ERCOLE  GNECCHI. 


ANNO  XI  -  1898  -  VOL.  Xi 


MILANO 

TiP.-EdITRICE   L.    F.    COGLIATI 

Via  Pantano,  N.  a6. 

1898. 


PROPRIETÀ    LETTERARIA 


Tip.  L.  F.  Cogliati  -  Sez.  nel  Pio  Istituto  pei  Figli  della  Provvidenza. 


SOCIETÀ    NUMISMATICA   ITALIANA 

^ — - 

Presidente  Onorario 

S.  A.  R.  IL   PRINCIPE   DI  NAPOLI 

Presidente 

Conte   Comm.   NICOLÒ    PAPADOPOLI 

Senatore    del    Regno. 

Vice 'Presidenti 

GNECCHI  Cav.  Uff.  Francesco  —  GNECCHI  Cav.  Uff.  Ercole. 

Consiglieri 

AMBROSOLI  Dott.  Cav.  Solone,  Conservatore  del  Medagliere  Nazionale 
di  Brera  e  Libero  docente  di  Numismatica  presso  la  Regia  Accademia 
Scient.-Lett.  in  Milano  {Bibliotecario  onorario  della  Società). 

GAVAZZI  Cav.  Giuseppe  {Segretario  onorario  della  Società). 

MOTTA  Ing.  Emilio,  Bibliotecario  della  Trivulziana. 

RUGGERO  Cav.  Col.  Giuseppe. 

SAMBON  Dott.  Arturo  Giulio. 

VISCONTI  March.  Carlo  Ermes,  Conservatore  del  Museo  Artistico 
Municipale  di  Milano. 

Angelo  Maria  Cornelio,  Segretario. 


CONSIGLIO  DI  REDAZIONE  DELLA  RIVISTA  PEL  1898. 

Gnecchi  P'rancesco,  Gnecciu  Ercole  direttori  —  Ambrosoli  Solone 

Gavazzi  Giuseppe  —  Motta  Emilio  —  Papadopoli  C.  Nicolò 

Sambon  Arturo  —  Visconti  M.  Carlo  Ermes. 


FASCICOLO  I. 


LA    NUMISMATICA 

DELLE  ISOLE  DEL  MAR  LIBICO 


Le  antiche  monete  delle  isole  del  Mar  Libico 
—  intendo,  in  particolare,  delle  isole  del  gruppo  di 
Malta  —  ripetono  la  loro  importanza  specialmente 
dal  fatto  che  la  tradizione  storica  non  ci  ha  conser- 
vate che  scarsissime  notizie  su  queste  terre  interme- 
diarie tra  l'Africa  e  la  Sicilia,  sulle  quali  naturalmente 
dovette  svolgersi  una  parte  del  contrasto  tra  la  civiltà 
greco-romana  e  la  civiltà  cartaginese.  Pochi  cenni, 
e  qualche  volta  insignificanti,  contenuti  in  una  dozzina 
di  scrittori  tra  greci  e  romani,  una  mezza  dozzina 
d'iscrizioni  fenicie  più  o  meno  interpretabili,  altrettante 
greche,  una  ventina  di  latine  formano,  insieme  colle 
monete,  tutto  il  corredo  di  documenti  scritti  per  la 
storia  di  queste  isole.  Le  monete  stesse  non  sono 
che  poche:  nell'opera  insigne  dello  Head  è  dedicata 
ad  esse  una  pagina  appena  {Hist.  niim.,  p.  743).  E 
pur  così  poche  non  era  facile  trovarle  criticamente 
esaminate  e  catalogate  e  convenientemente  riprodotte 
prima  della  diligente  e  meritoria  pubblicazione  del 
dr.  Mayr  0),  la  quale  è  stata  accolta  con  generale 
approvazione.  Ma  appunto  per  questo  io  credo  che 
non  sia  inopportuno  prendere  in  esame  i  risultati  a 
cui  l'autore  perviene,  poiché  a  me  sembra  che  —  non 
tenendo  conto  di  qualche  attribuzione  erronea  di  cui 


(1)  A.  Mayr,  Die  antiken  Miinzen  der   Inseln  Malia,  Gozo    u.  Pan- 
telleria. MUiichen  1895.  Con  una  tav.  in  fototipia. 


12  G.    M.    COLUMBA 


non  può  farglisi  colpa  —  una  parte  di  essi  sia  dedotta 
con  argomenti  molto  contrastabili. 

Le  monete  delle  isole  libiche  non  sono  che  di 
bronzo.  Il  Mayr  le  ha  catalogate  sotto  20  tipi,  12  de' 
quali  apparterrebbero  a  Melita,  2  a  Gaulos,  6  a  Cos- 
sura.  La  ragione  per  cui  Gaulos  ci  si  mostra  così 
povera  di  tipi  in  confronto  a  Melita  sta  in  ciò,  che 
il  Mayr  si  è  schierato  dalla  parte  di  coloro  che  attri- 
buiscono le  monete  colla  leggenda  fenicia  pX  a  Melita, 
contro  l'opinione  prevalente,  seguita  dallo  Head,  la 
quale  le  attribuisce  a  Gaulos.  Ora  quest'  opinione 
dev'essere  definitivamente  abbandonata.  La  leggenda 
]3>?  si  trova  in  monete  le  quali  hanno  un  tipo  identico 
a  quelle  che  portano  la  leggenda  MEAITAIflN;  siamo 
qui  nello  stesso  caso  delle  monete  di  Cossura,  sulle 
quali  lo  stesso  tipo  è  accompagnato  ora  dalla  leggenda 
fenicia  D3"i>k  ^^\  ora  dalla  leggenda  romana  COSSVRA. 
Il  Mayr  ha  fatto  anche  un  minuzioso  confronto  tra  le 
monete  con  leggenda  greca  e  le  monete  con  leggenda 
fenicia,  e  da  questo  confronto  gli  è  risultato  che  esiste 
fra  di  loro  una  tale  analogia  che  non  può  essere  più 
verosimilmente  spiegata,  se  non  ammettendo  che  le 
une  e  le  altre  siano  uscite  dalla  stessa  zecca. 

Il  Mayr  dichiara  falsa  la  moneta  con  la  testa  di 
Cerere  a  dritta,  un  cavallo  sul  rovescio,  e  la  leggenda 
MEAITAiriN  descritta  dal  -Torremuzza  dietro  il  Goltz, 
e  accolta  ancora  come  genuina  dallo  Head.  Anche 
io  son  convinto  che  si  tratta  di  una  falsificazione, 
nella  quale  ha  servito  di  modello  qualche  moneta 
di  bronzo  cartaginese. 

Dal  numero  delle  monete  di  Melita  ne  deve 
però  esser  tolta  un'  altra  che  il  Mayr,  seguendo  lo 
Head,  ha  registrato  nel  suo  elenco  (n.  7),  e  che  non 


(2)  È  la  lezione  del  Kopp,  la   quale  sembra   realmente    preferibile 
alla  lezione  del  Gesenius  DJiQ^K,  accettata  dallo  Head. 


LA   NUMISMATICA    DELLE    ISOLE    DEL   MAR    LIBICO  13 

appartiene  punto  a  quell'isola.  E  una  moneta  del 
Brìtish  Museum,  riguardata  come  unica,  che  il  Mayr 
ha  riprodotta  nella  sua  tavola  (n.  6),  e  riguardo  alla 
quale  osserva  (p.  io)  :  "  die  Legende  ist  nicht  mehr 
sichtbar.  „  Varie  ragioni  m'inducevano  invece  a  pen- 
sare che  la  moneta  dovesse  appartenere  a  Lilibeo,  ed 
avendo  manifestata  per  lettera  la  mia  opinione  al 
ch.mo  Custode  delle  monete  e  medaglie  del  British 
Museum,  si  è  potuto  constatare  eh' è  tuttavia  visibile 
una  parte  della  leggenda  AIAVBAITAN  (3).  Non  si  tratta 
dunque  d'una  moneta  unica  di  Melita,  ma  di  una 
delle  monete  comuni  di  Lilibeo.  Debbo  aggiungere 
che  io  ho  forti  dubbi  anche  suU'  attribuzione  della 
moneta  descritta  dall'ABELA  {Della  descritt.  di  Malta, 
1647),  la  quale  porterebbe  la  testa  d'Apollo  laureato 
a  sinistra,  e  sul  rovescio  un  tripode  in  mezzo  alla 
leggenda  MEAI  TAIflN.  L' Abela  medesimo  dichiara 
(p.  173)  che  le  lettere  "  consumate  dal  tempo,  pur 
troppo  ingordo,  non  si  possono  compiutamente  leg- 
gere, se  non  che  alcune  note  mostrano  poter  formare 
la  voce  MEAITAinN.  „  Il  dubbio  potrebbe  esser  dissi- 
pato dal  sig.  Caruana,  il  quale  afferma  eh'  esiste  in 
Malta  un  esemplare  di  questa  moneta. 

Delle  monete  di  Gaulos,  ridotte  così  ai  soli  due 
tipi  con  leggenda  (rAVAITAN)  non  può  esser  questione, 
e  neppure  delle  monete  di  Cossura,  nelle  quali  l'iden- 
tità del  tipo  delle  monete  con  leggenda  fenicia  e  quelle 
con  leggenda  romana  non  permettono  alcun  dubbio. 

Rimane  ancora  un  certo  numero  di  monete,  con 
iscrizione  punica  o  senza,  ed  il  cui  tipo  è  prevalen- 
temente un  gambero  od  un  guerriero  nudo  in  atto 
di  combattere.  Esse  si  trovano  raccolte  nell'Appen- 


(3)  Lettera  del  22  marzo  '97  :  ....  "  There  is  no  doubt  that  your 
conjecture  as  to  the  coin  described  under  Melita  is  corrected,...  It  is 
possible  to  read  part  of  the  legende  aiavbaitan  on  the  coin.  We  shall 
accordling  transfer  the  coin  to  its  proper  place.  „  (Firmato  G.  F.  Hill). 


I 


14 


G.    M.    COLUMBA 


dice  al  II  volume  del  Moller,  Numismatiqm  de 
Vancienm  Afriqm,  p.  178-183,  da  dove  le  toglie  il 
Mayr,  il  quale  ne  aggiunge  a  sua  volta  poche  altre, 
tra  le  quali  due  che  sembrano  ancora  inedite.  Il  Mayr 
giudica  che  queste  monete  non  debbano  essere  ante- 
riori di  molto  al  I  secolo  avanti  Te.  v.,  ed  a  ciò  vien 
principalmente  indotto  da*  caratteri  neopunici  della 
leggenda  di  alcune  di  esse.  Nonostante,  se  io  non 
m'inganno,  in  nessuna  di  queste  si  vedono  caratteri 
neopunici  puri:  essi  appartengono,  non  meno  che 
quelli  delle  monete  della  Syrtica,  ad  un  periodo  di 
transizione,  in  cui  1'  5<,  il  PI,  il  D  conservano  ancora 
la  forma  antica.  Da  ciò  segue  che  tali  monete,  al 
contrario,  non  possono  essere  riguardate  come  po- 
steriori di  molto  al  I  secolo  a.  G.  C.  E  quanto  allo 
stile  poi,  è  facile  constatare  che  le  migliori  di  esse 
non  rimangono  gran  fatto  inferiori  a  quelle  di  Melita 
e  di  Gaulos:  le  riproduzioni  medesime  che  ne  ha 
date  il  Mayr  potrebbero  dimostrarlo  a  chi  non  ne 
avesse  avuto  mai  fra  le  mani  un  esemplare  di  buona 
conservazione.  In  tal  guisa  manca  ogni  ragione  per 
negare  che  alcune  di  tali  monete  siano  antiche  quanto 
le  più  antiche  di  Melita  e  di  Gaulos  o  poco  meno. 
Ma  la  controversia  più  importante  e  più  lungamente 
agitata  non  è  quella  del  tempo,  bensì  quella  del  luogo 
o  de'  luoghi  a  cui  queste  monete  appartengono.  Sulla 
leggenda  fenicia  non  c'è  da  fare  grande  assegnamento: 
si  sa  che  tali  leggende,  per  l'occidente,  sono  in  molti 
casi  più  d'impaccio  che  di  aiuto  alla  ricerca,  e  ciò 
dipende  non  tanto  dalla  difficoltà  della  lettura,  quanto 
dal  fatto  che  noi  non  conosciamo,  fondamentalmente, 
se  non  la  toponomastica  greca,  onde  in  tutti  que' 
casi  in  cui  il  nome  fenicio  non  trova  riscontro  nel 
greco,  manca  il  primo  elemento  di  certezza.  Il  solo 
criterio  che  rimanga  perciò  per  la  classificazione  di 
tali  monete  è  quello  dell'affinità  del  tipo;  ma  sven- 


LA   NUMISMATICA    DELLE    ISOLE    DEL    MAR    LIBICO  I5 


turatamente,  neppur  questo  può  condurre  a  risultati 
sicuri,  quando  l'affinità  non  sia  molto  vicina  all'iden- 
tità, e  manchi  l'accordo  di  altre  circostanze.  Il  MuUer, 
il  quale  dall'interpretazione  della  leggenda  fenicia  era 
portato  ad  attribuire  queste  monete  alle  città  della 
costa  d'Africa,  seguendo  invece  il  criterio  dell'affinità 
del  tipo,  propendeva  ad  attribuirle  alle  isole  del  Mar 
Libico,  per  le  quali  —  egli  osservava  —  non  c'era 
nulla  che  facesse  ostacolo  :  "  les  types,  l'écriture  et  la 
fabrique  y  conviennent  assez  bien.  ,,'Onde  terminava 
conchiudendo  (p.  i8i)  :  "  Ce  qui  paraìt  certain,  c'est 
que  les  monnaies  que  nous  venons  d'examiner,  ont 
été  frappées  par  des  villes  situées  sur  la  mer  Lily- 
béenne  (così  il  Miiller),  mais  s'il  faut  chercher  ces 
villes  sur  la  cote  de  l'Afrique,  ou  dans  les  ìles  de 
cette  mer,  ou  peut-étre  dans  la  Sicile  occidentale,  ce 
son  là  des  questions  qu'il  est  difficile  de  décider  par 
les  moyens  dont  dispose  en  ce  moment  la  science.  „ 
Tuttavia,  sebbene  dal  MuUer  in  qua  questi  mezzi  non 
si  siano  punto  accresciuti,  il  Mayr  ripiglia  in  esame 
la  questione  e  la  risolve  nella  maniera  che  già  tanto 
sorrideva  al  MuUer:  egli,  cioè,  attribuisce  queste 
monete  alle  isole  del  Mar  Libico,  eccettuatene  alcune 
che,  pure  col  MilUer,  egli  assegna  a  città  della  costa 
africana,  come  Leptis  magna,  Oia,  Alipota.  Questo 
risultato,  del  resto,  non  è  nuovo,  giacché  altri  prima 
del  Mayr  e  del  Mailer  erano  venuti,  e  per  ragioni 
diverse,  alle  stesse  conclusioni.  Il  Mayr  ha  seguito 
unicamente  il  criterio  dell'affinità  del  tipo  :  e  del  resto, 
egli  ha  escluse  le  città  della  costa  d'Africa  perché 
l'immagine  del  guerriero  combattente  é  estranea  alla 
loro  numismatica:  e  le  città  di  Siciha,  perchè  non  si 
conoscono  monete  siciliane  con  leggenda  punica 
battute  sotto  la  dominazione  romana,  e  perchè  l'isola 
nell'epoca  da  lui  assegnata  a  queste  monete  era  già 
quasi  completamente    ellenizzata  anche    ne'  territori 


l6  G.    M.    COLUMBA 


appartenuti  ai  cartaginesi.  Sono  idee  le  quali,  in  fondo, 
appartengono  a  molti  di  quelli  che  si  occupano  della 
numismatica  di  questa  parte  del  mondo  antico,  e  non 
sarà  forse  inutile  fermarci  un  poco  su  di  esse. 

Tra  le  monete  di  cui  si  tratta,  ve  ne  hanno  due 
serie  (i''  e  2^  del  MuUer,  p.  178)  le  quali  portano 
entrambe  la  stessa  leggenda,  e  quindi  appartengono 
allo  stesso  luogo  di  emissione.  L'una  e  l'altra  ha  sul 
rovescio  un  gambero;  ma  il  tipo  è  diverso:  per  una 
è  il  guerriero  combattente,  per  l'altra  è  l'aratro.  La 
prima  difficoltà  che  si  opporrebbe  ad  attribuire  queste 
monete  al  gruppo  di  Malta  sta  nella  leggenda,  la 
quale  non  ha  nulla  di  comune  con  quella  di  Melita, 
e  se  il  5  di  alcune  di  esse  potrebbe  accennare  a  Gaulos 
(il  cui  nome  semitico  Sl5  ci  è  noto  dal  GIS.  t.  i,  132) 
il  1^  o  2^  che  si  trova  in  altre  esclude  completamente 
questa  ipotesi.  Del  resto,  il  Mayr  mette  da  parte  la 
leggenda,  presupponendo  che  essa  non  possa  andar 
riferita  al  luogo  di  emissione,  e  segue,  come  si  è 
detto,  il  criterio  dell'  affinità  del  tipo.  Le  monete  le 
quali  portano  il  guerriero  in  atto  di  combattere,  ri- 
cordano le  monete  greche  di  Gaulos,  e  quindi  non 
sarebbe  una  conclusione  arrischiata  attribuirle  al 
gruppo  di  Malta.  Ma  poiché  queste  monete  hanno  la 
stessa  leggenda  fenicia  che  quelle  in  cui  appare  come 
tipo  l'aratro,  bisogna  attribuire  al  gruppo  di  Malta 
anche  queste:  l'aratro  accennerebbe  alla  fertilità  di 
queste  isole,  della  quale  fan  testimonianza  i  moderni  e 
gli  antichi.  Così  il  Mayr  (p.  34).  Eppure  io  credo  che 
premesse  e  conseguenze  siano  arrischiate.  Tra  il 
guerriero  combattente  di  queste  monete  con  leggenda 
fenicia  e  quello  che  si  vede  sulle  monete  greche  di 
Gaulos,  e'  è  già  la  differenza  che  il  primo  è  ignudo 
il  secondo  no;  inoltre  le  monete  greche  di  Gaulos 
portano  tutte,  accanto  al  guerriero,  una  stella,  che  all^ 
prima  manca.  Quanto  alla  fertilità  di  Malta,  tutti  quelli 


LA   NUMISMATICA    DELLE    ISOLE    DEL   MAR    LIBICO  I7 

che  han  visitato  il  paese  sanno  che  non  può  essere 
stata  grande  in  antico.  L' isola,  o  le  isole  doveano 
essere  realmente  fertili  o v'erano  coltivabili;  ma  questa 
coltivabilità  era  troppo  limitata  (4).  Tra  gli  scrittori 
antichi  non  e'  è  che  Ovidio  il  quale  ricordi  Melita 
coH'appellativo  di  fertile;  ma  delle  parole  di  un  poeta 
poco  geografo,  come  il  sulmonese,  non  potremmo  fi- 
darci molto  (5),  tenuto  conto  del  silenzio  dei  geografi, 
i  quali  tuttavia  erano  ben  disposti  ad  esaltare  i  pregi  di 
un  paese  appena  ne  avessero  occasione,  e  piia  ancora 
del  silenzio  di  Diodoro  (V,  12,  5),  il  quale  parlando 
delFopulenza  dei  Melitei,  non  indica  come  sorgente 
di  essa  che  le  industrie  ed  il  commercio,  e  tace  di 
tutto  ciò  che  riguarda  l'agricoltura.  L'aratro,  sulle 
monete,  non  può  essere  interpretato  che  come  em- 
blema di  una  grande  produzione  di  grani,  di  una 
vasta  ed  estesa  industria  agricola.  E  così  che  tro- 
viamo r  aratro  come  tipo  secondario  nelle  monete 
di  Metaponto,  come  tipo  principale  nelle  monete  di 
Leontini  e  di  Centuripe.  Quella  copiosa  produzione 
di  grani  che  non  poteva  esistere  a  Melita,  ci  è  invece 
largamente  testimoniata  per  la  costa  d'Africa,  spe- 
cialmente per  la  Byzacene  della  quale  PHnio  riporta 
racconti  meravigliosi  C^),  ed  ove  la  città  di  Adrumeto 


(4)  Citiamo  qui  un  inglese,  lo  Smith,  a  Dictionary  of  greek  and 
roman  geography  (art.  Melita):  the  soil  is  naturally  stony  and  barren, 
and  the  great  want  of  water  precludes  ali  naturai  fertility. 

(5)  Già  le  parole  medesime  di  Ovidio  (Fasti  III,  567:  Fertilis  est 
Melita  sterili  vicina  Cosyraé)  mostrano  eh'  egli  ha  creata  un'  antitesi,  e 
del  resto  lo  Smith  dichiara  che  l'epiteto  fertilis  is  certainly  ili  applied. 
Sulle  cognizioni  geografiche  di  Ovidio  v.  Cocchia,  la  geografia  nelle 
Metamorfosi,  etc.  Napoli  1896. 

(6)  V  4,  24:  Bysacium....  regio....  fertili tatis  eximiae,  cum  centesima 
fruge  agricolis  fenus  recidente  terra.  XVIII  io,  21  :  Tritico  nihil  est 
fertilius....  nipote  cum  e  modio,  si  sit  aptum  solum,  quale  in  Byzacio 
Africae  campo,  centeni  quinquageni  modii  reddantur  (cfr.  VII,  5,  41) 
Misit  ex  eo  loco  divo  Augusto  procurator  eius  ex  uno  grano,  vix  credibile 
dictu,  ecce  paucis  minus  germina,  extantque  de  ea  re  epistulae. 

3   . 


l8  G.    M.    COLOMBA 


prese  poi  il  titolo  di  Frugifera.  11  mercato  del  grano 
dovea  essere  ben  considerevole  (7).  Ancora  sino  a 
non  molti  anni  addietro  questa  costa  d'Africa  approv- 
vigionava la  Sicilia,  negli  anni  in  cui  la  produzione 
dell'  isola  era  insufficiente  al  bisogno.  Secondo  le 
migliori  probabilità,  adunque,  queste  monete  col  tipo 
dell'  aratro  appartengono  alle  città  della  costa  afri- 
cana: e  se  queste  vi  appartengono,  vi  apparterranno 
di  necessità  anche  quelle  il  cui  tipo  è  costituito  dal 
guerriero  combattente. 

Quanto  all'  ordine  cronologico,  il  Mayr  pensa 
che  le  monete  più  antiche  di  Melita  sian  quelle  con 
leggenda  fenicia,  ma  che  anche  quelle  con  leggenda 
greca  venissero  coniate  ben  presto  e  per  un  certo 
tempo  fossero  coniate  ed  avessero  corso  in  commercio 
contemporaneamente  alle  prime.  E  ciò  può  essere 
spiegato  senza  difficoltà,  tenuto  conto  delle  condi- 
zioni etnografiche  dell'  isola  in  cui,  accanto  all'origi- 
nario elemento  semitico,  venne  a  trovarsi  un  elemento 
ellenico  od  ellenizzato,  il  quale  andò  acquistando 
importanza  sempre  maggiore.  A  me  sembra  che  le 
ragioni  di  questa  distinzione  non  esistano  ne  sulle 
monete  né  altrove.  Nulla  vieta  di  pensare  che  Melita 
abbia  coniate  insieme  le  une  e  le  altre  sin  dal  tempo 
in  cui  acquistò  il  dritto  di  monetazione.  Questo  si 
ammetterà  tanto  più  facilmente  se  si  considera  che 
le  colonie  fenicie  di  Sicilia  come  Motye,  Panormo, 
Solunto,  quantunque  sottoposte  alla  sovranità  carta- 
ginese, batterono  sin  da  principio  monete  con  leggenda 
punica  e  monete  con  leggenda  greca;  che  anzi  nelle 
monete  di  Panormo  si  trova  più  di  frequente  la  se- 
conda che  la  prima.  La  leggenda    in  questo  caso  è 


(7)  Cfr.  il  Bellum  Africum  36,  2:  Legati  ex  oppido  Thysdrae  in  quod 
tritici^  ntodium  milia  CCC  comportata  fuerant  a  negotiatoribus  Italicis 
nratoribiisque,  etc. 


LA   NUMISMATICA    DELLE   ISOLE   DEL   MAR   LIBICO  I9 

da  considerare  come  determinata  principalmente  dalla 
destinazione  commerciale:  e  così    si  spiega  come  le 
monete  di  Melita  con  leggenda  fenicia  si  sian  trovate 
in  gran  numero  a  Tunisi  (Swinton  in  Mayr,  p.  20,  n.  2). 
E  qui  cade  in  acconcio  di   discutere    su  di  una 
massima,  di  cui  ha  fatto  applicazione  anche  il  Mayr, 
e  che  viene  generalmente  ammessa  da'  numismatici: 
cioè,  che  le  monete    siciliane   con    leggenda    punica 
sian  da  considerare  come  anteriori  alla  dominazione 
romana.  È  la  massima  di  cui  ha  posto  il  fondamento 
r  Eckhel  colle  parole    "  Punici   erant  quoniam  Poe- 
norum  lingua  inscripti  et  eorum  certe  imperio  in 
insula  signati  sunt  {D.  n.  I  1792,  p.  229).  „   Così,  ad 
esempio,  si  ammette  che  le  monete  panormitane  colla 
leggenda  y^'^S,  siano  state  coniate  sino  al  264,  non  un 
anno  più  tardi  (v.  Head,  h.  n.  142  seg.).  Per  contro, 
Tesempio  di  Melita  e  di  Gaulos  —  lasciando  da  parte 
la  numismatica  della  costa  d'Africa  —  dimostra  che 
la  dominazione  romana  non  escludeva   una  moneta- 
zione punica,  come  non  aveva  esclusa  quella  ellenica, 
e  non  si  posson  vedere  le  ragioni  per  cui  i  Romani 
avrebbero    dovuto    impedire    negli    antichi    territori 
cartaginesi  di  Sicilia  quel  che  non  impediva  ne'  ter- 
ritori   cartaginesi    fuori  di    questa    isola.    I    rapporti 
commerciali  tra    la  Sicilia    e  l'Africa    non  potevano 
essere  troncati  dall'esito  di  una  guerra,  e  se  si  am- 
mette, com'è  ragionevole  ammettere  per  le  isole  del 
Mar  Libico,  che  la  leggenda  potesse  anche  qui  esser 
determinata  dalla   destinazione    commerciale,  non  si 
hanno  ragioni  per  negare  che    possa  essere   esistita 
in  Sicilia  una  monetazione  con  leggenda  punica  po- 
steriore al  241  a.  G.  C. 

G.    M.    COLUMBA. 


CONTREMARQUES 


SUR     DES 


TESSÈRES    ROMAINES 

DE    BRONZE  ET    DE   PLOMB. 
LES    SPINTRIENNES. 

Depuis  longtemps  les  contremarques  poingon- 
nées  en  relief  sur  les  monnaies  antiques,  et  plus 
particulièrement  sur  les  romaines  de  la  République  et 
de  l'Empire,  ont  attìré  Tattention  des  numismatistes, 
parmi  lesquels  je  me  borne  à  citer  Vaillant,  Jobert, 
Mahudel  au  siècle  dernier,  F.  de  Saulcy,  Arthur 
Engel,  Max  Bahrfeldt  de  nos  jours. 

Quant  aux  contremarques  sur  les  tessères  mo- 
nétiformes,  c'est  à  peine  si  quelques  rares  spécimens 
ont  été  signalés  incidemment  cà  et  là,  sans  que  cette 
divulgation  disséminée  ait  autrement  éveillé  la  curio- 
site  des  savants.  Je  me  propose  de  les  remettre 
en  lumière  ensemble  en  y  ajoutant  ceux  que  j'ai 
rencontrés  de  mon  coté.  La  plupart  de  ceux  de  plomb 
ont  été  publiés  par  Ficoroni  (^)  et  par  Garrucci  (2); 


(i)  Francesco  de  Ficoroni,  I  piombi  antichi,  1740.  La  coUection  de 
plombs  formée  par  Ficoroni  a  été  léguée  par  lui  au  Collège  Romain  et 
plus  tard  transportée  à  la  Bibliothèque  Vaticane  par  le  cardinal  Zelada. 

(2)  Raffaele  Garrucci,  /  piombi  antichi  raccolti  dall'  Em.  Pr.  il 
Card.  Ludovico  Altieri,  1847.  —  Piombi  scritti,  dans  ses  Dissertasiovi 
archeologiche  di  vario  argomento,  II,  1865,  p.  73-149.  La  collection  de 
plombs  formée  par  le  cardinal  Altieri  est  entrée  par  legs  en  1870  à  la 
bibliothèque  Alexandrine  de  l'Universite  de  Rome  ;  en  1874  elle  passa 


22  ROBERT   MOWAT 


j'en  ai  vérifié  quelques  uns  dans  l'ancienne  collection 
Lovatti  aujourd'hui  chez  MM.  RoUin  et  Feuardent. 
Le  petit  recueil  que  je  présente  renferme  dono  les 
premiers  éléments  d'une  nouvelle  sèrie  archéologique 
à  ouvrir;  dans  les  notices  dont  il  se  compose  je 
conserverai  à  ines  dévanciers  leur  rang  de  priorité; 
cet  ordre  me  semble  provisoirement  préférable  à 
un  classement  alphabétique  ou  méthodique  qui  n'aura 
d'utilité  que  lorsque  le  nombre  des  objets  à  décrire 
se  sera  suffisamment  accru. 


I.  -  TESSÈRES  DE  BRONZE  CONTREMARQUÉES. 

I.  —  Sans  legende.  Victoire  ailée  marchant  à  gauche, 
tenant  une  couronne  dans  la  main  droite,  une 
palme  dans  la  gauche. 

^  —  Sans  legende.  Vexillum  à  bannière  flottante; 
dans  le  champ,  à  droite,  une  contremarque  OT. 

Diamètre,  17  millim.  Ancienne  collection  Dancoisne; 
easuite  collection  Henri  Hoffmann,  à  Paris  (3). 

Cette  empreinte,  qu'on  remarquera  sans  doute  ici  pour 
la  première  fois  sur  une  tessere,  était  probablement  destinée 
à  donner  à  la  pièce  un  nouvel  emploi. 

Dancoisne,  Description    de  soixante  et  onze    tessères    de 


au  Musée  Kircher  du  Collège  Romain  et,  plus  tard,  fut  transportée  au 
Musée  National  Romain  dans  les  Thernies  de  Dioclétien  où  elle  est 
actuellement  conservée.  Quant  à  la  collection,  formée  à  Rome  par  l'a- 
vocat  Lovatti  et  destinée  par  ses  propriétaires  actuels  à  passer  vrai- 
semblablement  sous  peu  en  d'autres  mains,  je  lui  conserverai,  pour 
éviter  toute  confusion  dans  mes  renvois  aux  notices  de  Garrucci,  le 
nom  sous  lequel  celui-ci  l'a  fait  connaitre. 

(3)  Dancoisne,  ancien  notaire  à  Hénin-Liétard,  est  mort  le  19 
septembre  1892;  l'antiquaire-expert  Hoffmann  est  mort  le  30  avrii  1897; 
ses  collections  d'antiquités  et  de  médailles  seront  vendues  dans  le 
courant  de  l'année. 


CONTREMARQUES    SUR    DES   TESSÈRES    ROMAINES,    ETC.  23 

bronze,  p.  9,  tirage  à  part  de  V Annuaire  de  la  Société  fran^aise 
de  Numismatique,  VII,  1883,  p.  78,  pi.  Ili,  fig.  56. 

Aug.  de  Belfort,  Essai  de  classification  des  tessères 
romaines  en  bronze  [ibid.  XVI,  1892,  p.  238,  pi.  Vili,  f.  7); 
l'auteur  décrit  deux  exemplaires,  l'un  de  sa  coUection,  l'autre 
du  Musée  de  Berlin,  avec  la  méme  contremarque,  "  O  (peut- 
ètre  D)  et  T;  une  troisième  lettre  effacée  était  entre  les  deux 
restées  visibles.  Sur  ces  deux  exemplaires,  la  contremarque 
profondément  incrustée  dans  le  flan  a  fait  disparaitre  en 
partie  les  ailes  de  la  Victoire  placée  à  l'avers.  „ 

Le  dessin  de  l'exemplaire  de  Berlin  publié  par  M.  de 
Belfort  parait  identique  à  celui  qu'avait  fait  graver  Dan- 
coisne;  il  semole  donc  que  la  pièce  de  Dancoisne  est  passée 
au  Musée  de  Berlin. 

Le  dessin  publié  par  Dancoisne  montre  que  la  contre- 
marque est  mal  venue  ou  partiellement  oblitérée,  en  sorte 
que  l'on  ne  peut  avoir  une  entière  confiance  dans  son  déchif- 
frement,  surtout  après  l'avoir  compare  à  celui  de  deux  autres 
exemplaires    semblables  décrits    aux  n.°^  2    et  3,  ci-dessous. 

2  et  3.   —  Mèmes  types  que  sur  le  précédent. 

Ces  deux  pièces  sont  au  Cabinet  de  France,  n.°^  17062 
et  17063  des  petits-bronzes.  Diamètre,  18  millimètres.  Cohen, 
Descr.  des  monn.  inip.  VIIP,  1892,  p.  271,  n.  47,  décrit  seule- 
ment  les  types,  sans  mentionner  les  contremarques,  suivant 
son  habitude;  elles  sont  donc,  je  crois,  restées  inédites;  en 
voici  la  description: 


Au  revers,  une  contremarque  carrée  répétée  de  chaque 
coté  de  Tétendart,  presque  parallèlement  à  la  hampe;  à  gauche, 
on  lit  de  haut  en  bas  NO,  et,  à  droite,  mais  de  bas  en  haut, 


pareillement  NO.  En  sens  inverse,  on  aurait  la  lecture  |  ON 
qui  répondrait  à  un    nom  d'homme  tei  que  Oniesimi)  assez 
fréquent  pour  étre  reconnu  à  ses  seules  initiales.  Cette  doublé 


I 


24 


ROBERT    MOWAT 


contremarque  est  placée  de  fa9on  présque  identique  sur  les 
deux  exemplaires  du  Cabinet  de  France.  Il  est  maintenant 
aisé  de  reconnaitre  que  celui  de  Dancoisne  était  défectueux 
et  que  la  mème  contremarque  NO,  et  non  OT  comme  il 
croyait  lire,  devait  s'y  trouver  répétée  en  mème  place  que 
sur  ceux  du  Cabinet  de  France.  Que  signifie  cette  abréviation? 
peut-ètre  noivó)  ou  no{vata)  s.  e.  tessera,  ce  qui  confirmerait 
singulièrement  l'interprétation  de  Dancoisne  touchant  l'emploi 
renouvelé  de  la  tessere;  il  est  surprenant  que  cette  idée  ne 
l'ait  pas  conduit  à  rectifier  son  déchiffrement.  Peut-ètre 
cependant  faut-il  songer  à  no{tatà)  pour  signifier  que  la  tessere 
avait  regu  une  marque  de  contròie,  nota. 

Quant  à  la  tessere  ellemème,  abstraction  faite  de  la 
contremarque,  on  ignore  à  quoi  elle  était  destinée;  son 
explication  éventuelle,  quelle  qu'elle  soit,  devra  tenir  compte 
de  deux  autres  tessères  portant  le  mème  type  de  l'étendart, 
et  sur  la  face  opposée,  au  lieu  de  la  Victoire,  la  figure  de 
Mars  Gradivus  à  droite,  ou  celle  de  Minerve  à  gauche, 
casquée  et  armée  de  la  lance,  (Cohen,  ibid.  n.^  46  et  49). 
Les  tessères  a  Pétendart  forment  donc  un  groupe  inséparable 
à  mettre  en  rapport  avec  un  denier  et  avec  un  quinaire  d'or 
d'Auguste  sur  lesquels  on  voit  une  Victoire  de  face,  debout 
sur  un  globe,  tenant  dans  la  main  droite  une  couronne  et 
portant  sur  Tépaule  gauche  un  étendart  flottante  (Cohen,  I,^ 
1880,  p.  80,  n.  113,  et  p.  107,  n.  330).  Ces  tessères  sont  donc 
de  la  mème  epoque,  ce  dont  on  se  doutait  déjà  d'après  le 
style  de  leur  travail  et  de  leur  fabrication. 


—  Sans  legende.  Au  milieu  du  champ,  le  mono- 
gramme  "R,  de  grandes  diinensions,  entourè  d'un 
cercle  de  grènetis  et  surmonté  d'une  contre- 
marque quadrangulaire  appliquée  le  long  des 
bras  du  T;  elle  contient  les  lettres  T  et  R  réunies 


CONTREMARQUES   SUR   DES   TESSERES   ROMAINES,   ETC.  25 

à  mi-hauteur  par  un   trait  horizontal  qui  donne 
l'aspect  d'un  H  intermédiaire  en  ligature,  T-R. 

Ce  n'est,  sans  doute,  qu'un  trait  accidentel  comme  celui 
qui  semble  transformer  en  H  les  caractères  numéraux  II  sur 
une  tessere  de  Julie  publiée  en  photogravure  par  M.  de 
Belfort,  Annuaire  de  la  Société  frangaise  de  numismaiique, 
XIII,  1889,  pi.  Ili,  f.  7. 

9*   —  Sans  legende.  Au  milieu  du  champ  un  grand  D. 

Diamètre,  19  millimètres.  Ancienne    collection  Visconti. 

A.  Engel,  Notes  sur  quelques  contremar ques  antiques, 
dans  la  Revue  numismatique^  V,  1887,  p.  397,  pi.  XI,  f.  59. 
Malgré  le  trait  de  ligature,  l'auteur  croit  que  la  contremarque 
reproduit  simplement  les  deux  lettres  T,  R  formant  le  type 
monogrammatique  au  centre  du  champ,  en  sorte  que  la 
contremarque  ne  serait  que  la  répétition  de  ce  type. 

On  connait  plusieurs  exemplaires  de  cette  tessere,  mais 
non  contremarqués;  j'en  donne  la  référence  dans  le  para- 
graphe  suivant. 

Cherchons  à  pénétrer  le  sens  du  monogramme  IT  et, 
par  suite,  celui  de  la  contremarque  en  mémes  lettres  déta- 
chées,  TR.  Tout  d'abord  je  remarque  que  cette  tessere  fait 
partie  d'une  sèrie  de  pièces  caractérisées  par  le  méme  mo- 
nogramme sur  une  face,  et  différenciées  en  commun  entre 
elles  par  une  lettre  seule  sur  la  face  opposée.  Voici  celles 
qui  se  sont  rencontrées  jusqu'à  présent: 

1°  n;  ^'-  C.  Dancoisne,  f.  66:  inconnu  à  Cohen. 

2"  ni  ^''  D»  Cab.  de  France,  n.  17095,  non  décrit  par  Cohen; 
Dancoisne,  f.  67;  British  Museum;  Wiczay, 
Mus.  Hederv.  II,  p.  414,  pi.  XI,  f.  12.  Coli. 
Gnecchi  à  Milan. 

3"  Ri  ¥:  G»  Cab.  de  France,  n.^  17093,  17094,  Cohen,  VIIP, 
1892,  p.  272,  n,  60;  British  Museum;  Cab.  de 
Copenhague,  Ramus,  Catalogus  numorum  musei 
regis  Daniae,  III,  p.  382,  n.  4;  Wiczay,  Mus. 
Hederv.  II,  p.  414,  pi.  XI,  f.  14. 


26  ROBERT   MOWAT 


Or  on  peut  former  une  sèrie  parallèle  caractérisée  par  et 
monogramme  V  sur  une  face,  et  par  une  lettre  de  l'alphabel 
sur  la  face  opposée  : 

IL;  ^'  M»  ma  collection.  Cohen,  /.  e,  p.  273,  n.  61,  avec  la 
faute  typographique  VII,  au  lieu  de  V. 

V-;  P:  N.  Dancoisne,  fig.  70;  Copenhague,  Ramus,  III, 
p.  382,  n.  6;  Wiczay,  Mas.  Hed.  II,  p.  414,  n.  56, 
pi.  XI,  f.  11;  Brit.  Mus.  Cohen,  /.  e,  p.  273,  n.  62. 

\L;  9*:  P)    Dancoisne,  fig.  71;  inconnu  à  Cohen, 

Le  parallèle  entre  les  deux  séries  peut  méme  ètre  poussé 
plus  loin  encore:  en  regard  d'une  tessere  R  ^  lisse,  Dan- 
coisne, fig.  69,  inconnue  à  Cohen,  vient  se  piacer  celle-ci,  V 
^  lisse^  ma  collection;  inconnue  à  Cohen. 

Ainsi  rapprochées,  les  deux  séries  s'éclairent  récipro- 
quement;  les  monograinmes  V,  R  ne  sont  évidemment  autre 
chose  que  les  abréviations  des  noms  de  l'empereur  Trajan, 
Ulipius)   Tr{ajanus). 

C'est  ainsi  que  l'abréviation  AVG*  pour  Atig{tistus)  se 
voit  au  centre  du  revers  d'une  tessere  portant  au  droit  l'effigie 
de  l'empereur,  (A.  de  Belfort,  Ann.  de  la  soc.  fr.  de  num. 
XIII,  1889,  p.  83,  pi.  Ili,  f.  4  et  5). 

On  remarquera  que  les  lettres  C,  D,  G,  de  l'une  des 
séries,  appartiennent  à  la  première  moitié  de  l'alphabet, 
tandis  que  les  lettres  M,  N,  P,  de  l'autre  sèrie,  appartiennent 
à  la  deuxième  moitié  de  l'alphabet. 

Il  serait  oiseux  de  supposer  que  ces  tessères  ont  servi 
à  quelque  jeu  latronculaire,  l'un  des  joueurs  ayant  en  mains 
la  sèrie  R,  l'autre  la  sèrie  V  ;  en  effet,  des  pièces  de  jeu 
n'ont  jamais  besoin  d'étre  contròlèes  ou  remises  en  service 
comme  des  monnaies  dèmonètisèes.  Force  est  donc  de 
conclure  que  ces  tessères  confèraient  à  leurs  porteurs  un 
droit  d'admission  dans  quelque  lieu  ou  dans  quelque  ètablis- 
sement  réservé  à  un  public  limite  ;  la  prèsence  de  la  contre- 
marque  tend  en  outre  à  prouver  que  ce  droit  était  temporaire, 
puisqu'elle  ne  pouvait  avoir  d'autre  effet  que  de  le  périmer 
ou  de  le  valider  à  nouveau. 

Les  monogrammes  R,    V  paraissent  donc   indiquer  des 


CONTREMARQUES   SUR   DES   TESSÈRES    ROMAINES,     ETC. 


27 


édifìces  portant  les  noms  de  l'empereur  Trajan,  par  exemple 
les  Thermae  Trajanae,  la  Basilica  Ulpia,  ou  les  deux  ailes 
de  la  Bibliotheca  Ulpia  respectivement  affectèes  aux  livres 
latins  et  aux  livres  grecs;  dans  cette  hypothèse,  les  lettres 
alphabétiques  inscrites  au  revers  correspondraient  à  telle  ou 
telle  galene,  à  telle  ou  telle  salle  de  l'édifice.  L'autorisation 
de  fréquenter  ces  établissements  entrait  dans  les  attributions 
des  édiles,  peut-étre  méme  du  Praefedus  Urbis. 

Si  toutefois  on  hésitait  à  tenir  pour  parasite  le  trait  de 
ligature  de  la  contremarque,  il  resterait  la  ressource  d'inter- 
préter  les  lettres  T  H  R  comme  les  initiales  d'un  nom  propre 
tei  que  Thrasea,  Thraso,  Threptianus,  ou  du  mot  threx, 
servant  d'annonce  au  spectacle  d'un  combat  de  gladiateurs 
thraces.  Mais  alors  ce  serait  remettre  en  question  toutes  les 
conclusions  précédentes  sur  les  monogrammes  et  les  lettres 
qui  remplissent  la  fonction  de  types  au  droit  et  au  revers 
et  qui  n'ont  certainement  aucun  rapport  avec  les  spectacles 
du  cirque  et  de  l'amphithéàtre. 


5.  -  IMP  CAES  NERVÀ  TRAIAN  AVG  GER  DAC.  Buste 
laure  et  drapé  de  Trajan,  à  droite.  Sur  le  cou, 
une  contremarque  quadrangulaire  dans  laquelle 

ou  lit  de  bas  en  haut   J 

9/  -  METALLI  VLPIANI.  L'Equité  debout  à  gauche 
tenant  une    balance  et    une  come  d'abondance. 

Diamètre,  19  mill.  Ancienne  collection  Welzl  von  Wel- 
lenheim;  aujourd'hui  au  Musée  imperiai  de  Vienne. 

R.  Mowat,  Eclaircissements  sur  les  monnaies  des  mines, 
dans  la  Revue  numismatiqtte,  XII,  1894,  p.  392,  pi.  XI,  f.  3. 

Je  n'enrégistre  ici  ce  petit -bronze  qu'en  raison  de 
l'absence  des  sigles  S  C  qui  le  fait  classer  parmi  les  tessères 
par  quelques  personnes;  j'ai  cependant  publié,  loc.  cit.,  p.  381, 


28  ROBERT  MOWAT 


deux  variétés  avec  la  legende  de  téte  IMP  CAES  TRAIAN 
OPT  AVG-  GER  DAC-PART  et,  au  revers,  les  sigles  S  C  qui 
prouvent  qu'on  a  affaire  à  une  veritable  monnaie.  Dès  lors 
les  lettres  contremarquées,  CH,  ne  peuvent  guère  étre  autre 
chose  que  les  initiales  du  nom  de  la  ville  qui  a  autorisé  la 
circulation  de  cette  pièce  sur  son  territoire;  cette  ville, 
nécessairement  voisine  du  metallum  Ulpianum  dont  l'atelier 
monétaire  était  à  Viminacium,  {loc.  cit.,  p.  410)  doit  étre 
cherchée  en  dehors  de  la  province,  Moesie  Supérieure,  pour 
laquelle  elle  avait  été  frappée;  celle  qui  satisfait  le  mieux  à 
cette  condition  est  Chalcis  de  Macédoine.  La  contremarque 
CH  semble  donc  démontrer  la  nécessité  oii  l'on  s'est  trouvé 
d'elargir  la  circulation  de  la  monnaie  minière,  tout  au  moins 
dans  les  provinces  limitrophes.  Peut-étre  est-ce  pour  régula- 
riser  cette  situation  que  l'on  a  introduit  dans  quelques 
émissions  les  sigles  SC  qui  auraient  été  destinées  à  leur 
assurer  partout  le  cours  legai  sur  le  mème  pied  que  la 
monnaie  urbaine  acceptée  dans  toute  l'étendue  de  l'empire. 
Telle  est  l'explication  habituellement  donnée  pour  justifier 
la  présence  de  ces  sigles  sur  le  numéraire  colonial  de  cuivre 
d'Antioche  et  de  quelques  villes  de  Judée  ressortissant  au 
gouvernement  de  la  Syrie.  Le  signe  sénatorial  sur  une 
monnaie  de  colonie  ou  de  district  dispensait  donc  les  villes 
voisines  de  la  surfrapper  d'une  contremarque  lui  donnant 
cours  sur  leur  territoire. 

Puisque  je  suis  amene  à  revenir  ici  sur  un  sujet  que 
j'ai  eu  à  traiter  autrefois,  j'avoue  n'avoir  pas  songé  alors  à 
assimiler,  sous  le  rapport  des  sigles  sénatoriales,  la  monnaie 
minière  à  celle  d'Antioche;  c'est  une  idée  ingénieuse  que 
M.  Seltmann  vient  d'exposer  dans  l'article  (4)  qu'il  a  consacré 
à  l'analyse  de  mon  mémoire  et  qui  mérite  d'étre  prise  en 
considération. 


(4)  Zeitschrift  fùr  Numismatik,  Berlin,  XX,  1897,  p.  244  ;  cet  article 
a  été  écrit  à  l''occasion  d'un  petit-bronze  inédit,  d'un  intérét  excep- 
tionnel ,  nous  apprenant  que  le  monnayage  minier ,  sur  lequel  on 
n'avait  jusqu'à  présent  rencontré  que  les  effigies  de  Trajan  et  d'Ha- 
drien,  s'est  prolongé  jusques  sous  le  règne  d'Antonin  :  antoninvs 
AVGvsTvs,  sa  téte  lauree  à  droite.  I^.  dardanici,  Figure  féminine  debout 
à  gauche,  tenant  un  rameau  dans  la  main  droite,  {Ibid.  pi.  Vili,   f.  3). 


CONTREMARQUES   SUR   DES   TESSÈRES    ROMAINES,     ETC. 


29 


II.  -  TESSÈRES  DE  PLOMB  CONTREMARQUÉES. 


6.  —  p^    en  deux  lìgnes  dans  le  champ. 

9^  —  Sans  legende.  Deux  spectateurs  assis  sur  les 
gradins  d'un  théàtre  et  applaudissants,  à  droite. 
A  l'exergue,  en  contremarque,  une  feuille  de 
tréfle  formée  par  l'intersection  de  trois  cercles 
égaux,  eh. 

Coli.  Altieri.  Garrucci,  /  piombi  antichi,  p.  66;  Piombi 
scritti,  \>.  103.  Ett.  de  Ruggiero,  Catalogo  del  museo  Kirche- 
riano,  p.  193,  n.  1297.  Le  dessin  ci-joint  a  été  exécuté  sur 
un  moulage  que  je  dois  à  l'obligeance  de  M.  le  professeur 
Dante  Vaglieri. 

Cet  intéressant  petit  tableau  nous  renseigne  de  la  ma- 
nière la  plus  expressive  sur  la  destination  de  la  tessere;  il 
est  fidèlement  reproduit  sur,  d'autres  spécimens  avec  des 
légendes  variées  et  souvent  avec  la  figure  d'un  gladiateur 
au  revers,  voir  Ficoroni,  pi.  XXVI,  f.  2,  et  XXX,  f.  2; 
Garrucci,  /  piombi  antichi,  pi.  II,  f.  14. 


7.  —  Petit  édifice;  dans  le  champ,  à  gauche  A,  à 
droite  T;  en  exergue  D. 

^  —  IO  à  rintérieur  d'une  couronne.  En  contre- 
marque, LRH. 

Coli.  Saulini;  Garrucci,  Piombi  scritti,  p.  104.  Sur  un 
exemplaire  de  la  coli.  Lovatti  et  sur  celui  de  Ficoroni,  pi.  XIII, 
4,  les  lettres  à  l'intérieur  de  la  couronne  sont  oblitérées. 


30 


ROBERT   MOWAT 


8.  —  Sans  legende.  Abeille.  A  gauche,  contremarque 

quadrangulaire    se    lisant  de   bas    en    haut    <  , 

Car{ini)  ? 
9*  —  Sans  legende.  Guépe. 

Coli.  Lovatti;  ma  copie  sur  l'originai.   Garrucci,  Piombi 
scritti,  p.  io6. 

9.  —  Sans  legende.  Figure  féminine  tenant  une  come 

d'abondance  (?).  En  contremarque,  ERO. 
^  —  Sans  legende.  Figure  vétue  de  la  stola,  tenant 
un  are  (?). 

Coli.  Lovatti.  Garrucci,  Piombi  scritti,  p.  j.15. 

10.  —  Sans  legende.  Corbeau  au  dessus  d'un  sanglier. 

En  contremarque,  EV. 
9^   —  Sans  legende.  Amour. 

Coli.  W.  Helbig;  Garrucci,  Piombi  scritti,  p.  115, 


II.  —  "Iffcctn?  ^^^  ^"  monogramme)  en  deux  lignes 
remplissant  le  champ.  Dans  la  partie  supérieure, 
une  contremarque  quadrangulaire,  ÀFI,  ou  AFR, 
ou  AFRI? 

L'incertitude  provieni  des  variations  dans  le  texte  de 
l'éditeur  (Garrucci)  en  désaccord  aussi  avec  son  dessinateur. 
Il  développe  la  legende  ainsi:  Imp{eratori)  Aug{usto)  Vesp. 
[asiano),  fieliciier). 

^  —  lyi  ^F  en  deux  lignes,  Sac{rà)  Ma{ià),  /{eliciter). 
Garrucci  songe  aux  fètes  de  Jupiter  Maius. 


CONTREMARQUES   SUR  DES   TESSÈRES    ROMAINES,     ETC.  3I 


Coli.  Altieri;  Garrucci,  /  piombi  antichi,  p.  45,  avec  AFI 
en  deux  passages;  pi.  II,  f.  3,  le  dessin  mentre  nettement 
AFRI;  Piombi  scritti,  p.  120,  avec  AFR.  "  Le  contromarche 
ne'  piombi  dimostrano  che  si  usaron  talora  le  due  le  tre  volte, 
senza  che  si  rinnovassero  per  intero,  in  occasione  di  feste 
diverse.  In  questa  leggesi  AFI.  „  r 


12.  —  n^S  en  deux  lignes.  Dans  la  partie  supérieure 

du  champ,  la  contremarque  quadrangulaire  jONl 
qui  parait  semblable  à  celles  des  tessères  de 
bronze  citées  ci-dessus,  (2  et  3),  avec  la  méme 
signification. 

^    —  ^5'!-  en  deux  lignes.  C'est  la  méme  inscription 

qu'au  numero  précédent. 

Ficoroni,  /  piombi  antichi,  p.  148,  pi.  XXVIII,  12;  sur 
un  coté,  il  lit  péle-méle  ON...AC...N,  sans  distinguer  la  contre- 
marque; sur  l'autre  coté,  SAC  MAH.  Il  suffit  de  comparer  son 
dessin  avec  celui  de  Garrucci  précité  pour  reconnaitre  que 
l'on  a  affaire  à  deux  exemplaires  pareils,  au  droit  et  au  revers, 
sauf  la  différence  des  contremarques. 

13.  —  Sans  legende.  Colimagon  sortant  la  téte  hors 

de   sa    coquille,  à    gauche.   Au   dessus,   contre- 


marque rectangulaire,  |l  IV  IR 
1^    —  Sans  legende.  Éléphant  marchant  à  droite. 

Coli.  Lovatti;  ma  copie  sur  l'originai.  Garrucci,  Piombi 
scritti,  p.  124,  avec  la  lecture  erronee  L  IV  R;  je  lis  sans 
hésiter  L{ucii)  Iul{ii)  Ir{enaei),  c'est-à-dire  (marque)  de  L. 
Julius  Irenaeus.  C'est  donc  un  visa  de  contròie. 

14.  ~  Sans  legende.  Victoire  ailée   debout  à  droite, 
écrivant  sur  un  boucher  qu'elle  supporte  sur  le 


32 


ROBERT   MOWAT 


genou  gauche.  Derrière  elle,  contremarque  qua- 


drangulaire  se  lisant  de  bas  en  haut 


(AV  en 


monogr.). 
9-'    —  Sans  legende.  Au  centre  du  champ,  un  palmier; 

à  gauche,  les  lettres  ^  superposées  en  oblique. 

Coli.  Lovatti;  ma  copie  sur  l'originai.  Inconnu  à  Garrucci. 

En  développant  les  ligatures  de  la  contremarque,  on 
peut  lire  M{arct)  An{relii)  L{ongi?),  ou  tei  autre  cognomen 
commengant  par  un  L;  ce  sont  les  noms  du  contròleur  ou  du 
fonctionnaire  ayant  qualité  pour  maintenir  à  la  tessere  sa 
validité. 


15.  —  Sans  legende.  Tète  ailée  de  la  Gorgone  avec 
des  serpents  dans  les  cheveux.  Dans  le  champ, 
un  triple  ou  quadruple  poingonnage:  à  gauche, 
un  I  vertical  contremarque  dont  le  bas  est  re- 
couvert    par  une    contremarque    quadrangulaire 

se  lisant  de    haut  en  bas,    m  ;    à  droite,   un   C, 


ou  G-  vertical  qui  semble  avoir  été  contremarque 
en  méme  temps  que  le  I,  et,  au  dessous,  répéti- 
tion  de  la  contremarque  quadrangulaire  se  lisant 

obliquement  de  haut  en  bas,    m 

^    —  Sans  legende.  Boeuf,  à  droite. 

Coli.  Altieri  et  Mus.  Kircher;  Garrucci,  /  piombi  antichi, 
p.  50,  pi.  Ili,  f.  6;  Piombi  scritti,  p.  128.  "  Questo  piombo 
ben  raro  è  prezioso  anche  perchè  con  le  molteplici  con- 
tromarche ne  avvisa  delle  distribuzioni  diverse  in  cui  fu 
adoperato.  „ 


CONTREMARQUES   SUR   DES    TESSERES   ROMAINES,     ETC. 


33 


i6.  —  Sans  legende.  Figure  féminine  tenant  une  pa- 
tere dans  la  main  droite,  et  un  vase  dans  la 
gauche;  dans  le  champ,  les  deux  contremarques 


SEM   et    MIS . 


^ 


■  Sans  legende.  Vache  en  station.  Deux  contre- 
marques pareilles  aux  précédentes. 

Coli.  Capranesi.  Garrucci,  Piombi  scritti,  p.  129;  F.  Ca- 
pranesi,  Monete  etr.  ital.  e  gr.  dans  Annali  deir  Istituto  di 
corrispondenza  archeologica,  XII,  1840,  p.  212,  not.  i,  "  non 
sarà  improbabile  che  ancora  essi  avessero  il  loro  corso  e 
valore  in  qualche  circostanza  che  ignoriamo.  „ 

17.  —  PNC  en  ligne  diametrale  au  miheu  du  champ; 
la  lettre  mediane  est  partiellement  oblitérée  par 
le  contre-coup  de  la  contremarque  du  revers. 
—  Sans  legende.  Hippopotame  à  droite,  poingonné, 
sur  le  dos,  d'une  contremarque  circulaire  conte- 
nant  une  téte  radice  d'Apollon  solaire  à  droite. 

Coli.  Lovatti;  ma  copie  sur  l'originai.  Garrucci,  Piombi 
scritti,  p.  135. 


^ 


j^  bis  _  PQ.5  gj^  ligne  diametrale  au  miheu  du  champ; 
la  lettre  mediane  est  partiellement  oblitérée  par 
le    contre-coup  de    la  contremarque  du    revers. 

9*  —  Sans  legende.  Taureau  à  droite  poingonné,  sur 
le  dos,  d'une  contremarque  circulaire  contenant 
le  croissant  lunaire,  symbole  de  Diane. 

Anc,  coli.  Kircher  au  Musée  national  de  Rome  (Thermes 
de  Dioclétien);  le  dessin  ci-joint  est  exécuté  sur  le  moulage 
dont  je  suis  redevable    à  M.  le  professeur   Dante  Vaglieri. 

Ettore  de  Ruggiero,  Catalogo  del  Museo  Kircheriano, 
p.  203,  n.  163 T. 


34 


ROBERT   MOWAT 


A  mettre  en  rapport  avec  la  tessere  précédente  et  avec 
la  suivante. 

17/^''  —  Sans  legende.  Rhinocéros  à  droite  et  contre- 
marque  signalée  sans  description  dans  le  cata- 
logue  cité   ci-dessous. 

Elle  doit  effectivement  étre  très  peu  apparente  sur 
l'originai,  car  elle  n'a  laissè  aucune  trace  sur  le  moulage 
que  M.  de  Ruggiero  a  bien  voulu  m'en  faire  parvenir. 

P   —  Sans  legende.  Taureau  à  droite. 

Anc.  coli.  Kircher  au  Musée  national  de  Rome. 

Ettore  de  Ruggiero,  Cat.  del  Museo  Kirch.,  p.  201,  n.  1542. 

Les  tessères  17,  17*"'^  et  17'^'"  appartiennent  manifeste- 
ment  par  leurs  types  et  par  leurs  légendes  à  une  mème 
famille;  j'y  rattache  une  autre  tessere  que  je  ne  numérote 
pas  dans  ma  liste  parce  qu'elle  n'est  pas  contremarquée: 

*   —   PCT  en  ligne  diametrale  au  milieu   du   champ. 
P  —  Sans  legende.  Boeuf  levant   le    pied,  à  droite. 

Coli.  Lovatti;  Garrucci,  Piombi  scritti,  p.  133. 

J'appelle  particulièrement  l'attention  sur  les  tessères  17 
et  17*"^  qui  sont  en  quelque  sorte  géminées  par  le  choix  des 
attributs  contremarqués  d'Apollon  et  de  Diane.  C'est  la 
première  fois  que  l'on  constate  un  lien  systématique  entre 
des  contremarqués  de  tessères  elles  mémes  systématiquement 
variées  quant  à  leurs  types  de  quadrupèdes,  hippopotame, 
rhinocéros,  taureau,  et  quant  aux  sigles  de  leurs  légendes 
formant  visiblement  une  sèrie:  PCT,  PG-S,  PNC- 


18.  —  Sans  legende.  Bestiaire    arme   d'un  javelot  et 
combattant   un    lion,   à    droite.  En    exergue,    la 


contremarque  SOT€P. 


CONTREMARQUES   SUR   DES   TESSÈRES    ROMAINES,     ETC.  35 

9^    —  Sans  legende.  Bestiaire  arme    d'un    javelot  et 
attaquant  un  sanglier,  à  gauche. 

Coli.  Altieri;  Garrucci,  I piombi  antichi,  p.  94,  pi.  II,  f.  13  ; 
Piombi  scritti,  p.  140. 

Soter,  nom  d'homme;  la  dernière  lettre  est  un  R  qui  a 
perdu  sa  queue. 


19.  —  TIC  en  exergue,  LÀNERO///  en  legende  circulaire; 
après  NERO  il  y  a  place  pour  une  ou  deux  lettres 
dont  on  apergoit  des  traces.  Deux  bustes  jeunes/ 
imberbes,  drapés  et  laurés  (?),  à  droite. 

1;^^  —  Sans  legende.  Buste  d'homme  imberbe,  à 
gauche.  De  chaque  coté  en  contremarque  les 
lettres  Q  se  lisant  de  haut  en  bas.  D'après  le 
dessin  de  Garrucci,  elles  paraissent  incuses  et 
dépourvues  d'encadrement,  comme  si  elles  avaient 
été  frappées  séparément  par  des  poingons  taillés 
à  la  manière  de  nos  caractères  modernes 
d' imprimerie. 

Coli.  Altieri;  Garrucci,  /  piombi  antichi,  p.  48,  pi.  Ili, 
f.  I  ;  Piombi  scritti,  p.  144.  Ett.  de  Ruggiero,  Catalogo  del 
museo  Kircheriano^  p.  t86,  n.  1106.  J'en  ai  regu  le  moulage. 

Garrucci  suppose  que  les  bustes  conjugués  sont  ceux  de 
Néron  et  de  Poppée;  mais  la  legende  qui  les  entoure  ne  se 
prète  pas  à  cette  attribution.  Trois  princes  seulement  ont 
porte  les  noms  Tiberius  Claudius  Nero  dans  des  conditions 
particulières  qu'il  est  nécessaire  de  rappeler  pour  la  déter- 
mination  de  ces  portraits. 

i.°  L'empereur  Tibère  les  portait  avant  son  adoption 
par  Auguste  le  27  juin  de  l'an  4,  ère  chrétienne,  qui  le  fit 
passer  de  la  gens  Claudia  dans  la  Julia  :  dès  lors  il  s'appela 


36 


ROBERT  MOWAT 


légalement  Tiberius  Julius  Caesar  avec  addition  du  surnom 
Augustus  quand  il  devint  empereur;  c'est  ainsi  qu'il  est 
nommé  sur  une  table  de  bronze  déposée  au  Musée  Capitolili 
{Corp.  inscr.  lat.  VI,  930)  ;  sur  les  monnaies,  le  gentilice  Julius 
est  toujours  absent. 

2.°  L'empereur  Claude  I  s'appelait  Tiberius  Claudius 
Nero  Germanicus  :  sur  aucune  de  ses  monnaies  on  ne  lit  le 
nom  Nero  qui  lui  est  donne  seulement  par  quelques  inscrip- 
tions  (Orelli-Henzen,  641,  716,  5399,  etc). 

3.''  L'empereur  Néron  s'appela  Lucius  Domitius  Aheno- 
barbus  jusqu'à  l'àge  de  onze  ans,  quand  son  adoption  par 
Claude  I,  le  i^""  mars  de  l'an  50,  ère  chrétienne,  le  fit  passer 
de  la  gens  Domitia  dans  la  Claudia:  à  ce  moment  il  prit  les 
noms  de  son  pére  adoptif  Tiberius  Claudius  Nero  Caesar  que 
lui  donne  une  inscription  d'Herculanum,  (Orelli-Henzen,  5405); 
mais  presque  immédiatement  ensuite  il  quitta  le  prénom 
Tiberius  à  la  place  duquel  il  fit  passer  son  propre  surnom 
Nero,  probablement  pour  ne  pas  porter  en  commun  le  prénom 
Tiberius  avec  son  frère  adoptif  Tiberius  Claudius  Britannicus. 


20.  —  Sans  legende.  Buste  barbu,  à  droite. 

P  — Sans  legende.  Type  oblitéré.  Dans  le  champ, 
vers  le  centre,  une  contremarque  quadrangulaire 
renfermant  une  lettre  qui  ressemble  à  notre  y 
grec  cursif,  |y|;  c'est  probablement  la  lettre  X  à 
laquelle  manque  son  pied  droit. 

Ficoroni,  p.  148,  pi.  XXVIII,  f.  11. 

21.  —  SATVR.  Tète  voilée  de  Saturne  à  droite. 

9  — 'O  entre  deux  palmes,  dans  une  couronne; 
grande  contremarque  quadrangulaire,  l-VE. 

Coli.  Trau,  à  Vienne;  diamètre,  22  millimètres. 


CONTREMARQUES    SUR   DES   TESSÈRES    ROMAINES,     ETC.  37 


Jos.  Scholz,  Rómische  Bleitesserae,  dans  la  Numismatische 
Zeitschrift,  XXV,  1893,  p.  24,  pi.  Il,  f.  roo. 

22.  —  Sans  legende.  Victoire    à  gauche.    En  contre- 

marque,  une  figure  assise. 
?(    -  VI  ou  N. 

Coli,  Trau;  diamètre,  16  millimètres. 

Jos.  Scholz,  Rómische  Bleitesserae,  n.  346,  ibid.^    p.  38. 

23.  —  Sans    legende.    Navire.   En    contremarque,  un 

hexagone  et  en  dessous  un  carré. 
^    —  Sans  legende.  Victoire  à  gauche. 

Coli.  Trau;  diamètre,  16  millimètres. 

Jos.  Scholz,  Rómische    Bleitesserae,  n.  592,  ibid.^  p.  52. 

24.  —  Sans  legende.  Hippopotame  à  droite. 

\j,    —  Sans    legende.  Crocodile    sur    une  palme.  En 
contremarque,  un  hippocampe. 

Coli.  Trau;  diamètre,  20  millimètres. 

Jos.  Scholz,  Rómische    Bleitesserae,  n.  887,  ibid.,   p.  67. 

25.  —  H=;  -en  contremarque,  SFP. 
P    —  néant. 

Coli.  Trau;  diamètre,  12  millimètres. 

Jos.  Scholz,  Rómische  Bleitesserae,  n.  1479,  ibid.,  p.  97. 

26.  —  lE;  en  contremarque,  un  Faune  sautant. 
^     -  LIC  • 

Musée  imperiai  de  Vienne;  diamètre,  17  millimètres. 
Jos.  Scholz,  Rómische  Bleitesserae,  n.  1488,  ibid.,  p.  97. 

27.  —  En  contremarque,  VF. 
W    -  UNE. 

Coli,  Scholz,  à  Vienne;  diamètre,   18  millimètres. 

Jos.  Scholz,  Rómische  Bleitesserae,  n.  1833,  ibid.,  p.  115. 


38 


ROBERT   MOWAT 


28.  —  VIR;  Personnage  debout. 

P    —  Contremarque;  non  décrite  par  l'éditeur. 

Diamètre,  18  millimètres. 

Jos.  Scholz,  Rómische  Bleiiesserae,  n.  1844,  ibid.,  p.  116; 
avec  renvoi  à  Ficoroni,  sans  indication  précise  permettant 
de  faire  la  vérification. 

29.  —  Sans  legende.  Sept  feuilles. 

^   —  En  contremarque,  palme  entourée  d'une  demi- 
lune. 

Coli.  Trau;  diamètre,  14  millimètres. 

Jos.  Trau.  Rómische  Bleiiesserae^  n.  1878,  ibid.,  p.  118. 

On  remarquera  l'abondance  des  tessères  de  plomb 
contremarquées  dans  la  collection  de  M.  Trau  et  le  service 
que  M.  le  D.*"  Scholz  a  rendu  en  les  faisant  connaitre. 

30.  —  LLV,  en    ligne    diametrale,    et    au    dessous,  en 

contremarque,  un  fer  de  cheval  imprimé  en 
creux,  U,  que  Garrucci  a  pris  pour  un  collier, 
monile. 
ij*  —  Sans  legende.  Femme  debout  à  gauche,  tenant 
une  come  d'abondance  dans  le  bras  gauche  et 
cueillant  un  rameau  à  un  palmier. 

Coli.  Lovatti:  Garrucci,  Piombi  scritti,  p.  125. 

La  représentation  du  fer  de  cheval  est  très  intéressante 
en  raison  de  son  extréme  rareté;  en  voici  un  autre  exemple, 
aussi  en  contremarque,  sur  un  moyen-bronze  de  ma  collection. 

C  •  CASSIVS  CELER  III  VIR  •  A  •  A  •  F  •  F:  au  centre,  S  •  C 

?  -  AVGVSTVS  I  TRIBVNIC  I  POTEST  dans  une  couronne 

de  laurier,  le  tout  très    fruste.    Presque  tangen- 

tiellement  au  bord,  une  grande  contremarque  en 

fer  de  cheval  contenant  le  mot  PVBLI. 

Largeur,  9  millimètres,  hauteur,  8  mill. 


CONTREMARQUES   SUR   DES   TESSÈRES    ROMAINES,     ETC.  39 


Réserves  faites  pour  la  monnaie  de  la  mine 
Ulpienne  décrite  ci-dessus  sous  le  n.  5,  voilà  une 
liste  d'une  trentaine  de  pièces  en  bronze  ou  en  plomb 
appartenant  à  une  catégorie  dont  la  destination  et 
l'usage  sont  implicitement  désignés  par  le  fait  seul 
des  contremarques  qu'elles  portent:  avant  la  lettre, 
ce  sont  des  tessères  d'admission;  par  le  poingonnage, 
elles  deviennent  tessères  de  réadmission.  La  contre- 
marque  tesserale  qui  n'est,  en  general,  qu'un  nom 
de  particulier  en  sigles  ou  en  abréviation,  est  néces- 
sairement  distincte  de  la  contremarque  monétaire 
adaptée  à  d'autres  fins  et  émanée  de  l'autorité  pu- 
blique,  souvent  sous  la  forme  du  nom  de  Tempereur. 
L'étude  des  contremarques  est  donc  très  importante 
pour  l'intelligence  des  tessères  elles-mémes,  tandis 
qu'elle  n'est  pas  nécessaire  pour  nous  renseigner  sur 
le  ròle  de  la  monnaie  en  son  sens  intrinsèque.  C'est 
déjà  un  résultat  qui  n'est  pas  indifférent  d'empécher 
la  confusion  entre  les  tessères  d'admission  et  les 
tessères  latronculaires  caractérisées  sur  l'une  des 
faces  par  un  chiffre  en  grandes  lettres  numérales, 
et  accessoirement  ornées,  sur  l'autre  face,  d'une  ef- 
figie imperiale  ou  de  quelque  sujet  mythologique, 
scénique,  voire  méme  érotique,  dont  on  a  prétendu, 
par  un  raffinement  abusif,  faire  une  classe  speciale 
sous  le  nom  de  spintriennes. 

Ce  sont  simplement  des  variétés  fantaisistes  de 
la  catégorie  des  tessères  numérales  (5)  employées  à 
des  jeux  aléatoires  et  point  n'est  besoin  d'évoquer 
le  souvenir  du  séjour  de  Tibère  à  Caprée,  ni  de 
chercher  à  les  expliquer  comme  des  billets  d'entrée 


(5)  R.  MowAT,  dans  Bulletin  de  la  Société  des  Antiquaires  de  France, 
1895,  p.  244. 

Ch.  HuELSEN,  Miscellanea  epigrafica,  XXI,  Tessere  lusorie  dans  le 
Bull,  dell'imp.  Istituto  archeologico  germanico,  XI,  1896,  p,  297,  n.  2  et 
p.  249,  n.  1. 


40 


ROBERT    MOWAT 


à  des  spectacles  de  débauché  clandestine  (6);  les 
esprits  réfléchis  laisseront  ces  élucubratiòns  aux  gens 
d'imagination  échauffée.  Quoique  je  n'aie  été  amene 
à  en  parler  ici  qu'incidemment,  je  profite  de  cette 
circonstance  pour  indiquer  dans  quel  sens  doit  étre 
réformée  sur  ce  point,  parmi  tant  d'autres,  la  doctrine 
confuse  des  tessères  en  general,  arbitrairement  ré- 
parties  par  Cohen  en  six  divisions. 

Les  petits  tableaux  licencieux  figurés  sur  cer- 
taines  tessères  manquent  rarement  d'inspirer  soit  de 
vulgaires  quolibets  aux  simples  amateurs,  soit  des 
scrupules  déplacés  aux  rigoristes  qui  rougiraient  de 
les  avoir  dans  leurs  collections.  Ils  ne  doivent 
cependant  pas  en  empécher  Tétude  sérieuse  et  im- 
partiale,  car  on  va  voir  qu'ils  se  prétent  à  une 
explication  qui  les  réhabilite  scientifiquement  au  mème 
titre  que  les  types  non  moins  scabreux  des  monnaies 
de  Lampsaque,  de  Lete,  d'Orestae,  de  Thasos, 
lesquelles  n'ont  encouru  aucune  excommunication. 
Il  n'est  pas  difficile,  en  effet,  de  deviner  que  Tacte 
vénérien,  Veneris  res,  qui  y  est  crùment  représenté, 
fait  une  allusion  peu  déguisée  au  coup  de  dés  réputé 
le  plus  heureux,  —  tous  les  points  différents,  —  celui 
que  les  Romains  appelaient  jadus  venereus,  et  les 
Grecs  'A(ppoStTYi,  C'est  donc  sous  une  forme  librement 
imagée  le  souhait  de  bonne  chance  au  jeu,  à  peu 
près  comme  le  mot  FBLUaìer)  inscrit  sous  l'effigie 
d'Auguste  sur  d'autres  tessères  numérales.  On  ne 
doit  point  s'étonner  de  voir  ce  petit  matériel  de  jeu 
orné  de  sujets  qui  ont  trait  allégoriquement  à  sa 
destination  et  à  son  emploi;  suivant  toutes  probabi- 


(6)  H.  Cohen,  Descr.  des  monn.  imp.  I2,  1880,  p.  XXIV,  et  p.  189; 
"  elles  seront  décrites  à  la  fin  de  l'ouvrage  avec  les  contornia'es  „; 
Cf.  VIII2,  1892,  p.  242.  On  les  chercherait  en  vaia  à  la  place  indiquée, 
l'éditeur  ne  s'étant  pas  cru  obligé  de  tenir  la  promesse  de  l'auteur. 


CONTREMARQUES   SUR   DES   TESSÈRES   ROMAINES,    ETC.  4I 


litès,  on  parviendra  à  expliquer  d'autres  types  quand 
Olì  saura  les  mettre  en  rapport  avec  la  nomenclature 
des  coups  de  dés  ou  avec  quelques  particularités 
des  jeux  de  hasard.  Ajoutez  que  la  locution  jactiis 
venereus,  tout  comme  sa  traduction  coup  de  Vénus, 
constitue  par  elle-méme  un  jeu  de  mots  quand  on 
l'applique  au  jet  des  dés  avec  un  sous-entendu  phy- 
siologique.  En  réalité  il  n'y  a  là  qu'une  plaisanterie 
très  égrillarde,  mais  à  proprement  parler  sans  aucune 
destination  immorale  en  pratique.  Si  je  me  permettais 
une  comparaison  avec  nos  usages  populaires,  je 
produirais  en  témoignage  les  lazzi  qui,  dans  les 
cabarets  de  village  et  les  chambrées  de  caserne, 
accompagnent  l'appel  de  certains  numéros  à  l'honnète 
jeu  de  loto,  lequel,  soit  dit  en  passant,  a  dù  étre 
pratique  par  les  anciens,  en  raison  de  son  extrème 
simplicité,  bien  qu'on  n'en  ait  aucun  indice.  Voici 
enfin  un  argument  péremptoire  à  l'appui  des  consi- 
dérations  que  je  viens  de  prèsenter:  il  m'est  fourni 
par  une  variété  de  tessere  au  type  licencieux  ordi- 
naire,  dont  le  coté  oppose  porte,  au  milieu  d'une 
couronne  de  laurier,  Tinscription  AVO  au  lieu  d'un 
chiffre  en  lettres  numérales.  Or  le  seul  fait  de  la 
présence  du  nom  de  l'empereur  Auguste  suffit  pour 
nous  assurer  que  cet  objet  n'a  jamais  pu  étre  destine 
à  un  usage  immoral,  pas  plus  que  le  denier  frappé 
à  l'effigie  du  méme  personnage,  avec  son  nom  au 
revers,  IMP  CAESAR,  accompagnant  la  représentation 
d'un  Terme  ithyphallique  laure  dans  lequel  Cohen 
a  cru  reconnaìtre  les  traits  du  prince  lui-méme. 
(Cohen,  1,^  1880,  p.  80,  n.  4,  vignette). 

Je  pense  avoir  montré  que  cette  question  spe- 
ciale peut  étre  franchement  abordée  sans  prévention 
d'aucune  sorte  tout  en  restant  traitée  avec  la  discrétion 
désirable. 

Pour    rentrer  dans    le  fond    de    mon    sujet,    je 


42 


ROBERT    MOWAT 


conclus  que  l'étude  des  contremarques  sur  tessères 
aura  pour  premier  effet  de  nous  éclairer  sur  le  ròle 
et  la  destination  de  ces  dernières;  on  entrevoit  aussi, 
que,  subsidiairement,  elle  rendra  plus  nettes  nos 
notions  sur  plusieurs  catégories  de  contremarques 
monétaires. 

Paris,  s  novembre  iS^j. 


Robert  Mowat. 


PS.  Au  moment  de  corriger  les  épreuves  du  présent  travail,  je 
regois  le  4'  fascicule  de  la  Revue  numismatique,  tome  I  (4*^  sèrie),  1897, 
qui  vient  de  paraìtre  et  qui  contient  le  commencement  d'un  important 
mémoire  de  M.  Rostovtsew,  "  Etude  sur  les  plombs  antiques.  „  J'ai 
plaisir  à  le  signaler  à  mes  lecteurs,  en  exprimant  l'espoir  que  l'auteur 
sera  amene  à  trailer  à  son  tour  et  à  son  point  de  vue  quelques  uns 
des  points  dont  je  me  suis  occupé. 


APPUNTI 

DI 

NUMISMATICA    ROMANA 


XLV. 


CONTRIBUZIONI   AL    CORPUS   NUMORUM. 

Collezione  già  William  Boyne  a  Firenze  ora  F.  Gnecchi  a  Milano 
(V.  Appunti  VII,  XI,  XVI,  XVIII,.  XXI,  XXX  e  XXXVIII). 


Il  mio  egregio  amico  ed  illustre  Presidente  Conte 
Papadopoli  mi  va  ripetendo  che  io  sono  fortunato 
perchè  sovente  mi  capita  di  trovare  ancora  roba 
nuova  in  una  serie  tanto  studiata  e  ormai  tanto  co- 
nosciuta come  la  romana.  Credo  che  in  fondo  abbia 
ragione;  ma  non  l'ebbe  mai  così  completamente  come 
nel  caso  attuale,  in  cui  V  acquisto  di  una  porzione 
della  collezione  Boyne  di  Firenze,  porzione  che  non 
so  come  non  sia  andata  venduta  col  resto  a  Londra, 
mi  mette  in  posizione  di  offrire  ai  lettori  della  Rivista, 
una  bella  serie  di  monete  tutte  più  o  meno  impor- 
tanti, e  che  amo  dare  qui  riunita,  onde  conservare 
la  memoria  dell'antico  proprietario. 

Lo  stipetto  da  me  acquistato  —  uno  dei  pa- 
recchi che  costituivano  la  collezione  Boyne,  quale 
la  vidi  anni  sono  a  Firenze,  —  contiene,  oltre  ad 
una  serie  di  monete  Alessandrine,  di  cui  qui  non  mi 
occupo,  la  serie  dei  medaglioni  in  argento  e  in  bronzo, 
cui  fanno  seguito  alcune  poche  monete  pure  in  ar- 
gento e  in  bronzo.  In  tutto  una  sessantina  di  pezzi; 
ma  fra  questi  gli  inediti,  rarissimi  o  che,  sotto  qualche 


44 


FRANCESCO     GNECCHl 


punto  di  vista,  offrono  materia  a  qualche  osservazione, 
rappresentano  un  buon  terzo,  proporzione  assoluta- 
mente straordinaria,  e  che,  per  dirla  con  frase  spor- 
tiva, segna  forse  il  record  nel  genere.  E  passo  alla 
descrizione. 

CLAUDIO. 

1.  Medaglione  d'Argento  battuto  ad  Efeso.  —  Dopo  Coh.  4. 

Dia.  Mill.  23.  Peso  gr.  7,400. 

^  —  TI    CLAVD   CAESAR   AVG  GERM   P   M   TR   P.   Testa 

laureata  a  sinistra. 
^  —  P  P  OB  CIVES  SERVATOS  in  una  corona  di  quercia. 

(Tav.  I,  N.  i). 

DOMIZIANO. 

2.  Medaglione  d'Argento  di  conio  romano.  —  Dopo  Coh.  6. 

Dia.  Mill.  29.  Peso  gr.  13,500. 

^  -  IMP  CAES  DOMIT  AVG  GERM  P  M  TR  P  XI.  Testa 
laureata  a  destra. 

Ij^  -  IMP  XXI  COS  XVI  GENS  P  P  P.  Pallade  a  destra  su 
una  doppia  prora  di  nave,  collo  scudo,  in  atto  di  lanciare 
un  giavellotto.  A'  suoi  piedi  una  civetta.  Sulla  carena 
si  vedono  due  piccole  figure,  quella  a  sinistra  seduta  e 
l'altra  inginocchiata  davanti  ad  essa  (0.  (Anno  92  d.  C). 

(Tav.  I,  N.  2). 

La  sola  differenza  fra  l'esemplare  ora  descritto  e  quello 
descritto  dal  Cohen  al  N.  6,  come  già  appartenente  alla 
collezione  Duprè,  consiste  nella  mancanza  dell'egida  al  busto 
di  Domiziano.  La  piccola  varietà,  trascurabile  in  una  moneta 


(i)  Le  due  figurette  non  sono  in  verità  molto  distinte  sul  medaglione; 
ma  sono  evidentemente  le  stesse  che  vediamo  riprodotte  su  molti  aurei 
e  molti  denari  di  Domiziano.  Cohen  (vedi  suo  N.  143)  crede  vedervi, 
una  figura  seduta  e  una  in  piedi;  ma  su  di  un  aureo  a  fior  di  conio  io 
distinguo  senza  dubbio  la  seconda  figura  inginocchiata  davanti  alla 
prima,  e  tale  parmi  l'atteggiamento  delle  due  figure  anche  su  tutte  le  altre 
monete,  per  quanto  generalmente  esse  siano  appena  accennate. 


CONTRIBUZIONI    AL    CORPUS    NUMORUM  45 

comune,  è  abbastanza  interessante  per  determinare  una 
varietà  di  questi  medaglioni  d' argento  di  conio  romano, 
estremamente  rari  a  quest'epoca.  Difatti  Cohen  non  ne  cita 
che  due,  di  cui  il  primo,  rappresentante  Pallade  seduta,  passò 
dalla  Collezione  Duprè  a  quella  del  Museo  Britannico,  l'altro, 
simile  a  quello  ora  descritto,  si  cita  come  altre  volte  appar- 
tenuto alla  stessa  Coli.  Duprè  ;  ma  non  vi  esisteva  più  al 
momento  della  vendita  e  non  se  ne  conosce  l'ubicazione 
attuale.  Un  esemplare  unico  in  oro  colla  stessa  rappresenta- 
zione di  Pallade  battagliera  esisteva  al  Gabinetto  di  Parigi; 
ma  disparve  nel  furto  del   1831. 

L'esemplare  descritto  è  quindi  il  terzo  medaglione  di 
conio  romano  che  si  conosca  attualmente  di  Domiziano  e 
certo  era  la  gemma  della  Collezione  Boyne,  tanto  più  che 
la  conservazione  ne  è  perfetta. 

ADRIANO 

3.  Medaglione  cf  Argento  di  conio  asiatico.  —  Dopo  Coh.  3. 
Peso  gr.  10,300. 

^  -  IMP  CAE  TRAI  HADRIANO  AVO-  P  P  Busto  laureato 
a  destra  coll'egida. 

^  —  COM  •  BIT  Figura  virile  (Adriano?)  in  abito  militare 
con  un'asta  e  una  piccola  vittoria,  in  un  tempio  a  quattro 
colonne.  Il  frontone,  ornato  di  fregi,  porta  la  leggenda: 
ROM  S  P  AV(t.  (Tav.  I,  N.  3). 

Una  nota  del  Cohen  dice  che  i  dotti  non  hanno  ancora 
trovato  il  significato  delle  lettere  ROM  S  P  AVG-,  che  figurano 
su  parecchie  varietà  di  questi  medaglioni.  Guardando  la 
rappresentazione  del  nostro  medaglione,  simile  del  resto  a 
quella  di  parecchi  altri  dello  stesso  Adriano,  un  tempio, 
nell'atrio  del  quale  sta  l'imperatore  colle  insegne  della  vittoria, 
mi  pare  potrebbe  considerarsi  come  l'inaugurazione  di  un 
nuovo  tempio.  E  quindi,  dato  che  il  tempio  fosse  dedicato 
dal  senato  e  dal  popolo,  oppure  specialmente  dal  senato 
all'imperatore,  si  potrebbe  forse  leggere: 

ROMAE  (o  ROMANVS)  SENATVS    POPVLVSque  ÀVGVSTO 
oppure: 

ROMANI  SENATORES  PATRES  AV&VSTO. 


46 


FRANCESCO     GNECCHI 


Nel  caso  invece  che  il  tempio  fosse  stato  innalzato  dall'im- 
peratore a  Roma,  al  senato  e  al  popolo  romano,  la  lettura 
potrebbe  essere: 

ROMAE,  SENATVI,   POPVLO  ÀVGVSTVS. 

Alcuni  dati  storici  che  a  me  mancano,  potrebbero  forse 
far  scegliere  fra  le  due  interpretazioni,  le  quali  in  ogni  modo 
Ilo  creduto  bene  di  dare,  se  non  altro  perchè  altri  le  possa 
combattere  e  scartare. 

4.  Medaglione  d'Argento  di  conio  asiatico.  —  Ined.  d.  Coh.  15. 

Peso  gr.  9,450. 

B'  -  HADRIANVS   AVG-VSTVS   P   P.  Testa   nuda   a  destra 

con  un  principio  di  paludamento. 
^  —  COS  III.  Pallade  (o  Roma)  galeata  seduta  a  sinistra 

su  di  una  corazza  con  una  vittoriola  e  un'asta. 

(Tav.  I,  N.  4). 

5.  Medaglione  d'Argento  di  conio  asiatico.  —  Ined.  d.  Coh.  15. 

Peso  gr.  9,800. 

^  -   HADRIANVS  AV&VSTVS  P  P.  Testa  laureata  a  destra. 

^  —  COS  III.  Pallade  (o  Roma)   seduta   a   sinistra   su   di 

una  sedia  con  una  vittoriola  e  un'asta.      (Tav.  I,  N.  5). 

E  curioso  che  in  una  collezione  tutt'altro  che  numerosa, 
come  era  quella  del  Sig.  Boyne,  si  trovassero  due  varianti 
di  un  rovescio  affatto  inedito.  Nei  diversi  rovesci  descritti 
da  Cohen  con  Pallade  essa  è  sempre  rappresentata  in  piedi, 
e  in  nessuno  è  rappresentata  Roma. 

Ma  la  curiosità  d'uno  di  questi  esemplari  (Tav.  I,  N.  5) 
consiste  nella  contromarca  che  porta  al  rovescio.  L'interpre- 
tazione mi  diede  molto  a  pensare,  sembrandomi  sulle  prime 
di'  leggervi  IMP  ES  o  IMP  RES  e,  sia  nell'un  caso  come  nel- 
l'altro, nessuna  spiegazione  plausibile  mi  si  presentava,  re- 
standomi di  pili  il  dubbio  anche  sulla  correttezza  della  lettura 
materiale.  Alla  fine  però  potei  esclamare  Eureka!  quando 
scopersi  la  chiave  dell'  enigma,  leggendovi  la  nota  contro- 
marca di  Vespasiano  IMP  VES.  Ciò  potrebbe,  anzi  deve  parere 
assurdo  alla  semplice  enunciazione;  ma  ogni  meraviglia  cessa 
quando  si  consideri  che  il  fatto  enunciato  non  significa  punto 


CONTRIBUZIONI    AL    CORPUS    NUMORUM  47 

che  Vespasiano  abbia  contromarcata  una  moneta  d'Adriano, 
bensì  che  il  medaglione  fu  da  Adriano  coniato  sopra  una  moneta 
preesistente,  come  lo  sono  moltissimi  fra  i  medaglioni  asiatici 
e  forse  tutti;  e  che  questa  moneta  era  stata  a  suo  tempo 
contromarcata  da  Vespasiano,  Mentre  la  pressione  del  nuovo 
conio  ha  fatto  scomparire  ogni  traccia  del  conio  primitivo, 
non  ha  potuto  che  deprimere  le  parti  sporgenti  della  contro- 
marca, ma  non  cancellare,  anzi  neppure  intaccare  la  parte 
troppo  fortemente  approfondita.  Le  lettere  restano  per  ciò, 
(quantunque  un  pochino  sciupate  dal  nuovo  conio),  ancora 
completamente  visibili  ed  offrono  la  ben  nota  contromarca  di 
Vespasiano,  come  la  conosciamo  su  parecchi  denari  consolari, 
la  quale  era  riferibile  alla  moneta  originale,  probabilmente 
un  cistoforo  del  secolo  precedente  (2),  su  cui  venne  stam- 
pato il  medaglione  d'  Adriano.  Prova  irrefragabile  del  fatto 
è  l'asta  di  Pallade,  la  quale  nella  nuova  coniatura  è  riuscita 
completa,  tagliando  l' angolo  destro  inferiore  della  contro- 
marca e  passando  sulla  parte  inferiore  della  S,  la  quale  invece 
avrebbe  intaccata  Tasta,  se  la  contromarca  vi  fosse  stata 
impressa  posteriormente. 

Una  conferma  poi  del  fatto  la  trovo  in  un  altro  esempio 
simile  per  non  dire  identico.  Rovistando  raccolte  e  pubbli- 
cazioni per  trovare  qualche  altro  medaglione  asiatico  contem- 
poraneo contromarcato,  vidi  che  il  Pinder  (3)  prima  e  il  Cohen 
poi  nella  2.^  edizione  (N.  300  d'Adriano)  ne  descrivono  uno 
appartenente  al  Gabinetto  di  Parigi  e  ambedue  anzi  ne  danno 
il  disegno  in  cui  è  riprodotta  la  contromarca  IMP  X  S  la  quale 
cade  sulla  testa  d'Adriano  al  posto  della  corona,  tanto  che  nella 
descrizione  è  detto  son  buste  mi,  quantunque  esso  sia  positiva- 
mente laureato.  Le  lettere  della  contromarca  sono  chiarissime 
tanto  nell'incisione  di  Pinder,  quanto  in  quella  di  Cohen,  ma 
il  loro  significato  m'era  molto  duro. 


(2)  Difatti  il  Saulcy  cita  (Journal  des  Savants,  dicembre  1879)  due 
medaglioni  asiatici  uno  di  Claudio,  l'altro  di  Claudio  e  Agrippina  colla 
contromarca  di  Vespasiano,  e  questi  medesimi  medaglioni  sono  nuova- 
mente citati  dal  Bahrfeldt  {Zeitschrift  fùr  Numismatik  1876,  p.  354). 

(3)  Uber  die  Cistophoren  und  Kaiserlichen  silbermedallion  in  Abhand- 
lungen  der  Kòniglichen  Akademie  des  Wlssenshaften  zu  Berlin  1856. 
Tav.  Vili,  N.  6. 


48  FRANCESCO     GNECCHI 


Interpellai  qualche  amico  che  mi  aiutasse  a  trovarne 
una  spiegazione  e  l'unica  che  venne  trovata  fu  IMPERÀTOR 
DECIMVM  SALVTATVS,  interpretazione  ingegnosa  se  si  vuole, 
ma  non  altrettanto  persuasiva,  perchè  non  accennerebbe  che 
a  una  data,  lasciando  ignoto  l' imperatore  a  cui  si  riferiva. 
Mi  venne  allora  il  dubbio  suU'  esattezza  grafica  della  ripro- 
duzione —  bisogna  sempre  diffidare  delle  riproduzioni  fatte 
a  mano  —  e,  pensando  che  probabilmente  il  disegnatore 
parigino  l'avrà  copiata,  quantunque  con  qualche  leggera  va- 
riante, dalla  tavola  del  Pinder  invece  che  dall'originale,  ne 
scrissi  al  collega  Signor  Mow^at,  il  quale  fu  tanto  cortese  da 
mandarmi  una  fedele  impronta  dell'esemplare  del  Gabinetto 
di  Parigi.  —  Appena  la  vidi  non  mi  seppi  spiegare  dove 
mai  i  due  disegnatori,  o  almeno  il  primo,  avesse  potuto  ve- 
dervi quella  X,  e  m'accorsi  che  si  tratta  sempre  della  mede- 
sima contromarca  di  Vespasiano.  Vi  lessi  chiaramente  IMP 
VES  come  nel  mio  esemplare;  né  altrimenti  mi  pare  che  altri  vi 
potrà  leggere.  Osservando  poi  attentamente  il  pezzo,  ognuno 
potrà  persuadersi  come  anche  qui  si  tratti  di  un  vecchio 
cistoforo  contromarcato  riconiato  al  tempo  d' Adriano;  né 
è  verosimile  che  sia  altrimenti  se  si  considera  che  le  con- 
tromarche, almeno  da  quanto  m'  è  noto,  non  vanno  oltre  il 
primo  secolo;  anzi  su  92  pezzi  contromarcati,  che  posseggo 
nella  mia  collezione,  i  più  recenti  sono  di  Nerone.  I  due  fatti 
quindi  si  confermano  a  vicenda. 

6,  Medaglione  d^ Argento  di  conio  asiatico.  —  Dopo  Coh.  22. 

Peso  gr.  8,500. 

^  —  HADRIANVS    AVGVSTVS    P  P.  Testa  nuda  a  destra. 
^  —   COS  III.  Diana  a  destra.  Tiene  1' arco  colla  sinistra 

e    colla   destra   alzata   é  in   atto   di   lanciare  un   dardo. 

Ai  suoi  piedi  il  cane.  (Tav.  I,  N.  6). 

Il  tipo  é  nuovo  fra  i  medaglioni  asiatici  d'Adriano. 

7.  Medaglione  d'Argento  di  conio  asiatico.   —  Dopo  Coh.  30. 

Peso  gr.  10,700. 

^  -  HADRIANVS  AVGVSTVS  P  P.  Busto  a  destra  col  pa- 
ludamento. Testa  nuda. 
P  —  COS  II  (sic).    Pallade  galeata  a  destra.  Tiene  colla 


CONTRIBUZIONI    AL   CORPUS    NUMORUM  49 

destra   una  patera  e  colla   sinistra  lo   scudo   appoggiato 
a  terra  e  un'asta.  (Tav.  I,  N.  7). 

Sul  rovescio  è  impresso  chiarissimamente  COS  il,  e  difatti 
Adriano  fu  console  per  la  seconda  volta  nell'anno  118,  mentre 
era  stato  nominato  imperatore  nel  117.  Una  moneta  quindi 
colla  data  del  secondo  consolato  sarebbe  possibilissima;  ma 
v'  ha  un  guaio,  che,  mentre  moltissime  monete  d'Adriano 
(e  la  più  parte  de'  suoi  medaglioni  asiatici)  portano  la  data 
del  III  consolato,  non  abbiamo  alcun  esempio  di  quella  del  IL 
Perciò  l'isolamento  in  cui  si  troverebbe  questa  moneta,  lascia 
un  gran  dubbio  e  direi  quasi  la  certezza  che  il  COS  il  debba 
ritenersi  un  errore  d'incisione,  o  forse  un  salto  di  conio, 
quantunque  ciò  non  appaja,  osservando  la  moneta.  Questa  del 
resto  è  riprodotta  alla  tavola,  ed  ognuno  potrà  così  formarsi 
un  giudizio  proprio. 

8.  Medaglione  d'Argento  di  conio  asiatico.  —  Dopo  Coh.  31. 

Peso  gr.  9,700. 

^^  —  HÀDRIANVS  AVG-VSTVS  P  P.  Busto  col  paludamento 
a  destra.  Testa  nuda. 

1^  —  COS  ili.  In  un  tempio  tetrastilo  figura  maschile  ignuda 
di  fronte  con  un  oggetto  indistinto  nella  destra,  (Luno? 
col  gallo?)  e  dietro  il  quale  si  vede  un  lembo  svolaz- 
zante del  mantello.  (Tav.  I,  N.  8). 

Quantunque  la  conservazione  sia  buona,  è  difficile  deter- 
minare quale  sia  la  divinità  rappresentata  stante  la  piccolezza 
del  simbolo  che  tiene  nella  mano.  Si  possono  però  escludere 
le  divinità  più  comuni,  come  Giove,  Marte,  Apollo  e  Nettuno, 
i  cui  simboli  sono  noti  e  precisi. 

9.  Medaglione  d'Argento  di  conio  asiatico.  —  Coh.  33. 

Peso  gr.  10,600. 

^  -  HÀDRIANVS  AVG-VSTVS  P  P.  Testa   nuda   a  destra. 

IJ'  —  COS  ili.  Le  due  Nemesi  di  fronte  l'una  all'altra.  Quella 
che  sta  a  destra  tiene  colla  sinistra  la  verga,  1'  altra  il 
morso.  Ambedue  colla  destra,  allontanandosi  la  veste 
dal  seno,  segnano  la  misura  (il  cubito).     (Tav.  I,  N.  9). 

La  moneta  pare  sia  la  stessa  descritta  al  N.  33  di  Cohen  ; 


50 


FRANCESCO     GNECCHI 


ma  la  descrizione  ivi  data  è  tanto  succinta  {Deux  Nemesis 
debout  en  régard)  e  anche  poco  corretta,  che  mi  parve  va- 
lesse la  pena  di  descriverla  meglio  e  di  darne  la  riproduzione 
tanto  più  che  questo  è  uno  dei  rovesci  più  rari  fra  i  meda- 
glioni asiatici  d'Adriano.  Prima  di  tutto  il  dire  Due  Nemesi, 
come  si  direbbe  due  Muse  o  due  Danaidi,  farebbe  supporre 
un  numero  indeterminato  di  Nemesi,  mentre  queste  non 
sono  che  due,  le  due  sorelle  di  Smirne,  e  anzi  precisamente 
Nemesi  e  Adrastia.  E  poi  anche  i  simboli  che  esse  portano 
meritavano  almeno  un  cenno. 

Il  senso  filosofico  attribuito  alle  Nemesi  non  è  molto 
chiaro  o  per  meglio  dire  non  è  molto  semplice.  Si  vuol  vedere 
in  esse  qualche  cosa  che  ricorda  tutto  insieme  la  Provvidenza, 
la  Fortuna  e  la  Giustizia.  L'una  tiene  la  verga  per  spingere, 
l'altra  il  freno  per  trattenere,  ambedue  intendono  segnare  ai 
mortali  la  giusta  misura.  Questi  sono  i  simboli  che  figurano 
sul  medaglione  descritto,  molto  simile  ad  altro  di  cui  Pinder 
dà  pure  una  riproduzione  (id.  ib.  Tav.  Vili,  N.  io),  e  io  mi 
sono  attenuto  alla  sua  interpretazione  che  mi  pare  la  più 
giusta  e  in  ogni  modo  più  completa  di  quella  di  Cohen.  Su 
altre  monete  asiatiche  le  due  Nemesi  appajono  con  altri 
simboli,  colla  ruota,  colla  spada,  col  caduceo,  col  serpente, 
o  tengono  la  mano  alla  bocca  in  segno  di  silenzio  e  di 
discrezione;  ma  a  ciò  non  accenno  se  non  per  dimostrare  i 
varii  significati  che  loro  si  attribuivano. 

IO.  Medaglione  d^ Argento  di  conio  asiatico.  —  Var.  Coh.  44. 
Peso  gr.  9,500. 

/B'  —  HADRIANVS  AV&  COS  III  P  P.  Busto  col  paluda- 
mento a  destra. 

^  —  DIANA  (nel  campo)  EFESIA  (all'esergo).  Diana  d'Efeso 
nel  mezzo  di  un  tempio  a  quattro  colonne.  (Tav.  I,  N.  io), 

ir.  Medaglione  d'Argento  di  conio  asiatico  (o  romano?).  — 
Dopo  Coh.  503  d'Augusto. 

Peso  gr.  10,800. 

3^  —  HADRIANVS  AVG  •  P  •  P  •  REN.  Adriano  togato  e  a 
capo  scoperto  a  sinistra.  Tiene  nella  destra  tre  spighe, 
e  la  sinistra  è  avvolta  nella  toga. 


CONTRIBUZIONI   AL   CORPUS   NUMORUM  5I 

'^  —  IMP  CAESAR  AVGVSTVS.  Testa   nuda   d'Augusto   a 
destra.  (Tav.  I,  N.  ii). 

Di  questo  medaglione  restituito  da  Adriano  ho  già  dato 
la  descrizione,  parlando  delle  restituzioni  (4),  e  ne  rilevai  la 
differenza  con  quello  descritto  da  Cohen,  differenza  che  pro- 
babilmente si  risolve  in  una  inesattezza  del  Cohen  stesso,  il 
quale   mette   nelle   mani  di  Adriano  una  patera  in  luogo  di 
un  mazzo  di  spighe,  come  sta  qui  e  come  sta  anche  nell'e- 
semplare di  Londra,  che  è  appunto  quello  che  Cohen  descrive. 
Ma,  se  ora  ritorno  su  questo  medaglione,  oltrecchè  per  unirlo 
alla  serie  proveniente  dalla  collezione  Boyne,  cui  apparteneva, 
è  anche  per  accennare  a  un   dubbio    che  ora   mi  viene  sul 
luogo  della  sua  coniazione.  Mi  pare  che  questo  presenti  un 
tipo  alquanto  diverso  dagli  altri  numerosi  medaglioni  di  conio 
asiatico  e  mi    pare    difficile    che    provenga    dalla  zecca   che 
produsse  gli  altri,  i  quali  hanno  un   tipo  non  solo  molto  più 
barbaro  e  rozzo;  ma  differente.  E  vero    che   la  prima  volta 
che  ne  parlai  non  mossi  alcuna  eccezione  e  l'accettai  come 
di  conio  asiatico,  quale  lo  danno  tutti  gli  autori.  Ma  allora  io 
lo  consideravo  separatamente  dagli  altri,  sotto  l'unico  aspetto 
di  una  restituzione,  né  mi  venne  l'idea  di  un  confronto,  tanto 
più  che  il  mio  esemplare  m'era  giunto,  senza  che  io  l'aspet- 
tassi, proprio  all'  ultimo  momento,  quando  l'articolo  era  già 
scritto  e  io  non  avevo  preso  in  considerazione  che  il  cattivo 
esemplare  di  Londra,  di  cui  m'ero  procurato  l'impronta,  che 
figura  nella  tavola  annessa  allo  studio  sulle  Restituzioni,  ac- 
canto a  quella  del  mio.  E  del  resto  non  si  può  pretendere  che 
un'idea  che  viene  oggi,  fosse  invece  venuta  ieri.  Fatto  sta  che 
ora  col  confronto  e  coll'occhio  abituato  ad  osservare  e  clas- 
sificare i  medaglioni  asiatici  d'Adriano,  questo  mi  si  presenta 
di  fabbrica  diversa  e  mi  fa  nascere  assai  fortemente  il  dubbio 
che  sia  invece  di  fabbrica  romana.    La    prima    dimanda  che 
nasce    spontanea    è    come    può  esser  stato  coniato  a  Roma 
una  moneta  provinciale?  E  io  non  saprei  rispondere  se  non 
prendendo  la  cosa  in    via  eccezionale,  come   difatti  eccezio- 
nale è  il  medaglione,  essendo  l'unica  moneta  di  questo  genere 
restituita.  Concepita  l'idea  di  restituire  una  moneta  per  l'Asia, 


(4)  Vedi  Appunti  di  Num.  Rom.,   N.  XLIV   (R.  I.  di  Num.,  1879). 


52 


FRANCESCO     GNECCHI 


certo  per  una  occasione  speciale  che  noi  ignoriamo,  e, 
come  di  solito  in  tali  casi,  trattandosi  di  un  numero  ristret- 
tissimo di  esemplari,  non  è  poi  molto  strano  che  la  conia- 
zione fosse  stata  eseguita  in  Roma  e  che  le  monete  fossero 
poi  spedite  in  Oriente,  come  avveniva  di  molte  altre  monete 
spedite  in  diverse  parti  dell'impero  dove  non  esisteva  una 
zecca.  Queste  naturalmente  non  sono  che  congetture;  ma, 
osservando  il  monumento,  si  vede  come  il  tipo  si  avvicini 
molto  di  più  a  quello  dei  denari  coniati  in  Roma,  che  non 
a  quelli  dei  medaglioni  coniati  in  Asia.  I  tratti  e  la  model- 
latura della  testa  d'Augusto,  come  le  giuste  proporzioni  e 
la  movenza  della  figura  dell'  imperatore  al  dritto,  risentono 
assai  più  dell'  arte  romana  che  non  dell'  asiatica.  E,  meglio 
ancora  che  nelle  figure,  la  difi'erenza  si  avverte,  come  di 
solito,  nella  leggenda.  I  caratteri  sono  meglio  allineati,  molto 
più  regolari  e,  direi,  molto  più  romani  che  non  quelli  di 
tutti  i  medaglioni  coniati  in  Asia,  i  quali  offrono  sempre  un 
tipo  speciale  e,  anche  negli  esemplari  meglio  coniati  e  che 
si  riconoscono  come  il  prodotto  dei  migliori  artisti,  presen- 
tano alcune  irregolarità  di  forma  o  di  posizione  che  qui 
mancano  assolutamente,  come  mancano  in  tutte  le  monete 
della  zecca  di  Roma. 

Chiunque  osserva  il  nostro  medaglione  nella  unita  tavola, 
avvertirà  la  differenza  fra  questo  e  gli  altri  di  conio  asiatico, 
in  mezzo  ai  quali  sembra  quasi  una  stonatura;  mentre,  os- 
servato nella  tavola  III  del  1897,  unita  all'articolo  sulle  Re- 
stituzioni, dove  è  collocato  in  mezzo  a  monete  di  conio  romano, 
sembra  assai  meglio  a  suo  posto  e  consono  a  tutte  le  monete 
che  gli  fanno  contorno.  Tale  raffronto  vai  meglio  d' ogni 
ragionamento. 

Si  potrebbe  forse  osservare  da  alcuno  che  una  speciale 
accuratezza  di  fabbricazione  è  una  delle  caratteristiche  delle 
restituzioni,  specialmente  nei  metalli  nobili,  come  ce  ne 
offrono  un  esempio  le  restituzioni  imperiali  e  repubbhcane  di 
Traiano.  L'osservazione  è  giustissima;  ma  l'accuratezza  della 
fabbricazione,  evidente  appunto  nelle  restituzioni,  non  signi- 
fica mutamento  di  tipo,  e  a  nessuno  è  mai  passato  per  la 
mente  di  attribuire  le  restituzioni  di  Traiano  ad  altra  zecca 
che  a  quella  di  Roma,   ossia  a  una  zecca  diversa  da  quelle 


CONTRIBUZIONI    AL    CORPUS    NUMORUM  53 

che  coniava  con  arte  assai  meno  finita  gli  altri  suoi  aurei 
o  denari. 

In  ultima  analisi  dunque,  dietro  l'osservazione  del  tipo, 
io  inclino  a  credere  il  medaglione  di  conio  romano,  e  sarò 
gratissimo  a  chi  mi  vorrà  comunicare  la  sua  opinione  in 
proposito,  trattandosi  di  un'epoca,  in  cui  un  medaglione 
d'argento  di  conio  romano  costituisce  una  vera  rarità. 

Aggiungerò  ancora  due  osservazioni  le  quali  non  hanno 
però,  secondo  me,  influenza  sulla  questione  della  zecca.  — 
Il  peso  è  alquanto  superiore  a  quello  degli  altri  medaglioni 
asiatici  di  Adriano.  Venti  di  questi  in  buonissimo  stato  di 
conservazione  mi  danno  una  media  di  io  grammi,  mentre 
il  medaglione  restituito  ne  pesa  10,800;  senza  chela  sua  con- 
servazione  raggiunga  quella  degli  altri  esemplari  pesati.    — 

Il  medaglione  poi  non  è  di  coniazione  originale  ;  ma  è 
evidentemente  —  come  se  ne  vedono  le  traccie  anche  dalla 
riproduzione  alla  tavola  —  una  riconiazione  di  moneta  pree- 
sistente; probabilmente  di  un  antico  cistoforo  che  però  non 
mi  riesce  di  identificare,  quantunque  sembri  riscontrarvisi  le 
colonne  di  un  tempio.  Giova  notare  che  questo  fatto  si  ve- 
rifica assai  spesso  anche  pei  medaglioni  coniati  in  Asia,  come 
r  abbiamo  avvertito  parlando  della  contromarca  di  Vespa- 
siano al  N.  5. 

Ho  detto  che  queste  due  ultime  osservazioni  non  erano 
in  relazione  colla  questione  della  coniazione  romana  piuttosto 
che  asiatica.  Difatti,  ammessa  pure  la  coniazione  romana,  il 
pezzo  era  destinato  per  l' Asia  e  quindi  doveva  avere  le 
forme,  le  dimensioni  e  il  peso  a  un  dipresso  dei  cistofori 
asiatici;  e  il  peso  un  po'  superiore  alla  media  di  questi  non 
è  però  tale  da  mutarne  la  natura  ed  è  anzi  assai  facilmente 
spiegabile  dall'  essere  il  pezzo  riconiato  su  di  un'antica  mo- 
neta. La  qual' ultima  circostanza  né  aggiunge,  né  toglie  alla 
ipotesi  della  coniazione  in  Roma,  perché,  se  tale  era  il  sistema 
adottato  in  Asia,  é  probabilissimo  che  anche  in  Roma,  piut- 
tosto che  apprestare  per  una  piccola  emissione  i  tondini  di 
una  grandezza  speciale,  si  sia  trovato  più  semplice  e  più 
spiccio  il  servirsi  di  vecchie  monete  probabilmente  già  desti- 
nate al  crogiuolo. 


54 


FRANCESCO     GNECCHI 


SEVERO   ALESSANDRO. 

12.  Medio  Bronzo  (dupondio).   —  Inedito  d,  Coh.  372. 
^  —  IMP  SEV  ALEXANDER  AVO.  Testa  radiata  a  destra. 
:pl  —  P  NI  TR  P  Villi  CCS  III  P  P  •  S  C.    Il   Sole    ignudo 
a  sinistra  col  mantello  dietro  le  spalle,  la  destra  alzata 
e   il   flagello   nella   sinistra.   (Anno   230   d.   C). 

(Tav.  II,  N.  i). 

SEVERO   ALESSANDRO   E   MAMEA. 

[3.  Medio  Bronzo  (asse  o  dupondio?  (5)).  —  Inedito  d.  Coh.  17. 
^  -  IMP  SEV  ALEXANDER  AVG  IVLIA  MAMAEA  AVG  (in 
giro)  MATER  AVG-  (all'  esergo).  Busti  affrontati  di  Ales- 
sandro laureato  col  paludamento  e  la  corazza,  e  di 
Mamea  diademata. 
^  -  LIBÉRALITAS  AVGVSTI  III  S  C  La  Liberalità  di 
fronte,  volta  a  sinistra  colla  tessera  e  la  cornucopia. 
(Anno  226  d.  C).  (Tav.  II,  N.  2). 

Il  rovescio,  comune  fra  le  monete  d'argento  e  di  bronzo 
di  Sev.  Alessandro,  era  finora  sconosciuto  fra  quelle  che 
portano  le  due  teste  d'Alessandro  e  di  Mamea. 

FILIPPO   FIGLIO. 

14.  Medio  Bronzo  (asse).  —  Inedito  d.  Coh.  56. 

^'  —  IMP  M  IVL  PHILIPPVS  AVG.  Busto  laureato  a  destra 
col  paludamento. 

P  -  LIBÉRALITAS  AVG(t  III  S  C.  Filippo  padre  e  Filippo 
figlio  seduti  a  sinistra  ciascuno  su  di  una  sedia  curule. 
Tengono  ambedue  colla  sinistra  uno  scettro  corto  (o 
forse  meglio  il  parazonio)  e  colla  destra  una  tessera  (?) 
(Anno  248  d.  C).  (Tav.  II,  N.  3). 

Conosciuto  in  argento  e  in  G.  Bronzo,  questo  tipo  è 
affatto  nuovo  in  Medio  Bronzo. 


(5)  La  completa  ossidazione  del  pezzo  impedisce  di  identificarne  il 
metallo. 


CONTRIBUZIONI    AL    CORPUS    NUMORUM  55 


FILIPPO   FIGLIO   CON  FILIPPO   PADRE   E   OTACILLA. 

15.  Medio  Bronzo  (asse  o  dupondio?).  —  Coh.  3. 

^^  —  M  IVL  PHILIPPVS  NOBIL  CAES.  Busto  di  Filippo 
figlio  a  destra.  Testa  nuda. 

^  -  CONCORDIA  AVG-VSTORVM.  Busti  affrontati  di  Fi- 
lippo padre  laureato  con  paludamento  e  corazza  a  destra, 
e  di  Otacilla  diademata  a  sinistra.  (Tav.  II,  N.  4). 

Ho  descritto  questa  moneta,  quantunque  sia  esattamente 
quella  descritta  da  Cohen,  perchè  da  questi  essendo  data 
come  autrefois  cabinet  de  M.  Herpin,  si  sappia  almeno  ove 
ne  esiste  attualmente  un  esemplare. 

GALLIENO. 

16.  Medaglione  di  Bronzo.   —  Var.  Coh.  722, 
Dia.  Mill.  57.  Peso  gr.  36,250. 

^  —  IMP  GALLIENVS  PIVS  FELIX  AVG-.  Busto   laureato  a 

destra. 
P  —  MONETA  AVG.  Le  tre  monete  coi  soliti  emblemi. 

La  descrizione  è  eguale  a  quella  del  N.  722  di  Cohen; 
ma  ne  è  maggiore  il  diametro  e  quindi  anche  il  peso.  Cohen 
dà  il  suo  esemplare  come  corrispondente  al  modulo  io  della 
scala  di  Mionnet,  mentre  il  mio,  avendo  un  diametro  di  mill. 
37,  corrisponde  precisamente  al  modulo  11  della  detta  scala. 

TACITO. 

17.  Piccolo  Medaglione  di  Bronzo  (Dupondio?)  —  Coh,  31-32. 
Peso  gr.  11,500. 

^'  -  IMP  C  M  CL  TACITVS   P  F  AVCr.  Busto   laureato   a 
mezza  figura   a    sinistra,  visto  per  di  dietro,  armato  di' 
lancia  e  scudo. 

Ij^  —  AETERNITAS  AVG.  Tacito  seduto  su  di  un  globo, 
volto  a  sinistra,  è  coronato  da  una  Vittoria.  Colla  sinistra 
tiene  lo  scettro,  mentre  appoggia  la  sinistra  su  di  uno 
zodiaco  (?),  al  piede  del  quale  si  vedono  tre  piccole  figure 


56  FRANCESCO     GNECCHF 


di  bambini  ignudi  (le  stagioni).  Presso  l'imperatore,  dietro 
lo  zodiaco,  si  vede  per  metà  un'altra  figura  con  un'asta. 

(Tav.  II,  N.  5). 

Le  due  monete  descritte  da  Cohen  ai  suoi  Numeri  31 
e  32  vanno  forse  compenetrate  in  una  sola.  Al  N.  31  manca 
l'ultima  figura.  Al  N.  32  (riportata  dal  Tanini)  sono  omessi  i 
particolari  dello  zodiaco  e  delle  stagioni;  ma  inclino  a  credere 
che  si  tratti  sempre  di  un  solo  tipo  e  precisamente  di  quello 
ora  descritto. 

È  difficile  determinare  la  qualità  della  moneta  dal  peso, 
essendo  questo  scarso  per  un  sesterzio  (dato  che  alcuno 
ancora  se  ne  coniasse  a  quest'epoca)  ed  eccessivo  per  un 
dupondio. 

AURELIANO. 

18.  Doppio  Antoniniano.  —  Dopo  Coh.  41. 

^  —  SOL  DOM  IMP  ROMANI.  Busto  radiato  del  Sole  di 
fronte.  Davanti  i  quattro  cavalli  del  carro  di  Febo  cor- 
renti sulle  nubi. 

^  —  AVRELIANVS  AVG  CONS.  Aureliano  in  abito  militare 
a  sinistra  con  un  lungo  scettro  in  atto  di  versare  una 
patera  su  di  un'ara  accesa.  All'esergo  S.  (Tav.  II,  N.  6). 

Questa  moneta  offre  riuniti  il  dritto  che  Cohen  descrive 
al  N.  41  col  rovescio  del  N.  40,  a  meno  che  non  vi  sia  una 
inesattezza  nella  descrizione  del  Cohen  (naturalmente  ripro- 
dotta nella  2.^  Edizione),  che  cioè  la  parola  CONS  sia  stata 
dimenticata  al  suo  N.  41,  e  che  quindi  l'esemplare  del  Ga- 
binetto britannico  corrisponda  precisamente  al  mio,  quale  lo 
dà  anche  il  Rohde  (6).  Si  tratta  dunque  semplicemente  o  di 
una  rettifica  al  Cohen  o  di  due  conii  già  conosciuti,  ma  dif- 
ferentemente accoppiati. 

E  però  interessante  uno  sguardo  a  questo  curioso  gruppo 
di  monete  in  cui  il  principe  che  le  fa  coniare  cede  il  posto 
principale    al    Dio    Sole,    intitolandolo    Signore    dell'  impero 


(6)  Th.  Rohde,  Die  Milnzen  des  Kaisers  Aurelianus,  ecc.  1882,  p.  223. 


CONTRIBUZIONI   AL   CORPUS   NUMORUM  57 

romano,  (DOMINVS  IMPERII  ROMÀNI)  riservando  a  sé  stesso 
modestamente  il  rovescio,  nel  quale  appunto,  allo  scopo 
di  conservarne  il  carattere,  non  rappresenta  già  la  sua 
testa,  ma  la  figura  intera  circondata  dal  proprio  nome.  A 
questo  gruppo  dedicato  al  Sole  si  può  unire  un  altro  esem- 
plare, sul  dritto  del  quale,  colla  medesima  leggenda  SOL 
DOMINVS  IMPERII  ROMANI  è  rappresentato  il  busto  d'Apollo. 
(Coh.  39). 

Ora  che  monete  sono  queste?  Cohen  le  dà  sotto  la 
denominazione  vaga  di  Medii  Bronzi;  come  la  dà  pure  il 
Rohde;  ma  la  cosa  pare  meriti  d'essere  discussa,  e  io  pro- 
penderei per  giudicarlo  un  doppio  Antoniniano.  Io  non  co- 
nosco de  visu  che  il  mio  esemplare,  e  questo  conserva  evidenti 
le  traccie  di  un'  antica  argentatura ,  come  moltissimi  fra  gli 
Antoniniani  di  Aureliano  e  di  Severina.  La  coniazione  è 
incomparabilmente  più  accurata  e  1'  arte  assai  più  fina  che 
nei  comuni  medii  bronzi  o  dupondii  d'Aureliano  dal  rovescio 
CONCORDIA  AVO,  o  CONCORDIA  MILIT.  Essa  è  anzi  supe- 
riore a  quella  di  tutti  gli  Antoniniani  e  non  è  comparabile 
che  a  quella  degli  aurei.  Il  peso  finalmente,  che  è  di  gr.  7,200, 
mentre  non  s'  accorda  punto  con  quello  degli  accennati  du- 
pondì,  che  presentano  un  peso  oscillante  fra  i  io  e  gh  11 
grammi,  corrisponderebbe  invece  precisamente  a  quello  di 
due  Antoniniani.  È  dunque  per  tutti  questi  motivi,  bellezza 
d' arte,  perfezione  di  coniatura,  argentatura,  peso,  che  ho 
creduto  ritenerlo  un  doppio  Antoniniano.  E  si  potrebbe  anche 
trovare  un'ultima  ragione  nel  tipo  della  rappresentazione  del 
rovescio  che  assai  bene  s'accorda  con  molte  che  troviamo 
sugli  Antoniniani,  mentre  stonerebbe  fra  quelli  delle  monete 
di  bronzo.  Certo  il  doppio  Antoniniano  a  quest'epoca  sarebbe 
una  novità  —  nessuno  almeno,  che  io  mi  sappia,  l'ha  finora 
avvertito  —  ma  è  anche  una  novità  il  tipo  della  moneta,  la 
quale  si  può  considerare  come  eccezionale,  ed  anzi  deve 
essere  stata  coniata  in  piccolissimo  numero  e  per  qualche 
occasione  speciale,  che  non  saprei  precisare.  E  un  altro 
argomento  che  offro  allo  studio  dei  confratelli,  e  sul  quale 
il  loro  parere  mi  sarà  gratissimo. 


58  FRANCESCO     GNECCHI 


COSTANZO    CLORO. 

19.  Medio  Bronzo  o  Follis.  —  Dopo  Coh.  159. 

ÌB'  —  CONSTANTIVS  NOB  CAES.  Busto  laureato  e  coraz- 
zato a  sinistra  di  Costanzo  il  quale  alza  la  destra,  mentre 
la  spalla  sinistra  è  coperta  dallo  scudo  su  cui  si  vede 
un  cavaliere  corrente. 

^  —  GENIO  POPVLI  ROMANI.  Il  Genio  del  P.  R.  seminudo 
colla  cornucopia  in  atto  di  versare  una  patera  su  di 
un'ara  accesa.  Nel  campo  a  destra  A.  All' esergo  PLC. 

(Tav.  II,  N.  7). 

COSTANZO    GALLO. 

20.  Denaro  d'Argento.  —  Var.  Coh.  16. 

^^  —  D  N  CONSTANTIVS  NOB  CAES.  Testa  nuda  a  destra. 

P  —  Anepigrafo.   Stella   in   corona    d' alloro.    All'  esergo 

SIRNI.  (Tav.  II,  N.  8). 

VALENTINIANO    I. 

21.  Medaglione  d'Argento.  —  Inedito  d.  Coh.  11. 
Peso  gr.  4,400. 

/©"  -  D  N  VALENTINIANVS  P  F  AVG.  Busto  diademato  a 
destra  col  paludamento  e  la  corazza. 

9^  —  VIRTVS  EXERCITVS.  Valentiniano  galeato  e  in  abito 
militare  a  destra  con  un'asta  rovesciata  e  appoggiato  al 
proprio  scudo.  All'esergo  TRS.  (Tav.  II,  N.  9). 

Sui  medaglioni  dei  Valentiniani  l'imperatore  al  rovescio 
è  sempre  rappresentato  col  diadema.  È  qui  la  prima  volta 
che  appare  coll'elmo.  La  figura  potrebbe  dunque  esser  anche 
interpretata  per  quella  di  Marte  o  del  Valore. 

22.  Piccolo  Medaglione  di  bronzo.  —  Var.  Coh.  55. 
Peso  gr.  8,200. 

f^  —  Come  il  precedente. 

P  —  RESTITVTOR  REIPVBLICAE.  Valentiniano  laureato  in 


CONTRIBUZIONI   AL   CORPUS   NUMORUM  59 

abito   militare   a    destra    con  uno  stendardo  e  un  globo 
sormontato  da  una  Vittoria.  AU'esergo  BSIRM. 

Cohen  al  suo  N.  54  descrive  un  esemplare  simile  a  questo 
e  coir  esergo  BSIRM;  ma  notando  che  la  leggenda  del  ro- 
vescio dice  REIPVBLICHE.  Sull'esemplare  mio  si  legge  chia- 
ramente REIPVBLICÀE. 

VALENTE. 

23.  Medaglione  d'Argento.  —  Inedito  d.  Coh.  9. 
Peso  gr.  4,400. 

^  —  D  N  VÀLENS  P  F  ÀVG.  Busto  diademato  a  destra 
col  paludamento  e  la  corazza. 

^  —  GLORIA  ROMANORVM.  Sotto  un  arco  sostenuto  da 
due  colonne  Valente  e  Valentiniano  ciascuno  con  un'asta 
e  un  globo.  AU'esergo  ÀNT  t.  (Tav.  II,  N.  io). 

Questo  tipo  dei  due  imperatori  sotto  un  arco,  imitante 
diverse  monete  dei  precedenti  imperatori,  è  nuovo  in  quelle 
di  Valente. 

EUGENIO. 

24.  Medaglione  d'Argento.  —   Var.  Coh.  2. 
Peso  gr.  3,750. 

/B'  —  D  N  EVOENIVS  P  F  AVG.  Busto  diademato  a  destra 
col  paludamento  e  la  corazza. 

9*  —  GLORIA  ROMANORVM.  L' imperatore  diademato  di 
fronte,  rivolto  a  sinistra  con  uno  stendardo.  AH'  esergo 
TRPS.  (Tav.  II,  N.  11). 

Di  questo  raro  medaglione  non  è  pubblicato  che  un  tipo 
(Coh.  2)  alla  zecca  di  Milano  (MDPS),  citato  da  Banduri,  e 
di  cui  posseggo  io  pure  un  esemplare.  Neil'  esemplare  di 
Treviri  ora  descritto  è  profondamente  inciso  un  cerchietto 
incompleto  a  guisa  di  un  C  che  sarebbe  difficile  determinare 
se  sia  una  contromarca  o  semplicemente  una  barbara  inci- 
sione senza  scopo. 

Francesco  Gnecchi. 


XLVI. 
UN    NUOVO    CONTORNIATO. 

Dopo  quanto  ho  detto  intorno  ai  Contorniati  (0, 
dopo  d'avere  esposta  una  teoria  —  che,  a  quanto  mi 
consta,  fu  anche  generalmente  bene  accolta  —  la 
quale  li  esclude  affatto  dalla  numismatica,  dimostrando 
come  non  vi  furono  fin  qui  ammessi  per  altra  ra- 
gione che  per  la  loro  parvenza  esteriore,  non  ispet- 
terebbe  certamente  a  me  di  presentare  un  nuovo 
contorniate,  in  questa  Rivista.  Ma,  invocherò  la  me- 
daglistica, che  può  compiacentemente  accogliere  ciò 
che  la  numismatica  rifiuta;  e  poi  si  tratta  —  se  questa 
è  una  ragione  —  di  uno  dei  nomi  più  rari,  d'Adriano, 
del  quale  non  si  conoscono  che  pochissimi  contorniati; 
infine  poi  il  pezzo  proviene  dalla  Collezione  Boyne 
e  qui  trova  il  suo  posto  in  seguito  alla  descrizione 
delle  monete. 

Cohen,  come  Sabatier,  non  conoscevano  che 
due  contorniati  d'Adriano.  Due  altri  vennero  aggiunti 
da  Charles  Robert  e  sono  riportati  nella  seconda 
Edizione  del  Cohen,  ora  ecco  la  descrizione  del  quinto: 

B'  —  HADRIÀNVS  AVGVSTVS.  Testa  laureata  a  destra. 
^   —  COS  III.  L'Equità  colle  bilancie  e  lo  scettro. 

(Tav.  II,  N.  12). 

Il  diametro  è  uno  dei  minimi  conosciuti  fra  i 
contorniati,  ossia  di  soli  30  millimetri.  L'arte,  quan- 


(i)  V.  Rivista   Italiana   di  Num.  1895  —  Appunti  di  Num.  Rom., 
N.  XXXIII  e  XXXV. 


62  FRANCESCO     GNECCHI 


tunque  il  contorniato  sia  fuso,  è  quella  dei  migliori, 
al  punto  che,  parendomi  superiore  all'  epoca  in  cui 
questi  pezzi  furono  fabbricati,  mi  sembrerebbe  lecito 
supporre  che  il  pezzo  fosse  prodotto,  almeno  pel  lato 
della  testa,  mediante  un  calco  preso  su  di  una  moneta 
originale  d'Adriano  o  per  lo  meno  fu  copiato  molto 
esattamente.  Vi  è  difatti  tutto  il  rilievo  e  quella  schiet- 
tezza di  somiglianza  che  siamo  usi  vedere  nelle  belle 
monete  contemporanee,  ma  che  non  s'incontra  mai 
nei  contorniati,  anche  nei  migliori  dei  quali  si  tra- 
disce sempre  il  vano  sforzo  di  riprodurre  le  antiche 
fisionomie.  Nell'altro  lato,  per  quanto  ben  fatto,  l'arte 
non  raggiunge  simile  perfezione  e  non  verrebbe  il 
dubbio  di  supporre  quell'Equità  ricalcata  da  un  antico 
sesterzio,  anche  prescindendo  dalla  mancanza  delle 
lettere  S.  C. 


Francesco  Gnecchi. 


LES  TITRES  DE  THÉODORIC  « 


Dans  son  excellent  mémoire  sur  le  médaillon  d'or 
de  Théodoric,  M.  F.  Gnecchi  a  présente  au  monde 
savant  une  pièce  unique  à  plusieurs  points  de  vue. 

Si  je  me  permets  d'y  revenir  c'est  par  rapport 
à  un  détail  de  la  legende  dont  l'interprétation  me 
semble  offrir  quelque  difficulté. 

Avec  M.  Gnecchi  (voir  Rivista  1895,  p.  149  suiv.) 
je  lis  l'inscription  de  l'avers:  REX  THEODERICVS  PIVS 
PRINCIS;  mais  dans  le  dernier  mot,  je  ne  puis  me 
contenter  d'y  voir  seulement  Tabréviation  de  princeps. 
Je  séparé:  PRINC(eps)  I  S;  il   reste  donc    à   expliquer 


(i)  Quando  tre  anni  sono  pubblicai  il  Medaglione  di  Teoderico, 
terminavo  la  mia  memoria  con  queste  parole  :  "  E  qui  chiudo  le  mie 
"  poche  impressioni  ed  osservazioni;  altre  ne  trarrà  certamente  chi  è 
"  di  me  più  erudito  nella  storia  e  nell'arte  bizantina.  „  È  quindi  colla 
massima  soddisfazione  che  vedo  oggi  non  uno,  ma  due  colleghi  di  me 
più  eruditi  tornare  sull'argomento  e  colmare  una  lacuna  che  vera- 
mente esisteva  nella  mia  pubblicazione,  relativamente  alla  leggenda. 

Fu  verso  la  fine  dello  scorso  anno  che  ebbi  la  fortuna  di  conoscere 
qui  a  Milano  il  Prof.  Stùckelberg  di  Zurigo,  il  quale,  onorandomi  di  una 
sua  visita,  quando  ebbe  fra  le  mani  il  medaglione,  tosto  s'avvide  che  il 
PRINCIS  terminante  la  leggenda  del  dritto  non  poteva  essere  interpretato 
per  una  abbreviazione  o  una  storpiatura  di  princeps;  ma  doveva  invece 
contenere  qualche  altro  significato  velato  da  iniziali.  Che  cioè  quelle 
lettere  non  formavano  una  sola  parola;  ma  dovevano  essere  divise  per 
dare  un  significato  soddisfacente.  Frutto  delle  sue  ricerche  è  la  memoria 
che  qui  pubblichiamo,  la  quale  poi  diede  motivo  al  distintissimo  filologo 
Don  Tommaso  Allara  di  farvi  una  appendice  che  pure  pubblichiamo  in 
seguito.  Quantunque,  come  sempre  avviene  nel  campo  dell'induzione, 
le  due  memorie  non  addivengano  a  una  soluzione  difinitiva  e  indiscu- 
tibile del  problema,  parmi  che  le  eruditissime  e  profonde  ricerche 
storiche  e  filologiche  dei  due  egregi  professori  abbiano  messo  in  luce 
tutte  le  probabilità  o  possibilità,  e  fra  queste  al  lettore  è  libera  la  scelta. 

F.  Gnecchi. 


64  E-   A.    STUCKELBERG 


le  sens  des  deux  dernières  lettres  l  S.  Ne  formant  pas 
le  commencement  d'un  mot  latin  qui  entrerait  dans 
les  titres  princiers  d'un  roi  ostrogoth  ou  empereur 
du  bas-empire,  je  crois  pouvoir  en  déduire  les  sigles 
de  deux  mots.  Plusieurs  hypothèses  peuvent  se 
présenter  pour  l'interprétation  de  ces  deux  lettres; 
je  vais  les  reproduire  ici,  éspérant,  au  cas  méme  où 
mon  opinion  ne  serait  pas  admise,  qu'elles  serviront 
néanmoins  à  indiquer  la  voie  à  suivre  pour  arriver 
à  une  lecture  sùre. 

a)  PRINC  •  I  •  S  =  princeps  juventutis  senatus. 
Cette  combinaison  offre  peu  de  vraisemblance;  on 
ne  doit  cependant  pas  oublier  que  Julien  TApostat, 
étant  empereur,  portait  le  titre  de  princeps  juventutis 
(voir  Dessau  Inscriptiones  n.  751).  «  Princeps  juv ante 
salvatore  „  correspondrait  à  l'expression  «  juvante 
deo  w  ou  "  domino  „  de  Cassiodore  et  au  sens  de 
"  dei  gratia  „  des  monnaies  médiévales.  "  Princeps 
inclyta  stirpe  „  pourrait  se  dire  par  analogie  avec 
l'expression  "  divina  stirpe  „  qui  se  trouve  sous 
Valentinien  III  (1,  e.,  n.  779).  "  Princeps,  imperator 
salutatus  „  :  pour  le  titre  imperator  il  est  bon  de 
rappeler  que  Théodoric  s'appelle  Dominus  noster  et 
Augustus,  et  qu'il  parie  dans  beaucoup  de  ses  lettres 
de  r  "  imperium  nostrum  „  comme  il  parie  de  l'empire 
de  ses  prédécesseurs  romains,  ce  qui  permet  de 
supposer  qu'il  n'aurait  pas  dédaigné  d'étre  salué  em- 
pereur: l(mperator)  s(alutatus).  En  remontant  au  temps 
de  la  république  on  pourrait  nommer  à  l'appui  de 
cette  thèse  les  deniers  de  Sexte  Pompée  portant  la 
legende:  SEX  •  MAGNVS  IMP.  SAL  •  (Cohen  \%  p.  4,  n.  14, 
n.  13  et  n.  15). 

b)  \  '  "  justus  „  (voir  Cassiodore  ed.  Mommsen 
Mon.  Germ.  hist.  XII,  p.  60,  29);  "  illustrissimus  „y 
illustris  est  le  titres  des  hauts  fonctionnaires  sous 
Théodoric,  jusqu'aux  consuls,  préfets  du  prétoire, 
préfets  de  la  ville  et  patriciens.  "  Indtilgentissimus  „ 
est  un  titre  dont  se  servent  beaucoup  d'empereurs  du 


LES   TITRES   DE   THÉODORIC  65 

bas-empire.  Mais  parmi  les  epithètes  des  titres  prin- 
ciers  commengant  avec  la  lettre  l  "  invictissimus  „ 
est  la  plus  usitée.  L'adjectif  "  invictus  „  qui  se  trouve 
déjà  sur  les  monnaies  de  Aurélien,  Probus,  Carus, 
Carausius  et  Maxence,  avait  cede  la  place  depuis 
longtemps  au  superlatif  "  invictissimus.  „  Ce  dernier 
qualifiant  avec  "  princeps  „  se  rencontre  très  souvent 
sur  les  inscriptions  des  Césars  du  bas-empire,  je 
cite  Julien  l'Apostat,  Valentinien  I,  Valens,  Gratien, 
Théodose  1,  Arcadius,  Honorius,  Théodose  II  et 
Constance  III.  Etant  donnés  les  ornements  guerriers 
du  buste  de  Théodoric,  reproduit  sur  notre  médaillon, 
la  statuette  de  la  victoire  placée  dans  sa  main  gauche, 
la  figure  de  la  victoire  sur  le  revers  et  la  legende 
qui  s'y  rapporte  "  VICTOR  G-ENTIVM  „  je  suis  porte  à 
croire  que  c'est  "  invictissimus  „  que  le  graveur  du 
coiii  voulait  sousentendre  avec  son   I. 

Si  ce  n'est  pas  la  victoire  qui  est  rappelée  tant 
de  fois  sur  le  médaillon  qui*  nous  occupe,  je  vois 
alors  dans  la  lettre  I  le  mot  "  inclytus  „  suivant 
l'inscription  de  la  via  Appienne  :  dn  •  GLRSMVS  ADQ  • 
INCLYT  REX  THEODORICVS  VJCT  AC  TRIVmFsEMPER  AVO. 
En  comparaut  ce  texte  avec  la  legende  du  médaillon, 
INCLYT  correspondrait  à  l'i  de  Tavers  et  VICT(or)  serait  ce 
que  la  pièce  d'or  veut  exprimer  avec  VICTOR  GENTIVM. 

^)  S  •  Le  I  représentant  donc  Invictissimus  cu 
inclytus,  il  me  reste  à  expliquer  le  S.  "  Sanctissimus  „ 
très  usité  au  III  ème  siècle  est  du  temps  de  Théodoric 
un  titre  ecclésiastique;  "  serenissimus  princeps  „  se 
trouve  chez  Cassiodore  (1.  e,  p.  320,  io,  32;  p.  321,  2). 
En  admettant  mes  interprétations  de  I,  le  choix  pour 
la  dernière  lettre  de  la  legende  est  limite  à  "  sem- 
piternus  „  et  "  semper.  „  A  l'appui  de  ces  deux 
expressions  on  pourrait  citer  des  exemples  nom- 
breux;je  me  borne  à  rappeler  la  fin  de  l'inscription 
reproduite  ci-dessus:  SEMPER  AVG-.  Notons  encore 
d'après  Cassiodore  Ics  expressions  "  florens  semper 
purpura  „  ,   "  semper  felix  Roma  „  et  il   ne  semblera 


66  E.  A.  stUckelberg 


plus  alors  y  avoir  de  raison  plausible  de  douter  de 
la  juste  interprétation  de  IS  par  les  deux  mots: 
"  Invidissimus  (ou  inclytus)  semper.  „ 

La  legende  du  revers  est  en  partie  une  répétition 
de  celle  de  l'avers:  REX  THEODERICVS  VICTOR  GENTIVNT; 

à  l'exergue  COMOB,  ce  qui  veut  dire  "  monnaie  de 
grain  fin  constantinopolitain.  „  Malheureusement  deux 
anneaux,  transformant  le  médaillon  en  broche  ca- 
chent  les  sigles  du  champ;  ces  dernières  doivent  se 
rapporter  à  l'atelier  de  monnaie  soit  Milan  M|D  ou 
m|^,  Rome  R|M  ou  Ravenne  R_[V.  J'omets  les  ateliers 
ostrogoths  de  Bologne  (BON),  ferme  déjà  vers  497  et 
de  Pavie  (TICINVS),  qui  ne  commence  à  Trapper  mon- 
naie que  sous  Totila  541-552. 

Quant  à  la  date  de  notre  médaillon,  qui  était 
destine  à  une  libéralité  du  roi,  nous  n'arriverons  pas 
à  la  préciser,  avant  que  l'année  de  la  "  Formula 
comitivae  sacrarum  largitionum  „  soit  trouvée.  Cette 
formule,  conservée  par  Cassiodore  (Var.  VI,  7) 
contient  le  passage  suivant: 

"  Verum  hanc  liberalitatem  nostram  alio  decoras 
obsequio,  ut  figura  vultus  nostri  metallis  usualibus 
imprimatur,  monetamque  facis  de  nostris  temporibus 
futura  saecula  commonere.  „ 

Quelques  portraits  du  roi  Théodoric  sont  men- 
tionnés  par  les  écrivains:  la  statue  dorée  érigée  par 
le  sénat  (Isidore  R.  d.  R.  Goth.  39),  la  statue  equestre 
dédiée  par  l'empereur  Zénon  (Jordan.  Get.  57)  et 
une  mosal'que  du  forum  de  Naples  (Proc.  Goth.  I,  24). 

Les  portraits  ostrogoths  sont  d'une  extréme 
rareté;  je  ne  connais  qu'une  téte  en  marbré  du 
musée  archéologique  de  Brera  et  la  pretendue  Ma- 
tasunda  publiée  dans  le  BuUetino  della  Commissione 
arch.  comunale  1888,  Tavola  VI. 

Zurich. 

E.  A.  Stuckelberg. 


ANCORA  SUI  TITOLI  DI  TEODERICO 


REX  THEODERICVS  PIVS  PRINCIS. 

Con  vivo    compiacimento    e  vera  soddisfazione 
lessi  l'interessante  memoria  sul  medaglione  d'oro  di 
Teoderico  re,  pubblicata  dal  Cav.  F.  Gnecchi    nella 
Riv.  It.  di  Numismatica  (Anno  Vili,  Fase.  II,  1895), 
illustrazione    veramente  dotta  di  quella   rarità  numi- 
smatica. Rimaneva  tuttavia  ad  interpretarsi  una  parola 
della  leggenda  posta  sul  dritto  del  medaglione  —  la 
parola  PRINCIS  —  e  nella   memoria,  che    precede,  il 
eh.  Prof.  E.  A.  Stuckelberg  ci  pose  innanzi  in  bel 
l'ordine  varie  ipotesi  di  interpretazione,  additando  da 
ultimo  quella,  a  cui  egli  darebbe  la  preferenza.  Siami 
or  concesso  di  riprendere  ad  esame  le  varie  ipotes 
ammesse  dallo  Stuckelberg   come   possibili  interpre 
tazioni  della  parola  in  questione,  e  per  via  di  esclu 
sione  proporre  una  spiegazione  citata  bensì  dal  Ch 
Professore,  ma  da    lui  non    accettata.  Anche  qui   ci 
mancano  ancora  dati  sufficienti  per  giungere  ad  una 
soluzione  definitiva;  ed  io  non  intendo,  che  cercare, 
per  quanto  è  in  me,  di  allargare  le  indagini,  che  in 
proposito  si  possono  fare,  ed  augurarmi,  che  presto 
altri  di  me  più  versati  nella  storia  e  nella  numisma- 
tica possa  trovare  una  soluzione  veramente  esauriente 
e  definitiva. 

E.  A.  Stuckelberg,  nella  sua  memoria:  Les  titres 
de  Théoderic,  esclude  anzitutto  la  possibilità,  che 
PRINCIS  altro  non  sia,  che  una  semplice  abbreviazione 
di  PRINCEPS;  ed  in    ciò  non   posso  che   pienamente 


68  T.    ALLARA 

consentire  con  lui,  non  essendoci  (per  ciò  che  riguarda 
lo  spazio)  affatto  bisogno  di  tale  abbreviazione;  che 
anzi,  a  riempiere  lo  spazio  lasciato  libero  dall'iscri- 
zione vi  si  aggiunse  una  palma.  D'altronde  l'abbrevia- 
zione anziché  in  princis  (della  qual  parola  non  esistono 
esempi  in  tutta  la  latinità)  si  sarebbe  fatta  in  PRICEPS  (0. 
Adunque  PRINCIS  non  è  un'abbreviazione  di  princeps. 

E  non  è  neppure  a  dirla  una  forma  secondaria 
o  volgare  del  classico  princeps.  Ciò  si  sarebbe  forse 
potuto  supporre  nel  caso,  che  il  medaglione  fosse 
assai  più  recente;  risalisse  cioè  solo  al  periodo  dello 
svolgimento  delle  lingue  neo-latine;  che  allora  noi 
troviamo  la  forma  PRINCE  i^),  alla  quale  parola  si 
poteva  supporre  aggiunta  la  terminazione  latina  is, 
onde  princeTs  —  PRINCIS.  Ad  ogni  modo  ciò  non 
potè  essere  al  principio  del  secolo  VI,  a  cui  risale 
il  medaglione  di  Teoderico. 

Esaminerò  quindi  brevemente  le  varie  ipotesi  po- 
ste innanzi  dallo  Stuckelberg,  dividendo  così  la  parola 
in  questione  :  PRINC  •  I  •  S,  come  fu  divisa  dallo  stesso. 

PRINC   -   I   -   S 

i)  Princeps  iuventutis  senatus 

2)  „  iuvante  salvatore 

3)  „  inclyta  stirpe 

4)  „  imperator  salutatus. 

I. 

i)  iustus        2)  illustrissimus,  illustris        3)  indulgentissimus 
4)  invictissimus        5)  inclytus. 

S. 
i)  sanctissimus     2)  serenissimus     3)  sempiternus     4)  semper. 


(i)  FoRCELLiNi,  De  Witt  ad  voc.  Princeps:  Priceps,  is  omissa  n 
habetur  in  Inscrip.  apud  Momm.  n.  3859.  pricipi. 

(2)  Porcellini,  Totius  lai.  lexicon  —  Du  Gange,  Glossarium  med. 
et  inf.  latinitatis.  Notisi  però  che  il  Du  Gange  nell'addurre  il  passo  tratto 
dalla  Ghron.  S.  Dion.,  tom.  3,  Goll.  Hist.  Frane:  Lienarz,  qui  ot  esté 
li  uns  des  Princes  le  rei  Ghilperic,  etc,  avverte  che  principes  in  questo 
caso  equivale  solo  a  proceres  Pjxlatii.        --  


ANCORA   SUI   TITOLI     DI   TEODERICO  69 


Nel  prendere  ad  esame  i  vari  titoli  suesposti, 
parmi  necessario  aver  sempre  presente  T  aggettivo 
PIVS  che  precede  la  parola  PRINCIS,  onde  vedere,  se 
bene  può  unirsi  con  questa  o  con  quella  interpreta- 
zione delle  due  ultime  lettere. 

i)  E  per  cominciare  dalla  prima  delle  suaccen- 
nate ipotesi:  Princeps  juventutis  senatus,  ammetto 
volentieri  collo  Stuckelberg  la  poca  o  ninna  verosi- 
miglianza di  questa  interpretazione  ;  poiché  detta 
combinazione  così  come  è  posta  qui,  non  si  dà  mai; 
e  rarissima  pure  occorre  colla  congiunzione  et  : 
juventutis  et  senatus.  Quanto  alla  diversa  accezione 
della  formula:  Princeps  iuventutis  secondo  i  diversi 
tempi,  premetto  che  Princeps  iuventutis  sub  libera 
civitate  fuit  juvenis  primus  inter  aequales....  sub  impe- 
ratoribus  haesit  hoc  nomen  honoris  causa  eorum  filiis 
(Porcellini  ad  voc.  princeps)  (s).  Sotto  l'impero  adunque 
avea  questo  titolo  il  designato  successore  al  trono, 
come  si  trova  sulle  monete  fino  al  tempo  di  Graziano  (4), 
circa  un  secolo  e  mezzo  prima  di  Teoderico.  Che 
poi  Giuliano  Apostata  abbia  conservato  questo  titolo 
dopo  che  fu  nominato  imperatore  (come  osserva  lo 
Stuckelberg  dietro  il  Dessau  Inscrip.  N.  751),  è,  a 
mio  giudizio,  cosa  assai  piìi  comprensìbile  sia  perla 
giovane  età  dell'imperatore,  (che  nato  nel  331,  sah 
il  trono  nel  361),  sia  ancora  perchè  non  ebbe  che  a 
conservare    un    titolo,   che    già    aveva  —  mentre    è 


(3)  Vedi  anche  Bazzarini,  Voc.  univ.  lat.-it.  Princeps  iuventutis  dice- 
vasi  nella  repubblica  il  primo  dell'ordine  equestre  ed  il  più  ragguarde- 
vole per  ogni  conto,  il  quale  non  era  giunto  ancora  ad  occupar  quella 
carica  (Liv.  XLII,  6i). 

Principes  iuventutis  sotto  gli  imperatori  erano  gli  eredi  del  trono 
(Tac.  Ann.  I,  3). 

Princeps  senatus  dicevasi  quel  senatore,  che  dopo  i  magistrati  era 
il  primo  ad  essere  interrogato  della  sua  opinione  (Liv.  XXXIV,  44). 

(4)  Gnecchi,  Monete  Romane,  pag.  129.  .      .  ... 


70 


T.    ALLARA 


certo,  che  né  Tuna,  né  l'altra  di  queste  considerazioni 
può  convenire  a  Teoderico. 

2)  Princeps  juvante  Salvatore.  Spiegazione  per 
sé  plausibile.  Forse  però  l'ariano  Teoderico  avrebbe 
preferito  la  forma  juvante  domino  alla  forma  juvante 
Salvatore,  che  direi  piìi  bizantina;  e  ciò  tanto  più 
trattandosi  di  epoca,  in  cui  egli  voleva  come  contrap- 
porsi in  Italia  alla  Corte  di  Costantinopoli,  ed  alquanto 
tesi  erano  i  rapporti  dei  due  Sovrani  nel  500,  anno, 
a  cui  pare  si  debba  far  risalire  il  medaglione  in 
discorso  (5), 

3)  Princeps  inclyta  stirpe.  Interpretazione  buona, 
ove  si  consideri  che  Teoderico  si  vantava  di  scendere 
dagli  Amali,  nobilissimi  fra  i  Goti,  e  stavagli  a  cuore 
di  farlo  comprendere  ai  Romani,  che  naturalmente 
lo  consideravano  come  re  barbaro.  Forse  però  si 
potrebbe  pure  osservare,  che  il  re  Ostrogoto  al 
principio  del  suo  regno  e  per  molti  anni  appresso 
cercò  in  tutti  i  modi  di  cattivarsi  l'affetto  degli  italiani, 
evitando  con  molta  prudenza  quanto  potesse  urtare 
la  suscettibilità  nazionale,  dirò  così,  dei  Romani. 

Osserverei  poi  da  ultimo,  che  volendo  unire 
r  aggettivo  PIVS  al  sostantivo  PRINC(eps),  nelle  tre 
suaccennate  ipotesi  le  lettere  I  S,  interpretate  come 
sopra,  sarebbero  forse  un  po'  a  disagio. 

4)  Vengo  da  ultimo  alla  spiegazione  :  Pius 
princeps  imperator  salutatus,  che  io  adotterei  volentieri. 

Comincio  col  far  mio  l'argomento  dello  Stuckel- 
berg  in  favore  di  questa  interpretazione,  che  cioè  lo 
stesso  Teoderico  nelle  sue  lettere  parla  dell' imperium 
nostrum,  come  se  si  trattasse  dell'  imperium  di  uno 
dei  suoi  predecessori  Romani.  E  se  fin  dai  tempi 
repubblicani  troviamo  sulle  monete  di  Sesto  Pompeo 


(5)  F.  Gnecchi,  Medaglione   d' oro   di  Teod.  re,  pag.  163  in  Riv.  it. 
di  Num.  1895,  fase.  II. 


ANCORA   SUI    TITOLI    DI     TEODERICO  71 

SEX  •  MAGNVS  •  IMP  •  SAL  -,  tanto  più  facilmente  poteva 
adottare  questo  titolo  il  re  Teoderica,  il  quale  suc- 
ceduto a  pochi  anni  di  distanza  all'ultimo  imperatore 
di  Occidente,  per  le  sue  vittorie  sugli  Eruli  e  per 
la  conquista  d'Italia,  poteva  considerarsi  e  chiamarsi 
imperatore,  non  solo  nel  senso  di  cui  sopra  Sesto 
Pompeo  {dux  belli)  (^),  ma  nel  senso  stesso  dell'ultimo 
imperatore  Occidentale. 

E  qui  io  voglio  aggiungere  alcune  mie  conside- 
razioni, che  a  mio  avviso  possono  per  avventura 
aggiugnere  qualche  probabilità  alla  spiegazione  ora 
accennata. 

i)  Teoderico,  vinto  e  poscia  ucciso  Odoacre,  si 
fa  chiamare  re  dei  Goti  e  dei  Romani  (?)  ed  attende 
all'amministrazione  dello  Stato.  Avviene  in  seguito 
la  legazione  del  vescovo  Epifanio  in  Gallia  a  Gun- 
dobazio  pel  riscatto  dei  prigionieri ,  come  ci  vien 
narrata  da  Eutropio  nella  sua  Historia  Romana, 
Lib.  XV  (in  Rer.  It.  Script.  Lib.  I,  P.  I). 

2)  Solo  nel  498,  Teoderico  riceve  da  Anastasio 
imperatore  l'investitura  e  le  insegne  regali  (S),  al  che 
accennerebbe  il  REX  del  medaglione,  che  quindi  non 
sarebbe  certo  anteriore  all'anno  498  (9). 


(6)  Imperator  est  consiituhis  administrator  belli  gerendi.  Cic. 

(7)  F.  Gnecchi,  1.  e.  in  R.  N.  /.,  pag.  154.  —  "  Il  patrizio  Teodorico 
fece  dagli  Ostrogoti  gridarsi  re,  omesso  il  titolo  d'imperatore,  senza 
più  attendere  ai  Bizantini.  „  (C.  Trova,  Storia  d'Italia  del  Medio  Evo. 
Anno  493,  L.  XXI,  §  2). 

(8)  Anastasio  (nel  498)  permise  a  Teoderico  di  appellarsi  Re  d'Italia, 
come  questi  già  faceva,  e  volle  che  gli  si  restituissero  gli  ornamenti 
del  Palazzo  imperiale,  rimandati  da  Odoacre  a  Costantinopoli  (C.  Trova, 
op.  cit.  L.  XXX,  §  16). 

(9)  Gnecchi,  id.  pag.  163.  —  Né  può  far  difficoltà  ciò,  che  dice 
lornandes  (De  Goth.  orig.  et  de  reb.  gest.  Gap.  LVII,  in  fine):  Tertio 
anno  ingressus  in  Italiam  Zenonisque  imperatoria  consulto  privatini  ha- 
bito,  suacque  gentis  vestitura  reponens,  insigne  regii  amictus,  quasi  jam 
gothoruni  Romanorumque  Regnator  adsumit.  Poiché  nel  498  Teoderico 
ebbe  l'investitura  ufficiale  delle  insegne  privatamente  accordategli  da 
Zenone  nel  493, 


7è 


T.    ALLARA 


3)  Nel  500,  il  re  Ostrogoto  si  porta  a  Roma  e 
•vi  è  accolto  a  festa.  "  Volle  Teoderico  degli  Amali 
(dice  C.  Troja  nella  sua  St.  d' It.  del  Medio  Evo, 
Lib.  XXXIV),  "  che  la  ricordanza  del  suo  arrivo 
"  in  Roma  lasciasse  lunghe  traccie  nelle  menti  dei 
«  popoli;  e  non  Costantino  imperatore,  né  altri  prin- 
"  cipi  vinsero  l' Ostrogoto  nella  solennità  e  nello 
"  splendore  delle  feste  celebrate  in  simile  occor- 
'"  renza  „.  Passa  quindi  il  citato  autore  a  narrare 
tutta  la  pompa  con  cui  fu  ricevuto  e  V  ordine  del 
corteo,  che,  dopo  essere  stato  alla  Basilica  Vaticana 
a  venerare  il  sepolcro  degli  Apostoli,  si  avviò  verso 
il  luogo,  detto  Palma  (forse  un'  ampia  sala  del  pa- 
lazzo imperiale,  detto  più  tardi  Palma  d'oro)  (^°\  Si 
applaudiva  da  ogni  parte  a  Teoderico,  acclamandolo 
Pio,  Felice,  Augusto  (Troja,  l.  e,  L.  XXXIV,  §  5). 
A  ricordare  la  distribuzione  di  grano,  a  cui  accenna 
Eutropio  ("),  fece  rizzare  un  monumento  con  tavola 
di  bronzo.  Esercitò  il  diritto  di  imperatore,  innalzando 
molti  agli  onori  del  Senato  (Ennodio-Paneg.  Theod.  : 
Coronam  Curiae  innumero  flore  velasti). 

Parmi  adunque  assai  verosimile,  che  in  tale 
solennità  appunto  abbia  il  re  fatto  coniare  il  meda- 
glione (Gnecchi,  art.  cit.,  pag.  163),  e  sia  stato  pur 
allora  dal  Senato  Romano  o  dai  cittadini  salutato 
imperator,  il  quale  titolo  certamente  il  re  Ostrogoto 
agognava,  anche  per  contrapporre  in  Occidente  (nel- 
r  Italia  dal  suo  valore  conquistata)  un'  autorità  di 
pari  titolo  a  quella  dell'imperatore  di  Oriente.  E  per 
far  meglio  rilevare  il  merito  e  la  giustezza  del  titolo 


(io)  Accenno  (pur  non  intendendo  di  affermare  nulla  in  proposito) 
alla  curiosa  concordanza  del  simbolo  "  la  palma  „  sì  ripetuto  sul  me- 
daglione, e  del  nome  dato  alla  sala  del  palazzo  imperiale,  ove  pur 
avrebbe  potuto  aver  luogo  la  salutaiio  imperatoria. 

(11)  "  Romam  profectus,  a  Romanis  magno  gaudio  susceptus  est, 
quibus  ille  singulis  tritici  ad  subsidium  annis  centum  viginti  millia  mo- 
diorum  concessit.  „  [Eutropii,  Hist.  L.  XV,  in  R.  I.  S.,  L.  l,  P.  I). 


ANCORA   SUI   TITOLI   DI     TEODERICO  73 

novamente  acquisito,  insiste  sui  simboli  della  Vittoria 
sopra  ambedue  le  faccie  della  medaglia  (la  Vittoria, 
le  palme,  il  VICTOR  GENTIVM). 

È  bene  però  non  nascondere  le  difficoltà,  che 
a  questa  interpretazione  si  possono  opporre;  princi- 
palissima  quella,  che  nessun  scrittore  parla  di  questa 
salutatio  ad  imperatore  fatta  a  Teoderico;  anzi  Pro- 
copio (De  bello  Gothico,  Gap.  1)  dice  :  Licet  Romani 
imperatoris  nec  insignia,  nec  nomen  usurpare  voluerit, 
sed  vixerit  contentus  Regis  appellatione,  qua  Barbari 
supremos  Principes  suos  donare  consuerunt,  tamen 
subditis  ita  praefuit,  ut  ipsi  nihil  defuerit  eorum,  quae 
sunt  Augustorum  moribus  consentanea.  Si  può  tuttavia 
rispondere,  che  l'acclamazione  di  Teoderico  ad  im- 
peratore non  fu  certo  cosa  solenne,  né  lo  poteva 
essere;  poiché  pel  Senato  Romano  {in  diritto  almeno 
sempre  consacratore  deir  Impero  ed  in  certo  modo 
depositario  dell'autorità  imperiale,  che  da  lui  emanava) 
era  solo  imperatore  il  Gesare  d'Oriente,  dopo  la  caduta 
dell'Impero  Occidentale.  Teoderico  quindi,  accolto  a 
festa  in  Roma  nel  500,  fu  dai  cittadini  acclamato  col 
detto  titolo  ;  ed  egli  volle  forse  accennarvi,  con  certo 
riguardo,  colle  sole  lettere  I.  S. 

Del  resto,  quanto  alla  interpretazione  prescelta 
dallo  Stuckelberg:  invictiis  semper,  essa  parmi  assai 
buona;  ed  ha  per  sé  (come  nota  lo  stesso)  anche 
r  appropriazione  dei  simboli  della  vittoria.  Inoltre, 
con  questa  spiegazione,  si  ha  nella  leggenda  del  me- 
daglione un  andamento  anaforico  (REX  THEODERICVS  • 
PIVS  PRINC(eps).  Invictus  Semper)  nelle  monete  assai 
più  in  uso  del  chiastico  (PIVS  PRINC(eps).  I(mperator) 
S(alutatus)).  Forse  si  potrebbe  trovare  raro  l' uso 
dell'avverbio  semper  in  fine  della  leggenda. 

E  prima  di  por  termine  a  questo  mio  modestis- 
simo studio,  vorrei  accennare  ancora  ad  una  divisione 
nuova  (non  inverosimile,  a  mio  avviso)  della  parola 


74  T.   ALLARA 

PRINCIS,  COSI  scomponendola:  PRIN  •  C  •  I  •  S.  =  Princeps  - 
Consul  (Caesar?)  -  imperator  -  salutatus.  Dell'abbreviazione 
di  Princeps  in  PRIN  molti  sono  gli  esempi.  Lasciando 
a  parte  C  =  Caesar,  propenderei  per  uguagliare  il  C  a 
Consul.  Nel  Cap.  LVIl.  Jornandes  (Hist.  de  Goth.  orig. 
et  rebus  gest),  dice  che  Teoderico  da  Zenone  (prima 
di  partire  per  l'Italia)  factus  est  Consul  ordinarius. 
Inoltre  nel  De  regnorum  et  temporum  successione^  (che 
tien  dietro  al  De  rebus  Geticis)  lo  stesso  Jornandes 
narra,  che  Teoderico  venne  a  Costantinopoli,  ubi 
magister  militum  statim  effectus,  Consulis  ordinarii 
triumphum  ex  publico  dono  peregit.  E  poche  righe  piij 
sotto,  quando  Teoderico  entra  in  Italia,  lo  chiama: 
Rex  gentium  et  Consul  Romanus. 

Farmi  quindi  cosa  non  al  tutto  impossibile,  che 
Teoderico  abbia  voluto  aggiungere  ai  titoli  di  REX, 
PRINCEPS,  IMPERATOR  anche  quello  di  CONSVL,  che 
aveva  ricevuto  a  Costantinopoli  da  Zenone. 

T.  Allara. 


LA  ZECCA  DI   BOLOGNA 

(Continuazione:  Vedi  Fase.  IV,  1897). 


CAPITOLO  III. 

Giulio  II  —  Suo  ingresso  a  Bologna  nel  1506  e  le  monete  gettate  al  popolo 
—  Francesco  Francia  incisore  dei  conii  sotto  Giulio  II  e  Leone  X  — 
Nuovi  documenti  sulla  zecca  bolognese  al  tempo  del  Francia. 

Succedeva  nel  soglio  pontificio  ad  Alessandro  VI 
Pio  III,  di  cui  rimane  un  raro  ducato  d'oro,  e  subito 
dopo  Giulio  II  (1503-1513).  Primo  pensiero  di  papa 
Giulio  fu  di  ricuperare  alla  Chiesa  le  città  che,  go- 
vernate da  varii  principi,  si  erano  a  poco  a  poco 
staccate  dal  dominio  diretto  di  Roma.  Fra  queste  era 
Bologna  sulla  quale  Giulio  II  vantava  diritti  speciali  e 
che  dopo  la  lunga  signoria  di  Giovanni  li,  si  era  volta 
del  tutto  al  ghibellinismo.  Ma  il  Bentivoglio  era  ca- 
duto in  discredito  negli  ultimi  anni  e  il  suo  partito 
aveva  assottigliato  le  file  perchè  molti  bentivoleschi 
erano  passati  al  popolo,  che  odiava  Giovanni  dopo 
il  suo  nuovo  regime  basato  sulla  violenza  e  sulla 
crudeltà.  Ad  assediare  la  città  il  papa  mandò  il 
Chaumont  con  seicento  lance  francesi,  tremila  Sviz- 
zeri e  molta  artiglieria.  La  città  si  armò,  fortificò  la 
cinta,  ma  stretta  dal  forte  nemico  dovette  cedere, 
non  senza  dare  un'estrema  prova  di  valore  respin- 
gendo gli  attacchi  del  fiore  dei  cavalieri  di  Francia  e 
allagando  il  campo  nemico  colle  acque  fangose  del 
Reno  (1506)  (0.  Giovanni  II  dovette  cedere  la  città 
al  Chaumont  che  gli  garantiva  salva  la  vita  e  le 
ricchezze  e  sicuro  asilo  a  Milano. 

Poco  dopo  a  render  più  solenne  l'unione  della 


(1)  G,  GozzADiNi,  Op.  cit.,  Di  alcuni  avvenimenti  in  Bologna  dal  isoó 
al  iju  (Atti  e  Meni,  delle  Dcp.  di  S.  P.  per  le  Roni.  S.  III,  Voi.  VII). 


■76  FRANCliSCO   MALAGUZZI 


città  allo  stato  della  Chiesa,  Giulio  II  fece  una  visita 
ai  bolognesi.  Il  corteo  per  la  sua  entrata  trionfale, 
durante  il  quale  furono  sparse  al  popolo  le  note 
monete  già  attribuite  al  Francia,  era  formato  di  una 
lunghissima  cavalcata  di  senatori,  di  magistrati,  di 
rappresentanti  delle  varie  classi  cittadine,  di  vescovi 
e  prelati,  di  ambasciatori  dei  varii  stati,  di  cardinali: 
dietro  questi  venivano  il  tesoriere  del  papa  e  il  datario 
Giuseppe  Gozzadini,  che  spargevano  al  popolo  monete 
d'oro  e  d'argento  :  seguiva  finalmente  il  papa  in  sedia 
gestatoria  e  dietro   lui  tutti  i  fuorusciti  bolognesi  (2). 

Le  monete  gettate  al  popolo,  di  cui  rimangono 
tuttora  esemplari,  sono  di  due  sorta.  Il  cerimoniere 
Paride  Grassi  che  le  fece  coniare,  non  parla  nel  suo 
Diario  che  di  due  sole,  de  utroque  numismate  e  ci  toglie 
il  dubbio  che  ne  fossero  state  sparse  altre.  Le  une  in 
oro,  del  valore  di  un  ducato,  del  peso  di  gr.  3.40 
portano  nel  diritto  l'arme  del  papa  (Della  Rovere) 
sormontata  dalle  chiavi  decussate  e  dalla  tiara  e  in- 
torno la  leggenda  JVLIVS  •  Il  •  PONT  •  MAX  -,€  nel  rovescio 
la  figura  di  S.  Pietro  in  piedi,  di  prospetto,  colle 
chiavi  nella  destra  e  il  libro  nella  sinistra  e  intorno 
le  parole:  BON  •  .P  •  JVL  •  A  •  TIRANO  •  LIBERAT  •  {Bononia 
per  Jtdium  a  iy ranno  liberata).  Le  altre,  in  argento, 
del  valore  di  un  bolognino  e  del  peso  di  gr.  1.30 
portano  le  stesse  impronte,  meno  una  piccola  va- 
riante: lo  stemma  pontificio  non  vi  è  incorniciato  dal 
comparto  polilobo  a  più  righe  come  in  quelle  d'oro. 

L'asserzione  del  Vasari  che  attribuiva  queste 
monete,  invero  mediocri,  al  Francia,  fu  già  ritenuta 
erronea  dal  Cavedoni  (3),  dal  Giordani  (4),  dal  Fried- 
laender  (5):  ad  appoggiare  le  loro  asserzioni  il  dott.  L. 


(2)  G.  Gozzadini,  Op.  cit.,  pag.  220  e  segg. 

(3)  Memorie  di  relig.  di  mor.,  ecc.,  tomo  XII,  pag.  73. 

(4)  Almanacco  statistico  bolognese.  Anno  XII,  pag.  271. 

(5)  Die  Italienischeit   Scliaumiìnzen,  ecc.,  pag.  174. 


LA    ZECCA   DI   BOLOGNA  77 


Frati  (6)  riportò  un  partito  da  cui  risulta  che  realmente 
il  Francia  non  lavorò  per  la  zecca  prima  del  novembre 
1508.  Un  mandato  di  pagamento  di  cinquanta  ducati 
al  Francia  che  aggiungiamo  ai  nostri  documenti  e  che 
era  sfuggito  fin  qui  agli  studiosi  appoggia  quei  risul- 
tati e  toglie  ogni  dubbio  in  proposito  notando  che 
quella  mercede  fu  data  all'  artista  "  prò  duarum 
stamparum  S.""  D.  N.  prò  stampandis  monetis....  tam 
prò  dictis  stampis  quam  prò  alijs  stampis  quas  ipse 
promittit  et  se  obbligai  facturis  prout  erit  necessa- 
rium  „  (7).  Si  tratta  dunque  di  un  vero  contratto 
concluso  allora  col  Comune,  nel  quale  il  F'rancia  si 
obbligava  a  incidere  i  conii  per  la  zecca  incominciando 
da  allora.  Le  monete  a  cui  alludono  i  due  documenti 
sono  quelle  bellissime  col  ritratto  del  papa  e  lo 
stemma  del  Comune. 

Al  Francia  quindi  appartengono  tutte  le  monete 
bolognesi  del  tempo  di  Giulio  II  e  parecchie  di  quelle 
di  Leone  X,  perchè  il  grande  artista  prestò  proba- 
bilmente r  opera  sua  per  la  zecca  bolognese,  fino 
all'epoca  della  sua  morte,    avvenuta  nel  1517  (3). 

La  zecca  era  stata  messa  all'incanto  il  io  no- 
vembre del  1508  e  Giannantonio  Saraceni  e  alcuni 
soci  si  erano  presentati,  ma  avendo  sentito  che  il 
termine  della  locazione  era  portato  a  dieci  anni,  ter- 
mine per  essi  troppo  lungo,  viste  le  condizioni  politiche 
poco  stabili  della  città,  essi  si  ritirarono.  L'officina  in- 
vece fu  assunta  da  Antonio  Maria  Legnani,  gonfaloniere 
di  giustizia,  che  promise  di  far  coniare  ducati  d'oro 


(6)  Op.  cit.,  V.  pure  la  tavola. 

(7)  V.  doc.  X  -  a)  e  b). 

(8)  Alcuni  scrittori,  tra  i  quali  l'Heiss,  mettono  alcuni  esemplari  che 
secondo  noi  hanno  caratteri  di  monete  (tra  i  quali  quelli  di  Giulio  II  col 
motto  Bononia  a  iy ranno  liberata)  tra  le  medaglie.  L'Heiss  attribuisce 
al  Francia  cinque  sole  medaglie,  il  Friedlaender  circa  16:  il  primo  mette 
però  tra  le  attribuite  al  Francia  quelle  con  Leo  X  pontifex  maximus  e 
Bononia  niater  studioruni. 


78  FRANCESCO   MALAGUZZI 


in  ragione  di  lire  3  e  soldi  io  l'uno,  nonché  grossoni 
o  gabellotti  in  ragione  di  130  per  ogni  libbra  d'argento 
equivalenti  a  giulii  81  (9),  Furon  poi  battuti  dei  giulii 
da  soldi  7,  come  si  rileva  da  un  bando,  ma  furono 
ritirati  dalla  circolazione  perchè  di  non  giusto  peso. 

I  prodotti  del  Francia  sono  realmente  bellissimi. 
Sopratutto  le  monete  d'oro  e  d'argento,  i  ducati  e 
i  giulii^  rappresentano  le  migliori  cose  della  zecca  bo- 
lognese. La  testa  rubiconda  e  caratteristica  di  papa 
Giulio  vi  è  riprodotta  con  finezza  grandissima:  le 
occhiaie  vi  sono  profondamente  scolpite,  la  bocca  è 
tagliata  rudemente  (come  nel  bel  medaglione  col 
ritratto  e  le  parole  Julius  ligur  papa  secundus 
MCCCCCVI)  (1°).  Nel  rovescio  il  S.  Petronio  seduto  è 
bello  e  maestosamente  modellato:  le  pieghe  sono 
parche,  ben  disposte:  ai  lati,  a  guisa  di  bracciuoli 
della  sedia  vescovile  salgono  due  fregi  a  forma  di  S 
con  foglioline,  terminanti  con  due  rosettine,  che 
rivelano,  come  il  sottile  giro  di  perline  e  i  piccoli 
dettagli  sparsi  qua  e  là,  l'amorosa  diligenza  dell'orefice. 

Incominciò  in  quel  tempo  l'ufficio  stabile  e  spesso 
a  vita  del  celator  o  incisore  dei  conii  presso  l'officina 
monetaria.  Veniva  assegnato  dal  Comune  ad  inci- 
sori di  grido  e  pratici  del  difficile  lavoro  della  fab- 
bricazione dei  punzoni.  Gli  appaltatori  dovevano 
quindi  assoggettarsi  alla  volontà  del  Comune,  che 
sceglieva  gl'incisori.  Solamente  quando  il  locatario 
sapeva  fabbricarsi  da  sé  i  conii  egli  riuniva  le  due 
qualità,  realizzando  un'  economia  notevole  pel  Co- 
mune. Se  la  scelta  del  maestro  dei  conii,  che  sor- 
veghava  anche  la  fabbricazione  delle  monete,  aveva 


(9)  Partiti,  IO,  12    e  29    novembre  1508.  Voi.. XIII,  e.  152,  153,  155. 

(io)  e  tale  la  somiglianza  tra  questo  medaglione  e  le  monete  di  due 
anni  dopo  col  ritratto  del  papa,  che  non  esitiamo  ad  attribuirlo  al  Francia, 
ciie  lo  presentò  forse  in  occasione  dell'ingresso  di  Giulio  II  a  Bologna 
appu.ito  nel  1506. 


LA   ZECCA    DI    BOLOGNA  79 


importanza  pel  Comune  a  cui  stava  a  cuore  (special- 
mente in  tempo  così  eminentemente  raffinato  come  il 
rinascimento)  che  le  monete  del  luogo  fossero  belle  ed 
apprezzate  negli  scambi,  non  importava  invece  gran 
fatto  ai  maestri  di  zecca,  che  nell'appalto  dell'officina 
non  vedevano  che  una  sorgente  di  lucro.  Oltre  l'inci- 
sore dipendevano  di  regola  dal  Comune,  (quando  i 
contratti  non  disponevano  diversamente)  anche  gli 
assaggiatori,  due  pel  solito,  persone  di  fiducia  e  prati- 
che,i  garzoni  e  il  custode,  tutti  stipendiati  dalla  Camera. 

Quando  avremo  ricordato  il  bando  28  febbraio 
1509  che  tolse  dalla  circolazione  i  giulii  da  soldi  7  ("), 
la  riconferma  della  riduzione  del  ducato  a  lire  3  e 
soldi  2(^2),  l'aggregazione  di  un  nuovo  locatario  Giulio 
Pasi  al  Legnani,  cogli  stessi  patti  (^3),  un  nuovo  decreto 
che  stabiliva  che  il  ducato  potesse  spendersi  a  lire 
3  e  soldi  IO  (7  settembre  1509)  ^'^\  avremo  aggiunto 
quanto  può  interessare  sul  breve  periodo  di  signoria 
in  Bologna  di  Giulio  II. 

Frattanto,  le  condizioni  della  città  si  facevano 
sempre  più  tristi  per  le  lotte  intestine  provocate 
dai  bentivoleschi  che  non  s' erano  ancor  dati  per 
vinti  e  dalle  feroci  repressioni  deirAlidosi,  legato 
pontificio.  Sappiamo  dai  contratti  che  in  casi  di  guerre 
o  di  condizioni  difficili  i  maestri  di  zecca  potevano 
rompere  il  legame,  e  infatti  nel  1510  rinunciavano 
all'  ufficio.  Nuovo  incanto  della  zecca,  coll'obbligo  di 
coniare  giulii  in  ragione  di  82  o  83  per  libbra.  Ai 
malanni  s'  aggiunse  la  peste  e  1'  appalto  andò  per 
quella  volta  deserto  (^5). 

I    Bentivoglio,    coli' aiuto  di    Francia,  nel    1511 

(li)  Zecca,  B.°  i,  {Decreti). 

(12)  Partiti,  IO  marzo  1509  e  Zecca  B.*  i,  28  marzo  1509. 

(13)  Partiti,  15  marzo  1509. 

(14)  Zecca,  B."  I,  {Decreti). 

(15)  Partiti,  Voi.  XIV,  e.  65,  r. 


8o  FRANCESCO   MALAGUZZl 


rientravano  in  città,  per  l'ultima  volta.  Il  papa,  fu 
sollecito  ad  allestire  nuove  truppe,  sotto  il  comando 
di  Marcantonio  Colonna,  per  riconquistare  la  città. 
Il  territorio  bolognese  fu  invaso  dalle  truppe  ponti- 
ficie e  spagnuole  alleate  e  il  condottiero  Armaciotto 
dei  Ramazzotti,  al  soldo  del  papa,  occupò  la  forte 
posizione  di  S.  Michele  in  Bosco,  sovrastante  alla 
città.  Per  quella  volta  ancora  la  fortuna  arrise  ai  Ben- 
tivoglio,  che  costrinsero  le  truppe  alleate  a  levare  l'as- 
sedio. Ma  nel  giugno  del  1512  il  papa  ritentava  l'im- 
presa, e  Bologna,  questa  volta  abbandonata  dalla 
Francia  che  aveva  richiamate  le  sue  milizie,  ricadde 
in  potere  del  papa  :  il  io  giugno  i  Bentivoglio  abban- 
donarono per  sempre  la  città  (^^i.  Il  popolo  acclamò 
i  nuovi  signori  e  i  Riformatori,  con  quello  spirito  di 
opportunità  che  è  una  caratteristica  di  quel  tempo, 
imprecavano  all'  antico  signore  e  professavano  devo- 
zione al  nuovo  (^7). 

Da  allora  in  poi  Bologna,  incastonata  nello  Stato 
pontificio,  non  ebbe  piiì  vita  autonoma  e  seguì  le  vi- 
cende di  un  più  vasto  corpo  sociale.  Però  (ripetiamo 
le  belle  parole  dell' Albicini)  assoggettata  che  fu,  non 
si  accasciò  e  seppe  tenere  in  rispetto  i  despoti,  che 
qui  non  osarono  neppur  tentare  ciò  che  altrove  fa- 
cevano a  tutto  agio.  A  ciò  valsero  in  parte  le  mostre 
di  governo  libero  che  serbò  :  i  Quaranta,  il  Gonfalo- 
niere di  Giustizia,  l' ambasciatore  alla  corte  di  Roma, 
tutto  il  vecchio  apparecchio  insomma  che  rappresen- 
tava e  proteggeva  l'autonomia  amministrativa;  valsero 
gli  usi,  i  costumi,  lo  special  modo  di  vivere  cui  si 
attenne  tenacemente;  valsero  le  belle  tradizioni  let- 
terarie ed  artistiche  e  sopra  tutto   "  lo  Studio.  „ 


(16)  GOZZADINI,    Op.    Cit. 

(17)  Registri  delle  lettere,  19  luglio  1511^  8  giugno  1512,  io  giugno  1512. 


CAPITOLO  IV. 

Leone  X  —  Il  "  motu  proprio  „  3  giugno  1519  sulle  monete  —  L'inci- 
sore dei  conii  Antonio  Macchiavelli  —  Clemente  VII  e  la  conia- 
zione del  1526  —  Le  monete  coniate  per  soccorrere  i  poveri  nel 
1529  e  quelle  gettate  al  popolo  per  l'ingresso  a  Bologna  di  Carlo  V 
nel  1530  —  Paolo  III  e  la  coniazione  del  1538  —  Gl'incisori  dei  conii 
A.  e  F.  Balzani,  detti  "  Gavardino  „  —  Giulio  III  —  Marcello  II  — 
Paolo  IV  —  I  Canonici,  incisori  dei  conii  —  Pio  IV  —  Pio  V  e  le 
battiture  del  1567,  1570,  e  1572  —  Il  corso  delle  monete  a  Bologna 
nella  prima  metà  del  sec.  XVI. 

Dei  primi  anni  del  nuovo  regime  non  ci  riman- 
gono che  alcune  gride  del  1513,  1514,  1515,  1518, 
1519  sul  corso  delle  monete  a  Bologna  e  che  fanno 
parte,  come  tutte  le  carte  di  zecca  che  seguono,  del- 
V Assunteria  di  zecca,  ufficio  che  incominciò  appunto 
allora  a  funzionare.  Quanto  manca  a  questa  serie  di 
carte  troveremo  in  abbondanza  in  altre  che  verremo 
via  via  citando.  In  quelle  gride  (accenniamo  di 
sfuggita  perchè  non  tocca  che  indirettamente  il  nostro 
argomento)  si  ordinava  di  non  spendere  né  accettare 
il  ducato  d'oro  largo  per  più  di  70  bolognini,  cioè 
L.  3  s.  IO,  il  ducato  stretto  per  L.  3  s.  9,  gli  scudi 
dal  sole  per  L.  3  s.  8  "  et  le  altre  monete  d' oro 
secondo  il  corso  suo  et  valuta  usitata  „:  si  bandirono 
da  prima  i  quattrini  forestieri  che  avevano  invaso  il 
mercato  bolognese  facendo  crescere  il  valore  dell'oro; 
poco  dopo  si -decretò  di  toUerarh,  ma  con  minor  va- 
lore (otto  di  essi  per  sei  bolognesi)  (^). 

Sotto  Leone  X  fu  tentato  un  riordinamento  della 
zecca  bolognese  che  però  non  fu  attuato. 


(i)  Arch."  di  Stato  di  Bologna  —  Arch.°  Pontificio  —  Assunteria 
di  zecca  —  Miscellanea.  Busta  23.  Questa  assunteria  (o  ministero  con 
termine  moderno)  manca  di  molte  serie,  sopratutto  del  XVI  secolo.  Ab- 
bondantissimi invece  di  notizie  sulla  zecca  sono  i  partiti,  i  mandati,  ecc. 


82  FRANCESCO   MALAGUZZI 


Con  motu  proprio  3  giugno  15 19,  diretto  a  tutte 
le  città  soggette  alla  Chiesa,  il  papa  stabiliva  molti 
capitoli  da  seguirsi  per  l'avvenire  nel  batter  moneta, 
fissati  per  la  zecca  di  Roma  e  da  imitarsi  dalle  altre 
città  dello  stato.  I  capitoli  stabilivano,  che  si  potes- 
sero battere  : 

i.°  Fiorini  d'oro  puro  del  peso  di  una  libbra  ogni  cento, 
e  ognuno  di  grani  69  con  -^  di  altro  grano:  questi  fiorini 
eran  detti  di  Camera  per  distinguerli  da  altri  pure  d'  oro, 
"  larghi  di  perfecto  et  puro  oro  „  tali  che  96  "  con  j  de  un 
altro  fiorino  facciano  una  libra  de  oro  et  ciascheduno  di  peso 
pigli  71  grano  „  senza  rimedio  di  peso  o  lega; 

2.°  Leoni  d'argento  dei  quali  io  facessero  un  fiorino 
d'oro  di  Camera  "  et  lo  argento  sie  de  undici  onzie  cum 
uno  denaro,  de  modo  che  ottantanove  leoni  e  mezo  facciano 
una  libra  di  simile  argento  et  ciascheduno  pesi  tre  denari 
e  cinque  grani  e  un  quarto....  per  rimedio  denarj  duj  in  cia- 
schuna  libra  zoe  nel  peso  et  nella  lega:  uno  zoe  nello  excesso; 
et  r  altro  nel  defecto  „  ; 

3.°  Mezzi  leoni  dei  quali  20  facessero  un  fiorino  :  della 
stessa  bontà  e  lega  dei  leoni  e  ne  andavano  179  alla  libbra 
e  con  4  denari  di  rimedio. 

4.°  Quarti  di  leoni  quaranta  dei  quali  facevano  un  fiorino 
d'oro  :  della  stessa  bontà  e  lega  dei  leoni  :  ne  andavano  358 
alla  libbra  con  denari  7  di  rimedio. 

5.°  Bolognini  o  baiocchi^  cento  dei  quali  valessero  un 
fiorino  d'oro  "  de  lighe  9  e  j  de  una  altra  ligha  „  con  ri- 
medio  di  denari  6:  "  ottocentosei  de  li  quah  e  un  quarto  de 
uno  altro  bolognino  rendano  una  libra  de  argento  et  habbiano 
di  rimedio  nel  peso  octo  danari  „  : 

6.°  Mezzi  bolognini,  duecento  dei  quali  valevano  un  fio- 
rino di  Camera,  della  stessa  lega  e  bontà  del  bolognino:  "  di 
quali  dui  con  la  mita  de  uno  altro  leone  sopra  Mille  e  seicento 
e  trentadui  e  mezzo  facciano  una  libbra  de  argento  de  peso  „  : 

7.''  Monete  di  rame  detti  piccoli,  senza  lega;  400  di  essi 
facevano  una  Hbbra  e  16  valevano  un  baiocco  (2). 


(2)  Assunteria  di  zecca.  Misceli,  b.*  23.  Abbiamo  seguito  nelle  esatte 
citazioni  del  motu  proprio  la  versione  italiana  di  quel  tempo  che  è  unita 
al  testo  latino. 


LA    ZECCA   DI   BOLOGNA  83 


Per  Ottemperare  al  motu  proprio  pontificio  i 
quaranta  consiglieri  dello  Stato  di  libertà  di  Bologna 
il  28  giugno  1520  ordinavano  che  si  fabbricassero 
i  nuovi  coni  e  l'incarico  fu  dato  ad  Antonio  Mac- 
chiavelli  che  ne  ricevette  in  compenso  25  ducati  (3): 
ma  la  coniazione  non  ebbe  luogo  :  e  non  ci  è  noto  chi 
allora  tenesse  in  appalto  l'officina.  Il  3  settembre  1523, 
(l'anno  in  cui  saliva  al  soglio  pontificio  Clemente  VII 
di  casa  de'  Medici,  dopo  il  breve  periodo  di  Adriano  VI) 
la  zecca  era  ceduta  ad  Antonio  Maria  Campeggi  per 
dieci  anni  mettendo  per  la  prima  volta  un  termine 
così  lungo  alla  locazione,  fors' anche  per  adescare 
all'  importante  ufficio  che  diveniva  sempre  più  lu- 
croso (4),  Contemporaneamente  il  numero  dei  saggia- 
tori fu  portato  da  due  a  tre  e  quella  volta  furono 
Pietro  del  Gambaro  (o  in  sua  vece  suo  figlio  Barto- 
lomeo), Lodovico  Baroni  e  Oriente  Canonici,  tutti 
orefici  (5). 

Di  tutte  le  monete  battute  allora  riportiamo  le 
descrizioni  in  appendice  :  qui  avvertiamo  solamente 
che  a  caratteristica  principale  delle  loro  monete  i 
Bolognesi  seguitarono  a  porre  il  motto  Bononia  docet, 
che  in  quel  secolo  di  splendore  e  di  umanesimo  era 
il  più  adatto  a  ricordare  anche  alle  città  lontane  la 
loro  gloria  più  fulgida,  lo  Studio. 

È  inutile  aggiungere  che  non  eran  cessate,  dopo 
queste  coniazioni,  le  invasioni  sempre  crescenti  di 
monete  basse  di  tutti  i  paesi,  di  svariatissimi  valori 
e  le  relative  gride  che  le  une  bandivano,  le  altre  tol- 
leravano, alle  altre  fissavano  il  valore.  Vi  eran  mo- 
nete che  fluttuavano  in  tutti  i  mercati  d'Italia,  cacciate 


(3)  Partiti,  16,  e.  21,  \P   -  Mandati,  25,  e.  276,  r. 

(4)  Partiti,  16,  e.  115,  V." 

(5)  id.   •  16,  e.  173,  V." 


84  FRANCESCO   MALAGUZZI 


da  un  governo  all'  altro  e  chi  ne  andava  di  mezzo 
era  il  privato,  oppresso  dal  duplice  timore  di  non 
poter  trovare  moneta  buona  e  di  incorrere  nelle  pene 
comminate  dai  bandi.  Fu  per  provvedere  la  città  di 
moneta  minuta  che  i  sovrastanti  decisero  di  far  co- 
niare nuove  monete  da  quattrini  sei  V  una  "  de  le 
infrascripte  qualità,  zoe  che  tale  monete  tenga  onze 
tre  de  argento  fino  con  il  rimedio  de  danari  tri  per 
ciascuna  libra  di  peso,  che  almeno  si  trovino  a  onze 
doe  e  danari  ventuno  d'argento  fino  per  Hbra  le  quale 
onze  tre  vagliono  lir  nove  e  soldi  tri  a  ragione  de 
lir  tre  e  soldi  uno  per  oncia,  la  manifatura  de  la 
zecca  monta  soldi  tredici  la  libra  di  peso  che  in  tutto 
assende  a  la  somma  de  lir  nove  soldi  sedici:  et  che 
di  tal  moneta  ne  habia  a  andare  a  la  libra  di  peso  cen- 
tonovantasei  zoe  196,  per  insino  a  cento  novantotto 
al  più  batuti  et  stampati  „  (6).  Fu  fatta  un'istanza  coi 
sudetti  termini,  il  3  novembre  1526  al  Legato  per  ot- 
tenere il  permesso  della  battitura:  il  consenso  fu  dato 
e  si  incominciò  tosto  la  coniazione  delle  nuove  monete 
delle  quali  un  bando  stabih  il  valore  di  un  bolognino 
l'una  (7). 

Sono  prodotti  di  questa  battitura  i  bolognini  ri- 
portati dal  Giordani,  dallo  Schiassi,  dal  Cinagli,  (113) 
del  peso  di  gr.  1.400,  col  leone  e  il  motto  BONONIA 
MATER  da  un  lato,  e  la  parola  STVDIORVM  colle  chiavi 
decussate  e  la  tiara  dall'altro. 

Vedemmo  che  il  papa  col  mezzo  del  Legato  si 
riserbava  una  indiretta  sorveglianza  sull'andamento 
della  zecca  bolognese.  Tale  sorveglianza  divenne 
più  diretta  per  l'avvenire  e  da  Roma  incominciarono 
a  mandarsi  i  capitoH  di  quella  zecca  come  esempio 
(come  aveva  fatto  Leon  X  per  una  volta)  e  le  nomine 


(6)  Assunteria  di  secca,  busta  23.  Miscellanea. 

(7)  Ibid. 


LA   ZECCA    DI    BOLOGNA  85 


dei  sovrastanti  scelti  tra  i  più  devoti  alla  Santa  Sede 
e  degli  altri  addetti  alla  zecca,  spesso  nominati  a  vita. 

L'anno  1529  rimase  tristamente  noto  nella  storia 
cittadina  bolognese  pel  cumulo  di  flagelli  d'ogni  ge- 
nere che  afflissero  la  popolazione.  Una  carestia  vio- 
lentissima e  la  peste  erano  stati  non  ultimi  danni 
delle  guerre  e  specialmente  di  quella  generale  che 
funestò  l'Italia,  dopo  il  trattato  di  Madrid,  resa  più 
terribile  dalle  stragi  e  dai  saccheggi  delle  truppe 
imperiali.  La  miseria  nel  popolo  era  estrema.  Ad 
attenuarla  tutti  i  ricchi  contribuirono  e  per  molti 
giorni  si  videro  privati,  confraternite,  autorità  civili 
ed  ecclesiastiche  accorrere  in  S.  Petronio  a  portarvi 
denaro,  gioie,  vasi  d'oro  e  d'argento,  oggetti  preziosi, 
viveri,  grani  per  esser  distribuiti  ai  bisognosi.  Era 
vice-legato  a  Bologna  monsignor  Uberto  dal  Gambaro 
che  offrì  cinquanta  scudi  d'  oro.  Alcuni  conventi , 
quello  dei  Domenicani  primo  di  tutti,  offersero  gli 
arredi  delle  loro  chiese  e  cogli  oggetti  d'oro  e  d'ar- 
gento si  coniarono  in  zecca  monete  da  esser  distri- 
buite e  gettate  al  popolo  C^). 

Queste  monete,  di  cui  rimangono  esemplari,  sono 
d'oro  e  d'argento.  Le  prime,  equivalenti  a  3  zecchini, 
portano  da  un  lato  la  mezza  figura  di  S.  Petronio 
collo  scudo   bolognese  e  il    motto    commemorativo  : 

COGENTE  •  INOPIA REI  FRVMENTÀRIAE;  dall'altro  lato 

un  cane  con  torcia  in  bocca  (impresa  dei  Padri  Do- 
menicani che  tanto  si  distinsero  allora,  come  vedemmo) 
e  le  parole  EX  COLLATO  —  AERE  •  DE  •  REBVS  •  -  SACRIS  • 
ET  •  PRO  •  -  PHANIS  •  IN  •  EGENO  -  RVM  •  SVBSIDIVM  M  •  D  • 
XXIX  —  BONONIA  •  Quelle  d'argento  (da  mezzo  scudo, 


(8)  G.  Giordani,  Della  venula  e  dimora  in  Bologna  del  sommo  pon- 
tefice Clemente  VII  per  la  coronazione  di  Carlo  V  imperatore.  Tip.  alla 
Volpe.  MDCCCXXXXII. 


86  FRANCESCO   MALAGUZZI 


da  uno  scudo  di  quattro  giulii  e  dà  due  giulii)  por- 
tano le  stesse  impronte,  meno  lievissime  varianti. 

Dal  partito  8  giugno  1529,  col  quale  i  Quaranta 
ordinavano  ai  sovrastanti  alla  zecca  la  coniazione 
di  dette  monete,  rileviamo  che  ne  furon  fabbricate 
per  la  somma  di  mille  ducati  d'oro:  vi  segue  la  descri- 
zione che  noi  abbiamo  riportato  (9).  L'incisore  di 
queste  monete  fu  certamente  Antonio  Macchiavelli, 
addetto    a    quell'ufficio,  come  vedemmo. 

La  pace  generale  in  Italia,  desiderata  ormai  da 
ogni  parte,  dopo  il  trattato  di  Cambrai  {pace  delle 
dame)  e  1'  accordo  tra  Clemente  VII  e  Carlo  V  a 
Barcellona,  fu  suggellata,  com'è  noto,  a  Bologna,  nel 
1530;  quivi  l'imperatore  si  fece  incoronare  dal  papa. 

Le  feste  per  1'  arrivo  dell'imperatore  in  questa 
città  incominciarono  ai  primi  di  febbraio.  Nella  seduta 
del  giorno  11  di  questo  mese  i  quaranta  consiglieri 
ordinavano  di  far  coniare  in  zecca  monete  d'oro  e 
d'argento,  fino  alla  somma  di  3000  ducati,  da  gettare 
al  popolo  il  giorno  dell'incoronazione. 

Si  stabih  di  lasciare  all'imperatore  la  scelta  delle 
impronte  da  fare  incidere  sui  due  lati  delle  monete 
e  quella  della  lega  (^o).  L' ingresso  di  Carlo  V  in 
città  avvenne  con  gran  pompa  il  24  febbraio.  Il  lungo 
corteo  di  cavalieri  e  magistrati  era  chiuso  dal  mag- 
giordomo Conte  Adriano  De  Asfordio,  da  un  araldo 
e  da  un  tesoriere  a  cavallo:  gU  ultimi  due  gettavano 
alla  folla  le  monete  coniate,  cioè  doppioni  di  quattro 
scudi  e  da  due,  da  uno,  da  mezzo  doblone  e  altre 
monete  d'argento  ("). 

Queste  monete,  che  debbonsi  anch'esse  ascrivere 


(9)  Partiti,  18,  e.  81,  r.  e  Mandati  26,  e.  170,  r. 

(io)  Partiti,  17,  e.  102,  r. 

(n)  Giordani,  Op,  cit.  e  tavole. 


LA   ZECCA    DI    BOLOGNA  87 


al  Macchiavelli,  portano  da  un  lato  la  testa  dell'im- 
peratore (e  il  busto  alcune)  col  motto  CAROLVS  •  V  • 
IMPERATOR  :  dall'altro  due  colonne  sorgenti  dal  mare 
(impresa  di  Carlo  V  allusiva  alla  sua  potenza  (i^))  chiuse 
in  ghirlanda  d'alloro,  e  la  data  MD-XXX  in  due  righe. 

La  prima  ingerenza  del  nuovo  pontefice  Paolo  III 
(1534-1549)  sull'amministrazione  della  nostra  zecca 
è  la  nomina  di  G.  B.  e  fratelli  Malvezzi  e  Astorre 
della  Volta  a  soprastanti  coll'assegno  di  20  ducati 
al  mese,  cui  seguì  una  battitura  di  scudi  d'oro, 
ordinata  dal  papa  col  tramite  del  cardinal  camerlengo 
il  5  settembre  1535  (^3), 

Convien  credere  che  le  garanzie  di  cui  il  Comune 
si  era  circondato  presso  i  maestri  di  zecca  fino  allora 
non  fossero  state  sufficenti  e  che  le  frodi  crescessero, 
a  giudicare  dal  preambolo  dei  capitoli  con  cui  si  volle 
riformare  la  locazione.  Gli  Assunti  di  zecca  presen- 
tarono al  consiglio  i  nuovi  patti  il  i.°  febbraio  1538 
che  noi  ci  affrettiamo  a  riassumere,  avvertendo  che 
il  nuovo  appaltatore  fu  Gaspare  Armi  : 

Il  maestro  di  zecca  avrebbe  per  l'avvenire  dato 
una  cauzione  di  scudi  2000:  nel  caso  che  privati  por- 
tassero oro  o  argento  in  zecca,  la  cauzione  sarebbe 
salita  a  scudi  6000;  sarebbe  tenuto  a  porre  ogni 
anno  in  zecca  del  suo  proprio  non  meno  di  libbre 
100  di  peso  d'oro  della  bontà  di  denari  22  per  oncia, 
libbra  2000  d'argento  della  bontà  di  oncie  9  e  denari 
22  per  libbra,  e  libbre  1200  di  materia  prima  per 
far  quattrini  e  denari,  della  bontà  di  oncia  i  e  den.  6 
per  libbra  :  avrebbe  pagato  alla  Camera  di  Bologna 
15  soldi  per  ogni  libbra    d'oro    battuta,  3  soldi  e  6 


(12)  Palazzi,  Discorsi  sopra  le  imprese,  ecc.  Bologna,  Bernacci,  1572, 
p.  36. 

(13)  Istrumenti  e  scritture. 


88  FRANCESCO    MALAGUZZI 


denari  per  ogni  libbra  d'argento,  e  di  quattrini:  si 
obbligava  a  mantenere  le  masserizie  e  pagare  gli 
operai  di  zecca.  Seguivano  altre  disposizioni  per  tu- 
telare i  privati  che  portavano  metalli  preziosi  in 
zecca  da  far  coniare.  D'altra  parte  il  Comune  conce- 
deva al  zecchiere  "  per  sua  utilità  „  il  luogo  dell'offi- 
cina senza  spesa  d'affitto,  e  tutti  gli  istrumenti  di 
zecca,  garantiva  che  il  valore  dello  scudo  d'oro 
non  avrebbe  passato  i  75  soldi,  lo  dispensava  dall'uf- 
ficio in  caso  di  guerra  o  morìe,  però  dietro  domanda 
agli  Assunti  due  mesi  prima;  il  suo  salario  conti- 
nuava ad  essere,  come  pel  passato,  di  io  lire  men- 
sili; altre  disposizioni  garantivano  il  guadagno  del 
maestro  di  zecca  verso  i  privati  che  ricorrevano 
all'opera  sua.  I  capitoli  finiscono  con  questa  lista  che 
riportiamo  integralmente: 

"  Bontà  et  numero  d'oro  et  d'argento  et  valuta  co'  suoi 
remedij. 

Li  scudi  che  si  caverano  di  Cecca,  doverano  tenere  di 
fino,  den.  22,  o  almeno  den.  21  j|,  serano  per  libra  107. 
Valerà  l'uno L.  3.15.— 

Li  mezzi  scudi  di  bontà  soprascritta  scranno 
a  numero  204.  Valera  l'uno L.  1.17.  6 

Li  Doppij  Pauli  cavati  di  Cecca  scranno  a 
fino  di  onze  9,  den,  20,  et  a  numero  32  et  ^. 
Valera  l'uno '      ,         .         .  L.   t.  — . — 

Li  Pauli  cavati  di  Cecca  teneranno  di  fino 
come  di  sopra,  scranno  a  numero  65^.  Valera  l'uno  L.  o.io.— 

Li  dui  Terzi  di  Pauli  cavati  di  Cecca  tene- 
ranno di  fino  come  di  sopra,  et  scranno  a  numero 
98.  Valera  l'uno L.  o.  6.  8 

Li  mezzi  Pauli  tratti  di  Cecca  teneranno  di 
fino  come  di  sopra.  Saranno  a  numero  130  ^. 
Valera  l'uno L.  o.  5.— 

Li  Terzi  Pauii  scranno  a  numero  176,  et  te- 
neranno di  fino  come  di  sopra,  et  valeranno        .   L.  o.  3.  4 

Li  Quarti  Pauli  teneranno  di  fino  tratti  di  Cecca 


LA   ZECCA   DI   BOLOGNA  89 


come  di  sopra,  et  scranno  a  numero  261  ~.  Va- 

leranno L.  o.  2.  6 

Li  quattrini  tratti  di   Cecca  teneranno  di  fino  onza    una 
den.  4.  Seranno  a  numero  soldi  98  in  99  la  libbra.  „  (14). 

Un  ordine  del  19  luglio  1540  del  Cardinal  Legato 
di  chiusura  della  zecca,  come  delle  altre  dello  stato 
pontificio  (15),  dovette  non  aver  luogo  o  essere  revo- 
cato poco  dopo  perchè  troviamo  che  l'officina,  allo 
scadere  del  contratto  precedente,  veniva  ceduta  per 
un  quinquennio  ad  Alessandro  Raibolini  alias  Francia, 
nipote  del  grande  pittore,  il  22  marzo  1542  (^6)_  Una 
conferma  della  pratica  difficoltà  dell'incisione  dei  coni 
l'abbiamo  nel  fatto  di  trovare  che  a  quest'ufficio  fu 
nominato  Antonio  Balzani  detto  Gavardino  (^7)  e  morto 
questi,  nel  1545,  il  figHo  Francesco  che  in  tale  arte 
era  eccellente,  come  avverte  il  partito  di  nomina  (^S): 
e  ciò  sebbene  il  Raibolini  fosse  orefice  valente,  come 
ce  lo  ricordano  le  notizie  del  tempo.  Anche  questi 
tenne  per  poco  tempo  Tofficina  e  il  contratto,  igno- 
riamo per  qual  ragione,  fu  rotto:  prese  il  suo  posto, 
pure  per  un  quinquennio,  Cornelio  Malvasia,  di 
nobile  famìglia  bolognese  C^9).  Questo  incominciò  con 
far  battere  cento  pesi  di  quattrini  :  e  poco  dopo  dovette 
aggiungere  ad  ogni  libbra  d'argento  "  quantum  est  me- 
dietas  illius  monete  bon.  valoris  soldorum  decem  quae 
vulgo  Paulo  nuncupatur,  quae  quidem  additio  facit  prò 
qualibet  Paulo  denariorum  unum  et  etiam  minus  (20)  „ 


(14)  V.  doc.  XI. 

(15)  Istrumenti  e  scritture. 

(16)  Partiti,  18,  e.  194,  V. 

(17)  Partiti,  19,  e.  6,  r. 

(18)  id.       id.  e.  57,  r. 

(19)  id.  id.  e.  34,  V.  43,  r.  ecc.  Riportiamo  in  appendice  (doc.  XII) 
una  relazione  di  quel  tempo  che  è  interessante  per  conoscere  le  ra- 
gioni che  militavano  in  favore  della  lega  bolognese  e  che  fu  stesa 
probabilmente  per  scongiurare  un  pericolo  di  mutamento. 

(20)  Partiti,  i."  aprile  1547,  19,  e.  126,  v. 


90  FRANCESCO   MALAGUZZI 


Non  ci  rimangono  notizie  di  altre  importanti 
coniazioni  prima  del  1550.  Nel  frattempo  l'officina 
era  stata  tenuta  per  due  anni  da  Oriente  Canonici 
e  Alberto  Angeli  orefici  che  l'avevano  ceduta  1'  8 
novembre  1550  (^i)  ad  Alessandro  Balli  bolognese 
e  per  lui  a  Giuseppe  Canobio  suo  cessionario  che 
l'avrebbe  tenuto  per  un  triennio.  Questi  s'impegnò  a 
battere  nel  primo  anno  mille  libbre  di  peso  di  quattrini 
e  monete  d'oro  per  25  soldi  per  libbra  di  peso  d'oro 
coniato  e  7  per  ognuna  d'argento  e  di  quattrini. 

Del  tempo  di  Giulio  III  (1550-1554)  abbiam  no- 
tizia di  una  coniazione  ordinata  da  due  mercanti,  di 
monete  d'argento  da  20  e  da  40  quattrini  fino  a  1000 
libbre  di  peso  e  poco  dopo  di  una  seconda  coniazione 
ordinata  da  un  tedesco,  certo  Girolamo  Craster,  per 
4000  libre  di  peso  di  nuova  moneta  coi  metalli  da 
lui  portati  in  zecca  (^2),  Ci  rimangono  però  col  nome 
di  questo  papa  scudi  e  mezzi  scudi  d'oro,  oltre  testoni, 
bianchi,  gabelle  e  monete  minori. 

Del  periodo  successivo  (Marcello  II  —  Paolo  IV 
~  [1555])  ci  rimangono  due  ordini  del  legato:  il  primo 
appena  assunto  al  soglio  pontificio  Marcello  II  (Cervini) 
con  cui  dispone  perchè  nelle  monete  d'argento  in 
luogo  della  effigie  di  Giulio  III  si  ponga  l'arma  del 
nuovo  papa  (23).  Non  rimangono  monete  bolognesi 
col  ritratto  di  questi,  che  fu  pochi  mesi  sul  seggio. 
Succedutogli  Paolo  IV  (Caraffa),  analogo  ordine  del 
Legato  (24). 

I  coni  delle  monete  bolognesi  di  questo  periodo 
e  del  successivo  di  Paolo  IV  (1555-1559)  furono  ese- 
guiti da  due  artisti,  i  Canonici,  che  appartengono 
a  una  gerarchia  di  orefici,  inscritti  di  padre  in  figlio 


(21)  Partiti. 

(22)  id.       20,  e.  127,  V.  e  133,  r. 

(23)  Istrumenti  e  scritture  1555,  29  aprile. 

(24)  id-  1555»  7  luglio. 


LA   ZECCA   DI   BOLOGNA  9I 


nelle  matricole  di  quella  società.  Il  loro  stipendio 
era  di  ottanta  lire  annue  (^5),  mentre  l'officina  era 
appaltata  ad  un  Filippo  di  Vincenzo  Cecchi  (^6).  Al- 
cune monete  d'argento  del  tempo  di  Paolo  IV  ne 
riproducono  il  ritratto  :  oltre  le  muraiole  (termine  vol- 
gare che  finì  coU'essere  accettato  anche  nel  linguaggio 
amministrativo  come  vedremo)  da  2  baiocchi,  di  cui 
si  troverà  la  descrizione  in  seguito. 

Pio  IV  (De  Medici,  1559- 1566).  I  prodotti  di 
questo  periodo  appartengono  a  Girolamo  Faccioli, 
riconfermato  poi    nell'ufficio  di  maestro  dei    coni    il 

19  gennaio  1566  (^7),  e  contemporaneamente  fu  no- 
minato assaggiatore  Giacomo  Stella  che  ne  aveva 
fatto  istanza.  Lo  Stella,  riconfermato  volta  a  volta, 
rimase  nella  carica  fino  alla  sua  morte,  nel  1580. 

Non  abbiamo  notizie  importanti  del  tempo  della 
nuova  locazione  con  Paolo  di  Oriente  Canonici,  in 
cui  si  coniarono  i  noti  scudi  d'oro  detti  del  sole  (^8) 
(dal  sole,  riprodotto  prima  del  motto  Bononia  docet 
del  rovescio). 

Pio  V  (Ghisilieri  1566- 157 1).  Di  questo  breve 
periodo  riassumeremo  i  capitoli  tra  V assunteria  e  Paolo 
Canonici,  dall' istrumento  18  agosto  1567.  Il  Canonici 
vi  si  obbliga  a  fabbricare  scudi  d'oro  della  solita 
bontà  (che  da  30  anni  era  tuttora  in  vigore)  e  che 
ne  andassero  109  alla  libbra,  mezzi  scudi  a  218  alla 
libbra,  bianchi  da  soldi  io  a  oncie  9  den.  22  o  almeno 

20  per  libbra  con  2  den.  di  rimedio,  a  73  alla  libbra; 
così  doppi  e  mezzi  bianchi  alla  stessa  ragione;  ga- 
belle a  168  j  la  libbra  e  mezze  gabelle  a  337  per 
libbra;    pagando    alla  Camera  di  Bologna    18    soldi 


(25)  Partiti,  "21,  e.  93,  r. 

(26)  Isirumenti  e  scritture  1554,  31  ottobre.  V.  anche  doc.  XIII. 

(27)  Partiti,  21,  e.  130,  V. 

(28)  Isirumenti  e  scritture  1560,  17  gennaio. 


92 


FRANCESCO    MALAGUZZI 


per  ciascuna  libbra  di  peso  d'oro  battuto,  6  soldi  per 
ogni  libbra  d'argento.  Il  luogo  della  zecca  era  in  via 
Clavature,  presso  la  piazza  e  ne  riscuoteva  l'affitto 
la  Camera  di  Bologna  (29). 

L'ufficio  fu  riconfermato  al  Canonici  nel  1572, 
ma  la  morte  lo  colse  poco  dopo  e  l'ufficio  fu  affidato 
per  un  triennio  a  G.  Battista  Gambaro  "  in  cecca 
ipsa  plurimum  experto.  „  Il  Gambaro  lasciò  perciò 
l'ufficio  di  saggiatore,  che  copriva,  e  in  suo  luogo 
fu  posto  un  Carlo  Mangini  o  Manzini  (30). 

Sul  corso  delle  monete  in  Bologna  in  quella 
prima  metà  di  secolo  ci  rimangono  poche  notizie. 

Nei  primi  anni  vi  correvano  oltre  le  monete  di 
Milano,  le  cui  relazioni  con  Bologna  dovettero  esser 
continue,  anche  i  grossi,  grandi  e  mezzani  di  Lucca 
che  una  grida  ridusse,  i  primi  al  valore  di  bolognini 
e  denari  otto  e  i  secondi  a  quello  di  un  bolognino 
e  otto  denari  nonché  i  grassetti  piccoli  per  denari 
dieci  al  massimo  (grida  12  ottobre  1501). 

Crescendo  le  relazioni  politiche  e  commerciali 
cogH  altri  stati  grandi  e  piccoli,  Bologna  fu  invasa 
da  monete  d'ogni  sorta,  sicché  lo  studioso  oggi,  colla 
serie  assai  povera  di  bandi  bolognesi  che  rimane, 
difficilmente  può  farsi  un'idea  esatta  sui  vari  valori 
nella  piazza.  La  prima  grida,  dopo  la  citata,  che  mise 
un  po'  d'ordine  in  quella  confusione  fu  quella  del  2 
maggio  1523,  che  stabih  che  solo  le  monete  buone 
e  non  tosate  corressero,  che  il  ducato  della  Mirandola 
valesse  quanto  lo  scudo  dal  sole  (lir.  3,  soldi  8),  che 
le  monete  d'  argento  di  quel  luogo  che  pel  passato 
si  accettavano  pel  valore  di  un  giuHo,  per  l'avvenire 
non  si  spendessero  e  accettassero  per  più  di  quattrini 
35  l'una:  e    che  si  bandissero  tutti  i    quattrini   fore- 


(29)  Assunteria  di  secca.  Miscellanea,  b."  23. 

(30)  Partiti,  1573,  26  febbraio,  e  Istr.  e  scritt.  1573,  27  febbr. 


LA   ZECCA   DI   BOLOGNA  93 


stieri,  meno  i  fiorentini,  senesi  e  lucchesi;  poco  dopo 
furon  bandite  \q  parpagliole  di  Savoia  (4  giugno  1524) 
e,  nonostante  la  grida  ricordata,  anche  i  ducati  di 
Mirandola,  per  imitare  l'esempio  di  Roma,  (20  ot- 
tobre 1524)  (31). 

Al  periodo  di  Pio  V  appartengono  pure  alcune 
tessere  che  servirono  per  la  distribuzione  delle  farine 
ai  poveri. 


(31)  Assunteria  di  zecca.  Miscellanea,  busta  23. 


CAPITOLO   V. 

Gregorio  XIII,  Boncompagni,  bolognese  —  Medaglie  in  suo  onore  — 
Alessandro  Menganti  incisore  dei  conii  della  zecca  —  Nuove  mo- 
nete :  "  i  gregorii  „,  "  le  piastre  „  —  Costruzione  del  nuovo  palazzo 
della  zecca  —  Altre  medaglie  in  onore  del  papa  —  Sisto  V  — 
Urbano  VII  —  Gregorio  XIV  —  Innocenzo  IX  —  Clemente  Vili  — 
L'incisore  Giovanni  Angeli  —  Pericolo  di  chiusura  dell'officina  — 
Carteggi  sulla  zecca  e  le  nuove  impronte  —  Corso  della  moneta 
in  Bologna  nella  II  metà  del  sec.  XVI. 

Di  molto  interesse  per  la  nostra  illustrazione  è 
la  storia  del  tempo  del  lungo  pontificato  di  Gre- 
gorio XIII  (1572-1585),  al  secolo  Ugo  Boncompagni 
di  Bologna,  tanto  benemerito  per  l'incoraggiamento 
che  alle  lettere  ed  alle  arti  diede  nella  sua  città 
nativa.  A  lui  noi  dobbiamo  esser  grati  di  aver  scelto 
nel  grande  Menganti  il  riproduttore  dei  suoi  ritratti 
e  delle  imprese  di  Bologna  nelle  molte  e  variate 
monete  del  suo  tempo. 

Il  nuovo  pontefice  si  guadagnò  subito  la  gratitu- 
dine dei  bolognesi  ordinando,  appena  salito  al  soglio, 
che  si  sospendesse  la  fabbrica  delle  fortificazioni  di 
Castelfranco,  ordinata  dal  suo  predecessore  con  danno 
politico  e  finanziario  rilevante  per  Bologna,  il  cui 
erario  allora  esausto  non  poteva  sopportare  Tenorme 
spesa  impostagli.  Per  dimostrare  al  papa  il  contento 
della  cittadinanza  il  Senato  mandò  un'  ambascieria  a 
Roma  e  avvertì  lo  stesso  pontefice  di  voler  ricordare 
la  grazia  ottenuta  con  medaglie,  colonne  ed  altre 
dimostrazioni  (^).  Una  colonna  fu  infatti  eretta  a 
Castelfranco  per  ricordare  il  beneficio  ottenuto,  ma 
ora  più  non  esiste. 

Le  medaglie  commemorative  furono  subito  co- 
niate  e   ne  abbiamo  il  primo  ricordo  in  una  lettera 


(i)  Lettere  dell'Ambasciatore  al  Senato,  24  maggio  1572. 


LA   ZECCA   DI    BOLOGNA  95 


del  Senato  all'ambasciatore,  del  7  novembre  1572, 
da  cui  si  rileva  che  ne  furon  fabbricate  d'oro  e  d'ar- 
gento, di  due  grandezze  e  che  le  prime  coniate  fu- 
rono offerte  al  papa  col  mezzo  dell'  ambasciatore 
bolognese  che  spiegò  come  le  figure  rappresentatevi 
significassero  Bologna  liberata  da  S.  B.  dal  gran 
peso  di  questa  fortezza  ^^\ 

Di  questa  medaglia,  ricordata  dal  Bonanni  (3), 
dal  De  Molinet  (4)  e  nel  Trésor  de  mimismatique  et 
glyptique  {Medailles  de  papes,  pag.  19,  che  però  ne  dà 
un  erronea  spiegazione)  rimangono  esemplari.  Portano 
da  un  lato  il  ritratto  del  papa  e  le  parole  GREGORIO  •  XIII  • 
PONT  •  MAX  •  BONON  •  S  •  P  •  Q  •  B  •  e  dall'altro  la  figura 
di  Felsina  (d  Minerva,  allusione  alla  città  dotta)  con 
un  vessillo,  che  accenna  ad  alcune  ruine  rappresentate 
nel  fondo  e  con  alcuni  libri  sparsi  al  suolo:  intorno 
il  motto  LEVATA  ONERE  PATRIA.  Un  esemplare  in  bronzo 
della  collezione  del  Museo  Civico  di  Bologna  sembra 
una  copia  del  tempo,  eseguita  per  completare  la 
collezione. 

Per  tuttociò  è  da  rettificare  l'asserzione  del  Negri 
e  dello  Zanetti  che  credettero  queste  medaglie  coniate 
più  tardi,  all'epoca  della  erezione  della  statua  di  Gre- 
gorio XIII,  nel  1580  (5).  Questa  statua,  modellata 
grandiosamente  dal  Menganti  (1575-1580)  e  posta  sulla 
porta  del  palazzo  pubblico  di  Bologna,  attesta,  come  gii 


(2)  Lettere  dell'  Ambasciatore  al  Senato,  24  maggio  1572. 

(3)  Bonanni,  Numismata  Pontificum  Romanorum,  Romae  1699,  t.  I, 
pag-  341- 

(4)  P.  Claudio  de  Molinet,  Historia  Summorum  Pontificum  a  Mar- 
tino V  ad  Innocentium  XI  per  eorum  numismata,  Lutetiae  1679,  pag.  97. 

(5)  Francesco  G.  Gavazza,  Della  statua  di  Gregorio  XIII  sopra  la 
porta  del  palazzo  pubblico  di  Bologna.  Bologna,  Azzoguidi,  1888,  La 
statua  fu  fusa  da  Anchise  Censori.  Altri  lavori  del  Menganti  in  Bologna 
sono  la  statua  della  Pietà  nella  Chiesa  di  S.  Rocco,  e  il  bronzo  raffigu- 
rante Gregorio  XIII  nel  Museo  Civico.  Manca  tuttora  una  monografia 
su  questo  scultore  della  scuola  romana. 


96  FRANCESCO   MALAGUZZI 


altri  lavori  dello  scultore,  fonditore  e  incisore  bolo- 
gnese, lo  studio  diretto  di  Michelangiolo,  privo  delle 
esagerazioni  degli  altri  scolari  del  grande  maestro. 
Alessandro  Menganti  fu  nominato  incisore  dei 
conii  della  zecca  bolognese  il  18  gennaio  1573.  Era 
morto  allora  il  precedente  incisore,  Gerolamo  Faccioli, 
e  considerato  che  l'artista  bolognese  era  molto  pra- 
tico di  tali  lavori  e  onesto,  fu  nominato  a  gran  mag- 
gioranza nel  delicato  ufficio,  per  un  triennio.  E  nella 
carica  il  grande  artista  fu  riconfermato,  nella  seduta 
consigliare  12  agosto  1577  e  questa  volta  a  vita,  col 
solito  stipendio  di  ottanta  lire  annue  C^):  somma  che. 


(6)  18  Gennaio,  1573. 

"  Concessio  officij  cuneorum  cecche  Alexandre  Minganti. 

Item  cum  per  obitum  Hieromini  Faccioli  qui  in  officina  monetali 
civitatis  Bononie  vulgo  cecca  appellata  vigore  S.  C.''  facti  die  19  Feb- 
bruarij  1560  curam  et  officium  fabricandi  cuneos  sive  formulas  monetales 
obtinebat,  necesse  sit  de  alio  ad  huiusmodi  officium  providere.  Confisi 
de  sunima  fide,  probitate  et  experientia  honesti  et  industrij  Viri  Ale- 
xandri  Minganti  ad  hoc  et  maiora  valde  apti  et  idonei.  Eidem  Alexandre 
concesserunt  (D.  D.  xl.'a)  per  suff,  27  curam  et  officium  predictum  fabri- 
candi scilicet  ac  celandi  et  manutenendi  cuneos  sive  formulas  monetales 
impensis  suis  ad  triennium  presenti  anno  inchoato.  Cum  conditionibus, 
et  obligationibus  ad  huiusmodi  munus  et  officium  spectantibus,  et 
pertinentibus,  ac  solita  mercede  alias  constituta  videlicet  librarum  octo- 
ginta  annuarum  ipsi  de  pecuniis  Cecche  solvendarum,  si  et  quandiu 
operam  suam  in  huiusmodi  officio  prestiterit.  Contrarijs  omnibus  amoti, 
et  abrogatis.  „  —  Partiti,  23,  e.  173,  r.  e  v.° 

12  Agosto,  1577. 

"  Congregatis  M.c's  et  111.  D.  D.  xl.ta,  ecc.  infrascripta  partita  posila 
et  obtenta  fuerunt. 

Primo.  Officium  nuncupatum  Cuneorum  officine  monetalis  sive 
Cecche:  quod  alias  per  S.  C.  factum  die  18  Januarij  1575  concesserunt 
egregio  et  honesto  civi  Bonon.  Alexandre  Minganti  ad  tempus  et  ter- 
minum  trium  annorum  per  totum  presentem  annum  1577  finiendorum. 
Eius  in  huiusmodi  officio  nedum  peritiam,  sed  etiam  fidem  et  diligentiam 
magis  expertam  et  cognitam  habentes  et  ei  rem  gratam  facere  cupientes; 
eidem  Alexandre  per  sufifr.  26  confirmarunt,  et  concesserunt  illudmet 
officium,  et  curam  fabricandi  scilicet  ac  celandi  et  manutenendi  cuneos, 
sive  formulas  monetales,  suis  impensis,  quoad  naturaliter  vixerit,  cum 
conditionibus,  et  obligationibus  ad  huiusmodi  munus  et  officium  spectan- 
tibus et  pertinentibus;  ac  cum  solita  mercede  alias  constituta  videlicet 
librarum  octoginta  annuarum  ipsi  de  pecunijs  ceche  solvendarum  con- 
trariis  2.  „  —  Partiti,  25,  e.  46,  v.  e  47,  r. 


LA    ZECCA   DI   BOLOGNA  97 


riportandoci  ai  tempi,  non  è  meschina,  considerando 
anche  che  Tufficio  celandi  et  manutenendi  cimeos  sive 
forfuiilas  rnonetales  non  impediva  all'incisore  di  ap- 
plicarsi ad  altri  più  proficui  lavori.  Ignorandosi  la 
data  della  morte  del  Menganti  non  sappiamo  con  pre- 
cisione porre  un  Hmite  alla  serie  delle  monete  che 
gli  si  possono  attribuire:  certo  è  che  nel  1585  il 
Menganti  lavorava  ancora,  come  vedremo,  perciò 
par  naturale  che  oltre  quelli  di  tutte  le  monete  del 
tempo  di  Gregorio  XIII  egU  abbia  fabbricato  anche 
i  nuovi  coni  delle  monete  del  susseguente  pontefice 
Sisto  V,  che  salì  al  potere  appunto  nel  1585.  Così  le 
une  come  le  altre,  d'oro,  d'argento  e  di  mistura,  sono 
bellissime  e  varie,  come  il  lettore  verificherà  dalle 
descrizioni  e  dalle   tavole  che   ne  diamo  piij  avanti. 

Durante  la  locazione  del  Gambaro,  per  accon- 
discendere alle  continue  richieste,  si  coniarono  quat- 
trini e  moneta  bassa  da  6  e  da  12  quattrini.  Rinnovata 
per  altri  tre  anni  la  locazione  collo  stesso  zecchiere 
si  continuarono  le  battiture  di  moneta  minuta  a  cui 
nell'agosto  dal  1576  se  ne  aggiunse  una  di  murajole 
e  bolognini;  nel  marzo  del  1577  fino  a  1500  scudi, 
nell'ottobre,  nel  dicembre  e  nell'agosto  del  1578  in 
varie  volte  2000  scudi,  nell'aprile  del  1579  altri  500 
scudi,  da  esportarsi  ad  Imola  dietro  richiesta,  nell'ot- 
tobre 2000  scudi  di  sesini  e  quattrini  e  a  tutto  il  1582 
10500  scudi  di  moneta  bassa  di  varie  sorta  (7). 

La  locazione  Gambaro  fu  ancora  rinnovata,  coi 
vecchi  patti,  fino  al  1586  e  gli  si  aggiunse  il  figlio  Pietro. 
Di  coniazioni  di  moneta  d'oro  e  argento  in  quel  periodo, 
ricorderemo  quella  dei  Gregorii  d'argento,  decretata  il 
14  dicembre  1574,  quella  di  piastre  bolognesi  equiva- 
lenti a  2  gregorii  Q  di  monete  da  quattro  scudi  d'oro, 

(7)  Paftiti,  23,  e.  133,  164,  179.  200;  Partiti,  24,  e.  36,  37,  52,  58,  59, 
80,  99,  loB,  124,  128,  140,  166,  192,  200. 

13 


98  FRANCESCO   MALAGUZZI 


decretata  1'  11  giugno  1577  e  di  una  terza,  per  una 
somma  ad  libitum  dello  zecchiere,  di  monete  d'ar- 
gento da  6  bianchi  (lire  3)  ordinata  il  27  giugno  1579  (^). 

Un  bando  sopra  la  valuta  et  il  corso  delti  scudi 
d'oro  et  delle  monete  et  quattrini  et  pesi  del  9  maggio 
1573  stabilisce  che  gli  scudi  si  spendano  per  85  bo- 
lognini  l'uno:  vi  rileviamo  che  erano  al  peso  di  17 
carati  e  f  e  ne  andavano  109  alla  libbra;  la  stessa 
bontà,  libbratura,  e  valore  attribuiscono  loro  le  gride 
successive  per  lungo  periodo  d'anni  e  definiscono  i 
limiti  di  tolleranza  per  gli  altri  scudi  non  uguah  a 
quelli  (9). 

Vedemmo  che  nel  1574  eran  stati  battuti  anche 
a  Bologna  i  gregorii,  monete  d'argento  che,  come 
già  i  paoli  e  come  i  giulii,  portavano  l'effigie  e  il  nome 
del  pontefice  del  tempo.  Se  n'erano  fatte  delle  prove 
fin  dal  maggio  di  quell'anno  e  se  n'erano  mandate 
al  papa  perchè  le  esaminasse  e  acconsentisse  che  si 
spendessero  nelle  terre  della  Chiesa  pel  valore  dei 
giulii  romani  e  fiorentini.  I  nuovi  coni  piacquero 
molto  al  papa  che  però,  riguardo  al  corso  delle  nuove 
monete,  si  rimise  alla  decisione  della  Camera  Apo- 
stolica; della  quale  non  ci  è  noto  il  responso  (^o). 

Con  questa  nuova  moneta  si  andava  ad  accre- 
scere la  varietà  della  moneta  bolognese,  già  lamen- 
tata a  Roma  anche  prima  della  nuova  coniazione, 
tantoché  l'Ambasciatore  bolognese  scriveva  che  là 
si  pensava  a  ordinare  che  per  l'avvenire  si  battesse 
alla  lega  romana  e  che  per  regolar  meglio  il  corso 
delle  monete  si  progettava  di  chiudere  tutte  le  zecche 


(8)  Partiti  alle    date,  Dinersorum    L.  8,  e.  5,    L.  9,  e.  432    e  469   e 
doc.  14,  sopra  un  progetto  di  battere  Paoli. 

(9)  Assunteria  di  zecca.  —  Bandi. 

(io)  Lettere  dell'Ambasciatore  agli  Assunti  di  zecca,  26  maggio  1574, 
(b.»  2). 


LA   ZECCA   DI   BOLOGNA  99 


della  Romagna  meno  quella  di  Bologna  C^^).  Infatti 
poco  dopo  arrivavano  da  Roma  i  capitoli  di  quella 
zecca  (^2).  I  bolognesi  chiedevano  di  nuovo  al  papa 
che  le  nuove  monete  d'argento,  i  gregorii  o,  come 
meglio  si  chiamavano,  i  paoli  si  potessero  spendere 
nello  stato  pontificio  e  il  papa,  al  solito,  si  rimetteva 
alla  decisione  della  Camera  Apostolica  (^3).  Essendosi 
coniati  oltre  i  paoli,  anche  mezzi  paoli  e  testoni,  si 
chiedeva  all'Ambasciatore  se  potevano  aver  corso 
nello  Stato  intero  e  se  ne  riceveva  la  seguente  risposta: 

"  111.'  Signori, 

'■'  Il  sig.  Com.°  della  Camera,  quale  ho  trovato  molto  a- 
morevole  sempre  et  desideroso  di  fare  servigio  a  cotesta  città 
et  magistrato,  mi  ha  detto,  che  sendosi  longamente  discorso 
se  li  Paoli,  mezzi  Paoli  et  Testoni  di  codesta  città  ma  del 
valore  però  di  questi  Romani,  si  dovessero  accettare  et  spen- 
dere qua  et  per  il  resto  del  stato  Ecclesiastico,  dopo  molte 
consulte  egli  ha  operato  che  si  possano  spendere  et  con  farne 
parola  con  N.  S.^  ogni  volta  però,  che  in  essi  ci  sia  tanto 
di  fino,  quanto  è  in  simili  monete  Romane,  battendosi  però 
alla  nostra  solita,  et  consueta  lega.  Però  se  costì  si  vorranno 
battere  simili  monete  con  tanto  di  fino  per  cento,  quanto  è  la 
Romana,  saranno  accettate;  ma  quando  però  se  ne  volesse 
battere  con  manco  di  fino  di  quello  che  sono  le  Romane,  non 
solo  non  saranno  accettate,  ma  si  bandiranno,  si  come  si 
faranno  quelle  di  tutto  il  Stato  Ecclesiastico.  Per  il  che  ne 
ho  voluto  dare  ad  esso  questo  ragguaglio  acciò  avisano  la 
loro  resolutione,  per  farla  poi  sapere  al  detto  signor  Com- 
missario, che  lo  desidera  et  le  bascio  le  mani. 

Di  Roma,  li  xviij  giugno  del  Ixxv. 

Di  VV.  SS.  111.'  aff'etionatissimo  S."" 

F.  C.  Ghisilieri  „  (14). 


(11)  Ibid.  23  gennaio  1574. 

(12)  Ibid.  13  febbraio  1574. 

(13)  Ibid.  i.°  sett.  1574  e  segg. 

(14)  Ibid. 


lOO  FRANCESCO    MALAGUZZI 


La  costruzione  del  nuovo  palazzo  destinato  alla 
zecca  e  che  rimane  tuttora,  rimonta  al  periodo  a  cui 
siamo  giunti  colla  nostra  storia.  Crediamo  interessante 
ricordare  in  breve  le  vicende  di  quella  costruzione 
perchè  i  documenti  inediti  che  raccogliemmo  ci  per- 
mettono di  demoHre  ancora  un  errore  e  di  rimettere 
le  cose  a  posto. 

Il  23  marzo  1577  il  Senato  "  nonnulis  gravis- 
simis  causis  adductus  „  veniva  nella  decisione  di 
rinunciare  alla  casa  all'insegna  del  Leone  in  via 
Clavature  che  dal  gennaio  1569  serviva  per  uso  d'offi- 
cina monetaria,  e  dava  incarico  agli  Assunti  alla  zecca 
di  trovare  un  altro  luogo  meglio  adatto  (^5).  La  vecchia 
officina  probabilmente  non  poteva  piia  servire  al  grande 
e  quasi  continuo  lavoro,  per  le  esigenze  sempre 
crescenti  de'  nuovi  tempi  che  reclamavano  grandi 
coniazioni  e  l'opera  di  moltissimi  operai  con  nuovi  e 
perfezionati  arnesi. 

GU  Assunti  scelsero  come  località  del  nuovo 
edificio  il  centro  della  via  a  S.  Felice  e  incomincia- 
rono coll'acquistarvi  alcune  case  dalla  famiglia  Pelle- 
grini e  da  una  Antonia  Pesci  vedova  di  Ercole  Baldi 
per  abbatterle  e  su  quell'area  inalzare  il  nuovo  fab- 
bricato (^^).  A  sede  provvisoria  dell'officina  monetaria 
durante  la  nuova  costruzione  fu  presa  in  affitto  una 
casa  dal  conte  Girolamo  Pepoli  della  quale  ignoriamo 
la  località.  L'architetto  della  nuova  fabbrica  che,  come 
notammo,  rimane  tuttora,  e  presenta  all'esterno 
l'antica  veste  di  quel  tempo  senza  superfetazioni,  non 
fu  né  il  Tebaldi  ne  il  Terribilia  (Antonio  Morandi), 
come  fu  ripetuto  dalle  guide  di  Bologna  fin  qui,  ma 
Scipione  Dattari,  allora  ingegnere  del  Comune  e  ri- 
cordato per  lavori  architettonici  e  idraulici  per  lungo 


(15)  Partiti,  24,  e.  35  r.  e  V.  e  25,  e.  51,  v. 

(t6)  Istrumenti  e  scritture,  1578,  29  gennaio,  1583^  12  maggio. 


LA   ZECCA    DI    BOLOGNA  lOl 


periodo  d'  anni.  La  notizia  rileviamo  da  una  lettera 
del  14  dicembre  1580  di  un  altro  architetto,  Gio.  Bat- 
tista Ballarini,  dalla  quale  risulta  che.  questi  aiutò  il 
Dattari  che  dirigeva  i  lavori  della  grande  costruzione 
da  lui  ideata  e  lo  sostituì  nel  far  piante  e  nella  sorve- 
glianza durante  sei  mesi  in  cui  il  Dattari  fu  a  Roma  (^7). 
L'architetto  costruì  il  grande  edificio  nello  stile  clas- 
sico che  allora  era  sul  punto  di  mutarsi  in  barocco, 
colla  grande  porta  e  le  finestre  incorniciate  di  grandi 
fascie  a  bugne  che  danno  severità  ma  pesantezza 
all'insieme. 

Alcuni  anni  dopo  si  completò  la  fabbrica  co- 
struendo un  sotterraneo  che  serviva  "  ad  recoquen- 
dam  monetam  „  e  che  costò  al  pubblico  erario  200 
lire  (18). 

La  zecca  bolognese  fu  diretta  da  G.  B.  Gambaro 
per  lungo  tempo  ancora.  Negli  ultimi  anni  del  governo 
di  Gregorio  XIII  uscirono  dall'officina  molte  migliaia 
di  scudi  delle  solite  monete  d'oro  oltre  altre  d'argento 
e  di  rame  (^9). 

Uno  degli  ultimi  lavori  del  Menganti  fu  l' inci- 
sione dei  conii  per  una  medaglia  "  in  memoriam 
eredionis  archiepiscopatus  Bononie  „  ordinata  nella  se- 
duta consigliare  del  21  maggio  1583(20)^  in  quell'anno 
la  sede  vescovile  bolognese  fu  eretta  in  arcivescovile 
e  si  tributarono  grandi  onori  al  primo  arcivescovo 
Gabriele  Paleotti  che  disse  la  prima  messa  solenne 
nella  Metropolitana,  alla  presenza  dei  magistrati,  di 
prelati,  di  vescovi  e  del  popolo  (^i). 

Due  anni  dopo  i  bolognesi  attendevano  la  visita 


(17)  Istnimenti  e  scritture. 

(18)  Partiti,  25,  e.  95,  V. 

(19)  Parliti,  25,  e.  14,  26,  74,  113,   141. 

(20)  Id. 

(21)  S.  Muzzi,  Annali,  1583. 


102  FRANCESCO   MALAGUZZI 


del  papa  loro  concittadino  e  ad  onorarne  l'entrata 
in  città  il  Senato  ordinò,  more  solito,  la  fabbricazione 
di  una  moneta.  I  conii  erano  già  pronti  ed  erano  stati 
eseguiti  dal  Menganti  che  ne  ricevette  L.  70(^2)^  quando 
arrivò  la  notizia  improvvisa  della  morte  di  papa  Gre- 
gorio avvenuta  il  io  aprile.  Probabilmente  i  coni  del 
nostro  artista  andarono  a  raggiungere  i  ferri  vecchi  e 
i  ponzoni  inservibili  nei  magazzeni  della  zecca. 

A  Gregorio  successe  sul  trono  pontificio  Sisto  V 
(1585-89)  e  di  questo  periodo  ricorderemo:  un  partito 
che  portò  alla  coniazione  di  soldi  77,  in  luogo  di  73, 
per  ogni  oncia  d'argento  (2  agosto  1585)  (^3);  ciò  perchè 
le  monete  bolognesi  erano  di  tal  bontà  da  venire  aspor- 
tate e  rifuse;  inoltre  la  rinnovazione  dell'appalto  del- 
l'officina a  G.  B.  Gambaro,  questa  volta  in  unione  al 
figlio  Pietro  (gennaio  1586)  (24);  una  battitura  di  60 
mila  scudi  soliti,  seguita  da  un'  altra  di  1000  scudi 
di  sesini  (25). 

Il  rapido  succedersi  di  quattro  nuovi  pontefici  in 
brevissimo  volger  d'anni  (Urbano  VII,  Gregorio  XIV, 
1590  —  Innocenzo  IX,  1591  —  Clemente  Vili, 
1592-1604)  rese  necessari  nuovi  coni,  alcuni  almeno 
fabbricati  dal  nuovo  zecchiere  Giovanni  Angeli  che 
nel  luglio  del  1590  assunse  la  zecca  bolognese  per 
cinque  anni.  EgH  era  orefice  e  molto  pratico  di  la- 
vori di  zecca,    come  ci  assicurano    le    testimonianze 


(22)  Partiti,  25,  e.  72,  r.  "  i8  Marzo  1585.  —  Solvi  mandarunt  de 
pecunij  (sic)  aerarj  D.  Alexandro  Minganti  per  suffragio  xxvij  L.  70  prò 
mercede  cuniorum  per  eundem  fabricatorum  causa  adventus  S.™'  D.  N. 
reponendorum  in  Cecca  Bononiae.  „ 

(23)  Partiti,  25,  e.  88,  r.  e  v. 

(24)  id.       25,  e.  112,  V. 

(25)  id.  25,  e.  116,  r.,  con  un  bando  ai  mercanti  di  portar  me- 
tallo in  zecca,  e  26,  e.  55,  v. 


LA   ZECCA    DI    BOLOGNA  IO3 


del  tempo  (^6).  Tra  le  prime  battiture  ve  ne  è  ricor- 
data una  di  quattro  mila  scudi  di  "  quadrantes  cum 
i  coni]  sive  impressionis  mutatis  „  cui  seguirono  altre 
di  parecchie  migliaia  di  scudi  di  moneta  bassa  fino 
a  tutto  il  1592  (27). 

Gli  ultimi  anni  del  secolo  ricordano  un  pericolo 
di  chiusura  assoluta  della  zecca  bolognese,  stornato 
dalle  pratiche  assidue  dell'Ambasciatore  a  Roma,  in 
quel  tempo  Camillo  Gozzadini. 

La  voce  era  corsa  a  Bologna  nei  primi  giorni 
del  1596,  e  il  Senato  ne  scriveva  subito  all'  Amba- 
sciatore perchè  s'informasse  se  la  cosa  era  vera  e 
in  tal  caso  facesse  del  suo  meglio  perchè  1'  ordine 
di  chiusura  non  avesse  corso.  La  risposta  da  Roma 
fu  tranquillante  e  per  qualche  mese  non  si  parlò  più 
di  quella  progettata  misura  (^s).  Ciò  però  influì  cer- 
tamente a  destare  il  panico  nel  ceto  commerciale  e 
in  quello  degli  orefici  perchè  l'appalto  dell'officina  in 
quell'anno  andò  deserto  e  fino  ai  primi  anni  del  susse- 
guente secolo  non  ritroviamo  notizia  di  coniazioni. 

Nel  marzo  dello  stesso  1596  nuovo  pericolo  di 
chiusura  e  questa  volta  l'ordine  relativo  era  già  pronto 
e  un  bando  lo  aveva  già  preannunziato:  la  causa 
sembra  potesse  essere  il  grande  disordine  delle  cose 
monetarie  negli  stati  della  Chiesa  e  la  troppo  grande 
varietà  delle  monete,  sicché  a  Roma  si  pensava  a 
chiudere  tutte  le  zecche  fuorché,  ben  inteso,  quella  di 
Roma.  Molti  dei  lagni  non  erano  certamente  ingiusti  : 
tra  gli  altri  era  di  grave  inconveniente  agli  scambi  la 
somiglianza  nei  tipi  tra  molte  monete  d'argento  ro- 
mane e  bolognesi,  mentre  ne  era  diversa  la  lega:  e 
l'inconveniente  rimontava  al  tempo  di  Gregorio  XIII. 


(26)  Islrumenti  e  scritture,  io  luglio  1590. 

(27)  Partiti,  3  nov.  1590,  e  19  luglio  e  9  die.  1592. 

(28)  Lettere  dell'  Ambasciatore  agli  Assunti  di  Zecca. 


I04 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


L'ambasciatore  potè  anche  questa  volta  rimuo- 
vere il  pericolo,  come  risulta  da  questa  sua  lettera: 

—  {Fuori:  Agi'  IH.™'  Sig/'  miei  oss.*"'  li  Signori  del  Reg- 
gimento di  Bologna). 

—  "  111.""  Signori  Oss.™' 

Quella  speranza  ch'io  ho  dato  a  VV.  SS.  III.'"^  con  altre 
mie,  che  cotesta  zecca  non  saria  soppressa,  hora  ha  havuto 
il  suo  effetto  essendo  che  si  fece  lunedi  la  Congregatione 
sopra  gli  aggravii,  nella  quale  fu  risoluto  che  Bologna  con- 
tinuasse di  battere  alla  sua  solita  lega  et  le  solite  monete 
antiche,  ma  non  più  monete  alla  romana,  per  quanto  ha 
riferto  Monsignor  Tesoriero  ad  un  gentilhuomo  mio  parente, 
quale  ho  mandato  stasera  per  tal  effetto  da  SS.  R."""*  non 
r  havendo  io  mai  potuto  ritrovare  in  casa;  con  farmi  sapere 
ancora,  che  dovremo  esser  insieme,  per  far  sopra  ciò  alcuni 
capitoli;  onde  non  mancare  ritrovarmi  con  lei  et  nel  riporto 
ne  darò  con  le  prime  più  distinto  avviso.... 

Di  Roma,  li  13  Marzo  1596. 

Di  VV.  SS.  111.'"^  Devotiss."'°  Servitore 

Camillo  Gozadini  „  (29). 

Con  molte  altre  lettere  il  Gozzadini  confermava 
la  notizia  e  dava  schiarimenti  e  particolari.  Con  altra 
del  20  aprile  aggiungeva:  "  monsignor  Tesoriero  mi 
ha  detto  oggi,  che  Sua  Beatitudine  si  contenta  che 
si  continui  a  battere  in  codesta  Zecca  li  scudi  d'oro 
et  le  doble,  ma  però  con  cunij  differenti  da  quei  di 
Roma,  mostrando  che  si  potranno  usare  i  medesimi, 
che  si  faranno  nella  moneta,  et  ha  promesso  di  darmi 
stasera  sicom'  ha  fatto,  la  lettera  di  tal  ordine  la 
quale  mando  qui  congionta  insieme  con  la  copia  (3°),  ^^ 
La  lettera  a  cui  allude  il  Gozzadini  non  è  però 
unita  alla  sua  e  le  nostre  ricerche  per  rintracciarla 
riuscirono  infruttuose.  Ci  rimane  invece  una    lettera 


(29)  Isirumenti  e  scritture. 
{30)  Ibid. 


LA    ZECCA    DI    BOLOGNA  ÌO^ 


del   Tesoriere    pontificio  che  può  supplire    a    quella 
e  che  riportiamo  : 

—  {Fuori:  Al  molto  111.°  et  R.°  Signor  mio  oss.°  Mons. 
il  Vicelegato  di  Bologna). 

—   "  Molto  111°  et  R.°  Mons.  mio  oss.° 

"  Ho  trattato  con  N.  S.  circa  l'oro  che  si  batte  a  Bo- 
logna et  finalmente  S.  B.*"  si  contenta,  che  si  batti,  ma  con 
due  conditioni  ;  una,  che  in  ninna  maniera  si  batti  con  Tarme 
di  S.  S.%  né  della  sede  apostolica,  ma  con  arme  particolare 
di  cotesta  Città:  l'altra,  che  la  lega,  né  il  peso  si  possa  al- 
terar da  quello  ch'è  bora  senza  espressa  licentia  in  scriptis 
di  S.  S.^,  et  di  questa  conditione  che  si  osservino.  V,  S. 
K.^  ci  usi  ogni  diligentia  et  facci  precetto  a  chi  parerà,  et 
altre  diligentie  possibili.  Sua  Santità  ancora  ordina,  che  in 
niuna  maniera  si  batti  né-  Sesini  et  altre  monete  basse,  le 
quali  oltre  il  far  danno  a  Codesta  Città,  lo  fanno  ancora  alla 
provincia  di  Romagna.  Et  con  questa  fine  gli  bascio  la  mano. 

Di  Roma,  adi  20  d'aprile  1596, 

Di  V.  S.  111.^  et  R.^ 

A{fett.°  Servitore  B.  Cesi  Thesoriere  „  (31). 

A  questa  lettera  e  alle  condizioni  imposte  dal 
Papa  fu  risposto  dal  Reggimento  con  alcune  osser- 
vazioni (32).  A  queste  come  alla  domanda  dei  bolo- 
gnesi di  esser  liberati  dalla  dipendenza  dalla  zecca 
di  Roma,  visto  che  il  loro  commercio  era  volto  al- 
trove e  sopra  tutto  a  Venezia,  non  sembra  che  per 
allora  si  rispondesse.  Certo  è  che,  quanto  alla  dipen- 
denza da  Roma,  il  fatto  di  trovare  che  i  capitoH  della 
zecca  romana  erano  sempre  mandati  a  Bologna  dal 
Papa  lascia  credere  che  si  vedesse  malvolentieri  a 
Roma  ogni  tentativo  di  autonomia  dei  bolognesi. 

Le  monete  bolognesi  di  Clemente  Vili  portano 
quah  lo  stemma  del  papa  (Aldobrandini)  quali  il   ri- 

(31)  Assunteria  di  Zecca.  Piani,  discipline  monetarie,  ecc.,  b."  12. 

(32)  V.  doc.  XVI. 


I06  FRANCESCO   MALAGUZZI 


tratto  e  le  imprese  del  comune  bolognese.  Queste 
ultime  {testoni  o  doppi  giulii)  coniate  per  ottemperare 
agli  ordini  ricevuti,  sono  quindi  posteriori  al  1596. 
Per  allora  non  si  batterono  nemmeno  sesini  ne  altre 
monete  basse,  ma  più  tardi  V  ordine  dovette  esser 
revocato  perchè  si  conoscono  alcuni  quattrini  col  so- 
lito motto  Bononia  docet  e  il  leone  col  vessillo  portanti 
le  date  1603  e  1604. 

Diciamo  qualcosa  sul  corso  delle  monete  verso 
la  fine  di  quel  secolo  XVI  a  seguito  di  quanto  ab- 
biamo esposto  nel  precedente  capitolo. 

Sembra  che  per  qualche  tempo  non  si  fosse  pen- 
sato a  regolare  il  corso  delle  monete  basse  forestiere 
che  invadevano  la  piazza,  tantoché  si  dovette  pubbli- 
care una  grida  piuttosto  draconiana  che  bandiva  dalla 
città  tutti  i  Sesini  e  Quattrini  forestieri  e  i  Cavallotti 
Grossi  e  Murajole  di  Parma,  Reggio,  Modena,  Mi- 
randola, Massa  et  di  qualonque  altro  luoco  et  sorte  di 
monete  di  bassa  lega  sotto  pena  in  chi  li  spendesse 
della  perdita  di  quelle  e  di  altre  tante  di  buona  mo- 
neta (17  marzo  1557)  (33).  A  questa  ne  seguirono  altre 
dello  stesso  tenore.  E  poiché,  verso  la  fine  di  quel 
secolo,  correvano  in  città  molte  monete  tose  e  altre 
forestiere  i  cui  valori  si  erano  venuti  via  via  alterando, 
si  bandì  il  26  d'agosto  1588  una  grida  che  regolava 
i  pesi  e  le  valute  delle  monete  di  Bologna,  Roma, 
Urbino,  Firenze,  Ferrara,  Venezia,  Mantova,  Milano, 
Parma  e  Piacenza,  Genova  e  Lucca,  grida  che  per 
la  sua  importanza  e  perché  riassume  le  precedenti 
riportiamo  per  intero,  tra  i  documenti,  in  appendice  (34). 


(33)  Assunferia  di  zecca.  Bandi  dal  1539  al  1771. 

(34)  V.  doc.  XV. 


ANNOTAZIONI 

NUMISMATICHE   ITALIANE 


IV. 


NUOVO     CONTRIBUTO 
ALLE   CONTRAFFAZIONI    DEL    TALLERO    OLANDESE. 


TASSAROLO. 


B'  -  MON  •  DA  •  SOL  •  96  -  COM  •  PALAI  •  Tipo  del  tallero 

originale. 
^    -   ^  ♦  CONFI  ♦  IN  ♦  DOM  ♦  NON  ♦  PERIB  ♦  IN  ♦  ETER  ♦ 

Leone  rampante. 
Peso  gr.  26,250.  —  Conserv.  mediocre.  Coli.  Principe  di  Napoli. 

L'elenco  delle  contraffazioni  italiane  del  leeu- 
wendaalder  Olandese  di  già  numeroso,  pare  destinato 
a  ricevere  ancora  parecchie  aggiunte.  Quando  nel  1891 
io  pubblicava  quello  di  Sabbioneta  mentre  il  Gnecchi 
ne  illustrava  un  nuovo  di  Maccagno,  non  avrei  spe- 
rato di  poterne  dare  qualcun  altro  sette  anni  dopo. 

Il  primo  tipo  di  questa  moneta  sorto  nel  1575, 
venne  contraffatto  ben  presto  in  Italia^  cioè  sul  prin- 
cipio del  secolo  seguente.  Il  primo  che  si  conosca  è 


I08  GIUSEPPE   RUGGERO 


quello  di  Correggio  del  1603;  vengono  poi  quelli  di 
Maccagno  del  1622:  di  Sabbioneta  1637:  di  Boz- 
zolo 1638  e  59:  di  Loano  1669,  ed  altri  senza  data 
di  alcune  di  queste  zecche,  pili  uno  di  Frinco.  Le 
ultime  contraffazioni  di  questo  tallero  nate,  come 
quella  di  Loano,  nell'epoca  classica  dei  luigini,  ossia 
negli  ultimi  anni  prima  del  1669,  aveano  comune  con 
queste  monetine  lo  scopo,  cioè  l'esportazione  in  le- 
vante, dove  erano  anch'  essi  ricercatissimi  ;  e  come 
i  luigini,  anche  i  talleri  finirono  quasi  totalmente  verso 
la  fine  del  1669,  quando  trovarono  definitivamente 
chiusi  i  porti  levantini  a  questa  speculazione. 

Eccone  ora  uno  anonimo,  che  dalla  specialità 
del  titolo  si  dimostra  come  appartenente  agli  Spinola. 
Esso  fa  parte  da  poco  tempo  della  splendida  colle- 
zione di  S.  A.  R.  il  Principe  di  Napoli,  e  dall'Augusto 
possessore  me  ne  fu  spedito  un  calco  perchè  lo 
pubbHcassi,  ritenendolo  egli  come  un  prodotto  della 
officina  di  Tassarolo.  E  per  vero,  la  leggenda  del 
dritto  per  metà  italiana,  ci  assicura  sulla  nazionalità 
della  moneta:  e  sebbene  altre  famiglie  avessero  il 
titolo  di  Conte  Palatino,  non  trovo  che,  come  gli 
Spinola,  ne  facessero  uso  sulle  monete.  Rimane  la 
questione  se  debbasi  assegnare  ad  Agostino,  cioè 
all'epoca  anteriore  al  1616,  oppure  al  nipote  Filippo 
dal  1616  in  poi.  Il  primo  ha  bensì  imitato  la  moneta 
d'oro  Olandese  ed  altre  italiane,  ha  contraffatto  pure 
qualche  piccola  moneta  (0,  ma  l'epoca  delle  vere 
contraffazioni  in  grande  nella  zecca  di  Tassarolo, 
non  comincia  che  sotto  Filippo  Spinola  (2),  Per 
cui  parmi  più  probabile  che  l'emissione  del  tallero 
avvenisse    sotto   quest'ultimo,  e  precisamente  verso 


(i)  V.  Olivieri,  Monete  degli  Spinola.  Genova,  1860  —  Kunz,  in 
Periodico  Strozzi,  Voi.  I,  p.  183  e  tav.  X,  n.  8,  per  la  contraffazione 
d'una  parpagliola  di  Casale. 

(2)  V.  Olivieri,  Op.  cit.  alla  p.  73  e  seguenti. 


ANNOTAZIONI   NUMISMATICHE    ITALIANE 


109 


quel  tempo  in  cui  si  coniavano  i  luigini  pel  levante. 
E  noi  sappiamo  che  la  gran  massa  dei  luigini  di 
questa  officina  uscì  tra  il  1665  e  69,  ed  ha  Teffigie 
della  Contessa  Livia;  ma  ve  n'  ha  uno  colla  data 
del  1658,  e  questo  è  il  solo  che  porti  il  nome  della 
Contessa  col  titolo  di  Palatina  (3). 

Il  tipo  del  tallero  originale,  che  si  può  vedere  in 
diverse  pubbhcazioni,  e  per  sceglierne  una  alla  por- 
tata di  ognuno,  nel  Catalogo  del  Museo  di  Vienna, 
fu  mantenuto  integralmente  nella  presente  moneta. 
La  leggenda  del  rovescio  è  nuova  :  quella  del  dritto, 
latina  per  la  seconda  parte,  è  italiana  nella  prima 
relativa  al  valore  assegnato  al  pezzo  che  pare  sia  96, 
perchè  la  seconda  cifra  è  troppo  piccola  per  uno 
zero.  In  ogni  modo,  si  tratta  di  un  valore  che  è  si- 
curamente superiore  allo  intrinseco. 


MONACO. 


z©'  -  •  PLACET  •  ET  •  POLLERE  •  VIDETVR  •  Tipo  del  tallero, 
ma  variato  nei  particolari;  il  leoncino  tiene  uno  scudetto 
a  cuore  col  campo  fusato. 


(3)  V.  Mantellier,  Notice  sur  la  mannaie  de  Trévoux,  etc.  Paris, 
1844.  Collezione  Norblin,  p.  82,  n.  95  e  tav.  XI,  r.  3,  assegnata  erro- 
neamente a  Dombes  —  Poey  d'AvANT,  Monnaies  féodales  de  France. 
Paris,  1862;  Voi.  Ili,  p,  112,  n.  5231  e  seg.  e  tav.  CXVIII,  n.  13  -  A.  de 
LoNPKRiKK,  Examen  de  diverscs  monnaies  Itaìiennes,  etc.  in  Revue  Niim. 
Paris,  tomo  XIV,  1869-70,  il  quale  a  p.  xai  rende  il  luigino  a  Tassarolo. 


no  GIUSEPPE   RUGGERO 


51    -  IPSOQVE  •  FIT  ®  VTILIS  •  VSV  ®  1668  ®  Leone  ram- 
pante, tenente   colla   zampa   sinistra  uno  scudo  a  cuore 
col  campo  fusato. 
Pare  di   titolo    non   di    molto   inferiore   ai   genuini.    Peso  gr.  26,10.  — 
Conservazione  mediocre.  Museo  di  Vienna. 

Poiché  abbiamo  tra  le  mani  il  Catalogo  del  Mu- 
seo di  Vienna,  è  giusto  che  ci  occupiamo  alquanto 
di  un  altro  tallero  del  leone,  ossia  di  quello  che  è 
figurato  a  pag.  482,  n.  3,  come  una  vera  moneta 
Olandese.  Non  sarà  questa  la  prima  volta  che  le 
opere  antiche,  malgrado  i  loro  difetti,  ci  abbiano  dato 
occasione  di  vere  esumazioni  numismatiche.  L'Avi- 
gnone, in  una  moneta  erroneamente  figurata  in  vec- 
chie tariffe,  aveva  ravvisato  un  nuovo  ducato  Ge- 
novese, quello  del  Cardinale  Campofregoso  come 
Governatore  dello  Sforza  (4).  Vincenzo  Promis-,  nelle 
stesse  pubblicazioni,  trovò  la  prima  moneta  di  Bene- 
vello,  e  ne  trattò  in  una  memoria  illustrativa  di  un 
grosso  della  stessa  zecca;  la  quale  zecca  di  Bene- 
vello  ebbe  poi  la  sua  definitiva  conferma,  con  un 
grosso  agontano  della  Collezione  Principe  di  Na- 
poli (5);  e  così  altri.  Anche  il  Catalogo  del  Museo 
di  Vienna,  sebbene  meno  antico,  ci  rende  anch'esso 
un  importante  servigio,  col  presentarci  in  mezzo  alla 
serie  Olandese,  una  nuova  ed  importante  contraffa- 
zione italiana  del  tallero  del  leone.  Questo  fatto,  non 
mi  pare  che  sia  stato  rilevato  da  altri;  perchè  in  questo 
caso  la  moneta  non  occuperebbe  più  nel  Museo  quel 
posto  che  tiene  tuttora,  cioè  quello  assegnatole  nel 
Catalogo  del  1769. 


(4)  V.  Ruggero,  Annotazioni  Num.  Genovesi  XIII,  in  Riv.  Num.  Ital. 
1889,  Anno  II,  fase.  I,  in  5*  pag. 

(5)  V.  Promis  Vincenzo,  Monete  di  Gio.  Battista  (invece  di  Antonio) 
Falletti  Conte  di  Benevello;  in  Atti.  R.  Acc.  delle  Se.  Torino,  i883; 
Voi,  XXIV,  ed  in.  Riv.  N.  It.  Anno  III,  p.  129  —  O.  Vitalini,  Un  nuovo 
grosso  inedito  di  Gio.  Antonio  Falletti  Conte   di  Benevello.  Roma,  1896. 


ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE    ITALIANE  III 

Appena  avvedutomi  della  cosa,  rilevai  la  corri- 
spondenza delle  leggende  con  quelle  di  un  luigino 
anonimo  ben  conosciuto  dai  Numismatici  f^);  e  mi 
persuasi  che  quella  al  dritto  non  fosse  esattamente 
riportata.  Allora,  mi  procurai  un  calco  dal  quale  ho 
tratto  il  disegno  qui  sopra  figurato,  il  quale  potrà 
servire  alla  correzione  del  Catalogo,  poiché  la  leg- 
genda è  precisamente  eguale  a  quella  del  luigino 
anonimo  (7). 

Il  carattere  di  questa  contraffazione  è  totalmente 
diverso  da  quello  di  tutte  le  altre  monete  congeneri. 
Il  guerriero  ha  bensì  l'elmo,  ma  in  luogo  della  co- 
razza e  dei  bracciali,  veste  un  giubbetto  a  bottoni; 
i  leoni  di  forme  insolite,  tengono  ambedue  lo  stemma 
Grimaldi. 

Luigino  e  tallero  si  corrispondono  perfettamente, 
non  solo  nelle  leggende  ma  anche  nella  data.  Che 
il  luigino  fosse  ligure  l'ho  sempre  creduto:  dunque, 
questo  mi  indica  la  nazionalità  del  tallero  ;  ed  il  tal- 
lero a  sua  volta,  mediante  lo  stemma,  presenta  Tatto 
di  nascita  delle  due  monete,  le  quali  vengono  ad 
aumentare  la  già  ricca  serie  di  Monaco. 

E  da  notare  come  non  sia  rimasta  memoria  al- 
cuna di  questa  moneta  nei  documenti,  mentre  se  ne 
ha  una  per  un  tallero  con  leggenda  olandese  del  1674. 
E  il  Jolivot  che  ci  riferisce  come  il  principe  Luigi 
ne  permettesse  la  coniazione  (^);  e  da  questo  fatto 
apprendiamo  che  anche  dopo  il  1669  si  tentava  di 
riprendere  l'antica  speculazione  pel  levante. 


(6)  V.  Mantellier,  Op.  cit.,  p.  89,  n.   no.   Coli.  Norblin    —   Poey 
d'AvANT,  Op.  cit.,  p.  113,  n.  524T  e  5242. 

(7)  Non  voglio  mancare  al  dovere  di    ringraziare  pubblicamente  il 
Dott.  C.  Domanig,  per  la  cortesia  usatami  nell'aderire  alle  mie  domande. 

(8)  V.  JoLivoT,    Médailles  et  monnaies  de   Monaco.    Monaco,   1885  ; 
p.  44.  I- 


112 


GIUSEPPE   RUGGERO 


FIRENZE. 


^^  -  MO  +  NO  +  ORD  +  IVF  TFR  +  IVVLORHL  Tipo  del 
tallero  Olandese  della  Frisia,  collo  stemma  di  questa 
provincia  ;  ai  lati  16  -  05 

P    -    ®    DEVS  +  FORTITVDO  +  ET  +  SPES  +  NOETRÀ 

Leone  rampante  con  piccolo  giglio   nella  zampa  destra. 
Dai  conii  esistenti  al  Museo  Nazionale. 

S.  A.  R.  il  Principe  di  Napoli  in  una  sua  visita 
al  Museo  Nazionale  Fiorentino,  esaminando  la  raccolta 
dei  conii,  fermò  la  sua  attenzione  sopra  quelli  di  un 
tallero  del  leone,  e  ne  fece  fare  un  calco  per  poterli 
studiare.  Ma  la  leggenda  non  si  prestava  ad  una 
interpretazione  soddisfacente.  Neil'  occasione  dello 
invio  del  calco  Spinolino,  S.  A.  vi  univa  pure  due 
gessi  tratti  dalle  cere  dei  conii  di  Firenze,  invitandomi 
a  pubblicarli. 

Il  presente  disegno  non  è  dunque  quello  di  una 
moneta  effettiva,  ma  solamente  di  cere  tratte  dai 
conii  esistenti  nella  raccolta  del  Museo  nel  Palazzo 
Pretorio.  E  siccome  panni  ben  difficile,  che,  fatte  le 
stampe,  si  rinunziasse  ad  usarle,  massime  in  un'  epoca 
in  cui  tutti  erano  presi  dalla  febbre  del  lucro  straor- 
dinario che  fruttavano  le  monete  pel  levante,  così 
non   escludo   la   possibilità   di    vedere    un   giorno  o 


ANNOTAZIONI   NUMISMATICHE    ITALIANE  II3 

l'altro  qualche  esemplare  di  questo  tallero;  esemplare 
che  troverebbe  già  stampata  la  sua  illustrazione  (9). 
Il  tipo  è  identico  a  quello  del  tallero  della  Frisia 
del  1605,  che  vediamo  nel  Catalogo  di  Vienna  (1°). 
La  leggenda  del  dritto  è  press'  a  poco  quella  ori- 
ginale, con  varianti  incomprensibili  che  la  rendono 
ribelle  a  qualunque  interpretazione;  e  valga  il  con- 
fronto fra  le  due: 

legg.  orig.       MO  +  NO  +  ORD  +  WEST     FRI  +  VALOR  +  HOL 
legg.  contraf.  MO  +  NO  +  ORD  +  IVF         TFR  +  IVVLORHL 

L'anno  è  eguale,  1605.  Nel  rovescio,  è  ricopiata 
la  leggenda  testualmente,  meno  che  l' S  di  NOSTRA  è 
cambiato  in  E,  cosa  inesplicabile  ancor  questa;  perchè 
se  v'era  ragione  di  alterare  la  leggenda  del  dritto, 
non  ve  n'era  alcuna  per  storpiare  l'invocazione  re- 
ligiosa del  rovescio.  Forse  la  moneta  data  a  modello 
era  mal  conservata  in  quel  punto,  tanto  da  indurre 
in  errore  un  incisore  che  lavorasse  materialmente, 
senza  badare  al  significato  dello  scritto.  Il  leone  è 
riprodotto  fedelmente  :  ma  qui  è  degna  di  attenzione 
una  particolarità  che  mi  era  sfuggita  la  prima  volta 
che  avevo  visto  la  cera.  La  zampa  destra  è  vicinis- 
sima ad  un  piccolo  giglio  posto  nella  leggenda,  come 
se  lo  tenesse  afferrato;  ne  vi  può  essere  dubbio  al- 
cuno su  di  questo  fatto  intenzionale,  perchè  l'asse 
del  giglio  non  è  normale  alla  fascia  della  leggenda 
stessa,  nel  qual  caso  non  avrebbe  che  il  valore  di 
un  segno  d' interpunzione.  Questo  asse  è  invece  ob- 


(9)  I  coni  stanno  in  coda  alla  raccolta,  ossia  nel  piano  inferiore 
dell'ultima  vetrina  a  destra.  Vicino  ad  essi  si  trovano  tre  punzoni: 
quello  del  leone  rampante,  un  altro  del  busto  del  guerriero  e  l'ultimo 
che  ha  la  cornice  dello  stemma.  Sono  in  buono  stato;  ma  quello  del 
rovescio  è  contorto  e  rotto  nella  punta  dove  riceveva  i  colpi.  Si  direbbe 
che  essi  hanno  servito  per  una  importante  coniazione  e  non  per  sem- 
plici prove. 

(io)  V.  Monnoies  en  argent,  etc.  Vienna,  1769;  p.  479,  n.  9. 


114  GIUSEPPE   RUGGERO 


bliquo  di  molto  e  precisamente  nella  posizione  voluta 
per  esser  sostenuto  dalla  zampa  del  leone. 

In  quale  anno  sarà  stato  inciso  questo  conio? 
Nel  1605,  no  di  certo.  Da  ben  poco  tempo  era  sorto 
allora  il  tipo  del  leone  Olandese,  perchè  avesse  già 
acquistato  in  levante  quel  favore  che  solo  ottenne 
più  tardi.  D' altronde,  la  zecca  Fiorentina  coniava 
allora  monete  pel  levante  di  tipo  nazionale  (i^):  onde 
io  non  credo  che  si  pensasse  a  contraffare  moneta 
forestiera  se  non  molto  più  tardi,  cioè  quando  era 
divenuta  generale  la  speculazione  dei  luigini  e  dei 
talleri.  Si  comprende  benissimo  che  venuto  il  mo- 
mento di  porre  in  opera  questo  progetto,  che  sarà 
stato  prima  lungamente  pesato  e  discusso,  non  si 
credette  di  cambiar  la  data  della  moneta  presa  a 
modello;  e  così  si  sarebbe  fatto  quello  che  si  fece 
a'  tempi  nostri,  coniando  talleri  di  Maria  Teresa  per 
r  Eritrea. 

Rimane  un'  ultima  osservazione.  La  zecca  Fio- 
rentina, a  differenza  di  quanto  fecero  altre  zecche  che 
volevano  dimostrare  chiaramente  la  loro  paternità 
dalle  contraffazioni  per  il  levante,  rinunziò  ad  una 
simile  dimostrazione  troppo  patente,  limitandosi  ad 
un  piccolo  segno  della  zecca  d'origine  chiaro  sì,  ma 
poco  visibile  a  primo  aspetto,  qual'  è  quello  del  gi- 
glietto  tenuto  dal  leone. 

Ho  voluto  far  qualche  ricerca  nell'archivio,  seb- 
bene non  mi  sorridesse  molto  la  speranza  di  trovar 
traccia  della  coniazione  di  questo  tallero.  Infatti  non 
ho  potuto  scoprire  documenti  decisivi.  Ma  in  una 
filza  di  miscellanee  contenente  memorie  staccate, 
bandi,  suppliche  ed  altro,  dalla  fine  del  XVI  alla  se- 
conda metà  inoltrata  del  XVII,  ebbi  la  fortuna  di 
trovare  un  curioso  documento  che  riporterò  testual- 


(11)  V.  Orsini,  Monete  dei  Medici,  etc,  p.  59. 


ANNOTAZIONI    NUMISMATICHE   ITALIANE  II5 

mente  (^^).  È  un  foglio  sciolto  che  in  origine  era  cu- 
cito con  altri  ora  mancanti.  Lo  scritto  occupa  tutta 
la  prima  pagina  più  tre  righe  della  seconda:  le  altre 
due  pagine  in  bianco.  È  mancante  di  intestazione,  di 
data  e  di  firma.  Carattere  sincrono  a  quelli  dei  do- 
cumenti con  i  quali  si  trova,  cioè  verso  la  metà  del 
secolo.  È  dunque  una  copia  tratta  da  un  documento 
di  quell'epoca,  ma  della  sola  parte  che  riguardava 
la  zecca.  Qual  sarà  mai  il  documento  originale?  Con 
tutta  probabilità,  una  lettera  del  rappresentante  il 
Granduca  presso  la  S.  Sede,  che  col  tempo  e  con 
accurate  ricerche  sarà  forse  possibile  rintracciare. 

Questo  frammento  ci  apprende,  come  avessero 
acquistato  favore  in  Levante  i  talleri  degli  eretici  di 
Amsterdam,  tanto  che  gli  stessi  Olandesi  ne  avevano 
per  i  primi  alterato  la  bontà  (^3).  Ci  fa  sapere  che  un 
Principe  itahano  aveva  chiesto  se  fosse  lecito  falsar 
quella  moneta,  e  farla  imbarcare  in  Ancona,  pagando 
un  tanto  per  cento  al  Papa.  Infine,  ci  presenta  un 
curiosissimo  esempio  della  morale  di  quel  tempo,  che 
insegnava  a  metter  d'accordo  la  coscienza  e  la  fede 
coir  interesse,  massime  trattandosi  di  cani  turchi  e 
di  protestanti  non  meno  nemici  nostri  di  quelH.  Con 
ciò  non  intendo  dire  che  la  morale  d'oggi  sia  migliore 
di  quella  d'allora.  Pare  che  lo  scopo  dello  scrivente 


(12)  Colgo  volentieri  l'occasione  di  segnalare  la  gentile  sollecitudine 
nell'assecondare  le  mie  ricerche;,  del  Cav.  lodoco  Dei-Badia  e  dell'Ar- 
chivista Sig.  Catenacci. 

(13)  Credo  piuttosto,  che  visto  il  favore  acquistato,  ne  avranno 
rialzata  la  valuta  bensì,  ma  senza  alterarne  il  titolo,  come  fecero  poi 
i  contraffattori  non  Eretici.  Il  titolo  legale  era  già  abbastanza  basso, 
non  dovendo  passare  i  750  mi).;  e  colla  tolleranza,  poteva  ridursi  anche 
a  744,8.  Infatti  l'A.  del  documento  dice  che  facevano  il  tallero  di  sei 
giuli;  ora,  il  giulio  Toscano  di  quell'epoca  avea  gr.  2,84  circa  di  fine, 
ed  il  tallero  Olandese  col  peso  di  gr.  27,684  che  poteva  ridursi  colla 
tolleranza  a  27,300,  col  titolo  indicato,  ci  dà  un  fino  di  circa  7  giuli 
toscani.  Non  resterebbe  quindi  che  una  differenza  della  settima  parte, 
piccola  cosa,  avuto  riguardo  che  lo  scrittore  buon  cattolico  e  nemico 
degli  Eretici,  avea  interesse  ad  esagerare. 


Il6  GIUSEPPE   RUGGERO 


fosse  quello  di  consigliare  al  Granduca  di  imitare 
quel  negozio;  onde  non  è  improbabile  che  sia  questo 
il  prologo  di  quell'azione,  che  ha  avuto  il  suo  epilogo 
nei  conii  del  Museo  Nazionale. 

Ed  ora,  ecco  il  documento  in  parola. 

"  Il  negotio  è  questo;  Gl'Heretici  d'Astradam  battano 
nella  lor  zecca  quantità  infinita  di  talleri,  il  valore  de'  quali 
dovrebbe  essere  di  nove  giuli  l'uno,  et  nondimeno,  mesco- 
landovi trista  materia  li  fanno  di  sei.  Portano  questi  tallari 
nelle  parti  di  Levante,  et  nelle  mercantie  di  Corami^  ed  altro, 
che  corrano  con  li  Turchi,  spacciano  i  predetti  tallari  per 
nove  giuli,  et  dicano  che  là  non  vi  guardano,  et  che  rom- 
pano il  collo  in  Asia  senza  mai  più  ritornare  in  questi  paesi. 
Un  Principe  Supremo  domanda  al  Papa  se  è  lecito  di  falsar 
questa  moneta  come  di  sopra  in  pregiuditio  de'  nemici  com- 
muni, con  i  quali  può  far  guerra,  et  torgh  le  persone,  et  le 
robbe,  et  se  si  potesse,  dice  che  ha  luogo  in  Italia,  dove 
far  la  zecca,  per  battere  i  talleri,  con  l' impronta  però  de' 
sopradetti  Heretici,  che  con  la  sua  non  vuole,  che  apparisca 
la  falsità,  et  gli  farebbe  condurre  in  Anchona  per  passare  in 
Levante,  con  pagar  due  per  cento  al  Papa,  sì  che  gì' im- 
porterebbero più  di  ventimila  scudi  l'anno;  s'è  fatta  una 
congregatione  per  considerare  le  circumstantie  della  sudetta 
domanda,  et  si  sono  eccitate  le  difficultà,  come  dire  che  la 
moneta  nel  girare  può  essere  che  cada  in  pregiuditio  de' 
Cristiani;  che  la  può  ritornare  fra  i  medesimi  Cristiani;  che 
quantunque  sia  lecito  ingannare  i  nemici  infedeli  per  ragion 
di  guerra,  tuttavia  non  è  lecito  sotto  pretesto  di  commertio; 
et  che  è  falsità  batter  la  moneta  con  l'impronta  d'altri;  alle 
quali  così  si  sono  offerti  di  fare  scrivere,  per  veder  qual 
resolutione  se  ne  debba  pigliare;  et  in  vece  assicurano  che 
la  non  tornerà  mai  in  pregiuditio  de'  Cristiani,  et  massime 
in  queste  parti,  perchè  se  ne  va  in  Asia,  dove  si  sprofonda 
senza  ritorno.  Et  che  essendo  Principe  Supremo,  in  qualsi- 
voglia modo  può  ingannar  quei  Cani,  come  loro  ingannano 
noi,  et  la  falsità  dell'  impronta  non  cade  se  non  in  pregiu- 
ditio de  gl'Heretici,  che  non  son  manco  inimici  nostri,  a  quali 
si  leva  parte  nel  guadagno,  il  che  è  utilità  commune  (h).  „ 

Firenze,  Gennaio  1898. 

G.  Ruggero. 


(14)  V.  Archivio  Mediceo:  magistrature  diverse  al  tempo  del  Prin- 
cipato; filza  miscellanee  46,  zecca,  8. 


ANNOTAZIONI 

NUMISMATICHE   GENOVESI 


XXXI. 

DEL  CAVALLOTTO  CON  S.  BERNARDO. 


^'  —  +  DVX    ET  •  G-VB  •  REIP  •  GEN  •    1630    Castello    in 
mezzo  a  3  archetti  con  ornati  alle  punte  e  trifogli  agli 
angoli, 
^    —  NON  *  OBLIVISCAR  *  TVI    II  Santo  in  «piedi  con  pa- 
storale, alquanto  volto  a  sinistra. 
Mistura,  peso  gr.  3,01.  —  Cons.  mediocre. 

Sebbene  questa  moneta  singolare  si  trovi  già 
registrata  nelle  nostre  Tavole  Genovesi,  il  disegno 
mancava;  ed  oggi  posso  finalmente  pubblicarlo, 
mentre  non  era  in  grado  di  farlo  allora. 

La  prima  notizia  di  questo  cavallotto,  la  trovai 
nei  ms.  Avignone  e  Franchini,  nei  quali  era  notato 
come  appartenente  al  Gazzo,  e  così  la  compresi 
nelle  Tavole.  Non  potrei  dire  quante  ricerche  io 
facessi  in  seguito  presso  i  diversi  eredi  del  proprie- 
tario, per  aver  qualche  traccia  della  sorte  toccata  a 
questo  cimelio,  ma  tutte  riuscirono  infruttuose.  Dovetti 


Il8  GIUSEPPE    RUGGERO 


desistere  alla  fine,  e  pensai  che  il  Cazzo  l'avesse 
ceduta  al  compianto  Marchese  Castagnola,  il  quale 
difficilmente  si  lasciava  sfuggire  le  monete  rarissime 
e  tanto  meno  quelle  uniche  della  serie  Cenovese. 
In  tal  modo  sarebbesi  spiegata  la  scomparsa  della 
moneta,  e  se  così  fosse  stato,  i  numismatici  per  ora 
non  ne  conoscerebbero  il  disegno;  ma  per  fortuna 
mi  ingannai. 

Visitando  in  novembre  scorso  il  medagliere  Ce- 
novese al  Museo  Municipale,  che  ora  comprende 
anche  la  collezione  governativa  già  in  custodia  all'U- 
niversità, trovai  finalmente  il  cavallotto  che  ritenevo 
irreperibile;  e,  ciò  che  non  avrei  mai  supposto,  fu 
di  trovarlo  per  l'appunto  nella  collezione  governativa. 
Devesi  dunque  ritenere  che  il  Cazzo  l'abbia  ceduto 
a  quella  negli  ultimi  giorni  di  sua  vita,  e  dopo  che 
io  stesso  aveva  visitata  per  la  prima  volta  la  rac- 
colta alla  Università. 

Che  si  tratti  di  un  secondo  esemplare,  non  è 
ammessibile  :  sia  perchè  non  faceva  parte  della  colle- 
zione prima  che  si  perdesse  la  traccia  dell'esemplare 
conosciuto  :  ^sia  perchè  il  suo  peso  è  per  l'appunto 
quello  segnato  dal  primo  proprietario. 

La  conservazione  non  è  bella,  anzi  mediocre, 
ma  son  chiaramente  e  compiutamente  visibili  le  leg- 
gende ed  il  tipo.  Un  buco  che  corrisponde  sopra  la 
testa  del  Santo,  spiega  lo  stato  della  conservazione, 
per  l'uso  che  si  è  fatto  della  moneta  adoperata  come 
una  medaglietta  di  devozione.  E  questa  particolarità 
mi  fa  pensare,  che  alcuno  potrebbe  spingere  quella 
naturale  diffidenza,  ottima  ogni  qual  volta  si  tratti 
di  novità,  fino  al  punto  di  prendere  troppo  alla  let- 
tera questo  uso  a  cui  ha  servito  quest'esemplare  e 
dubitare  che  non  si  tratti  di  vera  moneta.  Il  tipo  del 
dritto  è  tale  da  non  lasciar  dubbio  in  proposito,  e 
sarebbe  far  torto  ai  numismatici,  se  io  insistessi   su 


ANNOTAZIONI  NUMISMATICHE   GENOVESI  II9 

questo  punto.  Piuttosto,  potrebbe  far  meraviglia  la 
mancanza  delle  sigle  del  zecchiere:  ma  anche  per 
questo  basterà  una  occhiata  alle  Tavole,  per  appren- 
dere che  dal  1625  al  1633,  le  sigle  non  sono  mai 
segnate:  fatto  questo,  che  si  ripete  in  altri  periodi 
sebbene  più  brevi.  E  se  ciò  non  bastasse,  aggiun- 
gerò che  il  titolo  è  basso,  come  quello  che  corri- 
sponderebbe al  valore  di  un  cavallotto  in  quell'epoca, 
per  cui  è  da  confermarsi  la  nota  che  in  quel  senso 
ma  dubitativamente  vi  avea  segnato  l'Avignone. 

L' importanza  eccezionale  del  pezzo  è  evidente 
trattandosi  di  moneta  unica;  ma  è  anche  questa  l'u- 
nica volta,  che  troviamo  rappresentato  su  moneta 
Genovese  la  figura  di  questo  Santo,  che  già,  come 
i  numismatici  non  ignorano,  figurava  sopra  una  me- 
daglia fusa  nel  1625,  per  la  cerchia  delle  nuove 
mura  (0.  Questa  medaglia,  riposa  ora  in  quella  colle- 
zione Castagnola  alla  Spezia,  in  compagnia  di  tanti 
preziosi  pezzi  che  costituiscono  una  vera  ricchezza 
numismatica  ma  inutile,  sia  ai  proprietari  che  agli 
studiosi. 

Se  la  medaglia  del  1625  non  poteva  ragione- 
volmente bastare  per  far  comprendere  questo  Santo 
nell'elenco  agiologico  delle  zecche  Italiane,  lo  può  e 
lo  deve  il  presente  cavallotto  già  compreso  fino 
dal  1890  nelle  nostre  tavole,  e  qui  specialmente  illu- 
strato e  disegnato.  Né  tacerò,  che  questa  pubblica- 
zione mi  fu  più  che  altro  suggerita  dal  dubbio,  che 
a  molti  potesse  facilmente  passare  inosservata  la  de- 
scrizione della  moneta  nelle  Tavole.  E  per  vero,  bi- 
sogna consultarle  con  molta  attenzione  per  trovarlo, 
come  ha  fatto  un  dotto  investigatore  delle  memorie 
riferentisi  al  nostro  Santo    Abbate,  il  Padre   lanau- 


(i)  V.    Olivieri,    Un    medaglione   storico    Genovese.    Genova,    1862. 
Sordo-Muti. 


I20  GIUSEPPE    RUGGERO 


schek,  che  la  cita  all'anno  1890  nella  sua  Biblio- 
grafia Bernardina  (2). 

Non  sarà  inutile  un  breve  cenno  storico  relativo 
al  fatto  dell'  avere  i  Genovesi  improntato  questo 
Santo  sopra  una  loro  moneta,  ed  intorno  alla  leg- 
genda del  rovescio. 

L'Abbate  di  Chiaravalle  ha  rappresentato  una 
parte  importante  nella  nostra  storia,  essendosi  sempre 
adoperato  per  la  cessazione  della  guerra  coi  Pisani. 
Fino  dal  11 18  (s),  i  Genovesi  l'aveano  eletto  Vescovo, 
ma  il  Papa  non  volle  ratificar  l'elezione,  allegando 
che  l'opera  dell'Abbate  era  tanto  necessaria  allo  stato 
universale  di  tutta  la  Chiesa,  da  non  doversi  limitare 
in  favore  di  una  sola  diocesi.  Nel  11 30  in  occasione 
del  passaggio  a  Genova  di  Papa  Innocenzo  II,  si 
otteneva  una  prima  tregua  con  Pisa.  Nel  11 32,  al 
suo  ritorno  di  Francia,  Bernardo  dimorava  per  qual- 
che tempo  in  Genova  per  favorire  il  proprio  disegno, 
e  vi  destava  tale  entusiasmo  colle  sue  predicazioni, 
che  i  Genovesi  lo  videro  a  malincuore  dipartirsi  da 
loro.  Un  anno  dopo,  l'Abbate  otteneva  finalmente  lo 
scopo  desiderato  ossia  la  stipulazione  della  pace  Pi- 
sana, e  poco  dopo  egli  dettava  quella  lunga  lettera, 
dalla  quale  son  tratte  le  affettuose  parole  improntate 
sulla  presente  moneta.  Eccone,  per  chi  non  la  co- 
noscesse, il  principio  fino  alla  frase  citata. 

"  Januensibus  suis  consulibus  cum  consiliariis  et  civibus 
universis,  Bernardus  Abbas  dictus  de  Claravalle  pacem  et 
salutem  et  vitam  aeternam. 

Quod  adventus  noster  ad  vos  anno  praeterito  non  fuerit 
ociosus:  Ecclesia  paulo  post   in  sua  necessitate   probavit,  a 


(2)  V.  Bibliographia  Bernardina,  etc.  Vienna,  1891  —  Holder,  che  forma 
la  IV  Parte  delle  Xenia  Bernardina,  pubblicate  in  6  voi.  in  occasione 
dell'  vili  centenario  della  nascita  del  Santo. 

(3)  V.  Giustiniani,  Foglietta,  ed  anche  i   moderni  storici  Genovesi. 


ANNOTAZIONI   NUMISMATICHE   GENOVESI  121 

qua  et  missi  fueramus.  Honorifice  nos  et  suscepistis,  et 
tenuistis  exiguum  quod  apud  vos  fuimus,  et  quidem  digne 
vobis,  sed  supra  nostrse  humilitatis  modum.  Profecto  ut  non 
immemores,  sic  non  ingrati  sumus.  Vicem  rependat  qui  potest, 
et  qui  in  causa  fuit  Deus.  Nos  enim  unde  illum  recompen- 
semus  venerationis  cultum,  sed  obsequium,  sed  affectum 
plenum  amoris  et  gratise?  Non  quod  nostro  delectemur 
favore,  sed  vestrae  devotioni  collaetamur.  O  miiii  dies  illos 
festivos  sed  paucos.  In  aeternum  NON  OBLIVISCAR  TVI,  plebs 
devota,  honorabilis  gens,  civitas  illustris.  „ 

E  continua,  compiacendosi  del  resultato  ottenuto, 
ma  raccomanda  la  perseveranza.  Sia  mantenuta  la 
pace  coi  Pisani,  e  non  ci  si  lasci  adescare  dalle 
offerte  dei  messi  di  Sicilia  (4). 

A  chi  mi  chiedesse  il  perchè  di  questo  tardivo 
omaggio  numismatico  al  Santo,  confesserò  che  non 
mi  fu  possibile  scoprirne  una  causa  assoluta.  Se  in 
quell'epoca  corresse  come  in  oggi  la  moda  dei  cen- 
tenari, veramente  noi  so;  che  in  tal  caso  si  potrebbe 
credere  ad  una  celebrazione  del  quinto  centenario 
della  tregua  Pisana,  che  condusse  alla  pace  del  1133. 
Ritengo  piuttosto  che  il  fatto  trovi  la  sua  spiegazione 
in  un  maggior  incremento  raggiunto  in  quegli  anni 
dalla  devozione  dei  Genovesi  verso  S.  Bernardo. 
Infatti,  questi  era  eletto  protettore  della  RepubbHca 
nel  1625;  e  come  tale  lo  vediamo  unito  agli  altri 
sulla  medaglia  citata  più  sopra.  E  pochi  anni  dopo 
gli  veniva  dedicata  una  nuova  chiesa,  nella  cui  iscri- 
zione colla  data  del  1629,  riportata  dal  Banchero  (s), 
si  ricordava  come  fosse  stato  «  ÀNTIQVIS  CIVIVM  VOTIS 
EPISCOPVS  DESIGNATVS  »,  e  poi  «  RECENTIBVS  PÀTRONVS 
ADOPTATVS  V.  E  parmi  che  ciò  sia  più  che  sufficiente 


(4)  V.  Opere  di   S.  Bernardo,  Epistola   CXXIX.  Se   ne   hanno   di 
molte  edizioni:  consultai  quelle  di  Parigi  1572  e  1640. 

(5)  Genova  e  le  due  riviere.  Genova,  Pellas,  1846,  p.  213. 


16 


122  GIUSEPPE   RUGGERO 


a  spiegare  l'opportunità  della  emissione  di  questo 
cav^allotto  nel  1630,  e  probabilmente  a  breve  inter- 
vallo di  tempo  dall'  inaugurazione  della  chiesa  stessa 
eretta  in  suo  nome. 

Firenze,  Dicembre  iSgj. 

G.  Ruggero. 


SCUDO   D'ORO   INEDITO 


ALBERICO    I    CIBO 


Ebbi  altra  volta  occasione  di  parlare  brevemente 
in  questa  Rivista  (Voi.  X,  p.  47)  della  zecca  di  Massa 
Lunigiana,  e  di  un  ducatone  del  principe  Alberico  I 
Cibo.  Vuole  fortuna  che  novellamente  mi  presenti  ora 
con  altra  inedita  di  quella  stessa  officina,  e  del  mede- 
simo signore.  È  uno  scudo  d'oro  (diametro  24  mill., 


peso  gr.  3.40).  Nel  diritto  l'arme  dei  Cibo  inquartata 
ai  Malaspina  e  la  leggenda  ALBE -CIBO  •  MAL  •  MAR- MASS- 
Nel  rovescio  un'incudine  sul  ceppo;  intorno  •  DVRABO  • 
La  mancanza,  nel  diritto,  del  titolo  di  principe  primo 
di  Massa,  che  Alberico  giammai  omise  nelle  monete 
battute  dopo  il  1568,  epoca  della  concessione  impe- 
riale, e  la  corona  semplice  che  cima  l'arme,  ci  am- 
monisce che  la  moneta  fu  coniata  prima  di  quell'anno, 
e  precisamente  nel  tratto  che  corse  dal  1559  al  68: 
perciò  deve  ritenersi  lo  scudo  piij  antico,  mentre 
l'altro  col  lemma:  IN  HAC  GLORIAR!  OPORTET  •  ha  la 
corona  principesca  e  l'appellativo  di  Principe  (Viani, 


124  O.   VITALINI 


tav.  II,  9  e  io).  Un  cenno  sulla  impresa  DVRABO.  Questa 
fu  assunta  dal  Cardinale  Innocenzo,  zio  di  Alberico 
(1550).  Forse  in  questa  moneta  comparisce  in  me- 
moria del  celebre  antenato;  ma  fu  poi  ripetuta  da 
Alberico  posteriormente  nel  1575  in  un  pezzo  da 
quattro  bolognini,  e  in  altro  da  due  (Viani,  tav.  V, 
8,  9,  IO  :  tav.  VI,   11,  12). 

Se  mal  non  m'appongo  in  quest'anno  ben  altro 
fu  il  motivo  della  riassunzione  di  quell'impresa  e 
motto.  11  nostro  Principe  nel  1575  accolse  nei  suoi 
stati  una  gran  parte  della  Nobiltà  genovese  costretta 
dalla  guerra  di  fazione  ad  abbandonare  la  patria. 
Alberico  era  dello  stesso  partito,  e  non  si  peritò  di 
proteggerlo.  L'incudine  e  il  motto,  in  quella  circostanza 
ripetuti  sulle  monete,  potevano  avere  una  allusione 
patente  alla  protezione  forte  e  durevole  del  Principe 
a  prò  degli  sventurati  esuli  dell'  Insubria. 

La  zecca  di  Massa  Lunigiana  bene  può  adunque 
vantarsi  di  questa  nuova  ed  inedita  pezza;  la  quale 
ha  preso  posto  segnalato  nella  Collezione  di  S.  A.  R. 
il  Principe  di  Napoli,  vicino  agli  altri  rarissimi  e  co- 
piosi cimeli  che  i  lettori  della  Rivista  conoscono  ed 
hanno  ammirato. 


O.    VlTALINI. 


SOPRA    DUE    RARISSIME 

MEDAGLIE  MEDICHE   MILANESI 


Intento  da  parecchio  tempo  a  raccogliere  materiali  per  una 
pubblicazione  storica  sull'  ostetricia  milanese,  rinvenni  nella 
Numismatica  (come  scienza  ausiliare  a  tal  genere  di  ricerche), 
alcune  interessanti  particolarità  circa  due  medaglie  mediche 
milanesi  pochissimo  note,  di  cui  una  oggigiorno  probabil- 
mente dispersa,  le  quali  appunto  mi  spinsero  a  questa  breve 
comunicazione,  che  se  dal  titolo  a  tutta  prima  potrà  sembrare 
strana  ai  lettori  della  Rivista  Numismatica  e  più  strana  an- 
cora per  esserne  profano  lo  scrittore,  tuttavia  nutro  lusinga 
ch'essa  potrà  riuscire  di  qualche  interesse. 

Le  medaglie  di  cui  verrò  ragionando,  ricordano  due  ce- 
lebri ostetrici  che  professarono  la  loro  arte  in  Milano,  l'uno 
nella  seconda  metà  del  secolo  scorso,  l'altro  per  pochi  anni 
soltanto  al  principio  di  questo. 

Fu  il  primo  quel  Bernardino  Moscati,  che  chiamato  da 
Pisa  nel  1735  (ov'era  pubblico  incisore  di  notomia)  dai  reg- 
gitori del  nostro  Maggiore  Ospitale,  quivi  fu  eletto  alla 
carica  di  chirurgo  maggiore  ed  incisore  notomico,  vacante 
per  la  morte  del  chirurgo  Giuseppe  Marinoni.  \J  indole  di 
questo  periodico  non  consente  che  io  mi  diffonda  in  dettagli 
biografici;  basterà  solo  che  accenni  come  a  buon  diritto  dagli 
storici  egli  sia  considerato  quale  il  vero  riformatore  della 
chirurgia  e  della  ostetricia  milanese.  Mercè  la  sua  iniziativa 
Milano  già  nel  1760  potè  vantare  l'insegnamento  Ostetricie 
fra  le  mura  dell'Ospitale  Maggiore,  di  guisa  che,  in  tutta 
Italia,  la  metropoli  Lombarda  fu  seconda  soltanto  a  Bologna 
nella  cattedra  di  questo  ramo  dello  scibile  medico;  insegna- 
mento, che  sette  anni  dopo  doveva  vestire  per  breve  tempo. 


120 


CARLO     DECIO 


carattere  ufficiale  mercè  le  larghezze  dell'Imperatrice  Maria 
Teresa.  Giubilato  il  Moscati  nel  1772  dopo  37  anni  di  esercizio 
prestato  con  assiduo  zelo,  gli  successe  il  non  meno  celebre 
figlio  Pietro,  che  fin  allora  aveva  coperto  due  cattedre  nella 
vicina  Università  Ticinese.  A  questi  noi  andiamo  debitori 
della  effigie  di  Bernardino,  giacché  nel  1795  gli  dedicava  una 
medaglia  che  qui  sotto  riproduco  in  ridotte  proporzioni  da 
un  gesso  gentilmente  favoritomi  dall'egr.  Prof.  Solone  Am- 
brosoli,  conservatore  del  Gabinetto  Numismatico  di  Milano. 
La  Medaglia  originale  misura  89  mill.  di  diametro,  è  fusa, 
in  bronzo  dorato;  il  fondo  tanto  del  diritto  quanto  del  ro- 
vescio non  è  liscio,  ma  scabro.  Sul  diritto  scorgesi  di  profilo 
l'effige  di  Bernardino  Moscati.  Giro  giro  al  bordo  leggesi: 
BERNARDINVS  •  MOSCATI  •  AETÀT  •  ANN  •  LXXXVIII  •  Sul  rove- 
scio, circondate  da  una  corona  di  foglie  di  quercia,  le  parole: 
CHIRVRGO  •  GIVI  •  PATRI  •  OPTVMO  •  VIVENTI  •  PETRVS  •  FILIVS  • 
MDCCVC. 


Essa  invero  nulla  ci  offre  di  notevole  dal  lato  artistico, 
ma  la  leggenda  che  scorgiamo  al  rovescio,  commovente, 
direi  quasi,  nella  affettuosa  semplicità  di  quelle  parole  dettate 
dall'amor  figliale,  sorriso  dalia  veneranda  canizie  paterna, 
compensa  di  gran  lunga  il  difetto  dei  pregi  intrinseci  di  quella 
medaglia,  che  probabilmente  d'indole  tutt' affatto  privata,  fu 
offerta  a  Bernardino  Moscati  in  occasione  di  qualche  dome- 
stica allegrezza,  forse  anco  nell'ottantottesimo  suo  compleanno, 
quando  il  figlio  Pietro  avea  già   varcato  l' undecimo  lustro. 


SOPRA   DUE    RARISSIME   MEDAGLIE    MEDICHE   MILANESI  I27 

Forse  appunto  questo  carattere  intimo  dà  ragione  della 
estrema  rarità  della  medaglia,  (di  cui  probabilmente  vennero 
eseguiti  pochissimi  esemplari),  giacché  oltre  a  quello  che 
si  conserva  presso  il  Gabinetto  Numismatico  di  Milano,  io 
non  credo  ne  esista  altro,  all'infuori  di  quello  posseduto  dal 
distinto  collettore  triestino  Dott.  Brettauer.  Essa  non  è  ricor- 
data da  verun  catalogo  od  indice  speciale;  e,  ch'io  mi  sappia, 
fu  solo  incidentalmente  menzionata  dal  Verga  in  una  pubbli- 
cazione nella  quale  è  inserita  la  biografia  del  Moscati  (i). 


Nell'anno  1807,  il  Dott.  Paolo  Assalini  nativo  di  Reggio 
neir  Emilia,  già  chirurgo  del  Duca  Ercole  III  (Estense)  e 
poscia  chirurgo  maggiore  della  Guardia  Consolare,  cavaliere 
della  corona  di  Ferro,  della  Croce  della  Legion  d'Onore,  e 
primo  chirurgo  di  Napoleone,  chiaro  per  alcune  pubblicazioni 
mediche  premiate  dall'Accademia  di  Francia,  succedeva  al 
celebre  G.  Battista  Monteggia  nella  carica  di  chirurgo  oste- 
tricante  nella  pia  casa  di  S.  Caterina  alla  Ruota  in  Milano, 
mentre  nella  stessa  città  già  copriva  la  cattedra  di  chirurgia 
presso  l'Ospedale  Militare  di  S.  Ambrogio  (2). 

Il  Manzini,  uno  de'  suoi  più  esatti  biografi,  ci  informa 
come  la  scolaresca  che  avida  accorreva  ad  udirlo,  in  segno  di 
pubblico  affetto  e  venerazione,  lo  onorasse  di  una  bellissima 
medaglia  colla  iscrizione:  ISTITVTORI  •  OPTIMO  •  TYRONES  • 
ANNO  •  MDCCCXI  •  PROFEREBANT  •  VLTRO  da  un  lato,  e  dal- 
l'altro il  suo  ritratto  in  rilievo  colle  parole:  ASSALINI  REG- 
CHIRIATER  •  CLINICVS  •  XENODOCHII  •  MILIT  •  MEDIOL,  ma 
nulla  aggiunse  circa  l'origine  di  tale  notizia  ed  alla  fine  del 
capitolo,  soffermandosi  a  considerare  i  lineamenti  della  per- 
sona effigiata,  senza  però  riprodurla,  lasciava  supporre  a 
tutta  prima  aver  egli  stesso  veduto  quella  medaglia,  che 
diceva  altresì  incisa  da  B.  Bordiga. 


(i)  Verga  A.,  Intorno  aWOspitale  Maggiore  di  Milano  nel  sec.  XVIII, 
in  Gaz.  Med.  hai.  Lombardia,  Serie  VI,  Tomo  IV,  Anno  1871. 

(2)  Manzini  E.,  Memorie  storiche  dei  Reggiani  piìi  illustri  nelle  scienze, 
nelle  lettere  e  nelle  arti,  dal  ijóS  al  iSjj.  —  Reggio  Emilia,  Tip.  Degani 
e  Gasparini. 


128  CARLO    DECIO 


Esaurite  indarno  molte  ricerche  presso  parecchi  musei 
d' Italia  e  dell'  Estero,  nei  quali  presumibilmente  potevasi 
ritrovare  la  detta  medaglia  (che  d'altronde  al  pari  di  quella 
del  Moscati,  non  figura  menzionata  da  alcuna  pubblicazione 
d' indole  numismatica  o  medaglistica ,  e  che  rilevai  essere 
sconosciuta  alle  persone  studiose  della  materia,  che  io  ebbi 
interpellate),  volli  consultare  tutte  le  opere  dell'  Assalini 
stesso,  allo  scopo  di  trovarvi  qualche  notizia  riguardante 
l'argomento  che  ci  occupa. 

Se  non  che  il  risultato  delle  mie  indagini  riuscì  perfetta- 
mente negativo.  Quando  un  mio  congiunto,  il  Nob.  Sig.  G.  Bat- 
tista Mauri  Mori  di  Napoli,  cui  rendo  qui  pubblicamente  le 
mie  più  vive  azioni  di  grazie,  rovistando  fra  i  volumi  di  quella 
Biblioteca  Nazionale  mi  faceva  noto  di  aver  trovato  un'opera 
di  un  tal  Dott.  Placido  Pertol  (3),  in  testa  alla  quale  figura 
una  finissima  tavola  incisa  in  rame,  su  cui  è  rappresentato  un 


(3)  P.  Pertol  (Lettera  di):  Per  T  uso  dei  nuovi  stromenli  di  Oste- 
tricia, coll'aggiunta  dell'opuscolo  del  Prof.  P.  Assalini  intitolato  :  Ricerche 
sulla  pupilla  artificiale,  Napoli  1818,  Tipografia  Vincenzo  Lipomi.  Pochi 
giorni  dopo  aver  ricevuta  la  notizia  da  Napoli,  il  Prof.  Naborre  Campanini 
di  Reggio  Emilia,  gentilmente  mi  inviava  un  esemplare  di  una  incisione, 
che  riconobbi  poscia  essere  la  stessa  della  citata  opera  del  Dott.  Pertol, 
da  me  veduta  presso  la  Bibl.  Braidense  inviatami  dietro  richiesta  dalla 
Nazionale  di  Napoli,  e  che  pensai  di  riprodurre  in  proporzioni  minori. 


SOPRA    DUE    RARISSIME    MEDAGLIE    MEDICHE    MILANESI  I29 

lato  della  medaglia  coli' effigie  dell' Assalini,  e  che  senza  la 
minima  ombra  di  dubbio  (per  altre  peculiarità  di  minor  conto), 
deve  essere  ritenuta  come  la  fonte  da  cui  attinse  il  Manzini. 

Nella  incisione  originale  la  medaglia  misura  it  centimetri 
di  diametro,  giro  giro  al  contorno  nella  parte  alta,  leggonsi 
le  parole  piii  sopra  ricordate,  e  che  dovevano  figurare  al 
rovescio;  in  basso  a  sinistra,  con  carattere  corsivo:  Cigoli 
disegnò,  a  destra  B.  Bordiga  incise.  Più  sotto  ancora  la  stessa 
tavola  ci  rappresenta  tanto  il  diritto  quanto  il  rovescio  di 
un'altra  medaglia,  conferita  al  merito  dell' Assalini  dalla 
R.  Accademia  di  Londra   nell'anno  1814  (4). 

L'assoluto  silenzio  dei  cataloghi  della  materia,  silenzio 
strano  trattandosi  di  una  medaglia  appartenente  ad  un'  epoca 
a  noi  relativamente  vicina,  non  che  la  mancanza  di  qualsiasi 
esemplare  nelle  molteplici  collezioni,  potrebbe  giustificare 
la  seguente  domanda. 

L' incisione  che  vediamo  nell'opera  del  Dott.  Pertol,  fu 
realmente  copiata  dalla  medaglia,  oppure  essa  non  ci  rap- 
presenta altro  che  il  disegno  per  la  detta  medaglia,  la  quale 
potrebbe  anche  non  essere  mai  stata  coniata? 

Anche  la  medaglia  di  Bernardino  Moscati  non  è  citata 
da  alcuno,  sebbene  esista  realmente,  e  d' altronde  non  è 
possibile  che  di  quella  dell'Assalini  sia  stato  eseguito  un  solo 
esemplare?  Non  è  possibile  che  essa  sia  stata  fusa,  anziché 
coniata,  e  poscia  lavorata  a  cesello  costituendo,  direi  quasi, 
un  oggetto  d'arte  più  che  una  vera  medaglia  di  conio? 

In  tal  modo  resterebbe  in  parte  spiegata  la  sua  estrema 
rarità,  e  forse  anche  la  odierna  sua  dispersione. 

Io  inclino  a  credere  che  la  medaglia  abbia  realmente 
esistito,  giacché  altrimenti  non  sarebbe  agevole  spiegare  come 
mai  il  Dott.  Placido  Pertol  nel  1818  trovasse  conveniente,  e 
potesse  far  riprodurre  quella  immagine,  la  quale  starei  per 
dire,  ricordava  un  fatto  che  in  realtà  non  era  accaduto;  nel 
mentre  che  l'altra  medaglia  della  R.  Accademia  di  Londra 
(figurante   sulla   medesima  tavola),  sulla  quale  non  può  sol- 


(4)  Da  un  lato  porta  l'effigie  di  Mercurio  e  di  Minerva  colle  parole 
Arts  and  Commerce  Promoted,  dall'altro  To  Paul  Assalini.  M.  D.  1814 
for  important  improvements  in  Surgery. 


J7 


130  CARLO     DECIO 


levarsi  eccezione  alcuna,  ben  ci  dimostra  che  l'artefice  1'  ha 
incisa  dal  vero. 

Se  non  che  qui  potrebbe  sorgere  un'  altra  obbiezione. 
L'  opuscolo  del  Dott.  Pertol  fu  edito  in  Napoli  nel  1818. 
L'annessa  tavola  in  rame  è  opera  di  Bordiga  incisore  mila- 
nese. Assalini  dopo  il  i8ri  aveva  lasciato  definitivamente 
Milano.  Come  mai  in  allora  potè  il  Bordiga  raffigurare  oltre 
che  il  medaglione,  anche  la  medaglia  di  Londra  conferita 
all' Assalini  nel  1814? 

Noi  sappiamo  che  l'Assalini  in  quell'epoca  erasi  stabilito 
nei  dintorni  di  Napoli.  Fu  forse  napoletano  il  disegnatore 
Gigoli?  Potè  questi  dal  vero  disegnare  le  medaglie;  e  forse 
furono  quei  disegni  spediti  a  Milano ,  a  ciò  fossero  tradotti 
sul  rame  per  opera  di  quello  stesso  Bordiga,  il  quale  come 
incisore  in  acciaio  fino  dal  181 1  potè  eventualmente  avere 
avuto  parte  nella  lavorazione  del  conio,  o  nella  cesellatura 
dell'originale  fuso  anziché  coniato  ? 

Lascio  insolute  le  ipotesi  nella  tema  di  sentirmi  ripetere 
ciò  che  già  disse  Apelle  al  ciabattino.  Ai  cultori  della  me- 
daglistica spetta  ora  di  risolvere  la  questione  coli'  acume 
critico,  che  solo  può  essere  posseduto  da  colui,  il  quale  di 
continuo  si  adopera  intorno  ad  uno  speciale  obbietto. 

Io  sarò  pago,  se  avrò  potuto  portare  nel  campo  delle 
loro  investigazioni  un  argomento  che  parmi  interessante  dal 
lato  storico,  e  che  direttamente  tocca  la  nostra  città  natale. 

Milano,  Gennaio  1898. 

Dott.  Carlo  Decio. 


NECROLOGIE 


ALFREDO   von    SALLET. 

Il  25  novembre  se.  anno,  a  Berlino,  morì  dopo  non 
lunga  malattia  il  Dott.  Prof.  Alfk^edo  von  Sallet,  Direttore 
di  quel  R.  Gabinetto  Numismatico. 

Nato  a  Reichau  nella  Slesia  Prussiana,  il  19  luglio  1842, 
era  figlio  del  distinto  poeta  Federico  von  Sallet,  autore 
dell'  "  Evangelo  de'  profani  „,  e  di  altri  lavori  assai  apprezzati. 

Compiuti  gli  studi  nel  1865,  Alfredo  entrò,  quattro  anni 
dopo,  come  impiegato  al  Gabinetto  Numismatico  berlinese, 
di  cui  era  Direttore  Giulio  Friedlaender,  e  bentosto  fu  nomi- 
nato di  lui  assistente;  poi,  alla  morte  del  Friedlaender,  avvenuta 
nel  1884,  promosso  a  Direttore  di  quell'  insigne  istituto. 

Nella  lunga  sua  carriera,  Alfredo  von  Sallet,  —  al  quale 
nel  1880  fu  conferito  il  titolo  onorifico  di  Professore,  — 
contribuì  in  modo  efficacissimo  all'  incremento  degli  studi 
numismatici  in  Germania,  sia  con  l'opera  solerte  nel  R.  Ga- 
binetto di  Berlino,  sia  con  gli  scritti  dedicati  alla  nostra 
scienza,  sia  col  fondare  e  dirigere  l'importante  periodico: 
Zeitschrift  fur  Numismatik,  che  col  1897  ha  compiuto  il 
ventesimo  suo  volume. 

La  sua  competenza  si  esplicava  in  modo  particolare  nel 
campo  della  Numismatica  classica  e  della  Medaglistica  te- 
desca del  Rinascimento;  e  della  sua  attività  scientifica  fanno 
bella  testimonianza  le  numerose  pubblicazioni  delle  quali 
diamo  qui  appresso  un  elenco;  —  notando  che  il  compianto 
Prof,  von  Sallet  inviò  pure  diversi  contributi  alla  Numisma- 
tische  Zeitschrift  di  Huber,  e  pubblicò  due  volumi  di  catalogo 
delle  monete  antiche  conservate  nel  Gabinetto  berlinese. 


132  NECROLOGIE 


Il  Sig.  SchOne,  in  un'estesa  commemorazione  (i),  ci  dà 
una  caratteristica  interessante  ed  amabile  di  questo  dotto 
tedesco.  Egli  ce  lo  tratteggia  come  infiammato  dall'entusia- 
smo per  r  arte,  studioso  non  solo  della  Numismatica  ma 
anche  delle  scienze  naturali  e  della  letteratura,  poeta  serio 
e  giocoso,  bibliofilo,  raccoglitore  appassionato  di  minerali, 
di  petrefatti  e  di  conchiglie.  Sotto  un'  apparenza  chiusa  e 
poco  incoraggiante,  era  uomo  che  sentiva  vivacemente  e 
profondamente,  accessibile  ai  più  svariati  interessi,  capace 
di  prender  calda  parte  alla  felicità  ed  ai  dolori  altrui,  benefico 
in  silenzio,  nemico  implacabile  d'ogni  rozzezza  e  piccineria. 


S.  A. 


PUBBLICAZIONI 

DEL 

DoTT.    Prof.    Alfredo    von    Sallet 


Beitràge  zur  Geschichte  und  Numismatik  der  Kónige  des  Cim- 
merischen  Bosporus  und  des  Pontus,  von  der  Schlacht  bei  Zela  bis 
zur  Abdankung  Polemos'  IL  —  Berlin,  Weidmannsche  Buchhand- 
lung,  1866  (con  I  tav.). 

Die  Fiirsten  von  Palmyra  unter  GallienuSj  Claudius  und  Au- 
relian.  —  Berlin,  1866  (con  una  tavola  litografica). 

Die  Daten  der  alexandrinischett  Kaisermunzen.  —  Berlin,  1870. 

Die  Kunstlerinschriften  auf  griechischen  Miinzen.  —  Berlin,  1871. 

Untersuchungen  iiber  Albrecht  Diirer.  —  Berlin,  1874. 

Die  Nachfolger  Alexanders  des  Grossen  in  Baktrien  und 
Indien.  —  Berlin,  1879. 

Friedlaeiidcp  (Julius)  und  Sallet  (A.  V.):  Das  Kónigliche 
Miinzkabinet.  Geschichte  und  Uebersicht  der  Sammlung  nebst  er- 
klarender  Beschreibung  der  auf  Schautischen  ausgelegten  Auswahl. 
—  Berlin,  1877  (con  9  tav.  in  rame). 


(i)  ScHòNE  (Richard).  Zur  Erinnerung  an  Alfred  von  Sallet.  Berlin, 
Reichsdruckerei.  —  (Con  un  finissimo  ritratto  del  Defunto). 


NECROLOGIE  I33 


PUBBLICATI   DAL   PROF.   VON    SALLET    NELLA 

ZEITSCHRIFT    FÙR    NUMISMATIK. 

Voi.  I,  1874. 

Die  Miinzen  von  Chersonesus  in  der  Krim  (con  i  tav.). 
Thracische  und  macedonische  Miinzen  (con  dis.). 
Der  Catalog  der  Miinzsatnmlung  des  Britischen  Miiseums. 
Redende  Miinzen  (con  dis.). 

Die  dltesten   Tetradrachmen  der  Arsaciden  (con  i  tav.). 
Pertinax  Caesar,  der  Sohn  des  Kaisers  Pertinax  (con  dis.). 

Voi.  II,  1875. 

Zu  den  Kilnstlerinschriften  auf  griechischen  Miinzen  (con  i  tav.). 

XÀlEAEriN^  ihracisch-macedonische  Silbermiinze  (con  dis.). 

Copien  von  Miinztypen  im  griechischen  Alterthum  (con  dis.). 

Die  Miinzen  der  griechischen  Kónige  von  Salamis  in  Cypern  und  die 
denselben  zugetheilien  modernen  Fàlschungen  (con  i  tav.). 

Alexandriner  des  Pescennius  Niger  und  GordianslIII  mit  ràthselhafter 
Aufschrift  (con  dis.). 

Aurelian's  Miiregent  auf  rómischen  Billondenaren  (con  dis.). 

Miinzen  des  Kónig  Darius  von  Pontus  und  des  Mithradates  {Perga- 
menus)  von  Bosporus  (con  dis.). 

Die  Medaillen  Albrecht  Diirer's  (con  '2  tav.). 

Voi.   Ili,    1876. 

Zur  griechischen  Numismatik.  I  (con  dis.). 

Der  Eques  Romanus  auf  Goldmedaillons  Constantins  des  Grossen 
(con  dis.). 

Zur  griechischen  Numismatik.  II,  III  (con  dis.). 

Brandenburgische  Bracteaten. 

Die  Medaillen  des  Kurfiirsten  Joachim  I.  von  Brandenburg. 

Voi.  IV,  1877. 

Die  Miinzen  Caesars  mit  seinem  Bildniss  (con.  dis.). 
Silbermiinze  von  Issus  in  Cilicien  (con  dis.). 
Alexandriner  der  Plautilla. 

Zur  Numismatik  der  Kónige  von  Pontus  und  Bosporus.  I  (con  dis.). 
Ein     Goldstater    der    taurischen    Chersonesus    mit    dem    Beinamen 
Paot).8Óooaa  und  einer  Jahreszahl  der  Chersonesischen  Aera  (con  dia.). 
Die  pamphylischen  Aufschriften  auf  Miinzen  (condis.). 
Zur  Numismatik  der  Kónige  von  Pontus  und  Bosporus.  II  (con  dis.). 
Die  angeblichen   Miinzen  von  Sollium  Acarnaniae  (con  dis.). 
Demeter  Horia  auf  Miinzen  von  Smyrna  (con  dis.). 


134  NECROLOGIE 


Voi.  V,  1878. 

Zur  griechischen  Numismatik  (con  dis.). 

Die  Silbermilnzen  des  Barcochba  (con  dis.). 

Die  Milnzen  von  Aenus  in  Thracien  (con  dis.). 

Zur  rómischen  Numismatik  (con  dis.). 

Asklepios  und  Hygieia  (con  dis.). 

Bracteat  des  Vogtes  Heinrich  von  Plauen  (con  dis.). 

Voi.   VI,   1879. 

Ceramus  in  Carien  imter  dem  Namen  Ptolemaì's  (con  dis.). 

Zur  rómischen  Numismatik  (con  dis.). 

Die  Umschrift  der  Europa  auf  Silbermiinzen  von  Gortyna  (con  dis.). 
—  Zu  Ceramus  und  Ptolemaì's. 

Die  griechischen  Mùnsen  der  tiirkischen  Dynastie  der  Danischmende 
(con  dis.). 

Voi.  VII,  1880. 

Die  Namen  der  beiden  Gordiane. 

Die  Nachfolger  Alexander's  des  Grossen  in  Baktrien  und  Indien. 
Nachtrag. 

Voi.  Vili,  1881. 

Nymphodoros,  Regent  von  Abdera  (con  dis.). 

Ein  Brief  Eckhel's. 

Kamnaskires  und  seine  Dynastie  (con  dis.). 

Die  Miinzen  der  Kónige  von  Characene  (con  dis.). 

Alexander  der  Grosse  als  Griinder  der  baktrisch-indischen  Reiche 
(con  dis.). 

Tobias  Wolff,  der  Breslauer  Goldschmied  (con  dis.). 

Zur  àltesten  Mùnzkunde  und  Geschichte  Brandenburgs  (con  dis.). 

Zu  dem  Denar  Albrechts   des  Bàren  aus   dem  Michendorfer   Funde. 

Die  Denare  Markgraf  Albrechts  des  Bàren  als  Schutzvogt  von  Hai- 
berstadt  (con  dis.). 

Voi.   IX,   1882. 

Beitràge  zur  antiken  Mùnz-  und  Alteri humskunde  (con  dis.). 
Bleimedaillen  von   Tobias  Wolff  (con  i  tav.). 

Voi.  X,  1883. 

Beitràge  zur  antiken  Mi'inz-  und  Alterthumsktmde  (con  dis.). 
Die  Denare  des  Markgrafen  Otto  li.  von  Brandenburg  (con  dis.). 

Voi.  XI,  1884. 

Fulvia  oder  Octavia?  Aureus  des  M.  Antonius. 

Deutsche  Gussmedaillen  aus  dem  sechzehnten  und  dem  Beginn  des 
siebzehnten  Jahrhunderts  (con  4  tav.). 


NECROLOGIE  I35 


Voi.  XII,  1885. 

Beitràge  zur  antiken  Mùnzkunde  (con  dis.). 
Rine  Munze  der  Sóhne  des  Ugolino  (con  dis.). 

Voi.  XIII,  1886. 

Die  Erwerbungen   des   Kóniglichen   Munzkabinets   vom  Jahre    1884 
(con  I  tav.). 

Voi.  XIV,  1887. 

Die  Erwerb.  des  Kgl.  Mùnzkab.  vom  J.  i88s  (con  4  tav.). 

Voi.  XV,  1887. 

Die  Erwerb.  des  Kgl.  Miinzkab.  vom    i.  Aprii  1886  bis  i.  Apr.  188^ 
(con  2  tav.). 

Voi.  XVI,  1888. 

Die  Erwerb.  d.  Kgl.  Munzkab.  v.  i.  Apr.  i88y  bis  i.  Apr.  1888  (con 
3  tav.). 

Voi.  XVII,  1890. 

Die  Erwerb.  d.  Kgl.  Miìnzkab.  v.  i.  Apr.  1888  bis  i.  Apr.  i88g  (con 
2  tav.). 

Voi.  XVIII,  1892. 

Die  Erwerb.  d.  Kgl.  Munzkab.  v.  i.  Apr.  1889  bis  i.  Apr.  1890  (con 
I  tav.). 

Voi.  XX,  1897. 

Silbermunze  eines  baktrischen  Kónigs  Antiochus  (con  dis.). 


136  NECROLOGIE 


FILIPRO  MARIGNOLI. 

Il  giorno  17  febbraio  scorso,  nella  sua  villa  presso 
Spoleto,  cessava  di  vivere  il  Comm.   Filippo  Marignoli, 

Marchese  di  Montecorona,  Senatore  del  Regno,  il  Nestore 
dei  raccoglitori  di  monete  italiane.  Nato  a  Spoleto  il  13 
aprile  1809,  fin  dalla  sua  gioventù  prese  parte  attiva  a' 
movimenti  politici,  in  tempi  in  cui  amare  la  patria  era  un 
delitto.  Fu  uomo  generoso,  munificentissimo,  e  fondò  nella 
sua  Spoleto  parecchi  istituti  di  beneficenza,  dotandoli  del 
proprio.  Nel  1864  iniziò  una  collezione  di  Monete  italiane  me- 
dioevali e  moderne^  e  vi  attese  con  cura  fino  agli  ultimi  giorni 
della  sua  vita.  Questa  collezione,  ora  custodita  nel  suo  nuovo 
palazzo  al  Corso,  in  Roma,  e  composta  di  circa  35.000  pezzi 
nei  tre  metalli,  è,  senza  confronto,  la  piìi  importante  fra  le 
collezioni  pubbliche  e  private  in  Italia.  Oltre  il  numero  già 
considerevole,  quella  raccolta  è  ammirata  per  la  copia  straor- 
dinaria di  pezzi  unici  ed  inediti,  specialmente  nella  serie 
pontificia. 

Fino  dal  1891  il  March.  Marignoli,  aderendo  a  un  nostro 
invito,  aveva  iniziato  in  questa  Rivista  (0  la  illustrazione 
delle  monete  inedite  della  sua  Collezione,  con  un  primo  Ap- 
punto dal  titolo;  Zecchino  di  Papa  Pio  II,  attribuito  a  Foligno. 

In  seguito,  per  la  malferma  salute  dell'autore  e  per  un 
seguito  di  circostanze  che  lo  tenevano  occupatissimo  e  lon- 
tano da  Roma,  la  pubblicazione  fu  purtroppo  interrotta  e 
non  più  continuata. 

Il  Marignoli  aveva  anche  formato  il  progetto  di  pubbli- 
care un  completo  e  diffuso  Catalogo  illustrato  della  sua  col- 
lezione, che  sarebbe  stato  di  grande  utilità  agli  studiosi, 
quando  la  morte  ha  troncato  quel  suo  divisamento.  Ci  lusin- 
ghiamo che  quella  idea  possa  essere  attuata  dal  Marchese 
Francesco,  figlio  primogenito  del  compianto  Senatore,  attuale 
proprietario  della  Collezione.  E.  G. 


(1)  Anno  IV,  1891,  Fase.  MI,  pag.  151. 


BIBLIOGRAFIA 


LIBRI  NUOVI   E  PUBBLICAZIONI. 

Julius  voii  Sclilossei*,  Die  àltesten  Medaillen  und  die  Antike. 
I.  Die  Denkmunzen  der  Carraresen  und  die  Sesto  von  Venedig. 

Negli  splendidi  volumi  del  Jahrbuch  der  Kunsthistori- 
schen  Sammlimgen  des  allerhòchsten  Kaiserhauses,  che,  con 
munificenza  veramente  regale,  escono  ad  illustrare  i  tesori 
d'arte  e  di  antichità  del  Museo  imperiale  di  Vienna,  si  tro- 
vano talora  monografie  che  trattano  dei  prodotti  dell'  arte 
italiana,  o  che  interessano  l'Italia,  ma  a  noi  ne  arriva  dif- 
ficilmente la  notizia,  essendo  1'  edizione  limitata,  pochi  e  di 
alto  prezzo  gli  esemplari  posti  in  commercio.  Non  sarà  dun- 
que sgradito  agli  studiosi  del  nostro  paese  qualche  cenno 
intorno  a  un  lavoro  del  sig.  Giulio  di  Schlosser  sulle  piìi 
antiche  medaglie  e  sugli  antichi  [Die  àltesten  Medaillen  und 
die  Antike)  che  si  occupa  di  medaglie  e  di  tessere  coniate 
nella  regione  veneta. 

Il  sig.  Giulio  di  Schlosser  è  giustamente  colpito  dal 
sorprendente  fenomeno  della  simultaneità  con  cui  dalle  te- 
nebre del  medio  evo  sorgono  subhmi  negli  ultimi  anni  del 
secolo  XIV  i  primi  sintomi  dell'  arte  nuova  e  dello  stile 
realista  in  due  paesi  così  lontani  e  divisi  come  il  Veneto 
e  la  Fiandra,  senza  che  si  possa  comprendere  il  filo  miste- 
rioso che  lega  siffatte  manifestazioni  della  prosperità  e  della 
civiltà  di  due  nazioni.  Naturalmente  ogni  popolo  conserva 
il  carattere  e  la  fisonomia  che  gli  è  propria,  e  mentre  il 
Fiammingo,  colla  coscienza  ed  esattezza  della  razza  germa- 
nica, copia  la  natura  in  ogni  suo  minuto  particolare,  il  Ve- 
neto, che,  si  è  conservato  latino  in  mezzo  alle  invasioni  bar- 
bariche e  vive  sovra  un  suolo  dove  tutto  parla  dei  ricordi 
del  passato,  trova  la  sua  ispirazione  nello  studio  dell'antico 
e    del    classico.    Anche   le    medaglie    compariscono  nei  due 

18 


138  BIBLIOGRAFIA 


paesi  contemporaneamente,  ed  il  nostro  autore  si  compiace 
ad  esaminare  sulle  medaglie  i  due  elementi  del  nuovo  stile, 
lo  studio  della  natura  e  quello  dell'antico. 

Egli  comincia  dall'  Italia  e  prima  di  tutto  descrive  le 
due  note  medaglie  che  ricordano  la  data  del  19  giugno  1390, 
in  cui  Francesco  Novello  da  Carrara  riprese  Padova  dalle 
mani  di  Gian  Galeazzo  Visconti,  che,  fatto  prigioniero  il 
vecchio  Francesco,  ne  aveva  diviso  lo  stato  con  Venezia  e 
collo  Scaligero,  suoi  alleati  del  momento.  Da  lungo  tempo 
gli  studiosi  erano  di  diverso  parere  nel  giudicare  1'  età  di 
questi  pezzi  preziosi  per  la  storia  dell'arte,  e  mentre  alcuni 
li  credevano  battuti  per  commemorare  il  lieto  avvenimento 
e  quindi  contemporanei,  altri  invece  li  ritenevano  restituiti, 
ossia  coniati  più  tardi  in  memoria  della  gloria  degli  antenati 
da  chi  si  vantava  di  discendere  dai  signori  di  Padova.  Fra 
i  primi  si  devono  notare  Verci,  Kòhler,  Mader,  Litta,  Lazari 
e  specialmente  Giulio  Friedlander,  che,  con  buone  ragioni  e 
coll'autorità  del  suo  nome,  scese  in  campo  a  propugnare  la 
tesi  dell'autenticità,  sostenendo  che  questi  piccoH  monumenti, 
a  cui  il  Novello  aveva  affidato  nel  miglior  modo  possibile 
quel  ricordo  che  egli  desiderava  eternare,  furono  lavorati 
nel  breve  periodo  che  corre  fra  la  presa  di  Padova  (1390) 
e  la  completa  rovina  della  Dinastia  Carrarese  (1405).  Que- 
sto giudizio,  sebbene  autorevole  ed  appoggiato  a  ragiona- 
menti che  avevano  la  loro  base  nella  storia  politica  ed 
artistica,  non  fu  accolto  da  tutti  gli  studiosi  delle  medaglie 
del  rinascimento  se  non  con  molte  riserve:  si  osservava  da 
alcuni  uno  squilibrio  fra  le  lettere  gotiche  delle  iscrizioni, 
l'impronta  caratteristica  del  rovescio  e  le  teste  classiche  del 
diritto,  che  indicavano  chiaramente  lo  studio  delle  antiche 
monete  ed  un'arte  sapiente  non  propria  di  un'epoca  tanto 
remota;  la  maggior  parte  degli  amatori  e  direttori  di  Musei 
era  renitente  a  togliere  il  primo  e  più  antico  posto  al  Pisa- 
nello  per  darlo  all'ignoto  autore  delle  medaglie  carraresi. 
Di  queste  idee  si  fece  autorevole  interprete  l'Armand  nella 
sua  celebre  opera  Les  médailleurs  italiens,  dove  riporta  il 
giudizio  del  dotto  tedesco,  e,  pur  apprezzandolo  al  suo  giu- 
sto valore,  non  nasconde  i  dubbi,  che  l'aspetto,  relativamente 
moderno,  di  tali  pezzi  faceva  nascere  nel  suo  animo. 


BIBLIOGRAFIA  I39 


Il  dibattito  si  sarebbe  certamente  prolungato  per  molto 
tempo  e  non  avrebbe  forse  avuto  una  soluzione  definitiva,  se 
il  sig.  J.  Guiffrey  non  avesse  invocato  un  documento  con- 
temporaneo, che  dava  ragione  al  valente  conservatore  del 
Museo  di  Berlino  in  modo  decisivo  ed  inconfutabile.  Nella 
Rivista  numismatica  francese  del  1890  da  prima,  ed  in  modo 
più  preciso  in  quella  del  1891  (i),  il  sig.  Guiffrey  dimostra 
che  in  un  catalogo  compilato  nel  1401,  e  cioè  prima  della 
occupazione  definitiva  di  Padova  per  parte  dei  Veneziani,  in 
cui  sono  elencate  le  antichità  possedute  da  Giovanni  Duca 
di  Berry  fratello  di  Carlo  V  re  di  Francia,  rinomato  cultore 
delle  arti  e  raccoglitore  di  oggetti  preziosi  per  il  lavoro  e 
per  l'antichità,  si  trova  una  medaglia  di  piombo  descritta  in 
questo  modo  :  item  une  empraincte  de  plomb  où  est  le  visaige 
de  Francois  de  Carrare  en  une  coste,  et  en  Vautre  la  marque 
de  Pade,  parole  che,  se  non  chiariscono  perfettamente  di 
quale  dei  due  Franceschi  si  tratti,  mostrano  però  senza  tema 
d'errore  che  la  medaglia  descritta  è  una  delle  due  sulle  quali 
verte  la  discussione.  Il  più  strano  della  faccenda  si  è  che 
tale  notizia  si  trova  alla  rubrica  Médaille  sul  Glossaire  des 
émauXy  opera  stampata  nel  1853,  e  cioè  15  anni  prima  della 
pubblicazione  del  Friedlander. 

Il  sig.  de  Schlosser,  dopo  di  avere  informato  il  suo  let- 
tore del  parere  dei  diversi  storici  e  critici  d'arte  e  delle 
vicissitudini  che  ebbero  durante  un  secolo  tali  opinioni,  studia 
con  analisi  fine  ed  accurata  la  origine  artistica  ed  il  pen- 
siero che  informa  questi  piccoli  monumenti,  i  quali  hanno 
tanto  interesse  per  la  storia  dell'arte  e  del  rinascimento, 
specialmente  dopo  che,  sicuri  della  loro  età  e  della  loro 
genuinità,  possiamo  ricavare  osservazioni  e  raffronti  preci- 
samente in  ciò  che  prima  era  argomento  di  discussione  e  di 
dubbio.  Mentre  infatti  il  rovescio  conserva  la  fisonomia 
prettamente  medioevale,  le  teste  del  diritto  potrebbero  es- 
sere disegnate  cinquanta  anni  più  tardi,  perchè  mostrano 
chiaramente  la  conoscenza  e  lo  studio  delle  monete  romane. 
La  testa  del  Novello  ricorda  un  gran  bronzo  di  Vitellio,  come 


(i)  F.  Guiffrey,  Les   médailles  des   Carrara  Seigneurs  de   Padouc 
exécutées  vers  ijgo.  —Revue  nuntismatique,  III  serie,  tome  IX.  Paris,  1891. 


140  BIBLIOGRAFIA 


quella  del  vecchio  Francesco  arieggia  i  medaglioni  di  Co- 
modo e  Settimio  Severo.  Non  si  conoscono  ritratti  dei  Car- 
raresi e  soltanto  un  cronista  contemporaneo  descrive  Fran- 
cesco secondo  corpulento  e  tarchiato,  di  aspetto  risoluto  ed 
orgoglioso,  caratteri  che  si  riscontrano  anche  nella  testa  che 
porta  il  suo  nome.  L'assieme  però  delle  due  figure  deve 
essere  idealizzato  e  condotto  a  forme  classiche  dal  senti- 
mento artistico  di  colui  che  le  ha  modellate,  poiché  il  modo 
con  cui  sono  tagliati  i  capelli,  la  mancanza  di  barba  e  la 
nudità  eroica  del  figlio  come  il  paludamento  del  padre  non 
corrispondono  alla  foggia  di  vestito  e  di  acconciatura  che, 
sotto  r  influenza  della  moda  francese,  si  usava  tanto  alla  corte 
germanica  come  in  quelle  dei  principi  italiani. 

Resta  così  assodato  alla  nostra  regione  ed  al  Novello 
il  vanto  di  avere  per  il  primo  eternato  con  la  medaglia  un 
fatto  storico  memorabile,  dando  forma  moderna  ad  un  pen- 
siero, che  è  pure  causa  di  vaghezza  e  di  varietà  nella  serie 
numismatica  romana.  Padova  infatti,  sotto  il  governo  di  prin- 
cipi ambiziosi  ed  illuminati,  era  diventata  uno  dei  centri  più 
importanti  della  coltura  dell'alta  Italia  ed  un  focolare  dal 
quale  s' irradiò  lo  studio  delle  lettere  e  delle  arti  antiche. 

Come  Friedlander,  anche  Schlosser  unisce  allo  studio 
delle  medaglie  carraresi  quello  di  alcune  tessere  o  prove  di 
zecca,  che  portano  i  nomi  di  Marco,  Lorenzo  ed  Alessandro 
Sesto,  celebri  orefici  ed  intagliatori  dei  coni  nella  zecca  ve- 
neziana. L'associazione  è  naturale,  perchè,  lavorate  nella 
stessa  regione  e  nella  stessa  epoca,  sentono  del  pari  il  soffio 
dell'influenza  classica,  mentre,  tanto  nelle  une,  che  nelle  altre, 
le  iscrizioni  hanno  caratteri  gotici  e  le  date  segnate  in  cifre 
arabiche. 

A  queste,  importanti  per  la  firma  e  pregiate  per  la  somma 
rarità,  seguono  alcune  tessere  più  facili  a  rinvenirsi,  ma  pure 
importanti  per  la  varietà  dei  disegni  e  delle  iscrizioni  e  pre- 
gevoli per  il  lavoro  artistico,  sicché  da  tutti  gli  studiosi  furono 
attribuite  ai  membri  della  famiglia  Sesto.  Non  è  noto  lo 
scopo  a  cui  servivano  :  l'opinione  più  diffusa  è  che  fossero 
marche  da  giuoco,  sebbene  certe  iscrizioni  possano  far  na- 
scere il  dubbio  che  alcune  almeno  avessero  una  destinazione 
più  nobile  e  più  importante.    Sovra  di    esse   troviamo   raffi- 


BIBLIOGRAFIA  I4I 


gurato  tutto  ciò  che  la  religione,  la  filosofia  e  la  coltura  di 
quell'epoca  prediligevano.  Vediamo  l'effigie  di  S.  Giorgio  a 
cavallo  e  seduto,  le  virtìi,  la  giustizia,  un  filosofo  che  legge, 
la  leggenda  di  Androclo,  la  favola  del  lupo  monaco,  ma 
ciò  che  principalmente  interessa  a  noi  ed  all'autore  della 
nostra  memoria,  sono  le  teste  degli  imperatori  copiate  dalle 
monete  romane  ed  una  certa  fisonomia  classica  che  aleggia 
nel  pensiero  e  nel  disegno  e  indica  il  tempo  in  cui  nasceva 
e  si  maturava  il  germe  del  rinascimento. 

Il  sig.  Schlosser  non  crede  che  sia  opera  del  caso  una 
sì  grande  affmità  quale  è  quella  che  esiste  fra  le  medaglie 
carraresi  e  le  tessere  dei  Sesto,  tanto  nel  sentimento  ar- 
tistico, quanto  in  taluni  notevoli  particolari,  ne  può  tratte- 
nersi dall'arrischiare  una  ipotesi  evitata  dal  prudente  Fried- 
lànder,  volendo  attribuire  le  medaglie  padovane  ad  uno 
dei  Sesto  e  precisamente  a  Marco,  che,  nominato  intagliatore 
dei  coni  alla  zecca  nel  1394,  aveva  lavorato  la  tessera  colla 
testa  di  Galba  nel  1393.  In  tal  caso  questo  pezzo  e  quello 
di  suo  fratello  Lorenzo  sarebbero  quasi  studi  per  le  meda- 
glie dei  Carraresi.  Come  orefici,  i  Sesto  erano  molto  stimati 
nel  Veneto  e  nel  Friuli  e  da  ogni  parte  si  ricorreva  ad  essi 
per  reliquarì  ed  altri  oggetti  di  oreficeria  artistica;  forse  nel 
momento  in  cui  Francesco  Novello  rientrava  nella  Signoria 
di  Padova,  avrebbe  potuto  la  Repubblica  permettere  al  suo 
maestro  di  zecca  di  onorare  il  valoroso  cavaliere  carrarese, 
che  in  quel  momento  era  in  buoni  rapporti  con  Venezia. 

Così  pensa  lo  Schlosser,  ma  noi  veneziani,  che  cono- 
sciamo la  cura  gelosa  con  cui  la  Repubblica  vigilava  sulla 
zecca,  ed  i  rapporti  che  fra  Venezia  ed  i  Carraresi  furono 
sempre  poco  cordiali,  siamo  assai  renitenti  ad  ammettere  che 
il  Sesto  sia  stato  chiamato  a  Padova,  o  che  Francesco  No- 
vello abbia  fatto  lavorare  le  sue  medaglie  nella  zecca  di  Ve- 
nezia. Ciò  non  corrisponde  nemmeno  all'opinione  che  abbiamo 
del  carattere  e  del  sentimento  dell'ultimo  Signore  di  Padova. 
A  noi  pare  che  le  tessere  dei  Sesto  e  le  medaghe  carraresi 
abbiano  fra  loro  comuni  soprattutto  quei  caratteri,  che  di- 
pendono dall'essere  state  lavorate  nello  stesso  paese  e  nello 
stesso  tempo,  come  sarebbero  le  lettere  gotiche,  le  cifre  ara- 
biche e  principalmente  la  stessa  influenza  dello  studio  delle 


142  BIBLIOGRAFIA 


lettere  e  delle  arti  antiche,  ma  differiscono  invece  in  ciò  che 
costituisce  la  maniera  e  lo  stile  personale  dell'artista,  vale  a 
dire  il  disegno  ed  il  tocco  del  maestro.  Mentre  nelle  tessere 
e  nelle  monete  coniate  a  Venezia  si  vede  sempre  una  certa 
bravura  e  sprezzatura  di  esecuzione,  che  corrisponde  al  lavoro 
abbondante  ed  affrettato  di  quella  zecca,  le  medaglie  e  le 
monete  di  Padova  hanno  una  accuratezza  che  comporta  un 
lavoro  più  calmo  e  più  studiato.  Forse  anche  questa  opinione 
potrà  sembrare  arrischiata,  mentre  io  non  conosco  le  prove 
di  zecca  che  hanno  i  nomi  di  Marco,  Lorenzo  ed  Alessandro 
Sesto,  se  non  per  le  riproduzioni:  pure  ho  creduto  di  mani- 
festare aperto  il  mio  pensiero,  perchè  dal  cozzo  delle  opi- 
nioni viene  la  luce  e  dalla  discussione  emerge  la  verità. 

E  qui  faccio  punto  senza  esaminare  la  seconda  parte 
del  lavoro,  in  cui  l'autore  tratta  di  medaglie  coniate  in  Fian- 
dra e  menzionate  esse  pure  nel  catalogo  del  Duca  di  Berry. 
Chiudo  augurando  che  delle  cose  nostre  studiate  dagli  stra- 
nieri con  amore  e  con  dottrina  si  occupino  anche  gli  Italiani, 
i  quali,  nelle  memorie  locali  e  negli  archivi,  possono  trovare 
notizie  importanti  sulle  belle  medaglie  del  rinascimento  e 
sugH  artisti  che  le  lavorarono,  ed  anche  dalle  modeste  tes- 
sere possono  trarre  argomento  di  studio  e  di  soddisfazione. 

Nicolò  Papadopoli. 


Catalogne  of  the  greek  coins  of  Caria,  Cos,  Rhodes,  etc.  by  Barclay 
V.  Head;  London  1897,  cviii  —  326  pag.  con  xlv  tav.  in  eliotip. 
e  una  carta  geografica. 

La  serie  dei  volumi  che  formano  il  catalogo  della  col- 
lezione numismatica  del  museo  di  Londra,  alla  cui  compila- 
zione attendono  da  tempo  i  più  illustri  numismatici  inglesi, 
è  andata  man  mano  acquistando  maggior  pregio  ed  impor- 
tanza, specialmente  nei  volumi  pubbhcati  in  questi  ultimi 
anni.  I  due  lavori,  ad  esempio,  sulle  monete  della  Siciha  e 
della  Magna  Grecia,  per  quanto  sien  fatti  con  rigore  scien- 
tifico, non  hanno  quelle  preziose  ed  abbondanti  osservazioni 
geografiche,  storiche,  mitologiche,  artistiche,  metrologiche, 
seguite  da  una  così  ampia  riproduzione  in    eliotipia  dei  tipi 


BIBLIOGRAFIA  I43 


più  interessanti.  A  questo  volume,  che  noi  pigliamo  in  esame, 
è  premessa  un'introduzione  di  cvni  pagine,  nella  quale 
passando  a  rassegna  in  ordine  alfabetico  tutte  le  città  della 
Caria  propriamente  detta  e  delle  isole  adiacenti,  rappre- 
sentate nella  grande  collezione  del  British  Museum,  di  cia- 
scuna si  ricorda  la  posizione  geografica,  la  durata  della 
coniazione,  il  sistema  monetale  con  le  sue  vicende,  l'impor- 
tanza artistica  dei  tipi  e  il  loro  significato  ;  tutto  ciò  sulla 
base  di  una  completa  e  precisa  conoscenza  della  storia  ci- 
vile e  politica  di  quella  regione.  In  un  lavoro  generale  sulle 
monete  della  Caria,  che  non  fosse  un  catalogo,  vi  sarebbe 
poco  da  aggiungere  a  questo  libro  dell' Head,  Par  che  tale 
sia  stato  lo  scopo  dell'A.,  di  fare  cioè  non  un  vero  e  proprio 
catalogo,  ma  un  trattato  delle  monete  della  Caria,  per  quanto 
l'indole  del  libro  gli  consentisse:  i  frequenti  richiami  a  mo- 
nete di  altre  collezioni  e  la-  tav,  xlv  composta  esclusiva- 
mente di  queste  (tranne  il  n,  7)  rivelano  abbastanza  l'inten- 
zione dell'A. 

Al  volume  è  premessa  una  carta  geografica  della  Caria, 
secondo  l'atlante  del  Kiepert  {Forma  Orbis  antiqui  tav.  ix) 
con  qualche  leggera  modificazione  del  sito  di  talune  città 
(Caryanda,  Telmessus  e  Chalcetor)  fatta  sui  risultati  di  una 
recente  esplorazione  del  Myres.  È  cosa  degna  di  nota  che 
con  un  argomento  tratto  dalla  numismatica  stessa  l'Head  arrivi 
quasi  a  dirimere  il  dubbio  che  esisteva  circa  la  vera  posi- 
zione della  città  di  Astyra.  Il  Borrel,  dando  una  falsa  interpre- 
tazione ad  un  passo  di  Stefano  Bizantino,  vorrebbe  segnare 
questa  città  nell'isola  di  Rhodus  ;  il  Leake  invece  nella  peni- 
sola che  sta  di  fronte  a  Rhodus.  L'  Head  sostenendo  que- 
st'ultima opinione  la  rafforza,  anzi  le  dà  tutte  le  apparenze 
di  vera,  osservando  che,  se  Astyra  fosse  stata  nell'isola  di 
Rhodus,  avrebbe  dovuto  smettere  la  coniazione  delle  sue  mo- 
nete insieme  con  le  altre  città  di  Lindus,  Jalysus  e  Camirus, 
quando  fu  fondata  la  città  di  Rhodus  {Introd.  pag.  xxxix). 
Ma  la  sua  zecca  funziona  anche  dopo  il  408;  dunque  è  quasi 
certo  che  questa  città  sorse  sulla  penisoletta  di  rincontro. 

Fra  le  monete  più  antiche  della  Caria  si  annovera  uno 
statere  di  Cnidus  con  la  testa  arcaica  di  Venere  che  egli 
crede  sia    "  the  earliest   representation  of  the   human  head 


144  BIBLIOGRAFIA 


know  on  coins  „  [Introd.y  pag.  xlviii),  e  che  risalga  alla 
prima  metà  del  VII  secolo  a.  C.  Antichissimo,  ma  che  non 
oltrepassa  la  prima  metà  del  VI  secolo  è  un  tetradramma 
di  Calymna,  il  cui  rovescio  incuso  con  figura  a  rilievo  ri- 
corda la  più  antica  coniazione  di  elettro  dei  secoli  VII  e  VI 
a  Parium  e  a  Miletus,  come  pure  le  più  antiche  monete 
d'argento  di  Eretria  in  Euboea  e  d'Apollonia  ad  Rhyndacum 
ilntrod.,  pag.  lxxxvii).  Salvo  però  queste  e  poche  altre 
eccezioni  (come  Carpathos,  Lindus,  Camirus,  ecc.)  gl'inizii 
della  monetazione  della  Caria  non  sono,  in  generale,  tanto 
remoti  quanto  quelli  della  Jonia.  Manca  infatti  l'antichissima 
coniazione  dell'  elettro,  che  ha  un  semplice  accenno  nella 
città  di  Camirus  (pi,  xxxiv  n.  6).  Può  dirsi  che  nella  Caria 
propriamente  detta,  cioè  nella  parte  continentale,  non  vi  sia 
stata  coniazione  prima  della  conquista  di  Alessandro,  ad 
eccezione  di  alcune  città  della  costa  (Cnidus,  Chersonesus, 
Jdyma,  Termera,  Astyra)  le  cui  zecche  funzionavano  prima 
che  cominciasse  la  dominazione  di  Hekatomnus  (395  a.  C). 
Diversa  era  la  condizione  delle  isole  poste  di  rincontro  (Cos, 
Rhodus,  Calymna)  con  le  loro  città.  Trovandosi  esse  lungo 
la  via  che  menava  in  Oriente,  i  loro  porti  diventarono  ben 
presto  scali  importanti  di  commercio  e  le  popolazioni  senti- 
rono il  bisogno  di  avere  una  monetazione  che  regolasse  i 
loro  scambii.  Il  piede  monetale  fu  quello  delle  città  con  le 
quali  avevano  relazioni  commerciah  ;  così  ci  spieghiamo 
perchè  Cos,  Idyma,  Camirus  adottassero  il  sistema  eginetico 
ed  invece  Lindus,  Jalysus,  Posidium  Carpathi,  intente  al 
commercio  con  l'Est,  preferissero  il  sistema  fenicio  ilntrod., 
pag.  Lxxxix,  xc). 

Al  periodo  dell'arte  più  fina  appartengono  le  monete 
del  satrapo  Hekatomnus,  i  bellissimi  stateri  d'oro  (pi.  xxxvi 
n.  5)  e  d'argento  e  i  tetradrammi  di  Rhodus  con  la  testa 
di  Helios  di  fronte,  che  non  sono  estranei  all'  influenza  del- 
l'arte di  Kimon  {Introd.,  pag.  cu);  gli  stateri  e  tetradrammi 
di  Cnidus  con  la  bellissima  testa  di  Venere  che  si  vuole  sia 
una  copia  del  capolavoro  di  Prassitele,  sopra  certi  esemplari 
appartenenti  alla  prima  metà  del  IV  secolo  {Introd.,  pag.  l). 

Ma  una  monetazione  abbondante  in  tutte  le  città  della 
Caria   non    si   ha   prima  del    II  secolo   a.   C,  allorché    per 


BIBLIOGRAFIA  I45 


la  vittoria  dei  Romani  sopra  Antioco  l'attività  commerciale 
ebbe  un  rapido  sviluppo  e  fiorirono  le  monetazioni  autonome 
dei  municipii,  le  quali  si  andarono  riducendo  di  molto  o 
scomparvero  addirittura  nell'  impero,  secondo  la  condizione 
creata  loro  dalla  potenza  dominatrice  di  Roma. 

Nella  Introduzione  l'A.  evita,  con  la  sua  nota  sobrietà, 
ogni  inutile  sfoggio  di  dottrina.  Nei  richiami  alla  Mitologia 
dice  soltanto  quello  che  può  avere  stretta  attinenza  con  i 
tipi  monetali.  Discorre  del  dio  MHN  KAPOY  delle  monete  di 
Attuda,  affine  all' Asklepios  greco;  dell'Apollo  Triopas  di 
Cnidus,  nel  cui  tempio  convenivano  i  rappresentanti  della 
esapoli  dorica;  dello  Zeus  Labrandeo  venerato  in  diverse 
città  della  Caria.  Questi  pochi  cenni  opportunamente  dati 
rivelano  qual  grande  patrimonio  di  studi  l'illustre  numisma- 
tico possegga:  studi  ausiliarii,  di  cui  si  avvantaggia  gran- 
demente la  numismatica. 

Parlando  del  sistema  monetale  di  Rhodus,  l'A.  tratta 
pure  dell'origine  della  dramma  di  gr.  3,88  —  3,56  che  ci 
dà  un  tetradramma  di  gr.  15,55  ~"  i4>90-  Secondo  lui  questo 
piede  monetale  è  chiamato  erroneamente  rodio,  perchè  già 
era  in  uso  a  Chios  nella  prima  metà  del  V  secolo,  quando 
Rhodus  non  ancora  era  stata  fondata  (408  a.  C).  Egli  in- 
clina a  credere  che  sia  derivato  dal  sistema  attico  ridotto  (il 
cui  tetradramma  pesava  gr,  17,49  —  16,84)  per  la  ragione 
che  esso  in  alcune  città,  fatta  eccezione  di  Cos,  sostituisce 
non  il  sistema  attico  ma  il  fenicio,  il  cui  tetradramma  è  di 
gr.  14,25  {Introd.,  pag.  xeni,  civ). 

E  giacché  siamo  a  discorrere  di  sistemi  monetali,  vo- 
gliamo far  parola  di  una  veduta  molto  originale  dell'Head 
a  proposito  delle  dramme  arcaizzanti  emesse  da  Rhodus  nel 
II  secolo  a.  C.  (i66-88),  con  la  testa  di  Helios  di  profilo 
e  un'area  incusa  superficialmente  al  rovescio.  L'alterazione 
del  tipo  di  Helios  da  una  parte  e  la  restaurazione  del  peso 
di  queste  monete  dall'altra,  che  è  molto  elevato  rispetto  alle 
ultime  precedenti  emissioni,  accennano  secondo  l' Head  ad 
una  riforma  avvenuta  nel  166  in  seguito  alla  disastrosa  per- 
dita subita  dai  mercanti  di  Rhodus,  quando  le  città  tributane 
del  continente  furono  dichiarate  libere  dai  Romani.  Rodi 
quantunque    colpita   nei    suoi    interessi    vitali,  dovè  tuttavia 


146  BIBLIOGRAFIA 


mantenere  il  suo  credito  un  po'  scaduto  per  la  decadenza 
della  sua  monetazione,  con  l'emettere  monete  di  peso  giusto. 
La  riapparizione  dell'area  incusa  è  da  considerarsi  come  un 
ritorno  all'antico,  ossia  come  un'intenzione  deliberata  di  re- 
staurare il  credito.  Non  altrimenti  ci  potremmo  spiegare 
quest'anomalia  nella  sua  serie  monetale. 

Sarebbe  inopportuno  richiamare  1'  attenzione  degli  stu- 
diosi sulla  importanza  del  Catalogne  of  greek  coins  in  the 
British  Miiseum,  una  delle  più  notevoli  pubblicazioni  numi- 
smatiche di  questo  secolo:  è  noto  oramai  quanto  sia  esso 
utile  agli  studi  archeologici.  E  merito  dei  vecchi  numismatici 
del  secolo  passato  e  della  prima  metà  del  nostro  l'aver  de- 
scritto ed  ordinato  alla  meglio  la  immensa  congerie  di  nummi 
raccolti  nelle  pubbliche  e  private  collezioni  d'Europa,  e  siamo 
lieti  che  in  quest'opera  gl'Italiani  abbiano  contribuito  per  la 
massima  parte  con  i  lavori  del  Sestini,  del  Cavedoni,  del 
Garrucci  e  di  altri;  ma  è  merito  dei  dotti  moderni,  quah 
rimhoof-Blumer,  l'Head,  il  Mommsen,  ecc.,  l'aver  riordinato 
con  rigore  scientifico  quel  grande  materiale  dai  nostri  padri 
raccolto. 

E.  Cabrici. 


Ambrosoli  (S.).  U  ambrosino  d' oro.  —  Milano,  Tip.  ed.  L.  F.  Co- 
gliati,  1897. 

Nella  splendida  pubblicazione  Ambrosiana  (i)>  uscita  sulla 
fine  del  passato  anno  1897,  troviamo  un  interessantissimo 
studio  di  numismatica  dal  titolo:  L' ambrosino  d' oro,  del  nostro 
egregio  amico  e  collega,  il  cav.  dott.  Solone  Ambrosoli,  sul 
quale  vogliamo  spendere  qualche  parola. 

L'articolo  ha  due  parti  ben  distinte.  Nella  prima  il  eh. 
Autore  tratta  del  famoso  ambrosino  d'oro  della  I  Repub- 
blica Milanese,  di  cui,  com'  è  noto,  si  conoscono  oggi  tre  soli 
esemplari.    L'A.  confessa   d' aver    sempre    nutrito    invincibili 


(i)  Ambrosiana.  —  Scritti  vari  pubbticati  net  XV  Centenario  datta 
morte  di  S.  Ambrogio,  con  introduzione  di  Andrea  C.  Cardinate  Ferrari 
Arcivescovo  di  Mitano.  —  Milano,  Tip.  ed.  L.  F.  Cogliati,  1897,  iii-4 
(con  illustrazioni). 


BIBLIOGRAFIA  147 


dubbi  intorno  a  questa  moneta,  la  quale  intralcia  tutti  i  dati 
piti  sicuri  che  si  hanno  intorno  alla  storia  delle  nostre  zecche 
del  Medio  Evo,  e  i  suoi  dubbi  giungevano  sino  a  porre  in 
discussione  r autenticità  di  queste  monete. 

Sul  primo  punto  sono  perfettamente  d'accordo  coli' A.; 
non  così  sul  secondo.  I  tre  ambrosini  o  fiorini  d'oro  della  I 
Repubblica  Milanese,  che  si  conoscono,  e  che  sono  tutti  di 
conio  differente,  portano,  a  mio  parere,  le  caratteristiche  di 
una  autenticità  indiscutibile,  e  il  loro  tipo  è  ben  diverso  da 
quello  di  rozze  imitazioni  comparse  in  questi  ultimi  anni,  e 
dalle  quali,  per  mezzo  della  Rivista  (V.  Rivista  It.  di  Nu- 
mismatica, a.  1896,  pag.  503-504),  furono  messi  in  guardia  i 
raccoglitori.  L'essere  pochi  non  mi  pare  una  ragione  per 
contestarne  l'autenticità.  Vi  sono  molte  monete  uniche,  ma  uni- 
versalmente riconosciute  per  genuine. 

Non  vedo  poi  perchè  non  si  potesse  popolarmente  de- 
nominare ambrosini  queste  monete,  dal  momento  che  vi  è 
effigiato  S.  Ambrogio,  sia  pure  accompagnato  dagli  altri  due 
santi  Gervaso  e  Protaso.  Il  santo  principale,  il  protettore  di 
Milano,  era  sempre  il  primo  ;  e  questo  infatti  vi  è  rappre- 
sentato da  un  lato,  al  posto  d'onore,  in  una  nicchia.  Del  resto 
non  sarebbe  questo  l'unico  caso  del  genere:  il  popolo  usò 
talvolta  dare  a  delle  monete  talune  sue  denominazioni,  de- 
sunte, non  già  dalla  parte  o  figura  principale  in  esse  effigiate, 
ma  da  qualche  particolare  di  minima  importanza,  che  vi  fi- 
gurava. Per  limitarmi  ad  un  solo  esempio,  citerò  il  famoso 
Stellino  di  Cosimo  I  de'  Medici. 

Può  darsi  benissimo,  come  osservò  il  Promis,  e  come 
ammetterebbe  anche  l'A.,  che  questi  tre  ambrosini,  o  fiorini 
d'oro,  siano  prove  di  zecca  di  una  moneta,  che  poi  non  fu 
effettivamente  battuta  ;  ma  questa  ipotesi  va  basata,  non  già 
sullo  scarso  numero  degli  esemplari  trovati,  ma  piuttosto 
sulle  ragioni  storiche,  le  quali  fanno  apparir  strana  l'esistenza 
di  queste  monete.  Accade  però  non  di  rado  che  i  monumenti 
scoperti  sembrano  a  prima  vista  in  contraddizione  con  ciò 
che  a  noi  consta  secondo  la  scienza;  ma  poi  se  ne  trova  la 
ragione:  il  monumento  è  riconosciuto  autentico,  e  la  scienza 
è  costretta  a  modificare  i  suoi  postulati. 

La  seconda  parte  del  lavoro  dell' Ambrosòli  tratta  un'altra 


148  BIBLIOGRAFIA 


questione  importante,  ossia  del  mezzo  ambrosino  d'oro,  finora 
generalmente  attribuito  alla  Seconda  Repubblica  Milanese 
(1447-50),  e  che  egli  vuole  restituito  alla  I  Repubblica.  Le 
ragioni  alle  quali  l'A.  appoggia  la  sua  asserzione,  e  che  a 
me  pure  sembrano  di  gran  peso,  sono  : 

I.  La  leggenda  MEDIOLANVM,  in  luogo  di  COMVNITAS 
MEDIOLÀNI,  come  si  legge  su  tutte  le  monete  della  seconda 
repubblica. 

II.  I  caratteri  della  leggenda,  i  quali  non  possono,  se- 
condò la  paleografia,  essere  posteriori  alla  prima  metà  del 
secolo  XIV. 

III.  Il  fatto  di  due  tesoretti  composti  interamente  di  mo- 
nete che  non  oltrepassavano  l'epoca  di  Giovanni  Visconti 
(1349-54),  e  nei  quali  si  trovavano  esemplari  del  mezzo 
ambrosino. 

A  queste  ragioni  io  non  ho  alcuna  difficoltà  ad  asso- 
ciarmi. Ero  tanto  convinto  del  granchio  preso  da  tutti  gli 
scrittori,  compreso  lo  scrivente  (i),  che,  basandomi  sul  solo 
argomento  della  paleografia,  già  da  tempo,  nel  mio  meda- 
gliere, avevo  collocato  il  mezzo  ambrosino  fra  le  monete 
della  I  Repubblica  Milanese;  e  ora  ritengo  che,  in  avvenire, 
in  seguito  alla  pubblicazione  dell'Ambrosoli,  tutti  i  raccogli- 
tori di  monete  milanesi  vorranno  fare  altrettanto. 

Venuto  a  queste  conclusioni,  l'A.  si  propone  un  altro 
assunto,  quello  cioè  di  dimostrare  come  il  famoso  ambrosino 
d'oro  della  I  Repubblica  non  sia  altro  che  questa  moneta  di 
cui  abbiamo  testé  parlato,  e  che  è  considerata  generalmente 
per  un  mezzo  ambrosino.  Troppo  lungo  sarebbe  1'  entrare 
negli  argomenti  citati  dall'A.  a  corredo  del  suo  ragionamento, 
argomenti  per  certo  molto  validi  e  suffragati  da  eccellenti 
scrittori,  quali  il  Mulazzani.  La  nostra  moneta  sarebbe  dunque 
un  vero  ambrosino  d'oro,  ossia  un  mezzo  fiorino  d'oro,  o, 
come  suggerisce  il  comune  amico  cav.  Giuseppe  Gavazzi, 
un  fiorino  di  terzuoli,  essendo  noto  che  accanto  alla  lira 
imperiale  vi  era  la  lira  di  terzaroli  o  di  terzuoli,  che  valeva 
la  metà  esatta  di  quella,  ossia  io  soldi   imperiali. 


(i)  Gnecchi  (F.  ed  E.)  Le  Monete  di  Milano  da  Carlo  Magno  a  Vit- 
torio Emanuele  IL  Milano,  1884,  in-4. 


BIBLIOGRAFIA  I49 


Se  si  ammette  quindi  V  esistenza  della  moneta  d' oro 
della  Prima  Repubblica  coi  tre  santi,  questa  moneta  non  può 
essere  che  il  fiorino  d'oro,  del  valore  di  20  soldi  imperiali, 
e  che  valeva  precisamente  il    doppio    dell'  ambrosino  (T  oro. 

I  numismatici  saranno  certamente  grati  al  dott.  Ambro- 
soli,  il  quale  ha  sollevato,  discusso  e,  a  nostro  avviso,  risolto 
in  modo  irrefutabile  una  importante  questione,  che  interessa 
la  storia  delle  nostre  zecche  medioevali. 


E.  G. 


Kiijl^cl  (Arthur)  et  S»ci*i*hi*c  (Raymond).  Traile  de  Numismatique 
moderne  et  contemporaine.  Première  partie.  Epoque  moderne 
{XVP  ■  XVIIl^  Siècles).  Paris,  Ernest  Leroux  éditeur,  1897. 
—  (Un  bel  voi.  in-S*^  gr.,  di  pag.  VIII-612,  con  363  illustra- 
zioni intercalate  nel  testo). 

Frequentissime  volte,  nel  corso  di  un  decennio,  la  Rivista 
ha  avuto  occasione  di  annunciare  con  elogio  l'uno  o  l'altro 
importante  lavoro  dei  Sigg.  Engel  e  Serrure. 

Si  trattava,  dapprima,  di  una  pubblicazione  eminente- 
mente francese,  ma  che,  per  le  molteplici  attinenze  storiche 
della  Numismatica  di  Francia  con  l'italiana,  interessa  assai 
davvicino  anche  i  nostri  lettori  (X). 

Poi,  ripetutamente,  si  ebbe  a  discorrere  intorno  ad 
un'  opera  di  disegno  piìi  vasto  e  generale,  il  Traile  de 
Numismatique  du  Moyen  àge,  di  cui  escirono  sino  ad  oggi 
i  due  primi  volumi,  e  che  costituisce  un'impresa  altrettanto 
ardita  quanto  giovevole  senza  dubbio  ad  affratellare  gli 
studiosi  dei  diversi  paesi  (2). 

E  ora,  mentre  il  terzo  ed  ultimo  volume  di  quell'opera 
è  in  via  di  compimento,  gl'infaticabili  Autori  hanno  posto 
mano  ad  un'altra  pubblicazione,  in  due  volumi  questa,  la 
quale  formerà  séguito  al  trattato  di  Numismatica  medioevale, 


(i)  Répertoir^  des  sotirces  imprimées  de  la  Numismatique  frant^aise. 
Tre  volumi.  Parigi,  1887-89.  —  V.  Rivista,  anno  I,  a  pag.  255  e  segg.; 
e  anno  II,  a  pag.  120  e  582. 

(2)  V.  Riv.]  anno  IV  (1891),  a  pag.  263  e  segg.;  e  anno  VII  (1894), 
a  pag.  253  e  segg. 


150  BIBLIOGRAFIA 


intitolandosi  :  Tratte  de  Numismatiqiie  moderne  et  contempo- 
raine.  Il  primo  volume  di  questo  nuovo  trattato  comprende 
l'epoca  moderna  (Sec.  XVI-XVIII)  ed  è  uscito  per  l'appunto 
dalle  stampe;  l'altro  volume,  che  si  sta  preparando,  com- 
prenderà l'epoca  contemporanea,  ed  uscirà  verso  la  fine  del 
corrente  anno  1898  o  sul  principio  del  1899. 

La  mole  e  l'aspetto  del  bel  libro  che  abbiamo  sottocchio 
armonizzano  in  tutto  coi  volumi  del  trattato  di  Numismatica 
medioevale;  a  noi  italiani  riesce  particolarmente  lusinghiero 
che  gli  Autori,  per  fregiare  la  copertina  e  il  frontispizio, 
abbiano  scelto  un  testone  milanese  di  Galeazzo  Maria  Sforza, 
moneta  —  (osservano  giustamente)  —  "  dont  l'émission 
"   marque,  en  numismatique,  l'aurore  des  temps  modernes  „. 

La  distribuzione  delle  materie  nel  volume  è  la  seguente. 

Cap.  I. 
La   Francia,    dalla    comparsa   delle    monete   d'argento    a    tondello 
massiccio  sotto  Lodovico  XII,  sino    all'  adozione  del    sistema  decimale. 

Cap.  II. 
Territori  sovrani  racchiusi  nel  Regno  di  Francia.  , 

Cap.  III. 
I  Paesi  Bassi,  da  Carlo  V  a  Napoleone  I. 

Cap.  IV. 
Le  Isole  Britanniche,  dalla  metà  del  Sec.  XVI  sino  alla  fine  del  XVIII. 

Cap.  V. 
L'Impero  Germanico,  dal  principio  del  Sec.  XVI  sino  all'abdicazione 
di  Francesco  II  (1806). 

Cap.  vi. 
L' Ungheria,  dal  principio  del  Sec.  XVI  sino  alla  fine  del  XVIII. 

Cap.  vii. 
La  Svizzera,  dal  principio   del  Sec.  XVI    sino  alla    fine  del  XVIII. 

Cap.  Vili. 
L'Italia  e  le  sue  dipendenze,  dalla  comparsa  delle  monete  d'argento 
a  tondello  massiccio,  nel  Sec.  XV,  sino  alla  fine  del  XVIII. 

[Ecco  il  sommario  di  questo  capitolo:  —  Italia  Settentrionale.  —  Ducato  di  Savoia.  — 
Regno  di  Sardegna.  —  Signoria  d'Asti.  —  Marchesato  di  Saluzzo.  —  Contea  di  Desana.  — 
Contea,  poi  principato  di  Messerano.  —  Contea  di  Frinco.  -  Contea  di  Cocconato.  —  Mar- 
chesato di  Vergagiii.  —  Contea  di  Benevello.  —  Abbazia  di  San  Benigno.  —  Principato  di 
Monaco.  —  Abbazia  di  Lerino.  —  Contea  di  Tassarolo.  —  I  possessi  dei  Doria.  —  Repub- 


BIBLIOGRAFIA  I5I 


blic.-i  di  Genova.  —  Città  di  Savona.  —  Marchesato  d'Arquata.  —  Contea  di  Ronco.  - 
Marchesato  di  Borgotaro.  -  Marchesato  d'Albera.  —  Ducato  di  Milano.  —  I  possessi  dei 
Trivulzio.  —  Signorie  d'Antignate  e  di  Covo.  —  Marchesato  di  Novara.  —  Principato  di 
Belgioioso.  —  Contea  di  Maccagno.  -  Contea  di  Gazzoldo.  —  Principati  di  Bardi  e  di 
Compiano.  —  Principato  di  Campi.  —  Principato,  poi  Ducato  di  Massa  di  Lunigiana.  - 
Marchesato  di  Tresana.  —  Marchesato  di  Fosdinovo.  —  Principato  di  Cisterna.  -  Ducati 
di  Parma  e  Piacenza.  -  Marchesato,  poi  Ducato  di  Mantova.  —  Principato  di  Castiglione 
delle  Stiviere.  -  Marchesato  di  Solferino.  -  Ducato  di  Sabbioneta.  —  Principati  di  Pom- 
ponesco  e  di  Bozzolo.  -  Marchesato  di  Monferrato.  —  Ducato  di  Ferrara.  -  Ducato  di 
Reggio.  —  Ducato  di  Modena.  —  Signoria,  poi  Ducato  della  Mirandola.  -  Contea,  poi  Du- 
cato di  Guastalla.  —  Contea  di  Novellara.  —  Contea,  poi  Principato  dt  Correggio.  -  Prin- 
cipato di  Porcia.  —  Principato  di  Soragna.  —  Repubblica  di  Venezia.  -  Italia  centrale.  — 
Repubblica  di  Lucca.  -  Repubblica  di  Firenze.  —  Repubblica  di  Pisa.  -  Ducato  di  Firenze, 
poi  Granducato  di  Toscana.  -  Repubblica  di  Siena.  —  Principato  di  Piombino.  —  Mar- 
chesato di  Massa  Lombarda.  —  Contea  di  Castiglione  de' Gatti.  -  Ducato  d'Urbino.  — 
Signoria  di  Pesaro.—  Signoria  di  Castro.—  Signoria  e  Ducato  di  Camerino.  —  Repubblica 
di  Perugia.  —  Gli  Stati  della  Chiesa.  —  Italia  meridionale.  —  Regno  di  Napoli.  —  Regno 
di  Sicilia.—  Regno  delle  Due  Sicilie.—  Contea  di  Manopello.  -  Marchesato  del  Vasto.  - 
Marchesato  di  San  Giorgio.  —  Principato  di  Belmonte.  —  Principato  di  Ventimiglia.  - 
l'alia  insulare  e  coloniale.—  L'Ordine  di  San  Giovanni  di  Gerusalemme  a  Malta.—  L'isola 
di  Sardegna.  —  Possessi  della  Repubblica  di  Venezia.  Dalmazia  e  Albania.  Levante 
Veneto.  —  Possessi  della  Repubblica  di  Genova.  —  Regno  e  Repubblica  di  Corsica.  — 
Repubblica  di  Ragusa]. 

Cap.   IX. 
La  Spagna,  dal  principio  del  Sec.  XVI  sino  all'invasione  francese. 

Cap.  X. 

Il  Portogallo,  dal  principio  del  Sec.  XVI  sino  alla   fine  del  XVIII. 

Cap.  XI. 

I  paesi  Scandinavi,  dal  principio  del  Sec.  XVI  sino  alla  fine  del  XVIII. 

Cap.  XII. 

II  Regno  di  Polonia  e  le  sue  dipendenze,  dal  principio  del  Sec.  XVI 
sino  allo  smembramento  del  1795. 

Cap.  XIII. 
La  Russia,  le  sue   dipendenze   e  i  paesi   cristiani  dei  Balcani  sino 
alla  fine  del  Sec.  XVIII. 

Cap.  XIV. 
Le  colonie  europee  d'  Oltremare  sino  alla  fine  del  Sec.  XVIII. 

Come  si  vede,  si  tratta  di  un  campo  addirittura  stermi- 
nato; ma  il  modo  con  cui  gli  Autori  hanno  pensato  di  giun- 
gere a  dominarlo  è  sommamente  ingegnoso,  e  venne  tradotto 
in  atti  con  quella  abilità  alla  quale  ci  hanno  abituati.  Il  loro 
libro  si  può  chiamare  un  sapiente  aggregato  d'  un  mezzo 
migliaio  di  monografie  in  miniatura,  molto  ben  aggruppate, 
e  contenenti  ciascuna  le  notizie  più  essenziali.  Non  v'  è  quasi 


152  BIBLIOGRAFIA 


staterello  per  quanto  minuscolo,  non  v'è  quasi  zecca  per 
quanto  dimenticata,  di  cui  non  vi  si  trovijalmeno  un  cenno 
sommano,  con  dati  numismatici  non  solo,  ma  storici,  genealo- 
gici, ecc.,  e  con  preziose  indicazioni  bibliografiche. 

Nella  prefazione,  gli  Autori  scrivono:  "  Nous  sommes 
"  persuadés  que  les  numismates  dont  les  études  se  sont 
"  spécialisées  n'auront  pas  beaucoup  de  peine  à  trouver  des 
"  omissions  ou  des  inexactitudes  de  détails  dans  les  chapitres 
"  qui  les  concernent.  Mais  des  livres  comme  le  nótre  ont 
"  droit  à  un  jugement  d'ensemble  „.  Verissimo,  siamo  d'ac- 
cordo; ad  ogni  modo  poi  la  dichiarazione  disarma  la  critica. 
Non  ci  rimane  quindi  se  non  di  conchiudere,  che  il  libro  dei 
Sigg.  Engel  e  Serrure  raggiunge  egregiamente  lo  scopo  che 
si  è  prefisso.  Per  mezzo  di  esso,  un  numismatico  di  una  data 
nazionalità  sarà  in  grado  di  formarsi  rapidamente  un'  idea, 
sia  pure  rudimentale  ma  certo  non  erronea,  della  Numisma- 
tica di  qualsivoglia  altra  nazione  ;  ed  è  chiaro  di  quale  utilità 
ciò  possa  riuscire,  ad  esempio  per  lo  studio  delle  innumere- 
voli contraffazioni  monetali. 

Superfluo  l'aggiungere  che  la  veste  tipografica  del  vo- 
lume è  splendida,  come  ben  riuscite  sono  le  zincografie 
riproducenti  numerosissimi  tipi  di  monete,  stemmi,  mono- 
grammi ed  altri  particolari,  ai  quali  ben  a  ragione  gli  Autori 
consacrano  molta  cura  anche  in  questa  loro  pubblicazione, 
cui  non  mancherà  il  buon  successo  che  merita  appieno. 

S.  A. 


Blanchet  (Adrien).  Les  monnaies  antiques  de  la  Sicile.  Paris,  1898. 
—  (Estr.  dalla  Revue  de  l'Art  ancien  et  moderne.  —  Un  elegante 
opuscolo  di  pag.  6  in-4,  con  illustrazioni). 

Il  brillante  autore  dei  due  graziosi  manualetti:  Les  Mon- 
naies grecques  e  Les  Monnaies  romaines,  pubblicati  nella 
"  Petite  Bibliothèque  d'Art  et  d'Archeologie  „  del  Leroux, 
ha  scritto  testé  un  breve  ma  succoso  articolo  di  divulgazione 
sulle  monete  antiche  della  Sicilia,  considerate  dal  punto  di 
vista  dell'arte. 

Egli  ha  preso  in  esame   particolarmente   la  serie  di  Si- 


BIBLIOGRAFIA  153 


racusa,  seguendone  man  mano  l'evoluzione  artistica,  rilevando 
le  caratteristiche  principali  dei  diversi  periodi,  e  le  partico- 
larità di  stile  di  quei  celebri  incisori;  ma  ben  a  ragione  ricorda 
che  anche  Nasso,  Selinunte,  Camarina,  Imera,  Agrigento  ci 
offrono  tipi  monetali  d'un' originalità  e  bellezza  insuperate; 
e  conchiude  richiamando  l'attenzione  dei  cultori  dell'arte  su 
quella  preziosa  ed  inesauribile  fonte  di  studio  eh'  è  l' intera 
Numismatica  della  Sicilia  antica. 


S.  A. 


La  ManAia  (Vito).  /  privilegi  di  Messina  (1129-1816).  Note  sto- 
riche con  documenti  inediti.  Palermo,  Reber,  1897. 

Quest'opuscolo  del  eh.  storico  e  giureconsulto  siciliano 
contiene  anche  accenni  che  interessano  la  Numismatica  e  la 
Sfragistica. 


Catalogo  del  R.  Museo  Nazionale  di  Firenze  (Palazzo  del  Potestà). 
—  Roma,  Tipogr.  dell'Unione  Cooper.  Editrice,  1898.  —  (Un 
eleg.  voi.  di  circa  500  pag.  —  Prezzo  L.  3). 

Il  nostro  compianto  Umberto  Rossi,  allorché,  —  due  anni 
or  sono,  —  un'inesorabile  infermità  lo  trasse  a  immatura  morte, 
lasciò  incompleto  il  catalogo  illustrativo  da  lui  intrapreso 
della  vastissima  suppellettile  artistica  conservata  nel  Museo 
Nazionale  di  Firenze,  al  cui  studio  e  riordinamento  egli  aveva 
consacrato  otto  anni  di  cure  indefesse.  Le  sole  parti  ch'egli 
riuscì  a  condurre  a  termine  del  catalogo  furono  quelle  che  si 
riferiscono  alla  Collezione  Carrand  e  alla  raccolta  dei  Sigilli. 

Nel  frattempo,  il  eh.  scrittore  •  d'  arte  Sig.  /.  B.  Supino 
ha  atteso  con  ogni  diligenza  ed  amore  al  proseguimento 
dell'opera  lasciata  interrotta  dall'amico  nostro;  e  ora  ci  pre- 
senta, in  un  volume  di  fitta  composizione,  il  catalogo  com- 
piuto, eccezion  fatta  pei  Sigilli,  che  formeranno  materia  d'un 
volume  a  parte. 

Nell'affrettarci  a  segnalare  ai  lettori  della  Rivista  questa 
recentissima  pubblicazione,  la  quale  costituisce  una  vera  e 
preziosa  Guida  dell'insigne  Museo,  ricordiamo  che  esso,  — 


154  BIBLIOGRAFIA 


oltre  alla  collezione  delle  monete  fiorentine  e  a  molti  conii  e 
punzoni  di  quella  zecca,  —  contiene  buon  numero  di  medaglie 
del  Rinascimento,  ed  è  ricco  sovrattutto  di  splendide  plac- 
chette,  dovute  a  Paolo  da  Ragusa,  ad  Andrea  Briosco  detto 
il  Riccio,  al  Moderno,  a  Pier  Jacopo  Alari  Bonacolsi  detto 
l'Antico,  al  Melioli,  al  Caradosso,  al  Camello,  a  Gianfrancesco 
Bonzagna,  Leone  Leoni,  Antonio  Abondio,  ecc.  ecc.  Il  cata- 
logo del  Museo  Nazionale  di  Firenze  è  riuscito  quindi  un 
libro  che  non  solo  giungerà  ben  accetto  a  tutto  coloro  i 
quali  gustano  e  coltivano  l'arte  in  genere,  ma  che  sarà 
trovato  particolarmente  interessante  ed  utile  anche  dai  cultori 
dei  nostri  studi  speciali. 

S.  A. 


VARIETÀ 


Il  ripostiglio  di  Fontanile  (provincia  di  Acqui).  — 
La  mattina  del  24  dicembre  scorso,  a  Fontanile,  in  un  fondo 
attiguo  all'antica  chiesa  parrocchiale  in  demolizione,  dal  lato 
orientale  della  piazza  comunale,  furono  rinvenute  dai  conta- 
dini Michele  Rocca  e  Giovanni  Berruti,  in  un  terrapieno  di 
rottami  da  costruzione,  e  alla  profondità  di  m,  040  dal  livello 
anteriore  del  terreno,  centosettantasette  monete  d'oro,  rag- 
gruppate in  un  sol  luogo,  senza  vestigio  alcuno  dell'involucro 
in  cui  erano  verosimilmente  contenute. 

Di  queste  monete,  se  ne  poterono  esaminare  cento- 
quarantotto,  ora  in  deposito  presso  il  R.  Museo  di  Antichità 
in  Torino.  Sono  monete  moderne  d'oro,  quasi  tutte  comuni, 
talune  anche  di  brutto  conio  e  di  cattiva  conservazione, 
comprendenti  il  periodo  dal  primo  quarto  circa  del  secolo  XVI 
air  ultimo  del  XVII.  Esse  potrebbero  avere  appartenuto  a 
persona  vissuta  nel  seicento,  che  le  avesse  nascoste,  o  per 
salvarle  o  per  trafugarle,  in  quei  torbidi  delle  guerre  di 
successione  nel  Piemonte,  e  specialmente  nel  Monferrato. 
Rappresentavano  per  allora  un  discreto  peculio,  in  quantochè, 
pesando  complessivamente  otto  ettogrammi,  corrispondono 
tuttora  ad  un  valore  intrinseco  d'oro  di  non  meno  di  due- 
milaseicento lire. 

Le  centoquarantotto  monete  esaminate  si  possono  di- 
stribuire per  tipi  come  segue:  trentaquattro  da  due  doppie, 
doppie  o  mezze  doppie  della  Repubblica  di  Genova  (1546- 
1627),  del  periodo  dei  dogi  biennali,  piia  una  senza  data, 
che  deve  appartenere  al  periodo  susseguente  alla  riforma 
del  Doria  (1528-1541);  s>€\  zecchini  ^\  Venezia  (1559-1618),  coi 
nomi  dei  dogi  Gerolamo  Friuli,  Nicolò  da  Fonte,  Pasquale 
Cicognn  ,  Marino  Grimani,  Nicolò  Donato;  diciassette  tra 
doppie  e  mezze  doppie  dei  granduchi  di  Toscana  Francesco 
Maria,  Cosimo   II,   Ferdinando  II  (1574-1670);  una  doppia  pi- 


156  VARIETÀ 

stola  di  Carlo  III  di  Lotaringia;  un  doppio  scuto  d'oro  di 
Emanuele  Filiberto  del  1570,  della  zecca  di  Torino;  una  qua- 
drupla di  Odoardo  Farnese  V,  duca  di  Parma  (1626),  di  bel 
conio  e  di  ottima  conservazione,  con  la  lupa  nel  rovescio  e 
la  leggenda  PLACENTIA  FLORET;  una  mezza  doppia  di  Gio- 
vanna e  Carlo  di  Sicilia  (1516-1519),  ottantasette  tra  doppie 
e  ducati  milanesi  e  spagnuoli  di  Filippo  II  {1555-1598). 

Fra  le  altre  ventotto  monete  d' oro,  che  sono  in  pos- 
sesso del  Parroco  di  Fontanile  e  non  poterono  essere  esami- 
nate, v'era,  secondo  quel  che  fu  riferito,  oltre  alcuni  dei  tipi 
già  citati,  un  Innocenzo  IX  (1591). 

Hipostiglio  Monzese,  —  Il  14  Dicembre  1897,  scavan- 
dosi una  fogna,  a  qualche  metro  di  distanza  da  una  vecchia 
casa,  sita  circa  100  metri  fuori  della  Porta  de'  Gradi  all'est  di 
Monza,  ad  un  metro  di  profondità  sotto  il  piano  del  cortile,  gli 
operai  rinvennero  un  mattone  delle  dimensioni  di  cent.  15  X  io 
X  7,  nel  quale  prima  della  sua  cottura  era  stata  praticata 
un'  incavatura  grossolanamente  parallelepipeda,  delle  dimen- 
sioni 8X6X4»  che  era  chiusa  per  la  sovrapposizione  d'un 
pezzo  di  pietra.  Smosso  e  rotto  il  mattone  col  piccone,  si 
rinvennero  nell'incavo  circa  trecento  monete  d'argento  ossi- 
date. Di  esse  io  ho  potuto  osservare  le  seguenti  168,  Sono 
tutti  denari  del  peso  di  circa  un  grammo  e  mezzo  l'uno,  ben 
conservati,  anzi  a  fior  di  conio,  il  che  fa  supporre  che  sieno 
stati  sepolti  nuovissimi. 

BERGAMO.  Fredericvs  Imprt.  Busto  laureato. 

Pga-mvm.  La  solita  Chiesa  di  Bergamo  (i)       .       ESBiplaU  62 
COMO.  Fredericvs  Impert.  Busto  coronato  con  scettro   e 

fiore. 
CiviTAS  CvMANA.  Aquila  imperiale   colle  ali  aperte     „       7 
„  Fredericvs  Impert.  Busto  coronato  con  scettro    e 

fiore. 
0  CvMANvs.  Aquila  imp.  [Molte  varietà) .        .        .      „     26 
CREMONA.^  Impator.  E  nel  campo:  f  tra  due  punti. 

Cremona.   Croce   che   intersica   l' epigrafe  ;    fra   le 

braccia  due  punti ,,10 


(i)  Sono  tutte  di  8  varietà,  simili  alle  registrate  dal  Ciani  {Riv.  it. 
di.  Num.  X,  495). 


VARIETÀ 


J57 


MESSINA. 
MILANO. 

MODENA. 

PARMA. 
PAVIA. 

REGGIO. 


^  Fridericvs  N.  Testina  coronata. 

0  RoM.  N.  Pv.  AvG.  Croce,  e  trifogli 

0  Imperator.  E  nel   campo   in  un   circolo  di  per- 

HE 

line  :  Rie. 

N 

Mediolanv.  Croce,  fra  le  cui  braccia  da  i  a  4  cunei      „ 
0  Imperator.  E  nel   campo  in  un  circolo  di  per- 
line :  F- D -e- 
De  Mvtina.  e  nel  campo  :  m „ 

r\ 

0  Fredric.  e  nel  campo:  ip. 

^  Parma.  Castello  o  porta  della  città    .        .        .      „ 

FÉ 

^  Avgvstvs  Ce.  E  nel  campo:  ri. 

N 
PA 

0  Imperator.  E  nel  campo  :   p   a    .        .        .        .      „ 

I 

0  Episcopvs.  E  nel  campo  :  n. 

0  De  regio.  Giglio  fiorito „ 


28 


15 


Di  queste  monete  quelle  per  Milano  sono  di  Enrico  HI, 
IV  o  V  (1039- II 25);  quelle  per  Reggio,  di  Nicolò  Maltra versi 
(1233)  (2)  ;  le  altre  sono  tutte  di  Federico  II,  il  quale  morì 
nel  1250. 

E  a  qual  tempo  può  risalire  questo  ripostiglio?  Rian- 
dando la  storia  di  Monza  trovo,  che  nell'anno  1259  il  terribile 
Ezzelino  da  Romano  si  spinse  fino  a  Monza;  il  pericolo  del- 
l'invasione era  precisamente  da  questa  Porta,  e  fu  respinto  (3); 
sembrami  però  non  improbabile  che  in  tal  frangente  qualcuno 
abbia  sepolto  questo  piccolo  tesoro,  che  solo  oggi  ritorna  alla 
luce  ed  all'investigazione  degli  studiosi. 

D.  Achille  Varisco. 


(2)  Esse  sono  del  tipo  N.  i  descritto  dal  Malaguzzi  nella  Rivista 
(VII,  455),  e  da  lui,  nella  nota,  attribuite  alla  prima  coniazione  delle 
monete  di  Reggio  nel  1233. 

(3)  Ecco  come  tra  gli  altri  il  Rolandino  nella  sua  Cronaca  sotto 
il  Settembre  1259  (ed  Ezzelino  secondo  gli  Annali  Veronesi  morì  il  27 
dello  stesso  mese)  registra  questo  fatto:  "  Burgum  Modiciam  attentavi! 
"  intrare....  Sed  Eccelinum  intrare  Modiciam  Modiciani  viriliter  prohi- 
"  bentes  continuo  fuerunt  ad  arma,  et  terram  suam  adeo  laudabiliter 
defensarunt,  quod  hostis  cum  gente  sua  hostilica  cessit  procul.  (Pertz, 
Monum.  Germ.  Hist.,  XIX,  139). 


158  VARIETÀ 


Il  riposUylio  di  Tiriolo  (prov.  di  Catanzaro).  —  Nello 
scorso  aprile  si  rinvenne  a  Tiriolo,  un  ripostiglio  di  monete 
dei  Brezzii,  che  io  acquistai  in  due  lotti.  Il  primo  era  costi- 
tuito di  120  monete,  il  secondo  di  61 1  ;  in  tutto  731  monete. 
Lo  stato  di  conservazione  era  generalmente  buono;  poche 
erano  usate,  le  più  eran  fresche  o  poco  usate. 

Il  ripostiglio  constava  di  dramme  e  di  trioboli  con  la 
leggenda  BPETTIflN  e  di  dramme  e  trioboli  usciti  dalla  zecca 
di  Palermo,  anepigrafi,  dai  tipi  di  Proserpina  sul  diritto  e 
del  cavallo  sul  rovescio  (vedasi  Head,  Historia  Numorum, 
p.  77  e  142).  Tutto  il  ripostiglio  comprende  solo  le  seguenti 
varietà: 

Arg.  a)  Testa  della  Nike  alata  ^  BPETTiriN  Figura  (Pane?) 
maschile  nuda  coronantesi.  Dramma. 

Arg.  b)  Testa  di  Teti,  velata,  con  lo  scettro  ^  BPETTIflN 
Posidone  stante,  poggiante  il  piede  sul  capitello  d'  una 
colonna  e  tenente  lo  scettro.   Dramma. 

Arg.  e)  Testa  di  Apollo  laureata  a  d.  i^  BPETTiriN  Diana 
cacciatrice  con  torcia  e  cane.   Triobolo. 

Arg.  d)  Testa  di  Pallade  ^  BPETTiriN  Aquila.   Triobolo. 

Arg.  e)  Testa  di  Proserpina  P  Cavallo  (spesso  dietro  albero 
di  palma)  Dramma. 

Arg.  f)  Testa  di  Proserpina  p  Cavallo  (talvolta  dietro,  al- 
bero di  palma)   Triobolo. 

Questo  ripostiglio,  se  da  un  lato  è  interessante  per  il 
numero  di  esemplari,  dall'  altro  non  offre  che  pochissime 
varietà  di  tipi.  Come  si  vede,  ne  offre  due  per  le  dramme 
dei  Brezzii,  due  per  quelle  della  zecca  di  Palermo. 

Lo  stesso  è  a  dire  per  i  trioboli  dell'una  e  dell'altra  serie. 

Il  peso  delle  dramme  con  la  leggenda  BPETTIflN  varia 
tra  un  massimo  di  gr.  4,90  ad  un  minimo  di  gr.  4,30;  in 
media  si  mantiene  tra  4,60  e  4,70. 

Questa  poca  o  nessuna  varietà  di  tipi  è  compensata  da 
una  grande  varietà  di  simboli  che  accompagnano  i  tipi  del 
diritto  e  del  rovescio.  Sul  diritto  delle  dramme  aventi  la 
testa  di  Teti  (o  di  Giunone,  come  si  vuole  da  alcuni)  si 
trovano  i  seguenti  simboli:  insetto,  fulmine,  fiaccola,  crescente. 


VARIETÀ  159 

galea,  arco  di  freccia,  ramo  di  palma,  delfino,  ecc.  Gli  stessi 
si  ripetono  in  maggiore  abbondanza  sulle  dramme  aventi 
al  diritto  il  busto  della  Nike.  Sono  piuttosto  rari  i  simboli 
dell'orecchio,  del  bucranio,  del  trofeo  d'armi,  dell'ancora,  della 
civetta  —  e  principalmente  dell'aquila  che  posa  sul  caduceo. 

Cesare  Canessa. 

Dono  Principesco.  —  S.  A.  R.  il  Principe  di  Napoli 
offerse  graziosamente  alla  nostra  Società  una  interessantis- 
sima collezione  di  monete  Siamesi,  avuta  in  dono  dal  Re 
stesso  del  Siam.  In  tempo  per  ora  solamente  a  dare  questo 
semplice  annuncio,  ci  riserviamo  di  ritornare  sull'argomento 
e  dare  maggiori  particolari  in  seguito. 

La  Direzione. 


ATTI 


DELLA 

SOCIETÀ  NUMISMATICA  ITALIANA 


Seduta  del  Consiglio  ii  Febbraio    1898. 
(Estratto  dai  Verbali). 

Per  riguardo  al  Dott.  Solone  Ambrosoli,  in  convalescenza 
di  lunga  malattia,  l'adunanza,  invece  che  alla  Sede  Sociale, 
viene  tenuta  nel  palazzo  di  Brera,  presso  il  R.  Gabinetto 
Numismatico.  La  seduta  è  aperta  alle  ore  13  V2. 

I.  Vengono  proposti  ed  eletti  come  Soci  effettivi: 
Sig.  Aldo  Jesurum  di  Venezia. 

Nob.  Gian  Luigi  dei  Marchesi  Cornaggia  di  Milano. 
Nob.  Cav.   Alberto  Pisani  Dossi,  inviato  straordinario  e 
ministro  plenipotenziario  d'Italia,  Milano. 

IL  Vengono  proposti  ed  eletti  come  Soci  corrispondenti 
i  Signori: 

Cav.  Prof.  Costantino  Luppi,  Napoli. 

Cav.  Pietro  Stettiner  di  Roma. 

Marchesa  Marianna  Paulucci  Panciatichi  di  Firenze. 

Signora  Gallimberti  di  Beyruth  (Siria). 

Sig.  L.  Forrer  di  Chislehurst. 

Sac.  Prof.   Tommaso  Allara  di  Torino. 

III.  Il  vice  presidente  Francesco  Gnecchi,  in  seguito  alle 
discussioni  verbali  tenutesi  in  anteriori  adunanze  del  consi- 
glio e  agli  articoli  ultimamente  apparsi  nella  Rivista,  sull'ar- 
gomento della  divisione  fra  la  Numismatica  e  la  Medaglistica, 
propone  che,  iniziandosi  ora  il  secondo  decennio  di  questa, 
al  titolo  Rivista  Italiana  di  Numismatica  venga  fatta  l' ag- 
giunta :    e  di  Medaglistica,    onde  si  possano    d' ora   innanzi 


102  ATTI    DELLA   SOCIETÀ   NUMISMATICA    ITALIANA 

pubblicare  regolarmente  quegli  articoli  che  finora  non  vi 
entrarono  che  abusivamente.  Nasce  su  questo  argomento 
una  lunga  e  interessante  discussione,  in  fine  della  quale 
viene  unanimemente  adottata  una  nuova  proposta  del  Dott. 
Ambrosoli,  che  cioè  l'aggiunta  al  titolo  sia  più  comprensiva 
e  che  il  nuovo  titolo  abbia  ad  essere  Rivista  italiana  di 
Numismatica  e  Scienze  affini.  Potranno  così  essere  compresi 
legittimamente  nella  Rivista  gli  articoli  di  Medaglistica,  di 
Sfragistica,  d' Economia,  e  di  qualunque  altra  scienza  avente 
attinenza  colla  Numismatica,  senza  esservi  strettamente  com- 
presa. 

IV.  Il  segretario  dà  lettura  dei  seguenti  doni  pervenuti 
alla  Società  : 

Dessi  Vincenzo  di  Sassari. 
N.  20  Monete  d' argento  e  13   di  rame  riiedioevali  ;    13  monete    di 
bronzo  romane  e  5  di  bronzo  greche. 

Gnocchi  Cav.  Uff.  Francesco. 
O  Archeologo  Portuguès.  Colec9ao  illustrada  de  materias  e  noticias 

pubblicada  pelo  Museu  ethnographico  portuguès.  Annate  1896- 

1897. 
Proceedings  of  the  American  Numismatic  and  Archeological  Society 

of  New- York  City.  Annate  1896- 1897. 

Luppi  Cav.  Prof.  Costantino. 

Pedrusi  Paolo.  I  Cesari   in    oro,  argento,  ecc.   Parma,  1694.- 1727. 
Dieci  volumi  in-fol.  con  numerose  tavole. 

La  Seduta  è  levata  alle  ore  15. 


Finito  di  stampare  il  15  marzo  1898. 
Scotti   Reno,   Gerente  responsabile. 


FASCICOLO  IL 


APPUNTI 

DI 

NUMISMATICA    ROMANA 


XLVII. 
SCAVI   DI    ROMA    nel   1897. 

Un  beiraureo,  un  bellissimo  bronzo  coloniale  e 
due  medaglioni  di  bronzo,  uno  infelice  di  conserva- 
zione, l'altro  infelicissimo,  ecco  quanto  mi  pervenne 
di  inedito  da  Roma  nel  corso  del  1897;  ne  conosco 
altre  novità  colà  ritrovate  durante  lo  scorso  anno, 
eccettuati  tre  o  quattro  aurei  del  secondo  secolo  che 
offrivano  qualche  piccola  variante;  ma  che  non  mi 
fu  dato  d'acquistare. 

AUREO    D'AUGUSTO. 

Dopo  Cohen,  N.  373. 
^  —  CAESAR    AVGVSTVS.    Testa    a    destra    coronata    di 

quercia. 
^  ~  ?'  PETRON  •  TVRPILIÀN  III  VIR.  Lira.  (Tav.  Ili,  N.  i). 
Gr.  8. 

L'esemplare  noto  di  quest'aureo  di  Augusto  e  Petronio 
Turpiliano  ha  sempre  la  leggenda  del  rovescio:  TVRPILIANVS 
MI  VIR.  Aggiungerò  poi  come  in  quest'aureo,  sia  nel  tipo  ge- 
neralmente conosciuto,  sia  nella  variante  ora  descritta,  la  testa 
d'Augusto  porti  sempre  la  corona  civica  e  non  quella  d'alloro, 
particolare  che  non  fu  avvertito  né  da  Cohen,  né  da  Babelon 
e  neppure  dal  microscopio  indagatore  dell'amico  Bahrfeldt! 


l66  FRANCESCO     GNECCHI 


BRONZO    COLONIALE   D'AUGUSTO. 

'^  —  IMP  AVGVST  •  TR  •  POT.  Testa  laureata  d'Augusto  a 

destra. 
5^  —  AVG-VST  •  in  una  corona  d'alloro.      (Tav.  Ili,  N.  2). 

Peso  gr.  15,500. 

Il  bronzo  mi  sembra  nuovo  —  io  almeno  non  ne  trovo 
una  descrizione  —  ma  è  difficile  attribuirlo  con  sicurezza  a 
una  città  o  colonia  determinata,  non  portando  alcuna  indica- 
zione speciale,  né  alcuna  nota  caratteristica  che  lo  indichi 
prodotto  in  una  data  officina.  Come  tipo  di  fabbrica  presenta 
una  certa  somiglianza  coi  medaglioni  romani  coniati  nell'Asia 
Minore,  e  con  molta  probabilità  si  può  ritenere  che  in  quei 
paesi  abbia  avuto  la  sua  origine. 

SESTERZIO   DI    VESPASIANO. 

Dopo  Cohen,  N.  316. 

'^  -   IMP    CAESAR    VESPASIAN    AVO    P  M    TR    POT  P  P 

COS  III.  Testa  laureata  a  destra. 
9  —  LIBERTAS  PVBLICA  S  C.    La  Libertà  a   sinistra    col 

berretto  e  lo  scettro.  (Tav.  Ili,  N.  3). 

Dalla  descrizione  non  risulta  che  una  lieve  differenza  di 
leggenda  nel  dritto  di  questo  sesterzio  ;  ma  la  differenza  più 
notevole  sta  nella  disposizione  della  leggenda  stessa,  la  quale, 
pur  essendo  una  delle  più  lunghe  che  circondino  la  testa  di 
Vespasiano,  è  contenuta  in  un  cerchio  assai  più  piccolo  del 
solito,  e  le  lettere  sono  di  conseguenza  assai  più  minute  che 
in  qualunque  altro  sesterzio.  Si  osservi  difatti  alla  tavola  e, 
confrontando  il  dritto  del  bronzo  descritto  con  un  altro 
qualunque  di  Vespasiano,  di  cui  ho  appunto  messo  a  riscontro 
un  esemplare  (N.  3  a),  si  vedrà  come  tutto  all' ingiro  della 
leggenda  esista  un  contorno  libero,  tanto  che  sulle  prime  si 
direbbe  che  la  moneta  sia  stata  prodotta  da  due  conii  ibridi, 
uno  di  gran  bronzo  pel  rovescio  e  uno  da  medio  bronzo  pel 
dritto.  Il  rilievo  della  testa  però  è  precisamente  quello 
massimo  dei  sesterzi,  ed  anche  il  peso  della  moneta  vi 
corrisponde  esattamente,  essendo  di  27  grammi. 


SCAVI   DI   ROMA   NEL    1897  167 


MEDAGLIONE  DI  BRONZO    O   DOPPIO   SESTERZIO 
DI    FILIPPO    FIGLIO. 

Dopo  Cohen,  N.  51. 
^'  -   IMP  CAES  M  IVL  PHILIPPVS  AVG-.    Busto  laureato  a 

destra  col  paludamento  e  la  corazza. 
^  —  PONTIFEX    MAX  TR  P   V    (all' ingiro)    COS    MI    P    P 

(all'esergo).  I  due  Filippi  in  quadriga  trionfale  a  sinistra 

(anno  248  d.  C).  (Tav.  IV,  N.  4). 

Diam.  mill.  41,  peso  gr.  50,500. 

Questo  bel  medaglione  di  Filippo  Figlio  ci  offre  un 
rovescio  affatto  inedito,  riferentesi  certamente  alle  feste  pel 
millenario  di  Roma,  come  lo  indica  la  data  del  medaglione 
stesso.  Il  peso  è  esuberante  pel  doppio  sesterzio,  mentre 
sarebbe  ancora  piìi  scarso  per  un  sesterzio  triplo,  come 
quello  del  padre  Filippo  che  descrissi  lo  scorso  anno  (i)  e 
il  cui  peso  era  di  gr.  69.  E  però  da  considerarsi  che  il 
medaglione  è  a  due  metalli  e  quindi  un  maggior  peso  deve 
compensare  il  minor  valore  della  parte  in  rame,  onde  rag- 
giungere il  valore  di  due  sesterzi. 

Peccato  che  all'interesse  del  medaglione  non  corrisponda 
la  conservazione,  la  quale,  discreta  al  rovescio,  è  invece 
deplorevole  al  dritto. 

MEDAGLIONE   DI  BRONZO   O   DOPPIO   SESTERZIO 
DI    TREBONIANO    GALLO. 

Dopo  Cohen,  N.  81. 

B'  -   IMP  CAES  C  VIB  TREBONIANVS  GALLVS  AV&.  Busto 

laureato  e  corazzato  a  destra. 
P  —  VOTA  AVGG-.  Treboniano  Gallo  e  Volusiano  davanti 
a  un  tempio  a  quattro  colonne  sacrificanti  su  di  un'ara 
che  sta  fra  di  loro.  Ciascuno  degli  imperatori  è  coronato 
da  una  Vittoria  che  gli  sta  di  dietro.  Al  secondo  piano 
due  altre  figure. 
Diam.  mill.  37,  peso  gr.  47. 


(i)  Appunti  di  Num.  Rem.,  N.  XL.  Scavi  di  Roma  negli  anni  1895-96. 
Vedi  Riv.  Ital.  di  Num.  1896. 


l68  FRANCESCO     GNECCHI 


11  medaglione  è  a  due  metalli.  Nuovo  per  la  leggenda 
del  rovescio,  esso  assomiglia  per  la  rappresentazione  a  quello 
descritto  da  Cohen  al  suo  N.  78  colla  leggenda  FORTVNAE 
REDVCI.  Sventuratamente  la  conservazione  ne  è  tanto  infelice 
e  ai  guasti  del  tempo  si  sono  così  accanitamente  aggiunti 
quelli  d'una  mano  selvaggia  per  terminare  di  sciuparlo,  che 
non  oso  neppure  darne  la  riproduzione. 

Nel  medaglione  furono  praticati  quattro  fori  posti  quasi 
a  quadrato  poco  distanti  dall'  orlo  e  un  quinto  solco  vi  è 
praticato  obliquamente  nel  centro;  quest'ultimo  non  trapassa 
il  bronzo  come  i  primi  quattro,  ma  arriva  solo  a  poco  piìi 
di  metà  dello  spessore.  Posseggo  un  sesterzio  di  Nerone 
malmenato  nelF  identica  maniera,  e  tale  coincidenza  mi  fa 
supporre  che  quei  fori  vi  siano  stati  praticati  per  uno  scopo 
determinato,  probabilmente  onde  ridurre  il  pezzo  a  servire 
per  un  giuoco  speciale. 


XLVIII. 

UNA  NUOVA  RESTITUZIONE  DI  TRAJANO  IN  ORO 
(Tav.  Ili,  N.  5). 

È  dalla  Spagna,  donde  anni  sono  m'era  venuta 
la  restituzione  inedita  dell'auree  '^i  Claudio  descritta 
in  questa  Rivista  fino  dal  1888  (0,  che  mi  viene  anche 
la  seguente: 

B'  -   IMP    CAES    TRAIAN  •  AVO  •  GER  •  DAC  •  P  •  P  •  REST  • 

Trofeo,  appiedi  del  quale  un    prigioniero  inginocchiato, 
volto  a  sinistra. 
^  -   IMP  CAESAR- VESPASIANVS  AVG  •  Testa  laureata  di 
Vespasiano  a  destra. 

Non  è  un  nuovo  tipo;  ma  solo  una  variante  o,  dirò  più 
precisamente,  una  nuova  disposizione  di  conii  da  aggiungere 
alla  piccola  serie  degli  aurei  restituiti  di  Vespasiano.  Il  dritto 
è  conosciuto  in  un  esemplare  appartenente  al  Gabinetto  di 
Parigi;  ma  vi  corrisponde  una  testa  di  Vespasiano  colla  leg- 
genda IMP  CAESAR  VESPASIANVS  AVG  COS  VINI  (Coh.  507). 
La  testa  del  nuovo  esemplare  è  pure  conosciuta  su  di  un 
aureo  del  medagliere  fiorentino  (descritto  nella  2-''  Ed.  del 
Cohen  al  N.  649);  ma  il  dritto  che  vi  corrisponde  ha  il  pri- 
gioniero volto  a  destra. 

Il  nuovo  esemplare  è  di  perfetta  conservazione. 


(i)  Appunti  di  Numismatica   Romana   I.   Monete   imperiali  inedite 
nella  Collezione  F.  Gnecchi  di  Milano,  N.  i  Tav.  IV,  N.  i. 


XLIX. 

UN   SUPERBO    SESTERZIO  DI  PLOTINA 

TROVATO  IN  Sardegna. 

È  unicamente  sotto  l'aspetto  della  sua  straordi- 
naria bellezza  che  offro  nella  Tavola  III  (N.  6)  un 
esemplare  del  noto  sesterzio  di  Plotina.  Neppure  fra 
i  sesterzii  comuni  di  Trajano  o  d'Adriano  io  non  ne 
vidi  mai  uno  che  tanto  si  avvicini  al  così  detto  fior 
di  conio ^  espressione  di  cui  facilmente  si  abusa;  ma 
che  dovrebbe  essere  usata  colla  massima  parsimonia 
pei  bronzi  di  quest'epoca.  Oltre  alla  conservazione 
irreprensibile,  si  aggiunga  la  purezza  dello  stile,  la 
perfezione  della  modellatura,  il  conio  riuscito  com- 
pleto d'ambe  le  parti  e  bene  accentrato  e  si  troverà 
in  ciò  la  ragione  di  averlo  presentato  agli  amatori 
come  un  modello  di  moneta  perfetta. 

Venne  trovato  in  Sardegna  una  ventina  d'anni 
sono  e  precisamente  ad  Olbia,  presso  a  uno  stagno, 
in  una  località  da  poco  prosciugata  e  nella  quale  si 
rinvennero  alcune  altre  monete  contemporanee  in 
mezzo  ad  una  enorme  quantità  di  calcinacci,  pietrame 
e  d'altri  avanzi  d'antichi  fabbricati.  La  lunga  perma- 
nenza neirumido  suolo  conservò  alla  moneta  il  suo 
stato  primitivo.  Essa  è  completamente  spattinata  a 
guisa  di  quelle  che  escono  dal  Tevere  e  che  i  romani 
chiamano  monete  di  fiume,  e  si  presenta  colla  tinta 
naturale  giallo-oro  delT  oricalco  e  coir  impressione 
del  conio  nitida  e  fresca  quale  usciva  or  sono  pres- 
soché diciotto  secoh  dalla  zecca  di  Roma. 

Non  è  quindi  improbabile  che  la  mia  collezione 
possegga  nel  sesterzio  d'Olbia,  il  piij  bell'esemplare 
attualmente    conosciuto  di  questa   rarissima  moneta. 

Francesco  Gnecchi. 


QUELQUES  VARIÉTÉS  INÉDITES 

DE 

GRANDS  BRONZES  ROMAINS 


Dans  une  collection  anglaise,  que  j'ai  eu  l'occasion 
d'examiner,  se  trouvent  plusieurs  variétés  inédites  et 
intéressantes  de  grands  bronzes  romains  qui  méritent 
d'ètre  signalées.  En  voici  la  description: 

VESPASIEN. 

1.  -^  ^^  -   IMP  •  CÀES  •  VESPASIÀN  •  ÀVG  •  P  •  M  •  TR  •  P  •  P  • 

P'COS-III-  Sa  tète  lauree  à  droite. 
P  -   PAX  AVGVSTI  S  •  C  •  La  Paix  debout  à  gauche  tient 
une  branche  d'olivier  et  une  come  d'abondance  (823;  de 
J.  C,  70).  Var.  de  Cohen  327. 

Cohen   mentionne  neuf  légendes  diiférentes   du  droit  de  ce  grand 
bronze,  parmi  lesquelles  la  combinaison  de  caes,  vespasian  ne  figure  pas. 

D  O  M I  T  I  E  N. 

2.  -  B'  -   IMP  •  CAES  •  DOMIT  •  AV&  -.(yERM  •  COS  •  XIII I  • 

CENS  •  PER  •  P  •  P  •  Sa  téte  lauree  à  droite. 
5^  —  S  •  C  •  Domitien  à  cheval,  au   galop    à  droite,  tient 
un  bouclier    germain  et  frappe  de  sa  baste   un    ennemi 
terrassé    (841    ou   842;   de   J.  C,    88    ou  89).  Var.    de 
Cohen  487. 

Ce  type  n'est  pas   indiqué  dans  Cohen  sous  le  XIIII*    consulat  de 
Domitien. 

93 


172  L.     FORRER 


ADRIEN. 


3.  -  ^^  -  IMP-CAESDIVI  TRA   PARTHF- DIVI  NERNEP- 

TRAIANO  HADRIANO  AVG.  Son  buste  laure  à  droite. 
P  —  CONCORDIA  (àl'exergue)  PONT  MAX- TRPOTCOS • 
DES  •  Il  •  (à  l'entour)  S  •  C  •  La  Concorde  assise  à  gauche 
tient  une  patere  de  la  main  droite    et    appuie  le  coude 
gauche  sur  une  come  d'abondance  (871;  de  J.  C,  118). 

Cette  legende  de  revers  n'est  pas  donnée  avec  ce  type  dans  Cohen 
mais  parait  seulement  sur  un  moyen  bronze  au  revers  d'Adrien  et 
Aelius  debout,  se  donnant  le  main.  Vide,  Cohen,  N.  263.  Cette  médaille 
est  de  tonte  beante  et  a  fait  partie  autrefois  de  la  célèbre  collection 
Montagu. 

4.  -  ^^  -  IMP  .  CAESAR  TRAIANVS  HADRIANVS  AVG.    Son 

buste  laure  à  droite. 
^  —  PONT  •  MAX  •  TR  •  POT  •  COS    III  •  S  •  C  •    Jupiter  assis 
à  gauche  tient  une  victoire  et  un  sceptre  (873;  de  J.  C, 
120).  Var.  de  Cohen  1185. 

Ce  grand  bronze  difFère  dans  la  legende  du  droit  qui  a  le  mot 
TRAIANVS  compiei,  au  lieu  de  traian. 

FAUSTINE    MÈRE. 

5-  -  ^'  —  DIVA  FAVSTINA.  Son  buste  à  droite. 

P  —  AETERNITAS  S-C-  L'Eternité  voilée  debout  à  gauche, 
levant  la  main  droite  et  tenant  un  sceptre.  Var.  de 
Cohen  28. 

Cette  pièce  est  frappée  sur  un  flan  très  épais  et  a  l'apparence 
d'un  médaillon. 


LUCIUS    VÉRUS. 

6.   -  ^'  -   L  •  VERVS    AVG  •  ARM  •  PARTH  •  MAX  •    Sa    téte 

lauree  à  droite. 

1^  —  TR  •  POT  •  VI  •  IMP  •  llll  •  COS  •  Il  •  S  •  C  •  La  Victoire  à 

demi-nue,  debout,  à  peu-près  de  face,  regardant  à  droite, 

-tient  une   palme  et  pose   sur    un  tronc    de   palmier  un 


QUELQUES   VARIÉTES    INÉDITES    DE    GRANDS    BRONZES   ROMAINS      I73 

bouclier  portant  l'inscription  VIC  •  PAR  •  (919;  de   J.  C, 
166).  Var.  de  Cohen  206. 
Cohen  ne  connaissait  pas  ce  bronze  à  la  legende  du  droit  terminée 
par  MAX. 

C  O  M  M  O  D  E. 

T.  -  ;&  -   L  •  AVREL  •  COMMODO  •  CÀES  •  ÀVG  •  FIL -GERIVI  • 

SARM.  Son  buste  jeune,  laure  et  drapé  à  droite. 

^  -  PRINC' IVVENT-S-C-  Commode,  debout  à  gauche, 

tient  un  rameau  et  un  sceptre;  derrière  lui,  un  trophée 

place  sur  un   bouclier,  un  parazonium    et  un  are  {928; 

de  J.  C,  175).  Var.  de  Cohen  612. 

La  legende  du  droit  est  inèdite,  accompagnée  de  ce  revers,  sur  un 

grand  bronze;  elle  diffère  de  Cohen  612  par  l'addition  de  sarm  à  la  fin. 

&.  —  ;&-   IMP  •  L  •  AVREL  •  COMMODVS  AVG- GERM  •  SARM  • 

Sa  téte  jeune,  lauree,  à  droite. 
9/  -  DE  GERMANIS  (à  l'exergue)  TR  •  P  •  M  •  COS  •  P  •  P  (à 
l'entour)  S  •  C  •  Monceau    d'armes  (930  ;  de  J.   C,  177). 
Var.  de  Cohen  79. 

L'exemplaire  décrit  dans  Cohen  porte  le  buste  jeune,  laure,  drapé 
et  cuirassé  à  droite. 

CRISPINE. 

g.  -  iSf  —  CRISPINA  AVGVSTA.  Son  buste  à  droite. 

^  —  CONCORDIA  S  •  C  •  La  Concorde,  assise  à  droite, 
tient  une  patere  et  une  doublé  come  d'abondance.  Var. 
de  Cohen  6. 

Sur  cette  pièce,  la  Concorde  est  assise  à  droite,  tandis  que  sur  celle 
décrite  par  Cohen,  elle  l'est  à  gauche. 

ALEXANDRE  SEVÈRE. 

IO.  -  ^^  -   IMP  •  CAES  •  M  •  AVR  •  SEV  •  ALEXANDER    AVG. 

Son  buste  laure  et  drapé  à  droite. 
li  —  PAX  AVGVSTI  S  •  C  •  La  Paix  courant  à  gauche  tient 
une  branche  d'olivier  et  un  sceptre.  Var.  de  Cohen  189. 
Le  legende  du  revers  est  inèdite. 

L.    FoRRER. 


REALE  MINUTO  INEDITO 

DELLA  Zecca  di  Alghero 


Nel  dicembre  dello  scorso  anno  acquistai  da 
un  contadino,  diverse  monete  trovate  in  un  suo  predio 
ad  Uri,  (villaggio  a  20  Km.  d'Alghero).  Nel  momento 
non  feci  caso  delle  monete  acquistate,  ma  in  seguito 
esaminatele  con  attenzione,  gradita  fu  la  mia  sorpresa 
nel  trovare  fra  esse  un  reale  minuto  di  Alfonso  V 
d'Aragona,  coniato  ad  Alghero.  Eccone  la  descrizione: 


Mistura,  peso  gr.  0,830  —  titolo  ord.  0,125. 

^  —  LFONSVS   Scudo  d'Aragona    dentro    cerchio  di 

perline. 
9*  -  +  IN  VILA....  LGERI  Croce  patente. 

Mi  venne  subito  in  mente  il  diploma  del  15 
maggio  1443  col  quale  Alfonso  V  re  d'Aragona, 
concede  al  Maestro  della  Zecca  di  Cagliari  Silvestro 
Colomer  il  privilegio  di  coniare  monete  in  Castro 
Callari,  in  civitate  Saceris,  in  villa  Algherij,  in  civitate 
BosCy  et  aliis  civitatihus,  villis,  castris  et  locis  Dentami 
nostri  Regni;   diploma   citato    dal   Toxiri  C^),    e    dai 


(i)  Toxmi  Agostino,  Miniere,  zecche  e  monete   della  Sardegna,  con 
quadri  e  litografie.  Ancona,  1884;  in-8,  f>ag.  14. 


176 


VINCENZO    DESSÌ 


fratelli  Francesco  ed  Ercole  Gnecchi  (2),  e  che  lo 
Spano  riportò  interamente  illustrando  due  monete 
della  zecca  di  Bosa  (3). 

Persuaso  di  far  cosa  utile  a  quanti  si  occupano 
di  numismatica  medioevale  sarda,  pubblico,  oltre  il 
suaccennato  diploma,  altri  tre  documenti  inediti,  im- 
portanti perchè  trattano  dei  privilegi  accordati  e  delle 
ordinazioni  date  da  Alfonso  V  al  maestro  della  zecca 
Silvestro  Colomer,  per  la  coniazione  di  monete  nel 
regno  di  Sardegna. 

Anzitutto  in  un  atto  che  ha  la  data  del  12  ot- 
tobre 1435  (documento  n.  i),  si  legge  il  giuramento 
prestato  dagh  Ispettori  della  fabbrica  delle  monete 
in  Alghero,  per  cui  parrebbe  che  la  zecca  di  Alghero 
funzionasse  prima  che  venisse  emanato  il  diploma 
15  maggio  1443,  ciò  che  non  è,  come  si  deprende 
dal  contenuto  dello  stesso  diploma. 

Nella  carta  del  27  gennaio  1442  (documento 
n.  2),  il  Re  Don  Afonso  prescrive  che  i  reali  da  tre 
soldi,  prima  ordinati  al  taglio  di  settanta  il  marco, 
e  alla  legge  di  undici  denari (4),  siano  d'ora  innanzi 
al  taglio  di  settantaquattro  il  marco  (5)  e  alla  legge 
di  IO  denari,  valendo  ciascun  reale  tre  soldi  à'alfon- 
sitii  minuti.  Di  più    concede  al  maestro   della  zecca 


(2)  Francesco  ed  Ercole  Gnecchi,  Saggio  di  bibliografia  numisma- 
tica delle  zecche  Italiane  medioevali  e  moderne.  Milano,  1889;  in-4, 
pag.  420. 

(3)  Spano  Giovanni,  Sopra  due  monete  sarde  della  zecca  di  Bosa. 
Periodico  di  Numismatica  e  sfragistica.  Anno  V,  pag.  8. 

(4)  Baudi  dì  Vesme,  Historiae  patriae  monumenta,  tomus  XVII, 
Codex  diplomaticus  Lcclesiensis,  pag.  544,  Sec.  XIV;  19  Febbrajo  1419; 
R.  Archivio  di  Cagliari,  Voi.  e.  i,  fol.  2.  —  ....  Lo  senyor  Rey,  per 
utilitat  moli  evident  de  la  cosa  publica  del  Regne  de  Serdenya  e  de  son 
Real  patrimoni;  ordena,  provehex  e  mona,  qùe  en  lo  dit  Regne  e  Iliade 
Serdenya  se  bata  moneda  de  argent,  apellada  alfonsini  de  argent,  de  ley 
de  onze  diners,  e  de  talla  de  setanta  pe^es  en  lo  march  de  Barchinona.... 

(5)  11  marco  usato  nel  Regno  di  Sardegna  e  principato  di  Cata- 
logna era  il  marco  di  Barcellona,  che  pesava  grammi  230. 


REALE   MINUTO   INEDITO   DELLA   ZECCA   DI   ALGHERO  177 

il  privilegio  della  coniazione  di  monete  dette  minute 
al  taglio  di  45  soldi  di  pasta  e  al  titolo  già  stabilito 
con  la  precedente  ordinazione  (0,125).  Stabilisce 
inoltre  che  18  di  queste  monete  valgono  un  reale 
grosso  e  ne  concede  la  coniazione  fino  alla  concor- 
renza di  25  mila  marchi  in  un  quinquennio. 

Poiché  il  taglio  del  marco  venne  ordinato  di 
74  monete  d'argento  al  titolo  di  io  denari,  un  reale 
grosso  veniva  del  peso  di  gr.  3,108  di  cui  gr.  2,589 
di  fino  e  gr.  0,519  di  lega  ;  ed  equivalendo  il  valore 
del  reale  grosso  a  soldi  tre,  il  marco  risulterà  di 
soldi  222  o  denari  2664.  Dividendo  222  per  20  (soldi 
di  cui  si  compone  la  lira)  si  ottiene  il  numero  delle 
Hre  che  corrispondevano  al  marco  e  cioè  11  lire  e 
2  soldi. 

Per  i  reali  minuti  essendo  l'ordinazione  del  ta- 
glio in  45  soldi  di  pasta  per  marco,  ed  il  titolo  di 
0,125,  un  soldo  di  reali  minuti  conterrà  gr.  5,111,  di 
cui  gr.  0,6388  d'argento  fino  e  gr.  4,4723  di  lega,  il 
denaro,  dodicesima  parte  del  soldo,  sarà  di  gr.  0,4259 
di  cui  gr.  0,0532  d'argento  fino  e  gr.  0,3727  di  lega. 

Come  ho  già  detto,  in  questa  ordinazione  viene 
stabilito,  che  18  monete  minute  equivalgano  ad  un 
reale  grosso;  la  diciottesima  parte  del  reale  grosso 
in  reali  minuti  equivalendo  un  reale  minuto,  questo 
corrisponderà  a  gr.  15,333  (tre  volte  il  soldo  di  reali 
minuti)  diviso  18,  e  cioè  a  gr.  0,8518  che  è  il  doppio 
di  gr.  0,4259  peso  del  denaro.  E  infatti,  essendo  un 
reale  grosso  dello  stesso  valore  di  soldi  3  o  di  36 
denari,  il  reale  minuto,  diciottesima  parte  del  reale 
grosso,  corrisponderà  a  2  denari,  quindi  gr.  0,4259  X  2 
==  0,8518  peso  del  reale  minuto  di  nuova  ordina- 
nazione,  che  al  titolo  di  0,125  conterrà  gr.  0,1066 
di  argento  fino  e  gr.  0,7452  di  lega. 

La  carta  del  13  maggio  1443  (v.  documento 
n.  3),  ci  fa  conoscere  che   in    seguito    al    privilegio 


1^8  VINCENZO   DESSI 


27  gennaio  1442,  il  maestro  della  zecca  del  regno 
di  Sardegna,  Silvestro  Colomer,  col  permesso  degli 
ufficiali  del  detto  regno,  e  dei  consiglieri  della  città 
e  castello  di  Cagliari,  principiò  subito  la  coniazione 
dei  reali  grossi  e  minuti  nella  qualità  e  quantità  spe- 
cificata nel  detto  privilegio,  e  continuò  fino  al  maggio 
del  1443,  nella  qual  epoca  i  consiglieri  della  città 
di  Cagliari,  indossate  le  insegne,  nonostante  l'op- 
posizione di  piccol  numero  di  consiglieri,  stabiliscono 
di  impedire  la  battitura  delle  nuove  monete.  Ma  in 
seguito  alle  lagnanze  fatte  dal  Colomer  al  Re  Al- 
fonso, questi  conferma  prima,  con  la  carta  del  13 
maggio  1443,  il  privilegio  già  concesso,  e  proibisce 
a  chichessia  di  arrecare  impedimento  alla  coniazione 
dei  nuovi  reali;  e  dopo  due  giorni  (15  maggio  1443) 
emana  una  ordinazione  (documento  n.  4),  con  la 
quale,  accennando  alla  concessione  della  coniatura 
di  monete  nel  Regne  e  Jlla  de  Serdenya  in  data  19 
febbraio  1419  (6)  e  confermando  il  privilegio  del  27 
gennaio  1442,  consente  al  maestro  Colomer  di  co- 
niare o  far  coniare  monete  non  solo  nel  castello  di 
Cagliari,  ma  anche  nella  città  di  Sassari,  nella  villa 
di  Alghero,  nella  città  di  Bosa,  e  nelle  altre  città, 
ville  e  castelli  del  Regno;  facendo  considerare  non 
esser  causa  d'impedimento  la  consuetudine  che  prima 
si  aveva  di  batter  monete  esclusivamente  nel  castello 
di  Cagliari.  Di  più  ordina,  a  scopo  di  generale  uti- 
lità, che  le  anzidette  monete,  battute  nel  regno  di 
Sardegna,  vengano  ammesse  e  ricevute  nelle  città 
di  Cagliari,  Sassari,  Bosa,  nella  villa  d'Alghero,  nelle 


(6)  I.  PiLLiTo,  Istruzioni  date  dal  Re  Pietro  IV  d'Aragona  al  rifor- 
matore dell'isola  di  Sardegna  Don  Raimondo  De-Boyl.  Cagliari,  1863, 
pag.  79. 

Baudi  di  Vesme,  Op.  e  doc.  citato. 

G,  PiLLiTo,  Dizionario  del  linguaggio  archivistico  in  Sardegna.  Ca- 
gliari, 1886;  pag.  46,  47. 


REALE    MINUTO    INEDITO    DELLA    ZECCA    DI    ALGHERO  I79 


altre  terre  demaniali,  ed  anche  in  tutte  le  terre  dei 
baroni  e  feudatari,  sì  ecclesiastici  che  secolari,  della 
casa  d'Aragona,  poiché  veridicamente  informato  es- 
sere la  nuova  moneta  di  grande  utilità,  ed  aver  ar- 
recato molto  giovamento  allo  stato  di  povertà  in 
cui  versava  il  regno  di  Sardegna. 

Dai  citati  documenti  rileviamo  che,  nonostante 
l'atto  del  12  ottobre  1435,  la  zecca  di  Alghero  non 
funzionò  che  dopo  il  privilegio  del  15  maggio  1443, 
poiché  in  questo  leggiamo  della  consuetudine  prò  pre- 
terito observata  de  cudendo  dictam  monetam  in  civitate 
et  Castro  Gallar j ;  e  che  la  nostra  moneta  venne  co- 
niata ad  Alghero  in  seguito  al  privilegio  concesso 
al  maestro  Colomer,  poiché  il  suo  peso  di  gr.  0,830 
corrisponde  al  peso  del  reale  minuto  (gr.  0,851)  da 
due  denari,  diciottesima  parte  del  reale  grosso,  la 
cui  coniazione  venne  stabilita  con  privilegio  27  gen- 
naio 1442,  privilegio  confermato  ed  ampliato  con 
carte  13  e  15  maggio  1443. 

Altre  monete  vennero  coniate  ad  Alghero  du- 
rante il  regno  di  Carlo  V;  due  reali  minuti  col  ro- 
vescio CIVITÀS  ÀLG-ERl,  già  posseduti  dal  prof.  Betti- 
naU  di  Sassari,  che  li  donò  a  Monsignor  C.  Taggiasco, 
furono  da  questi  compresi  nella  collezione  di  monete 
vendute  a  Roma  nel  marzo  1887  (7);  e  nella  mia 
modesta  raccolta  conservo  altro  esemplare  del  peso 
di  gr.  0,760  che  ha  nel    diritto  +  CARLO    IMPERATOR 


(sic).  Scudo  d'Aragona,  e  nel  rovescio  +  ...AS  ALGERI. 
Croce  patente  dentro  un  contorno  di  due  linee. 


(7)  Taggiasco  (don  Cesare).  —  Collezione  di  monete,  medaglie,  auto- 
grafi ed  oggetti  d'arte  antichi  e  moderni  del  Reverendissimo  Monsignor 
don  Cesare  Taggiasco  di  Roma.  Parte  I,  Roma,  1887;  in-8,  pag.  i,  n.i  e  2. 


34 


i8o 


VINCENZO    DESSI 


ZECCA  DI  BOSA. 

Dopo  il  privilegio  conceduto  dal  Re  Alfonso  V 
d'Aragona  al  maestro  di  zecca  Silvestro  Colomer 
il  15  maggio  1443,  di  coniare  monete  nel  regno 
di  Sardegna,  probabilmente  come  ad  Alghero  così 
a  Bosa  vennero  battuti  reali  minuti  al  taglio  e  titolo 
stabilito  nell'ordinazione  del  27  gennaio  1442,  però 
nessuna  moneta  col  nome  di  Alfonso  apparve  in  luce 
finora  che  possa  attribuirsi  alla  zecca  di  Bosa. 

L'  insigne  archeologo  sardo  Giovanni  Spano 
pubblicò  nel  Periodico  di  Numismatica  e  sfragistica, 
anno  V,  fase.  I,  due  monetine  della  raccolta  Mocci 
di  Bosa,  che  ritenne  coniate  tra  il  1387  e  il  1395, 
cioè  durante  il  regno  di  Giovanni  I,  d'Aragona. 


—  ^  —  +  IOANES  :  REX  A   fra   due   cerchi    di   perline, 

scudo  dAragona. 
5^  —  CI  VI  BO  SE  fra  due  cerchi  di  perline,  croce  patente 

accantonata  da  quattro  globetti,  le  estremità  della  croce 

dividono  la  leggenda. 

Raccolta  Mocci,  Bosa,  peso  gr.  1,300. 


-  ^  -  +  IOANES  :  REX  :  AR.   Scudo  triangolare  dAra- 
gona dentro  un  cerchio  di  perline. 


ZECCA   DI   BOSA  l8l 


J^  —  CI  VI  BO  SE.  Croce  patente  accantonata  da  quattro 
globetti,  le  estremità  della  croce  dividono  la  leggenda. 
Raccolta  Mocci,  Bosa,  peso  gr.  0,800  (8). 

Dai  qui  portati  documenti  si  rileva  che  prima  del 
15  maggio  1443  non  vennero  coniate  monete  in 
Sardegna,  per  conto  dei  re  d'Aragona,  che  nel  Ca- 
stello di  Caghari  (eccezione  fatta  di  Villa  di  Chiesa 
che  coniò  alfonsini  d'argento  e  alfonsini  minuti  nel 
primo  tempo  della  dominazione  Aragonese,  cioè  per 
Giacomo  II,  Alfonso  IV  e  Pietro  IV),  quindi  i  due 
reali  della  zecca  di  Bosa  sono  da  attribuirsi  a  Gio- 
vanni II  fratello  e  successore  di  Alfonso  V. 

Il  documento  riportato  dallo  Spano  potrebbe  so- 
lamente provare  la  coniazione  di  monete  a  Bosa, 
Alghero,  Sassari,  ecc.  per  conto  dei  Re  d'Aragona, 
dopo  il  1443,  e  non  prima. 

Nell'epoca  in  cui  regnò  Giovanni  I  (i  387-1 395) 
la  città  di  Bosa  faceva  parte  del  Giudicato  d'Arborea, 
come  risulta  dall'  atto  solenne  di  pace  concluso  e 
firmato  nel  24  gennaio  1388  tra  il  Re  Don  Giovanni 
d'Aragona  e  Eleonora  d'Arborea,  col  concorso  delle 
città,  ville  e  comuni  dipendenti  da  quest'  ultima  (9), 
fra  le  quali  la  città  di  Bosa  che  concorre  all'atto  di 
pace  a  mezzo  del  suo  sindaco  e  procuratore  Galeazzo 
Masala;  e  non  essendo  fra  le  città  che  nello  stesso 
atto  figurano  sciolte  dal  giuramento  di  libertà,  e 
restituite  al  re  D'Aragona  (^o),  ne  risulta  che  continuò 


(8)  Non  credo  esatta  l'indicazione  del  peso.  Nel  giugno  dello  scorso 
anno  ho  esaminato  sei  esemplari  del  reale  minuto  coniato  a  Bosa,  pos- 
seduti dagli  eredi  Mocci  e  ne  ho  trovato  due  di  discreta  conservazione 
che  combinano  con  quelli  illustrati  dallo  Spano,  il  n.  i  pesa  gr.  0,560, 
il  n.  2,  gr.  0,690,  gli  altri  quattro,  di  cattiva  conservazione  pesano  meno 
di  gr.  0,700.  —  Un  bellissimo  esemplare,  che  fa  parte  della  mia  raccolta 
pesa  gr.  0,510. 

(9)  ToLA,  Historiae  patriae  monumenta,  Codex  diplomaticus  sardi- 
niae,  Voi.  I,  pag.  817;  R.  Archivio  di  Cagliari,  Voi.  f.  fol.  43. 

(io)  ToLA,  Op.  cit.,  pag.  849,  nota  (1). 


l82  VINCENZO    DESSÌ 


a  far  parte  del  giudicato  d'Arborea.  Soltanto  nel 
gennaio  1410  Pietro  Torrelles  luogotenente  generale 
del  Re  don  Martino,  fratello  e  successore  di  Gio- 
vanni I,  s'impadronisce  della  città  di  Bosa,  rendendola 
all'obbedienza  del  sovrano  (^O. 

Con  ciò  credo  aver  sufficientemente  provato, 
che  le  monete  portanti,  nel  diritto  il  nome  del  re 
Giovanni,  e  nel  rovescio  l'iscrizione  CI  VI  BO  SE,  fu- 
rono senza  dubbio  battute  tra  il  1458  e  il  1479,  d^" 
rante  cioè  il  tempo  e  per  ordinazione  di  Giovanni  II 
d'Aragona. 

Sassari,  jo  gennaio  1898. 

Vincenzo  Dessi. 


(11)  I.  PiLLiTo,  Memorie  tratte  dal  R.  Archivio  di  Stato  di  Cagliari, 
pag.  26,  e  nota  a  pag.  83. 


ZECCA   DI   BOSA  183. 


DOCUMENTO    I. 

12   OTTOBRE    1435. 

Dieta  die  Intus  domos  Tergane  sine  consilii  ville  Al- 
guerij  venerabilis  Thomas  prats  Nicolaus  de  abella  Fran- 
ciscus  mayol  et  Johannes  roffre  notarius  per  consilium  ville 
Alguerij  electi  ad  interveniendum  monete  fiende  jurarunt  et 
prestarunt  homagium  in  posse  dominj  Jacobj  de  besora  vi- 
ceregis  se  habere  bene  et  fideliter  in  faciendo  seu  fierj  fa- 
ciendo  dictam  monetam  a  {sic)  honorem  et  seruicium  dominj 
Regis  et  utilitatem  ville  Alguerij  et  si  sciuerint  fraudem 
denunciabunt. 

Testes  nobilis  Johannes  prado  de  la  casta  miles  et 
paschasius  bonuche  habitadores  Alguerìj. 

(R.  Archivio  di  Stato  di  Cagliari,  Voi.  bd.  9,  fol.  89). 


DOCUMENTO   II. 

27    GENNAIO    1442. 

Nos  Alfonsus  dei  gratia  Rex  'Aragonum  Sicilie  citra  et 
ultra  farum  Valencie  Hungarje  Hierusalem  Maioricarum  Sar- 
dinie  et  Corsica  Comes  Barchinone  Dux  Atenarum  et  Neo- 
patrje  ac  eciam  Comes  Rossilionis  et  Ceritanje  —  Recolimus 
nos  jam  diu  est  nostro  cum  priuilegio  magistrjs  officia- 
libus  et  ceteris  de  officio  nostre  side  dicti  Sardinia  Regni 
inter  cetero  concessisse  monetam  cudi  posse  videlicet  quod 
denarij  finj  argenti  ondecim  prò  quolibet  Regali  tres  solidos 
minutorum  Callaritane  monete  valituro  et  in  quolibet  argenti 
marco  Septuaginta  dictorum  Regalium  jn  ligua  apponj  pos- 
sint  prout  in  dicto  priuilegio  continetur.  Nunc  autem  certis 
bonis  respectibus  digne  moti  quos  in  presenciarum  ex  pri- 


184  VINCENZO    DESSI 


mere  non  curamus  et  alitar  utilitatem  diete  Side  que  pene 
destructa  est  probe  concernentes  tenore  presentis  nostri  pri- 
uilegi  de  certa  nostra  scientia  et  expresse  modum  cudendi 
predictum  ad  nostrum  tamen  beneplacitum  vt  infra  mutamsu 
ac  graciose  concedimus  eisdemque  magistris  et  ceteris  de 
officio  ipsius  Side  presentibus  et  futuris  licenciam  et  fa- 
cultatem  plenariam  monetam  cudendi  impartimur  hoc  modo 
quod  ex  nunc  in  antea  omnj  futuro  tempore  per  eosdem  in 
dieta  Sicla  decem  denarij  bone  legis  sine  argenti  fini  prò 
quolibet  Regali  valituro:  tres  solidos  minutorum  diete  Cal- 
laritane  monete  ex  quibus  Regalibus  jn  marcho  septuaginta 
quatuor  recti  tamen  ponderis  cudi  sine  apponi  possint,  Cum 
diminucionibus  tamen  emolumentis  salarij  et  lucrjs  consuetis 
et  jn  premeneionato  priuilegio  ad  quod  nos  refferimus  eiusdem 
Side  Magistris  et  ofllcialibus  concessis  speciffice  declarans 
juribus  nostris  semper  reservatis.  Eciamque  jn  augmentum 
postioris  [sic)  gracie  predictis  Magistro  et  officialibus  ipsius 
Side  licenciam  concedimus  et  faeultatem  graciose  plenariam 
impartimur  ex  quo  dictum  R'egnum  est  paupertate  grauatum 
atque  monete  indignum  quod  possint  de  cetero  atque  valeant 
usque  ad  summam  dumtaxat  viginti  quinque  milium  Mar- 
chorum  jnfra  quinquennium  et  ex  post  secundum  formam 
predicti  priuilegij  jn  dieta  Sicla  cudere  seu  cudi  facere  Re- 
galia minuta  diete  Callaritane  monete  que  sumam  seu  va- 
lorem  vnius  majorjs  Regalis  decem  oeto  assendunt  ac  ex 
illis  jn  marcho  quadraginta  quinque  solidos  apponere  possunt 
legem    seu   ligam    argenti    non    mutando.    Mandantes    pro- 

pterea ,  etc.  Datum  jn  "^nostris  fehcibus   eastris   contra  et 

prope  Neapolim  die  vicesimo  septimo  mensis  Januarij  quinte 
jndieionis  Anno  a  natiuitate  domini  MCCCCXXXXII. 
(R.  Archivio  di  Stato  di  Cagliari,  Voi.  k.  5,  fol.  45). 


ZECCA    DI    BOSA  185 


DOCUMENTO   III. 

13    MAGGIO    1443. 

Nos  Alfonsus  dei  gratia  Rex  Arag-onum  etc.  Memjnjmus 
anno  superiori  concessisse  deliberate,  et  scienter  ac  expresse 

prjuilegium  seriey  sequentis (i).  Propter  quodquidem   pri- 

uilegium  statis  dare  prouide  et  suficienter,  ac  prout  ad  no- 
strum Regis  Principisque  officium  spectat  proque  rei  publice 
diati  Regni  utilitate  debetur  cauisse  existimamus  et  fieri  pro- 
uidimus  ac  cudi  monetam  modo  et  forma  predeclaratis  quia 
tum  ut  nobis  retulit  et  querulose  exposuit  fidelis  noster  Sii- 
uester  colorii  side  dicti  regni  sardinie  magister  licet  post 
nostrum  preinsertum  priuilegium  ad  possessionem  cudendi 
monetam  in  Sicla  ipsa  juxta  priuilegij  eiusdem  continenciam 
de  voluntate  et  consensu  seu  permissu  officialium  tam  maio- 
rum  quam  minorum  ad  quos  spectaret  dicti  Regni,  ac  si- 
gnanter  consiliariorum  Ciuitatis  et  Castri  Callarj  admissus 
extiterit  et  monetam  juxta  tributam  sibi  potestatem  ac  licen- 
ciam  cudere  inceperit  et  continuauerit  vsque  nunc,  tamen 
reuoccato  aliquantulum  proposito  consiliarij  anni  presentis 
diete  Ciuitatis  assumptis  coloribus  non  nullis  parum  sisten- 
tibus  tentant,  et  intendunt  tentare,  impedire  et  perturbare 
dictum  magistrum  Side  super  moneta  predeclarata  cudenda, 
que  ras  contra  nostrum  optimum  priuilegium  preinsertum  de 
directo  est.  Nam  in  eodem  preinserto  priuilegio  ita  lucide 
scriptum  de  moneta  cudenda  est  et  ad  quam  liguam  vt  nulla 
tergiuersacione  jmpedirj  possit  estque  premissum  expresse 
quod  infra  quinquennium  possit  et  valeat  dictus  magister 
vsque  ad'  sumam  dum  taxat  viginti  quinque  milium  Mar- 
chorum  de  moneta  predicta    cudere,  prout  extensius  et  pie. 

nius  declaratur  in  priuilegio  preinserto:  verun ,  etc.  Datum 

jn  Castro  capuane  Neapoljs  die  quinto  decimo  mensis  Madij 
Anno  a  natiuitate  domini  MCCCCXXXX,  Tercio. 
(R.  Archivio  di  Stato  di  Cagliari,  Voi.    k.  5,  fol.  95  r.°). 


(i)  Vi  è  riportato  integralmente  il  privilegio  in  data  27  Gennaio  1442. 


l86  VINCENZO    DESSI 


DOCUMENTO   IV. 

15   MAGGIO    1443. 

Nos  Alfonsus  dei  gratia  Rex  Aragonum  etc.  Attendentes 
superiori  anno  cum  nostro  expresso  priuilegio  extitisse 
concessum  quod  sicut  aliis  Magistris  racionalibus  ac  ceteris 
de  officio  Side  Regni  Sardinie  concessum  fuit  monetam  cudi 
posse  sich  quod  denarij  fini  argenti  undecim  prò  quolibet 
regali  tres  solidos  minutorum  Callaritane  monete  valituro  et 
in  quolibet  argenti  Marcho  septuaginta  dictorum  regalium 
in  liga  apponi  possent,  prout  ex  priuilegio  inde  per  nos 
concesso  .  est  videre  possetis  vos  fidelis  noster  Siluester 
colomerij  Magister,  diete  Side  ex  eo  tunch  in  antea  et  omni 
futuro  tempore  jn  dieta  Sicla  cu-dere  dictam  monetam  po- 
nendo dum  taxat  decem  denarios  bone  legis  sive  argenti 
fini  jn  quolibet  dictorum  regalium  ex  quibus  regalibus  se- 
ptuaginta quatuor  recti  ponderis  in  marcho  apponj  possint 
cum  diminucionibus  cum  emolumentis  salarijs  et  lucrjs  in 
dicto  premencionato  priuilegio  ad  quod  nos  referimus  expres- 
sis  et  declaratis  juribus  tamen  curie  nostre  semper  saluis 
remanentibus.  Eciamque  attendentes  in  pocioris  gracie  aug- 
mentum  vobis  predicto  Magistro  et  officialibus  diete  Side 
licenciam  et  facultatem  dedisse  et  concessisse  ex  quo  dictum 
Regnum  erat  et  est  paupertate  grauatum  atque  monete 
indigens  quod  possent  de  cetero  vsque  ad  sumam  dum  taxat 
viginti  quinque  milium  Marchorum  infra  qujnquennium ,  et 
ex  post  secundum  formam  dicti  priuilegij  in  dieta  Sicla  cu- 
dere  ac  cudi  facere  regalia  minuta  diete  Callaritane  monete 
que  sumam  seu  valorem  unios  regalis  maioris  decem  octo 
ascendunt,  et  ex  jllis  jn  Marcho  quadraginta  quinque  solidos 
apponere  edam  possetis  legem  seu  ligam  argenti  non  mu- 
tando prout  hec  et  alia  in  dicto  priuilegio  nostro  vltimo  dato 
jn  nostris  felicibus  castrjs  centra  et  prope  Neapolim  die  vi- 
gesimo  septimo  mensis  Januarij  anni  proximi  effluxi  MCCCC 
quadragesimi  secundi  ad  quod  nos  referimus  plenius  et  exten- 
sius  sunt  contenta  Cuiusquidem  cudende  monete  juxta  for- 
mam proxime  narratam  possessionem  seu  quasi  assecutus 
fuistis  libere  vos  dictus  Magister  et  jllam  vsque  nun  in  Ci- 
uitate  et  Castro  Callarj  cudere    consueuistis.   Quia  vero   ex 


ZECCA   DI   DOSA  187 


priuilegio  eodem  datum  vobis  est  tacite,  quod  cum  Sicla  sic 
tocius  Regni  Sardinje  jn  omnjbus  illius  nostri  demani]  par- 
tibus  Ciuitatibus  videlicet  villis  et  Castris  possitis  ipsam 
monetam  cudere  et  cudi  facere  quam  per  totum  ipsum  Re- 
gnum  accipiendam  et  tractandam  censemus  tamquam  utilitate 
et  ipsius  Regni  comodo  aptam  postulato  igitur  per  vos 
dictum  Silvestrum  colomerij  Magistrum  Side  predicte  ut  de 
Regia  nostra  benignitate  per  nostrum  expressum  rescriptum 
dignaremur  hec  exprimere  et  si  opus  videretur  declarare 
vestrisjnhoc  parte  supplicacionibus  justis  quidem  et  raciona- 
libus  inclinari,  tenore  presentis  de  certa  nostra  scientia,  con- 
sulte deliberate  et  expresse  declaramus  vobis  eidem  Silvestro 
colomerij  ut  magistro  Side  dicti  regni  licitum  esse  ac  per- 
missum  posse  cudere  et  cudi  facere  monetam  juxta  faculta- 
tem  datam  jn  dicto  priuilegio  per  totum  dictum  Regnum, 
videlicet  in  partibus  regalibus  ut  in  dicto  Castro  Callarj,  in 
ciuitate  Saceris,  in  villa  Alguerij ,  jn  ciuitate  Bose  et  alijs 
ciuitatibus  villis,  Castris  et  locis  demanij  nostri  Regni  eius- 
dem.  Et  hoc  non  obstante  quacumque  consuetudine  prò 
preterito  obseruata  de  cudendo  dictam  monetam  in  dieta 
Ciuitate  et  Castro  Callarj  que  consuetudo  nichil  ad  hec 
obstare  potest  aut  debet.  Et  insuper  quia  prò  Regni  utilitate 
universali  dictam  monetam  cudi  posse  concessimus  edam 
ommino  per  totum  iddem  Regnum  et  jn  dictis  Ciuitatibus 
villis  et  in  terrjs  Callari,  Saceris,  Alguerij,  Bose  et  aljs  de- 
manialibus  ac  edam  alijs  quibuscumque  baronum  et  domi- 
norum  tam  ecclesiasticorum  quam  secularium  in  eodem  Re- 
gno recipi  admitti  et  tractari  volumus  ordinamus  et  jubemus, 
prout  recipitur  admititur  et  tractatur  nunc  jn  Callari.  Nam 
eo  tunc  cum  predeclaratum  concessimus  priuilegium  et  cu- 
dendi  facultatem  fecimus  plenarie  et  veridice  jnfoi'mati  mo- 
netam jUam  salutiferam  esse  et  vtilitates  maximas  allaturam 
prout  experjencia  edocet  Regno  eidem   et   pauperato.   Man- 

dantes In  cujus  rei  testimonium  presentem  fieri  jussimus 

nostro  secreto  sigillo  in  dorso  munitum.  Datum  in  Castro 
Capuane  Neapolis  quinto  decimo  die  Maij  anno  a  natiuitate 
domini  MCCCC  quadragesimo  Tercio  etc. 

(R.  Archivio  di  Stato  di  Cagliari,  Voi.  k.  5,  fol.  96  r.") 


LA  ZECCA  DI   BOLOGNA 

(Continuazione:    Vedi    Fase.   I,  1898). 

CAPITOLO  VI. 

Paolo  V  —  Coniazione  del  1612  —  Orazio  Provagli  incisore  dei  nuovi 
coni  —  Nuove  monete  del  1613  e  modificazioni  nelle  impronte  volute 
dal  papa  —  Gregorio  XV  —  Urbano  Vili  —  I  ducatoni,  mezzi  ducatoni, 
il  gabellone  da  tre  bianchi  —  Innocenzo  X  —  Nuove  battiture  — 
Gli  incisori  Cristoforo  Quercia  e  Pietro  Tedesco  —  Alessandro  VII 
—  Clemente  IX  —  Clemente  X  —  Miglioramenti  nelle  macchine 
dell'officina. 

Il  secolo  XVII  si  apre  con  un  breve  perìodo  di 
quasi  nessuna  vitalità  per  la  zecca  di  Bologna,  del 
quale  è  forse  a  ritrovarsi  la  ragione  nelle  condizioni 
del  commercio  generale  più  che  in  quelle  del  luogo. 
Ma  dopo  quel  breve  periodo  la  zecca  nostra  riprende 
il  suo  corso  regolare  ed  aumenta  notevolmente  d'im- 
portanza col  successivo  accrescersi  dei  commerci  in 
Italia  ed  appunto  per  la  regolarità  che  acquista,  la 
storia  ne  diventa  più  semphce  e  meno  varia.  Ciò  pre- 
messo riprendiamo  il  corso  della  nostra  illustrazione 
ricordando  il  periodo  del  pontificato  di  Paolo  V  (1605- 
1621). 

Nel  primo  decennio  di  questo  periodo  non  si 
coniarono  che  piccole  quantità  di  moneta  bassa  :  la 
più  notevole  fu  certamente  la  battitura  di  6  mila  scudi 
di  quattrini,  concessa  per  chirografo  del  papa  29  marzo 
1609(1):  tal  moneta  porta  appunto  incise  le  date  1609 
e  seguenti.  ' 

L' offitium  magisterij  primarij  officine  monetalis  fu 
concesso,  nella  seduta  consigliare  del  io  novembre 
1612,  a  Carlo  AngeU  per  un  anno  e  gli  fu  mantenuto 


(i)  Bolle  e  brevi.  A  queste  serie  appartengono  tutti  i  brevi  concai 
i  papi  nominavano  i  sovrastanti  alla  zecca,  carica  lucrosa  e  che  era 
concessa  a  personaggi  influenti  di  Bologna. 

Partiti,  1612,  14  marzo,  20  marzo  1618,  27  ott. 


190 


FRANCESCO    MALAGUZZI 


a  tutto  il  1614  (2).  Siccome  i  patti  che  furono  com- 
binati con  lui  rimasero  in  vigore  qualche  tempo  anche 
colle  successive  locazioni,  ne  ricordiamo  le  parti  im- 
portanti, sfrondando  il  documento  dalle  solite  lungag- 
gini di  forma  e  dalle  ripetizioni. 

Il  nuovo  zecchiere  si  impegnava  di  battere  monete 
d'oro,  d'argento  e  di  rame,  con  tali  avvertenze. 

1.°  "  Per  le  monete  d'oro  li  scudi  et  doble  che  si  bat- 
teranno et  caveranno  di  Zecca,  dovranno  tenere  di  fino  den. 
22  per  onza  senz' alcun  rimedio  et  a  numero  ne  andranno 
scudi  n.  107  7^  per  libra  di  peso,  overo  per  maggior  facilità 
per  ogni  onze  undici  ~  scudi  loi,  che  è  il  medesimo.  Et  le 
doble  da  due  et  da  quattro  scudi  alla  medesima  proportione 
similmente  senza  alcun  rimedio  nel  peso  o  nella  bontà.  Et 
così  ciascun  scudo  dovrà  pesare  alla  proportione  Car.  n.  17 
gran.  3  7  di  grano  et  pochissimo  più;  et  delli  quattrini  do- 
vranno essere  di  rame  schietto  buono  ne  andaranno  per  libra 
di  peso  numero  120.  Et  delli  mezzi  Bolognini  pur  di  rame 
schietto  n.  40  per  libra  di  peso.  „ 

2.°  Per  le  monete  d'argento  si  prescriveva:  "  debbono 
conforme  la  nuova  lega  tenere  di  fino  oncie  undici  per  libra' 
senza  sorte  alcuna  di  rimedio  et  a  numero  delle  Piastre,  o 
lire,  che  dovranno  valere  soldi  20  l'una,  ne  anderanno  per 
libra  di  peso  n.  47  -^  similmente  senza  alcun  rimedio  et  così 
delli  bianchi  o  meze  lire  n.  94  \  et  carlini  n.  192  et  li  mezi 
carlini  n.  384.  „ 

3.°  Il  zecchiere  era  tenuto  "  per  onoranza  „  pagare  al 
Comune  soldi  17  e  denari  8  per  ogni  libbra  di  monete  pic- 
cole battute  (carlini,  mezzi  carlini).  „ 

Da  questo  documento  risulta  che,  in  luogo  della 
soHta  lega  bolognese  di  9,22  oncie,  fu  da  allora 
introdotta  la  lega  romana  di  11  oncie. 

Seguono  molti  altri  capitoh  relativi  ai  doveri  del 
zecchiere  anche  rispetto  ai  mercanti    che    portavano 


(2)  Partiti,  1612,  IO  nov.  1613,  io   die.  e  Istrumenti   e  scritt.,    1614, 
31  gennaio. 


LA    ZECCA    DI   BOLOGNA  I9I 


metalli  preziosi  in  zecca,  e  relativi  all'  obbligo  nel 
maestro  delle  stampe  di  notare  in  un  libro  il  numero 
delle  pille  e  torsèlli  in  sue  mani.  Il  zecchiere  avrebbe 
riscosso  lire  dodici  mensili  dalla  Camera  di  Bologna, 
avrebbe  prestato  cauzione,  ecc.,  ecc.  (3). 

La  coniazione  incominciò  subito  e  procedette 
spedita  per  molto  tempo,  tantoché  il  26  marzo  1616 
gli  ufficiali  della  zecca,  contenti  dello  scrupolo  con 
cui  TiVngeli  disimpegnava  i  proprii  obblighi,  pro- 
lungavano il  termine  della  sua  locazione  a  tutto  il 
1618  (4). 

A  incisore  dei  coni  fu  scelto  Orazio  Provagli, 
di  gran  nome  a'  suoi  tempi  e  che  appartiene  a  una 
famiglia  di  artisti  che  figurano  decorosamente  nella 
storia  dell'  arte  bolognese  del  secolo  XVII  :  arte, 
convien  notarlo,  che  non  fu  a  Bologna  così  barocca- 
mente  sbrigliata  come  nel  resto  d'Italia  in  quel  tempo 
tantoché  tutti  i  rami  dipendenti,  (l'incisione  delle  mo- 
nete tra  gh  altri)  risentono  di  quella  corretta  gran- 
diosità di  disegno  che  è  la  più  bella  caratteristica 
della  grande  scuola  dei  Caracci,  oggi  giustamente 
tornata  in  onore. 

Ai  primi  del  161 3  troviamo  il  ProvagH  ricordato 
come  incisore  nella  zecca  bolognese:  e  forse  la  no- 
mina a  queir  ufficio  è  anche  precedente. 

Da  un  foglio  che  porta  la  data  1613,  29  marzo 
togliamo  quanto  segue: 

—  "  La  Congregatione  de'  SS.'  Assunti  sopra  la  Zecca 
ordina  a  ms.  Oratio  Provagli  cuniatore,  che  pigli  li  disegni 
et  mostre  del  cunio  del  san  Petronio  per  farne  uno  dei  mi- 
gliori et  de'  più  belli  che  si  possa  conformi  alli  ricordi  et 
avvertimenti  datili  per  cuniare  le  Piastre  d'argento  da  una 
banda  et  intorno  vi  siano  le  lettere  S.  Petronius  Protect,  et 


(3)  Istrumenti  e  scritture,  1614,  31  gennaio. 

(4)  Partili,  30,  e.  47,  r. 


192 


FRANCESCO    MALAGUZZI 


che  per  il  rovescio  vi  si  ponga  una  Felsina  armata  di  co- 
razzine e  celata  o  elmetto  con  le  lettere  Bononia  docet. 

"  Per  il  Bianco  si  ponga  da  un  lato  il  S.  Petronio  col 
raggio  e  con  la  Bologna  sotto  e  con  lettere  S.  Petronius 
Bonon,  et  per  il  rovescio  un  Leone  rampante  con  lettere 
Bononia  Mater  studiorum. 

"  Per  il  Carlino  si  faccia  la  S.^  Madonna  di  S.  Lucca 
da  una  parte  con  lettere....  (sic);  et  una  targa  con  1'  arma 
della  città  dell'altra  parte  et  lettere  Bononia  docet. 

"  Per  il  mezo  Carlino  si  ponga  un  mezo  S.  Petronio, 
da  una  banda  con  lettere  S.  Petronius,  et  per  rovescio  let- 
tere nel  mezo  d'una  ghirlanda,  con  uno  scudetto,  la  Croce 
dell'Arme  della  Città  (et)  Bononia  docet  „  (5). 

Gli  Assunti  di  Zecca  non  sospettavano  certo  la 
tempesta  che  avrebbero  condotta  sulla  città,  dopo  un 
tal  ordine.  La  battitura  era  già  da  qualche  tempo 
attivata  quando  il  legato  pensò  bene  di  mandare  a 
Roma  alcuni  esemplari  delle  nuove  monete  perchè 
fossero  mostrati  al  papa (6).  Questi,  osservato  che  non  vi 
si  era  posto  nessun  segno  della  sua  sovrana  autorità 
e  saputo  che  non  si  era  osservato  il  peso  di  Roma 
"  con  straordinaria  alteratione  et  con  parole  di  molta 
indignatione  „  mostrò  il  suo  risentimento  all'Amba- 
sciatore bolognese  Silvio  Albergati.  Questi  "  rispon- 
dendo con  ogni  debita  riverenza  „  ebbe  un  bel  scu- 
sarsi e  far  considerare  a  Paolo  V  che  non  lo  si  era 
fatto  che  per  mostrare  che  le  monete  erano  e  dovevano 
restare  in  Bologna  e  perchè  non  si  confondessero  coi 
testoni  romani.  A  nulla  valsero  le  repliche  deir  Al- 
bergati e  r  intercessione  del  Cardinal  Serra  :  il  papa 
ordinò  subito  che  si  facesse  sospendere  la  conia- 
zione (7).  Nei  giorni  successivi  l'ambasciatore  cercò  pla- 


(5)  Istrutnenti  e  scritture. 

(6)  Partiti,  31,  e.  95,  r. 

(7)  /strumenti  e  scritture.  Fascio  di  lettere  dal  1615,  8  agosto  al  12 
settembre  dello  stesso  anno,  sotto  la  prima  data. 


LA    ZECCA    DI    BOLOGNA  I93 


care  l'irritato  papa,  ma  non  fu  nemmeno  ricevuto  in 
udienza,  cosicché  dovette  limitarsi  a  parlare  col  car- 
dinal Borghese  e  a  comunicargli  le  lettere  che  gli 
venivano  dal  Reggimento  bolognese.  Dopo  qualche 
tempo  il  papa,  venuto  a  più  miti  consigli,  riceveva 
l'Ambasciatore  che  rendeva  conto  agli  Assunti  di 
zecca  dell'udienza  con  questa  lettera: 

—  "  Molto   111.'  SS.'  Osservandissimi. 

"  Nella  mia  audienza  ordinaria  di  questa  mattina  ho 
rappresentato  a  N.  S.""^  il  dispiacere  grande,  che  ha  sentito 
cotesto  Reggimento  per  l'alterazione  presa  da  S.  S.'^  circa 
la  nuova  moneta  battuta  in  cotesta  Zecca,  con  haverle  espo- 
sto con  la  debita  riverenza,  ma  vivamente,  quanto  da  VV. 
SS.^  mi  fu  scritto  per  Cornerò  espresso  per  giustificatione 
del  detto  Reggimento  intorno  a  questo  negotio.  Da  S.  B.^ 
sono  stato  ascoltato  con  molta  benignità,  dicendomi  ch'era 
sicurissima  della  devotione  di  cotesto  Publico  verso  la  Santa 
Sede;  et  finalmente  doppo  gagliardissima  instanza  fattale  da 
me,  con  supplicarla,  che  si  degnasse  haver  per  raccomandata 
la  riputatione  del  Reggimento,  S.  S.^  mi  ha  detto,  che  penserà 
a  qualche  rimedio  et  che  io  sia  dal  S.*"  Cardinale  Serra  ;  a 
questo  ho  risposto  che  supplicavo  S.  B.^  a  voler  ella  mede- 
sima farmi  la  gratia,  al  che  ha  replicato:  andate  dal  Cardi- 
nale Serra,  che  haverete  sodisfattione  ;  come  non  ho  man- 
cato di  fare,  poiché  subito  dopo  pranzo  mi  sono  trovato  da 
S.  S.*  R.^  la  quale  perchè  hoggi  dovea  andare  all'  udienza 
di  N.  S.®  ho  informato  di  quanto  havevo  riportato  da  S.  S.^ 
et  l'ho  supplicata  insieme  a  voler  con  la  sua  favorita  protet- 
tione  ottener  da  S.  B.^  qualche  buona  risolutione  intorno  a 
questo  negotio.  Hora,  che  è  la  prima  di  notte,  S.  S."^  R.'*  mi 
ha  mandato  a  dire,  che  non  ostante  l'ordine  dato  con  le 
passate  al  S.*"  Cardinale  Capponi,  che  si  dovesse  ribatter 
tutta  la  moneta.  Nostro  Signore,  per  l'ufficio  passato  da  me 
nella  mia  audientia,  si  è  contentato,  che  questa  sera  si  scriva 
al  detto  Signor  Cardinale  Capponi,  che  delli  bianchi,  Carlini 
e  mezi  Carlini,  se  ne  ribattano  solamente  mille  scudi  con 
l'Arma  di  S.  S.*  da  una  parte,  ma  che  le. Piastre  si  ribattano 


194  FRANCESCO  MALAGUZZI 


tutte  con  la  detta  Arma,  aggiongendovi  littere  che  dicano 
venti  bolognini,  per  sfuggire  la  confusione  de'  Testoni  et 
che  del  restante  dell'Argento  che  si  trova  in  Zecca  si  bat- 
tono tanti  Testoni  e  giulij.  Questo  è  quanto,  si  è  potuto 
cavare  di  presente  con  difficoltà  grande.  VV.  SS.^  intanto 
veddano  di  andar  trattenendo  il  S/  Legato,  con  supplicarlo 
del  suo  favore,  che  io  procurerò  di  fare  nuovo  ufficio  con 
S.  B^  per  veder,  se  si  può  ottenere,  che  non  si  ribatta 
quantità  alcuna  di  detta  moneta  ;  S.  S.^  mi  ha  detto  ancor 
questa  mattina  che  di  Bologna  sono  state  mandate  qua'  al- 
cune verghe  d'oro,  per  batter  scudi,  al  che  io  ho  risposto 
che  non  ne  tenevo  avviso  alcuno,  ma  che  sicuramente  non 
poteva  esser  interesse  del  Reggimento,  il  quale  non  ha 
modo  da  far  batter  quattrini  di  rame,  non  che  scudi  d'oro. 
Né  occorrendomi  altro,  bacio  per   fine  a  VV.  SS.^  le  mani. 

Di  Roma,  li  xxij  agosto  1615. 

Di  VV.  SS.^  Ill.«  Afr.°  Servitore 

Silvio  Albergati.  —  „  (8). 

Fu  quindi  per  contentare  il  pontefice  che  nel 
diritto  delle  piastre  (o  2  giulii),  in  luogo  della  Felsina, 
fu  posta  Tarma  del  papa  e  del  legato  e  il  nome  dello 
stesso  pontefice.  Le  parole  poi  lasciate  in  bianco  nel 
progetto  che  abbiamo  riferito,  pei  Carlini  furono  Prae- 
sidium et  decus  intorno  alla  figura  della  B.  V.  di 
S.  Luca  col  Bambino. 

Gregorio  XV  (1621-1623).  L'AngeU  rimase  in 
ufficio  fino  al  giugno  del  1620,  cogli  stessi  patti 
e  seguitando  a  coniare  le  stesse  monete:  gli  suc- 
cesse un  G.  B.  Bassano  per  poco  tempo,  e  che  gli 
cedette  di  nuovo  il  posto,  finché  l'ii  maggio  1623 
veniva  nominato  in  sua  vece  e  per  tre  anni  Lodo- 
vico Selvatici,  di  Modena  (9),  già  conduttore  della 
zecca  della  sua  città  da  dove    era    fuggito    col    fra- 


(8)  Ibid. 

(9)  Partiti,  31,  e.  36,  r. 


LA    ZECCA    DI    BOLOGNA  I95 


tello  avendo  coniato    monete    di   titolo    inferiore    al 
prescritto. 

Urbano  Vili  (1623-1644).  È  appunto  a  questo 
tempo  che  risale  la  introduzione  di  altre  monete 
d'oro  e  d'argento  quali  il  ducatone,  il  mezzo  duca- 
ione  e  il  gabellone  da  j  bianchi,  già  adottati  i  due  primi 
dagli  Stati  vicini,  non  escluso  Modena  degli  Estensi, 
che  seguitava  a  fabbricarli  fin  dal  1604  (1°). 

In  seguito  a  una  relazione  compilata  da  due  o- 
refici  assai  pratici  di  cose  di  zecca,  Carlo  Viscardi 
e  Giacomo  Corsini,  e  dopo  autorizzazione  e  forse 
ordine  perentorio  del  papa  gli  Assunti  di  Zecca  il 
28  novembre  1624  ordinavano  al  zecchiere  di  coniare: 

i.°  "  II  Ducatone  nuovo  di  Bologna  da  io  bianchi  e 
mezo  :  tenga  di  fino  onze  undici  per  libra  peserà  once  una 
carati  18  \,  valerà  L,  5  e  soldi  cinque. 

2.''  "  Il  mezzo  Ducatone  simile  a  proportione  et  valerà 
L.  2.   12.  6. 

3.°  "  Il  Gabellone  da  3  bianchi  come  sopra  pesarà  7,  e. 
XI  e  valerà  L.  i.  io  {sic). 

4.°  "  La  Piastra,  et  sarà  di  due  Bianchi  di  detta  bontà, 
pesarà  carati  34  e  valerà  L.  i. 

5.°  "  Il  Bianco  sarà  proportionabilmente  di  detta  bontà 
pesarà  carati  17,  valerà  soldi  x. 

6.°  "  Il  Mezzo  bianco  overo  Carlino  alla  rata  per  metà 
del  bianco  pesarà  carati  8  y,  valerà  soldi  5. 

7."  "  Il  quarto  di  bianco  overo  mezo  carlino  alla  rata 
soddetta  rispettivamente  valerà  soldi  due  e  mezo  „  (n). 

Si  noti  che  il  valore  del  Ducatone  bolognese  era 
un  po'  minore    di  quello    romano  e  ciò  fu  stabihto, 


(io)  Crespellani,  op.  cit.;  Cesare  Duca,  pag.  78  e  segg.,  e  82. 

(11)  Partiti,  31,  e.  62,  r.  e  Piani,  ecc.,  b.  12  deW  Assunteria  di  Zecca, 
20  nov.  1624.  "  Relazioni  intorno  ad  un  provvedimento  riguardante  gli 
scudi  d'oro.  - 


s6 


ig6  FRANCESCO    MALAGUZZI 


dopo  lunghe  trattative  col  cardinal  legato,  allo  scopo 
che  le  nuove  monete  rimanessero  a  Bologna,  evitando 
così  alla  città  l'esodo  delle  monete  buone.  Vedremo 
che  quel  valore  rimase  ai  ducatoni  bolognesi  per 
oltre  un  decennio. 

Lodovico  Selvatici,  che  evidentemente  aveva 
imparato  a  sue  spese  a  Modena,  dove  il  Duca  gli 
aveva  confiscato  beni  e  case,  che  cosa  procurasse 
coniar  monete  di  titolo  inferiore  a  quello  che  richie- 
deva il  valore  corrente,  a  Bologna  si  comportò  certo 
correttamente  perchè  fu  riconfermato  nel  geloso  uf- 
ficio per  altri  tre  anni  e  nel  1634  ebbe  facoltà  di  battere 
per  ben  30  mila  scudi  di  monete  d'argento  (^^). 

Fu  probabilmente  per  protezione  che  nel  maggio 
del  1635,  concorrendo  all'  appalto  della  zecca,  Orazio 
Provagli  bolognese  e  il  Selvatici,  ottenne  il  posto 
lucroso  il  primo  per  un  triennio  (^3). 

Di  Orazio  Provagli  il  Zanetti,  in  uno  scritto 
inedito,  parla  molto  a  lungo  :  realmente  è  artista  degno 
d'attenzione,  come  osservammo.  E  una  prova  della 
stima  che  gli  tributavano  i  coetanei  è  nelle  parole  del 
partito,  che,  da  incisore  de  conii  lo  innalzava  a  capo 
dell'  officina  monetaria.  In  quest'  ufficio  rimase  fino 
al  1653,  in  cui  gli  successe  il  figlio  Bartolomeo  (^4). 

In  qualità  di  assaggiatore  fu  dato  al  Provagli 
un  collega  in  arte  ricordato  spesso  per  lavori  d'ore- 
ficeria nelle  carte  bolognesi  di  quel  tempo  :  Paolo 
Riva  (15). 

Innocenzo  X  (1644-1655).  Prima  di  ricordare  le 
coniazioni  del  tempo  di  questo  papa,  crediamo  utile 


(12)  Partiti,  32,  e.  3,  V.,  e  33,  e.  9,  v.  Sopra  una  battitura  di   quat- 
trini, V.  doc.  XVIII. 

(13)  Partiti,  25  maggio  1635,  33,  e.  42,  v. 

(14)  Partiti,  28  aprile  1642,  3  aprile  1647,  4  gennaio  1650. 

(15)  Partiti,  5  genn.  1644. 


LA   ZECCA    DI   BOLOGNA  I97 


accennare  anche  alle  principali  questioni  sul  valore, 
la  bontà,  e  il  corso  delle  monete  che  si  coniavano 
a  Bologna  in  quegli  anni  :  questioni  che  davano  ori- 
gine a  carteggi  continui  tra  gli  Assunti,  l'Ambasciatore, 
la  Camera  Romana  e  alcuni  CardinaH. 

Tutte  le  questioni  si  assomigliavano  nella  causa 
che  le  originava:  le  accuse  cioè,  che  si  facevano  a 
Roma  alla  bontà  della  moneta  bolognese;  accuse  che 
venivano  sempre  vigorosamente  combattute  e  spesso 
dimostrate  ingiuste,  annulando  quindi  i  bandi  e  le  di- 
sposizioni restrittive  sul  corso  di  quelle  monete.  Dai 
fasci  di  carteggi  che  rimangono  (i^)  e  dalle  frasi  che 
qualche  Cardinale  si  lascia  sfuggire  tra  le  compli- 
mentose assicurazioni  di  deferenza,  ci  sembra  d'in- 
dovinare che  a  Roma  si  pensasse  di  arrivare  una 
volta  o  l'altra  alla  chiusura  definitiva  della  zecca,  per 
togliere  questo  ultimo  attributo  di  libertà  cittadina. 
Ma  l'osso  era  troppo  duro  a  rodere,  e  Bologna  sempre 
orgogliosa  de'  suoi  diritti  secolari  seppe  sventare 
tutte  le  trame  e  conservare  intatto  per  lungo  tempo 
ancora  il  privilegio  di  batter  moneta. 

Le  coniazioni,  durante  le  varie  locazioni  di  O- 
razio  Provagli,  si  succedevano  specialmente  per  la 
moneta  minuta  (^7):  quadranteSy  soldi,  doppi  soldi, 
obuloso,  murajole  come  il  popolo  le  chiamava.  Anzi 
nel  1650  si  dovette  ordinare  di  far  sospendere  le 
coniazioni  di  queste  ultime,  perchè  la  città  ne  era 
invasa  W. 

Nel  maggio  1653  era  eletto  maestro  di  zecca  per 
tre  anni  Bartolomeo  Provagli    incisore    e    architetto 


(i6)  Carteggi  dell'  Ambasciatore  agli  Assunti.  —  Istrunienii  e  scritture 
e  sp.  dal  1637  ^1  1650  circa. 

(17)  V.  doc.  XIX. 

(18)  Partiti,  36,  e.  40,  r.,  e    105,  106.   Istrumenti  e  scritture  1648,  14 
marzo,  1650  13  dicembre.  Lettere  dell'  Ambasciatore  15  luglio  1651. 


198  FRANCESCO    MALAGUZZI 


bolognese  coi  soliti  patti  che  è  inutile  ricordare  (^9). 
Appena  eletto,  il  nuovo  zecchiere  presentava  all'e- 
same del  Consiglio  un  suo  progetto  che  ci  rimane 
per  l'attuazione  di  un  torchio  idraulico  per  la  ra- 
pida fabbricazione  delle  lastre  da  cui  tagliare  i 
tondelli  delle  monete  (2°).  La  somma  rilevante  che  il 
Provagli  domandava  fu  probabilmente  la  ragione  per 
cui  il  progetto  per  allora  non  ebbe  attuazione.  Ve- 
dremo che  più  tardi  perfezionò  il  suo  ritrovato  ed 
ebbe  incarico  di  attuarlo. 

Da  qualche  anno  la  città  difettava  di  monete 
d'oro  e  d'argento;  perciò  nel  1654  si  ordinò  una 
grande  coniazione  di  25  mila  scudi  d'oro.  Vista  l'im- 
portanza della  somma,  fu  steso  un  contratto  a  parte 
col  maestro  di  zecca,  il  3  agosto  C^^).  Vi  si  pre- 
scrive di  battere  doble  e  scudi  d'oro  di  22  carati  di 
bontà  intrinseca  con  ~  di  rimedio,  del  peso  usuale, 
e  che  ne  vadano  per  libbra  di  peso  109  scudi  d'oro  e 
in  proporzione  doble,  dobloni:  le  doble  di  carati  35, 
lo  scudo  17  f,  il  doblone  in  proporzione:  la  battitura 
dovrebbe  esser  finita  entro  il  prossimo  mese  di  set- 
tembre, e   il  zecchiere    avrebbe    date    garanzie,  ecc. 

A  meglio  provvedere  ai  bisogni  della  città  si 
coniarono  anche  monete  d'argento,  come  ci  assicura 
un  bando  del  22  giugno  1655,  che  invitava  i  mercanti 
a  portar  oro  e  argento  in  zecca  per  farne  moneta 
piuttosto  che  asportarlo,  con  danno  della  città  C^^) 
Tra  gli  altri  furon  messi  in  circolazione  pezzi  da  20 
soldi  e  24  mila  Ure  di  doppi  soldi  C23). 


(19)  Parati,  37,  e.  42,  r. 

(20)  Vi  è  unito  il  disegno  della  pianta  del  fabbricato  della  zecca. 

(21)  Istrumenti  e  scritture,  V.  dee.  XX. 

(22)  Bandi. 

(23)  Partiti,  I  febbraio,  1655,  e  28  giugno,  28  agosto,  22    dicembre 
1655  e  21  febbr.  1656, 


LA    ZECCA    DI    BOLOGNA  I99 


Un  nuovo  maestro  dei  conii  fu  scelto  e   appro 
vato  nella  seduta  consigliare  del  28  agosto  di  quel 
l'anno  nella  persona  di  Cristoforo  Quercia  (^4).  Questi 
incominciò  tosto  a  fabbricare  i  nuovi  conii,  resi   ne 
cessarli  per  la  morte  del  vecchio  papa  e  per  l'assun 
zione  del  nuovo  che  fu  Alessandro  VII  (1655-67).  Frat 
tanto  il  Provagli  era  riconfermato  zecchiere  a    tutto 
il  1659:  nel  nuovo  triennio  egli  coniò   6600    lire    di 
murajole  e,  riconfermato  ancora  sotto    Clemente  IX 
(1667-69)  e  Clemente  X  (1670-76)  a  tutto  il  1671,  in 
successive  volte,  coniò  monete  d'oro,  d'argento,  (tra 
cui  carlini,  mezzi  carlini,  da  6  e  da  3  bolognini  per 
20  mila  Hre),  murajole,  quattrini  (de'  quali   ne  anda- 
vano 144  alla  libbra  (^5)),  alle  solite  condizioni.  Note- 
vole è  invece  la  decisione  del  24  novembre  167 1   di 
battere    scudi    d'argento   da  4  lire  di  valore  e  da  2 
lire  ai  soliti  pesi,  lega  e  bontà  e  di  mutare  il  conio 
delle  murajole  da  due  bolognini  e  la  loro  lega  fissata 
"  ab  unciis  tribus,  ac  tribus  partibus  unciae  ad  uncias 
sex  purioris  argenti  (^6)  ^^. 

Prima  di  abbandonare  l'officina  Bartolomeo  Pro- 
vagli potè  finalmente  attuare  il  suo  disegno  per  una 
nuova  Macchina  de  balzi  per  tirare  le  lastre  colla 
forza  di  un  cavallo,  (ch'egli  sostituì  a  quella  dell'ac- 
qua modificando  il  suo  progetto  primitivo).  In  quel- 
l'occasione si  rifecero  a  nuovo  gli  utensili  della  zecca 
guasti  pel  lungo  uso,  tra  cui  quattro  taglioli  per  ta- 
gliare a  tondelli  il  metallo,  un  castello  con  due  torchi, 
martelli,  ponzoni,  ecc.  (27).  Poco  dopo,  eletto  zec- 
chiere Giovanni  Carlo  Gualcheri,  questi  ebbe  l'inca- 


(24)  Portiti,  37,  e.  61,  V. 

(25)  Partiti,  4  giugno,  e  io  nov.  1659,  23  die.  1660  (nomina  di  as- 
saggiatori) 23  maggio  1665,  22  genn.  1666,  21  maggio  1666,  3  giugno  1667, 
16  genn.  1671. 

(26)  Partiti,  40,  e.  16,  V. 

(27)  Partiti,  5  settembre  1678. 


200  FRANCESCO    MALAGUZZI 


rico  di  migliorare  la  macchina  dei  balzi  ^^tr  semplificare 
sempre  più  il  lavoro  e  renderlo  adatto  alle  esigenze 
nuove  (28).  Il  Gualcheri,  dietro  mercede  di  lire  dodici 
al  mese  e  l'uno  per  cento  sulle  monete  d'oro  da  co- 
niarsi e  il  due  per  quelle  d'argento,  s'impegnò,  nel 
solito  contratto,  a  fabbricare  dobloni,  doble  o  scudi 
d'oro  alla  lega  di  denari  21  e  -^,  senza  rimedio,  in 
ragione  di  55  doble  per  libbra  di  Bologna;  poi  scudi 
d'argento  da  lire  4,  mezzi  scudi  da  lire  2,  lire  da  20 
bolognini  alla  lega  di  oncie  11  per  libbra  con  rimedio 
di  2  denari  per  libbra,  more  solito,  al  peso  di  57  di 
tali  lire  per  libbra  e  gli  scudi  e  mezzi  scudi  in  pro- 
porzione :  quattrini,  (se  gli  si  ordinavano)  in  ragione 
di  144  per  libbra  e  bagaroni  (o  mezzi  bolognini)  in 
numero  di  40  per  libbra;  con  mercede  di  soldi  7 
e  denari  8  pei  primi  e  soldi  6  e  denari  4  pei  secondi, 
ogni  libbra,  per  ricompensa  della  fattura,  delle  spese 
e  del  calo  (^9).  Contemporaneamente  fu  nominato 
maestro  incisore  dei  conii  certo  Pietro  Tedesco,  au- 
mentandosi poco  dopo  il  relativo  salario  da  lire  80 
a  250  annue  (30). 

Abbiamo  avuto  cura  fin  qui,  perchè  i  documenti 
lo  consentivano,  di  ricordare  volta  per  volta  le  co- 
niazioni, o  almeno  le  principali,  delle  varie  sorta  di 
monete  e  le  particolarità  relative,  perchè  d'interesse 
speciale.  Ma  verso  lo  scorcio  del  secolo  XVII,  avendo 
il  commercio  italiano  esteso  le  sue  branche  dovunque 
e  Bologna,  centro  di  attività  industriale  e  di  scambi 
sempre  maggiori,  sentendo  sempre  piii  il  bisogno  di 
provvedersi  di  grandi  quantità  sì  di  monete  grosse 
che  divisionali,  per  evitare  il  pericolo  (per  il  passato 


(28)  Partiti,  29  ottobre  1672. 

(29)  Assunteria  di  Zecca.  Piani,  ecc.  1673,  5  maggio. 

(30)  Partiti,  18  marzo  1673  e  28  giugno  1675. 


LA   ZECCA    DI    BOLOGNA 


COSÌ  frequente)  di  vedere  arenato  a  tratti  il  proprio 
commercio  per  la  mancanza  del  corrispettivo  da  darsi 
ai  prodotti  in  natura,  entrò  in  un  periodo  di  tale 
produzione  monetaria  che  si  credette  inutile  stabilire 
volta  per  volta  nei  contratti  di  appalto  della  zecca  le 
somme  da  coniare.  Per  l' avvenire  quindi  troveremo 
nei  verbali  delle  sedute  del  Reggimento  riportata  la 
sola  concessione  generica  agli  Assunti  di  far  batter 
moneta  per  tutto  Tanno.  Ci  sfugge  così,  nella  maggior 
parte  dei  casi,  la  notizia  delle  singole  coniazioni, 
mancandoci  anche  i  registri  dei  saggiatori  che  tene- 
vano nota  delle  partite  uscite  di  zecca.  In  compenso 
l'uso  sempre  crescente  di  apporre  le  date  delle  bat- 
titure alle  monete  ci  permette,  coll'esame  di  queste, 
di  renderci  esatto  conto  dell'attività  dell'officina  bo- 
lognese. 


CAPITOLO  VII. 


Innocenzo   XI  —  Ricerca  di  un  incisore  a  Roma  e  Gio.  Gualtieri  —  Il 
corso  della  moneta  a  Bologna  —  Alessandro  Vili  —  Innocenzo  XI! 

—  Gl'incisori  dei  conii  Ferdinando  da  Lotaringia  e  Tommaso  Bajard 

—  Nuove  battiture  con  diverse  impronte  —  Esigenze  per  la  bellezza 
dei  conii. 


Clemente  X  moriva  il  22  luglio  1676,  e  a  Bo- 
logna, in  segno  di  lutto,  il  Senato  ordinava  di  so- 
spendere la  solita  fiera  annuale,  una  delle  risorse 
cittadine  più  antiche.  Il  21  settembre  saliva  al  Pon- 
tificato il  cardinale  Odescalchi  che  prese  il  nome  di 
Innocenzo  XI,  e  la  città  passò  dalle  dimostrazioni 
di  lutto  ai  segni  più  rumorosi  di  allegrezza  (i).  Ormai 
non  erano  più  i  tempi  in  cui  le  feste  cittadine  e 
politiche  erano  commemorate  con  coniazioni  di  me- 
daglie a  ricordare  ai  posteri  l'avvenimento  e  la  parte 
presa  dalla  città:  più  banali  feste  piazzaiuole,  con 
corse,  palili,  banchetti,  di  cui  ci  sono  rimaste  le  de- 
scrizioni nei  Diarii  del  Senato  e  le  riproduzioni  a 
colori  nelle  Insignia  degli  Anziani^  ci  persuadono 
una  volta  di  più  che  il  gusto  raffinato  e  il  senso 
d'arte  d'una  volta  era  spento  in  Italia. 

Eletto  il  nuovo  papa,  a  Bologna  si  pensò  subito 
a  ordinare  nuovi  conii  per  le  monete  che  dovevano 
portarne  l' effigie  e  lo  stemma.  L' incisore  Angelo 
Faccini  ferrarese  ch'era  stato  nominato  a  tale  ufficio 
prima  della  morte  di  Clemente  X  (2),  sciolse  per  una 
ragione  che  non  potemmo  mettere  in  chiaro  il  con- 
tratto   cogli    Assunti    di    zecca,    sicché    si    dovette 


(i)  Muzzi,  Annali,  ad  ann. 
(2)  Partiti,  40,  e.  119,  r. 


LA   ZECCA   DI   BOLOGNA  203 


avvertire  con  un  bando  che  chi  concorreva  a  quel 
posto  si  presentasse.  Sembra  che  Bologna,  se^  ab- 
bondava di  pittori,  non  avesse  allora  moki  incisori 
sicché  nessuno  rispose  all'invito  degli  Assunti,  che 
dovettero  rivolgersi  all'Ambasciatore  a  Roma  per 
pregarlo  d'inviare  di  là  qualche  artista  che  si  assu- 
messe il  lavoro. 

Ma,  causa  le  esigenze  dei  bolognesi,  sembra 
che  nemmeno  a  Roma  si  trovasse  l'incisore  adatto, 
come  si  rileva  dalla  lettera  che  riportiamo: 

—  "  111.'»'  Signori  miei  Oss.""' 

"  L'Artefice  più  eccellente,  che  sia  qui  in  Roma  per 
fare  i  Pulzoni  desiderati  dalle  SS.  VV.  esibisce  l'opera  sua, 
ma  nel  pagamento  pretende  gli  sia  considerata  anche  la 
stima,  che  fa  della  sua  maestria,  addimandando  per  un  solo 
Pulzone  la  somma  di  scudi  venti  in  circa. 

"  Un  altro  però  se  bene  di  non  tanta  fama,  atto  a  suf- 
ficienza per  il  bisogno  farà  assai  maggiore  habilità,  e  si  con- 
tenterà di  pagamento  honesto  e  conveniente  :  nessuno  però 
di  loro  ha  voluto  dirne  certo  il  quanto  pretenda  ne  potrò 
saperlo  se  non  si  vedano  le  misure  e  disegni. 

"  Mi  vien'  anche  proposto,  che  seria  meglio  il  far  qui 
li  cunij,  si  per  fare  la  prova  de  Pulzoni,  come  anche  perchè 
riusciriano  meglio.  Alla  prudenza  delle  SS.  VV.  rimetto  la 
propositione. 

"  Un'altra  ofi'erta  mi  è  stata  ancor  fatta  ed  è  il  modello 
di  sega  dell'  ordegno  da  acqua,  che  serve  in  questa  zecca 
per  battere  e  tirare,  venendomi  detto  che  intorno  ad  esso 
lavorano  sei  huomini  ad  un  tempo  in  diverse  facende.  La 
spesa  di  detto  modello  mi  si  suppone  da  50  in  60  scudi  di 
questi.  Io  non  ho  visto  il  detto  ordegno,  ma  quando  le  SS.  VV. 
me  lo  comandassero  solleciterei  la  mia  curiosità  per  sodisfare 
in  un  punto  a  loro  et  a  me.  Che  è  quello  devo  dirle  in  ri- 
sposta della  littera  de  20  cadente:  e  le  riverisco.  Roma 
31  Marzo  1677.  Delle  SS.  VV.  alle  quali  dico  che  opera 
dell'Artefice  predetto  è  l'impronta  del  Granduca  che  si  vede 

a? 


204  FRANCESCO    MALAGUZZI 


in  certi  ducatoni  nuovi  di  Fiorenza,  e  quello    ancora  che  si 
vede  in  monete  nuove  del  Duca  di  Modena. 

Affett."  Servitore 
Gio.  Antonio  Vasso  Pietramellara.  „ 
—  {Fuori)  "  SS.'  miei  Oss.'  li  Signori  Assunti  di  Zecca. 
Bologna  (3).  „ 

L'Artefice,  a  cui  allude  TAmbasciatore,  è  pro- 
babilmente Giovanni  Gualteri  che  aveva  appunto 
allora  eseguito  i  conii  delle  monete  di  Francesco  II 
duca  di  Modena  (4).  Probabilmente  i  conii  furono 
eseguiti  a  Roma  da  quell'artista  e  ne  abbiamo  una 
conferma  nel  fatto  di  non  trovar  cenno  di  incisori 
bolognesi  o  residenti  in  Bologna,  nelle  carte,  prima 
del  12  febbraio  1683,  in  cui  si  richiamò  a  quel  po- 
sto Pietro  Tedesco  per  tre  anni  collo  stipendio  di 
250  Hre  annue,  e  di  nuovo  a  tutto  il  1691,  in  più 
volte  (5\ 

Nel  periodo  di  Innocenzo  XI  (1676-1699)  la 
zecca  bolognese  fu  attivissima  i^\  Le  coniazioni  di 
grosse  somme  di  monete  minute  e  specialmente  mu- 
raiole si  succedevano  le  une  alle  altre.  Di  Madonnine 
e  mezze  Madonnine ,  (così  chiamate  dall'  imagine 
della  B.  V.  di  S.  Luca  col  Bambino  dalle  due  fascie 
in  croce  sul  petto)  fu  coniato  una  gran  quantità  nel 
1685,  cui  ne  succedettero  altre  per  lungo  tempo  (?). 

Una  coniazione  di  venti  mila  scudi  di  testoni 
(coll'effigie  del  papa  e  da  questi  ordinati)  fu  decre- 
tata il  28  febbraio  1683:  pesavano  carati  49  alla  lega 


(3)  Lettere  dell'  Ambasciatore  agli  Assunti  di  Zecca. 

(4)  Crespellani,  Op.  cit.,  pag.  125. 

(5)  Partiti,  41,  e.  87,  r.  e  148,  e  Voi.  43,  e.  13,  r. 

(6)  V.  i  capitoli  doc.  XXI. 

(7)  Partiti,  41,    e.  45,   63,  85,    130,   r.,   138,    154,  165,    171,  ecc.   Era 
sempre  zecchiere  Gio.  Carlo  Gualcheri. 


LA   ZECCA   DI   BOLOGNA  .     205 


di  IO  oncie  e  den.  22  per  libbra  (S)  e  portano  infatti 
quella  data  e  le  iniziali  del  zecchiere  Gio.  Carlo 
Gualcheri.  A  questo  peso  furono  nel  marzo  del  1686 
ridotte  tutte  le  monete  d'argento  (9). 

L'ultima  notizia  di  questo  periodo  è  il  decreto 
di  fabbricare  una  macchina  detta  la  Trafila^  fatta 
girare  per  forza  d'acqua  per  laminare  il  metallo  per 
le  monete,  della  quale  rimane  la  relazione  e  il  dise- 
gno (^°)  e  che  da  allora  fino  agli  ultimi  tempi  era  in 
luogo  diverso  dalla  Zecca,  in  prossimità  del  canale 
di  Reno. 

Anche  di  tutte  queste  monete  il  lettore  troverà 
al  solito  le  descrizioni  e  le  riproduzioni    più  avanti. 

Accenniamo  alle  principali  disposizioni  per  re- 
golare il  corso  delle  monete  anche  forestiere  che, 
come  sempre  e  come  dovunque,  anche  a  Bologna 
invadevano  di  quando  in  quando  la  piazza,  alteran- 
dosi nei  valori  a  seconda  dei  luoghi  e  inceppando 
continuamente  gli  scambi.  Un  bando  4  agosto  1612, 
che  per  esser  troppo  diffuso  riportiamo  in  appendice 
tra  i  documenti,  contiene  una  preziosa  tariffa  delle 
monete  d'argento  e  d'oro  dei  principali  stati  italiani  ("). 
A  questo  ne  seguirono  altri  negli  anni  successivi  che 
stabilivano  il  valore  preciso  da  darsi  a  questa  o  a 
quella  moneta,  ai  talleri,  alle  gazette  e  grossetti  di 
Venezia,  o  che  ne  bandivano  altre  perchè  calanti 
come  i  ducatoni,  i  mezzi  e  i  quarti  di  Mantova  battuti 
allora  (4  agosto  1627)  e  altri  di  minor  importanza 
e  che  allo  studioso  che  desiderasse  esaminare  è  dato 
vedere  nelle  raccolte  a  stampa  dei  bandi  anche  presso 
TArchivio  di  Stato  di  Bologna. 

Solo  per  ricordare  i  prezzi  correnti  delle  monete 

(8)  Partiti,    41,  e.  87,  v.,  e  Piani,    discipline,  ecc.  1685  "  Capitoli.  „ 

(9)  Par/i/i,  14.  e,  146,  r. 
(io)  Partiti,  41,  e,  151  v. 
(il)  V.  doc.  XVII. 


2o6  FRANCESCO   MALAGUZZI 


d'oro  e  d'argento,  che  con  una  serie  di  provvigioni 
e  bandi  si  stabilirono  verso  la  metà  di  quel  secolo, 
riportiamo  l'elenco  che  troviamo  in  una  delle  tante 
gride: 

Doble  del  Papa  e  di  Firenze L.  14.18 

Doble  di  Spagna  e  di  Genova »  i5- 

Doble  dette  d'Italia „  14.16 

Zecchino  di  Venezia  e  Gigliato „  8.12 

Ungari  di  Ungheria  e  altri „  8.10 

Ducatene  Papale  di  Roma  e  di  Ferrara  Paoli  io. 

Testone  papale  e  di  Firenze L.  1.9 

Ducatone  di  Firenze „  5.3 

Altri  ducatoni  detti  d'Itaha  cioè  di  Venezia,  Milano,  Ge- 
nova, Mantova  (eccettuati  quelH  del  Cane),  Urbino, 
Savoia,  Parma,  Piacenza,  Modena  e  Lucca  valevano 
L.  5,  il  Crocione  di  Genova  L.  6. 

Più  tardi  un  bando  stabilì  i  pesi  delle  monete 
in  corso  allora  nella  città,  che  uniamo  agli  altri  in 
appendice  (^^). 

A  Innocenzo  XI,  morto  il  12  agosto  1689,  suc- 
cesse Alessandro  Vili  (1689-91):  in  quest'anno  si 
batterono  15  mila  bagaroni  e  quattrini,  20  mila 
muraiole  e  monete  d'argento  del  soHto  peso  (^3),  coi 
conii  di  Pietro  Tedesco. 

Dopo  una  breve  vacanza  sul  sogho  pontificio 
(1691)  vi  sah  Innocenzo  XII  che  fu  l'ultimo  pontefice 
del  secolo. 

Il  zecchiere  di  questo  periodo  fu  ancora  Gio- 
vanni Carlo  Gualcheri,  ormai,  per  la  onestà  sua  e  per 
la  pratica  eccezionale  acquistata,  divenuto  locatario  a 
vita   dell'ofiìcina    bolognese  (h).  Incisore    dei    nuovi 


(12)  V.  doc.  XXII. 

(13)  Parhft,  42,  e,  23,  33,  58,  78. 

(14)  'Partiti,  2g,  die.    1693. 


LA    ZECCA    DI   BOLOGNA  207 


conii  fu  un  Ferdinando  da  Sant'Urbano  da  Lotaringia 
che  fu  nominato  per  tre  anni  col  solito  stipendio  di 
250  lire  l'anno  (i?).  Nel  dicembre  del  1697  gli  suc- 
cesse, per  altri  tre  anni,  Tommaso  Bajard  francese 
orefice  1^^).  Si  seguitarono  le  solite  battiture  di  mo- 
nete d'oro,  d'argento  e  di  rame  puro.  Di  quelle 
d'argento  se  ne  coniarono,  come  ci  assicura  il  par- 
tito di  riconferma  del  zecchiere,  da  3,  6,  12,  20,  24, 
30,  40  e  80  soldi  l'una  di  valore. 

Da  un  fogho  inserto  tra  gli  atti  di  quel  periodo 
rileviamo  che  ogni  zecchiere  si  obbligava  a  battere 
scudi  da  ottanta  bolognini,  mezzi  scudi  da  quaranta, 
nonché  da  soldi  ventiquattro,  da  venti    e  da  dodici. 

Un  altro  foglio  inserto  in  un  rogito  del  1698 
e  che  deve  essere  di  quel  tempo  ricorda  che  volen- 
dosi mutare  i  conii  delle  monete  per  distinguere  le 
nuove  dalle  vecchie  in  modo  più  visibile  che  pel 
passato  si  era  stabilito  da  prima  di  mettere  nelle 
piastre  o  lire  un  S.  Petronio  con  mitra  e  pastorale 
colla  città  in  mano  «  in  atto  alquanto  differente  da 
quello  delle  piastre  antiche  »  e  nel  rovescio  «  una 
Felsina  in  piedi  con  libri  et  arme  »  differente  dalle 
precedenti:  rei  bianchi  «  un  S.  Pietro  in  ginocchioni 
con  Bologna  a  piedi  verso  un  raggio  raccomandante 
la  città  »  da  un  lato,  e  un  leone  rampante  con  uno 
scudo  portante  lo  stemma  della  città,  con  disegno 
nuovo,  dall'altro:  nei  carlini  o  quarti  di  Hra  la  Ma- 
donna di  S.  Luca  da  un  lato  e  uno  scudetto  «  dif- 
ferente da  quello  de'  Giulij  antichi  »  coll'arme  «  della 
libertà  »  dall'altro  :  nei  mezzi  carlini  od  ottavi  di 
lira  il  busto  di  S.  Petronio  con  mitra  e  pastorale 
da  un  lato  e  le  parole  mezo  carlino  entro  ghirlanda 
«  legati  con  uno    scudetto    dell'Arme    della  Città  » 


(15)  Partiti,  23,  mag.  1693. 

(16)  Partiti,  43,  e,  42,  V. 


2o8  FRANCESCO   MALAGUZZI 


dall'altro.  Quanto  ai  particolari  delle  due  monete 
maggiori  si  sarebbe  rimandata  ad  altra  volta  la  de- 
cisione (^7).  Ma  realmente  di  quel  progetto  non  se 
ne  fece  nulla. 

Della  diligenza  e  della  premura  che  si  poneva 
da  parte  degli  Assunti  di  Zecca  a  tutto  ciò  che  ri- 
guardava la  bellezza  e  la  varietà  dei  conii,  ci  assicura 
anche  un  inventario  in  un  atto  di  consegna  della 
stanza  de'  cunii  al  maestro  incisore  Tommaso  Bajard 
del  4  gennaio  1698  (^^l  Vi  si  legge  che  la  stanza 
era  piena  di  gessi,  modelli,  bassorilievi,  figure  «  pan- 
neggiate w  (che  ci  rivelano  lo  studio  dell'arte  clas- 
sica in  Bologna)  che  servivano  di  esemplari  per  fare 
nuovi  ponzoni.  Che  in  un'  epoca  come  quella,  in  cui 
il  barrocco  e  il  convenzionalismo  in  tutta  Italia  toc- 
cavano il  colmo,  a  Bologna  si  pensasse  a  provvedere 
di  modelli  e  di  calchi  lo  studio  dell'incisore  della 
zecca  perchè  non  si  affidasse  alla  sua  fantasia,  non 
deve  far  meraviglia.  Era  ancora  il  buon  germe  la- 
sciato dalla  scuola  dei  Caracci  che  dava  i  suoi  frutti 
e,  con  un  ultimo  sforzo,  di  cui  invano  si  cercherebbe 
un  riscontro  in  altre  città  d'Italia,  non  esclusa  Roma, 
si  tentava  porre  argine  alla  pazza  moda  del  tempo. 

E  le  monete  bolognesi  del  seicento  mostrano 
anch'  esse ,  nella  grandiosità  corretta  delle  belle 
figure,  siano  esse  di  Santi  protettori  o  di  Felsine 
armate  ricordanti  le  classiche  Minerve,  lo  studio  non 
trascurato  ancora  del  vero,  attraverso  le  fantastiche 
ampollosità  delle  accademie  imperanti. 


(17)  Piani  e  discipline   monetarie,    1698,  Proporzioni  e  leggi  per  fab- 
bricar monete.  „ 

(18)  Id.  Consegna  della  stanza  dei  conij,  ecc. 


CAPITOLO  Vili. 

Clemente  XI  —  Nuovi  incisori  dei  conii    —  Frequenza   delle  battiture 
nel  principio    del    sec.  XVIII  —  Innocenzo  XIII  —  Benedetto  XIII 

—  Sede  vacante  —  Benedetto  XIV  (Lambertini)  bolognese    —    La 
zecca  dal  1740  al  1758  —  Clemente  XIII  —  Il    corso  delle    monete 

—  Clemente  XIV  —  Nuove  battiture  e  capitoli  —   Guidantonio  Za- 
netti, il  corso  delle  monete  e  la  collezione  dell'  Istituto  delle  Scienze 

—  Pio  VI  —  Coniazione  del  1783  —  I  conii  dello  Schwendiman  — 
Le  coniazioni  dal  1796  al  1805. 

Il  periodo  di  Clemente  XI  (Albani)  che  va  dal 
1700  al  1721  è  de'  più  ricchi  e  più  varii  di  monete 
per  la  produzione  grandissima  dell'officina  bolognese, 
ma  presenta  poco  interesse  nell'esposizione  della  parte 
storica. 

Il  primo  zecchiere  fu  il  marchese  Girolamo  Be- 
vilacqua, bolognese,  che  lasciò  le  iniziali  del  suo  nome 
(G  B,  I  B)  in  parecchie  monete  del  papato  di  Cle- 
mente XI.  Fu  eletto  il  22  aprile  1701  e  si  servì  del- 
l'opera dell'incisore  Bajard  ricordato.  A  parecchie 
accuse  mosse  al  Bajard  pubblicate  in  un  libello,  di 
cui  ci  rimangono  esemplari,  per  aver  lavorato  i  proprii 
conii  col  bulino  antiche  col  punzone,  per  aver  fatte 
impronte  troppo  basse,  perchè  un  conio  eseguito  a 
Roma  e  di  là  mandato  era  più  bello  dei  suoi,  e  per 
altre  ragioni  d'indole  tecnica,  l'incisore  rispose  vi- 
vacemente, chiedendo  di  essere  riconfermato  per  un 
altro  triennio.  Ma  qualcosa  di  vero  fu  probabilmente 
riscontrato  dagli  Assunti  nelle  accuse  predette,  perchè 
nel  marzo  del  1703  gli  fu  sostituito  Antonio  Conti,  che 
però  nell'aprile  del  susseguente  anno  cedette  il  posto 
ad  Antonio  Maria  Parmeggiani,  orefice  (0. 

Le  coniazioni  si  succedevano  rapidamente  e  il  let- 


(1)  Partiti,  1703,  IO  marzo  e  1704,  11  genn.  e  25  aprile. 


2IO  FRANCESCO    MALAGUZZI 


tore  troverà  in  appendice,  meglio  che  qui,  causa  la 
mancanza  di  particolari  nelle  carte  del  tempo,  ri- 
cordati tutti  i  prodotti  svariatissimi  di  quel  periodo. 
Frattanto  nel  1709,  il  Parmeggiani  cedeva  il  posto 
di  incisore  ad  Antonio  Lazari  modenese  ed  assu- 
meva  l'esercizio   della  zecca    Stefano    Gualcheri  (2). 

Nella  fine  del  1710  nuova  vacanza  del  posto 
di  incisore  e  nuovo  bando  per  invitare  a  coprirlo. 
Poco  dopo  si  ripresentò  il  Lazari  che  fu  riconfermato 
con  istrumento  171 3,  30  marzo  (3).  Il  zecchiere  invece 
cedette  subito  il  posto  a  Carlo  Falconi.  Questi  si 
obbligò  a  battere  oro  in  dobloni,  doble  o  scudi  alla 
bontà  di  denari  21  e  |  senza  rimedio,  a  ragione  di 
doble  55  per  libbra;  argento  in  scudi  da  lire  4,  mezzi 
scudi  da  lire  2,  lire  da  20  bolognini,  monete  da 
bolognini  30,  24,  12,  6,  3  alla  lega  di  once  11  per 
libbra  in  proporzione  e  ragguaglio  di  peso  del  testone 
di  Roma:  per  coniare  murajole  (alla  bontà  d'oncie  3 
e  denari  18  per  libbra)  quattrini  e  bagaroni  occorreva 
l'autorizzazione  del  Senato.  Ciò  prova  che  il  mercato 
bolognese  era  saturo  di  questa  moneta  bassa  e  che 
non  si  sentiva  la  necessità  di  averne  altra. 

Quanto  al  valore  dell'oro  notiamo  che  quello  dello 
scudo  era  stato  ridotto  a  L.  3,2  alcuni  anni  prima: 
sembra  quindi  che  con  questi  nuovi  patti  il  valore 
dell'oro  fosse  rialzato.  Un  nuovo  bando  ingiunse  poi 
ai  privati  e  ai  mercanti  di  portar  oro  e  argento  in 
zecca,  piuttostochè  lasciarlo  andare  al  di  fuori  (4). 
A  regolare  il  cor^o  delle  monete  forestiere,  special- 
mente veneziane,  numerossime  sempre  nello  stato 
pontifìcio,  il  papa  ordinò  che  si  tenesse  a  Lugo  un 
congresso  di  cardinali  e  di  persone  pratiche  di  cose 


(2)  Partiti,  13  giug.  1708,  26  nov.  1709. 

(3)  Piani  e  discipline  monetarie.  Doc.  XXIII. 

(4)  Assunteria  di  Zecca.  Bandi,  4  sett.  1709. 


LA    ZECCA   DI    BOLOGNA 


di  zecca,  per  fissare  le  norme  da  osservarsi  (5).  L'or- 
dine arrivò  anche  a  Bologna,  col  mezzo  dell'Amba- 
sciatore e  convien  credere  che  per  allora  si  riuscisse 
a  mettere  un  po'  di  regola  in  quel  labirinto  così  in- 
tricato e  sempre  crescente,  vista  la  quantità  stra- 
grande di  monete  divisionarie  fluttuanti  dovunque^ 
perchè  per  qualche  tempo  i  bandi  contro  le  monete 
forestiere  sono  minori.  Ma  alcuni  anni  dopo,  nel  1725, 
"  il  precipitoso  disordine  e  sconvolgimento  in  questa 
città  in  materia  di  monete  „  era  tornato,  sicché  ci 
rimane  una  relazione  di  certo  Pier  Paolo  Teodoro 
Raghen  o  Ragan  che  aveva  avuto  l' incarico  dal  Se- 
nato di  trovarne  i  rimedi  (6).  Riportiamo  tra  i  do- 
cumenti due  bandi  sul  corso  delle  monete  a  Bolo- 
gna ^7).  Del  brevissimo  periodo  di  Innocenzo  XIII 
(1721-24)  ci  rimangono  poche  monete,  ma  nessuna 
notizia  degna  di  attenzione  per  noi,  se  ne  togli  la 
nomina  di  un  nuovo  zecchiere  nella  persona  di  An- 
gelo BazzaneUi   coi  soliti  patti  (1721,  19    aprile   C^)) 

Del  periodo  successivo  (Benedetto  XIII,  Orsini 
1724-30)  ricorderemo  una  grande  coniazione  di  mu 
raiole  dal  BazzaneUi,  riconfermato  il  25  maggio  1728  (9) 
Anche  Antonio  Lazari  fu  riconfermato  incisore  dei 
conii  (io),  a  tutto  il  1734,  con  un  aumento  di  stipendio, 
che  trova  la  sua  ragione  nelle  esigenze  sempre 
maggiori  dell'ufficio,  una  volta  così  poco  considerato. 

Dei  dieci  anni  di  governo  di  Clemente  XII  (Cor- 
sini, 1730-40)    ricorderemo  brevemente    alcuni   fatti. 

Il  primo    è    la  nomina    a    maestro   dei  conii  di 


(5)  Piani  e   discipline   monetarie.    Carteggi  1712  ordine  di  N.  S.  pel 
corso  delle  monete.  V,  pure  doc.  XXIV. 

(6)  Piani  e  discipline  monetarie. 

(7)  Ibid. 

(8)  Ibid. 

(9)  Ibid. 

(io)  Partiti,  5  marzo  1729. 

ai 


212  FRANCESCO    MAL  AGUZZI 


Ercole  Lelli  orefice  ed  incisore  con  una  serie  di 
capitoli  che  ricordiamo  in  appendice  (^^).  A  maestro  di 
zecca  fu  scelto  un  Matteo  Pignoni,  riconfermato  nel 
1737  (12);  esso  battè  le  solite  monete  basse:  monete 
d'oro  e  d'argento  di  maggior  valore  sembra  se  ne 
siano  battute  assai  poche,  a  giudicare  dai  saggi  che 
ne  rimangono.  Vi  troviamo  che  i  quattrini  sono  del 
peso  di  26  e  ^  per  libbra,  i  bagaroni  del  peso  di 
29  per  libbra:  più  tardi,  nel  1744  dei  quattrini  ne 
andavano  29  per  libbra  (^3).  Delle  altre  monete  non 
ci  rimangono  saggi,  di  quegli  anni. 

Morto  Clemente  XII,  nel  1740,  dopo  un  Con- 
clave di  quasi  cinque  mesi  (in  cui  a  Bologna  si  bat- 
terono nuovi  bolognini  d*oro)  venne  eletto  il  Cardi- 
nale Prospero  Lambertini  bolognese,  che  prese  il 
nome  di  Benedetto  XIV.  Bologna,  va  debitrice  a 
questo  grande  pontefice  del  nuovo  Istituto  di  scienze, 
di  gabinetti  scientifici,  di  edifici,  della  biblioteca  e  della 
rifioritura  delle  lettere  incominciata  allora.  Il  lungo 
periodo  del  suo  governo  (i 740-1 758)  è  interessante 
anche  per  noi. 

Confermato  a  zecchiere  Matteo  Pignoni,  rico- 
minciarono quelle  ricche  battiture  di  dobloni,  zec- 
chini, scudi  d'  oro,  muraiole  da  4  e  da  2  baiocchi, 
baiocchelle,  mezzi  bolognini  e  quattrini  di  cui  ci 
rimangono  sì  numerosi  e  belli  esemplari.  Il  Senato 
fece  incidere  su  parecchie  monete  d' oro  di  quel 
tempo  col  nome  del  nuovo  papa  quello  di  padre  della 
patria,  tanto  giustamente  attribuito  a  Benedetto  XIV 
da'  suoi  concittadini. 

Da  alcuni    saggi    che    ci    rimangono    rileviamo 


(11)  Piani  e   discipline  monetarie,  7  settembre,  1734,  V.  doc.   XXV. 

(12)  Ibid.  8  maggio,  1737. 

(13)  Assunteria  di  secca.  Atti  dei  saggiatori,  sec.  XVIII. 


LA    ZECCA    DI   BOLOGNA  213 


che  i  bianchi  da  12  bolognini  V  uno  di  quel  tempo 
avevano  di  fino  once  9  f  per  Hbbra  e  ne  andavano 
106  pezzi  alla  libbra:  i  bagaroni,  da  3  quattrini 
erano  in  ragione  di  boi.  32  per  libbra,  i  quattrini 
33:  più  tardi,  nel  1756,  le  muraiole  da  4  bolognini 
conservavano  la  solita  bontà  e  ne  andavano  124 
per  Hbbra.  Oltre  alcune  nomine  di  assaggiatori, 
prima  del  1752  d'importante  non  troviamo  che  una 
lunga  relazione  del  zecchiere  da  cui  risulta  che  l'o- 
norario che  gli  competeva  per  la  battuta  delle  mo- 
nete di  rame  era  troppo  mite,  causa  l'aumento  delle 
spese  dell'officina  ed  egli  chiedeva  un  piccolo  au- 
mento sul  tanto  per  cento  che  gli  competeva:  au- 
mento che  gli  fu  concesso  (m).  Dietro  richiesta  di  alcuni 
mercanti  furono  battute  nuove  monete  d'oro,  intorno 
al  1752,  di  cui  non  rimangono  particolari  diretti. 

Frattanto  l'invasione  di  monete  di  bassa  lega 
coniate  nello  stato  pontificio  era  divenuta  sì  grande 
a  Bologna,  che  i  lamenti  giunsero  fino  a  Roma  e  il 
papa,  con  disposizione  della  Segreteria  di  Stato  del 
2  ottobre  1756,  ordinava  agli  Assunti  di  Bologna  di 
mandare  colà  una  relazione  sulle  coniazioni  delle 
monete  di  lega  e  di  rame  degh  ultimi  io  anni,  per 
vedere  se  era  il  caso  di  limitare  l'attività  di  alcune 
zecche  dello  Stato  e  fors' anche  chiuderle.  Dalla  ri- 
sposta mandata  dieci  giorni  dopo  all'  Ambasciatore 
perchè  la  trasmettesse  alla  Segreteria  di  Stato,  e 
della  quale  rimane  copia,  stralciamo  la  seguente  nota: 

"  Battute  di  Rame  in  Bagaroni  e  Quattrini  fatte  in  anni 
dieci,  dall'anno  1746  incluso  a  tutto   l'anno  1755,  ^  cioè: 

Bagaroni  Quattrini 

1J46 Libre  2725  —  Libre   2420  — 

^747 »   2032-    „    1871,1 

^74^ »        1859*3    »         4843*6 


(14)  Piani  e  discipline  monetarie,  1751. 


214 


FRANCESCO    MALAGUZZI 


Bagaroni  Quattrini 

1749 Libre  1356  -     Libre      5144,5 

1750 n  1733»  IO  «  4523^6 

/Z/^ «  3636,2  „  10058,6 

77/2  .....  „  2111,10  „  i958o>ii 

17 S 3 ,;  3500,1  „  23322,7 

17 S 4 ^  1740,8  „  33299-8 

17 JS "  543i>io  „  5756,6 

Libre  25926,8      Libre  110820,2. 

Ne  viene  un  anno  per  l'altro  n.  2592,8  n.  11082  [sic)  „  (15). 

Poco  dopo  gli  Assunti  mandavano  a  Roma, 
perchè  fosse  sottoposta  all'  esame  del  Papa,  una 
memoria  per  provvedere  all'inconveniente  lamentato: 
la  memoria  fu  evidentemente  compilata  >  da  qualche 
persona  che  di  cose  di  zecca  conosceva  più  la  parte 
teorica  che  la  pratica,  perchè  i  rimedii  che  vi  sono 
ricordati  erano,  per  quei  tempi,  del  tutto  inattuabih, 
ammettendo  l'accordo  di  tutte  le  zecche  d'Italia. 
Evidentemente  il  disordine  monetario  proveniente 
dall'introduzione  di  moneta  bassa  forestiera  derivava, 
più  che  dalla  quantità  esuberante  ai  bisogni  della 
circolazione,  dal  fatto  di  non  avere  la  maggior  parte 
di  esse  monete  che  un  valore  arbitrario,  che  mutava 
quasi  ad  ogni  contrattazione  e  ciò  perchè  da  gran 
tempo  non  erano  state  tariffate.  Il  pericolo  di  chiusura 
della  zecca  fu  anche  per  questa  volta  tolto  e  a  rime- 
diare all'inconveniente  generale  si  bandirono  da  Roma 
parecchi  ordini  severissimi  per  far  cessare  il  corso 
delle  monete  forestiere  e  specialmente  delle  lire  di 
Genova.  Una  tabella  pubbHcata  nel  maggio  del  1757 
col  ragguagho  tra  le  monete  di  Bologna  e  quelle  di 
Roma  e  un  bando  25  maggio  dello  stesso  anno,  posero 
infatti  un  po'  d'ordine  anche  sul  mercato  bolognese. 


(15)  Piani  e  discipline  monetane,  1756.  Proibizione  delle  battute,  ecc. 


LA   ZECCA    DI   BOLOGNA  21 5 


Nel  1757,  con  una  nuova  coniazione  dei  soliti 
scudi  d'oro  valutati  a  L.  4,10  l'uno,  di  cui  furono 
mandati  alcuni  esemplari  di  saggio  al  papa  e  ai 
cardinali,  che  li  approvarono,  si  chiude  la  moneta- 
zione del  tempo  di  Benedetto  XIV. 

Clemente  XIII  (Rezzonico,  1758-69)  al  principio 
del  suo  pontificato  pensò  anch'esso  ad  unificare  il 
corso  delle  monete  nello  Stato  pontificio,  e  a  Bologna 
gli  Assunti  formularono  i  soliti  progetti  destinati  a 
rimanere  lettera  morta  (^6). 

Nel  1760,  con  aito  della  congregazione  degli  As- 
sunti di  Zecca  7  maggio,  fu  ridotto  il  baiocco  al 
valore  di  5  quattrini:  poco  dopo  fu  sospesa  la  bat- 
tuta dei  quattrinelli  (20  gennaio  1761),  mentre  con- 
tinuavano le  coniazioni  delle  soHte  monete  di  lega 
e  di  rame  schietto,  eseguite  sui  conii  dell'orefice  e 
scultore  Ercole  LelH  riconfermato  poi  nell'ufficio  il 
15  giugno  1764:  zecchiere  era  il  Pignoni  che  si  prese 
in  aiuto  il  figlio  Girolamo  (^7).  Gh  Assunti  poi  prov- 
vedevano perchè  fossero  raccolti  in  zecca  esemplari 
di  tutte  le  monete  bolognesi  fin  dalle  più  antiche 
e  gh  atti  fanno  cenno  delle  domande  fatte  fin  d'allora 
dagli  studiosi  per  averne  copia  e  impronte  :  la  rac- 
colta in  questione  fu  poi  passata  all'  Istituto  delle 
Scienze  con  decisione  3  marzo  1766. 

Il  Lelh,  incisore  dei  conii,  dopo  grave  malattia 
era  morto  e  nel  marzo  del  1766  concorrevano  al  suo 
posto  sei  orefici:  sottoposti  ad  un  esperimento  e  a 
presentare  alcune  medaglie  colle  effigie  di  illustri  bo- 
lognesi, da  essi  modellate,  vinse  il  concorso  Fi- 
lippo Balugani  (9  febbraio  1767)  artista  del  quale  ri- 
mangono  parecchi  bei  lavori  in    Bologna.    Gli   altri 


(16)  V.  doc.  XXVI. 

(17)  Assunteria  di  zecca,  Atti. 


2l6  FRANCESCO   MALAGUZZI 


concorrenti  furono  rimborsati  delle  spese  e  poterono 
coniare    in    zecca  le  loro  medaglie. 

A  dare  idea  del  corso  delle  monete  in  questo 
tempo  riportiamo  tra  i  documenti  un  bando  del 
1768    che  ne  regolava  la  materia  (^s). 

Dopo  un  breve  periodo  di  sede  vacante  (1769) 
salì  al  soglio  pontificio  Clemente  XIV  (i  769-1 774), 
sotto  il  quale  la  coniazione  delle  monete  bolognesi 
fu  meno  ricca  e  varia  delle  precedenti.  Ripresa  la 
battitura  di  monete  di  lega,  specialmente  da  dodici 
bolognini,  di  questi  ne  furon  messi  in  circolazione, 
nel  1769,  per  1000  scudi.  In  questo  tempo  il  Senato 
bolognese  ebbe  a  servirsi  in  più  occasioni  dell'  opera 
e  della  pratica  del  celebre  nummografo  Guidantonio 
Zanetti,  per  regolare  il  corso  delle  monete  e  per  pa- 
reri sui  provvedimenti  da  prendersi  per  rendere  at- 
tiva la  zecca,  l'opera  della  quale  era  intralciata  dalla 
invasione  di  monete  forestiere,  e  per  dar  pareri  sulla 
bellezza  de'  nuovi  conii  eseguiti  dal  Balugani  (^9).  Con- 
fermato a  maestro  di  zecca  il  Pignoni  il  25  aprile 
1770,  nel  giugno  del  susseguente  anno  si  coniarono 
nuovi  zecchini  colla  parola  zecchino,  il  padiglione, 
le  chiavi  e  l' arma  del  Legato  da  una  parte,  e  il 
Bononia  docet,  il  millesimo  e  il  leone  rampante  dal- 
l'altra. Qualcuno  aveva  proposto  di  aggiungervi  il 
nome  del  papa,  ma  fu  giudicato  non  necessario  per 
non  confondere  i  nuovi  zecchini  di  Bologna  con  quelli 
di  Roma  "  bastando  per  ogni  buon  riguardo  le  chiavi, 
gonfalone  ed    arma  del    Legato  „   a    dimostrare    la 


(18)  V.  doc.  XXVII. 

(19)  Del  Zanetti  trovammo  inoltre  tra  le  carte  di  questo  tempo 
neW Assunteria  di  Zecca  {buste:  Piani,  discipline  monetarie  n.  i6)  un 
fascio  di  memorie  sue  dal  1765  al  1777  sulle  monete  del  suo 
tempo,  ecc. 


LA   ZECCA  DI   BOLOGNA  21 7 


papale  sovranità  (^o).  Il  nome  del  pontefice  fu  posto 
invece  negli  scudi  e  nei  bianchi. 

Dal  1774  al  1775  nuova  sede  vacante:  di  questo 
tempo  rimane  uno  scudo  da  80  baiocchi  colla  figura 
del  San  Petronio  inginocchiato  :  furono  incise  da 
Petronio  Tadolini,  (scultore  famoso  a'  suoi  tempi  e 
che  lasciò,  tra  gH  altri,  alcuni  rihevi  in  una  porta  se- 
condaria del  S.  Petronio)  perchè  l'incisore  precedente 
aveva  disgustato  gli  Assunti  che  non  avevano  trovato 
troppo  ben  riusciti  gh  ultimi  conii  (^i).  Ma  nel  dicembre 
del  1775  fu  riconfermato  a  coniatore  Filippo  Balugani 
che  ne  aveva  fatto  istanza  promettendo  di  porre  mag- 
gior diligenza  nella  fabbricazione  delle  monete  e  as- 
sumendo di  perfezionare  il  torchio,  pensiero  costante 
degli  Assunti  di  Zecca,  come  provano  le  molte 
relazioni  e  i  molti  disegni  che  rimangono  tuttora  (22). 

Pio  VI  (Braschi)  fu  l'ultimo  pontefice  del  secolo 
e  nel  lunghissimo  periodo  del  suo  governo  (i 775-1 796) 
si  coniò  la  più  ricca  serie  di  monete  d'ogni  valore: 
dai  pezzi  d'oro  da  dieci  zecchini  del  1786  e  1787 
fino  ai  quattrini  e  ai  bolognini,  che  descriveremo 
tutti  a  suo  luogo. 

Al  1776  risalgono  molti  lavori  di  restauro  del 
palazzo  della  zecca  a  seguito  di  altri  incominciati  nel 
1754,  per  opera  dell'architetto  Carlo  Francesco  Dotti 
e  che  si  era  limitato  agli  ornamenti  in  macigno  delle 
finestre  e  della  grande  porta  (23). 

Le  prime  monete  coniate  sotto  Pio  VI  furono  le 
piastre  per  le  quali  si  fusero  molte  argenterie  vendute 
dalla  famiglia  Tanari,  e    presente    all'  operazione  fu 


(20)  Assunteria  di  zecca.  Atti  di  congregazione. 

(21)  Atti  cit.,  1774-75. 

(22)  Atti  cit.,  giugno  1775. 

(23)  Atti  cit.,  1777. 


2l8  FRANCESCO   MALAGUZZI 


anche  Guidantonio  Zanetti:  seguirono  i  bianchi  e  i 
mezzi  paoH.  Tutte  queste  monete,  esaminate  e  ricono- 
sciute buone,  furono  messe  in  circolazione  nel  luglio 
del  1777  e  si  avvertì  l'incisore  Balugani  di  preparare  il 
conio  del  testone  di  Bologna,  essendo  pronta  la  pasta 
per  tale  moneta  (24).  Ma  per  causa  che  si  ignora,  il 
conio  fu  poco  dopo  ordinato  a  Firenze  e  di  là  spedito. 

In  conseguenza  di  una  lettera  dell'Ambasciatore 
gli  Assunti  ordinarono  poi  al  zecchiere  Pignoni  di 
regolare  la  bontà  delle  baiocchelle  di  Bologna  con 
quelle  di  Roma,  fino  allora  migliori  (25),  Un  ulteriore 
pericolo  di  chiusura  della  officina  fu  allontanato,  e 
non  ne  rimane  traccia  che  negH  atti  di  congregazione 
dell'Assunteria  di  zecca  del  secondo  semestre  del  1778. 

Invece  nel  maggio  s'incominciò  a  battere  monete 
d'oro  :  le  prime  furono  zecchini  e  mezze  doppie,  e- 
seguiti  con  un  nuovo  grande  torchio  costruito  da 
certo  Fornasini  che  rimodernò  anche  gli  altri  arnesi 
dell'officina,  e  specialmente  la  trafila  per  laminare 
il  metallo. 

Per  la  morte  del  Balugani  essendo  vacante  il 
posto  di  incisore  dei  conii,  nella  seduta  del  7  novembre 
1780  gli  Assunti  nominarono  lo  scultore  Petronio 
Tadolini  che  aveva  già  servito  in  altre  occasioni, 
quando  il  lavoro  era  soverchio  (26),  Questi  si  obbligò 
a  consegnare  cinque  conii  all'anno,  se  occorrevano, 
a  sue  spese  e  a  farli  tanto  robusti  da  servire  per 
la  battuta  di  almeno  15000  pezzi.  In  questo  tempo 
il  personale  di  zecca  era  così  composto  : 


//  zecchiere  o  locatario  della  zecca^ 
il  ricevitore  delle  monete, 
il  calcolatore, 


(24)  Atti  cit.,  giugno  -  agosto  1777. 

(25)  Atti  cit.,  27  marzo  1778. 

(26)  Atti  cit. 


LA    ZECCA    DI   BOLOGNA  2ig 


il  campioniere, 

il  pagatore  o  cassiere, 

oltre  l'incisore  dei  conii,  gli  assaggiatori,  i  garzoni,  ecc. 

Al  vecchio  maestro  di  zecca  o  locatario  successe 
il  figlio  Girolamo  Pignoni  che  aveva  già  fatto  pratica 
nell'officina  col  padre:  con  lui  si  batterono  monete 
di  rame  da  mezzi  baiocchi  e  poco  dopo  dei  Paoli  pei 
quali  si  scelse,  coU'àpprovazione  del  Legato,  il  conio 
antico  portante  T  immagine  della  Vergine  e  le  tre 
armi,  del  Papa,  del  Legato  e  del  popolo  bolognese  (27). 
Gli  esemplari  che  rimangono  portano  appunto  l' in- 
dicazione 1781  e  dei  seguenti  anni. 

Nel  1782,  per  ricordare  l'arrivo  in  Bologna  del 
Papa,  il  Senato  dava  incarico  agh  Assunti  di  Zecca 
di  far  coniare  una  medaglia.  Presentarono  due  pro- 
getti di  ugual  motivo,  due  artisti:  il  Tadolini  e  certo 
Vincenzo  Caponeri.  Dai  diversi  pareri  di  parecchi 
professori  e  archeologi  che  videro  le  due  medaglie 
non  ci  è  dato  sapere  quale  delle  due  fosse  la  pre- 
scelta (28). 

A  maestro  di  zecca  fu  riconfermato  per  tre  anni 
Girolamo  Pignoni  con  atto  15  marzo  1783.  Ne  ricor- 
diamo i  capitoli,  che  sono  gli  ultimi  che  trovammo 
di  quel  secolo  e  che  rimasero  in  vigore  fino  al  suc- 
cessivo governo: 

i.*'  Per  ogni  battitura  occorreva  al  zecchiere  il  consenso 
degli  Assunti  che  l'otterrebbero  dal  Reggimento. 

2.°  Il  zecchiere  doveva  abitare  e  coniar  monete  solamente 
nel  Palazzo   della   zecca  e  precisamente  al  piano  terreno. 

3.''  Doveva  batter  moneta  solo  di  giorno,  cioè  dalla 
Messa  di  S.  Pietro  sino  air  Ave  Maria. 

4.**  Le  battiture  erano  a  sue  spese,  e  rischio:  il  Comune 


(27)  Atti  cit.,  8  giugno  1781. 

(28)  Piani  e  discipline  monetarie,  1782.  Luglio  e  Atti  di  congregazione, 
1782. 


39 


220  FRANCESCO   MALAGUZZI 


avrebbe,  al  solito,  pagato  l'opera  degli  Assaggiatori,  dell'in- 
cisore e  del  custode  dei  conii. 

5,°  Il  zecchiere  riceverebbe  per  sua  provvigione  L.  12 
di  quattrini  al  mese  :  e  per  spese  di  fattura,  cali,  ecc.  "  li  -§ 
per  cento  di  tutta  la  monete  d'oro  che  cunierà;  l'uno  e  j  di 
tutta  la  moneta  d' argento,  compresi  anche  i  mezzi  paoli, 
benché  si  cunijno  di  sole  oncie  dieci  di  bontà;  e  il  tre  per 
cento  di  tutta  la  moneta  di  Lega  d'argento  della  bontà  di 
oncie  due  e  dinari  dieciotto,  „  come  si  era  fatto  pel  passato 
e  come  si  faceva  a  Roma. 

6°  Tutte  le  monete  d'oro,  d'argento  e  di  lega  da  coniarsi 
dovevano  essere  alla  lega,  bontà  e  peso  di  quelle  di  Roma 
a  riserva  dei  mezzi  paoli  che  si  sarebbero  fatti  di  sole  oncie 
dieci  di  fino,  mentre  i  romani  erano  di  undici,  purché  col  loro 
maggior  peso  compensassero  il  difetto  di  bontà.  Il  capitolo 
seguita  ricordando  la  bontà  delle  monete  da  osservarsi,  come 
pel  passato,  cioè  :  i  zecchini  d'oro  di  bontà  di  denari  24  e  in 
numero  di  99  per  libbra  romana  (corrispondente  a  oncie  11  j 
di  Bologna),  le  doppie  d'oro  da  L.  15  di  bontà  di  denari  22  e 
in  numero  di  62  alla  libbra  romana  e  le  mezze  doppie  in 
proporzione;  gli  scudi  da  paoli  io  d'argento  di  bontà  di  d.  11  ; 
e  in  numero  di  13  per  libbre  i,  Ott.  4,  Car.  16.1  di  Bologna 
e  così  i  mezzi  scudi,  i  testoni  da  paoli  j,  le  piastre  da  paoli 
2,  tutti  della  bontà  di  d.  11:  i  mezzi  paoli  della  bontà  di  d.  io 
e  nel  numero  di  249  per  libbra  di  Bologna,  le  baiocchelle  o 
murajole  della  bontà  di  d.  2.18  e  di  numero  104  per  libbra  di 
Bologna  quelle  da  4  bolognini,  e  208  quelle  da  2  soli  bolognini. 

7.°  Nel  caso  occorresse  batter  quattrini,  bolognini  e 
mezzi  bolognini  dovrebbero  esser  stati  di  rame  puro  e  schietto, 
e  del  peso,  i  primi  di  152  per  libbra  di  Bologna  e  di  5  al 
baiocco  e  in  proporzione  i  bolognini  e  mezzi  bolognini.  Se- 
guono gli  obblighi  di  tener  registri  della  moneta  stampata, 
di  custodire  la  moneta  e  i  ponzoni,  le  pile  e  i  torselli,  la 
trafila,  ecc.  (29). 

I  conii  pei  nuovi  testoni  e  zecchini  da  battersi 
furono  costrutti  a  Roma  dallo  Schwendiman  e  poiché 


(29)  Piani  e  discipline  monetarie,  1783.  Capitoli,  ecc. 


LA    ZECCA    DI    BOLOGNA  221 


i  primi  non  erano  riuseiti,  furono  rimandati  e  colà 
rifatti  (30).  Ma  sembra  che  nemmeno  la  seconda  volta 
riuscissero  molto  soddisfacenti  perchè  il  TadoHni  ebbe 
incarico  di  aggiustarli  (31).  Tuttavia  a  Roma  dalF  inci- 
sore di  quella  zecca  si  fecero  eseguire  anche  i  conii 
per  lo  scudo  e  il  mezzo  scudo  (32). 

Poco  dopo,  ritirate  dalla  circolazione  le  vecchie 
murajole,  furono  rifuse  e  rifabbricate  insieme  ad  altre 
2000  coi  nuovi  conii;  i  vecchi  punzoni  parte  furono 
venduti  e  parte  ceduti  al  Tadolini  che  se  ne  serviva 
per  suo  esercizio  (33).  Quest'  artista  nel  principio  del 
1785  fabbricò  i  conii  pei  nuovi  paoli  (34)  e  poco  dopo 
altri  pei  nuovi  zecchini  e  doppie  che  si  dovevano 
coniare  coli' oro  provveduto  a  Modena  dalla  Corte 
ducale  (35).  Delle  successive  coniazioni  di  monete 
d'argento  e  di  lega  non  rimangono  particolari  degni 
di  nota.  Quando  avremo  ricordato  un  progetto  per 
batter  moneta  da  12  paoli  che  non  fu  accolto,  la 
notizia  di  un  aumento  di  salario  all'  incisore  per  la 
fama  che  godeva  e  quella  di  perfezionamenti  nella 
Trafila  e  nelle  balze,  non  ci  rimane  altro  da  aggiungere 
di  questo  periodo  che  possa  interessare  gli  studiosi 
di  numismatica. 

Le  nuove  idee  repubblicane  del  1796  trovarono 
Bologna,  conservante  tuttora  T  antica  forma  e  appa- 
renza di  libertà,  pronta  ad  applicarle.  Del  governo 
del  1796,  di  quello  successivo  della  Repubblica  Ci- 


(30)  Atti  cit.,  Sedute  dell' ii  giugno  1783. 

(31)  Ibid. 

(32)  Id.,  12  die.  1783,  e  segg. 

(33)  Id.,  4  genn.  1784. 

(34)  Id.,  16  genn.  1785. 

(35)  Id.,  luglio  1785.  Il  Tadolini  aveva  un  figlio,  Raffaele,  che  col- 
tivava l'arte  del  padre  e  che  appunto  in  questi  anni  apprendeva  a  Roma 
l'arte  dell' IntagUare  i  conii,  a  spese  dell' Assunteria  Bolognese. 


222  FRANCESCO   MALAGUZZI 


spadana  e  della  Cisalpina,  di  quello  austriaco  del  1799 
e  del  francese  1800-1802,  della  repubblica  del  1802 
fino  al  Regno  d'Italia  con  Napoleone  Re  (17  marzo 
1805)  abbiamo  ben  poco  a  dire,  nel  nostro  argomento. 

La  zecca  in  tutto  questo  periodo  rimase  aperta 
e  battè  varie  monete.  Della  repubblica  Cispadana  ci 
rimane  un  rarissimo  pezzo  d'oro  da  venti  lire  col- 
r  immagine  della  Madonna  di  S.  Luca.  Della  Cisal- 
pina il  Carlino  e  il  doppio  Carlino  colla  scritta  COMY- 
NITAS  ET  SENATVS  BONONIENSIS. 

Dagli  atti  dei  saggiatori  (36)^  (quasi  le  sole  carte 
che  ci  rimangono  prima  del  1806,  e  colle  quali  si 
chiude  la  serie  di  carte  dell'antica  assunteria  di  zecca) 
rileviamo  che  nel  giugno  del  1797  gli  scudi  d'argento 
da  100  bolognini  l'uno  erano  della  bontà  prescritta 
di  oncie  io  di  fino  per  libbra  e  del  peso  di  ottavi 
7  e  carati  14  l'uno  ed  al  numero  di  12  per  ogni  libbra 
di  peso  di  Bologna,  meno  carati  72:  le  doppie  d'oro 
erano  della  bontà  di  denari  22  per  oncia,  le  murajole 
(4  soldi)  della  bontà  di  oncie  2  d.  18  e  ne  andavano 
104  alla  libra  di  Bologna.  Questa  bontà  e  questi  pesi 
rimasero  gli  stessi  anche  negli  anni  susseguenti. 


(36)  Neir  ultima  busta  dei  Piani  e  discipline  monetarie  ad  ann.  — 
V.  anche  Miscellanea.  Vi  manca  quella  delle  monete  d'oro.  La  coniazione 
ne  fu  limitatissima. 


CAPITOLO  IX. 

La  zecca  di  Bologna  sotto  il  primo  Regno  d'Italia  —  Decreti  —  Personale 
e  funzionamento  dell'  officina  —  Coniazioni  di  monete  d'  argento  e 
di  rame  —  Successivi  governi  e  monete  bolognesi  dal  1814  al  1861 
—  Chiusura  della  zecca  e  ultime  disposizioni. 


L'ultimo  periodo  della  zecca  bolognese  offre 
maggior  interesse  del  precedente.  Formatosi  nel 
marzo  del  1805  il  primo  Regno  d'Italia  sotto  lo  scettro 
di  Napoleone,  il  nuovo  Sovrano  si  diede,  tra  le  altre 
cose,  a  regolare  il  corso  delle  monete,  così  difettoso 
fino  allora,  semplificando  le  zecche. 

Il  primo  decreto  del  governo  napoleonico  sul- 
r  argomento  è  quello  del  28  giugno  1805  :  così 
formulato  : 

—  Napoleone,  per  la  grazia  di  Dio  e  per  le  Costituzioni 
Imperatore  de'  Francesi  e  Re  d' Italia 

Decreta 

Art.  I.  Non  vi  saranno  che  due  zecche  nel  Regno. 
Esse  sono  stabilite  una  in  Milano,  e  l'altra  in  Bologna. 

Art.  2.  L'Amministrazione  della  zecca  sarà  composta 
come   segue: 

Un  Direttore  generale  della  zecca  e  monete, 

Un  Segretario, 

Un  Ricevitore  e  Custode  delle  paste, 

Un  Verificatore  degli  assaggi. 

Due  Assaggiatori, 

Un  Capo  addetto  a  ciascuna  delle  seguenti  officine: 
Partizione  e  finazione  —  Fonderia  —  Trafila  e  taglia  — 
Revisione  —  Stamperia  —  Macina  delle  terre. 

Un  Disegnatore  coll'obbligo  di  sopraintendere  ai  lavori 
d'incisione, 


224  FRANCESCO   MALAGUZZI 


Tre  Incisori  (prò  interim), 
Un  Cassiere,' 
Un  Ragionato. 

Art.  3.  Il  solo  Direttore  generale  ha  il  diritto  dell'  al- 
loggio nel  locale  della  zecca.  Non  potrà  continuarsi,  né 
accordarsi  l' alloggio  in  detto  locale  a  verun  operaio  od 
inserviente. 

Art.  4.  Il  Ministro  delle  Finanze  è  incaricato  dell'esecu- 
zione del  presente  Decreto,  che  sarà  pubblicato,  ed  inserito 
nel  Bollettino  delle  Leggi. 

Piacenza,  28  giugno  1805. 

Napoleone. 

Per  l'imperatore  e  Re 
//    Consigliere  Segret.  di  Stato 
L.  Vaccari  (i). 

L' avviso  fu  pubblicato  a  Bologna  e  andò  in  vi- 
gore il  13  luglio  (2).  L'anno  seguente,  con  decreto 
21  marzo  fu  determinata  la  fabbricazione  delle  nuove 
monete  pel  Regno  d'Italia,  uniformemente  alla  mo- 
neta legale  già  in  corso  nell' Impero  francese.  L'im- 
portante decreto,  pubblicato  a  Bologna  dieci  giorni 
dopo,  è  il  seguente  che,  per  quanto  noto,  ci  convien. 
riportare  : 

21  marzo  1806. 

—  Napoleone  I,  per  la  grazia  di  Dio  e  per  le  Costitu- 
zioni Imperatore  de'  Francesi  e  Re  d'Italia 

Considerando,  che  a  togliere  gl'inconvenienti  derivanti 
dalla  difformità  delle  monete  in  corso  nel  Nostro  Regno  d'I- 
talia, è  necessario  introdurvi  una  nuova  moneta  uniforme  nel 
peso,  titolo  e  tipo; 

Considerando,  che  le  relazioni   politiche  e   commerciali 


(i)  Bollettino  delle  leggi,  1805,  n.  69.  Decreto   suU'  Amministrazione 
delle  Zecche. 

(2)  GuiDiciNi,  Diario  bolognese  dal  1796  al  1818. 


LA  ZECCA  DI   BOLOGNA  225 


fra  i  nostri  diversi  Stati  esigono,  che  dovei^dosi  fabbricare 
una  nuova  moneta,  sia  questa  uniforme  alla  moneta  legale 
già  in  corso  nel  Nostro  Impero  di  Francia; 

Abbiamo  decretato  e  decretiamo  quanto  segue: 

Titolo  I. 
Della  unità  monetaria. 

Art.  I.  Cinque  denari  d'argento  del  peso  stabilito  dalla 
legge  27  ottobre  1803  (cinque  grammi)  al  titolo  di  nove  de- 
cimi di  fino  costituiscono  l'unità  monetaria  che  conserva  il 
nome  di  lira. 

Titolo  IL 
Della  fabbricazione  delle  monete. 

Art.  2.  Le  monete  d'argento  saranno  di  un  quarto  di 
lira,  dì  una  mezza  lira,  di  tre  quarti  di  lira,  di  una  lira,  di  due 
e  di  cinque  lire. 

Art.  3.  Il  loro  titolo  è  di  nove  decimi  di  fino,  e  un  de- 
cimo di  lega. 

Art.  4.  Il  peso  del  quarto  di  lira  sarà  di  un  denaro  e 
un  quarto  (un  gramma,  e  venticinque  centigrammi). 

Art.  5.  Il  peso  della  mezza  lira  sarà  di  due  denari  e 
mezzo  (due  grammi  e  cinque  decigrammi). 

Art.  6.  Il  peso  di  tre  quarti  di  lira  sarà  di  tre  denari 
e  tre  quarti  (tre  grammi  e  settantacinque  centigrammi). 

Art.  7.  II  peso  d'una  lira  sarà  di  cinque  denari  (cinque 
grammi). 

Art.  8.  Il  peso  di  due  lire  sarà  di  dieci  denari  (dieci 
grammi). 

Art.  9.  Il  peso  di  cinque  lire  ossia  dello  Scudo  sarà  di 
venticinque  denari  (venticinque  grammi). 

Art.  io.  La  tolleranza  del  titolo  per  le  monete  d'argento 
sarà  di   tre  millesimi   tanto  in  più  quanto  in  meno. 

Art.  II.  La  tolleranza  del  peso  per  il  quarto  di  lira  sarà 
di  dieci  millesimi  tanto  in  più  quanto  in  meno,  per  la  mezza 
lira,  e  per  i  tre  quarti  di  lira,  di  sette  millesimi  tanto  in  più 


226  FRANCESCO    MALAGUZZI 


quanto  in  meno,  per  la  lira  e  per  le  due  lire,  di  cinque  mil- 
lesimi tanto  in  più  quanto  in  meno,  e  per  le  cinque  lire  ossia 
per  lo  Scudo,  di  tre  millesimi  tanto  in  piìi,  quanto  in  meno. 

Art.  12.  Vi  sarà  una  moneta  d'oro  di  venti  lire,  e  una 
di  quaranta  lire. 

Art.  13.  Il  suo  titolo  è  fissato  a  nove  decimi  di  fino,  e 
a  un  decimo  di  lega. 

Art.  14.  I  pezzi  di  venti  lire  saranno  al  taglio  di  cento 
cinquantacinque  per  libbra  (Kilogramma),  e  i  pezzi  di  quaranta 
lire  saranno  al  taglio  di  settanta  sette   e   mezzo  per    libbra. 

Art.  15.  La  tolleranza  del  titolo,  nella  moneta  d'oro 
sarà  di  due  millesimi,  tanto  in  pila  quanto  in  meno. 

Art.  16.  La  tolleranza  del  peso  sarà  di  due  millesimi 
tanto  in  più,  quanto  in  meno. 

Art.  17.  Vi  saranno  delle  monete  di  rame  puro  di  un 
centesimo,  di  due  centesimi,  di  tre  centesimi,  e  di  un  soldo 
(cinque  centesimi). 

Art.  18.  Il  peso  del  centesimo  sarà  di  due  denari  (due 
grammi). 

Art.  19.  Il  peso  de'  due  centesimi  sarà  di  quattro  de- 
nari (quattro  grammi). 

Art.  20.  Il  peso  di  tre  centesimi  sarà  di  sei  denari  (sei 
grammi). 

Art.  21.  Il  peso  del  soldo  (cinque  centesimi)  sarà  di 
dieci  denari  (dieci  grammi). 

Art.  22.  La  tolleranza  del  peso  nelle  monete  di  rame 
sarà  di  un  cinquantesimo  in  più. 

Titolo  III. 
Del  tipo  delle  monete. 

Art.  23.  Il  tipo  delle  monete  è  regolato  nel  modo  se- 
guente: sopra  l'una  delle  superficie  vi  sarà  la  Nostra  Effigie 
colla  leggenda:  Napoleone  Imperatore  e  Re;  e  l'anno  della 
fabbricazione  '-  sopra  l'altra,  lo  Stemma  del  Regno  colla  leg- 
genda: Regno  d'Italia;  e  l'indicazione  del  valor  nominale 
della  moneta. 


LA   ZECCA   DI   BOLOGNA  227 


Art.  24.  Il  contorno  delle  monete  d'oro,  e  delle  monete 
d'argento  di  cinque  e  di  due  lire  porterà  la  leggenda;  Dio 
PROTEGGE  l'Italia. 

Art.  25.  Nelle  monete  d'oro  e  di  rame  la  Nostra  Effigie 
guarderà  la  sinistra  dello  spettatore;  e  in  quelle  d'argento 
la  destra. 

Art.  26.  Un  regolamento  di  pubblica  amministrazione 
determinerà  il  rispettivo  diametro  delle  monete. 

Titolo  IV. 
Della  verificazione  delle  monete . 

Art.  27.  Le  monete  fabbricate  a'  termini  del  presente 
Decreto  non  potranno  essere  poste  in  corso,  se  prima  non 
ne  sia  verificato  il  titolo,  e  il  peso. 

Art.  28.  La  verificazione  si  fa  immediatamente,  dopo  l'ar- 
rivo dei  campioni,  alla  presenza  d'una  Commissione  composta 
di  tre  Membri  del  Nostro  Consiglio  di  Stato,  e  di  due  Membri 
della  R.  Contabilità.  I  Direttori  della  fabbricazione  potranno 
assistere  in  persona  o  per  procuratore  alla  verificazione. 

Art.  29,  La  Commissione  formerà  processo  verbale  delle 
operazioni  relative  alla  verificazione,  e  trasmetterà  copia  del 
processo  al  Ministro  delle  Finanze  e  a  quello  del  Tesoro 
pubblico  colla  sua  decisione. 

Art.  30.  I  campioni  che  avranno  servito  alla  verificazione 
rimaranno  per  tre  anni  in  deposito  presso  la  Commissione 
medesima.  Passato  il  triennio,  i  campioni  saranno  fusi. 

Art  31.  In  caso  di  frode  nella  scelta  de'  campioni,  gli 
autori,  fautori  e  complici  in  questo  delitto  sono  puniti  come 
monetarj  falsi. 

Titolo  V. 
Disposizioni  d'ordine. 

Art.  32.  La  zecca  non  esigerà  da  coloro  che  le  porteranno 
materie  d'oro  o  d'argento  per  essere  convertite  nelle  mo- 
nete portate  dal  presente  Decreto  che  la  spesa  di   fabbrica- 

30 


228  FRANCESCO    MALAGUZZI 


zione.  Questa  spesa  è  fissata  a  nove  lire  per  ogni  libbra  d'oro 
(Kilogramma)  e  a  tre  lire  per  ogni  libbra  d'argento. 

Art.  33.  Se  le  materie  sono  di  titolo  inferiore  al  titolo 
monetario,  la  Zecca  esigerà  altresì  la  spesa  di  raffinazione 
e  di  partizione.  Questa  spesa  sarà  calcolata  sulla  porzione 
delle  materie  medesime,  che  raffinata  basti  ad  inalzarne  la 
totalità  al  titolo  monetario  e  verrà  precisata  a  norma  della 
Tariffa  da  pubblicarsi. 

Art.  34.  All'epoca  in  cui  verrà  emessa  la  nuova  mo- 
neta, un  regolamento  di  pubblica  amministrazione  fisserà  il 
ragguaglio  fra  la  medesima,  e  le  monete  in  corso  nel  Regno. 

Art.  35.  Il  ministro  delle  finanze  del  Nostro  Regno 
d'Italia  è  incaricato  della  esecuzione  del  presente  Decreto 
che  sarà  stampato,  pubblicato  ed  inserito  nel  Bollettino  delle 
Leggi. 

Dato  dal  Nostro  Palazzo  Imperiale  delle  Tuileries  questo 
di  21  marzo  1806. 

Napoleone. 

Per  l'Imperatore  e  Re 

//  Ministro  e  Segretario  di  Stato 

A.  Aldini  (3). 

Un  altro  decreto  21  dicembre  1807  (n,  281)  re- 
golò il  corso  delle  monete  e  diede  il  ragguaglio 
della  lira  italiana  colla  lira  di  Milano  e  colle  altre 
lire  in  corso  nei  diversi  dipartimenti  e  distretti  del 
regno;  cui  seguì,  a  Bologna,  la  pubblicazione  di  una 
tariffa  dei  prezzi  delle  monete  estere  per  esser  fuse 
per  la  nuova  coniazione  (4). 

Nel  novembre  del  1806  era  nominato  Direttore 
della  zecca  di  Bologna  il  prof  Pellegrino  Salvigni, 
maestro  dei  conii  Giuseppe  Cavallini  e  contralatore 
alla  monetazione  G.  Battista  Roberti:    poco    dopo    a 


(3)  Bollettino  delle  leggi,  1806,  n.  21. 

(4)  Piani  e  discipline  monetarie,  fase.  1808^39. 


LA   ZECCA   DI   BOLOGNA  229 


incisore  troviamo  però  Petronio  Tadolini  (s),  e  il 
zecchiere  Cavallina  dipendenti  dal  direttore.  Con 
lettera  20  gennaio  1807  il  Direttore  Generale  delle 
Zecche  avvertiva  il  direttore  dell'officina  di  Bologna 
che  "  d'ora  in  avanti  e  fino  a  nuovo  ordine  sia  so- 
spesa in  codesta  zecca....  la  battuta  delle  monete 
qualunque  sia  la  loro  qualità  „  (^).  Perciò  l'officina, 
già  inattiva,  fu  chiusa  e  nel  frattempo,  visto  che  l'or- 
dine non  poteva  essere  che  transitorio,  corsero  tratta- 
tive per  riattare  i  locali,  le  macchine,  i  ponzoni,  e 
delle  quali  sarebbe  troppo  lungo  e  non  necessario 
occuparsi. 

Frattanto  veniva  pubblicato  il  seguente  decreto: 

—  Napoleone,  per  la  grazia  di  Dio  e  per  le  Costitu- 
zioni, ecc. 

Abbiamo  decretato  e  decretiamo: 

Art.  I.  Sarà  fabbricata  nel  nostro  Regno  d'Italia  una 
moneta  da  io  Centesimi  al  titolo  di  duecento  millesimi  di 
fino  e  di  due  denari. 

Art.  2.  La  tolleranza  del  titolo  è  fissata  a  sette  mille- 
simi tanto  in  più  quanto  in  meno,  la  tolleranza  del  peso  è 
pure  fissata  a  sette  millesimi  tanto  in  più  quanto  in  meno 
sopra  mille  pezzi. 

Art.  3.  Il  IO  centesimi  avrà  per  tipo  in  una  delle  super- 
ficie un  N  sormontato  dalla  Corona  d'alloro:  nell'altra  superficie 
vi  sarà  nel  mezzo  il  valor  nominale  della  moneta,  l'anno  della 
fabbricazione  e  i  segni  indicativi  della  Zecca  dell'incisore  e 
del  Mastro  di  zecca  colla  leggenda  :  Napoleone  imperatore 
E  re. 

Art.  4.  Il  nostro  ministro  delle  Finanze  del  Regno  d'I- 


(5)  Protocollo  della  R.  Zecca,  1806-7.  (Archivio  di  Stato  di  Bologna, 
Sezione  moderna  —  Uffici  Finanziari  —  Ufficio  della  zecca,  presso  cui  si 
conservano  tutti  gli  atti  della  sopressa  zecca  da  questi  anni  fino  al  1862). 

(6)  Arch.  e  uff",  cit.  Registro  i  delle  determinazioni  di  massima. 


230  FRANCESCO   MALAGUZZI 


talia  è  incaricato  dell'esecuzione   del  presente   decreto,    che 
sarà  pubblicato  ed  inserito  nel  bollettino  delle  leggi. 
Dato  da  Bajona  il  17  luglio  1808. 

NAPOLEONE. 

Per  r  Imperatore  e  Re 

//  Ministro  Segretario  di  Stato 

A.  Aldini  (7). 

Dalla  faraggine  di  carte  (scritture,  carteggi,  con- 
tratti, conti,  registri)  di  questo  tempo,  che  segnano 
il  principio  della  burocrazia  invadente,  trascurando 
tutto  quanto  è  inutile  al  nostro  argomento  ed  è  la 
maggior  parte,  ci  limiteremo  a  ricordare  le  notizie 
che  ci  interessano  perchè  si  riferiscono  ad  ulteriori 
coniazioni. 

A  riattivare  V  esercizio  dell'  officina  di  Bologna 
i  cui  vecchi  arnesi  non  rispondevano  alle  esigenze 
del  grande  lavoro  dei  nuovi  tempi  e  del  commercio 
sempre  più  diffuso,  furon  fatti  venire  da  Modena 
torchi,  metalli,  arnesi  e  supellettili.  Ad  effettuare 
le  prime  coniazioni  di  moneta  di  rame,  per  ottem- 
perare al  decreto  imperiale,  il  Ministro  delle  Finanze 
accordò  un  fondo  di  dodici  mila  lire  itahane  per  le 
spese  di  monetazione  (s),  disponendo  poco  dopo  per 
il  ritiro  delle  verghe  d'oro  che  vi  si  custodivano. 

Prima  che  si  battessero  i  pezzi  da  io  centesimi, 
troviamo  ricordate  molte  pratiche  per  coniar  monete 
d'argento:  della  quale  coniazione  però  non  resta  de- 
creto imperiale  forse  perchè  le  cose  pertinenti  alla 
zecca  nostra  furono  da  allora  considerate  come  af- 
fari interni  e  per  la  dipendenza  dell'officina  bolognese 
dalla  Direzione  Generale  residente  a  Milano  (9).  Nel 
maggio  infatti  arrivavano  dalla  capitale  del  Regno  i 


(7)  Bollettino  delle  leggi,  1808  17  luglio,  (N.  231). 

(8)  Protocollo  della  R.  Zecca  di  Bologna,  n.  progressivo  63  di  protocollo. 

(9)  id.  id.  n.  410. 


LA    ZECCA    DI    BOLOGNA  23I 


campioni  dei  pezzi  da  cinque  lire  perchè  servissero 
di  modello  a  quelli  bolognesi  :  ma  per  allora  non  se 
ne  fece  nulla  ('o).  Con  numero  di  protocollo  22  il  di- 
rettore generale  "  fa  presente  a  questo  direttore  che 
S.  E.  il  Ministro  delle  Finanze  ha  determinato  di  far 
battere  in  questa  Zecca  lo  scudo  da  L.  5  e  la  lira 
itahana.  „  L'ordine  fu  la  conseguenza  del  decreto  del 
21  marzo  1806,  non  ancora  attuato  in  Bologna.  Dalle 
istruzioni  mandate  al  Direttore  della  nostra  zecca 
rileviamo  che  la  tolleranza  del  titolo  delle  nuove  mo- 
nete d' argento  era  di  3  millesimi  e  il  titolo  non  al 
di  sotto  di  ^  (").  L'approvazione  per  la  coniazione 
di  una  prima  partita  di  30  mila  nuove  monete  d'argento 
da  5  hre  e  da  i  hra  venne  solamente  nel  giugno  del 
1809:  (^2)  poco  prima  era  appunto  finita  la  battitura 
delle  monete  di  rame  da  tre  centesimi  (13). 

Da  allora  fino  al  1814  continuarono  regolarmente 
le  altre  coniazioni  delle  monete  stabilite  per  Bologna 
che,  in  tutto,  sono,  come  il  lettore  vedrà  nelle  descri- 
zioni, le  seguenti:  da  5,  da  2  e  da  una  lira  d'argento, 
da  mezza  lira,  da  cinque  soldi,  pure  d'argento,  da  un 
soldo,  tre  centesimi  e  un  centesimo,  di  rame  col  motto 
Napoleone  imperatore  e  re,  l'indicazione  locale  B  (Bo- 
logna), la  data  da  un  lato  e  le  parole  Regno  d'Italia 
e  l'indicazione  del  valore  delle  monete  dall'altro. 

Caduto  Napoleone  a  Lipsia,  Gioacchino  Murat  si 
alleò  cogli  Austriaci  e  occupò  colle  sue  truppe  lo 
Stato  Romano  e  i  ducati  di  Parma  e  Modena  :  il  18 
gennaio  1814  entravano  le  truppe  napoletane  in  Bo- 
logna. Quivi  si  stabilì  un  governo  provvisorio  che  ai 


(io)  Protocollo  della  R.  Zecca  di  Bologna,  n.  281   e  segg. 
(xi)  1808.  Esperimenti,  verificazioni,  ed  approvazioni,  Tit.  V.,  fase.  C. 
ivi  tutti  i  carteggi  relativi  alle  monete  d'argento. 

(12)  Protocollo,  1809,  n.  368. 

(13)  Ibid.  n.  226. 


232 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


primi  di  maggio  dello  stesso  anno  cedette  il  luogo 
a  un  governo  provvisorio  austriaco.  E  noto  come  dopo 
improvvisi  avvenimenti  nella  penisola,  il  papa  riebbe 
le  legazioni  (^4), 

Del  periodo  di  Gioacchino  Murat  ci  rimangono 
alcuni  decreti  sulla  zecca  di  poca  importanza. 

Pio  VII  morì  il  20  agosto  1823.  Del  suo  tempo 
essendo  direttore  della  zecca  bolognese  il  Salvigni, 
si  cercò  a  Roma  di  dare  disposizioni  per  la  perfetta 
uniformità  fra  le  due  zecche  dello  Stato  della  Chiesa 
di  Bologna  e  Roma.  E  poiché  le  monete  che  più  dif- 
ferenziavano tra  loro  erano  quelle  di  rame,  il  direttore 
della  zecca  romana^  per  ordine  superiore,  avvertiva 
quello  di  Bologna  che  i  pesi  colà  erano  i  seguenti: 


Peso  romano 


Pel  Baiocco      io  :  i    ^ 
Mezzo  baiocco  5  :  —  il^ 


Quattrino  2  :  — 


1000 


Peso  italiano 


Grammi  1 1 :  867 

5  '  933 
2 :  373 

100  baiocchi  assortiti  nel  peso  dovevano  corrispondere  a  200 
mezzi  baiocchi  e  500  quattrini. 

Si  aggiunse  che  anche  le  impronte  si  dovessero 
assomighare  distinguendo  le  monete  di  Roma  da  un 
R  neir  esergo  e  quelle  di  Bologna  da  un  B  (15).  Nel 
dicembre  venne  l'ordine  di  sospendere  la  monetazione 
italiana  che  pare  avesse  proseguito  fino  allora  e  di 
coniare  mezzi  paoli  (^6).  Poco  dopo  si  provvedeva  a 
incominciare  la   coniazione  dell'oro  e    perciò    i    due 


(14)  Diario  bolognese  dal  ijgó  al  1818  dì  Giuseppe  Guidicini,  Bologna 
1886-87. 

(15)  Registro  delle  determinazioni  di  massima,  29,  nov.  n.  270. 

(16)  Ibid.  n.  291. 


LA   ZECCA    DI   BOLOGNA  233 


Direttori  di  Roma  e  di  Bologna  si  mettevano  d'accordo 
perchè:  i.°  le  paste  d'oro,  come  quelle  d'argento, 
fossero  colla  tariffa  di  Roma  sia  riguardo  al  fino  che  al 
resto  ;  2.°  che  si  usassero  le  pesature  romane  ;  3.° 
che  le  monete  fossero  così  coniate  : 

Doppie  del  titolo  di  denari  22  in  ragione  di 
Oro      \  n.  62  per  libbra  e  di  L.  193  :  30  la  libbra.  Mezze 
doppie  in  proporzione. 

Scudi  del  titolo  di    oncie  11    in   ragione    di 
L.  12  :  83.  Mezzi  scudi,  Papetti,  Testoni,  Paoli  in 
Argento  \  proporzione. 

Mezzi  Paoli  del  titolo  di  on.  io  :  22  in  ragione 
di  L.  12  :  83. 

La  spesa  di  finitura  dell'  oro  fu  stabilita  in  scudi 
3  per  libbra  di  fino  della  quantità  finabile;  quella 
sulle  paste  dorate,  in  scudi  uno;  quella  dei  saggi 
d'argento  in  baiocchi  11  ed  un  denaro  di  pasta; 
quella  dei  saggi  d'oro  in  bajocchi  22  e  grani  12  di 
pasta;  quella  dei  saggi  di  dorato  in  baiocchi  17  colla 
ritenzione  di  denari  i  -^  di  pasta  se  la  quantità  d'oro 
superava  quella  dell'argento  e  denari  uno  se  quelle 
d'argento  superava  quella  dell'oro. 

Seguirono  le  disposizioni  per  battere  una  forte 
quantità  di  moneta  bassa  per  soddisfare  alle  continue 
richieste  dello  stato  e  specialmente  della  piazza  d'An- 
cona che  ne  difettava.  Nuovi  regolamenti  e  provigioni 
nel  personale,  (orari,  nomine  di  subalterni,  stipendi) 
furono  poco  dopo  emanate  e  la  zecca  bolognese 
incominciò  a  funzionare  con  maggior  regolarità  (n). 

A  Pio  VI  successe  il  cardinal  Della  Genga  che 
assunse  il  nome  di  Leone  XII  e  rimase  fino  al  feb- 
braio del   1829.   I   nuovi  conii  furono    eseguiti  dal- 

(17)  Ibid.,  1818. 


234 


FRANCESCO   MALAGDZZI 


l'incisore  Cerbara  (iS)  sui  quali  furono  per  le  prime 
eseguite  le  monete  di  rame  ottenute  colla  fusione  dei 
vecchi  sesini  fuori  corso  (^9). 

Per  le  leonine  furono  mandati  i  conii  (fabbricati 
dal  Cerbara  sul  modello  fatto  venire  da  Roma)  al 
Direttore  della  zecca  romana  che  li  fece  perfezionare 
dal  proprio  incisore.  La  battitura  non  incominciò  che 
sulla  fine  del  1829  (20). 

Del  breve  pontificato  di  Pio  Vili  (Castiglioni), 
dal  febbraio  1829  al  novembre  del  1830  abbiam  poco 
a  dire.  I  conii  per  le  monete  furono  eseguiti  a  Roma 
dall'incisore  Woigt  e  nell'aprile  del  30  si  coniavano 
le  nuowe piastre:  a  Bologna  l'incisore  si  limitò  a  fab- 
bricare molti  gettoni,  per  ordine  legatizio  (^i).  Nel 
luglio,  da  Roma  il  Direttore  scriveva  che  colà  si  eran 
fabbricati  i  nuovi  testoni  e  ai  4  d'agosto  si  spedivano 
da  Bologna  al  papa  i  primi  esemplari  del  testone 
stesso  forse  eseguiti  sotto  la  sorveglianza  del  Woigt 
che  era  stato  chiamato  appositamente  (^2). 

E  a  questo  tempo  che  risalgono  i  migliori  per- 
fezionamenti eseguiti  nelle  macchine  delle  officine 
monetarie.  I  carteggi  deìVarchivio  moderno  della  nostra 
zecca  sono  pieni  di  particolari  su  questo  argomento 
e  di  richieste  alle  varie  officine  d'Italia  e  a  uomini 
tecnici  e  relative  risposte,  sul  modo  migliore  di  ri- 
trovar metalli  e  di  affinarli,  di  far  leghe,  di  perfezio- 
nare i  conii,  i  torchi  idrauHci,  le   fusioni,  ecc.,  ecc. 

Del  periodo  successivo  del  papato  di  Gre- 
gorio XVI  (Capellari)  che,  aiutato  due  volte  dagli 
Austriaci  a  reprimere   le  interne  sollevazioni,    man- 


(18)  Protocollo  cit.,  1826,   n.  9. 

(19)  Ibid.,  n.  184. 

(20)  Ib.,  n.  547  e  segg. 

(21)  Protocollo,  1830,  n.  861,  862. 

(22)  Ibid,  n.  921,  926,  927. 


LA    ZECCA    DI    BOLOGNA  235 


dava  a  Bologna  un  commissario  generale  per  le 
quattro  legazioni,  nella  persona  del  cardinale  Al- 
bani, abbiamo  una  lunga  serie  di  monete  bolognesi. 

Nell'aprile  del  1831  si  mettevano  in  circolazione 
per  la  prima  volta,  dei  boni  per  la  somma  di 
L.  175000,  contrassegnati  alla  zecca,  colle  cautele 
atte  ad  allontanarne  il  pericolo  della  falsificazione  e 
con  appositi  bolli  (23).  Nel  luglio  però  erano  già  pronti 
gli  scudi  del  nuovo  papa,  coniati  sui  conii  fatti  ve- 
nire da  Roma  ed  adattati  alle  macchine  dell'officina  di 
Bologna  (24).  Si  noti  però  che  gli  scudi  di  Gregorio  XVI 
della  zecca  bolognese  portano  il  nome  dell' incisore 
Cerbara  che  si  limitò  a  dirigere  il  lavoro  della  co- 
niazione: ciò  serva  d'esempio  ai  numismatici  a  stare 
in  guardia  in  casi  consimili,  prima  di  attribuire  i  conii 
alla  persona  che  vi  appose  il  proprio  nome.  Da 
Roma  ormai  giungevano  tutti  i  conii  delle  monete 
bolognesi  che  vanno  distinte  di  solito  pel  B  che 
portano. 

Le  battiture  si  eseguirono  in  Bologna  con  gran- 
dissima rapidità.  Nel  1832  si  battevano  baiocchi  e 
mezzi  baiocchi,  mezze  piastre,  mezzi  scudi,  doppie, 
e  negli  anni  successivi  mezzi  baiocchi,  doppie,  mezzi 
scudi,  scudi,  testoni,  paoli,  monete  di  rame  a  somme 
fortissime  (25).  La  piazza  fu  tanto  invasa,  anche  al 
di  sopra  de'  bisogni  suoi,  di  monete  specialmente 
di  rame  che  Monsignor  Tesoriere  con  ordine  del  22 
ottobre  1836  stabiliva  che  per  la  fine  dell'  anno 
finita  la  battitura  di  L.  5000  di  rame  si  rallentasse 
ed  anche  si  sospendesse  la  monetazione  d'oro  e 
d'argento  ^26)  vi  fu  infatti  un  rallentamento  nelle 
battiture  per  quanto  continuassero  fino  alla  fine  del 


(23)  Protocollo  cit.  1831,  n.  58,  14  e  20  aprile. 

(24)  Protocollo  cit.  1831,  n.  122,  130. 

(25)  Protocollo  cit.  1832-46  e  atti  ibid. 

(26)  Arch.  cit.  Titolo  VI,  fase.  A. 


31 


236  FRANCESCO    MALAGUZZI 


pontificato  di  papa  Gregorio:  sarebbe  troppo  lungo 
infatti  ricordare  volta  per  volta  le  successive  mone- 
tazioni tanto  più  che  lo  studioso  troverà,  nelle  de- 
scrizioni dei  prodotti  di  quel  periodo,  le  date  delle 
battiture  scritte  sulle  varie  monete. 

A  regolare  il  lavoro  di  zecca  si  aggiunse  un 
ordine  del  direttore  al  maestro  dell'  officina  (che  ne 
curava  la  parte  tecnica)  che  fissava  in  ogni  mese  16 
giorni  destinati  alle  coniazioni  delle  monete  di  rame 
nei  quali  il  capo  trafilatore  desse,  un  giorno  per  l'altro, 
L.  30  ^  in  baiocchi  e  ^  in  mezzi  baiocchi  (27). 

Nel  1843  il  personale  della  zecca  era  così 
composto  : 

Prof.  Cassinelli  Luigi  direttore; 

Medici  Gio.  Alberto  mastro  di  zecca  o  ministro; 

Busi  Nicola  incisore  dei  conii  in  sostituzione  del  Cerbara 
che  si  era  stabilito  a  Roma  presso  quella  zecca,  più  un  cas- 
siere, un  computista,  due  assaggiatori,  uno  scrittore  e  proto- 
collista, due  portieri,  un  capo  dell'officina  di  raffinazione, 
partizione  e  fusione,  un  capo  delle  officine  di  bianchimento 
stamperia  e  contorno,  e  14  lavoranti  (28). 

L'  ultimo  periodo  di  vitalità  della  zecca  di  Bo- 
logna è  raccontato  in  poche*  parole:  la  produzione 
dell'officina  fu  infatti  meschina,  benché  fosse  l'ultima 
a  chiudere  i  suoi  battenti  per  cedere  dinanzi  alle 
nuove  esigenze  che  reclamavano  il  trasporto  della 
sola  zecca  del  Regno  nella  capitale,  poi  a  Roma, 
quando  questa  fu  dichiarata  capitale  d'Itaha. 

Nel  breve  periodo  della  repubblica  romana  nel 
1849  si  coniarono  poche  monete  da  quattro  e  tre 
baiocchi  e  da  mezzo  baiocco  col  motto  Dio  e  popolo 
nel  diritto  e  la  solita  B  (Bologna). 


(27)  Arch.  cit.  Titolo  VI,  fase.  D. 
(28}  Elenchi  o  ruoli  degli  impiegati. 


LA    ZECCA    DI   BOLOGNA  237 


Del  1859,  ^^  cui  Massimo  d'Azeglio  fu  nominato 
Commissario  straordinario  dal  Re  per  le  Romagne, 
(14  luglio),  del  1860  in  cui  Carlo  Farini  fu  governatore 
delle  Romagne,  del  1861  con  un  intendente  generale 
della  città  e  provincia  v'  è  ben  poco  a  dire. 

I  conii  delle  nuove  monete  vennero  spediti  dal 
direttore  generale  delle  zecche,  e  a  Bologna  si  coniò 
col  metallo  ricavato  dalla  fusione  di  monete  fuori 
corso,  specialmente  francesconi,  luigi,  ecc.  L'incisore 
bolognese  si  limitò  a  sorvegliare  i  lavori  di  battitura 
insieme  al  ministro  di  zecca  e  a  coniare  medaglie 
commemorative  per  Bologna  e  per  le  città  vicine  e 
per  istituti.  Solamente  per  gli  ultimi  prodotti,  gli 
esperimenti  o  prove  di  zecca  del  1860  e  61,  piccole 
monete  d'argento  colla  indicazione  del  valore,  for- 
manti un  corpo  solo  entro  un  cerchio  di  rame,  eseguì 
le  impronte  Francesco  Maldini  (29)^  ritoccate  dal 
Bentelli  (3°). 

Le  ultime  monete  bolognesi  sono  del  1859,  ^^^^ 
e  1861  :  curiosi  sono  gH  esperimenti  composti  di  un 
dischetto  d' argento  nel  mezzo  collo  stemma  di  Savoia 
e  un  anello  di  rame  all'intorno  da  40  e  20  centesimi 
del  1860:  vi  sono  pezzi  da  20  lire,  da  io,  da  5  d'oro 
col  nome  di  Vittorio  Emanuele,  da  lire  2,  i  e  50 
centesimi  oltre  due  esemplari  dei  soldi  del  1861. 

Con  dispaccio  31  maggio  1861  il  ministro  di  a- 
gricoltura  ordinava  al  direttore  della  zecca  di  Bologna 
di  sospendere  ogni  battitura  (31).  Poco  dopo  furono 
chiusi  i  locali  di  lavorazione,  ma  il  personale  dell'of- 
ficina rimase  fino  al  1869  agli  stipendi  del  Governo 
pel  disbrigo  degli  ultimi  affari.  I  conii  e    i    punzoni 


(29)  Arch.  cit.,  Tit.  II,  F. 

(30)  Arch.  cit,  Tit.  VI,  D.  31  maggio  1861. 

(31)  Arch.  cit.,  Tit.  VI,  D. 


238  FRANCESCO    MALAGUZZI 


della  zecca  furono  ritirati  dal  ministero,  e  le  ultime 
monete  coniate  a  Bologna  furon  levate  di  corso  col 
noto  decreto  di  Vittorio  Emanuele  del  6  agosto  1864. 

Gli  ultimi  esperimenti  del  1860-61  chiudono  quindi 
la  ricchissima  e  bella  serie  di  monete  bolognesi;  le 
quali  agli  studiosi  di  numismatica  ricorderanno  le 
vicende  gloriose  di  quasi  sette  secoli  di  vita  della 
zecca  di  Bologna. 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  (■> 

NEL  Cohen  (2) 


Lo  dico  subito:  si  tratta  di  alcune  osservazioni  eli' io 
faccio  all'opera  del  Cohen  "  Descrizione  storica  delle  monete 
imperiali  „,  osservazioni  che  riguardano  in  ispecial  modo  una 
ben  piccola  parte  di  questo  lavoro  di  mole,  ma  che,  per  essere 
rivolte  a  tutte  le  monete,  tanto  romane  come  greche,  d'un 
imperatore,  possono,  in  certa  guisa,  estendersi  anche  a  quelle 
degli  altri  imperatori  così  da  riuscire  osservazioni  d' indole 
generale. 

A  quest'opera  ricorrono  il  compratore  e  il  venditore  di 
monete  antiche,  ai  quali  può  importar  poco  se  la  leggenda 
d'una  moneta  sia  descritta  diversamente  da  quello  che  è  in 
realtà,  se  una  moneta  sia  attribuita  piuttosto  a  una  città  che 
a  un'  altra,  sia  creduta  piuttosto  d' un'  epoca  che  d' un'  altra, 
sia  stata  emessa  piuttosto  dal  senato  che  dall'imperatore. 

I  compratori    e   i   venditori    di    monete  hanno    bisogno. 


NB.  —  Sento  il  dovere  di  ringraziare,  anche  pubblicamente,  l'egregio 
dott.  Cav.  Solonq  Ambrosoli,  Direttore  del  Gabinetto  Numismatico  di 
Brera,  il  quale  mise  a  mia  disposizione  —  con  premura  veramente 
singolare  —  tutte  le  opere  di  numismatica  da  me  qui  citate,  rendendo 
così  più  agevoli  le  mie  ricerche. 

(i)  Vedi  Appendice.  II  soprannome  Caligola. 

(2)  Description  historique  des  monnaies  frappées  sous  l' empire 
romain.  Paris,  2"  ed.  1880.  La  i"  edizione,  che  è  dell'anno  1859,  sotto 
certi  rispetti,  come  fu  già  osservato,  è  migliore  della  seconda.  Ma  tanto 
l'una  che  l'altra  hanno  meriti  e  pregi  grandissimi  che  tutti  non  possono 
disconoscere,  e  io  per  primo,  nonostante  le  varie  osservazioni  che  andrò 
in  seguito  svolgendo  e  che  riguardano  solo  il  primo  volume. 


240 


NEREO   CORTELLINI 


specialmente  e  anzitutto,  di  conoscere  se  la  tal  moneta  sia 
d'oro,  d'argento,  di  bronzo  o  d'ottone;  se  sia  classica 
—  antica  —  o  falsificata  —  della  rinascenza  o  moderna  —  ; 
essi  vogliono  sapere  quale  prezzo  abbia  sul  mercato  di  Parigi 
o  di  Londra,  perchè  l'antiquario  deve  trarne  un  profitto  e  il 
compratore  intende  di  non  essere  turlupinato. 

Sotto  questo  rispetto,  gli  antiquari  non  possono  essere 
che  oltremodo  grati  al  Cohen,  il  quale  però  più  che  un'arida 
e  nuda  esposizione  delle  monete  ha  inteso  di  fare  —  come 
del  resto  lo  stesso  titolo  dimostra  —  un  lavoro  che  rispon- 
desse alle  esigenze  della  numismatica  moderna,  conformato 
cioè  ai  concetto  che  la  numismatica  altro  non  è  se  non  una 
scienza  ausiliare  della  storia. 

E,  per  verità,  quest'opera  del  Cohen,  in  mancanza  d'altre 
più  moderne  dello  stesso  genere,  è  considerata  come  il  Corpus 
delle  iscrizioni  monetarie  imperiali,  così  come  il  Corpus 
inscriptionum  latinarum  è  per  le  iscrizioni  lapidarie.  Ma,  se 
per  lo  storico  riescono  d'uno  speciale  interesse  quelle  qualità 
delle  monete  che  all'antiquario  possono  anche  essere  indiffe- 
renti, lo  storico  ha  soprattutto  bisogno  che  le  monete  siano 
descritte  con  la  maggiore  precisione  possibile  e  che  siano 
rilevate  certe  particolarità  caratteristiche  le  quali  possono, 
storicamente,  costituire,  di  per  sé,  un  documento  nel  docu- 
mento. Ha  il  Cohen  sortito  l'effetto  che  si  riprometteva? 
Ha  saputo  conciliare  le  esigenze  degli  antiquari  con  quelle 
non  meno  necessarie  della  storia?  E  quanto  vedremo  nel 
presente  lavoro,  il  quale  si  divide  in  due  parti.  La  prima 
riguarda  le  monete  romane  e  greche  con  leggenda  latina; 
la  seconda  le  monete  greche  con  leggenda  greca.  La  prima 
parte,  di  cui  mi  occupo  ora,  è  suddivisa  in  diversi  paragrafi, 
dove  parlerò  delle  "  inesattezze  varie  „  che  altri  potrebbe 
anche  considerare  errori  di  stampa,  lapsus  calami,  ma  che 
sono  troppo  frequenti  e  talune  di  non  lieve  entità,  chi  guardi 
alla  natura  dell'opera  del  Cohen,  la  quale,  come  è  necessario 
in  tutte  le  scienze  descrittive,  avrebbe  dovuto  curare  gran- 
demente la  precisione  e  l'esattezza;  tratterò  poi  de'  "  titoli  „ 
dati  alle  monete,  della  loro  "  cronologia  „  della  "  aggiudi- 
cazione erronea  di  monete  ad  alcune  città  „  e  da  ultimo  delle 
"  monete  inedite  „  rispetto  al  Cohen. 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  24I 


Entro  senz'altro  in  argomento,  parlando  delle 


INESATTEZZE   VARIE. 

Ho  riunito  sotto  questo  paragrafo  quelle  diverse  mende 
riscontrate  qua  e  là  nelle  monete  del  tempo  di  Caligola  e 
che  da  alcuni,  come  ho  già  detto,,  potrebbero  essere  valutate 
errori  di  stampa  o  imperfezioni  troppo  lievi,  perchè  si  doves- 
sero rilevare  in  un'opera  di  così  grande  importanza:  a  me 
però  non  parvero  tutte  tanto  indifferenti  da  esser  passate 
sotto  silenzio;  che  anzi  molte  di  esse  mi  sembrarono  tali  da 
mettere  non  poco  in  forse  la  esattezza  che  nella  descrizione 
s'era  proposto  il  Cohen  (3),  presentando  l'opera  al  pubblico. 
Come,  per  esempio,  figure  rivolte  a  sinistra  eh'  egli  dà  a 
destra  o  viceversa;  teste  laureate  ch'egli  dice  nude;  tori  con 
la  mitria  di  cui  non  tien  conto;  leggende  poste  su  diverse 
linee  che  descrive  tutte  di  seguito;  leggende  scorrette;  lettere 
arrovesciate  che  scrive  diritte;  lettere  omesse  o  introdotte 
in  più;  anagrammi  trascurati;  monete  ritenute  romane  che 
non  possono  essere  se  non  greche  e  così  via,  come  si  vedrà 
dall'elenco  che  ora  ne  dò. 

E.  Cohen  225,  7:  dovea  dire  nel  diritto  germanicvs  11  caesar(4). 
Nel  rovescio  signis  recept  ||  devictis  germ. 

2.  C.  225,  8  —  ^  —  germanicvs  .  caesar   ti  .  AVG  .  F  .  divi 

AVG  .  F  .  DIVI    AVG  .  N. 

Nella  moneta  medesima,  incisa  sul    frontispizio  del  Vo- 
lume I  del  Cohen,  divi  avg  .  f,  non  figura  (5). 

3.  C.  227,  16    —  ^  —    MVNic    iTALic.    Stendardo    e   aquila 

legionaria  tra  due  insegne. 


(3)  Prefazione,  pag,  iv. 

(4)  Per  far  capire  al  lettore  che  la  leggenda  non  è  scritta  di  seguito, 
ma  su  due  righe.  Cf.  Medagliere  di  Napoli  ed.  dal  Fiorelli,  1870,  Monete 
romane,  4160-4162. 

(5)  Cf.  Revue  Numismatique  de  Paris,  1869,  pag.  403,  i.  Coli.  Wigan- 
Londra. 


242  NEREO   CORTELLINI 


Nel  campo  e  sotto  le  insegne  il  Cohen  ha  omesso  per  || 
AVG,  su  due  righe  (6), 

4.  C.    227,    21-22  —  ^  —  GERMANICVS  .  CAESAR  .  P  .^  .  CAESAR  . 

AVG  .  GERM  —  P  —  G  .  TARRACINA  P  .  PRISCO  H  VIR  .  V  . 
OSCA. 

Ora,  tanto  V  Heiss  (7),  'quanto  il  Delgado  e,  notisi,  il 
N.  22  il  Cohen  l'ha  tolto  dallo  Heiss  (=  23  bis)  hanno  g, 
in  luogo  di  e  per  quel  che  riguarda  il  praenomen  di  Caligola 
e  inoltre  il  segno  del  duumvirato,  nel  rovescio,  così  come  è 
dato  dal  Cohen,  pare  un  acca,  mentre  nelle  monete  dallo 
Heiss  e  dal  Delgado  incise  è  ^  (8).  A  me  sembra  che  il 
Cohen  dovea  senz'altro  omettere  quella  linea  trasversale, 
come  il  pili  delle  volte  hanno  fatto  lo  Heiss  e  il  Delgado, 
oppure,  mettendola,  darla  esatta.  In  luogo  poi  di  v  .  osca 
ci  voleva  v(rbs)  v(ictrix)  osca. 

5.  C.  229  —  Nota.  "  Voyez  encore  Germanicus    2.  3,  4.  5, 

où  se  trouve  le  nom  de  Caligula  „,  in  luogo  di  i.  2. 
3.  4.  5.  E  così  pure  a  pag.  241,  nella  medesima  nota, 
invece  di  2.  3.  4:  i.  2.  3.  4.  5  (9). 

Errori  in  cui  è,  chiaramente,  incappato,  per  modificazioni 
e  aggiunte  fatte  alla  prima  edizione,  nella  quale  le 
note  rispettive   (pag.  138  e  151)  erano  invece  esatte. 


(6)  Heiss,  Description  generale  des  monnaies  antiques  de  l'Espagne, 
Paris,  1870,  pag.  159,  tav.  XIV,  23  e  23  bis  ;  Delgado,  Nuevo  Metodo  de 
clasificacion  de  las  medallas  autónomas  de  Espana;  Sevilla,  volumi  tre 
—  1871-1873-1876  —  Voi.  II,  139,  14  —  tav.  XLIII,  C3.  A  onor  del  vero 
bisogna  convenire  che  non  è  solo  il  Cohen  a  fare  omissioni:  tant'èche 
il  Delgado  è  incorso  qui  in  tre  inesattezze  e  cioè  mentre  a  pag.  139  la 
moneta  è  data  come  la  14*  nelle  tavole  invece  è  la  13*;  nel  diritto  v'è 
poi  TI .  AVG  in  luogo  di  TI .  AVG  .  F  e  nel  rovescio  manca  totalmente  mvnic 
iTALic.  Ma  così  il  Delgado,  come  l' Heiss,  olirono  un'attenuante  di  fronte 
al  Cohen,  perchè  danno  modo  al  lettore  di  riscontrare  le  rispettive 
monete  nelle  tavole,  mentre  il  Cohen  ne  riporta  incise  solo  pochissime. 

(7)  Pag.  159,  tav.  XIV,  23  e  23  bis;  Delgado,  III,  pag.  324,  tav.  CLVIII, 
17;  cf.  Morellius,  Thesaurus  Numismaticus  imperatorum  1752,  Voi.  I, 
pag.  531,  n.  14  e  15.  ^ 

(8)  In  monete  di  altre  colonie  vi  è  invece  1 1  vir  o  |f  vir  e  pure  di 
queste  linee  traversaU  il  Cohen  non  tiene  mai  conto. 

(9)  Cf.  Cohen  I,  pag.  224-225,  1-5. 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  243 

6.  C.  231,  1  —  Il  rovescio  voleva  descritto  così  s  .  p  .  q  .  r  .  || 

MEMORiAE  II  AGRiPPiNAE,  cioè  SU  tre  linee  (io). 

7.  C.    232,    6   e    7    —  ^  —    AGRIPPINA  .  M  .  F  .  MAT  .  G  .  CAESARIS 

AVGVSTI. 

Lo  Heiss  (il)  e  il  Delgado  —  e  il  N.  7  il  Cohen  l'ha 
tolto  dallo  Heiss  —  omettono  il  praenomen  G(aius)  di 
Caligola. 

8.  C.  234,  2  —  ^  —  NERO  ET  DRVsvs  CAESARES.  Nerone  e 

Druso  con  cintura  e  clamide  (svolazzante)  galoppanti  a 
destra  —  p  —  e  .  caesar  .  divi  .  avg  .  pron  .  avg  .  p  . 
M  .  TR  .  p  mi  p  .  p.  Nel  campo  s  .  e  M.  B. 

C.  234,  3  —  ^  —  Simile  al  precedente  —  ^  —  caesar 
divi  avg  .  PRON  .  AVG  .  p  .  M  .  TR  .  p  .  iiii  p  .  p.  Nel  campo 
S.C  M.  B. 

Come  ognun  vede,  le  due  monete  sarebbero  perfetta- 
mente simili,  se  al  rovescio  del  N.  3  non  mancasse  il  prae- 
nomen c(aius).  Ma  tale  sigla  e  (12)  non  manca  nella  i*  edizione 
del  Cohen,  (pag.  145,  N.  3)  dalla  quale  ho  anche  potuto 
rilevare  un'altra  inesattezza  e  cioè  che  il  N.  2  ha  tr  p  in  p  p 
in  luogo  di  TR  .  p  .  mi  p  .  p  ;  così  che  la  moneta  N.  2  deve 
assegnarsi  all'anno  39  e  non  al  40  d.  C. 

9.  C.  234-235,  N.  2:  nel  diritto  caesar  per  due  volte  invece 

di    CiESAR. 

C.  234-235,  N.  3:  CAESAR  invece  di  cìesar  (13)  (ar  in 
monogramma). 

Nel  diritto  del  N.  3  il  Cohen  ha  trascurato  di  far  osser- 
vare che  Nerone  e  Druso  si  "  sporgono  la  destra  „  (h). 


(io)  Cf.  Med.  di  Nap.,  Mon.  rom.  4165-4166. 

(11)  Tav.  XXV,  49  e  50.  Nella  descrizione,  a  pag.  205  lo  Heiss  ci 
ha  introdotto  in  più  il  £_;  cf.  Delgado  III,  pag.  51,  tav.  CU,  n.  68  e  69 
i  cui  diritti  sono  identici  di  quelli  del  Cohen. 

(12)  Cf.  Med.  di  Nap.,  Mon.  rom.  4170-4171,  dove  la  moneta  è  riferita 
all'anno  41,  anziché  al  40,  come  più  giustamente  il  Cohen. 

(13)  Cf.  Heiss,  pag.  205,  tav.  XXVI,  51  e  52;  Delgado,  III,  52,  CU,  72 
e  73-  —  Queste  lettere  legate  o  monogrammi  sono  comuni  nelle  monete 
coloniali  in  ispecie  della  Spagna. 

(14)  Cf.  Heiss,  1.  e,  n.  52;  e  pag.  209;  Delgado,  1.  e,  n.  73  e  pag.  55. 
Questo  particolare  dello  stringersi  le  mani  può  essere  d'un  certo  inte- 
resse storico.  Altre  monete  greche  ci  danno  Germanico  e  Druso  affron- 

33 


244  NEREO   CORTELLINI 


10.  C.  236,  I  —  Diritto  CAESAR .  AVG  ....  in  luogo  di 

(15)    e.    CAESAR  .  AVG    .... 

11.  C.  237,  4  —  P  —  La  Sicurezza  —  Agrippina  —  è  volta 

a  destra,  mentre  la  Concordia  e  la  Fortuna  —  Drusilla 
e  Giulia  Li  villa  —  a  sinistra  (16). 

12.  C.  237-238,  5-8  —  Il  Cohen  descrive  i  rovesci  in  questo 

modo  :  N.  5  cos  des  hi  .  pon  .  m  .  tr  .  p  .  iii  p  .  p 

N.   8    cos   QVAT  .  PON  .  M  ,  TR  .  P    IIII   P  .  P 

anteponendo  l' indicazione  del  consolato  a  tutti  gli  altri 
titoli  ufficiali  dell'imperatore;  mentre  tali  titoli  hanno 
—  costantemente  in  tutte  le  altre  monete  riportate  dal 
Cohen  —  la  disposizione  seguente  :  pontificato  massimo, 
tribunicia  potestas,  (imperator)  pater  patriae,  consul  (17). 
Avrebbe  dovuto,  quindi,  descrivere  così  (18)   i  rovesci: 

N.    5   PON  ,  M  ,  TR  .  P    III   P.P.  cos    DES  .  Ili 

13.  e.  235,  4  e  5  —  P  —  TI .  CAESAR  DIVI  AVGVSTI .  F  .  AVGVSTVS 

in  luogo  di  „         „  „         „  „       „     p .  M 

Il  curioso  è  che  nella  stessa  moneta  —  sebbene  in 
cattivo  stato  —  incisa  dal  Cohen  nella  medesima  pa- 
gina, si  legge  bene  anche  l'indicazione  del  p(ontificato) 
M(assimo)  (19). 

14.  C.  238,  8  —  Nel  rovescio,  invece  di  "  Autour  de  s .  e  „ 

ci  voleva  :  Nel  campo  r  .  e  .  e  (20). 


tati  (Cohen,  216,  13),  ma  in  questa  i  due  fratelli  Nerone  e  Druso  si 
sporgono  la  destra  quasi  a  significare  la  concordia  e  la  pace  che  regnava 
tra  loro,  prima  che  Sciano  li  inimicasse  Tuno  con  l'altro  (Tacito,  Ann. 
IV,  60;  cf.  Florez,  Medallas  de  Espana,  Madrid,  1757,  Voi.  I,  pag.  249). 

(15)  Med.  di  Nap.,  Mon.  rom.,  4114-4117:  cf.  4118-4122  dove  il  prae- 
nomen  c(aius)  si  riscontra  sempre. 

(16)  Med.  Nap.,  Mon.  rom.,  4118-4122. 

(17)  Mommsen,  Le  droit  public  romain,  traduit  par  Paul  Frédéric 
Girard,  1896,  Voi.  V,  pag.  41-47. 

(18)  =  Med.  Nap.,  Mon.  rom.,  4136-4138;  4142-4147;  4150-4151.  E  ciò 
nonostante  quanto  fu  da  altri  affermato  (Zeitschrift  fur  Numismatik,  de 
Sallet,  Berlin,  1873,  pag.  239)  che  "  le  monete  di  Caligola  le  cui  leggende 
cominciano  col  consolato  (Cohen,  237,  5-8)  sono  monete  di  circostanza, 
coniate  cioè  quando  egli  acquistò  quella  magistratura  „.  La  stessa  moneta 
n.  7  che  fu  coniata  dopo  il  18  marzo  —  tr  .  p  mi  —  dell'anno  40  e  non 
il  1°  gennaio  dello  stesso  anno,  quando  Caligola  fu  fatto  console  per  la 
3''  volta,  toglie  secondo  me,  ogni  valore  all'asserto  del  de  Sallet.  Cf.  in 
proposito  più  innanzi  "  Cronologia  delle  monete  „  pag.  269,  4"  gruppo,  n.  io. 

(19)  Cf.  Heiss,  271,  XXXVI,  28  e  29  ;  Delgado,  III,  71  e  72,  CXI  35  e  36. 

(20)  Cohen,  i*  edizione,  pag.  149,  n.  17. 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  245 


15.  C.  238,  9  —  Nel  diritto,  la  Pietà  è  velata  (21). 

16.  C.  238,  II   —  Nel  diritto  c'è  tr  .  p .  mi  in  luogo  di  tr  . 

p  .  mi .  p  .  p  (22). 

17.  C.  239-240,  18-26  —  La  leggenda    del    rovescio  andava 

descritta  s  .  p  .  q  .  r  ||  pp  ||  ob  .  e .  s .,  cioè  su  tre  linee  (23), 
come  si  vede  anche  nelle  due  monete  (N.  20  e  22) 
incise  nella  pagina  239. 

18.  C.  240,  26  —  Nel  diritto  c'è  tr  .  p .  mi  in  luogo  di  tr  . 

p  .  mi .  p  .  p  (24). 

19.  C.  240,  29  —  Nel  diritto  e'  è  tr  .  p  .  mi  invece  di  tr  .  p  . 

mi .  p  .  p  (25). 

20.  C.  240-241,  30  —  ^  —  In  mezzo  a  una  corona  di  quercia 

su  cinque   linee   pont  ||  maxim  |1  tribvn  ||  potest  ||  cos. 

Nel  rovescio  manca  poi  il  praenomen  c(aius)  Caesar  che 
si  legge  benissimo  nella  moneta  incisa  superiormente. 

21.  C.  241,  31  —  9^  —  Nel  mezzo  su  tre  linee  pont  max  || 

TR   potest  II  cos   in    luogo  di   PON   max   tr  .  POTEST   (26). 


(21)  Med.  Nap.,  Mon.  rom.,  4133-4134. 

(22)  Cohen,  i*  ed.,  pag.  149,  n.  20. 

(23)  Cf.  Med.  Nap.,  Mon.  rom.,  4123-4127,  4139. 

(24)  Per  analogia  con  le  altre  monete  che  hanno  la  medesima  di- 
zione (cf.  più  avanti  "  Cronologia  delle  monete  „  pag.  264,  n.  9  e  nota  6"). 

(25)  Cohen,  i*  ed.,  pag.  150,  n.  27. 

(26)  II  Cohen  osserva  che  queste  due  monete  30*  e  31''  hanno  fatto 
parte  del  Gabinetto  di  M.  Herpin  e  che,"  benché  sembrino  coloniah  per 
la  mancanza  delle  lettere  s .  e,  meritano  per  la  loro  fabbrica  d'  esser 
poste  tra  le  romane.  Ora  la  mancanza  delle  lettere  s .  e  per  se  stessa 
non  impHca  che  le  monete  non  possano  essere  romane,  perchè  ve  ne 
sono  diverse  coniate  dall'  imperatore  e  non  dal  Senato,  anche  di  bronzo 
e  che  non  hanno  però  le  sigle  s .  e. 

Altri,  piuttosto,  sono  qui  i  caratteri  della  assoluta  non  romanità: 
mi  riferisco  cioè  al  titolo  iMP(erator)  che  non  appare  se  non  nelle  colo- 
niali (Cohen,  241-243,  36-48  e  55;  247,  i)  e  inoltre  la  circostanza  per  la 
moneta  n,  31  che  Caligola  vi  è  chiamato  m  .  agrippae  N(epos).  Noi  sap- 
piamo eh'  egli  sdegnava  d'  esser  chiamato  così  (Svet.  Cai.  23),  mentre 
andava  superbo  su  ogni  altra  della  parentela  del  padre  Germanico  e 
del  proavo  Augusto.  In  Roma  non  avrebbero,  di  certo,  osato  adularlo 
a  quel  modo. 


246  NEREO     CORTELLINI 


22.  C.  241,  32  —  La  leggenda   del   rovescio  volea  così  de- 

scritta COL  ivL  II  GEM  ACCI  cioè  SU  due  linee  (27). 

23.  C.  241,  33  e  34  —  1^  —   eie  ACCI.  Due  aquile  legionarie 

tra  due  insegne  militari:  nel  campo  i  i  11  invece  di: 
"  Due  aquile  tra  due  insegne  militari:  di  sopra  cig; 
di  sotto  acci;  e  in  mezzo  alle  insegne  l-i-ii  (28). 
Il  lettore,  vedendo  quelle  quattro  aste  i-i-ii  non  sa  proprio 
cosa  siano;  allora  sfoglia  il  volume  ottavo  del  Cohen, 
dove  sono  date  le  diverse  spiegazioni  delle  lettere  e 
sigle,  ma  non  ci  trova  nulla.  Si  tratta  qui  della  L(egione) 
I  e  II,  alle  quali  appartenevano  i  veterani  che  aveano 
formata  la  colonia  d'Acci  (29). 

24.  C.  241,  35  —  Il  rovescio  andava  così  descritto  "  Berretto 

di    flamine,  bastone   d'augure    e    simpulum  :  di    sopra 
e  .  I .  G  e  di  sotto  acci  (30). 

25.  C.  241,  36  —  La  corona  d'alloro  è  interna  all'iscrizione 

circolare  ;  nel  campo  v'  è  poi  ff  vir  e  in  luogo  di  mvn, 
c'è  Mv  in  monogramma  (31), 

26.  C.  242,  38  e  39  —  Il  rovescio  voleva  così  (32)  descritto  : 

"  SCIPIONE  ET  MONTANO  :  sopra  ai  buoi    e  .  e  .  A  e  nel- 
l'esergo  n  vm.  „ 


(27)  Cf.  Med.  Nap.,  Mon.  greche,  47;  Heiss,  tav.  XXXIII,  13  che  vera- 
mente è  la  14."  nella  descrizione  a  pag.  257;  Delgado,  III,  pag.  8-9,  LXXXVII, 
12.  Tanto  il  Delgado  che  lo  Heiss  nella  descrizione  danno  "  testa  lau- 
reata „  in  luogo  di  nuda.  Lo  Heiss  poi  a  proposito  di  questa  e  delle 
monete  seguenti  è  incorso  in  varie  inesattezze.  Per  es.  :  nel  rovescio 
della  moneta  13"  nella  descrizione  —  14''  nelle  tavole  —  è  detto  :  rovescio 
del  n.  5  in  luogo  di  "  del  n.  i  „  =  Cohen,  241,  33;  al  n,  15  =  C,  241, 
34  :  rovescio  del  n.  io  invece  di  "  del  n.  i  „  ;  e  al  n.  16  =  C.  241,  35  : 
diritto  del  n.  13  invece  di  "  del  n.  ij  „  e  rovescio  del  n.  11  invece  di 
"  del  n.  IO  „  ,  come  si  rileva  nella  tavola  XXXIII. 

(28)  Delgado,  III,  9,  LXXXVII,  13  e  14;  cf.  Heiss,  pag.  257,  XXXIII, 

13  e  14- 

(29)  Heiss,  pag.  258.  Il  Florez  dice  che  si  tratta  della  legione  III, 
(pag.  147-148,  tav.  Ili,  I  e  2). 

(30)  Heiss,  258,  XXXIII,  16  ;  Delgado,  III,  9,  LXXXVII,  16. 

(3t)  Heiss,  183,  XX,  23;  Delgado,  III,  36,  XCIV,  32;  giova  però  avver- 
tire, rispetto  al  Delgado,  che  nella  descrizione  e'  è  front  invece  di  fro 
e  che  è  stato  dimenticato  completamente  mv  .  avg  .  bilbil  (mv  in  mono- 
gramma) come  si  vede  nella  moneta. 

(32)  Med.  Nap.,  Mon.  grec,  73  =  n.  38  del  Cohen;  per  il  n.  39  cf. 
Heiss,  206,  XXXVI,  55  e  Delgado,  III,  CHI,  80. 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  247 

27.  C.  242,  42  —  La  testa  di  Caligola  è  laureata  (33)  e  non 

nuda. 

28.  C.  242,  48  —  Il  toro    è    mitrato  (34).  Anche    qui   poi  la 

leggenda  mvn  11  ercavica  (av  in  monogramma)  è  su 
due  linee  ed  è  posta -al  di  sopra  del  toro,  come  non 
risulta  dalla  descrizione  che  ne  dà  il  Cohen. 

29.  C.  242,  49  —  Il  Cohen  non  tien  conto  del  toro  che  v'è 

nel  rovescio  (35)  e  che  è  pure  mitrato. 

30.  C.  242,  50  —  Il  rovescio,  come    si  rileva  dalla    moneta 

volea  così  descritto  (36)  :  g  .  tarracina  .  p  .  prisco.  Un 
cavaliere  a  destra  con  in  mano  una  lancia:  sotto  v  .  v  . 
osca  ;  sotto  ancora,  diviso  da   una  linea,  nell'  esergo, 

^  VIR    (37). 

31.  C.  242,  55  —  9^  ""  SEGOBRIGA  è  scritto  su  due  linee  (38) 

SEGO 
BRIGA. 

32.  e.  243-244,  65  —  Nel  diritto  c'è  gee  in  luogo  di  ger  e 

nel  rovescio  lxxiii  invece  di  lxxxiii  (39). 

33.  C.  245-246,  5  —  Questo  p .  B  di  Carthago  Nova  è  tolto 

dallo  Heiss  il  quale  ha  però  adottato  nella  disposizione 
del  diritto  e  del  rovescio  un  criterio  opposto  a  quello 
del  Cohen  il  qualr  così  ne  descrisse  il  diritto  e  .  caesar 

QVINQ  .  N  .  K  .  £  in    luogo  di    e  .  caesar  .  QVINQ  .N  .  K.  (4°). 


(33)  Heiss,  206,  XXVI,  57;  Delgado,  III,  52,  CHI,  76. 

(34)  Mionnet,  Description  de  Médailles  antiques  grecques  et  romaines. 
Paris  (Voi.  sei,  1806-1813  e  Supplemento,  Voi.  nove,  1819-1837),  Voi.  I, 
43>  323;  Florez,  II,  428,  XXV,  13;  Heiss,  173,  XVII,  869;  Delgado,  III, 
235,  CXLIII,  9. 

(35)  Heiss,  1.  e,  e  Delgado,  I.  e,  n.  io. 

(36)  Med.  Nap.,  Mon.  grec,  155;  Heiss,  XIV,  24;  Delgado,  III, 
CLVIII,  18. 

(37)  Così  pure  nel  n.  52  del  Cohen  ci  andava  ^  vir  in  luogo  di  h  .  vir 
—  Heiss,  1.  e,  25,  e  Delgado,  1.  e,  n.  19. 

(38)  Mionnet,  I,  51,  366;  Med.  Nap.,  Mon.  grec,  163;  Coli.  Sant'An- 
gelo, Mon.  grec,  76;  Heiss,  267  XXXV,  13;  Delgado,  III,  379,  CLXXI,  15. 
Il  Delgado  dà  una  variante  del  n.  15,  in  cui  sulla  testa  di  Caligola  è  la 
contromarca  se. 

(39)  Cf.  Mionnet,  Voi.  II,  pag.  404,  n.  105  e  Supplem.  Voi.  IV,  576, 143. 

(40)  Coli.  Sant'Angelo,  (Med.  Nap.),  Mon.  grec,  32;  Heiss,  272^ 
XXXVI,  35  e  36;  Delgado,  III,  72  e  73,  CXI,  43  e  44. 


248  NEREO   CORTELLINI 


34.  C.  247,  16  2  —  Il  diritto  volea  descritto  così  (41)  :  cn  . 

ATEL  ,  FLAC  .  CN  .  POM  .  FLAC  .  II  VIR     Q    V  .  I  .  N  .  C.     Tcsta 

muliebre  a  destra:  dietro  sal  e  davanti  avg,  come  si 
può  riscontrare  nella  moneta  che  il  Cohen  riporta 
nella  stessa  pagina. 

35.  C.  248-249, 1  —  Il  diritto  della  moneta  volea  così  descritto:. 

aiv^  QRvsiLLiE  11  IVLIAE  AGRiPP  1|  IN^  cioè  SU  tre  linee 
e  con  i  D  arrovesciati,  come  si  vede  dalla  moneta. 

Nel  rovescio  poi  in  luogo  di  e  .  i .  e  ci  volea  e  .  i .  e  . 
A(pamaea)  (42)  e  "  Agrippina  madre,  seduta  a  sinistra, 
tenendo  una  patera  e  uno  scettro  „  e  non  "  uno  scettro 
e  una  patera  „  (43). 


TITOLI. 


Sono  inenarrabili  le  persecuzioni  inflitte  da  Tiberio  a 
Germanico  fino  alla  sua  morte  e  poi  a  tutta  la  famiglia  di 
lui  e  in  ispecial  modo  alla  vedova  Agrippina  e  ai  figli  mag- 
giori Nerone  e  Druso  i  quali  gli  venivano  descritti  da  Seiano 
come  congiuranti  a'  suoi  danni  e  alla  pace  dell'impero.  Per- 
secuzioni che,  per  un  certo  periodo  di  tempo,  furono  fatte 
tacere  e  quasi  dimenticare  a  bello  studio,  con   onori    dati  a 


(41)  Heiss,  272  ;  XXXVI,  34  ;  Delgado,  III,  72,  CXI,  42.  Nelle  mo- 
nete di  Carthago  Nova  il  Delgado  è  incorso  in  varie  inesattezze  :  così 
nella  ^8"  e  39*  ci  ha  dato  Augustus  in  luogo  di  avg  e  avgv  ;  nella  40* 
(Heiss,  1.  e,  32)  AVG  invece  di  avgv;  e  nella  41''  (Heiss,  1.  e,  33)  ha 
omesso  avg  .  p  .  m  come  pure  non  ha  menzionato  l'apice  e  il  lituus. 

(42)  Cf.  Mionnet,  II,  412,  n.  23.  E  così,  per  analogia,  nelle  seguenti 
monete  di  Apamaea,  (Cohen,  230,  14  e  235-236,  i),  converrà  correggere 
e .  I.  e  .  A  .  in  luogo  di    e.  I .  e  . 

(43)  Cf.  Cohen,  \,  prefazione  pag.  ix. 


LE    MONETE    DI    CALIGOLA   NEL    COHEN  249 

Nerone  e  a  Druso  così  in  Roma  (i)  come  fuori  di  Roma  (2), 
ma  che  poi  ripresero  più  fiere  e  feroci  di  prima  per  riuscire 
—  tristo  epilogo  —  alla  morte  di  tutti  e  tre  per  fame. 

Caligola,  intanto,  veniva  accolto  a  Capri  da  Tiberio  che 
già  nel  31  d.  C.  lo  aveva  fatto  pontefice  e  nel  33  questore, 
dando  segni  non  dubbii  di  designarlo  a  futuro  successore 
neir  impero.  Tale  lo  accolsero  municipi  e  colonie  che  lo 
elessero  a  loro  duumviro  (3).  E  Caligola  finse,  nel  ritiro  di 
Capri,  di  scordare  le  offese  perpetrate  in  odio  alla  sua  fa- 
miglia; ma  poi,  salito  al  trono  il  18  Marzo  dell'anno  37,  si 
fece  come  uno  studio  di  rinverdire  il  ricordo  de'  cari  mi- 
seramente periti. 

E  se  fu  largo  d'onori  ai  fratelli  e  ai  genitori  non  li  ri- 
sparmiò agli  avi  così  materni  che  paterni.  E  il  divo  Augusto  e 
M.  Agrippa  avo  l'uno  e  padre  l'altro  della  madre  Agrippina; 
e  Nerone  Claudio  Druso  —  dal  quale  era  venuto  al  suo  ca- 
sato il  cognome  glorioso  di  Germanico  —  tornarono  per  lui, 
a  nuova  vita  circonfusi  di  nuovo  splendore. 

In  questo  tributo  pietoso  d'aff"etto  lo  aiutarono  a  gara 
il  senato  e  le  colonie  in  ispecie  della  Spagna,  dell'Achaia  e 
dell'Asia  Minore,  coniando,  dal  37  al  41,  monete  in  loro 
onore.  Ma,  più  che  d'un  tributo  affettuoso,  si  tratta  da  parte 
di  Caligola,  d'un  atto  poUtico  il  quale  si  ricollega  a  tutto  il 
suo  metodo  di  governo  de'  primi  mesi  dell'  impero  —  poli- 
tica essenzialmente  di  contrasto  al  precedente  regno  dell'in- 
viso Tiberio,  —  e  questo  fatto  notevole  ci  salta  all'occhio 
subito  quando  noi  scorriamo  le  opere  del  Mionnet,  dell'Ec- 
khel,  del  Florez,  dello  Heiss,  del  Delgado,  ecc.,  mentre  così 
non  è  se  consultiamo  il  Cohen.  E  forse  questo  dipende  dalla 
circostanza  che  egli  ha  fatto  seguire  le  monete  greche  alle 
romane  per  ogni  singolo  imperatore  in  luogo  di  descriverle 


(i)  C.  I.  L.,  Ili,  2808,  380;  X,  798;  XI,  3356;  XII,  3159;  XIV,  244; 
cf.  Tac.  Ann.  Ili,  29  e  IV,  4  e  8;  Svet,  Tib.,  54  e  Cai.  io. 

(2)  C.  I.  L.,  II,  609;  X,  5393,  6101  ;  XIV,  2965  e  3017;  Cohen,  I,  235, 
2-3  =  duumviri  di  Caesaraugusta  ;  235;  4-5  =  duumviri  quinquennali  di 
Carthago  Nova. 

(3)  C.  I.  L.,  X,  901  e  902  —  duumviro  di  Pompei;  Cohen,  173,  17 
e  18;  199,  103  —  duumviro  di  Caesaraugusta  e  245-246,  1-5  —  quin- 
quennale di  Carthago  Nova. 


250  NEREO   CORTELLINI 


a  parte  —  come  fecero  poi  il  Fiorelli  nel  Medagliere  di  Na- 
poli e  il  Fabretti  nel  catologo  del  museo  di  Torino  (4)  — 
oppure  dal  fatto  che  il  Cohen  non  ha  adottato  il  metodo 
dispositivo  cronologico,  bensì  l'alfabetico  rispetto  ai  rovesci, 
o  per  l'una  o  per  l'altra  ragione  insieme.  A  me  pare  anche 
che  la  disposizione  delle  monete  dei  membri  della  famiglia 
di  Caligola  non  sia  una  disposizione  organica  in  modo  da 
costituire  un  tutt'uno,  da  cui  risulti  limpidamente  che  tutte 
queste  monete  furono  emesse,  in  onore  dell'uno  o  dell'altro 
de'  parenti  di  Caio  Cesare,  dal  senato  o  dalle  colonie  i  quali 
sapeano  benissimo  che,  rinfrescandone  la  memoria,  faceano 
insieme  cosa  grata  all'imperatore  che  ne  dava  loro  esempio. 

Non  solo,  ma  il  Cohen,  forse  per  desiderio  di  novità, 
ha,  nelle  monete  che  ora  ci  riguardano,  mutata  la  disposi- 
zione del  diritto  e  del  rovescio  usata  dagli  altri  che  lo 
precedettero  nella  descrizione  delle  monete  imperiali,  di 
modo  che,  avendo  dato  per  diritto  della  moneta  ciò  che  altri 
aveano  ritenuto  il  rovescio,  ne  vennero  a  essere  modificati 
anche  i  titoli  ossia  i  nomi  delle  monete  stesse.  In  questi 
cambiamenti  egli  è  incorso  in  alcune  contraddizioni  che  sono 
troppo  evidenti  perchè  si  devano  lasciare  inosservate  e  però 
dopo  avere  accennato  ad  alcune  di  esse,  distribuirò  breve- 
mente le  monete  nel  modo  che  mi  pare  risponda  meglio  a 
un  sano  criterio  storico. 

Intanto,  sotto  il  titolo  "  Germanicus  „  —  pag.  224-228  — 
il  Cohen  ci  descrive  26  monete  delle  quali  ben  poche  possono 
collocarsi  sotto  quel  titolo.  Infatti  le  monete  N.  1-5  (pag.  224- 
225)  dovrebbero    precedere  (5)  le    monete  N.  1-6  (pag.  229) 


(4)  Criterio  dispositivo  adottato  pure  nel  Catalogne  of  Greek  Coins 
e  nella  Beschreibung  der  Antiken  Munzen  del  Museo  di  Berlino. 

(5)  Ho  detto  precedere,  perchè  in  esse  Germanico  è  chiamato  "  figlio 
di  Tiberio  e  nipote  d'Augusto  „  mentre  nelle  altre  N.  1-6  è  ricordato 
come  padre  di  C.  Cesare  Augusto.  Così  queste  come  quelle  furono  però 
coniate  durante  l' impero  di  Caligola  e  non  c'è  ragione  al  mondo  perchè 
si  devano  disporre  in  due  distinti  paragrafi.  L'unica  diff'erenza  sostan- 
ziale che  corre  tra  esse  è  che  le  monete  1-5  furono  emesse  dal  Senato 
e  le  altre,  1-6,  furono  coniate  dall'  imperatore  stesso  sempre  in  onore 
di  Germanico. 

Ecco  il  tipo  delle  monete  1-5  —  pag.  224-25  —  con  la  disposizione 
nei  diritti  e  nei  rovesci  inversa  a  quella  del  Cohen  : 

N.     I     —     D.     —     e  .  CASSAR  .  AVG  .  GERMANICVS  .  FON  .  M  .  TR  .  FOT  .     Nel 


LE  MONETE    DI   CALIGOLA   NliL    COHEN  25 1 


sotto  il  titolo  "  Germanico  e  Caligola  „  o,  meglio,  "  Cali- 
gola e  Germanico  „  (6). 

Seguono  poi  le  monete  N.  6  e  N.  7  che,  sole,  insieme 
alle  coloniali  16,  17,  23,  24  e  26  —  pag.  227  —  sono  bene 
assegnate  al  titolo  "  Germanicus  „  (7)  avuto  riguardo  all'epoca 
in  cui  vennero  emesse.  Le  monete  8,  9,  io  —  pag.  226  — 
devono  essere  poste  in  seguito  alle  monete  romane  di  Claudio 
sotto  il  nome  "  Claudio  e  Germanico.  „  Così  pure  le  monete 
di  restituzione  12,  13,  14  e  15  —  pag.  226  —  io  sarei  d'av- 
viso di  porle  tra  le  monete  rispettivamente  di  Tito  e  di  Do- 
miziano: dtrettanto  si  dica  di  quelle  d'Agrippina  restituite  da 
Tito  e  da  Nerva  —  C.  231,  4;  232,  5.  — 

Queste  monete  di  restituzione,  come  la  precedente  di 
Claudio  in  onore  di  Germanico  e  come  molte  altre  monete 
e  di  Tiberio  e  di  Caligola  coniate  in  onore  d'Augusto  sono 
di  non  poco  interesse  per  la  storia.  A  mano  a  mano  che 
Roma  si  discostava  piiì  dalla  forma  repubblicana,  gli  impe- 
ratori amavano  di  richiamare  in  vita  o  Augusto  che  avea 
voluto  salve  almeno  le  forme    dell'  antica  repubblica  o  Ger- 


campo  S.C  —  R.  —  germanicvs  caesar  .  ti  .  avgvst  .  f  .  divi  avgv  .  n  .  La 
testa  di  Germanico  nuda  a  destra. 

Ed  ecco  il  tipo  delle  altre,   1-6,  seguendo   la  disposizione  opposta  : 
N.  1  —  D.  —  e .  CAESAR  .  AVG .  GERM  .  p  .  M  .  TR  .  POT  .  Testa  laureata 

di  Caligola  a  destra  —   R.  —    germanicvs  .  caes  .  p  .  c  .  caes  .  avg  .  germ. 

La  testa  nuda  a  destra. 

(6)  Cf.  Med.  di  Napoli,  Mon.  rom.,  4153  e  4154;  4157,  4159- 

(7)  Cf.  per  il  n.  7  Med.  Nap.,  Mon.  rom.,  4160-4162.  Il  n.  6  è  l'unico 
esempio  di  moneta  fatta  coniare  dallo  stesso  Germanico  il  quale  forse 
usurpò  il  diritto  di  batter  moneta  (Mommsen,  Le  droit  public  V,  pa- 
gina loi).  —  Alle  monete  suddette  si  possono  far  seguire  quelle  "  Ger- 
manico e  Druso  „  C.  228,  i  e  2  le  quali  mi  pare  che  vogliano  però 
almeno  riattaccate  con  una  nota  alle  altre  pure  coloniali  ed  emesse 
negli  stessi  anni  (14-19  d.  C.)  —  Cohen,  215,  i  =:  Tiberio  e  Germanico  ; 
e  216  1-3  —  "  Tiberio,  Germanico  e  Druso  „  —  coniate  cioè  quando 
Germanico  era  ancor  vivo,  come  pure  furono  coniate  in  quel  torno  di 
tempo  le  monete  n.  16  e  17.  Altrettanto  si  dica  delle  monete  di  Co- 
rinto n.  23  e  24  che  hanno  nei  rovesci  i  nomi  C.  Mussidio  Prisco  e 
C.  Heio  Pollione  i  duumviri  che  si  riscontrano  nelle  monete  di  quel 
tempo  emesse  nel  nome  di  Tiberio  (cf.  Cohen,  206,  192-194;  187,  i  nel 
nome  di  Agrippa  Cesare  Postumo  e  218,  io  nel  nome  di  Druso  figlio 
di  Tiberio). 

33 


252  NEREO    CORTELLINI 


manico  che,  presso  il  popolo  romano,  avea  goduto  fama  di 
ristoratore  dell'antico  regime  (8). 

Quanto  alle  monete  N.  18,  19  e  20  —  monete  coniate 
da  Caesaraugusta  —  e  N.  20-22  dalla  città  d'Osca  e  N.  25 
dalla  colonia  di  Corinto,  è  manifesto  che  vennero  coniate 
dopo  la  morte  di  Germanico  e  più  precisamente  sotto  l'im- 
pero di  Caligola,  perchè  hanno  nel  rovescio  il  nome  di  que' 
duumviri  che  si  riscontrano  solo  nelle  monete  di  questo 
imperatore. 

E  però  se  si  vogliono  lasciare  sotto  il  titolo  "  Germa- 
nicus  „  converrà  illustrarle  con  una  nota  che  richiami  l'ana- 
logia di  esse  con  quelle  a  pag.  232,  6  e  7  per  le  monete  di 
Caesaraugusta  nel  nome  di  Agrippina  madre;  a  pag.  235,  1-2 
per  le  monete  di  Agrippina  madre,  Nerone  e  Druso  della 
colonia  di  Corinto;  e  a  pag.  241-242,  37-39;  242-243,  50-54; 
243,  57-62  e  64  rispettivamente  per  le  monete  di  Caesar- 
augusta, di  Osca  e  di  Corinto  nel  nome  di  Caligola. 

I  nomi  de'  duumviri  di  coteste  città  non  si  ritrovano 
mai  nelle  monete  di  Tiberio.  Vi  sono  solo  due  monete  di 
Caesaraugusta  —  Cohen  177,  13  e  14  —  emesse  nel  nome 
di  "  Agrippa  „  che  portano  il  nome  dei  duumviri  Scipione 
e  Montano  (9),  Titullo  e  Montano,  i  duumviri  appunto  che 
figurano  nelle  monete  del  tempo  di  Caligola:  ma  è  giuoco- 
forza  ammettere  che  queste  due  monete  furono  coniate  negli 
anni  dal  37  al  41  d.  C,  appunto  come  queste  due  altre, 
—  C.  154,  667-668  —  (io)  pure  di  Caesaraugusta  e  con  gli 
stessi  duumviri  nel  nome  d'Augusto  che  v'è  chiamato  divo; 
e  proprio  come  le  monete  N.  765-768  —  C.  pag.  161  —  in 
nome  d'Augusto  della  colonia  di  Corinto  le  quali  hanno  nei 
rovesci  i  nomi  de'  duumviri  M.  Bellio  Proculo,  P.  Vipsanio 
Agrippa  che  rivestivano  infatti  la   suprema  magistratura    di 


(8)  Oltre  alle  monete  imperiali  di  restituzione  abbiamo  anche  delle 
monete  consolari  di  restituzione,  a  cominciare  da  Tito  (Babelon,  1885-86 
—    Monete  repubblicane  —  Voi.  I,  introduzione,  pag.  lvi). 

(9)  Florez,  I,  pag.  226,  tav.  Vili,  4;  Heiss,  202,  XXV,  28  e  29;  Del- 
gado,  III,  48,  XCIX,  41  e  42. 

(io)  Florez,  I,  197,  tav.  VI,  3;  Heiss,  201,  XXIV,  21-22  ;  Delgado,  III, 
47,  tav.  XCVIII,  35  e. 36. 


LE    MONETE    DI   CALIGOLA   NEL   COHEN  253 

quella  città  durante  il  regno  di  Caligola  (n).  Sì  le  une  come 
le  altre  sono  monete  che  si  potrebbero  chiamare  "  di  riflesso  „ 
e  appartengono  —  mutatis  mutandis  —  alla  stessa  categoria 
delle  monete  di  restituzione,  almeno  storicamente. 

Non  ripeterò  per  le  monete  d'Agrippina  e  per  quelle  di 
Nerone  e  Druso  quanto  ho  detto  intorno  a  quelle  di  Germanico 
e  mi  fermerò  invece  più  specialmente  sopra  5  monete  che 
il  Cohen  —  pag.  245-246  —  ha  classificate  "  Caligola  e  Ti- 
berio „  e  di  una  delle  quali  dò  ora  la  descrizione: 

N.  5  —  /B'  —  e  .  CAESAR  .  QviNQ  .  N  .  K.  Testa  nuda  di  Caligola 
a  sinistra  —  1^  —  ti  .  caesar  .  divi  .  avg  .  f.  Testa  nuda 
di  Tiberio  a  sinistra  P.  B.  (12). 

Queste  monete,  descritte  così  come  le  ha  date  il  Cohen 
e  tanto  più  venendo  dopo  le  monete  "  Caligola  e  Augusto  „ 
—  pag.  244-245,  i-ii  —  ed  essendo  seguite  alla  lor  volta  da 
quelle  "  Caligola  e  Nerone  Druso  „  "  Caligola  e  Antonia  „ 
e  così  via,  poste  tutte  quante  dopo  le  monete  romane  e  greche 
di  Caligola,  par  quasi  che  siano  monete  che  Caligola,  impe- 
ratore, avrebbe  coniate  in  onore  di  Tiberio,  o,  meglio,  pare 
che  gli  abitanti  di  Carthago  Nova  intendessero,  onorando 
Tiberio,  onorare,  per  riflesso  Caligola.  Il  che  non  è:  non  si 
tratta  qui  di  monete  che  ho  sopra  chiamate  "  di  riflesso  „  : 
no,  qui  ci  troviamo  dinanzi  a  monete  che  furono  emesse  in 
onore  di  Tiberio  dalla  città  di  Carthago  Nova,  nell'anno  in 
cui  ne  era  (duumviro)  quinquennale  lo  stesso  Caligola,  prima 
di  salire  al  trono. 

Era  cosa  ormai  entrata  nell'uso  che  le  colonie  o  i  mu- 
nicipi eleggessero  alle  loro  cariche  più  importanti  o  l'impe- 
ratore medesimo  (13)  oppure  i  suoi  parenti  più  prossimi  quando 


(11)  Lo  stesso  dicasi  della  moneta  seguente  di  Antonia  la  madre  di 
Germanico  —  Cohen,  223,  8  di  Corinto,  moneta  che,  per  avere  nel  ro- 
vescio i  nomi  dei  duumviri  P.  Vipsanio  A  grippa,  conveniva  porla  sotto 
il  titolo  "  Caligola  e  Antonia  „  —  Cohen,  246  —  oppure  riattaccarla  a 
quel  titolo  con  una  nota. 

(12)  Heiss,  272,  tav.  XXXVI,  34;  Delgado,  III,  72.  CXI,  42;  cf. 
Florez,  I,  336-338,  tav.  XVII,  3-6. 

(13)  Abbiamo  anche  1'  esempio  d' un  re  della  Mauretania,  Giuba  II 
che  era  duumviro  quinquennale  proprio  di  Carthago  Nova  —  Heiss,  269 
e  273,  tav.  XXXV,  5  : 

D.  —  ivBA  REX  ivBAE  F  n  V  Qv.  Simbolo  d'Isidc;  un  globo,'sormontato 


254  NEREO     CORTELLINI 


cominciavano  ad  avere  una  certa  importanza  nel  mondo 
romano  e  tanto  più  se  aveano  un  qualche  diritto  alla  succes- 
sione. Si  trattava  più  che  altro  d'una  carica  onorifica,  e  il 
più  delle  volte  gli  eletti  a  tale  magistratura  delegavano  altri 
a  esercitarla:  costoro  si  chiamavano  loro  praefedi. 

Così  Germanico  era  stato  nominato  duumviro  di  Caesar- 
augusta  e  avea  scelto  a  proprio  rappresentante  un  certo 
Tiberio  Clodio  Flavo  —  praef(ecto)  German(ici)  ('4).  Alcuni 
anni  dopo,  insieme  a  Druso,  il  figlio  di  Tiberio,  era  stato 
duumviro  ad  Acci  (15),  quattuorviro  a  Carteia  (16)  e  duumviro 
quinquennale  a  Praeneste  (17). 

Così  Nerone,  fratello  di  Caligola,  era  stato  duumviro  di 
Brixia  (18)  (Brescia)  e  di  Aquinum  (19)  nella  Campania,  e  Druso, 
il  fratello  minore,  di  Hasta  (Asti)  (20).  Li  aveano  poi  eletti 
insieme  a  loro  duumviri  i  cittadini  di  Caesaraugusta  (21)  e 
duumviri  quinquennali  gli  abitanti  di  Formae  (22)^  (Formia, 
nella  Campania)  e  infine  quelli  di  Karthago  Nova  (23)  i  quali 


da   due   penne  e   da   due  spighe,   posto   tra  le   corna   d' una  vacca    — 
R.  —  CN  .  ATELivs  .  PONTI .  IT  V  .  Qv.  Gli  Strumenti  pontificali.  P.  B. 

Non  c'è  veramente  il  nome  di  e  o  (K)(artago)  N(ova);  ma  oltre  che 
è  duumviro  quinquennale  insieme  al  re  Giuba  questo  Cnaeus  Atelius  che 
più  tardi  fu  duumviro  quinquennale  insieme  a  Cn.  Pomponio  Fiacco  (Cf. 
Cohen,  247,  i)  abbiamo  anche  un'iscrizione  lapidaria  (Cf.  Muller,  Frag. 
hist.  gr.  Ili,  pag.  467)  da  cui  ricaviamo  ch'egli,  oltre  a  essere  duumviro 
quinquennale,  era  pure  "  patronus  (coloniae)  „  di  Carthago  Nova. 

(14)  Cohen,  154,  663-666  in  monete  in  nome  d' Augusto  :  suo  collega 
nel  duumvirato  era  L.  luvenzio  Luperco;  cf  Eckhel,  Doctrina  numo- 
rum  veterum,  Vindobonae,  Voi.  otto,  1792,  Voi.  IV,  pag.  227  ;  Heiss, 
p.  201,  18-21  ;  Delgado,  IH,  45,  XCVI-XCVIl,  20-25. 

(15)  Cohen,  216,  i  ;  Heiss,  257,  XXXIII,  12;  Delgado,  III,  8,  LXXXV, 
IO  e  II. 

(16)  C.  228,  I  ;  Heiss^  332,  XLIX,  29  ;   Delgado,  I,  91,  XV,  64. 

(17)  C.  I.  L.  XIV,  2964,  I,  5. 

(18)  C.  I.  L.  V,  4374  :  suo  praef(ectus)  era  P.  Papirius  Pastor. 

(19)  C.  I.  L.  X,  5393:  col  praefectus  Q.  Decius  Saturninus. 

(20)  C.  I.  L.  V,  7567  :  col  praefectus  P.  Vergilius  Laurea. 

(21)  C.  234-235,  2-3;  Heiss,  205,  XXVI,  51  e  52;  Delgado,  III,  52, 
CU,  71-73. 

(22)  C.  I.  L.  X,  6101. 

(23)  C.  234-235,  4-5;  Heiss,  271,  XXXVI,  28  e  29;  Delgado,  III,  71-72, 
CXI,  35-37- 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  255 

poi,  più  tardi,  si  elessero  a  loro  quinquennale  Caligola  senza 
collega, 

È  questa  appunto  la  caratteristica  notevole  di  cotesto 
tipo  di  monete  le  quali  ormai,  dopo  quanto  si  è  detto,  pos- 
siamo chiamare  "  Tiberio  e  Caligola  „  (24). 

Caligola  che,  a  Caesaraugusta  era  stato,  precedente- 
mente, duumviro  insieme  a  G.  Pomponio  Parrà  (25)  e  piìi  tardi, 
nell'anno  34  duumviro  i{ure)  d(icundo),  a  Pompei,  insieme  a  M. 
Vesonio  Marcello  (26)  fu  invece  nominato,  da  solo,  quinquen- 
nale di  Carthago  Nova  (27).  11  che,  per  Caligola,  può  forse 
costituire  un  più  alto  onore  da  uguagliarlo  quasi  all'impera- 
tore il  quale  avea  infatti  il  diritto  d'essere  eletto  a  qualunque 
carica  in  qualsiasi  città  dell'impero  (28),  E  però  questo  tipo 
di  moneta  può  riferirsi  al  tempo  in  cui  Tiberio,  prendendolo 
presso  di  se  a  Capri  e  innalzandolo  prima  che  avesse  rag- 
giunta l'età  legale,  alle  magistrature,  avea  lasciato  capire  che 
lo  avrebbe  prescelto  a  proprio  successore. 

Premesse  queste  brevi  osservazioni,  ecco  in  qual  modo 
ordinerei  le  monete  di  Caligola  e  dei  membri  della  sua  famiglia. 


(24)  Cf.  Florez,  I,  pag.  336,  XVII,  3-5;  Eckhel,  VI,  218;  Heiss,  271-272, 
XXXVI,  30-34;  Delgado,  III,  72,  CXI,  38-42. 

(25)  C.  173,  17  e  18  ;  199,  103  ;  Heiss,  202,  XXIV-XXV,  25,  26  e  31  ; 
Delgado,  III,  47-49,  XCVIII-XCIX,  38,  39  e  48  :  era  suo  prefetto  luniano 
Lupo.  Le  descrivo   qui  : 

N.  17  —  D.  —  piETATis  AVGVSTAE.  Tcsta  di  donna  diademata  e  ve- 
lata a  destra  —  R.  —  ivnano  (an  in  monogramma)  lvpo  pr  .  c  .  caesar  . 
POMPON  .  parrà  Fi  vir.  In  circolo  e  nel  mezzo  e  .  e .  a.  M.  B. 

N.  18  —  D.  —  PIETATIS  AVGVSTAE  .  c  .  c  .  A .  La  medesima  testa  — 
R.  —  IVNIANO  (an  in  monogramma)  lvpo  pr  .  c  .  caesar  .  e  .  pompon  (mp 
in  monogramma) .  parrà  Ti  vir  .  Nel  mezzo  un  tempio  a  4  colonne.  M.  B. 

N.  103  —  D.  —  TI ,  caesar  .  DIVI  AVO .  F  .  AVGvsTvs.  Testa  laureata  a 
destra  di  Tiberio  —  R.  —  ivniano  (ni  e  an  in  monogramma)  lupo  pr  . 
e  .  caesar  .  e  .  pompon  parrà  (mp  e  ar  in  monogramma)  Fi  v.  Un  aquila 
tra  due  insegne  militari  in  mezzo  alle  quali  e  -  e  -  a.  M.  B. 

Le  due  monete  17  e  18  —  nel  Cohen  —  il  Delgado  le  riferisce  a 
Livia  e  forse  poterono  bene  esser  coniate,  dopo  la  sua  morte,  nel  29, 
quando  Caligola  le  recitò  l'elogio  funebre  (Tac.  Ann.  V,  i  ;  Svet.  Cai.  io). 

(26)  C.  I.  L.  X,  901  e  902. 

(27)  11  Mommsen  (1.  e,  pag.  99  nota  2")  avverte  che  il  fatto  d'esser 
ricordato  come  quinquennale  di  Carthago  Nova  il  solo  Caligola  non 
vuol  dire  che  non  potesse  avere  anche  il  collega. 

(28)  Cf,  Mommsen,  1.  e,  pag.  80  e  81. 


256  NEREO   CORTELLINI 


GERMANICUS  -  Romane. 


I  -  Cohen  225-226,  6  )  ^^^-^^^   ^^^^^^^   r  impero  di 


2  -  „  „  7      ?9) 

3  -        V  »        II  (30) 


Tiberio. 


NB.  —  Per  le  monete  di  restituzione  in  suo  nome,  vedi  "  Tito  e 
Germanico  „  1-3  :=  Cohen,  Germ.  226,  12-14;  "  Domiziano  e  Germanico  „ 
I  rr:  Cohen,  1.  e,  15.  Confronta  pure  "  Claudio  e  Germanico  „ ,  1-3  = 
Cohen,  1.  e,  8-10. 


Greche  (31). 


0  f  coniate  imperante  Tiberio  (14- 

bpagna    >  ^    ^    (3^) 

Romula    1         ^ 


(29)  Questa  moneta,  sebbene  il  Cohen  non  Io  dica,  molto  proba- 
bilmente è  dell'anno  17,  quando  Germanico  trionfò  in  Roma  di  Arminio 
e  dei  Germani.  A  questo  trionfo,  e  quindi  a  quell'  epoca,  si  riferisce 
pure  la  famosa  Agata  di  Tiberio  che  si  trova  ora,  dopo  lunghe  peripezie 
attraverso  V  Italia  e  la  Francia,  a  riposare  nel  Gabinetto  delle  monete 
di  Parigi:  se  ne  conserva  una  riproduzione  in  gesso  in  una  delle 
sale  del  Gabinetto  Numismatico  di  Brera.  Germanico,  in  abito  trionfale, 
v'è  rappresentato  nell'atto  che  prende  congedo  da  Tiberio,  il  quale  lo 
avea  appunto  destinato  al  governo  della  Siria  (Tac.  Ann.  2,  41-43; 
Svet.,  Cai.,  I  ;  cf.  Veli.,  Pat.,  II,  129  ;  Strab.,  I,  3-4).  Davanti  a  Germa- 
nico vi  è  un  bambino  in  abito  militare  :  la  corazza  in  dosso  e  le  caligae 
ai  piedi;  è  Caligola  che  avea  allora  cinque  anni  e  che  solo  de'  figli  ac- 
compagnò il  padre  nell'Asia  Minore  (Tac,  1.  e,  III,  i  ;  Svet.  Cai.,  io). 
Dietro  al  figlio  è  Agrippina  che  ha  nella  sinistra  il  volumen  sul  quale 
scriverà  le  gloriose  imprese  dello  sposo.  (Mongez,  Icon.  Rom.,  Voi  II, 
pag.  160  e  segg.  ;  Babelon,  Le  Cabinet  des  Antiques  à  la  Bibliothèque 
Nationale  de  Paris,  1888,  pag.  4-6;  Babelon,  La  Gravure  en  pierres  fines, 
camées  et  intailles,  Paris,  1894,  151-154,  fig.  112). 

(30)  Cf.  il  rovescio  di  questa  moneta  con  quelli  di  "  Caligola  „  — 
Cohen,  240,  27-29. 

(31)  Cf.  Cohen,  Augusto,  154,  663-666,  della  città  di  Caesaraugusta, 
di  cui  era  duumviro,  sotto  Augusto,  Germanico;  Tiberio  e  Germanico, 
215,  I  pure  di  Caesaraugusta  ;  "  Tiberio,  Germanico  e  Druso  „  216,  i, 
della  colonia  d'Acci  di  cui  eran  duumviri  Germanico  e  Druso;  216,  2 
(Romula)  e  216,  3  (Tarraco). 

(32)  Cf.  Heiss,  pag.  334  e  Delgado,  Voi.  I,  pag.  106. 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  257 


3-5  —  C.  227,  i8-2o  Spagna,  Caesaraugusta    |    coniate  impe- 
rante Caligola,  dal  37  al  41  (33). 

6-7  —  „  „  21-22  Spagna,  Osca      |  coniate  imp.  Caligola. 

8-9  —  „  „  23-24  Achaia,  Corinto  I        „         „     Tiberio  (34). 

10  -  „  „  25  „  „        I        „         „     Caligola. 

11  —  „  „  26       Mysia,  Parium     |        „         "     Tiberio. 

GERMANICO  e  AUGUSTO  (35)  -  Romane. 
1-3  —  C.  228,  1-3  (36). 

GERMANICO  e  DRUSO  -  Greche. 

I     —  C.  228,  I  Spagna,  Carteia  )  coniate    sotto    Tiberio 


2     — 


2  Città  incerta        )       (14-19  d.  C). 


(33)  Le  monete  coloniali  non  sono  suscettibili  d'una  data  precisa: 
non  se  ne  può  dare,  il  più  delle  volte,  che  una  cronologia  "  a  grandi 
linee.  „ 

(34)  Veramente  i  nomi  dei  duumviri  C.  Heio  PoUione  e  C.  Mussidio 
Prisco  si  riscontrano  anche  in  monete  d'Augusto  (Cohen,  160,  746-747) 
oltre  che  in  quelle  in  nome  di  Tiberio.  Tuttavia  può  darsi  che  quelle 
in  nome  d'Augusto  siano  monete  di  "  riflesso,  „  coniate  cioè  imperante 
Tiberio. 

(35)  Veramente  sarebbe  più  conforme  all'esattezza  storica  1'  asse- 
gnarle a  "  Augusto  e  Germanico.  „  Perchè  se  si  confrontano  i  rovesci 
di  queste  monete  con  quelli  di  "  Caligola  e  Augusto  „  —  C.  244-245, 
i-ii,  —  si  conosce  facilmente  che  quelle  furono  coniate  nella  medesima 
epoca  di  queste  :  si  tratterebbe  quindi  di  monete  "  ad  honorem  „  cioè 
emesse  da  Caligola  nel  nome  di  "  Augusto  e  Germanico.  „ 

(36)  La  moneta  n.  3  ha  bisogno  d'una  nota  illustrativa.  Il  diritto  è  così  : 

GERMANICVS    CAES  .  TI  .  AVG  .  N  .  COS  .  H   P  .  M. 

E  la  sola  moneta  in  cui  Germanico  sia  nominato  con  questi  titoli 
co(n)s(ul)  Il  e  p(ontifex)  m(aximus).  La  moneta,  se  autentica,  è  perciò 
di  non  lieve  interesse,  prima  di  tutto  perchè  unica  nel  suo  genere  e 
poi  anche  perchè  egli  non  fu  mai  pontefice  massimo.  Delle  iscrizioni 
lapidarie  —  due  sole  però  in  mezzo  alle  numerossime  —  C  .  I .  L  .  V, 
Brixia,  (Brescia)  4308  e  X,  513,  Salernum,  gli  danno  il  titolo  ponti/  (ex) 
semplicemente. 


258  NEREO    CORTE LLINI 


AGRIPPINA  madre  -  Romane. 
1-2  —  C.  231,  1-2    I    coniate  imperante  Caligola  (37). 

NB.  —  Per  le  monete  di  restituzione,  vedi  "  Tito  e  Agrippina,  „  i  =» 
C.  "  Agrippina  „  231,  46"  Nerva  e  Agrippina  „  i  =  C.  231,  5.  Confronta 
pure  "  Claudio  e  Agrippina  „  i  =■  C.  231,  3. 

Greche. 

1-2  —  C.  232,  6-7  Spagna,  Caesaraugusta  )  coniate  imperante 
3     —    „     „     8     Città  incerta  )      Caligola. 

AGRIPPINA  m.,  NERONE  e  DRUSO  (38)  -  Greche. 
1-2  —  C.  235,  1-2  Achaia,  Corinto   I    coniate  imper.  Caligola. 

AGRIPPINA  m.  con  le  figlie  Agrippina,  Drusilla  e  Giulia  (39). 
I     —  C.  248-249,  I  Bitynia,  Apamaea  |  coniate  imp.  Caligola. 

NERONE  e  DRUSO  (40)  -  Greche. 

I     —  C.  234-235,  I  Spagna-Romula    1    coniata  imp.  Tiberio. 

TIBERIO,  NERONE  e  DRUSO  (41). 

1-2  —  C.  235, 2-3     Spagna,  Caesaraugusta    i     di   cui   erano 


(37)  Il  Cohen  dice  che  queste  monete  furono  emesse  dopo  la  di 
lei  morte  (786-33,  18  Ott.  =  Tac.  Ann.  VI,  25  e  Svet.,  Tib.,  53).  Ma 
siccome  Agrippina  è  qui  nominata  come  madre  di  C.  Cesare  Augusto 
così  è  evidente  che  vennero  coniate  durante  il  regno  del  figlio  e  più  pre- 
cisamente appena  salito  al  trono  (Cf  Svet.,  Cai.,  15;  Dione  Cassio,  LIX,  3). 

(38)  Invece  di  "  Nerone  e  Druso  dietro  ad  Agrippina  madre  „  come 
il  Cohen  ;  confronta  in  proposito  —  Catalogne  of  Greek  Coins,  Corin- 
thus,  1889,  pag.  65,  n.  530,  tav.  XVI,  8. 

(39)  E  non  "  Drusilla,  Giulia  e  Agrippina  „  omettendo  la  madre 
che  vi  occupa  forse  la  parte  più  importante.  Cf.  Mionnet,  II,  412,  23. 

(40)  In  luogo  di  "  Nerone  e  Druso  dietro  a  Tiberio.  „ 

(41)  Queste  monete  veramente  dovrebbero  esser  poste,  insieme 
alla  precedente,  di  seguito  alle  monete  greche  di  Tiberio  sotto  il  titolo 
"  Tiberio,  Nerone  e  Druso  „  e  non  "  Nerone  e  Druso  dietro  a  Tiberio  „ 
come  il  Cohen.  Ho  accennato    ad  esse,    per  mostrare   che   il   Cohen   le 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  259 

duumviri  Nerone    e  Druso,  durante  il 
regno  di  Tiberio. 

3-4  —  C.  235,  4-5  Spagna,  Carthago  Nova  |  di  cui  erano 
quinquennali,  imperante  Tiberio. 

NERONE  e  DRUSO 
con  le  sorelle  Agrippina,  Drusilla  e  Giulia  —  Greche. 

I  —  C.  235-236, 1  Bitynia,  Apamaea,  |  coniata  imp.  (42) 
Caligola. 

TIBERIO  e  CALIGOLA  (43) 

1-5  —  C.  245, 1-5  Spagna,  Carthago  Nova  |  di  cui  Caligola 
era  quinquennale,  sotto  Tiberio,  nel  33 
o  34  di  Cristo. 

NB.  —  Confronta  il  Cohen  a  pag.  173,  17  e  18;  199,  103,  per  quel  che 
riguarda  il  duumvirato  di  Caligola  a  Caesaraugusta,  che  sono  monete 
le  quali  vennero  coniate  presso  a  poco  nell'epoca  delle  precedenti. 

CALIGOLA  —  Romane  e  Greche. 
1-66  —  Cohen  236-244, 1-66. 


ha  collocate  fuor  di  posto  e  anche  per  far  vedere  che  Nerone  e  Druso 
rivestivano  quelle  magistrature.  La  data  di  queste  quattro  e  della  prece- 
dente moneta  si  può  collocare,  con  molta  probabilità,  tra  il  23  e  il  24 
(Cf.  Heiss,  205,  tav.  XXVI,  51  p  52;  271,  XXXVI,  28  e  29;  394,  LIX,  6; 
Vaillant,  pag.  98  e  99;  Delgado,  III,  71-72,  CU,  35-37). 

(42)  E  più  precisamente  nell'anno  38,  quando  Drusilla,  venuta  a 
morte,  fu  da  Caligola  chiamata  diva  ed  esaltata  con  onori  veramente 
divini.  (Cf.  Dione,  LIX,  11*;  Svet.  Cai.,  24  e  C.  I.  L.,  V,  5722,  Ager 
Mediolanensis  ;  V,  7345,  Forum  Vibii  Caborrum  (Cavorre)  "  [flam]inica 
Divae  Drusillae  „;  XI,  1168,  Veleia:  "  divae  Drusill[ae]„;  XI,  3598,  Caere 
(Cerveteri)  :  "  divae  Drusillae  „  ;  XII,  1026,  Avignon  :  un  cippo  marmoreo 
dedicato  a  ivliae  drusillae  forse  da  Claudio  :  "  num[inis]  honore  delat[o 
posuit];  XIV,  3576,  Tivoli,  "  [di]vae  Drusillae.  „ 

(43)  E  non  "  Caligola  e  Tiberio,  „  per  le  cose  dette  precedente- 
mente. Aggiungo  ora  che  queste  monete  dovrebbero  —  a  stretto  rigore 
storico  —  essere  poste  di  seguito  alle  monete  di  Carthago  Nova  nel 
nome  di  Tiberio,  col  titolo  su  citato.  Le  ho  invece  poste  qui,  affinchè 
le  monete  di  Caligola  costituiscano  un  tutto  organico,  se  non  omogeneo, 
e  anche  per  colorire  uh  po'  gli  anni  che  precedono  la  sua  assunzione 
all'impero,  intorno  ai  quali  gli  storici  del  tempo  ci  danno  scarsissime 
notizie. 

34 


200  NEREO    CORTEULIiNI 


CALIGOLA  e  AUGUSTO  -  Romane, 
i-ii  —  C.  244-245,  i-ii  (44). 

CALIGOLA  e  NERONE  DRUSO. 
C.  pag.  246. 

NB.  —  Anche  1'  imperatore  Claudio  gli  coniò  monete  :  cf.  "  Claudio 
e  Nerone  Druso,  „  i  e  non  "  Nerone  Druso  „  come  il  Cohen,  221,  8. 


CALIGOLA  e  M.  AGRIPPA  (45). 

1-2    —  Cohen  177,  13  e  14  Spagna  —  Caesaraugusta    |    co- 
niate imperante  Caligola. 


CALIGOLA  e  ANTONIA. 

C.  pag.  246. 

NB.  —  Confronta  Cohen,  223,  8  —    Achaia  —   Corinto     |     Coniata 
imperante  Caligola  (46). 


(44)  Coniate,  come  tutte  le  seguenti,  durante  l'impero  di  Caligola. 

(45)  lì  Cohen  le  pone  sotto  il  titolo  "  Agrippa  „  a  una  settantina  di 
pagine  di  distanza  dalle  monete  coloniali  di  Caligola,  senza  alcuna  nota 
che  richiami  1'  attenzione  del  lettore  sovra  il  fatto  notevole  che  gli 
abitanti  di  Caesaraugusta  coniarono  monete  anche  in  onore  dell'avo 
materno  di  Caligola.  Tanto  più  notevole  per  la  circostanza  che  i  Ce- 
saraugustani,  i  quali  credeano  di  aggraziarsi  l'imperatore  con  quest'atto 
di  adulazione,  si  saranno  poi  accorti  di  aver  sortito  un  effetto  opposto 
a'  loro  desidèri.  Noi  sappiamo  infatti  che  Caligola  non  ci  teneva  punto 
a  essere  chiamato  nipote  di  Agrippa;  tutt' altro:  "  Agrippae  se  nepotem 
ncque  credi  neque  dici  ob  ignobilitatem  eius  volebat  „  (Svet.,  Cai.,  23). 
M.  Vipsanio  Agrippa  non  era  nato  di  stirpe  patrizia  (Tac.  Ann.,  I,  3  ; 
Veli.  Pat.,  II,  96  e  Seneca,  Controv.  II,  4)  ma  con  le  virtù  proprie  s'era 
acquistata  una  nobiltà  non  meno  illustre  di  quella  che  gli  conferì  poi 
Augusto  facendolo  eleggere  tre  volte  console  e  dandogli  in  isposa  la 
propria  figlia  Giulia  che  fu  poi  la  madre  d'Agrippina. 

(46)  Il  Cohen  la  pone  sotto  il  titolo  "  Antonia  „  senza  far  avvertito 
il  lettore  dell'epoca  in  cui  venne  emessa. 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  201 


CALIGOLA  e  GERMANICO  (47)  -  Romane. 


1-5    —  C.  224-225,  1-5  (48). 
6-1 1  —  C.  229,  1-6. 

Greche. 

I       —  C.  230, 14  Bitynia,  Apamaea. 
2-8    —  C,  229-230,  7-13  Città  incerta  (49). 

CALIGOLA  e  AGRIPPINA  madre  (50)  -  Romane. 
1-7    -  C.233,  1-7. 

Greche. 

j       —  C.  232,  8  Città  incerta  (49  «). 

CALIGOLA,  NERONE  e  DRUSO  (51)  -  Romane. 
1-3  -  C.  234,  1-3. 


(47)  E  non  "  Germanico  e  Caligola  „  cf.  The  Numismatic  Chron.  1868, 
pag.  233,  i;  (Mezzabarba,  Numi  Arschotani,  tav.  XVIII,  8;  Vaillant  Num. 
praest.,  II,  pag.  47)  ;  Med.  Nap.,  Mon.  rom.,  4152  ;  cf.  Catalogne  of  Greek 
Coins,  Bitynia,  1989,  pag.  iii,  n.  21;  The  Num.  Chron.,  1891,  200,  io. 

(48)  Queste  monete,  come  abbiamo  visto,  il  Cohen  le  dà,  anzi,  sotto 
il  titolo  "  Germanicus.  „  Cf,  Med.  Nap.,  Mon.  rom.,  4153-4154  e  4157-4159  ; 
Revue  de  la  Numismatique  Belge,  1879,  pag.  134,  n.  11  ;  Museo  To- 
rino, 1881,  Mon.  imp.,  299-301. 

(49)  e  (49  a)  Queste  monete  non  sono  da  attribuirsi  a  Corinto, 
come  cercherò  di  dimostrare  più  avanti  ;  cf.  per  le  prime  Eckhel,  6,  217. 

(50)  E  non  "  Agrippina  madre  e  Caligola  „  Cf.  The  Num.  Chron., 
1867,  pag.  277,  n.  45;  Med.  Nap.,  Mon.  rom.,  4163-4164.. 

(51)  E  non  "  Nerone  e  Druso  „  semplicemente  come  il  Cohen  ;  per 
esempio  : 

N.  I  —  D.  —  NERO  ET  DRVsvs  CAESARES.  Nerone  e  Druso  con  tunica 
e  cintura  che  galoppano  a  destra  —  R.  —  e.  caesar  ,  avg  .  germanicus  . 
poN .  M  .  TR .  FOT.  Nel  mczzo  s  .  e. 

Il  Med.  di  Napoli  invece  (Mon.  rom.,  4167-4169;  4170-4171)  le  de- 
scrive bene  invertendo  la  disposizione  del  diritto  e  del  rovescio. 


262  NEREO     CORTELLINI 


CALIGOLA  e  DRUSILLA  (52)  -  Greche. 
I       —  C.  248, 1. 

CALIGOLA  e  GIULIA  LIVILLA  (53)  -  Greche. 
I      —  C.  249, 1. 

CALIGOLA  (e  CAESONIA?)  (54)  -  Greche. 
1-2    —  C.  248-249,  1-2. 


CRONOLOGIA  DELLE  MONETE  DI  CALIGOLA. 


La  cronologia  delle  monete  di  cotesto  imperatore  è  non 
poco  indeterminata,  e  accade  spesso  che  una  moneta,  la 
quale  da  alcuni  è  assegnata  a  un  dato  anno,  venga  da  altri 
attribuita  a  un  dato  altro,  come  vedremo  più  innanzi.  Donde 
proceda  tale  divergenza  è  quanto  esamineremo;  dopo  di  che 
mi  studierò  di  distribuire  le  diverse  monete  a  seconda  d'un 
vero  criterio  cronologico. 


(52)  E  non  "  Drusilla  e  Caligola.  „ 

(53)  E  non  "  Giulia  Livilla  „  semplicemente. 

(54)  Così  almeno:  non  "  Cesonia.  „  E  poi  siccome  non  è  certo  — 
e  il  Cohen  ha  pure  i  suoi  dubbi  —  che  quella  testa  di  donna  rappre- 
senti piuttosto  la  quarta  moglie  di  Caligola,  che  non  la  dea  salute,  così 
credo  che  sarebbe  più  opportuno  porre  questa  moneta  di  seguito  alle 
monete  di  Carthago  Nova  nel  nome  di  CaUgola,  anche  perchè  sarebbe 
essa  l'unico  tipo,  che  ci  fu  conservato,  di  monete  coniate  quando  Cali- 
gola era  imperatore,  perchè  di  monete  emesse  da  cotesta  città,  prima 
eh'  egh  succedesse  a  Tiberio,  ne  abbiamo  diverse,  come  già  vedemmo. 
(Cf.  la  nota  43''). 


LE  MONETE    DI   CALIGOLA    NEL    COHEN  263 

Premetto  che  è  solo  delle  monete  romane  che  si  può 
dare  una  cronologia  sicura:  le  coloniali,  invece,  non  sono 
suscettibili  che  d'una  cronologia  a  grandi  tratti.  Si  può  dire, 
per  esempio,  che  una  moneta  greca,  nel  nome  di  Caligola, 
è  stata  emessa  dal  37  al  41,  ma  ben  difficilmente  si  riescirà 
a  stabilire  se  fu  coniata  piuttosto  nell'uno  che  nell'altro  dei 
quattro  anni  del  di  lui  regno. 

La  ragione  sta  in  ciò,  che  chi  emetteva  queste  monete 
non  si  curava  punto  di  indicare  se  l'imperatore  era  rivestito 
della  tribunicia  potestas  2^  o  3^,  del  consolato  primo  o  quarto, 
o  che  sia.  Nella  piìi  parte  esse  non  hanno  l'indicazione  del 
consolato:  portano  invece  quasi  sempre  l'indicazione  della 
potest.  trib.,  ma  solo  della  prima:  alle  successive  non  guar- 
dano. Ci  limiteremo  perciò  a  parlare  delle  romane,  delle 
quali  diamo  i  diversi  tipi  che  offrono  le  monete  di  Caligola 
—  nel  Cohen  —  disposti  in  ordine  ascendente  rispetto  alla 
iterazione  della  potestas  tribunicia  e  del  consolato  (i). 

(2)  C.  Caesar  Aug.  Germanicus  imperator  pont.  max. 
aug(ur)  tr.  pot.  ■=■  C.  238,  12. 

I.  C.  Caesar  Aug.  Germanicus  /C.  224-225,  1-3,  5    (senatorie); 
pont.  m.  tr.  pot.  [  229, 1-4  (imperatorie);  233, 1-4 

(imp.);  234,  I  (sen.);  236-237,  i 
(imp.?  (3));  238,  9  e  13  (sen.); 
239,  17  (sen.);  239,  18-19  0^- 
perat.);240,  24  (imp.);  240,  27 
(sen.);   244-245,  i,  39  (sen). 


(i)  Sono  questi  i  due  tra  i  titoli,  che  accompagnano  quasi  sempre 
il  nome  dell'imperatore,  de'  quali  bisogna  tener  maggior  conto  per  de- 
terminare la  cronologia  delle  varie  monete. 

(2)  Questa  moneta  d'argento  il  Cohen  la  pone  fra  le  romane,  os- 
servando che  è  di  fabbrica  straniera  :  per  due  motivi  io  non  la  credo 
però  romana:  prima  perchè  apparirebbe  la  prima  volta  in  monete  ro- 
mane il  titolo  imperatorie)  per  intero  —  appare  invece  abbreviato  (imp.) 
in  parecchie  delle  coloniali  (C.  241-242,  36-45,  48  e  49;  243,  55  e  56)  — 
a  meno  che  non  si  tratti  d'una  moneta  d'occasione,  emessa  cioè  proprio 
quando  egli  fu  assunto  il  18  Marzo  al  trono.  (Cf.  C.  I.  L.,  VI,  2028,  10  Acta 
Arvalium,  a.  d.  XV  K.  Apriles:  "  quod  hoc  die  C.  Caesar  Augustus 
Germanicus  impera  [tor  appellatus  est]  „.  In  secondo  luogo,  come  si 
spiegherebbe  il  titolo  dell'augurato  che  non  si  riscontra  in  alcuna  moneta 
di  Caligola,  né  romana,  né  greca?  Quasi  quasi  non  la  crederei  autentica. 

(3)  Il  Cohen  osserva  a  proposito  di  queste  monete  che  mette  tra 
le   imperatorie  che  vi  sono  due  falsificazioni   del    Padovan,  le  quali  si 


264 


NEREO   CORTELLINI 


2.  C.  Caesar  Aug.  Germanicus 
p.  m.  tr.  pot.  COS. 

3.  C.  Caesar  Aug.  Germanicus 
p.  m.  tr.  pot.  iter. 

4.  C.  Caesar  Divi  Aug.  pron. 
Aug.  p.  m.  tr.  pot.  iii  p.  p. 

5.  C.  Caesar  Divi  Aug.  pron. 
Aug.  pon.  m.  tr.  pot.  iii  p.  p. 
cos  des  III. 

6.  C.  Caesar  Aug.  pon.  m.  tr. 
pot.  Ili,  cos  III. 

7.  C.  Caesar  Divi  Aug.  pron. 
Aug.  pon.  m.  tr.  p.  iii  p.  p. 
cos  tert. 

8.  C.  Caesar  Aug.  Germanicus 
tr.  pot.  mi. 

9.  C.  Caesar  Divi  Aug.  pron. 
Aug.  p.  m.  tr.  p.  mi  p.  p. 

10.  C.  Caesar  Divi  Aug.  pron. 
Aug,  pon.  m.  tr.  p.  mi  p.  p. 
cos  tert. 

11.  C.  Caesar  Aug.  pon.  m.  tr, 
pot.  mi,  cos  mi. 

12.  C.  Caesar  Divi  Aug.  pron. 
Aug.  p.  m.  tr.  p.  mi  p,  p,  cos 
quat. 


^C.  239,  14;  244,  4-5;  245,  IO  e 
(  II  (imperatorie), 

JC.  239, 15  (imperatorie). 

jC.  234,  2  (4);  237,  2  (3);  238,  io; 
f  240,  25  e  28  (senatorie). 

<C.  237,  5  (senatorie). 

^C.  229,  5  e  6;  233,  5  e  6;  239- 
<  240,  20-23;  244-245, 6  e  7  im- 
f  peratorie). 

<C.  237,  6  (senatorie). 

(C.  239,  16  (imperatorie). 

jC.  234,3;  237,3(3);  238,11(5); 
(  240,  26  e  29  (6)  (senatorie). 

<C.  238,  7  (sen.) 

jC.233,  7;  245,8  (imp.) 

ÌC.  238,  8  (senatorie). 


riconoscono  dalla  presenza  delle  lettere  s.c.  Per  questa  non  oso  pro- 
nunciarmi, ma  per  le  due  seguenti  (pag.  237,  2  e  3)  così  per  la  presenza 
delle  lettere  p  .  p,  come  per  la  dizione  del  casato  di  Caligola  C.  Caesar 
Divi  Aug.  pron.  Aug.,  invece  di  C.  Caesar  Aug.  Germanicus  —  dizione 
solita,  a  cominciare  dall'  anno  39,  nelle  monete  imperatorie,  —  sono 
di  parere   di  porle  tra  le  senatoriali. 

(4)  Cf.  I*  ed.,  145,  2, dove  c'è  tr.  pot.  iii  in  luogo  di  mi  come  nella 
2'  ed. 

(5)  Cf.  I*  ed.,  149,  20,  dove  c'è  tr,  p.  mi  p ,  p,  in  luogo  di  tr,  p,  mi, 

(6)  Cf.  I*  ed,,  150,  27,  dove  c'è  tr,  p,  mi  p  .  p,  in  luogo  di  tr,  p.  mi; 
questo  per  il  n.  29;  quanto  al  n,  26  sebbene  il  p  .  p,  non  ci  sia  né  nella 
2%  né  nella  i*  ed.,  io  credo  che  il  Cohen  se  la  sia  dimenticata.   . 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  265 

Chi  osservi  superficialmente  questi  dodici  tipi  di  monete 
si  accorge  subito  di  due  circostanze  peculiari.  Vi  sono  cioè 
i  tipi  N.  4,  5,  7,  9,  IO  e  12  che  hanno  il  titolo  p(ater)  p(atriae) 
e  hanno  la  dizione  C.  Caesar  Divi  Aug.  pron.  Aug{ustus)', 
gli  altri  tipi  invece  2,  3,  6,  8  e  ii  non  portano  le  sigle  p.  p. 
e  hanno  la  dizione  C.  Caesar  Aug.  Germanicus.  Le  prime 
sono  poi,  d'emissione,  senatorie,  le  seconde  imperatorie. 
Un'altra  osservazione  è  facile  a  farsi:  alcune  portano  l'indi- 
cazione del  consolato  (N.  2,  5,  6,  7,  io,  11,  12);  le  altre  (N.  i, 
3,  4,  8  e  9)  non  la  portano. 

Ora  per  le  monete  non  munite  del  titolo  del  consolato, 
quando  si  sappia  che  la  potestas  tribunicia  di  Caligola  ha 
principio  col  18  Marzo  dell'  anno  37  e  che  è  annuale,  non 
offre  alcuna  difficoltà  la  classificazione  anno  per  anno  da  un 
18  Marzo  a  un  altro  18  Marzo,  Eccoci  dunque  pervenuti  a 
una  prima  distribuzione  cronologica.  Le  monete  che  rispon- 
dono al  tipo  N.  I  sono  dell'  anno  37  a  cominciare  dal  18 
Marzo  sino  a  tutto  il  17  Marzo  dell'  anno  38;  quelle  che  ri- 
spondono al  N.  3  sono  del  38  a  cominciare  dal  18  Marzo; 
e  così  successivamente  quelle  del  N.  4  dell'anno  39  e  quelle 
del  N.  8  e  9  dell'anno  40. 

Rispetto,  ai  consolati  di  Caligola  —  in  numero  di  quattro, 
come  si  rileva  dai  tipi  N.  11  e  12  —  ecco  quanto  sappiamo 
dagli  storici  del  tempo. 

Quando  C.  Cesare  salì  al  trono  il  18  Marzo  dell'  anno 
790/37,  erano  consoli  Cn.  Acerronio  Proculo  e  C.  Petronio 
Ponzio  Nigrino  (7)  i  quali  rimasero  in  carica  sino  al  1°  Luglio. 
Allora  furono  consules  suffecti  C.  Caesar  Augustus  Germa- 
nicus e  Ti.  Claudius  Nero  Germanicus  (8).  Il  suo  primo 
consolato  —  che  gerì  insieme  allo  zio  Claudio  il  quale  fu  poi 
imperatore  —  data  dunque  dal  1°  Luglio  dell'anno  37  e  però 


(7)  Dione  Cassio,  UX,  6;  Svet.  Tib.,  73;  Cf.  Henzen,  Berolini,  1874; 
Acta  Fratrum  Arvalium:  Fasti  magistrat.  CCXLV  e  C.  I.  L.,  I,  pars  I, 
ed.  II,  Fasti  Arval,  XIV,  pag.  71;  Fasti  Antiates,.pag.  247^  =  C.  I.  L., 
X,  Antium,  6638,  C  i,  4;  CIL,  II,  172  =  giuramento  dei  cittadini  d'Aritium 
vetus;  X,  parte  I,  Pontiae,  6774. 

(8)  Dione,  1.  e,  6  e  7;  Svet.  Cai.,  17;  cf.  Henzen,  1.  e,  CCXLVI;  C. 
I.  L.,  X,  796;  XII,  2331;  e  Fasti  et  Triumphi  Romani  di  Onuphrius 
Panvinius,  Venezia,  1557,  pag.  44-45,  anno  DCCXC. 


266  NEREO   CORTELLINI 


tutte  le  monete  e  le  epigrafi,  in  cui  figuri  il  titolo  di  co(n)s(ul) 
per  la  prima  volta,  sono  posteriori  a  questa  data. 

Secondo  Svetonio,  Caligola  e  Claudio  sarebbero  rimasti 
in  carica  solo  due  mesi  e  secondo  Dione  Cassio  (9)  dodici  giorni 
di  più,  cioè  sino  agli  idi  di  Settembre.  Da  questo  giorno  sino 
al  nuovo  anno,  non  sappiamo  in  alcun  modo  chi  fossero  i 
consules  suffecti. 

L'anno  791/38  Caligola  non  fu  console:  fiirono  invece 
consoli  per  i  primi  sei  mesi  M.  Aquila  (o  Aquillio)  luliano 
e  P.  Nonio  Asprenate  (io)  e  dal  1°  Luglio  in  poi  Ser.  Asinio 
Celere  e  A  (?  Sex?)  Nonio  Quinctiliano  ("). 

L' anno  792/39  si  apre  col  consolato  di  "  C,  Cesare 
Augusto  Germanico  II  e  di  L.  Apronio  Caesiano  „  (12). 

Il  1°  Gennaio  dell'anno  39  Caligola  era  dunque  console 
per  la  2*  volta.  Ma,  a  dar  retta  a  Svetonio,  non  avrebbe 
durato  in  carica  che  un  solo  mese:  come  e  perchè  lo  storico 
de'  dodici  Cesari  non  dice.  Dione  Cassio  è  pure  d'accordo 
con  Svetonio  nello  ammettere  che  rimanesse  in  funzione  solo 
30  giorni  :  anzi  aggiunge  che  il  collega  L.  Apronio  Caesiano 
potè  restare  in  carica  tutto  il  semestre,  pare  insieme  a 
(?)Sanquinius  (o  Savinius)  Maximus  che  era  allora  prefetto 
urbano  (13).  Poco  dopo,  sempre  secondo  Dione,  Caligola 
avrebbe  fatto  console  Cn.  Domizio  Corbulone  (14)  senatore. 


(9)  Capitolo  59,  §  7:  Taò6'  ooxoyz  ^v  t^  ójtaTsia  eirpale,  8óo  ts  }j.7)oI 
xa  •i\[i.ipa.iq  SwSzxa  aòxì^v  oy^wv  tòv  ^àp  Xoinòv  tyj?  iia\i.-r\\)oo  y^pòvov  xol<; 
itpoauoSeòetYJAÉvoti;  èo  aòtT^v  àiréScoxe. 

(io)  Dione,  1.  e,  9;  Henzen,  1.  e,  XLI,  a.  38a  ;  cf.  Frontinus,  aqu. 
102  ed.  Biicheler;  C.  I.  L.  I,  ed.  2*.  Fasti  Ant.,  pag.  247,  B  1-2;  X,  6638, 

Ba  ,   2. 

(il)  Henzen,  I.  e,  XLV,  d.,  18;  cf.  Frontinus,  1.  e. 

(12)  Svet.  Cai.  17,  e  Dio,  1.  e,  13;  Henzen,  1.  e,  XLVIII  a.  b.  e,  1-2 
r=  C.  I.  L.  I,  2»  ed.,  1.  e,  B,  7-8.  =  X,  6638,  B,  8;    II,  4716  e  6208. 

(13)  Dione,  Cap.  59,  §  13:  tptàxovtft  8è  Syj  Yjixépac  "fjp^e,  xaitoi  Aooxtu) 
Anpojvio)  xù)  ouvip^ovxt  e4  jivivac  ÈTttxpétj^ac"  xal  aòxòv  Sa^xoDivio?  Mà^ifAos 
noXtap)((i)V  SieSé^axo;  On.  Panvin.,  1.  e;  cf.  Domenico  Comparetti,  Museo 
italiano  di  Antichità  Classica,  1890.  Note  sui  prefetti  di  Roma,  pag.  46; 
Borghesi  III,  pag.  326,  IX,  362;  Klein,  Fasti  cons.,  pag.  30. 

(14)  Dio,  1.  e,  15  e  20.  Da  Svetonio  (Cai.  26)  non  sappiamo  che  a 
quei  due  consoli  succedesse  Domizio  Afro;  egli  ci  narra  semplicemente 
che  i  nuovi  consoli  —  senza  dire  quali  — ,  vennero  eletti  tre  giorni 
dopo  "  fuitque  per  triduum  sine  summa  potestate  Respublica  „. 


LE    MONETE    DI   CALIGOLA   NEL   COHEN  267 

non  senza  prima  aver  destituiti  gli  altri  consoli  perchè  non 
aveano  intimate  le  ferie  nella  ricorrenza  del  suo  giorno  na- 
talizio (il  31  Agosto). 

Il  terzo  consolato  avrebbe  avuto  principio  il  i°  Gennaio 
dell'anno  793/40  (15).  Giova  a  questo  proposito  riportare  il 
passo  relativo  di  Svetonio  (Cai.  17):  "  consulatus  quatuor 
gessit:  primum  ex  Kalendis  Juliis  per  duos  menses;  secundum 
ex  Kalendis  Januariis  per  triginta  dies;  tertium  usque  in  Idus 
Januari;  quartum  usque  in  septimum  idus  easdem.  Ex  om- 
nibus duos  novissimos  coniunxit.  Tertium  autem  Lugduni 
iniit  solus;  non,  ut  quidam  opinantur,  superbia  negligentiave, 
sed  quod  defunctum  sub  Kalendarum  diem  coUegam  rescisse 
absens  non  potuerat.  „ 

Il  3'^  consolato  Caligola  lo  cominciò  dunque  senza  collega, 
non  come  credono  alcuni  per  orgoglio  o  indifferenza,  ma 
perchè,  trovandosi  a  Lione,  ignorava  che  il  suo  collega  fosse 
morto  il  giorno  delle  calende.  Chi  fosse  stato  designato  a 
suo  collega  non  sappiamo,  come  pure  è  strana  questa 
espressione  "  ex  omnibus  duos  novissimos  coniunxit  „  la 
quale,  a  tradurla  letteralmente,  significherebbe  che  de'  quattro 
consolati  i  due  ultimi  (novissimi)  furono  consecutivi:  il  che 
non  è;  la  frase  però  si  potrebbe  interpetrare  nel  senso  che 
il  3°  e  4''  consolato  ebbero  luogo  successivamente  nell'anno 
40  e  41,  come  non  era  avvenuto  per  il  primo  e  per  il  secondo, 
tra  i  quali  era  stato  l' intervallo  d' un  anno,  come  abbiamo 
detto.  Non  poterono  essere  consecutivi  perchè  il  3°  sarebbe 
terminato  con  gli  idi  di  Gennaio  dell'anno  40  e  il  4°  sarebbe 
incominciato  il  1°  Gennaio  dell'anno  41  durando  sino  al  set- 
timo giorno  delle  stesse  idi  e  cioè  sino  ai  7  di  Gennaio.  E 
che  sia  così  lo  si  ricava  anche  da  Dione  il  quale  espressa- 
mente dice,  riferendolo  all'  anno  793/40  che  "  Caligola  fu 
console   la  3^^  volta  senza  collega    non  perchè,  come   taluni 


(15)  Svet.,  I.  e;  Dione,  1.  e,  24;  cf.  Tacito  Agric.  44,  dove  è  detto 
che  Agricola  nacque  "  Caio  Caesare  tertium  consule,  idibus  Junis  „; 
dalle  quali  parole  bisogna  ammettere  che,  sebbene  non  rimanesse  in 
carica  che  12  giorni,  pure  l'anno  prendesse  il  nome  da  lui;  C.  I.  L.  I. 
2*  ed.,  1.  e,  pag.  247,  B,  17  —  X,  6638,  B2  17;  II,  6233,  6234  e  4639,  4640. 
Non  è  conservata  invece  alcuna  moneta  con  l'indicazione  del  2"  consolato. 


35 


268  NEREO  CORTE  LLINI 


credono,  egli  avesse  procurato  a  bella  posta  di  non  averlo, 
ma  bensì  perchè,  essendo  morto  quello  già  nominato,  non 
era  stato  possibile  in  così  breve  spazio  di  tempo  di  sosti- 
tuirgliene un  altro.   „  (i6). 

Anche  da  Dione  risulta  che  Caligola,  in  quel  torno  di 
tempo,  era  fuori  di  Roma,  perchè  dice  più  innanzi  che  i 
pretori  —  ai  quali  spettava,  in  assenza  de'  consoli,  il  disbrigo 
degli  affari  di  loro  pertinenza  —  avrebbero  dovuto  supplire 
a  tutto.  Aggiunge  poi  che  nel  dodicesimo  giorno  depose  la 
carica  e  furono  eletti  in  suo  posto  quelli  che  erano  già  stati 
designati  come  tali.  Chi  fossero  costoro  non  ci  è  noto.  Ab- 
biamo tuttavia  notizia  dalle  epigrafi  (17)  di  un  certo  Q.  Te- 
rentio  Culleone  (18)  che  sarebbe  stato  console  nel  Maggio 
dell'anno  40.  Nel  secondo  semestre  di  quest'  anno,  a  ogni 
modo  e  non  dagli  idi  di  Gennaio,  come  altri  (19)  sostenne, 
se  pure  gli  si  può  prestar  fede,  i  consoli  sarebbero  stati  L. 
Gellius  Poplicola  e  M.  Cocceius  Nerva. 

Il  nuovo  anno  794/41  si  conta,  come  abbiamo  visto,  dal 
quarto  (20)  e  ultimo  consolato  di  Caligola  che  ebbe  a  collega 
Cn.  Sentius  Saturninus.  Sette  giorni  dopo  (21),  Caligola  de- 
poneva la  carica.  E  presso  che  fuor  di  dubbio  che  avvenisse 
a  Cn.  Senzio  Saturnino  quel  che,  nell'anno  39,  vedemmo  era 
avvenuto  a  L.  Apronio  Cesiano  e  cioè  ch'egli  continuasse  a 
rimanere  in  carica  e  avesse  a  nuovo  collega  (consul  suffectus) 


(16)  Dio  LIX,  24:  òicateóovTos  aòtoó  tò  Tpkov,  oòSet?  ouxe  tcùv  SYjfiap- 
)(^o)v  ooTE  "uùiv  axpatYiYwv  à6poIaai  X7)V  Y^pouoiav  èxóXjJLVjoe*  oovàp^ovTat  y"P> 
ooTt  xai  £KttY)8eóoa<;  (uiartep  oTovxal  xive^)  &XXà  xoò  }j.èv  icpoaTtoSìSstYlJ-évoo 
xeXeoxTjoavxoc,  éxépoo  8è  fj.Y]8svò(;  8'  òXifoo  oSxcui;  sv  x^  èxxXTjola  aòxoù 
àvxixaxaoxYjvat  SovsQévxoc,  oòSéva  ea)(e. 

(17)  CI.  L.  I,  2*  ed..  Fast,  feriarum  latinarum  II,  pag.  58,  f.  riga-i*; 
cf.  C.  I.  L.,  VI,  2015  e  XIV,  2241;  cf.  Borghesi,  II,  208. 

(18)  Cohen,  I,  162,  774,  in  una  moneta  erroneamente  attribuita  a 
Corinto  (Cf.  Catalogue  of  Greek  Coins,  Corinto,  introduzione,  XXXV), 
invece  che  a  "  città  incerta.  „ 

(19)  Panvinius  fast,  ad  a.  793,  pag.  45. 

(20)  Dione,  1.  e.  e  Svet.,  1.  e. 

(21)  Il  Vaglieri,  invece,  (Dizionario  Epigrafico,  Ettore  de  Ruggiero, 
lettera  C.  pag.  36),  dice  che  Caligola  rimase  console  sino  alla  sua  morte; 
il  che  è  inesatto. 


LE    MONETE   DI   CALIGOLA   NEL   COHEN 


269 


quel  Q.  Pomponio  Secondo  che,  secondo  Dione  (22),  era 
appunto  console  quando  Caligola  il  24  Gennaio  di  quell'anno 
veniva  pugnalato.  Messo  così  in  chiaro  quanto  riguarda  i 
consolati  di  C.  Cesare,  sarà  facile  dare  una  seconda  e  piiì 
precisa  classificazione  cronologica  delle  monete  di  questo 
imperatore.  Ed  ecco  come. 


1°  C.    Caesar  Aug.  Ger 
manicus  pont  m.  tr.  pot 


1.» 

dell'anno . 

3^     1 2°  C,   Caesar  Aug.  Ger 


dal  18  Marzo  {sen.  e  imp) 
manicus  p.m.tr.  pot.  cos.  |  dal  1°  Luglio  [imperatorie) 


dell'anno  3°  C.  Caesar  Aug.   Ger 
38     /     manicus  p.m.tr.  pot.  Iter 


3."      I 
dell'anno  ' 


4"^  C.  Caesar  Divi  Aug 
pron.  Aug.  p.  m.  tr.  p.  iii 
P.  P 


gg  J5°  C.  Caesar  Divi  Aug 
i  pron.  Aug.  pon.  m.  tr 
\    p.  Ili  p.  p.  cos  des.  Ili 


/  6°  C.  Caesar  Aug.  pon.  m 
tr.  pot.  Ili  cos  III  .     . 

7°  C.  Caesar  Divi  Aug 
pron.  Aug.  pon.  m.  tr 
p.  Ili  p.  p.  cos  tert   . 

8°  C.  Caesar  Aug.  Ger 
manicus  p.  m.  tr.  pot.  mi 


4/ (23) 


dell'anno^ 
40 


9°  C.  Caesar  Divi  Aug 
pron.  Aug.  p.m.  tr.  p.  mi 

P-P 

10°  C.  Caesar  Divi  Aug 
pron.  Aug.  pon.  m.  tr 
p.  mi  p.  p.  cos  tert. 


dal  18  Marzo  [imperatorie) 


dal  18  Marzo     {senatorie) 


dopo  il  18  Marzo 


{imperatorie) 


dal  1°  Gennaio 


dal  18  Marzo 


{senatorie) 
{imperatorie) 

{senatorie) 

{senatorie) 


(22)  L.  e,  29;  Svet.  Cai.,  59  e  60;  cf,  C.  I.  L.  I,  1.  e,  riga  3",  ....  cN. 
SENTio  SATVRNiNo  mmiiiimiii  im  erasum  nomen  Q.  Pomponii  Secundi;  =  C.  I. 
L.,  VI,  2015  e  XIV,  2241;  cf.  X,  Puteoli,  2792  =  consules  Cn.  Sentius, 
Q.  Pomponius. 

(23)  Il  4°  gruppo  che  sarebbe  perfetto  se  non  gli  mancasse  un  solo 


370 


NEREO    CORTELLINI 


Ìli*'  C.  Caesar  Aug.  pon.  / 
m.  tr.   pot.    mi    cos  mi.  k  {imperatorie) 

12*'  C.  Caesar  Divi  Aug.  \  dal  1°  Gennaio 
pron.  Aug.  p.  m.  tr.  p.  mi  / 
p.  p.  cos  quat \  {senatorie). 

Alla  stregua  di  cotesta  classificazione  cronologica  passerò 
ora  in  esame  tutte  quelle  monete  per  le  quali  il  Cohen  ha 
adottato  un  criterio  che  mi  pare  erroneo  (24). 

La  moneta,  per  es.,  a  pag.  225,  N.  4  con  la  indicazione 
TR.  p.  mi  p.  p.  è  dal  Cohen  attribuita  all'  anno  41,  mentre, 
appartenendo  al  4"  gruppo  N.  9  non  può  essere  che  del  40  (25) 
a  partire  però  dal  18  Marzo.  E  così  di  seguito: 

C.  234,  2  =  1^  ed.,  Voi.  I,  pag.  145,  2  con  tr.  p.  ih  p.  p.  è 
dell'anno  39  e  non  del  40. 

„  237,  2  (26)  con  TR.  p.  Ili  p.  p.  =  3°  Gruppo,  N.  4,  è  del- 
l'anno 39  e  non  del  40. 

»  237,3,  (^'^^  con  TR.  p.  mi  p.  p.:  è  incerto  se  assegnarla 
al  40  o  al  41,  mentre  è  del  40,  dal  18  Marzo,  come 
quella  che  appartiene  al  4°  gruppo  e  al  tipo  N.  9. 


tipo,  —  l'imperiale,  corrispondente  al  n,  io  —,  ci  fa  giustamente  pensare 
che  avvenissero  nuove  emissioni  di  monete  e  da  parte  del  senato  e 
da  parte  dell'  imperatore,  ogni  volta  che  questi  era  insignito  o  d'  una 
nuova  potestà  tribunicia  o  d'un  nuovo  consolato. 

(24)  In  talune  monete  se  1*  è  poi  cavata,  senza  darne  alcuna  cro- 
nologia, come  per  es.  per  quella  a  pag.  228,  n.  3  che  non  può  essere 
che  dell'anno  37,  perchè  Germanico  vi  è  chiamato  padre  di  C.  Cesare 
Augusto  Germanico.  Oltre  a  ciò  in  due  monete  nel  nome  d'Agrippina, 

—  pag.  231,  1-2  —  chiamata  madre  di  C.  Cesare  Augusto  egli  ha  posto 
"  emessa  dopo  la  di  lei  morte  „  mentre  poteva  dire  benissimo  "  emessa 
dal  18  Marzo  del  37,  „  sebbene  il  Med.  di  Napoli  (mon.  rom.  4165-4166) 
le  classifichi  tra  le  "  annorum   incertorum.  „  Così  pure  per  le  monete 

—  pag.  229,  1-4  —  ha  detto  semplicemente;  "  coniate  sotto  Caligola,  „ 
mentre  è  evidente  che  furono  emesse  nel  37. 

(25)  Anche  il  Fiorelli  nel  Med.  di  Nap.,  4157-4159  le  ha  assegnate 
all'anno  41  ;  mentre  il  Vaglieri  (Dizionario  Epigraf.,  l.  e),  l'ha  bene  at- 
tribuita. 

(26)  Cf.  Med.  Nap.,  4135  —  bene  assegnata. 

(27)  Il  Med.  di  Nap.,  4140  l'ha  erroneamente  assegnata  al  41. 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  27I 

C.  237,  5  (28)  è    bene  assegnata  all'  anno  39    ma  appartiene 
al  N.  5  del  3°  gruppo,  cioè  è  posteriore  al  18  Marzo. 

„  238,  7  (29)  è  attribuita  a  ragione  all'anno  40  ma  è  poste- 
riore al   18  Marzo. 

„  238,  IO  è  dell'anno  39  e  non  del  40. 

„  238,  ri  (30)  è  incerto  se  del  40  o  del  41,  mentre  è  del  40 
a  cominciare  dal  18  Marzo. 

„  239,  14  è  ben  assegnata  quanto  all'anno  37  ma  fu  emessa 
dal  r°  Luglio  =   1°  Gruppo,  N.  2. 

„  239,  15  con  TR.  POT.  ITER,  è  incerto  se  del  38  o  del  39: 
è  dell'  anno  38,  perchè  se  fosse  del  39  porterebbe 
l'indicazione  cos  .  11. 

„  240,  25  (31)  è  dell'  anno  39  e  non  del  40  perchè  è  del  3° 
Gruppo,  tipo  N.  4. 

„  240,28  è  dell'anno  39  e  non  del  40,  appunto  come  la 
precedente. 


INESATTA  AGGIUDICAZIONE  DI  MONETE 

ALLA    CITTÀ    DI    CoRINTO. 

Non  è  la  prima  volta  che  si  muove  al  Cohen  l'appunto 
di  aver  attribuito  ad  alcune  città  delle  monete  che  non  poteano 
esser  messe    se    non   tra  le  città   incerte.  Per  non   parlare 


(28)  Med.  Nap.,  4136-4138. 

(29)  li  Med.  Nap.,  4142-4147  le  attribuisce  invece,  a  torto,  all'anno  41. 

(30)  Med.  Nap.,  4141  ascritta,  secondo  il  solito,  e  quindi  malamente, 
all'anno  41. 

(31)  Il  curioso  è  poi  che  la  moneta  seguente  n.  26  che  ha  tr.  p. 
mi  l'ha  bene  assegnata  all'anno  40,  mentre  anche  questa  come  altre 
monete,  dello  stesso  tipo,  il  Med.  Nap.  (4139;  4148-4149)  le  ha  attribuite 
non  bene  all'anno  41. 


272  NEREO   CORTELLINI 


degli  altri  mi  limiterò  a  citare  il  Waddington  che  dimostrò  (i) 
come  la  moneta  n.  84  a  pag.  46-47  del  volume  primo,  dal 
Cohen  attribuita  proprio  a  Corinto,  non  dovesse  porsi  se  non 
tra  le  città  incerte.  E  altrettanto,  ancora  per  monete  asse- 
gnate a  Corinto,  ha  sostenuto  il  Barclay  V.  Head  (Catalogue 
of  Greek  Coins,  Corinth,  1889,  introduction,  pag.  XXXV) 
per  quelle  a  pag.  160,  n.  750  e  162,  n.  774,  nel  nome  d'Au- 
gusto nella  prima  delle  quali  figura  proco(n)s(ul)  e  non  11 . 
viR  un  certo  Sisenna  (2)  e  nell'altra  è  proco(n)s(ul)  quel  Q. 
Terentio  Culleone  (3),  che,  come  vedemmo,  fu  console  nel- 
l'anno 40  d.  C. 

Queste  due  monete,  secondo  lo  Head,  sono  da  attribuirsi 
alla  Sicilia. 

Non  parrà  quindi  strano,  se  pure  può  sembrare  ardito, 
ch'io  creda  che  altre  monete  siano  state  dal  Cohen  male 
aggiudicate  a  Corinto.  Voglio  riferirmi  alle  sette  monete  nel 
nome  di  "  Germanico  e  Caligola  „  a  pag.  229-230,  n.  7-13, 
delle  quali  descrivo  ora  i  tre  tipi  diversi,  non  senza  prima 
osservare  che  per  la  disposizione  dei  diritti  e  dei  rovesci  mi 
attengo  a  quello  che  ho  detto  precedentemente  (4). 

N.  7  —  ^  —  e.  CAESAR    GERMANicvs    AVG.    Testa  nuda   di 
Caligola  a  destra. 
^  —  GERMANicvs  CAESAR.  Tcsta  nuda  di  Germanico 
a  destra.  F.  M.  B. 

N.  9  —  /B'  —  e  .  CAESAR  .  AVG  .  GERMANicvs.    Tcsta   laureata 
di  Caligola  a  destra. 

^    —    GERM  .  CAESAR  .  PVLCHRO  III .  VARIO  Ti  VIR.  TeSta 

laureata  di  Germanico  a  destra.         F.  M.  B. 

N.  II  —  ^  -  Simile  al  precedente.  Testa  nuda  di  Caligola 
a  destra.  _ 

P     —    GERM  .  CAESAR  .  DOSSENO    PVLCHRO  1 1  VIR.   TeSta 

nuda  di  Germanico  a  destra.  F.  M.  B. 

Le  altre  n.  8  e  io,  12  e  13  sono  rispettivamente  varietà 
del  n.  9  e  del  n.  11  per  avere  le  teste  piuttosto  laureate  che 


(i)  Imhoof-Blumer,  Monnaies  grecques.  Paris-Leipzig,  1883,  pag.  231, 
n.  17. 

(2)  Cf.  Borghesi,  Oeuvres,  II,  324. 

(3)  Cf.  Borghesi,  1.  e,  pag.  208. 

(4)  Cf.  pag.  250-251,  nota  5',  e  Cf.  pure  pag.  261. 


LE    MONETE    DI   CALIGOLA    NEL    COHEN  273 

nude  o  viceversa  e  però  basterà  che  consideriamo  le  tre  su 
descritte. 

Intanto  la  n.  7  differisce  in  singoiar  modo  dalle  rima- 
nenti, prima  perchè  il  cognome  Germanicus  precede  il  titolo 
Aug(ustus)  e  nelle  altre  è  il  contrario  —  è  questa  la  regola 
in  tutte  le  altre  monete  di  Caligola,  pag.  224-249  —  e  se- 
condariamente perchè  non  è  fatto  menzione  in  essa  de'  duum- 
viri —  presunti  di  Corinto  —  Pulchro  e  Vario,  Dosseno  e 
Pulchro;  e  siccome  poi,  tra  le  monete  imperiali  di  codesta 
città,  questa  sarebbe  l'unica  (s)  nella  quale  non  figurerebbero 
i  duumviri,  così  la  porrei  senz'altro  tra  le  città  incerte. 

Quanto  poi  alle  monete  n.  8-13  osservo  che  in  nessuna 
di  esse  il  nome  dei  duumviri  è  seguito  dalla  sigla  della  città 
coR(inthus)  come  invece  si  riscontra  quasi  in  tutte  le  monete 
di  Corinto  (6)  e  questo  sarebbe  già  un  indizio  che  deporrebbe 
contro  r  attribuzione  fattane  dal  Cohen  :  ma  e'  è  altro.  Queste 
monete  non  poterono  esser  coniate  se  non  durante  l' impero 
di  Caligola,  e  allora  come  spiegarsi  che  non  ci  è  conservata 
alcuna  moneta  di  questi  tipi  cioè  con  quei  duumviri,  nel 
nome  semplicemente  di  Caligola;  come  mai  i  cittadini  di 
Corinto  nell'anno  in  cui  erano  duumviri  Dosseno  e  Pulchro, 
Pulchro  e  Vario,  non  si  curarono  —  come  invece  fecero  i 
duumviri  P.  Vipsanio  Agrippa  e  M.  BeUio  Proculo  —  di 
emetter  monete  nel  nome  di  Germanico  (7)  semplicemente, 
nel  nome  d'Agrippina  (8),  nel  nome  di  Nerone  e  Druso  (8), 
e,  sovratutto,  nel  nome  di  Caligola?  (9) 


(5)  Cf.  Cohen,  1,  pag.  160-162,  n.  746-773;  173,  19-23;  184,  3;  185,  3; 
187,  i;  205-206,  185-194;  213,  15;  218,  io;  223,  8;  227,  23-25;  235,  2;  243; 
57-64;  cf.  Catalogue  of  Greek  Coins,  Corinth,  1889,  pag.  65,  531-539; 
Med.  di  Nap.,  Mon.  grec,  7420-7425. 

(6)  Cf.  Cohen,  11.  ce,  Catal.  of  Greek  Coins,  1.  e,  e  pag.  58,  n.  483-530. 
Nei  pochi  casi  in  cui  la  sigla  cor  non  c'è,  vi  sono  però  gli  stessi 
duumviri  che  figurano  in  altri  tipi  di  monete  nelle  quali  figura  l'indi- 
cazione della  città  —  cor. 

(7)  Cf.  Cohen,  I,  223,  25  e  nel  nome  d'Antonia  —  emessa  impe- 
rante Caligola  —  pag.  223,  8,  con  i  duumviri  M.  Belilo  Proculo. 

(8)  Cohen,  235,  1-2  coi  duumviri  P.  Vipsanio  Agrippa  e  M.  Belilo 
Proculo  ;  cf.  Cat.  of  Greek  Coins,  1.  e,  pag.  65,  n.  530,  tav.  XVI,  8, 

(9)  Cohen,  243,  57-64  coi  duumviri  P.  Vipsanio  Agrippa,  M.  Belilo 
Proculo  e  Caecilio  Nigro. 


274  NEREO   CORTELLINJ 


Esse  adunque  devono  essere  d'un' altra  città  che  tuttavia 
non  si  può  determinare  e  siccome  il  Cohen  ha  posto  tra  le 
città  incerte,  la  moneta  seguente  a  pag,  228,  N.  2: 

^    —    GERM  .  CAESAR    PVLCHER    (VL    ed    HE    legati)    IIVIR.     TcSta 

nuda  di  Germanico  a  destra. 
5*    —  DRvs  .  CAESAR  .  cipvs  F  .  IIVIR.   Testa  nuda  di  Druso  a 
destra.  F.  P.  B. 

la  quale  mi  pare  abbia  una  qualche  analogia  con  le  precedenti 
N.  8-13  (10)^  così  mi  sembra  che  non  sia  fuori  di  proposito 
il  porle  anch'esse  sotto  la  categoria  "  città  incerta  „  (n). 

Anche  quest'altra  moneta: 

^  —  AGRIPPINA  CAESARis  AVO  MATER.  Busto  d'Agrippina  a 
destra. 

P  —  GENivM  e  .  I .  e.  La  Fortuna  diritta  a  sinistra  che  ha 
nella  mano  destra  un  timone  e  nella  sinistra  una  cor- 
nucopia. F.  P.  B. 

è  dal  Cohen  (pag.  232,  8)  assegnata  a  Corinto.  La  leggenda 
del  rovescio  vorrebbe  dunque  interpretata  genivm  c(oloniae) 
i(uliae)  c(orinthi).  Non  ho  potuto  però  riscontrare  alcuna 
moneta  di  Corinto  nella  quale  questa  città  sia  chiamata 
c(olonia)  i(ulia)  c(orinthus):  essa  è  invece  chiamata  lavs  ivLi(a) 
coRiN(thus)  o,  più  spesso,  semplicemente  indicata  corintvs, 
oppure  coRiNT  o  anche  cor  e  queste  abbreviazioni  sono  poi 
sempre  seguite  dal  nome  de'  duumviri  (12), 

Il  tipo  poi  della  Fortuna,  non  che  la  parola  Genium  non 
mi  venne  fatto  di  rintracciare  nelle  monete  di  questa  città 
nelle  quali  ho  invece  veduto  descritto  Pegaso  o  Pallade;  e 
però,  per  queste  diverse  ragioni,  credo  che  la  su  descritta 
moneta  sia  anch'essa  stata  erroneamente  attribuita  a  Corinto. 
Non  posso  non  ricordare  al  lettore  che  anche  il  de  Sallet 
(Zeitschrift  fur  Numismatik,  Berlin,  1886,  pag.  131,  N.  io)  la 
credette  di  Corinto.  E,  a  dir  il  vero,  l'autorità  grande  del 
numismatico  tedesco  —  testé,  disgraziatamente,  morto  —  mi 


(io)  Il  duumviro  Pulchro  può  darsi  fosse  in  epoca  posteriore  duum- 
viro per  la  seconda  volta:  Pulchro  III  (?). 

(11)  Cf.  Eckhel,  VI,  pag.  227. 

(12)  Cf.  Cohen,  11.  ce.  e  Catal.  of  Greek  Coins,  11.  ce. 


LE    MONETE    DI   CALIGOLA   NEL   COHEN  275 

avea  non  poco  scosso  nella  mia  opinione;  ma,  tuttavia,  per 
le  ragioni  su  esposte  che  mi  è  sembrato  militassero  in  favore 
della  mia  tesi,  l'ho  mantenuta. 


MONETE   INEDITE. 

Distinguo  questo  paragrafo  in  due  parti,  nell'una  delle 
quali  descriverò  le  monete  che  il  Cohen  avrebbe  potuto  ci- 
tare togliendole  dalle  opere  di  cui  s'è  servito,  come  il  Mionnet, 
il  Florez  e  lo  Heiss,  ecc.;  nell'altra  esporrò  tutte  quelle 
monete,  varietà  o  tipi  nuovi,  che  il  Cohen  non  ha  riportati, 
o  perchè  non  consultò  certe  opere  come  il  Delgado  o  il 
Medagliere  di  Napoli  —  delle  quali  si  stenta  a  comprendere 
come  egli  non  abbia  tenuto  conto,  chi  consideri  la  loro  vera 
e  grande  importanza,  —  o  perchè  vennero  pubblicate  poste- 
riormente alla  2^  edizione  del  Cohen. 

Incomincio  con  due  monete  che  non  possono  che  destare 
un  grande  interesse,  sia  perchè  si  tratta  di  monete  bilingui 
e  sia  perchè  entrambe  si  trovano  nel  Gabinetto  di  Parigi  (i). 

1.  —  ^  —  e.  CAESAR  .  AVG .  GERMANicvs.  Tcsta  di  Caligola  a 

destra. 
'^    -OT)ni1l1f  INS.  AVG.    Il  Cabiro   diritto,   di  fronte; 
nella  destra  levata  tiene  un  bastone  che  ha  sulla 
estremità  una  palla  e  nella  sinistra  un  serpente  ; 
otto  raggi  partono  dalla  sua  testa.  M.  B. 

2.  —  ^  —  senza  leggenda.  Testa  di  Caligola  a  destra. 

^ iNS  .  AVGvs  .  medesimo  tipo  del  preced.  M.  B. 

Queste  monete  punico-latine  (i  «)  furono  coniate  da  una 
delle  isole  Baleari  :  l'isola  Minorca  —  iNs(ula)   AVGvs(ta).   Le 


(i)  e  (i  a)  Heiss,  pag.  422,  tav.  LXIV,  24  e  25;  cf.  Delgado,  III,  pag.  450, 
CLXXXVIII^  n.  25  e  26.  Tanto  1'  Heiss  che  il  Delgado  riportano  una 
moneta  di  Tiberio  e  una  di  Claudio,  nell'effige  solamente  per  1'  ultimo 
imperatore,  di  quest'isola  Minorca   che   non   sarà   discaro  ai  lettori   il 

36 


276  NEREO   CORTELLINI 


isole  Baleari,  che  s'erano  date  alla  pirateria  e  costituivano  un 
serio  pericolo  per  Roma,  furono,  nell'anno  123  a.  C,  sotto- 
messe dal  console  Metello  che  si  ebbe  per  ciò  il  cognomen 
Balearicus  e  g\\  onori  del  trionfo.  Esse  furono  aggregate 
alla  provincia  Tarraconese. 

Riporto  successivamente  due  monete  del  Mionnet,  quattro 
del  Florez  e  due  dello  Heiss,  delle  quali  il  Cohen  non  ha 
fatto  cenno  alcuno. 


MONETE  GRECHE  —  Paphlagonia-Synope. 

3.  (2)  —^  —  e.  CAE  .  AVG .  GER  .  EX  .  D  .  D  .    Testa   nuda  di 

Caligola  a  destra. 
^  —  e  .  I .  F  .  s  .     Lxxxiii.  Un  colono   che   conduce 
un  carro  tirato  da  due  buoi.  P.  B. 

4.  (3)  —  ^  —  Simile  al  precedente. 

!p  —  e  .  I .  F  .  AN  Lxxxni.  Simile  al  precedente  P.  B. 


trascrivere  qui,  perchè  non  sono  neppure  esse  date  dal  Cohen,  sebbene 
si  trovino  nel  Gabinetto  di  Parigi. 

Eccole:  Heiss,  1.  e,  n.  23  =1  Delgado,  1.  e,  n.  24. 

D.  -   TI .  CAES  .  AVG  .  GERM.  Testa  di  Tiberio  a  destra. 

R.  —  simile  al  precedente  n.  i.  M.  B. 

N.  26  =  Delgado,  n.  27  —  D.  —  ....  Testa  di  Claudio. 

R.  —  ^11  Cabiro  che  tiene  in  una  mano  un  bastone  terminato  da 
una  palla   e   nell'altra   un  serpente.  M.  B. 

La  n.  23  è  notevole  per  il  titolo  GERM(anicus  ?)  che  è  dato  a  Ti- 
berio. Mi  pare  che  sia  questo  l'unico  caso.  Quanto  poi  alla  n.  26,  la  pre- 
senza della  figura  di  Claudio,  se  pure  è  lui,  su  una  moneta  coniata  in 
una  parte  delle  province  romane  della  Spagna  prova  che  fu  per  ordine 
di  questo  imperatore  e  non  di  CaHgoIa,  come  credeva  il  Florez  (cf. 
Heiss,  1.  e,  pag.  426  e  Delgado,  1.  e,  pag.  451),  che  furono  chiuse  le 
fabbriche  monetarie  municipali  della  Spagna. 

(2)  Mionnet,  Voi.  II,  pag.  404,  n.  105  è  una  varietà  —  megho  de- 
scritta però  —  di  quella  data  dal  Cohen  pag.  243-244,  n.  65,  —  nella  quale 
v'è  GEE  e  Lxxni  in  luogo  di  ger  e  Lxxxni. 

(3)  Mionnet,  supplem.,  IV,  576,  143.  L'ho  riscontrata  identica,  così 
nella  leggenda  come  nel  modulo,  nella  Revue  Numismatique  de  Paris, 
1891,  pag.  244,  in  un  articolo  del  principe  Pierre  de  Saxe-Cobourg, 
il  quale,  evidentemente,  la  ritenne  inedita  0  molto  rara,  perchè  non 
avea  consultato  il  Mionnet  che  ne  dà  anche  la  varietà  precedente  e  il 
Cohen  che  ne  dà  un'  altra.  Tuttavia  il  Cobourg  ha  mostrato  che  anno 
significhi  quella  data  :  si  tratterebbe  dell'anno  38,  perchè  l'èra  di  Synope 
ha  principio  con  l'anno  45  a.   C. 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  277 


Spagna- Acci. 

5.  (4)  —  ^  —  e  .  CAESAR  .  AVG  . GERMANicus .P.P.  Tcsta nuda 
di  Caligola  a  destra. 
1^  —  Due  aquile   legionarie  tra  due  insegne    mili- 
tari :  tra  esse  co-lo-n  11  a-cc-i. 


—  Gaesaraugusta. 

6.  (5)  —  ^  —  e  .  CAESAR  .  AVG  .  GERMANicus  .  iMP.   Testa  lau- 
reata di  Caligola  a  destra, 
p   —  LiciNiANO  ET  GERMANO   n   viR.   Aquila   legio- 
naria tra  due  insegne  e  in  mezzo  a  esse  c-c-a. 

M.  B. 

y,   (6)    _  3^  _  AGRIPPINA    M  .  F  .     AT  .  CAESARIS     AVGVSTI.    Te- 
sta   d'Agrippina  a  destra. 
"p/  —  SCIPIONE  ET  MONTANO  ff  viR.  Nel  campo  un 
sacerdote  che  guida  due  buoi  a  destra,  al  di 
sopra  c-c-A  M.  B. 

8.  (7)  —  ^  —  e  .  CAESAR  .  AVG  .  GERMANicvs  IMP.    Tcsta   lau- 

reata di  Caligola  a  destra. 
P  —  MONTANO  ET  GERMANO  ;  nell'esergo  ff  viR.  Un 
sacerdote  che  guida  due  buoi:  sopra  di  essi 
e  .  e  .  A  M.  B. 

9.  (8)  _  ^  _  e  .  CiESAR   (ar   in   monog.) .  avg  .  germanicvs 


(4)  Florez,  I,  pag.  149,  tav.  Ili,  n.  3;  cf.  Delgado,  III,  pag.  9,  tavola 
LXXXVII,  n.  15,  la  quale  non  ha  l'indicazione  p(ater)  p(atriae)  ed  è 
una  varietà  del  Cohen  (241,,  32). 

(5)  Florez,  I,  pag.  250,  tav.  XI,  n.  7  ;  è  una  varietà  molto  rara  di 
quella  del  Cohen,  pag.  242,  n.  41  la  quale  non  differisce  se  non  nel  modulo 
perchè  è  un  g  .  b  .  =  Heiss,  206^  XXVI,  58  =  Delgado,  III,  52,  CHI,  77 

(6)  Florez,  I,  pag.  245.  tav.  X,  n.  6  —  Delgado,  III,  pag.  51,  CU,  68 
è  una  bella  varietà  del  Cohen,  pag.  232,  n.  6,  in  cui  figura,  nel  rovescio 
il  tipo  del  sacerdote  che  guida  i  due  buoi,  a  proposito  del   quale  vedi 
però  lo  stesso  Cohen^  226,  n.  20  e  241,  38  e  43. 

(7)  Florez,  I,  253,  XI,  4  =  Delgado,  III,  53,  CHI,  84:  è  una  varietà 
del  Cohen,  (242,39),  nella  quale  la  testa  è  nuda  e  i  duumviri  sono  Scipione 
e  Montano. 

(8)  Heiss,  pag.  205,  tav.  XXVI,  54  =-  Delgado,  III,  52,  CU,  75:  è 
una  varietà  non  trascurabile  di  quella  del  Cohen,  pag.  241,  n.  37,  per 
la  direzione  secondo  la  quale  è  scritta  la  leggenda  e  per  1'  assenza  delle 
sigle  e.  e.  A. 


278  NEREO  CORTELLINI 


iMP .  PATER  PATRiAE  (man    e    TE    in  monogr.). 
Testa  laureata  di  Caligola  a  sinistra. 
P  —  SCIPIONE  ET  MONT  nell'csergo  f[f  vir.  La  leg- 
genda è  da  sinistra  a  destra.  G.  B. 

-  OSCA. 

10.  (9)    —  fB'  —  e  .  CAESAR  .  AVG  .  GERM  .  P  .  M  .  TR  .  POT  .  COS. 

Testa  laureata  di  Caligola  a  destra. 
P  —  e  .  TARRACiNA  .  p  .  PRISCO  C  VIR.  Nel    mezzo 

V 
OSCA  P.  B. 

V 

MONETE  ROMANE  —  Tibepio  e  Agrippina. 

11.  (10)  ~  ^  —  TI.  CAES  ....  Testa  laureata  di    Tiberio   a  si- 

nistra. 
^  —  AGRIPPINA  ....  Testa  nuda  d'Agrippina  a  destra, 

M.  B. 

E  ora,  passiamo  alle  monete,  che,  come  abbiamo  distinto 
da  principio,  appartengono  alla  seconda  categoria. 

MONETE  ROMANE. 

12.  (11)  —  ^  —  e  .  CAESAR  .  AVG  .  GERMANICVS  .  PON  .  M .  TR  .  POT. 

Nel  campo  s  .  e. 

1^    —  GERMANICVS  .  CAESAR  ,  TI  .  AVG  .  F  .  DIVI .  AVG  .  N. 

Testa  nuda  di  Germanico  a  sinistra.  In  con- 
tromarca TIB  CLA  IMP.  M.  B. 


(9)  Heiss,  159,  tav.  XIV,  28  ==  Delgado,  III,  324-325,  CLVIII,  22; 
è  un  tipo  di  moneta  notevole  anzitutto  perchè  è  di  modulo  p .  b,  mentre 
il  Cohen  ne  riporta  solo  di  g.b  e  m.b  e  in  secondo  luogo  per  la  di- 
sposizione di  v(rbs)  OSCA  v(ictrix)  che  non  si  riscontra  in  alcuna  delle 
monete  del  Cohen,  pag.  242-243,  n.  50-54. 

(io)  The  Numismatic  Chronicle,  1871,  Unpublished  roman  imperiai 
coins,  pag.  183,  n.  2. 

(11)  Med.  Nap.,  Mon.  rom.,  4155.  Differisce  dal  n.  i  del  Cohen, 
pag.  224-225  unicamente  per  le  contromarche  sudescritte:  contromarche 
che  possono  riuscire  di  non  poco  interesse  per  lo  storico  se  si  consideri 
che  questa  moneta  dovette  servire  come  per  annunziare,  subito  dopo 
r  uccisione  di  Caligola  e  prima  ancora  che  fossero  pronti  i  conii  del 
nuovo  eletto,  che  il  nuovo  imperatore  era  Claudio. 


LE   MONETE    DI   CALIGOLA   NEL   COHEN  279 

13.  (12)  —  B^  —  C  .  CAESAR  .  AVG  .  PON   M  .  TR  .  POT  .  Ili  .    COS     III. 

Testa  di  Caligola  laureata  a  destra. 
P  —  Simile  al  precedente.  M.  B. 

MONETE  GRECHE  —  Spagna-Caesaraugusta. 

14.  (13)  —  iO'  —  AGRIPPINA   .   M  .    F  .  MAT    .    CAESARIS   .  AVGVSTI. 

Testa  d'Agrippina  a  destra. 
9»  —  TiTVLLO  ET  MONTANO  H  viR.    Nel    campo  un 
sacerdote  che  guida  due  buoi  a  destra  e  sopra 
ad  essi  e  .  e  .  a.  M.  B. 

15.  (14)  —  ^  —  e  .  CiESAR  (ar  in  monog.)  .  avg  .  germanicvs  . 

iMP  .  pater  (te  in  monog.)  patriae.  La  testa 
nuda  di  Caligola  a  sinistra. 
P  -^  Un  bue  a  destra  sopra  il  quale  e  .  e  .  a.     M.  B. 


—  ITALICA. 

16.  (15)  —  ^  —  GERMANICVS  CAESAR.  Testa   di    Germanico    a 

sinistra  (e  non  a  destra,   come  si   vede  dalla 

moneta). 

5*  —  PERM  .  AVG  .  DRvsvs  CAESAR.  Testa    di    Druso 

a  destra  (e  non  a  sinistra....)  M.  B. 


(12)  Med.  Nap.,  1.  e,  4156:  è  una  varietà  dei  n.  5  e  6  del  Cohen  per 
due  rispetti:  prima  perchè  è  di  bronzo  mentre  queste  sono  l'una  d'ar- 
gento e  l'altra  d'  oro  e  in  secondo   luogo  perchè    in    quelle    del  Cohen 

vi    è    GERMANICVS  .  CAES  .  PAT  .  C  .  CAES  .  AVG  .  GERM.     —    Ho   poÌ    riscontrato 

sempre  tra  le  monete  romane  del  Med.  di  Napoli  una  varietà  del  n.  i 
del  Cohen,  (pag.  244)  moneta  nel  nome  di  "  Caligola  e  Augusto  „  nella 
quale  —  n.  4172  —  vi  è  pater  patrie  invece  di  pater  patriae. 

(13)  Delgado,  III,  pag.  51,  CU,  69  è  una  varietà  del  n.  7  del  Cohen, 
pag.  232. 

(14)  Delgado,  III,  53,  CHI,  79. 

(15)  Delgado,  II,  139,  XLIII,  15.  Questa  moneta  si  trova  nel  Museo 
archeologico  di  Madrid  e  fu  dal  Delgado  assegnata  al  municipio  di  Ita- 
lica, sebbene  non  vi  sia  alcuna  indicazione  della  città.  L'esserci  nella 
moneta  perm(ìssu)  AVG(usti)  non  giustifica,  secondo  me,  questa  attribu- 
zione, perchè  su  altre  monete  di  altre  città  si  riscontrano  tali  sigle,  cf. 
Cohen  227,  17  in  una  moneta  di  Romula  e  cf.  Delgado,  I,  126,  6  in 
una  moneta  della  colonia  Patricia. 


28o  '  NEREO   CORTELLINI 


—  ERCAVICA. 

17.  (16)  —  ^  —  e  .  CAESAR  .  AVG  .  GERMANicvs .  iMP....  Tcsta  lau- 

reata di  Caligola  a  sinistra. 
5^  —  Una  corona  di  quercia:  nel  mezzo  su  tre  linee 
MV  (in  monogramma)  ||  ergavi    (av   in    mono- 
gramma) Il  CA  :    all'intorno    in    circolo    H  vir 

e  .  ter  .  SVRA  .  L  .  LIC  .  GRACILE.  M.    B. 

18.  (17)  —  iy  —  e.  CAESAR  ,  AVG  .P.P.  Testa  laureata  di  Cali- 

gola a  destra. 

1^    —  e.  TER  .  SVRA  .  L  .  GRACILE    H    VIR.     in     circolo: 

nel  mezzo  su  due  linee  mvn  ||  ercavic.  P.  B. 


MONETE    ROMANE. 

19.  (18)  —  ^  —  e  .  CAESAR .  DIVI  AVG  .  PRON  .  AVG  .  P  .  M  .  TR  .  P  . 

Ili  P.P.  Nel  campo  s .  e. 

1^    —  GERMANICVS  .  CAESAR  .  TI  .  AVG  .  F  .  DIVI  .  AVG  .  N 

Testa  nuda  di  Germanico  a  destra.    M.  B. 

20.  (19)  —  3'  —  e  .  CAESAR  .  AVG  .  GERM  .  P  .  M  .  TR  .  POT.     TeSta 

laureata  di  Caligola  a  destra. 

1^    —  AGRIPPINAE   MAT  .  CAES  .  AVG  .  GERM.  TeSta  nuda 

d'Agrippina  a  destra.  Arg. 


(16)  Delgado,  III,  256,  CXLIII,  11.  Anche  questa  si  trova  nel  Museo 
archeologico  di  Madrid. 

(17)  Delgado,  1.  e,  n.  12.  Questa  moneta  il  Delgado  la  tolse  dal 
gabinetto  privato  di  D.  Francisco  Sagrerà. 

(18)  Questa  moneta  fu  pubblicata  prima  dalla  Revue  Numismatique 
Belge,  1879,  pag.  134,  n.  11;  poi  dal  Museo  di  Torino,  1881,  Mon.  imp. 
299-301  e  da  ultimo  dalla  Rivista  Italiana  di  Num.  edita  da  Francesco 
ed  Ercole  Gnecchi,  1891,  Museo  di  Trento,  pag.  303,  n.  2.  Fu  da  tutti 
attribuita  all'anno  40,  mentre  è  dell'anno  39,  secondo  quanto  si  è  detto. 
Cf.  Cronologia  delle  monete,  pag.  269,  3"  gruppo  e  tipo  4.° 

(19)  The  Numismatic  Chron.,  1891,  A  further  discovery  of  Roman 
Coins  in  Soutern  India,  pag.  199:  n.  9;  costituisce  una  varietà  al  n.  2 
del  Cohen,  pag.  233  e  per  esserci  agrippinae  anzi  che  agrippina  e  per 
r  assenza  del  praenomen  c(aius)  dopo  max. 


LE  MONETE  DI  CALIGOLA  NEL  COHEN  281 


MONETE  GRECHE  —  Bitynia-Apamaea. 

21.  (20)  _  ^  _  e  .  CAESAR  .  AVG  .  GERMANicvs....  Tcsta  di  Ca- 
ligola laureata  a  sinistra. 

5^    —  GERMANICVS     CAESAR     DEC    DEC  C  .  I  .    C.     TcSta 

nuda  di  Germanico  a  sinistra.  Nel  campo   ap. 

M.  B. 


PAPHLAGONIA-SYNOPE. 

22.  (21)  —  ^  —  e  .  CAE  .  AVG  GER  .EX  D  .  D.  La    tcsta   di    Cali- 

gola nuda  a  destra. 
P  —  e  .  I .  F  . .  Il  Lxxxiii.  Un  colono  che  guida  due 
buoi  a  destra.  P.  B. 

23.  (22)  —  ^  —  e  .  CAESAR  AVG  GERM  .EX  D  .  D  AN  LXXXVI  .  C  . 

I .  F.  Testa  di  Caligola. 
]^  —  AGRIPPINA  AVG....  Tcsta  d'Agrippina.  Br.  21. 

Di  monete  di  questa  colonia  di  Synope  nel  nome  di 
"  Caligola  e  Agrippina  „  —  la  quale  dobbiamo  credere  sia 
la  madre,  benché  chiamata  Aug{\iiSt2i)  —  non  se  ne  cono- 
scevano finora.  E  la  moneta  N.  23  è  tanto  più  notevole  chi 
consideri  la  data  an  lxxxvi,  la  quale  significherebbe,  se 
veramente  l'era  di  Synope  ha  principio  col  45  a.  C,  —  come 
ha  sostenuto  il  principe  Pierre  de  Saxe-Cobourg  nella  Revue 
Numismatique  de  Paris  (1891,  pag.  244)  —  Tanno  41.  Di 
quest'  anno  non  abbiamo  neppure  una  moneta  della  colonia 
di  Synope  nel  nome  di  "  Caligola  „  del  quale  ne  abbiamo 
solo  deir  anno  38  a.  C. 

Dopo  le  cose  dette  e  prima  ancora  ch'io  abbia  a  parlare 
delle  monete  greche  con  leggenda  greca  —  campo  nel  quale 


(20)  Catalogne  of  Greek  Coins,  Pontus,  1889,  pag.  iii,  n.  21:  è  una 
bella  varietà  del  n.  14  del  Cohen,  pag.  230,  specialmente  per  la  presenza 
della  sigla  Ap(amaea). 

(21)  Catalogne  of  Greek  Coins,  1.  e,  pag.  loi,  n.  55  — ■  tav.  XXIII, 
n.  7, 

(22)  Revue  Numismatique  de  Paris,  1897,  3*  serie  —  Inventaire  de 
la  CoUection  Waddington  descritta  da  E.  Babelon,  pag.  283,  n.  204. 


282  NEREO   CORTELLINI 


c'è  non  poco  da  mietere  di  nuovo,  così  nelle  varie  riviste 
delle  diverse  nazioni,  come  nei  cataloghi  di  collezioni  pub- 
bliche o  private  —  mi  pare  di  non  esprimere  un  desiderio 
ardito  e  fuori  di  posto,  chiedendo  a  chi  ne  abbia  il  tempo 
e  i  mezzi,  di  stampare  in  Italia  una  descrizione  (23)  delle 
monete  imperiali.  Chi  si  accingesse  a  una  tale  opera  do- 
vrebbe servirsi,  prima  di  tutto,  delle  collezioni  italiane  fin  dove 
è  possibile  e  ricorrere  poi  con  tutte  le  debite  cautele,  al  Cohen 
per  quel  che  riguarda  le  monete  romane,  allo  Heiss  e  al 
Dèlgado  per  le  greche  della  Spagna,  al  Catalogo  del  Museo 
Britannico  e  alla  Beschreibung  der  Antiken  Miinzen  di  Berlino 
per  le  monete  della  Grecia  in  generale  e  dell'Asia  Minore, 
non  che  insieme  a  tutte  le  diverse  pubblicazioni  numismatiche 
pili  notevoli. 

Non  sarò  certo  io  a  lesinargli  il  mio  debole  aiuto.  E, 
tanto  per  mantenere  la  parola,  comincerò  col  pubblicare, 
insieme  alla  "  Vita  di  Caligola  „  la  descrizione  di  tutte  le 
monete  che  concernono  lui  e  la  sua  famiglia. 


Milano,  Aprile  1898. 


Nereo  Cortellini. 


(23)  Delle  monete  imperiali  greche  con  leggenda  greca  è  già  iniziato 
il  Corpus.  Questa  raccolta  —  la  cui  idea  sorse  nel  1893,  in  occasione 
del  giubileo  (8  Nov.  1893)  del  dottorato  di  Theodoro  Mommsen  —  è 
presieduta  dall'Accademia  di  Berlino  che  ne  affidò  la  direzione  a  una 
commissione  composta  del  Mommsen  stesso,  dell'  Otto  Hirschfeld  e 
deirimhoof-Blumer.  (Cf.  Revue  Suisse  de  Numismatique,  1894,  pag.  229). 


APPENDICE 


IL     SOPRANNOME     CALIGOLA. 


Il  nome  di  battesimo  —  come  si  direbbe  oggi  —  dell'  ul- 
timo de'  sei  figli  maschi  di  Germanico  e  Agrippina,  era,  ve- 
ramente. Caio  Cesare,  il  quale  se  non  nacque  in  Germania 
come  alcuni  (i)  credettero,  vi  passò,  a  ogni  modo,  quasi  tutta 
l'infanzia,  perchè  è  certo  che,  dopo  la  morte  d'Augusto  (767-14 
19  Agosto),  sua  madre  lo  accompagnò  presso  il  padre  che  si 
trovava  al  comando  delle  legioni  sulle  frontiere  della  Germania. 

Egli  visse  dunque  i  suoi  piiì  teneri  anni  "  in  castris  „ 
come  dice  Tacito,  il  quale  aggiunge  (2)  che  i  suoi  genitori 
vollero  ch'egli  crescesse  in  mezzo  ai  soldati,  perchè  ne 
acquistasse  fin  d'allora  l'affetto.  E  pare  che  ci  riuscisse. 

Egli  soleva  infatti  portare  una  specie  di  calzatura,  propria 
de'  soldati  semplici^  la  quale  si  diceva  caliga  (3).  E  i  soldati  ne 
presero  pretesto  per  mettergli  nome  Caligola  (4),  un  diminu- 
tivo o  vezzeggiativo  quasi  a  significare  l' amore  che  gli 
voleano. 

Quando  però  fu  imperatore,  sdegnò  d'esser  chiamato  con 
tale  soprannome  e  anzi  Seneca  narra  che  egli  punì  severa- 
mente un  primipilo  il  quale  così  lo  avea  nominato  (5). 

E  bisogna  credere  che  anche  prima  d'essere  imperatore 
egli  non  amasse   tale    epiteto,    perchè   nelle   iscrizioni   lapi- 


(i)  Cf.  Svet.,  Cai.  8. 

(2)  Ann.  I,  41. 

(3)  Queste  calzature  si  facevano  senza  tomaio  e  quindi  si  assicu- 
ravano al  piede  con  piccole  cordicelle  che  s' avvolgeano  intorno  alla 
gamba.  (Cf.  Jul.  Nigronum.  de  caliga,  cap.  4;  Balduini,  calceum  anti- 
quum,  e.  13  e  Ruben,  de  re  vestiaria  II,  i). 

(4)  Svet  Cai.  9,  Tac.  1.  e,  Dione  LVII,  5;  Aurelius  Victorinus  Epit.,  3 
e  Caes.  3. 

(5)  Seneca.  De  const.  sap.,  18. 


284  NEREO     COKTELLINI 


darle  (6)  come  monetarie  (7),  anteriori  alla  sua  assunzione 
all'impero,  egli  è  costantemente  chiamato  C{aius)  Caesar. 

E,  naturalmente,  il  soprannome  Caligola  non  si  riscontra 
in  nessun  documento  pubblico  posteriore.  Che  nelle  monete  (8) 
vedemmo  com'è  nominato:  C.  Caesar  Augustus  Germanicus 
oppure  C.  Caesar  Divi  Aug(usti)  pron(epos)  Aug(ustus)  e 
ugualmente  nelle  epigrafi  lapidarie  (9);  in  Tacito  poi,  in 
Svetonio  e  in  Dione  Cassio,  per  non  parlare  degH  altri  storici 
di  quel  tempo,  egli  è  costantemente  chiamato  o  Caius  (io)  o 
Caius  Caesar. 

In  un  solo  monumento  mi  venne  dato  di  riscontrare  la 
leggenda  Caligula.  E  un  cammeo  così  descritto  dal  Lenor- 
mant  (11)  "  Sardonyx  à  deux  couches.  —  Téte  de  Cahgula, 
lauree,  tournée  à  gauche.  Sous  le  cou,  trois  figures  de  femme 
debout,  portant  des  cornes  d'abondance:  derrière  la  téte 
l'inscription  caligvla....  „.  E,  commentando  questa  leggenda, 
il  Lenormant  osservava  che  la  pietra  era  autentica. 

Di  tale  opinione  furono  pure  il  Duruy  (12)  e  poi  anche  il 
BernoulU  (13). 


(6)  C.  I.  L.  I,  pag.  320;  III,  3213,4;  V,  5734  e  8iio,i8;  VI,  parte  II, 
4331  e  4357;  IX,  1107  e  6078,35;  X,  901,  902  e  904;  6638  Ca,  i;  XII, 
1848  e  1849;  [XIV,  2159?)  e  [XV,  1404?]. 

(7)  Cohen,  Voi.  I,  173,  17  e  18  e  pag.  199,  103;  245,  1-5. 

(8)  La  leggenda  Caligula,  appare  in  una  sola  moneta,  che  fu  però 
dall'Eckhel  giudicata  spuria  (De  Numis  veteribus  VI,  228). 

(9)  C.  I.  L.,  II,  172,  4639,  4640,  4716,  4962,  6208,  6233  e  6234;  III, 
2882  e  2976;  IV,  669;  V,  6641;  VI,  parte  II,  8823;  X,  796  e  6638,  B7 
e  17;  XI,  parte  I,  720?  e  3598;  XII,  342,  2331  (256,  651  e  666).  Queste 
tre  ultime  sono  pure  posteriori  alla  morte  di  Tiberio,  benché  Caligola 
sia  nominato,  nella  256,  C.  Caesar  e  nelle  altre  due  ....[Caes]ar....  Ger- 
manicus ;  XIV,  2854. 

(io)  Cf.  C.  I.  L.,  V,  5050  "  gaI  principatv  „ 

(11)  Trésor  de  numismatique  et  glyptique  —  Iconographie  des 
empereurs  romains,  Paris  1843,  pag.  23,  e  tav.  XI,  n.  14. 

(12)  Histoire  des  Romains,  1882.  Voi.  IV,  pag.  313.  Veramente  il 
Duruy  non  si  pronuncia  decisamente  sulla  autenticità  di  questo  sardonico: 
egli,  dopo  aver  detto  che  T  autenticità  di  esso  fu  contestata,  aggiunge 
che  il  Chabouillet  (Catalogne  general,  pag.  35)  osservò  che  "  les  camées 
n'avaient  pas  un  caractere  officiel  comme  la  monnaie.  „ 

(13)  Ròmische  Ikonographie,  Die  Bildnisse  der  ròmischen  Kaiser. 
Berlin,  1886,  Voi.  II,  pag.  310,  e.,  dove  è  detto  che,  malgrado  l'iscri- 
zione (caligvla)  sospetta,  la  pietra  è  antica. 


APPENDICE  285 


E  poiché,  sin  dall'  estate  scorsa  mi  occupai  di  cotesto 
cammeo,  così  volli  richiedere  anche  dal  conservatore  del 
Gabinetto  numismatico  di  Parigi  —  dove  questa  pietra  preziosa 
è  custodita  —  il  suo  parere  sull'autenticità  vera  o  presunta 
del  cammeo  stesso.  Il  sig.  E.  Babelon  mi  rispondeva  gentil- 
mente il  22  Luglio  1897,  per  mezzo  del  suo  attaché,  il 
sig.  Dieudonné,  dicendomi  che  nel  suo  Catalogo  "  toiit 
nouvellement  pam  „  io  avrei  trovato  quel  che  cercavo.  Ma 
questo  catalogo  non  si  trova  né  alla  Biblioteca  né  al  Gabi- 
netto numismatico  di  Brera  e  perciò  trascrivo  qui  il  brano 
della  lettera  che  si  riferisce  all'  autenticità  del  cammeo,  che 
nel  catalogo  porta  il  N.  267: 

"....  Authenticité  douteuse,...  Les  lettres  en  relief  du  mot 
Caligula  nous  paraissent  avoir  une  forme  moderne;  dans  ce 
cas,  le  camée  tout  entier  serait  de  la  Renaissance.  Une 
monnaie  de  bronze  de  Caligula  représente,  au  revers,  les 
trois  soeurs  (14)  de  ce  prince  dans  une  attitude  identique  à 
celle  qui  leur  est  donnée  ici  (Cohen,  I,  237,  4).  Il  existe  un 
coin  du  Padouan  de  cette  médaille  dont  le  revers  a  été 
aussi  imité  par  d'autres  faussaires  du  XVP  siécle.  Rien  donc 
ne  s'oppose  à  ce  qu'un  graveur  en  pierres  fines  de  cette 
epoque  ait  eu  l'idée  de  copier  le  revers  de  la  monnaie 
romaine  que  nous  venons  de  signaler.  On  sait  que  le  surnom 
populaire  de  Caligula  n'est  jamais  donne  à  Caius  Cesar  sur 
des  monuments  officiels  ni  dans  le  texte  des  historiens 
contemporaines.  La  présence  de  ce  nom  sur  notre  camée 
ne  fait  donc  que  nous  confirmer  dans  l'idée  que  nous  sommes 
en  présence  d'une  oeuvre  habile  de  l'epoque  de  la  Renais- 
sance, bien  que  deS  critiques  autorisés  se  soient  prononcés 
en  faveur  de  son  authenticité.  „ 

Queste  considerazioni  mi  avrebbero  dovuto  distogliere 
dal  porre  in  testa  al  mio  lavoro  il  nome  "  Caligola  „;  ma 
l'uso  che  ormai  se  ne  fa  ha  trascinato  anche  me  nella  corrente 
e  ho  preferito  questo  soprannome  breve  e  a  tutti  noto  piut- 
tosto che  C.  Cesare  Germanico  —  non  senza  però  aggiungere 
le  osservazioni  testé  svolte. 

N.    CORTELLINI. 


(14)  Agrippina,  Drusilla  e  Julia  Livilla  che  risponderebbero  appunto 
alle  tre  teste  di  donna  descritte  dal  Lenormant.  E  il  Babelon  lo  ha 
dimostrato  interpretando  le  lettere  a,  d,  i,  che  sono  sotto  ai  tre  busti, 
come  le  iniziali  de*  loro  nomi. 


CATALOGO    DIMOSTRATIVO 
DELLA    COLLEZIONE   DI    MONETE    SIAMESI 

OFFERTA   PER   COMANDO   DI   S.   M.    IL   Re   DEL   SlfVM 

A   Sua    Altezza   Reale   Vittorio    Emanuele   di    Savoia 
Principe  di  Napoli  (i) 


(Tav.  IV,  V   e  VI). 

1.  Regno  di  S.  M.  P'hra:  P'hutt'ha  Yòt  Fa. 

(13  Giugno  1782  —  7  Settembre  1809). 

A)  Conchiglie  o  Cowries,  dette  Bìa  in  Siamese  (2). 

Serie  N.  i  —  Sei  delle  qualità  principali  che  erano  in  corso, 
cioè:   Bìa-p' hlòng  (grande,  enorme) 

„  -bua  (fior  di  Loto) 

2. 
„  -mu  (verro) 


(i)  Nell'ultimo  fascicolo  di  questa  Rivista  (Vedi  pag.  159)  abbiamo 
fatto  cenno  di  una  Collezione  di  Monete  Siamesi,  che  S.  A.  R.  il  Prin- 
cipe di  Napoli  ebbe  in  dono  dal  Re  del  Siam,  e  che  lo  stesso  Principe 
offerse  graziosamente  alla  Società  Numismatica  Italiana.  Ora  crediamo 
opportuno  pubblicare  per  intero  il  Catalogo  dimostrativo  che  accom- 
pagnava quella  Collezione,  compilato  dal  Capitano  G.  E.  Cerini,  direttore 
dell'Insegnamento  MiUtare  nell'Esercito  di  S.  M.  il  Re  del  Siam.  Questo 
Catalogo,  redatto  con  molta  perizia  e  competenza,  è  in  pari  tempo  una 
vera  monografia  delle  Monete  di  quel  Regno,  essendo  accompagnato 
da  interessantissime  note  illustrative.  Vedasi  pure  in  argomento,  negU 
Atti  della  Società  stampati  in  questo  fascicolo,  la  relazione  fatta  ai  soci 
nell'adunanza  generale  del  giorno  4  Giugno.  (Nota  della  Redazione). 

(2)  Queste  conchiglie  [Cyprcea  moneta)  furono  usate  da  tempo 
immemorabile,  sino  all'introduzione  degli  spezzati  di  stagno  e  rame 
nel  1862,  quale  moneta  spicciola  di  scambio,  al  valore  nominale  di  800 
al  fiiang,  o  di  6400  al  Tical.  Questo  valore  subì  però  continue  fluttua- 
zioni, e  nei  secoli  passati  era  assai  maggiore  che  nell'attuale.  Benché 
fissato  per  legge  sino  a  questi  ultimi  tempi  ad  800  al  fiiang,  come  fu 
detto  sopra,  esso  scese  durante  il  secondo  ed  il  terzo  regno  (1824-1868) 
fino  alla  non  mai  veduta  cifra  di  1600  per  fiiang. 


288  G.   E.   CERINI 


Bìakè  (sciolta  o  discinta) 
„  -nang  (dama) 
„  -Clan  (fior  di  cocco). 

B)  Monete  sferoidali  (forma  detta  P*hot-dùang,  ossia,  di 
"  bruco  raggomitolato  „). 

Serie  N.  2  —  data  di  fabbricazione,  1782. 

Marche:  Tn  (tridente)  e  Ciakra  (disco  o  ruota). 

Moneta  da  i  Tical,  detta  Bat  in  Siamese. 

Serie  N.  3  —  data  di  fabbricazione,  1786. 

Marche:  Bua  (fior  di  Loto)  e  Ciakra. 

5  Monete  da:    i    Tical,  detta  Bat 

^/i        „  „      Song  Salùng 

V4        »  »      Salung 

Va        „  „      Fùang 

V16       „  „      Song  Phai. 

2.  Regno  di  S.  M.  P'hra:  P'hutt'ha  Lòt  La. 

(7  Settembre  1809  —  11  Luglio  1824). 

Monete  sferoidali. 

Serie  N.  4  —  data  di  fabbricazione,  1809. 
Marche:  Khrut  (uccello    mitico  Garuda)  e  Ciakr. 
Moneta  da  i  Tical,  detta  Bai. 

3.  Regno  di  S.  M.  P'hra:  Nàng^klàn 

(titolo  speciale:  Prasad  Ihong). 

(11  Luglio  1824  —  2  Aprile  1851). 

Monete  sferoidali. 

Serie  N.  5  —  data  di  fabbricazione,  1824. 
Marche:  Prasad  (palazzo)  e  Ciakr. 


CATALOGO    DELLA    COLLEZIONE    DI    MONETE    SIAMESI  289 

5  pezzi  da:    i    Tical  {Bai) 

^/a       n      {Song  Salùng) 
V4       „       [Salùng) 
Va       „       {Fuang) 
Vi6       y,      {Song  Fhai). 
Serie  N,  6  —  data  ignota. 

Marche:  Dok-mài  (fiore)  e  Ciakr. 
3  pezzi  da:    7*  Tical  {Salùng) 

Vs       n      {Fùang) 

Vi6       »      {Song  Fhai). 
Serie  N.  7  —  data  ignota. 

Marca  Dok-mài  (fiore)  sola. 
3  pezzi  da:  V4  Tical  {Salùng) 

Vs       »      {Fùang) 

V32      ,;       iP'hat). 

Serie  N.  8  —  data  ignota. 

Marca  Dok-mài  (fiore)  sola  (fabbricazione  diversa  dalla 

precedente). 
2  pezzi  da:   74  Tical  {Salùng) 
Vs       „       {Fùang). 

Serie  N.  9  —  data  ignota. 
Marca  Ciakr  (ruota). 
I  pezzo  da:  764  Tical  {Alt). 

4.  Regno  di  S.  M.  P'hra:  CiòniHklàn 

(nome    personale:    Mongkut). 

(2  Aprile  1851  —  I  Ottobre  1868). 

Oro  —  A)  Monete  sferoidali. 

Serie  N.  io  —  fabbricazione  a  mano,  1851. 
Marche:  Mongkut  (Corona  Reale)  e  Ciakr. 


290  G.    E.    GhRINl 


3  pezzi  da:  i  Tical  in  peso,  detto:   Thong  Bai 

V2      ,;  ,;  „  „      Song  Salùng 

V4      »  «  »  »       Sa/ùng. 

Serie  N.  11   —  fatta   nel  1851    per   distribuire  qual   ricordo  il   giorno 
dell'incoronazione  (15  Maggio  1851). 

Marca  unica:  P*hra:  Tàu  (fiasca  d'oro). 

3  pezzi  da:  V4  Tical  in  peso,  detto:   Thong  Salung 
Vs      „  „  „  „       Fiiang 

Vi  6     w  n  »  »       Song  Fhai. 

B)  Monete  piatte. 

Serie  N.  12  —  coniazione  a  macchina,  1863. 

Ì  diritto,      Mongkut  (Corona  Reale)    in  mezzo  a 
due  c'hiat  (Ombrelli  conici  Reali), 
rovescio.  Elefante  albino  entro  un  Ciakr. 

1  pezzo  da:  Vs  Tical  in  peso,  detto  P'hatsadiing. 

Serie  N.  13  —  coniazione  a  macchina,  1863. 
(  diritto,      Mongkut  in  mezzo  a  due  c'hiat. 

EmMeiH 

(  rovescio.  Elefante  albino  entro  un  Ciakr. 

2  pezzi,  da:  ^Vei  di  Tical  in  peso,  detto   Thong  Thot 

'"0*  „       „  „  „       P'hiL 

NB.  —  Delle  suddette  monete  d'oro  fu  fatta  una  sola  emissione, 
visto  che  non  si  poteva  mantenere  il  loro  valore  in  relazione  fissa  con 
quello  delle  monete  d'argento,  a  causa  del  deprezzamento  continuo  di 
quest'ultimo  metallo.  Tali  monete  sparirono  perciò  ben  presto  dalla 
circolazione  e  diventarono  assai  ricercate  quali  oggetti  di  curiosità  e 
d'ornamento.  Il  Thong  Thot  valeva,  all'atto  dell'emissione,  8  Ticals;  il 
Thong  Phit  4;  ed  il  Thong  P^hatsadùng  2  i/a. 

Argento  —  A)  Monete  sferoidali. 

Serie  N.  14  —  data  di  fabbricazione,  1851. 
Marche:    Mongkut  (Corona)  e  Ciakr  (Ruota). 
5  pezzi  da:  4  Ticals,  detto   Tamlung 

2  .      „  „      Khrung   Tamlung 


CATALOGO    DELLA   COLLEZIONE    DI    MONETE    SIAMESI  29I 

I  Ticals,  detto  Bat 
y.2      „  „     Song  Salùng 

V4       »  „      Salùng. 

Serie  N.  15  —  fabbricazione  1851,  per   distribuire  quale  ricordo  nel 
giorno  dell'incoronazione  (15  Maggio  dello  stesso  anno). 

Marca  unica:  P*hra:  Tàu  (fiasca  d'oro) 
4  pezzi  da:  Vi  Tical  —  Salùng 

Vg      »      —  Fùang 

V16      »      —  ^'òng  Phaì 

V32      »      —  ^^««'• 

B)  Monete  piatte  (Rien). 

Serie  N.  16  —  data  ignota. 

Marche:    Mongkut,  P'hra:    Tau,  e   Ciakr,  riunite    su 

una  sola  faccia. 
2  pezzi  da:  V4  Tical    —  Salùng 
Vs       „       -  Fuang. 

Serie  N,  17  —  data  ignota. 

(diritto,      Mongkut  fra  due  Chiatr. 

EiMemi] 

(  rovescio,  Elefante  albino  entro  un  Ciakr. 
2  pezzi  da:  i    Tical    —  Bat 

Va       „       —  Fuang. 

Serie  N.  18  —  coniata  a  macchina,  1860. 

Emblemi  come  sopra. 
-  6  pezzi  da:  2   Ticals  —  mezzo   Tamlung 
I        „       —  Bat 
Va       n       —  Song  Salùng 
V4       ,,       —  Salùng 
Va       „       —  FiÀang 
Vi  6       n       —  Song   Phai, 

38 


292 


G.    E,    CERINI 


Rame   —        Serie  N.  19  —  data  di  fabbricazione,  1867. 

Emblemi  come  sopra. 
2  pezzi  da  :  V64  Tical    —  Song  P'hai 
Vei       „       -  Phai. 

Serie   N.   20    —    fabbricazione    ulteriore   alla   precedente    (probabil- 
mente, 1868). 

Emblemi  come  sopra. 
2  pezzi  da:  4  Att  ('/ej  Tical,  come  sopra. 
2      w     (  Ui)        »  „  ,, 

Peltro   —  Serie  N.  21  —  coniata  1862. 

Emblemi  come  sopra. 

2  pezzi,  da:  i  Att  (Ve*  Tical) 

7-2    „     detto  Solot,  e  per  brevità,  Lot. 

NB.  —  Queste  monete  di  peltro  essendo  facili  a  falsificarsi,  se  ne 
dovette  cessare  quasi  subito  la  fabbricazione.  Perciò  esse  sono  ora 
assai  rare. 


5.  Regno  di  S.  M.  P'hra:  Ciula  Ciom  Klàu, 
il  Sovrano  attuale 

(nome  personale,  Ciulalongkdh). 

Regnante  dal  1°  Ottobre,  1868. 

Oro  —  Monete  piatte  (Rien,  Thong  RTen). 

Serie  N.  22. —  coniazione  speciale,  1889. 
„  ,,    .(diritto:      Busto  del  Re. 

EmMeii]  .     ^  ^    , 

(  rovescio  :  Stemma  Reale. 
I  pezzo  da:  Vs  Tical  in  peso,  detto  Fùang. 


NB.  —  Coniato  quale  speciale  ricordo,  in  occasione  della  cremazione 
d'un  figlio  del  Re;  non  in  circolazione. 


CATALOGO    DELLA   COLLEZIONE   DI    MONETE    SIAMESI  293 


Argento  —  Monete  piatte  (Ngón  Rien). 

Serie  N.  23  —  coniazione   fatta  con  macchinario    venuto    d' Europa, 
nel  1868. 

diritto:      Kieu  (Corona  Principesca)   posato    su 
,    ^,    .  ,  un  vassoio  a  due  ordini,  in  mezzo  a 

'"'1™'^  due  ombrelli  Chiat. 

rovescio:  Elefante  albino  entro  un  Ciakr. 
3  pezzi  da:  i  Tical  —  Bat 

Va      »      —  Salung 
Vs      „      —  Fuang. 
Serie  N.  24  —  coniazione  1876,  con  ponzoni  intagliati  in  Inghilterra. 
„  , ,    .  (  diritto,      Busto  del  Sovrano. 

EmDlfiini  '.    ^  ^    , 

(  rovescio,  btemma  Reale. 
3  pezzi,  da:  i  Tical  —  Bat 

V4      „      —  Salung 
Vs      „      —  Fuang. 

Peltro   —  Serie  N.  25  —  coniazione  1868. 

„  , ,    .  (  diritto,      Kleu  fra  due  ombrelli  C*hiat. 

EmMemi 

(  rovescio.  Elefante  in  un  Ciakr. 
I  pezzo  da:  72  Att,  detto  Solot,  o  Lot. 

Rame   —  Serie  N.  26  —  coniata  in  Inghilterra,  1874;  posta  in  circo- 
lazione nel  Febbraio  1875. 

diritto,      Monogramma  Reale  sormontato  da  un 
Kieu  (Corona  Principesca). 

Eniìllenii  {  rovescio,  Designazione  del  valore  in  lettere  sia- 
mesi, colla  data  1236  dell'era  siamese 
(=  A.  D.  1874),  circondata  da  due 
rami  di  piante  indigene. 

3  pezzi  da:  2  Att,  detto  P^hat  o  Sieu 
I      „        „       Ali 

^/2       >;  1)         Solot,    O    Lot. 


294  ^-  ^-  ^tiRiNi 


Serie  N.  27  —  come  sopra,  ma  colla  data  1238  (=•  A.  D.  1876). 
3  pezzi  da:  4  Att,  detto  Song  Phai,  o  Sik. 
2      „        „       Phai,  o  S^'^w. 
I      „        „       Att. 

Serie  N.  28  —  come  sopra,  data  1244  (=  A.  D.  1882). 

3  pezzi  da:  2  Att,  detto  P'hai,  o  Sieu 
I     „        „       Att. 

V2      n  »  Solot,    O    Lot. 

Serie  N.  29  —  coniazione  Europea,  1887. 

diritto,       Busto  del  Re,  con  nome  e  titoli. 

rovescio,  Effigie  dell'angelo   tutelare  del  regno, 
a  nome  P'hra:  Syam  Devadhiraj, 

fcfllOleiIlK  seduto  sullo  scudo  Reale,  con  sotto 

la  data  1249  (=  A.  D.  1887),  e  la 
designazione  del  valore  in  lettere 
siamesi,  ai  due  lati. 

3  pezzi  da:  2  Att,  detto  Phai,  o  Sieu. 
I     „        „       Att. 

V2       ,;  ,;  Solot^    O    Lot. 

Serie  N,  30  —  coniazione  1890. 

Emblemi  come  sopra,  ma  colla  data  dell'era  di  Bang-kok 
ora  in  uso,   109  =  A.  D.  1890. 

3  pezzi  da:  2  Att,  detto  P'hai,  o  Sieu. 

I     »        n       -^^^• 
V2    »        „      Solot,  o  Lot. 

NB.  —  Questa  è  la  prima  serie  di  monete  portanti  la  data  nell'era 
di  Bang-kok.  Quest'era  incomincia  collo  stabilimento  della  capitale  del- 
l'attuale dinastia  a  Bang-kok  nel  1781,  che  è  perciò  l'anno  zero  dell'era; 
l'anno  i  essendo  il  1782. 

Serie  N.  31  —  coniazione  1895. 

Come  sopra,  ma  colla  data  dell'era  di  Bang-kok  114  = 
A.  D.  1895. 

2  pezzi  da:  2  Atts,  detto  Phai,  o  Sieu. 
I       „  „       Att. 


CATALOGO   DELLA    COLLEZIONE    DI    MONETE    SIAMESI  295 


NOTE    ILLUSTRATIVE. 

Per  facilitare  l'intelligenza  dei  vocaboli  e  simboli  sia- 
mesi occorrenti  nel  presente  Catalogo,  ho  aggiunto  queste 
note  illustrative,  anche  perchè  detti  vocaboli  e  simboli  sono 
raramente  accennati  e  spesso  male  spiegati  nelle  opere  pub- 
blicate sul  Siam,  per  lo  piìi  composto  da  viaggiatori  ignari 
della  lingua  e,  più  ancora,  delle  usanze  siamesi. 


Pronuncia  dei  vocaboli  Siamesi. 

L'ortografia  qui  adottata  pei  termini  siamesi  è  identica 
a  quella  italiana,  colle  aggiunte  e  modificazioni  seguenti: 

Vocali  sormontate  da  una  hneetta  come  a,  u,  i,  etc. 
sono  lunghe,  come  se  fossero  scritte  aa,  uu,  ii,  etc.  ;  le 
altre  hanno  durata  naturale. 

a  :  come  in  sa,  ha,  etc. 

é  aperto,  come  in  terra,  serra. 

e  :  tronco,  come  in  è,  c'è. 

i  corto,  come  in  dì. 

i  lungo,  come  in  dito. 

o,  ò  chiuso,  come  in  bocca. 

o  aperto,  come  in  rosa. 

o  tronco  e  aperto,  come  in  so,  può. 

ò  :  come  Vò  Tedesco  o  eu  Francese. 

ù  come  Vu         „        o  u  „ 

Consonanti. 

e  come  il  e  molle  in  Italiano.  Gli  Inglesi  adoperano  il  eh  e 
perciò  scrivono  Chulalongkorn  invece  di  Ciulalongkorn.  Il 
suono  di  e  tiene  una  via  di  mezzo  tra  il  e  ed  il  /;  così  Ciu 
è  pronunciato  tchu. 

c'h   —  molle  ma  aspirato  come  il  X  Portoghese  in  Xeres. 


296  G.   E.   CERINI 


k  —  come  il  e  duro  o  eh  Italiano. 

kh  —  aspirato,  come  nell'Inglese  ink-horn. 

p'h  —         „  „  „         uphold. 

th  —         „  „  „        foot-hold. 

Termini  usati  per  designare  la  forma  delle  monete» 

P'hot  Dùang  o  Khot  Duang  significa  "  bruco  ripiegato 
su  sé  stesso,  „  o  ravvolto  a  gomitolo.  Designa  le  monete 
di  forma  sferoidale,  perchè  fatte  d'una  verghetta  di  metallo 
prima  allungata,  poi  ripiegata  per  le  estremità  fino  che  a 
queste  si  riuniscano  come  in  un  gnocco  fatto  di  pasta,  il  che 
dà  l'idea  d'un  baco  accartocciato. 

Rien  —  designazione  delle  monete  piatte;  è  vocabolo 
d'origine  straniera,  e  come  il  Cinese  h'an  ed  il  Giapponese 
yen  deriva  dal  Portoghese  real;  adottato  sin  dal  tempo  del 
predominio  Portoghese  nelle  Indie  Orientali. 

Bia  —  conchiglie,  Cyproea  moneta  dal  Cinese  pei.  Gli 
Inglesi  le  chiamano  cowries.  Importate  in  Siam  dalle  Maldive. 

Nomi  dei  metalli. 

Thong  semplicemente,  oppure  Thong-Kham  —  oro. 

NgOn  —  argento. 

Thong-déng  —  rame. 

Dibùk  —   stagno;  usato  anche  per  designare  il  peltro. 

Nomi  delle  monete. 

Rappresentano  pesi  usati  nelle  Indie  Orientali;  perciò 
derivano  quasi  tutti  dalla  lingua    sanscrita  o  da  quella   pali. 

Ttcal  deriva  dall'arabo  mitikal,  è  il  termine  usato  dagli 
Europei. 

Katti  o  Katiy,  dal    sanscrito  koti. 

Tamiùng,  da  tael,  iahil,  etc.  derivati  dal  sanskr,  tola. 


CATALOGO   DELLA   COLLEZIONE    DI   MONETE    SIAMESI  297 

Bat,  dal  pali  e  scr.  pada,  che  significa  V*;  perciò  bai 
è  così  chiamato  perchè  è  il  quarto  d'un  tamlung. 

Salung  derivazione  ancora  ignota,  forse  Europea;  poiché 
anticamente  pare  si  chiamasse  Mayom,  da  mace,  etc. 

Fuang  dall'indiano  fanam,  peso  e  moneta   dell'India. 
Phai,  dall'indiano  pais  o  pice,  oggidì  ancor  usato. 
At  o  Att  —  dal  pali  attha,  che  significa  otto.  Ciò  perchè 
v'hanno  otto  Att  in  un  Fiiang. 

Solot,  per  abbreviazione  Lot  —  dal  pali  solasa  —  sedici. 
Il  senso  è  che  ve  n'hanno  sedici  in  un  Fiiang. 

Song  Salùng  significa  due    Salung;  e  così: 

•    Song  Phai  „        due    Phai.    Il    vocabolo   song  è 

siamese,  e  vale  due. 

Sik  Khrung,  voce  Siamese,  significa  una  metà.  Così 
Khrung  Tamlung  —  mezzo  Tamlung  ;  mentre  la  moneta  di 

rame  detta  STk  (metà)  è  così  chiamata  perchè  vale  una  metà 
del  Fiiang. 

P'hatsadung  —  corruzione  del  pali  dvaitimsa  —  32.  Ciò 
perchè  32  di  tali  monete  fanno  un   catti. 

Phit,  dal  pali  visati  —  venti.  Moneta  così  chiamata 
perchè  all'atto  della  sua  emissione  il  suo  valore  era  di  20 
al  catti,  cioè  di  4  Ticals. 

Thot,  dal  pali  dasa,  sanscrito  dasa  —  dieci.  Così  detta 
perchè  il  suo  valore  era  originalmente  stabilito  di  io  al  catti 
cioè  di  8  Ticals. 

Sieu,  vocabolo  siamese  che  significa  V4  ;  usato  solo  per 
la  moneta  di  rame  detta  Phai,  che  è  V4  del  Fuang. 

Scala  progressiva  dei  valori  delle  vnonete, 

E  stabilita  secondo  la  tavola  seguente. 

50  Bia         —  I  Solot 
2  Solot      -   I  Att. 


298  G.    E.   CERINI 


2  Att         —  I  P'hai 
4  P'hai      —  I  Fiiang 
2  Fùang    —  I  Saliing 
4  Saliing  —   I  Bat  (Tical) 
4  Bat         —   I  Tamlung 
20  Tamlung,  o  80  Bat  —  1  C'hiàng  (Catti  o  Katty). 

Nei  computi,  per  maggiore  semplicità,  s'impiega  ora  la 
scala  seguente: 

100  Bia  —  I  Att 

64  Att  -  21  Bat  (Tical) 

80  Bat  —  I  C'hiàng  (Catti) 

Le  conchiglie  bia,  non  essendo  più  in  corso,  rappresen- 
tano sempHcemente  una  quantità  matematica  nei  conti. 

I  valori  di  cui  sopra  sono  computati  sulla  base  del  peso 
d'un   Tical  da  un  lato,  e  del  CaUi  dall'altro. 

II  Cafà'  o  Chiàng  siamese  rappresenta  un  peso  di  chi- 
logrammi 1,21337;  per  cui  il  Tical  pesa  una  piccola  frazione 
di  pili  dei  15  grammi.  Il  valore  del  Tical  d'argento  è  equi- 
parato a  0,60  del  dollaro  (o  Tallero)  messicano,  e  come 
questo  segue  la  fluttuazione  dell'  argento.  Il  valore  odierno 
del  Tical  è  di  circa  Lire  Italiane  1,45. 

Titoli  dei  cinque  Sovrani  dell'attuale  dinastia, 

1.  —  Phra:  P'huttha  Yot  Fa,  —  I  primi  due  vocaboli 
rappresentano,  nella  pronuncia  siamese,  le  parole  pali  Vara 
Buddha  che  significano  Inclito  Saggio  (o  Illuminato),  I  ter- 
mini Yot  Fa  sono  siamesi,  e  valgono:  "  Sommo  (o  culmine) 
del  Cielo.  „  Collettivamente  il  titolo  significa":  l'Inclito  Sag- 
gio, Culmine  del  Cielo. 

2.  —  Phra  P'huttha  Lót  La.  I  primi  due  vocaboli  come 
sopra.  GH  altri  due  sono  siamesi,  e  significano  "  eminente 
nel  cielo.  „  Per  cui  il  titolo  intero  suonerebbe:  l'Inclito  Sag- 
gio Eminente  nel  Cielo. 


CATALOGO    DELLA    COLLEZIONE    DI    MONETE    SIAMESI  299 


3.  —  P'hra:  Nàng  klàu.  Nàng  —  sedere;  Klàu  —  capo. 
In  complesso  il  titolo  significa:  l'Inclito  che  siede  sul  capo; 
cioè:  "  Colui  che  siede  al  di  sopra  del  capo  de'  suoi  sudditi.  „ 

4.  —  P'hra-Ciom  klau.  Ciom  —  sommo,  culmine.  L'in- 
terpretazione è  perciò:  l'Eccelso  culmine  del  capo  (del  regno). 
Il  nome  personale  di  questo  principe  era  Maha  Monhkut  — 
Gran  Corona  Reale. 

5.  —  P'hra  dilla  Ciom-^làu.  Titolo  uguale  a  quello  del 
padre,  coll'aggiunta  del  distintivo  Ciula  che  è  vocabolo  pali 
significante:  piccolo,  minore.  L'interpretazione  è  perciò:  l'Ec- 
celso Minor  Culmine  del  Capo  (de'  suoi  sudditi).  Il  suo  nome 
personale,  conferitogli  secondo  il  costume  un  mese  dopo  la 

nascita,  è  Ciulalongkon  pronuncia  siamese  del  pali  del  Ciu- 
lalankarana.  Ivi  Ciula  significa  il  ciuffo  di  capelli  lasciato 
crescere  sul  capo  dei  fanciulli  prima  della  tonsura  praticata 
con  grande  solennità  al  loro  entrare  nell'adolescenza;  alan- 
karana  vale  ornamento.  Collettivamente,  "  Ornamento  del 
ciuffo,  „  i.  e.  l'aureo  e  gemmato  ornamento  cuspidale  (Co- 
rona Principesca)  detto  con  vocabolo  pretto  siamese  Kieu^ 
portato  sul  capo  dai  principi  d'alto  grado  quando  ancor  fan- 
ciuUi,  cioè  prima  della  tonsura.  Questa  è  la  ragione  per  cui 

si  vede  il  kieu  raffigurato  nelle  prime  monete  del  regno  at- 
tuale; è  l'emblema  del  nome  di  questo  sovrano. 

Shnholi  impressi  sulle  monete. 

Sono  generali  per  tutta  una  dinastia,  e  speciali  per  di- 
stinguere ogni  regno. 

Simbolo  generale  è  il  Ciakr,  in  sanscrito  ciakra,  signi- 
ficante ruota  o  disco.  Rappresenta  l'orbe  solare,  e  come  questo 
è  figurativamente  riguardato  quale  sovrano  dell'  universo  ; 
così  la  sua  immagine,  il  ciakra  o  disco,  è  l' emblema  del 
Ciakravàrtin  o  monarca  universale.  Questo  segno  figura 
perciò  in  tutte  le  monete,  come  simbolo  di  potestà  regale. 
È  un  simbolo  puramente  brahmanico,  da  non  confondersi 
col  Dharma-ciakra  o  ruota  della  legge  buddhista,  simulacro 
dell'impero  delle  dottrine  di  Buddha  sul  mondo. 

39 


3O0  G.    E.   CERINI 


Simholi  particolari  d'ogni  Megno, 

Ogni  sovrano  suole  adottare  uno  di  questi  simboli,  quale 
distintivo  delle  monete  battute  durante  il  proprio  regno.  Il 
simbolo  ha  talvolta  relazione  col  nome  particolare  del  re,  e 
tal'altra  è  semplicemente  una  divinità,  o  attributo  di  divinità 
del  pantheon  brahmanico.  I  seguenti  sono  i  simboH  speciali 
adottati  da  ciascuno  dei  sovrani  dell'attuale  dinastia  siamese. 

— .  .  /_        . 

1.  Regno  —    Tri,  in  sanscrito  Tn'sula,  significa  Tridente 

ed  è  l'arma  speciale  del  dio  Siva.  Fu  adottato  quale  simbolo 
del  primo  regno  unitamente  al  Cmkr  o  Disco  (arma  del 
dio  Visnu),  perchè  il  primo  sovrano  prima  di  salire  al  trono 

era  semplicemente   un    generale    dal    titolo  di  Ciku  P'hraya 

—  .       .  —  ' 

Ciakr-kri,  pronuncia  siamese  per  Ciakriri  (Ciakra  col  trisula 

o  tridente).  Perciò  la  dinastia  attuale  chiamasi  la  dinastia,  o 

casa,  Ciakratri  o  Ciakr-kri,  ed  i  due  simboli  del  ciakra  e 
del  tridente  figurano  in  capo  allo  stemma  reale  e  sul  collare 

dell'Ordine    della    Famiglia    Reale    detto    ordine    del    Maha 

Ciakr-kri  (Gran  Disco  o  Tridente). 

Bua,  fior  di  loto  o  padma,  in  adottato    quale   distintivo 

del  primo  regno  dopo  il  Tri  e  Ciakra,  che  furono  riservati 
quali  emblemi  dell'intera  dinastia. 

2.  Regno  —  Phrut,  pronuncia  siamese  di  Garuda,  il 
favoloso  re  degli  uccelli,  e  cavalcatura  del  dio  Visnù.  È  figu- 
rato colla  testa,  becco  e  zampe  d'aquila,  ma  col  corpo  umano. 
È  un  emblema  di  potere  e  null'altro. 

3.  Regno  —  Prasat,  in  sanscrito  Prasada  è  il  palazzo 
reale  indiano,  cruciforme  in  pianta,  e  sormontato  da  un'alta 
guglia  piramidale  nel  centro.  Fu  adottato  quale  simbolo 
speciale  di  questo  regno  perchè  il  sovrano,  oltre  al  titolo  di 

cui  sopra,  portava  anche  quello  di  Phra  :  Ciàu  Prasat  Thong, 
cioè:  l'Insigne  Monarca  dalla  Reggia  d'Oro. 

Dok-mai,  fiore,  non  ha  significato  speciale. 


CATALOGO    DELLA   COLLEZIONE    DI    MONETE    SIAMESI  3OI 


4.  Regno  —  Mongkuty  in    sanscrito   Makuta  e  Mukuta, 

è  la  corona  conica  portata  dai  sovrani  del  Siam.  Fu  adottata 
qual  simbolo  del  quarto  regno  perchè,  come  fu  già  notato 
sopra,  il  re,  chiamavasi  personalmente  Maha  Mongkut  o 
Gran  Corona. 

Chiatr,  sanscrito  c'htatra,  è  l'ombrello  bianco  reale  a 
forma  conica,  annoverato  fra  le  cinque  insegne  regali.  P'hra  : 
Tàu  è  una  fiasca  o  boccia  d' oro  usata  per  versare  acqua 
lustrale  in  cerimonie  solenni. 

Elefante  albino,  detto  in  siamese  C^hiang  Phuàk,  è 
considerato  quale  buon  auspicio  pel  sovrano  che  lo  pos- 
siede, e  quale  augurio  di  prosperità  per  la  nazione.  Antica- 
mente era  la  cavalcatura  reale  per  eccellenza,  perchè  ripe- 
tuto più  nobile  e  puro  dell'elefante  bruno  comune, 

5.  Regno  —  Effigie  del  Re  —  Questa  non  apparve  mai 
prima  sulle  monete,  non  solo  perchè  la  forma  tonda  di  que- 
sto mal  si  prestava  alla  sua  riproduzione,  ma  principalmente 
perchè  la  figura  del  Sovrano  era  ritenuta  troppo  sacra  per 
esser  contemplata  da  occhi  volgari,  e  troppo  preziosa  per 
essere  esposta  ai  danni  che  le  potevano  derivare  dal  maloc- 
chio e  dalle  stregonerie  de'  suoi  nemici.  Questa  superstizione 
era  tanto  radicata  nell'animo  dei  siamesi,  che  leggi  speciali 
furono  promulgate  per  punire  chi  plasmasse  l'effigie  altrui 
col  proposito  di  compiervi  sopra  incantazioni  miranti  a  pro- 
durre il  danno  o  la  morte  della  persona  così  raffigurata. 
Fu  perciò  un  gran  passo  quello  del  sovrano  attuale  e  del 
padre  suo,  nel  permettere  a  fotografi  ed  artisti  di  riprodurre 
le  proprie  sembianze,  e  nel  lasciare  che  queste  comparissero 
anche  sulle  monete  del  regno. 

—  Hteu,  r  ornamento  cuspidale  che  adorna  il  ciuffo  di 
capelli  dei  principi  d'alto  grado  quando  ancor  fanciulli,  detto 

in  Pali   Ciulalankarana.   Adottato  appunto   perchè,  come   fu 

detto  sopra,  il  re  attuale  ricevette  tal  nome  sin  da  bambino. 

Monogramma  Reale.  Composto  delle  tre  lettere  C.  P.  R. 
intrecciate,  significanti  in  pali:  Ciulalankarana  Parama-raja, 
cioè;  Ciulalongkonn  Re  Supremo. 


302  G.    E.    GKRINI 


—  Stemma  Reale.  Componesi  dello  scudo  sormontato  e 
circondato  dalle  cinque  insegne  regali  che  sono: 

1.  il  c'hiatra  o  ombrello  bianco  conico  a  sette  ordini; 

2.  la  corona   conica  mongkut  o  makut; 

3.  la  spada  Kadga  o  Khagga; 

4.  l'aurei  calzari  o  scarpini  colla  punta  ricurva  in  su. 

5.  il  flagello  o  cacciamosche  fatto  dei  crini  della  coda 
del  yak  {Bos  Grunntens)  del  Tibet. 

Di  queste  insegne  la  corona,  circondata  da  un'aureola 
di  raggi,  trovasi  in  alto;  gli  ombrelli  sono  due,  uno  per  parte 
dello  scudo,  sostenuti:  quello  a    destra  di  chi  guarda  da  un 

re  dei  leoni  detto  rac'hiasi  {raja-sihd)  e  quello  a  sinistra  da 

un  lionfante,  o  leone  munito  di  proboscide,  detto  Khoc'hiasi 

{gaja-sihd).  I  cacciamosche  sono  pure  in  numero  di  due,  col- 
locati fra  gli  ombrelli  e  la  corona.  La  spada  Kadga  trovasi 
a  destra,  incrociata  dietro  lo  scudo.  Gli  scarpini  infine  sono 
disposti,  punte  rivolte  in  fuori,  dinanzi  alla  base  dell'asta  dei 
due  ombrelli,  in  basso. 

Oltre  a  queste  insegne  di  rito  vi  sono  aggiunte  insegne 
minori,  e  cioè:  la  mazza  o  scettro,  a  sinistra  di  chi  guarda, 

incrociata  dietro  lo  scudo;  il  ciaìira  col  Kri,  o  /n,  emblema 
della  dinastia  attuale,  sotto  la  corona;  il  collare    dell'  antico 

Ordine  delle  Nove  Gemme  (Maha  Navaratnd)  ai  due  lati  e 
sotto  il  centro  dello  scudo;  e,  sotto  a  questo,  il  collare  del 

nuovo  Ordine  della  Casa  Maha  C/aftftr/ attualmente  regnante. 
In  basso  corre  un  nastro  col  motto  pali: 

"  Sabbesam  sangha  bhutanam 
Samaggi  vuddhi  sadhika.  „ 

il  quale  significa  :  "  Nell'unione  degh  animi  sta  la  comune 
prosperità.  „ 

Infine,  dietro  al  tutto,  è  sospeso  un  mantello  reale  di 
crespo  bianco  ricamato  in  oro  ai  margini. 


CATALOGO    DELIA    COLLEZIONE    DI    MONETE    SIAMESI  303 


Lo  scudo  è  diviso  in  tre  campi.  In  quello  superiore  è 
raffigurato  l'elefante  tricefalo  detto  Iravan  (in  sanscrito,  Ai- 
ravata)  dato  per  cavalcatura  al  dio  Indra;  è  sìmbolo  di  su- 
premo potere,  e  qui  rappresenta  il  Siam  proprio,  stato  so- 
vrano. L'elefante  monocefalo  nel  campo  di  sinistra  rappre- 
senta il  regno  tributario  di  C'hieng-mai,  o  paese  dei  popoli 
Lati  (spesso  chiamato  Laos  nei  libri  di  viaggi).  Nel  campo 
di  destra  son  raffigurati  due  kris  incrociati,  pugnali  Malesi 
a  lama  serpeggiante,  che  rappresentano  gli  stati  tributari 
del  Siam  nella  penisola  di  Malacca,  abitati  dal  popolo  di 
razza  Malese. 


Zie  lingue  Sanscrita  e  Pali, 

La  lingua  Pali,  originaria  dell'antico  stato  di  Magadha 
nel  nord  dell'India,  è  quella  in  cui  sono  composti  i  libri 
sacri  buddhisti  usati  nel  Siam;  e  la  sua  terminologia  entra 
per  gran  parte  nell'  idioma  ufficiale  del  regno.  Il  Sanscrito 
è  pure  largamente  impiegato  nei  riti  brahmanici  ancora  sus- 
sistenti, in  motti  e  formole  solenni,  etc;  e  forma  insieme 
colla  lingua  sorella,  il  Pali,  circa  un  terzo  della  lingua  scritta 
Siamese.  Per  la  completa  intelligenza  del  Siamese,  specie 
di  quello  impiegato  negli  atti  ufficiali  e  nelle  opere  poetiche 
è  perciò  necessaria  una  discreta  conoscenza  sia  del  San- 
scrito che  del  Pali. 


Bibliografta. 

Sulle  monete  del  Siam  esistono  le  seguenti  pubblica- 
zioni, più  o  meno  complete  e  attendibili: 

A  Pereira  —  Moedas  de  Siam,  Lisboa  1879  -  8°,  30  pag. 

/.  Haas  —  Siamese  Coinage,  Shanghai,  1880,  30  pag. 
—  Originalmente  pubbhcato  nel  Journal,  North  China  Branch 
of  the  Royal  Asiatic  Society,  1879  (New  Series,  N.  XIV). 
È  il  lavoro  mighore  fìn'ora  benché  lasci  ancor  molto  a  de- 
siderare. 


304  G.    E.    CERINI 


A  Phayre  —  Coins  of  Arakan,  Pegu  and  Burma,  nel- 
rinternational  Numismata  Orientalia,  London,  Trubner,  1882, 
pp.  36  e  37   —  alcuni  cenni  a  disegni. 

G.  Schlegel  —  Siamesische  und  Cliinesisch-Siamesische 
Munzen,  nell'Internationales  Archio  fiir  Ethnohraphie,  v.  II, 
1890,  pp.  241-254. 


G.  E.  Cerini. 


NECROLOGIA 


GIANCARLO    ROSSI. 

Il  4  maggio  scorso  moriva  a  Roma  il  Cav.  Giancarlo 
Mossi,  Nato  a  Terni  il  21  novembre  1818,  e  fatti  i  suoi 
studii  a  Perugia  e  a  Roma,  fu  a  25  anni  nominato  Segretario 
di  Monsignor  Du  Falloux,  poi  Cardinale,  il  quale  lo  tenne 
ed  amò  come  un  figlio,  lasciandogli  alla  sua  morte  una 
rilevante  fortuna.  Nei  moti  del  1848  seguì  il  Cardinale  a 
Gaeta,  ov'  era  il  pontefice  Pio  IX,  al  quale  rese  segnalati 
servigi.  Ritornato  poco  dopo  a  Roma,  si  diede  a'  suoi  predi- 
letti studii  d'Archeologia  e  cominciò  a  raccogliere  Monete 
italiane  medioevali  e  moderne.  Quella  collezione,  eh'  era  una 
delle  migliori  fra  le  private,  e  primeggiava  per  una  ricchis- 
sima serie  pontificia,  fu  venduta  a  Roma  nel  1880.  Datosi  poi 
nuovamente  a  raccogliere,  il  Rossi  mise  insieme  un'  altra 
collezione  di  Monete  italiane,  che  vendette  parimenti  a  Roma 
nel  1895.  Nello  scorso  mese  di  maggio  egli  aveva  fatto 
bandire  due  altre  vendite  di  monete,  una  a  Roma,  l'altra  a 
Genova,  quando  la  morte  lo  rapì. 

Oltre  a  molte  operette  d'archeologia  e  di  genere  vario, 
Giancarlo  Rossi  pubblicò  parecchi  lavori  numismatici.  Cite- 
remo i  seguenti: 

Lettera  sul  danaro  di  Papa  Giovanni  XIV,  1878  — 
Ragionamento  suW  aurea  moneta  di  Papa  Giovanni  XXII, 
1881  —  L' inedito  grosso  di  Manfredi  Lancia,  signore  di 
Busca,  1882  —  Poche  parole  sull'inedito  Augustale  di  Carlo 
d'Angiò,  1884  —  Brevi  cenni  stili'  inedito  scudo  romano  del 
Sacco  di  Roma,  coniato  dal  Re  cF  Aragona  e  di  Sicilia,  1886. 


BIBLIOGRAFIA 


LIBRI  NUOVI  E  PUBBLICAZIONI. 


Lorini  {Eteocle),  La  così  detta  introduzione  della  valuta  d'oro  al 
Giappone.   Torino,  Loescher,  1898,  in-4. 

Progetto  per  ampliamento  della  Biblioteca  e  per  adattamento  di 
locali  nel  palazzo  Schifanoia  affine  di  trasferirvi  il  Museo  d'arte  antica 
e  numismatica  (in  Ferrara)  relazione.  Ferrara,  tip.  Taddei,  condotta  da 
A.  Soati,  1897,  in-8,  pag.  6. 

Convenzione  monetaria  addizionale  sottoscritta  a  Parigi  il  29  ottobre 
1897  (205- A).  Relazione  Randaccio  (20  dicembre  1897).  Roma,  tip.  della 
Camera  dei  Deputati,  1897,  in-4,  P-  7- 

Catalogo  di  monete  antiche  e  moderne  in  vendita  a  prezzi  segnati 
dalla  casa  G.  Morchio  e  N.  Majer  in  Venezia.  Serie  II,  n."  15.  (Monete 
italiane  e  romane  imperiali).  Venezia,  tip.  dell'Ancora,  ditta  L.  Merlo, 
1898,  in-8,  pp.  loi. 


Sur  les  monnaies  du  roi  René.  Explications  par  Louis  Blanchard 
de  textes  relatifs  à  ces  monnaies,  découverts  et  transcrits  par  Charles 
Mourret.  Marseille,  imp.  Barthelet,  in-8. 

Serrure  (Raymond),  Contributions  à  la  numismatique  tournaisienne. 
Chalons-sur-Saone,  imp.  Marceau,  in-4. 

Lespinasse  {René  de),  Jetons  et  armoiries  des  métiers  de  Paris, 
Nevers,  imp.  Vallière,  in-4. 

Babelon  (E.),  Les  collections  de  monnaies  anciennes,  leur  utilité 
scientifique.  Paris,  Leroux,  pp.  VI-126,  in-8. 

Rondot  {Natalis),  Les  graveurs  de  monnaies  à  Lyon  du  XIII"  au 
XVIIP  siede.  Macon,  Protat,  1897,  in-8  gr.,  p.  91. 

Breuillac  {Émìle),  Numismatique  bas-poitevine.  Le  trésor  du  Poiré- 
sur-Velluire.  Varres,  imp.  Lafolye,  1897,  p.  8,  in-8.  (Estr.  de  la  Revue  du 
Bas-Poitou). 

Raugé  van  Gennep  {A.),  Jetons  de  Savoie.  Supplément  aux  Tessere 
de  Promis.  Paris,  1897,  in-8. 


3o8  BIBLIOGRAFIA 


I.  Verzeichniss  von  verkàuflichen  Mtìnzen,  Medaillen  und  numisma- 
tischen  Werken  aus  der  Sammlung  des  verstorbenen  Numismatikers 
Heinrich  Kirsch,  Miinchen.  Beschrieben  und  herausgegeben  von  D^  Phil. 
lacob  Hirsch  Numismatiker.  Miinchen,  Reichenbachstrasse,  n.  15/1 , 
1898,  in-8. 

Schlosser  {Julius  von),  Béschreibung  der  altgriechischen  Munzen. 
Wien,  Holzhausen,  in-8. 

Hucke  {Julius),  Die  Geld-Verrichtungen  in  der  Preis-Lohn-und  Zins- 
gestaltung.  Berlin,  Mitscher  &  Ròstell,  1897,  PP-  IV-204  in-8. 

Suchier  {Rh.),  Die  Munzen  der  Crafen  von  Hanau,  beschrieben  und 
erklàrt.  Hanau,  Alberti,  pp.  IV-117,  in-4  e  20  tavole. 

Bahrfeldt  (M.),  Nachtràge  und  Berichtigungen  zur  Milnzkunde  der 
ròmischen  Republik  im  Anschluss  an  Babelon's  Verzeichniss  der  Con- 
sular-Munzen.  Paris,  Welter,  1897,  pp.  IX-316,  in-8,  mit  103,  Abbildg. 
u.  13  Taf. 

Stùckelberg  {E.  A.),  Die  Thronfolge  von  Augustus  bis  Constantin. 
Genealogische  Studien  zur  Geschichte  der  Ròmischen  Zeit.  Wien,  Ver- 
lag  der  herald.  Gesellschaft  "  Adler  „.  —  Druck  von  C.  Gerold'  s  Sohn, 
1897,  PP-  54>  iri"4  grande  e  tavole  genealogiche. 

Grimm  {Ed.),  Munzen  und  Medaillen  der  Stadt  Wismar.  Berlin. 
A.  Weyl,  pp.  III-73,  in-8. 


Likhatchev  (N.),  Il  ducato  d'oro  di  Mosca.  Monete  d'Ivano  III,  Mosca, 
in-8,  [in  russo]. 

E.    M. 


PERIODICI. 

Revue  Numismatique,  dirigée  par  A.  de  Barthélemy,  G.  Schlum- 
BERGER,  E.  Babelon  {Secrétaire  de  la  Rédaction  :  J.-A.  Blanchet). 
Paris,  chez  RoUin  et  Feuardent;  4,  rue  de  Louvois. 

Quatrième  sèrie.  —  Tome  premier.  —  Quatrième  trimestre  1897. 

Babelon  (Ernest).  La  collection  Waddington  au  Cabinet  des  Mé- 
dailles;  Inventaire  sommaire  [Continuazione].  —  Martha  (Jules).  Sur 
quelques  types  des  monnaies  de  Brutus.  —  Rostovtsew  (M.).  Elude 
sur  les  plombs  antiques.  —  Van  Gennep  (A.  Raugé).  Le  ducat  vénitien 
en  Égypte  [Continuazione].  —  Rouyer  (J.).  Jeton  d'argent  de  la  Chambre 
aux  deniers  de  Louis  le  Hutin,  roi  de  Navarre  (1307- 1314).  —  La  Tour 
(H.  de).  Médailles  ntodernes  récemment  acquises  par  le  Cabinet  de  France 
[Continuazione].  —  Mowat  (Robert).  Les  noms  de  r impératrice  Maesa. 
—  Casanova  (P.).  Une  monnaie  inèdite  de  Baudoin  d' Édesse.  —  Chro- 
nique  [Il  Corpus  Numorum  italicorum,  ideato  da  S.  A.  R.  il  Principe  di 
Napoli].  —  Bulletin  bibliographique.  —  Procès-verbaux  de  la  Société 
Fran^aise  de  Numismatique.  —  4  tavole. 


BIBLIOGRAFIA  309 


Premier  trimestre  1898. 

Babelon  (E.).  La  collection  Waddington  [Contin.].  —  Kinch  (K.-F.). 
Le  prix  de  l'Achéloos.  —  Rostovtsew  (M.).  Étude  sur  les  plombs  antiques 
[Contin.].  — ■  Castellane  (Cte  de).  Les  monnaies  d'argent  du  système 
flamand,  Jrappées  à  Tournai  au  nom  de  Charles  VIL  —  Kersers  (A.  Buhot 
de).  La  Numismatique  moderne.  —  Blanchet  (J.-Adrien).  Un  projet  de 
mannaie  de  la  République  romaine.  —  Rouyer  (J.).  Jeton  à  retrouver  de 
Thomas  du  Petit-Celier,  clero  du  roi  Philippe  le  Bel.  —  Chronique.  — 
Necrologie  [Postolacca.  —  Von  Sallet].  —  Bulletin  bibliographique.  — 
Procès-verbaux  de  la  Soc.  franf.  de  Num.  —  4  tav. 

Gazette  numismatique  frangaise,  dirigée  par  F.  Mazekoli.k  el  édifée 
par  R.  Serrure.  Rédaction  et  Administration  :  19,  rue  des  Petits- 
Champs,  Paris. 

1897.  —  4"  livraison. 

Mazerolle  (F.).  Ernest  Babelon,  membre  de  l'Institut.  Biographie  et 
bibliographie  numismatique  [Con  un  bellissimo  ritratto].  —  Prou  (M.). 
Notes  sur  quelques  monnaies  mérovingiennes  [Con  incisioni  nel  testo].  — 
PiNETTE  (P.).  La  trouvaille  de  Tournus.  Monnaies  du  Xb  siede  [Con  ine.  nel 
testo].  —  Sambon  (A.).  Le  gillat  de  Louis  II  d'Anjou  [Con  ine.  nel  testo).  — 
Laugier  (J.).  Un  doublé  ducat  d'Avignon  [Di  Paolo  V,  con  le  armi  del 
Legato  Scip.  Borghese  e  del  Viceleg.  Bagni.  —  Incisione  nel  testo].  — 
Caron  (Ém.).  Un  marche  de  fabrication  de  jetons  sédanais  en  i6j^.  — 
Mazerolle.  L.-O.  Roty,  membre  de  l'Institut.  Catalogne  de  son  oeuvre 
[Con  4  tav.  in  fototipia].  —  Serrure  (R.).  Compie  rendu:  Von  Heyden, 
Ehren-Zeichen  der  Staaten  Deutschlands  und  Oest.-Ungarns.  —  Lo  stesso. 
Chronique  numismatique.  —  Denise  (H.).  Chronique  monétaire.  —  Cahn 
(J.).  Correspondanoe  allemande.  —  Vasconcellos  (J.  Leite  de).  Corre- 
spondance  portugaise.  —  Périodiques.  —  Nouvelles  diverses. 

1898.  —  i"  livraison. 

Mazerolle  (F.).  J.-B.  Daniel- Dupuis.  Biographie  et  catalogne  de  son 
oeuvre  [Con  ritratto  e  2  tavole  in  fototipia].  —  Blancard  (L.).  Le  denier 
tournois  sous  Philippe  le  Bel.  —  Serrure  (R.).  Le  "  grand  denier  „  de 
Saint-Omer  [Incisioni  nel  testo].  —  Caron  (E.).  Un  demi-cavalier  d'or 
de  Francois,  due  de  Bretagne  [Inc.  nel  testo].  —  Raimbault  (M.)  La  fin 
du  monnayage  des  abbés  de  Lérins  à  Sabourg  [Interessante  articolo  di 
numismatica  italiana;  Sabourg  è  il  ben  noto  principato  di  Seborga].  — 
Fo VILLE  (A.  de).  Les  monnaies  de  l'Ethiopie  sous  l'empereur  Ménélik  [Con 
una  tav.  in  fototipia,  rappresentante  anche  il  tallero  dell'  Eritrea].  — 
Denise  (H.),  Les  monnaies  de  nickel  en  France  et  à  l'étranger  [Terzo  art., 
con  una  tav.  in  fototipia].  —  Mazerolle.  Comptes  rendus. -Walloìì  (E.), 
Jetons  et  Médailles  de  la  Chambre  de  commerce  de  Rouen;  Marx  (Roger), 
Les  Médailleurs  franfais  depuis  ijS^.  Notice  historique  suivie  de  documents 
sur  la  glyptique  au  dix-neuvième  siede.  —  Lo  stesso.  Chronique  artisiique. 
—  Denise.  Chronique  monétaire.  —  Ambrosoli  (S.).  Corre  spondance  ita- 


31 0  BIBLIOGRAFIA 


Henne  [Le  pubblicazioni  numism.  nel  1897.  "~  La  Rivista.  —  Il  premio 
Gnecchi.  —  I  conii  e  punzoni  dell'  incis.  milanese  F.  Grazioli.  —  I  ripo- 
stigli. —  La  vendita  della  collez.  Sambon.  —  L'inaugurazione  della 
nuova  sede  della  Soc.  Num.  Ital.  —  Il  Corpus  numor.  italicorum].  — 
Périodiques.  —  Nouvelles  diverses. 

Revue  Belge  de  Numismatique,  publiée  sous  les  auspices  de  la  So- 
ciété  Royale  de  Numismatique.  Directeurs  :  V.te  B.  de  Jonghe,  C.te  Th. 
DE  Limburg-Stirum  et  K.  de  Witte.  —  Bruxelles. 

1898.  —  Cinquante-quatrième  année.  —  Première  livraison. 

Blanchet  (J.  Adrien).  Les  monnaies  en  or  d' Alexandria  Troas.  — 
Gaillard  (Jos.).  Denier  inédit  de  Jean  d'Aps,  évéque  de  Liége,  I22g-i2j8. 
-  V.te  DE  Jonghe.  Petit  gros  à  Vécu  aux  quatre  lions  frappé  à  Weert 
par  Thierry  dit  "  Loef  de  Hornes  „.  —  C.te  de  Limburg-Stirum.  Monnaies 
d'Anne  de  Limburg,  abbesse  d'Herford,  ij20  à  ijój.  —  Rouyier  (Jules). 
Jeton  de  Tournai  au  nom  du  graveur  "  Riquehem  „  ou  Jacquemart  de 
Riquehan.  —  Alvin  (Fred.).  Jetons  belges  du  XV^  siede.  —  Blancard 
(Louis).  Sur  les  poids  des  anciennes  provinces  belges.  —  Mélanges  [Perini, 
Numismatica  italiana,  cenno  del  Sig.  A.  De  Witte].  —  Société  Royale 
de  Numismatique  :  Extrait  des  procés-verbaux.  --  4  tav. 

1898.  —  Deuxième  livraison. 

Prince  Philippe  fl'^  Saxe-Cobourg  et  Gotha.  Deux  monnaies  des  pirates 
bédouins  du  Chatt  El-'Arab,  de  la  tribii  des  Banou  Ka'b.  —  Deloche 
(M.).  Tiers  de  sou  d'or  mérovingien  faussement  attribué  à  Jupille  (pro- 
vince de  Liége).  —  V.'e  de  Jonghe.  Un  millarés  au  seul  nom  de  Michel  III, 
dit  "  Le  Buveur  „,  empereur  d'Orient  (842-86']).  —  Trachsel  (C.-F.). 
Notice  numismatique  sur  le  concordai  monétaire  suisse  de  182J.  —  Vanden 
Broeck  (Ed.).  Numismatique  bruxelloise.  Elude  sur  les  jetons  de  Pierre- 
Josse  cTArmstorff.  —  De  Witte  (A.).  Les  jetons  et  les  médailles  d'inau- 
guration  frappées  par  ordre  du  gouvernement  general  aux  Pays-Bas  au- 
trichiens  (ijiy'iyg4)  [Continuazione].  —  B.o»  Bethune.  Vredius.  —  Ne- 
crologie [Alfredo  von  Sallet.  —  G.  B.  Ballion.  —  N.  G.  G.  Rouyier].  — 
Mélanges  [Il  Corpus  num.  ital.,  notizia  del  Sig.  De  Witte].  —  Sociéte 
Royale  de  Num.  :  Extraits  des  proc.-verbaux.  —  2  tav. 

Tijdschrift  van  het  Nederlandsch  Genootschap  voor  Munt- 
eli Penningkunde.  —  Amsterdam,  Bom  e  figlio. 

1898.  —  6"  Jaargang.  —   i'^  Aflevering  [Prima  dispensa]. 

De  Man  (Marie).  Onouitgegeven  varieteit  van  het  denarius  van  Pepijn 
den  Korte  en  het  Swastika  of  hakenkruis.  —  De  Witte  (A.).  Le  jeton 
dans  les  comptes  des  maìtres  des  Monnaies  du  duché  de  Brabant  aux 
XVIb  et  XVIW  siècles.  —  S.  (W.).  yoo-jarig  Bestaan  van  's-Hertogen- 
bosch  in  i88j  herdacht.  —  Zwierzina  (W.  K.  F.).  Aanvulling  der  Be- 
s'chrijving  van  de  Penningen  nà  's-Konings   dood  geslagen    in    de  Kon. 


BIBLIOGRAFIA  3II 


Fabriek  van  Zilverwerken,  firma  C.  J.  Begeer.  —  S.  (W.),  Nog  iets  over 
de  's-Hertogenbossche  Brandspuitpenningen.  —  Elenco  dei  periodici  rice- 
vuti in  cambio  dalla  Società  Neerlandese.  —  Gemengde  berichten. 

2e   Aflevering  [Seconda  dispensa]. 

Alvin  (Fred.).  Essai  de  restitution  d'un  tiers  de  sou  mérovingien  à 
Nimègue.  —  S.  (A.).  Gedenkpenning  op  de  inhiildiging  van  Petrus  Eu' 
drickx,als  Burgemeester  te  Alphen,  26  Jan.  1844.  —  De  Witte.  Le  jeton 
etc.  [Continuazione].  -  Bruinvis  (C.  W.).  Een  gelegenheidspenning  van 
./.  M.  Lageman.  —  Zwierzina.  Beschrijving  etc.  [Continuazione].  —  S.  (A.). 
Gedenkpenning  vereerd  door  de  gemeente  Heeswijk  aan  den  architekt  Sni- 
ckers  i88y.  —  Elenco  dei  periodici.  —   Gemengde  berichten.  —  i  tav. 

The  Numismatic  Chronicle  and  Journal  of  the  Numismatic  Society, 
edited  by  J.  Evans,  Barclay  V.  Head  and  H.  A.  Grueber.  —  London, 
Quaritch;  15,  Piccadilly. 

Third  Series.  -  N.  68.  -   1897.  -  Part  IV. 

Greenwell,  On  some  Rare  Greek  Coins.  —  Hill  (G.  F.).  Solon's 
Reform  of  the  Attic  Standard.  —  Lo  stesso.  Cartimandua.  —  Lawrence 
(L.  A.).  On  the  Mint  of  Barnstaple.  —  Parkes  Weber  (F.).  Medals  of 
Centenarians.  —  Lo  stesso.  Attribution  of  Medals  of  Priam,  Augustus, 
and  Alexander  the  Great,  to  a  Medallist  of  Pope  Paul  III,  possibly  Ales- 
sandro Cesati.  —  Miscellanea.  —  Proceedings  of  the  Numismatic  Society. 
—  List  of  Members  of  the  Num.  Soc.  December,  1897.  —  5  tav. 

1898.  -  Part  L 

Perdrizet  (Paul).  Sur  un  Tétradrachrne  de  Nabis.  —  Grueber  (H. 
A.)  and  Lawrence  (L.  A.).  The  Balcombe  Find.  —  Wroth  (Warwick). 
Tickets  of  Vauxhall  Gardens.  —  Miscellanea.  —  8  tav. 

AieOvTj?  'EcpTjjjLeplt;  x^?  Nofi.iafxa'ctx"?i<:  'Ap)(ato>.oYta?  —  Journal  Internatio- 
nal d'Archeologie  Numismatique,  dirige  par  J.  N.  Svoronos. 
—   Athènes,  Barth  et  von  Hirst,  Éditeurs;   rue  de  l'Université,  53. 

Tome  premier.  —  Premier  trimestre  1898. 

Babelon  (Ernest).  Gétas,  roi  des  Édoniens.  —  Imhoof-Blumer.  Bithy- 
nische  Munzen.  —  Svoronos  (J.  N.).  Tà  x«^'*«  eloit-fjpia  xoò  AoxoopYetoo 
Atovoataxoó  Qeatpoo  xal  l't^c,  KXstaOevetoo  'ExxX7]ota(;  [Prima  parte  d' un 
lavoro  intorno  alle  tessere  antiche].  —  8  tav. 

S.   A. 


Giornale  di  erudizione,  n.  1-2,  voi.  VII,  Firenze  1898:  Medaglia 
Arretinus. 

Minerva,  dicembre  1897:  Influenza  delle  nuove  miniere  aurifere  sui 
prezzi  (Da  un  articolo  di  Charles  A.  Conant,  North  American  Review, 
novembre). 


312  BIBLIOGRAFIA 


Rassegna  settimanale  universale,  di  Roma,  n.  2,  dicembre  1897: 
Scarlatti  {A.),  Le  Sigle.  [Il  Fert  di  casa  Savoja  secondo  una  medaglia 
di  Carlo  Emanuele  I  di  Savoja]. 

Archivio  storico  napoletano,  XXIII,  fase.  I,  1898:  Sambon  (G.), 
La  moneta  republicana  del  1799  e  la  riforma  monetaria  del  1804. 

L'Indicatore  Mirandolese,  n.  5,  maggio  1898:  Malavasi  (Gino),  Una 
medaglia  del  Principe  Alessandro  Pico  I. 

Rivista  internazionale  di  scienze,  sociali,  n.  61,  (Roma  1898): 
Lortni,  La  così  detta  nuova  introduzione  della  valuta  d'oro  al  Giappone. 

Rivista  italiana  per  le  scienze  giuridiche,  fase.  II,  voi.  XXIII: 
Garufi  (C.  A.),  La  monetazione  di  Federico  II  di  Svevia;  gli  augustali 
e  la  pubblicazione  del  codice  di  Melfi. 

Atti  del  R.  Istituto  Veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti,  s.  VII, 
t.  IX,  disp,  3*  (1898):  Papadopoli  {N.),  Die  altesten  Medaillen  und  die 
Antike  von  Julius  von  Schlosser.  I.  Die  Denkmilnzen  der  Carraresen 
und  die  Sesto  von  Venedig.  Notizia. 

Rivista  italiana  per  le  scienze  giuridiche,  voi.  XXIV,  fase.  I-II, 
1897  :  Mancaleoni  [F.),  Sulla  commixtio  dei  nummi.  Nota. 

Società  d'esplorazione  commerciale  in  Africa,  Milano,  n.  XI-XII, 
1897:  L'oro  e  l'argento  nel  mondo. 

Rassegna  Pugliese,  XIV,  6,  1897:  Beltratni  (G.),  Le  monete  battute 
dalla  Repubblica  napoletana  nel  1799. 

Bullettino  di  archeologia  e  storia  dalmata,  luglio-agosto  1897: 
Bulic'  (JF.),  Due  ripostigli  di  denari  o  piccoli  di  Spalato. 

Atti  deLl'I.  R.  Accademia  degli  Agiati  in  Rovereto,  s.  Ili,  voi.  III, 
fase.  IV,  1897  :  Perini  {Quintilio),  Di  una  moneta  inedita  di  Siro  austriaco 
di  Correggio. 


Annales  de  l'école  libre  des  SCIENCES  POLiTiQUES,  novembre  1897: 
Francarne  (/.),  La  réforme  monétaire  russe. 

Revue  archéologique,  marzo-aprile  1898:  Drouin  {E.),  Les  légendes 
des  monnaies  sassanides. 

BuLLETiN  DE  CoRRESPONDANCE  HELLÉNIQUE,  dicembre  1896  :  Reinach 
(77!.),  Une  crise  monétaire  au  III"  siècle  de  l'ère  chrétienne;  inscription 
de  Mylasa. 

Journal  des  économistes,  novembre  1897:  Raffalovich  {A^j'Lé  couxs 
force  et  la  reprise  des  paiements  au  Chili.  —  R.,  La  question  monétaire 
en  1897.  La  mission  Wolcott. 

Réforme  économique,  7  et  14  novembre  1897:  L'augmentation  des 
monnaies  divisionnaires  de  l'union  latine.  —   Bimétallisme. 

Revue  socialiste,  dicembre  1897  :  Rouanet (G.),  Echec  au  bimétallisme. 

Tour  du  Monde,  4  dicembre  1897:    Monnaie  usitée   à  Madagascar. 

Revue  d'economie  politique,  octobre-nov.  1897:  Bourguin  {M), 
L'Etalon  d'or  au  Japon.  —  Dubois  {A.),  Les  théories  psycologiques  de 
la  valeur  au  XVIIP  siècle. 


BIBLIOGRAFIA  3I3 


Revue  des  arts  décoratifs,  mai  1897:  S.  de  Vaire,  Les  nouvelles 
Monnaies  de  M.  M.  Roty  et  D.  Dupuis. 

BULLETIN  DE  LA    COMMISSION  ARCHÉOLOGIQUE   DE  NaRBONNE,  2*  Semestre 

1896:  Amardel  (G.),  Un  triens  Wisigoth  inédit. 

Revue  des  deux  mondes,  15  genn.  1898:  Leroy-Beaulieu  {A.),  Le 
règne  de  l'argent;  la  spéculation  et  l'agiotage;  remèdes  et  réformes. 

Journal  des  savants,  dicembre  1897  e  gennaio  1898:  Bertrand  (/.), 
La  question  monétaire. 

L'intermédiaire  des  chercheurs,  30  dicembre  1897  :  Pièces  de  cinq 
francs  frappées  par  la  Commune. 


Zeitschrift  FiiR  KuLTURGESCHicHTE,  vol.  IV,  fasc.  4-5,  1898:  Grupp 
(G.),  Die  Anfànge  der  Miinze. 

SCHRIFTEN    DES    VeREINS   FÌÌR   GeSCHICHTE   UND    NaTURGESCHICHTE   DER 

Baar  und  der  angrenzenden  Theile  in  Donaueschingen,  1896,  fasc.  9: 
Tumbuelt,  Miinzfunde  in  Stetten  und  bei  Hubertstofen  [700  bratteati 
del  13°  secolo,  nel  primo  ripostiglio;  22  monete  d'argento,  degli  anni 
1592-1674,  nel  secondo]. 

Anzeiger  des  germanischen  National-Museums,  1896,  n.  5:  Das 
Niimberger  Milnzcabinet  des  Frh.  Joh.  Christ  Sigm.  von  Kress. 

Zeitschrift  der  histor.  Gesellschaft  fur  die  Provinz  Posen, 
XII  Jahrg,  fasc.  III-IV,  1897:  Heinemann  (Otto),  Hacksilberfund  von 
Deutsch-Wilke  [monete  tedesche,  (denari  imperiali),  polacche,  di  Boemia, 
di  Ungheria,  d'Italia  e  orientali].  —  Hacksilberfund  von  Senazin  [denari 
imperiali,  monete  boeme,  inglesi,  ungheresi  e  orientali]. 

Iahrbuch  des  Bukowiner  Landes  Museums,  a.  IV,  1896:  Fleischer, 
Zur  Geschichte  der  Suczawa  [officina  monetaria  per  la  Moldavia  a 
Suczawa]. 


The  Nation^  28  ottobre  1897:  The  Bimettalism  fiasco. 


OvERSiGT  OVER  Videnskabernes  Selskabs  Forhandlinger,  fasc.  1-3, 
1897:  Steenstrup  {Jap.),  Contributi  allo  studio  dei  bratteati  trovati  nei 
paesi  scandinavi  [sono  d'origine  orientale,  un  esemplare  porta  un'  iscri- 
zione in  lettere  hindù].  —  Art.  cit.  in  Revue  historique,  gennaio-febbr. 
1898,  pag.  235]. 


Boletin   de   la   Real  Academia   de   la   Historia,  dicembre  1897: 
Coderà  {Francisco),  Tesoro  de  monedas  àrabes  descubierto  en  Belalcàzar. 


MusÉE  neuchatelois,  n.  12,  1897:  Une  monnaie  romaine  d'Auguste 
(avec  croquis). 

E.  M. 


VARIETÀ 


Nuove  falsificazioni  di  monete  italiane.  —  Roma, 
la  Capitale  del  mondo,  aspira  ad  ottenere  il  primato  anche 
nella  falsificazione  delle  monete.  Ne  ho  testé  veduto  un 
saggio  di  nuovo  genere,  e  mi  affretto  a  metterne  in  guardia 
gli  amatori,  tanto  più  che  queste  falsificazioni  sono  eseguite 
in  modo  abilissimo  ed  hanno  già  fatto  delle  vittime. 

Premetto  che  le  monete  di  cui  parlo  sono  tutte  genuine: 
la  falsificazione  consiste  in  alcuni  cambiamenti  di  leggenda, 
mercè  i  quali,  delle  monete  comuni  furono  convertite  in  rarità 
di  primo  ordine  o  in  monete  sconosciute. 

Due  di  queste  sarebbero  uno  zecchino  e  un  giulio  di 
Pio  II  per  Spoleto.  Hanno  nel  dritto  il  solito  stemma,  la 
leggenda:  PIVS  •  PAPA  •  SECVNDVS  e  nel  rovescio  i  due  Santi 
Pietro  e  Paolo  stanti  e  la  leggenda:  S  •  PETRVS  •  S  •  PAVLVS  • 
DVC  •  SPOL  (o  SPOL  DVCAT).  Queste  due  monete  non  sono 
altro  che  i  due  soliti  zecchini  e  giulì  di  quel  pontefice,  coniati 
a  Roma,  e  che  portano  quindi  nel  rovescio,  dopo  il  nome 
dei  Santi,  la  scritta  ALMA  •  ROMA.  Queste  due  parole  furono 
abilmente  raschiate;  sul  fondo  un  pò  incavato  fu  posta  una 
leggiera  lastrina  di  metallo,  sulla  quale  fu  incisa  con  un 
punzone  la  nuova  dicitura  DVC  SPOL  o  SPOL  DVCAT,  con- 
vertendo così  due  monete  abbastanza  comuni,  in  altre  inedite 
e  sconosciute. 

Un'altra  falsificazione  di  questo  genere  è  un  doppio 
zecchino  di  Clemente  VII  assai  comune,  il  quale  ha  nel  dritto 
lo  stemma  e  la  leggenda:  CLEMENS  •  VII  •  PONT  •  MAX,  e  nel 
rovescio  S.  Pietro  nella  barca  che  ritira  le  reti  e  le  parole: 
+  SANC  •  o  SANCTVS  •  PETRVS  •  ALMA  ROMA.  Anche  qui 
furono  tolte  col  medesimo  sistema  le  parole  ALMA  ROMA  per 
sostituirvi  le  altre:  VB  •  PARMAE,  creando  così  una  moneta 
straordinaria  per  Parma. 

41 


3i6 


VARIETÀ 


Al  solito  Scudo  di  Sisto  V,  che  ha  nel  dritto  il  busto  del 
pontefice  e  nel  rovescio  S.  Francesco  inginocchiato  che  riceve 
le  stimmate,  fu  levata  all'esergo  la  leggenda  ROM>E,  e  vi  si 
sostituì  VMBR  oppure  MARC. 

Allo  Scudo  della  Repubblica  Romana  fu  nel  rovescio 
aggiunto  alla  leggenda  SCVDO  ROMANO,  il    millesimo  1799. 

Ho  citate  queste  come  saggio,  ma  la  lista  di  tutte  le 
falsificazioni  di  questo  genere  che  ingombrano  il  commercio 
di  Roma  è  assai  maggiore  e,  come  dissi,  ha  già  fatto  cadere 
parecchi  incauti  nel  laccio.  Varii  zecchini  di  Paolo  II  per  Roma 
portano  la  leggenda  ANCO  o  SPOL  ;  Sisto  IV  ha  pure  il  suo 
zecchino  con  SPOL;  Eugenio  IV  ne  ha  uno  stranissimo  con 
CAPVT  MVNDI,  ecc.,  ecc. 

Ripeto  che  queste  sovrapposizioni  di  leggende  sono  fatte 
da  mano  abilissima,  la  quale  ha  saputo  mirabilmente  imitare 
i  caratteri  dell'epoca,  e  lisciare  così  bene  il  campo  della  moneta 
nel  posto  dove  fu  operato  il  cambiamento,  che  solo  coll'aiuto 
di  una  lente  si  arriva  a  scoprire  l'inganno.  Gli  amatori  stiano 
dunque  ben  in  guardia,  quando  si  vedono  offrire  di  queste 
monete  straordinarie;  la  diffidenza  non  sarà  mai  troppa. 

E.  G. 

Vendita  della  Collei^ione  di  Contorniati  già  Cìiarles 
Robert.  —  La  Collezione  di  Contorniati  già  appartenente  al 
Sig.  Charles  Robert,  forse  la  più  ricca,  certo  la  più  splendida 
per  conservazioni  fra  le  collezioni  di  questo  genere,  venne 
dispersa  all'asta  pubblica  il  nove  Giugno  corrente  nelle  sale 
di  vendita  del  Cav.  G.  Sambon  a  Milano.  La  vendita  fu  brillan- 
tissima e  i  prezzi  raggiunti  assai  ragguardevoli  specialmente 
pei  pezzi  di  conservazione  eccezionale.  Eccone  il  prospetto: 


Numero       Prezzo 


1150  L. 

1151  » 

1152  »» 

1153  " 

1154  « 

"55  » 


20 

41 
20 
80 

30 
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Numero      Prezzo 


II56 

II57 
II58 

II59 
II60 


L. 


241 
15 
30 

150 
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70 

587 


Numero       Prezzo 


L. 

1161  » 

1162  « 

1163  n 

1164  » 

1165  » 


587 
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70 

937 


Numero       Prezzo 

L. 


1166 
1167 
1168 
1169 
1170 


937 

»  60 

"  130 

"  155 

«  18 

»  80 

L.  1380 


VARIETÀ 


317 


Numero      Prezzo 


L. 


1171 
II 72 

1173 
1174 

1175 
II 76 

1177 
1178 
1179 
1180 
1181 
1182 
1183 
1184 
1185 
1186 
1187 
1188 
1J89 
1190 
1191 
1192 

1^93 
1194 

1195 
1196 
1197 
1198 
1199 
1200 
1201 
1202 
1203 
1204 
1205 
1206 
1207 
1208 
1209 
1210 
1211 
1212 
1213 
1214 
1215 
1216 
1217 


1380 
70 

150 
120 

200 

200 

60 

22 

5 

100 

80 

150 
40 

255 
160 

155 
205 

45 
no 

32 
180 
200 

25 

250 

210 

50 

150 

40 

20 

44 

50 

40 

IO 

45 
60 

60 

30 
61 

25 

25 
120 

71 
60 
20 
200 
80 
50 


Numero      Prezzo 


L-    5785 


1218 
1219 
1220 
1221 
1222 
1223 
1224 
1225 
1226 
1227 
1228 
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1230 
1231 
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1233 
1234 
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1240 
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1245 
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1250 
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1256 

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1258 

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1261 
1262 
1263 
1264 


5785 

5 

105 

155 

56 

30 

5 

21 

30 

30 

200 

100 
81 
40 

180 
70 

100 

200 

150 
6 

80 

65 
200 

105 
50 
50 
20 

100 
200 
135 

41 
150 
150 

70 
250 
300 

70 
255 

25 

26 
120 
205 

70 

71 
80 

40 

15 
70 


Numero       Prezzo 


L.  10362 


1265 
1266 
1267 
1268 
1269 
1270 
1271 
1272 
1273 
1274 

1275 
1276 
1277 
1278 
1279 
1280 
1281 
1282 
1283 
1284 
1285 
1286 
1287 
1288 
1289 
1290 
1291 
1292 
1293 
1294 

1295 
1296 
1297 
1298 
1299 
1300 
1301 
1302 
1303 
1304 

1305 
1306 
1307 
1308 
1309 
1310 
131 1 


L.  10362 

»        21 
»    80 

n  40 

M    115 

45 

51 

»        60 

n         ITO 

"     31 

»    HO 

M     100 

n  100 

»  60 

»  60 

n  40 

"     45 

225 

»    180 

»  80 

»  30 

"  91 

"  40 

»  180 

"  205 

"    115 
»  80 

"     60 

"    3c 

»         30 

"  150 

"  100 

»  210 

"  30 

"  370 

"  180 

5 

"  50 

»  81 

»  II 

"  290 

"  25 

"  100 

"      IO 

26 

25 
26 


Numero      Prezzo 


I312 
I3I3 
I314 

I315 
I316 

I3I7 
I318 

I319 
1320 
I32I 
1322 
1323 
1324 
1325 
1326 
1327 
1328 
1329 
1330 
I33I 
1332 
1333 
1334 
T335 
1336 
1337 
1338 
1339 
1340 
I34I 
1342 
1343 
1344 
1345 
1346 
1347 
1348 
1349 
1350 
I35I 
1352 

^353 
1354 
1355 
1356 
1357 
1358 


L.  14465 
»  20 
"    50 

"    50 

»    71 

"    50 

»  IO 

n  91 

n  40 

»  80 

"    155 
"     80 

»  90 

"    100 

"     65 

15 

>'  50 

"    150 

150 

n         200 

n  70 

>i  40 

»    205 

80 

51 
80 

"  365 

»  70 

»  40 

)>  80 

-  85 

»  40 

"  150 

"  150 

"  40 

»  220 

»  160 

n  200 
150 

»  90 

»  70 

lì  10 

n  60 

15 
15 
n  IO 

30 
51 


L.  14465    Totale  L.  18609 


318  VARIETÀ 

Vn  sestante  di  Vetulonia  erroneamente  attribuito 
a  Telafìione.  —  La  moneta  presentata  ed  edita  dal  Casati 
in  Rev.  de  la  Soc.  Fr.  de  Num.  pr.  verb.  1897,  P^g"-  5^>  ^^^ 
è  una  novità  numismatica,  ne  appartiene  a  Telamone;  è 
semplicemente  un  comune  sestante  di  Vetulonia  con  l'iscri- 
zione Vati.  Senza  riportarsi  ai  lavori  speciali  del  Falchi  in 
Annuaire  de  Num.  et  Arch.  1885,  pi.  V  e  in  Vetulonia 
tav.  XIX,  bastava  che  il  sig.  Casati,  che  si  occupa  di  etru- 
scologia,  avesse  consultato  Garrucci,  Monete  dell'Italia  antica, 
ed  avrebbe  trovati  a  tav.  LXXIV  15-16  esempi  esattissimi 
del  suo  pezzo,  giustamente  attribuiti  a  Vetulonia. 

Per  l'interpretazione  del  tipo  del  rovescio:  rostrum- 
tridens  vedi  quel  che  io  dissi  in  Riv.  Ital.  di  Num.  1891,  p.  84, 
nota  83;  per  la  cronologia  di  tah  monete  vedi  quel  che  scrissi 
in  Rendiconti  dei  Lincei  1894,  p.  845  e  seg.;  e  per  l'interpre- 
tazione infine  del  diritto  :  testa  di  Palemone  o  Melicerte,  non 
Ercole,  come  generalmente  fu  spiegato,  vedi  ora  il  mio  libro  : 
Museo  topografico  dell' Etruria,  Firenze  1898,  pag.  39  e  seg. 
Ivi  a  p.  156,  nota  ni,  tratto  brevemente  anche  delle  monete 
di  Telamone. 

L.  A.  Milani. 

Concorso  Grazioli,  —  Nel  corrente  anno  1898,  presso 
la  R.  Accademia  di  Belle  Arti  in  Milano,  si  rinnoverà  il 
concorso  di  incisione  per  medaglie,  istituito  dall'  incisore  mi- 
lanese Cav.  Francesco  Grazioli.  Ne  diamo  le  norme,  augu- 
rando che  numerosi  abbiano  a  presentarsi  i  concorrenti. 

Oggetto  del  concorso.  —  Incisione  in  acciaio  per  conii  di  medaglie. 

Il  premio  è  stabilito  a  favore  di  queir  incisore  italiano  residente 
nel  Regno  od  all'estero,  autore  della  migliore  incisione  per  conii  di 
medaglie,  che  sarà  presentata  a  questa  R.  Accademia  di  Belle  Arti. 

Sono  ammesse  al  concorso  le  medaglie,  qualunque  sia  il  soggetto, 
di  commissione  pubblica  o  privata  oppure  eseguite  per  iniziativa  del- 
l'artista, purché  in  esse  campeggi  almeno  una  figura  od  un  ritratto 
artisticamente  eseguito,  e  sieno  taU  medaglie  ottenute  da  conii  d'acciaio 
incisi  e  firmati  dall'autore  e  da  esso  eseguiti  nel  biennio  anteriore  alla 
data  del  concorso.  Per  il  premio  sarà  tenuto  calcolo  anche  del  merito 
artistico  del  rovescio. 

Nessun  artista  può  concorrere  con  più  di  un'opera. 

Le  medaglie  presentate  al  concorso  dovranno  essere  opere  originali 
eseguite  dal  concorrente,  anche  nei  disegni  e  modelli,  nel  biennio   an- 


VARIETÀ  319 

teriore  al  concorso  e  non  devono  essere  copie  di  altre  medaglie  né 
essere  state  presentate  ad  altre  esposizioni. 

A  pari  merito  sarà  preferito  un  soggetto  storico  patrio. 

Della  medaglia  per  il  concorso  si  dovranno  presentare  due  esem- 
plari che  verranno  restituiti  dopo  il  giudizio,  però  l'autore  della  meda- 
glia premiata  dovrà  lasciarli  all'Accademia  e  consegnarne  ancora  un 
terzo  per  il  R.  Gabinetto  Numismatico. 

Il  premiato  non  sarà  ammesso  ad  altro  concorso,  se  non  dopo  due 
altri  concorsi  d'incisione. 

Il  giudizio  sarà  dato  con  voto  motivato  da  una  Commissione  spe- 
ciale composta  di  uno  scultore,  un  pittore,  uno  studioso  di  storia  del- 
l'arte, del  conservatore  del  Gabinetto  Numismatico  e  di  un  incisore  di 
medaglie,  e  poi  sottoposto  alla  definitiva  approvazione  del  Consiglio 
Accademico. 

Premio.  —  L.  850  (ottocentocinquanta  lire). 

Le  opere  dei  concorrenti  dovranno  essere  presentate  all'Ispettore- 
Economo  dell'Accademia  non  pivi  tardi  delle  ore  4  pom.  del  giorno 
30  Settembre  1898.  Non  si  ammettono  giustificazioni  sul  ritardo 
oltre  questo  termine.  L'Accademia  non  s'incarica  di  ritirare  le  opere, 
quantunque  ad  essa  dirette,  né  dagli  uffici  delle  ferrovie,  né  dalle  do- 
gane, né  da  altri.  Le  opere  che  non  giungessero  in  tempo  non  saranno 
ammesse  al  concorso. 

Ogni  opera  sarà  contrassegnata  da  un'epigrafe  e  accompagnata  da 
una  lettera  sigillata,  portante  al  di  fuori  la  stessa  epigrafe,  e  dentro  : 
nome,  cognome,  patria  e  domicilio  dell'autore. 

Le  lettere  sigillate  saranno  custodite  dal  Segretario,  e  verranno 
aperte  le  sole  portanti  epigrafi  corrispondenti  a  quelle  opere  che  sa- 
ranno giudicate  degne  del  premio.  Tutte  le  altre  verranno  restituite 
insieme  alle  opere,  subito  dopo  la  pubblica  Esposizione. 

Di  tutte  le  opere  presentate  al  concorso  si  farà  una  pubblica  Espo- 
sizione, durante  la  quale  saranno  pronunciati  i  giudizi  e  conferiti  i  premi. 

La  restituzione  delle  opere  non  premiate  si  farà  dall'  Ispettore- 
Economo  il  quale  ritirerà  dagli  autori  o  dai  loro  commessi  le  singole 
ricevute  da  lui  rilasciate  all'atto  della  consegna.  Se  gli  autori  non  riti- 
rano entro  un  mese  le  opere  non  premiate,  l'Accademia  non  risponde 
della  loro  conservazione. 

Per  maggiori  informazioni,  dirigersi  al  Sig.  Dott.  Cav* 
Giulio  Carotti,  Segretario  dalla  R.  Accademia  di  Belle  Arti 
in  Milano  (Palazzo  di  Brera). 


Una  medaglia  d'oro  pei  benemeriti  dell'agricol- 
tura, —  Re  Umberto  ha  firmato  un  decreto  che  istituisce 
una  decorazione  del  merito  agrario  e  industriale  ed  una 
medaglia  d'onore  destinata  a  rimunerare  coloro  che  abbiano 


320 


VARIETÀ 


acquistato  titoli  e  segnalate  benemerenze  nell'agricoltura, 
industria  e  commercio.  La  decorazione  consiste  in  una  me- 
daglia d'oro  in  forma  ovale,  sormontata  da  una  corona  reale 
avente  sul  diritto  contornato  d'alloro  baccato  l'effigie  del 
Sovrano  fondatore,  nel  rovescio,  contornato  di  spighe,  una 
stella  a  cinque  raggi  con  leggenda  al  merito  ovvero  al  me- 
rito industriale. 

La  decorazione  portasi  all'occhiello  dell'abito,  appesa 
con  nastro  bianco  e  verde  a  righe  verticali  minute.  Il  nastro 
potrà  essere  portato  senza  decorazione. 

La  decorazione  è  conferita  a  coloro  che  siansi  acquistati 
titoli  di  singolare  benemerenza:  i°  nell'agricoltura  con  in- 
troduzione e  diffusione  di  razionali  e  perfezionati  metodi  di 
coltura  agraria,  con  notevoli  opere  d'irrigazione  oppure  di 
prosciugamento;  con  miglioramento  del  bestiame  domestico 
mediante  introduzione  di  nuove  razze,  ovvero  mediante  appli- 
cazioni di  progrediti  metodi  zootecnici;  con  aver  adottato 
provvedimenti  atti  a  migliorare  efficacemente  le  condizioni 
materiali-morali  delle  classi  agricole;  2°  nell' industria  con 
impianto  in  paese  di  nuove  industrie  o  grandi  opifici,  con 
amphamenti  d'industrie  esistenti,  con  introduzioni  di  perfe- 
zionamenti tecnici,  con  scoperte  od  invenzioni  industriali  di 
notevole  importanza  pratica,  con  avere  aperto  ovvero  acqui- 
stato stabilimenti  a  prodotti  nazionali,  mercati  esteri  di  grande 
consumo,  con  avere  adottato  invenzioni,  provvedimenti  o 
istituzioni  efficacemente  utili  alla  incolumità  degli  operai  e 
loro  benessere  morale  e  materiale. 

Le  proposte  saranno  fatte  da  un  consiglio  nominato  dal 
ministro  d'agricoltura,  che  ne  sarà  presidente,  composto  da 
un  membro  del  consiglio  d'agricoltura,  da  un  membro  del 
consiglio  dell'industria  e  di  due  decorati  per  merito  agrario 
e  industriale. 

Conferiransi  non  più  di  20  decorazioni  all'anno,  12  per 
merito  agricolo  e  8  per  merito  industriale. 

La  medaglia  d^onore  sarà  d'argento;  avrà  sul  diritto 
l'effigie  del  Re  e  sul  rovescio  la  leggenda  Ministero  d'agri- 
coltura e  commercio,  nel  mezzo:  Onore  al  lavoro. 

Potrà  portarsi  all'occhiello  con  nastro  verde  e  rosso  a 
larghe  righe  orizzontali. 


VARIETÀ  321 

Potrà  essere  conferita  ai  direttori  di  grandi  aziende 
agrarie,  capi  fabbrica,  sorveglianti  e  operai  di  opifici  indu- 
striali, agli  aventi  prestato  lodevole  e  non  interrotto  servizio 
per  30  anni  nelle  aziende  agrarie  e  negli  opifici  nel  territorio 
dello  Stato  oppure  in  opifici  italiani  all'estero. 

Potrà  anche  conferirsi  senza  limite  di  tempo  alle  per- 
sone di  cui  sopra,  aventi  resi  servizi  segnalati  all'agricoltura 
ed  industria.  La  medaglia  sarà  conferita  come  decorazione, 
dietro  proposta  del  ministro  di  agricoltura,  a  non  più  di 
dieci  persone  all'anno. 

Nuovo  periodico,  —  Diamo  il  benvenuto  ad  un  nuovo 
periodico,  che  ha  intrapreso  le  sue  pubblicazioni  ad  Atene 
sotto  il  titolo  di  Journal  International  (f  Archeologie  Numi- 
smatique.  Ne  è  direttore  il  eh.  Sig.  Svoronos. 

Civico  Museo  di  Como,  —  Siamo  lieti  di  poter  an- 
nunciare che  il  Consiglio  Comunale  di  Como  ha  nominato 
a  Conservatore  di  quel  Museo  l'egr.  Dott.  Cencio  Poggi,  il 
quale  da  molti  anni  dedicava  l'opera  sua  spontaneamente  a 
quella  notevole  istituzione  cittadina,  che  a  lui  deve  in  gran 
parte  lo  sviluppo  cui  è  giunta. 

Il  nome  del  Dott.  Poggi  non  è  nuovo  pei  lettori  della 
Rivista,  avendo  egli  collaborato  al  nostro  periodico  con  due 
memorie  assai  apprezzate:  La  medaglia  dei  dottori  di  Col- 
legio di  Como  e:  Le  medaglie  di  Giuditta  Pasta  (1889). 


ATTI 

DELLA 

SOCIETÀ  NUMISMATICA  ITALIANA 


Seduta  del  Consiglio  25  Maggio    1898. 
(Estratto  dai  Verbali). 

Essendo  inaccessibile  la  Sala  Sociale  per  essere  il  Ca- 
stello militarmente  occupato  in  seguito  ai  tristi  fatti  delle 
giornate  di  maggio,  la  seduta  viene  tenuta  in  casa  Gnecchi 
(Filodrammatici  io)  e  viene  aperta  alle  ore  io. 

I.  Si  presenta  e  si  discute  il  Bilancio  consuntivo  1897, 
come  pure  la  relazione  economico-morale  per  l' imminente 
assemblea  generale  dei  Soci.  L'una  e  l'altra  vengono  ap- 
provate. 

II.  Sono  proposti  e  nominati  Soci  corrispondenti  i  Si- 
gnori: Nereo  Cortellini  e  Luigi  De- Agostini. 

III.  Viene  stabilita  l' Adunanza  generale  dei  Soci  pel 
giorno  4  giugno  e  col  seguente  ordine  del  giorno: 

I.**  Relazione  sull'andamento  della  Società  durante  il  1897. 
2.0  Bilancio  consuntivo  1897. 
3.°  Nomine  Sociali. 

IV.  Viene  discussa  ed  approvata  la  formazione  del  II 
e  anche  del  III  fascicolo  dell'  anno  in  corso,  essendo  già 
pronta  tutta  la  materia. 

V.  Il  Cav.  F.  Gnecchi  dà  notizia  al  Consiglio  del  dono 
di  una  collezione  di  Monete  Siamesi  fatto  alla  Società  da 
S.  A.  R.  il  Principe  di  Napoli,  e  presenta  l'interessante  col- 

43 


324  ATTI    DEIiLA   SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA 

lezione  ai  convenuti,  i  quali  votano  i  dovuti  ringraziamenti 
all'Augusto  donatore  (i),  approvando  la  pubblicazione  del 
Catalogo  nella  Rivista. 

VI.  Il  Segretario    Cornelio  dà  lettura  dei  seguenti  doni 
pervenuti  alla  Società  : 

Dessi  Vincenzo  di  Sassari. 
Monete   romane;  20  in  bronzo  —  Monete   italiane;   16  in  argento 
e  5  in  rame. 

Frati  Cav.  Dott.  Luigi  di  Bologna. 
Le  sue  pubblicazioni:  Di  Taddeo    Crivelli  e  di  un  graduale  da  lui 
miniato   giudicato   erroneamente   perduto.    Venezia,    1897.    — 
Ancora  del  graduale  di  Taddeo  Crivelli,  Firenze,  1898. 

Gnecchi  Cav.  Uff,  Ercole. 
N.  3  Opuscoli  di  numismatica  e  io  Monete  greche  in  bronzo. 

Gnecchi  Cav.  Uff.  Francesco. 
La  sua  pubblicazione  :    Monetazione  Romana,  inserita   nella  Revue 
Suisse  de  Numismatique. 

Gnecchi  Francesco  ed  Ercole. 

Annales    de    la    Societé    Archéologique    de    Bruxelles.  Mémoires, 
rapports  et  documents  —  Annata  1897, 

Perini  Quintilio  di  Rovereto. 
Quattro  monetine  Veneziane  d'argento. 

Piccolomini  Pietro. 

La  sua  pubblicazione:  Vestigia  Romane  presso  Siena.  Siena,  1898, 

La  Seduta  è  levata  alle  ore  11  Va. 


(i)  Vedasi  il  processo  verbale  dell'Assemblea  generale  dei  Soci, 
a  pagina  325,  in  cui  si  danno  più  particolareggiate  notizie,  e  il  Catalogo 
pubblicato  in  questo  stesso  fascicolo  (pag.  287). 


ATTI   DELLA    SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA  325 


Assemblea  Generale  dei  Soci  6  Giugno  1898. 

L'Assemblea  è  convocata  in  Via  Filodrammatici  N.  io 
alle  ore  15. 

I  convenuti  rappresentano  diverse  città  dellAlta  Italia. 
Il  Presidente  C.*^  Papadopoli  e  alcuni  altri  soci  si  scusano 
per  telegramma  o  per  lettera  di  non  poter  intervenire. 

Ecco  la  relazione  che  il  vice  presidente  Cav.  Francesco 
Gnecchi  legge  a  nome  del  Consiglio  sull'andamento  morale- 
finanziario  della  Società  durante  l'anno  1897: 

Egregi  Colleghi, 

La  vostra  Presidenza  intendeva  inaugurare  il  secondo 
decennio  della  nostra  Rivista  tenendo  quest'  anno  la  sua 
prima  assemblea  generale  nella  nuova  Sede  sociale,  nel  Ca- 
stello Sforzesco,  ciò  che  era  nell'ordine  naturale  delle  cose; 
ma  cause  straordinarie  e  imprevedibih  vi  si  opposero.  I 
luttuosi  fatti  cittadini  dello  scorso  maggio  mutarono  provvi- 
soriamente la  pacifica  destinazione  del  Castello  Sforzesco, 
ritornandolo  alla  sua  destinazione  antica,  e  per  qualche  tempo 
le  arti  e  le  scienze  dovranno  cedere  il  posto  ai  consigli  di 
guerra  e  alle  prigioni.  Mentre  ci  auguriamo  che  questo  ma- 
laugurato periodo  abbia  ad  essere  di  breve  durata,  non 
abbiamo  però  voluto  più  oltre  differire  l'annuale  adunanza,  e  vi 
abbiamo  perciò  convocati  in  un  locale  di  antica  conoscenza, 
perchè  qui  appunto  la  Società  numismatica  italiana  ebbe  la 
sua  origine.  E  detto  ciò,  entriamo  direttamente  in  argomento. 

Soci. 

Alla  fine  del  1897  il  numero  dei  Soci  era  di  95,  di  cui 
43  effettivi  e  52  corrispondenti  e  quello  degli  abbonati  di  113, 
segnando  così  un  piccolo  aumento  nelle  due  categorie , 
aumento  che  sembra  viemaggiormente  accentuarsi  ne' primi 
mesi  del  corrente  anno. 

Biblioteca. 

La  nostra  Biblioteca  contava  alla  fine  del  1896  N.  460 
volumi  e  510  opuscoli.  Nel  volgere  del  1897,  sempre  me- 
diante doni  dei  soci  e  degli  amici,  i  primi  raggiunsero  il 
numero  di  510,  i  secondi  di  622. 


326  ATTI   DELLA   SOCIETÀ    NUMISMATICA   ITALIANA 


Monete  e  Medaglie. 

Per  r  incremento  solito  dei  piccoli  doni  dei  soci  tanto 
le  monete  come  le  medaglie  ebbero  un  regolare  aumento 
ed  ora  il  nostro  medagliere   contiene: 

Oro  Argento  Bronzo  Vetro  Totale 

Monete.  N.  2    N.  410    N.  2095    N,  363    N.  2870 

Oro  Argento        Bronzo  e  altri  metalli  Totale 

Medaglie  N.  —         N.    6  N.  280  N.   286 

Quantunque  rigorosamente  noi  stiamo  qui  parlando  del- 
l'anno 1897,  non  possiamo  omettere  in  questa  occasione  di 
accennare  al  cospicuo  dono  delle  serie  di  monete  Siamesi, 
di  cui  S.  A.  R.  il  Principe  di  Napoli  fece  dono  nello  scorso 
febbraio  alla  nostra  Società,  e  che  figureranno  nel  prospetto 
del  1898. 

Il  Re  del  Siam,  ritornato  ne'  suoi  paesi  dopo  il  viaggio 
d'Europa,  incaricava  S.  A.  R.  Chao  Fah  Krom  Khun  Narissa- 
ranuwattiwongse,  Capo  di  Stato  Maggiore  del  R.  Esercito 
Siamese  e  Ministro  interinale  per  le  Finanze,  di  spedire  a 
S.  A.  R.  il  Principe  di  Napoli  una  collezione  delle  monete 
antiche  e  moderne  del  Siam,  e  il  nostro  Presidente  Onorario 
ne  fece  a  sua  volta  dono  alla  nostra  Società,  la  quale  può 
vantarsi  di  possedere  una  collezione  forse  unica  nel  suo 
genere,  come  apparirà  dal  catalogo  illustrativo  redatto  dal 
capitano  G.  E.  Cerini  direttore  dell'insegnamento  militare 
nell'esercito  Siamese,  e  che  pubblicheremo  integralmente 
nella  Rivista  (i);  formando  esso  una  interessantissima  mono- 
grafia di  quelle  monete  fra  noi  così  poco  conosciute. 

Rivista. 

Nella  relazione  dello  scorso  anno  ci  rallegravamo  d'a- 
vere finalmente  potuto  iniziare  una  rubrica  da  tanto  tempo 
promessa,  quella  cioè  della  riproduzione  di  alcune  opere 
vecchie  e  ormai  rese  introvabili,  e  difatti  s'era  incominciata 
la  ripubblicazione  delle  opere  del  Kunz  :  ma  poi  la  insistente 
abbondanza  della  materia,  prodotta  in  parte  dal  concorso 
classico  che  incominciava  a  produrre  i  suoi  effetti,  in  parte 
dai  lavori  premiati  dei  concorsi  precedenti,  ci  obbligarono  a 
sospendere  quella  rubrica,  salvo  a  riprenderla  a  tempo  che 
non  oseremo  dire  migliore,  ma  che  ci  limiteremo  a  dire  più 
opportuno.... 


(i)  Vedi  a  pag.  287  di  questo  medesimo  fascicolo. 


ATTI   DELLA    SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA  327 

Per  far  posto  poi  convenientemente  alle  medaglie  o 
anche  ad  altre  materie  che  rigorosamente  non  potevano 
passare  sotto  il  nome  di  Numismatica,  il  vostro  consiglio, 
nella  sua  ultima  adunanza  del  1897,  decise  di  inaugurare  il 
secondo  decennio  della  Rivista  col  nuovo  titolo  completato  : 
Rivista  Italiana  di  Numismatica  e  Scienze  affini.  Così  entre- 
ranno regolarmente  nella  Rivista  molti  articoli,  i  quali,  sia 
nella  nostra  come  nelle  Riviste  estere  che  portano  unica- 
mente il  titolo  di  Numismatica,  non  vi  entrarono  finora  che 
di  straforo. 

Corpus  numorum  italicorum. 

Tutti  voi  sapete  come  uno  degH  scopi  principali,  diremo 
anzi  l'ideale  che  si  era  prefisso  la  nostra  Società  fino  dalla 
sua  fondazione,  fosse  quello  di  arrivare  in  un  tempo  indeter- 
minato  alla  pubblicazione  del  Corpus  delle    monete  italiane. 

L'impresa  era  certamente  ardua  ed  ardita,  sia  per  la 
mole  stessa  dell'opera,  sia  perchè  delle  250  zecche  che  co- 
niarono monete  in  Italia,  solo  un  numero  limitato  possiede 
finora  una  più  o  meno  completa  illustrazione,  mentre  tutte 
le  altre  non  sono  illustrate  che  parzialmente.  Fu  nella  vista 
di  questo  scopo  finale  che  furono  banditi  tre  concorsi,  uno 
direttamente  dalla  Società,  l'altro  dalla  Presidenza,  il  terzo 
dalla  Vice  Presidenza  della  Società  stessa.  I  concorsi  ebbero 
bellissimo  esito  e  tre  importanti  zecche,  quelle  di  Reggio 
Emilia,  di  Bologna  e  di  Fano,  ebbero  la  loro  illustrazione. 
Ma  il  lavoro  era  gigantesco  e,  per  quanto  bene  avviato, 
non  era  prevedibile  in  quanto  tempo  si  sarebbe  arrivato  a 
poterlo  completare,  se  l'impresa  non  fosse  stata  assunta  da 
una  mano  potente,  alla  quale  la  nostra  Società  è  ben  lieta 
di  affidarla  esclamando:  Feci  quae  potui,  faciant  majora 
potentes. 

Quando  nello  scorso  ottobre  S.  A.  R.  il  Principe  di 
NapoH  venne  a  Milano  a  inaugurare  la  nuova  sede  della 
Società,  intrattenendosi  coi  direttori  della  Rivista  e  col  con- 
servatore del  R.  Gabinetto  di  Brera,  ci  comunicò  il  proposito 
di  assumere  lui  stesso  la  pubblicazione  del  Corpus  numorum 
italicorum,  offrendone  generosamente  il  ricavo  a  profitto  della 
nostra  Società.  Di  quest'atto  grande  e  generoso,  quantunque 
già  noto  per  la  pubblicazione  che  ne  abbiamo  fatta  nella 
Rivista,  era  troppo  naturale  che  si  dovesse  tener  parola  in 
questa  generale  adunanza  dei  Soci,  giacché  di  tale  opera 
dobbiamo  riconoscenza  all'Autore,  non  solo  come  membri 
della  Società  Numismatica,  ma  come  italiani,  perchè  è 
all'Italia  tutta  che  essa  farà  onore, 


328  ATTI    DELLA    SOCIETÀ    NUMISMATICA   ITALIANA 

Il  nostro  Segretario  Prof.  Cav.  Costantino  Luppi  si  trova 
a  Napoli  fino  dal  primo  dell'anno  corrente  e  da  quell'epoca 
il  suo  lavoro  continuò  sempre  ininterrotto  fino  ad  oggi. 

Bilancio. 
Ecco  il  Bilancio  Consuntivo  dello  scorso  anno  1897. 

Rimanenze  attive  al  31  dicembre  1896. 

Libretto  Cassa  di  Risparmio L.  827  81 

Tesoriere  (in  Cassa) »  395  — 

Segretario  (in  Cassa) »»  401  91 

Quote  da  riscuotere n  420  — 

L.  2044  72 

Entrate  dell'anno. 

Quote    riscosse    da   soci   ed    abbonati   alla 

Rivista L.  3383  — 

Introiti  diversi ...»       12  — 

Quote  arretrate »       20  — 

Offerta  del  Conte  Comm.  N.  Papadopoli     .     "     500  — 

n        dei  Cav.  Uff.  F.  ed  E.  Gnecchi  .     .     »     500  — 

Interessi  sul  Libretto  Cassa  di  Risparmio  .     »         8  85 

L.  4423  85 

Residui  passivi. 
Anticipazioni  quote  di  soci  ed  abbonati  pel  1898     .     .    L.     480  — 

L-  6948  57 

Rimanenze  passive  al  31  dicembre  1896. 
Quote  sociali  e  d'abbonamento  anticipate  pel  1897  .     .    L.    670  — 

Spese  del  1897. 

Stampa  Rivista  ed  accessori L.  3272  — 

Fotoincisioni  ed  eliotipie »  486  — 

Gratificazione  ai  compositori »  50  — 

Semestre  fitto  locali  in  Piazza  del  Duomo  .  »  ,  187  50 

Annata  onorario  al  cav.  prof.  C.  Luppi.     .  »  300  — 

Spese  d'ufficio,  posta,   ecc.     ...-..."  63  91 

n       per    mobili    nuovi    e    trasporto    nel 

nuovo  locale  al  Castello »  185  — 

L.  4544  41 


ATTI   DELLA   SOCIETÀ   NUMISMATICA    ITALIANA  329 


Rimanenze  attive  al  31  dicembre  1897. 

Libretto  Cassa  di  Risparmio L.    534  16 

In  Cassa  del  Segretario "  1000  — 

Quote  da  riscuotere .  »     100  — 

Incisioni  e  tavole  già  pagate  pel  1898    .     .  "     100  — 


L-  1734  16 
L.  6948  57 


Dimostrazione. 

Attività  in  principio  d'esercizio L.  2044  72 

Passività  in       »  »  »     670  — 

L.  1374  72 

Attività  in  fine  d'esercizio L.  1734  16 

Passività  in  »  »  »     480  — 

L.  1254  16 

Diminuzione  di  Patrimonio  L.     120  56 

Rendite  dell'anno L.  4423  85 

Spese "  4544  4^ 

Disavanzo     L.     120  56 


Purtroppo,  come  risulta  da  questa  breve  esposizione, 
l'Esercizio  1897  presenta  una  diminuzione  dell'esiguo  nostro' 
patrimonio,  in  .L.  120.56.  Questo  piccolo  deficit,  dovuto  uni- 
camente alle  spese  occorse  pel  trasloco  della  Società  nella 
nuova  sede  al  Castello  Sforzesco,  non  ci  deve  impensierire, 
tanto  più  che  il  trasloco  stesso  ci  assicura  per  l'avvenire 
un  sensibile  sgravio  d'affitto,  e  che  altre  diminuzioni  di  spesa 
ci  sono  già  assicurate  pel  seguito  neiramministrazione. 

Ciò  non  toglie  però  che  la  Società,  per  poter  vivere  di 
vita  propria  e  indipendente,  e  provvedere  all'incremento 
della  sua  Biblioteca,  ha  assoluto  bisogno  di  aumentare  le  sue 
risorse,  cercando  nuovi  aderenti  al  Sodalizio. 

Ai  nostri  benemeriti  Soci  quindi,  a  quelli  specialmente 
che  si  interessano  della  Società  e  ne  amano  lo  sviluppo, 
rivolgiamo  una  calda  preghiera  perchè  s'adoperino  a  tutto 
potere  per  aumentare  la  nostra  ancora  piccola  falange  e 
mettere  la  Società  in  grado  da  poter  rivaleggiare  colle  sue 
consorelle,  e  portare  un  aiuto  efficace  a  tutti  quanti  si  occu- 
pano di  questo  importante  ramo  della  scienza. 


33°  ATTI   DELLA   SOCIETÀ   NUMISMATICA    ITALIANA 


Si  passa  alla  nomina  delle  cariche  sociali.  Scadono  per 
anzianità  i  Consiglieri  Conte  Papadopoli  e  Cav.  F.  Gnecchi 
i  quali  sono  ambedue  rieletti.  Il  Consiglio  direttivo  resta 
quindi  composto  come  segue: 

Presidente  Onorario. 
S.  A.  R.  IL  Principe  di  Napoli. 

Presidente. 
Conte  Comm.  Nicolò  Papadopoli  Senatore  del  Regno. 

Vice-Presidenti. 

Cav.  Uff.  Francesco  Gnecchi. 
Cav.  Uff.  Ercole  Gnecchi. 

Consiglieri: 

Ambrosoli  Cav.  Dott.  Solone. 
Gavazzi  Cav.  Giuseppe. 
Motta  Ing.  Emilio. 
Ruggero  Cav.  Col.  Giuseppe. 
Sambon  Dott.  Arturo. 
Visconti  March.  Carlo  Ermes. 

La  seduta  è  levata  alle  ore  16.20. 


Finito  di  stampare  il  20  giugno  1898. 

Scotti    Reno,   Gerente  responsabile. 


FASCICOLO  III. 


PROTOTYPES  MONÉTAIRES 

SICULO-GREGS 


J'ai  l'intention  de  présenter  quelques  observa- 
tions  sur  certains  types  monétaires  de  la  Sicile  qui 
semblent  mériter  un  intérét  particulier  par  leur  relation 
avec  d'autres  types  semblables,  mais  pourtant  diffé- 
rents   sous  certains  rapports. 

Ces  points  de  différence  peuvent  étre  d'espèces 
diverses.  Quelquefois  le  sujet  méme  différera  dans 
quelque  mesure;  ou  le  sujet,  quoique  étant  le  mème, 
se  presenterà  d'une  autre  manière;  une  autre  fois,  il 
y  aura,  peut-étre,  quelque  chose  de  distinctif  dans  la 
legende;  ou  bien,  nous  rencontrerons  quelques  diffé- 
rences  par  rapport  au  poids,  à  la  largeur  et  à  la 
grosseur  du  flan,  ou  à  la  nature  du  metal.  Cependant 
tous  ces  types  ont  en  commun  une  méme  particula- 
rité:  la  rareté,  et  sans  cette  particularité,  la  prétention 
d'un  classement  particulier  pourrait  ètre  difficilement 
démontrée  en  ce  qui  les  concerne.  On  remarquera 
aussi  que  ces"  qualités  caractéristiques  sont  presque 
toujours  accompagnées  d'un  style  relativement  excel- 
lent,  ce  qui  constitue  un  argument  solide  pour  dé- 
montrer  que  ces  types  appartiennent  à  des  émissions 
originelles  et  qu'ils  ont  servi  de  modéles  pour  des 
émissions  ultérieures. 

Pourtant,  un  traitement  plus  archaique,  ou,  pour 
la  période  du  déclin,  une  moindre  décadence  dans 
l'art,  seront  rarement  invoqucs  par  moi  comme  argu- 


334  E.   J.    SELTMAN 


ments,  puisque  je  ne  me  propose  pas  de  traiter  ces 
prototypes  comme  étant  les  premiers  exemples  de 
chaque  type  de  monnaies  greco-siciliennes .  Cela 
pourrait  ètre  tenté  au  moyen  d'un  examen  à  fond 
des  coUectìons  publiques  et  privées.  Mais,  quoique 
la  tàche  puisse  ètre  remplie  d'intérét,  je  doute  que 
le  résultat  doive  ètre  proportionné  au  travail  exigé  (^). 
Il  est  possible  qu'un  oeil  vif  et  exercé  puisse  aider 
l'investigateur  à  atteindre  à  des  conclusions  assez 
sùres  par  rapport  à  l'emission  des  types  archaiques 
et  transitifs,  en  observant  soigneusement  toutes  les 
nuances  d'archaisme.  Mais  en  arrivant  à  d'autres 
phases  du  développement,  on  aurait  moins  de  con- 
fiance  dans  la  tàche,  car  peu  de  ces  types  sont  assez 
parfaitement  congus;  en  outre,  les  pièces  elles  mèmes 
ne  sont  pas  toujours  tellement  bien  frappées  ou 
préservées,  qu'on  ne  puisse  empècher  une  divergence 
d'opinion  au  sujet  de  leur  mérite  respectif  et  de  leur 
priorité  d'émission.  Lorsque  —  et  de  tels  cas  ne  sont 
pas  rares  —  l'élégance  et  la  richesse  du  dessin,  au 
lieu  d'une  beante  pure  et  simple,  sollicitent  notre 
jugement,  nous  sommes  portés  à  émettre  des  avis 
différents  selon  nos  préférences  individuelles  de 
formes  ou  de  fìgures.  Il  seraìt  diffìcile,  par  exemple, 
de  choisir,  avec  un  assentiment  unanime,  le  plus 
beau  type  dans  les   belles  séries  des    tétradrachmes 


(i)  Les  cataloques  du  "  British  Museum  „  sont  basés  sur  l'arran- 
gement chronologique.  Mais  on  conviendra  que  l'ordre  des  pièces,  tout 
bien  con9u  qu'il  soit,  ne  peut  prétendre  qu'à  une  probabilité  generale, 
par  ce  qu'il  est  ordinairement  fonde  sur  des  raisons  stylistiques  seules 
—  raisons  qui  (quoique  bien  assurées  comme  lois  de  développement  en 
general)  peuvent  devenir  trompeuses  pour  les  différences  minutieuses. 
Un  petit  nombre  seulement  de  nos  rares  pièces  se  trouvent  dans  le 
catalogue  "  Sicily  „.  On  verrà,  pourtant,  que  celles-ci  sont  placées,  sans 
exception,  en  tète  de  leurs  séries,  renforgant  d'une  manière  indirecte 
les  propositions  que  j'avancerai  en  faveur  de  leur  priorité.  Ce  sont  nos 
N.°'  3,  17,  20  et  21. 


PROTOTYPES   MONÉTAIRES   SICULO-GRECS  335 

syracusains,  par  la  raison  méme  qu'un  très-grand 
nombre  excellent  par  une  élégance  des  plus  frap- 
pantes.  La  tàche  de  V  investigateur  deviendrait , 
peut-étre,  plus  facile  quand  le  beau  style  commence 
à  décliner,  et  plus  tard,  en  descendant  après  le 
quatrième  siècle,  il  y  aurait  moins  de  difficultés 
à  déterminer  le  meilleur  specimen  existant  dans 
chaque  serie.  Il  se  peut,  comme  probabilité  generale, 
que  telles  pièces  dérivent  des  premiers  coins  pour 
leurs  émissions  respectives,  et  il  semblerait  raison- 
nable  de  leur  accorder  la  préséance  conformément  à 
la  décadence  generale,  selon  la  marche  naturelle 
des  choses.  Pourtant  la  conclusion  ne  doit  pas  étre 
considérée  comme  certaìne  sans  Tappui  d'autres 
raisons;  puisqiie  le  meilleur  coin,  méme  dans  le 
déclin  d'une  epoque,  aurait  bien  pu  étre  Toeuvre 
d'une  main  qui  n'était  pas  la  première;  bien  qu'elle 
fùt  plus  adroite  que  celle-ci.  Certes,  la  qualité  du 
style  influencera  mes  conclusions,  mais  à  la  condition 
que  cette  qualité  soit  accompagnée  par  d'autres  traits 
distinctifs  se  rapportant  à  l'arrangement  du  type, 
à  la  legende,  au  poids,  au  metal  ou  au  flan. 

Comme  toutes  les  monnaies,  dont  nous  allons 
entreprendre  la  discussion,  sont  rares,  elles  ne  peu- 
vent  étre  nombreuses.  Mais  puisque  une  grande 
partie  en  est  inèdite,  le  sujet  ne  manquera  pas  d'un 
attrait  proprement  scientifique.  De  plus,  un  autre 
intèrét  s'y  rattache.  Il  y  a  relatìvement  peu  de  types 
signès  par  les  artistes  qui  soient  arrivès  jusqu'à  nos 
jours.  En  consèquence,  si  les  considérations  que  je 
mettrai  sous  les  yeux  du  lecteur  étaient  approuvèes, 
de  nouveaux  points  fixes  pour  notre  comprèhension  de 
l'art  ancien,  tei  que  l'exhibent  les  médailles  grecques, 
scmbleraient  étre  assurès  par  là,  et  viendraient  s'a- 
jouter  à  ceux  déjà  connus  par  les  oeuvres  d'Euainetos, 
Kimon  et  autres  maìtres-graveurs.  Les  émissions  de 


336  E.   J.   SELTMAN 


ces  types-modèles  ne  sont  pas  resserrées,  cornine  le 
sont  les  monnaies  signées,  dans  les  limites  étroites 
d'une  seule  epoque.  Elles  s'étendent  depuis  les  pé- 
riodes  archaiques  presque  jusqu'au  commencement 
de  la  conquète  de  Tìle  par  les  Romains. 

Les  numismates  ont  quelquefois  fait  allusion 
au  genré  prototype.  Ainsi,  par  exemple,  M.  Six 
a  reconnu  dans  un  tétradrachme  avec  la  legende 
(A)YRPEio  le  prototype  de  monnaies  semblables  à 
celles  de  Lykkaios,  à  cause  du  mérite  supérieur  de 
cet  exemplaire,  et  parce  que  THercule  du  revers  se 
présente  dans  une  pose  differente  (2).  Mais,  autant 
que  je  sache,  le  sujet  des  prototypes  n'a  pas  encore 
été  traité  systématiquement.  Je  crains  que  mes  re- 
marques  au  point  de  vue  esthétique  puissent  ètre 
considérées  comme  banales;  mais  je  ne  dirai,  sous 
ce  rapport,  que  ce  qui  est  rendu  nécessaire  par  le 
cours  de  ces  recherches. 

Un  arrangement  chronologique  étant  la  dispo- 
sìtion  naturelle  pour  une  investigation  de  cette  nature, 
je  commencerai  par  quelques  types  archaiques. 

Le  trait  caractéristique  du  style  archaì'que  est 
une  forme  rigide,  accompagnée  dans  la  plupart  des 
émissions  par  une  fixité  presque  absolue  dans  la 
manière  d'arrangement  et  d'exhibition  des  sujets. 
Ainsi,  en  choisissant  le  monnayage  de  Syracuse  (qui 
nous  a  laissé  plus  d'exemples  de  monnaies  archai- 
ques qu'aucune  autre  ville  sicilienne),  une  téte  de 
femme  se  présente  avec  un  caractère  d'archaì'sme 
invariablement  le  mème,  quoique  ayaht  des  degrés 
bien  différents  de  dextérité  technique.  Mais  il  y  a 
aussi  une  frappante  fixité  d'arrangement,  toutes  ces 


(2)  Numismatic  Chronicle,  1875,    page   22,  pi.   I,  n."  2;  voyez  aussi: 
Numismatische  Zeitschrift,  1884,  pi.  IV,  12. 


PROTOTYPES   MONETAIRES   SICULO-GRECS  337 

tétes,  à  de  rares    exceptions    près,  étant  placées  du 
mème  coté  Cs). 

Ces  facteurs  pourraient  étre  exprimés  de  la 
manière  suivante: 

A.  Traitement  archaTque  exhibant: 

a)  une  bonne  qualité  technique; 

b)  une  qualité  inférieure. 

B.  Fixité  de  l'arrangement    du  sujet    tempérée: 
x)  par  des  inversions  très-rares. 

En  considérant  le  facteur  A,  il  ne  semble  pas 
déraisonnable  de  supposer  que  les  monnaies  les  plus 
soignées  d'une  certaine  serie  ou  émission  précédaient, 
Gomme  modèles,  celles  d'un  travail  inférieur,  ou, 
pour  ètre  bref,  que  le  meilleur,  c'est-à-dire  la 
subdivision  a  soit  apparu  la  premiere;  avec  cette 
réserve  pourtant  qu'il  n'y  aurait  pas  de  progrès 
marqué  dans  la  direction  d'un  archal'sme  diminuant. 

Dirigeant  notre  attention  vers  la  seconde  divi- 
sion, nous  trouvons  que,  tandis  que  le  facteur  B  con- 
cerne, également,  l'oeuvre  de  bonne  et  de  mauvaise 
qualité,  la  réserve  a  ne  s'associe  pas  avec  la  mauvaise. 

Je  ne  veux  pas  trop  insister  sur  la  signification 
de  ce  qu'on  pourrait  supposer  un  hasard,  savoir  la 
position  changée  d'une  téte.  Cependant,  la  fixité  de 
cette  règie  pour  ces  émissions,  comme  l'atteste  le 
nombre  considérable  des  médailles  existantes,  est 
telle  que  je  ne  puis  m'empécher  de  penser  qu'une 
déviation    a  dù    marquer    le    commencement,  plutót 


(3)  Telle  fixité  diffère  essentìellement  de  la  régularité  stéréotypée 
avec  laquelle  les  tètes  sur  les  médailles  de  Philippe,  d'Alexandre  et  de 
Icurs  successeurs  ont  la  figure  tournée  du  méme  coté.  Une  uniformité 
d'cxposition  était  de  rigueur  pour  des  monnaies  qui  possédaient  l'ac- 
ceptance  du  monde  presque  entier.  Cette  loi  d'uniformité,  une  fois 
reconnue  avantageuse,  fut  adoptée  pour   toutes  les  monnaies  royales. 


338  E.   J.   SELTMAN 


que  le  cours  des  émissions.  Quand,  pourtant,  on 
trouve  que  Tinversion  est  associée  à  Fautre  crite- 
rium d'émission  antérieure,  c'est-à-dire  la  bonne 
qualité  technique,  Targument  s'élève  jusqu'au  niveau 
d'une  probabilité.  Conséquemment,  et  en  accordance 
avec  notre  classification  sus-mentionnée,  a  plus  a 
pourrait  ètre  suppose  produisant  les  prototypes  des 
émissions  de  ces  pièces  archalques. 

Le  monnayage  archaique  de  Syracuse  a  été 
convenablement  arrangé  en  trois  divisions  principales. 
Premièrement,  celle  des  Geomoroi,  qui  porte  une  petite 
téte  de  femme  tournée  à  gauche  dans  un  petit  creux 
circulaire.  La  legende  de  cette  émission  est  carac- 
térisée  par  la  lettre  archaique  s  et  le  travail, 
quoique  primitif,  est  soigné.  Secondement,  l'émission 
au  koppa  (supposée  de  la  plus  grande  partie  du 
règne  de  Gélon)  avec  Niké  dans  le  quadrige  et 
une  téte  plus  grande  à  droite.  Finalement,  la  nom- 
breuse  sèrie  au  kappa,  s'étendant  jusqu'à  la  mort 
de  Gélon,  ou  méme  plus  tard,  dont  la  variété  "  Da- 
mareteion  „  fait  partie  (4). 

Les  deux  premières  émissions  ne  peuvent  avoir 
été  nombreuses,  peu  de  spécimens,  par  comparaison, 
existant,  et  je  n'essaierai  d'établir  aucune  conclusion 
par  rapport  à  leur  priorité  relative.  Ceux  de  la  première 
classe  avec  la  legende  5VRa,  au  lieu  de  $vraqo5ION. 
paraissent  étre  un  peu  plus  primitifs.  Pourtant  l'unique 
variété  de  la  collection  Hartmann  (5),  qui  n'a  pas  la 
petite  téte  du  revers,  mais  la  legende  ($v)ra90^ion  (6), 
contredit  leur  priorité;  de  plus,  le  traitement  sur 
les  monnaies  avec  l'éthnique  complet  étant  généra- 


(4)  Voyez  le  Catalogue:  "  Sicily  „  du  British  Museum. 

(5)  Revue  numismatique,  1894,  P^g^  9;  ^tc. 

(6)  Je  presume  une  inadvertance  dans  la  lecture    (ST)  PAKOSION, 
donnée  par  la  "  Revue.  „ 


PROTOTYPES    MONETAIRES    SICULO-GRECS  339 

lement  moins  rude,  de  sorte  qu'on  peut  en  inférer  que 
la  meilleure  production  a  été  la  première.  La  seconde 
serie  au  koppa  peut  étre  subdivisée  en  deux  émis- 
sions,  l'une  de  bon  style  archafque;  l'autre  avec 
une  tète  plus  grande  et  plus  grossière.  Sur  cette  der- 
nière,  le  quadrige  avance  à  gauche.  Je  n'émets  aucune 
opinion  quant  à  la  priorité  de  Tune  ou  de  l'autre.  On 
a  pose  en  théorie  que  l'introduction  de  Niké  au- 
dessus  du  quadrige  faisait  allusion  à  la  victoire  de 
Gélon  dans  les  courses  olympiques;  en  adoptant  cette 
opinion,  nous  sommes  libres  de  supposer  que  la 
Monnaie  s'ingénia  de  son  mieux  en  cette  occasion  et 
en  produisit  le  type  plus  soigné.  La  troisième  émission 
est  la  plus  importante  au  point  de  vue  du  nombre. 
Cette  émission,  si  on  en  juge  par  Tabondance  des 
exemplaires  qu'elle  nous  a  laissés,  a  dù  rivaliser, 
sinon  surpasser,  la  richesse  du  monnayage  contem- 
porain  d'Athènes.  Cette  subite  expansion  a  été 
attribuée  à  la  conversion  en  monnaie  du  butin  gagné 
dans  la  guerre  victorieuse  contre  les  Carthaginois, 
et  M.  Evans  explique  le  style  deteriore  de  la  plupart 
de  ces  monnaies  en  supposant  que  la  demande  en 
était  telle,  qu'elle  necessita  l'emploi  de  graveurs 
moins  habiles  (7),  Quelle  qu'en  fut  la  cause,  le  fait 
que  ces  monnaies  furent  produites  sur  une  grande 
échelle,  est  parfaitement  prouvé  par  le  grand  nombre 
d'exemplaires  subsistant  encore. 

Comme  premier  chainon  dans  la  sèrie  au  kappa, 
le  Damareteion  semblerait  se  suggérer  W.  M.  Evans 
pense  que  c'est  l'oeuvre  de  l'artiste  qui  aurait  pro- 
duit  le  plus  beau  tétradrachme  de  la  sèrie  au  koppa, 


(7)  Numismatic  Chronicle,  1894,  P^g^  i99- 

(8)  "  The  Damareteion  fits  on  immediately  to  the  coinage  on  which 
the  p  of  the  archaic  epigraphy  is  stili  preserved.  „  Numismatic  Chronicle, 
1894;  page  198. 


44 


340 


E.    J.    SELTMAN 


et  il  réunit  les  deux  plus  étroitement  en  arguant 
du  cercle  autour  des  tètes,  qu'il  explique  ingénieu- 
sement  comme  un  survivant  du  petit  creux  centrai 
avec  la  tète  de  femme  du  tétradrachme  plus  ancien  (9). 
Ceci  paraìt  une  explication  convenable  au  point  de 
vue  téchnique. 

Toutefois  il  y  a  des  lacunes  dans  la  transmis- 
sion  du  cercle,  par  exemple  sur  les  monnaies  N.°^  7, 
8  et  9  du  catalogne  "  Sicily  »  ;  or,  la  transmission 
rompue,  sa  présence  occasionnelle  n'aide  pas  à  établir 
une  connection  directe  avec  l'émission  au  koppa,  ou, 
à  notre  point  de  vue,  une  priorité  d'émission  par 
rapport  à  la  sèrie  au  kappa.  Plutòt  devrions-nous, 
ce  me  semble,  nous  appuyer  dans  ce  but  sur  une 
monnaie  qui,  bien  que  présentant  le  caractère  d'une 
émission  antérieure,  interromperait  Tordre  conven- 
tionnel  de  Tarrangement  du  type. 

Dans  cette  intention,  je  piacerai  sous  les  yeux  du 
lecteur  des  spécimens  des  émissions,  tout  à  la  fois 
du  tétradrachme  et  du  didrachme,  qui  rempliront  ces 
conditions. 

Je  commencerai  par  un  didrachme  inédit,  le 
N.°  I  de  notre  planche,  avec  la  téte  à  gauche  et  la 
legende  2vraro2ion,  tracée  vers  la  gauche;  ces  mon- 
naies, par  leur  nombre  restreint  et  la  simplicité  du 
type,  se  prétent  plus  facilement  à  une  exacte  classi- 
fication  chronologique.  Il  en  existe  des  spécimens 
parallèles  aux  trois  émissions  principales  du  tétra- 
drachme. Ils  sont  tous  rares,  particulièrement  ceux 
de  la  première  émission  avec  la  petite  téte  dans 
le  creux.  Les  exemplaires  de  la  sèrie  au  koppa  se 
présentent  plus  frèquemment,  et  ceux  de  l'émission 
au  kappa  sont  encore  moins  rares.  Mais,  comme  je 
l'ai  fait  remarquer  ,plus  haut,  la  rareté  comparative 


(9)  Ntmiismatic  Chronicle,  1894,  page  196. 


PROTOTYPES    MONETAIRES    SICULO-GRECS  341 

de  tous,  et  une  uniformité  peu  écartée  de  l'identité 
absolue  dans  leurs  émissions  respectives,  rendent 
plus  facile  notre  tàche,  savoir  le  placement  chrono- 
logique  de   notre  monnaie  inedite. 

On  verrà  sans  difficulté  que  son  revers  s^accorde 
parfaitement  avec  la  serie  au  koppa.  Le  cavalier 
de  rune  et  de  l'autre  est  jeune  et  imberbe;  le  cheval 
ne  touche  pas  terre  du  pied  gauche  de  devant  ni 
de  celui  de  derrière.  Cet  ordre  est  changé  dans  la 
sèrie  au  kappa,  où  le  cavalier  est  barbu.  Le  mouve- 
ment  du  cheval,  aussi,  est  plus  libre  sur  cette  der- 
nière  monnaie.  Examinant  l'avers,  nous  y  recon- 
naissons,  à  l'exception  de  légères  différences  dans  des 
détails  peu  importants,  une  réplique  des  médailles 
plus  anciennes  qui  sont  meilleures  que  celles  de 
Fémission  au  kappa  au  point  de  vue  du  style  et  de 
la  fabrique. 

En  dehors  du  K,  notre  monnaie  ne  se  distingue 
en  rien  de  la  variété  au  koppa,  et  nous  pourrions 
actuellement  nous  dispenser,  pour  atteindre  notre  but, 
de  la  position  changée  de  la  téte.  Mais  sa  place,  au 
commencement  de  la  troisième  sèrie,  ayant  été  con- 
fìrmée  par  d'autres  raisons,  la  circonstance  que  le 
commencement  de  cette  nouvelle  émission  est  en 
effet  caractérisée  par  cette  inversion,  renforce  notre 
proposition,  savoir  que  l'inversion  a  la  méme  signi- 
fication  pour  les  tétradrachmes  de  l'émission  au  kappa. 
L'un  d'eux  (le  N.**  2  de  notre  planche)  paraìt  inédit. 
Le  revers  s'accorde  parfaitement  avec  celui  de  la 
monnaie  N.°  4  de  la  planche  VI  de  la  Numismatic 
Chronicle  de  1894.  Le  style  de  Tavers  se  rapproche 
aussi  de  celui  de  cette  dernière  pièce.  Il  est  vrai  que 
l'arrangement  des  cheveux  diffère  un  peu;  mais  la 
technique  pointillèe  est  la  mème.  Les  dauphins  sont 
de  mèmes  proportions  longues  et  minces,  et  le  ca- 
ractère  des  lettres,  exceptc  pour  la  substitution  de  K 


342  E.    J.   SELTMAN 


pour  9,  est  d'un  style  identique.  La  méme  chose 
peut  ètre  dite  du  style  et  de  la  fabrique  de  notre 
N.°  3.  L'arrangement  des  cheveux  est  encore  différent, 
mais  la  fabrique  pointillée  persiste.  Les  dauphins  ont 
les  mèmes  proportions  gréles,  et  la  forme  des  lettres 
ressemble,  de  bien  près,  à  celle  de  notre  premier 
tétradrachme. 

Ces  deux  tètes  portent  des  coUiers  doubles  (celuì 
d'en  haut  uni,  et  celui  d'en  bas  perle)  qui  caracté- 
risent  les  tétradrachmes  au  koppa.  M.  Evans  a  publié 
une  monnaie  pareille  avec  la  tète  à  gauche  (^°),  mais  le 
revers  n'est  pas  en  bon  état.  On  voit.  par  notre  re- 
production qu'il  est  d'un  beau  style  archaique,  la 
délicatesse  du  travail  est  surtout  sensible  pour  la 
Niké,  qui  descend  sur  les  rènes  dans  une  course 
rapide,  agitant  gracìeusement  les  ailes,  et  sa  robe 
diaphane  dessinant  les  formes  du  corps,  gràce  au 
mouvement  de  l'air  qui  la  rencontre  à  mesure  qu'elle 
s'avance.  Cette  médaille  parait  accuser  une  expérience 
technique  un  peu  plus  avancée,  particulièrement  dans 
le  mouvement  plus  libre  des  chevaux;  cela  n'est  dù 
qu'au  dessin  plus  soigné.  Sur  les  derniers  exemples 
d'un  style  corrompu,  nous  rencontrons  des  quadriges 
qui  ressemblent  à  celui  du  N.°  2.  Le  style  des  deux, 
comme  le  démontrent  la  perspective  de  l'oeil,  le  traite- 
ment  des  cheveux  et  la  forme  des  lettres,  sont  éga- 
lement  archaique.  Une  étude  attentive  du  style  de 
ces  pièces,  notamme'nt  de  leur  revers,  convaincra 
le  lecteur  qu'elles  sont  plus  anciennes  que  le  Da- 
mareteion.  Je  me  hasarde  —  en  absence  d'autres 
médailles  provoquant  un  rapprochement  encore  plus 
accentué  avec  les  émissions  au  koppa  —  à  les  pro- 
poser  toutes  les  trois  comme  les  premiers  types- 
modèles  pour  la  grande  section  troisième  de  l'ancien 


(io)  Nutnismaiic  Chronicle,  1874,  pi.  VI,  n.°  6. 


PROTOTYPES    MONÉTAIRES   SICULO-GRECS  343 

monnayage  syracusain,  produits  sans  doute  (ainsi  que 
le  soin,  et  en  partie  la  délicatesse  de  leur  style  nous 
en  témoignent)  par  les  meilleurs  graveurs,  et  nous 
fournissant  un  type-mesure  pour  l'art  monétaire  de 
cette  grande  ville,  précisément  au  commencement 
d'une  émission  définie. 

Je  possedè  aussi  une  petite  fraction  du  N.°  2. 
Son  authenticité  est  indubitable.  Mais  elle  est  assez 
fortement  usée.  Poids  actuel  :  40  gr.  Je  n'oserais  dire 
si  c'est  une  hémilitra,  ou  une  obole  attique.  Dans  ce 
dernier  cas  elle  aurait  perdu  presque  la  moitié  du 
poids  normal. 

Le  N.°  4  de  notre  Planche,  un  tétradrachme 
d'Himéra,  nous  présente  un  prototype  sous  un  aspect 
différent.  Les  monnaies  de  Syracuse  dont  nous  avons 
parie,  sont  placées  en  téte  d'une  émission  partielle 
de  la  période  archaique.  Mais  cette  pièce  d'Himéra 
introduit  un  type  qui  s'étend  depuis  Tàge  archaique 
jusqu'à  celui  du  plus  beau  style.  Sa  prétention  à  la 
■priorité  d'émission  est  fondée,  premièrement,  sur  le 
caractère  très-primitif  du  style.  Gomme  elle  n'a  pu 
ètre  emise  avant  la  mort  de  Théron  (472  av.  J.  C), 
l'exécution  semble  quelque  peu  indigne  de  l'intention, 
méme  pour  cette  epoque  reculée.  C'est  le  premier  effort 
assez  imparfait  pour  introduire  un  type  entièrement 
nouveau,  et  la  rareté  des  exemplaires  me  porte  à 
croire  que  ce  type  fut  bientót  remplacé  par  une 
émission  meilleure  (i^)-  Sa  seconde  prétention  à  la 
première  émission  distinctive  est  fondée  sur  la  cir- 
constance  que  la  legende  (im)ei^aion  se  trouve  placée 


(11)  Un  exemple  a  été  publié  dans  le  Numismatic  Chronicle,  1894, 
pi.  VII,  9  —  un  autre  dans  la  Zeitschrift  fur  Niimismatik,  1895,  pi.  Ili,  i  — 
un  troisième  dans  la  collection  Hunter  pi.  XXX,  18  —  les  deux  derniers 
figurent  dans  la  Rivista  Italiana  di  Numismatica,  1894,  pi.  VII  avec 
quelqucs  autres  illustrés  dans  le  texte  et  que  l'on  a  découverts  il  y  a 
peu  d'années. 


344  ^-    J-    SELTMAN 


au-dessus  de  la  nymphe,  non  au-dessous  du  quadrige. 
Enfin  le  caractère  de  la  fabrique,  savoir  la  petitesse 
et  l'épaisseur  du  flan,  la  séparé  des  émissions  subsé- 
quentes.  Notre  type  primitif,  comme  je  Tavais  dit, 
semole  avoir  été  de  courte  durée.  Son  premier  déve- 
loppement  est  à  peu  près  marqué  par  la  pièce  N.°  8, 
planche  VII,  de  la  "  Numismatic  Chronicle  „  de  1894. 
Le  flan  de  cette  médaille  s'est  amplifié,  les  formes 
de  l'homme  et  des  chevaux  deviennent  d'une  gran- 
deur  correspondante,  et  la  legende  assume  sa  place 
permanente  sous  le  quadrige.  Le  style  de  l'oeuvre 
s'est  aussi  perfectionné  à  plusieurs  égards,  mais  non 
à  un  degré  remarquable.  Il  existe  une  combinaison  du 
revers  de  cette  pièce  avec  l'avers  du  N.°  4,  c'est-à-dire, 
le  N.°  66  bis,  pag.  414,  de  la  "  Rivista.   „ 

L'importance  de  notre  médaille  diffère  de  celle 
des  monnaies  de  Syracuse,  dont  nous  avons  déjà 
parie.  Elle  a  peu  de  mérite  artistique.  Mais,  malgré 
toutes  ses  imperfections,  elle  est  instructive,  faisant 
connaìtre  définitivement  ce  que  les  graveurs  d'Himéra 
pouvaient  produire,  quand  un  nouveau  type  fut  in- 
troduit  en  472  ou  471  av.  J.  C. 

La  monnaie  suivante,  un  didrachme  d'Himéra 
(N.°  5),  est  d'une  importance  particulière  pour  le  but 
de  ce  Mémoire,.  comme  le  N.°  i,  parce  qu'elle  peut 
démontrer  clairement  qu'elle  occupe  la  position  du 
modèle  pour  l'émission  des  didrachmes.  La  priorité  en 
faveur  du  tétradrachme  d'Himéra  doit  étre  proclamée 
à  cause  de  TarchaTsme  plus  prononcé  du  dessin,  de  la 
place  occupée  par  la  legende  et  de  la  fabrique  par- 
ticulière du  flan.  Toutes  ces  raisons  sont  bonnes,  mais 
elles  seraient  encore  meilleures  si  le  type  était  au- 
jourd'hui  représenté,  comme  il  l'était  il  y  a  quelques 
années,  par  le  seul  specimen  de  la  collection  Hunter. 
De  récentes  trouvailles  ont  ajouté  non  seulement  au 
nombre    des  exemplaires,  mais    en    méme    temps    à 


PROTOTYPES    MONÉTAIRES    SICULOGRECS  345 


celuì  des  coins.  Cependant  les  différences  des  dessins 
qu'ils  nous  monlrent  sont  si  légères,  qu'il  deviendrait 
difficile  de  fixer  avec  exactitude  Fune  de  ces  pièces 
comme  la  plus  ancienne.  Celle  de  la  collection  Hunter 
parali  posseder  le  meilleur  titre  ;  toutefois,  pour 
l'intérét  de  notre  illustration,  j'ai  choisi  de  préférence 
et  gràce  à  l'obligeance  de  M.  Evans,  un  specimen 
d'une  conservation  exceptionnelle,  car  le  coin  Hunter 
laisse  beaucoup  à  désirer  sous  ce  rapport. 

Ce  didrachme  peut  prétendre  à  une  priorité  sans 
réserve  C^^)^  Quant  à  la  legende,  il  n'en  existe  pas 
d'autres  variétés  avec  20TH|^.  Par  rapport  à  d'autres 
signes  distinctifs,  l'éthnique  de  notre  monnaie  conserve 
la  plus  ancienne  forme  1^,  contrairement  aux  autres 
didrachmes  de  la  ville.  Elle  a  aussi,  à  coté  d'un 
archai'sme  sensiblement  plus  fort,  une  supériorité  de 
dessin  accentuée  particulièrement  à  l'égard  du  type 
de  l'agoniste  equestre.  Notez  que,  pendant  que  les 
monnaies  plus  récentes  nous  le  présentent  comme 
descendant  de  tonte  sa  pesanteur  et  dans  une  attitude 
raide,  l'artiste  de  notre  didrachme  exprime  avec  intel- 
ligence la  nature  de  l'action,  et  il  le  dessine  sautant 
en  bas,  le  genou  légèrement  ployé.  Le  coursier 
fougueux  est  aussi  donne  d'une  manière  bien  diffe- 
rente de  celle  de  la  copie.  L'ensemble  de  ce  dessin 
est  un  specimen  excellent  de  l'art  monétaire  de 
transition.  Il  y  a  des  didrachmes  de  Motya,  d'une 
période  un  peu  plus  avancée,  qui  reproduisent  ce 
revers. 

Le  N.°  6  de  notre  planche  est  une  drachme 
rare  (^3)  de  Naxos,  de  la  période  de  transition. 

Quand  nous  aurons  franchi  tout-à-fait  les  limites 


(12)  Collections  de  Berlin,  Weber  et  Loebbecke;  trois  exemplaires 
identiques  et  tous  provenant  du  méme  coin. 

(13)  Zeilschrift  fiir  Numismatik,  1879,  pi.  I. 


346  E.    J.    SELTMAN 


des  anciennes  époques,  les  raisons  qui  avaient  guide 
notre  jugement,  et  forme  nos  conclusions,  cesseront 
d'avoir  leur  effet.  Le  style  libre  succederà  au  forma- 
lisme  rigide;  et  quoiqu'un  ordre  conventionnel,  diete 
par  la  force  de  l'habitude,  semble  parfois  lier  quelques 
types  à  une  position  forcée  à  droite  ou  à  gauche, 
pourtant  dès  que  la  contrainte  imposée  par  l'archaTsme 
est  rompue,  Tordre  conventionnel  perd  sa  première 
signification  en  assumant  plutòt  le  caractère  d'un 
accident  que  d'une  intention.  Mais  jusqu'à  ce  que 
cette  liberté  ait  été  atteinte  et  parfaitement  accomplie, 
l'archaTsme,  tant  qu'il  est  en  évidence,  doit  toujours 
influencer  notre  jugement. 

Il  reste  bien  entendu  que,  maintenant  comme 
auparavant,  la  priorité  ne  sera  pas  adjugée  à  un  type 
par  la  seule  raison  qu'il  exhibe,  plus  qu'un  autre, 
une  nuance  ou  deux  en  plus,  d'archaisme.  Un  prò- 
totype  doit  ètre  marqué,  en  outre,  par  quelque  diffé- 
rence  de  dessin;  une  telle  différence  le  place,  natu- 
rellement,  en  téte  de  la  serie,  et  non  dans  son 
parcours,  alors  que  le  type  aurait  acquis  sa  fixité. 
Notre  monnaie  remplit  ces  deux  conditions.  Quoique 
peut-étre,  de  prime  abord,  la  différence  n'en  sauté  pas 
aux  yeux,  elle  diffère  considérablement  du  tétra- 
drachme  dans  les  détails  du  sujet.  Le  satyre  ithyphal- 
lique  des  médailles  plus  grandes,  se  soutient  de  la 
main  qu'il  appuye  à  terre.  La  figure  de  notre  drachme 
n'est  pas  ithyphallique.  La  pose  de  son  corps  est 
d'une  harmonie  admirable;  la  main  gauche  repose  sans 
affectation,  sans  gène,  sur  le  genou  un  peu  soulevé, 
l'autre  jambe  étant  abaissée.  De  cette  fagon,  la  pose 
a  changé  d'aspect;  elle  est  complètement  altérée  par 
rapport  à  l'action.  La  legende  est  placée  diflerem- 
ment.  Du  reste,  ces  derniers  points  ont  peu  d'im- 
portance.  Il  y  a  aussi  des  caractères  distinctifs  par 
rapport    à    la    téte    de    Dionysos.  Celle-ci    est    plus 


PROTOTYPES   MONÉTAIRES   SICULO-GRECS  347 

simple  de  dessin,  mais  plus  accentuée  mème  que 
celle  du  tétadrachme.  Le  noeud  de  cheveux  a 
des  contours  plus  arrondis  et  la  boucle  manque 
près  de  l'oreille.  La  barbe  et  les  cheveux  sont 
moiris  ondulés,  et  le  dessus  de  la  téte  étant  plus 
applati,  celle-ci  paraìt  relativement  plus  large.  Voilà 
pour  les  différences  du  type.  Quant  à  l'archalsme  de 
la  conception  et  de  la  technique,  il  est  suffisamment 
marqué  par  la  stature  plus  raccourcie  du  satyre, 
une  dépression  déterminée  dans  les  proportions  de 
la  téte  de  Dionysos,  et  en  general  par  un  travail  plus 
énergique.  Il  est  regrettable  que  nous  ne  possédions 
pas  d'exemplaire  de  cette  monnaie  d'un  poids  plus 
élevé,  car  il  ne  faudrait  qu'un  plus  grand  coin 
pour  faire  remarquer  plus  clairement  son  excellence 
exceptionnelle.  Elle  se  place,  pour  l'epoque,  au 
niveau  d'un  chef  d'oeuvre  de  l'art  numismatique,  et 
elle  peut  prétendre  au  plus  haut  mérite,  après  le 
fameux  tétradrachme  des  collections  de  Paris  et  de 
Naples  (oeuvre  d'Euainetos,  semble-t-il),  avec  Dionysos 
imberbe.  Mais  le  revers  de  notre  pièce  surpasse  cette 
médaille  mème  par  la  force  et  l'harmonie  de  la 
conception  artistique  et  de  la  réalisation  technique. 
Notez  la  pose  parfaite  du  monstre,  un  vrai  démon 
des  forèts!  Maigre  et  musculeux,  tout  fait  de  nerfs 
et  trempé  de  force  élastique,  il  repose,  l'oreille  au 
guet,  toujours  en  alerte. 

Le  N."  7  de  notre  planche,  un  tétradrachme 
inédit  de  Ségesta,  que  je  public  gràce  à  l'obligeance 
du  D/  Weber,  semble  étre  le  prototype  de  la  belle 
sèrie  qui  a  été  attribuèe  au  commencement  de  la 
meilleure  epoque,  qui  coincide,  a-t-on  suppose,  avec 
l'envoi  d'une  flotte  athènienne  au  secours  de  Ségesta 
en  416  et  se  termine  avec  la  subjugation  de  la  ville 
par  les  Carthaginois  en  409.  L'avers  de  notre  mé- 
daille se  distingue  d'autres  spècimens  par  un  quadrige 

45 


348  E.   J.    SELTMAN 


qui  avance  au  pas,  et  cette  circonstance  s'accentue 
parceque  les  quadriges  des  pièces  subséquentes  excel- 
lent  par  la  perfectìon  de  leur  dessin.  On  pourrait  dono 
supposer  qu'un  temps  considérable  s'est  écoulé  entre 
rémission  de  notre  monnaie  et  celle  des  autres  pièces. 
Toutefois,  son  revers  avec  la  figure  de  Crimisus,  nous 
assure  que,  en  vérité,  il  n'en  fut  pas  ainsi,  car  son 
style  n'est  pas  plus  ancien  que  celui  de  quelques 
autres  exemplaires.  On  devrait  en  conclure  que  l'avers 
du  tétradrachme  nous  vient  du  premier  coin;  qu'il 
a  été  produit  peut-ètre  par  un  graveur  du  lieu,  artiste 
assez  inférieur,  production  bien  vite  interrompue  par 
la  main  d'oeuvre  de  l'artiste  grec  qui  avait  grave  la 
belle  figure  de  Crimisus.  Tous  les  revers  de  ces 
tétradrachmes  portent  cette  figure  et  l'on  pourrait 
en  déduire  que  la  priorité  prétendue  par  notre 
monnaie  n'établit  pas  une  émission  postérieure  pour 
les  autres  avec  différents  types  d'avers.  Quant  au 
style,  trois  variétés  de  la  figure  de  Crimisos  peuvent 
étre  distinguées.  La  plus  ancienne  est  celle  de  notre 
médaille,  ou  celle  du  N.  34°,  dans  le  catalogne  du 
Musée  Britannique.  Une  autre  est  le  revers  du  N.  32 
du  méme  catalogne;  une  autre  encore,  est  la  variété 
peut-étre  plus  exquise  (à  moins  que  la  gravure  n'ait 
flatté  l'originai,  que  je  ne  connais  pas)  de  l'unique 
pièce  publiée  par  M.  Salinas  (^4).  Je  n'ose  me  pro- 
noncer  sur  la  précédence  chronologique  de  l'une  ou 
de  l'autre.  L'avers  du  type  de  la  dernière  médaille, 
semble  avoir  été  essentiellement  inspiré  par  les  tétra- 
drachmes d'Himéra  dont  les  émissions  se  sont  pro- 
longées,  on  le  presume,  jusqu'à  la  destruction  de 
cette  ville  en  409.  Mais,  selon  moi,  il  n'y  a  aucune 
difficulté  à  croire  que  la  première  des  trois  variétés 
soit  d'un  style  quelque  peu  antérieur  à  celui  des  autres. 


(14)  Periodico  di  Numismatica  e  Sfragistica,  1871,  pi.  I,  n. 


PROTOTYPES   MONÉTAIRES    SICULO-GRECS  34 


Segesta  n'était  pas  en  vérité  une  ville  grecque 
et  Ton  peut  dire  que  ses  types  monétaires  se  trouvent 
hors  de  la  sphère  de  iiotre  sujet.  Cependant  plusieurs 
de  ces  types  —  sinon  la  plupart  —  sont  les  pro- 
ductions  de  graveurs  grecs,  et  comme  tels,  ils  ne 
peuvent  ètre  exclus.  Si  toutefois  l'avers  de  notre  pièce 
n'était  point  d'un  artiste  grec,  on  pourrait  dire 
qu'elle  ne  possedè  pas  une  valeur  appréciable  au 
point  de  vue  de  l'art. 

Notre  pièce  qui  suit,  un  tétradrachme  de  Séli- 
nonte  (N.°  8),  a,  sous  ce  rapport,  Tavantage  sur  la 
dernière,  puisqu'elle  appartient  au  monnayage  d'une 
ville  absolument  grecque. 

L'émission  des  tétradrachmes  de  Sélinonte  oc- 
cupe  une  période  considérable  ;  mais  ils  se  classent 
facilement  en  trois  divisions  principales.  Premièrement, 
ceux  de  la  période  de  transition,  avec  la  figure  de 
Selinos  presque  de  profil,  accompagnée  de  son  nom. 
Le  haut  de  Tautel  sans  feu,  de  ces  médailles,  est 
triangulaire.  Secondement,  ceux  de  l'epoque  qui 
s'approche  de  la  plus  belle  période,  ayant  pour  type 
Selinos,  vu  des  deux  tiers,  près  d'un  autel  flam- 
boyant. Les  quadriges  du  revers  nous  montrent 
un  développement  mieux  gradué  du  style  sevère 
s'acheminant  vers  le  style  plus  libre,  et  ils  ne 
présentent  pas  de  changement  sensible  dans  leurs 
détails.  Enfin  viennent  ceux  de  la  plus  belle  epoque 
avec  la  figure  presque  de  face  et  le  feu  de  l'autel 
plutòt  artistement  indiqué,  que  dépeint,  par  un  léger 
nuage  de  fumèe.  Niké,  au  lieu  d'Apollon  et  d'Ar- 
témis,  guide  les  chevaux  fougueux;  l'ethnique  est 
place  des  deux  cótés. 

Malgré  leurs  distinctions  marquées,  ces  trois  séries 
ont  da  se  faire  suite  sans  interruption,  comme  nous 
le  prouvent  l'amalgamation  des  revers  dans  les 
classes  i  et  2,  et  le  peu  de  différence,  comme  deve- 


350  E.   J.   SELTMAN 

loppement  stylistique,  entre  les  figures  de  Selinos  dans 
la  seconde  et  la  troisième  classes. 

Aucun  exemplaire  des  plus  anciennes  ou  des 
plus  récentes  émissions  n'exhibe  des  traits  indivi- 
duels  susceptibles  d'indiquer  avec  vraisemblance  une 
priorité  d'émission.  Quant  aux  tétradrachmes  de  la 
période  intermédiaire,  nous  sommes  dans  une  position 
plus  favorable.  Une  variété  nous  montre  Selinos 
revétu  d'un  léger  himation.  Le  petit  nombre  d'exem- 
plaires  qui  en  existent  porte  à  croire  qu'ils  provien- 
nent  de  deux  coins;  Tun,  comme  le  N.°  29  du  Musée 
Britannique  "  Sicily  „  et  Tautre  celui  de  notre  spe- 
cimen. Ce  dernier  est  certainement  le  meilleur,  et 
mème  je  pense  qu'il  pourrait  étre  choisi  comme  le 
plus  beau  type  des  médailles  de  Sélinonte. 

Ce  type  occupe  évidemment  une  position  in- 
termédiaire entre  les  classes  i  et  2,  car  tandis  que  la 
perspective,  le  travail  et  la  legende  sont  les  mémes, 
comme  ceux  des  spécimens  de  la  dernière  classe,  la 
forme  de  l'autel  le  relie  à  la  première.  Il  nous  introduit 
ainsi  dans  la  seconde  sèrie  et  cette  position  fut,  en  effet, 
assignée  à  la  variété  moins  belle  du  catalogne  "  Sicily.  » 

La  prétention  de  la  médaille  d'étre  reconnue 
prototype  pour  tonte  la  seconde  sèrie  est  limitée 
par  cette  circonstance  que  les  spécimens  connus 
diffèrent  entre  eux  par  quelques  détails.  Le  coq  de 
notre  pièce  est  place  dans  une  direction  contraire  à 
celle  d'autres  exemplaires,  et  le  quadrige  tantót  à 
droite,  tantót  à  gauche.  Ce  dernier  point  de  dififérence 
n'est,  sans  doute,  pas  essentiel,  car  nous  ne  devons 
séparer  les  deux  classes  (comme  je  Tai  fait  remarquer) 
que  selon  le  caractère  de  Tavers.  Pourtant,  si  quelques 
numismates,  en  raison  de  ces  différences,  préféraient 
considérer  le  type  de  notre  médaille  comme  formant 
une  classe  par  elle-mème,  je  leur  ferais  volontiers 
cette  concession. 


PROTOTYPES    MONÉT AIRES   SICULO-GRECS  35 1 


La  publication  de  ce  tétradrachme  sera  du  moins 
bìen  accueillie,  parcequ'il  offre  un  intérèt  indépen- 
dant  et  tout  particulier,  à  savoir,  la  lettre  A  qui  fut 
frappée  après  la  production  de  la  pièce,  dans  la 
base,  au  dessous  du  taureau.  M.  Head  (^5)  s'exprime 
ainsi  au  sujet  du  type  :  "  Le  dieu  du  fleuve,  lui-mème, 
"  fait  au  dieu  de  la  sante  des  libations  formelles 
"  pour  avoir  purifié  ses  eaux;  tandis  que  Timage 
"  du  taureau  symbolise  le  sacrifice  offert  à  cette 
u  occasion.   „ 

Ce  sacrifice,  comme  il  est  indiqué  par  le  coq, 
était  offert  aux  divinités  de  la  sante,  à  Asklepios  en 
particulier.  Un  Savant,  qui  observa  la  monnaie,  a 
interprete  l'A  comme  Aay.l-mziM. 

Torremuzza  (i^)  nous  donne  un  tétradrachme 
que  je  crois  ètre  le  méme.  Mais  il  n'a  aucune  valeur, 
étant  misérablement  changé  et  défiguré.  En  examinant 
la  figure  de  cette  pièce,  —  un  gros  "  Seilenos  „ 
chauve,  plutót  qu'un  Selinos,  avec  une  petite  touffe 
de  poils  au  menton  —  personne  ne  pourra  la  prendre 
pour  autre  chose  qu'une  de  ces  stupides  falsifications 
qui  faussent  la  valeur  des  planches  de  Torremuzza. 

Notre  monnaie  suivante,  N.°  9,  un  didrachme 
de  Gela,  nous  amène  aux  confins  du  plus  bel  art. 
Ceci  sauté  aux  yeux  par  le  goùt  exquis  avec  lequel 
est  dessiné  le  taureau  andropocéphale.  Il  est  tourné 
(soit  dit  en  passant)  à  gauche  au  lieu  d'étre  à  droite, 
comme  dans  les  émissions  antérieures  et  postérieures. 
M.  Imhoof-Blumer  a  décrit  cette  belle  médaille  (^7). 
Mais  on  n'en  a  fait  encore  aucune  reproduction. 

L'intérét  de  cette  monnaie  se  concentre  surtout 
dans  le  type  du  revers;  c'est    un  homme    à  cheval, 


(15)  Historia  numorum,  page  148. 

(16)  PI.  65,  n."  4. 

(17)  Berliner  Blaetter  far  MUnzkunde,  1870,  p.  42. 


352  E.   J.    SELTMAN 


casqué,  botte,  vètu  d'une  courte  tunique  et'  d'une 
chlamyde  flottante,  la  tunique  attachée  par  une 
ceinture  qui  s'enroule  deux  fois  autour  de  la  taille. 
Galopant  vers  la  droite,  il  tourne  la  téte  et  repousse 
avec  sa  lance  un  ennemi  que  l'on  doit  supposer  étre 
derrière  lui. 

Notre  revers  fournit  le  prototype  pour  un  autre 
didrachme  qui  a  dù  ètre  frappé  peu  après.  C'est  le 
type  d'un  homme  à  cheval  pergant  d'un  coup  de 
lance  un  ennemi.  L'artiste  y  joint  la  seconde  figure; 
mais  il  avait  traité  l'homme  à  cheval  de  notre  mé- 
daille  avec  plus  de  soin  et  de  délicatesse,  que  ne 
l'est  celui  de  la  réplique. 

Quoique  j'aie  déjà  fait  observer  que  le  type  de 
l'avers  est  tourné  dans  une  direction  contraire  à 
l'ordinaire  (la  longue  liste  du  catalogne  du  Musée 
Britannique  donne  seulement  un  exemplaire  avec  la 
téte  du  taureau  à  gauche)  cette  circonstance  ne  pos- 
sedè pas  plus  longtemps  sa  première  signification.  Car 
avec  Ja  perfection  de  dessin,  telle  qu'elle  existait  dans 
le  meilleur  de  l'art  numismatique  grec,  un  échange 
de    ce   genre    devient    plutòt    fortuit,   qu'intentionné. 

Alors  que  les  vieilles  lois  tombent  en  décadence, 
de  nouvelles  se  présentent  pour  aider  notre  jugement. 
Les  conditions  qui  doivent  marquer  comme  prototypes 
les  médailles  de  la  belle  période,  sont  —  me  semble-t-il 
—  principalement  de  deux  classes:  ou  (et  dans  ce  cas 
le  modèle  ainsi  que  le  type  secondaire  ayant  été  produit 
quelquefois  par  le  mème  graveur,  tous  deux  peuvent 
avoir  un  mérite  égal)  il  devrait  y  avoir  une  expansion 
du  sujet  par  rapport  au  type  derive,  telle  que  la 
pièce  de  Gela  vient  de  l'illustrer;  ou,  secondement, 
une  excellence  evidente  devrait  distinguer  le  modèle 
du  type  secondaire.  En  effet,  cette  qualité  doit 
continuer  à  influencer  notre  jugement  au  delà  des 
limites  de  l'epoque   la  plus  belle,  acquérant  plus,  de 


PROTOTYPES    MONÉTAI^ES    SICULO-GRECS  353 


force  à  mesure  que  nous  avangons  vers  le  déclin. 
Naturellement,  les  restrictions  ordinaires  se  feront 
valoir  à  présent  et  pour  plus  tard;  car  le  mérite 
artistique  ne  sera  jamais  décisif  sans  quelques  distinc- 
tions  concomitantes  du  type,  de  la  legende,  du  poids, 
de  la  grandeur  du  flan  ou  du  metal.  De  méme,  les 
prototypes  devront  toujours  se  signaler  par  leur  rareté. 

Le  N.°  IO,  une  monnaie  en  or  d'Agrigente, 
remplit  ces  conditions  essentielles  par  Texcellence  de 
son  dessin  et  certaines  différences  de  type.  Avers: 
aigle  à  gauche,  tuant  un  serpent  sur  une  montagne; 
au-dessus  akp.  Revers:  un  crabe;  au-dessus,  un 
dauphin  tourné  à  gauche. 

M.  Salinas  a  publié  un  seul  type  d'Agrigente  (^^), 
qui  a  la  legende  akpa  et  deux  marques  de  valeur. 
Sur  le  revers,  il  n'y  a  pas  de  dauphin,  cette  partie 
étant  occupée  par  le  nom  21AAN02:.  Le  catalogue  du 
Musée  Britannique  fait  mention  de  deux  monnaies 
pareilles;  mais  la  legende  se  lit  a  k  p,  comme  sur  la 
nutre.  Torremuzza  public  deux  variétes  (^9),  Il  y 
ajoute  deux  autres  petites  pièces  d'or,  mais  celles- 
ci  sont  évidemment  des  falsifications  copiées  sur  des 
monnaies  d'argent.  Notre  exemplaire  est  remarquable 
par  la  beante  de  son  dessin,  la  délicatesse  de  son 
style  surtout  pour  l'avers.  J'ajoute  —  N.°  11  —  pour 
comparaison,  un  specimen  de  la  variété  commune, 
d'une  conservation  exceptionnelle.  Cette  dernière, 
considérée  à  part,  est  une  belle  pièce;  mais  quand 
nous  l'étudions  avec  attention,  la  touche  plus  gros- 
sière du  copiste  est  bien  manifeste.  Il  y  a  un  type 
(N.°  IO  bis)  qui  est  parfaitement  d'accord  avec  le 
N.°  IO,  sauf  qu'il  porte  les  marques  de  valeur  du 
N.°  II.  Ce  type  aussi  paraìt  inédit. 


(18)  Monete  delle  antiche  città  di  Sicilia,  pi.  Vili,  21. 

(19)  PI.  IV,  253. 


354  ^'   J*   SELTMAN 


Nous  nous  approchons  maintenant  des  confins 
de  Tépoque  la  plus  désastreuse  pour  Thistoire  des 
villes  Greco-Siciliennes,  quand  l'invasion  des  Cartha- 
ginois  répand  la  destruction  de  tous  cótés:  le  mon- 
nayage  de  la  plupart  des  communautés  civiques 
s'amoindrit  et  disparaìt  presque  entièrement.  Syracuse 
seule  se  maintint  contre  le  courant  de  barbarie,  quoique 
nous  ne  puissions  rien  rattacher  de  son  monnayage 
au  but  que  nous  nous  sommes  propose.  Le  second 
type  de  Leukaspis  pourrait  étre  place  comme  copie 
à  coté  du  plus  ancien,  mais  il  n'est  vraiment  pas  une 
copie,  car  une  différence  essentielle  de  style  séparé 
ces  médailles.  Chacun  d'eux  paralt  avoir  été  produit 
indépendamment  et  à  assez  long  intervalle  de  temps, 
d'après  un  originai  de  peinture  ou  de  sculpture.  Je  n'ai 
pas  non  plus  place  sous  les  yeux  du  lecteur  le  type 
semi-archaique  de  Sélinonte  avec  Hypsas,  quoiqu'on  le 
rencontre  encore  dans  la  première  période  de  la  belle 
epoque.  Il  y  a,  là  aussi,  une  différence  trop  marquée 
dans  le  développement  relatif  du  style,  exprimé  par- 
ticulièrement  par  le  mouvement  violent  de  la  tète 
du  taureau,  pour  admettre  qu'ils  puissent  étre  voisins 
Tun  de  l'autre;  en  outre,  la  plus  ancienne  des  deux 
ne  pourrait  satisfaire  à  une  des  exigences  principales 
d'un  prototype,  la  rareté,  puisqu'elle  estplus  commune 
que  la  variété  qui  en  derive.  Je  dirai  donc  brièvement 
que  quand  la  continuité  d'émission  n'est  pas  evidente, 
les  types  ne  rentrent  pas  dans  notre  sujet,  autrement 
une  des  monnaies  d'or  de  Syracuse,  frappée,  présume- 
t-on,  vers  415,  pourrait  étre  utilisée,  car  sujette  aux 
lois  du  développement,  elle  reproduit  le  revers 
archaique  avec  la  petite  téte  des  Geomoroi.  Une 
telle  juxtaposition,  quoique  le  sujet  soit  intéressant 
comme  example  de  restitution  dans  la  numismatique 
grecque,  serait  évidemment  puerile  quant  à  Tobjet 
de  cet  article  où   j'essaye    de  m'assurer    en  partànt 


PROTOTYPES    MONÉTAIRES    SICULO- GRECS  355 

des  premiers  exemplaires  de  quelques  émissions 
continaes.  Je  me  suis  méme  abstenu  d'introduire 
cornine  prototype  Tunique  tétradrachme  Syracusain 
de  la  collection  Hartmann,  qui  n'a  pas  la  petite  tète 
au  centre  du  carré-creux.  S'il  est  authentique  (et  je 
n'en  doute  pas)  sa  priorité  d'émission  est  incontestable. 
Mais  comme  la  preuve  en  est  fondée  sur  un  élément 
négatif,  savoir  Tabsence  de  la  petite  téte  de  l'émission 
dérivée,  nous  ne  pouvons  établir  une  succession 
suffisamment  étroite  et  précise.  D'autres  revers  pri- 
mitifs  peuvent  avoir  été  produits  entre  les  deux  classes. 
Des  considérations  semblables  me  décident  à  exclure 
le  type  de  la  médaille  la  plus  ancienne  et  si  intéres- 
sante de  Zankle,  publiée  par  M.  Evans  (^o). 

Le  monnayage  de  toutes  les  villes  Greco- 
Siciliennes,  à  Texception  de  Syracuse,  continue  peu 
aboridant,  méme  après  que  le  succès  de  Timoléon 
eùt  communiqué  une  nouvelle  vie  à  beaucoup  d'entre 
elles.  Les  émissions  en  bronze  prennent  —  il  est 
vrai  —  de  plus  larges  proportions  dans  quelques 
villes,  et  un  certain  nombre  de  Monnaies  entièrement 
nouvelles  commencent  leurs  opérations  exclusivement 
dans  ce  metal.  Une  raison  pratique  me  force  cepen- 
dant  à  exclure  les  monnaies  de  bronze  d'un  examen 
qui  s'appuye  en  partie  sur  les  qualités  du  style.  Les 
monnaies  de  bronze  malheureusement  nous  soni 
rarement  parvenues  dans  leurs  conditions  originelles. 
Ou  elles  sont  endommagées  par  la  corrosion,  ou 
embellies  par  le  coloris  de  leur  patine.  En  consé- 
quence,  nous  nous  contenterons  des  exemplaires  d'or 
et  d'argent  du  monnayage  de  Syracuse. 

Abandonnant  le  zénith  artistique,  l'age  des  mé- 
daillons  syracusains  et  de  leurs  beaux  satellites,  nous 
descendons  à   un  niveau    inférieur.  Cette  décadence 


(20)  Numismatic  Chronicle,  1896,  pi.  Vili,  i  et  2. 

46 


356  F.    J-    SELTMAN 


mème,  comme  je  l'ai  déjà  dit,  vient  s'ajouter  avec 
grand  profit  au  mérite  artistique,  comme  facteur  pour 
nos  recherches,  car  dans  une  émission  homogène 
commencée  sous  la  tendance  vers  le  déclin,  le  meilleur 
exemplaire,  —  ce  me  semble  —  a  été  produit  le 
premier.  Néanmoins,  mon  jugement  ne  sera  nuUement 
influencé  par  de  pures  considérations  de  probabilité, 
et  je  m'attacherai  d'abord  à  l'évidence  circonstan- 
cielle,  conformément  à  nos  règles  ordinaires. 

La  monnaie  sur  laquelle  je  désire  appeler  l'at- 
tention,  est  la  petite  pièce  d'or  avec  la  téte  de  Zeus 
Eleuthérios,  dont  l'émission  est  attribuée  au  temps 
de  Timoléon.  On  en  connaìt  trois  variétés  (N.°^  12, 
13  et  14  de  notre  planche).  La  dernière  qui  porte 
le  nom  du  dieu,  près  de  la  téte,  est  la  moins  rare. 
Il  n'y  a  pas  de  symbole  derrière  la  téte.  Au  revers, 
au-dessous  de  Pégase,  qui  vole,  entouré  en  partie  par 
la  legende  ^rPAKOSinN,  on  observe  trois  points,  signi- 
fiant  que  la  pièce  est  de  la  valeur  de  trois  statères 
corinthiens.  Près  de  la  poitrine  on  lit  le  monogramme 
/F .  Les  deux  variétés  N.°'  12  et  13  nous  présentent 
les  types  tournés  à  droite.  Sur  l'une,  derrière  la 
téte  de  Zeus,  il  y  a  une  massue,  et  sur  l'autre,  une 
foudre;  devant  (écrit  de  haut  en  bas):  STPAKOSinN. 
Au-dessous  du  Pégase:  sa.  Aucun  signe  de  valeur. 

Ces  pièces  de  trente  litres  se  distinguent  des 
pièces  d'electrum  presque  contemporaines  par  le 
relief  moins  accentué.  On  assigne  l'émission  en 
electrum  à  l'epoque  de  Dion  (357-354  av.  J.  C.)  (^i). 
Le  monnayage  doit  avoir  été  abondant  pour  une 
période  si  courte,  car  deux  de  ces  quatre  types 
sont  assez  communs. 

Mais  essayons  de  déterminer  laquelle  des  trois 
variétés  semble  avoir  la  priorité  d'émission. 


(21)  Revue  Numismaiique,  1895,  page  510. 


PROTOTYPES   MONETAIRtS   SICULOGRECS  357 

Par  rapport  à  la  différence  de  legende,  il  me 
semole  plus  probable  que  le  nom  du  dieu  qualifié  de 
EAET0EPIO2,  une  fois  introduit  avec  cette  épithete  sur 
la  monnaie  de  TEtat,  a  dù  s'y  continuer:  il  n'est  pas 
naturel  que  cet  honneur,  une  Ibis  conféré,  ait  été 
revoqué.  Ceci  admis,  le  probléme  se  réduit  au  choix 
d'une  des  deux  variétés,  l'une  avec  la  foudre,  l'autre 
avec  la  massue.  Toutes  deux  sont  signées  2fì  et 
doivent  étre  à  peu  près  d'émission  contemporaine. 
Vu  cette  circonstance,  et  d'accord  avec  nos  règles, 
je  proposerai  de  décider  en  faveur  du  type  le  plus 
rare.  De  l'un  et  de  l'autre,  peu  d'exemplaires  sont 
connus,  mais  la  variété  avec  le  foudre  est  la  plus 
précieuse  par  sa  grande  rareté.  Elle  fut  publiée  par 
M.  Imhoof-Blumer,  d'après  un  specimen  de  la  col- 
lection  de  S'  Florian. 

En  cette  occurrence,  je  laisse  tant  soit  peu  dans 
l'ombre  la  question  artistique,  le  style  de  ces  troìs 
monnaies  étant  si  uniforme  qu'on  pourrait  les  at- 
tribuer  -au  mème  graveur.  Il  m'a  paru  convenable  de 
les  produire  toutes  les  trois  sur  notre  planche,  afìn 
que  le  lecteur  pùt  juger  par  lui-mème.  Quoi  qu'il  en 
soit,  j'hésite  peu  en  me  décidant  contre  la  troisième 
(N.°  14).  Sur  cette  pièce,  la  tète  monte  moins  haut,  et 
conséquemment  son  caractère  en  est  moins  accentué; 
la  chevelure  est  moins  abondante;  le  front  a  moins 
de  majesté.  Au  contraire,  le  choix  entre  les  monnaies 
(N.°  12  et  13)  est  plus  difficile.  Mais  la  tète  du  premier 
type  me  semble  plus  marquée.  Elle  a  des  proportions 
plus  larges  et  plus  majestueuses. 

Je  ne  puis  omettre  de  m'en  référer  à  l'émission 
de  ce  type  en  argent,  qui  est  représentée  par  le 
magnifique  statère  de  la  collection  de  Naples  (22),  Ce 


(22)  Monnaies  Grecques,  pi.  B,  n."  i6.  Cette  tète  parait  aussi  sur  le 
monnayage  en  bronze  de  cette  epoque. 


358  E.   J.    SELTMAN 


statère  ressemble  de  bien  près  à  notre  pièce  N."  14; 
mais  il  est  signé  par  2,  qui  probablement  doit  ètre 
le  2fì  des  N."'  12  et  13.  Je  pense  qu'on  peut  supposer 
que  les  initiales  qu'on  relève  sur  ces  belles  monnaies 
sont  celles  d'artistes  et  non  de  magistrats,  et  que  le 
graveur  sa  ou  2  (c'était  peut-étre,  les  métiers  gene- 
ralement  se  perpétuant  dans  la  méme  famille,  un  petit- 
fìls  du  2Q2QN  de  la  plus  belle  epoque),  créa  le  modèle 
du  type  de  la  pièce  N.°  12.  Je  m'imagine  que  peu 
après,  il  produisit  la  variété  N.°  13  et  le  statère 
d'argent,  et  ce  dernier  coin  étant  destine  au  mon- 
nayage  d'un  metal  différent,  il  le  distingua  en  ren- 
versant  la  position  des  sujets  et  en  ajoutant  le  nom 
du  dieu.  Quelques  temps  après,  un  autre  graveur,  j^, 
copie  ce  type  pour  l'émission  en  or,  et  il  y  joint  les 
marques  de  valeur  (23). 

Ce  type  de  Zeus  semble  avoir  été  grave  d'après 
une  belle  sculpture  contemporaine ,  puisque  nous 
le  rencontrons  sur  d'autres  monnaies  de  l'epoque. 
Le  meilleur  exemplaire,  après  les  monnaies  signées  20, 
serait  peut-ètre  le  beau  statère  en  or  d'Alexandre 
d'Epire  (24).  La  figure  y  a  perdu  beaucoup  de  sa 
force  majestueuse,  et  la  tète,  étant  celle  du  dieu  na- 
tional  de  Dodona,  est  ceinte  de  feuilles  de  chène. 
Mais  sous  d'autres  rapports,  il  n'y  a  aucune  diffé- 
rence  marquée. 

Malgré  tout  leur  charme,  ces  tètes  offrent  pour- 
tant  un  certain  air  de  suffisance  personnelle,  qui 
diminue  leur  beante  esthétique  et  les  place  à  un  niveau 
moins  élevé  que  les  meilleures  productions  de  l'epoque 
précédente.    A    ce    propos,    remarquez    l'oeil    grand 


(23)  Il  y  a  aussi  de  belles  monnaies  en  bronze  avec  la  téte  d'un 
héros  portant  le  casque,  ordinairement  décrit  comme  l'Héraclide  Archias 
oekiste  de  Syracuse,  et  avec  Pégase  sur  le  revers.  Elles  sont  signées  t. 

(24)  Guide  to  the  coins  of  the  ancienst,  British  Miiseum,  pi.  XXXIIl, 


n."  II. 


PROTOTYPES    MONÉTA IRES   SICULO-GRECS  359 


ouvert  de  la  tète  N."  12.  Il  y  a  là  une  tension  de  vue 
qu'un  autre  graveur  aurait  pu  changer  en  un  regard 
fixe.  Le  talent  de  l'artiste  a  su  éviter  ce  danger. 
Mais  les  traits  qui,  d'après  lui,  expriment  un  sentiment, 
prendront  bientót  un  air  efFéminé  (comme  sur  la 
pièce  d'Alexandre),  ou  mème  un  air  affecté. 

Poursuivant  notre  analyse  nous  rencontrons,  un 
peu  plus  tard,  l'émission  en  or  avec  la  triquètre 
au-dessous  du  bige.  M.  Head  l'attribue  à  la  première 
epoque  du  règne  d'Agathocle  (25)^  et  M.  Reinach  l'as- 
signe  à  là  période  antérieure,  c'est-à-dire  à  la  seconde 
epoque  de  la  Democratie  (^6). 

Examinons  un  moment  ces  théories, 

A  première  vue,  nous  sommes  obligés  de  re- 
connaltre  dans  le  typé  de  Pégase,  pour  les  statères 
aussi  bien  que  pour  les  autres  monnaies,  le  signe 
caractéristique  de  l'epoque  de  la  Democratie.  Mais  si 
la  drachme  en  or  avec  la  triquètre  est  comprise  dans 
le  monnayage  de  la  Democratie,  le  drachme  du  poids 
attique  avec  la  large  triquètre  au  revers  doit  étre 
admise  dans  la  mème  classe,  parceque,  comme  nous 
le  verrons  plus  tard,  elle  porte  la  mème  tète  que  la 
pièce  d'or. 

En  conséquence,  nous  devrions  supposer  que  la 
Monnaie  se  servit  en  mème  temps  de  deux  systèmes 
de  poids  pour  le  monnayage  en  argent  (on  émettait 
aussi  des  tiers  et  des  sixièmes,  comme  à  Corinthe), 
ou  que  le  système  Corinthien  fut  aboli  sous  le  re- 
gime de  la  Democratie  (27).  Ni  Tune  ni  l'autre  de  ces 


(25)  Numismatic  Chronicle,  1874,  P^g^  4^- 

(26)  Revite  Numismntique,  1895,  page  498. 

(27)  La  revolution  effectuée  par  Timoléon  parait  avoir  été  aussi  ra- 
dicale pour  le  système  monétaire  que  pour  le  gouvernement  politique, 
particulièrcment  par  rapport  au  monnayage  de  l'or  et  de  l'argent.  Les 
globules  de  la  pièce  d'or  attestent  que  le  statère  de  Corinthe  était  la 
mesure   de  valeurs   pour  les   deux   métaux,  et  telle  étant   la    loi    qui 


360  E.   J.    SELTMAN 


suppositions  ne  semble  probable.  Avec  le  drachme 
nous  devrions  admettre  le  tétradrachme  à  la  tri- 
quètre  au-dessus  du  quadrige,  en  raìson  de  la  res- 
semblance  da  type  de  ce  revers  avec  celui  de  la 
pièce  en  or. 

M.  Reinach  assigne  cette  monnaie  à  la  "  fédé- 
ration  sicilienne  „  et  ce  classement  paraìt  justifié  par 
le  symbole  de  la  "  Trinacria.  „  On  le  trouve  pourtant 
sur  de  nombreuses  monnaies  en  conjonction  avec  le 
nom  d'Agathocle  qui  l'avait  adopté,  d'après  M.  Head, 
comme  signe  de  ses  conquètes  en  Sicile,  pendant  les 
premières  années  de  sa  tyrannie.  Cette  attribution  est 
sure,  l'autre  tout-à-fait  hypothétique.  La  tète  de  l'a- 
vers  ne  nous  dit  rien  non  plus  en  faveur  de  Tattri- 
bution  à  une  grande  ligue  nationale,  car  elle  repré- 
sente,  comme  on  le  verrà  plus  tard,  une  divinité 
inférieure  locale,  et  non,  comme  on  l'avait  suppose, 
un  grand  dieu,  soit  Apollon,  Arès  ou  Hercule.  La 
legende  ^tpako:siqìv  ne  parie  point  contre  l'attribution 
au  temps  d'Agathocle,  car  nous  avons  un  type  (dont 
nous  traiterons  au  cours  de  cet  article)  qui  joint 
l'ethnique  au  nom  du  tyran.  La  ressemblance  generale 
de  ces  pièces  avec  les  statères  d'or  de  Philippe  II  a 
influé  aussi  sur  l'opinion  de  M.  Reinach.  Mais  de 
telles  ressemblances  ne  prouvent  guère  une  contem- 
poranéité  étroite.  Les  pièces  renommées  de  Philippe 
continuèrent  à  courir  très-longtemps  comme  monnaies 
internationales,  de  sorte  que  plusieurs  villes  de  l'Asie 
Mineure  les  ont  copiées  encore  au  deuxième  siècle  (^8), 


gouvernait  les  relations  de  cette  unite  avec  sa  pluralité,  il  fallait  que 
les  fractions  —  frappées,  comme  l'unite,  en  argent  —  fussent  gouvernées 
par  la  méme  loi.  Je  regarde  donc  comme  fractions  du  statère  les  petites 
pièces  d'argent.  Plusieurs  de  leurs  types  s'accordent  parfaitement  avec 
les  drachmes  et  les  demi-drachmes  de  la  ville-mère.  J'aimerais  mieux 
ne  pas  attribuer  à  cette  epoque  quelques  pièces  dont  les  types  diffèrent 
de  ceux  de  Corinthe. 

(28)  Catalogne  "  Caria  „  du  British  Museum,  p.  CVIII. 


PROTOTYPES    MONÉT AIRES   SICULO-GRECS  36 1 


et  Horace  en  parie  conime  des  objets  qu'il  avait  sous 
les  yeux  (29). 

Rappelons-nous,  par  exemple,  rémission  d'Aga- 
thocle  dans  le  mème  metal.  Le  type  de  l'avers  a  été 
évidemment  suggéré  par  les  statères  d'or  d'Alexandre. 
C'est  une  téte  de  Pallas,  dont  le  casque  est  muni 
d'une  crinière  et  d'un  griffon;  mais  elle  est  dépourvue 
de  la  partie  de  l'armure  qui  couvre  la  nuque  et  qui 
avait  toujours  caractérisé  les  tètes  de  Pallas  sur  les 
pièces  de  la  ville  antérieures  à  celle-ci.  Pourtant, 
ces  monnaies  n'ont  pas  été  émises  plus  tòt  que  307, 
c'est-à-dire  l'année  où  Agathocle  s'arrogea  le  titre 
royal  qu'elles  portent.  11  y  a  ainsi  un  intervalle 
d'environ  trente  ans  entre  l'émission  initiale  des  pièces 
d'Alexandre  et  celles-ci,  et  un  espace  plus  long  encore 
entre  la  fin  des  deux  règnes. 

A  la  mème  date,  environ,  Ptoléniée  émit  une 
copie  des  statères  d'Alexandre  signée  de  son  nom  (3°), 
et  Mithridate  Ctistès  du  Pont  en  frappa  un  autre 
en  281,  ou  mème  plus  tard,  comme  l'a  démontré 
M.  Reinach  (31).  Les  émissions  d'autres  princes  four- 
nissent  de  nombreux  exemples  parallèles  dans  les 
autres  métaux. 

Il  paraìt  aussi  probable  (quoique  la  règie  ne  soit 
pas  invariable)  qu'un  prince,  plutót  qu'une  fédération 
républicaine,  a  du  prendre  pour  modèle  la  monnaie 
d'un  confrère  royal. 

Voilà  pourquoi  j'adopte  dans  ce  cas  particulier 
aussi  bien  qu'en  general,  la  chronologie  de  M.  Head, 


(29)  Gratus  Alexandre,  regi  magno,  fuit  ille 
Choerilus  incultis  qui  versibus,  et  male  natis, 
Rettulit  acceptos,  regale  nomisma,  Philippos. 

(Epist.  II,  1,  232-235). 

(30)  Numismatic  Chrotticle,  1894,  P'-  Vili,  5. 

(31)  Revue  Numismatique,  1888,  page  240,  pi.  XVI,  2. 


362  E.    J.   SELTMAN 


quoique  réniission  des  "  pégases  "  avec  la  triquétre 
puìsse,  je  crois,  ètre  mise  en  tète  comme  la  première 
émission  d'Agathocle,  puisque  ces  pégases,  au  point 
de  vue  du  poids  et  du  type,  se  rattachent  au  mon- 
nayage  précédent  du  regime  démocratique. 

Notre  specimen  (N.°  15)  est  une  variété  inedite, 
et  je  me  hasarde  à  demander  pour  lui  la  priorité 
d'émission,  pour  deux  raisons  essentielles.  La  tete  de 
Tavers  a  un  caractère  plus  vigoureux  que  d'ordinaire; 
le  flan  est  plus  épais  et  conséquemment  plus  petit, 
de  sorte  que  l'ensemble  du  type,  particulièrement 
la  triquétre,  est  moins  grand.  Les  chevaux  sont  à 
peine  plus  grands  que  ceux  du  rare  tétrobole  en  or 
avec  les  mèmes  types  (32). 

Pour  mettre  mieux  en  relief  le  caractère  de  la 
pièce,  j'en  ai  place  une  autre  à  coté  (N.°  16). 

C'est  un  trait  particulier  à  plusieurs  émissions 
greco-siciliennes  des  périodes  de  la  décadence  que 
les  premiers  exemplaires  sont  frappées  sur  des 
flans  plus  petits  que  leurs  copies.  Notre  monnaie 
suivante  en  servirà  d'exemple,  et  le  tétradrachme  de 
Philistis  (N.°  20)  illustrerà  encore  mieux  cette  singu- 
larité,  car,  quoique  plus  pesant,  il  a  une  surface  plus 
petite,  que  les  pièces  de  la  sèrie  de  poids  réduit. 
Donc,  tant  pour  des  raisons  de  style,  que  pour  la 
petitesse  du  flan  et  la  dimirìution  des  détails,  cette 
monnaie  me  paraìt  digne  d'ètre  considérée  comme 
prototype  de  la  sèrie.  La  téte  de  l'avers  a  été 
expliquée  diversement,  comme  étant  celle  d'Apollon, 
Arès  ou  Hercule.  On  aurait  dù  observer  qu'elle  porte 
les  cornes  courtes  d'un  jeune  taureau.  Notre  mon- 
naie nous  les  montre  bien  distinctes,  sur  le  front, 
entre  les  cheveux.  Il  est  manifeste  que  nous  avons 
ici    une  divinité    fluviale,    peut-ètre    celle    d'Anapos, 


(32)  Nitmismatic  Chronick,  1874,  pi.  Vili,  2. 


PROTOTYPES   MONÉTAIRES   SICULO-GRECS  363 


figure  par  l'art  sous  des  formes  juvéniles  (33).  Le 
taureau,  sur  un  diobole  d'or  et  sur  des  monnaies  en 
bronze  de  la  méme  période,  a  été  reconnu,  par 
d'autres  numisrnates,  comme  étant  Anapos  (34),  et  le 
type  de  notre  monnaie  confirme  cette  attribution.  Les 
tètes  sur  les  rares  pièces  d'argent  et  de  bronze  dont 
le  revers  porte  une  large  triquètre  ressemblent  telle- 
ment  à  notre  type  (particulièrement  la  téte  de  la 
monnaie  d'argent)  qu'elles  peuvent  étre  acceptées 
comme  celles  de  la  méme  divinité,  quoique  les  cornes, 
peut-étre  à  cause  de  la  condition  inférieure  de  ces 
rares  médailles,  ne  s'y  voient  pas.  On  prenait  ce  type 
pour  la  téte  d'Arès,  parcequ'il  ressemble  à  un  type 
des  Mamertins  avec  la  legende  apeo2  ''35).  Cette  opinion 
aurait  plus  de  force,  si  les  pièces  des  Mamertins 
avaient  été  frappées  avant  les  nótres.  La  ressemblance 
pourrait  étre  une  de  ces  coincidences  que  Fon 
rencontre  dans  la  numismatique  grecque,  surtout 
aux  époques  de  décadence.  D'autres  pièces  des 
Mamertins  avec  une  téte  d'Arès  ne  peuvent  guère 
prétendre  à  une  ressemblance  avec  les  tétes  de  ces 
monnaies  syracusaines. 

Nous  arrivons  maintenant  au  prototype  d'une 
belle  émission.  C'est  la  monnaie  dont  nous  avons 
parie  déjà,  qui  unit  le  nom  d'Agathocle  à  celui  de 
ses  citoyens-sujets  (N.°  17).  Le  premier,  sous  forme 
d'adjectif,  apparalt  comme  toujours  sur  le  revers  à 
coté  de  Niké,  et  le  second,  près  de  la  téte  de  Kore. 
Le  catalogne  du  British  Museum  (36)  place  cette  pièce 
en  téte  de  la  sèrie,  car  elle  nous  conduit  aux  types 
plus  communs  qui  ne  portent  que  le  nom  d'Agathocle. 


(33)  Aelianus,  Varia  Historia,  II,  33. 

(34)  Nitmismatic  Chronicle^  1894,  P^gc  75. 

(35)  Monnaies  Grecques,  page  32. 

(36)  Page  195,  n.o  378. 


47 


364  E.    J.    SELTMAN 


Elle  est  frappée,  comme  notre  dernier  prototype,  sur 
un  flan  relativement  petit.  La  beauté  des  types  de 
Tavers  et  du  revers  la  place,  pour  l'epoque,  à  un 
niveau  très-élevé  de  mérite  artistique.  Òn  Tassigne 
à  la  seconde  période  du  gouvernement  de  Tusurpa- 
teur,  c'est  à  dire  après  son  expédition  victorieuse 
contre  les  Carthaginois,  à  laquelle  la  Niké  du  revers 
fait  allusion. 

La  pièce  suivante  (N.°  18,  inèdite)  appartient  à 
la  troisième  et  dernière  partie  de  ce  règne.  Cette  pièce 
occupe  une  position  exceptionnelle.  Son  caractère 
extrinsèque  le  plus  frappant  consiste  dans  cette  circon- 
stance  que  Pégase  est  représenté  galopant  et  non 
dans  son  voi,  ou  du  moins  se  soulevant  du  sol,  ce 
qu'indique  la  ligne  de  l'exergue.  Cette  action,  autant 
que  je  sache,  ne  se  rencontre  sur  aucune  autre 
monnaie  sicilienne  de  cette  classe.  Mais  la  singula- 
rité  la  plus  extraordinaire  de  cette  pièce,  c'est  son 
poids  (8,  49  gr.).  Elle  se  rattache  ainsi  aux  statères 
normaux  tels  que  les  "  pégases  „  antérieurs  de  la 
Démocratie  et  ceux  de  la  première  epoque  de  la 
tyrannie  d'Agathocle,  bien  que,  en  vérité,  par  le  style 
du  revers  elle  doive  appartenir  à  la  première  des  deux 
classes.  Aucune  de  ces  émissions  ne  se  trouve  sans 
legende;  notre  pièce,  au  contraire,  en  est  dépourvue. 
Cette  circonstance  la  rattache  incontestablement  aux 
"  pégases  „  anépigraphes  plus  légers.  Je  ne  saurais 
expliquer  ce  poids  anormal  qu'en  supposant  qu'elle 
a  été  produite  avant  l'introduction  de  la  pièce  d'or 
avec  la  tète  de  Pallas,  à  laquelle  les  pièces  plus 
légères  étaient  ajustées.  Pour  frapper  le  revers,  un 
vieux  coin  de  l'epoque  de  la  Démocratie  fut  peut- 
étre  utilisé,  et  le  graveur  y  aura  incise  la  ligne  de 
l'exergue  pour  le  distinguer  de  l'ancien  type.  Mais 
cette  dernière  émission  au  poids  normal  a  dù  etre 
de  courte  durée,  et  on  ne  pourrait  l'admettre  comme 


PROTOTYPES    MONÉTAIRES    SICULO-GRECS  365 


prototype  que  pour  là  raison  qu'elle  servit  d'intro- 
duction    à  la   classe  des  "  pégases  „    anépigraphes. 

Notre  monnaie  N.°  19  (inedite)  peut  établir  plus 
rigoureusement  son  titre  de  prototype.  Elle  appartient 
par  le  poids,  le  type  et  le  style  à  l'émission  des  pièces 
légères.  Mais  elle  n'a  pas  encore  de  symbole  (triquétre 
ou  étoile),  s'introduisant  ainsi  comme  une  copie  du 
type  précédent,  notre  monnaie  N.°  18. 

La  question  de  la  qualité  artistique  n'entre  guère 
dans  la  discussion  d'attribution  de  ces  pièces  stéréo- 
typées.  Mais  elle  reprend  son  importance  en  ce  qui 
concerne  à  la  pièce  de  Philistis  (N.°  20).  Cette  médaille 
en  vertu  de  son  poids  irrégulier  (15,51  gr.)  occupe  une 
place  singulière  parmi  les  larges  pièces  de  la  serie; 
elle  est,  on  peut  le  presumer,  une  pièce  de  dix-huit 
litrae  (au  lieu  de  seize),  et  comme  telle,  on  la  trouve 
en  téte  des  monnaies  de  Philistis,  dans  le  catalogne 
du  British  Museum  (37).  Cependant  le  premier  rang 
doit  ètre  aussi  assigné  à  cette  belle  médaille  au 
point  de  vue  de  l'émission.  Elle  est  d'un  style 
excellent,  harmonisant  la  noblesse  et  la  force  avec 
une  grande  expression  de  douceur.  Elle  présente 
l'individualité  d'un  portrait,  ce  qui  fait  un  contraste 
frappant  avec  les  autres  pièces  de  la  sèrie,  ordinaire- 
ment  jolies  mais  un  peu  insipides.  Son  excellence 
n'est  pas  non  plus  limitée  à  la  beante  de  l'avers, 
car  le  quadrige  est  caractérisé  par  la  méme  supé- 
riorité.  Les  chevaux  avancent  rapidement  d'une  allure 
harmonieuse  et  rhytmique  dont  la  monotonie  est 
coupée  par  l'action  du  premier  cheval,  qui,  en 
courbant  le  cou  avec  un  effort  d'impatience,  semble 
ronger  son  frein.  Il  y  a  ici  quelque  chose  de  plastique, 


(37)  Sicily,  page  212,  n."  539.  Une  épreuve  en  plonib  encore  plus 
lourde,  n.°  538,  est  placée  avant  notre  pièce.  Comme  épreuve,  elle  est 
pour  nous  sans  importance. 


o66  E.   J.    SELTMAN 


et  le  su  jet  a  été  congu  tout-à-fait  différemment  de 
celuì  des  monnaies  postérieures  où  les  chevaux 
paraissent  étre  de  bois. 

Cette  médaille,  bien  qu'elle  soit  plus  lourde,  a 
la  surface  moins  large  que  les  pièces  plus  légères.  Je 
ne  dis  pas  qu'il  n'existe  point  d^autres  cas  analogues, 
car  la  sèrie  est  très-nombreuse.  Mais  une  exception 
quelconque  devra  étre  considérée  comme  accidentelle. 
Plus  ces  monnaies,  émises  sans  doute  pendant  nombre 
d'années,  sont  récentes,  plus  elles  deviennent  larges 
de  surface,  et  mauvaises  eu  égard  au  style.  Toutes 
ces  considérations  réunies  séparent  donc  notre  pièce 
des  autres,  et  la  placent  en  tète  de  la  sèrie. 

Notre  dernière  monnaie  (N."  21)  nous  conduit  de 
bien  près  à  la  fin  de  l'indèpendance  syracusaine.  C'est 
la  pièce  en  or,  —  familière,  mais  rare  —,  avec 
Artèmis  au  revers,  que  l'on  attribue  au  court  regime 
de  la  dernière  Démocratie.  Ce  type  est  assez  commun 
en  argent,  mais  la  plupart  de  ces  monnaies  sont 
exécutées  avec  peu  de  soin,  il  y  en  a  méme  que  l'on 
qualifierait  de  grossières.  A  quelques-unes  seulement 
on  pourrait  accorder  un  certain  degrè  d'élégance.  Il 
faut  cependant  admettre  que  les  rares  pièces  en  or  se 
distinguent  par  sentiment  artistique  plus  délicat,  et 
quoique  n'atteignant  point  un  haut  degrè  d'excellence, 
elles  nous  plaisent  assez.  Cette  supèrioritè  sauté  aux 
yeux  plus  particulièrement  par  Fattitude  de  la  chasse- 
resse  qui  se  balance  avec  gràce  en  langant  une  flèche, 
pendant  que  son  chiton  est  repoussé  en  arrière  par 
le  vent.  Une  telle  supèrioritè  de  dessin  et  la  diffèrence 
du  metal  me  dècident  à  proposer  cette  petite  pièce 
comme  le  prototype  de  Tèmission  en  argent.  Il  me 
semble  assez  probable  que  le  meilleur  graveur  a  ètè 
chargè  de  produire  dans  le  metal  plus  prècieux  le 
modèle  pour  Tabondante  èmission  de  Targent. 

Les  initiales  20  sur  ces  pièces  ont  ètè  interprétèes 


PROTOTYPES   MONÉTAIRES    SICULO- GRECS  367 

comme  étant  la  signature  d'un  artiste  (s^).  M.  Head  a 
rejeté  cette  théorie,  sans  doute  parce  qu'il  avait 
observé  que  les  pièces  en  argent  signées  2n  sont  de 
la  main  d'un  graveur  moins  habile  (39).  Cette  circon- 
stance  et  la  période  avancée  où  nous  sommes  par- 
venus  paraissent  donner  raison  à  M.  Head  et  plaider 
contre  leur  attribution  au  faber  aerarius  ^Cìgi;. 

C'est  avec  un  sentiment  de  regret  que  j'arrive 
aux  limites  qui  nous  sont  imposées  par  l'histoire  dans 
un  sujet  aussi  passionnant.  Qu*on  me  permette  encore 
de  résumer  en  quelques  mots  les  deux  principaux 
résultats  de  notre  investigation.  D'abord,  quant  aux 
données  positives  :  sur  les  dix-neuf  types  (ou  variétés 
de  types)  discutés,  il  y  en  a  dix  inédits  —  autant  que 
je  sache  — ,  et  ceci  me  semble  pour  la  science  un 
appoint  considérable  dans  un  champ  aussi  bien  exploité 
que  l'a  toujours  été  la  numismatique  greco-sìcilienne. 

Pour  l'autre  point  de  notre  sujet,  supposons  un 
moment  qu'aucun  de  ces  prototypes  n'ait  été  preservé; 
notre  critique  par  rapport  à  la  position,  dans  l'art 
numismatique,  des  émissions  qu'elles  initient,  s'ap- 
puyerait  alors  sur  la  qualité,  généralement  assez 
insignifiante,  des  types  dérivés.  Mais  voila  qu'une 
découverte  heureuse  nous  enrichit  de  monnaies  d'un 
plus  haut  mérite  :  ne  devrions-nous  pas  alors  réviser 
notre  jugement  pour  assigner  à  chaque  type  sa  place 
de  mérite?  On  pourrait  dire  que  nous  avons  procède 
ainsi  par  la  publication  des  monnaies  N.  i,  8,  9,  io, 
IO  bis  et  15. 

Je  ne  prétends  pas  donner  comme  absolus  les 
résultats  de  mes  recherches,  car  il  pourrait  exister 
d'autres  médailles  inédites  qui,  d'accord  avec  les 
principes    qui  nous  guident,  auraient  peut-étre    plus 


(38)  Numìsmatic  Chronicle,  1874,  annotation,  p.  71. 

(39)  Voyez  le  revers  chez  Mionnet,  pi.  67,  n.°  6. 


368  E.   J.  SELTMAN 


de  droit  à  la  position  de  types-niodèles.  Il  est  bon 
qu'il  en  soit  ainsi,  car  après  tout,  c'est  la  justesse 
des  principes  qui  nous  importe,  plutòt  que  quelques 
déductions  individuelles.  Nos  principes  dérivent  de 
faits  simples  et  bien  connus,  et  il  y  a  des  pièces, 
Gomme  on  Ta  vu,  qui  déjà  auparavant  ont  été  signalées 
Gomme  prototypes.  Séparément,  ees  pièees  n'ont  pas 
une  valeur  tout-à-fait  decisive;  mais  leur  force  dé- 
monstrative  augmente  en  proportion  de  leur  groupe- 
ment  collectif  etabli  en  vue  du  sujet  que  nous  traitons. 
J'ai  trouvé  hors  de  la  Sicile  de  nombreux  pro- 
totypes monétaires.  Mais  j'ai  dù  me  limiter  ici  à  la 
discussion  de  quelques  types  de  cette  ile.  D'autres 
numismates,  je  l'espère  bien,  voudront  embrasser  le 
sujet  que  je  n'ai  fait  qu'esquisser,  dans  des  limites 
plus  étendues;  il  est  hors  de  doute,  si  cette  étude 
est  poursuivie  avec  jugement  et  modération,  qu'elle 
sera  fertile  en  résultats. 


E.  J.  Seltman. 


MONETE  DEI  NOMI 


DELLE  ANTICHE  PROVINCIE  E  CITTA  DELL'EGITTO 
Collezione  G.  Dattari 

(Tav.  Ylll) 


Quando  nel  novembre  1896  mi  decisi  di  pubbli- 
care le  Monete  dei  Nómi  della  mia  collezione,  fui 
spinto  dall'idea  che  mi  sarebbe  stato  difficile  riunire 
un  maggior  numero  di  monumenti  almeno  per  lungo 
spazio  di  tempo,  e  non  avrei  mai  osato  sperare  che 
dopo  circa  un  anno  e  mezzo,  la  fortuna  mi  avrebbe 
favorito  di  potere  aggiungere  alla  già  lunga  serie, 
altre  quaranta  medaglie,  delle  quali  16  inedite  e  io 
varianti. 

È  pur  troppo  vero  che  solo  3  prefetture  ho 
aggiunto  alla  serie;  ma  per  compenso  tra  le  17  mo- 
nete che  sto  ora  per  descrivere  vi  sono  dei  pezzi 
capitali ,  come  le  5  monete  di  Domiziano.  Mentre 
qualche  anno  fa  non  si  conosceva  che  una  moneta 
per  questo  Imperatore  del  nomo  Sebennite,  nella 
mia  prima  pubblicazione  feci  conoscere  altre  dei 
nómi  Osirinchite,  Eracleopolite  e  Memfite;  oggi,  dei 
nómi  Mendesianite,  Setroite  e  Saite. 

Ed  è  con  certo  orgoglio  ammissibile  ad  un 
collezionista    di    potere   dare    la    seguente    statistica 


370 


G.    DATTARI 


della  collezione  dei   nómi  da  me  posseduta,  che  re- 
sterà unica  per  molto  tempo  a  venire. 

Monete  di  Domiziano  Grandi  Bronzi  .     .     io 
„       „  Traiano  „  „         •     •    56 

„       „  Adriano      Gr.  Medi  e  Piccoli  Br.  65  (tra  queste  3  G.  B.) 
„       „  Antonino    Grandi  Bronzi  .     .     24 

M.  Aurelio        „  „         •     •      5 

Città  Piombi 7 


w  n 


Totale     167 
delle  quali  67  inedite. 

Seguo  lo  stesso  sistema  tenuto  nella  prima  pub- 
blicazione, cioè  offro  dapprima  il  prospetto  completo 
dei  40  pezzi  entrati  in  Collezione,  con  referimento 
per  ciascun  pezzo  agli  autori  che  hanno  dato  la 
descrizione  (i)e  aggiungendo  in  una  finca  speciale  il 
completamento  eventuale  delle  descrizioni  o  varietà. 
In  seguito  poi  dò  la  descrizione  dei  pezzi  nuovi  ed 
inediti  in  numero  di   16. 

Cairo,  Aprile  1898. 

G.  Dattari. 


(i)  Autori  citati  e  opere  relative:  —  T.  E.  Mionnet,  Description 
des  médailles  antiques  grecques  et  romaines.  —  P.  Tochon,  Recherches 
historiques  sur  les  Médailles  des  Nomes  ou  préfectures  de  l'Egypte.  — 
F.  Feuardent,  ,Collections  Giovanni  di  Demitrio  —  Numismatique  — 
Egypte  ancienne,  Parigi.  —  R.  St.  Poole,  Catalogne  of  Coins  of  Alexan- 
dria, and  the  Nomes  in  the  British  Museiim.  —  E.  D.  J.  Dutilh,  Monnaies 
des  Nomes  du  Musée  de  Ghizeh,  nella  Riv.  It.  di  Num.  1894.  —  G.  Dattari, 
Monete  dei  Nomi  ossia  delle  antiche  Provincie  e  città  dell'  Egitto,  nella 
Riv.  It.  di  Num.,  Novembre  1896. 


Monete  dei  Nomi  ossia  delle  Antiobe  Frovineie  e  Città  delFEgitto 

Collezione  G."°  Dattarl 




Uetallo 

Descrizioni 

128 

ÌTomi  0  Città 

Imperatore 

e 
Modulo 

Sescritte 

da 

completate  e  di  varianti 

Nomo  Ombite 

Traiano 

JE  IO 

139 

Adriano 

„    3 

Mionnet  N 

4  Sup. 

130 
131 

„    ApoUonopolite 

Traiano 

l>    IO 

Antonino  pio 

»    9  112 

Tochon   N 

5 

[Vanante)      ATTOAACÙ- 

NOnOAIT  a  sinistra  L 

a  destra  H  (anno  8).  Il  per- 

sonaggio porta  lo  Pscent, 

come    pure    lo    sparviero 

che  è  voltato  a  destra. 

133 

„     Ermontite 

Adriano 

»     4 

Mionnet    „ 

53 

133 

•>            i> 

„ 

»     2 

n               t 

9  Sup. 

134 
135 

„     Diospoli  Magna 

Traiano 

it    IO 

„    Sinite 

Adriano 

,,     4 

Mionnet 

N.    152 

(Variante)     Leggenda     Q| 

sotto  ^1  sopra.  La  divini- 

tà porta  lo  Pscent  in  testa. 

136 

„    Anteopolite 

Traiano 

1.    IO 

3 

(Fari'oK/e)  Leggenda  del  di- 

ritto  r€P.  P  ANT.... 

IfHC  La  divinità  porta 
un  emblema  sopra  la  testa, 
difficile  a  precisarsi:  ma  a 
quanto  sembra  sono  corna 
di  Caprone  e  disco. 

137 

,     Ipselite 

" 

n    IO 

Tochon 

Il         I 

(Variante)  a  destra  L  *  si- 
nistra lE  (anno  15). 

138 

,    Afrodisopolite 

Adriano 

PI      2 

Demitrio 

»  3537 

139 

,    Cinopolite 

„ 

n      2 

Mionnet 

1,      39 

140 

141 

,    Osirinchite 

Domiziano 

n    7  Ila 
n    8 

(Var.)  Modulo  Maggiore. 

Dattari 

»      32 

143 

»            • 

Adriano 

»     4 

British  M. 

1,      87 

143 

,    Eracleopolite 

» 

»     4 

Demitrio 

1,  3530 

144 

„     Arsinoite 

Traiano 

Il    IO 

Mionnet 

n         17 

(Variante)    LIT   ^    sinistra 
(anno  13). 

145 

„     Memfite 

l>    IO 

146 

»            if 

Adriano 

1.     4 

British  M. 

n        23 

»47 

,     Setroite 

Domiziano 

1,    8 

148 
149 
150 

15» 

,     Nesite 

„     Mendesianite 

Traiano 
Domiziano 

Traiano 
M.  Aurelio 

»    IO 

1.    7112 

n    IO 

»     9  112 

L'emblema  che  porta  sopra 

Mionnet 

N.      88 

la  testa  sono  corna  d'ariete 

e  disco  (Corona  di  Amon). 

152 
'53 

,     Leontopolite 
,     Xoite 

Traiano 

If    IO 
»    IO 

(Variante)  L  *  sinistra    [f 

Dattari 

N.      90 

a  destra  (anno  13). 

48 


372 


G,   DATTARI 


'54 

'55 
156 

'57 
'58 


159 


x6o 
161 
163 
163 


164 


165 
166 
167 


Komi  0  Città 


Komo  Sebennite  Sup. 
_    Saite 


Cabassite 
Letopolite 
Menelaite 


„     Mareote 
„     Libile 
Bitta  Memfi 


Imperatore 

Uetallo 

e 
nodulo 

Domiziano 

JE   8 

Traiano 

»    8 
Il  '° 

Adriano 

»   9  112 

Antonino  pio 

»    9112 

M.  Aurelio 

»    9  i|2 

Traiano 

»     IO 

Adriano 

„    2 

Traiano 

»    IO 

Antonino  pio 

«  911» 

»        „ 

»    9  '12 

Adriano 

»     4 

" 

M      2 

Fioml30  4 

Descritte  da 


British  M.    ,      56 


Mionnet      N.    141 


Dattari 


106 


Mionnet     N.      68 


Mionnet     N.      96 


95 


»      72 
Demetrio       „  3592 


Descrizioni 
completate  e  di  varianti 


(Variante)  \_  a  sinistra   |£ 
a  destra  (anno  15). 


(Variante)  in  più  a  destra 
NOMOC  a  sinistra  LH 

(anno  b). 

(  Variante)  senza  la  leggenda 
NOMOC  a  sinistra  L  a 
destra  H  (armo  8). 


(f^«^)  M€N€AAeTH  a 

sinistra     L     a  destra     j-j 
(anno  8) 

(Variante)  MENGAAMT 
all'esergo  LH  (anno  8). 
Nella  destra  tiene  unp 
sparviero,  non  si  può  di- 
stinguere ciò  che  tiene 
nella  sinistra. 


Descrizione  delle  Monete  inedite 


N.   128  ONIBITE. 

.  .  .  .  AlAN  C€Br€  .  .  AAKIK.  Testa  laureata  di  Traiano  a 
sinistra. 

9*  —  .  .  .  .  BITHC.  Nel  campo  a  sinistra  LI  a  destra  r  (anno 
13).  —  Personaggio  in  piedi  rivolto  a  destra,  ha  sul  capo 
due  corna  di  Caprone  con  un  disco,  veste  un  abito  corto 
con  corazza,  con  la  destra  impugna  una  lunga  asta,  nella 
sinistra  stesa  tiene  un  coccodrillo  rivolto  a  destra. 

N.  130  APOLLONOPOLITE. 

AYTTPAIANC€BrePMAA  ....  Testa   laureata   di   Traiano  a 

destra. 
P  —   .  .  .  .  OAACONOnOA  ....  Nel  campo  a    sinistra  LIB 

(anno  12).  —  Personaggio  giovane  in  piedi  a  sinistra,  la 


MONETE   DEI    NOMI,    ECC.  373 

testa  rivolta  a  destra,  nudo  dalla  cintura  in  su,  la  sinistra 
stesa  con  sopra  uno  sparviero  rivolto  a  destra,  la  destra 
appoggiata  ad  un'  asta. 

N.  134  DIOSPOLI  MAGNA. 

....  r€P  ....  Testa  laureata  di  Traiano  a  destra. 

Ij'  —  AlOnO  ....  NOM  ....  Nel  campo  a  sinistra  LIB 
(anno  12).  —  Personaggio  barbuto  in  piedi  di  fronte,  la 
testa  rivolta  a  sinistra,  nudo  dalla  cintura  in  su,  nella 
sinistra  stesa  tiene  un  serpente  eretto  a  destra,  la  destra 
appoggiata  ad  un'  asta. 

N.   140  OSIRINCHITE. 

....  AOMIT  ....  Testa  laureata    di  Domiziano   a  destra. 

^^  —  NOMO  ....  OXYP  ....  Nel  campo  a  sinistra  L,  a 
destra  lA  (anno  11).  —  Figura  di  donna  in  piedi  a  destra, 
stolata  con  l'elmo  in  testa;  tiene  la  destra  appoggiata  ad 
un'asta,  con  la  sinistra  tiene  il  parazonium?  appoggiato 
sul  fianco  sinistro  il  cui  piede  posa  sopra  qualche  cosa 
che  non  si  distingue  bene,  forse  un  elmo. 

E  bene  osservare  come  il  rovescio  di  questa  medaglia  sia  simile 
alla  medaglia  della  serie  Romana  per  questo  Imperatore  (Cohen,  N.  646 
e  seguenti). 

ERACLEOPOLITE 

N.  35  della  mia  prima  pubblicazione. 

Quando  pubblicai  la  prima  parte  delle  medaglie  di  questa 
serie,  come  allora  dissi  possedevo  un  esemplare  tanto  frusto 
che  non  era  possibile  togliere  l'impressione,  avendone  acqui- 
stato un  altro  di  bellissima  conservazione,  ho  creduto  bene 
ripetere  la  descrizione  ma  più  accuratamente. 

AYTKAICeeOYlOC  AOMIT  C€Br.  Testa  laureata  di  Domiziano 

a  destra. 
l^  —  NOMOC  HPAKAeonOAeiTHC.  Nel  campo  a  sinistra  LIA 
(anno  11).  —  Ercole  barbuto  in  piedi  a  sinistra,  nudo; 
tiene  nella  destra  stesa  un  Grifone  a  destra,  la  cui  zampa 
sinistra  posa  sopra  una  ruota,  nella  sinistra  tiene  la  clava, 
e  sul  braccio  le  spoglie  del  Leone. 


374  G.    DATTARI 

N.   145   MEMFITE. 

.YT  TPAIANC€Br6PMAAK.  Testa  laureata  di  Traiano  a  destra. 

T^  —  NOMOC  MeM4>6ITHC.  Nel  campo  a  sinistra  LI  a  destra  r 
(anno  13).  —  Figura  di  donna  in  piedi  a  destra,  stolata; 
il  capo  è  coperto  delle  spoglie  dell'avvoltoio,  la  sinistra 
stesa  con  sopra  un  bove,  la  destra  accanto  al  fianco 
destro  e  tiene  uno  scettro  appoggiato   all'avambraccio. 

N.  147  SETROITE. 

....  €YIO  ....  Testa  laureata  di  Domiziano  a  destra. 

^  —  NOMOC  CG0POCITHZ.  Personaggio  in  piedi  a  destra, 
veste  un  abito  corto  e  corazza,  in  testa  un  elmo;  la 
destra  appoggiata  ad  un'asta,  nella  sinistra  il  parazonium 
appoggiato  sul  fianco  sinistro;  alla  di  lui  sinistra,  ai  piedi, 
un  quadrupede  andando  a  destra  (si  direbbe  un  gatto). 

N.   148  NESITE. 

....  PAIANC€Br€PAAKIK.  Testa  laureata  di  Traiano  a  sinistra. 

1^  —  .  .  -  .  GYT.  Nel  campo  a  destra  LIT  (anno  13).  — 
Figura  di  donna  stolata  in  piedi,  di  fronte,  la  testa  rivolta 
a  sinistra,  con  sopra  un  disco  tra  due  piccole  corna,  la 
destra  stesa  con  sopra  un  Caprone  rivolto  a  destra;  la 
sinistra  pure  stesa  tiene  un  fiore  di  Lotus. 

N.   149  MENDESIANITE. 

....  G60YI0  AOMIT.  Testa  laureata  di  Domiziano  a  destra. 

^  —  .  .  .  .  CN  ....  Nel  campo  a  destra  LIA  (anno  11).  — 
Personaggio  barbuto  in  piedi  a  sinistra  nudo  dalla  cintura 
in  su,  un  lembo  della  clamide  gettato  sulla  spalla  sini- 
stra, sulla  testa  un  disco  tra  due  corna  di  Caprone,  la 
destra  stesa  con  qualche  cosa  che  non  si  distingue,  la 
sinistra  appoggiata  ad  un'asta. 

N.  150. 

....  AIAN  C€B  rePM  A  .  .  .  .  Testa  laureata  di  Traiano  a 

destra. 
^  —  NOMOC  MeNAHCIOC.  Nel  campo  a  destra  LIB  (anno  12). 


MONETE    DEI   NOMI,    ECC.  375 


—  Sarapide  in  piedi  a  sinistra,  il  Modius  in  testa,  la 
destra  stesa  con  qualche  cosa  che  non  si  distingue,  la 
sinistra  avvolta  nel  manto,  alla  di  lui  destra  ai  piedi  un 
Caprone  a  sinistra  rivolto  a  destra. 

N.   T52  LEONTOPOLITE. 

....  C€  ...  .  Testa  laureata  di  Traiano  a  destra. 

1^  —  ....  A  ...  .  Nel  campo  a  destra  LIT  (anno  13).  — 
Figura  virile  in  piedi  a  destra,  nudo  dalla  cintura  in  su, 
la  destra  appoggiata  ad  un'asta,  nella  sinistra  stesa  un 
Leone  voltato  a  sinistra. 

N.   155  SAITE. 

AYT  KAIC  eeOYIO  A  OMITIA  ....  Testa  laureata  di  Domi- 
ziano a  destra. 
^}   —  NOMOC  CAeiHC  Nel  campo  a  sinistra  LIB  (anno  12). 

—  Figura  di  donna  in  piedi  a  sinistra,  galeata;  porta 
l'elmo  in  testa,  la  destra  accanto  al  fianco  destro  e  tiene 
una  lunga  asta,  la  sinistra  posata  sopra  lo  scudo  che  tiene 
a  terra.  Dietro  lo  scudo  si  vede  la  testa  di  un  bove  a  destra. 

N.    156. 

AYT  TPAIAN  C€B  r€P  AAKIK.  Busto    laureato  e   paludato  di 

Traiano  a  destra, 
l*   -   NOMOC  CA6ITHC.  Nel  campo  a  sinistra  LIB  (anno  12). 

—  Figura  di  donna  in  piedi  a  sinistra  galeata;  porta 
l'Elmo  in  testa,  con  la  destra  stesa  tiene  una  civetta,  la 
sinistra  appoggiata  ad  un'  asta. 

N.    157. 

....  TRAI  ....  AA  ...  .    Busto  laureato    e   paludato    di 

Adriano  a  destra. 
NOM  ....  Nel  campo    a  destra  H    (LH  anno  8).  —  Figura 

di  donna  in  piedi  a  destra,  galeata;  porta  l'elmo  in  testa, 

la  destra  vicina  al  fianco  tiene  una  lunga  asta,  la  sinistra 

sopra  lo  scudo  posato  a  terra. 
Questa  medaglia  fu  pubblicata  dal  Sig.  E.  D.  J.  Dutilh  conservatore 
delie  medaglie  del  Museo  di  Alessandria   Egitto,  nella    sua  descrizione 
Monnaies  des  Nomes  etc.,  du  Medaillier  du  Musee  d'Antiquités  de  Ghizeh. 


376  G.    DATTARI 


N.   160  CABASSITE. 

AYT  TPAIAN  CGB  r€PM  AAKIK.  Testa  laureata  di  Traiano  a 

destra, 
^    -   KABAC  ....  THC  Nel  campo  a  sinistra  LI  a  destra  B 

(anno  12),   —  Figura  imberbe  in  piedi  di  fronte,  la  testa 

a  destra  con  sopra  lo  pscent,  nudo  dalla  cintura  in  su; 

tiene  nella  destra  uno  sparviero  mitrato  volto  a  sinistra. 

Nella  sinistra  stesa  tiene  pure  qualche  cosa  che  non  si 

può  distinguere:  ai  di  lui  piedi,  alla  destra,  uno  sparviero 

mitrato  rivolto  a  destra. 

N.   162  MENELAITE. 

....  AIAN  CeB  r€P  AAKIK.    Testa   laureata    di   Traiano    a 

sinistra. 
M  .  .  .  .  HC  all'esergo  LIT  (anno  13). 

Il  tipo  del  rovescio  è  identico  a  quello  da  me  pubblicato  N.  115 
Questa  medaglia  di  conservazione  buonissima  non  lascia  nessun 
dubbio  che  la  leggenda  del  rovescio  sia  per  usura  scomparsa,  oppure 
che  essendo  stata  male  coniata,  la  leggenda  non  sia  riuscita;  come  si 
può  vedere  dall'impronta  dentro  il  cerchio  della  moneta  e  in  linea  con 
le  lettere  M  in  basso  e  HC  in  alto  non  vi  è  posto  per  scrivervi  il  nome 
per  intiero  (M€NGAA€ITHC),  per  cui  credo  dover  ammettere  che 
l'artista  volle  scriverlo  in  abbreviato. 

N.   167  MEMFIS  CITTÀ. 

Nilo,  seduto  su  roccie  a  sinistra,  tiene  nella  destra  una  canna, 
nella  sinistra  una  cornucopia;  davanti  a  lui  una  donna 
che  gli  presenta  una  corona. 

^  —  MGMO.  Donna  in  piedi  di  fronte,  la  testa  rivolta  a 
destra  con  sopra  un  disco,  tiene  nella  destra  un  serpente, 
alla  di  lei  sinistra  la  statua  del  bue  Apis  posto  sopra 
una  base  ornata  di  ghirlanda,  tra  le  corna  del  bove 
un  disco. 


LA   PARENTE 

DE  MAXENCE  ET  DE  CONSTANCE  I 

d'après    les    monnaies 


L'empereur  Maxence  pour  cacher  son  usurpa- 
tion  a  fait  Trapper  une  serie  de  monnaies  de  consé- 
cration.  Sur  ces  pièces  il  proclame  sa  parente  avec 
les  divers  empereurs  et  Divi  de  son  temps;  c'est 
ainsi  qu'il  dédie  des  monnaies  à  la  mémoire  de  son 
pere  Maximien  I:  DIVO  MAXIMIANO  PATRI  MAXENTIVS 
AVG-.  (Cohen,  2.^"'''  ed.  tome  VII,  p.  495,  n.  14  à  19) 
et  eelle  de  son  beau-père  Maximien  II:  DIVO  MAXI- 
MIANO SOCERO  MAXENTIVS  AV(y.  (Cohen,  1.  e.,  p.  102, 
n.  2  suiv.).  Cette  legende  répond  d'ailleurs  a  la  vé- 
rité,  puisque  Maxence  avait  épousé  Valeria  Maxi- 
milla,  fiUe  de  Gal.  Val.  Maximien  et  petite-fiUe  de 
Val.  Dioclétien,  alliance  qui  introduit  aussi  du  coté 
des  femmes  le  nom  de  Valerius  dans  la  maison  de 
Maxence;  le  tableau  généalogique  suivant  le  montre: 

M.  AvR.  Val.  Diocletianvs 


Galeria  Valeria 
ép:  C.  Gal.  Val.  Maximianvs  II 

Val  Maximilla 
ép:  M.  AvR.  Val.  Maxence 

Val.  Romvlvs. 

Maxence  frappe  également  des  monnaies  à  la 
mémoire  de  son  fìls  Val.  Romulus  avec  la  legende: 
IMP.  MAXENTIVS    DIVO  ROMVLO  N(obilissimo    V(iro)   FILIO 


378  E.    A.    STUCKELBERG 


(Cohen,  1.  e,  p.  182  suiv.)  ;  ce  jeune  prince  a  droit 
au  titre  de  Nobilissimus,  étant  fils,  petit-fils  et  arrière- 
petit-fils  d'Augustes  et  Empereurs  et  réunissant  le 
sang  des  Jovii  et  des  Herculii. 

En  mème  temps  Maximin  li' se  donne,  sur  les 
monnaies,  comme  fils  de  Maximien  II  :  DIVO  MAXI- 
MIANO  MAXIMINVS  AVG-.  FIL.  (Cohen,  1.  e.,  p.  I02,  n.  7); 
Maximin  II  est  en  effet  le  fils  adoptif  du  Divus  cité; 
mais  une  autre  legende,  si  elle  est  authentique  (Cohen, 
1.  e.,  p.  103,  n.  8)  Tappelle  neveu  de  ce  Divus  : 
DIVO  MAXIMIANO  MAXIMINVS  AVG.  NE.  Cela  cofnciderait, 
vu  ce  fait,  prouvé  par  les  auteurs,  que  Maximin  II 
était  le  fils  de  la  soeur  de  Maximin  II,  donc  son 
neveu. 

Ces  exemples  devraient  suffir  pour  montrer 
que  ces  légendes  ne  reposent  pas  sur  de  simples 
fictions,  mais  bien  sur  des  faits  indubitablement 
établis. 

Revenons  à  Maxence  :  ce  prince  éternise  la  mé- 
moire  de  Constance  I  en  écrivant  sur  des  monnaies 
commémoratives  : 

IM  .  MAXENTIVS  DIVO  CONSTANTIO  ADFINI.  (Cohen 
1.  C,  p.  58,  n.  2)  et  IMP  MAXENTIVS  DIVO  CONSTANTIO 
COG-N.  (Cohen,  1.  e,  p.  58,  n.  5-6,  voir  aussi  n.  3  et  4). 

Comment  se  fait-il  que  la  première  fois  il  s'ap- 
pelle  affinis  la  seconde  fois  cognatus? 

Pourquoi  se  dit-il,  sur  une  monnaie,  parent  par 
aUiance  »,  de  ce  prince,  et  sur  une  autre,  «  issu  de 
la  méme  race,  consanguin  »? 

Le  premier  cas  n'a  rien  de  surprenant,  puisque 
nous  savons  que  Maxence  était  le  beau  frère  de 
Constance,  ce  dernier  prince  ayant  épousé  sa  soeur 
ainée,  Theodora;  une  seconde  alliance  méme  pour- 
rait  étre  citée  donnant  à  Maxence  le  droit  de  s'ap- 
peler  «  affinis  »  de  Constance:  la  soeur  cadette  de 
Maxence  ne  s'était-elle  pas  mariée  au    fils    de  Con- 


LA   PARENTE   DE   MAXENCE   ET   DE   CONSTANCE   I,   ETC. 


379 


stance,  au  grand  Constantin?  —  J'ajoute,  pour  plus 
de  clarté,  le  tableau  généalogique: 


r 

I.  The 
ép:  Con 

i.^""    ép: 

2  ème  ^p  . 

Eutropia 

N.  N. 

Maximien  j 
1 

^  I 

1 

ODORA                     2.    MaXENCE 
STANCE    I 

ép: 

1 
2.  Fausta 

Constanti? 

Il  est  plus  délicat,  par  exemple,  de  donner 
une  explication  fondée  à  Tepithète  de  «  cognatus  » 
prise  par  Maxence,  qu'on  ne  pretende  pas  que  l'u- 
sage  de  la  basse  latinité  a  confondu  la  valeur  des 
deux  expressions  et  que  le  bas-empire  a  fait  des 
synonymes  de  cognatus  et  affinis.  Non,  la  langue 
distingue  de  tout  temps  la  parente  du  sang  et  de 
l'alliance. 

Il  faut  dono  trouver  le  sang  commun  à  Maxence 
et  à  Constance,  point  que  personne  n'est  parvenu 
jusqu'à  présent  à  mettre  en  lumière  à  notre  con- 
naissance. 

Pour  nous,  c'est  le  nom  de  famille  se  retrou- 
vant  dans  la  maison  des  deux  princes,  Flavius.  Ce 
nom  est  porte  par  les  deux  soeurs  de  Maxence  citées 
plus  haut,  par  Theodora  et  par  Fausta.  Ces  deux 
fiUes,  issues  de  deux  pères  diflferents  mais  d'une  seule 
mère,  doivent  donc  tirer  ce  nom  de  la  mère  (Flavia) 
Eutropia. 

Chez  Constance  le  nom  de  Flavius  doit  remon- 
ter  au  pére;  car  sa  mère  s'appelle  Claudia,  le  pére 
de  cette  dernière  (Claudius)  Crispus,  et  les  deux 
oncles,  les  empereurs  Claude  II  et  Quintille,  M.  Au- 
relius  Claudius.  Nous  arrivons  donc  au  résultat  sui- 


49 


38o 


STtlCKF.LBERG 


vant,  que  Constance  tire  le  nom  de  Flavius  de  son 
pere  (Flavius)  Eutropius,  et  les  soeurs  de  Maxence 
de  leur  mère  (Flavia)  Eutropia. 

Ces  deux  personnages,  qui  portaient  ainsi  le 
méme  nom  doivent  ètre  parents,  problablement  frère 
et  soeur;  Maxence  et  Constance  sont  donc  cousins 
germains  —  cognati.  Nous  arrivons  alors  au  tableau 
suivant  : 

Flavii  Clavdii 


Flavia 
evtropia 


Flavivs 
evtropivs 


ClAVDIVS    ClAVDIVS  II    QviNTILLVS 

Crispvs     Empereur     Empereur 
Clavdia 


I  I  I 

Flavia    Maxentivs    Flavia 
Theodora  Favsta 

ép  :  Con-  ép  :  Con- 

STANTIVS    I  STANTINVS    I 


I 

Flavivs  Constantivs  I 

i.^'^  ép:  Helena 
gème^p.  Pjl    Theodora 


(Flavia) 
evtropia 


Flavii 


I 
Flavivs 
constantinvs  i 
I 
Flavivs  Clavdivs 

CoNSTANTINVS  II 


(Flavia) 
evtropia 


C'est  ainsi  que  le  mot  cognatus  de  la  legende 
jette  une  nouvelle  lumière  sur  la  genealogie  compli- 
quée  W  de  la  maison  imperiale  des  Constantins. 

Zurich. 

E,  A.  Stuckelberg. 


(i)  Un  tableau  plus  détaillé  se  trouve  dans  ma  brochure,  Die  Thron- 
folge  von  Augustus  bis  Constantin.  Vienne,  1897,  p.  52.  Le  silence  des 
écrivains  contemporains  à  Constantin  sur  cette  parente  s'explique  faci- 
lement  par  le  fait  que  Maxence  était  déclaré  "  tyran  „,  qu'il  était 
paien,  et  par  le  second  fait  que  Constantin  a  tue  presque  tous  les  Her- 
culéens  (Maximien  I,  Maxence  et  Fausta).  Les  mémes  écrivains  se  taisent 
également  sur  un  autre  point  non  favorable  pour  le  premier  empereur 
chrétien,  la  naissance  illégitime  de  Constantin  II  (317)  prouvée  par 
M.  Seeck  {Zeitschritft  fùr  Numismatik,  1898,  p.  33  suiv.). 


LA  ZECCA   DI   BOLOGNA 

DOCUMENTI. 

(Continuazione  :  Vedi  Fase.   II,  1898). 

I. 
12    FEBBRAIO    II9I. 

Privilegio  di  Enrico    VI  imperatore   al  Comune  di  Bologna 
di  batter  moneta. 

—  "  In  nomine  Sancte  et  individue  trinitatis .  Henricus 
sextus  divina  favente  clementia  Romanorum  rex  et  semper 
Augustus.  Regalis  nostra  consuevit  benignitas  suorum  devo- 
tionem  fidelium  benigno  serenitatis  nostre  favore  respicere 
et  eis  munifice  nostre  manu  liberaliter  extendere .  noverit 
itaque  omnium  Imperii  fidelium  tam  presens  etas  quam  suc- 
cessura  posteritas  quod  nos  nostrorum  fidelium  communis 
Bononiensium  Amore  inducti  eis  concessimus  licentiam  in 
civitate  Bononia  cudendi  monetam  et  loco  communis  ipsius 
civitatis  Potestatem  Agnellum  hujus  concessionis  dono  inve- 
stivimus,  hoc  tenore  ut  secundum  quod  eis  visum  fuerit  ex- 
pediens  faciant  monetam  hoc  excepto  quod  moneta  ipsorum 
nostris  imperialibus  nec  quantitate  nec  forma  nec  valentia 
debet  adequari,  que  nostre  liberalitatis  concessio  ut  firma 
permaneat  presentem  super  hoc  paginam  fecimus  et  scribi  et 
majestatis  nostre  sigillo  jussimus  communiri,  regali  sancientes 
edicto,  ut  huic  nostre  munificentie  nulla  persona  humilis  vel 
alta  presumat  obviare  vel  eam  ausu  temerario  infringere. 

Hujus  rei  testes  sunt:  Godefridus  Aquilejensis  Patriarca, 
Guillelmus  Astensis  espiscopus  et  Ravennas  electus  Archiepis- 
copus,  Oto  Frisigensis  episcopus,  Bonifacius  novariensis  epi- 
scopus,  Gerardus  parmensis  episcopus,  Gerardus  bononiensis 
episcopus,  Sigefredus  mantuanus  episcopus,  Arditio  mutinensis 
episcopus,  Petrus  reginus  episcopus,  Cunradus  dux  de  Ro- 
tenberc,  Opizo  marchio  de  Este,  Bonifatius  marchio  Mentis- 


o82  FRANCESCO   MALAGUZZI 


ferratis,  Petrus  prefectus  Urbi,  Renerus  Comes  de  Blandrato. 
Henricus  testa  Marescalcus,  Henricus  Camerarius  de  Lut.  et 
alii  quamplures. 

[L.S.]  Sigillum  Domini  Henrici  sexti  Romanorum  Regis 
Invictissimi. 

Ego  Ditherus  Imperialis  aule  Cancellarius  vice  Philippe 
Coloniensis  Archiepiscopi  et  Italie  Archicancellarii  recognovi. 

Acta  sunt  hec  anno  dominice  incarnationis  MCXCI .  re- 
gnante domino  Henrico  sexto  Romanorum  Rege  gloriosis- 
simo .  Anno  regni  ejus  XXII. 

Data  Bononie  II  Idus  Februarii  per  manus  Henrici  Pro- 
tonotarii  feliciter  .  Amen.  „ 

(Archivio  di  Stato  Bologna.  —  Registro  nuovo,  e.  14.  V.  Ed.  Mura- 
tori, Aniiq.  med.  aev.,  T.  II,  Diss.  XXVII,  pag.  665.  —  Savioli,  Annali 
bolognesi,  T.  Il,  p.  II,  pag.  167.  Questo  e  i  documenti  che  seguono  fu- 
rono collazionati  sugli  originali  dell'Archivio  di  Stato). 


II. 

14    MAGGIO     1200. 

/  consoli  dei  mercanti  e  dei  cambiatori  ricevono  dai  loro  an- 
tecessori in  ufficio  gli  utensili  della  zecca. 

—  "  M.C.C,  pridie  Idus  Madii .  ludict .  Ili .  in  presentia 
testium  ad  hoc  vocatorum  et  rogatorum  s.  Gibertini  et  Cer- 
velati  et  Bonicambii  sui  fratris  et  Buvalelli  Pelavacce  et  Jo- 
hannis  Papiensis  et  Alberti  Fiorentini  et  Johannis  Aspettati 
de  Santo  Rofillo.  Pelavacca  Consul  mercatorum  bonn.  fuit 
confessus  recepisse  prò  facto  monete  a  Zuzone  Piacentino  et 
Paltrone  consule  mercatorum  socio  suo  in  consulatu  et  a 
Consulibus  campsorum  bonn,  s.  Gerardo  deteni  (sic)  et  petro 
Guazoli  deponentibus  res  que  legentur  inferius  prò  communi 
et  prò  se  et  eorum  sociis  in  custodia  que  res  sunt  tales.  s.  Ixviiii 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  383 

pillas  (i)  que  sunt  estimate  xx  sol.  imp.  et  ccxxx  cavezones  (2) 
extimati  xvii  s.  imp.  item.  xlii .  lib.  ferri  ext.  iii  s.  et  vj.  den. 
Imp.  Item  viij  manisi  de  padella  extimat.  vj .  s.  imp.  Item 
pignatam  de  cupro  (3)  plenam  de  ferro  extimatam  cum  ferro 
X .  s.  imp.  Item  x  Celorias  (4)  ext  ii  sol.  imp.  Item  duas 
mollas  (5)  extimatas  vj .  imp.  Item  duos  coclearios  (6)  ferreos 
ad  fund'endum  ext.  xii  imp.  Item  duos  manicos  de  caza  (7) 
ext.  iii .  sol.  imp.  Item.  tenalliam  et  ij  limas  et  ij  talliatorios  (8) 
et  iii  beccorali  (9)  et  martellus  et  iiii  mallittos  (io)  et  viii  riglias 
de  azaro  (n)  ext  vij  sol,  imp.  Item  ij  calderias  da  enblancare 
et  ■  unum  parolum  (12)  de  rame  ext.  viij  sol.  imp.  Item  iiij 
ferittos  (13)  iiij  Imp.  Item  iii  buchirones  (14)  in  quibus  conti- 
nentur  vii  lib.  rami  ext  vi.  sol.  imp.  Item  iiii  padellas  ext. 
XX .  sol.  imp.  Item  xxv .  lib.  plumbi  ext.  ii .  sol.  imp.  Item 
mantigittus  (15)  qui  operatur  ab  assazatore  .  Item  scrinium  in 
quo  sunt  prediate  res.  que  res  omnes  cum  scrinio  jam  dictus 
Pelavacca  confessus  est  recepisse  in  custodia  .  Item  Gerardus 
deteni  confessus  est  apud  se  ab  eisdem  depositum  esse 
scrinium  ext.  vi .  sol.  imp.  et  xlii .  asseras  (16)  da  oureri  et  da 
monederi  ext.  viii.  sol.  imp.  Item  jam  dicti  Zozone  et  Gerardus 
detenis  et  Petrus  Guazoli  et  Pelavacca  firmaverunt  apud 
Paltronem  consulem  Mercatorum  depositam  esse  tabulam 
maiorem  cum  duobus  trispidibus  .  Item  firmaverunt  tres  lapi- 


(i)  Vasi. 

(2)  Parola  non  registrata  dal  Du-Cange  (Glossarium  mediae  et  in- 
fimae  latinitatis)  forse  (da  cavare?)  vasi  incavati  per  porre  il  metallo  fuso. 

(3)  Pignatta  di  rame. 

(4)  Scalpelli  {da  caelare  intagliare). 

(5)  Forme,  impronte. 

(6)  Cucchiai  per  colare  il  metallo  fuso. 

(7)  Manici  di  vaso. 

(8)  Forbici  o  altro  oggetto  per  tagliare. 

(9)  Per  becalerios  coltelli  a  punta  ? 
(io)  Piccoli  malii  per  battere. 

(il)  Regoli  d'acciaio. 

(12)  Pentola. 

(13)  Piccoli  ferri. 

(14)  Grossi  bicchieri  o  recipienti. 

(15)  Piccolo  mantice. 

(16)  Piccole  assi? 


384 


FRANCESCO    MALAGUZZl 


des  ad  faciendas  virgas  argenteas  esse  in  domo  filiorum 
quondam  Scannabicci  in  que  operabatur  moneta. 

Actum  in  Bononie  in  domum  Pelavace  ipso  Pelavacca 
et  Gererdo  et  Petro  scribere  mandantibus. 

Ego  Albericus  reg,  tabellio  interfui  et  s.s.  et  predictis 
rebus  estimatis  per  Zuzonem  et  Zaninum  et  Belengarium.  „ 

(Archivio  cit.  Registro  grosso,  lib.  i,  e.  88,  r.  e  v.  Ed.  Savioli,  Op. 
cit.,  T.  II,  p.  II,  pag.  219). 


III. 
15   MARZO    1209. 

Giuramento  dei  sovrastanti  alla  zecca. 

"  In  Dei  nomine  amen.  Juro  ego  Superstans  monete  Bo- 
nonie quod  bona  fide,  omni  fraude  remota,  emam  et  emere 
faciam  per  magistrum  monete  vel  per  alium  prò  eo,  nomine 
ipsius  monete,  cambium  totum  a  civibus  Bon.  equaliter  ad 
honorem  ed  utilitatem  monete  et  ab  omnibus  extraneis  prout 
melius  potuero  ad  utilitatem  monete.  Et  quod  habebo  unum 
librum  vel  plures,  in  quo,  vel  in  quibus  scribam  vel  scribere 
faciam  cambium  totum  et  pretium  cambij  secundum  quod 
emptum  erit  a  civibus  Bon.  et  ab  omnibus  videlicet  extraneis. 
Et  ad  aligamentum  ero  et  quam  monetam  alligabo  vel  alligare 
faciam  ad  rationera  iij  unciarum  minus  quarta  arzenti  et  viiij 
unciarum  et  quarte  de  ramo  et  ad  rationem  xliiij  solidorum 
et  vj  denariorum  prò  scingulis  libris  ad  pondus  Bon.  se- 
cundum consuetudinem  monete  facte  tempore  domini  Viceco- 
mitis  olim  Bononie  potestatis.  Et  videbo  quot  marche  erunt 
prò  catio  et  quot  catii  erunt  et  ipsos  catios  et  quantitatem 
catiorum  ponam  et  scribam  vel  ponere  seu  scribere  faciam 
in  libro  monete  et  quicquid  ipsi  cantij  callabunt  ad  exitum 
ignis  et  arzentum  totum  quod  datum  erat  operariis,  scribam 
vel  scribere  faciam  in  libro  monete.  Et  ero  ad  recipiendum 
denarios  nigros,  vel  eos   recipere  faciam  qui  erant  facti  ab 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  385 

operarijs  de  dicto  arzente  et  scribam  vel  scribere  faciam  pre- 
tium  totum  quod  datum  et  solutum  erit  operarijs.  Et  dabo 
operam  secundum  quod  potuero  ut  denarij  omnes  fiant  equales 
sine  fraude  et  secundum  consuetudinem  monete,  ut  sopra- 
dictum  est.  Et  ero  cum  denarij  dabuntur  ad  imblancandum, 
et  scribam  vel  scribere  faciam  callamentum  imbiancature,  et 
quantitatem  marcharum  in  libro  monete,  et  ero  cum  denarij 
dabuntur  ad  afflorandum  et  ad  cuniandum  et  ad  eos  ab  eis 
recipiendos,  et  scribam  vel  scribere  faciam  pretium  eorum 
monetariorum,  et  quod  habebunt,  vel  recipient,  et  aliquem 
denarium  non  permittam  extrahere  de  moneta,  nisi  primitus 
sazius  elevabitur  et  in  ygnem  positus  erit  et  de  ygne  extractus 
et  laudatus  erit  secondum  modum  sopradictum.  Et  in  pon- 
derare et  in  arzento  et  in  ramo  ero  et  ad  sagium  ero  bona 
fide  si  assazator  mihi  consentiet  et  si  reprobos  et  non  legales 
in  toto  vel  in  parte  invenero,  reprobabo  eos  et  destrui  faciam 
nec  expendi  permittam  ulla  fraude  interveniente.  Et  omnes 
denarios  qui  de  moneta  extracti  erunt  in  ilio  die  in  quo  ex- 
trahentur  et  ipsum  diem  et  quantitatem  denariorum  scribam 
vel  scribere  faciam  et  solutionem,  et  facere  Inter  eos  cives 
equaliter  faciam  et  dabo  operam  bona  fide  prò  posse  meo 
ut  moneta  fiat  dona  et  legalis  ad  modum  et  pondus  mihi  de- 
signatum.  Et  in  ea  facienda  et  circa  eam  per  me  vel  per 
alium  dolum  vel  fraudem  non  faciam  nec  commitam  nec  per- 
mittam, nec  consentiam  aliquem  dolum  vel  fraudem  facere  seu 
committere  nec  consentiam  dictam  monetam  injuste  aut  minus 
legaliter  alligare  vel  fabricare;  immo  prò  posse  meo  vetabo, 
et  si  vetare  non  potuero,  potestati  Bononie,  qui  nunc  est  vel 
prò  tempore  erit,  et  consulibus  mercatorum  et  campsorum 
Bononie  quam  cicius  potuero  manifestabo.  Et  omnia,  que  ad 
me  pervenient  occasione  predicte  monete  vel  alia  qualibet 
occasione  quae  ad  ipsam  monetam  pertineant  vel  pertinere 
debeant,  bona  fide,  omni  fraude  remota,  salvabo  et  custodiam 
ad  utilitatem  ipsius  monete,  et  veritatem  dicam  potestati  Bo- 
nonie qui  nunc  est  vel  prò  tempore  erit  et  consulibus  mer- 
catorum et  capsorum  Bononie  de  omnibus  eis  que  a  me  po- 
stulaverint  seu  dicent  de  predicta  moneta.  Et  procurabo  bona 
fide  sine  omni  fraude  ut  omnes  operarij  qui  ibidem  labora- 
bunt  jurent   laborare  ec   operam    dare  bona  fide  sine  omni 


386  FRANCESCO    MALAGUZZI 


fraude  in  predicta  moneta  et  eam  custodire  et  salvare  et  ce- 
tera  omnia  attendere,  que  in  brevi  prò  eis  facto  vel  fucturo 
continebuntur,  et  ut  omnes  alit  qui  ad  ipsam  monetam  exi- 
stent,  licet  non  sint  operarij  jurent,  eam  monetam  et  omnia 
que  in  ipsa  moneta  sunt  vel  erunt  custodire  et  salvare  bona 
fide  et  sine  omni  fraude  et  quod  furtum  nec  fraudem  facient 
nec  facienti  consentient  aliquo  modo  vel  ingenio,  et  si  scri- 
verint  aliquem  vel  aliquos  illud  fecere  velie  bona  fide  ei  vel 
eis  vetabitur  et  manifestabunt  potestati  Bononie  et  consulibus 
mercatorum  et  campsorum  et  Superstantibus  vel  uni  eorum 
bona  fide  sine  omni  fraude  quam  cicius  poterunt.  Expensas 
omnes  ufficialium  et  carbonis  et  incisorum  et  sazatorum  et 
funditorum  et  omnes  alias  expensas  ad  utilitatem  monete  in 
scriptis  ponam  vel  ponere  faciam  et  ad  omnia  alia  que  vi- 
debo  et  cognoscam  per  me  vel  per  alium,  que  pertineant  ad 
utilitatem  monete  faciam,  et  operabo  bona  fide  sine  omni 
fraude  et  singulis  vj  mensibus  rationem  inquiram  ab  Aide- 
brandino  et  ab  ejus  sociis  vel  ab  ilio  qui  esset  loco  Alde- 
brandini  ;  et  lucrum  totum,  quod  invenero  potestati  Bononie 
vel  cui  voluerit  potestas  et  consolibus  mercatorum  et  camp- 
sorum [manifestabo].  Nec  Societatem  aliquam  habebo,  nec 
tenebo  nec  aliquem  eam  facere  consentiam  cum  aliquo  qui 
ad  monetam  stabit  et  si  scivero  aliquem  contrafacere  pote- 
stati Bononie  et  consulibus  mercatorum  et  campsorum  quam 
cicius  poterò,  manifestabo.  Et  meum  cambium  et  meorum 
sociorum,  si  eum  emam  vel  emere  faciam  bona  fide  sine 
aliqua  fraude  ad  utilitatem  monete  equaliter,  secundum  quod 
alienum  cambium  civium,  emam  vel  emere  faciam  et  non 
plus  et  solutionem  equaliter  mihi  et  omnibus  aliis  faciam  et 
non  aliter.  De  mobilia  autem  monete  nulli  mutuabo  vel  mu- 
tuari  consentiam.  Et  si  quid  additum  vel  mutatum  vel  dimi- 
nutum  erit  a  potestate  Bononie  qui  nunc  est  vel  prò  tempore 
erit  vel  rectoribus  Bononie  et  consulibus  mercatorum  et 
campsorum  Bononie,  qui  nunc  sunt  vel  prò  tempore  erunt, 
buie  brevi  de  diminuto  sive  absolutus  et  de  addito  et  mu- 
tato, sicut  additum  et  mutatum  erit,  tenear. 

Anno  domini  millesimo  ce.  viiij  die  xv  intrante  mense 
martii  indictione  vij  in  palatio  Comunis  Bononie  coram  D. 
Uberto  judice  et  vicario  domini  Henrici  comitis  Bononie  pò- 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  387 

test,  et  in  presentia  d.  Johannis  Gerardi  de  Castro  Britonum 
consulis  justitiae  comunis  et  d.  libertini  de  Rodaldis  et  d. 
Guidonis  Zagni  et  d.  Balduini  Zo\4enzoni  consulum  merca- 
torum  Bononie  et  d.  Petri  de  Castro  Britonum  et  d.  Arardi 
de  Ricomanno  et  domini  Bonaiunte  olim  Marxilij  consulum 
campsorum  Bononie,  Rudolfini  Guidonis  Ungarelli  et  Unga- 
relli  ejus  fratris  et  Henrigiti  Clariximi  et  Ugolini  nuntij  com- 
munis  Bononie  et  aliorum  quamplurium. 

Dominus  Bonusjohannes  Johannis  Bene  et  dominus  Ge- 
rarditus  de  Castro  Britonum  Superstantes  monete  jurave- 
runt  omnia  que  in  sopradicto  brevi  scripta  sunt  attendere 
et  observare  et  non  contravenire  aliqua  occasione  et  pre- 
dieta  scribere  rogaverunt. 

Eodem  die  Dominus  Gracienus  Cazeta  Superstans  mo- 
nete juravit  in  ecclesia  s.  Marie  de  porta  ravignana,  presen- 
tibus  domino  Ubertino  de  Rodaldis  et  domino  Guidone  et 
domino  Balduino  supradictis  consulibus  mercatorum  que  in 
supradicto  brevi  continentur  bona  fide  observare  et  non  con- 
travenire. 

[L.  ^  S.]  Ego  Gerardus  filius  quondam  Balbi  notarius  om- 
nibus supradictis  interfui  presens  et  rogatus  ea  subscripsi.  „ 
Salvioni,  Op.  cit. 


IV. 

5    APRILE    [2l6. 


//  Comune  concede  di  batter  moneta  per  due  anni  ai  Consoli 
dei  Mercanti  e  dei  Cambiatori. 

—  "  Anno  Domini  Millesimo  ccxvi  die  quinto  intrante 
Aprili  Indictione  IIII.  In  Bononia  in  palatio  communis  pre- 
sentibus  domino  Bagarotto  doctore  legum  et  domino  Gui- 
dotto  domini  Nauclerii  et  domino  Bonacosa  de  Asinellis  et 
Guidone  Petri  Corradi  et  Marxilio  de  Ponteclo  et  Almerico 
Paltronis   et   domino   Alberto    Ugucionis   de   Gottefredo   et 

50 


^88  FRANCESCO   MALAGTJZZI 


Jacobo  Pistoris  specialiter  ad  hoc  rogatis  testibus.  Dominus 
Vicecomes  Bon.  Pot.  nomine  communis  et  dominus  Bartholo 
meus  de  Principus  et  dominus  Aspectatus  de  Gisso  procura- 
tores  communis  Bononie  dederunt  et  concesserunt  consulibus 
mercatorum  recipientibus  prò  se  et  mercatoribus  ve.  Thomasio 
Principum  et  Ugolino  de  Cessabo  et  Alberto  Pavanense  et 
Bartholomeo  de  Quercis  et  consulibus  campsorum  recipien- 
tibus prò  se  et  campsoribus.  s.  Bonocanbio  Guidonis  mizelle 
et  Johanni  de  Marxilio  monetam  ad  cudendam  et  batendam 
a  Kalendis  Junij  proximi  ad  duos  annos  ejusdem  bonitatis 
et  legalitatis  et  ponderis  et  rami,  Ut  cudita  et  batuta  fuit  tem- 
pore retro  proxime  preterito.  Et  non  auferre  eis  prò  dando 
aliis  bine  ad  predictum  terminum  et  batere  debent  donec 
proficuum  fuerit  in  dieta  moneta  cudenda.  Et  predicta  eis  de- 
derunt et  concesserunt  de  voluntate  et  parabola  totius  Con- 
scili de  Bononia  ad  sonum  campane  congregati  ut  apparet 
per  cartam  scriptam  per  manum  Gerardi  notarli  potestatis. 
Et  similiter  concesserunt  supradictis  Consulibus  mercatorum 
et  campsorum  nomine  communis  omnia  massaratica  monete 
que  sunt  penes  commune  Bononie  donec  laborabunt  vel  la- 
borari  fecerint  in  cudenda  vel  batenda  moneta  et  ipsi  omnes 
supradicti  s.  consules  mercatorum  prò  duabus  partibus  qui- 
libet  in  solidum  renuntiaverunt  benefitio  nove  constitutionis 
et  omni  alii  exceptioni.  Et  consules  campsorum  prò  tertia 
parte  quilibet  in  solidum  renuntiaverunt  benefitio  nove  con- 
stitutionis et  omni  exceptioni,  promiserunt  stipulatione  Po- 
testati  supradicte  et  Procuratoribus  supradictis  recipientibus 
et  stipulantibus  prò  commune  et  nomine  communis  solvere 
prò  quolibet  anno  procuratoribus  Communis  Bononie  et  Mas- 
sariis  qui  erunt   prò  tempore  Ixxxv  libras  Bononie  s.  1.  lib. 

Bon (sic)  residuum  inde    ad  unum  annum  sub  pena 

quinquaginta  libras  bononenorum  qua  soluta  si  commissa  fuerit 
predicta  firma  permaneant,  sive  cudatur  moneta  sive  non 
nichilominus  solvere  debent  predictam  pecuniam  ad  dictos 
terminos,  unde  duo  instrumenta  sunt  bine  inde  facta  uno 
eodemque  tenore  quia  sic  de  voluntate  utriusque  partis  pro- 
cessit. 

Ego  Martinus  de  Urbino  Imperatoris  auctoritate  notarius 
et  nunc   communis  Bononie   omnibus   supradictis  interfiii   et 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  389 

mandato  potestatis  et  procuratorum  et  consulum  Mercatorum 
et  campsorum  scripsi  subscripsi.  „ 

(Arch.  cit.    Registro  grosso,  Voi.  I,   e.   215,  r.  —  Savioli,   Op.    cit. 
T.  II,  p.  II,  pag.  368). 


V. 

9   E    IO    FEBBRAIO    I269. 

Locazione  della  zecca. 

—  "  Die  dominico  decimo  intrante  februario.  Ego  Sem- 
prebene  Uguitionis  Nigri,  auctoritate  Imperiali  notarius  exi- 
stens  in  conscilio  speciali  et  generali  Communis  Bononie, 
infranscriptum  pactum  lectum  per  Sucium  Rovisii,  notarium 
ad  Reformationes  communis  in  dicto  conscilio,  ih  hoc  memo- 
rialj  secundum  formam  ordinamentorum  apposuj  et  de  manu 
mea  scripsi. 

In  nomine  Domini,  amen.  Anno  ejusdem  millesimo  du- 
centesimo  sexagesimo  nono,  indictione  duodecima,  die  sabati 
nono  intrante  februario.  Jacobus  Caxottus  bannitor  Communis 
Bononie,  syndicus  predicti  Communis  ad  hoc  specialiter  con- 
stitutus,  ut  de  syndicatu  ejus  apparet  ex  instrumento  scripto 
manu  Bonaventure  de  Prunarola  notarii  ad  discum  domini  Po- 
testatis, nomine  et  vice  Communis  Bononie,  et  prò  ipso  Com- 
muni dedit,  concessit  et  locavit  opus  et  laborationem  et  fabbri- 
cationem  monete  Communis  Bononie,  que  fieri  debet  ex  forma 
statuti  Communis  Bononie,  domino  Bitto  de  Tornaquincis  de 
Florentia  pactis,  promissionibus,  conventionibus  et  condictioni- 
bus  infrascriptis;  videlicet  quod  predictus  dominusBittus  debeat 
et  teneatur  et  promisit  dicto  Jacobo  syndico  Communis  Bononie 
recipienti  et  stipulanti  vice  et  nomine  dicti  Communis  facere  et 
fieri  facere  monetam  bononinorum  crossorum  de  lega  in  fibra 
bon.  crossorum  de  decem  uncijs  et  terciade  bono  argento  et 
purificato,  sicut  est  argentum  venetorum  crossorum,  et  de  pon 
dare  in  marcha  ad  marcham  bononinorum  de  tredecim  soUdis 


390  FRANCESCO   MALAGUZZI 


et  quatuor  denariis.  Et  ipsa  moneta  debeat  balanzari  ad  fortes 
et  ad  flebiles,  ita  quod  fortes  possint  esse  de  tredecim  solidis 
et  duobus  denariis  in  marcha  et  non  minus,  et  flebiles  de 
triginta  solidis  et  sex  denariis  in  marcha  et  non  plus,  et  de 
ipsis  fortibus  et  flebilibus  non  possint  esse  in  unzia  ultra  duo 
fortes  et  duo  flebiles  ;  et  quod  bononini  crossi  debeant  esse 
forniti,  ita  quod  sint  pulcri  et  albi  ;  et  debeat  zerchari  per 
suprastantes  monete  omni  vice,  qua  extrahetur  sazum,  et 
sazum  fieri  debeat  ad  voluntatem  suprastantum  monete,  qui 
erunt  prò  Communi  Bononie,  vel  voluerint  in  denariis,  vel 
in  virgis  secundum  quod  suprastantibus  magis  videbitur  con- 
venire prò  malori  utilitate  Communis  Bononie.  Modus  autem 
monete  parve  fiat  hoc  modo,  et  facere  et  fieri  facere  pro- 
misit  secundum  infrascriptum  modum,  scilicet  quod  tantum 
argentum  sit  in  duodecim  bononinis  parvis  quantum  est  in 
uno  bononino  crosso,  et  debeant  esse  de  quinquaginta  duobus 
et  quarta  in  unzia  albi  et  forniti.  Et  debeat  ipsa  moneta  ba- 
lanzari ad  fortes  et  flebiles,  ita  quod  in  unzia  non  possint  esse 
ultra  tres  fortes  et  tres  flebiles,  videlicet  quod  flebiles  non 
possint  esse  plus  quinquaginta  quinque  et  quarta,  et  fortes 
minus  de  quadraginta  novem  et  quarta,  et  exeant  de  zecha 
prò  libra  ad  rationem  quinquaginta  duorum  solidorum  et  trium 
denariorum,  albi  et  forniti.  Promisit  etiam  dictus  dominus 
Bettus  et  coniata  moneta  parva  taliter,  quod  ipsi  denarii  sint 
forniti  et  albi,  et  sint  quinquaginta  duo  soldi  et  tres  denarii 
in  libra  ponderata,  si  reducerentur  ad  ignem,  quod  possint 
et  debeant  extrahi  prò  sazo  due  unzie  et  quarta  de  argento 
venicianj  crossi  in  libra,  vel  prò  libra.  Item  quot  faciet 
dictus  Bettus  reduci  in  scriptis  totum  argentum  et  bolzonem, 
quod  emerit;  ita  quot  extrahatur  de  moneta  tantum  arzentum 
et  bolzonem  in  moneta  facta,  quantum  sibi  erit  datum  dieta 
de  causa,  salvo  ca;llamento.  Item  quod  non  expendet  dictus 
dominus  Bittus  Bolganos,  nec  expendi  faciet  de  dieta  moneta 
aliquem  denarium  parvum  vel  crossum  per  se,  vel  alium, 
nisi  primo  fuerit  approbata  et  laudata  per  suprastantes  mo- 
nete. Et  totum  argentum  et  bolzonem  sibi  datum  prò  dieta 
moneta  facienda,  faciet  de  ipso  argento  et  bolzone  monetam 
crossam  et  parvam ,  et  non  aliud  aliquo  modo.  Et  pro- 
misit dictus  dominus  Bittus  Bolganus  prò  taglatore  et  assa- 


LA   ZECCA    DI   BOLOGNA    -    DOCUMENTI  39I 

gatore  suo,  quod  bene  et  legaliter  facient,  et  quod  presen- 
tabit  eos  in  forcia  Communis  Bononie  quociens  placuerit 
domino  Potestati  ad  voluntatem  suprastantum.  Et  dictam 
monetam  faciet  et  fieri  faciet  a  die  contractus  in  antea  ad 
duos  annos  continue,  secundum  modum  monete,  laborando 
quando  moneta  poterit  laborari  sine  dampno  usque  ad  capi- 
tale, omnibus  suis  expensis  tam  de  domo  quam  massaraticis 
et  omnibus  alijs  prò  dieta  moneta  facienda  oportunis.  Item 
quod  aliquis  civis  vel  commitatinus  in  dieta  moneta  facienda, 
vel  fieri  facienda  non  possit  nec  debeat  habere  partem  aliquo 
modo  vel  ingenio,  et  non  intelligatur  quod  illi  sint  cives 
Bononie  qui  sunt  originarii  civitatis  Florentie,  silicet  Blan- 
chus  Begnaminj  Glandonis.  Spinellus  Plachi  Bonacursij,  et 
Massus  Rustici  Clariti,  in  pena  et  banno  in  quingentarum 
librarum  bononinorum  ;  ed  quod  aliqua  alia  persona  non 
possit  nec  debeat  habere  partem  in  dieta  moneta  facienda 
vel  fieri  facienda,  nec  aliquis  civis  vel  comitatinus  possit  ha- 
bere partem  in  ipsa  moneta  in  dieta  pena  et  banno  quin- 
gentarum librarum  bononinorum,  auferendo  tam  dicto  con- 
ductori  monete,  quam  aliis  omnibus,  qui  haberent  partem 
in  dieta  moneta  contra  predictam  formam.  Et  quod  supra- 
stantes  elligantur  ad  voluntatem  domini  Potestatis  et  domini 
Capitanei,  expensis  tamen  monete  ;  ita  quod  quilibet  habere 
non  possit  ultra  triginta  solidos  bononinorum,  et  mutentur 
singulis  duobus  mensibus  sicut  videbitur  domino  Potestati  et 
domino  Capitaneo.  Et  quod  illi  qui  erunt  electi  in  supra* 
stantes  ad  predicta  laudanda  et  approbanda  debeant  iurare 
de  novo  coram  domino  Potestate  et  domino  Capitaneo  et 
coram  Bulgano  predicto  vel  conductore  monete  laudare  et 
approbare  monetam  secundum  supradictum  modum,  bona 
fide,  tam  prò  Communi  Bononie,  quam  prò  ipso  Bulgano 
vel  conductore  monete. 

Item  quod  suprastantes,  qui  electi  fuerint,  teneantur 
venire  levare  et  levari  facere  sazum,  et  approbare  ipsam 
monetam,  secundum  modum  supradictum,  quociens  fuerint 
requisiti  per  ipsum  Bulganum,  vel  aliquem  de  socijs  ejusdem; 
et  dominus  Potestas,  si  fuerint  requisitus,  teneatur  dictos  su- 
prastantes cogere  venire  ad  predicta  facienda,  in  banno  cen- 
tum   solidorum   bononinorum    auferendo  cuilibet  suprastanti, 


392 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


qui  venire  differet  vel  recusaret  venire,  prò  qualibet  vice. 
Et  si  dicti  suprastantes,  qui  erunt  super  dieta  moneta  ap- 
probanda,  essent  in  discordia  cum  dicto  domino  Bitto  Bul- 
gano,  conductore  monete,  vel  aliquo  de  socijs  ejusdem  de 
approbanda  dieta  moneta  quod  dominus  Potestas  et  Capita- 
neus  teneantur  ad  voluntatem  dicti  domini  Ritti  Bulgani  vel 
suorum  sociorum  et  ad  ipsorum  requisitionem  accipere  Fra- 
tres  regulares,  qui  debeant  preesse  sazis  faciendis  et  te- 
nendis.  Et  elligantur  eo  casu  per  Potestatem  et  Capitaneum 
viginti  boni  homines  et  legales  de  sapientioribus  et  utilioribus 
cambii  civitatis  Bononie,  etatis  quinquaginta  annorum,  vel  ab 
inde  supra  ;  et  quod  dicti  sapientes  vel  major  pars  eorum 
laudaverint  et  approbaverint,  id  servetur,  Ttem  quod  pre- 
dictus  dominus  Bittus  Bulganus,  et  ejus  socij  qui  sunt  origi- 
narii  civitatis  Florentie,  possint  libere  venire,  stare  et  redire 
in  civitate  et  de  civitate  Bononie  et  ejus  distri ctu  et  defferre 
et  defferri  facere  bolzonem,  argentum,  vel  ramum  ad  ci- 
vitatem  Bononie  prò  moneta  facienda  et  e[o]rum  nuncii  pos- 
sint similiter  venire,  stare  et  redire  sine  fraude,  portando 
tamen  bolzonem,  argentum,  vel  ramum  prò  predicta  moneta 
facienda  et  non  possit  iniuriari,  molestari,  vel  intradici  in 
personis  et  rebus  modo  aliquo,  vel  ingenio,  vel  occasione 
alicujus  represalie  vel  bannj.  Item  quod  predicto  domino 
Bitto  Bulgano  vel  sociis  non  possit  imponi  aliquod  tolloneum, 
vel  dacium,  vel  passadium,  aut  tolli  prò  argento  vel  bolzone 
aut  ramo,  quod  haberent  vel  differrent  in  civitate  Bononie, 
vel  districtu  prò  moneta  facienda.  Et  quod  possit  dictus 
dominus  Bittus  Bulganos  et  ejus  socij  habere  operarios  et 
monetarios  prò  dieta  moneta  facienda  undecumque  voluerint 
ad  eorum  voluntatem,  ita  quod  non  possint  impediri  aliquo 
modo  per  aliquem  vel  aliquos  ;  et  specialiter  occasione  ali- 
cuius  represalie  vel  banni  dati  alicuj  universitati,  vel  domino 
alicuius  loci,  nisi  essent  in  banno  communis  Bononie  aliis 
occasionibus.  Item  quod  si  civitas  Bononie  esset  in  aliquo 
rumore,  quod  Deus  avertat,  et  tunc  ipsi  domino  Bitto  Bul- 
gano vel  suis  socijs  vel  nuncijs  per  forciam  esset  aliquid 
acceptum,  quod  Commune  Bononie  debeat  ei  vel  eis  sati- 
sfacere  de  omni  eo,  quod  probaverit,  vel  probatum  fuerit  per 
vim  sibi  acceptum  fore,  ipsum  vel  ipsos  conservare  indepmne 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  393 

vel  indempnes.  Et  predicta  omnia  debeant  reformari  in  Con- 
silio communis  Bononie  et  poni  in  libris  statutorum  Com- 
munis  Bononie,  absolvendo  omnia  statuta,  capitala  statutorum 
et  reformationes  populi  et  Communis  Bononie,  que  contra- 
dicerent  aliquid  in  predictis  vel  in  aliquo  predictorum,  et 
poni  debeat  hoc  pactum  in  .libro  statutorum  Communis  Bo- 
nonie. Promittens  dictus  syndicus  nomine  et  vice  communis 
Bononie  dicto  domino  Bitto  stipulantj  predicta  omnia  et  sin- 
gula  attendere  et  observare  et  adimplere  et  non  contrafacere, 
vel  venire  aliqua  ratione  vel  causa.  Et  versa  vice  dictus  do- 
minus  Bittus  promisit  per  stipulationem  prò  se  et  suis  here- 
dibus  dicto  syndico,  recipientj  et  stipulanti  vice  et  nomine 
Communis  Bononie,  predictam  monetam  secundum  supradic- 
tum  modum  legaliter  facere  et  fieri  facere  bona  fide,  et  at- 
tendere et  observare  omnia  et  singula  suprascripta.  Que 
omnia  et  singula  promiserunt  intra  se  vicissim  alter  alteri 
attendere  et  observare  et  non  contrafacere,  vel  venire  aliqua 
ratione  vel  causa,  sub  pena  mille  marcharum  argentj  bonj  et 
finj,  stipulatione  promissa,  et  obligatione  bonorum  Communis 
Bononie  et  dicti  domini  Bitti,  et  sub  reffectione  dampnorum 
et  expensarum  ac  interesse  litis  et  extra;  que  promisit  unus 
alteri  resarcire  integraliter,  pena  tociens  commitatur  et  exigi 
possit  quociens  contrafactum  fuerit  vel  ventum  in  quolibet  et 
prò  quolibet  capitulo  supradicto.  Et  ea  soluta,  exacta,  vel 
non,  predicta  omnia  et  singula  firma  et  rata  consistant. 

Et  predicta  omnia  et  singula  integraliter  observentur  ad 
bonum  et  sanom  intellectum  recte  et  legaliter,  secundum  quod 
scripta  sunt  supra  in  pactis  et  conventionibus   supradictis. 

Et  insuper  : 
dominus  Ribaldus  de  Foscardis  I   omnes  predicti  et 

dominus  Uguitio  de  Auxellettis  1  quilibet  predictorum 

dominus  Riccardinus  de  Artinexijs  ^  • • y. ,  • 

,      .         .„.        j    T-i  1-  1  i  prmcipaliter  ed  inso- 

dominus  Albizus  de  Duliolo  i  rj  • 

dominus  Benvenutus  Melonus                         [  "d"["    ^e    obligando 

dominus  Cazanimicus  Cazetta                       \  realiter   et    persona- 

dominus  Zeveninus  de  Zovenzonibus          [  liter   in    omnibus    te 

dominus  Petrizolus  quondam  domini  Ayme-  singulis  capitulis  hu- 

ricj  Zohenis  . 

dominus  Ugolinus  de  Sabatinis  iudex  J"^   contractus,    con- 

dominus  Johannes  domini  LanbertinjZoven-  Stituentes  se    prmci- 

zonis                                           /  pales  ,    renunciantes 


394 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


beneficiis  novarum  constitutionum  de  fidernssoribus  et  de 
pluribus  reis  debendi,  epistole  divi  Adrianj,  fori  privilegio, 
doli  mali,  condictioni  indebiti,  sine  causa  et  in  factum  actioni 
et  omni  alij  exceptioni  et  iuris  et  legum  auxilio,  promiserunt 
per  stipulationem  soiempnem  per  se  sousque  heredes,  omni 
exceptione,  occasione  juris  vel  facti  remota,  dicto  Jacobo 
syndico  Communis  Bononie  recipienti  et  stipulanti  nomine  et 
vice  Communis  Bononie  et  prò  ipso  Communi,  se  facturos  et 
curaturos  quod  dictus  dominus  Bittus,  conductor  diete  monete, 
omnia  et  singula  suprascripta  et  infranscripta  attendet  et 
observabit  et  integre  adimplebit  et  dictum  commune  Bononie 
indempnem  conservabit.  Et  si  non  attenderei  et  observaret, 
ipsi  per  se  et  de  eorum  proprio  attendent  et  observabunt  et 
adimplebunt,  sub  dieta  pena  mille  marcharum  argenti,  stipu- 
latione  promissa,  eidem  syndico  nomine  et  vice  Communis 
Bononie  recipienti  et  stipulanti,  et  ea  soluta,  exacta  vel  non, 
predicta  omnia  et  singula  nichillominus  semper  rata  sint  et 
firma  et  observare  integre  promiserunt.  Item  reficere  ac 
restituere  omnia  et  singula  dampna,  expensas,  ac  interesse 
litis  et  extra,  prò  quibos  omnibus  et  singulis  attendendis, 
observandis  et  integraliter  adimplendis  obligaverunt  dicto 
syndico,  nomine  et  vice  Communis  Bononie  recipienti  et 
stipulanti,  omnia  eorum  bona  tam  habita  quam  habenda. 

Preterea  dictus  dominus  Bettus  iuravit  ad  sancta  Dei 
Evangelia  corporaliter  predicta  omnia  et  singula,  ut  supra 
scripta  sunt,  sic  attendere,  observare  et  adimplere  in  omnibus 
et  per  omnia. 

Quod  quidem  pactum  approbatum  fuit  per  sapientes  viros 
dominum  Rolandinum  de  Romancijs,  Ugolinum  quondam  do- 
mini Zambonj,  Thomaxium  domini  Peverarij  et  Guillelmum 
de  Rombodevino,  doctores  Legum,  acceptos  per  dominum 
Potestatem  Bononie. 

Qui  Jacobus  Caxottus,  syndicus  Communis  Bononie,  iu- 
ravit super  animam  Potestatis,  qui  nunc  est  vel  prò  tempore 
fuerit,  et  omnium  de  Conscilio,  et  de  ipsorum  licencia  et 
mandato  omnia  et  singula  supradicta  firma  et  rata  tenere  et 
habere  et  non  contrafacere  vel  venire  aliqua  ratione  vel 
causa,  de  iure  vel  de  facto. 

Acta    et    celebrata  fuerunt  predicta  omnia  in   Conscilio 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  395 

speciali  et  generali  Communis  Bononie,  ad  sonum  campa- 
narum  in  palatio  veteri  Communis  predicti  more  solito  con- 
gregato, in  presentia  domini  Alberti  de  Fontana,  Potestatis 
Bononie  et  Ymole,  et  domini  Rizardi  de  Villa,  Capitanei  po- 
puli  et  Ancianorum  et  Consulum  populi;  presentibus  domino 
Caudino  judice,  domino  Zenzore  quondam  Milche  notarlo, 
domino  Bonaventura  de  Prunarola,  notarlo,  domino  Nigro 
de  Quercis  notarlo,  Johanne  domini  Benvignai  notarlo,  Ri- 
cardino, Jacobino  Auxellittj  bannitoribus  communis  Bononie 
et  aliis  pluribus  testibus  in  dicto  Conscilio  existentibus,  vo- 
catis,  rogatis.  „ 

De  Claris  Archigymnasii  Bononiensis  professorìbus,  ecc.  del  Sarti 
e  Fattorini  ediz.  Albicini  e  Malagola,  1896,  Bologna.  K.  Tipografia, 
T.   II,  p.   I,  documentojXXXII. 

Arch,  cit.  Memor.  Semprebene  de  Nigro,  car.  33  v.  e  34.  r.  et  v. 


VI. 

9   FEBBRAIO    1463. 

Capitoli  della  locazione  della  zecca  a  Lodovico   Canonici. 

—  "'Die  nono  februarij  1463,  obtenta  fuerunt. 

Forma  de  capituli  de  chi  ha  ad  battere  oro  et  denarj 
picininj  domandati  alla  R.""*  S.  de  Monsignore  et  sig/'  Se- 
dese  per  Ludovico  di  Calonesi. 

Prima  domanda  el  M.°  che  la  V.  R."'-^  S.  li  paghi  una 
Guardia  la  quale  sole  bavere  libre  cinque  el  mese. 

Item  domanda  la  pisone  della  Bottega  et  ex  nunc  non 
vole  che  le  V.  S.  spendano  piii  de  L,  doe  el  mese. 

Item  domanda  che  le  V.  S.  glie  diano  el  Sale  che  Ij 
bisognara  per  la  dieta  ceccha  che  serano  al  più  corbe  sei 
lanno  per  soldi  xl.  la  corba. 

E  lui  se  offerisse  de  battere  denarj  pizzoli  al  cunio  de 
Bologna  alla  liga  de  une  uncia  et  xxij  d.  con  2  de  remedio, 
che   restano  una  uncia   et  s.  xx.    Et  batterà  dicti   pizzoli  a 

51 


396  FRANCESCO   MALAGUZZl 


L.  4  et  s.  viij  de  dicti  d.  per  L.  de  peso  zoe  che  ognj  libra 
de  peso  fra  ramo  et  argento  darà  L.  4  et  s.  8  de  dieta  mo- 
neta de  pizzolj. 

Item  batterà  loro  al  peso  et  bontà  del  ducato  de  Ve- 
nesia  et  al  cunio  di  bologninj  doro.  Et  perche  siano  cogno- 
sciuti  dixe  che  metterà  larma  della  S.  de  N.  S.  presente, 
dove  era  posta  larma  de  papa  Nicola. 

Al  cavare  della  Moneda  de  Ceccha,  la  V.  S.  glie  fa- 
ciano  quella  provisione  che  glie  pare,  che  luj  remanera  pa- 
tiente  pregandole  che  faciano  electione  de  persone  integre 
et  intendente. 

Spesa  facea  la  Camera  per  la  Ceccha  vechia  : 

In  la  Pisene  de  la  Botega ducati  50 

In  j°  Soprastante L.  io  el  mese 

In  la  Guardia L.     5  el  mese 

In  lo  Sale,  lo  havevano  a  s.  40  la  corba. 

A.  Parisi  US,  Cancellerius.  » 
(Arch.  cit.  Zecca,  B.  3.  —  Affitti). 


VII. 

1475- 

—  "  Inventarium  supellectilium  Cecche  Communis  Bo- 
nonie  penes  Joannem  Boncompagno  existentium. 

Inventario  de  le  masaricie  de  la  cha  le  quale  sono  statte 
assignate  a  Joane  Boncompagno  in  più  volte  chome  apareno 
a  libro  de  la  chamera  e  a  libro  de  chabriele  Gozadin.  si- 
gnado  )$(  le  quale  masaricie  sono  statti  chonparatte  dj  dinarj 
de  la  chamera  : 

per  6  stassi  (setacci)   da  overerj  peso  lib.  143  a 

s.  2  la  lib L.  14  s.     6  d.  — 

per  IO  para  de  cesure  e  undexe  para  de  tanagie 

da  recharchare  peso  lib.  84  a  s.  2  la  lib.  .  .  L.  8  s.  8  d.  — 
per  quindexe  marteli  da  pianare  e  4  da  rebuare  (?) 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  •  DOCUMENTI  397 

e  4  mazole  da  rechalcare  peso  lib.  115  a  s.  2 

la  lib L.  II  s.  IO 

per  uno  paro  de  mantixj  grandi  da  cholare  ramj  L.  12  s.  — 
per  uno  paro  de  mantixj  da  cholare  oro.  .  .  .  L.  5  s.  12 
per  sie  chaverette  da  gustare  (?)  a  s.  io  luna.  .  L.  33.  — 
per  quattordexe  chasse  da  overerj  e  da  stampidurj 

a  s.  8  luna L.     5  s.  12 

per  lib.  19  (?)  de  ferj  vecj  zoe  una  paletta  da  ponere 

le  grane  in  lu  grusolo  (crogiuolo)  e  due  sferj  (?) 

da  chazar  e  una  pala  da  serare  li  fornellj  da 

cementare  e  uno  paro  de  forme  da  gettare  e 

uno  fero  da  serumare  i  bangi  a  s.  uno  la  lib.  L.     9  s.  16 
per  lib.  94  de  ferj  vecj  da  forme  e  da  forneli  a  d.  6 

la  lib L.     2  s.     7 

per  uno  paro  de  cesure  grande  pesa  lib.  76  a  s.  3 

la  lib L.  12  d.     8 

per  3  grusoli  grandi  de   fero  peso  lib.   34  a  s.   i 

la  lib L.     2  d.  14 

per  2  padele  de  fero  da  rechuovere L.  —  s.  12 

per  uno  trabuchelo  grande  e  4  picolj L.     2  s.  — 

per  una  chassa  grande  da  mettre  le  burse  .     .     .  L.     2  s.  — 

per  due  chasse  dabedo  (abete) L.     2  s.  — 

per  3  banchittj  da  gettare  grane L.     i 

per  uno  bancho  da  schrivere  e  da  tenire  contj  .  L.  5  s.  — 
per  lib.  28  de  chanalj  da  gettare  oro  e  argentj  a 

s.  2  la  lib L.     2  s.  16 

per  una  chassa  de  ramo  da  gettare  pesa  lib.  17  a 

s.  3  d.  6  la  lib L.     2  s.  19 

per  uno  paro  de  balance  tedesche  e  doe  para  de 

picole L.     3  s.  — 

per  uno  marcho  dottone  de  otto  marche  .     .     .     .  L.     i  s.  io 
per  2  piecj  de  marchj  de  brongio  intieri  de  mar- 
che 24 L.     i  s.  IO 

per  3  chrinj  de  ramo  da  frada  pesa  lib.  25  a  s.  3 

d.  6  la  lib L.    4  s.     7 

per  3  sponge  da  sugare  la  moneda L.  —  s.    6  d.  — 

per  uno  mortale  grande  peso  lib.  156  a  s.  3  la  lib.  L.  23  s.     8  d.  — 
per  lo    mazo  del   ditto   peso  lib.   27   a  s.    i    d.  4 

la  lib L.     I  s.  i6d.  — 

per  una  chassa  da  chanbiadore  chon  la  ciavadura.  L.     i  s.  — 
per  3  tavole  da  chanbiadore  de  nuso  (noce).    .     .  L.     3  s.  io  d.  — 
per  2  tasi   da   overieri   peso  lib.  44  a  s.  i    d.    6 

la  lib L.     3  s.    4d.  — 


398  FRANCESCO    MALAGUZZI 


per  Hb.  50  de  ramo  in  3  bacinelj  da  bianchire  e 

uno  da  gettare  grane  a  s.  4  la  lib L.  io  s.  — 

per  uno  paro  de    balance  grande  e  uno  paro    de 

picole L.     2  s.  — 

per  uno  fornelo  da  vento  peso  lib.  32  a  s.  —  d.  6 

la  lib L.     I 

per  uno  bancho  dabeto  (sic)    e    una  bancha   e  2 

schani  de  nuso L.     8  s.     9 

per  IO  braza  de  tela  nostrana   per   fare    sache   e 

sachittj L.     I  s.     5 

per  burse  da  overieri L.     i  s.  15 

per  lib.    45  de    fero  da    chonzare   (aggiustare)    lo 

fero  dal  vento  grande  (sic) L.     i  s.  io  d.  9 

per  2  burse  da  overjero L.  —  s.  17  d.  6 

per  una  bocha  da  mantisi  de  rame L.     2  s.  17 

per  uno  paro  de  tanagie  doro '.     .     .  L.  —  s.   io 

per  uno  mortaletto  picolo  de  chovero  (?)  apare  a 
libro  de  Chabriele  Gozadin  signado  ^  a  f.  47 
de  1474 L.     4  s.  io 

per  prime  masaricie  de  tasi  (?)  tanagie  e  martielj 
comparade  da  Ms.  Zoane  Francesco  poeta 
apare  al  ditto  libro  a  f.  47 L.  14  s.  — 

per  uno    martelo   da    overiero    se   chonparò    per 

Nicholo L.  —  s.  12 

per  4  martellj  da  rechalchare  se  feno  fare  a  M.° 

Orlando  fabro L.     i  s.  16 

per  uno  tapedo  da  bancho  che  fé  chondure  Cha- 
briele Gozadin  da  Venesia L.     7  s.  12 

per  uno   manego    da  chaza  novo   peso   lib.    23   e 

per  conzare  uno  altro  manego L.     i  s.  11  d.  6 

per  una  padela  nova  comparada L.  —  s.  16 

per  uno  remariolo  (armadiolo)  da  banchiero.     .     .  L.  —  s.     8  d.  6 

per  7  braza  de  pigiolado  de  mettre  al  tapedo  .     .  L.     i  s.  15 

per  2  burse  de  chuoro  una  per  Siro  e  l'altra  per 
Antonio  da  Carpi  e  una  per  Zoane  Boncom- 
pagno  per   mettre  i  lisi   dargento  dentro    .     .  L.     i  s.     5 

per  uno  fornelo  da  vento  grande  de  fero     .     .     .  L.     6  s.   12 

per  3  para  de  tanagie  e  due  martellj   chonperadi 

da  Pandolfo  fabro L.     2  s.  io 

per  5  marotte  se  feno  fare  a  M.«  Agusti      .     .     .  L.     i  s.     5 

per  uno  chrine  de  ramo  da  sugare   moneda  peso 

lit».  12 L.     2  s.  12 

per  2   orecie  per  lo  ditto   de  ramo  ...     .     .     .  L.     i  s.  — 


LA   ZECCA    DI   BOLOGNA    -    DOCUMFNTI  399 

per  uno  martelo  e  chavenazo  (sic)  per  lo  fardelo  de 

Siro L.     I  s.     I 

per  una  mazola  per  lo  mantova  (sic) L.  —  s.     6 

per  una  bursa   de  chuoro  da  oro L.  —  s.     5 

per  uno  martelo  per  lo  garzone  del  guasta.     .     .  L.  —  s.  16  d.  6 
per  uno  fornelo  da  vento  cho(n)  lo  chovercio  peso 

Hb.  49 L.     2  s.  — 

per  2  para  de  balance  e  farne  chonzare  doa  para.  L.     i  s.     2 

per  uno  martelo  per  Andrea  Galuzo L.  —  s.  14 

per  lucerne  e  casendelj L.  —  s.     8 

per  2  chaverette  e  uno  bancho  da  stampidore  .     .  L.     2  s.     2 

per  ferj  misi  a  la  chaveretta L.  —  s.  14 

per  fare  sache  de  tela L.     i  s.  io 

per  uno  bacinelo  de  ramo  da  bianchire    .     .     .     .  L.     2  s.  io 
per  una  chassa  da  oveririero  per  lo  padre  de  An- 
tonio da  Carpi L.  —  s.  18 

per  una  bursa  de  chuoro  per  Jachomo  de  Francesco  L.  —  s.  io 
per  uno  siciaro  de  masegna  (macigno)  per  la  cecha  L.  53.  — 
per  fero  da  chonzare  uno  fornelo  da  vento.     .     .  L.  —  s.  19 

per  2  para  de  cesure  da  gustare L.     2  s.     5 

per  2  circj  (cerchi)  de  fero  per  le  chaverette  .  .  L.  —  s.  8 
per  2  chaverette  e  una  chassa  da  overierio     .     .  L.     45.     7 


L.  252  s.  16  d.3" 


(Arch.  cit.  Zecca,  B.*  4  Inventarti,  ecc). 


Vili. 

Sumniario  vulgarizzato  et  tracio  dallo  strumento  de  la  Lo- 
gasone  (sic)  de  la  Cecha  facta  ad  Amhruoso  dal  Sarafim. 

mcccclxxxx  Adi  xxiij  de  Desembre. 

El  fu  electo  alla  Cura  de  la  Cecha  Ambruoso  dal  Sa- 
rafim cum  li  Modi  et  Capitali  infrascripti  per  el  tempo  de 
tri  anni,  comenzando  a  di  primo  de  Genaro  1491,  zoè 

Chel  debia  accettare  tuto  lo  Argento,  et  Oro  da  qua- 
lunque li  vora  ponere  in  epsa  Cecha,  et  diati  Oro  et  Ar- 
gento cimentare  et  farà  cimentare,  et  redurre  a  la  Lega  de 


400  FRAN'CESCO   MAI. AGUZZI 


unze  nove  et  denari  vinti  per  libra  de  Argento,  et  cussi  ci- 
mentato, et  reducto  battere  et  de  quello  fare  battere  Gros- 
soni  et  Grossetti  de  argento,  zoe  Grossoni  Cento  undese  et 
mezo  infino  a  Cento  dodese  al  piiì  per  ciascuna  libra  de  peso 
de  argento,  et  Grosseti  Dusento  vintitri  et  mezo  insino  in 
Dusento  vintiquatro  al  più  per  ciascuna  libra  de  peso  de 
argento,  et  per  soa  mercede  da  qualunqua  ponera  in  Cecha 
et  farà  battere  dicto  Argento  tore  soldi  Tredese  de  quatrini 
per  ciascuna  libra  di  peso  de  Argento  cimentato  et  reducto 
a  la  Lega  predicta  et  batuto  :  li  quali  habia  a  pagare  al  so- 
prastante de  dieta  Cecha,  et  per  ciascuna  libra  de  oro,  ba- 
tendo  Ducati  doro  al  peso  et  Cunio  secundo  el  Tenore  de 
la  Bolla  del  papa  Paulo,  tore  per  soa  faticha  et  spesa  da 
qualunqua  metterà  in  Cecha  et  farà  battere  epso  oro  cimen- 
tato et  batuto,  comò  de  sopra. 

Item  chel  debia  fare  battere  quatrini  et  Denari  picholi 
a  la  Lega  de  una  unza  et  meza  per  ciascuna  libra  de  peso 
de  dicti  quatrini  et  denari  picholi;  de  la  quale  se  faciano  et 
debiano  fare  numero  libre  quatro  et  soldi  diese  de  Moneda 
per  ciascuna  libra  de  peso  de  dieta  Moneda  de  quatrini  et 
Denari  picholi. 

Item  chel  debia,  stando  aperta  la  Cecha,  et  batendose 
o  non,  paghare  omne  anno  a  lo  111.'"°  S.""*  M.  Zoanne  Ben- 
tivoglio  libre  Cento  de  quatrini  per  la  pisone  et  Afficto  de 
la  Casa  de  dieta  Cecha  et  per  lo  simile  paghare  a  la  Ca- 
mera del  Comune  de  Bologna,  over  ad  altri,  comò  di  sotto 
se  contene  soldi  Dui  de  Bolognini  de  argento  per  ciascuna 
libra  de  peso  de  argento,  che  se  cavara  de  Cecha  lavorato 
et  batuto,  et  soldi  tri  de  moneda  currente  per  ciascuna  libra 
de  peso  de  li  quatrini  et  denari  picholi,  che  se  cavaranno  de 
dieta  Cecha,  comò  de  sopra,  et  soldi  cinque  de  moneda  cor- 
rente per  ciascuna  libra  de  Oro  lavorato  et  batuto;  el  quale 
se  cavara  de  epsa  Cecha. 

Item  chel  debia  del  suo  proprio  Argento  batttere  et 
fare  battere  omne  anno  a  la  lega  predicta  et  numero  de 
Grossoni  et  Grosseti  :  corno  e  sopra  dicto,  almancho  libre 
Cinquecento  de  argento  a  la  dieta  lega  et  libre  Cinquanta 
doro  a  la  lega  et  peso  consueto. 

Item  paghato  che  bavera  primo  et  sopra  tuto  cum  effecto  a 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI       .        4OI 

lo  IH.  S.""  M.  Zoane  Bentivoglio  le  soprascripte  libre  Cento 
per  la  pisene  sopradicta,  chel  debia  de  quello,  se  dovera 
pagliare  a  la  Camera  del  Comune  de  Bologna,  zoe  de  quello, 
che  achadera  avanzare,  paghare  li  Salarij  ordinati  de  li  of- 
ficiali deputati  in  dieta  Cecha  per  li  Magnifici  S."'  Regimenti 
de  la  Cita  de  Bologna,  et  facti  li  paghamenti  de  la  pisone 
et  Salarij  predicti,  se  altro  ce  sopravanzara,  pagharlo  al  ge- 
nerale Thesoriero  de  la  Camera  et  Comune  de  Bologna. 
Cum  questo  che  sopravenendo  peste,  et  Guera,  o  uno  de 
quelli  durante  el  dicto  Tempo,  el  supradicto  Ambruoso  non 
sia  obligato  a  la  observantia  de  le  predicte  cose  :  corno  de 
sopra  promesse,  et  cum  questo:  che  loro,  argento  et  ramo, 
ed  omne  altra  cosa  necessaria  :  la  quale  se  condura  et  acha- 
dera a  condure  per  uso  de  dieta  Cecha,  non  sia  obligata  a 
paghare  Gabella  alcuna,  ne  possa  qualunque  li  condura  esser 
costretto  a  pagarla,  ne  denuntiarli  in  altro  luoco,  che  in  ga- 
bella et  habia  el  prefato  Soprastante  per  el  bisogno  de  dieta 
Cecha  el  sale  :  che  glie  sera  necessario  del  Salare  del  Co- 
mune de  Bologna  a  resone  de  soldi  quaranta  per  ciascuna 
corbe,  et  a'  rasone  de  corbe,  et  non  più. 

Item  chel  debia  mantenire  et  conservare  a  tute  soe  spese 
tute  le  Massaricie  de  la  Camera  de  Bologna  :  le  quale  sono 
in  dieta  Cecha  per  uso  et  exercitio  di  quella  a  lui  consignate 
et  quelle  in  fine  del  dicto  tempo  restituire  a  la  Camera  et 
Comune  predicto. 

Item  chel  debia  tute  le  Monede  predicte  de  oro,  argento, 
et  de  Ramo  cussi,  corno  de  sopra,  fabricate  et  che  se  fabri- 
carano,  del  peso,  lega,  numero  et  Cuneo  predicti  et  che  se- 
rano bene  et  laudabilmente  stampate  et  fabricate,  cavarle  et 
fare  cavare  a  li  debiti  tempi,  et  quelle  consignare  ne  li  modi 
forma,  et  ali  tempi,  che  se  contengano  ne  li  capituli  de  la 
Cecha  precedentj.  Referendo  ciascuna  parte  convenientemente 
l'una  o  laltra,  et  non  altramente.  Et  che  non  debia  battere, 
ne  fare  battere  in  dieta  Cecha  nel  tempo  e  termino  predicto 
alcuna  altra  Moneda  cussi  de  orò,  comò  de  argento,  over 
Ramo  de  altro  Cunio  et  Lega. 

Item  chel  debia  fare  a  tute  soe  spese  insieme  cum  le 
suprascripte  per  lui  promessa  omne  altra  cosa,  che  occorrerà 
da   fare    per    casone  de    battere    et  de  fare  battere  le  diete 


402  FRANCESCO    MALAGUZZI 


Monede  ali  modi  et  forme  predicti  et  del  Cunio,  stampa, 
lega  et  Bontà  suprascripte.  Assumendo  in  se  et  al  suo  gua- 
dagno et  danno,  omne  comodo  de  Spazatura,  et  Incommodo 
de  diminutione  over  Callo  de  Loro,  Argento,  et  Ramo  so- 
pradicti,  et  che  el  facia  et  facia  fare  per  le  mano  de  chi  se- 
rano deputati  le  stampe  per  li  fabricatori  de  monede  :  A  li 
quali  debia  sotisfare  de  la  loro  mercede  a  soe  spese  et  bat- 
tere loro  secundo  la  forma  de  la  Bolla  de  papa  Paulo,  et 
fare  le  Stampe  nove,  etc.  „ 

(Arch.  cit.  Zecca,  B/  3.  Affini  della  zecca). 


IX. 

23   DICEMBRE    1490, 

Capitoli  della  locazione  della  zecca. 

—  "  Sia  obligato  et  debia  aceptare  tuto  loro  et  Argento 
et  ramo  da  qualunqua  persona  vora  ponere  in  Cecha  et  dito- 
oro  et  Argento  cimentare  et  fare  cimentare  et  ridurre  che 
loro  sia  fin  zoe  che  tenga  almeno  dinari  vintitri  et  tri  quarti 
d'oro  a  rasone  de  denarj  vintequatro  per  zaschaduna  unza  et 
che  lo  argento  sia  a  lega  de  unze  nove  et  dinari  vinti  per 
libra  di  pexo  dargento  et  cosi  cimentato  e  veduto  batere  et 
di  quello  fare  batere  quarti,  grossoni,  Grossitj,  et  bolognini 
dargento  zoe  grossoni  Cento  disdoto  al  più  per  ciascuna 
libra  di  peso  dargento  et  grossiti  Duxento  trentasei  al  più 
per  ciascuna  libra  al  più  di  pexo  dargento  et  bolognini 
quatro  cento  setantaduj  al  più  per  ciascuna  libra  di  peso 
dargento  et  quarti  trentauno  et  vintitri  vintiquatroeximj  (^ 
al  più  per  ciascuna  libra  di  pexo  dargento  et  ducati  Cento 
quatro  al  più  per  ciascuna  libra  doro  cimentato  come  di 
sopra. 

Item  che  abia  a  batere  loro  al  chunio  et  sicondo  il 
modo  consueto  et  debia  avere  per  sua  faticha  et  spesa  da 
qualunque    metera  in    cecha  et   farà    batere    esso  oro    soldi 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  4O3 


venticinque  de  quatrini  per  zascuna  libra  de  peso  cimentato 
et  batuto  corno  di  sopra  senza  alcuno  callo. 

Item  che  abia  a  fare  batere  quatrini  et  dinarj  picholi  a 
iegha  de  unza  una  et  megia  per  ciascuna  libra  di  peso  de 
ditto  quatrinj  et  dinari  picholi  (sic)  de  la  quale  se  facciano 
et  debiano  fare  numero  L.  quatro  et  s.  12  al  piìi  per  za- 
scuna libra  di  peso  de  quatrini  et  dinari  picholi  et  debia 
avere  per  sua  faticha  et  spesa  soldi  tredese  de  quatrini  per 
zascuna  libra  di  peso  cimentato  et  batudo  et  ridotto  a  la 
Iegha  preditta. 

Item  che  debia  avere  per  sua  mercede  da  qualunqua 
pora  in  cecha  soldi  tredese  de  quatrinj  per  zascuna  libra  di 
peso  de  Argento  cimentato  et  batudo  et  ridutto  a  la  Iegha 
preditta. 

Item  che  tuto  loro  Argento  ramo  et  ogni  altra  cossa 
necessaria  la  quale  se  condura  overo  acadera  condure  per 
batere  et  uso  de  dieta  Cecha  non  sia  obligato  a  pagare  ga- 
bella alcuna  ne  possa  qualunque  condura  essere  costretto  a 
pagare  ne  a  dinonzare  in  altro  luocho  che  in  Gabella. 

Item  che  debia  aver  il  Sale  dalo  Salaro  del  Comune  di 
Bologna  per  uso  de  ditta  Cecha  a  rason  di  soldi  quaranta 
per  corbe  a  rason  de  corbe  et  non  più. 

Item  che  debia  del  suo  proprio  argento  batere  et  fare 
batere  in  ogni  anno  almancho  libre  Mille  de  peso  in  quarti, 
grossoni,  grossiti  et  bolognini  a  la  dieta  lega  et  che  debia 
batere  ogni  anno  del  suo  libre  Cinquanta  doro  de  peso  a 
Iegha  et  peso  et  Chunio  consueto. 

Item  che  tuti  quegli  porano  in  Cecha  habiano  a  fare 
batere  la  mita  grossiti  et  laltra  mitta  sia  in  soa  libertade 
grossoni  o  quarti  overo  bologninj  quale  piase  più  a  quili 
ponerano  in  essa  cecha  per  batere. 

Item  che  tuto  largento  sino  ala  somma  de  libre  cin- 
quanta siano  obligati  dal  zorno  li  sarà  posto  in  cecha  a 
giorni  quindesi  al  più  darlo  et  consignarlo  a  quelli  T  ave- 
rano  posto  in  Cecha  in  tanta  moneda  stampata,  come  di 
sopra. 

Item  che  qualunque  porrà  oro  in  cecha  sino  ala  somma 
de  libre  diese  lo  debia  avere  batudo  da  quello  giorno  sera 
posto  in  cecha  a  giorni  sei  proximi  lavoranti. 

sa 


404 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


Item  qualunque  pora  argento  in  cecha  per  fare  quatrinj 
overo  denari  picholi  sino  a  la  somma  de  libre  cento  de  peso 
li  debia  esser  restituito  batudo  dal  giorno  sera  posto  in  cecha 
a  giorni  vinti  lavoranti. 

Item  che  debia  dare  ala  Camera  del  Comune  di  Bo- 
logna per  ogni  libra  de  Argento  lavorato  et  batudo  soldi 
dui  de  bolognini  d' argento  per  ziascuna  libra  di  peso  ba- 
tudo comò  e  ditto. 

Et  più  debia  pagare  per  ziascuna  libra  de  oro  batudo 
de  peso  soldi  cinque  de  quatrini  et  per  omne  libra  di  peso 
de  quatrinj  et  dinari  picholi  soldi  tri  de  quatrini  batudo 
come  di  sopra. 

Item  che  di  quello  provene  ala  Camera  del  comune  di 
Bologna  prima  sia  pagato  intieramente  lire  cento  vinte  per 
la  pisone  dela  botega  overo  stantia  dove  se  fa  dieta  cecha 
et  de  lo  resto  ne  sia  pagati  li  ofTiciali  quali  serano  deputatj 
per  lo  R.™°  Monsignore  luocotenente  et  per  li  magnifici  Si- 
gnori Regimentj  et  fatti  li  pagamenti  antedicti  et  se  altro 
se  avanzara  se  abiano  a  pagare  al  depositario  generale 
dela  Camera  che  ne  facia  creditore  la  Camera  per  che  el 
potria  achadere  non  se  bateria  tanto  che  se  pagasse  ditti 
officiali  dechiaremo  :  che  se  abia  a  partire  a  rata  per  rata 
fra  ditti  officiali,  intendendose  sempre  che  luno  anno  non 
vada  per  laltro  fino  sia  ciaschaduno  da  per  se  solo  et  ogni 
anno  sia  saldato  la  tavola. 

Item  che  debia  conservare  a  soe  spese  tute  le  masarie 
dela  Camera  et  quelle  mantenire  le  quale  sono  in  dieta  cecha 
per  uso  et  exercicio  de  quella  a  lui  consignate  et  quelle  in 
fino  del  dicto  tempo  restituire  a  la  Camera  preditta. 

Item  che  tuto  loro  Argento  ramo  sarà  posto  in  cecha 
ne  siano  fatti  creditori  quilli  tali  laverano  posto  in  cecha 
suso  li  libri  ordinarj  comò  e  consueto. 

Item  che  tuto  loro  Argento  ramo  che  sera  posto  in 
Cecha  non  se  possa  trare  fuora  de  Cecha  ne  restituire  se 
prima  non  sera  fato  il  sagio  vergetino  et  visto  per  li  so- 
prastanti et  per  loro  licentiato  et  non  per  altra  via  secondo 
il  modo  usato. 

Item  achadendo  che  alcuni  forastieri  veniseno  in  questa 
citade    per    pore    argento    in    Cecha    et    che    ne  aveseno  al 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  405 

manche  da  libre  trenta  in  suxo  et  volendo  lui  una  moneda 
più  che  una  altra  del  Chunio  sopraditto  in  quello  caso  stia 
ali  soprastanti  a  dargli  licentia  et  non  per  altri. 

Item  che  ponendo  oro  Argento  ramo  in  cecha  per  alcun 
forastiero  et  tenero  siano  obiigati  a  dargli  et  restituirgli  in- 
tieramente tuto  quello  li  sarà  stato  dato  al  tempo  ditto  di 
sopra. 

Item  che  ogni  anno  nel  mese  de  Zenaro  siano  obbligati 
a  fare  una  tavola  de  tuto  quello  aura  lavorato  la  Cecha  lo 
anno  pasato  et  quello  presentare  al  R.™"  luocotenente,  etc.  „ 

(Arch.  cit.  Zecca,  B.*  3.  Affitti  della  secca). 


X. 

Francesco  Francia  incisore  dei  conii. 
1508. 

*  Francisci  Francie  prò  stampis. 

"  Vobis  speciali  viro  Rodulpho  fantucio  camere  Co- 
munis  Bononie  Thesaurario  tenore  presentium  comittimus  et 
mandamus  :  quatenus  solvatis  seu  solvi  faciatis  Francisco 
Francie  ducatos  quinquaginta  auri  in  auro  prò  sua  mercede 
duarum  stamparum  S.""  D.  N.  prò  stampandis  monetis  quos 
quinquaginta  due.  in  vestris  et  diete  Camere  computis  admittj 
faciemus  prout  per  presentes  admittimus  et  admittj  man- 
damus. Datum  Bononie 

Die  xvij  Novembris  Moviij 

tam    prò  dictis   stampis  quam    prò   alijs    stampis    quas  ipse 
promittit  et  se  obligat  facturis  prout  erit  necessarium. 

Andreas.  „ 

Arch.  cit.  Mandati  (23  e.  259  v.). 


406  FRANCESCO   MALAGUZZI 


21    NOVEMBRE    1508. 

"  Item  (xL  consiliarii)  per  decem  et  novem  fabas  albas 
et  sex  nigras  obtemtum  fuit  quod  solventur  de  pecunijs  exor- 
dinariis  Camere  magistro  Francisco  Francie  aurifìci  Ducati 
quinquaginta  auri  prò  mercede  sua  duarum  stamparum  scul- 
ptarum  cum  imagine  S.""'  D.  N.  et  insignibus  Comunis  Bo- 
nonie  prò  cudendis  monetis  novis  et  prò  mercede  et  qua- 
rumcumque  aliarum  stamparum  que  conficiende  forent  prò 
Ceccha  predicta  :  ad  quas  omnes  faciendas  teneatur  et  obligatus 
sit  prout  sic  ipse  facere  promittit  :  que  pecuniae  deinde  exi- 
gantur  ac  repetantur  per  ipsam  Cameram  a  Magistro  Cecche 
qui  ad  impensam  confectionis  stamparum  ipsius  Cecche  te- 
netur  et  obligatus  est.  „ 

Arch.  cit.  Partiti,  13  e.  154  r. 


XI. 

1°    FEBBRAIO    1538. 


"  Capitoli  della  Cecca  di  Bologna  novamente  reformati 
secondo  che  qui  di  sotto  si  vedera.  Nella  quale  reformatione 
se  è  avuta  ogni  diligente  consideratione  et  matura  consulta- 
tione,  si  della  stagione  delli  tempi  presenti  alquanto  diversi 
per  la  loro  malitia  dalli  tempi  passati,  si  anchora  di  ogni 
altra  cosa,  che  può  occorrere  alla  memoria  per  beneficio  et 
utile  di  detta  Cecca  et  honore  di  tutta  la  Città. 

Ohligatione  di  quanto  ha  da  osservare  il  Cecchiero  che 
è  ms.  Gaspare  Arme. 

I.  Primieramente  il  Cecchiero  sia  tenuto  dare  cautione 
di  scudi  ij.™  per  ossservanza  delli  infrascritti  Capitoli.  Alli 
quali  quando  contravenesse  incorra  in  pena  di  scudi  Cento 
per  ciascun  Capitolo. 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI        ^      407 

E  per  sicurezza  di  chi  ponera  oro  o  argento  in  Cecca 
sia  tenuto  dare  una  buona  ed  idonea  cautione  di  scudi  vj.™ 

2.  Item  sia  tenuto  ogni  anno  ponere  in  Cecca  del  suo 
proprio  o  di  sua  industria  libre  cento  di  peso  d'oro  di  bontà 
di  denari  xxij  per  onza. 

Parimente  poner  in  detta  Cecca  libre  duo  millia  d'ar- 
gento di  peso  di  bontà  di  onze  nove  et  denari  xxij  per  libra. 

Similmente  del  suo  poner  in  essa  Cecca  libre  1200  di 
peso  di  materia  per  fare  quattrini  et  denari,  che  dì  bontà 
tenga  onza  una  et  den.  sei  per  libra  di  peso. 

Declarando  però  et  expressamente  convenendo  che  per 
conto  dell'  oro  et  argento  si  possa  poner  l' uno  anno  per 
l'altro  et  che  sendone  prima  posta  quantità  alcuna  da  lui 
maggiore  dell'obbligo,  si  habbia  a  diffalcare  proportionata- 
mente. 

3.  Item  quando  da  alcuno  fosse  portata  in  questa 
Citta  per  transito  quantità  alcuna  d'oro  o  d'argento.  Della 
quale  quel  tale  è  tenuto  per  virtù  delli  Capituli  infrascritti 
lassarne  il  Terzo  in  Cecca,  non  volendo  egli  o  non  potendo 
aspettare  il  retratto  de  tale  oro  et  argento  secondo  gli  or- 
dini della  Cecca  qui  di  sotto  notati  et  volendo  vendere  il 
retratto  predetto  sia  obligato  il  cecchiero  infra  tempo  di  un 
giorno  o  di  dui  al  più,  pagarlo,  cioè  1'  argento  lire  tre  et 
soldi  tre  di  quattrini  per  onza  di  fino,  ma  chi  aspettare  il 
ritratto  habbia  a  ragione  di  L,  3,  4  nette,  et  l'oro  scuti  Cento 
sette  la  libra  à  ragione  di  fino,  cioè  che  tenga  di  bontà  de- 
nari xxij  per  onza.  Con  detrattione  però  di  dui  terzi  di  scudo 
per  libra  a  beneficio  del  detto  Cecchiero.  Et  mancando  il 
cecchiero  di  quanto  di  sopra  è  detto  il  patrone  di  tale  oro 
et  argento  possa,  passato  il  detto  termine,  impune  portar 
via  la  robba  sua. 

4.  Item  quando  comparesse  in  Cecca  oro  o  argento 
portato  da  qualsivoglia  loco,  in  minore  quantità  di  quella 
dispone  il  Capitolo  infrascritto.  In  tale  caso  sia  tenuto  il  Cec- 
chiero pagarlo  volendo  così  il  patrone  della  mercantia,  per 
il  pretio,  et  nel  tempo  et  termine  soprascritto. 

5.  Item  quando  alcuno  si  ritrovasse  quantità  d'oro  o 
dargento  in  cecca  et  per  qualche  caso  non  potesse  aspettar 
il  retratto  secondo  l'ordine  delli   Capitoli,  sia  tenuto  il   Cec- 


4o8  FRANCESCO   MALAGUZZI 


chiero   pagarli  la    moutanza   di   quello   nel  tempo    et   modo 
ante  scritto, 

6.  Item  il  cecchiero  predetto  sia  obligato  dare  alla 
Camera  di  Bologna  soldi  xv  di  quattrini  per  ogni  libbra 
d'oro  che  batterà  di  bontà  come  di  sopra. 

Per  ogni  libra  d'  argento  di  bontà  et  lega  di  Bologna 
soldi  tre  et  denari  sei. 

Per  ogni  libra  di  quattrini  di  bontà  di  onza  una  et  de- 
nari sei  habbia  a  dare  soldi  tre  et  denari  sei. 

7.  Item  debbia  mantenere  le  massaritie,  ferramenti  ed 
altri  instrumenti  alla  cecca  necessarij  et  quelli  custodire  et 
restituire  secondo  che  per  inventario  li  serano  consignati. 

8.  Item  debbia  a  tutte  sue  spese  far  batter  tutto  l'oro 
argento  et  quattrini,  che  serano  portati  in  Cecca,  pagando 
esso  tutti  li  operarij,  facittori,  ferramenti,  Cuzzuoli  et  carboni 
et  calli  et  altre  spese  solite,  dando  però  il  mercante  1'  oro, 
argento,  et  materia  da  far  quattrini,  alligata  alla  bontà  detta 
di  sopra,  et  con  il  saggio  in  mano,  a  spese  della  mercantia. 
Riservando  però  quando  si  facesse  nova  impresa  di  stampa, 
che  in  tale  caso  la  Camera  habbia  a  fare  secondo  il  consueto. 
Dechiarando  che  non  possa  battere  più  somma  di  quattrini 
et  denarini  di  L.  1200,  di  peso  cioè  1000  di  quattrini  et  200  di 
denarini,  come  di  sopra,  senza  expressa  licentia  di  superiori. 

Promissione  di  quanto  si  concede  al  cecchiero  per  sua 
utilità. 

9.  Habbia  il  detto  Cecchiero  il  luogo  da  far  la  Cecca, 
che  è  al  presente  in  essere,  pagando  la  pigione  la  Camera 
di  Bologna. 

10.  Item  debbia  bavere  dalla  Camera  le  Massaritie, 
casse  ed  mantici,  et  altri  instrumenti,  et  tutti  queUi  forni-" 
menti  necessarij  per  battere,  che  sono  appresso  di  Oriente 
di  Canonici  già  Cecchiero. 

11.  Item  se  li  habbia  a  mantenere  chel  scudo  d'  oro 
non  passi  il  pretio  di  soldi  settantacinque. 

Che  le  monete  tristi  et  tose,  et  quattrini  forastieri  sieno 
banditi  et  le  Monete  se  habbino  a  spender  per  la  loro  va- 
luta, fattone  il  saggio  secondo  gli  ordini  della  Città. 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  409 

12.  Item  quando  fosse  guerra  o  moria  generale  che 
Dio  noi  voglia,  in  tale  caso  sia  lecito  al  Cecchiero  renun- 
tiare  l' impresa  et  sia  disobligato  dalle  sue  conventioni  pre- 
dette, quanto  sia  solamente  per  il  tempo  sequente  a  tali  casi, 
et  non  precedente  havendo  rispetto  proportionatamente  alle 
obligationi,  fatta  però  la  protestatione  et  intimatione  della 
renuntia  predetta  di  duo  mesi  inanzi  legitimamente  alli  Si- 
gnori Superiori. 

13.  Item  occorendo  il  caso  della  morte  del  Cecchiero, 
che  a  Dio  non  piaccia,  li  suoi  Heredi  non  sieno  obligati  à 
queste  connentioni,  se  alle  parti  non  paresse  perseverare  in 
quelle. 

14.  Item  se  habbino  a  dare  al  detto  Cecchiero  per  suo 
salano  lire  x  il  mese,  secondo  il  consueto,  da  pagarsi  delle 
intrate  della   Cecca. 

15.  Item  per  publica  grida  si  habbia  a  publicare  che 
oro  e  argento  della  Città  et  contado  di  Bologna^  o  in  patene 
o  in  verghe,  o  in  piastre -o  in  massa  non  si  possa  exportare 
per  modo  alcuno,  sotto  pena  di  perder  la  robba  et  Cento 
scudi  d'oro  per  ciascuna  volta,  dalli  quali  la  terza  parte  sia 
della  Camera,  la  terza  dello  accusatore,  et  il  resto  dello 
Cecchiero. 

16.  Item  chel  Cecchiero  non  sia  tenuto  accettar  quan- 
tità d'oro  meno  di  mezza  libra  né  quantità  d'  argento  meno 
di  X  libre.  Ma  volendo  il  Mercante  contrattare  detta  roba,  sia 
tenuto  il  Cecchiero  accettare  tale  robba  col  pagamento  et 
tempo  detti  di  sopra. 

17.  Item  debbia  il  detto  Cecchiero  pigliare  da  qua- 
lunque metterà  in  Cecca  soldi  45  per  ogni  libra  d'oro  di 
bontà  sopradetta. 

Per  ogni  libra  d'argento  della  denta  bontà  soldi  15  et 
den.  6. 

Per  ogni  libra  di  quattrini  et  denarini  della  detta  bontà 
soldi  xiiij. 

18.  Item  secondo  la  presente  consuetudine  si  habbia 
a  dare  di  remedio  alla  lega  dell'oro  un  sesdecimo  di  denaro 
per  onza,  talmente  che  quando  si  caverà  di  Cecca  l'oro  ri- 
trovandosi di  bontà  de  denari  xxj,  et  xv,  sesdecimi,  s'habbia 
a  tollerare. 


410 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


19.  Item  se  habbia  a  dare  di  rimedio  alle  lega  delle 
monete  d'argento  et  delli  quattrini,  denari  dui  per  ogni  libra 
secondo  il  presente  costume,  et  per  rimedio  del  peso  quanto 
sia  per  V  argento,  si  habbia  a  dare  un  terzo  di  Paulo,  che 
sono  quattrini  xx.  Quale  remedio  se  habbia  parimente  a  dare 
a  tutte  le  altre  monete  di  argento  ordinate  come  qui  di  sotto. 
Et  alli  quattrini  per  rimedio  se  habbia  a  dare  soldo  uno  per 
libra.  Talmente  che  nel  cavarH  fuora  di  Cecca  non  possano 
essere  più  di  soldi  98  in  99  per  libra. 

20.  Item  per  beneficio  della  Cecca,  quando  occorra  il 
bisogno  del  lavorare  si  consente  che  non  ostante  le  ordina- 
tioni  antiche,  si  possa  andare  et  stare  in  detta  Cecca  per 
lavorare,  inanzi  la  messa  di  S.  Pietro  et  sino  alla  campana 
del  foco.  Procurando  pero  il  cecchiero  che  non  si  facciano 
tristitie  ne  fraudi  alcune,  ma  si  osservino  intieramente  le  or- 
dinationi  della  Cecca. 

21.  Item  secondo  il  consueto  si  pagherà  li  dui  Assag- 
giatori, Guardiano,  Cassiero  et  altre  solite  spese,  a  conto 
della  camera,  havendosi  però  rispetto  quando  le  intrate  della 
Cecca  non  suplessano  a  questi  tali  pagamenti,  che  in  tale 
caso  s'  habbia  a  pagare  primieramente  la  pigione  della  stanza, 
et  il  Cecchiero  et  li  Soprastanti  officiali  del  Magnifico  Reg- 
gimento, et  poi  del  resto  gli  altri  sopradetti  proportionata- 
mente  ;  e  sopravanzando  somma  alcuna  de  denari,  satisfatti 
che  seranno  tutti  li  sopradetti  intieramente  e  satisfatto  ms. 
M.  Antonio  Lupri  (?)  per  lo  assignamento  a  lui  fatto,  debbia 
essere  pagato  tale  avanzo  al  Generale  depositario  della  Ca- 
mera il  quale  vi  habbia  a  fare  creditrice  detta  Camera.  Ex- 
pressamente  dechiarando  che  in  questo  un'  anno  non  habbia 
a  intrare  in  laltro  per  modo  alcuno. 

22.  Item  si  ordina  che  quando  li  dui  Assaggiatori  no- 
vamente  eletti  discordassero  del  saggio  et  per  tale  loro  di- 
scordia il  cecchiero  patisse  o  incomodo  o  danno,  esso  Cec- 
chiero sia  relevato,  del  suo  danno  et  incommodo  a  spese  di 
quello  che  bavera  il  torto. 

23.  Item  si  ordina  che  de  l'oro  che  sera  posto  in  Cecca 
sino  alla  somma  di  libre  x,  sia  tenuto  il  cecchiero  dar  il  re- 
tratto infra  tempo  di  viij  di  lavoratori,  et  de  l'argento  sino 
alla  somma  di  libre  50,  habbia  a  dare  infra  tempo  di  xvj  di 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  ■  DOCUMENTI  4II 

lavoratori,    et  dalli    quattrini  sino    alla  somma    di    libre    loo 
habbia  a  dar  infra  tempo  di  xxv  di  lavoratori. 

Avvertendo  però  che  in  la  restitutione  delli  predetti  oro, 
argento,  et  quattrinj  il  primo  expedito  sia  quello  che  prima 
bavera  posto  in  Cecca.  Et  quando  in  un  medesimo  giorno  da  di- 
versi fossero  poste  in  Cecca  diverse  quantità  di  robbe,  in  qual 
caso  il  cecchiero  proportionatamente  le  habbia  a  dispensare. 

24.  Item  portando  nella  Città  alcum  Mercante  somma 
d'argento  che  passasse  libre  xxv,  per  fare  battere,  sia  obli- 
gato  il  Cecchiero  farle  battere  in  quella  sorte  di  monete  che, 
ad  esso  Mercante  parerà,  purché  sieno  della  sorte  qui  di 
sotto  nominate,  con  saputa  però  delli  Soprastanti. 

25.  Item  si  concede  alli  Forestieri  di  potere  portare 
in  questa  Città  per  transito  tutto  quello  oro  et  argento,  che 
ad  essi  parerà,  con  obligatione  che  1'  habbino  a  dennuntiare 
al  Cecchiero  antidetto.  Al  quale  siano  tenuti  lassare  la  terza 
parte,  quando  cosi  da  lui  siano  ricercati,  et  il  Cecchiero  sia 
tenuto  pagarli  infra  tempo  d'un  di  la  valuta  di  tale  aberzo 
per  li  pretj  già  ordinati,  quando  pero  il  Mercante  non  lo  vo- 
lesse mettere  in  Cecca,  et  aspettare  il  retratto  o  vero  per 
altra  via  contrattarlo  nella  Citta  e  quando  passasse  il  tempo 
predetto  d'un  di,  che  non  pagasse  il  Cecchiero  detto  Terzo 
al  Mercante,  esso  Mercante  possa  et  li  sia  lecito  impune 
portar  via  tutta  la  sua  robba. 

26.  Item  sia  esente  il  Cecchiero  per  tutte  le  robbe  gli 
accaderanno  per  bisogno  della  Cecca  et  habbia  bavere  dalli 
Datieri  il  sale  che  li  bisognerà  a  ragione  di  soldi  40  la  corba. 

27.  Item  non  si  possa  cavare  di  Cecca  né  oro,  né 
argento,  né  quattrini,  se  prima  per  gli  officiali  soprastanti 
non  sera  usata  la  debita  diligenza  in  appesare,  et  numerare 
il  predetto  oro,  argento,  et  quattrini  facendone  verghettino 
et  quello  dare  agli  Assaggiatori,  et  havuto  il  saggio  et  ri- 
contrato  l'opera  star  bene,  sia  licenziato  secondo  il  consueto. 

28.  Item  che  tutti  gli  officiali  della  Cecca  pagati  dalla 
Camera  sieno  tenuti  osservare  gli  ordini  loro,  et  far  gli  uffici 
loro  secondo  sono  obligati.  „ 

(Segue  la  nota  della  bontà  delle  monete  che  riportammo  già). 
(Ardi.  cit.  Pontificio.  Istrumenti  e  scriiture). 


5T 


412  FRANCESCO  MALAGUZZl 


XII. 
13   MARZO    1546. 

"  Informatione  delle  cause,  et  ragioni,  per  le  quali,  a  noi 
parerla  che  la  presente,  et  antica  Lega  del  battere  monete 
d'oro  et  d'argento  nella  città  di  Bologna  fosse  mantenuta  et 
conservata  come  per  l' adietro  sempre  si  è  usitato;  et  non 
s'introducesse  nova  variatione  di  Lega  per  confrontarla,  come 
si  dice,  con  Lombardia  ,  Parma ,  Piasenza,  et  forse  Roma  ; 
volendosi  haver  riguardo  alla  indennità  di  essa  città  et  al 
danno  espresso  del  popolo  di  quella  insieme  con  il  contado 
suo  ;  Et  p.* 

Si  vede  manifestamente  che  battendosi  a  nova  lega  tutta 
la  città  farla  alterazione  sopra  ad  ogni  negocio,  non  tanto 
per  li  pagamenti  ordinarij  de  debiti  già  creati,  quanto  per 
ogni  altra  natura,  et  specie  di  facende,  perche  se  ben  al 
riscoditor  seria  benefìcioso  assai,  seria  poi  a  rincontro  molto 
dannoso  al  pagatore,  havendo  da  pagar  li  debiti  a  migliore 
bontà  di  moneta,  di  quella  che  in  la  creatione  di  essi  debiti 
non  era,  Et  quando  bene  per  li  soperiori  fosse  provisto  a 
questo,  non  perciò  resteria  che  ogni  bora  non  ne  nascessero 
dispareri  et  esutentioni,  perchè  così  come  a  voler  che  sia 
lecito  lo  negociare,  è  ragionevole  lo  sottoporsi  al  danno  et 
all'utile,  così  ancora  in  questo  si  potria  per  chi  havesse  a 
scodere,  a  favore  suo  allegare  con  qualche  ragione  questo 
beneficio  et  vantagio  doverseli  con  effetto,  si  come  per  il 
contrario  potria  il  debitore,  crescendo  la  valuta  dell'oro,  come 
la  esperientia  per  li  tempi  passati  ci  ha  dimostrato,  dire  et 
volere,  che  a  sua  utilità  fosse  cresciuta. 

Appresso  ragionandosi  nella  nostra  città  in  ogni  mercato, 
a  lire,  si  può  creder,  che  non  ostante  migliore  bontà  di  mo- 
neta, che  si  spendesse,  chi  havesse  da  vendere  pani,  drappi 
di  seta,  et  ogni  altra  specie  di  mercantia  nobile,  et  vile  tah 
venditori  per  la  causa  ansidetta,  volessero  abbassare  li  precij 
delle  loro  merci,  et  così  farrà  ogni  operarlo,  onde  seria  assai 
dannoso  a  tutto  il  popolo  della  città,  et  conta,  per  chi  havesse 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  •  DOCUMENTI  '413 

da  spendere,  et  pur  quando  se  li  facesse  alcuna  previsione 
sopra,  haveria  più  forza  l'uso  comune,  che  ogni  altra  cosa, 
et  in  questo  si  può  addurre  un  facile  et*  manifesto  esempio, 
come  seria  che  nelli  tempi  passati,  si  è  visto  che  li  capi 
mastri  muratori  per  ogni  opera  d'un  giorno  solevano  pren- 
dere bolognini  sette  in  otto,  ma  successo  il  tempo  della 
carestia  n'  hanno  preso  sino  alli  x.  xj  et  anche  xij  et  cosi 
seguitano.  Ne  anche  ritornata  poi  l'abondantia,  si  .sono  potuti 
reformar  tali  precij.  Il  che  similmente  è  causato  in  tutti  li 
altri  operarij,  et  avenga  se  li  siano  fatte  molte  prò  visioni, 
non  perciò  si  è  mai  potuto  retirare  li  precij  alla  solita  meta, 
et  questo  è  causato  dalla  forza  dell'uso,  che  è,  come  è  detto, 
troppo  potente. 

In  oltre  si  comprende,  et  si  sa,  che  lì  tre  mighori  membri, 
et  principali  della  nostra  Città  sono  il  studio,  le  sede,  et  le 
canepe.  Quanto  al  studio,  si  dice  che  li  scholari  trovandosi 
haver  in  Bologna  questo  utile  del  vantaggio  dell'oro,  oltra 
le  altre  comodità,  molto  più  volentieri  concorreranno  a  Bo- 
logna, che  a  Ferrara,  et  Pisa,  li  studij  delle  quali  due  città 
ci  sono  molto  vicini,  et  ne  fanno  gran  danno.  Quanto  alla 
sede  si  vede  che  per  la  più  parte  quelle  che  si  lavorano  sono 
forestiere,  onde  il  primo  capitale  necessariamente  se  ne  va 
fuori  della  Città,  et  solo  ci  restano  le  manifatture,  et  quel 
poco  utile  del  guadagno.  Quanto  mo  alla  canepa,  che  si  può 
dire  membro  principale  per  nascere  meramente  da  noi,  et 
dalli  nostri  terreni,  questo  debitamente  ci  dona  più  utile,  et 
li  denari  per  la  maggior  parte  si  cavano  della  città  di  Vinetia, 
et  suo  Dominio,  per  il  che  alterando  noi  la  lega,  et  non  ci 
confrontando  altrimenti  con  li  S.""'  Vinitiani  circa  il  corso 
delle  sue  monete,  se  ne  riceverla  grosso  danno,  et  la  ragione 
è  pronta,  et  è  questa.  In  detta  città  di  Venetia  lo  scudo  d'oro 
al  presente  vale  L.  6  et  soldi  19  de  Marchetti  l'uno  come  si 
sa,  che  fanno  Marcelli  undici  d'argento,  et  Marchetti  sette, 
che  vagliono  L.  4  in  -f-  scudo  di  moneta  bolognese,  spen- 
dendosi qui  li  suoi  Mocenighi  a  L.  14  l'uno,  et  li  Marcelli  a 
L.  7  l'uno,  onde  chi  venderà  canape  può  credere  haver  da 
esser  pagato  più  presto  di  tal  moneta,  che  d'oro,  a  tale  che 
vendendo  il  cento  della  canepa  scudi  dieci,  se  Bologna  ab- 
bassasse la   valuta  dell'  oro,  seria    necessario    abbassare,  et 


414  FRANCESCO    MALAGUZZI 


abbattere  le  sudette  valute  d'argento,  dove  non  si  ricaverebbe 
quello  utile  nelle  vendite,  et  nel  dispensare  li  denari,  che  si 
mostra  nel  principio,  oltra  che  si  alterarla  tale  negotio,  et 
senariasi  in  gran  parte  il  commercio  di  questo  maneggio,  la 
qual  cosa  quanto  fosse  dannosa  a  questa  città  ogn'  huomo 
lo  conosce  manifestamente  ne  potria  giovar  il  dire  che  cia- 
scuno farla  suo  conto,  per  che  la  introduttione  d'una  cosa 
tiene  in  se  una  tal  forza  che  a  rimoverla  ci  bisogneria  altro 
che  parole. 

Oltra  di  questo  non  può  esser  durabile  tal  lega,  à  miglior 
bontà,  non  la  confrontando  ne  con  Venecia,  Firenze,  Lucca 
et  Siena,  et  se  Bologna  battesse  le  monete  alla  bontà  del 
scudo  a  rason'  de  boi.  73  l'uno,  seria  necessario  che  tutte  le 
nostre  monete  se  ribattessero  del  precio,  et  che  le  nove,  che 
si  coniassero  fossero  migliori  di  bontà,  et  questa  è  causa 
potente  piìi  che  tutte  le  altre,  che  se  a  bolognini  dieci  li 
Pauli  nostri  sono  levati  da  Bologna,  et  con  lagio,  abbatten- 
doli et  facendo  migliore  lega  alli  novi,  tanto  maggiormente 
resteria  exhausta  la  nostra  città,  et  per  la  causa  sopradetta 
ancora  del  valore  della  moneta  Vinitiana. 

Che  Ferrara  habbia  à  batter  à  nova  lega,  et  una  sol 
lega,  non  si  crede,  per  chi  sempre  ha  battuto,  et  batte  in 
tre  Cecche  tutte  diverse  di  lega,  ciò  è,  essa  Ferrara,  et 
Modena,  et  Reggio,  et  questo  per  beneficio  delle  città,  et 
secondo  li  loro  usi. 

Appresso  havendo  questa  città,  et  il  popolo,  et  suo  conta 
tante  insupportabili  gravezze  di  Dati)  insoliti  et  inconsueti, 
maximamente  per  la  impositione  Triennale,  oltra  il  danno 
dello  augumento  di  essi  Datii,  riducendo  le  monete,  et  oro, 
a  minor  precio,  et  spendendosi  lo  scudo  a  bolognini  73  et  le 
monete  per  lo  simile,  ne  seguiria  un  altro  danno  non  me- 
diocre, che  dove  con  la  valuta  d'un  scudo  a  L.  4  l'uno  si 
paga  15  gabelle  in  circa  del  Dacio  delle  porte,  quando  va- 
lesse solamente  L.  73  non  se  ne  pagana  che  circa  13^,  et 
così  conseguentemente  si  preiudicaria  al  popolo  in  ogni  altro 
Datio,  oltra  il  disordine,  et  confusione  in  che  si  poneria  tutta 
la  Città,  come  è  detto  per  le  cause  allegate. 

Si  soggionge  anchora  un'altra  parte  non  di  poca  consi- 
deratione,  che  havendosi  a  provedere  à  N.  S.  delli  xxx'"'  d.'^' 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  415 

d'oro  l'anno,  come  si  farla  a  rinvenirli,  se  si  sminuessero  di 
precio?  Noi  non  ci  conosciamo  sufficienti  à  una  tale  provi- 
sione. Ma  è  ben  da  avertire  a  quelle  parti  che  ci  possono 
relevare  alquanto  in  questo,  come  seria,  che  per  valere  un 
poco  più  da  noi  la  valuta  del  scudo,  per  questa  causa  li  d.'^' 
ci  sono  portati  da  persone  forastiere,  et  da  terre  aliene  per 
levar  le  nostre  canape,  li  garzole,  le  funi,  li  velami,  li  drappi 
di  seda,  et  molte  altre  merci,  con  le  quali  disegnando  li 
compratori  farne  alcuno  profitto  insieme  con  il  lagio,  che 
principalmente  guadagnano  à  portarne  l'oro,  reducendo  li 
scudi  à  minore  precio  delle  L.  4  si  farieno  astenere  del 
portarci  l'oro,  et  appresso  di  levarci  la  merce  bolognese  della 
quale  si  riceve  tanto  utile,  cosa  sopra  modo  da  considerare 
et  che  faria  gravissimo  preiudicio  non  solamente  nelle  cose 
publiche  ma  etiandio  nelle  private. 

Anchora  è  da  considerare  alli  retratti  che  hanno,  et 
debbeno  pervenire  in  la  nostra  Città,  si  di  Fiandra,  come  di 
Francia,  non  tanto  delli  organcini,  quanto  de  drappi  di  seda, 
et  velami,  quali  merci  in  se  hanno  tutto  il  suo  carico  delle 
spese,  a  rosone  delle  L.  4  per  scudo.  Et  essendo  le  remesse 
fatte  in  scudi,  reducendosi  a  minor  valuta  si  perderla  all'in- 
grosso, maximamente  che  di  quelli  se  ne  dispensa,  come  si 
è  in  altro  luogo  detto,  a  molti  creditori  delle  sede  vindute. 
Oltra  che  ne  nascerla  un  grosso  danno  alla  nostra  Doana,  et 
conseguentemente  al  studio  che  si  paga  di  denari  di  essa, 
per  che  non  si  manderieno  fora  tanti  lavori,  et  drappi  di 
seda,  come  si  mandano,  et  a  rincontro  non  seriano  portate 
in  Bologna  da  altri,  le  solite  merci. 

Circa  al  ribatter  le  monete  fatte,  prima  si  dice  che  a 
refar  li  quattrini  già  fatti,  se  ne  perderla  più  di  xxxv  per 
cento,  che  saria  il  totale  esterminio  della  nostra  Città,  et 
popolo.  Di  poi  quanto  alle  monete  d'argento  non  ce  ne  sono 
come  si  sa,  ne  comportarieno  forse  la  spesa  ne  materia 
d'argenti  fini  sodi  si  trovano,  che  sleno  poste  notabili,  et 
manco  in  futuro  si  trovarleno  con  tale  provisione,  et  la  espe- 
rientia  lo  dimostra,  che  non  si  può  haver  argenti  al  precio 
che  si  batte  la  moneta  a  rason  de  L.  4  per  d.'^"  che  tanto 
meno  s'haveria  à  minor  precio,  reducendolo  con  la  valuta 
dell'oro  a  L.  3.13  et  questa  è  ragione  evidentissima. 


4l6  FRANCESCO  MALAGUZZl 


È  cosa  di  gran  momento  anchora  questa,  quanti  oblighi 
publici  et  privati  sono  in  la  nostra  città,  si  per  lire  di  cambio, 
come  per  Instromenti,  scritture,  et  scritti,  et  depositi,  per 
causa  di  dote,  di  merci  vendute,  affitti  fatti,  et  denari  prestati, 
li  quali  oblighi  per  la  maggior  parte  contengono  in  lire  di 
nostra  moneta,  et  questo  numero  di  lire  si  è  ricevuto  per  la 
più  quantità  in  valuta  di  d.'''  a  L.  4  l'uno,  or  venendo  li  casi 
delle  restitutioni  di  essi  denari,  quanto  preiudicio  seria  al 
pagatore,  non  facendo  mentione  le  scritture  che  di  tante  lire, 
à  tale  che  si  verria  à  pagar,  o,  a  restituir  quello  che  non  si 
seria  ricevuto  con  gravissima  iattura  de  tutta  la  città  et 
popolo.  Ne  si  dica,  che  sopra  ciò  si  faria  provisione,  che  si 
havesse  rispetto  à  quei  tempi  delle  scritture  oreate,  et  non 
alla  nova  provisione,  che  si  facesse,  perchè  come  seria  chiaro 
che  valuta  si  fosse  sborsata  in  quel  tempo,  non  facendo  li 
sopradetti  oblighi  mentione  d'altro  che  di  tante  lire,  o,  che 
ne  seguiria  un  altro  inconveniente  che  ogni  debitore  per  qual 
si  voglia  causa,  non  ostante  che  havesse  ricevuto  valuta,  o 
moneta  vorria  pagare  in  d/'  d'oro  a  L.  4  l'uno,  che  non  seria 
honesta  cosa,  perchè  si  è  sempre  visto  non  solamente  in 
Bologna  ma  in  Roma,  Vinetia,  Lione,  Anversa,  Firenze  et 
altri  luoghi,  che  in  quel  tempo  che  si  è  fatta  la  provisione 
della  valuta  delle  monete,  in  quel  caso,  et  a  tempi  de  paga- 
menti è  stato  utile,  et  danno,  secondo  a  chi  ha  havuto  da 
pagare  et  scodere  iuxta  la  sudetta  provisione,  et  non  altri- 
menti. Le  quali  cose  ciascuna  per  se  et  tutte  insieme  gene- 
rarieno  tante  contentioni  et  liti,  che  oltra  quelle  ci  sono  al 
presente,  di  che  questa  città  assai  bene  ne  è  copiosa,  aggiun- 
tevi queste  nasceria  una  gran  confusione. 

Onde  per  le  cause  sopradette,  et  molte  altre  che  potrieno 
addursì  può  credere  che  A^.  S.  come  benigno  principe  debbia 
restar  contento  et  satisfatto  della  consueta  lega  di  questa 
città  de  tanti  et  tanti  anni  introdotta,  et  se  altre  Città  et  sig. 
vogliono  per  mutar  le  loro  leghe,  non  essendo  concordi  a 
questo  tutti  li  principi  d'Italia  facianlo,  et  Noi  lascino  nelli 
nostri  termini ,  et  se  per  le  loro  provisioni  vorranno  ab- 
battere li  nostri  Paoli,  et  altre  monete,  forse  sera  meglio, 
perche  in  pochi  giorni  tornaranno  a  casa.  Di  che  ne  risulterà 
che  essendo  la  nostra  città  bisognosa  di  monete  d'argento» 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  4I7 

tornerà   copiosa,    et   potrassi    spender   anchora   le    monete 
vinitiane. 

Di  Bologna  alli  xiij  Marzo  MDXXXXVI. 
Antiani  Consules  et  vex. 


Rnn 

(L.^S.)  lustitie  populi  et   comunis 

Confai. °    populi,  etc.  )     „.   .     .     „ 

(L.^S.)  Massari]  artium  > 

Quadrag-inta  Reformatores  (     ^.   .     r^ 

(L.^S.)  Status  libertatis  *    ^'^'"-  ^°"°"-  " 

(Arch.  cit.,  Isfrumenti  e  scritture). 


Xlli. 

12    OTTOBRE     I558. 


"  Ragioni  le  quali  con  la  debita  reverentia  et  summis- 
sione  si  desidera  siano  poste  in  consideratione  all' 111."'°  et  R.""" 
Signor  Cardinal  Caraffa  legato  nostro  sopra  il  Bando  delle 
Monete  novamente  pubblicato  in  Bologna  la  sustantia  et 
tenore  del  quale  è  che  non  si  debba  spendere,  dare,  ne 
ricevere  sorte  alcuna  di  monete  d'argento  grande  né  piccole 
che  non  siano  battute  nelle  Cecche  delle  Terre  immediata- 
mente sottoposte,  et  suddite  del  Stato  Ecclesiastico.  Prohi- 
bendosi,  dannandosi  et  Bandendosi  tutte  l'altre:  sotto  le  pene 
contenute  in  esso  Bando. 

Prima  si  dice  che  la  Città  di  Bologna  è  piazza  di  traf- 
fichi, negocij  et  commerci]  et  per  ciò  vi  concorrono  genti 
di  diverse  et  varie  nationj. 

Si  dice  anco  che  è  Città  di  Studio,  dove  vengono  Scholari 
di  diverse  bande,  quali  portano  overo  sono  loro  mandati 
denari  di  diverse  sorti. 

La  detta  Città  è  situata  et  posta  in  luoco  tale,  che  è 
circondata  da  Principi  et  Signori  che  fano  battere  Monete 
delle  quali  per    la  vicinità    et   per  il    sudetto    Commercio  è 


4i8 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


necessario  che  la  Città  si  riempia  et  se  ne  serva,  come  sempre 
ha  fatto. 

Nella  Città,  come  si  vede,  per  il  corso  ordinario,  sono 
et  si  trovano  poche  monete  battute  nelle  Cecche  del  Stato 
Ecclesiastico,  di  modo  che  havendosi  ad  osservare  il  sudetto 
Bando,  ne  seguiriano  molti  danni  et  pregiudicij  al  publico  et 
al  particolare,  anzi  la  total  ruina  della  Città,  insieme  con  la 
perdita  del  nome  et  riputatione  d'essa. 

Il  danno  publico  seria  che  li  Datieri,  ch'hanno  comprato 
li  Datij,  non  potriano  pagare  il  convenuto  prezzo,  non  potendo 
riscuotere  la  Moneta  che  si  ordina  in  detto  Bando,  per  il  che 
in  conseguenzia  si  può  anco  dire,  che  nelle  subhastazioni  et 
locationi  delli  Datij,  che  s'hanno  da  fare  per  l'anno  à  venire 
ciascuno  per  la  detta  difficoltà,  si  ritirarà  dalla  Impresa. 

Il  danno  particolare  è  et  seria  che  tutto  il  popolo  et 
ogni  grado  di  persone,  poveri  et  ricchi,  non  hanno  denari 
né  Monete  battute  nel  Stato  Ecclesiastico  et  se  pure  ne  hanno 
qualcuna  non  basteranno  per  comprare  pane  et  altre  cose 
bisognevoli  per  il  vivere,  di  modo  che  si  sentiranno,  come 
già  si  commenzano  a  sentire,  infiniti  stridi,  querele  et  lamenti 
da  ogni  banda  et  la  maggior  parte  delli  Mercanti  et  Artefici 
della  Città,  conoscendo  essere  impossibile  non  che  difficile 
osservare  pontualmente  il  detto  Bando  per  le  sudette  ragioni 
et  difìTicoltà,  serrarà  le  Botteghe  per  non  incorrere  la  disgrazia 
delli  Soperiori.  Alli  quali  in  ogn' altro  caso  è  et  sera,  come 
sempre  è,  questa  Città  et  popolo  obedientissima  et  obsequen- 
tissima. 

Si  ricorda  anco  quel  che  è  di  maggiore  considerazione 
che  questa  Città  non  havria  bisogno  di  provisione  alcuna 
sopra  le  Monete  regolandosi  et  governandosi  in  questa  parte 
con  li  Bandi  fatti  qui  dalli  Soperiori.  Nelli  quali  Bandi  si 
commanda  che  non  debbano  correre  ne  spendersi  se  non  le 
Monete  che  sono  alla  lega  di  Bologna,  la  qual  cosa  osser- 
vando come  si  è  osservata  continuamente  non  ha  mai  partorito 
inconveniente  alcuno.   „ 


(Ardi,  cit.,  Istrumenti  e  scritture). 


LA    ZECCA   DI   BOLOGNA    -    DOCUMENTI  419 

XIV. 
6   APRILE    1574. 

"  Parere  di  M.  Gio.  Batta.  Scotto  sopra  il  batter  Paoli,  ecc. 

Ili/'   Signori  : 

Dovendo  io  dire  il  parere  mio,  secondo  eh'  io  sono  ri- 
cercato, sopra  la  proposta  che  di  nuovo  viene  fatta  a  VV. 
SS.  IH/'  dal  Secretano  Matuliano  per  sua  lettera  de  l'ultimo 
di  Marzo  sopra  il  battere  in  questa  Zecca  di  Bologna  oro, 
argento  et  quattrini  alla  misura  et  lega  della  Zecca  di  Roma 
et  de  l'altre  zecche  dello  Stato  ecclesiastico,  acciochè  pos- 
sino  essere  comode  queste  monete  per  l'uso  delle  terre  di 
esso  stato  et  particularmente  della  Romagna  dove  a  S.  S/^ 
non  par  bene  che  si  apra  Zecca. 

Dico  primieramente,  quanto  alli  scuti  d'oro  essere  di 
già  fatto  et  tuttavia  farsi  quello  che  da  S.  B."^  si  desidera  in 
questa  Zecca.  Conciosia  :  che  il  peso  et  la  lega  che  questa 
Zecca  serva  nel  fare  di  A."  si  confronta  con  quello  che  hora 
per  la  nuova  capitulazione  deve  fare  la  Zecca  di  Roma,  la 
quale  ha  da  battere  li  A.''  della  sohta  lega  di  ventidue  de- 
nari et  di  peso  di  Centodue  alla  libra  :  dove  che  per  le  altre 
capitulazioni  haveva  da  batterli  alquanto  più  gravi,  cioè  a 
ragione  di  Cento  per  ogni  libra  :  et  hora  havendo  allegerito 
il  peso,  talché  ne  vadia  Centodue  alla  libra,  viene  a  confor- 
marsi in  circa  alla  regola  di  questa  nostra  Zecca,  perchè  la 
libra  di  Roma  non  è  grave  com'  è  la  nostra,  ma  risponde 
oncie  undici  et  uno  quarto  incirca  di  questo  nostro  peso. 
Dunque  quanto  a  questa  parte  de  l'Oro  non  ci  resta  più  che 
dire,  et  io  per  esperienza  posso  dire  alle  SS.  VV.  che  gli 
scuti  nuovi  di  questa  Zecca  sono  accettati  per  belli  et  buoni 
in  Roma  senza  dificultà  alcuna.  —  Quanto  poi  alla  moneta 
d'argento  io  ho  già  detto  altre  volte,  et  di  nuovo  replico  che 
mi  parrebbe  bene,  che  per  levare  la  dificultà  del  ridurre 
queste  nostre  monete  a  baiochi  di  Roma  secondo  il  suo 
vero  valore,  si  dovesse  far  battere  monete  di  valore  di  quat- 
trini quaranta  quattro,  le  quali  fussero  di  tale  peso   che  se- 

54 


420  FRANCESCO  MALAGUZZl 


condo  la  nostra  lega  contenessero  tanto  argento  fino,  quanto 
contiene  uno  Sullo  di  Roma,  et  si  spendessero  in  Roma  per 
baiochi  dieci,  et  cosi  facendosi,  mi  pare  si  darebbe  occasione 
di  fare  più  facende  in  questa  Zecca  et  sarebbe  accomodata 
la  Romagna  et  altre  terre  dello  stato  ecclesiastico  nel  fare 
suoi  pagamenti  alla  Camera  Apostolica,  si  come  fanno  con 
la  moneta  romana. 

Ma  perchè  pare  che  il  battere  julij  di  tal  sorta  secondo 
la  nostra  lega  non  satisfaccia  alli  Padroni  di  Roma,  deside- 
rando essi  che  cosi  fatta  moneta  sia  alla  lega  di  Roma,  a 
questo  io  dico,  eh'  io  non  so  vedere  ragione  alcuna  che  a 
ciò  li  debba  muovere,  poi  che  senza  alterare  la  solita  nostra 
lega,  possono  bavere  moneta  tale,  che  se  bene  non  sarà 
della  lega  di  Roma,  bavera  però  in  se  tanto  argento  fino, 
quanto  habbia  quella  di  Roma,  et  forsi  ancora  di  vantaggio, 
poiché  il  maggiore  suo  peso  supplirà  alla  lega,  ne  questo 
deve  a  loro  dare  punto  di  noia  ogni  volta  che  non  ci  sia 
qualche  misterio  di  spogliare  a  poco  a  poco  questa  Zecca 
della  sua  libertade.  Che  quando  questo  periculo  non  ci  fosse 
a  me  non  dispiacerla  che  per  accomodarsi  al  volere  de'  Su- 
periori, questa  Zecca  battesse  parte  alla  solita  lega  et  parte 
alla  lega  di  Roma,  secondo  che  ricercassero  li  Mercanti,  che 
ci  portano  gli  argenti,  et  che  quando  il  mercante  non  si  cu- 
rasse più  di  una  che  di  un'altra  sorte  moneta  in  tal  caso  si 
battesse  del  suo  argento,  moneta  per  Roma.  Hora  sopra  di 
questo  fatto,  crederei  fusse  bene  che  le  SS.  VV.  111."  per 
altro  mezo  che  del  R.™"  Mons.  Tesoriero,  facessero  parlare 
a  N.  S.  si  per  intendere  bene  la  mente  di  S.  B."%  si  ancora 
per  farla  capace  che  non  deve  curarsi  che  in  questa  Zecca 
si  battano  le  monete  secondo  la  nostra  lega  ;  purché  nella 
valuta  loro  siano  conformi  a  quelle  di  Roma  et  che  vera- 
mente contengano  in  se  tanto  argento  fino,  quanto  quelle  di 
Roma  per  non  fare  alteratione  di  questa  nostra  lega,  la  quale 
è  più  capace  d'ogni  sorte  d'argento  che  ci  si  porti  da  battere 
senza  bavere  ad  affinarli  con  danno   et   spesa   de   Mercanti. 

Finalmente  quanto  alli  Quattrini  mi  pare  non  si  debba 
fare  difficultà  alcuna  di  battere  alla  lega  et  peso  di  Roma, 
quando  ce  ne  sia  bisogno.  Ma  questo  è  cosa  che  poco  im- 
porta alla  comodità  del  commercio  con  la  Romagna,  et  con 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  42I 

quell'altre  Provincie,  conciosiachè  tutta  l' importanza  consiste 
nell'Oro  et  nella  moneta  d'argento. 

Mi  piace  poi  grandemente  che  N.  S.  sia  di  parere  che 
in  Romagna  non  si  apra  Zecca.  Perchè  invero  se  bene  vi 
s'aprisse  Zecca,  non  servirebbe  poiché  gli  argomenti  non 
nascono  in  Romagna  et  bisognerebbe  vi  fussero  portati  di 
fuori  da  Mercanti,  li  quali  Mercanti  non  sarebbono  per  por- 
tarvene,  se  non  quando  da  quella  Zecca  havessero  più  van- 
taggio che  da  l'altre  non  hanno.  Il  quale  vantaggio  doven- 
dosi fare  a  spese  della  moneta,  in  tal  caso  la  moneta  saria 
peggiore  de  1'  altre,  et  così  la  Camera  Apostolica  non  ha- 
vrebbe  l' intento  suo,  che  è  d'  bavere  buona  moneta  ne  pa- 
gamenti che  se  le  fanno. 

Tutto  questo  sia  detto  per  me  a  quanto  m'è  stato  do- 
mandato per  parte  de  le  SS.  VV.  111."  rimettendo  il  tutto 
al  suo  prudentissimo  giudicio,  et  con  questo  le  bascio  le 
mani.  Di  bottega  il  di  6  d'Aprile  1574. 

D.  VV.  SS.  111." 

humilissimo  Servitore 
Giambattista   Scotto.  „ 
(Arch.  cit.  Istrumenti  e  scritture). 


XV. 

"  Provistone  sopra  le  monete  tose  e  legiere  et  altri  particolari 
di  monete. 

Publicata  in  Bologna  il  dì  25.  &  reiterata  alli  26.  d'Agosto  M.  D.  LXXXVIIL 

Vedendosi  per  esperienza  quanto  sia  grande  la  malitia  Narrativa. 
de  gli  huomini,  che  posposto  ogni  timor  di  Dio,  amore  del 
prossimo,  &  senz'alcun  rossore,  acceccati  da  mera,  &  eccessiva 
avaritia,  &  estrema  ingordigia  del  guadagno,  procurano  con 
ogni  ansietà,  &  sollecitudine  per  diversi  modi  illeciti  prof- 
fittarsi  con  grandissima  offesa  di  sua  Divina  Maestà  pregiu- 
dicio  inestimabile  della  lor  conscienza,  &  danno  evidentis- 
simo  del   prossimo,  non  solo  con  tosare  monete  cosi  d'oro 


422 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


come  d'argento,  &  con  cercare  anche  di  condurne  altronde 
in  questa    Città  in  molta,   &    notabil  quantità    per  spargerle 
nel  popolo,  si  come  dall'effetto  s'è  più  volte  chiaramente  ve- 
duto, ma  in  particolare  dopò  la  publicatione  della  Provisione 
generale  fatta  alli  giorni  passati  sopra  esse  monete,  publicata 
sotto  li  15.  &  16.  di  Luglio  prossimo.  Onde  ne   nascono  gli 
istessi  inconvenienti,  e  disordini,  ch'erano  parimente  cagionati 
dal  tollerarsi  il  spendere  dette   monete  per  più   del  vero,  e 
giusto  lor  valore.  Al  che  volendo  il  molto  Illustre,  &  Reve- 
rendiss.  Monsig.  Prothonotario  Dandini  Vicelegato  mentissimo 
di  questa  Città,  etiam  d'ordin'espresso  di  N.  Sig.  col  volere 
&  consenso  de  gli  Illustri,  &  Eccelsi  Sig.  Antiani  Consoli,  Sig. 
Dispositiva.    Confaloniero  di  giustizia,  e  illust.  Reggimento  opportunamente 
provedere,  inherendo  non  solo  à  la  predetta  prima  provisione 
generale,  ma  quella  espressamente  rinovando,  e  confirmando 
in  ogni  sua  parte,  che  non  sia  però  contraria,  o  discrepante 
dalla  presente;  nel  qual  caso,  &  parte  questa  habbia  sempre 
da  prevalere,  &  essequirsi  (oltre  à  quanto  s'è  in  quella  sopra 
ciò  espresso)  ordina,  &  espressamente  comanda,  che  dalla  pu- 
blicatione di  questa  non  sia  persona  alcuna  cosi  terriera  come 
forestiera,  tanto  ecclesiastica  quanto  secolare,  di  qual  si  sia 
stato,  grado,  ordine,  e  conditione,  talmente  che  nissuno  s'in- 
tenda eccettuato,   che    ardisca,  o  presuma  sotto  qualsivoglia 
pretesto,  ò  colore  condure,  ne  far  condure  o  portar  in  questa 
Città,  suo    Territorio,  o  distretto,  ne  tampoco  spender  o  in 
qual  si  sia  modo  contrattare,  né  pagare  alcuna  sorte,  o  quan- 
Monete      tità  picciola,  o  grande  di  dette  monete  cosi  d'oro,  come  d'ar- 
ac d'argento,  gento  tose,  o  legiere  in  maniera,  che  callino  del  lor  vero  e 
giusto  peso  &   valore  di  Zecca,   da  dichiararsi   in  fine  della 
presente. 

Et  rispetto  alla  moneta  vecchia  di  Bologna  non  s'intenda 
altrimenti  tosa,  legiera,  ne  prohibita,  se  non  quella,  che  si 
trovarà  deteriore  del  peso  della  moderna  di  Zecca. 

Et  per  dar  tempo  à  ciascuno  di  disporre  senza  pregiu- 
dicio  della  Presente  Provisione,  &  senza  danno  proprio  di 
quella  quantità  di  monete  cosi  tose,  o  legiere ,  che  si  tro- 
vasse; si  concede,  che  fra  dieci  giorni  prossimi  quelli  della 
Città,  &  tra  venti  quelli  del  Territorio,  e  distretto  possano 
tali   monete  tose  e  legiere,  o  mandarle    alla  Zecca  a   farle 


Moneta 

vecchia 

di    Bologna, 


Termine  à 
scaricar- 
sene. 


LA   ZECCA   DI    BOLOGNA    -   DOCUMENTI 


423 


fondere  in  tanta  buona  moneta,  o  che  dal  Zecchiero  gli  sarà 
a  tal'effetto  pagata  buona  valuta  equivalente,  come  d'argento 
rotto;  overo  mandarla  fuori  di  detta  Città,  Territorio,  o  di- 
stretto, come  pili  a  ciascuno  piacerà.  Prohibendosi  però  a  chi 
si  sia  ad  ogni  il  poterla  fra  questo  termine  spender,  o  in  altro 
modo  contrattar'in  essa  Città,  Territorio,  e  distretto. 

Sotto  pena  alli  contrafacienti,  se  saranno  Banchieri,  Mer- 
canti, o  altri  che  ne  fanno  incetta,  e  mercantia  di  perder'af- 
fatto  la  detta  moneta  cosi  tosa  e  legiera  (la  qual  subito  sarà 
portata  in  Zecca,  per  fonderla  in  tanta  buona)  &  di  pagar'al- 
trettanta  buona  moneta,  quanto  valerà  la  tosa,  o  legiera,  che 
sarà  cosi  per  contrabando  levata.  Ma  se  saranno  altri  del  Po- 
polo, che  non  attendono  a  simili  traffichi  di  monete,  ma  so- 
lamente le  ricevano  da  suddetti  Banchieri,  e  Mercanti,  o  da 
altri  in  pagamenti,  &  contratti  (essendoli  trovate  dopò  il  detto 
termine)  ancor  che  non  le  spendessero,  overo  che  le  spendes- 
sero durante  esso  termine,  incorrano  in  pena  d'un  bolognino 
per  lira  per  mercede  dell'Essecutore,  che  ne  farà  l'esecutione: 
Et  la  moneta  cosi  tosa  e  legiera  si  dovrà  subito  portar  in 
Zecca,  dove  dal  Zecchiero  sarà  in  tal  caso  pagato  al  Padrone 
di  essa  l'equivalente  dell'argento  rotto,  come  di  sopra.  Il  che 
s'intende  pur,  che  questi  tali  non  siano  indiciati  di  farn^in- 
cetta,  o  mercantia;  nel  qual  caso  si  chiarirà  il  fatto  per  pu- 
nirli, o  di  questa  pena  se  faranno  in  minor  colpa,  o  dall'altra 
imposta  a  Mercanti,  e  Banchieri,  se  si  trovaranno  nel  caso,  e 
termine  loro. 

In  oltre  non  sia  persona  alcuna  come  di  sopra,  che  ar- 
disca, o  presuma  portar  fuori  della  Città  oro,  ne  argento  in 
pane,  in  verga,  ne  bruciato,  sotto  pena  della  total  perdita  di 
esso  conforme  alli  capitoli  della  Zecca;  ma  porta  o  al  Zec- 
chiero; qual  sia  tenuto  dargli  il  suo  giusto  valore;  overo  che 
gU  Io  partisca  per  suo  conto. 

Comandandosi  in  tanto  alli  Capitani,  Gabellini,  &  altri 
ministri,  &  guardiani  delle  porte  di  detta  Città,  com'anco  à 
gli  Officiali,  &  Essecutori  del  Territorio,  che  debbono  stare 
vigilanti,  &  usar'ogni  essatta  diligenza  per  scoprire,  e  arre- 
stare quelli,  che  portassero,  o  conducessero  in  essa  Città,  o 
territorio  di  dette  monete  tose,  legiere,  o  altre  prohibite  anco 
nella   predetta  prima  Provisione;  o  che    portassero  fuori  di 


Non  si  possi 
in  tanto 
spendere. 


Pene 
imposte. 


Oro, 
o   argento 

fuori 
di  monete. 


Capitani, 

&  altri 

guardiani 

delle  Porte, 

Officia):,  & 

Essecutori 

del 

Territorio 

stiano 

vigilanti. 


424 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


Tener' 

affisse 

In  publico 

ambe  le 
Provisioni. 


Bilancini, 

& 

perfetti 

per   lì  scudi 

d'  oro. 


Public! 
appesateli 

per 
le  monete 
d'argento. 


detta  Città  del  sopradetto  oro,  o  argento  in  pane,  in  verga, 
o  abrugiato  come  di  sopra,  col  contrabando,  che  trovassero  ; 
il  che  facendo  siano  tenuti  denontiarlo  come  di  sotto,  nel  qual 
caso  guadagnaranno  la  portione,  che  di  sotto  si  dirà,  che  gli 
sarà  subito  senz'alcuna  eccettione  pagata,  fatta,  che  ne  sia 
l'effettuai  essecutione.  Ma  se  fossero  detti  ministri,  &  essecutori 
scoperti  in  dolo  d'ammetter  scientemente,  o  d'accordo  con  li 
contrafacienti  in  essa  Città,  o  Territorio  alcuna  quantità  pic- 
cola, o  grande  di  dette  monete  tose,  legiere,  &  altre  prohi- 
bite  come  di  sopra;  o  se  in  qualonque  modo  si  trovassero 
negligenti  in  questa  parte,  o  conniventi,  saranno  come  tali 
puniti  ad  arbitrio  di  sua  Sig.  Reverendiss.  etiam  corporalmente. 

Et  perche  non  sol  la  presente,  ma  anco  l'altra  sudetta 
prima  generale  provisione  vadino  a  notitia  di  ciascuna  per- 
sona, &  che  tutte  le  lor  parti  siano  ben'intese;  &  che  di 
esse  nissuno  possa  pretendere,  ò  allegar'ignoranza,  s'ordina  & 
espressamente  comanda  a  ciascun  Banchiere,  Mercante,  Arte- 
fice, Hoste,  &  ad  ogn'altro,  che  faccia  publico  essercitio  &  ma- 
neggio di  denari  cosi  nella  Città,  come  sul  Territorio,  che 
debba  ad  ogni  modo  nelli  loro  Banchi,  Botteghe,  Hosterie, 
&  altri  loro  publici  ridotti  tener  affisse  ambedue  le  dette  Pro- 
visioni in  stampa,  e  talmente  in  publico,  che  possano  es- 
sere, &  siano  vedute  da  chi  vi  capitarà,  sotto  pena  di  scudi 
venticinque  d'applicarsi  come  di  sotto  si  dirà. 

In  oltre  siano  anche  ubligati  li  detti  Banchieri,  Mercanti, 
&  altri  predetti  tener  parimente  in  publico  nelli  detti  loro 
banchi,  botteghe,  hosterie  e  ridotti  le  bilancine  con  li  loro 
pesetti,  carati,  e  grani  giusti,  per  poter'in  servitio,  &  bene- 
placito di  chi  si  sia  appesar  li  scudi  d'oro,  acciò  che  nissuno 
possi  in  queUi  esser  fraudato  ;  si  come  siano  tenuti  appesarli 
quando  li  ne  sia  fatta  instanza  ne'  pagamenti  ch'essi  li  fanno, 
sotto  la  medesima  pena  di  scudi  venticinque  d'applicarsi  come 
di  sotto. 

Quanto  poi  alle  monete  d'argento  tose,  e  legiere  si  co- 
stituiscono non  solo  il  Zecchiere,  ma  anco  li  Assaggiatori,  che 
sono  M,  Carlo  Mangini,  e  M.  Gio:  Battista  Stella  Orefici 
nelle  Oreficerie,  &  come  publici  Ministri  ad  appesar  ad  in- 
stanza di  chi  si  sia  senz'alcuno  premio,  o  mercede  di  qual 
si  voglia  particolare  ogni  sorte,  e  quantità  di  monete. 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI 


425 


Dichiarandosi  espressamente  che  nel  pagar  che  faranno 
essi  Banchieri,  Mercanti,  o  altri  come  di  sopra  di  dette  mo- 
nete cosi  d'oro  come  d'argento,  quando  da  chi  le  riceverà 
saranno  havute  per  sospette  d'esser  tose  o  legiere,  &  di  esse 
come  tali  fatto  motto,  &  instato  di  farle  pesare,  se  da  quel 
tale  Banchiero,  Mercante,  o  altro  predetto  sarà  attestato  esser 
buone,  &  di  giusto  peso,  trovandosi  poi  altrimente  da  predetti 
publici  Assaggiatori,  o  Zecchiero  si  starà  in  tal  caso  alla  sem- 
plice assertione  del  recevitore,  che  quelle  siano  ristesse  mo- 
nete pagateli  come  di  sopra;  &  il  contrafaciente  sarà  ubligato 
alla  restitutione  di  tanta  buona  moneta,  &  essecutato  per  la 
pena,  come  di  sopra  esposta. 

Et  per  levar'ogn'abuso,  &  confusione  nell'avenire  circa 
l'intelligenza  di  più  sorti  di  scudi  d'oro,  essendosi  massime  nella 
sudetta  prima  Provisione  dichiarato,  &  permesso  un  sol  scudo 
d'oro,  &  non  più;  si  statuisce  chiaramente,  &  espressamente 
si  comanda,  che  nominandosi  per  l'avenire  nelli  contratti,  e 
conventioni  scudi  d'oro,  s'intendano  sempre,  e  siano  scudi  d'oro 
di  Zecca;  &  non  altrimente.  Li  quali  scudi  d'oro  di  Zecca  sono 
di  già  nella  predetta  prima  Provisione  stati  dichiarati  valere 
giustamente  rispetto  alla  moneta  de  hoggidì  d'argento  di 
questa  Zecca  Bolognini  novanta  l'uno  ;  Et  quando  si  dirà  scudi 
semplicemente  senza  nominar'oro,  s'intendano  sempre,  &  siano 
a  ragione  di  questa  moneta  di  Bologna  di  lire  quattro  Tuno, 
&  non  più.  Il  che  tutto  si  dichiara  espressamente  dover  per 
ciò  senz'alcun  pregiudicio  delli  contratti  e  conventioni  fatte 
per  il  passato  fin'al  giorno  della  publicatione  della  presente 
Prouisione;  &  che  habbia  luogo  per  l'avenire  solamente. 

Che  persona  alcuna  di  qual  si  voglia  grado,  o  conditione, 
non  possa  tener'in  Casa,  o  in  altra  parte  alcuna  stampa,  né 
forma  di  stampa,  ne  tonzure,  overo  tosature,  erosoli,  fornelli 
da  vento  forbici,  lime,  ne  altro  instrumento  atto  a  fondere, 
&  fabricar  monete  false,  o  a  tosar  le  buone;  sotto  pena-  di 
dugento  scudi  d'oro  d'applicarsi  come  di  sotto.  Riservati  il 
Mastro  di  Zecca,  gli  Orefici  mastri  di  botteghe  descritti  nella 
matricola  della  loro  Compagnia.  &  loro  Obedienti;  com'anco 
li  Mastri  pur  di  botteghe  dell'oro,  &  argento  battuto,  filato, 
&  batti  fogli  ;  quali  tutti  possino  soli  tenere  quell'instromenti, 
che  sono  necessari  alle  loro  arti. 


Dichiara- 

tione   de 

Banchieri, 

e  Mercanti 

circa  il 

giusto    peso 

delle 

monete   & 

scudi    d'oro. 


Distinzione 
chiara  dal 
scudo    d'oro 

à  quello 
di  moneta. 


Stampe, 
erosoli,  o 

altri 
instromenti 
da  monete. 


426  FRANCESCO   MALAGOZZI 


Appiicafioni  Et  le  pene  sudette  da  incorrersi  per  li  contrafacienti  come 

delle  pene.  ^.  ^^^^^  -^^  ^^^j  g-  yoglia  dc  sudcttl  casi  s'applicaranno  (si 
come  in  effetto  venendo  il  caso  s'estequirà)  per  un  terzo  a 
luoghi  pij,  un  altro  terzo  alla  Camera  di  Bologna,  e  il  resto 
per  metta  fra  l'accusatore,  &  essecutore,  che  ne  farà  l'esse- 
cutione  da  effiggersi  irremissibilmente  senz'alcuno  rispetto; 
&  s'usarà  diligenza  per  scoprire,  &:  chiarire  li  detti  tran- 
sgressori  ;  &  l'accusatore  sarà  sempre  in  ogni  caso  tenuto  se- 
creto. Eccetto  però  quel  Bolognino  per  lira,  che  si  dovrà 
essigger  da  gli  altri  del  Popolo,  à  quali  faranno  trovate  dopò 
il  termine  predetto  monete  cosi  tose,  o  legiere,  o  che  fra  il 
termine,  le  spenderanno  ;  la  qual  mercede,  s'intenda  tutta,  & 
sia  dal  detto  essecutore  solamente,  che  farà  l'essecutione  per 
sua  mercede. 
Facoltà  à  E  perche    le    fraudi    alla    presente    provisione,  &  l'altra 

Magistrati,  .  ,  .,,,.  .,-.,  .  _ 

Officiali,  &  prima  sudetta  già  publicata  più  tacilmente  si  scoprano,  &  mag- 
gior osservanza  d'ambedue  (conforme  pur  a  l'ordine  espresso 
di  S.  Beatitudine)  si  concede  ampia  autorità,  &  facoltà  a  tutti 
li  Magistrati,  &  Officiali  si  della  Città  come  del  Territorio, 
&  Distretto  di  far  osservare,  &  ad  ogni  essecutore  d'essequire 
indifferentemente,  ma  coh  ogni  vera,  &  candida  giustitia  am- 
bedue le  dette  prò  visioni  di  monete;  astenendosi  però  ciascuno 
ad  ogni  modo,  sotto  pena  arbitraria  di  sua  Sig.  Reverendiss. 
dall'estorsioni,  &  illecite  essecutioni,  con  haver  sol  l'occhio,  & 
mira  alla  retta,  e  santa  mente  di  S.  Beatitudine,  &  della  buona 
intentione  de  Superiori  predetti,  &  in  ogni  caso  habbia  sempre 
luogo  la  preventione. 
Facoltà  Quali  Magistrati  della  Città,  &  Officiali  del  Territorio,  & 

limitata  .        '^  °  ...  . 

intorno  il    Distretto    non    possano  fare  alcuna  dichiaratione  determinata 

peso   delle      _  '    ^  _ 

monete,  intomo  tal  materia  di  monete  tose,  o  legiere,  che  prima  non 
siano  chiariti  dalli  publici  Assaggiatori  predetti  del  peso  di 
quelle  monete,  che  havranno  levate,  come  stia  veramente 
conforme  a  gli  ordini  ch'essi  havranno  da  sua  Signoria  Re- 
verendissima, 
obiigo  degli  Et  li  Essecutori  siano  sempre  tenuti  (trovato  il  contrabando, 

Essecutori.       art  •  •  ... 

&  fatto  l'arresto  di  quello,  ricorrer  incontinenti  a  loro  Magi- 
strati, overo  Officiali  come  di  sopra  denuntiando  il  tutto  fi- 
delmente,  acciò  possano  dagli  Assaggiatori,  ò  altri  Ministri, 
che  acciò  fossero  deputati  chiarirsi  della  vera  qualità  del  peso 


LA   ZECCA    DI   BOLOGNA    -    DOCUMENTI 


427 


di  dette  monete  arrestate,  &  far  debita  giustitia  conforme 
sempre  alla  presente,  &  all'altra  predetta  prima  provisione; 
sotto  pena  etiam  corporale  ad  arbitrio  di  sua  Signoria  Re- 
verendissima. 

Et  oltre  li  sudetti  essecutori  si  dichiara  anco  espressa- 
mente, che  sia  lecito  ad  ogn'altra  persona  particolare  scoprir,  & 
accusare,  ò  secretamente  denunciare  qualunque  contrafaciente;  deno 
nel  qual  caso  ciascuno  sarà  tenutto  secreto,  &  guadagna  (vo- 
lendo) quella  portione  di  pena,  nella  quale  sarà  tal  contra- 
faciente incorso,  da  pagarsegli  incontinenti,  fatta  che  ne  sia 
l'effettuai  essecutione,  come  di  sopra;  &  si  procederà  contra 
ciascuno  senza  alcun  rispetto. 


Facoltà  à 
particolari 
d'accusare 


Li  pesi  &"  valute  di  ciascuna  moneta;  quali  s' hanno  da  osservare, 
sono  gl'infrascritti,  cioè  Monete  di  BOLOGNA. 


vagliono 
ottavi     carati  Lire 


Li  Gabelloni  da  26  Bolognini  pesano  d'onza 

Le  Piastre  overo  Testoni  alla  Romana 

Le  Piastre  da  20  bolognini      .     . 

Li  mezi  Gabelloni  da  13  bolognini 

Li  bianchi  da  io  bolognini 

II  Sisto  da  44  quattrini  .     . 

Il  Giulio  da  40  quattrini     . 

Il  Carlino  da  30  quattrini  . 

La  Gabella  da  26  quattrini 

Il  mezo  Carlino  da  15  quattrini 

La  meza  Gabella  da  13  quattrini 


tre 
o  dui 
o  dui 
o  vno 
o  vno 
o       o 


4 
13 

9 
12 

4 
17 
16 
12 

IO 

6 
5 


I—  6—0 
I —  2  —  0 
I  —  o — o 

0—13-0 

O — IO— o 

o—  7-4 

o—  6—8 

o—  5-0 

o-  4-4 

O —  2 — 6 
O-    2 — 2 


ROMA  con  tutto  il  stato  Ecclesiastico,  &  d'VRBINO. 

Il    Scudo    d'argento    di    Roma    nuovamente 

stampato    con    la   testa    di  N.    Sig.    Papa 

Sisto  V.  &  il  S.  Francesco  da  dieci  Paoli  i  10    3 — 16 — 8 

La  Piastra  over  Testone  da  3  Paoli    ,     .     .  o  dui     11     i —  3 — o 

Il  Paolo o  i-y     o—  7—8 


FIORENZA. 

Il  Scudo  d'argento  di  Fiorenza i  12 

Il  mezo  Scudo o  quat.  6 

La  Piastra  overo  Testone o  dui  9 

11  Giulio  overo  Barile o  16 


4 —  0—6 
2—  o— o 
I—  3-0 
o—  7—8 


55 


428  FRANCESCO   MALAGUZZI 


FERRARA. 


vagliono 
ottavi     carati  Lire 


La  Piastra  overo  Testone o  dui       51—  o— o 

Il  Carlino  overo  Diamantino o  no-  5 — o 

VENETI  A. 

Il  Scudo  segnato  numero  140 i       o      8    3 — 18—4 

La  Giustina  doppia  segnata  numero  80   .     .  o  quat.  16     2—  4—8 

La  Giustina  numero  40 o  dui       8     i —  2—4 

La  meza  Giustina  numero  20 o  vno      4     o  — 11 — 2 

MANTOVA. 

La  Piastra  con  Santa  Barbara o  dui        7     i —  2 — 4 

MILANO. 

Il  Scudo  di  Milano  pur  d'argento  col  Biscione 

senza  corona i       oii     4 —  o— o 

Il  mezo  Scudo  simil'a   quartiero,   etiam  con 

la  testa  coronata,  ma  fra  due  stelle  .  .  o  quat,  5  2—  o— o 
Il  mezo  Scudo  vecchio  con  la  testa  coronata 

senza  stelle,  &  l'arme  di  fuoi  Regni     .     .  o  quat.  14     2—  4—0 

Il  quarto  simile  per  metà o  dui       7     i  —  2 — o 

PARMA,    ET    PIASENZA. 

» 

Il  Scudo  d'argento  con  la  testa,  &  arma  del 

Duca I       o      9    4 —  o — o 

Il  mezo  Scudo  simile o  quat.     4     2 —  o— o 

Il  quatro  a  proportione o  dui       2     i—  o— o 

GENOVA. 

Il  mezo  Scudo  d'argento o  quat.  18     2—  6 — o 

Il  quarto  a  proportione       o  dui       9     i —  3—0 

LVCCA. 

Le  monete   di    Lucca  col   S.    Martino  a  ca- 
vallo, &  l'arma  di  quella  libertà  ....  o  tre        2     i —  7—0 
Ans.  Dandinus.  Viceleg. 
Herc.  Bent.  Vex.  lust.  » 

(Arch.  cit.  Assunteria  di  zecca.  Bandi). 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  429 


XVI. 

"  Riserva  dei  privilegi^  e  gius,  ad  usi  circa  il  peso  e  Lega 
alla  Zecca  di  Bologna  in  occasione  di  battuta  fatta  fare 
da  N,  S. 

Die  7  Januarij  1598. 

Ill.mus  et  R.mus  D.  Horatìus  Spinula  Bononiensis,  etc. 
meritissimus  Prolegatus  Volens  in  Esequatione  ejusdem  111.™^ 
D.  Ordinator;  ab  Urbe^  et  ab  111. me  et  R.mo  D.  Car."  Aldro- 
bandino  prò  comoditate  providendi  de  moneta  aurea,  et  ar- 
gentea prompta  espendenda  in  stipendijs  Militum,  et  alijs 
opportunis  ad  Belliim  Ferrarien.  quod  de  presenti  viget  Oidi 
facere  in  hoc  Civitate  Bononie  dictas  monetas  ad  ligam,  et 
pondus,  ac  cum  impressionibus  in  Urbe  uti  solitis  vel  cum 
alijs  sive  bene  visis,  cum  ad  hunc  finem  requisiverit  Ill.mum 
Regimen,  de  loco,  et  Utensilijs,  Ministris,  et  alijs  ad  id  op- 
portunis, dictumque,  Regimen  libenti  animo,  et  prò  servitio 
S.™'  D.  N.  predicta  omnia  accomodaverit,  ne  tamen  propterea 
prejudicium  aliquod  dicto  Ill.mo  Regimini,  et  Civitati  fiat, 
ve!  fieri  dubitari  possit.  Itcirco  idem  Ill.mus  D.  Vicelegatus 
Declaravit  Indulta,  privilegio,  Concessiones,  et  consuetudines 
antiquas  diete  Civitatis  tam  circa  Legam,  quam  circa  pondus, 
et  impressiones  monetarum  sive  auri  sive  argenti  per  pre- 
dictam  Cussionem  faciendam  ut  supra  fore,  aut  esse  quo  pacto 
innovatas  alteratas,  vel  immutatas,  sed  eo  omnia  remanere, 
et  esse,  ac  fore  in  suo  robore  illesa,  et  reservata  voluit,  et 
ac  si  predicta  comoditas,  et  diversa  Cussio  facta  non  fiiisset, 
vel  non  hic,  sed  in  Urbe  facta  fuisset,  Cum  in  hac  parte 
Regimen  Commoditatem  tantum  dictj  loci  Utensiliorum,  et 
Ministrorum,  ut  premittitur  prestiterint. 

Et  ita  dixit,  decrevit,  declaravit,  et  resservavit  omni  me- 
liori  modo,  etc. 

Horatìus  Spinola,  Viceleg.*"^ 

Loco  ^  Sigilli 
Jo  :  Maria  Monaldinus,  Cancell.  „ 

(Assuntcria  di"  Zecca.  Piani  elDiscipline  Monetarie). 


OPERE  NUMISMATICHE 

DI 

CARLO    KUNZ 


(Continuazione:   Vedi  Fase.  II,  1897). 


IL  MUSEO  BOTTACIN 

ANNESSO  ALLA   CIVICA  BIBLIOTECA   E   MUSEO  DI  PADOVA 


Mantova 

E   LE   ZECCHE  MINORI   DEI   PRINCIPI   GONZAGA. 

Se  vogliamo  prestar  fede  allo  Zanetti,  Leopoldo  Camillo 
Volta,  mantovano,  in  sullo  scorcio  del  passato  secolo,  lavorava 
intorno  ad  una  storia  delle  monete  della  sua  città,  ma  di 
tale  opera  non  abbiamo  altre  notizie,  né  sappiamo  di  quanto 
fosse  progredita.  Quale  un  saggio  di  essa  è  però  da  consi- 
derarsi la  erudita  dissertazione  sulla  origine  della  zecca  e 
sulle  prime  monete  di  Mantova,  inserita  nella  raccolta  Za- 
nettiana. 

Qualora  fosse  indubitato  il  diploma  dell'  imperatore  Ot- 
tone III  (997) ,  per  tacere  di  quello  di  Berengario  I  e  di 
Lotario  II,  tenuti  controversi  da  molti,  l'origine  della  zecca 
mantovana  daterebbe  dalla  fine  del  secolo  X;  ma  se  vo- 
gliamo invece  attenerci  soltanto  alle  monete  pervenuteci,  ch'è 
forse  il  migliore  partito,  il  suo  principio  non  salirebbe  oltre 
la  seconda  metà  del  secolo  XII  (i)-  Checché  ne  sia  di  ciò, 
facciamo  voti  che  il  concetto  del  Volta  sia  incarnato  al  piìi 
presto  e  con  tutta  la  possibile  ampiezza  per  opera  del  chia- 
rissimo signor  D.  Attilio  Portioli,  il  quale,  negli  Appunti  che 
va  dettando  nel  Bullettino  di  Numismatica,  mostra  di  quanta 
soda  dottrina  fornito  e  quanto  innamorato  e  padrone  egli  sia 


(i)  A  tale  opinione  non  aderisce  l' egregio  D.  A.  Portioli,  che  re 
troccde  fino  alla  prima  metà  del  secolo  XI  colle  prime  monete  vescovili 
Egli  ammette  anche  il  diploma  di  Lotario  II  e  segnala  l'esistenza  d'altri 
di  Corrado  II  e  di  Federico  I,  i  quali,  quantunque  posteriori,  gli  com 
provano  l'esistenza  della  zecca  mantovana  più  in  là  del  mille.  Ci  riinet 
tiamo  a  lui  per  tale  affermazione  che  desideriamo  possa  venire  avva 
lorata  dalla  scoperta  di  monete  corrispondenti,  che  fino  ad  ora  mancano 


434 


CARLO   KUNZ 


del  suo  soggetto.  Avremmo  così  per  lui  snebbiata  e  com- 
pletata la  storia  d'una  zecca  ch'è  fra  le  più  importanti  d'Italia, 
anche  in  ordine  a  numero  e  ad  artistica  perfezione  de'  suoi 
prodotti.  Né  ciò  può  sorprendere,  avvegnaché  la  Corte  degli 
splendidi  Gonzaghi,  che  ressero  le  sorti  di  questa  città  per 
oltre  tre  secoli  e  mezzo,  fosse  il  convegno  delle  sommità  ar- 
tistiche di  quel  tempo,  e  la  città  stessa  patria  di  uomini  in- 
signi in  ogni  arte  e  dottrina.  Così,  per  nominarne  uno  solo, 
Sperandio,  l'immaginoso  creatore  di  tanti  stupendi  medaglioni, 
era  mantovano. 

Dei  due  primi  periodi  di  questa  zecca  vescovile  (dico 
così  per  pili  facile  intelligenza,  sebbene  il  prelodato  dimostri 
i  vescovi  non  avere  mai  signoreggiata  questa  città),  e  re- 
pubblicano^ non  ha  questo  museo  cose  degne  di  speciale  ri- 
marco, ma  nella  numerosa  serie  delle  monete  gonzaghesche 
molte  sono  quelle  che  si  distinguono  per  rarità  o  venustà  di 
conio.  Tali  sono  il  bolognino  del  capitano  Francesco  I;  il 
grassone  di  Gian  Francesco,  primo  marchese;  un  grosso  ed 
un  mezzo  grosso  non  dissimili,  ed  un  denaro  piccolo  con  ini- 
ziali allusive  al  marchese  ed  a  Virgilio,  di  Lodovico  III 
(Tav.  IX,  n.  i).  Del  valoroso  Francesco  II  un  ducato  cToro, 
il  magnifico  testone,  sul  quale  egli  è  rappresentato  a  cavallo 
quale  capitano  della  Veneta  Repubblica,  alquanto  differente 
da  quello  divulgato  dal  Bellini  (Tav.  IX,  n.  2),  un  mezzo 
testone  colla  sua  effigie,  ed  il  soldo  dall'  impresa  della  cervia, 
col  moto  tedesco,  altrove  accennato  (Tav.  IX,  n.  3).  Del 
primo  duca,  Federico  II,  sono  notevoli  un  testone,  un  moce- 
nigo  coi  due  Santi,  ed  un  mezzo  testone  (?)  di  squisito  lavoro, 
con  una  soave  madonnina  che  si  direbbe  disegnata  dal  Man- 
tegna.  Fu  descritto  dal  Gradenigo,  ma  non  per  anco  ripor- 
tato in  disegno,  per  quanto  sembrami  (Tav.  IX,  n.  4).  Del 
secondo  duca,  Francesco  III,  che  morto  giovane  lasciò  poche 
e  rare  monete,  evvi  un  mocenigo  non  per  anco  pubblicato, 
simile  a  quello  del  padre  (Tav.  IX,  n.  5).  Di  Guglielmo 
non  é  ovvio  il  grassetto  col  Santo  Adriano,  e  fra  i  pezzi 
di  Vincenzo  I  meriterebbero  T  incisione,  un  tallero  da  dodici 
lire  coll'arme,  ed  un  ducatone  dell'anno  1589  con  San  Giorgio 
a  cavallo,  che  trovai  soltanto  descritti  in  qualche  opera  te- 
desca ;  senonché  molte  essendo  nel  museo  le  monete  di  tal 


IL   MUSEO    BOTTACIN  435 


fatta,  non  posso  riportarne  che  alcuna,  omettendo  quasi  tutte 
quelle  di  gran  modulo.  Del  duca  Ferdinando,  pel  tempo  in 
cui  era  ancora  cardinale,  notansi,  un  ducatone  dal  sole,  in 
argento,  altro  che  per  essere  di  schietto  rame  si  palesa  prova 
di  zecca,  e  pezzi  meno  rari  del  tempo  in  cui  non  tenne  piìi 
la  porpora.  Vincenzo  II  porge  la  bella  medaglia  del  Morone 
col  mastino,  un  ducatone  ed  un  mezzo  ducatone  di  pari  im- 
pronto ed  un  pezzo  da  ottanta  soldi  col  Beato  Luigi.  Credo 
poi  spetti  allo  stesso  una  moneta  anonima,  della  quale 
porgo  il  disegno  acciò  ne  sia  meglio  chiarita  la  pertinenza, 
notando  intanto  come  il  primo  lato  di  essa  ricordi  il  di  lui 
stupendo  ducatone  maggiore  colla  galera  speronata,  del  Ga- 
binetto imperiale,  e  gli  emblemi  della  giustizia  e  della  pace, 
espressi  sul  rovescio,  osservinsi  uguali  sovra  un  suo  pezzo 
da  quattro  soldi  descritto  dal  Gradenigo  (Tav.  IX,  n.  6).  Di 
Carlo  I,  che  ha  ben  quindici  pezzi,  distinguonsi  due  ducatoni 
collo  zodiaco,  un  scudo  ed  un  mezzo  scudo  dal  mirasole 
(Tav.  IX,  n.  7),  il  pregevolissimo  mezzo  ducato  col  Santo 
Andrea  (Tav.  IX,  n.  8),  un  da  ottanta  soldi  col  Beato  Luigi  ed 
una  mezza  lira  colla  Santa  Lucia  (Tav.  IX,  n.  9);  di  Carlo  II 
un  ducatone.  Della  reggenza  d' Isabella  Chiara  nominerò  un 
ducatone,  e  sorpasserò  le  monete  del  di  lei  figlio  Ferdinando 
Carlo,  ultimo  duca  di  Mantova,  che  nulla  offrono  di  partico- 
lare. Non  mi  soffermerò  alle  monete  anonime  di  questi  si- 
gnori che  per  un  sol  soldo  di  rame  coli' impronto  singolare 
dell'elefante,  il  quale  per  alcun  dettaglio  penso  essere  del 
tempo  di  Vincenzo  I. 

Dell'epoca  del  dominio  austriaco  è  degno  di  menzione 
un  pezzo  di  rame  di  Carlo  VI  che  per  la  nota,  L.  6,  che 
porta  impressa,  mostra  essere  prova  di  zecca  di  una  moneta 
da  lire  sei,  la  quale  probabilmente  non  ebbe  intiera  esecu- 
zione. E  dell'anno  1736,  e,  come  in  altre  sue  monete,  porge 
l'effigie  laureata  di  quell'  imperatore  e  l'aquila  bicefala  colla 
croce  del  Comune  in  petto. 

Chiudono  il  novero  delle  monete  di  questa  città  le  os- 
sidionali  degli  anni  1799  e  1848,  ed  il  totale  di  esse  oltre- 
passa le  centosessanta. 


56 


436  CARLO   KUNZ 


Pria  di  rivolgermi  ad  altre  cose,  conviene  io  spenda 
poche  righe  intorno  alle  monete  che  i  duchi  di  Mantova 
fecero  battere  in  Casale,  dopoché  per  sentenza  dell'  impera- 
tore Carlo  V  il  Monferrato  fu  aggiudicato  a  Margherita 
Paleologa,  seconda  moglie  del  duca  Federico  e  nipote  del 
marchese  Gian  Giorgio,  nel  quale  si  estinse  la  successione 
mascolina  di  questo  casato. 

La  prima  tutela  della  marchesana  Margherita  pel  figlio 
Francesco  non  è  rappresentata  in  questo  museo  da  alcuna 
moneta,  ma  tre  ve  ne  sono  del  tempo  in  cui  ella  resse  lo 
Stato  col  secondo  suo  figlio  Guglielmo  :  uno  scudo  d'oro  al- 
quanto differente  da  quello  che  pubblicò  il  meritatissimo  si- 
gnor R.  Chalon  nella  Rivista  Numismatica  ch'egli  con  tanto 
sapere  dirige  (Tav.  X,  n.  i)  ;  un  terzo  di  scudo  colle  teste 
accollate  di  entrambi  ed  il  motto  Non  improvidis,  imitante 
la  ripristinata  lira  del  duca  di  Savoia  Emanuele  Filiberto,  ed 
un  cavallotto  da  tre  grossi  fregiato  delle  armi  paleologa  e 
gonzaghesca,  simile  in  tutto  ad  altro  della  prima  tutela 
(Tav.  X,  n.  2)  (2).  Il  duca  Guglielmo,  emancipato,  anno- 
vera tre  differenti  bianchi  da  quattro  soldi,  ed  altre  minori 
monete,  le  quali,  forse  inedite  tutte,  sarebbero  a  posto  in  una 
speciale  monografia,  ma  qui  non  possono  essere  riportate. 
Di  Vincenzo  I  evvi  un  ducatone,  alcune  parpagliuole  col 
Santo  d'Assisi,  e  parecchie  fra  le  copiosissime  varietà  dei 
quattrini  simbolici  colla  impresa  della  mezza  luna,  che  iso- 
lati hanno  poco  pregio,  ma  riuniti  formano  un  bel  contingente 
di  questa  zecca,  alla  quale  sembranmi  appartenere.  Di  Fran- 
cesco IV,  che  ha  sì  poche  cose  e  tutte  rare,  evvi  il  ducatone 
con  quel  Santo,  la  parpagliola  descritta  dal  chiarissimo  dot- 
tore Pigorini  (Tav.  X,  n.  3),  ed  un  inedito  soldo  (Tavola 
X,  n.  4).  Del  duca  Ferdinando  è  osservabile  un  ducatone 
col  Santo  leggendario,  uccisore  del  drago,  e  di  Carlo  II  un 
testone  di  pari  impronta. 


(2)  Sebbene  l' illustre  e  venerato  maestro  commendatore  Promis, 
nella  egregia  storia  delle  zecche  di  Masserano  e  Crevacuore  non  ha 
guari  pubbHcata,  ne  insegni  tale  pezzo  vedersi  in  tariffa  di.  Lione  del- 
l'anno 1578,  non  so  decidermi  a  sopprimere  il  disegno  che  ne  feci,  trat- 
tandosi di  cosa  rara  e  di  libro  ancor  più  raro. 


IL    MUSEO    BOTTACIN  437 


Con  ciò  abbia  fine  questa  indicazione,  che,  nella  sua  ari- 
dità, pur  servirà  a  dimostrare  come  sia  doviziosa  la  serie 
delle  monete  operate  dai  principi  del  ramo  principale  Gon- 
zaga, nelle  loro  zecche  di  Mantova  e  di  Casale. 

NOVELLARA. 

Il  P.  Ireneo  Affò,  che  occupa  posto  sì  distinto  fra  i  num- 
mografi  italiani,  coadiuvato  in  parte  da  quel  praticone  che 
era  lo  Zanetti,  dettando  la  storia  delle  zecche  dei  rami  col- 
laterali della  stirpe  Gonzaga,  fece  opera  sì  dotta  e  diligente 
che  servirà  mai  sempre  di  base  sicura  a  quanti  dalle  scoperte 
di  nuove  monete  trarranno  motivo  meno  di  correzioni  che 
di  qualche  aggiunta  a  quelle  serie.  Ma  comunque  limitato 
resti  il  compito  di  quelli  che  mettonsi  a  spigolare  nel  campo 
da  lui  coltivato,  avvegnaché  poco  sia  sfuggito  alle  attente 
sue  ricerche,  tuttavia  il  lavoro  non  riesce  sempre  infruttuoso, 
e  per  giunta  facile  ed  aggradevole,  dietro  le  orme  di  guida 
così  valente.  Di  ciò  daranno  novella  prova  i  seguenti  cenni. 

Pili  antico  fra  i  rami  secondari  della  famigha  Gonzaga, 
quello  dei  Conti  di  Novellara  e  Bagnolo,  che  trasse  origine 
da  Feltrino,  figlio  di  Luigi  primo  Capitano  di  Mantova,  ot- 
tenne facoltà  di  battere  moneta,  nella  prima  di  quelle  terre, 
dall'  imperatore  Carlo  V,  nell'anno  1533,  a  favore  dei  tre  su- 
perstiti figli  del  conte  Alessandro,  morto  nello  stesso  anno. 

Le  monete  di  questi  Conti,  consortive,  anonime  e  del 
secondo  Alfonso,  sono  poche  e  rare,  per  cui  non  è  piccolo 
vanto  di  questo  gabinetto  potere  additarne  cinque,  che  sono  : 
il  da  dieci  soldi,  il  pezzo  che  l'Affò  disse  da  cinque,  ma  che 
stimo  rappresenti  un  valore  inferiore,  ed  il  sesino  di  quel 
Conte  ;  un  nuovo  quattrino  anonimo  di  stampo  lucchese,  la 
cui  mancante  leggenda  non  mi  riesce  di  raccappezzare  (Ta- 
vola X,  n.  5),  ed  un  quattrino  del  pari  inedito,  della  specie 
di  quelli  di  Bologna  detti  chiavarini,  di  cui  hannosi  già  con- 
traffazioni di  Dezana,  di  Frinco  e  di  Castiglione  (Tavola 
X,  n.  6)  (3)- 


(3)  Furono  queste,  al  certo,  le  contraffazioni  che  ammorbarono  di 
ogni  parie  Bologna,  ed  indussero  il  suo  Senato  a  mutare  il  conio  dei 
quattrini  nell'anno  1591,  come  nota  il  Ghirardacci. 


438  CARLO  KUNZ 


Sabbioneta. 

Per  la  morte  del  cardinale  Francesco,  secondogenito  di 
Lodovico  II  marchese  di  Mantova,  che  ne  era  stato  investito 
nell'anno  1466,  passò  il  castello  di  Sabbioneta  in  possesso 
del  solo  terzogenito  Gian  Francesco,  conte  di  Rodigo,  che 
non  tardò  ad  ottenere  V  investitura  dall'  imperatore  Massi- 
miliano I  ;  ma  è  problematico  se  fossevi  aggiunto  anche  il 
diritto  di  zecca,  e  la  presunta  di  lui  moneta,  recata  dall'Affò, 
sembra  essere  piuttosto  disegno  non  fedele  di  una  sua  me- 
daglia. I  costui  quattro  figli  ottennero  nuove  investiture  negli 
anni  1497  e  1521,  con  facoltà  di  battere  moneta,  ma  non 
apparisce  che  essi,  né  Luigi,  primogenito  del  primo,  ab- 
biano fatto  uso  di  tale  privilegio.  Non  è  così  di  Vespasiano, 
di  lui  figlio,  promotore  dei  buoni  studi  e  zelante  raccogli- 
tore di  antichità ,  che  nell'  anno  1562  stabilì  formalmente 
la  zecca  in  Sabbioneta  e  vi  fece  lavorare  monete  in  tutti  i 
metalli,  nei  quattro  periodi  del  suo  governo,  quale  marchese 
di  Sabbioneta  e  conte  di  Rodigo,  o  marchese,  principe  o 
duca  di  Sabbioneta. 

Fra  le  di  lui  monete  trovammo  un  cavallotto  differente 
da  quello  divulgato  dall'Affò,  spettante  al  terzo  periodo,  dopo 
l'anno  1575,  in  cui  ottenne  il  titolo  di  principe  (Tav.  X,  n.  7), 
ed  un  quattrino  dalla  corona,  del  tempo  in  cui  fu  duca. 

Premorto  al  padre  l'unico  figlio  di  Vespasiano,  la  di  lui 
figlia  Isabella  col  marito  Luigi  Caraffa,  principe  di  Stigliano, 
presero  possesso  del  Ducato  e  continuarono  a  farvi  lavorare 
la  zecca.  Le  sole  loro  monete,  riportate  dall'  Affò,  sono  un 
sòldo  ed  alcuni  sesini,  e  né  a  lui,  né  al  Zanetti  fu  dato  rin- 
venire il  cavallotto  del  quale  trovarono  notizia  in  gride  ed  in 
documenti,  ma  che  conservasi  in  questo  museo  (Tav.  X,  n.  8). 

Guastalla. 

Don  Ferrante  Gonzaga,  terzogenito  del  marchese  di 
Mantova,  Francesco  II,  acquistato  ch'ebbe  Guastalla  dai  To- 
relli nell'anno  1539,  ne  ottenne  regolare  investitura  dall'  im- 
peratore Carlo  V,  che  poco  dopo  accordavagli  anche  il  pri- 


IL   MUSEO   BOTTACIN  439 


vilegio  della  zecca  ;  ma  non  arrivò  a  farne  uso,  perchè  morì 
nello  stesso  anno  1557.  Il  di  lui  figlio,  Don  Cesare  I,  cultore  delle 
belle  lettere  e  raccoglitore  di  cose  antiche,  come  il  signore 
di  Sabbioneta  —  piacemi  accennarvi ,  sebbene  non  sempre 
la  tendenza  a  raccogliere  cose  scientifiche  vada  di  pari  passo 
coll'amore  allo  studio  —  non  diessi  premura  di  approfittarne, 
perchè  consta  che  soltanto  nell'anno  1570  aprì  la  zecca  nella 
sua  città  di  Guastalla. 

Delle  poche  monete  da  lui  battute,  quasi  tutte  rarissime, 
notai  la  mezza  lira  col  San  Pietro  ed  una  singolare  varietà 
del  pezzo  recato  dall'Afifò,  che  imita  il  bianco  di  Bologna, 
ch'egli  stimò  corrispondente  al  valore  di  quindici  soldi,  ma 
che  più  verosimilmente  equivaleva  a  soldi  venti,  avendo  peso 
uguale  agli  anselmini.  Ne  dò  il  disegno,  perchè  oltre  alla 
differente  leggenda  del  suo  rovescio  serve  a  correggere  lo 
ornamento  che  sovrasta  al  leone  di  quello  del  nominato  au- 
tore (Tav.  X,  n,  9). 

Copiosa  è  la  serie  delle  monete  battute  da  Don  Ferdi- 
nando, figlio  del  precedente,  nel  lungo  periodo  di  cinquanta 
anni  che  tenne  il  dominio  di  Guastalla,  e  parecchie  ne  serba 
questo  gabinetto,  fra  cui  due  talleri  degli  anni  1603,  e  1619; 
un  bel  testone  dello  Xell,  coU'aquila  bicipite  e  l'effigie  di  San 
Carlo  ;  un  anselmino  con  San  Pietro  ed  altro  con  San  Paolo, 
che,  segnato  col  numero  22,  viene  in  conferma  della  notizia 
data  dall'Affò  che  tale  moneta  valesse  nell'anno  1610,  soldi 
ventidue,  probabilmente  dopo  che  gli  altri  simili,  battuti  an- 
teriormente, erano  saliti  dai  venti  ai  ventidue  soldi  (Tavola 
X,  n.  io)  ;  un  giulio  da  quattordici  soldi,  un  da  otto  colla 
testa  del  Principe,  ed  altri  minori  pezzi  colla  ovvia  Annun- 
ziazione.  Sono  poi  varietà  inedite  un  da  tre  soldi  —  secondo 
l'Affò  da  cinque  —  coU'aquila,  ed  una  gazzetta  da  due,  ed 
il  solo  pezzo  fra  i  pochi  segnati  del  titolo  di  Duca,  è  il  paolo 
col  Santo  di  Tarso. 

Don  Cesare  II  non  avendo  verosimilmente  fatto  lavorare 
la  zecca,  restano  i  duchi  Ferdinando  III  e  Giuseppe  Maria. 
Del  primo  si  distinguono  l'egregio  scudo  coli' allegorico  si- 
mulacro del  primo  Ferdinando,  la  doppia  lira  e  la  lira,  en- 
trambe dell'anno  1674;  del  secondo  non  manca  che  lo  scudo, 
ma  quanti  sono  quelli  che  lo  possiedono  ? 


440 


CARLO   KUNZ 


POMPONESCO. 

Da  Gian  Francesco,  conte  di  Redigo,  nominato  alla  zecca 
di  Sabbioneta,  oltre  a  Lodovico,  capo  del  ramo  che  s'intitolò 
da  quella  città,  nacque  Pirro,  i  cui  superstiti  nipoti,  dopo 
varie  contestazioni,  vennero  alla  divisione  dei  feudi,  per  cui 
Pirro  e  Scipione  ebbero  San  Martino  dell'Argine,  Ferrante, 
Isola  Dovarese  e  Giulio  Cesare,  Pomponesco.  Questi,  innanzi 
che  divenisse  principe  di  Bozzolo,  mentre  non  possedeva  altra 
signoria  che  quella  della  terra  di  Pomponesco,  aperse  in  essa, 
senza  diritto  speciale,  una  zecca,  nella  quale,  fra  gli  anni 
1578  e  1593,  fece  lavorare  alcune  monete,  quasi  tutte  di 
bassa  lega  o  di  rame,  contraffatte  a  quelle  d'  altre  zecche, 
con  iscopo  di  lucro.  Da  ciò,  oltreché  dalla  piccolezza  di  questo 
feudo,  ne  viene  la  molta  rarità  di  esse. 

Quattro  sono  quelle  che  osservammo:  un  sesino  di  mi- 
stura e  tre  quattrini  di  schietto  rame,  tutte  già  divulgate  dal 
nummografo  parmigiano. 

Bozzolo. 

Avendo  l'imperatore  Rodolfo  II,  nell'anno  1593,  con- 
cessa la  successione  diretta  di  Giulio  Cesare  nel  governo  di 
Bozzolo,  assegnatogli  nel  1591  in  divisione  effettuata  coi  fra- 
telli dopo  la  morte  di  Vespasiano  Gonzaga  duca  di  Sab- 
bioneta, ed  innalzata  questa  terra  al  titolo  di  Contea,  Giulio 
Cesare  trasferì  la  sua  residenza  in  Bozzolo,  facendo  in  pari 
tempo  cessare  il  lavoro  della  officina  di  Pomponesco.  Nel 
nuovo  suo  feudo,  dalla  dignità  di  Principato,  fece  egli  bat- 
tere alcune  monete  che  non  sono  meno  rare  di  quelle  la- 
vorate in  Pomponesco,  Alle  poche  recate  dall' Affò  ne  ag- 
giunsero due  gli  illustri  signori  comm.  Promis  e  Morel-Fatio, 
e  qualche  altra  potrò  far  io  conoscere  quando  ne  avrò 
opportunità,  ma  intanto  ecco,  da  questo  museo,  una  nuova 
varietà  dei  quattrini  coll'arme  del  Balzo,  a  formare  la  quale 
concorsero   due  di   quelle   già   pubblicate   (Tav.    X,   n.    11). 

Morto  Giulio  Cesare  senza  fighuoh,  passò  questo  feudo 
al  di  lui  fratello  Ferdinando,  del  quale  non  hannosi   monete 


IL   MUSEO   BOTTACIN  44I 


e  che,  trapassato  nel  1605,  lasciò  erede  il  figlio  Scipione  sotto 
la  tutela  della  madre  Isabella,  della  quale  il  più  volte  no- 
minato autore  produsse  un  rarissimo  pezzo.  Avendo  Scipione 
ottenuto  nell'anno  1613  l'investitura  del  feudo,  cominciò  poco 
stante  a  battere  monete,  da  prima  quale  principe  di  Bozzolo, 
e  dal  1636  in  poi  quale  pretendente  legittimo  al  ducato  di 
Sabbioneta,  in  seguito  alla  morte  d' Isabella  Gonzaga  e  di 
Luigi  Caraffa. 

Del  primo  di  tali  periodi  offre  questo  gabinetto  \\  paolo 
col  Principe  degli  Apostoli  e  due  inediti  pezzi  da  tre,  dei 
quali  basti  esporre  uno,  variando  1'  altro  soltanto  per  1'  as- 
senza della  stella  sotto  la  corona,  allusiva  parmi  anche  qui 
all'antenata  Antonia  Del  Balzo  (Tav.  X,  n.  12).  Fra  quelle 
della  seconda  epoca  basti  ricordare  un  pezzo  da  tre  che 
riunisce  il  dritto  n.  30  al  rovescio  n.  29  dell'Affò,  ed  un 
quattrino  col  nome  di  Scipione  ripetuto  sui  due  lati  e  perciò 
formato   con  due  differenti  dritti  (Tav.   XI,  n.  i). 

San  Martino. 

San  Martino  di  Bozzolo  o  dell'Argine  —  Sanctus  Mar- 
tinus  ah  aggere  —  fra  Bozzolo  e  Guazzuolo,  fu  uno  dei  feudi 
gonzagheschi  che  dopo  varie  vicende  toccarono  in  sorte 
ai  sei  figli  di  Carlo  Gonzaga  di  Pirro,  del  ramo  denominato 
di  San  Martino  e  Bozzolo.  Per  altre  divisioni  e  per  la 
morte  successiva  dei  membri  del  casato  passò  questa  terra 
in  dominio  di  Scipione  Gonzaga,  nominato  nel  precedente 
articolo.  L'Affò  non  trovò  che  i  possessori  di  questo  feudo 
vi  facessero  battere  monete,  né  altro  ne  dice,  ma  un  quat- 
trinello di  schietto  rame  di  non  difficile  reperimento  mostra 
che  Scipione,  se  anche  non  vi  aperse  una  officina,  perchè 
più  verosimilmente  lo  fece  improntare  in  Bozzolo,  volle  ri- 
cordare quel  luogo  per  ragioni  a  noi  ignote.  In  certe  Decadi 
numismatiche  è  fatta  menzione  di  tale  quattrino  ma  con  tale 
negligenza,  che  quantunque  sembri  affare  di  poco  momento, 
una  breve  rettifica  non  torna  superflua,  avvegnaché  anche 
questi  infusori  della  numismatica,  come  li  denomina  l'illustre 
Chalon,  che  alla  più  soda  dottrina  sa  accoppiare  una  feste- 
vole ironia,  hanno  diritto   di   essere  giudicati  rettamente.   Il 


442 


CARLO   KUNZ 


quattrino  in  discorso  non  può  adunque  essere  autonomo  se 
offre  l'effigie  ed  il  nome  del  Signore  che  lo  fece  battere,  né 
può  il  nome  di  questi  esservi  seguito  dal  titolo  di  Diix  Bo- 
zuli,  perchè  Scipione  era  Principe  di  Bozzolo  e  Duca  di 
Sabbionetta.  Dirò  inoltre,  perchè  ne  serbo  ancora  memoria, 
come  l'esemplare  già  posseduto  da  quel  poliglotte  nummo- 
grafo,  mancante  sul  primo  lato  dell'  ultima  parola,  sia  stato 
da  lui  completato  sul  disegno  come  meglio  seppe.  Quello 
che  ora  produco,  conforme  ai  due  esemplari  di  questo  museo, 
confermerà  viemmeglio  l'asserto  (Tav.  XI,  n.  2). 


Castiglione  delle  Stiviere. 

Francesco  I,  signore  di  Mantova,  fu  quegli  che  primo 
ebbe  in  potere  questa  terra,  ed  il  possesso  ne  venne  con- 
fermato a  lui  ed  ai  suoi  successori  dalla  Repubblica  Veneta 
e  dagli  Imperatori.  Da  Rodolfo  I  Gonzaga,  fratello  di  Fede- 
rico I,  terzo  marchese  di  Mantova,  si  propagò  la  discendenza 
dei  Principi  di  Castiglione,  Marchesi  di  Medole  e  Signori  di 
Solferino.  Venuti  alla  divisione  dei  feudi  i  figli  di  Luigi, 
primogenito  di  Rodolfo,  il  primo  di  essi.  Ferrante,  ebbe  Ca- 
stiglione, e  di  lui  l'Affò  diede  una  sola  moneta,  prima  fra 
quelle  uscite  da  questa  terra,  innalzata  dall'  imperatore  Mas- 
similiano II  al  titolo  di  Marchesato.  Non  è  però  la  sola, 
perchè  qualche  altra  ne  esiste  che  ora  non  mi  lice  divulgare. 

Per  rinunzia  fattagli  dal  fratello  Luigi,  passò  questo 
feudo  in  potere  di  Rodolfo,  secondogenito  di  Ferrante.  Vio- 
lento, uccise  lo  zio  Orazio  e  morì  di  pari  morte  dopo  avere 
contraffatto  largamente  le  altrui  monete,  particolarmente  le 
baiocchelle  ed  i  quattrini  dei  Pontefici,  attirandosi  processi 
e  scomuniche.  Lo  Zanetti  ne  riporta  una  sequenza,  né  sono 
le  sole,  ed  a  lui  dovrebbero  inoltre  riferirsi  certi  quattrini, 
imitati  come  altri  di  Dezana,  di  Frinco  e  di  Novellara  su 
quelli  di  Bologna  detti  chiavarini,  che  da  un  lato  estendono 
le  chiavi  decussate  colla  scritta  :  p.  bonorvm.  c,  ovvero  p. 
BONOR.  CA,  e  dall'altro  S.  Pietro. 

Spetta  a  questo  marchese  una  contraffazione  di  quat- 
trino di  Montalto  del  nostro  museo,  e  forse  anche  altro  quat- 


IL   MUSEO   BOTTACIN  443 


trino  imitante  quelli  del  re  Francesco  I  per  Milano  (Tavola 
XI,  n.  3). 

Francesco,  fratello  del  precedente,  quantunque  non  af- 
fatto mondo  del  peccato  delle  adulterazioni,  occupa  posto  piìi 
decoroso  nei  fasti  della  moneta,  ed  alcuni  egregi  pezzi  d'oro 
e  d'argento,  e  qualche  impronta  originale,  inducono  a  cre- 
dere possa  essere  stato  il  primo  fra  questi  signori  che  eser- 
citò legalmente  il  diritto  della  zecca.  Con  lui  Castiglione  sah 
all'ordine  di  Principato. 

Se  Luigi,  il  maggiore  dei  due  figli  di  Francesco,  dichia- 
rato erede  del  Principato,  ma  dimorante  quasi  sempre  lon- 
tano, non  apparisce  ch'abbia  tenuto  operosa  la  zecca,  ben 
fece  lavorarvi,  dopo  la  sua  morte,  il  di  lui  fratello  Ferdinando, 
che  neppure  seppe  restare  immune  dal  mal  vezzo  delle  con- 
traffazioni. Di  lui,  oltre  il  paolo  arrecato  dall'Aifò,  notammo 
altro  ben  differente,  che  al  rovescio  porge  il  Santo  del  suo 
casato,  quel  desso  che  cedette  al  fratello  i  propri  diritti,  ma 
fatalmente  sciupato  di  molto  (Tav.  XI,  n.  4).  Delle  altre 
sue  monete  sono  di  qualche  pregio  la  gazzetta  battuta  in 
commemorazione  della  sventurata  donzella  Domenica  Calu- 
bini,  ed  il  soldo  che  sul  primo  lato  finge  il  biscione  vi- 
sconteo ;  inediti  altro  soldo  sul  quale  una  torre  completa  il 
concetto  della  sua  leggenda  meglio  che  non  faccia  il  vaso 
sacro  sui  consimili  dell'Affò  (Tav.  XI,  n.  5),  ed  un  quat- 
trino contraffatto  ai  vitalini  di  Parma  del  duca  Ranuccio  II 
Farnese  (Tav.  XI,  n.  6)  (4). 


(4)  La  presenza  in  questo  gabinetto  del  quattrino  che  da  molti  si 
vuole  battuto  in  Castiglione  del  Lago  dal  Granduca  di  Toscana  Fer- 
dinando II,  porgemi  occasione  di  esporre  un  mio  pensamento.  L'Orsini 
fu  il  primo,  credo,  che  ne  facesse  menzione,  ma  avendo  egli  omesso  di 
riportarlo  nelle  tavole  sembra  dinotare  non  fosse  intieramente  convinto 
che  appartenesse  a  quel  principe  ed  a  quel  luogo.  Còlta  la  palla  al 
balzo,  l'instancabile  letterato  D.  M.  Manni  accolse  nei  suoi  Discorsi  quale 
fatto  irrefragabile  quella  opinione,  e  tanto  bastò  perchè  dai  più  fosse  poi 
ammessa  senz' altra  discussione;  ond'è  che  in  nuovissime  pubblicazioni 
nummografiche  italiane  trovasi  ripetuta  l'aifermazione  di  quella  pretesa 
zecca,  contro  la  quale  il  mio  istinto  si  è  sempre  ribellato,  e  ne  dirò  il 
perchè,  non  senza  invocare  perdono  da  tutti  quelli  che  opinano  in  altro 
modo.  In  primo  luogo  non  posso  concedere  che  il  magnifico  Signore 
della  Toscana  facesse   battere  quei  quattrini   con  omissione    del  titolo 

57 


444 


CARLO    KUNZ 


A  Carlo,  figlio  di  Cristierno  e  cugino  del  nominato,  toccò 
in  retaggio  Solferino,  dove,  non  volendo  essere  da  meno  degli 
altri,  fece  lavorare  alcune  monete.  Morto  Ferdinando  entrò 
egli  in  possesso  del  Principato,  e  nel  breve  periodo  dei  tre 
anni  ancora  rimastigli,  pur  sopprimendo  l'officina  di  Sol- 
ferino, poco  fece  lavorare  in  quella  di  Castiglione,  due  sole 
essendo  le  monete  che  vi  alludono. 


suo  principale  di  Granduca.  Se  poi,  considerandosi  successore  del  si- 
gnore del  castello  che  sorge  presso  al  Trasimeno,  voleva  soltanto  ri- 
cordare il  titolo  annessovi,  doveva,  anziché  principe,  dichiararsi  su  quelle 
monete  marchese,  ossivero  duca,  qualora  questo  titolo  fosse  accertato 
più  che  non  sia.  Il  Granduca,  che  faceva  lavorare  i  suoi  quattrini  di 
mistura,  cioè  con  buona  parte  d'argento,  avrebbe  inoltre  agito  in  op- 
posizione ad  ogni  regola  di  buon  governo  facendo  contemporaneamente 
improntare  quei  presunti  suoi  pezzi  di  schietto  rame,  come  sono  infatti, 
e,  sia  ch'egli  stabiHsse  nello  stesso  castello  una  officina  temporaria,  sia 
che  li  facesse  lavorare  nella  sua  zecca  di  Firenze,  non  è  credibile  po- 
tessero riuscire  sì  barbari  e  negletti  in  confronto  di  tutte  le  altre  sue 
monete.  Altra  considerazione:  la  corona  che  sovrasta  all'arme  in  codesti 
quattrini  non  ha  la  forma  tutta  particolare,  della  granducale,  ornata 
di  raggi  frammezzati  dal  giglio  fiorentino,  ma  sibbene  una  consueta  co- 
rona principesca,  come  ho  potuto  constatare  sovra  più  esemplari.  Nuovo 
argomento  mi  porse  il  Bullettino  di  Numismatica  pubblicando  un  inedito 
quattrino  della  raccolta  Donati,  battuto  da  un  Gonzaga  nella  terra  di 
Bozzolo.  Ora,  l' illustre  Commendatore  Promis  scriveva  testé  :  "  Se  una 
"  moneta  fu  contraffatta  da  uno  dei  tre  casati  Mazzetti,  Tizzoni  e  Radi- 
ti cati,  quasi  sempre  si  trova  essere  stata  imitata  anche  dagli  altri  „  e 
questo  è  ormai  assioma  numismatico  applicabile  ad  altri  consimili  casi. 
Ma  di  tale  prova  non  vi  è  nemmeno  bisogno  in  questo,  perchè  da  lungo 
tempo,  sono  conosciute  parecchie  monete  contraffatte  a  quelle  dei  Gran- 
duchi,  di  qualche  principe  di  Castiglione  delle  Stiviere.  Aggiungasi  inoltre 
la  circostanza  che,  dall'Orsini  fino  al  dottissimo  sig.  P.  Tonini,  a  nes- 
suno fu  dato  ancora  di  rinvenire  traccia  alcuna  di  documenti  che  com- 
provino l'esistenza  di  una  zecca  in  Castiglione  del  Lago,  o  di  una  spe- 
ciale battitura  di  monete  per  esso,  e  si  avrà,  parmi,  quanto  basta  per 
poter  dare  l'ostracismo  definitivo  ad  una  infondata  opinione  ed  auto- 
rizzare la  restituzione  di  quelle  subdole  monete  al  luogo  che  le  vide 
nascere,  cioè  a  Castiglione  delle  Stiviere.  Ammesso  ciò,  sono  d'avviso 
che  il  quattrino  in  discorso  sia  stato  battuto  dal  principe  Ferdinando  I 
Gonzaga;  che  se  uno  di  cotali  pezzi  porta  veramente  la  nota  numerale  II, 
non  mi  opporrò  perchè  sia  assegnato  al  secondo  Ferdinando,  il  quale 
può  bene  avere  ripetuto  la  frode  del  primo.  La  crazia  poi,  prodotta 
dal  prelodato  P.  Tonini,  non  invalida  i  suesposti  argomenti,  perché  mu- 
tatis  mutandis,  fu  operata  con  analogo  scopo. 


IL   MUSEO    BOTTACIN  445 


Ferdinando  II,  ultimo  reggitore  di  Castiglione,  se  fu  ono- 
rato dalla  corte  di  Spagna,  non  fu  al  certo  buon  Principe, 
perchè,  come  insegna  l'Arrighi,  colle  vessazioni  e  gli  ag- 
gravi ridusse  i  suoi  governati  alla  disperazione  ed  alla  ri- 
volta. Un  bellissimo  pezzo  di  lui,  ignorato  dall'Affò,  fece 
conoscere  testé  l'illustre  signor  comm,  Promis,  ed  altro 
minore,  da  venticinque  soldi,  che  ora  incontrasi  facilmente 
nelle  collezioni,  era  del  pari  sfuggito  alle  ricerche  del  dotto 
bibliotecario  di  Parma.  La  sua  rarità  d' allora  trova  facile 
spiegazione  nella  sua  impronta  che  imita  certi  pezzi  di  prin- 
cipi della  Germania,  dove  promiscuamente  ad  essi  avrà  in 
quel  tempo  avuto  corso  (Tav.    XI,   n.  7). 

Solferino. 

Pria  che  Carlo  Gonzaga,  per  la  morte  del  fratello,  di- 
ventasse Principe  di  Castiglione,  essendo  soltanto  Signore 
di  Solferino,  volle  usare  o  piuttosto  abusare  del  diritto  di 
zecca,  facendo  battere  talune  scarse  monete,  tutte  contraf- 
fatte a  quelle  d'altri  signori.  Meritano  essere  conosciuti  due 
pezzi  di  questo  gabinetto  i  quali,  differenti  nel  primo  lato, 
estendono  al  rovescio  il  sole,  arme  di  questa  terra,  ma 
postovi  più  che  altro  per  imitazione  di  certe  monete  dei 
duchi  di  Mantova  alle  quali  dovevano  fare  disonesta  con- 
correnza (Tav.  XI,  n.  8  e  9).  Il  Gradenigo  ne  descrisse 
una,  simile  alla  prima,  ma  priva  del  millesimo. 

Gazzoldo. 

Di  questa  terra  del  Mantovano,  dichiarata  feudo  impe- 
riale di  Carlo  VI  a  favore  dei  Conti  Ippoliti,  che  da  secoli 
la  possedevano,  ed  ai  quali  era  pervenuta  dai  Bonacolsi,  ri- 
portarono brevi  notizie  Gradenigo,  Zanetti,  Carli,  Volta  ed 
altri.  L'esimio  signor  comm.  Promis,  pubblicando  non  ha 
guari  una  nuova  moneta  dei  Conti  Ippoliti,  ne  ragionò  più 
ampiamente,  per  cui  passò  senz'altro  a  due  pezzi  non  per 
anco  pubblicati  con  disegno,  che  serva  questo  museo,  al 
quale  non  manca  il  mezzo  scudo  dalla  fenice  del  conte   An- 


446  CARLO   KUNZ 


nibale,    eseguito  verosimilmente    in  tempo    a  noi    vicino  coi 
coni  tuttora  esistenti. 

La  prima  di  tali  monete  è  un  grosso  di  basso  argento 
allo  stampo  di  quelli  di  Genova  del  secolo  XVI,  e  con  leg- 
gende non  dissimili  da  quelle  del  mezzo  grosso  che  illustrò 
il  prelodato  Commendatore,  allusive  ad  un  feudatario  deno- 
minato verosimilmente  Scipione  ed  all'imperatore  Rodolfo  II, 
datore  del  privilegio  di  zecca  agli  Ippoliti  (Tav.  XI,  n.  io). 
La  seconda  è  la  muraiuola  descritta  dallo  Zanetti,  imitante 
alcune  di  Bologna,  coi  nomi  dei  tre  o  quattro  fratelli  consi- 
gnori del  feudo  (Tav.  XI,  n.  11)  (5). 

Carlo  Kunz. 


(5)  Quantunque  non  sia  cosa  del  museo  Bottacin,  approfitto  di  un 
cantuccio  della  tavola  per  esporre  una  terza  moneta  inedita  di  questa 
zecca,  fatta  con  intiera  imitazione  di  alcuni  quattrini  pontifici  di  Fano, 
e  poco  dissimile  da  altra  descritta  nel  catalogo  Welzi  (Tav.  XI,  n.  12). 


NECROLOGIE 


COSTANTE   ANTONIO    SERRURE. 

Il  6  giugno  ult  se,  a  Saint- Josse-ten-Noode ,  presso 
Brusselles,  moriva  l'Avv.  C.  A,  Serrtire,  distinto  numisma- 
tico belga,  —  figlio  del  prof.  Costante  Filippo  Serrure,  nu- 
mismatico alla  sua  volta  e  uno  de'  fondatori  della  Revue 
belge,  —  e  padre  del  nostro  collega  Sig.  Raimondo  Serrure, 
al  quale  mandiamo  le  pii^i  sincere  condoglianze. 

Il  defunto  era  nato  a  Gand  nel  1835,  e  appena  sedicenne 
pubblicava  già  un  articolo  di  numismatica,  il  primo  d'una 
lunga  serie  di  scritti,  intesi  principalmente  ad  illustrare  la 
storia  monetaria  de'  Paesi  Bassi. 

Oltre  alla  numismatica  neerlandese  medioevale,  C.  A. 
Serrure  coltivò  poi  con  successo  lo  studio  delle  monete 
galliche,  l'archeologia,  la  storia,  la  genealogia,  la  filologia  e 
la  letteratura,  particolarmente  fiamminga.  Ricorderemo  a 
questo  proposito  i  suoi  Etudes  sur  la  numismatique  gauloisc 
des  Commentaires  de  Cesar,  la  recente  monografia  Les  mon- 
naies  des  Voconces,  un  Essai  de  grammaire  gauloise,  la 
biografia  critica  del  poeta  Giacomo  van  Maerlant,  diversi 
saggi  poetici  fiamminghi,  ecc.  Scrisse  infine  anche  intorno 
ad  argomenti  giuridici,  e  formò  parte  delle  commissioni 
ufficiali  per  la  traduzione  dei  codici. 

Socio  onorario  o  corrispondente  di  molti  sodalizi  scien- 
tifici e  letterari,  collaboratore  di  periodici,  e  in  relazione 
quotidiana  con  un  gran  numero  di  studiosi,  artisti  e  racco- 
glitori, C.  A.  Serrure  lascia  largo  rimpianto  di  sé  fra'  suoi 
connazionali. 

S.  A. 


448  NECROLOGIE 


ACHILLE    POSTOLACCA. 

Nello  scorso  agosto,  morì  ad  Atene  il  valente  numisma- 
tico greco  A,  Postolacca,  già  per  trent'anni  direttore  di 
quel  Gabinetto  Nazionale,  e  noto  pei  suoi  lavori  intorno  a 
quell'importante  istituto.  Era  nato  nel  1821,  a  Vienna,  dal 
bibliofilo  Demetrio  Postolacca. 


ENRICO    STEVENSON. 

Il  giorno  16  se.  agosto,  a  Roma,  morì   il  Prof.  E,  Ste- 
venson, conservatore  del  Medagliere  del  Vaticano. 


BIBLIOGRAFIA 


LIBRI  NUOVI   E  PUBBLICAZIONI. 

Catalogne  of  the  greek  coins  of  Lycia,  Pamphylia  and  Pisidia  by 
George  Francis  Hill;  London  1897,  cxxii  —  353  pag.  con  xliv 
tav.  in  eliotip.  e  una  carta  geografica. 

Lycia.  All'opera  dell'Hill  si  presentavano  due  grandi 
difficoltà:  la  poca  conoscenza  che  si  ha  dei  caratteri  licii,  la 
mancanza  di  leggenda  su  molte  serie  monetali,  che  rende 
non  lieve  il  compito  di  chi  voglia  tentarne  V  attribuzione. 
Egli  affrontando  arditamente  la  prima  difficoltà,  unì  alla 
propria  esperienza  il  consiglio  dei  dotti  competenti  ed  in 
particolar  modo  deHArkwright;  per  la  seconda  aveva  pa- 
recchie fonti  cui  ricorrere:  l'opera  del  Fellows,  quantunque 
un  po'  demolita  dallo  Schmidt,  quella  del  Six,  che  può  dirsi 
essere  stato  il  primo  a  classificare  sistematicamente  queste 
monete  e  il  lavoro  del  Babelon  "  les  Perses  Achéménides.  „ 
Lo  studioso  troverà  citati  e  discussi  molto  brevemente  questi 
lavori  nella  prefazione  scritta  dall'Head  e  nella  nota  a  pag.  xix 
della  introduzione.  Si  aggiunga  che  la  conoscenza  della  storia 
e  delle  antichità  licie  è  ben  lungi  dall'esser  precisa;  quanto 
alla  mitologia  restano  oscuri  molti  tipi  di  divinità  e  i  loro 
attributi.  Mettendo  a  profitto  le  conquiste  fatte  dalla  scienza 
archeologica  nel  campo  della  epigrafia,  della  storia  civile, 
della  mitologia  licia,  in  gran  parte  per  cura  di  dotti  viag- 
giatori inglesi,  l'Hill  ha  compiuto  opera  degna  di  lode. 

Egli  divide  la  monetazione  della  Lycia  in  due  parti  e  il 
punto  di  divisione  è  rappresentato  dall'  età  di  Alessandro, 
nella  quale  la  Lycia  perdette  il  diritto  di  coniare.  In  questo 
primo  lungo  periodo,  che  va  dal  520  alla  fine  del  4°  secolo 
a.  C,  distingue  cinque  serie  di  monete,  le  cui  prime  tre 
comprendono  monete  anepigrafi,  le  ultime  due    monete  con 


450 


BIBLIOGRAFIA 


leggenda  licia.  Fra  quelle  della  prima  serie  ve  n'ha  alcune 
con  le  lettere  KVB,  generalmente  credute  iniziali  del  nome 
Ku^epvi;,  figlio  di  Kossikas.  Più  della  interpretazione  di  queste 
lettere  merita  riguardò  il  fatto,  che  su  questi  antichi  esemplari 
ricorrono  caratteri  greci,  mentre  su  quelli  dei  periodi  poste- 
riori si  leggono  solo  caratteri  licii;  la  qual  cosa  attesta, 
secondo  l'Head  (//.  N.,  p.  571),  che  queste  monete  siano  state 
battute  nella  Lycia  avanti  la  completa  divergenza  dell'alfabeto 
licio  dal  greco.  Il  Six  le  crede  invece  lettere  licie.  Checché 
ne  sia  di    ciò,  a  noi  basti  di    aver  esposto  le    due  opinioni. 

Benché  alquanto  convenzionale  la  ripartizione  dei  tipi 
monetali  nei  primi  tre  periodi,  pure  non  si  poteva  desiderare 
di  meglio  in  tanta  oscurità. 

Con  la  terza  serie  comincia  il  tipo  della  Triskeles  che 
si  estende  a  tutta  la  monetazione  della  Lycia  e  a  quella  della 
Pamphylia  e  della  Pisidia,  notevolmente  mutata.  Sul  signi- 
ficato di  essa  l'A.  non  ha  nulla  da  aggiungere  a  quel  che 
ha  detto  il  Babelon  nei  Perses  Achéménides,  pp.  xc-xci.  Sulle 
leggende  del  quarto  periodo  esprime  il  suo  dubbio  che  siano 
nomi  di  persone,  e  trova  un  riscontro  del  pericranio  di  leone 
dei  pezzi  della  quinta  serie  con  quello  delle  monete  di  Samo 
del  394-365  a.  Cr. 

Il  secondo  periodo  della  monetazione  licia  comincia  dopo 
Alessandro.  La  sua  storia  è  molto  oscura.  Si  sa  che  tennero 
quel  paese  i  successori  di  lui,  che  dopo  la  disfatta  di  Antioco, 
nel  188  a.  C,  fu  ceduto  dai  Romani  a  Rodi,  sotto  cui  rimase 
per  venti  anni  e  che  nel  168  a.  C.  fu  messo  sotto  il  protet- 
torato di  Roma.  Sorse  allora  la  Lega  Licia  che  durò  fino  al 
43  a.  C.  Per  ventura  in  questo  tempo  le  leggende  sono  di 
caratteri  greci  e  le  attribuzioni  sono  più  facili,  non  ostante 
continuino  le  incertezze,  come  per  Calynda  (pag.  xlvi)  e  per 
Myra  (pag.  liv):  in  questo  secondo  caso  credo  che  abbia 
ragione  l'Hill. 

La  monetazione  della  Lega  presenta  anch'  essa  le  sue 
diflìcoltà.  L'Hill  crede  che  le  monete  senza  indicazione  della 
zecca,  con  la  semplice  leggenda  AYKIflN  appartengano  a 
Xanthus  (PI.  ix,  8-11).  Discute  sul  valore  delle  iniziali  KP  e 
MA,  sulle  quali  scrissero  il  Six  e  il  Treuber.  Un  giusto  ri- 
scontro fa  tra  il  tipo  di  Apollo  delle  monete  di  Cragus,  che 


I 


BIBLIOGRAFIA  45 1 


egli  divide  in  tre  gruppi,  e  quello  dei  denari  di  L.  Calpurnius 
Piso  Frugi.  Per  quanto  sia  evidente  la  somiglianza,  non  sa- 
premmo però  spiegare  la  dipendenza  di  questo  secondo  tipo 
dal  primo,  visto  che  la  testa  di  Apollo  coi  capelli  calamistrati 
è  frequente  sui  denari  romani,  anche  anteriori  a  quelli  di  L. 
Calpurnius  Piso  Frugi  (cfr.  i  denari  di  M.  Metellus  Q.  f.  e 
L.  Metell.  A.  Alò.  S.  /.  C.  Mail.,  anteriori  alla  guerra  sociale). 

Pamphylia.  Dedito  alla  pirateria  e  non  ancora  assorto 
ad  unità  politica  fino  ai  tardi  tempi  di  Alessandro,  questo 
popolo  ha  una  monetazione  che  comincia  dopo  l'età  di  Ales- 
sandro. Vanno  escluse  le  due  città  di  Aspendus  e  Side,  le 
cui  prime  monete  risalgono  al  quinto  secolo.  L'A.  si  trattiene 
a  parlare  dei  tipi  dell'  oplita,  della  triskeles,  i  quali  sugli 
stateri  del  quarto  secolo  vengono  sostituiti  da  quelli  dei 
lottatori  e  del  fromboliere.  La  somiglianza,  del  nome  'AcTvév^o? 
col  greco  <J<psvSóv7i  l'A,  fa  bene  a  notarla  semplicemente. 
L'altra  monetazione  importante  è  quella  di  Side.  La  serie 
dei  suoi  didrammi  nel  quarto  secolo  e  quella  dei  tetradrammi 
nel  secondo,  di  piede  attico,  sono  studiate  con  molto  acume, 
facendo  larga  parte  alla  interpretazione  delle  contromarche 
di  questa  seconda.  L'Apollo  di  certi  stateri,  con  la  clamide, 
il  Six  crede  che  nasconda  i  tratti  di  Alessandro. 

Pei  cistofori  della  zecca  di  Perga  rimanda  alla  memoria 
del  Pinder. 

Tolte  le  due  città  suddette,  Aspendus  e  Side,  i  cui  tipi 
monetali  hanno  anche  qualche  pregio  di  arte,  in  generale  la 
numismatica  della  Pamphylia  ha  importanza  solo  per  la 
mitologia. 

PisiDiA.  Popolo  montanaro,  nominato  la  prima  volta  da 
Senofonte,  i  Pisidi  ebbero  una  tarda  monetazione  anch'essi, 
fatta  eccezione  di  Selge,  città  antichissima  e  bellicosa,  che 
stette  in  guerra  continua  con  le  vicine  città  e  fu  sola  a  soste- 
nere l'urto  di  Alessandro.  Ripartite  le  città  in  otto  gruppi, 
l'A.  ne  studia  l' origine  e  lo  sviluppo  della  monetazione, 
])assando  a  rassegna  le  divinità  sulle  monete  rappresentate, 
come  lo  Zeus  Solymeus  di  Termessus  Major,  la  Zeus  Megistos 
di  Pogla,  l'Apollo    Propylaeus  di  Cremna,  l'Apollo   Klarios 

58 


452 


BIBLIOGRAFIA 


di  Sagalassus,  l'Aphrcdite  di  Olbasa,  ecc.  Rivendica  con 
rimhoof-Blumer  certe  monete  a  Termessus  Minor,  da  tutti 
attribuite  a  Terniessus  Maior,  e  le  ragioni  con  le  quali 
sostiene  questo  passaggio  paiono  convincenti;  come  pure  è 
molto  esatta  la  distinzione  che  fa  delle  monete  del  quarto  e 
terzo  secolo,  spettanti  alle  zecche  di  Aspendus  e  Selge. 

Attesa  la  difficoltà  di  questo  catalogo,  noi  dobbiamo 
convenire  che  l'Hill  ha  reso  un  vero  servigio  agli  studiosi 
di  numismatica,  raccoghendo  in  un  grosso  volume  di  353  pag. 
con  cxxii  d'introduzione  le  monete  che  la  grande  collezione 
del  British  Museum  possiede  di  queste  tre  regioni,  illustran- 
dole con  una  obbiettività  meravigliosa.  La  vasta  messe  di 
studi,  raccolti  in  questa  seconda  metà  del  secolo  dai  dotti 
tedeschi  ed  inglesi,  egli  l'ha  messa  a  profitto,  come  attestano 
le  numerose  note  in  ogni  pagina. 

Ettore  Gabrici. 


Stnckellier^    (E.    A.).    Der   Munzsammler .    Ein   Handbuch    fur 
Kenner  und  Anfanger.  Zurigo,  1899. 

La  nota  caratteristica  del  giorno  nella  letteratura  scien- 
tifica è  il  volgarizzamento.  Il  dotto  non  parla  più  solo  ai 
suoi  adepti  od  anzi  ai  suoi  pari;  ma,  scendendo  dalla  cattedra, 
spezza  il  pane  della  scienza  al  piccolo  pubblico,  e  invita  i 
novizii  allo  studio,  facilitando  e  abbellendo  loro  la  via. 

Tale  tendenza  seguì  pure  la  Numismatica  e  in  questi 
ultimi  anni  operette  popolari,  dirette  appunto  al  volgarizza- 
mento della  scienza,  apparvero  in  Italia,  in  Francia  e  in 
Inghilterra.  La  bibliografia  numismatica  ne  aggiunge  ora  una 
tedesca  prodotta  dalla  Svizzera,  nel  bel  volumetto  dello 
Stuckelberg ,  dal  titolo  il  Raccoglitore  di  Monete ,  Der 
Munzsammler. 

Questo  manualetto  di  Numismatica  universale,  o  meglio 
Vademecum  del  Raccoglitore  è  assai  ben  fatto,  in  forma 
chiara  e  piana,  scritto  in  modo  che  si  fa  leggere  volontieri. 
E  parmi  che  ciò  basti  a  significare  che  è  un  libro  che  rag- 
giunge ottimamente,  lo  scopo  che  si  propone. 


BIBLIOGRAFIA 


453 


Vi  sono  trattati  dapprima  argomenti  di  numismatica 
generale  e  si  danno  nozioni  sulle  monete  in  genere,  sulla 
materia  di  cui  sono  composte,  sulla  loro  forma,  sulle  rap- 
presentazioni e  le  leggende,  sulle  zecche  e  le  relative  sigle, 
poi  sulle  diverse  qualità  di  monete  e  medaglie  —  la  collezione 
numismatica  essendo  qui  intesa  nel  senso  più  ampio  —  poi 
si  viene  a  parlare  delle  raccolte,  della  bibliografìa,  delle 
falsificazioni,  ecc.  ecc.,  toccando  così  tutti  i  punti  che  possono 
interessare  il  raccoglitore. 

L'esposizione  delle  diverse  materie  dimostra  nell'autore 
chiarezza  di  mente  e  precisione  di  concetti;  ma  per  accennare 
anche  a  qualche  cosa  che  potrà  essere  migliorato  in  una 
seconda  edizione  —  poiché  non  v'ha  nessuna  prima  edizione 
perfetta  e  alla  perfezione  non  si  arriva  mai  di  primo  acchito 
—  parmi  che  qualche  maggior  equilibrio  possa  essere  desi- 
derabile fra  le  diverse  parti  del  libro.  Lo  sviluppo  di  qualche 
capitolo  ne  richiederebbe  uno  simile  in  altri  che  lo  sono 
meno,  oppure  la  concisione  della  maggior  parte  vorrebbe 
che  qualche  altro  fosse  reso  alla  stessa  misura.  E  ho  accen- 
nato volontieri  a  questo  piccolo  desiderato,  appunto  perchè 
si  annetta  maggior  pregio  di  verità  al  bene  che  ho  detto  di 
questa  eccellente  pubblicazione. 

F.  G. 


VARIETÀ 


Numismatica  romana.  —  Da  una  comunicazione  del 
eh.  Cav.  Luigi  Borsari,  pubblicata  nelle  Notizie  degli  Scavi 
di  antichità,  togliamo  i  seguenti  brani,  di  interesse  numisma" 
tico,  a  proposito  di  un'iscrizione  oggi  conservata  a  Civita 
Lavinia. 

"  Trattasi  di  un  frammento  di  titolo  votivo,  in  lettere  eleganti,  inciso 

su  lastra  di  marmo,  e  vi  si  legge:  Bellonae .  D L   Sextius  .  Eros 

C. Permissu  .  C .  Sex et .  P .  Accolei .  Larisc 

"  L'importanza  della  lapide  non  sta  tanto  nella  menzione  della 
divinità  cui  fu  dedicata,  sebbene  rari  siano  i  titoli  votivi  a  Bellona, 
quanto  nell'esservi  nominato  un  personaggio  della  gente  Accoleia,  della 
quale  pochissime  notizie  si  hanno. 

"  Il  Publitis  Accoleius  qui  ricordato  ha  per  cognome  Lariscolus,  di 
guisa  che,  date  le  pochissime  memorie  che  si  hanno  di  quella  gente  ed 
il  trovarsi  uno  di  quella  famiglia  denominato  appunto  Lariscolus,  ci  porta 
subito  col  pensiero  al  Publius  Accoleius  Lariscolus,  triumviro  monetale, 
di  età  incerta,  del  quale  non  si  ha  notizia    alcuna  presso    gli  scrittori. 

"  Il  Cavedoni  ed  il  Mommsen  fissarono  la  magistratura  monetaria 
di  Accoleio  Lariscolo  all'anno  711  di  Roma,  ciò  deducendo  da  osserva- 
zioni cronologiche  sui  ripostigli  di  Sassoforte  nell'agro  Reggiano  e  di 
Peccioli  nel  Pisano  (cfr.  Cavedoni,  Ragguagli  dei  ripostigli  p.  226;  Ann. 
Inst.  1854,  p.  62;  Babelon,  Monn.  de  la  rép.  rom.  I,  p.  98). 

"  Il  denaro  dell'Accoleia,  di  tipo  unico,  rinvenuto  in  detti  ripostigli, 
offre  da  un  lato  un  ritratto  femminile,  forse  Lara  o  Larunda,  e  intorno 
la  leggenda:  P.  Accoleius  Lariscolus.  Nel  rovescio,  secondo  l'interpre- 
tazione del  Borghesi,  sono  rappresentate  le  Nymphae  Querquetulanae, 
alle  quaH  era,  in  origine,  consacrato  il  bosco  dei  Lari,  sul  Celio.  E  ciò 
dedusse  il  Borghesi  collegando  al  culto  dei  Lari  il  cognome  di  P.  Accoleio, 
che  egli  spiega  Lareiscolus  o  Larescolus,  derivati  da  Lares  colens  (cf. 
Osserv.  numism.  decade  VII  in  Oeuvr.  compi.  I,  pagg.  365-371). 

"  A  confronto  però  del  denaro  edito  dal  Cavedoni,  il  Borghesi  pose 
un  altro  denaro,  pubblicato  la  prima  volta  dal  Neumann,  portante  lo 
stesso  rovescio,  ma  avente,  nell'altro  lato,  la  testa  di  Augusto  e  l'avanzo 
della  leggenda....  ir.  pot.  iix.  reintegrata  dal  Borghesi  stesso,  sull'esempio 
di  altri  nummi  augustei  :  Imp.  Caes.  Augus.  tr.  pot.  iix.  E  dall'  esame 
delle  monete,  pure  di  Augusto,  allusive  alla  ricostruzione  del  sacello  dei 


456  VARIETÀ 

Lari  in  suntma  sacra  via,  dedusse  che,  tanto  i  denari  dei  ripostigli  di 
Sassoforte  e  Peccioli,  quanto  l'altro  edito  dal  Neumann,  fossero  stati 
coniati  da  uno  stesso  zecchiere,  il  cui  triumvirato  avrebbesi  pertanto 
dovuto  assegnare  all'anno  737  di  Roma.  Stando  a  ciò,  P.  Accoleio  La- 
riscolo  avrebbe  quindi  avuto  a  colleghi  M.  Sanquinio  e  L.  Mescinio  Rufo. 

"  Aggiunge  però  il  Borghesi:  "  Io  peraltro  non  oso  d'insistere 
molto  su  questa  congettura,  finché  non  venga  alla  luce  qualche  altro 
esemplare  della  medaglia  del  Neumann,  perchè  la  circostanza  di  essere 
unica  finora,  porge  motivo  di  temere,  che  per  un  errore  di  zecca  le  sia 
stato  permutato  il  diritto,  onde  invece  del  suo  proprio,  ne  abbia  ricevuto 
uno  estraneo.  Tuttavolta,  anche  nel  supposto  di  qu.esta  permutazione, 
ella  proverà  sempre  che  non  può  esser  corso  grande  intervallo  fra  l'età 
del  conio  di  Accoleio  e  l'ottavo  tribunato  d'Augusto;  ed  infatti  il  tesoro 
di  Cadriano,  nel  quale  non  fu  trovata  la  medaglia  di  questa  gente, 
somministra  un  argomento  per  giudicarla  posteriore  alla  guerra  tra 
Cesare  e  Pompeo.  „ 

"  Se  non  si  è  trovato  altro  denaro  di  Accoleio  Lariscolo,  abbiamo 
invece  ora  la  nostra  iscrizione  in  cui  è  nominato  questo  personaggio  o 
un  immediato  discendente  di  lui,  la  quale  sia  per  la  paleografia,  che 
conviene  egregiamente  al  tempo  di  Augusto,  sia  per  la  qualità  del 
materiale  in  cui  fu  incisa,  cioè  il  marmo,  non  può  assolutamente  farsi 
risalire  all'anno  711  di  R.  Quindi  la  data  proposta  dal  Borghesi,  pel 
triumvirato  di  P.  Accoleio  Lariscolo,  ci  pare  che  sia  maggiormente 
confermata  dal  nuovo  titolo  lanuvino.  „ 

/  L.  Borsari. 


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Hoepli  metterà  in  vendita  un  nuovo  manuale  del  Dott.  Am- 
brosoli,  dal  titolo:  Monete  greche.  E  un  volumetto  di  pag.  XIV- 
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Finito  di  stampare  il  20  settembre  1898. 
Scotti    Reno,    Gerente  responsabile. 


FASCICOLO  IV. 


TESSÈRES  EN  BRONZE 
DU  THÉÀTRE  DIONYSIAQUE  DE  LYCOURGOS 

ET  DE 

L'ASSEMBl  ÉE  CLEISTHÉNIENNE  DES  ATHÉNIENS 


Planches  N»  XII-XV 


A)    Le   Problème. 

Presque  toutes  les  collections  numismatiques 
de  l'Europe  possèdent  des  pièces  numismatomorphes 
helléniques  en  cuivre,  assez  nombreuses  dans  leur 
ensemble,  d'un  mème  style,  d'un  méme  travail  et 
d'une  mème  provenance.  Quelques  unes  d'entre  elles, 
ont  leurs  avers  ornés  d'une  téte  d'Athéna  ou  de 
celle  d'un  lion,  tandis  que  sur  leurs  revers,  au  iieu 
d'un  sujet  quelconque,  elles  présentent  une  grande 
lettre  de  l'alphabet,  D'autres  exemplaires  portent  sur 
chacune  de  leurs  faces,  une  et  mème  lettre  alphabé- 
tique,  mais  parfois  aussi  répétée. 

Sur  l'origine,  la  signification  et  Temploi  de  ces 
pièces,  il  a  été  beaucoup  écrit  jusqu'à  ce  jour, 
mais  les  opinions  émises  par  les  savants  dans  la 
question,  diffèrent  beaucoup  entre  elles;  celle  qui 
l'emporte  c'est,  que  nous  possédons  dans  ces  pièces 
des  monuments  très  curieux,  dont  l'origine,  ainsi  que 
le  but  pour  lequel  ils  ont  ètè  èmis  sont  probléma- 
tiques.  Puisque  ces  monuments,  comme  on  va  voir, 
par  ce  que  nous  allons  essaycr  de  démontrer  dans 
cctte  ètude,  sont  d'une  importance  extraordinaire 
pour    la    numismatiquc  et  l'archeologie  cn    general, 


460  J-    N.    SVORONOS 


dont  une  juste  interprétation  peut  noiis  amener  à  de 
précieuses  découvertes  pour  la  science,  nous  exposons 
ici  tout,  autant  qu'il  nous  sera  possible,  exactement 
et  en  détail,  ce  que  nous  savons  d'eux. 

Combe,  le  premier,  a  publié  en  l'année  1782  une 
de  ces  pièces  (voyez  n.  19  du  Catalogne  qui  suit)  et 
l'a  rangée  parmi  les  incertaines  de  la  CoUection 
Hunter.  La  description  de  cette  pièce  a  été  répétée 
en  181 1  par  Mionnet,  aussi  parmi  celles  des  monnaies 
incertaines.  Vient  en  suite  Harwood  en  second,  qui 
{Select.  mimor.,  p.  XVD  a  attribué  une  de  ces  pièces 
(n.  62  du  Catalogne  qui  suit),  portant  la  lettre  I,  à 
Zakynthos!  En  troisième  lieu,  Dumersan  en  Tannée 
1829,  publiant  le  Catalogue  de  la  CoUection  d'Allier 
de  Hauteroche  a  décrit  et  fait  figurer  une  autre 
pièce,  comme  étant  une  mannaie  de  Tégée  d'Arcadie, 
ce  qui  est  admis  et  répété  d'abord,  la  mème  année, 
par  Mionnet  et  beaucoup  plus  tard  par  M/  Ch.  Le- 
normant  dans  la  «  Galerie  Mythologiqne  »  qui  a  paru 
en  1858. 

En  1830  Knight,  publiant  le  Catalogue  de  sa 
CoUection,  a  décrit  deux  autres  de  ces  pièces  dont  Tune 
(n.  65)  fut  par  lui-mème  attribuée  à  Sicyone  du  Pélopo- 
nèse,  se  basant  sur  la  lettre  2,  pendant  que  Tautre 
(n.  8),  portant  la  lettre  n,  il  l'a  classée  à  Oropos  de 
Macédoine.  En  1837  Mionnet  a  publié  une  autre  de 
ces  pièces  (n.  33)  appartenant  à  la  CoUection  du 
Danois  Brònstend,  la  rangeant  aussi  parmi  les  mon- 
naies helUniqiies  incertaines.  Cette  pièce  a  été  acquise, 
par  la  suite,  par  le  Musée  Thorvaldsen,  de  Copenha- 
gue,  et  a  été  décrite  en  1851  par  L.  MilUer  comme 
une  monnaie  d'Épidaure  d'Argolide,  à  cause  de  la 
lettre  E  qu'elle  porte. 

Dans  ce  mème  Catalogue,  Mailer  a  décrit  une 
autre  pièce  (n.  78)  portant  sur  chacune  de  ces  deux 
faces  la  lettre  A;  il  Tattribue  à  Laconie  du  Péloponèse. 


TFSSF.RES    EN    BRONZR,    ETC.  461 


Trois  années  après,  Leake  dans  les  Numismata 
Heìknica,  Enr.  Greece,  p.  too,  citant  simplement  cinq 
pièces  diverses  appartenant  à  ces  séries,  ornées  à 
l'avers  d'une  tete  d'Athéna  et  au  revers  des  lettres 
r,N,  P.'y  ou  n,  les  considère  comme  monnaies  d'alliances 
des  dèmes  de  TAttique,  analogues  aux  monnaies  de 
bronze  des  villes  Béotiennes,  qui,  au  lieu  de  types, 
portent  les  inscriptions  TTAA,  TAN  ou  OEI.  Il  attribue 
les  deux  dernières  à  Psophis  et  à  Oropos. 

En  1857,  ce  méme  numismatiste  danois  L.  Miiller, 
publiait  en  danois  dans  les  Mémoires  de  TAcadémie 
royale  de  Copenhague  (Nov.  1857)  et  en  allemand 
dans  la  Archdologische  Zeitung  de  Berlin  (1858,  p.  171 
et  suiv.)  un  article  intitulé  Ueher  griechische  Miìnzen 
mit  einern  Bttchstaben  ah  Typus,  dans  lequel  (comme 
aussi  en  frangais  dans  un  réédition  améliorée  plus  re- 
cente dans  la  Revtte  Ntimisniatique  de  Paris,  1869, 
p.  1-39:  Monnaies  grecques  portant  pouf  type  une  lettre) 
a  décrit  toutes  les  pièces  déjà  connues  de  cette 
serie,  ainsi  que  quelques  autres  inédites.  Il  les  con- 
sidère toutes  comme  des  monnaies  appartenant  à: 
Lacedemone,  Mantinée,  Psophis,  Olenos,  ou  Rvpae 
du  Péloponèse,  conformément  aux  lettres  A,  M,  Y,  n 
ou  P,  que  porte  chacune  d'entre  elles. 

Presque  vers  la  mème  epoque  (1858)  Beulé  pu- 
bliait {Monn.  d'Athènes,  p.  78)  deux  autres  de  ces  petits 
monuments  appartenant  à  la  collection  de  Lagoy, 
portant  le  premier  (n.  64)  la  lettre  P,  le  second  (n.  70) 
VCL.  Le  premier  de  tous  ceux  qui  se  sont  occupés  de 
cette  matière,  il  a  reconiiu  avec  raison  que  ces  pièces 
n'étaient  pas  de  monnaies,- xw^ì?»  des  crj[7,?o7.a,  c'est  à  dire 
des  tessères,  et  mème  d'Athènes,  pourtant  sans  dé- 
termincr  plus  spécialement  à  quoi  elles  servaient. 
Aussi  dans  la  mème  année  Prokesch-Osten  publiait 
cinq  autres  pièces  de  ccUes  qui  au  lieu  de  types 
portent  des  lettres  alphabctiques.  Mais  lui  aussi  les 


462  J.    N.    SVORONOS 


envìsageant  comme  du  numéraire,  a  classe  la  pre- 
mière, d'après  la  lettre  A,  qu'elle  porte  (n.  38),  à  Le- 
badée  de  la  Béotie;  la  seconde,  ornée  sur  ses  deux 
faces  d'un  a  (n.  27),  il  a  cru  qu'elle  appartenait  à  l'ile 
de  Lemnos.  La  troisième,  portant  la  lettre  n,  il  l'a 
attribuée  à  Oropos  de  Béotie  et  d'Attique;  la  qua- 
trième  (n.  3)  ornée  de  la  téte  de  Pallas  et  d'un  P, 
il  l'a  fait  revenir  à  Rethymna  de  Créte  à  cause  du 
type  de  la  Minerve  qui  se  retrouve  sur  les  pièces  de 
Rhithyna,  et  enfin  la  cinquième  (n.  50)  il  a  suppose, 
à  la  suite  du  r  qu'elle  porte,  qu'elle  appartenait  aux 
Gagae  de  Lydie. 

L'année  suivante(i86o)  ce  méme  Prokesch-Osten 
admettait  les  attributions  faites  en  1859  P^^  L.  MilUer 
(voir  ci-haut)  aux  villes  du  Péloponèse,  et  introdui- 
sait  une  nouvelle  de  ces  pièces,  qui,  à  cause  de  la 
lettre  r  qu'elle  portait,  il  donnait  à  Gortyna  de 
l'Arcadie.  P.  Osten  observe  finalement  que  «  toutes 
«  ces  pièces  appartiennent,  incontestablement,  à  une 
«  méme  epoque,  antérieure,  à  en  juger  d'après  le 
«  style,  à  la  Ligue  Achéenne,  et  dénotent  entre  ces 
«  villes  et  probablement  d'autres,  une  convention  mo- 
«  nétaire.   » 

Presque  à  la  méme  epoque,  c'est  à  dire  de 
1859  à  1863,  il  parvenait  successivement,  à  notre 
Musée  national  de  Numismatique,  quatorze  de  ces 
monnaies  découvertes  chaque  fois  à  Athènes,  que 
mon  regretté  prédécesseur  Ach.  Postolaka  inscrivait 
(Voyez  le  livre  manuscrit  :  —  Journal  des  échanges, 
pag.  VI,  38,  p.  53,  et  numéros  de  reception  63,  73, 
80,  104,  III,  126,  153,  155  et  162)  comme  «  monnaies 
de  ville  encore  inconnue  »  —  «  d'origine  douteuse  » 
u  encore  d'une  patrie  inconnue.  »  Une  seule  fois,  il 
a  considéré  une  d'elles,  dans  la  ripuTavt/.-})  AoyoSocia  de 
l'année  académique  1860-61,  p.  62,  comme  «  monnaie 
d'Athénes  inèdite.   " 


TESSÈRES    EN    BRONZE,    ETC.  463 


C'est  aussi  en  l'année  1863  que  Leicester  Warren 
dans  son  Essay  on  Greek  Federai  coinage  (p.  25, 
note  2),  a  parie  de  ces  monnaies,  mais  n'ayant  pas 
son  travail  sous  la  main,  je  ne  peux  pas  citer  exacte- 
ment  son  opinion  en  cette  matière. 

Dix  ans  plus  tard  (1874)  il  a  été  public  dans 
le  catalogne  de  la  Collection  Margaritis  une  de  ces 
pièces  (n.  loi)  portant  sur  chacun  de  ses  còtés  un  O, 
désignée  comme  «  monnaie  de  F Attigue  trotivée  à 
Athènes.  "  Dans  la  mème  année  M.  Imhoof-Blumer, 
qui  déjà  en  187 1  [Num.  Zeit.,  Ili,  p.  358  et  371) 
dans  son  étude  bien  connue,  sur  le  numéraire  Béotien, 
avait  rejeté  comme  erronées  les  attributions  précitées 
de  Prokesch-Osten  à  Lebadea  et  Oropos,  rejetant 
également  celle  ornée  du  M'  que  L.  Mailer  donnait 
à  Psophis,  il  écrivait  ce  qui  suit,  qui  est  parfaitement 
juste,  à  Texception  toutefois  du  mot  monnaie,  qu'il 
emploie:  «  Cette  pièce  appartient  à  la  catégorie  de 
«  certaines  monnaies  en  cuivre,  portant  d'un  coté  la 
«  téte  de  Minerve  à  gauche,  et  au  revers  une  seule 
«  lettre  de  Talphabet.  Comme  exécution  et  fabrique 
«  elles  semblent  toutes  avoir  une  mème  origine  et 
«  probablement  ont  été  émises,  dans  un  but  special, 
«  par  une  des  plus  grandes  villes  de  la  Grece,  par 
«  exemple  Athènes.  » 

Plus  exactement,  ayant  mème  devine  presque 
toute  la  vérité,  M.  J.  Friedlaender  [Hermes  IX  (1875), 
P-  353»  Alphahete  und  Syllabarien  auf  Ròmischen 
Munzen)  en  s'occupant  de  ces  mèmes  espèces,  a  dit 
à  leur  égard:  «  Peut  ctrc  ont-elles  été  frappées  à 
«  Athènes;  dans  tout  cas  ce  n'était  pas  des  monnaies, 
«  mais  peut  étre  des  tessères  de  théatre  servant  à 
«  indiquer  les  rangées  des  sièges.  » 

En  1881  Kohler  {Mitth.  des  Athen.  Arch.  Inst., 
voi.  VI,  241,  note  i)  parlant  accidentellement  de  ces 
mèmes    pièces,    ne    les    considère    pas    comme    des 


464  J-    N.    SVORONOS 


monnaies  et  ajoute,  que  les  plus  anciennes  d'entrc 
elles  se  rapprochent  par  leur  style  au  V'=""'  siècle 
avant  J.  C. 

L'année  suivante  M/  J.  P.  Six  {Annuaire  Num., 
VI,  p.  28),  écrivant  sur  une  de  ces  mèmes  pièces, 
portant  la  lettre  A  et  le  kalathos  (115),  et  ignorant, 
ou  plutót  ayant  oublié,  l'existence  des  autres  pièces  de 
la  mème  catégorie,  la  cousidère  comma  monnaie  lacé- 
démonienne  frappée  à  Athènes.  Mais  déjà  les  numi- 
smatistes  athéniens  savaient  parfaitement  par  les  fré- 
quentes  trouvailles  qui  s'y  faisaient,  que  ces  pièces  de 
bronze  n'étaient  pas  de  la  ìnonnaie,  mais  des  tessères 
attiquès  d'un  usage  inconnu.  C'est  ainsi  que  ces 
espèces  ont  été  classces  au  Musée  National  de  Nu- 
riiismatique  par  Achille  Postolaka,  et  comme  telles 
étaient  recherchées  par  Ics  collectionneurs  d'Athènes 
et  du  Pirée.  L'un  d'entre  eux  surtout,  M/  Al.  Méléto- 
poulos,en  l'année  1884,  publiant  lui  mème  le  catalogne 
de  sa  collection  et  mentionnant  trois  de  ces  mèmes 
pièces,  ajoutait  ce  qui  suit,  qui  représente  l'opinion 
generale  des  nuniismatistes  indigènes  d'alors,  surtout 
celle  de  M/  Postolaka,  ami  et  conseillier  de  M.  Mélé- 
topoulos.  «  Ces  syiìtboles  en  cuivre,  se  trouvent  dans 
«  l'Attique  et  principalement  à  Athènes  et  au  Pirée. 
«  L'usage  qu'en  faisaient  les  anciens  habitants  d'A- 
rt thènes  et  de  l'Attique,  n'a  pas  été  determinò  encore, 
«  mais  nous  pouvons  supposer,  sous  rcserve,  que 
«  c'étaient  des  billets  d'entrée,  pour  les  tribunaux, 
«  pour  le  sénat,  pour  les  assemblées,  pour  les  re- 
«  présentations  théatrales  et  enfin  des  menues  pièces 
«  en  usage  dans  la  vie  quotidienne  comme  de  nos 
«  jours,  au  lieu  de  comptant,  nous  donnons  des 
«  jetons,  des  marques,  etc.  etc,  qui  toutefois  n'avaient 
«   pas  cours  dans  la  circulation  numéraire  publique.  » 

L'année  suivante  (1885)    M.'  Arthur  Engel,  qui 
avait  alors   visite   les  CoUections  Athéniennes,  énu- 


TESSÈRES   EN    BRONZE,    ETC.  465 


mère  sommairement  dans  la  Revue  Numismatiqtte 
cinquante  six  de  ces  pièces  faisant  partie  des  Col- 
lections  de  Paul  Lambros,  et  les  nomme  Tessères 
athéniens  en  bronze  (^l 

Toute  personne  était  dès  lors  en  droit  de  dire, 
qu'il  prévalait  déjà,  comme  verité  scientifique  admise, 
que  ces  espèces  de  monnaies  étaient  des  tessères  de 
r Attigue,  d'usage  inconnu  encore,  mais  non  des  mon- 
naies, lorsque  l'éminent  numismatiste  néerlandais,  mon 
respectable  ami,  M/  J.  P.  Six  d'Amsterdam,  s'est 
occupé  spécialement  de  l'étude  de  ces  espèces  et 
a  voulu  démontrer  que  c'étaient  des  monnaies  et 
surtout,  en  grande  partie,  non  des  monnaies  d'A- 
thènes,  mais  de  l'Asie  Mineure.  S'étant  apparemment 
prévalu  d'une  communication  écrite  du  si  souvent 
cité  L.  Milller  qui  à  présent  considérait  ces  pièces 
comme  des  «  tessères  ou  des  marques  »  dont  la  lettre 
qui  les  ornait  «  ne  pouvait  étre  qu'une  lettre  alpha- 
bétique  servant  de  numero  d'ordre,  destinée  à  rendre  la 
pièce  propre  à  un  usage  inconnu  jusqu'ici  w,  il  a  public 
sur  ce  thème,  dans  VAmiuaire  de  la  Société  Numisma- 
tique  de  Paris  (voi.  X,  1886,  p.  357-371),  un  article 
étendu.  M.'  Six  composa,  avant  tout,  un  long  et  autant 
que  possible  minutieux  et  complet  catalogue  des  pièces 
de  ces  séries,  qui  étaient  parvenues  jusque  là  à  sa 
connaissance  ;  il  les  a  divise  chronologiquement  en 
cinq  classes  et  comme  types  en  douze  groupes.  Il  a 
abouti  par  des  preuves  que  nous  examinerons  en 
détail,  plus  loin,  à  la  conclusion  erronee  que  ces  pièces 
n'étaient  pas  des  tessères,  mais  des  monnaies  dont 
quelques  unes,  et  surtout  celles  portant  le  symbole  du 
kalathoSy  auraient  été  émises  à  Athènes,  tandis  que  le 


(i)  D'après  ce  que  j'apprends,  les  pièces  de  cette  collection  ont  été 
disseminées  par  la  vente.  Leurs  annotations  dans  mon  Catalogue  ont 
été  prises  sur  les  publications  des  M.M.  Engel  et  Six  et  sur  les  notes 
manuscrites  de  mon  ami  anglais  M/  Earle  Fox. 


60 


466  J-    N.    SVORONOS 


restant  aurait  été  frappé  en  Carie  à  l'epoque  de 
Mausole,  à  Mylasa,  et  auraient  eu  cours  à  Samos 
à  l'epoque  de  la  conquète  athénienne  (439-405  et 
365-322  avant  J.  C).  Pourtant  M/  Six  lui  méme  n'était 
pas  persuade  de  la  justesse  de  ses  conclusions;  c'est 
pourquoi  il  terminait  l'article  en  question  par  ces 
mots:  «  Tout  cela  est  fort  hypothétique,  j'en  conviens, 
«  mais  plus  la  question  est  obscure,  plus  elle  mérite 
«  d'ètre  étudiée  et  c'est  dans  le  seul  but  d'engager 
«  les  numismatistes  à  s'en  occuper,  que  j'ai  cru 
«   pouvoir  en  entretenir  les  lecteurs.   " 

De  ceux  qui,  après  M.  Six,  ont  public  des 
pareilles  pièces,  M.  P.  Gardner  attribua,  par  une 
inattention  compréhensible,  deux  de  ces  pièces  por- 
tant  la  lettre  K  (n.  58  et  no)  à  Cranée  de  Céphallonie 
(B.  M.  Cat.  Péloponnesus  1887,  p.  81)  et  enfin  B.  V. 
Head,  qui  dans  B.  M.  Cat.  Attica  1888,  P.  XXX 
et  24,  considère  ces  pièces  comme  des  symboles 
{tesseraé)  et  les  décrit  comme  athéniennes  «  parce 
«  que,  comme  il  le  croit,  elles  se  trouvent  presque 
«  toujours  à  Athènes.  »  Mentionnant  l'opinion  de 
M.'  Six,  il  dit  que  les  seules  pièces  certainement 
d'Attique  sont  celles  qui  portent  le  symbole  du  ka- 
lathos  à  còte  de  la  lettre  alphabétique.  Il  ajoute  en 
terminant  que,  «  si  ces  pièces  sont  des  monnaies 
"  réelles  ou  de  simples  tessères,  la  question  n'est  pas 
il  facile  à  résoudre  pour  le  moment.  » 

Ayant,  aussi,  entrepris  depuis  assez  longtemps 
l'étude  de  ce  problème  réellement  difficile,  nous 
avons  rédigée  la  présente  étude  que  nous  avons 
communiquée,  il  y  a  juste  un  an,  en  premier  lieu,  en 
conférence  publique  (8-20  Janvier  1897)  aux  sociétaires 
de  l'école  allemande  d'Archeologie  d'Athènes,  ainsi 
que  dans  deux  audiences  consécutives  de  cette  année. 
Nous  la  publions,  pour  la  première  fois,  ce  jour. 
Dans    l'interval  nous  avons  annoté  tout  simplement 


TESSÈRES   EN   BRONZF,    ETC.  467 


la  conclusion  de  nos  recherches,  dans  les  «  Comptes 
rendus  officiels  du  Musée  national  de  Numismatique  » 
publiés  en  Tannée  1897,  se  rapportant  à  la  gestion 
de  l'année  académique  1894-95  (p.  43). 

Ces  conclusions  ont  été  communiquées  en  leur 
temps  par  lettre  à  M.'  Six,  qui,  les  ayant  admises, 
s'est  empressé,  avec  sa  gentillesse  habituelle,  de  nous 
expédier,  le  14  Janvier  1898,  toutes  les  empreintes 
de  ces  pièces,  qui  font  partie  de  sa  collection,  ainsi 
que  vingt  autres  exemplaires  complémentaires  du 
catalogue  publié  par  lui.  Ayant  réuni  les  empreintes 
de  toutes  les  pièces  des  diverses  collections  publiques 
et  privées,  auxquelles  nous  avons  ajouté  toutes  les 
dernières  parvenues  à  notre  Musée  national  de  Nu- 
mismatique, appartenant  à  cette  sèrie,  nous  avons 
redige  de  nouveau  sur  une  base  presque  doublé  en 
nombre  d'espèces,  et  sur  une  base  chronologique 
differente  (que  nous  exposons  plus  loin),  le  catalogue 
qui  avait  ètè  redige  en  premier  lieu  par  M/  Six. 
Nous  le  donnons  ci-après,  dèsirant  présenter  au- 
jourd'hui  la  solution  de  ce  problème.  Nous  saisissons 
l'occasion  pour  présenter  nos  remerciments  à  Mes- 
sieurs  les  Directeurs  et  Conservateurs  des  diffèrents 
Musèes,  ainsi  qu'à  Messieurs  les  propriétaires  des 
collections  privèes,  qui  tous,  sans  exception,  genti- 
ment  comme  toujours,  se  sont  empressès  de  nous 
faire  parvenir  les  nombreuses  empreintes  que  nous 
leur  avons  demandèes. 


B')    Catalogue    des    pièces. 

A)  343-42-338  avantj.  C. 
«')  343-42  av.  J.  C. 

1-9.  Dìaffl.  27  Mill.  (0   --   Téte    de    Pallas    (Hephaestia?) 
coiffée   du   casque  attique,  la  visière  baissée  et 
attachée  sous  le  mentori.  Style  archaistique. 
t^   —  Une  lettre  de  l'alphabet  dans  un  carré  creux, 
c'est  à  dire: 

1.  (fl)  H  entre  les  jambes  du  bas  duquel,  croissant  ouvert 

vers  le  haut.  —  Gr.  8,73.  —  Planche  XII,  2.  — 
Lòbbecke. 
{b)   „   entre  les  jambes  du  bas  duquel,  croissant  ouvert 
vers  le  haut.   —  H.  B.  Earle  Fox. 

2.  (a)n— 8,60-Pl.  XII,  3.  —  I.  P.  Six. 

{b)  „— 9,58— Londres  =  Mailer,  Rev.  Nuni.  1859,  2,  n.  12. 
—  B.  M.  Cat.,  Attica,  24,  256. 

(e)  —  —Dans  la  Rev.  Num.  1884,  p.  20,  M.''  A.  Engel 
mentionne  un  exemplaire  de  la  Collection 
Lambros  comme  orné  d'un  f  que  M.""  Six 
corrige,  d'après  ses  renseignements,  en  P, 
je  crois  avec  raison.  Nous  ignorons  où  a 
passe  cet  exemplaire. 

3.  {a)  P  — 6,78 -PI.  XII,  4.  —  Berlin  =  Prokesch,  Ined.  II, 

1859,  p.  20,  PI.  II,  39.  —  Muller,  1.  e,  n.  13. 
[U)  „— 8,30  — Copenhague. 
(e)  „— 8,07— Athènes  (ancienne  collection  de  la  Société 

Archéologique). 
{d)  „—        —Lambros. 

4.  {a)  T—        —PI.  XII,  5.  —   Empreinte    de    la    collection 

Postolaka  avec  l'annotation  "  apud  merca- 


(i)  Quelques  exemplaires  à  cause  de  l'usure  resultée  d'un  long  usage, 
n'ont,  comma  dimension,  que  25  Mill.;  toutefois  dans  l'antiquité  ils 
mesuraient  tous  27  Mill.  Pour  ceux  que  nous  allons  décrire,  nous  ne 
tenons  pas  compte  pour  le  module  de  la  détérioration. 


TESSÈRES    EN    13R0NZE,    ETC.  469 

torem  Athenis  19/31  Januar  1891.  „  Proba- 
blement  le  méme  que  le  suivant  sub.  n.  13. 

(b)  „  — 7,24  — Lambros  {probablement  le  mème  que  le 
précédent). 

(e)  „— 8,80— Lòbbecke. 

5.  (a)  Y— 9,37— PI.  XII,  6.  -  Lòbbecke. 
{b)  „  — 7,61  — Lambros. 

6.  (a) 0-8,45 -PI.  XII,  7.  —  Athènes  ([895-96,  KF.  4. 

7.  (a)^^- 6,90— PI.  XII,  8.  —  Six. 

{b}  „  — 8,56— Londres  =  Mailer,  1.  e,  n.  9,  PI,  I,  9.  — 
Imhoof,  Zei'f.  f.  Num.,  I,  p.  123.  —  B.  M. 
Cat-,  Attica,  24,  258. 

[e]  „—        — Earle  Fox. 

C*^)  ,,—5.90  — Lambros. 
'  8.  (a)n—        — Londres  =  M.  P.  Knight,    Cat.,    p.  72.  — 
Mailer,  1.  e,  n.  io,  PI.  I,  io.  -  B.  M.  Cat., 
Attica,  p.  24,  259. 
9.  [a]  T  —6,40     (fragmentée  et  fruste).  -—  P].  XII,  9. 

{b)  ,,  —  9,47  — PI.  XII,  1.  —  Athènes  (1894-95,  **>  2263) 
Erronéement,  à  cause  de  sa  mauvaise  con- 
servation,  placée  sur  la  planche  comme  E. 

[e)  „  8,30  — Paris  =  Dumersan,  Cat.  Allier,  p  54,  PI.  VI, 
20.  —  Mionnet,  Suppl.  IV,  293,  113.  — 
Lenormant,   Gali.  Myth.,  p.   115,  25,  2. 

{(i)  ,,  —  7,35— Lòbbecke. 

b')  341-40-338  av.  J.  C. 

10-21.    Diam.    18  Mill-    —    Semblables  aux  precedentes 
comme  types;  soit: 


IO. 


II 
12 

13 

15 
16 


a)  A -4,48 -Athènes  (7194).   —  PI.  XII,  10. 

b)  „  —4,86-- Six. 

e)  „  —        —Lambros. 

a) A—        —  Mélétopoulos,  —  PI.  XII,  11. 

a)  I  — 5,00-Campanis.  —  PI.  XII,  12. 

à)0—        —Lambros. 

a)  I  —        —Lambros. 

fl)K -4,72 -Lòbbecke.   —  Pi.  XII,  13. 

a)  A  -4,05- Lòbbecke.  —  PI.  XII,  14. 


470  J.    N.    SVORONOS 


17.  (^)M-3,8o-J.    P.  Six.  —  PI.  XII,  18. 

18.  (r/)M-3,37-Lobbecke.  —  PI.  XII,  15. 
(/;)  „  —        —  Lambros. 

19.  (a)  N  (ou  M)  — Glascow  =  Combe,  Mus.  Hiint.,  PI.  68,17. 

=  Mionn.,  VI,  659,  329.  —  Miìller,  1.  e,  n.  7. 

20.  («)  1  —  3,72 -Mélétopoulos.    —   PI.  XII,  16.   Cat.    de    la 

Coli.  Mélétop.,  p.  68,  PI.  11,  30. 

21.  (a)0-3,50— Six  (empreinte).  —  PI.  XII,  17. 

Note.  —  M.""  A.  Engel,  dans  la  Reviie  Niim.,  1.  e,  note 
l'existence  d'une  pièce  de  cette  sèrie  portant  la  lettre  T. 
Ce  que  M.''  Six  a  emprunté  pour  son  catalogue.  Pour  des  motifs 
que  nous  exposerons  plus  bas,  nous  ne  croyons  pas  à  l'exi- 
stence de  cet  exemplaire,  mais  plutòt  qu'il  s'agit  de  la 
lettre  f  ou  d'un  exemplaire  d'une  sèrie  plus  recente  (Voyez. 
n,  65).  "  Malheureusement,  comme  M.""  Six  l'a  observè  à  la 
"  p.  357.  la  forme  des  lettres  n'est  pas  toujours  bien  rendu'e 
"  dans  la  Rev.  Num.  „ 

O  343-42  et  341-40  jusque  338  av.  J.  C. 

22-30.  Dlain.  18  Min.  —  Une  lettre  de  l'alphabet. 

p  —  La  mème  lettre,  mais  dans  un  carré  creux, 
le  méme  que  celui  des  séries  ci-haut  (a  et  b) 
c'est  à  diie  : 

22.  (a)  A)(A-6,8o-Athènes.      —  PI.  XII,  19. 
(b)     „    —  4,46  — Imhoof. 

23.  («)  A)(A— 4,45-Lòbbecke.  —  PI.  XII,  20. 

24.  (a)  E)(E-3,98-Lòbbecke.  —  PI.  XII,  21. 

25.  (a)I)(l-4,07-Campanis.  —  PI.  XII;  22. 
(b)     „    —        —  Earle  Fox. 

26.  (a)  I)  (I  -4,95-Lòbbecke.  —  PI.  XII,  23. 
(b)     „    —        —Lambros. 

{e)     „    —        —Dans  le  commerce. 

27.  {a)  A)(A— 4,48— Berlin.  —  PI.  XII,  24.  —  Prokesch, /w^^., 

II,  14,  PI.  II,  28.  -  Mailer,  1.  e,  n.  2. 
[b)     „    —  6,00  — Copenhague.  —  Miilier,  1.  e,  n.  i,  PI.  I,  i. 
{e)     „    — 4,To— Lòbbecke. 
(d)     „    —        —Earle  Fox. 

28.  (a)  n)(n-3  45— Campanis.   —  Pi-  XII,  25. 
(^)      .,    —3,36- Berlin. 


TESSÈRES   EN    BRONZE,    ETC.  47 1 

(<^)      »    —  3,06— Imhoof. 
2g.{a)-t-){-t'—        —  Earle  Fox. 

30.  (^)ct>)(ct>-3,88— Lòbbecke.  -  P].  XII,  26. 

^"ì  -339  (?)  avant  J.  C. 

30.^  Diaffi.  20.  —  Meme  téte  à  gauche,  de  mème  fabrique. 
9^   —  Une  lettre  dans  un  creux  circulaire. 

(«)T—        -Berlin.  —  PI.  XII,  27.' 

B)  338-326  avant  J.  C. 

31-45.  Diaffi.  18.  —  Tète  de  lion  à  droite. 

Iji   —   Une    lettre    alphabétique    dans    un    champ 
circulaire  creux,  ou: 

31.  (rt)  A—        — Lambros. 

32.  {a)  r— 3,05— Berlin.  —  PI.  XIII,  1.  —  La  tète  de  lion,  que 

l'on  voit  sur  cette  pièce,  ayant  la  langue 
pendante,  paraìt  plus  ancienne  de  celles  de 
tous  les  autres  exemplaires  de  la  sèrie. 
Elle  ressemble  plutòt  à  une  téte  de  lion 
en  marbré  de  celles  employées  comme 
fontaines  qu'à  une  téte  de  lion  vivant. 
{b)  „—        —Lambros. 

33.  {a)  E— 3,48— Athènes  (7200).  —  PI.  XIII,  2.  —  Surfrappè 

sur  un  autre  exemplaire  de  la  méme  sèrie 
portant  cependant  la  lettre  O.  M.""  Six,  par 
erreur,  ècrit  dans  son  catalogue  (p.  368)  que 
sur  la  pièce  de  la  première  èmission  la 
téte  était  tournée  à  gauche.  Comme  on 
voit  sur  notre  planche,  cette  téte,  comme 
celles  de  toutes  les  autres,  est  tournée  à 
droite, 
{b)  „— 4,30  — Copenhague  (de  la  Collection  BrOnsted)  = 
Mus.  Thorvaldsen  B'  18,  I,  18.  —  Mionnet, 
Suppl.  IX,  p.  242. 


472  J.    N.    SVORONOS 


(f)  „—        —  Lambros. 
34.  {a)  1—4,20— Athènes  (1894  95,  H'  2367).  —  PI.  XIII,  3. 

(b)  „—        —Lambros. 
35-  {«)H-3.9o-J.  P.  Six.  -   PI.  XIII,  4. 

{b)  „  —  4,02  —  Lòbbecke. 

(^)   })  ~~  3.9^  "~  Copenhague. 

{a)  „  — 4,52— Athènes  (7201). 

(^)  „— 3.52  — Mélétopoulos,    Cat.    de    la    Collection    87. 
PI.  II,  32. 

(/)  „— 3,90  — Lambros, 

36.  (a)0—        —Lambros. 
{b)  „—        — Londres. 

37.  {a)  K—        —Lambros. 

38.  (a)  A  — 4,18— Berlin,  =  Prokesch,  Ined.,  II,  p.  14,  PI.  II,  27. 
i^)  ,,-3.98-Mélétopoulos,  Cat.  p.  87,  PI.  II,  31,  PI.  XIII,  5. 
(^)  „— 3.97-Campanis. 

(<^)  «—3.80— Athènes  (Société  Arch.). 
(e)  ,,  —  3,07— Lòbbecke. 

(/)  „—        —  Collect.  Lagoy  =  Miiller  1.  e,  n.  5,  d'après 
un  dessin  de  Fauvel  envoyé  par  Beulé). 

39.  («)M-        -Athènes  (720 iT).   -  Pi.  XIII,  6. 

40.  (a)  N-5,18— Berlin.  —  PI.  XIII,  7. 
(b)  „—        —Lambros. 

41.  (tì')  P— 4,12— Lambros. 
(rt)?|— 4,51 -Six.    -   PI.  XIII,  8. 
(b)  ,,  —  4,23 -Athènes. 

{e)  „—        —Lambros. 

{d)  „—        — Dans  le  commerce. 

42.  {a)  Y— 3,96— Six.   -   PI.  XIII,  9. 

43.  («)ct)— 3,48— Athènes,  7200.  (Sur  celui-ci  il  a  été  surfrappé 

un  autre  exemplaire  portant  la  lettre  E,  ou 
celui  inscrit  sub  n.  33). 

44.  (a)  X—        —Londres. 

45.  (rt)^—        —Lambros. 

b') 

46.  Diam.  18  Min.  -  OE-:^MO-0[E]-TnN.  Quatre  chouettes 
placées  en  forme  de  X,  divisées  en  deux  paires, 


TESSERES    EN    BRON2E,    ETC.  473 

par  deux    branches  d'olivier    avec    leurs   fruits, 
posées  entre  chaque  couple. 
1^  —  A  sur  un  champ  plat. 

Mélétopoulos,  Catal.  mon.  anc,  p.  86,  PI.  B,  29  (trouvé 
à  Athènes)  -  PI.  XIII,  10. 

47.  Dlain.  18  Mill.   —  Meme    pièce    et    ayant    le    méme 
cachet. 
1^    —   3"  comme  le  précédent. 

Berlin.  —  PI.  XIII,  11.  —  De  la  Collection  Prokesch-Osten 
(trouvé  à  Athènes  =  Beulé,  Monnaies  cC Athènes,  p.  78  (figure) 

—  von  Prokesch,  Inedita  meiner  Sammlimg  (Denkschr.  d. 
Wiener  Akademie  d.  Wissenscii.,  voi.  IX,  1856).  —  Max 
Frankel,  Etne  Marke  der  Thesmotheten:  Zeit.  f.  Numism.  voi.  Ili 
(1876)  p.  382-393  (figure)  et  Archaol.  Zeitung,  1875  p.  61.  — 
O.  Benndorf,  Beitràge  zur  Kenntniss  des  Atiischen  Theaters, 
p.  64,  80,  n.  52    PI.  (Zeitsch.  f.  òster.  Gymnasien,    voi.  26). 

—  Fr.  Lenormant,  La  monnaie  dans  fant.,  voi.  I  (1878),  p.  69- 
70.  —  Mélétopoulos,  1.  e,   etc. 

C)  326-322  avant  J.  C. 

a') 

48-71.  Dlai.  18  Mill.  -  Tete  de  Pallas  à  gauche,  coifFée 
du  casque  attique  sans  visière. 
^   —  Une    lettre    de    Talphabet,  dans    un    champ 
circulaire  en  creux. 

48.  (a)  A  — 5,60  — Six  (empreinte).  Surfrappe.  —  PI.  XIII,  12. 
iP)  ,,—5,28— Athènes  (Société  Arch.). 

{e)  „— 4,96  — Berlin. 

{d)  „—        —  Lambros. 

[e)  „  —        —Dans  le  commerce. 

49.  (a)  B— 5,47 -Berlin.  —  PI.  XIII,  13. 
{b)  ,,-5,26— Athènes  (7194*''). 

{e)  „—        —Lambros. 

50.  (a)  n -7,28— Berlin.  -  Pi.  XIII,  14.  =  Prokesch-Osten,  1. 

e,  p.  34,  PI.  II,  29.  —  Rev.  Ni/m..  1860,  p.  272. 
{/))  „— 6,55— Lobbecke. 

6c 


474  }•    N.    SVORONOS 


(e)  „— 4,70  — Athènes  (A.  E.). 

(d)  „—        — Earle  Fox.  Surfrappe. 

51.  (a)  r— 5,42  — Londres.  =  B.  M.  Catal.  Attica,  p.  24,  n.  253. 
{b)  „—        — Lambros. 

{e)  „—       — Dans  le  commerce. 

52.  (a)  A -5,28— Berlin.   -  PI.  XIII,  15. 
(b)  „—        —Lambros. 

53-  («)E-5,85— Athènes.  -  PI.  XIII,  16. 
(b)  „—        —  Campanis. 

(e)  „—        —Lambros. 

54.  («)  I  -        —Lambros. 

55.  (c7)H-5,72— Athènes  (7195). 

ib)  „-        —Earle  Fox.  -  Pi.  XIII,  17. 

56.  (a)  0-5,48— Berlin.   -  Pi.  XIII,  18. 
57-  («)  1-5,70— Campanis.  —  Pi.  XIII,  19. 

(b)  „  —        —Lòbbecke. 
(e)  „—        —Lambros. 

{ci)  „—        — Empreinte  d'origine  inconnue. 
(^■//)  »~        —Dans  le  commerce  trois  pièces. 
58.  (a)  K— 3,63  — Campanis  (brisé  et  deteriore). 

[b)  „-        —Londres.  =  P.  Gardner,  B.  M.  Cat.    Peto- 

ponnesus,  p.  81,  n.  44  (Casque). 
{e)  „—        —Earle    Fox    (très    bonne    conservation).    — 

PI.  XIII,  20. 
{d)  „—        — Heldreich.  Surfrappe  sur    une  monnaie  de 

Syracuse  de  Fan  357  av.  J.  C. 
(e)  „—        —Dans  le  commerce. 
59-  («)A-6,o2— J.  P.  Six.  -  Pi.  XIII,  21.  Surfrappe  sur  une 
mème  monnaie  de  Syracuse. 
(b)  ,,-585— Athènes.  Meme  surfrappe. 
(e)  „— 5,70— Imhoof. 
{d)  „—        —  Lambros. 
{e)  „—        —Dans  le  commerce. 
60.  (a)M-6,44  — J.  P.  Six.  Meme  surfrappe. 

(^)  ,; -5-70 -Berlin. 

(e)  ,,-4,80 -Lòbbecke.   -  Pi.  XIII,  22. 

(<af)  ,,  —  4,22  — Athènes  (7199^). 
(e)  „—        —Lambros. 
6r.  («)N  — 6,74— Berlin.  . 


TESSÈRES    EN    BRONZE,    ETC.  475 

{b)  „— 6,40— Campanis.  —  PI.  XIII,  23. 

{e)  „  — 4,22— Athènes  (7197). 

{d)  „—        — Earle  Fox.  Meme  surfrappe. 

62.  (<j)I-6,oo-Athènes.  —  PI.  XIII,  24 

[b)  „— 5,20  — Londres     =    Harwood,    Select.    ntim.  gr. 

PI.  XVI  (figure).   —   Cat.   Thomas,  n.  2930. 

—  B.  M.  Cat.  Attica,  24,  254. 
W  „— 5,06— Lòbbecke. 
{d)  „—        —Earle  Fox. 

63.  (a)0— 6,05— Lòbbecke. 

(ò)  „— 5,56  — Imhoof  (?)  (d'après  le  catalogue  de  M.""  Six). 
(^)  ,,—5,10— Campanis.  Surfrappe,  sur  une  monnaie  de 
Syracuse.  —  PI.  XIII,  25. 

(d)  ,,—4,86— Lòbbecke. 

(e)  „—        —  Lambros. 

64.  (a)  P— 5,90— Copenhague.  —  PI.  XIII,  26.  —  Miiller,  1.  e, 

n.  14,  PI.  I,   14. 
(b)  „  — 5.40  — Monaco  =  Beulé,  Monnaies  d'Athènes,  p.  24 

(figure).  —  Benndorf,    1.  e,  n.  54  (figure). 
{e)  „  — 5,16  — Athènes  (1894-95  H'  2366). 

65.  (a)  ^  — 5,55  — Londres  =  M.    P.  Knight,  1.  e,  p.  14.  — 

Mailer,    1.  e,    n.  7.  —  B.    M.    Cat.  Attica, 

P-  24,  255. 
{b)  ,,—5,25— Monaco. 

(^)  „ —5.00 -Copenhague  ~  Muller,  1.  e,  n.  8. 
{d)  „—        — Heldreich.  (Sa  collection  d'empreintes  à  l'In- 

stitut  Allemand).  Aussi  collection  Postolaka. 
{è)  „—        —De  méme. 
(/)  „—        —Lambros. 

66.  (fl)T— 5,71— Athènes  (7201^).  —  PI.  XTII,  27. 
{b)  „  —        —Lambros. 

(e)  „—        —  Dans  le  commerce. 
66*.  (a)  Y—        —Dans  le  commerce. 

67.  («)<!>  — 5.36— Berlin.  —  PI.  XIII,  28.  —  Surfrappe  sur  une 

monnaie  de  Syracuse. 
(b)  „—        —Lambros. 

68.  (fl)X- 5,96— Berlin.  -  PI.  XIII,  29. 
(^)  ..  — 5.53— Athènes  (7201''). 

69.  ò')>^  -5,69— Athènes.  —  PI.  XIII,  30. 


476  J     N.    SVORONOS 


{b)  „— 5,26— Six. 

{e)  „—        — Lambros. 

70.  {a)Ci-  6,64  — Lobbecke. 

{b)  „— 5,90  — Monaco  =  Beulé,  Monn.  d'Athène$.  p.  79.  — 
Moller,  1.  e,  n.  11.  —  Benndorf,  1.  e.  (figure). 

{e)  ,,—5,62— Berlin.  —  pi.  XIII,  31.  =  Prokesch,  Ined.  II, 
p.  15,  PI.  II,  29. 

{d)  „— 4,70— Copenhague. 

{e)  „—        —Lambros. 

71.  («)  T-5.70— Lòbbecke.  —  PI.  XIII,  32. 
[b)  „—        —Lambros. 

(e)  „—        — Dans  le  commerce. 

b') 

72-88.  Diaffl.  18.  —  Une  lettre  de  l'alphabet. 
"^  —  La  méme  lettre  de  Talphabet,  dans  un  champ 
à  peu  près  creux,  soit: 

72.  («)À)(A— 5,53— Mélétopoulos. 

73.  (a)  B)(B-5,45-Six.  -   PI.  XIV,  1. 
{b)     „     —        —  Earle  Fox. 

{e)     „     —        —Lambros. 

74.  («)A)(A-5,4o-Athènes  (7188).   -  Pl.  XIV,  2. 
(b)    „     —        —Lambros. 

75.  (a)  E)(E-5,56— Athènes  (7189).   -   Pi.  XIV,  3. 

76.  (a)l)(l—        —Lambros  (Probablement  celui  sub  n.  25 

de  la  sèrie  A). 

77.  {a)  K)(K-5,57— Londres  =  B.  M.  Cat.  A^h'ca,  p.  24,  260. 

78.  (a)  A)  (A— 3,20  — Copenhague    =    Mns.    Thorvaldsen    B, 

n.   182  et  Mailer,  1.  e,  n.  2. 

79.  (<3!)M)(M— 4,70  — Six. 

Y       Y 

W    .      -3-55— Lòbbecke.  —  Pi.  XIV,  4. 
{e)     „     —        —  Pécrit  par  Postolaka. 
{d)    „     —        —Dans  le  commerce. 

80.  (fl)N)(N-        —Lambros. 

81.  {à)V<\{]\  -        -Lambros. 

82.  (a)  I)  (1—5,08 -Lòbbecke.  —  Pl.  XIV,  5. 
83-  («)  0)10-4,47 -Lòbbecke.  -   PI.  XIV,  6. 


TESSERKS    EN    13RONZE,    ETC.  477 


84.  (a)  t){t  — 3,21— Londres  =  B.  M.  Cat.  Attica,  p.  24,  261. 

85.  («)T)(T—        —  Lambros. 

86.  [a)  Y)(Y-4,6o— Copenhague  —  Mus.  ThorvatdsenB,  iSi. 

—  Mailer,  1.  e,  n.  3,  PI,  I,  3. 
(ò)    „     — 5,35— Campanis.  —  PI.  XIV,  7. 
(^)     >,     -3.30-Athènes  (7190). 

87.  (a)c|>)(<t>— 5,25— Lòbbecke.   -  PI.  XIV,  8. 
(b)    „     —        —Lambros. 

88.  («)M/)(Y—        -Londres  =  B.  M.  Cat.  Attica,  p.  24,  262. 

c'ì 

89.  Dlam.  18  Min.  —  OE-?MOOE-TnN.  Quatre  chouettes  en 

forme  de  X  placées  comme  les  précédentes  des 
n.  46  et  47,  mais  dans  une  couronne  de  laurier 
et  sans   les  rejetons  d'olivier. 
"^  —  ^  ou  M  dans  un  champ  plat. 
Earle  Fox.  -  PI.  XIV,  9.  =  Rev.  Num.,  1890,  p.  63,  PI.  Ili,  14. 

D)  322-319  avant  J.  C. 
a')  319  av.  J.  C. 

90.  Diam.  17  Min.  —  Tète   jeune    à    droite  coiffée    du 

casque    macédonien    sans    aigrette;  derrière    la 
téte  la  lettre  a- 
P  -  n  (?) 
(rt)  Grafflm.  4,45-Athènes  (1894-95  H.  2371).  pi.  xiv,  10. 

b')  318-317  av.  j.  e. 

91.  Dlam.  17  Min.  —  Amphore. 

^   —  T. 

{a)  Grarnm.  3,45— Six.  -  pi.  xiv,  11. 

E-)  317-307  avant  J.  C. 
d) 

92-97.  Dlam.  22-26  Mill.  —  Tète    de    Pallas    à    droite, 
copiéc ,     quclque     ibis ,    du     mème    coin     des 


478  J.    N.    SVORONOS 


derniers    tétradrachmes  d'Athènes  du    style  dit 
ancien. 
p  —  Une  lettre  de  l'alphabet,  soit: 

92.  (fl)K— 26  -13,18  — Athènes  (1894-95  H' 2370).  —  pi.  XIV, 

12.  Le  type  de  l'avers  presque  com- 
plètement  fruste. 

93.  (a)  A  — 23—  — Earle  Fox. 

94.  (a)  N  — 22  — 12,42  — Campanis.  —  PI.  XIV,  13. 

95.  (a)3E— 24—  —Earle  Fox, 

96.  (a)n  — 23— 11,96— Athènes  (1894-95  Kr' 2).  ~"  PI.  XIV,  14. 

97.  (a)Y—  ?  —     ?     — Dans  le  commerce. 

a')  a') 

98-99.  DiaiD.  18.  —  Les  mémes,  mais  de  moindre  d\- 
mension. 

98.  {a)  E—        —Berlin.  —  Pi.  XIV,  15. 

99.  («)0— 6,76— Six.  Surfrappe  sur  un  Y  ou  sur  un  N. 

b') 

100-T06.  Diam.  15.  —  Une  lettre  alphabetique. 
p   —  La  méme  lettre  dans  un  champ  creux. 

100.  {a)  A)  (A  -  15—        —Earle  Fox.  —  PI.  XIV,  16. 

[b]     „     —     —        —  Lambros. 
loi.  (a)0)(0-i5— 3.20  — Campanis.   —  PI.  XIV,  17. 

{b)    „     -     -2,85 -Athènes  (A.  E.). 

(e)     „     —15—   —  Copenhague. 

(d)    „     ~     —        — Cat.  Margaritts,  1874,  p.  15,  PI.  I,  60. 

[è)     „     —     —        —Lambros, 

102.  (a)  N)(N  — 15— 2,48— Campanis.  —  PI.  XIV,  18. 

103.  (a) 0)(0  — 15— 3,65  — Athènes     (1894-95     H'     2368).     — 

PI.  XIV,  19. 

104.  (a)  T)(T-i5-2,75-Lobbecke,  -  PI.  XIV,  20. 

e') 

T05-T06.   Diain.    16  Min.    —    Deux    mèmes    lettres    de 
l'alphabet. 


TESSÈRES    EN    BRONZE,    ETC.  479 

p  —  Les  mèmes  deux  lettres. 

105.  (a)  aa)  (aa  — 2,97— Athènes  7191  (troué).  —  PI.  XIV,  21. 

106.  (a)  AA)(AA -3.65- Athènes  7192  (troué).  —  PI.  XIV,  22. 

{b)        „        —        —  Campanis  (troué). 

F)  307-296  avant  J.  C. 
a') 

T07.  Diam.  27.  —  Téle  de  Pallas  à  droite. 

P    —   Une  lettre  de  l'alphabet  près  de    laquelle  à 
droite  une  chouette: 

107.  (a)  A  — 10,85— Athènes.  ^^  type  de  l'avers  est  presque 

entièrement  deteriore.  —  PI.  XV,  4. 
{b)  „   —  —  Earle  Fox. 

b') 

108.  Diani.  19.  —  Les    mémes,  mais  de   plus    grande 
dimension;  le  hibou  se  trouve  sous  la  lettre. 

108.  (a)  A-5,o9~Athènes  (1894-95,  ^^^''  3)-   -  PI-  XV,  3. 
(b)  ,,-5.07 -Berlin. 

{e)   „—    — Copenhague. 

/)  287-266  avant  J.  C. 

a'} 

109.  Diam.  25.  —  Les  mémes,  mais  au  lieu  du  hibou, 
vase  éléusien  (xipxvo;). 

109.  (a)  A— 11,14  — Campanis.   "~  PI-  XV,  1. 

b') 

HO.  Diam.  18  Mill.  —  Les  mémes,  mais  de  moindre  di- 
mension (le  vase  est  à  la  gauche  de  la  lettre). 

TIC.  (a) 'A-  7,95— Campanis. 

(b)  ,,—6,67— Athènes  1894-95  ^i'  2365. 


480  J.    N.    SVORONOS 


(c)  „— 5,18-Six. 

{d)  „—        — Londres  =  B.  M.  Cat.  Peloponnesiis,  p.  81, 
41,  PI.  XVII,  2  (Kranéens  de  Céphalénie). 
{e)  „-        -Earle  Fox.  —  PI.  XV,  2. 

e') 

111.  Diaffl.  25.  —  Vase  y-i^jyo;  avec  cou verde. 

i^  — -E.  Dans  le  champ  à  droite  méme  vase. 

Mélétopoulos,  Cat.,  p.  87,  PI,  B,  33. 

G)  26^-255.  avant  J.  C. 

a') 

112.  DiaiD.  22.  —  Tète  de  Pallas  comme  la  prece- 
dente, à  droite,  copiée  sur  celle  des  tétra- 
drachmes. 

^  —  Une  lettre  de  l'alphabet,  devant  le  kalathos 
éleusien. 

ri2.  (a)^— 9,98— Campanis.  —   PI.  XV,  5. 
(b)  „—        —Dans  le  commerce, 

b')  a') 

II 3-1 18.  Diani.  19.  —  Les  mémes,  mais  en  pièces  de 
moindre  module,  et  la  téte  de  la  Déesse  n'est 
pas  copiée  sur  celle  des  tétradrachmes,  mais 
sur  celle  des  statères  d'or  d'Athènes. 

113.  («)o— 5,68-Athènes  (7196).  -  PI.  XV,  6. 

114.  (a)  I— 4,27-Six.  -  PI,  XV,  7. 

115.  (a)A— 5,27-Lòbbecke.  —  PI.  XV,  8. 

(^)  V— 5^5o~Copenhague,  =  Mailer,  1.  e,  n.  4,  PI.  I,  4. 
(e)  ,,  —  4,85  — Six  (empreinte). 

116.  (a)M-5,52-Athènes  (7199).   =  PI.  XV,  9. 

(b)  „—  —  Collection  Margaritis  =  Rev.  Num.,  1886, 
PI.  Ili,  15  (parmi  les  pièces  incertaines  de 
la  collection  qu'il  a  réunie  à  Athènes), 


TESSÈRES   EN   BRONZE,   ETC.  48 1 


117.  (fl)  N  — 4,99-Lobbecke.  —  PI.  XV,  10. 

{ò)  „— 5,18— Lonckes. 

(e)  „— 5,00— Copenhague. 

{d)  „—        —  Earle  Fox. 
n8,  (fl)I— 5,10  — Athènes  (7198). 

(b)  „  — 4,92— Campanis. 

(e)  „—        — Glymenopoulos  (trouvé  sous  l'Acropole). 

ò')  b') 
1 19-123.  Diaffl.  19.  —  Les  mèmes;  mais  sans  le  kalathos. 

119.  {a)0—        — Lambros. 

120.  (rt)K—        —Lambros. 

121.  («)  A— 6,12— Lòbbecke.  —  PI.  XV,  12. 
{b)  ,,  —  4,10  — Berlin. 

{e)  „—        —Lambros. 

122.  (a)  N  — 6,51— Campanis. 
{J))  „—        —Lambros. 

123.  (rt)I-5,io-Six.  —  PI.  XV,  11. 
ib)  „—        —Lambros. 

O)  255-220  avant  J.  C. 
a') 

124.  Diain.  33.  —  Tète  de  Minerve,  à  droite,  comme 
celle  sur  les  tétradrachmes  de  fabrique  plus 
recente. 

^  —  AHMO?  en  haut  et  [A]OH[NAinN]  en  bas.  Vase 
d'Eleusis. 

124.  {(i)  —22,  30— Lòbbecke.  —  PI.  XV,  14. 

{b)  —22,485— Comnos  (d'après  une  note  de  M.''  Po- 

stolaka).  Trouvée  au  Pirée. 

a!)  a') 

125-127.  DiaiD.  25.  —  Meme    tète  de  Pallas   à   droite. 
1^  —  Une  lettre  alphabetique,  soit: 

125.  ia)     A    —13,  75-Athènes  (1894-95  H,  2370). 


482  J.     N.    SVORONOS 


{b)      „     —  —Berlin.  —  Pi.  XV,  17. 

1 26.  {o) M  ou  ^—  —Berlin  (surfrappé  sur  X).  —  PI.  XV,  19. 

127.  {a)      X     —  — Voyez,  le  n.  précédent  (surfrappé  sur 

M  ou  i).   —  PI.  XV,  15. 
{a)      „     —  —  Earle    Fox    (surfrappé    sur    un   des 

exemplaires  portant  le  vase  d'Eleusis 
au  bas  de  la  lettre.  Voyez  n.  109). 

b') 

128-129.  Diam.  18  Min.  —  Une  lettre  de  l'alphabet. 
^  —  La  mème  lettre. 

128.  {a)  q)(q  — 3,46— Lòbbecke.   —   Pi.  XV,  20. 

129.  {a)  X)(X  —  5,85-(Les  deux    lettres  dans    un    cercle  de 

grènetis).  —  Lòbbecke.  —  p].  xv,  21. 


D'EPOQUE   INCERTAINE. 

Une  des  faces  sans  sujets. 

{a) 

130-  («)  Diam.  23-6,57-x-Athènes.  -  PI.  XV,  le. 

ib) 

131-  {à)  Diam.  18-3,29- A— Carapanis. 

[b)      „         —        —  „— Dans  le  commerce. 
132.  («)     V      19— 4,60— X-Athènes,  7193. 

{e) 

133-  Diam.  14-2,98- 1\— Earle  Fox.  -  pi.  xv,  18. 

id) 

134-  Diam.  17-        -        Kalathos.    —    Heldreich    (trouvée 

au  Pirée). 


TESSÈRES   EN    BRONZE,    ETC.  483 


B)  Pays  d'origine  des  pièces. 

Par  ce  qui  précède  le  lecteur  aura  pu  voir  que 
le  grand  nombre  de  ceux  qui  ont  écrit  sur  ces  très 
curieux  monuments,  les  ont  envisagés  comme  des 
inonnaies  incertaines  ou  appartenant  à  de  nombreuses 
villes  alliées  du  Péloponèse,  de  la  Crete,  de  la  Eéotie, 
de  TAttique  ou  de  l'Asie  Mineure.  Quelques  autres 
cependant,  dont  Beulé  est  à  la  tète,  les  ont  admis 
comme  des  tessères  attiques  ou  d'un  pays  indéter- 
miné,  mais  d'usage  special,  inconnu  ou  incertain. 

De  toutes  ses  opinions,  aucune  n'a  pas  été  dé- 
finitivement  acceptée,  comme  le  démontrent  les  écrits 
récents  des  MM.''  Imhoof  et  Six  qui  continuent  à 
considérer  ces  espèces  comme  des  monnaies,  le  der- 
nier  surtout,  qui  va  jusqu'à  leur  contester  leur 
origine  attique. 

Toutefois,  que  ces  monuments  sont  attiques,  cela 
ne  fait  pas  l'ombre  d'un  doute  pour  nous.  Toutes 
les  nombreuses  pièces  de  notre  Collection  Nationale, 
celles  des  collections  Lambros,  Mélétopoulos,  Cam- 
panis,  Heldreich,  Lobbecke,  Earle  Fox,  Prokesch 
Osten,  Margaritis  et  toutes  les  autres  qui  ont  été 
publiées  et  dont  ont  a  déclaré  l'origine,  ont  été  trou- 
vées  dans  l'Attique  et  mème  pour  la  plupart  à  Athènes. 

Ceci  est  un  fait  certain,  tandis  que  nous  igno- 
rons  complètement  si  jamais  une  de  ces  pièces  a  été 
découverte  hors  de  l'Attique.  Ces  découvertes  ont 
eu  lieu,  pas  dans  une  ou  deux  trouvailles,  comme  Ta 
suppose  M.'  Six  (p.  359,  note  2),  voulant  expliqucr  leur 
introduction  en  masse  de  la  Carie  en  Attique,  mais 
en  détail,  petit  à  petit  et  pièce  par  pièce,  et  jusqu'à 
présent  elles  sont  ainsi  découvertes  de  jour  en  jour. 

Par  conséqucnt  l'ensemble  de  toutes  ces  pièces 
est  positivement   attique.  De    plus    leurs    types    aussi 


484  J-    N.    SVORONOS 


dénotent  clairement  la  méme  origine,  parce  que 
la  plupart  des  fois,  la  tète  de  Pallas  est  en  tout 
pareille  comme  style  et  exécution,  à  celles  des  mon- 
naies  d'Athènes  en  or,  en  argent,  et  en  cuivre  qui 
leur  sont  contemporaines  (voyez  ci-bas  la  partie  chro- 
nologique).  De  plus,  tous  les  symboles  qui  accom- 
pagnent  les  lettres  alphabétiques,  soit:  la  chouette,  le 
kalathos,  le  vase  dit  plémochoé  et  le  croissant,  appar- 
tiennent  spécialement  à  Athènes.  Il  est  de  notoriété 
publique  effectivement,  que  la  chouette  est  le  type  par 
excellence  des  monnaies  d'Athènes  ;  quant  au  vase 
plémochoé  et  au  kalathos,  on  ne  les  rencontre  que 
sur  le  numéraire  de  cette  ville,  et  pas  sur  d'autres 
monnaies  de  l'antiquité  (^X  Finalement  aussi,  nous 
n'avons  pas  un  faible  témoignage  dans  les  lettres  de 
l'alphabet  qui  ornent  ces  pièces,  qui  sont  tout  à  fait 
semblables  à  celles  de  l'alphabet  attique;  quelques 
unes  mémes,  par  exemple  le  T  et  I'h  (=  -hy),  sur 
lesquelles  M.'"  Six  se  trompe  en  disant  qu'elles 
«  ne  sembknt  pas  pouvoir  étre  attiqiies  »,  s'approprient 
tout  spécialement  à  Athènes,  comme  le  démontrent 
les  tablettes  juridiques  de  cette  ville  (2),  sur  les- 
quelles on  rencontre  souvent  T  h  ,  et  un  autre 
monument  en  plomb  trouvé  aux  fouilles  de  l'Acro- 
pole  d'Athènes,  vers  l'année  1866,  sur  l'alphabet 
duquel  on  relève  le  T  (3).  Le  type  de  la  téte  de  lion 
Seul  est  étranger  à  là  numismatique  d'Athènes,  sur 
laquelle  il  se  trouve  seulement  comme  symbole 
aux  basses  époques.  C'est  probablement  cette  téte 
qui  a  trompé  M.'  Six  et  lui  a  donne  l'idée  que 
ces  monnaies  étaient  de  Carie;  mais,  comme  nous 
le  verrons  ultérieurement,  le  lion  n'était  pas  étranger 


(i)  Head,  B.  M,  Cat.'  Attica,  p.  i8,  19,  89. 

(2)  Nous  nous  occuperons  particulièrenient  de  cette  question  dans 
un  prochain  article. 

(3)  Bullettiiio  dell'Istituto,  1867,  Pervanoglou,  Scavi  d'Atene,  p.  75. 


TESSÈRES   EN    BRONZE,    ETC.  485 

au  eulte  athénien;  tout  le  contraire,  il  était  méme  le- 
meilleur  des  emblèmes  qui  pouvait  ètre  employé  sur 
nos  espèces  destinées,  comme  nous  allons  le  démon- 
trer,  à   l'usage  pour  lequel    elles  ont    été   frappées. 

Par  conséquent  la  provenance,  les  types,  les 
symboles,  les  inscriptions,  le  style  et  la  fabrique, 
en  un  mot,  tous  les  éléments  de  reconnaissance  dé- 
montrent  que  posìtivement  ces  espèces  sont  attiques. 

Que  ce  ne  sont  pas  des  monnaies,  mais  quelque 
autre  chose,  cela  nous  est  très  clairement  démontré 
par  ce  qui  suit  :  a)  Le  manque  complet  de  l'ethnique, 
AOH  ou  AOHNAIflN,  qui  n'est  jamais  omis  sur  les 
monnaies  et  surtout  sur  celles  d'Athènes,  voir  méme 
les  plus  anciennes.  bj  Le  fait,  que  quelques  unes  de 
ces  pièces  ne  sont  ornées  d'un  type  que  sur  l'une 
de  leurs  faces  seulement,  et  non  sur  les  deux,  comme 
la  mannaie  réelle  de  toutes  les  villes  helléniques 
et  e)  tandis  que  le  type  de  l'avers,  la  tète  de  Pallas 
ou  celle  du  lion  de  chaque  classe,  est,  en  règie 
generale,  du  mème  coin,  la  lettre  du  revers,  varie 
continuellement  de  l'A  jusqu'à  l'n,  pour  étre  doublé 
de  l'AA  jusqu  a  VciCl  et  finalement  quadruple  comme 
BB-BB,  AA-AA,  ce  qui  démontré  très  clairement  qu'il 
s'agit  de  petites  pièces  nnmérales  et  n'ayant  pas 
un  but  numismatique.  Il  est  vrai  que  pour  soutenir 
le  contraire  M/  Six  rapporte  qu'il  existe  quelques 
monnaies  antiques  portant  de  pareilles  lettres  numé- 
rales;  nous  observerons  toutefois,  que  ces  lettres 
numérales  accompagnent  des  types  numismatiques 
principaux  et  des  ethniques  qui  ne  permettent  pas 
le  moindre  doute,  qu'il  s'agit  de  la  numération  des 
diverses  émissions  sticcessives  de  monnaies,  tandis 
que  pour  celles  qui  nous  occupent,  chaque  sèrie 
en  son  entier  a  été  emise  en  une  fois  comme  le 
démontré  l'avers  qui  est  presque  toujours  du  méme 
coin.   Ainsi    ce    qui    précède   ne    confirme   d'aucune 


486  J.    N.    SVOUONOS 


manière  l'opinion  de  ^Z  Six,  qui  a  cité  ces  exemples 
oubliant,  à  ce  qu'il  paraìt,  les  exemples  les  plus 
caractéristìques,  so.it:  les  lettres  numérales  A,  B,  r,  A. 
E,  Z,  H,  O.  I.  K,  A,  M  et  N  que  nous  trouvons  sur  les 
tétradrachmes  d'Athènes  de  la  sèrie  des  archontes,  à 
còte  de  l'amphore  sur  laquelle  est  perchée  la  chouette 
(et  qui  ne  signifient  pas  autre  chose,  que  la  prytanie 
de  la  frappe  soit:  A-N  =  1-13)  et  les  dècadrachmes 
en  argent  d'Arsinoè,  la  seconde  femme  de  Ptolémé  II, 
roi  d'Egypte  285-247  avant  J.  C,  dont  seulement  sur 
les  exemplaires  en  argent  de  grand  module,  de  la 
collection  que  nous  a  léguè  le  feu  J.  de  Demetrio  ainsi 
que  sur  les  monnaies  décrites  dans  le  Catalogne  du 
British  Muséum  (The  Ptolemees)  nous  voyons  sur  cha- 
cune  une  simple,  doublé,  ou  triple  lettre  alphabétique 
soit:  A,  ..  r.  A,  E,  I,  .,  O,  .,  .,  A.  M,  N,  Z,  O,  -,  P,  ..  T,  Y, 
<t>,  M  y,  .,    ou    BB,  .,  AA,  EE,  II,  HH,  00,  II,  KK,  AA,  MM. 

NN.  IH,  00,  nn,  pp,  II,  TT. .,  **,  XX,  YM',  nn,  ou  "a,  ~b 

(=A  ter  (ri,  B  ter  (r)),  lesquelles  dénotent  très  claire- 
ment  le  -  uméro  de  sèrie  de  chaque  émission,  de  cet 
abondant  numèraire  d'argent  des  Ptolèmèes.  Je  laisse 
de  coté,  sans  en  faire  mention,  que  de  semblables 
alphabets  et  méme  des  syllabaires,  ayant  le  méme 
but  numèrique,  ont  ètè  remarquès  sur  des  deniers 
de  la  république  romaine  (Friedlaender,  1.  e). 

M.''  Six  afin  de  soutenir  que  les  monuments 
numismatomorphes,  qui  nous  occupent,  sont  des  mon- 
naies, dit  en  plus  que:  quatre  d'entre  eux  sont  sur- 
frappés  sur  des  monnaies  en  cuivre  de  Syracuse, 
de  celles  qui  portent  sur  Tavers  la  tete  de  Pallas 
et  sur  le  revers  un  hippocampe  (Head,  Num.  Chron., 
1874,  XIV,  p.  30,  PI.  VII,  2).  Il  s'exprime  ainsi  qu'il 
suit  (1.  e,  p.  358):  «  il  me  paralt  difficile  d'admettre 
«  qu'il  y  ait  jamais  eu  dans  une  ville  commergante  - 
«  comme  Athènes,  à  laquelle  on  les  attribue  mainte- 
«  nant,  une    telle    penurie    de    metal  qu'on    ait    ètè 


TESSÈRES    KN    BRONZE,    ETC.  48' 


a  obligé  de  surfrapper  des  monnaies  siciliennes  pour 
a  se  procurer  des  tessères,  tandis  qu'il  serait  tout 
u  naturel  que  là  comme  partout  ailleurs,  on  eut  sur- 
'.(  frappé  les  monnaies  étrangères  ou  hors  de  cours, 
u  qui  avaient  le  module  et  le  poids  requis,  pour  les 
u  retirer  de  la  circulation  et  les  convertir  en  monnaies 
u  locales.  »  Effectivement  ce  n'est  pas  seulement 
quatre,  mais  presque  toutes  les  pièces  de  cette  serie 
(voir  n.  48-71)  qui  présentent  des  traces  de  surfrappe 
sur  des  monnaies  en  cuivre  de  Syracuse.  Le  raison- 
nement  de  M/  Six  ne  'me  paraìt  pas  cependant  juste, 
parce  que  je  ne  vois  pas  l'urgence  de  préjuger  sur  la 
surfrappe,  qu'il  s'agit  de  monnaies  et  pas  de  tessères. 
Au  contraire  je  pense,  que  l'oppose  du  raisonnement 
de  M/Six  serait  plus  probable,  parce  que  s'il  s'agissait 
pour  une  ville  si  grande  et  riche  comme  Athènes,  de 
retirer  de  la  circulation  le  numéraire  étranger,  elle 
pouvait  parfaitement  le  convertir  par  la  surfrappe  en 
tessères  dont  le  nombre  était  très  restreint,  mais  non 
en  monnaies,  pour  chaque  émission  desquelles  il 
aurait  positivement  fallu  une  bien  plus  grande  quan- 
tité  de  metal  que  celle  représentée  par  le  nombre 
de  monnaies  Syracusaines  qui  se  sont  introduites 
illégalement  dans  la  circulation  athénienne.  Du  reste 
nous  expliquerons  plus  bas,  d'une  manière  qui,  pour 
nous,  est  bien  plus  probable,  cette  surfrappe,  en  nous 
basant  pour  cela  sur  l'histoire  mème  d'Athènes. 

C)  À  quoi  servaient  ces  pièces. 

Etant  ainsi  parvenu,  comme  je  l'espère,  à  la 
conclusion  certaine,  que  ces  monuments  sont  attiques 
et  notamment  espèces  athènienms  d'usage  non  monétaire 
mais  numerai,  nous  rechercherons  dans  ce  chapìtre 
à    quoi   exactement   elles    servaient    aux  Athéniens. 

Les    ancicns    écrivains    nous    révèlent    que,    la 


488  J-    N-    SVORONOS 


justice  était  rendue  à  Athènes  par  dix  tribunaux 
différents,  se  distinguant  entie  eux  par  les  dix  pre- 
mières  lettres  de  l'alphabet,  et  que  chacun  des  juges 
avait,  au  lieu  du  billet  d'entrée,  une  tablette  «  sur 
«  laquelle  était  inseriti  le  nom  qu'il  tenait  de  son 
«  pere,  celui  de  son  dème  et  une  lettre  jusqu'au  K. 
u  Les  juges  étaient  divisés  par  tribus  et  en  dix 
«  sections  égales  en  nombre,  se  rapportant  chacune 
«  à  une  des  lettres  de  l'alphabet  (i).   » 

Gomme  on  le  sait,  de  semblables  tablettes  en 
bronze  sont  parvenues,  en  grand  nombre,  jusqu'à 
nous;  rien  que  notre  Musée  centrai  d'archeologie 
possedè  trente  cinq  de  ces  tablettes.  En  les  exa- 
minant,  j'ai  trouvé  que  Tune  d'elles  portait  la 
lettre  A,  deux  le  B,  trois  le  r,  autre  trois  le  A, 
huit  Te,  quatre  l'I,  cinq  I'h,  deux  le  O  et  enfin 
trois  le  I.  Le  Musée  national  de  numismatique  en  pos- 
sedè aussi  quelques  exemplaires  semblables. 

Or,  par  analogie  à  ces  marques  d'entrées  des 
tribunaux,  dont  nous  nous  occuperons  particulière- 
ment  plus  tard,  nous  pouvons  presumer  que  nos 
espèces  numismatomorphes  sont  des  marques  d'entrée 
et  que,  comme  les  lettres  des  tablettes  des  tribunaux 
désignaient  son  tribunal  à  chacun  des  possesseurs, 
ainsi  les  lettres  sur  les  pièces  que  nous  étudions, 
désignaient  la  place  qui  était  assignée  à  chaque  pos- 
sesseur  de  chacune  de  ces  pièces. 

Par    conséquent,  comme    les   sections    relevées 


(i)  Aristotel.  PoHt.  Athen.  Voyez  aussi  les  commentalres  d'Aristo- 
phan.  Plut.  274:  "  Chacun  de  ces  tribunaux  avait  parmi  les  caractères 
"  alphabétiques  son  nom  particulier,  comme  par  exemple  un  tribunal 
"  appelé  A,  de  mème  un  second  B,  un  autre  F,  et  ainsi  de  suite  pour 
"  le  A  etl'K  jusqu'au  K.  Il  existent  en  tout  dix  tribunaux  à  Athènes  et 
"  sur  la  porte  de  chacun  d'eux  était  inserii  en  teinte  rougeàtre  le  ca- 
"  ractère  alphabétique  sous  lequel  le  tribunal  était  désigné.  Tous  les 
"  juges  qui  étaient  à  Athènes,  chacun  en  particulier  et  pour  chaque 
"  tribunal,  avait  une  tablette  sur  laquelle  était  inserii  son  nom  et  celui 
"  du  tribunal,  etc.  etc.  „ 


TESSÈRES    EN    BRONZE,    ETC.  489 

pour  chaque  sèrie  de  nos  pièces  sont  très  nombreuses, 
arrivant  jusqu'à  environ  cinquante  deux  (soit  A-n 
=  24  +  A)  (A-n)  (n  =  24  -I-  AA-AA)  (A A-A A  =4  =  52),  Oli 
se  demande  quel  pouvait  ètre  le  bàtiment  si  grand, 
de  la  ville  d'Athènes,  dans  lequel  se  réunissait  une 
pareille  foule  et  pour  lequel  on  avait  besoin,  pour 
maintenir  l'ordre,  de  tant  de  subdivisions,  tandis 
que  dix  seules  suffisaient  aux  tribunaux.  A  cette  de- 
mande il  n'y  a  qu'une  seule  réponse  à  faire  ;  c'est 
que  sùrement  il  s'agit  de  la  place  des  assemblées 
du  peuple  (Pnyx  ou  Ecclesia)  ou  du  théàtre  d'Athènes. 

Gomme  les  spècimens  numériques  qui  nous  oc- 
cupent,  appartiennent,  ainsi  que  nous  allons  le  voir 
tout  à  l'heure,  au  IV'"'',  IIF"  et  II""'  siècle  avant  notre 
ère  et  comme  à  ces  époques^  soif  l'assemblée  du 
peuple,  soit  les  spectateurs  du  théàtre  se  réunissaient 
dans  le  Théàtre  de  Dionysos,  il  nous  est  permis  de 
supposer,  avec  raison,  par  ce  qui  précède,  que  ces 
spècimens  peuvent  ètre  des  «  biliets  d'entrée  au 
"  Théàtre  de  Dionysos,  pour  les  réum'ons  de  l'assemblée 
«  dti  peuple  et  les  représentations  théàtrales.  » 

Examinons  avant  tout  ce  qui  a  trait  à  ce  théàtre 
de  Dionysos. 

Les  anciens  théàtres  en  general,  et  surtout  le 
vaste  théàtre  d'Athènes,  étant  à  ciel  découvert  et 
ayant  des  sièges  pour  des  milliers  de  spectateurs, 
(Benndorf,  1.  e,  p.  7,  Dorpfeld,  1.  e,  p.  44)  qui  s'y  réu- 
nissaient par  milliers  en  se  poussant  en  grande  foule 
à  l'entrée,  soit  pour  les  représentations  théàtrales, 
soit  pour  les  assemblées  du  peuple,  avaient  avant 
tout  besoin  d'un  système  d'ordre  quelconque,  réglant 
sagement  leur  service,  afin  que  le  caractère  solennel 
des  représentations  théàtrales  ne  fut  pas  troublé, 
ainsi  que  le  bon  ordre  et  le  sérieux  des  réunions  poli- 
tiques,  et  pour  éviter  la  confusion  pendant  l'entrée 
et    pendant    la    prise  de   possession  des    places  par 

63 


490  J-    N.    SVORONOS 


les  citoyens,  comme  aussi  pour  empècher  qu'avec  le 
peuple  il  ii'entràt  pas  des  personnes  n'ayant  pas  ce 
droit  ou  qu'elles  n'occupassent  des  places  autres 
que  celles  qui  leur  étaient  assignées. 

Pour  cela  les  anciens  ont  établi  deux  choses 
d'après  ce  que  nous  savons.  En  premier  lieu,  l'e- 
xécution  architecturale  des  théàtres,  surtout  celle 
de  leurs  issues  et  de  leurs  escaliers,  gràce  auxquelles 
la  confusion  était  habilement  évitée  à  l'entrée,  à 
la  prise  de  possession  des  places  dans  chaque  division 
du  théàtre  et  à  la  sortie  des  spectateurs.  Comme 
exemple  brillant  et  universalement  connu,  nous  avons 
les  savants  détails  de  ce  mème  théàtre  de  Dionysos. 
En  second  lieu  ils  ont  divise  l'enceinte  en  grandes 
sections  destinée  chacune  pour  un  nombre  fixe  et 
special  de  spectateurs.  Ainsi  nous  savons  qu'il  existait 
la  proedrie  qui  composait  la  meilleure  de  ces  sections, 
—  spécialement  du  moins  pour  les  représentations 
théàtrales.  Elle  comprenait  autour  de  l'orchestre  les 
admirables  trònes  de  marbré  réservés  aux  prétres  et 
aux  archontes  de  la  ville  et  à  quiconque  avait  le  droit 
exceptionnel  de  la  proedrie.  Une  seconde  rangée  de 
places  au  théàtre  de  Dionysos  était  réservée  aux  depu- 
tés  (BouXsuxal)  et  était  appelée  le  Bonleiitikon  (BooXsunxòv). 
Une  autre  partie  était  celle  des  éphèbes  ou  des  jeunes 
gens  (£9'/i?oi),  et  s'appelait  Ephebikon.  De  plus,  d'après 
des  inscriptions  du  V"""  siede  avant  J.  C,  nous  savons 
qu'au  théàtre  de  Dionysos  de  cette  epoque,  il  existait 
une  division  speciale  pour  les  édiles  des  deputés 
(BoV?i;  ùTZYipsTwv)  et  une  autre  pour  les  hérauts  (KT,p'jx,wv). 
Des  autres  théàtres,  comme  par  exemple  celui  de  l'ile 
de  Melos,  nous  savons  qu'il  existait  des  divisions  ap- 
pelécs  Place  des  jeunes  gens  (v£zvlg/-wv  tótto;),  place  des 
chanteurs  dìiynmies  (ùpqjSwv  tótvo;),  etc.  (2), 

(2)  DioN.,  Chrysost.  XXXI,  121.  —  G.  Schneider,  Bus  atiische   Theo- 


TESSERES    EN    BRONZE,    ETC.  49I 

Finalement  nous  savions  déjà  que  dans  les 
assemblées  les  citoyens  s'asseyaient,  très  probable- 
ment,  par  tribus  (y-oc-cx  ©o).àc),  pour  faciliter  l'exécution 
de  divers  services,  ainsi  que  celui  du  scrutin  et  la 
vérifìcation  des  votes  (Comp.  Benndorf,  1.  e,  p.  19  et 
Mailer,  1.  e,  p.  296). 

Ainsi  les  spectateurs  des  représentations  drama- 
tiques  ou  ceux  qui  se  rendaient  pour  les  assemblées 
à  l'immense  théàtre  d'Athènes,  savaient  à  l'avance 
à  quelles  divisions  du  théàtre  ils  devaient  chercher 
leur  siège;  quant  au  droit  de  l'occuper,  il  pouvait  étre 
justifié,  à  chaque  instant,  par  une  marque  d'entrée 
symbolique  désignant  la  division  à  laquelle  avait 
droit  le  porteur.  Ce  symbole  (<7%oó).ov)  ou  billet  d'entrée 
devait  leur  étre  remis,  à  l'entrée,  par  les  personnes 
préposées,  à  cet  effet,  par  l'Etat.  Nous  comptons  réel- 
lement  exposer  dans  un  prochain  article  que  de 
pareilles  marques  d'entrée,  en  plomb  ou  en  terre 
cuite,  sont  parvenues,  en  grand  nombre,  jusqu'à  nous, 
mais  dans  ce  moment  il  n'est  pas  question  de  celles-ci. 
Car  pour  qu'elles  soient  mieux  connues  qu'elles  ne 
l'ont  été  jusqu'ici,  divisées  et  expliquées,  il  faut 
d'abord,  comme  le  lecteur  va  étre  persuade,  expliquer 
les  pièces    en  bronze    de  la  sèrie  qui  nous   occupe. 


ferwesen,  p.  250.  —  Benndorf,  Beifràge  sur  Kenntniss  des  attischen 
Theaters  (Zeitsch.  fur  die  òster.  Gymnasien  Jahrg.  XXVI),  p.  6.  — 
Dorpfeld-Reichs,  Das  Griechische  Theater,  p.  45  et  suiv.  —  A.  Muller, 
Griech.  Buhnenalterthunier,  p.  63  et  294.  —  G.  I.  Gr.  II,  2436. 

Aristophanes,  "OpvtQe?,  p.  794:  xaQ  èpa  tòv  òtvSpa  f?j(;  Y"vainò?  èv 
PooXeotixò). 

ScnoL.,  1.  e,  "  oStoi;  ó  xóttoi;  toù  Osarpoo,  ó  àvsi[AÉvo<;  iole  ^ooKÈutoti;, 
(«?  xal  ò  tot':  èfpYjootg  èrp*r)Gt>ió(;.   „ 

Hesych,  s.  V.  PooXsoTixóv  tóito:;  tci;  'AO-fjv»]o:v  èv  Ttò  Oaàxpo),  Sno'j  ot 
PouXeoTixol  xaOY|ji.evo'.  èftswvto*  xal  ou  ol  e'^Yjoot  ètpvjSixèv  IxaXslxo. 

SuiDAS:  PooXebtiy.ó»;'  tóiioi;  oSto?  xoò  Osàxpoo  àvetfiÉvo?  toì(;  pouXsotat;, 
(óc  xai  xoìg  Itp-rjooi;,  icf^oivióc. 

PoLLUX,  Onomasf.  IV.  122:  èxaXetxo  òé  ti  xal  [ìooXsotuòv  jxépo?  xoh 
Oeatpoo  xal  è'pv)6'.y.óv. 


492  J.   N.    SVORONOS 


Chacun  peut  comprendre  que  ce  système  des 
marques  d'entrée,  apportait  un  certain  ordre,  mais 
qu'il  ne  parvenait  pas  à  atteindre  complètement  le 
biit  pour  lequel  il  avait  été  émis,  quand  il  s'agissait 
de  tant  de  milliers  de  spectateurs  dont,  du  reste, 
plusieurs  entraient  pour  la  première  fois  au  théàtre  et 
avaient  à  chercher  une  place  dans  des  divisions  si 
étendues  qui  souvent,  comme  par  exemple  celle  de 
la  Chambre  des  cinq  cents  (Bouleutikon)  ou  l'Ephé- 
bikon,  ou  Fune  de  celles  des  tribus,  ép^alaient  pour 
l'étendue  en  son  entier,  un  petit  théàtre  de  nos  jours! 
Il  devait  par  conséquent,  et  en  general,  exister  de  la 
confusion  pour  la  recherche  des  places,  voir  méme, 
des  poussées,  des  disputes,  des  combats,  des  bagarres 
pour  la  possession  dans  chaque  division  de  la  place 
désirée.  Effectivement,  d'après  d'anciennes  sources, 
cela  se  passait  ainsi  (^\ 

Pour  éviter  un  pareil  état  de  choses,  il  n'aurait 
pas  suffit,  certainement,  comme  chacun  aurait  pu  le 
penser  à  première  vue,  le  système  usité  de  nos  jours, 
de  la  numération  de  chaque  place,  parce  que  cela 
est  pratique  lorsqu'il  s'agit  de  théàtres  de  petite 
contenance  comme  les  nótres,  mais  quand  il  s'agis- 
saìt  des  anciens  théàtres  à  ciel  découvert,  et  surtout 
du  théàtre  de  Dionysos,  qui  d'après  Platon  (4^  pouvait 
contenir  environ  trente  mille  personnes  et,  d'après 
les  calculs  récents,  presque  vingt  mille  ^5\  un  pareil 
système  devait  occasionner  une  bien  plus  grande 
confusion,  chacun  étaut  obligé  de  chercher  sa  place, 
comme  dans  un  labyrinthe,  au  milieu  d'un  si  grand 
nombre  de    spectateurs,  marchant    souvent    sur    les 


(3)  Aristoph.  Ekkles.  289  et  suivant  380  et  suivant,  Guèpes  686.  — 
iLiBANivs,  TtcoQ.  Ayi(j.ooQ.  'OXdvO.  p.  8.  -  Schol.,  Lucien,  Tifj..  49. 

(4)  Plat.,  lu'rTtóc.  3,  175. 

C5)  M.""  Dòrpfeld  note  dix  huit  mille,  tandis  que  Pappadakis  et  Julius 
parlent  de  27000  (Voyez  Moller,  1.  e.,  47,  note  1"). 


TESSERES    EN    BRONZE,    ETC.  493 


pieds  et  enlevant  la  vue  à  ceux  qui  avaient  déjà 
pris  leurs  places  sur  les  gradins  du  théàtre. 

Gomme  il  est  facile  à  comprendre,  un  pareil 
état  de  chose  aurait  pu  étre  évité  si  chaqué  -/-sp/J.? 
(cuneus)  èut  été  divìse  en  plus  petites  sections, 
d'après  un  système  permettant  à  chacun  des  arrivants 
de  trouver  facilement,  et  sans  encombres  sa  place 
respective,  et  de  s'y  installer,  en  choisissant  un  des 
nombreux  sièges,  sans  étre  obligé,  comme  cela  arrive 
de  nos  jours,  de  s'asseoir  auprès  d'un  spectateur 
ennemi  ou  désagréable,  sans  ètre  obligé  de  se  hàter 
pour  se  caser,  puisque  la  division  du  théàtre  en  si 
nombreuses  petites  sections  écartait  le  danger  d'a- 
moncellement  de  nombreuses  personnes  pour  la 
rechercbe  des  places  les  plus  en  vue,  qui  existent 
toujours  dans  les  grandes  divisions   du  théàtre. 

Mais  à  présent  on  se  demande  s'il  existait 
réellement  de  pareilles  speciales  divisions  au  théàtre 
de  Dionysos.  Nous  répondons  que  oui,  et  voilà 
qu'elle  en  est  la  preuve:  M/  Dòrpfeld  dans  Texcellent 
travail  qu'il  a  publié  recemment  avec  le  concours  de 
M/  Reichs,  Das  Griechische  Theater  (Athen,  i8q6)  en 
décrivant  très  minutieusement  les  restes  du  théàtre 
de  Dionysos,  construit  sous  Torateur  Lycurgue,  (pa- 
ges  52-=;3),  et  en  parlant  du  canal  qui  se  trouve  autour 
de  l'orchestre,  en  face  de  ceux  qui  entraient  au  théàtre 
et  de  ceux  qui  s'asseyaient  déjà  sur  les  fauteuils  des 
passages  de  la  partie  inférieure  du  théàtre,  il  men- 
tionne  en  décrivant  ses  ruines,  que:  «  Aux  parties  de- 
«  couvertes  entre  les  ponts  du  canal,  qui  se  trouve 
«  autour  de  l'orchestre,  il  existait  des  passes  ouvertes, 
«  qui  se  distinguaient,  pendant  les  anciennes  épo- 
«  ques,  par  des  lettres  isolées,  placées  aux  parvis  du 
«  canal,  du  coté  de  l'orchestre.  Ainsi  j'ai  trouve  ce 
«  qui  suit  [voyez  notre  pian]:  A  l'ouverture  sud-est 
«  la  lettre  A,  à  la  suivante    deux    fois  B  et  dans  la 


494  J-    N.    SVORONOS 


u  troisfeme  deux  fois  r.  Dans  la  quatrième  ouverture 
u  j'ai  relevé  les  trois  lettres  K,  A  et  M,  dans  la  cin- 
«  quième  N,  1  et  O,  dans  la  septième  un  O  ou  un  P 
«  et  une  certaine  O,  dans  la  dixième  un  n  ou  II  et 
«  enfin  dans  la  onzième  une  lettre  incertaine  quelcon- 
«  que.  La  vignette  qui  suit  donne  toutes  ces  lettres.  Si^ 


A 


r t'      "'7\'      "M 


n - o- 


P * r r 

«  quelqu'un  recherche  quelle  était  la  signification  de 
«  ses  lettres,  il  pense  de  premier  abord,  qu'il  s'agit 
«  de  la  numération  de  chaque  >i£p>^^?  (cuneus).  Puisque 
«  les  lettres  sont  d'une  grande  dimension  (jusqu'à 
«  o,i2^'),  le  spectateur  pouvait  à  son  entrée  au  théàtre, 
«  en  jetant  un  simple  coup  d'oeil  sur  les  lettres, 
«  trouver  la  division  dans  laquelle  se  trouvait  sa 
«  place,  sans  etre  obligé  de  compter  chaque  fois  les 
«  divisions  (>t£p>t^Ss?)  du  théàtre.  Mais  ces  lettres  ne  cor- 
«  respondent  pas  avec  les  divisions,  par  conséquent 
«  elles  devaient  avoir  un  autre  but.  Qu'il  s'agisse 
«  de  lettres  employées  souvent  par  les  magons  il 
«  nous  est  défendu  de  le  penser,  puisque  ces  lettres 
«  sont  beaucoup  plus  grandes  et  placées  plus  visible- 
«   ment  que  ne  l'exigeait  un  tei  but,  conséquemment 


TESSÈREs  i:n  bronze,  etc.  495 


«  la  question  de  leur  signification  doit  rester  pendante. 
u  Pendant  la  première  réparation  romaine  du  théàtre 
il  ces  lettres  ont  été  détériorées  et  en  partie  mutilées, 
«  Gomme  cela  est  indiqué  sur  la  vignette  par  des  traits 
«  de  grénetis.   » 

«  Autant  que  nous  le  permet  la  conservation 
«  de  ces  lettres,  nous  pouvons  déduire  qu'elles 
«  semblent  appartenir  méme  à  ce  quatrième  siècle, 
«  date  de  l'érection  du  théàtre.   » 

Gomme  on  le  voit,  M.'  Dorpfeld  rejette  sa  pre- 
mière pensée  qui  —  à  cause  de  la  grandeur  des 
lettres  et  de  la  place  très  en  vue  pour  ceux  qui  arri- 
vaient  au  théàtre  et  recherchaient  leurs  sièges  —  il 
vient  tout  naturellement  à  l'esprit  de  tonte  personne 
entrant  au  théàtre,  pour  la  seule  raison  qu'il  lui  a 
paru  que  les  lettres  ne  se  trouvent  pas  régulièrement 
reparties  sur  les  treize  divisions  du  théàtre.  Mais  cela 
n'a  pas  été  ainsi.  Gomme  on  peut  le  voir  sur  notre 
pian  [intercalé  ici]  qui  a  été  exécuté  d'après  le  pian 
de  Tenceinte  du  théàtre  de  la  restauration  de  M.' Dorp- 
feld, sur  lequel  nous  avons  marqué  de  rouge  les 
lettres  existant  aujourd'hui  et  en  noir  nos  très  sim- 
ples  complcments,  ces  lettres  se  trouvent  disposées 
très  régulièrement,  correspondant  successivement  à 
trois,  pour  chaque  rangée,  avec  la  seule  différence  (très 
bien  expliquée  du  reste,  par  l'existence  d'un  escalier 
le  plus  aux  deux  ailes  du  théàtre)  que  les  lettres  des 
trois  premières  rangées  de  chaque  coté  étaient  dispo- 
sées horizontalement,  tandis  que  celles  des  deux  sui- 
vantes  étaient  placées  verticalement  et  de  nouveau  les 
lettres  du  centre,  en  haut  et  en  bas,  étaient  disposées 
horizontalement  et  celles  du  milieu  horizontalement 
et  verticalement.  De  cette  manière  celui  qui  entrait 
dans  Tenceinte  du. théàtre,  par  le  passage  de  droite, 
à  la  recherche  de  sa  place,  pouvait  en  commengant 
par  la  lettre  A  qui  s'offrait  la  première  à  sa  vue,  et 


496  J.    N.    SVORONOS 


sachant  que  chaque  division  ou  rangée  était  marquéc 
de  trois  lettres  aiphabétiques,  trouver  très  facilement 
et  sans  surpasser  le  centre  du  théàtre,  la  place 
indiquée  par  la  lettre  du  billet  qu'il  portait.  De 
plus  Ics  mèmes  lettres  étaient  inscrites  aussi  sur 
le  dossier  des  sièges;  nous,  pour  le  moins,  nous 
avons  découvert  très  visiblele  K,  de  la  partie  orientai 
du  théàtre.  On  volt  aussi  sur  d'autres  thrònes  d'autres 
lettres  isolées,  mais  indistinclement.  Du  reste,  à 
ce  qui  paraìt,  les  mémes  lettres  devaient  exister 
écrites  en  couleur  sur  des  pieux  ou  des  piques  en 
bois,  aux  diverses  sections  des  gradins.  L'existence  de 
trous  dans  la  plupart  des  angles  des  gradins  du 
théàtre  donnerait  du  poids  à  cette  dernière  conjecture. 
On  sait,  du  reste,  qu'un  pareli  système  a  étè  employé 
avec  succès ,  de  nos  jours,  au  stade  Panathénien 
pendant  les  recents  jeux  olympiques. 

Malheureusement  pour  nous,  aucune  des  lettres 
correspondant  à  la  moitié  opposée  de  Tenceinte  du 
théàtre  de  Dionysos,  n'a  été  trouvée  lisible.  Il  ne  peut 
toutefois  exister  aucun  doute  que  le  mème  système 
était  applique  pour  les  spectateurs  arrivant  dans  l'en- 
ceinte  du  théàtre  par  l'entrée  de  ce  coté,  d'autant  plus, 
que  comme  cela  apparaìt  par  notre  reconstitution  des 
lettres  aiphabétiques,  on  évitait  par  ce  système  toute 
rencontre  (qui  en  general  occasionne  du  désordre) 
entre  les  spectateurs  arrivant  des  deux  issus  opposées. 
Pour  cela  mème  les  lettres  de  la  partie  centrale  du 
théàtre  étaient  communes  pour  les  spectateurs  entrant 
de  chaque  coté  du  théàtre,  de  manière  qu'ils  pouvaient 
occuper  leurs  places  en  montant  tranquillement  par  les 
gradins  des  escaliers  qui  se  trouvaient  de  leur  coté. 

La  mème  numération  sans  doute  doit  avoir  été 
adoptée  pour  la  partie  du  milieu  et  pour  celle  du 
haut  du  théàtre,  d'autant  plus  que  si  nous  appliquons 
le  mème    système    complémentaire   à    l'enceinte    du 


TESSÈRES   EN   BRONZE,   ETC.  497 

théàtre  reconstitué  par  M/  Dorpfeld  (6),  nous  voyons 
que  quoiqu'il  y  ait  grande  différence  dans  la  conte- 
nance  de  ces  parties,  il  existe  précisément  autant  de 
sections  que  celles  que  démontrent  les  billets  d'en- 
trée parvenus  jusqu'à  nous.  En  vérité  en  appliquant 
les  lettres  des  pièces  de  notre  catalogue  sur  le  pian, 
nous  nous  apercevons  que  sur  la  partie  inférieure 
de  Tenceinte  du  théàtre,  qui  avait  la  meilleure  vue, 
s'adaptent  nos  meilleures  marques  d'entrée  et  les 
mieux  travaillées,  ayant  comme  type  la  téte  de  Pallas 
ou  celle  d'un  lion,  et  portant  au  revers  une  seule 
lettre  alphabétique,  par  exemple  A.  Sur  la  partie  du 
milieu,  là  oìi  devait  s'asseoir  la  grande  foule,  s'adaptent 
les  billets  d'entrée  ordinairement  travaillés  portant 
sur  leurs  deux  faces  une  seule  lettre  au  lieu  de  type, 
soit  en  tout,  deux  et  les  mémes  lettres,  p.  e.  A  A.  Enfin 
à  la  division  du  haut,  qui  devait  ètre  occupée  par 
les  plus  insignifiants  des  spectateurs,  très  proba- 
blement,  comme  à  Rome,  par  les  femmes  (Benndorf, 
1.  e,  p.  II.  Pollux.  IX,  14)  s'adaptent  les  marques 
d'entrée  les  plus  communes  et  d'un  travail  des  plus 
négligés,  portant  de  chaque  coté  la  méme  lettre 
en  doublé  c'est  à  dire  en  tout  quatre  et  les  mémes 
lettres  p.  e.  BB)  (BB  ou  AA)(AA. 

Qu'il  en  était  ainsi,  cela  pourrait  étre  démontré 
par  les  remarques  suivantes: 

a)  La  plus  haute  partie  du  théàtre  n'avait  de 
l'espace,  ou  ne  pouvait  contenir  que  les  cinq  premières 
lettres  de   l'alphabet;  c'est   pour   cela  que  jusqu'ici, 


(6)  L'a  reconstruction  de  M."'  Dorpfeld  est  laissé  par  lui  incertaine 
seulement  pour  la  partie  droite  de  la  division  centrale  du  théàtre. 
Mais  je  crois  que  l'idée  la  plus  probable  est  que  cette  partie  était 
aussi  partaiteinent  symmétrique  en  rapport  de  la  còte  opposée.  C'est 
pour  cela  que  nous  l'avons  ainsi  désigné,  sur  le  pian  de  la  reconstruction 
de  M/  Dorpfeld,  avec  une  ligne  rouge.  Les  ruines  incertaines  qui  se 
trouvent  en  dehors  de  cette  ligne  appartiennent  probablement  à  la  grande 
échelle  et  aux  soubassements  de  ce  coté  du  théàtre,  soubassements 
exigés  par  la  nature  du  sol  en  cet  endroit. 


498  J-    N.    SVORONOS 


en  opposition  avec  les  autres  parties  qui  nous  ont 
donne  toutes  les  lettres  de  l'alphabet,  il  ne  s'est 
trouvé  des  pièces  portant  des  lettres  dépassant  la 
cinquième  lettre  alphabétique,  celles  que  nous  pos- 
sédons  ne  portant  en  réalité  que  89  aa  et  AA  AA. 

b)  Gomme  les  porteurs  des  billets  d'entrée  du 
théàtre,  à  doublé  alphabet,  allaient  dans  l'enceinte 
du  théàtre  Tun  à  droite,  et  Tautre  à  gauche  vers  le 
centre,  forcément  les  lettres  d'un  des  còtés,  celles  de 
droite,  devaient  étre  inscrites  retrogradement,  à  gauche, 
sur  les  gradins.  C'est  ce  que  nous  relevons  préci- 
sément  sur  les  billets  que  nous  possédons,  sur  les- 
quels  nous  avons,  à  part  les  lettres  écrites  régu- 
lièrement,  les  suivantes  :  1  (cf.  Catal.  n.  50),  3-  (n.  47), 
>l  (n.  no),  ^^  (n.  117  comp.,  PI.  f.  io),  M  (n.  17)  ou 
i\-i\  (n.  80),  n-n  (n.  28),  SS  (n.  128)  ou  enfin  aa-aa 
(n.  105),  etc. 

Dans  son  entier  la  véracité  de  notre  opinion, 
que  les  pièces  attiques  inéxpliquées  jusqu'ici  sont 
les  billets  d'entrée  du  théàtre  de  Dionysos  est,  pensons 
nous,  tellement  confirmée  par  la  découverte  faite  par 
M/  Dòrpfeld  des  lettres  alphabétiques  de  ce  théàtre, 
qu'elle  peut  se  passer  de  tonte  autre  preuve.  Il 
existe  cependant  une  autre  preuve  très  sùre  que 
nous  invoquerons  en  dernier  lieu. 

J'étais  parvenu  à  la  conjecture  précitée  et  je 
l'avais  fait  connaìtre  aux  archéologues  mes  amis, 
qui  avaient  eu  l'occasion  de  fouiller  des  théàtres, 
me  renseignant  auprès  d'eux,  si  parfois,  dans  leurs 
fouilles,  ils  n'avaient  pas  découvert  des  billets  d'en- 
trée semblables  à  ceux  qui  font  le  sujet  de  cette 
étude.  Un  d'eux,  l'ephore  des  antiquités,  M/  P. 
Kastriotes,  m'a  effectivement  informe  que:  dans  les 
fouilles  faites  il  y  a  dix  ans,  sous.  sa  surveillance  comme 
représentant  du  ministère  de  l'instruction  publique, 
par  les  Fran^ais,  au  théàtre  de    Mantinée,  il    a  été 


TESSERES   EN   BRONZF,    ETC.  499 

trouvé  de  nombreux  petits  monuments  en  terre  cuite, 
non  publiés  et  pas  décrits  jusqu'ici,  qui  probablement, 
a-t-il  ajouté,  représentaient  les  billets  d'entrée  de  ce 
théàtre,  et  que  ces  petits  monuments  étaient  conservés 
dans  un  des  tiroirs  du  Musée  Central.  M'étant  rensei- 
2jné  du  fait,  j'ai  effectivement  trouvé  d'abord  dans  le 
Bidletin  de  Corresp.,  Hell.  XI,  (1887,  p.  490)  la  note 
que  pendant  les  fouilles  de  Mantinée  «   on  a  trouvé 
«  aussi    une   quinzaine   de   tessères    en   terre  rouge 
«  grise  ou  jaune,  les  unes   lenticulaires,  les    autres 
«  rectangulaires,  portant  en  general  un  nom  propre 
«  suivi  de  son  patronimique.  Elles  proviennent  surtont 
«  du  théàtre  et  de  la  scène.  »  Ayant  examiné  ensuite 
minutieusement  ces  monuments  au    Musée    Central, 
j'ai  observé  qu'effectivement  c'étaient  des  billets  d'en- 
trée basés  sur  le  mème  système  des  nòtres,  mais  se 
rapportant  à  l'epoque  Greco-romaine.  En  ce  qui  con- 
cerne la  dimension,  ils  mesurent  de  65  jusqu'à   30 
millimètres  ;  quant  à  leur  forme,  elle  est  à  peu  près 
piate  et  a)  il  y  en  a  de  circulaires,  numismatomorphes, 
ou  plutòt  ayant  la  forme  de  petits  monticules,  b)  demi 
circulaires  exactement  à  moitié  coupé  des  précédents, 
e)  carrés,  parallélogrammes,  et  d)  lenticulaires.  L'une 
de  leur  face  est  presque  piate  et  porte  le  nom  du  pro- 
priétaire   avec    son    patronymique  p.   e.   KAeflNOMOC 
TlMAlN€Tn  ;  quant  à   l'autre  face,  elle  est  globuleuse, 
conique,  triangulaire  ou  telle  que  la  base  d'un  vase; 
elle  porte  toujours,  comme  nos  tessères  attiques  de 
bronze,  une  des  lettres  de  l'alphabet  de  grande  dimen- 
sion et  rien  de  plus.  Ainsi  sur  soixante  de  ces  pièces, 
les  mieux  conservées,  nous  avons  relevé    deux  fois 
l'A,  deux    fois  le  B,  deux    fois  le  r,  deux  fois  le  A, 
deux  fois  l'È,  trois  fois  le  I,  six  fois  B  (H),  une  fois 
le  I,  sept  fois  le  K,  quatre    fois  le  A,  deux    fois  l'M, 
une  fois  l'N,  deux  fois  l'i,  une  fois  I,  trois  fois  l'O, 
une  fois  TP,  deux  fois  C,  trois  fois   le  T,  deux   fois 


500  J-    N.    SVORONOS 


I'y,  une  fois  le  <t>,  deux  fois  le  X,  cinq  fois  le  N'  et 
quatre  fois  VCì. 

Que  ces  pièces  de  Mantinée  sont  des  billets 
d'entrée  de  théàtre  et  méme  personnels  à  chacun 
des  ìndividus  qu'ils  désignaient,  cela  est  évident  par 
leur  découverte  au  théàtre  mème,  par  la  lettre  qu'ils 
portent  indiquant  la  division  du  théàtre  à  laquelle 
ils  se  rapportaient  comme  ceux  de  l'Attique,  dont 
certainement  ils  étaient  une  imitation.  Il  est  à  rernar- 
quer  que  la  lettre  alphabétique  ne  fait  jamais  dé- 
faut,  sauf  sur  les  exemplaires,  très  peu  nombreux,  de 
très  grand  module,  qui  certainement  devaient  ètre 
destinés  au  sénat  et  aux  personnages  de  distinction 
ayant  droit  à  une  place  déterminée  d'avance,  p.  e. 
pour  la  proedrie,  place  sur  laquelle  devait  fìgurer 
le  titre  de  celui  qu'elle  concernait,  comme  cela  se 
pratiquait  pour  les  magnifiques  fauteuils  de  la  proe- 
drie du  théàtre  de  Dionysos  d'Athènes  pendant  cette 
méme  epoque  romaine  (7). 

Quant  à  la  matière  de  ces  pièces,  qui  est  en 
terre  cuite  au  lieu  d'étre  en  bronze,  ceci  ne  signifie 
^ien,  puisqu'il  existe  aussi  des  marques  d'entrée 
attiques  de  la  mème  matière,  comme  cela  sera  de- 
montré  par  un  de  nos  suivants  articles  sur  cette 
question;  au  contraire  ceci  renforce  nos  expHcations 
du  moment  que  ces  marques  d'entrée  n'avaient 
jamais,  comme  nous  allons  le  démontrer  plus  loin, 
une  valeur  réelle,  mais  simplement  symbolique.  Fi- 
nalement  une  note  de  celui  qui  a  procède  aux  fouilles 
de  Mantinée,  M.'  Fougère  (B.  C.  H.,  1.  e),  confirme 
pleinement  nos  appréciations:  "  Sur  plusieurs  d'entre 
«  eux  (des  gradins    du  théàtre)    nous    avons  lu  des 


(7)  Celui  qui  a  fouillé  le  théàtre  de  Mantinée,  M/  G.  Fougère,  note: 
(/?«//.  de  Corr.  He//.  1880,  p.  249)  "  qu'une  inscription  gravée  en  un 
"  point  (de  la  proedrie)  nous  indique  quelle  était  la  place  de  la  gerousia 
"  locale.  „ 


TESSÈRES   EN   BRONZE,    ETC.  50I 


«  lettres  de  l'alphabet,  qui    servaient  probablement, 
«  comme  à  Athènes,  à  designer  les  places.  „ 

De  pareilles  lettres  ont  été  observées  en  d'autres 
théàtres  antiques,  malgré  que  l'on  ne  se  soit  pas  rendu 
compte  de  leur  signifìcation.  Ainsi,  par  exemple,  le 
prepose  aux  fouilles  du  théàtre  du  Pirée  près  de  Zea, 
mon  maitre  J.  Dragatsis,  écrivait:  ('E^-ny-ep.  'Ap/aioX.^  1884, 
p.  196)  «  Au  déblayage  du  théàtre  il  apparut  des 
«  lettres  près  de  la  plus  basse  rangée  de  l'enceinte, 
«  entre  celle-ci  et  le  demi  cercle  de  l'orchestre.  Ces 
«  lettres,  partant  en  ligne  de  l'issue  droite  de  la  partie 
«  inférieure  du  théàtre,  vont  vers  la  gauche  et  re- 
«  présentent  l'alphabet  complet.  Elles  sont  gravées 
«  vers  les  angles  de  l'ajustement  des  pierres,  de 
«  facon  que  la  méme  lettre  se  répétait  deux  fois,  soit: 
"  vers  l'extremité  de  la  pierre  précédente  et  de  suite 
"  au  commencement  de  celle  qui  suivait,  jusqu'à  l'n. 
«  De  là  comme  il  y  avait  encore  assez  d'emplace- 
«  ment,  quelques  unes  des  lettres  étaient  répétées 
u  en  doublé  jusqu'au  r  sur  chaque  coté  des  pierres.  » 
De  manière  que  M/  Dragatsis  a  relevé  la  serie  sui- 
vante  qu'il  a  fidèlement  reproduite  sur  la  planche 
intercalée  dans  V  Ap/.  Tcpr.aepi;:  (A)  A,  (B-B),  r T,  (A)-A, 
€-€,  ZI,  HH,  00,  II,  (K)-K,  A-A,  MM,  N-N,  I-Z,  0-0,  H  H,  P-P, 

C-C,  T  T,  Y-Y,  et)-*,  xoc,  (>K-Y),  {nyn,  AA-AA,  BB-BB,  rr-(rr). 
11  remarque  enfin,  avec  raison,  que  le  type 
et  l'exécution  de  ces  caractères  démontrent  une 
basse  epoque,  probablement  celle  d'une  restauration 
de  ce  théàtre.  Quant  à  leur  signifìcation,  il  pense  que 
«  certainement  ils  servaient  à  l'ajustement  des  pierres 
«  et  ils  étaient  employées  par  les  magons  comme 
«  cela  a  été  également  observé  ailleurs.  »  Mais 
aujourd'hui,  après  la  découverte  de  la  signifìcation 
qu'avaient  les  mèmes  lettres  au  théàtre  de  Dionysos, 
personne  ne  peut  plus  douter,  à  mon  avis,  que  celles 
là    aussi   se   rapportaient   à    des    billets  d'entrée  du 


502  J.   N.    SVORONOS 


théàtre,  et,  dans  ce  cas,  seulement  aux  places  d'or- 
chestre reservées  à  la  proédrie  au  théàtre  du  Pirée. 
De  pareilles  lettres  ont  été  observées  encore  au 
théàtre  d'Erétrie,  pendant  les  dernières  fouilles  faites 
par  les  Américains,  mais  elles  ont  été  prises  fanti- 
vement,  encore  une  fois,  comme  des  signes  employés 
par  les  tailleurs  de  pierres.  Ces  lettres  sont  presque 
contemporaines  avec  celles  du  théàtre  de  Dionysos 
et  présentent  encore  ceci  de  très  notable,  que  plu- 
sieurs  d'entre  elles  sont  inscrites  en  sens  inverse,  p.  e. 
1,  >l,  V,  soit  strictement  comme  sur  quelques  unes  de 
nos  tessères  attiques  (^).  J.  N.  Svoronos. 

(Traduction  du  Grec  moderne  par  M.''  E.  D.  J.  Dotilh). 


(8)  American  Journal  of  Archaeology,  voi.  IX,  1896,  p.  321.  Theod. 
Woolsey  Heermance,  Excavation  du  Théàtre  d'Erétria  en  1895.  Marques 
de  mafons  sur  les  rebords  de  l'Orchestre.  "  Sur  le  coté  du  canal  contournant 
la  moitìé  de  l'orchestre  il  y  avait  diverses  marques  de  magons.  Partant 
de  l'extremité  orientale,  la  i™,  2",  3™^,  7™^,  lo'"^  13""",  14™,  15™^,  2i'"«,  et 
22'"®,  pierres  qui  forment  le  demi  cercle,  n'ont  pas  de  marques,  la  6™", 
et  la  16""^  pierre  ont  des  coupures  (ou  éclats  naturelsì,  mais  celles-ci  ne 
sont  pas  intelligibles  comme  lettres,  les  pierres  restantes  sont  marquées 
de  lettres  distribuées  comme  nous  les  répresentons  en  marge.  Il  est  bon 
de  noter  qu'environ  la  moitié  des  pierres  ne  portent 
pas  de  marques  et  que  le  restant  n'est  pas  arrangé  de 
fagon  à  pouvoir  porter  des  lettres  dans  l'ordre  alpha- 
bétique.  Ce  ci  ferait  croire  que  les  pierres  ne  sont  pas 
dans  l'ordre  dans  lequel  elles  avaient  été  placées  ori- 
ginairement,  et  il  serait  probable,  que  primitivement 
l'ordre  "alphabétique  était  celui  qu'avaient  ces  pierres 
et  que  des  réparations  d'une  période  ulterieure  ont  été 
faites  sur  les  rebords  de  l'orchestre,  et  qu'elles  firent 
disparaitre  beaucoup  des  pierres  marquées  et  leur 
remplacement  par  d'autres,  privées  de  marques,  tout  en  réinstallant  celles 
qui  restaient  du  lot  antique.  La  forme  de  ces  pierres  est  telle,  qu'elles  ne 
peuvent  s'adapter  qu'à  la  position  qu'elles  ont  aujourd'hui  à  coté  du  canal, 
de  manière  que  les  pierres  latérales  datent  probablement  de  la  première 
période  de  l'orchestre  du  bas.  Il  est  certain,  que  des  marques  de  ma- 
9ons  de  cette  espèce  ne  peuvent  pas  ètre  jugées  avec  la  mcme  exacti- 
tude  de  date,  que  les  lettres  d'un  décret,  ou  celles  d'une  stéle  gravée;  la 
tendance  devait  ètre  de  conserver  les  formes  les  plus  anciennes.  L'v  et  le 
[A  ont  presque  l'aspect  très  antique,  mais  on  peut  hardiment  faire  remonter 
le  théàtre,  plus  surement,  qu'à  l'aide  d'argument  d'autres  sources,  pas 
après  la  moitié  du  quatrième  siècle.  „ 

(La  suite  au  prochain  numero). 


fig 

u  r  e 

4 

1 

12 

M 

5 

n 

17 

A 

8 

M 

18 

V 

9 

N 

19 

B 

II 

T 

20 

1 

LA  ZECCA  DI    BOLOGNA 

DOCUMENTI. 

(Continuazione:   Vedi  Fase.  Ili,  1898). 


XVII. 
BANDO    GENERALE 

Sopra  r  estintione  de'  Sesini,  Provisione  delli  nuovi  quattrini 
di  rame,  e  Valutatione  delle  Monete  d'Oro,  &>  d'Argento. 

Publicato  in  Bologna  alli  3.  e  reiterato  alli  4.  d'Agosto  1612. 

1.  Desiderando  rillustrissimo,  e  Reverendiss.  Sig.  Cardi-    '•  Proemio 
naie  Barberino    mentissimo  Legato   de  latere  della  Città,  e 
Territorio  di  Bologna,  di  provedere  alli  gravi  danni  causati, 

e  chi  si  causariano  maggiori  in  questa  Città,  e  suo  Distretto 
per  l'alteratione  delle  monete,  e  per  la  gran  quantità  di  se- 
sini falsi  introdottovi  dalla  malitia  de  gli  huomini;  inherendo 
alla  santa  mente  di  N.  Sig.  il  quale  con  molto  dispiacere 
d'animo  ha  sentito  fin  nel  principio  del  suo  Pontificato,  li 
notabili  disordini  successi  in  questa  materia  di  monete,  e 
sesini  falsi;  col  consenso,  e  partecipatione  delli  molto  Illustri, 
&  Eccelsi  SS.  Antiani,  Consoli,  e  Sig.  Confaloniero  di  Giu- 
stina, e  de'  Signori  del  Reggimento  Riformatori  dello  stato 
della  Libertà  d'essa  Città,  doppo  longo,  e  maturo  discorso 
è  venuto  alle  infrascritte  risolutioni  da  osservarsi  inviola- 
bilmente. 

2.  Et  prima  sua  Sig.  Illustriss.  col  consenso,  come  di  sopra,  2'^ò^/'d"e'i 
prohibisce  espressamente  à  qualunque  persona  così  Eccle- 
siastica, come  secolare,  di  che  stato,  grado,  e  conditione  si 
sia  il  ricevere,  spendere,  e  ritenere  più  per  l'avvenire  sesini 
di  qual  si  voglia  sorte,  tanto  buoni  battuti  in  questa  Zecca, 
quanto  li  falsi  contrafatti  del  medesimo  cunio,  &  ogn'  altra 
sorte  dello  stato  Ecclesiastico,  ò  esterno,  sotto  pena  à  chi 
contraverrà  in  alcuno  de' casi  sudetti,  della  perdita  d'essi 
sesini,  e  di  25  scudi  per  ogni  volta,  e  d'altre  pene  corporali 
ad  arbitrio  di  sua  Sig.  Illustriss. 


Sesini. 


504  FRANCESCO   MALAGUZZI 


3.  Toieraii.  3.  Si  tollcra  nondimcno,  che  per  dieci  giorni  solamente, 
modo  di  doppo  la  publicatione  del  presente  Bando,  li  sesini  col  cunio 
per  dieci     della  Zecca    di  Bologna,  e    Ferrara    si  possano,  e    debbano 

giorni.  .  , 

ricevere,  spendere,  e  contrattare  per  un  quattrino  e  mezo 
li  buoni,  e  li  falsi  per  un  quattrino  solo  ;  commandando 
espressamente,  che  dentro  detto  termine  nissuno  possa  ricu- 
sargli per  la  detta  valuta,  poiché  all'istesso  prezzo  saranno 
ricevuti,  e  cambiati  in  Zecca,  come  appresso  si  dirà.  Con 
ordine  ancora,  che  per  le  somme  piccole  da  otto  bolognini 
à  basso,  nissuno  possa  ricusare  il  pagamento  in  tanti  sesini; 
e  per  le  somme  maggiori  non  si  debba  pagare,  né  ricevere 
pili  di  dieci  per  cento,  che  sono  due  bolognini  per  lira,  sotto 
pena  à  chi  transgredirà,  di  scudi  venticinque  per  volta,  e 
d'altre  pene  ad  arbitrio  di  sua  Signoria  Illustrissima. 

4.  Permis-  A.  Et  quelli,  chc  vorranno  portargli  fuori  di  questo  stato, 

sione  '  .  IO  1 

d'esportargli  potranuo  faHo  à  loro  piacere,  &  volontà,  purché  siano  portati. 

Contado.  &  estirpati  con  effetto  fra  il  termine  sudetto  di  dieci  giorni. 

5  Prohibi-  2-  Prohibendo  nientedimeno,  &  espressamente  vietando, 

d'introdurre,  che  per  l'avveuire  nissuna    persona  di  qual  si    voglia  stato, 

e  ricevere  '^  _   _  ^  ^ 

Sesini.  grado,  e  conditione  possa,  né  debba  sotto  alcun  pretesto, 
titolo,  ò  causa  introdurre,  ò  far  introdurre,  portare,  ò  far 
portare,  e  ritenere  in  questa  Città,  e  suo  Distretto  quantità 
piccola  né  grande  di  detti  sesini,  tanto  buoni,  quanto  cattivi, 
come  di  sopra,  sotto  pena  della  galera  in  vita,  ò  per  dieci 
anni,  &  altre  pene  pecuniarie,  e  corporali  ad  arbitrio  di  sua 
Signoria  Illustrissima. 
dtnf^se^Jini  ^-  ^  perche  benignamente  procedendo  s'intende  di  dar 

incon-       commodità  à  chi    si  trova    haver  sesini   del  cunio  di  questa 

tinente.  _  _  ^         _ 

Zecca,  e  di  Ferrara  di  liberarsene  con  minor  danno,  &  in- 
commodo  possibile,  il  Reggimento  farà  aprir  Banchi  in  detta 
Zecca  per  termine  di  dieci  giorni  da  cominciarsi  alla  publi- 
catione del  presente  Bando,  dove  ciascuno  potrà  portar  tutti 
li  sesini,  che  si  trovarà  presso  di  se,  della  qualità  sopradetta, 
li  quali  da  ministri  acciò  deputati,  saranno  cambiati,  cioè  li 
buoni  à  ragione  d'un  quattrijio,  e  mezo,  ò  li  cattivi  à  ragione 
d'un  quattrino  (se  bene  per  la  gravissima  perdita,  che  si  farà 
in  detto  cambio  si  potria  giustamente  lasciare,  che  li  sesini 
falsi,  &  adulterati  andassero  à  danno  di  quelli,  in  mano  de' 
quali  si  ritrovano,  come  moneta  falsa,  e  prohibita  dalle  leggi, 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI 


505 


s? 


e  da  molti  Bandi).  Et  à  chi  ne  portarà  alla  Zecca  dalla  somma 
di  lire  quattro  m  giù,  si  darà  per  la  prima  volta  la  loro 
valuta  in  contanti  alla  ragione  sopradetta  in  tanti  quattrini 
di  rame  battuti  à  tal  effetto  nella  medesima  Zecca,  overo  in 
altra  moneta  d'argento  buona,  e  spendibile  alla  valuta  tarreg- 
giata  come  di  sotto. 

7.  E  chi  portarà  somma  maggiore  di  dette  lir  quattro, 
sarà  fatto  del  sopra  più  creditore  in  un  libro  particolare,  che 
si  terrà  in  detta  Zecca  per  doversegli  pagare  la  valuta  di 
essi  sesini  alla  ragione,  e  modo  sopradetto,  cioè  la  metà  fra 
tre  mesi,  e  per  l'altra  metà  fra  altri  tre  mesi  da  computarsi 
detto  termine  dal  giorno,  che  sarà  stato  fatto  creditore,  e 
gli  sarà  data  polizza  del  suo  credito  dal  Deputato  nella  Zecca 
per  maggior  sua  sodisfattione,  li  pagamenti  si  faranno  in  fine 
delli  trimestri,  &  a  questo  effetto  il  medesimo  Deputato  sarà 
pronto  nel  medesimo  luogo  per  pagare  à  quel  tempo  à 
ciascuno  il  suo  credito,  si  come  l'istesso  si  farà  a  chi  ritor- 
nerà più  d'una  volta  con  qual  si  voglia  somma,  minor  ancora 
delle  lir  quattro:  Avvertendo  ciascuno,  che  andarà  al  Banco 
a  cambiare,  di  non  ricever  il  pagamento  più  d'una  volta  in 
contanti,  ma  solamente  si  facci  far  creditore,  altrimente  caderà 
nella  perdita  deUi  sesini,  e  di  venticinque  scudi.  Però  si 
notifica  a  tutti  la  Provisione,  acciò  possano  valersi  di  tal 
commodo,  e  sollevamento  di  portarli  in  Zecca  fra  il  detto 
termine  di  dieci  giorni,  poiché  passato  detto  tempo,  non  si 
cambiarà  più,  né  essi  potranno  valersi  di  questo  benefitio; 
E  trovandosi  simili  sesini  appresso  a  chi  si  voglia,  caderà 
nelle  pene  sudette. 

8.  Avvertendo  ciascuno  a  portar  li  sesini  buoni  separati 
da'  falsi,  perche  li  buoni  si  contaranno,  e  se  gli  pagaranno 
li  tre  quarti,  come  di  sopra,  e  li  cattivi,  per  fuggir  la  confu- 
sione, e  longhezza  del  contare,  si  pagaranno  a  peso  per  la 
metà  alla  ragion  sudetta  a  conto  di  libra,  conforme  al  scan- 
daglio fatto. 

9.  Si  prohibisce,  &  vieta  espressamente  ad  ogni  persona, 
la  quale  alla  publicatione  del  presente  Bando  si  trovarà  in 
mano  sesini  in  maggior  quantità  di  lir  quattro,  che  non  possa 
valersi  di  diverse  persone,  per  presentargli  alla  Zecca  in 
numero  minore,  &  in  più  partite  per  liberarsi  dalla  credenza, 

65 


7.  Termine 
del  pagare 
le  grosse 

somme 
de'  Sesini. 


8.  Distin- 

tione 

delli    Sesini 

buoni  dalli 

falsi 
nel    portarli 
alla  Zecca. 


9.  Non 

distribuire 

li  Sesini 

à  varie 

persone 

nell' andar 

à  cambiarli. 


5o6 


FRANCESCO    MALAGUZZI 


IO.  Introdut- 

tione 

de'Quattrini 

di  rame 

schietto. 


II.  Vera 

valuta 

delle 

Monete. 


12.   Prohibi- 

tiene  del 

spenderle 

più  della 

valuta  con 

l'impunità  à 

gli 
accusatori. 


»&  bavere  i  contanti;  e  s'impone  pena  a  chi  avrà,  &  à  chi 
riceverà  per  far  tal  confusione,  di  scudi  venticinque  di  moneta 
per  ciascuno,  e  d'altre  pene  arbitrarie,  alle  quali  si  procederà 
irremissibilmente  per  ogni  miglior  modo. 

10.  E  perche  è  necessario  per  il  comercio  quotidiano 
la  moneta  minuta,  si  sono  battuti,  e  batteranno  quattrini  di 
rame  puro  in  questa  Zecca;  Però  si  prohibisce  lo  spenderei 
tenere,  ricevere,  ò  introdurre  in  questa  Città,  e  Distretto 
ogni,  e  qual  si  voglia  sorte  di  quattrini,  tanto  legati  con 
argento,  quanto  di  puro  rame,  sotto  le  medesime  pene  spresse 
nella  prohibitione  de'  sesini,  eccettuati  li  quattrini,  e  mezzi 
baiocchi  di  rame  battuti  nella  Zecca  di  Roma,  e  anco  gl'altri 
quattrini  di  rame  schietto  del  medesimo  peso,  e  qualità 
battuti  pur  in  Zecche  del  stato  Ecclesiastico. 

11.  E  perche  dall' introduttione,  e  comercio  delli  sesini 
adulterati,  e  falsi  fra  li  molti  disordini  n'è  proceduto,  che 
alle  monete  d'oro,  e  d'argento,  così  battute  nelle  Zecche 
dello  stato  Ecclesiastico,  come  nelle  Zecche  d'altri  Prencipi, 
per  abuso,  e  corrottela  s'è  dato  d'alcuni  anni  in  qua  maggior 
prezzo,  &  valuta  di  quello,  che  vagliono  realmente,  &  ogni 
giorno  andarla  maggiormente  augumentando  il  disordine. 
Però  in  essecutione  della  santa  mente  di  N.  Sig.  sua  Sig. 
Illustriss.  col  consenso  come  di  sopra,  ordina,  e  dichiara,  che 
il  giusto,  e  vero  valore  di  tutte  le  monete  da  spendersi  in 
questa  Città,  Territorio,  e  Distretto,  sia  per  l' avvenire  il 
contenuto  nell'infrascritta  Tariffa. 

12.  Prohibendo  però,  &  espressamente  commandando  a 
qual  si  voglia  persona  di  che  stato,  grado,  e  conditione  si 
sia,  che  non  ardisca,  né  presuma  nell'avvenire  spendere,  né 
far  spendere,  ricevere,  ò  far  ricevere,  contrattare,  ò  far 
contrattare  le  infrascritte  monete  per  più  del  prezzo  nettato, 
sotto  pena  tanto  a  chi  pagarà,  quanto  a  chi  riceverà,  &  a 
chi  le  contrattarà  della  perdita  delle  monete  di  quel  paga- 
mento, e  di  cinque  volte  tanto  per  la  prima  volta,  e  per  la 
seconda,  oltre  la  sopradetta  pena,  di  trecento  scudi  di  più, 
&  altre  pene  corporali  ad  arbitrio  di  sua  Sig.  Illustriss. 
Cancedendo  però  l'impunità  a  quelli,  e'  havessero  ricevuto 
in  pagamento,  ò  altrimenti  denari  contra  la  forma  del  pre- 
sente Bando,  se  in  termine  di  quattro  giorni  Io  notificaranno 


LA    ZECCA    DI    nOT.OGNA    •    DOCUMENTI  5O7 

alli  Magistrati,  Giudice,  ò  altri  Deputati,  con  fargli  constare 
da  chi  habbiano  havuti  detti  denari;  promettendo  alli  medemi 
di  fargli  restituire  incontinente  quel  manco,  c'havessero  ri- 
cevuto nel  pagamento. 

13.  Con  dichiaratione,  che  il    prezzo,  che  a  ciascuna  di       13-  Le 

....  Monete 

esse  monete  sta    annotato,  s' intende  e    stabilisce  solamente     siano  dei 

giusto  peso, 

per  quelle,  che  sono  del  sriusto,  e  vero  suo  peso.  E  quando  e  sia  lecito 
nelli  pagamenti  occorressero  monete  tose,  ò  che  mancassero    le  monete 

.  .  .  tose 

del  suo  giusto  peso,  possa  chi  le  riceverà    pesarle  alla  pre-     d'argento. 
senza  di  chi  le  paga,  e  trovandole,  che  non  siano  del  vero       falsità 

T       •  -1       •  o-  •  -1     j     1   •  contra  chi 

peso,  gli  Sia  permesso  il  ricusarle,  &a  stringere  il  debitore  pagherà  mo- 
a  pagarle  m  altra  valuta  buona,  e  del  suo  peso;  Al  qual  quantità, 
fine  sarà  in  Zecca  una  nota  distinta  del  valore  di  ciascuna 
sorte  di  monete  à  ragione  del  peso  di  libra,  oncie,  quarto, 
e  grani  respettivamente,  acciò  ogn'  uno  possa,  bisognando, 
sapere  giustamente  quanto  debba  ricevere  in  caso  di  diffe- 
renza di  moneta  tosa.  E  se  alcuno  sarà  accusato  d'haver 
pagato  moneta  tosa  in  quantità,  si  havrà  per  delitto  di  falsità 
contra  chi  l'haverà  pagata,  e  si  presumerà,  che  per  dolo,  e 
malitia  Thabbia  spesa,  ò  pagata,  e  sarà  castigato  severamente 
di  pene  pecuniarie,  e  corporali  ad  arbitrio  di  sua  Sign.  Il- 
lustrissima. 

14.  Commanda    similmente,  che    da  qui  innanti  nissuno      h-  Non 

'  .  '         .  spender  Mo- 

possa,  né  debba  spendere    in  modo  alcuno    in  questa  Città,    nete  fuori 
e  suo  Distretto,  sorte  alcuna  di  monete  d'oro,  né  d'argento    nute  neiia 

...  Tariffa. 

fuori  di  quelle  contenute  nell'infrascritta  Tariffa,  sotto  pena 
di  ducento  scudi  per  ogni  volta,  che  si  contraverrà  da  chi 
si  sia,  &  altre  pene  maggiori  secondo  la  qualità  de'  casi,  e 
delle  transgressioni. 

15.  Et  acciò  col  tempo  non   si  riempisse,  in  gravissimo   15-.  obbligo 
danno    dell'  universale,  questa    Città,  e   Contado    di    monete       tutte 

'7  11'^  Monete. 

leggieri,  e  tose,  però  si  commanda  espressamente,  che  nel  .  d'oro, 
spendere  le  monete  d'oro,  tutte  si  debbano  prima  pesare,  e 
che  nissuno  possa  pagarle,  ricevere,  e  contrattare,  se  non 
sono  del  suo  vero,  e  giusto  peso,  sotto  pena  della  perdita 
di  esse  monete,  e  del  dopio,  e  d' altre  pene  corporali  ad 
arbitrio  di  sua  Sign.  Illustrissima. 

16.  Et  accioche  nell'occasione  del  pesar  le  monete  d'oro,     >6.  Tener 

bilanze  e 

come    di    sopra,  &  anco    bisognando,   le  tosate    d  argento,      peseiti. 


5o8 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


ogn'uno  babbi  nelli  pagamenti  il  suo  giusto  dovere;  com- 
manda espressamente  sua  Sig.  Illustriss.  che  nissuno  Mer- 
cante, Banchiero,  ò  qual  si  voglia  Artegiano  possa  tenere 
bilancie,  e  pesi  per  le  monete  d'argento  tose,  se  prima  non 
saranno  state  aggiustate  secondo  il  solito  dal  Bollatore  del- 
l'Arte delli  Orefici,  e  con  il  loro  contrasegno,  e  similmente, 
rispetto  alli  pesi  delle  monete  d'oro,  nissuno  possa  valersene, 
né  tenerle,  se  prima  non  saranno  insieme  bollati  dal  Zec- 
chiero,  li  quali  s' aggiusteranno  gratis,  sotto  pena  à  chi 
contraverrà  di  scudi  cinquanta  per  volta,  &  altre  pene  mag- 
giori ad  arbitrio  di  sua  Sig.  Illustriss.  Avvertendo  ogn'  uno 
ad  haver  cura,  che  li  sudetti  pesi,  e  pesetti  non  si  disgiustino, 
perche  trovandosi  differenti  dal  giusto  suo  peso,  ancorché 
vi  fosse  il  solito  segno  del  Zecchiero,  caderanno  nella  me- 
desima pena,  e  piii,  e  meno  secondo  la  qualità  de'  casi,  e 
delle  persone.  Prohibendo  sotto  le  medesime  pene  à  chiesi 
sia,  il  poter  tener  pesi,  e  pesetti  di  qual  si  voglia  altra  sorte. 
17.  Non  si  17-  Dichiarando,  che  quando   mai  alcuna    sorte  di  dette 

aueglre      monctc  d'oro,  e    d'argento  trascorresse    in  esser    spesa  più 
servanza     del  sottoscHtto  vcro  valorc,  non  si  possa  mai  allegare  inos- 
dei  Bando,    gcrvauza,  ò  tolleranza  contra  il  presente  Bando,  mentre  non 
venga  con  un'altro  Bando  derogato  in   specie  alla  presente 
Provisione,  anzi  sia  lecito  à  chi  havrà  ricevuto  il  dinaro  per 
maggior  prezzo,  di  poter  fra  il  termine   d'un' anno,  ripetere 
conforme  alla  Tariffa,  l'intiero   del  dinaro  ricevuto,  quando 
però  faccia  constare  giuridicamente  del  suo  credito. 
18.  Non  18.  Ordina  ancora,  e    commanda,  che  quando    fosse  in- 

*c''ontraua"e^  trodotta  moucta  di  qual  si  voglia  sorte  non   compresa  nella 
airi^inriTon    Tariffa,  non  si  possa  mai  da  qual  si  sia  persona  spendere, 
neiirTlriffa,  acccttare,  né  contrattare,  se  prima  non  ne  sarà  stato  fatto  il 
\Tg^io.'     saggio  nella  Zecca  di  Bologna  dalli  public!  Assaggiatori  ;  E 
deuemonme  che  nou  sia  permesso,  e  dichiarato  il  vero  prezzo  con  publica 
^'irfoTmL'^''  grida.  Per  il  che  non  ostante  qual  si  sia  abuso,  ò  contraven- 
dei Bando.    j-JQj^g  g|    dichiarano  per    sempre    prohibite    le  dette    monete 
spese,  ò  introdotte  contra  la  presente  forma,  né    valerà  per 
alcun  tempo  l'allegar  possesso,  ò  toleranza;  sotto   pena  alli 
transgressori  della  perdita  di  tali  monete,  e  di  cinque  volte 
tanto,  &  altre  pene  corporali  fin'  alla  Galera   per  dieci  anni 
secondo  la  qualità  de'  casi. 


LA   ZECCA   DI   BOLOGNA   •   DOCUMENTI  509 

IO.  Et  per  obviare  alli  danni  causati  dalla  introduttione   ig-Nons'in- 

"  "  troducano 

di  quantità    di    monete    per    incetta,  e    sempre    in    maggior  "\l^^l^^  p" 
pregiuditio    della    Città,   si    prohibisce    espressamente,    che     Dj^Jg^^a 
nissuno  habbia  ardimento  d'introdurre  per  incetta  nella  Città,     da  usarsi 

r  da   Capitani 

ò  SUO  Territorio  quantità  notabile  di  monete  bianche,  ò  di  G^abeiunr'& 
cunio  nuovo,  sotto  pena  della  perdita  di  detti  dinari,  di  mille  ^'""'• 
scudi,  e  della  Galera  in  vita  ;  e  sotto  le  medesime  pene 
incorreranno  quelli,  che  introducessero  qual  si  voglia  sorte 
di  monete  tose,  tanto  d'oro,  quanto  d'argento.  Riservandosi 
S.  Sign.  Illustriss.  d'accrescer  la  pena  fino  alla  vita  inclusive 
secondo  la  qualità  de'  casi,  quanto  all'introdurre  detta  moneta 
tosa  per  incetta,  il  che  si  argomentarà  dalla  qualità,  e  quantità 
delle  monete,  e  dalla  qualità  delle  persone.  Ordinando  però 
alli  Capitani,  Gabellini,  &  altri  Ministri  delle  Porte  della  Città, 
&  alli  Revisori  in  Gabella  ad  usare  ogni  diligenza,  con 
guardar  dentro  le  carrozze,  nelle  some,  ceste,  bastine,  &  altro, 
e  trovando  monete  di  qual  si  voglia  sorte,  debbano  tratte- 
nerle, e  denonciare  subito  a'  Magistrati,  Giudici,  ò  Uffitiali, 
ò  alli  Deputati  tutta  la  moneta  trovata,  sotto  pena  à  tutti 
della  privatione  dell'offitio,  e  di  tre  tratti  di  corda  da  darseli 
subito;  promettendoli  però  all'incontro,  che  se  saranno  dili- 
gentemente il  debito  loro,  e  scopriranno  contra  bandi,  se  gli 
darà  il  suo  terzo  delle  pene  infalibilmente.  E  siano  obligati 
ancora  il  Mastro  della  Posta,  li  Procacci,  e  Corrieri  di  de- 
nonciare alli  medesimi  li  fagotti,  e  groppi  di  dinari;  e  li 
padroni  d'essi  groppi  nell'aprirgli  debbano  farlo  in  Zecca,  ò 
alla  presenza  del  Zecchiero,  per  vedere  se  intieramente  sono 
conformi  al  Bando,  sotto  pena  di  ducento  scudi  per  ogni 
volta,  che  mancaranno,  &  altre  pene  ad  arbitrio  di  S.  S. 
Illustrissima. 

20.  Comanda  ancora    espressamente  à    tutti  gli  Ofììtiali  20.  ordine  à 

,  ^  .  .  gli  Officiali 

del  Contado,  e  particolarmente  a  quei  de'  confini,  che  debbano  dei  contado 

...  ,  .  ..,,.,  d'invigilare. 

invigilare  accuratamente,  perche  sia  osservato  inviolabilmente 
il  presente  Bando,  e  Tariffa  in  ciascuna  parte,  e  che  non  si 
spenda  altra  moneta  fuori  della  nominata  nella  detta  Tariffa; 
E  trovendo  contrabandi,  e  transgressioni,  ne  havranno  subito 
la  terza  parte;  altrimenti  saranno  severamente  castigati  con 
la  privatione  dell'offitio,  e  dichiaratione  d'inhabilità,  &  altre 
pene  arbitrarie  tanto  pecuniarie,  quanto  corporali. 


5IO 


FRANCESCO   MALAGUZZl 


ai.  Dare 

notitia  delle 
monete 

nuove  al 
Zecchiero,  ò 

Deputati. 


32.   Prohibi- 
tione  dalli 


21.  E  perche  potriano  essere  introdotte  monete  simili 
nel  cunio  (ma  di  minor  bontà,  ò  peso)  alle  permesse  nell'in- 
frascritta Tariffa;  Però  S.  S.  Illustrissima  ordina  a  tutti,  che 
riceveranno  pagamenti,  &  alli  Banchieri  particolarmente,  che 
mano  vigilanti,  e  scoprendo  sorte  alcuna  di  dette  monete, 
ne  diano  subito  notitia  al  Zecchiero,  ò  Deputati  per  potere 
in  tal  caso  pigliare  quelle  risolutioni  rigorose,  che  saranno 
necessarie.  E  quando  si  trovasse,  che  per  dolo,  ò  malitia 
fosse  occultato  simil  delitto,  caderanno  nella  pena  della  per- 
dita di  detti  dinari,  e  di  ducento  scudi,  &  altre  pene  maggiori 
ad  arbitrio  di  S.  Sign.  Illustriss.  fin'  alla  Galera  inclusive,  e 
dalla  occultatione  si  presumerà  particolarmente  dolo  in  quelli, 
che  hanno  cognitione  di  monete,  e  che  sono  di  tal  professione. 

22.  E  conoscendosi    il  grave   danno,  e    pregiudicio,  che 
Bancheroiti.  apporta  all'universale  della  Città,  &  alli  poveri  in  particolare 

l'uso,  &  introduttione  delli  Bancherotti,  &  di  tutti  quelli,  che 
fanno  professione  di  canbiare,  incettare,  e  far  mercantia  d'ogni 
sorte  di  monete,  poiché  sono  cagione,  che  continuamente 
vanno  augumentando  di  prezzo;  Si  commanda,  che  da  qui 
inanti  niuno  ardisca  d'essercitar  l'arte,  ò  aprir  banchetto  per 
tal'  effetto,  né  di  canbiare  monete  d'oro,  ò  d'argento,  overo 
intromettersi  in  publico,  né  in  secreto  in  simil  baratto,  sotto 
pena  della  perdita  di  tutte  le  monete,  che  si  ritroveranno,  e 
della  galera  ancora,  promettendo  l' impunità  a  quello  de' 
Contrahenti,  che  sarà  il  primo  a  notificar  l'altro,  il  quale  sarà 
tenuto  secreto,  e  guadagnarà  secondo  il  solito  il  terzo  della 
pena.  Riservandosi  S.  S.  Illustriss.  in  caso  di  bisogno  per 
servitio  de'  Viandanti,  e  d'altri  forestieri  da  deputarne  uno, 
ò  due  con  participatione  de'  Sig.  del  Reggimento,  ò  suoi 
Assonti,  e  con  quelle  regole,  e  limitationi,  che  pareranno 
opportune. 

23.  Comanda  ancora  sua  S.  Illustriss.  che  nissuno  possa 
esportare,  o  far  esportare  per  modo  alcuno  oro,  ò  argento 
fuori  di  questa  Città,  e  suo  Contado  in  verghe,  in  pani,  in 
piastre,  né  abbrusciato,  ò  in  qualunque  altra  forma,  sotto 
pena  della  perdita  della  robba,  e  di  cento  scudi  per  volta. 
Ma  volendone  far  esito  debba  portarlo  al  Zecchiero,  che 
gli  pagarà  il  giusto  valore,  e  non  volendo  detto  Zecchiero 
comprarlo  non  possa    il  Venditore    contrattarlo    con  altri,  ò 


f  23.    Non 

esportar 

fuori  oro,  ne 

argento  in 

verga,   pani, 

&  simili. 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  5II 

estraerlo  della  Città  senza  licenza  di  sua  Sign.  Illustrissima 
in  scritto,  sotto  le  sudette  pene. 

24.  In  oltre  sua  Sign.  Illustrissima  prohibisce  espressa-    24.ordina. 
mente  à  gì'  Orefici,  Battilori,  e  Tiralori,  il  poter    comprare,    gu  Orefici. 

.  ,  •  11  1    11  Battilori,  e 

0  vendere  oro,  o  argento  a  maggior  prezzo  del  corso  delle  Tiraiori  dei 

,        ,  T->  •    •  1   •     comprare,  o 

monete    secondo  la    presente  rrovisione,  sotto    pena    a    chi  vendereoro, 
contraverrà  di    cinquanta  scudi    per    volta,  oltre    la    perdita 
della  robba,  che  havesse  comprata,  ò  lavorata. 

25.  E    volendo    S.  S.    Illustriss.  obviare    alla    strettezza  25.  che  non 

,    ,  .  ,  .  .  .  ,     ,  si    mandi    il 

del  comercio,  che  potria  causarsi  per  occasione  del  presente  creditore  in 
Bando,  col  non  farsi  liberamente  li  pagamenti  in  contanti,  ma  banchi  più 
mandarsi  in  giro  li  Creditori;  Ordina  però  che  ciascun  Ban- 
chiero,  e  Mercante,  al  quale  sarà  tratta  poliza  di  pagamento 
da  altro  Banchiero,  ò  Mercante,  in  virtù  della  prima  poliza 
trattali  sia  obligato  a  pagarli  il  dinaro  in  contanti,  a  fin  che 
il  Creditore  non  sia  astretto  a  girare  a  più  di  due  Banchi, 
sotto  pena  a  chi  contraverrà  di  ducento  scudi  per  ciascuna 
volta,  &  altre  pene  più  gravi  cosi  pecuniarie,  come  corporali 
ad  arbitrio  di  sua  Sig.  Illustriss,  Avvertendo  ancora  ogni 
sorte  di  persona  in  occasione  del  presente  Bando  a  guardarsi 
di  non  impedire,  ne  difficultare,  o  restringere,  sotto  qual  si 
voglia  pretesto  dolosamente  il  comercio,  perche  secondo  la 
qualità  de' casi,  e  delle  persone  sua  Sig.  Illustrissima  procederà 
rigorosamente  in    questo  particolare    contro  li  transgressori. 

26.  Ordina,  e  comanda  ancora  S.  S.  Illustriss.  per  fuggire    26  centra- 
li- 1  1-  -111  1  '•^''^  ^  scudi. 

Ogni  collusione  nel  contrattare   gli    prezzi  delle  monete,  che  'ire,  soidi,  e 

1  ••  ••  ^^ll/^•^  11/^  1^-.  dinari. 

da  qui  manti  niuno  cosi  della  Citta,  come  del  Contado,  Ca- 
stelli, Mercati  ardisca  negotiare,  comprare,  vendere,  o  fare 
alcuna  sorte  di  contratto  in  qual  si  sia  modo  publico,  o  pri- 
vato sotto  altro  titolo,,  che  a  scudi,  lire,  soldi,  e  dinari  secondo 
il  stile  della  Città,  overo  a  scudi  d'oro  in  oro,  o  a  scudi  di 
Paoli  dieci  per  scudo,  sotto  pena  di  trecento  scudi,  e  della 
nullità  de'  contratti,  &  d'  altre  pene  rigorose  ad  arbitrio  di 
S.  S.  Illustriss.  secondo  la  qualità  de'  casi,  e  delle  persone; 
non  intendendo  però,  che  il  comprare,  e  vendere  non  si 
habbia  per  contratto  quando  non  passi  la  somma  di  venti 
bolognini. 

27.  In    oltre   S.  Sig.  Illustriss.  per    imitare    alcuni    suoi  27. Facoltà  à 

.  ,  .  .  Magistrati. 

Antecessori,  e  per  mostrarsi  gratioso  verso  i  Magistrati,  gli 


512 


FRANCESCO  MALAGUZZI 


a8.  Deputali 
particolari 

per  la  Città, 

e  Contado, 

con  la 

prohibitione 
à  detti,  & 

altri  Ofitiali 

di   ricever 

donatini,  ò 

mancia. 


ag.Cheniuno 
prometta 
dinari,  ne 

premio 
alcuno    à 
Uflitiali,  & 
Essecutori. 


30.  Notificare 
le  cause  al 
Zecchiero 
de'  Tribu- 
nali. 


dà  facoltà,  &  auttorità  di  poter  conoscere,  e  terminare  per 
giustitia  tutte  le  cause  di  contraventione  del  presente  Bando 
in  quei  capi,  che  concernono  solamente  le  pene  pecuniarie. 
Con  dichiaratione,  che  gli  detti  Magistrati  debbano  dar  conto 
a  sua  Signoria  Illustrissima  d'ogni  causa,  né  possano  venire 
all'espeditione  senza  ordine  di  sua  Signoria  Illustrissima. 

28.  E  per  maggior  osservanza,  &  essecutione  del  pre- 
sente Bando  vi  saranno  ancora  persone  particolari  deputate 
per  la  Città,  e  per  il  Contado,  &  per  il  resto  della  Legatione, 
li  quali  tutti  dovranno  denonciar  quelli,  che  contraverranno 
al  presente  Bando;  E  guadagnaranno  il  terzo  delle  pene 
pecuniare,  se  l'inventione  sarà  fatta  da  loro,  &  alli  medesimi 
deputati,  &  a  suoi  Ministri,  &  a  tutti  gl'altri  essecutori  dovrà 
ciascuno  obedire,  né  opporsegH  quando  vorranno  cercare, 
che  monete  habbiano  nelli  loro  Banchi,  caffè,  armari],  &  in 
qual  si  voglia  altro  luogo,  sotto  pena  di  mille  scudi,  &  altre 
pene  maggiori  pecuniarie,  e  corporali  secondo  la  qualità  de' 
casi  ad  arbitrio  di  S.  Sign.  Illustriss.  Prohibendosi  espressa- 
mente a  tali  Deputati,  &  a  suoi  Offìtiali,  &  a  qualunque  altro 
essecutore,  o  chi  si  sia  il,  poter  accordare  il  delitto  trovato, 
né  domandare,  né  accettare  mancie,  donativi,  né  qual  si  voglia 
cosa,  etiam  da  chi  volesse  spontaneamente  dargliene,  sotto 
pena  della  privatione  dell' offitio,  e  di  tre  tratti  di  corda  da 
darsegli  subito  in  publico,  &  altre  pene  maggiori  corporali 
ad  arbitrio  di  S.  Sig.  Illustrissima,  secondo  la  qualità  de'  casi, 
e  delle  persone,  e  si  crederà  all'Accusatore  col  suo  giura- 
mento, e  col  detto  d'un  testimonio  degno  di  fede,  quale  Ac- 
cusatore sarà  tenuto  secreto. 

29.  E  similmente  si  vieta  ad  ogni  Mercante,  Bottegaro, 
&  a  ciascun'altra  persona  il  donare  robbe,  dinari,  né  alcuna 
cosa  etian  minima,  né  meno  promettere  premij,  ò  mancie  à 
detti  Uffitiali,  &  Essecutori,  sotto  pena  di  venti  scudi  per 
ciascuna  volta;  E  si  permette,  che  possano  accusarsi  1' un 
l'altro,  &  il  primo  accusatore,  oltre  l'impunità,  sarà  tenuto 
secreto,  al  quale  parimente  si  darà  fede  col  detto  d'un  testi- 
monio, &  guadagnarà  il  terzo  della  pena  pecuniaria. 

30.  Finalmente  per  l'interesse,  che  ha  la  Zecca  di  Bo- 
logna nelle  dette  cause  di  contraventione,  vuole,  e  commanda 
sua  Sign.  Illustriss.   che   ogni  volta,  che  sarà    fatta  qualche 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI 


513 


inventione  di  fraude,  e  contraventione  del  presente  Bando, 
sia  notificata  alli  Magistrati,  Giudici,  &  Uffitiali,  al  Mastro 
della  Zecca,  à  fin  che  volendo  egli  dedurre  qualche  cosa  à 
favore,  e  benefitio  d'essa  Zecca,  possa  farlo. 

31.  E  dovendosi  battere  in  questa  Zecca  monete  d'oro, 
e  d'argento,  e  per  solevamento  delli  molti  danni  patiti,  e  che 
si  patiranno  ne  gì'  interessi  della  medesima  Zecca,  sua  Sign. 
Illustriss.  per  mostrarsi  non  men  gratioso,  che  siano  stati  gli 
altri  suoi  Antecessori,  applica  alla  detta  Zecca  di  Bologna 
un  terzo  delle  pene  pecuniarie,  volendo,  che  gli  altri  terzi 
siano  uno  dell'Accusatore,  e  l'altro  dell' Essecutore,  la  qual 
applicatione  durarà  à  beneplacito  di  sua  Signoria  Illustrissima. 

32.  Si  commanda  ancora,  che  tutti  li  Banchieri,  Mercanti, 
Merciari,  Speciali,  Beccari,  Lardaruoli,  Pomari,  &  altri  simili 
Artefici,  debbano  tenere  affisso  nelle  loro  botteghe  questo 
Bando  stampato,  in  luogo,  eh'  ogn'  uno  possa  vedere,  sotto 
pena  à  chi  mancarà,  di  cinquanta  scudi  per  volta. 

33.  Notificandosi,  che  à  ciascuno,  ancorché  non  sia  Uf- 
fitiale,  né  Essecutore,  sarà  lecito  l'accusare  i  trasgressori  del 
presente  Bando,  e  che  n'  bavera  incontinente  il  premio  del 
terzo  delle  pene  pecuniarie,  e  sarà  tenuto  secretissimo. 

34.  Ordina  sua  Sign.  Illustrissima,  che  per  maggior 
osservanza  della  presente  Provisione,  si  habbia  ogn' anno  à 
publicare  in  Bologna  due  volte,  cioè  nel  tempo  della  Piera 
del  Pavaglione,  &  al  Natale,  e  che  tutti  gli  Uffitiali  delli 
Capitaniati,  e  Podestarie  del  Contado  di  detta  Città,  debbano 
far  publicare  ogni  sei  mesi  alli  loro  Uffitij,  &  anco  alli  Mer- 
cati questo  istesso  Bando,  acciò  tanto  piìi  facilmente  possa 
restare  à  memoria  di  ciascuno  di  dover  osservare  questi 
buoni  Ordini. 

35.  E  perche  per  il  passato  sono  stati  publicati  infiniti 
Bandi  da  diversi  Legati  Antecessori  di  sua  Sign.  Illustriss. 
si  revocano  tutti  con  il  presente  Bando  conforme  alla  santa 
mente  di  sua  Beatitudine,  e  si  dichiarano  di  nissun  valore, 
accioche  la  moltitudine  di  tali  Provisioni  non  partorisca  con- 
fusione, volendosi,  che  per  l'avvenire  si  osservi  solo  intiera- 
mente quanto  in    questo    si    contiene,  ordina,  e    commanda. 

36.  Avvertendo  però  qual  si  voglia  persona  di  che  stato, 
grado,  e  conditione  si  sia,  à  non  transgredire  in  parte  alcuna 


31.  Applica- 
tione d'un 
terzo  delle 
pene    alla 
Zecca  di 
Bologna. 


32.    Obbligo 
di    affiggere 

il  Bando 
nelli  Banchi, 
&  Botteghe. 


33.  Ciascuno 

possa 
accusare  gli 
trasgressori. 


34.  Pubbli. 

car  in 
Bologna,  & 
nel  Contado 
il  presente 
Bando  due 
volte  l'anno. 


35.   Revoca- 

tione 

de  gl'altri 

Bandi. 


36.  Avverti- 
mento a  non 
trasgredire 
il  Bando. 


66 


SH 


FRANCESCO    MALAGUZZI 


questa  Provisione,  perche  si  procederà  contra  ciascuno  con 
ogni  rigore,  e  senza  eccettuatone,  né  remissione  alcuna. 

TARIFFA  DELLE  MONETE  D'ARGENTO  E  D'ORO. 


ROMA. 

Lo  Scudo  di  Roma  di  dieci  Paoli L.  4 

Il  Testone L.  i 

II  Paolo,  ò  Giulio  d'argento L.  o 

Il  mezo  Paolo L.  o 

Il  quarto  alla  rata. 

SPAGNA. 

Reali  di  Spagna  da  otto L.  3 

Reali  da  quattro        ì     w-^       i 
Reali  da  due  j 

VENETIA. 
Il  Scudo  segnato  140    .     .     . 
Il  Ducato  segnato  124  .     .     . 
La  Giustina  segnata  num.  80 
La  Giustina  segnata  num.  40 
La  meza  Giustina  segnata  num 
Il  Trono,  altrimente  detto  Ragno  . 
Moneta  segnata  num.  IIII.     .     ,     . 


20 


L.  4 

L.  3 
L.  2 
L.  I 
L.  o 
L.  o 
L.  o 


MILANO. 
11  Ducatone  d'argento  col  Biscione  senza  corona  L.  4 
Il  mezo  Ducatone  simile  à  quartieri,  etiam  senza 

testa  coronata,  ma  fra  due  stelle     .     .     .     .  L.  2 
Il  mezo  Ducatone  vecchio  con  la  testa  coronata 

senza  stelle  con  l'arme  de'  suoi  Regni     .     .  L.  2 
Il  quarto  del  Ducatone  simile L.  i 

FIORENZA. 

Il  Ducatone  di  Fiorenza  vale L.  4 

lì  mezo  Ducatone L.  2 

11  Testone L.  i 

Il  mezo  Testone L.  o 

Il  Giulio L.  o 

Il  Tallaro  battuto  nella  Zecca  di  Pisa,  da  una  banda 
sua  A.  armata  col  scettro  in  mano,  dall'altra 

l'arme  con  le  palle,  &  segno    di  S.  Stefano  L.  3 


s.  3  q.  2 

s.  5  q.  o 

s.  8  q.  2 

s.  4  q.  I 


6     q.  4 


s.  5 

s.  15 

s.  8 

s.  4 

S.  12 

S.  II 

s.  4 


7 

3 

5 

12 

8 


s.  6  q.  3 

s.  3  q.  I 

s.  8  q.  o 

s.  4  q.  o 


q-  3 

q.  4 
q.  o 

q-  3 

q.   2 


s.  12 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  515 

MANTOVA. 

II  Bucatone  con  S.  Giorgio  da   una    banda,  dal- 
l'altra la  testa  di  sua  A L.  4    s.     6     q.  3 

Il  mezo  Bucatone  j     ,, 

alla  rata. 


Il  quarto  del  Bucatone 

Il  Testone  con  S.  Barbara L.  i     s.    2    q.  2 

Tallaro,  che  da  una  parte  è  la  testa  di  S.  A. 
armata  con  lo  scettro  in  mano,  e  dall'  altra 
r  arme   di    S.  A.     \ L.  3    s.  14    q.  3 

Moneta,  che  da  una  parte  è  la  testa  di  sua  A. 
armata  con  lo  stocco  in  mano,  dall'altra  una 
Aquila  da  una  testa,  che  ha  nel  mezo  del 
petto  un'arma  d'Austria L.  2    s.  16    q.  o 

S.  Anselmo,  da  una  parte  l'impronto  del  Santo, 

dall'altra  l'Arme  di  sua  A L.  o     s.  io    q.  o 

La  Barbarina,  che  ha  da  una  parte  una  S.  Bar- 
bara con  una  Torre,  &  una  Palma  in  mano 
scrittovi  attorno  Santa  Barbara,  dall'  altra 
l'arme  del  Buca. L.  o     s.     3     q.  4 

La  Barbarina,  che  ha  da  una  parte  una  S.  Bar- 
bara, e  dall'altra  un  Fiore L.  o     s.     2     q.  4 

Moneta  dal  Tabernacolo,  detta  dal  Volgo  Bosso- 
lotto  L.  o     s.     5     q.  2 

MODENA. 

Il  Bucatone   di    Modena,  che    da    una    parte    ha 

l'impronto    di    S.  A.  armata,    dall'altra    una 

figura,  e'  ha  un  fiore  in  mano,  e  davanti  un 

Cornucopia,  con  il  millesimo  à  piedi  1612.  L.  4  s.  6  q.  o 
Moneta  detta  da  sedeci,  che  da  una  parte  ha  la 

testa  di  S.  A.  dall'altra  una  figura  con  il  motto 

attorno,  Addit  se  sociam L.  o    s.  11     q.  2 

Moneta  pur  detta  da  sedeci,  con  la  testa  da  una 

parte  di  S.  A.  dall'  altra    una  palma  con  un 

putto  con  il  motto  Pressa  surgit  .  .  .  .  L.  o  s.  13  q.  3 
S.  Geminiano,  da  una  parte  la   testa    di    sua  A. 

dall'altra  il  Santo ,     .     .     .     .  L.  o    s.     2    q.  5 

Aquilone  di  Modena,  da  una  parte  S.  Geminiano, 

dall'altra  un'Aquila  coronata L.  o     s.     3     q.  4 

Moneta,  che  da  una  parte  ha   l'arme  de'  Medici, 

dall'altra  l'arme  d'Este L.  o     s.     5     q,  4 

Moneta,  che  da  una  parte  ha  l'arme  d'Este,  dal- 


5l6  FRANCESCO    MALAGUZZI 


l'altra  una  figura  sìmbolo  della  Patienza  con 

il  motto  attorno  Omnia  vincit L.  o    s.     6    q.  4 

SAVOIA. 

Il  Bucatone  d'argento  con  la  testa  di  S.  A.  dal- 
l'altra banda  l'arma  sua L.  4     s.     6     q.  3 

Il  mezo  Bucatone  j    ^j,^  ^^^^ 

Il  quarto  del  Bucatone  ) 

PARMA,   ET  PIACENZA. 

Il  Bucatone   d'argento  con    la  testa    di  S.  A.  & 

dall'altra  banda  Piacenza,  &  un  altro  con  la 

testa  di  S.  A.  &  dall'altra  con  due  figure  con 

lettere L.  4    s.     6     q.  o 

Il  mezo  Bucatone 


,  ,  _  .     alla  rata. 

Il  quarto  del  Bucatone 

Moneta,  che  da  una  parte  ha  un  S.  Hilario,  dal- 
l'altra l'arme  di  S.  A L.  o     s.  19     q.  o 

Moneta,  che  da  una  parte  ha  una  Incoronatione 
della  Madonna  sotto  segnata  num.  40,  dal- 
l'altra l'arme  di  S.  A L.  i     s.     3     q.  i 

Moneta  dell' istesso  cunio  per  la  metà,  alla  rata. 

Cavallotti  con    il    Toro  da    una  parte,  dall'  altra 

l'impronto  del  Buca  Alessandro L.  o     s.     3     q.  3 

Tallaro,  che  da  una  parte  ha  l'arme  di  S.  A.  dal- 
l'altra il  Buca  armato  con  il  scettro  in  mano.  L.  3     s.     o     q.  o 

URBINO. 

Scudo  d'Urbino  con  l'impronto  di  S.  A.  da  una 

banda,  e  dall'  altra  l' arma  di  S.  A.  .  .  .  L.  4  s.  3  q.  o 
Moneta  d'Urbino,  da  una  banda  S.  A.  armata  con 

la  spada  in  pugno,  dall'altra  un'arma  di  S.  A.  L.  2  s.  io  q.  o 
Tallaro  d'Urbino,  da  una  parte  l'impronto  di  S.  A. 

dall'altra  l'arme  di  sua  Altezza  con  il  Tosone  L.  3  s.  12  q.  o 
Venti  grossi  d'Urbino,  da  una  parte  S.  A.  dall'altra 

un'impresa  scrittovi  dietro  Grossi   venti.     .  L.  3     s.     o     q.  o 

Moneta  da  due  Grossi L.  o     s.     6     q.  i 

Il  Grosso  vale L.  o    s.     3    q.  2 

Il  Paolo  alla  Romana L.  o    s.     8    q.  2 

FERRARA. 

Il  Testone  di  Ferrara  vale L,   i     s.     2     q.  o 

Il  Carlino L.  o    s.    5    q.  2 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  517 

Il  Giorgino L,  o     s.     3     q.  5 

Cavallotti L.  o    s.     3    q.  4 

LUCCA. 

Bucatone   di   Lucca,   che    ha   un'  Arma    scrittovi 

dentro  Libertas,  e  dall'altra  un  S.  Martino  L.  4  s.  7  q.  o 
Moneta  con  li  medesimi  impronti L.  o     s.  16     q.  5 

GUASTALLA, 

Moneta,  che  da  una  parte  ha  una  Nontiata  segnata 

sotto    num.    42 ,    dall'  altra    l' armi    di    Casa 

Gonzaga L.  i     s.     o     q.  o 

Moneta,  che  da  una  parte  ha  una  Nontiata  se- 
gnata sotto  num.  14,  dall'altra  l'arme  di  Casa 

Gonzaga L.  o    s.     7     q.  o 

Moneta,  che   da    una    parte    ha    V  arme   di   Casa 

Gonzaga,  dall'altra  un  S.  Pietro  con  le  chiavi 

in  mano,  una  delle  quali  sta  pendenti .  .  .  L.  o  s.  io  q.  3 
Moneta,  che    da   una    parte   ha  l' arme   di   Casa 

Gonzaga,  dall'altra  un  S.  Pietro,  che  ha  tutte 

due  le  chiavi  in  mano L.  o     s.     3     q.  3 

Tallero^  che   da   una   parte   ha   l' arme    di   Casa 

Gonzaga,  dall'  altra   il  Prencipe   armato   con 

lettere  attorno  Ferdinandus  Gonzaga  Octavij 

Fiiius L.  3     s.  io     q.  3 

CORREGGIO. 

Moneta,  che  da  una  parte  ha  un  Leon  rampante, 

dall'altra  l'arme  con  un  Leon  dentro    .     .     .  L.  i     s.  15     q.  o 

Moneta  del  Conte  di  Tassirolo,  da  una  parte  l'im- 
pronto del  Conte  armato,  dall'altra  un'Aquila 
con  due  teste,  &  in  mezo  all'Aquila  un'arma 
d'Austria L.  2     s.  13     q.  o 

Moneta  del  Marchese  Malaspina,  da  una  parte 
r  Impronto  del  Marchese,  dall'  altra  un  San 
Giorgio  à  cavallo  con  il  drago  à  piedi     .     .  L.  o    s,     3    q.  3 

GENOVA. 

Meza  Dobla  d'argento  di  Genova  detta  Crocione, 

che  da  una  parte  ha  un  Crocione,  con  quattro 

stelle  dall'altra L.  5     s.    4    q.  2 

La  metà  di  detta  moneta,       /     ,, 

„    ,  >  alla  rata. 

&  la  quarta  parte.  ) 


5l8  FRANCESCO    MAL  AGUZZI 


Ducatene  di  Genova,  da  una  parte  l'Arme  di 
quella  Republica,  dall'altra  un  Salvatore  con 
il  Prencipe  inginocchioni L.  4     s.     5     q.  4 

BOLOGNA. 

Tutta  la  Moneta  Bolognese   al   prezzo,  e  valore  battuta,  e   cavata 
da  quella  Zecca. 

TARIFFA  DELL'ORO. 

Scudi  d'Oro  delle  Stampe,  quali  sono  le  infra- 
scritte Roma,  Francia,  Spag-na,  Napoli,  Ge- 
nova, Fiorenza,  Venetia,  e  Urbino  vagliono  L.     5     s.     5 

Doble  delli  detti  Scudi  dell'istesse  stampe  .     .  L.  io     s.  io 

Li  Dobloni  delle  medeme  alla  proportione. 

Dichiarando ,  che  quando  gli  suddetti  Scudi  , 
delle  dette  stampe  non  fossero  del  partico- 
lare, e  giusto  suo  peso,  in  tal  caso,  si  spen- 
dino, e  corrino  per  gì'  infrascritti  altri  Scudi 
del  peso  vecchio,  purché  non  siano  inferiori 
di  peso  à  questi  secondi. 

Tutti  gl'altri  Scudi  di  diversi  Prencipi  detti  del 

peso  vecchio .  L.     5     s.     2 

Doble  delli  medesimi  Scudi L.  io    s.     4 

Dobloni  delli  medesimi  alla  proportione. 

Dichiarando  che  non  venga  compresa  nelle  so- 
pradette doble  d'oro  una  dobla  d'oro  da 
duoi  scudi,  con  una  testa  da  una  parte,  e 
dall'altra  una  figura  di  Donna,  con  il  motto 
Omnia  vincit,  del  1608,  quale  per  il  saggio 
fatto  per  sino  del  1609,  fu  dichiarata  per 
Bando  doversi  spendere  Bolognini  cinque 
meno  delle  sopradette. 

Zecchini  di  Venetia L.     6    s.     o 

Ungari  d'Ungaria,  &  altri  Oltramontani  buoni .  L.     5     s.  13 

Datum  Bononiae  Die  3  Augusti  1612. 

Maphaeus  Cardinalis  Barberinus  Legatus: 
Marcus  Antonius  Blanchettus  Vexillìfer  lustitiae. 

(Assunteria  di  Zecca.  Bandi). 
(Archivio  di  Stato  di  Bologna.  Zecca,  Bandi). 


LA   ZECCA    DI   BOLOGNA   -    DOCUMENTI  519 


XVIII. 
19    MAGGIO    1635. 

Capitoli  per  battere  quattrini  di  rame. 

"  Gli  Assenti  della  Zecca  inherendo  al  Rescritto  fatto 
ultimamente  sotto  li  xx  d'Aprile  passato  da  VV,  SS.  111.™^ 
il  quale  comanda  ch'essi  stabiliscano  precisamente  quei  ca- 
pitoli che  pareranno  neccessari]  per  battere  in  Zecca  A.  ''' 
cinquemila  di  quattrini  minuti  per  poter  poi  venire  alla 
deputazione  del  Ministro  o  Zecchiere  come  parerà  meglio 
all'Ili. ™°  Reggimento,  non  ponno  se  non  rappresentare  loro 
la  firma  de'  i  Capitoli  co'  quali  per  partito  del  Medesimo 
Reggimento  sotto  li  xj  di  Maggio  del  1623,  furono  battuti 
buona  parte  delli  quattrmi  di  rame,  che  si  veggono  bora 
tanto  in  Bologna,  quanto  altrove  col  cuneo  della  Città  :  I 
quali  capitoli  per  giudicio  dei  suddetti  Assunti  paiono  molto 
adeguati  ai  tempi  presenti  tanto  più  non  havendo  partorito 
nella  pratica  loro  alcun  disordine  o  alterazione  della  piazza 
che  però  stimarieno  si  potesse  seguitar  nella  sudetta  forma 
quando  così  paresse  a  VV.  SS.  111.™®  :  alla  prudenza  delle 
quali  si  rimettono  e  sono  gì'  infrascritti,  cioè  :  nelli  capitoli 
del  Zecchiere  al  capitolo  3.° 

Quanto  alli  quattrini  di  rame,  et  mezzo  bolognini,  do- 
vranno questi  essere  di  rame  schietto,  buono  e  ne  andranno 
per  libra  di  peso  120  et  delli  mezzo  bolognini  pur  di  rame 
schietto  numero  quaranta  per  libra  di  peso  et  al  cap.°  x.° 

Si  dichiara  che  la  fattura  in  occasione  di  battere  quattrini 
di  rame  schietto  sia  di  soldi  numero  sette  e  denari  otto  per 
ogni  libra  di  peso,  et  per  li  mezzo  bolognino  pur  di  rame 
soldi  sei  e  denari  quattro.  Che  è  quello  si  è  praticato  ul- 
timamente col  Salvatico.  Raccomando  a  VV.  SS.  111.™'  Li 
medesimi  Assenti,  che  il  suddetto  Salvatico  se  ne  ritrova 
de'  i  già  tendati  (?)  che  non  vi  resta  se  non  mettervi  il  cunio, 
per  L.  quattromila  in  circa,  tutti  quattrini  minuti  quali  esso 
havea  autorità  di  batterli,  quando  gli  fu  ordinato  che  restasse: 
ond'esso    per    ubbidirle  li  ha    tenuti    così    indisposti  per  tre 


520  FRANCESCO    MALAGUZZI 


anni  con  danno  gravissimo  della  sua  povera  famiglia  ;  onde 
si  pone  loro  riverentemente  in  consideratione  V  indennità  di 
quel  Ministro,  affinchè  non  avendo  egli  in  ciò  punto  deme- 
ritato, si  degnino  d'ordinare,  che  li  possa  cuniare,  o  far  cu- 
niare,  come  piìi  piacerà  a  VV.  SS.  111,'"^  che  così  in  un 
istesso  tempo  si  verrà  a  conservar  la  fede  pubblica  et  a 
provedere,  senz'  altro  partito  al  bisogno  della  piazza,  ch'è 
grandissimo  per  tal  sorte  di  moneta  necessarijssima  al  povero. 
Inoltre  affinchè  VV.  SS.  111.*"^  siano  anche  informate  del 
modo  col  quale  al  tempo  del  Signor  Cardinale  Ubaldino  si 
battè  la  moneta  d' argento,  che  va  attorno,  Rappresentano 
loro  la  forma  dei  Capitoli,  sopra  ciò  stabiliti  et  approvati 
dall'Ili. "'°  Reggimento  alla  presentia  del  sudetto  Ecc.™°  legato 
sotto  li  28  Novembre  del  1624  che  sono  gl'infrascritti: 

i.°  Il  Bucatone  di  Bologna  nuovo  da  dieci  bianchi  e 
mezo  tenga  di  fino  onze  undici  per  libra  pesarà  d.  una  e 
e."  diciotto  e  mezzo,  valerà  L.  5  e  soldi  cinque. 

2.°  Il  mezzo  Ducatone  simile  a  proportione  valerà 
L.  due,  soldi  dodici  e  denari  sei. 

3.°  Il  Gabellone  da  tre  bianchi  di  bontà  come  sopra 
pesarà  un  quarto  e  Carati  undici,  e  valerà  L.  i.io. 

4.°  La  Piastra  et  sarà  di  due  bianchi  di  detta  bontà, 
pesarà  carati  trentaquattro  e  valerà  L.  i. 

5.°  Il  bianco  sarà  proporzionabilmente  di  detta  bontà, 
pesarà  carati  decesette  e  valerà  soldi  dieci,  dico  L.  o.io. 

6.°  Il  mezzo  bianco  overo  Carlino  alla  rata  per  metà  del 
bianco  pesarà  Carati  otto  e  mezzo  valerà  soldi  cinque,  L.  0.5. 

7.°  Il  quarto  di  bianco  overo  mezzo  Carlino  alla  rata 
sudetta  respettivamente  valerà  quattrini  quindici  L.  o  —  2.6. 

Et  perchè  nell'approvatione  delli  sudetti  capitoli  si  giu- 
dicò necessario  perchè  la  moneta  restasse  in  Bologna  per 
servitio  della  piazza,  di  dar  augumento  al  sudetto  Ducatone 
di  quei  cinque  bolognini  che  s'erano  (?)  battuti  da  30  a  pro- 
portione fu  un  bolognino  d' augumento,  più  di  quello  di 
Roma,  essendo  questa  l'istessa  lega,  stimarieno  gli  Assunti, 
che  addesso  nel  battersi  li  30  mila  scudi,  de  i  quali  fu  data 
r  autorità  nel  principio  delia  legazione  del  presente  Em."" 
S."'"  Cardinal  Legato,  approvata  anche  da   Roma,  si  levasse 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  •  DOCUMENTI  52I 

quel  carlino,  riducendo  il  valore  uniformemente  a  portione 
delle  monete,  alla  valuta  di  Roma.  Il  che  addesso  si  stima 
potesse  riuscire  con  facilità,  stante  che  li  SS/'  Venetiani 
hanno  abbassato  di  presente  il  valore  del  loro  Ducatone 
soldi  dieci  l'uno,  onde  in  proportione  si  sono  abbassate  le 
parte  ancora,  si  che  torneria  molto  conto  il  battere  in  simil 
occasione  per  levar  l'introduttione  di  tante  monete  stronzate 
che  si  veggono  et  di  bassa  lega.  Che  quando  ciò  venga 
approvato  da  VV.  SS.  111.™^  col  far  elettione  d'un  Ministro, 
gli  Assonti  procureranno  a  tutto  lor  potere  d'incaminar  il 
negocio  alla  maggior  honorificenza,  et  utilità  del  pubblico  et 
per  ubbidirle  in  tutto  quello  comanderanno.  „ 

(Assunteria  di  zecca.  Piani  e  Discipline  Monetarie,  busta  12). 


XIX. 

9   MAGGIO    1647. 


Relazione  degli  Assunti  di  Zecca   intorno  al  battere    moneta 
minuta. 

—  "  Adi  9  Maggio  1647.  In  Congregazione  di  Zecca 
111.""'   Signori, 

Con  due  rescritti,  uno  de'  4  Decembre  1646,  l'altro  de* 
4  del  currente  mese,  hanno  le  SS.  VV.  111.""^  commandato 
a  gli  Assonti  di  Zecca,  che  procureno  il  modo  si  batta  mo- 
neta minuta  per  lo  commune  bisogno  e  commodo,  e  riferi- 
scano quanto  al  modo  et  alla  quantità.  In  ordine  alli  quali 
havendo  i  medesimi  Assonti  considerato  l' instante  bisogno 
di  moneta  usuale,  senza  la  quale  non  si  può  più  mantenere 
il  commercio  fra  Compratori  e  venditori,  di  robbe  necessarie 
all'uso  quotidiano  de'  Cittadini  et  altri,  né  meno  si  potrà,  o 
almeno  con  gran  difficoltà  pratticare  la  Fiera  del  Pavaglione 
in  ordine  (?)  però  a  simile  moneta,  mentre  non  vi  si  applichi 
qualche  rimedio  :  et  in  oltre  fatta  molta  riflessione  alle  con- 

67 


522 


FRANCESCO    MALAGUZZI 


tinue  instanze  porte,  non  solo  alle  SS.  VV.  111.™*,  ma  alli 
medesimi  Assonti  ancora  dalla  maggior  parte  de'  Mercanti 
della  Città,  e  dalli  Signori  Presidenti  del  Sacro  Monte  di 
Pietà,  a  ministri  de'  quali  si  rende  quasi  impossibile  il  rice- 
vere e  licenziar  pegni  per  non  esser  proveduti  di  moneta 
sutile  (sic)  al  barattar  monete  d'oro  et  al  dar  resti  a  chi  si 
deve.  E  perche  trovano  esser  necessariissimo  il  provedere 
a  così  imminente  bisogno;  Riferiscono  però  alle  SS,  VV. 
111.*"*  esser  di  caso,  che  di  presente  si  possa  dalle  SS.  VV. 
111."*  dar  facoltà  a'  medesimi  Assonti  di  far  battere  quattrini 
di  rame,  mezzi  bolognini,  muragliole  da  un  bolognino  e 
muragliele  da  due  bolognini,  conforme  alla  seguente  nota, 
che  così  facendo  crederiano  fossero  per  cessare  li  clamori 
e  facilmente  si  potesse  negoziare  con  sodisfatione  univer- 
sale; rimettono  però  il  tutto  alla  somma  prudenza  delle 
SS.  VV.  111.'"*. 

i.'*  Il  quattrino  di  rame  sino  alla  somma  di  scudi 
mille  in  ragione  di  quattrini  i2o  per  libra  a  tutte  spese  del 
Zecchiero  conforme  l' instrumento,  senza  honeranza  alcuna 
per  la  Camera  ne  rimedio  per  il  Zecchiero. 

2.P  li  mezzi  bolognini  di  rame,  in  ragione  di  40 
per  libra  e  farne  per  mille  scudi  a  tutte  sue  spese  come 
sopra. 

3.°  le  muragliole  da  un  bolognino,  cogl'impronti  soliti 
alla  bontà  di  onze  due  e  dinari  sei  d'Argento  di  Cupella,  e 
di  peso  in  ragione  di  ducentonovanta  per  libra  senza  per- 
mettere rimedio  veruno  per  il  Zecchiero,  et  dare  soldi  sette 
per  libra  di  peso  alla  Camera  per  honoranza  per  doverne 
fare  per  diecimilla  scudi. 

4.°  muragliole  da  due  bolognini  coll'impronto  di  S.  Pe- 
tronio da  una  parte,  e  di  N.  S.""*  regnante  dall'altra,  conforme 
le  vecchie,  alla  bontà  di  once  tre  e  dinari  deciotto  d'Argento 
di  Cupella  per  libbra,  dovendone  esser  di  peso  in  ragione 
di  ducento  venti  per  libra  senza  remedio  per  il  Zecchiere, 
con  dare  soldi  sette  per  libra  di  peso  di  honoranza  alla  Ca- 
mera e  farne  per  dieci  milla  scudi. 

—   1647  li  25  Giugno  letto  in  Senato  in  n."  di  25. 
Commesso    Partito    di    dar    facoltà    a'  SS.""'  Assonti    di 


LA    ZECCA    DI    BOLOGNA    ■    DOCUMENTI  523 


Zecca  di  far  battere  moneta   usuale  conforme  alla  lor  rela- 
tione.  Ott.  per  v.  23  aff.  —  „ 

(Assunteria  di  Zecca.  Piani  e  Discipline  Monetarie,  busta  12). 


XX. 

3   AGOSTO    1654. 

Capitoli  della  locazione  della  zecca. 

"  In  Christi  Nomine  Amen. 

Anno  nativitatis  eiusdem  millesimo  sexcentesimo  quin- 
quagesimo quarto  indict.^  septima  die  vero  tertia  mensis 
Augusti,  tempore  Pontificatus  sant."''  in  x.pio  Patris  et  D.ni 
N.ri  D.ni  Innocenti]'  Divina  provid."^  Papae  decimi. 

L'Ili. ""^  S.''  March. "^^  Vincenzo  Magnani  moderno  Gonfa- 
loniere del  Pop.;  e  Comune  di  Bologna,  e  grill."'  SS/'  Co: 
Agostino  Hercolani,  Cav.°  Gio  :  Lodovico  Bovio,  e  Co  : 
Maffeo  Fibbia  tutti  nobili,  e  Senatori  di  Bologna,  et  Assonti 
deirill.mo  Reggimento  secondo  il  solito  deputati  per  lo  pre- 
sente anno  sopra  il  negozio  della  Zecca  di  Bologna,  agendo 
anche  in  nome  degli  altri  loro  Colleghi  benché  assenti; 
Inherendo  all'ordine  senatorio  espresso  nel  partito  ultima- 
mente passato  avanti  rEm:"""  e  R."'°  Sig.""  Gard.'^  Comellini 
legato  de  latere  della  med.^  Città  il  tenore  del  quale  è  il 
seguente  cioè.  Die  xxvij  Junij  1654.  Gongregatis  111:™'^  D.nis 
Reformatoribus  Status  libertatis  Givitatis  Bononiae  coram 
Em.™°  et  R."""  D.no  Card."  Comellino  Bononiae  de  latere 
legato  in  num.°  xxvij,  et  in  eius  praesentia,  et  de  ipsius  vo- 
luntate,  et  consensu  inter  ipsos  infrascriptum  partitum  fuit 
positum  et  obtentum,  etc.  P.  G.  Patriae  decor  Magis  in  dies 
augeatur,  Bono  publico,  Mercatorum,  ac  totius  Givitatis  co- 
moditatio  opportune  consulatur,  facultatem  idcirco  D.nis  offì- 
cinae  Monetariae  Praefectis  sufifragijs  xxxj.  affirmantibus  tri- 
butam  voluerunt,  ut  cutos  aureos  usquae  ad  sumam  viginti 
quinquae  millium  cudere  faciant,  ad  legam  seilicet,  bonitatem 
atque    pondus    solita,    et    cuni    conditionibus,    etc.    Ita    est 


524  FRANCESCO   MALAGUZZI 


Cosmus  Gualardus  111:™'  Senatus  Bononiae  Secret.®  locus 
t  sigilli.  Volendo  perciò  li  sud."  SS.""'  Confaloniero ,  et 
Assonti  di  Zecca  usare  la  facoltà  loro  data  di  far  battere 
in  questa  Zecca  -^  scudi  di  oro,  et  effettuare  quanto  viene 
loro  ordinato  in  d.°  partito,  considerati  prima  i  capitoli  per 
loro  medesimi  stipulati  col  S.""  Bartolomeo  Provalli  Maestro 
generale  di  d.^  Zecca  per  prima  eletto,  e  confirmato,  come 
nel  suo  contratto  celebrato  sotto  li  22  del  mese  di  Giugno 
prossimo  passato  per  me  Not.*'  e  Cancell.°  infrascritto 
rogato,  nel  quale  si  riserva  la  facoltà  allo  stesso  Em.""" 
S.*"  Card,  legato,  et  ai  SS."  Assonti  di  poter,  e  dover  rifor- 
mare i  capitoli  sopra  il  modo,  e  regola  di  battere  et  aggiu- 
star le  valute,  e  pesi  delle  monete,  e  la  norma  sopra  la  lega 
e  corso  loro  con  altri  particolari  espressi  nelli  soprannomi- 
nati Capitoli.  Quindi  è  che  i  med."''  SS.''  Confai.''^  et  Assonti 
spontaneamente,  et  in  ogni  miglior  modo  etc.  per  se,  e  loro 
in  d,*  Assonteria  e  funzione  Colleghi,  e  successori  con  la 
presenza  auctorità,  e  consenso  dell'Em."""  e  R."""  il  S.""  Gio  : 
Girolamo  della  Santa  Romana  Chiesa  Prete  Card.'^  Lomel- 
lini  meritiss.™"  Legato  de  latere  di  questa  Città  presente, 
consentiente,  et  auctorizante  in  ogni  migliore  modo  etc.  senza 
però  pregiudicio,  e  novatione  delle  cose  contenute,  et  espresse 
nel  primo  contratto  stipulato  col  prefato  S.*"  Bartolomeo 
Provalli,  e  suoi  fideiussori,  anzi  quelli  sempre  salvi,  e  riser- 
vati, e  massime  nelle  parti  non  ripugnanti  a  quello  conven- 
gono, statuiscono,  e  concordano  col  pred.°  S.*"  Bartolomeo 
del  già  S.*"  Orazio  Provalli  della  Capella  di  SS.  Fabiano  e 
Sabastiano  presente,  e  che  spontaneamente  stipula,  et  ac- 
cetta, e  si  obbliga  di  osservare  la  infrascritta  facoltà,  modo  e 
regola  di  battere  la  moneta  d'oro  come  sopra  enunciata,  quale 
regola  è  la  infrascritta  cioè.  Regola,  e  modo,  che  si  dovranno 
osservare  nel  battere  doble,  e  scudi  d'oro  nella  Zecca  di  Bo- 
logna formate,  e  compillate  da  SS."  Assonti  sopra  la  Zecca 
col  parere  de'  SS.''  Carlo  Viscardi,  e  Paolo  Riva  publici  As- 
saggiatori della  med.'"''  Città,  precedente  l'ordine  dell' Em,*""  e 
R."""  S.""  Card.'^  Lomellini  legato  di  essa  Città.  Dovrà  il  S.»-  Bar. 
Provalli  moderno  Zecchiero  battere  le  doble,  e  scudi  d'oro  in 
ragione  di  carati  ventidue  in  bontà  intrinseca  per  ciascun'oncia 
col  solo  rimedio  di  un  ottavo  meno  solamente  in  conformità 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  525 

delle  altre  doble,  e  scudi  d'oro  battute  in  questa  Zecca  in 
tempo  della  Santa  Mem.*  di  Sisto  V,  et  altri  Sommi  Pon- 
tefici, chiamati  del  peso  vecchio,  et  approvati  in  tutte  le 
piazze  d' Italia.  Il  giusto  peso  di  esse  doble  e  scudi  d'oro 
dovrà  essere  eguale  al  peso  delle  sopranominate  doble,  e 
scudi  d'oro  chiamati  come  sopra  del  peso  vecchio,  e  ne 
devrà  dare  per  ciascuno  libra  di  peso  scudi  d'oro  n,"  cento 
nove,  e  così  alla  ratta  devrà  essere  il  peso  delli  scudi,  doble, 
e  dobloni  colla  solita  tolleranza,  ita  che  la  dobla  sia  di  ca- 
rati trentacinque,  lo  scudo  di  carati  dicisette  e  mezzo,  et  il 
doblone  a  raguaglio  in  conformità  sempre  delle  sud.^  del 
peso  vecchio  battute  altre  volte  come  sopra  in  questa 
Zecca.  Sia  obligato  esso  Zecchiero  pagar  l'oro,  che  gli  sarà 
portato  in  Zecca  per  battere  in  ragione  come  di  sopra  cioè 
scudi  centonove  la  libra,  ritenendosi  esso  Zecchiero  uno 
scudo  per  cento  per  la  fattura  di  cuniare  essa  moneta,  et 
uno  denaro  per  libra  per  lo  callo,  che  si  fa  nel  fonder  l'oro. 
Che  il  Zecchiero  medesimo  debba  battere  a  tutte  sue  spese, 
risico,  e  pericolo  sino  alla  somma  di  scudi  venticinque  milla 
d'oro,  conforme  la  facoltà  concessa  a  SS.""'  Assonti  di  Zecca 
dall' 111.""°  Reggimento  congregato  avanti  l'Em."""  S.*"  Card.^ 
Legato  il  giorno  dei  27  di  Giugno  prossimo  passato,  ne 
possa  passar  detta  somma  se  prima  dal  medesimo  Reggimento 
congregato  come  di  sopra  non  verrà  data  ad  essi  sig/'  sopra 
la  Zecca  nuova  facoltà  di  batter  altra  somma  di  moneta.  Sia 
tenuto  esso  Zecchiero  di  speditamente  battere  detta  somma 
di  -—■  scudi  d'oro,  e  di  usar"  ogni  possibile  diligenza  perchè 
siano  battuti  per  tutto  il  mese  di  Settembre  prossimo  avve- 
nire. Il  cunio  delle  doble,  e  scudi  d' oro  da  battersi  come 
sopra  devrà  essere  di  sodisfazione  dell'Em.'""  S,"'  Card.  Le- 
gato, e  de  SS.""'  Assonti  sopra  la  Zecca,  ne  si  devrà  battere 
fuori  di  questa  regola  in  alcuna  maniera.  Quanto  al  modo 
de  battere,  e  cavar  di  Zecca  la  moneta  battuta  come  sopra 
devrà  esso  Zecchiero  osservare  onninamente  i  modi  e  le 
regole  prescrittegli  nelle  capitulationi  stipulate,  e  convenute 
da  lui  coir  111.'"°  S.^  Confaloniero,  e  SS.""'  Assonti  sopra  la 
Zecca  col  consenso,  et  alla  presenza  dell' Em:"""  S.--  Card, 
legato  per  rogito  del  Can.'  Sebastiano  Rolandi  il  gior  o  dei 
22  di   Giugno    prossimo    passato,  ne   devrà  esso   Zecchiero 


526  FRANCESCO    MALAGUZZI 


per  queste  nuove  obligationi  recedere  dal  primo  contratto, 
convenzioni,  Capitoli,  Sigurtà,  e  cose  promesse  nel  sod.° 
Instrumento,  ma  devranno  quelle  rimaner  ferme  e  stabili,  e 
nel  loro  convenuto  vigore  in  ogni  miglior  modo  etc.  Et  il 
quale  P.  Bartolomeo  Zecchiere  pred.°  non  recedendo  da- 
gl'altri obblighi,  e  patti  convenuti,  et  espressi  nell'altro  prò 
precedente  Instrumento  sopra  il  suo  negotio  di  Zecca,  e  suo 
reale,  et  effettuale  exsercizio  sin' bora  stipulati,  anzi  tutti  quelli, 
e  ciascuno  di  essi  sempre  salvi  etc.  di  nuovo  stipulando,  et 
accettando  sotto  la  incta  pena,  et  obligatione  de'  suoi  propri] 
beni,  e  delli  fideiussori,  espromissori  di  lui  in  qualunque 
modo  obligati  nel  soprad."  Instrumento  spontaneamente  pro- 
mette, e  conviene  a'  detti  111,™'  SS,''  Gonfaloniere,  et  Assenti 
presenti,  e  che  in  nome  publico  stipulano,  et  accettano  che 
onninamente  osserverà,  e  farà  osservare  a'  suoi  Ministri,  et 
operari  in  detta  Zecca  tutte  le  Capitulationi  enunciate,  e  con- 
venute nell'altro  contratto  precedente,  e  le  regole  espresse 
nel  presente  Instrumento  senza  eccett:^  o  contradizione 
alcuna,  et  in  ogni  miglior  modo  etc.  Le  quali  cose  d.°  Bar- 
tolomeo Zecchiere  pred.°  ha  promesso  a  d.'  IH,""'  SS,*"'  Conf.*', 
et  Assenti  presenti,  e  che  à  nome  pubblico  stipulano,  et  accet- 
teno  di  esservare,  e  non  contravenire  sotto  pena  di  scudi  -^ 
di  oro,  e  di  rifare  tutti  li  danni  spese,  et  interessi,  etc.  et  ha 
obligate  a  pred.'  SS,*"'  presenti  come  sopra,  tutti  i  suoi  beni 
presenti,  e  futuri  et  in  for.  della  R,  C.  Ap.*"^  con  il  patte  del 
precario  in  forma,  etc,  et  ha  rinonciato  à  qualsivoglia  eccet- 
tiene,  che  facesse  in  contrario,  giurando  a  S,  Dei  Evangeli 
colle  mani  toccando  le  scritture  esser  maggiore  di  venticinque 
anni,  e  le  predette  cose  essere  vere,  et  osservare  perpetua- 
mente in  tutte,  e  per  tutte  secondo  la  forma  del  clausuiarie 
di  Bologna  pubblicato  l'anno  IJ82. 

Actum  Benoniae  in  Palatio  pub.°  Cemunis  Boneniae  et  in 
Camera  Audientis  Em.™'  e  R:"''  D.ni  Card."  legati  presen- 
tibus  ibidem  D,  Laurenlio  P,  B.  Petri  Fran.'''  de  Pizzatis  de 
Pontremolo  Camerario  d.  Em."'  D,  Legati,  D.no  Johanne 
Baptista  q.  D.ni  Sfortiae  de  Caetanis,  Cive,  et  Not.**  Ap,  et 
D.no  Henrice  q.  D.ni  Jois  Francisci  de  Mirandola  Cap.  S. 
Petri  Maioris  testibus,  etc. 

Et  quia    Ego  Sebastianus   quandam  Demini    Johanis 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  527 

Baptistae  de  Rolandis  Civis,  Notarius,  et  111.'"'  Senatus 
Bononiae  a  secretis  Cancellarius  de  presentis  rogatus 
(L.^S.)fui,  ideo  et  omnia  in  hanc  publicam,  et  autenticam 
formam  mam  redigi,  meoque  signo  signavi  in  quorum 
fidem,  etc.  „ 

(Arch.  pontificio.  Zecca,  Isirumenti  e  scriituré). 


XXI. 

1685. 

Capitoli  dell'Ufficio  del  Zecchiere. 

"  I.  Non  possa  il  Zecchiero  battere,  o  cuniare  sorte  al- 
cuna di  monete  d'oro,  o  d'argento,  o  di  Rame,  se  non  con 
licenza  da  ottenersi  dall' 111. mo  Reggimento  avanti  del  Sig. 
Superiore  per  li  tre  quarti  de  Voti  de  Congregati,  e  con 
gl'Impronti,  che  li  saranno  ordinati  dalli  S.""'  Assonti  sopra 
la  Zecca. 

II.  Sia  tenuto  il  Zecchiere  abitare  nel  Palazzo  fabbricato 
a  talo  effetto,  et  esercitare  d.''  Uffizio,  e  Magistero  nelle 
stanze  da  basso,  e  non  altrove,  ne  possa  sublocare  parte 
alcuna  di  d.°  Palazzo  fuori  che  la  parte  più  alta,  dovendo 
però  ottenerne  prima  la  licenza  dall' Assunteria,  anche  circa 
il  tempo  por  cui  dovrà  durare  la  sublocazione. 

III.  Non  possa  far  cuniare  moneta  in  Zecca  se  non  di 
giorno,  e  cioè  dall'  bora  della  Messa  di  S.  Pietro  insino  al- 
l'Ave Maria,  siccome  non  dovrà  permettere,  che  alcuno  si 
serva  della  stanza  della  stamparia,  ne  delli  Torchi  in  quella 
esistenti  ad  alcun'altro  uso,  fuori  che  di  stampare  le  Monete, 
che  da  esso  Zecchiere  saranno  consegnate  allo  stampatore 
di  tempo  in  tempo. 

IV.  Sia  obbligato  il  Zecchiero  a  tutte  sue  spese,  rischio, 
calli,  danno,  et  interesse  far  battere  fedelmente  gli  Ori,  Ar- 
gento, o  Rame,  che  li  saranno  portati,  o  che  dall'Assunteria 
di   Zecca   fossero    al    medesimo  consegnati,  come  si  dirà  a 


528  FRANCESCO    MALAGUZ/SI 

basso,  eccetto  però  la  spesa  di  pagare  li  due  Assaggiatori, 
il  Mastro,  et  il  Custode  de  Cunei,  quali  secondo  il  solito  si 
dovranno  pagare  dalla  Camera  di  Bologna,  restando  il  mede- 
simo Zecchiero  in  sua  libertà  di  concordare,  e  regolare  le 
spese,  e  mercedi  degli  altri  Operaj  come  quelli  che  si  dovranno 
pagare  da  esso  medemo,  e  col  proprio  suo  denaro. 

V.  Si  assegnano  per  sua  prò  visione  al  medesimo  Zecchiere 
lire  dodici  di  quattrini  ogni  Mese  da  pagarseli,  conforme  il 
solito,  dalla  Camera  di  Bologna,  e  per  le  spese,  calli,  fatture, 
et  altre  cause  sudette  uno  per  Cento  di  tutta  la  moneta  d'oro, 
che  cuniarà,  e  per  la  moneta  d'argento  due  per  Cento  da 
pagarseli  a  spese  della  Mercanzia,  o  da  chi  farà  battere,  e 
cuniare  moneta  per  suo  conto,  ne  potrà  pretendere  di  van- 
taggio. 

VI.  Tutto  l'Oro  che  cuniarà  in  Dobloni,  Doble,  o  Scudi 
d'oro  dovrà  indispensabilmente  essere  alla  Lega,  e  bontà  di 
denari  ventuno,  e  sette  ottavi,  e  dovrà  regolare  le  sudette 
Monete  nel  peso  a  ragione  di  Doble  numero  cinquantacinque 
appunto  per  ogni  libra  di  peso  di  Bologna,  e  nel  cuniare  li 
Dobloni,  e  Doble,  e  Scudi  d'oro  dovrà  regolarsi,  che  i  Do- 
bloni, e  le  Doble  abbino  sempre  la  giusta  proporzione  allo 
Scudo  d'Oro,  che  è  la  metà  della  Dobla,  et  il  quarto  del 
Doblone. 

VII.  Per  ogni  libra  di  peso  dell'Oro,  che  cuniarà  dovrà 
dare  alla  Mag.^  Camera  di  Bologna  soldi  sedici  di  quatt.  "' 
per  regaglia. 

Vili.  L' argento,  che  batterà,  dovrà  cuniarlo  tutto  in 
Scudi  da  lire  quattro,  e  mezzi  scudi  da  lire  due  in  lire  da 
venti  bolognini  l'una,  in  moneta  da  trenta  bolognini,  da  ven- 
tiquattro, da  dodici,  da  sei,  e  da  tre  bolognini,  e  non  d'altra 
sorte  senza  espressa  licenza  da  ottenersi  dall' 111. mo  Reggi- 
mento congregato  in  numero  legitimo  avanti  il  Sig.""  Supe- 
riore, e  tale  argento  dovrà  essere  alla  Lega,  e  bontà  d'Oncie 
Undici  per  ogni  libra,  e  dovrà  regolare  le  dette  Monete  nel 
peso  in  proporzione,  e  ragguaglio  del  Testone  di  Roma, 
nella  maniera,  che  restarà  dichiarata  da  SS.""'  Assenti  della 
Zecca. 

IX.  Non  possa  battere,  o  cuniare  moneta  usuale,  o  siano 
muraiole  da  due,  e  da  quattro   bolognini   l'una   di  sorte    al- 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  529 

cuna  senza  licenza  da  ottenersi  per  partito  legitimo  dall'Ili. mo 
Reggimento  congregato  avanti  del  Sig/  Superiore,  con  la 
dichiarazione  della  qualità,  e  lega,  che  dovrà  essere  tal  Mo- 
neta, le  quali  muraiole  presentemente  si  battono  in  bontà  di 
oncie  tre,  e  denari  dieciotto  per  libra,  et  in  peso  di  lire  ven- 
titre per  ogni  libra,  conforme  il  Senato  Consulto  d'  avanti 
l'Em.o  Legato  li  29  Agosto  i']i4',  e  per  le  quali  dovrà  dare 
alla  Mag,'*  Camera  di  Bologna  per  regaglia,  et  onoranza 
soldi  dieci  per  ogni  libra  di  peso  di  moneta,  a  riserva  però 
della  battuta  di  Libre  ducento,  per  la  quale  non  sarà  egh 
tenuto  a  corrispondere  la  sudetta  regaglia,  restandogli  gra- 
ziosamente condonata. 

X.  Occorrendo  per  servizio  della  Città  battere  quattrini 
minuti ,  e  mezzi  bolognini  sia  obligato  batterli  di  Rame 
schietto,  e  buono,  et  in  quella  proporzione,  che  avuto  rispetto 
al  prezzo  del  Rame,  che  correrà  di  tempo  in  tempo,  e  che 
di  volta  in  volta,  occorrendo  le  battute  anche  per  conto  del- 
l'Assonteria  di  Zecca  sarà  stabilito  dagl'Ili. mi  SS.""'  Assonti 
senza  l' approvazione,  e  determinazione  de  quali  non  sarà 
lecito  al  Zecchiere  il  fare  battuta  alcuna,  ne  stabilire  alcuna 
proporzione  si  de  quattrini,  come  de  bagaroni  al  numero,  et 
al  peso  de  medesimi:  nel  qual  caso  se  gli  assegnerà  per 
sua  fattura,  spesa,  e  callo  per  ogni  libra  di  peso  proporzio- 
natamente, e  di  volta  in  volta  il  suo  dovere. 

XI.  Essendo  portato  in  Zecca,  nel  tempo,  che  si  fabbri- 
cara  moneta  qualsivoglia  quantità  d'Oro,  d'Argento  da  qual- 
sivoglia persona,  sarà  tenuto  pagare  il  prezzo  in  tanta  mo- 
neta corrente  nell'atto,  che  li  sarà  dato  l'Oro,  o  l'argento 
sudetto,  mentre  non  arrivi  il  valore  alla  somma  di  due  mille 
scudi,  e  col  saggio  in  mano  a  spese  della  Mercanzia. 

XII.  Se  sarà  portato  oro,  o  argento  in  Zecca  da  qual- 
sivoglia Mercante,  Persona,  Communa,  Collegio,  o  Univer- 
sità per  farne  moneta,  sia  obligato  cuniarlo  alla  bontà,  e 
peso  come  sopra,  e  rispetto  all'oro,  mentre  non  ecceda  il 
peso  di  libre  dieci,  debba  darli  la  moneta  cuniata  in  termine 
di  giorni  dieci  lavorativi,  e  se  sarà  di  maggior  somma  alla 
rata  del  tempo,  con  farsi  pagare  per  sua  fattura,  calli,  e  spese 
in  ragione  di  uno  per  cento,  e  col  saggio  a  spese  della 
Mercanzia,   e   rispetto   all'Argento,   quando    la    somma    non 

68 


530 


FRANCESCO    MAL  AGUZZI 


ecceda  quella  di  libre  cinquanta  debba  darli  la  moneta  cuniata 
in  termine  di  giorni  dodici  lavorativi;  et  essendo  di  maggior 
somma  in  proporzione  del  tempo,  con  farsi  pagare  in  ragione 
di  due  per  "Cento  per  sue  spese,  calli,  e  fatture,  e  col  saggio 
a  spese  della  Mercanzia,  e  procurerà,  che  li  Mercanti  li  la- 
scino sempre  buona  porzione  di  tal  moneta  per  servizio  di 
spendere  in  questa  Città,  dando  loro  l'equivalente  in  tanta 
buona  altra  valuta.  Dichiarando  però,  che  il  Zecchiere  ri- 
chiesto da  qualunque  di  far  battuta  di  moneta  non  sia  te- 
nuto accettarle  quando  al  tempo  di  tale  richiesta  battesse 
moneta  tanto  per  altrui  conto,  quanto  per  proprio,  e  sino  a 
che  continuarà  egli  a  fare  tali  battute.  Et  in  oltre  si  conviene, 
che  il  Zecchiero  non  possa,  ne  debba  impegnarsi  in  obbli- 
gazioni di  battute  di  monete  importanti  maggior  somma  di 
quella  per  cui  sono  obbligate  le  sicurtà  date  dal  med.°  Zec- 
chiere per  sicurezza  del  suo  Ufficio,  e  cioè  di  Scudi  quattro 
mila  d'oro. 

XIII.  Quando  consegnerà  la  moneta  allo  stampatore  per 
cuniarla  debba  in  volta  in  volta  farla  scrivere  dal  Custode 
de  Cunij  in  un  Libro  da  tenersi  da  esso  affogliato  et  ordi- 
nato con  le  sottoscrizioni  de  SS."  Assonti,  qual  Custode  de 
Cunij  dovrà  anche  tener  conto  al  medesimo  Libro  della  mo- 
neta stampata,  che  di  tempo  in  tempo  le  verrà  consegnata 
dallo  stampatore,  il  quale  dovrà  anch'esso  avere  un  altro 
Libro,  sopra  del  quale  il  Zecchiere  dovrà  scrivere  alla  sua 
presenza  il  med.°  Conto  della  Consegna,  e  ritratto  di  moneta. 

XIV.  Tutte  le  volte,  che  lo  stampatore  uscirà  fuori  di 
Zecca  il  giorno,  dovrà  riporre  tutta  la  moneta  stampata,  e 
non  stampata,  e  li  Cunei  nella  cassetta  a  tal  effetto  posta 
nella  stanza  della  stamperia,  ritenendo  esso  stampatore 
presso  di  se  la  Chiave,  et  ogni  sera  dovrà  il  med.°  Stam- 
patore consegnare  al  Custode  tutta  la  moneta,  e  Cunij  su- 
detti,  il  quale  dovrà  riporre  dentro  l'Armario  tal  moneta,  e 
Cunei,  facendone  nota  nel  Libro  predetto  come  sopra,  e 
serrato  l'Armario  portar  con  se  la  Chiave,  né  potrà  piìi  mo- 
versi la  sudetta  Moneta  cuniata  dall'Armario  pred,°,  non  vo- 
lendosi permettere,  che  il  Zecchiere  l'abbia  in  mano  di  sorte 
alcuna,  se  non  dopo  che  sarà  stata  approvata,  e  licenziata 
da  SS."  Assunti,  come  si  dirà  abbasso. 


LA    ZECCA    DI    BOLOGNA    ■    DOCUMENTI  53I 

XV.  Dovrà  il  Mastro  delle  Stampe  tener  conto  sopra 
di  un  Libro  il  numero  delle  Pille,  e  Torselli,  che  farà,  e  di 
quelle  che  conseg-nerà  al  Custode  de  Cunei,  il  quale  dovrà 
tenere  anch'esso  il  rincontro,  ne  potrà  il  Zecchiero  impedirlo, 
anzi  sia  tenuto  procurare  per  la  sua  parte  l'esecuzione  degli 
Ordini,  et  Obblighi  sudetti. 

XVI.  Ogni  volta,  che  il  Zecchiero  avrà  in  pronto  mo- 
neta da  licenziarsi  di  Zecca  dovrà  per  un  giorno  prima  al- 
meno farlo  sapere  all' 111. mo  Sig.""  Confaloniere,  o  SS.*"'  As- 
sunti, ne  si  potrà  cavare,  o  licenziare  Oro,  ne  Argento,  ne 
altra  moneta  cuniata  di  Zecca  senza  l'intervento  almeno  di 
due  SS.'"'  Assonti,  i  quali  approvato,  che  avranno  la  moneta, 
rispetto  alla  forma,  e  Cuneo  di  essa,  la  qual  moneta  dovrà 
esserli  esibita  dal  Custode  de  Cunei,  come  quello,  che  solo 
dovrà  aver  la  Chiave  dell'Armario,  dove  dovrà  essere  cu- 
stodita, la  faranno  pesare,  e  numerare  alla  loro  presenza,  e 
dopo  consegneranno  una  moneta  di  ciascheduna  sorte,  che 
si  dovrà  levare  dalla  Massa  di  esse  Monete  alH  due  Assag- 
giatori pubblici,  i  quali  dovranno  cioè  ivi  trovarsi,  et  alla 
presenza  di  predetti  SS.""'  Assonti  farne  i  Saggi,  e  prove  ne- 
cessarie, e  trovandole  alla  bontà  dovuta,  come  sopra  ne  sot- 
toscriveranno la  fede;  E  non  avendo  li  SS.*"'  Assonti  difficoltà 
alcuna,  et  essendo  sodisfatti  nella  qualità,  nel  peso,  e  nella 
bontà  della  moneta,  potranno  licenziarla,  e  Hberarla  di  Zecca, 
rilasciandola  al  Zecchiero,  con  facoltà  di  consegnarla  a  chi 
avrà  dato  a  lui  la  pasta,  ovvero  di  spenderla  a  suo  bene- 
placito, di  che  dovrà  il  Cancelliere  de  SS.*"'  Assonti  farne 
rogito  alla  presenza  de  Testimoni],  e  della  deliberazione, 
qualità,  e  quantità  di  moneta  dovrà  lo  stesso  Cancelliere 
farne  nota  distinta  in  un  Libro  a  ciò  deputato  da  sottoscrì- 
versi di  volta  in  volta  da  SS."  Assonti  predetti,  e  che  dovrà 
restare  presso  del  Zecchiere,  o  peso  del  quale  resterà  sodi- 
sfare della  mercede  del  rogito  il  sud.°  Cancelliere, 

XVII.  Avranno  facoltà  i  SS/'  Assonti,  anzi  dovranno  alla 
loro  presenza  far  guastare  tutte  quelle  monete,  le  quali  non 
approvassero  per  buone,  o  per  difetto  di  Cuneo,  ovvero  per 
mancanza  di  bontà,  o  di  peso,  o  per  altra  causa  a  danno 
del  Zecchiero,  al  quale  si  riserva  l'azione  di  rivalersi  contro 
di  quello,  che   avesse  difettato,  et  in  caso,  che  tal  danno,  o 


532 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


scommodo  li  venisse  a  causa,  che  li  due  Assaggiatori  discor- 
dassero nel  saggio,  sia  esso  Zecchiero  rilevato  a  spese  di 
quello,  che  avrà  errato  a  giudizio  del  terzo  da  eleggersi 
dalli  predetti  SS/'  Assonti. 

XIIIIIIII.  Che  il  Zecchiero  sia  esente  per  tutte  le  robbe, 
che  gli  accaderanno  per  servizio,  et  uso  della  Zecca  da 
tutti  gli  Dazij  della  Città,  e  parimenti  siano  esenti  tutti  quelli, 
che  porteranno  Ori,  Argenti,  o  altra  materia  sudetta,  così 
nell'ingresso  come  nell'uscita  della  Città,  e  Contado  per  le 
robbe  sudette,  e  moneta  fabbricata,  rispettivamente  dichia- 
rando, che  tale  esenzione  da  Dazj  sarà  regolata  da  gl'ordini, 
che  l'Assunteria  rilasciarà  diretti  alli  Ministri  della  Dogana  per 
la  sola  quantità  corrispondente  a  quella,  che  dovrà  di  volta 
in  volta  cuniarsi,  e  non  altrimenti,  ne  in  altra  maniera. 

XIX.  Sia  obbligato  il  Zecchiere  custodire,  et  usare  ad 
arbitrio  d' Uomo  da  bene  tutti  gì'  Ordegni,  Instromenti  e 
Massarizie  destinate  al  servizio  della  Zecca,  o  della  Trafilla 
ultimamente  eretta  presso  la  Porta  delle  Lamme,  e  che  sono 
descritte  tutte  in  due  Inventarij  da  registrarsi  nel  fine  del 
presente  Instromento,  e  queste  per  doverle  riconsegnare,  e 
renderne  conto  nel  fine  del  suo  Ufficio. 

XX.  Sia  obbligato  il  med.°  Zecchiere  a  tenere  nella 
Zecca  scrittura  regolata  all'  uso  Mercantile,  cioè  due  Libri, 
Giornale,  e  Mastro,  sopra  de  quali  dovrà  creare  partite,  e 
far  creditore,  e  debitore  rispettivamente  qualunque  Persona, 
Commune,  Collegio,  o  Università,  la  quale  portarà,  o  farà 
portare  in  Zecca,  Oro,  Argento  et  ogni  altra  sorte  di  pasta, 
o  materia  per  far  moneta  con  esprimere  in  esse  partite  il 
giorno,  e  la  qualità,  quantità,  e  valore  della  Mercanzia,  il 
tempo,  e  la  moneta  con  la  quale  pretende  il  Creditore  avere 
il  suo  rimborso,  e  che  avranno  concordato  :  nel  qual  Libro 
similmente  dovrà  far  notare  le  Partite  di  qualunque  Persona, 
Commune,  Collegio,  o  Università,  la  quale  portarà,  o  farà 
portare  in  Zecca  qualunque  somma,  e  quantità  di  moneta 
venuta  di  fuori  tanto  di  transito,  quanto  per  restare,  e  spen- 
dersi in  questa  Città,  esprimendo  in  esse  Partite  il  giorno, 
la  qualità,  et  altre  circostanze  delle  Monete,  Involti,  Gruppi, 
e  Cassette  in  cui  saranno  dette  monete  portate  in  Zecca  di 
tempo  in  tempo,  e  contro  notandovi  in  simil  forma  1'  uscita 


LA   ZECCA    DI   BOLOGNA   •   DOCUMENTI  533 

dalla  Zecca  di  esse  monete,  così  come  sopra  portate,  e  ren- 
dere ad  ogni  uno  buono,  e  fedele  conto  di  quello  sarà  stato 
consegnato. 

XXI.  Li  predetti  111. mi  Sig.""'  Gonfaloniere,  et  Assonti 
per  se,  e  loro  successori  in  questo  negozio  di  Zecca,  riser- 
vano all'È. mo,  e  R.mo  S.*"  Card.'^  Legato,  et  in  sua  absenza 
a  Monsig.*"  Ill.mo  Vice  Leg.'°'  insieme  coirill.mo  Reggimento 
l'arbitrio,  e  facoltà  di  riformare,  e  stabilire  altro  modo  di 
battere,  aggiustare  le  valute  delle  Monete,  e  circa  la  Norma, 
o  Lega  di  esse,  e  circa  li  presenti  Capitoli,  o  nuovi  da  farne, 
secondo  stimaranno  opportuno,  e  conveniente. 

XXII.  Dovrà  il  Zecchiere  stare  avvertito ,  che  nella 
Città,  e  Legazione  di  Bologna  non  sieguano  abusi  per  causa 
di  alterazione  di  Monete,  o  introduzione  delle  non  state  am- 
messe, o  altro  pregiudicio  al  pubblico  benefizio,  e  commercio 
di  questa  Città,  ma  sia  tenuto  avvisare  li  SS.""'  Assunti,  acciò 
possano  procurare  da  SS."  Superiori  gli  opportuni  rimedj. 

XXIII.  Dovrà  il  Zecchiere  tirare  alla  Trafila  già  eretta 
a  canto  della  Porta  delle  Lamme  tutte  le  Monete  sudette 
tanto  reali,  che  usuali,  e  di  Rame,  con  espressa  dichiarazione, 
che  volendo  esso  pratticare  altra  invenzione  diversa  da 
quella,  che  di  presente  si  prattica,  sia  tenuto  prima  pigliarne 
licenza  particolare  in  iscritto  dalli  111. mi  SS.""'  Assonti  alla 
Zecca,  li  quali  prima  di  darla  dovranno  restare  perfettemente 
paghi  del  modo,  che  dal  med.°  Zecchiere  potesse  essere 
nuovamente  proposto. 

XXIV.  Per  ultimo  si  conviene,  che  la  spesa  della  Mer- 
cede, e  dell'Archiviazione  del  presente  Instromento  spetti 
in  tutto  e  per  tutto  al  medesimo  Zecchiere,  e  che  anzi  ne 
debba  egli  dare  Copia  autentica  dentro  ad  'un  Mese  pros- 
simo al  Secretano  de  pred.'  111. mi  SS.""'  Assonti  alla  Zecca.  „ 

(Assunteria  di  Zecca.  Piani  e  Discipline  Monetarie,  1683). 


534  FRANCESCO  MALAGUZZI 


XXII. 

BANDO 

Sopra  Vintrodursi^  e  lo  spendersi  Monete  buone. 

Publicato  in  Bologna  li  3.  Decembre  1694. 

"  Volendo  rEminentissimo,  e  Reverendissimo  Sig.  Cardi- 
nale Durazzo  Legato  à  Latere  provedere  onninamente,  che 
non  s' introduca  in  questa  Città,  e  Legatione  Moneta,  così 
d'Oro,  come  d'Argento,  che  non  sia  del  suo  giusto  peso,  e 
valore;  Perciò  l'Eminenza  Sua  con  participatione,  e  consenso 
de  gl'Illustrissimi  Signori  Confalonieri  di  Giustitia,  &  Assonti 
del  Reggimento  sopra  la  Zecca,  ordina,  &  espressamente  co- 
manda à  qualunque  Persona  di  qualsivoglia  stato,  grado,  e 
conditione,  ninna  eccettuata,  che  vorrà  introdurre  Monete 
di  qualsivoglia  sorte  in  questa  medesima  Città,  e  Legatione, 
che  debba  farle  portare  à  dirittura  in  Zecca,  dove  se  saranno 
introdotte  per  transito  in  Groppetti,  Cassette,  ò  altro  Involto, 
le  saranno  subito  rilasciate  dal  Zecchiere  con  Nota  Tran- 
sito, e  sigillate  col  publico  Sigillo,  ma  dovendo  restare  qui 
per  spendersi,  dovrà  farsene  l'opportuno  esperimento,  e  riu- 
scendo della  dovuta  bontà,  saranno  rilasciate,  acciò  possano 
spendersi  conforme  al  proprio  intrinseco  loro  valore,  e  non 
altrimenti,  sotto  pena  della  perdita  di  esse  Monete,  e  di 
Scudi  Cento  d'oro  d'applicarsi  per  una  terza  parte  all'Accu- 
satore, una  terza  parte  all'Esecutore,  e  l'altra  terza  parte 
alla  Zecca  di  Bologna,  &  altre  pene  corporali  ad  arbitrio  di 
Sua  Emin. 

E  per  provedere  insieme  all'  abuso  pernicioso  dello  spen- 
dersi nella  detta  Città,  e  Legatione  Monete,  così  d'Oro,  come 
d'Argento,  eccessivamente  calanti,  con  molto  pregiudicio  di 
chi  le  riceve;  Quindi  è,  che  l'Eminenza  Sua  con  participatione, 
e  consenso  come  sopra  stabilisce,  ordina,  &  espressamente 
comanda,  e  vuole,  che  da  qui  avanti  qualsivoglia  Monete,  così 
d'Oro,  come  d'Argento,  devano  essere  del  peso  qui  sotto 
notato:  E  non  essendo  per  appunto  del  peso  dovuto,  sia 
obligato  chi   le   pagherà  di   bonificare  à  chi   le   riceverà,  ri- 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  535 

spetto  alle  Monete  d'Oro  quattrini  quindici  per  grano,  e  per 
tanti  grani  quanti  mancheranno  all'intiero  compimento  del 
suddetto,  &  infrascritto  peso;  E  rispetto  alle  Monete  d'Ar- 
gento quattrini  uno  per  grano  come  sopra,  di  modo,  che 
nessuno  rimanga  in  minima  parte  defraudato,  e  ciascheduno 
habbia  il  suo  giusto  dovere;  sotto  pena  di  Scudi  Cento 
d'Oro  à  chi  contraverrà,  d'applicarsi  come  si  è  detto  di  sopra, 
&  altre  pene  corporali  ancora  ad  arbitrio  di  Sua  Eminenza. 

NOTA  DE'  PESI 
DI  CIASCHEDUNA  DELLE  QUI  SOTTO  DESCRITTE  MONETE. 

Doblone   delle   stampe,  cioè   di  Roma,  di 

Spagna,  Firenze^  Venetia,    e    Genova, 

pesa   ottavi    tré.   Carati   undici,   Grani 

tré,  e  quattro  quinti onz.  —  |-  C.  ii      G.  3  — 

Doblone   d'Italia,  cioè   di  Parma,  Modena, 

Mantova,  Milano,   Savoia,   e   Bologna, 

pesa  tré  ottavi,  e  Carati  dieci     .     .     .  onz.  —  ~  C.  io 
Doppia,  e   mezza  Doppia    delle   sudette   à 

ragguaglio  respettivamente. 
Onghero,  e  Zecchino  pesano  Carati  dieciotto  onz.  —       C.  18 

Genovina  pesa  once  una,  ottavi  due,  e  Ca- 
rati quattro onz.    i  -^  C.    4 

La  mezza,  &  il  quarto  à  ragguaglio. 

Ducatone  di  Venetia  pesa  oncie  una,  e  Ca- 
rati otto onz.    I       C.    8 

Il  mezzo,  &  il  quarto  à  ragguaglio. 

Ducato  di  Venetia  pesa  ottavi  sei      ...  onz.  —  ~ 

Il  mezzo,  &  il  quarto  à  ragguaglio. 

Ducatone  di  Parma  pesa  oncie  una,  e  Ca- 
rati otto onz.    I       C.    8 

Ducatone  di  Mantova  pesa  oncie  una  e  Ca- 
rati otto onz.    I       C.    8 

Ducatone  di  Mantova  dalle  due  Teste  pesa 

oncie  una,  -e  Carati  dieci onz.    i       C.  io 

Li  mezzi,  e  quarti  de'  medesimi  rispettiva- 
mente à  ragguaglio. 


536  FRANCESCO    MALAGUZZI 


Ducatene  di    Modena   pesa  oncie    una ,  e 

Carati  otto onz.    i       C.    8 

Il  mezzo,  e  quarto  à  ragguaglio. 

Bucatone  di  Milano  coronato  pesa  oncie  una, 

e  Carati  dieci onz.    i       C.  io 

Ducatene    di    Milano    non    coronato    pesa 

oncie  una,  e  Carati  otto onz.    i       C.    8 

Li  mezzi,  e  quarti  di  medesimi  rispettiva- 
mente à  ragguaglio. 

Filippo    di    Milano    pesa    ottavi    sette ,    e 

Carati  otto onz.  —  -^  C.    8 

o 

Il  mezzo,  e  quarto  à  ragguaglio. 

Testone    di    Firenze    pesa    ottavi    due ,    e 

Carati  sette,  e  mezzo onz.  —  ~  C.    y  ~ 

Livornino  pesa  ottavi  sette,  e  Carati  quattro  onz.  —  ~  C.    4. 

Il  mezzo,  e  quarto  à  ragguaglio. 

Rosalino  pesa  ottavi  sei,  e  Carati  dieciotto  onz.  —  |-  C.  18 

Il  mezzo,  e  quarto  à  ragguaglio. 

Ducatene  di  Roma  pesa  oncie  una,  e  Ca- 
rati dieci onz,    i       C.  io 

Il  mezzo  à  raggualio. 

Testone  di  Roma   pesa  ottavi   due.  Carati 

otto,  e  Grani  tré onz.  —  |^  C.    8     G.  3 

Scudo  di   Bologna   pesa   ottavi   sei,  Carati 

nove.  Grani  tré onz.  — -|  C.    9      G.  3 

Il  mezzo  à  ragguaglio. 

Piastra  da  venti  bolognini  pesa  ottavi  uno. 

Carati  dodici,  Grani  uno,  e   tre  quarti  onz.  —  ~  C.  12      G.  i  - 

Moneta  da  bolognini  ventiquattro  pesa  ot- 
tavi uno,  Carati  dieciotto,  Grani  tré,  e 
due  terzi onz.  —  ^  C.  18     G.  3  - 

«  O     3 

Inoltre  per  provedere  parimente  all'altro  abuso  grande, 
che  corre  da  qualche  tempo  in  qua,  di  pagarsi  da  Banchieri,  e 
Mercanti  le  Polìze  presentanti  con  altre  Polize  simili,  man- 
dando li  Creditori  in  giro,  invece  di  pagar  loro  il  contante, 
conforme  dispongono  li  Bandi  de  gli  Eminentissimi  suoi 
Signori  Antecessori,  e  benché  si  potessero  esequire  le  pene 


LA    ZF.CCA    DI   BOLOGNA    -   DOCUMENTI  537 

cominate  in  detti  Bandi  contro  li  Trasgressori,  nondimeno 
volendo  Sua  E.  usare  benignità,  non  à  permesso  né  per- 
mette, che  di  presente  si  esequiscano  tali  pene;  ma  con 
participatione  e  consenso  come  sopra,  in  riguardo  al  bene- 
ficio della  publica  Negotatione  di  questa  Città,  concede  di- 
latione  per  tutto  il  Mese  di  Decembre  corrente  ad  osservare 
li  Bandi  sopra  ciò  publicati  senza  pregiudicio  però  de'  Cre- 
ditori, ch'avessero  Polize  pagabili,  à  loro,  ò  à  chi  presentare; 
passato  il  qual  tempo  comanda,  e  vuole,  che  da  tutti  si  prat- 
tichi,  &  osservi  esattamente  la  dispositione  de'  Bandi  sopra 
ciò  publicati,  e  particolarmente  del  Capitolo  decimo  del  Bando 
Generale  del  già  Eminentiss.  Sig.  Stefano  Card.  Durazzo 
publicato  li  6.  e  12.  Giugno  1642.  qui  abbasso  notato.  E  se 
li  Creditori  di  tali  Polize  non  volessero  immediatamente  ri- 
scuoterle in  contanti,  ma  volessero  farsi  dare  credito  della 
somma  contenuta  in  esse,  debba  quel  Negotiante,  al  quale 
saranno  dirette  le  dette  Polize,  darne  subito  Credito  alli 
Creditori  medesimi  senza  pretendere  agio  di  sorte  alcuna,  e 
ciò  sotto  le  pene  di  sopra  espresse. 

Avverta  dumque  ogn'uno  di  non  contravenire,  perchè 
contro  de'  Trasgressori  si  procederà  irremissibilmente  alle 
pene  contenute  nel  presente  Bando,  il  quale  pubblicato,  & 
affisso  alli  soliti  luoghi  di  questa  città,  si  bavera  per  intimato 
legitimamente  à  ciascheduno. 

Datum  Bononiae  ahc  die  8  Mensis  Decembris  1694. 

M.  Card.  Duratlus  Legatus. 
Andrea  Bovius  Vex.  lust. 

Maffeus  Fibbia  Assumptus. 
Franciscus  Azzolinus  Assumptus. 
Hercules  Pepulus  Assumptus. 
losEPH  Maria  Foscherarius  Assumptus. 

FaBianus  Masinus  Illustriss.  Sen.  à  Secr.  Cariceli. 

COPIA  DEL  CAPITOLO  SUDETTO. 

In  oltre  per  provedere  allo  scomodo  de'  Negotianti,  tanto  terrieri 
quanto  forestieri,  e  per  levare  l'abuso  introdotto  di  far  girare  le 
Polizze,  che  sono  dirette  à  Banchieri,  &  altri  Mercanti,  con  disco- 
modo de'  Creditori,  e  con  scapito  dell'honorificenza  di  questa  Piazza, 

69 


538  FRANCESCO   MALAGUZZI 


S.  E.  col  consenso  come  sopra  vieta,  e  prohibisce  alli  Banchieri,  e 
Mercanti  il  far  girare  dette  Polizze,  ordinando,  e  comandando,  che 
quei,  à  quali  saranno  dirette  dette  Polizze,  debbano  essi  medesimi 
pagarle  prontamente  (mentre  però  il  presentante  non  si  contentasse 
per  sua  comodità  di  ricevere  da  altro  Banchiere  o  Mercante  il  pa- 
gamento). £  le  predette  cose  sotto  pena  di  Scudi  cento  per  volta 
d'applicarsi  come  sopra.  " 

(Zecca,  Bandi). 


XXIII. 

30   MARZO    17 13. 

Capitoli  coWincisore  dei  Conii. 

"  In  Christi  Nomine  Amen. 

Anno  ab  illius  nativitate  millesimo  septingentesimo  De- 
cimo tertio,  Indictione  Sexta;  die  vero  trigesimo  Mensis 
Martij,  tempore  autem  Pontificatus  S.mi  in  Christo  Patris, 
et  D.  N.  D.  Clementis  Undecimi  Divina  providentia  Summi 
Pontificis. 

Essendo  stato  dall' 111."°,  ed  Eccelso  Senato  di  qnesta 
Città  di  Bologna  sino  li  27  Luglio  dell'anno  prossimo  passato 
77/2  eletto  in  Mastro  de'  Conei  co'  quali  s' improntano  le 
monete  in  questa  Zecca  il  Mag."""  Antonio  Lazari  con  la  pro- 
visione di  lire  quaranta  mensuali,  e  con  li  Capitoli  da  ingiun- 
gersi al  sud.'°  eletto  dagl'Ili.'"'  SS."  Assonti  alla  Zecca,  e 
tutto  ciò  per  il  tempo,  e  termine  d' anni  tre  a  tenore  del 
Partito  ottenuto  in  Senato  sotto  il  sud.'°  giorno  27  Luglio  iyi2, 
rogato  dal  Sig.*"  Giacom'  Antonio  Bergamori  Segretario  Mag- 
giore del  pred.'°  111."'°  et  Eccelso  Senato  il  quale  Partito  si 
registrare  nel  fine  del  presente  Instromento  doppo  le  Clausoli 
generali,  et  al  quale  occorrendo  si  habbia  opportuna  rela- 
zione. Et  essendo  ancora,  che  dall'Ili."'^  Assonteria  di  Zecca 
sia  stato  admesso  il  sud.'°  Lazari  all'  esercizio  del  suo  im- 
piego immediatamente  doppo  la  di  lui   elezione  sudetta,  nel 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  •  DOCUMENTI  539 

qual  impiego  havendo  dato  assai  lodevol  prova  della  sua 
prontezza,  abilità,  et  attenzione  al  buon  servizio  pubblico,  e 
della  Zecca  hanno  stimato  gl'Ili.""  SS/'  Assonti  infrascritti  di 
compire  con  esso  à  quanto  rimane  in  ordine  alla  sudetta  sua 
elezione  con  la  stipolazione  de'  soliti  Capitoli  a  tale  Ufficio 
prescritti;  Perciò  gl'Ili.""'  SS.*"'  il  Sig.''  Co:  Girolamo  Benti- 
vogli  odierno  dignissimo  Confaloniere  di  giustizia,  il  Sig.'"Co: 
Pompeo  Ercolani,  Sig.*"  Marchese  Piriteo  Malvezzi,  Sig/  Ber- 
lingerio  Gessi,  e  Sig.'"  Marchese  Francesco  Maria  Alerano 
Spada  tutti  Nobili  Patrizi],  e  Senatori  di  Bologna,  e  per  il 
presente  anno  Assonti  alla  Zecca,  e  che  essendo  la  Mag- 
gior parte  del  numero  di  essa  Assonteria  quella  tutta,  et 
intiera  rappresentano  legitimamente  inerendo  alla  sudetta 
elezione  fatta  dall' 111.™°  et  Eccelso  Senato,  e  cose  contenute 
nel  sudetto  Partito  spontaneamente  et  alla  presenza  de'  Te- 
stimoni], e  di  me  Notaro  infrascritto  hanno  imposto  al  sud.  ^° 
SìgJ  Antonio  Lazari  Mastro  de'  Conei  eletto  li  seguenti  Capitoli 
per  esso  inviolabilmente  da  osservarsi,  et  adempirsi  durante 
il  suo  Ufficio  cioè:  Quello  il  quale  sarà  eletto  Mastro  de' Conei 
della  Zecca  pubblica  deve  dare  idonea  sicurtà  della  sua  fe- 
deltà, e  per  l'osservanza  de'  Capitoh  qui  sotto  notati  cioè  : 
Prima  sarà  tenuto  à  tutte  sue  spese,  et  opera  mantenere 
sempre  ben  proveduta  la  Zecca  di  tutti  H  Conei  che  occor- 
reranno, e  che  li  fossero  ordinati  da  SS.'"'  Assonti,  o  dal  Zec- 
chiere per  improntare  Monete  di  rame  d'Argento,  e  d'Oro, 
che  si  volessero  battere  in  Zecca  durante  il  suo  Ufficio  e 
non  possa  far  detti  Conei  se  non  in  Zecca,  e  nella  sola 
stanza,  che  suole  consegnarsi  al  Mastro  de'  Conei.  2.°  Non 
possa  farsi  fare  li  ponzoni  da  alcun'altra  persona,  ma  debba 
sempre  egli  stesso  farli  di  propria  mano,  ne  mai  variarli 
senza  l' approvazione ,  e  licenza  degl'  111.""  SS."  Assonti. 
3.°  Caso  che  li  Conei  calassero  debbano  ammaccarsi  nella 
Zecca  prima  di  darli  al  fabbro  per  azzarirli.  4.°  Che  fatti 
detti  Conei  debbano  temprarsi  nella  Zecca,  et  in  quella  stanza 
che  al  Mastro  de'  Conei  sarà  assegnata  dal  Zecchiere  nell'ore 
proprie  da  convenirsi  fra  di  loro.  5.°  Se  li  saranno  consegnati 
ponzoni  o  altro  spettante  al  Pubblico  sia  tenuto  farne  la  ri- 
cevuta per  dovere  il  tutto  restituire  ad  ogni  richiesta 
degl'  111."''  SS,''  Assonti   di  Zecca.   6."   Che   tutti  li    ponzoni 


540 


FRANCESCO   MALAGUZZI 


nuovi,  che  occorrerà  di  fare  debbano  restare  sempre  con  gli 
altri  nella  stanza  solita  del  Mastro  de'  Conei.  7.°  Che  il 
Mastro  de'  Conei  non  admetta  nella  sudetta  sua  stanza  in 
Zecca  alcuna  persona,  che  non  sia  Ministro  del  Pubblico. 

Li  quali  Capitoli  da  me  Notare  infrascritto  letti  ad  alta 
voce  in  presenza  degl' infrascritti  Testimoni]  esso  Mag/"  An- 
tonio figlio  del  Mag."  Pietro  de  Lazari  di  Patria  Modenese 
vivente  separatamente  dal  detto  suo  Padre,  e  trattandosi 
come  capo  di  Famiglia,  e  da  molto  tempo  in  qua  habitante 
in  Bologna,  et  al  presente  sotto  la  Parecchia  di  S.  Maria 
delle  Moratelle  spontaneamente,  etc,  per  se  stesso,  etc,  alla 
presenza  de'  med.™'  infrascritti  Testimoni],  e  di  me  Notaro 
ha  detto  confessato,  etc,  bavere  benissimo  inteso  tutto  il  te- 
nore de'  sudetti  Capitoli  da  me  Notaro  letti  distintamente,  e 
però  a  promesso,  e  si  è  solennemente  obbligato  alli  111.™' 
SS.*^'  Confalonire  et  Assonti  sudetti  presenti,  e  per  1'  111."'°  et 
Eccelso  Senato,  e  Camera  di  Bologna  stipolanti  et  accettanti 
di  osservare,  et  adempire  puntualmente  tutti,  e  ciascheduno  de 
Capitoli  sopra  inseriti,  et  ad  esso  lui  prescritti,  et  ad  essi,  ò 
alcuno  di  quelli  non  controvenire  in  modo  alcuno,  et  in  oltre 
di  esercitare  fedelmente,  et  onoratamente  l'Ufficio  di  Mastro 
de'  Conei  ad  esso  lui  conferito  per  tutto  il  tempo  che  in 
esso  durarà  il  suo  impiego  in  ogni  miglior  modo  che  di 
raggione  far  si  possa;  e  per  l'onorario,  e  prò  visione  ad  esso 
stabilita  di  Lire  quattrocento  ottanta  annue  conforme  il  solito 
da  pagarseli  di  trimestre  in  trimestre  senz'eccettione,  e  con- 
tradizione alcuna,  e  sotto  l'obbligazione  de'  suoi  beni,  come 
abasso.  Per  il  quale  Mag.*""  Antonio  Lazari,  et  a  di  lui  pre- 
ghiere, et  istanza  il  Sig.""  Girolamo  del  fu  Sig.""  Lorenzo  Ga- 
bussi  Cittadino  di  Bologna  della  Parecchia  di  S.  Christina 
di  Pietralata  il  quale  ancorché  sappia  non  essere  tenuto  alle 
cose  sudette,  ed  infrascritte,  ma  niente  dimeno  volendo  obli- 
garsi  spontaneamente,  etc,  per  se  stesso,  e  suoi  eredi,  etc, 
principalmente,  et  in  solido  col  sud.°  Mag.'^"  Antonio  Lazari 
ha  promesso,  si  è  obligato,  e  fatto  la  sigurtà  per  la  fedeltà 
del  med."""  Lazari  nell'  esercizio  del  suo  Ufficio  di  Mastro 
de' Conei,  per  l'osservanza,  e  puntuale  adempimento  di  quanto 
si  contiene  ne'  sudetti  Capitoli,  e  per  ogni,  e  qualunque  cosa 
dal  medesimo  Lazari  promessa,  et  obligata  nel  presente  In- 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  54I 

stromento  alla  stipolazione  del  quale  dal  principio  al  fine 
si  è  ritrovato  continuamente  presente,  e  perciò  asserì,  e 
confessò  di  essere  pienamente  inteso  di  quanto  in  esso  si 
contiene  rinonciando  ad  ogni  eccezzione  in  contrario,  et  il 
tutto  sotto  la  pena,  et  obligatione  de'  beni,  come  abasso,  e  con 
la  rinoncia  al  benef."  della  sicurtà  infrascritta.  Il  quale 
Mag.''°  Antonio  Lazari  spontaneamente,  e -come  sopra  ha 
promesso,  e  si  è  obligato  di  conservare  affatto,  senza  danno 
il  sud.°  Sig."'  Girolamo  Gabussi  presente,  etc,  dalla  sicurtà 
predetta,  e  dipendenza  di  quella  sotto  la  pena,  et  obligo  in- 
frascritti. Quae  omnia,  etc,  per  qua  scutorum  centum  qua 
piaena,  etc,  refect/^  damnorum,  etc,  obligatione  bonorum,  etc, 
etiam  in  forma  R.  Camerae  Apostolicae,  etc,  pacto  precarij 
et  renunciatione  beneficiorum  et  etiam  de  fideiussoribus  re- 
spective  Juramentis,  etc,  et  ptà,  etc  Tenor  senatus  Consulti 
supra  memorati  est  sequens  videlt.  Die  27  Julij  77/2  Congre- 
gatis  111.™'^  DD.  Reformatoribus  status  libertatis  Civitatis  Boni 
in  numero  XXVIII,  in  aula  eorum  solitae  Congregationis,  et 
residentiae  Inter  ipsos  infrascriptum  partitura  positum  et  le- 
gittime obtentum  fuit  ultimo  scrutinio  habito  omnibus  super 
Competitioribus  ad  officium  Magistri  formae  super  monetis 
signandae  ad  praesens  attenta  dimissione  Joannis  de  Costantijs 
prò  ilio  eligendo,  qui  per  duas  es  Tribus,  vel  supra  votorum 
partibus  caeteris  praerit,  ad  Annum  tantum,  ac  eodem  cum 
honorario  mensuali  librarum  quadraginta  eidem  de  Costantijs 
alias  in  menses  singulos  assignato  ijsque  insuper  cum  Ca- 
pitulis,  quae  Instr.  superinde  stipulando  per  DD.  Officinae 
Monetariae  Praefectos  eidem  invingentur,  Patres  Conscripti 
Antonium  Lazari  per  suffragia  XXI  affirmativa  in  id  mu- 
neris  modo  quo  supra  elegerunt.  Contrarijs  haud  obstantibus 
quibus  cumque.  Ita  est  Jacobus  Antonius  de  Bergamorijs 
IH.""'  Senatus  Bononiae  Secretarius  (L.)$<S.)  Fuitque  sumptus 
D.nus  Antonius  de  Lazaris  monitus  ad  archijviandum  presens 
Instromentum,  etc 

Actum  Bononiae  sub  Capella  S.  Joannis  Baptistae  de 
Caelestinis  in  Palatio  Magno  publico,  et  specialiter  in  ^Edibus 
audentiae,  et  residentiae  111."''  D.  Vexilliferi  ibidem  praesen- 
tibus  D.  Joanne  Francisco  olim  D.  Henrici  de  Mirandulis 
Cive  Bononiae    Capellae   S.  Sigismundi,    et  Bor.    Stephano 


542  FRANCESCO    MALAGUZZI 


olim  D."'  Ludovici  de  Scalabrinis  Cive  pariter  Bononiae  Ca- 

pellae  S.  Silvestri  ambobus  Maceris  111,'"'  Senatus,  qui  cum 

me  notarlo  dixerunt,  etc,  testibus,  etc. 

Et  quia  ego  Joes.  Dominius  olim  Joannis  de  Baciallis 
Civis,  et  Not.^  publicus  Bononiae 

(L.^S.)interfui  de  eisq.  rogatus  fui,  ideo  praesens  Instrumen- 
tum publicavi  et  illud  manu  mea  subscripsi,  ac  ut 
soleo  signavi  requisitus  In  fidem,  etc.  „ 

(Assunteria  di  Zecca.  Piani  e  Discipline  Monetarie). 


XXIV. 

EDITTO 

Intorno  alla  reduzzione  di  alcune  Monete  Forastiere,  &■  altre 
provisioni  concernenti  le  medeme. 

Essendosi  stato  trasmesso  dall' Eminentissimo  Sig.  Car- 
dinale Paulucci  Segretario  di  Stato  in  data  delli....  del 
corrente  per  ordine  della  Santità  di  Nostro  Signore  il  seguente 
Editto  fatto  pubblicare  in  Roma  li  i8  Ottobre  dell'Anno 
corrente  dall'Eminentissimo  Sig.  Card.  Camerlengo  per  ordine 
similmente  della  Santità  Sua,  affinchè  si  debba  anco .  far 
pubblicare  in  questa  Città  di  Bologna;  E  volendo  Noi,  che 
resti  eseguita  la  Mente  di  Sua  Beatitudine,  abbiamo  ordinato, 
che  il  medesimo  sia  pubblicato,  &  affissato  ne'  luoghi  soliti, 
perche  venga  a  notizia  di  tutti,  e  ciascheduno  debba  osser- 
varlo sotto  le  pene  da  esso  comminate  in  caso  di  contra- 
venzione. 

Dato  in  Bologna  dal  Palazzo  della  nostra   solita  Residenza  questo 
dì  24  Decembre  1717. 

C.  Card.  Origo  Legato. 


LA   ZECCA   DI    BOLOGNA   •    DOCUMENTI  543 


EDITTO 

Intorno  alla  reduzzione  di  alcune  Monete  Forastiere,  &  altre 
provisioni  concernenti  le  medeme. 

Gio  :  Battista  Spinola  Prete  Card,  del  Titolo  di  S.  Cesareo 
della  S.  Romana  Chiesa  Camerlengo. 

Continuando  la  vigilanza  di  Nostro  Signore  a  rimediare 
per  quanto  sia  possibile  a  i  danni  causati  a  suoi  Sudditi 
dall'  essersi  introdotte  nel  suo  Stato  Ecclesiastico  Monete 
forastiere  mancanti  nel  loro  vero,  &  intrinseco  valore,  e  bontà 
in  comparazione  delle  Monete,  che  si  battono  nella  Zecca 
di  Roma,  ha  perciò  approvato  le  nuove  determinazioni,  che 
si  sono  prese  dalla  Congregazione  Particolare  deputata  da 
Sua  Santità  intorno  alla  reduzzione  di  dette  Monete,  ed  altre 
provisioni  come  in  appresso,  e  ci  ha  commandato  di  farne 
pubblicare  l' Editto,  &  ordinarne  l' osservanza  :  Onde  per 
ordine  datoci  a  bocca  da  Sua  Beatitudine,  e  per  autorità  del 
Nostro  Ufficio  di  Camerlengato  ordiniamo,  e  commandiamo, 
che  dal  giorno  della  publicazione  del  presente  nostro  Editto, 
che  si  farà  in  Roma,  nelle  Legazioni,  Provincie,  &  altri  Luoghi 
dello  Stato  Ecclesiastico. 

La  LIRA  VENEZIANA,  la  qualc  nelle  Legazioni  di  Romagna, 
Ferrara,  &  altrove  corre  in  commercio  a  bajocchi  undici  per 
ciascheduna,  &  il  di  cui  valore  intrinseco  è  di  soli  bajocchi 
nove,  quattrini  due,  &  un  quarto  di  quattrino  —  dovrà  spen- 
dersi in  avvenire,  e  correre  in  commercio  per  soli  bajocchi  dieci. 

La  MEZZA  LIRA  VENEZIANA,  coll'istcssa  proporzione  si 
dovrà  spendere,  e  correre  in  commercio  in  avvenire  per  soli 
bajocchi  cinque. 

Il  GAZETTONE  VENEZIANO,  che  parimenti  ne'  sudetti  Luoghi 
si  spende  a  bajocchi  sei,  e  mezzo  l'uno,  &  il  di  cui  valore, 
e  bontà  intrinseca  è  di  soli  bajocchi  cinque,  quattrini  tré,  e 
sette  centesimi  d'un  quattrino  —  Si  dovrà  spendere  in  avve- 
nire per  soli  bajocchi  sei.  e  non  più,. 

Altro  GAZETTONE,  quale  in  detti  Luoghi  si  spende  a 
bajocchi  quattro,  e  quattrini  tré,  &  il  di  cui  valore  intrinseco 


544  FRANCESCO    MALAGUZZl 


è  di  bajocchi  tré,  e  quattrini    quattro  —  St  dovrà   spendere 
in  avvenire  per  soli  bajocchi  quattro,  e  non  piti. 

I  GROssETTi  DI  VENEZIA,  chc  SÌ  spcndono  in  detti  Luoghi 
per  bajocchi  due,  &  un  quattrino,  &  il  di  cui  valore  intrinseco 
è  di  soli  bajocchi  due  —  Si  dovrà  spendere  in  avvenire  per 
soli  bajocchi  due. 

II  DUCATO  DI  VENEZIA,  chc  si  Spende  presentemente  in 
detti  Luoghi  à  bajocchi  settanta  l'uno,  &  il  di  cui  valore,  e 
bontà  è  di  soli  bajocchi  sessantasette  —  Si  dovrà  in  avvenire 
spendere  per  soli  bajocchi  sessantotto,  e  non  piti. 

La  LIRA  FRANCESE,  la  quale  in  detti  Luoghi  si  spende  di 
presente  a  bajocchi  nove  per  ciascheduna,  &  il  di  cui  intrin- 
seco valore  è  di  soli  bajocchi  otto,  e  centesimi  quaranta  d'un 
quattrino  —  Si  dovrà  spendere  in  avvenire  per  soli  bajocchi 
otto,  e  non  più. 

Il  SOLDO  VENEZIANO,  il  quale  con  altro  nostro  Editto 
pubblicato  il  dì  5  Agosto  prossimo  passato  fu  ordinato,  si 
dovesse  spendere  in  avvenire  per  soli  quattrini  due,  presen- 
temente si  ordina,  e  commanda,  che  così  debba  continuarsi 
ad  osservare  in  quei  Luoghi,  dove  il  bajocco  vien  composto 
di  quattrini  sei,  ma  in  quei  Luoghi,  dove  il  bajocco  si  compone 
di  quattrini  cinque,  il  detto  Soldo  si  dovrà  spendere  per  un 
quattrino,  e  mezzo,  due  de  quali  constituiscono  tré  quattrini. 

Il  FILIPPO,  il  quale  in  alcune  di  dette  Legazioni,  e  Luoghi 
si  spende  presentemente  a  bajocchi  novant'otto  l'uno,  &  in 
altri  Luoghi  a  bajocchi  cento,  &  il  di  cui  valore  non  é,  che 
di  bajocchi  novantatré,  conforme  fìi  prescritto  in  altro  nosti^o 
Editto  pubblicato  il  dì  19  Settembre  17 12  —  Si  dovrà  tole- 
rare,  e  spendere  in  avvenire  in  detti  Luoghi  per  soli  bajocchi 
novantasei,  e  non  piti. 

Il  ZECCHINO  DI  FIORENZA,  quale  da  pochi  anni  in  qua  si 
é  cominciato  a  battere  in  quella  Zecca,  e  che  in  alcuni  di 
detti  Luoghi  dello  Stato  Ecclesiastico  si  spende  a  Giulii  venti 
per  ciascheduno  —  Si  dovrà  spendere  in  avvenire  per  soli 
Gilda  diecinove,  e  non  piti. 

I  QUATTRINI  FIORENTINI,  i  quali  in  alcuni  di  detti  Luoghi 
dello  Stato  Ecclesiastico  confinanti  collo  Stato  Fiorentino 
sono  in  commercio,  e  si  spendono  in  ragione  di  quaranta  per 
ciaschedun  Giulio  :  In  avvenire  nel  termine  d'un  Mese  pros- 


LA   ZECCA   DI   BOLOGNA   -    DOCUMENTI  545 

simo  dalla  publicazione  del  presente  nostro  Editto,  si  dovrà  da 
ciascheduno  di  qualunque  stato,  grado,  e  condizione  averli 
con  effetto  mandati  fuori  di  detto  Stato  Ecclesiastico  sotto 
pena  pecuniaria  di  Scudi  venti  moneta  da  applicarsi  una  parte 
all'Accusatore,  l'altra  parte  alla  Camera,  e  la  terza  parte 
all'Esecutore,  ò  sia  Giudice  esequente,  oltre  altre  pene  ad 
arbitrio  di  Monsignor  Presidente  della  Zecca,  proibendo 
espressamente  a  qualsivoglia  persona  di  qualsivoglia  grado, 
e  condizione  tanto  Laica,  quanto  Ecclesiastica  di  poter  detti 
quattrini  spendere,  dare,  ricevere,  e  contrattare  respettiva- 
mente  in  qualsivoglia  pagamento,  e  ritenerli  appresso  di  se, 
e  -nelle  proprie  Case,  &  abitazioni,  ò  altrove  sotto  le  pene 
sopradette. 

In  oltre  ordiniamo,  e  commandiamo,  che  le  monete  d'Oro 
si  debbano  in  detti  Luoghi  dello  Stato  Ecclesiastico  spendere 
per  lo  stesso  valore,  per  cui  sono  state  tassate  in  altri  nostri 
Editti,  ò  Notificazioni,  cioè,  che  la  doppia  di  spagna  si  spenda 
per  Giitlii  trentatrè,  e  mezzo  cT Argento;  La  doppia  d' Italia 
per  Giulii  trentadue,  e  mezzo  simili;  Et  il  zecchino  di  Venezia 
per  Giulii  diecinove  parimenti  simili. 

Finalmente  si  ordina,  e  commanda,  che  in  avvenire  in 
dette  Legazioni,  &  altri  Luoghi  dello  Stato  Ecclesiastico  non 
si  possa  permettere  in  commercio  alcun'altra  nuova  Moneta 
Forastiera,  ò  sia  d'Oro,  ò  d'Argento,  overo  di  Rame,  se  prima 
non  ne  sia  stato  fatto  il  saggio  nella  Zecca  di  Roma,  e  datane 
la  permissione  da  Noi,  e  da  Monsignor  Presidente  della  Zecca 
prò  tempore,  sotto  pena  a  chi  ricevesse,  ò  spendesse  simili 
Monete  di  Scudi  cento  moneta  da  applicarsi,  come  sopra  in 
ogni  caso  di  contravenzione. 

Significamo  per  tanto  alli  Signori  Cardinah  Legati  delle 
sudette  Legazioni,  e  commandiamo  rispettivamente  a  tutti  i 
Presidenti,  e  Governatori  delle  Provincie,  Città,  Terre,  e 
Luoghi  del  detto  Stato  Ecclesiastico  di  fare  eseguire  il  pre- 
sente nostro  Editto,  essendo  tale  la  mente  di  Nostro  Signore, 
volendo,  &  ordinando,  che  da  qualsisia  Persona  tanto  Laica, 
quanto  Ecclesiastica,  Secolare,  e  Regolare  di  qualsivoglia 
Ordine,  &  Instituto,  Cavalieri  di  Malta,  Compagnia  di  Gesù, 
&  altri,  benché  degni  di  speciale,  &  individua  menzione  si 
debba  eseguire  quanto  si  contiene  nel  presente  nostro  Editto, 

70 


546  FRANCESCO    MALAGUZZI 


e  si  possano  spendere,  dare,  ne  ricevere  in  pagamento  le 
dette  monete,  se  non  per  il  valore,  come  sopra  fissato,  poiché 
contravenendo  a  quanto  si  prescrive  nel  presente  nostro  Editto, 
soggiaceranno  alla  pena  di  Scudi  cinquanta  moneta  da  appli- 
carsi per  una  terza  parte  all'Accusatore,  quando  vi  sia,  per 
l'altra  terza  parte  alla  Camera  Apostolica,  e  per  l'altra  terza 
parte  all'Esecutore,  ò  Giudice  esequente  di  detto  nostro  Editto. 
Avverta  per  tanto  ciascheduno  di  non  contravenire  al  me- 
demo,  perche  affisso,  che  sarà  il  presente  nostro  Editto  in 
Roma,  &  altri  Luoghi  sudetti  astringerà  ciascheduno,  come 
se  li  fosse  stato  personalmente  presentato. 

Dato  in  Camera  Apostolica  questo  dì  18  Ottobre  1717. 
G.  B.  Card.  Spinola  Camerlengo. 
V.  Fattinello  Fattinelli  Chier.  di  Cam.,  e  Pref.  della  Zecca. 
Gio  :  Carlo  Piancastelli  Commissario  Generale. 
Antonio  Gaetano  Frosi  Segretario,  e  Cancelliere  della  R.  C.  A. 

Die,  Mense,  &  Anno,  quibus  suprà  supradidum  Edictum 
affixnm,  &  publicatum  fuit  ad  valvas  Curiae  Innocentianae, 
ac  in  aliis  locis  solitis,  &  consuetis  Urbis,  ut  moris  est  per 
me  Thomam  de  Unionibus'  Apost.  Curs. 

Petrus  Romolatius  Mag.  Curs. 

Die  Veneris  24  Decembris  ijij.  Supradictum  Edictum 
publicatum  fuit  per  Carolum  Antonium  Monarum  publicum 
Praeconem,  &•  Bannitorem  in  Platea  magna  hujus  Civitatis 
Bononiae  ad  solitam  Arrengheriam  Palatii  Praetoris,  alta, 
&  intelligibili  voce,  sono  Tubae  praemisso,  &•  magna  Populi 
quantitat'e  adstante,  prout  idem  Praeco  mihi  retulit. 

Et  affixae  fuerunt  Copiae  ejusdem  Edicti  ad  Columnam 
Palatii,  aliaque  loca  solita  Plateae,  &•  Civitatis  Bononiae  per 
Carolum  Antonium  Zucchinum,  publicum  Xurroni  Cursorem, 
prout  pariter  mihi  retulit.  In  quorum  fidem,  etc. 

Prò  Sac.  Monte  Piet.  Thomas  Caccialupus  Not.  Prim. 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  •  DOCUMENTI  547 


XXV. 

7    SETTEMBRE    I734. 

Contratto  tra  gli  Assunti  di  Zecca  e  l'incisore  dei  conii. 

"  In  Christi  Nomine  Amen. 

Anno  ab  illius  Nativitate  millesimo  septingentesimo  tri- 
gesimo quarto  Jndictione  duodecima  die  vero  septima  mensis, 
septembris  tempore,  etc.  D.ni  Nostri  D.ni  Clementis  duodecimi 
Divina  providentia  Summi  Pontificis.  —  Constituito  personal- 
mente alla  presenza  degl'Ili. mi  Sig."  il  Sig.''  Mosè  Filippo, 
Carlo  Ghisilieri  odierno  dignissimo  Confaloniero  di  Giustizia 
del  Popolo,  e  Commune  di  Bologna,  il  S.""  Co:'*"  Fran:'-°  M."  Se- 
gni, il  Sig.""  Scipione  Fantuzzi,  et  il  Sig.""  Lorenzo  Vassè 
Pietramellara  tutti  Nobili  Patrizi],  e  Senatori  di  Bologna,  e 
per  tutto  il  corr:*"  anno  Assonti  alla  pubblica  Zecca,  in  pre- 
senza ancora  delli  testimoni],  e  di  me  Notaro  indetto  il 
S.""  Ercole  figlio  del  Sig.""  Dom  :°°  Lelli  della  Parrocchia  di 
S.  Andrea  degli  Ansaldi,  il  quale  per  partito  favorevolmente 
ottenuto  dall' 111. mo,  et  Ecc:'°  Senato  in  numero  legitimo 
congregato  nel  dì  25  del  pross.°  passato  Agosto  fu  prescielto 
ad  esercitare  l'Ufficio  di  Mastro  de'  Cunei  nella  pub."''  Zecca 
con  la  provisione  emolumenti  pesi,  et  oblighi  conforme  il 
sud."  partito,  il  tenor  del  quale  sarà  registrato  nel  fine  del 
presente  Instrom.*"  dopo  le  Clausole  generali,  e  specialmente 
con  la  condizione  di  dover  osservare,  et  adempire  li  Capitoli, 
che  per  bene  esercitare  l'Uffizio  sud."  gli  saranno  prescritti 
dall' 111. mi  S."  Assonti  alla  Zecca,  e  li  quali  sono  gli  indetti, 
cioè  Capitoli  per  il  Mastro  de'  Cunei  in  Zecca.  Quello  il 
quale  sarà  eletto  Mastro  de'  Cunei]  della  Zecca  publica  deve 
dare  idonea  sigurtà  della  sua  fedeltà,  e  per  l'osservanza  de' 
Capitoli  qui  sotto  notati,  cioè:  i."  Sarà  tenuto  a  tutte  sue 
spese,  et  opera  mantenere  sempre  ben  proveduta  la  Zecca 
di  tutti  li  cunei,  che  occorreranno,  e  che  li  fossero  ordinati 
da  Sig.''  Assonti,  o  dal  Zecchiere  per  improntar  monete  di 
Rame,  d'argento,  e  d'oro  che  si  volessero  battere  in  Zecca 


548  FRANCESCO   MALAGUZZI 


durante  il  suo  Ufficio,  e  non  possa  fare  detti  Cunei  se  non 
in  Zecca,  e  nella  sola  stanza  che  suole  consegnarsi  al  Mastro 
de'  Cunei.  2.''  Non  possa  farsi  fare  li  ponzoni  da  alcun'altra 
Persona,  ma  debba  sempre  egli  stesso  farli  di  propria  mano, 
ne  mai  variarli  senza  l'approvazione,  e  licenza  degl'Ili. mi 
Sig."  Assenti.  3.°  Caso  che  li  Cunei  calassero  debbano  am- 
maccarsi nella  Zecca  prima  di  darli  al  Fabbro  per  acciarirli. 
4.°  Che  fatti  detti  Cunei  debbano  temprarsi  nella  Zecca,  et 
in  quella  stanza  che  al  Mastro  de'  Cunei  sarà  assegnata  dal 
Zecchiere  nell'ore  proprie  da  convenirsi  fra  di  loro.  5.°  Se 
li  saranno  consegnati  ponzoni,  o  altro  spettante  al  Publico 
sarà  tenuto  farne  la  ricevuta  per  dovere  il  tutto  restituire  ad 
ogni  richiesta  degl'Ili. mi  Sig."''  Assonti  di  Zecca.  6.°  Che 
tutti  li  ponzoni  nuovi  che  occorrerà  di  fare  debbano  restare 
sempre  con  gl'altri  nella  stanza  solita  del  Mastro  de'  Cunei. 
7.°  Che  il  Mastro  de  Cunei  non  admetta  nella  sud.*  sua  stanza 
in  Zecca  alcuna  Persona  che  non  sia  Ministro  del  Publico. 
8.°  Sia  obbligato  il  Mastro  de  Cunei  tener  conto  sopra  di 
un  Libro  il  numero  de  Cunei,  pille,  e  torselli  che  farà,  e  che 
consegnerà  al  Custode  de  Cunei,  il  quale  nel  suo  Libro  ne 
notarà  il  rincontro.  Essendo  però  pronto  il  Sig.''  Ercole  Lelli 
ad  adempire  a  questa  parte  della  sua  elezione,  bene  uditi, 
et  intesi  per  esso,  come  disse,  tutti  li  sopra  inscritti  Capitoli 
da  me  Notaro  letti  ad  alta,  et  intelligibile  voce,  facendo  ad 
abbondante  cautela  le  cose  indette  con  la  presenza,  autorità 
e  consenso  del  d.°  Sig.*"  Dom.*^"  Lelli  di  lui  padre  presente 
etc,  spontaneamente,  etc,  ha  promesso,  e  si  è  obbligato  ali 
sud.'  111. mi  Sig.""'  Confaloniero,  et  Assonti  di  Zecca  presenti 
et  in  nome  publico  stipolanti,  et  accettanti  di  osservare,  et 
intieramente  adempire  tutti,  e  singoli  li  Capitoli  sopra  scritti 
et  a  quelli,  ne  ad  alcuno  di  essi  non  contravenire,  o  mancare 
in  modo  alcuno  sotto  l'infrascritta  pena,  et  obbligo  de  suoi 
beni,  e  con  li  patti  de  pegni,  e  del  precario  in  forma,  etc 
E  per  il  quale  Sig.""  Ercole,  et  a  di  lui  preghiere,  et  istanza 
il  Sig.''  Girolamo  del  fu  Sig.""  Bernardino  Droghi  Nobile. 
Cittadino  Bolognese  della  Parrocchia  di  S.  Martino  della 
Croce  de  Santi,  e  per  esso  il  Sig.""  Gregorio  Ferri  Citt.",  e 
Notaro  pub.''"  Colleg.'°  Bolognese  di  lui  Mandatario,  e  Pro- 
curatore con  le  facoltà  necessarie    come  consta    dall'  instro- 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  549 

mento  di  procura  rogato  nel  giorno  corrente  dal  Sig/  Frane/" 
M/  Melchiore  Triboli  Notaro  publico  di  Bologna  presente,  e 
che  premessa  la  protesta  di  non  volere  obligare  la  propria, 
e  particolare  persona,  e  ne  meno  li  suoi  beni  presenti,  o 
futuri,  eredi,  e  successori,  etc,  ma  solamente  la  persona, 
beni,  successori,  et  Eredi  del  Sig/  suo  Principale,  e  non 
altrimenti,  etc,  spontaneamente,  etc,  per  detto  Sig/  suo 
Principale,  e  di  lui  eredi,  etc,  ha  principalmente,  et  insolido 
col  d/°  Sig.'"  Ercole  Lelli  promesso,  e  fatta  la  sigurtà  alli 
predJ  111. mi  Signori  Confaloniero,  et  Assonti  comes.''  presenti, 
etc,  per  l'osservanza,  e  puntuale  adempimento  di  tutti,  e 
ciascheduno  de  Capitoli  comes."  letti,  et  intesi  ancora  dal 
medesimo  Sig.*"  Procuratore,  e  che  alli  medesimii  Capitoli 
non  sarà  in  modo  alcuno  in  tutto,  ne  in  parte  contravenuto, 
ne  mancato  sotto  l'indetta  pena,  et  obbligo  de  beni  del  Sig/ 
suo  Principale,  e  con  la  rinoncia  al  beneficio  delle  sigurtà 
come  a  basso.  Al  qual  Sig.'"''  Girolamo  Droghi  benché  assente, 
e  per  esso  al  sud."  Sig.'"  Gregorio  Ferri  di  lui  Procuratore 
presente,  etc,  il  Sig.'"  Ercole  Lelli  con  la  presenza,  autorità, 
e  consenso  del  d."  Sig.""  Domenico  di  lui  padre  presente,  etc 
ha  promesso,  e  si  è  obligato  di  conservarlo  affatto  indenne 
dalla  sud.*  sigurtà,  et  obligazione,  e  da  qualunque  danno, 
spesa,  et  interesse,  che  dalla  med.""""  fosse  per  derivare  in 
qualsivoglia  modo  sotto  l'indetta  pena,  et  obbligo  de  beni. 
Quae  omnia,  etc,  paena  scutorum  ducentum  qua  paena,  etc, 
refectione  damnorum,  etc,  obbligatione  honorum,  etc,  respectu 
d.  D.  Proris.  bonon.  d.  D.  Broghij  eius  principalis  non  autem 
propriorum  etiam  in  forma  Rev.''  Cam.''  Aplicae,  etc,  pacto 
precarij,  etc,  renuntiatione  benefitiorum,  etc,  et  respectu  d, 
D.  Proris  etiam  benefitio  de  fideiussoribus,  et  pluribus  reis 
in  forma,  etc,  iuramento,  etc,  et  respectu  d.  D.  Proris  in 
animam  ord.  eius  principalis,  et  predicta,  etc.  Demum  monitus 
fuit  sumptus  D.  Hercules  Lelli  ad  archiviandum  praesens 
instrumentum  ad  formam  Constitutionis  super  Archivo  no- 
vissime editae,  Tenor  Partiti,  et  Mandati  procurae  supra 
memoratorum  est  sequens  videlicet.  Die  25  Augusti  1734. 
Congregatis  lU.mis  DD.  Reformatoribus  status  libertatis  Ci- 
vitatis  Bononiae  in  Aula  eorum  solitae  Congregationis,  et 
residentiae  in  numero    triginta  sex    inter    ipsos    positum,  et 


550  FRANCESCO   MALAGUZZI 


legitime    obtentum    fuit    inftum.    Partitum    videlicet.    Patres 
Conscripti  super  tribus  Competitoribus   ad  offitium  Magistri 
formae    super   Monetis   signandae    ad    praesens   vacant    ob 
mortem  Antonij  de  Lazaris  scrutinio  peracto  prò  ilio  ex  ijs 
eligendo,  qui  per  duas  ex  tribus  vel  supra  suffragiorum  favo- 
rabilium  partes  alijs  praestantiorum  evaserit,  Herculem  Lelli 
consueta    cum    mercede    librarum    quadraginta    in    menses 
singulos,  ijsque  insuper  cum  Capitulis,  quae  superindè  a  D.nis 
Officinae  monetariae  Prefectis  ipsi  iniungentur  ad  id  muneris 
per  suffragia  triginta  tria  affirmativa  ad  triennium  elegerunt. 
Contrarijs  haud  obstantibus  quibuscumque.  Ita  est  ego  Thomas 
Palma  Ill.mo,  et  Exc/'  Senatus  Bononiae  secretarius.  L.>5|S. 
In  Dei  Nomine  Amen.  Die  Martis  7  sep/'^  i734-  ^^  niei  lll.mus 
D.nus  Hieronymus  olim  D.  Bernardini  Droghi  Nobilis  Bono- 
niae Pareciae  S.  Martini    de  Cruce    sanctorum   sponte,  etc, 
ac    alias    omni,  etc,   fecit   ejus    Provem,   etc,    spetialem,    et 
generalem,  etc,  ita    tamen  quo,  etc,  econtrà    videlicet.  Per 
ill.""^  D.  Gregorium  Antonium  Ferri  publicum  Joniae  Notariura 
Collegiatura  absentem,  etc,  ad  et   nomine  ipsius  D.   Consti- 
tuentis,  et  prò  eo  una    principaliter  et    insolidum  cum  D.no 
Hercule  Lelli  electo  in  Cunorem  in  publica  Monetaria  officina 
favore  III. me  Camerae  Bononiae  prò  ea   stipulantibus  Exc*'^ 
D.nis  Assumptis  praed.*"  Monetariae  Officinae  tam  prò  totali, 
et  effectuali  adimplemento  omnium,  et  quorumcumque  Capi- 
tulorum  eidem  D.no   Herculi    praescribendorum,  et    quorum 
Capitulorum  notitiam  ipse  D.  Constituens  dixit  plenam  habere, 
quam  super  fidelitate,  et  Realitate  exercitij  praedicti  ab  ipso 
assumendi,  et  in  omnibus,  et  per  omnia  ad  formam  eorumdem 
Capitulorum,  et  ad    renunciandum    quibuscumque   benefitijs, 
et  alijs  de  iure,  etc,  et  prò  praemissorum  efifectu  quaecumque 
ipsius  D.  Constituentis  bono    praesentia,  et    futura    etiam  in 
forma  R.  C.  A.,  etc,  obligandum  cuicumque  benefitiis  etiam 
de  fideiussoribus,  etc,   renunciandum,  et    iuramentum  quod- 
cumque  licitum  tamen  et  honestum  in   animam  DD.  Consti- 
tuens subeundum,  aliaq.  dicendum,  et  faciendum,  quae  dicere, 
etfacere  posset  ipse  D.  Constituens  si  praesens,  et  personaliter 
interesset  etiamsi  talia  forent,  quae  mandatum  Magis  speciale, 
et  individuum,  quam  praesentibus  sit  expressum  requirerent. 
Dans,  etc,  promittens,  etc,  relevans,  etc,  sub  hipoteca,  etc, 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  55 1 

rogans,  etc,  omni,  etc.  Praesentibus  in  Foro  Civili  ad  offitium 
Mei,  etc.  111.'  D.  Dominico  M.''  ab.  Oca  de  Nobilibus  pub."" 
Bononiae  Not.""'",  et  D.  Julio  Caietano  D.  Antonij  Barbieri 
lilio  Parrochiae  S.*'®  M.''  Labarum  Caeli  testibus,  etc.  Sumpta 
fuere  praedicta  ex  notis  et  rogitibus  mei  Francisci  Mariae 
Melchioris  Ex.'"'  D.  Joannis  Francisci  Triboli  filij  Civis,  et 
Notarij  pub."'  Bononiae  ac  unius  ex  Notarijs  Actuarijs  Fori 
Civilis  E.mo,  et  R.mo  D.  Bononiae  Cardinalis  Legati.  In 
quorum,  etc.  L.  )$|  S. 

Actum  Bononiae  sub  Capella  S.  Joannis  Baptistae  de 
Celestinis  in  Palatio  Magno  publico,  et  spetialiter  in  Edibus 
audientiae,  et  residentiae  111. mi  D.mi  vexilliferi  Justitiae  ibidem 
presentibus  d.no  Joseph  N.  D.  Joannis  Andreae  de  Vignonis 
Cive  Bononiae  Capellae  S.  Mariae  Magdalenae  in  Via  S.  Do- 
nati, et  D.  Joseph  filio  D.  Antonij  de  Domenichinis  Cive  par 
Bononiae  Capellae  SS.  Vitalis  Agricole,  qui  cum  me,  etc, 
testibus,  etc.  De  premissis  rogatus  fui  Ego  Jo.es  Dom.'^"*  di 
Joannis  de  Baciallis  Civis,  et  Notarius  pub.""^  Bononiae.  In 
quorum  fidem,  etc,  hic  me  subscripsi  et  ut  soleo  subsignavi 
rog.  Die  prima  Februarij  1735  praesentat  cum  Copia  Arch.'' 
Dom.*""^  M.*  Monti  Not.  et  Registri  superstes  :=  Ead  die 
praesentat.  Arch.  prt.  Bononiae  gesta  est  Casimirus  Minelli 
Not.  et  Arch.%  etc.  „ 

(Assunteria  di  Zecca.  Piani  e  discipline  monetarie). 


XXVI. 
Ordine  sull'uniformità  delle  monete  nello  stato  pontificio. 

"  E.mo,  e  B.mo  Sig.""  mio  oss:""* 

La  Congregazione  sopra  la  Zecca  Pontificia  tenuta  il 
dì  22  del  cadente  è  venuta  in  risoluzione  di  ordinare,  che 
per  tutto  lo  Stato  Pontificio,  comprese  ancora  le  Legazioni, 
i  quattrinelli  o  sieno  della  Zecca  di  Roma,  o  sieno  di  altra 
qualunque  Zecca  dello  Stato,  benché  passi  fra  di  loro  qualche 


552  FRANCESCO    MALAGUZZl 


piccolo  divario  di  peso,  il  che  non  suol  molto  considerarsi 
nelle  monete  minute,  abbiano  tutti,  e  da  per  tutto  un  egual 
corso,  e  si  spendano  indistintamente  alla  ragione  di  cinque 
a  bajocco,  ferma  intanto  rimanente  la  provvisione,  che  nessun 
altra  Zecca,  a  riserva  di  questa  di  Roma,  batta  moneta.  Se 
ne  da  pertanto  avviso  a  V.  E.  affinchè  prima,  che  si  venga 
alla  publicazione  di  un  tal  Ordine  si  degni  di  suggerire  se 
l'esecuzione  del  med."'°  possa  cagionare  in  codesta  Legazione 
alcun  sconcerto  considerabile,  e  col  solito  distintissimo  os- 
sequio le  bacio  umilissimamente  le  mani. 
Di  V.  E. 
Roma,  30  Aprile  1760. 

Umil.™"  Divit.™°  Ser.-"^  vero 
L.  Card.  Torrigiani. 

S.''  Card.  Legato  di  Bologna. 

Avendo  sin  ora  parlato  delle  monete  in  generale,  tanto 
dello  Stato  Ecclesiastico,  che  de  Stati,  e  Provincie  estere, 
pare  che  convenga  passare  al  modo  di  scritturare  uniforma- 
mente  per  tutto  lo  Stato  suddetto  li  traffichi  qualunque. 

Roma  conta  di  dieci  in  dieci,  e  cioè  dieci  Paoli  allo 
Scudo,  dieci  bajocchi  al  Paolo,  e  cinque  quattrini,  che  equi- 
valgono a  denari  dieci  al  bajocco  per  secondare  l'uso  antico 
di  contare  a  decena,  o  sia  a  dita  di  due  mani,  che  è  la 
perfetta  divisione  decenaria;  imperciocché  fa  il  suo  Com- 
mercio, e  Scritturazione  a  scudi  da  Paoli  dieci  a  bajocchi 
in  ragione  di  N.  100  per  scudo,  e  quattrini  in  ragione  di 
num.  cinque  per  bajocco. 

La  legazione  di  Romagna  contratta,  e  scrittura  a  scudi, 
a  bajocchi  in  ragione  di  cento  per  ogni  scudo  e  a  q."'  in 
ragione  di  sei  per  ogni  bajocco. 

La  Legazione  di  Ferrara  contratta  e  scrittura  a  scudi,  a 
bajocchi  in  ragione  di  cento  per  ogni  scudo,  e  a  denari  in 
ragione  di  dodici  per  ogni  bajocco,  che  equivagliono  a  quat- 
trini sei.  E  finalmente  la  Legazione  di  Bologna  contratta  a 
Lire  da  Giulij  due  per  lira,  a  soldi  in  ragione  di  venti  per 
lira,  e  a  denari  in  ragione  di  dodici  per  bajocco,  che  equi- 
vagliono a  quattrini  sei. 


LA   ZECCA    DI   BOLOGNA   ■   DOCUMENTI  553 

Per  uniformare  li  predetti  metodi  differenti  di  scrittura- 
zione a  un  solo-  per  tutto  lo  Stato  Ecclesiastico,  si  crede 
proprio,  che  chi  fa  a  quatt."'  cinque  per  bajocco  annuisca  a 
fare  quattrini  sei  per  il  motivo  spezialmente,  che  li  quattrini 
levati  da  dove  corrono  a  sei  per  bajocco,  non  avessero  per 
l'avidità  del  lucro  di  un  venti  per  Cento  a  trasportarsi  ove 
corrono  a  cinque  per  bajocco,  e  così  chi  fa  a  denari  dodici 
dovranno  fare  a  quattrini  sei,  benché  non  dissestarebbe  anche 
il  lasciare  li  denari,  perchè  non  ostante,  che  il  solo  denaro, 
o  sia  mezzo  quattrino  non  si  possa  ne  riscuotere,  ne  pagare, 
nulladimeno  molte'  somme,  che  in  se  comprendono  li  mezzi 
quattrini,  o  siano  denari  uniti  insieme,  formano  il  quattrino, 
il  bajocco,  ed  anche  qualche  volta  il  Paolo.  In  tal  guisa 
restarebbe  alla  sola  Città  di  Bologna,  e  suo  Territorio  il 
formare  la  sua  scrittura  a  scudi  da  Paoli  dieci,  che  sono  lire 
cinque,  e  conseguentemente  li  soldi,  o  siano  bajocchi,  che 
vengono  calcolati  in  ragione  di  venti  per  lira  calcolarli  come 
tutto  lo  Stato  in  ragione  di  cento  per  scudo. 

Se  questo  nuovo  metodo  in  qualunque  Provincia,  o  Città 
principale  dello  Stato  Pontificio,  sia  una  delle  maggiori  inda- 
gini, che  possa  darsi,  si  lascia  il  ponderarla  seriamente  agli 
Uomini  periti,  e  pratici  non  tanto  del  Traffico,  quanto  della 
Scrittura.  Basta  solo  il  riflettere,  che  migliaia  di  migliaia,  ed 
anche  miglioni  di  libri  dovranno  sconvolgersi,  e  rinovarH, 
siano  di  Communità,  di  Monti,  di  Banchi,  siano  di  Nobili 
scritture,  o  Mercantili,  o  Famigliari,  e  fino  de  più  infimi 
Bottegari,  come  pure  un  infinità  di  Teste  idiote  saremmo  in 
necessità  di  persuadere,  che  li  Conti  stanno  bene  come  si 
dice,  e  forsi  potrebbe  divenire  un  commodo  agli  Accorti  per 
ingannare  gl'ignoranti.  Che  che  ne  sia,  qualunque  novità,  o 
serve  a  imbarazzar  molti,  o  ad  ingannare  che  sia. 

(Assunteria  di  Zecca.  Piani  e  discipline  monetarie). 


71 


554  "      FRANCESCO    MALAGUZZI 


XXVII. 

Provisione  sopra  il  corso  delle  Monete, 

Pubblicata  in  Bologna  li  it.  Luglio  1768. 

Lazaro  Opizio  del  Titolo  de'  Santi  Nereo,  ed  Achilleo  della 
S.R.  C.  Prete  Cardinale  Pallavicini  della  Città,  e  Contado 
di  Bologna  a  Latere  Legato. 

Benché  attese  ancora  le  generali  conferme  de'  Bandi,  ed 
Editti  emanati  sotto  le  Legazioni  passate  co'  quali  si  proibisce, 
l'introduzione,  e  spacio  di  Monete  Estere,  e  fra  le  altre  di 
quelle  che  si  noteranno  abbasso,  e  delle  Monete  Reali  d'Oro, 
e  d'Argento  ammesse  per  altro  in  questa  Città,  e  Legazione, 
ma  tosate,  logore,  strozzate,  e  perciò  calanti,  ogni  uno  avesse 
dovuto  astenersi  dal  ricevere,  e  spendere  tali  Monete;  Nul- 
ladimeno  vedendosi  vieppiù  crescere  l'abuso  pernicioso  al 
ben  Pubblico,  per  l'introduzione,  che  si  fa  di  esse,  che  non 
hanno  il  suo  intrinseco  valore,  e  bontà  in  comparazione  delle 
Monete  Pontifizie,  ed  introdotte  per  estraere  le  migliori 
valute  reaH  d'oro,  e  d'argento,  e  per  l'eccitamento  che  con 
tale  abuso  medesimo  si  dà  all'alterazione  del  valore  delle 
Monete  reali  tanto  pregiudiziale  allo  Stato,  che  rendesi  affatto 
intollerabile;  e  perciò  volendosi  estirpare,  e  togliere  a  chi 
che  sia  ogni  pretesto,  o  scusa  di  tolleranza,  o  di  qualunque 
altro  motivo,  che  potesse  addursi  contro  l' esecuzione  delle 
pene  imposte  ne'  Bandi  antecedenti,  e  per  levare  eziandio 
l'occasione  agl'Incettatori  di  fare  ulteriori  monopoli  ;  Quindi 
è,  che  r  Eminentissimo,  e  Reverendissimo  Sig.  Cardinale 
Legato  colla  partecipazione,  e  consenso  degl'Illustrissimi,  ed 
Eccelsi  Signori  Gonfaloniere  di  Giustizia,  e  Signori  del  Reg- 
gimento Assunti  sopra  la  Zecca,  innerendo  a  Bandi,  Editti, 
Provisioni,  e  Notificazioni  emanate  in  materia  di  Monete,  e 
specialmente  in  ciò,  che  concerne  alle  infrascritte  specie,  e 
rispettivamente  aggiungendo,  ordina,  vuole,  e  comanda,  che 
in  avvenire  nissuno  ardisca  d'introdurre  entro  di  questa  Città, 
e  sua  Legazione  quantità  alcuna  benché  minima  delle  Monete 
infrascritte. 

Stando  però  a  cuore,  che  la  presente  providenza  non 
apporti  pregiudizio  a  quelli,  i  quali  essendo  veramente  poveri 
ne  avessero  appresso  di  loro  qualche  piccola  quantità,  di  cui 


LA  ZECCA  DI  BOLOGNA  -  DOCUMENTI  555 

non  potrebbero  prevalersi  senza  lor  danno,  concede  1'  Emi- 
nenza Sua  Reverendissima  col  consenso  come  sopra,  che 
possano  queste  povere  Persone,  durante  però  il  termine  di 
tre  giorni  dopo  l'affissione  della  presente  Provisione,  i  quali 
saranno  i  giorni  12,  13,  14,  del  corrente,  e  non  più  oltre, 
portare  alla  pubblica  Zecca  di  questa  Città  le  dette  poche 
Monete  di  bassa  lega  appresso  di  loro  esistenti  purché  la 
somma  non  ecceda  le  lire  cinque  per  ogni  Persona,  e  per 
una  volta  sola,  ove  consegnando  la  detta  somma  in  mano 
del  Zecchiere,  o  altro  Ministro  a  ciò  deputato  sarà  ai  mede- 
simi Poveri  portatori  consegnata  dalla  Persona  deputata 
altrettanta  Moneta  buona,  senza  diminuzione  dell'  abusivo 
valore  corrente. 

E  per  maggior  facilità  verso  di  chi  si  trova  avere  tal 
sorte  di  Monete  bandite,  per  modo  di  Provisione  da  durare 
per  il  tempo,  e  termine  di  un  Mese  dal  giorno  deiraffissione 
del  presente,  seguendo  l' esempio  praticato  altre  volte,  si 
tollera  per  detto  Mese,  e  non  più  oltre,  che  le  accennate 
Monete  di  mistura,  proibite  come  sopra  si  spendano,  e  si 
ricevino  solamente  per  il  valore  seguente  cioè: 

La  Moneta  di  Venezia  della  grandezza  d'un  Testone, 
che  abusivamente  si  valuta  bolognini  quindici  si 
prenderà  per boi.  13.   — 

Quella  della  grandezza  d'un  Paolo  con  due  Rosette,  che 

si  valuta  bolognini  sette,  e  mezzo,  per      ....  boi.     6.     6 

Quella    della  grandezza    di    un    mezzo    Paolo    con  una 

Rosetta  sola,  che    si  valuta    bolognini    cinque,  per  boi.     4.     4 

Un'altra    simile  più  piccola  senza    alcuna  Rosetta,  che 

si  valuta  bolognini  due,  e  mezzo,  per boi.     2.     2 

Altra  simile,  che  si  valuta  bolognini  due,  per  .  .  .  boi.  i.  8 
Quella  pure  dì  Venezia  colli  numeri  imperiali  XII,  che 

si   valuta    bolognini  sei,   per boi.     5.     2 

Altra  colli  numeri  Vili,  che  si  valuta  bolognini  quattro, 

per boi.  3.     4 

Il  Marchetto,  che  corre    a  quattrini  tré,  per     ....  boi.  —  d.  4 

La  lira  di  Mantova,  che  si  valuta  bolognini  cinque,  per  boi.  4.     4 

La  metà,  che  si  valuta  bolognini  due,  e  mezzo,  per     .  boi.  2.      2 

Un'  altra    detta  Cavalotto,  che  si  valuta  bolognini  due, 

e  mezzo,  per boi.     2,     2 


556  FRANCESCO   MALAGUZZI 


La  Pezzetta  di  Piemonte,  che  si  valuta  bologninì  cinque, 

per • boi.    4.     4 

Le  Petizze  di  Germania  di  varie  Zecche,  che  si  spen- 
dono bolognini  quindici,  per boi.  13.   — 

Le  Argentine   di   Francia,  che    si  valutano  lire  due,  e 

soldi   cinque,  per lire    2.   — 

E  li  suoi  Spezzati  a  proporzione. 

Non  ostante  però  la  presente  tolleranza  vuole,  e  comanda 
col  consenso  come  sopra,  s'intenda  assolutamente  proibito 
il  dare  alle  Maestranze,  ed  agli  Operar]  le  loro  mercedi,  sia 
in  tutto,  sia  in  qualunque,  ancorché  piccola  parte,  in  Monete 
delle  specie  suddette,  e  di  quelle  si  dirà  in  appresso;  volendo 
l'Eminenza  Sua  Reverendissima,  che  quanto  alle  mercedi 
dovute  alle  Maestranze,  e  agli  Operarj  le  specie  suddette 
siano  sino  da  ora  totalmente  proibite;  siccome  pure  dichiara 
col  consenso  come  sopra,  non  essere  lecito  a  chi  che  sia  in 
vigore  della  presente  tolleranza  l'intrudorre  in  questa  Lega- 
zione qualsivoglia  quantunque  minima  quantità  delle  suddette 
Monete,  restando  tale  introduzione  intieramente  vietata,  e 
soggetta  alle  antiche  proibizioni,  e  a  quelle  in  questo  Bando 
rinnovate. 

Avendo  ancora  l'Eminenza  Sua  considerato  il  grave 
danno,  e  pregiudizio,  che  proviene  tanto  al  Pubblico,  che  al 
Privato  dallo  spendersi  le  Monete  calanti,  e  strozzate,  come 
se  fossero  di  giusto  peso,  onde  le  Persone  meno  esperte,  ò 
povere  restano  ingannate,  e  non  giustamente  soddisfatte 
ricevendole,  oltre  poi  la  considerazione,  che  tale  ingiusta 
pratica  produce  la  perdita  delle  buone  valute  di  giusto  peso, 
le  quali  dal  malizioso  monopolio  di  alcuni  si  mandano  altrove 
per  cambiarle  nelle  calanti,  e  spenderle  con  illecito  guadagno 
in  questa  Legazione,  e  volendo  togliere,  tal  disordine,  ed 
altri,  che  ne  provengono,  e  potrebbero  farsi  maggiori  ulte- 
riormente tollerati.  Quindi  è,  che  l'Eminenza  Sua  con  parti- 
cipazione  come  sopra,  uniformandosi  alle  Provisioni  altre 
volte  sopra  ciò  fatte,  Comanda,  e  proibisce  l' introdurre,  e 
spendere  tanto  ne  Banchi  pubblici,  quanto  ne  contratti,  e 
spenderle  private,  ed  in  ogni,  e  qualunque  pagamento  Mo- 
nete d'oro,  o  d'argento  calanti,  strozzate,  logore,  dichiarando, 
che  per  tale  s'intenda  ogni  specie  d'oro  calante  dal  suo  giusto 
peso,  e  quelle  d'argento,  che  sono  esorbitantemente  calanti, 
strozzate,  e  logore  :  le  quali  Monete  esorbitantemente  calanti 


LA   ZECCA    DI   BOLOGNA   •    DOCUMENTI  557 

l'Eminenza  Sua  col  consenso,  e  participazione  come  sopra 
dichiara  bandite,  e  proibite  non  solo  a  spendersi,  e  riceversi, 
ma  ancora  a  ritenersi  in  qualunque  modo  presso  di  sé,  e 
però  ordina,  e  comanda  a  qualsivoglia  Persona  di  qualunque 
grado,  e  condizione  niuna  eccettuata,  la  quale  si  ritrovasse 
avere  tal  sorta  di  Monete  esorbitantemente  calanti  il  doverle 
portare,  o  mandare  alla  pubblica  Zecca  di  questa  Città,  ove 
dal  Zecchiere,  che  dovrà  tagliarle,  gli  sarà  pagato  il  giusto 
valore  delle  Monete,  secondo  l'intrinseco  di  fino,  che  si  tro- 
veranno contenere  al  prezzo  corrente. 

Tutto  ciò  sotto  pena  alli  contraventori,  ed  in  ogni  caso 
di  contravenzione  ad  alcuna  delle  cose  come  sopra  coman- 
date, ed  ordinate  della  perdita  della  Moneta,  e  di  altrettanta 
somma  da  applicarsi  per  un  terzo  alla  Camera,  per  un  terzo 
all'Accusatore,  e  per  l'altro  terzo  alla  pubblica  Zecca,  e  sotto 
altre  pene  anche  corporali  secondo  la  qualità  de'  casi  ad 
arbitrio  di  Sua  Eminenza. 

Finalmente  col  consenso,  come  sopra,  ordina,  e  comanda 
a  tutti  li  Banchieri,  Cambiatori,  Mercanti,  Negozianti,  Orefici, 
Argentieri,  Pomari,  Lardaroli,  Osti,  Locandieri,  Stallatichieri, 
Gabellini,  Capitani,  ed  altri  Uffiziali  delle  Porte  della  Città, 
e  Porto  Naviglio  il  tener  afiìsso  il  presente  Bando  a  vista 
di  tutti. 

Avverta  perciò  ciascheduno  ubbidire  prontamente,  perchè 
si  procederà  irrimissibilmente  all'esecuzione  delle  sopradette 
pene;  Volendo,  che  questo  Bando  affisso,  che  sia  ne'  luoghi 
soliti,  obblighi  come  se  fosse  personalmente  ad  ogni  uno 
intimato  tanto  nella  Città,  quanto  nel  Contado,  e  Legazione, 

Datum  Bononiae  hac  die  8  Julii   1768. 

I.  Boncompagni  Ludovisi  Pro-Legato. 

Ludovicus  Segni  Vex.  Just. 

FuLvius  Bentivoglio  Assumptus. 

JoANNES  Franciscus  Aldrovandus  Assumptus. 

Joseph  Angelelli  Assumptus. 

Joseph  Manfredus 
Illustrissimorum,  &  Excels.  Officinae  Monetariae  Praefect.  a  Secret. 

(Zecca,  Bandi). 


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Un  piccolo  ripostiglio  a  Ronago 


(Noterella  di  Numismatica  ispano-milanese) 


La  scorsa  estate,  a  Ronago  in  provincia  di  Como,  nel  de- 
molire una  vecchia  casa  colonica  di  proprietà  della  Sig/  M.  N. 
Ved.  A.,  fu  scoperto,  sotto  il  pavimento  d'una  stanza,  un 
minuscolo  tesoretto  di  poche  monete  d'argento  con  una  d'oro, 
ravvolte  in  un  pezzo  di  tela  consunto  e  che  cadeva  in  pol- 
vere. Il  nascondimento  del  tesoretto  dovrebbe  risalire  ai 
primissimi  anni  del  sec.  XVII,  perchè  le  monete  più  recenti 
che  lo  compongono  sono  del  1611  e  appaiono  fresche  affatto 
di  conio. 

Questo  piccolo  ripostiglio  consta  di  soli  nove  pezzi,  cioè 
di  sette  monete  milanesi,  una  di  Venezia  e  una  di  Genova. 
Le  due  ultime  sono  una  mezza  ghistina  maggiore  del  doge 
Nicolò  da  Ponte  (1578-85),  con  le  iniziali  p  e;  e  una  doppia 
dei  dogi  biennali,  che  qui  incidentalmente  descrivo  perchè 
costituisce    una  varietà  del    N.  1294  delle   Tavole  genovesi: 

Oro.  Doppia  (grammi  6.700). 
D.  —  +  Dvx  *  ET  *  gvb'  *  REip'  *  gen'  *  1595-  Solito  tipo. 

R.    —    +  CONRADVS   *    II   *    RO'   *    REX   *    I   *    V   *    SolltO    tlpO. 

Le  monete  milanesi  appartengono  tutte  a  Filippo  III  di 
Spagna,  e  consistono  in  sei  diicatoni  d'argento,  dell'anno  1608, 
e  in  un  mezzo  ducatone.  Queste  monete  non  sono  rare,  ma 
neppur  comunissime;  ad  ogni  modo,  il  ripostiglio  di  Ronago, 
per  quanto  esiguo,  può  arrecare  un  modesto  contributo  alla 
Numismatica  milanese. 


560  SOLONE   AMBROSOLl 


Infatti,  del  ducatone  del  1608,  i  Sigg.  Gnecchi,  nella  loro 
opera  a  tutti  nota,  registrano  ben  nove  varietà  (otto  nel 
testo  e  una  nel  Supplem.);  eppure,  dalla  descrizione  qui 
appresso  si  vedrà  che  il  ripostiglio  ce  ne  fornisce  altre  va- 
rietà, o  almeno  sottovarietà  perfettamente  determinabili. 

Arg.  Ducatone  (grammi  32.000). 

D.  —  PHiLippvs  III  REx  HisPANi.  Busto    corazzato  e  radiato,   a   dr. 

Sotto  al  busto,  1608. 
R.  —  MEDiOLANi  Dvx  ET  c.  Arme  ornata  e  coronata. 

Gn.  17.  Nuova  sottovarietà,  senza  interpunzione  nella 
leggenda  del  rovescio. 

Arg.  Ducatone  (gr.  32.000). 

D.  —  PHiLippvs  III  REX  HisPAiN.  Busto  comc    sopra.  Sotto  al  busto, 

1608. 
R.  ^—  MEDiOLAN  .  DVX  ,  ET  .  c.  Amie  c.  s. 

Heiss,  voi.  Ili,  tav.  162,  n.  22  (Cfr.  Gn.  18). 

Arg.  Ducatone  (gr.  31.900). 

D.  —  PHiLippvs  ni  REX  HisPAN.  Busto  c.  s,  Sotto  alla  spalla,  1608. 
R.  —  MEDioLAN .  .DVX,  ET.  e.  Arme  e.  s. 

Nuova  sottovarietà  del  precedente. 

Arg.  Ducatone  (gr.  31.900). 

D.  —  PHiLippvs  III  REX  HisPANiA.  Busto  c.  s.  Sotto  al  busto,  1608. 
R.  —  MEDiOLANi  DVX  ET .  c .  Arme  e.  s. 

Gn.  23.  Sotto  varietà,  già  nota,  senza  interpunzione  nella 
leggenda  del  diritto. 

Arg.  Ducatone  (gr.  31.950), 

D.  —   PHiLiPvs  III  REX  HisPANi.  Busto  c.  s.  Sotto  al  busto,  1608. 
R.  —  DVX .  MEDiOLANi .  ET  c  .  Arme  e.  s. 

Nuova  varietà,  per  la  grafia  philipvs;  e  perchè  l'arme 
non  è  terminata  superiormente  da  una  linea  orizzon- 
tale ma  finisce  in  punta  come  in  un  altro  ducatone 
pubblicato  dallo  Heiss,  1.  e,  n.  21. 

Arg.  Ducatone  (gr.  31.900). 

D.  —  PHILIPP  .  III.  REX  .  HisPANiA.  Busto  c.  s.  Sotto  alla  Spalla,  1608. 
R.  —  MEDioLANi .  DVX  .  ET  .  c.  Arme  come  nell'esemplare  precedente. 
Gn.  Supplem.,  6. 


UN    PICCOLO    RIPOSTIGLIO    A    RONAGO 


561 


Così  pure,  del  mezzo  ducatone  (eh' è  più  raro  dell'intiero), 
dell'anno  161  r,  i  Sigg.  Gnecchi  registrano  sei  varietà,  e 
anche  per  esso  il  piccolo  ripostiglio  di  Ronago  ce  ne  offre 
una  nuova: 

Arg.  Mezzo  ducatone  (gr.  16.000). 

D.  —  .  PHILIPP  .  MI  REX  HisPANiA.    Busto    corazzato  e   radiato,  a  dr. 

Sotto  alla  spalla,  1611. 
R.  —  MEDiOL  .  Dvx  .  ET  (in  Hcsso).  c  .  Arme  ornata  e  coronata. 

Cfr.  Gn.  26-27. 

Anche  per  la  monetazione  ispano-milanese  sarebbe  quindi 
il  caso  di  ripetere  ciò  che  ebbi  già  a  dire  altrove,  a  proposito 
del  Supplemento  pubblicato  nel  1894  dagli  egregi  Sigg.  Gnec- 
chi al  loro  libro,  riferendomi  alle  monete  sforzesche  (i).- 

Innanzi  di  chiudere  questa  nota,  ne  approfitto  per  fare 
un'osservazione,  di  natura  araldica,  ma  forse  non  priva 
d'interesse  anche  pei  numismatici.  Si  è  che  durante  il  regno 
di  Filippo  III  vediamo  apparire  per  la  prima  volta,  inquar- 
tata sulle  nostre  monete,  l'aquila  col  "  volo  spiegato  „,  ossia 
ad  ali  interamente  aperte  ed  alzate;  mentre  prima  è  sempre 


(i)  "....  In  questo  Supplemento  gli  Autori  hanno  tenuto  conto  con 
"  maggior  cura  anche  delle  varietà  che  sono  costituite  da  semplici  dif- 
"  ferenze  grafiche.  In  tale  campo  vi  sarebbe  però  ancor  molto  da  spi- 
"  gelare,  anzi  da  mietere;  per  parte  nostra,  p.  es.,  possiamo  dire  che 
"  avendo  avuto  occasione  recentemente  di  esaminare  un  ripostiglio 
"  composto  in  massima  parte  di  trilline  del  periodo  sforzesco,  vi  abbiamo 
"  trovato  un  nugolo  di  varietà  secondarie,  caratterizzate  da  differenze 
"  minute  se  si  vuole,  ma  pur  sempre  tali  da  costituire  altrettanti  conii 
"  diversi,  perfettamente  distinti. 

"....  Crediamo  che  riprendendo  in  esame  la  monetazione  milanese.... 
"  ne  uscirebbe  un  numero  stragrande  di  tali  varietà  grafiche;  dimodoché 
"  si  aggiungerebbe  un  copioso  materiale  a  quello  che  i  benemeriti 
"  Autori  hanno  raccolto  in  attesa  di  una  nuova  edizione.  „ 

{Archivio  Storico  Lombardo,  serie  terza,  voi.  II,  anno  XXI,  1894; 
-  a  pag.  412-13). 

73 


562  SOLONE    AMBROSOLI 


col  "  volo  abbassato  „,  cioè  ad  ali  semiaperte  e  pendenti  (2). 
Le  due  forme  continuano  promiscue  sotto  i  regni  successivi, 
sinché  ai  tempi  di  Maria  Teresa  vediamo  che  l'aquila  a  "  volo 
spiegato  „    prevale  definitivamente    sulla    forma    più  antica. 


Solone  Ambrosoli. 


(2)  L'unica  eccezione,  ch'io  mi  sappia,  sarebbe  costituita  dal  duca- 
tane  di  Filippo  II  pubblicato  dallo  Heiss  al  n.  22  della  tav.  158  (cfr. 
Gnecchi,  n.  50);  ma  si  tratta  di  una  moneta  conosciuta  soltanto  per  un 
rozzo  disegno,  a  leggende  scorrette,  tolto  da  una  tariffa  d'Anversa. 


BIBLIOGRAFIA 


LIBRI   NUOVI   E  PUBBLICAZIONI. 

\d.  Iloliu,  Gescliichte  des  sicilischen  Munzwesens  bis  zur  Zeit  des 
Aiigtistus;  appendice  al  III  voi.  della  Geschichte  Siciliens  im 
Alterthum,  pag.  543-741,  con  Vili  tav.  in  eliot.;  Leipzig,  1898. 

Il  chiarissimo  autore  della  Storia  della  Sicilia  ha  voluto 
completare  la  grande  opera  sua  con  uno  sguardo  sommario 
alla  monetazione  dell'Isola,  dalle  origini  fino  al  tempo  d'Au- 
gusto. Quasi  ad  ogni  pagina  dei  tre  grossi  volumi  e  nelle 
numerose  e  dotte  osservazioni  che  li  accompagnano,  l'Holm 
aveva  fatto  continui  richiami  alle  monete  siciliane,  descritte 
ed  illustrate  nelle  opere  dell' Imhoof-Blumer,  del  Six,  del 
Friedlander,  del  Von  Sallet^  ecc.,  accettando  e  talora  comple- 
tando le  loro  vedute  con  una  va§ta  e  profonda  conoscenza 
della  Storia  della  Sicilia,  frutto  di  uno  studio  coscienzioso 
delle  fonti  classiche.  Alla  lunga  preparazione  scientifica  l'A. 
accoppiò  una  pratica  conoscenza  dei  monumenti  numismatici, 
acquistata,  fin  dal  1863,  con  lo  studio  della  collezione  pub- 
bhca  di  Parigi,  donde  gh  venne  l'idea  di  questo  manuale, 
{Gesch.  Sic,  voi.  Ili,  Vorrede,  p,  VI)  ed  ancor  meglio  in  se- 
guito, con  Io  studio  delle  due  collezioni  private  dell'Imhoof- 
Blumer  e  del  Six  (p.  546),  ai  quali  ha  dedicato  questo  terzo 
volume. 

Il  metodo  seguito  dall'Holm  in  questo  lavoro,  se  non  è 
nuovo,  è  assai  lodevole  per  altro.  Non  fa,  come  l'Head,  la 
storia  delle  singole  zecche,  ma,  stabiliti  dei  periodi  in  rap- 
porto alla  storia  civile,  politica  e  alla  storia  dell'arte,  in 
ciascuno  descrive  le  monete  che  furon  coniate  dalle  diverse 
città  entro  i  limiti  del  tempo  che  esso  abbraccia,  riferendo, 
se  il  caso  lo  richiede,  quel  che  riguarda  il  loro  sistema  mo- 
netale, l'interpretazione  dei  tipi,  la  paleografia  delle  iscrizioni, 
il  valore  storico.  Con  questo  metodo   fu   condotto  il  lavoro 


564 


BIBLIOGRAFIA 


del  Friedlander  e  del  Von  Sallet,  che  s'intitola  "  das  Kònig- 
liche  Munzkabinet  „  e  che  si  estende  anche  alle  monete 
della  Grecia  propria  e  dell'Asia  Minore.  Tutti  i  lavori  di 
Numismatica  siciliana  o  si  limitano  a  zecche  speciali  o,  pur 
essendo  d'indole  generale,  trattano  partitamente  le  moneta- 
zioni delle  città,  lasciando,  a  chi  studia,  il  fastidioso  compito 
di  rifarsi  nella  mente  le  diverse  serie  monetali,  se  mai  gli 
occorra  di  mettere  a  confronto  monete  di  città  diverse,  co- 
niate nello  stesso  periodo  di  tempo  (pag.  549). 

Ma  non  è  questo  l'unico  né  il  maggior  pregio  del  libro. 
Il  trattato  di  numismatica  siciliana ,  compreso  nel  manuale 
dell'Head,  non  soddisfa  più  lo  studioso,  obbligato  a  ricorrere 
ogni  tanto  ai  lavori  speciali,  che  hanno  apportato  un  nuovo 
ed  abbondante  contributo  di  osservazioni.  Lo  stesso  aureo 
libro  dell'  Head  sulle  monete  di  Siracusa  non  è  più  al  cor- 
rente della  scienza,  dopo  i  poderosi  lavori  dell' Evans,  che 
sorvolò  di  gran  tratto  i  vecchi  lavori,  per  quanto  eccellenti, 
del  Von  SaWet  (Ki'msflerinschr.  auf  griech.  Mùnz.  Berlin  187 1), 
del  Weil  [Kunst.  auf  sicil.  Munz.  Berlin  1884)  e  di  altri.  Accade 
per  la  Numismatica  quel  medesimo  che  accade  per  le  altre 
discipline,  E  così  rapido  il  progresso  degli  studi,  che  basta  un 
decennio,  perchè  un  libro  sia  considerato  già  vecchio  e  si  senta 
il  bisogno  di  un  libro  nuovo  che  metta  lo  studioso  al  corrente 
della  scienza.  Dal  1887,  anno  in  cui  venne  alla  luce  il  ma- 
nuale dell'Head,  fino  ad  oggi,  abbiamo  avuto  diversi  lavori 
sulle  monete  della  Sicilia,  più  o  meno  estesi,  i  quali  aprirono 
il  campo  a  nuovi  raffronti  e  a  nuove  discussioni  (i).  Il  com- 
pito di  raccogliere  i  risultati  di  tanti  studi    speciali,    fatti  in 


(i)  Imhoof-Blumer,  Zur  Munzktmde  Grossgriechenlands,  ecc.,  1887 
(non  citato  dall' Head);  Salinas,  Ripostiglio  siciliano  di  loi  pezzi  di 
moneta  antica  d'argento,  ecc,  (Notizie  degli  Scavi)  1888,  p.  295;  Kinch, 
Die  Sprache  der  Sicilischen  Elymer  (Zeitschr.  f.  Num.)  1888,  p,  187  segg 
Evans,  The  Horsemen  of  Tarentum,  1889;  Meister,  Berlin.  Philolog 
Wochenschr.  1890,  p.  672  e  Philologus  N.  F.  ITI;  Evans,  Syracusan  Me^ 
dallions,  1892;  Weber,  Oh  some  unpublished  or  rare  greek  coins  (Num 
Chron.)  1892;  Seltmann,  Ueber  einige  Milnzen  von  Himera  fZeitschr.  f. 
Num.)  1893,  p.  165-182;  Kinch,  laton  (in  Zeitschr.  f.  Num.)  1893,  p.  135 
143;  Evans,  Contributions  to  Sic.  num.  (Num.  Chron.)  1894;  Babelgx 
Études  sur  les  monn.  primit.  d'Asie  Mineure  (Rev.  Num.)  1894,  P-  278- 


BIBLIOGRAFIA  565 


quest'ultimo  decennio,  non  altri  poteva  imporselo  con  mag- 
gior competenza  che  l'Holm,  il  cui  libro  nelle  modeste  in- 
tenzioni di  lui  dovrebb'essere  un  commento  alla  Storia  della 
Sicilia,  ma  in  realtà  è  un  manuale  completo  di  Numismatica 
siciliana,  condotto  secondo  il  metodo  moderno.  "  Unsere 
Arbeit  „,  egli  dice,  "  soli  vor  Allem  ein  Commentar  zur 
Geschichte  Siciliens  sein ,  sowie  in  zweiter  Linie  eine 
Anwendung  der  heutigen  numismatischen  Wissenschaft  auf 
die  Kenntniss  der  Miinzen  Siciliens  „    (pag.  546). 

Premessa  una  parte  generale,  dove  discorre  dell'impor- 
tanza che  ha  la  Numismatica  siciliana  dal  punto  di  vista 
della  Storia  dell'  arte,  del  metodo  onde  bisogna  studiarla, 
della  metrologia,  della  epigrafia,  passa  alla  divisione  in  undici 
periodi,  accennando  alla  impossibilità  di  conciliare  perfetta- 
mente in  tale  divisione  i  periodi  della  storia  dell'arte  con 
quelli  della  storia  civile  e  politica.  E  qui  giova  notare  che 
r  aver  diviso  tutta  la  monetazione  della  Sicilia  in  undici 
periodi,  quando  l' Head  l'aveva  invece  ripartita  in  otto,  è 
indizio  di  una  maggiore  sicurezza  nello  assegnare  i  hmiti 
cronologici  alle  monete,  per  modo  che  la  data  di  esse,  e 
propriamente  di  quelle  comprese  tra  il  500  e  il  200,  potrà 
oscillare  al  piii,  come  osserva  l'A.,  entro  i  limiti  di  venti 
anni  (pag.  545). 

A  coloro  i  quali  trovassero  un  po'  troppo  estesa  la  parte 
generale  del  trattato,  vuoisi  far  notare  che  l'Holm  ebbe  in 
animo  di  fare  opera  di  tal  natura,  che  possa  stare  da  se  e 
che  non  obblighi  lo  studioso  a  ricorrere  ai  trattati  generali. 

Dei  primi  due  periodi  ci  siamo  beli' e  sbrigati  in  poche 


288;  Cabrici,  Topografia  e  Numismatica  dell'antica  Imera  e  di  Terme 
(Atti  d.  Reale  Accad.  di  Arch.  Lett.  e  Belle  Arti,  Napoli,  1894,  e  Riv. 
ital.  di  Numism.,  1894);  Evans,  Numism.  ligths  on  the  Sicily  0/  Timoleon, 
nel  Frkeman,  History  of  Sicily  IV,  349-355  con  i  tav.  di  monete;  T. 
Reinach,  Les  métaux  monétaires  dans  la  Sicile  grecque  (Rev.  Num.)  1895  ; 
Evans,  Contributions  io  Sic.  Num.  (Num.  Chron.)  1896;  Seltmann,  Suppo- 
sedsigns  ofvalue  on  early  coins  of  Himera  (Num.  Chron.)  1897;  Macdonald, 
The  legend  iaton  on  coins  of  Himera  (Num.  Chron.)  1898;  Seltmann, 
Prototypes  monétaires  siculo-grecs  (Riv.  ital.  di  Num.  e  scienze  affini, 
fase.  HI,  p.  333-368)  1898.  Queste  tre  ultime  memorie  sono  posteriori 
alla  pubblicazione  dell' llolm. 


566  BIBLIOGRAFIA 


parole:  prima  perchè  non  sono  abbondanti  i  tipi  monetali,  poi 
perchè  non  vi  è  incertezza  di  attribuzione,  la  quale  si  mani- 
festerà nei  periodi  successivi.  Nel  primo  l'A.  compendia  in 
maniera  esauriente  la  questione  relativa  al  sistema  monetale 
delle  colonie  calcidiche  della  Sicilia  e  della  M.  Graecia;  parla 
poi  brevemente  del  sistema  monetale  di  Solone,  adottato 
dalle  colonie  doriche  verso  la  metà  del  VI  secolo;  non  con- 
viene coir  Head  nell'  assegnare  all'  età  dei  Gamori  le  prime 
monete  di  Siracusa,  che  secondo  l'Holm  cominciano  più  tardi, 
e  vuole  che  il  granchio  di  Agrigento  sia  da  considerarsi 
come  un  accenno  alla  posizione  della  città,  collocata  su  di 
un  monte  presso  il  mare. 

Nel  secondo  periodo ,  che  è  quello  della  tirannide  di 
Anassilao,  di  Gelone,  di  Terone,  di  Terillo,  ecc.,  e  che  va 
dal  500  al  461,  lo  storico  fa  capolino  e  con  uno  di  quegli 
sguardi  comprensivi  che  emergono  da  una  conoscenza  pro- 
fonda dei  fatti  storici,  stabilisce  un  principio  generale  che 
giustifica  la  presenza  di  certe  monete  in  questo  periodo. 
L'Holm  procede  così  nel  suo  ragionamento  :  i  tipi  delle  mo- 
nete che  hanno  i  caratteri  dell'arte  di  quest'epoca  rivelano 
rapporti  fra  diverse  città  dell'Isola;  ma  tali  rapporti  solo  in 
questa  età  dei  Tiranni  sono  storicamente  ammissibili;  dunque 
non  v'  è  dubbio  di  sorta  che  tali  monete  appartengano  ad 
essa.  Citiamo  qualche  esempio:  due,  dice  l'Holm,  sono  le  sfere 
d' influenza  politica  nella  Sicilia  durante  1'  età  dei  Tiranni, 
rappresentate  dalle  città  di  Siracusa  e  d'Agrigento:  l'una 
estende  la  propria  influenza  sulle  città  dell'oriente,  l'altra  su 
quelle  dell'occidente.  Con  la  prevalenza  dell'una  si  spiega 
il  leone  di  Leontini  nell' esergo  dei  Damaretei,  il  che  deve 
intendersi  come  un  privilegio  accordato  da  Siracusa  a  questa 
città;  con  la  prevalenza  dell'  altra  si  spiega  il  granchio 
d'Imera,  di  Erice,  di  Motye. 

Respinta,  ed  a  ragione,  la  data  del  488  che  l'Evans  andò 
ad  assegnare,  non  sappiamo  perchè,  ai  più  antichi  tetradrammi 
di  Siracusa  con  la  biga,  mentre  Gelone  in  quell'anno  non 
era  ancora  padrone  di  questa  città,  l'A.,  passa  ad  una  serie 
di  preziose  osservazioni  sulle  monete  di  Zankle,  dai  tipi 
.samii,  che  noi  tralasciamo  per  venir  subito  al  tetradramma 
dal  tipo  del  "  dio  che  lancia  il  fulmine  „ ,  unico  nella  collezione 


I 


BIBLIOGRAFIA  567 


del  fu  Barone  von  Hirsch.  I  caratteri  di  arte  avanzata,  fra 
il  460  e  il  450,  non  si  possono  conciliare  con  la  leggenda 
Zanklaion  che  permette  di  collocarlo  al  piìi  tardi  nell'anno  476. 
L'Evans  conciliò  questi  dati  contrari,  supponendo  che  verso 
la  metà  del  V  secolo  sia  avvenuta  una  rivoluzione  in  Mes- 
sana,  in  seguito  alla  quale  gli  Zanclei  abbiano  ripreso  il  loro 
antico  nome  ed  impresso  sulle  monete  l'immagine  di  Zeus 
o  Poisedon,  in  un  atteggiamento  che  non  è  proprio  dell'arte 
monetale  siciliana,  ma  di  quella  della  Magna  Graecia,  pren- 
dendo a  modello  il  Nettuno  di  Posidonia  e  l'Apollo  di  Cau- 
lonia  delle  monete  contemporanee.  Molto  pili  convincente 
parmi  la  spiegazione  dell' Holm.  Egli  rileva  felicemente  col 
Gardner  la  somiglianza  tra  questa  figura  e  quella  dello  Zeus 
Itomate  di  Messene,  ed  è  condotto  con  ragione  ad  ammettere 
che  Anassilao  venuto  a  Zankle  abbia  fatto  imprimere  la  figura 
del  dio  della  sua  patria  sopra  alcune  delle  sue  monete, 
concedendo  agli  Zanclei  di  segnarvi  il  loro  nome  primitivo. 
Questa  immagine  del  dio  appare  pili  tardi  sulle  monete  di 
Messene.  Tale  spiegazione  non  ci  obbliga  a  far  ricorso,  come 
vorrebbe  l' Evans,  ad    una  rivoluzione,  di   cui  la  storia  tace. 

Dei  trent'anni  trascorsi  dal  461  al  430,  l'Holm  forma  il 
suo  terzo  periodo  che  s'arresta  al  primo  apparire  della  grande 
arte  monetale.  Per  quanto  breve,  altrettanto  è  ricco  di  pro- 
blemi ardui  questo  periodo,  fra'  quali  occupa  il  primo  posto 
la  critica  che  egli  fa  al  Kinch  e  al  Meister  circa  la  inter- 
pretazione della  leggenda  lEfEITAIIK  nelle  sue  varie  forme, 
che  quelli  tentaron  di  leggere  ^EyeaTa'Ci-/!  o  ^sysTTaSr/i  ;  accenna 
alla  interpretazione  di  Zi[i  per  div.  e  alla  possibilità  che  le 
lettere  di  questa  leggenda  sien  lettere  licie,  come  sospetta 
il  Six.  Ma  ad  onta  che  questi  conforti  la  sua  ipotesi  con  ra- 
gioni storiche,  non  può  negare  che  sia  molto  artificiosa. 

A  proposito  del  tetradramma  di  Gela,  dal  tipo  della 
20ZIP0AIZ,  ci  saremmo  aspettati,  giacché  THolm  è  così  lode- 
volmente minuzioso  nei  riscontri,  qualche  accenno  alla  so- 
miglianza tra  questa  figura  e  quella  della  ninfa  Himera  sulle 
monete  della  città  omonima.  L'atteggiamento  delle  due  figure 
col  braccio  sinistro  sollevato  e  con  la  mano  aperta,  la  testa 
rivolta  a  sinistra  e  più  specialmente  la  capigliatura,  rendono 
possibile  un  tale  confronto,  anzi,  a  mio   credere,   addirittura 


568  BIBLIOGRAFIA 


una  dipendenza  del  tipo  della  Sosipolis  da  quello  della  ninfa 
Imera  in  generale,  e  segnatamente  dei  tetradrammi  imeresi 
più  abbondanti  che  van  collocati  fra  il  450  e  il  415.  (Cabrici, 
Top.  e  Num.  dell'antica  Imera,  ecc.  Tav.  Vili,  n.  i  e  2). 

La  relazione  dal  punto  di  vista  dell'arte  agevola,  secondo 
me,  la  identificazione  della  divinità  espressa  nel  tipo  della 
Sosipolis.  È  lecito  almeno  supporre  che  l' artista  di  Gela 
sia  stato  indotto  ad  imitare  la  figura  delle  monete  imeresi 
dall'affinità  che  intercedeva  fra'  concetti  delle  due  divinità. 
Se  questa  è  senza  dubbio  la  ninfa  nella  quale  si  personifica 
la  città  e  che  presiede  alle  calde  sorgenti  d' Imera,  quella 
sarà  la  ninfa  protettrice  di  Gela,  come  suona  la  parola  stessa 
Sosipolis,  o,  come  crede  l'Usener  {Gotieniamcn,  pag.  174), 
"  Begriff  der  gemeinen  Wohlfahrt,  als  Gòttin  gefasst  „, 

Quella  parte  destinata  alla  interpretazione  della  imma- 
ginaria leggenda  lATON  dev'esser  soppressa.  Di  questa  pa- 
rola che  rUgdulena  sognò  di  leggere  su  talune  monete  d'Imera 
in  quella  sua  memoria,  tanto  discussa  e  demolita,  non  rimane 
sugli  esemplari  conosciuti  che  . .  TO .  e  su  di  uno  soltanto  .  .TO^, 
come  ha  dimostrato  dopo  un  paziente  esame  il  Macdonald 
nel  suo  recente  scritto  pubblicato  dopo  il  libro  dell' Holm,  dal 
titolo  The  legend  lATON  on  coins  of  Himera  (Num.  Chron.  1898). 
Nel  rifare  il  catalogo  delle  monete  appartenenti  alla  colle- 
zione Hunter,  il  numismatico  inglese  s'abbattè  in  un  didrammo, 
non  edito  dal  Combe,  sul  quale  leggesi  senza  sforzo  S3T0I. 
Generatosi  in  lui  il  sospetto,  ristudiò  uno  per  uno  i  nove 
esemplari  che  si  conoscono  con  tale  leggenda,  ed  arrivò  alla 
conclusione  che  la  leggenda  tarov,  cotanto  discussa  finora, 
non  è  che  un  mito,  e  che  bisogna  leggere  in  sua  vece  qiTOI. 
Qui  si  arresta  il  Macdonald,  ma  io  credo  che,  con  lo  stabi- 
lire la  lettura  esatta,  abbia  dischiuso  il  campo  ad  una  discus- 
sione intorno  al  valore  di  quella  parola.  Poiché  finora  cono- 
scevansi  soltanto  didrammi  con  questa  leggenda,  la  quale 
erasi  ritenuta  con  l' Imhoof-Blumer  un  attributo  riferibile  alla 
ninfa  che  sacrifica.  Ma  ora  questo  epiteto  risale  fino  alle  mo- 
nete col  gallo,  di  molto  anteriori  alla  creazione  del  tipo  della 
ninfa;  sicché  bisognerà  riferirlo  ad  Ercole,  come  io  credo 
(Gabriel,  o.  e.  pagg.  55-56)  o  ad  Asklepios,  cui  si  riferisce 
il  gallo  delle  prime  monete. 


BIBLIOGRAFIA  569 


Siamo  COSÌ  arrivati  al  principio  della  grand' arte  mone- 
tale siciliana,  di  cui  l'A.  parla  con  quella  coscienza  che  gli 
viene  dall'  esser  padrone  della  materia.  La  sua  esposizione 
chiara  ci  dà  un  concetto  preciso  e  abbastanza  completo  di 
quel  che  si  è  detto  finora,  intorno  all'attività  artistica  dei 
grandi  maestri  del  conio,  dal  Von  Sallet,  dal  Weil,  dall'Head 
ed  ultimamente  dall'Evans.  L'A.  si  limita  ad  esporre  sempli- 
cemente le  teorie  di  quest'ultimo;  se  non  che  discorda  da 
lui  nel  determinare  il  principio  di  quest'arte  magnifica, 

L'Evans  le  assegna  il  440  per  un  raffronto  che  stabilisce 
fra  la  quadriga  delle  monete  di  Eumenes  e  Sosion  e  la  qua- 
driga di  alcuni  stateri  d'oro  di  Cirene.  L'Holm  non  può  am- 
mettere tale  riscontro,  perchè  questi  stateri  di  Cirene  li  crede 
del  280,  e  per  altra  via  giunge  ad  un  risultato  alquanto  di- 
verso. Egli  osserva  che  fra  le  undici  città  della  Sicilia,  che 
accolsero  l'elemento  greco,  l'unica  nella  quale  non  si  riscon- 
trano tracce  di  quest'arte,  laddove  in  tutte  le  altre  o  diret- 
tamente o  indirettamente  si  manifesta ,  è  Leontini.  Ma  noi 
sappiamo  che  questa  città  verso  la  fine  del  V  secolo  versava 
in  gravi  strettezze,  tanto  che  nel  427  dovè  fare  ricorso  ad 
Atene.  In  tale  stato  di  decadimento  non  poteva  colà  trovare 
un  terreno  favorevole  l'arte,  perchè  essa  vive  e  fiorisce  sol- 
tanto dov'è  libertà  e  benessere.  Dunque  verso  quel  tempo 
o  poco  prima  dobbiamo  segnare  il  principio  della  grand' arte 
monetale  siciliana.  La  data  più  probabile  gli  pare  il  430. 

Un  altro  punto  oscuro  della  Numismatica  siciliana  è  rap- 
presentato dalla  numerosa  serie  delle  monete  punico-sicule. 
L'Holm  non  avendo  come  classificarle,  le  dispone  in  tre 
gruppi;  nel  primo  pone  quelle  di  cui  si  conosce  la  leggenda 
e  il  luogo  di  emissione  ;  nel  secondo  quelle  di  cui  è  nota  la 
leggenda,  ma  ignoto  il  luogo  di  emissione  (tali  sono  le  mo- 
nete, coi  nomi  punici  Kartchadsat  e  Machanat);  nel  terzo 
quelle  con  la  leggenda  ziz,  di  cui  s' ignora  il  significato. 

Le  monete  del  primo  periodo  con  la  scritta  Ras  Melkart, 
in  caratteri  punici,  vengono  da  tutti  attribuite  ad  Heraclea 
Minoa,  come  credette  dapprima  l'Holm  {Gesch.  Sic.  II,  p.  478) 
contro  il  Bursian  che  le  attribuì  a  Cephaloedium;  ma  ora 
egli  accetta  questa  attribuzione  (pag.  673,  719). 

Sulle   monete   con    la    scritta   ziz  l'A.    ha  gettato    uno 

73 


57©  niBLlOGRAFIA 


sprazzo  di  luce  della  sua  dottrina.  E  la  veduta  è  davvero 
giusta;  perchè,  se  la  leggenda  punica  va  interpretata  nel 
senso  di  risplendente ^  non  può  avere  alcun  fondamento  storico 
l'attribuzione  di  esse  a  Panormus,  considerato  come  quartier 
generale  dei  Cartaginesi.  Più  esatto  pare  all'Holm  di  riferire 
quell'attributo  a  tutta  l'isola,  chiamata  dai  Cartaginesi,  per 
antonomasia,  la  Risplendente.  Ciò  non  pertanto  egli  ammette 
che  dapprima  queste  monete  siene  state  battute  a  Panormus, 
dipoi  nelle  città  dell'occidente,  imitandone  i  tipi  delle  monete 
pili  note.  Questa  coniazione  rivelerebbe  secondo  l'A.,  il  che 
mi  par  molto  verosimile,  l'esistenza  di  una  lega  di  città  sici- 
liane, contrarie  all'elemento  greco  dell'isola,  costituitasi  sotto 
la  protezione  di  Cartagine. 

Negli  ultimi  sette  periodi  l'A.  segue  l'esposizione  della 
materia,  di  pieno  accordo  con  l'Head;  ma  in  qualche  punto 
se  ne  discosta,  come,  ad  esempio,  nell'attribuire  all'età  di 
Dione,  non  già  a  quella  di  Agatocle  le  prime  monete  d'elettro 
di  Siracusa;  nell'attribuire  a  questo  le  monete  d'argento  che 
l'Head  riferisce  ad  Hiketas  e  il  Reinach  al  tempo  della  De- 
mocrazia, succeduta  alla  signoria  di  Hiketas.  Interessanti  sono 
le  osservazioni  sui  bronzi  dal  tipo  di  Zeus  Ellanios,  che  se- 
condo l'Orsi,  vengon  subito  dopo  il  regno  di  Agatocle,  prima 
della  usurpazione  di  Hiketas,  L'A.,  seguendo  il  parere  del- 
l'Orsi, ne  trae  partito,  per  ascrivere  all'età  di  Agatocle  quei 
tetradrammi  dal  tipo  di  Cora  e  della  quadriga,  assegnati 
dall'Head  al  tempo  dell'usurpatore  Hiketas  ;  per  modo  che  la 
quadriga  degli  stateri  d*oro  di  costui  non  sarebbe  l'originale, 
ma  una  copia  del  rovescio  di  questi  tetradrammi  di  Agatocle. 

In  questo  rapido  cenno  dell'opera  dell'Holm,  ho  cercato 
di  dare  un  saggio  del  contributo  da  lui  apportato  agli 
studi  di  Numismatica  siciliana.  Il  testo  è  accompagnato  da 
otto  eccellenti  tavole  in  eliotipia,  bastevoli  a  dare  un'  idea 
alquanto  precisa  dell'arte  monetale,  che  trovò  un  terreno  così 
fecondo  nell'Isola. 

Per  quanto  abbiano  progredito  questi  nobilissimi  studi 
negli  ultimi  anni,  e  una  gran  parte  del  progresso  si  debba 
all'ingegno  dell' Evans,  resta,  a  studiar  bene  ancora,  come 
l'Holm  stesso  ci  ha  detto,  la  serie  punico-sicula  e  la  parte 
metrologica  delle  molte  monete  di  bronzo  degli  ultimi  periodi, 


13IBLI0GRAFIA  5?! 


astrazion  fatta  da  tanti  dubbii  e  controversie  esistenti  intorno 
alla  interpretazione  dei  tipi  e  alla  cronologia  delle  serie  mo- 
netali. Nella  soluzione  di  tutti  questi  problemi  sarà  guida 
sicura  questo  trattato  dell'Holm,  condotto  con  acume  di  cri- 
tico e  sicurezza  di  grande  erudito  e  che  ci  auguriamo  sia 
presto  tradotto  nella  nostra  lingua.  Ma  noi  vorremmo  espri- 
mere un  altro  desiderio,  non  sappiamo  se  all'editore  tedesco 
o  all'autore,  che  cioè  questo  prezioso  trattato  di  Numisma- 
tica siciliana  sia  venduto  separatamente  dalla  vasta  opera  cui 
serve  di  appendice,  affinchè  tutti  gli  studiosi  siano  in  grado 
di  acquistarlo. 

Ettore  Cabrici. 


Du  Cliastel  de  la  Hotvarileric  (Comte  AIbéric),  Syracuse,  ses 
inonnaies  d'argent  et  d'or  aii  point  de  vue  artistique.  —  La 
coiffure  antique.  —  Londres,  Spink  &  Son,  1898. 

Offrire  agli  artisti  amanti  dell'antichità,  ai  pittori  di  storia, 
agli  scultori  e  agli  incisori  in  una  splendida  serie  di  monete 
lo  sviluppo  graduale  delia  pettinatura  in  una  grande  città 
greca  e  offrire  anche  ai  numismatici  le  molte  varianti  delle 
artistiche  monete  di  Siracusa,  ecco  lo  scopo  che  l'autore  s'è 
prefisso  e  che  raggiunge  completamente  nell'  elegantissimo 
volume  edito  dalla  casa  Spink,  il  quale  è,  pilli  che  altro,  una 
bellissima  serie  di  tavole  (in  numero  di  14),  nelle  quali  sono 
rappresentate  176  monete  d'oro  e  d'argento,  che  si  possono 
considerare  come  il  riassunto  di  quanto  di  meglio  produsse 
l'arte  dell'  incisione  nella  città  ove  quest'  arte  ebbe  il  suo 
massimo  fiore. 

F.  G. 


Pasclialis  (D.  P.).  No[xc<T|^.aTt/-->i  ty);  vriTOu  "AvSpo'j.  Atene,  Barth  e 
v'on  Hirst  edit.,  1898.  —  (Estr.  dal  Journal  internat.  d'Arclicol. 
numismalique). 

Il  nuovo  periodico  fondato  dal  sig.  Svoronos  ad  Atene 
è  destinato  —  (astraendo  dal  suo  carattere  internazionale)  — 
ad  esercitare  un'influenza  notevole   sull'incremento  e  lo  svi- 


572  BIBLIOGRAFIA 


luppo  degli  Studi  numismatici  in  Grecia,  dove,  a  dir  vero, 
questi  avevano  avuto  sino  ad  oggi  pochissimi  cultori. 

Il  presente  opuscolo  è  appunto  un  estratto  dal  periodico 
suddetto,  e  costituisce  un'abbastanza  estesa  monografia  nu- 
mismatica dell'isola  d'Andro,  nelle  Cicladi. 

Il  lavoro  del  Sig.  Paschalis  si  divide  in  vari  capitoli:  il 
i.°  è  un'introduzione  generale,  con  particolare  riguardo  alle 
pubblicazioni  antecedenti  ;  il  2.°  è  un  accuratissimo  catalogo 
delle  monete  antiche  di  Andro,  compilato  principalmente 
sulle  impronte  avute  da  pressoché  tutte  le  principali  colle- 
zioni pubbliche  e  private  d'Europa;  il  3."  registra  le  attri- 
buzioni erronee  o  dubbie;  il  4."  tratta  dei  tipi;  il  5."  della 
classificazione  cronologica.  Segue  un'appendice,  la  quale 
comprende  gli  scarsi  monumenti  monetiformi  che  si  riferi- 
scono alla  storia  dell'isola  durante  l'epoca  bizantina  e  il 
Medio  Evo. 


Pick  (B.).  Thrakische  Miinzbilder.  Berlin,  G.  Reimer,  1898.  — 
Un  fase,  di  pag.  37  in-4,  con  una  tav.  in  fototipia.  —  (Estr. 
dal  Jahrbuch  des  Kais.  Deutschen  Archàolog.  Instit.,  voi.  XIII). 

In  questo  articolo,  il  Prof.  Pick  raccoglie  ed  illustra  un 
certo  numero  di  tipi  o  rappresentazioni  monetali  che,  com'egli 
osserva,  presentano  un  interesse  archeologico.  Si  riferiscono 
quasi  esclusivamente  a  monete  delle  città  greche  nel  terri- 
torio della  Tracia,  e  furono  scelte  fra  i  materiali  accumulati 
per  la  pubblicazione  accademica  sulle  antiche  monete  della 
Grecia  Settentrionale  (i). 

Il  ciclo  dei  tipi  di  quelle  città  è  straordinariamente  ricco 
in  rappresentazioni  di  gran  momento  per  l'Archeologia  e  la 
Mitologia,  sia  che  si  tratti  di  copie  dei  capolavori  dell'arte, 
sia  che  si  tratti  di  figure  che  si  riferiscono  al  culto  locale 
della  città  o  della  regione. 

Le  rappresentazioni  monetarie  illustrate  dal  Dott.  Pick 
nel  suo  articolo  sono  le  seguenti:  Orfeo.  —  Orfeo,  Euridice 
e  Mercurio.   —  Ercole  e  le    sue  dodici  fatiche.   —  Banchetti 


(i)  V.   Varietà:  Un'importante  pubblicazione. 


BIBLIOGRAFIA 


573 


degli  dei.  —  Il  grande  dio  di  Odesso  e  il  cavaliere  trace. 


Il  colosso  di  Apollo   di  Calamis  e  altri  tipi  di  Apollo.  — 
Mercurio  di  Prassitele. 

S.  A. 


Il 


Aiulirosoli  (Solone).  Monete  greche  (Manuali  Hoepli).  Milano, 
U.  Hoepli,  edit.,  1898.  —  (Un  volume  di  pag.  300  con  200 
fotoincisioni  nel    testo  e  2  carte  geografiche). 

Un  nuovo  volumetto  viene  ad  accrescere  la  biblioteca 
scientifico-popolare  dell'editore  Hoepli,  ed  è  dedicato  alle 
monete  greche.  Esso  è  destinato,  nell'intenzione  dell'autore, 
al  pubblico  in  generale,  astraendo  dalla  necessità  di  qua- 
lunque preparazione  numismatica  ed  archeologica;  ma,  nello 
stesso  tempo,  non  escludendo  la  possibilità  che  tale  prepa- 
razione ci  sia. 

Troppo  legati  all'autore  per  farne  qui  una  vera  recen- 
sione, ci  accontentiamo  di  annunciarlo  e  di  presentarlo  ai 
lettori,  persuasi  che  molti  potranno  essere  condotti  ad  inte- 
ressarsene da  punti  di  partenza  assai  remoti  l'uno  dall'altro. 

Il  volumetto  è  riccamente  illustrato  da  200  incisioni  dal 
vero  e  da  due  carte  geografiche. 

F.  G. 


Giiecchi  (Francesco).  Monetazione  romana.  Ginevra,  Tip.  L.-F. 
Jarrys,  1897.  ~~  (Estr.  dalla  Revne  suisse  de  Numismatique, 
t.  VII). 

Sotto  questo  titolo,  Frane.  Gnecchi  ha  pubblicato  nella 
Reviie  del  Sig.  Stroehlin  alcuni  articoli  di  volgarizzazione, 
che  ora  compaiono  riuniti  in  un  bel  volumetto. 

Il  lavoro  si  divide  in  due  parti:  monete  repubblicane,  e 
monete  imperiali. 

Per  la  monetazione  della  Repubblica,  abbiamo  i  seguenti 
paragrafi  : 

Bronzo.  —  Aes  rude.  Aes  signalum.  Aes  grave.  Asse 
librale.  Riduzione  dell'asse.  Asse-  trientale.  Riduzioni  successive 
dell'asse.  L'arte  nelle  primitive  monete  di  bronzo.  Prospetto 
dei  pesi  dell'asse  nelle  diverse  epoche. 


574  BIBLIOGRAFIA 


Argento,  —  Il  denaro.  II  quinario.  Il  sesterzio.  Il  vittoriato. 
Prospetto  dei  pesi  e  dei  valori  delle  monete  d'argento  nelle 
diverse  epoche  della  Repubblica. 

Oro. 

Monete  della  Campania. 

Altre  monete  coniate  fuori  di  Roma. 

Classificazione  e  ordinamento  delle  monete  repubblicane. 

Elenco  alfabetico  delle  Famiglie. 

Corrispondenza  dei  cognomi  coi  nomi  gentilizii. 

Elenco  delle  abbreviazioni. 

Per    la    monetazione   dell'Impero,  la  divisione    è  la   se- 
guente: 

Oro. 

Argento. 

Bronzo.  —  Lega  del  bronzo.  Peso. 

Bassi  tempi. 

L'arte  e  i  tipi. 

Le  leggende. 

I  medaglioni. 

Monete  postume  —  di  consacrazione  —  di  restituzione. 

Le  Zecche  dell'Impero. 

Cronologia  imperiale. 

Il  nitido  volumetto  è  corredato  di  20   tavole   assai    ben 
riuscite. 


Kiibit^cliek.  Eine  MarsyasStatue  in  Cremna  (Pisidien).  — 
(Estr.  dalle  Archàologisch-epigraph.  Mittheil.  aus  Òsterreich- 
■Ungarn,  anno  XX,   1897). 

Questa  breve  nota  aggiunge  un  nome,  Cremna,  all'elenco 
delle  città,  ricordate  da  Eckhel,  che  coniarono  monete  con 
l'immagine  del  sileno  Marsia, 

La  nuova  moneta  pubblicata  dal  Sig.  Kubitschek  fu 
coniata  dall' imp.  Aureliano,  e  appartiene  alla  collez.  Rhode. 


PiccolominI  (Pietro).  Vestigia  romane  presso  Siena.  Notizie  di 
escavazioni.  Siena,  Enr.  Torrini  edit.,  1898.  —  Con  una  tav, 
litogr.  —  (Estr.  dalla  Miscellanea  Storica  Senese,  V,  1-2). 

Con  notizia  di  monete    imperiali   romane  dei   Sec.  III  e 
IV,  ivi  rinvenute. 


BlBI.iOGRAFlA  575 


lles<vì  (Vincenzo).  Nella  zecca  di  Sassari.  Monete  di  Guglielmo  III 
visconte  di  Narhona  e  giudice  di  Arborea.  Sassari,  Tip.  G. 
Dessi,  1898.   —   (Un  opusc.  di  pag.  41,  con   disegni  nel  testo). 

Dopo  una  breve  introduzione  storica,  e  dopo  di  aver 
dimostrato  che  gli  antichi  giudici  di  Sardegna  non  coniarono 
mai  moneta  propria  (checché  ne  dicano  in  contrario  le  fa- 
migerate pergamene  d'Arborea),  l'A.  esamina  le  monete 
battute  a  Sassari  dal  giudice  Guglielmo  III  visconte  di  Nar- 
bona  (fra  il  1410  e  il  1420),  per  il  diritto  che  gli  competeva 
in  quest'ultima  qualità. 

Esse  si  riducono  a  pochissime,  cioè  ad  una  patacchina 
d'argento  (così  denominata  dall'A.  per  la  rassomiglianza  che 
ha  questa  moneta  con  le  patacchine  che  nella  stessa  epoca 
si  coniavano  a  Genova  ed  a  Savona,  delle  quali  ha  anche 
lo  stesso  peso  e  titolo),  e  ad  alcuni  minuti  di  mistura. 

L'opuscolo  del  signor  Dessi  ci  fornisce  anche  un'  inte- 
ressante notizia  topografica,  intorno  all'ubicazione  della  zecca 
sassarese. 

"  Nell'archivio  di  Stato  di  Cagliari  „  —  vi  troviamo  — 
"  si  conservano  due  carte  che  ci  fanno  conoscere  in  qual 
"  sito  della  città  di  Sassari  battevasi  la  moneta.  In  una  del- 
"  l'anno  1430  si  legge  che  Bernardo  Brancha,  cavaliere  di 
"  Sassari,  prendeva  in  enfiteusi  una  casa  vicina  al  R.  Pa- 
"  lazzo  e  vicino  alla  casa  appellata  de  la  moneda,  in  plano 
"  Castri  Saceri  [ó\  Sassari].  Nell'altra  dell' 8  Aprile  1433, 
"  che  don  Giacomo  di  Besora  comprava  una  casa  ubi  anti- 
"  qiiitus  cudebatur  moneta,  in  attiguità  al  R.  Palazzo. 

"  La  casa  quindi  dove  coniavansi  le  monete  al  tempo 
"  di  Guglielmo  III,  era  situata  tra  il  R.  Palazzo  e  il  Ca- 
"  stello,  e  cioè  fra  quel  gruppo  di  case  che  prospettano 
"  Piazza  Castello  e  che  sono  attigue  al  R.  Palazzo,  ora  In- 
"  tendenza  di  Finanza.   „ 


Catalogo  delle   monete,  medaglie,  tessere,  bolle  e  placchette   esposte 
nel  Museo  Civico  Correr.  Venezia,  Tipografia  Emiliana,  1898. 

Questo  elegante  volume,  per  ciò  che  riguarda  le  monete 
è  compilato  sul  sistema    d'un' altra    pubblicazione,  edita  già 


576  BIBLIOGRAFIA 


da  tempo  dallo  stesso  Museo  (i);  riveste  cioè  il  cara:ttere  di 
un  semplice  elenco  sommario. 

Per  le  medaglie  e  per  gli  altri  monumenti  affini  è  invece 
un  vero  catalogo  descrittivo,  diviso  come  segue: 

Medaglie.  Secoli  XV  e  XVI. 

Medaglie  venete.  Secoli  XVII  e  XVIII. 

Tessere:  Venete  del  XIV  e  XV  secolo  (Leggenda  di  An- 
droclo).  —  Attribuite  ai  Sesto.  —  Carraresi.  —  Venete  col 
leone  e  rov,  diversi.  —  Diverse,  senza  leggenda.  —  Con  mo- 
nogrammi, lettere  e  leggenda.  —  Dispensa  generi  alimentari. 
—  Scuole  di  devozione.  —  Accademie  e  Società.  —  Fabbrica 
teriaca.  —  Spettacoli.  —  Rappresentanti   denaro.    —    Giuochi. 

Bolle  dei  Dogi  di  Venezia. 

Sigilli:  Magistrati.  —  Ecclesiastici.  —  Personali  e  di  fa- 
miglia. —  Ospizi  e  Corporazioni.  —  Botteghe  e  Fabbriche.  — 
Dominazioni  straniere  in  Venezia. 

Placchete.  Secoli  XV  e  XVL 


Po^g-I  (Cencio)  e  San  Rome  (Mario).  Guida  illustrativa  del 
Civico  Museo  di  Conio  in  Palazzo  Giovio.  Como,  Stab.  tipo- 
litogr.  R.  Longatti,  1898.  —  (Un  volumetto  di  pag.  172,  con 
una  pianta  e  numer.  illustrazioni). 

Nel  fase.  II  di  quest'  anno,  della  presente  Rivista,  abbiamo 
annunciato  con  soddisfazione  che  il  Consiglio  Comunale  di  Como 
aveva  nominato  l'egr.  Dott.  Cencio  Poggi  a  Conservatore  di  quel 
Civico  Museo,  ora  splendidamente  installato  nel  sontuoso  e  storico 
Palazzo  Giovio.  La  nomina  del  Dott.  Poggi  fu  una  ben  meritata 
dimostrazione  di  stima  e  di  pubblica  riconoscenza  verso  il  genti- 
luomo che  da  anni  dedicava  disinteressatamente  e  con  instancabile 
passione  il  suo  tempo  e  le  sue  cure    a  quella  istituzione  cittadina. 

Le  origini  di  questa,  le  sue  vicende,  sono  narrate  nel  volumetto 
che  abbiamo  sott'occhio,  a  modo  d'introduzione  alla  guida  del  Museo, 
in  cui  partitamente  se  ne  passano  in  rassegna  le  collezioni,  sala 
per  sala,  e  che,  appunto  perchè  compilata  senza  pretese  e  in  forma 
popolare,  si  scorre  assai  volentieri. 

II  Civico  Museo  di  Como  è  ricco  in  particolar  maniera  nella 
sezione  preistorica  e    in  quella    dei    marmi    romani    e    medioevali, 


(i)  Museo  Civico  e  Raccolta  Correr  di  Venezia.  Numismatica  Vene- 
ziana. Venezia,  Tip.  Emiliana,  1880.  —  (Un  voi.  di  pag.  132). 


BIBLIOGRAFIA  577 


vanta  oggetti  artistici,  preziosi  ricordi  storici  e  patriottici,  vanta 
cimelii  di  Alessandro  Volta,  offre  insomma,  nella  sua  varietà,  un 
complesso  tale  da  richiamare  e  tener  desta  senza  posa  l'attenzione 
del  visitatore. 

Anche  le  monete  e  medaglie  vi  hanno  larga  parte,  e  di  esse 
si  occupa  con  predilezione,  in  questa  Guida,  il  giovane  Sig,  Mario 
San  Rome,  appassionatissimo  numismatico  e  ormai  già  esperto 
conoscitore,  in  ispecie  delle  monete  di  zecche  italiane  e  di  quelle 
straniere  moderne. 

Agli  ospiti  innumerevoli  che  Como  accoglierà  senza  dubbio  nel 
venturo  1899  per  l'Esposizione  Voltiana,  riuscirà  certamente  gradito 
questo  brioso  libriccino,  che  li  accompagnerà  piacevolmente  e  in 
modo  istruttivo  nella  visita  al  Civico  Museo.  Ne  tributiamo  quindi 
una  ben  dovuta  lode  ai  Sigg.  Poggi  e  San  Rome,  i  quali  ci  hanno 
saputo  dare  una  pubblicazione  graziosa  e  nello  stesso  tempo  per- 
fettamente adatta  allo  scopo. 


Pubblicazioni  della  Casa  libraria  editrice  L.  F.  Cogliati  di  Mi- 
lano {i88o-i8p8),  con  note  biografiche  degli  autori.  Milano, 
Tip.  Cogliati,  1898.  —  (Un  voi.  di  pag.  XI-222). 

La  Casa  editrice  Cogliati,  che  pubblica  pure  la  nostra  Rivista, 
ha  avuto  la  fortuna  di  trovare  nel  Cav.  Achille  Lanzi  un  accurato 
illustratore  della  sua  attività  ormai  ventenne. 

Il  catalogo  che  abbiamo  sott'occhio  potrebbe  infatti  servire  di 
modello,  e  per  l'esattezza  bibliografica  e  per  l'amore  intelligente 
con  cui  fu  compilato. 

Il  volume  si  apre  con  un  affettuoso  schizzo  biografico  del  fon- 
datore della  Casa,  Lodovico  Felice  Cogliati,  simpatico  tipo  di 
self-made  man,  immaturamente  rapito  pochi  anni  or  sono  alla  fa- 
miglia diletta  e  a  quel  prospero  avvenire  ch'egli,  dal  nulla,  aveva 
saputo  assicurarle. 

Seguono  quindi  le  indicazioni  delle  opere  edite  dalla  Casa 
Cogliati,  una  sobria  scelta  dei  giudizi  della  stampa  intorno  ad  esse; 
e,  ciò  che  forma  uno  de'  pregi  principali  di  questo  libro,  le  note 
biografiche  per  ogni  singolo  autore. 

Per  ciò  che  concerne  i  nostri  studi  speciali,  ricordiamo  che 
dai  torchi  dei  Cogliati,  oltre  al  presente  periodico,  sono  uscite  di- 
verse pubblicazioni  numismatiche  dei  fratelli  Gnecchi  (la  Guida, 
la  Bibliografia  delle  Zecche  italiane,  ecc.). 


74 


578  BIBLIOGRAFIA 


lfai*x  (Roger).  Les  Médailleuis  fran^ais  conlemporains,  Recueil 
de  442  médailles  modernes.  —  Paris,  H.  Laurens,  éditeur 
(Librairie  Renouard). 

E  uno  splendido  volume  di  32  grandi  tavole  in  fototipia, 
che  riproducono  medaglie,  placchette  e  lavori  affini,  dei  me- 
daglisti e  glittici  appartenenti  alla  nuova  scuola  francese  : 
Chaplain,  Dupuis,  Roty,  Bottée,  Patey,  Vernon,  ecc.  Il  si- 
gnor Marx,  ispettore  generale  aggiunto  al  Ministero  delle 
Belle  Arti,  ha  scritto  per  questa  raccolta  magnifica,  da  lui 
diretta,  una  breve  ma  succosa  prefazione.  La  tiratura  del 
libro  è  di  soli  500  esemplari  numerati. 


Vascoiicellos  (J.  Leite  de).  Elencho  das  li^óes  de  Numismatica 
dadas  na  Bibliotheca  Nacionnl  de  Lisboa.  —  IX:  —  Curso  do 
anno  lectivo  de  i8^6-c)y.  —  Lisboa,  Imprensa  nacional,  1897.  — 
(Estr.  dal  periodico  O  Archeologo  Porttigucs). 

E  noto  che  presso  la  Biblioteca  Nazionale  di  Lisbona 
è  stata  istituita  una  cattedra  speciale  di  Numismatica,  e  che 
quest'insegnamento  è  affidato  al  eh.  Prof  Vasconcellos. 

Nell'opuscolo  che  abbiamo  sottocchio,  il  distinto  numis- 
matico portoghese  ci  dà  notizia  del  programma  da  lui  svolto 
nell'anno  accademico  1896-97,  e  qui  lo  riassumeremo. 

II  corso  consistette  di  quattro  parti  : 

Parte  I.  —  Introduzione  alla  Numismatica  Portoghese: 
monete  straniere  e  di  conto,  citate  nei  più  antichi  documenti; 
antichi  mezzi  di  transazione;  diritti  regii  di  coniazione;  leggi 
contro  i  falsarii;  zecche;  nomi  generali  delle  monete  portoghesi. 

Parte  II.  —  Studio  pratico  delle  monete  portogh.  continentali 
di  tutti  i  regni.  Spiegazioni  storiche  intorno  a  diversi  fatti  che 
si  riferiscono  alle  monete. 

Parte  III.  —  Abbozzo  di  una  storia  della  Numismatica 
Portogh.,  divisa  in  tre  periodi,  e  tenendo  conto  particolarmente 
della  bibliografìa. 

Parte  IV.  —  Come  lo  studio  della  Numismatica  patria  possa 
servire  ad  illustrare  la  storia  del  Portogallo. 

Il  corso  fu  frequentato  da  6  allievi,  cinque  dei  quali 
come  studenti  inscritti,  e  uno  come  uditore.  Quattro  degh 
studenti  sostennero  un  esame,  in  cui  uno  d'essi  fu  dichiarato 
distinto. 


BIBLIOGRAFIA  579 


Dctis  (Benjamin).  Some  undescribed  Spanish-Aìuerican  Proda- 
matìon  Pieces.  Boston,  1898.  —  (Un  opusc.  di  pag,  25  in-4, 
con  6  tav.).  —  (Estr.  dalVAniertcan  Journal  of  Numismatics)- 

Concerne  una  interessante  e  curiosa  categoria  di  monu- 
menti numismatici,  vale  a  dire  quelle  numerose  medaglie  e 
medaglie-monete  che  si  solevano  emettere  da  privati  e  mu- 
nicipii  (anche  delle  colonie)  ogni  qual  volta  veniva  proclamato 
un  nuovo  re  di  Spagna. 

L'opera  fondamentale  per  lo  studio  di  questa  serie  è 
quella  di  Adolfo  Herrera:  Medallas  de  proclamaciones  y  jiiras 
de  los  Reyes  de  Espana  (Madrid,  1882);  in  essa  si  trovano 
descritti,  e  per  lo  più  anche  disegnati,  ben  352  pezzi  che  si 
riferiscono  alle  colonie  spagnuole  dell'America;  il  Sig.  Betts 
ha  tuttavia  potuto  aggiungervene  io  interamente  nuovi,  e 
25  che  costituiscono  varietà  piii  o  meno  notevoli  di  pezzi 
già  noti. 


Salici  (Alfred  VOn).  Mimzen  und  Medaillen.  (Handbiicher  der 
Kóniglichen  Museen  zu  Berlin).  —  Berlin,  W.  Spemann,  1898. 
—  (Un  voi.  in-8  picc,  di  pag.  224,  con  396  illustraz.  nel  testo), 

E  con  un  senso  di  profonda  mestizia  che  ci  accingiamo 
a  discorrere  di  questo  veramente  aureo  libriccino;  il  cui 
autore  è  sceso  nella  tomba,  mentre  stava  per  dare  l'ultima 
mano  al  picciolo  capolavoro  da  lui  con  sì  intensa  passione 
accarezzato. 

Il  compianto  von  Sallet  si  era  evidentemente  prefisso 
di  darci  con  questo  libro  un  manuale  di  Numismatica  che 
riunisse  nel  modo  piìi  indiscutibile  i  pregi  più  opposti:  la 
generalità  e  l'altezza  della  trattazione ,  con  la  cura  de'  par- 
ticolari; la  forma  attraente,  con  la  rigorosa  esattezza  scien- 
tifica; e  che  allo  stesso  tempo  rimanesse  nei  limiti  di  mole 
compatibili  con  la  speranza  di  una  larga  popolarità. 

Lo  scopo  era  arduo  assai  da  raggiungere,  tanto  più 
arduo  in  quanto  vi  si  opponeva  la  natura  stessa  dell'ingegno 
tedesco,  eminentemente  analitica;  eppure  è  giuocoforza  ri- 
conoscere   che    von    Sallet  lo  ha  raggiunto,    superando  nel 


580  BIBLIOGRAFIA 


modo  più  vittorioso  gli  ostacoli  d'ogni  fatta  che  gli  ponevano 
inciampo. 

Il  suo  libro  si  divide  .in  poche  grandi  partizioni  : 

I.  Evo  antico. 

A.  Monete  greche. 

B.  Monete  romane. 

II.  Medio  Evo  e  tempi  moderni. 
III.  Medaglie. 

Ciascuna  partizione  è  profusamente  illustrata  da  fotoin- 
cisioni nel  testo,  il  quale  è  steso  in  forma  scorrevole  e  po- 
polare; sotto  ad  ogni  figura  poi  è  intercalata  in  caratteri 
minutissimi  la  descrizione  particolareggiata  della  figura  me- 
desima; ognun  vede  la  finezza  di  questo  accorgimento,  e 
quanto  esso  debba  contribuire  a  mantenere  spigliato  e  a 
rendere  insieme  praticamente  utile  e  istruttivo  il  manuale. 

La  cognizione  che  il  defunto  direttore  del  R.  Medagliere 
di  Berlino  aveva  dei  rami  più  disparati  della  Numismatica, 
gli  permise  di  trattare  con  egual  competenza  e  sicurezza  nel 
suo  libro  quasi  tutte  le  diverse  sezioni  della  nostra  scienza; 
per  le  monete  orientali  egli  ricorse  opportunamente  al  sus- 
sidio di  uno  specialista,  il  Dott.  Nutzel,  assistente  al  Gabi- 
netto berlinese,  e  la  succinta  monografia  da  lui  fornita  è  un 
preziosissimo  contributo  al  volume. 

Il  manuale  del  Prof  von  Sallet  è  insomma,  nel  suo  ge- 
nere, un  lavoro  mirabile,  il  prodotto  d'una  mente  superiore; 
è  tanto  più  triste  adunque  il  pensiero  ch'egli  non  abbia  po- 
tuto condurlo  a  compimento  :  i  primi  dodici  fogli  soltanto 
furono  riveduti  dall'autore  ;  per  il  resto  supph  l'opera  intel- 
ligente e  affettuosa  del  Dott.  Gaebler,  che  compilò  pure 
r  indice  assai  utile  del  libro. 

Ma  al  bel  volume  manca  la  prefazione,  manca  l'ultimo 
ritocco  dell'autore;  poiché  questo  libro  così  geniale  doveva 
essere  sgraziatamente  il  suo  canto  del  cigno. 

Solone  Ambrosoli. 


BIBLIOGRAFIA  581 


Medaglie  secoli  XV,  XVI,  XVII  e  XVIII.  (Museo  civico  Correr  in 
Venezia).   Venezia,  tip.  Emiliana,  1898,  in-8,  pp.  115. 

Monete  greche,  romane  e  venete  (Museo  civico  Correr  in  Venezia). 
Venezia,  tip.  Emiliana,  1898,  in-8,  pp.  249. 

Placchefte  secoli  XV  e  XVI.  (Museo  civico  Correr  in  Venezia).  Ve- 
nezia, tip.  Emiliana,  1898,  in-8,  pp.  29. 

Sigilli.  (Museo  civico  Correr  in  Venezia).  Venezia,  tip.  Emiliana, 
1898,  in-8,  pp.  T2. 

Bolle  dei  dogi  di  Venezia  (Museo  civico  Correr  in  Venezia).  Venezia, 
tip.  Emiliana,  1898,  in-8,  pp.  9. 

Straulino  (Giovanni) ,  Le  istituzioni  di  credito  e  la  circolazione 
monetaria  nello  Stato.  Studio  di  economia  politica.  Torino,  fratelli  Bocca, 
1898,  in-8,  pp.  XV-a.cjó. 

Martello  (Car.),  Gli  spezzati  d'argento  italiani  e  il  sistema  monetario 
della  lega  greco-latina.  Bassano,  tip.  Silvestrini,  1898,  in-8,  pp.  18. 

Catalogo  di  libri  di  numismatica  posseduti  in  doppio  e  disponibili 
presso  O.  Vitalini.  Camerino,  tip.  Savini,  1898,  in-8,  pp.  29. 

Studi  giuridici  dedicati  e  offerti  a  Francesco  Sclmpfer  nella  ricorrenza 
del  XXXV  anno  del  suo  insegnamento.  (Torino,  Bocca,   1898)  : 

Oraziani  (Aug.),  Un  prestito  pubblico  della  repubblica  senese  del 
1526.  —  Alessio  (Giulio),  Appunti  intorno  alla  importanza  della  storia 
del  diritto  per  l' indagine  finanziaria. 

Garitfi  (C.  A.),  Monete  e  coni  nella  storia  del  diritto  siculo  dagli 
Arabi  ai  Martini.  Parte  T,  con  documenti  inediti  e  due  cataloghi  mone- 
tari. Milano,  A.  Reber,  in-8  gr.,  pp.  174. 

Atto  del  6  settembre  1307  col  quale  s' impone  una  tassa  di  due  bo- 
lognini,  monetuccie  d'argento,  a  chiunque  abitava  o  andava  ad  abitare 
Castelguglielmo.  Rovigo,  stab,  Minelli,  1898,  in-4,  pp.  7.  [Pubbl.  da  V.  Vacca 
per  le  nozze  d'oro  di  Manetta  e  Benvenuto  Pela]. 

Astegiano  (Lorenzo),  Codice  diplomatico  Cremonese  715-1334-  Vo- 
lume II  (Historiae  patriae  Monumenta,  voi.  XXII)  in-8  gr.  Torino,  Bocca, 

1898.  [A  p.  124  seg.:  Carte  della  Capsa  Monetae  (1225-1229)]. 
Ambrosoli  (doti.  Solone),  Manuali    Hoepli.  Monete    greche.  Con  200 

fotoincisioni  nel  testo  e  due    carte  geografiche.  Milano,  Ulrico    Hoepli, 

1899,  in-i6  ili.,  pp.  XII-286. 

Notizie  sul  Senato  e  Indice  per  materie  degli  Atti  del  Parlamento 
durante  il  mezzo  secolo  dalla  sua  istituzione,  a  cura  della  Segreteria  e 
della  Biblioteca  del  Senato  nel  cinquantesimo  anniversario  dello  Statuto, 
Roma,  Forzani,  1898,  in-4.  \^  PP-  296  segg.  :  Monete  e  zecche}. 

Cappelli  (A.),  Dizionario  di  abbreviature  latine  ed  italiane  usate 
nelle  carte  e  codici  specialmente  del  medio-evo  riprodotte  con  oltre 
13.000  segni  incisi.  Aggiuntovi  uno  studio  sulla  brachigrafia  medioevale, 
un  prontuario  di  sigle  epigrafiche,  l' antica  numerazione  romana  ed 
arabica,  i  monogrammi  e  i  segni  indicanti  monete,  pesi,  misure.  Milano, 
Hoepli,  1899,  in-i6,  pp.  LXII-435  ["  Manuali  Hoepli  „]. 

Ricci  (Serafino),  Epigrafia  latina.  Con  65  tavole.  Milano,  U.  Hoepli, 
1898,  in-i6  ["  Manuali  Hoepli  „]. 


582  BIBLIOGRAFIA 


*  Cfr.  Cap.  IV.  Appendice  VII.  Elenco  dei  titoli  imperiali  sulle 
epigrafi  e  sulle  monete  da  Augusto  a  Teodosio  e  tav.  lix-lx  Epigrafi 
inscritte  sopra  monete  d'età  diverse. 

Modona  (Leonello),  Bibliografia  del  padre  Jreneo  Aflfò.  Parma,  Battei, 
1898,  in-]  8,  pp.  226. 


Marx  (R.),  Les  médailleurs  fran^ais  depuis  1789.  Notice  historiquc, 
suivie  de  documents  sur  la  glyptique  au  XIX"  siècle.  Paris,  société  de 
propagation  des  livres  d'art,  in-4,  pp.  II-67  et  fig. 

Thenreati  (L.),  Les  systèmes  monétaires.  Paris,  Leroux,  in-8,  pp.  127. 

Castellane  (CM  de),  Les  grands  et  petits  Blancs  au  K  de  Charles  VII, 
à  la  croix  cantonnée,  frappés  à  Beauvais,  et  les  monnaies  d'or  sorties 
du  mème  atelier.  Paris,  Serrare,  in-8,  pp.  14  et  pi. 

Wallon  (H),  Jetons  et  médailles  de  la  chambre  de  commerce  de 
Rouen.  Roiien,  impr.  Gy,  in-8,  pp.  78  et  pi. 

Vienne  (M.  de).  Fin  du  monnayage  féodal  en  France.  Monnaies  des 
ducs  de  Bourgogne  de  la  maison  de  Valois.  Nancy,  impr.  Berger-Levrault, 
in-8,  pp.  115. 

Casanova  (P,),  Inventaire  sommaire  de  la  coUection  des  monnaies 
musulmanes  de  S.  A.  la  princesse  Ismail.  Macon,  impr.  Protat,  in-8, 
pp.  XVI-200. 

Engel  (A.)  et  Serrare  (R.),  Traité  de  numismatique  moderne  et 
contemporaine.  I^re  partie:  Epoque  moderne  (XVP-XVIIP  siècles).  Paris, 
Leroux,  1898,  in-8,  pp.  VIII-612  et  363  fig. 

Mollien  (C^ ),  Mémoires  d'un  ministre  du  trésor  public  (1780-1815). 
Paris,  Guillaumin,  in-8,  pp.  XIX,  562  e  490. 

Arnoult  (Camille),  Notice  historique  sur  le  monnayage  national  et 
l'atelier  d'Orléans.  Orléans,  Herluison,  1898,  in-8,  pp.  174. 

Rouyer  (L),  Le  nom  de  Jesus  employé  comme  type  sur  les  monu- 
ments  numismatiques  du  XV*'  siècle  principalement  en  France  et  dans 
les  pays  voisins.  Bruxelles,  Goemaere,  in-8,  pp.  IV-131  et  fig. 

Sée  (P.),  La  question   monétaire.  Paris,  Alcan,   in-8,  pp.   66  et  fig, 

Lorini  (E.),  La  Réforme  monétaire  de  la  Russie.  Paris,  Giard  et 
Brière,  1898,  in-8. 

Say  (L.),  Les  finances  de  la  France  sous  la  troisième  République. 
I.  L'Assemblée  nationale;  Grands  emprunts  de  la  guerre;  Impóts 
nouveaux  (1871-1875).  Paris,  C.  Levy,  in-8,  pp.  XIV-509. 

Levati  (E.  D.),  Guide  pratique  pour  la  recherche  et  l'exploitation 
de  l'or  en  Guyane  fran^aise.  Paris,  Vs-  Dunod,  in-8,  pp.  243. 

Catalogne  illustre  de  monnaies  seigneuriales  et  provinciales  de 
France;  Alsace-Lorraine;  les  trois  évèchés.  Patis,  Cabinet  de  numisma- 
tique, s.  d.,  in-8.  pp.  24. 

Bonnet  {Emile),  Catalogne  des  monnaies,  médailles,  jetons  et  sceaux 
légués  par  le  D.''  C.  Cavalier  à  la  bibliothèque  de  la  ville  de  Montpellier. 
Montpellier,  impr.  GroUier,  1898,  in-8,  pp.  321. 


BIBLIOGRAFIA  583 

Sambon  (Arthur),  Le  Gillat  du  couronnement  de  Jeanne  d'Anjou 
et  de  Louis  de  Tarente  et  les  émissions  posthumes  des  gillats  de  Robert 
d'Anjou,  roi  de  Naples  et  comte  de  Provence.  ChaloHS-sur-Saóne,  impr. 
Marceau  (s.  d.)  in-8,  pp.  i8  et  grav. 


II.  Verzeichnis  von  verkauflichen  Miinzen,  Medaillen  und  numisma- 
tischen  Werken  vorziiglich  aus  der  Sammlung  des  verstorbenen  Nu- 
mismatikers  Heinrich  Hirsch,  Mimchen.  Beschrieben  und  herausgegeben 
von  D//^//.  Jacob  Hirsch,  Numismatiker.  Miinchen,  Reichenbachstrasse, 
n.  15/ >.  1898,  in-8,  pp.  74. 

Menadier  (J.),  Deutsche  Miinzen.  Gesammelte  Aufsàtze  zur  Ges- 
chichte  des  deutschen  Miinzwesens.  IV.  Berlin,  A.  Weyl,  1898,  in-8, 
pp.  VIlI-294  ili. 

Die  Miinzen  der  ostlichen  Khalifen.  (Katalog  der  orientalischen 
Miinzen  in  den  kgln.  Museen  zu  BerHn  I).  Berlin,  Speemann,  in-8,  pp.  423. 

Danneberg  (Hermann),  Die  deutschen  Miinzen  der  sàchsischen  und 
frànkischen  Kaiserzeit.  III.  Berlin,  Weidmann,  1898,  in-4,  p,  VI  e  p.  759- 
874,  IO  tav. 

Och  (Friedrich),  Miinzen  bayerischer  Klòster,  Kirchen,  Wallfahrtsorte 
und  anderer  geistlicher  Institute.  Miinchen,  G.  Franz,  1898,  in-8,  pp.  102 
e  tav.  2.  (Estr.  dall'  Oberbayerisches  Archiv.). 


Tchervinka  (In.  Lad),  Mince  a  mincovnictvi  markrabstvi  Moravského. 
Mince  arcibiskupstvi  Olomuckého.  (Monete  e  monetazione  del  margra- 
viato di  Moravia).  Brilnn,  Pisa,  in-8,  pp.  108. 

Chmiel  (Adam),  Materya\y  sfragistyczne.  Pieczeci  ziemskie  i  Tribu- 
nalu  koronuegò  w  Polsce  (Matèriaux  sphragistiques).  Krakòw,  Anczyc, 
1898,  in-4,  PP-  12  ili.  (Extrait  du   Wiadomosc  numizm-archeoL). 

Rticher  (Ani),  Einiges  iiber  das  Goldvorkommen  in  Bosnien.  Wien, 
F.  Beck,  in-8,  pp.  Vl-ioi  et  ili. 


La  cuestion  de  subsistencias  y  los  problemas  monetario  y  financiero 
cn  Espàna.  Madrid,  tip,  F.  Nozal,  in-12,  pp.  29.     - 


Tobler-Meyer  (W.),  Die  Miinz-  und  Medaillen-Sammlung  des  Herrn 
Hans  Wunderly-von  Muralt.  Bd.  IV.  I.'e  Abth.:  Die  Miinzen  und  Me- 
daillen der  Stadt  und  des  Kantons  S.t  Gallen,  des  Gotteshausbundes  in 
Graubiinden,  der  Stadt  Chur  des  Kantons  Graubtlnden,  der  Kantone 
Aargau  und  Thurgau,  der   Stadt  Bellinzona   und   des   Kantons  Tessin, 


584  BIBLIOGRAFIA 


des  Kantons  Waadt,  der  Republik  Wallis,  des  Filrstentums  und  Kantons 
Neuenburg,  der  Stadt  und  des  Kantons  Genf,  der  Stàdte  Miilhausen  i. 
E.,  Rottweil  und  Konstanz,  der  Crafen  und  Fursten  Trivulzio,  Herren 
in  Misocco,  der  Freiherrschaft  Haldenstein  und  der  Fursten  Dietrichstein, 
Herrn  zu  Tarasp.  Ziirich,  Komm.  Verlag  von  Albert  MiìUer,  1898. 

Steiger  (L),  Die  Silberentwertung  und  ihre  Bedeutung  filr  die  Volks- 
wirthschaft  der  Gegenwart  zumai  fiir  die  Schweiz.  (Aus:  Zeitschrift  fùr 
schweiz.  Statistik).  Basel,  R.  Reich,  1898,  in-4  gr.,  pp.  51. 

Stiickelberg  (E.  A.),  Der  Miinzsamniler.  Ein  Handbuch  fur  Kenner 
und  Anfànger.  Ziirich,  1899,  Art.  Jnstitut  Orell  Ftìssli,  in-8  gr.,  pp.  XII- 
235,  mit  200  Abblgn. 

Grunatt  (G.J,  Inschriften  und  Darstellungen  romischer  Kaisermùnzen, 
von  Augustus  bis  Diocletian.  Biel,  Ernst  Kuhn,  1898,  in-8  gr.,  pp.  XVI 
152  e  4  tav. 


Edgcumbe  (Rob.  G.),  Popular  fallacies  regarding  bimetallism.  London, 
Macmillan,  1898,  in-12,  pp.  XI-149. 

Adams  (H.  C.),  Financial  management  of  a  war.  Neiv-York,  A^iT^ìeion, 
in-8,  pp.  39. 

De   Windt  (Harry),  Through  the    gold  fields  of  Alaska  to  Behring 
Straits.  New-  York,  Harper,  in-8,  pp.  XII-3I4  ili. 

Austen  (W.  C.  R.),  Canada's  metals.  Neiv  York,  The  Macmillan  C", 
in-8,  pp.  46. 

Williams  (Talcott),  Silver  in  China  and  its  relation  to  chinese  copper 
coinage.  Philadelphia,  American  Acad.   of  politicai   and  social   science 
in-8,  pp.  20. 

Medals  and  Decorations  of  the  British  Army  and  Navig.  By  John 
H.  Mayo,  2  vols.  Westminster,  Constable  et  C",  1897. 

E.  M. 


BIBLIOGRAFIA  585 


PERIODICI. 

Revue  Numismatìque,  dirigée  par  A.  de  Barthélemy,  G.  Schlum- 
BERGER,  E.  Babelon  {Secrétaire  de  la  Rédaction:  J.-A.  Blanchet). 
Paris,  chez  Rollin  et  Feuardent;  4,  rue   de  Louvois. 

Quatrième  sèrie.  —  Tome  deuxième.  —  Deuxième  trimestre  1898. 

Babelon  (E.).  La  coUection  Waddington  au  Cabinet  des  Médailles; 
Inventaire  sommaire  [Continuazione:  Cilicia,  Isauria,  Licaonia,  Cipro.  — 
Con  4  tav.].  —  Perdrizet  (P.).  Statère  chypriote  au  nom  d' Epipalos 
[Nuovo  acquisto  del  Gabinetto  di  Francia.  —  Con  disegno].  —  Tacchella 
(E.)  [Conservatore-aggiunto  al  Museo  Nazionale  di  Sofia  in  Bulgaria]. 
Monnaies  autonomes  d' Apollonia  de  Thrace  [Studio  d'attribuzione,  basato 
sulla  provenienza  delle  monete  al  tipo  della  testa  d'Apollo  nel  dr.  e 
dell'ancora  nel  rov.,  assegnate  sinora  ad  Abido  nella  Troade,  ad  Astaco 
di  Bitinia  o  ad  Apollonia  ad  Rhyndacuni  nella  Misia.  Il  Dott.  Tacchella 
è  d'avviso  che  appartengano  invece  ad  Apollonia  di  Tracia,  1'  attuale 
Sozupoli,  sul  litorale  bulgaro  del  Mar  Nero].  —  Pick  (B.)  [Conservatore 
del  Gabin.  Num.  di  Gotha].  Observations  sur  les  monnaies  autonomes 
d'Apollonia  de  Thrace  [Articolo  di  commento  alle  ipotesi  formulate  dal 
Dott.  Tacchella.  Il  eh.  Prof.  Pick  si  associa  pienamente  alla  nuova 
attribuzione  da  lui  proposta  per  le  monete  al  tipo  della  testa  d'Apollo 
e  dell'ancora;  e  passa  poi  a  segnalare  altre  monete  che  sono  pure  da 
attribuire,  secondo  ogni  probabilità,  ad  Apollonia  di  Tracia.  Coglie  nello 
stesso  tempo  1'  occasione  per  richiamare  1'  attenzione  dei  numismatici 
sui  musei  di  Filippopoli  e  di  Sofia,  e  in  particolare  sullo  sviluppo  no- 
tevole che  ha  assunto  quest'ultimo.  "  Il  più  gran  vantaggio  di  queste 
"  collezioni  formate  nei  luoghi  stessi  in  cui  si  trovano  le  monete  „, 
dice  il  Dott.  Pick,  "  è  quello  di  fornirci  indicazioni  precise  sulla  pro- 
"  venienza  dei  pezzi.  È  lecito  sperare  che  fra  alcuni  anni  non  rimar- 
"  ranno  più  che  poche  monete  di  attribuzione  incerta  nelle  serie  della 
"  Tracia  „].  —  Soutzo  (M.  C).  Elude  sur  les  monnaies  impériales  romaines 
[Prima  parte  d' un  lavoro  inteso  a  ricostituire  i  principali  sistemi  mo- 
netari dell'  Impero  Romano,  da  Giulio  Cesare  a  Costantino,  fondandosi 
sui  dati  ponderali].  —  Rostovtsew  (M.).  Elude  sur  les  plombs  antiques 
[Continuazione].  —  Mowat  (R.).  Amasi  [E  noto  che  nel  rovescio  di 
alcune  monete  di  bronzo  degl'  imperatori  Treboniano  Gallo  e  Volusiano, 
ai  lati  di  un  Apollo  stante  su  di  un  monticello  roccioso,  si  legge  ARN 
ASI,  o  ARN  AZI,  iscrizione  rimasta  sinora  inesplicata.  Il  Sig.  Mowat 
ci  fa  conoscere  un'epigrafe  dedicatoria  trovata  in  Tunisia  dal  capitano 
Vincent,  la  quale  incomincia  appunto  con  Amasi,  in  cui  si  dovrebbe 
ravvisare  il  genitivo  di  un  gentilizio  Arnasius,  derivato  forse  dalla 
vecchia  parola  ama,  pecora,  arnus,  agnello  (').  Nulla  impedisce  quindi. 


(•)  Cfr.  il  gr.  àpvó^. 

75 


S86  RinUOGRAIIA 


conclude  il  Sig.  Mowat,  di  interpretare  allo  stesso  modo  la  leggenda 
delle  monete  di  Treboniano  e  Volusiano,  riferendola  o  alla  statua  me- 
desima di  Apollo,  onorato  nella  famiglia  Amasia  come  la  Diana  Plan- 
ciana  o  la  Diana  Valeria  nelle  famiglie  Plancia  e  Valeria,  oppure  alla 
circostanza  che  il  simulacro  del  dio  sia  stato  eretto  da  un  Amasio].  — 
Sambon  (A.).  Monnaies  italiennes,  tnédites  oh  incertaines  [In  quest'impor- 
tante articolo,  il  eh.  nostro  collaboratore  incomincia  dall'  esaminare 
alcune  monete  dei  re  longobardi,  vagliandone  l'attribuzione;  poi  ci  fa 
conoscere  un  tari  coniato  ad  Amalfi  verso  il  1088,  e  due  monete  d'oro 
di  Corrado  II  re  di  Sicilia  coniate  a  Brindisi  e  a  Messina].  —  Prou  (M.). 
Recueil  de  documents  relatifs  à  l'histoire  monctaire  [Continuazione:  Mo- 
nete delle  Fiandre].  —  Blanchet  (A.).  Le  frane  d'Antonio,  voi  de  Poriugal 
[Curiosa  imitazione,  perfetta,  del  frane  di  Enrico  III  di  Francia,  con  la 
lettera  A  (segno  di  zecca  di  Parigi)  sotto  il  busto].  —  Chronique  [Nu- 
mismatica de'  Sassanidi.  —  11  nuovo  fournal  iniernat.  a'Archéol.  num  sm. 
di  Atene.  —  Premio  di  Numismatica,  ecc.].  —  Biilletin  biblìographiqne 
[Il  Catalogo  delle  monete  orientali  del  Museo  di  Berlino,  per  cura  del 
Dott.  Enr.  Niitzel,  conservatore-aggiunto.  —  Schlumbergrr,  L'épopie 
bysantine  à  la  fin  du  dixième  siede.  —  11  libro  del  Sig.  V.  Dobrusky, 
direttore  del  Museo  Naz.  di  Sofia,  sulla  Numismatica  dei  re  di  Tracia, 
considerata  dal  punto  di  vista  storico  (in  lingua  bulgara).  —  Barthélemv, 
Le  bonnet  pìirygien,  le  bonnet  rouge,  le  bonnet  de  la  Libertà.  Id.,  La  pièce 
de  jo  centimes  de  iSg"].  —  Ambrosoli,  L'ambrosino  d'oro.  —  Notizie 
bibliografiche  diverse].  —  Périodiques.  —  Procès-verbaux  de  la  Société 
fran^.  de  numismatiqiie  [Il  Sig.  A.  de  Belfort  presenta  alla  Società 
alcune  monete  ibride  delle  famiglie  Claudia,  Naevia,  Plautia  e  Hostilia, 
come  pure  un  belliss.  esempi,  del  sesterzio  della  famiglia  Lollia,  recante 
una  tessera  di  voto,  col  cognome  PALIKANVS,  e  al  rovescio  un  vaso. 
—  Elezione  del  Consiglio  direttivo  della  Società.  Riescono  eletti:  a 
Presidente  onorario,  il  Sig.  A.  de  Barthélemy,  membro  dell'Istituto;  a 
Presidente,  il  Conte  de  Castellane;  a  Vice-presidente,  il  Sig.  M.  de 
Marchéville;  a  Segretario  generale,  il  Sig.  Adriano  Blanchet;  a  Teso- 
riere, il  Sig.  Sudre;  a  membri  del  Consiglio  amministrativo,  oltre  ai 
suddetti,  i  Sigg.  E.  Caron  e  P.  Bordeaux.  —  Comunicazione  del 
Sig.  Blanchet  intorno  alle  monete  di  Settimio  Severo  con  la  leggenda 
INDVLGENTIA  AVGG  IN  CARTH.  —  Il  Sig.  Bordeaux  presenta  alla 
Società  una  prova  di  zecca  inedita,  appartenente  alla  serie  napoleonica. 
Reca  nel  dr.  la  testa  dell'imperatore,  e  nel  rov.  la  leggenda:  Pièce 
d'essai  frappée  en  virolle  pleine,  ecc.,  e  sulla  costa  l'epigrafe  olandese  : 
De  Naant  des  Heeren  zy  geloofd  {^^  Sia  lodato  il  nome  di  Dio  „),  epigrafe 
che  si  riscontra  sulla  costa  di  varie  monete  e  prove  di  zecca  del  re 
Luigi-Napoleone.  Il  saggio  presentato  dal  Sig.  Bordeaux  deve  uscire 
probabilmente  dalla  zecca  di  Utrecht.  A  questo  proposito  si  osserva 
che  il  catalogo  Rousseau  ha  commesso  un  errore  citando  al  N.°  1182 
un  quarto  di  franco  battuto  a  Utrecht;  quel  quarto  di  franco,  che  ha 
per  segno  di  zecca  un'U,  esce  in  realtà  dall'officina  di  Torino]. 


BIBLIOGRAFIA  587 


Troisième  trimestre  1898. 

Babelon.  La  collecfion  Waddington  [Continuazione  :  Lidia,  Frigia. 
—  Con  4  tav.].  —  RouviER  (D/  J.).  Les  monnaies  atitonomes  de  Béryic 
[Phénicic).  —  RosTovTSEW.  Efude  sur  les  plombs  antiques  [Conti nuaz.  — 
Con  2  tav.].  —  SouTZo.  Etiide  sur  les  monn.  impér.  romaines  [Cont.].  — 
Vienne  (M.  de).  Evaluation  en  monnaie  fournois  des  redevances  des  EgHses 
de  France  à  l'Église  de  Rome,  sous  Philippe  le  Bel.  —  Blanchet.  L'atelier 
monétaire  du  Prince  Noir  à  Limoges,  en  1365.  —  Rouyer  (J.).  Les 
méreaux  des  offices  de  l'hotel  du  Roi  consìdérés  surtout  dans  ce  qui 
concerne  l'office  de  la  fourrière.  —  Déchelette  (J.).  Une  médaille  de 
Charles  VU,  découverte  en  17J2,  à  Chateauneuf  {Saóne-et-Loire).  —  Chro- 
nique  [Monete  dell'  India  antica.  —  Medaglia  relativa  alla  guarigione 
di  Luigi  XV.  —  Moneta  delPAbissinia:  il  tallero  di  Menelik.  —  Monete 
greche  acquistate  dal  Museo  Britannico  nel  1897].  —  Bulletin  biblio- 
graphique  [Voetter  (Otto),  Fausta  tind  Helena;  Datum  der  Gr'ùndung 
Constantinopels.  —  Gnecchi  (Frane),  Monetazione  romana.  —  La  Tour 
(Henri  de),  Catalogne  des  jetons  de  la  Bibliothèque  Nationale.  Rais  et 
reines  de  France.  —  Lespinasse  (R.  de),  Jetons  et  armoiries  des  métiers 
de  Paris.  —  Arnoult  (C),  Notice  historique  sur  le  monnayage  national 
et  l'atelier  d'Orléans.  —  Dannenberg  (H.),  Die  deutschen  Miinzen  der 
Sdchsischen  und  Frdnkischen  Kaiserzeit.  Tomo  III.  —  Heuser  (E.),  Die 
Mi'mzen  und  Medaillen  von  Landau.  —  Notizie  bibliogr.  diverse].  — 
Pcriodiques.  —  Procès-verbau.x  de  la  Soc.  frane;,  de  numismatique  [Fra 
l'altro,  il  Sig.  Blanchet  comunica  uno  statere  di  Leucade,  su  cui  è 
graffita  un'  iscrizione  erotica]. 

Gazette  numismatique  frangaise,  dirigce  par  F.  Mazerolle  et  éditée 
par  R.  Serrure.  Rédaction  et  Administration:  19,  rue  des  Petits- 
Champs,   Paris. 

1898.  —  2"  livraison. 

Ciiautard  (J.).  Nicolas- Joseph- Jules  Rouyer  (1820-1898).  Biographie 
[Con  ritratto].  —  Engel  (A.).  Un  nouvean  roi  ivisigoth  [Con  ine.  nel 
testo.  —  II  nuovo  re  od  usurpatore  visigoto,  che  ci  verrebbe  rivelato 
da  un  triente  acquistato  in  Ispagna  dal  Sig.  Engel,  sarebbe  Sunifredo^ 
capo  degli  spatarii  verso  la  metà  del  sec.  VII].  —  Caron  (E).  Denier 
de  Jean  l«r  de  Bretagne  portant  le  Ut  re  de  conile  [Incisioni  nel  testo].  — 
Serrure  (C.-A.).  Les  monnaies  des  comptes  de  Limburg-sur-la- Levine 
[Incisioni  nel  testo.  —  Quest'articolo  è  l'ultimo  lavoro  del  distinto  nu- 
mismatico belga  di  cui  abbiamo  dato  la  necrologia  nel  precedente  fase, 
della  Rivista],  —  Mazerolle  (F.).  Le  Journal  de  la  Monnaie  des  Me- 
dailles  [Continuazione.  —  Con  una  tav.  in  fototipia,  rappresentante 
gettoni).  —  RiciiEBÉ  (R.).  Médailles  fran^aises  inédites  cu  pen  connues 
[Con  2  tav.  in  fototipia.  —  Articolo  interessante  anche  la  Medaglistica 
italiana].  —  Mazerolle  (J.-B,).  Daniel-Dupuis.  Catalogue  de  san  oeuvre 
[Continuaz.  e  fine.  —  Con   una   tav.    in   fototipia,    rappresentante,   fra 


588  BIBLIOGRAFIA 


l'altro,  la  "  placchetta  d'identità  „  per  1^  Esposiz.  Univ.  del  1900].  — 
Caron  (E.).  Compie  rendu:  Engel  (A.)  et  Serrure  (R.),  Tratte  de  Nn- 
mismatique  moderne  et  contemporaine  (*).  —  Pcriodiques.  —  Nouvelles 
diverses. 

1898.  —  3^  livraison. 

Mazerolle  (F.).  Auguste  Patey.  Biographie  et  catalogue  de  san  oeuvre 
[Con  un  belliss.  ritratto  del  medaglista;  e  con  4  tav.  di  medaglie  e 
placchette.  Fra  le  prime,  una  rappresenta  il  re  del  Siam;  notiamo  inoltre 
un  medaglione  fuso,  col  busto  di  Pasteur  nel  dr.  e  con  Ercole  che 
combatte  l' idra  nel  rovescio].  —  Prou  (M.).  Note  sur  le  titre  de  quelques 
deniers  des  IX"  et  XI«  siècles,  essayés  à  la  Mannaie  [Con  incisioni  nel 
testo].  —  Marchéville  (M.  de).  Une  Mannaie  d'or  inèdite  dtt  règne  de 
Charles  VI  [Con  incis.].  —  Serrure  (R.).  Un  projet  de  monnayage  pour 
les  Colonies  fran^aises  de  l'Amérique  en  i66j  [Concessione  originaria,  a 
favore  della  Compagnia  delle  Indie  Occidentali  istituita  nel  1664  da 
Luigi  XIV,  di  far  coniare  moneta  nella  zecca  di  Parigi  per  supplire  ai 
bisogni  del  commercio  nei  possessi  della  detta  Compagnia.  Sinora  si 
credeva  che  questa  avesse  avuto  tale  concessione  per  la  prima  volta 
nel  1670].  —  Marie  (G.).  Un  souvenir  des  pèlerinages  fran^ais  à  Rame 
au  XIV^  siede  [Con  incis.  —  Interessante  gettone,  col  Santo  Volto  in 
doppia  leggenda  circolare  nel  dr.,  e  con  le  teste  dei  SS.  Pietro  e  Paolo 
nel  rov.].  —  Serrure  (R.).  Un  jetan  inédit  de  Jean  Grolier  [Con  incis. 
—  E  il  primo,  in  ordine  di  tempo,  dei  vari  gettoni  fatti  coniare  da  questo 
famoso  bibliofilo.  Esso  reca  nel  dr,  la  sua  arme  gentilizia,  e  nel  rovescio 
la  salamandra  nelle  fiamme,  con  la  data  1532].  —  Mazerolle.  Le  Journal 
de  la  Mannaie  des  Médailles  (i6^']-i']26)  [Continuaz.  —  Notiamo  i  seguenti 
numeri:  189,  gettone  di  Filippo  V  di  Spagna  e  Maria-Luigia-Gabriella 
di  Savoia  sua  consorte,  coi  loro  ritratti;  191  e  192,  gettoni  con  lo  stesso 
ritratto  della  regina,  ma  con  due  rov.  differenti].  —  Comptes  rendus.  — 
Denise  (H.),  Chronique  monétaire.  —  Mazerolle.  Chranique  artistique 
[La  Medaglistica  francese  e  straniera,  al  Salan  di  quest'anno].  —  Forrer 
(L.).  Cor r espandane  e  anglaise  [La  Numismatic  Chranicle.  —  La  Num. 
Circular.  —  La  "  Society  of  Medallists  „  recentemente  costituita  a  Londra. 
Vi  partecipano  moltissimi  artisti  di  vaglia,  ed  è  presieduta  da  Sir  J.  E. 
Pointer,  presidente  della  "  Royal  Academy  „  e  autore  del  rov.  delle 
attuali  monete  inglesi.  La  nuova  Società  ha  organizzato  nello  scorso 
maggio  una  piccola  esposizione  speciale,  che  probabilmente  si  ripeterà 
nel  1899.  —  I  ripostigli.  —  Le  vendite.  Si  nota  un  sensibilissimo  rialzo 
nei  prezzi  delle  medaglie  militari,  che  sono  assai  ricercate  dai  racco- 
glitori, specialmente  dagli  ufficiali  ;  si  può  dire  che  in  questi  ultimi  anni 
il  loro  prezzo  sia  salito  al  quintuplo.  Il  Sig.  Forrer  ci  dà  a  questo  pro- 
posito un'interessante  comunicazione:  l'eroe  di  Kartum,  Sir  Erberto 
Kitchener,  il  Sirdar  delle  truppe  anglo-egiziane,  appartiene  sin  dal  1887 


(*)  V.  Riv.  It.  di  Num.,  1898,  pag.  149  e  segg. 


BtBLIOGRAFIA  589 


alla  Società  Numismatica  di  Londra,  e  non  è  uno  de'  suoi  membri  meno 
attivi.  Continuando  nella  sua  rassegna  delle  vendite,  il  corrispondente 
inglese  della  Gazette  ricorda  l'asta  grandiosa  della  collezione  Montagu, 
venduta  in  due  riprese,  e  che  nel  complesso  produsse  circa  un  milione 
e  mezzo  di  franchi.  —  I  libri.  Il  Catalogne  of  the  Collection  of  Arabie 
Coins  della  Biblioteca  kediviale  del  Cairo,  pubblicato  dall'illustre  orien- 
talista Stanley  Lane-Poole.  Il  nianualetto  elementare  di  Numismatica 
inglese  {The  Story  of  the  British  Coinagé)  di  Miss  Geltrude  Burford 
Rawlings.  Il  manuale  artistico  sulle  monete  di  Siracusa,  che  il  Co.  Albe- 
rico du  Chastel  de  la  Howarderie  sta  apparecchiando  per  la  Casa  Spink 
di  Londra.  Sarà  illustrato  da  quattordici  tavole  eseguite  dall'"  Autotype 
Company  „  londinese.  —  Gli  acquisti  del  Museo  Britannico  nella  serie 
greca.  —  Necrologie].  —  Les  périodiqiies.  —  Notivellcs  diverses  [Il 
Congresso  internaz.  di  Numism.  a  Parigi  nel  1900.  —  Castellani  (G.), 
Notizie  di  Pietro  da  Fano,  medaglista.  —  Ambrosoli,  Monete  greche 
(Manuali  Hoepli).  —  Il  governo  del  Belgio  acquista  la  splendida  collez. 
di  monete  antiche  formata  dal  Co.  Alberico  du  Chastel  de  la  Howardcriej. 


Bulletin  de  numismatique.  Rédaction  et  Expédition:  Raymond  Skr- 
RURE,  Expert.  19,  rue  des  Petits-Champs,  Paris. 

4^^  volume.  —  Huitième  livraison.     -   Décembre  1897. 

DuHAMEL.  Denier  d'argent  mérovingien  frappé  à  Orléans,  vers  le 
milieu  du  Vllb  siede  [Con  disegno].  —  Raimbault  (M.).  Les  médailles 
du  tir  anx  pigeons  de  Monte-Carlo  [Con  disegni.  —  Si  tratta  di  due 
medaglie  di  premio,  assegnate  nel  1895  ^i  Sigg.  Conte  Eug.  de  Robiano 
e  Mainetto  Guido.  Furono  modellate  dal  giovane  scultore  Fabio  Stecchi, 
e  fuse  a  Nizza  dal  fonditore  milanese  Galbusieri;  recano  nel  diritto 
l'effigie  del  vincitore,  e  nel  rovescio  un  piccione  che  si  alza  a  volo 
tenendo  una  palma.  Ciascuna  medaglia  non  esiste  che  in  due  esempi, 
l'uno  d'argento,  cioè  quello  destinato  al  vincitore,  Taltro  di  stagno,  nella 
collez.  del  Sig.  Raimbault].  -  S.  (R.)  Monnaies  mérovingiennes  fausses 
[Continuaz.].  -  S.  (R.).  La  Collection  Van  den  Broeck  acquise  par  l'Etat 
belge.  —  Livres  nouveaux.  —  Revue  des  Revues.  —  Lectures  diverses.  — 
Académies  et  Sociétés  [Nomina  del  Sig.  Babelon  a  far  parte  dell' Accad. 
delle  Iscriz.  e  Belle  lettere].  —  Les  nouvelles  émissions  [I  nuovi  pezzi 
francesi  da  50  centesimi,  battuti  coi  conii  incisi  da  Roty.  Ne  furono 
distribuiti  (beninteso  in  cambio  del  valore  equivalente)  12000  esempi, 
alla  Camera  dei  Deputati  e  6000  al  Senato;  alcuni  esempi.  /';/  oro  ne 
furono  inoltre  offerti  al  Presidente  della  Repubblica,  ai  ministri,  e 
all'incisore].  —  Les  trouvailles.  —  Les  Musées  [Un  raccoglitore  parigino, 
il  Sig.  Maitre,  ha  legato,  morendo,  la  sua  collezione  al  Museo  di  Ven- 
dòme].  —  Les  ventes  [Fra  le  diverse  vendite,  eseguite  sotto  la  direzione 
del  Sig.  Serrare,  notiamo  quella  della  collez.  Essonville-Bligny,  che 
comprendeva  alcune  monete  italiane  e  franco-italiane,  in  esemplari  di 
eccellente  conservazione.  Ecco  alcuni  prezzi  raggiunti:  ducato  d'oro  di 


59*5  BIBLIOGRAFIA 


Galeazzo  Maria  Sforza,  fr.  112;  id.  napoletano  di  Lodovico  XII,  fr.  579; 
testone  milanese  di  Lod.  XII,  fr.  130;  grosso  di  Clemente  VI  per  il 
Contado  Vencsino,  fr,  80].  —  Necrologie. 

5*  volume.  —  Première  livraison.  —  Janvier  1898. 

Faivre  (E.).  Douzatn  aux  croissants  inédit  et  Hard  à  l'H  couronnc, 
de  Marseille,  au  nonr  de  Henri  li.  —  Serrure  (R.).  Jetons  rares  oii  inédiis 
[Con  disegni].  —  S.  (R.).  Un  arrct  de  la  Cour  d'appel  de  Bru.velles.  — 
Livres  noiiveaux  [Il  Tratte  de  niimism.  mod.  et  coyitemporainc,  di  Engel 
e  Serrure,  —  La  relazione  del  Sig.  Svoronos  sull'incremento  della 
suppellettile  scientifica  nel  Museo  Numism.  di  Atene  durante  l'anno 
accademico  1894-95].  "~  Revue  dea  Revues.  —  Lectiires  diverses  [Ultimi 
echi  della  manifestazione  di  simpatia  in  onore  del  Sig.  G.  Cumont.  — 
11  NiimisHiatisches  Literatur-Blatt  del  Sig.  Bahrfeldt].  ~  Livres  en  pré- 
paraiion  [Il  Corpus  delle  monete  ital.  medioev.  e  moderne,  intrapreso 
per  r  iniziativa  di  S.  A.  R.  il  Principe  di  Napoli.  —  Il  nuovo  giornale 
internazionale  di  Archeol.  numismatica  del  Sig.  Svoronos  e  la  sua  tra- 
duzione dell' Historia  nitmorum  di  Head].  —  Académies  et  Sociétés  [Re- 
lazione del  conte  E.  Delaborde,  in  nome  dell'Accademia  delle  Belle  Arti, 
sugli  invii  della  Scuola  di  Roma  nel  1897,  per  ciò  che  concerne  l' inci- 
sione in  medaglie].  —  Les  Mitsées  [Nomina  del  Sig.  Enrico  de  la  Tour, 
sinora  bibliotecario  del  Département  des  Médailles  della  Biblioteca  Naz. 
di  Parigi,  a  Conservatore-aggiunto],  —  Les  nouvelles  e'missions  [Le  nuove 
monete  d'oro  francesi,  incise  da  Chaplain.  —  Coniazione  di  200,000 
medaglie  commemorative  della  guerra  greco-turca,  eseguite  per  ordine 
del  Sultano.  —  L'attività  della  zecca  di  Parigi  durante  il  1897.  ^-^  ^^b- 
bricazione  totale  oltrepassò  i  no  milioni  di  pezzi,  per  un  valore  com- 
plessivo di  oltre  344  milioni  di  franchi.  Di  questi  centodieci  milioni  di 
pezzi,  34  milioni  e  più  erano  per  la  Francia,  17  milioni  e  mezzo  per 
r Indo-Cina,  900,000  per  la  Martinica,  165,900  per  la  Tunisia,  3,750,000 
per  la  Bolivia,  2,617,550  per  l'Etiopia,  quasi  cinque  milioni  per  il  Marocco, 
e  più  di  46  milioni  e  mezzo  per  la  Russia]. 

Deuxième  livraison.  —  Février-Mars   1898. 

Serrure  (R.).  Jiiles  Hermerel  [Necrologia.  —  Il  Sig.  Hermerel  fu 
per  vari  anni  socio  del  Sig,  Serrure.  Morì  e  53  anni,  vittima  d'una 
disgrazia  di  carrozza.  Era  un  appassionato  cultore  della  Numismatica, 
specialmente  lorenese,  e  pubblicò  varie  notizie  interessanti  nel  cessato 
Annuaire,  nella  Revue  belge,  nel  Biilletin,  ecc.],  —  Serrure  (R.).  Le  florin 
d'or  de  Florence  et  ses  imitations  [Elenco  riassuntivo  delle  imitazioni 
conosciute]  —  S.  (R.)'  Monnaies  liègeoises  du  Xb  siede,  récemment 
piibliées  en  Allemagne  [Con  disegni].  —  Livres  nouveaux  [Roger  Marx, 
Les  médailleurs  fran^ais  depuis  i^Sc);  superbo  volume  illustrato,  che  ha 
Io  scopo  di  diffondere  la  conoscenza  delle  opere  dei  Chaplain,  dei  Roty 
e  degli  altri  medaglisti  francesi  contemporanei,  e  di  incoraggiare  ed 
istruire  i  raccoglitori  di    medaglie    moderne],  —   Revues  des  Revues.  — 


HIRLIOGRAFIA  59T 


Lectures  diverses.  —  Académies  et  Sociétés.  —  Les  nouvelles  émissions 
[Una  medaglia  commemorativa  delle  giornate  rivoluzionarie  del  marzo 
1848,  fatta  coniare  dal  partito  socialista  di  Vienna,  Essa  rappresentava 
il  combattimento  davanti  alla  Camera;  la  polizia  austriaca  sequestrò  le 
medaglie  e  ne  fece  distruggere  i  conii.  I  pochi  esemplari  sfuggiti  al 
sequestro  diverranno  col  tempo  una  rarità  numismatica].  —  Les  Musées 
[Il  30  genn.  1898,  l'Istituto  di  Francia  entrò  in  possesso  del  castello  e 
delle  collezioni  di  Chantilly,  per  effetto  delle  disposizioni  testamentarie 
del  duca  d'Aumale.  Le  collezioni  comprendono  anche  un  interessante 
medagliere  di  3685  pezzi.  —  I  questori  della  Camera  dei  Deputati  fran- 
cese hanno  fatto  collocare  nella  biblioteca  del  Palazzo  Borbone,  in  una 
gran  vetrina,  la  collezione  completa  delle  medaglie  parlamentari  che 
dal  1789  in  poi  servirono  per  attestare,  nelle  cerimonie  pubbliche,  l'iden- 
tità del  deputato].  —  Les  trouvailles  [Fra  l'altro,  la  scoperta  d'un  teso- 
retto  di  149  aurei  romani,  da  Nerone  a  Traiano,  fatta  da  un  abitante 
di  Santiponce,  presso  Siviglia].  —  Les  ventes  [Notiamo  alcuni  prezzi 
raggiunti  ad  un'asta  diretta  dal  Sig.  Serrure  il  18  febbraio:  Mezzo  testone 
di  Francesco  I  per  Genova,  fr.  57;  testone  milanese  coi  busti  di  Giangal. 
M.  Sforza  e  Lodovico  il  Moro,  fr.  31].  —  Necrologie  [Nicola  Rouyer, 
specialista  pei  gettoni  medioevali.  Morendo,  lasciò  la  sua  raccolta  al 
Gabinetto  di  Francia  —  Alfredo  von  Sallet.  --  Achille  Postolacca.  — 
Simone  Ljubic,  direttore  del  Museo  archeol.  di  Zagabria.  Nel  1875  aveva 
pubblicato  sulle  monete  medioevali  dei  paesi  jugoslavi  un'opera  impor- 
tante, ma  sgraziatamente  scritta  in  croato]. 

Troisième  livraison.  —  Avril-Mai  1898. 

Serruke  (R.).  Monnaies  mérovingiennes  inédites  [Con  disegni].  — 
Faivre  (E.).  Un  écii  d'or  à  la  croisette  inédit  de  Fran{;ois  /'?'',  frappé  à 
Aix  en  Provence  [Con  dis.].  —  Revue  des  Revues.  —  Lectures  diverses 
[L'influenza  delle  scoperte  d'oro  del  Klondyke  incomincia  a  manifestarsi 
alla  zecca  di  San  Francisco.  Il  Report  del  direttore  di  quell'  officina 
e'  insegna  che  la  coniazione  dell'oro  vi  è  stata  abbondantissima  nello 
scorso  anno,  che  fu  uno  dei  più  attivi  dalla  fondazione  di  quella  zecca 
in  poi,  cioè  dal  1854.  Il  totale  dell'oro  coniato  nel  1897  oltrepassò  i  33 
milioni  e  mezzo  di  dollari].  —  Académies  et  Sociétés  [Il  premio  Duchalais 
per  la  Numismatica  medioevale,  conferito  ex  aequo  dall'Accad.  delle 
Iscriz.  e  Belle  lettere  al  Sig.  Leone  Maxe-Werly  per  la  sua  Nitmisma- 
tiqite  du  Barrois  e  al  Sig.  Maurizio  Prou  per  il  suo  Catalogne  des 
monnaies  carolingiennes  de  la  Bibliothèque  nationale\  —  Les  Musées.  — 
Les  nouvelles  émissions  [Le  nuove  monete  francesi].  —  Les  ventes  [Vendita 
della  collez.  Hoffmann.  Il  ricavo  raggiunse  i  140,000  fr.  circa.  Molte 
monete  greche  toccarono  prezzi  elevatissimi,  sorpassando  anche  le  mille 
lire  (arg.  di  Camarina,  1305  fr.  ;  statere  d'oro  di  Demetrio  I  di  Maced., 
fr.  1235,  e  altro  esempi,  fr.  1600;  stai,  d' 0.  di  Pirro,  fr.  2150;  stai.  d'o. 
di  Lampsaco  nella  Misia,  fr,  2525).  Fra  le  romane,  un  aureo  di  Ottavia 
e  M.  Antonio  raggiunse  i  3500    fr.  Il  catalogo  della  vendita   Hoffmann 


592  BIBLIOGRAFIA 


è  una  pubblicazione  di  lusso,  compilata  dal  Sig.  Froehner].  —  Necrologie 
[La  Sig."  Lea  Ahlborn,  che  incise  molti  conii  per  la  zecca  reale  di 
Stoccolma.  —  Alfonso  Wauters,  archivista  civico  a  Brusselles.  Si  occupò 
anche  di  storia  monetaria  medioevale  e  collaborò  al  BuUetin  de  numisma- 
tique  et  d'archéol.,  che  il  Sig.  Serrure  pubblicava  un  tempo  in  quella  città]. 

Quatrième  livraison.  —  Juin-Juillet  1898. 

De  Raadt  (J.-Th.).  Constant- Antoine  Serrure  (iSjj-iSgS)  [Necro- 
logia]. —  Serrure  (R.).  Un  écii  d'or  inédit  de  Charles  Vili  frappé  à 
Limoges  [Con  dis.].  —  Bernays  (E.).  Un  nouveau  tiers  de  gros  de  Guil- 
laume I,  comte  de  Namur  [Con  dis.].  —  Livres  nouveaux.  —  Revue  des 
Revues.  —  Lectures  diverses.  —  Académies  et  Sociétés.  —  Nouvelles  émissions 
[La  medaglia  fatta  coniare  dalla  Chiesa  riformata  di  Nantes  in  occasione 
del  Congresso  protestante  tenuto  in  quella  città  nel  mese  di  giugno  per 
celebrare  il  terzo  centenario  dalla  proclamazione  dell'editto  di  Enrico  IV 
sulla  libertà  dei  culti.  —  La  medaglia  commemorativa  della  visita  del 
presidente  Paure  allo  Czar.  —  La  coniazione  dei  nuovi  pezzi  francesi 
di  bronzo  da  5  centes.,  incisi  da  Daniele  Dupuis].  —  Les  ventes  [Vendita 
del  IO  giugno,  all'Hotel  Drouot,  sotto  la  direzione  del  Sig.  R.  Serrure. 
Ecco  i  prezzi  raggiunti  da  alcune  monete  franco-italiane,  riprodotte  nella 
tav.  in  fototipia  che  accompagna  questa  dispensa:  testone  di  Lodov.  XII 
per  Genova,  fr.  121;  altro  esempi,  var.,  fr.  92;  cavallotto  di  Francesco  I 
per  Savona,  fr.  132;  prova  di  zecca  del  pezzo  da  dodici  carlini  dì\  Murat, 
del  1815,  fr.  306].  —  Necrologie  [Il  Sig.  Gius.  Durkee,  distinto  raccogli- 
tore di  monete  imperiali  romane,  morto  nella  spaventevole  catastrofe 
del  Bourgogne\ 

Cinquième  livraison.  —  Aoùt  1898. 

VivARÈs  (J.).  Un  quinaire  en  bronze  d'Avitus  [Con  disegno].  — 
Serrure  (R.).  Tiers  de  sou  d'or  mérovingien  inédit  de  Naix-sur-V-Ornain 
[Con  dis.].  —  CuMONT  (G.).  Billon  noir  de  la  duchesse  Jeanne  de  Brabant 
{1J8J-1406)  [Con  dis.].  —  Livres  nouveaux.  —  Revue  des  Revues. 

Sixième  livraison.  —  Septembre-Octobre  1898. 

Serrure  (R.).  Jetons  rares  ou  inédits  [Con  disegni].  —  S.  (R.).  Médaille 
allemande  du  comte  de  Vaubécourt  [Con  disegni].  —  Lamare.  Un  nouvel 
atelier  monétaire  australien  [Perth,  capitale  della  colonia  dell'Australia 
occidentale].  —  C.-A.  Serrure  et  la  presse.  —  Livres  nouveaux.  —  Revue 
des  Revues.  —  Académies  et  Sociétés.  —  Les  Musées  [Nomina  del  Dott.  Me- 
nadier  alle  funzioni  di  Conservatore  del  R.  Gabinetto  Numismatico  di 
Berlino,  in  sostituzione  del  compianto  Prof,  von  Sallet].  —  Médailles 
nouvelles  [La  nuova  medaglia  pei  Deputati  francesi.  —  Una  placchetta 
di  Roty,  commemorativa  della  fine  tragica  e  delle  esequie  del  presidente 
Carnot].  —  Les  nouvelles  émissions  [Coniazione  dei  nuovi  centesimi 
francesi,  incisi  dallo  scultore  Dupuis].  —  Les  trouvailles  [Un  tesoro 
rinvenuto    nell'  alveo    del    Meno,  a  Francoforte.    Consisteva  in  monete 


RIBLIOGRAFIA  593 


d'oro  della  fine  del  secolo  scorso  e  del  principio  di  questo  secolo,  per 
un  valore  intrinseco  di  circa  10,000  lire.  Vi  si  notavano  specialmente 
delle  "  doppie  pistole  „  di  Gerolamo  Napoleone,  re  di  Vestfaglia,  di 
eccellente  conservazione].  —  Les  ventes.  —  Necrologie  [Il  March.  Filippo 
Marignoli.  —  Il  Sig.  Roest,  presidente  onorario  della  Società  Numis- 
matica Neerlandese]. 

Septième  livraison.  —  Novembre  1898. 

S.  (R.).  Un  gros  tourttois  énigmatique  [Con  disegno].  —  Io.  Quelques 
niois  sur  les  motitons  et  les  doubles  montons  de  Jeanne  et  Wenceslas, 
(Ines  de  Brabant.  —  Faivre  (E.).  Un  douzain  inédit  frappé  à  Limoges 
par  les  Pohtiques.  —  Etat  de  la  caisse  d'un  bourgeois  de  Paris  en  IJJS- 

—  Livres  nouveaux  [Ambrosoli,    Monete  greche'].  —  Revues  des  Revues. 

—  Les  ventes.  —  Necrologie. 

Revue  suisse  de  numismatique,  publiée  par  le  Comité  de  la  Société 
suisse  de  numismatique,  sous  la  direction  de  Paul-CIi.  Strcehlin. 
Genève,  au  siège  de  la  Société,  rue  du  Commerce,  5. 

Tome  VII.   —  Seconde  livraison.  —   1898. 

Waser  (O.).  Demos,  die  Personifikation  des  Volkes  [Con  i  tav.].  — 
Gnecchi  (Frane).  Monetazione  romana  [Con  8  tav.  —  Continuaz.  e  fine 
di  questo  diffuso  articolo  di  volgarizzazione].  —  Cahorn  (A.).  Les  mon- 
naies  de  Glaris  (supplément)  [Con  una  fig.].  —  De  Witte  (A.).  Ducats 
de  l'Ordre  Teutonique  frappés  à  Bruxelles  en  iy22  par  le  grand-maitre 
Charles  de  Lorraine  [Con  l'oro  ricavato  dalla  fondita  degli  oggetti  pre- 
ziosi (coppe  e  catene)  appartenenti  al  tesoro  dell'  Ordine].  —  Adrian 
(P.).  Miinzbilder  und  Miinzstempel  [Articolo  tecnico  sui  tipi  più  adatti 
per  le  monete,  dal  punto  di  vista  delle  esigenze  della  coniazione,  ecc.]. 

—  Strcehlin.  Médailles  suisses  nouvelles  [Con  4  tav.,  una  delle  quali 
rappresenta  una  medaglia  di  Hans  Holbein  il  giovane,  eseguita  dall'in- 
cisore basileese  Frey  Io  scorso  anno,  per  il  400.°  anniv.  dalla  nascita 
del  celebre  pittore].  —  Mélanges  [I  nuovi  pezzi  federali  da  venti  lire.  — 
Le  coniazioni  della  Svizzera  nel  1897.  ~  Monete  svizzere  vendute 
all'  asta  dal  Sig.  O.  Helbing  di  Monaco.  II  pezzo  capitale  della  vendita 
era  un  piéfort  ined.  d'un  tallero  di  Ginevra  del  1598;  questa  moneta 
unica,  di  cui  la  Revue  dà  la .  fotoincis.,  raggiunse  il  prezzo  favoloso  di 
7975  lire.  —  Un  ex-Iibris  numismatico  (Appartenente  al  Gabin.  di  Brera, 
e  comunicato  dal  Dott.  Achille  Bertarelli  di  Milano  al  periodico  Archives 
de  la  Société  des  collectionneurs  d'ex-libris  et  de  relieures  historiques  di 
Parigi).  —  L'Unione  monetaria  latina  e  l'estensione  del  limite  per  la 
coniazione  delle  monete  divisionarie  d'argento.  —  Monete  false  (francesi 
moderne)  e  modo  di  riconoscerle.  —  Ripostigli.  —  Société  suisse  de 
Numismatique  [Relazione  del  Presid.  Sig.  Strcehlin  sull'operato  della 
.Società  durante  l'anno  sociale  1896-97.  —  Pubblicazioni  ricevute  dalla 
biblioteca  durante  l'ult.  trini,  del  1897.  —  Regolamento  per  la  oonsultaz. 
della  biblioteca  sociale.   —  Elenco  dei  Soci]. 

■76 


594  BIBLIOGRAFIA 


Revue  belge  de  numismatique;  publiée  sous  les  auspices  de  la  So- 
ciélé  Royale  de  nHmismatique.  Directeurs  :  V.'e  B.  de  Jonghe,  C.'e  Th. 
DE  LiMBURG-SriRUM  et  A.  DE  WiTTE.  —  Bruxelles,  J.  Goemaere,  Imp. 
du  Roi,  Édit. 

1898.  —  Cinquante-quatricme  année.  —  Troisième  livraison. 

WiLDE  (C.)  et  DE  DoM PIERRE  DE  CiiAUFEPiÉ.  La  tì-OHvailk  d'Eschaven 
fCon  3  tav.].  —  De  Jonghe  (V.'e  B  ).  Un  gros  à  l'effigie  en  pied  de  Jean 
d'Arckel,  prince-évèque  de  Liège  (1364-1378)  [Con  disegno].  —  Alvin  (F.). 
Monnaies  fcodales  inédites.  Looz.  Megen.  Reckheim  [Con  disegni].  — 
Bordeaux  (A.).  La  numismatique  du  siège  de  Maestrie/il  en  ij(^4  [Con 
disegni].  —  Bamps  (C).  Un  jeton  hasseltois  du  XVlIe  siede  [Con  dis.].  — 
De  WiTTE.  Les  jetons  et  les  médailles  d'inauguration  frappés  par  ordre 
du  goHvernement  general  aux  Pays-Bas  autrichiens  (i-]i']-i']g4)  [Con  i  tav. 

—  Continuaz.].  —  Lemaire  (V.).  Un  mot  sur  la  irempe  du  cuivre  en 
rapport  avec  les  coins  monctaires.  —  Necrologie  (J.  LIermerel.  —  C.-A. 
Serrure).  —  Mélanges  [Cenno  sul  Traile  de  Nunt.  mod.  et  contemp.  dei 
Sigg.  Engel  e  Serrure.  —  Sommarli  dei  periodici,  ecc.].  —  Société  Royale 
de  numismatique  :  Extraits  des  procès-verbaux  [Assemblea  gen.  del  24 
apr.  1898.  —  Elenco  delle  pubblicaz.  ricevute  durante  il  2."  trimestre 
1898,  ecc.]. 

Quatrième  livraison. 

De  Jonghe.  Le  noble  de  Gand  à  la  bannière  portant  une  Poi  (ijSi) 
[Con  disegni].  —  Bordeaux.  La  numismatique  du  siège  de  Maestricht  en 
i']()4  [Con  disegni.  —  Continuaz.  e  fine].  Visart  de  Bocarmé  (A.).  Un 
inéreau  aux  armes  de  Gruutliuuse  [Con  dis.].  -  De  Witte.  Les  deneraux 
et  leurs  ajusteurs  aux  Pays-Bas  méridionaux.  —  Correspondance.  — 
Mélanges  [Sommarli  dei  periodici,  ecc.].  —  Soc.  Royale  de  numism.: 
Extr.  des  procès-verbaux  [Assembl.  gen.  del  17  luglio  1898.  —  Elenco  dei 
Soci.  —  Pubblicaz.  ricevute  durante  il  3."  trini.  1898,  ecc.]. 

Tijdschrift  van  het  Nederlandsch  Genootschap  voor  Munt- 
eli Penningkunde.  —  Amsterdam,  G.  Theod.  Boni  e  figlio. 

1898.  —  6''  Jaargang.  —  3*^  Aflevering  [Terza  dispensa]. 

De  Witte  (A.).  Le  jeton  dans  les  comptes  des  maìtres  des  Monnaies 
du  duché  de  Brabant  aux  XVIh  et  XVIIIe  siècles  [Continuaz.  e  fine].  — 
De  Man  (Marie).  Plagerijen  der  Staten  van  Holland  en  West-Friesland 
in  Mmìtzaken,  naar  aanleiding  van  den  Zeeuwschen  vijfschellincxpennink. 

—  RoEST  (Th.  M.).  Monnaies  de  's-  Heerenberg  et  de  Stevensweerd  [Con 
2  tav.].  —  Handelingen  van  de  jaarlijksche  vergadering,  gehouden  op  16 
juni  l.  l.  te  Haarlem.  —  Sommarli  dei  periodici  di  Numismatica  ricevuti 
in  cambio  dalla  Società  Neerlandese.  —  Gemengde  berichten  [Recensione 
del   Traile  de  Num.  mod.  et  contemp.  dei   Sigg.  Engel   e  Serrure,  ecc.]. 


BIBLIOGRAFIA  595 


4®  Afleverinj  [Quarta  dispensa]. 

De  Jonghe  (V.te  B.).  Un  tiers  de  soti  de  Maestricht  [Con  disegno].  — 
ZwiERZiNA  (W.  K.  F.).  Deschrijving  der  penningen  sederi  2j  Nov.  i8go 
door  's-Rijks  stempelsnijders  vervaardigi.  ~  S.  (A.).  Strooipennittg , 
geslagen  te  Leiir.  —  Stephanik  (J.  W.).  Het  rekenen  met  leg-  of  rekenpen- 
ningen.  —  Zwiekzina.  Gedenk penningen  iSr)"].  —  In  memoriani  Th.  M. 
Roest.  —  Somma rii  dei  periodici.  —  Geniengde  berichten.  —  Vergaderingen 
van  't  Genootschap.  —  Jaarverslag  over  iSi^j  van  dea  Secretaris.  —  Id. 
van  den  Penningmeester.  —  Id.  van  den  Conservidor.  —  Id.  van  de 
Conimissie  voor  de  Redactie  van  7  Tijdschrift.  —  Elenco  dei  Soci. 

ZeitSChrift    fiir    Numismatik,    Iwraiisgegeben    von    H.    Dannenbkkg, 
H.  Dressel,  J.  Menadier.  Berlin,  Wcidmannsche  Buchhandlung,  1898. 

XXI.  Band.   -   Ileft  i  und  2. 

Daxnenbekg  (IL).  Alfred  von  Salici  [Necrologia].  —  Kòhler  (U.). 
Ueber  die  alliscile  Goldpriigung  |Con  i  tav.].  —  Seeck  (O.).  Zn  den 
Feslmùnzen  Conslanlins  und  seiner  Familie  [Con  2  tav.  e  con  fig.  nel 
testo].  —  WiLLERS  (H.).  Die  Miìnze  Thibrons.  —  Kirchner  (J.  E.).  Zar 
Daliriing  der  alltenischen  Silbermùnzen  der  beiden  lelzlen  vorchrisllichen 
Jahrhunderle.  —  Dannenberg  (H.).  Millelaller lidie  Denkmììnzen.  —  Meier 
(P.  J.).  Ziir  millelallerlichen  Geschichie  und  Miìnzgeschichle  der  Unlerelbe 
[Con  disegni].  —  Kull  (J.  V.).  Welche  Milnzherren  konnlen  bei  den 
Prdgungen  in  Bayern  in  dem  Zeitraum  vom  Ende  dea  elflen  bis  gegen 
das  Ende  des  dreizehnlen  Jahrhunderts  belheiligt  geivesen  sein?  —  Noss 
(A.).  Zur  Mi'mzslàlte  Geseke.  —  Miscellen  :  Drexler  (W.).  Tanlalos  auf 
Miìnzen  von  Kyme.  —  Lileratur  [Holm,  Geschichie  Siciliens  im  Allerlhum; 
voi.  III,  con  8  tav.  di  monete].  —  Necrologe  [Hoffmann].  —  Silsungsbe- 
richle  der  Numismalischen  Gesellschafl  zu  Berlin.  i8<)']. 

Mittheilungen  der  Bayerischen  Numismatischen  Gesellschaft. 

Herausgegcbcn  von  deren  Rcdactions-Comitc  (Dr.  E.  Mekzbacher, 
H.  RiEDERER,  Prof.  Dr.  II.  Riggauer).  Miinchcn,  Selbstverlag  der 
B.  N.  G.  (In  Commission  bei  Dr.  E.  Merzbacher,  Maximilìansplatz,  4). 

XVI.  und  XVII.  Jahrgang.  1897-98. 

Elenco  dei  Soci.  —  Relazione  annuale  sull'andamento  della  Società. 
—  Noss  (A.).  Die  ravensbergischen  Miinzen  ivahrend  des  Erbfolgestreiles 
1609-1647.  —  Heuser  (E.).  Die  Miìnzen  und  Mcdaillen  von  Landau  [Con 
8  tav.  in  fototipia.  —  La  città  libera  imperiale  di  Landau,  nel  Palatinato 
del  Reno,  e  celebre  pei  numerosi  assedi  da  essa  sostenuti,  e  de'  quali 
ci  rimangono  interessanti  monumenti  numismatici,  cioè  monete  ossidio-- 
nali  e  medaglie  commemorative.  Le  monete  formano  una  vera  serie 
copiosissima,  in   argento   e    anche  in   oro;  esse  si   distinguono  per  la 


596  BIBLIOGRAFIA 


singolarità  della  forma,  e  anche  talora  per  l'eleganza  dell' impronta  (*). 
Il  Sig.  Heuser,  che  è  già  autore  di  lavori  storici  intorno  agli  assedi  di 
Landau,  ci  dà  ora  una  descrizione  sistematica  e  diligente  di  tutte  le 
monete  e  medaglie  che  vi  si  riferiscono.  Notiamo,  en  passant,  che  le 
monete  ossidionali  in  oro,  di  Landau,  sono  fra  le  maggiori  rarità  nu- 
mismatiche; la  più  piccola  delle  tre  varietà  conosciute  raggiunse  ad 
un'asta  il  prezzo  di  1000  e  più  lire].  —  Friesenegger  (J.  M.).  Ueber 
Ulrichskretize  [Con  disegni  nel  testo  e  con  2  tav.  in  fototipia].  —  Habich 
(G.).  Zu  Friedrich  Hagenaiier  [Con  i  tav.].  —  Kull  (J.  V.).  Ein  Mono- 
gramm  auf  bayerischen  Portraitmedaillen.  —  Nekrolog  (Alfred  von  Sallet). 
—  Literatur. 

Numismatische  Zeitschrift,  Iierausgegeben  von  der  Nitmismatischen 
Gesellschaft  in   Wien,  durch  deren  Redactions-Comité. 

XXIX  Band.  Jahrgang  1897. 

Bahrfeldt  (M.).  Nachtrdge  und  Berichtigungen  zur  Miiiìskiinde  der 
rómischen  Republik  [Continuaz  e  fine.  —  Con  numer.  illustrazioni,  e 
con  indici  copiosi].  —  Markl  (A).  Ein  Goldmedaillon  von  Claudius  II 
[Con  I  tav.].  —  KuBiTSCHEK  (J.  W.).  Beitràge  sur  frùhbyzantinischen 
Niimismatik  [Con  molti  dati  sui  pesi].  —  Fiala  (E.).  Zùiheilungen  an 
bòhmische  Miinzmeister  und  Miinzstàtten  [Con  2  tav.].  —  Wuttke  (R.). 
Die  Probationsregister  des  Obersdchsischen  Kreises.  —  Fiala.  Verse hiedenes 
aus  der  Mailer  Mùnzstàtte.  —  Von  Belhàzy  (J.).  Die  Wiener  Mark  nach 
dem  Jahre  i6gj.  ~  Bauer  (A.).  Ueber  einige  alchemistische  Medaillen 
[Con  2  tav.  di  curiose  riproduzioni].  —  Fiala.  Die  Beamten  und  An- 
gehórigen  der  Prager  Mimzstàtte  1J00-1J84.  [Continuaz.].  —  Nekrolog 
(Alfr.  von  Sallet).  —  Numismatische  Literatur.  —  Jahres-Bericht  der  Nu- 
mismatischen  Gesellschaft  iìber  das  Jahr  189J.  —  Elenco  dei  Soci.  — 
Doni  pervenuti  alla  biblioteca  durante  il  1897,  ecc. 

XXX  Band.  Erstes  Semester.  Januar-Juni  1898. 

Kenner  (F.).  Urkundliches  zu  den  Prdgungen  det  Kaiser  Friedrich  IV. 
und  Maximilian  I.  —  Bahrfeldt  (E.).  Medaille  auf  Christoph  Freiherrn 
von  Schellendorf  und  dessen  Gemahlin  Elisabeth  Constantia  [Con  illustra- 
zione]. —  ScHOLZ  (J.).  Die  òsterreichischen  Conventions-Zwanziger  [Lavoro 
di  straordinaria  pazienza,  ma  avvivato  da  un  vero  interesse,  e  destinato 
a  formare  la  base  per  una  descrizione  completa  delle  pressoché  innu- 
merevoli varietà  di  monete  che  circolavano  sotto  il  nome  di  svanziche. 
Alcune  interessano  anche  l'Italia.  —  Due  tav.  d'illustraz.].  —  Von  Ernst 
(C).  Die  Schaumùnzen  der  Familie  Bachofen  von  Echi  [Con  6  tav.].  — 
Numismatische  Literatur  [Il  Traile  de  Num.  mod.  et  contemp.  dei  Sigg.  Engel 
e  Serrure,  ecc.]. 


(*)  V.  un   saggio  di  queste    graziose    monete    nel   mio  Manuale  di 
Numismatica  (2.^  ed.),  a  pag.  207.  s.  a. 


BIBLIOGRAFIA  597 


Monatsblatt  der  numismatischen  Gesellschaft  in  Wien.  Uni- 

versitatsplatz,  2. 

N."  174.  —  Januar  1898. 

ScHOLZ  (J.).  Ueber  Contorniaien  [Continuaz.  e  fine].  —  Ernst.  Die 
Hoym-Miìnzen  vom  Jahre  rySi.  —  Graf  Kuenburg.  Zit  dem  Vorirage 
iiber  die  Hoym-Munzen  v.  J.  lySr.  —  Miinzeiifunde  [Un  ripostiglio  di  117 
tetradrammi  di  Thasos,  scoperto  in  Transilvania.  II  Sig.  Egger,  clie  li 
acquistò,  c'informa  che  in  parte  sono  di  buono  stile,  in  parte  di  stile 
barbaro  ma  senza  che  mai  le  leggende  degenerino  in  segni  senza  senso]. 
-  Ordentliche  Versammlung  der  numism.  Gesellschaft  am  ij.  December 
iS^j  [In  questa  seduta  della  Società,  il  presidente  Dott.  Nagl  comunica 
una  lettera  di  Mommsen  con  cui  ringrazia  per  gli  auguri  trasmessigli 
in  occasione  del  suo  ottantesimo  compleanno.  Rende  poi  un  mesto 
omaggio  alla  memoria  del  Prof,  von  Sallet].  —  Bespreclumgen  [Vascon- 
CELLOS,  Novas  nioedas  de  Salaria].  —  Niiniistnatische  Literatur.  — 
Mommsevis  Dankschreiben.  Verscìiiedenes  [Il  Sig.  Perini  dà  notizia  di 
un  ripostiglio  trovato  in  valle  d'Agordo,  composto  di  più  centinaia  di 
monete  d'arg.  dei  sec.  XII  e  XIII,  assai  importante  per  la  storia  della 
zecca  tridentina.  Vi  si  trovava  infatti,  in  4  varietà,  il  denaro  con  la 
leggenda  +  Trento,  pubblicato  da  Gazzoletti  ma  ricercato  sinora  inutil- 
mente in  natura.  —  Placchctte  dei  coniugi  Tran.  Con  tavola.  Il  Sig.  Trau 
diresse  per  molti  anni   il  Monatsblatt]. 

N.»  175.   —  Februar  1898. 

Renner  (V.).  Der  Fund  von  Marbach  a.  W.  [Con  disegni].  —  Miìn- 
zenfunde.  —  Jahresversamml .  d.  numism.  Gesell.  am  12.  Jan.  i8g8  [11 
presidente  Renner  ricorda  la  prossima  data  del  centenario  dalla  pubbli- 
cazione dell'ottavo  ed  ultimo  voi.  della  Doctrina  numorum  veterum].  — 
Besprechungen  [Bahrfeldt,  Nachtr.  u.  Bericht.  zur  Miìnzkunde  d.  ì'óm. 
Rep.].  —  Numismatische  Literatur.  —  Verscìiiedenes  [Medaglia  in  onore 
del  eh.  filologo  Carlo  Schenkl.  —  Il  prof.  Renner,  da  circa  cinque  anni 
direttore  del  Monatsblatt,  prende  commiato  dai  lettori,  informando  che 
per  le  sue  molteplici  occupazioni  non  gli  è  più  possibile  di  attendere 
alla  direzione,  la  quale  verrà  assunta  dal  Sig.  Rodolfo  Hòtken  von 
Hattingsheim]. 

N."  176.  -  Màrz  1898. 

Hòkken.  Zum  Wecìisel  der  Sc/iriftleitimg  des  Monatsblattes  [Il  Si^. 
Ilòfken,  nell'assumere  la  direzione  del  Monatsblatt,  fa  il  meritato  elogio 
del  suo  predecessore  Prof,  von  Renner].  —  Voetter  (O.).  Miinzen  der 
Kaiserinnen  Fausta  und  Helena.  Datum  der  Grilndung  Konstantinopels. 
—  Ernst.  Einige  neue  Scharff-Medaillen  |Med.  per  il  70."  compleanno 
dello  storico  ungh.  Alessandro  Szilàgyi|.  Ord.  Vers.  der  num.  Gesell. 
am  Q.  Febr.  i8()H.  —  Vermehrung  der  Miinzensamml.  u.  Bibliothek  [La 
Soc.  archeol.-num.  di  Montreal,  invia  in  dono  alla  .Soc.  num.  di  Vienna 


598  BIBLIOGRAFIA 


un  esempi,  della  med.  coniata  per  il  25.»  anniv.  dalla  fojidaz.  di  quella 
Soc.  canadese].  —  Besprechungen  [Dannenberg,  Die  deutschen  Miìnzen 
der  sachs.  ti.  frdnkischen  Kaiserzeit,  III  voi.,  con  io  tav.  —  Archiv  fi'ir 
Bracteaienkiinde,  diretto  da  R.  v.  Hokken;  III  voi.  —  Engel  et  Serrure, 
Traile  de  Num.  niod.  et  confemp\  —  Numismalische  LUeratiir.  —  Verschie- 
denes  [S.  A.  R.  il  Duca  di  Cumberland  ha  affidato  al  noto  numismatico 
Sig.  Fiala  di  Praga  la  direzione  della  Collez.  Cumberland  di  monete  e 
medaglie.  —  Fondazione  di  un  Gabinetto  Num.  della  Slesia,  in  Breslavia, 
formato  dalla  riunione  delle  due  ragguardevoli  collezioni  che  già  esiste- 
vano in  quella  città,  cioè  quella  della  Bibl.  Civica,  e  quella  del  Museo 
per  le  antichità  della  Slesia.  —  La  Soc.  Num.  Belga.  —  Il  "  Club  degli 
amatori  di  monete  e  medaglie  in  Vienna  „.  —  Il  "  Club  delle  monete 
e  medaglie  „  in  Newport  nel  Canada,  presieduto  dal  Dott.  Storer.  — 
La  Soc.  Num.  di  Norimberga.  —  Le  aste  pubbliche.  —  I  periodici  di 
Numismatica.  In  Europa  si  pubblicano  presentemente  24  periodici  di 
Numismatica  (compresi  i  piccoli  giornali);  per  ragion  di  lingua  si  distri- 
buiscono come  qui  appresso  :  io  in  tedesco,  6  in  francese,  3  in  inglese, 
e  I  in  ciascuna  delle  seguenti  lingue:  olandese,  svedese,  russo,  polacco 
e  italiano.  Per  ragion  di  paese,  l'Austria  ne  possiede  5,  la  Germania  6, 
la  Francia  e  l'Inghilterra  3  ciascuna,  il  Belgio  2;  l'Olanda,  la  Svezia, 
la  Russia,  la  Svizzera  e  l'Italia,  uno  per  ciascun  paese]. 

N.»  177.  -  Aprii  1898. 

VoETTER.  Munzen  der  Kais.  Fausta  tind  Helena.  Datimi  der  Griìnd. 
Konstantinopels  [Continuaz.  e  fine]  —  Trachsel  (C.  F,).  Ein  unedirter 
gràflich  Montfortischer  halber  Tìmler  von  lyjj.  —  Kaindl  (R.  F.\  Aus 
ósterreichischen  y.unzensammìungen  [Interessante  comunicazione  intorno 
alle  raccolte  numismatiche  degl'istituti  scolastici  della  Bucovina].  —  Ord. 
Vers.  d.  num.  Gesell.  am  23.  Miirz  1S98.  —  Besprechungen  [Il  catalogo 
delle  monete  orientali  del  Museo  di  Berlino,  per  cura  del  Dott.  Niitzel. 
—  La  lettura  tenuta  dal  Co.  Papadopoli  all'Ist.  Veneto,  intorno  allo 
studio  del  Dott.  Schlosser  sulle  più  antiche  medaglie].  —  Numismatiscfie 
Lileratur.  —  Verse hiedenes  [Necrol.  del  Dott.  Rob.  Fischer,  raccoglitore 
di  monete  romane.  Scrisse  intorno  al  modo  di  conservare  le  monete, 
dal  punto  di  vista  della  chimica.  —  Medaglia  del  giubileo  imperiale  di 
Francesco  Giuseppe,  per  l'esercito.  Sarà  coniata  in  bronzo  da  cannone, 
cioè  in  una  lega  del  91  "/„  di  rame  e  del  9  %  di  stagno.  La  medaglia 
è  destinata  a  tutti  coloro  che  durante  i  cinquantanni  di  regno  di  Frane. 
Gius,  appartennero,  o  tuttora  appartengono,  all'esercito  od  all'armata; 
il  numero  totale  dei  pezzi  da  coniare  sarà  da  quattro  a  cinque  milioni]. 

N."  178.  -  Mai  1898. 

SciioLz  (J.).  Beitrag  sur  Mnnzkunde  Nikaias.  —  Ord.  Vers.  d.  num. 
Gesell.  ani  20.  Aprii  iSpS'.  —  IIòfken.  Jubilaums-Ausslellung  des  Clubs 
der  Muìiz-  und  Medaillenfreunde  in  Wien.  —  Kunzenfunde  [Fra  le  diverse 
hotizie  di  ripostigli,  troviamo  quella  di  un  tesoretto  di  circa  500  denari 


BIBLIOGRAFIA  599 


medioevali  dei  sec.  XIII-XIV,  scoperto  a  Lubiana  e  composto  per  sommi 
capi  come  segue:  Gorizia,  126;  Aquileia,  194;  Trieste,  13;  Merano,  162; 
Ivrea,  2.  II  numero  delle  varianti  era  grandissimo.  Questo  ripostiglio, 
così  interessante  per  la  Numismatica  italiana,  ci  è  stato  furtunatamente 
serbato  nella  sua  integrità,  e  trovasi  ora  nel  Museo  di  Lubiana;  il  cui 
conservatore  Sig.  Miillner  ne  ha  pubblicato  una  descrizione  nel  perio- 
dico Argo].  —  Numisynatische  Literatur.  —  Verschiedenes  [Quel  S.  Marino 
austriaco  eh' è  il  Principato  di  Liechtenstein  si  apparecchia  a  far  coniare 
delle  monete  (in  oro,  da  20  corone;  e  in  arg.,  da  i  corona)  che  diver- 
ranno probabilmente,  fra  breve,  rarità  numismatiche  come  i  talleri  che 
fece  già  coniare  altra  volta.  Le  nuove  monete  recheranno  nel  diritto 
il  busto  del  Principe  e  nel  rovescio  lo  stemma.  I  conii  furono  incisi  a 
Parigi.  —  Il  Gabinetto  Numismatico  di  Cassel.  —  Il  Corpus  niimorum 
italicorum\. 

N."  179.  —  Juni   1898. 

ScHOLZ.  Beitrag  sur  Munzkunde  Nikaias  [Continuaz.  e  fine].  — 
Renner.  Bemerkungen  zu  den  Miinsen  des  Marbacher  Fundes  Nr.  i  und 
2  [Con  dis.].  —  ScHOLz.  Die  Medaille  auf  unseren  Aussfellungen  [Dopo 
di  aver  rilevato  con  soddisfazione  lo  sviluppo  crescente  dell'arte  del 
medaglista  in  Austria,  l'A.  deplora  eh'  essa  incominci  a  perdere  il  ca- 
rattere proprio  che  ormai  vi  aveva  assunto,  per  seguire  la  moda  e 
ridursi  ad  una  semplice  imitazione  dei  moderni  medaglisti  francesi]. 
Besprechungeh  [Articolo  del  Dott.  Domanig  intorno  a  varie  pubblicazioni 
che  trattano  del  risveglio  della  medaglia  in  Austria  e  Germania,  ed 
anche  in  Inghilterra,  sempre  più  o  meno  per  l'influenza  francese;  ciò 
che  fa  temere  all'A.  che  la  moda  entri  per  troppa  parte  in  questa  ri- 
gogliosa fioritura].  —  Verschiedenes  [La  Società  Numismatica  di  Dresda. 
Essa  venne  fondata  il  1872,  e  festeggiò  quest'  anno  il  25.°  anniversario 
dalla  fondazione  con  un'  adunanza  presieduta  dal  Principe  Gio.  Giorgio 
di  Sassonia.  La  Società  possiede  una  casa  propria,  costruita  apposita- 
mente; e  si  propone  di  istituire  una  specie  di  scuola  pratica,  in  cui  i 
giovani,  dopo  terminati  gli  studi,  possano  prepararsi  ed  esercitarsi  a 
lavori  scientifici  di  Numismatica.  —  La  Soc.  Antiquaria  e  Numism.  di 
Montreal.  Questa  fiorente  società,  fondata  più  di  trent'anni  or  sono,  ha 
acquistato  recentemente  un  palazzo,  al  triplice  scopo  di  collocarvi  un 
Museo  Canadese,  una  Galleria  storica  di  quadri  e  una  pubblica  Biblio- 
teca, oltre  alla  sede  della  Società.  —  Asta  dei  duplicati  del  R.  Gabin. 
Num.  di  Dresda]. 

N."  180.  -  Juli  1898. 

Renner.  Der  Fund  von  Gutenbrunn  am  Weinspergforsie.  Denare  aus 
der  Zeit  der  Babenberger  [Con  disegni].  —  Besprechungen  [Il  tallero  di 
Maria  Teresa  per  il  Levante.  Articolo  che  interessa  anche  la  storia 
della  zecca  di  Milano.  —  Riggauer,  Zur  kleinasiatischen  Munzkunde. 
Descriz.  di  alcune  notevoli  monete  raccolte   nel   1896  da  due  scienziati 


600  niRI.IOGRAFIA 


bavaresi,  i  Sigg.  Oberhummer  e  Zimnierer,  in  un  loro  viaggio  nella 
Cappadocia].  —  Verse hiedenes  [Necrologia  di  C.-A.  Serrure.  —  Nomina 
del  Dott.  Prof.  Giulio  Menadier  a  Direttore  del  R.  Gab.  Num.  di  Berlino. 

—  Le  medaglie  per  il  60."  annivers.  dall'assunzione  al  trono  della  Re- 
gina Vittoria.  Sino  al  31  die.  1897  ne  erano  state  vendute  nientemeno 
che  3115  di  gran  modulo  in  oro,  da  13  lire  sterline;  18,671  piccole  in 
oro,  da  2  sterline;  13,249  grandi  in  arg.,  da  io  scellini;  215,646  piccole 
in  arg.,  da  i  scellino;  e  13,613  in  bronzo,  da  4  e  da  3  scell.;  un  totale 
di  264,294  medaglie]. 

N."  181.  —  August  1898. 

Nagl  (A.).  Ueber  dem  Vierschlag  auf  mittelalterlichen,  insbesondere 
auf  Wiener  Pfennigen.  —  Newald  (J.).  Das  ósterreichische  Miinzwesen 
unter  Ferdinand  I.  Eine  munzgeschichtliche  Studie,  ergànzt  von  M.  Markl. 
-  Milnzenfund.  —  Besprechung  [Gnecchi  (Frane),  Monetazione  romana; 
Ginevra,  1897,  con  20  tav.].  —  Ntimismatisclie  Liferatnr.  —  Verse  hiedenes 
[Esposizione  speciale  di  monete,  medaglie  e  carta-moneta,  relative  al 
regno  di  Frane.  Giuseppe,  organizzata  dalla  direzione  del  Museo  di 
Graz.  Inaugurandosi  l'esposizione,  il  Prof.  Dott.  von  Luschin  tenne  un 
discorso  sulla  monetazione  austriaca.  Fu  stampato  anche  un  catalogo, 
comprendente  691  numeri.  —  Medaglia  commemorativa  per  l'incorona- 
zione della  Regina  Guglielmina  d'Olanda]. 

N.°  182.   —  September  1898. 

HòFKEN.  Kaiserin  Elisabeth.  —  Newald.  Das  ósterreiehisehe  Mvnzwesen 
unter  Ferdinand  I  [Continuaz.  e  fine].  —  Hòfken.  Passauer  Pfennige 
aus  der  Wende  des  Mittelaliers  [Con  disegni].  —  Miinzenfunde.  —  Bespre- 
ehungen  [Hevden  (H.  von),  Ehrenzeiehen  der  erloschenen  und  blnhenden 
Staaten  Deutsehlands  und  Oesterreieh-Ungarns.  Naehtrag.  A  complemento 
del  suo  libro  pubblicato  lo  scorso  anno  sotto  lo  stesso  titolo].  —  Numis- 
matische  Literatur.  —  Versehiedenes  [Sequestro  della  medaglia  triestina 
per  il  giubileo  dello  Statuto.  Gli  esemplari  sequestrati  vennero  distrutti. 

—  Lo  Czar  dona  all'imp.  Frane.  Gius,  una  cassetta  contenente  un 
esemplare  di  ciascuna  delle  medaglie  coniate  per  l' inaugurazione  del 
monumento  ad  Alessandro  IL  Ve  ne  sono  una  grande  in  oro,  una  in 
arg.  e  una  in  bronzo,  più  una  piccola  in  arg.  e  una  piccola  in  bronzo], 

N."  183.  -  Oktober  1898. 

DoMANiG  (K.).  Die  Medaillen  weiland  Ihrer  Majestàt  der  Kaiserin 
Elisabeth  [Con  illustrazioni.  —  L'articolo  passa  in  rivista  le  medaglie 
principali  che  ci  ricordano  la  sventurata  imperatrice;  fra  esse  notiamo 
quelle  incise  dal  Canzani  per  le  nozze  imperiali,  e  per  la  visita  alla 
zecca  ed  al  duomo  di  Milano;  e  quella  di  Eisel  per  la  visita  allo  Stab.*» 
Binda,  pure  in  Milano].  —  Hofken.  Passauer  PJennige  [Con  disegni.  — 
Continuaz.  e  fine].  —  Besprechung  [Cumont  (G.),  Déiresse  financière  du 
Gouvernement   autriehien    au    moment   de   sa   retraite   devant   l'invasion 


BIBLIOGRAFIA  6oi 


fran^aise  en  Belgiqiie  (i']g4-<)j)  et  projet  de  frapper  mannaie  au  coin  de 
l'cmpereiir  Francois  11  dans  l'atelier  monétaire  de  Dusseldorf  et  ensuite  à 
Francforl  par  les  officiers  de  la  Mannaie  de  Bruxelles'].  —  Numismat. 
Literatur.  —  Verschiedenes  [Cenno  necrol.  del  sig.  Teod.  Roest,  presi- 
dente onor.  della  Soc.  Nuiu.  Neerlandese.  —  Necrologia  del  Sig.  Gugl. 
Stern,  distinto  numismatico,  specialista  per  le  monete  dell'Assia.  — 
Coniazione  di  ducati  d'oro  austriaci  di  Frane.  Giuseppe,  con  le  date  1848, 
1849,  1850  e  1851,  per  colmare  la  lacuna  derivante  dal  non  essere  state 
battute  in  quegli  anni  monete  d'  oro  all'  effigie  dell'  imperatore.  Questi 
ducati  di  nuovo  conio  sono  identici  al  ducato  del  1852,  e  recano  perciò, 
nel  rov.,  anche  la  leggenda:  rex  .  lomb  .  et  .  ven  .  Sotto  all'aquila  bicipite 
hanno  in  cifre  minute  la  data  della  coniazione  effettiva,  1898.  —  Medaglie 
per  il  giubileo  imperiale,  eseguite  dal  valente  artista  Stefano  Schwartz. 
Sono  due,  che  formano  pendant  l'una  all'altra;  recano  rispettivamente 
l'effigie  dell'  imperatore  e  dell'  imperatrice,  e  furono  coniate  di  quattro 
moduli;  quelle  dei  tre  moduli  maggiori  sono  di  forma  ovale,  quelle  più 
piccole  sono  rotonde.  Ve  ne  sono  in  oro  ed  in  argento.  —  Le  medaglie 
di  Bismarck.  Si  ritiene  che  il  numero  totale  delle  medaglie  di  Bismarck 
superi  le  300.  Per  la  massima  parte  tuttavia  sono  di  poco  o  nessun 
pregio  artistico,  spesso  anzi  di  fabbrica  rozza  e  dozzinale.  Fra  quelle 
che  hanno  merito  d'arte  primeggia  quella  modellata  da  Hildebrandt. 
Nel  1890  fu  emesso  privatamente  un  cosidetto  "  tallero  del  giubileo  „, 
eh'  è  ormai  divenuto  una  rarità,  poiché  i  conii  ne  furono  sùbito  ritirati 
per  violazione  della  legge  monetaria.  —  Il  ministro  della  Pubbl.  Istruz. 
di  Prussia  aveva  bandito  un  concorso  per  una  "  medaglia  nuziale  „, 
cui  rispose  l'invio  di  ben  87  progetti.  Ora  bandisce  un  altro  concorso 
per  una  medaglia  o  placchetta  "  battesimale  „,  allo  scopo  "  di  richiamare 
"  in  vita  una  costumanza  famigliare  eh'  era  un  tempo  diffusa,  e  di  pro- 
"  muovere  l'arte  patria  della  medaglia  „]. 

N."  184.  —   November  1898. 

Trauerkundgebung  fur  Ihre  Majeatat  Kaiserin  Elisabeth.  —  Krekich- 
Strassoldo  (H.  von).  Ueber  einen  Fund  zumeist  unedirter  Drachmen 
von  Dyrrhachium  [Con  disegno.  —  Si  tratta  di  un  piccolo  ripostiglio, 
composto  di  50  dramme,  quasi  tutte  a  fior  di  conio;  le  quali  nel  diritto 
hanno  il  nome  del  magistrato,  espresso  con  un  monogramma  o  con  le 
due  sole  prime  lettere.  Il  loro  peso  è  identico  a  quello  delle  dramme 
di  Dyrrhachium  col  nome  in  tutte  lettere  nel  dir.,  ma  sono  meno  larghe 
di  queste  ed  hanno  un  rilievo  più  pronunciato.  Secondo  l'A.,  non  vi 
può  esser  dubbio  che  le  monete  da  lui  descritte  siano  anteriori  a  quelle 
col  nome  per  disteso  nel  diritto].  —  Munzenfunde.  —  Besprechtingen.  — 
Numism,  Literatur.  —  Verschtedenes  [Medaglia  di  premio  dell'  Esposizione 
tenuta  a  Bolzano  per  il  giubileo  imperiale.  —  Premio  istituito  dal 
Sig,  Alfonso  de  Witte  per  la  miglior  memoria  sulla  Numismatica  romana, 
che  gli  verrà  inviata  a  Brusselles  non  più  tardi  della  fine  di  settembre 
del  p.  V.  1899.  La  memoria  dovrà  essere  scritta  in  francese  ed  occupare 

77 


6o2  BIBLIOGRAFIA 


non  meno  di  i6  pag.  di  stampa  in-8.  Il  premio  è  istituito  allo  scopo  di 
destare  interesse  nel  Belgio  per  la  Numismatica  romana,  promovendo 
articoli  relativi  ad  essa  nella  Revue  belge.  Il  premiato  riceverà  300  franchi, 
oppure  la  collezione  completa  del  suddetto  periodico.  Il  giurì  è  composto 
dei  Sigg.  M.  Bahrfeldt,  G.  A.  Blanchet  e  Frane.  Gnecchi]. 

N."  185.  —  December  1898. 

HoFKEN.  Festversammlung  der  nnmismatìschen  Geselhchaft  am  jo. 
November  1898  anliìsslich  des  Regierungsjubilamns  Seiner  Majestàt  des 
Kaisers  Franz  Josef  I  [In  questa  solenne  adunanza,  il  direttore  generale 
della  Zecca,  Consigl.  MùUer,  tenne  un  discorso  intorno  alla  riforma 
monetaria  compiutasi  in  Austria  nei  cinquant'  anni  di  regno  di  Frane. 
Gius.,  dal  184.8  al  1898.  —  Ernst.  Die  Jubilaums-Medaille  der  nimiisma- 
tischen  Gesellschaft  [Con  fotoincisione.  —  Questa  medaglia,  pregevole 
lavoro  di  Ant.  Scharff,  è  inspirata  al  concetto  di  imitare  i  medaglioni 
commemorativi  degl'  imperatori  romani  degli  ultimi  tempi.  La  testa 
dell'imperatore  è  ricinta  da  una  sottile  corona  d'alloro  ornata  di  rosette 
di  gioielli;  il  rovescio  reca  una  larga  corona,  pure  d'alloro,  con  la  leg- 
genda circolare:  favtori  .  avgvsto  .  —  grata  .  societas  .  nvmismatica  . 
viNDOBONENSis  .  MDCCciic,  e  nell'area,  in  cinque  linee:  sic— l— sic -lx  — 
FEL.  —  La  medaglia  è  in  arg.,  del  diam.  di  mm.  38,  ed  è  destinata 
soltanto  ai  membri  della  Soc.  Num.  Viennese].  —  Ans  numismatischen 
Vereinen  [La  Società  Numism.  Ital.].  —  Besprechungen  [Stùckelberg, 
Der  Milnzsammler,  ein  Ihindbiich  fitr  Kenner  itnd  Anfi'mger,  mit  200 
Abb.  ;  Ziirich,  1899].  —  Num.  Literatur.  —    Verschiedenes. 

The  Numismatic  Chronicle  and  "  Journal  of  the  Numìsmatìc  So- 
ciety „,  edited  l>y  J.  Evans,  B.  V.  Head,  H.  A.  Grueber,  and  E.  J. 
Rapson.  London,  Bernard  Quaritch;  15,  Piccadilly. 

Third  Series.  —  N.  70.  -   1898.  -  Part  II. 

Wroth  (W.).  Greek  Coins  acquired  by  the  British  Museum  in  18^"] 
[Con  3  tav.  —  Il  totale  delle  monete  greche  acquistate  dal  Museo  Bri- 
tannico nello  scorso  anno  fu  di  836,  numero  che  non  fu  raggiunto  mai 
nell'ultimo  decennio.  Il  Sig.  Wroth  fa  rilevare  l'importanza  dei  seguenti 
acquisti.  Gela;  m.  d'oro,  proveniente  dalla  collez.  Montagu.  —  Calcidice 
(Maced.),  arg.,  id.  —  Alessandro  Magno;  oro,  anepigr.,  id.  Formava 
parte  del  "  Tesoro  di  Tarso;  non  è  una  vera  moneta,  ma  probabilm. 
un  talismano  od  amuleto.  —  Filippo  V  di  Maced.;  arg.  anch'esso  prov. 
dalla  collez.  Montagu.  —  Abdera  (Tracia);  arg.  di  nuovo  tipo,  dalla 
vendita  Ashburnham.  —  Delfo;  didr.  unico;  prov.  esso  pure  da  quest'ult. 
vendita,  —  Tenea  (Acaia)  ;  br.  di  Giulia  Domna.  —  Sebastopoli- 
Eracleopoli  (Ponto);  due  br.,  dalla  vend.  Bunbury.  —  Remetalce  re  del 
Bosforo;  elettro,  id.  —  Juliopoli  (Bitinia);  br.,  id.  —  Nicea  (Bit.);  br. 
di  tipo  insolito,  id.  —  Prusa  "  ad  Olympum  „  (Bit.);  br.,  id.  —  ,Nico- 
mede  II  re    di  Bit.;    arg.,  id.  Reca    la    data  170,  eh'  è  nuoya.  —    Adra- 


BIBLIOGRAFIA  603 


inyteum  (Misia);  due  cistofori,  id.  —  Cizico;  el.,  d.  vend.  Ashburnham. 
—  Pergamo  (Misia);  arg.,  dono  del  Dr.  Weber.  —  Alexandria  Troas; 
dramma.  —  Antandrus  (Troade);  arg.,  vend.  Bunbury.  —  Mirina  (Eolide); 
br.,  probab.  dei  tempi  di  Adriano.  —  Efeso;  rara  mon.  d'oro,  anepigr. 
-"  Erythrae  (Jonia);  br.  —  Cidramo  (Caria);  due  br.  —  Hydisus  (Caria); 
br.  —  Rodi;  oro,  pezzo  unico,  prov.  dalla  collez.  Bunbury.  —  Creso  re 
di  Lidia;  statere  pesante  d'oro,  assai  più  raro  di  quelli  d'arg.  —  Jera- 
poli  (Frigia);  br.  —  Side  (Panfilia);  br.  —  Baris  (Pisidia);  br.  —  Seleucia 
(Pisidia);  br.  —  Selge  (Pisidia);  br.  di  nuovo  tipo.  —  Syedra  (Cilicia); 
br.,  rov. :  lotta  di  due  atleti.  Prov.  dalla  vend.  Bunbury.  —  Cirene; 
tetradr.  di  bel  lavoro;  prov.  dalla  vend.  Bunbury,  e  già  appart.  alla 
oollez.  Bompois.  —  Id.  ;  arg,  con  la  testa  d'Apollo.  —  Quattro  monete 
di  attribuzione  incerta,  l'una  delle  quali  è  un  didr.  di  sistema  eginetico, 
con  un  rospo  nel  diritto].  —  Alishan  (S.  M.).  Posidium  in  Coele-Syria 
[Con  disegno].   —  Evans  (J.).  A  Hoard  of  Roman  Coins    [Con  3  tav.]. 

1898.  -  Part  ITI. 

Macdonald  (G.).  The  Legend  iaton  on  Coins  of  Himera.  —  Six  (J. 
P.).  Monnaies  grecqnes  inédites  et  inccrtaines  [Con  i  tav.  —  Continuaz.]. 
lIii.L  (G.  F.).  Posidium  in  Syria  [Con  i  dis.].  —  Webkr  (H).  A  small 
Find  of  Coins  of  Mende  [Con  i  tav.].  —  Codrington  (O.).  Coins  of  the 
Bahmani  Dynasty  [Con  2  tav.].  —  Napier  (A.  S.)  and  Evans  (J.)  On 
Barnstaple  as  a  Minting-Place.  Notices  of  recent  Niimismatic  Publications 
[Babelon,  Les  origines  de  la  monnaie  coyisidérces  aii  point  de  vue  écono- 
ìniqiie  et  historique.  —  Rawlings  {Miss  G.  Burford).  The  Story  of  the 
British  Coinage;  libriccino  di  volgarizzazione.  —  Svoronos.  'lato'ta  tùiv 
vofj.to|j.aT:u)V,  Atene,  1898;  traduz.  della  Histor.  nitmor.  di  Head]. 

A'.èfjvv]':  'JvfifjfiEpl;  TYjC  Nofj.tajjLczTiv.Yj':  'Apy«ttoXoYta?  —  Journal  Interna- 
tional d'Archeologie  Numismatique,  dirige  par  ].  N.  Svoronos. 
Athènes,  Barth  et  von  Hirst,  Editeurs;  rue  de  l'Univcrsité,  53. 

Tome  premier.  —  Deuxicme  trimestre  1898. 

Vlasto  (M.  P.).  Tarente.  Didrachmes  inédits  [Con  fotoincisioni  nel 
testo  e  con  una  tav.  in  fototipia.  —  Monete  della  collez.  dell'A.,  classi- 
ficate in  ordine  cronologico].  —  .Svoronos.  FIpóXoYO?  zie,  tyjv  ij.E-cifpacjtv 
rYj?  Toò  Head  'latopia':  tojv  vo[j.'.o(AaTojv.  [Prefazione  alla  sua  traduz.  in 
greco  della  Hist.  niimor.  di  Head].  —  Dutilii  (E.  D.  J.).  Monnaies  de 
Side  et  d'Egypte  [Notizie  d'importanti  ripostigli].  —  Svoronos.  Ivrfafio? 
'Itavlcuv  TÓpavvoc  [Con  fotoincisioni].  —  Halbherr  (F.).  An  important 
inscription  far  the  history  of  coinage  in  Crete  [Con  fotoinc.  dell'epigrafe]. 
—  .Svoronos.  lUpl  x-(^<^  ^i^n-^rìì.v^uir.  ty)(;  vo(j.ta|j.ocTtxYjr  STttYpatpYjC  tyj?  rópxovoc 
[Osservaz.  sull'art,  preced.].  —  Lo  stesso,  Tep[j.YjO-:ò?  fi  TO  KAIIOrC 
EXOrCA.  —  Lo  stesso.  'Ay  A.IIootoXóxoi;  — 'AXwpé^oc  ò  ex  SaXXstiou. — 
Schòne  (R.).  Alfred  von  Sallet  (Biographie)  [Con  ritratto].  —  Gaebler 
(H.).  Vollstàndige  Bibliographie  der  Schriften  von  A.  v.  Sallet.  —  Svoro- 


6o4  BIBLIOGRAFIA 


NOS.  —  IJàxpav.o':  ^ep'.'-fioq.  NojJLiafxaTa  àp)(a{v.a  ty)':  vy|3oo  ilepf'foo  [Con  fo- 
toinc.].  —  Lo  stesso.  Ihpóvix-rj  15',  paotXnaa  Kup-r]vaixYj(:  xal  AcYuictoo  [Con 
3  tav.  in  fototipia].  —  Chatzidakis  (G.  N.).  Ivipteicustc  ^spl  twv  fXoj-oixùiv 
xÓita>v  PETA  BAEIAKT  JlAiiNAN  xal  AKPPONIKON. 

Troisième  trimestre  1898. 

MiLONAS  (K.  D.).  Aov.o'jpYO!;  ó  tùiv  'HBcovóJv  ^aoi^sóc  [Con  disegni].  — 
Hill  (G.  F.).  Hadrianoi  and  Hadrianeia.  —  Phardis  (N.  B.).  Nojitajj.'xxiv.à 
IafxoOpàv.Yj;.  —  RouviER  (J.).  Répartition  chronologique  du  ntonnayage 
des  rois  Phéniciens  d'Arvad  avant  Alexandre  le  grand.  —  Paschalis  (D. 
P.).  Nofii^[j,aTcv.-)]  TYji;  ap/^aiag  "AvSpou  [Con  6  tav.  in  fotot,  e  con  illustraz. 
nel  testo].  —  Svoronos.  Nofit-aatmà  EÓpTiixaTa.  —  A'.  'Evi  xùjv  àvaoxa^tùv 
x-^t;  'AxpoTTÓ^Eto':  'Af)r|và)v  [Con  una  tav.  in  fotot.  e  con  un  dis.  nel  testo. 
Notizie  di  monete  rinvenute  negli  scavi  dell'Acropoli  d'Atene].  —  Notes 
supplémentaires  : —  Une  seconde  statue  de  Berenice  li  {par  M.  Dutilli).  — 
Le  mot  y.ò.Koz  {par  M.  Six).  —  Le  nom  des  Edoniens  {par  M.  Kinch).  — 
Suppléinent  à  Andros  {par  M.  Svoronos). 

American  Journal  of  Numismatics  and  "  Bulletin  of  American 
"  Numismatic  and  Archceological  Societies  „.  W.  T.  R.  Marvin  and 
L.  H.  Low,  Editors.  Boston  (73,  Federai  Street). 

N.»  156.  —  Aprii,  1897. 

Blanchet  (J.  a.).  Further  Notes  on  Contorniates.  —  Crosby  (S.  S.). 
The  Cents  of  ly^j  [Con  i  tav.  —  Continuaz.].  —  Gold  Medal  for  Nansen. 
—  Bastow  (J.  W.).  Mexican  Mints.  —  Storer  (H.  R.).  The  Medals, 
Jetons  and  Tokens  Illustrative  of  the  Science  of  Medicine  [Continuaz.].  — 
Cleveland  (E.  J.).  Politicai  Tokens  of  Presidential  Campaigns.  —  The 
Gain  Cabinet  of  the  Sultan  [Un  viaggiatore  scrive  per  sommi  capi  quanto 
segue,  intorno  al  "  medagliere  „  del  Sultano.  Il  gran  museo  di  Costan- 
tinopoli, senza  portarne  il  nome,  è  il  tesoro  del  Sultano  nel  Serraglio. 
Esso  è  strabocchevolmente  ricco  in  pietre  preziose,  spade  e  pugnali 
tempestati  di  gemme,  broccati,  pennacchi,  ecc.,  ma  la  cattiva  distribu- 
zione degli  oggetti  e  la  luce  ancor  più  sfavorevole  rendono  difficile  di 
poterli  esaminare.  Le  collezioni  numismatiche  sono  disposte  in  una 
gran  vetrina  circolare,  secondo  il  poco  scientifico  ordinamento  della 
grandezza.  Non  è  vero,  come  fu  stampato,  che  siano  per  la  maggior 
parte  di  metallo  ignobile,  e  di  epoca  più  o  meno  moderna.  Si  tratta, 
invece,  di  una  gran  quantità  di  monete,  forse  varie  migliaia,  con  pre- 
valenza di  quelle  d'oro,  e  (per  quanto  si  può  distinguere  a  cagione 
della  luce  insufficiente)  ben  conservate,  e  tutt' altro  che  moderne.  Il 
nostro  viaggiatore  ha  notato  fra  esse  varie  monete  romane  e  bizantine, 
e  maomettane  del  primo  secolo  dell'  Egira.  È  una  collezione  che  do- 
vrebb'  essere  esaminata,  ordinata  e  descritta,  essendo  verosimile  che 
contenga  delle  rarità  e  fors'anco  dei  pezzi  unici].  —  Low  (L.  H.).  Coinage 
at   Pópayan,   South    America.  —  Marvin  (W.  T.    R.).    Masonic   Medals 


BIBLIOGRAFIA  605 


[Continuaz.].  -   Low.  A  Fionda  Proclamation  Piece.  —  Notes  and  Qiieries. 

—  Editorial:  The  Neiv  French  Coins. 

N."  157.  -  July,  1897. 

Crosby.  The  Half  Cents  of  179J.  —  Betts  (B.).  American  Ftir 
Company's  Indian  Medals:  I.  The  Astor  Medal.  II.  The  Chotean  Medal 
[Con  I  tav.].  —  Betts.  Some  Locai  New  York  Tokens  :  Castle  Garden 
Token  [Con  disegno].  The  Jenny  Lind  Medal  [Medaglia  col  ritratto  della 
celebre  cantante,  in  memoria  del  primo  concerto  che  1'  "  usignuolo 
svedese  „  diede  a  Nuova  York,  nel  1850,  per  iniziativa  del  famoso 
Barnum.  La  leggenda  del  rov.  ricorda  che  7,000  persone  assistevano 
al  concerto,  che  l'incasso  fu  di  35,000  dollari;  e  che,  di  questi,  Jenny 
Lind  ne  erogò  12.500  a  scopi  di  beneficenza].  —  Nexsen  (J.  A.).  Bollar 
of  1804  [Con  disegno].  —  Santo  Domingo  Coins  lo  be  Made  in  America 
[Il  Governo  della  Rep.  di  San  Domingo  ha  dato  commissione  ad  una 
ditta  di  Nuova  York  per  la  coniazione  di  1,750,000  monete  d'arg.  ;  si 
ritiene  sia  questa  la  prima  volta  che  una  casa  americana  e  incaricata 
di  battere  moneta  estera].  —  Gift  lo  the  Smithsonian  Insti t ut ion  [Il 
grande  Istituto  di  Washington  ha  ricevuto,  per  un  lascito  del  Sig.  Glover, 
di  N.  York,  già  addetto  alle  dogane  imperiali  cinesi,  una  collezione  di 
monete  della  Cina  e  di  altri  paesi  dell'Asia  Orientale,  consistente  in  più 
di  2000  pezzi,  che  rappresentano  la  monetazione  cinese  dal  700  av.  Cr. 
sino  ai  nostri  tempi.  Si  giudica  che  sia  una  delle  collezioni  migliori  che 
esistano  in  questo  genere].  —  Storer  (H.  R.).  The  Medals,  &•,  Illustra- 
tive of  Medicine  [Continuaz.].  —  C.  (J.  R).  Engravers  of  the  portraits 
on  French  Jctons.  —  Bastow.  Further  Notes  on  Mexican  Mint-Marks.  — 
Cleveland.  Annual  Assay  Medals  of  the  United  States  Mini.  —  Storer 
(J.  H.).  An  Interesting  Find  at  Harvard.  —  Matabele  War  Medal.  —  Medal 
of  the  Thirteen  Club  [Vi  è  a  Nuova  York  un  Club  numerosissimo  che 
si  prefigge  per  iscopo  di  combattere  la  superstizione  popolare  intorno 
al  numero  13.  Al  banchetto  annuale  del  Club  fu  presentata  al  presidente 
una  medaglia  che  ha  nel  campo  il  numero  romano  XIII  con  le  cifre 
formate  da  piccole  ossa  di  morto].  —  Tacoma  Money.  --  Mexican  Twenty- 
Cent  Piece.  —  Marvin.  Masonic  Medals  [Continuaz.  —  Medaglia  della 
Loggia  "  Il  Dovere  „  di  Lugano.  Reca  le  date  25  genn.  1877  e  17  giugno 
1883,  che  son  quelle  della  sua  fondazione  e  del  suo  ricevimento  nell'U- 
nione delle  Loggie  Svizzere].  —  F.  (H.  C).  A  Cuban  Silver  Picce.  — 
Obituary  [Necrologia  di  HoflFmann].  —  Notes  and  Queries.  —  Editorial. 

N.°  158.  —  October,  1897. 

Rouyer  (J).  a  Curious  Mediccval  Piece.  —    The  Jenny  Lind  Medal. 

—  Betts.  Ten  undescribed  Spanish- American  Proclamation  Pieces.  — 
Numismatics  popularized.  —  Storer  (H.  R.).  The  Medals,  &,  Illustra- 
tive of  Medicine.  —  Shiells  (R.).  Sivedish  Copper  Piate-Money.  —  Me 
Kinley  Inauguration  Medal.  -  A  Satirical  Brussels  Token.  —  Counterfeit 
"  Shekels  „.   —   A  Catalogne  of  American  Die-Cutters.  —  Mac  Lacmlan 


6o6  BIBLIOGRAFIA 


(R.  W.).  Notes  on  the  British-Indian  Medal  of  Haldimann.  —  An  Unde- 
scribed  Jeton  of  the  "  Seigneur  de  Herstal  „.  —  Cleveland.  British  Jubilee 
Medals.  -    Edit orini:  Signs  of  Progress. 

N."  159.  —  Jaiiuary,  1898. 

Betts.  Some  Hitherto  Unnoticed  Varieties  of  the  Spanish- American 
Proclamation  Pieces  [Con  2  tav.].  —  The  Bruce  Gold  Medal  for  Astro- 
nomers.  —  M.  (W.  T.  R.)-  The  Jared  Eliot  Medal.  -  Del  Mar  (A.). 
Thomas  Gresham  and  his  Laiv.  —  Dollars  of  1804.  —  Transvaal  Coinnge 
[La  notissima  repubblica  sud-africana  ha  emesso  ultimamente  monete 
con  l'effigie  del  presidente  Kriiger].  —  Heavy  Coinage  in  San  Francisco. 

—  Storer  (H.  R.).   The  Medals,  &-,  Illustrative  of  Medicine  [Continuaz.]. 

—  Diitch  Medals  relating  lo  "  The  Indies  „.  —  A  New  Series  of  Green- 
backs  [Nuova  carta-moneta  degli  St.  Uniti].  —  The  Neiv  Japanese  Coinage 
[Sulla  base  dell'oro].  —  Cleveland.  Un  Unpublished  Vernon.  —  M.  (W. 
T.  R.).  Masonic  Medals  [Continuaz.].  —  Medal  of  Wendell  Phillips.  — 
Green  (S.  A.).  A  Boston  Medal.  —  Using  Beads  for  Money.  —  Book 
Notice  :  Meili,  Das  Brasil.  Geldwesen,  Ziirich,  1897.  —  Obituary  [La 
medaglista  svedese  Sig."  Lea  Ahlborn].  —  Notes  and  Queries.  —  Edi- 
tortai:  Numismatic  Work  in  the  American  School  at  Rome  [Insegnamento 
impartito  in  Vaticano    dal  compianto   Prof.  Stevenson]. 

N.°  160.  —  Aprii,  1898. 

Caxton.  Salsbnrg  and  the  Protestant  Emigration  Medals.  —  Some 
Big  Coins.  —  Betts.  Some  Hitherto  Unnoticed  Varieties  of  the  Spanish- 
American  Proclamation  Pieces^  [Con  1  tav.].  —  New  York  Medal  for 
Charter-Day  [Medaglia  che  si  sta  eseguendo  per  la  Società  Numism.  e 
Archeol.  newyorkese,  per  commemorare  l'unione,  avvenuta  il  i.°  genn. 
corr.  a.  1898,  di  Nuova  York  con  le  città  circonvicine,  costituendo  la 
"  Greater  New  York  „].  —  A  Medieval  Medal  of  St.  Hubert.  —  Storer 
(IL  R.).  The  Medals,  &,  Illustrative  of  Medicine  [Continuaz.].  —  An 
Undescribed  Washington.  —  M.  (W.  T.  R.).  Masonic  Medals  [Continuaz.]. 

—  A  Boston  Naval  Medal.  —  The  Numismatic  Society  of  London  [La 
benemerita  Società  londinese  compie  il  suo  cinquantenario].  —  A  Neiv 
Contorniate  [Quello  di  Adriano  (il  quinto  contorniato  che  si  conosca  col 
nome  di  quest'  imperatore),  pubblicato  da  Frane.  Gnecchi  nel  fase.  I  del 
1898  della  nostra  Rivista].  —  Notes  and  Queries.  —  Obituary  [A.  v. 
Sallet].  —  Editorial. 

N."  161.  —  July,  1898. 

Betts.    Mexican   Imperiai    Coinage   [Con    2    tav.].    --    Mereau.v    of' 
the  Fourteenth  Century    relating  lo  the  Miracle   of  the  Holy  Sacrament, 
Brussels  <S».  —  New  French  Nickel  Coin.  —  Devices  for  Chilian  Coins.  — 
Three  College  Medals.  —  Low.  Hard  Times  Tokens.  —  Storer  (H.  R.). 
The  Medals,  &■,  Illustrative  of  Medicine  [Continuaz.].  —  M.  (W.   T.  R.). 


BIBLIOGRAFIA  607 


Masonic  Medals  [Continuaz.].  —  Washington  Monument  Medal.  — 
Randolph- Macon  College  Medals.  —  Cleveland.  Annual  Assay  Medals  of 
the  U.  S.  Mint.  —  Columbian  Exposition  Medal  [Placchetta  di  Roty  per 
l'Esposiz.  di  Chicago  del  1893].  —  Obituary  [Necrol.  di  C.-A.  Serrure]. 

—  Notes  and  Oneries  [Una  medaglia  coniata  nel  1841  a  Trieste  da  Ame- 
ricani, in  onore  di  Washington].  —  Editorial  [Cenni  sui  periodici  nu- 
mismatici europei.  The  Niimismatic  Chronicle.  La  Monthly  Circular  dei 
Sigg.  Spink.  La  Revue  belge.  La  Revue  Numismatique.  La  Gazette  numistn. 
fran^aise']. 

N."  162.  —  October,  1898. 

Mereaux  relating  to  the  Miracle  of  the  H.  Sacrament,  Brussels,^  Se. 
[Continuaz.  e  fine].  —  Betts.  Mexican  Imperiai  Coinage  [Con  2  tav.  — 
Continuaz.].  —  Lovv.  Hard  Times  Tokens  [Con  disegni.  —  Continuaz.]. 

-  M.  (W.  T.  R.).  The  Deserei  Gold  Coinage.  -  Rice  (G.  W.).  The 
Unexplained  Rarity  of  Cerfain  United  States  Coins  [Con  i  tav.].  —  Storer 
(H.  R.).  The  Medals,  &•,  Illustrative  of  Medicine  [Continuaz.].  —  M.  (W. 
T.  R.).  Masonic  Medals  [Continuaz.].  —  The  Bowdoin  and  Boylston 
Medals  of  Harvard  University.  —  Green  (S.  A.).  Bimgtoivn  Coppers  — 
Origin  of  the  Nume.  —  Notes  and  Queries.   —   Editorial. 

Solone  Ambrosoli, 

bibliolecario. 


Atti  della  reale  accademia  di  archeologia,  lettere  e  belle  arti, 
voi.  XIX  (1897-98).  Napoli  1898:  Gabriel  {Ettore),  Contributo  alla  storia 
della  moneta  romana  da  Augusto  a  Domiziano. 

Rivista  internazionale  di  scienze  sociali,  n.  64,  Roma  1898:  Ba- 
diani,  I  destini  dell'  unione  monetaria  latina. 

Emporium,  luglio  1898:  P.  B ,  Artisti  contemporanei:  Luigi  Oscar 
Roty  (^medaglista)  con  28  ili.  —  Zimmern  (E.),  La  carta  monetata  in 
America  (con  8  ili.). 

Atti  e  memorie  della  R.  Deputazione  di  Storia  Patria  per  le 
PROVINCIE  DI  Romagna,  3."  serie,  voi.  XVI,  fase.  I-III  (Bologna  1898): 
Salvioni  (G.  B.),  Sul  valore  della  lira  bolognese  (cont.) 

Bollettino  del  Civico  Museo  di  Padova,  a.  I.  [1898],  n.  io,  ottobre, 
p.  91:  Museo  Bottacin.  Monete  (nuovi  acquisti). 

Memoria  della  società  geografica  italiana,  voi.  VII,  parte  I-II 
(Roma,   1898):  Reggiani  (N),  I  progressi  della  metrologia:   conferenza. 

Giornale  di  erudizione,  voi.  VII,  nn.  3-4,  J898:  L'antica  zecca  di 
Seborga. 

Arte  decorativa  italiana,  a.  VII,  n.  8,  agosto  1898:  I  pavoni  nel- 
l'arte [con  medaglia  dello  Sperandio  nel  Museo  di  Kensington]. 

Atti  e  comunicazioni  del  Circolo  di  Studi  Cremonesi,  anno  I,  fa- 
scicolo I,  1898:  'notizie  varie  [a  p.  60-61.  Monete  e  medaglie  del  Civico 
Museo  di  Cremona]. 


6o8  BIBLIOGRAFIA 


Rivista  di  storia,  arte,  archeologia  della  provincia  di  Ales- 
sandria, fase.  21",  gennaio-marzo  1898:  Senti  {VUtorin),  Monete  antiche 
ritrovate  in  Fontanile. 

Nuovo  Archivio  Veneto,  t.  XIV,  parte  II:  Lazzarini  (F.),  Una 
Bolla  d'oro  di  Michele  Steno. 

Natura  ed  Arte,  i  ottobre  1898:  Gigli  {Giuseppe),  Voce  di  alcune 
monete  della  Magna  Grecia  ritrovate  in  una  piccola  tomba  [versi']. 

Nuova  Antologia,  1°  e  16  nov.  1898:  Maggiorino  Ferraris,  Il  rialzo 
del  Cambio.  —  Canovai  (  T),  Del  problema  finanziario  in  Italia. 

Bollettino  della  R.  Deputazione  di  storia  patria  per  l'Umbria, 
voi.  IV,  fase.  Ili:  Bellucci  {Ada),  Monete  edite  ed  inedite  coniate  nella 
zecca  di  Perugia  durante  la  guerra  del  sale  nel  MDXL. 

Illustrazione  italiana,  n.  42,  1898:  La  medaglia  d'oro  della  città 
di  Pavia  alle  LL.  MM.  Umberto  e  Margherita. 


La  nature,  15  settembre  1898:  Bellet  (D.),  L'Hotel  des  monnaies 
de  Paris. 

Mémoires  de  la  SociÉTÉ  Éduenne,  t.  XXV^  1897  (Autun):  Bulliot, 
Notice  sur  des  moules  de  monnaies  antiques  trouvées   à  Autun. 

Annales  des  mines,  1898,  n.  4  :  Levai,  Sur  l'exploitation  de  l'or  en 
Guyane. 

Comptes-Rendus  de  l'Académie  des  inscriptions  et  belles-lettres, 
mai-juin  1898:  Babelon  {E.),  Les  monnaies  de  Mèdaba,  au  pays  de  Moab. 

NOUVELLE    ReVUE    HISTORIQUE   DE   DROIT   FRANCAIS   ET   ÉTRANGER,    1898, 

n.  i:  Reinach  {Tli.),  Une  crise  monétaire  à  Mylasa. 

Annales  du  Midi,  gennajo:  Vidal  {A.),  Le  prix  des  choses  à  Albi 
en  1368-1369. 

La  Correspondance  historique  et  archéologique,  1898,  25  febbraio  : 
Mirot,  Un  trésor  cache  par  les  serviteurs  de  Bertier  de  Sauvigny. 

Revue  de  Saintonge  et  d'Aunis,  1898,  I."  maggio  :  Audiat  (Z,.),  Mon- 
naies des  Santons. 

Revue  historique  de  l' ancien  pays  de  Looz,  1. 1,  n.  2:  Banips  {€.), 
Numismatique  limbourgeoise  (les  monnaies  carolingiennes). 

Revue  politique  et  littéraire,  io  settembre  1898:  Zablet  (il/.).  La 
rente  frangaise,  1800-1898. 

MoNiTEUR  DE  LA  Légion  d'honneur,  novembre  1897:  Médaillon  des 
Ordres  de  S.'  Benoìtd'  Avis,  de  S.'  Jacques  de  l'Epée  et  du  Christ  de 
Portugal. 

BuLLETTiN  DE  LA  DiANA,  ottobre-diccmbrc  1897:  De  Marsy,  Geneviéve 
d'Urfe,  duchesse  de  Croy:  une  médaille  à  son  effigie. 

Revolution  francaise,  aprile  1898:  Vallaux  (C),  Mirabeau  financier. 

Séances  et  travaux  de  l'Académie  des  sciences  morales  et  poli- 
tiques,  année  58,  n.  3,  1898:  De  Faville,  Les  monnaies  de  l'Ethiopie 
sous  l'empereur  Ménélik. 

BuLLETiN  DE  l'Académie  DE  MÉDECiNE  DE  Paris,   année  62,  n.  22-24, 


BIBLIOGRAFIA  609 


(1898):  Monnier,  Pièce  de  monnaie  dans  l'oesophage  d'un  enfant  décelé 
par  la  radiographie,  oesophagotomie  externe,  extraction^  guérison. 

BULLETIN    DE   LA   SoCIÉTÉ    ARCHÉOLOGIQUE   ET    HISTORIQUE    DE   l'OrLÉA- 

NAis,  3-4  trimestre  1897:  Desnoyers,  Mèdaille  de  Juba. 

AnNALES    de   l'EcOLE     LUJRE     DES     SCIENCES     POLITIQUES,    a.    XIII,    n.   3, 

1898:   Violiate,  La  question  monétaire  aux  États-Unis. 

L' INTERMÉDIAIRE     DES    CHERCHEUES   ET     DES    CURIEUX,    IO    giugllO    1898: 

Médailles  et  monnaies  de  la  Revolution. 

L'iNTERMÉDIAIRE  DES  CHERCHEURS  ET  DES  CURIEUX,  30  agOStO  1898:  LeS 

faux  assignats. 

Sociologie  catholique,  juin  1898:  Chahry  (A.),  L'étalon  d'or;  quelles 
seront  les  consequences  de  l'-étalon  d'or  au  Pérou? 

Revue  biblio-iconographique,  giugno  1898:  Toiidouze  (C),  Le  nié- 
dailleur. 

Gazette  DES  beaux-arts,  I  giugno  1898  :  Mely  {F.  de),  L'émeraude 
de  Bajazet  II  et  la  mèdaille  du  Christ  d'Innocent  Vili, 

Gazette  des  beaux-arts,  aprile  1898 :  Serial  {R),  Les  Mèdailleurs 
francais  au  XIX"  siede,  d'après  un  livre  recent.  Avec  i   table. 

Journal  de  pharmacie  et  de  chimie,  sèrie  6,  tome  7,  n.  5-6  (Pa- 
ris, 1898)  :  Riche,  Essai  des  bronzes   monétaires. 

BULLETTIN   DE    LA  SoCIÉTÉ   NATIONALE  DES  ANTIOUAIRES  DE  FrANCE  1897 

(Paris  1898)  :  Babelon  {E.),  Mèdaillon  d'or  de  Gallienet  Salonine  acquis 
par  le  Cabinet  de  France  —  Mèdaille  —  amulette  trouvèe  a  Carthage  — 
Poids  antique  —  Acquisitions  par  le  Cabinet  de  France  de  la  collection 
Waddington.  —  Observation  sur  la  legende  Augusta  in  pace  sur  des 
monnaies  de  Salonine.  —  Bapst  (G.),  Observation  sur  des  médailles 
fran9aises  coulées..—  Blanchet  {A),  Plaque  en  argent  avec  empreintes 
analogues  à  des  types  monétaires.  —  Observation  relative  aux  mon- 
naies satiriques  de  Gallien.  —  Coutil  [L.),  Trouvailles  de  monnaies  prés 
des  Andelys.  —  Delaborde  [F.],  Observations  sur  des  médailles  fran- 
^aises  coulées.  —  La  Tour  (H.  de),  Médailles  fran9aises  coulées  de  Charles 
d'Angouléme  et  de  Marguerite  de  Valois.  —  Monnaie  gauloise  du  Ca- 
binet de  France.  --  Martha  (/.),  Monnaies  de  Brutus,  le  meurtrier  de 
Cesar.  —  Mowat  (R.),  Prétendues  monnaies  satiriques  de  Gallien.  — 
Observation  relative  à  la  legende  Augusta  in  pace  sur  des  médailles  de 
Salonine.  —   Prou  {M.),  Tiers  de  sou  mérovingien. 


HiSTORiscHEs  Jahrbuch,  Bd.  XIX,  Heft  3:  Bauch  {Alfred),  Der  Nu- 
remberger  Medailleur  M.  G. 

SlT^UNGSBERICHTE   DELl' ACCADEMIA   DI   MoNACO,    1897,    Vol.   II,    faSC.  Ili 

(1898):  Riggauer  (//.),  Zur  kleinasiatischen  Mùnzkunde. 

Oberbayerisciies   Archiv    EUR    VATERL.    Geschichte,    Bd.   4,   1897 
Och.  Bayern's  Kloster  und  Kirchen  Miinzen. 

Neue  Heidelberger    Jahrbììcher,  Jahrg.  VII,    Heft  2,  1897:    Joseph 
(P.),  Bracteatcnfund  in  Wcinheim. 

78 


6lO  BIBLIOGRAFIA 


Zèitschrift  des  Harz-Vereins  fùr  Geschichte  u.  Alterthums- 
KUNDE,  a.  XXX.  1897  :  Reischel,  Ornamenti  romani  in  oro  trovati  a 
Crostorf,  presso  Halberstadt.  [catena  di  bronzo,  con  5  monete  in  oro 
dell'imperatore  Postumo.  Dettagli  su  altre  monete  romane  trovate  nella 
regione  dell' Harz].  —  Poppe  {G.),  Avvilimento  della  coniazione  delle 
monete  divisionarie  nella  contea  di  Mansfeld,  in  Sassonia  e  in  paesi 
vicini^  dal  1618  al  1624. 

Jahrbuch  der  Gesellschaft  FiiR  L0THRINGISCHE  Geschichte  u. 
Alterthumskunde  Jahrg.  Vili,  2.'^  Halfte:  Hammcrsfein,  Wichmann  ti. 
lì^olfram,  Miinzfund  in  Nieder  —  Rentgen. 

Centralblatt  Fùr  Bibliothekwesen  4-5  Heft  1898:  Beck  {Richard), 
Die  Beziehungen  des  Florentiners  Antonio  Magliabecchi  zu  Christian 
Daum,  Rektor  zu  Zwickau.  [A  p.  172  e  segg.  notizie  per  il  numismatico 
Carlo  Patiti  in  Padova  e  per  le  sue  opere  numismatiche]. 

Zèitschrift  des  Ferdinandeums  f\\r  Tirol  und  Varalbej^g,  III 
Folge,  42  Heft  (1898):  Mayr-Adlwang  (M.),  Regesten  zur  tirolischen 
Kunstgeschichte.  Von  der  altesten  Zeit  bis  zum  Jabre  1364.  [Con  do- 
cumenti monetari  medioevali  e    nomi  di  orefici    fiorentini  e   veneziani. 

Nineteenth  Ckntury,  agosto  1898:  Russell  (T.  W.),  The  money  len- 
ding  inquiry. 

Yale  Revievv,  febbraio  1898:  Fiamingo  {G.  il/.),  Px'evailing  theories 
in  Europe  as  to  the  influence  of  money  on  international  trade. 

QuARTERLY  JouRNAL  OF  ECONOMics,  aprile  1898  :  Sandoz  (A.),  The 
bank-note  system  of  Switzerland. 

The  English  Historical  Review,  ottobre  1898:  Archbold  {W.  A.  J.), 
A  Manuscript  Treatise  on  the  Coinage  written  by  John  Pryse  in  1553. 


MusÈE  NEUCHATELois,  1898,  u.  8-9:  Wavre  (  W^,  Jonas-Pierre  Thièbaud, 
mèdailleur  neuchàtelois  (avec  planche). 

Die  SchWeiz,  n.  8,  1898:  Landesmuseums-Medaillc. 

BULLETTIN  de  LA  SoCIÉTÉ  d'hISTOIRE  ET   d'ArCHÉOLOGIE  DE  GaND,    1898, 

n.  2:  Stroobant  {L.),  Un  sceau  de  la  léproserie  de  Gand  au  XIIP  siede. 

AnNALES   DE   LA  SoCIÉTÉ    d' ARCHEOLOGIE   DE  BRUXELLES,  1897,  3.^  et  4." 

livr.  :  De  Vlaminck.  La  monnaie  et  les  sceaux  communaux  de  Termonde. 
Annales  de  la  Société   historique  et  archéologique  de  Tournai, 
Nouv.  Sèrie    t.  I  :  de  Nédonchel  {comte),   Biographie  du  general  Coche- 
teux  [numismatico  distinto^  1818-1894,  del  Belgio]. 


BULLETIN    INTERNATIONAL   DE    l'AcADÉMIE   DES   SCIENCES     DE    CrACOVIE, 

aprile   1898:    Piekosittski  (F.),  Les    premiers    essais  de  monnayage    en 
Pologne,  à  l'epoque  des  Piast. 

BuLLETIN     INTERNATIONAL   DE    l'AcaDÉMIE     DES     SCIENCES   DE    CrACOVIE, 

luglio  1898:  Lerpszy  (Z,.),  GiaN   Jacopo  del  Caraglio  {medailleur'\  et  ses 
oeuvres. 

E.  M. 


VARIETÀ 


Congresso    Internazionale    di     JViinilsi  natica.     — 

Siamo  lieti  di  annunciare  che  la  Sociéié  Fran^^aise  de  Nii- 
mismatique,  degnamente  presieduta  dal  Conte  de  Castellane, 
si  farà  promotrice  di  un  Congresso  Internazionale  di  Nu- 
mismatica, da  tenersi  a  Parigi  in  occasione  dell'Esposizione 
Universale  del   1900. 

Non  dubitiamo  che  quest'idea  troverà  la  piiì  favorevole 
accoglienza  anche  presso  i  numismatici  italiani,  e  intanto 
plaudiamo  vivamente  alla  iniziativa  della  benemerita  Società 
francese. 

Concorso  dì  Numismatica  rotnana.  —  Il  felice  esito 
dei  diversi  concorsi  banditi  nella  nostra  Rivista  fece  sì  che 
l'esempio  viene  seguito  anche  all'estero.  Il  Signor  Alfonso 
de  Witte  di  Bruxelles,  ne  bandisce  uno  personalmente,  offrendo 
Fr.  300  oppure  la  collezione  completa  della  Revue  Belge  pel 
miglior  lavoro  sulla  numismatica  romana  (consolare,  imperiale 
o  coloniale)  d'almeno  16  pagine  di  stampa,  scritto  in  lingua 
francese,  che  gli  verrà   presentato  prima    dell'  ottobre  1899. 

Il  Giurì  sarà  formato  dai  signori:  Maggiore  Max.  Bahrfeld 
di  Breslavia,  Adriano  Blanchet  di  Parigi  e  Francesco  Gnecchi 
di  Milano. 

li  sig.  Alfonso  de  Witte  si  riserva  la  proprietà  di  tutti 
i  manoscritti  e  il  diritto  di  pubblicarli  nella  Revue  Belge,  nel 
qual  caso  gli  autori  riceveranno  50  estratti. 

JPreniio  Grazioli,  —  Il  premio  istituito  presso  la  Regia 
Accademia  di  Belle  Arti  in  Milano  dal  noto  incisore  Ca- 
valiere Francesco  Grazioli,  e  da  assegnarsi  alternativamente, 
un  anno  al  miglior  lavoro  di  cesello,  e  l'anno  successivo  al 
miglior  lavoro  d'incisioni  di  comi  per  medaglie^  fu   conferito 


6 12  VARIETÀ 

Stavolta  al  giovane  signor  Edoardo  Saronni,  per  la  sua 
medaglia  del  valente  cesellatore  milanese  Giovanni  Bellezza. 

Circostanza  notevole,  il  Saronni  non  è  un  incisore  di 
professione,  ma  bensì  alla  sua  volta  un  cesellatore;  ed  è 
poco  più  che  venticinquenne. 

La  medaglia  da  lui  presentata  al  concorso  reca  nel  di- 
ritto la  effigie  del  Bellezza,  di  prospetto  e  maestrevolmente 
incisa  a  bassissimo  rilievo,  con  attorno  (su  fascia  rilevata)  la 

leggenda:  GIOVANNI  •  BELLEZZA  •  CESELLATORE  •  MILANESE  • 
1807-1876. 

In  giro  al  rovescio  (alquanto  concavo)  corre  l'epigrafe: 
FONDO'  NELL'ORFANOTROFIO  LA  SCVOLA  DALLA  OVALE 
VENNE    ALL'ITALIA  LA  RESVRREZIONE    DELLA  SVA  ARTE;  e 

nell'area  è  raffigurato,  cogli  emblemi  dell'arte  del  cesello  e 
un  ramo  d'alloro,  il  famoso  mesciacqua  eseguito  dal  Bel- 
lezza, e  donato  dalla  città  di  Milano  all'arciduchessa  Adelaide 
d'Austria  quando  andava  sposa  al  futuro  re  di  Piemonte  (i). 
E  poiché  il  discorso  cade  sull'insigne  cesellatore  Bel- 
lezza, notiamo  che  nello  scorso  ottobre  fu  inaugurato  alla 
memoria  di  lui,  nell'Orfanotrofio  Maschile  di  Milano,  una  la- 
pide con  la  seguente  epigrafe  dettata  dal  chiarissimo  lette- 
rato Prof.  Emilio  De  Marchi: 

GIOVANNI  BELLEZZA  —  maestro  nell'  arte  del  cesellare 

—  SI  MERITÒ  IL  NOME  DI  CELLINI  LOMBARDO.  —  ORFANELLO  APPRESE  IN 
QUESTO   OSPIZIO-  —    GLI   ELEMENTI   DEL     DISEGNO    E   DELLA    OREFICERIA    — 

MA   L^ARTE   E   LA   GLORIA   —   SI    ACQUISTÒ    COLLA   VIRTÙ   DEL   VOLERE.   

NEL  1855  FONDÒ  IN  QUESTO  ORFANOTROFIO  —  E  DIRESSE  FINO  ALLA 
MORTE   —   LA   SCUOLA   DEI    CESELLATORI   LOMBARDI    —    CHE    SI    LODA    DEI 

NOMI  —  DI  —  FRANZOSI  -  GAGLIARDI  -  SCALABRINI  -  BELLOSIO 
E  QUADRELLI  —  a  cui  la  povertà  non  chiuse  la  via  dell'onore. 

FU    CON     MANARA     ALLE     BARRICATE     —     STRENUO     COMBATTENTE.     — 

DELLE  OPERE  SUE  INSIGNI  —  DECORÒ  GLI  ALTARI  E  LE  MENSE  DEI  RE  — 
E  PER  SÉ  NON  VOLLE  CHE  LA  SEMPLICITÀ  DELLA  VITA  —  E  LE  DOLCEZZE 
DELLA   FAMIGLIA. 


(i)  Questo  mesciacqua,  col  relativo  sottocoppa,  è  disegnato  nella 
Grande  Illustrazione  del  Lombardo-Veneto,  di  Cesare  Cantù;  voi.  primo, 
pag.  389;  e  riprodotto  anche  nel  recentissimo  opuscolo:  Giovanni  Bel- 
lezza e  suoi  discepoli.  Commemoraz.  di  Pietro  Rozza.  In  quest'  opuscolo 
è  riprodotta  pure  la  medaglia  incisa  dal  Saronni. 


VARIETÀ 


613 


Medaglie  e  placcliette,  —  \J  Editore  Kleinmann  di 
Utrecht  (Paesi  Bassi),  ha  diramato  un  manifesto  in  cui  an- 
nuncia d'intraprendere  una  pubblicazione  di  lusso  dal  titolo: 
Les  médailles  et  plaquettes  modernes,  che  sarà  diretta  dal 
Dott.  de  Dompierre  de  Chaufepié,  Conservatore  del  R.  Ga- 
binetto Numism.  dell' Aja.  L'opera  escirà  in  cinque  o  sei  di- 
spense, di  formato  4°  gr.  ;  ogni  dispensa  sarà  corredata  di 
6  tavole  in  fototipia,  e  costerà  fr.  6.30.  Il  testo  sarà  bilingue: 
francese  e  olandese. 


Tesoretto  di  monete  vep.  romane  d' argento  ^  sco- 
perto a  Taranto.  Nota:  Dalle  Notizie  degli  Scavi,  fase,  di 
luglio  1898:  —  Il  4  aprile  1897  fu  scoperto  in  Taranto, 
negli  scavi  fatti  eseguire  dal  Genio  Militare  (contrada  di 
s.  Lucia)  un  tesoretto  di  102  monete  romane  d'argento,  le 
quali,  per  essersi  trovate  in  un  suolo  d'esclusiva  proprietà 
dello  Stato,  furono  mandate  alla  Direzione  del  Museo  Na- 
zionale di  Napoli  ed  in  questo  conservate.  Le  monete,  de- 
scritte in  ordine  ai  numeri  di  Mommsen-Blacas,  formano  la 
seguente  serie: 


2.  Dioscuri  senza  simbolo  (assai  usati) 

3.  „         con  delfino  „ 
7.  Diana  in  biga  (ossidato) 

39.  Cn.  Do.         ■  „ 

51.  C.  luni  „ 

59.  Vittoria  in  biga       „ 

60.  Nat.  „ 

62.  S.  Afra.  „ 
65.  Flaus  „ 
67.  P.   Stila                      „ 

63.  C.  Maiani  „ 
69.  L.  Sanf.  „ 
72.  M.  Alili  Saran.        „ 

74.  C.  Antesli  (i  ossidato,  i   usato) 

75.  C.  Ter.  Lue.  (usato)     . 

76.  L.  Cup.  (ossidato) 

77.  C.  Lucr.  Trio  „ 
94.  Diana  in  biga  di  cervi  „ 
99.  C.   Val.  C.  f.  Flac.            „ 

100.  C.  Reni 


Numero 
degli  esempi. 


6r4  VARIETÀ 

I02.  il/.  Baebi  Q.  f.  Tampil.  (usato)  ....         Esempi.  2 

105.  C.  Pinti,  (ossidato) i 

106.  C.  Calo  (usati) 3 

107.  O.  Minu.  Ruf.  (ossidato) i 

108.  M.  Fan.  C.  f.  (usato) i 

no.  Sex.  Po.  Fostlus   (ossidati) 4 

119.  M.  Tulli  (usato) I 

124.  C.  Serveili  M.  f.  (i  usato,  2  poco  usati)  ....        3 

125.  C.  Aburi  Gem.  (assai  usato) i 

128.  M.  Porc.  Lacca  (usati) 2 

129.  L.  Antesti  Grag.     „  4 

130.  M.  Acilius  M.  f.  (poco  usato) 2 

13 r.  Q.  Mete.  „  .1 

132.  M.  Varg.   (usati) 3 

133.  Cn.  Doni.        „  3 

134.  M.  Marc,  (ossidati) 3 

137.  C.  Minuci  C.  f.  Augurini  (usato) i     . 

138.  Mn.  Adii  Balbus  (usato) i 

140.  L.  Opeimi  (quasi  nuovo) i 

142.  Q.  Pilipus  (poco  usati) 3 

146.  C.  Serveil.  (i  usato,  i  poco  usato) 2 

147-  Q-  Fabi  Labeo  (usati)  . 2 

155.  Mn.  Aemilio  Lep.  (quasi  nuovi) [ 

161.  M.  api  M.  f.  (r  usato,  2  quasi  nuovi)     ....        3 

164.  C.  Font,  (quasi  nuovi) 2 

167.  Q.  Curi,  M.  Sila  (usato) r 

168.  M.  Sergi  Silus  Q.    (nuovi) 2 

170.  L.  Lic.  Cn.  Doni.  L.  Cosco  M.  f.  (poco  usato)        .        .        t 

L.  Lic.  Cn.  Dom.  L.  Porci  Liei                 „                 .         .  i 

180.  N.  Fabi.  Pictor  (usati) 2 

182.  M.  Fouri  L.  f.  Phili  (usati) 6 

183.  T.  Clouli  (quasi  nuovo) i 

L'assenza  dei  numeri  105,  106,  107,  108,  119,  146,  147, 
155,  161,  164,  167,  168,  170,  182  nei  ripostigli  di  Riccia,  Ma- 
serà  e  s.  Giovanni  Incarico  rivela  essere  il  ripostiglio  di  Ta- 
ranto posteriore,  e  lo  fa  collocare  accanto  a  quello  di  Siracusa 
(De  Petra,  Notizie  1896,  p.  495).  Trattasi  di  determinare  quali 
di  questi  appartengono  al  gruppo  di  monetieri  che  coniarono 
negli  ultimi  quattro  anni  del  partito  democratico  (124-121 
a.  Cr.),  quali  siano  posteriori.  Pel  grado  di  conservazione 
vanno  così  disposti: 

182.  M.  Fouri  L.  f.  Phili  (usati) 6 

147.  Q.  Fabi  Labeo  „  2 


VARIETÀ  615 

146.  C.  Serveil.  (r  usato,  i  poco  usato)    .         .         .  Esempi.  2 

105.  C.  Pinti,  (usato  e  un  po' guasto  dall'ossido)    .         .         .1 

106.  C.  Calo  (usati) 3 

107.  O.  Mimi.  Riif.  (usato  e  un  po'  guasto  dall'ossido).         .         i 

108.  1^.  Fan.  C.  f.  (usato) i 

119.  M.  Tulli  „ I 

167.  Q.  Curi.  M.   Sila  „ i 

170.  L.  Lic.  Cn.  Doni.  L.  Cosca  M.  f.  (poco   usato)         .         .         i 

L.  Lic.  Cu.  Dom.  L.  Porci.  Liei.  „  .         .         .  i 

161.  M.  api.  M.  f.  (i  usato,  2  quasi  nuovi)     ....  3 

155.  Mn,  Aemilio  Lep.  (quasi  nuovi).        .....  4 

164.  C.  Font.  „  2 

i63.  M.  Sergi  SìIhs  Q.  (nuovi) 2 

Il  n.  182  coi  suoi  sei  esemplari  tutti  usati  vuol  essere 
collocato  più  in  su  di  quello  che  si  sia  ritenuto  finora.  Su- 
bito dopo  potrebbe  seguire  il  n,  146. 

I  numeri  163  {Cn.  Biasio  Cn.  /.),  177  {Mn.  Fonici),  175 
{L.  Mcmmi)  che,  secondo  il  De  Petra,  dobbiamo  collocare 
subito  dopo  il  125,  fra  quei  denari  che  "  o  per  le  lettere 
monetali  o  pel  segno  di  valore  ^  o  per  la  pluralità  dei  tipi 
creati  dallo  stesso  monetiere  „  accennano  a  una  corrente  in- 
novatrice nella  monetazione  {Notizia  del  ripostiglio  di  s.  Gio- 
vanni Incarico,  p.  60)  mancano  in  Taranto  per  la  piccolezza 
del  ripostiglio. 

II  n.  156  {L.  PhilippHs)  non  può  scostarsi  dai  nn.  155 
{Mn.  Aemilio  Lep.)  e  158  (7".  Deidi)  coi.  quali  ci  dà  un  col- 
legio di  monetieri,  i  cui  denari  hanno  somiglianze  stilistiche. 
Ora  se  il  rovescio  del  n.  158  rappresenta,  come  vuole  l'Eckhel, 
un  guerriero  romano  che  fustiga  uno  schiavo,  questo  tipo 
non  si  addirebbe  ad  una  emissione  monetale  fatta  nel  tempo 
del  partito  democratico,  e  converrà  dargli  posto  nel  periodo 
di  reazione  aristocratica  insieme  con  gli  altri  numeri  155  e  156, 
fra  le  ultime  emissioni,  perchè  i  quattro  esemplari  del  n.  155 
sono  tutti  quasi  nuovi. 

Questo  tesoretto  dev'essere  stato  nascosto,  secondo, 
ogni  probabilità,  verso  la  fine  di  quel  periodo  di  reazione 
aristocratica  che,  dopo  l'uccisione  di  Caio  Gracco,  durò  fino 
all'anno  104.  E,  se  lo  vogliamo  connettere  ai  timori  di  guerra, 
nessun  anno  sarà  più  a  proposito  in  questo  periodo  di  tempo, 
nel  quale  la  rivolta,  prima  di  estendersi  alla  Sicilia,  si  ma- 
nifestò nel  continente  a  Nuceria  ed  a  Capua. 


6l6  VARIETÀ 

La  presenza  dei  due  denari  del  n.  170  conferma  il  pre- 
supposto, perchè  il  collegio  di  cinque  monetieri,  del  quale 
fanno  parte  L.  Cosco  M.  f.  e  L.  Porci  Liei,  risulta  da  vari 
indizi  che  abbia  monetato  tra  il  109  e  il  104.  Ma  se  questa 
ultima  data  paresse  troppo  recente,  non  potremmo  poi  tanto 
risalire  verso  il  121,  perchè  tutti  i  denari  di  questo  ripostiglio 
compresi  tra  i  nn.  105  e  182,  mancanti  in  Riccia,  Maserà  e 
s,  Giovanni  Incarico,  chiedono  un  collocamento  in  un  giro  di 
anni  non  tanto  ristretto.  Ad  ogni  modo,  come  il  ripostiglio 
di  s.  Giovanni  incarico  ci  fa  acquistare  una  data  sicura  per 
la  cronologia  dei  denari  di  questo  quarto  periodo,  cioè  l'anno 
della  distruzione  di  Fregellae,  questo  di  Taranto  ci  dà  almeno 
una  parte  della  serie  che  va  fino  all'anno  104,  cioè  i  nn.  155 
(e  con  esso  156  e  158),  164,  167,  168,  170,  ai  quali  bisogna 
aggiungere  certamente  160  (P.  Nervo). 

Basta  poi  solo  ricordare,  che  in  capo  a  questa  serie 
devono  prender  posto  i  nn.  104,  105,  106,  107,  108,  119,  147 
che  il  Bahrfeldt  [Zischr.  f.  mmi.  1883,  p.  210)  e  il  Mommsen 
{Sitzungsber  1883,  p.  1151)  riconobbero  essere  posteriori  ai 
ripostigli  di  Riccia  e  Maserà,  ai  quali  il  De  Petra  aggiunse 
i  nn.  148,  149,  161,  dando  lui  per  il  primo  una  ragione  sto- 
rica inconfutabile  di  questo  ritorno  agli  antichi  tipi  dei  bi- 
gati  e  dei  quadrigati  {Not.  d.  ripost,  di  s.  Giov.  Inc.,  p.  60). 

E.  Cabrici. 

Un  grande  ripostìglio  a  Treviri.  —  Nei  giornali  te- 
deschi troviamo  notizia  di  un  grande  ripostiglio  (probabil- 
mente una  cassa  militare)  di  monete  rom.  d'arg.,  scoperto 
presso  Treviri.  Consisteva  di  circa  100  chilogr.  di  monete 
di  Salonina,  Salonino,  Postumo,  Mario,  ed  altri  imperatori 
della  decadenza.  Il  totale  dei  pezzi  era  di  pressoché  20,000. 
L'intero  ripostiglio  fu  venduto  ad  un  negoziante,  senza  che 
si  potesse  esaminarne  prima  il  contenuto.  Fra  le  monete  sco- 
perte vi  erano  rarità  e  pezzi  di  straordinaria  conservazione. 

Monete  romane  scoperte  a  Vindonissa.  —  Nel  giorn. 
zurighese  Die  Limmai,  l' egr.  nostro  collaboratore  Prof. 
Stiickelberg  dà  notizia  delle  copiose  monete  romane  trovate 
negli    scavi    di  Vindonissa  (l'odierno  Windisch  nel    Cantone 


VARIETÀ  617 

d'Argovia).  Negli  scavi  del  1897  e  1898  si  raccolsero  a  Vin- 
donissa  più  di  1500  monete,  quasi  tutte  in  bronzo,  e  prin- 
cipalmente dell'Alto  Impero.  Vi  sono  rappresentati  circa 
cinquanta  imperatori,  auguste  e  cesari,  ma  da  Commodo  a 
Valentiniano  II  quasi  sempre  in  esemplari  isolati;  soltanto 
Costantino  e  la  sua  casa  vi  sono  abbondantemente  rappre- 
sentati. 

Insieme  alle  monete  romane  propriamente  dette,  se  ne 
trovarono  molte  di  Lugdunum,  Nemausus  e  Caesaraugusta; 
circa  200  di  tali  monete  sono  spezzate  in  due  metà. 

Contributo  alla  Nìunismatica  modefiese.  —  Nel  Bo/- 
lettino  del  Museo  Civico  di  Padova,  un  altro  nostro  collabo- 
ratore, il  Sig.  Luigi  Rizzoli  Junior,  fa  conoscere  alcune 
interessanti  monete  modenesi  del  Museo  Bottacin,  che  in 
parte  sono  inedite,  in  parte  si  scostano  più  o  meno  dalla  nota 
opera  del  Cav.  Crespellani  :  La  zecca  di  Modena  nei  periodi 
comunale  ed  estense. 

L'articolo  del  Sig.  Rizzoli  è  corredato  di  una  tav.  che 
riproduce  le  principali  monete  descritte. 

Regio    Gabinetto    Numismatico   di   Brera.   —   Con 

recente  decreto,  il  Dott.  Serafino  Ricci,  Vice-ispettore  presso 
il  R.  Museo  di  Antichità  in  Torino,  fu  tramutato,  in  qualità 
di  Conservatore-aggiunto,  al  Gabinetto  Numismatico  di 
Milano. 

Un'importante  pubblicazione  ci  si  annuncia  da  Ber- 
lino: la  prima  parte  del  primo  volume,  lungamente  atteso, 
della  grandiosa  opera  illustrativa  sulle  monete  antiche  della 
Grecia  Settentrionale,  intrapresa  dalla  R.  Accademia  delle 
Scienze,  sotto  la  direzione  del  eh.  numismatico  Federico 
Imhoof-Blumer. 

L'opera  intera  consterà  di  tre  volumi,  il  primo  dei  quali 
(compilato  dal  Prof.  Behrendt  Pick  di  Gotha)  descriverà  le 
monete  della  Dacia,  della  Mesia  Super,  e  Inferiore  e  delle 
coste  limitrofe  del  Mar  Nero,  —  il  secondo  (del  medesimo 
autore)  si  riferirà  alla  Tracia,  —  il  terzo  (compilato  dal  dottor 
Ugo  Gaebler  di  Berlino),  alla  Macedonia. 

79 


6l8  VARIETÀ 

Rimangono  escluse  dal  piano  dell'  opera  le  monete  di 
Alessandro  Magno  propriamente  parlando. 

La  prima  parte  del  primo  volume,  che,  come  abbiamo 
detto,  è  lavoro  del  valente  Dott,  Pick,  Conservatore  del 
Gabinetto  Numismatico  di  Gotha,  comprende  le  monete  della 
Dacia,  di  Viminacium,  e  delle  città  di  Callatis,  Dionysopolis, 
Istrus  (con  Istrianon  Limen),  Marcianopolis  e  Nicopolis,  tutte 
nella  Mesia  Inferiore.  E  riccamente  illustrata  con  tavole  in 
fototipia,  eseguite  nel  rinomato  Stabil.  Brunner  e  Hauser 
di  Zurigo. 

L'editore  di  questa  importante  pubblicazione  è  G.  Reimer 
(Berlino,  S.  W.,  Anhaltstr.  12). 


ATTI 


DELLA 

SOCIETÀ  NUMISMATICA  ITALIANA 


Seduta  del  Consiglio,  20  Dicembre  1898. 
^    (Estratto  dai  Verbali). 

La  seduta  è  aperta  alle  ore  13  nella  Sala  del  Castello. 
Presenti  i  due  Vicepresidenti  e  tre  Consiglieri. 

I.  Vengono  proposti  e  nominati  il  Signor  Dott.  Serafino 
Ricci  a  Socio  effettivo,  e  il  Sig.  Avv.  Galileo  Pinoli  d'Ivrea 
a  Socio  corrispondente. 

II.  E  approvata  la  composizione  del  i.°  fascicolo  1899 
della  Rivista. 

III.  In  via  d'esperimento  si  decide  di  tener  aperta  la 
Sala  Sociale  nel  Castello  Sforzesco ,  tutte  le  domeniche, 
dalle  ore  13  Va  alle  15  Va,  pel  ritrovo  dei  Soci.  —  I  Soci 
residenti  in  Milano  riceveranno  a  domicilio  le  tessere  di  ri- 
conoscimento. A  quelli  residenti  fuori  di  Milano  saranno 
fornite  dietro  richiesta. 

IV.  Il  Segretario  A,  M.  Cornelio  dà  comunicazione  dei 
seguenti  doni  pervenuti  alla  Società  negli  ultimi  quattro 
mesi: 

Ambrosoli  Dott.  Cav.  Solone. 
La  sua  pubblicazione:  Monete  greche  (Manuali  Hoepli).  Milano,  1898. 

Babelon  Ernesto. 

Le  sue  pubblicazioni  :  Histoire  d'un  médaillon  disparu  —  Justinien 

et  Bélisaire.  Parigi^  1898. 
Notice  sur  la  monnaie  (Grande  Encyclopédie).  Parigi,  1898. 


620  ATTI    DELLA    SOCIETÀ    NUMISMATICA    ITALIANA 

Dessi  Vincenzo  di  Sassari. 
Le  sue  pubblicazioni  :  Nella  zecca  di  Sassari.  Monete  di  Guglielmo  III 

Visconte  di  Narbona  e  Giudice  di  Arborea.  Sassari,  1898. 
Reale  minuto   inedito   della   Zecca,  di    Alghero.    —    Estratto  dalla 

R.  I.  di  N.,  1898. 

Direzione  Museo  Civico  Correr. 

Catalogo  delle  Monete,  Medaglie,  Tessere,  Bolle  e  Placchette  esposte 
nel  Museo  Civico  Correr.   Venezia,  1898. 

Jonghe  (V.te  B.  de)  di  Brusselles. 
Le  sue  pubblicazioni  :  Le  noble  de  Gand  à  la  bannière  portant  une 
foi  —  Un  miliarès  au  seul  nom  de  Michel  III  —  Un  tiers  de 
sou  d'or  inédit  de  Maestricht. 

Gnecchi  Cav.  Uft'.  Francesco. 

La  sua  pubblicazione:  Monetazione  Romana,  estratta  dalla  Revue 
Suisse  de  Numismatique. 

Annales  de  la  Societé  d'Archeologie  de  Bruxelles  —  Annata  1898. 

O  Archeologo  Portuguès  —  Annate   1897-98. 

Some  undescribed  spanish-american  proclamation  pieces  by  Ben- 
jamin Betts.  1898. 

Catalogo  del  R.  Museo  Nazionale  di  Firenze  —  Cataloghi  diversi. 

Padoa  Cav.  Vittorio. 
2  medaglie  in  argento,  3  in  metallo  bianco,  11  in  bronzo. 

Paschalis  (Dem.  P.) 
La  sua  pubblicazione  :  INojxicfJiaTij'-Yi  t?,?  vtioou  "AvSpou,  Atene,  1898. 

Piccolomini  Pietro. 

La  sua  pubblicazione:  Vestigia  Romane  presso  Siena.  Siena,  1898. 

Rizzoli  Luigi  (Junior)  di  Padova. 
La  sua  pubblicazione  :  Alcune  monete  della    Zecca    di  Modena  nel 
Museo  Bottacin  di  Padova.  Padova,  1898. 

San  Rome  Mario  e  Poggi  Cencio. 

La  loro  pubblicazione:  Guida  Illustrativa  del  Civico  Museo  di  Como. 
Como,  1898, 

Spink  &  Son  di  Londra. 
L'Annata  completa  1898  della  loro  Numismatic  Circular. 

La  seduta  è  levata  alle  ore  14  %. 


COLLABORATORI    DELLA   RIVISTA   * 
NELL^ANNO    1898 


Memorie  e  Dissertazioni. 

Allara  Tomaso 
Ambrosoli  Solone 
columba  g.  m. 
CoRTELLiNi  Nereo 
Dattari  G. 
Decio  Carlo 
Dessì  Vincenzo 

FORRER    L. 

Cerini  G.  E. 
Gnecchi  Francesco 
t  Kunz  Carlo 
Malaguzzi  Valeri  F'rancesco 
MowAT  Robert 
Ruggero  Giuseppe 
Seltman  e.  J. 
Stuckelberg  e.  a. 
Svoronos  Jean 
Vitalini  Ortensio 

Cronaca. 

Ambrosoli  Solone 
Borsari  Luigi 
Canessa  Cesare 
Correrà  L. 
Gabrici  e. 
Gnecchi  Ercole 
Gnecchi  Francesco 
Milani  L.  A. 
Papadopoli  Nicolo 
Varisco  Achille 


ELENCO  DEI  MEMBRI 

DELLA 

SOCIETÀ  NUMISMATICA  ITALIANA 

E    DEGLI 

ASSOCIATI    ALLA    RIVISTA 

PER     l'anno      1898 


SOCI  EFFETTIVI  ('). 

1.  *S.  A.  R.  Il  Principe  di  Napoli. 

2.  S.  A.  R.  La  Principessa  di  Napoli. 

3    *Ambrosoli  Dott.  Cav.  Solone  —  Milano. 

4.  *Arcari  Dott.  Cav.  Francesco  —  Cremona. 

5.  Averara  Avv.  Manifesto  —  Lodi. 

6.  *Castellani  Rag.  Giuseppe  —  Santarcangelo  [Romagna). 

7.  *Ciani  Dott.  Giorgio  —   Trento. 

8.  Cornaggia  Gian  Luigi  (Dei  Marcliesi)  —  Milano. 

9.  Dattari  Giovanni  —  Cairo  (Egitto). 

10.  Dessi  Vincenzo  —  Sassari. 

11.  *Fasella  Comm.  Carlo  —  Milano. 

12.  'Fiorasi  Cap.  Gaetano  —  Piacenza. 

13.  'Gavazzi  Cav.  Giuseppe  —  Milano. 

14.  *Gnecchi  Cav.  uff.  Ercole  —  Milano. 

15.  *Gnecciii  Cav.  uff.  Francesco  —  Milano. 

16.  Hirsch  Dott.  Jacopo  —  Monaco. 

17.  Jesurum  Aldo  —  Venezia. 

18.  *Johnson  Cav.  Federico  —  Milano. 

19.  Lazara  (De)  Conte  Antonio  —  Padova. 

20.  *Marazzani  Visconti  Terzi  Conte  Lodovico  —  Piacenza. 

21.  Marietti  Dott.  Antonio  —  Milano. 

22.  *Mariotti  Dott.  Comm.  Giovanni  —  Parma. 


(*)  I  nomi  segnati  con  asterisco  sono  quelli  dei  Soci  Fondatori, 


624  ELENCO   DEI   MEMBRI   DEF.LA   SOCIETÀ,    ECC. 

23.  Mattoi  Edoardo  —  Milano. 

24.  *Miari  Conte  Fulcio  Luigi  —    Venezia. 

25.  'Milani  Prof.  Cav.  Luigi  Adriani  —  Firenze. 

26.  *Motta  Ing.  Emilio  —  Milano. 

27.  Nervegna  Giuseppe  —  Brindisi. 

28.  Pisani  Dossi  Nob.  Cav.  Alberto  —  Milano. 

29.  Padoa  Cav.  Vittorio  —  Firenze. 

30.  *Papadopoli  Conte  Comm.  Nicolò  —   Venezia. 

31.  Ponti  Cesare  —  Milano 

32.  Puschi  Prof.  Cav.  Alberto  —    Trieste. 

33.  *Ratti  Dott.  Luigi  —  Milano. 

34.  Rizzoji  Luigi  —  Padova. 

35.  'Ruggero  Cav.  Col.  Giuseppe  —  Livorno. 

36.  *Salinas  Comm.  Prof.  Antonio  —  Pahrmo. 

37.  Savini  Paolo  —  Milano. 

38.  Seletti  Avv.  Cav.  Emilio  —  Milano. 

39.  *Sessa  Rodolfo  —  Milano. 

40.  *Sormani  Andreani  Conte  Lorenzo  —  Milano. 

41.  *Tatti  Ing.  Paolo  —  Milano. 

42.  Traversa  Francesco  —  Bra. 

43.  'Visconti  Ermes  March.  Cav.  Carlo  —  Milano. 


SOCI  CORRISPONDENTI. 

1.  Allara  Sac.  Tomaso  —  Milano. 

2.  Adriani  Prof.  Comm.  G.  B.  —  Cherasco. 

3.  Annoni  Antonio  —  Milano. 

4.  Balli  Emilio  —  Locamo. 

5.  Bartolo  (Di)  Prof.  Francesco  —  Catania. 

6.  Cahn  E.  Adolfo  —  Francoforte  sul  Meno. 

7.  Canessa  Cesare  —  Napoli. 

8.  Cavalli  Gustavo  —  Skòfde  (Svezia). 

9.  Clerici  Ing.  Carlo  —  Milano. 

10.  Cortellini  Nereo  —  Milano. 

11.  Crespellani  Cav.  Avv.  Arsenio  —  Modena. 

12.  De  Agostini  Luigi  —  Milano. 

13.  De'  Ciccio  Mario  —  Palermo. 

14.  Dell'Acqua  Dott.  Girolamo  —  Pavia. 

15.  Foa  Alessandro  —  Torino. 


ELENCO    DEI    MEMBRI    DELLA    SOCIETÀ,    ECC.  625 

16.  Forrer  L.  —  Chislehurst. 

17.  Gallimberti  Maria  —   Beyrouth. 

18.  Geigy  Dott.  Alfredo  —  Basilea. 

19.  Hess  Adolf  Nachfolger  —  Francoforte  s.  M. 

20.  Lamberti  Policarpo  —  Savona. 

21.  Lambros  G.  Paolo  —  Atene. 

22.  Lanzoni  Giuseppe  —  Mantova. 

23.  Leone  Cav.  Camillo  —   Vercelli. 

24.  Luppi  Cav.  Prof.  Costantino  —  Napoli. 

25.  Mantovani  Dott.  Giuseppe  —  Pavia. 

26.  Mariani  Prof.  Cav.  Mariano  —  Pavia. 

27.  Morchio  Cav.  Giuseppe  —  Venezia. 

28.  *Morsolin  abate  Prof.  Bernardo  —   Vicenza. 

29.  Nuvolari  Francesco  —  Castel  d'Ario. 

30.  Oettinger  Prof.  S.  —  Nuova   York. 

31.  Osio  Ten.  Gen.  Comm.  Egidio  —  Milano. 

32.  Paulucci  Panciatichi  Marchesa  M."^  —  Firenze. 

33.  Perini  Quintilio  —  Rovereto. 

34.  Piccolomini  Clementini  Pietro  —  Siena. 

35.  Righi  Ing.  Cirillo  —  Bologna. 

36.  *Romussi  Dott.  Carlo  —  Milano. 

37.  Savo  Doimo  —  Spalato. 

38.  Scott  Ettore  —   Trieste. 

39.  Serrure  Raymond  —  Parigi. 

40.  Società  Svizzera  di  Numismatica  —  Ginevra. 

41.  Spigardi  Arturo  —  Firenze. 

42.  Spink  Samuele  —  Londra. 

43.  Stroehlin  Paolo  —  Ginevra. 

44.  Valton  Prospero  —  Parigi. 

45.  Varelli  Giovanni  —  Napoli. 

46.  Vigano  Gaetano  —  Desio. 

47.  Vitalini  Cav.  Ortensio  —  Roma. 

48.  Witte  (De)  Cav.  Alfonso  —  Bruxelles. 

49.  Zitelli  Pietro  —  Scio. 


80 


626  ELENCO    DEI    MEMBRI    DELLA    SOCIETÀ,    ECC. 


BENEMERITI    DELLA    SOCIETÀ. 

S.  A.  R.  Il  Principe  di  Napoli. 
Ambrosoli  Dott.  Cav.  Solone. 
Cuttica  de  Cassine  Marchesa  Maura. 
Dattari  Giovanni. 
Gnecchi  Cav.  uff.  Ercole. 
Gnecchi  Cav.  uff.  Francesco. 
t  Gnecchi  Comm.  Ing.  Giuseppe. 
Johnson  Cav.  Federico. 
Luppi  Prof.  Cav.  Costantino. 
Osnago  Enrico. 
Padoa  Cav.  Vittorio. 
Papadopoli  Conte  Comm.  Nicolò. 


ASSOCIATI    ALLA    RIVISTA. 

American  Journal  of  Archeology.  —  Nuova   York. 

American  Journal  of  Numismatics.  —  Boston. 

Annales  de  la  Socie  té  d'Arcìiéologie.  —  Bruxelles. 

Annuaire  de  Numismatique.  —  Parigi. 

Archivio  della  Società  romana  di  storia  patria.  —  Roma. 

Archivio  storico  italiano.  —  Firenze. 

Archivio  storico  Lombardo.  —   Milano. 

Archivio  storico  Napoletano.  —  Napoli. 

Archivio  Veneto.  —   Venezia. 

Babelon  prof.  Ernesto.  —  Parigi. 

Bagatti  Valsecchi  nob.  cav.  Fausto.  —  Milano. 

Bahrfeldt  Max.  —  Breslavia. 

Bari.  —  Museo  Provinciale. 

Bartoli  Avveduti  avv.  Giulio.  —  Roma. 

Bartolini  cav.  Luigi.    —   Trevi. 

Beltrami  architetto  comm.  Luca.  —  Milano. 

Berarducci  E.  —    Roma. 

Bignami  comm.  Giulio.  —  Roma. 


ELENCO    DEI   MEMBRI    DELLA    SOCIETÀ,    ECC.  627 


Bocca  Fratelli.  —  Torino  (copie  3). 

Bollettino  di  Archeologia  e  Storia.  —  Spalato. 

Bologna.  —  Biblioteca  Municipale. 

Bosso  Dott.  Giuseppe.  —    Crescentino. 

Bret  Edoardo.   -  Nitnes. 

Briganti  cav.  Bellino.  —  Osinio. 

Brockhaus  F.  A.  —  Lipsia  (copie  2). 

Bukarest.  —  Accademia  Rumena. 

Bullettino  dell'Imp.  Istituto  Archeologico  Germanico.  —  Roma. 

Cagliari.  —  Regio  Museo  di  Antichità. 

Camozzi  Vertova  conte  sen.  comm.  G.  B.  —  Bergamo. 

Camuccini  barone  G.  A.  —  Roma. 

Capobianchi  cav.  prof.  Vincenzo.  —  Roma. 

Carpinoni  Michele.  —  Brescia. 

Ceppaglia  cap.  cav.  Federico.  —  Mantova. 

Cerrato  Giacinto.  —   Torino. 

Cini  avv.  Tito.  —  Montevarchi. 

Clausen  Carlo.  —   Torino  (copie  8). 

Como  —  Biblioteca  Comunale. 

»      —  Museo  Civico. 
Da  Celiano  P.  Gius.  Giacinto.  —  Damanhiir  (Egitto). 
Dressel  dott.  Enrico.  —  Berlino. 
Dutilh  G.  D.  J.  —  Cairo. 
Engel  Dott.  Arturo.  —  Parigi. 
Firenze.  —  Biblioteca  Marucelliana. 
Formenti  Giuseppe.  —  Milano. 
Garovaglio  cav.  dott.  Alfonso.   —  Milano. 
Genova.  —  Biblioteca  Civica. 
Guiducci  dott.  Antonio.  —  Arezzo. 
Hamburger  L.  e  L.  —  Francoforte  sul  Meno. 
Hierseman  Cari.  —  Lipsia  (copie  3). 
Hoepli  comm.  Ulrico.  —  Milano  (copie  2). 

Journal  international  d'' Archeologie  et  Numismatique.  —  Atene. 
Knight  Carlo.  —   Napoli. 
Kubischek  J.  W.  —  Gratz. 
Loescher  Ermanno.  —  Roma. 
Lussemburgo.  —  Istituto  Gran  Ducale, 
Mantova.  —  Biblioteca  Comunale. 
Marignoli  marchese  comm.  Filippo  (Eredi).  —  Roma. 
Marsiglia.  —  Biblioteca  Cìvica. 
Milano.  —  Municipio. 

n        —  R.  Gabinetto  Numismatico  di  Brera. 

"        —  Biblioteca  Ambrosiana. 


628  ,  ELENCO   DEI   MEMBRI   DELLA    SOCIETÀ,   ECC. 

Modena.  —  R.  Biblioteca  Estense. 

Napoli.  —  R.  Musei  di  Antichità. 

Numisntatic  Chronicle.  —  Londra. 

Niimismatische  Zeitschrift.  —  Vienna. 

Nutt  Davide.  —  Londra  (copie  2). 

Osnago  Enrico.  —  Milano. 

Panciera  di  Zoppola  conte  Nicolò  —  Brescia. 

Parazzoli  Antonio.  —  Cairo. 

Parma.  —  R.  Museo  di  Antichità. 

Pavia.  —  ÌMuseo  Civico  di  Storia  Patria. 

Peelman  Giulio  e  C.  —  Parigi. 

Pesaro.  —  Biblioteca  Oliveriana. 

Piacenza.  —  Biblioteca  Passerini-Landi. 

Polybiblion.  —  Parigi. 

Prass  Emilio.  —  Napoli. 

Reggio  Calabria.  —  Museo  Civico. 

Retowski  prof.  O.  —    Teodosia. 

Revue  frane aise  de  Numismatique.  —  Parigi. 

Riggauer  dott.  —  Monaco  di  Baviera. 

Ri  va  ni  Giuseppe.  —  Ferrara. 

Rizzini  dott.  cav.  Prospero.  —  Brescia. 

Roma.  —  R.  Accademia  dei  Lincei. 

"        —  Direzione  della  R.  Zecca. 

»        —  Biblioteca  della  Camera  dei  Deputati. 

»        —  Gabinetto  Numismatico  Vaticano. 
Sangiorgi  G.  —  Roma. 
Scarpa  dott.  Ettore.  —   Treviso. 
Schoor  (van)  Carlo.   —  Bruxelles. 
Seltman  E.  J.  —  Londra. 
Smithsonian  Institution.  —    Washington. 
Società  Neerlandese  di  Numismatica.  —  Amsterdam 
Société  R.  de  Numismatique.  —  Bruxelles. 
Spoerri  Enrico,  —  Pisa. 
Stettiner  cav.  Pietro.  —   Roma. 
Tolstoy  conte  Giovanni.  —  Pietroburgo. 
Torino.  —  R.  Biblioteca  Nazionale. 
»        —  R.  Museo  "di  Antichità. 
Torrequadra  Rogadeo  conte  Giovanni.  —  Bitonto. 
Trento.  —  Biblioteca  Comunale. 
Trubner  K.  J.  (ora  D'OIéire).  —  Strasburgo. 
Varese.  —  Museo  Patrio. 
Van  Trigt  G.  A.  —   Bruxelles. 
Varisco  sac.  Achille.  —  Monza. 


ELENCO   DEI   MEMBRI   DELLA    SOCIETÀ,    ECC.  629 

Venezia.  —  Ateneo  Veneto. 

»        —  R.  Biblioteca  Marciana. 

"        —  Museo  Civico. 

"        —  Ufficio  regionale  per  la  conservazione  dei  monumenti. 
Verona.  —  Biblioteca  Comunale. 

Vienna.  —  Gabinetto  Num.  di  Antichità  della  Casa  Imperiale. 
Volterra.  —  Museo  e  Biblioteca  Guarnacci. 
Warwick  Wroth  Esq.  —  Londra. 
Whiteway  Philip  Esq.  —  Londra. 
Zeitschrift  fttr  Numismatik.  —  Berlino. 
Zurigo.  —  Biblioteca  Civica. 


INDICE    METODICO 

DELL'ANNO    1898 


NUMISMATICA    ANTICA. 

(Memorie    e    Dissertazioni). 

La  numismatica  delle  isole  del  Mar  Libico.  G.  M.  Columba  Pag.  ii 
Contremarques  sur  des  Tessères  romaines  de  bronze  et 

de  plomb.  Les  spintriennes  (fig.).  Robert  Moivat       .       »       21 
Appunti  di  Numismatica  romana.  Francesco  Gnecchi: 
XLV,       Contribuzioni  al  Corpus  Numorum  (con  tav.)     .       »       43 
XLVL      Un  nuovo  Contorniato  (con  tav.)         .         .         .       »       61 

XLVIL    Scavi  di  Roma  nel  1897 »>     165 

XLVIIL  Una  nuova  restituzione  di  Trajano  in  oro.         .       "     169 
XLIX.     Un  superbo  sesterzio  di  Plotina  trovato  in  Sar- 
degna (con  I  tav.)        .         .         .         .         .         .         .       »»     170 

Les  titres  de  Théodoric.  E.  A.  Stuckelberg  .  .  .  "  63 
Ancora  sui  titoli  di  Teoderico  (fig.).  T.  Aliata.  .  .  "  67 
Quelques  variétés  inédites  des  grands    bronzes  romains. 

L.  Forrer »     171 

Le  monete  di  Caligola.  Nereo  Cartellini  .  .  .  .  »  239 
Prototypes  Monétaires  Siculo  Grecs  (i  tav.).  E.  J.  Seltman  »  333 
Monete  dei  Nómi  ossia  delle  Antiche    Provincie    e  Città 

dell'Egitto  (i  tav.).  G.  Dattari »     369 

La  Parente  de  Maxence    et  de  Constance    I    d'après  les 

monnaies.  E.  A.  Stuckelberg »     377 

Tessères  en  bronze  du  théàtre  Dionysiaque  de  Lycourgos 
et  de  l'Assemblée  Cleisthénienne  des  Athéniens  (con 
4  tav.).  J.  N.  Svoronos »    459 

(Varietà). 

11  ripostiglio  di  Tiriolo.  Cesare  Canessa     .... 
Vendita  della  Collezione  di  Contorniati  già  Charles  Robert 
Un  sestante  di  Vetulonia    erroneamente  attribuito   a  Te- 
lamone.   L.  A.  Milani 

Numismatica  romana.  L.  Borsari       ..... 

Numismatica  greca       ........ 

Concorso  di  Numismatica  romana      ..... 


Pag 

.158 

n 

316 

» 

318 

n 

455 

}) 

456 

» 

òli 

632 


INDICF    METODICO    DELL*  ANNO    1898 


Tesoretto  di   monete   rep,  romane   d'argento,  scoperto   a 

Taranto.  E.  Gabrici    .  .         .  .        .  Pag.  613 

Un  grande  ripostiglio  a  Treviri w     616 

Monete  romane  scoperte  a  Vindonissa.  E.  A.  Stiickelberg      n    616 
Un'  importante  pubblicazione »     617 


NUMISMATICA  MEDIOEVALE   E  MODERNA. 

(Memorie  e  Dissertazioni). 

La  zecca  di  Bologna.  Francesco  Malaguzzi 


Annotazioni    numismatiche    italiane.  Giuseppe    Ruggero: 

IV.  Nuovo  contributo  alle  contraffazioni  del  tallero  olan- 
dese (fig.)      ......... 

Annotazioni  numismatiche  genovesi.  Giuseppe  Ruggero: 

XXXI.  Del  cavallotto  con  S.  Bernardo  (fig.)     . 

Scudo  d'oro  inedito  di  Alberico  I  Cibo  (fig.),  O.   Vitalini 

Reale  minuto  inedito  della  zecca  di  Alghero  (fig.).  Vin- 
cenzo Dessi   ......... 

Zecca  di  Bosa  (fig.).   Vincenzo  Dessi.        .... 

Catalogo  dimostrativo  della  collezione  di  monete  Siamesi 
(con  tre  tav.).  G.  E.  Gerini 

Il  museo  Bottacin  annesso  alla  civica  biblioteca  e  museo 
di  Padova  (con  tre  tav.).  Carlo  Kunz 

Un  piccolo  ripostiglio  a  Ronago.  Solone  Ambrosoli. 

(Varietà). 

Il  ripostiglio  di  Fontanile    .... 
Ripostiglio  Monzese.  Achille  Varisco 
Dono   Principesco         ..... 
Nuove  falsificazioni  di    monete    italiane.  E.  G 
Contributo  alla  Numismatica  modenese 


Pag'    75 
»     189 

"     381 

"     503 


107 

117 
123 

175 
180 

287 


» 

433 

n 

559 

^g 

•  155 

il 

156 

n 

159 

» 

315 

)t 

617 

MEDAGLIE. 

Sopra    due   rarissime   medaglie    mediche  milanesi  (fig.). 

Carlo  Decio  .        .        .       ■ Pag.  125 

(Varietà). 

Concorso  Grazioli Pf^g-  318 

Una  medaglia  d'oro  pei  benemeriti  dell'agricoltura  .         .       »     319 


INDICE   METODICO    DELL*  ANNO    1898 


633 


Premio  Grazioli   , 
Medaglie  e  placchette  . 


Pag.  611 
"     613 


BIBLIOGRAFIA. 

Schlosser  (Julius  von).,  Die  altesten    Medaillen  und    die 

Antike  I.  Die  Denlcmiinzen  der  Carraresen    und  die 

Sesto  von  Venedig  (Nicolò  Papadopoli) 
Barclay  V.  Head.,  Catalogue  of  greek  coins  of  Caria,  Cos, 

Rhodes,  etc.  (E.  Gàbrici) 

Ambrosoli  S.,  L'ambrosino  d'oro  (E,  G.). 

Engel  et  Serrure,  Traité  de  Numismatique  moderne  et  con- 

temporaine.  Première  partie.  Epoque  moderne  (S.  A.) 
Blanchet  Adrien,  Les  itionnaies  antiques  de  la  Sicile  (S.  A.) 
La  Mantia  Vito,  I  privilegi  di  Messina  (1129-1816)  (S.  A.) 
Hill    George   Francis,  Catalogue  of  the    quelk  coins    of 

Lycia,  Pamphylia  and  Pisidia  (Ettore  Gàbrici)  . 
Stilckelberg  E.  A.,  Der  Miinzsammler  (F.  G.). 
Holm  Ad.,  Geschichte  des  sicilischen  Miinzwesens  (Ettore 

Gàbrici) 

Du  Chastel  de  la  Howarderie  [Co.  Albéric),  Syracuse,  ses 

monn.  d'arg.  et  d'or  au  point  de  vue  artistique  (F.  G.) 
Paschalis  D.  P.,  ]Nop!,i(7(/.izTr/tYi  tt,?  vócou  "AvSpou 
Pick  B.,  Thrakische   Miìnzbilder  (S.  A.)  . 
Ambrosoli  Solone,  Monete  greche  (F.  G.). 
Gnecchi  Francesco,  Monetazione  romana  (S.  A.) 
Kubitschek,  Eine  Marsyas-Statue  in  Cremna 
Piccolomini  Pietro,  Vestigia  romane  presso  Siena  . 
Dessi   Vincenzo,  Nella  zecca  di  Sassari 
Catalogo  delle  monete,  medaglie,  ecc.,  esposte  nel  Museo 

Correr 

Poggi  Cencio  e  San  Rome  Mario,  Guida  illustrativa  del 

Museo  di  Como 

Pubblicazioni  della  Casa  libraria  editr.  Cogliati 
Marx  Roger,  Les  Médailleurs  frang.  contempor. 
Vasconcellos  [J.  Leite  de),  Elencho  das  ligoes  de  Numism 
Betts   Benjamin f   Some   undescr.    Span.-Amer.    proclam 

pieces    

Sallet  Alfred  von,   Miinzen  und  Medaillen  (Solone  Am 

brosoli) 

Pubblicazioni  diverse Pcig 

(Periodici  di  Numismatica). 

Re  vue  Num.  fran9aise,  pag.  308,  585. 
Gazette  Num.  frangaise,  pag.  309,  587. 
Bulletin  de  numismatique,  pag.  589. 


Pag.  137 

»»  142 

n  146 

"  153 

»  449 

»  452 

»  563 

"  571 

"  571 

"  572 

"  573 

"  573 

"  574 

"  574 

"  575 

"  575 

"  576 

»  577 

"  578 

"  578 

»  579 

"  579 

307.  581 


81 


634 


INDICE   METODICO   DELl'  ANNO    1 898 


Revue  suisse  de  numismatique,  pag.  593. 

Revue  belge  de  Num.,  pag.  310,  594. 

Tijdschrift  van  het  Nederlandsch  Genootschap,  pag.  310,  594. 

Zeitschrift  fiir  Numismatik,  pag.  595. 

Mittheil.  der  Bayer.  Numism.  Gesellschaft,  pag.  595. 

Numismatische  Zeitschrift,  pag.  596. 

Monatsblatt  der  num.  Gesell.  in  Wien,  pag.  597. 

The  Numismatic  Chronicle,  pag.  311,  602. 

Journal  International  d'Archeologie  et  Numismatique,  ^<i^.  311,  603. 

Amer.  Journ.  of  Numismatics,  pag.  604. 

Articoli  di  Numismatica  in  Periodici  diversi,  pag.  311,  607. 

NECROLOGIE. 

Sallet  (Alfredo  von).  {S.  A:) Pag.  131 

Marignoli  Filippo  {E.  G.) »     136 

Rossi  Giancarlo  . »     305 

Serrure  Costante  Antonio  (S.  A.)      .        .        .        .         .       »    447 

Postolacca  Achille >»     448 

Stevenson  Enrico >»     448 


MISCELLÀNEA. 

Nuovo  Periodico 

Civico  Museo  di  Como 
Congresso  Internaz.  di  Numismatica  . 
R.  Gabin.  Numism.  di  Brera 
Collaboratori  della  Rivista  nell'anno  1898 
Elenco  dei  Membri  della  Società  Numismatica  Italiana  e 
degli  Associati  alla  Rivista  pel  1898 .        .        .        . 


Pag 

321 

n 

321 

» 

611 

n 

617 

n 

621 

623 


Atti  e  Memorie  della  Società  Numismatica  Italiana. 


Seduta  del  Consiglio  11  febbraio  1898 

n         «  »        25  maggio  1898 

Assemblea  generale  dei  Soci,  6  giugno  1898 
Seduta  del  Consiglio  20  dicembre  1898    . 


Pag.  161 
"     323 

"     325 
"     619 


Finito  di  stampare  il  31  dicembre  1898. 

Scotti    Reno,   Gerente  responsabile. 


E.  J.    SELTMAN. 
PROTOTYPES  MONÉTAIRES  SICULO-GRECS 

(Riv.  It.  di  Num.  Anno  XI,  III  livraison). 

ERRATA 

P.  334,  ligne     i.  Lisez:  puisque  je  ne  me    propose  pas  de  déterminer  les 

premiers  exemples,  eie. 
P.  355,  ligne  14   d'en  bas.  Lisez:  Camme   toutes  les    monnaies,  eie.  soni 

rares,  notre  choix  doit  étre  assez  limite. 

P.  336,  ligne    8.  Mettez  de  Lykkaios  après  un  lélradrac hme.Supprimez: 

à  celles  de  Lykkaios. 
P.  339,  ligne     I.  Supprimez:  de  sorte  qu\ 

P.  345,  ligne  II,  etc.  Supprimez  depuis  Quant  à  jusqu'à    l'éthnique  de, 
P.  351,  ligne    7    d'en  bas.  Lisez:  androcéphale. 


4 


TAVOLE. 


RIVISTA    ITALIANA    DI   NUMISMATICA 


Tav.  L 


Anno   XI. 


1898. 


Francesco  Gnecchi  —  APPUNTI  DI  NUMISMATICA  ROMANA  —  N.  XLV. 


Anno  XI. 


RIVISTA   ITALIANA   DI   NUMISMATICA 


Tav.  IL 
1898. 


Francesco  Gneccht  —  APPUNTI  DI  NUMISMATICA  ROMANA   -  N.    XLV  e  XLVI 


RIVISTA    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 


Anno  XI. 


Tav.  III. 
1898. 


,  ■'/ 


Francesco  Gnecchi 

APPUNTI   DI   NUMISMATICA   ROMANA 
N.  XLvir,  xi.viii  e  xMx 


RIVISTA   ITALIANA   DI   NUMISMATICA 


Tav.  IV. 


Anno  XI. 


1898. 


MONETE    DEL    SIAM 
{Cj.  e.  Gp:rinO 


RIVISTA   ITALIANA   DI   NUMISMATICA 


Tav.  V. 


Anno  XI. 


1898. 


MONETE    DEL     SIAM 
(G.  E.  Gerinf) 


^1 


RIVISTA   ITALIANA   DI   NUMISMATICA 


Anno  XI. 


Tav.  VI. 
1898. 


;>(! 


MONETE    DEL    SIAM 
(G.  E.  GERrNi) 


RIVISTA    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 


Anno  XI. 


Tav.  VII. 
1898. 


f.  /.  SELTMAN  —  PHOTOTYPES  GRECO  -  SICILIENS 


Siam.  ,M.  Ka8ham  -  )Iii,ano 


RIVISTA    ITALIANA   DI    NUMISMATICA  Tav.  vili. 

Anno  Xr.  1898. 


128 


134 


140 


147 


152 


Kjo 


GIANNINO  DATTARI      -  MONETE  DEI  NOMI 


RIVISTA    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 
Anno  XI,  1898.  Tav.  IX. 


jtd 


C.  KUNZ.  -  Il  Museo  Bottacln. 


RIVISTA   ITALIANA   DI   NUMISMATICA 


Anno  XI,  1898. 


Tav.  X. 


C.  KUNZ.  -  Il  Museo  Bottaciii. 


RIVISTA    ITALIANA    DI   NUMISMATICA 
Anno  XI,  1898.  Tav.  XI. 


C.  KUNZ.  —  II  Museo  Bottacin. 


ANNO  XI. 


RIVISTA    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 


TAV   XII 


A:  3+3-338 Av.  J.C. 


•A#® 


26 


27 


J.  N.SVORONOS 

TESSERES    ATTIQVES 

PHOTOTYP.      A.RHOMAIDES      ATHENES 


RIVISTA    ITALIANA    DI    NUMISMATICA 
ANNO  XI,  TAV   XUI 


B'338-  326   AvJ.C. 


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J.  N.SVORONOS 

TESSERES     ATTIOVES 


PHOTOTYP.      ARHOMAÌOES      ATHENES 


RIVISTA    ITALIANA    Di    NUMISMATICA 
ANNO  XI.  TAV    XIV 


r.'326-322Av.J.C. 


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J.  N.SVORONOS 

TESSERES    ATTIOVES 

PHOTOTYP       A    RHOMAÌDES      ATHENES 


RIVISTA    ITALIANA    DI   NUMISMATICA 
ANNO  XI.  TAV    XV 


I.' 287 -266  Av.  J.C. 


S^' 307-296  A  V.J.C 


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0IZ55-220av.JC 


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J.  N.SVORONOS 

TESSERES    ATTIOVES 

PHOTOTYp     a.rhomaìdes    athenÉs 


CJ  Rivista  italiana  di  numisma- 

9  tica  e  scienze  affini 

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